Viola con dolcezza

di Dreamer In Love
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***
Capitolo 8: *** 8. ***
Capitolo 9: *** 9. ***
Capitolo 10: *** 10. ***
Capitolo 11: *** 11. ***
Capitolo 12: *** 12. ***
Capitolo 13: *** 13. ***
Capitolo 14: *** 14. ***
Capitolo 15: *** 15. ***
Capitolo 16: *** 16. ***
Capitolo 17: *** 17. ***
Capitolo 18: *** 18. ***
Capitolo 19: *** 19. ***
Capitolo 20: *** 20. ***
Capitolo 21: *** 21. ***
Capitolo 22: *** 22. ***
Capitolo 23: *** 23. ***
Capitolo 24: *** 24. ***
Capitolo 25: *** 25. ***
Capitolo 26: *** 26. ***
Capitolo 27: *** 27. ***
Capitolo 28: *** 28. ***
Capitolo 29: *** 29. ***
Capitolo 30: *** 30. ***
Capitolo 31: *** 31. ***
Capitolo 32: *** 32. ***
Capitolo 33: *** 33. ***
Capitolo 34: *** 34. ***
Capitolo 35: *** 35. ***
Capitolo 36: *** 36. ***
Capitolo 37: *** 37. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


1.

Devo dirglielo o no?
Fine sospirò.
Quel soffio nervoso rimbombò tra le bianche pareti del bagno.
Tirò su con il naso, asciugandosi con il bordo della maglietta le calde lacrime che le rigavano le gote.
Si appoggiò al lavabo e si guardò distrattamente allo specchio.
Aveva le gote rosse, gli occhi cremisi lucidi e i capelli scompigliati.
Poi, lo sguardo le cadde sul ventre.
Le sembrava di scorgere un lieve rigonfiamento, e senza pensarci si accarezzò lievemente la pancia.
Devo dirglielo o no?
 

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Capitolo 2
*** 2. ***


2.

Il cobalto guardò perplesso la brodaglia non identificata, contenuta nel piatto, che Fine gli aveva appena messo davanti agli occhi.
- Sei sicura che sia commestibile? -, chiese visibilmente preoccupato.
La ragazza sbottò scocciata.
-Non è possibile! Tutte le volte che cucino la solita scenata! Ti garantisco che ho seguito la ricetta alla lettera, ho chiamato Rein per ulteriori spiegazioni  e ho persino chiesto alla vicina un aiuto!
Volevo essere carina e premurosa con te, per una volta, ma tu non apprezzi mai! Poi ti lamenti che … -
Shade interruppe il soliloquio della ragazza.
- L’hai assaggiata, almeno, prima di servirmela?-
Fine lo guardò accigliata ma, ammise tra sé, che per dimostrare di aver fatto un buon lavoro, avrebbe dovuto almeno assaggiarlo.
Dopotutto, capiva l’insicurezza di Shade.
L’ultima volta l’aveva quasi mandato all’ospedale.
Con il cucchiaio catturò quella che doveva essere carne e l’avvicinò alla bocca.
Una puzza tremenda le inondò il naso, si fiondò sul lavandino nauseata.
Shade scoppiò a ridere, rilassandosi per lo scampato pericolo.
-Doveva essere proprio micidiale, se ti è bastato annusarla per star male. –




 

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Capitolo 3
*** 3. ***


3.

La porta si aprì.
Due sagome si stagliavano alla luce della luna che infrangeva l’oscurità dell’appartamento.
Una mano cercava, a testoni, l’interruttore della luce, accompagnata da una risatina acuta, tipica di chi aveva bevuto un goccio di troppo.
- Hai trovato l’interruttore o no?-, chiese spazientito il ragazzo.
Spostò dolcemente la sua ragazza, che arrancava ancora appoggiata al muro, e visibilmente divertito da quella situazione, continuò: - Eppure hai solo bevuto un goccio di vino dal mio bicchiere, come fai ad essere così fuori? –
Fine non ascoltava, e strizzò gli occhi confusa, quando la luce venne accesa.
- E’ così dolce il bambino di Altezza e Auler … - piagnucolò avviandosi verso la camera, per poi fiondarsi sul letto.
Shade la seguì silenzioso e mentre Fine si rigirava confusa sul letto, le tolse i tacchi che ancora indossava.
Prese una coperta dall’armadio e coprì la rossa.
- Secondo me quel bambino è proprio brutto, vomita e puzza di cacca. –
- Era tenero, invece! E poi molto presto toccherà anche a noi. -, biascicò Fine tra i denti, mentre le palpebre le diventavano sempre più pesanti.
Shade si chiese distrattamente cosa volesse intendere Fine, ma l’alcol stava facendo effetto pure su di lui, e senza esitazioni si mise accanto alla sua ragazza e sprofondò in un sonno senza sogni.
 
 

 

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Capitolo 4
*** 4. ***


4.

- Ti prego, Shade! –
Fine guardava il suo ragazzo, disperatamente.
Non poteva permettere che, per la seconda volta in una settimana, guardassero un film horror.
Lei odiava i film Horror.
E Shade lo sapeva fin troppo bene.
Il cobalto alzò gli occhi al cielo divertito.
- Voglio vedere questo film, Fine. E lo guarderò, che tu lo voglia o no. Quindi sei libera di andare nell’altra stanza, se lo desideri, oppure di stare qua con me a vedere un capolavoro cinematografico, che secondo i critici è uno dei film più “paurosi e cruenti” che ci siano mai stai.–
Guardò la ragazza soddisfatto, ma la scoprì con il viso inondato di lacrime.
Impietosito, prese la commedia romantica che Fine gli aveva proposto per quella sera e l’inserì nel lettore dvd.
Nemmeno il tempo di sedersi sul divano, che Fine si era alzata, andando verso la cucina.
- E ora che fai? –
La rossa tornò con una barretta di cioccolato fondente e si mise a sgranocchiarla.
- Non ti sembra di esagerare con tutto quel cioccolato? –
Fine lo guardò accigliata.
- Stai zitto e schiaccia ‘play’! –
Cinque minuti dopo l’inizio del film, Fine scoppiò a piangere.
E’ tutta strana questa ragazza, pensò Shade consolando dolcemente la rossa.
 

 

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Capitolo 5
*** 5 ***


5.

- E se i miei sospetti vengono confermati? –
Rein appoggiò la sua mano su quella della sorella, cercando di darle conforto.
Fine, intanto, giocava nervosamente con le maniglie della borsa che teneva in grembo.
La turchina era rimasta molto stupita, quella mattina, alla richiesta della sua gemella.
“ - Pronto, Fine? –
- E’ da tre settimana che non mi viene il ciclo, devo andare dal medico. Accompagnami, per favore? –, disse la rossa dall’altro capo del telefono tutto d’un fiato.”
Certo, non poteva aspettarsi una notizia del genere, e capiva anche la preoccupazione della sorella.
Shade si era mostrato più volte avverso ai bambini, e, se Fine era davvero incinta, cosa di cui Rein non dubitava affatto,  i problemi che si sarebbe trovata ad affrontare, non sarebbero stati pochi.
Rein non avrebbe abbandonato sua sorella.
Sotto sotto sperava che quella visita, confermasse le sue aspettative.
Sarebbe stata zia, per la seconda volta.
Sapeva anche, che per quanto Fine si preoccupasse, Shade non l’avrebbe mai lasciata sola.
Spesso, si dimostrava scorbutico nei confronti di sua sorella, ma l’amava.
 Di questo, Rein ne era più che certa.

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Capitolo 6
*** 6. ***


6.

Era un sabato mattina soleggiato, e Fine si stava vestendo davanti allo specchio.
Il rigonfiamento all’altezza del ventre era leggermente aumentato, e la ragazza si ritrovò a fissarsi sorridente.
Ormai se ne era fatta una ragione, era felice di diventare madre.
Anche se, non aveva ancora avuto il coraggio di dirlo a Shade.
Proprio in quel momento il ragazzo entrò nella stanza.
- Buongiorno! –
Fine si coprì velocemente, ma Shade si era già avvicinato a lei con curiosità.
- Fammi un po’ vedere … -
Le alzò lievemente la maglietta e osservò la pancia di Fine.
Per un momento, la ragazza sperò che non sarebbero servite parole, che Shade avesse capito da solo cosa stava succedendo al suo corpo e perché.
Shade guardò Fine, serio.
- Sei ingrassata. La cioccolata, da oggi, è proibita. –
Gli occhi della ragazza s’ingrandirono in modo spropositato e  le labbra si arricciarono in una smorfia di completo disgusto.
Per  la prima volta nella sua vita, Shade ebbe paura; una paura folle, che lo immobilizzò all’istante, pietrificato.
Gli arrivò un pugno in pieno stomaco, che lo costrinse ad accasciarsi al suolo.
- Ma sei matta!? –, chiese con il fiato corto.
La rossa lo guardò dall’altro in basso con determinazione e rabbia.
- Sei tu il pazzo che dà della grassa ad una ragazza incinta! Te la sei cercata! –
Uscì spedita dalla stanza agguantando la borsa e sbattendo, poi, la porta dell’appartamento.
- Incinta!? -

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Capitolo 7
*** 7. ***


7.

- Barista, dammi un'altra birra. -, disse Shade con una voce atona, accasciandosi sgraziatamente sul bancone.
Davanti a lui, altri bicchieri erano vuoti. La barba era incolta, i capelli spettinati e il viso era scavato da due profonde occhiaie.
Poi, sentì qualcuno sedersi sullo sgabello accanto a lui, e notò, stupito che si trattava di Bright.
Il biondino lo guardò annoiato.
- Non fare quella faccia da pesce lesso. Anche io ho i miei problemi. –
Shade sospirò avvilito e bevve l’ennesimo sorso del liquido ambrato che aveva davanti.
- Fine mi ha lasciato. –
- Lo so, amico. Dove credi che si sia rifugiata da una settimana?! Mi dispiace dirlo, ma non la sopporto più. Continua a piangere! Di notte, di giorno, nel sonno, mentre si fa la doccia, persino! E sai cosa mi risponde Rein quando mi lamento!? Che sono una persona orribile, che non capisco la situazione, e che Fine è incinta, è da compatire! –
Alla parola incinta Shade fece un verso acuto e appoggiò la testa sul marmo.
Bright gli diede qualche colpetto sulla schiena.
- Diventerai padre, quindi … -
Shade sorrise dolcemente a quelle parole. Aveva avuto molto tempo per riflettere quella settimana.
I primi giorni era stata più la rabbia a prendere  il sopravvento.
Poi, una sera, era tornato a casa, dopo una giornata stressante. Aveva aperto la porta, e aveva trovato solo buio e solitudine. Era già capitato altre volte, che Fine stesse  via per più giorni, ma la promessa di riabbracciarla, l’aveva sempre rasserenato. Ora, si sentiva solo davvero; una solitudine che gli raggelava il sangue. E aveva capito, che senza Fine non poteva più stare. Era entrata nella sua vita, travolgendolo; un turbine rosso, di amore, vivacità, gioia e ottimismo che gli aveva scaldato il cuore e reso un uomo migliore.
Un altro turbine rosso in circolazione non gli sarebbe dispiaciuto.
- A cosa stai pensando? – gli domandò Bright, riportandolo sul pianeta Terra.
- Voglio che sia una bambina e che assomigli a Fine. –
Bright strabuzzò gli occhi.
- Chi!?-
- Sai … mia figlia! … o figlio … E voglio che Fine diventi mia moglie. –
Bright sorrise compiaciuto.
- Allora, sai che ti dico amico mio? Vai a casa, fatti la doccia, la barba e una bella dormita. Domani ci troviamo davanti alla gioielleria qui di fronte, e vediamo di risolvere questa storia. –

 

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Capitolo 8
*** 8. ***


8.
 
Bright si lisciò il grembiule rosa e s’infilò i guanti.
Estrasse dal forno una teglia di lasagne fumanti e la posò soddisfatto sul tavolo imbandito.
- Non ti sembra di avere un po’ esagerato a fare una teglia intera per tre persone? -, gli chiese Rein, guardandolo dubbiosa.
- Bhe! Prima di tutto devi contare che Fine mangia per quattro e poi … -, si avvicinò all’orecchio della sua ragazza per non farsi sentire,
- … abbiamo ospiti. –
Proprio in quel momento suonarono alla porta e una certa rossa, spaparanzata sul divano e con la mano sul ventre, grugnì annoiata.
Rein si stava già avviando verso l’uscio ma Bright la trattenne e urlò: - Fine! Apri tu che noi abbiamo le mani impegnate!? –.
Intanto,  il ragazzo cominciò ad apparecchiare per una persona in più sotto lo sguardo stupito di Rein.
Fine, ovviamente, grugnì di nuovo tutto il suo disappunto ma era il minimo che potesse fare dopo aver monopolizzato per tutta la settimana quel comodo divano in camoscio.
Aprì la porta decisamente seccata ma ciò che vide la fece rimanere senza parole.
Shade, inginocchiato a terra, le porgeva una rosa e un piccolo anello con un diamante rosso incastonato.
-Fine, sono stato un totale idiota.  Mi vuoi sposare? –
Fine gli buttò le mani al collo e insieme caddero sul selciato ridendo come due bambini.

 

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Capitolo 9
*** 9. ***


9.
 
La ginecologa spruzzò un po’ di gel appiccicoso sul pancione di Fine.
La ragazza ridacchiò, infastidita e divertita allo stesso tempo.
Non amava andare dal medico ma Shade era stato irremovibile.
La sua premura era quasi angosciante. Fine non poteva muovere un piede senza che Shade le fosse a fianco. Una mattina aveva persino insistito ad accompagnarla in bagno per assicurarsi che non avesse le nausee mattutine.
Era stato lui stesso a chiamare l’ospedale per fare la prima ecografia.
Comunque, la rossa sospettava che più che premuroso, Shade era impaziente di diventare padre e curioso di sapere il sesso del suo “erede” .
Aveva dissimulato una certa calma e sicurezza riguardo alla gravidanza. Stava persino seguendo un corso per futuri papà.
Ma quando si era trovato, in sala d’attesa, di fronte a madri al termine e bambini piangenti era visibilmente sbiancato.
 Accettare l’idea della gravidanza era facile. Dopotutto non era a lui che cresceva in modo esponenziale la pancia; non era a lui a cui si gonfiava il seno e non era lui ad avere sbalzi d’umore e incontinenza.
Avere a che fare con un bambino in carne ed ossa, però, era impegnativo e ricco di imprevisti.
Il ragazzo stava fissando lo schermo bianco e nero in attesa di scorgere il sesso del bambino.
Vedere quella forma quasi umana galleggiare, l’aveva ipnotizzato.
Gli sembrava di scorgere i lineamenti di Fine; gli sembrava di scorgere un sorriso o un movimento.
Quella cosa era viva, dentro il ventre di Fine e presto sarebbe cresciuto, sarebbe diventato una persona con dei gusti e dei sentimenti. Magari gli avrebbe pure voluto bene. Voleva essere un buon padre, di questo ne era certo.
La dottoressa  indicò sullo schermo una parte precisa del corpicino.
- Qui non ci sono protuberanze, quindi dovrebbe essere femmina. Nelle prossime ecografie potremo essere più precisi. -.
- Femmina … -, sussurrò il cobalto, estasiato, sorridendo distrattamente alla dottoressa.
La ginecologa stampò l’ecografia per porgerla poi al futuro marito, mentre Fine si ricomponeva.
Shade ammirò ancora quel corpicino appena abbozzato e strinse l’immagine al petto.
La mia bambina …

 

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Capitolo 10
*** 10. ***


10.
 
Era una domenica mattina e Fine era appena uscita dalla doccia, con il solo asciugamano a coprirle il corpo tonico. Il gonfiore del ventre era ancora lievemente accennato sotto il telo e sul viso le aleggiava un sorriso radioso.
Con i piedi ancora umidi, lasciò le impronte sul parquet dell’appartamento e si avviò furtiva verso la cucina.
Un profumino delizioso aleggiava nell’aria.
Shade stava sfornando una torta al cioccolato, su richiesta insistente della sua adorabile futura mogliettina.
Erano stati invitati a pranzo a casa di Altezza e Auler e avevano deciso di ripagare l’invito con un dolce.
Tra le altre cose, Shade sapeva cucinare divinamente ed era in effetti l’unico motivo per cui erano sopravvissuti a vivere insieme per tre anni. 
Fine lo aggredì alle spalle, coprendogli gli occhi con entrambe le mani. I corpo di Fine aderiva perfettamente a quello di Shade e, prima tra tutto, la pancia.
- Chi è? -, disse Fine con voce cantilenante.
Shade sbuffò divertito ma tenne il gioco alla sua fidanzata.
- Fine! –
- Sbagliato! –
Al che, Shade si voltò stranito. Tra tutte le conseguenze della gravidanza, non pensava fosse inclusa anche la pazzia. Davanti ai suoi occhi, Fine, con i capelli ancora bagnati aveva posato una mano sul ventre e lo guardava sorridendo.
- E’ Violet … - 
Shade piegò la testa di lato, confuso. – Come mai hai scelto Violet? –
- Ho pensato che la nostra bambina è nata dalla nostra unione, e l’unione tra il rosso e il blu è il viola. E poi con tutta la cioccolata che mangio dovrà per forza essere dolce come il profumo della violetta. –
- Effettivamente, credo che potrà avere problemi di colesterolo già alla nascita. -, assentì meditabondo Shade ma con un mezzo sorriso che gli aleggiava sulle labbra.
Fine gli tirò un pugno sul braccio mettendo il broncio. 
- Che scemo che sei! –
Fece per voltarsi ed andarsene ma due forti braccia le circondarono la vita. Shade le posò una scia di baci lungo il collo arrivando fino all’orecchio.
- Violet è un nome stupendo, brava! –,  le sussurrò con dolcezza. – Ma non credere di poter sfuggire alle mie grinfie dopo esserti fatta vedere con addosso solo un asciugamano. –
Il resto non si può raccontare, al lettore basti sapere che quella domenica  al pranzo arrivarono in ritardo.

 

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Capitolo 11
*** 11. ***


11.
 
Fine e Shade passeggiavano mano nella mano per le vie del centro.
Il sabato mattina, giorno del mercato, era dedicato alle spese settimanali e Fine, come al solito, venne attratta dalla sua bancarella del cioccolato di fiducia.
- Buongiorno Signorina Fine, la stavo aspettando. –
- Sei un adulatore, Giordano!  -
- Devo trattar bene la mia cliente migliore. La gravidanza ha fatto aumentare i miei incassi.  Allora, cosa ti posso servire? Cremino? Cioccolato bianco, fondente, al latte? Cioccolatini? –
Shade si allontanò ridacchiando divertito. Ogni sabato la stessa scena, ma la cioccolata non poteva mancare nella loro dispensa ed era una spesa necessaria.
Camminando per gli stand la sua attenzione si soffermò su un oggetto in particolare.
Un orsetto bianco e peloso lo fissava bonario dal tavolino di legno che l’ospitava.
Portava al collo un elegante fiocco viola di raso.
 
Una mano calda e conosciuta circondò il fianco della ragazza che vagava per il mercato in cerca del futuro marito.
Si voltò sorridendo verso Shade che, come sempre, rimase incantato da quello sguardo dolce e vitale.
- Ti stavo cercando! Che fine hai fatto? –
Il ragazzo sorrise rassicurante.
- Ho comparto una cosa, ma prima fammi vedere i tuoi acquisti! –
La rossa si dilungò nella descrizione del pregiato cacao che il Signor Giordano aveva avuto modo di offrirgli.
Shade scossa la testa, rassegnato e divertito e decise di interrompere la sua chiacchierona fidanzata lasciandole un lieve bacio sulle labbra.
- Sta zitta e guarda. –
Estrasse dalla sacchetto il giocattolo e lo porse a Fine che lo rimirava commossa.
- E’ per Violet? –
- Si –
Fine accarezzò dolcemente la guancia di Shade.
- Sarai un padre fantastico. –
Poi, lo prese per mano e si avviarono verso casa.





Un'altro capitolo pieno di dolcezza...
spero non vi vengano le carie! ahahha
Nel prossimo scopriremo un nuovo lato della gravidanza e spero anche di riuscire a farvi ridere!

anche se è solo una raccolta, siete in tanti a seguirmi!
Grazie per il sostegno che mi state dando...

Un bacio!
Ele

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Capitolo 12
*** 12. ***


12.
 
Fine batteva impazientemente le dita sul tavolino di legno, mentre sorseggiava un the alla pesca.
Finalmente, il posto di fronte a lei venne occupato dalla bionda che scrollandosi la pioggia autunnale dall’impermeabile, la salutò vivacemente.
- Grazie di essere venuta ma … dovevo assolutamente parlarti. –
Altezza sorrise gentilmente.
- Non ti preoccupare, dimmi tutto! –
- Ho un piccolo problema con la gravidanza che non so gestire e visto che tu ci sei già passata, magari puoi aiutarmi. –
L’amica annuì risoluta, mentre Fine abbassava gli occhi e il suo viso diventava dello stesso colore dei suoi capelli.
- Dai, dimmi! E’ per le perdite? Il mal di schiena? –
La rossa scosse energicamente la testa, poi alzò gli occhi e li puntò in quelli smeraldi di Altezza.
- Sono ossessionata dal sesso. –
La bionda strabuzzò leggermente gli occhi, mentre il suo sorriso si allargava a dismisura fino a diventare riso.
Fine abbassò di nuovo  gli occhi e si nascose dietro al suo bicchiere.
L’amica se ne accorse e cercò di contenersi.
- Scusami, è che non capisco dove sia il problema! –
La rossa sospirò rumorosamente.
- Il problema è che ogni volta che vedo Shade ho voglia di saltargli addosso! Sono spaventata da me stessa. Ho provato a togliermelo dalla testa ma non ce la faccio! –
Altezza trattenne un sorriso.
L’amica s’imbarazzava sempre molto a parlare di queste cose e doveva approfittare del momento.
- Come hai cercato di risolvere la cosa? –
- Mi sono circondata di peluche, ho guardato film d’animazione e mangiato cioccolata. –
La bionda scoppiò a ridere.
- Lo sai che la cioccolata è un afrodisiaco?! –
Fine strabuzzò gli occhi e si prese la testa tra le mani.
- E ora come faccio, - cominciò a borbottare piagnucolando, - io non posso vivere senza cioccolata.-
 Altezza appoggiò teneramente la mano su quella dell’amica per dargli conforto.
- Ascolta, Fine. L’unico consiglio che posso darti è di lasciarti andare. Non credo che a Shade dispiacerà, visto che poi quando la bimba nascerà non avrete molto tempo per stare da soli. –
La rossa alzò gli occhi e ringraziò con lo sguardo l’amica.
- Allora, come sta Tobias? -, chiese di slancio.
 


Un’ora dopo.
Shade, spaparanzato sul divano e circondato dai peluche della sua fidanzata, sentì le chiavi nella toppa e la porta che si apriva di slancio.
Fine lo salutò con un cenno e appoggiò la borsa sul tavolo della cucina.
Si fermò, in piedi, davanti a lui e lo fissò con sguardo sognante.
Il ragazzo non l’aveva mai vista così bella.
La gravidanza l’aveva resa più morbida sui fianchi e il lieve gonfiore del ventre, che s’intravedeva appena sotto il vestitino verde, la rendeva ancor più sexy.
Con i capelli scompigliati e un rossore sano sulle gote, le labbra di Fine si schiusero in un sorriso, che Shade notò essere malizioso.
La ragazza si chinò leggermente su di lui, per sussurrargli qualcosa all’orecchio, lasciandogli intravedere dalla scollatura il seno prospero.
L’effetto fu immediato.
 
- E ora, a noi due … -
 





Angolo dell'autrice:
L'unica cosa che mi sento di commentare è il nome che ho deciso di dare al bambino di Altezza e Auler.
E' ovviamente un omaggio a Tobias di Divergent.... quel gran pezzo di ragazzo.... Ok, ok Ele placati che non vorrai mica emulare Fine!
ahhaha
Se non avete letto il libro leggetelo che merita un sacco!
Bacio
Ele

 

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Capitolo 13
*** 13. ***


13.
 
 Fine si spostò i capelli dalla fronte sudata lasciandovi due dita di pittura rosa.
Shade rise silenzioso. Stava spiando la sua fidanzata da una buona mezzora ormai. Quella mattina si era svegliata presto, determinata a finire di sistemare quella che sarebbe stata la cameretta di Violet. Con il pancione di cinque mesi ben in vista fasciato da una salopette di  jeans, Fine si era munita di pennello e pittura e aveva iniziato a dipingere.
I lavori manuali erano uno dei tanti punti deboli della rossa e Shade, che lo sapeva bene, si godeva la scena: Fine ricoperta da capo a piedi di pittura con davanti a se una parete totalmente bianca se non per qualche chiazza. Ingoiò velocemente la brioches che stava mangiando e di soppiatto si avvicinò alla ragazza che gli dava le spalle.
- Oh! Che spavento -, sobbalzò Fine.
Shade le prese la mano che teneva il pennello e accompagnò i suoi movimenti per insegnarle a pitturare.

Qualche ora dopo, nonostante i ripetuti ammonimenti di Shade la parete di Fine era un grumo di pittura mal stesa.
- Smettila di sgridarmi! –
Il ragazzo la guardava scettico.
- Se non sei capace perché ti ostini a voler pitturare? Ci penso io… -
- Lo faccio per la nostra bambina. Non voglio che creda che sono una buona a nulla. –
Shade abbracciò teneramente la sua ragazza.
- Non ti preoccupare, tesoro. Qualcosa di buono lo sai fare! –, disse mentre le sistemava i capelli dietro le orecchie.
- Cosa?-, domandò la rossa titubante.
Il cobalto finse di pensarci.
- Sai…  sai fare le pulizie! –
Fine, in tutta risposta, posò la sua dolce mano grondante di rosa sui capelli del fidanzato.
Shade diventò paonazzo.
- I capelli no …. –
- Mi dispiace, tesoro! Sono brava solo a fare le pulizie ... -, ribatté lei sorridendo malignamente.
Shade rispose piazzandole altra pittura sul pancione dando il via a una battaglia degna della Prima Guerra Mondiale con tanto di trincee e filo spinato.
Alla fine della giornata sembrava che nella stanza fosse esplosa una bomba ma a Fine piacque così tanto che decise di tenerla così.
Il fidanzato scosse la testa e decise che non avrebbe più voluto avere a che fare con quella stanza.
 

Cinque anni dopo, Violet chiese al padre chi avesse pitturato camera sua.
- E' stata la mamma -, disse togliendosi ogni responsabilità per quel macello.
La bambina corse dalla mamma e l'abbracciò entusiasta.
- Grazie mamma! Mi piace tantissimo! Sei stata proprio brava! -
Mentre la bambina affondava la testa tra i suo capelli Fine fece una linguaccia al marito che alzò gli occhi al cielo e sorrise rassegnato.


 

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Capitolo 14
*** 14. ***


14.
 
Due occhietti azzurri guardavano Shade con fare malefico.
- Oh ti prego! Non piangere!-
Il cobalto guardava il bambino con fare speranzoso ma appena le sue mani si appoggiarono sul pancino quello cominciò a singhiozzare.
Fine, seduta accanto a lui, se la rideva di gusto guardando il suo fidanzato sudato e con le mani tremanti.
L’insegnate del corso pre-maman si avvicinò a loro, anche lei sorridendo. – Non preoccuparti, Shade! Anche se piange continua a cambiargli il pannolino. –
Nonostante il consiglio, Shade non sopportava sentire i bambini piangere, ne tanto meno dei bambolotti con una voce registrata.
Fine, impietosita, spostò lievemente il suo ragazzo dal fasciatoio e dopo aver cullato il bambolotto per qualche secondo gli mise il pannolino facendolo poi addormentare.
Il cobalto guardava la ragazza affascinato, fiero di lei e di quel pancione che ormai sembrava scoppiare.
L’abbracciò e le diede un dolce bacio sulla fronte.
- Sarai una brava mamma. –
Fine rise. – Lo credo anche io.  E per quanto riguarda te, - e gli mise in mano il malefico robot, - è meglio che ti alleni. –




 

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Capitolo 15
*** 15. ***


15.
 
- Ho voglia di fragole. –
Shade la guardò esasperato.
 Era ormai da dieci minuti che ripeteva quella frase.
Aveva provato con il gelato che avevano nel frigorifero da quell’estate, con una caramella, con la marmellata, ma nulla da fare: Fine voleva delle fragole, fragole vere, mature e succose.
- Amore mio, dove ti trovo delle fragole in pieno inverno, quando fuori c’è una bufera di neve e le strade sono inagibili? –
I bei occhi cremisi di Fine si riempirono di lacrime e Shade massaggiò ancora più intensamente i piedi della ragazza.
- Shade … -
Il ragazzo la guardò con fare interrogativo.
E ora perché piange?!
- Fine, mi dispiace, ma non posso uscire con questo tempo! –
La rossa si alzò faticosamente, per via del pancione, dal suo comodo giaciglio di cuscini, e si fiondò tra le braccia di Shade.
- Grazie! –
Il cobalto la guardò stralunato, accarezzandole dolcemente i capelli.
- Perché? –
- Perché sei paziente con me, e cerchi sempre di accontentarmi. Ti amo tanto. -, disse tirando su con il naso.
Shade sorrise, trasmettendo la sua felicità sul viso della rossa.
- Per le mie ragazze … -, e abbassò gli occhi sul ventre gonfio della rossa, - questo e altro! -
 

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Capitolo 16
*** 16. ***


16.
 
- Devono venire per forza? -, chiese Shade con fare cantilenante guardando con il broncio la sua adorabile futura mogliettina.
- Shade, ascolta, il medico ha detto che dopo il parto ho bisogno di assistenza e che è meglio se non rimango sola. Mi dispiace, ma gli unici che si sono offerti sono i miei genitori. –
- Ma c’è proprio bisogno che vengano una settimana prima? –
La rossa roteò gli occhi al cielo; a volte le sembrava di avere a che fare con un bambino.
- Mia mamma ha paura che mi vengano prima le contrazioni. – Sospirò e appoggiò dolcemente la mano sul volto del cobalto. – Anche io preferirei stare sola con te, ma non puoi stare a casa dal lavoro e sai anche tu che i miei genitori su queste cose sono irremovibili. Vedrai che saranno discreti e ci lasceranno i nostri spazi. –
Shade le sorrise ma dentro di se sapeva che le cose non sarebbero andate così.
 
I due futuri sposini erano al tavolo della cucina e guardavano ansiosamente l’orologio.
Entrambi sobbalzarono al suono del campanello e Fine si alzò ad aprire. Shade la trattenne per il braccio facendola piegare verso di se e dandole un tenero bacio sulle labbra. Sospettava sarebbe stato l’ultimo per quella settimana.
La porta si aprì rivelando i due coniugi che occuparono l’entrata dell’appartamento con valigie e cibo di ogni sorta.
-Oh! Piccolina mia! – gridò Elsa con le lacrime agli occhi e stringendo in maniera soffocante la figlia. Toulouse raggiuse Shade e gli strinse aggressivamente la mano. – E così, brutto maniaco, hai messo incinta mia figlia. – disse con un sorriso sornione che inquietò molto Shade.
Fine vide in difficoltà il fidanzato e raggiunse il padre cercando di distrarlo dal suo istinto omicida.
Elsa salutò il cobalto velocemente, con un sorriso storto, ma pur sempre un sorriso.
- Bene, - proclamò la futura nonna, - io e Fine dormiremo in camera così potrò tenerla d’occhio durante la notte e voi due, - e si girò indicando gli uomini di casa, - dormirete in salotto. –
Entrambi alzarono gli occhi al cielo per poi guardarsi: Toulouse lo osservava minaccioso mentre Shade manteneva lo sguardo coraggiosamente.
Elsa aprì il frigorifero e cominciò a frugare tra gli alimenti, eliminando quelli che secondo lei erano scaduti o pericolosi per una donna in gravidanza. Ovviamente per ogni pietanza scartata incolpava Shade di essere un fidanzato irresponsabile e ingrato, sempre accompagnata dagli sguardi micidiali del marito.
Sarebbero state due lunghe settimane.
 

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Capitolo 17
*** 17. ***


17.
 
- Dottore, c’è una chiamata per lei sulla linea quattro. –
Il cobalto alzò velocemente la cornetta e rispose.
- Shade sbrigati! Sta per succedere! Sta per nascere! -, urlò la voce trafelata di Rein dall’altro capo della cornetta.  Senza batter ciglio il ragazzo prese la giacca, le chiavi della macchina e uscì dal suo studio.
Il cuore gli batteva all’impazzata e lacrime di emozione gli salivano agli occhi. Quel giorno sarebbe diventato papà e ne era entusiasta. La sua macchina correva veloce nel traffico della città e in pochi minuti raggiunse l’ospedale. All’entrata di esso, Rein e Elsa lo stavano aspettando con un sorriso tirato sul volto.
Il cobalto si avvicinò a loro chiedendo dove era la sua fidanzata ma Rein gli rispose con un occhiata ricca di compassione.
Elsa, con sul viso un cipiglio risoluto, proclamò: - Sei minuti e quarantacinque secondi! Ma non ti vergogni ragazzo?! –
Shade la guardò stranito e confuso. –Come? –
Dalla porta scorrevole dell’ospedale spuntò Fine con il pancione coperto da un enorme cappotto e teneva in mano un caffè bollente. I rivoli di vapore si alzavano verso l’alto scaldando lievemente il viso della rossa. – Mamma voleva vedere quanto ci impiegavi ad arrivare all’ospedale. -, si avvicinò a lui e gli lasciò un lieve bacio sulla guancia. – Perdonala. -, continuò la futura mamma.
Il cobalto, nonostante la richiesta della fidanzata, sbottò: - Elsa ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Io ho un lavoro, non posso allontanarmi dalla mia clinica come se niente fosse solo per una stupida prova di tempo. –
La signora era già pronta a rispondergli per le rime quando la loro attenzione venne attirata da un verso strozzato. Fine era piegata a metà con sul viso un’espressione stupita mentre sull’asfalto si formava una chiazza bagnata.
- Mi si sono rotte le acque. -, aggiunse Fine con un sorrisino imbarazzato.
Subito vennero chiamate le infermiere, la ginecologa, l’anestesista, i parenti e gli amici che accorrevano numerosi fuori dalla stanza centodue, assegnata alla rossa.
Shade camminava su e giù per il corridoio sotto lo sguardo scocciato di Elsa che continuava a borbottare: “ Sei minuti e quarantacinque secondi.”
La porta verde della camera si aprì e una infermiera si affacciò leggermente. – La partorente chiede del fidanzato. –
Il cobalto, sudato, trasandato e nervoso venne fatto accomodare e nonostante fosse medico rimase pietrificato da quella visione. Fine era rannicchiata sul lettino con le gambe all’aria mentre la ginecologa la invitava a spingere e a tenere duro. Appena la rossa lo vide, sorrise e lo invitò ad avvicinarsi.
Più Fine spingeva più gli stringeva la mano e più Shade percepiva il vomito risalire l’esofago. Il dolore della ragazza era il suo, gli affanni gli provocavano mal di testa e il sangue senso di svenimento.
– Forza, Fine! -, sussurrò prima di accasciarsi sfinito su una sedia che prontamente un’infermiera gli aveva procurato.
E proprio in quel momento, insieme all’ennesimo urlo strozzato della futura moglie, Shade sentì il vagito della bambina. Alzò lo sguardo e si trovò davanti una piccola creatura rosa che strepitava e piangeva tra le braccia della ginecologa. Corse ad abbracciare Fine, in preda ai singulti e alle risate, fino a che non portarono loro la bambina.
La creatura scuoteva il capo e apriva e chiudeva le labbra muovendo con esse le guance paffute. Shade avvicinò tremante l’indice per accarezzarle dolcemente il viso e il dito venne catturato dalla piccolina che con le manine delicate scuoteva la mano del padre.
 – La nostra Violet. -









Buonasera!
Mi scuso davvero molto per il ritardo ma per via degli impegni scolastici e di un virus che mi ha tenuta a letto inerme pe qualchegiorno non sono più riuscita ad aggiornare.
Spero che il capitolo ripaghi l'attesa.
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate
Un bacione
Ele

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Capitolo 18
*** 18. ***


18.
 
Al contrario di quanto si era aspettato, la sua Violet era bellissima, non vomitava e profumava di rosa. Fine continuava a ripetergli che era solo un padre innamorato. – Che è bellissima non lo metto in dubbio, - gli aveva detto la rossa quella mattina dopo l’ennesimo elogio di quindici minuti, -ma che non vomita non puoi proprio dirlo e profuma in maniera relativa: dopo che le cambio il pannolino di solito devo tenere aperta la finestra per due ore per far scomparire l’odore. –
Si era svegliato a notte fonda sentendo il pianto della sua pargoletta. Aveva lasciato riposare Fine e ora la cullava tra le braccia canticchiando una ninnananna. La bambina teneva stretto il suo indice. Quello era ormai il loro gesto di saluto e di vicinanza. Quando quelle piccole manine calde e morbide afferravano il suo dito ruvido, Shade si scioglieva. Nonostante gli odori, i pianti, le notti in bianco e i sacrifici non poteva fare a meno di amarla.






Questo capitolo è un po' banale ma devo riprendermi dalla pausa immensa che ho fatto per aggiornare questa storia.
Sono le prime impressioni di Shade e quel piccolo legame che si è creato tra padre e figlia. Nel prossimo capitolo ci sarà un piccolo sbalzo temporale.
A prossimamente
Un bacio
Ele

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Capitolo 19
*** 19. ***


19.
 
- Dottor, c’è una chiamata per lei sulla linea quattro.-
La linea quattro era la linea riservata a Fine e a quella pazza della sua futura suocera che lo chiamavano almeno una volta al giorno:  la prima, per informarlo sui progressi di Violet e la seconda per assillarlo con motivazioni e preoccupazioni assurde. Shade sospirò rassegnato: dopotutto stava organizzando il loro matrimonio, non poteva fare altro che ringraziarla. Anche per quella mattina sperò che fosse Fine. Alzò la cornetta.
 – Pronto? –
- Shade, senti! –, urlò Fine con una voce eccitata mentre la cornetta sbatteva contro qualcosa. –No, Violet! Non contro il tavolo! -, Shade allontanò il telefono dall’orecchio infastidito dal rumore ma sorrise tra se. La bambina in quei giorni era particolarmente attratta da quello stano oggetto meccanico che emanava suoni e si illuminava ma che non riusciva a capire come usare. Quegli stani rumori ne erano la dimostrazione.
- Violet, dammi il cellulare! -, continuò Fine la sua battaglia dall’altro capo del telefono. Finalmente riprese possesso della tecnologia e ridendo si scusò con Shade. – Questa bambina è molto testarda. –
Il cobalto rise: - Da qualcuno avrà preso! –
–Si, ma non da me. – , Shade percepì il sorriso di Fine dalla voce. – Comunque, senti cosa ha imparato a dire. –
La rossa avvicinò la cornetta alla bambina, evitando, questa volta, che se ne impossessasse.  – Forza Violet, ripeti la parola che la mamma ti ha insegnato. –
Shade attese sorridendo. Dopo qualche minuto di silenzio sentì una vocina acuta e dolce. –Ciocciolaia –
Fine scoppiò a ridere, contagiando il futuro marito, che si passò una mano sul viso disperato ma divertito.
- Le hai insegnato a dire “cioccolata”? –, chiese alla rossa scoppiando nuovamente a ridere rassegnato. Sospettava che i suoi guadagni sarebbero serviti a soddisfare non una a ben due mangiatrici accanite di cioccolato.

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Capitolo 20
*** 20. ***


20.

- Rein, per favore… -
L’azzurra piangeva disperata, i singhiozzi e il naso grondante non le permettevano di respirare generando così imbarazzanti rumori. Fine la guardava dall’alto della sua pedana esasperata mentre Violet, sulle gambe della zia, rideva di gusto e gli schiaffeggiava il viso con le manine paffute. La commessa assisteva alla scena divertita e passava i fazzoletti alla sua cliente. - Non ci posso fare niente … -, disse la ragazza tra i singhiozzi. – Sei bellissima! –
Fine alzò gli occhi al cielo con un sorrisino lusingato. Si voltò verso l’enorme specchio che rifletteva la sua immagine. Il vestito bianco a sirena le fasciava morbido la figura, un po’ più rotonda dopo la gravidanza, e il corpetto ricamato con scollatura a cuore metteva in risalto i seni gonfi. La commessa si avvicinò e le mise una coroncina con velo tra i capelli. I singhiozzi di Rein si fecero più frequenti e rumorosi mentre Violet batteva le manine dicendo ‘bella mamma ’.
Fine sorrise raggiante. – E’ l’abito giusto. Lo prendiamo. -

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Capitolo 21
*** 21. ***


21.
 

- Dove mi state portando? -, chiese Fine titubante mentre con le braccia avanti cercava un appiglio per sentirsi più sicura. Le amiche dietro di lei ridacchiarono divertite ma non risposero alla domanda.
- Comincio a credere che mi porterete in un nightclub. Non che non apprezzerei qualche spogliarellista ma vi avevo chiesto una cosa tranquilla. -, sentenziò ad alta voce ricevendo una gomitata nella costola da qualcuno.
 – Mamma non è molto contenta di sentirti dire certe cose. -, sussurrò sua sorella accanto a lei accennando al ghigno schifato di Elsa, - Lo sai che è suscettibile quando si parla di sesso. –
Fine annuì sorridendo insieme a Rein e ricordando la scenata che avevano ricevuto dai genitori quando aveva comunicato loro che sarebbero andate a convivere con i rispettivi fidanzati. Elsa e Toulouse avevano sperato ingenuamente che le loro bambine sarebbero rimaste vergini fino al matrimonio.
- Ecco, siamo arrivate. -, disse Altezza dietro di lei. Un caldo umido e l’odore di zolfo investì  Fine che cominciò a tossire schifata. – Mi avete portata in una discarica? –
Le ragazze risero mentre Rein le levava la benda dagli occhi. Davanti a lei c’era una piscina di rocce artificiali  e acqua termale, con tanto di cascata e idromassaggio. Attorno ad essa, massaggiatrici ed estetiste attendevano che i divanetti venissero occupati dalle loro clienti. – Oh! Ma è bellissimo! - , cominciò Fine già rilassata dall’atmosfera. Violet e Tobias, i piccoli invitati a quell’addio al nubilato, si stavano già avvicinando minacciosi alla piscina. Due giovani ragazze li fermarono in tempo e presili in braccio li portarono in una zona isolata con una vasca per bambini e giochi. Rein guardò Altezza e Fine. – Abbiamo pensato anche al baby-sitting! –
Fine trasse un sospiro di sollievo. Violet non dormiva molto durante la notte e aveva bisogno di una giornata di assoluto relax per affrontare al meglio il giorno seguente e il suo matrimonio.

 

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Capitolo 22
*** 22. ***


22.
 
- Non si presenterà… -, sospirò devastato Shade appoggiato a una sedia. Si lasciò scivolare sul legno con uno sguardo distante e disperato.
- Ehi! No, non ricominciare! -, intervenne Bright costringendo l’amico ad alzarsi con la forza. Il cobalto mugugnò tuta la sua disperazione. Il biondo continuò. – Capisco che devi ancora smaltire la sbornia di ieri sera ma ora smettila, amico! Se Fine ti vede in questo stato ti molla davvero sull’altare. –
Gli occhi circondati da occhiaie del cobalto si spalancarono mentre le sue mani tremanti si aggrappavano alla cravatta di Bright, rischiando di stozzarlo. – L’ho sognato, Bright… ho sognato che Fine mi lasciava. La mia vita senza di lei non avrebbe senso. -, singhiozzò lasciandosi di nuovo cadere sulla sedia.
- Ora, basta! Capisco la tua insicurezza ma non ti permetterò di rovinare il matrimonio. Non voglio che Fine torni a monopolizzare il divano di casa mia. Auler! -, inveì  mentre, con l’aiuto dell’amico trascinava Shade nel bagno. Senza nemmeno spogliarlo lo infilarono sotto la doccia. Era accucciato sul fondo del bagno, il getto freddo gli bagnava i capelli e l’acqua copriva i suoi lamenti insensati.  Bright si sedette sospirando sul water mentre Auler si appoggiava allo stipite della porta. – Eppure ieri sera si è divertito parecchio, mi sembra. –, constatò l’azzurro sussurrando per paura di turbare ancora di più il ma di testa post sbronza di Shade.  Bright annuì. – Nonostante il sonno non ha smaltito bene lo champagne e ora si vedono le conseguenze . –
Dopo qualche minuto di silenzio i borbottii di Shade si quietarono e Bright sorrise. – Per favore Auler, va a prendere una caraffa di caffè. Dobbiamo rimettere in sesto quest’uomo nel giorno più importante della sua vita. –
 

Il cuore gli batteva veloce, al ritmo della musica nuziale che aleggiava nella sala. Di fronte a lui le porte si aprirono. Lanciò uno sguardo a Bright, suo testimone, che aveva sedato la sua crisi prematrimoniale e gli sorrise raggiante. Violet, vestita di un abitino in tulle rosa trotterellava con le gambe paffute sul tappeto bianco portando il cuscino degli anelli. Sorrideva felice al padre che l’aspettava a braccia aperte sull’altare. Era cresciuta molto in quei mesi e Shade era fiero della sua bella bambina. I corti capelli rossi erano legati in sue codine alte e i suoi occhi blu la guardavano fiduciosi e ingenui. Sulle labbra rosee le aleggiava un sorriso divertito che contagiò il padre.  La piccola lo abbracciò forte, allacciando le manine sulle spalle dell’uomo, e lasciandogli in mano i due anelli che presto sarebbero stati indossati. In fondo alla sala comparve la figura di Fine, a braccetto di Toulouse. Shade sentì le lacrime salirgli agli occhi e sul suo viso nacque un sorriso spontaneo e raggiante. Affidò la bambina a Rein per accogliere quella che in pochi minuti sarebbe diventata sua moglie. – Sei bellissima. -, sussurrò a pochi passi da lei.
Fine ridacchiò isterica ed emozionata asciugandosi l’angolo dell’occhio da dove era sfuggita una lacrima. Le loro mani si intrecciarono e insieme si girarono verso il celebrante.

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Capitolo 23
*** 23. ***


 
23.
 
Fine volteggiava sulla pista da ballo stretta tra le braccia dell’ormai marito. I loro occhi si incontravano felici e le loro labbra spesso si scontravano dolci assaporando il sapore l’uno dell’altro. Era un momento di estasi pura in cui tutto quello che avevano attorno era scomparso per dar spazio all’emozione dei loro cuori. – Ti ho visto tirare un sospiro di sollievo sull’altare quando mi hai vista. -, commento Fine sorridendo maliziosa. – Mi sembravi parecchio spaventato all’idea che non mi presentassi, stanotte. –
Shade la guardò stralunato. – Stanotte? –
Fine gli appoggiò dolcemente una mano sul viso per consolarlo. – Si, alle tre e mezza più o meno. Continuavi ad urlarmi che eri felice di sposarmi e poi hai cominciato a supplicarmi di non lasciarti solo sull’altare. E proprio mentre iniziavi a piagnucolare è intervenuto Bright a strapparti il telefono di mano. E’ stato esilarante. –
Il cobalto si guardò attorno cercando lo sguardo dell’amico e appena lo incontrò gli fece un segno di stizza. Quello alzò le mani in difesa e si mise a ridere.
Il marito si voltò verso la sua sposa. – Non mi ricordo niente. -, ammise.
Fine ridacchio. – Lo immaginavo, non preoccuparti. È giusto che ti sia divertito durante la tua ultima notte da nubile. Ma, -, continuò la ragazza con uno sguardo divertito, - per una settimana dovrai svegliarti tu per far riaddormentare Violet. –
La risata di Shade sovrastò per un attimo la musica dolce che li avvolgeva. – Certo, mogliettina mia. – e suggello la promessa con un bacio.

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Capitolo 24
*** 24. ***


24.
 
Shade entrò di soppiatto nell’appartamento ormai buio. Aveva avuto un emergenza con un paziente e dopo aver avvisato a casa aveva dedicato anima e corpo al caso. Le ore erano passate velocemente fino a quando l’orologio della piccola clinica aveva suonato la mezzanotte. Solo allora si era deciso a lasciare il capezzale del moribondo e tornare a casa. Sospirò dispiaciuto per non aver passato la serata con le sue due donne e aprì la porta. Neanche il tempo di fare il primo passo e accendere la luce che il suo piede incontrò un qualcosa di morbido che nel venir schiacciato emise un flebile suono. Imprecò leggermente alzando da terra il giocattolo e accendendo finalmente la luce del piccolo corridoio. Sul tavolo della cucina, il suo piatto era ancora apparecchiato. Un bigliettino con faccine e cuoricini gli dava le istruzioni per scongelare nel microonde della carne. Poi, la sua attenzione venne attirata dal divano. In una sala cosparsa di giocattoli e peluche che si erano andati ad aggiungere a quelli di sua moglie, il silenzio era riempito solo dai respiri pesanti di sonno di Fine. In un angolo la televisione dava immagini sorde di bambini e animaletti parlanti.  Piano si avvicinò scorgendo vicino al seno nudo della donna il viso roseo di sua figlia. Probabilmente Fine si era addormentata mentre dava da mangiare alla bambina. Notò le manine esili di Violet. Mentre una era appoggiata al petto di Fine, l’altra stringeva un orsacchiotto bianco. Baby, ecco il suo nome, era il primo regalo che Shade aveva fatto a Violet e la bambina se lo portava appresso in ogni occasione. Accarezzo piano la sua testolina rossa sorridendo, per poi prendere una coperta cercando di proteggerle dal freddo.
Il movimento fece svegliare Fine che aprendo leggermente gli occhi e riconoscendolo, lo guardò sorridendo. – Ben tornato, amore! -, sussurrò entusiasta per non svegliare la bambina. Il cobalto si sporse sul divano per lasciarle un dolce bacio. – E’ stata una buona giornata? -, chiese curioso per poi sedersi sul sofà accanto alla moglie e stringendola senza sballottare troppo la bambina. La mano gli cadde furba sul seno nudo che fece sussultare la ragazza. – Che fai! Ecco, ora mi esce il latte! Grazie eh! -, lo rimproverò coprendosi. Il cobalto rise sommessamente.  - Comunque, ha chiesto di te e quando le ho detto che saresti arrivato tardi ha deciso che non sarebbe andata a letto finche non fossi arrivato. Poi, ci siamo addormentate guardando la tele. A te come è andata? -, chiese appoggiando la testa sulla spalla del ragazzo.
- E’ stata una giornata dura, l’importante è che ora sono a casa. -, rispose dando un dolce bacio sulla fronte della ragazza. Chiuse gli occhi trovando finalmente ristoro tra le braccia della sua pazza mogliettina e nel caos della stanza: la casa poteva anche andare a fuoco, ma finché aveva Fine e Violet al suo fianco la sua vita era perfetta.

 

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Capitolo 25
*** 25. ***


25.
 
Violet e Tobias, nella sabbionaia, stavano cercando di costruire un castello. Il risultato era un’ingombrante cumolo di terra ma dalle loro risate e dai loro sorrisi la cosa non importava poi molto. La bambina dai capelli rossi prese una manciata di sabbia nella manina paffuta e l’avvicinò minacciosamente alla boccuccia già spalancata e salivosa. – Iolet!-, la sgridò il maschietto dal capelli biondi. Le prese il braccio facendole cadere la terra dal palmo. Quella cominciò a piangere disperata ma il piccolo Tobias le diede un bacino bagnato sul viso, chetandola. – Tobias! -, lo richiamò una voce lontana e tonante. Si voltò spaventato verso il suo interlocutore e cominciò a scalpitare nascondendosi dietro il cumolo di sabbia. Il gigante dai capelli cobalto stava afferrando per le ascelle la sua piccola amica per portarla via. Il biondino però voleva ancora giocare con lei e non capiva proprio perché lo zio l’avesse sgridato. Uscì, coraggiosamente, dal suo nascondiglio, iniziando a piangere e aggrappandosi ai pantaloni dell’uomo. Violet, dal canto suo, era proprio intenzionata ad assaggiare quella stravagante terra granellosa e accompagnò l’amico nella protesta. L’insistenza dei due bambini fece vacillare Shade che inciampandosi cadde a terra battendo il sedere. Violet, finalmente libera dalla presa del padre cominciò ad arrancare paffuta dietro a Tobias. Il bambino la prese per mano e la guidò verso la sabbionaia dove ripresero alla svelta i lavori. Una risata lontana fece voltare Shade che stava guardando allibito i due piccoli ribelli. Creaturine di due anni e poco più avevano abbattuto un uomo adulto di settanta kilogrammi.
- Ti sta bene.-, disse convinta la voce dietro di lui.
Shade lanciò uno sguardo storto all’amico e puntò il dito contro di lui. – E’ colpa tua, Auler! Devi insegnare le buone maniere a tuo figlio! Quel dongiovanni ha baciato mia figlia! -, inveì.
Un’altra risata scosse l’azzurro che nonostante le accuse aiutò il cobalto ad alzarsi.  – Sei solo un padre geloso. -, gli rispose. – E ora, che dici di fare una gara clandestina di passeggini? -, chiese entusiasta.
Shade lo guardò torvo per poi aprire il viso in un sorriso furbo. – Ci sta, ma ti avviso che ho aggiunto il turbo alla carrozzina di Violet. –
- Cinque euro che ti batto comunque. -, propose Auler stendendo la mano.
Il cobalto l’afferrò sicuro. – Ci sto. –
 
Altezza e Fine ballavano veloci al ritmo di musica, seguendo l’omino davanti a loro: una gamba qua, il sedere in fuori, un pugno in alto e poi di nuovo. L’aerobica era un toccasana per smaltire i kili della gravidanza. Avevano lasciato i bambini tra le braccia dei rispettivi padri e si erano appropinquate ad entrare in palestra. Come loro, un’altra ventina di donne, con short e canottiere sudate, speravano di rimettersi in forma. – Come se la staranno cavando? -, chiese Altezza all’amica tra un ansito e l’altro dovuti al movimento. – In teoria sono adulti responsabili, dovremmo stare tranquille, anche se in questo caso ripongo più fiducia in Tobias e Violet. Sono dei bravi bambini. –
La bionda rise divertita dall’insinuazione dell’amica e si concentrò di nuovo sull’esercizio.
Qualche fila più avanti tre donne indicavano stupite qualcosa fuori dalla finestra. Due uomini con rispettive carrozzine correvano affannati per le vie del parco di fronte sballottando di qua e di la i bambini che ridevano eccitati.

 

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Capitolo 26
*** 26. ***


26.
 
Violet, sul comodo divano in camoscio, batteva felice le manine al ritmo di una canzoncina interpretata dai suoi personaggi preferiti in tv. Ogni tanto si voltava verso la madre, che era seduta accanto a lei, con un sorriso entusiasta e allo stesso tempo severo, pretendendo che seguisse con lei il cartone. Fine, non meno coinvolta della figlia, imitava il suo balletto improvvisato. Alle sue spalle, nella cucina, Rein stava trafficando con gli armadietti. – Eppure l’ho visto da queste parti. -, borbottava l’azzurra.
- Che stai cercando, Rein? -, chiese la rossa alla sorella voltandosi leggermente verso di lei. Violet era intransigente quando si trattava dei Teletubbies: guai a non prestare attenzione allo schermo.
- Sto cercando l’anello. -, disse atona nonostante sapesse di aver finalmente attirato la totale attenzione della rossa. Infatti, puntuale, vide la sorella alzarsi dal divano e raggiungerla in cucina. – Che anello?! Non mi hai detto niente! –
- Perché in teoria non dovrei saperne nulla! -, ammise Rein sbuffando con il sedere all’aria e la testa completamente divorata dall’armadietto.
- Che intendi? -, chiese Fine sedendosi sul ripiano della cucina sopra di lei. Violet emise un urlo, avviso del suo nervosismo per la mancanza della madre. – Arrivo, amore! -, urlò alla piccola non muovendosi però dal suo posto. Aveva sentito nella voce della sorella una nota di tristezza e voleva capirne il perché. In più, la storia dell’anello la incuriosiva. Il sospiro di Rein la riportò alla realtà, mentre la sua testa faceva capolino dalle padelle. – Quasi un mese fa, ormai, sono tornata  a casa dal lavoro più presto del solito. Sono andata in camera per cambiarmi mentre Bright stava ancora facendo la doccia e ho visto sul letto un sacchettino. Sai che sono curiosa e ovviamente l’ho aperto. All’interno c’era la custodia di un anello. Bright stava uscendo dalla doccia quindi l’ho richiuso subito e ho finto di entrare in casa solo in quel momento. Quando sono tornata in camera il pacchettino era sparito. –
- Credi che voglia chiederti di sposarlo? -, cominciò eccitata la rossa con gli occhi già ludici per la commozione. Erano passati solo pochi mesi dal suo matrimonio e i ricordi di quel giorno fantastico le aprivano sempre un dolce sorriso sulle labbra. Rein scosse la testa. – Lo credevo anche io ma come ti ho detto è passato un mese ormai. Due settimane fa ha organizzato una cena romantica e speravo me lo chiedesse allora, ma niente. –
Violet spuntò dalla testata del divano con gli occhi lucidi e le guance rosse: la madre l’aveva abbandonata e i Teletubbies erano finiti. Pronta ad emettere il primo verso di disappunto, Fine si appresto a recuperarla dal divano stringendola tra le braccia.
- E perché lo stai cercando, ora? -, chiese a bruciapelo mentre la sua piccolina si appoggiava comodamente alla sua spalla mugugnando. Sapeva che dopo i cartoni era l’ora del riposino e anticipava la mamma nel cominciare a cantare la ninnananna. Fine sorrise appena accarezzandole la testolina rossa. Prese il ciuccio e aprì il barattolo dello zucchero che era sulla credenza, immergendolo sulla punta e lo mise tra le labbra di Violet. Quella si mise ritta e guardò divertita e contenta la mamma per quel regalo per poi riaccoccolarsi tra le sue braccia.
- Ogni tanto me lo ritrovo nei luoghi più strampalati di casa. Una sera l’ho trovato sotto il divano dopo che avevamo guardato un film insieme, o, ancora, dietro alle creme nell’armadietto del bagno. L’altro giorno era qui, accanto alla friggitrice. Volevo trovarlo per chiedergli spiegazioni. –, spiegò rialzandosi dal pavimento e sedendosi moscia sulla sedia del tavolo.
- Non credi che stia solo aspettando il momento giusto per chiedertelo? Dargli tempo. Gli uomini prendono molto seriamente la faccenda ‘matrimonio’. –
- Shade te l’ha chiesto per farsi perdonare. -, rispose acida Rein.
- Shade è diverso da Bright. -, cantilenò la rossa paziente. – Non avevamo neanche preso in considerazione il matrimonio prima di scoprire che fossi incinta. L’unico cambiamento avuto nella nostra relazione, da quando ho la fede al dito, è che abbiamo sempre un gran da fare con questa diavoletta. -, spiegò accennando lievemente alla figlia che aveva già chiuso gli occhi cullata dalle parole delle due donne e dal movimento leggero di Fine. – L’ha fatto per dimostrarmi quanto mi ama, nient’altro. Altri uomini, invece lo vedono come una sorta di prigionia, sicuri che se da un lato faranno felici la futura moglie, dall’altro non avranno più nessuna via di scampo. -
- Ho anche pensato di sabotare un test di gravidanza per indurlo a tirare fuori quel dannato anello. –, ammise Rein abbassando gli occhi risentita. Il solo pensiero la gravava di un forte senso di colpa, insieme alla necessità di condividere con qualcuno il suo tormento. La risata divertita della sorella riempì la stanza, stupendola. Violet, invece, brontolò leggermente. – Sei terribilmente geniale. -, le disse Fine sorridendo e dopo qualche secondo di incertezza Rein capì la stupidità di ciò che aveva appena ammesso. Si sentì contagiata dal sorriso della rossa.  - Si, peccato non ne abbia avuto il coraggio. Con Violet sempre in giro credo che gli sia venuta una vena paterna e non potevo prenderlo in giro così. –
- L’unica cosa che puoi fare è aspettare. E non tentare di aggredirlo stasera. Ha tutto il diritto di essere indeciso. -, consigliò, infine, Fine per poi appoggiare Violet già nel mondo dei sogni sul divano.

 

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Capitolo 27
*** 27. ***


27.
 
- Mamma! Guarda! -, urlò Violet dall’altro della sua posizione. Shade l’aveva issata sopra la sua testa, pronto a farla saltare come tante volte aveva fatto. Puntualmente le braccia dell’uomo si stesero mentre la bambina volava in alto per poi essere ripresa. La sua risata cristallina si liberò nel giardino contagiando anche Shade e Fine, che li guardava seduta tra l’erba. – Bravissima!-, le urlò in risposta mentre di nuovo la bambina chiedeva vivacemente al cobalto di lanciarla. Per un attimo, Shade guardò la moglie incrociando gli occhi cremisi ai suoi cobalto. Le stava regalando uno di quei sorrisi dolci e pieni d’amore che a Fine facevano battere il cuore. Erano ormai parecchi anni che stavano insieme, e due che erano sposati eppure nonostante il tempo lui era ancora in grado con un solo sguardo di farla arrossire. Sorrise di rimando portandosi una ciocca di capelli sciolti dietro l’orecchio, imbarazzata. Violet, accorgendosi dello scambio tra i suoi genitori pretese di scendere dalle braccia del padre e corse vicino alla madre che stava giocando con le sue costruzioni. Le mise un braccino attorno alle spalle e si apprestò al suo orecchio. – Credo tu piaccia a papà, anche se lui è solo mio.-, le rivelò annuendo risoluta e minacciosa. Anche Shade, che si era avvicinato, aveva sentito quella frase poco sussurrata e scoppiò a ridere di rimando mentre Fine sorrideva alla figlia dandole un bacio sulla guancina morbida.

 

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Capitolo 28
*** 28. ***


28.
 
Shade posò faticosamente le pesanti valige accanto al letto a baldacchino della loro stanza. Le lenzuola candide e pulite erano in contrasto con il bellissimo mare rosa delle Maldive da cui il sole stava facendo capolino. Sotto i suoi piedi solo una spessa lastra di vetro lo separava dall’acqua calda e brulicante di pesci dell’Oceano Indiano. - Questo posto è un paradiso. -, sentì sussurrare alle sue spalle. Si voltò piano per godersi il viso di sua moglie illuminato da quella luce chiara e dalla bellezza del luogo. Nonostante l’insonne viaggio in aereo i suoi capelli risplendevano infuocati al sole mattutino. Un leggero e svolazzante abitino bianco le fasciava morbido le curve tornate toniche dopo la gravidanza. I suoi occhi cremisi rispecchiavano la dolcezza del sorriso che le aleggiava sulle morbide labbra. Non poté fare a meno di avvicinarsi, prendendola per la vita, e lasciargli sulla bocca gioiosa un casto bacio. – Sei bellissima. –
- Adulatore! -, protestò conscia della sua stanchezza. Poi, arricciò le mani sulle spalle del ragazzo. – Credo di non averti ancora ringraziato abbastanza per questo viaggio improvvisato. -, disse con un sorriso malizioso e cominciando ad abbassare le dita sul torace del marito, coperto solo da una camicia leggera.
- Violet ci ha privati del nostro viaggio di nozze con quell’intossicazione alimentare. Era un po’ che avevo in ballo questo progetto e ho deciso di approfittare della presenza dei tuoi in città per portarlo a termine. –, dichiarò fiero. - O è un geniale e romantico piano di fuga dai miei genitori?- , chiese la ragazza sorridendo ammiccante. - Anche. -, ammise il cobalto avvicinandosi pericolosamente alle labbra di sua moglie. – Un altro motivo per cui ho deciso di portarti qui, amore mio, -, cominciò spostando il capo della ragazza per baciarle dolcemente il collo fino all’altezza del lobo. - , è che Violet ha chiesto per il suo compleanno di avere un fratellino. –
Fine rise stuzzicata dalle carezze del marito. – È molto nobile da parte tua voler realizzare questo desiderio di Violet. –
- Oh, si. -, ammise Shade spingendo lievemente la rossa contro il vasto letto. – Anche se di nobile, in quello che faremo nella prossima settimana, ci sarà ben poco. -


 

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Capitolo 29
*** 29. ***


29.
 
Violet aveva spento da poco le sue prime quattro candeline. I pochi invitati, nonni, zie e zii sedevano ridenti sul divano della sala mentre i due fanciulli giocavano ai loro piedi. La bambina aveva ricevuto moltissimi regali e insieme al suo amico Tobias si apprestava a scartarli e a collaudarli, non senza coinvolgere gli adulti: Rein e Altezza erano addette ad acconciare i capelli delle bambole con strane pettinature; Bright era lo scuolabus che i due bambini regolarmente cavalcavano facendolo gattonare da una parte all’altra della stanza; Auler suonava dolcemente una piccola chitarra come sottofondo. Shade e Fine erano scomparsi ormai da qualche minuto quando fecero finalmente capolino dalla stanza da letto entrambi con un cipiglio preoccupato ma eccitato. - Violet. -, la chiamò la madre. La piccola rossa si alzò dal tappeto e si avvicinò ai due mentre i presenti li guardavano incuriositi. I genitori si accucciarono a terra alla stessa altezza della bambina e la guardarono sorridenti. – C’è un altro regalo per te.–
Gli occhi blu di Violet si spalancarono felici eliminando dal suo piccolo viso l’incertezza che si era trasmessa in lei dal viso dei genitori. - Ti ricordi, qualche mese fa, cosa mi hai chiesto? -, le suggerì Shade. La bambina ci pensò su. – Un cagnolino? -, provò immaginando già un paffuto cucciolo con cui giocare. Sul viso del cobalto aleggiò un sorriso divertito mentre scambiava un’occhiata complice con la moglie. – No, piccola mia. Vieni. -, la incitò Fine avvicinandola a se. Prese la sua piccola e calda manina e l’appoggiò sul ventre leggermente gonfio. – Qui dentro, tesoro, sta crescendo il tuo fratellino. –
La bambina guardò stranita Shade e Fine e, dubbiosa, sorrise agli sguardi felici dei genitori. Non era sicura di cosa volesse dire e non era nemmeno certa che volesse un fratello. Lei stava bene così come erano: mamma, papà e Violet. E, poi, che voleva dire che stava crescendo nella pancia della mamma? L’aveva forse mangiato? Decise, per il momento, che i giochi degli zii meritavano più attenzione del presunto bambino che la mamma le aveva mostrato. In più, tutti si erano avvicinati per fare le congratulazioni ai due neogenitori. Eppure la festa era la sua! Sbuffò contrariata raggiungendo Tobias che incurante, anche lui, della nuova notizia, giocava bonario con un peluche.

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Capitolo 30
*** 30. ***


30.

Al suono del campanello, Bright si avviò versi la porta e l'aprì senza guardare chi fosse. Shade mostrò le due bottiglie di birra che aveva comprato durante il viaggio verso l'appartamento dell'amico. - Mi hanno sfrattato. Il primo pigiama party di Violet. -
Il biondino sorrise e lo fece entrare. Entrambi si adagiarono sul comodo divano di camoscio e accesero la tv. - Rein? -, chiese distrattamente il cobalto senza distogliere gli occhi dal programma sulle automobili. - È uscita qualche minuti fa per raggiungere tua moglie. -
Shade rise tra se. - Allora ho fatto bene ad andarmene. -
Non ricevendo alcuna risposta alla sottile battuta che aveva appena lanciato all'amico, si voltò finalmente per guardarlo. Bright aveva il viso tirato e gli occhi oscurati da un velo di tristezza. - Va tutto bene? -, chiese sorseggiando, poi, dalla bottiglia. Il sospiro del biondo sovrastò i suoni attutiti della televisione. - Voglio chiedere a Rein di sposarmi. -, ammise. Aspettò una reazione entusiasta da pare del cobalto che però non arrivò. - Ma? -, continuò, infatti, Shade. Bright si sistemò meglio sul divano. - Come hai fatto a capire che Fine sarebbe stata la donna della tua vita? -
L'amico alzò un sopracciglio, ironico, e prese tempo trangugiando ancora il liquido ambrato. - Ti ricordo che io, Fine, non la sopportavo. Non ho capito proprio un bel niente; è successo e basta. Sono stato travolto, e non solo metaforicamente. -, rispose meditabondo ma con il sorriso sulle labbra. Il biondo schioccò le labbra scocciato. - Il problema è proprio questo. Tutte le volte che voglio sfoderare quel dannato anello per chiedere la sua mano, qualcosa mi ferma. Sposarla è la cosa più razionare e logica da fare, dopo tanti anni che stiamo insieme e lei non vuole altro. Eppure, non sono sicuro sia la cosa giusta da fare. Non so se sono innamorato di lei. -
Shade scosse la testa e voltò lo sguardo verso la tv. - Sei ancora innamorato di Fine? -, chiese per poi portare la bottiglia alla bocca per dare all'amico il tempo di rispondere. Il liquido era quasi finito, ormai. - È tua moglie. -, disse laconico il biondo guardando sconcertato Shade. Finalmente le iridi scure del cobalto incontrarono quelle di Bright. - Il fatto che sia mia moglio non significa nulla. -
Entrambi si voltarono concentrandosi sul presentatore che nel piccolo schermo illustrava le potenzialità di una costosa macchina di lusso. Le risate del pubblico alle sue battute riempivano il silenzio che si era creato tra i due.
- Amo Rein, -, cominciò il biondo. - il suo modo di fare, l'ossessione per i vestiti e per il romanticismo. Su molte cose è autoritaria e molto irascibile ma sa anche coinvolgermi con la sua allegria e amarmi con dolcezza. Ho pensato anche io a questa cosa, al fatto di essere ancora innamorato di Fine e, per quanto tua moglie avrà sempre un ruolo importante nel mio cuore, non credo si tratti di quello.-
- E allora di cosa hai paura? -
Bright arricciò le labbra pensieroso. - Che mi prosciughi il portafogli? -, tentò sorridendo amaro, conscio di quella eventualità. Shade rise di gusto e guardò divertito l'amico. - Dai, sul serio! -
- Ho paura di non amarla come dovrei. Ho paura di stare insieme a lei per abitudine e non perché ci tengo davvero. Non fraintendermi: sono molto affezionato e le voglio bene ma come posso definire per certo che quello che provo è amore?-
Il cobalto si sporse sul divano e rubò all'amico la birra che era rimasta intoccata tra le sue mani nervose. La alzò silenzioso per brindare alla sua salute. - Io vi consiglio una vacanza. A me e Fine ha fatto bene. Abbiamo pure concepito un bambino. - e gli strizzò l'occhio per poi scolare la birra dalla bottiglia.



Ecco il capitolo, un po' diverso forse ma necessario. Volevo solo precisare che riferimenti ad avvenimenti passati non saranno direttamente spiegati. Ho voluto inserire alcuni elementi per un profettino che avevo in mente ma che non sono sicura realizzerò davvero. Per questo non mi dilungo a dare un senso ai piccoli indizi che vi ho lasciato, che  magari un giorno avrò modo di approfondire in una piccola ff. Ringrazio sempre chi segue e chi si prende sempre la briga di recensire (Julia sto parlando di te! XD)
Un bacio enorme, Ele.

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Capitolo 31
*** 31. ***


31.
 
- Alza il braccio! -, ordinò Fine, seduta sul bordo della vasca, guardando divertita la sua bambina. Il pancione ormai maturo era fasciato dalla solita salopette. Violet, nuda nell’acqua calda, alzò obbediente l’arto generando un verso schifato da parte della madre. – Che puzza! Hai le ascelle formaggiose! Da quant’è che non ti lavi, scimmietta? -, la incalzò avvicinando veloce le mani per farle il solletico. La piccola si dimenò generando onde e schizzi nella piccola vasca. Tra le risate cominciò a chiamare aiuto e una zazzera cobalto fece capolino sull’uscio. – Che cosa sta succedendo, principessa? -, domandò Shade alla bambina avvicinandosi curioso. Lanciò uno sguardo complice alla moglie che mollò la presa sulla piccola. – Papà! Papà! Ursula, la regina del mare, ha attaccato la nostra nave con i suoi tentacoli! -, urlò Violet con voce acuta ed eccitata mentre prendeva dalla cesta dei giochi, in un angolo del bagno, una piccola imbarcazione galleggiante. – Io sarei Ursula?! -, domandò Fine fingendosi offesa. Violet guardò timorosa la madre e annuì insicura. La rossa scoppiò a ridere e, togliendosi velocemente le calze, entrò nella vasca. Prese una spugna e con una voce tonante continuò: – Ursula ha parlato. La Principessa Violet deve lavarsi altrimenti inquinerà l’acqua del mare! Il mio sapone magico eliminerà tutta la sporcizia. -, e accucciandosi di fronte alla bambina cominciò a sfregarle i capelli.
 – Papà! Aiutami! Dobbiamo sconfiggerla! -, tentò la piccola stendendo le braccia verso il padre. Shade afferrò veloce lo sbruffino della doccia e accese l’acqua. Un getto freddò investì la donna, concentrata a lavare la figlia, che cominciò a urlare in direzione del marito. - Grande, Papi!-, lo incitò Violet contenta.
 – Shade! Stai bagnando ovunque! –, inveì, invece, la rossa uscendo piano dalla vasca.
- Tanto non sarò io a pulire. -, le rispose ironico il cobalto. Fine lo guardò imbufalita. I loro occhi s’incrociarono per un secondo e Shade capì che era nei guai. Si girò veloce e iniziò a correre fuori dal bagno mentre la moglie lo inseguiva con la spugna insaponata. – Fermati! Criminale! –
Violet, finalmente sola, giocava tranquilla con la sua nave pirata contenta di aver schivato gli sfregamenti di spugna della madre e l’ennesimo noioso bagnetto, mentre i rumori provenienti dall’altra stanza suggerivano l’inizio di una sanguinosa lotta.

 

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Capitolo 32
*** 32. ***


32.
 
Violet, in punta di piedi contro il muro, cercava di lanciare uno sguardo al di là dell’alto vetro. Tentò con un salto e per qualche secondo le sembrò di vedere qualcosa. Poi, sentì due braccia cingerle la vita e, finalmente, venne issata oltre il suo ostacolo. Avvicinò il viso al vetro mentre il nasino, spiaccicato sulla superficie, assumeva una buffa forma.
 – Perché il mio fratellino è marrone? -, chiese cantilenante osservando un bambino di colore proprio davanti a se. Shade ridacchiò.
– Lui è il figlio della signora che sta accanto alla mamma. Gabriel è questo. -, e spostò leggermente la piccola verso destra.
Violet osservava incuriosita il fagottino, riposto in un piccolo letto. Le gambine, sottili e agili, si muovevano, insieme alle braccia, scatenandosi in tutte le direzioni. La voce stridula arrivava attutita alle orecchie degli osservatori.
 – Sta piangendo. -, commentò la  rossa non ricevendo risposta dal padre. Si voltò appena verso di lui. – E’ proprio bruttino, sembra una ranocchia. -, decise.
I capelli blu, sparati per aria, contornavano un viso raggrinzito, e la bocca spalancata in un urlo non alleviava l’immagine.
– Hai ragione, Violet. E’ proprio brutto. -, annuì convinto Shade mentre entrambi tornavano a posare gli occhi, curiosi e ipnotizzati, sulla creatura.

 

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Capitolo 33
*** 33. ***


33.
 
Il silenzio improvviso che era calato nella casa riportò Fine alla realtà. Bloccò il pelapatate a mezz’aria e rizzò le orecchie in cerca di qualche rumore. Violet era un’adorabile e vivace bambina di cinque anni: si zittiva solo per mangiare, e, spesso, nemmeno con del cibo in bocca placava la sua lingua. Quella quiete era oltremodo sospetta. Poggiò patata e attrezzo nel lavandino, spense l’acqua e si asciugò le mani nel piccolo grembiule che indossava. Non che fosse diventata brava a cucinare ma aveva imparato ad arrangiarsi per chetare la fame delle sue creature. Si avviò circospetta verso il salotto, dove, sapeva, si trovava la bambina. Nel caos dovuto a giocattoli e peluche, mancava la sua zazzera rossa. Un piccolo vagito fece voltare il viso della donna verso la stanza matrimoniale, dove Gabriel stava dormendo placidamente; o almeno così sperava. Si avvicinò alla porta, leggermente socchiusa, e spiò dentro cercando di non farsi notare. Sulle sue labbra nacque un sorriso radioso e spontaneo. La piccola Violet, seduta sul lettone, aveva avvicinato la culla del fratellino a se. Il bambino muoveva piano le gambine e le braccia accennando sul viso sorrisi e piccoli vagiti di soddisfazione. Teneva stretta tra le manine un dito della rossa che si portava regolarmente alla bocca per succhiare. Intanto, la bambina, si dispensava in boccacce e suoni divertenti, per farlo calmare. Fine si appoggiò troppo alla porta che si aprì rivelando la sua figura. Violet si voltò di scatto, spaventata e allontanando le mani dal giaciglio del neonato.
- Mamma! Gabriel stava piangendo! -, si scusò timorosa.
La donna le regalò un dolce sorriso e si sedette accanto a lei sul letto.
- Sei stata bravissima Violet. Vuoi tenerlo in braccio? -, domandò la rossa più grande.
Gabriel aveva solo pochi mesi ed era ancora troppo fragile per stare tra le braccia di Violet, la quale non aveva una presa sicura; ma Fine sapeva quando ci tenesse. Si alzò e prese il figlio facendo scivolare le mani sotto la sua nuca e il bacino. Gli occhi cobalto del piccolo sorrisero raggianti nel riconoscere il volto della madre e si lasciò andare in un vagito rilassato. Poi, la rossa posò tra le braccia della bambina il fagotto, aiutandola a sorreggerlo.
- Ciao Gabriel! -, esclamò entusiasta questa accarezzandogli lievemente una guancina. – Ti voglio bene! -, disse ancora e posò sul nasino del pargolo un dolce bacio.
 
 

 

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Capitolo 34
*** 34. ***


34.
 
- Fine... –, la voce isterica della sorella le fece alzare lo sguardo e incontrò le iridi celesti colme di panico.
La rossa iniziò a scuotere la testa rassegnata e decisa.
- Non ci provare Rein. Non mi rovinerai per l’ennesima volta il trucco. –
La donna dai capelli azzurri lanciò uno sguardo alla sua stessa figura nello specchio, fasciata da un principesco abito avorio. La vista cominciò a offuscarsi mentre nella stanza rimbalzava un acuto singhiozzo. Fine sospirò, alzando gli occhi al cielo, e lasciò i bottoni del delicato corpetto che stava richiudendo sulla schiena.
- Vado a chiamare la truccatrice. -, guardò con finta severità l’azzurra tramite lo specchio. – Vedi di non sciupare l’acconciatura. –
Si diresse, poi, verso la porta seguita da un trotterellante e incerto Gabriel che non abbandonava mai la gonna materna.
– Non posso credere stia succedendo davvero. -, sussurrò tra se Rein passandosi il dorso della mano sotto il naso gocciolante.
Uno strattone al vestito la riportò alla realtà. Abbasso lo sguardo dal suo piccolo piedistallo e scorse, tra il tulle voluminoso, le iridi cobalto di Violet. Questa le stava porgendo una scatola di fazzoletti con un dolce sorriso. La zia si abbassò leggermente per afferrare la carta e affondarvi il viso.
- Zia Rein devi stare tranquilla! Sei bellissima! Lo zio Bright è felicissimo di sposarti, sai? –
- Dici? –
Spiò la nipotina da dietro il fazzoletto mentre si lasciava andare in un verso nervoso.
Vide la testolina rossa annuire convinta mentre i piccoli boccoli che le circondavano il viso si muovevano con lei. Violet passò le mani tra il tulle rosa del suo vestito, troppo simile a quello della zia, in adorazione dei piccoli brillantini che s’intravedevano con la luce.
- Prima stava dicendo al mio papino che è l’uomo più fortunato del mondo. Papà diceva di essere lui l’uomo più fortunato ed io gli do ragione perché la mamma è fantastica ma anche tu sei fantastica zia, solo che non sei la mamma. Capito? -
L’azzurra strabuzzò appena gli occhi per poi scoppiare a ridere. Si abbassò all’altezza di Violet.
- Grazie, tesoro. -, disse, solo, lasciandole un casto bacio sulla guancina.




Buonasera!
Ecco a voi l'aggiornamento, miracolosamente puntuale!
Per chi segue anche The Rebel vi comunico che il capitolo è ancora in fase di stesura... in questo periodo ho gli esami e sono davvero sotto con lo studio, per cui non sono riuscita a scrivere ciò che dovevo. Al contrario Viola con dolcezza e Una come te sono molto leggere e non mi occupano troppo tempo.

Questa ff sta volgendo al termine... mancano tre capitoli alla fine e spero di sentire ancora la vostra opinione!
Un bacione a tutti e soprattutto a chi si prende ogni tanto la briga di recensire!
Ele


 

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Capitolo 35
*** 35. ***


35.
 
Shade portò uno sguardo disperato alla moglie che, invece, gli sorrise incoraggiante.
- Che devo fare? -, domandò incerto passandosi malamente una mano tra i capelli spettinati. Le sue iridi scure si posarono sulla fragile figura che piangeva con la testa nel cuscino.
- Mi sento in colpa per averla sgridata! -, esclamò ancora appoggiando il capo sulla spalla di Fine. Questa gli accarezzò appena il mento.
- Devi solo fargli capire perché l’hai fatto, Shade. E’ una bambina intelligente. –
- Di sicuro non è una dote che ha preso da te. -, sussurrò con un sorriso di scherno sulle labbra.
La rossa gli diede uno spintone, regalandogli una linguaccia. L’uomo fece un passo di troppo e finì nella stanza della figlia. La piccola si voltò verso di lui stupita per, poi, grugnire e tornare a fissare il copriletto. Shade si voltò verso Fine con una smorfia sconfortata. La donna fece spallucce, offesa dalla battuta del marito, e lo abbandonò in quella che avevano soprannominato “La tana del leone”. Il cobalto sospirò pesantemente, sedendosi sul lettino rosa di Violet.
- Tesoro… -, cominciò. Il suo richiamo fu bellamente ignorato ma notò dalla sua postura irrigidita che la bambina lo stava ascoltando. – Quello che hai fatto è pericoloso. –
La piccola rossa si voltò, ora, verso di lui, scandalizzata. – Stavamo solo giocando! –
Shade scosse la testa con un sorriso che doveva essere rassicurante ma che si trasformò in un ghigno insicuro.
– So che non l’hai fatto apposta ma Gabriel è ancora piccolo per giocare agli indiani. Le corde lo stringevano troppo e lui si è spaventato, come me e mamma. –
Le iridi cobalto della figlia tornarono a scrutare, risentite, le stelle ricamate sulla coperta. Shade le passò una mano tra i capelli, accarezzandole, poi, il viso.
- Hai fatto degli ottimi nodi però. -, le disse strizzandole l’occhio. – Che dici se per giocare con la corda chiedi a papà, invece di far diventare tuo fratello un salamino? –
La bimba tornò a sorridere raggiante e si concesse una risatina alla battuta del cobalto.
– Va bene! Grazie papà! -, e si lanciò tra le sue braccia asciugando sulla sua spalla gli ultimi umidi residui di frustrazione.
 



Buongiorno popolo!
Ho deciso di aggiorna prima perchè in questi giorni parto per il mare e non ho tempo per pubblicare!
Mancano ancora due capitoli alla fine!

 

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Capitolo 36
*** 36. ***


36.
 
Nonostante i vagiti disperati del bambino che Shade teneva stretto tra le braccia, accarezzò lievemente il suo piccolo viso e sorrise dolcemente. Lo cullò per qualche minuto senza lasciare il contatto visivo e, infine, il bambino chiuse gli occhi rilassato.
- Ormai sei un vero maestro nell’arte del fare il papà. -, lo richiamò una voce accanto a sè.
Non si voltò nemmeno e posò il fagotto tra i cuscini di una calda culla.
- Fidati, non s’impara mai abbastanza. –
Finalmente, prestò attenzione al suo interlocutore e incontrò le sue iridi cremisi circondate da profonde occhiaie. Il cobalto rise tra sè e diede a Bright una pacca sulla spalla.
- Io e Rein è da giorni che non dormiamo. Almeno oggi siamo riusciti a rilassarci grazie a te e Fine. –
- Fine ha una predisposizione per i bambini. Con mia sorella è sempre andata particolarmente d’accordo e, anche ora che è mamma, non ha abbandonato del tutto la sua ingenuità. –
Dopo quelle parole, Shade portò lo sguardo all’orizzonte. Lui e Bright erano seduti ai margini di un enorme prato e si beavano delle ultime ore di quel pomeriggio in montagna. Le urla e gli schiamazzi di Violet e Gabriel giungevano alle loro orecchie portati da una leggera brezza estiva. Sorrise. La bambina si prodigava in capriole e ruote, correndo a piedi nudi sull’erba, mentre il piccolo cobalto la seguiva cercando di imitarla: il risultato erano simpatici capitomboli e rotoloni nel verde che scatenavano le risate di Fine e Rein, giudici in quella strana gara di ginnastica. Vide la moglie avvicinarsi a Violet per dirle qualcosa, per poi esibirsi in una verticale. I due bambini guardarono entusiasti la madre e scoppiarono in un applauso. Corsero verso di lei. Violet le saltò in braccio ma la madre non riuscì a tenerla, cadendo a terra. Gabriel non si tirò indietro, lanciandosi sui corpi stesi di Fine e la sorella maggiore. Si rialzarono, ridendo. La bimba guardò con fare complice l’altra rossa e si alzarono velocemente per piombarsi su Rein. La sommersero in un attimo mentre l’azzurra urlava divertita. Gabriel, poco dopo, le raggiunse lanciandosi a sua volta sulla zia.
Sia Bright sia Shade si ritrovarono a ridere a quella scena.
- Sai Shade, credo che nonostante siano cresciute, quelle due non cambieranno mai. -
 


Ed ecco il penultimo capitolo di questa lunga e dolce ff... godetevelo che settimana prossima siamo alla fine!
Ringrazio davvero tutti quelli che mi seguono, siete in tantissimi! e soprattutto, le dolcissime ragazze che non mi mancano di far sapere la loro opinione! Al prossimo e ultimo appuntamento!
Ele

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Capitolo 37
*** 37. ***


37.
 
- Mamma! Dobbiamo andare! -, urlò Violet dalla sua cameretta.
Sentì lo strombazzare del padre da sotto la finestra. Stava giusto chiudendo le cinghie dello zainetto colorato, quando Fine spuntò sullo stipite con, in braccio, Gabriel.
 - Sei pronta?- chiese distratta dondolando il bambino piangente.
La bambina annuì e corse verso l'entrata della casa, dove la porta era già aperta. Sentì la madre dietro di sè agguantare borsa, chiavi e il peluche del piccolo cobalto che si dimenava contrariato. Scesero insieme le scale e salirono sull'auto, mentre Shade tamburellava impaziente le dita sul volante.
- Siamo in ritardo!-, sbraitò guardando l’ora sul cruscotto.
Fine, lanciata verso i sedili posteriori, cercava di legare Gabriel al seggiolino e farlo calmare.
- Su, Fagiolino! Guarda quante auto ci sono! BRUM! -, imitò Fine mentre il bimbo finalmente si calmava guardando fuori dal finestrino e indicando tutte le macchine che vedeva.
Intanto, l'attenzione della madre fu catturata dalla bambina seduta lì accanto.
- Ehi, tesoro! Sei agitata? -
Violet guardava ostinatamente a terra, lisciandosi la gonna della divisa e sistemandosi nervosa il cappellino. - Vedrai che andrà tutto bene. Ti farai un sacco di amici e, poi, c'è anche Tobias. -
- Hai portato tutto? -, intervenne Shade, osservando la scena dallo specchietto.
La moglie lo guardò scocciata.
 - Oh, dai! Non è importante! -
Eppure, la bambina granò gli occhi, terrorizzata.
- Ho dimenticato l'astuccio! Sapevo che c'era qualcosa che non andava! -, urlò.
Il cobalto freno bruscamente e sterzò per un’inversione di marcia.
 - Che stai facendo Shade? -, sbraitò la rossa terrorizzata.
Gabriel, intanto, aveva smesso di lamentarsi e se la rideva di gusto per le manovre del padre e le grida della madre.
- Non abbiamo tempo di tornare a casa! Siamo in ritardo! -
- Ma ha dimenticato l'astuccio! -, puntualizzò il cobalto mentre schiacciava sull'acceleratore.
- Le presteranno una penna! -
- Vai papà! Più veloce! -, incitò Violet l'uomo, entusiasta e agitata.
- Non può andare senza astuccio il primo giorno di scuola! -
- A me è successo proprio così. -, borbottò Fine incrociando le braccia.
Shade sorrise.
 - Infatti, sei sempre stata un genio nello studio. -
La moglie gli regalò uno sguardo oltraggiato, ma ormai erano tornati nel vialetto di casa. Lei e Violet corsero fuori dall'abitacolo e tornarono poco dopo, trionfanti, con il famoso astuccio tra le mani.
- Abbiamo meno di cinque minuti per arrivare a scuola. -, disse Fine al marito.
La macchina sfrecciava veloce tra il traffico delle otto. Tra clacson, insulti e scorciatoie arrivarono finalmente, quasi puntuali, davanti al cancello della scuola elementare. La campanella era già suonata ma c'erano ancora bambini che entravano.
- Allora sei pronta? -, chiese Shade alla figlia con un sorriso rassicurante.
La bimba annuì determinata con quegli occhi così simili ai suoi cobalto. I capelli rossi erano allacciati in due codine basse che gli ricordarono tanto Fine quando era giovane. La moglie, invece, accucciata a terra, stava infilando la camicia della divisa nella corta gonnellina alla marinara e sistemava le spalline dello zainetto, mentre Gabriel si era allacciato ai pantaloni del padre.
La rossa prese il viso di Violet tra le mani e la guardò dolcemente.
 - Andrai benissimo, piccola mia! –
Le schioccò un bacio sulla guancia.
 - Mamma! -, cantilenò quella, - Sono grande ormai! -
- Su, vai ora! - la incitò Shade e la piccola rossa corse attraverso i cancelli della scuola.
Si voltò appena per salutarli con la mano, poi sparì inghiottita nell'edificio. Fine prese in braccio il bambino e guardò con un sorriso nostalgico il marito.
- La nostra dolce Violet sta crescendo davvero. -
Scovò negli occhi cobalto una leggera umidità.
Fine scoppiò a ridere.
- Ti viene da piangere? -
Shade scostò lo sguardo seccato.
 - No, è lo smog. -
La rossa alzò gli occhi al cielo sorridendo ancora e si accoccolò sul petto del marito. Gabriel, schiacciato tra i due corpi, si dimenò appena. Le iridi cremisi di Fine incontrarono quelle cobalto di Shade.
- Ti amo. -, disse solo ricevendo per risposta un sorriso aperto e luminoso.
Mano nella mano, si avviarono verso la macchina che nella fretta avevano lasciato in seconda fila.
 



Angolo dell'autrice:
eccoci con l'ultimo capitolo di questa lunga ff. Non so bene cosa dire, in realtà. Questa storia è nata in un momento di nullafacenza e bisogno di staccare da ff più pesanti che mi stavano prendendo anima e corpo. Ci sono state tante pause, momenti di poca ispirazione, ma alla fine sono riuscita ad arrivare alla fine. E' come se mi trovassi anche io a guardare da lontano, insieme a Fine e Shade, Violet che corre verso l'entrata della scuola insieme. Ho visto crescere, e ho reso partecipi anche voi, la mia piccola, stramba e dolce creatura, nata da un parto mentale forse un po' azzardato ma che invece ha riscosso un dicreto apprezzamento. Nonostante le poche recensioni che comunque non sono mai mancate (grazie, soprattutto, a Julia_Phantomhive) questa ff è seguita da ben 32 persone e preferita da 15, per cui davvero grazie di cuore! Fine e Shade sono quel tipo di personaggi che si possono adattare a qualsiasi situazione e vederli genitori credo sia una novità per questo fandom... ad alcuni saranno potuti semprare poco IC ma è semplicemente la mia visione di una possibile continuazione della loro storia. L'obiettivo di questa ff non è mai stato di sconvolgere il lettore ma solo di regalare un momento di serenità in una storia in cui l'amore trionfa su tutti i fronti e in cui c'è un sacco di dolcezza. Spero che in un modo o nell'altro il mio messaggio vi sia arrivato, spero di essere riuscita a strapparvi un sorriso, una risata e di avervi fatto sognare con le mie poche e semplici parole. Quest'ultimo capitolo non è una fine ma un inizio che tiene aperta la possibilità di una continuazione (o di una ripresa del passato come accennavo negli altri capitoli) o anche solo la libertà di viaggiare con la fantasia e immaginare possibili alternative, scenari, storie...
Vi ringrazio ancora e infinitamente per avermi seguito e per il vostro sostegno (silenzioso o meno)!
Un bacione enorme
Ele

 

 

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