Bloody desire

di _rei_chan_11_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just a regular day ***
Capitolo 2: *** Fake kisses and real blood ***
Capitolo 3: *** A sweet carnage ***



Capitolo 1
*** Just a regular day ***


~Just a regular day ~

-Allora siamo d'accordo!- esclamo alzandomi in piedi, il sedere ormai quadrato e la schiena dolente. Gli altri quattro mi imitano.
-Sì, direi che è tutto perfetto...- commenta Yuu rileggendo gli appunti.
Kou lancia un'occhiata frettolosa all'orologio.
-Ragazzi, io devo andare se no chi la sente mia madre...e addio viaggio! Ci vediamo domani!- ci saluta raggruppando tutte le sue cose.
-Vengo anche io! Aspettami!- esclama Yuu afferrando al volo la borsa.
-Ah Kou, vengo a prendere te e Yuu in macchina alle 06:30...mi raccomando, sii puntuale, non come al tuo solito.- dice Yutaka.
-Sissignore!- lo prende in giro chiudendo il cancelletto. Taka, Yuta e io rimaniamo ancora un po' in giardino. Mia madre ci raggiunge all'esterno, con in mano un vassoio su cui sono posti cinque bicchieri di the verde con il ghiaccio e dei dorayaki.
-Oh, Takashima e Shiroyama se ne sono già andati?- mi chiede guardandosi in giro alla ricerca dei due. Annuisco, nascondendo in tutta fretta alcuni fogli sedendomicisi sopra. Alcuni dettagli della nostra gita sarebbe meglio tenerli segreti...
Lascia il vassoio per terra accanto a Taka.
-Mi aspetto che tu metta a posto dopo, mi raccomando Aki-chan.- dice agitando un dito.
-Mamma...- mi lamento per quel "chan" di troppo. Mi scompiglia i capelli affettuosamente prima di rientrare in cucina. Sbuffo per levarmi un ciuffo da davanti agli occhi, Taka e Yuta che ridono di gusto.
-Ehi, voi due! Smettetela! Non è divertente!- incrocio le braccia. Riprendo in mano alcuni fogli e li rileggo, per essere sicuro di aver scritto tutto. Non sembrano esserci errori. Anche gli altri decidono di tornare a casa.
-Io devo ancora preparare la valigia!- esclama Taka mettendosi le mani nei capelli rossicci.
-Su, quanto ci vorrà mai per ficcare due magliette e un jeans in un borsone?- sospiro. Lui mi guarda indignato.
-Ma se non ho neanche deciso cosa mettermi il giorno della partenza! E devo anche preparare la trousse!-
Kami-sama, quel ragazzo è gay fino al midollo! Non capisco davvero perchè Kouyou insista tanto per farlo venire in vacanza insieme a noi. Ha detto di averlo conosciuto ai corsi di recupero di inglese, ok, ma perchè proprio con noi?
-Taka, alla fine hai trovato un passaggio? Io non ho più posto tra bagagli e passeggeri...e conoscendo Kou si porterà dietro l'armadio.-
Takanori guarda in alto per qualche secondo pensoso, per poi stringersi nelle spalle e mormorare: 
-No...-
-Non preoccuparti. Akira è da solo, può caricarti lui! Giusto, Aki?- si rivolge poi a me Yutaka facendomi l'occhiolino.
-Sì, certo...nessun problema...- borbotto fissandomi i piedi. Non ho molta voglia di rimanere invischiato con quel tizio...non è che mi stia granchè simpatico.
-Ok, io vado. A domani!- e se ne va anche Yuta. Io e Takanori rimaniamo da soli, lui palesemente imbarazzato. Si china a raccogliere la borsetta e ne estrae un bigliettino nero con un numero di telefono scritto con una penna argento in elegante corsivo.
-È il mio numero di cellulare...- spiega porgendomelo.
-Ah, grazie...- dico a bassa voce prendendolo fra due dita e infilandolo subito in tasca. Perchè mi sento così a disagio? Non ho mai avuto problemi a socializzare con altra gente!
-Ehm...sarà meglio che vada. Ciao Akira.- pronuncia il mio nome delicatamente, con una cura speciale. Suona strano detto dalle sue labbra.
-Già, ciao.- lo saluto con finta noncuranza affrettandomi a rientrare. Cerco mia madre per ritrovarla nella mia camera da letto, intenta a trafficare nel cassetto delle calze.
-Si può sapere cosa stai facendo?!- esclamo.
-Niente, tesorino. Ti stavo solo mettendo a posto la bianchieria.- si spiega in tutta fretta, dimenticandosi di trovarsi davanti ad uno specchio. Tiene dietro la schiena dei fogli spiegazzati...
-Mamma!- strillo strappandoglieli di mano. Ha trovato le mie canzoni! E io che pensavo di averle nascoste bene...
-Non ho letto niente, lo giuro!- cerca di giustificarsi. Sospiro sentendo il calore salirmi alle guance, rificcando in un angolino del cassetto i testi ormai completamente distrutti.
-La cena sarà pronta fra mezz'oretta.- mi comunica uscendo dalla stanza.
-Aha...- faccio un cenno con la testa. Approfitto del tempo libero per farmi una veloce doccia. Il vapore riempie il bagno e appanna lo specchio. Lascio che l'acqua mi scorra addosso leggera, regolando l'intesità al minimo. Quando esco dalla vasca, sento il campanello trillare e subito dopo la porta aprirsi. È tornato mio padre. Buono a sapersi, almeno non dovrò ripetermi due volte. Mi avvolgo un asciugamano intorno ai fianchi e, strofinandomi i capelli con un altro, vado a salutarlo.
-Oh, ecco il mio giovane uomo!- mi accoglie.
-Papà, ho compiuto diciott'anni solo ieri...- sorrido portando all'indietro i capelli umidi con una mano. Mi tira un colpetto sul bicipite ben evidente.
-La palestra comincia a fare effetto, eh?- commenta ammirato, notando i risultati da me tanto agognati.
-Aki, forza, vai a vestirti...tra poco si mangia!- mi riprende mia madre. Torno al piano di sopra e afferro al volo una t-shirt e un pantaloncino. Scendo le scale correndo, sentendo il profumino di carne grigliata salire e disperdersi in tutta la casa. I miei mi aspettano già seduti al tavolo.
-Itadakimasu!- diciamo tutti insieme. Io sono il primo a parlare.
-Ehm...dovrei dirvi una cosa...-
Loro si scambiano uno sguardo preoccupato.
-Dicci tutto!-
-Vi ricordate la villetta in montagna dei signori Takashima? Ecco, hanno deciso di lasciarci le chiavi per un paio di settimane per festeggiare la fine della scuola, il diploma, l'imminente compleanno di Kou...una piccola vacanza tra uomini.-
-Ci saranno anche i genitori?- chiede mia madre, già in crisi.
-Ovviamente no! Mamma, siamo tutti maggiorenni ormai! Beh, a parte Takanori...-
-E chi è questo Takanori?- esclama mio padre.
-Un ragazzo che Kou ha incontrato ad un corso di inglese...-
-A proposito di corsi di inglese...non ti farebbe male un ripassino estivo visti i tuoi voti!- prende subito la palla al balzo, la conversazione vira verso temi meno interessanti. Finiamo di mangiare e io torno subito in camera a preparare la valigia, poi vado a dormire. Il viaggio si prospetta lungo e non voglio rischiare di addormentarmi sul volante. Poco prima di chiudere gli occhi un pensiero mi passa davanti agli occhi, come un fulmine a ciel sereno.
"Takanori non mi ha detto dove abita!"
Sono costretto a rialzarmi ed andare a ricercare il bigliettino che mi ha dato questo pomeriggio. Compongo il numero lanciando uno sguardo fugace alla sveglia sul comodino. Sono le 23:37....spero solo che non stia dormendo.
-Pronto?- risponde dall'altra parte con voce assonnata. Se non lo conoscessi, lo scambierei per un bambino di dieci anni. Ha la voce morbida, quasi femminile.
-Sono Akira, scusami per il disturbo...-
-Akira!- strilla interrompendomi. Lo sento agitarsi fra le coperte e continuare cercando di fare un tono roco:
-Avevi bisogno di qualcosa?-
-Sì...volevo solo sapere dove abiti di preciso.-
Mi da la via e il quartiere. Non è lontano, per fortuna.
-Ok, grazie mille. Ci vediamo.- lo saluto.
-Sì, ciao, a domani.- sospira.


La mattina seguente mi sveglio presto, giusto il tempo di una doccia ed di una colazione veloce. Carico i bagagli in macchina, gli occhiali da sole a bloccarmi la frangia dagli occhi.
-Aki-chan, prima di andare dovresti metterti una maglia, non pensi?- ride mia madre pattandomi la schiena nuda.
-Mhm, già...- mormoro passandomi una mano sul petto sudato. Torno dentro di corsa, mi rinfresco nuovamente e prendo la prima maglietta che mi capita a tiro, infilandomela mentre scendo le scale. I miei genitori mi attendono sull'uscio.
-Bene...allora, io vado eh?- balbetto un po' imbarazzato.
-Scrivimi tutti i giorni per dirmi come va.-
-Sì, mamma.- cantileno, abbracciandola e lasciando che singhiozzi sulla mia spalla.
-Stai diventando grande, dovremo abituarci a lasciarti andare...- mormora mio padre accarezzandomi la guancia. Mi allontano dal suo tocco gentile ridacchiando rosso in viso. Odio sentirmi ripetere ogni santo giorno che sono grande ormai. Lo so, me ne sono accorto, non c'è bisogno di ricordarmelo!
Salgo in macchina salutandoli un'ultima volta. Non è nulla di così tragico, tra due settimane o poco più sarò di nuovo qui.
Metto in moto con un sospiro. È la mia prima gita fuori casa così lunga e così lontana e sono agitato. Io, Kou, Yuu e Yuta stiamo benissimo insieme, le nostre serate tra uomini lo dimostrano, piene di quella spensieratezza e di quelle risate che mi ricordano più il periodo delle medie che tutte le difficoltà che giungono con il compimento della maggiore età. L'unico che mi preoccupa è Matsumoto. Non ci conosciamo bene, non so come comportarmi con lui. E ora mi ritrovo a dovergli parlare per ben sei ore. Spero che si addormenti, così non saro costretto a colloquiare. Mi guardo in giro alla ricerca della casetta bianca numerata 26 che mi aveva indicato ieri sera. Una figura minuta, sul bordo della strada, vestita di nero, armata di due valigioni e una borsetta attira la mia attenzione. Rallento fino a fermarmi davanti a lui, per poi abbassare il finestrino.
-Monta su!- sorrido alzando gli occhiali per farmi riconoscere. Dopotutto non c'è bisogno di essere scortesi; devo farlo sentire a suo agio, come mi ha raccomandato via messaggio stamattina Kouyou. Mi fissa sorpreso per qualche secondo.
-A-Akira?- balbetta.
-Oh scusa...ti do una mano con i bagagli. Sembrano essere molto pesanti!- esclamo scendendo dalla macchina.
-G-grazie..- arrossisce. Alzo senza sforzo le valigie e le posiziono accanto alla mia.
-Vuoi che metta nel baule anche la borsa?- chiedo porgendo la mano per farmela passare. Mi stava guardando le braccia, lo colgo in flagrante. Ok, ho su una canottiera cha lascia ben poco all'immaginazione da quanto è attillata ma, hey, fa un caldo bestiale, non mi posso coprire fino al naso. Distoglie lo sguardo imbarazzato stringendosi il bauletto al petto.
-No...grazie, la tengo davanti.- mormora osservandosi la punta delle scarpe lucide. Lo spingo gentilmente verso la portiera ridacchiando:
-Non star lì impalato! Siamo già in ritardo!-
Sussulta visibilmente. Si prospetta una lunghissima vacanza. Se non posso neanche sfiorarlo senza che gli prenda una tachicardia dovrò rinchiudermi in camera per non rischiare di ucciderlo.
Riparto alla volta della nostra meta, guidando con una mano sola, l'altro braccio appoggiato al finestrino aperto da cui entra l'aria afosa, benchè sia mattina presto.
-Lo vedo se mi fissi, anche se hai su gli occhiali da sole scuri.- lo riprendo dopo un po' ridendo. È fastidioso, ma d'altra parte mi sento anche lusingato. È pur sempre qualcuno che apprezza il mio aspetto fisico, anche se è un ragazzo. Sento i suoi occhi corrermi lungo la pelle. Lungo la mascella squadrata, poi verso il pomo d'Adamo ben evidente, la spalla, il braccio muscoloso teso, gli addominali che si intravedono sotto alla maglia fine e si soffermano sui pantaloncini al ginocchio, dove vengono bruscamente distolti. Si sostiene la testa con la mano, giocherellando con la stoffa lacerata del jeans scuro che indossa con finto fare disinteressato. Ha la pelle incredibilmente bianca e sembra essere morbida.
Accendo la radio per alleviare almeno un po' il suo imbarazzo. Il suono potente di una chitarra elettrica riempire l'abitacolo. Una voce più delicata e acuta si unisce a quella del cantante.
-Canti bene, Taka.- mi complimento senza distogliere l'attenzione dalla strada.
-Oh, scusa...non volevo. Qualche volta mi viene naturale canticchiare e non non me accorgo.-
-Continua pure. È piacevole!- esclamo inscrespando le labbra. Le sue guance purpuree mi fanno scappare una risatina a denti stretti. Si imbarazza per tutto, che tenero.
Il fischiettio si affievolisce fino a sparire completamente, per venire sostituito da un profondo respiro lento e cadenzato. Takanori si è addormentato, avvolto nella sua felpina leggera, raggomitolato come un gatto, gli occhiali che gli pendono disordinatamente fra i capelli rossi. Davvero non posso credere che abbia 17 anni, sembra molto più piccolo. Ha ancora il classico viso rotondo da bambino, il naso leggermente a patata che sembra un bottoncino, le ciglia lunghe e castane e le labbra schiuse rosee e gonfie, così lucide da sembrare una caramella, tra le quali si intravedono una fila di piccoli denti regolari color porcellana. È carino, a suo modo.
Non si sveglia fino a quando non fermo la macchina per fare benzina, circa dopo tre o quattro ore.
-Mhm siamo arrivati?- mugola mettendo la testa fuori dal finestrino, la voce ancora impastata di sonno.
-No, sto solo facendo benzina. Torna pure a dormire, se vuoi.- mormoro pattandolo sulla testa.
-Sì, grazie Aki...- e si riaccoccola sul sedile. Sorrido scuotendo la testa. Non capisco come faccia a stare con la felpa con questo caldo; io mi sto sciogliendo!
Ripartiamo con il serbatoio pieno, deciso a non fermarmi più. Non mi va di perdere altro tempo...
Dopo altre due ore di strada arriviamo finalmente a destinazione.
-Taka...Taka! Svegliati, siamo arrivati!- esclamo scuotendolo.
-Eh? Cos...- si guarda in giro smarrito.
-Oh, è questa la casa di Kou?- chiede dopo un po'. Annuisco.
-È bella!- esclama sgranando gli occhi. Si, devo ammettere che è proprio una bella casa: si sviluppa su due piani "normali" (uno per le camere e uno per la cucina, il salotto e i bagni) e uno mansardato che usano come soffitta. Davanti ad essa è stata costruita una grande piscina a forma di otto, con un piccolo idromassaggio sulla prima metà. Un bosco la circonda sul retro come una tribuna , gli alberi che man mano si fanno più radi per lasciare spazio ad essa e ad un grande prato.
Sentiamo un rombo avvicinarsi alle nostre spalle.
-Oh eccoli qua! I soliti ritardatari...- mi lamento battendo un piede a terra. Sarà colpa di Kou, come sempre.
-Che cos'hai dimenticato questa volta?- chiedo infatti non appena scende dalla macchina. Mi guarda stralunato e un po' perso prima di balbettare:
-Ehm...la spazzola per capelli...-
-E te pareva! Sapevo che ti saresti scordato qualcosa.-
Mi mette le braccia intorno al collo tirando in fuori il labbro inferiore.
-Dai Aki-chan...non essere arrabbiato con me...-
Ci pensa Yuu a staccarmelo di dosso, prendendolo prontamente per la vita e borbottando:
-Cerca di non spalmarti addosso ad ogni persona che vedi, grazie.-
-Su Yuu-chan non essere geloso, lo sai che io e Aki scherziamo..- cerca di rabbonirlo il castano. Ma io ho smesso di ascoltarli. Rivolgo invece la mia attenzione a Takanori che si guarda in giro stizzito e infastidito. Che cosa gli prende?
-Com'è andato il viaggio, Akira?- mi chiede Yutaka dandomi una pacca sulla spalla.
-Liscio come l'olio, Takanori ha dormito. Voi?-
-Lasciamo perdere...ho dovuto sopportare i bacetti di quei due pinguini sui sedili posteriori per tutto il tempo!- si lamenta alzando gli occhi al cielo. Mi mordo l'interno della guancia per non scoppiare a ridergli in faccia. Poveretto...
-Dai entriamo!- esclama entusiasta Kou agitando un mazzo di grosse chiavi. Apriamo la porta e curiosiamo in giro, ognuno per i fatti suoi. È arredata con mobili abbastanza antichi, tutti in legno, mi sa tanto di casa di vacanza in montagna. Per fortuna non ci sono gingilli e ninnoli sugli scaffali, così non sarà troppo difficile pulire. Immagino già chi dovrà farlo, conoscendo quei tre pigroni...
Saliamo al piano superiore, per scegliere come dividerci le camere.
-Allora, abbiamo tre singole e una matrimoniale...- elenca Yutaka aprendo le varie porte. Yuu prende subito per la vita Kouyou, trascinandolo nella camera matrimoniale, strillando:
-Ciao belli! Ci vediamo tra qualche ora!-
Io mi accaparro la stanza con il balconcino, Takanori prende quella con il bagno privato e Yutaka si piazza in quella normale. Portiamo su i bagagli e ci prendiamo una mezz'oretta per poter mettere in ordine tutte le nostre cose.  Qualcuno bussa alla porta.
-Aki? Posso entrare?- è Yutaka.
-Certo!-
-Andiamo a farci un bagno in piscina? Oggi si muore di caldo ed è ancora presto per fare cena.- mi chiede entrando.
-Sì, sarebbe fantastico!- sorrido attaccando subito la mia valigia alla ricerca del costume.
-Ok, io già avvertito Taka, vai tu a chiedere cosa va di fare ai due piccioncini? E ricordati di bussare prima, non si sa mai.-
-D'accordo...- borbotto.
Esco con lui nel corridoio e busso alla porta proprio accanto alla mia, quella della matrimoniale.
-Yuu, Kou, sono Aki! Posso entrare?-
Non mi rispondono, continuano a ridere senza curarsi minimamente di me. Sento le molle del materasso cigolare. Che cosa stanno facendo? Apro di scatto la porta, preparandomi al peggio. E invece me li ritrovo a saltare sul letto dandosi delle gran cuscinate in faccia.
-Ragazzi! Ma quanti anni avete? Dodici?!- li riprendo. Non voglio che distruggano qualcosa, la colpa ricadrebbe sicuramente su di me. Non è che stia granchè simpatico ai signori Takashima...
-Ah, Akira!- esclama Kou balzando a terra leggiadro.
-Ero venuto a chiedervi se vi andava di fare un bagno in piscina....ma vedo che avete di meglio da fare!- ridacchio levandogli una piuma che gli è rimasta incastrata fra i capelli.
-No, no! Veniamo anche noi!- dice subito prendendo Yuu per l'orlo della maglietta e tirandolo giù.
-Eh? Ma Kou-chan io volevo...!- cerca di lamentarsi.
-Sh! Per quello c'è tempo stasera!- lo zittisce dandogli un bacio all'angolo delle labbra, proprio accanto al piercing.
Non voglio neanche immaginare di cosa stiano parlando...
-B-bene...allora vi aspettiamo di sotto.- mormoro lasciandoli soli. Mi cambio velocemente, mettendomi il mio pantaloncino preferito, bianco con dei fiori hawaiiani blu scuri sull'orlo, e faccio per correre in giardino, non senza prima fermarmi a darmi un'occhiatina davanti alla toilette in marmo. Dovrei abbronzarmi un po', sto diventando bianchissimo. Strano, ho sempre avuto la pelle abbastanza scura. Mi passo distrattamente una mano sugli addominali ben definiti. Penso che ricomincierò a fare esercizio, tra gli esami e il diploma ho perso un po' la mia routine. Magari se al mattino mi sveglio prima degli altri riesco a fare una corsetta nel bosco qua accanto...all'ombra degli alberi non dovrebbe fare così caldo, no? Scuoto la testa. Sono in vacanza, basta pensare.
-Eccomi ragazzi!- strillo andando in giardino. Gli altri sono già tutti in acqua, tranne Takanori, che se ne sta seduto sul bordo, vestito con dei pantaloni al ginocchio e una t-shirt larga, e fa sguazzare solo i piedi.
-Vieni Aki! Si sta benissimo!- mi chiama Kouyou. Mi tuffo senza pensarci due volte e riemergo subito dopo scuotendo i capelli bagnati. Yuu mi salta sulle spalle, trascinandomi sott'acqua.
-Yuu! Aiut-...!- me lo scrollo di dosso, inondandolo di acqua. Ci divertiamo a spruzzarci ridendo per un bel po', poi Yuu e Kou decidono di andare a rilassarsi nell'idromassaggio. Mi avvicino, nuotando, a Takanori e mi appoggio con le braccia incrociate sul bordo.
-Che ci fai qui? Non vieni con noi?- gli chiedo. Scuote la testa sorridendo timidamente.
-Dai è divertente!- rido alzandogli l'orlo della maglietta.
-No, Akira, per favore!- si divincola. Gli afferro le caviglie e lo faccio cadere addosso a me, prendendolo da sotto le ascelle per non farlo affogare.
-Akira!- strilla scalciando un po'.
-Basta lamentarti, ormai sei dentro!- ridacchio "pucciandolo" nell'acqua un paio di volte. Sta per mettersi a ridere, vedo quelle piccole fossette spuntargli ai lati delle labbra. Riesco a convincerlo a levarsi la maglia e finalmente comincia anche lui a sguazzare. Dopo mezz'oretta, stanchi e fradici, ci andiamo a stendere sul prato sotto al sole, mentre Yutaka se ne sta a fare qualche altra vasca.
-Aaaah, che bella giornata...- sospiro chiudendo gli occhi con le mani allacciate dietro la testa.
-Già...- mi risponde Takanori, con la sua solita voce delicata. Mi alzo su di un gomito e lo guardo.
-Sai, mi sta venendo fame...andiamo a fregare qualcosa in cucina?- ghigno lanciando un'occhiata a Kou. Non ci sta ascoltando, tutto preso dal suo moretto. Taka mi imita, sghignazzando a sua volta. Basta uno sguardo, ci alziamo all'unisono e, quatti quatti, ci infiliamo nella dispensa.
-Uh, guarda qua ci sono delle patatine!- esclama alzando un pacchetto extra large.
-Lascia perdere le chips, ho trovato i biscotti!- esulto prendendo anche un cartone di succo alla mela. Ci sediamo al tavolo, nella sala da pranzo, strafogandoci di dolcetti.
-Ehi, che state facendo voi due qua da soli?- ci chiede Yuta sgocciolando per tutta la casa.
Ridacchiamo sotto i baffi nascondendo i biscotti in tutta fretta.
-Non dico nulla a Kou, tranquilli.- ammicca salendo in camera ad asciugarsi.
-Forse sarà meglio andare anche noi...- propongo. Andiamo a vestirci, raggiunti dopo poco anche dai due fidanzatini, e ci mettiamo a preparare la cena tutti insieme. Per festeggiare, decidiamo di fare una grigliata all'esterno, tirando fuori anche una cassa di birre.
-Questo non lo raccontiamo ai tuoi genitori, eh?- rido nervosamente rivolgendomi a Taka. Dopotutto, lui è ancora minorenne. Prende in mano spavaldo una delle bottiglie e tenendola dal collo se ne ingolla un grande sorso. Lo guardo con tanto d'occhi. Spero solo che non si prenda una sbronza...
-Akira, a che punto sei con la carne?- mi chiede Kou uscendo con in mano una biella di insalata.
-Quasi pronta!- alzo il pollice.
Ci mettiamo seduti sulle panche di pietra e mangiamo parlando e ridendo. Sono solo a metà della prima birra e ho già un caldo assurdo. Continuo a cenare, non curandomene troppo. Mi alzo per andare a buttare la bottiglia di vetro ormai vuota, ma un capogiro me lo impedisce.
-Oh Dio...- mormoro, correndo in bagno in fretissima.
-Aki?- mi chiama Kou, cercandomi con lo sguardo. Ma io sono già sparito.
-Bah, non berrò mai più una goccia di alcool in tutta la mia vita...- borbotto fra me e me inginocchiato sul pavimento del bagno, dopo aver rimesso la cena che avevo cucinato con tanta cura.
-Akira, tutto bene?- chiede una voce timida.
-Sì, Taka, non preoccuparti...- sospiro.
-Sei sicuro?- domanda ancora infilando la testa dentro. Cerco di sorridere, riuscendo solo a rivolgergli una smorfia sghemba, e lo rassicuro un'altra volta:
-Davvero, tranquillo...mi sciaquo la faccia e torno subito da voi.-
Annuisce sommessamente per poi lasciarmi solo qualche minuto. Faccio un respiro profondo e ritorno in giardino.
-Tutto ok?- chiedono subito gli altri preoccupati.
-Sì, non preoccupatevi.- ripeto con un'altro sorrisino tirato. Mai più birra, mai più. Aspetto che gli altri finiscano e me ne torno difilato in camera, la testa lì lì per scoppiare, naturalmente dopo aver aiutato a pulire e mettere in ordine.
Mi butto a letto a pancia in giù, la faccia schiacciata nel cuscino, ancora vestito. Sento quasi di stare per appisolarmi quando un tuono mi fa saltare in aria. Scosto le pesanti tende verdi scure di velluto per guardare fuori dalla finestra; sta cominciando a piovere. Mi obbligo a cambiarmi, rimanendo in boxer dato il caldo assurdo, e mi rimetto sotto alle coperte. Chiudo gli occhi cercando di rilassarmi, nonostante il rumore, ma c'è qualcosa che mi distrae. Non è il suono della pioggia, neanche quello dei tuoni, è diverso. Qualcuno sta bussando. Mi alzo per la seconda volta, smadonnando fra me e me e apro la porta di scatto borbottando:
-Chi è?!-
Takanori mi fissa a bocca aperta, squadrandomi dalla testa ai piedi, arrossendo violentemente una volta raggiunto il basso ventre. Si stringe un po' nelle spalle, giocherellando con i bottoncini del pigiama e mormora imbarazzato:
-Ehm, non è che potrei stare un po' qui con te? Sai, fuori c'è il temporale...con i tuoni...-
-Hai paura?- gli chiedo, senza sarcasmo. Mi fa un piccolo cenno con la testa, avvampando nuovamente.
-Ho provato a chiamare Yutaka, ma non mi risponde. E non voglio andare da Kouyou e Yuu.- spiega balbettando. Do un'occhiata a destra e una a sinistra, tanto per essere sicuro che non ci sia nessuno (non voglio che si facciano strane idee) e mi sposto a lato per farlo passare:
-Entra.-
Si siede nell'angolo del letto, incrociando le gambe.
-B-bene...- sussurra visibilmente più rilassato.
Mi accoccolo vicino a lui, cercando di parlarci un po' per distrarlo. All'ennesimo tuono, sussulta, finendomi fra le braccia. Si raggomitola con le mani sulle orecchie, strofinando il naso sul mio petto.
-S-scusami...- balbetta con gli occhi lucidi. Un'altro botto e uno strilletto lo abbandona, stringendosi di più a me.
-D-davvero, mi dispiace...- ripete nuovamente.
-Non c'è problema...- dico stranito, non sapendo bene dove mettere le mani. Che cosa dovrei fare? Lo abbraccio molto delicatamente, pettinandogli i capelli con le dita.
-Sssh, tranquillo...è solo un po' di pioggia...- provo a tranquilizzarlo. Poi, un gemito spezza il momentaneo silenzio. Ci guardiamo entrambi in fiamme.
-Che cosa è stato?!- chiedo nervoso.
Il materasso della stanza matrimoniale ricomincia a cigolare, e questa volta non credo che stiano giocando a cuscinate, i due colombi. Non riusciamo a trattenere una grassa risata, che serve anche a calmare almeno un po' Takanori. Decidiamo di ascoltare un po' di musica con le cuffie, per coprire ogni rumore. Non è che sia propriamente piacevole sentire i tuoi migliori amici che si scambiano "dolci effusioni". Scopriamo anche di avere gli stessi gusti musicali. Buono a sapersi, avremo qualcosa di cui parlare al ritorno.
Finiamo con l'addormentarci uno accanto all'altro, stravolti, con la musica che ancora continua ad andare avanti. 

Note:
Macciao a tutti!
Eccomi di nuovo qua (sì, non ho una vita) ma questa volta con una storia horror (che di horror per ora non ha proprio nulla XD)!
Come avrete già capito, è una Reituki a senso unico (povero Taka-chan) con un Aoiha (molto molto molto MOLTO side) ad accompagnarla. Per ora ho lasciato il rating arancione (più che altro per la violenza) e spero di poterlo cambiarlo più in là, nel caso mi sfuggisse di mano e diventasse troppo splatter. Come ho già detto prima, ora come ora non è ancora successo nulla (infatti il capitolo è anche abbastanza corto) ma basta avere un po' di pazienza e verrette presto accontentati, piccoli sadici assetati di sangue :3 (sono passata dal chiamarvi "ciambelline" a "piccoli sadici"...tutto ciò è molto dolce e carino, sì sì u.u). Premetto che sono le tre di notte (no, non ho sonno) quindi domani darò un'altra occhiatina, ma non dovrebbero esserci errori (l'ho riletto quattro volte).
Bene, ora ho solo da finire il secondo capitolo di "Is this a baby" e sono dentro a tutte le scadenze (yay). Come le altre due ff, anche questa verrà aggiornata più raramente, anche se con capitoli più lunghi del solito.
E, niente, spero che vi piaccia ^^

Reichan :3

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Capitolo 2
*** Fake kisses and real blood ***


~La mattina dopo mi sveglio con Taka addormentato al mio fianco. Non ricordo perfettamente cosa sia successo ieri, quella misera birretta mi ha steso. Takanori ha ancora indosso la maglia del pigiama, quindi non dovrebbe essere capitato nulla di strano.
-Taka, svegliati!- lo scuoto un po'.
-Mhm, ancora cinque minuti dai...- mugola girandosi dall'altra parte.
-Devi tornare nella tua camera! Cosa vuoi che pensino quei tre se ci trovano sdraiati nello stesso letto in mutande?!- esclamo tirandolo per un braccio, usando la mia scusa più banale per convincerlo ad aprire gli occhi.
-Ma cosa...!-
Salta in piedi in tutta fretta, spostando lo sguardo dal mio petto nudo, alle mie gambe, nello stesso identico stato, alle sue.
-N-noi...non...- balbetta indicando il letto. Mi sa che non ha ancora ben capito la situazione...
-Ma sei fuori di testa?! E in ogni caso, ora ne sentiresti le conseguenze.- ridacchio divertito dalla sua espressione sgomenta. È più forte di me, mi diverte troppo prenderlo in giro. Affettuosamente, è ovvio. Spero che non me ne voglia male...
Mi affaccio alla finestra, sentendo un gran rumore in giardino.
-Ehi ragazzi!- li saluto sventolando una mano.
-Akira, copriti!- sibila Taka accucciandosi leggermente per non farsi vedere.
-Ma smettila, vieni qui!- rido prendendolo da sotto le ascelle e alzandolo trionfante per mostrarlo agli altri:
-Guardate un po' chi è venuto a farmi visita!-
-Ooooh Aki-chan, hai fatto colpo!- mi strilla di rimando Kou inforcando gli occhiali da sole. Rimetto giù Taka e mi appoggio con entrambe le mani alla finestra, costringendolo fra lo stipite e il mio corpo. Gli appoggio il mento sulla testa, aiutato da quei dieci centimetri scarsi che mi ritrovo in più, per poter continuare a guardar fuori.
-A-ki-ra!- sillaba il piccoletto avvampando.
-Stiamo solo scherzando, non ci crede nessuno.- dico rilassato continuando a parlare con gli altri.
-Nah, secondo me non è vero...ammettilo, l'hai pagato per venire con te! Taka non può essere così disperato!- ride Yuu, palesemente scherzando. A quella battutina sarcastica un sorrisino malizioso mi storce il viso.
-Ah sì?- chiedo con aria di sfida. Prendo con una mano il volto di Takanori, stringendogli leggermente le guance e lo avvicino di scatto al mio, lasciando che i miei capelli ci coprano da sguardi indiscreti.
-Stai fermo.- sussurro, muovendo piano la testa, fingendo di baciarlo. Lo lascio andare, inscenando un po' di fiatone e alzo il pollice a Yuu. Lui mi risponde allo stesso modo scoppiando a ridere insieme agli altri.
-Non farlo mai più...- soffia Taka sgusciando sotto il mio avambraccio.
-E dai, Matsumoto, stavo solo scherzando!- butto lì leggero. Ma lui se n'è già andato. Bah, chissene importa...
Mi infilo la prima maglia che trovo e un paio di pantaloncini corti e scendo dagli altri.
-Si è offeso?- mi chiede Kou vedendomi da solo. Annuisco alzando le spalle noncurante. Yutaka spinge verso di me un piattino con una brioche e una tazza di caffè.
-Grazie mamma!- lo prendo in giro. Mi fa la linguaccia e torna a dedicarsi al suo thè caldo. Addento il dolce ripieno di crema, sbriciolando un po' ovunque.
-Sei un disastro, Suzuki!- ride Kou togliendomi qualche briciola dalle labbra con le punta delle dita e spazzolandomi la maglietta.
-Eeh che ci posso fare?- sospiro ridacchiando. Takanori ci raggiunge, stretto in uno dei suoi cardigan, e si siede accanto a Yuu, ben lontano da me. Non avrà mica intenzione di tenermi il muso per tutta la vacanza, vero?
-Dormito bene, Taka?- gli chiede Yuta, allungando anche a lui la colazione.
-Mhm...- mugola. Gli altri tre si guardano con un sopracciglio alzato.
-Beeene...che vogliamo fare oggi?- cerca di sdrammatizzare.
-Io devo allenarmi...- dico.
-Noi due vogliamo pulire il piano terra...è pieno di polvere!- aggiungono Yuu e Kou. Dubito altamente che "vogliano" spazzare tutta casa, probabilmente hanno solo voglia di stare un po' da soli.
-Ok, vi darò una mano...do una ripulita alla cucina. Non vedo l'ora di poterla usare! E tu Taka, che vuoi fare?-
-Credo che me ne starò in giardino a prendere il sole...- mormora guardando verso l'ombra proiettata da qualche albero.
-Molto bene, ci ritroviamo per fare pranzo tutti insieme verso l'una.- Yuta si mette a sbarazzare velocemente.
Lo lasciamo fare, ben coscienti del fatto che se solo provassimo ad aiutarlo ci staccherebbe le dita a morsi. A una a una.
I due piccioncini si dileguano in tutta fretta, parlottando fra di loro. Quando torneremo dentro per il pranzo sarà tutto esattamente come l'abbiamo lasciato, posso scommetterci. Ma, dopotutto, non sono affari miei. Che facciano quel che pare loro. Vado di sopra a recuperare una felpa e una bottiglietta di acqua dal frigo bar in camera, per poi tornare in giardino per un veloce riscaldamento prima di andare a correre.
Percorro il perimetro del boschetto posteriore alla casa, la musica sparata a tutto volume da un paio di auricolari, addentrandomi a ritmo di essa fra gli alberi. Quando il sudore comincia ad imperlarmi la fronte, sebbene abbia già levato il giacchetto, decido di incamminarmi di nuovo verso casa per finire gli esercizi. Se continuo così, entro la fine dell'estate diventerò un culturista!
Man mano che si avvicina l'ora di pranzo, il sole scalda sempre di più. Mi tolgo anche la maglietta e mi stendo a terra per fare addominali e flessioni. Dopo quasi un'ora, vado a sedermi all'ombra, prosciugando la bottiglia di acqua, stremato. Poco lontano da me è seduto Takanori, con un quadernetto poggiato sulle gambe sul quale scrive, o disegna, tutto concentrato. Non c'è nessuno a parte noi fuori. Potrebbe essere il momento adatto per fare pace...
Mi avvicino quatto quatto a lui, gattonando dal mio albero fino al suo.
-Ehi, Taka! Che fai?- sorrido, il più gentilmente possibile. Salta in aria lanciando la matita.
-Mi hai spaventato Akira!- sussurra ripettinandosi con le mani.
-Oh scusa, pensavo mi avessi visto.- ridacchio. Dubito altamente che non mi abbia guardato neanche una volta.
-Quindi? Che stai facendo?- ripeto chinandomi verso il quaderno. Lo richiude di scatto, stringendoselo al petto.
-Non puoi guardare.- borbotta fissandosi i piedi.
-Dai, fammi vedere!- piagnucolo puntellandogli ripetutamente la spalla con un dito. Scuote la testa.
-Almeno dimmi che cos'era...non farmi rimanere con la curiosità...- cerco di convincerlo spingendo il labbro inferiore in fuori.
-Canzoni.- mormora.
-Scrivi anche tu?- chiedo, sinceramente interessato.
-"Anche"?- ripete, guardandomi finalmente in faccia. Annuisco.
-Sì...diciamo, almeno ci provo. Ma non sono mai un granchè.- ammetto. Mi mette fra le mani il blocco, aprendolo circa a metà. Si appoggia alla mio braccio, indicando con un dito una strofa.
-Questa è una delle mie preferite...-
La leggo attentamente, rimendo molto colpito. È...è...davvero profonda, romantica, malinconica, e altri mille aggettivi che non pensavo nemmeno di conoscere, tutto nello stesso tempo!
-Wow Taka! Complimenti, davvero!- esclamo. Come al solito, le sue guance si tingono di un delicato rosa magnolia ma che, con la sua pelle color porcellana, risalta piacevolmente.
-G-grazie...- balbetta guardando in basso.
Le ore passano e, tra qualche canzone a malapena sussurrata da Taka e un paio di bozzetti quattro mani , Yutaka viene a richiamarci all'interno. La tavola è già stata apparecchiata per cinque e una grande pentola di pasta fumante ci attende. Ci sediamo vicini, cominciando subito a mangiare.
-Lasciatene un po' anche per noi, mangioni!- ride Yuta, sedendosi a capotavola.
Ridacchiamo guardandoci di traverso. Il sopracciglio perfettamente depilato di Kouyou si alza lentamente con un sorrisino ad accompagnarlo. Chissà che cosa sta pensando...
-Mhm, Kou mi dai una mano con il giardino questo pomeriggio?- gli chiedo.
-Che cosa dobbiamo fare?-
-Dovremmo dare una tagliatina al prato, togliere quelle due o tre erbacce, inaffiare i fiori sul terrazzo e cambiare la terra ai vasi in giardino.-
-Sembra essere faticoso...- comincia già a lamentarsi.
-Vi do una mano io!- interviene prontamente Yuu. Gli basta sapere di poter avere il suo tesorino sottomano per fargli cambiare idea.
-Ok, ci sto.-
Takanori rimane in cucina a pulire i piatti con Yutaka, mentre noi tre ci armiamo di salopette e attrezzi, pronti per rimettere a nuovo l'esterno.
-Yuu e Kou, voi tagliate il prato mentre io mi occupo dei fiori sul davanzale.- dico battendo le mani per sottolineare l'ordine.
-Ma guarda un po' questo qua...un filo di muscoli in più e già si crede il capetto della situazione!- si lamenta volutamente a voce alta Kouyou.
-Che cosa hai detto femminuccia?- lo prendo in giro tirandogli delicatamente una ciocca di capelli.
-Niente niente!- ridacchia.
-Stai attento, ti tengo d'occhio!- gli do un pugnetto sulla spalla.
Vado a rimettere in ordine i vasi al piano di sopra, tenendo sott'occhio anche gli altri due. Sarà meglio che facciano il loro lavoro o stanotte andrò a svegliarli a secchiate d'acqua gelata alle tre del mattino. Così avranno un buon motivo per lamentarsi della stanchezza!
-Avete finito?- chiedo sfregando le mani l'una contro l'altra per levare la terra.
-Sissignore!- esclamano entrambi mettendosi sull'attenti.
-Perfetto soldatini! Ora tutti giù per terra a strappare le erbacce fra le lastre sotto al vigneto! Su su su! Un! Due! Un! Due!- li comando a bacchetta divertito. Ci inginocchiamo tutti a terra, alla ricerca dei ciuffetti di erba che rovinano l'eleganza di quel bellissimo vigneto. Dopo neanche due minuti Yuu si alza in piedi borbottando:
-Non ce la faccio più. Fa troppo caldo! E mi sta venendo mal di schiena! Io me ne torno dentro con gli altri...-
-Povero vecchietto!- ridiamo entrambi, continuando poi il nostro lavoro in silenzio.
Finiamo di riordinare tutto, dando anche una spazzata alle pietre bollenti a causa del sole. I signori Takashima non potranno di certo lamentarsi. E, chissà, forse cominceranno ad apprezzarmi almeno un po'.
-Spero che non mi sia rimasto il segno della salopette...- mi lamento spostando una spallina per controllare la situazione.
-Anche se fosse? Hai due settimane per prendere tutto il sole che vuoi! Andrà via in men che non si dica! Oh, ma guarda qua...sei tutto sporco di terra!- dice con una risatina pulendomi lo zigomo.
-Uh anche tu!- ghigno passandogli un dito sul naso e lasciandoci una bella traccia.
-Iiiiih! Akira, ti ammazzo!- strilla cominciando a rincorrermi, tenendosi il cappello a falda larga di paglia con le mani per non farlo volare via. Mi fermo solo davanti alla porta di casa, appoggiandomi alle ginocchia con il fiato grosso, lasciandomi raggiungere da Kou.
-Preso!- mi urla nell'orecchio saltandomi in spalla. Gli prendo le gambe, strette intorno alla mia vita, e mi rimetto a correre sghignazzando.
-AAH! Aki! Fermati!- grida aggrappandosi al mio collo con entrambe le braccia.
-Kouyou! Così mi strozzi!- rido rimettendolo giù.
-Che cos'è tutto questo baccano?!- esclama Yutaka aprendo di scatto la porta. Vedendoci tutti scombinati, sporchi di terra fino alla punta delle dita e sudati non può fare a meno di ridacchiare un po' anche lui, prima di spedirci dentro con l'obbligo di farci una lunga doccia.
-E non osate toccare nulla con quelle manacce sudicie! Ho appena pulito.- ci ricorda agitando il dito.
-Sì mamma...- cantileniamo sbuffando. E io che pensavo di potermi divertire...
Ci infiliamo sotto il getto di acqua fresca insieme per risparmiare tempo. Non ci vergogniamo di mostrarci "come mamma ci ha fatti" l'uno davanti all'altro, ci conosciamo da tantissimo tempo e dopo gli allenamenti abbiamo sempre fatto la doccia insieme. Quindi, almeno per noi, non è nulla di strano.
-Ehm Akira? Yutaka mi ha incaricato di portarti gli asciugamani...- sussurra una vocina delicata aprendo piano la porta. Kou si affaccia da una parte della tendina plastificata, di un arancione a dir poco nauseabondo, sorridendo.
-Lasciali pure sul bordo del lavandino.-
-K-kou?!-
-Eh chi è?- chiedo spuntando dall'altra parte.
-E Akira?!-
-Sì?- ridacchiamo insieme.
-S-scusate...io n-non pensavo che voi...me ne vado!- balbetta indietreggiando e sbattendo la porta.
-Ma che gli prende?- chiede Kou continuando a guardare la porta ormai chiusa.
-Bah chi lo capisce quello...- borbotto finendo di togliermi ogni traccia di sapone dai capelli.
Mi avvolgo uno degli asciugamani intorno ai fianchi.
-Naah guarda Kou! Mi è rimasto il segno della tuta!- mi lamento seguendo il contorno dell'abbronzatura con il dito.
-Tranquillo, ho una crema apposta...vieni qui che te la metto.- dice tirando fuori un barattolino verde menta. Si siede sul coperchio del water chiuso e mi spalma il prodotto su tutta la schiena e sul petto.
-Grazie Kou-chan!- sorrido scompigliandogli i capelli umidi.
-Di niente Aki-chan!- cinguetta in risposta prendendo il phon e cominciando ad asciugarsi i capelli, piuttosto lunghi per un ragazzo.  Lo lascio solo, sebbene mi abbia detto più volte che non gli do alcun fastidio, e torno in camera a vestirmi. Do una mano a preparare  la cena, o almeno ci provo, ma ottengo solo una padella da buttare, un bel po' di soffritto bruciato e una mano fasciata.
-Apparecchia la tavola. E cerca di non distruggere niente, goffo che non sei altro.- sospira Yuta ficcandomi fra le braccia una pila di piatti. Borbotto qualcosa di probabilmente incomprensibile, posando sul tavolo all'esterno tutto ciò che mi viene passato dalla cucina. Takanori mi aiuta piegando i tovaglioli in vari graziosi origami che posa al centro di ogni piatto. A me tocca un pesciolino.
-Akira! Puoi andare di sopra a chiamare Kouyou? E già che ci sei vai a buttare giù dal letto Yuu. Quel poltrone si sarà sicuramente addormentato, non lo vedo da ore.- mi chiama Yuta affacciandosi dalla finestra.
-Subito!- grido di risposta mettendo l'ultimo paio di bacchette accanto ai piatti.
-Rimani qua fuori da solo Taka?- gli chiedo alzandomi in piedi.
-Sì...- mormora continuando a piegare, girare ed arricciare i vari animaletti di carta fino a renderli perfetti.
-Sei sicuro?- domando ancora piegando leggermente la testa.
-Ho detto di sì, Akira. Corri pure dal tuo Kou-chan.- dice freddo, stringendo un po' troppo forte un'ala del cigno che stava costruendo.
-Guarda gli hai rotto un'aluccia, ora non potrà più volare.- commento triste.
-Non mi importa...- borbotta appoggiandolo nel piatto di Kouyou.
-Ma basta qualcuno dal tocco magico e gentile, et voilà, il bel cigno potrà tornare a svolazzare.-sussurro rimettendolo a posto. Mi guarda, serrando impercettibilmente le labbra, per poi spiegarle in un sorriso insicuro che va man mano a farsi più certo.
-SUZUKI!- strilla arrabbiato Yutaka vedendomi ancora in giardino a parlare.
-Arrivo arrivo!-
-Torno subito...- mi rivolgo poi a Taka in tono flautato.
Salgo di corsa le scale e spalanco la porta della camera matrimoniale.
-Yuu! Alzati e scendi! Si mangia!- gli urlo saltandogli addosso e prendendo a scuoterlo per farlo svegliare.
-Ma che cazz...Akira!- esclama, prima di vedermi balzare giù dal letto e correre via. Vado in bagno, dove avevo lasciato Kou, e lo ritrovo mentre sperimenta qualche nuovo trucco con l'eyeliner di Taka. Non credo che ne sarà felice...
-Si mangia!- sorrido semplicemente mettendo la testa nella stanza ancora piena di vapore.
-Vengo!- risponde siacquandosi velocemente la faccia per poi seguirmi. Per fortuna è già sceso anche Yuu, con la faccia ancora un po' rimambita di chi è stato svegliato di soprassalto. Cosa che in effetti ho fatto.
-Itadakimasu!- esclama Yutaka con un gran sorriso portando le padelle in tavola. Ceniamo lentamente, parlando del più e del meno.
-Che ne dite di fare un gioco?- chiede Kou rigirandosi fra le dita la bottiglia di birra vuota, che io ho attentamente evitato.
-Che tipo di gioco?- chiede Yuu con un ghigno, improvvisamente interessato.
-Non "quel" tipo di giochi, maniaco. Pensavo al gioco della bottiglia.-
-Ma siamo tutti maschi!- mi lamento. Ricevo solo qualche fulminata e mi limito a stare zitto.
Qualche altra birra viene bevuta e il morale, insieme al tono di voce, si alza di poco.
-Dai gira tu per primo Yuu-chan!-
-Ecco...oh Yutaka, tocca a te. Obbligo o verità?-
-Verità.-
-Sei ancora vergine?-
Tutti sghignazzano divertiti, Yutaka che rosso come un pomodoro borbotta qualcosa a metà fra un "forse" e un "magari".
-Aki tocca a te!- chioccia Kou, più brillo che mai.
-Non potremmo cambiare gioco?-
-No.-
-Ma io...-
Vengo zittito da un paio di labbra morbide e gonfie.
-Ah!- esclamo preso alla sprovvista, diventando incandescente. Nulla di troppo strano, era già successo qualche anno fa, prima che Kou si mettesse con Yuu. Era successo e non mi era piaciuto.
-Kou! Che cosa ti salta in mente!?- strillo mettendomi una mano sulla bocca per evitare altri attacchi.
-Non ti decidevi a stare zitto, così ho trovato una via alternativa.- spiega candidamente sorridendo come un angioletto. Si strofina contro la mia spalla, riempiendomi il naso di capelli esageratamente profumati:
-E dai, non può essere stato così orribile!-
Lancio uno sguardo a Yuu. È già bello che perso nel suo mondo, non sembra essersi accorto di nulla.
-Nah, ma so che puoi fare di meglio.- ghigno dandogli corda e appoggiandomi a lui con un braccio.
-Se vuoi ci riprovo...- sussurra abbassando le palpebre.
-Scemo.- rido schiacciandogli il naso con un dito. So che non tradirebbe mai Yuu, ha un animo troppo puro per fare una cosa del genere, sono sicuro che stia solo scherzando. E, dopotutto lui elargisce baci, abbracci e dolcezze a tutti quanti. In quanto suo migliore amico da tempo immemore dovrei saperlo.
Takanori si alza di colpo, lasciando cadere la sua bottiglia, che va ad infrangersi per terra.
-Io...io vado a dormire!- dice innervosito, correndo dentro.
-Taka?- lo richiamo. Ma che è successo?
-Oh cielo! Guardate che ore sono! Sarà meglio rientrare...- esclama Yutaka guardando il suo orologio da polso. Riportiamo tutto dentro.
-Puliremo domani....io sono troppo stanco.- sbadiglia lanciando i le stoviglie nel lavandino. Annuisco e salgo insieme agli altri per andare a dormire. Mi spoglio e mi infilo sotto alle coperte, chiudendo gli occhi quasi immediatamente. Il rumore delicato della pioggia culla i miei pensieri, inframezzato da qualche tuono non troppo forte. Chissà se pioverà tutte le notti...e chissà se Takanori starà dormendo. Probabilmente in questo momento sarà rintanato nel suo letto, avvolto nel piumone con le mani sulle orecchie cercando di sconfiggere la paura. Scometto che vorrebbe venire da me per farsi proteggere anche questa notte, ma non lo farà. È troppo orgoglioso e stasera deve essere successo qualcosa che gli ha dato particolarmente fastidio, o non si spiegherebbe il suo improvviso nervosismo. Spero solo che riesca a dormire almeno un po'. Mi dispiacerebbe sapere che ha dovuto farsi la notte in bianco a causa di quel suo piccolo ed insignificante problema, che potrebbe essere tranquillamente ovviato bussando un paio di volte alla mia porta. Non mi darebbe troppo fastidio ospitarlo qui un'altra notte, anzi, devo ammettere che mi farebbe quasi piacere. È noioso doversene stare in camera tutti soli ed è molto piacevole svegliarsi il mattino dopo con qualcuno al proprio fianco, che ti sorride e ti da il buongiorno anche se in quel momento vorrebbe solo mandare a quel paese tutto e tutti e ritornare a dormire. Vorrei quasi alzarmi e andare a vedere come sta, ma ho così sonno....

 

 

-Akira...Akira! AKIRA!- mi scuote qualcuno. Non dev'essere molto grande, considerando che le mani gli bastano a malapena per cingermi un braccio.
-Uh?- mormoro sbattendo le palpebre ripetutamente per abituarmi alla luce intensa del sole. Il visino di Takanori sta a cinque centimetri dal mio, le ciglia bagnate di pianto e le guance più pallide che mai.
-Che succede Taka?- chiedo preoccupato alzandomi sui gomiti.
-Kouyou...Kouyou è sparito!- esclama infine.
-Che cosa?!- urlo alzandomi di scatto.
-Yuu stamattina si è svegliato e non l'ha trovato a letto. A pensato che fosse uscito per qualche commissione ma entrambe le macchine sono parcheggiate fuori dove le abbiamo lasciate ieri.- spiega tutto d'un fiato.
-Dove sono gli altri?- chiedo respirando profondamente un paio di volte. In momenti come questi devo stare calmo, non devo farmi sopraffare dai pensieri o dalla paura.
-In cucina.- soffia. Lo faccio scendere dal letto e corriamo di sotto insieme agli altri. Siamo tutti ancora in pigiama, io con i miei boxer, Yuu e la sua T-shirt, Taka con il suo pigiamino con i bottoni e Yuta che si è almeno preso la briga di indossare un accappatoio. Yuu ha gli occhi rossi e i capelli tutti scarmigliati che gli ricadono disordinati sulla schiena. Glieli pettino con le mani, so che lo rilassa ed è quello di cui ha bisogno ora, passandogli di tanto in tanto un fazzoletto per potersi tergere le lacrime.
-Allora...innazitutto, non dobbiamo farci prendere dal panico. Stiamo calmi, Kouyou è adulto e vaccinato, può fare quello che vuole. Sarà uscito per una passeggiata, non c'è bisogno di saltare subito a conclusioni senza senso. Quindi ora Yutaka ci prepara un bel the così ci diamo una calmata, eh?- dico massaggiando le spalle a Yuu, che hanno ricominciato ad alzarsi ed abbassarsi ritmicamente. Yuta annuisce e si mette ai fornelli per scaldare l'acqua. Taka rimane in silenzio per tutto il tempo, fissando il pavimento. Quando Yuu sembra essersi calmato, vado ad inginocchiarmi davanti al piccoletto, per poterlo guardare in faccia.
-Tutto ok?-
-C-credo di sì...- balbetta tremando leggermente.
-Tranquillo, andrà tutto bene.- gli dico dandogli un buffetto sulla guancia.
Dopo una tazza di the caldo e altre rassicurazioni, i pianti si placano.
-Avete già provato a chiamarlo sul cellulare?- chiedo.
-No! Passatemi un telefono!- salta in aria Yuu prendendo il mio cellulare. Compone il numero in tutta fretta, mette il vivavoce e lo lascia squillare per un bel po'. Ma nessuno risponde.
-Cazzo...-
-Io vado a cercarlo.- esclamo spazientito infilandomi una felpa e dei pantaloncini di Yuu abbandonati sul divano.
-Veniamo con te!-
-Dividiamoci in due gruppi, Yuu vieni con me, Taka vai con Akira. Se lo trovate chiamatemi.- propone Yuta. Partiamo a perlustrare tutto il bosco, mentre gli altri due esaminano la zona intorno alla casa e giù dalla collinetta.
-Akira, hai sentito quel rumore?-
-Quale rumore?-
-Era tipo "frush frush"....-
-Forse erano le foglie?-
-No era...Iiiih!-
-E questo invece era il mio cellulare. Dai, togliti, non riesco a rispondere se mi stai in braccio!-
Finalmente Taka torna a terra, lasciandomi le mani libere. Leggo velocemente il messaggio di Yutaka:
"Venite subito sul retro della casa...abbiamo trovato una cosa. È abbastanza inquietante..."
Torniamo sui nostri passi, ritrovando i due amici ad osservare la parete della casa.
-Eccoci...cosa...?-
-Guarda Akira...- mormora Yuu spostandosi. Qualche macchia di sangue sporca tutto quel bianco perfetto. Non è molto, sono solo alcune gocce grandi quanto una monetina, circa all'altezza degli occhi di Yuta.
-È...sangue?- chiede Taka sbiancando.
-Sì...- soffio avvicinandomi. Potremmo sbagliarci, ma cos'altro potrebbe essere? Non riesco a contestualizzarlo....perchè?
-A che pensi?- mi domanda Yuta, vedendomi tutto concentrato a fissare il muro sporco.
-Sto cercando di capire da quanto è lì...e sopratutto come ha fatto ad arrivarci.-
Mi giro verso gli altri e conto mentalmente fino a tre per riordinare i pensieri, prima di rivolgermi a loro:
-Ieri non c'era, ne sono certo. Sono andato a correre al mattino, me ne sarei accorto, ci sono passato davanti tre volte. Sembra essere abbastanta fresco, benchè sia già secco. Inoltre, se notate, non ha un colore vivo, come se fosse slavato ed è colato parecchio. Quindi dovrebbe essere qua da questa notte, dato che ha piovuto. L'unica cosa che non riesco a capire è come faccia a trovarsi così in alto. Se dovesse essere di un animale, l'ipotesi più sensata, sarebbe molto più in basso...-
-Cosa stai cercando di dire?- chiede Yuu, con gli occhi di nuovo lucidi.
-Nulla, sto solo cercando di pensare ordinatamente...- mormoro grattandomi il mento.
-Ragazzi, che ne dite di tornare dentro? Andiamo a dare un'altra occhiata, magari nel frattempo è tornato.- ci spinge gentilmente verso la porta Yutaka.
-Io faccio il giro al piano di sopra.- dice Yuu cominciando a correre su per le scale.
-Io vado a vedere nel solaio.- lo segue Yutaka
-Bene, noi stiamo al pianterreno...- sospiro guardando Takanori, ancora bianco come un cencio.
-Dai, non preoccuparti, risolveremo questa situazione. In un modo o nell'altro.-
Si tuffa fra le mie braccia scoppiando a piangere. Lo abbraccio delicatamente.
-Anche io sono spaventato, non credere...- mormoro.
-Non lo dai a vedere...- sussurra con il muso nella mia felpa.
-Sono diventato bravo a nasconderlo. Le persone cattive sentono l'odore della paura...-
Un'urlo straziante copre i singhiozzi di Takanori. È Yuu.
-Yuu! Cosa succede?- esclamo scattando di sopra. Lo ritrovo aggrappato alla maniglia della porta del bagno, quello con la vasca, che non usiamo mai perchè lo sciaquone non funziona.
-Yuu?- lo chiamo ancora. Si lascia cadere in ginocchio boccheggiando.
-Yuu, che cos-...- le parole mi si bloccano a metà strada, come tante gocce di pioggia che evaporano ancor prima di toccare terra. È una carneficina ciò che mi si presenta davanti agli occhi, non saprei in quale altro modo poter descrivere questa scena raccapricciante. Il corpo di Kou, torturato fino a renderlo quasi irriconoscibile, è posato nella vasca, con un ordine quasi maniacale rispetto alla furia con cui è stato deturpato. Il viso non è stato toccato, eccezzion fatta per le labbra, che sembrano siano state morse con violenza fino a riempirle di tagli. Quelle magnifiche labbra...
-Taka! Non guardare!- urlo vedendolo salire le scale. Rimarrebbe shockato, non voglio costringerlo a quella vista orribile. Ma è troppo tardi. Spalanca occhi e bocca sconvolto, dondolando leggermente avanti e indietro, senza emettere alcun suono. Corro a mettermi dietro di lui, per prenderlo al volo nel caso svenisse. Invece mi cade semplicemente addosso, le gambe di gelatina, incapace di tenersi in piedi, ma ancora cosciente per fortuna. E solo in quel momento si lascia andare. Urla, tanto, aggrappandosi alla mia maglietta. Arriva anche Yutaka che, dopo lo sconvolgimento iniziale, si preoccupa di trascinare Yuu lontano da quella stanza maledetta. Chiudo la porta per fare in modo che nessuno riveda quello spettacolo.
-Taka, andiamo di sotto...- sussurro tendendogli la mano. È seduto per terra, le ginocchia al petto e le braccia a coprirgli la testa, come a volersi proteggere.
-N-non ci riesco Akira...- piagnucola tremando visibilmente.
-Oh, vieni qui...- sospiro prendendolo in braccio e cullandolo piano. Lo porto dagli altri.
-Come sta Yuu?- sillabo solo con le labbra a Yutaka, appoggiando il mento alla spalla di Taka per poter guardare fuori.
-Distrutto.- mi risponde allo stesso modo. Annuisco mortificato. Mi siedo sulla panca accanto agli altri due, Yuu che continua a piangere ininterrottamente lasciandosi scappare qualche lamento del tipo: "Perchè proprio lui?" o "Non se lo meritava...". Takanori non accenna a volermi mollare, quindi lo tengo sulle mie ginocchia, lasciando che si sfoghi sulla mia spalla, cercando di consolare allo stesso momento anche il moro. Non devo farmi sopraffare da tutto in questo momento. Devo rimanere calmo. Hanno bisogno di un punto di riferimento solido, non posso crollare proprio ora.
-Bene...dovremmo pensare a cosa fare.- dico in tono piatto.
-A-akira?- mi interrompe Taka. Rivolgo la mia attenzione a lui.
-N-non mi sento molto bene...ho bisogno di un po' di aria.- boccheggia con il respiro affannoso.
-Vuoi che ti accompagni?-
-No, posso farcela da solo...c-credo.- balbetta smontando dalle mie gambe. Ha il passo ancora un po' infermo.
-Mhm, se hai bisogno chiamami...- mormoro non molto convinto. Speriamo che non svenga prima di riuscire a chiedere aiuto...
-Stavo dicendo...dovremmo chiamare la polizia, almeno per vedere cosa fare con il corpo. E poi direi di tornare difilato a casa. Mi sembra ovvio che ciò che è successo è opera di mano umana, è pericoloso rimanere qui.-
-Mano umana, dici?- ripete Yutaka.
-Che altro potrebbe essere stato? Era tutto troppo preciso e "pulito", in un certo senso. Quasi chirurgico, sotto certi aspetti.- spiego.
-Non lo so, Akira...nulla ha più senso. Non capisco niente...per quanto mi riguarda potrebbe anche essere stato qualcosa di soprannaturale...- sospira abbracciando di nuovo Yuu, dopo un'altro dei suoi ululati che ti incrinano il cuore. Takanori torna dalla sua boccata d'aria, le guance leggermente più rosee.
-Tutto bene?- chiedo riaccogliendolo su di me. Annuisce quieto, accoccolandosi contro il mio petto, il cuore che batte all'impazzata e ancora quel leggero fiatone. Sembra quasi che abbia appena corso...ma credo sia solo dovuto a quella sottospecie di attacco di panico avuto poco fa.
-Passami il cellulare. Chiamo la polizia.- dice Yutaka alzandosi in piedi. Si allontana di qualche passo per poter telefonare con più calma, ritornando poco dopo con la faccia scura.
-Non c'è campo. E i signori Takashima non hanno il telefono fisso qui. Vado in giardino.-
Si avvicina alla porta principale, abbassando lentamente la maniglia. Non scatta niente. Ci riprova.
-Akira?-
-Mhm?-
-Non si apre.-
-Come non si apre?-
-È bloccata. È chiusa a chiave. E le chiavi sono sparite.-


Note:
Fiiiiinito finalmente!
Non potete capire quanto ci abbia messo per scrivere questo capitolo. Come ho ribadito più volte su Twitter, è difficile scrivere una storia horror/thriller..devo fare in modo che tutto abbia senso e che non rimangano domande senza risposta o stiuazioni insensate alla fine. Uff, un lavoraccio...ma per voi questo ed altro pasticcini u.u
Come al solito fatemi sapere che ne pensate ^^
Tenetevi forte per il prossimo capitolo....l'incubo è appena cominciato!
 

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Capitolo 3
*** A sweet carnage ***


??????'s POV

"Hey, raggiungimi sul retro. Ho una bella sorpresina per te..." invio il messaggio.
La luce del bagno è ancora accesa, Kouyou si starà ancora facendo la doccia. Ora devo solo pregare che venga difilato da me, senza passare prima dalla camera da letto. La lampadina giallastra si assopisce lentamente, segno che è stata spenta.
"Ti prego, ti prego, ti prego..." supplico fra me e me. Se anche solo una cosa dovesse andare storta dovrò inventarmi qualcos'altro. Qualcuno accende la lampada di carta arancione in salotto, quella accanto all'appendiabiti. 
"Sì!"
Sarà sicuramente andato a prendere il cappotto e forse anche un ombrello, dati i minacciosi nuvoloni scuri che coprono la luna piena. Non mi resta che attendere pazientemente qualche minuto. Più facile a dirsi che a farsi. Spero faccia presto, queste stupide scarpe mi stanno uccidendo. Mi alzo di più il colletto dell'impermeabile, sistemo meglio il cappello e controllo per l'ennesima volta di avere tutto: corda, bavaglio e coltellino. Perfetto. Dei passi felpati, appesantiti dagli stivali di gomma per la pioggia, si avvicinano velocemente, seguiti dalla solita voce morbida e calda di Kouyou che mormora:
-Yuu-chan? Sei qui?-
Si affaccia dal muro, guardandosi in giro e aguzzando lo sguardo. Sorride alla mia vista venendomi incontro.
-Yuu! Eccoti! Che ci facciamo qui? Sta anche per mettersi a piovere.-
Prima che continui a parlare lo prendo con forza per le spalle e lo sbatto contro il muro, bloccandogli i polsi con una mano e la schiena con un ginocchio. Sfodero il coltellino, utile solo per minacciare, non farebbe del male a una mosca da tanto è rovinato, sfiorandogli l'orecchio con il naso e sussurrando un semplice:
-Sssssssshhh....-
Allontano lentamente la lama dalla sua gola, prendendo invece la corda e legandogli le mani, per poi passare al bavaglio e tappargli una volta per tutte la bocca.
Rimanendo sempre alle sue spalle, lo strattono, costringendolo a camminare nella direzione da me decisa, verso le scalette che portano in cantina. Nei sotteranei ci sono due stanze, una, molto più piccola e dalle pareti ricoperte di scaffali di alluminio, dove ci sono tutte le scorte di cibo possibili ed immaginabili, e un'altra, decisamente più grande e principalmente vuota, se non fosse per un paio di sedie di legno e paglia, il tosaerba e vari attrezzi da lavoro, come martelli, trapani, cacciaviti,...
Mi dirigo nella seconda. Lo faccio scendere nel buio, facendolo subito sedere sulla sedia, precedentemente preparata al centro della stanza, e preoccupandomi di legarlo ben bene. Non deve scappare per nessun motivo. E sarà meglio che non si metta ad urlare o potrei soltanto prolungare la sua tortura. Sostituisco il bavaglio con dello scotch di tessuto argenteo, molto più efficace quando si tratta di zittire qualcuno. Potrei tranquillamente strappargli le labbra, togliendolo con la giusta forza. Quelle dannate labbra...
Finalmente mi decido ad accendere la luce, non senza avergli fatto perdere l'orientamento ed averlo stordito per bene, nonchè ovviamente terrorizzato a morte.
La lampadina, scoperta, bianca, freddissima, acceccante, lampeggia un paio di volte prima di stabilirsi e dondolare leggermente da una parte all'altra, come una sorta di occhio di bue, posto esattamente sopra a Kouyou. Mi godo la vista del suo volto spaventato, le sue pupille stressate dalla luce, il suo corpo tremante. Mi lascio vedere, facendo cadere a terra cappello e impermeabile. Lo vedo spalancare gli occhi e mugugnare qualcosa dietro alla prigione che ingabbia ogni sua parola, lamento o strillo. Peccato, non avrò il piacere di assaporare le sue urla di dolore e le sue continue preghiere per far cessare l'agonia che lo aspetta.
-Sorpreso?- chiedo semplicemente, non aspettando alcuna risposta. Faccio qualche passo verso di lui, una calma imperturbabile a dipingermi il viso, sferrando il primo colpo. Uno schiaffo in piena faccia. L'angolo destro delle mie labbra si piega e si tende, andando a formare un inquietante ghigno , che si trasforma ben presto in un sorriso compiaciuto. Gliene tiro un altro, sentendo le mani formicolarmi e un senso di soffisfazione riempirmi. Ad ogni botta una nuova lacrima gli bagna le guance, i primi segni di sangue ed ematomi compaiono sul suo viso e mi sporcano le mani. E la mia voglia di vendetta cresce. Comincio a colpire con più convinzione, prendendoci gusto e provando un enorme liberazione. Finalmente la mia piccola vittima comincia a farsi sentire, scalcia leggermente, per quanto gli sia permesso dalle corde, e geme di dolore. Gli prendo in una mano il viso ormai tumefatto e gli stringo forte le guance, fino a sentire la sua dentatura pressocchè perfetta premere contro i miei polpastrelli.
-Non osare fiatare.- mormoro, fissandolo dritto negli occhi rossi e velati di pianto. 
Proseguo imperterrito, abbassando il tiro e colpendolo alla cassa toracica, più e più volte, fino a sentire le ossa icrinarsi. Mi fermo giusto per qualche secondo, per godermi la vista del mio dolce martire che ciondola la testa da una parte all'altra, con espressione stanca e sofferente, ormai incapace di tenerla su da solo. A quel punto decido di strappargli letteralmente di dosso l'impermabile che ancora indossa, preso da una forza a dir poco maniacale. Apro invece la zip della felpa con una calma quasi più stressante e più dolorosa delle mie precedenti mosse. Sotto indossa ancora una t-shirt, che stringo in una mano e tiro, fino a sentirla tendersi e poi strapparsi contro la sua spina dorsale sporgente, provocandogli dei lunghi guaiti di dolore. A quel punto prendo in mano un grosso coltellaccio da cucina e mi avvicino alla smerigliatrice da banco. La accendo e perdo qualche buon minuto per affilare al meglio la lama, facendola scorrere lentamente lungo la ruota. Gli occhi spaventati di Kou seguono febbrili ogni mio movimento con sguardo alquanto preoccupato. Spengo la smerigliatrice e torno da lui, agitando il coltello di qua e di là e facendolo scintillare sinistramente. Gli prendo la mano sinistra, la accarezzo con il dorso dell'arma, senza fargli il minimo graffio. Voglio solo alimentare la sua paura. E poi, molto lentamente, comincio ad incidere un qualche taglietto leggerissimo con la punta. Sulle nocche e sulla parte più esterna del polso. Man mano che mi faccio più violento, rimanendo comunque sulle ferite superificiali, Kouyou comincia ad urlare sempre più forte, per fortuna zittito dallo scotch. Quando comincio a lasciar correrre la lama lungo tutto il giro del suo polso, distoglie lo sguardo, stringendo gli occhi e i pugni, facendosi così solo più male.
-Guardami.-
Ma non mi ascolta. Mi alzo in piedi, prendendogli il volto con le unghie, conficcandole con forza nelle ferite.
-Ti ho detto di guardarmi. O prolungherò la tua tortura. Conosco metodi che tu neanche immagini. E non sono affatto piacevoli.-
A quella minaccia non osa più distogliere lo sguardo neanche per sbaglio.
Una volta finito con le mani mi accingo a dargli il colpo di grazia, attaccandolo al petto.
-Sarò veloce, non sentirai quasi nulla.- canticchio con un sorrisino sadico. Appoggio la punta del pugnale improvvisato poco sotto la clavicola.
-O forse no.-

 

 


Akira's POV:

-Non si apre.-
-Come non si apre?-
-È bloccata. È chiusa a chiave. E le chiavi sono sparite.-
Sbianco di colpo con la mascella che ormai sfiora il pavimento. Mi avvento sulla maniglia, la tiro, la torco, tiro spallate su spallate alla porta ma niente, non accenna a cedere.
Siamo bloccati, chiusi in casa con un probabile assassino che si aggira intorno ad essa o, chissà, forse addirittura all'interno.
-Che succede?- chiede Yuu avvicinandosi. Prova ad aprire anche lui la porta ma, ovviamente, nulla accade.
-C-cosa...- balbetta staccandosi come se scottasse. Scatto in cucina, alla porta che da sul retro, ma anche quella è bloccata. Corro di sopra, schivando all'ultimo secondo Taka fermo sull'uscio, e tento di aprire il finestrone che da sul balconcino. Ancora niente. Provo con tutte le finestre e finestrelle presenti in casa. Tutte sprangate, dalla prima all'ultima.
-Akira...- mi chiama delicato Taka, raggiungendomi nella camera di Yutaka. Rimango appoggiato ancora qualche secondo con la fronte al vetro freddo. Mi tocca una spalla, girandomi verso di lui. Prende le mie mani fra le sue e accarezza tutti i graffi ancora freschi.
-Guarda che ti sei fatto...vieni con me.-
Mi accompagna in bagno, prende disinfettante, cotone idrofilo e due bende abbastanza lunghe e mi medica con attenzione.
-Rischi di prenderti un infezione e, in un momento come questo, non sarebbe proprio il caso.- spiega calmo come la superficie di un lago in un giorno di sole. Lo ringrazio mestamente, muovendo cauto le dita fasciate. Mi accarezza una guancia con due dita, guardandomi tristemente.
-È il minimo che possa fare...se non fosse per te, non so dove saremmo ora.-
Non mi ritraggo a quel contatto di una vaga e goffa dolcezza, anzi, me lo gusto fino all'ultimo istante, prolungandolo di qualche secondo andandogli incontro.
-Dannazione...- borbotto rialzandomi in piedi di scatto. Mi metto le mani fra i capelli, respirando profondamente un paio di volte per calmarmi. Ma non funziona. Sferro un pugno al muro, in preda al nervosismo.
-Akira...smettila. Ti fai male.-mi ferma Taka.
-Io...io non so cosa pensare. Non so cosa fare. Voglio solo uscire di qui e portarvi via tutti.-
-Lo vogliamo tutti quanti...- mormora abbassando la testa.
-Torniamo dagli altri.- decido dopo aver camminato su e giù per la stanza per un tempo indeterminato sotto lo sguardo attento di Taka, che annuisce in segno di assenso e mi segue senza dire altro.
Yutaka e Yuu sono ancora in cucina. Propongo di spostarci in salotto, loro due sul divano, Taka seduto a gambe incrociate per terra e io appoggiato al muro, accanto al camino.
-Penso che un punto della situazione sia necessario...c'è stato molto casino nelle ultime ore e siamo tutti un po' confusi.- dice Yutaka serio come non mai, per poi continuare senza aspettare risposta:
-Stamattina ci siamo svegliati e Kouyou era già sparito.-
-S-sì...mi sono svegliato e non l'ho trovato al mio fianco. E sono subito venuto ad avvertirti.- completa Yuu, cercando di dare il suo contributo, sebbene con voce malferma.
-Io sono venuto a scoprirlo dopo poco, per via del trambusto che stavate facendo voi due.- dice Taka.
-Giusto, sei venuto a chiederci che stava succedendo e, dopo avertelo spiegato, sei subito andato a svegliare Akira per farci dare una mano.-
-Confermo.- mormoro senza muovermi dal mio cantuccio.
-A quel punto abbiamo provato a chiamarlo sul cellulare, ma nessuno rispondeva. Il segnale c'era?- chiede Yuta, rivolgendosi a Yuu.
-All'inizio andava e veniva, poi l'ho perso definitivamente.-
-Ok. Dopo ciò Akira ha deciso di andare a cercarlo e tutti lo abbiamo accompagnato, dividendoci. Voi avete trovato niente nel bosco?-
-Nulla.- rispondo.
-Noi neanche. Fino a quando non abbiamo trovato quelle macchie di sangue sul muro della casa. A giudicare dalle condizioni, come detto da Aki, era ancora abbastanza fresco ed è colato lungo la parete, non perchè fosse molto, ma per via della pioggia. Se però fosse schizzato mentre già pioveva si sarebbe lavato via subito, senza lasciare alcuna traccia. Quindi, se è successo qualcosa lì, deve essere capitato poco prima che si mettesse a piovere. Qualcuno sa verso che ora è cominciato il temporale?-
-Io. Abbiamo cominciato a mettere in ordine che erano circa le undici e mezza, Kouyou, Taka e Yuu sono saliti subito in camera, dichiarandosi "stanchi morti", mentre io e Yutaka siamo stati in cucina a ripulire un paio di cose e bere un caffè. Io mi sono addormentato verso l'una, e il temporale era giusto all'inizio.-
-Perfetto. Quindi tutto dev'essere capitato tra le undici e mezza e l'una. Cosa è successo in quell'ora e mezza?-
-Kouyou era andato a farsi una doccia, ma nell'altro bagno, quello con il box, quindi è stato posto nella vasca successivamente.- ci informa Yuu.
-Un'informazione molto importante. Tu che hai fatto, Taka?- continua Yutaka, prendendo nota mentalmente di tutto quello che diciamo.
-Io sono andato subito a dormire, ero molto stanco.-
.E tu, Yuu?- chiedo io, con una goccia di veleno nella voce, interrompendolo. Dopo un secondo di silenzio, lo vedo squadrarmi dall'alto al basso:
-Non sospetterai seriamente di me?-
-Non ho mai detto questo.-
-L'hai fatto intendere.-
A questo non rispondo, dandogli la possibilità di scagliarmisi contro. Balza in piedi, puntandomi un dito contro e gridando:
-Akira...come puoi?! Lo sai perfettamente, amavo Kouyou più di me stesso! Non ti permetto di insinuare una cosa del genere! Se avessi potuto mi sarei volentieri sacrificato per lui, piuttosto che fargli fare una fine tanto ignobile!-
-Calmati gattino, non ho insinuato nulla.- sibilo fulminandolo. Stringe le labbra, passando dal colorito grigiastro ad un rosso acceso, e chiude le mani a pugno, tenendole rigide lungo i fianchi. Faccio qualche passo in avanti, preparandomi già a placcarlo, se dovesse decidere di attaccarmi.
-Non osare mai più dire, o anche solo pensare-...- sputa astioso, avvicinandosi a due centimetri dalla mia faccia.
-Ti ho detto di calmarti.-
-Ragazzi, basta. Non è il momento di litigare.- ci ferma Yutaka mettendosi in mezzo.
-Non te lo permetto!- strilla ancora, alzandosi sulle punte dei piedi per guardarmi oltre la spalla di Yuta.
-Smettila di urlare al nulla! Fai l'uomo e reagisci! Non hai fatto altro che piangere, è così che dimostri il tuo amore e la tua dedizione per Kou, eh? Eh?!- gli rispondo a tono gonfiando il petto.
-Ho detto basta!- ci riprende nuovamente Yuta, spingendoci lontano l'uno dall'altro.
-Evitiamo di scannarci a vicenda, non serve a nulla. Vogliamo altri feriti, o peggio, morti? Non mi pare il caso.-
Yuu torna a sedersi stringendo un cuscino, ringhiando.
-Io sono andato in camera ad aspettarlo e ho finito con l'addormentarmi all'immprovviso. Sono collassato sul letto, anche per via dell'alcohol.- risponde infine borbottando.
-D'accordo. Qualcuno ha notato altri dettagli significativi?-
-Gli stivali ed il cappotto di Kouyou sono spariti. Ieri sera c'erano, stamattina non più.- mormora Taka abbracciandosi le ginocchia e appoggiandoci il mento.
-Avete sentito qualcosa? Urla, botti, singhiozzi,..?-
Scuotiamo tutti la testa. Niente di niente.
Uno strano rumore spezza il silenzio.
-Che cosa è stato?- chiede Taka terrorizzato.
-N-non lo so...- balbetto guardandomi in giro.
-Sembrava venire da sopra...- sussurra in un soffio.
Ci congeliamo per qualche minuto, in attesa di altri suoni.
-Lo sentite? Qualcosa sta scricchiolando.- dico tendendo un'orecchio.
-Oddio, quelli erano passi?!- esclama Takanori sobbalzando. Si allontana dalla porta gattonando, e si arrampica sui miei pantaloncini, per andare a nascondersi dietro di me.
-...dovremmo andare a controllare...- propongo scivolando silenzioso.
Apro la porta con cautela e do un'occhiata al corridoio. Non c'è nulla. Salgo le scale con estrema lentezza, con Taka tutto tremante accodato. Al secondo piano giriamo per tutte le stanze almeno due volte ma non troviamo nessuno.
-Ci manca solo il solaio.- sospiro preoccupato.
-D-dobbiamo proprio...?-
-Se non ti va, non devi venire.-
-N-no...non voglio lasciarti da solo.-
Prendo il coraggio a due mani e mi arrampico sulle scalette pericolanti che scendono dal soffitto, armato di torcia presa in prestito dal cellulare. Apro con cautela la botola che funge da "porta" e infilo la testa nell'oscurità. Faccio un po' di luce in giro, non sembra esserci nulla. Mi isso sul pavimento e do una mano a Taka a salire. Ad ogni nostro passo il pavimento fatto di assi di legno ormai vecchie scricchiola inquietante. Sembra di stare in un film horror.
-Akira...vedi nulla?- sussurra il piccoletto.
-No...è troppo buio...- rispondo allo stesso modo.
Ci fermiamo proprio al centro, in perfetto silenzio, in attesa di un qualsiasi movimento, pronti a scappare.
-Cos'era?!- si trattiene dall'urlare.
-Sembravano delle unghie...che grattavano sul cartone.- dico sottovoce dopo aver ascoltato a lungo.
-Oddio...siamo spacciati.- piagnucola stringendosi a me. Alzo gli occhi al cielo, nascosto dal buio. Una delle pile di scatole poco lontano da noi casca per terra con un gran fracasso. Mi scrollo di dosso Taka in tutta fretta facendo qualche passo in quella direzione. Illumino la zona dicendo:
-C'è qualcuno?- aspettandomi pure che quel "qualcuno" mi risponda. Che idiota.
Mi avvicino ancora di un poco, ritrovandomi ormai in mezzo agli scatoloni. Qualcosa di peloso si struscia contro le mie gambe miagolando.
-Ma...ma quello è un gatto!- esclamo. Mi abbasso ad accarezzargli la testolina.
-Era lui che faceva tutto quel rumore! Chissà da quanto è chiuso qua dentro...portiamolo di sotto.-
Lo prendo in braccio e ridiscendo le scale con una mano sola, subito seguito da Taka. Torniamo in sala dagli altri.
-Akira...dove cavolo l'hai trovato quel gatto?- chiede Yutaka grattandosi la nuca perplesso.
-Era rimasto chiuso in solaio, l'abbiamo trovato lì. Sembra così spaventato...- mormoro facendogli "pat pat" con la punta di un dito sul nasino bagnato.
-Che carino...- sussurra Yuu carezzandogli il pelo bianco. Zampetta un po' in giro, annusandoci con discrezione ogni qualvolta ci passa vicino e lasciandosi  coccolare da tutti, tranne che da Taka. Ogni volta che allunga una mano per toccarlo, il gattino si ritira soffiandogli e rizzando il pelo.
-Dovremmo dargli un nome.- sorride Yutaka prendendolo sulle sue ginocchia.
-Già...che ne dite di Shiroi?- propongo, in mancanza di idee migliori.
-Non sarà il nome più originale del mondo...ma penso che possa andare.-
Momentaneamente rilassati dalla presenza di Shiroi, riusciamo a distendere i nervi e pensare con più lucidità.
-Bene...ora che facciamo?- chiede Yuu, tremando ancora leggermente.
-Penso nulla...dobbiamo solo aspettare che qualcuno si accorga che c'è qualcosa che non funziona. Non appena uno dei nostri genitori proverà a chiamarci e sentirà che non c'è campo si allarmerà sicuramente, e verranno a vedere come stiamo. Nella peggiore delle ipotesi se ne accorgeranno tra due settimane, quando non ci vedranno tornare a casa. Noi dobbiamo solo pensare a sopravvivere fino a quel giorno. Se rimaniamo uniti non dovrebbe essere così difficile.- risponde Yutaka. Rimaniamo tutti immersi in un mesto silenzio. 
-Hey ragazzi, abbiamo affrontato di peggio. Tutti insieme ce la faremo!- cerca di spronarci. Non è vero, e lo sa anche lui. Dobbiamo solo sperare in un colpo di fortuna.
L'ora di pranzo è già passata da un pezzo, ma nessuno ha fame. Personalmente, mi sento stanchissimo, vorrei tanto poter andare a dormire. E a giudicare dalle facce degli altri sono nella mia stessa condizione. Resistiamo ancora qualche ora, rivolgendoci qualche debole parola di tanto in tanto, ma finiamo con l'addormentarci dove siamo, gli uni contro gli altri.
Ci risvegliamo solo a notte fonda, il temporale che come ogni notte impazza e scuote le finestre.
-Yu...Yutaka...- mormoro pigramente dandogli una bottarella sul ginocchio.
-Mhm?-
-Do...dovremmo...al...alzarci...- dico, russando per metà.
-Già...dovremmo...-
Mi decido ad aprire del tutto gli occhi, sbadigliando e stiracchiandomi. Il pavimento è meno comodo di quanto pensassi.
-Taka...ci siamo addormentati in sala, dobbiamo andare a letto, non possiamo stare qui...- lo sveglio, mentre Yuta si occupa di Yuu.
-Eh?- biascica, completamente in coma. Allunga fiaccamente una manina leggermente schiusa verso di me, cercandomi ad occhi chiusi. Gliela prendo e la guido al mio collo, insieme all'altra, per poi prenderlo in braccio e portarlo di sopra, in camera sua. Accendo la luce con il gomito e scosto le coperte con un piede. Sto per posarlo sul materasso quando un fulmine, seguito da un potente tuono, lo sveglia definitivamente. Mi stringe fortissimo, rischiando di soffocarmi, con un urletto strozzato.
-I-il temporale? A-ancora?- balbetta guardando spaventato la finestra che si illumina ad intermittenza.
-Vuoi stare con me?- chiedo, anticipandolo e levandolo dall'imbarazzo il prima possibile. L'ultima volta non mi ha dato alcun fastidio, è tanto piccolo e silenzioso che è come non averlo. Annuisce timidamente. Spengo la luce e torno sui miei passi. Lo poso sul letto, lanciandogli il suo pigiama, precedentemente recuperato, e mi cambio velocemente. Ci infiliamo subito sotto alle coperte, stanchissimi.
-Sai, Akira...- sussurra fievolmente Taka dopo qualche minuto di silenzio -...s-sono felice di essere qua con te. Ho così tanta paura, che possa succedermi, e succederti, qualcosa, e starti vicino mi fa sentire più tranquillo. Infondi tanta sicurezza. Sembra che niente possa farti del male.-
-Non devi preoccuparti di nulla, Taka. Finchè staremo tutti insieme uniti non potrà accaderti niente di brutto. Ci siamo noi a proteggerti.- lo rassicuro lisciandogli i capelli con le mani.
-Grazie...- soffia arrossendo leggermente. Si gira, dandomi la schiena, un po' a disagio, raggomitolandosi su sè stesso.
-Che freddo...- si lamenta fra sè e sè. Io sto sublimando dal caldo, condividere un po' del mio calore non è nulla di male, no?
Mi avvicino pian panino e annullo la distanza fra i nostri corpi attirandolo a me per i fianchi strettissimi e ossuti. Lo avvolgo con le braccia, finendo con il naso in pieno nei suoi capelli, ma non mi dispiace; hanno un buonissimo odore. Sussulta visibilmente e si irrigidisce tutto d'un colpo.
-Va meglio?- chiedo sottovoce, direttamente nel suo orecchio.
-S-sì...- balbetta senza fiato.
-Bene...- sospiro mettendomi più comodo. È davvero minuto, ma non è spiacevole da abbracciare, anzi, sembra di avere un orsetto tutto profumato fra le braccia .
Dopo un buon quarto d'ora, credendomi addormentato, le sento prendere una delle mie mani, la più vicina al suo viso, fra le sue, nettamente piû piccole e affusolate, e accarezzarmi ogni dito, massaggiando piano i calli, causati dalla palestra e dalla chitarra, e tracciando dei piccoli cerchi su tutto il palmo. Lo lascio fare. Non notando alcun movimento o lamento, avvicina la punta di ogni dito alle labbra e ci posa un tenero bacetto a stampo. Ha delle labbra così morbide, persino più di quelle di Kou. Un pensiero con un non so che di malato balena nella mia testa, ma mi costringo a scacciarlo in men che non si dica, ardendo di imbarazzo.
Continuando a giocherellare con la mia mano, Taka si appisola nuovamente. Ma io non riesco a riprendere sonno. Rimango sveglio per ore, minuti, o forse solo pochi interminabili secondi, facendo la veglia sul piccoletto, abbracciandolo più stretto ogni qualvolta si agita in sogno per calmarlo ed evitargli un brusco risveglio.
Ma...c'è qualcosa che ancora non mi torna. La morte di Kou è davvero qualcosa di troppo strano, troppo fuori dal normale, troppo impossibile. Non abita nessuno da queste parti, perchè mai un assassino dovrebbe trovarsi in una zona tale? Ma sopratutto...che cosa vuole da noi?!
Perchè Kou, perchè questa casa, perchè in questi giorni...tanti, troppi, perchè senza una risposta. E chi potrebbe essere? Non è un pazzo omicida, o, una volta trovato il modo di entrare per riporre il corpo di Kou, non avrebbe risparmiato tutti noi. È più intelligente di quanto pensiamo. E deve conoscerci alla perfezione. Ha un piano ben preciso, è tutto così perfetto, come già detto, chirurgico, non una sola cosa fuori posto, non mezzo indizio, lasciato anche solo per sbaglio, nulla.
Forse dovrei cercare qualcosa sull'unica cosa che siamo certi abbia toccato, ovvero Kou. La sola idea di rientrare in quel bagno mi da il voltastomaco, ma devo farlo. Per Kou, per noi, per Taka. Forse scoprendo chi, ma sopratutto i piani dell'ipotetico assassino, riusciremo a trovare un modo per scappare. O, quantomeno, per sopravvivere. Solo due settimane. Possiamo farcela. Dobbiamo solo capire cosa ha in mente questo tipo e basterà rispondere in anticipo ad ogni sua azione. È anche possibile che si scoraggi e ci lasci stare, o almeno lo spero.
Una volta accertatomi che Taka stia dormendo, mi districo dalla sua presa delicata e sgattaiolo in fondo al corridoio, prendendo una felpa al volo. Apro con cautela la porta e mi infilo nel bagno. Mi rimbocco le maniche e comincio ad analizzare, trattenendo i conati.
"Akira, fai l'uomo! Che sarà mai un po' di sangue! Ne vedrai molto di più in tutta la tua vita, su!" cerco di spronarmi da solo. Sul suo viso sono chiari i segni di ematomi, tipici da cazzotto. Quindi è stato preso e torturato a mani nude. Mi sembra ovvio che sia stato un uomo, una donna non riuscirebbe mai a fare una cosa del genere. Anche se...non si sa mai. Le labbra, che a prima vista mi sembravano semplicemente tagliate, come fossero state morse, sono in realtà state quasi "strappate via". Ha come tante piccole micro-abrasioni anche sulla zona intorno alla bocca. Decido di aprirgli la felpa, per valutare le condizioni del corpo. Sotto non porta nulla, molto strano, e la prima cosa che mi si para davanti è un lungo graffio, profondo quanto basta per farlo morire dissanguato, che gli attraversa tutta la cassa toracica obliquamente, fino all'ombelico. Il percorso che però traccia non è quello di un movimento animalesco, anzi, è di una eleganza nel tocco che ho visto a pochi. Un'opera d'arte, metaforicamente parlando. Anche le mani, sono state graffiate allo stesso modo, anche se con più delicatezza, all'altezza di tutte le nocche e il giro dei due polsi. Troppo preciso. Troppo. Mi preparo a lasciare la stanza, non senza prima passare le mani varie volte nell'acqua ormai putrida, per tutta la lunghezza della vasca, alla ricerca di qualcosa, non so neanche io cosa, qualsiasi cosa. Qualcosa di metallico e abbastanza pesante picchia contro le mie dita. Lo afferro al volo e lo tiro fuori. È il cellulare di Kouyou! Un vecchio modello, ancora con i tasti, se asciugato e rimontato a dovere dovrebbe ancora funzionare! Lo lascio sgocciolare per bene, prendo un asciugamano e mi trasferisco al piano di sotto, nel bagno utilizzabile. Lo apro, tiro fuori le varie componenti e le asciugo prima con l'asciugamano, facendo attenzione a non lasciare peletti da nessuna parte, e poi con il phon, impostato sull'aria fresca. Dovrei metterlo in un sacchetto di riso ed attendere un'intero giornata, ma non posso aspettare. Devo provare ad accenderlo e sperare che non vada in corto circuito. Lo rimetto insieme e clicco sul bottone centrale incrociando le dita. Lo schermo lampeggia un paio di volte, prima di stabilirsi e far comparire la marca del cellulare al centro. Esulto in silenzio, attenendo pazientemente che si accenda del tutto. Mi avvento prima di tutto sulle chiamate, ma non trovo nulla, l'ultima chiamata risale a tre giorni fa ed è di Yuu. Provo con la segreteria telefonica, l'ultimo messaggio che trovo è il mio, saturo di lamentele per il loro, o meglio, il suo, ritardo il primo giorno di vacanza. Con le speranze che vanno ad affievolrirsi pian piano tento con gli sms, sperando di trovare finalmente qualcosa. E, questa volta, sembra che la fortuna sia dalla mia parte. L'ultimo messaggio risale a ieri notte, alle 23:52. Il giorno e l'orario coincidono. Leggo velocemente l'sms, ma non sembra nulla di strano. Anzi, è un modo di scrivere che conosco molto bene...
Leggo il mittente e il mio cuore si ferma per qualche secondo, facendomi perdere il fiato.
È Yuu.

Note dell'autrice:
DA DA DANNNN
Colpo di scena!
*si ricompone*
Heilà! Finalmente, dopo mesi e mesi di attesa anche Bloody Desire è stata aggiornata! Niente da fare, al momento, questa è decisamente la mia preferita. Amo scrivere questo tipo di coseeejdahfjkkjlsbkl *scleri*
La faccio breve breve breve, solo un veloce ragguaglio su quelle che saranno le pubblicazioni: prima di tutto, comincerò a buttare giù il capitolo bonus di "Is this a...baby?!", così da chiuderla (FINALMENTE) e poterla accantonare, poi metterò la seconda parte del capitolo di "Oh, my master...", la storyline è già pronta e anche alcuni pezzi, devo solo assemblarli e finirlo. Non so quanto tempo potrebbe prendere ma contando che da giovedì 24 sono a casa, in vacanza, con un beneamato cavolo da fare, non penso dovrete aspettare moltissimo!
Quindi...spero che il capitolo vi sia piaciuto! Recensioni e commentini sono sempre ben graditi, ormai lo sapete :33
Ci si vede!

Reichan :3

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