L'anno decisivo

di Arianna18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno a Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Ritorno a Hogwarts ***


RITORNO A HOGWARTS

Il profumo di Hogwarts era tornato a riempire il cuore di Harry, come ogni anno aspettava impaziente che l’estate si concludesse. Tutto, i muri di pietra, la sala gande, il campo da quidditch lo facevano sentire a casa.
Come consuetudine, presero posto in attesa dello smistamento dei nuovi alunni ed Harry, anche se sempre più affascinato da questa cerimonia, non poté fare a meno di notare una cosa: qualcosa che lo lasciò perplesso e dubbioso. Il modo in cui Malfoy fissava il tavolo dei Grifondoro non prometteva nulla di positivo, non aveva la solita aria da sbruffone, stava scrutando uno ad uno i posti a sedere cercando disperatamente qualcosa o qualcuno. Di sicuro non c’era da fidarsi, e la mente di Harry iniziò a viaggiare: non sapeva se la preoccupazione di Draco derivasse dall’episodio del marchio nero alla finale della coppa del mondo di quidditch, non sapeva se lui fosse coinvolto in qualche modo, ma sicuramente voleva sapere chi o cosa stesse cercando. I pensieri di Harry vennero prontamente interrotti dalla voce decisa di Silente il quale annunciava agli studenti una grande novità:
- Benvenuti ad un altro anno a Hogwarts - Aveva esclamato, proseguendo con uno dei suoi discorsi talvolta brillanti, talvolta sconclusionati. Nessuno, probabilmente, stava ascoltando le parole del preside fino a quando rivelò qualcosa che risvegliò la curiosità di tutti: quell’anno a Hogwarts si sarebbe tenuto il torneo Tremaghi, occasione per provare le proprie capacità e anche per conoscere gli studenti di altre scuole di magia. Fecero il loro ingresso le studentesse di Beauxbatons seguite dai ragazzi di Durmstrang ed Harry non poté fare a meno di notare, come tutti d'altronde, quanto fossero diversi da loro.
Finite le presentazioni vennero spiegate le regole del torneo e le recenti variazioni: solo gli studenti maggiorenni avrebbero potuto partecipare. Al sentire queste parole si sollevò un boato di protesta da parte degli studenti di Hogwarts presi, evidentemente, alla sprovvista. Solamente Harry sembrava non far caso alla confusione concentrato solamente sui comportamenti di Malfoy il quale non aveva distolto lo sguardo nemmeno per un secondo dai Grifondoro. Tuttavia, appena gli occhi dei due si incontrarono, l’espressione di Draco passò, in meno di una frazione di secondo, dalla preoccupazione all’odio che, per il momento, fece passare a Harry tutti i dubbi che si era posto sul suo conto. Decise di non farci più caso e di concentrarsi sul banchetto. Una volta solo con Ron ed Hermione, però, non potè escluderli dalle sue teorie sull’accaduto:
- Avete notato Malfoy, prima, nella sala grande? Aveva un’aria preoccupata e continuava a fissare il nostro tavolo come se cercasse qualcosa che gli appartiene –
- Che vuoi dire?- chiese Ron – L’anno non è nemmeno iniziato e già cerca di farsi odiare? –
- Andiamo Ronald, non dire sciocchezze! Di sicuro sarà stata una tua impressione Harry – Ribadì Hermione.
- Probabilmente hai ragione – Harry non volle discutere riguardo qualcosa che forse si era immaginato, ma comunque sapeva cosa aveva visto e non gli piaceva per niente.


Salve a tutti, questa è la mia prima fanfiction, sono proprio alle prime armi e spero di non deludere le aspettative di nessuno. Volevo raccontare il quarto anno dei tre amici a Hogwarts dal punto di vista, diciamo, più sentimentale. Con questo cercherò di evitare il più possibile di modificare la storia originale e limitarmi ad aggiungere episodi originali.
Il primo capitolo è molto simile alla storia originale, ma dal prossimo tutto cambia, parola di scout!
Niente cose smielate promesso! Detto ciò buona lettura!!! 
- NINA
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Dopo l’annuncio del torneo Tremaghi la scuola era in continuo fermento, ogni angolo, ogni aula, ogni passaggio era pieno di novità. Gli studenti di Hogwarts stavano sperimentando per la prima volta cosa volesse dire venire in contatto con un altro genere di maghi e un altro genere di magia.
Naturalmente i ragazzi erano affascinati da qualsiasi studentessa di Beauxbatons, quasi come se quest’ultime avessero esercitato su di loro un incantesimo, tanto erano magnetiche. Non da meno erano i maghi di Durmstrang, con quei modi un po’ rozzi e bruschi suscitavano nelle ragazze un’inspiegabile, ma forte attrazione.
Harry, Ron ed Hermione naturalmente non erano immuni al fascino dei nuovi arrivati, ma nessuno dei tre voleva darlo a vedere. Se ne stavano seduti sulle rive del Lago Nero approfittando delle ultime giornate abbastanza calde per passare un po’ di tempo all’aria aperta e chiacchierare, almeno finché lo studio glielo avesse permesso.
- Affascinanti! – esclamò Hermione tutto d’un tratto facendo sobbalzare Harry.
- Già… - rispose Ron con un filo di voce e la vista annebbiata, esageratamente distratto dalla presenza di una studentessa di Beauxbaton.
- Parli di Krum e dei suoi amici? –
- Non dire sciocchezze Harry! Sto dando un’occhiata a questi incantesimi di trasfigurazione e sono… affascinanti! – Hermione, dicendo questo, alzò la testa e, guardando nella direzione del gruppo di Durmstrang, non potè fare a meno di notare che, proprio Viktor Krum, la stava osservando.
Lui era un ragazzo alto e massiccio dai lineamenti duri e uno sguardo di sfida che riusciva ad intimorire quasi tutti gli altri ragazzi e a stregare tutte le ragazze. Hermione, probabilmente era tra queste, tuttavia la sua razionalità e i suoi nervi saldi non le avrebbero mai permesso di ammetterlo. Non appena fu certa che Krum la stesse fissando intensamente, abbassò lo sguardo imbarazzata ed Harry vide, inaspettatamente, le guance di lei tingersi di una leggera sfumatura di rosso. Sorrise tra se e se.
- Ti godi lo spettacolo Weasley? – una voce troppo familiare giunse alle orecchie dei tre, che, di scatto, si voltarono e videro avvicinarsi, secondo ogni previsione, la sagoma pallida di Malfoy.
- Cosa vuoi Malfoy? – esordì Ron, ma, mentre gli parlava non riuscì a fare a meno di notare che l’attenzione del ragazzo si era spostata da lui a Hermione in meno di un secondo. Draco la stava guardando come un leone guardava la preda. La ragazza incrociò per un attimo il suo sguardo e Ron ne fu infastidito a tal punto da richiamare su di sé l’attenzione.
- Allora? Cosa vuoi? – ma Malfoy non fece in tempo a rispondere che Hermione, con un filo di voce, si rivolse all’amico.
– Lascia perdere Ron –
- Hai sentito Weasley? Devi lasciar perdere. – Sbraitò il Serpeverde e dopo una breve pausa aggiunse - Non ti devi immischiare mezzosangue –
La ragazza, sentendosi chiamare in quel modo, non riuscì a mascherare l’imbarazzo: aveva imparato ad ostentare indifferenza verso certe provocazioni, ma non poteva negare che la abbattessero come nient’altro al mondo. Si morse le labbra e non rispose, riuscì a malapena ad alzare lo sguardo verso Malfoy e vide che nella sua espressione non c'era la solita smorfia di disgusto. Distolse l'attenzione dai due occhi che la fissavano attentamente ma, appena volle dirgli qualcosa per difendersi dall'insulto, Draco se n'era già andato.
- Tutto bene? - chiese Harry preoccupato.
- Sto bene, è solo... Malfoy. Scusate devo tornare a prendere... Dei libri. Ci vediamo a cena - Hermione mentì, voleva solo rimanere sola a smaltire le offese, nemmeno i libri l'avrebbero consolata. Camminò velocemente fin quando non vide più né Ron né Harry, a quel punto decise di sedersi e starsene tranquilla con i suoi pensieri. Ma quando finalmente riuscì a calmarsi, improvvisamente, una voce ruppe il silenzio.
- Granger.. - per la seconda volta nel giro di pochi minuti aveva sentito quella voce e questo le fece perdere tutta la calma che aveva ripreso.
- Cosa vuoi ancora da me Malfoy? Me l'hai già ricordato che sono una "mezzosangue" quindi perché sei ancora qui? - odiò pronunciare la parola "mezzosangue".
- Volevo chiederti scusa... In realtà...- si sbrigò a dire Draco prima che lei potesse aggiungere qualsiasi cosa. Hermione era paralizzata, un brivido le percorse la schiena e rimase ferma, con gli occhi spalancati fissava il ragazzo senza emettere un suono e lui vedendo che aveva il via libera per parlare continuò.
- Granger.. Io.. - ma non riuscì a finire perché vide avvicinarsi Tiger e Goyle: erano stupidi, ma l'avrebbero riempito di domande se l'avessero sentito porgere le proprie scuse ad una Gridondoro, a maggior ragione se si trattava dell'amica mezzosangue di Potter.
- Granger, io devo andare! - La ragazza rimase ferma, immobile, Draco le passo così vicino che le loro mani quasi si sfiorarono ed un altro brivido le percorse la schiena.

••• 

Quel Giorno Hogwarts era pervasa da un’atmosfera di trepidazione ed euforia: presto sarebbero stati annunciati i tre campioni del torneo. Tutti gli studenti, dopo pranzo, si riunirono nella Sala Grande impazienti , chi di scoprire il proprio futuro idolo chi di prepararsi ad affrontare le tre prove del torneo.
Harry e Ron raggiunsero Hermione al tavolo dei Grifondoro, non si sarebbero mai persi la scelta del Calice di Fuoco in cui, nei giorni precedenti, decine e decine di studenti avevano gettato una pergamena con il loro nome scritto sopra. “Eterna gloria” aveva detto Silente: questo sarebbe spettato a chi avesse vinto. Tuttavia Harry non era particolarmente attirato dal torneo, dalla gloria e da tutto ciò che ne potesse derivare, in realtà voleva solamente sapere chi avrebbe gareggiato per Hogwarts.
Ron, al contrario, era invidioso degli studenti dell’ultimo anno e rimpiangeva di non essere ancora maggiorenne. Voleva dimostrare ai suoi genitori, ai suoi fratelli e alla scuola di cosa fosse capace, ma non avrebbe avuto questa occasione, date le circostanze.
I due si sedettero di fronte ad Hermione la quale era assorta nella lettura di un libro tutt’altro che leggero. Aveva l’aria stanca, come se non avesse chiuso occhio e probabilmente era così: non riusciva a smettere di pensare a cos’era accaduto il giorno precedente. Le scuse di Malfoy, la sua espressione mortificata, l’avevano scossa a tal punto da non riuscire a concentrarsi su nient’altro. Voleva dirlo a qualcuno, ma non sapeva a cosa sarebbe andata incontro spiegando i fatti ai suoi due amici. Finalmente si decise a parlare dell’episodio del pomeriggio passato. Intanto la cerimonia dell’annuncio dei campioni stava per avere inizio.
- Ragazzi ho bisogno di raccontarvi una cosa, ma dovete promettermi che ne rimarrete fuori. Qualsiasi cosa io vi dica. –
- Racconta, spero per Malfoy che non c’entri. – Disse Harry e a sentire quel nome Hermione si sentì stringere alla bocca dello stomaco.
- In realtà è di lui che vi dovevo raccontare. – Ammise con un filo di voce.
Né Ron né Harry fecero in tempo a parlare che il primo campione venne selezionato: Fleur Delacour si alzò dalla sua postazione applaudita non solo dalle ragazze di Beauxbatons, ma da tutti i ragazzi presenti nella sala. Tuttavia l’attenzione dei due tornò ben presto su Hermione.
- Cos’ha fatto Malfoy? – chiese Ron in tono di rimprovero.
- Ieri, mi ha chiamata “mezzosangue”… - cominciò la ragazza.
- Sì, lo sappiamo, eravamo lì anche noi – esclamò Ron perplesso.
- Lo so che eravate lì, Ronald! – protestò Hermione indispettita.
– Comunque – proseguì. – Me ne sono andata, sono rimasta seduta a metabolizzare l’umiliazione quando è riapparso Malfoy e.. –
- Ti ha fatto del male? – Ron stava quasi per urlare, ma di nuovo un applauso li interruppe per annunciare il secondo campione: Viktor Krum, il favorito di Durmstrang.
- Non mi ha fatto del male, non dire sciocchezze – ammise Hermione.
- Allora cosa ti ha fatto? Sei sconvolta… - chiese Harry. La ragazza non riuscì di nuovo a rispondere poiché l’ultimo campione venne annunciato. Cedric Diggory, un ragazzo alto, dalla carnagione chiara e i capelli castani si alzò silenzioso e raggiunse gli altri due campioni del torneo Tremaghi.
- Si è scusato con me! – la voce di Hermione era così forte che stranamente non raggiunse anche il tavolo dei Serpeverde, nella parte opposta della Sala Grande. I due la guardarono come se avesse appena pronunciato una maledizione senza perdono. In quel momento nella testa di Harry passò un pensiero che gli impedì di pronunciare qualsiasi parola: “e se il giorno del banchetto Malfoy stesse cercando Hermione?”. Ron, invece, esplose: - Ti ha chiesto scusa e magari l’hai anche perdonato! Hermione come puoi essere così ingenua? – Hermione era così imbarazzata che non riusciva nemmeno a ribattere, lei non l’aveva perdonato, in realtà non aveva detto proprio nulla, ma Ron continuò: - E’ un Serpeverde, miseriaccia! Harry dille qualcosa! – ma Harry fu colto alla sprovvista sia dalle parole dell’amico sia dalla voce che inaspettatamente l’aveva chiamato. “Harry Potter!”. Non capiva cosa stesse succedendo finché Ron non lo guardò con disprezzo: - Non solo non dici nulla su quello che ha fatto Hermione, ma hai anche barato… Meno male che “l’eterna gloria” non ti interessava! -
“HARRY POTTER!” La voce di Silente dapprima dubbiosa era diventata decisa e allo stesso tempo preoccupata. Harry si alzò senza ancora capire bene cosa stesse succedendo, ma appena gli fecero segno di sedersi insieme ai tre campioni del torneo comprese. Quell’anno il Torneo Tremaghi avrebbe avuto quattro partecipanti.
La rabbia e la gelosia di Ron, nel frattempo, erano cresciute ancora di più, forse non avrebbe più rivolto la parola al suo migliore amico: lo stesso amico che gli aveva mentito riguardo al torneo e che non l’aveva sostenuto mentre parlava ad Hermione.

•••

Draco non aveva mai provato insicurezza nella sua vita, ma ora, quello che aveva fatto lo tormentava, la vista di Hermione ovunque lo intimoriva, non era un’ossessione, non si sentiva morbosamente attratto da lei, ma la sua presenza lo destabilizzava. Forse si era stancato di fare quello a cui un Serpeverde, o meglio, ad un Malfoy, riesce meglio: detestare i mezzosangue.
Solo, nel suo dormitorio, si guardò allo specchio e non si riconobbe. Quello che per lui poteva essere un momento di lucidità gli attraversò la mente e decise di dimenticare ciò che aveva fatto: non era nella sua natura chiedere scusa, a maggior ragione ad Hermione. Aveva altro di cui preoccuparsi: Harry Potter uno dei campioni del torneo. Questo lo infastidiva, come se non fosse già abbastanza famoso.
Scese nella Sala Grande senza Tiger e Goyle troppo preso dai suoi ragionamenti per notare che qualcosa era cambiato. Si sedette al suo tavolo e cominciò a mangiare sebbene non avesse fame, ma ecco che appena alzò lo sguardo la vide: Hermione, intenta a leggere uno dei suoi libri. Draco ripeté nella sua testa, almeno un milione di volte, di smetterla di guardare verso i Grifondoro, ma qualcosa di estremamente interessante, a quel tavolo, catturò la sua attenzione. Hermione era seduta insieme ad Harry, senza Ron e senza nessun altro dei loro compagni. Quella vista riaccese in lui la scintilla che ogni Serpeverde probabilmente aveva e si sentì quasi in dovere di complicare ulteriormente le cose ad Harry: forse era l’unico modo per non pensare alle sue debolezze.
Harry, per la prima volta, dopo che tutti avevano pensato che avesse aperto la Camera dei Segreti, si sentiva solo. Ron era arrabbiato, tutti i suoi compagni erano delusi, solo Hermione era rimasta con lui anche se sospettava fosse solo per abitudine e perché Ron le aveva fatto una sfuriata.
- Hermione? – Iniziò il ragazzo, ma poi si accorse di essere osservato, di nuovo. Draco stava diventando sempre più strano e dopo quello che era successo al lago ne aveva avuto la conferma.
- Sì, Harry? – Rispose lei osservando l’amico con aria apprensiva.
- Credi che il fatto che Malfoy ti abbia chiesto scusa sia collegato a quello che vi avevo raccontato la sera del banchetto? – Non voleva parlare di quello, ma tutti quegli avvenimenti l’avevano scosso così tanto che aveva solo bisogno di sfogarsi.
- Ammetto che è stato strano, ma, Harry… è Malfoy! Di sicuro se mi ha chiesto scusa c’era un secondo fine e credo tu abbia ragione a collegare questo al fatto che quella sera stesse fissando il nostro tavolo – Hermione, parlando, aveva inconsciamente abbassato la voce, come se temesse un’altra reazione negativa di Ron.
Harry non rispose, non le disse che Draco stava fissando lei e per un attimo fu d’accordo con Ron: Hermione, forse inconsapevolmente forse no, era ingenua.
I due ragazzi uscirono dalla Sala Grande in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri e, dopo pochi passi, le loro strade si separarono. Draco che li stava seguendo con lo sguardo, colse l’occasione per sferrare l’attacco. Si assicurò che Hermione fosse bel lontana e raggiunse Harry.
- Solo Potter? – esclamò facendo sussultare il ragazzo.
- Non so che cosa tu voglia, Malfoy, ma ti consiglio di lasciar perdere ora – fece Harry seccato mentre cercava di allontanarsi.
- Strano che la tua amica mezzosangue non ti abbia raccontato tutto! – Draco aveva deciso di rischiare.
- Cosa stai dicendo? – Harry aveva abboccato, nemmeno Malfoy si era aspettato che fosse così semplice. Ghignò, più soddisfatto che mai mentre Harry si voltava e lo raggiungeva.
-  Non ti sembra strano, Potter, lei non ha fatto una piega, vero… quando vi ha raccontato quello che è successo al lago! – Harry stava per chiedere come lo sapesse, ma lui lo precedette e colse l’occasione per buttare benzina sul fuoco.
– Io so tutto Potter –
A quel punto Harry era fuori di sé, Hermione non era ingenua, gli aveva semplicemente mentito: tutto tornava, ecco perché era così stranamente taciturna, così insicura quando si era toccato l’argomento “Malfoy”.
- Vattene Malfoy – Non riuscì a dire altro. Non voleva credere alle parole del Serpeverde, ma in quel momento era tutto così ovvio per Harry che dimenticò chi avesse davanti.
Draco girò i tacchi compiaciuto, se avesse potuto avrebbe riso, non avrebbe mai pensato che sarebbe stato così facile e nemmeno che Harry Potter fosse così stupido come aveva sempre creduto. L’aveva fatto infuriare questa volta, ma infuriare sul serio, di sicuro avrebbe detto qualcosa ad Hermione.
Subito, però, un pensiero gli attraversò la mente: aveva parlato con Harry per privarlo della sua ultima amica o per avere una sorta di “via libera” con Hermione? Represse immediatamente questa seconda ipotesi, ma si sentiva come il giorno in cui le aveva chiesto scusa per averla chiamata “mezzosangue”. Decise di non farne parola con nessuno della sua chiacchierata con Harry e far finta che non fosse accaduto, dopotutto aveva ottenuto ciò che voleva, eppure perché sentiva di aver lasciato una questione in sospeso? Tornò nella sala comune di Serpeverde più in fretta che poté cercando di non dar retta ai sui pensieri: era sempre più sicuro di non sapere chi fosse, o chi fosse diventato.
Hermione era tutto ciò che non avrebbe mai voluto per sé: nata da genitori babbani, Grifondoro, odiosa “so tutto io”, fastidiosamente intelligente, non aveva un minimo di quel fascino che Draco cercava in una ragazza, ma improvvisamente pensando a tutti i motivi per cui lei non potesse andare bene si accorse che la questione non era che non l’avrebbe mai voluta per sé, ma che non l’avrebbe mai avuta per sé e questo lasciò a Draco l’amaro in bocca.
Per la prima volta nella vita si sentì sconfitto.

••• 

Il giorno della prima prova era vicino, ma Harry non riusciva a concentrarsi sul torneo quando, giorni prima Malfoy gli aveva rivelato la verità su Hermione, o almeno, quella che lui aveva accettato come verità. Inizialmente aveva deciso di non parlarne con lei, ma alla fine non era una buona idea così l’aveva fermata dopo la lezione di erbologia.
- Perché non ci hai detto la verità? –
- Di cosa stai parlando Harry? –  Hermione era a dir poco sorpresa.
- Parlo di Malfoy, del lago… lo sai di cosa sto parlando! –
- Vi ho detto tutto quello che è successo, a te e a Ron, senza tralasciare nulla! –
- Cosa sta succedendo con Malfoy? Parla, Hermione, so che eri consapevole del fatto che ti cercava, fin dal primo giorno e so che al lago l’hai incontrato volontariamente, quindi ora voglio delle spiegazioni – Harry era furioso e deluso, ma Hermione, sempre più allibita, era fuori di sé.
- Mi cercava! Harry ma cosa stai dicendo? Al lago non l’ho incontrato volontariamente, anzi stavo cercando di sfuggirgli dato che mi aveva appena chiamata mezzosangue! E questo tu lo sai! – Non le sembrava vero di doversi giustificare con il suo migliore amico.
- Se non lo sapevi che ti stava cercando, perché eri così calma quando te l’ho accennato? –
- Perché ero confusa, visto che si era comportato in modo strano con me! E spaventata, Harry! Non era calma quella… - Non sapeva più cosa dire.
Harry la guardava con aria severa, voleva crederle, ma le parole di Draco lo avevano convinto del fatto che lei sapesse cosa stava facendo. Aveva bisogno di riflettere da solo, aveva bisogno di parlare con Ron, ma lui era arrabbiato per via del torneo e ancora una volta, quell’anno si sentì solo.
- Devo andare… - Lasciò Hermione da sola davanti alla porta della serra di erbologia che aveva quasi le lacrime agli occhi e tornò alla sala comune di Grifondoro.
La ragazza, intanto, era rimasta paralizzata chiedendosi perché il suo migliore amico preferisse credere che lei avesse incontrato di proposito Malfoy per un motivo a lei sconosciuto piuttosto che prestare attenzione alla sua versione dei fatti. E poi perché all’improvviso tutti quei sospetti nei suoi confronti? Non capiva.
- Ciao! – una voce che non riconosceva la salutò. Si voltò e vide niente meno che Viktor Krum: il Cercatore migliore del mondo era davanti a lei e le sorrideva come se fossero amici da una vita. Hermione sentì uno strano calore arrivare fino alle guance, era visibilmente imbarazzata.
- Scusami forse non è un buon momento – riprese lui con il suo pronunciato accento dell’est e l’espressione corrucciata.
- No scusami, io… non volevo dare questa impressione… - Si affrettò a dire Hermione, sempre più a disagio.
- Viktor… tu sei Hermione Granger, non è vero? –
La ragazza, in un misto di sorpresa e difficoltà, si limitò ad annuire per poi sorridere appena sentendo quel ragazzo sbagliare la pronuncia del suo nome.
- Ti ho vista spesso studiare… con Harry Potter – proseguì lui facendo finta di non notare l’imbarazzo di lei. Forse sapeva di scatenare nelle ragazze quella reazione.
- Sì, Harry è un mio amico… - Spiegò lei non completamente sicura che ciò che aveva detto corrispondesse a verità.
- Sei preoccupata per lui allora? – chiese lui vedendo l’aria cupa di Hermione .
- Preoccupata? No, io… dovrei esserlo? – Fece lei perplessa.
- Domani c’è la prima prova del torneo, pensavo fossi preoccupata per il tuo amico –
La prima prova, l’aveva completamente rimossa. Ora tutta la preoccupazione che poteva derivarne uscì fuori e lei si sentì terribilmente in colpa per non aver augurato ad Harry buona fortuna. Guardò Krum e lui le sorrise mostrando una fila di denti così perfetti da sembrare quelli di un vampiro.
- Tu sei preoccupato immagino – La osservò divertito senza dire nulla, aveva un sorriso sghembo ed Hermione si sentì catturata da quel sorriso.
- Ehm, ho detto qualcosa di sbagliato? – anche la ragazza, in preda alla timidezza, sorrise e lui nel modo più educato e crcando di non sembrare presuntuoso disse:
- Non sono affatto preoccupato in realtà –
Hermione arrossì ancora, ma rimase in silenzio. Per qualche istante rimasero in silenzio, lei con lo sguardo basso, lui senza mai smettere di guardarla.
- Forse è bene che vada, è stato un piacere Hermione Granger – La salutò con un baciamano e sparì in uno dei giardini di Hogwarts.
Era incredula, Viktor Krum. Non avrebbe mai immaginato una situazione simile: indubbiamente le piaceva e poi quel baciamano l’aveva lasciata senza fiato, anche se cercò di convincere se stessa che fosse solo un’usanza dell’est Europa.
Tuttavia la sua attenzione fu catturata dall’imminente prova che Harry avrebbe dovuto affrontare il giorno seguente, aveva una paura terribile per lui anche perché sapeva che il suo amico non avrebbe avuto il sostegno di Ron. Hermione desiderò che quella giornata non finisse, ma ben presto il cielo diventò buio e Hogwarts si addormentò in preda all’eccitazione per l’imminente torneo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Il giorno era arrivato: le aule, la Sala Grande, i dormitori erano tutti vuoti e silenziosi, nel castello di Hogwarts regnava la calma. Al contrario il campo da Quidditch era diventato, da quella mattinata, il posto più affollato e rumoroso della scuola.
Harry era in preda all’agitazione: quella che avrebbe affrontato quel giorno non era magia alla portata di uno del quarto anno e lui ne era assolutamente consapevole. Guardandosi attorno notò che gli altri tre campioni non sembravano nervosi nemmeno per la metà di quanto lo fosse lui, a dir la verità non lo erano affatto. Per un attimo desiderò che tutti i litigi con i suoi due amici non ci fossero mai stati, in quel momento aveva bisogno di loro, ma Ron sicuramente non sarebbe venuto orgoglioso com’era ed Hermione… be, l’aveva trattata malissimo.
Tuttavia Harry non era l’unico a essere nervoso, sia Ron che Hermione, contro ogni previsione e contro il proprio volere erano in ansia.
- Vado a vedere come sta Harry – disse la ragazza al suo amico che si limitò a guardarla con aria di approvazione.
Harmione si diresse a passo spedito verso la tribuna dei campioni temendo che fosse troppo tardi per augurare ad Harry buona fortuna. Si mise quasi a correre e nella fretta non diede retta alla gente che passava: andò a scontrarsi con l’ultima persona che voleva vedere quel giorno.
- Granger, fai attenzione! – Sbraitò Malfoy, mentre cercava di bloccare il passaggio alla ragazza.
- Non ho tempo, Malfoy… Lasciami passare! – esclamò lei massaggiandosi la spalla dolorante e cercando di oltrepassare la figura del Serpeverde. Ma appena riuscì a schivarlo lui, prontamente e altrettanto bruscamente la afferrò per un polso obbligandola a girarsi.
- Ti sei fatta male alla spalla, Granger? – Quel tono le sembrò fin troppo serio, ma era di fretta non poteva rimanere a discutere.
- Sì, mi sono fatta male alla spalla Malfoy, ora molla la presa e lasciami andare! –
- Posso rimediare? – Hermione non riusciva a capire cosa stesse succedendo, prima le chiede scusa poi se può rimediare ad qualcosa che non ha commesso, non le sembrava nemmeno Malfoy il ragazzo che si trovava davanti.
- Sì puoi, lasciandomi! – urlò lei e subito lui allentò la presa osservandola attentamente.
Hermione non riuscì a correre via subito, era così sorpresa dalla facilità con cui aveva convinto quel ragazzo a fare cosa gli aveva detto che rimase paralizzata per la seconda volta. Dopo pochi secondi scosse la testa e corse via senza voltarsi sperando, davvero, che non fosse troppo tardi.
Intanto Malfoy rimase a guardare la figura di Hermione diventare sempre più piccola via via che si allontanava con la mente completamente svuotata. Aveva cercato di essere gentile con lei: non aveva funzionato, aveva cercato di allontanare Harry e, di nuovo, non aveva funzionato. Il fatto di non poter avere qualcosa lo destabilizzava e il fatto che quel qualcosa fosse Hermione lo faceva infuriare.
Harry, sull’orlo di un attacco di panico, continuava a girare per la tenda dei campioni in attesa di qualsiasi cosa che potesse distrarlo dalla prima prova. Improvvisamente sentì come un bisbiglio ad appena pochi centimetri da lui, era una voce familiare, ma non si sarebbe mai aspettato di sentirla lì.
- Hermione? – chiese titubante.
- Harry, come stai… - Chiese lei dall’altra parte del telo, sempre più in ansia e sempre più sconcertata dagli atteggiamenti di Malfoy.
- Bene, devo solo superare… la prova –
- Harry… - cominciò la ragazza, voleva dirgli “in bocca al lupo” e raccontargli del suo scontro, ma poi ripensò alla reazione che aveva avuto il giorno precedente e tutto ciò che riuscì a dire fu: – fai attenzione, ti prego –
Harry sorrise tra sé e sé e tranquillizzò l’amica, a dir la verità si sentì meglio anche se non era per nulla calmo. Hermione tornò sugli spalti insieme a Ron e attese che la prova iniziasse.
Dopo essere stati informati sull’entità della prova i primi tre campioni scesero in campo ad affrontare ognuno il proprio drago: Hermione fece un salto sulla sua postazione quando vide il Petardo Cinese scagliare contro Krum un getto di fuoco incandescente, ma il peggio doveva ancora arrivare. Harry scese nell’arena nervoso come non mai e subito il suo drago si lanciò su di lui per impedirgli di prendere l’uovo. Per tutti i Grifondoro e per Ron ed Hermione in particolare furono i venticinque minuti più lunghi e sofferti, ma alla fine Harry riuscì a tramortire il drago e a prendere l’uovo sotto gli occhi sorpresi di Hogwarts Durmstramg e Beauxbatons.
Hermione urlò di gioia, non riuscì a trattenersi e Ron condizionato dalla sua euforia pensò che, dopo tutto, solo un pazzo potesse voler affrontare quelle prove con tre anni in meno di preparazione: in cuor suo perdonò Harry.
Quella sera la sala comune di Grifondoro era esultante, non c’era uno che non fosse in fibrillazione per l’impresa di Harry, sembrava che le cose fossero tornate alla normalità.
- Ti devo delle scuse, amico… - iniziò Ron appena i tre amici riuscirono a stare un momento assieme.
- Non sei così pazzo da volerti suicidare di proposito con un drago – continuò.
- Ce ne hai messo di tempo a capirlo – protestò Harry.
- A dir la verità ero arrabbiato per Malfoy e mi sono lasciato prendere la mano – ammise Ron e subito Hermione si sentì presa in causa.
- Quel giorno Malfoy si è comportato in modo strano, ma non l’ho assecondato come sostenete voi! – ribadì la ragazza.
- Allora perché lui mi ha fatto intendere che voi due foste d’accordo? – chiese Harry e mentre parlava si rese conto di aver fatto un errore enorme: credere ad un Serpeverde.
- La domanda è: “perché hai creduto a lui piuttosto che a me?” – disse Hermione tristemente.
- Dimentichiamoci di queste ultime settimane – propose Ron.
Accettarono senza protestare, mancavano troppo l’uno all’altro e Harry aveva bisogno di sostegno da parte dei suoi due migliori amici: la seconda prova era ancora lontana, ma giustamente non si sentiva al sicuro.

L’inverno era ormai alle porte, tutte le foglie erano cadute e l’aria era senza dubbio più fredda, questo voleva dire solo una cosa: Natale.
Il Natale era una di quelle cose che Harry amava di Hogwarts, forse perché in tutti gli anni di convivenza con i Dursley non aveva mai assaporato l’atmosfera che invece assaporava a scuola. Nemmeno Ron o Hermione erano immuni a questa cosa, nonostante le loro “esperienze natalizie” fossero nettamente migliori.
Quell’anno, inoltre, c’era una sorpresa: data l’importanza del Torneo Tremaghi il tradizionale Ballo del Ceppo era quasi d’obbligo. “Un opportunità per mostrare alle altre scuole la classe e l’eleganza di Hogwarts” disse la McGranitt lanciando un occhiata gelida ai ragazzi presenti nell’aula che sghignazzavano. Le ragazze, invece, più serie che mai, fecero del ballo un affare di stato. Persino Hermione sembrava più attenta a quello che alle lezioni di trasfigurazione.
- Dividetevi in coppie! Weasley tu sei con me – disse la McGranitt. Ron impallidì brutalmente prima di assumere un colorito tendente al porpora, appena scoprì di dover cingere il fianco della professoressa come se fosse la studentessa più bella di Beauxbatons.
Harry ed Hermione, assieme, guardavano divertiti la scena cercando di trattenere le risate il più possibile, se avessero riso Ron non gliel’avrebbe mai perdonata. Cominciarono a seguire le istruzioni della McGranitt e a ballare goffamente.
- Allora Hermione… - Iniziò Harry sorridendo alla sua amica.
- Che cosa, Harry? – Chiese lei titubante, l’ultima volta che aveva detto così avevano litigato per Draco. A dir la verità non era successo più nulla da quella volta e tutto sommato era tranquilla, ma non si poteva mai sapere.
- Krum eh? – fece Harry abbassando il tono di voce per essere sicuro che lo sentisse solo la sua compagna di ballo. Hermione, sentendo quel nome, arrossì come mai prima d’ora e abbassò velocemente lo sguardo.
- Abbiamo solo chiacchierato un paio di volte – precisò lei cercando di mascherare un sorriso d’imbarazzo.
Harry la guardò come si guarda un bambino sorpreso con le mani nella marmellata e pensò che Krum non era poi così male: anche se aveva l’aspetto rude, durante le sedute per la stampa e anche prima della prova si era mostrato sempre gentile e tranquillo.
- A me piace Krum, è uno a posto! – Disse a Hermione che appena sentì quelle parole alzò di nuovo lo sguardo, questa volta senza riuscire a trattenere un enorme sorriso.
Qualcun altro, però, non sembrò altrettanto felice: Malfoy, a pochi passi da loro, stava origliando e appena sentì di Krum, dentro di lui cominciò a crescere una forte rabbia, nessuno gli poteva prendere il suo giocattolino preferito. Doveva fare qualcosa e doveva sbrigarsi perché il campione di Durmstrang non avrebbe esitato a chiedere ad Hermione di accompagnarlo e di sicuro lei non avrebbe rifiutato.
La lezione finì, con grande felicità di Ron e i tre amici si incamminarono verso la Sala Grande, ma Harry e Ron si accorsero di aver dimenticato, come da copione, i libri per le lezioni del pomeriggio così lasciarono Hermione all’ingresso e tornarono nei dormitori di Grifondoro.
La ragazza prese posto in una delle panche libere e iniziò a leggere, ma non trascorsero nemmeno cinque minuti che qualcuno interruppe la sua lettura.
- Granger! –
- Malfoy, devi sempre piombare dal nulla? – Esclamò Hermione irritata.
- Pensavo ti piacessero le sorprese – Scherzò lui, ma si accorse che la battuta non aveva avuto l’effetto sperato allora continuò.
- E così andrai al ballo con Krum… - Hermione era incredula, pensava che nessuno stesse ascoltando la sua conversazione con Harry, ma doveva aspettarsi che con Malfoy nei paraggi non poteva andare tutto liscio.
- Non sono affari tuoi! E si dà il caso che lui non me l’abbia chiesto… ma perché te lo sto dicendo? – protestò lei.
- Volevo solo sapere se avessi ancora una possibilità – Disse Draco con tono spavaldo.
La ragazza era sempre più scioccata, da quando Malfoy voleva una possibilità da lei, o meglio, da quando Malfoy le parlava senza lo scopo di insultarla?
- Una possibilità… -
- Sì – confermò lui.
- Una possibilità, per venire al ballo… -
- …con me. Sì, esatto. – Draco non le era mai sembrato così serio e non poteva crederci che l’avesse invitata: di sicuro le stava giocando un brutto scherzo. “Tipico di un Serpeverde, tipico di Malfoy” pensò.
- Se questo è uno scherzo ti assicuro che non è divertente -  disse lei sempre più a disagio.
Draco aveva messo in conto questa reazione, ma non si sarebbe dato per vinto: Hermione al ballo con Viktor Krum era fuori discussione.
- Io sono serio Granger! –
- La mia risposta è no! – rispose Hermione secca.
Malfoy rimase a fissarla e lei sentì di nuovo quello strano brivido che aveva sentito la prima volta al lago: quella sensazione non le piaceva per niente e distolse lo sguardo.
- Non mi arrendo Granger… - Disse lui e senza lasciarle il tempo di ribattere se ne andò.
Rimase sola per una ventina di minuti, non vedeva l’ora che arrivasse qualcuno, anzi, uno qualsiasi eccetto Malfoy. Non era mai riuscito, in più di tre anni, a spaventarla, ma da quell’anno era diverso, lei sapeva che aveva qualcosa in mente e per comportarsi così doveva essere qualcosa di terribile.
Harry e Ron arrivarono ed Hermione spiegò loro ciò che era accaduto sperando che questa volta non reagissero male. Non accadde, i suoi amici erano preoccupati e anche loro pensarono che Malfoy questa volta volesse esagerare.
- Tranquilla, Hermione. Cercheremo di non lasciarti più da sola così Malfoy non sarà tentato di parlarti ancora – Lei annuì, ma sapeva che non sarebbe bastato questo a fermare un Serpeverde.

 

Harry e Ron rispettarono la promessa: nei giorni che seguirono non lasciarono Hermione sola nemmeno una volta. Ron sembrava il più entusiasta dei due soprattutto quando rimaneva solo con lei. Si sentiva come un bambino alle prese con la sua prima cotta: spesso non sapeva cosa dire eppure erano amici dal primo anno lì a Hogwarts. Voleva invitarla al ballo, ma, tipico da parte sua, non aveva il coraggio di prendere l’iniziativa e aveva paura che qualcun altro lo potesse precedere. Non sospettava minimamente di Krum: Harry non gli aveva detto nulla pensando che la cosa fosse evidente e soprattutto non sospettando minimamente che il suo amico provasse qualcosa di un po’ diverso dall’amicizia per Hermione.
Il ballo era ormai imminente, i ragazzi erano agitati come non mai, le ragazze elettrizzate e i professori, forse, erano sia agitati che elettrizzati.
Mancava poco più di una settimana ed Harry e Ron non avevano ancora trovato la ragazza che li avrebbe accompagnati al ballo: Harry giorni prima aveva provato a chiederlo a Cho ma educatamente lei aveva rifiutato e il ragazzo se n’era fatto una ragione, Ron, invece, non l’aveva chiesto ancora a nessuna un po’ per timidezza e un po’ perché voleva andare con Hermione e sperava si facesse avanti lei.
- Dobbiamo trovare delle ragazze, amico! – esordì un giorno Ron.
- Hai proposte? – Chiese Harry scettico.
- No… mi dispiace per Hermione però! – fece il ragazzo nel tentativo di saperne di più.
- Hermione? –
- Beh, non va con nessuno al ballo no? E poi per una femmina è più difficile! – Harry non riusciva a seguire il discorso dell’amico. Ron continuò con le sue teorie.
- Dev’essere terribile per una ragazza non ricevere neanche un invito… e Malfoy non conta come invito! –
- Chiediglielo tu! – propose Harry scherzando. Il ragazzo diventò bordeaux in viso e distolse lo sguardo.
- Non scherzare! – sbraitò.
Ron era decisamente troppo timido e anche troppo orgoglioso per una cosa del genere: non sapeva il motivo per cui non potesse ammettere che Hermione gli piaceva in fondo.
- Era solo un suggerimento e poi che c’è di male? – continuò Harry.
- E’ Hermione, se non troverò nessun’altra glielo chiederò… mi dispiacerebbe se lei fosse l’unica a non poter venire al ballo perché nessuno gliel’ha chiesto! –
Harry non poteva credere che il suo amico fosse così perfido nei confronti di Hermione, però quando si trattava di lei, Ron, diventava diverso e si comportava in modo strano: era sempre stato così.
- Come vuoi… - Concluse Harry.
Improvvisamente nella sala comune di Grifondoro entrò Hermione con aria felice, come se avesse appena dato un esame.
- Ciao ragazzi! – Esordì.
Harry e Ron si guardarono: era troppo euforica, doveva essere successo qualcosa.
- Che hai fatto Hermione? – Chiese Harry intuendo già la risposta.
- Nulla di che… ero giù al Lago Nero… leggevo! – disse lei vaga.
- Non fa un po’ troppo freddo per stare a leggere al Lago Nero? – Sbottò Ron.
- E’ una bella giornata…- Iniziò Hermione ma non riuscì a finire la frase che Ron la interruppe.
- Oh andiamo Hermione, quante volte te l’abbiamo detto io ed Harry che è meglio che non rimani da sola! – Harry spostava lo sguardo dall’amico a lei cercando di interrompere quella sfuriata.
- Ehm, Ron… - Cominciò.
- No Harry! Devi sempre giustificarla! Io e te ci facciamo in quattro per aiutarla e lei non ci ascolta – Era furioso, probabilmente perché sapeva benissimo che Hermione non era sola al Lago ed era geloso.
- Non ho bisogno di essere giustificata! Non ho bisogno di una scorta e soprattutto non devo dare spiegazioni a te, Ronald!- Esclamò lei.
- Allora non eri sola! adesso ti intrattieni con Malfoy?! – Ron non sapeva più a cosa appigliarsi.
- Che sciocchezze vai blaterando?! Io non mi “intrattengo” proprio con nessuno! – Ora quella furiosa era lei.
- E se proprio lo vuoi sapere ero sola! – Urlò a Ron e se ne andò nel dormitorio femminile sbattendo la porta.
Era arrabbiata, continuava a chiedersi perché Ron dovesse comportarsi in quel modo odioso. Era stata una bella giornata finchè non era entrata nella sala comune. Non aveva mentito ai suoi amici: era davvero sola al Lago Nero e nessuno l’aveva disturbata, ogni tanto vedeva passare qualche compagno che l’aveva salutata senza fermarsi a parlare, ma nulla di più. Tutto il suo buon umore derivava dal fatto che, mentre era lì a leggere, aveva sentito le sorelle Patil discutere sul ballo, in particolare su chi avrebbero voluto come accompagnatori: Ron ed Harry, per l'appunto. Era subito corsa a cercare i due amici per dargli la notizia, ma Ron gliel’aveva impedito.
Intanto, nella sala comune, Harry guardava Ron con aria di rimprovero.
- Che c’è? – fece l’amico. – Non dirmi che non è vero! Che non ci facciamo in quattro per lei e a lei sembra non importare! – continuò.
- Hai esagerato Ron… Dai, Hermione non è una stupida: se avesse anche solo intravisto Malfoy in lontananza se ne sarebbe andata subito. –
- Va beh, non ho voglia di discutere. Torniamo a pensare a chi potremmo invitare al ballo – Disse Ron seccato dalle critiche di Harry.
Harry non volle contraddire l’amico, ma non poteva fare a meno di pensare a cosa fosse successo a Hermione, forse aveva incontrato Krum (Malfoy era fuori discussione) e le aveva chiesto di andare al ballo. Doveva parlare con lei prima che Ron impazzisse.
La sera stessa si trovò casualmente da solo con lei nella sala comune, mentre l’amico era andato alla Guferia a spedire una lettera ai suoi. Hermione, dopo che aveva trascorso tutto il pomeriggio chiusa nel suo dormitorio a sbollire il nervoso, aveva deciso di scendere ed Harry ne approfittò.
- Tutto a posto Hermione? –
- Sì, ora sì… Non c’è Ron? –
- No è andato a spedire una lettera. Senti, a me puoi dirlo con chi eri oggi pomeriggio… -
- Ero sola Harry, davvero! So a cosa stai pensando, ma non parlo con Viktor da un po’. – Nel tono di Hermione, Harry, percepì una nota di delusione.
- So che pensi che mi abbia chiesto di andare al ballo con lui… Non l’ha fatto. Comunque è proprio di questo che vi volevo parlare, oggi. Voi due avete già una ragazza? – Chiese preoccupata.
- Ehm… no in realtà –
- Beh, io so per certo che due ragazze vorrebbero essere invitate da voi! – esclamò Hermione sfoderando un enorme sorriso.
Harry riconobbe lo stesso entusiasmo di poche ore prima e si sentì davvero stupido, doveva rassicurare anche Ron.
- Chi sono queste ragazze? – Chiese.
- Le sorelle Patil! – esultò la Ragazza sempre più felice.
Non si poteva dire lo stesso di Harry: certo, Padma e Calì non erano il drago che aveva affrontato settimane prima, ma non erano nemmeno il genere di appuntamento che volevano né lui né tanto meno Ron.
- Grazie Hermione… ehm… lo terrò presente e lo dirò a Ron –
- Dai Harry! Va bene, non sono come quelle di Beauxbatons, ma qua nessuna lo è! E Padma e Calì sono delle brave ragazze – disse in tono di incoraggiamento.
Harry annuì, finse un sorriso e promise all’amica di pensarci e di dirlo anche a Ron, sempre che non avesse trovato una ragazza. Appena conclusero il discorso entrò con aria assente il loro amico che cominciò a guardarli con aria interrogativa. 

 

Nei giorni che seguirono, le tensioni tra Ron ed Hermione non scomparirono, ma si affievolirono leggermente: si parlavano solo se necessario, in realtà ed erano tutti molto attenti a non nominare il ballo o qualsiasi cosa ad esso legato. Mancava una settimana: né Harry, né Ron, né Hermione avevano ancora trovato un accompagnatore.
Harry, seduto nella Sala Grande, continuava a pensare alle parole dell’amica e cominciava a convincersi che, dopotutto, la scelta di una delle Patil fosse un buon compromesso. Il problema era senza dubbio dirlo a Ron: aveva paura che avrebbe preso il consiglio come un ulteriore tentativo di Hermione di prendere il controllo. Decise di non nominarla e proporgli l’idea senza fare troppi giri di parole.
 Mentre cercava di trovare le parole giuste, Ron, piombò letteralmente al tavolo dei Grifondoro con la faccia a dir poco sconvolta.
- Harry devi aiutarmi! –
- Sì, ma… a fare cosa? – Il ragazzo era perplesso: quando Ron diceva così non andava quasi mai a finire bene.
- A far ingelosire Hermione! – Nel pronunciare queste parole diventò di nuovo violaceo dall’imbarazzo e abbassò lo sguardo per poi aggiungere: - Lo so che ti sei accorto che mi piace… - Harry non poté fare a meno di ridacchiare: in effetti era abbastanza evidente.
- Io non credo che farla ingelosire sia una buona idea, non è giusto e poi Hermione è troppo intelligente per cascarci –
- E’ una ragazza come tutte le altre, ci ho pensato, e comunque noi siamo sempre stati molto amici e se ora comincio a non considerarla e a stare sempre con qualcun’altra vedrai che funzionerà – Spiegò Ron convinto del suo piano.
Harry non era altrettanto convinto ed era quasi certo che se l’amico avesse trovato una ragazza Hermione sarebbe stata solo contenta per lui, in effetti era stata lei a suggerire sia a lui che a Ron di andare al ballo con Padma e Calì. No, non poteva funzionare, ma Harry decise di aiutare il ragazzo sperando di sbagliarsi sul conto della loro amica.
- Ti aiuterò… - Disse poco convinto.
Intanto Hermione, non curante dei progetti di Ron ed Harry, se ne stava in biblioteca sicura di non essere disturbata da nessuno: effettivamente non era uno dei posti più frequentati di Hogwarts. A lei, però piaceva rimanere tranquilla a studiare immersa nelle pagine e nell’odore dei vecchi libri.
Era così presa dalla lettura delle rune che non si accorse che qualcuno era entrato, qualcuno che sapeva di trovarla lì a studiare.
- Granger – Disse qualcuno davanti a lei. Hermione subito alzò lo sguardo.
- Ancora tu… - sussurrò lei.
Malfoy stava in piedi di fronte a lei, si limitava ad osservarla senza proferir parola, mentre lei cercava di ignorarlo, ma tutti i suoi tentativi erano inutili: sapere della sua presenza non le permetteva di concentrarsi.
- Malfoy, non riesco a studiare se rimani qui –
- Vieni al ballo con me, Granger? – Disse lui senza nemmeno sentire cosa gli aveva detto la ragazza. Avrebbe continuato a chiederglielo finchè non avesse accettato: nessuno aveva mai detto di no a lui, era abituato a essere assecondato e a ottenere tutto e il fatto che Hermione l’avesse rifiutato la prima volta aveva acceso nel ragazzo uno spirito di competizione inimmaginabile.
- Non vengo al ballo con te! – Esclamò la ragazza.
- Hai già un accompagnatore? – chiese Malfoy lasciandola incredula.
- No, non voglio venire al ballo con te e basta! Ma perché me lo chiedi, cosa speri di ottenere da me? –
- Una possibilità! – disse lui ammettendo a se stesso, una volta per tutte la verità.
Hermione non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito e probabilmente aveva capito male oppure era proprio nei piani del Serpeverde. Non voleva lasciarsi abbindolare dalle sue parole.
- Vuoi una possibilità da me? La “sporca mezzosangue”… - La disgustava quel termine, ma dovette dirlo.
- Ho cercato di scusarmi! – Fece lui.  
Hermione ripensò a quel giorno al Lago Nero e improvvisamente una strana sensazione percorse la sua mente: e se Malfoy stesse dicendo la verità?
Subito cercò di eliminare quel pensiero, dopotutto era sempre Malfoy e non era capace di chiedere scusa se non con un secondo fine.
- Non mi inganni… - Cominciò Hermione, ma Draco non le permise di continuare.
- Ma io non voglio ingannarti! – Urlò. Vide che la ragazza era spaventata e abbassò nuovamente la voce.
- Non voglio ingannarti, te l’ho detto, voglio solo una possibilità. – Disse arrendendosi all’evidenza.
Hermione non capiva, o forse non voleva capire. Continuava a guardare il ragazzo sconcertata senza riuscire a dire nulla, non era affatto da lei quel comportamento. Malfoy, vedendo che continuava a rimanere in silenzio, proseguì.
- So che ti ho sempre insultata, ma cosa potevo fare davanti a Tiger e Goyle o agli altri Serpeverde? Io rimango comunque un Malfoy: non posso mostrarmi debole per rispetto al nome della mia famiglia. Odio i Mezzosangue, è vero. Odio anche i tuoi due stupidi amici, ma non odio te, te lo garantisco… -
Mentre Draco parlava, nonostante il disgusto per le sue parole, Hermione percepiva un senso di verità. Quello che stava dicendo era sbagliato, ma interpretando i suoi pensieri, era giunta alla conclusione che in fondo, lui, era stato sincero: tutto tornava.
Tra i due era calato il silenzio, nessuno sapeva più cosa dire: lei era ancora incredula per la confessione, lui era sconcertato, non poteva credere di averle detto una cosa simile. Si osservavano e aspettavano le parole giuste per interrompere quell’attimo imbarazzante.
- L’anno scorso, quando mi hai tirato quel pugno… beh, me lo sono meritato, credo – fece lui. Hermione sorrise tra sé e sé, ma non voleva dare troppa confidenza al Serpeverde: delle scuse non cancellavano tre anni di scontri.
- Malfoy, apprezzo che tu mi abbia detto questo, ma non è sufficiente a farmi cambiare idea su di te –
- Immaginavo che l’avresti detto… – Confessò lui alzando le spalle.
- …ma non mi arrendo, te l’ho detto. – Draco uscì dalla biblioteca lasciando Hermione con una sensazione strana.
Decise di uscire di lì, per la prima volta si era sentita soffocare in una biblioteca, la sua mente era così affollata di pensieri che non riusciva nemmeno a organizzarli.
Corse fuori, ma le sorprese non erano ancora finite. 

 •••

 Hermione non badò a niente e a nessuno, uscì dalla biblioteca, si fiondò letteralmente nel corridoio: era sconcertata, quell’anno era tutto diverso da quelli trascorsi, le certezze che aveva sempre avuto stavano andando via via infrangendosi. Prima la finale di quidditch, poi Ron che fa scenate, Malfoy che cerca una possibilità e lei che mai aveva provato cosa volesse dire “essere confusa” ora non riusciva a mettere in ordine i pensieri e dar loro un senso logico.
Correva cercando di non pensarci, aveva il respiro affannoso e un groppo in gola: troppe novità, troppe emozioni contrastanti una dietro l’altra. Si sentiva male, cercava di non scoppiare in lacrime pensando ad una possibile reazione di Ron ed Harry quando avrebbe dovuto raccontare loro di Malfoy. Correva, correva così veloce che non riuscì a fermarsi in tempo per non scontrasi con un’altra novità.
Fu come sbattere contro un muro, ma quando la ragazza scoprì che il “muro” era Viktor Krum l’imbarazzo fu così tanto che sentì lo stomaco stringersi e ancora una volta dovette trattenere le lacrime. Lui era girato di schiena, stava parlando con un suo compagno di Durmstrang e si accorse appena di Hermione, dopotutto era un gigante in confronto alla figura esile della Grifondoro. Appena venne urtato si girò calmo e quando vide la ragazza gli si disegnò in faccia un ampio sorriso scoprendo una fila di denti perfetti ed appuntiti.
- Hermione Granger – Disse lui più felice di quanto volesse dare a vedere.
- Mi… mi dispiace… io non… scusami, non volevo… - si scusò con un filo di voce, non aveva il coraggio di alzare lo sguardo e guardarlo in faccia.
- Non ti scusare – non sapeva che cosa dire e si affrettò a raccogliere il libro che era sfuggito ad Hermione.
- Grazie… - lei fece per andarsene, ma proprio in quel momento Krum decise di raccogliere tutto il suo coraggio da campione Tremaghi e la fermò.
- Aspetta, vuoi… passeggiare? – Non era sicuro che quella fosse la parola giusta, ma Hermione accettò: era sorpresa, ma Viktor Krum pur essendo una novità, non la destabilizzava. S’incamminarono verso i giardini di Hogwarts, uno più imbarazzato dell’altra, finche la ragazza decise di farsi forza e parlare.
- E’ un po’ che non ti vedo – Disse lei pensando a quelle poche volte che incontrandolo, lui l’aveva fermata e avevano chiacchierato.
- Già, io sono stato occupato… sai, col torneo –
- Oh, allora non mi stavi evitando – Scherzò Hermione, ma evidentemente fu fraintesa perché sul volto di Viktor si dipinse una smorfia di dispiacere.
- No, io non ti evitavo… mi dispiace – si sentiva in soggezione. Ci fu una pausa, lei stava solo scherzando, ma evidentemente lui l’aveva presa sul serio e nessuno dei due aveva il coraggio di continuare quella conversazione.
- Ti ho evitata Hermione – ammise lui.
Lei lo osservò con aria interrogativa: perché allora le aveva chiesto di passeggiare se aveva passato le ultime settimane ad evitarla? Forse era troppo cortese per farle notare la figuraccia di essergli piombata addosso, effettivamente Krum era un gentiluomo, o almeno così aveva sempre pensato prima che le confessasse che la stava evitando.
- E’ colpa mia se ti sono venuta a sbattere contro, non dovevi per forza chiedermi di accompagnarti – Fece lei calma, ma appena le parole uscirono dalla sua bocca il ragazzo si incupì.
- Non per forza! – esclamò facendo sussultare Hermione che preferì non aggiungere altro.
- Io devo confessare che mi sentivo… come si dice? – continuò lui sotto lo sguardo attento di lei.
- In soggezione! – sussurrò.
- In soggezione? Perché? – Chiese stupita e per la prima volta vide quel ragazzo grande e grosso arrossire leggermente. Lui esitò un attimo prima di rispondere, la guardò di sottecchi e si fermò.
- Tu sei intelligente e io… - Hermione non capiva dove volesse arrivare. – Io non parlo bene la tua lingua e il mio accento… è il motivo per cui ti evitavo – Sentendo quelle parole non poté fare a meno di sorridere e di notare quanto lui fosse davvero diverso da come appariva, non si era mai sentita in grado di mettere in soggezione qualcuno tanto meno lui.
- Mi evitavi per questo? – chiese e lui annuì abbassando lo sguardo sempre più imbarazzato.
- Non dovevi nemmeno pensarlo – Gli sorrise cercando di metterlo a suo agio. Sembrò funzionare.
- Sei gentile Hermione Granger –
Proseguirono nella loro passeggiata e camminarono per un bel po’. Viktor doveva far attenzione a non essere inseguito dalle ragazze urlanti di Hogwarts che, dopo la prima prova erano diventate, se possibile, ancora più insistenti.
- Immagino che non sarai per nulla preoccupato per la seconda prova – fece Hermione, ma lui non rispose e si limitò a ridacchiare tra sé e sé.
- Ricordo che non eri affatto preoccupato per la prima prova – lui continuava a ridacchiare e la ragazza non riusciva a capirne il motivo.
- Come mai ridi? –
- Hermione sei, come dire… ingenua – fece lui liberando un enorme sorriso. Un punto interrogativo si dipinse sul volto di lei.
- Il torneo non è così semplice e ora sono preoccupato, ma c’è una cosa che mi preoccupa di più… – Ammise passando una mano tra i capelli.  
- Cosa? Se posso sapere… - Chiese lei rendendosi conto troppo tardi del troppo entusiasmo nella sua voce.
Lui si fece improvvisamente serio, qualcosa lo preoccupava davvero più del torneo: Hermione, una ragazza così minuta e tranquilla era riuscita a far sentire Krum insicuro come non lo era mai stato. Era bello parlare con lei, si sentiva ancora a disagio sapendo che non aveva molta dimestichezza a parlare quella lingua, ma era bello.
Si fermarono di nuovo e lui cominciò a guardarla, Hermione non capiva, non voleva essere invadente chiedendogli che cosa lo preoccupasse, ma, improvvisamente le prese la mano facendo appena un passo indietro.
- Sarei onorato se accettassi di accompagnarmi al ballo – Disse il campione in tono solenne.
Hermione dovette ripetere nella sua mente quelle parole svariate volte prima di realizzare che non se l’era immaginato. Nel frattempo Krum attendeva una risposta tenendo ancora la mano della ragazza nella sua.
- Io… Sì! – Rispose arrossendo violentemente: credeva di non andarci nemmeno al ballo e ora si trovava a dire “sì” a Viktor Krum il quale sentendo la risposta dimenticò tutta la preoccupazione e s’illuminò.
- Hermione Granger, mi hai reso il ragazzo più felice di Durmstrang accettando! – Disse e concluse con un elegante baciamano che lasciò Hermione piacevolmente sconcertata, nonostante non fosse la prima volta. Non le dispiacevano affatto le tradizioni e l’etichetta che Krum osservava così apertamente.  
Educatamente il campione si congedò e la ragazza tornò alla sala comune di Grifondoro senza curarsi di chi avesse potuto incontrare, in quel momento nemmeno Malfoy avrebbe potuto rovinarle la giornata.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ron con l’aiuto di Harry aveva progettato tutto, Hermione con un po’ di fortuna ci avrebbe creduto e sarebbe stata gelosa. Il ragazzo aveva deciso di chiedere di venire al ballo a Fleur Delacour e aveva intenzione di informarla: era sicuro che sarebbe esplosa.
I due ragazzi aspettavano l’amica nella sala comune, con loro non c’era nessuno. Improvvisamente la porta dietro il ritratto della Signora Grassa si aprì con un cigolio e, finalmente entrò.
- Ciao ragazzi! – disse sorridente non riuscendo a mascherare tutta la sua felicità.
- Hermione cos’è successo? – Chiese Harry, ma subito Ron gli tirò una gomitata e senza lasciar parlare l’amica proseguì.
- Voglio dire… Ron ha una buona notizia da darti – Hermione, con il sorriso ancora sulle labbra si sedette davanti al camino.
- Dimmi Ronald –
- Chiederò a Fleur Delacour di venire al ballo con me… - Ron disse tutto d’un fiato come se così riuscisse a far sembrare la cosa più reale.
Il sorriso scomparve dalla faccia della ragazza per lasciare spazio ad un’espressione sorpresa, lui credeva di essere riuscito a colpire il bersaglio.
- A Fleur? –
- Sì sì! – si intromise Harry. Ron stava già pregustando la vittoria.
- Ronald… ma è fantastico! E’ una cosa splendida sei riuscito a trovare il coraggio! – era decisamente troppo felice per perdersi in inutili raccomandazioni, aveva passato un pomeriggio diverso e le era piaciuto, credeva di aver trovato un buon amico, per ora, con cui era piacevole parlare e si dimenticò persino dell’incontro con Malfoy in biblioteca.
Ron invece era perplesso, pensava di essere ormai riuscito nel suo intento, ma si sbagliava: nessun segno di gelosia, nemmeno di un minimo fastidio, non gli aveva fatto nemmeno una raccomandazione.
- Hermione cos’è successo? – Chiese seccato e lei lo sentì, ormai sapeva riconosce il tono di Ron quando stava per arrivare una sfuriata.
- Nulla di importante. Scusate vado a cambiarmi, ci vediamo dopo nella Sala Grande. – Non avrebbe sicuramente approvato la sua scelta di andare al ballo con Viktor Krum, almeno, non Ron.
Intanto, nella sala comune, i due amici si scambiavano sguardi perplessi senza dire una parola. Harry era curioso voleva sapere cosa fosse successo quel pomeriggio: l’ultima volta che la sua amica era così felice era perché aveva trovato qualcuna che sarebbe voluta andare al ballo o con lui o con Ron.
- Comincia ad andare a cena, io ti raggiungo – Disse Harry.
Annuì e uscì dal ritratto che si richiuse dietro di lui. Harry salì le scale per andare a bussare alla camera di Hermione, ma lei era già sulle scale.
- Ehi, a me puoi raccontare cos’è successo – L’amica gli sorrise e riprese un po’ del buon umore che aveva nascosto per evitare l’ennesima sfuriata di Ron.
  - Sono stata invitata al ballo – Ammise non riuscendo a trattenere il sorriso, ma subito si ricordò che quel giorno la proposta di Viktor non era stata l’unica e decise di metterlo al corrente.
- In realtà due ragazzi mi hanno invitata… -
- E’ fantastico! Ora scommetto che sei indecisa –
- No affatto: ero in biblioteca, è dinuovo apparso Malfoy dal nulla e mi ha chiesto di andare al ballo con lui. Ovviamente ho detto di no e lui ha cercato di farmi cambiare idea dicendo che non mi odia e che deve trattarmi male per rispetto alla sua famiglia: voleva una possibilità e io gliel’ho negata. –
- Hai fatto bene, ma che strano che ti dica questo. –
- Non importa Harry. Comunque sono corsa fuori dalla biblioteca, ero confusa e avevo bisogno di aria. “Sfortunatamente” sono andata a sbattere contro Viktor Krum… - Hermione sentì stringere lo stomaco ripensando a quella scena, ma proseguì.
- …che mi a chiesto di passeggiare. Era da molto che non chiacchieravamo in effetti e mi ha confessato di essere in imbarazzo a parlare con me perche non sa molto bene la nostra lingua e… -
- E…? – Fece Harry in preda alla curiosità. Hermione non stava più nella pelle, era agitata e se avesse potuto si sarebbe messa a saltellare.
- Mi ha chiesto di andare al ballo con lui! – Per poco non urlò di gioia.
- Hermione sono felice per te! Davvero! Però io aspetterei a dirlo a Ron… al momento è alle prese con qualcosa più grande di lui -
- Volevo raccontarvi tutto quando sono entrata, ma sospettavo che se ne uscisse con una delle sue scenate, ho preferito non dire nulla –
Harry annuì pensando che l’amico si trovasse in un bel pasticcio: Hermione non si sarebbe ingelosita, ma lui sì se avesse saputo di Krum.
Scesero nella Sala Grande e appena entrarono videro Ron che si sbracciava per far loro segno di raggiungerlo. Non fecero in tempo a sedersi che dimenticarono completamente i discorsi sul ballo, qualcos’altro aveva attirato la loro attenzione: una scena insolita si parò davanti a loro. Malfoy dal tavolo dei Serpeverde saltò in piedi di scatto e nello stesso preciso istante Krum fece la stessa cosa, i due si guardarono in cagnesco, come se da un momento all’altro dovessero tirar fuori le bacchette e sfidarsi a duello.
- Mi sa che si sono parlati… - Harry guardò Hermione che era sorpresa almeno quanto lui.
- Andiamo da Ron… - disse lei quando vide i due ragazzi calmarsi e tornare a sedersi.
Raggiunsero l’amico al tavolo dei Grifondoro decisi a non nominare né il nome di Krum né quello di Malfoy per nessuna ragione.
Mangiarono e chiacchierarono come se nulla fosse e quando la cena fu finita Hermione decise di tornare al suo dormitorio a rivedere gli appunti lasciando i suoi amici nella Sala Grande. Qualcuno, tuttavia, si accorse delle sue intenzioni e non poté fare a meno di approfittarne: Draco corse fuori nella speranza di raggiungerla, ma nessuno se ne accorse.
- Granger! Aspetta! –
Aveva sentito quella voce chiamarla già troppe volte quel giorno, eppure non riuscì a ignorarla, nemmeno lei sapeva il motivo, ma si girò.
- Vai al ballo con Krum! – Non suonava come una domanda e nel suo tono c’era sia il disprezzo che la delusione.
- Sì, vado con lui e a te non dovrebbe importare –
- Invece mi importa! Non puoi andare con lui! –
- Cosa?! Adesso vuoi anche dirmi con chi posso o non posso andare al ballo? – Hermione era irritata oltremisura.
- E’ di Durmstrang! E’ un nemico! Il tuo amico Potter è nel torneo contro di lui e tu ci vai al ballo? –
- Come ti permetti?! Tu vieni a parlarmi di lealtà, Malfoy? – Quel ragazzo riusciva sempre a farla infuriare o a tormentarla e lei era a dir poco stanca di assistere a scene simili.
- Granger… -
- Che cosa?! –
- Non andare al ballo con lui, vieni con me… - disse Draco con un’espressione sconfitta. La ragazza non capiva perché, da un momento all’altro, il Serpeverde avesse tutto questo interesse per lei e per un secondo le dispiacque. Improvvisamente sentirono qualcuno arrivare all’ingresso e nessuno dei due voleva farsi vedere in compagnia dell’altro.
- Vieni! – Disse Malfoy deciso prendendole la mano. Hermione si lasciò tirare da lui nel cortile d’ingresso. Non aveva opposto resistenza, non si era lamentata: lui l’aveva presa per mano e lei gliel’aveva permesso. Lo stesso brivido le percorse la schiena per l’ennesima volta, forse le veniva ogni volta che faceva qualcosa che sapeva di non dover fare.
Si osservavano senza dire nulla, Hermione era pietrificata, non doveva nemmeno essere li ed era agitata, tanto da non riuscire a nasconderlo. Malfoy percepì la tensione.
- Non voglio farti nulla, Granger, se non convincerti… -
- Perché non mi lasci stare? – Chiese cercando di rimanere calma.
Il ragazzo, nel giro di due secondi si rese conto di una cosa, quella cosa che aveva sempre temuto accadesse e che non sarebbe mai riuscito ad ammettere. Ora, in quei due secondi, stava valutando se ammettere o meno a se stesso e a lei l’evidenza; evidenza che Hermione non riusciva a cogliere e che gli rendeva le cose molto più difficili.
Malfoy la guardò e senza perdere il contatto visivo si avvicinò allarmandola, ma non si mosse di un centimetro.
- Hai paura di me? – Chiese serio. Lei, titubante, scosse la testa e Malfoy si avvicinò ancora, era decisamente troppo vicino, ma Hermione non si mosse ancora.
- Hai paura, Granger? – Chiese di nuovo stringendo la mano della ragazza che ebbe un fremito.
- Lasciami in pace – Disse. Malfoy si fece sempre più vicino, sempre di più, ormai erano così vicini che potevano sfiorarsi, Hermione era immobilizzata e spaventata, troppo spaventata per reagire, ma appena lui sentì le sue parole la oltrepassò senza dire nulla e se ne andò lasciandola lì, scossa.
Rimase nel cortile d’ingresso sola con i suoi pensieri, si chiese che cosa stesse facendo e scoppiò a piangere in un pianto silenzioso. Non era riuscita a reagire.

•••

I giorni che seguirono quella sera furono difficili e terribilmente lunghi per tutti: Hermione non riusciva a non pensare alla sua incapacità di reagire di fronte a Draco, Ron era stato rifiutato da Fleur, il che aveva fatto sfumare tutti i suoi piani ed Harry era alle prese con un ballo, un torneo, i draghi ecc.
L’unica “distrazione” che riusciva a funzionare per tutti e tre era Krum che ormai trascorreva molto tempo con Hermione, abbastanza da far infuriare Ron e a rassicurare, in qualche modo, Harry. La Grifondoro cominciava ad affezionarsi, lui era esattamente quello che non ci si aspettava: rozzo e brusco all’apparenza, ma, in realtà, intelligente e piacevole. Forse non era molto loquace, ma non le dispiaceva, dopotutto amava la tranquillità e preferiva di sicuro il silenzio perciò i loro discorsi non erano così frequenti.
- Hermione devo chiedere una cosa – Fece lui un pomeriggio in biblioteca. Lei alzò lo sguardo dal suo tomo di pozioni.
- Dimmi –
- Il ragazzo biondo, ti infastidisce? – Sebbene avesse tentato di sopprimerlo il ricordo della sera nel cortile d’ingresso le piombò nella mente pesante come un macigno.
- Perché se ti infastidisce io me ne occupo – concluse Krum. Hermione scosse la testa tra sé e sé e lo guardò.
- Ti ha parlato? –
- Ha detto che Hermione Grenger non viene al ballo con un Durmstrang – La ragazza lo sospettava, Malfoy era tanto odioso quanto prevedibile.
- Verrò al ballo con te Viktor, non dar retta a Malfoy – Disse calma anche se nella sua mente si accavallavano sempre più idee e pensieri.
- Io non voglio costringere te –
- Non lo stai facendo –
Lui si alzò e, dopo il solito baciamano, uscì dalla biblioteca con aria mesta mentre Hermione tentava di tornare ai suoi studi con scarsi risultati: il discorso di Viktor l’aveva riportata a quella sera “il ragazzo biondo ti infastidisce”aveva chiesto e lei non aveva nemmeno risposto. La infastidiva il fatto che fosse Malfoy, ma non ciò che era successo, la infastidiva che il Serpeverde avesse insinuato certi pensieri nella mente di Krum, ma… non ciò che era successo!
Scosse la testa bruscamente, come se volesse far uscire velocemente tutti i pensieri: non era da lei. Cercò Harry e, sinceramente, sperò di trovarlo solo, ma era insieme a Ron e decise comunque di parlare.
- Malfoy ha parlato con Krum e gli ha detto che io non sarei andata al ballo con lui! – Iniziò rivolta più ad Harry che a Ron, il quale fece finta di non aver capito.
- Be in effetti non vai al ballo con Krum, Malfoy ha sprecato solo un sacco di parole, di che ti preoccupi? – Fece Ron divertito, ma Hermione lo fulminò con lo sguardo.
- Veramente me l’ha chiesto l’altro giorno e io ho accettato, quindi, Ronald, mi preoccupo! – Quando si trattava di altri ragazzi Ron era insopportabile e lei era stufa.
- Come puoi andare con Krum!? E’ di Durmstrang! E’ un nemico! E tra le altre cose è anche un avversario di Harry! – Ron le urlò contro le stesse parole che aveva usato Malfoy e con suo grande dispiacere lo notò, non erano poi così diversi un Grifondoro e un Serpeverde.
- E tu come puoi essere così ottuso!? Viktor non è un nemico e non capisco perché i ragazzi di questa scuola non riescano a capirlo! – Hermione non riuscì a controllare i suoi nervi e corse via, nel corridoio e poi fuori verso il Lago Nero. Non si accorse nemmeno che le lacrime, lacrime di rabbia, le scendevano lungo il viso.
Correva così velocemente che non vide nemmeno Draco davanti a lei e accidentalmente lo urtò, ma quando si accorse di chi aveva davanti non resistette e, arrabbiata e fuori di sé com’era, gli disse tutto quello che aveva in mente.
- Tu! Tu non ti devi permettere di dire a Viktor cose che ti sei inventato! Cos’hai nella testa?! Ti sei impuntato sul fatto che io devo venire a tutti i costi al ballo con te e per chissà quale stupida scommessa poi! Hai deciso che vuoi giocare a chi cede per primo? Beh sappi che non sarò di certo io! Sei solo un ragazzino viziato… e un egoista, ma non otterrai tutto ciò che vorrai! Non questa volta, Malfoy – Fece per andarsene e lo superò di qualche passo. Stranamente, era rimasto immobile e non era riuscito a dire nemmeno una parola, ma Hermione non aveva finito: doveva dire ancora un ultima cosa.
- Ah! E la cosa più importante: tu devi starmi lontano! – Concluse con le lacrime agli occhi e se ne andò lasciando Draco pietrificato dalle sue parole.
Il ragazzo non aveva mai sentito parole simili, gli aveva tenuto testa: nessuno era mai riuscito a tenergli testa. Non aveva avuto l’ultima parola, come di solito accadeva, e quando si girò per fermarla lei era già troppo lontana. Era furioso per molti motivi: prima di tutto con se stesso per essere diventato improvvisamente così “debole” , secondo per il fatto che Hermione, comunque e qualsiasi fosse la ragione, non gli era indifferente e terzo perché sarebbe andata davvero al ballo con Krum. Non è nella natura di un Serpeverde, e tanto meno di un Malfoy, arrendersi e non ottenere ciò che si vuole, ma cominciò a credere che quella fosse l’eccezione che confermava la regola.

•••

Sarebbe stata una buona idea dire quelle cose se non fosse per il fatto che non si sentiva per nulla sollevata, anzi, aveva un enorme peso sullo stomaco: non era da lei avere certi atteggiamenti, nemmeno con Malfoy.
Guardava il Lago Nero davanti a sé e, per la prima volta quell’anno, riuscì a chiudere gli occhi e mettere ordine nella sua testa. Si stupì che tutta la sua inquietudine derivasse dalla combinazione di tre ragazzi. C’era Viktor che indubbiamente le piaceva, Ron che ultimamente non riusciva a sopportare neanche dieci minuti e poi c’era Malfoy che, in un certo senso, la perseguitava e non sapeva il perché.
Draco era l’unico che, effettivamente, la preoccupava: “per una stupida scommessa è arrivato a dire cose… assurde!” pensò e subito un altro pensiero le passò per la mente, ma lo soppresse subito: non era stata affatto esagerata a dire tutto ciò che pensava.
Faceva davvero freddo quella sera, ma Hermione non aveva voglia di tornare al castello e magari incontrare uno dei tre. Si sedette e attese che succedesse qualcosa. Nulla. Aspettò ancora e appena decise di incamminarsi verso il suo dormitorio qualcuno parlò.
- Hermione, sapevo di trovarti qui – Sentire quella voce non la disturbò affatto, anzi era sollevata.
- Ehi Harry… -
- Vuoi parlare con me? – Chiese.
Hermione lo guardò e gli fece spazio per sedersi, poco dopo emise un sospiro e si nascose il viso con le mani: era esausta ed Harry l’aveva capito.
- Avevi ragione, Malfoy ha parlato con Viktor e gli ha detto che io non sarei andata con lui al ballo… La sera che sono uscita prima di voi dalla Sala Grande mi ha raggiunta… Harry, lui ha cominciato a comportarsi in modo strano e continuava a chiedermi di lasciare Krum e accompagnare lui… -
- Io non vi ho visti parlare, eppure quella sera sono uscito poco dopo di te… - Confessò perplesso.
- Appena ha sentito qualcuno arrivare mi ha trascinata fuori, nel cortile d’ingresso e continuava a fissarmi senza lasciare la presa… Non sono riuscita a reagire… perché Harry? –
- Non saprei, cos’è successo poi? –
- Nulla, ha cominciato a chiedermi se avessi paura di lui e io gli ho risposto di no e di lasciarmi. Si è avvicinato così tanto… - Mentre raccontava Harry mutava lentamente espressione, ora era seriamente preoccupato.
- Alla fine mi ha lasciato il braccio e se n’è andato. Cosa vuole da me? – Chiese leggermente esasperata.
Harry pensò a qualsiasi cosa: una scommessa, anche solo testardaggine oppure Malfoy, per una volta nella sua vita, era sincero. Sperò con tutto se stesso che non si trattasse di sincerità: tra le tre opzioni era la peggiore probabilmente.
- Io credo che faccia così solo perché l’hai rifiutato, nessuno l’ha mai fatto e ora lui si sente meno potente – Ma mentre parlava si ricordò del primo giorno lì a Hogwarts e di come Draco stesse puntando dritto al tavolo dei Grifondoro. Non voleva dirlo ad alta voce per paura che risultasse troppo “vero”, ma l’ipotesi che stesse cercando Hermione era sempre più plausibile.
Rimasero seduti sulle rive del lago, entrambi immersi nei loro pensieri. Nessuno aveva il coraggio di dire quello che aveva in testa.
Tornarono al castello cercando di non farsi vedere da Gazza, avevano già abbastanza guai. Una volta nella sala comune trovarono Ron che li salutò, ma Hermione era ancora arrabbiata e se ne andò nel suo dormitorio mentre Harry rimase con l’amico.
- Senti Ron, non credo che il tuo piano funzionerà ancora – Harry pensò a Krum e a Malfoy che avevano entrambi chiesto ad Hermione di andare al ballo
- Lo so, ora c’è Viktor – Disse il ragazzo in tono decisamente dispregiativo.
- Sai già con chi andare? –
- No, abbiamo aspettato troppo e ora sono tutte impegnate –
- Le sorelle Patil sono libere – Harry non era per nulla convinto, ma tentò di farla sembrare, se non una buona idea, un’idea per lo meno accettabile.
- Non ci sono alternative, quindi… - Fece Ron rassegnato.
Nei dormitori di Serpeverde il clima non era molto diverso: Draco era chiuso nel dormitorio maschile tormentato dai suoi stessi pensieri. Si sentiva umiliato: trovare una ragazza con cui andare al ballo non era un problema per lui e neanche il fatto che Hermione Granger, mezzosangue, l’avesse rifiutato e gli avesse ordinato di starle lontano. Il problema in realtà era la sua momentanea incapacità di reagire, aveva preso ordini da una Grifondoro, anzi, aveva preso ordini e basta e non era accettabile.
Quella ragazza lo stava facendo impazzire o forse era più l’idea di essere rifiutato che non gli andava giù, senza contare il fastidio che gli dava sapere della presenza di Krum: “Quell’idiota bulgaro” aveva pensato “Cos’ha di così speciale?”. Malfoy era sempre stato attratto dalle “cose” degli altri e, in un modo o nell’altro, le aveva sempre ottenute, tranne quella volta: non ci riusciva, le aveva provate tutte e forse si era anche sbilanciato troppo rivelando la verità, ma nemmeno quello aveva funzionato. Aveva chiesto ad Hermione se avesse paura di lui e gli aveva risposto di no. In quel momento si rese conto che il problema era esattamente quello: lui otteneva le cose perché era bravo a mettere paura, ma la ragazza sapeva benissimo che era quella la sua specialità, l’aveva incastrato. Non era spaventata era, più probabilmente, disgustata da lui e dai suoi modi, ma non spaventata. Proprio per questo motivo non riusciva a stargli vicino per più di pochi minuti, non gli credeva, nonostante avesse detto già troppe volte la verità. Solo in quel momento riusciva a capire che qualunque cosa fosse uscita dalla sua bocca, Hermione, non gli avrebbe comunque creduto sia che si trattasse di una bugia o sia che si trattasse della verità.
Un senso di sconforto lo pervase: dopo anni passati a farsi detestare si ritrovava a rimpiangere le sue azioni, ora che lei era diventata qualcosa di seriamente irraggiungibile lui era come perso, confuso. Draco si ritrovò per la prima volta chiuso nel suo dormitorio a ripetersi che doveva agire. La situazione era più reale di quanto volesse ammettere e se anche qualcosa in lui era cambiato la determinazione rimaneva parte del suo carattere. Non si sarebbe arreso, ma era arrabbiato con se stesso: si alzò dal letto e vide la sua immagine riflessa nello specchio di fronte a lui. Era il tipico Serpeverde, appena questo pensiero gli trapassò la mente, d’istinto, tirò un calcio al letto si sedette ai piedi di esso con il volto nascosto tra le ginocchia e le mani tra i capelli e sospirò.
Draco non aveva la minima idea di cosa fare.

•••

Il fatidico giorno era arrivato, tutti si stavano dedicando ai preparativi per il ballo del ceppo. Le ragazze sembrava fossero impazzite, in giro per Hogwarts si sentiva solamente un gran vociare.
Hermione era l’unica troppo tranquilla, a differenza di Harry e Ron che sembravano molle pronte a scattare. Rimase tutta la mattina tranquilla in biblioteca sicura di non essere disturbata: nessuno sarebbe entrato lì in una giornata come quella. Si concentrò su un libro di incantesimi, ma il pensiero del ballo contagiò anche lei. Sarebbe andata con Viktor Krum, adesso le sembrava sempre più reale, inoltre Malfoy aveva fatto come lei gli aveva ordinato, non le aveva più rivolto la parola dopo quella sera e di conseguenza non le aveva più chiesto di accompagnarlo. Tuttavia non aveva potuto fare a meno di notare che a volte nella Sala Grande lui rimaneva a guardarla e appena i loro sguardi casualmente si incontravano lui rivolgeva la sua attenzione altrove.
Dopo quei giorni difficili la Grifondoro era felice, per una volta stava andando tutto come doveva andare e si sentì al sicuro.
Uscì per raggiungere Harry e Ron a pranzo, c’era il sole allora decise di passare dai giardini di Hogwarts: era curiosa di vedere come tutti corressero da tutte le parti per organizzarsi per il meglio per la sera.
La Sala Grande era molto più movimentata e chiassosa del solito e solitamente questo dettaglio avrebbe dato fastidio ad Hermione, ma non quel giorno: era semplicemente di buon umore.
- Hermione! – La chiamò Harry seduto al tavolo dei Grifondoro.
- Come vanno i preparativi? –
- I miei bene, quelli di Ron… - Fece un cenno con la testa verso l’amico il quale era pallido come uno spettro, con gli occhi sbarrati e in mano un enorme pacco maleodorante.
- Ronald, cos’è quel pacco? – Chiese lei.
- Abito da cerimonia – Rispose lui in un tono quasi impercettibile, e diventando sempre più pallido.
I due amici dovettero faticare a trattenere le risate, era effettivamente un abito da cerimonia piuttosto inusuale.
- E’ classico… -
- Taci Harry! – Disse lui al limite della disperazione.
Mangiarono e dopo ognuno tornò alle proprie faccende. Il pomeriggio trascorse velocemente ed Hermione si rese conto che doveva iniziare a prepararsi: era già tardi.
Prima di uscire dal dormitorio si guardò allo specchio e a stento riuscì a riconoscersi, non si era mai vista in quel modo e quella nuova immagine di sé non le dispiaceva affatto. Con i capelli raccolti e quel vestito era bella come non si era mai sentita.
Già tutti erano all’ingresso, anche Krum la stava aspettando cercando di non dare troppo nell’occhio. Harry e Ron insieme alle loro ragazze si guardavano in giro.
- Vedrai non verrà, sarà in camera sua a piangere. Non c’è Krum – Constatò Ron esultante.
Harry scosse la testa con disapprovazione e stava per rimproverare l’amico, ma la sua attenzione fu prontamente catturata da una figura diversa in cima alla scalinata principale: Hermione.
Imbarazzata e nervosa si guardò attorno e notò che tutti gli sguardi erano puntati su di lei, odiava essere guardata, voleva solo rintracciare al più presto Viktor e confondersi tra gli altri studenti.
Finalmente il campione di Durmstrang uscì allo scoperto con grande stupore di tutti i presenti, si inchinò ad un’Hermione sempre più in difficoltà e le porse il braccio. Il ballo del Ceppo poteva avere inizio. Ballarono, ballarono sempre, senza fermarsi un attimo; Hermione aveva i piedi doloranti, ma non le importava granchè: era felice ed era tranquilla per la prima volta a Hogwarts.
A metà della serata decise di vedere come se la passavano i suoi due amici e lasciò che Krum andasse a prendere da bere. Li raggiunse sperando che si stessero divertendo quanto lei, ma sfortunatamente non fu così: le sorelle Patil non si erano rivelate una buona idea per Harry e Ron infatti i due erano soli seduti ad un tavolo con aria scocciata.
- Harry, Ron! Viktor è andato a prendere da bere, vi unite a noi? – Esclamò. Harry era sollevato nel vedere Hermione, le stava per rispondere, ma qualcuno lo batté sul tempo.
- Ah eccoti, guarda chi si fa viva – sbraitò Ron in tono decisamente seccato.
- Cosa vuoi dire Ronald? –
- Nulla, ma grazie che tu e Viktor vi siete ricordati di noi – Fece lui sarcastico e quando vide che lei era troppo fuori di sé per rispondergli a dovere continuò.
- Ricordati, Hermione, con chi sei venuta qui e ricordati che è la stessa persona contro cui gareggia Harry! –
- Ron io non credo sia il caso… - Iniziò Harry, ma subito le lo interruppe.
- No, Harry. Non dire nulla. E tu, non sai nemmeno quello che stai dicendo. Sei solo uno stupido Ronald e per una volta nella tua vita potresti essere felice per me! – Gli urlò. Non era mai stata così arrabbiata e delusa, corse via sperando che nemmeno Harry la seguisse. Non sapeva dove fosse Viktor, ma in quel momento poco le importava: voleva restare sola.
Si sedette sulla parte più nascosta della scalinata proprio per non farsi trovare e cominciò a ripensare alle parole di Ron. Non poteva credere di essere amica di qualcuno che faceva certi ragionamenti, quello che aveva insinuato l’aveva lasciata senza parole. Non riuscì a trattenere le lacrime, silenziose e amare.
- Problemi in paradiso Granger? – Fece una voce alle sue spalle.
La serata di Malfoy non era stata una delle migliori: dopo che aveva visto Hermione scendere da quella scalinata ore prima aveva deciso di lasciare la sua compagna nella Sala Grande e sgattaiolare via per gironzolare nel castello, sempre più infuriato con se stesso e sempre più invidioso di Krum che era apparso dal nulla per accompagnarla. Non aveva per niente l’intenzione di vedere quei due insieme tutta la sera allora se n’era andato senza troppi giri di parole. Trovò Hermione proprio quando la sua rabbia si era placata abbastanza per ricomparire al ballo. Scese qualche scalino per raggiungerla e dato che non rispondeva nemmeno alle provocazioni continuò, approfittando del fatto che fosse sola.
- Dov’è Durmstrang? Ha trovato una ballerina migliore? – Si avvicinò ancora e riuscì a notare che il viso di lei era rigato dalle lacrime. In quel momento si sentì uno stupido.
- Granger… io non pensavo… - Continuò in tono seriamente dispiaciuto.
- Oh taci Malfoy… lasciami stare –
Era arrivato, finalmente, il momento di fare qualcosa: era la sua occasione di dimostrare la sua sincerità.
- Granger, se è veramente come ho detto io, o è un idiota o tu balli davvero male! – Fece lui tentando di sdrammatizzare la situazione, ma non era esattamente una delle abilità di un Malfoy e servì solamente a innervosire Hermione ulteriormente.
- Sei venuto qui per cosa? –
Draco si incupì per come gli suonarono quelle parole e decise di smetterla, non poteva peggiorare ulteriormente quella situazione.
- Va bene, hai vinto… - Fece per andarsene mentre Hermione lo osservava. “Hai vinto” l’aveva detto davvero, aveva ammesso una sconfitta. Non si sa perché ma fece una cosa di cui si sarebbe pentita
- Viktor non centra… -
Malfoy si voltò, non poteva credere a ciò che aveva sentito. Salì i gradini che lo separavano da lei e si sedette. Hermione, invece, aveva lo sguardo fisso a terra, aspettava la prossima mossa.
- E’ Ron… - Concluse.
- Weasley? Ma non eri andata con Krum? – Chiese non capendo la situazione.
- Infatti, senti Malfoy cosa vuoi da me? – Lanciandogli un’occhiata da far gelare il sangue.
- Io stavo per andarmene sei tu che hai parlato! – Questa volta Malfoy aveva ragione e lo sapeva anche lei; distolse lo sguardo mortificata.
- Mi ha detto le stesse cose che mi hai detto tu riguardo a Viktor, ma tu… beh da te me lo aspettavo, non da Ronald – Draco non disse nulla, ma era come se gli avessero appena rifilato un pugno.
- E’ un mio amico, doveva essere felice per me… - Aggiunse. Di nuovo le lacrime ripresero a scendere. Il Serpeverde non sapeva che fare, quelle erano situazioni di cui di sicuro si sarebbe occupato Potter. Istintivamente si avvicinò a lei e le cinse le spalle con un braccio, la sentì sussultare appena ebbero un minimo contatto e per pochi secondi ebbe paura che gli scagliasse addosso un qualsiasi incantesimo, ma non accadde. Hermione non reagì, si limitò ad appoggiare la testa alla sua spalla e cercò di smettere di piangere.
Rimasero senza parlarsi, non si guardavano nemmeno; a Draco faceva un certo effetto stare lì a consolarla, o meglio, ad aspettare che si calmasse.
Improvvisamente però lei tornò con i piedi per terra e si accorse di cosa stava succedendo. Discostandosi leggermente tornò a fissare il pavimento.
- Cosa sto facendo? – Disse tra sé e sé. Ci pensò e in meno di due secondi scattò in piedi non credendo ancora a quello che era successo. Draco la guardava in silenzio, era sconvolta e appena lui provò ad avvicinarsi corse via lasciandolo sulla scalinata.
Quella sera si accorse che non voleva Hermione perché l’aveva rifiutato: la voleva e basta.
Sbatte i pugni contro il muro e tornò ai dormitori dimenticandosi del ballo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


I giorni che seguirono il ballo furono lunghi e pieni di silenzi. Nessuno voleva pensarci a quella sera: Hermione si era scusata con Krum per averlo lasciato solo e lui da perfetto gentiluomo l’aveva rassicurata dicendo di non preoccuparsi.
Ron parlava solamente con Harry e di rado visto che la seconda prova cominciava ad avvicinarsi e la sua gelosia iniziava a tornare. Harry, invece, sapeva il perché dei troppi silenzi, ma preferì non intromettersi: dopotutto Hermione e Ron erano amici si sarebbero chiariti presto.
Malfoy, invece era agitato, non riusciva a dormire bene e al mattino si svegliava più stanco di prima, non era sicuro fosse per ciò che era successo al ballo. Aveva un presentimento, una brutta sensazione che non lo lasciava in pace da quella sera.
La vigilia della seconda prova arrivò prima del previsto, ma nonostante la preoccupazione Krum aveva deciso di trascorrere tutto il tempo possibile con Hermione.
- Cosa succede Hermione? – Chiese, vedendo un’espressione agitata sul volto della ragazza che sentendosi chiamare alzò lo sguardo verso di lui.
- Nulla – Rispose, fingendo un sorriso.
- Sei preoccupata per la seconda prova. So che andrà tutto bene, non devi essere agitata –
Hermione non era agitata per la prova, aveva fiducia nelle capacità del campione di Durmstrang, il suo sconforto derivava da qualcos’altro, qualcosa di cui lei era responsabile. Ancora non riusciva a credere che quella sera si fosse affidata, in un certo senso, a Malfoy e che lui non avesse approfittato della situazione: erano passati giorni, se avesse voluto infastidirla l’avrebbe già fatto. Non successe nulla e questo fatto le fece tornare alla mente le parole del Serpeverde quando le aveva rivelato che non la odiava e che voleva solamente una possibilità.
Krum la stava osservando pensieroso, in attesa di una qualsiasi risposta.
- Cercherò di stare tranquilla – Hermione lo disse più a se stessa che a Viktor, ma poco importava.
- Passeggiamo – Fece lui calmo. Si alzarono e uscirono dalla biblioteca sempre senza dire nulla. Iniziarono a camminare verso il Lago Nero: era diventato un luogo sempre meno frequentato e una volta arrivati sulle sponde, Krum si fece coraggio e prese parola.
- Hermione volevo parlare – La ragazza notò quanto fosse strano il suo nome pronunciato da lui e sorrise senza interromperlo.
- Non volevo essere inopportuno, ma dovevo dire che mi piaci – Non era sorpresa, prima o poi sarebbe successo. Guardò negli occhi il ragazzo e sempre sorridendo rispose timidamente.
- Anche tu mi piaci Viktor –
Le si avvicinò, stava succedendo davvero, Hermione non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato così. Era pronta, o forse no. Era la persona giusta, non sapeva, ma per la prima volta decise di lasciar stare i suoi pensieri razionali e si lasciò trasportare dalla situazione. Era sempre più vicino, poteva percepire la sua agitazione per quel momento finché le loro labbra si incontrarono.
Successe.
La sera si rivelò insolitamente movimentata: Hermione era insieme ad Harry e Ron nella sala comune di Grifondoro. Era felice, ma si sentiva strana, come se le mancasse qualcosa o come se quello che era successo non fosse giusto. L’aveva baciata, era stato bello, ma a distanza di ore cominciavano ad emergere i primi dubbi: non l’aveva immaginato così il suo primo bacio. Mancava davvero qualcosa e mentre cercava di ragionare, l’immagine del ballo le piombò tra i pensieri ancora una volta.
Era stanca di pensarci anche se non poteva rimanere indifferente di fronte ad una simile situazione: entrambi avevano avuto comportamenti insoliti e quello era il prezzo da pagare.
Improvvisamente il silenzio fu interrotto: nella sala comune apparve la professoressa McGranitt con un’aria senza dubbio preoccupata. Si guardò intorno per poi orientare la sua attenzione sui tre amici che fino a quel momento erano assorti nei loro pensieri.
- Potter sono qua per ricordarti della seconda prova di domani e per assicurarmi che tu stessi bene – Spostò lo sguardo da Harry a Ron ad Hermione per poi continuare il suo discorso.
- Vedo che sei in buone mani, ma temo di dover mandare la signorina Granger e il signor Weasley nell’ufficio del preside – Fece in tono solenne. Guardò le facce incredule dei due e concluse.
- Il professor Silente vi sta aspettando. – Uscì dalla stanza senza aggiungere altro.
Harry guardò i suoi amici con aria interrogativa.
- Forse è meglio non far aspettare Silente – Disse Ron e lui ed Hermione se ne andarono.
Harry rimase solo con le sue preoccupazioni in attesa della seconda prova.   

•••

La seconda prova era imminente ed Harry sentiva ancora più la pressione: a differenza della prima nessuno era venuto a salutarlo all’inizio, né Ron né Hermione. Se ne stava in piedi su quella piattaforma in mezzo al Lago Nero aspettando che qualcuno si facesse vivo, ma niente.
La sera prima, appena i due amici erano usciti dalla sala comune, era entrato Neville agitatissimo e gli aveva dato una strana alga dicendo che l’avrebbe aiutato nella prova, ma nemmeno quello lo tranquillizzava. Harry non vedeva l’ora che quella giornata finisse.
Tra gli spettatori l’atmosfera non era molto diversa, di sicuro avendo visto in cosa consisteva la prima prova, i ragazzi delle tre scuole avevano capito che in quel torneo si rischiava la vita ed erano in un certo senso più consapevoli.
Malfoy era seduto insieme a Tiger e Goyle e con lo sguardo aveva già ispezionato ogni spazio e ogni mago o strega nei paraggi, ma di Hermione nemmeno l’ombra. Non era possibile che la migliore amica di Potter non fosse presente proprio quel giorno. Era sicuramente successo un imprevisto, e l’agitazione prese anche Draco. Non voleva darlo a vedere soprattutto ai suoi compagni, ma aveva una brutta sensazione .
Silente spiegò ai quattro campioni le regole della prova e augurò ad ognuno buona fortuna, “Come se bastasse” pensò Harry. Fu dato il via e i tre campioni si tuffarono, il Grifondoro dovette superare prima il gusto tremendo dell’alga: il sapore nauseante gli provocò un fortissimo giramento di testa e cadde in acqua a peso morto. Pian piano, però si accorse che poteva respirare e che al posto di mani e piedi c’erano pinne.
“Alga branchia” pensò e iniziò a nuotare in cerca del tesoro: non aveva la minima idea d che tesoro potesse essere. Improvvisamente una scena gli si parò davanti agli occhi, una decina di sirene nuotavano in cerchio attorno a qualcosa, non riuscì subito a distinguere cosa fosse, ma poi vide con orrore che si trattava di Fleur.
La ragazza riuscì a prendere la bacchetta e a trascinarsi fuori dall’acqua ed Harry non poté non domandarsi che fine avrebbe fatto il suo “tesoro”. Se ne andò velocemente per paura che le sirene potessero accerchiarlo e, superata una fitta foresta di alghe, si trovò davanti a quattro sagome legate al fondale per mezzo di una corda. Uno scenario da brividi, sembravano quattro cadaveri di annegati, ma la cosa che scosse Harry maggiormente fu il riconoscimento di essi: Ron, Hermione, Cho e la sorella di Fleur, lì immobili come statue di cera.
Harry capì presto di che tesoro si trattasse e velocemente nuotò verso i quattro corpi inerti. Cominciò a slegare a fatica la corda intorno alla caviglia di Ron per poi dirigersi verso Hermione, ma prontamente venne fermato dall’arrivo di un mostro marino, probabilmente una sirena che gli intimò di lasciar stare la ragazza e di portar via un unico tesoro.
Non appena quell’essere se ne andò apparve Krum, o almeno Harry pensò fosse lui dato che afferrò Hermione e nuotò via rapidamente. Un senso di sollievo lo pervase, almeno la sua amica sarebbe stata portata fuori dall’acqua. Presto anche Diggory liberò Cho dalla corda: rimaneva solo lui.
Fuori dall’acqua, intanto, la tensione era altissima: era quasi trascorsa un’ora e ancora nessuno dei quattro era uscito. Malfoy continuava a cercare Hermione sempre più preoccupato, ma niente lei non c’era e nemmeno Weasley. Gli sembrò sempre più strano che le persone più care ai campioni non fossero presenti alla seconda prova. Ci pensò ed improvvisamente la paura lo pervase: non erano presenti alla prova perché ne facevano parte, era logico, aveva sentito Silente parlare di un tesoro da salvare ed ora tutto gli era più chiaro.
- Draco stai bene? – Chiese Tiger accanto lui che evidentemente non l’aveva mai visto così preoccupato, in effetti non l’aveva mai visto preoccupato e basta. Malfoy non lo sentì nemmeno, continuava a fissare la superficie del lago con gli occhi sbarrati.
- Draco? – Lo richiamò l’amico.
- Chiudi la bocca Tiger! – Fece lui decisamente irritato. Tornò a concentrarsi sull’acqua e improvvisamente qualcosa ne uscì.
Viktor Krum, spossato dalla gara, nuotava lentamente verso la piattaforma ed Hermione era assieme a lui, pallida come un cadavere. Guardava intorno a sé, stava cercando Harry, ma non era ancora riemerso ed un senso di sconforto la pervase.
Draco invece fu sollevato, ma vederla di nuovo assieme a Krum gli diede fastidio: l’aveva salvata da una prova in cui poteva rischiare la vita mentre lui non era nemmeno riuscito a fermarla durante il ballo quando era praticamente scappata.
La rabbia gli inondò la mente, si sentiva impotente davanti al primo tra i campioni del torneo, ma insieme alla rabbia crebbe anche la sua motivazione. Odiava Krum con tutte le sue forze perché aveva Hermione, ancora di più perché l’aveva messa in pericolo ed era invidioso: lei guardava il campione di Durmstrang con uno sguardo di gratitudine ed era felice. Non avrebbe mai guardato Draco così e lui lo sapeva.
Pochi istanti dopo emersero dalle acque del Lago Nero anche Diggory e Cho, mancava solamente Harry. Ormai il tempo era scaduto, Ron e la sorella di Fleur erano tornati in superficie, ma senza di lui: il ragazzo era rimasto sul fondale, l’effetto dell’alga branchia era quasi terminato del tutto e le sirene stavano per raggiungerlo. Tuttavia riuscì, non si sa come, a trovare la forza di pronunciare un qualsiasi incantesimo che gli permettesse di uscire dall’acqua. Era salvo, lontano dai mostri marini e dalla mancanza di ossigeno, ma a stento riusciva a capire cosa stesse succedendo; sentiva solo voci esultanti e urla di stupore. Vide tutti quelli che pochi minuti prima erano legati sul fondo del lago e si sentì meglio.
Si riprese dopo qualche minuto e oltre gli innumerevoli ringraziamenti di Fleur ottenne anche il secondo posto per aver salvato ben due persone, sapeva che non tutti sarebbero stati d’accordo con quella scelta, ma non disse nulla.
Quella sera nella Sala Grande, l’atmosfera era decisamente più rilassata: per allentare la tensione causata dalla prova era stato allestito un piccolo banchetto e tutti chiacchieravano attorno ai propri tavoli.
I tre amici erano distrutti dall’esperienza di quel giorno, la stanchezza cominciava a farsi sentire così decisero di tornare nei loro dormitori, ma appena arrivati all’ingresso Hermione si sentì chiamare.
- Hermione, aspetta! –
- Viktor – Si girò subito sentendo quella voce e le scappò un sorriso. Subito fece cenno ai due amici di andare: li avrebbe raggiunti dopo.
Appena furono soli Krum si avvicinò e baciò Hermione sulla guancia facendola arrossire.
- Grazie di avermi riportata fuori dall’acqua… - Sussurrò leggermente imbarazzata.
- Dovere! Volevo vedere come stavi –
- Sto bene, solo un po’ di stanchezza – Gli sorrise. Viktor ricambiò il sorriso.
- Ti lascio riposare, Hermione – Detto ciò si avvicinò ancora di più e molto timidamente lasciò un altro bacio sulle labbra della Grifondoro.
Dopo averle dato la buona notte il campione tornò nella Sala Grande, mentre Hermione lei rimase ferma nell’ingresso per qualche secondo rielaborando nella sua mente ciò che era appena successo finché qualcuno la distrasse dai suoi pensieri.
- Fredda l’acqua del lago, Granger? – Malfoy era uscito appena aveva notato che Hermione non era più nella Sala Grande.
- Mi stai seguendo Malfoy? –
- Lo vorresti – Fece lui ammiccando, ma la ragazza era troppo stanca per iniziare una discussione e così fece per andarsene, ma Draco non poteva farsi sfuggire l’occasione e le afferrò per il polso. La Grifondoro pensò che stesse diventando un’abitudine.
- Aspetta! Scusa Granger, volevo solo sapere se stessi bene – Si voltò di scatto verso di lui, non capendo il perché di quella domanda.
- Sto bene, per stare sott’acqua ci hanno fatto un incantesimo – Disse.
- Non volevo sapere questo, io mi riferivo alla sera del ballo… stai bene? – Hermione era incredula, non capiva perché si doveva interessare ai suoi problemi con Ron. Non era mai successo che Malfoy fosse così “umano”. Tra le altre cose, si ricordò che non aveva più rivolto la parola al suo amico da quella sera.
- Sto bene, Malfoy… -
- Va bene, volevo solo saperlo – Disse lui serio. Hermione annuì e salì i primi gradini, ma mentre se ne andava la sua curiosità divenne insostenibile e si girò.
- Perché ti interessa? – Fece a Draco che per lo stupore sobbalzò leggermente e si voltò verso di lei.
Nessuno dei due credeva a quello che era appena successo, ma per Draco contava solo il fatto che fosse successo.

•••

Hermione lo guardava perplessa, ma questa volta era proprio lei ad essersi comportata in modo insolito: Draco si era appena voltato e sembrava che sulla sua faccia ci fosse un sorriso appena accennato, come se non volesse esultare troppo presto.
- Mi interessa Granger – Disse lui in tono di sfida.
- Non dovrebbe –
- Perché? –
- Perché… - Per la prima volta la Grifondoro non seppe rispondere, era lì sui primi gradini immobile e il respiro iniziò a venir meno appena lui accennò ad avvicinarsi. Malfoy stava aspettando che dicesse qualsiasi cosa ed intanto era già davanti al primo gradino. Hermione sempre più scossa da se stessa continuava a cercare di emettere un suono, ma nulla.
- Allora Granger? – Chiese salendo uno scalino. Il suo sguardo era fisso su di lei, non aveva la minima intenzione di distoglierlo dall’esile figura. Per un attimo tornò in sé e riuscì a rispondere.
- Perché tu sei tu! – Non era una risposta sensata, ma non aveva proprio idea di cosa dire.
Malfoy lo capì e salì un altro scalino, appoggiò la mano sul mancorrente di pietra e distolse, per un attimo, lo sguardo. Ripeté nella sua mente le parole di Hermione: “perché tu sei tu”, aveva ragione, in quegli anni aveva creato solamente barriere, o meglio, non aveva mai ritenuto necessario avere la fiducia di qualcuno in generale.
Tornò a guardarla e salì l’ultimo gradino che li mise uno di fronte all’altra, così vicini, come quella sera nel cortile d’ingresso. La stessa sensazione invase i pensieri di Hermione, la stessa incapacità di reagire. Non la stava sfiorando, non la stava nemmeno osservando, come pochi secondi prima, ma era in ansia, anzi, era nel panico perché non era sicura di cosa fosse capace Malfoy.
Lui d’altro canto non parlava, era fin troppo calmo e tutta la sua tranquillità la spiazzava così tanto che non riuscì a trattenersi.
- Malfoy… - Sentendosi chiamare le prestò attenzione, ma lei non voleva davvero questo: era stato un riflesso incondizionato.
- Sì Granger? –
- C-cosa vuoi fare… cosa vuoi? – Esitò. Lui avvicinò la mano alla sua sfiorandola appena ed Hermione trasalì.
- Lo sai Granger, voglio una possibilità –
- Di che parli? Il ballo è passato da settimane e… - Aveva trovato cosa dire, ma Malfoy era esageratamente vicino e lei non riuscì a continuare: era bloccata contro il mancorrente, ma anche non fosse stato così non sarebbe riuscita ad andare via. Lo sguardo del Serpeverde e soprattutto il suo continuo tacere la fecero innervosire ulteriormente.
Draco, al contrario, sembrava sicuro di ciò che stava facendo, non era per nulla nel panico: la guardava e pensò che se avesse potuto fare qualsiasi cosa quello sarebbe stato il momento giusto.
- Io non parlo del ballo... –
A quel punto Hermione esplose dal nervosismo e rovesciò tutti i suoi pensieri su di lui.
- E allora devi dirmi che diavolo vuoi! Perché è dall’inizio dell’anno che ti comporti in modo strano! E continui a dirmi che vuoi una possibilità, ma la possibilità di fare cosa Malfoy!? – ma il suo monologo fu bruscamente interrotto.
Draco improvvisamente si era avvicinato ancora di più prendendole il viso tra le mani e chinandosi un poco per arrivare alle labbra di Hermione, l’aveva baciata. Fu così veloce che lei non riuscì a impedirglielo, chiuse gli occhi per una frazione di secondo e riaprendoli si distaccò incredula. Anche Draco lo era: dal canto suo non poteva credere di aver fatto una cosa simile. Voleva: il suo istinto l’aveva guidato, ma continuava a domandarsi dove avesse trovato il coraggio.
Aveva ancora le mani sulle guance di lei, la quale in un riflesso incondizionato si era portata la sua alle labbra come per negare quello che era appena accaduto. Con gli occhi sbarrati lo guardava in silenzio e con la paura che se uno dei due avesse parlato, la situazione sarebbe stata reale.
- Granger... – Le braccia gli ricaddero lungo i fianchi in segno di sconfitta.
- Vattene... –
- Mi dispiace, io... – Cercò di trovare delle parole per rimediare, ma invano.
- Vattene – Come aveva sospettato era tutto reale.
- Granger, davvero non... – Insistette
- Vattene Malfoy! – Gli ulrò addosso, liberando tutta la tensione e il panico. Piangeva: non poteva pensare di non essere riuscita ad impedire le azioni di Malfoy. Era terribilmente scossa e in quel momento troppi pensieri si affollarono nella sua testa.
Draco vedendo le conseguenze di quello che aveva fatto decise che forse aveva ragione ed era meglio andarsene anche se avrebbe sicuramente preferito rimanere, aspettare che si calmasse e chiedere scusa. Si era reso conto troppo tardi che un bacio era troppo per tutti e due.
Scese le scale voltandosi più volte: Hermione era seduta con la schiena contro il mancorrente di pietra con la testa appoggiata sulle ginocchia.
Appena Draco si allontanò cominciò a concentrarsi sull’accaduto: l’aveva baciata. L’aveva baciata e lei stava con Viktor. L’aveva baciata e stava con Viktor, ma le era piaciuto.
Un bacio in sé non l’avrebbe spaventata, ma così era diverso.
Malfoy non era nei programmi tanto meno la possibilità che le piacesse uno stupido bacio dato chissà per quale assurdo motivo. Ma le era piaciuto, per quanto breve fosse stato le era piaciuto più di quello di Viktor.
Pensare a lui in quel momento fu un errore, si sentì malissimo riflettendo su quanto lui fosse stato corretto con lei in ogni occasione. Eppure aveva preferito Malfoy che di corretto non aveva mai avuto nulla.
I sensi di colpa le stringevano la bocca dello stomaco, e non poteva fare nulla perché questa volta era anche colpa sua.

•••

Da due giorni non riusciva a chiudere occhio, ormai i sensi di colpa avevano preso il sopravvento ed Hermione doveva decidere cosa fare. Le possibilità erano due: imparare a non far caso a quella voce fastidiosa che faceva in modo di non farle dimenticare ciò che era successo oppure risolvere il malinteso con se stessa con Malfoy e con Viktor.
Già, Viktor. Ultimamente pensare a lui le provocava un senso di disagio e, nei momenti peggiori, una forte stretta allo stomaco. Aveva cercato in tutti i modi di convincersi che l’unico colpevole fosse Malfoy, ma inutilmente: “chi voglio prendere in giro?” aveva pensato.
Inoltre aveva evitato tutti i dialoghi con Harry, ma soprattutto con Ron: avrebbero frainteso la situazione, ma nel fraintendimento ci sarebbe comunque stata una parte di verità.
Era l’ennesima notte che non riusciva a dormire, così decise di sedersi sul letto e prendere una decisione definitiva da cui non si sarebbe tirata indietro. Dopo parecchie riflessioni e valutazioni dei pro e dei contro venne a capo della faccenda optando per la sincerità. Il giorno seguente avrebbe parlato dell’accaduto con Viktor, sperando che alla fine lui non la odiasse e si sarebbe dimenticata di ogni cosa senza nemmeno dover dare spiegazioni a Draco. Le sembrava un ottimo risultato nonostante le pochissime ore di sonno.
La mattina dopo era stranamente di buon umore, certamente agitata, ma comunque sapeva che in un modo o nell’altro qualcosa avrebbe risolto.
Scese nella Sala Grande e cercò Viktor, prima, al tavolo dei maghi di Durmstrang poi, non trovandolo, spostò lo sguardo lungo tutte le sedute: non c’era. In compenso trovò Harry e Ron che le fecero segno di raggiungerli. L’agitazione crebbe non trovando chi stesse cercando: ciò di cui aveva realmente paura era un possibile colloquio tra Malfoy e Viktor dove il serpe verde poteva benissimo stravolgere i fatti. Per un secondo Hermione vide tutto molto più chiaramente: tutto questo era esattamente ciò che Malfoy voleva, l’aveva incastrata! Ecco qual’era la possibilità che tanto voleva, una possibilità per giocarle un colpo basso tipico del suo modo di essere.
- Che ti prende? Sei silenziosa –
- Sto bene, Ronald –
- Krum è troppo intelligente anche per te? – Disse lui con sarcasmo.
- Che stai dicendo Ron? – Intervenne Harry non appena vide l’espressione dell’amica farsi sempre più irritata.
- Sei un idiota Ronald Weasley! – Fece lei al limite della sopportazione. Prese e se ne andò, doveva cercare Viktor dopotutto e di certo non aveva tempo di litigare.
Si fiondò fuori dalla Sala Grande, attraversò l’ingresso e uscì nel cortile, ma di lui neanche l’ombra. Improvvisamente però la sua attenzione fu catturata da un rumore di passi: li conosceva a memoria dopo tutte le volte che li aveva sentiti. Malfoy, che non si era accorto della sua presenza, stava andando verso la Sala Grande, ma tutta la furia di Hermione gli piombò addosso in meno di un secondo.
- Tu! Spero che tu sia contento! Dovevo aspettarmelo da te, Malfoy! Tutte le storie sul fatto che non mi odi che vuoi una possibilità... una possibilità per umiliarmi! Ecco cosa vuoi! Bene! Spero che tu abbia trovato Viktor e che gli abbia raccontato tutto! Non mi interessa quante assurdità tu gli abbia riferito perché a differenza tua, lui è in grado di capire le cose! – Finalmente poteva riprendere fiato dopo un monologo che anche lei ritenne inappropriato.
- Granger... – disse lui trattenendo una risata.
- Che vuoi?! – gli urlò.
- Come mai così agitata? – Sogghignò.
Hermione era effettivamente agitata, era esplosa contro il serpeverde proprio per questo motivo. Non credeva davvero che Viktor l’avrebbe ignorato e se non l’avesse fatto ne avrebbe avuto tutto il diritto: aveva baciato Malfoy, le era piaciuto e non poteva negarlo, almeno, non a se stessa e probabilmente neanche al campione di Durmstrang.
- Non sono agitata! Sono... –
- Sei? –
- Arrabbiata! E tu sei... –
- Sono? – Malfoy era divertito dai tentativi di Hermione di trovare parole abbastanza taglienti.
- Un bambino viziato! – Non era esattamente l’effetto che cercava, ma non si sa perché la prima cosa che le passò per la mente la disse. Draco scoppiò a ridere, aveva letteralmente le lacrime agli occhi.
- Perché stai ridendo? –  Disse seccata.
- Scusa Granger, ma mi ha un po’ deluso. “Bambino viziato”? – Hermione arrossì e, pensando alla situazione, non poté evitare di trattenere un sorriso che presto diventò una risata. Stava davvero ridendo con Malfoy.
- Hermione... – Hermione si voltò appena sentì la voce di Krum, le risate erano finite.
- Viktor, ti stavo cercando... –
Annuì e offrì il braccio ad Hermione. Si incamminarono verso la Sala Grande sotto lo sguardo divertito del serpeverde che appena fu sicuro che Krum non lo stesse guardando le fece un occhiolino. Lei lo fulminò con lo sguardo e Draco sorridendo scosse la testa e tornò indietro da dove era arrivato.
Era successo qualcosa dopo quella sera, qualcosa di positivo: il fatto che Hermione fosse così nervosa era di sicuro una novità, ma voleva dire solamente che non era rimasta indifferente. 

•••

Dopo una settimana le cose non erano cambiate, eppure Hermione gli aveva raccontato tutto era stata sincera fino alla fine, ma Krum non aveva fatto una piega e proprio per questo i suoi sensi di colpa aumentarono.
- Viktor, mi dispiace così tanto! – aveva tentato di dire, ma lui l’aveva prontamente interrotta.
- Non è colpa tua, Draco Malfoy è serpeverde, lui inganna... manipola –
Lei sapeva che le cose non stavano così. Probabilmente era vero: un serpeverde è abituato a ingannare e manipolare, ma questa volta era diverso. Non era riuscita a ribattere e si limitò ad annuire. Cominciava a sentirsi sempre di più come Malfoy, aveva anche provato a convincersi che fosse normale un comportamento simile, ma non aveva funzionato.
Era un sabato mattina di fine marzo, Hermione aveva deciso di approfittare della bella giornata per andare al Lago Nero a studiare: l’aria era ancora fredda nonostante l’imminente arrivo della primavera quindi pensò di non trovare nessuno che potesse disturbare le sue letture impegnative.
Arrivò al solito posto, quello più tranquillo e isolato e si sedette respirando l’aria pulita. Era la prima volta che riusciva a sentirsi bene, libera dalle preoccupazioni e dai sensi di colpa.
Rimase seduta per un paio d’ore poi tornò verso il castello. Arrivò al ponte coperto e qualcuno attirò la sua attenzione: la sua previsione di non trovare nessuno si era rivelata sbagliata.
- Harry! Che ci fai qui? A quest’ora! –
- Oh nulla, volevo schiarirmi le idee... sai com’è... –
Hermione annuì.
- Stavi studiando vedo –
- Già – fece lei alzando il manuale di pozioni.
- E’ da un po’ che non parliamo, forse dal ballo. Va tutto bene? –
- Sì... – Harry la guardò poco convinto e lei continuò. – Ok, no. Non va tutto bene, anzi. –
- E’ per quello che ha detto Ron? Sai com’è fatto... –
- Non è per lui, no... magari lo fosse. – Fece lei puntando lo sguardo nel dirupo sottostante mentre Harry taceva.
- Ci sono problemi tra me e Viktor, tutto qui – Concluse.
Il ragazzo mutò la sua espressione assumendone una preoccupata: credeva che fosse tutto a posto tra loro nonostante le continue critiche di Ron, ma Hermione gli aveva appena assicurato che non era per quel motivo.
- Tranquillo Harry, non mi ha trattata male o cose simili. In effetti è colpa mia. –
- Vuoi spiegarmi? –
Non era sicura di voler dare spiegazioni e soprattutto riferirgli di Malfoy, ma prese tutto il coraggio possibile e lo fece. Non fu poi così difficile, Harry non era stato duro con lei, non l’aveva nemmeno interrotta, come sicuramente avrebbe fatto Ron, e l’aveva ascoltata. Alla fine lui si sentì in dovere di darle un parere sincero.
- Beh, sai come la penso: Malfoy è “un Malfoy” ed è per questo che tu non puoi colpevolizzarti così, soprattutto perché hai avuto il coraggio di dirlo a Krum. –
- Non capisci... non ho provato un minimo senso di repulsione verso Malfoy! Anzi... E il fatto che, nonostante io l’abbia detto a Viktor, lui non si sia arrabbiato mi fa sentire ancora peggio –
- E’ una cotta Hermione! –
- Lo so, lo so di sicuro non mi aspetto di passarci la vita assieme a Viktor – disse distrattamente.
- Non sto parlando di Krum, ma di Malfoy –
Hermione sgranò gli occhi come se avesse sentito chissà quale assurdità, in realtà il suo amico aveva centrato il punto, quello che lei aveva escluso a priori. Una cotta per Malfoy era fuori discussione.
- Non scherzare, io... no, non potrei-
- Hermione, da quanto mi hai raccontato sembrerebbe di sì! E, non per fare il guastafeste, ma non credo che Krum ti sia mai piaciuto davvero. –
Le parole di Harry erano taglienti, ma mai erano state più vere: aveva pensato molte volte che non fosse davvero interessata al campione di Durmstrang, ma questo pensiero era stato sempre represso prontamente, perciò non rispose e tornò a fissare il burrone.
- Pensaci! – Disse Harry sorridendole e corse via lasciandola di nuovo sola con i suoi pensieri.
Pensarci non era facile, per tutto il tempo Hermione aveva cercato di evitare di pensarci, ma le parole di Harry le avevano aperto gli occhi e la mente: forse non c’era nulla di male ad ammettere che Malfoy non fosse così odioso come aveva sempre fatto sembrare. Per quanto riguardava Krum aveva pienamente ragione, probabilmente vedeva in lui solo un bravo ragazzo, simpatico, certo, ma nulla che riuscisse ad emozionarla davvero.
Draco no, suscitava in lei fortissime emozioni, emozioni sbagliate senza ombra di dubbio, ma doveva ammettere che ne fosse attirata. La prova era stata quel bacio, quello che le era piaciuto.
Ripercorse nella sua testa quel momento e sorrise.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Le parole di Harry le avevano finalmente aperto gli occhi, probabilmente Malfoy non era così male come aveva sempre creduto e probabilmente Viktor non faceva per lei. Ammetterlo fu come togliersi un peso dallo stomaco, subito si sentì meglio: cominciava a vedere la situazione una parte alla volta e tutto le sembrava molto più chiaro.
Hermione aveva ritrovato una sorta di equilibrio, di tranquillità, dopo settimane che cercava di nascondere a se stessa l’evidenza. Continuava a guardare verso il fondo del burrone e si stupì di quanto quel posto le piacesse. Non ci aveva mai fatto caso, ma il ponte coperto era esattamente il luogo di cui lei aveva bisogno senza troppa gente che passasse, calmo, dove riusciva a riflettere.
“Forse potrei dargli una possibilità...” Disse tra sé e sé. Dopotutto essere gentile non le costava così tanto anche se si fosse trattato di essere gentile con un Serpeverde: con Malfoy.
Decise di tornare nella sala grande allora s’incamminò senza dare troppa attenzione a chi stesse passando. Mentre camminava si mise a controllare i suoi libri, aveva la sensazione di aver dimenticato qualcosa. Gliene cadde uno e si precipitò a raccoglierlo, ma mentre si chinava qualcuno, che era stato più veloce di lei l’aveva preso.
Draco stava in piedi davanti a lei con il suo libro d’incantesimi in mano e un’espressione cupa che Hermione non poté fare a meno di notare. Le porse il libro senza nemmeno guardarla.
- Stai bene Malfoy? – Chiese prendendo il pesante manuale. Lui alzò lo sguardo in silenzio e annuì, una mano stringeva ancora il volume. Passarono alcuni secondi a osservarsi a vicenda, ma nessuno dei due sapeva che cosa dire.
Draco non stava bene, dopo che Krum aveva parlato con Hermione era andato da lui ed era stato molto chiaro: “Tu devi stare lontano da lei” gli aveva ordinato e per un attimo riuscì ad intimorire un Serpeverde. Tuttavia Malfoy cercò di sfidarlo, non credeva facesse sul serio: “Se no?” gli rispose, ma evidentemente il campione non aveva la minima intenzione di giocare a chi fosse il più forte e mise fine alla partita afferrandolo per la divisa e sbattendolo contro il muro di pietra dei sotterranei. “Non c’è nessun se! Tu le starai lontano!” Detto ciò lasciò la presa e se ne andò. Draco era sconvolto, scivolò lungo la parete fino a sedersi sul pavimento freddo. L’aveva minacciato, nessuno aveva mai osato farlo, ma cosa ancora più insolita, non aveva reagito.
Ora si trovava davanti ad Hermione ed era così amareggiato che non riusciva nemmeno a parlarle.
- Sei sicuro? –
- Sì... – Rispose freddamente lasciando il libro nelle mani di Hermione. Se ne andò lasciandola lì con i suoi dubbi.
Sicuramente era un comportamento strano, prima le chiedeva una possibilità poi la trattava come aveva sempre fatto. Non capiva e voleva vederci chiaro così corse verso di lui che intanto si era allontanato.
- Aspetta! Fermati! –
- Che vuoi Granger? –
 - Voglio sapere che ti prende! –
- Non mi prende niente –
- Non ci credo... –
- Bene, fai come vuoi. E ora puoi anche tornartene dal tuo amico! –
- Come scusa? –
- Non capisci Granger? Vattene! Vai da Krum –
- Sei solo uno stupido Malfoy! Sei solamente capace di prendere in giro tutti quelli che ti stanno attorno! E io sono ancora più stupida ad aver pensato di poterti dare una possibilità. Ma ovviamente tu non vuoi niente se non giocare con i sentimenti degli altri! – Hermione si sentiva così umiliata da far fatica anche a formulare una frase sensata.
- Io non sto giocando proprio con nessuno! – Le urlò contro lui, ma subito si fermò, avrebbe potuto continuare il discorso ma qualcosa che gli aveva detto lo aveva colpito.
- Aspetta, quali sentimenti? –
- Parlavo in generale... – non era così.
- Non ci credo –
- “Fai come vuoi” no? – disse lei facendogli il verso.
- A te non interessa Krum... non saresti qui se no –
Hermione non rispose, ma abbassò lo sguardo: Draco aveva centrato il punto.
- Non l’hai mandato tu a cercare di farmi cambiare idea! E’ Così? –
- Cambiare idea? Di cosa stai parlando? –
- Durmstrang mi ha detto di starti lontano, pensavo fosse una tua richiesta. –
- Oh mio dio... – era sempre più imbarazzata, non pensava che sarebbe riuscito a fare una cosa simile.
- Già, e io non ho reagito perché... beh, perché ero sicuro che l’avesse fatto solo perché tu gliel’avevi chiesto... – ora anche Draco era imbarazzato.
- Non gli ho detto di farlo, io... –
- Tu? –
- Ritenevo giusto dirgli cosa fosse successo, ma non credevo reagisse così... –
- Gli ho toccato il suo trofeo, per forza ha reagito così! –
- Non sono il suo trofeo! – Disse lei seccata. Come poteva dire che lei era un trofeo!
- Invece lo sei! Forse tu non ci fai caso a come ti guarda: è disgustoso, come se avesse vinto una stupida coppa di Quidditch! – Draco era davvero irritato, tirò un calcio ad una pietra davanti a lui mentre Hermione non riusciva a dire nulla.
- Lui è uno stupido, non io... – Concluse.
- Mi... mi dispiace... non doveva comportarsi così per un bacio che non significava nulla –
Draco ripeté nella sua testa le parole di Hermione: erano arrivate secche come un pugno dritto alla bocca dello stomaco. Esplose.
- Beh allora mi sono sbagliato evidentemente! Qua l’unica che non capisce le cose sei tu! –
- Come scusami? –
- Un bacio da nulla hai detto? Beh non era un bacio da nulla! Non lo era affatto e anche Krum se n’è accorto! Ed è tutto l’anno che cerco di fartelo capire ma tu sei testarda e continui a vedere quello che vuoi! Prova a usare quella testa per qualcosa che non siano le lezioni Hermione! Per una volta! –
L’espressione sorpresa della ragazza diventò subito più cupa, non se l’aspettava una reazione simile, sentirsi dare dell’idiota da Malfoy e capire che in fondo non avesse tutti i torti la destabilizzò. Pensò a quel bacio, al fatto che le fosse piaciuto e capì definitivamente che Viktor non faceva per lei, ma sicuramente nemmeno Malfoy , eppure qualcosa in lui l’attraeva ed era proprio questo il motivo per cui sentendogli dire quelle cose provò un forte senso di colpa.
L’aveva chiamata “Hermione”, non era mai successo e perciò ritenne che fosse una cosa seria, ma non riusciva a dire nulla. Vedendola rimanere in silenzio Draco scosse la testa come se non ci fosse nulla da fare e fece per andarsene, ma Hermione, facendo appello a tutto il suo coraggio, lo afferrò per un braccio fermandolo.
- Non mi ha lasciato indifferente quel bacio... – A quelle parole Malfoy si voltò appena. Hermione lasciò la presa e alzando le spalle incrociò le braccia al petto.
- E’ stato strano e... insolito, ma... no non mi ha lasciato indifferente e... – Cominciò a farneticare evidentemente imbarazzata, ma non riuscì a finire la frase. Draco si era avvicinato così velocemente che non se ne accorse nemmeno e in men che non si dica aveva posato le sue labbra su quelle di Hermione . Lui la attirò a sé e lei si abbandonò a quel bacio. Era entrata in una dimensione diversa, non riusciva più ad avere il controllo e in quel momento non esisteva né “serpeverde” né “Malfoy” .

•••

Perché doveva sembrare così sbagliato? Hermione continuava a pensare a cosa non riuscisse a convincerla pienamente su ciò che era successo. La sala comune di Grifondoro era insolitamente vuota quella sera, si sentiva solo un leggero fruscio di pagine e lo scoppiettare della legna nel camino. Tutto quel silenzio contribuì ad affollare la mente della ragazza: capitava molto spesso; inoltre, ultimamente, non riusciva più a parlare seriamente né con Harry né con Ron: l’uno troppo impegnato con l’imminente terza prova, l’altro troppo orgoglioso per rivolgerle un minimo sguardo. Voleva raccontare tutto, liberarsi di quel peso. Sperava che Harry entrasse da un momento all’altro, si sedesse lì con lei e le chiedesse di sfogarsi. Hermione osservava la porta così intensamente che sembrava potesse incendiarla.
Passarono pochi attimi e la maniglia si mosse provocando un leggero sussulto nella ragazza; dopo alcuni secondi si ritrovò a fissare Harry impalato all’ingresso della sala comune.
- Perché mi stai fissando? – chiese lui.
- Harry, speravo fossi tu!-
- Qualcosa non va? – Fece lui mentre si sedeva sulla poltrona accanto al fuoco.
- Non lo so, è complicato. Ho ceduto con Malfoy, di nuovo... l’altro giorno dopo che ti ho parlato ho riflettuto sulla situazione e ho deciso che forse non era così sbagliato dargli una possibilità, avevo intenzione di essere più amichevole nei suoi confronti, ma l’ho incontrato e mi sono lasciata prendere dal momento e ci siamo baciati...-
Harry la guardava senza emettere un suono, era insolito sentire quelle parole provenire da Hermione. Aveva sempre disprezzato il Serpeverde, ma le cose erano cambiate improvvisamente. Non era infastidito, non era arrabbiato, come di sicuro sarebbe stato Ron, ma in tutta quella faccenda aveva come uno strano presentimento, come se i conti non dovessero tornare, non tutti.
Forse era così, forse l’agitazione per la terza prova condizionava il suo giudizio. Non volle dirlo all’amica, non dopo aver visto quanto fosse confusa, tuttavia decise che era meglio tenere gli occhi aperti: solo perché Hermione aveva deciso di dar fiducia a Malfoy non voleva dire che lui dovesse fare lo stesso.
- Non c’è nulla di male... quindi ora? – domandò lui.
- Ora non succederà nulla, nessuno deve sapere quello che ti ho raccontato, soprattutto Ronald, non ce la farei a sopportare un’ulteriore scenata – ammise. Harry annuì. Non l’avrebbe mai detto a Ron, sarebbe impazzito. Scosse la testa per scacciare quel pensiero e il suo sguardo incontrò quello preoccupato di Hermione. I due si osservavano seduti davanti al camino, nessuno sapeva cosa dire e ogni parola pronunciata in quel momento sarebbe sembrata fuori luogo. Decisero che forse era meglio non aggiungere nulla e andarono ognuno nel proprio dormitorio.
Intanto, in un'altra stanza, Draco se ne stava sdraiato sul letto sperando che nessuno venisse a disturbarlo, a differenza della grifondoro non aveva la benché minima intenzione di parlare con qualcuno. Ripensò per un secondo a quella mattina e si chiese se avesse fatto la cosa giusta, non era da lui porsi queste domande, ma probabilmente era inevitabile.
Aveva fatto la cosa giusta per un semplice motivo: Hermione lo attraeva in tutti i sensi. Malfoy non poteva fare a meno di pensare a lei, l’unica che era riuscita a tenergli testa.
Non era preoccupato del giudizio dei suoi amici, in realtà loro contavano davvero poco, piuttosto, se la voce si fosse sparsa, sicuramente sarebbe arrivata a suo padre. Di suo padre aveva paura, inoltre non poteva perdere la sua stima, non se lo sarebbe mai perdonato.
Cominciò a riflettere, doveva trovare un modo per affrontare la situazione traendone, come sempre, tutti i vantaggi possibili. Non aveva intenzione di rinunciare ad Hermione e allo stesso tempo doveva tenere tutto nascosto. Ben presto arrivò alla conclusione che nemmeno lei avrebbe voluto sbandierare ai quattro venti cosa fosse successo, soprattutto per evitare discussioni inutili con Ron: era una grifondoro, ma non era stupida.
Draco chiuse gli occhi e incrociò le braccia dietro la testa, non poteva essere così complicato nascondere i fatti, dopotutto lui era sempre stato abile a mentire e a manipolare, perché questa volta doveva essere diverso?
Si addormentò con il desiderio di parlare con Hermione, di essere sicuro che lei pensasse le stesse cose o anche solo che lo corrispondesse. Temeva che Harry o qualcun altro, sapendo dell’accaduto, le avessero fatto un lavaggio del cervello convincendola del fatto che Draco Malfoy non fosse un opzione da considerare, neanche lontanamente.  

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Quella mattina Harry si svegliò presto, non era un giorno come gli altri, ma lui era stranamente calmo. Dopo essersi girato un paio di volte nel letto si mise a sedere: la terza prova, l’ultima, la più difficile. Il ragazzo sapeva che il drago e le sirene non sarebbero stati nulla a confronto con quello che avrebbe affrontato quel giorno, ma sapeva anche che ce l’avrebbe fatta in un modo o nell’altro.
Pensò a Ron che dormiva come un sasso e ad Hermione, spesso si chiedeva cosa avrebbero fatto i suoi amici se lui avesse fallito, ma il pensiero di non poterli più vedere era talmente tremendo che lo scacciò subito.
Harry uscì dal dormitorio, aveva bisogno di mangiare. Entrò nella sala grande pensando di trovarla completamente deserta, ma con sua grande sorpresa notò che c’era qualcuno seduto al tavolo dei Grifondoro.
-Hermione!- La ragazza assorta nei suoi pensieri alzò lo sguardo in direzione del suo amico e gli rivolse uno dei suoi sorrisi.
-Come stai Harry?- Chiese non riuscendo a nascondere la sua preoccupazione.
-Io sto bene, tu piuttosto. Hai un’espressione terrorizzata-
-Lo sono! Per te soprattutto… e per Viktor. So cosa starai pensando, ma ci sono affezionata: lui è sempre stato comprensivo con me e ora non voglio che gli succeda qualcosa di spiacevole- Ammise.
-Hermione non ti devi preoccupare, lui è un ottimo mago lo sai anche tu e se l’è sempre cavata. Quanto a me, non mi accadrà nulla te lo prometto, magari non vincerò, ma giuro che ritornerò tutto intero- Disse sorridente.
La ragazza annuì dubbiosa ricambiando il sorriso dell’amico, ma improvvisamente il rumore delle porte della sala grande attirarono la sua attenzione. Entrambi i Grifondoro si voltarono e appena Harry vide Malfoy dirigersi verso il tavolo dei Serpeverde guardò Hermione la quale era vistosamente arrossita.
-E’ davvero imbarazzante…- mormorò lei.
-Perché? Ci sono problemi tra voi?- le chiese l’amico accorgendosi troppo tardi di essere stato decisamente inopportuno.
-No- arrossì ancora. -Non c’è nulla tra noi, è passato troppo poco tempo perché io mi possa fidare completamente di lui. Oh andiamo Harry, è pur sempre un Serpeverde, devo fare attenzione-
Harry annuì, ma sapeva benissimo che ormai Hermione era troppo coinvolta in quella situazione e per quanto avesse sostenuto il contrario, la verità rimaneva un’altra.
Chiacchierarono finché la sala grande iniziò a riempirsi, ma soprattutto, finché arrivò Ron il quale era rimasto allo scuro di tutto, allora il discorso “Malfoy” poté dirsi concluso.
I tre si misero a mangiare tranquillamente, ma improvvisamente entrò il professor Moody che, quasi correndo, si fiondò su Harry e gli urlò di non perdere tempo e di andare a prepararsi. L’agitazione cominciava a farsi sentire, il momento della prova decisiva stava arrivando e probabilmente il giovane mago non era pronto ad affrontare qualsiasi cosa avrebbe dovuto affrontare. Aveva paura, ma proprio in quell’istante gli tornò alla mente l’immagine del marchio nero apparsa mesi prima alla coppa del modo di quidditch, pensò agli anni passati, a ciò che aveva dovuto affrontare, a Voldemort e decise che era da sciocchi agitarsi per uno stupido torneo. Cos’era dopo tutto? Solo un modo per dimostrare la propria bravura a lanciare incantesimi, ma gli incantesimi non erano nulla se confrontati con un basilisco o un dissennatore.
Harry si sentì finalmente pronto e dopo aver indossato la divisa s’incamminò verso il luogo stabilito per la prova.
Ron ed Hermione erano già sugli spalti, intorno a loro una marea di gente: a differenza delle sfide precedenti erano presenti molte più persone, solo allora si resero conto del prestigio della competizione, solo allora capirono cosa intendesse Silente quando all’inizio dell’anno aveva parlato di “eterna gloria”.
Ma la cosa più sorprendente era davanti ai loro occhi, in meno di una notte era stato allestito un immenso labirinto di cui non si riusciva a vedere la fine. Le sue dimensioni imponenti incutevano timore anche ai più coraggiosi: Hermione notò l’espressione turbata di Viktor di fronte a quel groviglio di rami e sterpaglie.
Silente si avvicinò ai quattro campioni, nessuno sentì le sue parole. Tutti erano in un silenzio surreale, probabilmente l’unico sentimento percettibile era un’impazienza così forte da poter essere quasi afferrata.
Tuttavia quella calma apparente venne interrotta improvvisamente dal rumore del cannone, la terza ed ultima prova era iniziata, ormai nessuno poteva tirarsi indietro.
Hermione vide Krum entrare per primo nel labirinto e, dopo di lui, Harry, Cedric e Fleur, ma dopo pochi passi scomparvero. Da quel momento l’ansia crebbe a dismisura, la ragazza continuava a sporgersi nel tentativo di vedere qualcosa, ma sapeva benissimo che un incantesimo gliel’avrebbe impedito. Nonostante la consapevolezza di non poter avere il controllo della situazione non riusciva a darsi pace, era quasi infastidita dall’atteggiamento degli altri che, a differenza sua, sembravano fin troppo calmi.
-Hermione ti prego smettila di agitarti, anch’io sono preoccupato e vorrei vedere cosa sta succedendo là dentro, ma non si può… non vale la pena scaldarsi tanto!- esclamò Ron e lei lo guardò sorpresa, come se fosse strano sentire quelle parole provenire dall’amico. Annuì e tentò di distrarsi cercando Draco tra i Serpeverde, in effetti non fu difficile trovarlo, non era esattamente il tipo di ragazzo che passava inosservato sia nel bene che nel male.
Poco dopo anche lui si accorse di Hermione, o meglio, percepì la sua agitazione. Per un attimo pensò a Krum nel labirinto e provò un senso di sollievo, per lui quel bulgaro era solamente una seccatura, ma a gareggiare con lui c’era anche Potter e sicuramente per la ragazza non era facile accettarlo. Per la prima volta Draco non pensò a se stesso, per la prima volta sperò che tutto andasse bene: se fosse capitato qualcosa ad Harry Hermione non l’avrebbe superata facilmente. Per quanto Malfoy odiasse il Grifondoro, non riusciva a sopportare quell’idea.
Improvvisamente delle scintille rosse apparvero in cielo, tutti si voltarono ad osservare le scie luminose, ma subito un vociare attirò l’attenzione degli spettatori: qualcosa non andava, quello era il segnale di pericolo e non poteva essere stato inviato per sbaglio. Ron ed Hermione si scambiarono uno sguardo fin troppo eloquente: “non Harry”. Tuttavia apparve, appena al di fuori dell’entrata del labirinto, Fleur priva di sensi; subito si sentirono urla spaventate e schiamazzi, ma i due maghi tirarono un sospiro di sollievo.
Non passarono nemmeno dieci minuti che apparve anche Viktor anche lui privo di sensi dopo essere stato stregato. A quel punto gli studenti cominciarono a domandarsi cosa ci fosse in quel luogo e se fosse corretto esporre dei ragazzi a pericoli cosi imponenti. Draghi e sirene non erano nulla se paragonati al rischio di essere stregati o peggio.
Fleur riuscì a svegliarsi in poco tempo, Krum invece era ancora svenuto. Hermione per quanto cercasse di non dar importanza all’accaduto era spaventata, voleva scendere dagli spalti e andare a vedere, voleva fare qualsiasi cosa per svegliare il campione di Durmstrang, ma sapeva anche che nessuno gliel’avrebbe permesso.
Passò mezz’ora, poi un’ora, ma non accadde nulla. Nessuno era più uscito da quella trappola, mancavano solamente Cedric ed Harry: poteva essere un bene come poteva non esserlo, dopotutto il campione di Tassorosso era più abile e sicuramente aveva più esperienza, ma il giovane mago aveva affrontato situazioni inimmaginabili. Tuttavia la situazione era completamente paralizzata nella nebbia.
Trascorse un’altra mezz’ora ed inaspettatamente un fascio di luce verde avvolse ogni persona presente al torneo. Quando scomparve cominciarono ad intravedersi due sagome accasciate a terra, Hermione e Ron trattennero il respiro: Harry non poteva essere morto, loro non gliel’avrebbero permesso. Videro Silente avvicinarsi cauto e da quel momento tutto fu troppo veloce: urla ancora più strazianti, lacrime e ancora urla. “Un ragazzo è morto” a quelle parole Hermione non rispose più delle sue azioni e corse giù dai gradoni, non le importava avere il permesso, lei doveva accertarsi che Harry stesse bene. Sbatté contro molte persone dovette aprirsi un varco tra la folla, ma appena le sembrò di essere arrivata qualcosa la bloccò. La ragazza cercò di liberarsi dalla stretta senza alcun successo.
-Hermione non puoi avvicinarti, Hermione basta per favore!- la ragazza riconobbe una voce familiare.
-Devo! Harry! Voglio vedere Harry!- urlò. Draco dovette impiegare tutte le sue forze per trattenerla, ma dopo poco si calmò abbastanza da poter allentare la presa.
-Harry è vivo, è stato portato via, calmati Hermione!- disse il Serpeverde. Hermione scoppiò in lacrime, voleva accertarsi di persona che stesse bene, non si fidava di Malfoy, dopotutto lui non aveva mai sopportato il suo amico. Per un secondo le mancarono le forze e dovette sedersi, in quel momento non le importava nemmeno essere vista con Draco, non le importava di Ronald né di tutta la casa di Grifondoro.
-Come sai che Harry sta bene!- chiese la ragazza cercando di prendere fiato.
-Ho visto che era vivo un attimo prima che la folla si accalcasse attorno a loro… respira!- spiegò preoccupato.
-No! Mi stai prendendo in giro! Continuano a dire che un ragazzo è morto! E’ Harry e tu stai mentendo! Io devo vederlo!- Hermione continuava a singhiozzare.
-Cedric è morto!- urlò Draco esasperato. A quelle parole gli occhi della ragazza si spalancarono terrorizzati.
-Non so come sia morto…- sussurrò il ragazzo.
Per un attimo l’idea di Cedric Diggory ucciso da Harry provocò ad Hermione una forte stretta allo stomaco, ma di sicuro c’era una spiegazione: Harry non era un assassino e se quel ragazzo era realmente morto a causa sua ci doveva essere per forza una spiegazione logica.
Appena si fu calmata completamente cercò di ritrovare Ron, ma lui non c’era: sospettava che l’avesse vista con Draco e per la rabbia se ne fosse andato, tuttavia non poteva restare li, aveva bisogno di rientrare a Hogwarts dove qualcuno sicuramente le avrebbe dato informazioni precise. Malfoy la accompagnò fino all’infermeria.
-Vuoi entrare con me?- Chiese lei.
-Forse è meglio di no, credo di non essere la prima persona che Potter voglia vedere in questo momento- Ammise e dopo aver rivolto un sorriso ad Hermione fece per andarsene.
-Grazie Draco…- mormorò la ragazza. Il Serpeverde tornò sui suoi passi e la strinse a sé mentre lei a poco a poco si lasciava andare a quell’abbraccio.
Una volta nell’infermeria cercò Harry con la paura di non trovarlo, ma Malfoy aveva ragione: il suo amico era vivo.
-Hermione!- appena sentì la sua voce la ragazza corse verso di lui cercando di trattenere le lacrime e finalmente poté abbracciarlo.
-Harry! Non ho mai avuto così tanta paura, sono sicura che c’è una spiegazione per quello che è successo a Cedric, vedrai che ne uscirai fuori! Non possono incolpare te!- Hermione non riusciva a smettere di parlare.
-Non è quello il problema! Hermione, non capisci? Non ho ucciso io Diggory: la coppa era una passaporta, l’hanno manomessa!-
-Non capisco, cosa c’entra questo con lui?-
-Voldemort!- l’espressione della ragazza era a dir poco sconvolta.
-Il figlio di Barty Crouch ha manomesso la passaporta. La coppa ci ha portato da Voldemort! E’ vivo Hermione, è tornato! Ha ucciso Cedric e ha tentato di uccidere me, ma…- Harry s’interruppe ad occhi sbarrati.
-Ma?- chiese allarmata.
-Hermione…-
-Cosa?- fece lei sempre più agitata.
-Giurami in questo momento che non parlerai mai più con Malfoy!- disse Harry risoluto.
-Cosa stai dicendo?-
-Giuralo!- ordinò.
-Voglio un motivo!- disse lei irritata.
-Un motivo? Sapeva tutto, tutto! Nel cimitero dove ci ha condotto la passaporta c’era suo padre, Lucius Malfoy! Mangiamorte! Basta come motivo?-  Harry scandì tutte le parole come per accertarsi che Hermione le avesse comprese bene e lei nel sentirle impallidì. Non riuscì ad emettere un suono e si limitò ad osservare l’amico.
-Sei sicuro di aver visto proprio Lucius Malfoy?-
-Mi dispiace Hermione, ci siamo sbagliati tutti… io so quello che ho visto e di sicuro Malfoy lo sapeva- Concluse.
La ragazza non voleva crederci, ma era così. Draco si era rivelato peggio di quanto potesse lontanamente immaginare, ora era tutto più chiaro: lui l’aveva usata per arrivare a Harry, aveva cercato di fare in modo che lei si fidasse per poi sferrare il colpo. Si sentì una stupida, Harry poteva morire a causa delle sue sciocchezze.
Hermione avrebbe voluto ucciderlo sebbene da un lato fosse ancora attratta da lui, ma l’odio che provava in quel momento e tutta la delusione le fecero dimenticare i motivi per cui aveva creduto ad un Malfoy.
Questa volta aveva superato ogni limite.            

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Capitolo 8
*** Epilogo ***


L’ultimo giorno è in un certo senso il migliore e il peggiore. In quel giorno si ha la consapevolezza di aver completato un duro lavoro, si ha la soddisfazione di aver trascorso un altro anno a Hogwarts, ma in realtà non è sempre facile andarsene e lasciarsi alle spalle ogni cosa.
Il Torneo Tremaghi sabotato, Cedric Diggory morto, Voldemort ritornato, ma ciò che è peggio, nessuno sembrava credere a questa notizia. Harry lo aveva affrontato, lo aveva visto con i suoi occhi, ma chi poteva credere a qualcosa successo in quel labirinto? Il ragazzo ebbe la fortuna, se così si può dire, di apparire come bugiardo invece che assassino, ma lui sapeva esattamente cosa fosse accaduto.
Solo Ron ed Hermione sembravano dargli retta, ma anche loro, sconvolti dalla morte di Cedric, avevano altro a cui pensare. Hermione soprattutto aveva passato gli ultimi giorni ad Hogwarts rimuginando sulle sue scelte e su quanto fosse stata ingenua, non si sarebbe mai perdonata una svista simile, eppure i conti non tornavano: lei non aveva mai detto nulla a Malfoy  a proposito del torneo o di Harry e Draco non aveva mai mostrato interesse per questo.
Inoltre uno degli ultimi giorni di scuola era accaduta una cosa che Hermione non si sarebbe mai aspettata: se ne stava in biblioteca a godersi un po’ di tranquillità tra i libri prima di tornare a casa quando improvvisamente entrò Malfoy con aria spaesata come se stesse cercando qualcosa d’importante. La ragazza non aveva la minima intenzione di parlargli, era furiosa e quasi disgustata dal suo comportamento, non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia.
-Sapevo di trovarti qui!- disse sedendosi di fronte a lei, ma Hermione non rispose.
-Hermione perché mi stai evitando? E’ da quando ti ho lasciata davanti all’infermeria che mi ignori completamente… Madama Chips ti ha dato una delle sue pozioni o Weasley ha deciso di fare una delle sue scenate? No anzi Krum…- Draco continuava a scherzare ma non capiva che lei era davvero seria. La ragazza non gli lasciò nemmeno finire la frase.
-Sei solo un bugiardo!- disse a bassa voce cercando  di trattenersi dal tirare fuori la bacchetta.
-Come scusa?- chiese Malfoy incredulo.
-Andava bene finché mi chiamavi mezzosangue, ma addirittura usarmi per i tuoi scopi non lo credevo possibile!-
-Quali scopi, Hermione? Non capisco dove vuoi arrivare-
-Hai anche il coraggio di chiederlo! Harry è quasi morto a causa tua!- urlò lei dimenticandosi di essere in biblioteca.
-Mia? Io nemmeno c’ero in quel maledetto labirinto!-
-Tu no, ma tuo padre sì!- A quelle parole gli occhi di Draco si spalancarono come se avesse sentito la più assurda delle affermazioni, non capiva cosa c’entrasse suo padre e cosa c’entrasse lui.
-Cosa vuoi dire?-
-Voglio dire che sei un vigliacco! Mi hai ingannata, mi hai fatto credere di essere diverso, mi hai fatto innamorare di te solamente per arrivare ad Harry! Spero che tu sia riuscito ad aiutare tuo padre fino in fondo! E mi dispiace davvero tantissimo che lui e gli altri mangiamorte non siano riusciti nel loro scopo!- Hermione era fuori di se, probabilmente non era prudente mostrare di essere al corrente di tutte quelle informazioni, ma in quel momento non riuscì a frenarsi.
-E, per favore, risparmiami le tue inutili scuse! Non ho più intenzione di dar retta a qualsiasi cosa dirai o farai! Ti odio Draco! Anzi odio ancora di più me stessa per aver creduto a uno come te!- la ragazza prese i suoi libri e se ne andò lasciando Malfoy senza parole.
Aveva fatto affermazioni pesanti, cosa aveva a che fare suo padre con tutta questa storia? Lui non ne era al corrente. Addirittura nominare i mangiamorte.
Decise di parlargli perché Hermione non gli aveva lasciato il tempo di chiedere precisazioni, ma in realtà temeva di sapere cosa gli avrebbe risposto il genitore.   
E fu proprio così. Lucius nel colloquio col figlio, aveva rivelato ogni cosa, ogni dettaglio facendogli prima giurare di mantenere la massima discrezione. Voldemort era davvero tornato, il padre di Draco era davvero insieme agli altri mangiamorte. Quelle che al giovane Malfoy erano sembrate voci erano in realtà la verità e tutto questo lo spaventava.
Si rese conto di aver perso la fiducia di Hermione per sempre e anche se lui non aveva avuto voce in capitolo lei non lo avrebbe mai ascoltato. Ogni tentativo si sarebbe rivelato inutile, sicuramente avrebbe peggiorato la situazione, ma ormai si sentiva troppo legato a quella ragazza per lasciarla andare via così.
Draco decise di aspettare l’ultimo giorno a Hogwarts per parlarle sperando che lo degnasse almeno di uno sguardo, ma l’ultimo giorno era giunto ed Hermione era come sparita.
Tutti gli studenti si radunarono all’ingresso del castello per salutare i nuovi amici: ormai era arrivato il momento per le ragazze di Beauxbaton e i giovani di Durmstrang di fare ritorno. Tra le mura della scuola aleggiava una leggera malinconia e qualcuno sembrava addirittura restio a voler andare via.
-Hermione Granger, volevo chiedere scusa per il comportamento- disse un Viktor Krum leggermente imbarazzato.
-Voglio rimediare- aggiunse. I due si osservavano, ma Hermione non riusciva a capire a cosa cercasse di rimediare: ancora una volta la colpa era sua.
-Viktor, non capisco. Non c’è bisogno di…- iniziò lei, ma in lontananza sentì un improvviso colpo di cannoni che annunciava la partenza degli studenti dell’est. Era ora di salutare.
-Devi scrivere a me… o venire in Bulgaria. Tu mancherai a me!- Concluse lasciandole un pezzo di pergamena e, dopo aver fatto un perfetto baciamano, lasciò Hermione correndo verso i suoi compagni.
A quel punto tutto era ancora più confuso: Draco, Viktor, la Bulgaria... cosa avrebbe dovuto, o meglio, voluto fare? Guardò verso la nave di Durmstrang quindi si voltò per cercare Harry e Ron, ma non li trovò.    
Decise di tornare al suo dormitorio, gli addii non facevano per lei, ma qualcuno la fece trasalire provocandole un brivido lungo tutta la spina dorsale. Sapeva benissimo chi fosse l’unico in grado di suscitare quelle sensazioni.
-Hermione, so che non mi vuoi parlare né tantomeno vedere, quindi ti prometto che me ne andrò subito. Volevo solo darti questa, probabilmente non la leggerai, ma dovevo farlo- Draco parlò tutto d’un fiato per paura che la ragazza se ne andasse e alla fine le lasciò una lettera. Hermione non ebbe nemmeno il tempo di discutere che Malfoy era già scomparso. Non sapeva ancora se leggere la lettera o bruciarla senza neanche aprirla. Tuttavia la curiosità era troppo forte anche per lei.

Hermione,
So che ora mi stai odiando e non ti biasimo, ma so anche che mi stai odiando per il motivo sbagliato. Tra tutti gli errori che ho commesso nei tuoi confronti giuro sul mio onore (per quanto possa valere)che non c’è quello di averti usata. Odiami per averti chiamata mezzosangue, odiami per aver sempre cercato di infastidire i tuoi amici, odiami anche per aver provato in tutti i modi a mettere i bastoni tra le ruote a Krum, ma non odiarmi perché credi che io ti abbia usata. Non l’ho mai fatto.
Hermione quest’anno ho capito molte cose e, credimi, sarebbe molto più semplice per me se ti vedessi come una mezzosangue, ma non ci riesco più. Sei l’unica che sia mai riuscita a tenermi testa, l’unica con cui io sia riuscito a parlare davvero, questo non vuol dire niente? Io non voglio pensare che tu sia indifferente, sono sicuro che in fondo una parte di te vorrebbe credermi e non lo dico per presunzione. Pensaci, per favore… non voglio sembrare ridicolo giustificandomi così, ma sento che devo farlo a costo di sentirmi dare dell’idiota. Sono sempre stato molto attento a non parlare di Weasley o di Potter proprio per non darti motivo di dubitare di me e sono sicuro che tu non abbia mai parlato di loro (so che non ti sei mai fidata completamente di me), quindi era impossibile per me usarti per arrivare a loro.
Non so cosa ti abbia raccontato Harry, non lo voglio sapere, ma posso dirti con assoluta certezza che sono sconvolto quanto te: mi rendo conto di cosa sia successo, lo so che un ragazzo è morto, che sarebbe potuto essere il tuo amico e ho paura. Non ho potuto scegliere i miei genitori, ma questo non vuol dire che sia sempre d’accordo con le loro decisioni. Vorrei non averti dato modo di dubitare di me in tutti questi anni e ora vorrei che tu mi concedessi un’altra possibilità. Lo so, sto chiedendo troppo, ma credo di essere innamorato di te. Non fraintendere: non te lo direi se tu fossi un’ingenua.
Hermione, non m’importa di cosa possano pensare i miei genitori o i tuoi amici.
Io sceglierei te… Ogni volta.
Draco


Hermione strinse la lettera tra le mani e una lacrima leggera le attraversò il viso. Sentì in lontananza le voci di Harry e Ron che la chiamavano.
Un altro anno ad Hogwarts era finito.

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