Thirty seconds to midnight

di Aklylia45
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


LA NUOVA SCUOLA.

Clarke si sedette in uno scompartimento vuoto e tirò un sospiro di sollievo.
Sapeva di essere una strega da una settimana, da quando aveva ricevuto la lettera d'ammissione, e da allora le giornate erano state frenetiche,caratterizzate da un fuggi fuggi continuo da casa a Diagon Alley per procurarsi calderoni, libri dai nomi bizzarri e altre cianfrusaglie magiche di dubbia origine e utilità,ma la parte peggiore era stato attraversare la colonna di mattoni, apparentemente solidissimi, che si stagliava tra il binario nove e il binario dieci per raggiungere il famigerato ''Nove e tre quarti''
Aveva passato dieci minuti abbondanti a cercare di capire dove dovesse andare prima di vedere due ragazzi vestiti in modo buffo che si lanciavano in corsa contro la colonna e sparivano in essa.
Aveva dovuto raccogliere tutto il suo coraggio per imitarli ma alla fine ce l'aveva fatta e ora era lì,sul treno per Hogwarts, con la sua bella uniforme addosso,il suo baule e la sua scintillante bacchetta magica in esso.
Il negozietto in cui l'aveva comprata era, secondo l'opuscoletto ''Babbani a Diagon Alley: guida al mondo magico'',il migliore ,anche dopo il cambio di gestione.
Il venditore tuttavia, le era sembrato un po' matto, con quei buffi occhialoni rotondi e quel suo blaterare di come fosse la bacchetta a scegliere il mago, ma anche tanto gentile con lei,sebbene fosse una mezzosangue.
Era entrata a far parte di quel mondo da così poco, eppure aveva già capito che aria tirava: i figli di Babbani non erano troppo graditi, ed erano rari i maghi purosangue che li trattavano da pari e, per fortuna, il vecchio era uno di questi.
L'aveva salutata, le aveva chiesto un po' sul suo conto e poi le aveva fatto agitare della bacchette a caso in cerca di quella giusta.
Dopo tre vetri frantumati, cinque scaffali rovesciati e due piccoli incendi, prontamente spenti con qualche colpo di bacchetta del mago, finalmente l'avevano trovata.
«Legno di Pioppo bianco, nucleo di cuore di drago, dodici pollici, inalterabile.» aveva declamato cordialmente il vecchietto,porgendole la bacchetta in un'elegante custodia in velluto blu.
Da allora l'aveva tirata fuori molte volte, ammirandola gelosamente con un po' di timore e di emozione.
Stava fantasticando su cosa l'avrebbe aspettata alla scuola,quando ad un tratto la porta si spalancò di scatto, facendola trasalire per lo spavento.
La ragazza che entrò se ne accorse.
«Scusami» disse «Ma tutti gli altri scompartimenti sono occupati...»
Era alta,con lunghi capelli corvini e due occhi azzurri così brillanti che in un primo momento Clarke si chiese se la ragazza portasse delle lenti a contatto,sempre che nel mondo dei maghi queste esistessero.
«Oh,non fa niente» disse Clarke ricomponendosi e sfoderando un sorriso cortese «Sono Clarke»
La ragazza ricambiò il sorriso.
«Octavia» si presentò, stringendo la mano che Clarke le aveva teso «Sono al primo anno,mio fratello invece è al terzo»
Entrò, trascinando dietro il suo baule e con un po' di fatica lo sistemò in modo che non occupasse troppo spazio,chiuse la porta dello scompartimento e si lasciò cadere sul sedile di fronte a Clarke.
«Accidenti!» esclamò euforica «Non sei emozionata per la cerimonia di smistamento?Io un sacco! Mio fratello vorrebbe che fossi una Serpev...»
«La cerimonia di che?» la interruppe Clarke perplessa e un po' disorientata dalla vivace parlantina di Octavia.
«La cerimonia di smistamento!» ripeté quella con una faccia sbigottita, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, cosa che mise Clarke molto in imbarazzo «Aspetta,sei una mezzosangue,vero?»
Clarke aveva molto temuto il momento in cui avrebbe dovuto ammettere che veniva da una famiglia di babbani.
Divenne rossa in viso e iniziò a contorcersi le dita con fare nervoso,borbottando un ''Si''con un filo di voce.
Temeva che Octavia avrebbe reagito male,prima ridendo sguaiatamente, poi andandosene insultandola.
Tuttavia non fu così.
«Oh,chi sa che ansia dovrai provare!» ridacchiò allegra.
Parlarono ininterrottamente per tutto il viaggio in treno di Hogwarts e di tutto ciò che la ragazza avrebbe dovuto aspettarsi.
Della cerimonia di smistamento, delle lezioni, del Quidditch...
Clarke acquistò una sicurezza che non era mai stata sua,e che la abbandonò quando, scesa dal treno vide delle grosse e lucide carrozze nere che si trainavano da sole.
Allora sgranò gli occhi dallo stupore e Octavia dovette trascinarla di peso in una carrozza vuota, perché Clarke sarebbe potuta rimanere lì impalata con lo sguardo vacuo per tutto il giorno senza muovere un muscolo.
Si sedettero nella carrozza,e salirono anche una ragazza e un ragazzo.
«Octavia!Vieni qui!» urlò una voce maschile poco distante da loro.
Clarke si voltò verso il ragazzo che aveva parlato, e gli altri tre la imitarono.
Era un po' più grande di lei e, a differenza di molti non sembrava un perfetto idiota con l'uniforme della scuola, anzi gli dava un'aria elegante.
Aveva i capelli castani spettinati, due grandi occhi marroni e un sorrisetto sbruffone stampato in faccia.
Clarke notò che, diversamente da lei, Octavia e di molti altri ragazzi che aveva visto, portava una cravatta verde scuro con delle righe argento, come i due ragazzi che erano con lui.
Octavia lo aveva spiegato in treno: era la cravatta dei Serpeverde.
Clarke avrebbe ricevuto la sua dopo lo smistamento, e avrebbe avuto i colori della sua Casa.
«È mio fratello» disse Octavia a mo' di scuse.
Scese dalla carrozza e raggiunse il fratello,dando a quest'ultimo il tempo di squadrare velocemente i due ragazzi seduti nella carrozza per poi fermare il suo sguardo su Clarke,lanciandole un'occhiata di puro e sincero disprezzo.
Subito dopo la carrozza partì bruscamente, allontanandosi dalla stazione.
Clarke si lasciò andare di nuovo all'agitazione, trovandosi da sola con due sconosciuti.
La ragazza,seduta di fronte a lei,sembrava una di quelle capaci di spezzarti l'osso del collo se le facevi arrabbiare,ma che erano solari e allegre il resto del tempo.
Era alta, con dei bei lineamenti,due grandi occhi castani fieri e decisi e lunghi capelli,raccolti in una pratica coda di cavallo.
Si presentò come Raven Reyes, e il suo amico, un ragazzo alto e affascinante che non aveva smesso di fissare Clarke da quando era salito sulla carrozza, si chiamava Finn.
Chiacchierarono molto durante il viaggio verso il castello, principalmente di lezioni e di Quidditch, ma quando vennero a sapere che Clarke aveva vissuto con i babbani fino a quel momento, Raven la tempestò di domande sul funzionamento delle automobili babbane, a cui Clarke rispose in maniera poco esaustiva, promettendo però che se ne sarebbe informata meglio una volta tornata a casa per le vacanze.
Scesi dalla carrozza,un grosso omone alto almeno due metri con una folta barba aggrovigliata che si presento come Hagrid, il guardiacaccia,li condurre al castello,lasciandoli davanti la ''Sala Grande''.
Ad accogliere gli studenti del primo anno alla porta c'era una vecchia donna con un'espressione severa ma gentile,vestita con una lunga tunica nera con tanto di cappello a punta.
«Buona sera a tutti, io sono la professoressa Mcgranitt, insegnante di Trasfigurazione. Essendo del primo anno,adesso parteciperete alla cerimonia di smistamento, poi ci sarà un banchetto e infine ognuno di voi raggiungerà la propria Sala Comune.»
Octavia si materializzò affianco a Clarke e le strinse leggermente il braccio con un po' di nervosismo.
La professoressa continuò a parlare,spiegando agli studenti come funzionava il torneo per vincere la Coppa delle Case,dopo di che,si spostò di lato e le porte di legno si aprirono in una lunga stanza con un alto soffitto che,per un incantesimo ben riuscito,sembrava un cielo stellato visto da un'alta vetta,dove il chiasso delle altre luci artificiali non poteva rovinare lo spettacolo.
Alcune candele accese fluttuavano nel nulla e Clarke si chiese se la cera colasse per terra.
C'erano quattro lunghe tavolate,dove gli studenti degli altri anni avevano già preso posto.
Octavia si girò a sinistra e salutò con la mano il fratello maggiore,che le rispose con un cenno del capo,per poi accorgersi che questa stringeva la mano a Clarke,a cui nuovamente lanciò un'occhiata risentita.
Clarke e gli altri studenti avanzarono, seguendo la professoressa, fino al centro della sala.
Lì c'era una sedia di legno su cui era posato un vecchio cappello grigio.
Octavia le aveva spiegato che il cappello prendeva vita quando qualcuno lo indossava ed era lui a decidere in quale Casa uno studente doveva andare.
La Mcgranitt svolse un rotolo di pergamena lungo almeno due metri e iniziò a leggere.
«Grace Baston» disse imperiosa.
Clarke vide una ragazzina castana un po' gracilina avvicinarsi alla professoressa che le fece di sedersi sulla sedia e le posò in capo il cappello.
Questo, come promesso, fremette e prese vita.
Ora si potevano distinguere due fessure per gli occhi e una per la bocca.
«TASSOROSSO» gridò il cappello,provocando esclamazioni e grida entusiaste e un po' esagerate al tavolo dei Tassorosso, e applausi educati dagli altri.
«Ginevra Bennet»
«CORVONERO»
Grida e baccano si levarono stavolta da un altro tavolo.
Clarke capì come funzionava e si rilassò.
Vennero chiamati altri tre nomi prima di Octavia.
«Octavia Blake» tuonò la professoressa.
Octavia strinse il braccio di Clarke con più forza e questa le sfiorò la spalla e sussurro un ''Vai'' d'incoraggiamento,prima che la ragazza si allontanasse.
Il cappello esitò una manciata di secondi prima di parlare.
«GRIFONDORO» urlò infine.
Nello scompiglio di applausi e grida,Clarke si voltò giusto in tempo per vedere il fratello di Octavia storcere un po' il naso prima di applaudire.
Clarke aspetto il suo turno nella speranza di essere nella stessa casa di Octavia, applaudendo educata a tutti gli altri ragazzi smistati prima di lei.
«Clarke Griffin»
La ragazza si avvicinò,cercando di non tremare e si sedette,lasciando che la professoressa le posasse il cappello sulla testa.
Il cappello esitò.
Uno,due, tre secondi.
Clarke cominciava a innervosirsi e lanciò involontariamente lo sguardo verso il maggiore dei Blake che se ne accorse e le rivolse un sorriso maligno e ridacchiò,scuotendo leggermente la testa.
Non ci volle molto perché Clarke lo bollasse come ''Odioso-ragazzo-sbruffone-da-evitare-categoricamente''.
Alla fine sembrava che il cappello avesse deciso.
«GRIFONDORO» tuonò.
Mentre tutti applaudivano,Octavia con particolare impeto,Clarke sorrise al ragazzo Serpeverde con aria di sfida.
Lui le lanciò un sorriso sghembo,divertito,ma non applaudì.
Clarke prese posto accanto a Octavia e guardò nuovamente il fratello dell'amica,che però aveva smesso di prestarle attenzione e sembrava tutto preso a discutere col ragazzo accanto a lui.
Clarke,ormai serena,non badò più alla cerimonia.
Tuttavia sorrise soddisfatta quando Finn prese posto di fronte a lei,tendendo la mano a Octavia per presentarsi,e fece una faccia dispiaciuta quando Raven si diresse al tavolo dei Corvonero.
Dopotutto le era andata bene: sarebbe potuta capitare in Serpeverde.
Al pensiero di essere nella stessa casa del fratello di Octavia,rabbrividì.
Finito lo smistamento il preside,il professor Habbot, si presentò,fece un bel discorso di benvenuto e con un battito di mani fece comparire nelle tavole ogni sorta di cibo possibile e immaginabile.
Clarke mangiò a sazietà,conobbe molte persone e si accorse con gioia che non era l'unica mezzosangue della Casa.
Molto spesso lanciava qualche occhiata furtiva al fratello di Octavia,quando questa non la guardava,e si accorse suo malgrado che lui non l'aveva più osservata da quando aveva preso posto al tavolo.
Finito di cenare,gli avanzi scomparirono dalle tavole e gli studenti si alzarono per andare alle sale comuni.
Octavia allora,dopo che ebbe finito di sistemare la cravatta a righe bordeaux e oro al collo di un imbarazzato Finn, prese Clarke per un braccio e la tirò sé.
«Dai Clarke,vieni» disse prendendole la mano «Ti voglio presentare Bellamy»
Clarke la seguì ubbidiente,chiedendosi chi fosse questo Bellamy.
Quando capì che era il fratello di Octavia era troppo tardi e a nulla valsero le sue proteste.
«Ma dai,qual'è il problema?» chiedeva ogni volta Octavia,per poi liquidare la lamentela di Clarke con un gesto stizzito della mano,stringendo però più forte l'amica,come se temesse che questa potesse scappare, facendosi largo a gomitate tra la folla disordinata di studenti.
Quando riuscirono ad avvicinarsi al maggiore dei Blake, questo aveva appena salutato alcuni amici, congedandoli.
«Bellamy» lo chiamò Octavia sbracciando per farsi vedere.
Bellamy la notò e la raggiunse.
«Bellamy, lei è la mia amica Clarke» disse Octavia senza tanta originalità, liberando la mano di Clarke, che ormai se la sentiva tutta indolenzita.
Il ragazzo le fece lo stesso sorriso sghembo di prima porgendole la mano.
«Tanto piacere» disse con teatralità, scandendo un po' le sillabe.
Stavolta non gliela do vinta!! pensò Clarke sfoderando un sorriso cattivo, che fece illuminare lo sguardo del ragazzo.
«Piacere mio» disse fluidamente guardandolo negli occhi.
Ormai era una sfida a ci distoglieva lo sguardo per primo, o così parve a Clarke.
Sarebbe finita lì se solo Octavia non si fosse allontanata a salutare un ragazzo Corvonero.
Clarke ritirò la mano.
Calò un inquietante silenzio,mentre entrambi si studiavano a vicenda.
Dopo un paio di secondi Bellamy sorrise maligno.
«Buonanotte principessa» sibilò ironico prima di allontanarsi.
«Idiota» borbottò Clarke.
Qualcuno le prese il braccio.
Clarke, convinta che fosse Octavia, per poco non urlò dallo spavento nel vedere Finn che le sorrideva.
«Tutto bene?» le chiese allegro «Il fratello di Octavia è abbastanza freddino e arrogante, quasi non ci credo che lei sia così gentile...»
«Già..» mormorò Clarke mentre gettava uno sguardo a Bellamy, che si allontanava mischiandosi col resto della folla.
«Stiamo andando alla sala comune,vieni?» chiese Finn richiamando l'attenzione di Clarke.
«Certo» rispose lei sorridendo.
La Sala Grande poco a poco si svuotò, così che Finn e Clarke, gli ultimi della fila, poterono seguire con facilità i Grifondoro, senza dover sgomitare in mezzo a una calca di persone.
«Attenzione, Primo anno!» esordì un ragazzo molto più grande di Clarke che, a differenza degli altri, aveva un lucido distintivo argento in cui si leggeva chiaramente l'incisione ''Prefetto'' «Alle scale piace cambiare»
Detto questo si avviò nei corridoi di pietra,seguito dai compagni di Casa.
«Alle scale piace cambiare?» ripeté Clarke perplessa.
«Già» ridacchiò Finn «Ogni tanto le rampe di scale si annoiano, così si spostano...è abbastanza divertente,secondo mio fratello, ma mia sorella mi ha raccontato che, quando succedeva a lei, andava in panico.»
«Vengono a scuola qui?»chiese Clarke mentre salivano la terza rampa di scale «I tuoi fratelli intendo...»
Finn le prese il braccio e la bloccò proprio mentre la scala su cui erano rimasti solo loro iniziò a muoversi.
«Ferma!» esclamò.
Un altro passo e Clarke si sarebbe sfracellata al suolo.
La scala si mosse lentamente verso il lato opposto e quando Clarke e Finn furono al sicuro sull'imboccatura di un corridoio, guardando nella direzione in cui i loro compagni erano prima, videro che nessuno lo aveva notati e tutti avevano proseguito, lasciando i due malcapitati indietro.
«E ora che si fa?» chiese Clarke terrorizzata, voltandosi verso Finn.
A differenza della ragazza,Finn era tranquillissimo.
«Beh,madamigella» scherzò il ragazzo,raddrizzando la schiena e alzando il mento come se fosse un vero nobile del Seicento «Si da il caso che il sottoscritto sia in possesso di un oggetto leggendario, di cui pochi sanno l'esistenza...»
Clarke ridacchiò divertita dell'amico, che si fece scappare un sorriso.
Finn infilò una mano in una delle tante tanche dell'uniforme e ne estrasse con slancio una vecchia pergamena gialla.
La mostrò a Clarke e gliela mise in mano.
«Wow» disse Clarke ironica «Ora che stringo questo oggetto leggendario, mi sento speciale»
Finn alzò gli occhi al cielo.
«Smettila,non sai nemmeno cos'è!» borbottò fingendosi risentito.
«Oh messere, la prego mi narri la leggenda di questo straordinario oggetto» fece Clarke agitando la pergamena.
«Questa,madamigella, è la Mappa del Malandrino»
«La che?» chiese Clarke.
«Dammi, ti faccio vedere» disse Finn,estraendo la bacchetta.
Clarke aprì il foglio di pergamena e lo porse a Finn.
Questo agitò un po' la bacchetta e disse: «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni»
La pergamena,che prima era immacolata,iniziò a riempirsi di macchie d'inchiostro.
« I signori Lunastorta, Coda liscia, Felpato e Ramoso, consiglieri e alleati dei magici malfattori sono fieri di presentarvi la Mappa del Malandrino» lesse Clarke mentre Finn rimetteva la bacchetta a posto «Dove l'hai presa?»
«L'ho rubata a Jasper e Monty» rispose facendo spallucce.
«E chi sono?»
«Sono Grifondoro come noi,ma sono del secondo anno, gestiscono il negozio di scherzi ''Tiri Vispi Weasley'' dopo il cambio di gestione. Sono simpatici,ma non tanto svegli.» ridacchiò «Jasper un giorno mi ha raccontato che, quando era solo una magazziniere a servizio del primo proprietario, George Weasley, un giorno era entrato in negozio uno strano ragazzo con una cicatrice d gli occhiali che diceva a George che gli ''restituiva'' la mappa. Jasper l'ha ritrovata mesi dopo,in un cantuccio umido del magazzino e l'ha tenuta.»
«E tu, appena hai sentito la storia, l'hai sgraffignata» concluse Clarke studiando la mappa «Come funziona?»
«Facile» disse Finn «La mappa mostra tutta la scuola, compresi i passaggi segreti.»
«E queste macchie?» chiese Clarke indicando delle macchiette d'inchiostro sotto le quali erano scritti il suo nome e quello di Finn.
«Questa è la parte migliore» esordì lui «La mappa mostra anche le persone. Ecco, vedi? Noi siamo qui e Gazza, il custode, è nel suo studio che dorme.»
Indicò un'altra macchia col nome di ''Gazza''
«Ecco il dormitorio!» esclamò Clarke indicando un punto della mappa
«Andiamo!» disse Finn.
Camminarono spediti attraverso i corridoi i cui quadri quadri, che, come scoprì Clarke, potevano muoversi,spostarsi da quadro a quadro e parlare, si lamentavano del baccano che facevano.
Andava tutto a meraviglia quando una figura semitrasparente si piazzò davanti a Clarke,facendola gridare dallo spavento.
«Dove corre signorina a quest'ora?» chiese il fantasma con sguardo severo.
«Lei..lei è un fantasma...» balbettò Clarke con un filo di voce.
«Io sono Sir Nicholas de Mimsy, a vostro servizio.»
«Oh,io so chi è lei!» esclamò Finn «Lei è Nick-Quasi-Senza-Testa»
Clarke guardò prima l'amico e poi il fantasma.
«Quasi senza testa?» chiese stupita «Come fa uno a essere ''Quasi senza testa''?»
«Così» rispose il fantasma un po' irritato,dato che tutti i novellini gli facevano sempre la stessa domanda.
Mai nessuno che gli domandasse delle sue eroiche imprese, del suo talento con la spada o del suo sontuoso palazzo...No, signore.
Volevano solo vedere il fattore ''Quasi senza testa''!
Il fantasma afferrò l'orecchio e lo tirò dalla parte opposta, lasciando cadere a penzoloni la testa, tenuta sul collo da un po' di pelle.
Qualcuno aveva tentato di decapitarlo, ma non aveva fatto un buon lavoro.
Clarke provò simpatia per il povero fantasma e gli sorrise mentre questo si risistemava la testa sul collo.
«Non si trovano più i boia di una volta...» disse mentre nascondeva la pergamena in tasca, col sospetto che fosse proibita.
«A chi lo dice signorina...Il cialtrone che doveva giustiziarmi non ha nemmeno affilato l'ascia!Pensi,a un monsignore come me,non si affila l'ascia!!! Roba da matti...» disse il fantasma con un'espressione esasperata «Chissà dove andremo a finire...Ma voi che fate nei corridoi, figlioli?»
«Ci siamo persi Sir Nicholas..»rispose Clarke.
Sentendosi chiamare finalmente col suo nome, il fantasma decise che Clarke era simpatica, e che l'avrebbe aiutata.
«Due giovani Grifondoro, vedo!» disse con una allegria nuova «È la mia Casa, sapete? Per di qua, figlioli.»
Il fantasma s'incamminò nel corridoio e Finn e Clarke lo seguirono, ma non prima che il ragazzo sussurrasse all'amica un ''Bel lavoro'' che fece sentire Clarke orgogliosa.
Raggiunto l'ingresso del dormitorio trovarono un'Octavia agitata.
«Bene io vi lascio» disse Nick allontanandosi velocemente sotto lo sguardo dei tre ragazzi.
Superato lo stupore iniziale,Octavia tornò a fulminare l'amica e il ragazzo.
«Ma dove ti eri cacciata??»urlò, provocando molte lamentele dai quadri.
«La scala si era spostata, ci siamo persi, ma Sir Nicholas ci ha accompagnati..» si scusò Clarke,omettendo saggiamente la parte della mappa.
«Okay, va bene..» sospirò Octavia «Peperoni ripieni»
Il quadro che raffigurava una signora grassa si aprì su una sala circolare.
«Peperoni ripieni?»
«È la parola d'ordine» disse Octavia «Clarke sei in stanza con me, sesta porta a sinistra nell'ala femminile»
La ragazza si allontanò, lasciando Finn e Clarke soli.
Lei prese la mappa e la porse a Finn che, estratta la bacchetta disse «Fatto il misfatto» rendendola di nuovo bianca, poi la prese e la nascose in tasca.
«Buonanotte Clarke» disse allontanandosi a sinistra della sala.
«'Notte» rispose lei.
Trovo la stanza a fatica, con tutto il buio che c'era, poi riusci a entrare, si spogliò e si mise a dormire, rimuginando su quello che era successo fino ad allora.
Niente male come primo giorno.

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Capitolo 2
*** 2 ***


 

ESPLOSIONI FUORI PROGRAMMA


Furono le urla di Octavia a svegliare Clarke.
La ragazza saltò giù dal letto di scatto, in preda ad un eccesso di adrenalina, chiamando l'amica a gran voce.
«Octavia! Octavia,stai bene?» gridò afferrando d'impulso la bacchetta magica dal comodino, che in ogni caso le sarebbe servita a poco dato che, oltre all'incantesimo per usare la Mappa del Malandrino che le aveva mostrato Finn la sera precedente, non conosceva neanche il più semplice degli schiantesimi.
Quando Octavia ricomparve sulla soglia della stanza con passo furioso, Clarke dovette far ricorso a tutte le sue forze per non ridere di lei: i capelli di Octavia erano ritti e sparati in tutte le direzioni, come se avesse infilato due dita nella corrente, e la sua faccia era nera di fuliggine.
«Quel Jasper!» inveì Octavia furiosa strofinando la faccia in uno straccio per farla tornare pulita «Mi ha nascosto un fuoco d'artificio incantato nei libri!»
Lanciò via il pezzo di stoffa e iniziò a frugare nel baule alla ricerca della spazzola.
«Sbrigati a vestirti, se no faremo tardi» aggiunse cercando di dare un aspetto dignitoso alla sua lunga chioma nera «Ma che fai con la bacchetta?»
Clarke scrollò le spalle e rimise la bacchetta a posto, poi afferrò la divisa, che la sera prima aveva lasciato su una sedia e se la infilò in fretta, sistemando i capelli alla bell'e meglio.
Lasciata la stanza Clarke poté ammirare la splendida Sala Comune dei Grifondoro, alla quale, per una lunga seri di motivi, non aveva prestato attenzione la sera prima.
Era un'accogliente sala circolare con ampie finestre che davano sul giardino est del castello, un bel caminetto di mattoni e legno che si accendeva magicamente ogni volta che ce n'era bisogno e ovunque delle soffici e comode poltrone di velluto rosse e tavolini bassi in mogano con le gambe finemente intagliate.
Clarke e Octavia superarono la porta-ritratto e si allontanarono nel corridoio principale, ma non prima di aver salutato cortesemente la Signora Grassa e Nick-Quasi-Senza-Testa, che nel vederle passare s'inchino e si tolse la testa dal coppo come un cavaliere si toglierebbe il cappello davanti ad una damigella, dando segno così di riconoscere la Grifondoro che aveva aiutato la sera precedente e facendo inorridire Octavia alla vista del collo rozzamente tagliato.
«Buongiorno Sir Nicholas» disse Clarke educatamente «Dormito bene?»
«Magnificamente Clarke,grazie» rispose il fantasma allontanandosi.
La faccia strabiliata, disgustata e sorpresa di Octavia la divertì: finalmente anche Clarke sentiva di iniziare a far parte della vita di Hogwarts.
La Sala Grande era ancora più bella della sera precedente: il cielo stellato era stato sostituito da uno splendido sfondo diurno e le candele magiche fluttuavano al loro posto, e le gocce di cera che cadevano roventi, si trasformavano in farfalle colorate che volavano via allegre.
Le tavolate erano completamente coperte da piatti ricolmi di dolci, muffin, brioches e pancakes e le ceste erano piene di frutta fresca, il cui profumo riempiva la stanza.
Erano già quasi tutti presenti, fatta eccezione per una decina di Serpeverde, un paio di Tassorosso e una manciata di Corvonero.
Prima di prendere posto sulla panca di fronte a Octavia, dall'altro lato della tavola, Clarke si guardò attorno.
Bellamy non era ancora sceso, ma il ragazzo con cui l'aveva visto parlare molte volte la sera precedente la riconobbe e le rivolse un ghigno malefico e un'occhiataccia, sostituendo più che degnamente l'amico.
Dal tavolo di Corvonero, Raven la salutò con un cenno del capo e Clarke le sorrise.
Era un vero peccato che il Cappello Parlante non l'avesse assegnata a Grifondoro.
Una volta che Clarke si fu accomodata, Octavia lesse ad alta voce l'orario delle lezioni ,afferrando distrattamente un muffin ai mirtilli.
«Abbiamo due ore di pozioni con i Tassorosso, poi dopo pranzo lezione di volo con i Corvonero e infine Trasfigurazione.» disse cacciando in bocca il cibo.
«Lezione di volo?» chiese Clarke attaccando voracemente il terzo dolcetto al cioccolato.
«Si,con Madama Bumb.» rispose Octavia afferrando un grosso biscotto informe al cioccolato «Dicono sia molto severa, ma io mi sono già allenata con Bellamy perché foglio entrare a far parte della squadra di Quidditch, quindi sono abbastanza tranquilla...»
Clarke bevve un sorso di succo di zucca dalla grossa tazza per mandare giù la fetta di torta al cioccolato che aveva appena ingurgitato in un paio di bocconi.
«Allora devi darmi qualche consiglio!» esclamò «Non voglio finire faccia a terra davanti a tutti i Grifondoro e i Corvonero!»
Octavia s'illuminò.
Le fece piacere sentire l'amica rivolgersi a lei per un aiuto.
«Tranquilla, andrai alla grande!» ridacchiò «Anzi, dovresti provare ad entrare in squadra con me!Così potremo giocare il campionato insieme! Una partita la dovremmo disputare contro Bellamy, pensa!»
«Bellamy gioca a Quidditch?» domandò Clarke cercando di non soffocarsi con il toast che stava giusto mandando giù.
«È un Battitore, e il suo amico» disse voltandosi per indicare il ragazzo che aveva guardato male Clarke quando era entrata nella Sala Grande «John Murphy, è l'altro Battitore. So che giocano un po' pesante, ma non ho paura...Figuriamoci! Bell non mi farebbe mai del male!»
Clarke cercò di ricordare le regole di Quidditch che le avevano spiegato il giorno prima.
Un Portiere, tre Cacciatori, un Cercatore ,due Battitori. Tre anelli da difendere, una Pluffa. I Cacciatori si passano la Pluffa e la fanno entrare nei cerchi, il Portiere para. Dieci punti a tiro andato a segno. Un Boccino d'oro. Il Cercatore lo deve afferrare. Il Boccino vale centocinquanta punti e fa terminare la partita. E i Battitori... pensò Clarke colpiscono I due Bolidi con la mazza e...
«Disarcionano i giocatori,vero?» chiese Clarke sperando di sbagliarsi «I Battitori intendo. Colpiscono gli avversari con i Bolidi e proteggono i compagni»
«Esatto» annuì soddisfatta Octavia «Con la mazza di legno»
Clarke deglutì.
L'idea di entrare in squadra con Octavia era più che allettante come quella di battere Bellamy e Murphy, ma sapeva bene che, anche se era amica di Octavia non le avrebbero riservato alcun trattamento speciale, anzi, da come la guardava, sembrava che Bellamy non vedesse l'ora di romperle un osso.
«Clarke?Ci sei?» chiese Octavia schioccandole le dita davanti al naso.
«Eh?» chiese Clarke tornando alla realtà
« Ti ho chiesto se ti va di fare le selezioni per la squadra.» ripeté l'amica «Grifondoro ha bisogno di due Cacciatori e un Cercatore quest'anno.»
Clarke ci pensò una manciata di secondi, poi annuì.
«Si,ci sto!» disse decisa, lanciando un'occhiata a Bellamy, che stava entrando nella Sala Grande.
Era ancora più bello del giorno precedente, con la cravatta tenuta morbida attorno al collo, i capelli spettinati e l'uniforme senza quel ridicolo mantello nero, ma solo con la camicia bianca e il golfino grigio, e per una mezzo secondo Clarke si dimenticò di respirare, ma il suo sguardo gelido di sempre la fece rinsavire.
Era guerra, e a Clarke non piaceva perdere.
«Allora...» chiese Octavia guardandola con aria interrogativa, facendo temere a Clarke che avesse notato che fissava il maggiore dei Blake «Tu sai per caso dov'è l'aula di Pozioni?»
Clarke stava per rispondere che non ne aveva la più pallida idea, quando Finn piombò alle sue spalle.
«Io si» esclamò sfoderando il suo solito sorrisone.
Clarke si girò e il ragazzo le fece l'occhiolino, facendole pensare che avesse dato un'occhiatina alla Mappa del Malandrino prima di entrare nella Sala Grande.
«Perfetto» disse Octavia alzandosi in piedi e spazzolando via le briciole dalla gonna nera.
Grazie a Finn, che aveva studiato la Mappa e ad Octavia, che sapeva prevedere gli spostamenti delle scale, arrivarono in classe prima di molti altri studenti.
«Bellamy mi ha spiegato che le scale cambiano in base ai giorni: alcune nel week-end portano da un'altra parte rispetto ai giorni feriali,altre cambiano solo i giorni dispari, e pensa che quella che porta all'aula di Divinazione cambia a seconda del meteo.» rispose quando Clarke le domandò come faceva a non perdersi a causa delle pazzie delle scale.
L'aula di Pozioni era un antro buio e un po' umido, con un pungente odore di muffa a cui però si faceva l'abitudine.
I mattoni grigi erano ruvidi e porosi e i fantasmi faticavano a passarci attraverso,probabilmente a causa di un incantesimo, quindi l'ora di Pozioni era la più tranquilla.
La professoressa, una donnina minuta e piuttosto tappa con dei riccioli biondi fitti tagliati corti e due occhietti scuri abbastanza rassicuranti, era in piedi al centro di una piccola impalcatura di legno davanti alle file ordinate di calderoni.
Clarke scelse un calderone in seconda fila e posò il libro di Pozioni sul leggio alla sua sinistra, studiando con attenzione le radici e gli altri ingredienti posati sul tavolino alla destra.
«Buongiorno a tutti voi» disse l'insegnante quando tutti ebbero preso posto «Io sono la professoressa Zabini e, come avrete chiaramente potuto notare, insegno Pozioni. Ora vi avverto!
Pozioni è una materia che richiede precisione, nella mia classe non c'è posto per le distrazioni, perciò siete pregati di lasciarle fuori dalla porta.»
Clarke maledisse il cielo.
Tutti i suoi pensieri sulla lezione di volo, sul Quidditch e sopratutto su Bellamy non erano fuori dalla porta, ma lì accanto a lei.
«Ora» continuò la professoressa «proveremo a fare una semplice pozione per far ricrescere i capelli ad un calvo. Seguite attentamente le istruzioni a pagina quattordici, gli ingredienti necessari sono tutti sul tavolino alla destra del calderone. Buon lavoro!»
Clarke aprì il libro.
Okay Blake, esci dalla mia testa per un paio d'ore pensò Clarke prima di mettersi a lavoro.
All'inizio sembrava andare tutto benone.
Dopo aver affettato le radici di asfodelo e aver macinato gli aculei di porcospino e aver mescolato, il liquido assunse un colore violaceo che il libro bollava come ''buon segno''.
Tuttavia, dopo mezz'ora, aggiunte anche le lumache cornute e la luparia e aver nuovamente mescolato, accadde qualcosa di strano: il liquido divenne verde marcio e Clarke non ebbe nemmeno il tempo di allontanarsi che un'esplosione le tinse i capelli di un arancione carota.
Non fu l'unica a combinare pasticci però.
Un ragazzo Tassorosso aveva perso tutti i capelli, a due ragazze Grifondoro erano cresciute delle barbe bianche e folte, e a una Tassorosso i capelli erano diventati blu notte.
Tutto sommato poteva andarle peggio.
Alla fine della lezione solo cinque Tassorosso, Finn, Octavia e un altro Grifondoro di cui Clarke non ricordava il nome riuscirono a completare la pozione con successo, guadagnando cinque punti a testa.
«Ti sta bene il rosso» rise Finn prendendo il libro di Pozioni dal leggio.
«Non essere antipatico Finn!» lo sgridò Octavia «Forza Clarke, andiamo in infermeria, Madama Chips ti farà tornare bionda in un baleno»
La ragazza prese il braccio di Clarke e la trascinò fuori, ignorando le proteste dell'amica, che avrebbe preferito aspettare che tutti i corridoi si svuotassero.
Speriamo di non incontrare alcun Serpeverde pensò Clarke.
Ovviamente l'universo non girava esattamente a suo favore, infatti a cinque corridoi di distanza, un antipatico Bellamy Blake si stava dirigendo a Pozioni, e quando si vide venire incontro la sorella che trascinava una Clarke con i capelli carota, non riuscì a trattenere le risate.
«Stai zitto Bell!» sbottò Octavia.
«Il prefetto Grifondoro ti sta cercando Octavia. Dice che devi andare dal preside Habbot appena puoi» disse Bellamy senza smettere di ridacchiare e di guardare Clarke, che arrossì violentemente.
«Sarà per lo scherzo di Jasper» mormorò Octavia «Senti Bellamy, accompagna Clarke in infermeria, grazie»
Poi si allontanò, lasciando il fratello e l'amica in mezzo al corridoio.
«Bei capelli, principessa» ghignò Bellamy prendendo una ciocca dei capelli di Clarke e rigirandosela tra le dita.
Lei fece un passo indietro, in modo da togliergliela dalle mani.
«Potrei dire lo stesso di te» rispose acida «ma sembra che i tuoi capelli non abbiano mai visto una spazzola in vita loro.»
Bellamy le sorrise, come se quel testa a testa lo divertisse parecchio.
«Tuttavia ti preferivo bionda, principessa, non se ne sono mai viste di principesse con questo colore di capelli...se decidessi di restare rossa dovrei darti un altro soprannome, che ne dici di ''Carota''?»
«Oh, puoi fare di meglio, Blake!» esclamò Clarke prendendolo in giro «Oppure stai perdendo colpi?»
«Non stavi andando in infermeria, principessa?» disse un po' acido lui, inchiodandola con lo sguardo.
Calò il silenzio e nessuno dei due abbassava lo sguardo, finché Bellamy non sorrise a Clarke e non la superò.
Clarke si incamminò per il corridoio senza nemmeno sapere dove andare, quando un ragazzo dai tratti orientali con la cravatta Grifondoro la fermò.
«Ehi, scusami, è il tuo colore naturale quello?» le chiese parandosi davanti a lei per bloccarla «Intendo il colore di capelli»
Da dove veniva Clarke, gli sconosciuti di norma non ti placcavano per sapere se il tuo colore di capelli è naturale o no, quindi rimase abbastanza scombussolata dalla richiesta e l'unica cosa che riuscì a dire fu un intelligentissimo ''Che?''.
«Lo sapevo!» esclamò il ragazzo esasperato «Jasper ha testato le pasticche Cambia-colore senza di me!Fa sempre tutto di testa sua!»
«Chi sei?» chiese Clarke ricomponendosi.
«Monty Green» sorrise lui «Co-direttore del famoso ''Tiri Vispi Weasley'' il negozio di scherzi migliore di tutta Diagon Alley! Hai bisogno di fuochi d'artificio incantati? Magari di pasticche vomitose, per saltare le lezioni, posso farti un ottimo prezzo! O che ne dici di un po' di bombe puzzol..»
«No,grazie» lo interruppe Clarke scuotendo la testa «Ho bisogno di un'informazione. Sai dirmi dov'è l'infermeria?»
«Non serve andare da Madama Chips» la rassicurò Monty «L'effetto delle pasticche Cambia-colore è temporaneo!Almeno credo...»
«Non è stato Jasper, ho fatto esplodere il calderone a Pozioni e mi sono ritrovata così» spiegò Clarke indicando i capelli.
«Oh in questo caso...» Monty la prese sotto braccio «Per di qua bella signorina! Dì un po', che ci facevi con Blake?»
«Niente, lui è solo il fratello di una mia amica..»
«Capisco e un'altra cosa, che colore sono i tuoi capelli?» chiese Monty.
«Biondo chiaro» rispose Clarke sorridendo.
Era la prima volta, da quando era salita sul Espresso per Hogwarts, che aveva una conversazione tanto spensierata e leggera: di solito o scopriva cose nuove sul mondo magico o doveva tenere testa al maggiore dei Blake, ed in entrambi i casi doveva fare attenzione a quello che diceva, ma Monty le faceva domande talmente facili che rispondeva senza pensarci.
«Beh appena torni bionda fammi un fischio!Sono ansioso di vedere come stai al naturale» le disse Monty «Eccoci qua!L'infermeria!Senti ho rubato l'orario a un Grifondoro del primo anno e ho letto che hai la lezione di volo dopo pranzo, bene, non prendere la scopa con lo stemma della scuola nero sul manico!Jasper ci ha messo le mani e non saprei cosa aspettarmi se fossi in te! Ci si vede!»
Clarke ebbe appena il tempo di salutare l'amico, che questo schizzò in corridoio alla ricerca del collega, a cui doveva dare una lezione, visto che aveva messo dei fuochi d'artificio incantati tra i libri di una ragazza senza prima consultarsi con lui.
L'infermeria era una grande stanza accogliente.
Le pareti erano bianche, un colore neutro per rilassare gli ammalati, anche lì le finestre erano enormi,occupavano l'ottanta percento della stanza e la irroravano di luce naturale e i lettini erano disposti in riga su due lunghezze creando un comodo corridoio in cui le maghe addette a curare i ragazzi potevano spostarsi.
Madama Chips le fece bere uno strano intruglio dal sapore simile a quello che avrebbe dovuto avere del pane muffito in salsa agrodolce con contorno di piedi di troll putrefatti, che, oltre a farla tornare bionda in pochi minuti in maniera graduale, le procurarono dei forti conati che la costrinsero a restare stesa in un lettino per un'ora abbondante.
Il ragazzo nel lettino accanto al suo era del quarto anno ed era stato malmenato da uno stormo di Folletti della Cornovaglia durante una lezione di Difesa contro le Arti oscure.
Si chiamava Sebastian Wood ed era il Capitano della squadra di Corvonero.
«Come gioca Serpeverde?» gli chiese Clarke, ansiosa di carpire qualche informazione in più sui suo futuri rivali.
«Serpeverde è imprevedibile.» iniziò a dire Sebastian «Il Capitano, Tristan Sheperd, si vanta sempre delle sue prodigiose e inarrestabili strategie di attacco ma la verità è che è il Battitore numero sette che conduce la squadra alla vittoria.
L'anno scorso contro Tassorosso, mise K.O. il Portiere e, anche se il Cercatore avversario riuscì a prendere il Boccino, Serpeverde vinse duecento a centottanta, tante erano le azioni d'attacco andate a buon fine senza il Portiere a intralciarli.
La partita successiva Grifondoro piazzò entrambi i Battitori a proteggere il Portiere, così lui spedì in infermeria il Cercatore in tre minuti, con un solo bolide.
Serpeverde vinse ancora.
Per batterli bisogna capire le intenzioni di quel Battitore.»
Clarke sbiancò.
«Il Battitore, hai detto che è il numero sette, per caso si chiama Blake?» chiese, già sapendo, dentro di sé, quale fosse la risposta.
«Proprio lui» disse Sebastian «Bellamy Blake! Lo conosci?»
Clarke esitò.
«No» rispose.
All'ora di pranzo Madama Chips la lasciò andare alla Sala Grande, e Clarke la raggiunse barcollando.
Bianca come un cencio, si sedette in disparte, notando che né Octavia né Finn erano ancora arrivati.
Monty la vide e la salutò, e così fece anche il ragazzo seduto accanto a lui, che Clarke immaginò fosse il famoso e sfuggente Jasper.
Clarke guardò il cibo, e un altro forte conato di vomito la fece diventare verde.
Non era solo la bevanda per i capelli a farla sentire così, ma anche il racconto di Sebastian.
Non era più tanto sicura che entrare in squadra fosse una buona idea: già s'immaginava distesa su uno degli scomodi lettini in infermeria con le ossa sbriciolate e la faccia coperta di lividi.
«Giornataccia?» le domandò Raven sedendosi di fronte a Clarke.
«Sopravviverò» disse Clarke giocherellando con un mandarino, aspettando che la fame vincesse la nausea «Ma che hai fatto all'occhio?»
Raven d'impulso copri il livido viola sotto l'occhio sinistro con la mano, poi si ricordò che ormai Clarke l'aveva visto,quindi lascio cadere mollemente il braccio sul tavolo.
«Blake» soffiò rabbiosa, come se il nome del colpevole bastasse a spiegare l'accaduto.
«Immagino tu non stia parlando di Octavia...» osservò Clarke con finta innocenza, tutto a un tratto ansiosa di scoprire fin dove poteva spingersi Bellamy
«Bellamy ha stregato il mio libro di incantesimi» spiegò Raven «Quando l'ho aperto, questo mi si è scagliato in faccia»
«Un vero cavaliere» commentò Finn sedendosi accanto a Raven «Tu non potresti sederti qui, sai?»
Raven fece spallucce, afferrò una mela rossa dal cesto di frutta che era davanti a Clarke e se ne andò al tavolo di Corvonero, dandole un morso.
«Non mangi?» chiese Finn, stavolta rivolgendosi a Clarke.
Lei scosse la testa.
«Ho paura di vomitare tutto alla lezione di volo» disse per giustificarsi.







 

Ok gentaglia, ho pensato che sarebbe stato carino scrivere due righe dopo questo capitolo per ringraziare tutti quelli che hanno letto fino a questo punto senza vomitare dallo schifo ( Avete proprio uno stomaco forte!), tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite o le seguite ( Sono i piccoli gesti come questo che rallegrano uno scrittore in erba!) e tutti quelli che lo faranno in futuro.
Un grazie a tutti quelli che recensiranno, a tutti quelli che leggeranno e a tutti quelli seguiranno la storia fino alla fine...
Grazie davvero!! :-)

 

 

 

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Capitolo 3
*** 3 ***


DALLE STALLE ALLE STELLE

 

Nel pomeriggio i Grifondoro e i Corvonero si diressero alla rimessa delle scope con Madama Bumb.
La rimessa non era altro che una casetta di legno, con all'interno un'infinità di scope.
Mentre tutti discutevano su quale tra una Scopalinda 230 e una Nimbus 407 fosse la migliore, Clarke, non capendo niente di scope, ne scelse una a caso, controllando però saggiamente che non ci fosse lo stemma della scuola sul manico, come le aveva consigliato Monty.
Quando tutti ebbero preso la loro scopa, si diressero nel campo da Quidditch e Madama Bumb spiegò loro come montare sulla scopa.
Il campo era enorme, tre volte più grande di quanto Clarke avesse immaginato, i sei anelli per la Pluffa si stagliavano imponenti su di loro, ad un'altezza tale che Clarke si chiese cosa volesse dire cadere dalla scopa durante una vera partita.
Chiuse gli occhi e immaginò una folla di persone che riempiva gli spalti esultare per la propria squadra, immaginò di essere in campo, con la divisa Grifondoro e poi s'immaginò sfracellata a terra con le ossa sbriciolate, e tornò alla realtà.
Non ne sarebbe mai valsa la pena.
Il Cappello Parlante l'aveva messa nella Casa dei coraggiosi, ma lei non era mai stata un cuor di leone.
«Bene» disse l'insegnante «Ora provate a decollare dandovi una forte spinta con i piedi e tirando leggermente il manico della vostra scopa verso di voi»
In un primo momento nessuno ebbe il coraggio di muovere un muscolo, poi Octavia spiccò il volo calma e sicura di sé, fermandosi a quattro metri da terra per invitare i compagni a fare lo stesso.
«Dai, Clarke!» le urlò «È facilissimo»
La seconda a partire fu Raven, seguita da molti altri.
Clarke dal canto suo era terrorizzata, ma non voleva essere l'ultima a decollare, quindi chiuse gli occhi, strinse forte le mani attorno al manico della sopa, facendo diventare le nocche bianche, e si diede una forte spinta con i piedi.
Quando finalmente aprì gli occhi, era sospesa a mezz'aria a otto metri da terra.
E la vista era mozzafiato: da quell'altezza poteva vedere il giardino ovest del Castello, la torre dell'orologio e il villaggio magico di Hogsmeade.
Octavia le aveva raccontato che era uno dei pochi villaggi magici totalmente abitato da streghe e maghi.
Da lassù, Clarke poteva chiaramente distinguere la torre del negozio di dolci ''Mielandia'', la Stamberga Strillante, e il piccolo, cupo e misterioso cimitero che Octavia trovava tanto ripugnante quanto Clarke lo trovava affascinante.
Dopo pochi minuti tutti riuscirono a spiccare il volo e Madama Bumb riprese a parlare.
«Per scendere basta inclinare il corpo in avanti con delicatezza, ora provate» disse loro.
Molti, in preda alle vertigini, non se lo fecero ripetere due volte, e scesero, quasi in picchiata, a terra, mentre Clarke era troppo inebriata dalle nuove sensazioni per scendere, quindi indugiò più del necessario.
Quando si decise a tornare a terra, un gridò insopportabile attirò l'attenzione di tutti a cinque metri di distanza da lei: una giovane Corvonero con i capelli rossi stava cercando di reggersi sulla scopa che pareva impazzita.
Fece un brusco scarto a destra, poi si ribaltò, costringendo la ragazza a reggersi solo con le mani, mentre le gambe penzolavano e mezz'aria, scartò a sinistra e salì vertiginosamente, provocando altre grida acute.
La scopa stava tentando di disarcionarla.
«Charlotte, che fai?» gridavano i Corvonero, mentre Madama Bumb soffiava sul fischietto e minacciava la povera Charlotte di espellerla.
Solo Clarke, che ipotizzò che quello fosse solo uno stupido scherzo di Jasper finito male, sapeva che non era di Charlotte la colpa e mentre gli altri la sgridavano, Clarke capì che se qualcuno non avesse aiutato la Corvonero a scendere, lei sarebbe morta, sfracellandosi al suolo da più di dodici metri di altezza.
Quindi fece l'unica cosa che poteva fare: agì.
Virò rapidamente a destra e sfrecciò verso la Corvonero.
Arrivò appena in tempo: Charlotte perse la presa ma Clarke, veloce come il vento, l'afferrò per il braccio e planò a terra, depositandola a pochi metri dai compagni Corvonero.
Una folla di persone le fu addosso, mentre Charlotte, in preda al panico, tentava di spiegare che la colpa non era sua, ma della scopa, probabilmente difettosa.
«Mettete in ordine le scope e tornate nella vostra Sala Comune» disse Madama Bumb mentre aiutava Charlotte a rialzarsi per portarla in infermeria «Quanto a lei, signorina Griffin, la voglio vedere ne mio ufficio dopo cena»
Quando l'insegnante se ne fu andata, Clarke andò a raccogliere la scopa di Charlotte, caduta lì vicino e controllò il manico: non c'era il marchio della scuola come pensava.
Non era di Jasper la colpa.
«C'è poco da ridere» borbottò Finn guardando gli spalti.
Solo allora Clarke notò che Tristan, Murphy e Bellamy avevano osservato tutta la scena dalla tribuna d'onore.
Il maggiore dei Blake vide che Clarke lo stava osservando, e le fece il suo solito sorriso storto.
Era tipico di Clarke saltare subito alle conclusioni, e quella non fu certo la volta in cui si smentì.
Quando Clarke entrò nella Sala Grande per la cena, fu accolta da una folla entusiasta.
In un modo o nell'altro, tutti avevano saputo del salvataggio di Charlotte, e a giudicare dal boato entusiasta, erano tutti rimasti molto colpiti da Clarke, che era riuscita a fare manovre impeccabili con la scopa durante la sua prima lezione di volo.
I Corvonero si alzarono dalla loro tavola e le furono subito addosso: alcuni le tendevano le mani, altri le davano delle pacche sulla spalla e altri si complimentavano.
Clarke sorrideva, stringeva mani a più non posso e ringraziava i compagni, tutta presa dalla confusione per lo scompiglio.
Tuttavia poté distinguere dal tavolo Serpeverde vari grugniti, alcune espressioni disgustate e altre divertite.
Di certo a nessuno di loro era andata giù che Clarke avesse ottenuto tanta notorietà, dopotutto i Grifondoro erano sempre stati considerati gli Anti-Serpeverde per eccellenza, gli unici che potevano essere davvero considerati degli avversari per quanto riguardava la Coppa di Quidditch e quella delle Case.
Ogni successo della Casa dei coraggiosi di cuore, era una sconfitta per la Casa dei gloriosi astuti, e quello di Clarke non era da meno.
Solo un Serpeverde sorrise a Clarke quando lei lo guardò con aria di sfida.
«Che fai Blake?» gli chiese Kristin Hayes, una Serpeverde del terzo anno.
«Mi diverto un po'» rispose lui, senza smettere di fissare Clarke «Nient'altro».
Una volta calmati gli ammiratori, Clarke poté finalmente prendere posto a tavola vicino a Finn, sperando di passare una cena tranquilla, senza alcun inconveniente.
Per la seconda volta quel giorno, le cose non andarono esattamente come Clarke avrebbe preferito.
«Complimenti Griffin!» esclamò Jasper piazzandosi sul posto davanti alla ragazza «Abbiamo saputo della tua folle impresa di salvataggio di oggi pomeriggio!»
«Ormai sei un'eroina» aggiunse Monty sedendosi davanti a Finn, mentre Jasper annuiva convinto alle sue parole «Non riuscirò mai ad abituarmi a vederti bionda, sai?»
«Grazie ragazzi» rispose Clarke sorridendo, divertita dalla buffa coppia di amici «Ma probabilmente mi espelleranno o qualcosa del genere...Madama Bumb vuole vedermi nel suo ufficio dopo cena.»
«Fidati Clarke» disse Raven lasciandosi cadere sul posto libero accanto a Monty «Non possono espellere la ragazza che ha salvato la vita ad un'altra studentessa»
«Già, al massimo ti faranno pulire il bagno delle ragazze del terzo piano, ma non sarà molto sporco, nessuno ci va mai a causa del fantasma di Mirtilla Malcontenta» concordò Jasper, prima di voltarsi verso Raven «Tu non puoi stare qui,sai?»
«Che hai fatto all'occhio?» chiese Monty indicando il livido che Clarke aveva notato quella mattina, ma che sembrava essersi sgonfiato e schiarito.
«Blake» sibilò la ragazza con un accennò di furia vendicativa nella voce che fece tremare i due buffi amici.
«Octavia?» chiese Finn scandalizzato all'idea che l'amica avesse fatto del male alla Corvonero.
«Bellamy» lo corresse Raven.
«Parlate di Bell?» chiese Octavia sedendosi vicino a Clarke.
«Quidditch» mentì Raven «Grifondoro gioca la prima partita contro Serpeverde, tuo fratello è in squadra, vero?»
«È il Battitore numero sette» confermò orgogliosa Octavia «Ma che hai fatto all'occhio?»
Uno sguardo di pura malignità si dipinse nel viso di Raven.
«Un incidente» mentì di nuovo.
«Fermi tutti» disse Jasper sgranando gli occhi verso Octavia.
Per un instante Clarke temette che il ragazzo stesse per smascherare le bugie che Raven aveva appena detto.
«Tu sei la sorella minore di Blake?»
«La sorella del Battitore Nero?» gli fece eco Monty.
«Aspetta,cosa?» fece Raven perplessa «Il Battitore Nero?»
«È tipo il Battitore più malvagio e geniale di Hogwarts degli ultimi cinquant'anni!» spiegò Jasper
«Se Serpeverde l'anno scorso ha vinto la Coppa di Quidditch è solo grazie a lui!» continuò Monty
«Perché lo chiamano Battitore Nero?» domandò Finn interessato.
«L'ultima partita dell'anno scorso contro Corvonero ha letteralmente messo K.O. l'intera squadra»
spiegò Monty «Tranne il Cercatore, a quello ci ha pensato Murphy»
«Madama Bumb non sapeva che fare, nessuno aveva mai attuato una strategia del genere!È finito su tutti i libri di Quidditch!» riprese Jasper «Non so chi ha coniato il nome, ma quel tale ha decisamente inquadrato che tipo è Blake in campo!»
«Probabilmente è così» assentì Octavia senza sembrare troppo contrariata.
«Ma non c'è da preoccuparsi» disse Clarke fingendosi tranquilla «Se Octavia entrerà in squadra, nessuno fermerà Grifondoro! Il Battitore Nero non torcerebbe un capello a sua sorella!»
«Vuoi entrare in squadra?» chiese Finn inarcando il sopracciglio in una buffa espressione di sarcasmo e stupore.
«Anche Clarke farà le selezioni!» rispose quella spostando nuovamente l'attenzione sull'amica.
«Signore è il vostro giorno fortunato» esordì Monty
«Infatti» continuò Jasper «Tra le nostre scorte abbiamo un volume de ''Il Quidditch attraverso i secoli''»
«E visto che vi troviamo simpatiche...» aggiunse Monty
«...Ve lo cediamo a metà prezzo con il regolamento completo in omaggio!» concluse Jasper.
«Davvero?» chiese Octavia con fare civettuolo.
I due annuirono convinti, facendo sorridere tutti, anche Clarke, ancora preoccupata di finire nei guai per quello che era successo durante la lezione di volo.
«Allora andiamo a prenderlo!» esclamò Octavia scattando in piedi e trascinando via Jasper, per niente dispiaciuto della cosa!
Monty scosse la testa e li seguì divertito, provocando ulteriori risate.
Clarke d'un tratto tornò seria.
«Come sta Charlotte?» chiese a Raven.
«Non ci hanno permesso di vederla» rispose la ragazza scuotendo la testa dispiaciuta «La scopa non era difettosa, Madama Bumb l'ha controllata, qualcuno deve averla incantata, tutti a scuola siamo sospettati, temo.»
«Potrebbero pensare che sia stata Clarke» Osservò Finn «Che l'abbia fatto per mettersi in luce»
Raven scrollò le spalle.
«La verità verrà fuori, prima o poi» assicurò alzandosi.
Quando la ragazza tornò al tavolo Corvonero, Clarke guardò l'orologio.
«È tardi, devo andare da Madama Bumb, non voglio farla aspettare» disse alzandosi a sua volta.
«Vuoi che ti accompagni?» propose Finn.
«No, tranquillo, conosco la strada. Finisci di mangiare» rispose lei lasciando la Sala Grande.
Prima di uscire guardò per l'ennesima volta Bellamy.
Notò che il ragazzo la stava studiando, come se cercasse di capire che le passasse per la testa.
Bene pensò Clarke Per una volta è lui a domandarselo finalmente.
Camminò per i corridoi, cercando di non agitarsi troppo.
Già si vedeva sul treno di ritorno, espulsa da Hogwarts il suo secondo giorno del primo anno, costretta a frequentare una scuola per Babbani, mentre Bellamy se la rideva al tavolo Serpeverde, raccontando della ragazza bionda espulsa perché ha voluto fare l'eroina, oppure a diventare una Guardiana come Gazza, costretta a pulire per sempre il bagno delle femmine del terzo piano, dove non andava mai nessuno perché ci abitava il fantasma di Mirtilla Malcontenta.
Che situazione patetica.
Però non aveva fatto nulla di male, dopotutto aveva solo salvato la vita di Charlotte!
Raven aveva ragione, non potevano espellerla, non era giusto.
Raggiunse l'ufficio di Madama Bumb e bussò timidamente, desiderando che la professoressa non ci fosse.
«Avanti» rispose la donna, mandando in frantumi tutte le sue speranze di salvezza.
Clarke raccolse quella infinitesimale briciola di coraggio che le era rimasta in corpo ed entrò
Ad accoglierla c'erano la stessa Madama Bumb e un ragazzo che avrebbe potuto avere l'età di Bellamy, con la cravatta di Grifondoro.
«Signorina Griffin questo è Albus Potter» disse la professoressa «Potter questa è la sua nuova Cercatrice!»
Lo sguardo del ragazzo s'illuminò, mentre Clarke, un po' scombussolata dalla sorpresa, cercava di metabolizzare la notizia.
Non l'avrebbero espulsa.
Era la nuova Cercatrice Grifondoro.
Bellamy l'avrebbe massacrata alla sua primissima partita.
Forse era meglio l'espulsione  pensò Clarke  quasi quasi ora gliela propongo!
Albus non parve pensarla allo stesso modo.
Le strinse la mano così energicamente che Clarke temette che le si sarebbe staccata e si presentò.
«Come ha detto Madama Bumb, io sono Albus, ma gli amici mi chiamano Alby, sono il capitano della squadra di Quidditch Grifondoro, sono un Cacciatore. Congratulazioni! Benvenuta a bordo!» disse veloce come una macchinetta.
«Grazie, io...»
«Domani sera ci saranno le selezioni» continuò Alby «poi cominceremo ad allenarci quasi ogni sera per prepararci alla prima partita contro Serpeverde il prossimo mese! Tieniti pronta!Bene ora devo andare»
Il ragazzo si voltò e fece per uscire.
«Alby!» lo chiamò Clarke
«Si?» rispose lui voltandosi.
Avrebbe potuto chiedere un sacco di cose, tipo ''Un Battitore ha mai ucciso qualcuno?'', oppure ''Ma che diavolo vi viene in mente a tutti voi? Fate entrare in squadra una ragazza che a Quidditch non ha mai giocato, e che per di più è salita su una scopa una volta sola nella sua vita, solo perché è stata svelta a salvare una ragazza che precipitava dalla scopa da chissà quanti metri di altezza?'', o ancora ''Mi abbracci? Sono terrorizzata e ho bisogno di affetto in questo momento...''.
Invece, tutto ciò che riuscì a dire fu: «Octavia Blake, la sorella minore di Bellamy, farà le selezioni, ha talento, davvero...tienila d'occhio»
«Ma certo!» promise Alby prima di uscire.
Quando Clarke raccontò tutto a Finn e Octavia quella sera, la ragazza non ci poteva credere.
«Che fortunata che sei!» esclamò Octavia mettendo il broncio per scherzo «Spero tu abbia messo una buona parola sul mio conto con Alby!»
«Non è così fortunata» la corresse Finn «I Cercatori sono sempre le prede preferite dai Battitori, e ce n'è uno in particolare, non faccio nomi, che ci andrà davvero pesante...»
«Bellamy non le farà nulla!Non le capiterà niente in ogni caso! Guarda» ordino aprendo il libro ''Il Quidditch attraverso i secoli'' che le aveva venduto Jasper poche ore prima «Vedi?!? Qui dice che solo il cinque percento dei Cercatori muoiono durante una partita a causa di un Bolide!»
«Il ci-cinque percento?» impallidì Clarke.
«Qui a Hogwarts non è mai successo però!» esclamò Finn per rassicurarla, scoccando un'occhiataccia a Octavia, che subito chiuse il libro e lo strinse al petto.
Clarke si morse il labbro.
Non poteva tirarsi indietro -che figura ci avrebbe fatto?- ma poteva provare ad avvantaggiarsi un po'.
«Me lo presteresti?» chiede ad Octavia indicando il libro, speranzosa di trovare in quelle pagine un modo di vincere la partita contro Serpeverde o per lo meno di non morire per mano del maggiore dei Blake.
«Sicuro» sorrise Octavia, sollevata di non aver preoccupato troppo l'amica con la storia dei Cercatori morti a causa dei Bolidi «Ma ora è meglio andare a letto, domani abbiamo la mattina libera e io ho intenzione di allenarmi per le selezioni!»
La mattina seguente, quando Clarke si svegliò, Octavia era già nel campo da Quidditch ad allenarsi e aveva trascinato con se un riluttante Finn, che avrebbe largamente preferito poltrire per tutta la mattinata.
Clarke non poté che ammirare la determinazione dell'amica e un po' si vergognò di aver ottenuto un posto in squadra così facilmente.
Si vestì in fretta, con l'intenzione di dirigersi di corsa in Biblioteca a leggere il libro che le aveva dato Octavia la sera prima.
La Biblioteca era talmente grande che avrebbe potuto misurare la bellezza di tre campi da calcio, con scaffali alti anche quattro metri e ovunque, tavolini in cui sedersi per studiare.
Clarke prese posto in uno di quelli e s'immerse nella lettura così profondamente che quando, dopo un paio d'ore che era lì, le si avvicinò Bellamy, non se ne accorse nemmeno, almeno finché lui non le si piazzò davanti strappandole il libro dalle mani.
«''Il Quidditch attraverso i secoli'', eh?» chiese lui sventolandole il libro davanti «Ho saputo che sei la nuova Cercatrice Grifondoro, principessa! Congratulazioni! Stai leggendo questo libro per trovare un modo per batterci?»
«Mi stai seguendo per trovare un modo per battere noi?» chiese acida Clarke, scattando in piedi per riprendere il libro dalle mani di Bellamy.
Lui però se l'aspettava: ritirò rapido la mano con il libro e, con quella libera afferrò il polso di Clarke e le si avvicinò, tanto che c'erano al massimo una decina di centimetri di distanza dai loro volti.
«Sai principessa, la prima regola di un Cercatore è evitare i Bolidi» disse mentre lei con uno strattone liberava il braccio «o perlomeno provarci»
«Sei davvero così sicuro di vincere Battitore Nero?»
Lui sorrise divertito, si sedette di fronte a lei, aprì il libro e lo fece scivolare nella sua direzione.
Lei si sedette e guardo la pagina.
''Madama Bumb non sapeva che fare, nessuno aveva mai attuato una strategia del genere!È finito su tutti i libri di Quidditch!'' aveva detto Monty.
E non aveva esagerato: a pagina quattrocento c'era un paragrafo dedicato a Bellamy.
Lei alzò lo sguardo tentanto, senza successo, di mascherare lo stupore.
Lui le fece il suo sorriso sghembo a cui lei ormai si era abituata.
«Sai, magari ci potrei andarci piano con te se tu me lo chiedessi gentilmente» ghignò.
Clarke si ricompose: non avrebbe mai supplicato nessuno, e certamente non avrebbe mai supplicato Bellamy Blake.
«Potrei fare lo stesso io, ma sappiamo entrambi che le buone maniere non sono esattamente il tuo forte» ribatté lei con un sorriso di sfida.
Bellamy si alzò e le sorrise.
«Ci vediamo in campo, principessa» disse prima di voltarsi e andarsene.
Clarke aspettò che il ragazzo uscisse prima di accasciarsi sulla sedia e tirare un sospiro di sollievo.
Quel round si era concluso alla pari.
Non appena le passarono i brividi, Clarke riprese a leggere da dove si era interrotta, ignorando con difficoltà il paragrafo che le aveva mostrato Bellamy.
Ormai era decisa a battere Serpeverde, e nessuno l'avrebbe fermata.
I risultati delle selezioni e i giocatori titolari della squadra Grifondoro furono resi pubblici la mattina seguente, e con stupore di Clarke, gli ultimi due posti disponibili furono presi da Finn e Octavia.
Nick-Quasi-Senza-Testa non mancò di congratularsi con i tre, in particolar modo con Clarke, che aveva preso in simpatia più di tutti.
Da allora, come le aveva anticipato Alby, si allenarono ogni sera per prepararsi alla partita di campionato.
Le giornate divennero frenetiche per Octavia e Finn, che dovevano dividersi tra scuola e allenamenti, cercando di memorizzare tutti gli schemi di attacco e di difesa che Alby voleva che eseguissero alla perfezione, mentre l'unico compito di Clarke era tentare di prendere confidenza con la scopa che le avevano fornito grazie alle donazioni degli ex-alunni Grifondoro.
Era una Thunderflame, ultimo modello, una vera bellezza, e Clarke amava come con un semplice spostamento del bacino, quella cambiasse direzione, e passava gli allenamenti a fare acrobazie sulla scopa e a inseguire il Boccino D'oro, cronometrando ogni volta il tempo, con ottimi miglioramenti.
«Tieniti fuori dal gioco finché non sei assolutamente certa di aver individuato il Boccino, non attirare l'attenzione su di te più del necessario: più ti ignorano, meno Bolidi ti scagliano addosso» le aveva detto Alby.
Quella era la sola strategia, il solo schema che Clarke avrebbe dovuto seguire, quindi, mentre tutta la squadra si dannava l'anima per imparare le formazioni di gioco, Clarke aveva tutto il tempo di pensare a quanto sarebbe finita male per lei, con Bellamy in campo.
Di notte, aiutandosi con un semplice incantesimo d'illuminazione imparato a lezione di Incantesimi, leggeva e rileggeva il regolamento completo di Quidditch, cercando un modo per proteggersi dal maggiore dei Blake.
Tuttavia sembrava che ogni idea che le venisse in mente, fosse tassativamente vietata dallo statuto di quello sport.
Ormai Clarke si sentiva spacciata, e l'unica cosa che poteva fare era seguire i consigli di Alby: cercare di non attirare l'attenzione su di sé e prendere il Boccino prima che Bellamy le potesse assestare contro uno ti quei tiri che gli avevano fatto guadagnare il soprannome ''Battitore Nero''










Ringrazio anche stavolta tutti quelli che leggono e che continueranno a leggere questa storia, a tutti quelli che l'hanno messa tra le seguite e/o preferite e in particolare un ringraziamento galattico a Dimea, che ha scritto una splendida recensione che mi ha fatto sorridere come una cretina per una settimana!

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Capitolo 4
*** 4 ***


QUIDDITCH

 

La mattina della partita finalmente arrivò, e Clarke, che aveva passato tutta la notte insonne a rigirarsi nel letto invidiando Octavia, che invece dormiva come un ghiro, si sentiva come quando le avevano dato da bere lo strano e puzzolente intruglio per capelli.
Era bianca in volto, le gambe le tremavano e voleva solo rannicchiarsi nella rimessa delle scope e restare nascosta fino alla fine della partita.
Scese in Sala Grande per la colazione e si sedette in disparte, cercando di tranquillizzarsi e lanciando occhiate fugaci a Bellamy, quando lui era girato e non la poteva vedere.
A differenza di Clarke, il ragazzo sembrava calmissimo, come se avesse già vinto, e sorseggiava del succo di zucca, mentre chiacchierava con i compagni, che facevano a botte per sedere accanto a lui.
''Per vincere bisogna capire cos'ha in mente il Battitore numero sette'' le risuonava in testa la voce di Sebastian.
«Farà di certo un passo falso» esclamò Raven mentre, per l'ennesima volta, infrangeva le regole e le si sedeva di fronte, dando le spalle agli altri tavoli «Sarà la sua arroganza a fregarlo»
Chissà quanti punti toglieranno a Corvonero per tutte le gite di Raven al nostro tavolo pensò Clarke.
«Chi farà un passo falso?» chiese con finta innocenza.
«Lo fissi spesso...» commentò Raven fissandola negli occhi «Se Blake non fosse un totale idiota e tu non fossi tu, penserei che hai letteralmente perso la testa per lui, come tutte le Serpeverde del resto..»
«Fortuna che io sono io allora» borbottò Clarke tenendo lo sguardo sulle posate con cui stava giocherellando.
«Non abbassare la guardia con lui» cambiò discorso Raven, notando l'imbarazzo dell'amica «Non devi sottovalutarlo, mai!»
«Non ho mai avuto l'intenzione di farlo» disse Clarke pensando invece a tutte le volte che invece l' aveva sopravvalutato.
«Sai chi è Anya Parker, la ragazza seduta vicino a Blake che gli fa gli occhi dolci?» chiese Raven senza girarsi a indicarla.
Clarke si spostò sulla panca e la vide.
Era una ragazza abbastanza particolare, con il viso affilato, quasi triangolare, tutta zigomi e gli occhi grandi e marroni che ricordavano per certi versi quelli di Monty, solo più freddi e altezzosi.
«La vedo» disse Clarke concentrandosi nuovamente su Raven «Chi è?»
«La Cercatrice Serpeverde. Vuoi un consiglio? Sebastian mi ha spiegato che in campo non sembra avere un cervello suo. Ingannala e falla volare giù dalla scopa.» disse Raven facendo uno sguardo complice all'amica.
«Cosa?»
«Capirai in campo» rispose la Corvonero alzandosi e tornando al suo tavolo.
Clarke, più confusa che mai, lanciò un'altra occhiata a Bellamy , che stavolta la vide, la inchiodò con lo sguardo e le fece il suo speciale mezzo sorriso malvagio.
È guerra, stronzo! pensò Clarke, sfoderando il suo miglior sorriso allegro e salutando il maggiore dei Blake con la mano.
Non mi fai paura! Non più di tanto, almeno...
Bellamy rise, e scosse la testa divertito, poi tornò a parlare con Anya, visibilmente scocciata dall'intrusione di Clarke.
«Non dovresti stuzzicare il Battitore Nero»la sgridò Jasper sedendosi alla sua sinistra.
«Potrebbe farsi strane idee» concordò Monty accomodandosi invece alla destra della ragazza.
«Tanto oggi finirò il infermeria in ogni caso» disse Clarke voltandosi prima verso uno e poi verso l'altro «Quindi tanto vale che mi ci diverta un po'»
«Non finirai in ospedale, mio angelo» iniziò Jasper «Sai perché?»
«Perché noi siamo i Battitori Grifondoro» disse Monty «E nessuno torcerà un capello alla nostra bella Cercatrice finché ci siamo noi in campo»
«Che fine hanno fatto Tom e Sarah?» chiese Clarke preoccupata.
Tom e Sarah erano due Battitori del settimo anno, che a Clarke stavano parecchio simpatici.
Si era allenata un sacco con loro, ed aveva imparato a fidarsi ciecamente delle loro infallibili mazze.
Con loro in campo, Clarke non doveva preoccuparsi dei Bolidi, perché sapeva che nessuno l'avrebbe mai colpita.
«Niente di che» scrollò le spalle Jasper «Pare che qualcuno abbia nascosto dei fuochi d'artificio incantati tra i loro vestiti e ora loro siano in infermeria...Noi eravamo le riserve, saremmo dovuti diventare titolari con il diploma M.A.G.O. di Tom e Sarah di quest'anno, ma tanto meglio così! »
Clarke faticò a non scoppiare dalle risate.
Sapeva benissimo che quel ''Qualcuno'' era proprio Jasper.
Quei due le ricordavano i buffi personaggi del romando ''Alice ne paese delle Meraviglie'', Pinco Panco e Panco Pinco.
Lei sarebbe stata Alice, Finn il Cappellaio Matto, Octavia il Leprotto Marzolino e Bellamy, lui sarebbe stato la versione maschile della Regina Rossa.
«Dobbiamo andare ora, Clarke» disse Jasper alzandosi «Vedrai che bella la nuova uniforme! Tu sei la numero quattro!»
Clarke si alzò e seguì i compagni.
Lanciò un ultimo sguardo a Bellamy e sorrise.
Tagliamogli la testa! pensò.
Negli spogliatoi Grifondoro la tensione si faceva sentire.
Si poteva percepire un misto di paura e trepidazione che schiacciava tutti i giocatori, compresa Octavia, e l'aria sembrava densa, quasi solida, e pareva rallentare drasticamente il tempo, aumentando l'ansia di tutti.
«Signori» esordì Alby.
«E signore» lo corresse Octavia
«E signore» approvò il ragazzo «Ci siamo! Per alcuni è la primissima partita, questa»
Lanciò uno sguardo a Finn e Octavia e indugiò un po' di più su Clarke.
«Quindi» continuò «Vorrei dire due parole: ''Facciamoli'' e ''Secchi''! Quest'anno la coppa di Quidditch sarà nostra! Rose, sei il miglior Portiere a Hogwarts, e voi due» indicò Jasper e Monty «Siete la miglior coppia di Battitori che ci sia! Clarke, lo scorso allenamento hai preso il Boccino in due minuti e Finn e Octavia hanno una mira da far invidia ad un falco!»
«E tu, Alby, sei il miglior oratore di tutto il mondo magico» concluse Jasper provocando più di una risata e rendendo l'aria un po' più rilassata.
«Tiriamo fuori gli artigli e facciamo mangiare la polvere a Serpeverde» concluse il Capitano.
Una serie di ovazioni entusiaste si alzarono dallo spogliatoio.
«Ed ora le squadre si preparano a scendere in campo» disse il cronista Wells, un Tassorosso del secondo anno «Ecco Serpeverde, capitanato da Tristan Sheperd, il Cacciatore, che schiera Bellamy Blake e John Murphy come Battitori, Scorpius Malfoy e Melanie Roma come Cacciatori, Anya Parker come Cercatrice e infine Kristin Hayes come Portiere!»
«Alby?» sussurrò Clarke poco prima di inforcare la scopa per entrare in campo «Un ultimo consiglio lampo?»
Albus sembrò pensarci, poi la guardò.
«Occhio a Blake» disse.
«Grifondoro scende in capo guidato dal Cacciatore Albus S. Potter! La formazione comprende Jasper Jordan e Monty Green come Battitori, riserve di Tom e Sarah, che guariscano presto, Rose Weasley come Portiere, Finn Collins e Octavia Blake, la sorella del Serpeverde Bellamy, come Cacciatori e Clarke Griffin come Cercatrice!»
Clarke rimase senza fiato vedendo la calca di studenti negli spalti che gridavano incitamenti ai propri campioni.
«Paura, principessa?» chiese Bellamy fermandosi davanti a lei con la scopa a mezz'aria , stringendo con sicurezza innata la mazza da Battitore.
Lei gli sorrise.
«Ti piacerebbe» sibilò prima di lasciarlo indietro, mentre sorrideva divertito.
«Ai vostri posti» disse Madama Bumb «Niente scorrettezze»
Alby e Tristan si strinsero la mano.
Madama Bumb fischiò e liberò la Pluffa, i due Bolidi e il famigerato Boccino d'oro.
«La Pluffa è subito intercettata da Potter. Rapido passaggio alla Blake, uno dei tre nuovi e promettenti acquisti Grifondoro. Schiva un Bolide vagante e la passa a Collins, che tira, ed è punto! Dieci a zero dopo il primo minuto di partita! Grifondoro è in forma» diceva Wells.
Clarke fece come le aveva detto Alby: rimase in disparte in un angolo ad osservare la partita in attesa di avvistare il Boccino, mentre invece Anya sfrecciava di qua e di la con la scopa, nel banale tentativo di intimorire l'avversaria.
«Sheperd prende possesso di palla, scarta rapido la Blake, schiva un Bolide di Green, tira e la palla entr...no, aspettate! Weasley para senza difficoltà e rilancia la Pluffa in campo..»
Dalla folla, un urlo di disapprovazione saliva dal lato Serpeverde.
«Attenzione!» gridò Wells al microfono, mentre Clarke era troppo distratta a cercare il Boccino per capire a cosa si riferisse.
«Murphy scaglia un Bolide contro la Griffin e...no, salvata da un rapido intervento di Green, che lo rispedisce al mittente, salvando la giovane Cercatrice!»
Tutto successe in una frazione di secondo: Monty, distratto per salvare Clarke, fu colpito da un potente Bolide che lo fece volare giù dalla scopa, a cinque metri da terra.
Clarke fu più veloce della forza di gravità.
Scese in picchiata, afferrò l'amico privo di sensi e lo depositò a terra.
«Un Bolide di Blake disarciona Green , ma la Griffin lo salva da una brutta caduta. Come sempre Blake ci ricorda il perché del suo soprannome ''Battitore Nero''! Ma torniamo alla partita...» commentò Wells.
Clarke alzò lo sguardo e vide che Bellamy le sorrideva.
''E nessuno torcerà un capello alla nostra bella Cercatrice finché noi siamo in campo'' aveva detto Monty, e aveva ragione, senza i Battitori, i Cercatori erano spacciati.
Ma certo! pensò Clarke mirano ai Battitori, così poi io sarò indifesa!
E allora le parve ci fosse un'unica soluzione: agire.
Ignorò bellamente i consigli di Alby, che nel frattempo era alle prese con Kristin Hayes e i suoi giri della morte, e sfrecciò in campo in cerca del Boccino, nella speranza di trovarlo prima che succedesse qualcosa a Jasper.
«E la Griffin entra in campo come un razzo! Ma dove si era nascosta?» diceva Wells «Forse ha individuato il Boccino d'oro!»
Udite quelle parole, Anya si blocco di colpo e scattò nella direzione di Clarke.
La Cercatrice Grifondoro se ne accorse.
Fece un paio di virate brusche, tanto per essere sicura di non sbagliarsi, ma in entrambi i casi Anya la seguiva, convinta che Clarke avesse davvero individuato il Boccino, così Clarke capì cosa aveva voluto dirle Raven a colazione, e seppe cosa fare.
Scese in picchiata, talmente veloce che per poco la scopa non le si conficcava a terra, ma all'ultimo secondo, tirò forte il manico verso di sé, riprendendo quota a fatica.
Anya non fu altrettanto veloce e si schiantò a terra, sfracellando la scopa.
«La Griffin, con una mossa geniale e malvagia, degna dello stesso Battitore Nero, si libera della Cercatrice Serpeverde!» ululò il Tassorosso, quasi incredulo.
Clarke s'immaginò il sorriso soddisfatto di Raven dagli spalti.
Fuori una! pensò.
Aveva smesso di giocare.
Ora doveva solo trovare il Boccino prima che Bellamy la disintegrasse, ed era fatta.
«La Pluffa è intercettata da Collins, finta a destra, scarta a sinistra, passaggio a Potter e...Jordan viene bloccato da Malfoy e dalla Roma, che gli si piazzano hai lati, Professoressa Mcgranitt, temo sia fallo!» diceva lo speaker «Jordan perde il controllo della scopa e finisce a terra! Fortunatamente non è caduto da troppo in alto! Madama Bumb chiama un rigore a favore dei Grifondoro! Collins si prepara a colpire ed...è punto!»
Il gioco riprese, mentre due infermiere prelevavano Jasper,che a occhio e croce aveva solo un paio di ossa rotte.
Clarke vide Bellamy che la guardava freddo, come la prima volta che si erano incontrati alle carrozze.
Lei sarebbe stata la prossima, era ovvio.
Continuò a volare per il campo, in cerca del Boccino d'oro, e dopo aver schivato con molta fortuna tre Bolidi di Murphy, si domandò che cosa avesse in mente il maggiore dei Blake, che aveva tutto ad un tratto smesso di calcolarla.
Ma che ha intenzione di fare? si domandò osservando il Battitore che fluttuava a mezz'aria studiando il campo.
Poi, un bagliore dorato la riportò alla realtà.
Una sola parola: Boccino.
Clarke non ci pensò più di un secondo e si lanciò all'inseguimento della pallina dorata con un braccio teso davanti a sé.
Poteva sentire le ali fragili del Boccino sfiorarle le dita, e chiuse la presa giusto un istante prima che qualcosa di duro le colpisse violentemente la spalla, facendole perdere la presa, già poco decisa, sulla scopa.
Ma stavolta non c'era nessuno a salvarla.
L'impatto col terreno le mozzò il fiato, e il dolore alla spalla s'intensificò sempre di più.
La folla stava esultando, come anche i suoi compagni di squadra e. in un primo momento Clarke non riusciva a capire il perché, poi apri la mano tremante e sentì il Boccino muovere molto lentamente le ali, come se volesse sgranchirle.
Allora finalmente tornò lucida abbastanza per capire tre cose:
Aveva preso il Boccino d'oro.
La sua squadra aveva vinto la partita.
Come aveva previsto, aveva certamente qualche osso rotto.
Cercò di chiamare Alby, o Finn, ma per quanto ci provasse, non riusciva a parlare, così rimase lì, stesa a terra, aspettando che qualcuno si accorgesse di lei.
Paradossalmente, il primo che lo fece, e che planò nella sua direzione fu proprio Bellamy.
Clarke, con un po' di energie rimaste, tento di trascinarsi lontana da lui, senza buoni risultati, perché, anche se non ne era certa, poteva benissimo immaginare chi avesse scagliato quel Bolide nella sua direzione.
«Complimenti per la vittoria» disse una volta inginocchiato vicino a Clarke
Clarke non ebbe il tempo di domandarsi se fosse ironico o no, che tutti i Grifondoro si accorsero che la loro Cercatrice era a terra, in balia del Battitore Nero, e decisero di andare a controllare che fosse ancora viva.
Bellamy posò mazza e scopa a terra e prese Clarke in braccio, per portala in infermeria da Madama Chips.
Lei cercò di divincolarsi e di biascicare un ''No'' poco convinto che solo il maggiore dei Blake poté sentire, e mentre si allontanavano dal campo, lui le sussurrò: «Non essere sciocca, principessa, guarda che non ti faccio niente».
Quando si risvegliò, era in infermeria, con il braccio fasciato.
Erano passati tre lunghi giorni, durante i quali una Clarke incosciente aveva ricevuto incessanti visite da parte di tutti i Grifondoro, anche di quelli con cui non aveva neanche mai parlato.
«I giocatori di Quidditch hanno passato quasi tutto il tempo qui» le raccontò Madama Chips mentre le dava una bevanda da bere.
Clarke, memore dei tristi trascorsi con le pozioni della strega, dovette far ricorso a tutto il suo coraggio per mandare giù quello, che, con sua grande sorpresa, sapeva di lamponi.
La sera, Madama Chips le diede il permesso di andare a cena nella Sala Grande, raccomandandosi di fare molta attenzione per i corridoi.
Il viaggio verso la Sala fu davvero tranquillo, come se la pozione che aveva bevuto prima l'avesse rimessa a posto, come nuova.
Giunta a destinazione Clarke individuò subito Monty, Jasper, Raven e Finn, seduti tutti insieme al solito angolo appartato della tavolata, con uno sguardo stranamente cupo.
Un misto di rabbia, tristezza e impotenza aleggiava nei loro volti, mentre mangiavano in silenzio e a testa bassa.
Clarke si sarebbe aspettata un'accoglienza migliore, magari anche un po' di allegria, dopotutto avevano battuto Serpeverde e lei aveva messo nel sacco Bellamy una volta per tutte, anche se lui l'aveva spedita in infermeria in ogni caso, quindi la cosa poteva essere tranquillamente considerata un pareggio.
Si avvicinò agli amici, e appena questi la notarono la tensione un po' si placò.
«Ehi» esordì Clarke rivolta a Monty e Jasper «Come state?»
Finn fu il primo a reagire: scattò in piedi e l'abbracciò tanto forte che Clarke temeva che le si sarebbe rotta di nuovo la spalla.
Raven fece lo stesso, anche se con meno forza e slancio, mentre Jasper e Monty non si limitarono a quello.
«Tu mio angelo» esordì Jasper con lo stesso entusiasmo di sempre «Tu sei la migliore!»
«Abbiamo battuto Serpeverde» spiegò Monty.
«E solo grazie a te!» concluse Jasper.
Clarke non poté fare a meno di sorridere.
«Quando vi hanno dimesso dall'infermeria?» chiese sedendosi vicino a Raven, di fronte ai due buffi amici.
«Ieri» rispose Monty «A parte le ossa rotte, noi stavamo bene, tu invece hai fatto proprio una bruttissima caduta!»
«Octavia temeva che Bellamy ti avesse uccisa» ridacchiò Raven.
Clarke prese un piatto e lo riempì di tutto il cibo che trovò nel suo raggio d'azione, ingozzandosi senza ritegno, con la pancia vuota da tre giorni.
«Perché quelle facce?» domandò infine, alzando gli occhi sugli amici, che erano tornati a fissare il tavolo come prima.
Nessuno le rispose.
«Dov'è Octavia?» chiese allarmata Clarke, dimenticandosi del cibo che stava mangiando voracemente «Sta bene?»
«Octavia sta benone» rispose Raven senta distogliere lo sguardo dal suo piatto vuoto «È in biblioteca»
«Allora cosa c'è?» chiese Clarke più aggressiva di prima, inchiodando la Corvonero con lo sguardo.
Uno dei maggiori difetti di Raven, oltre alla testardaggine e all'impulsività, era la sua fredda ed incondizionata sincerità.
Era meglio non chiederle mai qualcosa, se potevi temerne la risposta.
Raven finalmente alzò lo sguardo e studiò i volti di Jasper, Monty e Finn, scandagliandoli uno ad uno.
Nessuno di loro le fece cenno di stare zitta, quindi si voltò verso Clarke e, dopo un paio di secondi, disse sono una parola: «Charlotte»

 

 

 

 

 

Ok bella gente, come sempre, seguono i rigraziamenti (Date una medaglia per l'originalità a questa ragazza!).
Grazie a chi continua a leggere la mia storia, a chi l'ha messa tra le preferite e/o seguite, a chi recensirà e di nuovo un galatticoso grazie a Dimea, che è davvero un tesoro (sebbene io, da gran cafona non abbia trovato il tempo di rispondere alla sua ultima recensione prima di oggi) e che inoltre sta scrivendo una storia pazzesca di cui mi sono letteralmente innamorata e che vi consiglio calorosamente, augurandomi che venga aggiornata presto *Sguardo innocente*, il cui titolo è *Rullo di tamburi* (Chiudetemi pure in manicomio :-D) ''Make this chaos count''.
Grazie ancora per tutto!

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Capitolo 5
*** 5 ***


 

VENDETTA STILE WEASLEY

 

 

«Che cosa è successo a Charlotte?» chiese Clarke, sgranando gli occhi.
«La Mcgranitt ha detto che a causa dello shock per la lezione di volo, i suoi genitori hanno dovuto ritirarla da scuola e portarla in un posto da babbani...com'è che l'ha chiamato?» disse Raven «Ospedale psitiatrico?»
«Psichiatrico» la corresse Clarke «Intendi dire ospedale psichiatrico. È dove i babbani portano le persone con...ecco, problemi mentali».
«È una cosa orribile» commentò Jasper battendo i pugni sul tavolo, facendo saltare le posate e vibrare pericolosamente i bicchieri «Se solo sapessimo che è stato!»
«Lascia stare Jas» lo calmò Monty con aria rassegnata «Hai sentito la Mcgranitt, no? Potrebbe essere stato chiunque!»
Raven annuì, abbassando lo sguardo, mentre Finn si passò una mano tra i capelli, cosa che faceva solo quando era nervoso o si sentiva impotente e frustrato, cosa che non gli piaceva affatto.
«A meno che...» borbottò Clarke «Avete detto che Madama Bumb ha controllato la scopa, giusto?»
«Si» rispose Monty, curioso di sapere dove l'amica stesse andando a parare «Per vedere se era difettosa o cose del genere, ma non ha trovato nulla di strano...»
Gli occhi di Clarke s'illuminarono.
«Bene» concluse «Allora so cosa è successo!»
«Clarke» la interruppe Finn «andiamo, non...»
«So chi è stato!» lo ignorò lei.
Calò il silenzio, mentre tutti si guardavano l'un l'altro, studiandosi a vicenda, cercando di capire le reazioni dei rispettivi compagni.
Dubbio, interesse e perplessità.
Ecco cosa provavano.
«Clarke» intervenne Finn, rompendo il silenzio inquietante che si era formato «se sai chi è stato, allora dillo»
«Non qui» rispose lei, vedendo Octavia che entrava nella Sala per la cena «A mezzanotte, nella Sala Comune di Grifondoro»
«Clarke» disse svelta Raven «Io non posso entrare, non so nemmeno la strada!»
«Cerca Nick-Quasi-Senza-Testa, digli che ti mando io, digli di portarti a Grifondoro, la parola d'ordine è ''Peperoni ripieni''» disse allora la bionda.
«Clarke» fece Jasper serio «è contro le regole»
«Fidatevi di me!» ribatté lei.
Nessuno rispose.
Nessuno voleva davvero rischiare il tutto per tutto, infondo, si trattava solo di una supposizione, buttata lì a caso durante la cena, da una ragazza che si era risvegliata solo poche ore prima in infermeria, dopo un'orribile caduta.
Solo un pazzo avrebbe potuto accettare.
«Io ci sto!» disse Finn.
Clarke gli lanciò uno sguardo colmo di gratitudine, mentre le sue labbra si mossero mimando un ''Grazie'', a cui Finn rispose con un sorriso.
«È CONTRO LE REGOLE!» ripeté Jasper alzando la voce e sillabando le parole per dare enfasi alla frase.
«Lo so, mi dispiace davvero mettervi in questa situazione, ma...»
«Io e Monty non aspettiamo altro!» concluse Jasper sorridendo.
«Davvero?»
«Mio angelo, pensi davvero che ti lasceremmo infrangere una regola senza di noi?» chiese il ragazzo stringendo la mano che Clarke aveva posato sul tavolo.
«La prima infrazione è la più speciale» aggiunse Monty «È un dolce ricordo che ci si porta nel cuore per sempre... ricordo ancora la mia...»
«Qual'era?» chiese Finn divertito.
«Ci introducemmo nel dormitorio femminile, ci chiudemmo nell'armadio e spiammo Melissa Cross, una del sesto anno...» raccontò Jasper
«Una settimana in punizione come giardinieri» aggiunse Monty «Ci fecero potare persino il Platano Picchiatore...ma ne fu valsa la pena, fidatevi!»
Jasper annuì.
«Grazie del sostegno, ragazzi» si commosse Clarke, segnandosi come appunto mentale di controllare sempre l'armadio prima di cambiarsi o prima di dare il consenso alla compagna di farlo, con il sospetto che Jasper avrebbe volentieri spiato Octavia «Siete i migliori!»
Poi si voltarono tutti verso Raven, che fino ad allora era rimasta zitta.
«Charlotte era una Corvonero» iniziò «Nessuno tocca uno della mia Casa e la fa franca! Contatemi!»
Octavia, che si era fermata a parlare con Wells al tavolo di Tassorosso, si sedette vicino a Finn e riempì il calice di succo di zucca.
«Ciao ragazzi! Che mi sono persa?» chiese allegra.
«Niente di speciale» rispose Clarke prima che qualcuno le potesse dire la verità.
L'avrebbe lasciata fuori da quella faccenda, perché era di suo fratello che sospettava.
Era Bellamy Blake il colpevole.
A mezzanotte Clarke era sveglia e vigile.
La prima cosa che fece quando l'orologio di sua padre segnò che era l'ora di andare fu girarsi e controllare che Octavia stesse dormendo.
Il respiro della ragazza era regolare e Clarke poté riconoscere da alcuni movimenti rapidi della palpebra della compagna che questa stava sognando, così scivolò lentamente dal letto posando i piedi nel pavimento gelido, rimpiangendo di non avere indossato i calzini la sera prima, e si alzò.
Raggiunse la Sala Comune saltellando sui piedi per non fare baccano, in modo alquanto buffo, accorgendosi, raggiunta la destinazione, di essere l'ultima: Raven, Monty e Jasper erano seduti sul tappeto davanti al camino, mentre Finn attizzava il fuoco.
«Raven!» esclamò Clarke « alla fine ce l'hai fatta!».
«È stata dura»!» confessò la Corvonero giocherellando con il lembo del tappeto «Quel fantasma era proprio una piaga! L'ho incontrato che svolazzava allegramente per il corridoio Nord di Corvonero con la testa che gli penzolava sulla spalla...Ma si rende conto di quanto sia inquietante? Comunque, l'ho fermato e gli ho detto: ''Nick-Quasi-Senza-Testa? Mi manda Clarke, mi devi portare da Grifondoro''...Non l'avessi mai fatto! Per prima cosa mi ha fatto una testa così per non averlo chiamato Sir Nicholas de Mimsy, e tra parentesi, me lo potevi dire che era così permaloso, per poi iniziare a dire che 'La signorina Clarke' non infrangerebbe mai le regole! Non ha fatto altro che tessere le tue lodi!»
«Si» ridacchiò Finn mettendosi a sedere vicino a Clarke «Quel fantasma è pazzo di lei»
«Ho dovuto spiegargli che lo facevi per Charlotte, allora lui si è convinto, dopotutto ''La signorina Clarke è proprio il tipo che difende gli innocenti''» continuò Raven, a tratti facendo il verso al fantasma, provocando risate da parte di tutti.
Clarke colse al volo quel momento spensierato per sganciare quella bomba e, mentre i ragazzi si stavano ancora ricomponendo, sussurro: «Bellamy Blake»
La confessione ebbe l'effetto sperato, e in un instante calò il silenzio.
Finn alzò gli occhi al cielo, chiedendosi perché Clarke fosse andato in fissa per quello sbruffone di Blake.
«Come puoi dirlo con certezza, Clarke?» sbottò, risentito all'idea che Bellamy assorbisse così tanto i pensieri dell'amica.
«La scopa è stata incantata!» iniziò calma Clarke, fingendo di non essersi accorta del tono infastidito dell'amico «Ci sono varie maledizioni che si possono fare ad una scopa per farle perdere il controllo, ma una sola non lascia tracce su di essa! L'ho letto su ''Quidditch attraverso i secoli ''!»
«Tracce?» chiese Raven storcendo un po' il naso «Che tipo di tracce?»
«Tracce magiche» spiegò Clarke «Nel mondo Babbano, sulle merci che vendiamo, stampiamo un codice di riconoscimento per fare l'inventario. Ogni codice è diverso, quindi ogni codice riconduce solo a quel determinato prodotto di quel determinato negozio.
Le bacchette fanno una cosa simile: lasciano una traccia in alcuni incantesimi, una traccia riconducibile solo a quella determinata bacchetta.
Solo una fattura in particolare non lascia quella traccia, e per farla bisogna mantenere il contatto visivo.»
«Clarke» sospirò Raven
«Bellamy era lì!» disse Clarke sulla difensiva «Lui era lì!Perché se non per fare la fattura alla scopa di Charlotte?»
«Non era solo» osservò Raven con sguardo indagatore «C'erano anche Tristan e Murphy con lui...»
«Perché proprio Bellamy» chiese Jasper quasi leggendo nel pensiero di Raven.
Clarke non sapeva cosa rispondere.
Perché proprio Bellamy?
Perché non poteva essere stato qualcun altro?
Eppure era davvero convinta che fosse lui il colpevole, solo non sapeva spiegarne il motivo...
Forse era per il fatto che fosse sempre così misterioso ed enigmatico, o semplicemente per come l'aveva guardata quando Clarke aveva raccolto la scopa durante la lezione di volo.
A Clarke non importava, era Bellamy Blake il colpevole, e questo bastava.
«Per lo stesso motivo per cui ti aveva fatto quel livido sull'occhio incantandoti il libro» decise, ponendo fine al silenzio teso che si era creato mentre rifletteva «Era una scherzo finito male»
«E allora noi che facciamo?» chiese Finn.
«Semplice!» sorrise Jasper facendo uno sguardo complice a Monty «Gli facciamo uno scherzo.»
Il piano era tanto facile quanto spassoso.
Jasper e Monty, tra le scorte del ''Tiri Vispi Weasley'' avevano qualche filtro d'amore fai da te, a cui bastava aggiungere del DNA della persona di cui il destinatario della pozione si doveva innamorare e Raven, nessuno seppe mai come, aveva un capello di Anya Parker.
«Come glielo daremo?» domandò un giorno Raven a pranzo, mentre Octavia era in biblioteca e non poteva sentirli confabulare «Blake non mi sembra il tipo che te la faccia passare liscia...»
«A questo ci penserà Clarke» disse Jasper mentre tirava fuori la bottiglia di cristallo contenente il filtro e la faceva delicatamente scivolare sulla tasca dell'amica bionda.
«Io?» domandò Clarke perplessa «Perché proprio io?»
«Perché tra noi tu sei l'unica che ci parla con Blake!»
«No, non è vero!» ribatté lei con la faccia in fiamme dall'imbarazzo.
«Invece si» rispose Finn «Ieri ti ho vista parlarci di nuovo»
«E la prima volta che ti ho incontrata avevi i capelli arancioni e stavi in mezzo al corridoio CON BELLAMY BLAKE» concordò Monty scandendo le ultime tre parole per dare enfasi al concetto.
«E poi ti fissa sempre a pranzo e a cena» aggiunse Raven «Non puoi tirarti indietro proprio adesso, lo facciamo per Charlotte, ricordi?»
Clarke sospirò.
Era tutto vero, avevano ragione su tutto: con Bellamy ci parlava spesso, però non erano mai state conversazioni poco amichevoli.
Dopo la partita di Quidditch i botta e risposta erano tornati all'ordine del giorno, come se in campo Bellamy in campo non l'avesse fatta finire a terra per poi portarla in braccio in infermeria mentre era incosciente, però adesso Clarke si sentiva i suoi occhi addosso più spesso di prima.
Aveva deciso che era solo un'impressione, che alla fine era andata in fissa anche lei per Bellamy, come tutte le Serpeverde allampanate di Hogwarts, ma Raven aveva appena confermato i suoi dubbi.
Avrebbe tanto voluto dire a Finn che il giorno prima, Bellamy l'aveva solo presa in giro per la punizione ottenuta dal professore di ''Storia di Hogwarts'' che consisteva nel preparare almeno due rotoli di pergamena sulla costruzione e l'architettura del castello, a Monty che era stata Octavia a mollarla in corridoio col fratello maggiore, a Jasper che lo aveva visto mentre vendeva delle merendine vomitose al maggiore dei Blake, che poi aveva messo tra le scorte di dolci del povero Wells, facendolo stare male per giorni, e a Raven che probabilmente Bellamy la fissava solo per disprezzarla, invece accettò.
«Benissimo» sbottò con sguardo arrabbiato, infilando una mano in tasca per sfiorare il filtro «Qual è
il piano?»
«Facile» spiegò Jasper «Vai là, lo distrai e svuoti la bottiglia sul suo calice»
«Ne basta una goccia» aggiunse Monty orgoglioso.
«Adesso?» Clarke sgranò gli occhi.
«Si, Griffin!» ordinò Raven «Adesso!»
Clarke si alzò malferma e guardò il tavolo di Serpeverde: Bellamy, per la prima volta da settimane, era seduto da solo, tutto assorbito dalla lettura di un libro imponente dalla copertina scura.
Era raro che Bellamy stesse da solo a pranzo, infatti di solito una calca di studenti e sopratutto di studentesse facevano a botte pur di sedersi con lui, e tutti in quella Casa pendevano letteralmente dalle sue labbra, compresi quei rammolliti di Prefetti.
Lui diceva, loro ascoltavano, lui andava, loro seguivano.
Nonostante le convenzioni, era Blake i leader di Serpeverde.
E per una volta, il leader era da solo, un'occasione imperdibile.
Clarke fece un profondo respiro e si avvicinò lentamente al tavolo Serpeverde, sedendosi davanti al ragazzo, dando le spalle ai complici Grifondoro.
Bellamy alzò lo sguardo dal libro e sorrise, per niente sorpreso, come se avesse già capito chi era la ragazza seduta di fronte a lui prima di vederla.
«A cosa devo l'onore, principessa?» chiese chiudendo il libro con un po' di teatralità, senza staccare gli occhi da quelli azzurri di Clarke.
Clarke imprecò tra se e se.
In tutto quello scompiglio non si era nemmeno resa conto che non aveva neppure una scusa per sedersi lì.
«Sto cercando Octavia» disse tutto in un colpo, cercando di mascherare la punta di panico provocatale dagli sguardi sorpresi e velenosi, a seconda del sesso, dei Serpeverde, puntati su di lei.
«No, non è vero» rispose Bellamy annoiato, versando del succo di zucca sul calice «Sa benissimo dov'è mia sorella.»
Sbruffone! pensò Clarke.
«Ok mi hai scoperto, sono seduta qui perché sono perdutamente e follemente innamorata di te!» sibilò con ovvia ironia, facendo pure il verso a tutte le spasimanti del maggiore dei Blake.
«Dimmi qualcosa che non so, principessa» ridacchiò il ragazzo «No, sul serio, che ti serve?»
«Ma sono serissima!» esclamò Clarke questa volta scherzosamente.
Bellamy inarcò il sopracciglio, sfoderando la sua faccia da ''Ah si?'', facendo scoppiare a ridere la Grifondoro.
«Io...» iniziò Clarke cercando un'idea plausibile per scusare la sua presenza lì, senza però alcuna ispirazione.
Dai Griffin, concentrati!!E non ridere alle sue facce buffe come una deficiente! si rimproverò.
«Ti hanno mandato qui Reyers, Collins, Green e Jordan, vero?» domandò il ragazzo lanciando un'occhiata eloquente al tavolo dove i complici di Clarke li stavano fissando con trepidazione e alte aspettative.
Clarke annuì.
«Tecnicamente la Corvonero non ci può stare al vostro tavolo...»
«Lo so» Clarke scrollò le spalle «È quello che le diciamo sempre»
Bellamy lanciò uno sguardo oltre le spalle della ragazza, che si girò e vide Tristan e Murphy avvicinarsi al tavolo Serpeverde.
«Nemmeno tu dovresti stare qui» la liquidò Bellamy secco, riaprendo il libro, e chinandosi su di esso, senza più prestare attenzione alla giovane Grifondoro.
«Bene» sbottò la ragazza senza tradire il suo risentimento per come era stata mandata via, mentre si alzava e se ne andava, superando i due Serpeverde senza degnarli di uno sguardo, mentre questi ridacchiavano sotto i baffi.
Quando i raggiunse il tavolo di Grifondoro, tutti i compagni iniziarono a tempestarla di domande, tutti tranne Raven, che la fissava in silenzio.
«Allora l'hai fatto?» chiese per l'ennesima volta Jasper.
«Si» mentì Clarke afferrando una pasticcino rosa da un vassoio lì vicino «Ora devo andare»
Camminò svelta per i corridoi in cerca di un fantasma disponibile ad aiutarla.
Avrebbe dato il filtro a Bellamy, ma l'avrebbe fatto a modo suo.
«Sir Nicholas!» esclamò felice vedendo il Fantasma di Grifondoro che le veniva incontro mentre si grattava annoiato lo squarcio tra testa e collo «Cercavo giusto lei!»
«Al suo servizio Clarke!» rispose il fantasma, lusingato di essere interpellato per un'avventura dalla ragazza, mentre risistemava la testa sul corpo.
«Ecco c'è un ragazzo di Serpeverde che mi piace un sacco» iniziò Clarke mostrando il pasticcino che aveva bagnato con la pozione del ''Tiri Vispi Weasley'' «Si chiama Bellamy Blake, mi chiedevo se tu potessi lasciarglielo sul letto...»
«Oh, un giovane amore...»sospirò il fantasma con una punta di nostalgia «Anche io una volta persi la testa per qualcuno...Lady Angelica de Delery! Che leggiadra fanciulla era!»
Clarke si schiarì la voce, riportando il complice alla realtà.
«Bene Clarke, sarà fatto!».
Clarke gli diede il dolcetto e lo ringraziò allontanandosi, fiera del suo ''Piano Vendetta 2.0'', nuovo e migliorato.
Bellamy avrebbe mangiato il dolcetto pensando fosse da parte di Anya o di una delle tante spasimanti estasiate, senza sospettare che Clarke centrasse in quella storia.
Certo, il Barone Sanguinario sarebbe stato più consigliabile per questo genere di cose, essendo della Casa Serpeverde, ma provava un certo astio per Clarke.
Nick-Quasi-Senza-Testa sarebbe andato benissimo, purché avesse cercato di farsi notare il meno possibile.
Però non andò esattamente come sperava.
Finita la lezione di Incantesimi con Corvonero, Clarke salutò gli amici e si diresse alla Torre Grifondoro, con l'intenzione di finire la tesina sulla storia del castello di Hogwarts che avrebbe consegnato il giorno seguente.
Salutò la Signora Grassa come suo solito, ed entrò, prima che questa la potesse avvisare del ragazzo che l'aspettava all'interno.
Seduto su una poltroncina davanti al fuoco, Bellamy si stava rigirando in mano il dolcetto della vendetta, e non appena sentì Clarke entrare, alzò lo sguardo, che incontrò quello della ragazza, impietrita sotto l'arco d'ingresso della Sala Comune Grifondoro.
«Era una gran bella idea, principessa» iniziò il maggiore dei Blake, indicando con un cenno del capo il dolcetto ormai sformato che teneva in mano «Te lo concedo. Ma di tutti i fantasmi del castello, tu hai scelto il più chiacchierone. Ti sei fregata da sola, purtroppo.»
Probabilmente il Serpeverde si aspettava una risposta da Clarke, magari una negazione, o una scusa, ma la ragazza non sapeva che dire, quindi lui proseguì.
«Ero in camera a studiare quando il tuo amico Non-Abbastanza-Decapitato...»
«Quasi-Senza-Testa» lo corresse Clarke con un filo di voce.
«Quasi-Senza-Testa» approvò il ragazzo «si è introdotto nella Sala Serpeverde, chiedendo di Bellamy Blake, la cotta della ''Signorina Clarke''.
Non ha fatto che blaterare dei tuoi innumerevoli pregi per un'ora abbondante, e io me lo sono pure dovuto sorbire! Murphy è scoppiato a ridere ed ha iniziato a urlare per i corridoi che ''La Cercatrice Bionda ha perso la testa per il Battitore Nero'', ma io non ci sono cascato...ti ho vista con Green e Jordan un po' troppo spesso perché possa essere un miserevole caso...Che hanno fatto a questo malcapitato pasticcino?»
Clarke sospirò.
Ecco fatto! Bel capolavoro Griffin!
Aveva mandato a monte il progetto ''Vendetta Stile Weasley'' di cui Jasper e Monty andavano così fieri!
E adesso aveva messo tutti nei guai.
«Filtro d'amore con una capello di Anya Parker dentro» confessò sedendosi composta sul tappeto, ai piedi del ragazzo.
Bellamy si curvò un po' di più, avvicinandosi alla Grifondoro e sfoderando il suo ormai abituale sorriso sghembo, che faceva sempre sospirare le novelline di Serpeverde.
Clarke s'irrigidì, un po' per la vicinanza, un po' per lo sguardo del ragazzo e un po' per il terrore che le cose potessero prendere una brutta, bruttissima piega.
«Che malvagità» esclamò invece Bellamy, ovviamente divertito «Cosa avrei mai fatto per meritarmi ciò, principessa?»
Clarke arricciò il naso.
Mi sta prendendo in giro?!?
Stava per urlargli contro che quello che aveva fatto a Charlotte era una malvagità e che lui si meritava un camion di dolcetti avvelenati e anche tutto il mal di pancia e tutta la dissenteria galoppante che questi gli avrebbero provocato, ma qualcuno che conosceva molto, troppo bene, la precedette.
«Perché non ti trovi un tuo soprannome, Blake?» chiese acido Finn varcando la soglia della Sala Comune Grifondoro «Non puoi stare qui»
Bellamy si sedette composto, appoggiando però la schiena sullo schienale della poltrona.
«E Reyers non può sedersi da Grifondoro» ribatté tranquillo «Più che la Casa dei coraggiosi di cuore, questa è la casa dei piccoli ribelli»
«Va via!» ordino calmo ma duro Finn, tirando su da terra Clarke con un gesto un po' troppo brusco, e spingendola alle sue spalle, cosi che la ragazza non stesse inerme in mezzo al conflitto.
«Un'altra piccola infrazione è l'idea di questo pasticcino al filtro d'amore» continuò Bellamy con una freddezza che con Clarke negli ultimi tempi non aveva mai usato
«Qualcuno potrebbe finire nei guai...».

«È una minaccia, Blake?» chiese Finn con una scintilla di pericolo negli occhi.
«Un avvertimento piuttosto...» rispose Bellamy posando il dolcetto sul bracciolo della poltrona e alzandosi in piedi, facendo qualche passo verso il Grifondoro.
Clarke d'impulso si piazzò tra i due, stendendo le braccia verso entrambi in modo che non si avvicinassero oltre una distanza di sicurezza.
«Basta!» esclamò dura, ma nessuno sembrò averla sentita.
«Perché non risolviamo la cosa alla vecchia maniera?» chiese Finn.
«Finn, ma che cavolo...» iniziò Clarke.
«Sala dei Trofei a mezzanotte» rispose Bellamy ignorando le proteste di Clarke, avvicinandosi nella sua direzione.
Era così vicino al Grifondoro, che la mano di Clarke, ancora rigida e pronta a separare i due in caso di tentata rissa, era appoggiata al suo petto, ed esercitava una pressione che mise la ragazza molto a disagio.
«Ci sarò» sibilò Finn maligno.
«Murphy è il mio secondo» annunciò il maggiore dei Blake «Scegli il tuo»
«Secondo?» chiese Clarke girando la testa verso Finn.
«Il duellante che prende il tuo posto se muori» spiegò brevemente il ragazzo, senza però staccare gli occhi da quelli di Bellamy.
Allora era di un duello che si parlava.
Clarke non lo aveva capito prima.
«Bene» esclamò allargando le spalle e voltandosi tutta verso Bellamy «Io sono il suo»
«Principessa coraggiosa» commentò il ragazzo avvicinandosi ancora di più, mettendola in soggezione più di prima.
«Che succede qui?» squittì Octavia superando il quadro della Signora Grassa.
Bellamy lanciò un ultimo sguardo a Clarke, poi ancora alla sorellina.
«Non tardate» disse superando Octavia e uscendo in corridoio.
«Allora?» ripeté la minore dei Blake.
Clarke e Finn si guardarono con intesa.
Nessuno dei due si sarebbe tirato indietro, ma Clarke annusò l'odore di guai, profumo che aveva imparato a riconoscere dopo anni di pasticci su pasticci nel mondo Babbano, dovuti più che altro ai suoi poteri magici.
Poi Finn voltò le spalle e se ne andò in camera, lasciando a Clarke l'onere di sistemare la faccenda.
La ragazza sospirò: era l'ora della verità.
«Abbiamo un problema» disse.











Come sempre, è l'ora dei ringraziamenti!
Grazie a chi legge, a chi recensice e un grazie a voi, preferitori e seguitori anonimi.
Grazie perché siete più di quanti io abbia mai immaginato, grazie perché aumentate di capitolo in capitolo e grazie, perché il vostro gesto vale mille recensioni (che sono comunque graditissime!)
Grazie a tutti voi! :-)

 

 

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Capitolo 6
*** 6 ***


 

                                                                                     DUELLO VECCHIA SCUOLA

 

Octavia superò svelta la porta«ritratto Grifondoro, e si lasciò rapida il dormitorio alle spalle, ignorando le grida supplichevoli dell'amica, che le chiedevano di restare.
«Dai Octavia! Ti prego, cerca di capire!» urlò Clarke cercando di raggiungere di corsa la ragazza, che però andava troppo veloce.
Una volta certa di aver superato la bionda, Octavia rallentò il passo e percorse impettita i corridoi, cercando una stanza dove stare in pace a riflettere.
Non poteva credere a quello che aveva fatto Clarke!
Aveva tirato su un polverone assurdo per una semplice supposizione fatta dopo una caduta vertiginosa, aveva coinvolto tutti i loro amici in un piano al limite del fantascientifico ( E se ve lo dice una strega!) ai danni di suo fratello maggiore e, cosa peggiore, l'aveva tagliata fuori, tenendola all'oscuro di tutto.
Octavia era certa che Bellamy non avrebbe mai torto un capello alla piccola Charlotte.
Poteva ancora ricordare il giorno in cui il fratellone aveva incontrato la Corvonero dai capelli rossi alla stazione Babbana, di come l'avesse aiutata a superare la massiccia colonna stregata che portava al “Nove e 3/4”, di come le avesse caricato i bagagli e di come l'avesse aiutata a trovare uno scompartimento libero.

                                                                                                                     ∞

«Ehi» disse Bellamy gentilmente, avvicinandosi alla ragazzina, palesemente confusa, che continuava ad aggirarsi tra il nono e il decimo binario, spingendo un carrello di bagagli più grande di lei.
Era giovane, avrà avuto undici, forse dodici anni, era vestita in modo anonimo, come tutti i babbani e i capelli rosso fragola erano raccolti in un'elaborata treccia che lasciava libero il volto e i grandi occhi color nocciola, che tradivano la sua agitazione.
Il Serpeverde si guardò attorno sconcertato: una ragazzina si aggirava spaesata in una stazione senza genitori, e tutti i Babbani la superavano senza nemmeno dar segno di averla vista o di aver alcuna intenzione di aiutarla, talmente erano presi dalle loro occupazione, impegnati a smanettare con il loro cellulari.
«Ti sei persa?» le chiese accostando il suo carrello a quello della ragazzina, cogliendola un po' alla sprovvista.
«Io..». balbettò la ragazzina cercando di nascondere nella tasca della felpa la lettera di Hogwarts con le istruzioni per raggiungere la scuola, chiaramente convinta che Bellamy fosse un Babbano, cosa che divertì molto il ragazzo.
«...cerchi il “Nove e 3/4” » concluse il Serpeverde per lei con un buffo sorriso stampato sulla faccia.
La ragazzina, in un primo momento confusa, si lasciò andare nel primo sorriso che in tutta la mattina era riuscita a fare.
«Bellamy Blake, terzo anno, Serpeverde» si presentò porgendole la mano.
«Charlotte, primo anno, non ho la più pallida idea di cosa centrino i serpenti verdi» rispose lei stringendogliele.
Bellamy rise.
«Te lo spiegherò» promise «Ora bando alle ciance! Non possiamo certo perdere il treno! Raggiungere il binario è facile, basta andare contro quella colonna»
Charlotte guardò il ragazzo, poi la colonna di mattoni, poi ancora il ragazzo, con aria decisamente perplessa, come se stesse valutando la salute mentale del Serpeverde.
Bellamy rise di nuovo, di fronte all'espressione preoccupata della ragazzina.
Non una risata sprezzante, ma solare, di quelle che si fanno per le battute idiote di una amico di vecchia data, particolarmente incline a fare il buffone.
«Ti faccio vedere, dai!» propose Bellamy dirigendosi verso la colonna «Se hai paura chiudi gli occhi e corri! Io ti aspetto dall'altro lato!»
Poi prese la rincorsa, e sparì, superando la colonna.
Charlotte dovette stropicciarsi gli occhi tre volte e pizzicarsi il braccio cinque, per assicurasi di non essere in un bizzarro sogno generato dal suo inconscio contorto.
Si guardò attorno, stupita dal fatto che nessuno sembrasse essersi accorto di nulla, poi prese un grosso respiro e chiuse gli occhi.
Superata la colonna, come promesso, trovò Bellamy ad aspettarla con uno splendido sorriso orgoglioso stampato sulle labbra, mentre con uno sguardo teneva d'occhio la Passaporta e con l'altro cercava di caricare i bagagli in modo da poterli estrarre con facilità una volta giunti a destinazione.
«Sapevo che ce l'avresti fatta!» esclamò euforico, facendo sorridere la giovane ragazzina «Ti aiuto a caricare i bagagli»
Il treno stava per partire quando Charlotte e Bellamy salirono sul terzo vagone.
«Sicura che non vuoi sederti nello scompartimento con me e i miei amici?» domandò per la ventesima volta «Non sono malaccio...non tutti almeno»
«No, non fa niente» rispose Charlotte sorridendo, grata al ragazzo oltre ogni dire «Uno scompartimento vuoto sarebbe perfetto!»
Dovettero attraversare cinque vagoni, i due avventurieri, prima di trovare un vagone vuoto, ma alla fine riuscirono nell'impresa e Bellamy, salutata la ragazzina, torno al suo abituale scompartimento con Murphy, Anja e Kristin, non prima di aver dato uno sguardo fugace alla sorellina, seduta nello stesso scompartimento di una ragazza bionda.

                                                                                                                           ∞


Octavia sbuffò, chiudendosi alle spalle la porta del bagno delle ragazze.
Se solo Clarke ne avesse parlato con lei, avrebbe potuto farle capire che aveva torto e che stava prendendo un granchio talmente grosso che, ben cotto, avrebbe sfamato anche un Dragone cinese dalle sette teste.
Ma la bionda aveva voluto fare di testa propria e, come succede a chi è particolarmente impulsivo, aveva combinato un grosso e grasso pasticcio epico: lei e Finn non avrebbero potuto tenere testa a Bellamy nemmeno se questo avesse avuto la bacchetta rotta, le braccia incatenate l'una all'altra, e se fosse stato legato per le caviglie a testa in giù.
Ma Octavia non li avrebbe certo tirati fuori dai casini, non quella volta.
Avrebbero dovuto imparare la lezione quei due testoni.
Si sedette per terra e si soffiò rumorosamente il naso con un fazzoletto di carta.
Era arrabbiata, furiosa oltre ogni dire!
Con Clarke, con Finn, con Jasper, Monty e anche con Raven, sebbene ci avesse parlato si e no un paio di volte al massimo.
Continuò a singhiozzare , seduta contro la parete del lavandino, con la testa nascosta tra le braccia e le ginocchia, quando una vocetta fastidiosamente stridula la richiamò.
«Che ci fai qui?» strillò una voce femminile, che fece istantaneamente trasalire Octavia, che si guardò attorno alla ricerca della persona che aveva parlato.
Stava marinando Divinazione e, per un istante, temette che la Cooman avesse visto, per una volta, qualcosa di giusto nella sua bislacca sfera, che l'avesse spinta in bagno, ma poté tirare un sospiro di sollievo quando vide che a parlare era stata una studentessa, o meglio, quello che ne restava: fluttuante a mezz'aria sopra il terzo gabinetto da sinistra, c'era il fantasma trasparente di una ragazza con l'uniforme, un paio di occhiali con lenti grosse e rotonde e i capelli raccolti in due code basse, che lasciavano libera la frangia ribelle.
Nel vederla, Octavia lanciò un grido di sorpresa, ma si ricompose in fretta, dopotutto era una Grifondoro.
«Chi sei?» le chiese cercando di avere un tono deciso, sicuro e imperioso, che tuttavia venne smorzato dai singhiozzi, che non sembravano voler cessare, per quanto Octavia cercasse di reprimerli.
«Chi sono?!?» ripeté indignata la morta, planando con aria minacciosa verso la piccola Blake «Ma certo! Nessuno va mai a far visita alla scorbutica Mirtilla Malcontenta, nessuno le parla mai, e adesso nessuno si ricorda più chi sia!»
«M-Mirtilla Malcontenta?» balbettò Octavia «Si, ho sentito parlare di te! Jasper mi ha…»
«Jasper?!?» la interruppe Mirtilla «Jasper Jordan?!?»
Octavia annuì.
«Ha riempito il mio gabinetto di cacca di Troll!» esclamò esasperata la strega defunta «È rimasto intasato per settimane!»
«Ti capisco» grugnì la Grifondoro, asciugandosi le guance rigate di lacrime «Mi nasconde sempre i fuochi d'artificio incantati tra i libri!»
Mirtilla ridacchiò, emettendo un suono stridulo e inquietante, che però non sembrò infastidire Octavia.
«È vero quello che si dice sulla tua morte?» chiese timida la Blake, temendo di indisporre il fantasma con quella domanda forse troppo azzardata.
Mirtilla annuì.
«Stai piangendo per la scomparsa di quella povera ragazzina?» le chiese fluttuandole accanto.

                                                                                                                               ∞

La giornata di Clarke passo più in fretta del previsto.
Aveva cercato l'amica per ogni corridoio e nicchia del castello, ma senza successo, e a nulla era servito chiedere ai vari conoscenti e amici della giovane Blake, se l'avessero vista, perché tutti le risposero che aveva saltato tutte le lezioni.
Così Clarke decise che era meglio lasciare che Octavia sbollisse la rabbia, e intanto concentrarsi su quel dannato duello, che incombeva ormai minaccioso.
Tutto sommato non era molto agitata, infondo era soltanto il secondo e , sebbene non credesse che Finn avesse la minima possibilità contro Bellamy, era certa che il Serpeverde non l'avrebbe ucciso, rendendola così una semplice spettatrice, ma non per questo si sarebbe presentata senza alcun asso nella manica.
A lezione di incantesimi era la prima della classe, e ormai padroneggiava alla perfezione ogni incantesimo di difesa e di disarmo, e, se la giornata era particolarmente propizia, riusciva anche a fare uno schiantesimo decente.
Niente male, tutto sommato.
Il vero problema era Finn, che aveva chiaramente abusato delle Pasticche Vomitose dei compagni Jasper e Monty, e aveva saltato un terzo delle lezioni, imparando soltanto l'incanto per far levitare qualcuno, del tutto inutile in un combattimento serio.
«Avanti» gli intimò Clarke « Colpiscimi»
La ragazza aveva trascinato l'amico nel campo da Quidditch dopo pranzo, nella vana speranza di insegnargli qualcosa, anche se Finn non sembrava molto intenzionato a collaborare.
«Non lo farò, Principessa!» ridacchiò lui «Non è certo cavalleresco!»
«Ti ci metti anche tu adesso?!?» grugnì scocciata Clarke
«Perché?» la prese in giro il ragazzo «Non mi sembra che ti scocci tanto quando è LUI a chiamarti così!»
«Cosa vorresti insinuare?» ribatté lei con una punta di pericolo nella voce.
A Finn restavano due possibilità: poteva dire alla ragazza quello che pensava su lei e Bellamy, rischiando ferite, mutilazioni gravi o morte, oppure fare finta di niente e cambiare discorso, guadagnandosi così la possibilità di vivere serenamente ancora un altro giorno .
Lui fece la scelta giusta, forse per la prima volta in tutta la settimana.
Scrollò le spalle in modo molto plateale e disse :«Niente, non importa, tanto non ci vado…»
«Che vuol dire che non ci vai?» sgranò gli occhi la ragazza con un tono sempre meno comprensivo e amichevole nei confronti del compagno.
Finn sospirò, si passò una mano tra i capelli in modo nervoso e scrollò di nuovo le spalle, cosa che fece visibilmente innervosire Clarke.
«Non so neanche che cosa mi sia passato per la testa...un duello contro Bellamy Blake?!? Pura follia! Hai sentito che voci girano su di lui? Ci cacceremmo solo nei guai!»
«E poi che figura ci facciamo?» chiese la Grifondoro sempre più esasperata.
«Ti importa parecchio di quello che Bellamy pensa di te, vero?»
Clarke ci restò letteralmente di sasso.
Ma cosa avevano tutti, si poteva sapere?
Prima Raven, poi Jasper e Monty, e ora Finn, tutti ad insinuare che ci fosse un qualche tipo di interesse da parte di Clarke nei confronti di Bellamy.
Bellamy, per l'amor del cielo!
Bellamy, il Serpeverde, Bellamy, il ragazzo che aveva spinto Charlotte giù dalla scopa, Bellamy, il ragazzo troppo intelligente per farsi fregare da uno stupido scherzo vecchia scuola, Bellamy, il prodigioso Battitore di Quidditch, Bellamy, l'unico essere vivente ad essere bello da mozzare il fiato anche con addosso la ridicola uniforme di Hogwarts!
La bionda si riprese da quei pensieri con un certo imbarazzo e scosse la testa con aria remissiva.
«Pensa quello che vuoi Collins! Non perdo tempo con queste sciocchezze!» esclamò mettendo la bacchetta in tasca «Sappi però che ho intenzione di andare a quel duello stanotte, che ti piaccia o no!»
Fece per superare il Grifondoro con fare impettito, ma lui fu decisamente più rapido, le prese il braccio per fermarla e senza dire nulla estrasse dalla tasca una pergamena bianca.
La Mappa del Malandrino.
«E come pensi di riuscire ad andarci se non sai nemmeno la strada?» domando mentre un sorriso sornione gli si disegnava in faccia, come se non avessero appena discusso.
Clarke non fece una piega: strappò dalla mano dell'amico la pergamena e se ne andò.
Alle undici e ¾ Clarke, silenziosa come un'ombra, scese dal letto, afferrando Mappa e Bacchetta.
Era andata a letto in uniforme, così da non doversi cambiare, rischiando di fare baccano e svegliare le compagne, ne essere costretta a sfidare Murphy e Blake in un duella nella Sala dei Trofei con addosso un bel pigiamino azzurro chiaro.
Octavia non era in camera, ma Clarke non si preoccupò, ipotizzando si fosse temporaneamente trasferita in camera di qualcun'altra delle Grifondoro.
Non aveva chiuso occhio fino ad allora, pensando e rimuginando sulle possibilità che avrebbe avuto Finn di decidere di presentarsi e, nel caso fosse avvenuto suddetto miracolo, di riuscire a trovare la Sala dei Trofei senza la Mappa del Malandrino, che Clarke stava silenziosamente sfilando dalla tasca.
Per un secondo penso di andare nell'ala maschile a controllare se l'amico sarebbe venuto, così da poter raggiungere insieme l'ubicazione della Sala, ma decise che sarebbe stata una mossa azzardata e che, probabilmente, Finn avrà avuto tutto il tempo di esplorare il castello durante tutte le lezioni che si ostinava a saltare, e che quindi non avrebbe avuto problemi.
«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni» bisbigliò la ragazza battendo delicatamente la bacchetta contro il foglio di pergamena bianco, che lentamente iniziò a riempirsi di macchie d'inchiostro, alcune continue, altre sporadiche.
Notò suo malgrado che Gazza era ancora sveglio e pimpante, che passeggiava su e giù per il ripostiglio, ma pensò che le sarebbe andata bene, visto che la Sala Trofei era nell'ala ovest, e il vecchio custode invece nell'ala nord.
Il percorso verso la Sala era libero, quindi la ragazza, senza esitazioni, superò la Porta-ritratto e, tenendo la bacchetta bassa in modo da non infastidire i per nulla simpatici ritratti, fece scaturire dalla punta della bacchetta dei piccoli fasci luminosi di un bel blu elettrico, forse troppo intenso, ma non così forte da svegliare il vecchio Squartatore del terzo quadro del secondo corridoio dall'aula di Storia di Hogwarts, il che tolse a Clarke un pensiero.
Mancavano due minuti a mezzanotte, quando finalmente La giovane Grifondoro raggiunse la sala del duello.
Era abbastanza nervosa, perché se il primo duellante era ''assente, mutilato, impossibilitato perché vittima di una delle tre maledizioni senza perdono o momentaneamente rinchiuso in uno dei tre stomaci di un ragno-topo gigante dell'Australia'' , come recitava la ''Guida per duellanti provetti'', spettava al Secondo l'onere di estrarre la bacchetta e combattere.
Mai come allora Clarke rimpianse la sua testolina bacata e impulsiva!
Però era fiera Grifona, dopotutto!
Della Casa dei coraggiosi di cuore!
Quindi la bionda, bacchetta alla mano, ripiegò la Mappa, e con un bisbiglio appena udibile recitò :
«Fatto il misfatto»
Poi mise la pergamena in tasca, prese un bel respiro ed entrò.
 

«Mi devi dieci Galeoni, Blake!» esclamò Murphy, stravaccato sopra un trono dorato proprio di fronte all'ingresso della Sala, con un cartellino sul bracciolo in cui si decretava che solo il vincitore della Lotta dei Draghi, competizione bandita duecento anni prima, avrebbe potuto sedersi lì.
Bellamy, in piedi a destra di una vetrinetta con i vari trofei di Quidditch esposti in bella mostra, con le spalle appoggiate alla parete, abbozzò uno dei suoi soliti sorrisetti, quando vide Clarke che, senza dire nulla, avanzava verso il centro della stanza, ostentando una sicurezza che palesemente non le apparteneva.
«Lei però è venuta!» disse rivolto all'amico, ma senza staccare gli occhi dalla Grifondoro, che nel frattempo si era fermata davanti alla porta «Questo significa che tu di Galeoni me ne devi trenta!»
Murphy sbuffò, scendendo dal trono, reputandolo decisamente troppo scomodo.
«Sottratto il tuo debito, solo venti pero!» esclamò con un misto di divertimento ma anche di lieve delusione, per aver perso tanto denaro «Te li farò avere. Nel frattempo vado a farmi un giro, qui te la sbrighi tu»
Detto questo, la Serpe uscì, senza rivolgere a Clarke neppure uno sguardo, cosa che non la infastidì, visto che Murphy le faceva venire i brividi, e non in senso buono.
Una volta che furono soli, Bellamy si spostò dalla parete verso il centro della stanza con passo pigro, studiando la ragazza.
«Aveva scommesso che il tuo amico non sarebbe venuto…» spiegò alzando le spalle disinteressato.
«E tu avevi scommesso che io invece non sarei mancata, immagino.» borbottò la bionda con una punta di sarcasmo della voce.
In una situazione così, probabilmente Clarke sarebbe andata nel panico, ma Finn aveva ragione: c'era qualcosa nel maggiore dei Blake che la spingeva a dare il meglio di se.
In sua presenza avrebbe sempre cercato di mostrarsi più coraggiosa, più intelligente, più intuitiva e più rilassata che mai.
Era qualcosa che non sapeva spiegarsi, ma quello che era certo è che se Bellamy era in giro, La ragazza se ne sarebbe accorta, e avrebbe fatto di tutto pur di non fare la figura della scema.
Era talmente assorbita dalla presenza del ragazzo, da non essersi nemmeno accorta della magnificenza della Sala in cui si trovava, ma in realtà non le interessava nemmeno, perché non riusciva a guardare niente se non lui.
«Mi hai fatto guadagnare la bellezza di venti Galeoni, Principessa!» confermò Bellamy, in piedi a trenta passi da lei «Credo di doverti un favore!»
«Che ne diresti di smetterla di chiamarmi così?!?« ribatté lei «In questo modo saremmo pari…»
«Chiedimi qualsiasi altra cosa, Principessa»
Clarke rimase interdetta da quell'esclamazione: avrebbe potuto chiedergli di non fare il duello, ma così avrebbe dato prova delle sue incertezze riguardo la possibilità di vincere.
D'altro canto Gazza era sveglio, e certamente avrebbe sentito il rumore degli Schiantesimi, mettendoli entrambi nei guai…
«Il gatto ti ha mangiato la lingua?» la prese in giro il Serpeverde dopo trenta secondi di silenzio.
«Ci sentiranno se duelliamo» disse lei con voce atona
«Hai paura di finire nei guai?»
«Tu no?»
Bellamy rise di gusto, a quella domanda, poi il suo sguardo si spostò sulla gonna della ragazza, da cui spuntava un minuscolo angolino di pergamena, invisibile a chiunque, tranne a lui ed al suo sguardo attento.
«Se vuoi ritirarti non c'è problema, Principessa» disse lui avvicinandosi lentamente «Ma io che ci guadagno?»
Clarke sentiva che stava per andare in iperventilazione.
Era troppo vicino: ormai li dividevano solo una decina di passi, e lei sentiva che l'aria cominciava a mancarle,ma cercò di mantenere la calma.
«Potresti evitare di farti prendere a calci da una novellina, Blake» rispose lei fingendosi sicura di se.
«Sappiamo entrambi che vincerei io!» esclamò lui «E a pensarci bene hai qualcosa che mi potrebbe interessare…»
Sul volto di Clarke si dipinse un'espressione interrogativa, alla quale il ragazzo rispose posando nuovamente lo sguardo sulla sua gonna.
In un primo momento Clarke divenne rossa come un peperone maturo, ma poi capì cosa intendeva il ragazzo, e l'imbarazzo si trasformò il sorpresa.
Come faceva a sapere della Mappa del Malandrino?
La sua mano corse involontariamente alla tasca da cui spuntava la pergamena, dando così prova al ragazzo di aver capito cosa volesse.
«Chiedimi qualsiasi altra cosa, Blake» lo schernì dopo aver ripreso il controllo, notando con grande sorpresa di riuscire ad avere una voce sicura nonostante la confusione, l'ansia e l'imbarazzo di cui era vittima da cinque minuti abbondanti.
«O quella o il duello, Principessa» rispose lui, ormai ad una trentina di centimetri scarsi da lei «Decidi tu»
Clarke ci pensò, ma davvero non riusciva a ragionare con lui così vicino,e non riusciva a staccare gli occhi da quelli castani di lui.
Dopo mezzo minuto, lentamente, sfilò la pergamena dalla tasca e la porse al ragazzo.
Finn mi ucciderà pensò
Lui sorrise, cosa che spinse Clarke a trattenere il respiro, e prese la Mappa.
«Tanto scommetto che prima della fine dell'anno sarai così sciocca da sfidarmi di nuovo» ridacchiò Bellamy mentre superava la ragazza e si avvicinava all'uscita «Però duelleremo davvero la prossima volta!»
Dopo che anche Bellamy se ne fu andato, a Clarke ci vollero due minuti perché il suo cuore riprendesse a battere regolarmente.
Era stata veramente una giornata strana, e l'unica cosa che voleva fare era tornare in camera e rimettersi a dormire.
Il giorno dopo avrebbe sistemato le cose con Octavia e avrebbe cercato di infrangere meno regole possibili, visto che in poche settimane aveva coperto il fabbisogno annuale di bravate di un Weasley , o almeno così credeva.
Ci mise poco a tornare nella Sala Comune, visto che, chissà come, era riuscita a ricordarsi il percorso senza sbagliare nemmeno una volta, ma superata ,a Porta-ritratto, c'era una sorpresa ad aspettarla.
«Finalmente Clarke!» esclamò Octavia esasperata «Ti aspettiamo da mezz'ora! Dove sei stata?»
Clarke mandò uno sguardo fugace a Finn, che stava seduto su una poltroncina davanti al fuoco.
Ma che stava succedendo?
«Non importa» continuò la piccola Blake iniziando a fare su e giù per la stanza «È successo qualcosa!»
Clarke, spaesata, si avvicinò ai compagni.
«Cosa?»
I Finn e Octavia si scambiarono uno sguardo d'intesa.
«Riguarda Charlotte» disse lui «Ci hanno mentito dall'inizio: in realtà è scomparsa»










Note stonate d'autore

Per una volta, al posto dei ringraziamenti, le scuse <3
Sono mesi che non scrivo, e per questo meriterei l'impiccagione, ma spero vivamente nella vostra misericordia, e inoltre, per farmi perdonare, il capitolo di oggi era più lungo.
Lo so che molti speravano ed aspettavano uno scoppietante ed adrenalinico duello tra Clarke e Bellamy, ma per la storia avevo bisogno che Bellamy prendesse la Mappa (Non potevo certo fargliela rubare, lui è pur sempre il mio principe ribelle <3 <3).... Ma non disperato, infondo lo ha detto anche Bell : ci saranno altre occasioni per i duelli * faccina molesta*
A questo punto posso solo ringraziarvi per aver letto, chiedervi di recensire numerosi, ringraziare chi lo ha già fatto nei capitoli precedenti e promettervi un aggiornamento prima dei prossimi sei mesi XD.
Seriamente, con la scuola e lo sport ( Serie A2 belli miei, praticamente vivo in campo tra un alleamento e l'altro XD), il prossimo capitolo dovrebbe uscire tra una o al massimo due settimane.
Vi chiedo scusa per eventuali errori ortografici e/o di punteggiatura, ma il mio computer ha letteralmete deciso di punirmi per la mia negligenza, rifiutandosi di collaborare...
Ormai siamo gia a un terzo della storia, che non supererà il sedici/diciasette capitoli, ma la mia testolina contorta sta già progettando un sequel.
Nel frattempo, Scusa-scusa-scusa e, visto che sono pur sempre io, Grazie-grazie-grazie <3<3

Aklylia45 

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