L'amore fa strani giri

di Laila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'amore fa strani giri ***
Capitolo 2: *** La scelta del momento ***
Capitolo 3: *** Quella lunga notte ***



Capitolo 1
*** L'amore fa strani giri ***


L'amore fa strani giri

“Un uomo può pescare con il verme che ha mangiato un re

e mangiare il pesce che ha mangiato quel verme.”

(William Shakespeare)
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L'unica costante della sua vita germogliava nel seme dell'incostanza.
In un giorno okay la sua casa era pulita, armoniosa ed ordinata.
Il parquet del dojo* passato faticosamente a lucido profumava di cera d'api e la rifletteva come uno specchio bronzato.

Gli altri non se ne curavano, forse credevano che fosse l'effetto di una misteriosa magia. In realtà, solo lei sapeva che era opera dei suoi sforzi.
Aveva sempre avuto il pallino per le pulizie e i risultati erano evidenti a chiunque:
La nostra proprietà è un sogno” le ricordava, quando era in vena di lusinghe implicite suo padre.
Un sogno di breve durata, pensava sovente Kasumi. Considerando che allo scadere delle canoniche ventiquattr'ore sarebbe tornato tutto alla normalità! Alla sporca, acerrima normalità, di cui tuttavia sentiva il bisogno.
Quel giorno, non faceva eccezione.

Le tegole del tetto si aprivano in crateri frastagliati, grossi come cannonate.
Tipico del maestro Happosai...
Sparse lungo le pareti dell'abitazione si trovavano numerose piccole crepe circolari, impronte di pugni ancora fresche e tangibili.

Chissà se il signorino Ryoga è passato per di qua... Si domandò dubbiosa.
All'ingresso del dojo, uno dei pannelli del fusuma* i cui brandelli di carta ondeggiavano al vento, lasciava scoperta una parte dell'intelaiatura emaciata. Pareva divorata da una serie di tagli ad intervalli paralleli.

Forse, Mousse...
Il tanfo di piedi misto a segatura permeava la palestra, tanto che dovette tappare naso e bocca con la mancina per entrarvi.

I danni materiali non rappresentavano un problema, ma uno stimolo, una scossa alla sua altrimenti noiosa routine aumentata di mole negli ultimi due anni. Che fossero mansioni da muratore o casalinga faceva lo stesso.
Aggiustava ogni cosa con sapienza e nei casi limite, le piaceva ricorrere alla fantasia, prima di chiedere aiuto a Nabiki.

Poteva sempre rattoppare i buchi di troppo con i quadri lasciati a marcire in soffitta.
Chi-chi-chi-chi-chi-chi!” Dal giardino si moltiplicava il frinire delle cicale.
Rimboccandosi le maniche fino ai gomiti affondò la cazzuola nella melma color sabbia, estraendone la giusta dose dal secchiello.

Si stupiva lei per prima, della sua incapacità di macchiarsi.
Impegnata a chiudere le cavità più evidenti non si accorse dell'uomo, che le arrivò alle spalle, finché non udì la sua voce farsi squillante.
- Ka-Ka-Kasumi!
Posando dentro al secchio l'arnese, si volse verso di lui, ritoccandosi il nastro che le stringeva i capelli.
- Dottor Tofu! Mi perdoni! Mi ero completamente dimenticata che... – L'ortopedico infatti, aveva avuto l'accortezza d'avvisarla telefonicamente di quella visita.

Una conversazione difficile da seguire, date anche le numerose interruzioni della linea.
Per un attimo, sullo sguardo del nuovo venuto calò un ombra.
Il pacchetto di cartone, di media grandezza che reggeva, catturò poi l'interesse di Kasumi.
- Oh, dottore! Se ne è ricordato?
- I-Incredibile! No-non dimostri affatto sedici anni!
La giovane donna sorrise divertita.
- Ha sempre voglia di scherzare! Non sono più una ragazzina, sa...
- Eh, eh... sembra ieri che ti vidi entrare nel mio studio, co-con le tue sorelle e il signor Soun...
La festeggiata arrossì mentre batteva la mani sulla gonna.
- Che misera accoglienza le sto dando! Ma non stiamocene qui la prego, si accomodi in salotto! Nel frattempo posso prepararle un tè...
Le pulizie potevano aspettarla, lui no.
In salotto suo padre e il signor Genma erano talmente assorti in una partita a shogi* che dovette richiamare la loro attenzione, per far sì che salutassero, seppur distrattamente, l'ortopedico.
Non restò sorpresa quando poi Tofu la seguì in cucina. Gironzolò con fare agitato attorno ai fornelli e alla dispensa, come alla disperata ricerca di qualche utensile nuovo.

Sorridendogli Kasumi accese la piastra elettrica e mise a bollire dell'acqua.
Alla fine il suo ospire si stabilì vicino all'acquaio.
- Prodigioso il canto delle cicale, non trovate? Insetti così piccoli, dai polmoni così forti! Sapete, quando ero poco più che un moccioso, mio padre retino alla mano, mi portò alla ricerca d'insetti! Ah, quanti ricordi! - prese fiato e conficcando la punta delle dita sul regalo -cosa di cui non sembrò accorgersi- continuò:

- Mio padre adorava osservare lo sviluppo delle tenaglie dentate dei lucanus cervus, mi capisce? No, forse no, è un termine troppo... Bah! Ad ogno modo, intendevo dire che sono gruppi di coleotteri comunemente chiamati cervi volanti... io prediligevo le cavallette, ma ero così goffo che riuscivo ad acciuffare soltanto larve e coccinelle! - da sotto le lenti, le iridi nocciola brillarono.
Il dottore aveva una parlantina animata che le infondeva entusiasmo. Non dibatteva mai di argomenti rituali di certi uomini quali il meteo, la politica, o l'economia, ne dispensava consigli superflui. Era una ventata d'aria fresca, ristoratrice.
L'avrebbe ascoltato persa, per ore.
- Io e le mie sorelle non ci curavamo delle cavallette, ma ognuna di noi aveva il suo modo per svagarsi nelle ore di gioco... pensi che raramente giocavamo assieme!

Avrebbe voluto dire che ognuna di loro, aveva un carattere forte, ben definito e delle ambizioni differenti già dall'infanzia, ma il dottore riprese con fervore il suo racconto.
- Una volta, ah, ah! Una volta dicevo, mio padre mi comprò una cavalletta! La legai con un fil di lana sottile e me la portai a spasso come si fa con un cagnolino! Anche i figli del vicino allevano coleotteri! E' bello sapere che certe tradizioni non vengono meno nel tempo...- mentre parlava dal pacchetto, ora macchiato da una salsa giallognola partì un crepitio secco.

L'involucro di cartone si contraeva come una fisarmonica, tra gli scatti frenetici delle sue dita.
Confusa, Kasumi si fece avanti.- Cosa c'è in quel pacco?
L'uomo distolse lo sguardo da lei, portandolo sul regalo. L'osservò come se non l'avesse mai visto prima.
- Ma cosa ho fatto?! La mamma mi ha raccomandato di portarvi i suoi shogayaki* caldi e io, da perfetto stupido non sono nemmeno riuscito a consegnarveli! - Inconsolabile depose l'informe involucro sopra l'acquaio.
Sfilando uno scottex dal rotolo, la ragazza iniziò a passarlo sulle sue mani unte.
- Non è successo niente! Dirò a sua madre che le abbiamo mangiate... però non posso restituirle il suo bel piatto! - stropicciò bene i rudi palmi dell'uomo – Ecco fatto!
Una volta concluso Kasumi alzò la testa compromettendo la pace ritrovata del suo ospite.

Era desiderio quello che obbligava a stringere le palpebre in modo così pressante, al dottore? Peccato che le lenti si appannassero proprio mentre se lo chiedeva.
Una scia di nebbia salì calda imbucandosi nello stretto spazio che li separava.
Sospettosa tornò svelta sui suoi passi.
Non è nebbia! - Oh, cielo! Il nostro tè!
Il coperchio del bollitore fremeva ancora, ma le fiammelle erano già state soffocate dal rigetto dell'ebollizione. Raggiunta la manopola, col cuore a mille spense il gas.
- Onessan!* Ho comprato la torta, contenta? Cosa ci prepari di buono per cena?
La fusuma* si aprì lasciando spuntare la testa di Nabiki Tendo nel regno della sorellona.

Lei e Tofu si scambiarono una rapida occhiata.
- Ora è meglio che... che vada, vi ho già fatto sprecare tanto tempo – asserì quest'ultimo perdendo ogni baldanza.
- Ops! - si lasciò sfuggire Nabiki indietreggiando in stile gambero, verso il salotto.
Senza farselo chiedere due volte Kasumi accompagnò fuori l'ospite.
Il giardino era dominato da zone d'ombra proiettate dalle mura di cinta, ma la temperatura era gradevole e vi si sostava piuttosto bene.
- Le auguro una buonasera dottore – non appena tacque sentì una scomoda intrusione posarsi sul labbro inferiore, e si ritrovò a dover tendere i lineamenti del collo per non tremare.
Anche l'ortopedico di famiglia le sembrò indeciso, quando con voce impastata le ingiunse di restare immobile.
Allungò con delicatezza il braccio, afferrando tra l'indice e il pollice quella “piccolissima cosa” dal suo labbro permettendole di rilassarsi di nuovo.

L'esserino intrappolato nascose le zampette dentro al guscio purpureo, segnato da minuscole lentiggini scure.
- E'... è una coccinella! - esclamò Kasumi con voce stridula, rompendo la tensione in quella sua risata leggera.
Il dottore rosso in volto, mise l'animaletto nell'ampia tasca dei pantaloni.
- Non saprei dire chi delle due è la più fortunata... - sussurrò chinando il capo a mo' di saluto, prima di darle le spalle.
L'altra aspettò immobile per circa dieci secondi, poi si affacciò sulla strada.
Ad un tiro di sasso da lei, il dottore estrasse dalla tasca la coccinella e la baciò, prima di renderle la libertà con un soffio.
Meravigliata, Kasumi portò la punta di due dita sulle labbra appena dischiuse.


Un uomo può pescare con il verme che ha mangiato un re e mangiare il pesce che ha mangiato quel verme.” (William Shakespeare)



...L'angolo dell'autrice...

*dojo: palestra.
*fusuma: tipica porta scorrevole. Un anta è costituita da un telaio di legno su cui vengono applicati due strati di carta, successivamente, su ambo i lati si aggiunge un altro strato di carta -decorativa questa- e s'incornicia per chiudere.
*shogi: gioco da tavolo simile agli scacchi.
*Shogayaki: primo piatto giapponese a base di striscette di maiale, salsa di soia ed altro...
*Onessan: sorella.
Cover della Fanfiction:
testo
Note d' approfondimento:

1- Ho voluto “leggere” la frase di Shakespeare, in chiave positiva (Wow! c'è un re nello stomaco di un pescatore!) e non morbosa o cinica, inserendola nel contorto rapporto tra Tofu e Kasumi, perché trovavo che cadesse a pennello, da qui anche il titolo.

2- In Giappone è possibile trovare in vendita nei negozi d'animali, cicale, cavallette e cervi volanti. Sono animali da compagnia che molti bambini adorano. I cervi volanti più sono grossi, più costano! Inoltre è vero che i bambini vanno in giro col retino ad acciuffare gli insetti!

3- Se vi stupisce di vedere Tofu così tranquillo nel sfiorare le labbra di Kasumi, vi ricordo che era concentrato sulla coccinella (perciò non ha dato in escandescenza nel compiere quel gesto XD)

In attesa di qualche commento, critica, curiosità o altro, risponderò sul forum N di nibunnoichi.
Un saluto a tutti, alla prox!


Laila

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Capitolo 2
*** La scelta del momento ***


La scelta del momento

L'amore è la saggezza dello sciocco,
e la follia del saggio”

(Samuel Johnson)
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Indossava i farinosi guanti di lattice, in certi casi.
Il facoltoso cliente disteso a pancia in giù sul lettino, con solo le mutande a rivestirlo era uno di quei casi.

Prendeva appuntamento una volta al mese nel suo ambulatorio, ed aveva numerosi hotel sparsi nelle zone termali più fiorenti del paese.
- Oh, dottore! Lei sì che sa quali tasti toccare! - si profuse affettuosamente il signor Akira – Tre mesi di terapia e la mia schiena sembra rinata!
Lo specialista spostò la frangia da un lato, se l'era fatta crescere troppo e ormai gli faceva ombra sulle lenti.
- Ricorda quando venne la prima volta? I suoi canali energetici erano un disastro, ed era così contratto! - ribadì infilandogli con precisione la punta del dodicesimo ago sotto pelle.
- Ci vogliono diverse sedute, ma l'agopuntura è molto più efficace dei medicinali sul corpo umano! Altri tre trattamenti e sarà come se i dolori non ci fossero mai stati! - osservò giusto per rassicurarlo sull'imminente guarigione del disturbo.
Fece per traforarlo ancora, ma si fermò sorpreso.
Il corpulento Akira rimasto troppo a lungo in quella posizione, mosse il sedere, increspando la carta assorbente monouso del lettino. Era l'uomo di mezz'età con la pancia e la schiena più flaccide che avesse visto nei suoi anni di occupazione.
- Signor Tanaka! La pregherei di rilassarsi, come già saprà gli aghi non le faranno alcun male, però deve restare fermo, fino a quando non glieli toglierò. Ne va del buon esito della terapia, capisce?
Al cenno affermativo del cliente, Ono riprese a bucarlo nei punti cutanei scoperti dell'ultima meridiana. Dopo un po', la lingua del cliente si ridisciolse.
- Quella lassù è la sua laurea? - chiese scoccando un'intensa occhiata alla parete di sinistra.
- Proprio quella - rispose senza voltarsi a rimirare i vecchi allori.
L'attestato risplendeva dietro al vetro della cornice laccata d'oro, il signor Tanaka poteva scrutarlo sorvolando l'area di confine fra la tenda, e la scrivania di ciliegio.
Fischiò, un fischio lungo.

- L' università di Nikkò, la città natale di mia zia, dicono sia molto severa... non mia zia, anche se mia zia pure non scherza! Ah!Ah! Ha per caso qualche aneddoto da raccontarmi?
Spinto dalla domanda tendenziosa di Akira, frugò nella memoria ancora vivida al punto che sembrava passato solo un giorno.
Pensò a quanto si era impegnato per ottenere il massimo dei voti, per dimostrare a suo padre che poteva farcela davvero.
Non sentiva il bisogno di seguire il suo esempio ed entrare a far parte del distretto di polizia di Tokyo.
Poteva ancora sentire il rumore delle porte chiuse in faccia agli amici per rimettersi a studiare.
Alla tensione che aveva in corpo il giorno della laurea e a quando dopo l'esame aveva potuto godere del “lusso” di farsi un bicchierino con gli amici del corso.

Prima di disperdersi come pipistrelli alla luce del sole l'avevano sollevato di peso e fatto saltare per aria cantando inni improvvisati per l'occasione, nonostante i più fossero ubriachi fradici.
Personalmente lui a tredici aveva perso il conto dell'alcol che si era scolato, e dopo quei “generosi salti” aveva passato il resto della serata a smaltire la sbornia nel bagno di un pub.
Al contenuto -seppur dimostrato- entusiasmo del suo defunto padre e all'abbraccio caldo di sua madre, quando l'avevano ritrovato, debole e maleodorante a ciondolare nel suo appartamento, il giorno dopo.
Era ancora arrabbiato con lui?

Sul letto di morte suo padre l'aveva perdonato, forse per liberarsi la coscienza, ma i suoi occhi velati di sofferenza, raccontavano un'altra storia.
Era stato severo per proteggerlo dal mondo sporco conosciuto lavorando alla centrale, la sua ossessione dopo la mamma. Lei che era diventata la sua valvola di sfogo, l'obbiettività nella follia e il rifugio di Eikici Tofu nei momenti difficili.
Aveva avuto un buon padre, solo un po' troppo protettivo.
Quel foglio rappresentava il riconoscimento dei suoi anni di studi e sacrifici, anche nel campo sentimentale, e il difficile appoggio ottenuto da papà.
- Proprio così – si schiarì la voce – Hanno professori eccellenti e ti preparano con molti stage... - Il signor Akira sembrò a suo modo insoddisfatto, ma non approfondì oltre, preferendo cambiare argomento.
- Dottore, sa una cosa? - fece una pausa ad effetto misurandolo con lo sguardo e proseguì.
- Lei qui è sprecato! Dovrebbe comprarsi uno studio nella Tokyo bene! Uno di quei locali in affitto sui grattacieli con vista panoramica! Non mi dica che non ci ha mai pensato! Quadruplicherebbe i suoi affari in un mese! Potrei consigliargliene alcuni a prezzi davvero interessanti...
Tofu sfilò via i guanti, gettandoli nel cestino a fianco, senza nemmeno alzarsi dal suo posto.
- Ho aperto questo ambulatorio da soli cinque anni e non mi lamento del suo andamento... tentare la fortuna altrove sarebbe rischioso, qui mi sono fatto una clientela... - sviò.

L'uomo sgranò gli occhietti a mandorla – E' solo per questo che resta intrappolato quaggiù?
- E' permesso? - La domanda posta da una voce angelica riecheggiò nelle sua testa come un eco.

Molti paesani gli avevano raccontato nei dettagli quello che gli succedeva, quando lei si avvicinava troppo.
Tofu stesso aveva ipotizzato una teoria sulle sue insolite reazioni, provocate dal diretto contatto con Kasumi.
Difficilmente però sarebbe riuscito a dimostrare quella teoria, poiché andava contro ogni legge fisica e raziocinante.
Viveva un'esperienza extra-corporea in cui il cervello, anziché l'anima, migrava via dal corpo.
E il suo corpo, non era certo in fin di vita quando gli elementi si combinavano per farlo impazzire! I suoi parametri vitali, eccezion fatta per la coscienza, erano nella norma.
Come fosse il passeggero di una macchina lasciata in folle e spinta giù dall'orlo di una lunga, impressionante discesa. Tutt'intorno a lui sfrecciava, suoni e colori si disperdevano alla velocità della luce. E più scendeva, più perdeva il controllo della vettura, divenendo al contempo decisamente ilare nei modi.

Tutto il mondo appariva superfluo, tutto tranne lei.
- Dottore, che le prende? - l'acuta perplessità espressa da... “come diavolo si chiamava?” il suo paziente, divenne di secondaria importanza.

Dalla porta vibrarono due tocchi leggeri, appena accennati.
- Avanti! - gridò lo specialista, il quale alzatosi repentinamente, accolse il suo ingresso impettito.
La ragazza indossava una camicetta glicine con dei volant applicati sul bavero interamente abbottonato e una gonna di chiffon a strati obliqui.

Le file di stelle stampate alternativamente sul tessuto dimostravano oltre che un effetto decoupage, la perfezione appena meno velata sulle ginocchia ed i polpacci ben torniti.
La longuette somigliava alla nota marca di un cioccolatino italiano, e salvo distoglierne il più in fretta possibile lo sguardo attonito, si rese conto sconcertato che l'avrebbe scartata come siffatto dolcetto.
La signorina Tendo portava con sé anche una striminzita busta da spesa.
- Ch-che lieta sorpresa! - balbettò schiaffeggiando a pieni palmi la schiena incuneata del signor Tanaka, non altrettanto entusiasta di vederla lì.

- No-non mi aspettavo una sua visita!
L'amata guardò la schiena arroventata e butterata del paziente, increspando per un attimo la fronte.
- E' un nuovo tipo di massaggio? - chiese, dando tempo ad Akira per rotolarsi giù dal lettino, afferrare i propri indumenti dalla sedia e sparire come una lucertola nello spiraglio aperto della porta.
- No-noi abbiamo finito – affermò il dottore e osservando il posto vuoto precedentemente occupato, alzando di un tono la propria voce aggiunse:

- Signor Akira, passi alla segreteria del signor panda, per confermare il prossimo appuntamento!
Il dolce profumo all'iris che la giovane emanava, lo incantò come ogni volta.
- La signora Mariko è in casa? - chiese la visione angelica, facendolo cadere a precipizio dalle nuvole.
Mia madre...

Urlò quindi un:
- Mamma! Mamma, abbiamo una-...- per poi scuotere vigorosamente la testa.
Mariko era in visita da una lontana parente.
- Qu-quasi dimenticavo!
Prese lo scheletro della clinica per l'ulna e la trascinò via assieme al piedistallo di supporto.

- Mi madre è fuori città al momento... Si tratta di una cosa da donne? Vuol lasciare un messaggio a Betty? - propose facendo vibrare lo scheletro a pochi centimetri da lei.
La ragazza scoprì le labbra in un sospiro sorridente e dannatamente contagioso.
- Volevo solo riportarle il piatto che mi aveva prestato – si mise ad arrossire – Non è proprio il suo, ma ne ho trovato in vendita uno simile, ecco tutto!
Betty afferrò la busta, annuendo al posto del dottore e poggiandola sopra una pila di libri disposti sulla sua scrivania.
- Io non so che dire... le sono obbligato! - rispose Betty in falsetto, oscurando col cranio il volto del dottor ventriloquo improvvisato.
Tastando col pollice il cammeo appuntato sul bavero della camicia, la cara Kasumi aggirò il lettino, portandosi più vicina a lui:
- L'ho fatto con piacere, ma vorrei tanto chiederle un favore, posso? - sussurrò liberando con grazia gli elastici degli occhiali, dalla curva delle sue orecchie in fiamme.

- Voglio vedere i suoi... - s'interruppe, lasciandolo in sospeso.
Senza occhiali, gli si paravano davanti macchie di colori fioche e informi, simili a pennellate tremule uscite da un quadro impressionista.

Non riusciva a spiegarsi il perché, ma si sentiva osservato e ansioso di rompere il silenzio, così che disse la prima cosa che gli sovvenne.
- Desidera comprare degli occhiali come i miei? - e spostandosi in avanti si sbilanciò.
Trovò le labbra di Kasumi sotto le sue, mentre si assicurava l'equilibrio aggrappandosi alle sue braccia sottili.
Gioia, incredulità, spavento e poi panico lo travolsero uno ad uno, da capo a piedi.
La spinse via con strazio, ma anche con una certa fermezza.
- Mi dispiace Kasumi! Come sta? - implose senza riuscire a mettere a fuoco l'espressione della dolce Kasumi.
- Che cosa dice?! Di cosa si dispiace, sono stata io a baciarla...
- Kasumi la prego! Non si addossi questa colpa! E' stato un mio errore, mio soltanto! Sono inciampato, me ne assumo ogni responsabilità! Dimentichiamo quanto è accaduto! - si affrettò a precisare abbassando il mento, in attesa di sapere di che morte doveva morire.
- Davvero cred... - la risposta della ragazza si affievolì lasciando il posto ad uno scricchiolio concitato.
- Oh... Capisco! Porti i miei saluti a sua madre... addio dottore! - concluse la frase con un timbro dissonante.

Ono capì che se n'era andata, ascoltando la cadenza ritmica dei suoi tacchi farsi vaga.
Tastando la scrivania ritrovò ed indossò nuovamente i suoi occhiali.
Una delle lenti era evidentemente incrinata.
Il battito centrifugo del cuore si stava regolarizzando e la mente immigrava nel suo corpo vuoto per mettersi di nuovo in produzione.

Kami, cosa ho fatto! Perché con lei non riesco ad essere me stesso?


L'amore è la saggezza dello sciocco,
e la follia del saggio”

(Samuel Johnson)

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L'angolo dell'autrice:

Prima di tutto voglio ringraziarvi  per i numerosi commenti ricevuti, che mi hanno dato la spinta decisiva per allungare questa one-shot e farla diventare a più cap (sono 3) il vostro affetto è sentito e ricambiato! Questo cap è dedicato all'introspezione di Tofu che ho cercato di rendere per come io lo vedo. Se ci fossero errori od altro, prego a chi ne veda di segnalarmeli. Ci tengo a fare un lavoro certosino^^e mi fa piacere ricevere questi tipi di segnalazioni! Passo a ringraziarvi personalmente:

Tiger eye: Mi ha fatto davvero felice la tua recenzione, temevo per l'ooc di Tofu, spero di non aver rovinato con degli errori questo cap, scadendo di forma, mi sto ancora allenando con il punto di vista unico : P perciò conto sul tuo occhio aquilino^^ed il tuo giudizio complessivo, sempre tanto atteso!

Mikamei: Tofu è un po' in difficoltà quando vede Kasumi, e anch'io li trovo deliziosamente teneri assieme.

Ilarietta-chan: Grazie^^! Anche a me comunque capita di rileggere qualche passaggio perché l'ho scorso troppo in fretta ^__-

gabrychan: Un sorrisino sulle labbra? ^^mi fa piacere sentirtelo dire! Spero ti sia piaciuto anche questo cap!

lavs684: Hai colto l'essenza dello scorso cap, le tue parole sono state come una manna dal cielo, grazie infinite! A presto!

Riccardo: Grazie zio! Kasumi e Tofu non sono molto facili da descrivere nero su bianco e leggere il tuo commento favorevole mi ha dato una sferzata di grinta!

Akane25:  Grazie^^! I baci non sono tutto per descrivere un emozione, nel tuo ultimo cap di  Nrdp mi hai emozionato con una certa scena! 

maryku:  Sì, Kasumi è duttile come casalinga. Spero di sentirti anche sulla base di questo cap, ci conto^_-

Kuno84: Papu, sei veramente gentile e spero di continuare su questa strada ancora per un po', ispirazione permettendo.... Grazie per l'appoggio che mi dai!

Apple92: Grazie Apple! Mi ha fatto davvero piacere leggere il tuo commy^^!

Un saluto a tutti! 

Ci sentiamo al prossimo cap!

Laila

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Capitolo 3
*** Quella lunga notte ***


Quella lunga notte

La vita non si misura dal numero dei respiri che facciamo,
ma dai momenti che ci tolgono il respiro.”

(Moorehead Dr.Bob)
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C'era di mezzo Tofu, ne era sicura, ma prima di sua sorella Kasumi, doveva andare con ordine e trovare suo padre. La paghetta settimanale aveva una scadenza da rispettare e di conseguenza, la precedenza sui problemi legati alle grane da parentela.
Indagare era una sua prerogativa, di solito si arrogava il diritto di fare interrogatori e sfinire i testimoni fino a scovare il colpevole.
Sorprendentemente, il suo testimone chiave si era rivelato più restio del previsto! Difficile scucirgli due parole di bocca.
- Mi ascolti ora, dové mio padre?
“CHE STRANO ERA QUI, FINO AD UN ATTIMO FA!” lesse per la centesima volta dallo stesso cartello innalzato dal bestione.
- Se non me lo dice subito la farò mettere a dieta! - minacciò puntandogli l'indice contro.
- BoBoBoBo! - borbottò il panda e facendosi la croce sul cuore strizzò gli occhi impressionato.
Che poteva aspettarsi dal suo migliore amico?

Roteò il collo teso dopo quel lungo approccio andato a vuoto, almeno così era stato nell'ultimo quarto d'ora.
- Ho capito non me lo vuol dire, vero signor Genma? E perché non dovrei sapere dové mio padre? Ma... aspetti! Non avrà mica a che vedere con lo strano comportamento di Kasumi?

Sua sorella infatti, appena tornata dalla clinica del dottore, si era messa a cucinare e fin qui nulla di strano.
Poi però la cena si era svolta con un leggero ritardo, lei si era presentata con i segni del pianto sotto gli occhi stanchi, ed aveva appena toccato la sua deliziosa ciotola di ramen.

Era da molto che non la vedevano così, malgrado cercasse di sorridere con la solita naturalezza.
Quando Akane gli aveva chiesto se avesse pianto, aveva dato la colpa alle cipolle, e il signor Genma aveva esitato a masticare il suo gamberetto.
Ora il muso del panda mutò di fisionomia, mentre schiudeva le labbra in una “O”quasi perfetta.

Bingo! Ghignò Nabiki, dando un leggero buffetto al suo musone.
- E' andato da Tofu è così? Perché? Se non la finisce immediatamente con questa marcia del silenzio, diventerò la sua ombra! Starò sempre dietro a mio padre quando giocate a shoji, le impedirò ogni mossa sleale!
Vide il manto del bestione drizzarsi sulla schiena. Annuì mansueto. Bene, stava cedendo.
Finalmente scrisse qualcosa su di un nuovo cartello.
“PER DARGLI UNA LEZIONE, OVVIO!”
A quella spiegazione, Nabiki rabbrividì, dimenticandosi della sua paghetta.

Radunò Akane e Ranma nel salotto, strappandoli dalle loro attività serali.
Akane era impegnata a ricostruire un puzzle in camera, Ranma venne trascinato via dalla palestra in cui si allenava.
- Insomma Nabiki, che cosa vuoi? - protestò quest'ultimo visibilmente irritato per l'intrusione.
- Papà è uscito, sono l'unica che se n'è accorta?
Sua sorella si strinse nelle spalle – E dové adesso?
“E' STATO RAPITO DAGLI ALIENI!” recitava la scritta sul cartello del panda, che Ranma  tranciò di netto con la mano tesa.
- Dal dottor Tofu...- gli occhi d'ambra di Nabiki saettarono ora su Akane, ora sul giovane Saotome.
- Ma il dottore a quest'ora non presta servizio...- replicò la minore – Che c'è andato a fare?
Non sapeva bene come spiegar loro la portata della catastrofe.
- Forza Nabiki, non tenerci sulle spine! - cercò di riscuoterla il coinquilino.
- Ranma, quanto è opprimente mio padre, su una scala da uno a dieci, quando ti minaccia? - lo doveva sapere, voleva sentirlo uscire dalla sua bocca.
- Potrebbe spaventare un oni!* - assicurò annuendo.
Le mani della sorellina l'afferrarono per le spalle – E' andato ad attaccar briga col dottore?
Annuì, senza staccare gli occhi dai suoi.
- Ma il dottore è un uomo con la testa sulle spalle, non è un tipo da rissa, dové il problema? - chiese quel tontolone col codino.

Nabiki si divincolò pacatamente d'Akane, rivolgendosi nuovamente al futuro cognato:
- Invece è successo il pandemonio, scommettiamo?! Se Tofu si mette a fare il giro della città con Betty in spalla, quando Kasumi va semplicemente a trovarlo, allora... Cosa pensi che farà scoprendo che l'ha fatta piangere? - gustò per un alcuni istanti l'espressione sconvolta del ragazzo, per poi proseguire:
- E' un tipo dalle reazioni esagerate, uno emotivamente instabile, ecco cos'è!
- Non parlare così del dottor Tofu! - Da quanto tempo Kasumi era nella stanza, con loro?
- Lui è un uomo buono, di cuore! Non è un pazzo! E ti sbagli, non è affatto innamorato di me!

Akane restò spiazzata: - Dici sul serio?
La primogenita dei Tendo annuì stancamente.
- Abbiamo avuto un piccolo diverbio... il dottore si è accollato una colpa che non ha, solo per non farmi pesare la situazione...
Non c'è riuscito... Parve di capire a Nabiki.
- Avete litigato? - la confusione della sorellina intanto aumentava di scoperta, in scoperta.
Gli zigomi di Kasumi si colorirono di una sfumatura rosea.
- L'ho baciato – ammise – Ma lui mi ha respinto, o chissà... magari è stato davvero sul punto di cadere!
Nabiki restò guardinga mentre la sirena spiegata di un ambulanza si fece vicina, per poi scemare verso la zona ovest di Nerima.
Non aveva tempo d'indagare oltre.
Fu così che decise per tutti gli altri, lanciando per primo, un'occhiata di fuoco in direzione del panda.
- Dobbiamo correre da lui, presto! Usciamo!... Mi dispiace Kasumi, tu no! - e spingendola indietro la chiuse nel salotto.

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Una miniatura chilometrica del quartiere in cui era cresciuto si allungava fino a valle. Le catene montuose violacee mettevano in evidenza la fascia fuxia e dilatata, del tramonto che avanzava.
Uno spettacolo naturale.
Gruppi di persone, i suoi vicini, qualche curioso e il signor Tendo, se lo stavano perdendo, tenendo gli occhi incollati su di lui.
L'ambulanza aveva parcheggiato in sosta vietata, la polizia sarebbe arrivata a momenti.
Sua madre, ancora ospite da una cugina fuori città non avrebbe retto.
Le aveva lasciato un lettera dentro al cassetto della sua stanza, sperando di darle un po' di consolazione.

Si era sbagliato. Non sentiva la nausea, o la paura.
Solo il respiro nelle orecchie. E la consistenza ricurva delle tegole sotto i piedi.
E la fiammata di dolore nelle articolazioni inferiori, specialmente sulle ginocchia calcate dalla posa rigida da mantenere.
Ingoiò la pasticca di vicodin rimasta dalla scatoletta di suo padre e ci bevve dietro un sorso d'acqua, poi stritolò il bicchiere di carta lasciandolo rotolare di sotto. Quando sarebbe giunta la sua ora, non avrebbe sofferto. Sorrise appena, appena. Grazie papa'!
Un lungo salto e sarebbe finita. Doveva togliersi quel peso, esternarlo al mondo intero.
- Dottore non faccia mosse azzardate! Rifletta! Quello che le ho detto... io non volevo che arrivasse a danneggiarla! - lo chiamò improvvisamente a gran voce il signor Tendo.
- Lei mi ha aperto gli occhi, voglio soltanto fare giustizia!- urlò per confortarlo, mettendo le mani a coppale attorno alla bocca.
- Che cosa...?! Non lo faccia! Ha ancora tutta la vita davanti! - riprese a temporeggiare l'uomo, la faccia ridotta ad una smorfia contratta dalla tensione.

No.

Sapeva di dover espiare le sue colpe. Kasumi non era tipo da rabbuiarsi per delle banalità, era forte, ne aveva sopportate tante, benché non lo si sarebbe detto a prima vista.
Aveva deturpato il suo viso, facendole piangere lacrime amare. Meritava la morte e una morte pubblica, come lo era stato il suo amore per lei.
- Giustizia! - ripeté alzando gli occhi al cielo.
- Giustizia per cosa? - urlò una voce che ricondusse a Nabiki Tendo.
Avanzò di due passi, cautamente. Il panda e suo figlio, la signorina Akane e una troupe televisiva locale erano sopraggiunti con lei. Probabilmente li aveva chiamati Nabiki stessa per movimentare la serata...
Sperava strenuamente di vedere anche Kasumi, un ultima volta!
Le ho strappato un bacio, il primo bacio... - Ho offeso il mio amore! - urlò con voce tremante e la piccola folla mormorò un unico “Oh!” chiarissimo. - Non merito clemenza!

Cercò di scacciare la voce nella sua testa, che gli ricordava la negazione di Kasumi sull'evento.
Si accusava di essere stata lei a cercare quel bacio.
Perché lei era troppo buona, così dolce che avrebbe mentito pur di non farlo imbarazzare!
Non gli era chiaro come si fossero svolti i fatti, la sua pessima vista non lo aiutava a ricordare!

Lo voleva? Posso aver equivocato l'intera situazione? Kasumi voleva davvero baciami? E io...
Ma allora, perché mai Soun mi avrebbe intimato di non trattarla male, se non fosse che lei mi disprezza e prova ribrezzo per quel bacio?
Perché altrimenti avrebbe pianto?


Non aveva fatto esplicitamente il suo nome, ma molti dei presenti ammucchiati sotto casa, lo presero in considerazione.
- E'stato un incidente, di cui porterò il ricordo nella tomba, lo giuro!
Anche se solo i Kami sanno quanto sia stato bello stringerla! Il momento più importante nella mia vita da... fallito sì, sono un fallimento totale!
Nabiki Tendo schioccò le dita commentando con un tono troppo basso perché potesse udirlo, sembrava seccata e iniziò a rodersi le unghie.
- Lei non ha davvero colpa! Era solo un bacio! Sono convinta che Kasumi non le vuole male per questo! Non ne faccia un dramma dottore!- rimbeccò disperata Akane Tendo.
- E' stata tutta colpa mia, solo mia! - urlò al vento e preparandosi al salto, oscillò le braccia, inclinando il busto di 30°...
Gli sarebbe piaciuto rinascere come coccinella. Sarebbe andato in cerca della compagna che portava il loro bacio sulle zampe e gli avrebbe raccontato di quando era stato umano, del suo grande amore...
Molleggiò sulle ginocchia che risposero senza lamentarsi al comando. Bene, il vicodin stava facendo il suo dovere.
ASPETTI!”
Tofu si fermò proprio come diceva il cartello del grosso panda.

HA FATTO TESTAMENTO?” e poi ancora: “PS: SI RICORDI DEL SUO SEGRETARIO!”

Si aspettava di vedere Ranma colpire il padre, ma non successe, perché era dietro di lui, sullo stesso tetto.
A circa sei braccia di distanza, Ranma se ne stava in solido equilibrio sulla linea di colmo.
- Se fai un altro passo, mi butto! - tuonò l'ortopedico squadrandolo minaccioso.
Quel bravo ragazzo s'impietrì, ma non demorse.
- Faccia come le pare! Nabiki mi ha preparato a questa evenienza! - e così dicendo lanciò uno zaino rasente al tegolato. L'oggetto si depositò solo quando raggiunse definitivamente i suoi piedi.
- E' un paracadute – spiegò il ragazzo col codino, incrociando le braccia al petto.
- Io non mi muovo – ribadì poi – Almeno finché non se lo è messo!

Tofu strinse le mani sullo scollo del kimono.
- Allora resterai a farmi compagnia – disse amareggiato – Perché qui le regole le decido io!
- Che cosa vuole? - sentì dabbasso il signor Tendo.
- Siamo disposti a tutto! Qualsiasi cosa pur di non perderla!
Si era fatto buio ormai. Espresse al cielo il suo ultimo desiderio.
- Voglio vedere Kasumi!

Si creò uno spaesamento generale, Soun e Nabiki Tendo si misero a discutere sul da farsi.
Nabiki scosse ripetutamente il caschetto, picchiettando un piede sull'asfalto nell'attesa.

Ranma ancora al suo posto di guardia lo fissava assorto, sfidandolo quasi a gettarsi nel vuoto.
Guardò giù, prese un altro ampio respiro.
Posso farcela!

Ma, alla fine, chissà come Kasumi sopraggiunse nel piazzale correndo verso la folla di vicini e familiari che si aprì e si richiuse a cerchio attorno a lei.
Dio, quanto era bella!
Quando si fermò cercò di riprendere fiato, ed alzò lentamente la testa al suo indirizzo.
Fu elettrizzato dai suoi occhi nocciola e senza uscire dal suo sguardo arrancò carponi vicino all'antenna televisiva, temendo d'impazzire, prima di riuscire ad afferrarla.

Tutti i loro momenti trascorsi, le visite all'ambulatorio erano ora, irripetibili illusioni.
La salutò con un cenno del braccio – Ka-Kasumi! Bentornata!
Deglutì infastidito; gli era uscito un timbro ilare, incrinato dal nervosismo latente che l'aveva percorso!
Doveva darsi un contegno, cercare di essere più distaccato.

Non avrei voluto che finisse così... Per favore non mi dimentichi!
Da quell'angolazione, Tofu si accorse di non potere rimirarla.
Per favore...

- Dimenticarla?! Se lei si butta, io che faccio? Più niente! - asserì lei lontana.
Seguito a ruota da Ranma si affacciò ancora una volta sul bordo del tetto.
- Non dica così! - si commosse. - Lei è forte, è il mio mondo fantastico, è la mia vita!
- Dottore, ho paura! - calò un alito di silenzio inquietante, poi la sentì ancora forte e chiaro:
- Se davvero tiene a me, rientri in casa, la prego! La supplico! Posso far valere io la sua vita, se lei non la vuole più! Io le starò vicino, l'aiuterò a superare questo momento, come lei ha sempre fatto con me! Mi lasci... solo provare non le chiedo ah... ! - la frase si incrinò e lei si coprì il volto con delle mani nivee, pallidissime.
Poi tutti quanti si voltarono, sentendo finalmente arrivare la volante della polizia.
- Ah, ah! Se me lo chiede così... Niente pazzie! Ora scendo!- s'impegnò l'ortopedico guardando Ranma con un mezzo sorriso amichevole.
- Ma solo se rimane a bere un tè! - la invitò sperando che non si sentisse obbligata dalla situazione.
Da quell'altezza avrebbe potuto strapparle qualunque promessa, qualunque capriccio.
La dolce ragazza annuì, trattenendo i singhiozzi e forse, nuove crudeli lacrime.

Ono saltò a piedi pari ed atterrando infastidì il sonno di una tartaruga mimetizzata tra le sue tegole.
La tartaruga sospinta dal suo gesto d'esultanza scivolò per prima, trascinandolo di schiena sul pendio. Così da un momento all'altro, venne colto alla sprovvista dal terrore.
Persino Ranma scattando in avanti, non riuscì ad acchiapparlo, imprigionando solo manciate d'aria umida nei pugni.
Tofu non vide neppure una piccola immagine della sua vita, sfilargli davanti.
Nessuna esperienza saliente, che fosse degna di nota, felice o brutta, o pure insignificante gli apparve a consolarlo.
Niente. Non stava vedendo un accidente!
Si turbò profondamente del vuoto impassibile che lo stava avvolgendo.
Precipitò per oltre due piani ad occhi sbarrati, prima di affondare in una soffocante coltre pelosa, che si rivelò appartenere a quell'animale del suo assistente.
Lì, stremato perse i sensi.

Il panda, così gli avevano confermato i presenti sul luogo dell'incidente era scappato.
Temeva di finire travolto, come poi era effettivamente successo durante la sua comica fuga a quattro zampe, dall'aspirante suicida.
Il suo lardo in eccesso aveva salvato Tofu dallo schianto mortale sul terreno.
Anche la tartaruga aveva avuto un atterraggio morbido, finendo nel fagottino serale di Happosay.
Una tragedia mancata divenne così una delle tante barzellette, della loro ridente cittadina.
L' incontro con sua madre post-avventura sul tetto che scotta, fu deleterio per le sue orecchie e la donna seppure raggiunta la mezza età, gli sferrò uno schiaffo da primato.
Una settimana più tardi, sua madre e il signor Tendo presero accordi per scegliere la data del matrimonio, stabilendo tempi e cerimoniale.
Li informarono solo successivamente della loro decisione, mentre i Saotome, i Tendo e i Tofu consumavo la cena in un ristorante di lusso, riuniti a sorpresa.
Lui e Kasumi furono entrambi imbarazzati dall'idea, ma non riuscirono a non esserne anche estremamente felici, promuovendola a pieni voti.
Il dottore le strinse una spalla e Kasumi afferrò la mano che la lambiva, baciandola.
Conclusa la cena, accompagnata da Ono, anche Betty finalmente vide il panorama dall'ultimo piano della torre di Tokyo.


§-The End

L'oni*: è un demone giapponese.

Ringrazio di cuore tutti i lettori e i commentatori. Un sorriso mega, dedicato in particolare a:
Tiger eyes, Lavs684, Kuno84 , Riccardo, gabrychan, maryku, apple92, Ilarietta_chan, Akane25, RanmaSaotome. e mikamey 
(dovreste essere stati elencati tutti ^^) Grazie infinite!

Se avete domande o semplici curiosità sulla ff, risponderò sul forum N di Nibunnoichi ^___-baci,

Laila


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