Creme assortite

di CrioShion
(/viewuser.php?uid=863501)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il buongiorno si vede dal mattino! ***
Capitolo 2: *** Quando il tuo elemento ti si rivolta contro... ***
Capitolo 3: *** Vecchi amici ***
Capitolo 4: *** Partenze e spiccioli ricordi ***
Capitolo 5: *** Domadraghi troppo intelligenti ***
Capitolo 6: *** A domani ***



Capitolo 1
*** Il buongiorno si vede dal mattino! ***


Importante:
Salve a tutti! Non vorrei risultare patetica agli occhi di nessuno, ma c'è un motivo che mi ha spinta a scrivere ciò. Questa storia ha ottenuto abbastanza visualizzazioni, andate mano mano decrescendo; se qualcosa non vi piace, se seguite la storia, se credete che io possa apportare cambiamenti significativi o se semplicemente volete darmi una mano... vi prego di recensire o mandarmi un mp, amerei sapere il parere di più persone possibili. Vi assicuro che non è bello scrivere e sapere che è come se stessi consegnando la mia storia al muro; non pretendo nulla, tantomeno attenzioni, ma a me piacerebbe sapere cosa sbaglio (per migliorare) e cosa "azzecco" (al mio ego non farebbe male, vi dirò la verità). Continuerò a postare capitoli a prescindere, non preoccupatevi poiché ho intenzione di andare avanti. Grazie mille a chi vorrà ascoltarmi!

Si girò ancora un po' nel letto, raggiungendo il braccio della ragazza con la zampa. Non aveva intenzione di aprire gli occhi; su quel materasso si stava benissimo, ma il lenzuolo pareva non volergli coprire gli arti posteriori. Scalciò un po' per ritirare la coperta e poggiò la testa sul seno di Lou; per lui era come un cuscino e la sua allenatrice non si era mai lamentata di niente. Sembrava meno comodo del solito, come se si fosse un po' rimpicciolito, ma Zabaglione non voleva certo indagare. Rimase ad ascoltare per un po' il cuore della ragazza, calmo e rilassato, che batteva piano piano; neanche quello lo aveva mai sentito così nitido. Sbadigliò e si leccò i canini con la lingua, che trovò meno affilati; a quel punto, un po' sospettoso, aprì gli occhi. Al suo fianco trovò un braccio; non era della sua allenatrice, anzi: sembrava appartenere ad un uomo, ma certamente non era muscoloso come quello di Felicum. E poi suo fratello non avrebbe avuto interesse a dormire con loro! Tentò di estrarre una delle conchiglie, ma non la trovò al suo fianco. Rabbrividì non capendo cosa c'era al suo posto.

Il braccio candido apparteneva a lui. Si tolse la coperta in fretta e furia e guardò in basso, verso il suo nuovo corpo. Era diventato un umano. La prima cosa che pensò fu quella di star sognando, quindi provò a mordersi la mano; inutile dire che si fece molto male. Come era possibile?! Provò ad alzarsi in piedi, anche se a stento, e si diresse verso lo specchio davanti alla scrivania della ragazza. Non era più basso come lo era da pokèmon, ma la ciccetta era rimasta sugli arti e sulla pancia. Non aveva più molta peluria, che su braccia e gambe sembrava essere diventata bionda e sottile. Tutta la sua pelliccia si era spostata sulla testa; rimaneva comunque una concentrazione delicata, bianca e macchiata di azzurro in pochi punti. I canini sporgevano ma non erano affilati come prima. Rimase a guardare le sue mani per un po', incantato da come erano grandi e rosa; aveva spesso voluto averle come un umano, ma ora non era più sicuro di saperle usare. Si guardò ancora allo specchio: tutto sommato si sentiva un bel ragazzo, aveva delle labbra belle morbide e gli occhi blu come il mare profondo. Così concentrato su se stesso non riuscì a vedere Lou in piedi dietro di lui, con una sedia in mano, che cercava di colpirlo. Si girò appena in tempo per pararsi dalla botta.

-''Chi diavolo sei?! Dov'è Zabaglione?? Fel-''

L'ormai ex-Dewott saltò addosso alla ragazza, abbracciandola per non farla urlare. Si beccò le sue unghie affilate nella schiena e un morso alla spalla; la parte peggiore venne quando incassò una ginocchiata sotto la cintura, che lo stese per qualche minuto. Sentì entrare anche Felicum e si preparò al peggio.

-''Sono Zabaglione... sono io... giuro!''- Mugolò con voce sommessa. Parlava molto bene la lingua degli umani, tanto di quel tempo che c'era stato in contatto; sembrava avere un leggero difetto di pronuncia con la r, nonostante ciò le sue parole risultavano chiare.

Lou e Felicum si guardarono per qualche secondo. -''Mi spiegate che sta succedendo?!''- Chiese il fratello maggiore, assonnato e ancora in pigiama.

-''Mi sono svegliata, Zabaglione era scomparso, ho trovato questo qui nudo che si specchiava e-''

Felicum la fermò sbuffando. -''Se è il tuo ragazzo me lo puoi dire, non sono mica un bruto.''

-''Ma sei scemo?!''

-''Scusatemi...''- cominciò Zabaglione, alzandosi lentamente in piedi. Felicum mise una mano davanti agli occhi della sorella per non darle agio di vederlo a figura intera. -''Non so come sia successo, giuro, sono io! Non mi riconoscete?!''- Chiese, sbracciandosi come faceva al solito.

L'uomo in pigiama lo squadrò per un po' prima di rispondere. -''No. Ti ricordavo più blu e somigliante ad un pokèmon.''

L'ex-Dewott sospirò. Doveva far capire che era davvero Zabaglione! Un ricordo di infanzia, piccole abitudini, il piatto preferito... -''Tieni ancora dei giornaletti sotto il letto. E non entro nei dettagli.''

-''Davvero?''- Intervenne Lou, cercando di scollarsi la mano del fratello dagli occhi.

-''Non... tu, vieni con me.''- L'uomo afferrò il braccio del ragazzo e lo trascinò fuori dalla stanza, lasciando Lou chiusa dentro. La ragazza controllò di essere nella realtà mordendosi la mano; anche lei finì per farsi male. Non si rassegnò al pensiero che quel ragazzo fosse il suo pokèmon, trasformato chissà come; poteva essere un maniaco, un ladro, un... un qualsiasi cosa tranne che Zabaglione!

Aprì piano la porta e non trovò nessuno in corridoio. Era tutto inspiegabilmente silenzioso; Lou entrò nel soggiorno/cucina e aprì la finestra per far passare un po' d'aria. C'era ancora qualche pallina sparsa sul pavimento, le preferite di Zabaglione, quindi le raccolse e le lanciò nel cesto accanto alla porta. Non c'era mai stato ordine in quell'appartamento. Un salone, un bagno e due camere piene zeppe di roba, la maggior parte inutile. Non si potevano ancora considerare accumulatori; periodicamente, ad ogni visita che ricevevano dagli altri fratelli o dai genitori, Lou e Felicum buttavano tutto e facevano finta di riordinare. Fortunatamente per loro non capitava spesso.

La ragazza si lasciò cadere sul divano, realizzando che erano circa le otto di mattina; praticamente l'alba per i loro standard. Erano tornati ad Austropoli da circa tre giorni e si erano subito buttati nella nullafacenza totale; mancavano da casa da qualche mese, avendo fatto una gitarella ad Hoenn. Le gare erano state davvero bellissime; Lou aveva provato a parteciparvi con Chantilly, la sua Lopunny, e avevano fatto il quinto posto. Coreografie e lustrini non erano adatti alla squadra della ragazza, essendo un team combattivo e poco avvezzo alle buone maniere.

Lou si alzò dal divano, sentendo avvicinarsi qualcuno. Quello strano ragazzo coi capelli bianchi fece capolino dal corridoio con addosso un paio di jeans larghi e una t-shirt; c'era disegnato un Charizard stilizzato che, per come lo stava guardando, pareva non rientrare nei gusti dell'ex-Dewott. -''Sono carino?''- Chiese lui, facendo una piroetta sul posto.

Felicum entrò in salone con un vecchio paio di scarpe di tela tra le mani, rosse e sporche di terra. -''L'ultima volta che mi son messo 'sta roba avevo 17 anni!''- Commentò guardandolo soddisfatto. -''A lui stanno meglio che a me.''

La ragazza guardò prima Zabaglione e poi il fratello. -''Gli credi? Davvero?''

-''Sì.''- Lanciò le scarpe al ragazzo, che si era incantato a guardare la palline nel cesto. -''Andiamo, chi vuoi che sia?''

Lou si portò una mano alla fronte e poi osservò quel tipo infilarsi le scarpe a forza. Sembrava non destreggiarsi bene con delle dita così lunghe e articolate, neanche era capace di fare un nodo; Dewott avrebbe preso a morsi qualsiasi cosa pur di farla funzionare e così faceva lui. Forse il fratello aveva ragione, ma... perchè? Mettendo caso fosse stato davvero lui, come diavolo aveva fatto a trasformarsi? Zabaglione si arrese alla potenza dei lacci e prese a lanciare in alto la pallina verde a pois; sì, era lui. -''Che c'è?''- Chiese, sentendo quattro occhi puntati addosso.

-''Te li faccio io i lacci, imbranato.''- La ragazza si sedette vicino a lui e gli prese di peso un polpaccio per mostrargli come si faceva un nodo. -''Prendi il Bunnelby, strozza Bunnelby, passalo sotto la galleria e tira la corda. Prova con l'altra scarpa.''

-''Povero Bunnelby.''- Concluse Zabaglione dopo aver annodato i lacci in modo abbastanza discutibile.

Anche Felicum si sedette sul divano, sospirando esasperato. -''Avete idea di come sia successo?''

I due si guardarono per un po'. -''Perchè parli al plurale?''- Dissero all'unisono, addossandosi la colpa. -''Magari è stato merito suo, è imbrana-... smettila!''

L'uomo rise, dando un colpetto alla spalla della sorella. -''Sembrate dei gemellini! Mi ricordo quando eravate piccolini... avete praticamente la stessa età, che carini... mi aspettavo che diventassi un Samurott, non un ometto!''

-''Stai parlando come un sessantenne.''- Concluse Zabaglione, fermando la sua vena nostalgica. Si grattò il collo e guardò verso la finestra aperta sulla città. Se aveva una prospettiva tanto differente della sua stessa allenatrice e di casa sua... chissà come sarebbe stato uscire fuori e stare con naso all'insù! Sarebbe finalmente riuscito a vedere cosa c'era scritto sui maxischermi dei grattacieli senza rompersi il collo? Avrebbe potuto mangiare il Conostropoli senza stare esageratamente male? Aveva tanta voglia di uscire fuori e camminare con le sue nuove gambe. E se il cibo avesse avuto tutt'altro sapore?! Doveva scoprirlo! Magari la trasformazione sarebbe durata poche ore; in quel caso avrebbe dovuto approfittarne! E poi non c'era mica bisogno di vederla come una cosa negativa. Lui si era sempre comportato come un umano, almeno finché non gli toccava lottare; in quel caso il suo essere Dewott ritornava molto utile, ma capitava raramente. Si era sempre sentito un fallimento come pokèmon, ora che gli era venuto in mente; aveva paura degli insetti, del tipo elettro, mai si era reso utile agli occhi della sua allenatrice... già, Lou. Lei si era sempre comportata diversamente con gli altri suoi pokèmon! Non che non prendesse sul serio le potenzialità di Dewott, anzi; aveva spesso provato ad invogliarlo alla lotta. Con gli altri era affettuosa, piena di cure e preoccupazioni; con lui si comportava come fosse un suo pari. Mangiavano insieme, dormivano insieme, vivevano insieme da quando erano nati... una convivenza forzata che li aveva portati a volersi molto bene, aldilà del rapporto allenatore-pokèmon. Zabaglione era spesso stato convinto di essere un umano nato nel corpo di un pokèmon; per questo distrusse la sua pokèball arbitrariamente e si rifiutò di evolversi ancora. Ora neanche era più sicuro di saperlo usare, quel corpo che tanto aveva voluto.

-''Un attimo.''- Disse Lou, risvegliando il ragazzo dai suoi pensieri. -''Abbiamo mangiato da quella signora, quella del camper. Si sentiva un buon odore, ci siamo avvicinati e ci ha invitati a mangiare. Era di poche parole... in effetti sembrava un po' strano, ma quel curry era così buono...''- Zabaglione rimase un po' a pensare finché non gli tornò alla mente quel profumo quasi ipnotico di spezie. Erano appena usciti dal cinema, stavano giusto tornando a casa; un così buon odore non poteva provenire da un ristorante, tutti chiusi il giovedì pomeriggio. Seguendo la scia avevano raggiunto un parcheggio, praticamente assediato da Purrloin affamati; una signora sorridente era uscita dal camper, tutto illuminato, e aveva invitato i due a cenare da lei.

-''Vi siete fermati a mangiare da una sconosciuta? Scherzi?!''- Sbottò Felicum. -''Oh signore, non ci posso credere...''

Zabaglione si aggrappò al braccio di Lou, prevedendo la reazione dell'uomo alle sue prossime parole. -''Sembrava tanto gentile! Voleva un po' di compagnia e... a-almeno era buono.''

-''Fate schifo.''- Concluse il fratello maggiore, fulminandoli con lo sguardo. -''Ora voi tornate a cercare quella signora e chiedete spiegazioni. E non tornate a casa finché non lo decido io.''- Si alzò e aprì la porta. Lanciò la borsa alla ragazza e una felpa a Zabaglione, poi indicò l'uscio con la testa. -''Fuori. Da soli, prima che vi prenda a calci.''

-''Ci stai cacciando di casa? Davvero?!''- Protestò la sorella, osservando l'ex-Dewott prendere un biscotto dalla credenza.

-''Ci arrivo!''- esultò lui. -''Finalmente ci arrivo!''- Tornò a sentirsi quattro occhi puntati addosso. -''...che ho fatto ora?''

Felicum prese per la collottola entrambi e, senza dire una parola, li portò fuori. -''Signori, fatevi rivedere quando avrete riacquistato la ragione.''- Puntò il dito contro la fronte di Zabaglione. -''E la tua dannatissima forma originale.''- poi chiuse la porta e tornò a dormire.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Quando il tuo elemento ti si rivolta contro... ***


Avevano controllato in tutti i parcheggi della città pur di trovare il camper, per loro inequivocabile scena del crimine, riuscendo ad individuare solo gruppi di turisti stranieri. Di quella donna si erano perse le tracce. I due, seduti a guardare il mare dal Molo Libertà, avevano l'uno il muso più lungo dell'altro. Un gruppo di Pidove cercò di estorcere loro qualche briciola; vennero mandati via in malo modo da Lou, stanca e annoiata, che ogni tanto appoggiava la testa sulla spalla di Zabaglione. Il traghetto dorato attraccò al molo per far salire una scolaresca diretta all'Isola Libertà; cosa ci fosse di così bello da vedere su quell'isoletta ancora se lo dovevano spiegare. Tutto ciò che aveva erano panchine e negozi di souvenir! L'ultima volta che i due c'erano stati era perchè avevano creduto alle voci sul faro e sul presunto pokèmon leggendario che si nascondeva al suo interno. Zabaglione osservò i bambini con la coda dell'occhio; erano tutti entusiasti tranne una bambina bionda, che osservava meravigliata il mare senza però voler salire sulla passerella.

-''Lily!''- Chiamò la maestra, incitandola a salire. Inascoltata, la donna si avvicinò alla bambina; nel farlo scivolò sul legno bagnato, cadendo in acqua. Zabaglione fu pronto ad alzarsi per intervenire; era pur sempre un pokèmon di tipo acq-... no, non lo era più. Sbuffò e incrociò le braccia, osservando la donna soccorsa da un marinaio lì vicino. All'improvviso cadde anche l'uomo, spinto verso il basso da un viscido tentacolo rosa. I bambini urlarono terrorizzati, richiamando a gran voce l'aiuto di qualcuno.

-''E' un Jellicent!''- Disse il proprietario del traghetto, aspettandosi di essere attaccato da un momento all'altro; suonò una campanella e cercò di condurre tutti i bambini a terra. Alcuni non ne vollero sapere di scendere, la stessa bambina bionda di prima cadde in acqua; Lou e Zabaglione si alzarono, intenzionati ad aiutare. La ragazza frugò nella borsa per cercare la pokèball di Beartic e con orrore scoprì che i suoi pokèmon erano rimasti in camera da letto.

Un branco di Frillish accerchiò il traghetto. Lou si fiondò sulla passerella per cercare di aiutare gli altri bambini; il traghetto ondeggiava sotto i movimenti dei pokèmon, intenzionati ad affondarlo. Lei poggiò un piede su quella piccola nave dorata, cercando stabilità, per poi tendere le braccia verso i piccoli spaventati. Alcuni vennero tratti in salvo da un Braviary chiamato ad aiutare da un allenatore vicino; un altro si gettò tra le braccia di Lou e nel salto perse in acqua il cappello. La ragazza indietreggiò per portare il bambino dagli altri suoi compagni, ora assistiti da un infermiere di passaggio. Una piccola folla di pokèmon si era affrettata ad allontanare i Frillish dal traghetto, consentendo così il recupero dall'acqua della maestra e del marinaio. La ragazza tirò un sospiro di sollievo e ricevette qualche pacca sulla spalla da alcune persone, che avevano assistito al coraggioso tentativo di salvataggio; lei si limitò a sorridere imbarazzata. Una voce familiare la chiamò, facendola tornare nel mondo reale. -''Lou!''- Era quella di Zabaglione! Lo cercò tra la folla, invano, poichè il ragazzo era proprio dietro di lei. -''Aiuto!''- Chiamò, poggiando il corpicino della bambina bionda sulla passerella di legno. A quanto pare non aveva dimenticato come si nuotava. L'infermiere e la maestra si precipitarono lì per soccorrere la piccola Lily; la figura di un grande pokèmon acquatico comparve sotto Zabaglione proprio quando provò a risalire dall'acqua. Il ragazzo venne trascinato di nuovo in mare da Jellicent, rimasta nascosta quatta quatta sotto il traghetto.

Zabaglione non riuscì a liberarsi neanche scalciando. L'aria nei polmoni finì presto; si arrese facilmente alla stretta del pokèmon, immerso nel suo elemento e sopraffatto da esso. Sarebbe stata la volta buona? Si sarebbe svegliato? Non era possibile morire il primo giorno da umano! Si augurò fosse anche l'ultimo; se avesse avuto ancora il corpo da Dewott non avrebbe finito così presto l'aria. Cercò le sue conchiglie nel panico, sperando fino all'ultimo di trovarle al loro posto; sarebbe bastato un conchilama e Jellicent sarebbe scappata.

Il ragazzo perse sensibilità alle dita e faticò a mettere a fuoco quella luce, che rarefatta penetrava l'acqua, e che -se lo sentiva- tra poco si sarebbe spenta. Un'ombra nera gli passò davanti velocemente, risvegliandolo dal torpore che lo aveva avvolto. I tentacoli lo lasciarono andare; con la coda dell'occhio vide Jellicent allungarli verso qualcos'altro, poi perse conoscenza.

-''Zabaglione!''- Urlava Lou sul molo, sporgendosi per cercare di individuare il suo... pokèmon? Non aveva più importanza ormai. Perchè l'acqua del molo doveva essere così profonda?! Presto arrivarono sul posto anche delle volanti della polizia per qualche accertamento. Nessuno di loro sembrò capire la situazione finché un Dragonair non emerse dall'acqua; il pokèmon aveva portato il ragazzo in superficie, salvandolo da una morte certa. Zabaglione non era certo ridotto bene; appena egli venne ripescato dall'acqua, Dragonair fu ritirato dal suo allenatore. Lou cercò di capire dove e chi fosse ma non ci riuscì.

 

-''Panico ad Austropoli: un branco di Frillish, capitanato da un Jellicent, ha di nuovo preso di mira il mare intorno alla città. E' stato interessato il Molo Libertà; sfiorata la tragedia. Sentiamo cosa ha da dire il sindaco sulla vicenda.''- A quel punto Lou spense la radio, infastidita. Tutti parlavano dell'incidente e dei bambini che avevano rischiato la vita, certo, ma veniva presto messo in secondo piano dall'opinione dell'amministrazione comunale. Era periodo di elezioni e tutti si divertivano a lanciare fango sull'altro, come fossero tanti piccoli Marshtomp nel bel mezzo della pioggia. La ragazza scosse la testa e guardò il suo Dewott uscire con lei dal Centro Pokèmon, ancora umano e ancora strano. Così strano da sembrare finto; non ci avrebbe mai fatto l'abitudine, pensò. Il sole alto faceva sembrare i capelli del ragazzo più azzurri e lisci, simili a quelli delle bambole.

-''Avresti potuto rimetterci il pelo.''- Disse lei, guardandolo male.

Zabaglione incrociò le braccia e puntò i piedi a terra. -''Scusa se ho salvato una bambina, cara!''- Lou gli voltò le spalle e controllò l'Interpokè: era praticamente ora di pranzo. -''Che fai, neanche mi ascolti?!''- Sbottò lui, ringhiandole contro.

-''Perdonami tesoro, ma è mezzogiorno e mezza. Ho passato due ore in pena per te, se vuoi proprio saperlo.''

Il ragazzo le mise una mano sulla spalla e la guardò negli occhi. -''Davvero?''- Era un po' sorpreso, gli occhi gli luccicavano addirittura. Davvero si era preoccupata per lui? Per qualsiasi altro pokèmon sarebbe stata una domanda retorica, eppure lui doveva essere rassicurato su qualsiasi cosa.

L'allenatrice non era abituata a guardarlo dal basso verso l'alto. Il sole le dava un po' fastidio perchè lui non era abbastanza alto da coprirlo; aveva sicuramente un paio di centimetri più di lei. Anzi, forse più di un paio. Lou scosse la testa, imbarazzata, e chiuse gli occhi per non incrociare il suo sguardo. -''Certo che sì. Vedi?!''- Gli puntò contro l'interpokè, mostrando il display graffiato. -''E' proprio mezzogiorno e mezza.''

I due rimasero bloccati per un po', almeno finché un paio di allenatori non si lamentarono del fatto che stessero bloccando la porta; allora si spostarono e, senza dirsi niente, cominciarono a camminare per Via Austropoli. La strada, affollata come sempre, appariva completamente diversa all'ex-pokèmon; se prima aveva avuto una visuale molto poco ampia delle cose – che in genere si limitava alle gambe delle signorine che passavano di lì- ora sentiva di avere il controllo su tutto. Non era più soffocato come prima, un piccolo puntino azzurro sotto una foresta di grattacieli. Ora era un puntino bianco, un po' più grande e con ancora le scarpe fradice. C'erano tanti turisti ma soprattutto lavoratori, fuori per la pausa pranzo o di ritorno da lavoro. Si sentì anche lui parte di quelle formichine, instancabili lavoratrici anche sotto un sole battente; la sensazione durò poco, giusto il tempo di ricordarsi che il suo essere nullafacente non sarebbe andato via neanche da umano. Sentiva seriamente mancanza delle sue conchiglie; non le usava così tanto, certo, ma era pur sempre un Dewott! Alzò il naso verso l'enorme palazzo della Game Freak e sbuffò. -''Secondo me domani mi risveglio pokèmon.''- Rimase a guardare gli enormi schermi occupati dalle pubblicità, costringendo anche Lou a fermarsi. Lo spot dedicato alla palestra di Austropoli venne presto sostituito con il jingle delle caramelle Mime Jr., onnipresenti nella dispensa di casa Rust. La pancia di Zabaglione cominciò a brontolare. -''Io approfitterei del mio stomaco nuovo e affamato per svaligiare qualche supermercato.''- Disse, assalito dalla fame.

La ragazza lo tirò via per la maglietta. -''E va bene...''- Tutto quello spavento le aveva chiuso lo stomaco ma, una volta riaperto, lo sentiva così vuoto che pareva una voragine. A pensarci neanche avevano fatto colazione. -''Prima passiamo a casa, torniamo a prendere gli altri.''- Aggiunse; non era abituata a stare troppo senza la sua squadra, figuriamoci anche a stomaco vuoto.

A quelle parole Zabaglione la fermò, poco convinto. -''E' proprio necessario?''- Non ci teneva a farsi vedere così dai suoi amici. Magari non l'avrebbero mai accettato, lo avrebbero assalito o... non voleva saperlo, semplicemente. E se fosse stata solo una trasformazione temporanea? Non c'era bisogno di farsi vedere così.

Lou lo guardò con aria interrogativa. Se aveva accettato lei questa situazione perchè non avrebbero dovuto anche loro? -''Cosa c'è, hai paura che ti rubino il pranzo?''- Chiese.

-''No, è che preferirei evitare... insomma, che gli andiamo a dire?''

La ragazza si mise una mano sulla fronte. -''Non c'è bisogno di vergognarti tanto.''

-''Vergognati tu, balena!''- Sbottò, prendendola come un'offesa. -''Io non mi vergogno! Sono un bel ragazzo dopotutto. Non è quello il punto.''

-''Balena a me? Scemo che non sei altro, rimangiati quello che hai detto! Devo stringerti i rotolini per farti capire?!''

-''Non osare.''- I due cominciarono a ringhiarsi contro in mezzo alla folla, dando un buon motivo per guardare ai passanti.

Se non ci fosse stata tutta quella gente, Lou gli sarebbe sicuramente saltata addosso. -''Ora che non sei più un pokèmon posso pure picchiarti.''- Gli puntò un dito davanti agli occhi, come faceva sempre. La trasformazione non aveva cambiato niente tra loro due, a quanto pareva. Forse la comunicazione verbale aveva anche peggiorato la situazione, dato che la ragazza poteva finalmente capire gli insulti del ragazzo.

Zabaglione le afferrò il polso e digrignò i denti. A quest'ora le avrebbe già morso la gamba. -''Ehi, i canini non li ho persi mica! Ti stacco quel braccio a morsi.''

-''Animale!Ti faccio tornare Dewott a forza di calci, quanto è vero Arceus!''

-''Ahm, scusate...''- una voce femminile li interruppe. Era una bella signora bionda, ben vestita e truccata; rivolse a loro un leggero inchino, incuriosendo ancora di più la piccola folla di persone intorno a loro. La donna aveva per mano una bambina bionda come lei, che salutò Zabaglione. -''Lei è Lily, credo la ricordiate, ed io sono sua madre. Ci tenevamo a ringraziare entrambi, ma soprattutto...''- Fece un cenno in direzione del ragazzo, come a chiederne il nome.

Lou e Zabaglione si guardarono per un attimo, finché la ragazza non prese parola. -''Lui è Zaba-''- Immediatamente le venne tappata la bocca dall'ex-pokèmon.

Che razza di nome era Zabaglione per un umano? Già come soprannome per un pokèmon risultava un po' imbarazzante, figuriamoci per una persona! Il ragazzo cominciò a ridere nervosamente, grattandosi la nuca. Doveva inventarsi un altro nome o nessuno lo avrebbe mai preso sul serio. Che male c'era, in fondo? Lo avrebbe mantenuto solo fino a quando non sarebbe tornato pokèmon. -''Sono De... De...''- Diede una rapida occhiata al maxischermo, che a vividi colori trasmetteva la pubblicità delle scarpe da corsa: utile strumento prodotto dalla famosa società di Hoenn, la... -''Devon!''

Lily strinse la mano di Zabaglione e sorrise. -''Che bel nome! Devon, sei il mio eroe! Grazie mille!''- Al ragazzo quasi gli si strinse il cuore a sapere che aveva fatto una buona azione, che in fondo era merito suo se quel dolce sorriso lo salutava ancora. Accarezzò i capelli della bambina, rosso e gongolante.

La donna gli rivolse un bel sorriso. -''Non so davvero come ringraziarti, caro. Mio cognato ha un ristorante a Levantopoli, uno dei migliori della città – so che non è il massimo, ma due buoni per una cena è tutto quello che posso offrirti. Così puoi portarci anche la tua sorellina.''- Consegnò i buoni a Lou, che un po' confusa fissava Zabaglione. -''Non potrò mai ringraziarti abbastanza! Se hai bisogno di qualcosa mi trovi al banco informazioni del Centro Pokèmon. Buone cose!''- La bimba lo salutò con un bacino e poi andarono via, salutandolo con la mano.

-''Hai sentito, Lou?''- Si appoggiò a lei con il gomito sulla sua spalla, tastandosi un po' le guance per trovarle roventi. -''Sono un eroe...''- Ripeté con voce assorta e addolcita. Nella sua testa c'era solo la canzoncina del camioncino dei gelati, mista all'aroma di zucchero filato e a dei Bellossom danzanti.

-''Già. E a quanto pare io sono la tua sorellina e tu ti chiami Devon.''- Disse con sconforto. Infilò i buoni nella tasca interna della borsa e sospirò. -''La prossima volta che si riferiscono a me come tua sorella-...''- Si interruppe quando, giratasi per guardare Zabaglione, non lo trovò più al suo fianco. Lo aveva forse inghiottito la folla? Il terrore di perderlo per la città, come successe qualche annetto prima, la assalì prepotente. Subito si alzò sulle punte e, attenta come un Watchog, cominciò a guardare in mezzo a tutte quelle persone. Proprio quando fu sicura di aver visto una chioma azzurra (abbastanza facile da individuare) un Emboar le si parò davanti coprendole la visuale. Lou cominciò a correre tra la gente, nell'ipotetica direzione in cui si stava dirigendo Zabaglione; per loro fortuna la folla stava cominciando a sfoltirsi. L'ultima volta che Zabaglione si perse lo ritrovarono nelle fogne, spelacchiato e ferito, con solo una conchiglia e mezzo. Non riuscirono a capire dove fosse finita l'altra metà o perché si fosse ridotto a tal modo, tale fu lo spavento che Felicum lo minacciò di rimetterlo di nuovo a bada nella pokèball. Suo fratello era molto premuroso e carino con loro, nulla da togliergli sotto questi aspetti, eppure a volte era insopportabile. Lei e Zabaglione ringraziavano sempre il fatto che lui, tra mille impegni e gare di arti marziali, passava la maggior parte del tempo fuori casa o direttamente in altre regioni. In quei periodi i due passavano le giornate a cercare lavoro; quando lo trovavano venivano licenziati entro dieci giorni. Lou era l'ultima di 5 fratelli, tutti specializzati in qualcosa e con una florida carriera e professionalità; perfino i loro genitori erano degli sportivi di fama mondiale. E poi c'erano loro due, gli ultimi e trascurati che neanche riuscivano a consegnare delle pizze senza sbagliare continuamente indirizzo. Avevano provato a buttarsi nella lotta e qualche risultato lo avevano ottenuto: sette medaglie in soli due mesi non era cosa da poco. Poi si stancarono, semplicemente. Ogni decisione che prendeva Lou era anche ben meditata da Zabaglione; l'uno era la distrazione dai complessi dell'altro, tanto che non potevano più stare separati. La ragazza non aveva la minima intenzione di perdere un così caro amico, sgarbato o permaloso rimaneva comunque il suo Dewott. Ritrovarselo umano così di colpo la aveva certamente sconvolta, ma in fondo cosa sarebbe mai cambiato nel suo comportamento? La risposta era semplice: niente, lei ne era sicura. Solo quella mattinata le aveva fatto capire che il suo Dewott era ancora là dentro. Dopo queste riflessioni, stanca morta, Lou scorse di nuovo Zabaglione. Neanche il tempo di raggiungerlo e maledirlo che lui indicò in direzione della fontana.

-''Non avevo visto male! C'è Arion!''- Urlò, prima di realizzare che era ancora umano.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Vecchi amici ***


 

Un Krookodile seduto su una panchina nel bel mezzo della città era uno spettacolo divertente. Se ne stava lì al sole, messo in difficoltà dalla coda, con le braccia incrociate e un'espressione annoiata; i Pidove ne erano spaventati e ad ogni sua occhiataccia si dileguavano. Di tanto in tanto il pokèmon ringhiava contro i passanti, imbarazzando ancora di più il suo allenatore.

Arion, con la sua tracolla stretta a sé, non sembrava essere cambiato di molto né per aspetto né per comportamento. I suoi capelli scuri prendevano strane direzioni pur non essendo lunghi, come gli occhiali tendevano a scivolargli via dal naso. Il sole primaverile batteva forte su di loro ma lui mantenne imperterrito la combinazione jeans-felpa. Fermo sulla panchina, beveva e mangiava qualche briochina alla cannella; dopo un po' accarezzava Krookodile e cercava di farlo svagare. Si arrendeva dopo due minuti, stringeva la tracolla e ricominciava a mangiare. Questa sequenza si ripeteva ogni venti minuti.

-''Girella!''- Chiamò Lou, correndo verso il ragazzo. Lui si sistemò gli occhiali e, mentre cercava di metterla a fuoco, Krookodile le saltò addosso.

Arion era un loro amico di infanzia. Dopo che i suoi genitori vennero arrestati a seguito dello scioglimento del Team Plasma lui venne affidato alla zia. Non se ne seppe più niente finché, avendo loro cominciato a viaggiare per Unima, lo ritrovarono a Sciroccopoli completamente cambiato. Lui non si faceva più chiamare per nome pur di non far capire da che famiglia provenisse, una principale finanziatrice del Team Plasma; Arion era l'attuale detentore del record di lotte vinte di fila. C'era anche un sito web che seguiva la sua scalata al successo, il conteggio era arrivato quasi a 4000 vittorie prima della sua chiusura. Dopo che fallì nella sua 3978a lotta si persero di nuovo le sue tracce. Lui non era il tipo da cercare la lotta, tanto meno con avversari più forti di lui; aveva anzi molta paura degli scontri tra pokèmon. La sua squadra usciva solo sul campo di battaglia, fatta eccezione per i suoi Ampharos e Leavanny che di solito lo seguivano quando viaggiava da solo.

Lou fu molto sorpresa di trovare Krookodile fuori dalla pokèball. Il pokèmon non la assalì per spaventarla ma per farle le feste; l'ultima volta che la aveva vista era ancora un Krokorok. La ragazza si sorbì quelle coccole da novantasei kg con un sorriso imbarazzato sulla faccia. Mentre una gamba era bloccata a terra, l'altra cercava di scollarsi il pesante pokèmon da dosso. -''Girella!''- Protestò Lou, con la schiena spalmata sulle mattonelle roventi. -''Ha guadagnato una sessantina di kg, eh?!''

Arion, che si era avvicinato a loro un po' preoccupato, rispose con voce bassa. -''Eh già...''- Ora che era in piedi, Zabaglione poteva osservarlo meglio. Pur essendo lontano, lo vedeva comunque cambiato: sembrava più alto e meno gracilino, forse aveva preso anche un po' di sole. L'ex-Dewott cercò di non dare nell'occhio e restò in disparte vicino alla fontana. Non si sentiva a suo agio così.

-''Pezzo di cretino, non restare lì!''- Urlò lei, facendo sobbalzare Arion e Zabaglione. -''Richiamalo, mi soffoca!''

-''Ti-ti voglio bene anche io! Ma non posso...''- Il ragazzo occhialuto fece qualche passo indietro ridendo. -''...la sua pokèball la ha un mio amico... c-come stai comunque? E' un anno che non ci vediamo, eheh.''

Lou riuscì a scrollarsi di dosso il pokèmon, certamente con non poche difficoltà; ad aiutarla ci fu il nervosismo che le aveva dato la situazione. -''Temo di non aver capito.''- Disse ad Arion, avvicinandosi ulteriormente a lui mentre cercava di pulirsi le braccia dal brecciolino. Accarezzò la testa di Krookodile e continuò ad avanzare, costringendo Arion ad indietreggiare ancora di più; dopo qualche passo il ragazzo inciampò in un'aiuola.

 

 

 

Il sole bussava sulla vetrina; se non fossero stati al fresco nel locale avrebbero sicuramente preso qualche scottatura. Zabaglione aveva la testa appoggiata sul tavolo, rivolta verso ciò che c'era aldilà del vetro. Due piccoli allenatori si stavano sfidando: avevano messo su un campo provvisorio, disegnato col gesso nella piazza. Il ragazzo si leccò i canini con i denti mentre seguiva la lotta; il Glameow per cui stava tifando stava per perdere. Avrebbe tanto voluto addormentarsi lì, su quel tavolo fresco, ma la presenza di Krookodile lo rendeva nervoso: non faceva altro che fissarlo con aria minacciosa. Forse era perché non aveva ancora né parlato né si era presentato da quando avevano visto Arion. Era rimasto lì a guardare, incerto sul da farsi. Alzò la testa solo quando i due si allontanarono per una telefonata, lasciandolo solo con Lou.

-''Chi lo avrebbe mai detto? Ha fatto amicizia con il ragazzo che ha mandato in frantumi il suo preziosissimo record. Sono appena tornati da Kanto, sai?''- Gli disse lei, felice per i progressi fatti dal suo amico. Era stata in pensiero per lui poiché, essendo di umore e mentalità instabile, avrebbe potuto reagire veramente male a quella sconfitta. Ora che sapeva che tutto era andato per il meglio si era tolta un peso di dosso. Accarezzò i capelli di Zabaglione, non capendo cosa c'era che non andava. -''E' successo qualcosa?''

-''Lui non si ricorda di me, non mi ha mai visto così.''- Si sfregò il naso sul braccio e poi guardò Lou negli occhi. -''Vorrei abbracciarlo ma sarebbe fuori luogo, ti pare?''

La ragazza sospirò mentre si rigirava tra le dita i capelli dell'ex-Dewott, piacevoli al tatto. -''Ti va di dirglielo? E' un tipo ragionevole dopotutto.''

-''Ma che gli importa!''- Zabaglione strinse i pugni e aggrottò le sopracciglia. -''Non ha neanche chiesto di me, avrà altro per la testa. E poi non lo rivedremo per altri due anni, sono sicuro, e allora sarò tornato pokèmon.''- Quando faceva così sembrava un bambino capriccioso: incrociava le braccia, puntava i piedi a terra e metteva il muso. Scocciato, poggiò di nuovo la testa sul tavolo; come si aspettava, Herdier vinse la lotta contro Glameow. Gli schiamazzi dei bimbi lo distraevano e mettevano di buonumore, tanto che restò ad ascoltarli fino a quando Lou non lo tirò su per la guancia.

-''Fai pace con il cervello.''- La ragazza gliela strapazzò per un po', scherzosamente, poi assunse un tono serio. -''Ora ti metti composto e ti presenti, Arion si complessa se cominci a fare così. Per favore...''

Zabaglione la ignorò e osservò circospetto i due, da poco tornati nel locale. Krookodile si sedette nuovamente davanti a lui e lo sfidò con lo sguardo. Avevano l'uno l'espressione più ostile dell'altro. -''Avete già ordinato?''- Chiese Arion, limitandosi a sorridere per stemperare la tensione. Nascose il viso nella sezione frappè del menù appena il ragazzo silenzioso – egli sospettava fosse addirittura muto – minacciò di mordere il muso di Krookodile con uno scatto rabbioso. A fermarli ci fu solo il cameriere, che con la sua presenza ricordò loro di avere lo stomaco vuoto.

Mangiarono in silenzio, almeno finché il quattrocchi non cominciò a parlare. -''L-le patatine mancano di salsa! Puoi- potresti passarmela, ragazzo?''

Zabaglione alzò gli occhi dal suo panino e con uno scatto porse il piattino di salsa ad Arion. Era la sua occasione. -''Tieni, io sono Devon. Scusa se non mi sono presentato.''

Il ragazzo sorrise, piacevolmente sorpreso dalla sua iniziativa. -''Grazie Demon!''

-''Con la v.''

-''Vemon?''

-''No, la v è al terzo posto...''

-''Vevon? Oh signore, che nome strano, eheh.''

La poca pazienza di Zabaglione stava per esaurirsi. -''Devon.''

-''Ma non avevi detto che-''

-''DEVON. D E V O N.''- Sbottò alla fine, spaventando gli altri clienti col suo spelling. Arion si fece piccolo piccolo; era sicuro di non essere sordo! Era quel ragazzo che pronunciava male il suo nome, no? Doveva essere così, ma la vergogna stessa bloccò i suoi movimenti. Gli occhi color nocciola del ragazzo cominciarono ad inumidirsi; non valeva la pena di piangere, no? Aveva sedici anni, mica sei! E allora cominciò a ridere quasi istericamente, imbarazzato. Zabaglione si beccò le occhiatacce di Krookodile e Lou, praticamente pronti a fargli del male fisico, e si decise a scusarsi. -''Mi dispiace. Qui c'è rumore, o meglio c'era, e poi sì insomma non lo ho detto a voce alta.''

Arion fece spallucce e chiuse gli occhi. -''Che-che stupido! Fa-fa-f-f-fa-fa-fa fa niente.''- Lou si mise una mano sulla fronte a sentirlo balbettare così. Bisognava distrarlo.

-''Ehi, girella!''- Attirò facilmente la sua attenzione chiamandolo in quel modo. -''Io e il mio amico stavamo cercando una signora in un camper. So che è molto generico detto così, ma lei aveva i capelli violetti e un grosso grembiule giallo. Le dobbiamo dei soldi, l'hai mica vista ieri sera?''

Il quattrocchi ci pensò mentre finiva di mangiare; perfino Krookodile aveva finito, mancava solo lui. -''Noctis si era fermato a prendere delle cose in farmacia e mi aveva lasciato con Leavanny. Tempo di girarmi e spunta questa tizia - corrisponde all'identikit, sì sì – che m-mi invita a seguirla con la mano. C'era un buon odore ma Leavanny mi ha fermato. L-lei ha continuato ad insistere finché non ha visto Noctis che arrivava nella mia direzione. Forse lui la conosce, mi ci ha tirato via a forza... eh eh...''

A Zabaglione andò di traverso la bibita a sentire quell'ultima frase. -''Chi è questo Noctis?!''- Chiese, sbrodolandosi addosso l'aranciata. Il corpo da umano gli stava già stretto, come era il suo stomaco in quel momento.

-''Noctis è il mio amico, qu-quello di Kanto. E' in città ma deve sbrigare delle faccende ora...''

L'ex-Dewott si alzò in piedi con tale veemenza che la sua sedia cadde. -''Quando possiamo incontrarlo?''- Arion lo guardò in modo strano; dovevano dovergli davvero molti soldi per scatenare una reazione del genere.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Partenze e spiccioli ricordi ***


Lou bussò alla porta. I corridoi del loro condominio - situato nella parte più infima e meno battuta della Via Magra - erano perennemente bui e umidi; ottima protezione dall'afa estiva ma molto inquietanti di notte. Zabaglione si sedette a terra, accanto alla vecchia bici della sua allenatrice, parcheggiata lì tra due appartamenti. A guardarla gli saltavano alla mente molti ricordi, fossero dolci o imbarazzanti, come quella volta che investirono un tizio sul Molo Passeggeri: dovevano consegnare le ultime scorte di Latte Mumu allo staff della Nave Reale Unima ma, per un brusco cambiamento di marcia da parte di Lou, la catena si sganciò mentre erano in discesa. La faccia di quel tizio Zabaglione non l'avrebbe mai dimenticata. Contro ogni aspettativa fu quello sconosciuto a proporre loro di viaggiare, anche se in maniera implicita, sorpreso dal fatto che i due non si fossero mai allontanati dalla città. Non videro mai più quel ragazzo, ma la gratitudine nei suoi confronti non svanì mai. Senza quell'incontro fortuito (che fece loro perdere il posto di lavoro e una bicicletta) non avrebbero mai guadagnato così tanti amici.

La ragazza voleva entrare a casa proprio per riprendere la sua squadra di pokèmon: Chantilly, Semifreddo, Zuccotto, Frolla, Miele e... Zabaglione. Era evidente che la sua passione fossero i dolci? Molte persone avevano preso in giro lei e i suoi pokèmon per via di questi soprannomi ma non se ne era mai importata davvero, almeno finché Zabaglione non aveva deciso di chiamarsi Devon. Non era meglio il nome di quella crema, così buona e delicata?! Questo voleva forse dire che la sua squadra non si sentiva a suo agio così? Sarebbe stato terribile per lei.

-''E' in casa?''- Chiese Zabaglione, preoccupato dall'espressione incerta di Lou; conoscendo il fratello avrebbe potuto anche essere andato via.

Lei deglutì e tornò a bussare alla porta. Aspettò qualche secondo, poi poggiò l'orecchio sulla superficie di legno freddo e laccato; cercò di capire se il fratello fosse in casa. Doveva esserlo! Si sentiva il rumore di passi pesanti e frettolosi per tutta la casa. Cosa stava facendo di così importante da non aprire la porta? -''Felicum?''- Chiamò, bussando di nuovo. Nessuna risposta. Lou frugò nella sua borsa per controllare di avere le chiavi; in mezzo a carte di caramelle, scarti di merendine, involucri di crackers, bricioline, fazzoletti usati e salviette sgualcite trovò il mazzo di chiavi attaccato ad un piccolo portamonete a forma di Clefairy. Era incrostato di... qualcosa? Forse una gomma masticata o una caramella sciolta. Lou rabbrividì toccando quella sostanza appiccicaticcia. Mise lentamente le chiavi nella toppa e fece fare loro un mezzo giro, tale da aprire la porta. L'espressione annoiata di Machoke, che la accolse sull'uscio, la fece per un attimo sobbalzare. Il pokèmon indicò il suo allenatore che indaffarato trafficava con dei borsoni da viaggio.

-''Ah, siete tornati!''- Disse, senza neanche guardarli. -''Scusate, ho da fare...''- Corse in camera per recuperare una pila di canottiere pulite da sistemare tra i bagagli. Anche Hariyama faceva avanti e indietro tra le camere e salone, portando con sé asciugamani e saponi; era buffo, così largo che quasi non passava per il corridoio ma così determinato ad aiutare. Anche il pokèmon sberletese non si fermò a guardarli minimamente. Solo Machoke aveva spostato lo sguardo verso Zabaglione; se si trattava di Lou era anche più geloso del fratello e ciò spaventava un po' l'ex-Dewott.

Felicum si girò verso di loro, col fiatone, e sobbalzò vedendo Zabaglione. -''Oh signore, spero di non doverci fare l'abitudine... cosa vi avevo detto riguardo al tornare a casa in queste condizioni?! Non vi faccio sbattere fuori da Machoke solo perchè deve aiutarmi.''- Appena finito di dirlo si sentì un tonfo; Hariyama, povero pokèmon, era inciampato in qualche cumulo di ciarpame. L'uomo lo fece rientrare nella pokèball.

-''Sei antipatico!''- Gli disse Lou, lanciandogli addosso le chiavi. Quella roba appiccicaticcia si attaccò immediatamente alla giacca del fratello.

-''Noooo! No! No! Ora devo pure cambiarmi! Stupida, sto perdendo tempo!''- Corse di nuovo in camera, rischiando di inciampare in mezzo al cumulo di roba che aveva fatto perdere l'equilibrio al suo pokèmon. Machoke si mise una mano sulla testa ed espresse tutto il disappunto possibile verso la mancata organizzazione del suo allenatore. A quanto pare Felicum si era di nuovo dimenticato di dover partire. Chissà come si era svegliato! Probabilmente stava per perdere il treno. Si lamentava continuamente dell'imbranataggine di Lou quando lui era anche più disorganizzato. Aprì la porta con uno scatto, batté il piede contro uno spigolo e, saltellando confusamente, coprì il petto villoso con una maglietta che pescò dal borsone. -''Il passaporto!''- Urlò disperatamente, non trovandolo nel portafogli. Si tranquillizzò quando Machoke glielo lanciò, colpendogli il naso. -''Quando torno voglio trovarti normale, Dewott! Mi raccomando, fate i bravi.''- Disse, chiudendo alla buona i borsoni. Ne lanciò uno in direzione del pokèmon per aiutarlo a portare i bagagli.

A Zabaglione quasi venne il mal di testa a vederlo girare come una trottola impazzita. -''Dove vai?''- Chiese.

-''Kalos!''- Salutò il ragazzo scompigliandogli i capelli, poi Lou dandole un frettoloso bacio sulla fronte. -''Devo tenere degli stage, ne approfitto anche per salutare la nostra cara sorellona. Non so quando torno, ma so quando parto: tra due ore ho il volo.''- Si avviò fuori alla porta con Machoke. -''Devo dire qualcosa di particolare a Fiona? Portarvi qualche souvenir? Rapidi!''

-''I macarons!''- Disse la sorella, con tanto di occhi luccicanti. Anche Zabaglione tentò di dire qualcosa; venne immediatamente zittito dallo sguardo freddo del pokèmon megaforza.

-''Perfetto, manco so che roba è. Machoke, aspettami-... ciao ragazzi! Non accettate cibo dagli sconosciuti, eh! Se avete bisogno di soldi mandatemi un messaggino.''- Scappò via, per poi tornare indietro una manciata di secondi dopo. -''Tu sei bellissima e a te voglio bene anche se non sei più blu.''- Disse dolcemente, per poi correre giù per le scale con il borsone in spalla. -''Puoi tenere i vestiti!''- Aggiunse, facendo espandere l'eco di quell'ultima frase per tutto il condominio.

Lou chiuse la porta sospirando. Neanche il tempo di godere di quel silenzio che cominciò a parlare, seppure con voce bassa e abbastanza afflitta. -''Non troverà mai una fidanzata così.''- Si lasciò cadere sul divano e guardò Zabaglione.

-''Mh?''- Sapeva che con quello sguardo voleva chiedergli qualcosa, come al solito del resto.

La ragazza assunse un tono dolce e l'espressione ancora più stucchevole. -''Le chiavi. Saranno in camera sua, appiccicate alla giacca. Lo sai che per me quel posto è off-limits...''

Anche Zabaglione si spalmò sul divano, finendo addosso all'allenatrice. -''Con me non attacca. Ci entri sempre a curiosare.''

-''Ma sono stanca!''- Protestò, per poi cercare di allontanare il ragazzo con una ginocchiata. -''Fa caldo, togliti...''

L'ex-Dewott non si mosse. -''Sono stanco pure io. E anche sudato. Pensi che ce la faremo a riposarci prima delle cinque?''- Per quell'ora avevano fissato un appuntamento con Arion ed il suo amico davanti all'Associazione Sondaggi. Sia lui che Lou avevano bisogno di farsi una doccia; Zabaglione si augurò che Felicum avesse lasciato qualche vestito nel suo armadio, in modo tale da potersi almeno cambiare. Se fosse dipeso da lui sarebbe uscito così, come avrebbe fatto da pokèmon; ci teneva però a fare bella figura con quel Noctis e anche con Arion. L'ex-Dewott si voltò verso Lou, che a quanto pare non aveva intenzione di rispondere. Si era addormentata col cappello sulla faccia. Zabaglione scosse la testa e si disse che, in fondo, ci sarebbe stato l'allarme impostato sull'Interpokè a svegliarli; suonava ogni giorno alle quattro di pomeriggio e la ragazza non aveva mai capito come liberarsene. Egli chiuse gli occhi e ascoltò il silenzio che gli era mancato anche nel momento in cui stava per affogare. Già, si era ridotto a farsi mettere in difficoltà dal suo stesso tipo. Si toccò i fianchi per cercare le conchiglie, come da rituale prima di dormire. Come poteva aspettarsi non le trovò. Si lasciò abbracciare dal sonno ristoratore che già aveva preso la sua compagna, stanco morto.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Domadraghi troppo intelligenti ***


Importante:
Salve a tutti! Non vorrei risultare patetica agli occhi di nessuno, ma c'è un motivo che mi ha spinta a scrivere ciò. Questa storia ha ottenuto abbastanza visualizzazioni, andate mano mano decrescendo; se qualcosa non vi piace, se seguite la storia, se credete che io possa apportare cambiamenti significativi o se semplicemente volete darmi una mano... vi prego di recensire o mandarmi un mp, amerei sapere il parere di più persone possibili. Vi assicuro che non è bello scrivere e sapere che è come se stessi consegnando la mia storia al muro; non pretendo nulla, tantomeno attenzioni, ma a me piacerebbe sapere cosa sbaglio (per migliorare) e cosa "azzecco" (al mio ego non farebbe male, vi dirò la verità). Continuerò a postare capitoli a prescindere, non preoccupatevi poiché ho intenzione di andare avanti. Grazie mille a chi vorrà ascoltarmi!

Zabaglione aprì la porta della stanza di Felicum. Aveva 26 anni ma la sua camera sembrava ancora quella di un ragazzino: pareti azzurre decorate da poster piccoli e grandi, mensole piene di gadget e vecchi giocattoli, scatoloni ammuffiti sotto al letto, vestiti buttati alla rinfusa su una sedia e la scrivania piena di foto impolverate riassumevano appieno il disordine che regnava in quella stanza. Al ragazzo quella camera pareva piuttosto piccola e buia ora che ci faceva caso. Da Dewott non aveva mai notato quelle cornici di carta sull'ultima mensola; una era abbassata e meno curata delle altre, perciò la prese tra le mani per capire quale ricordo custodisse. Era una loro foto. Sul bordo della cornice c'erano scritte, con un pennarello nero e rovinato dal tempo, delle frasi che Zabaglione non poté capire; non sapeva leggere! Il ragazzo si fermò a guardare quell'immagine di lui, ancora un piccolo Oshawott, che abbracciava il piccolo Felicum. Quei ricordi mangiarono il cuore dell'ex-Dewott. Immagini tristi gli passarono davanti agli occhi, come quella volta che lui e il suo allenatore litigarono tanto da promettersi di non vedersi mai più. Zabaglione si era appena evoluto e, come spesso capita, il suo modo di essere era stato completamente stravolto; per quella ragione persero la lotta contro Rafan. Pieni di astio, si allontanarono. Dewott ascoltò uno di quei comizi fuorvianti del Team Plasma per poi sottrarre la sua pokèball a Felicum e distruggerla arbitrariamente, accecato dall'orgoglio. Il suo piccolo allenatore versò tante lacrime e, ritenendosi non più degno di allevare un pokèmon, partì col padre per allenarsi ad Hoenn. Zabaglione era diventato uno di quei pokèmon randagi e senza meta, almeno finché Lou non lo incontrò al mercato di Libecciopoli; lei aveva tre anni e viveva con Garrett, l'ennesimo loro fratello. Quest'ultimo non lo riconobbe e tentò di catturarlo, ma la bambina lo fermò avendo visto nei suoi occhi il riflesso di quell'Oshawott che la domenica giocava sempre con lei. Lo portarono di nuovo a casa per prendersi cura di lui. Zabaglione non si sentì mai degno di essere trattato come un pokèmon normale. Si era sempre sentito stupido per quello che aveva fatto a Felicum. Si convinse che, pur di scongiurare altri repentini cambiamenti di carattere, sarebbe stato meglio non evolversi più e stare lontano dalle pokèball. Toccare quell'argomento in casa loro era vietato: portava solo lacrime, rimpianti e vecchie incomprensioni.

Le dita dell'ex-pokèmon si fecero di burro e la cornice cadde. Perché era entrato lì? Si morse la mano per darsi un motivo per cui piangere e staccò le chiavi di Lou dalla giacca di Felicum, poggiata sul letto. Scappò via da quella stanza, urtando la ragazza che stava per andarlo a chiamare; le mise tra le mani il portamonete appiccicoso prima che lei potesse dire una parola. Lou lo guardò infilarsi a stento nello sgabuzzino, dove di solito andava a rifugiarsi quando cominciava a ricordare delle brutte situazioni. L'allenatrice sospirò; aveva sbagliato a mandare lui nella camera di suo fratello? Spinta dalla curiosità entrò anche lei e quasi inciampò nella cornice caduta poco prima. Lesse a bassa voce e capì. -''31 Maggio: inizio dell'avventura! Ho scelto Oshawott, lo trovo il più carino di tutti e tre gli starter.''- Posò la cornice nello spazio vuoto lasciato sull'ultima mensola. Controllò la data sull'Interpokè: 24 Maggio, cinque meno venti del pomeriggio. Bisognava tirare fuori di lì Zabaglione e anche in fretta, non le andava di fare aspettare Arion.

Lou maledì cento volte il Team Plasma mentre passava da una stanza all'altra. La sua aveva le pareti gialle e un solo enorme poster di MegaLopunny attaccato alla porta. Per terra c'erano delle cartacce, forse allontanatisi dal cestino per colpa di qualche folata di vento, ma quella camera era la più organizzata di tutte. Non ordinata, semplicemente... organizzata. Non era una stanza molto grande, dunque era tutto volto allo sfruttare gli spazi. Il suo era un armadio-letto: sotto il materasso e sopra le cassettiere. La scrivania formava un unico mobile con le mensole poco più in alto, mentre un piccolo guardaroba era poggiato vicino alla porta. Un angolo era dedicato agli scatoli delle scarpe, pochi ma ingombranti. Tutto ciò per permetterle di tenere aperto il balcone, l'unico di tutta la casa.

Lou sostituì il portamonete di Clefairy con quello di Banette, prendendolo dal cassetto sotto il letto; ne aveva una collezione che si arricchiva ogni volta che Jodie, il maggiore dei fratelli, tornava ad Unima carico di regalini. Buttò le chiavi nella borsa di tela gialla - quella buona - e recuperò le pokèball dalla cintura sulla scrivania. Anche la sua Chantilly era un regalo di Jodie. La fece uscire, riempiendo di scintille colorate la stanza; gli astrobolli sulla capsula, anche se vecchi, funzionavano ancora a meraviglia. Lopunny si stiracchiò rivolgendo le zampe al soffitto e gridando qualcosa di poco chiaro, come se fosse uno sbadiglio, per poi sgranchirsi le gambe scalciando. Il suo pelo rosa e soffice come cotone sembrava davvero scintillare, cosa che rendeva molto fiera Lou.

-''Mi serve il tuo aiuto, Chantilly.''- Le disse, attirando la sua attenzione. Il pokèmon era tutt'orecchi, letteralmente. L'allenatrice sospirò e si grattò il braccio con un sorriso enigmatico. -''So che non è facile crederci, ma ecco...''

 

 

 

Zabaglione camminava tenendo la mano batuffolosa di Lopunny, imbarazzato ma allo stesso tempo contento e onorato di quella grazia. Molti passanti si voltavano verso di loro: era difficile trovare un pokèmon cromatico che camminava mano nella mano con un ragazzo dai capelli bianchi e tratti azzurrini. Lui aveva sempre sognato di passeggiare con lei così, eppure Chantilly non l'aveva mai permesso a nessuno. Era stato difficile convincerla che quel tipo fosse proprio Dewott, e a quanto pareva ne valse la pena. Lou era riuscita a cambiarsi per l'appuntamento, ma non Zabaglione; dopo quella brutta esperienza non ebbe più voglia di entrare in camera di Felicum e frugare nel suo armadio per paura di trovare altri ricordi agrodolci. Si era semplicemente coperto la maglietta sporca con la felpa che l'uomo gli aveva prestato quella mattina.

Il sole non era ancora tramontato su Austropoli, anche se all'orizzonte si intravedeva quell'arancione di cui presto sarebbero stati investiti i grattacieli. Uno stormo di Wingull migrava verso sud ed incrociava le proprie rotte con quelle dei piccoli aerei interregionali, che sorvolavano la città diretti a Ponentopoli. I tre si incantarono osservando il mare quieto tingersi di oro. Lou riconobbe Arion dallo scintillare degli occhiali nella penombra; accanto a lui c'era un uomo di media statura, coperto da un grande mantello rosso.

-''Girella!''- Chiamò lei, alzando la mano per farsi vedere. Anche Arion la alzò e la scosse, invitando i tre a raggiungerli. Lopunny lasciò la mano di Zabaglione e saltellò verso il quattrocchi per abbracciarlo affettuosamente.

Arion strinse il pokèmon facendo molta attenzione a non toccarle le orecchie. -''Chantilly!''- La conosceva da quando il suo uovo si era schiuso, anzi era stato la prima persona che la piccola Buneary aveva visto; su quella panchina sul ponte Charizard, mentre Lou spediva una cartolina.

La ragazza e Zabaglione li raggiunsero pian piano, prendendosi del tempo per osservare quel Noctis da lontano. Indossava una tuta da domadraghi più larga di lui e i suoi capelli, resi più biondi di quanto non fossero già dalla luce del sole, risaltavano sulla pelle abbronzata. Aveva proprio l'aspetto di qualcuno proveniente dall'alto lato del pianeta, magari qualche isola esotica e dedita alla pesca. Tutte le persone provenienti da Kanto che Lou aveva visto avevano i capelli scuri, non erano poi così alte e di misterioso avevano ben poco. Era contenta di fare simili conoscenze.

-''Tu devi essere Noctis!''- Zabaglione gli puntò contro il dito.

L'uomo rise e tese la mano verso quella del ragazzo. -''Esatto, Noctis Drakemoore. Tu sei?''

-''Devon.''- Rispose convinto mentre stringeva la mano di quello strano tipo. -''Piacere di conoscerti. Andiamo al so-''

Venne interrotto da Arion. -''Lei è Louie Rust - chiamala pure Lou, eh eh - ha pochi mesi in meno di me. Mentre questo amore è Chantilly!''- Lopunny saltò contenta a quella presentazione. Le piaceva ricevere complimenti e carinerie. -''Avete davanti un du-due volte campione della Lega di Kanto!''- Disse fieramente, quasi emanando fiorellini colorati.

Noctis strinse anche la mano di Lou, rosso di vergogna. -''Joseph, ne avevamo parlato...''- Joseph? Immediatamente Zabaglione si preparò a qualche crisi da parte del quattrocchi. Chantilly si mise al riparo dietro Noctis e Lou, che conosceva meglio di tutti l'importanza di non chiamare Arion col suo nome vero, già si preparò a doverlo reggere mentre sveniva. Rimasero così per una decina di secondi e non successe nulla. -''Che c'è?''- Chiese il biondo, sorpreso dalla loro reazione.

Il ragazzo occhialuto cominciò a ridere intuendo l'origine di quei comportamenti. -''N-no, tranquilli! Ci stiamo la-lavorando.''- Doveva essere davvero un tipo speciale se aveva convinto Arion a recuperare il suo vero nome. Lou sperò comunque di non aver mai bisogno di affrontare l'argomento cognomi. Il quattrocchi cambiò subito argomento. -''Zabaglione dove sta?''

Al sottoscritto andò di traverso la saliva. Chantilly indicò il loro accompagnatore con un movimento delle orecchie ma, per loro fortuna, Arion non capì. Noctis invece sembrò intuire qualcosa, a giudicare dall'occhiataccia che rivolse all'ex-pokèmon. -''Il povero Dewott ha la febbre!''- Si affrettò a dire Lou, grattandosi la nuca per il nervosismo. Anche lei slittò facilmente da una conversazione all'altra, cosa che insospettì sempre di più il biondo. -''Voi quanto rimarrete qui? Tornerete a Kanto?''- Chiese la ragazza.

-''Domani partiamo per Sciroccopoli. Devo conquistare la quinta medaglia.''- Noctis tirò fuori un porta medaglie dalla tasca interna della giacca; in sequenza c'erano la medaglia Base, quella Arsenico e la Scarabeo, la più lucida di tutte. Una quarta medaglia, quasi a forma di punto esclamativo o stella cadente, brillava d'arancione come il tramonto. -''Joseph mi farà da guida.''

Zabaglione si incantò a guardare quelle medaglie così ben curate e scintillanti. Quelle di Lou erano finite in una scatola rosa, lasciata senza cure sulla scrivania, poiché non si era mai preoccupata di comprare un porta medaglie decente. L'ex-Dewott indicò la medaglia arancione giusto prima che l'uomo richiudesse il cofanetto. -''E questa?''- Chiese, non avendola mai vista prima.

-''Da diversi anni hanno aperto una palestra a Poggiovento.''- Cominciò il quattrocchi. -''E' un po' nascosta, ci si arriva solo da Ponentopoli. Ci abbiamo fatto un salto appena arrivati da Kanto!''

-''Poggiovento?''- Zabaglione sembrava sceso dalle nuvole. Quel nome se lo ricordava vagamente, eppure non compariva nei suoi ricordi.

Lou trafficò con l'Interpokè per qualche attimo per visualizzare la mappa e mostrarla al suo compagno. -''E' dietro il Monte Antipodi. Lì ci viveva la fidanzata di Garrett, ricordi? Non è molto popolata, praticamente un villaggio. Non ci siamo mai andati perché non sopportiamo l'aereo.''

Arion annuì velocemente. -''Dopo le elezioni di due anni fa hanno acconsentito a riaprire la vecchia palestra per aumentarne la popolarità. Sembra aver funzionato, stanno costruendo dei varchi per collegarla a Fortebrezza!''

-''Già, e questa è la medaglia Lustro. Il capopalestra è Ignazio - era suo nonno a gestire la palestra anni addietro - ed è specializzato nel tipo fuoco.''- Aggiunse Noctis, riponendo il porta medaglie nella tasca. -''Ci sono anche altre palestre un po' snobbate rispetto alle altre, ma solo perché sono collocate in posti a stento raggiungibili. Ad Unima ce ne sono quindici o sedici, se non erro...''

-''Sì, se-sedici, ma solo perché abbiamo contato anche le palestre momentaneamente chiuse.''- Lo corresse Arion, sistemandosi gli occhiali.

Chantilly guardò stupita Lou, che a sua volta guardava il suo amico ad occhi aperti. La guida segnava sempre le solite otto e solo ora erano venuti a sapere dell'altra metà. Unima era molto grande, più di come la avevano vista lei e la sua squadra nel loro primo viaggio. L'allenatrice non era mai stata molto ferrata in geografia ma ciò di certo non la giustificava. Noctis intuì il disagio in cui si trovava la ragazza e intervenne. -''Di solito in queste palestre ci vanno solo i nativi del posto o allenatori veterani. I ragazzini di undici anni vengono indirizzati su percorsi predefiniti che costeggiano centri abitati, in modo da tenerli lontani da pericoli troppo grandi per dei principianti. Anche in quei percorsi si nascondono insidie, certo, ma non si corre mai il rischio di restare soli; giornalmente passano allenatori o si incontrano centri pokèmon in alcune aree. Per fare un esempio, nell'area del Monte Antipodi ci sono solo due punti sicuri per passare la notte: Poggiovento, con il relativo centro pokèmon, e... Spiraria, dall'altra parte della montagna. Anche nel mio villaggio a Kanto c'è una palestra ufficiale, eppure nessuno del posto va a far pubblicità di questa. Siamo circondati da montagne e burroni, sappiamo bene che pericoli si possono correre, per questo lo rendiamo noto solo agli allenatori di passaggio. L'ultima cosa che vorremmo è che un ragazzino rischi la vita per conquistare una medaglia.''- Zabaglione pendeva dalle labbra di quel – presunto – domadraghi. Non ostentava saggezza o conoscenza ma ne era intriso allo stesso tempo. Quanti anni poteva avere? Era maggiorenne ma dimostrava molto meno di trent'anni. Così giovane e già due volte campione della Lega di Kanto... aveva intenzione di competere anche contro la Lega di Unima o voleva solo collezionare medaglie? Nessuna delle due ipotesi era da scartare. Come avesse fatto Arion a finire viaggiando con un tipo così - visibilmente acculturato, responsabile e a modo – era ancora un'incognita per Zabaglione.

L'ex-Dewott puntò di nuovo un dito contro l'uomo. -''Devo chiederti una cosa.''

Noctis si guardò intorno e poi rise d'imbarazzo. -''Ah sì? Dimmi pure...?''

-''Girella ha detto che conosci quella tizia con grembiule giallo.''

-''Potresti essere più preciso?''

-''L-la-la signora del parcheggio.''- Gli suggerì Arion. -''A quanto pare le devono dei so-soldi.''

-''Oh.''- Si limitò ad esclamare; gli erano chiare molte più cose. -''Le dovete dei soldi? Ah sì?''- Zabaglione e Lou annuirono, pronti a ricevere qualche prezioso indizio per capire di chi si trattasse. Noctis sorrise. -''Non raccontatemi scemenze. E' lei che deve a voi qualcosa, no? Il tuo aspetto, magari?''- Disse, facendo un cenno col naso verso il ragazzo. -''Per caso sei tu questo Zabaglione che nascondete? Andiamo, quale Dewott piglia la febbre il 24 Maggio?!''

L'imprecare di Zabaglione venne facilmente nascosto dal fischio della Nave Reale Unima in partenza. Almeno Noctis sembrava saperne molto più di loro.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** A domani ***


Arion non aveva smesso di fissare Zabaglione da quando aveva capito chi era davvero. Che ragione c'era stata di mentirgli? Ma soprattutto, come avevano fatto a cascare in quella trappola palese? E perché mai “Devon” e non un nome più semplice?! Non capiva. Si sedette tra Lou e Noctis, facendo finta di essere offeso. Non aveva neanche la possibilità di lamentarsi con qualcuno, d'altronde sarebbe stato scortese. Rimase a guardare i ballerini di strada poco lontani da loro; un ritmo hip-hop si diffuse in strada, distraendolo dai brutti pensieri. Quando gli altri cominciarono a parlare neanche ricordava più perché non si era seduto vicino a Zabaglione.

-''La trasformazione non è permanente ma reversibile.''- Cominciò Noctis. -''Di solito ci cascano i senzatetto e i viaggiatori low-budget, sempre accompagnati da un pokèmon. Non ci sono effetti collaterali per gli umani che ingeriscono il liquido incriminato, che è azzurro e leggermente piccante; passa inosservato nei cibi altamente speziati. Campioni di questa roba sono stati trovati in vecchie basi del Team Plasma, erano i loro scienziati ad occuparsene. Non riuscirono a finire il lavoro poiché disertarono e di conseguenza... tapparono loro la bocca con della terra, capiamoci. Una vecchia recluta ha confessato che inizialmente doveva essere un liquido per dar voce ai pokèmon – lo sapete meglio di me, la loro propaganda si basava sugli ipotetici sentimenti di oppressione di cui soffrivano i nostri compagni – ma il progetto slittò in tutt'altra direzione. Riuscirono a mettere a punto una sola versione dell'antidoto, ancora troppo pericolosa per essere somministrata.''

Lou lo fermò per un attimo. -''C'è qualcuno che se ne occupa ad Unima?''- Se era così voleva dire che suo fratello Jodie doveva saperne qualcosa sicuramente, essendo impegnato nella Polizia Internazionale. Quelle persone sapevano tutto, da quello che le era parso di capire.

L'uomo annuì. -''Un gruppo di ricercatori, ne fa parte anche mio cugino Selenio. Vengono finanziati direttamente dal governo. E' stato proprio Selenio a mettermi in guardia dall'accettare queste specie di pasti gratis. La donna cambia aspetto regolarmente, ma ciò non muta la sua routine: ogni luna piena si piazza in una città di Unima e offre un curry ai passanti. Qualcuno dice si tratti di uno Zoroark modificato.''

-''Sì ma... in definitiva... come faccio a tornare pokèmon? Ho bisogno di pillole, di una lavanda gastrica, devo offrire la mia anima a Palkia o devo ibernarmi?''- Chiese Zabaglione, ora più che mai spaventato. Cosa diamine aveva mangiato?! I rimasugli di un esperimento atto a... fare cose? Non aveva neanche seguito Noctis, si era inizialmente preparato ad arrivare ad una semplice conclusione. Solo a sentire nominare il Team Plasma gli era venuta la pelle d'oca. Era scomparso da tempo e riusciva ancora a far danni!

Il domadraghi cominciò a ridere di cuore; una risata piacevole e non rumorosa. Diede una pacca sulla spalla dell'ex-Dewott. -''Sai perché quella signora offre il curry solo ai pokèmon con un allenatore?''- Aveva il sorriso sulle labbra, dettaglio che rassicurò Zabaglione.

-''Perché gli stanno simpatici...?''

Noctis scosse la testa per dire di no. -''Sapete la storia dell'albore evolutivo?''

Arion rispose al posto degli altri due, visibilmente confusi ad ogni dettaglio aggiunto. -''Ogni pokèmon può trasformarsi in luce per entrare nella pokèball, evolversi o essere depositato in un box.''

-''Esatto. I pokèmon trasformati in umani sembrano mantenere l'albore evolutivo. Basta farli rientrare nelle loro pokèball, così che loro si trasformeranno in luce; bisogna aspettare cinque minuti e... farli uscire, semplicemente. Quindi, Zabaglione, non c'è fretta; se vorresti fare qualcosa da umano approfittane, appena ti stancherai basterà recuperare la tua pokèball.''

L'ex-Dewott si paralizzò a quelle parole. Quale pokèball? Il mondo gli cadde addosso. Spalancò gli occhi e scivolò dalla panchina privo di coscienza.

 

 

 

 

 

 

-''Guarda, Garrett! I Combee!''- La bambina indicava meravigliata i pokèmon che pieni di vita si dirigevano verso il bosco vicino. Una goccia di miele le sfiorò i capelli, facendola ridere per la sorpresa.

-''Sì, li ho visti. Non stringermi il collo, però! Mi strozzi...''- Commentò ridendo il ragazzo, che cercava di tenere ferma e salda Lou. Cosa poteva aspettarsi da una bambina di cinque anni, del resto? Garrett ogni tanto osservava anche Dewott, che aveva il vizio di fermarsi e sporgersi per guardare meglio il fiume scorrere sotto al ponte. Come biasimare anche lui! Il sole spaccava le pietre ed era pur sempre un pokèmon acquatico. -''Ehi, Zabaglione! Se vuoi dopo possiamo farci un bagno.''- Propose lui, facendo l'occhiolino al pokèmon. Gli occhi di Dewott cominciarono a brillare.

-''Sì! Un bagno!''- Lou saltò sulle spalle del fratello; per sua fortuna lei non era affatto pesante, anzi era così leggera che Garrett temeva potesse volare via da lui. Dei Ducklett catturarono l'attenzione della bambina, facendola sporgere.

-''Cosa hai visto stavolta?''- Chiese Garrett, sospirando. Si avvicinò al parapetto per permetterle di guardare meglio senza farsi strozzare il collo.

Successe in un attimo, giusto il tempo di urlare -''Swanna!''

La bambina cadde dalle spalle del fratello finendo direttamente in acqua, essendosi entusiasmata troppo per dei pokèmon di passaggio; il ragazzo cercò di afferrarla ma la sua mano arrivò troppo tardi. Il fragore dell'acqua rimbombò nella mente di Dewott per un bel po', più volte, finché non aprì gli occhi. Accanto a lui c'era proprio Lou, che con un gesto meccanico della mano lasciava cadere l'ultima zolletta di zucchero nel bicchiere d'acqua calda. Era steso sul divano, all'inizio non capì cosa era successo o come erano tornati a casa; gli venne in mente tutto all'improvviso. Si mise seduto, quasi facendo cadere il bicchiere alla ragazza. -''Oh, allora sei sveglio!''- Esclamò lei, spaventata.

-''Non dirmi che sono svenuto davvero...''- Chiese e si tirò il naso per allontanare il sonno che lo aveva colto. Si grattò la fronte con due dita prima di accettare l'acqua e zucchero che la ragazza gli porse. La bevve avidamente, come si fosse trattato di qualche bevanda miracolosa, poi lasciò cadere il bicchiere vuoto sulle gambe di Lou. Si passò una mano tra i capelli e li trovò stranamente bagnati, ma non sapeva bene se si trattasse di sudore. -''L'unica volta che sono svenuto è perché ho combattuto contro quel... quel...''

-''Galvantula.''- Gli suggerì lei. Si alzò per poggiare il bicchiere nel lavello, accanto a qualche piattino rimasto lì senza essere stato lavato, e diede un'occhiata all'orario sul frigorifero; 19:20. Non era poi così tardi. -''Abbiamo provato a portarti in braccio ma pesi troppo, quindi se ne è occupato Semifreddo. Ricordati di ringraziarlo!''- Beartic? Forse era per questo che aveva i capelli bagnati, pensò Zabaglione. Ogni volta che Lou lo faceva uscire si ritrovava fradicia per tutta quella brina che le mandava addosso. Si annusò e ne rimase disgustato; il sudore di un umano sembrava molto peggio di quello di un Dewott. Aveva bisogno di farsi una doccia. La ragazza anticipò la sua voce. -''Non ti facevo così pessimista. Appena hai sentito la parola pokèball ti sei buttato giù... letteralmente.''- L'ex-pokèmon inclinò la testa da un lato, come a chiedersi cosa avrebbe potuto fare altrimenti. -''Abbiamo ben due possibilità per fronteggiare le difficoltà!''- Disse, assumendo una posa di pura determinazione.

-''Vendere l'appartamento e prostituirci?''- Questo commento gli valse un cucchiaio di plastica sul naso.

-''Cretino, non mi riferivo a quelle difficoltà! Intendo farti tornare pokèmon!''- Gli puntò il dito contro. -''Lo faccio nei tuoi interessi, altrimenti puoi pure cercarti un lavoro da umano e pagarti i vestiti con quei soldi.''

Zabaglione aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia. -''Sentiamo.''

-''O ci grattiamo nella speranza che prima o poi il camper torni ad Austropoli o seguiamo Noctis. Tu che dici?''- L'ex-pokèmon tornò a stendersi sul divano e abbracciò un cuscino, dando le spalle all'allenatrice e rendendo quella domanda meno retorica. Viaggiare? Di nuovo? Ma intendeva a piedi, come avevano fatto qualche anno prima? No grazie, senza bici era stato un inferno. E poi avevano continuato a perdersi, a dormire nei posti sbagliati, a rimanere giorni senza cibo e anche senza soldi. Forse l'idea di trovarsi un lavoro non era del tutto sbagliata. -''Allora?!''- Incalzò Lou, avvicinandosi al divano.

-''...grattiamoci...''- Mormorò lui, affondando il viso nel cuscino. Ci teneva davvero a tornare Dewott, ma la sua pigrizia rimaneva leggendaria. Si sentì tirare per la maglia e cadde a terra, con un piede della ragazza sul petto per bloccarlo sul freddo pavimento. Portò immediatamente le mani al viso per nasconderlo ai possibili insulti di Lou.

-''Pensa alle tue conchiglie, al non avere bisogno di vestiti, al saziarti con due ghiaccioli, ai denti in grado di spaccare il torrone alle noccioline e ad usarmi come cuscino. Non vedrai nessuna di queste cose neanche con il cannocchiale.''

Zabaglione allontanò le mani dalla faccia e guardò l'allenatrice. -''Passi per le prime cose, hai ragione, ma... perchè non potrei più usarti come cuscino?''

-''Perché sei un maschio.''

-''Lo sono sempre stato!''- Sbottò lui.

Lou allentò la pressione sul petto del ragazzo, realizzando che aveva effettivamente ragione. -''Beh, è diverso. Tu eri un pokèmon e io una persona, vuoi mettere a confronto?''- Disse comunque, pensandoci un po' su.

-''Ma io non riesco a dormire se... ecco...''- Che stava dicendo?! Sbuffò e tirò la ragazza per una gamba, rotolando via prima di farsela cadere addosso. Si alzò in piedi con uno scatto, quasi urtando il tavolo, poi scappò via nel bagno. Rinunciò a chiudere a chiave data la sua scarsa manualità. Rimase appoggiato alla porta e accese la luce; vedendosi allo specchio si spaventò, non essendo abituato. Sembrava un cadavere, con quella pelle bianca e i capelli di un colore così strano, eppure ai suoi occhi rimaneva pur sempre un cadavere molto bello. Valeva la pena di sacrificare quella bellezza per tornare a essere quel Dewott grassoccio? Chissà, magari avrebbe fatto bella figura e sarebbe diventato un modello. Toccandosi la pancia concluse che sì, il modello lo avrebbe potuto decisamente fare, ma solo per panciere o spot sul dolce dormire. Era così inutile anche da umano? Se la sua allenatrice reagiva così doveva esserlo per forza. Lui non se la sentiva di cambiare, di tornare a viaggiare, di... di coinvolgere Lou. L'orgoglio non gli permetteva di farla partire con lui per renderla la sua balia. Il corpo da umano se lo meritava, visto come si era comportato male tutto quel tempo; tanto valeva lasciare stare. -''Ramarro...''- Sussurrò; la erre strana persisteva, ridicolizzandolo ancora di più. Puntò i piedi a terra e mise un muso lungo come il ponte Freccialuce.

-''Zabaglione...''- Lou bussò alla porta del bagno. -''Ho detto qualcosa di sbagliato?''- Il ragazzo non rispose. -''Devo sfondare la porta?''- Non replicò neanche a quella domanda. -''Senti, non importa, se proprio non riesci a dormire puoi rimanere con me di notte.''

-''La tua è solo pietà!''- Si sentì dire dal bagno, con voce sommessa. -''E' perché sono grasso e inutile e piagnone e-''

-''Da quando è che sei diventato signorina, caro? Smettila con queste scemenze ed esci, voglio solo aiutarti.''

-''Giammai.''- Neanche finito di dirlo che si trovò scaraventato contro il lavandino, essendo la ragazza riuscita ad aprire la porta.

-''Stammi a sentire!''- Lou lo afferrò per il collo della maglia, costringendolo a prestarle attenzione. -''Tu sei un mio amico, lo sei sempre stato. Se qualcosa ti intristisce, ti fa arrabbiare o ti mette a disagio, troverò un modo per farla scomparire. Che tu sia un pokèmon o un umano. Chiaro?!''- Zabaglione guardò a terra e annuì, gesto che convinse l'allenatrice a liberarlo dalla stretta. Quelle parole, normalmente cariche d'affetto, in quel momento suonavano come un tremendo rimprovero. -''Sei un tipo speciale, quel muso lungo non ti sta bene. Tu non ti arrendi così facilmente o sbaglio?''- La ragazza gli scompigliò i capelli già disordinati e sorrise.

L'ex-pokèmon la strinse all'improvviso, con tutta la forza che riuscì a mettere insieme, in un abbraccio caldo e dolce come la crema -''Ti voglio bene.''- Mormorò Zabaglione, tenendo salda la presa sull'allenatrice.

-''A-anche io.''- La ragazza non se l'aspettava ma ricambiò lo stesso, accarezzandogli la schiena. Che stava facendo? Non era abituata agli abbracci, figuriamoci i suoi! Le serviva una scusa per staccarsi. -''Hai bisogno di una doccia, eh? Ti porto il cambio!''- Sgusciò via dalle braccia del ragazzo per rifugiarsi in camera di Felicum, lasciando l'ex-Dewott in bagno. Lou sbatté più volte la testa sul muro per togliersi di mente quell'innocente dimostrazione di affetto. Perché lo aveva sentito così strano? Era da Natale che non veniva stretta così, sarà stato per quello. Il problema era un altro: come si sarebbe addormentata con quello lì addosso? Per sicurezza diede qualche altra testata al muro. Avevano entrambi bisogno di dormire, l'indomani sarebbero dovuti partire.


 

Importante:
Salve a tutti! Non vorrei risultare patetica agli occhi di nessuno, ma c'è un motivo che mi ha spinta a scrivere ciò. Questa storia ha ottenuto abbastanza visualizzazioni, andate mano mano decrescendo; se qualcosa non vi piace, se seguite la storia, se credete che io possa apportare cambiamenti significativi o se semplicemente volete darmi una mano... vi prego di recensire o mandarmi un mp, amerei sapere il parere di più persone possibili. Vi assicuro che non è bello scrivere e sapere che è come se stessi consegnando la mia storia al muro; non pretendo nulla, tantomeno attenzioni, ma a me piacerebbe sapere cosa sbaglio (per migliorare) e cosa "azzecco" (al mio ego non farebbe male, vi dirò la verità). Continuerò a postare capitoli a prescindere, non preoccupatevi poiché ho intenzione di andare avanti. Grazie mille a chi vorrà ascoltarmi!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3189293