Hail to the Divah.

di Euachkatzl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Voulez-vous coucher avec moi? ***
Capitolo 2: *** A good girl gone wild. ***



Capitolo 1
*** Voulez-vous coucher avec moi? ***


Buonsalve uu
Benvenuti alla competizione delle nostre diveh, dove alla fine verrà eletta la divah più divah *applausi*
In ogni capitolo vedremo sfide all'ultimo swish (avete presente... i capelli... swish?), dapprima all'interno delle band, che dovranno decretare la loro divah, poi addirittura tra divah e divah, per giungere alla tanto attesa finale *cori da stadio*
Okay, intanto vi lascio leggere l'enorme cazzata qui sotto, poi ci ritroviamo alla fine per discutere un po' dei risultati.
Byee 
(p.s.: ringraziate LuceB, che è stata la demente ideatrice della storia <3)


Matt salì sul palco e impugnò il microfono con decisione. Era ora di porre fine al comportamento di Brian. Da quel momento in poi, avrebbe messo in chiaro che la divah, in quel gruppo, era lui. Lui e nessun altro. Era lui il cantante, perciò aveva tutti i diritti di essere quello più guardato. Perchè tutti dovevano ostinarsi ad ammirare la reginetta con la chitarra a strisce e quella faccia da 'Ascoltatemi, plebei'?

Si era pure preparato accuratamente, per l'occasione: si era stirato i pantaloni accertandosi di fare la piega e aveva pulito le lenti dei suoi Ray-Ban. Si appuntò mentalmente di farlo più spesso, effettivamente si vedeva meglio senza quello strato di ditate che ormai alloggiavano su quegli occhiali da anni.

Si guardò intorno, chiedendosi se il suo avversario, la reginetta del gruppo, si fosse dimenticato della sfida. 'Probabilmente ha capito che non può battermi' pensò tra sé soddisfatto. Sorrise e fece per andarsene, quando fu improvvisamente investito da una pioggia di coriandoli dorati, provenienti dalla destra del palco.

La reginetta della situazione fece la sua plateale entrata, sfoggiando una camminata da modella, accentuata da uno sculettamento senza pudore. A Matt cadde la mascella quando la nuvola dorata si diradò, lasciando vedere chiaramente Synyster in tutta la sua sfacciataggine. Un paio di leggings rosa shocking gli fasciavano le gambe, in perfetto accordo con il boa di piume di pitone (sulla scatola era scritto così), che dal collo di Synyster scendeva lungo la schiena.

Matt passò cinque minuti buoni a fissare il ragazzo, minuti che lui trascorse in posa, facendosi osservare, con una mano dietro la testa e l'altra su un fianco, il bacino innaturalmente sollevato verso destra.

“Posso chiamare gli altri, ora?” chiese ad un certo punto: ci mancava solo che Matt lo consumasse, a forza di guardarlo. Lui non poteva mica dare a tutti il permesso di fissarlo così a lungo.

Matt fece per protestare: non avevano previsto degli 'altri'; Synyster stava già giocando sporco, sicuramente perché era certo di non poter competere con lui da solo. Tuttavia non ci fu alcuna lamentela da parte del ragazzo, perché gli si bloccò nuovamente la mascella nel veder entrare Zacky, Johnny e Jimmy, tutti vestiti uguali a Synyster, ma in diverse tonalità di rosa. Matt non credeva esistessero così tante sfumature di quel colore, sulla terra.

“Ragazze” urlò Synyster, pronto ad esibirsi e a stracciare il suo avversario: prima cominciavano, prima finivano e prima lui andava dal parrucchiere, a contestare la pessima ossigenatura che gli aveva fatto. Nonostante gli avesse spiegato che quella sfida era di vitale importanza per lui, quello si era permesso di fargli una brutta ossigenatura in velocità. Se avesse perso, sarebbe stato sicuramente per quello; aveva già contattato il suo avvocato per aprire una causa contro il malcapitato parrucchiere.

“Avevamo deciso che non ci avresti chiamato 'ragazze'” gli ricordò Johnny.

“Sì, ma poi avevamo ritrattato perché Jimmy voleva a tutti i costi le scarpe con le luci” commentò Zacky a denti stretti.

Matt, che non aveva ancora fatto caso alle scarpe, spostò lo sguardo verso il basso, e un capogiro lo colse quando notò che, effettivamente, ai piedi dei suoi compagni luccicavano delle scarpe (rosa) brillantinate (in rosa) con luci a intermittenza (rosa). La velocità delle luci variava a seconda della rapidità con cui muovevano i piedi: Synyster aveva insistito su questo particolare con l'ingegnere che aveva progettato quelle piccole opere.

“One, two, three, four” diede il tempo Synyster, muovendo il dito indice proprio davanti al naso di Matt.

Le tre coriste (o come le si voglia chiamare, Matt non sapeva nemmeno più se usare il maschile o il femminile, lui voleva solo una sedia e un bicchiere d'acqua fresca) iniziarono a schioccare le dita a tempo. Proprio quando Zacky aprì bocca, Matt fermò tutto, chiedendo che canzone avevano idea di fare.

“Lo scoprirai” sorrise Synyster, facendo l'occhiolino e dando un colpetto al boa rosa, che dondolò con grazia. “Riprendete, ragazze”

Gli schiocchi di dita ripresero, e finalmente Zacky fu libero di cantare quelle poche parole per le quali Synyster gli aveva rotto le palle per giorni. Erano undici parole, undici fottutissime parole. Per giorni aveva dovuto continuare a ripeterle, alla ricerca della perfetta intonazione.

Where's all my soul sisters, let me hear ya flow sisters”

Cantò, piegandosi in avanti. Synyster si voltò, fulminandolo con lo sguardo, insoddisfatto dal modo di cantare della sua corista. Gliel'avrebbe fatta pagare, a esibizione finita.

Mentre il ragazzo elaborava la punizione perfetta, Johnny e Jimmy si erano uniti a Zacky, avanzando a loro volta.

Hey sister, go sister, soul sister, flow sister. Hey sister, go sister, soul sister, go sister”

Matt perse il conto delle volte che avevano già detto 'sister' a neanche dieci secondi di canzone.

A metà della loro frase, delle luci rosa scuro illuminarono il palco, partendo dal basso e andando a salire verso il soffitto. Synyster mosse qualche passo verso il centro del palcoscenico, sorridendo ai sedili vuoti del teatro. Una dolce musichetta si diffuse dal nulla (Matt si chiese da dove venissero la musica e le luci, dato che tecnicamente quel teatro doveva essere abbandonato da anni, ma decise saggiamente di non riflettere troppo sulla risposta a quella domanda) e Synyster iniziò ad ancheggiare a tempo, portandosi le mani alla testa e facendole poi scendere sensualmente lungo il suo corpo.

Quello spettacolo per Matt era decisamente imbarazzante. Non sarebbe più riuscito a fare un concerto senza pensare a Synyster ancheggiare in un paio di pantaloni attillati. I concerti sarebbero diventati un incubo. Quella era la fine dei Sevenfold, se lo sentiva.

 

He met Marmalade down in old Moulin Rouge, strutting her stuff on the street”

Dopo le prime parole, il ragazzo capì di che canzone si trattava, e decise saggiamente di darsela a gambe, venendo però prontamente afferrato dal boa rosa di Synyster, che lo riportò al centro del palco. Matt scosse la testa, quasi implorandolo di chiudere tutto e dimenticarsi della sfida, ma Synyster non ne volle sapere: finalmente poteva dar sfoggio della sua bella voce e del suo talento, sempre nascosti da quel cantante che si credeva la divah del gruppo.

Giusto per essere coerente con quello che cantava, il ragazzo iniziò a pavoneggiarsi più di quanto faceva di solito (sì, lui riesce a tirarsela ancora di più di quello che già fa), e mise in mostra… tutto quello che poteva mettere in mostra, partendo dai capelli ossigenati e arrivando alle delicate scarpe con le luci che sembravano dover esplodere da un momento all'altro.

 

She said 'Hello, hey Joe'”

Le tre coriste si avvicinarono ai due. Matt, ancora intrappolato in quel boa rosa, che Synyster teneva stretto, tentò di divincolarsi ma con scarso successo. Tra l'ansia di sentirsi intrappolato e la brutta orticaria che gli stava venendo (il nostro Matt era allergico alle piume di pitone, ma non aveva mai preso in considerazione il problema perché non prevedeva di trovarsi mai a contatto con esse), Matt iniziò a pregare di farsi piccolo piccolo, un po' come Johnny, giusto per riuscire a scampare a quella trappola mortale. Nel frattempo, le coriste avevano accerchiato i due, continuando a canticchiare.

 

You wanna give it a go? Oh!”

Il bacino di Synyster si avvicinò pericolosamente a quello di Matt, che decise che quello era troppo e, con uno strattone, si liberò da quella specie di trappola, strappando in due il boa rosa. La faccia sconvolta e infuriata di Synyster lo fece pentire amaramente del gesto fatto, ma ormai era troppo tardi: doveva andare avanti. Senza esitazioni, afferrò una delle due metà della sciarpa e la fece volteggiare elegantemente sopra la sua testa, prima di prendere l'iniziativa e rubare a Synyster la strofa del ritornello, facendo infuriare ancora di più il ragazzo.

 

Getcha getcha ya ya da da”

Matt non aveva idea di cosa stesse dicendo, non aveva nemmeno idea della correttezza delle parole, semplicemente a lui sembrava che Christina dicesse così. Synyster si portò le mani alle orecchie nel sentire la terribile pronuncia del ragazzo: come poteva uccidere così le belle parole e gli aggraziati vocalizzi della sua Christina? Non potendo sopportare oltre, fece cenno a Jimmy di fermare subito quello scempio.

La corista, che intanto stava ripetendo meccanicamente la strofa, ancheggiando a tempo e facendo ondeggiare leggermente le perline appese alla maglietta, fu presa alla sprovvista. Non sapendo che fare per fermare tutto quanto ma sapendo perfettamente di dover adempiere agli ordini della sua regina, seguì l'istinto e placcò Matt prendendolo per la vita, facendolo cadere pesantemente sul palco. Il ragazzo riuscì solo a cantare un ultimo, potente vocalizzo prima di sbattere la testa e perdere la memoria.

 

Getcha getcha ya ya here”

Proseguì Synyster, facendo scorrere le mani sul suo petto nel pronunciare l'ultima parola. Giusto per creare più enfasi, la ripeté, piegandosi sulle ginocchia e avvicinandosi al ragazzo a terra, che si stava chiedendo cosa stesse succedendo e chi fosse quel tizio in rosa che stava cantando sensualmente, attorniato da tre ragazzi palesemente vestiti con gli indumenti delle loro madri.

Provò ad azzardare un'ipotesi, che in quel momento gli sembrava l'unica spiegazione plausibile: quel tizio doveva essere il suo ragazzo e, dato il modo sensuale in cui si muoveva, a Matt bastò fare due più due per giungere alla conclusione.

Velocemente, si alzò, sorridendo maliziosamente al ragazzo. Synyster, vedendo che il suo avversario era già in piedi, diede di nuovo ordine a Jimmy di fermarlo, ma era troppo tardi: Matt stava per ricominciare a cantare (sì, aveva perso la memoria ma si ricordava perfettamente Lady Marmalade: quando una canzone sa darti certe emozioni, ti resta impressa per sempre).

Dato che la sua corista l'aveva ufficialmente tradito, Synyster decise di fare tutto da solo (anche se avrebbe significato rigarsi lo smalto messo quella mattina) e si gettò addosso a Matt, facendolo cadere nuovamente a terra. Invece di ottenere un cazzotto in pieno viso come si aspettava, il ragazzo lo accolse a braccia aperte, lasciando Synyster dubbioso. Ma non era il momento per i dubbi: lo spettacolo doveva continuare, e l'orchestra di omini invisibili che stava eseguendo la canzone non poteva certo fermarsi ad ogni frase.

 

Mocha chocolata ya ya”

Riprese Synyster, interrompendosi bruscamente quando Matt si mise a sedere, ostinandosi a mantenere quel preoccupante sorrisetto.

 

Creole lady Marmalade”

Soffiò contro le labbra di Synyster, che arricciò il naso e assunse uno sguardo sconvolto. Certo, capiva che lui era bellissimo e attirava attenzioni un po' da tutti, però non aveva mai preso in considerazione l'ipotesi che Matt fosse… un po' così, ecco.

Ancora sotto shock, si rialzò, allontanandosi il più velocemente possibile dal ragazzo, quando la luce divina lo folgorò (in realtà era solo saltato un riflettore, ma Synyster lo prese come un segno del suo dio): Matt stava palesemente bluffando, cercando di metterlo in imbarazzo per vincere. Ma ora che lui aveva capito, lo avrebbe battuto al suo stesso gioco.

Si avvicinò nuovamente al ragazzo e gli tese la mano. Matt, entusiasta, si alzò e intrecciò le dita del suo ragazzo con le sue; si sentiva di nuovo vivo e pronto a cantare e dimostrare tutto il suo amore (e si sentiva pronto anche ad assecondare le richieste che le movenze sensuali del ragazzo sembravano porgergli).

 

Voulez-vous coucher avec moi, ce soir?”

Synyster, capendo di dover stare al gioco ma sentendosi male a causa dell'accento francese del ragazzo, appoggiò delicatamente un dito sulle sue labbra, zittendolo.

 

Voulez-vous coucher avec moi?”

Dallo schiaffo che gli arrivò sul sedere capì che, effettivamente, Matt aveva parecchia voglia di coucher avec Synyster. Forse non stava fingendo? Forse non era tutta una tattica, forse quei leggings rosa avevano risvegliato in Matt un istinto tenuto a bada da tanto tempo?

Matt, dal canto suo, stava in brodo di giuggiole: sarebbe potuto saltare addosso a Synyster da un momento all'altro, se solo le coriste si fossero tolte dalle palle e avessero smesso di ripetere ogni cosa dicessero. Il suo ragazzo sapeva essere così dolce mentre gli proponeva quelle cose indecenti, e lo faceva letteralmente impazzire.

 

He sat in her boudoir while she freshened up”

Matt prese l'iniziativa, dato che il suo ragazzo sembrava assorto in pensieri complicati.

 

Boy drank all that magnolia wine”

Un carrellino con tanto di tovaglia di velluto rosso e secchiello per il ghiaccio fu spinto sul palco da un omino invisibile dello staff. Zacky tentò di prenderlo, come previsto dal numero, ma mancò l'obiettivo. Il carrello iniziò a vagare per il palcoscenico, inseguito dalle tre coriste. I due ragazzi al centro del palco sembrarono non accorgersi di nulla, impegnati com'erano a fissarsi negli occhi. Si ridestarono solo quando il carrellino, dopo aver descritto un'aggraziata curva, sbatté addosso a loro. Senza scomporsi, Matt afferrò la bottiglia di vino e la sciabola appoggiata sul carrellino (le bottiglie di una certa importanza vanno stappate con strumenti altrettanto importanti) e, con un colpo secco, ruppe in due la bottiglia: lui non aveva mai provato a stappare il vino nemmeno con il cavatappi, figurarsi con una sciabola. Tutta l'operazione, ovviamente, avvenne con gli occhi verdi di Matt incatenati a quelli nocciola di Synyster, come se le loro vite dipendessero da quello, come se stessero rischiando la morte.

Una nuvoletta di frammenti di vetro verde volò indomita nell'aere, producendo un lieve tintinnio. Nel sentire le deboli note, a Synyster venne in mente il perfetto riff per una nuova canzone del gruppo. Stava per proporlo a Matt quando l'ultimo frantume di vetro si appoggiò leggiadro al suolo e i due innamorati si trovarono coperti da un sottile velo di raso nero. La presa salda di Matt sul suo bacino e il buio che calò di colpo fece preoccupare non poco Synyster, che iniziò a pensare ad un modo per sfuggire dalle grinfie di quello psicopatico.

 

On her black satin sheets is where he started to freak, yeah”

Freak? Matt aveva davvero detto freak? Ed era una sua impressione o il suo respiro era diventato improvvisamente più pesante?

Synyster sgusciò fuori dal lenzuolo e si fece sostituire da Zacky il più delicatamente possibile, per non farsi notare da Matt. Effettivamente, il ragazzo non se ne accorse, dato che iniziò a piroettare per il palco stringendo tra le dita il sottile tessuto e la povera, innocente corista. Synyster si ritenne soddisfatto per l'aver trovato una punizione per la corista traditrice, chiamò le altre due e riprese, impassibile, la canzone.

 

Getcha getcha ya ya da da”

Johnny guardò Jimmy (dovette piegare il collo ad un'angolazione innaturale per riuscire ad intravedere in lontananza il suo sguardo) e gli chiese chiaro e tondo cosa significassero quei versi.

Jimmy non diede segno di aver sentito alcunché: continuò a cantare imperterrito, muovendosi a ritmo. Nella sua testa, si stava già disegnando la sua futura vita da étoile in uno dei più importanti teatri di Parigi. Finalmente, grazie all'opportunità che gli aveva dato Synyster, era riuscito a capire la sua vera vocazione: lui non era destinato a starsene relegato dietro i rullanti di una batteria, lui era nato per brillare su un palcoscenico.

Preso da un'indomabile voglia di dimostrare a tutti il suo talento, smise di cantare e si lanciò in un armonioso grand jete. Il boa rosa scivolò lungo il suo corpo, cadendo a terra. Una pioggia di scintille dorate scese sul palco, mentre la figura di Jimmy veniva sapientemente illuminata da un faro. Tutti si voltarono, chi sconvolto e chi ammaliato da quella grazia. Pure Matt scostò il lenzuolo di raso per osservare il ragazzo in tutta la sua magnificenza. Nemmeno si accorse di aver abbracciato Zacky per tutto il tempo, tanto era preso dalla grazia e dall'eleganza di Jimmy.

 

Getcha getcha ya ya here”

Continuò a cantare Synyster, che non si sarebbe certo lasciato distrarre da una ballerina in erba. Era lui, quello che doveva avere le attenzioni, lì dentro. Perchè tutti erano rimasti affascinati da quel grand jete? Lui avrebbe potuto farlo mille volte meglio, se avesse voluto.

Scocciato, afferrò la mano di Matt, che fu ben lieto di quell'apparente scenata di gelosia del suo ragazzo: evidentemente teneva così tanto a lui da non volere che guardasse nessun altro.

Tecnicamente era così, Synyster voleva essere l'unico ad essere guardato, ma per ben altri motivi: non capiva perché la gente dovesse sprecare la propria vita stando a fissare pessimi spettacoli, quando lui era disponibile a farsi guardare.

 

Mocha chocolata ya ya”

Giusto per rimarcare il concetto che lui era la sola e unica divah in quel teatro, Synyster si leccò il labbro superiore, mentre avvolgeva il boa rosa attorno al collo di Matt, tirandolo a sé.

 

Creole lady Marmalade”

Completò la strofa il ragazzo, sorridendogli in risposta. Certo, era tutto molto eccitante, ma doveva un attimo calmare il suo ragazzo: non potevano certo copulare lì, su quel palco, davanti alle ragazze. Insomma, una aveva appena scoperto il senso della sua vita (Jimmy stava ancora piroettando aggraziato, se non la smetteva rischiava di trapanare il legno che aveva sotto ai piedi), un'altra stava interpretando un remake del fantasma dell'opera (Zacky era sotto al lenzuolo nero, vagando per il palco e scontrando contro qualunque ostacolo ci fosse), l'ultima stava ancora seguendo fedelmente gli ordini della sua regina. Synyster apprezzò la lealtà di Johnny e si ripropose di premiarla, mentre escogitava una punizione per le altre due.

 

Voulez-vous coucher avec moi, ce soir?”

Synyster non sembrava intimorito dalla presenza delle coriste. Avvicinò sempre di più il suo viso a quello di Matt, che ormai stava delirando.

 

Voulez-vous coucher avec moi?”

Matt ebbe la sfacciataggine di ripetere la domanda, diventando tutto rosso. Un lieve pizzicore si propagò dal collo al petto, proseguendo sulle spalle e le braccia. Matt inizialmente pensò fossero brividi di eccitazione, ma quando Synyster si allontanò per andare a ripescare Jimmy, che aveva già creato un buco di una decina di centimetri sul palco, si rese conto che il prurito era dovuto a ben altro: Synyster l'aveva illuso, facendolo distrarre in modo che non si accorgesse dell'arma che aveva in mano. Fu veramente colpito dal comportamento del suo ragazzo: lui sicuramente sapeva della sua allergia alle piume di pitone, l'aveva fatto apposta! Aveva continuato a strusciagli addosso quel maledetto boa per fargli venire quella butta orticaria e vincere la sfida (sì, l'orticaria gli aveva solleticato pure il cervello, facendogli tornare alla mente tutto, ma mantenendo bloccata la zona dedicata alle relazioni affettive).

Incazzato, Matt si parò davanti a Synyster, lanciò via la ballerina con uno spintone (lei atterrò elegantemente in spaccata), e gli mise il broncio.

Nel frattempo, il fantasma di raso nero si era appropriato della luce che seguiva costantemente la ballerina e se l'era presa tutta per sé: era il momento del suo gran numero.

 

They come through with the money and the garter belts, let 'em know we 'bout that cake, staight out the gate. We indipendent women, some mistake us for whores, I'm saying 'Why spend mine when I can spend yours?' Disagree? Well that's you and I'm sorry, I'm gonna keep playing these cats out like Atari wear high-heeled shoes, getting love from the dudes, four badass chicks form the Moulin Rouge”

Tutto parve spegnersi. Musica, ballerina, Johnny, i due pseudo fidanzati. Tutti si bloccarono e meccanicamente, con un cigolio sinistro, si voltarono verso quella nuvola di raso. Matt, tenendo il broncio, iniziò a grattarsi selvaggiamente, sfruttando il momento di distrazione da parte degli altri. Synyster era rosso di rabbia: come si era permesso quell'immondo essere di cantare tutto d'un fiato la sua parte rappata? Lì avrebbe dovuto dare sfoggio del suo talento pure nel rap, ma quello spregevole essere aveva bruciato tutte le sue possibilità.

Strinse i pugni e camminò incazzato verso il centro del palco. L'orchestra di omini invisibili iniziò a suonare a basso volume, poi sempre più forte, la colonna sonora de Lo Squalo. Tutti sudarono freddo, aspettandosi il peggio. Synyster afferrò il lenzuolo con entrambe le mani e lo lanciò in aria… scoprendo che al di sotto non vi era assolutamente niente.

Il tessuto nero, dopo aver volteggiato nell'aere per un tempo decisamente troppo elevato per far fissar meglio l'attenzione sull'assenza di Zacky, ricadde pesantemente addosso a Synyster, che scivolò e cadde rovinosamente a terra dopo aver mosso qualche passo.

 

Hey sister, soul sister, betta get that dough sister”

Zacky fece la sua entrata schioccando le dita e scendendo direttamente dal soffitto, seduto su un trapezio. Si era cambiato d'abito, e i pantaloncini dorati che indossava mettevano decisamente in risalto le gambe accavallate. Synyster, terrorizzato di non essere più al centro dell'attenzione, stava per scoppiare in un urlo isterico, ma preferì incanalare tutto in un grande, magistrale pezzo di rap.

Scostò il lenzuolo e riprese a cantare, impassibile.

 

We drink wine with diamonds in the glass, by the case, the meaning of expensive taste. We wanna getcha getcha ya ya, mocha chocolata”

Cantò tutto d'un fiato, fissando Zacky con aria di sfida. Passarono cinque minuti buoni e il trapezio non era ancora arrivato a terra; a Synyster stavano ormai per uscire gli occhi dalle orbite. Spazientito, spiccò un salto e afferrò il piede del povero Zacky, trascinandolo giù. Quando fu certo di averlo messo al tappeto, appoggiò un piede sul suo petto, per tenerlo fermo. Zacky, sbigottito dal volo che aveva fatto, vide di fronte a sé solo tante luci colorate (provenienti dalle scarpe di Synyster) e null'altro.

Il vincitore della gara di rap (si era autoproclamato vincitore ancora prima di iniziare a cantare) si chinò verso l'avversario, cantando in modo sensuale ed eccessivamente stucchevole l'ultima frase.

 

Creole lady Marmalade”

Mandò un bacio a Zacky che, ancora stordito, non ci stava capendo un accidente. Ma Matt capì abbastanza bene da decretare che quella era la goccia destinata a far traboccare il vaso. Lasciò cadere pesantemente a terra la grattugia che un omino dello staff gli aveva gentilmente fornito per grattarsi e si diresse verso Synyster a grandi falcate, iniziando a cantare, sofferente.

 

Marmalade”

Synyster, sentendosi preso in causa, alzò la testa e gli rispose con un vocalizzo ben piantato.

 

Marmalade”

Ripeté Matt, che notò che si stava avvicinando troppo velocemente e che doveva rallentare o non avrebbe fatto in tempo a finire il suo pezzo. I passi diventarono improvvisamente più brevi, mentre Synyster rispondeva lanciando sillabe senza senso.

 

Marmalade”

Cantò per la terza e ultima volta, arrivando finalmente ad accarezzare le mani del suo amato, che esplose in quello che sembrava un potente e violento orgasmo (anche la sua Christina cantava così, si giustificò). Quell'orgasmo parve dare nuova vita al ragazzo, che si rialzò e riprese a gorgheggiare con ritrovata forza.

 

Touch of her skin feeling silky smooth, oh; colour of cafe au lait, alright”

Matt lo fermò: sentiva che il pezzo successivo doveva cantarlo lui.

 

Made the savage beast inside roar until he cried”

Aggiunse una zampata sexy rivolta al suo tesoro, che intanto si era avvicinato a lui.

 

More”

Lo guardò negli occhi intensamente.

 

More”

Confermò Matt.

 

More”

Ripeterono insieme, in un lungo e perfetto acuto. Le tre coriste si guardarono e decisero saggiamente di darsela a gambe, visto che quel palco stava somigliando sempre di più al set di un porno gay.

 

Now he's back home doing nine to five, livin a gray flannel life”

Synyster parve voler prendere in giro Matt con quella frase, ma il ragazzo seppe rispondergli a tono.

But when he turns over to sleep, memories creep”

 

More”

Synyster lo guardò negli occhi intensamente.

 

More”

Confermò Matt.

 

More”

Synyster batté il piede a terra e una scarica elettrica percorse da capo a piedi le coriste: aveva insistito con l'ingegnere anche riguardo quella piccola punizione per coriste traditrici. Controvoglia, le tre si ritrovarono costrette a tornare sul palco, schioccando le dita ormai consumate.

 

Getcha getcha ya ya da da, getcha getcha ya ya here, mocha chocolata ya ya”

Cantarono scazzate, guardando il cielo in attesa che un qualche dio fulminasse Synyster all'istante.

 

Creole lady Marmalade”

Conclusero insieme Synyster e Matt. Il primo strusciò una gamba contro il bacino del secondo, che non ci vide più e lo baciò appassionatamente, mentre le coriste riprendevano la loro tiritera.

 

Voulez.vous coucher avec moi, ce soir? Voulez-vous coucher avec moi?”

 

Voulez-vous coucher avec moi, ce soir?”

Domandò sottovoce Synyster, che in seguito al trauma subito dopo la caduta si era completamente scordato il francese ed era convinto che quella frase significasse 'Vuoi un piatto di pasta al delfino?', anche se aveva dei dubbi riguardo a 'pasta'; forse si stava confondendo con 'panino'.

 

Voulez.vous coucher avec moi?”

Chiese Matt, incredulo: quindi Synyster voleva davvero, nonostante tutto? Gliel'aveva chiesto apertamente, quindi sì, lo voleva. Quello era il giorno più felice della vita di Matt.

Era talmente felice che si mise a cantare a casaccio, sparando sillabe sconnesse ma tutte perfettamente intonate.

 

Creole lady Marmalade”

Cantarono tutti insieme, ma proprio tutti: Synyster e Matt, che già stava pensando ad un albergo dove prenotare una camera, Zacky e i suoi shorts dorati, Jimmy, che aveva appena ordinato un tutù da ballerina taglia XL su Amazon, e Johnny, che era impassibile a qualsiasi cosa.

 

“Ho vinto io” decretò Synyster senza chiedere l'opinione di nessuno, iniziando a sgambettare per il palco, facendo volteggiare il boa rosa sopra la sua testa. Matt raccolse la grattugia da terra e ricominciò a grattarsi, chiedendosi cosa avesse tanto da festeggiare il ragazzo. Probabilmente, pensò, era felice perché aveva vinto la chiave per il suo cuore (Matt diventava irrimediabilmente romantico in seguito ai traumi cranici).

Senza aspettare un minuto di più, afferrò di peso Synyster e lo trascinò con sé, cercando su Google Maps un albergo nei paraggi.

Le tre coriste, rimaste sole, si fissarono negli occhi finché non caddero addormentate.

Gli omini invisibili dell'orchestra si strinsero la mano e uscirono ordinatamente, chiudendo il teatro e lasciando dormire le tre ragazze, non però senza aver prima rubato gli shorts dorati di Zacky e averli restituiti alla gioielleria all'angolo.

 


Allora, se siete ancora vivi e non siete ancora venuti a cercarmi per ridurmi al silenzio, secondo voi è stata meritata questa vittoria? Synyster è degno di rappresentare gli Avenged Sevenfold in veste di loro divah? O il titolo doveva spettare a Matt? O a Zacky e ai suoi shorts rubati in gioielleria? Recensite e fatemi sapere!

Nel prossimo capitolo vedremo... *rullo di tamburi*
Su una canzone che non vi dico qual è perchè non ne ho la più pallida idea... *strarullo di tamburi*
La migliore idea che ci sia mai venuta! *killjoy che corrono con coltelli in mano a causa di questa battutaccia*
I MY CHEMICAL ROMANCE!

Grazie per essere arrivati fin qui (avete una forza di volontà incredibile, davvero),
ci vediamo alla prossima (se riesco a scappare dalle killjoy),
euachkatzl

p.s: avete idee per la canzone? Ogni cosa disagiante è ben accetta, scrivetemela in una recensioncina :3

 

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Capitolo 2
*** A good girl gone wild. ***


 

Gerard spazzolò un'ultima volta i grandi ventagli di piume di pitone (in quel periodo andavano di gran moda) e li fece sventolare, soddisfatto del gioco fluido e armonioso che creavano muovendosi nell'aria. Si stava ancora chiedendo chi, nella band, avesse proposto di iscriversi a quello stupido torneo tra diveh, procurandogli la briga di dover creare un'esibizione. Fortunatamente, almeno per quel turno non sarebbe stato valutato da nessuna giuria, quindi non avrebbe dovuto impegnarsi più di tanto per accontentare la plebe, ma il discorso lo seccava comunque. Perchè iscriversi ad un torneo tra diveh, quando era scontato che lui avrebbe battuto tutti semplicemente muovendo una mano? Era solo una perdita di tempo, lui aveva ben altro da fare, come ad esempio riflettere sul suo futuro colore di capelli, o allenarsi a mettere l'eyeliner, o semplicemente scoparsi Frank in santa pace. Gli passò per la mente il dubbio che forse era stato proprio il suo hobbit ad iscriverlo a quella gara, pregustando già una sua esibizione ad alto contenuto di sassyness. Anche se, oltre tutte le lamentele di rito, Gerard ci stava un po' godendo: aveva sempre sognato di ballare con quei grossi ventagli bianchi, e quella gara gli dava l'opportunità per farlo, oltre che per ballare altri discutibili stacchetti nelle fasi eliminatorie.

“Come procede?” chiese Frank, arrivandogli alle spalle e abbracciandolo. Gerard buttò la testa all'indietro e sorrise al suo hobbit.

“Perchè devo fare l'esibizione se tanto manderete me per i My Chemical Romance?” chiese, facendo finta di essere infastidito dal fatto di dover ballare su un palcoscenico interamente destinato a lui.

“Perchè voglio guardarti” sorrise Frank, baciando Gerard e scendendo agilmente dal palco, per poi sedersi su una delle poltroncine vuote del vecchio teatro abbandonato. Gli altri ragazzi comparvero da una porta posta a sinistra della prima fila; Ray e il suo cespuglio, Mikey e il suo unicorno. Si sedettero tutti accanto a Frank e iniziarono a tifare per la piccola polpetta sul palcoscenico, nonostante non avesse uno straccio di avversario che avrebbe potuto batterla.

Gerard, apprezzando gli applausi e gli incitamenti, sorrise aristocraticamente al pubblico, lo salutò in stile regina Elisabetta e si rifugiò in un camerino per aggiustare gli ultimi dettagli del suo outfit per l'esibizione (outfit che poi si scoprì essere alquanto basic, quasi tendente al nude).

 

Tutto ad un tratto, ogni luce del teatro si spense (pure il sole che filtrava dai finestroni in alto pensò bene di eclissarsi per creare più enfasi all'esibizione di Gerard), e Frank temette subito per la sua piccola polpetta, non collegando che quel buio era stato previsto. Ray, che era un attimo più sveglio dello hobbit, lo riacciuffò prima che arrivasse ai camerini e lo riportò sulla sua poltroncina, spiegandogli che Gerard era una brava polpetta e sarebbe riuscito a cavarsela.

 

Oh my god, I'm heartily sorry for having offended Thee”

Una musica andava crescendo, mentre Gerard mormorava quelle parole, trascinandole sensualmente. Frank, che non aveva capito che quel discorso faceva parte dell'esibizione (a volte Frank risultava essere un po' lento di comprendonio), diede per scontato di aver ascoltato un discorso che Gerard stava dedicando a qualcuno, nel buio, e che quel qualcuno non era lui. Stava per scoppiare in un urlo isterico, ma venne prontamente fermato dall'invisibile direttore d'orchestra: a lui quel pezzo piaceva da morire e non avrebbe permesso ad uno hobbit un po' scemo di rovinarlo.

 

And I detest all my sins because I dread the loss of heaven, and the pains of hell”

Di che peccati stava parlando? Che peccati aveva compiuto di cui lui non era al corrente?

Frank, non riuscendo a darsi pace, scivolò silenziosamente verso gli interruttori del teatro (ovviamente posti a completa disposizione del pubblico), e fece scattare ogni singola levetta di quel pannello.

 

But most of all because I love Thee, and I want so badly to be goo-”

Gerard cacciò un urlo talmente acuto che raggiunse altezze da ultrasuono, e che perciò non venne udito da nessuno dei presenti nel teatro ma solo dalle balene e dai delfini dell'acquario lì vicino, che risposero gorgheggiando allegri.

A Frank cadde la mascella nel constatare il motivo di tutto quel buio, ma non si sconvolse più di tanto: aveva già visto Gerard nudo, l'unica cosa che lo lasciava perplesso era il motivo per il quale lo fosse su un palcoscenico, davanti ai suoi compagni di gruppo e ad un intera orchestra di omini invisibili. Agli altri malcapitati seduti sulle poltroncine non cadde solo la mascella, ma cadde tutto il cascabile, non essendo preparati psicologicamente a quella scena.

Gerard si coprì velocemente con i grandi ventagli di piume candide che reggeva in mano, in perfetto accordo con le scarpe tacco 18 che allungavano aggraziate le sue gambe.

“Perchè i tacchi?” chiese Frank, porgendo forse la domanda meno logica in quel momento.
“Perchè se mi lasci fare la canzone lo capisci” rispose scocciato Gerard, mantenendo la voce acuta dello strillo di poco prima ma abbassandola giusto di un paio di toni per farsi sentire dai suoi amici e lasciare in pace i poveri delfini.

A quelle dure parole da parte della sua polpetta, al povero hobbit si riempirono gli occhi di lacrime. Gerard sospirò dispiaciuto e scese velocemente dal palco lungo le scale laterali, andando ad abbracciare il piccolo Frank piangente.

“Posso continuare ora?” chiese, tentando di mantenere un tono dolce, anche se avrebbe volentieri soffocato quel ragazzo con uno dei ventagli di piume di pitone. Frank annuì debolmente e tornò a sedersi affianco a Ray, che tentò di consolarlo dandogli una pacca sulle spalle.

“Facciamo finta che questo pezzo sia andato bene” ordinò Gerard all'invisibile direttore d'orchestra, che scocciato (lui voleva che la sua strofa preferita fosse fatta al meglio), indicò ai suoi musicisti di riprendere da dove si erano interrotti.

 

Una musica dal tono basso si diffuse per il teatro, mentre le luci si eclissavano di nuovo, arrivando infine a spegnersi tutte ad eccezione di un faro, la cui luce sfarfallava, dato che si era fulminato nell'esibizione che aveva interessato il teatro il giorno prima e nessuno l'aveva più sistemato. Nonostante tutto, quell'intermittenza produceva un interessante effetto strobo, e le mosse di Gerard assumevano un'affascinante armonia. Dopo pochi secondi, altri suoni si unirono al primo, creando una musica ritmata e precisa, piacevole da ascoltare. Il tutto durò però troppo, dato che Gerard non riuscì a mantenere la posa per tutto il tempo (non era ancora abbastanza concentrato) a causa di un violento crampo. Iniziò a saltellare per il palco, mantenendo però un perfetto equilibrio sui tacchi a spillo, finché non sentì che stava per iniziare la sua parte e tornò un po' acciaccato al centro del fascio di luce.

 

It's so hypnotic”

Iniziò a cantare, continuando a coprirsi con i ventagli ma assumendo una maggior sicurezza: l'essere al centro dell'attenzione e non dover più tenere a bada lo hobbit gli stavano infondendo la pace interiore di cui necessitava per compiere il discutibile balletto che si era ripromesso di eseguire.

 

The way he pulls on me, it's like the force of gravity right up under my feet”

Frank strinse compulsivamente il velluto rosso e impolverato dei braccioli dei sedili, sentendo che Gerard cantava di un qualche 'lui'. Chi era quel 'lui'? Che messaggio subliminale gli stava lanciando il suo ragazzo? Aveva forse trovato il coraggio di rompere, e lo stava facendo ballando sensualmente agitando due ventagli di piume di pitone?

 

It's so erotic; this feeling can't be beat it's coursing through my whole body”

Le unghie di Frank affondarono un po' di più nell'imbottitura morbida della poltrona. Di che 'feeling' stava parlando? Lui non aveva mai accennato a nessuna sensazione, nemmeno una volta. E soprattutto non ne aveva accennato prima dell'esibizione. A Frank venne in mente che Gerard non voleva partecipare a quella gara, ma lui l'aveva iscritto lo stesso; voleva forse lasciarlo così, rivelandogli di averlo tradito, solo perché lo aveva fatto arrabbiare?

 

Feel the heat”

Soffiò Gerard, facendo scendere il ventaglio che lo copriva sul davanti. Urla agghiaccianti partirono dalla platea nell'osservare con inquietudine che quell'oggetto non sembrava aver intenzione di fermarsi, ma tutti tornarono silenziosi quando il ventaglio si arrestò bruscamente appena sopra il bacino del ragazzo. Ovviamente le urla non provenivano da Frank, attanagliato dai dubbi e i presagi apocalittici di una sua futura vita senza Gerard.

 

I got that burning hot desi-”

Tutto venne interrotto nuovamente da Frank, che proprio non poteva sopportare quel supplizio standosene fermo su una poltrona.

“Che cosa stai insinuando?” sbottò contro Gerard mentre tentava di arrampicarsi sul palco, impresa resa ardua dalla sua bassa statura. Il ragazzo lo aiutò a salire, mentre nuove urla agghiaccianti si levarono nel vedere che tutti quei movimenti stavano facendo oscillare decisamente troppo i ventagli. Fortunatamente, Gerard si era allenato a lungo e sapeva esattamente cosa fare per non far vedere a nessuno spettacoli che lui dedicava solo a Frank.

“Frank, è il testo della canzone” spiegò lentamente Gerard al suo piccolo hobbit, che tuttavia rimaneva sempre dubbioso. Vedendo quel musetto imbronciato, il ragazzo non seppe resistere e cacciò dal teatro il pubblico in platea (due persone più un unicorno), oltre che l'orchestra di omini invisibili (che finse di andarsene ma in realtà restò, tanto erano invisibili e nessuno si sarebbe accorto di loro).

“Ora è solo per te” sussurrò Gerard, lasciando un leggero bacio sulle labbra di Frank e rispedendolo in platea a godersi lo spettacolo. La musica ripartì, segno che l'orchestra invisibile non se n'era andata, ma la polpetta sul palco non ci fece caso, perso com'era ad osservare dolcemente il suo hobbit seduto in prima fila, che lo stava letteralmente mangiando con gli occhi.

 

And no one can put out my fire, it's coming right down through the wire”

I ventagli continuavano a dondolare e scoprire e nascondere sapientemente il corpo di Gerard, che volteggiava sul palcoscenico seguito fedelmente dalla luce sfarfallante, dotata di vita propria ma ormai completamente soggiogata dal ragazzo.

 

Here it comes”

Gerard scese le scale del palco zampettando sui sottili tacchi a spillo e si avvicinò a Frank. Il riflettore tentò in tutti i modi di seguire il ragazzo ovunque andasse, ma non essendo progettato per illuminare la platea si piegò in un'innaturale posizione, che ebbe come conseguenza la rottura dei ganci che lo reggevano e il leggiadro volo dell'oggetto, che si schiantò al suolo tentando di fare meno rumore possibile, tanto rispettava Gerard.

Dato che quel teatro era stato costruito nel lontano Seicento, quando nessuno si sarebbe mai immaginato macchine in grado di emettere luci, le precauzioni antincendio erano inesistenti, perciò il filo incandescente del riflettore rotto non ci mise molto a creare un allegro falò nel bel mezzo del palco.

Nessuno sembrò accorgersi di nulla.

 

When I hear the 808 drums it's got me singing”

Gerard prese per mano Frank (nonostante non reggesse più il ventaglio, questo non diede segno di essersene reso conto e rimase sospeso a coprire il corpo del ragazzo) e lo trascinò sul palco. Lo hobbit, in preda alla gioia e al sollievo più puri per aver finalmente compreso che la canzone era dedicata a lui (in realtà il testo era così e basta, ma Frank era convinto di quello e a Gerard andava più che bene), seguì la sua polpetta volteggiando e canticchiando un prolungato Hey” senza alcun senso logico.

Gerard fu lieto di quel vocalizzo, nonostante fosse stonato e fuori tempo, ma lo sfruttò integrandolo nella canzone e aggiungendoci un “Like a girl gone wild, a good girl gone wildin coda, mentre Frank continuava imperterrito nel suo “Hey”.

 

Like a girl gone wild, a good girl gone wild”

Ripeté Gerard, tentando poi di zittire Frank posandogli un dito sulle labbra, ma con scarso successo. Il ragazzo proseguì infatti nel suo “Hey”, e la polpetta fu costretta a chiedere allo staff invisibile di abbassare il volume del microfono invisibile di Frank o l'avrebbe coperto. Ubbidienti, gli omini dello staff ridussero a zero il volume del microfono dello hobbit, zittendo non solo l'apparecchio, ma Frank in generale; il ragazzo tentò di protestare, ma nessun suono gli uscì dalla gola.

 

Girls they just wanna have some fun”

Cantò l'unico dei due che riusciva ancora a farsi sentire, avvicinandosi pericolosamente a Frank e facendo ondeggiare sempre più velocemente le piume dei ventagli, provocando un vento che scompigliò i capelli dello hobbit e sollevò un elegante nuvola di petali di ciliegio (apparsi dal nulla giusto per creare atmosfera). Grazie alla speciale struttura di quei ventagli, il vento risultò innaturalmente lento, e fece svolazzare ogni cosa alla moviola. I capelli di Frank si alzarono lentamente e si scompigliarono con grazia, mentre un leggero suono di campanelli si spandeva nell'aria, accompagnato da brillantini dorati comparsi da chissà dove che si impigliavano tra gli svolazzanti capelli di Frank.

La scena lenta e molto romantica rovinò un po' l'esibizione, data la canzone ritmata che stava eseguendo l'orchestra fino a poco prima, perciò Gerard fermò tutto e fece in modo di non far frusciare più i ventagli a quel modo almeno per i cinque minuti successivi.

 

Get fired up like smokin' gum”

Proseguì la divah che di lì a poco avrebbe rappresentato i My Chemical Romance in quella complicata gara, mimando una pistola con le dita e puntandola contro Frank, che si fece nuovamente prendere dalle paranoie: sembrava andare tutto bene, e in quel momento il suo Gerard decideva di ucciderlo? Cosa aveva fatto di sbagliato? Come poteva rimediare ai suoi errori? Una crisi isterica stava per scatenarsi dentro Frank, mentre la sanità mentale impacchettava ordinatamente vestiti e oggetti utili in un trolley e si accingeva a lasciare il cervello del ragazzo.

 

On the floor 'till the daylight comes, girls they just wanna have some fun”

Cantò Gerard, ignorando bellamente Frank e i suoi occhioni lucidi. Quindi era quello che voleva la polpetta: voleva divertirsi, ed evidentemente Frank non era abbastanza. Lo hobbit strinse i pugni, e decise in quel momento che sarebbe stato di più. Sarebbe stato più divertente, più spigliato, più hobbit, più polpetta, più qualsiasi cosa pur di essere di nuovo al centro delle attenzioni di Gerard.

 

A girl gone wild, a good girl gone wild; I'm like a girl gone wild, a good girl gone wild”

Gerard mosse i ventagli decisamente troppo in fretta, dato che fece volare via un paio di omini invisibili dell'orchestra, ma nessuno se ne accorse: erano invisibili. Il ragazzo storse solo un po' il suo bellissimo naso patrimonio dell'umanità perché sentì un leggero cambiamento nella musica, ma i suoi pensieri vennero bruscamente interrotti da uno hobbit che aveva deciso di dover essere 'di più'.

 

The room is spinning”

Biascicò Frank, guardando con la coda dell'occhio il cartellone con il testo che un omino invisibile stava reggendo da sotto il palco (gli omini saranno anche stati invisibili, ma i cartelloni no). Giusto per essere 'di più', lo hobbit pensò bene di rubare un ventaglio a Gerard (che cacciò un altro urletto ad ultrasuoni) e lo fece sventolare a casaccio. Sfortunatamente, il ragazzo non era abituato a maneggiare quegli strumenti di distruzione di massa (creati appositamente dai sovietici durante la guerra fredda), e causò un tremendo vento che fece indietreggiare la parete inferiore del teatro di un paio di metri, allargando così il palcoscenico (ovviamente delle nuove assi vennero subito posizionate per evitare accidentali cadute delle due veline).

 

It must be the tanqueray”

Proseguì lo hobbit, chiedendosi che diavolo fosse il tanqueray mentre ne leggeva il nome sul cartellone. I suoi dubbi avrebbero dovuto essere fugati da un carrellino elegantemente fatto scivolare sul palco, con annessa bottiglia di gin, ma dato che solo il giorno prima lo staff aveva dovuto raccogliere pezzi di vetro per tutta la sera a causa di un idiota che aveva rotto una bottiglia invece di stapparla, quel carrellino non arrivo mai e Frank si chiese per tutta la vita cosa fosse il tanqueray.

Gerard invece lo sapeva bene, e ne avrebbe volentieri sfasciato una cassa in testa a Frank, che aveva osato rubargli ventaglio, canzone e attenzioni (attenzioni di nessuno, poi, dato che in quel teatro c'erano solo loro).

 

I'm about to go astray, my hinibition's gone away”

Disse Gerard in perfetto stile da assassino, gelando Frank con un'occhiata e bloccandolo in una posizione alquanto innaturale. Non che la polpetta lo fece intenzionalmente; si era solo dimenticato del fatto che tempo prima, mentre era ubriaco, aveva stipulato con Satana in persona un contratto secondo il quale i modi di dire sarebbero diventati reali (e secondo il quale la polpetta avrebbe goduto di eterna giovinezza e i suoi capelli non si sarebbero mai rovinati a causa delle tinte), perciò si ritrovò per sbaglio, in un teatro vuoto, con uno hobbit ibernato.

 

I feel like sinnin”

Si lamentò, sentendo che Satana stava compiacendosi per l'ottimo uso che Gerard stava facendo del contratto, ma sentendo anche che Dio lo stava sonoramente rimproverando per quello che era successo a Frank. Due nuvolette di fumo, una celeste e l'altra rossa, apparvero sulle spalle di Gerard, rivelando due piccole polpette che discutevano animatamente quando la nebbia si diradò un po'.

 

You got me in the zone”

Canticchiò la polpetta di destra, di bianco vestita, con un paio di ali che spuntavano dalla schiena e un'aureola dorata sospesa sopra la testa.

 

DJ play my favourite song”

Le rispose l'altra, dalla spalla sinistra, che invece indossava un paio di aderenti pantaloni di pelle nera e una maglietta rossa, strappata nei punti giusti. Gerard si appuntò mentalmente quell'outfit, pensando che non gli sarebbe stato niente male addosso.

 

Turn me on”

Mormorò la polpetta angelo, attenta a non farsi sentire dal suo datore di lavoro, che non avrebbe approvato certi doppi sensi da parte dei suoi dipendenti.

 

I got that burnin' hot desire”

La stuzzicò la polpetta diavolo.

 

And no one can put out my fire”

Insistette, facendo arrossire violentemente la polpetta angelo.

 

It's coming right down through the wire”

La polpetta angelo si toccò le guance, che stavano andando letteralmente a fuoco, mentre Gerard constatava sconvolto che la polpetta diavolo non solo aveva outfit migliori dei suoi, ma addirittura modi favolosi di flirtare. Si appuntò mentalmente anche quelli, immaginando già di sfruttarli con il suo hobbit.

 

When I hear the 808 drums it's got me singing”

La polpetta di sinistra saltò agilmente sulla spalla destra, prese per mano la polpetta angelo e la trascinò via, mentre quest'ultima continuava ad urlacchiare un “Hey” che esplodeva di gioia.

Gerard impiegò qualche secondo a collegare che quelle due polpette gli avevano appena rubato un altro pezzo di canzone, e che gli rimaneva troppo poco tempo per fare la divah. Per quel motivo, decise di ignorare lo hobbit ibernato, che seguiva tutto dall'interno del suo blocco di ghiaccio, e si accinse a proseguire la canzone con la serietà che quel pezzo richiedeva. Decise di sfruttare i deboli “Hey” della polpetta angelo, che ancora si sentivano in lontananza, per darsi il ritmo.

 

Like a girl gone wild, a good girl gone wild”

Si fermò e attese pazientemente un'altra striscia di “Hey”, battendo nervosamente il piede per terra.

 

Like a girl gone wild, a good girl gone wild”

Frank aveva seguito tutto quello spettacolo bloccato nel suo pezzo di ghiaccio, bollendo di rabbia: non solo Gerard non aveva dato il minimo accenno di interessarsi a lui, ma anzi aveva trovato due polpette uno spettacolo più entusiasmante del sottoscritto. Lo hobbit bolliva di rabbia, e bolliva davvero, dato il contratto di Gerard con Satana; bolliva a tal punto da riuscire a sciogliere il ghiaccio attorno a lui e liberarsi da quella prigione. A passi decisi, si avvicinò a Gerard, stringendo i pugni e pensando a tutto quello che gli avrebbe fatto quella notte per punirlo (si addolcì un po' a pensare che anche quella notte avrebbe dormito con Gerard, com'era fortunato; ma si riscosse e si concentrò su quello che doveva fare in quel momento).

 

Girls they just wanna have some fun”

Quasi urlò, senza nemmeno aver bisogno del testo: la rabbia gli aveva fornito tutte le lyrics di tutte le canzoni di Madonna, oltre che ad un briciolo del suo talento, e lui era pronto a mettere in mostra tutti quei doni. Strappò a Gerard anche il secondo ventaglio e se ne impossessò, lasciando la povera polpetta urlante sul palco, vestita solo di un paio di scarpe tacco 18.

 

Get fired up like smokin' gun”

Frank scese dal palcoscenico con un aggraziato saltello, mettendosi poi a correre su per la solenne scalinata che costeggiava le pareti del teatro, aprendo le braccia e lasciandosi osservare da tutti i presenti (ovvero nessuno, dato che nel teatro non c'era anima viva eccetto lui e Gerard), mentre i riflettori tentavano a tutti i costi di stargli dietro, cadendo poi miseramente a terra come aveva fatto il primo, che voleva assolutamente seguire Gerard. Il fuocherello che era divampato dalla prima lampadina, del quale nessuno si era ancora accorto, venne fortemente alimentato dai riflettori appena caduti, e ben presto si propagò al sipario, creando una cornice ad effetto che circondava l'intera scena di un Gerard come mamma l'aveva fatto, che a bocca semiaperta non staccava lo sguardo da uno hobbit in piena crisi artistica che svolazzava per il teatro, ora saltellando da un sedile all'altro, ora tentando di spiccare il volo sfruttando i grandi ventagli di piume di pitone come ali.

 

On the floor 'till the daylights come”

Canticchiò lo hobbit, volgendo lo sguardo verso il palcoscenico ed ammutolendosi allo spettacolare effetto ottico che le fiamme creavano: studiati giochi di luce si propagavano per il teatro, lanciando ombre sulle pareti; ombre che si allungavano, quasi ad agguantare Frank, per poi ritornare da dove erano venute, rimangiate da quel fuoco che le aveva sprigionate. Il lieve crepitio e gli schiocchi sordi del legno divorato dal fuoco sembravano in perfetto accordo con la canzone: difatti, andavano a tempo. Gerard, in mezzo a quell'inferno ma per nulla spaventato da esso, pareva un dio greco che finalmente aveva ritrovato il suo regno.

Frank rimase a bocca aperta, lasciò cadere le ali, lasciò cadere la felpa morbida che gli accarezzava le spalle, lasciò cadere le scarpe, insomma si spogliò, e si avvicinò a quello spettacolo straordinario in punta di piedi, tentando di non fare rumore: voleva entrare in tutto quello in silenzio, senza rovinare nulla di quella perfezione per non far adirare il dio che troneggiava al centro della scena.

 

Girls they just wanna have some fun”

Concluse Gerard, che sentiva di essere di nuovo al centro dell'attenzione e non voleva certo lasciarsi sfuggire quell'occasione di mettersi in mostra.

Di botto, la musica calò e l'atmosfera si fece più intensa; a quel punto, le luci sarebbero dovute calare, lasciando il palco nella penombra, ma dato che il palco stava andando a fuoco l'unica soluzione possibile sembrava tentare di domare quell'incendio. Con pazienza e serietà, gli omini invisibili dello staff studiarono un piano per spegnere le fiamme in modo da non far adirare il dio greco Gerard Way e tuttavia creare l'atmosfera necessaria a quella strofa della canzone. Attuarono poi il piano diligentemente, rispettando al millimetro gli spazi che sarebbero dovuti essere spenti e quelli che sarebbero dovuti rimanere accesi. Finalmente, la canzone poteva continuare.

 

I know, I know, I know, I shouldn't act this way”

Mormorò Gerard, assumendo una faccia sinceramente pentita, e avvicinandosi a Frank. Gli prese il viso tra le mani, mentre lo hobbit lo guardava incantato. In quel momento gli sembrava tutto così perfetto. Stava quasi per partire con uno dei suoi “Hey”, da quanto era felice, ma Gerard gli rivolse uno sguardo come a dire: “Provaci e t'ammazzo”, perciò decise saggiamente di tenere la lingua stretta dietro ai denti e le labbra sigillate.

 

I know, I know, I know, good girls don't misbehave”

Sembrò scusarsi di nuovo Gerard. Lo hobbit, che non aveva ancora completamente concepito che ogni singola parola uscisse dalla bocca della polpetta era stata scritta da Madonna, si convinse che le scuse erano rivolte a lui, e che Gerard si fosse sinceramente pentito del profilo da divah che era solito tenere. Frank gli accarezzò dolcemente i fianchi, sorridendogli e tentando di infondergli sicurezza con quell'occhiata, tentando di rassicurarlo spiegandogli che andava tutto bene e che non gli importava che il suo ragazzo fosse egocentrico e un dio greco che stipula assurdi contratti con Satana, che lui lo amava per quello che era e che non voleva cambiasse per alcuna ragione al mondo.

 

But I'm a bad girl, anyway”

Concluse il discorso Gerard, venendo poi letteralmente travolto dall'amore del suo hobbit e scaraventato a terra, con sopra Frank che lo stava ricoprendo di baci. Lo hobbit finalmente era felice, e la sua gioia raggiunse il culmine quando Gerard lo baciò dolcemente, intenerito dai goffi tentativi che il ragazzo aveva provato per farsi osservare e ottenere qualche attenzione in più.

In quel momento, mentre Gerard lo baciava delicatamente, accarezzandogli la nuca con mano leggera, Frank sentì che sarebbe stato pronto a spaccare in due il mondo.

Non spaccò esattamente in due il mondo: spaccò in due il teatro.

 

Forgive me”

Mormorò Gerard, anche se, in seguito a quello che successe dopo, sarebbe stato Frank quello che avrebbe dovuto scusarsi, inchinandosi e prostrandosi invocando la pietà del dio greco Way.

Gerard era prontissimo per quel momento, era la sua parte preferita della canzone, e non avrebbe scelto di intraprendere quella stupida sfida tra diveh se non avesse avuto la possibilità di quell'ardito stacchetto nel bel mezzo di una canzone di Madonna. Aveva impiegato settimane per perfezionare quei pochi e concisi passi, facendosi aiutare addirittura da Garrison e dalla Celentano.

Gerard non eseguì mai quello stacchetto.

Gerard non ebbe mai il tempo di muovere quegli aggraziati passi sulle assi di legno scure.
Gerard non potè mai ascoltare nuovamente Girl Gone Wild senza che gli scendesse una lacrima, a causa di quell'occasione persa per sempre.

Perchè semplicemente Frank partì con uno dei suoi cazzo di “Hey”, iniziando a saltellare a destra e a manca per il palco, scuotendo le braccia come uno di quei pupazzi gonfiabili che si vedono ai luna park. Dato che Frank solo pochi minuti prima, in preda alla crisi mistica che l'aveva colto, si era tolto i vestiti, non erano solo le braccia a dondolare spinte da quel trottare per il palco, ma Gerard era talmente sconvolto che non fece assolutamente caso a cosa si muovesse o a cosa stesse fermo. Gerard semplicemente guardava il vuoto, mentre Frank andava avanti a correre e canticchiare, rovinando irrimediabilmente la sacra voce della dea Madonna.

 

Like a girl gone wild, a good girl gone wild

Like a girl gone wild, a good girl gone wild”

Frank afferrò le mani di Gerard e tentò di riportarlo alla vita, tentò di infondergli quell'energia che lui sentiva dentro e che era costretto ad esternare, dato che il suo piccolo corpo da hobbit non poteva contenerne così tanta.

 

Girls they just wanna have some fun

Get fired up like smokin' gun
On the floor 'till the daylights come
Girls they just wanna have some fun”

Frank roteò, saltellò, vagò per il palco, trascinando con sé un apatico Gerard, insensibile ad ogni cosa accadesse al mondo.

 

A girl gone wild
A good girl gone wild
I'm like a girl gone wild

A good girl gone wild”

Uno schiocco secco concluse l'esibizione, ricordando ai due protagonisti della scena che il teatro stava andando a fuoco e che loro erano in mezzo a quell'incendio.

 

“Allora?” domandò Frank, prendendo il visto di Gerard tra le mani e infischiandosene allegramente del fuoco e delle fiamme che li circondavano. Non si accorse nemmeno che gli omini invisibili se l'erano data a gambe; in fondo, erano invisibili.

Dato che Gerard non sembrava dare segni di vita, Frank tentò di ridestarlo scuotendolo un po', ma così facendo ebbe solo l'effetto di far fuoriuscire la divah che era nella polpetta. La suddetta divah mosse una mano del ragazzo e la fece arrivare dritta in faccia allo hobbit, che sconvolto lasciò andare la polpetta.

“Il tuo pezzo faceva acqua da tutte le parti” urlacchiò Gerard, con un tono di voce decisamente troppo alto, a causa di quella divah che lo stava possedendo. Tuttavia, grazie a quello strillo e alla scommessa che Gerard aveva fatto con Satana, alcuni fiotti d'acqua comparvero dal nulla, spegnendo l'incendio, che sibilò contrariato prima di sparire.

“Senti ora non montarti testa” rispose a tono Frank; avrebbe lasciato passare tante cose, ma quella no: si era seriamente impegnato per quel numero, aveva lasciato andare ogni traccia di timidezza che era in lui per soddisfare la sua polpetta.

Un omino invisibile (uno dei pochi che erano rimasti nonostante l'incendio) tolse dalle tasche di Gerard un paio di chiodi che il ragazzo aveva idea di usare per montarsi la testa in seguito (la polpetta era nuda, ma nonostante tutto gli omini invisibili riuscivano comunque a togliergli le cose dalle tasche).

“Io mi ero fatto il mazzo per questa esibizione” contestò Gerard. L'omino che gli stava prendendo i chiodi fece inavvertitamente scivolare dalla tasca della polpetta un mazzo di 52 carte veneziane.

“Ma la vuoi piantare?” sbottò Frank, allontanandosi dalla polpetta, alla quale un omino portò una rosa, un vaso e un sacco di terriccio. “Gerard, a volte ti do troppo spago”

Detto questo, lo hobbit tirò fuori dalla tasca (anche lui, nonostante fosse nudo, riusciva a tirar fuori le cose dalle tasche) un gomitolo di cotone e lo lanciò contro la polpetta.

“Hai ragione” sussurrò Gerard, guardando il pavimento e seguendo il gomitolo che continuava a rotolare. “Scusami, a volte perdo la testa”

Frank lo guardò, sbuffando.

“E' perché non sempre hai la testa sulle spalle”

“No, a volte non ho proprio sale in zucca” sussurrò Gerard. Si sentì toccare la gamba e guardò giù, notando un pacchetto di sale rosa dell'Himalaya che fluttuava. In realtà glielo stava porgendo un omino invisibile, ma lui mica poteva vederlo.

Frank sorrise: Gerard poteva fare la divah, poteva credersi il migliore e poteva anche essere egocentrico, tanto lui l'avrebbe amato così com'era. Baciò dolcemente la polpetta.

“Gee, sei bello da morir-”

“No!” lo fermò Gerard.

 

Si narra che dopo che la polpetta ebbe salvato la vita a lo hobbit, i due si presero per mano e volarono verso l'infinito. Altre fonti storiche non documentate sostengono che andarono a vivere in un castello fatto di diamanti e marshmallow, mentre alcuni studiosi affermano che i due abbiano iniziato a prestare i loro servigi alla dea Madonna.

Nessuno sa quale versione sia quella giusta, l'unica cosa certa è che la polpetta fu dichiarata vincitrice, ma che questo non intaccò minimamente l'amore tra i due; concesse solo a Gerard di entrare di fatto nella gara tra diveh, in cui avrebbe combattuto valorosamente.
 

THE END
 



Ciao, congratulazioni per essere arrivati alla fine di questa immane cazzata che mi ostino a scrivere.
Dunque, sì, Gerard ha vinto (strano), anche se Frank l'ha fatto un po' penare (il mio Pipinoooo aw).
Non penso ci sia qualcosa da aggiungere per commentare questo capitolo, perchè rileggendolo sono rimasta talmente scioccata dalle oscenità che ho scritto che pure io non ho più parole.

I prossimi che si sfideranno a colpi di sassyness per decretare chi dovrà competere in nome del proprio gruppo saranno un premio oscar, un cuoco che fa torte di mele senza mele e uno Shannon selvatico. 
*vecchine ultras che tifano per Rayon*
*orsetti che tifano per il loro supremo re Tomo*
*Shannon che beve caffè*

Okay, vi lascio, ringraziate MixHerondair perchè anche se non lavora vuole prendersi i meriti e seguite la sua frerard strabellissima, Waiting for the end (e già che ci siete, fate pure un giro sul mio profilo e cliccate su The Pentacle).

Un bacione,
euachkatzl

 

 

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