Happy Briday!

di Lyerenshadow_nekkun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Are you lonesome tonight? ***
Capitolo 2: *** Spare Water! Ossia il giorno in cui Maiyumi Jinguji convinse Kaito Hijirikawa a risparmiare l'acqua e aiutare il pianeta. ***
Capitolo 3: *** Masochistici modi per non farsi perdonare... o no? ***
Capitolo 4: *** Un incontro speciale ***



Capitolo 1
*** Are you lonesome tonight? ***


Are you lonesome tonight?
 




Era partito tutto da uno stupido messaggio di Jinguji.

Da - Ren Jinguji.
Ore – 00:43
Hijirikawa, ho bisogno del tuo aiuto.
Credevo di potercela fare da solo ma la ricerca si sta rivelando più difficile del previsto.
Ho perso una cosa di vitale importanza qui fuori, in giardino. Potresti venire a darmi una mano?
Grazie in anticipo!
 
Inutile dire che la cosa gli era puzzata, quindi fece la cosa che ritenne più saggia: ignorare quell’idiota e il suo messaggio altrettanto idiota. Peccato che a quel dannato SMS ne seguirono altri – sedici, per l’esattezza -, e il blu si vide costretto ad alzarsi dal letto, cercando di fare il minimo rumore possibile per evitare di svegliare Kurosaki-san, dando una sistemata al kimono che aveva indosso prima di uscire all’aria aperta.
Si guardò attorno, portandosi una mano alla bocca quando sentì il bisogno di sbadigliare, cercando assonnato la figura di Ren. Che cosa poteva aver perso poi, di così importante? Un elastico per capelli?
Non fece in tempo a formulare un’altra ipotesi che delle braccia assai familiari gli avvolsero la vita da dietro, facendogli prendere un colpo.
«Are you lonesome, tonight?~» intonò Ren a bassa voce, all’orecchio di Masato, e quest’ultimo riconobbe subito la canzone – una tra le preferite occidentali di Ren -, avvertendo al contempo un brivido corrergli veloce lungo alla schiena nel sentire così vicino la voce calda del compagno.
«J-Jinguji?»
Quest’ultimo sogghignò a quella reazione, appoggiando il mento sulla sua spalla. «Do you miss me tonight?~» continuò a cantare, portandolo ancora un po’ verso di sé. «Are you sorry we drifted apart?~»
Esitante, Masato posò le mani sugli avambracci del ragazzo, assumendo un’espressione accigliata. «Non mi sembra il momento di cantare Elvis Presley, Jinguji. Spiegami il motivo per cui mi hai svegliato nel cuore della notte, vedrò di cercare di esserti d’aiuto.»
Quando però tutto ciò che ottenne in risposta fu uno sbuffo divertito da parte dell’interpellato, Masato capì che quello sciocco del suo compagno di stanza non aveva perso nulla, quindi, annoiato, aveva deciso di prenderlo in giro per farsi quattro risate. Fantastico.
«Sei davvero un immaturo.» si divincolò dalla sua presa, liberandosi con successo.
«Andiamo, Hijirikawa, era solo un innocente scherzo.»
«Domani dobbiamo lavorare, se te ne fossi scordato. Non ho tempo da perdere con le tue stupidaggini.» gli voltò le spalle, infilando le mani nelle maniche del kimono. Fece un primo passo, pronto a ritornare in camera, sotto le calde coperte, ma la mano che Ren gli mise sulla sua spalla lo bloccò.
«Cosa c’è? Faresti meglio a venire anche tu.»
Il ragazzo rafforzò la presa, ottenendo così il risultato di ritrovarselo di nuovo faccia a faccia. «Jinguji?»
«L’hai detto tu stesso, Hijirikawa. Domani dobbiamo lavorare. E anche domani non verremo graziati di una sola pausa, e non potremo vederci… ancora. E dopodomani? La stessa identica cosa. E il giorno dopo ancora? Idem. Ciò che tu hai chiamato stupidaggine era solo un pretesto per passare del tempo assieme. Non è quello che vuoi anche tu?» gli domandò, porgendogli una mano, un sorriso sincero ad increspargli le labbra. Un sorriso a cui Masato si era scoperto essere debole, per quello si ritrovò ad allungare la mano verso quella dell’altro senza pensarci due volte. Gli angoli della bocca di Ren si allargarono ulteriormente, e senza indugiare oltre attirò a sé il blu, passandogli una mano dietro alla schiena.
Masato arrossì, posando la mano libera sul petto del ragazzo, lasciando che alcune ciocche di capelli nascondessero il suo viso imbarazzato. «È quello che voglio.» confessò con un filo di voce, lasciando Ren gli spostasse i capelli dietro l’orecchio, lasciando che i raggi lunari illuminassero quella pelle così morbida e candida, rendendola ancora più perfetta agli occhi di Ren.
«Sei bellissimo, Hijirikawa.» disse, strofinando con leggeri tocchi della punta del naso una sua guancia. «Ti va di ballare?» propose, ma prima ancora di ricevere una risposta affermativa, Ren iniziò a muoversi attorno a un cespuglio ornato di fiori colorati e profumati, non dimenticandosi naturalmente di stringere tra le sue braccia il blu.
«Un bell’appuntamento, non trovi?» ci scherzò su, mentre Masato lo fulminava con lo sguardo, lanciando occhiate da tutte le parti per assicurarsi che nessuno stesse assistendo alla scena. Non che credesse davvero che potesse esserci qualcuno di sveglio a quell’ora, ma con i loro compagni e i senpai non si poteva escludere nulla.
«La prossima volta evita di mentirmi, però. E cerchiamo di organizzare qualcosa alla luce del giorno.»
«Quindi non sei arrabbiato a tal punto dal vietarmi un’altra uscita.» ghignò, facendolo arrossire per la seconda volta. Era ovvio che non ce l’avesse con lui, come poteva dopo la giustificazione che aveva dato a tutto ciò?
Masato spostò le mani sulle sue spalle, alzandosi di poco sulle punte per stampargli un bacio sulla guancia. «N-non sono a-arrabbiato.»
Intenerito da quel gesto così audace da parte sua, Ren decise di spingersi un po’ più in là, alzandogli con due dita il mento, unendo le loro labbra in un casto bacio, per il momento. Un passo alla volta.
«Mi sei mancato in questi giorni, Hijirikawa.» confessò, accarezzando con un pollice una delle gote arrossate, sentendone piacevolmente il calore.
Masato accennò ad un sorriso, inclinando di poco il capo di lato, con gli occhi chiusi, ricercando il palmo aperto della mano di Ren su tutta la sua guancia.
«A-Anche tu, Jinguji.»
 
 
 


 
Angolo autrice:

E dopo ciò posso dire di non essere in grado di scrivere RenMasa. Scusa se non sono riuscita a creare chissà quale storia e di non essere stata in grado di renderli alla perfezione come invece tu sei bravissima a fare! **
Non posso far altro che sperare che possa piacerti e augurarti ancora un felice compleanno, Moglia!
Auguri di tutto cuore! :33
*afferra Reiji e Ranmaru e comincia a cantare tanti auguri a te insieme a loro, nonostante il caro Ran-Ran stia cercando di fuggire*  
Tsunmaru è sempre il solito XD

Tua, 
Takkun TsunMoglia~
 

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Capitolo 2
*** Spare Water! Ossia il giorno in cui Maiyumi Jinguji convinse Kaito Hijirikawa a risparmiare l'acqua e aiutare il pianeta. ***


Spare water!
Ossia il giorno in cui Maiyumi Jinguji convinse Kaito Hijirikawa a risparmiare l'acqua e aiutare il pianeta

Kaito aprì lentamente gli occhi, sentendo qualcosa di tiepido al suo fianco.
Impiegò qualche secondo a realizzare quello che era successo la notte prima, e nel momento in cui spostò lo sguardo verso l’origine di quel calore, non poté fare a meno di sentire un sorrisino che gli si formava sulle labbra.
I capelli biondi di Maiyumi erano sparsi sul viso di lei e un po’ anche sul suo petto, e quando glieli spostò delicatamente fu graziato dalla vista del suo volto totalmente rilassato, le labbra rosee appena dischiuse e le guance leggermente arrossate.
Il suo profumo gli aveva riempito le narici, e in tutta onestà la cosa non gli dispiaceva affatto: l’odore che caratterizzava Maiyumi, qualcosa che ricordava le fragole e l’erba bagnata, era lo stesso da che riuscisse a ricordare.
La ragazza si mosse appena, solo per posare meglio la testa sul suo petto nudo, all’altezza del cuore, e stringerlo un po’ più forte, ma non diede cenni di svegliarsi, così Kaito poté continuare ad ammirare i lineamenti dolci del suo viso, le linee morbide del suo corpo.
Arrossì appena nel ricordare i tocchi avidi ma leggeri, i baci pieni di bramosia e le occhiate con cui aveva percorso tutto quel corpo, nudo e vulnerabile sotto di lui, che vibrava di piacere ad ogni contatto; ricordava la voce sottile e calda di Maiyumi chiamare il suo nome, soffocare dei gemiti contro la sua pelle e sussurrare “ti amo”, così come ricordava la sua, roca e trattenuta.
Era stato terrorizzato all’idea di farle male, aveva esitato ad entrare in lei, chiedendole mille volte - fra un bacio e l’altro - se era veramente sicura, aveva trattenuto ogni suo istinto e spinta di desiderio mentre si muoveva, il suo corpo chiedeva di poter godere, di lasciarsi andare, di provare un piacere che non aveva ancora provato, ma la sua prima e unica preoccupazione era stata lei.
Maiyumi lo provocava, gli tirava i capelli e gli succhiava la pelle vicino all’orecchio, si stringeva a lui con dei piccoli mormorii sommessi, chiedendo più contatto, ma
 
Kaito aveva continuato a trattenersi, lasciando provare piacere a lei, mettendola a suo agio, chiamandola e sfiorandola dolcemente quando la sentiva sussultare di dolore.
Solo dopo essere riuscito ad appagarla si era lasciato andare, per poi uscire lentamente.
«’Giorno».
La voce assonnata della ragazza lo riportò al presente, e il sorriso che gli regalò, con un occhio socchiuso e l’altro ancora chiuso, gli strappò una risatina divertita ma dolce:
«Buongiorno, bella addormentata», replicò, sfiorandole il viso con un dito, al che la ragazza aprì entrambi gli occhi. «Come stai? Ti… ti fa male qualcosa?».
Maiyumi alzò gli occhi al cielo e sorrise, allungandosi su di lui per sfiorargli le labbra:
«Come credo di averti detto ieri, non sono mai stata meglio», ghignò.
Kaito inarcò un sopracciglio e le rivolse un sorrisino.
«Non credo tu abbia propriamente parlato, ieri sera», disse, per poi ricevere un colpo a metà fra il divertito e l’indignato sul petto.
«Oh dai, allora diciamo che te l’ho fatto capire!» replicò Maiyumi, voltandosi su un fianco e fingendosi piccata, farsa che andò a farsi benedire nel momento in cui Kaito si rannicchiò dietro di lei e la tenne stretta contro il suo addome.
«Pardon, mademoiselle», sussurrò vicino al suo orecchio, sorridendo quando la sentì venire attraversata da un brivido.
«Forse ti perdonerò. Forse», replicò, voltando il viso quel minimo che serviva a rubargli un bacio dalle labbra.
«Quel forse mi preoccupa», rispose il ragazzo, prima di spostare le mani sui suoi fianchi e cominciando a farle il solletico, soddisfatto di sentirla ridere e divincolarsi.
Finirono col rotolare uno sopra l’altra, e si fermarono per un momento, rivivendo la sera precedente con due sorrisi identici sulle labbra.
Maiyumi allungò una mano verso il viso dell’altro e, dopo averlo sfiorato, fece scivolare più in alto le mani e le intrecciò ai suoi capelli, per poi tirargli il capo verso di lei, facendo incontrare le loro labbra per poter permettere alle sue di giocarci ancora una volta. Sentì una mano del ragazzo andare a circondarle una guancia, schermandola dalla luce del sole che entrava dalla finestra, mentre l’altra si infilava sotto il suo busto e la spingeva a incontrare il petto del ragazzo.
«M-meglio fermarci», sussurrò lui dopo un po’, con il viso arrossato e il respiro leggermente affannato, con il collo che ora sfoggiava un altro marchio rosso e trionfante su di sé.
«Perché? Non vuoi fare un altro round?» ridacchiò lei, spostandosi i capelli dal collo.
Kaito sbuffò e alzò gli occhi al cielo:
«Maimi, abbiamo le prove a mezzogiorno, e adesso sono le undici», rise.
«Beh in un’ora si può…»
«Un’ora è il tempo che impieghi tu a vestirti, siamo praticamente in ritardo!» con quello, Kaito scosse la testa e si alzò, ignorando i commentini divertiti della ragazza ancora sdraiata a letto.
«Va bene, senti, io devo farmi una doccia, tu…»
Il ragazzo non fece in tempo a finire che già Maiyumi era corsa in bagno e si era ficcata nel box doccia.
«Che stai…?»
«Devo farmi anche io una doccia, quindi ora faremo la doccia insieme e risparmieremo un po’ d’acqua, non sai che è una risorsa preziosa e limitata? Non bisogna sprecarne nemmeno una doccia!» l’espressione volutamente saccente di Maiyumi fu quello che convinse Kaito ad infilarsi nel box insieme a lei e aprire l’acqua gelida, strappandole un urletto di sorpresa.
«Va bene. Ma devi sapere che la mattina io faccio la doccia gelida», le comunicò con un sorriso sadico, lei per tutta risposta gli si aggrappò addosso, circondandogli il collo con le braccia:
«Va benissimo, vorrà dire che ci penserò io a renderla… hot».
Inutile dire che, un’ora dopo, Hayato ricevette un messaggio da parte di Kaito che lo mandò su tutte le furie.
«Lui e Maiyumi arrivano più tardi, dicono di iniziare le prove senza di loro», comunicò agli altri, con piglio stizzito.
Piglio che scomparve dalla sua faccia quando Aoi lo abbracciò da dietro e gli posò il viso sulla spalla, alzandosi sulle punte per farlo.
«Dai Haya-kun… possiamo sempre ingannare l’attesa nel tuo camerino…» sussurrò malizioso, prima di ridacchiare divertito.
Hayato alzò gli occhi al cielo e si rigirò nel suo abbraccio, arricciando le labbra e scuotendo la testa:
«Sei incorreggibile, tu».
 
*********************************************
OOOOkkk non è proprio un nuovo capitolo degli SK ma…

È Kaiyumi! :D  ^^ *tenta di arruffianarsi per non farsi malmenare da Lyel* … e anche Hayaoi! *ulteriori tentativi*
A parte gli scherzi, questa piccola cosssssssssssssa è per augurarti un felice compleanno!! ;D
Ti voglio benee!!! <3
AUGUUUURI IMOUTO-CHAAAAAN!!!!
Starchan
P.S. in TUO onore, NIENTE angst! Solo taaaaanto fluff….
P.P.S. Per chi si stesse chiedendo chi accidenti è sta gente, la risposta è “lui è il figlio di Masa, lei la figlia di Ren”, per maggiori informazioni chiedere a Starchan ^^

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Capitolo 3
*** Masochistici modi per non farsi perdonare... o no? ***


Masochistici modi per non farsi perdonare... o no?
 
Si chiuse lentamente la porta alle spalle, un tonfo sordo appena accennato risuonò tra le pareti della camera in ombra. Solo una fioca luce irradiava dalla finestra, segno che la luna era alta nel cielo e quella notte era sereno.
Cercò di abituare gli occhi al buio prima di cominciare a muoversi piano, spogliandosi nel frattempo degli abiti che aveva indossato dalla mattina. Era così stanco che - ne era certo - sarebbe crollato in un sonno profondo non appena avesse poggiato la testa sul cuscino.
Si sedette sul letto, pronto per stendercisi sopra, quando lo vide. I suoi capelli chiari scomposti sul cuscino, la sua aria rilassata e - sembrava - felice. Si distese al fianco del corpo dell'altro, i loro visi così vicini che bastava sporgersi un poco per chiudere la distanza.
Ma Syo non voleva avvicinarsi troppo ad Ai, non voleva svegliarlo perché anche il solo poterlo guardare mentre dormiva era per lui una preziosa concessione.
Quella notte evidentemente non sarebbe riuscito a chiudere occhio così in fretta. C'era qualcosa, o meglio, qualcuno che lo stava tenendo fin troppo distratto e lui, certamente, non avrebbe potuto chiedere di meglio. Aveva anche scordato il sonno in quel momento.
Sentiva il suo respiro caldo sulla pelle, poteva scorgere il profilo del suo viso lievemente illuminato dalla luce della luna, così candido, etereo quasi; le sue labbra, a pochi centimetri da lui, umide e leggermente schiuse... gli facevano venir voglia di baciarle. Sembrava un sogno e di certo non avrebbe voluto svegliarsi.
Ma per potersi svegliare si sarebbe anche dovuto addormentare... però non stava dormendo, era ancora sveglio a guardare il suo ragazzo dormire. E allora perché si stava preoccupando dello svegliarsi se lui sveglio lo era già?!
Ok, forse il sonno stava prendendo il sopravvento, faceva dei pensieri troppo assurdi perché potessero essere fatti da sveglio. O no...?
Scosse la testa vigorosamente sul cuscino per scrollarsi da tutti quei pensieri e, quando tornò con lo sguardo sul ragazzo steso al suo fianco, due occhi ciano illuminati appena dalla luce della luna furono l'unica cosa che notò a primo impatto.
Bene, adesso aveva anche svegliato Ai.
《Syo. Ti stai muovendo troppo.》 L'aveva forse fatto arrabbiare? Era il caso di cominciare a preoccuparsi? E allora perché non faceva altro che pensare a quanto gli fosse mancata la voce di Ai, dal momento che non la sentiva da quella mattina? Era forse masochismo il suo?
《Ma mi stai ascoltando? Syo?!》 Sì, decisamente il suo doveva essere masochismo. Sapeva quanto Ai odiasse essere ignorato, eppure per qualche strano motivo dovuto... al caso?, stava proprio facendo una delle cose che più gli davano fastidio.
Quando Syo vide le sue labbra schiudersi ancora una volta, si sporse leggermente verso Ai, bloccando sul nascere l'ennesima frase di rimprovero che ne sarebbe uscita, e vi poggiò sopra le sue labbra in un piccolo bacio appena accennato.
E no, non lo stava facendo per farsi perdonare - la sua testolina mezza assonnata gli faceva credere di non avere nulla di cui farsi perdonare, nonostante "l'affronto" del non avergli prestato la dovuta attenzione -, era stato un gesto puramente istintivo.
《Syo... ma stai bene?》, fece Ai debolmente, anche lui troppo stanco per potersi mettere a discutere col maggiore, ma allo stesso tempo stranito dal suo comportamento.
In tutta risposta, Syo se lo tirò un po' più vicino e gli fece poggiare la testa sul suo petto, prendendo ad accarezzargli piano i capelli. Nonostante lo stupore, Ai si rilassò subito, sentendo il calore del corpo dell'altro a contatto con la sua pelle.
《È passata la mezzanotte già da un quarto d'ora... buon compleanno, Ai.》 E così dicendo, stampò un bacio sulla fronte del minore che, piacevolmente sorpreso, abbracciò la vita di Syo e ne inspirò il profumo, che lo accompagnò nel mondo dei sogni.
E se anche Syo avesse voluto farsi perdonare, con quella semplice frase e quel piccolo gesto ci sarebbe riuscito perfettamente.

 
 

 

Note dell'autrice: parto subito col dire che, lo so, il compleanno di Ai è passato da una vita, ma ho pensato che visto che la ff sarebbe per il tuo compleanno e che il tuo pg preferito (se in tutto questo tempo non è stato spodestato a mia insaputa *sguardo preoccupato verso tutti gli altri pg* XD) è Ai, fare una fanfic sul compleanno di Ai sarebbe stato un bel richiamo al tuo, no?! *cerca di autoconvincersi*
Comunque sia, spero che ti sia piaciuta, nonostante sia cortina e forse neanche troppo originale (togli pure il forse ^^") e non mi resta che rifarti gli auguroni!
Tantissimi auguri, Imouto-chan!! *manda bacini e abbracci*
La tua neesan1, (XD)
Pinky_neko ;**

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Capitolo 4
*** Un incontro speciale ***


Un incontro speciale

-Aiai, stai uscendo?-
-Sì, ho un impegno.-
-Eh? Di domenica mattinata? Ti vedi con qualcuno?-
Il ragazzino scosse la testa sospirando. Poiché erano soliti fare riunioni mattutine nell’arco della settimana, avevano recentemente preso l’abitudine, dovuta più che altro all’insolita sensazione che ognuno di loro provava quando non erano insieme, di vedersi per una colazione e passare un po’ di tempo insieme. Reiji aveva proposto l’idea e nessuno aveva potuto tirarsi indietro. In effetti, non averlo intorno era parecchio... Silenzioso, così tanto che pareva triste non essere in sua compagnia. Tuttavia, nonostante lui per primo ne sentisse la mancanza, non riusciva a tollerare quel suo modo di fare. Non gli era permesso fare un passo che il moro gli piombava addosso bombardandolo di domande.
Optò per la soluzione più drastica: non rispondergli. Lo avrebbe lasciato col dubbio, in balia delle sue frivole fantasie. Presa una decisione, si voltò e lasciò la stanza, salutando gli altri due compagni.
-Aiai, aspettaaaaaa! Non ignorarmi! Dimmi almeno se si tratta di un appuntamento!!- gridò il ragazzo, cercando di raggiungerlo prima che la porta li separasse.

Quante scenate, pensò. Perché mai Reiji doveva sempre farne un dramma? Insomma, anche lui usciva per i fatti suoi senza dire una parola riguardo i suoi appuntamenti. Il suo comportamento era imprevedibile e spesso non coincideva coi dati che aveva raccolto, mandando in blocco la sua CPU. Al contrario, Ranmaru e Camus erano molto più tranquilli e per questo apprezzava la loro indifferenza: ognuno era libero di fare ciò che voleva e nessuno avrebbe mai osato domandare il motivo. Ad ogni modo, ormai aveva superato il primo ostacolo, anche se grazie a Reiji aveva appena perso il taxi. Grandioso! Si fermò un attimo a pensare e prese il cellulare. Digitò il numero di una compagnia di taxi e attese l’arrivo della prima vettura. Salì sull’auto e diede indicazioni al conducente riguardo la strada migliore da percorrere per arrivare quanto più velocemente possibile a destinazione, beccandosi un’occhiataccia da parte dell’altro a cui non prestò minimamente attenzione.
Che giornataccia, pensò. Non era il tipo da credere alle superstizioni, alla sfortuna o roba simile, essendo lui un ragazzo di scienza in tutto e per tutto, eppure non aveva il presentimento che le cose sarebbero andate per il meglio. Oh, giusto, più che un presentimento era il calcolo matematico dettatogli dai programmi interni a dirgli che con ogni probabilità sarebbe stata una pessima giornata. Ma non doveva badarci. Piuttosto, era disposto ad affrontare una serie di problemi pur di incontrare quella persona. Già, non sapeva nulla ma le sue parole lo avevano colpito. Si era spacciata per una specie di familiare e, per quanto ne sapeva, Ai non aveva familiari. La curiosità lo aveva spinto ad impelagarsi nel caos della domenica mattina, fra interminabili attese in macchina e occhi indiscreti dei fan che avrebbero potuto riconoscerlo. Ne sarebbe valsa la pena, però. Ne era sicuro.

Spese un’oretta in macchina prima di raggiungere il centro della grande metropoli e di raggiungere così il luogo del loro incontro. Giunto ad una caffetteria, prese posto al tavolo prestabilito -per sicurezza, lo avevano riservato il giorno prima- e attese che la persona si facesse viva. Effettivamente, non aveva idea di chi fosse, poiché l’altro, per preucazione, non aveva voluto comunicargli informazioni personali. Era molto strano e questo lo metteva un po’ in guardia. Di chi mai poteva trattarsi? 
Prese dunque a scrutare le varie persone che passeggiavano di fianco alla caffetteria. I suoi occhi si facevano grandi non appena qualcuno sembrava avvicinarsi al suo tavolino, ma poi ripartivano o salutavano qualcuno e prendevano posto all’interno della caffetteria. Attese ancora altri dieci minuti, posando il suo sguardo sulle lancette dell’orologio da polso, le quali scandivano lentamente il passare del tempo. Era in ritardo! Ah, se avrebbe fatto una scenata al suo arrivo! Non poteva impegnargli l’unico giorno di riposo e poi fare tardi -tra l’altro, senza avvisare!

Dopo ancora un po’ di attesa, qualcuno con la testa china prese posto al suo tavolo e abbassò gli occhiali da sole per incrociare gli occhi con quelli del giovane idol.
-Ciao!- esordì con una dolce ed energica voce. -Scusami per il ritardo, ma oggi il traffico è più lento del solito.-
Ai fissò l’interlocutore in cagneso, le palpebre leggermente abbassate rendendo i due occhi simili a fessure.
-Già, suppongo. E’ per questo che ci si organizza con largo anticipo, no?-
Il suo commento sembrò come una stilettata nel petto dell’altro.
-Mi dispiace davvero tanto, Ai. Nonostante l’organizzazione... Beh, sai com’è: gli imprevisti succedono sempre!-
-Suppongo di sì.- constatò l’altro, addolcendo appena i modi e l’espressione del viso.
In realtà, non aveva ancora abbassato la guardia. La persona di fronte a sé, di cui non riusciva a capirne il sesso, portava ancora gli occhiali da sole, impedendogli di poterlo identificare attraverso uno scambio di dati col proprio database. Sarebbe stato scortese chiederglielo, e sapeva che prima o poi sarebbe riuscito ad ottenere l’informazione che desiderava, ma aveva semplicemente bisogno di capire come giocare la sua “partita”: continuare con la difensiva o addolcirsi ancora un po’?
Intanto l’altro riportò gli occhiali nella posizione originaria e si apprestò a dare un sorriso raggiante al giovane. Irritante!
-Ad ogni modo, scusami per la maleducazione. Io sono Aoi Shouta, piacere di conoscerti.- fece, allungando la mano verso Ai in segno di stretta.
Ma quello non si scompose. Anzi, alzò appena il volto guardando la mano di Aoi con la coda degli occhi.
-Piacere mio. Ai Mikaze. Credo lo sapessi già, però.-
Nonostante la risposta tanto fredda del ragazzino, il più grande non si scompose e rise della sua affermazione. In effetti, l’aveva appena chiamato per nome: era palese che lo conoscesse.
-Bene, Ai, ti andrebbe di ordinare qualcosa? Avrei una certa fame.-
-Allora, cosa vuoi da me?- chiese il piccolo, andando dritto al sodo.
-Ehi, rilassati! Non ho fatto due ore in macchina per una chiacchierata di cinque minuti!- rispose l’altro, portando le mani in corrispondenza del petto per segnalare di calmarsi.
-Io SONO calmo.- fu la risposta “monotona” di Ai.
Il povero Aoi scosse la testa e sospirò, prima di ricomporsi e chiamare una cameriera. La ragazza accorse velocemente al loro tavolino per delle ordinazioni e quando vide l’idol il suo volto sembrò illuminarsi.
-Ah, signor Mikaze, che onore averla qui! Cosa posso portarle?-
-Del Butterbur Sprout, per favore.-
-Frappuccino.- aggiunse Aoi.
Non lo degnò minimante di uno sguardo, essendo la bella donzella assorta dal fascino della piccola star. Ci vollero qualcosa come un paio di minuti per farla riprendere e farla tornare a lavoro. Sparita la minaccia-attira-fan, Ai tornò alla carica.
-Shouta Aoi, vorrei sapere l’oggetto di questa discussione.-
L’altro sospirò ancora.
-Sai, Ai, si tratta di un discorso molto complicato da fare. So che sarà difficile credermi, ma vorrei che mi ascoltassi fino in fondo. Puoi farlo?-
Nessun cambio nella sua espressione.
-Lo prenderò come un sì. Anzitutto, sono certo che tu sappia qual è la tua vera natura.-
Stavolta Ai annuì.
-Devi sapere che quando Aine entrò in coma, vostro zio lavorò a lungo su un progetto che secondo lui avrebbe riportato il suo Aine indietro. Era molto convinto e lo è tutt’ora. Ha lavorato per molto tempo e senza sosta alla creazione di un essere artificiale che fosse in sintonia con l’esistenza del suo amato nipote. Sto parlando di te, Ai. Ma tu, questo, lo sapevi già.-
Nel momento in cui il ragazzo fece una pausa, la cameriera tornò al loro tavolo più radiosa che mai. Gli occhi di Aoi seguiono il suo frappuccino che gli fu quasi versato addosso dalla ragazza, che era tutta occhi per il ragazzino. Al contrario, la gelatina di Ai atterrò al sicuro e senza danni, semplicemente scrutata da occhi azzurri inquisitori. L’idol le sorrise e la ragazza per poco non si sciolse davanti a lui, indietreggiando poco per volta prima di tornare a lavoro.
Aoi sorseggiò un po’ del suo frappuccino e continuò il discorso.
-Ora, ti chiederai cosa io c’entri con tutto questo; dopotutto, sono un semplice cantante e doppiatore. Ebbene, il dottore chiese il mio aiuto affinché io ti donassi la mia voce. La registrò per mezzo di apparecchiature elettroniche e da lì sintetizzò quella che adesso è anche la tua voce.-
-Capisco...- rispose il giovane, iniziando a mostrare un po’ di interesse. -In effetti, le nostri voci sono molto simili. Questo spiega il perché.-
Aoi annuì, sorseggiando ancora un po’ del suo frappuccino.
-Ma non capisco... Perché non mi è mai stato detto nulla? Inoltre, perché quando mi hai detto il tuo nome non ho riscontrato dati all’interno del mio database?-
-Hmmm, espressi il desiderio di non darti dati su di me. Mi sentivo un po’ in imbarazzo e non volevo alcun riconoscimento od altro per questo progetto. E poi, non credo fosse rilevante sapere chi fossi.-
-Ma allora perché volevi incontrarmi? Perché volevi mettermi al corrente di tutto ciò?-
Il doppiatore fece un risolino.
-Ecco, sono passati diversi anni dalla fine del progetto, vero. Ho recentemente iniziato ad interessarmi a te. Ero curioso di sapere come fossi diventato, cosa facevi, volevo provare ad avvicinarmi a te, essere tuo amico... Potrei considerarti addirittura un fratello minore, considerando che abbiamo qualcosa che ci accomuna.-
Ai non riusciva a seguire il suo discorso.
-Non abbiamo legami di sangue. Come potrei essere tuo fratello?-
-Non servono legami di sangue per essere una famiglia.- rispose audacemente il più grande, dando un gentile sorriso al più piccolo.
-E’ un modo nuovo di vedere le cose per me. Potrebbe funzionare.- rispose, ponderando l’idea con un sorrisetto.
-Bene, allora credo che...-

Ad un tratto si udì la suoneria di un cellulare. Era quello di Ai.Controllò il numero sullo schermo: era Reiji. Cosa mai poteva volere, sapendo che era impegnato?
-Scusami, temo sia urgente.-
-Nessun problema. Rispondi pure.-
-Pronto, Reiji? Dimmi pure. E’ successo qualcosa? Cosa? Ranmaru e Camus stanno litigando? Beh, lasciali fare. Sono grandi abbastanza per risolvere la cosa da soli. Eh, come dici? Stanno distruggendo il Master Course?-
Ai sospirò.
-Ho capito. Se non c’è verso di fermarli, verrò io. Prenderò il primo taxi e verrò a salvare l’istituto, prima che qualcosa di grave accada. A dopo.-
Riattaccò. Continuò a fissare lo schermo del telefono anche dopo la fine della chiamata. Ma come potevano aver iniziato a litigare quei due? E per cosa poi? Aveva la sensazione che dietro ci fosse lo zampino di Reiji, ma non ne era sicuro. Probabilmente, era una specie di “vendetta” architettata dal più grande al fine di farlo rientrare nel dormitorio e tempestarlo di domande. Ad ogni modo, tornò a guardare Aoi. Ora che aveva compreso l’animo gentile che lo caratterizzava, sentiva un po’ di dispiacere ad andarsene così all’improvviso.
-Hai sentito la chiamata.-
-Già, guai seri immagino.-
-Molto seri. Quei due sarebbero capaci di distruggere la Saotome se non li fermo.-
Aoi ridacchiò.
-Immagino.-
-Purtroppo, ho bisogno di andare.-
Il più grande si intristì.
-Capisco. Non ci sono problemi. “Il dovere chiama”, giusto? Possiamo vederci ancora, se ti va.-
-Naturalmente.- rispose Ai, finalmente sorridendo. -Ma devi lasciarmi il tuo numero, altrimenti non potrò contattarti.-
L’altro ridacchiò nuovamente.
-Mi sembra ovvio.- rispose, prendendo dalla tasca un bigliettino e porgendolo al piccolo. -Quando sei libero, chiamami pure. Mi farebbe davvero piacere venirti a trovare.-
Con un sorriso, Ai annuì.
-Ne sarei contento.-
Detto ciò, il ragazzino si alzò e lasciò sul tavolino la sua parte del conto, nonostante Aoi insistesse per offrire lui.
-Ci vediamo!- lo salutò.
-Alla prossima, allora.-
E con quel saluto i due si congedarono dal primo dei loro successivi incontri.


Ciaooooo Lyel! Scusami per quest’obbrobrio di fanfic, ma era da tempo che meditavo di far incontrare Ai e Aoi Shouta e ho approfittato dell’occasione per farlo! *ride* Spero non mi ucciderai, haha. E spero vivamente che nonostante tutto la storia sia stata di tuo gradimento e che ti abbia fatta ridere -amo il genere comico! Ancora auguri di buon compleanno, figliola!

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