Come panni stesi al sole

di Geldem Fergus
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1, o del Serendipity lesbico ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2, o del Pavone bavoso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ve la figurate la persona più desiderata della scuola, sia dal genere femminile che da quello maschile, si parla di una ragazza però, badate bene. Insomma, ve la figurate la ragazza più desiderata della scuola stare con quello più desiderato della scuola?
Sì? 
Be', io no. Non perché non sia possibile o qualcosa del genere, ma perché io sono lesbica e di possibilità di stare con Dorian Firion non ce ne sono. Mi piacciono le donne, le ragazze, tifo per la squadra sbagliata, insomma, ci siamo capiti. Forse il Karma ha voluto punirmi per questo, nulla di che, ovviamente, ma la persona, la donna, che mi piace, o che più probabilmente amo, è  omofoba.
Come lo so? Perché ad ogni manifestazione idiota e ignorante e bigotta e qualsiasi insulto che vi venga in mente, lei partecipa e non per opporsi, naturalmente. 
Ma torniamo a Dorian Firion, Dorian è un ragazzo carinissimo, per carità, se preso a piccole dosi, ma lui anche volendo non riuscirei mai a farmelo piacere in quel modo. Il massimo che posso concedergli è riconoscergli che è oggettivamente di bell’aspetto e offrirgli un’amicizia tendente all’essere solo conoscenti che si frequentano solo nei momenti di circostanza. Mi sembra già qualcosa, secondo me.
In alcuni casi le belle ragazze intimidiscono e non riescono a far avvicinare nessuno. Questa è più o meno la mia descrizione: diciotto anni, ragazza molto bella, lesbica, sola. Margharet James al vostro totale, o quasi, servizio. 
Riconosco che i rapporti umani sono la cosa più difficile con cui noi umani abbiamo a che fare, fidanzato, fidanzata, capo, fratelli, madre, padre e via discorrendo. Interpretiamo in una stessa tragicommedia innumerevoli ruoli che vanno mutando nel tempo, mano a mano che l’individuo si evolve. Non sono qui per sciorinarvi una noiosa lezione su Goffman o Weber, per carità, ma vi siete mai fermati un momento a guardare la realtà in questo modo? 
Io sì. E sono giunta alla conclusione che non c’è una vera e propria conclusione, mi spiego meglio: io sono lesbica, è vero ed è un marcato tratto che mi caratterizza, ma io non sono solo questo, sono altre migliaia di cose che sommate fanno quella che sono in questo preciso luogo, in questo preciso istante mentre racconto tutto ciò. Però il punto principale, la cosa che più tra tutto ciò, mi affascina, è che sono viva, respiro, mangio, dormo, piango, soffro. Per spiegarmi meglio citerò una frase di Isabel Allende che mi ha colpita immensamente e che esprime ciò che io non riesco a esprimere. 《Queste giornate con Willie mi rinnovano, sento di nuovo il mio corpo dimenticato da settimane, mi palpo i seni, le costole che ora mi segnano la pelle, la vita, le cosce grosse, riconoscendomi. Questa sono io, sono una donna, mi chiamo Isabel, non sto trasformandomi in fumo, non sono scomparsa.》Probabilmente per i più queste frasi sembrano senza senso, ma io non racconto questo ai più, io lo racconto ai meno che hanno capito al volo, che l’”empatia” la sperimentano e non la usano solo come parolona per impressionare gli amici più ignoranti di loro. Io parlo a chi è in grado di ascoltare. Gli altri possono pure andare tutti a farsi fottere.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1, o del Serendipity lesbico ***


Capitolo 1, o del Serendipity lesbico.
 

Capii di essere lesbica credo intorno ai dieci anni, forse non proprio di essere lesbica, ma che trovavo più interesse nei confronti delle mie coetanee, piuttosto che nei miei coetanei. Capii cosa significasse questa mia propensione intorno ai quindici anni quando lessi un libro trovato a caso. Non c’entrava nulla col tema in questione, ma fu come quando un lampo illumina una radura immersa nell’oscurità e tutto per un istante è chiaro e comprensibile, ma solo in quell’istante, poi tutto ripiomba nel buio e bisogna aspettare il mattino affinché si riesca ad osservare ogni cosa chiaramente. Spero che la metafora abbia spiegato bene ciò che è successo, però a quindici anni ci fu il lampo, non il mattino. Il mattino si verificò un anno dopo quando ad una festa guardai i presenti e il mio sguardo si posò su una ragazza tutt’altro che inibita e che sembrava a proprio agio con il suo corpo e la sua sessualità. Avrà avuto qualche anno più di me, due o tre al massimo, si strusciava per divertimento con una sua amica e quell’immagine mi fece scoprire delle sensazioni e delle cose del mio corpo che mai avevo sperimentato. E ne fui felice, credo di essermi accettata in quel preciso istante. Non mi è mai passato per la testa di fare storie a me stessa sul perché io non sia “normale”. Cos’è la normalità, poi? Non ho mai passato nemmeno trenta secondi pensando che fosse solo una fase, o rimproverandomi del fatto che io non sia attratta dagli uomini. Io mi vado bene così, forse è un motivo in più per incontrare persone disposte a stare al mio fianco in maniera incondizionata, nonostante tutto insomma. 
Mi avvicinai a quella ragazza, fu l’istinto a dirmi di farlo, poiché quell’incontro avrebbe cambiato la mia vita e così fu perché lei fu il mio primo bacio. Quella stessa sera assaporai quella ragazza in un modo impacciato, quasi imbarazzato. Chi, quando ha sentito per la prima volta la consistenza di una lingua, non ne è rimasto schifato? Dopo il primo bacio ce ne furono svariati altri, non solo a quella festa, ma i giorni e i mesi a seguire. Ma con lei non si concluse nulla, anche se le devo molte cose, tra cui la certezza che avrò sempre e comunque una persona al mio fianco. Siamo state insieme cinque mesi e a entrambe tutto quello sembrò una cosa seria, tanto che fummo disposte di dire ai nostri genitori ciò che eravamo. Mia madre e mio padre, dopo lo sgomento iniziale mi hanno risposto “Se ti rende felice, allora va bene.” Ci rimasero probabilmente più male loro che io quando ci lasciammo. Il motivo per cui decidemmo di prendere strade diverse fu semplicemente che volevamo prendere strade diverse, avevamo vicendevolmente trovato ciò  che cercavamo in una persona, ma poi ciò che cercavamo non la trovavamo  più l’una nell’altra e allora si erano lasciate. Nessuna tragedia, nessun tradimento, una separazione tutto sommato da persone mature. Non nascondo che fu dolorosa, era stata la mia prima ragazza, il mio primo bacio e diverse altre prime volte. Passare da parlare tutto il giorno con una persona e poi non parlarle più, se non per sentirsi sporadicamente per sapere vicendevolmente come ce la stessimo passando. Insomma, è stata comunque una cosa difficile, visto che lei era quella che più riusciva a capirmi, non totalmente, ma quasi. Perchécoi siamo lasciate, allora, se tutto andava sommariamente tutto bene? Purtroppo ci si trova davanti a dover scegliere e lei scelse di fare l’università in un’altra città e io finsi che mi stesse bene, che fossi felice per lei (lo ero, ma non per noi). Una delle definizioni più quotate di intelligenza è la capacità di un individuo ad adattarsi all‘ambiente che lo circonda e io feci questo, non che mi stia attribuendo a grande intelligenza, lo chiamerei più che altro spirito di autoconservazione. Non permisi a questo evento di farmi soffrire eccessivamente. Forse il modo con cui sto raccontando tutto ciò mi fa apparire come una persona insensibile, di ghiaccio, ma non è così. Anch’io provo sentimenti, soffro, gioisco e via discorrendo, quello che faccio è provare ad analizzare tutto ciò, guardando le cose in maniera distaccata e oggettiva per poterle valutare nella maniera più razionale possibile.
Ad ogni modo, ho deciso di raccontare questa storia dividendola in capitoli che avranno ognuno un titolo, di conseguenza se il capitolo precedente era il prologo questo è il Capitolo 1, o del Serendepity lesbico. Ho preso un po’ ispirazione da Nymphomaniac. Sebbene la mia esperienza sia completamente diversa dalla protagonista, non ricordo il nome, me ne scuso, mi ritrovo un po’ in lei per quanto concerne il temperamento.
Parliamo per un attimo di Dorian Firion più nel dettaglio. Fin dalla prima superiore ha sempre fatto strage di cuori a scuola, qualsiasi assembramento di ragazze che formassero un gruppo, una squadra e via discorrendo, aveva e ha al suo interno minimo tre sue fan e minimo cinque o sei con cui, perdonate il francesismo, ha scopato. Non sempre le due categorie corrispondono e io sono considerata l’ultima bella stoica della scuola che non ha ceduto alle sue moine. Forse il sospetto che io possa essere lesbica questo evento disarmante per tutta la scuola l’ha alimentato. Non che io nasconda il fatto di essere lesbica, assolutamente, ma non vado a sventolare il mio orientamento sessuale, qualunque esso sia, anche nel caso in cui fossi etero, ai quattro venti. Non è una cosa che agli altri deve importare e a mio avviso non hanno nemmeno il diritto di volerlo sapere. Quindi potrei essere eterosessuale, omosessuale, bisessuale, transessuale, pansessuale, metrosessuale o asessuale per la mia scuola, ciò  che pensa quella mandria di idioti non mi importa particolarmente, lascio che facciano tutte le congetture che vogliono e io mi gusto lo spettacolo da spettatrice pur essendone pa protagonista. Ancora una volta mi sono dilungata in chiacchiere inutili, torniamo alle cose importanti affinché questa storia sia a voi comprensibile. Dorian, dunque, capitano della squadra di basket, bello, talentuoso, intelligente e tante altre belle caratteristiche positive e allora perché io, diciamoci la verità, non voglio averci nulla a che fare? 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2, o del Pavone bavoso ***


Risale a un anno fa l'inizio del mio astio vero e proprio nei confronti di Dorian Firion. Cosa potrà mai avermi fatto di così grave da arrivare praticamente ad odiarlo? So di aver detto che potrei concedergli di essere conoscenti, ma sinceramente non voglio.
Già il fatto di essere considerata una sua mezza preda mi fa salire il sangue al cervello, se poi fossi così stupida e così poco rispettosa di me da accettare la sua compagnia dopo quello che ha osato fare, farei prima a tatuarmi in fronte "Ehi misogini, femminicidio autorizzato. Venghino, signori, venghino".
Okay, forse così è un po' estremo, non ho una fonte così alta, lo riconosco, ma rimane comunque una persona con cui non voglio avere nulla a che fare. Come dicevo prima, bisogna tornare a un anno fa, quando iniziò la sfilza di diciottesimi a cui sarei stata invitata da lì a tre anni. E secondo voi chi avrebbe osato non invitare il capitano della squadra di basket nonostante non sapesse nemmeno quale fosse la faccia del festeggiato?
Nessuno, ovviamente. Quindi volente o nolente ci ritrovavamo sempre invitati poiché cibo e alcool gratis non si rifiutano mai e immischiati in situazioni equivoche e dal mio punto di vista poco piacevoli. Erano tanti piccoli gesti insignificanti, ma che ne acquisivano se sommati tutti insieme. Ma il fattaccio avvenne ad aprile dell'anno scorso: primavera, festa all'aperto, tutti, me compresa lo riconosco, alticci, una power ballad. Ed ecco a voi gli ingredienti per il cocktail chiamato "Non sta per succedere nulla di buono". Sono sempre stata curiosa, mi piace sperimentare e quindi il mio corpo, sotto gli effetti dell'alcool potrebbe aver mandato inconsciamente dei segnali sbagliati. Io e Dorian eravamo avvinghiati come cozze aggrappate a uno scoglio e più di così non doveva succedere, ma le cose non vanno quasi mai come vogliamo e di punto in bianco mi ficcò due metri di lingua in bocca, sbavandomi su tutto il contorno delle labbra.
A pensarci ancora adesso mi sale un conato. Io lo spinsi via, tornata miracolosamente e immediatamente lucida me ne andai sputandogli sulle scarpe. Forse è stato un gesto un po' troppo plateale, un po' troppo da prima donna, ma a mio avviso se lo meritava e quindi senza pensarci molto ho agito e basta. Da quel momento ogni volta che ci capita di vederci a qualche evento di forza maggiore, lui cerca di far breccia nella mia corazza di disgusto. Inutile dire che non ci riesce, usa gli stessi metodi utilizzati con le sue prede, o meglio di un padrone con il proprio cane. Mi si avvicina e mi fa delle carezze da qualche parte, mi chiama con dei vezzeggiativi, mi cinge le spalle con il braccio. La mia reazione a tutte queste strategie è più o meno la stessa: scansarmi e andarmene schifata.
Magari dovrei concedergli un'altra possibilità, ma no; secondo il mio modestissimo parere, il suo gesto è stato veramente molto grave. So che è capitato a tutti di baciare qualcuno senza essere totalmente ricambiati, o di respingere qualcuno, ma è stato proprio il gesto ad avermi indisposta nei suoi confronti, nessuno ha il diritto di trattarmi solo come un pezzo di carne. Io non tratto nessuno così e pretendo che gli altri non lo facciano con me. Probabilmente è una cosa eccessivamente pretenziosa, ma ho basato e giudicato le mie amicizie con questo criterio e tutte le mie amicizie le posso considerare durature e sincere, indubbiamente una delle prime cose che dico a un amico che reputo tale è che sono lesbica. Non nascondo di aver preso qualche cantonata, soprattutto nel caso dei ragazzi, poiché non appena lo scoprivano capivano di non avere alcuna possibilità e di conseguenza tutto l'interesse nei miei confronti spariva e insieme ad esso si volatilizzavano pure loro. Ma le persone che mi sono accanto, sono estremamente poche, sono persone su cui posso fare affidamento.
So di aver detto che sono sola e in effetti mi reputo tale, miei amatissimi amici non vogliatemene, ma non faccio apposta a sentirmi così. Le persone veramente belle, che emanano bellezza intimidiscono gli altri e spesso non ci si avvicinano. Le ragazze sono arpie pronte a lanciare qualsiasi bomba di pettegolezzi maligni, i ragazzi sono praticamente inesistenti quelli che mi si avvicinano per fare solo due chiacchiere. Di amici maschi ne ho due: uno è mio fratello, l'altro, Christian, è gay.
Quindi non ditemi che sono io melodrammatica, sto esponendo soltanto la pura e semplice verità.

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