Dammi la mano

di didi_95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alzati, testardo di un nano! ***
Capitolo 2: *** L'innata arroganza dei nani ***
Capitolo 3: *** Hannarr e Dyra ***
Capitolo 4: *** Non avere paura ***
Capitolo 5: *** Un angelo ***
Capitolo 6: *** Buonanotte ***
Capitolo 7: *** Previdenti ma non prevedibili ***
Capitolo 8: *** Ricciolo di bruma ***
Capitolo 9: *** Sopravvissuti ***
Capitolo 10: *** Bosco Atro ***
Capitolo 11: *** Ci sono ancora coloro che credono nel bene ***
Capitolo 12: *** Nadad ***
Capitolo 13: *** Un'occasione ***
Capitolo 14: *** Un fiore ed una spada ***
Capitolo 15: *** Mi devi un thè ***
Capitolo 16: *** Fiamme ***
Capitolo 17: *** Essere qui con te ***
Capitolo 18: *** Sono contento di non essermi sbagliato ***
Capitolo 19: *** Memorie e presagi ***
Capitolo 20: *** Il martello del fabbro ***
Capitolo 21: *** E' stata una mia scelta ***
Capitolo 22: *** Ho promesso ***
Capitolo 23: *** Dammi la mano ***
Capitolo 24: *** Questo non è un addio ***



Capitolo 1
*** Alzati, testardo di un nano! ***


Alzati, testardo di un nano!




Non mi ero mai soffermato a pensare a tutta la mia vita, non ho mai riservato un momento, anche se breve, in cui poter ripensare a tutte le mie azioni passate, alle decisioni, più o meno giuste, prese e portate a termine.
Credo che non lo faccia quasi nessuno...la cosa non sembra essere importante, non è importante fino a che non ti rendi conto che invece lo era..e troppo.
Non è importante fino a che non serve..e adesso serve, ma è troppo tardi perché io possa farlo come vorrei..è troppo tardi per mantenere promesse ed anche per dire addio.
L'oscurità, finora fitta davanti ai miei occhi, si dirada, lasciando il posto ad una visione sfocata del mondo..un mondo che mai avrei voluto vedere, terribile e crudele nella sua violenza, un mondo che non vorrei mai i miei figli conoscessero.
Puntati su di me, ci sono due occhi vuoti e spenti...occhi vitrei di cadavere.
Anche i miei diventeranno così dopo?
Mi costringo a non guardare il volto martoriato ed insanguinato del proprietario di quegli occhi che un tempo hanno brillato, non guardo perché voglio che il cadavere resti cadavere; se, osservandolo, lo riconoscessi, un altro pezzo del mio cuore si incrinerebbe.
Troppi nani sono morti qui, di troppe morti sto portando il peso...
Ma cosa importa ormai? Dato che anche io tra poco sarò il peso di qualcuno?
Il rumore comincia ad aggredirmi di nuovo..urla: animalesche urla di orchi mescolate a quelle di battaglia dei nani, ormai velate di disperazione.
Perché sono ancora qui?
Perché la mia anima arresa non ha già lasciato questo orribile teatro di morte?
Io mi sono arreso..voglio morire, non ho più la forza di combattere né di vedere i miei compagni di una vita soffrire e morire..sono tanto stanco.

Un nano non si arrende, un nano combatte!

La sua voce...non credevo che l'avrei sentita di nuovo; non qui, non adesso.
Eppure è lei: unica, testarda e dolcissima..è lei il mio personale richiamo alla vita.
Insieme ai sensi, è tornato anche il dolore; la schiena mi brucia, come lambita da fiamme, sulle mie dita la sensazione appiccicosa del sangue.
Non posso, Dìs...non ci riesco, fa troppo male.

Senti da che pulpito viene la predica!
Non sei tu quello che mi ha insegnato a non arrendermi mai?
Alzati, testardo di un nano!


Le mie labbra spaccate e riarse si stirano in un sorriso...proprio quello che mi sarei aspettato di sentire.
La ferita alla schiena continua a bruciare.
Tutto questo calore...mi ricorda un giorno lontano, quando molti meno anni pesavano sulle mie spalle.
Un giorno in cui credevo che la mia vita sarebbe stata lunga e tranquilla, in cui ero molto lontano dall'immaginare la piega che avrebbero preso gli eventi. D'altronde gli incidenti non si annunciano e non si sa mai cosa ci aspetta fuori dalla porta.
Io certo non credevo che, proprio quel giorno, iniziato tranquillamente come tutti gli altri, ci sarebbe stato un incendio alle fucine dove lavoravo.
E' bello ricordare il passato, è un altro modo per dimenticare il presente...e almeno così il bruciore alla mia schiena non è più dovuto alla lunga freccia che vi è ancora conficcata, ma alle alte fiamme della fucina.
Non c'è più nulla di così grave, non c'è più nemmeno il pensiero della morte, perché adesso sono giovane e non ci penso due volte a buttarmi nel fuoco per salvare i nani che sono rimasti intrappolati lì dentro.
Posso quasi vedere l'azzurro del cielo al di là del fumo nero che circonda gli edifici.
Posso quasi fare in modo che le urla intorno a me si trasformino in quelle di quel giorno, le urla spaventate di quei nani che mi avevano preso per le spalle per impedirmi di procedere..le voci di quelli che mi gridavano: .....

Fermati! Jari, ti prego! Ti prego.....
Non oltrepassare quella porta, quel limite!
Altrimenti non potrai mai più tornare indietro..non potrò più fermarti se lo superi.
Se non vuoi farlo per te stesso, fallo per me e per i tuoi figli!
In nome di tutto quello che abbiamo vissuto insieme...in nome della promessa che hai fatto a Fili, non andare là dove non posso seguirti!
Se proprio devi morire, fallo combattendo! Non per tua scelta!
Torna alla vita! So che puoi farcela...
Ti prego amore mio...fermati! Torna indietro.......

L'urgenza nella sua voce...la disperazione che gronda dalle sue parole.
E' questo che mi ha colpito all'inizio: non ho pienamente compreso il loro significato, solo adesso i pezzi si ricompongono, come in un grande puzzle che stavo smarrendo.
Rabbrividisco.
Quanto è facile perdere le fila della vita, quando la morte incalza da vicino.
E' troppo facile dimenticare chi siamo. Ci ero quasi riuscito.
I ricordi si affollano dentro di me, questa volta però senza sostituirsi al presente.
Ho un figlio...qualche giorno fa disegnavo con lui gli schizzi di una montagna, anzi: della Montagna.
Ho una moglie...qualche giorno fa ero disteso con lei, assaporando i suoi baci ed accarezzandole la pancia...la gravidanza era quasi al termine quando sono partito.
Questo vuol dire...che ho un altro figlio..o figlia.
Non mi importa di tutti i presagi di Oin; può predire quello che vuole, so che è un maschio, lo so e basta.
Non posso andarmene..come ho potuto anche solo pensarlo?
Non posso abbandonarli, ci sono troppe cose che devo ancora fare con la mia famiglia.
Adesso osservo il cadavere del nano davanti ai miei occhi, lo faccio attentamente.
Il colpo è forte, anche se ero preparato.
Lo conosco...abita...abitava a due case dalla nostra, aveva due figli ed una bellissima moglie, uno dei pochi nani sposati e con figli negli Ered Luin.
Purtroppo posso vedere anche la lurida lama che lo ha ucciso, gli trapassa il torace da parte a parte.
Trattengo le lacrime, adesso non sono quelle che mi aiuteranno.
Solo la rabbia può farlo.
Deve essere morto all'improvviso, sicuramente non ha avuto il tempo di pensare a nulla. Se fosse stato al mio posto avrebbe ringraziato Mahal.....
Se gli avessero dato una possibilità di scelta, non l'avrebbe afferrata come un assetato davanti ad un bicchiere d'acqua?
Non si sarebbe rialzato nonostante il dolore in nome dei suoi affetti?
Ed io che cosa sto facendo?
Non si può rifiutare la vita, anche se a volte la morte è la via più facile da seguire.
Perdonami Dìs...devo ringraziare il lato di te che hai lasciato nella mia anima, altrimenti me ne sarei già andato.
Aspetto qualche attimo, ma la voce non si ripresenta; ha esaurito il suo compito ormai.
Ora è solo su di me che dovrò contare..forza, testardo di un nano!
Alzati da questa roccia e sta' attento agli orchi che certo non ti daranno il bentornato!
Sento di nuovo il mio corpo; la vita che, dolorosa, riprende a scorrere dentro le mie vene.
Mi aggrappo a questa sensazione con le unghie e con i denti, non la lascerò di nuovo scivolare via...posso scommetterci.
Facendo un respiro profondo cerco di muovermi.
Per Mahal quanto è difficile......
Un passo alla volta, prima le braccia. Il destro si muove al mio comando, anche se con un po' di difficoltà.
Subito la mia mano corre alla schiena, trovando il legno della freccia che sporge dalla mia carne.
Riunendo tutte le mie forze, stringo i denti e strappo.
Il lampo di dolore distribuisce di nuovo l'oscurità davanti ai miei occhi, ma per poco.
Grazie al dolore, i miei sensi ora sono quasi del tutto svegli.
Con un lieve grugnito, getto via la punta di freccia grondante sangue rosso vivo, non senza darle una breve occhiata...grazie a Mahal ho avuto fortuna, non è avvelenata.
Poi mi accorgo del sangue..ne sto perdendo troppo, ho bisogno di qualcosa con cui fasciarmi.
Mi guardo velocemente intorno, cercando anche di non dare troppo nell'occhio: vedo orchi e nani combattere poco lontano.
La mia cotta di maglia è strappata e praticamente inservibile; non è più in grado di proteggermi.
Lo sguardo mi cade sul nano morto davanti a me..non riesco a ricordare il suo nome.
Strisciando mi avvicino a lui e, con un sospiro, sciolgo la sua cotta di maglia, intatta se non per lo squarcio lasciato dalla lama, e la tiro verso di me.
< A te non servirà nelle sale di attesa...amico mio. > sussurro.
Subito dopo, noto qualcosa che può fare al caso mio: accanto al cadavere giace abbandonato uno stendardo..su di esso sono ricamati un corvo ed un ariete: simboleggiano le case alleate di Balin e Thorin.
La stoffa è sporca e lacerata e riflette forse le sorti attuali della battaglia.
Chissà dove sarà ora Thorin..e Frerin..Balin..Dwalin..
Non posso pensarci adesso.
Sempre con studiata lentezza, afferro una parte della stoffa, che in origine avrebbe dovuto essere blu con ricami rossi ma adesso è di un grigio indefinito, la strappo con forza fino a ricavarne una lunga benda, certo ben lungi dall'essere sterile ma meglio di nulla, e la avvolgo intorno alla schiena, annodandola stretta.
Soffoco un gemito, ma almeno l'emoraggia sembra essere cessata.
A fatica, mi infilo la cotta di maglia, dopo averla allacciata alla meglio; le dita della mano sinistra sembrano non volermi obbedire, ogni volta che le piego, una fitta lacerante mi percorre il braccio fino alla spalla.
La cosa si chiarisce quando noto un livido violaceo sull'avambraccio..devo avere qualche tendine danneggiato.
Guardo di nuovo gli occhi del nano steso accanto a me, occhi che non potranno vedere crescere i suoi figli, o invecchiare sua moglie.
Questa volta permetto alle lacrime di bagnarmi le guance, egli si merita il compianto di qualcuno come lui..qui e ora.
Poi, dopo avergli chiuso gli occhi, stendo sul suo volto ciò che rimane del nostro stendardo.
Non so quanto sia utile tutto questo, vista la quantità di nani morti su queste rocce, ma mi piace pensare che anche questo luogo possa così ricordare un po' di umanità oltre le disumane stragi che vi si stanno compiendo.
Questo nano di cui non ricordo nemmeno il nome diventa per me il simbolo di tutti i nani che sono morti e che moriranno oggi, forse io con loro...ma che importa?
Ho scelto di continuare a combattere.

Rivolgendogli un ultimo sguardo, sussurro:
< Oggi combatterò anche per te..fratello mio. E la casa di Durin sarà fiera di noi, come le nostre famiglie. >
Stringo la mia spada nella mano destra, quella funziona grazie a Mahal...barcollando mi metto in ginocchio e poi in piedi.
Subito un orco gigantesco mi vede e si getta su di me, ma prima che io possa mettere alla prova il mio coraggio, la bestia crolla a terra, trafitta da una freccia.
Una voce conosciuta vibra alle mie spalle, stanca ma tonante.
< Jari! Ma allora sei vivo! >
Mi volto trepidante e mi trovo davanti Frerin, la lunga chioma scura impastata di sangue nero e rosso. A parte un lungo taglio che gli divide in due il sopracciglio destro scendendo fino alla guancia, sembra stare bene.
< Frerin....- mormoro - ci è mancato poco in realtà.. >
Il nano sorride:
< Vieni! Raggiungiamo mio fratello...i nani si stanno riunendo! >
Mentre lo seguo, cercando di trovare un'andatura un po' meno barcollante, non posso non soccombere alla mia mente che mi riporta indietro nel tempo cercando di tirare le fila della mia vita, cosa che non ho mai fatto.
E' vero che questo accade poco prima della morte?
Mi sento ancora troppo vivo per rifletterci.



NdA:
Salve a tutti! Spero che il capitolo vi sia piaciuto:D
Volevo avvertire che questa storia sarà un approfondimento sulla coppia Jari-Dìs di cui avevo già parlato nella mia storia precedente: "Ti ho visto nascere".
Che altro dire? Vi ringrazio anticipatamente, è bellissimo tornare con una nuova storia!!
Un ringraziamento speciale va anche a zebraapois91: grazie carissima per il tuo sostegno<3
E ringrazio anche CrisBo che mi ha messo questa idea in testa<3
Un saluto a tutti e alla prossima, aspetto con ansia le vostre opinioni:)
Diletta

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Capitolo 2
*** L'innata arroganza dei nani ***


L'innata arroganza dei nani



Erebor.
Il regno più ricco e prospero tra tutti quelli dei nani.
Imponente, maestoso, regale.
Il luogo della mia nascita...la mia casa.
Posso ancora vedere le gigantesche statue che presidiavano l'entrata, le espressioni dure ed orgogliose dei nani corazzati a guardia della porta, le armi alla mano.
Quello era l'ideale di nano che io volevo diventare, volevo essere coraggioso e forte come loro; a quel tempo credevo ancora nell'indistruttibilità delle mie certezze.
Ero un giovane nano, ancora attirato dagli ideali e dalla gloria ed ero orgoglioso di vivere ad Erebor, se c'era luogo che poteva essere culla di grandi e valorose imprese, erano proprio quelle immense sale di pietra.
Come tutti i nani della mia età, volevo diventare un guerriero.
Altrimenti come avrei potuto distinguermi e farmi valere?
Solo il mestiere delle armi mi avrebbe aiutato a diventare qualcuno.
Ogni giorno, appena avevo un momento libero, uscivo dalle fucine ancora sporco di olio e fuliggine, ed andavo a vederli: i guerrieri.
Quelli che preferivo erano gli allenamenti dei nipoti di Thror: i principi Thorin e Frerin..poco più grandi di me.
Il loro addestramento era duro e privo di compromessi, molte volte li vidi tornare ad Erebor con qualcosa di rotto, per non parlare dei lividi violacei provocati dai colpi dei bastoni e delle spade di legno.
Tuttavia i nani sono indistruttibili e quello che non li uccide, li rafforza.
Così, con il passare del tempo, diventavano sempre più abili e forti; delle vere e proprie macchine da guerra.
Il più terribile era un nano di nome Dwalin, ma era quello che più di tutti ammiravo; sembrava che nulla potesse scalfirlo o spaventarlo, era nato per la battaglia, glielo si leggeva negli occhi.
Lui e Thorin combattevano sempre insieme, sempre uniti, come veri compagni d'armi.
Frerin era molto più solitario, ma tra lui ed il fratello c'era un legame indissolubile, al di sopra di ogni cosa; potevo notarlo dal continuo scambio di sguardi tra i due, come se ognuno volesse accertarsi della presenza dell'altro.
Li guardavo esercitarsi a combattere sulla piana, copiavo ogni loro mossa.
Avevo perfino sottratto una spada dalla fucina, di quelle scartate per qualche difetto, ero riuscito ad imparare le mosse base: attacco e difesa.
Fare il guerriero era il mio sogno..peccato che mio padre non la pensasse allo stesso modo.
Lui era un fabbro ed io ero il suo erede, il mio destino sarebbe stato quello di forgiare spade, non di maneggiarle.
Posso ancora sentire un'eco lontana delle nostre discussioni..solo più tardi mi resi conto che tutto ciò che mio padre mi diceva, ciò che mi imponeva, era tutto per il mio bene...ma all'epoca mi sentivo solo soffocato dalle sue imposizioni.
Solo ora, che sono padre anche io, mi rendo conto di quanto sia difficile riuscire a controllare i propri figli, lasciandoli comunque liberi di scegliere il loro destino.
Fili..figlio mio, se tornerò a casa, cercherò di essere un padre migliore di quanto lo fu il mio, cercherò di capirti e di sostenerti..

< Jari...stai bene? >
La voce di Frerin mi raggiunge da molto lontano, eppure è proprio davanti a me.
Mentre cerco di rispondergli, un vivido ricordo si impone nella mia memoria, il ricordo di un giorno particolare ad Erebor in cui Frerin mi aveva posto la stessa identica domanda.

Sbuffando, appoggio a terra una pila di larghi e pesanti scudi; mi guardo intorno e noto mio padre, intento a battere su di un'incudine: il suo volto sporco e sudato è illuminato dalla luce rossastra delle fiamme, la sua schiena è curva ed il suo braccio destro, più muscoloso del sinistro, vibra ad ogni colpo del martello, saldamente stretto nella mano callosa ed esperta.
Come ogni giorno di lavoro, qui nelle fucine, mi ripeto la stessa frase: non voglio diventare come lui.
Non voglio che il peso degli anni e la mancanza della luce del sole piano piano mi pieghino come è successo con lui, non voglio che anche la mia volontà si pieghi a questa operosa monotonia. So bene ciò che voglio ed è là fuori.

Devo sbrigarmi se voglio riuscire ad osservare i principi allenarsi, è già tardi.
I miei compiti di oggi dovrebbero essere finiti, ma non voglio che mio padre approfitti del fatto che ho finito prima per affidarmene altri, come è solito fare.
Dopo essermi asciugato la fronte e sfilato il grembiule da lavoro, mi metto a correre.
< Figliolo! Dove corri? Ci sarebbero da consegnare queste spade a... >
La voce di mio padre si affievolisce mentre strati e strati di roccia si frappongono tra me e lui; non sono in vena di consegnare spade a nessuno ora come ora.
Sono talmente abituato a questi corridoi lunghi e stretti che non ho nemmeno il tempo di pensare alla direzione da prendere, che mi ritrovo in uno dei giganteschi saloni di Erebor. La differenza d'aria si sente subito, qui non è più così viziata e riesco quasi a sentire la fresca brezza primaverile che proviene da fuori.
Oggi è giorno di mercato e la confusione regna sovrana.
L'enorme sala che sto attraversando è gremita di folla e mi ritrovo a vagare tra le bancarelle, assalito da un tripudio di mille odori e colori diversi.
Ho sempre amato il giorno di mercato; è un modo come un altro di aprirsi al mondo, di imparare cose nuove.
E' l'unico giorno del mese in cui gli Uomini e le Donne della città di Dale entrano ad Erebor con le loro merci: spezie, stoffe, giocattoli e chi più ne ha più ne metta.
Con la coda dell'occhio riesco anche a vedere famiglie di nani provenienti dalle Montagne Grige; una piccola fitta di disappunto mi attraversa, loro sono i migliori creatori di giocattoli che conosco, ma non posso fermarmi ora.
Oggi culture diverse tra loro si incontreranno per fare affari, ma io non posso stare qui a godermi il mercato, mi devo sbrigare.
Nonostante questi pensieri, il mio stomaco si mette a brontolare...in effetti è quasi ora di pranzo ed è da ieri sera che non metto qualcosa sotto i denti.
Mi frugo nelle tasche...per fortuna ho qualche moneta, non è molto ma mi permetterà di comprare qualcosa.
Dopo essermi guardato un po' intorno, noto una piccola bancarella vicino ad una delle uscite sulla quale è esposto un enorme maiale arrosto; con l'acquolina in bocca, mi avvicino ad essa.
Al bancone, torreggia un uomo alto con in mano un grosso coltello per la carne; per quanto mi piaccia il mercato, non amo trattare con gli Uomini, non sono ancora riuscito ad acquisire quella che mio padre chiama:
"L'innata arroganza dei nani".
Secondo lui è quella a coprire i centimetri di altezza che ci differenziano dalle altre razze; ma, a differenza di me, papà l'ha sempre vista come una cosa negativa.
La possiedono i guerrieri, non i fabbri.
Ed io non ne ho abbastanza, non ancora almeno.
Infatti, nonostante mi sia schiarito la voce più volte, l'uomo non mi degna nemmeno di uno sguardo, forse non si è nemmeno accorto della mia presenza.
< Mi scusi! >
Questa volta, al suono della mia voce, alza gli occhi dalla carne e li punta su di me, molto più in basso; subito, una scossa di disagio mi attraversa.

Sto per chiedergli un po' di carne, quando mi accorgo che il costo è superiore ai miei averi, poi lo sguardo mi cade su un piatto di maiale salato.
< Vorrei un po' di quello per favore. > gli chiedo, indicandolo.
L'uomo annuisce sorridendo ed allentando il disagio nelle mie viscere, mi sposto un po' a destra per controllare la quantità della mia porzione, quando improvvisamente un ragazzo con un vassoio in mano mi viene addosso correndo.
Accade tutto così velocemente che non ho nemmeno il tempo di rendermene conto: vengo violentemente spinto all'indietro e perdo l'equilibrio, andando a scontrarmi con un altro nano e finendo poi sul pavimento.
Le persone intorno a me interrompono per un attimo le loro attività per osservarmi, o meglio, per osservare inorriditi un punto alle mie spalle; ed è proprio dal mutamento dei loro sguardi che capisco di essermi cacciato nei guai.
< CHI DIAMINE SI E' PERMESSO DI VENIRMI ADDOSSO? >
La voce alle mie spalle è talmente arrabbiata che mi viene voglia di sprofondare, naturalmente il ragazzo che mi ha spinto si è subito defilato..sono da solo.
Mi rialzo lentamente e mi volto, ma ogni pensiero vagamente razionale svanisce dalla mia mente non appena vedo il nano che ho urtato ed in che condizioni è ridotto.
Egli tiene ancora in mano un boccale di legno ormai del tutto vuoto, gocce di birra chiara gli scivolano sulla lunga barba e sulla ispida cresta di capelli neri che tanto gli avevo invidiato..
Ho appena urtato Dwalin facendogli rovesciare addosso un boccale di birra grande quanto il mio braccio.
Dovrei fuggire prima che mi veda, dovrei nascondermi tra la folla, eppure resto qui in piedi, immobile.
< TU?! Sei stato TU? >  Dwalin mi ha visto.
< Dai Dwalin...dobbiamo andare ad allenarci, lascia perdere, cosa vuoi che sia un po' di birra..sono sicuro che non era sua intenzione venirti addosso. >
Davanti a me appare Frerin con uno sguardo preoccupato.
A pochi metri di distanza riesco a scorgere anche Thorin, un lieve sorriso sul volto; sembra che la faccenda lo diverta.
A poco a poco mi rendo conto che i principi che ho sempre ammirato sono qui davanti a me, ho talmente desiderato una cosa del genere che il motivo per cui mi trovo in questa situazione diventa quasi irrilevante.
Intanto Dwalin allontana la mano destra di Frerin, posata sulla sua spalla, e si avvicina a me sbottando: < Lo vedremo se era sua intenzione o meno! >
Il tono con cui mi si rivolge è a dir poco collerico.
< Allora...nano! Intendi almeno scusarti per ciò che hai fatto? >
< M-mio signore..il mio n-nome è.. Jari e.. > balbetto chinando la testa.
< Non mi interessa come ti chiami..operaio...ESIGO delle scuse per l'accaduto, è CHIARO? >
Se prima avevo anche intenzione di scusarmi con umiltà, adesso mi è del tutto passata.
Sento la rabbia salirmi nel petto, odio essere disprezzato per il lavoro che faccio, ma dentro di me c'è un guerriero ed io glielo dimostrerò.
Accumulando tutta l'arroganza ed il coraggio possibili, incrocio le braccia al petto e, smettendo di guardarmi i piedi, alzo gli occhi verso quelli di Dwalin che mi sovrasta. Io non sono un umile fabbro, non sono come mio padre.
< Non mi scuserò perché non è stata colpa mia....mio signore. >
Le parole mi escono lente e glaciali, io stesso non riconosco la mia voce che acquisisce anche una leggera nota di scherno sulle ultime due parole.
Per un brevissimo attimo, sul volto del possente nano tatuato appare l'espressione incredula di chi non è abituato ad essere contraddetto, poi ritorna la collera, insieme ad un diffuso rossore.
Tuttavia anche quella dura poco, cedendo il posto ad un'espressione quasi divertita.
< Abbiamo un nano coraggioso qui....hai sentito Frerin? Ha detto che non si scuserà.. Che ne dici allora di dimostrarmi il tuo coraggio con la spada invece che con le parole? Oh..ma dimenticavo, tu sei un apprendista fabbro...le spade le trasporti, non le usi. Peccato, avrei potuto darti una bella lezione, ma non spreco il mio tempo con chi non sa combattere. Per questa volta te la cavi, scricciolo..ma guarda bene contro chi sbatti la prossima volta. >
Dette queste parole, il nano mi dà le spalle, dirigendosi con gli altri all'uscita.
Sento la rabbia ribollire dentro di me come il fuoco delle fucine che regolo ogni giorno, non permetterò mai a nessuno di sfottermi in questo modo, costi quel che costi.
Gli vado dietro senza nemmeno rendermene conto, lo supero e mi piazzo davanti a lui, le gambe divaricate; questa volta la sorpresa nei suoi occhi è evidente.
< Ti dimostrerò il mio coraggio con la spada, se è questo che vuoi. >
Dwalin scambia un'occhiata con Thorin, il quale annuisce lentamente.
< Sulla piana, tra un'ora..di solito ci alleniamo.. >
< So dove vi allenate. - lo interrompo - Ci sarò. >
Dopo averli lasciati di stucco per l'ennesima volta, mi allontano velocemente.
Devo trovarmi una spada.

Il sole di mezzogiorno batte impietoso sulla mia fronte, la mia mano destra stringe l'impugnatura della spada, resa scivolosa dal sudore.
Un po' mi sono pentito di questo mio colpo di testa, sfidare Dwalin non era proprio nei miei programmi di oggi; eppure sono fiero di me stesso.
< Allora operaio..vediamo cosa sai fare! >
Dice Dwalin divertito davanti a me, mentre impugna una delle sue asce.
A qualche metro di distanza, Thorin e Frerin stanno confabulando; a quanto ho capito Frerin era contrario allo scontro.
Poi non ho più tempo di notare altro, Dwalin si lancia contro di me ed a stento riesco a parare i suoi colpi pesanti.
Dopo quella che mi sembra un'eternità, in cui le uniche cose a cui ho potuto pensare sono il mio corpo e la mia spada, il mio avversario, sfruttando uno dei miei ormai deboli attacchi, mi spinge a terra disarmandomi.
Finalmente riesco a prendere fiato, ho un ginocchio sbucciato e riesco già a notare parecchi lividi violacei sulla mia pelle, ma non mi sono mai sentito così vivo come in questo momento..ho messo a frutto le mosse imparate e mi sono reso conto di saper combattere, certo non ai livelli di Dwalin, ma posso difendere e difendermi all'occorrenza e per il momento mi basta.
Una potente pacca sulla schiena mi squassa la gabbia toracica, mi trattengo dal cominciare a tossire.
< Ben fatto Jari...hai combattuto bene! >
Questa frase pronunciata da Dwalin ha un effetto se possibile più devastante della pacca precedente..rimango senza fiato.
Ho sentito bene? Dwalin si è complimentato con me?
Lo guardo allontanarsi insieme a Thorin, mentre si spintonano a vicenda ridendo..ho ancora il fiato corto.

< Jari....stai bene? >
Alzo lo sguardo; Frerin è davanti a me e, sorridendo, mi porge la mano.
La afferro con forza per tirarmi in piedi, cercando di ignorare i miei muscoli urlanti.
< C-credo di si.. Grazie, mio signore. >
< Credo che oggi tu sia riuscito a guadagnarti se non il rispetto, almeno un po' di stima da parte di Dwalin..e, credimi, non è cosa semplice. Comunque non chiamarmi mio signore, sa di vecchio. Piacere, io sono Frerin. >
< Piacere mio.. > balbetto.
< Ricordati una cosa Jari..già da ora che sei giovane.. per combattere non serve solo il coraggio, ma anche una certa dose di cervello; in questo, se vuoi, posso esserti d'aiuto. Credo di avere occhio per i futuri buoni guerrieri..ti andrebbe ogni tanto di allenarti con me? >
Faccio fatica a parlare...ancora non credo alle mie orecchie; sorrido al nano dai capelli scuri che mi sta davanti e che mi ha appena reso il più felice di Erebor.
L'unica cosa che riesco a dire è:
< Puoi scommetterci! >

Adesso quello stesso nano è qui davanti a me, in questo scenario di orrore e morte.
E, mentre annuisco lentamente, rispondendo alla sua domanda ed ignorando il dolore alla schiena, non posso fare a meno di chiedermi:
" E se quel giorno non avessi accettato?"

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Capitolo 3
*** Hannarr e Dyra ***


Hannarr e Dyra





< Jari! Voglio sapere dove stai andando con quella spada! E questa volta non accetterò scuse, voglio saperlo ADESSO! >
Mi volto verso mio padre, cercando di divincolarmi dalla sua solida stretta sul mio braccio, ma senza risultati.
Gli allenamenti con Frerin vanno avanti da qualche mese; sono sempre riuscito a sgattaiolare via di nascosto, senza che i miei genitori sapessero dove mi dirigevo..ma i segreti non restano mai segreti a lungo; questa volta dovrò dire la verità.
< Lasciami il braccio papà.. > gli dico lentamente, la voce ridotta a un sussurro.
< Solo se mi dirai dove te ne vai quasi tutti i giorni con una spada in mano! > replica lui, la voce incrinata dalla rabbia.
< Hannarr... > mia madre appare sullo stipite della porta, lo sguardo triste di chi sa di non poter evitare qualcosa di brutto.
< Non adesso Dyra...non è il momento! > la zittisce lui con un gesto della mano.
Senza badare alle sue parole, mia madre si avvicina a noi e si appoggia alle spalle di suo marito, come per sostenerlo.
Sentendo la presenza della moglie, gli occhi di mio padre si addolciscono leggermente e la presa sul mio braccio si allenta progressivamente, fino a che non mi ritrovo libero.
< Su tesoro...dicci dove stavi andando. > sussurra lei con dolcezza.
Sono sicuro che lei sia a conoscenza di tutto, mia madre mi ha sempre capito più di mio padre; lei sa quali desideri si agitano dentro la mia anima, sa cosa vorrei diventare, ma ne ha anche molta paura.
Molto spesso i guerrieri non tornano a casa e lei lo sa bene..perché mio nonno era un grande guerriero, ma non ho avuto mai la possibiltà di conoscerlo.
< Io..andavo ad allenarmi con la spada. >
Gli occhi di mio padre si dilatano, in quelli di mia madre invece vedo solo consapevolezza. 
Non riesco a sostenere i loro sguardi, dentro di me sento diffondersi il senso di colpa..forse non avrei dovuto disobbedire.
Tuttavia, dopo qualche attimo, ripenso alle sensazioni che provo quando combatto, ripenso a quanto la mia vita sia diversa da quel giorno al mercato e la vergogna svanisce per essere subito sostituita dalla rabbia.
< Tu...ad allenarti con la spada? E con chi, se posso chiederlo? > riprende mio padre.
Potrei mentire...potrei dire che mi alleno da solo..ma, ora che sono qui, tanto vale dire la verità: < Con uno dei principi..Frerin. >
Mia madre si porta una mano alla bocca, trattenendo un'esclamazione di sorpresa.
< Non è vero...ti prego figliolo, dimmi che non è vero. >
< Invece sì..è questa la mia vita, papà. > dico, cercando di ignorare il suono disperato della sua voce.
< Vita? VITA? Cosa ne sai tu di vita? Ti credi forse un nano adulto? Sai almeno che cosa significa fare il guerriero, morire in battaglia? Fare soffrire le persone che ti amano partendo e non tornando mai più? Perché è questo che accade a chi diventa guerriero per desiderio di gloria e puro egoismo! Eh no Dyra! Questa volta dirò quello che penso! - continua con voce alterata allontanandosi da mia madre che ha cercato di fermarlo - Non so come tu abbia fatto ad avvicinare uno dei principi e non mi interessa nemmeno, da oggi in poi non voglio che tu lo incontri più! Starai con me nelle fucine e diventerai fabbro a tutti gli effetti, perché questo è quello che sei destinato a diventare! Non hai scelta, come non l'ho avuta io. Sei un umile fabbro ed è inutile giocare a fare il guerriero con chi ti usa per fare allenamento, io non lo permetterò! >

Ognuna di queste parole uccide una parte di me, esse penetrano a fondo e mi infilzano, come tanti pugnali.
Adesso capisco che cos'è a farmi così male..ho sempre desiderato essere compreso da mio padre, ho sempre voluto sentirmi dire: "puoi farcela.."

Invece, l'unica cosa che Hannarr ha saputo darmi è stato un percorso obbligato, un vicolo cieco che finisce nel buio rossastro delle fucine, dove la schiena diventa curva, i polmoni deboli e gli occhi dolorosamente sensibili alla luce del giorno.
Non voglio questo e lui non è mai riuscito a capire perché.
Non riesco ad impedire ad alcune lacrime di scorrermi sulle guance, ma farò sì che siano solo simbolo del mio dolore, non della mia sconfitta.
Comincio a parlare lentamente, anche se la mia voce si fa sempre più forte via via che proseguo.
< Non sono più un nanetto e tu non puoi decidere per me, non più. Non ti è mai importato di ciò che voglio IO, quindi adesso permettimi di infischiarmene di quello che vuoi tu. Che tu ci creda o no, Frerin è mio amico e si allena con me perché, al di là del rango, mi ritiene un suo pari; perché entrambi diventeremo guerrieri, ed un nano che combatte non è nulla senza il nano che combatte al suo fianco.
Ma tu questo non puoi capirlo..che ne sai di fratellanza?
Che ne sai di comprensione, tu che non hai nemmeno saputo capire tuo figlio?
Che tu lo voglia o no, io intraprenderò una strada che mi fa sentire vivo..non diventerò MAI come te, non morirò al buio tossendo e forgiando spade con cui altri possano essere valorosi! Io la mia spada la impugnerò saldamente e senza paura, perché sono orgoglioso di essere un nano di Erebor! >
< JARI!! >
La voce alterata di mia madre fa crollare in un secondo il muro di rabbia che stavo costruendo e, per un attimo, mi rendo conto di ciò che ho detto.
Le mie parole sono state irrispettose e amare, ma ormai le ho dette e non posso tornare sui miei passi.
La mia mano stringe ancora convulsamente l'elsa della spada.
< Chiedi scusa a tuo padre.. >
Queste parole riaccendono in parte la mia rabbia ed in più mi sento tradito.. lei sapeva, lei mi capiva...come può adesso mettersi dalla sua parte?
Dentro di me un uragano di sentimenti contrastanti: vorrei che non fosse successo nulla, vorrei non aver ascoltato le parole di mio padre, vorrei non avere pronunciato le mie, ma soprattutto vorrei essere compreso...
Così, comincio a mormorare: < No.. >
< Dammi quella spada su.. > mi ignora Hannarr tendendo la mano.
Ancora osa ignorarmi...dopo tutto quello che è successo.
< NO!!! > urlo sollevando la spada davanti a me e puntandola verso di lui.
I miei genitori fanno un balzo indietro spaventati.
Cosa ho fatto?
Corro via senza nemmeno guardarli..non posso, posso solo fuggire lontano da qui.
< Jari!! >
La voce di mio padre, senza più alcuna traccia di rabbia, raggiunge le mie orecchie, ma poi si affievolisce..sono già lontano, tuttavia mi volto un attimo e lì vedo là, davanti alla porta di casa nostra, abbracciati; e l'unica cosa che penso mentre continuo a correre, è che, nonostante tutto, vorrei fare parte di quell'abbraccio.

I miei ricordi continuano inesorabili a mescolarsi con il mio presente...
Mia Dìs...forse mio padre aveva ragione, forse avrei dovuto accontentarmi di fare il fabbro e, a quest'ora saresti davanti a me con lo splendente sorriso che ti caratterizza, a rimproverarmi di non essermi pulito dalla fuliggine prima di sedermi a tavola oppure ad intrecciarmi i capelli come solo tu sai fare.
Ma forse non avrei nemmeno potuto conoscerti e senza di te nulla avrebbe avuto senso.
Tuttavia quel giorno corsi per i corridoi di Erebor, corsi con una spada in mano per dimenticare un brutta lite, forse con la stessa intensità con cui sto correndo adesso per salvarmi la vita, ma all'epoca, per quanto mi sentissi grande, ero solo un giovane nano. 
Non ho mai saputo se credere nel destino, mi piace pensare che il destino siamo noi a crearlo.
Ma ora che sto guardando indietro, tanti piccoli particolari si incastrano insieme e mi portano a credere che forse tutto quello che è successo era stato scritto.
Se infatti non avessi cominciato ad allenarmi, se quella mattina estiva non avessi cercato di uscire di nascosto con una spada, se non avessi litigato con i miei genitori....ebbene, sarei morto con loro.
Perché l'ultima immagine che ho di Hannarr e Dyra è proprio quella sfocata dalle mie lacrime e dalla lontananza che li ritrae abbracciati sulla porta di casa, appena delusi dal proprio figlio.

< Aspetta! >
La voce tesa di Frerin mi riscuote e mi affretto a cancellare dai miei occhi l'immagine dei miei genitori.
Il nano moro si ferma all'improvviso dietro una roccia, osservando l'enorme e buia entrata di Moria dalla quale escono miriadi di orchi.
Il mio cuore perde un colpo..sono tantissimi, troppi per noi.
< Dove sono Thorin e Dwalin? > chiedo, cercando di riprendere fiato.
Frerin si volta verso di me, l'orrore negli occhi scuri, per un momento sembra non dare un senso alle mie parole, ma poi si passa una mano sul volto, asciugandosi il sangue che esce copioso dal taglio al sopracciglio, e mi guarda..come se lo facesse per la prima volta.
< Non so dove siano ora...li ho lasciati qui, vicino all'entrata, a proteggere il Re.
C'era Balin con loro e anche Thrain, ma poi, l'orco che mi ha fatto questo - dice, sfiorandosi la guancia sfregiata - mi ha trascinato lontano, come se volesse dividerci.
Ma per fortuna così ti ho trovato...Thorin era preoccupato, chi la sente Dìs se torniamo senza di te?  >
Un sorriso, più vicino ad una smorfia, gli si dipinge sul volto sporco di polvere e sangue. E' preoccupato per il fratello, glielo leggo negli occhi.
< Vedrai che staranno bene.. > continua senza troppa convinzione nella voce, ricominciando ad osservare l'entrata al di là della roccia.
< Se anche fosse? Siamo inferiori di numero, non vinceremo mai contro di loro. >
Dico appoggiando pesantemente la schiena ferita alla roccia.
Frerin si volta verso di me, ignorando le mie parole...solo perché sa che ho ragione, tutto qui.
 Il suo sguardo si posa sul mio bendaggio di fortuna, del tutto inzuppato di sangue.
< Forza, andiamo a cercarli. Non voglio nascondermi qui dietro come un coniglio. >
Prorompo, tirandomi su e cercando di ignorare il capogiro che mi coglie non appena in piedi.
Frerin mi mette una mano sulla spalla e mi guarda con lo stesso sguardo che aveva quel giorno lontano, quando l'esilio della casa di Durin ancora non era cominciato.
< Adesso mi fai vedere quella ferita, non ho voglia di vederti crollare davanti al primo orco che ci viene incontro. E poi, come ti ho detto molto tempo fa, per combattere non serve solo il coraggio, ma anche un po' di cervello. Fermarsi un attimo a valutare la situazione non è codardia, ma solo prudenza. >
Annuisco sorridendo e cominciando a sciogliere il nodo della benda.
< Sei sempre stato bravo con le parole..Ahi! > gemo, mentre il ruvido tessuto dello stendardo si stacca a fatica dalla mia pelle, mettendo a nudo la ferita.
Frerin inarca le sopracciglia e comincia a tastare il foro lasciato dalla freccia; le mie mani si contraggono, artigliando la roccia.
< Te la sei tolta da solo vero? > mi chiede il nano, con voce critica.
< Scusa ma non avevo molte altre possibilità in quel momento.. > replico con un tono che, in una situazione normale, sarebbe sarcastico, ma adesso suona solo sofferente.
Anche Frerin, come me, ha sempre avuto due nature: quella di guerriero e quella di guaritore. Tuttavia, mentre io non ho mai saputo scegliere tra il fabbro ed il guerriero, appare subito chiaro cosa Frerin ama fare, la sua passione è far stare meglio gli altri e non ama molto combattere, anche se è davvero abilissimo con la spada.
< Hai ragione.. ma hai reso la ferita più dolorosa di quanto poteva essere.. > mormora con voce concentrata.
< Adesso ci butto sopra un po' di questo, così almeno non si infetterà. - continua mostrandomi una piccola fiaschetta - Raccontami qualcosa per distrarti, farà male. >
< Mi stavo arrendendo prima, Frerin...ma la voce di tua sorella mi ha convinto ad alzarmi.. > Mi interrompo per mordermi le labbra e non urlare quando il liquido alcolico penetra nella mia carne, bruciandomi dall'interno.
Alcune lacrime mi spuntano ai lati degli occhi ed il respiro mi diventa affannoso, avevo dimenticato quanto fosse atroce la sensazione dell'alcol su di una ferita.
Senza staccare gli occhi dalla mia schiena, Frerin mormora:
< Già...Dìs è sempre stata molto convincente, è nella sua natura. Tuttavia volevo ringraziarti Jari.. Mi sono reso conto di non averlo mai fatto. >
Mi volto, reprimendo un gemito.
< Per cosa? >
< Per averla riportata alla vita...dopo quel giorno non era più lei, è tornata solo grazie a te. E adesso sta' fermo mentre ti rimetto questa specie di benda...Mahal solo sa quanto sudicio ci sia qui dentro! Oh! - esclama il nano riconoscendo i colori sbiaditi sul pezzo di stoffa -  Thorin si arrabbierà molto quando saprà che hai strappato il suo stendardo..era il suo preferito. >
Le parole scherzose di Frerin e anche il bruciore sordo alla schiena mi arrivano attutiti, come se facessero parte di un altro mondo.
Quel giorno...ecco un altro ricordo non proprio felice che si somma agli altri, ricollegandosi perfettamente alla morte dei miei genitori, perché Hannarr e Dyra morirono quel giorno insieme a molti altri nani...il giorno in cui Smaug decise di prendersi Erebor.
 

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Capitolo 4
*** Non avere paura ***


Non avere paura



Sto ancora correndo; l'urlo di mio padre risuona vibrante nelle mie orecchie, non avrei dovuto dire ciò che ho detto, non avrei dovuto disobbedire e basta.
Un rumore metallico mi riscuote e, finalmente, riesco a fermarmi; mi è caduta la spada.
Mi guardo intorno e ci metto un po' a capire dove mi trovo; Erebor è gigantesca e ci sono un sacco di corridoi strettissimi scavati nella dura roccia che si assomigliano tutti. Per fortuna mio padre mi ha spedito a fare consegne in ogni metro quadrato della Montagna ed ho imparato abbastanza bene a distinguere i vari passaggi attraverso la roccia. Ripercorro mentalmente ogni mia svolta, sebbene mi risulti più difficile del solito data l'insistenza con cui sento riemergere ogni parola amara della lite appena avuta con i miei genitori.
Destra, sinistra, sinistra, sinistra, destra....sono esattamente a metà strada tra le fucine ed il salone centrale, in uno dei passaggi riservati agli apprendisti per la consegna delle armi; un sorriso amaro mi compare sulle labbra; in pratica è la descrizione esatta della mia vita: sempre a metà, indeciso tra due destini opposti l'uno all'altro.
Con amarezza mi rendo conto che, anche adesso, non so come comportarmi:
devo tornare dai miei genitori oppure raggiungere Frerin che sicuramente mi sta aspettando per l'allenamento?
Raccolgo la mia spada lentamente, la soppeso come sono solito fare prima di cominciare un combattimento, la sento parte della mia mano destra, come se fosse un'estensione del polso...io rispetto il lavoro di mio padre, rispetto mio padre anche se forse sono riuscito a dimostrargli il contrario, ma ci sarà tempo per i chiarimenti, il mio destino è la spada ed è da troppo tempo che sto cercando di dimenticarlo.
Sto ancora stringendo l'elsa della spada, quando un boato gigantesco scuote i fianchi della Montagna; barcollo e mi ritrovo sbattuto sulla parete di fronte a me, la roccia ruvida che mi graffia il volto....
< Per Mahal...cosa può essere stato? > bisbiglio con una voce che suona strana ed irreale nel buio silenzio del cunicolo.
Mi rimetto in piedi e le sento: voci concitate che sembrano provenire dalla Montagna stessa; non capisco cosa dicono, ma il terrore è ciò che le accomuna tutte.
Una strana sensazione di gelo si diffonde dentro di me, da una parte vorrei restare qui al sicuro ed aspettare che, qualunque cosa stia accadendo, si fermi; dall'altra devo assolutamente scoprire che cosa può aver provocato questo scuotimento della terra.
Mi muovo velocemente ma con cautela verso il salone centrale, la dita della mano destra strette sulla spada e quelle della mano sinistra chiuse a pugno, non voglio che tremino.
Sbuco di soppiatto nel salone centrale, nel quale regna il caos.
E non un caos organizzato, come era solita chiamarlo mia madre riferendosi alle molteplici attività svolte in contemporanea dai nani, ma un caos vero e proprio, quando si corre qua e là senza scopo, presi dalla paura di morire.
Mi faccio avanti nella sala, cercando qualcuno che possa spiegarmi che cosa sta succedendo, ma sembra tutto inutile, nessuno vuole darmi retta.
Un nano adulto, con una lunga barba scura, mi urta da dietro ma, prima che possa allontanarsi di nuovo, riesco ad afferrarlo per un lembo della camicia ed a trattenerlo:
< Lasciami! Lasciami! Ha distrutto Dale! E adesso verrà qui!! >
Senza nemmeno farmi parlare, il nano corre via lasciandomi soltanto una frase insensata su cui riflettere ed un lembo di stoffa bianca in mano.
La situazione diventa improvvisamente chiarissima quando un grido lungo e profondo squarcia l'aria eliminando qualunque altro suono intorno a sé; la voce che sento è quella inconfondibile di Thorin e proviene da uno dei parapetti esterni.
< DRAAAAAGOOOOOO! >
Insieme alla voce vedo spuntare anche la testa di Thorin, incorniciata dai suoi foltissimi capelli neri, che subito si ritrae, sostituita da un tripudio di fiamme vermiglie.
Comincio già a sentirne il calore che mi artiglia inclemente ogni parte di pelle scoperta.
Il mio fiato si fa pesante, sono sulle scale; inconsciamente mi rendo conto del fatto che sto andando a controllare se Thorin sia ancora vivo..e come potrebbe dopo quella fiammata? Non mi importa, non può essere morto...
Un drago? Non credevo neanche che esistessero ancora...se non avessi visto le fiamme, forse non ci credrei nemmeno...ma non ci credo infatti...un drago ad Erebor? Perché dovrebbe venire qui?
"L'oro, Jari..I draghi sono attratti dalle ricchezze"
La voce di mia madre, proveniente da un passato fatto di racconti prima di dormire, mi raggiunge, suggerendomi la risposta.
Le ricchezze....l'oro di Thror.
Ogni nano di Erebor ne aveva sentito parlare, anche se a nessuno, se non con la benevolenza del Re, era permesso entare nelle sale del tesoro.
Voci giravano sulla quantità di monete accumulate nei molti anni di prosperità, c'era addirittura chi sosteneva occupassero saloni interi.
Io non avevo mai creduto a questo genere di voci, come non ci credeva mio padre....mi ero sempre accontentato di vedere la luminosità dell'Arkengemma, incastonata nel trono del Re.
Quella sola pietra mi sembrava una ricchezza sufficiente per il popolo di Erebor.
Un'altra fiammata, alla quale questa volta sono molto più vicino, investe il parapetto.
Mi butto a terra su uno dei grossi scalini, imprecando; la mia barba, seppur ancora di una lunghezza piuttosto modesta, è bruciacchiata.
Non dovevo avvicinarmi così tanto.

Tuttavia sorrido, perché li ho visti; Thorin ha trascinato un nano più vecchio dietro ad una grossa colonna, evitando le fiamme per la seconda volta.
Il mio respiro adesso è ancora più affannoso, temo di aver visto anche qualcosa che non avevo intenzione di vedere; è stato solo un attimo, ma già so che non lo scorderò mai; ho visto il Drago ed è gigantesco.
Delle voci familiari mi riscuotono:
< Balin stai bene? >

< Si ragazzo...grazie a te. Ma adesso dobbiamo pensare al Re! E dov'è tuo padre? >
< Non lo so Balin. Ma saranno tutti al sicuro se quella bestia non entrerà! Che Mahal mi sia testimone, Smaug non si prenderà Erebor! Vado alle porte! >
Vedo Thorin rialzarsi ed abbandonare la protezione della colonna, i suoi occhi azzurro ghiaccio risplendono di determinazione e tra le mani stringe una lunga spada.
Tuttavia Balin lo trattiene per un braccio: < Thorin!! Un drago è al di sopra delle nostre forze.. > La sua voce gronda disperazione.
< Non mi importa! Devo difendere casa nostra! > replica Thorin liberandosi dalla stretta con un violento strattone. < Devo farlo! Ancora Erebor non è caduta.. >

Thorin viene verso di me, la scintilla della battaglia imminente negli occhi.
Appena arrivato alla scala, mi nota e mi riconosce.
Ha avuto ben troppe discussioni con il fratello per colpa mia per dimenticare il mio nome. In questi mesi non ha mai approvato gli incontri tra me e Frerin.
Passandomi accanto mi rivolge la parola per la prima volta:
< Cosa ci fai qui? Vattene! Non è posto per principianti questo! >
Prendo la mia spada e lo seguo.
< Permettimi di combattere con te, mio signore. Sono bravo con la spada! >
< Se vuoi morire, giovane Jari, questo è il modo più adatto; ma se desideri così tanto il sangue, non posso certo impedirtelo. >
Intanto siamo arrivati alla base della scalinata, il salone è esattamente come l'ho lasciato; un insieme di nani urlanti che corrono in varie direzioni.
E' qui che Thorin, disinteressandosi totalmente di me, fa risuonare la sua voce nell'aria.
< A me nani di Erebor! A me! Difendiamo la porta, affinché la bestia non possa entrare! >
Come in risposta alle sue parole, le grandi porte della Montagna tremano violentemente, come colpite da qualcosa di gigantesco; giurerei di riuscire già a vedere un'ammaccatura in corrispondenza del colpo.
In questo istante una fredda certezza si fa strada dentro di me:
Erebor cadrà, qualunque cosa facciamo.
Nonostante ciò mi unisco all'insieme di nani armati di spade che è accorso al richiamo di Thorin, davanti a me riesco a vedere anche Dwalin che fa roteare una delle sue asce con aria spavalda.
Ci ammassiamo tutti sulle porte, tenute chiuse da una gigantesca barra di ferro.
Cominciamo ad ammassarci sopra tutto ciò che troviamo, per renderle più solide, ma nulla sembra funzionare; ad ogni colpo esse si fanno sempre più deboli.
Mentre passo l'ennesima grossa trave di legno nelle mani di Thorin, egli, per la seconda volta, si accorge della mia presenza. Ma ora nel suo sguardo non vedo traccia di rabbia, altezzosità o rancore...vedo solo paura; e, per la prima volta, mi rendo conto che anche i più grandi guerrieri possono avere paura.
< Le porte cederanno Jari...Smaug entrerà. Trova una via di fuga finché puoi...qui non reggeremo ancora a lungo..- il suo sguardo vaga sul salone e quasi non si accorge dell'ennesima botta che respingiamo quando i suoi occhi si posano su un nano in particolare, esattamente dietro di me - Lìtr!!? Cosa ci fai qui per Mahal? Non sai nemmeno combattere! Ritorna negli appartamenti reali! Adesso! Mia sorella ti farà entrare, lì sarai al sicuro! Vai!! >
Questa volta la sua voce è preoccupata, deve tenere molto a quel giovane nano.
Sul volto del nano appare un po' di disappunto, ma si nota che ha paura, quel tipo di paura di chi sa di non potersi difendere adeguatamente, il tipo di paura che ti paralizza.
Le sue labbra si comprimono ma non fa in tempo a dire nemmeno una parola, che la porta diventa all'improvviso incandescente.
Urlo di dolore e stacco le mani da essa, insieme a tutti gli altri nani che, come me, ce le avevano appoggiate.
Sento subito formarsi sul palmo alcune vesciche, ma ci sono abituato; troppe volte mi sono bruciato le mani giù nelle fucine.

Nella fessura tra i due stipiti passano lingue di fuoco azzurrognolo; la barra di ferro sta velocemente fondendo e noi non possiamo fare nulla per arrestare il processo.

< Thorin!!! > La voce di Frerin risuona nel salone.
< Fratello! > gli risponde il nano, correndo verso di lui e prendendolo per le spalle.
Mentre li guardo, un pensiero si fa strada nella mia mente. Se un giorno avrò figli, voglio che siano legati come lo sono questi due nani davanti ai miei occhi.
Scuotendo la testa, cerco di scacciare la strana sensazione che si è impadronita di me; non è il momento di fantasticare.
< Ero fuori, sulla piana...- dice Frerin ancora con il fiato corto, posando gli occhi su me - ho visto il drago distruggere Dale....vuole entare qui. Vuole ucciderci tutti. >
Thorin annuisce gravemente:
< Raduna tutti quelli che riesci a trovare...salvali! Portali al passaggio, portali fuori! >
Sul volto di Frerin si diffonde una sfumatura di disappunto, ma Thorin lo blocca, continuando a parlare:
< Dìs ha bisogno di te...e anche tutti gli altri... vai fratello, ci vediamo fuori! >
< Che Mahal ti protegga... > Bisbiglia Frerin voltandosi e correndo via, tuttavia non prima di avermi rivolto uno sguardo interrogativo.
Sarei andato con lui? L'avrei seguito? No, non adesso.
Per una volta sarei stato coerente.
Così scuoto lentamente la testa e lo guardo allontanarsi velocemente, imbucando un oscuro corridoio; lo stesso dal quale prima sono uscito io.

Improvvisamente mi ricordo di questa mattina, quando ancora il nostro mondo era intatto...quando ancora una singola lite sembrava una tragedia...i miei genitori!
< FRERIN! > urlo avvicinandomi al cunicolo e pregando che non sia già troppo lontano; la sua voce mi arriva attutita ma chiara.
< Passerò anche dai tuoi, sono su strada. >
Sorrido....grazie Mahal per avermi permesso di essergli amico.

I miei pensieri sono interrotti da uno schianto terribile; prima ancora di guardare so già che cosa è successo: la nostra ultima difesa ha ceduto.
Per un brevissimo istante la luce primaverile inonda il salone, poi tutto si fa oscuro...la sagoma di Smaug si staglia sull'entrata di Erebor.
Mi ritrovo a boccheggiare..il drago è gigantesco e terribile; il pavimento trema ogni volta che una delle possenti zampe della bestia vi si appoggia, alcuni nani vengono scaraventati in aria dalla coda squamosa che si muove in tutte le direzioni.
L'interno di Erebor viene all'improvviso rischiarato da una potente fiammata ed il calore che sento sul viso non è neanche lontanamente paragonabile a quello che ho sentito nelle fucine, quasi riesco ad immaginarmi come deve essere morire bruciati.
Mi porto velocemente le mani alle orecchie, ciò che ho sentito potrebbe portarmi alla follia....per Mahal, le urla....le sento nella testa, le sento intorno a me, dappertutto e mi sembra di dover impazzire.
< DU BEKAAAAAR!! > L'urlo di Thorin e Dwalin, al quale si uniscono anche le voci di una ventina di nani dietro di loro, risuona rabbioso al di sopra del crepitio delle fiamme.
La sala è invasa dal fuoco e dal fumo e non riesco a vedere quasi nulla.
Mi metto a correre, con l'intenzione di seguire il mio principe, la mano destra è ancora stretta sulla spada, sebbene impugnarla cominci ad essere faticoso date le innumerevoli vesciche. Ad un certo punto, la terra trema talmente che vengo scaraventato sul pavimento, mentre tossisco cercando di riprendere fiato, vedo una delle zampe del drago a circa un metro da me; mi ha mancato di un soffio...
Qualcun altro però è stato meno fortunato di me...un nano è rimasto schiacciato sotto di essa, le mani che ancora si aprono e si chiudono convulsamente.
La rabbia mi offusca la visuale, ancora più del fumo.
Un urlo di rabbia esplode dalla mia gola e, approfittando del momento, pianto la mia spada nella zampa squamosa della bestia, in uno dei punti scoperti.
In risposta alla mia azione si leva alto un ruggito, posso solo averlo fatto arrabbiare.
La zampa ferita si solleva, portandosi via la mia spada.
Perfetto Jari... dico tra me e me.
Mi allontano velocemente evitando per un pelo la coda di Smaug che rotea come impazzita nel salone; devo trovarmi un'arma.
Quasi sbatto contro Dwalin...di nuovo.
< Jari! Ma allora è un vizio! > mi urla con la sua voce burbera.
Poi mi rivolge un ghigno divertito: < Pensavi che piantandogli una spada in un dito l'avresti fermato? Ci vuole ben altro, giovane ed inesperto nano! Prova con questa, magari ti trovi bene! > Mi urla lanciandomi un'ascia...fortunatamente molto più piccola delle sue.
< Facciamogliela vedere a questa lucertola!!! > continua ad urlare gettandosi di nuovo nella mischia.
Sto per seguirlo, quando delle urla di dolore mi richiamano indietro.
Un nano sta correndo verso di me...è avvolto dalle fiamme.

Mi guardo intorno velocemente, cercando qualcosa che possa essere utile.
All'improvviso noto in un angolo quello che sembra un tappeto arrotolato...deve essere rimasto lì da ieri che era giorno di mercato. Lo afferro e corro incontro al nano.
< Buttati a terra e rotola! > Gli urlo, cercando di farmi sentire.
Il nano mi obbedisce e, non appena lo vedo a terra, gli butto sopra il tappeto, cercando di estinguere le fiamme più in fretta che posso.
Dopo qualche secondo ci riesco, ma ciò che vedo mi raggela.
Non avevo mai visto ustioni così gravi, non credo che egli possa sopravvivere..in realtà non so nemmeno se tutti noi vedremo una nuova alba..
Il nano è di schiena..cercando di toccarlo il meno possibile, lo metto supino.
Non appena lo vedo in viso il mio cuore perde un battito e, subito dopo, comincia a battere furiosamente, quasi come volesse uscirmi dal petto; conosco questo nano.
< Lìtr... > mormoro, cercando di non guardare la parte sinistra del suo volto, arsa dalle fiamme.
Il giovane nano spalanca l'occhio destro, l'unico che gli rimane, e mi fissa stupito e anche profondamente impaurito.
La sua mano sana cerca qualcosa a cui aggrapparsi...con le lacrime che già mi scorrono veloci sulle guance, la afferro e la stringo forte.
< Non avere paura... > gli sussurro.
Il suo torace si contrae un'ultima volta e osservo impotente la vita che, in un solo respiro, lo abbandona per sempre.
Aveva la mia stessa età.....scoppio in lacrime senza riuscire a trattenermi, il caos intorno a me scompare e ci siamo solo io e lui, ad osservare la morte da vicino.
Questa sorta di limbo viene spezzata dalla voce di Thorin, impregnata delle mie stesse lacrime: < Lìtr!!!!! >

 

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Capitolo 5
*** Un angelo ***


Un angelo




La voce di Thorin risuona disperata e piena di dolore alle mie orecchie e, inconsapevolmente, la mia mano stringe ancora più forte quella ormai inerte di Lìtr.
Il principe nano, incurante di tutto il resto, si dirige velocemente verso di noi, quelle che vedo sul suo volto sono lacrime..e questa vista non fa altro che far aumentare le mie; non sono riuscito a salvarlo..forse avrei potuto fare qualcosa di più per lui.
Thorin si accascia sul pavimento vicino a noi e reprime a stento un gemito strozzato nel vedere il volto del nano divorato dalle fiamme; mi strappa la sua mano e la nasconde tra le sue, macchiate di sangue e nera fuliggine.
I suoi occhi azzurri indugiano su di me e sono talmente velati dalla rabbia e dal dolore che, per un momento, credo voglia incolparmi dell'accaduto, ma le parole amare che escono dalla sua bocca sono rivolte solo a sé stesso.
< Non l'ho protetto....avrei dovuto allontanarlo, forzarlo ad andarsene! >
Thorin colpisce il pavimento con il pugno chiuso, evidenziando la rabbia insita nelle proprie parole.
Ma non è colpa sua...Lìtr non gli ha obbedito, ha scelto di tentare..ha scommesso ed ha perso; ma Thorin non c'entra.
E' in questo momento che mi tornano alla mente alcune parole di Frerin sul fratello, che si rivelano del tutto veritiere:
" Thorin è sempre stato un nano orgoglioso ed attento all'onore..è nella sua natura; è un nano che sa assumersi tutte le responsabilità possibili...e questo lo rende forte, ma anche molto debole; infatti, qualunque disgrazia possa accadere, Thorin la prende sulle sue spalle e crede di esserne del tutto responsabile..mio fratello è fatto così. Infatti ogni volta che lo vedo chiuso o pensieroso sono solito chiedergli a quale delle tante possibili disgrazie stia pensando..sappi Jari che siamo soliti prenderci in giro, anche più del necessario a detta di Balin..."
A queste parole Frerin aveva sorriso, ma il ricordo scompare e l'unica cosa che riesco a vedere ora è il volto aggrottato di Thorin.
< Non è stata colpa vostra...mio signore. Egli ha scelto di essere qui, ha voluto difendere Erebor! E' stato coraggioso...più di molti altri. >
< Ma è MORTO! Mia sorella ne sarà annientata...e la colpa sarà mia. >
< Se non ci muoviamo, moriremo anche noi! Vuoi che tua sorella riceva anche la notizia della tua morte? >
Thorin sposta lo sguardo su di me, apparentemente inespressivo...forse ho esagerato un po'..ma, d'altronde, non c'è più molto tempo per le formalità.

Mentre cerco altre parole adatte ad esprimere lo stesso concetto, il pavimento trema di nuovo.
Smaug sta venendo verso di noi, il muso tirato in un ghigno animalesco e le fauci, coronate da file e file di zanne, aperte e pronte a vomitare fuoco.

< Mio signore, dobbiamo andare.. > La fretta emerge insistente dalle mie parole.
< Devo portarlo fuori...non posso certo lasciarlo qui a bruciare..merita una degna sepoltura.. > borbotta Thorin senza nemmeno alzare lo sguardo.
Smaug è sempre più vicino...riesco a vederlo sorridere..i draghi sorridono?
Questa domanda incoerente mi appare come un flash mentre sento il mio cuore riempirsi di puro terrore non appena la voce cavernosa e melliflua del drago ferisce le mie orecchie.
< Brucerete.... >
Finalmente Thorin alza lo sguardo e si ritrova a fissare direttamente le fauci del Drago, tuttavia non si muove.
Inorridendo, vedo l'ampio petto della bestia illuminarsi al passaggio della fiamma e, senza nemmeno accorgermi di quello che sto facendo, mi alzo velocemente in piedi, mettendomi di fronte al mio principe, le mani che stringono convulsamente il ruvido manico dell'ascia.
In un secondo mi passano per la testa mille pensieri: non so per quale motivo lo sto facendo; se per dimostrare qualcosa a me stesso oppure a Thorin, o soltanto per stupida avventatezza...so solo che sono qui, in piedi, con il respiro affannoso di chi aspetta la morte ed il torace che si alza e si abbassa impazzito al ritmo del respiro. Ormai, anche se volessi, non potrei muovermi.
E' come se fossi obbligato ad osservare questo spettacolo e a pagarne il prezzo con la vita.
L'unica cosa che posso fare è aspettare che la fiamma venga fuori e metta fine alle mie sofferenze; ma non accade nulla di tutto ciò: un attimo prima che il fuoco mi avvolga, qualcuno mi spinge violentemente a destra e finisce a terra insieme a me.

Tuttavia se la fiammata non ci investe, purtroppo ci lambisce; un dolore mai provato mi si diffonde nel fianco sinistro, sto urlando e nemmeno me ne rendo conto.
La parte residua della mia coscienza che non è impegnata a provare dolore, registra un rumore fortissimo alle mie spalle....deve essere crollata una parete.
Poi il dolore diventa insopportabile, tanto da oscurarmi la vista.
Nonostante tutto, non perdo i sensi e riesco a sentire dei lievi colpi sul fianco che riescono in parte a lenire il bruciore.
Poi qualcuno mi scuote piuttosto violentemente per il bavero della camicia.
< Mi spieghi che cosa credevi di fare? Questo non è coraggio, è desiderio di morte!! >
Apro gli occhi a fatica e mi ritrovo davanti un Thorin particolarmente adirato.
< D-dov'é il drago? > dico con voce roca, ignorando la sua domanda; poi sputo per terra, ma non c'è nulla da fare: il sapore amaro di lacrime, fuoco, fumo e sangue non abbandona il mio palato.
Thorin mi indica una delle pareti del salone che, al passaggio di Smaug, è diventata solo un gigantesco cumulo di pietre.
< Va a cercare il tesoro...quella bestia schifosa! > ringhia Thorin, ripulendosi il volto dalla fuliggine.
Mi osservo il fianco che continua a pulsare dolorosamente e quello che vedo mi fa rabbrividire; nel punto in cui sono arrivate le fiamme, la camicia è annerita ed attaccata alla pelle.. e non ho idea di come sarà al di sotto..
< Non toccarla! > mi intima Thorin.
< E' una brutta ustione..ma te la caverai.. > adesso la sua voce è più calma, riesco quasi ad intravedere l'ombra di un sorriso.
< Grazie...per avermi salvato. > sussurro alzandomi in piedi e trasalendo per il dolore.
< Ancora non siamo salvi, giovane nano. > ribatte il principe, incupendosi di nuovo.
< Allora che facciamo adesso? > gli chiedo sospirando.
Thorin sembra valutare attentamente la situazione e sta per parlare quando ci raggiunge la voce di Dwalin, anch'essa arrochita dal fumo.
< Thorin!! Grazie a Mahal stai bene!! -poi sposta lo sguardo su di me e solleva la mano destra per assestarmi un'altra dolorosa pacca, ma si ferma all'improvviso, notando le condizioni del mio fianco - Per tutte le barbe!! Ti ha arrostito per benino vedo! Ma il fatto che tu sia sopravvissuto dimostra che non sei un operaio qualunque! Che ne diresti di farti fare un tatuaggio? >
< Beh.. perché no..> dico sorridendo e ringraziando mentalmente Thorin che sembra aver deciso di non raccontare al nano tutto l'accaduto.
< Devo trovare mio padre e portarlo fuori...ormai Erebor è perduta.. > sussurra Thorin con lo sguardo a terra.
Sento accanto a me il rumore di un gigantesco mantice...è solo Dwalin che sta sospirando; poi si mette a parlare, dopo aver soffocato un forte colpo di tosse.
< Thrain sta bene..è con Balin e molti altri - e , dopo una lunga pausa, lo sento bisbiglare - è il Re che non si trova.. >
Intanto intorno a noi, risuonano i lamenti: ci sono molti nani a terra feriti ed altrettanti morti...non avrei mai creduto di vedere tutto questo.
Anche Thorin, richiamato dai lamenti, si guarda intorno e sembra prendere una decisione:
< Dwalin...riunisci tutti i nani illesi che trovi e portate via i feriti...sai da dove uscire. Lascia i morti. >

Il possente nano annuisce gravemente e poi posa una delle sue enormi mani sulla spalla di Thorin, scrollandolo leggermente.
< Voglio rivederti fuori di qui! Vedi di non farti arrostire! E ricorda che il popolo di Durin non si lascerà piegare...mai e poi MAI. >
Thorin ricambia il suo sguardo e, nei suoi occhi, riesco a vedere un misto di orgoglio e fierezza..lo stesso sentimento che sento germogliare nel mio cuore..è vero: finché saremo insieme e uniti non ci lasceremo piegare.
< Mai... > ripete Thorin in un sussurro ed i suoi occhi mi confermano che ne è davvero convinto.
Il nano tatuato sta per allontanarsi, quando il principe lo richiama.
< Hai visto Frerin? >
< No...niente di niente. >
Dopo un ultimo sguardo di intesa ed un cenno del capo nella mia direzione, Dwalin si allontana e la sua voce comincia a rimbombare in ciò che resta del salone; subito, un nutrito gruppo di sopravvissuti gli si raduna intorno.
< Muovete quelle gambe corte, nani di Erebor!! Siamo o non siamo scattisti nati? Dimostratemelo allora! Adesso raccogliamo i feriti e teniamo alto l'orgoglio! Non voglio vedere nessuno piangersi addosso, altrimenti assaggerete una delle mie asce!! >
Trattengo a stento un sorriso, vedendo tutti i nani risollevare la testa e mettersi al lavoro..d'altronde, chi potrebbe mai disobbedire a quel nano?

< E' troppo chiederti di andare con Dwalin? >
Il borbottio di Thorin non mi coglie impreparato, sapevo che me lo avrebbe chiesto.
< E' una richiesta oppure un ordine? >
Il nano davanti a me aggrotta la fronte, ma poi sospira.
< Non te lo ordino solo perché so che non cambierebbe nulla.. mi seguiresti comunque. Ed è molto meglio se siamo uniti... Ma ce la farai con quella ustione? >
< Non preoccuparti..andiamo a cercare il Re? >
Thorin alza le sopracciglia: < Allora sei anche perspicace! Esatto, credo anche di sapere dove si trovi adesso.. >
Non appena sento queste parole, la nostra destinazione appare chiara anche a me.
< L'Arkengemma! > mormoro..
< Esatto.. >
La montagna trema di nuovo e molto più forte di prima; deve essere crollato qualcos'altro giù in profondità...un brivido di terrore mi percorre la schiena al pensiero del lungo cunicolo in cui si è inoltrato Frerin...
A stento riesco a tenermi in piedi e ad ogni movimento vengo attraversato da una lama di dolore, tuttavia non posso lasciare che Thorin vada da solo..un nano che combatte non è nulla senza il nano che combatte al suo fianco...
Ripeto questa frase come un mantra, mentre Thorin mi guida attraverso Erebor..
ma che difesa posso dargli io, malmesso come sono?
Via via che ci inoltriamo troviamo segni evidenti del passaggio del drago: mura divelte, rottami, ogni singolo angolo della nostra casa divorato e corrotto dal fuoco.. mi sanguina il cuore nel vedere tutto questo ed immagino che sia lo stesso per il nano che cammina al mio fianco.
Mentre camminiamo lo osservo attentamente, il suo aspetto è cambiato, ma non parlo del sangue e della fuliggine..è qualcosa di molto più profondo, ma tuttavia evidente: è già molto diverso dal Thorin che conobbi il giorno della mia caduta al mercato, è come se tutti gli avvenimenti di oggi, tra cui anche la morte di Lìtr, si fossero posati sulle sue spalle; cammina un pochino più ingobbito infatti, come se ogni minuto che passa facesse aumentare il peso sulla sua schiena.
Anche i suoi occhi, prima di un azzurro talmente limpido da potersi specchiare, sono più oscuri e ricchi di ombre e quando il dolore si insinua negli occhi non c'è molto da fare. Aumentiamo il passo...la terra non ha ancora smesso di tremare; Smaug sta cercando il tesoro e non avrà pace fino a che non lo avrà trovato.
Stringo i denti e trattengo un lieve lamento..la pelle bruciata mi tira ed urla ad ogni mio movimento.
Quasi non mi accorgo di essere in un ala di Erebor in cui non ero mai stato...qui il drago non è ancora passato e nemmeno la sua orribile puzza ha raggiunto questi corridoi. Il cuore comincia a battermi più velocemente..questa volta per l'eccitazione; i miei occhi si soffermano su ogni piccolo particolare.
Gli arredi e l'architettura stessa sono più sontuosi qui, pur mantenedo la semplicità angolosa delle linee, caratteristica della nostra razza.
Non c'è nulla che stoni, nulla che sia fuori posto...su ogni parete un magnifico arazzo ricamato; mi si mozza il respiro pensando a quale sarà il destino di questi bellissimi luoghi.

Ad un certo punto Thorin si ferma, mettendosi un dito sulle labbra per intimarmi il silenzio.
Alla sua sinistra c'è un arco e credo sia quello che porta alla sala del trono, anche se non ne sono del tutto sicuro, non essendovi mai giunto da questa parte.

Per noi nani più umili vedere il trono era possibile soltanto da parapetti molto alti che si affacciavano su quella immensa sala e l'unica cosa chiara che riuscivamo a vedere da lassù era il luccichio dell'Arkengemma, incastonata nel trono stesso.
Dentro di me si diffonde per un brevissimo attimo l'immensa sensazione di protezione che mi dava lo stare a cavalcioni sulle forti spalle di mio padre per vedere meglio..
Oh papà..perdona le mie parole....sono stato avventato.
Mentre siamo entrambi alla silenziosa ricerca di un qualche segno di vita nel salone, un nano ci sorpassa di corsa, attraversando il grande arco e dirigendosi verso il trono.
Che Mahal mi fulmini se il nano che ho visto non è Thror in persona!
A conferma dei miei sospetti, un attimo dopo, anche Thorin si fionda dentro ed io, per quanto posso, lo seguo.
Dopo aver attraversato un camminamento strettissimo sospeso nel vuoto, raggiungo finalmente gli altri due nani nei pressi del grande trono di levigata roccia scura.
< Mio Re....Smaug è riuscito a demolire le nostre difese...non c'è più nulla da fare, Erebor è perduta.. >
Dette queste parole, Thorin abbassa lo sguardo ed io subito lo imito, in fondo mi trovo davanti al Re sotto la Montagna.
< Perduta? PERDUTA? >
Negli occhi di Thror si diffonde qualcosa che somiglia al panico e subito il suo sguardo si sposta sulla cima del trono e lì c'è..........
........per Mahal...com'è bella....
...lì c'è l'Arkengemma, alla quale il Re sembra anche troppo interessato.
< Ma no, nipote...cosa vai dicendo? Non vedi che è qui davanti ai nostri occhi?
- Vedo Thror salire sul trono e far scattare un piccolo meccanismo per liberare la gemma azzurra, essa gli scivola dolcemente tra le mani a coppa -
Essa è sempre qui.....ammesso che qualcuno non la RUBI! CHI E' COSTUI? >
Adesso Thror si rivolge a me con una luce strana....quasi vorace.. negli occhi e la gemma stretta gelosamente tra le mani.
Sono contento che l'abbia nascosta alla mia vista...è come se un peso del quale non mi ero accorto, mi si sollevasse all'improvviso dal cuore e dalla mente...quella pietra deve essere magica, e non sembra magia buona purtroppo.
Thorin intanto si affretta a rispondere:
< E' un giovane nano valoroso..è con me nonno, puoi stare tranquillo. Ma adesso dobbiamo andarcene! Non c'è più molto tempo! >
Per quanto posso chino la testa, cercando di inchinarmi un po' e di mormorare qualche parola di circostanza.
Intanto nel mio cuore palpita lieve un piccolo moto di orgoglio...Thorin mi ha definito valoroso...

Tuttavia Thror non sembra ascoltarci, continua a rigirarsi la gemma tra le mani e nei suoi occhi posso notare uno scintillio strano che non promette nulla di buono.
Allora Thorin decide di stare al gioco:
< Se non vieni con noi il drago Smaug ti porterà via la pietra. >
Gli occhi del vecchio Re, segnati dalle rughe, sembrano accendersi un po' di più e finalmente si volgono interessati verso di noi.
< Allora dobbiamo andare nella sala del tesoro...lui deve essere protetto...è così indifeso..Thorin! E' tuo dovere aiutarmi a proteggerlo..io non mi distaccherò neanche da una singola moneta..  >
Dopo queste parole il Re riparte di corsa scomparendo in uno dei minuscoli corridoi laterali. Thorin, imprecando, lo segue ed io gli vado dietro.
La sua voce..non dimenticherò mai il suono della voce di Thror in quell'ultima frase, non riesco nemmeno a descriverla tanto mi ha impressionato..sembrava corrotta, subdola e...sbagliata, come una chiave che entra nel buco di una serratura ma non riesce a farla scattare.
< Speravo che la notizia del drago lo facesse tornare in sé...è da qualche mese che si comporta così..io...non riesco a capire. >
La voce scoraggiata di Thorin, intervallata dal suo respiro affannato, mi arriva fioca e preoccupata.
< Io devo seguirlo Jari..ma tu puoi andartene e ti consiglio di farlo, prima che sia troppo tardi. >
< Non lo farò e lo sai.. > gli rispondo ansimando, in questo momento non ho fiato per far uscire altre parole.

Improvvisamente gli arredi cambiano di nuovo, siamo più in profondità ora.
Thorin, davanti a me, imbocca un cunicolo squadrato ed il buio ci avvolge...ma mi sbaglio..non è del tutto buio, c'è un lieve chiarore dorato diffuso qui dentro.
Mi chiedo da dove possa venire..
Poi accade tutto nello stesso istante: insieme sbuchiamo in un salone immenso sorretto da un numero infinito di colonne gigantesche. Mi fermo all'improvviso e rimango a bocca spalancata: ogni singolo centimetro del salone è letteralmente ricoperto di oro e gioielli di ogni tipo..è così grande che non riesco a quantificarlo, non riesco a gestirlo..né tantomeno ad immaginarlo.
E Thror è lì, poco lontano da noi, immerso nel suo oro..la causa della sua ricchezza ma anche della sua malattia.
Dietro di noi, un boato fortissimo.
E' il drago....ha trovato il tesoro e sta venendo a prenderselo.
Mentre alle nostre spalle la parete inizia a tremare e crollare, Thorin si getta in avanti ed afferra Thror per le spalle con entrambe le braccia, cercando di tirarlo indietro.
Nello stesso momento la parete crolla e Smaug fa il suo ingresso nella sala restando per un attimo incantato dal bagliore emanato dall'enorme quantità di ricchezze.
Poi, come una folgore, la bestia si getta tra le monete, creando un gigantesco vortice mortale; con orrore vedo Thorin, aggrappato al Re, vacillare in avanti.
Ignorando il dolore che cresce non appena i miei muscoli si mettono in movimento, mi getto a mia volta su di lui, afferrandogli la vita e tirandolo indietro con tutta la mia forza. Tutti e tre cadiamo a terra e, all'istante, vedo un bagliore blu rimbalzare tre o quattro volte sulle pietre per poi tuffarsi nella marea dorata, scomparendo alla nostra vista: Thror ha perso l'Arkengemma e, non so bene per quale motivo, mi sento molto sollevato.
I massi squadrati che, poco fa, formavano una solida parete, cominciano a cadere vicino a noi..troppo vicino.
Mi rialzo velocemente quando un urlo di dolore mi fa voltare di scatto.
Il braccio destro di Thorin è rimasto incastrato sotto una pietra; il turbine di monete è ancora in movimento ed il drago si sta dirigendo di nuovo verso di noi..
< Sono bloccato! Prendi il Re e vattene! Altrimenti moriremo tutti! >
Getto un veloce sguardo verso Thror che si sta guardando le mani ormai vuote con un'accesa intensità, come se, solo guardandole fisse, potesse far riapparire la gemma ormai perduta.
Mentre cerco qualcosa che possa aiutarmi a fare leva sul masso, scruto attentamente il volto di Thorin: < E' una richiesta oppure un ordine..mio signore? >
Il nano, capita l'antifona, emette un sospiro esasperato.
Improvvisamente lo sguardo si posa sull'ascia datami da Dwalin..è piuttosto lunga e forse può fare al caso mio.
La faccio entrare sotto il masso e comincio a fare forza, ignorando la pelle del fianco che mi si spacca impietosamente...al terzo tentativo la pietra si sposta, permettendo a Thorin di far scivolare il braccio di lato, liberandolo dal peso.
Subito il nano se lo porta al petto, sul suo viso una smorfia di dolore.
Intanto alcune delle gigantesche colonne crollano all'unisono, abbattute dalla forza distruttrice di Smaug.
Dobbiamo andarcene prima che il tunnel da cui siamo entrati sia ostruito dalle macerie, tuttavia non so dove trovare le forze per alzarmi.

< Forza operaio!! Alzati! Per caso nelle fucine insegnano a battere la fiacca? >
La voce burbera de mio principe mi riscuote e, aggrappandomi al suo braccio buono, mi isso in piedi..alzarsi non era mai stato così difficile.
Poi in tre, sorregendoci a vicenda, diamo un ultimo sguardo alla passata ricchezza dei nani di Erebor e ci infiliamo nel tunnel, ritrovandoci immediatamente nella piena oscurità.
< D-dove sono? > La voce di Thror..quella vera, profonda e piena, risuona nelle tenebre e poi sento quella di Thorin, un po' meno tormentata, nonostante tutto:
< Ben tornato, mio Re... >

Non appena fuori dal cunicolo, ricevo incredulo i ringraziamenti del Re per aver contribuito a salvare non solo la sua vita, ma anche quella di suo nipote.
Non sono abituato a questo genere di cose..qualche giorno fa avrei bramato un'occasione per dimostrare il mio coraggio; ma, ora come ora, vorrei solo riabbracciare la mia famiglia. Mi sento preda di una tale stanchezza ed ho bisogno di un volto familiare che mi dia sicurezza, in questo momento non ho più coraggio da offrire.
Imbocchiamo vari corridoi dirigendoci a quella che Thorin ha definito: uscita segreta..ma che, in realtà, non lo è per me.
Girovagando per i corridoi avevo trovato quella strana porta chiusa a chiave e, anche se non l'avevo mai vista aperta, ero sicuro che portasse fuori, sul fianco della montagna. Supposizione che infatti sembra fondata.

Sentire di nuovo l'aria fresca sulla pelle e poter respirare liberamente è qualcosa di meraviglioso.
Lo spiazzo è piccolo, ma è del tutto gremito di nani; molti sono a terra che si lamentano per le ferite ed altri si preparano per la discesa a valle.

Mi guardo intorno alla ricerca dei miei genitori e la ricerca, da lenta e sicura, si fa affannosa ed ansiosa.
Poi, ad un certo punto, i miei occhi trovano Frerin che si sta affaccendando intorno ai feriti.

Mi dirigo barcollando verso di lui anche se una parte di me vorrebbe fermarsi qui a riposare, una parte di me non vuole sapere che cosa è successo....ma, nonostante questa lotta intestina, continuo a camminare.
Non appena Frerin mi vede sono i suoi occhi a farmi precipitare nell'abisso.
Per favore Mahal..ti prego..non possono essere morti..non possono.
< Jari...mi dispiace... > le lacrime scorrono sul viso del nano che ha visto i miei genitori morire.
< Cosa..è successo? > mormoro, buttando fuori ogni parola con uno sforzo enorme, parole che per me non hanno senso, nulla ha più senso adesso.
< Ero arrivato da loro...stavamo scappando..ma poi è arrivato il drago e...- la voce di Frerin si spezza - una parete è crollata e loro sono rimasti..sotto. Mi dispiace Jari...non ho potuto fare nulla per aiutarli..erano già..morti. >
< Dove esattamente? >
< Ma..Jari! Non vorrai.... >
< DIMMI DOVE! >
La disperazione mi sommerge e non riesco ad arginare la piena del dolore che mi ha velocemente sommerso.
Non è possibile, non sono morti, non è vero. Io..dovevo chiarire tutto con loro..dovevo scusarmi..

Non posso credere che non li vedrò più scambiarsi il bacio del buongiorno, non vedrò più Dyra ai fornelli né Hannarr chino sull'incudine, non sentirò più le loro voci la mattina presto, profonde e basse, per non svegliarmi..
Ed il suono amaro delle parole che ho pronunciato questa mattina mi colpisce come un maglio, più volte, lasciando ferite profonde e pulsanti.
Scuoto la testa per scacciare tutto questo. Non voglio ricordare, non posso!
Il seguito è tutto sfocato..credo di essermi lanciato di nuovo verso la porta, per raggiungerli e condividere il loro destino, ma qualcuno mi ha fermato ed io sono crollato a terra, troppo stanco per impormi, troppo stanco per respirare, troppo stanco perfino per esistere.
L'ultima visione che ho del mondo prima che i sensi mi abbandonino e la mia mente si oscuri è Thorin che si china su di una giovane nana, anch'essa svenuta.
< Dìs! > la preoccupazione nella sua voce è più che evidente.
Da lontano mi giunge anche la voce di Frerin, ancora bagnata di lacrime:
< Sta bene..è solo svenuta... >

I miei occhi, cercando disperatamente di dimenticare, si posano sul suo viso di porcellana incorniciato da lunghi e ricci capelli corvini..l'ultimo pensiero che mi passa per la mente è quello in cui mi chiedo perché mai un angelo sia finito in un luogo di tale distruzione e dolore.

 

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Capitolo 6
*** Buonanotte ***


Buonanotte



-Dìs-

Gli Ered Luin non sono mai stati così vuoti senza mio marito, la nostra casa non è mai stata così vuota..mai.
Prima di conoscerlo non ero una nana forte e ora, senza di lui, ho paura di non esserlo abbastanza; tuttavia devo essere forte, per Jari che me lo ha fatto promettere prima di andarsene, ma soprattutto per Fili..non l'ho mai visto così triste. Adesso è di sopra..in camera sua; scommetto che lavora alla mappa che ha cominciato con suo padre, da quando Jari è partito è diventata quasi un'ossessione, ma è un modo come un altro per sentirlo vicino..
Il nostro letto è così vuoto e freddo ora senza mio marito..tanto che a volte la mattina mi sveglio sulla poltrona rossa, la sua preferita, che ancora profuma di lui.

L'acqua, d'improvviso troppo calda, mi scotta le mani ed il piatto che sto lavando mi sfugge, scivoloso di sapone, e cade rumorosamente a terra, rompendosi in mille pezzi.
"Accidenti a queste dannate tubature...quando stasera tornerà chiederò a Jari di darci un'occhiata..."
Questa frase si formula nella mia mente ancora prima che la parte razionale di me riesca a fermarla, giusto il tempo di permettere al mio pensiero di arrivarmi dritto dritto al cuore, risvegliando un dolore sordo, costante...quel dolore che è nato in me quando ho guardato mio marito andarsene insieme ai miei fratelli ed a molti altri nani.
Riconquistare Moria.....come se fosse possibile...perché i nani devono essere sempre così orgogliosi? Perché non riescono mai ad accontentarsi di ciò che hanno?
Ci siamo ricostruiti una vita qui...ci stavamo appena sistemando..e adesso?
Cosa accadrà adesso?
"Calmati Dìs..non fa bene al piccolo..adesso raccogli quel piatto prima che Fili arrivi, scalzo come al solito, e si tagli con qualche coccio."
Mi dico,cercando di fare respiri lunghi e profondi.
E' proprio questo che devo cercare di evitare..rimuginare non ha mai fatto bene a nessuno..ed è inutile disperarsi in anticipo.
Un'altra voce dentro di me, quella che di solito alimenta i pensieri negativi sussurra:     
"In anticipo...quindi sai cha accadrà qualcosa.."
Scuotendo la testa scaccio questi pensieri molesti e, aggrappandomi al tavolo di legno della nostra cucina, mi piego sulle ginocchia, per quanto il pancione e la mia schiena me lo permettono..

< Mamma! Che hai fatto? >
Mi volto verso la porta; appoggiato allo stipite c'è il mio primogenito, Fili, di appena cinque anni.
Ancora non ha la barba, ma è biondo, proprio come suo padre ed è anche molto precoce per la sua età.
Gli sorrido stancamente.
< Tesoro...mi è caduto un piatto, va tutto bene. Adesso raccolgo questi cocci. >
Così dicendo, prendo in mano i più vicini e li butto nel cestino, poi cerco di allungarmi per arrivare a quelli lontani; non avrei mai immaginato quanto le piccole cose potessero diventare difficili quando si è incinta di otto mesi..
< Mamma, lascia stare..ci penso io! > dice Fili con una voce allegra, felice di poter dare una mano..sto per annuire quando noto che ovviamente è venuto scalzo.
< Grazie caro, ma non puoi entrare se prima non ti metti qualcosa ai piedi, potresti tagliarti! >
Un'espressione di sfida che ho imparato a conoscere benissimo in questi anni, si dipinge sul volto di mio figlio...per Mahal, è identico a Jari quando fa così..
< Ma lo zio Dwalin dice sempre che i nani non devono avere paura di nulla! Io non ho paura di tagliarmi! >
Scuoto la testa, portandomi una mano sulla fronte; chissà perché io non sono mai presente quando Dwalin distribuisce in giro queste perle di saggezza...ma quando tornano lo concerò per le feste, asce o non asce!
Cercando di mantenermi accomodante replico:
< Fili..tesoro..non avere paura non significa diventare imprudenti, a volte la paura può essere utile e Dwalin lo sa di sicuro..si è solo espresso male. Perciò per favore, se vuoi aiutarmi, vai a metterti le scarpe. >
< Va bene mamma... >
Lo vedo avventurarsi nel corridoio in cerca di qualcosa, ma le sue scarpe saranno sicuramente in camera sua al piano di sopra...che cosa sta cercando?
Poi Fili rientra in cucina ciabattando..il cuore fa una capriola quando i miei occhi si soffermano sulle vecchie ciabatte che Fili si è infilato..sono di suo padre.
Per lui sono enormi e, prima di arrivare da me, incespica due volte; ma l'espressione di orgoglio con cui le porta mi trattiene dal dirgli qualcosa...Jari mi manca enormemente, ma non sono la sola a soffrire per questo...devo cercare di tenerlo a mente.
Uno dopo l'altro, tutti i cocci finiscono nel cestino ed io, in questi minuti, riesco ad immaginarmi come sarà mio figlio da grande.
Somiglierà tantissimo a suo padre e diventerà un nano bello e forte...sono orgogliosa di lui e anche Jari lo è..
L'unica cosa che mi preoccupa è l'arrivo del nostro secondo figlio... Fili fa l'indifferente, sembra  che ignori la cosa, come se non dovesse succedere mai.
Tuttavia credo di saperne il motivo..e naturalmente è tutta colpa della stirpe, di Erebor e della nostra famiglia, che è la famiglia reale.
Non sono mai stata d'accordo con Thorin su questo; mio fratello non ha avuto figli e credo anche che non li avrà mai...se solo esistesse una nana in grado di sopportarlo e di tenergli testa..per adesso io sono l'unica.
Quindi Fili è il suo erede diretto ed un giorno diventerà Re...
Re di cosa mi chiedo...Erebor è tra le grinfie di un drago e qui di nobile abbiamo solo il rango, per tutto il resto siamo una famiglia come le altre nei Monti azzurri.
In ogni caso su questo ho dovuto cedere, anche Jari era d'accordo...dopo tutto Thorin è il nostro Re e Fili sta crescendo con molte responsabilità sulle spalle..ogni giorno che passa lo vedo più orgoglioso e responsabile ma anche più silenzioso e triste.
Non frequenta molti nani della sua età ed è diventato molto chiuso in sé stesso; qualche anno fa non lo era.
E adesso, da quando sono partiti per questa missione suicida, lo vedo sempre più simile a Thorin..
Non voglio che la fiamma che consuma l'anima di mio fratello nasca anche in mio figlio..non voglio che anche lui venga divorato dal desiderio di vendetta..
In ogni caso Fili ha molte responsabilità che piano piano sta imparando a sostenere egregiamente; riesco ad immaginare che cosa possa significare per lui la prospettiva di un fratello...la prima cosa a cui penserà sarà che il nuovo nato non è erede diretto al trono e quindi sarà più libero di lui...
Oh Mahal..ma perché deve essere tutto così difficile?
Posso solo sperare che quando il piccolo nascerà, Fili cambierà idea.
Ho sempre desiderato avere una femmina ma credo che per Fili sia meglio un fratello, qualcuno su cui contare sempre e che cresca insieme a lui.
So che è un maschio, me lo sento....io vorrei chiamarlo Lìtr ma Jari aveva in mente qualcos'altro..me l'ha detto prima di partire, a lui piacerebbe il nome Kili.

< Dove sarà ora papà? >
La voce di mio figlio interrompe i miei pensieri, abbasso gli occhi e incontro i suoi azzurro cielo, in essi vedo la preoccupazione, ma anche la volontà di non mostrarla, come gli è stato insegnato.
< Non lo so caro..davvero non lo so. E' parecchio tempo che sono via..vedrai che presto torneranno. >
Fili sospira, scuotendo i capelli dorati avvolti in molteplici trecce, riesco a notare quelle che si è fatto da solo, leggermente più irregolari di quelle intrecciate da me, diventerà molto bravo con un po' di pratica.
< Forza adesso...è tardi! Corri a lavarti i denti e poi a letto. >
Lo guardo sgambettare via e sorrido..come farei se lui non ci fosse?
Ad un certo punto sento un sordo bussare alla porta, chi può essere a quest'ora?
Senza che io me ne renda conto, il mio respiro si fa più veloce e il morso dell'ansia mi annoda lo stomaco, facendomi pentire di avere appena cenato.
Che siano brutte notizie?
"Per la miseria Dìs! Potrebbero essere anche buone...smettila una buona volta."
Quando bussano di nuovo, questa volta un po' più timidamente, mi accorgo di essere con la mano sulla maniglia, indecisa se aprire o no.
Borbottando qualcosa contro la mia stupidità, ruoto il pomello e tiro verso di me la pesante porta di legno.

< Mia signora...buonasera. Mi sono permesso di passare per sapere come stavate, vi ho vista così triste al mercato questa mattina... >
Davanti a me c'è un nano con la barba ed i capelli molto scuri, quasi neri e, tra le mani, tiene un buffo cappello foderato di pelliccia che si è affrettato a togliere non appena ho aperto la porta.
< Bofur, quante volte devo dirti di non chiamarmi "mia signora"? Per favore chiamami Dìs e dammi del tu...eppure è da tanto che ci conosciamo. >
Il nano sorride ed il suo volto si illumina del tutto..come la prima volta che l'ho visto quando siamo arrivati qui sui Monti azzurri; credo che, a parte creare giocattoli, sorridere sia la cosa che gli riesca meglio. La sua compagnia giova a chiunque sia triste; infatti, subito dopo il suo, anche sul mio volto si allarga un debole sorriso e la morsa sul mio stomaco si allenta notevolmente.
< Certo..certo, me ne dimentico sempre..Dìs. > dice Bofur rimettendosi il cappello in testa.
Alcune volte è come se il cappello fosse parte di lui, forse è nato con il cappello in testa..chissà.
Siamo ancora sulla porta, quando mi accorgo che ha in mano una pentola.
< Ma entra..vieni! > gli dico spostandomi per farlo passare e richiudendo la porta sull'oscurità dietro di lui; è un periodo in cui non sopporto il buio.
< Mi trattengo pochissimo...mio fratello Bombur quando ha saputo che passavo di qui, ha insistito affinché ti portassi il suo ultimo piatto..lo sai che è del tutto fissato col cibo, gli ho detto che se continua così diventerà talmente grasso che, invece di camminare, rotolerà, ma lui non mi ascolta mai...insomma, qui ci sono fagioli e salsicce. So che avete già cenato...se vuoi riporto tutto indietro e me lo mangio io durante il tragitto, tanto Bombur non si accorgerà di nulla. >
Soffocando una risatina gli rispondo.
< Ma no, no..metto tutto in dispensa, tanto si conserverà fino a domani. Fili sarà contento, gli piacciono molto i piatti di Bombur. >
Mi muovo verso la dispensa e vedo Bofur sedersi al tavolo di cucina.
< Mi faccio un thè...ne vuoi uno anche tu? >
< Ma sì..per una sera mi farà bene non bere birra. >
Mentre metto il bollitore sul fuoco, lo sento sospirare.
< Allora Dìs....come state? > mi sussurra.
Sospiro a mia volta.
< Come vuoi che stiamo? Andiamo avanti, giorno per giorno, aspettando notizie...io mi sento stanca Bofur, vorrei solo che Jari e gli altri tornassero e vorrei smettere di sobbalzare ogni volta che qualcuno bussa alla porta; non sono fatta per stare sempre in tensione..temo che alla fine mi spezzerò. Ed il termine della gravidanza si avvicina....è solo che..vorrei che Jari fosse qui quando partorirò. Ma ringrazio sempre Mahal di avere Fili con me... >
Mi tremano le mani e non riesco a versare l'acqua nelle tazze..sono proprio una stupida.
< Siediti...ci penso io. > mi dice Bofur posandomi una mano sulla spalla e cominciando a riempire le due tazze.
< Non ci sono novità vero? > gli chiedo quando mi porge il thè fumante.
Il nano scuote la testa: < Nessuna.. >
< E questo è un brutto segno...vero? >
Vedo Bofur esitare.
< Non necessariamente...magari le cose non vanno bene, ma non pensare subito al peggio.. Ahi! Scotta! > Geme il nano, strofinandosi le labbra bruciacchiate.
< Sempre impazienti voi nani...- mormoro mentre soffio sul mio thè - anche Jari si scotta sempre...le rare volte che riesco a convincerlo a prendere il thè. >
< La birra di solito non brucia...è questo il problema! > continua a lamentarsi Bofur.
Dopo qualche minuto di silenzio una domanda esce fuori spontaneamente dalla mia bocca: < Perché non sei partito con loro? >
Bofur mi guarda con un'espressione triste: < Avrei voluto partire, ma mi considerano troppo giovane...e poi, ti dirò, la guerra non fa per me...sono un giocattolaio dopo tutto, non un guerriero e non sono un granché in combattimento. >
Nel bel mezzo delle sue parole arriva fino a noi il rumore di Fili che scende le scale correndo, saltando gli ultimi tre gradini come al solito...anche se, dal rumore, credo che questa volta fossero quattro.
Bofur si zittisce.

< Mamma..io vado a..oh! Ciao Bofur! > lo saluta Fili con entusiasmo.
< Ciao giovanotto! Pronto per andare a letto? > gli risponde il nano scompigliandogli i capelli.
Fili si volta verso di me con fare supplichevole, con una di quelle espressioni alle quali non posso mai dire di no.
< Mamma posso stare alzato un altro pochino? Fino a che Bofur non se ne va...ti prego! >
< D'accordo.. > gli dico sorridendo.
< Evviva! - esulta Fili arrampicandosi su una sedia vicino a quella occupata da Bofur - Hai qualche nuovo giocattolo? >
< Fili!! Non essere scortese! > lo richiamo, facendolo arrossire.
Ma Bofur ridacchia scuotendo la testa: < Ancora no Fili..ma ti prometto che quando penserò a qualcosa di nuovo sarai il prima nanetto di tutti gli Ered Luin a saperlo! >
< Mio padre dice sempre che sei il migliore giocattolaio del paese...una volta mi ha detto che i tuoi giocattoli sono migliori anche di quelli che si vendevano al mercato ad Erebor....un giorno, quando sarò grande, ce la riprenderemo insieme! Me lo ha detto papà! >
Mi rabbuio...questo è il genere di cose che non vorrei nemmeno immaginare.
Vedere mio figlio partire per un'impresa del genere...sto male solo a pensarci.
< Tuo padre esagera un po' nei complimenti, ma ne sono lusingato. E sai...lui è un nano molto coraggioso, devi essere fiero di lui e degli altri che sono partiti. >
Fili gonfia il petto e vedo i suoi occhi illuminarsi.
< Lo sono. > risponde sicuro.

< Bene! Adesso è meglio che me ne vada...è tardi. > dice Bofur alzandosi in piedi.
Fili si incupisce subito ed io annoto mentalmente di chiedere a Bofur di venire più spesso, la compagnia di qualcuno in questa casa sempre vuota non può far altro che bene, tanto a me quanto a Fili.
Mentre accompagno Bofur alla porta, vedo Fili fare un lieve cenno di saluto prima di salire le scale, diretto in camera sua.
< Mi raccomando Dìs...sei una nana forte lo sappiamo tutti. E se qualche volta hai bisogno di sfogarti o di qualunque altra cosa, sai dove trovarmi. >
< Grazie Bofur...significa tanto per noi. > gli rispondo mentre lo guardo allontanarsi; è strano come gli Ered Luin siano diventati  casa mia molto più di quanto lo sia mai stata Erebor..
Mi affretto a chiudermi la porta alle spalle..odio questa oscurità.
E, come tutte le sere, salgo in camera di Fili...di solito è suo padre che lo mette a letto e Jari è insostituibile...ma io cerco sempre di fare del mio meglio.
Quando entro e lo vedo lì con le coperte fino al mento, mi travolge un'ondata di tenerezza...il mio piccolo Fili..
Mentre sposto la grossa mappa dal pavimento e rimetto sul tavolo inchiostri, pennelli e tutto l'occorrente per disegnare che era sparso sul pavimento, gli chiedo:
< Che storia vuoi sentire stasera? >
< Mmmm..quella del tavolo di cucina! >
< Cosa? Di nuovo! Ma te l'avrò raccontata almeno dieci volte! >
< Lo so! Ma voglio sentirla di nuovo....ti prego mamma! Altrimenti non dormo! >
< Ah è così? Piccolo malandrino! > sbotto io tuffandomi sul suo letto e cominciando a fargli il solletico senza pietà.
< Arrenditi e chiedi scusa a tua madre, nanetto irrispettoso! >
Tra le risate incontrollate che, per me, sono iniezioni di pura gioia, Fili, una bianca forma indistinta che si dimena nel lenzuolo, strepita:
< Ok, ok! Mi arrendo! Scusa mamma..scusa! >
Per il momento mi ritengo soddisfatta e lo lascio libero, sedendomi accanto a lui.
< Va bene...te la racconterò..anche se, a forza di dire sempre le stesse cose, mi verrà davvero la barba! Altro che leggende.. >
< Ma magari viene a me finalmente! > replica Fili con voce lamentosa.
< Non avere così fretta di crescere tesoro....la barba ti verrà presto..e ora silenzio altrimenti non comincio nemmeno. >
Le parole sortiscono l'effetto desiderato e Fili si zittisce; sul suo viso appare quello sguardo curioso e attento, ancora molto infantile, che lo caratterizza in momenti del genere. Gli accarezzo i capelli e comincio a parlare:

< All'epoca io e tuo padre ci eravamo appena sposati e già ti aspettavamo con ansia..
Ero così contenta di venire ad abitare in questa casa...la vedevo così intima ed accogliente..e poi era nostra, mia e di tuo padre...solo per noi.
Ricordo che, tenendomi tra le braccia, spalancò la porta con un calcio, tanto forte che il lunotto di vetro andò in frantumi. Temevo che ci saremmo schiantati per terra sopra tutti quei vetri, ma per fortuna non è successo. Non mi ero mai sentita così bene in tutta la mia vita...mi sentivo protetta... >
< Mamma...stai divagando. Non raccontarmi cose imbarazzanti di te e papà. >
< Oh d'accordo, d'accordo. > rispondo sorridendo.
< Ma vedrai che capirai tutto quando incontrerai una bella nana...- Fili mi fulmina con lo sguardo - Va bene, va bene... Allora dicevo...quando ci siamo sposati, lo zio Thorin non era proprio d'accordo e la casa, comprata con i soldi che tuo padre guadagnava lavorando alle fucine, era del tutto senza mobili..non c'era nemmeno il letto! >
< Perché lo zio Thorin non era d'accordo? >
< Bhè..perché tuo padre era di rango inferiore al mio e lo sai com'è Thorin...sempre difficile da convincere...invece tuo zio Frerin ci aiutò tanto in quel periodo..lui e Jari si sono sempre voluti molto bene. Piano piano riuscimmo ad arredare la casa, ma mancava ancora il tavolo della cucina..io lo volevo grande, per poter ospitare tutti coloro che potevano farsi vivi...sai che adoro le cene in compagnia.
Quel giorno c'era stata l'ennesima litigata tra tuo padre e Thorin...non ricordo nemmeno più il motivo adesso, ma sicuramente era qualcosa di stupido..forse il costo del tavolo..., e Frerin, stanco di questo clima di discordia, decise di dar loro una lezione. non chiedermi come gli venne questa idea, perché davvero non lo so. >
< E cosa fece? > La curiosità di Fili sembra rimanere sempre invariata, non importa quante volte abbia già sentito raccontare questa vicenda.
< Andò da Jari e gli disse di avermi sentito dire che sarei stata felicissima se il tavolo lo avesse costruito lui con le sue mani; poi andò da Thorin e gli disse la stessa identica cosa...sempre furbo tuo zio, sapeva benissimo che i due si sarebbero fidati.
Così, per almeno una settimana, sia Jari che Thorin, in posti diversi ma sempre segreti, furono misteriosamente impegnati. Io non sapevo che cosa pensare, non li vedevo praticamente mai e, quando accadeva, erano così stravolti da non poterci nemmeno parlare...anche Dwalin un giorno venne da me a chiedere spiegazioni, forse è la prima volta in assoluto che l'ho visto del tutto confuso. - mi metto a ridere, imitata subito da Fili - Dwalin mi disse di avere scoperto Thorin in una specie di rimessa a qualche miglio di distanza che costruiva qualcosa e che non aveva voluto farlo entrare, ma anzi...lo aveva scacciato a male parole. Immaginati Dwalin...credo che Thorin sia l'unico a cui non osa ribellarsi. Jari non voleva dirmi assolutamente nulla...del resto era una sorpresa per me e Frerin se la rideva sotto i baffi, andando a sbirciare i progressi e le fatiche di entrambi. >
< E tu non hai indagato? Io lo avrei fatto.. >
< Io decisi di lasciar perdere, sapevo che poi tutto sarebbe venuto fuori da solo.
Infatti circa dieci giorni dopo venne tutto alla luce. Mi svegliai una mattina e, quando aprii la porta di casa, avevo davanti due tavoli giganteschi di legno massiccio, sapientemente lavorati...erano entrambi bellissimi, rimasi sbalordita.
Ma la cosa che ancora non avevo notato era la presenza di Thorin e Jari che guardavano in cagnesco sia loro stessi che i rispettivi tavoli..
Non dimenticherò mai il pieno stupore nei loro occhi..non avevano parole nemmeno per mettersi a litigare..e tu sai quanto sia difficile far perdere le parole a Thorin.
Quando mi videro, dalle loro bocche uscì un flebile: "Ma..." ed io non ero meno sorpresa di loro.
Poi spuntò Frerin che se la rideva alla grande e se Thorin non l'ha ucciso in quel frangente è stata solo fortuna.
Dopo che ebbe spiegato lo scherzo, tuo padre si mise a ridere ma Thorin cominciò ad inseguire suo fratello per tutto il giardino urlandogli dietro che era stato umiliato eccetera eccetera...scenate da Thorin insomma.
Jari invece venne da me, mi abbracciò e mi disse di scegliere il tavolo che mi piaceva di più, senza preoccuparmi di niente...tuo padre è sempre stato speciale..
Tuttavia non riuscii mai a scegliere, così Frerin, un po' pentito del suo scherzo, propose di tagliare a metà entrambi i tavoli ed unirli..fu un lavoro che fece lui stesso.
Così vennero fuori due tavoli stranissimi ma stupendi; uno è qui in cucina e l'altro è a casa dello zio Thorin. E tu sai quanto io adori il nostro tavolo, in ogni incisione rivedo tuo padre o tuo zio ed il loro lungo lavoro intrapreso esclusivamente per me ed è sempre una profonda gioia sapere di essere amati così profondamente.. E poi ho notato che, ogni volta che capitava di mangiare insieme, Thorin si sedeva orgogliosamente dal SUO lato del tavolo, squadrando Jari dalla parte opposta.
Quanto mi mancano tesoro mio....davvero tanto tanto. >

Fili sbadiglia con la testa bionda appoggiata alla mia spalla.
< Anche a me mamma... >
Gli lascio un bacio sulla fronte, si è addormentato.
Dopo essermi alzata, spengo la candela sul comodino e accosto la porta.
Mi basta una sola occhiata alla mia camera buia ed al letto freddo e solitario che mi aspetta, per dirigermi sicura verso la mia poltrona davanti al fuoco.
Sto per scendere le scale quando la voce assonnata di Fili, in piedi dietro di me, mi fa sobbalzare:
< Posso dormire con te nel lettone se vuoi mamma...così non ti sembrerà più tanto freddo... >
Mi si scalda il cuore.

Dieci minuti dopo, prima di cadere nel sonno sentendo il corpicino caldo di Fili accanto al mio, apro gli occhi nell'oscurità e sussurro:
< Buonanotte amore mio....dovunque tu sia. >
 
 

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Capitolo 7
*** Previdenti ma non prevedibili ***


Previdenti ma non prevedibili






Il sole è alto qui davanti alle mura di Moria, la stessa roccia alla quale siamo appoggiati scotta come se fosse lambita da fiamme di drago.
Gocce di sudore mi scivolano impietose sulla fronte, andando a riversarsi nei miei occhi e facendoli bruciare; strizzo le palpebre affaticate con forza e, nella mia mente, si formula un disperato desiderio...che io possa riaprirle e contemplare la porta di casa nostra, vedere il lunotto di vetro che io e la mia Dìs mandammo in frantumi appena entrati in casa per la prima volta.
Quasi mi vedo bussare alla porta, sento sulle nocche scorticate le venature di legno massiccio che si attorcigliano su di essa...e i passi leggeri ma decisi che, in tanti anni con lei, ho imparato a riconoscere, accompagnati dallo scalpiccìo di mio figlio.
Ma proprio quando la porta si apre, anche le mie palpebre si sollevano e, davanti a me, c'è solo morte; le mie nocche poggiano sulla roccia rossa di sangue..gli Ered Luin sono molto lontani da qui.

< Non riesco a vederli da nessuna parte... >
La voce scoraggiata di Frerin mi raggiunge, distogliendomi dalla nostalgia che si è diffusa nel mio cuore come veleno.
Devo smettere di pensare a casa mia, sono venuto qui per combattere e non per pentirmi delle scelte fatte.
Lascio vagare lo sguardo sul campo di battaglia...questo terreno roccioso non è adatto alla guerra, specialmente adesso che è del tutto ricoperto di sangue e cadaveri; ci sono molti anfratti, molti punti che i nostri occhi non possono raggiungere, i nostri cari potrebbero essere ovunque.
< Non li vedo nemmeno io...vedo solo centinaia di schifosissimi orchi! >
In effetti, ora che ci penso, il numero dei nani sembra notevolmente diminuito rispetto a qualche ora fa...una gelida paura si impadronisce del mio cuore.
"Siamo spacciati..."
Proprio un momento prima che io traduca questo mio pensiero in parole, qualcosa di familiare attira la mia attenzione e noto anche Frerin allungarsi per vedere meglio..
Dopo qualche attimo di incertezza, finalmente riesco a capire di cosa si tratta e dentro di me si diffonde un labile senso di sollievo.
< E' Dwalin! > urlo in direzione di Frerin.
L'ispida cresta di capelli scuri imbrattati di sangue si muove come impazzita, seguendo il suo proprietario in affondi, parate e salti disperati da una roccia all'altra.
Ma c'è dell'altro.....i suoi movimenti sono rallentati, come se si stesse trascinando dietro qualcosa....o qualcuno.
Dopo qualche attimo infatti, appare chiaro come il possente nano tatuato stia disperatamente cercando di difendere qualcuno, sorreggendolo e spostandolo con la sola forza del braccio sinistro, per la prima volta privo di ascia.
< Thorin... > sento mormorare alla mia destra e non ho nemmeno il tempo di voltarmi, che vedo Frerin scattare in avanti, arrampicarsi sulla roccia e buttarsi nella mischia urlando.
Senza pensarci un secondo, seguo il suo esempio.
Immediatamente una decina di orchi ci vengono incontro mulinando orribili spadoni lerci di sangue e polvere.
Comincio a correre dietro di lui, anche se devo stare continuamente attento a dove metto i piedi; le pietre sono scivolose di sangue e disseminate di corpi e mi accorgo solo all'ultimo di che cosa c'è alla mia sinistra: il vuoto.
Frerin infatti, per raggiungere velocemente Dwalin e Thorin, ha scelto la via più breve ma quasi impraticabile....per la prima volta mi chiedo dove abbia messo il cervello che mi ha sempre raccomandato di usare.
Frerin purtroppo non sta ragionando come suo solito...la preoccupazione per il fratello ha preso il sopravvento e questo potrebbe essergli fatale.
Infatti, a conferma dei miei pensieri, un gigantesco orco gli arriva alle spalle all'improvviso, la spada già pronta per il fendente mortale.
Tutto accade in una frazione di secondo.
Abbassandomi per evitare l'affondo di un orco alla mia destra e facendo leva su una roccia un po' più alta, mi getto in avanti con tutta la forza che mi è rimasta nelle gambe e finisco addosso a quell'orribile creatura, deviando la sua lama.
Proprio mentre gioisco per il risultato ottenuto, mi rendo conto che stiamo cadendo entrambi.
I pochi secondi passati in aria mi sembrano una piccola eternità.
L'orco sotto di me si dimena come un forsennato, cercando senza alcun risultato di liberarsi dalla mia stretta; il suo putrido odore mi penetra nelle narici, arrivando subito allo stomaco che mi si contrae, scosso da conati.
Alla fine, cinque o sei metri più giù, l'impatto.
Tutta l'aria che avevo nei polmoni fuoriesce all'improvviso, lasciandomi rantolante e senza fiato; mi stacco dall'armatura ferrata dell'orco, che rimane a terra con la testa fracassata avendo assorbito l'impatto anche per me, e rotolo per qualche altro metro, sbattendo la schiena contro una roccia più grande delle altre che arresta finalmente la mia caduta e mi strappa un grido.
Rimango immobile in attesa che la mia testa, stordita dal colpo, smetta di girare.
Lacrime di dolore e frustrazione mi rigano le guance, mentre cerco in tutti i modi di riprendere fiato senza farmi esplodere i polmoni e soprattutto senza vomitare.
Cerco di rialzarmi, ma un dolore lancinante alla schiena mi costringe a desistere..il panico invade le mie membra ed il mio respiro si fa più veloce...e se non riuscissi a muovermi più?
"Non dire sciocchezze...e non avere fretta. "
Mi dico, cercando di regolarizzare il respiro affannoso.
Piano piano ci riesco e comincio con criterio a muovere ogni parte del mio corpo; niente di rotto sembra...sono solo i miei muscoli che non ne vogliono sapere di tornare in attività ed ovviamente la ferita, risvegliata dalla caduta.
Ad un certo punto, quando sono finalmente riuscito a mettermi seduto appoggiato alla dura pietra, alcuni rumori attirano la mia attenzione.
Cercando di muovermi il meno possibile, dò una sbirciata alle mie spalle: un altro orco, allontanatosi dalla battaglia, si aggira tra le rocce a pochi metri da me.
Maledicendo me stesso per la stupenda situazione in cui sono riuscito a cacciarmi, mi preparo allo scontro..nonostante io non riesca nemmeno ad alzarmi in piedi ora come ora; la mia mano destra corre alla spada....un momento!
Mi guardo intorno smarrito...la mia spada....
Non ho più la spada.

Un improvviso sibilo alle mie spalle mi informa che l'orco si è accorto della mia presenza; imprecando e raccogliendo tutte le mie forze, mi allontano dalla roccia ma, fatti pochi passi, un capogiro mi avvolge e crollo di nuovo a terra.
L'orco mi si avvicina sghignazzando e farfugliando qualcosa nella sua orrenda lingua; come ultima risorsa, afferro uno dei tanti pugnali nascosti nella mia armatura.
Frerin la chiama "stupida fissazione", ma sono convinto che avere qualche arma nascosta in più non può che fare comodo ed i pugnali sono le armi più facili da occultare.
Per sottolineare l'assurdità della nostra mente, all'orrida immagine dell'orco che mi si avvicina, si sovrappone all'improvviso quella mia e di mio figlio a zonzo nei boschi degli 'Ered Luin, una mattina come tante, poco prima della mia partenza.

< Quindi papà...tu volevi diventare un grande guerriero quando eri piccolo? >
Fili trotterella accanto a me, osservandomi con quei suoi occhi azzurri colmi di rispetto ed ammirazione, tra le mani alcuni funghi che abbiamo trovato poco fa.
< Si figliolo...era il mio desiderio più grande. >
Distolgo lo sguardo dal quello brillante di mio figlio, non ho il coraggio di dirgli che sono andato contro il volere di mio padre per fare di testa mia e soprattutto non voglio ricordare la morte dei miei..non adesso.
Tuttavia Fili non sembra accorgersi del mio disagio...è ancora piccolo dopo tutto, a volte mi dimentico che ha solo cinque anni, tanto è perspicace e maturo.
< Mi insegnarai a combattere papà? >
Per Mahal....menomale che Fili non si azzarda a farmi queste domande davanti a sua madre.
Dìs crede che Thorin abbia una cattiva influenza su di lui, è convinta che un giorno lo porterà via per riconquistarsi Erebor...

Erebor...vorrei essere lì quel giorno, anche se Dìs non approva..vorrei uccidere quel drago e vendicarmi della morte della mia famiglia; questo è uno di quei demoni che nemmeno la tranquilla vita familiare è riuscita a scacciare dalla mia anima.
Una volta accesa, la fiamma della vendetta non si spegne.
< Allora papà? >
< Ma certo...se è questo che vuoi, ti insegnerò. Ma quando sarai più grande. >
< Ti prego papà...insegnami qualcosa adesso.. >
Scuoto la testa, fermandomi vicino ad una grossa quercia.
< Lo sai come la pensa tua madre di queste attività da nani adulti... >
< Lo so ma...lei non deve saperlo per forza no? >
So già che cederò...cederò perchè mio figlio ci tiene e anche perché questo è uno degli ultimi momenti che passeremo da soli prima della mia partenza..voglio che se lo ricordi, voglio che sia felice.
< D'accordo allora...mettiti seduto lì. >
Fili, sprizzando gioia da tutti i pori, si sistema sopra un ceppo di legno, incrociando le gambe.
Comincio a girargli intorno con studiata lentezza e sorrido sotto ai baffi quando, per un attimo, rivedo Frerin farmi lo stesso identico discorso in uno dei nostri primi incontri; anche se il mio sarà lievemente diverso.
< Secondo te, qual è la qualità principale di un guerriero? >
< Il coraggio! > Risponde Fili con sicurezza.
Anche io avevo risposto così.

< Il coraggio è fondamentale certo...ma non è tutto e non è nemmeno la cosa principale. Ci vuole cervello figlio mio..- e qui parte la mia variante..a questo punto Frerin aveva cominciato a spiegarmi le varie tecniche per distrarre l'avversario, ma oggi dirò a Fili qualcos'altro..in barba a Frerin che mi prende sempre in giro.-
Ci vuole cervello e soprattutto preparazione! Bisogna prevedere ogni possibile situazione di pericolo e, di conseguenza, il tipo di arma di cui necessitiamo. >
Fili mi fissa rapito ed attento...e sento il mio cuore riempirsi di orgoglio.
< Quindi, quando avrai imparato come si combatte, ricordati di non allontanarti mai da casa senza qualche arma..mai. Non possiamo mai sapere cosà capiterà e non possiamo permetterci di essere prevedibili...MAI. >
< Ma tu papà non hai nessun tipo di arma con te adesso.. > replica Fili.
Con un movimento fulmineo lancio uno dei miei fidi pugnali, quello nascosto nella fodera della giacca, che si conficca nel tronco dell'albero più vicino, dove resta ad ondeggiare lievemente.
Trattengo a stento una risata nel vedere la bocca spalancata di Fili ed i suoi occhi che fissano prima me e poi la quercia dove si è conficcato il pugnale.
Ritorno serio a stento e poi mi dirigo con disinvoltura verso il tronco per riprendermi l'arma e rimetterla al proprio posto.
Fili mi sta ancora fissando con crescente ammirazione.
< Dove lo avevi nascosto papà? Dove? >
< Sta a te scoprirlo mio caro...adesso io mi siederò qui, al tuo posto e tu ti metterai alla prova cercando tutti i pugnali che ho addosso e ricordandoti le loro posizioni, dato che poi dovrai rimettere ognuno al proprio posto....e mi raccomando non tagliarti altrimenti la mamma quando torniamo a casa mi scotenna. >
Aggiungo sedendomi, non appena Fili, sentendo le mie parole, salta su come un grillo cominciando a frugarmi dappertutto.

Approfitto di questo momento per osservare il suo viso, per imprimere nella mia mente ogni sua piccola espressione...quando sarò lontano rimpiangerò questi istanti, non voglio passare troppo tempo lontano dalla mia famiglia..anche se la mia partenza è necessaria. Gioisco con lui ad ogni scoperta e, piano piano, sull'erba si va formando il mio piccolo arsenale al completo...ondate di tenerezza riempiono il mio cuore guardando con quanta attenzione e cura Fili maneggia ogni arma, quasi fossero oggetti sacri.
< Basta papà..mi arrendo! Ho guardato dappertutto..non possono essercene altri.. >
proprompe Fili sedendosi sull'erba accanto a venti pugnali di misure alquanto diverse tra loro. Sorrido...è come pensavo.
< Bhè..ma invece ne manca uno! Venti è un numero prevedibile...ventuno invece no! >
Così dicendo, estraggo il ventunesimo pugnale incuneato nel bracciale che ho al polso e lo aggiungo agli altri sull'erba.
< Papà....sei il mio eroe! Ma adesso sei del tutto disarmato! >
strilla Fili gettandosi su di me con tanto slancio da farci cadere entrambi a terra.
Per qualche minuto rotoliamo tra l'erba ridendo, Fili saldamente abbarbicato alla mia schiena ed io riesco quasi a dimenticare quello che mi aspetta tra qualche giorno.
< Forza figliolo...ora rimettiamo tutto dov'era e dimmi...cosa hai imparato oggi? >
Con in mano quattro piccoli pugnali, Fili mi risponde:
< Che in battaglia bisogna prevedere, ma non essere prevedibili. >
< E bravo il mio ragazzo... > mormoro accarezzandogli la testa bionda.

Ad un certo punto una voce femminile ci raggiunge da poco lontano.
< E' mamma! > dice Fili preoccupato...sull'erba ci sono ancora sei pugnali.
< A terra! > gli sussurro, proprio quando la chioma corvina di mia moglie sbuca tra le fronde.
Non appena ci vede ci viene incontro sorridendo, ha ancora addosso il suo grembiule preferito...il sole è già alto e l'ora di pranzo è passata da un pezzo, ci siamo lasciati trasportare.

< Bhè? Vagabondi! Dov'eravate? Cosa ci fate distesi in terra? E' da un bel po' che vi cerco...il pranzo è pronto ed ho già abbastanza mal di schiena a cucinare..figurati poi se devo anche venirvi a cercare! >
Il mio sguardo cade sul suo pancione che svetta sotto il grembiule e mi intenerisco di colpo, come mi accade ogni volta che la guardo.

Dìs è colei che mi ricorda che sono al mondo per un motivo: amarla e nient'altro.
E Mahal sa quanto io la ami.
< Ehm..ciao tesoro! Abbiamo perso la cognizione del tempo..sai com'è. Ma tu vai pure avanti,,adesso arriviamo anche noi. >
Fili annuisce sorridendo mentre io riesco a sentire sotto la mia schiena la pressione dei pugnali che stiamo disperatamente cercando di nascondere.
" Dico a mio figlio che bisogna prevedere ogni cosa...ed io per primo non prevedo un bel nulla.." penso tra me e me, sperando che Dìs abbocchi.
Ma è anche per questo che la amo alla follia...perché non sono mai riuscito a prevedere nulla che la riguardasse....lei è stata la prima ed unica vera incognita di tutta la mia vita.
Dìs ci sorride ed annuisce, cominciando già a voltarsi per andarsene, quando improvvisamente il sole malandrino sbuca da sotto una nuvola e va a riflettersi sull'elsa del quarto pugnale, che sta nello stivale sinistro, la quale emerge coperta dal mio fianco solo per metà. Lo sguardo di mia moglie, catturato da quell'improvviso ed inaspettato scintillìo, si riempie all'istante di consapevolezza ed i suoi occhi si accendono come tizzoni di ghiaccio....quando si arrabbia è ancora più bella.
< Brutti imbroglioni, traditori, mascalzoni... >
< Fili...figliolo...scappa!!! > dico a Fili che, già pronto a scattare, corre via ridendo come un forsennato.
Io, dal canto mio, raccolgo come posso ciò che rimane del mio arsenale e me la batto correndo, inseguito da quella furia di mia moglie che non si ferma nemmeno al settimo mese di gravidanza.

< Ti vanti delle tue armi con nostro figlio eh? Aspetta solo che riesca a prenderti, mascalzone! E ti insegnerò cosa succede a chi si mette contro di me! >
Mi fermo all'improvviso e mi volto verso di lei, acchiappandola al volo e prendendola tra le mie braccia.
< Adoro quando mi insulti così... > le sussurro stringendola a me ed immergendo il volto nel riposante profumo dei suoi capelli.
< Mettimi giù Jari! Immediatamente! Sono arrabbiata con te.. >
< Glieli ho solo mostrati amore...un giorno dovrà sapersi difendere, non puoi proteggerlo per sempre.. >
Dìs non risponde ma si stringe a me, appoggiando il volto nell'incavo della mia spalla.
Poi la sua voce mi raggiunge, leggermente arrochita:
< Cerco di proteggere lui dato che non potrò proteggere te... >
Le sue parole mi colpiscono ed anche la mia stretta sulla sua schiena si fa più forte.
< So badare a me stesso..lo sai. >
< Certo che lo so...ma ho paura comunque. >
< Io devo partire..devo seguire Thorin e Frerin, devo seguire il Re. Ci vado per mia scelta, ma non lo faccio volentieri.. >
La sento sospirare.
< Lo so Jari.....purtroppo lo so..ma ti amo e non posso farci nulla se mi sento annientata solo pensando alla tua partenza.. >
< Anche io ti amo Dìs... ti amerò sempre. >
La bacio e, all'improvviso, partire mi sembra la cosa più insensata e difficile che io possa mai fare.

< Ultime preghiere nano? >
La voce gracchiante dell'orco in lingua corrente mi riporta alla realtà, accompagnata da un rumore che conosco fin troppo bene: la corda di un arco che si tende.
< Che Mahal possa guidare la mia mano... > sussurro lanciando il mio pugnale dritto nella gola dell'orco il quale, nello stesso momento, riesce a scagliare la sua freccia.
Chiudo gli occhi d'istinto e la sento sibilare a qualche centimetro dal mio orecchio...come ha fatto a mancarmi da una distanza così esigua?
L'orco è ancora davanti a me, ma solo adesso mi accorgo della lunga lama che gli spunta dallo stomaco.
< Stai bene ragazzo? >
Al suono di questa voce il cuore mi si riempie di gioia.
< Balin! Proprio al momento giusto....quella freccia mi avrebbe ucciso. >
< E' il nostro mestiere salvarci l'un l'altro. Ho visto ciò che hai fatto per salvare Frerin, ti ho visto cadere..credevo fossi morto. >
Così dicendo, il vecchio nano mi aiuta a tirarmi su; con sollievo noto che la mia testa ha smesso di girare ed i miei muscoli funzionano di nuovo.
< Qualcosa di rotto? > mi chiede Balin osservandomi e tormentandosi la lunga barba grigia ed impastata di sangue.
Il suo braccio sinistro pende inerte lungo il fianco, la spalla è coperta di sangue.
< No..ho avuto fortuna. Adesso va meglio. Tu invece? > gli chiedo indicando la sua spalla.
< Un regalino degli orchi.. Comunque è una cosa da nulla..c'è ancora energia in questo vecchio nano. >
Nonostante l'aspetto pallido del suo volto smentisca queste parole, rimango in silenzio.
Poi, come un flash, mi torna alla memoria cosa stavo facendo prima di cadere.
< Dove sono gli altri? Thorin? Li avevo visti in difficoltà.. >
< Nulla di grave Jari..era solo una brutta botta in testa, Thorin si è ripreso. Frerin li ha raggiunti..li ho lasciati che combattevano insieme al Re. Se te la senti li raggiungiamo.>
< Sto bene Balin..andiamo! >
< Ah! Credo che questa sia tua...- Balin mi porge la mia spada squadrata - era ancora infilata in un orco. >
< Grazie....ancora una volta. > Gli rispondo, rinfoderando la spada.
Poi mi chino e, con uno strappo secco, recupero il mio pugnale dalla gola dell'orco e lo ripulisco su un pezzo di stoffa.
Lo stesso pugnale che, poco tempo fa, era tra le mani di mio figlio.
< Ne ho abbastanza di questa battaglia. >

Seguo Balin correndo, arrampicandomi sulla roccia ed ignorando tutto ciò che non mi serve per continuare a camminare.
Non sono mai stato così esausto in tutta la mia vita.
Ad un certo punto, un urlo straziante si diffonde nel campo di battaglia.
< NOOOOOOOO! >
La voce è quella di Thorin.
Mi volto verso il punto da cui è arrivato e quello che vedo mi gela il sangue nelle vene.
Sul punto più alto della piana, vicino all'entrata di Moria, si staglia un gigantesco orco bianco, con il corpo solcato da cicatrici simmetriche; non ho mai visto nulla del genere.
< Azog.... > mormora Balin qualche passo avanti a me; anche nei suoi occhi vedo stupore e disperazione.
Qualche roccia più in basso, c'è Thorin..con gli occhi fissi in quelli della bestia che sogghigna orrendamente.
Sotto i nostri sguardi inorriditi l'orco bianco alza la mano destra, mostrando il suo orribile bottino: la testa di Thror...Re sotto la Montagna.
< E così comincia la fine della stirpe di Durin! > urla la bestia, sputando le parole con lentezza, una ad una, in lingua corrente, così che tutti capiscano.
Poi, con lo sguardo colmo di soddisfazione e crudele godimento, lancia la testa verso il basso e si volta, come per andarsene.
Non dimenticherò mai la sensazione che adesso si diffonde dentro di me, mentre osservo ciò che rimane di Thror rotolare e rimbalzare fino ai piedi del nipote.
Vedo Balin abbassare lo sguardo, la sua schiena sotto le mie mani trema scossa da qualche singhiozzo.
Ma questa non è l'ora delle lacrime.
Questo è il momento di combattere per la nostra stirpe, per vendicare il brutale trattamento riservato a Thror.
Raggiungo Thorin correndo, seguito da Frerin e Dwalin.
Siamo tutti insieme, di nuovo.
Poso una mano sulla spalla di Thorin che punta i suoi occhi di ghiaccio nei miei, in essi vedo il riflesso della stessa fiamma che arde nelle mie vene.
< Per Thror... > sussurro con la voce che mi trema dalla rabbia.
< Per il Re! > urlano gli altri.
E, mentre la mia mente si perde tra i vari ricordi che ho del Re, mi lancio verso il nemico insieme ai miei compagni, come fossimo un solo nano.









 

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Capitolo 8
*** Ricciolo di bruma ***


Ricciolo di bruma



I ricordi si affollano oscuri nella mia mente..sopra di me, una tenebra fitta di dolore fisico e mentale.
" Sono morti.. i tuoi genitori sono morti...mi dispiace..morti..morti."
Le parole di Frerin mi si affollano in testa, spingendo dolorosamente una sull'altra e riempiendo ogni possibile via di fuga.
Non è vero, non è possibile..parlavo con loro alcune ore fa, erano con me, stavano bene.
Eppure, per quanto cerchi di convincermi di aver fatto un incubo, che tutto ciò che è accaduto sia un'orribile fantasia, dentro di me c'è un vuoto, una voragine che mi dimostra il contrario.

I miei occhi sono costretti ad assistere ad una scena di morte a cui non ho nemmeno partecipato...vedo Hannarr e Dyra insieme, abbracciati l'uno all'altra vicino ad una parete; mia madre trema e mio padre la stringe forte.
I loro occhi si posano su di me, quasi accusatori...per Mahal...non li ho soccorsi, non sono tornato indietro per loro..
La mia mano destra si tende in avanti, come per toccarli..sfiorarli un'ultima volta.

"Jari...piccolo mio.." la voce di mia madre mi rimbomba in testa e noto anche lei tendere la mano verso la mia, ma subito mio padre scuote la testa e gliela fa ritirare, stringendola tra le sue, scure e callose.
La sua voce, cavernosa e vecchia come non l'ho mai sentita, mi raggiunge facendomi gelare il sangue:
"Perché? Perché mi hai disobbedito?"

Gli occhi di Hannarr, che tante volte mi hanno accarezzato con amore, adesso mi trafiggono, illuminati da un rosso acceso...come fuoco di Drago.
"Perché te ne sei andato?" Aggiunge Dyra con voce stizzita ma ricca di sofferenza.
Il mio cuore sembra fermarsi...apro la bocca per spiegare, ma da essa non esce alcun suono.
Devo dire loro che, nonostante le mie opinioni, li ho sempre amati..

Vorrei correre da loro, morire con loro se necessario, è meglio la morte di questo dolore scuro e freddo che si dibatte dentro di me, minacciando di farmi esplodere.
"Mamma..." sussurro, ordinando alle mie gambe di muoversi.
"Papà...."
I due scuotono la testa e si voltano, mostrandomi la schiena.
Comincio a correre ma, più avanzo, più mi allontano ed ecco che lo sento: un boato immenso e, subito dopo, il crollo della parete che travolge i miei genitori nell'ultimo abbraccio della loro vita.
Le loro voci accusatorie ancora risuonano nella mia mente.
"Per favore..per favore..no.." sussurro prendendomi la testa tra le mani, ma è tutto inutile, li sento lo stesso.
Cerco di muovermi, ma le mie gambe sono di pietra, il mio cuore è di pietra..io stesso sono di pietra..è tutta colpa mia.

L'orrore mi sommerge ed il mio sussurro si trasforma presto in un urlo disperato.
< NOOO! >

Mi alzo di scatto ed un acutissimo dolore mi morde il fianco..costringendomi a stringere i denti per non urlare.
Lacrime calde mi bruciano la faccia ed il mio respiro è affannoso; non sento più nulla, solo il battito impazzito del mio cuore che è l'ultima cosa che vorrei sentire...vorrei solo essere morto.
Morto.....come loro.


< Jari!! >
Qualcuno si china su di me, appoggiandomi una mano sul petto e spingendomi di nuovo giù dolcemente.
Alzo gli occhi ma, attraverso lo strato di lacrime che li riempie, vedo tutto sfocato; così strizzo le palpebre con forza come se, insieme alle lacrime, potessi far uscire anche il dolore.
Quando finalmente riesco a vederci, davanti a me appare Frerin, gli occhi cerchiati da profonde occhiaie scure.

Non dico nulla e distolgo lo sguardo, come scottato..è come se nelle sue iridi fosse rimasta impressa quella immagine, l'immagine della morte.
< Sta' fermo per favore...devo controllarti il fianco, altrimenti farà infezione. >
< Lascialo com'è..non mi merito queste attenzioni.. > sussurro, spaventandomi al suono rauco e diverso della mia voce.
Tossisco leggermente e sento in bocca sapore di fuliggine.
< Non dire cose del genere Jari...e smettila di agitarti! Già è un miracolo che ti sia scesa la febbre. >
Mentre parla, Frerin solleva la garza bianca che copre la mia bruciatura e comincia a spalmare sulla piaga uno strano impiastro verde.
Sussultando ad ogni suo tocco, comincio a guardarmi intorno per distrarmi.
< Quanto...quanto sono stato privo di sensi? >
< Beh...direi una giornata, saranno circa le due del mattino ora...all'alba dovremo muoverci e scendere da qui, perciò ti consiglio di riposare o non riuscirai ad affrontare la discesa tra qualche ora.. >
Mi guardo intorno; siamo ancora sul piccolo spiazzo nei pressi della porta segreta che però adesso è chiusa...chissà tra quanto tempo verrà riaperta e soprattutto da chi...
I nani rimetteranno mai piede ad Erebor?
< Ecco fatto...così dovrebbe andare.. > mormora Frerin assorto.
< Avevo litigato con loro....per..- la voce mi si spezza - per i nostri allenamenti..
Mio padre era contrario alla cosa..ed io gli ho detto cose orrende prima di andarmene.. Come ho potuto Frerin? Come? Non c'è più nulla di buono in me adesso..sono...sono di pietra. >
Il nano moro mi posa una mano sulla spalla, aggiustando meglio sotto la mia testa la giacca che mi fa da cuscino.
< Non pensarlo nemmeno...se non fosse per te, mio fratello forse non sarebbe qui. -mi sussurra con voce pregna di emozione, e poi continua, con più dolcezza-
Non torturarti giovane Jari...non serve a nulla incolparsi dell'accaduto. Serve soltanto a farti stare peggio e questo è fuori discussione; perciò adesso dormi un po' e non toccare la fasciatura.. >

Annuisco lentamente, cercando di mettere un freno alle mie lacrime prima di perdere anche l'ultima briciola di dignità che mi è rimasta.
Prima di allontanarsi, Frerin mi rivolge uno sguardo in cui posso leggere tutto l'affetto che prova per me e mi sussurra:
< In ogni caso, penso che tu debba saperlo..non appena i tuoi hanno capito chi ero mi hanno subito chiesto di te..erano preoccupati..non arrabbiati o delusi, solo preoccupati; ho detto loro che ti avevo visto nel salone e che eri rimasto a combattere insieme a Thorin per cercare di impedire l'ingresso alla bestia..
Tuo padre ha fatto una faccia strana, come se all'improvviso qualcosa gli fosse molto più chiaro, e poi ha abbracciato tua madre per rassicurarla..le ha anche detto qualcosa che non sono riuscito a sentire, ma ti posso giurare che nei suoi occhi ho visto orgoglio, non rabbia. E poi.....beh, e poi è accaduto.......e mi dispiace...mi dispiace tanto. >
Le sue dita si stringono sulla mia spalla, poi lo sento lasciare la presa e tornare al suo giaciglio poco lontano.


I miei occhi sono spalancati...orgoglio? Nello sguardo di mio padre?
Il dolore, se possibile, si fa ancora più profondo, come ferro fuso che scende in profondità, ancorandomi alla sofferenza.
< Come potrò sopportare questo peso, Mahal....come? >
Sussurro rivolto al cielo, dal quale le stelle mi guardano senza vedermi.

< Imparerai mastro Jari.....come fanno tutti. >
La voce di Thorin risuona lieve ma profonda alle mie spalle, facendomi sobbalzare.
Mi volto con cautela verso di lui, cercando inutilmente di non coinvolgere il fianco bruciato nel movimento.
Il mio principe è appoggiato con la schiena alla roccia, un'espressione indecifrabile sul volto illuminato solo dal chiarore della luna.
Sul suo grembo è sparsa una lunghissima cascata di ricci neri che egli accarezza lievemente con la mano sinistra, il braccio destro ben stretto al petto da una fasciatura.
Improvvisamente mi ricordo di lei....del mio angelo; l'ho vista poco prima di svenire e anche adesso, soltanto sbirciando la sua sagoma al buio, il mio cuore aumenta il proprio ritmo. Le spalle della giovane nana sussultano convulsamente..sta piangendo nel sonno e non posso fare a meno di chiedermi per quale motivo..
Thorin segue il mio sguardo ed il suo braccio sinistro subito va a circondarle la schiena con fare protettivo..credo di non aver mai visto nei suoi occhi uno sguardo simile..in esso c'è una profonda tenerezza, ma anche un lampo di gelosia non appena nota il mio improvviso interesse per lei..
Mi chiedo se sia la nana che ama....ma, a quanto mi risulta, Thorin non è sposato.
I singhiozzi della giovane si fanno più forti, facendo voltare anch Frerin, disteso qualche metro più in là.
< Come vedi, non sei l'unico ad aver perso qualcuno oggi.... >
Continua Thorin fissandomi con occhi mesti.
< Lei è Dìs...mia sorella....ha perduto un nano che le era caro. >
I miei occhi si spalancano sorpresi...la principessa Dìs...
Per cercare di dissimulare il mio stato d'animo bisbiglio:
< Chi ha perso? >
< Un nano che hai conosciuto da vicino...anche se non in circostanze particolarmente felici...si chiamava Lìtr. >
Improvvisamente il volto del nano divorato dalle fiamme mi appare vivido davanti agli occhi...Lìtr..il nano della mia stessa età che aveva rischiato per coraggio, ma aveva perso; il nano a cui avevo stretto la mano un momento prima che spirasse, il nano a cui avevo chiesto di non avere paura in un momento in cui io stesso ero terrorizzato.
Ora capisco per quale motivo Thorin era così attaccato a lui..
< Lei lo conosceva molto bene, nonostante non fosse di stirpe nobile. Era al servizio negli appartamenti reali e sono cresciuti insieme..gli era così tanto affezionata.
E' rimasta sconvolta quando le ho dovuto dire.... >
La voce di Thorin si spezza, ma nessuna lacrima supera la barriera cristallina dei suoi occhi.
All'improvviso mi rendo conto che gli ultimi istanti della sua vita Lìtr li ha passati con me, guardandomi negli occhi...forse lei dovrebbe sapere, dovrei dirle che ho tentato di fare tutto il possibile per salvarlo, ma che non c'era alcuna speranza...
Come leggendomi nel pensiero, Thorin sbotta:
< Non dovrà sapere nulla di quello che è successo! Le ho detto soltanto che è morto tra le fiamme, lontano da noi. I dettagli contribuirebbero soltanto a farla soffrire di più....ed io voglio solo che dimentichi...che dimentichi tutto questo. >
Continua il nano indicando la montagna e le gigantesche porte divelte ed annerite, appena visibili dalla nostra prospettiva.
< Ma...io...lei.. > balbetto; non mi va giù di stare in silenzio, Dìs ha il diritto di sapere.
Il nano moro mi fulmina con lo sguardo.
< Nessun ma! E questa volta è un ordine....Jari. > il suo tono non ammette repliche.
< Come desideri.. > sussurro nella sua direzione.
Il cipiglio di Thorin si spiana subito, lasciando spazio ad un'espressione più rilassata.
< Adesso siediti accanto a me..questa è l'ultima volta che potremo osservare il cielo che sovrasta Erebor..da domani la nostra vita cambierà. >
< E' già cambiata Thorin... > rispondo mentre mi appoggio anche io alla roccia, meritandomi un'occhiataccia di Frerin.

< Cosa ci aspetta? Dove andremo domani? Che cosa faremo?> chiedo al nano accanto a me, cercando di non far notare l'ansia nascosta nelle mie parole.
Thorin si volta verso di me..un lieve sorriso stona sul volto pesantemente segnato dai recenti avvenimenti.
< Quante domande...faremo quello che sappiamo fare meglio: resistere. Ci rifaremo una vita, con la forza delle nostre braccia e con il sudore della nostra fronte e, un giorno, quando tutti gli altri avranno dimenticato, quando ciò che è accaduto oggi non sarà altro che antica leggenda, noi torneremo...e non ci sarà drago che possa resisterci! >
La luce negli occhi di Thorin si fa più brillante nel pronunciare queste parole...è davvero convinto di ciò che dice e vorrei anche io tutta questa sicurezza, vorrei davvero credere che un giorno Erebor possa ritornare ai nani.

Una profonda ammirazione sboccia nel mio cuore...
Io seguirò Thorin, dovunque egli ci condurrà.


< Adesso dormi mastro nano....poche ore ci separano dall'alba. >
Annuisco, cercando di trovare una posizione più comoda; la pietra è dura e ruvida, ma sa di casa e riesco quasi subito a trovare un piccolo anfratto dove appoggiare più comodamente la testa.
Non riesco a chiudere gli occhi; ho paura di vedere di nuovo i miei genitori che mi voltano la schiena, oppure le fiamme del Drago che consumano la carne e la vita del povero Lìtr...per molto tempo il buio sotto le mie palpebre non sarà più lo stesso.
Thorin ha chiuso gli occhi, il suo respiro si fa più regolare...dorme.
Mi metto ad osservare il cielo, cercando di ricordare le lezioni di mio padre sulle costellazioni, ma anche questa attività si rivela troppo piena di ricordi per giovare al mio sonno.
Mi sento solo, solo come non lo sono mai stato.

Qualche minuto dopo, Dìs, accoccolata sul fratello, cambia posizione nel sonno e qualche riccio scuro viene improvvisamente a posarsi sul mio grembo.
Il più delicatamente possibile ne prendo uno tra le mani; è nero come la notte e setoso....come la nebbia mattutina che è solita avvolgere la Montagna.
Poi, d'improvviso, vengo aggredito dalla bruciante curiosità di vedere da vicino il suo viso; così, senza nemmeno pensare alla possibile reazione di Thorin, le scosto alcune ciocche dal volto e rimango pietrificato.
La sua pelle è così bianca che sembra brillare nel buio della notte e le sue lunghe ciglia sussultano, riflettendo il movimento impazzito delle pupille...sta sognando.
Il naso è piccolo ed arrotondato ed alcune lentiggini le ornano le guance rosate, ancora macchiate qua e là dalla fuliggine.
La bocca è socchiusa e, di quando in quando, si contrae, come per parlare.
All'improvviso, mentre la guardo, una lacrima solitaria le scivola giù dall'occhio destro ed io, senza nemmeno pensarci su, la asciugo con il pollice, accarezzandole la guancia.
Dopo il mio gesto, le sfugge un piccolo sospiro ed un lievissimo sorriso.
E' così bello guardarla dormire....
Vorrei che quest'alba non arrivasse mai, vorrei continuare a guardarla dormire, ad accarezzarle il viso come se avessi il permesso di farlo e, soprattutto, vorrei averla con me...sempre.

Mi pento immediatamente di aver formulato questo pensiero e subito la mia mano si ritira dal suo viso...è la principessa..io sono soltanto un umile nano, metà fabbro e  metà guerriero...cosa mai potrei offrirle? E perché dovrei interessarle?
Non lo so...so soltanto che quando la guardo non mi sento più così solo, è come se la sua sola vista riscaldasse il mio cuore...
Una sensazione strana mi invade il petto, andando per un momento ad oscurare il vuoto che mi opprime...e in questo momento lo sento chiaro, tanto quanto sento l'aria fresca sul viso o il dolore della mia ferita, sento il legame che ci unisce...
Contro ogni logica, contro ogni convenzione....c'è qualcosa che mi lega a lei, qualcosa che parte dal mio petto e finisce nel suo..
"Per Mahal...sto diventando pazzo.."

Tuttavia, rifiutandomi di pensare razionalmente a ciò che sto facendo, tiro fuori dalla tasca un piccolo coltellino con il quale, in un secondo, faccio mio il ribelle ricciolo nero che aveva deciso di posarsi su di me.
Non potrò starle vicino, ma non le starò mai lontano...di questo sono sicuro.
Mi addormento guardandola, perché con lei il buio riesce ad essere molto meno minaccioso.
 

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Capitolo 9
*** Sopravvissuti ***


Sopravvissuti



Mi sveglia il suono diffuso di voci sussurrate; prima che la realtà mi ricada addosso come un pesantissimo macigno, credo quasi di essere nel mio letto, a casa.
Ma poi la bruciatura si fa sentire, tanto quanto ogni singolo muscolo del mio corpo.
Mi stacco a fatica dalla scomoda roccia sulla quale ho dormito e mi stropiccio gli occhi cercando di eliminare le residue tracce di sonno.
Che cos'ho in mano?
Apro lentamente le dita, mettendo a nudo il palmo arrossato e segnato qua e là da alcune vesciche; su di esso giace un ricciolo scuro...è ancora morbido e setoso.
Davanti ai miei occhi riappare il viso angelico di Dìs e, d'istinto, volto lo sguardo al luogo dove i miei occhi l'avevano lasciata poche ore fa, dormiente e disperata; l'erba sulla quale lei e Thorin hanno passato la notte, è ancora leggermente schiacciata, a testimonianza della loro presenza, ma di loro non c'è traccia.
E' appena l'alba, ma alcuni nani stanno già cominciando la lunga e ripida discesa che ci condurrà lontano da casa.
Due voci concitate attirano la mia attenzione; Thorin è in piedi, vicino alla scala, e gesticola con foga verso qualcun altro..mi rialzo, non senza fatica, e mi avvicino per sentire meglio; lentamente il brusio confuso si trasforma in parole.

< Ti prego..smettila di dire idiozie! >
La voce del mio principe suona decisa e ferma, ma anche piena di malcelata tristezza.
E poi la sento parlare per la prima volta...il suono è armonioso e dolce, anche se un manto di risentimento e dolore copre quasi del tutto queste caratteristiche.
< Thorin....non puoi lasciarlo lì.. >
A queste parole le spalle del nano moro si ingobbiscono leggermente e la sua mano sinistra corre a tormentarsi una delle treccine sfilacciate che gli ornano i folti capelli corvini. Poi lo vedo passarsela sul viso, come per detergere una lacrima o per scacciare una particolare immagine...da qui non riesco a vederlo bene.

Stanno sicuramente parlando di Lìtr, la mia mente impietosa subito mi ripropone l'intera scena..
So per certo che Thorin non voleva abbandonare il suo corpo..forse sarebbe addirittura morto con lui se non mi fossi messo in mezzo obbligandolo a salvarmi; ma sua sorella non lo sa..
Dìs, il viso rigato dalle lacrime, continua a parlare, sebbene ogni parola venga impietosamente storpiata da forti singhiozzi, che le partono dal profondo del petto.
< E se..se ti fossi sbagliato? M-magari è caduto, ma non è morto..magari è lì..da solo..ed ha b-bisogno di aiuto..non puoi.....Thorin..Frerin.. >
Lo sguardo della giovane nana, desideroso di un po' di comprensione, vaga impazzito per tutta la zona, cercando l'altro fratello.
Thorin la prende per le spalle e la guarda negli occhi.
< E' morto Dìs..MORTO! Ficcatelo in testa una buona volta! E' morto come tanti altri nani là dentro..e noi adesso ce ne andiamo. Ti porterò in braccio se necessario! >
Ogni parola di Thorin, pronunciata con misurata freddezza, penetra violentemente attraverso il muro di lacrime e rifiuto della nana; poi accade qualcosa che non scorderò mai più per tutto il resto della vita.
Gli occhi di Dìs, che prima scintillavano azzurri come gemme preziose, all'improvviso si spengono e diventano vacui...il cuore mi balza nel petto e, in un solo istante, il sole che sorge appare meno luminoso, le ombre si fanno più scure ed una puntura di sofferenza si fa sentire nel mio petto.
Anche Thorin sembra notare il cambiamento, lo vedo trasalire ed avvicinarsi alla sorella, stringendola in un cauto abbraccio.
< Scusami sorellina...non avrei dovuto parlarti così...io..insomma..m-mi dispiace.. >
Prego Mahal per una reazione qualunque; un urlo, uno schiaffo..qualcosa.
Ma ciò che vedo rasenta la totale e piena indifferenza; Dìs non ricambia la stretta, le braccia inerti abbandonate lungo i fianchi, lo sguardo cupo e spento..perfino le lacrime hanno smesso di sgorgare.
Thorin rabbrividisce e si stacca da lei; sul viso un'espressione per metà spaventata e per metà incredula.
Con la mano sana le sfiora un ricciolo nero, identico a quello che sto stringendo forte, ma la nana si scosta, come scottata.
I due rimangono così, uno davanti all'altra, per un tempo che mi sembra infinito.

< Thorin, è tutto pronto. Il Re e tuo padre sono già scesi, possiamo muoverci non appena lo vorrai.... >
Dwalin si interrompe non appena alza lo sguardo sui loro volti.
< Thorin...tutto a posto? > chiede con voce insicura all'amico.
La voce di Thorin non sembra più la stessa:
< Tutto bene Dwalin...potresti accompagnare Dìs nella discesa? Ho paura che sia ancora un po' sconvolta.. Da' l'ordine. Ce ne andiamo. >
Il possente nano tatuato annuisce, cominciando a dare svariati ordini per annunciare la discesa; poi, con una delicatezza di cui non lo credevo capace, posa la mano sull'avambraccio di Dìs e la guida dolcemente verso la scala.
< Mia signora...non vi preoccupate; andrà tutto bene. >
Le sussurra con una voce talmente pacata che stento a sentirla; questo nano non smette mai di sorprendermi.
Dìs si volta e getta uno sguardo velato verso la Montagna, posandosi una mano sul cuore ed un'ultima singola lacrima le scappa dall'occhio sinistro.
Subito dopo, senza degnare Thorin di uno sguardo, si aggrappa al braccio di Dwalin e scompare alla vista, gradino dopo gradino.

Un improvviso pensiero mi si affaccia alla mente.
Lei deve sapere quello che è successo..devo raccontarle tutto.
Le farà bene e, forse, il mio racconto potrà riaccendere il suo sguardo..non mi piace per niente ciò che le è accaduto.
Senza nemmeno accorgermene, mi sono velocemente incamminato verso di lei; quando una presa ferrea al braccio mi trattiene, facendomi indietreggiare di colpo.

< Dove credi di andare? >
Mi sussurra Thorin con voce minacciosa.
Non appena mi guarda, nei suoi occhi brilla un lampo di consapevolezza; sa che ho ascoltato e visto tutto e sa anche cosa avrei voluto fare.
Mi rimbomba in mente una frase che mia madre era solita pronunciare quando, soltanto guardandomi negli occhi, era in grado di capire che stavo nascondendo qualcosa...anche se il più delle volte non diceva nulla perché sapeva benissimo che si trattava di sorprese per lei organizzate da mio padre..
" Ma Jari..non sai tenere nanche il semolino! Cosa mi stai nascondendo?"
Cercando di non pensare al fatto che mia madre è morta e che non sentirò mai più la sua voce, ricambio lo sguardo di Thorin con fermezza.
< Deve sapere com'è andata. >
Mormoro con voce ferma, fissando la mano sinistra del nano, ancora saldamente ancorata al mio braccio.
Tuttavia, nonostante Thorin sembri visibilmente scosso e anche sopreso della mia sicurezza, egli non vacilla nemmeno un secondo dal suo proposito originale;
quando ci si mette è proprio testardo.

< Non osare avvicinarti a lei, hai capito? > mi ringhia all'orecchio.
Fa sul serio...e so benissimo che questa volta non cederà le armi.
Poi rivedo quegli occhi azzurri diventare vuoti e la spina nel mio cuore si fa di nuovo viva.
Quello che mi esce dalla gola è un gemito più che una frase.

< Ma Thorin..hai visto i suoi occhi? Deve sapere o non avrà mai pace... >
Mi pento subito dopo averlo detto, la mia voce ha tradito troppe emozioni.
Tuttavia Thorin non sembra farci molto caso.
< Credo di conoscerla meglio di te. >
Il tono è duro ma poi, mentre la stretta della sua mano si allenta, anche la voce si addolcisce.
< Non voglio che sappia..lei è la mia sorellina e devo proteggerla..a qualunque costo. L'ho promesso a me stesso quando è nata, così come quando è nato Frerin. Io sono il maggiore e sta a me portare i fardelli più pesanti..è la vita Jari, non che tutto questo mi piaccia, ma devo farlo e lo farò. Adesso più che mai devo proteggerli, devo proteggerli tutti. >
Così dicendo si sporge sul bordo dello spiazzo indicando il grande gruppo di nani riuniti nella piana.
Per la prima volta mi rendo pienamente conto della portata di ciò che ci sta accadendo, siamo un intero popolo esiliato e ricominciare altrove sarà dura.
Inspiro pesantemente.
< Posso contare su di te allora, giovane Jari? >
Lo guardo: sembra sinceramente speranzoso in una risposta affermativa.
Thorin sta agendo in buona fede..ama tantissimo sua sorella, ma troppo spesso capita che gli sbagli più grandi mai fatti siano nati come decisioni prese per amore.
La domanda è ancora sospesa nell'aria ed io infine annuisco.
Thorin mi sorride e, senza mai voltarsi indietro, inizia la discesa.

< Non potrai proteggerla da sé stessa. >
Sussurro, senza nemmeno accorgermi di aver formulato ad alta voce un pensiero; Thorin per un attimo si irrigidisce, tuttavia non dà altri segni di avere sentito e anche lui scompare alla mia vista.
Sospirando, metto piede sul primo gradino e la sento:  un'improvvisa e matematica certezza..non rivedrò mai più questa montagna.
Non metterò mai più piede su questo spiazzo.
Poi la sensazione se ne va velocemente com'è arrivata, lasciandomi preda di un lungo brivido nella schiena ed io, dandomi dell'idiota, comincio a scendere, ultimo di una lunga fila di sopravvissuti.

Appena arrivato sulla piana mi prende un groppo alla gola; vedere le porte di Erebor, così maestose e solide, accartocciate ed annerite è davvero irreale...è come essere in un sogno dal quale non riesco a svegliarmi e non credo di essere l'unico a sentirmi così.
Molti nani, in attesa di nuove disposizioni, si attardano ad osservarle strizzando gli occhi, come se sperassero di potersi svegliare da un momento all'altro.

Mi unisco a loro, arrivando a metà di una conversazione piuttosto interessante.
< Li hanno visti...sul crinale qualche ora fa..ma non si sono avvicinati! Vigliacchi! L'ho sempre detto io...nessuno si fida degli... >
< Scusatemi... Di chi state parlando? Chi c'era sul crinale? >
< Oh quanta fretta ragazzo....lo stavo proprio dicendo quando mi hai interrotto! Dicevo: nessuno si fida degli Elfi! >
Mi risponde il nano che sfoggia una lunghissima e folta barba rossa.
< Ma Gloin! Perché mai venire e poi restare a guardarsi lo spettacolo da lontano? > chiede un altro nano con la barba del tutto bianca.
< Che domande! Perché sono Elfi! E' risaputo che gli Elfi sono inaffidabili ed ora, in questa tragedia, ci hanno voltato le spalle! Io ci avrei scommesso! >
< Ma le nostre razze hanno commerciato per secoli in amicizia, caro Gloin! Come puoi dire.... >
Mi allontano da loro, non ho nessuna intenzione di assistere a litigi inutili.

Gli Elfi....creature molto strane e molto diverse da noi, da ciò che ho sentito..non mi è mai capitato di vederne uno da vicino.
Mio padre era solito parlarne male, la mamma invece credo ne fosse del tutto affascinata, anche se non ha mai manifestato questa sua idea apertamente.
La notizia dello strano avvistamento ha messo in fermento tutti i nani che si sono riuniti in tanti piccoli gruppi, ognuno con un'opinione propria.
Affrettando il passo, raggiungo Frerin che subito mi mette una mano sulla spalla, portandomi con sé.
< E' vero ciò che ho sentito, Frerin? Hanno davvero avvistato gli Elfi? >
< Pare di sì...ma non ci spieghiamo per quale motivo non siano intervenuti in nostro aiuto.. stavo andando dal Re, lui ci dirà il da farsi. >
Il solo nominare gli Elfi ha fatto nascere in Frerin una fretta profonda..che sia uno di quei nani che non li disprezza?
< Forse non dovrei venire...in fondo stai andando dal Re. > protesto debolmente; in realtà vorrei con tutto il cuore far parte di tutto ciò.
< Non dire stupidaggini Jari...sei un mio paziente, nonché mio amico..ed il Re non ha dimenticato i servigi che gli hai reso. >
Rimango senza parole; Frerin ha detto "amico"....per un momento mi dimentico di tutto, anche dei miei genitori...sono suo amico, solo questo conta.
< Eccoli là. >
Continua Frerin, interrompendo il corso della mia felicità interiore.
Thror, Thrain, Thorin e Dwalin stanno discutendo animatamente e quasi non si accorgono del nostro arrivo; solo Thrain mi squadra con uno sguardo interrogativo ma, vedendomi insieme a Frerin, non dice nulla.

< Sappiamo che gli Elfi sono a conoscenza di ciò che è accaduto, Thranduil ha mandato alcune guardie per informarsi; adesso sta a noi farci avanti. >
Dice il Re con voce tonante, usando il volume per rendere il tutto più convincente.
Le successive parole di Thorin rendono chiaro che è proprio lui a non essere convinto.
< Vuoi mandare qualcuno da loro? Vuoi davvero umiliare così il nostro popolo? Thranduil non ci aiuterà..gioirà delle nostre perdite! >
< Ha ragione...gli Elfi non ci daranno nulla. > lo spalleggia Dwalin.
< Thorin! Non parlare così al tuo Re! Esponi pure le tue opinioni, ma non scordarti il rispetto che devi a tuo nonno! > continua Thrain, palesemente infastidito.
Thorin china la testa, ma senza cambiare espressione del viso.
< Io credo che dovremmo provare.. >
Tutti alzano la testa verso Frerin che riesce stoicamente a sopportare tutti gli sguardi, compreso quello raggelante di Thorin che si lascia scappare una frase velenosa.
< Figuriamoci...ha parlato l'amico degli Elfi.. Per caso vuoi farti lisciare i capelli e metterti a cantare canzoncine idiote sulle stelle e sugli alberi? >
Dwalin trattiene a stento una risata.
Frerin invece non sembra affatto toccato dalle parole del fratello e continua a guardare il Re.
Thror, dopo aver valutato a fondo la situazione, sospira profondamente.
< Non ho mai amato gli Elfi...e detesto Thranduil in particolare - un lieve sorriso si allarga sul viso di Thorin, ma si spegne subito, non appena il Re continua il suo discorso - Tuttavia..dobbiamo chiedere aiuto. Non possiamo cavarcela da soli ora come ora...non abbiamo provviste, vestiti, non abbiamo niente, Thorin! Come posso garantire la sopravvivenza del mio popolo, se mi lascio frenare dall'orgoglio?
Thranduil potrà anche rifiutare, ma almeno saprò di non aver lasciato nulla di intentato. Quindi è deciso...manderò qualcuno. >
< Io non mi inchinerò davanti a quel Re da strapazzo.. > borbotta Thorin incrociando le braccia al petto; poi fa una lieve smorfia, il braccio destro è ancora appeso al collo.
< Infatti non sarai tu ad andare...ci andrà Frerin. Dato il suo interesse per le pratiche curative, ha sempre avuto verso il popolo del bosco una stima che noi non comprendiamo...forse ti sarà utile nelle trattative, nipote mio. >
Frerin annuisce, chinando leggermente la testa.
< Vuoi che qualcun altro ti accompagni? > chiede Thrain al figlio.
Come leggendomi nel pensiero, Frerin prorompe:
< Jari..te la senti di venire con me? Mi sarà utile la tua opinione... >
< Ma certo mio principe. > Mi affretto a rispondergli, cercando di contenere la mia eccitazione. Vedrò da vicino il Reame Boscoso! Pochi nani ci sono riusciti.
< Dwalin...partirai anche tu. > Aggiunge Thror.
Il volto del nano diventa rosso all'improvviso.
< IO? PER LA BARBA DI DURIN... -poi, ricordandosi a chi è che si sta rivolgendo, abbassa il tono, chinando la testa - Cioè..insomma...io...bhè, se così comandate mio Re..andrò con loro. >
< Allora è deciso.. partite adesso. Non c'è tempo da perdere. >
< Buona fortuna! > Borbotta Thorin con tono sarcastico, prima di allontanarsi e sparire alla nostra vista.

Poco dopo siamo in viaggio, diretti al limitare di Bosco Atro.
Frerin cammina spedito, quasi abbia le ali ai piedi..deve essere una stima davvero profonda quella che ha verso gli Elfi, se gli è costata anche un commento così duro da parte di Thorin.
Dwalin cammina per ultimo, come se avesse dei macigni al posto dei piedi.

< Forza Dwalin! Non è poi la fine del mondo no? > lo stuzzico camminandogli vicino.
< Mi darai ragione quando vedrai quella sottospecie di biondo spiritello dei boschi..Thranduil è davvero insopportabile. In ogni caso, ormai è fatta e non intendo più lamentarmi, ma guai a quell'elfo se oserà anche solo guardarci di traverso! >
Borbotta il nano, facendo ondeggiare la lunga cresta e passandosi la grossa ascia da una mano all'altra.
< Non vedo come potrebbe non farlo, visto il modo in cui lo guarderai tu... >
Gli rispondo sghignazzando.
Dwalin alza lo sguardo su di me, inarcando le sopracciglia.
< Sei in gamba ragazzo...ricordami di invitarti a bere una birra una volta o l'altra. >
Sto per rispondere, quando ci raggiunge la voce divertita di Frerin, qualche passo davanti a noi.
< Fa' attenzione Jari....bere birra con Dwalin è molto pericoloso, a meno che tu non regga bene l'alcool. Sarebbe una gara a chi beve più boccali e, dato che Dwalin non ama perdere, è davvero difficile batterlo. >
Dwalin sghignazza, dando ragione all'amico e poi scoppia in una fragorosa risata, avendo udito le mie parole.
< Bhè...come si dice? Tentar non nuoce.. >
Mi becco una potente pacca sulla spalla e penso che, dopotutto, la vita non è così male.


Nda:
Salve a tutti:D Mi scuso per il ritardo con cui ho pubblicato, ma è stata una settimana impegnatissima;)
Comunque ringrazio di cuore tutti coloro che mi leggono, mi seguono e in particolare le mie recensiste di fiducia<3
Grazie, grazie, grazie...senza di voi non sarebbe la stessa cosa<3
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi auguro una buona giornata:D
Un bacione,
Diletta

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Capitolo 10
*** Bosco Atro ***


Bosco Atro



Ho vissuto ad Erebor per quasi cento anni ed in tutto il mio bighellonare non mi ero mai avvicinato così tanto a Bosco Atro...
Ai miei occhi questa corona scura di alberi è sempre stata ricca di mistero ma anche fonte di sicurezza; tante volte, anni fa, mi sono sorpreso ad immaginare la piana senza di essa e subito, un senso di disagio mi si insinuava nel cuore..
Non riesco a spiegarlo..ma è come se, grazie a questo spesso ed insidioso muro di rami e foglie, la Montagna risulti pìù protetta.
Tuttavia questo accadeva tempo fa; adesso qualcosa è cambiato, anche se non saprei perfettamente cosa; via via che ci avviciniamo gli alberi acquistano un aspetto sempre più sinistro e contorto.
Frerin, davanti a me, comincia a rallentare fino ad affiancarsi a noi.
I suoi occhi si spostano inquieti da un albero all'altro, come cercando qualcosa.
Ormai siamo a pochi metri dall'inizio della foresta; un silenzio innaturale è caduto sulle nostre teste e, parlando, mi accorgo di sussurrare appena....come per non disturbare gli alberi.
< Qualcosa non va? >
Frerin sobbalza e poi scuote la testa.
< Non lo so...la foresta è cambiata parecchio dall'ultima volta che ci sono stato; sembra più...non saprei, sbagliata forse? >
Dwalin alza le sopracciglia con fare scettico e Frerin si interrompe; ma io, che ho avvertito quasi la stessa sensazione, lo sollecito con un gesto ad andare avanti.
< Non saprei spiegarti bene, Jari...è più che altro una sensazione; sono venuto qui molte volte e non avevo mai provato nulla del genere. >
< Sei stato qui spesso? >
Prima che Frerin possa rispondermi, ci pensa Dwalin a parlare per lui.
< Oh sì, ci veniva in continuazione! E' innamorato degli Elfi e delle loro pratiche curative. >
< Siete tutti così ansiosi di prendermi in giro, ma quando si è trattato di usufruire delle mie cure non vi siete mica tirati indietro! Non so se ti ricordi quando sei tornato ad Erebor con la mascella fracassata...senza quelle erbe ti saresti tenuto il dolore per mesi; oppure quando tu e Thorin mi venite a cercare la mattina presto per far sparire i sintomi delle vostre sbornie colossali...devo continuare? >
Ribatte Frerin senza esitazione, scoccandogli un'occhiataccia.
< No...credo di essermi fatto un'idea grazie.. > Borbotta Dwalin di rimando.

Soddisfatto, Frerin mi sorride e ci indica un varco fra gli alberi.
< Ecco ciò che cercavo...è un po' più nascosta del solito, ma è sempre lì. >
I rami di due alberi leggermente più grandi degli altri si intrecciano in alto formando una specie di porta.
La porta in sé trasmette un senso di innata eleganza, tuttavia continuo a sentire qualcosa di orrendamente cupo e sbagliato che mi fa rabbrividire.
Sbircio all'interno del Bosco, ma riesco a distinguere soltanto i primi tre o quattro metri; più avanti, nonostante sia mattino inoltrato, regna l'oscurità.
Anche l'aria stessa d'improvviso appare più pesante, quasi solida.
< Dobbiamo entrare là dentro? > prorompe Dwalin.
Mi accorgo che la mia mente ha appena formulato lo stesso pensiero.
< Perché? Per caso hai paura? Con tutti i viaggi che hai fatto con Thorin, vuoi dirmi che non sei mai entrato a Bosco Atro? >
Non appena Frerin pronuncia la parola "paura", le mani di Dwalin si stringono con forza sul manico dell'ascia e una gigantesca vena che ha sulla fronte comicia a pulsare incontrollata.
< Cerco solo di limitare al massimo i miei incontri con gli Elfi, tutto qua. > dice tra i denti, scandendo le parole ad una ad una, e poi si avvia con passo pesante nella foresta, lasciandoci a ridacchiare.
"Ne vedremo delle belle " penso, mentre oltrepasso anche io la porta insieme a Frerin.

Stiamo camminando nel silenzio più totale da circa una decina di minuti..gli unici suoni udibili sono i nostri passi attutiti dallo spesso letto di fogliame che ricopre il terreno ed i nostri respiri affaticati...l'aria è così maledettamente densa qui dentro.
Un fruscio alle mie spalle.
Mi volto di scatto; niente.
Scuotendo la testa infastidito ricomincio a fissare gli scarponi di Dwalin davanti a me, regolando il mio passo al loro ritmico tintinnio.
La voce di Frerin mi arriva attutita, come se non fosse solo a qualche metro di distanza:
< Mi raccomando, restiamo insieme intesi? Non sappiamo in che modo saremo accolti.. >

< Io lo so benissimo... > borbotta Dwalin, con un tono di voce così basso da permettermi appena di distinguerlo.
Poi, alzando la voce, il nano continua.
< Per quanto ancora dobbiamo camminare prima che si accorgano della nostra presenza? >
Lo sdegno e la rabbia emergono evidenti dalla superficie delle sue parole, tuttavia potrei giurare di avervi colto anche un lieve briciolo di apprensione.

La risposta di Frerin non tarda ad arrivare.
< Sanno già che siamo qui. >
< Ah, giusto..dimenticavo..a loro piace spiare senza farsi vedere. >
< Dwalin! >
Sorrido....sono davvero incorreggibili questi due.

Un altro fruscio; questa volta accompagnato dal rumore secco di rami spezzati.
Mi volto di nuovo e per la seconda volta non vedo nulla di strano..sto forse impazzendo?
Lo stomaco mi si chiude in una morsa non appena torno a guardare il sentiero; Dwalin e Frerin sono spariti, davanti a me solo alberi ed oscurità.

Rimango del tutto immobile, cercando di metabolizzare la situazione..ero proprio dietro di loro, non mi sono allontanato ed è impossibile che mi abbiano distanziato così in fretta.
Il panico sale dentro di me e devo compiere uno sforzo immenso per ricacciarlo indietro, sono solo in questa foresta..
Ricomincio a camminare, un passo dopo l'altro, cercando di mantenere la calma e di ragionare con lucidità.
< Non possono essere lontani! - mormoro, rompendo l'assordante silenzio che mi circonda - Dwalin, Frerin! >
Mi attraversa l'orribile consapevolezza che la foresta assorba tutto ciò che dico; nessuno mi sentirà, tantomeno i miei compagni.
D'improvviso la mia vista si fa più acuta ed ogni colore acquista una tonalità più vivida, quasi accecante; di colpo sono costretto a chiudere gli occhi con forza.
Cado in ginocchio ed il bruciore al fianco si riaccende prepotente, come se non mi avesse mai lasciato.
Una sensazione di impotenza mi pervade e, di colpo viene sostituita da una possente ondata di rabbia; sbatto con forza i pugni al suolo:
< Dove diamine sono finito?! > urlo a denti stretti.

< Sei a casa, figliolo. >
Rimango di pietra; è la voce di mio padre.
Alzo la testa ed apro gli occhi, non c'è più nemmeno l'ombra di un albero intorno a me..sono ad Erebor.
< Non...non ci credo.. > mormoro alzandomi e fissando la sagoma scura di Hannarr con in mano il martello della forgia.
< A tavola! La cena è pronta! > si sente urlare dalla cucina.
< M-mamma? >
Un tremito convulso mi percorre le membra...che cosa mi sta succedendo?
< Su Jari...forza, tua madre ci ha chiamati, non facciamola aspettare. >
Mio padre mi mette una mano sulla schiena, spingendomi con una forza strabiliante fuori dalla stanza; non potrei oppormi nemmeno se lo volessi.
La cucina è...la nostra cucina..nulla di diverso o fuori posto, Hannarr mi spinge pesantemente sulla mia sedia e si siede a sua volta, poco lontano da me.
Solo adesso mi rendo conto che anche qui la luce è abbacinante e nei miei genitori c'è qualcosa che non quadra.
Mia madre è di spalle, vicino al fuoco e tiene in mano una pentola.
Il suo braccio destro è piegato in un angolo innaturale e solo adesso riesco a distinguere le macchie di sangue sul suo vestito.
< C'è qualcosa che non va, figliolo? >
Ho paura di voltarmi verso di lui...ho paura di guardarlo, tuttavia lo faccio.
A ricambiare il mio sguardo ci sono solo due orbite vuote.
Mi alzo di scatto rovesciando la sedia e corro verso la porta, ma la mia spalla viene artigliata da qualcosa.
< Lasciami! >
Urlo, cercando di divincolarmi..ma la voce roca e morta che mi risponde, mi fa immobilizzare.
< Devi morire anche tu...non ci hai salvati..anche tu BRUCERAI... >
La voce di mio padre si trasforma in quella potente ed assordante del Drago, che ora mi fronteggia, il ventre brillante per la fiamma in arrivo.
Vorrei fuggire, andarmene di qui..perfino la foresta adesso sembrerebbe un luogo meno minaccioso..ma..un momento...io sono nella foresta!
Tutto questo non è reale, Frerin ci aveva detto di stare attenti... Bosco Atro è insidioso e si insinua nella nostra mente per scovare gli spettri della paura.
Radunando tutte le mie forze, mi aggrappo alle uniche cose che so essere vere: la mia bruciatura e la consapevolezza di non essere ad Erebor.
< Non c'è nulla di reale.. > mormoro a denti stretti; poi con la destra premo con forza sulla ferita, fino a che il dolore non diventa abbastanza forte da far sbiadire tutto il resto.
Le voci che mi avevano tormentato spariscono all'improvviso, insieme a tutte le immagini...crollo a terra respirando affannosamente, sono di nuovo nella foresta.

Non so quanto sono stato disteso tra le foglie cercando di non pensare, di dimenticare ciò che ho visto e ciò che rivedrò nei miei sogni per tutta la vita, sempre se uscirò vivo da qui. Scuoto la testa più volte...respirare quest'aria è come avvelenarsi lentamente.
Come comandate da una forza superiore, le mie palpebre si chiudono e mi ritrovo di nuovo altrove...questa volta però soltanto con la mia mente; infatti riesco ancora a percepire le foglie sotto la mia schiena.
All'improvviso mi appare davanti agli occhi il volto di Thorin; sembra..invecchiato..il corvino dei suoi capelli è leggermente sbiadito, ma ciò che rende evidente il notevole lasso di tempo trascorso sono i suoi occhi..non c'è più traccia di gioventù in essi, solo responsabilità, vendetta, coraggio e nobiltà...
Poi appare Dwalin, ancora più indurito e stranamente pelato...ma, in fondo in fondo, lo stesso di sempre.
Le immagini si fanno più veloci, mostrandomi una serie di nani che non conosco..uno molto grasso, uno con un'ascia conficcata in fronte, uno con un buffo cappello, altri con acconciature elaborate e poi...due nani più giovani, forse della mia stessa età.
I loro volti mi si palesano per ultimi e lasciano nella mia anima un profondo stravolgimento, anche se non ne conosco il motivo..
La voce di Thorin, maestosa e fiera, riempie la mia testa.
< Io sceglierei uno qualunque di questi nani invece di un esercito dei Colli Ferrosi, perché quando li ho convocati hanno risposto. Lealtà, onore, un cuore volenteroso.
Non posso chiedere più di questo. Mio nonno e mio padre sognavano il giorno in cui i nani di Erebor avrebbero reclamato la loro patria, non c'è scelta...non per me.
Ce la riprenderemo...torneremo in quei saloni. >

Apro gli occhi di scatto; Dwalin cammina davanti a me, preceduto da Frerin, come se non fosse accaduto assolutamente nulla.
Mi strofino gli occhi.
Come è possibile? Ho gridato, sono caduto a terra, sono rimasto disteso per quelle che mi sono sembrate ore....e invece stavo ancora camminando?
Sbuffo, incapace di dare un senso alla situazione, ma molto sollevato di essere nuovamente tra amici.
Mi ritrovo a soffocare l'improvviso impulso di andare ad abbracciare Dwalin, non sarebbe affatto una buona idea.
"ce la riprenderemo.....lealtà....onore"
No. Non posso pensarci adesso..rischierei di impazzire del tutto.
Ma...per Mahal...che cosa ho visto?

All'improvviso il silenzio si interrompe e ci ritroviamo circondati da una selva di frecce acuminate: Elfi.
Dwalin solleva l'ascia, squadrando tutti con uno sguardo terribilmente truce.
Un Elfo dalla lunghissima chioma bionda ci viene incontro con un sorriso sprezzante sul volto: < Che cosa ci fanno dei Nani a Bosco Atro? Che intenzioni avete? >
< Assolutamente pacifiche Mastro elfo...vogliamo parlare con il vostro Re. >
Risponde Frerin con le mani alzate in segno di pace.
L'elfo alza le sopracciglia, indicando Dwalin.
< Questo nano qui non mi sembra affatto pacifico....sbuffa come un cinghiale arrabbiato. >
< Attento a come parli orecchie a punta! Non ti conviene vedermi arrabbiato.. >
ribatte Dwalin impugnando l'ascia con più forza.
Per tutta risposta l'elfo mette velocemente mano alla lunga spada che gli pende dal fianco.
Il piccolo battibecco viene fortunatamente interrotto da Frerin.
< Da quando siamo considerati nemici della vostra gente? Per quale motivo ci puntate addosso delle armi? >
L'elfo ridacchia, scambiando occhiate con i suoi compagni.
< Da quando il tuo avido Re ha offeso il nostro. >
Mi affretto a posare una mano sulla spalla di Dwalin che sta seriamente per lanciarsi sull'elfo.
< In ogni caso, se è quello che desiderate, vi porteremo da Re Thranduil..il percorso è breve. >
Così dicendo, l'elfo si volta e comincia a camminare mentre le altre guardie si posizionano dietro di noi per spingerci avanti; all'improvviso ricevo una spinta piuttosto forte al fianco e mi scappa un gemito, la bruciatura ha ricominciato a farmi male.
Dwalin si volta e mi sostiene con un braccio, sibilando una minaccia all'elfo dietro di me: < Osa toccarci un'altra volta e te le taglio quelle mani! >
< Tutto bene Jari? > mi chiede, voltandosi verso di me.
Annuisco, anche se non riesco a smettere di pensare a ciò che la foresta mi ha mostrato; può esserci qualcosa di vero in ciò che ho visto?
Rabbrividisco ripensando ai miei genitori...il non averli salvati sarà un senso di colpa che non riuscirò ad arginare tanto facilmente; perché in fondo, io credo davvero che mi sarei meritato di morire con loro..
Ma la mia seconda visione come si spiega?
E' davvero possibile che un giorno Thorin rivendichi la Montagna solitaria con un gruppo di nani a lui fedeli? L'orgoglio mi riempie il petto.
I nani torneranno ad Erebor..combatteranno contro il drago e si riprenderanno ciò che spetta loro: una patria.
Se solo ciò che ho visto fosse vero....
Poi, improvvisamente, mi viene un groppo alla gola.
Perché non ho visto Frerin? E perché non ho visto me stesso?

Dwalin si ferma ed io con lui.
Siamo davanti ad una porta gigantesca, tra poco saremo al cospetto di Re Thranduil.












 










 

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Capitolo 11
*** Ci sono ancora coloro che credono nel bene ***


Ci sono ancora coloro che credono nel bene




Il piccolo drappello di Elfi che ci ha accompagnato fino a qui ci circonda, come temendo una nostra possibile fuga.
Ma dove mai potremmo andare?
Tutto intorno a noi c'è la foresta più fitta e, dopo tutto ciò che ho passato, non ho certo intenzione di vagare di nuovo per quegli alberi.
In ogni caso siamo qui per una ragione e, finalmente, sembra che riusciremo a parlare con il Re.
Sposto lo sguardo su Frerin; appare determinato a portare a termine il suo compito, con le gambe divaricate ben piantate al suolo e le braccia incrociate sul petto...quasi mi sembra di vedere Thorin.
< Non è stata affatto una buona idea venire qui...lo avevo detto io. >
Borbotta Dwalin al mio orecchio.
Prima che possa rispondergli, il capitano delle guardie fa risuonare un piccolo corno e, dopo qualche secondo, la porta del Reame Boscoso si apre silenziosamente.
Non appena lo spiraglio è sufficiente a farci passare, veniamo sospinti all'interno e, nonostante tutta l'antipatia che la mia razza prova per gli Elfi, la bellezza e la maestosità di questo luogo mi mozzano il fiato.
L'atrio in cui veniamo introdotti è molto ampio e notevolmente luminoso, ma ciò che più mi colpisce sono le linee curve ed aggraziate che caratterizzano ogni cosa...sono così diverse dalla spigolosa e severa pietra a cui sono abituato.
Ad un tratto, noto gli occhi di Frerin che indugiano su di me; il nano mi sorride.
< La prima volta che ci sono stato, ha fatto lo stesso effetto anche a me. >
Annuisco, ancora rapito dall'ambiente circostante e mi guardo intorno con crescente curiosità, guadagnandomi un'occhiataccia da Dwalin.
< Dai...- gli dico sorridendo - non puoi negare che questo posto sia maestoso.. >
Con la fronte aggrottata, Dwalin replica:
< E' tutto troppo...vegetale per i miei gusti! E fatemi il favore di piantarla con gli apprezzamenti sull'arredamento.... >
Alcune voci ci distraggono; il capitano delle guardie sta conversando con uno degli elfi all'entrata, indicandoci ripetutamente.
Non riesco a capire nulla di ciò che dicono...stanno parlando in elfico.
Poi, all'improvviso, i due sembrano mettersi d'accordo ed un'altra porta viene aperta per farci passare.
Dopo aver attraversato innumerevoli sale e corridoi del tutto deserti, arriviamo finalmente in vista di quello che deve essere il vero e proprio cuore di Bosco Atro.
Qui la luce è soffusa, stemperata dal fitto fogliame che ci sovrasta, ma sufficiente per vedere con chiarezza ogni particolare dell'ambiente che ci circonda.
Le spalle di Frerin sono tese e contratte; è nervoso, dobbiamo essere davvero vicini stavolta.
Un altro Elfo si avvicina al capitano; riesco subito a notare la profonda deferenza negli occhi del soldato...sicuramente il nuovo arrivato deve essergli superiore in grado.
I capelli biondi, legati in treccine, gli ricadono sulla schiena, dove spiccano una faretra ricolma di frecce e due lunghi pugnali gemelli.
< Quello è il principe Legolas... > ci sussurra Frerin.
Per la seconda volta sono costretto ad assistere ad una conversazione che mi riguarda da vicino senza capire nulla....la cosa comincia sul serio ad infastidirmi, per non parlare di Dwalin, le cui sopracciglia hanno assunto una posizione quasi verticale.
I toni della discussione si fanno accesi, sembra quasi che il principe non voglia farci passare.
Sono così concentrato sui due elfi che noto a stento Frerin fare un passo avanti, subito seguito da una delle guardie.

All'improvviso la sua voce si leva sulle altre, controllata, ma profondamente indignata.
Infatti il tono è l'unica cosa che riesco a capire...perché anche Frerin ha parlato in elfico, lasciando di stucco non solo me, ma anche tutti i presenti nella sala.
Soddisfatto del risultato ottenuto, Frerin ricomincia a parlare, questa volta in lingua corrente:
< E adesso vorrei pregarvi di far cessare le scortesie e di parlare chiaramente in modo che tutti possano comprendervi, principe...o devo dedurre che oltre alla buona accoglienza sia stata dimenticata anche l'ospitalità? >

Il silenzio perdura ancora qualche secondo, poi ognuno si riprende dalla sorpresa a modo proprio.
Dwalin mi sgancia una gomitata incredulo, sbottando: < Elfico! Frerin parla elfico?! Quando lo saprà Thorin... >
Il principe Legolas, a differenza del suo interlocutore, non sembra affatto turbato dalla cosa e si avvicina a Frerin sorridendo.
Tuttavia, quando comincia a parlare, il suo tono è del tutto serio:
< Mio padre non aveva alcun desiderio di parlarvi...tuttavia...ora che siete qua, potete entrare. Ma prima dovrete lasciare fuori tutte le vostre armi. >
< Ti piacerebbe, orecchie a punta! Ma terrò stretta la mia ascia per tutta la durata del mio soggiorno qui, immaginando che tra le mie mani ci sia il tuo esile collo..ti piace come idea? >    
La voce di Dwalin risuona aspra nella sala, eliminando ogni residua forma di cortesia chiesta da Frerin.
Gli occhi di Legolas diventano due fessure e la mano destra, già sull'elsa della spada, si stringe su di essa.
Prima che avvenga l'inevitabile, mi metto di fronte a Dwalin cercando inutilmente di fargli abbassare l'ascia ad un livello meno minaccioso; nello stesso momento, facendosi strada nel gruppo di guardie, appare un elfo femmina che poggia una delle sue mani affusolate su quella di Legolas.

< Non ne vale la pena, mellon...non lasciarti sfidare da chi ti è inferiore... > gli sussurra. 
La frase in sé sembra arrogante ma, osservando bene gli occhi dell'elfa, credo di cogliervi qualcosa di più...Sembra diversa dagli altri e la prima cosa che noto di lei, sono i suoi capelli rosso fuoco che spiccano sulla divisa verde scuro delle guardie del bosco.
Legolas le sorride, sussurrandole qualcosa in elfico, e sposta la mano dalla spada; anche Dwalin, sollecitato da Frerin, emette un piccolo ringhio ed abbassa l'arma.

Tutto questo viene interrotto dal rimbombare di un'altra voce possente, profonda ed ipnotica...se non sapessi che appartiene al Re, penserei che sia la voce stessa della foresta.
< Falli entrare figlio mio....falli passare. Che si tengano pure le loro insulse armi.
Per quello che mi riguarda, i nani hanno sempre saputo usare bene solo un'unica arma...l'arroganza! Che passino dunque e mi espongano le loro richieste.. >
La voce di Thranduil mi provoca un profondo stravolgimento...ho pensato alla voce della foresta sì...ma, anche qui, c'è qualcosa di sbagliato.
La sensazione si rafforza non appena ci avviciniamo e riesco a vederlo, seduto in alto sul suo trono.
Egli ci squadra con aria di superiorità e malcelato rancore; è in questo momento che anche l'ultima speranza che coltivavo su un aiuto per il nostro popolo, scompare lasciando il posto ad uno strano senso di amarezza.
Adesso capisco le parole di Dwalin e come, almeno in una certa misura, avesse ragione: gli Elfi non ci aiuteranno.... ma, dentro di me, so con certezza che c'è stato un tempo, non molto lontano, in cui lo avrebbero fatto, lo stesso tempo in cui la foresta era ancora una protezione per la nostra montagna.
Me lo conferma lo sguardo di Thranduil, la sua saggezza millenaria offuscata da una qualche oscura brama....è mai possibile che, in quasi cento anni di vita, in soli due giorni io abbia avuto una chiara testimonianza del velo si oscurità che si sta adagiando sul nostro mondo?
Una profonda inquietudine avvolge il mio cuore...qualcosa mi dice che, d'ora in poi, nulla sarà come prima.
Tutti questi pensieri passano nella mia mente in pochi secondi, durante i quali Re Thranduil, dopo aver scambiato un'occhiata d'intesa con il figlio sempre affiancato dall'elfa dai capelli rossi, si alza dal trono, cominciando a scendere gli scalini che lo separano da noi.
< Vediamo...con chi ho il piacere di parlare? Tu devi essere uno dei nipoti di Thror immagino...egli non ha neppure avuto il coraggio di venire di persona vedo, oppure devo credere che non ne abbia avuto la forza? Ditemi..è ancora ossessionato dal suo oro? - poiché Frerin sostiene egregiamente il suo sguardo, Thranduil lo sorpassa, rivolgendosi a Dwalin - Ed il nostro violento amico qui? Un vero nano a tutti gli effetti direi, con tanto di ascia ed irascibiltà...a che cosa devo questo onore?
Non capita tutti i giorni di ricevere visite del genere o sbaglio? >
Questa volta il Re si rivolge a Legolas che gli risponde annuendo e ridacchiando tra sé; negli occhi dell'elfa accanto a lui però, noto un leggerissimo moto di sdegno che viene immediatamente cancellato.
< Adesso basta, Re Thranduil......dirò quello che sono venuto a dire credendo di essere nel giusto, anche se, a quanto pare, mi sono sbagliato.
Un Drago ha attaccato Erebor e credo tu ne sia a conoscenza, siamo venuti a chiedervi aiuto, il nostro popolo è prostrato e stanco; non abbiamo viveri, vestiti, un riparo..e ci sono molti feriti che, senza tutto questo, non supereranno la notte. So benissimo che tra le nostre razze ci sono sempre state incomprensioni, ma nulla che non possa essere dimenticato in situazioni di tale emergenza...perciò, considerandovi nostri alleati, siamo venuti a chiedere soccorso; nulla di più. >
Per un attimo il Re appare leggermente stupito, ma poi l'arroganza prende nuovamente il sopravvento ed egli ci sorride in modo befferdo.
< Avevo avvertito Thror del pericolo che correva accumulando una tale quantità d'oro..egli non mi ascoltò e perdurò nel suo sciocco comportamento. Voi osate venire qui a chiedermi aiuto dopo che il vostro Re mi ha negato qualcosa che era mio di diritto? Con quale coraggio vi presentate nel mio Reame pensando di essere in condizione di fare richieste? Sono cose che non possono essere dimenticate! Tuttavia - aggiunge il Re alzando una mano nella nostra direzione - sono disposto a rivedere la mia posizione se mi verrà riconsegnato ciò che tempo fa mi fu negato. >
Sul volto di Frerin appare un'espressione di piena incredulità.
< Ma...mio signore, ti ho appena detto che il Drago Smaug si è impossessato della Montagna! Come potrei darti ciò che chiedi? Non sarebbe possibile nemmeno volendo! >
< Potrete sempre sacrificare qualche nano per il bene comune....non è la vostra abituale linea di condotta? > aggiunge Legolas, non facendo altro che peggiorare la situazione; devo letteralmente trattenere Dwalin per le spalle per evitare che si scagli contro il Re.
Frerin si ammutolisce...ogni sua speranza è crollata e posso capire come si sente..
< Tuttavia sarò magnanimo.. - continua Thranduil con un'aria del tutto divertita, ho la netta impressione che ciò che sta per dire farà naufragare del tutto la missione diplomatica - se alcuni dei sopravvissuti vorranno presentarsi per svolgere qualche piccolo lavoro per noi, sarò lietissimo di ricompensarli.. >

< Tu! Piccolo bavoso insetto biondo! Ti spiaccicherò sotto il mio stivale! Noi nani lavorare per te! Piuttosto la morte che sottomettersi ad uno schifossissimo scarafaggio! >
E, prima che possa fermarlo, Dwalin si scaglia verso il Re che non indietreggia nemmno di un passo e, arrivandogli ad appena qualche centimento di distanza, si ferma con l'ascia sollevata a mezz'aria.

Poi, sbraitando minacce in khuzdul, lancia un gigantesco sputo che si spiaccica sulla lunghissima veste dorata del Re, lasciando un orrendo alone scuro.
< E' solo questo che ti meriti da noi nani! Miserabile pidocchio! > Ringhia Dwalin voltandosi verso di noi e prendendo Frerin per un braccio.
< Andiamocene adesso! Ne ho abbastanza di questo posto! >
Devo ammettere che, per un momento, ho visto la piena sorpresa negli occhi di Thranduil...certo nessuno ha mai osato trattarlo così e la cosa mi spaventa un pochino.
Inizialmente le guardie sono così prese dall'avvenimento che ci fanno passare senza problemi, ma, dopo un attimo, la voce del Re ci raggiunge di nuovo, ma con un controllo decisamente minore di prima.
< Non troverete nessun aiuto in queste terre! Morirete tutti di fame e finalmente ci saremo liberati dalla vostra scomoda presenza mortale! Buttateli fuori e lasciateli nella foresta! Saranno gli alberi a decidere il loro destino.....i nemici di Bosco Atro scoprono presto che, tra queste fronde, c'è qualcosa di molto peggio della morte! >
Mentre le guardie ci scortano fuori senza il minimo accenno di gentilezza, le ultime parole del Re degli elfi mi colpiscono...c'è verità in esse ed io lo so bene.
Oltretutto il dolore ha ripreso a tormentarmi il fianco ed alcuni brividi di freddo mi percorrono la schiena.

Dopo qualche minuto ci ritroviamo di nuovo nella foresta e l'oscurità pomeridiana sta calando velocemente.
Frerin scuote la testa amareggiato, poi guarda Dwalin che sembra sul punto di dire qualcosa.
< No..non dirmi "te lo avevo detto" per favore..sono già abbastanza deluso di come è andata per ascoltare anche i tuoi rimproveri.. >
< Come vuoi...ma..io te lo avevo detto. > borbotta Dwalin passandosi l'ascia da una mano all'altra.
Piano piano ripercorro i momenti salienti del nostro discorso con il Re degli elfi.
< Dwalin...hai davvero sputato sulla veste di Thranduil? >
< Ti giuro che è stata la soddisfazione più grande della mia vita.. > ridacchia il nano.
< Non appena Thorin lo saprà, costruirà una statua in tuo onore.. > commento, immaginando la reazione di Thorin alla notizia.
< Sì...una statua per la tua stupidità. - continua Frerin - Poteva ordinare alle guardie di ucciderci..o di rinchiuderci. >
< Che differenza fa, Frerin? Siamo morti comunque...nel caso tu non te ne sia ancora reso conto, siamo in piena foresta e sta calando la notte. > commento rabbrividendo ed appoggiandomi su una roccia.
Frerin mi si avvicina scuotendo la testa:
< Non avrei dovuto chiederti di venire...non sei ancora guarito del tutto e credo ti sia tornata la febbre. >
< Sto bene.. > replico infastidito.
< Quella bruciatura non era uno scherzo ragazzo...avrebbe messo KO qualunque altro nano. Mi sono stupito questa mattina di vederti già in piedi ad affrontare questa lunga camminata. Dobbiamo proprio farcela una bevuta insieme! > aggiunge Dwalin prendendo posto accanto a me.
Osservo gli alberi sulle nostre teste, le fronde sembrano allungarsi e curvarsi come fossero artigli e la luce ci sta progressivamente abbandonando.
< In ogni caso adesso siamo qui..dobbiamo trovare un modo per uscire dal bosco e dobbiamo sbrigarci..prima che cali la notte. >
< Non credo sia una buona idea, Jari...- mi interrompe Frerin - tu sei debole ed hai la febbre ed io, con questo buio, non ho idea di che sentiero prendere; se ci muovessimo ora non potremmo far altro che perderci. >
Una cieca paura mi riempie il cuore..non voglio passare la notte tra questi alberi.
< Tu non capisci Frerin! Non hai sentito le parole del Re? Dobbiamo uscire prima che sia notte oppure moriremo qui! >
< Non credo a nulla di ciò che dice quella sottospecie di folletto biondo, ma una cosa la so: questi alberi non mi piacciono..secondo me Jari ha ragione, dobbiamo andarcene subito. > viene in mio soccorso Dwalin.
< Oh d'accordo! Se sono in minoranza va bene...ma la direzione la decidete voi! Io non ho idea di quale sia il sentiero giusto.. >

< Il sentiero da seguire è quello a sinistra...se camminate di buon passo, in meno di un'ora sarete fuori. >

Ci voltiamo tutti nella direzione da cui proviene la voce; Frerin si mette davanti a me e Dwalin riprende l'ascia, appoggiata alla roccia su cui siamo seduti.
< Chi c'è? > chiede Frerin
Ma io so già a chi appartiene quella voce e, a conferma di miei pensieri, dalle ombre degli alberi, appare l'elfa dai capelli rossi.
< Abbassa l'ascia nano..sono qui per aiutarvi. > Dice l'elfa con voce cristallina.
< E perché mai dovremmo fidarci di te? > sbotta Dwalin rimanendo nella stessa posizione.
< Perché non avete altra scelta. >
< Dwalin, fa' come dice...vuole aiutarci. > gli dico, posandogli una mano sulla spalla.
Il nano emette un grugnito di disapprovazione, ma poi mi dà retta.
< Come vi ho detto, quello è il sentiero.. - continua l'elfa indicandoci un piccolo varco tra gli alberi - Se me lo consentite, vi accompagnerò per un pochino; la strada è ricca di insidie.. >
Qualche minuto dopo siamo in marcia; cammino appoggiato alla spalla di Frerin, cercando disperatamente di non inciampare ed osservando la schiena dell'elfa che ci precede nel fitto fogliame senza il minimo rumore; al suo confronto Dwalin, dietro di noi, produce il rumore di una mandria di cinghiali impazziti.
La voce di Frerin, che si rivolge all'elfa, mi riscuote dai miei pensieri.
< Perché ci aiuti? Se il tuo Re lo scopre, ti punirà.. >
< Vi aiuto perché è ciò che comanda il mio cuore...nessuno dovrebbe rifiutare un aiuto a chi ne ha bisogno..vorrei soltanto dimostrarvi che non tutto è perduto a Bosco Atro; ci sono ancora coloro che credono nel bene. - Un sorriso amaro si dipinge sul volto dell'elfa - Un tempo anche il Re ci credeva...molti anni fa questi alberi erano pacifici ed il bosco era un rifugio per tutti coloro che si trovavano in difficoltà, ma poi il male arrivò anche qui ed il nostro popolo, pensando di sfuggirgli, si chiuse in sé stesso. Purtroppo, come avete visto, il male si infittisce e non so quanto ancora potremo resistere senza restarne del tutto soggiogati. >
Così dicendo l'elfa sguaina la spada e solo adesso mi rendo conto delle centinaia di occhi gialli che ci fissano dalle fronde.
< State vicini a me...hanno paura degli Elfi, non oseranno avvicinarsi fino all'arrivo della notte. >
< Come ti chiami? > mormoro, incredulo del fatto che ancora nessuno di noi glielo abbia chiesto.
L'elfa si volta verso di me, tenendo sempre alta la spada.

< Il mio nome è Tauriel, mastro nano. > mi dice sorridendo.
< E cosa ne dice il principino della tua iniziativa segreta? > commenta Dwalin con tono sarcastico, cercando di ignorare i molteplici occhi gialli che ci fissano.
Lo sguardo di Tauriel si indurisce: < Egli mi ha vista uscire..credo conoscesse le mie intenzioni, ma non ne sono certa. Tuttavia Legolas è un amico e suo padre non è ancora riuscito a soggiogarlo del tutto.. >
< Guardate! Vedo la fine della foresta! > annuncia Frerin con la gioia nella voce.
Tiro un respiro di sollievo e potrei giurare di averne sentito uno anche da parte di Dwalin.
< Sì..ci siamo. > sussurra Tauriel sorridendo e scostando l'ultima cascata di fronde per permetterci di uscire allo scoperto.
Di colpo mi sembra che l'aria sia più leggera e respirabile, muovo qualche passo senza l'aiuto di Frerin e poi soccombo ad un violento capogiro.
Sento Frerin imprecare sottovoce mentre cerca di farmi rialzare; Tauriel ci si avvicina sollecita, porgendo al nano una manciata di erbe.
< Queste lo faranno stare meglio..sono per la febbre e domeranno l'infezione. >
Gli occhi di Frerin si illuminano mentre trasferisce le erbe all'interno della giaccia.
< Grazie Tauriel...da parte di tutti noi. >
< Sì..grazie. > le sussurro, sorridendole.
< Un'ultima cosa nano..- l'elfa mi si avvicina - come facevi ad essere così sicuro che volessi aiutarvi? >
< L'ho visto nei tuoi occhi....non eri d'accordo con le parole del tuo Re. >
Tauriel mi sorride: < Sono felice di avervi potuto aiutare..addio.. >
Frerin dà una gomitata a Dwalin che si schiarisce la voce e se ne esce con un borbottio incomprensibile che dovrebbe essere un ringraziamento.
Poi ci allontaniamo dal limitare della foresta e l'ultima cosa che vedo di Tauriel sono i suoi capelli rossi sparire nell'oscurità.

Arriviamo al nostro accampamento a notte fonda; un coro di voci ci sommerge, tutti i nani vogliono sapere come è andata.
La voce di Frerin, che ormai sostiene quasi tutto il mio peso, riesce a sovrastare le altre: < Chiedete a Dwalin per favore...adesso ho da fare. >
I nani, compresi il Re e Thrain, si affollano intorno a Dwalin che comincia a raccontare l'accaduto a modo suo.
Ho il sospetto che non dirà nulla dell'elfa che ci ha aiutato ad uscire dalla foresta...e non penso nemmeno che ci crederebbero.

Frerin mi appoggia a terra e comincia ad armeggiare con le erbe di Tauriel.
Una mano si posa sulla mia spalla; è Thorin.
Lui e Frerin si scambiano uno sguardo e Thorin annuisce serio...nessuno aveva mai sperato che Thranduil ci aiutasse..
< Forza Jari..riprenditi in fretta, domani dimostreremo al Sovrano del Reame Boscoso che il popolo di Durin non si piega facilmente... >
Mentre bevo l'amarissimo decotto di Frerin, sento Thror sbottare dando una pesante pacca sulla schiena di Dwalin: < Gliel'hai fatta vedere a quel folletto eh? >
Sorrido.
Thorin si volta verso il fratello e chiede:
< Ma si può sapere cosa diamine è successo? >
< Dwalin ha sputato sulla veste di Thranduil.... >
Le ultime parole che sento prima di cadere in un sonno profondo, sono di Thorin:
< CHE HA FATTO? Dove sei Dwalin, amico mio? Devo costruirti una statua! >


 

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Capitolo 12
*** Nadad ***


Nadad




E' strano come la mia mente cerchi in tutti i modi di evadere da questo scenario di morte..ho ancora nella testa le immagini di Bosco Atro, chiarissime, come se non fosse passato nemmeno un giorno da allora.
Roteo la mia lunga spada in ogni direzione, cercando di proteggere me stesso ed il fianco sinistro di Frerin, che mi combatte vicino.
Raggiungere Azog non si è rivelato affatto facile..ci sono troppi orchi tra noi e lui.
La sagoma di Thorin si fa sempre più lontana...la sua furia omicida lo ha spinto avanti, decisamente troppo avanti... quasi non lo vedo più.
La voce di Frerin si leva stridula, cercando di sovrastare i suoni della battaglia:
< Per Mahal...Jari!!! >
Mi volto verso di lui, continuando ad infilzare un orco dopo l'altro e chiedendomi cos'altro possa ancora capitarci.
< Cosa.... >
Le parole mi muoiono in gola e, per un attimo, anche la mia spada si ferma: una gigantesca orda nera di orchi ci taglia la strada...adesso mi appare davvero chiaro che non potremo mai farcela contro un tale numero.
Dwalin mi arriva davanti urlando e pianta la sua ascia nello stomaco di un orco, deviando un colpo diretto alla mia testa.
< DOBBIAMO RITIRARCI! - Urla Balin alle nostre spalle - LA'! TRA QUEGLI ALBERI! >
Riuscendo finalmente a sopraffare l'immobilità che si era impadronita dei miei muscoli, mi volto a sinistra e scorgo un piccolo ma folto boschetto, effettivamente lì potremo difenderci meglio; raggiungere Thorin è fuori discussione.
< D'accordo, andiamo! > sibilo, ansimando pesantemente.
Prima di mettermi a correre verso la nostra unica salvezza, afferro Frerin per un braccio, ma il nano non ne vuole sapere di muoversi.
< Frerin! Dobbiamo ritirarci! Forza, vieni! > gli urlo.
Gli occhi azzurri del nano si muovono freneticamente sul campo di battaglia che si stende davanti a noi, costellato di cadaveri e sangue.
< Thorin....non posso lasciarlo.. fammi andare da lui! >
Lo guardo allibito, gli orchi sono ad una decina di metri ormai e comincio seriamente a temere per le nostre vite.
Poi, ad un certo punto, scorgo Thorin insieme a suo padre Thrain; sembra che anche loro ci stiano cercando.
Mi affretto ad indicarlo a Frerin e, dopo quella che sembra un'eternità, anche Thorin ci adocchia...ci scambiamo un unico e breve sguardo d'intesa e, prima che la marea nera di orchi lo copra alla nostra vista, lo vedo farci cenno di fuggire; negli occhi il solito sguardo determinato.
< Andiamo allora! > dice Frerin distogliendo lo sguardo dal fratello lontano e mettendosi a correre insieme a me.
< Maledetti orchi....lui e mio padre andranno da Azog..ed io non posso raggiungerli. >
Borbotta tra una falcata e l'altra.
Una freccia passa sibilando a qualche centimetro dal mio orecchio destro, la prima di tante.
< Ci inseguono! > mi urla Frerin, lanciando una breve occhiata alle nostre spalle.
< Ma va? Forse ti è sfuggito, ma anche noi ci troviamo in grossi guai mi sembra. >
Frerin ridacchia, spostandosi bruscamente a sinistra per evitare l'ennesima freccia:
< Tempo fa ti dissi che Thorin si sente sempre responsabile....ma, come forse avrai notato, io non sono da meno...lui è mio fratello e odio doverlo perdere di vista in una battaglia del genere.. >
< Thorin sa cavarsela....ha spirito di iniziativa.. > ansimo, cercando di dominare il dolore che mi è scoppiato nella schiena e, allo stesso tempo, continuando a correre.
< E' proprio questo che mi preoccupa...Attento! >
Frerin mi spinge di lato e la freccia diretta alla mia schiena si conficca profondamente in un albero.....
Il boschetto...finalmente...
Io e Frerin sfrecciamo tra gli alberi, cercando di individuare Balin e Dwalin; gli orchi ci stanno alle calcagna.
Ad un certo punto sbuchiamo in una piccola radura circolare.

< Frerin! Jari! GIU'! >
Crollo istantaneamente a terra, trascinandomi dietro anche Frerin.
Un nugolo di frecce, scagliate da Dwalin, Balin ed un nutrito gruppetto di nani, ci fischiano sopra la testa, trafiggendo senza pietà la maggior parte dei nostri inseguitori.
Urlando qualcosa in khuzdul, Dwalin ci oltrepassa con un salto dirigendosi verso i quattro o cinque orchi sopravvissuti alle frecce.
Ansimando, cerco di recuperare le forze sufficienti per alzarmi; oltre al sapore della polvere e del sangue, sento il respiro affannoso di Frerin accanto a me insieme al liquido rumore dell'ascia di Dwalin che danza poco elegantemente nell'aria.
< Forza ragazzi....in piedi! Ne arriveranno altri! >
Con una forza di cui non lo credevo capace, Balin ci solleva entrambi, rimettendoci in piedi.
< Dov'è finito Thorin? > chiede Dwalin, senza fiato.
< Siamo stati divisi....è con Thrain adesso. > risponde Frerin in un soffio.
< Andranno da quella bestia schifosa...dobbiamo aiutarli! >
Annuisco, guardando l'espressione determinata di Dwalin; ma poi la voce lapidaria di Balin ci fa voltare, uccidendo ogni nostra speranza.
< Non possiamo. >

Un orco gigantesco che non ho mai visto prima, attraversa a passi lenti la radura.
Il muscoloso corpo nero è interamente ricoperto da una corazza di ferro; del muso, chiuso in un elmo appuntito, sono visibili solo i denti, aguzzi e ghignanti.
In una delle sue ginocchia nodose è confitta una lunga freccia, ma la bestia non sembra nemmeno essersene accorta...
La lunga spada ricurva è rossa di sangue nanico e, al solo guardarla, il mio cuore si mette a pompare più velocemente mentre mi riempio di rabbia per miei compagni caduti.
Intorno a lui, sciamano altri orchi..il suo seguito immagino; essi vestono armature simili, anche se meno elaborate ed uno di loro innalza orgoglioso e sprezzante un minaccioso vessillo nero.
Mi stringo agli altri nani..insieme saremo più forti.
Ad un certo punto, noto Balin guardarsi intorno con aria sperduta, come se cercasse qualcuno tra di noi, senza trovarlo.
Poi la voce gutturale dell'orco, a malapena comprensibile, mi distrae da tutto il resto.

< Dove credevate di andare? Lurida feccia...il mio padrone mi ha ordinato di estinguere la vostra stirpe...ed è ciò che farò. Questa radura diventerà la vostra tomba! Yazneg! Mostra a questi nani parte del nostro precedente bottino.. >
Le sue parole si estinguono in un orrendo sibilo e la sua bocca diventa un ghigno feroce.
< Si, mio signore Boldog.. > risponde all'istante uno dei suoi sottoposti, voltandosi e sparendo tra i cespugli.
Sto quasi pensando di sfruttare il momento e scagliarmi contro Boldog, quando egli ritorna, trascinandosi dietro il cadavere malamente sfigurato di un nano.
I nani intorno a me ammutoliscono e poi Balin crolla pesantemente in ginocchio.
< Adad.. >
< Per Mahal....Fundin..> mormora Frerin dando corpo ai miei pensieri.
< Brutto orco schifoso! - la voce di Dwalin, che si erge in piedi con una mano posata sulla spalla del fratello, trema di rabbia e di dolore - La pagherai, la pagherai cara per ciò che hai fatto! >
Una singola lacrima bollente gli scende sulla guancia..e solo questa vista mi restituisce la forza necessaria per continuare a combattere.
Urlando, ci lanciamo sugli orchi; uniti e compatti, come solo i nani possono fare.
Mentre combatto, vedo Dwalin sferrare un potente colpo di ascia a Boldog che però riesce abilmente a contrastarlo con il gigantesco scudo.
Il nero generale comincia a roteare una gigantesca mazza chiodata, cercando in ogni modo di colpire i suoi ormai numerosi assalitori.
All'ultimo momento vedo la mazza venirmi vicino e mi getto a sinistra appena in tempo per evitarla, ma non ha la stessa fortuna uno dei nani dietro di me; la mazza lo colpisce sulla testa e lo vedo chiaramente crollare a terra con il collo spezzato..
< Nain!! Padre!!! > urla un nano dalla folta barba rossa che conosco appena, precipitandosi verso il genitore.
Senza nemmeno pensarci, gli faccio scudo, cominciando a combattere davanti al corpo di suo padre.
Intanto, Boldog continua a sferrare colpi, non mostrandosi nemmeno scalfito dai molteplici attacchi dei nani.
Non sta funzionando....Mahal, aiutaci, non sta funzionando.
Ad un certo punto, la voce di Dwalin mi arriva chiara alle spalle, si sta rivolgendo al nano dalla barba rossa, ancora chino sul padre.
< Dain! Vendichiamoli! Dobbiamo farlo insieme e dobbiamo farlo adesso! Sei con me? >
< Ovviamente! - risponde Dain alzandosi da terra e rivolgendomi un'occhiata riconoscente - Quando vuoi.. >
Uccisi quasi tutti gli altri orchi, ci gettiamo in un attacco congiunto.
Io, Frerin e Balin ingaggiamo una strenua lotta con l'orco, cercando di neutralizzare le sue difese; con un salto decisamente al di sopra delle mie energie, riesco ad aggrapparmi al braccio sinistro della bestia.
Nonostante i molteplici scossoni, pianto la spada dritta nel suo avambraccio; fradicio di putrido e nero sangue, ascolto con gioia il suo urlo di dolore e lo vedo mollare la presa: il pesante scudo di ferro, lungo due volte me, cade a terra con un cupo clangore.
Abbandono la presa e mi allontano di qualche metro.
Intanto Dain e Dwalin sono riusciti ad arrampicarsi sulla schiena del mostro ed entrambi sollevano le armi urlando; intuendo cosa sta per accadere, distolgo disgustato lo sguardo e, pochi secondi dopo, la testa di Boldog rotola ai miei piedi, il ghigno ancora presente sotto il pesante elmo scuro.
Il corpo della bestia cade pesantemente a terra, dandoci il tempo per un sospiro di sollievo.
Osservo con tristezza Dwalin e Balin, inginocchiati accanto al corpo sfigurato di Fundin e, poco lontano, Dain sta mettendo tra le mani del padre un grossa e pesante ascia..
< E' stata una follia venire qui.. - sussurra Frerin, mettendomi una mano sulla spalla -
Questa battaglia sarà ricordata dal nostro popolo come la più sanguinosa e la più inutile di sempre.. >
< E non è ancora finita.. - mormoro tendendo l'orecchio - Sembrano......tamburi. >

< Altri orchi in arrivo! > Mi precede Dwalin.
L'angoscia mi artiglia lo stomaco, mentre mi riunisco ai nani rimasti; tuttavia, più li osservo, più noto la loro stanchezza...
Frerin ha lo sguardo preoccupato, anche se potrei scommettere che il motivo sia quasi unicamente l'assenza di Thorin, il taglio sul sopracciglio è rosso fuoco ed un grosso livido violaceo gli si staglia nitido sulla mascella.
Balin ha il braccio sinistro appeso al collo, ma è lo sguardo totalmente privo di speranza che mi preoccupa.
Dwalin e Dain sono ancora ansimanti, ma sembrano soddisfatti del loro operato ed entrambi impugnano le proprie armi con così tanta forza da sbiancarsi le nocche.
Altri due nani, vicini l'uno all'altro, si scambiano continue occhiate: il primo, Gloin, borbottando qualcosa al di sotto dell'elmo corazzato, impugna con forza la sua ascia; mentre il secondo, Oin, sembra leggermente disorientato...ha un'orecchio del tutto coperto di sangue.
L'ultimo componente del nostro gruppo è Bifur...un orrendo pezzo di qualche arma gli spunta dalla fronte, ma dalla ferita non esce sangue; il nano si agita come se volesse invitare gli orchi a farsi avanti, ma capisco solo la metà delle sue urla...credo stia parlando del tutto in Khuzdul.
Una certezza mi eplode improvvisa nella mente: non ci sono molte possibilità di vittoria, tuttavia se il nostro destino è la morte, moriremo lottando e proteggendoci a vicenda.
E' pomeriggio inoltrato, il sole sta calando....ho paura di ciò che potrà accadere prima che faccia notte..ho paura di non rivedere mai più il suo sorriso..
Cerco disperatamente di immaginarmi casa nostra e subito mi appare la mia Dìs che prepara la cena...è solita canticchiare mentre lo fa: melodie dolci e prive di parole.
A volte però, specialmente quando ha litigato con qualcuno, decide di mettersi a cantare a squarciagola, accompagnando il tutto con uno sferragliare deciso e molesto di pentole, piatti e posate...è uno dei suoi modi per esprimere la disapprovazione.
Il problema principale è che mia moglie è del tutto stonata...ma non vuole ammetterlo.
Le labbra mi si increspano in un sorriso, quando un ricordo nemmeno troppo lontano mi appare davanti agli occhi.

< Pssst! Papà! >
Il bisbiglio di Fili mi arriva da dietro la poltrona su cui sono comodamente seduto.
Mi volto incuriosito.
< Che c'è? Perché bisbigli? >
Fili mi lancia uno sguardo piuttosto eloquente attraverso i profondi occhi azzurri.
E subito, dalla cucina, proviene un'acuta e penetrante melodia; Dìs sta cucinando.
Prima che io possa aggiungere qualunque altra parola, un inaudito fracasso di pentole rimbomba in tutta la casa.
< Per Mahal, ci risiamo...con chi ha litigato oggi? > chiedo, bisbigliando a mia volta.
< Con lo zio Thorin credo.. >
< Già..non so nemmeno perché l'ho chiesto. Quei due non possono mai fare a meno di beccarsi l'un l'altro.. Comunque sorvoliamo.. - incasso la testa nelle spalle all'ennesimo fragore di pentolame vario e continuo a sussurrare - è questione di vita o di morte, li hai portati figliolo? >
Fili annuisce con aria complice e mi porge velocemente la nostra comune salvezza per le serate come questa.
Tre secondi dopo, ogni rumore si placa, Fili si arrampica sulle mie ginocchia e restiamo in silenzio ad osservare il fuoco che scoppietta allegro nel camino.
Quando entriamo in cucina, Dìs è ancora di spalle e sta versando nelle scodelle una delle sue ottime zuppe.
Scambiandoci uno sguardo d'intesa, io e Fili prendiamo posto e, felici del pericolo scampato, ci togliamo furtivamente i tappi dalle orecchie.

Ma, proprio mentre li sto togliendo, Dìs si volta fulminea afferrandomi la mano destra.
< E così credevate di farla franca anche oggi vero? >
< Non so di che parli tesoro.. > sorrido, riuscendo a farmi scivolare i tappi lungo la manica della camicia.
< Oh...ma sì che lo sai caro. Comunque, grazie a tutto ciò che mi hai promesso, per questa volta vi perdono entrambi.. > continua lei, passandoci i piatti.
< Promesso cosa, amore? >
< Prima, quando siete venuti in cucina, ti ho ricordato che c'è il tetto da riparare e che la prossima settimana mia madre e Thorin verranno qui a cena..Chi tace acconsente, quindi...grazie tesoro, sapevo che saresti stato comprensivo! >
Detto ciò, Dìs mi lascia un dolce bacio sulle labbra, trattenendo a stento una risatina.
< Tua madre? > mi sento sprofondare..
< Ma è proprio necessario? >
Dìs mi fulmina con lo sguardo ed io sorrido, attirandola a me.
< D'accordo, farò questo sacrificio per la mia mogliettina troppo furba per essere ingannata. >
< Ben detto caro! E sappiate che se dovessi trovare i vostri tappi da qualche parte, li nasconderò dove non potrete mai più ritrovarli! >
Ribatte, ridendo ed agitando il mestolo della zuppa.



Mi sembra ancora di sentire la sua risata, così chiara e limpida nelle mie orecchie..
Per Mahal! Rivoglio quelle serate...rivoglio la mia famiglia...

Poi le urla degli orchi si fanno molto più vicine e non ho tempo di pensare a nient'altro.
Cercando di ignorare il mio corpo che ad ogni passo mi implora di fermarmi, resto vicino a Frerin..solo così potremo proteggerci a vicenda.
Dagli alberi sbucano una quarantina di orchi, armati di archi e frecce avvelenate.
I dardi cominciano a volare nell'aria e scansarli diventa un'impresa.
< Sono frecce avvelenate!! Riparatevi! > Urla Frerin per avvertire gli altri.
Gloin ha un grosso scudo e lo protende daventi a sé, riuscendo a coprire anche Oin e Bifur.
Dwalin, Balin e Dain riescono a nascondersi dietro ad alcuni alberi, ma io e Frerin siamo al centro della radura...non c'è nulla con cui proteggersi.
Un orco scaglia un dardo contro di me e, non so nemmeno come, riesco a deviarlo con la spada, mandandolo a conficcarsi nel terreno; non mi capiterà di nuovo.
Siamo spacciati.
Fronteggiamo gli orchi, schiena contro schiena, cercando disperatamente un riparo.
All'improvviso, il sole calante si posa su qualcosa sul terreno, poco lontano da noi e lo scintillio mi colpisce gli occhi.. è lo scudo di Boldog!
< Seguimi! > Urlo a Frerin, buttandomi velocemente a sinistra ed afferrando il pesantissimo scudo con entrambe le braccia.
Con uno sforzo congiunto, riusciamo a sollevarlo ed a nasconderci dietro di esso..appena in tempo.

Gli orchi si mettono di fronte a noi, pronti a scagliare altre frecce e, in un solo secondo, la nostra resistenza si trasforma in sconfitta.

Lo vedo per primo sbucare dagli alberi, ignaro della situazione, privo di un qualunque riparo, con i capelli corvini scarmigliati ed uno sguardo di rabbia e preoccupazione sul volto.. Thorin si espone senza saperlo alle file di orchi che ci assediano.
Un secondo dopo di me, lo vede anche Frerin ed un mormorio strozzato esce dalla sua gola:
< Nadad.... >
Reagisco troppo tardi, quando il mio braccio si protende per afferrare quello di Frerin, trova solo il vuoto: il nano moro è già scattato verso il fratello ed il peso dello scudo si riversa del tutto sulle mie braccia, troppo stanche per sopportare un tale peso.
Thorin vede Frerin correre verso di lui e, un secondo dopo, sente l'orrendo sibilo delle frecce scagliate nella sua direzione.
Un lampo di consapevolezza gli appare negli occhi ma, anche lui come me, arriva in ritardo e non riesce a fare per il fratello ciò che Frerin sta già facendo per lui.
Tutto avviene in un attimo: riuscendo finalmente a liberarmi dello scudo, muovo qualche passo verso i miei principi e percepisco un urlo di Dwalin alle mie spalle.
Poi accade.
Frerin, esattamente di fronte al fratello, crolla a terra: due frecce gli spuntano dal petto ed un'altra dalla gola, il sangue vermiglio imbratta il suolo duro e polveroso.
Mi si mozza il respiro.

La battaglia infuria intorno a me, ma tutto ciò che riesco a vedere è l'espressione devastata sul volto di Thorin e le sue mani che, impotenti, si affannano sulla gola del fratello, cercando di fermare il sangue.
Mi avvicino strisciando ai miei principi, senza nemmeno accorgermi delle lacrime che mi bagnano il viso.
< Perché Frerin? Perché l'hai fatto? > geme Thorin con gli occhi fissi in quelli del fratello.
Frerin ci guarda entrambi ed un gorgoglìo sommesso viene fuori dalla sua gola; deglutisco, cercando di tenere a bada lo stomaco, e mi concentro sui suoi occhi.
In un secondo so esattamente che cosa direbbe se potesse parlare, la sua voce risuona limpida e sarcastica nella mia mente, facendo aumentare il flusso delle mie lacrime:

"Perché tu avresti fatto lo stesso...siamo fratelli. E smettila di darti la colpa, per Mahal! Ti proibisco di incolpare te stesso per qualcosa che io ho scelto di fare!"

La mano destra di Frerin, quella che non è tra le mie, si alza lentamente fino a sfiorare il volto di Thorin, lasciandovi una piccola impronta vermiglia, poi la vedo con orrore ricadere inerte sul terreno.
Un istante dopo, il suo respiro si fa ansimante e la luce nei suoi occhi si spegne.
Adesso Frerin è nelle gloriose Sale di Mandos.

 

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Capitolo 13
*** Un'occasione ***


Un'occasione



< Frerin... >
La voce spezzata di Thorin raggiunge le mie orecchie.
Gli poso una mano sulla spalla e lo vedo alzare gli occhi su di me, molto lentamente.
< Adesso è in pace, Thorin.. > sussurro, cercando di mantenere salda la voce.
< Ma io non sarò in pace....mai..non fino a che quel lurido orco sarà ancora in vita.. Mi sono comportato come uno stupido nano alle prime armi; sono venuto fuori da quei maledetti alberi senza guardare...pensavo solo a nostro padre.. >
< Aspetta..cos'è successo a Thrain? >
Thorin strizza con forza le palpebre, senza abbandonare la presa sul corpo del fratello.
< Quando ci siamo divisi, mio padre ha affrontato Azog...stavano combattendo ma, ad un certo punto, non l'ho più visto. Ho cominciato a cercare il suo cadavere, ma anche di quello nessuna traccia.. >
< Tutto lascia supporre che l'abbiano catturato.. >
< Lo preferirei morto che prigioniero di quelle bestie! > ringhia Thorin.
< Poi, nella mischia, ho perso di vista anche quello schifoso orco pallido e così ho deciso di riunirmi a voi...volevo chiedere consiglio a Frerin..è sempre stato meno impulsivo di me ed avrebbe sicuramente saputo che cosa fare. >
Il nano moro si blocca improvvisamente, costringendosi a guardare in basso e poi mormora con un rauco singhiozzo: < ..lo era... >.
< Perché non sono stato più accorto? >
< Thorin...ascoltami....- il nano scuote la testa, continuando a mormorare -
Ho detto ascoltami! Frerin è morto per salvarti la vita, è vero.
Forse avresti potuto fare qualcosa, vero anche questo.
Ma il mondo non si costruisce sui "se"; devi rendertene conto.
Se io mi fossi mosso più in fretta e se fossi riuscito a trattenerlo, adesso ci saresti tu steso a terra. Se non avessimo deciso di partire, molti più nani sarebbero vivi adesso...
Fidati, non c'è alcun vantaggio con i "se"...l'ho imparato il giorno in cui sono morti i miei genitori. Non so se esiste un fato o un destino che guida le nostre azioni e stabilisce la durata delle nostre vite, e non voglio nemmeno saperlo; ma SO che ciò che è accaduto non è stato per colpa tua, né mia, né di nessun altro.
La battaglia non è finita, Thorin; ma deve finire prima che sopraggiunga la notte..troppi nani sono morti ed altri ne moriranno, ma non permettiamo che siano morti invano!
Non lasciare che il dolore ti annebbi la volontà, proprio adesso che tutti noi ne abbiamo bisogno; solo tu puoi guidarci alla vittoria, tu e nessun altro.. >
Thorin alza gli occhi dal fratello e stringe la mano destra sull'elsa della spada; forse sono riuscito a fare breccia nel suo dolore.

< Jari ha ragione, Thorin.. Soltanto tu puoi guidarci e noi ti seguiremo.. >
Alzo lo sguardo e noto Dwalin con ancora il respiro pesante e gli occhi lucidi di lacrime trattenute con orgoglio.
Gli orchetti che ci hanno assalito giacciono trucidati tutti intorno a noi ed i nostri compagni si radunano uno accanto all'altro, osservando con tristezza il corpo inerte di Frerin ed annuendo alle parole di Dwalin.
Thorin annuisce lentamente e, dopo aver adagiato con estrema delicatezza il corpo di Frerin a terra, raddrizza la schiena e si alza in piedi.
< Questa battaglia finirà stanotte. E gli orchi moriranno. >
Gli occhi azzurri del nostro principe si fanno più remoti e scuri; è come se avesse messo da parte il dolore, almeno per un po', rinchiudendolo nella parte più profonda della sua anima..insieme a tanti altri.
Nonostante mi sembri terribile lasciare Frerin qui, riverso sul terreno polveroso, comincio ad alzarmi lentamente, senza staccare lo sguardo da lui; ma, ad un certo punto, una mano di Thorin si posa sulla mia spalla.
Alzo gli occhi su di lui, notando le lacrime che invano tenta di trattenere.
< Resta..- la voce gli si rompe, ma solo per un secondo - Resta con lui..ti prego. Non voglio che qualche orco lo trovi e faccia scempio del suo corpo.. >
Sto per ribattere, ma questa volta il concreto dolore negli occhi di Thorin è così evidente che rinuncio, limitandomi ad annuire in silenzio.
Tuttavia Dwalin interviene:
< Thorin..ci servono guerrieri...e quelli abili come Jari fanno la differenza. Deve venire con noi. >
< Non posso abbandonarlo lì....è morto per salvarmi la vita.. > mormora Thorin, che osserva il fratello come aspettandosi una sua opinione.
< Troveremo un posto sicuro dove lasciarlo..Balin mi aiuterà..e poi vi raggiungeremo. > propongo, alzandomi in piedi.
< Sono d'accordo con il ragazzo...faremo così. > aggiunge Balin in mio soccorso, il volto che spicca pallido in contrasto alla barba incrostata di polvere e sangue.
< Può andare... > mormora Thorin lanciando un'ultima lacerante occhiata al fratello; poi si volta velocemente e, seguito dagli altri, si avvia correndo verso il diradarsi degli alberi.

Balin, vicino a me, tira su col naso rumorosamente; dei grandi lacrimoni gli scendono sul volto e, forse per la prima volta, mi rendo conto di quanto davvero fosse attaccato a Frerin.
< Tutto bene Balin? >
Il nano mi guarda e una parte del suo dolore si trasferisce su di me, mozzandomi il respiro ed attanagliandomi lo stomaco...Frerin non c'è più.
Vedo Balin chinarsi e prendere dolcemente fra le dita una ciocca scura dei capelli di Frerin..
< Io l'ho cresciuto questo ragazzo...ho assistito con gioia alla sua sempre crescente curiosità, alla sua continua sete di sapere.
La prima volta che fu mandato dal Re in missione a Bosco Atro, ne rimase così affascinato che mi chiese di insegnargli a parlare elfico..ed io ovviamente fui molto contento di farlo. Pensai che sarebbe diventato un nano forte e saggio...ed è successo.
Ma adesso siamo qui e non posso fare a meno di pensare che vorrei esserci io al suo posto in questo momento...egli non meritava di morire. >
Un sacco di immagini mi si affollano nella mente: Frerin che mi rivolge i suoi saggi consigli, Frerin che mi porge un boccale di birra dopo una lunga giornata di lavoro alle fucine, Frerin e la sua espressione divertita ed un po' sorpresa quando era venuto a sapere dell'amore che mi legava a sua sorella...
Una voragine mi si apre nel petto mentre realizzo che il nano che consideravo mio fratello è morto e che io non lo rivedrò mai più.
< Forza Balin...aiutami a trasportarlo in un punto più nascosto.. > sussurro, reprimendo il dolore.
Il vecchio nano annuisce e caccia indietro le lacrime, facendosi forza e mormorando:
< Che le Sale di Mandos ti accolgano degnamente, Frerin figlio di Thrain. >

Il corpo di Frerin pesa parecchio e, sebbene in due, facciamo molta fatica a sollevarlo; ma sono contento, perché è come se sollevassi il peso di ogni mia colpa, alleggerendo così il dolore che riempie il mio cuore.
Con la mente, ritorno negli Ered Luin, dove ho passato gli anni più belli della mia vita.


Il vento mi scompiglia i capelli, provocandomi un leggero brivido di freddo.
Ci siamo stabiliti qui solo da qualche mese e nessuno di noi si è ancora abituato a questi monti..ci mancano le profondità della nostra Montagna, ci manca la dura e solida roccia dei nostri padri...ci manca la penombra dei corridoi e la magnificenza dei saloni. Tuttavia questi monti, contornati da verdi boschi, mi piacciono...credo di poter riuscire un giorno a chiamare "casa" questo posto..mi serve solo un po' di tempo.
Mi guardo intorno sorridendo; è appena l'alba e già la città è in fermento; è incredibile come i nani sappiano organizzarsi quando ne hanno la necessità.
Alcune botteghe stanno già aprendo e, dalle fucine, arriva il sordo cozzare dei martelli sulle incudini.

< Buongiorno Jari! Hai il turno presto stamattina? >
Mi volto verso il luogo da cui proviene la voce e sorrido, dirigendomi verso il nano che mi ha salutato.
< Bofur! In realtà no, il mio turno è tra qualche ora..... ma adoro passeggiare la mattina presto e, se non sbaglio, tu sei in anticipo. >
Il giocattolaio è seduto nella sua bottega con in mano una piccola trottola in legno sapientemente scolpito; mentre parlo mi rivolge un caldo sorriso.
< Beh..come sai, non amo cominciare prima, ma i motivi dell'anticipo sono ben due: per prima cosa, da quando siete arrivati il lavoro è quasi triplicato!
Non che mi lamenti, ma le mie ore di sonno sono notevolmente diminuite..
E poi ieri sera, mio fratello Bombur è riuscito a coinvolgermi nella lunga preparazione della zuppa con i funghi, tanto da impedirmi di finire il lavoro della giornata.. Per non parlare del pietoso stato del mio stomaco questa mattina...ti dico solo che quel grassone sta ancora ronfando beatamente, ma adesso ci penserà Myra a buttarlo giù dal letto.
- il nano sorride mentre prova la trottola sul bancone di legno -
Glielo dico sempre che non dovrebbe mangiare così tanto, è già stato fortunato a trovarsi una moglie..dovrebbe provare a mantenersela anche. >
< A proposito di Myra...quando la vedi, ringraziala da parte mia per la cena della settimana scorsa..è stata divina. > dico, giocherellando con un piccolo cavallino di legno con una zampa spezzata.
Bofur solleva la testa ed annuisce, facendo ondeggiare il suo buffo cappello marrone dal quale non si separa mai, poi, alla mia domanda, il suo sguardo cambia.
< Hai notizie di....lei? >
< Chi? La tua amata? > ribatte il nano.
Un improvviso sconforto mi attraversa il cuore.
Mi guardo intorno circospetto.
< Smettila di chiamarla così! Lei non sa nemmeno chi sono..e tu non dovresti nemmeno sapere nulla. >
Il giocattolaio si stringe nelle spalle sorridendo.
< La mia unica colpa è di saper osservare...non fai altro che gravitare vicino alla casa di Thorin e Frerin...ci manca solo che cominci a sbirciare dalle finestre...Quale potrebbe essere il motivo se non la bella principessa? Ah..giusto, dimenticavo..hai anche cercato di farti dare informazioni dalla sua dama di compagnia..senza alcun successo. Se non fosse stato per il fatto che Myra è amica sua, non sapresti nulla.. >
< D'accordo..d'accordo Bofur..mi hai fatto un favore enorme, ma adesso puoi rispondere alla domanda? >
Il giocattolaio si fa serio: < Nulla di nuovo Jari...Dìs se ne sta chiusa in casa da quando siete arrivati..sembra anche che i suoi rapporti con Thorin si siano fatti tesi..ma lei non parla mai molto di lui.. >
Sospiro.
< Tre mesi, Bofur...tre mesi che siamo qui e non ha mai messo piede fuori dalla porta..che cosa crede Thorin? Che la cosa sia passeggera? Non può continuare a far finta di nulla..devo fare qualcosa...ma non ho idea di cosa. >
< Che ne dici di un mazzo di fiori? > mi chiede.
< Sei troppo romantico...ti ho già spiegato che non mi conosce nemmeno.. >
< Ma tu la ami...o sbaglio? >
< La amo Bofur....dal primo istante in cui l'ho vista, dopo le fiamme del Drago. >
< Allora sei solo tu il pezzo mancante...trova il modo di conoscerla, così scoprirai se davvero è il tuo Uno...Solo..fatti una domanda: sei disposto ad essere fatto a fettine da Thorin? Perché se dovesse scoprire quello che hai in mente, è così che finirai.. >
< Grazie Bofur..sei sempre di grande aiuto. >
Gli rispondo, facendogli un cenno di saluto e riprendendo la mia strada.
< A disposizione! > Lo sento rispondere, ormai lontano.
Le fucine mi aspettano.


Il freddo vento delle montagne mi sferza fin nel profondo, costringendomi a rabbrividire ed a stringermi ancora di più nella casacca; fino a che il sole non deciderà di fare capolino, la temperatura resterà bassa.
Conoscere il mestiere di fabbro è stato davvero utile in esilio...il nostro popolo ora vive di questo; forgiamo armi e scudi di ogni genere e li vendiamo al miglior offerente.
La vita di esiliati non è affatto facile...per un po' abbiamo patito il freddo, la fame e la stanchezza, passando da una terra all'altra senza mai trovare rifugio... ma, nonostante tutto, siamo rimasti uniti.
Poi, tre mesi fa, siamo arrivati qui e siamo stati accolti da nani come noi, nani come Bofur, che hanno aperto le porte delle proprie case e della loro terra, rispettando i profondi vincoli del nostro sangue.
Adesso abbiamo una nuova casa...adesso possiamo ricominciare.
Ma, per me, ricominciare non ha senso senza di lei al mio fianco...
Ho cercato in tutti i modi di dimenticarla, ma ogni notte rivedo spegnersi la viva luce azzurra dei suoi occhi ed ogni notte sogno i suoi singhiozzi...la mia anima soffre con lei perché le è indissolubilemente legata..forse Bofur ha ragione, forse sono io il pezzo mancante.

Ad un certo punto, il rumore di un'ascia che viene affilata, mi riscuote dai miei pensieri, subito seguita da una voce familiare.
< Jari! Proprio te cercavo! >
< Dwalin! Perché non sono affatto sorpreso di trovarti qui alle fucine? >
Il grosso nano sorride, continuando a svolgere la sua attività preferita.
< Thorin ed io andiamo ad allenarci, così approfittavo del momento di calma per affilare la mia ascia...è irrequieta... proprio come me, è troppo tempo che io e lei non falciamo un po' di orchetti. >
Ignorando i profondi desideri bellici di Dwalin, chiedo:
< E Thorin dov'è? >
< Non ne ho idea...mi ha detto che aveva da fare e che mi avrebbe raggiunto qui al più presto...è nervoso, come al solito del resto.. Questa mattina ha litigato con la sorella..li ho sentiti perfino dal giardino, credevo che avrebbero fatto crollare le mura di casa.
Quando finalmente è uscito e mi ha detto di aspettarlo qui, non ho voluto fargli nessuna domanda...aveva l'aria di uno che avrebbe ucciso pur di essere lasciato in pace. Non vedo l'ora che Frerin ritorni...Thorin è sempre più intrattabile quando il fratello è assente. > 
Come sempre quando sento parlare di Dìs, il cuore comincia a balzarmi furiosamente nel petto; tuttavia, con la maggior tranquillità possibile, appendo la casacca ad un gancio e mi infilo il grembiule da lavoro.
Mentre mi lambicco per trovare una soluzione al mio problema, comincio ad accendere i vari fuochi, in modo che siano tutti pronti all'arrivo degli altri fabbri.
Quando arrivo all'ultima fornace, una delle più grandi, accade un imprevisto: il fuoco non vuole accendersi.
Dopo vari ed infruttuosi tentativi, mi volto verso Dwalin.
< Questa ha qualcosa che non va...ci mancava solo questa oggi...abbiamo un sacco di ordini e la fornace più grossa non funziona... >
Mentre parlo, dietro di me parte una gigantesca fiammata che riesco ad evitare per un soffio...grazie al combattimento ho dei buoni riflessi.
Dwalin mi viene vicino all'istante, aiutandomi a spegnerla.
< Comincio a detestare il fuoco.. > borbotta, dopo essere riuscito a domare le fiamme.
< Non dirlo a me.. - aggiungo, sfiorando il marchio che Smaug ha lasciato sulla mia schiena - Questa deve essere controllata, dirò agli altri di non usarla per oggi, anche se rallenterà il lavoro di parecchio.. >
Dwalin annuisce e continua la sua attività preferita con un'espressione sempre più soddisfatta sul viso barbuto, via via che l'ascia si affila.
Ad un certo punto, mi cade l'occhio su una grossa spada appoggiata in un angolo della stanza; la prendo in mano e la osservo.
E' una spada potente ma leggera ed esteticamente perfetta, appena uscita dalla forgia.
Perché mai una spada così bella è stata lasciata qui a prendere polvere?
< Dwalin?>
< Mmmh? >
< Per chi è stata forgiata questa spada? >
< Sei tu che lavori qui, mica io..non ne ho idea, ma mi piacerebbe saperlo; così ad una prima occhiata sembra davvero un'arma di tutto rispetto. >
Con crescente curiosità, apro i registri e mi salta subito all'occhio una nota in caratteri maiuscoli nella pagina delle consegne di oggi.

"Da consegnare il prima possibile al principe Thorin."

Un'idea improvvisa mi balena nella mente ed a stento sento la voce di Dwalin.
< Allora, per chi è? >
Mento.
< Qui non c'è scritto nulla che la riguardi, appena possibile mi informerò. >
Non appena pronuncio queste parole, una voce piuttosto seccata ci raggiunge:
< Dwalin! Andiamo...ho voglia di stancarmi, così per un momento dimenticherò Dìs e la sua immane testardaggine! >
Il nano tatuato mi lancia uno sguardo eloquente, poi mi fa un cenno di saluto ed esce.
Finalmente solo.
Senza perdere tempo, barro la nota sul registro delle consegne e prendo la spada con me...i primi fabbri stanno già arrivando, più tardi troverò un modo per spiegare la mia assenza.
La mia occasione è arrivata e non ho intenzione di buttarla via...consegnerò questa spada all'unica persona presente in casa per riceverla..dopo tre lunghi mesi rivedrò il mio angelo.





Nda:
Eccomi qui:) Mi scuso del vergognosissimo ritardo e del capitolo che non è proprio il massimo.
In ogni caso spero che vi piaccia! Un bacione a tutte e buona giornata :*
Diletta

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Capitolo 14
*** Un fiore ed una spada ***


Un fiore ed una spada






Ripercorro in senso inverso la strada che ho fatto all'andata, ringraziando Mahal che almeno Thorin e Dwalin si siano avviati dalla parte opposta..
La spada pesa tra le mie mani e la mia iniziale decisione comincia velocemente a vacillare.
Sto facendo la cosa giusta?

E' giusto che io vada da lei con lo scopo di raccontarle cose che suo fratello le ha nascosto credendo di farle del bene?
E' giusto far riaffiorare questi dolorosi avvenimenti?
Poi d'improvviso mi rendo conto che tutto questo ha solo una minuscola importanza nella mia mente...ogni fibra, ogni cellula del mio corpo brama la sua vista.

E' troppo tempo che non la vedo, troppo tempo che il mio sguardo furtivo non la sfiora mentre, nelle nostre peregrinazioni da un paese all'altro, ci fermiamo per una sosta o al calar del sole..
Molte volte, durante la notte, mi accampavo insieme a Frerin, poco lontano da lei...i suoi singhiozzi soffocati riempivano di dolore le mie nottate passate ad osservare la profonda oscurità del cielo; ma il solo essere lì, il solo essere testimone della sua sofferenza, mi illudeva di fare qualcosa per lei..
Quante volte ero andato avanti a sondare il terreno, ansioso di trovare un posto sicuro dove fermarci, un posto riparato e, forse anche piacevole, che avrebbe potuto riaccendere solo per qualche secondo la stupenda luce dei suoi occhi?
Quante volte avevo sperato che ricambiasse il mio sguardo?
La risposta è sempre la stessa....troppe volte.
Non c'era nulla che riuscisse a farla emergere dal suo lutto, nessuna parola, nessuna carezza...soltanto i molteplici orfani che ci portavamo dietro riuscivano a volte a strapparle un sorriso.

Gli orfani non erano molti, circa una quindicina; si erano uniti in un gruppo compatto, diventando responsabili gli uni degli altri...si sarebbe potuto dire che fossero tutti fratelli e, in un certo senso, era davvero così.
Nonostante la mia età fosse considerevolmente maggiore, mi sentivo molto vicino a loro, poiché anche io avevo perso i genitori a causa di Smaug; dopo qualche tempo infatti, molti cominciarono a considerarmi una sorta di fratello maggiore e la cosa non poteva non farmi piacere.

Ricordo ancora una mattina di primavera, poco prima che arrivassimo in vista degli Ered Luin; il paesaggio cominciava a non essere più così arido e l'erba colorava il terreno di un verde brillante.
Dìs camminava avanti, insieme a Thorin.. primi nella nostra lunga carovana.
C'era fermento nell'aria, c'era gioia e...vita.
Per la prima volta dopo la morte dei miei genitori, permisi a me stesso di gioire della vita intorno a me, dell'aria che respiravo e dei colori che mi circondavano; volevo che lo sentisse anche lei..lo desideravo con tutto me stesso.
Quel giorno fui lì lì per parlarle... ma Thorin fiutò le mie intenzioni e allontanò Dìs con una scusa, ribadendo che la sua posizione non sarebbe cambiata e che io non avrei dovuto avvicinarmi a lei.
Non sapeva cosa fosse lei per me ma, conoscendo Thorin, credo che non avrebbe fatto differenza..se non nel livello della sua rabbia.
Tuttavia, dovevo fare qualcosa; altrimenti non me lo sarei perdonato.
Dopo essermi allontanato da Thorin, chiamai a me uno dei piccoli nani che aveva perso i genitori tra le fiamme.
< Hey Kirin....mi faresti un grosso favore? > gli sussurrai all'orecchio.
Il piccolo nano dai capelli rosso fuoco mi rivolse un sorrisetto sghembo, il viso ancora segnato dai lutti recenti e poi si limitò ad osservarmi in attesa.
Kirin era uno dei più piccoli, aveva a malapena sei anni e, dal maledetto giorno della venuta di Smaug, non aveva più parlato.
Gloin mi raccontò che lo aveva trovato accanto ai cadaveri bruciati dei genitori..
Cacciando via i cattivi pensieri, mi chinai e raccolsi un fiore stranissimo che non avevo mai visto dalle parti di Erebor: era del colore del cielo.
< Va' a portarlo alla Principessa Dìs...forse capirà che la speranza non è perduta.>  gli dissi, porgendogli il fiore.
Kirin annuì e corse via, avvicinandosi cautamente alle prime file della carovana.
Dopo essere passato sotto l'attento esame di Thorin, il piccolo si avvicinò al mio angelo e le porse il fiore....fu un attimo, ma la vidi sorridere ed il mio cuore si riempì di gioia.
Dopo aver portato a termine la sua missione, il piccolo nano fece per tornare nel suo gruppo, ma poi scorse Frerin ed i suoi occhi si illuminarono..era incredibile quanto il mio migliore amico si fosse affezionato a lui.
< Hey mascalzone! Dove ti eri cacciato questa volta? > rise Frerin, scompigliandogli i capelli ed issandoselo sulle spalle.
A quella scena, perfino Thorin si concesse un sorriso.
"Forse ho ragione" pensai "nonostante tutto ciò che ci è successo, la speranza non è perduta".


Quel giorno mi accontentai di quel sorriso rubato, ma adesso basta..

E' ora che lei sappia...

< Ehi! Ma quello non è certo un mazzo di fiori! Devo preoccuparmi? >

La voce di Bofur mi fa sobbalzare...senza accorgermene sono arrivato di nuovo davanti alla sua bottega; il nano guarda perplesso la lunga spada che ho in mano.
Gli rivolgo un sorriso...in fondo è anche grazie ai suoi consigli se adesso sono qui.
< Solo una cosa Bofur...tu non mi hai visto! - e, prima di andarmene, gli sussurro - Augurami buona fortuna... >
Il nano appare sorpreso, tanto da interrompere il proprio lavoro, poi, nei suoi occhi marroni appare un piccolo lampo di consapevolezza e, perché no, anche di gioia.
Mentre ricambia il mio sorriso, si tocca un lembo del cappello come per salutarmi..ma chiunque conosca Bofur almeno un po', sa che un tocco al suo cappello è l'augurio migliore che lui possa dare.
Mi allontano sollevato...è sempre bello sapere che qualcuno ti appoggia; se solo Frerin fosse qui..sono sicuro che saprebbe cosa dirmi.
Mi chiedo perché, quando Thorin lo manda sui Colli Ferrosi, ci resta sempre qualche giorno in più del periodo stabilito...
Ma adesso non ho più tempo di rimuginare su Frerin: sono arrivato.


La casa di Thorin, Frerin e Dìs è più grande e più isolata rispetto alle altre, fortunatamente lontana dal via vai della città , così non mi è difficile avvicinarmi passando inosservato.
Risalendo lentamente la collina, mi guardo intorno con circospezione...non potrei sembrare più sospetto di così, nemmeno se mi mettessi a fischiettare..
Non sono mai stato capace di fingere..mia madre aveva ragione.
All'improvviso arriva alle mie orecchie il suono di due voci femminili che mi vengono incontro; mi immobilizzo e faccio appena in tempo a gettarmi goffamente nel cespuglio più vicino, quando due nane spuntano sul sentiero.
Sono talmente occupate a parlare tra di loro che non si accorgono della mia evidentissima figura incastrata nei cespugli ai lati del sentiero ed io faccio il possibile per evitare di respirare.

< Oh Myra...non sai come sono contenta che oggi sia la mia giornata libera...fare la dama di compagnia alla principessa Dìs non è affatto una passeggiata. >

Per Mahal...mi ero dimenticato di lei..ma sembra che il destino per un volta mi abbia favorito..
Myra, la moglie di Bombur, si stringe nelle spalle, ostentando un'espressione di sorpresa.
< Ma tutti hanno sempre elogiato la dolcezza della Principessa..come fai a dire una cosa del genere? >
La risposta della giovane nana è seccata ed esasperata:
< Prima forse...ma adesso non più. Dovevi sentire come litigava con il fratello questa mattina..e Thorin è così buono e paziente con lei...le aveva solo chiesto di andare al mercato per fare qualche commissione, vedere qualcuno le avrebbe fatto bene.. E lei lo ha accusato di essere insensibile ed ottuso, fossi stata sua madre le avrei dato un bel ceffone; magari tornava in sé. >
Il mio stomaco ribolle di rabbia, ma la bontà di Myra non si fa attendere.
< Non dire così, non essere cattiva..tu non hai idea di ciò che ha passato quella ragazza..e Thorin non è esattamente il pezzo di pane che descrivi tu. >
< Non sarà un pezzo di pane, ma certo è il nano più desiderato di tutti gli Ered Luin..io stessa ci ho fatto più volte un pensierino! Non sai come mi invidiano le altre, sapendo che lo vedo tutti i giorni... >
La frase viene spezzata da una risatina ed io comincio a disinteressarmi del discorso; le nane si stanno allontanando e l'ultimo scambio di battute che riesco a sentire non rimane impresso a lungo nella mia mente.
< Puoi farci tutti i pensierini che vuoi, ma Thorin ha altro a cui pensare ora..e non credo che per lui ci sia posto per altre nane al di fuori di quelle della locanda... >
< Oh beh! Potrei sempre cambiare lavoro e farmi assumere come cameriera.. >

Mentre le voci si affievoliscono, esco dal cespuglio con circospezione, imprecando per ogni ciocca di capelli che mi rimane impigliata tra le foglie..
La casa incombe solitaria davanti a me...recupero la spada insieme al mio coraggio e mi avvio verso l'entrata.
Appena arrivato davanti alla porta, ogni tipo di forza sembra abbandonarmi e, per la prima volta nella giornata, mi chiedo che cosa diamine mi abbia spinto ad abbandonare le fucine senza giustificazione..
Appoggio scoraggiato la testa sul duro e massiccio legno, come se i suoi vecchi nodi e venature possano darmi le risposte che cerco.
E all'improvviso lo sento...un pianto sommesso e...triste, che mi fa riprendere all'istante le fila dei miei propositi; sono qui per lei, perché la amo.
"Andiamo Jari...contegno e sicurezza..altrimenti non funzionerà." dico tra me e me riavviandomi i capelli scompigliati e nascondendo qualche treccina sfilacciata.
"O adesso o mai più, nano testardo" e, prima di poter dubitare ancora, la mia mano destra si muove da sola, bussando velocemente alla porta.
Il singhiozzare cessa all'improvviso, insieme al mio respiro...

Quando la porta si apre e la vedo lì sulla soglia, con le guance ancora umide e gli occhi rossi di pianto, bellissima da mozzare il fiato, le parole sicure che mi ero preparato mi muoiono in gola e non posso fare altro che restare in silenzio, beandomi della sua vista e rimproverandomi della mia debolezza.
Dìs appare per un attimo sconcertata e, a causa della sorpresa, riesco per un solo istante a vederle dentro; poi, dopo un lieve respiro, la vedo risollevare un familiare e freddo muro di insensibilità.
E' lei la prima a parlare, dandomi il tempo di riacquistare un certo contegno.
< Bhè? Cosa c'è da guardare? >
Ignorando il lieve accento infastidito, le rispondo con il più alto livello di noncuranza che posso assumere in questo momento...solo Mahal sa quanto mi costi.
< Se mi si presenta l'occasione di osservare da vicino una gemma preziosa, non posso far altro che coglierla...comunque il mio nome è Jari. >
Tendo la mano con sicurezza, la mia mano è ferma così come la mia voce, ma dentro di me ogni cosa è in subbuglio..
Senza staccare gli occhi dai miei, allunga la mano verso la mia e me la stringe, con forza e indecisione.
< Io sono Dìs... >
In questo istante capisco di essermi perso...perso in lei, nella sua voce, nei suoi occhi azzurro ghiaccio, nei suoi riccioli neri..lei è il mio Uno.

Le lascio la mano dopo un attimo eterno e noto gli occhi di lei spostarsi interrogativamente sulla spada appoggiata sull'erba.
Mi schiarisco la voce: < Io lavoro alle fucine e dovrei consegnare questa spada al principe Thorin, è in casa? >
< Non in questo momento..ma puoi lasciarla a me, gliela farò avere non appena sarà di ritorno.. >
Le passo la spada, sfiorando di nuovo la sua mano e rammaricandomi per la brevità del nostro incontro.
< Devo andare, Principessa. > sussurro, mentre costringo le mie gambe a fare dietrofront.
< Addio, Jari.. > sussurra appoggiandosi allo stipite della porta, come se all'improvviso le mancasse un sostegno.
Permetto ad un lieve sorriso di sfiorarmi le labbra e, quasi senza rendermene conto, stringo nel pugno sinistro il ricciolo scuro che è con me da quella notte..
< Arrivederci..Dìs. >


Il peso del corpo di Frerin mi riporta bruscamente alla realtà, facendomi sussultare; devo smetterla di perdermi in questi pensieri..
< Il passato ti torna alla mente ragazzo? > ansima Balin, tirando su col naso.
< Non riesco a farne a meno, Balin...non posso non pensare a Dìs, Fili, il piccolo, la nostra casa...proprio non posso. E' come se ci fosse qualcosa che mi costringe a ricordare ogni cosa, a rivevere i momenti con la mia famiglia...non so come spiegartelo Balin..è come se un'aura oscura cominciasse ad avvolgermi. >
Il vecchio nano mi fissa con apprensione:
< Torneremo a casa, Jari...ce la faremo. >
La parola "casa" rimbomba nella mia mente con un sordo rintocco, evocando numerose immagini della nostra Erebor.
< No, Balin..- sussurro - io non rivedrò Erebor.. >
Il nano sembra sorpreso.
< Che hai detto, figliolo? >
< Nulla..non preoccuparti. E' solo una sensazione passeggera. Vieni, aiutami a metterlo qui; dietro queste rocce non lo vedrà nessuno. >
Con un ultimo sforzo congiunto, solleviamo Frerin e lo appoggiamo a terra su un soffice letto erboso..e, all'improvviso, il suo braccio destro scivola dal petto, dove lo avevo posato, e ricade inerte sul terreno.
Il pugno, che prima era serrato, si rilassa, mostrando il proprio contenuto: un cordino di pelle nera con due pendenti di osso.
Su ogni pendente spicca una runa: solo due minuscole lettere..una D ed una K.
La scossa di dolore che mi prende è improvvisa e raggelante..la voce mi esce in un sussurro, ma il destinatario non può più ascoltarla.
< Oh Frerin..allora l'hai fatto sul serio.. >
Balin raccoglie il ciondolo con aria stupita: < Fatto? Fatto cosa? Di chi sono queste iniziali? >
Nella mia mente si forma l'immagine di una nana molto giovane, i capelli biondi raccolti in una lunga treccia e una ricca dose di lentiggini sulle guance.
Deglutisco pesantemente.
< Dana...e Kirin. >
Balin aggrotta la fronte, come per ricordare qualcosa.
< Kirin...Kirin l'orfano che è fuggito? >
Guardando Frerin, rispondo: < Non è mai fuggito.. >



 

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Capitolo 15
*** Mi devi un thè ***


Mi devi un thè




-Dìs-

E' pomeriggio inoltrato e le nere ombre della sera scenderanno presto sul nostro giardino e sulla nostra casa, ricoprendo ogni cosa con un manto scuro e triste.
"Smettila Dìs... Jari non sarebbe contento di sentirti fare pensieri del genere."
Dico tra me e me, continuando a strofinare i vetri della finestra del soggiorno.
Da quando Jari, Thorin, Frerin e tutti coloro che amo sono partiti per Moria, ho assistito impotente al riaffiorare del mio lato più debole...
Jari è la mia forza e senza di lui è come se la parte migliore di me si affievolisse lentamente, come una candela consumata.
Ho cominciato a riempire le mie giornate con le pulizie di casa, cercando in tutti i modi di fare qualunque cosa pur di non pensare, pur di lasciar credere al mio cervello che mio marito fosse nell'altra stanza, sulla sua poltrona a fumare la pipa.
E' strano come la mente riesca sempre a trovare una scappatoia alla realtà; le poche sere che riesco ad addormentarmi nel nostro letto freddo e vuoto, mi sveglio sentendolo accanto a me e, ogni volta, prima di realizzare che non c'è, la mia mano corre sempre a cercare il suo petto, la sua barba.
So cosa vuol dire precipitare nel buio senza più riuscire ad uscire... lo so perché mi è accaduto e, senza il mio Jari, sarei ancora in trappola.
Non posso e non voglio ricadere nell'oscurità, anche se dovesse avvenire il peggio; lo devo a Fili, al piccolo in arrivo e soprattutto a mio marito.
Tuttavia non è solo per loro... lo devo a me stessa.
Appoggio la fronte sul vetro ed un improvviso brivido di freddo si impadronisce di me; rimango nella stessa posizione per qualche minuto, permettendo alla sensazione gelata di scorrermi dentro e di scacciare la nebbia che aveva minacciato di avvolgermi.
Dopo un po' apro gli occhi: le ombre si sono infittite, ma solo nel nostro giardino.
Getto via lo straccio bagnato che ho usato per strofinare i vetri e mi siedo, dando un po' di sollievo alla schiena.
< Per Mahal se sei pesante! > mormoro, accarezzandomi il pancione.
Subito, come in risposta alle mie parole, il piccolo si fa sentire con un debole calcio.
Sorrido.
< Darai molto da fare a tuo fratello, una volta nato... Fili non è mai stato così agitato mentre era nella mia pancia, ma tu vuoi distinguerti, non è vero? >
Un altro piccolo calcio.
< Ostinato come tuo padre... >
E' un maschio anche lui, me lo sento.
All'improvviso, chiaro come la sensazione della vita dentro me, mi appare nella mente il volto di Jari; lui e quel suo sorriso sghembo di cui mi sono innamorata subito.
< Oh sì... è davvero ostinato tuo padre quando ce la mette tutta; dovevi vederlo quando si mise in testa di farmi uscire di casa a tutti i costi. Allora non sapevo ancora che il mio cuore gli apparteneva, erano tante le cose di cui non mi rendevo conto o di cui proprio non mi volevo accorgere. >
Chiudo gli occhi e, quando li riapro, rivedo me stessa in quei giorni lontani, quando la sola idea di uscire per andare al mercato, mi spaventava.

< Dìs! Apri immediatamente questa porta! Dobbiamo parlare! ADESSO! >
La voce di Thorin rimbomba nella mia camera, riuscendo perfino ad attraversare il pesante cuscino che mi sono calcata sulla testa per non sentirla.
Purtroppo conosco bene mio fratello e so benissimo che non mi lascerà in pace fino a che non mi avrà perlomeno parlato; nonostante questo, dopo aver sollevato per un secondo il cuscino, continuo a fare la sostenuta... dopotutto sono testarda anche io.
< No! Non ho voglia di parlare adesso. >
La porta di legno della mia stanza vibra paurosamente; questa volta il tono di Thorin è gelido:
< Ora tu esci fuori da questa camera... è ora di mettere da parte il passato e cominciare a pensare al futuro. Il tuo comportamento non è adatto ad una Principessa di Erebor! E adesso non voglio più perdere tempo in chiacchiere, esci e basta! >

Lentamente mi alzo dal letto e mi avvicino alla porta, mi chiedo se sarebbe capace di sfondarla, poi un altro incoraggiamento poco gentile mi convince a mettere da parte la curiosità e ad obbedire.
Giro la chiave ed apro la porta.
Thorin, che non sia aspettava una vittoria così improvvisa, fa un passo indietro.
Senza degnarlo di uno sguardo, mi avvio a grandi passi verso la cucina; sono così stanca di litigare con lui, sono così stanca di tutto quanto!
Vorrei che Smaug non fosse mai esistito... vorrei che mio nonno non avesse accumulato tutto quell'oro, a volte vorrei perfino non essere sopravvissuta alle fiamme... ma questo non posso dirlo a Thorin, ne soffrirebbe troppo.
Mio fratello mi prende per le spalle; è una stretta forte, ma gentile.
Mi volto verso di lui, osservando il pavimento.
< Sorella... >
La sua voce suona preoccupata, tuttavia non riesco a guardarlo; ogni volta che i miei occhi si posano su di lui, rivedo la sua espressione il giorno in cui mi disse che Lìtr era morto, rivedo la durezza nei suoi occhi quando mi disse che non c'era nulla da fare e che avrei dovuto rassegnarmi.
Continuo a fissare le assi del pavimento.
< Perché non mi guardi più? >
Adesso la sua voce tradisce sofferenza e non posso sopportarlo; con un sussurro, gli rispondo:
< Non posso pensare al futuro, Thorin... non ci riesco. Da quel giorno, tutto il passato pesa su di me come un macigno. Mi hai impedito di tornare là, per cercarlo, per trovare il suo corpo e seppellirlo. Non uscirò perché non voglio farlo, so quello che pensano gli altri di me, ma non mi importa. Io sono ancora ad Erebor, Thorin. Ed in parte è anche colpa tua... >

La stretta sulle mie spalle si allenta e, anche senza guardare, sento il dolore di Thorin scomparire dietro una pesante corazza di pietra; dopo un secondo, il suo volto è tornato freddo ed indifferente.
Dirigendosi verso la porta di casa, mi dice:
< Mi dispiace per aver litigato con te ieri mattina... >
< Anche a me. > rispondo ed è la pura verità.
Ad un certo punto lo sgurdo di mio fratello si posa su una spada appoggiata al muro.
< E questa? Da quanto è qui? >
Mi riscuoto ed osservo la spada; in un attimo e del tutto senza motivo, il macigno sul mio cuore diventa quasi sopportabile.
< L'hanno portata ieri dalle fucine, mi sono scordata di dirtelo. >
Thorin esamina la spada soddisfatto ma, improvvisamente, un lampo di apprensione gli si dipinge sul viso:
< Chi l'ha portata? >

Senza nemmeno chiedermi perché, mento.
< Mah..non ricordo, forse uno degli orfani, perché? >
Thorin sembra sollevato, ma poi scuote la testa:
< Solo curiosità, a dopo sorellina. Ah! E ricordati che tra poche ore dovrebbe tornare Frerin... è stato anche troppo sui Colli Ferrosi, a volte mi chiedo che cosa ci sia mai a trattenerlo lassù tra Dain ed i suoi cinghiali! >
Annuisco e lo guardo chiudersi la porta alle spalle, la nuova spada infilata profondamente nel fodero.
Appena la porta si chiude, tiro un respiro di sollievo e mi siedo sul pavimento.
Menomale ho dato un altro giorno libero alla mia dama di compagnia, non ce la faccio più a sopportare le sue chiacchiere, e credo che la cosa sia reciproca.
" Jari... è così che ha detto di chiamarsi... "

Un bussare frettoloso alla porta mi riscuote dalle mie fantasticherie, ma quanto è passato da quando Thorin è uscito?
Qualche ora, a giudicare dal sole.

Mi capita sempre più spesso di perdere qualche ora...
Che sia già arrivato Frerin?
Per Mahal! Ed io non gli ho ancora preparato nulla da mangiare!
Mi sistemo alla meglio i capelli; non deve accorgersi che mi sono addormentata a sedere sul pavimento, a volte le ramanzine di Frerin possono essere più pesanti di quelle di Thorin, specialmente se si tratta della mia salute.
Tutto tace.
Se fosse stato Frerin a bussare, sarebbe già entrato; dopotutto ha la chiave, è anche casa sua.
Il cuore comincia a battermi più velocemente nel petto... e se fosse... ?
" Ma smettila Dìs! Non farti strane idee" mi dico; tuttavia, mentre mi avvicino alla porta, i battiti del mio cuore continuano ad accelerare.
Con cautela, apro lentamente la porta, sussultando impercettibilmente mentre vengo investita dalla luce diretta del sole... e Jari è lì, con un sorriso rassicurante sul viso ed una margherita tra le mani.
Lo osservo senza dire nulla, mentre tutti i miei nervi, tesi per il litigio con Thorin, piano piano si rilassano.
E' lui a rompere il silenzio per primo.
< Ehm...sto cominciando a sentirmi lievemente ridicolo, non è che potresti farmi entrare? >
< Oh...ma certo, entra! > gli rispondo, mentre mi faccio da parte e continuo a chiedermi per quale motivo la mia bocca abbia espresso il contrario di ciò che le avevo ordinato.
E adesso cosa diamine faccio?
Il thè. Gli offro un thè. Santo cielo e se non gli piacesse?
Glielo offro comunque.
< Accomodati pure in cucina, ti va un thè? > gli chiedo, prendendo la margherita con un sorriso e mettendola in un bicchiere d'acqua.
Jari continua a sorridere.
< Si, mi farebbe piacere. >
Com'è possibile che il suo sorriso mi faccia imbestialire e rilassare allo stesso tempo?
E perché se da una parte è il primo giorno dopo tanto tempo in cui mi sento calma, dall'altra mi sembra di non essere mai stata così agitata?
Manco la teiera e mi rovescio l'acqua sulla mano sinistra.
"D'accordo Dìs, concentrazione."
Al secondo tentativo, la teiera si riempie senza intoppi e finisce al suo posto sul fuoco.
< Avete una bella casa... ho sempre pensato che Frerin avesse gusto in fatto di arredamento. >
Sorrido.
< Si, è stato lui a scegliere tutto, anche se Thorin non l'ha presa molto bene su alcune cose; dice sempre che Frerin ha un gusto fin troppo elfico. Io non ho mai visto gli Elfi, ma a sentire mio fratello, dev'essere un popolo affascinante... Ovviamente non Thorin, lui li detesta.  >
< E tu cosa ne pensi? > Jari sembra davvero interessato alla mia opinione.
< Secondo me la verità sta nel mezzo. Non amo gli Elfi, ma nemmeno li detesto, hanno le loro colpe, ovvio; ma anche il nostro popolo ha le sue. Non tocca a me giudicarli. >
Taccio all'improvviso, meravigliata del mio discorso e della facilità con cui è uscito fuori... era da tanto che non mi succedeva. Ma c'è dell'altro.
< Aspetta... tu conosci Frerin? >
Jari annuisce, osservandomi con una strana espressione negli occhi, come se stesse valutando se dirmi qualcosa o meno.
< Lo conosco bene... mi ha insegnato a combattere quando vivevamo ad Erebor e... -una lieve ombra di sofferenza passa nei suoi occhi, attraversando anche me -
...mi è stato vicino dopo la morte dei miei genitori. >
Un silenzio imbarazzante cade nella stanza; l'ha fatto, ha nominato Erebor, evidentemente i suoi genitori sono morti quel giorno.
Nessuno aveva più nominato Erebor o Smaug davanti a me.
Mi preparo per l'ondata di dolore e senso di impotenza che mi avvolge ogni volta che ci penso, ma non accade nulla; sono solo immensamente triste, per ciò che entrambi abbiamo perso, ma soprattutto per il dolore che vedo nei suoi occhi.
Sono stata talmente risucchiata da me stessa e dalla mia sofferenza, che ho trascurato quella di coloro che mi sono vicini.
Ripenso agli occhi di Thorin prima che se ne andasse; anche lui ha sofferto, ma si sta facendo comunque carico di tutto...sono stata egoista e molto.
< Hai... hai voglia di raccontarmi come è accaduto? > sussurro, cercando in ogni modo di far scomparire quell'espressione remota dai suoi occhi.
Jari sembra sorpreso alla mia richiesta ma poi mi regala un altro dei suoi sorrisi.
< Non voglio rovinare questo momento con una storia così triste... renderebbe amaro perfino il thè e a me piace berlo molto dolce. >
In quell'istante la teiera comincia a traboccare acqua bollente, l'ho lasciata troppo sul fuoco.
Ci alziamo entrambi di scatto per risolvere il problema; Jari si affretta a spegnere il fuoco ed io corro in cerca di uno strofinaccio qualsiasi.
Improvvisamente, non so nemmeno come, mi ritrovo con il sedere per terra a ridere come una matta insieme a Jari, nella mia stessa identica situazione.
Devo essere scivolata, trascinandomelo dietro... Per Mahal, che figura!
Tuttavia non riesco a smettere di ridere.
Dopo qualche minuto, riusciamo finalmente a contenerci ed a prendere qualche respiro.
< Mi sa che questo thè non riuscirò a berlo... > dice Jari, minacciando di farmi scoppiare in un'altra risata.
< Beh, almeno hai spento il fuoco, altrimenti ci saremmo ritrovati sommersi dall'acqua bollente. > rispondo, cercando di asciugare alla meglio il pavimento.
Ci guardiamo in silenzio, ma senza imbarazzo.
Per la prima volta dopo quel giorno, il mio cuore è più leggero; da quanto non ridevo?

Per caso lo sguardo mi cade fuori dalla finestra, dove riesco a vedere una figura incappucciata incamminarsi sul mio vialetto.
< Oh, cielo! C'è Frerin! Devi andartene! Chissà cosa penserà se ti trova qui! >
Ci alziamo in piedi come molle e ci aggiriamo per la casa in cerca di una via d'uscita.
< Da dove posso uscire senza che mi veda? > mi chiede il nano biondo, senza smettere di sorridere.
< Dalla finestra del soggiorno.. > bisbiglio, ridacchiando.
Jari scavalca il davanzale con agilità e si lascia cadere silenziosamente sull'erba.
Io mi affaccio alla finestra per salutarlo e, inaspettata, mi coglie una fitta di tristezza nel vederlo allontanarsi.
Jari coglie qualcosa nel mio sguardo; i suoi occhi azzurri sembrano quasi attraversarmi quando sono su di me, ho come la sensazione che mi conosca da molto più tempo di quanto io conosco lui.
< Tornerai? > gli sussurro.
< Mi devi un thè... ed io ti devo delle scuse. >
< Per cosa? > Gli chiedo, mentre sento Frerin entrare in casa.
< Per averti fatta cadere. > mi rivela con sguardo innocente e malandrino.
Le guance mi si imporporano; allora è stato lui a scivolare per primo!
< Tu! Non avevo mai fatto una figura del genere in tutta la mia vita! Ed è colpa tua! >
< Non me ne pento...hai riso Principessa, era troppo tempo che non ti vedevo ridere. > Così dicendo, svanisce tra gli alberi.
Arrossisco... allora la mia sensazione era giusta. Cos'è che non mi ha detto?
In ogni caso ha ragione, era da tanto che non mi sentivo me stessa.
Jari tornerà e non mi sorprendo affatto nello scoprire che non desidero altro.

Cercando di darmi un contegno, chiudo la finestra e vado incontro a Frerin.
Distratta com'ero, non ho avuto il tempo di notare che mio fratello si è comportato diversamente dal solito.
Quando torna dai suoi viaggi corre ad abbracciarmi e comincia a raccontarmi ogni cosa, proprio come quando eravamo bambini; oggi non l'ha fatto, ergo c'è qualcosa che non va.

Lo trovo in cucina, seduto sulla sedia occupata da Jari fino a pochi minuti fa.
Sembra non aver nemmeno notato tutta l'acqua che c'è in terra.
< Frerin? > azzardo, mettendogli una mano sulla spalla.
Il nano sussulta e si volta verso di me; nel vedere il suo viso, quasi faccio un salto indietro.
L'occhio destro è violaceo, il naso sembra rotto ed il sopracciglio sinistro è malamente spaccato.

< Per le Sacre Sale di Mandos, Frerin! Cosa ti è successo? >
Gli urlo, mentre la rabbia otrepassa la preoccupazione.
< Dìs... non urlare, non vedi che sto bene? Un po' di ghiaccio ed una decina di punti sistemeranno tutto. >
La tranquillità con cui mi parla non fa altro che aumentare la mia rabbia.
< Sta' fermo lì... > gli dico, mentre corro in bagno a prendere tutto l'occorrente per medicarlo.
< Posso fare da solo. > mormora il nano, senza troppa convinzione.
< Non dire idiozie e lasciami fare. Tu intanto raccontami cosa è successo e con chi diamine hai fatto a botte. Ti credevo grande per le risse, fratellone! >
Frerin sospira, ma non apre bocca. Con una fitta di rammarico, mi rendo conto che non mi dirà nulla, sarebbe la prima volta.
Dopo avergli ripulito la ferita, comincio a cucirla, un punto dopo l'altro.
< Sei diventata brava... >
< Ho avuto un ottimo maestro. > Gli rispondo, sorridendo.
< Ecco fatto... eccoti anche il ghiaccio, quell'occhio non mi piace nemmeno un po'. >
< Grazie sorellina. > mi sorride.
< Davvero non vuoi dirmi che cosa è successo? Hai litigato con qualcuno nei Colli Ferrosi?>
< Credimi Dìs, è meglio che la cosa resti segreta; anzi, cerca di non dire nulla nemmeno a Thorin. >
< Ma ti vedrà conciato così! > replico, indicando il suo volto.
< E' per questo che vado per qualche giorno a casa di un mio amico..tu di' a Thorin che ti ho fatto avere un messaggio in cui ti informavo che avrei ritardato il mio ritorno. Fallo per me sorellina, ho bisogno che tu ti fidi. >
Sebbene controvoglia, annuisco. E' ovvio che lo farò.
< Spero che non sia nulla di grave... ma mi fido di te. > gli rispondo, stringendolo delicatamente in un abbraccio.
All'improvviso Frerin sembra accorgersi dello stato pietoso della nostra cucina e finalmente ritorna sé stesso.
< Hei... ma cosa è successo qui? Due tazze di thè? Un fiore? Mi puzza, sorellina. Chi c'era con te? >  proprompe con curiosità.
< Non sono certo affari tuoi! Ad ognuno i suoi segreti mio caro! E adesso vattene o Thorin ti troverà qui quando torna. > gli rispondo, spingendolo con poca grazia verso l'uscita.
Frerin mi sorride e, prima di andarsene, mi lascia un leggero bacio sulla guancia.
< Sono felice che tu stia tornando sorellina. >


Un improvviso bussare mi riporta bruscamente alla realtà, provocandomi una stretta al petto non indifferente.
Detesto queste visite inaspettate, di solito annunciano cattive notizie.
A fatica, mi alzo dalla sedia e mi dirigo alla porta.
< Chi è? > dico, con voce tremante.
Dietro di me spunta anche Fili, già pronto per andare a letto; nei suoi occhi maturi scorgo una fremente attesa ed una voglia inesprimibile di correre di nuovo incontro al padre, ma soprattutto un'infinita paura di ciò che potrebbe essergli capitato.
Detesto vedere questo sguardo negli occhi di mio figlio.
< Apri la porta mamma, sta piovendo! >
Guardo fuori dalla finestra e sì... ha cominciato a piovere.
< Chi è? > ripeto, leggermente più forte.
Mi risponde una voce femminile, una voce che non conosco.
< Sei la Principessa Dìs? Ti prego, facci entrare... abbiamo fatto un lungo viaggio per arrivare qui. >
Senza ulteriori indugi, apro la porta, lasciando entrare in casa due figure ammantate di grigio e bagnate fradice.
Fili si aggrappa alla mia gonna, squadrando con diffidenza i nuovi arrivati.
Le due figure si tolgono il cappuccio grigio.
Da sotto il primo mantello appare una nana con una lunga treccia di capelli biondi ed un mucchio di lentiggini sparse sul viso..sembra molto giovane.
Accanto a lei invece spunta un nano poco più grande di Fili con un cespuglio di capelli rossi sulla testa; non so perché, ma il suo viso non mi è nuovo, a differenza di quello della nana.
< Ora che siete entrati, gradirei molto sapere chi siete e perché siete qui. > chiedo.
La nana mi guarda con occhi rassegnati, occhi che si sono visti negare molte cose ed improvvisamente sono travolta dall'impulso di cacciarli via, forse non voglio sapere chi sono, non voglio soffrire ancora.
Mi dò subito della stupida e dopo poco l'impulso passa; le sorrido:
< Parla pure cara, ti ascolterò. >

< Ecco... io sono Dana, la moglie di Frerin e lui è Kirin, nostro figlio. >

 

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Capitolo 16
*** Fiamme ***


Fiamme



Balin lancia una lunga occhiata a Frerin ed un'altra lacrima solitaria gli scivola sulla guancia destra.
< Tu dunque sei l'unico a sapere di questa storia? > mi chiede, asciugandosela distrattamente.
Osservo i due ciondoli come rapito, ricordando giorni molto lontani; poi, con estrema lentezza, li rimetto dove li ho trovati: nel suo pugno.
< Credo di si, Balin... e comunque molto lo avevo soltanto immaginato... questo ciondolo ha confermato i miei pensieri. >
< Cosa sai sulla nana che ha sposato? >
< Solo che abitava sui Colli Ferrosi e che era bella... Frerin non faceva altro che ripetermelo... > sorrido, ricordando le lunghe serate passate con Frerin alla locanda.
Balin mi guarda:
< Dimmi soltanto una cosa, ragazzo... Frerin era felice con lei? >
< Lei era il suo Uno, Balin... non serve che ti dica altro. >
Il vecchio nano si batte la mano sana sulla coscia; sembra incredibile, ma sta ridendo.
< E noi che ci chiedevamo per quale motivo non frequentasse nessuna nana! Dwalin faceva un sacco di congetture idiote... quando invece era... sposato. Per Durin! Ma per quale motivo non lo ha detto a nessuno? E che cosa c'entra il ragazzo? >

Come un flash mi torna alla mente una tarda mattinata primaverile negli Ered Luin, quando Frerin era arrivato alla mia porta furtivamente, come se non volesse essere visto da nessuno.
Andando ad aprire, per poco non mi era preso un colpo; il suo volto era tumefatto e sul sopracciglio aveva un brutto taglio ricucito da poco.
- Posso stare da te per qualche giorno? - mi aveva chiesto.
- Certo che sì amico mio... - gli avevo risposto, pensando che, di qualunque cosa si trattasse, gliela dovevo, dato che solo qualche minuto prima ero nella cucina di casa sua a corteggiare sua sorella.
Avevo deciso di non chiedergli nulla, ma poi mi raccontò tutto di sua iniziativa e mi fece giurare che mai e poi mai avrei dovuto rendere nota la faccenda.
Non posso raccontare tutto a Balin... non in questo momento e Frerin non vorrebbe che perdessimo tempo a causa sua.
Ogni cosa a tempo debito; adesso c'è una battaglia da vincere.

< Balin... - mi alzo lentamente - dobbiamo raggiungere gli altri o dovranno battersi senza di noi; ricordati: non è ancora finita. >
< Hai ragione. Ma voglio arrivare in fondo a questa dannatissima battaglia; anche soltanto per la curiosità di vedere chiaro in questa faccenda! >
Borbotta il nano, tirandosi in piedi e cominciando a seguirmi passo passo.

< Una cosa però posso dirtela... > prorompo, guardando il terreno accidentato ai miei piedi.
< Questo segreto non sarebbe rimasto tale a lungo; prima che sapessimo della partenza, Frerin voleva portare la sua famiglia negli Ered Luin, voleva far sapere a tutti di essere sposato. Poi Thorin ci ha parlato della spedizione a Moria e tutto è stato rimandato. >
Balin china la testa:
< Sarebbe stato meglio se non me lo avessi detto, ragazzo; non dopo la fine che ha fatto. >
< Sapevo che se Frerin fosse morto in battaglia, sarebbe stato per proteggere qualcuno; ha dedicato tutta la sua vita a salvare gli altri: ha salvato me, diventando mio amico quando nessuno voleva farlo; ha salvato Dana due volte: prima come guaritore e poi come marito; ha salvato Kirin da chi voleva sfruttarlo o punirlo, ed infine ha salvato suo fratello, scegliendo tra la vita di Thorin e la sua.
L'unico che non è riuscito a salvare è stato sé stesso... quella di oggi è una grande perdita, per tutti noi. >
Balin alza le sopracciglia, accogliendo le piccole informazioni che mi sono lasciato sfuggire, ma non replica alle mie parole amare e forse è meglio così.
La mia mente, libera dai ceppi del tempo, torna indietro, senza curarsi minimamente di dove il mio corpo sia diretto.
Battaglia o no, io ritorno là.


Il sole del tardo pomeriggio brucia inclemente sulle mia braccia scoperte ed abbronzate; è una giornata calda ed afosa, anche troppo per i miei gusti.
E poi, lavorare nella forgia con questo clima è dieci volte più faticoso; specialmente quando mi viene chiesto un doppio turno, come oggi.
Tuttavia, nonostante il caldo e la fatica, sorrido al pensiero di ciò che ho fatto ieri mattina.
Ormai è da quasi un mese che vado da lei ogni giorno, dopo che Thorin esce di casa... Dìs diventa così solare e bella quando siamo insieme, ma ancora non sono riuscito in nessun modo a farle mettere piede fuori di casa.

E' come se si sentisse al sicuro soltanto dentro quelle mura, come se avesse paura di lasciarle per poi ritrovarle distrutte al suo ritorno.
Quando non posso fermarmi da lei a causa del turno alle fucine, le lascio qualcosa davanti alla porta: un biglietto, un fiore o un piccolo oggetto.
So che adora questo tipo di sorprese... ieri mattina le ho lasciato sulla porta qualcosa di molto speciale.
Sono del tutto convinto che quella liscia pietra di fiume possa scatenare la sua curiosità; Dìs vorrà sapere dove l'ho presa ed io ce la porterò, lo farò stasera alla fine del mio turno.

Devo solo riuscire ad arrivare a fine giornata.
Le fucine qui negli Ered Luin non sono nemmeno paragonabili a quelle che avevamo ad Erebor... tanto per cominciare sono del tutto circondate da edifici in legno, è stato difficile abituarsi alla quasi totale assenza di solida roccia.
I locali che formano le fucine sono due: quello dove stanno le fornaci e quello, più piccolo, dove troneggiano le varie incudini e gli attrezzi per affilare e bilanciare le armi.
Non è un granché, ma ci ha permesso di tirare avanti ed è già in corso un progetto di ingrandimento, visto l'aumento del commercio delle armi in questo periodo.
Entro fischiettando nel locale più piccolo, dove trovo già alcuni colleghi intenti a controllare gli ordini di oggi.
Faccio un cenno al nano più vicino:
< Ehi, Nar! Come vanno le fornaci oggi? Sono accese? >
< Tutto regolare Jari... anche quella grande si è accesa perfettamente. >
Mi infilo i guanti ed il grembiule.
< Chi l'ha riparata? > chiedo soprapensiero.
Il tono di Nar si fa più titubante.
< Veramente nessuno, avevamo troppi ordini e ci siamo limitati ad aumentare il combustibile sperando che tenesse. >
Una fitta di apprensione mi percorre lo stomaco.
< Non l'ha vista nessuno?! Ma siete impazziti? E' pericoloso! >
Ora anche gli altri nani mi osservano torvi; Nar tenta ancora di giustificarsi.
< Il Principe Thorin ci ha chiesto di aumentare il ritmo di produzione, una volta aumentato il combustibile la fornace sembrava funzionare bene e così abbiamo lasciato perdere. Ma è andato tutto bene, come hai visto. Ho sempre gestito io le cose prima che affidassero il comando a te! Credo di conoscere il mio mestiere! >

Non tutti i nani che abitavano qui prima del nostro arrivo ci hanno accolto bene e la maggior parte di loro lavora nella forgia, sotto le mie direttive.
Appena siamo arrivati è risultato chiaro che i fabbri più esperti provenissero da Erebor, da qui la decisione di Thorin di mettermi a capo delle fucine.
Nar non ha mai gradito dipendere da me e lo ha sempre dimostrato con un contegno irrispettoso e poco gentile, ma fino ad ora ho sopportato; tuttavia non si può scherzare con il pericolo, con un clima come questo non ci si possono permettere simili errori.
Adesso comincio sul serio ad arrabbiarmi.
< Lo sai che cosa hai rischiato? Se questi locali prendono fuoco, prenderà fuoco mezza città, con il caldo che c'è! Se dico che una fornace deve essere controllata... >
Le mie parole vengono interrotte all'improvviso da un suono che mi fa gelare il sangue, proveniente dal locale accanto.
Ho imparato a riconoscere anche troppo bene il divampare delle fiamme.
Insieme al noto crepitìo, sento anche un flebile grido.
Ci precipitiamo tutti alle fornaci e la scena che vedo mi lascia momentaneamente pietrificato.
Lingue di fuoco arancioni si sprigionano dalla fornace difettosa, andando a lambire le pareti dell'edificio; davanti ad essa c'è un piccolo nano con i capelli rossi ed un'espressione terrorizzata sul viso.
Lo riconosco: è Kirin, uno degli orfani.
"Cosa diamine ci fa lì?"
La voce di uno dei nani dietro di me, seguita dalle altre, mi riporta alla realtà.
< Piccolo vandalo! Cosa ci fai lì? Hai appiccato il fuoco? >
< E' uno di quegli orfanelli che vagano a giro per la città, combinando guai! >
< Lo sapevo che prima o poi avrebbero combinato qualcosa di grave! >
A queste parole, vedo gli occhi del piccolo dilatarsi ancora di più per il terrore.
Molte altre voci si uniscono alle prime, incolpando Kirin dell'accaduto.
"Che assurdità. La fornace era difettosa... il ragazzo non c'entra nulla."
Ovviamente lo sanno benissimo tutti quanti, ma è troppo facile scaricare la colpa su chi non può difendersi.
Tuttavia, una cosa non mi è chiara... perché Kirin era qui?
Sento l'aria farsi rovente, non c'è più tempo.

< CERCATE DELL'ACQUA, PRESTO! > urlo agli altri, mentre mi avvicino alla fornace, schermandomi gli occhi.
La pelle del piccolo nano è rossa quasi quanto i suoi capelli, tuttavia lo sento tremare.
< Kirin... va tutto bene. So che non sei stato tu. Adesso però devi ascoltarmi, te ne devi andare da qui, è pericoloso. - gli do una leggera scrollata, allontanandolo dalle fiamme - Mi ascolti? >
Kirin annuisce, puntando i suoi occhi nei miei.
All'improvviso un'idea tanto impossibile quanto certa, mi balena nella mente: lui sapeva, per questo era qui... voleva avvertirci!
Ma come faceva a saperlo?
Il calore sta diventando insostenibile e adesso anche il soffitto è lambito dalle fiamme.
< Va' da Frerin e mandalo ad aiutarci! E poi nasconditi a casa mia, la finestra sul retro è aperta. Io so che non c'entri nulla, dirò agli altri che sei scappato... corri! >
Guardo il piccolo correre via come il vento, proprio un attimo prima del ritorno degli altri nani, ognuno con un secchio d'acqua tra le mani.
Cercando di sovrastare il crepitare delle assi di legno divorate dal fuoco, grido:
< DOBBIAMO SPEGNERE LE ALTRE FORNACI PRIMA CHE IL FUOCO LE RAGGIUNGA! >
Proprio mentre pronuncio queste parole, accade ciò che più temevo.
Un'ondata di calore mi investe, facendomi perdere l'equilibrio.
Sento sotto di me il suolo duro e bollente e, per un secondo, mi sembra di essere di nuovo in balìa del Drago.
Poi vengo avvolto da una strana oscurità.

Qualche secondo dopo, un improvviso e lancinante dolore al petto, mi costringe a riprendere i sensi; apro la bocca per respirare ma la situazione peggiora.
Il mio petto sembra riempito di spilli e si affanna in cerca di aria pulita, sto repirando fumo.
Squassandomi la cassa toracica con un accesso di tosse, cerco di rimettermi in piedi; gli occhi mi lacrimano e non vedo assolutamente nulla, so soltanto che il calore sta diventando insopportabile.
Devo trovare l'uscita o morirò soffocato qui dentro.
All'improvviso, inciampo in qualcosa... è un secchio d'acqua.
Barcollando, mi inginocchio di scatto e tuffo nell'acqua il viso rovente, bevendone una sorsata; poi immergo un pezzo della mia tunica e me lo premo sulla bocca.
Al di sopra del crepitìo delle fiamme riesco a sentire molte voci concitate, sono i nani all'esterno: stanno cercando di spegnere il fuoco.
Tra di loro, riesco chiaramente a sentire la voce di Frerin.
< Chi è rimasto là dentro? > chiede preoccupato.
Un'altra voce gli risponde.
< Non lo sappiamo con esattezza, Principe... ma non ti consiglio di entrare, sta per crollare tutto. >
Le ultime parole del nano sconosciuto mi rimbombano in testa; devo sbrigarmi.

Proprio quando credo di aver individuato l'uscita, dei frenetici colpi di tosse mi richiamano indietro.
< Chi c'è? > urlo, premendomi la pezza bagnata sulla bocca.
< Jari... Sei tu? Sono qui sotto! Non... riesco a muovermi! Aiutami, ti prego! >
< Nar! Arrivo! > rispondo, voltando le spalle all'uscita.
Il nano giace a terra sotto una trave; non può farcela a liberarsi da solo.
< Jari! > nella sua voce, percepisco una nota di terrore.
Le fiamme ci sono pericolosamente vicine.
< Sono qui... adesso ti aiuto, ma devi spingere con me, è troppo pesante. Tieni questo, mettilo sulla bocca! > gli dico, frenando la tosse e porgendogli la pezza ormai quasi di nuovo asciutta.
< Al tre allora! Uno... due... tre! SPINGI! >
Mi appoggio con tutta la forza che ho sulla trave, cercando di sollevarla; la sento muoversi leggermente, ma non è abbastanza.
< Non funziona! > geme Nar, tossendo.
< Riproviamo! Uno... due... SPINGI! >
Questa volta la trave si solleva leggermente e Nar comincia a scivolare fuori lentamente; all'improvviso il fuoco mi lambisce il braccio destro, riportandomi ad Erebor.
Sento me stesso urlare di dolore, ma non mollo la presa.
Un secondo dopo Nar è libero; la trave ricade a terra con un tonfo sordo e comincia ad ardere.
Barcollo e vedo Nar avvolgermi il braccio con un pezzo di stoffa, estinguendo la fiamma che lo stava divorando.
Ci appoggiamo l'uno all'altro e ci buttiamo verso l'uscita.
L'aria pulita mi investe all'improvviso, invadendo i miei polmoni come una corrente fredda; comincio a tossire incontrollabilmente e mi butto a terra insieme a Nar.
Dietro di noi, l'edficio crolla su sé stesso, accartocciandosi e sbriciolandosi.
Le fiamme illuminano a giorno la zona, ma il cielo sopra di me è già scuro.

< Jari... JARI! Stai bene? Nar! Siete vivi! >
< Frerin smettila di urlare... non sono ancora morto. > biascico tra un colpo di tosse e l'altro, mentre due mani familiari ed esperte mi percorrono in cerca di eventuali ferite.
< Nar... tu stai bene? > continua Frerin, ignorando le mie proteste.
< Oh si, grazie a questo nano. Ha sollevato una trave praticamente da solo, mentre un braccio gli andava a fuoco. Non ho idea di come abbia fatto... devo ringraziarti Jari, sarei morto se non fosse per te. >
La voce del nano è piena di gratitudine e rispetto... sono convinto che, d'ora in poi, la sua opinione nei miei confronti sarà diversa.
Mi sollevo a sedere e gli sorrido: < Figurati, ho fatto del mio meglio. >
Dwalin ci raggiunge ansimando, la barba ricoperta di fuliggine.
< Tre morti ed una decina di feriti per ora. Le fiamme sono state domate, ma delle fucine non resta nulla... è possibile che altri siano rimasti sotto le macerie, abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile. E' stato avvisato anche Thorin, sembra stia arrivando. Che cosa ha provocato l'incendio? Gira voce che sia stato uno degli orfani! >
Frerin si irrigidisce ed io tossisco; poi interviene Nar.
< Si saranno sbagliati... purtroppo la fornace centrale era difettosa e credo che l'incendio sia partito da lì. Vengo con te Dwalin, andiamo a dare una mano. >
Dwalin annuisce borbottando:
< Allora non capisco perché blaterino tutti quanti di un orfano con i capelli rossi... il quale poi, a sentire loro, sarebbe svanito nel nulla. Ci mancano pure i fantasmi adesso! BAh! >
Mentre si allontana insieme a Dwalin, Nar mi lancia uno sguardo d'intesa... ho guadagnato un alleato.

< Fammi vedere questo braccio. > dice Frerin sfiorando la stoffa che lo avvolge.
< Ahi! Fa male! > sobbalzo.
< Devo toglierti questo pezzo di stoffa o si incollerà alla pelle... Quel poco di pelle che ti è rimasta... >
< Più tardi. Adesso dobbiamo risolvere un problema più urgente. > replico.
Frerin mi guarda con riconoscenza.
< Grazie di averlo mandato da me...  è speciale e per me è come un figlio, lo sai. >
< Ti ha detto perché era alle fucine? > bisbiglio.
< Lo sai perché... il motivo può essere uno solo: un'altra delle sue visioni. Gli ho detto che deve venire da me quando succede, ma lui voleva avvertirvi; sai che è testardo. >
< Ma anche coraggioso... -aggiungo, sorridendo- Comunque lo hanno visto e parecchi sospettano qualcosa sulle sue visioni, non può restare qui. >
Frerin annuisce:
< Lo so. Ma ho una soluzione... appena le acque si saranno calmate, lo porterò con me sui Colli Ferrosi, Dana ne sarà felice. >
< Mi sembra un'ottima idea. Fino a quel momento può restare da me. >
< Sei sempre stato un amico, Jari. Ti devo tantissimo... ma adesso per favore, fatti medicare questo braccio, prima che mi arrabbi! >
< D'accordo, ma fai p... >
Mi interrompo improvvisamente.
Non credo ai miei occhi.
Non può essere lei.

A pochi metri da me è apparsa Dìs, avvolta in un mantello blu scuro.
I suoi capelli sono in disordine e le sue mani sono convulsamente chiuse a pugno; una sembra stringere qualcosa.
Lo sguardo del mio angelo vaga qua e là, come impazzito, cercando qualcosa o qualcuno; ci metto ancora qualche secondo a capire che sono io quello che sta cercando.
Quella preoccupazione, quel dolore che vedo nei suoi occhi è per me; il cuore mi fa una capriola nel petto.
Dimenticando ogni altra cosa, compreso il costante bruciore al braccio, mi alzo di scatto.
< Jari! Che ti prende? Dove stai andando? > mi urla Frerin, allibito.
Non riesco nemmeno a rispondergli.
Deglutisco e faccio una smorfia; la mia gola farebbe tutto pur di non parlare.
Arrivo a qualche passo da lei.

< Dìs! >
La nana si volta di scatto in una nuvola di capelli color dell'ebano e mi vede.
Tre secondi dopo è tra le mie braccia.
Respirando a fondo, la stringo a me più che posso, per farle capire che senza di lei io non potrei esistere.
Sento le sue lacrime inzupparmi il petto e comincio ad accarezzarle piano la testa; poi, avvicinando le mie labbra al suo orecchio, le sussurro:
< Finalmente sono riuscito a farti uscire... >
Dìs alza la testa dal mio petto, più bella che mai, il viso grigio di fuliggine e lacrime.
< E' anche grazie a questa che sono qui. > mi risponde con una voce sicura e salda, a dispetto dei forti singhiozzi che le fanno sobbalzare il petto.
Nella sua mano c'è la mia pietra... sapevo che le sarebbe piaciuta.

Improvvisamente scorgo Thorin a qualche passo da noi.
L'espressione sul suo volto è di malcelata rabbia e subìto tradimento.
Anche Dìs, seguendo incuriosita il mio sguardo, incontra quello inceneritore del fratello, puntato su di me.
Qualche tempo fa avrei avuto paura di quegli occhi, ma adesso le piccole ed affusolate mani della mia Dìs sono strette intorno alla mia vita, riesco a sentire il loro lieve tocco... nulla può spaventarmi adesso e Thorin prima o poi dovrà fare i conti con l'inevitabilità dei miei sentimenti per sua sorella.
Ci chiariremo, ma non ora.
Non senza dispiacere, sciolgo il nostro abbraccio.
Lo sguardo di Dìs si posa preoccupato sul mio braccio malandato.
< Non preoccuparti... vado subito a farmelo sistemare, sto bene. -la rassicuro- Va' con Thorin adesso, ci vediamo domani mattina. >
Dìs annuisce e torna velocemente verso il fratello.
Thorin mi scocca un ultimo sguardo assassino e poi si volta, dirigendosi verso Dwalin e gli altri feriti.

Barcollando, me ne torno da Frerin che si è goduto tutta la scena.
Mi siedo a terra, porgendogli il braccio.
< Non sono l'unico ad avere dei segreti a quanto pare... > mi dice sorridendo.
< Io la amo, Frerin. >
< Oh, lo so. Si vede da come la guardi, ma non è me che devi convincere no? >

Pur non avendo sentito alcunché della conversazione, Dwalin mi sconquassa una spalla con una delle sue pesanti manate.
< Jari mio caro! Non vorrei proprio essere nei tuoi panni... Sono abbastanza sicuro che Thorin abbia voglia di ucciderti. >

 

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Capitolo 17
*** Essere qui con te ***


Essere qui con te



< No... non può andare! >
Borbotto, sciogliendo per l'ennesima volta una delle molteplici trecce che disciplinano i miei capelli.
Sono davanti allo specchio da circa un'ora e non sono riuscito a trovare una combinazione di trecce che mi soddisfi; una è troppo elegante, un'altra troppo sciatta.
< Ahi! > impreco con una smorfia di dolore, dopo aver cercato di sollevare il braccio fasciato; essere così impedito certo non aiuta.
In più si sta facendo tardi e Dìs mi aspetta.
Kirin mi fissa sorridendo dalla cucina, seduto su un piccolo sgabello di legno.
Non ha ancora detto una parola da quando è qui, ma questa notte l'ho sentito piangere nel sonno, mormorando i nomi di due nani, probabilmente i suoi genitori.
In fondo io e lui non siamo poi così diversi, anche le mie nottate non sono mai tranquille.
Tuttavia credo che, grazie a Frerin, si riprenderà; l'ho sentito sussurrare anche il suo nome quando gli sono andato vicino per tranquillizzarlo... i due sono molto attaccati.

< Hei piccolo... ti andrebbe di darmi una mano? Sei capace di intrecciare i capelli? >
Aggiungo, non appena noto la sua capigliatura del tutto spettinata.
Kirin mi guarda e scuote la testa, sorridendo.
< Dov'è Frerin quando serve? > mormoro, voltandomi di nuovo verso lo specchio.
Dopo un po' opto per qualcosa di davvero molto semplice, che riesca comunque a dare un certo ordine ai miei capelli.
Abbastanza soddisfatto del mio operato, mi giro verso Kirin.
< Allora, come ti sembra? >
Il piccolo sorride e mi mostra il pollice alzato.
< Bene allora! Adesso non mi resta che un ultimo problema da risolvere... Thorin. >
So benissimo che ieri, quando ci ha visti abbracciati, ha sospettato qualcosa ma sembrava troppo contento del fatto che Dìs fosse uscita di casa per venire a farci, o meglio a farmi, la predica.
In ogni caso, se lo conosco bene, questa mattina non si muoverà di casa per tenerla d'occhio; mi serve un diversivo.

Un attimo dopo la porta di casa si apre ed un lampo di capelli rossi mi sfreccia accanto: Kirin si è tuffato sotto il mio letto.
Nel soggiorno sbuca Frerin.
< La smetti di entrare così all'improvviso? Ci hai fatto prendere un colpo! >
Lo rimprovero sorridendo, mentre cerco con pochi risultati di allacciarmi la cintura.
Accidenti a questo braccio... oggi proprio non ci voleva.
< Adad! Mi sei mancato! >
La voce acuta di Kirin emerge insieme a lui da sotto il letto e lo guardo lanciarsi tra le braccia muscolose di Frerin che lo accoglie con una risata ed una luce particolare negli occhi.
< Ma se ero qui fino a ieri sera! > replica, scompigliando la spettinata chioma rossa del piccolo.
< Ma allora ce l'hai la voce! Stavo cominciando a pensare che ti fossi mangiato la lingua. > dico ridacchiando, mentre Kirin nasconde il viso arrossato e sorridente sul petto di Frerin.
Il nano mi squadra da capo a piedi ed emette un piccolo fischio.
< Come siamo eleganti questa mattina! Per caso hai un'appuntamento clandestino con mia sorella? Oppure hai deciso di farla finita e di andare subito a parlare con Thorin? Quando sono uscito, stava scrutando dalla finestra come un mannaro in attesa della sua preda. >
Rabbrividisco.
< Ah, ah, ah. Molto divertente Frerin. Sì, ho un appuntamento con Dìs; uno serio stavolta e non voglio che tuo fratello ci metta i bastoni tra le ruote. Anzi, già che sei qui... non potresti... >
< No, Jari. Non stavolta. Io e Kirin dobbiamo partire subito, non posso rischiare che ci veda qualcuno. >
Il piccolo si stringe ancora di più a Frerin che gli accarezza la schiena.
< Andrà tutto bene, vedrai. > gli sussurra.
< Su Jari... sei in gamba, sono sicuro che troverai un modo. >
< Si, come no. Non potevi scegliere un momento migliore per andartene sui Colli Ferrosi; quando tornerai probabilmente Thorin mi avrà già ucciso. >

Usciamo di casa tutti insieme.
< Ci vediamo tra qualche giorno, amico. > dico a Frerin, dandogli una pacca sulla spalla.
< E tu comportati bene, piccolo diavoletto. > aggiungo, con un buffetto sulla guancia di Kirin.
< Buona fortuna... ne avrai bisogno. > mi risponde Frerin, facendo attorcigliare il mio stomaco già in subbuglio.
Li guardo allontanarsi ed infilarsi tra gli alberi poi, proprio mentre con un sospiro sto per imboccare il sentiero che porta alla casa di Dìs, la testa scura di Frerin sbuca dalle fronde, urlandomi qualcosa di incomprensibile.
< Che? >
< Ho detto: perché non chiedi a Dwalin? Lui sicuramente ti aiuterà e Thorin non sospetterà nulla. >
< DWALIN? Ma sei impazzito? Non chiederò proprio nulla a Dwalin! >
Gli rispondo scandalizzato, ma Frerin è già scomparso.
" Come diamine può suggerirmi una cosa del genere? No che non andrò da Dwalin. "

Cinque minuti dopo, mi ritrovo davanti al campo riservato agli allenamenti.
In lontananza, scorgo la figura possente del nano, impegnato in una lotta corpo a corpo con uno degli allievi.
Perché diamine sono qui?
Ovvio... perché sono disperato.
Mi avvicino lentamente al piccolo cerchio di reclute, impegnate in un'attenta osservazione del combattimento.
Il povero allievo alle prese con Dwalin sembra cavarsela abbastanza bene; noto solo qualche piccolo errore nella postura e nella posizione delle gambe.
I due si squadrano, cercando di individuare i punti deboli dell'avversario; un momento dopo vedo Dwalin mettersi in posizione di difesa, inducendo l'altro ad attaccare con la sola postura del corpo.
So esattamente cosa vuole fare, mi ha ingannato un sacco di volte con questo trucco.

L'allievo, incitato dal piccolo crocchio di compagni, si appresta ad attaccare e riesce a centrare Dwalin tra le costole.
Il nano tatuato indietreggia con il fiato corto, ma con uno strano luccichìo negli occhi che solo io posso notare.
Dalle reclute si leva un piccolo boato di voci sorprese ed esaltate che si complimentano con il loro compagno, il quale, ubriaco di soddisfazione, si distrae, dando le spalle all'avversario.
Dwalin allora, approfittando del momento, si getta su di lui con tutto il suo peso, trascinandolo sul terreno polveroso ed immobilizzandolo facilmente a terra.
Il combattimento è finito.
< Mai abbassare la guardia, ragazzo... e mai voltare le spalle all'avversario, anche quando si crede di averlo sconfitto. Se tu fossi stato in battaglia, probablimente non saresti sopravvissuto. Il prossimo! >

Tutti gli sguardi delle reclute si concentrano sul terreno, come se improvvisamente fosse diventato la cosa più interessante della giornata.
Posso capire come si sentono.
< Ehm... Dwalin! >
< Oh Jari!! Che ci fai qui? Reclute, vi presento uno dei miei allievi migliori! Almeno lui aveva sempre voglia di mettersi alla prova! > replica, fulminando i suoi allievi con lo sguardo.
< Posso parlarti in privato? >
< Uhm, si... certo. Due minuti di pausa, ragazzi! Ma quando torno voglio almeno dieci volontari per il combattimento con l'ascia. >
Gli allievi si disperdono, tirando un respiro di sollievo.
< Mi tocca sempre fare tutto il lavoro da solo... perfino Thorin oggi non si è fatto vivo. Ti chiederei di aiutarmi se non fosse per quel braccio. Sai, stai diventando una specie di leggenda tra i nani più giovani; alcuni ti hanno visto salvare Nar ieri. >
< Oh... bene. Ascolta, volevo chiederti... potresti portare Thorin qui agli allenamenti? Non so, con una scusa... magari dicendogli che deve assistere ai progressi oppure aiutarti in qualche modo... >
< Ehm, Jari? > mi interrompe Dwalin con un'aria sorpresa.
< Cosa? > gli rispondo, frenando il fiume di parole sconclusionate che mi sta uscendo dalla bocca.
< Thorin è là. > replica il nano, indicando un punto dietro le mie spalle.
Mi immobilizzo.
Lentamente mi volto e lo vedo insieme a Balin in cima alla collina; i due, impegnati in una discussione e con in mano una grossa pergamena, si avvicinano velocemente.

< Non deve vedermi! > borbotto, nascondendomi dietro alla massiccia figura di Dwalin.
< Mi raccomando resta fermo! > gli sussurro.
< Io non ho idea di che cosa tu stia facendo, ma sappi che non intendo partecipare! > grugnisce il nano, incrociando le braccia senza però spostarsi di un centimetro.
< Sono andati? > chiedo dopo qualche minuto.
Evidentemente sì perché, alla mia domanda, Dwalin si volta minacciosamente verso di me.
< Esigo una spiegazione immediata! >
< Scusami, ma adesso proprio non posso; sono già in un terribile ritardo! Grazie comunque, sei un amico! > gli dico, correndo via.
Il sentiero che ho preso porta in una sola direzione e, dopo qualche attimo di smarrimento, Dwalin capisce le mie intenzioni e sul volto gli si dipinge una smorfia divertita; da lontano lo sento borbottare tra sé e sé qualcosa che riguarda una scommessa da fare con Gloin e Frerin.

Mentre risalgo la collina, il cuore comincia a pomparmi furiosamente nel petto.
Tutti i pensieri che avevano affollato la mia mente fino a poco fa si dissolvono in un attimo; l'unica cosa a cui devo pensare adesso è lei.
La casa è lì, grande e solitaria, ma dall'interno provengono strani rumori e tonfi soffocati.
Senza più indugiare e per evitarmi una fuga improvvisa, busso delicatamente alla porta, come ho sempre fatto in questi giorni per farmi riconoscere.
Dìs mi apre subito, la mano destra sempre chiusa sulla pietra di fiume che le ho regalato.
Resto per un momento senza fiato a guardarla... non vorrei fare altro per tutta la mia vita; i capelli sono sciolti e le ricadono disordinatamente sulle spalle bianco latte, creando un contrasto che incanta i miei occhi.
Il vestito è molto leggero e primaverile, color del cielo e le lascia scoperte le spalle con una generosa scollatura.
Mi impedisco di guardare oltre.
Sembra molto nervosa, ma i suoi occhi non sono più spenti e vuoti, in essi vedo paura ma anche curiosità e voglia di cambiare.
< Tutto bene? > le chiedo.
Mi risponde di getto, senza pensare; come se quella domanda l'avesse tormentata per tutta la notte:
< Da dove viene questa pietra? >

< Ero sicuro che ti sarebbe piaciuta... comunque è lì che andiamo. >
Le tendo il braccio sano e lei, dopo aver chiuso la porta, ci si appoggia.
Cominciamo a camminare in direzione del fiume, la strada non è lunga in fondo; riesco a sentire chiaramente i dubbi che affollano la testa della nana che cammina accanto a me in assoluto silenzio; posso capirla... non mi conosce affatto.
Vorrei rassicurarla, farle capire che insieme a me non dovrà mai più avere paura; ma non so come fare.
Improvvisamente, quasi senza pensarci, le prendo la mano, cercando di trasmetterle quella sicurezza di cui sembra avere tanto bisogno.
Per un momento la sua mano trema nella mia, ma poi la stringe forte, come se non avesse altro a cui appoggiarsi.

< Mio fratello non voleva uscire questa mattina, ma poi è arrivato Balin per non so quale questione importante e se l'è portato via. >
< Oh... lo so bene. Stavo chiedendo a Dwalin di venire a distrarlo quando li ho visti passare e mi sono nascosto. >
Dìs sorride serena, nascondendosi la bocca con la mano ed ogni fibra di me sembra sciogliersi.
< Volevi che Dwalin lo distraesse? > mi chiede, non sapendo più frenare una risata.
< Bhè... l'idea veramente è stata di Frerin, non mia. > cerco di giustificarmi.
Dìs scuote la testa sempre sorridendo.
< Sembra che qui tutti ne sappiano più di me. E come ha reagito Dwalin? >
Senza preavviso e cercando di muovere il braccio il meno possibile, faccio una perfetta imitazione di Dwalin con le braccia conserte e la faccia scura, poi con voce grossa ripeto le sue stesse parole:
< Esigo una spiegazione immediata! >
Dìs, incapace di trattenersi ancora, scoppia in una risata ed io la seguo a ruota.

Dopo aver costeggiato il fiume per qualche minuto, arriviamo ad un largo spiazzo.
< Siamo arrivati, principessa. > le dico, improvvisando un piccolo inchino.
In silenzio, le indico il greto del fiume, disseminato da piccole pietre ovali di diversi colori, levigate dall'acqua e dal tempo.
Dìs spalanca gli occhi, ammaliata dai giochi di luce sull'acqua cristallina.
Con gentilezza le sfilo la pietra blu dalla mano e la avvicino al pelo dell'acqua, confrontandola con le altre.
< Vedi... Sul letto del fiume ci sono molte pietre come questa...alcune sono più levigate o più lucenti; ma io, non appena l'ho vista...l'ho scelta, accogliendo la sua lucentezza, ma anche i suoi punti più opachi; so che può sembrare un paragone assurdo, ma è stato lo stesso con te... non appena ti ho vista, per me è cambiato tutto... > taccio all'improvviso, sopraffatto dalle emozioni che turbinano dentro di me, quasi quanto le correnti del fiume.

< Jari... le tue parole... io non so cosa dire. >
< Dì soltanto quello che senti... > le sussurro, mentre ci sediamo entrambi sull'erba.
La nana sospira, come cercando di rimettere in ordine i propri pensieri.
< Sono cambiata, Jari...
Insieme alla nostra casa ad Erebor se n'è andata anche una parte di me, quella migliore; e da quel giorno la mia vita è diventata solo un'insieme di azioni, ma mi bastava; mi permetteva di non pensare e di non soffrire.
Poi sei arrivato tu.
Ti ho visto sulla porta ed è stato come se qualcosa di dimenticato si risvegliasse dentro di me, ed era bello, più di quanto potessi immaginare.
Questa mattina, guardandomi allo specchio, era come se mi vedessi davvero per la prima volta... ho visto un'altra Dìs e la cosa mi ha spaventata.
Ed ora sono in questo posto bellissimo, insieme a te... vorrei lasciarmi andare ma ogni fibra del mio corpo, ogni pensiero della mia mente... tutto ritorna lì.
Io sono qui, sono viva mentre... altri non ce l'hanno fatta.
Ed io avrei potuto fare qualcosa, ma non ho fatto nulla. >
Dìs smette di parlare, cedendo al pianto.
Adesso è il mio turno.

< E' per Litr, vero? > sussurro.
Dìs alza la testa di scatto.
< Come conosci questo nome? >
< Io... beh, ero nel salone centrale con loro quando è arrivato il Drago.
Eravamo alla porta, cercando inutilmente di tenerlo fuori e Thorin ha chiesto ad uno dei nani più giovani di andarsene, il suo nome era Lìtr. Fu lì che lo vidi per la prima volta. Lui rifiutò, voleva restare a combattere... pensai che aveva coraggio.
Poi Smaug entrò ad Erebor e tutto cominciò a bruciare; persi di vista i miei amici e mi ritrovai da solo. >
Nonostante i miei sforzi, la mia voce comincia a tremare.

Dìs mi posa una mano sulla spalla, incitandomi a continuare.
< Ad un certo punto sentii le urla di un nano; stava andando a fuoco.
Trovai un tappeto e spensi le fiamme, ma era già tardi.
Come puoi immaginare quel nano era Litr... ne fui sconvolto.
Oh, Dìs... il modo in cui mi guardava... non dimenticherò mai i suoi occhi.
Gli tenni la mano, dicendogli di non temere e poi mi morì tra le braccia. >
Dìs abbassa gli occhi, senza togliere la mano dalla mia spalla.

Passa qualche minuto, in cui riesco parzialmente a riprendere il controllo delle mie emozioni.
E' Dìs a rompere di nuovo il silenzio.
< Quanto vorrei averlo saputo prima... >
< Volevo dirtelo... ho visto il tuo dolore quella notte ed è stato lì che ti ho notata per la prima volta, eri così bella alla luce della luna... >
< E perché hai aspettato così tanto? >
< Thorin me l'ha impedito. Non voleva che soffrissi di più. >
La nana scuote la testa.
< Tipico di Thorin... pieno di buone intenzioni, ma pessimo nel realizzarle. >

Improvvisamente Dìs sospira profondamente e raddrizza le spalle.
< Non avrei potuto fare nulla per lui, ha scelto di restare. Ho passato anni a sentirmi in colpa e adesso, in un secondo, mi sento così leggera, così serena... >
< Grazie Jari... >
Dìs mi abbraccia forte con le lacrime agli occhi ed io ricambio la stretta, affondando il viso nei suoi setosi capelli neri.
Un secondo dopo, senza nemmeno accorgermene, sento le sue labbra sulle mie ed ogni fibra del mio corpo si accende.


Sorrido sereno, guardando la luce del tramonto inondare lo spiazzo e distribuire ovunque riflessi dorati.
Affondo la mano nei riccioli scuri della mia Dìs, appoggiata sul mio petto.
< Non riesco a crederci... > la sento sussurrare.
< A cosa? > replico.
< Essere qui con te, adesso. Ho paura di svegliarmi e di rendermi conto che stavo solo sognando... >
Le prendo la mano e me la appoggio sul cuore.
< Tutto questo è reale, io sono reale... e adesso che ti ho trovata, non ti lascerò andare mai più. Ogni volta che avrai bisogno di me, io ci sarò. >
Dìs sorride, stringendosi un po' di più a me.
< Cos'è? Una proposta di matrimonio? Non ti sembra un po' prematuro? >
Mi stringo nelle spalle: < Beh... tutto dipende da ... >
< THORIN! > mi interrompe Dìs all'improvviso.
Spalanco gli occhi sopreso:
< Cosa c'entra tuo fratello adesso? Capisco che... >
< Noo! Ma cos'hai capito? - mi interrompe di nuovo la nana, alzandosi di scatto e indicandomi un punto imprecisato tra gli alberi - THORIN! >

Alla fine lo vedo.
Sta venendo verso di noi.


 

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Capitolo 18
*** Sono contento di non essermi sbagliato ***


Sono contento di non essermi sbagliato



La figura minacciosa di Thorin avanza implacabile sul sentiero.
Dìs mi prende per mano.
< Credi che ci abbia visti? > mi sussurra all'orecchio.
< Non lo so, ma a giudicare dalla sua espressione, non è venuto per fare un pic-nic. >
< Che facciamo? >
Il viso di Dìs, a pochi centimetri dal mio, appare lievemente preoccupato.
< Forse è meglio che trovi un posto per nasconderti... io non posso continuare ad evitarlo per sempre; è il mio Principe dopotutto. >
< Io non voglio affatto nascondermi! > replica lei, tirando fuori un adorabile cipiglio.
< Se ci trova insieme, sarà peggio. Vorrei cercare di spiegargli le cose con calma, credo che capirà. Dammi retta, amore... non farti vedere. >
Dìs sbuffa contrariata.
< Come vuoi, ma non posso assicurarti che ci resterò a lungo, Thorin non è Balin, non ha capacità diplomatiche. >
< Correrò questo rischio. > le sussurro, baciandola.

Dopo essermi assicurato che Dìs sia nascosta bene, mi avvicino alla riva del fiume, facendo finta di nulla.
Qualche attimo dopo, i passi pesanti di Thorin riecheggiano nella radura.
< Jari! Devo parlarti... adesso. >
La sua voce bassa ed autorevole tuona alle mie spalle; un leggero brivido mi attraversa la schiena.
Mi volto, cercando di sostenere i suoi occhi di ghiaccio, cosa che si rivela un'impresa alquanto difficile.

< Thorin... è un piacere vederti. >
"Inizio originale davvero, Jari...i miei complimenti."
Tuttavia Thorin non sembra accorgersi del tono impostato della mia voce, forse non mi sta nemmeno ascoltando.
I suoi occhi indagatori vagano qua e là come in cerca di qualcosa o di qualcuno e, lentamente, sul suo volto si dipinge un'espressione di sconcerto e sorpresa... forse anche sollievo.
Evidentemente si aspettava di trovarmi con Dìs.
< Di cosa volevi parlarmi? > chiedo, tastando il terreno.
< Lo sai benissimo. Mi hai disobbedito. >
< Ho fatto ciò che ritenevo giusto. >
Thorin alza le sopracciglia, come se non si aspettasse un'ammissione così subitanea.
< Sei proprio un pessimo nano se credi che sia giusto tradire la parola data al tuo principe... fabbro. >
Thorin calca la voce sull'ultima parola, provocandomi una fitta allo stomaco; era da molto tempo che non sottolineava la mia condizione sociale, e non lo aveva mai fatto con così tanto disprezzo.
Taccio, cercando di contenere la rabbia e l'umiliazione che mi scorrono nelle vene.
Thorin invece continua a parlare:
< Non avresti dovuto avvicinarti a lei. Non mi interessa come hai fatto o ciò che le hai detto. Sono qui per una ragione: avvertirti.

Non voglio che vi frequentiate più, non può venirne fuori nulla di buono. Mi hai capito bene? >
Spalanco gli occhi; Thorin non ha la minima idea di quanto sia potente il sentimento che mi lega a sua sorella, non potrei nemmeno immaginare la mia vita senza di lei.
Cercando di controllare la rabbia, ribatto:
< Ho aspettato, Thorin. Ho aspettato... anni che tua sorella si riprendesse. Non hai idea di quante volte avrei voluto aiutarla, parlarle; ma ho mantenuto la mia parola ed ho aspettato. Ma ci sono cose che nemmeno il tempo può aggiustare, non sarebbe mai cambiato nulla se lei non avesse saputo la verità. >
Thorin sbianca.
< Tu... le hai detto di Litr? Come hai osato? Avevi promesso! >
Il nano moro fa qualche passo verso di me, la rabbia negli occhi.
"Ma come fa a non capire?"
< Tua sorella si è sentita responsabile della sua morte per tutto questo tempo! Si sentiva in colpa di essere viva! Ho dovuto dirle tutto, come avrei dovuto fare quello stesso giorno. Non ho rimorsi! Ed ascoltami bene... io AMO Dìs e non la escluderò dalla mia vita. Ti ci dovrai abituare. >
< TU COSA? >
Adesso Thorin sembra davvero infuriato.
< Hai capito bene. >
Accade talmente veloce che neanche il mio addestramento mi permette di accorgermene.
Appena un secondo dopo aver parlato, mi ritrovo a terra con un cocente dolore allo zigomo ed il metallico sapore del sangue sulle labbra.

Thorin è davanti a me, ansimante; il pugno con cui mi ha colpito è ancora chiuso e contratto.
Sputo per terra e mi massaggio la mascella, cercando reprimere la rabbia.
Con tutta la tranquillità che riesco a trovare, gli rispondo:
< Puoi picchiarmi quanto vuoi, ma le cose non cambieranno. >
< Vogliamo verificare? > ruggisce Thorin, tutt'altro che calmo, afferrandomi per il bavero e cominciando a scuotermi violentemente.

< BASTA!! >
La voce acuta ed arrabbiata di Dìs risuona nella radura, superando il rumore della corrente del fiume.
Thorin, preso di sorpresa, mi lascia all'improvviso.
Sul volto del nano moro, per un solo attimo, passa un velo di rimorso; ma poi, ritornano trionfanti la rabbia ed il rancore.
< Non osare più fargli del male! > continua Dìs, mettendosi tra me e lui.
< Ti schiereresti contro di me? Per uno sconosciuto di rango inferiore al tuo? >
Sibila Thorin, fulminando la sorella.
Dìs non cede terreno e la sua voce è ferma:
< Io lo amo, Thorin... e non è uno sconosciuto, nemmeno per te. Ti prego, non obbligarmi a fare una scelta, perché perderesti. >
A quelle parole, che avevano avuto il potere di annullare quasi del tutto il mio dolore, Thorin vacilla leggermente, come se anche lui avesse ricevuto un colpo.
Tuttavia, dopo qualche secondo, sembra riprendere il controllo.
Con la voce ridotta ad un sibilo, lo sento rivolgersi a me.
< Tu non sei e non sarai mai degno di mia sorella. >
Dìs apre la bocca per ribattere, ma Thorin la zittisce con un gesto.
< Quanto a te, torna quando sarai rinsavita oppure non tornare affatto. Non avrò sorelle sposate a fabbri qualsiasi. >
Dette queste parole, Thorin si volta e se ne va seguendo il sentiero, come se non fosse accaduto nulla.

< Fammi vedere la faccia... > mi ordina Dìs, non appena Thorin sparisce alla vista.
< Sto bene. > sussulto, quando la sua mano tocca delicatamente il mio zigomo.
< Sta diventando viola... dobbiamo metterci del ghiaccio. >
La nana mi prende per mano, avviandosi a sua volta sul sentiero.
< Dìs... >
< Cosa? > mi chiede, voltandosi verso di me.
< Mi dispiace... non volevo che accadesse una cosa del genere. >
< Ti avevo detto che Thorin non è un tipo diplomatico. > replica sorridendo.
< Si... ma non doveva prendersela anche con te e poi... > mi interrompo, mentre le parole del nano che ho sempre ammirato, mi rimbombano nella mente...
Io sono un fabbro, non sono degno di lei.
Dìs, indovinando subito i miei pensieri, mi guarda negli occhi.
< Non pensarlo nemmeno, Jari. Sono sicura che non lo pensa nemmeno Thorin.
Lo ha detto solo perché era arrabbiato; lo sai quanto è impulsivo.
Tu sei... il meglio che mi potesse capitare e Thorin lo capirà prima o poi. >
La stringo a me, lasciando che le sue parole e la sua presenza scaccino via le ombre della mia mente.
< Vuoi venire a casa mia? E' molto piccola, ma... >
Dìs mi posa un dito sulle labbra.
< Non credo che Thorin tornerà a casa stanotte, ma comunque posso sopportare la sua arrabbiatura. Ti rivelo un segreto: sono molto più testarda di lui. >
< Me ne sono accorto. >
Sussuro prima di baciarla.


                                                                           *****************************************************************


Sospiro guardando i locali anneriti e pieni di cenere che solo qualche giorno fa ospitavano le fucine.
Non è rimasto quasi nulla purtroppo e non ci resta che cercare di fare del nostro meglio per rimettere tutto in funzione al più presto.

"Tu non sei e non sarai mai degno di mia sorella."

Scuoto la testa con forza per scacciare la voce di Thorin che mi rimbomba ancora nelle orecchie; eppure sono passati tre giorni dalla nostra discussione.
Frerin non è ancora tornato; mi manca il suo appoggio ma sono contento per lui e voglio che si goda questo periodo con le persone che ama.
Dìs, anche se non lo dà a vedere, è provata da questa guerra psicologica portata avanti dal fratello... Thorin non le ha più rivolto la parola.
Quanto ricambierei volentieri quel pugno in questo momento.
< Stupido nano ostinato! > urlo, scagliando a terra un pezzo di legno annerito.

< Per la mia barba, Jari! Stai attento! Eri quasi riuscito a disintegrarmi con quel pezzo di legno! >
Mi volto di scatto, vergognandomi del mio improvviso scoppio d'ira.
< Perdonami Bofur... è che a volte sembra proprio andare tutto storto. >
< Oh si... a volte è così. E a vedere la tua faccia mi sa che hai ragione; allora è vero quello che si dice in giro. >
< Cosa si dice? > chiedo stancamente, sedendomi su un ceppo di legno.
< Oh... beh. Che hai avuto un diverbio con Thorin e che lui ha perso la pazienza. >
< A grandi linee direi che è così. > sospiro.
< Tuttavia, il motivo del suddetto diverbio non lo sa nessuno... tante ipotesi ma nessuna esatta. Sta' tranquillo, Dìs è al sicuro dai pettegolezzi. >
Bofur mi fa l'occhiolino, calzandosi il cappello sulla testa.
Mi prendo la testa tra le mani.
< Non so come finirà questa storia, Bofur. >
Il giocattolaio mi regala uno dei suoi sorrisi smaglianti, posandomi una mano sulla spalla.
< Come vuoi che finisca? Tu e Dìs vi amate... e l'amore vince sempre su tutto. In ogni caso ero venuto per dirti che ho visto Dwalin andare a parlare con Thorin. >
Alzo la testa.
< E questo come potrebbe aiutarmi? >
< Bhe... sembra che Dwalin e Gloin avessero scommesso sul tuo coraggio nel rivelare la verità a Thorin. Insomma, Dwalin ha puntato su di te ed ha vinto; in più credo che ti fosse favorevole fin dal principio. Forse la vincita lo ha messo così di buon umore da tentare un approccio con Thorin... sembra che Thorin rispetti quasi sempre le sue opinioni. >
Una lieve fiammella di speranza mi si accende nel cuore insieme ad una segreta soddisfazione per la scommessa fatta da Dwalin.
< Grazie Bofur! Credo che tu sia riuscito a tirarmi su di morale. >
Bofur sorride di nuovo mentre si alza per andarsene.
< E' il minimo che io possa fare per tutti coloro che non possiedono un cappello porta fortuna! Ti aspetto in negozio, vieni quando vuoi. >
Prima o poi dovrò chiederglielo per quale motivo tiene così tanto a quel cappello...


Guardo il cielo punteggiato di stelle; è ora di staccare.
Mi avvio verso casa, beandomi nel venticello fresco della sera.
Arrivato in vista della casa di Thorin rallento il passo, cercando di immaginarmi la mia Dìs, tutta indaffarata nella preparazione della cena.
Cena che nessuno dei due fratelli potrà godersi.
Per dare sfogo alla mia frustrazione, dò un calcio ad un sassolino e mi avvio di nuovo di buon passo verso casa.

Non lo scorgo subito; è solo un'ombra in mezzo ad altre ombre.
Ma poi, aguzzando lo sguardo, lo vedo meglio.
E' proprio Thorin e sembra mi stia aspettando all'inizio del sentiero.
Mi avvicino cautamente, fingendo indifferenza e mi fermo proprio davanti a lui.
Il suo volto è concentrato in un'espressione del tutto indecifrabile.
< Jari. > sussurra, la voce pesante come pietra.
< Thorin. > rispondo, facendogli un cenno con la testa.
< Devo parlarti. >
< Intendi usare sempre i pugni o ti limiterai alle corde vocali questa volta? > chiedo con un sarcasmo che non mi appartiene.
Thorin stringe le labbra, come per sforzarsi di non ribattere.
"Oppure in ricordo di qualcosa che non avrebbe voluto fare... "
< Vuoi parlare o no? > insiste il nano.
< D'accordo. >
Thorin si siede lentamente sull'erba ed io, dopo poco, lo imito; poi, il nano comincia a parlare con la voce profonda e piena che conosco tanto bene.
< Già una volta io e te ci siamo ritrovati a parlare guardando le stelle.
E guarda... è lo stesso cielo di quella notte, quando il fuoco del Drago divampava e bruciava ancora sotto le nostre palpebre; eppure quante cose sono cambiate. >
< Quel fuoco non si è mai spento, Thorin. Non per me. > sussurro, dimenticando per un momento il vero motivo per cui siamo qui.
Thorin mi guarda e vedo nelle sue pupille che per lui è esattamente la stessa cosa.
Dopo qualche minuto di silenzio, passato con lo sguardo perso nelle stelle, sento Thorin mormorare.
< Non sono orgoglioso di ciò che ho fatto, Jari. >
Resto in silenzio, aspettando che continui.
< Quella notte, ancora vicini al cuore pulsante di Erebor, guardai mia sorella e pensai che era l'unica cosa veramente mia che ancora potevo proteggere. Avevo un popolo da guidare, una casa da ricostruire; ma quando lei si addormentò piangente tra le mie braccia, pensai che avrei dovuto proteggerla ad ogni costo e che questa volta non mi sarei permesso di fallire. Quella notte vidi anche qualcos'altro che mi spiazzò completamente: il tuo sguardo posato su di lei... mi accorsi che ti aveva colpito profondamente e la cosa un po' mi spaventò. Volevo proteggerla e ti chiesi di non parlarle, di non dirle nulla, credendo che così sarebbe stata al sicuro, non solo dalla verità sulla morte di Lìtr, ma anche da te. Mi sbagliavo in entrambi i casi e l'ho capito quando vi ho visti abbracciati dopo l'incendio.
Non pensavo ciò che ho detto su di te, ero infuriato.

Ad Erebor mi hai salvato la vita ed hai dimostrato più volte di essere un nano d'onore.
Come ho detto, non sono orgoglioso di ciò che ho fatto; non avrei dovuto cedere alla rabbia. >
Thorin stringe di nuovo le labbra e tace.
Sorrido, continuando ad osservare le stelle.
< Sono contento di non essermi sbagliato. > sussurro.
< Su che cosa? > borbotta Thorin.
< Su di te. Sei ancora in tutto e per tutto il nano che ho ammirato, conosciuto e seguito. Un paio di pugni tra amici non sono poi questo dramma. >
< Allora è questo che siamo? Amici? > mi domanda il nano.
< Puoi essere amico di tuo cognato? > dico con una risatina.
Con la coda dell'occhio mi sembra di vederlo sorridere, ma la cosa dura un attimo.
< Posso sempre provarci... In ogni caso sappi che non lo faccio per te! Lo faccio per non perdere mia sorella! Sono molto contrario a questo tipo di unione! >
borbotta Thorin contrariato, come per riportare la conversazione su un territorio a lui più consono.

< Ma certo... è naturale. > ridacchio.

Un rumore tra i cespugli ci fa voltare entrambi di scatto e sul volto di Thorin si dipinge una smorfia divertita ed esasperata.
< Dìs! Vieni fuori. Non ti è mai riuscito di seguirmi senza farti scoprire, nemmeno quando eravamo piccoli. >
Dalle fronde emerge un brontolio sommesso, subito seguito dalla scura massa di capelli neri della mia futura moglie.
< E' il vestito! Si impiglia sempre! >
La nana borbotta contrariata, ma sul suo viso noto un debole sorriso; probabilmente ha ascoltato parte della nostra conversazione.
< Allora? Cosa fai lì impalata? Sono tre giorni che aspetti una buona occasione per dirmi tutto quello che pensi. > sbotta Thorin con falso cipiglio.
Riesco a stento a trattenere una risata per l'enorme sorpresa che gli si dipinge sul volto, quando Dìs gli salta al collo, stampandogli un bacio sulla guancia.
Dwalin si meriterebbe di essere qui solo per vedere l'esilarante faccia stupita e scandalizzata del suo fedele e burbero compagno d'armi, nonchè futuro Re dei nani di Erebor.
< Dìs! Ma insomma! Datti un contegno! > Sbotta Thorin, palesemente compiaciuto.
La nana dai riccioli neri si getta poi tra le mie braccia, intrecciando le sue mani con le mie; l'espressione di Thorin si fa di nuovo indecifrabile.
< Sei davvero sicura di quello che fai? > le chiede severamente.
< Oh sì. > risponde Dìs con un sorriso.
< Sei testarda... come me. > borbotta il nano, stringendosi nelle spalle.
"E' l'ombra di un sorriso quello che ho visto sul suo volto?"
Qualunque cosa fosse, scompare un attimo dopo.
< Jari mi renderà felice, fratello. > sentenzia la mia Dìs, stringendomi lievemente.
Thorin mi squadra con disapprovazione e poi ringhia:
< Sarà meglio per lui. >
 

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Capitolo 19
*** Memorie e presagi ***


Memorie e presagi



-Dìs-


< Ecco... io sono Dana, la moglie di Frerin e lui è Kirin, nostro figlio. >

Le parole della nana bionda risuonano nella mia testa per qualche secondo, prive di significato; poi, all'improvviso, realizzo le implicazioni della sua frase.
Frerin... sposato.
< Mamma! > la voce di Fili mi arriva attutita e solo un secondo dopo mi rendo conto di barcollare.
Due braccia forti ma gentili mi sorreggono per le spalle e mi guidano verso la poltrona del soggiorno:
< Mia signora... non volevo turbarvi così, nelle vostre condizioni! Sono proprio una stupida... volete che vi porti un bicchiere d'acqua? >
< Sto bene, sto bene - mormoro mentre la visuale mi si schiarisce di nuovo - E' la gravidanza, manca poco ormai. Accetterò volentieri l'acqua, ma chiamami Dìs per favore; detesto le formalità. >
< Come volete... Dìs. > replica Dana, entrando in cucina.
Fili mi viene vicino con uno sguardo più che preoccupato, sedendosi sul tappeto ai miei piedi.
< Sto bene tesoro... non preoccuparti. > lo rassicuro, arruffandogli i capelli.
Lo sguardo di Fili, leggermente più tranquillo, si posa curioso sul nano dai capelli rossi che ancora non ha aperto bocca.
Poco dopo la nana ritorna, porgendomi un bicchiere d'acqua che mi porto velocemente alle labbra, vuotandolo con un solo sorso.
Faccio un respiro profondo, cercando di calmare i sordi battiti del mio cuore; ancora non riesco a credere che Frerin si sia sposato senza dire nulla a nessuno.
< Innanzitutto toglietevi quei mantelli fradici di pioggia... i vostri vestiti sono asciutti? >
Dana, dopo aver controllato anche quelli del figlio, annuisce.
< A quanto ho capito, venite da lontano... avete fame? >
< Non preoccupatevi, mia signora; ci siamo fermati in una locanda qualche ora fa. >
< Allora credo proprio che sia giunto il momento per ascoltarti, Dana. >
Tormentandosi la lunga treccia bionda, la nana avvicina una sedia alla mia poltrona e comincia a raccontare.

< Sono nata sui Colli Ferrosi, unica figlia di una coppia di alto rango... >

< Non siamo qui per questo, mamma! >

La voce carica di ansia del piccolo Kirin, interrompe quella di Dana che, come me, lo guarda stupita e addolorata.
< Ti prego tesoro, hanno bisogno di sapere la verità. Fai parlare me, per favore. >
Lo prega Dana, appoggiandogli una mano sulla spalla.
< Sai bene che non c'è nulla che noi possiamo fare.. > gli sussurra poi in un orecchio a voce così bassa che a stento la comprendo.
"Nulla che possiamo fare per cosa?"
Mi chiedo, cercando di dare un senso alla strana irrequietezza di Kirin ed alla pesantissima consapevolezza che scorgo nei suoi profondi occhi nocciola.
Tuttavia, la curiosità di conoscere la storia di Dana è superiore a tutto il resto; così le faccio cenno di continuare.

< Come dicevo, i miei genitori erano di famiglia nobile, tuttavia non siamo mai stati ricchi. Quando arrivai all'età di sposarmi, i nostri risparmi erano del tutto terminati e ci trovavamo sul lastrico; così i miei decisero di promettermi in sposa ad un nano nobile e considerevolmente ricco. Non ero d'accordo, ovviamente; ma, schiacciata dalla responsabilità di salvare la mia famiglia dalla povertà, mio malgrado acconsentii.
Non lo conobbi fino al giorno delle nozze.
Mi sposai senza amore e riuscii a convincere me stessa che con il tempo avrei cominciato ad amare mio marito, ma questo non accadde mai.
Tuttavia avevo una vita agiata e non mi lamentavo di nulla.
Dopo solo qualche mese dalle nozze rimasi incinta, ero così felice di sentire la vita dentro di me... >
La voce della nana trema leggermente ed alcune lacrime le scivolano sulle guance, andando ad infrangersi sulla curva delle labbra.
< Una mattina mi alzai dal letto con la sensazione che qualcosa non andasse; il piccolo non si muoveva più. Mio marito mi trascinò dal guaritore, il quale mi disse che il mio bambino era morto... ero all'ottavo mese. >
Istintivamente appoggio una mano sulla mia pancia, ansiosa di percepire i piccoli movimenti del mio secondo figlio.
< Caddi in una profonda depressione... ero ancora incinta, mi sentivo pronta per essere madre, avrei partorito, ma mio figlio non avrebbe mai posato gli occhi su questa terra. >
< Oh povera cara... > sussurro, alzandomi e prendendo fra le mani la sua lunga treccia bionda.
Dana mi sorride, lanciando un'occhiata piena di affetto a Kirin che si è messo a parlottare con Fili, distraendolo dal discorso.
< Non preoccuparti, mia signora. E' stato Mahal a volerlo ed io ormai l'ho superato. >
< Chiamami Dìs cara... e per favore, continua. >
Dana annuisce:
< Del parto vero e proprio non ricordo molto... ci furono molte complicazioni.
Persi conoscenza quasi subito e rimasi tra la vita e la morte per molti giorni.
Fu quando aprii gli occhi che lo vidi per la prima volta. >
Mentre parla, Dana sorride, lo sguardo perso nel suo passato.
< I suoi occhi erano così intensi, così felici che mi fossi svegliata ed attenti ad ogni mio bisogno. Credo che la prima cosa di lui che mi fece innamorare fu proprio la profonda dedizione per il suo mestiere; Frerin sa mettere passione in tutto quello che fa. Mi disse di venire dai Monti Azzurri, era un caso che fosse sui Colli Ferrosi, era impegnato per conto di suo fratello.
Il guaritore gli aveva chiesto aiuto e lui era intervenuto.
Insomma, mi resi conto che ero viva grazie a lui ed alla sua profonda conoscenza delle erbe medicinali. Toccò a lui informarmi del fatto che non avrei mai più potuto avere figli. Non dimenticherò mai la sua espressione addolorata, come se si dispiacesse per non aver potuto fare di meglio. >
Immaginando la risposta, le chiedo:
< Come la prese tuo marito? >
< Non si fece più vedere.
Quando venne a sapere che ero diventata sterile, decise di ripudiarmi ed annullare il matrimonio.
Quando Frerin lo seppe, si infuriò; non riusciva ad immaginare come mio marito potesse lasciarmi sola ad affrontare una cosa del genere.
Lui era con me... in ogni momento... fino a che non mi ripresi.
Solo una volta si assentò: venni poi a sapere che lui e mio marito si erano picchiati. >
< Ricordo quella lite! > la interrompo, riportando alla mente la mattina in cui gli avevo ricucito il sopracciglio senza che mi volesse raccontare che cosa era accaduto.
Dana mi sorride, ma poi si fa seria di nuovo, come rendendosi improvvisamente conto di quanto Frerin sia lontano, nonostante sia vicino nei nostri pensieri.
< Odiai mio marito per quello che mi aveva fatto, ma poi capii che forse era ciò che volevo. Non lo avevo mai amato e, in più, mi ero innamorata di Frerin.
Non mi era rimasto più nulla all'infuori di lui... ci amavamo.
Mi raccontò la vostra storia, di come avevate perso Erebor e della sua posizione; mi disse che era pronto a rinunciare a tutto pur di stare con me, ma io mi accorsi facilmente di quanto vi amava: tu, Thorin, tuo marito Jari e tutto il suo popolo...
Non avrei mai voluto che vi abbandonasse a causa mia, così scegliemmo l'anonimato e quando mi chiese di diventare sua moglie, accettai con tutto il mio cuore. >
Chino la testa:
< Non me lo ha mai detto... perché? >
< Avrebbe voluto farlo... voleva farlo, ma poi ha saputo della spedizione a Moria e tutto è stato rimandato. Oh, Dìs! Non volevo che partisse! Ho così tanta paura... >
Dana scoppia in lacrime e mi si getta tra le braccia.
Cercando di dimenticare che anche io ho paura quanto lei, la stringo forte accarezzandole la schiena.
< Andrà tutto bene... vedrai. Adesso calmati cognata e fatti guardare. >
Le sollevo il mento con il pollice, asciugandole velocemente le copiose lacrime che le bagnano le guance.
< Sei felice con mio fratello? >
Il suo sguardo si illumina.
< Tanto... anche se non posso vederlo così spesso come vorrei; e poi, da quando abbiamo Kirin, siamo una vera e propria famiglia. Non desidero altro che il suo ritorno. >
Poso lo sguardo sul piccolo nano dai capelli rossi... ho ancora l'impressione di averlo già visto.
Kirin ricambia il mio sguardo.
< Io ti conosco... > gli dico, aspettando una sua conferma.
Gli occhi del giovane nano sono marroni e profondi, carichi di una maturità ed una consapevolezza di gran lunga superiori alla sua età.
Kirin annuisce lentamente, sempre tenendo gli occhi fissi su di me, con un'espressione talmente intensa da farmi male.
< Una persona una volta mi chiese di portarti un fiore. >
Come un lampo improvviso, mi torna tutto in mente.
Il gruppo di orfani, Frerin che prende in braccio un piccolo nano dai capelli rossi, l'incendio alle fucine...
Una marea di immagini mi affolla la mente, scuoto la testa... sono così confusa.
Dana viene subito in mio soccorso:
< Kirin era un orfano... io e Frerin lo abbiamo preso con noi dopo quel brutto incidente alle fucine. >
Annuisco lentamente.
Mi sembra così impossibile che Frerin non mi abbia mai detto nulla; non è facile gestire una doppia vita in fondo... ma più ci penso e più tutto torna.
La sua leggera malinconia quando il lavoro lo teneva lontano dai viaggi sui Colli Ferrosi, il suo sguardo rivolto verso Est ogni sera, il suo sorriso appena accennato ogni volta che Dwalin e gli altri si sorprendevano per i suoi continui rifiuti di una serata piccante alla locanda.
Come ho potuto non rendermi conto di tutto questo?
Sono stata davvero così cieca?
Poi, all'improvviso, un pensiero mi attraversa la mente: qualcuno doveva essere a conoscenza della cosa.
< Mio marito lo sa vero? >
< Credo di si... Frerin non fa altro che parlare di Jari, sono davvero molto amici. E' possibile che mio marito abbia voluto dividere questo segreto con lui. >
< E come hanno condiviso il segreto, condivideranno anche la mia arrabbiatura! Non appena riuscirò a mettere loro le mani addosso, si intende! > sbraito, senza celare un sorriso.
Dana mi ricambia con un sorriso incerto; per fortuna sembra essersi lievemente calmata.
< Il tuo invece? - mi chiede all'improvviso - E' un matrimonio felice? >
Sorrido... certo che lo è; lo è dall'istante in cui Jari mi ha infilato l'anello al dito.
Quanto vorrei sentirlo vicino come quel giorno...

< E se fossi ingrassata in questa settimana? E se non mi stesse più? Lo vedo, lo vedo che sono ingrassata! > gemo, guardando alternativamente la mia gigantesca figura riflessa nello specchio e lo strettissimo vestito bianco appoggiato sul letto.
< Per la barba di Durin, Dìs! Vuoi smetterla di farti prendere dall'ansia in questo modo? Non è da te! E poi in questa settimana non hai mangiato assolutamente nulla, come potresti essere ingrassata? Forza, tira su le braccia che ti aiuto ad infilarlo. >
Myra si aggira trafficando per la stanza; la paffuta nana sfoggia un bellissimo vestito color miele che si adatta perfettamente alle sue curve generose.
Da quando la conosco ha sempre avuto un atteggiamento materno nei miei confronti; ha un carattere così solare, ed il suo sorriso potrebbe fare tranquillamente a gara con quello di Bofur... anche se sono sicura che il vincitore sarebbe comunque lui, per via del cappello ovviamente.
Non potevo non chiederle di farmi da testimone.
Mentre la mia visuale, interamente coperta dal vestito, diventa bianco latte, la voce gioviale di Myra mi raggiunge anche attraverso la stoffa.
< Eppure lo sai bene che, con me, parlare di "ingrassare" è totalmente inutile. Sono convinta che i chili diano personalità... non vedi mio marito? Io lo trovo il nano più interessante in tutti gli Ered Luin! >
Soffoco una risatina che mi fa dimenticare l'agitazione... adoro Myra quando parla di Bombur.
< ...Come capirai se il matrimonio funziona? Basta vedere come tuo marito fa onore alla tavola ed alle pietanze... Non c'è niente di meglio di un nano buongustaio! >
< Ma Myra! - replico sempre ridendo - Tutti i nani amano mangiare! >
La nana, ostentando una faccia offesa e strattonando i fili del mio corsetto, replica:
< C'è differenza mia cara! Essere divoratori di qualunque cosa sia commestibile non vuol dire essere buongustai. Ecco fatto! Lo avevo detto che questo vestito avrebbe fatto risaltare i tuoi riccioli neri; non c'è nemmeno bisogno di acconciarli. >
Mi guardo allo specchio e, stranamente, mi piaccio.
< Adoro i ricami azzurri che ci hai aggiunto, Myra... > mormoro, percorrendoli lentamente con le dita.
< Sono felice che ti piacciano tesoro... sei un incanto, specialmente quando sorridi. >
Faccio una giravolta, cominciando a realizzare che, tra poco, sarò una nana sposata.
< Mi sposo! Mi sposo, Myra! Credi che Jari mi troverà bella? >
Myra aggrotta la fronte, pronta a rimproverare le mie domande insicure; quando, all'improvviso, bussano alla porta.
< Chi può essere adesso? - borbotta la nana tra sé e sé, poi più forte - Chi è? C'è da preparare una sposa qui! >
< E' per questo che sono qui, devo darle una cosa! >
La voce che proviene dalla porta chiusa ferma per un secondo il battito del mio cuore: è quella di Jari.
Myra si irrigidisce all'improvviso e, all'aprirsi della porta, ci si piazza davanti con tutta la sua mole, bloccando qualsiasi visuale.
< JARI! Non dovresti assolutamente essere qui! Non puoi vederla con il vestito addosso! Non potevi mandare qualcuno? >
La voce divertita del mio futuro marito scioglie ogni residua ansia dal mio cuore e reprimo a stento il subitaneo impulso di buttarmi tra le sue braccia, limitandomi ad ascoltare la sua voce dietro la gigantesca figura di Myra a guardia della porta.
< Ti assicuro che, anche se volessi, non vedrei nulla... faresti invidia alle solide e rocciose porte di Erebor... Sono tutti impegnati! Frerin si sta vestendo, Dwalin è fuori da qualche parte insieme a Gloin, tuo marito è in cucina e sono seriamente preoccupato per il nostro pranzo; Thorin poi mi evita da questa mattina... credo si sia convinto che se non mi vede non diventerò suo cognato. Insomma, ho dovuto arrangiarmi. Puoi darle questo da parte mia? >
Myra annuisce e poi accosta la porta, porgendomi una piccola scatola quadrata.
Attenta a non spiegazzare il vestito, mi siedo sul letto e la apro lentamente.
Spalanco gli occhi all'improvviso; la scatola contiene un bellissimo diadema di pietre azzurre; perfino la nana accanto a me rimane senza parole alla sua vista.
< E'... bellissimo. > mormoro, rigirandolo tra le mani.
Senza nemmeno accorgermene, balzo in piedi e spalanco la porta.
Jari è di spalle e l'unica cosa che riesco a vedere sono i suoi capelli biondi raccolti in trecce complicate.
Ignorando i rumorosi rimproveri di Myra, lo abbraccio da dietro, affondando il volto nei suoi capelli ed immergendomi nel suo familiare odore; Jari ricambia la mia stretta senza voltarsi, intrecciando le sue dita con le mie.
< Grazie... > riesco a mormorargli all'orecchio.
< L'ho fatto per te... > replica lui con un altro sussurro.
Incapace di lasciarlo andare, gli poso un bacio sulla guancia e, subito, le sue labbra si incatenano alle mie.

< Ehm! >
Davanti a noi, Frerin si schiarisce rumorosamente la voce, facendoci sobbalzare.
< Mi dispiace interrompere questo momento romantico, ma il dovere chiama! E poi, Jari, vorrei ricordarti che, per andare ad un matrimonio, specialmente se è il tuo, occorrono dei vestiti eleganti. I tuoi ti aspettano nella mia stanza. >
Jari annuisce e, dopo avermi lasciato un bacio sulla mano sinistra, si allontana senza voltarsi.
< Sorellina, vieni qui e fatti abbracciare! Sono così contento per voi... > sussurra Frerin, stringendomi a sé.
< Vorrei che anche Thorin la pensasse allo stesso modo. > replico tristemente.
Frerin scuote la testa ridendo e prendendomi per le spalle:
< Thorin è felice di queste nozze... forse più di quanto creda lui stesso e, fidati di me, se non si è ancora convinto del tutto, lo sarà dopo che ti avrà vista; oggi sei radiosa! >

Mentre raggiungo l'altare, al braccio di mio padre e circondata dalle persone che amo, penso a ciò che mi aspetta: una nuova casa, una nuova famiglia, una nuova vita.
Prima provavo un po' di paura pensandoci, ma adesso non più, Jari è una delle colonne della mia vita.
Ringrazio Mahal per avermelo donato e so che dalle macerie delle nostre vite precedenti nascerà qualcosa di forte e di immortale, qualcosa che nemmeno noi sapremo definire.
Il mio sguardo si posa via via su tutti i presenti:
Myra abbraccia Bombur con trasporto, spazzolandogli in fretta alcune briciole dalla lunga barba rossa; Bofur, con il cappello stretto tra le mani, fa l'occhiolino a Jari che mi aspetta con evidente emozione; Frerin mi guarda sorridendo accanto a Dwalin e a Gloin che borbottano tra loro indicando Thorin... che abbiano fatto un'altra scommessa?
Tuttavia non mi soffermo su questo pensiero, perché il volto di Thorin mi lascia del tutto pietrificata... se non fossi così emozionata scoppierei a ridere.
Sembra che il nano debba sostenere una durissima battaglia tra due stati d'animo contrastanti: nei suoi occhi vedo felicità e qualcosa che forse assomiglia alla commozione, ma tutto il resto del suo corpo cerca di non far notare la cosa, ostentando indifferenza e perfino fastidio.
Scuoto la testa sorridendo... Thorin non cambierà mai.
Dietro mio fratello spunta anche Thror, apparentemente libero dagli strani momenti di follia e di estraneazione che a volte si impadroniscono di lui; era tanto che non lo vedevo sorridere.
Balin mi aspetta accanto al nano che amo, un saggio sorriso ad illuminargli il volto.
La felicità che vibra nell'aria mi dimostra che, nonostante tutto ciò che ci è accaduto e che accadrà in futuro, sapremo restare uniti.

Quasi senza accorgermene, mi ritrovo di fronte a Jari e le uniche cose che contano in questo momento sono il calore delle sue mani ed il profondo scintillìo dei suoi occhi non appena incontrano i miei.
Tutto il resto scompare, ci siamo solo noi due ed il nostro amore.

< Dìs... mio dolce angelo, quando ti vidi per la prima volta, la distruzione ed il dolore ci circondavano, ma il solo guardarti mi permise di ritrovare la voglia di continuare ad amare la vita. Mi sono reso conto che ogni momento della mia esistenza, bello o brutto che sia, necessita dei tuoi occhi, della tua risata, della tua intelligenza, della tua bellezza... insomma, di te. Voglio che tu sia la mia famiglia, voglio poterti promettere che non ti abbandonerò mai e che ti amerò sempre... perché sei il mio presente ed il mio unico futuro possibile. Vuoi diventare mia moglie? >
< Lo voglio, Jari... > sussurro con un filo di voce, incapace di esprimere a parole la profonda emozione che mi ha invaso.
Dopo esserci scambiati gli anelli e dopo aver sentito, come in un sogno, la voce carezzevole e commossa di Balin che ci dichiara marito e moglie, mi ritrovo finalmente tra le sue braccia, finalmente completa.
Con la coda dell'occhio, riesco a vedere Thorin asciugarsi velocemente gli occhi con fare stizzito, evitando lo sguardo divertito di Frerin e la pacca distruttrice di Dwalin che, con lo sguardo più soddisfatto del mondo, tende la mano verso Gloin.
Il nano dalla barba rossa gli passa un sacchettino di monete, sbuffando sonoramente.
Ma quando imparerà che Dwalin scommette solo se è sicuro di vincere?

Improvvisamente Jari, accompagnato dal rumoreggiare di tutti gli invitati, mi solleva da terra, stringendomi saldamente tra le braccia.
< Si parte! > dice ridendo e cominciando a camminare verso lo spazio allestito per il pranzo.
Soffoco una risata nel suo collo e mi stringo a lui più forte che posso.
< Non lasciarmi andare... > gli sussurro.
< Mai. >



< Dìs? Tutto a posto? >
La voce di Dana penetra attraverso il pesante strato dei miei pensieri, eliminando ogni residua traccia del ricordo più bello che ho.
< Scusami io... bhè, ero da un'altra parte. > le rispondo sorridendo.
< Non scusarti, so bene cosa significa; da quando Frerin è partito non faccio altro che perdermi nei ricordi. >

Improvvisamente sentiamo un sonoro tonfo nel corridoio e, immediatamente dopo, la voce allarmata di Fili che mi chiama.
Entrambe ci precipitiamo dai bambini e quello che vedo mi lascia per un secondo senza fiato; Kirin è a terra con gli occhi chiusi ed un'espressione di intensa sofferenza sul viso, la sua mano sinistra stringe convulsamente il bordo di uno degli scalini che portano al piano di sopra.
< Cosa... ? > mormoro, accogliendo Fili tra le braccia.
Dana si precipita dal figlio, il viso preoccupato ma non sorpreso, come se si aspettasse una cosa del genere.
La nana bionda si siede sul pavimento, trascinando con sé Kirin e cominciando ad accarezzargli i capelli.
A poco a poco, il nanetto apre gli occhi sofferenti ed in essi leggo l'orrore.
< M-mamma? >
La voce del piccolo è fioca e priva di forze, come se venisse da molto lontano.
Dana continua ad accarezzargli i capelli.
< Sono qui tesoro... va tutto bene. Appena ti senti pronto, ci racconti tutto. >
Alcune lacrime sgorgano dagli occhi del piccolo, scivolandogli velocemente suelle guance.
< Che gli è successo? > mormoro.
< Kirin ha delle visioni... in realtà è per questo che siamo venuti. Era irrequieto già da qualche giorno e credevo che venire qui lo avrebbe aiutato. >
Cercando di dominare la cocente paura che mi dilania il cuore, balbetto:
< C-credi che abbia visto... >
La voce di Kirin, questa volta salda e profonda, mi interrompe:

< Il fuoco è freddo e morto nella fucina, il forte martello si è spezzato e la curativa Athelas si erge rigida e secca sulla piana. >

Un silenzio glaciale si diffonde nella stanza... non voglio credere a ciò che ho sentito.
Anche Dana ha spalancato gli occhi colmi di terrore.
Kirin si copre il volto con le mani e scoppia in un pianto disperato:
< Non volevo vederlo! Non volevo vederlo! > singhiozza.
Lo prendo per le spalle.
< Sono Jari e Frerin vero? Sono in pericolo? >
< Moriranno... > mormora Dana con lo sguardo perso nel vuoto.
Mi lascio scivolare addosso il significato di quel verbo, non posso permettermi di perdere la calma.
Kirin lancia un fugace sguardo alla madre e poi annuisce nella mia direzione.
< Non capisco sempre a cosa si riferiscono i simboli... ma questi non potrebbero essere più chiari. - Kirin abbassa lo sguardo - ...adad... >
La sensazione di sventura che mi ha pervaso in tutti questi giorni si acuisce, diventando più che reale; questa volta Jari non tornerà.
Stringo Fili con forza al mio petto e sento il suo cuore battere veloce vicino al mio.
Non posso arrendermi così, davvero non posso crederci.
< E' già accaduto? > dico, ingoiando i singhiozzi prima che si manifestino.
< Non lo so... non c'è modo di saperlo. > mi risponde Kirin, abbracciando Dana.
< Cosa faremo adesso? > mormora la nana.
La decisione prende forma e realtà nella mia mente non appena formulo la risposta.
< La cosa certa è che non me ne starò qui ad aspettare... Fili, prepara le tue cose, starai da Bofur per un po'. >
< Ma mamma! Voglio venire con te da papà! >
Il cuore mi si stringe... non voglio che veda suo padre ferito a morte; qualunque cosa troverò, non voglio che Fili veda... è ancora troppo piccolo.
< Non puoi venire tesoro. Devi cercare di essere forte adesso, tanto quanto tuo padre. Promettimelo! >
Fili annuisce e corre verso la sua stanza.
Mi alzo a fatica, tenendomi il pancione; forse è una follia partire, ma sento di doverlo fare.
< Verrò con te. Avrai bisogno di qualcuno che ti aiuti; dopotutto sei in gravidanza. > La voce di Dana, di nuovo salda, mi raggiunge.
< Kirin, tu rimarrai con Fili d'accordo? >
Il nanetto annuisce con la testa bassa... non vuole venire con noi, lui sa che non c'è nulla che possiamo fare.
O crede di saperlo.
Non lo so e non mi importa, non mi importa quanto ci vorrà e cosa mi costerà.
Nessuna perdita può essere peggiore di quella che maggiormente temo.

Jari, amore mio, sto arrivando.



Nda:
Salve ragazze! Spero che il capitolo sia bastato a farmi perdonare per il ritardo ;)
Come al solito ringrazio tantissimo chi mi segue, mi legge e mi recensisce. Siete speciali <3
Questa volta devo un rigraziamento speciale a Floffy_95 :D grazie per esserci sempre e comunque <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi auguro un buon weekend!
A presto :*
Diletta

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Capitolo 20
*** Il martello del fabbro ***


Il martello del fabbro



-Dìs-

Cammino velocemente attraverso il villaggio, per quanto me lo consentono la lunga gonna ed il pancione; per fortuna ha smesso di piovere... sembra che il cielo stesso voglia convincerci a partire.
Fili trotterella davanti a me con un piccolo fagotto sulle spalle, la mano destra in quella di Kirin; sembra che i due abbiano già fatto amicizia.
< Sei sicura che vorrà tenerli con sé? > mi domanda Dana con l'ansia nella voce.
Sorrido.
< Si vede che non conosci Bofur... non si farà problemi a tenere i bambini, anche se credo che non gli piacerà l'idea di lasciarmi partire. E' un nano affidabile. >
Dana annuisce, riportando lo sguardo su Kirin.
La casa di Bofur non è lontana dalla nostra, infatti riesco già a vedere la luce accesa del soggiorno filtrare attraverso le tende.
Un improvviso senso di irrealtà mi attanaglia, stringendomi in una morsa.
Che cosa sto facendo?
In fondo sto agendo solo in base all'assurda visione di un bambino; potrebbe non accadere nulla di brutto, potrei vederli tornare tutti salvi...
Scuoto la testa.
No, non è questo.
Io credo alla visione di Kirin, ci credo ciecamente.
Tuttavia ho paura, ho paura di disturbare l'aura di normalità emanata da quella luce; ho paura che, se busserò a quella porta, ciò che sto per fare diventerà reale, tangibile... perché deve toccare a me tutto questo?
Potrei scuotere la testa e tornarmene a casa con Fili, potrei metterlo a letto e raccontargli una favola... potrei, ma non lo faccio.
La porta è davanti a me.
Lo sguardo azzurro ed attento di Fili si fissa nel mio; in un secondo trovo il coraggio necessario per bussare, mio figlio conta su di me ed io non lo deluderò.
Faccio un respiro profondo e busso alla porta tre volte; la mano di Dana si stringe sul mio mantello scuro.
La porta si spalanca esattamente un secondo dopo, come se Bofur si aspettasse di ricevere visite ma, allo stesso tempo, le temesse.
Avevo avuto paura di rompere la tranquillità, ma, non appena mi ritrovo davanti il viso del nano che ormai conosco bene, mi accorgo che in casa non c'è nemmeno l'ombra di essa.
Bofur mi fissa spaventato ed interdetto, il cappello ben calato sulla testa e due cerchi scuri sotto gli occhi.
< D-Dìs? Tutto bene? >
Il suo sguardo passa alternativamente da me a Dana, pieno di malcelata preoccupazione; tuttavia, non appena si accorge della presenza dei bambini, si apre in uno dei suoi caldissimi sorrisi.
< Entrate, entrate, così mi spiegherete tutto con calma. > continua, tradendo ancora un leggero tremolio nella voce.
Dana fa per entrare, ma io la trattengo con una mano.
< Non c'è tempo, Bofur. Solo i bambini. >
Alle mie parole lo sguardo gioviale del nano si apre in un'espressione di pura sorpresa.
< Tempo per cosa? Dove vuoi andare? >
Sospiro pesantemente.
< E' una storia lunga, ti prego non farmi domande... >
Bofur incrocia le braccia con fare testardo.
< Mi devi una spiegazione mia signora... e, a proposito, chi sarebbe la tua accompagnatrice? >
< D'accordo - cedo - ma non farmi domande, devi accontentarti di quello che ti dirò.
Lei è Dana e quello è Kirin, suo figlio... per farla breve, è la moglie di Frerin. Lei ed io stiamo partendo e credo che tu sappia già dove vogliamo andare. Ho bisogno che tu tenga i bambini fino a che non saremo di ritorno. >
La bocca di Bofur si allarga progressivamente in una grossa "o" .
Non appena mi zittisco, lo sento mormorare:
< M-moglie... Frerin... figlio... andare... Un momento! Mi stai dicendo che tu e... moglie di Frerin i miei omaggi - dice abbassando la testa e togliendosi il cappello -
avete intenzione di andare a Moria?! >
Annuisco lentamente, seguita a ruota da Dana che ha ancora il viso vermiglio per il cerimonioso saluto di Bofur.
< Andremo da loro... > ripeto con convinzione.
< E'... una follia... nelle tue condizioni! >
< Non mi importa! Bofur, credimi, sento che devo farlo! >
Una lacrima mi scivola sulla guancia, dove la asciugo con rabbia.
< C'è qualcosa che non mi avete detto, vero? >
Annuisco.
Bofur china la testa, emettendo un lamento.
< Quando Thorin lo verrà a sapere, mi ucciderà... o peggio, chiederà a Dwalin di farlo per lui. >
Senza pensarci mi getto tra le sue braccia.
< Grazie Bofur! Sapevo che avresti capito! Con te i bambini staranno bene. >
gli sussurro mentre la pelliccia grigio scuro del cappello mi solletica la guancia.
Il giocattolaio ricambia il mio abbraccio.
< Ti prego stai attenta! State attente entrambe... Forse dovrei farvi accompagnare da qualcuno; anzi, per correttezza dovrei venire io... >
Scuoto la testa con determinazione.
< Sarai l'unico a sapere che siamo partite e poi in due daremo meno nell'occhio. >
Dana interviene:
< Io vengo dai Colli Ferrosi, conosco la strada. >
Bofur annuisce.
< D'accordo... so già che me ne pentirò, ma d'accordo. Su ragazzi! Dentro! Ho un delizioso budino al cioccolato avanzato, credo sia proprio quello che ci vuole in questo momento... >
Kirin abbraccia la madre, affondando la testa rossa nelle pieghe del suo mantello; Fili mi viene vicino, continuando a squadrarmi con quei suoi occhi azzurri nei quali leggo sempre una fiducia incrollabile nei miei confronti.
< Di' a papà che gli voglio bene... >
< Glielo dirai tu stesso, tesoro mio... >
< Lo so mamma, ma tu diglielo comunque. E dagli questa da parte mia. >
Il piccolo nano biondo si stacca dal collo una piccola cordicella e me la porge; ad essa è appeso un ciondolo molto particolare, a forma di martello.
< E' per... proteggerlo. > continua mio figlio, mantenendo salda la voce.
Rimango impietrita per un momento, ma poi la prendo, cercando di impedire alle lacrime di oltrepassare la barriera dei miei occhi... non in questo momento almeno.
< D'accordo caro, gliela darò da parte tua. > sussurro, baciandolo sulla fronte.
< Tu però sii coraggioso e non fare impazzire Bofur, mi raccomando! >
Fili annuisce, accennando un lieve sorriso.
< Papà sarà contento di vederti. > mi sussurra prima di seguire Bofur dentro casa.
Il giocattolaio ci rivolge un ultimo sguardo preoccupato ed un piccolo cenno con la mano, poi si richiude la porta alle spalle, lasciando che il buio ci inghiotta di nuovo.
E' fatta... ora non si torna indietro.

Volto le spalle alla casa con tutta la determinazione di cui sono capace, stringendo nel pugno il piccolo ciondolo di Fili; dopo averlo tenuto davanti agli occhi nella semioscurità per qualche secondo, lo metto al sicuro in una delle profonde tasche del mio vestito, dove riposa la mia pietra di fiume.
< Ci serviranno delle provviste, dei vestiti e... due pony. Sbrighiamoci. >
Allungo il passo, affiancata dalla nana bionda.

Finalmente siamo pronte a partire... è passata circa un'ora da quando abbiamo lasciato i bambini da Bofur e l'oscurità si fa sempre più fitta.
Stringo la sella del mio pony, mentre Dana finisce di sistemare il nostro piccolo bagaglio.
Se penso che, solo questa mattina, giocavo con Fili cercando di eliminare dalla mia mente ogni altro pensiero che non lo riguardasse...
E' incredibile come le cose riescano a cambiare da un momento all'altro.
Per un attimo mi lascio sopraffare dalle emozioni ed appoggio la fronte sul duro cuoio della sella.
< Dìs? >
Alla voce di Dana, alzo di scatto la testa, notando il cuoio brillare alla luce della luna, bagnato dalle mie lacrime.
< Forse dovremmo riposare per qualche ora e partire non appena farà luce, è pericoloso spostarsi durante la notte. > mi sussurra, posandomi una mano sulla spalla.
Scuoto la testa.
< Non voglio che ci vedano partire e poi, non riuscirei a dormire ora come ora; ho bisogno di sapere che sto facendo qualcosa per lui... per loro. Sono stata con le mani in mano per troppo tempo, Dana. >
< D'accordo... allora via quelle lacrime e in sella! Ci aspetta una lunga cavalcata. >
Annuisco, asciugandomi velocemente il viso e, non senza fatica, mi arrampico sulla mia cavalcatura.
Faccio appena in tempo a pensare a quanto questa posizione diventerà scomoda con il passare delle ore, quando noto Dana affannarsi inutilmente accanto al suo pony.

< Ehm... tutto bene cognata? >
La nana alza il volto verso di me e, nonostante l'oscurità, riesco a vedere il rossore che si distribuisce sulle sue gote.
< Io... bhè, non sono mai salita su una di queste... bestie. >
Solo dopo queste parole mi accorgo che l'estrema lentezza con cui Dana ha sellato il pony e fissato le provviste, non era affatto attribuibile alla stanchezza come avevo supposto, ma all'inesperienza e forse anche ad un pochino di spavento.
Faccio un sorriso, per me era stato lo stesso la prima volta.
< Non preoccuparti, i nostri pony sono tranquillissimi e non devi far altro che infilare il piede destro nella staffa, aggrapparti alla sella e tirarti su. Se non sei mai salita ti consiglio però di metterti direttamente a cavalcioni e non come me, ammesso che la gonna te lo permetta, è tutta questione di equilibrio. >
La sua espressione rimane preoccupata.
< E se non dovessi piacerle? Perché è una lei vero? >
< Si... si chiama Myrtle e non vedo per quale motivo non dovresti piacerle; su, fa come ti ho detto e non avere paura... gli animali la percepiscono. >
Dana annuisce e, mettendo da una parte la paura, ci prova, riuscendo al primo tentativo.
< Brava! E adesso impara a guidarla con le ginocchia... cerca di non usare troppo le briglie, non è piacevole per lei. >
< Direi che hai un talento naturale... >
Aggiungo osservando Dana che, molto più sorpresa di me, comincia ad avanzare sul sentiero sassoso.
La voce di Dana mi raggiunge ricca di stupore ed incredulità, ma tuttavia divertita.
< E' stupendo! >
< Oh si... -le rispondo- ma non per la mia schiena. >

Cavalchiamo in silenzo per qualche minuto, Dana prendendo confidenza con Myrtle
ed io divisa tra i miei pensieri ed il leggero dolore alla schiena.
E' mia cognata a rompere il silenzio per prima:
< Dìs? Posso farti una domanda? >
< Dimmi cara... >
< Forse non dovrei chiedertelo, sembra personale. >
Fisso l'oscurità davanti a me e stringo gli occhi con forza, per impedirle di attraversarmi.
< Se posso risponderti, lo farò con piacere. Sarebbe ora che cominciassimo a conoscerci un po'. >
< Come vuoi... che significato ha il ciondolo che Fili ti ha dato per suo padre? >
Sussulto, non mi aspettavo una domanda del genere; Dana è una grande osservatrice.
Faccio un respiro profondo.
Mi sento pronta a ricordare gli eventi legati a quel ciondolo?
Un lieve sorriso mi spunta sulle labbra.
Ovviamente sì.

< Come avrai visto, è un martello.
Il ciondolo era di Jari, lo aveva fin da piccolo; esso simboleggiava la sua condizione di fabbro, un mestiere che ereditò dal padre nonostante non lo desiderasse; mio marito odiava le fucine di Erebor così come odiava questo ciondolo.
Tuttavia lo tenne, ma il suo significato cambiò.
Divenne simbolo di forza e di perseveranza e lo aiutò nel ribellarsi a suo padre per diventare guerriero. Dopo la morte dei suoi genitori però ed in tutti gli anni a venire, il martello ha rappresentato la sua doppia natura: quella di fabbro e quella di guerriero.
Non se lo toglieva mai. >
Dana mi ascolta rapita ed io continuo a parlare, sentendo più che mai la presenza di Jari al mio fianco.
< Fili adorava quel ciondolo, fin da neonato. Quando Jari lo prendeva in braccio, subito Fili si metteva a giocarci. - trattengo una risatina - Jari scherzava sempre, dicendo che suo figlio era talmente forte che prima o poi, giocando con il ciondolo, avrebbe finito per strozzarlo. >
Mi asciugo incurante una piccola lacrima.
< Dìs... stai piangendo. Forse non dovremmo parlare di... >
< No cara, tranquilla. Mi fa bene, riesco a sentirlo vicino. >
< Dov'ero rimasta? Ah... Insomma, per farla breve, il giorno in cui Jari dovette partire, Fili era distrutto; non riusciva a spiegarsi perché fosse così necessario.
Ricordo che Jari si inginocchiò vicino a lui e gli disse qualcosa che non compresi.
Mi ero incantata a guardare le loro mani, Dana.
Sembra un particolare così stupido... ma ne rimasi colpita; quelle di mio figlio, ancora così piccole, sparivano in quelle del padre, forti ma delicate, mani da fabbro, da guerriero ma soprattutto da marito. Una parte di me pensava che avrei dovuto approfittare di quell'immagine e tenerla salda nella mente, perché non ne avrei avute altre. Poi Jari si tolse il ciondolo e lo diede a Fili; questa volta capii quello che gli disse:
- Questo ti proteggerà, figlio mio. Ogni volta che avrai paura, stringilo forte e sarà come se fossi con te. -
Fili gli rispose che non avrebbe mai avuto paura, ma da allora solo Mahal sa quante volte l'ho visto mentre lo stringeva...
E ora l'ha dato a me... probabilmente sa che suo padre ne ha più bisogno. >
Taccio, ascoltando le cicale frinire nell'erba ai lati del sentiero.
< E' stato un bel pensiero... tuo figlio è molto maturo per l'età che ha. Grazie per avermi raccontato tutto questo. > mi sussurra Dana, illuminata dal chiarore della luna.
Le sorrido, ricambiando il suo sguardo e poi mi concentro sul sentiero davanti a noi; ogni passo ci avvicina ai nostri mariti.
Mi assopisco sulla sella, stringendo più forte che posso il piccolo ciondolo, anche se l'azione in sé sarebbe superflua: Jari è sempre accanto a me.

Improvvisamente, una penetrante fitta alla pancia, mi fa sussultare.
Mi raddrizzo sulla sella, cercando di controllare il respiro ed il dolore alla schiena.
Dana è qualche metro davanti a me ed il cielo è ancora scuro, deve essere passata solo qualche ora.
Il dolore si fa più intenso.
< Dana! > gemo.
La nana scende precipitosamente dal pony e mi corre incontro.
< Per Mahal! Stai bene? >
< Non lo so... credo di avere avuto una contrazione. Aiutami a scendere per favore. >
Dana sbianca.
< Ma sei appena all'ottavo mese! Non può nascere ora! >
< Lo so, per questo devo riposarmi; cavalcare non aiuta. >
< D'accordo, respira... ti stendo una coperta qui sull'erba, così potrai distenderti. >

"Piccolo mio... ti prego, cerca di stare tranquillo, non è il momento, non ancora." penso con le mani sul pancione, aspettando che il dolore si plachi.
Qualche minuto dopo, l'emergenza sembra rientrare.

< Meglio? > mi chiede Dana, stesa accanto a me.
< Tranquilla, è passato. Credo che per un po' sarà meglio che io prosegua a piedi. >
Mi scappa una risata.
Dana si solleva su un gomito, stupita e punta il suo sguardo nel mio.
< Perché ridi? >
< Mi è venuta in mente una cosa... Queste contrazioni mi hanno ricordato le circostanze in cui è nato Fili. Anche in quel caso, ero sull'erba. >
La nana bionda spalanca gli occhi.
< Sull'erba?! E per quale motivo? >
< La mia testardaggine, come al solito. >
< Ti prego, raccontami! Hai avuto paura? >
< Al momento sì, ma ripensandoci adesso è stato più che altro divertente. Davvero vuoi sentire questa storia? >
Dana mi si avvicina ancora di più, cominciando a giocherellare con una ciocca dei miei capelli.
< Certo che sì. E' sempre una benedizione quando nasce un bambino. > mormora.
< Mettiti comoda allora, perché è una storia parecchio movimentata e spero che questo piccolo diavoletto non decida di imitare il fratello. > rido con la mano appoggiata sull'ombelico.

< Mancava poco al termine della gravidanza, meno di una settimana credo.
Thorin, dietro consiglio di Oin, mi aveva ordinato di stare a letto; avevo già avuto alcune contrazioni ed avrei potuto partorire da un momento all'altro.
Tuttavia quella mattina mi sentivo bene ed era una giornata speciale, dato che Jari doveva tornare a casa insieme a Frerin dopo un'assenza di circa quindici giorni;
mi era mancato tantissimo e volevo fargli una sorpresa, cucinandogli uno dei suoi piatti preferiti.
Così mi vestii ed uscii di casa con l'intenzione di andare al mercato per comprare gli ingredienti necessari per il pranzo.
Per fare prima tagliai per il bosco; lo facevo molto spesso perché mi permetteva di godermi la natura ed, allo stesso tempo, di evitare la confusione.... >
Mentre parlo, davanti ai miei occhi appaiono i noti alberi nei dintorni di casa nostra e all'improvviso mi sento più giovane e più spensierata, come mi sentivo quella mattina quando ancora avere Jari al mio fianco era qualcosa di scontato, di troppo scontato.


Cammino tra gli alberi, godendomi il suono rilassante del vento tra le fronde ed i rumori attutiti della fauna selvatica.
Il sentiero che ho imparato a conoscere così bene si inoltra serpeggiando tra gli alberi, ricoperto da un soffice tappeto di foglie e muschio.
Inspiro profondamente dal naso, per catturare ogni piccola sfumatura dell'aria silvestre; ho notato che, da quando sono in gravidanza, il mio olfatto si è acuito notevolmente, così come i miei sbalzi d'umore del resto.
Credo di essere quasi riuscita a far rimpiangere a Thorin di aver chiesto a Jari di partire con Frerin; in questi giorni non gli ho proprio dato tregua, poverino.
"E se sapesse che sono addirittura uscita di casa!
No, questo non dovrà mai saperlo."
Il piccolo... o piccola? dentro la mia pancia scalcia un pochino, costringendomi a fermarmi per riprendere fiato; ormai non manca molto al villaggio, sono quasi arrivata.
All'improvviso, mentre scavalco una radice piuttosto sporgente, il cestino di vimini che uso di solito per andare al mercato, mi sfugge di mano, andando ad infilarsi in un cespuglio qualche metro più in basso.
"Non posso certo andare senza cestino!"
Lentamente e con cautela mi sporgo verso di esso, tendendo la mano più che posso.
La mia stazza però mi impedisce di piegarmi quanto sarebbe necessario per raggiungerlo.
< Accidenti! Mi sembra di essere grossa quanto un olifante, non vedo l'ora di tornare al mio peso normale e non ne posso più di questo continuo mal di schiena! >
Sbraito, cercando di piegarmi di più.

Una strana fitta mi toglie improvvisamente il respiro e, due secondi dopo, sento un'improvvisa ondata calda inzupparmi il vestito.
< P-Per Mahal... > mormoro a me stessa, reggendomi la pancia.
< Mi si sono rotte le acque... >

Cercando di mantenere la calma, lascio perdere il cestino e faccio qualche passo in direzione del villaggio.
Un attimo dopo però, la prima contrazione del mio primo parto mi costringe a piegarmi in due dal dolore.
Mi appoggio al tronco più vicino, respirando a scatti in attesa che passi.
Dopo qualche secondo, il dolore si attenua, permettendomi di sedere sul duro tappeto di foglie che, solo qualche minuto fa, mi era sembrato soffice come un vero e proprio guanciale.
" Non andrò da nessuna parte e nessuno sa che sono qui... perfetto Dìs, complimenti!"
In un impeto di frustrazione, afferro una manciata di foglie e la getto in aria.
"Perché diamine ho deciso di uscire di casa questa mattina?"
Comincio a pensare a come attirare l'attenzione di qualcuno, quando mi sorprende una nuova contrazione che, questa volta, mi strappa un urlo.

Passa un'ora, così lentamente e dolorosamente da sembrare un anno intero.
Sono riuscita ad appoggiare la schiena ad un tronco caduto, trovando una posizione leggermente più comoda.
Le contrazioni si sono fatte regolari; ne ho una ogni sei minuti circa.
So quali sono le tappe della nascita di un bambino, ma non credevo che avrei dovuto affrontare tutto questo da sola.
Una goccia mi cade sulla guancia.
Dimenticando per un secondo la mia disastrosa situazione, alzo gli occhi e mi accorgo che il sole è sparito dietro uno spesso strato di nubi.
Un'altra goccia, questa volta sulla testa.
Piove.
Perfetto.
Il mio stomaco si chiude in una morsa; ho paura, non voglio partorire da sola!
"Oh Jari... dove sei?"
Come se qualcuno avesse ascoltato le mie preghiere, vedo uno strano scintillìo muoversi tra le fronde.
Sembra... un'ascia! Ma sì! E' Dwalin sul sentiero vicino!!
< AIUTO! DWALIN! > grido con tutto il fiato che mi è rimasto.
Vedo il nano irrigidirsi e voltarsi improvvisamente; in un secondo è al mio fianco.
< P-principessa Dìs! Ma cosa? Come? Dove stavate...? Oh! Ma che importa? Vi riporto a casa... >
Dwalin mi tende la mano, totalmente ignaro della situazione.
"Ma per quale motivo i maschi devono sempre essere così dannatamente ciechi?"
Proprio mentre mi accingo a spiegargli la situazione, una nuova contrazione mi investe ed il mio respiro affannoso mentre cerco di tenere a bada il dolore, parla da solo.
Quando riesco nuovamente a posare gli occhi su Dwalin, il nano sbianca.
Il suo sguardo si sofferma sulla mia gonna fradicia e subito si allontana come scottato, sul viso si diffonde un acuto rossore.
Mi lascio prendere dalla rabbia.
< INVECE DI ARROSSIRE, POTRESTI RENDERTI UTILE ED ANDARE A CHIAMARE QUALCUNO? >
Dwalin sembra sbloccarsi.
< Oh... sì, certo! Thorin, Jari, Frerin... d'accordo, vado. Tieni questo, sta cominciando a piovere! >
Mi dice porgendomi la sua pesante e gigantesca casacca.
Mentre lo guardo correre via e cerco di ripararmi alla meglio dalle gocce di pioggia, scoppio a ridere pensando all'imbarazzo di Dwalin.
< Combattono guerre crude e sanguinose e non sono capaci di assistere una donna che partorisce... tipico degli uomini... >
Stringo i denti all'ennesima contrazione, lasciandomi scappare un lungo gemito.

< Dìs? Amore mio? Sei tu? >
La voce preoccupata di mio marito si insinua tra gli alberi, tanto da indurmi a pensare di essermela del tutto immaginata.
< Jari!! > replico, senza nemmeno accorgermi di essere in lacrime.
Mio marito appare sul sentiero, seguito da Balin.
Non appena mi vede, si precipita al mio fianco, abbracciandomi stretta.
< Jari, il bambino... io stavo... il bambino! Sta per nascere! >
Mormoro, singhiozzando sulla sua spalla.
< Sta' tranquilla, ci sono io adesso. Andrà tutto bene. Ci sono io. Ssssh >
Mi accarezza i capelli e mi stringe ancora più forte quando il mio corpo si tende per il dolore.
Appena mi rilasso, Jari mi bacia lievemente sulla fronte e mi guarda negli occhi.
< Sei stata bravissima, devi continuare ancora un po' amore mio, solo un altro po'. Adesso dò un'occhiata d'accordo? >
Il mio sguardo deve apparire ancora spaventato, perché Jari continua:
< Ti fidi di me? >
Annuisco.
Jari, dopo avermi sorriso, si rivolge a Balin, in piedi dietro di lui.
< Cerca di tranquillizzarla un po'... >
Il vecchio nano, senza mostrare nemmeno il minimo segno di imbarazzo, si siede dietro di me, posando le mani sulle mie spalle e sussurrandomi di stare calma.
Intanto Jari mi solleva la gonna.
Non appena il suo sguardo torna ad incatenarsi al mio, riesco a notare in lui una profonda emozione che mi provoca una piacevolissima sensazione di farfalle nello stomaco... saremo genitori.
< Amore... credo tu debba iniziare a spingere, vedo la testa! >
La sua voce trema leggermente, ma la mano che afferra la mia è salda e sicura.

Mi accorgo a stento della lieve pioggerella estiva che ci sta investendo.
< Forza tesoro, respira con me. >
Nonostante il dolore immenso che mi attanaglia, mi concentro nelle tecniche di respirazione insegnatemi da Oin e, non appena arriva la contrazione successiva, spingo con tutta la forza che mi è rimasta.
< Ci sei Dìs! Amore mio, ci sei! Ancora un ultimo sforzo. >
Spingo ancora con forza aggrappandomi alla sua mano, preda di un dolore mai provato in tutta la mia vita.
Poi, all'improvviso, il dolore scompare, lasciando spazio ad un gigantesco senso di liberazione.
Reclino la testa all'indietro sulla spalla di Balin che mi accarezza i capelli umidi di pioggia e sudore, concedendomi un respiro privo di dolore; poi un vagito improvviso mi riporta alla realtà.
Jari è davanti a me a petto nudo, insensibile al freddo e alla pioggia.
Tra le sue braccia, avvolto nella sua camicia, c'è un bambino.
Il nostro bambino.

Jari, dopo aver tagliato il cordone, mi viene vicino, fino a che non riesco a vedere il viso del piccolo.
< E' un maschietto, Dìs... >
Il piccolo apre gli occhi e ci guarda senza piangere; sono azzurri come quelli di Thorin. Gli passo l'indice sulla testa, da dove spunta una lunga e finissima peluria bionda. Improvvisamente mi rendo conto che già amo questo bambino più della mia stessa vita.
< E' così piccolo... > sussurra Jari con una profonda emozione nella voce, so già che anche lui prova le stesse cose che provo io.
Balin, da dietro la mia spalla, tende un grosso dito verso il piccolo, che subito lo afferra con il piccolo pugno; ma poi lo lascia andare, spalancando la bocca in uno sbadiglio.
< Ringrazio Mahal per avermi permesso di assistere a questa nascita... > sussurra Balin con voce pregna di emozione.
< Sono così felice per voi, ragazzi miei. Sapete già come lo chiamerete? >
Jari posa il bimbo addormentato tra le mie braccia e gli dà un piccolo buffetto sul naso
.
< Benvenuto Fili, figlio mio, benvenuto nella Terra di Mezzo. > lo sento mormorare.
Fili... il mio piccolo Fili.
< Benvenuto piccolo mio. > gli sussurro all'orecchio.
Ha smesso di piovere.

All'improvviso, un sordo rumore di frasche schiacciate e di rami spezzati, invade il piccolo e silenzioso spiazzo che ci ha ospitati.
Dal sentiero sbuca Dwalin, tutto trafelato, seguito da Thorin e da Frerin, entrambi nelle sue stesse condizioni.
< Li ho trovati! > sbraita Dwalin con il fiatone prima ancora di accorgersi che è già successo ciò che doveva succedere.
L'espressione sbigottita ed allo stesso tempo sollevata che emerge sul suo volto, si rivela la cosa più comica che abbia mai visto.
Ridacchiando sommessamente, osservo Dwalin lasciarsi cadere piuttosto pesantemente su un tronco.
< Ehy - lo prendo in giro - sono io che ho partorito, mica te! >
Dwalin mi scocca un'occhiataccia e poi si rivolge al cielo sulla sua testa.
< La prossima volta mandami venti mannari assetati di sangue, ma non Questo! >

< Dìs! >
La voce di Thorin mi riscuote, arrabbiata e sollevata.
Alzo gli occhi ed incontro il suo sguardo severo.
< Avresti dovuto restare a... >
Prima che possa continuare a rimproverarmi, gli piazzo il bambino tra le braccia.
< Thorin, ti presento Fili, tuo nipote. >
Il nano moro per un attimo si irrigidisce, ma poi il piccolo nel bel mezzo del sonno, si avvinghia stretto al suo mantello, cercando calore.
L'espressione di Thorin si addolcisce, più di quanto avrei creduto possibile.
< E' bellissimo... > mormora, ondeggiando leggermente.
< Accidenti Thorin! Se questa è la tua reazione, penserò seriamente all'ipotesi di fare dieci figli! > interviene Frerin, passando a Jari il suo mantello.
Thorin sobbalza e riprende all'istante il suo abituale contegno da Principe, adagiando Fili tra le braccia di suo padre con la massima delicatezza possibile.
Frerin mi abbraccia forte, come il giorno del mio matrimonio, e mi sussurra:
< Congratulazioni sorellina, adesso sei madre. >

Mentre mi alzo da terra, aiutata da Jari, questa parola mi rimbomba nella mente.
Sono madre... ancora non ci credo.
Mi stringo leggermente a Jari che ricambia la stretta, come leggendomi nel pensiero.
Dopo avermi baciata, mio marito mi sussurra all'orecchio:
< Non preoccuparti, sarai una mamma fantastica... >
< Nostro figlio già ti adora... > gli rispondo, osservando Fili che dorme beato tra le braccia del suo papà, aggrappato con forza ad una delle bionde treccine della sua barba.

"Mio piccolo Fili, tuo padre è la cosa più bella che mi sia capitata nella vita. Tu sei l'emblema del nostro amore, della nostra unione; non posso prometterti che saremo genitori perfetti, ma posso prometterti che ci proveremo, con tutte le nostre forze."



Smetto di parlare, uscendo a fatica da uno dei momenti più belli della mia vita.

< Siete stati degli ottimi genitori... > mormora Dana al mio fianco, cedendo al sonno.
Solo io spalanco gli occhi nel buio, preda di un terrore raggelante.
Siamo stati...
Solo siamo stati...
Ma noi continueremo ad esserlo... lo saremo per il nostro secondo figlio.

Oppure no?

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Capitolo 21
*** E' stata una mia scelta ***


E' stata una mia scelta




Il sole, gigantesco e vermiglio, pesa opprimente sulla piana di Moria; la sua sola vista ricorda tutto il sangue che è stato versato in questa battaglia.
Il terreno che calpestiamo, un tempo marrone e fertile, si rivela sempre più color ruggine mano a mano che avanziamo sul campo di battaglia.
Il sangue impregna ogni cosa; roccia, terra, erba ed anime.
Quanti sono morti oggi... Thror, forse Thrain, Frerin, Fundin, Nain e tanti, tanti altri.
La mia mano destra si stringe inconsapevolmente sull'elsa della spada, mentre una cieca rabbia mi invade le membra.
< Ci siamo ragazzo... >
La voce terrea di Balin mi fa sussultare.
Mi volto verso di lui e noto sul suo volto la stessa spossatezza che è scolpita sul mio; siamo feriti, provati e stanchi, ma combatteremo, perché siamo i nani di Erebor.
Il mio sguardo vaga sulle rocce, cercando inutilmente i nostri compagni.
< Dove sono finiti? > mormoro, passandomi la spada da una mano all'altra e cercando di riattivare i muscoli addormentati.
< Non lo so... > replica Balin sconsolato.
Continuo ad osservare, fino a che il mio sguardo non si posa su un punto proprio davanti ad un oscuro squarcio nella parete della montagna: l'entrata di Moria.

Proprio sulle rocce davanti alla porta, vedo un ristretto gruppo di nani combattere strenuamente per la propria vita.
< LAGGIU'!! Sono loro! >
Balin mette le mani a coppa ai lati del viso, per schermarsi dalla luce del sole.
< Hai ragione! Muoviamoci, sembrano in difficoltà. >
Tirando fuori da non so dove una vibrante energia, Balin si getta urlando e mulinando la spada nella mischia di orchi e nani, cercando di raggiungere il punto più alto della piana; senza nemmeno pensarci un attimo, lo seguo.
Ricominciare a combattere si rivela più difficile del previsto; la ferita sulla schiena urla ad ogni mio movimento ed i muscoli del braccio destro, costretto a tenere la spada, mi tremano ad ogni fendente.
Gocce di sudore e sangue mi colano negli occhi, facendoli lacrimare e bruciare; tuttavia non perdo di vista Balin che mi guida verso la nostra meta.
Affondo, parata; parata, affondo.
Calcolo meccanicamente ogni mossa, cercando di non pensare alle urla dei miei muscoli e delle mie innumerevoli ferite.
Il corpo non esiste, esiste solo la mente e la mente ordina di continuare a combattere.
Esiste ancora un mondo al di fuori di questa battaglia?
Esiste una vita a cui poter tornare?
E' come se stessi combattendo da secoli, come se non avessi mai fatto altro.

Via via che ci avviciniamo, noto con orrore che siamo molto più in basso di quanto dovremmo; all'improvviso ci troviamo davanti ad una parete di roccia, per raggiungere gli altri ci conviene aggirarla... oppure arrampicarci.
Tre orchi giganteschi mi si lanciano addosso, obbligandomi a mulinare la spada con tutta la forza che mi è rimasta; il primo cade sulle ginocchia con la testa mozzata, il secondo lo segue poco dopo.
La vista mi si appanna leggermente, è solo un attimo ma è sufficiente per distrarmi.
Un dolore acuto mi pervade la coscia; il terzo orco mi ha colpito di striscio con un lungo pugnale.
Urlando di rabbia e dolore, gli pianto la spada nel petto, infradiciandomi di putrido sangue nero.
< Jari! Dobbiamo salire, ragazzo! Adesso o mai più. >
< D'accordo! Sono dietro di te. > replico urlando per sovrastare il cozzare delle armi.
Non ho idea di come Balin possa riuscire a sostenere il proprio peso con l'ausilio del solo braccio destro, tuttavia questo nano non smette mai di stupirmi.
Infatti Balin, arpionandosi anche con il braccio ferito, comincia lentamente ma con forza, a salire sulla sporgenza rocciosa.
Lo seguo con attenzione, controllando la solidità di ogni appiglio.
All'improvviso, a circa tre metri da terra, sento con orrore un altro respiro sotto di me.
Stando attento a non perdere la presa, guardo in basso e scorgo un orco, poco lontano da me.
< Balin! - urlo - Abbiamo compagnia! >
Non faccio nemmeno in tempo a smettere di parlare che la bestia mi afferra una caviglia, cominciando a tirare.
Inizio a scalciare alla cieca come un forsennato; alcuni colpi vanno a segno, ma sono troppo deboli e poco direzionati per raggiungere il mio obiettivo.
Ad un certo punto Balin, quasi arrivato in cima, perde la presa, scivolando pericolosamente verso di me.
Appena a qualche centimetro dalla mia testa, riesce a trovare un nuovo appiglio.
Faccio un sospiro di sollievo, continuando a cercare di liberarmi dall'immonda creatura alle mie calcagna.
Qualche secondo dopo, la mia testa comincia a girare, obbligandomi ad immobilizzarmi e schiacciarmi il più possibile contro la roccia.
< Non credo di farcela, Balin! > gemo.
Non ricevendo alcuna risposta dal nano davanti a me, forzo me stesso ad alzare la testa per controllare: con orrore mi accorgo che Balin è sparito.
Forse è arrivato in cima... o forse è caduto...
< BALIN! > urlo, mentre le braccia continuano a tremarmi per lo sforzo.
Non posso farcela, finirò per cadere.
Proprio un secondo prima che i miei muscoli decidano di mollare, sento una mano possente afferrarmi saldamente il braccio destro.
Apro gli occhi.
< Dwalin! >
Il nano mi sorride, la cresta ondeggiante al vento; visto così sembra ancora più pazzo del solito.
< Reggiti forte! - mormora, e poi urlando si rivolge all'orco ancora appeso alla mia caviglia - Attenzione là sotto! Massi in caduta libera! >
Con l'altra mano, lo vedo scagliare un'enorme pietra dritta sulla fronte dell'orco che immediatamente lascia la presa, sfracellandosi al suolo.
Subito dopo, Dwalin mi solleva senza sforzo, appoggiandomi delicatamente a terra.
< Guardate cos'ho pescato, ragazzi! >
Vedo Thorin poco lontano, affiancato da Dain, Balin, Bifur, Oin e Gloin... grazie a Mahal sono ancora tutti vivi.
Dietro di loro, un nutrito gruppo di nani... i sopravvissuti.
Per Mahal, ne sono rimasti così pochi...

< Grazie Dwalin... > sospiro, rimettendomi in piedi.
Il nano mi sorride, posandomi una mano sulla spalla.
< Ricordo ancora come ci siamo incontrati. >
< Ehm, ti ho rovesciato addosso qualche boccale di birra, te lo sei scordato? >
< Se solo avessi saputo cosa ci avrebbe riservato il destino... non avrei dovuto trattarti con disprezzo, sei un nano d'onore e Frerin lo aveva sempre saputo. > lo sento borbottare.
Mi volto stupito verso di lui.
< Dwalin? Per caso ti stai scusando? Mi devo preoccupare? >
Il nano tatuato si irrigidisce per un attimo.
< Sarà meglio che raggiungiamo gli altri... ho la sensazione che tra poco questa battaglia sarà finita e non so se saremo noi o loro a gioire della cosa. >
< Hai ragione fratello... > gli rispondo affiancandolo.
< Ma posso assicurarti che stasera queste sudice bestie impareranno una bella lezione per quanto riguarda noi nani! > continuo.
< Cioè? > mi chiede il nano, voltandosi verso di me.
< Che uniti non possiamo perdere... >
Dwalin mi sorride, facendo cozzare la lunga spada contro la mia.
< Sei sempre stato un fratello per me, Dwalin... non hai nulla di cui scusarti. > gli sussurro un secondo prima di riunirci agli altri.

Tutti gli orchi presenti sull'altura sembrano essersi dileguati dentro l'oscura porta di Moria... potremmo pensare che sia finita, ma il mio cuore mi dice che non è così.
L'orco bianco tornerà e non sarà da solo.

< Jari! Ma allora sei vivo! >
La voce tonante di Gloin mi riscuote.
< Sembra di sì... Cos'è, per caso hai scommesso di nuovo con Dwalin? >
Gloin si mette a ridere, facendo ondeggiare la barba rossa.
< Che Durin me ne scampi! Assolutamente no! Abbiamo avuto già abbastanza guai con queste bestiacce, non ho bisogno di perdere altri soldi. >
< Gli altri stanno bene? > chiedo, osservando preoccupato Oin e Bifur.
Gloin abbassa la testa.
< Credo che l'udito di mio fratello si sia seriamente danneggiato, ma per il resto sembra stare bene. Per Bifur non saprei... Oin ha cercato di controllargli la testa, ma si è rifiutato categoricamente. Dice di stare bene, almeno credo. Non capisco benissimo il khuzdul antico e sembra che ora si ostini a parlare solo quello...
Ci sono un sacco di feriti e l'umore non è dei migliori, ma combatteranno tutti, specialmente dopo quello che hanno visto.
Azog la pagherà cara per quello che ha fatto al Re e, ora che anche Thrain sembra essere scomparso nel nulla, è Thorin il nano che seguiremo... è lui il nostro Re adesso, ha dimostrato di poter guidare il suo popolo e, in questo momento, è di una guida che abbiamo bisogno. Tuttavia, è proprio lui che mi preoccupa di più... cerca di non darlo a vedere, ma la morte di Frerin lo ha colpito profondamente... forse è meglio se vai a parlargli. >
< Gli parlerò... grazie Gloin. >

Mentre mi allontano, scorgo Thorin fissare con odio manifesto la nera entrata di Moria.
Improvvisamente il suo sguardo incontra il mio e quasi non riesco a sostenerlo; c'è così tanto dolore nei suoi occhi.
Mi avvicino, zoppicando lievemente.
< Jari. >
< Thorin. >
La sua voce trema leggermente.
< E' al sicuro? >
Annuisco.
< Nessun orco lo toccherà... >
Thorin deglutisce rumorosamente, scostandosi i capelli insanguinati dal viso e ritornando a fissare l'oscurità.
< Sono felice che mia sorella abbia sposato te... >
Il mio cuore perde un colpo.
E' possibile che Thorin abbia detto ciò che ho sentito?
Come per dissipare i miei dubbi, Thorin continua:
< Venire qui è stato un grosso sbaglio, Jari. Troppi sono morti per un capriccio di mio nonno, per un'oscura brama...  ed io l'ho permesso. >
< Thorin, non potevamo sapere che ci fosse un tale dispiegamento di orchi ad aspettarci... anche tu hai obbedito agli ordini. Non hai nessuna colpa. >
Il nano moro si volta verso di me e lo strano scintillìo che vedo riflesso nei suoi occhi per un momento mi spaventa.
< Non ho solo obbedito, Jari.
C'è... qualcosa sepolto in profondità dentro di me, qualcosa di oscuro che non riesco ad identificare o a controllare.
E' anche questo che mi ha spinto a venire...
Prima o poi, non so quando, questo qualcosa verrà fuori e non so se ed in che modo potrò gestirlo. >
Un brivido freddo mi attraversa la schiena, al ricordo della voce completamente distorta di Thror nella sala del tesoro.
Ma era Thror... non Thorin.
Scuoto la testa con forza.
< Togliti questa idea dalla testa, Thorin. Tu non sei così... sei un nano d'onore, lo so e l'ho sempre saputo. Devi solo ricordarlo ed avere più fiducia... tutto qui.
Questo è tutto ciò che può dirti un umile fabbro come me. >
Thorin mi sorride... un sorriso amaro, che stona con i suoi occhi colmi di dolore, ma comunque un sorriso sincero.
< No... è tutto ciò che può dirmi mio cognato e sono parole sagge. >
Poi Thorin mi abbraccia, lasciandomi di stucco.
Dopo un attimo ricambio la sua stretta, sentendo nel cuore un'estrema felicità.
Non ci sono parole che possano esprimere il profondo legame di fratellanza che ci lega... nonostante tutti i litigi, i pugni e le parole amare, siamo qui e siamo uniti.
Guardaci Frerin, non tutto è perduto.

Il suono macabro e potente di un corno investe la piana, lasciando in ogni angolo un'eco di morte imminente.
Proviene dal profondo di Moria.
Il sangue mi si gela nelle vene.
Sciogliamo l'abbraccio e ci voltiamo insieme a tutti gli altri.
< Ci siamo... > mormora Thorin con gli occhi ricolmi di odio.
Distogliendo per un attimo lo sguardo dalle oscure profondità di Khazad-dum, mi volto verso ciò che rimane del mio popolo.
Li guardo, uno per uno ed il mio cuore comincia a battere più forte, i miei muscoli smettono per un momento di tremare, la mia vista torna limpida ed un nuovo coraggio scorre fluido nelle mie vene.
Ognuno di loro dimenticherà le proprie ferite e la propria paura.
Noi nani siamo così: forti e leali fino alla morte.
Mia Dìs... non so che cosa succederà adesso.
Non so se uscirò vivo da questa battaglia, so solo di amarti e questo mi basta.
Ogni fendente che vibrerò, ogni passo che farò sarà per te e per mio figlio... anzi, per i nostri figli.
Il mio sguardo si sofferma per un attimo su Balin.
Il nano, appoggiato in parte al fratello, sta fissando Thorin con un'intensità talmente bruciante da far male.
So a che cosa sta pensando... lo pensiamo tutti.
" La c'è uno che potrei seguire, là c'è uno che potrei chiamare Re "

E poi li vedo.
Uno squadrone di orchi giganteschi con a capo Azog il Profanatore, l'orco pallido, spunta dalle oscure propaggini della montagna; il ringhio sommesso dei mannari ci investe come un'ondata di alito mefitico.
Il grido di battaglia di Thorin, seguito subito dalla voce di ogni singolo nano, squarcia la sera.
Ci gettiamo sui nemici senza pensare, come un unico organismo.

Qualche minuto dopo mi ritrovo per l'ennesima volta nella mischia; la mia lama affonda e squarcia, ma il mio corpo è davvero tanto stanco.
Questi orchi non hanno ancora combattuto, sono freschi... noi invece siamo fin troppo provati.
Ho perso di vista gli altri, sono da solo.
Improvvisamente avvisto Dwalin in seria difficoltà... sarebbe la prima volta.
Il nano è trattenuto a terra da un gigantesco mannaro dal pelo bianco; la bestia è già riuscita ad azzannarlo alla spalla destra, vedo il sangue colare sul terreno... tuttavia è alla gola che punta. Dwalin trattiene le mascelle schioccanti del mannaro a mani nude, impedendogli di arrivare alla giugulare; non resisterà per molto.
Comincio a correre, evitando spade amiche e nemiche che mulinano nell'aria.
Arrivo proprio in tempo; le braccia di Dwalin cedono e le fauci della bestia si spalancano.
Approfittando del momento, pianto la mia spada nella sua bocca più a fondo possibile.
Quando il mannaro bianco crolla a terra, ritiro la mia spada ansimando.
Gli occhi di Dwalin saettano stupiti da me alla bestia e dalla bestia a me.
Gli porgo la mano sorridendo e Dwalin la prende, tirandosi in piedi.
Non servono parole ed entrambi ricominciamo a combattere.

All'improvviso, in mezzo ai consueti rumori della battaglia, esplode un urlo inumano.
< THORIN, FIGLIO DI THRAIN...E' GIUNTA LA TUA ORA! >
Azog reclama uno scontro con Thorin.
Guidato da una forza invisibile, mi muovo verso l'orco pallido.
Azog il Profanatore è in piedi su una roccia, ben visibile anche da lontano; Thorin è davanti a lui con la lunga spada goccialante nero sangue di orco ben salda tra le mani.
Non riesco a distogliere lo sguardo da loro.
Li guardo cominciare a combattere; gli attacchi di Thorin sono veloci e mirati, quelli di Azog più violenti e meno ragionati... sarà un lungo scontro, duro per entrambi.
Thorin ha bisogno di me, devo raggiungerlo.

Un secondo dopo sono costretto a distogliere lo sguardo; un lamento di dolore e paura è giunto fino alle mie orecchie.
Mi volto precipitosamente e vedo un nano addossato ad una roccia; è ferito in più punti ed è circondato da una decina di orchi che, come lupi famelici, giocano con la loro preda.
Costretto a scegliere, mi dirigo dove c'è più bisogno di me.
Comincio a mulinare la spada e mi getto urlando sul gruppetto di orchi.
Vedo con gioia gli orrendi sorrisi sparire dai loro volti, per essere sostituiti da rabbia e paura.
Tuttavia, preso dal combattimento, non mi accorgo che sono davvero troppi per un solo nano.
Urlo per la sorpresa ed il dolore quando la spada di uno di loro mi trapassa la coscia destra ma, nonostante il sangue che che mi scivola copioso lungo la gamba, continuo a combattere, crollando di peso sul mio ultimo avversario.
L'orco sotto di me si dibatte furiosamente ma, prima che io possa fare qualunque altra cosa, il nano ferito gli pianta la sua spada nella giugulare.
Rotolo a terra sfinito, respirando pesantemente.
< Grazie... mi hai salvato la vita. > ansima il nano alla mia destra.
Mi sollevo a sedere e gli sorrido.

Non me ne accorgo, non ne ho il tempo.
Improvvisamente sento un dolore lancinante allo stomaco ed alla schiena e poi tutto diventa confuso, il sotto diventa sopra ed il sopra diventa sotto.
L'unico suono nell'aria insieme a me è il ringhio sommesso del mannaro che ha eliminato ogni mia residua possibilità di tornare dalla mia famiglia...
Un mannaro... uno stupido mannaro.
Poi, l'impatto contro la roccia ed una corona di scintille mi esplode davanti agli occhi insieme al dolore; ricado a terra pesantemente e con il respiro mozzato.
Negando con tutta la mia volontà ciò che mi è accaduto, cerco di alzarmi e crollo a terra di nuovo... lacrime calde mi scorrono sulle guance mentre una lenta ed inesorabile nebbia comincia a diffondersi nella mia mente.
Cercando in tutti i modi di restare lucido e di non pensare a ciò che mi aspetta, mi concentro su Thorin... che fine avrà fatto?
Spalanco gli occhi, stringendo i denti per il dolore e le improvvise vertigini; poi, incredibilmente, riesco a vederli: stanno ancora lottando e, per Durin, sembra che sia l'orco ad avere la meglio.
Lo scudo di Thorin è infranto, la sua spada lontana... l'orco pallido torreggia su di lui con un macabro sorriso sul volto; è finita, abbiamo perso.
L'orco cala la lama ed io sono fortemente tentato di distogliere lo sguardo e lasciarmi andare, ma non posso... non posso proprio.
Guarderò fino alla fine... per Thorin e perché forse questa sarà l'ultima cosa che vedrò.
Proprio quando la lama è sul punto di infilzarlo, Thorin si protegge con uno strano scudo... sembra un pezzo di... quercia?
Dopo aver deviato il colpo della bestia, Thorin riesce a impadronirsi di nuovo della sua spada e, con una mossa laterale, mozza all'orco il braccio sinistro.
Un getto di nero sangue sgorga senza fine dal moncherino, tra le urla di dolore, odio e sorpresa di Azog che viene trascinato dalla sua stessa stirpe nelle profonde orscurità di Moria...
Thorin è vivo.
Non riesco a vedere altro... la vista mi si oscura ed il dolore alla testa è troppo forte.

Qualche secondo dopo, vengo investito da molte voci amiche e, combattendo contro le spire dell'incoscienza, apro di nuovo gli occhi.
Sono circondato da un insieme di nani, tra cui lo sconosciuto che ho salvato.
Poi, una voce forte e piena che riconosco subito, emerge sulle altre.
< Per Durin! Levatevi!! Jari... JARI! >
Thorin si inginocchia accanto a me, ancora tutto sporco del sangue del nemico.
Allunga le mani come per sollevarmi, quando qualcuno si intromette... Oin forse? O Dwalin?
< NO! Fermo! Non spostarlo! Ha sbattuto contro la roccia...potrebbe avere fratture gravi... >
Sorrido al mio principe, cercando di controllare il dolore.
< L-l'hai ucciso? >
Le parole mi escono con fatica.
Il profondo dolore negli occhi di Thorin si rivela essere perfino peggiore del mio...
< Si Jari... quella feccia è morta. > mi risponde.
< B-bene... >
Un'altra ondata di vertigini mi avvolge, ma la respingo.
< S-sei un Re adesso - sussurro - T-thorin ScudodiQuercia. >
Thorin mi guarda per un attimo senza capire e poi il suo sguardo cade sul pezzo di quercia che ha usato come scudo; lo stringe ancora nella mano sinistra, le nocche bianche per lo sforzo...
< No... no Jari, ti prego. Non anche tu... >
Poi la sua voce si fa più attutita, come fosse un sogno e, per Mahal, sono così stanco...
All'improvviso, tutto diventa buio.

Oh Dìs... mi dispiace, mi dispiace così tanto...
Ma ho dovuto farlo... ho scelto di partire e di lasciarti sola.
Perché di questo si è trattato: una mia scelta."
 

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Capitolo 22
*** Ho promesso ***


Ho promesso



Scelta... è stata una mia scelta...
Eppure, non posso e non voglio morire ora.
Ho promesso, ho promesso alla mia Dìs che sarei tornato, che avrei di nuovo potuto stringerla tra le mie braccia.
Vorrei poter dire che, ora come ora, non mi pento della mia decisione di partire; ma, dentro di me, c'è una voce insistente che continua a ripetermi:
" E se non fossi partito? "
Senza poter far nulla per impedirlo, sprofondo sempre più giù nella mia coscienza e, subito, cerco tra i miei ricordi quel giorno.
Il giorno in cui ho barattato la mia vita felice con una missione quasi suicida.
E, d'improvviso, lo sento mio, di nuovo... come se di nuovo fossi lì ed avessi la possibilità di tornare indietro.
Così, sepolto dentro me stesso, non sento quasi più dolore e mi abbandono al ricordo.


< Amore? Sei sveglio? >
< Mmmm... ancora cinque minuti. > mugolo, seppellendo la testa sotto il cuscino.
Tuttavia Dìs non è tipo da lasciar perdere; infatti, un secondo dopo, sento ogni muscolo del mio corpo tendersi in risposta alle sue labbra, appoggiate sulla mia nuca; adesso sono sveglio.
< Sei sleale... > mormoro, voltandomi per prenderla tra le braccia.
Dìs non risponde; si limita a sorridere, accoccolandosi sul mio petto.
Dopo qualche minuto la sento sussurrare:
< Vorrei restare così per sempre, ad ascoltare il tuo cuore... >
Per me è la stessa cosa: potrei restare per tutta l'eternità a guardare i suoi occhi ancora leggermente assonnati ed i suoi quasi indomabili capelli neri sparsi sul mio petto.
Le lascio un bacio sulla fronte e le scosto qualche ricciolo ribelle dal viso.
< Oh, ma puoi farlo... mi dichiarerò irreperibile a lavoro e ce ne staremo qui, a letto, per tutto il tempo che vorrai. > le rispondo, sorridendo.
Dìs sussulta e poi si porta una mano sul pancione ormai più che evidente.
< Qualcuno non è d'accordo... > sussurra.
< Ah no? Si comincia già ad essere disobbedienti? >
Il suono cristallino e pieno della sua risata, mi riempie le orecchie.
Sono passati già cinque anni da quando è nato Fili, uno più bello dell'altro; la maternità ha reso la mia Dìs più bella, più buona, più testarda e cocciuta di prima.
E tra poco saremo in quattro... non potrei essere più felice.

< Fa' piano, o sveglierai Fili! > le sussurro.
Un secondo dopo, dalla stanza accanto proviene una voce:
< Papàààà! >
< Troppo tardi... finita la pacchia. > mormoro, affondando il viso nella nera chioma ribelle di mia moglie.
< Mmmm, magari si riaddormenta... > sussurra Dìs sul mio petto.
Ma Fili, somigliando a sua madre più di quanto io desideri, non molla.
< Papàààààà! Vieni? >
< Arrivo, arrivo... un attimo. >
Mi metto a sedere sul letto, cercando di aprire gli occhi quanto basta per scorgere le mie ciabatte... che ovviamente sono dalla parte di Dìs.
Una delle gioie di essere sposati con lei sembra essere la condivisione non consensuale delle mie ciabatte, che mi ruba in continuazione.
Faccio il giro del letto e, come previsto, le trovo.
Dìs, ancora sepolta nel lenzuolo, mi guarda con aria colpevole e divertita.
< Scusa caro... ma sono così morbide e calde... >
< See, see lo so - replico sorridendo - Vado a fare il mio dovere. >

Mi avvio ancora assonnato verso la camera di Fili, poco lontana dalla nostra.
Il piccolo è nascosto sotto il lenzuolo che mi aspetta.
Cercando di fare meno rumore possibile, mi nascondo dietro la testiera del letto.
Subito dopo, la testa bionda di mio figlio emerge sollecita da sotto le coperte in cerca d'aria e di mie notizie.
Approfittando del momento e del fatto che per fortuna Dìs non può vederci e brontolare, mi butto sul letto e comincio a fargli il solletico.
< Pensavi di farmela eh? Piccola peste! >
In un momento, lo imprigiono nelle sue stesse coperte e me lo isso sulle spalle come un sacco di patate.
Le sue risate echeggiano per la casa, incrinando il silenzio mattutino.
Rientro in camera nostra con aria marziale:
< Ho catturato un pericolosissimo esemplare di "Fili", come lo cuciniamo mia signora? Fritto o arrosto? Oppure allo spiedo? >
< Non gli credere mamma! Sono io! > la voce di Fili arriva attutita dalla mia spalla.
Dìs tira fuori una voce completamente scandalizzata:
< Lo metta subito giù, mio signore! Credo ci sia un errore, questa è la voce di nostro figlio! >
< Come vuole lei principessa, ma io l'ho avvisata... >
Ribatto, posando sul nostro letto la mia preda.
Fili esce subito fuori e si lancia ridendo tra le braccia di sua madre.
Salgo sul letto e li abbraccio entrambi, loro sono tutta la mia vita.

Un sordo bussare alla porta ci interrompe all'improvviso.
Fili salta su come un grillo.
< Vado io papà, vado io! >
E, senza nemmeno aspettare una mia risposta, si catapulta giù per le scale.
Lo sguardo di Dìs si posa su di me, preoccupato.
< Chi può essere a quest'ora? >
< Non saprei tesoro... > le rispondo, sebbene mi sia già fatto un'idea.
Le mie supposizioni vengono confermate non appena Fili rientra in camera nostra, tutto affannato.
< E' lo zio Thorin! Vuole parlare con te, papà... è giù in cucina. >
< Digli che scendo subito caro... > mormoro soprapensiero, arruffandogli la testa bionda.
Fili annuisce e corre di sotto, dove lo sento scambiare qualche parola con suo zio.
Comincio a vestirmi meccanicamente, cercando inutilmente di ignorare lo sguardo indagatore di Dìs, ancora seduta sul letto.
< Cosa può volere mio fratello di così urgente? > sussurra mia moglie.
Sospiro pesantemente, lasciandole un bacio sulla fronte.
< Adesso vado a scoprirlo. > aggiungo con un sorriso poco convincente.

Scendo le scale a passi pesanti ed entro silenziosamente in cucina.
La scena che trovo mi fa salire alle labbra un sorriso.
Fili è sulle ginocchia di Thorin, immerso in un attento esame della sua lunga spada; la stessa che, tempo fa, io consegnai a Dìs.
Anche Thorin sembra aver abbandonato il suo consueto cipiglio, lo vedo sorridere al nipote nel raccontargli un'eroica scena di battaglia.
Tuttavia, tutto questo dura un attimo: non appena Thorin mi vede, si irrigidisce e riacquista la sua ben nota espressione grave, facendomi un cenno con la testa.
< Devo parlarti Jari... >
< Ti ascolto. > ribatto, facendo per sedermi.
Il suo sguardo saetta verso Fili e poi verso l'alto, sulle scale.
Mi volto e capisco le ragioni della sua indecisione; Dìs mi ha seguito e ci sta guardando.
< Perché non posso ascoltare anche io? Dopotutto sono pur sempre sua moglie! >
Esplode Dìs a voce alta rivolgendosi al fratello.
Thorin acquista un'espressione piuttosto dura: < Verrai a saperlo a tempo debito. >
Davvero non capisco questo atteggiamento... ma poi, improvvisamente, noto qualcos'altro nello sguardo del nano moro, qualcosa che riconosco perfettamente.
Preoccupazione.
Possibile che stia di nuovo tentando di proteggerla?
Dìs sta per ribattere non troppo gentilmente, quando decido di prendere in mano la situazione andandole vicino.
< Tesoro, ti prego... ricordati che c'è anche Fili. Non voglio che ci veda litigare... Qualunque cosa sia, tornerò a parlartene, d'accordo? >
Mia moglie scocca uno sguardo a Fili, ancora sulle ginocchia dello zio e poi annuisce.
< D'accordo... ma sbrigati. Non mi piace per niente questa storia. >
Anche nei suoi occhi noto preoccupazione; lei e Thorin si somigliano più di quanto credono.
Mi volto e faccio un cenno a Thorin.
< Andiamo fuori a parlare... >
Il nano annuisce e, dopo aver fatto scendere Fili dalle ginocchia, mi segue, chiudendosi la porta alle spalle.

Mi volto verso di lui.
< E' quello che penso? >
< Thror ha deciso... vuole riprendersi Moria. >
Un senso di gelo si diffonde dentro di me... è accaduto.
< Moria... ma perché? Siamo felici qui, o mi sbaglio? >
Thorin si rabbuia.
< Jari, questo NON è il nostro posto. Riconquistando Moria avremo accesso ad antiche ricchezze, e da lì un giorno, potremo riscattarci e riprenderci Erebor. >
Nel pronunciare queste parole, gli occhi di Thorin si illuminano.
< E se non dovessimo riuscirci? Hai pensato a questa eventualità? >
Il principe nano stringe i pugni, frustrato.
< Non sono io il Re, Jari. Thror ha deciso così e così sarà... In ogni caso sono venuto a dirti che partiamo domani. La scelta è tua, hai Fili ed un altro figlio in arrivo, quindi non sei obbligato a... >
< Non dire idiozie Thorin... io verrò con voi. - lo interrompo - Adoro la mia famiglia, ma come mi sentirei se voi... i miei fratelli, il mio popolo, partiste senza di me? Non posso restare a casa, Thorin... seguirò il Re e seguirò i miei principi, come ho sempre fatto. Questo però non vuol dire che io approvi la cosa. >
Thorin sorride e mi appoggia una mano sulla spalla.
< Sapevo che avresti risposto così... Dwalin sarà contento di sapere che sei dei nostri. >
< Frerin? > chiedo, immaginando già la risposta.
< Anche lui pensa che sia una follia... tipico di mio fratello. > sbuffa Thorin.
< Tipico di chi riflette... > dico trai denti, meritandomi un'occhiataccia da parte del nano.
< Bhè... buona fortuna con Dìs. Io verrò a salutarla più tardi. >
< D'accordo... credo che me ne servirà tanta. > mormoro, avviandomi verso casa.

Non appena apro la porta di casa, Dìs manda Fili a giocare in camera sua.
A testa bassa, mi siedo su una sedia, seguendo con le dita le incisioni sulla mia parte di tavolo.
Dìs, senza dire una parola, prende posto al mio fianco, aspettando pazientemente che cominci a parlare.
Prendo fiato, pensando a come cominciare; ma non c'è un modo indolore per informarla della mia imminente partenza, perciò lascio uscire tutto in due sole parole:
< Domani partiamo. >
Dìs sembra rilassarsi leggermente.
< Un altro viaggio di lavoro allora... >
Scuoto la testa.
< No, tuo nonno ha deciso di riconquistare Moria; non sarà lavoro, sarà guerra. >
< C-cosa? E tu... tu resti vero? >
La paura le si diffonde negli occhi come uno spettro, offuscandone l'azzurro e la luminosità; mi si stringe il cuore, era da tanto che non la vedevo così spaventata.
< Vieni qui... > le sussurro, cercando di attirarla tra le mie braccia.
Tuttavia Dìs si alza all'improvviso, allontanandosi da me, le mani strette a pugno.
< RISPONDIMI! Tu resti? >
Le lacrime sono sul punto di uscire, ma la vedo sforzarsi per trattenerle.
Nascondo il viso tra le mani per farmi forza.
< No, Dìs... parto con loro. >
Un'espressione angosciata le si dipinge sul viso, contratto per la frustrazione.
< E se posso chiederlo, per quale motivo questa missione suicida? Non pensi a me, non pensi ai tuoi figli? Non sei felice con noi? Oh... ma che lo dico a fare? Sei come tutti gli altri, conta solo l'onore per voi... l'onore e la battaglia. >
Le sue parole mi colpiscono in profondità, ma, prima che abbia il tempo di ribattere, Dìs scoppia in lacrime, sorreggendosi al muro.
Le sono accanto in un attimo.
< Calmati amore, ti prego... non fa bene al bambino. >
Tra i singhiozzi, la sento sussurrare.
< Perché, invece gli farà bene crescere senza un padre? >
Comincio ad accarezzarle i capelli e la schiena, fino a che, dopo un po', non la sento abbandonarsi sul mio petto.
< Nemmeno io penso che sia una buona idea partire per Moria, ma devi capire, nemmeno Thorin ne è responsabile. E' stata una decisione del Re ed ognuno di noi seguirà il Re. Parto perché devo farlo, non perché lo desidero e non perché preferisco la battaglia ad una vita con voi. Questo non pensarlo nemmeno! >
Dìs si stringe a me, il petto ancora scosso da qualche singhiozzo solitario.
< Non lo penso... non ho mai dubitato del tuo amore per me, come non ho mai dubitato del mio per te; tuttavia non chiedermi di capire, Jari.
Lo accetterò, è ovvio, ma non chiedermi di capirlo perché non posso.
Non ho idea di come andrò avanti quando non ci sarete.
Vorrei tanto che tu ci fossi quando partorirò... >
< Torneremo prima, vedrai. > le sussurro, odiando promettere qualcosa che non posso sapere con certezza.
< E Thorin? Se ne è già andato? Aveva paura di dirmelo eh? > dice Dìs con una lieve risatina.
< Verrà più tardi insieme a Frerin... >
< Oh... da avervi tutti a perdervi tutti... c'è davvero di che disperarsi. >
La sua voce risuona atona nel nostro soggiorno che adesso sembra già più vuoto, privo del calore di questa mattina; è come se riflettesse già la sua stessa immagine dei giorni a venire.
< Non dire così ti prego... > le sussurro.
Ma Dìs non mi ascolta.
< Come lo dirai a Fili? >
Sospiro.
< Ci penserò... Adesso lo porto a fare una passeggiata nel bosco, ho bisogno di stare un po' con lui. >
Dìs sfrega dolcemente il suo naso contro il mio.
< Divertitevi allora, io comincerò a preparare il pranzo. Mi raccomando non tardate. >
< Allora, per quanto riguarda la partenza... >
< Shh! - Dìs mi posa un dito sulle labbra - Fino a quel momento la tua partenza non esiste. Voglio godermi questa giornata, d'accordo? >
Le sorrido.
< D'accordo principessa... >

Qualche minuto dopo, mi affaccio sulle scale e chiamo Fili.
< Dove andiamo papà? > chiede mio figlio tutto felice.
Me lo isso sulle spalle e mi incammino verso il bosco.
< Facciamo una passeggiata... > gli rispondo.
"Vorrei insegnarti qualcosa prima di partire" penso tra me e me, tastando i miei fedelissimi pugnali nascosti in varie parti del mio abbigliamento.
"Spero soltanto che non ci sorprenda la mia Dìs... credo che non me lo perdonerebbe mai."



Il ricordo finisce ed il dolore ricomincia a perseguitarmi, pesante come un'oscura cappa di fumo che mi intorpidisce i sensi e la mente.
Ogni respiro è una pugnalata, ma io devo... devo resistere.
E' per lei, solo per lei.
Sotto la mia schiena percepisco qualcosa di soffice; non sono più disteso sulla roccia.
Un lieve brusio raggiunge le mie orecchie e cerco con tutte le forze di distinguere quelle voci.
< Ci sono novità? >
Dice una voce tormentata che a stento riconosco essere quella di Thorin.
< Niente che tu non sappia già... > risponde... Oin forse.
< A dirti la verità Thorin, non so bene come faccia ad essere ancora vivo... non riesco proprio a spiegarmelo, dopo tutto il sangue che ha perso e quella brutta ferita alla testa. Oh, se solo ci fosse Frerin qui... forse saprebbe cosa fare. >
< Bhè, Frerin NON c'è... >
Di nuovo la voce di Thorin, tesa per lo sforzo.
< Cosa consigli di fare allora? > Questo sembra Dwalin.
< C'è ben poco da fare. Le sue ferite erano e rimangono mortali. Ho come l'impressione che il nostro Jari stia resistendo... - la voce gli si spezza - ...p-per un qualche motivo. >

"Certo, perché ho promesso... "

La voce di Thorin continua in un sussurro, come indovinando i miei pensieri.
< Dìs... >
< E allora - continua Dwalin - non c'è tempo da perdere. Ci dobbiamo muovere, ed in fretta anche! >
Sento una delle sue mani sulla mia spalla.
< Tieni duro, fratello. Stiamo tornando a casa... >
Anche la sua voce si incrina, provocando nel mio cuore un profondo sconvolgimento.

Essere riemerso dal mio subconscio, anche se per pochi minuti, sta cominciando a debilitarmi rapidamente.
Ogni respiro si fa più doloroso e la soglia che mi sto rifiutando di oltrepassare si fa sempre più vicina.
Proprio mentre sto per ricadere nei ricordi, un gemito soffocato mi richiama alla vita.
Accanto a me c'è Thorin.
< Per Mahal... cosa ho fatto? Perché gli ho permesso di venire? Che cosa dirò a Dìs?
Oh, Jari... mi dispiace tanto. >
Quanto vorrei rispondergli, dirgli che non è stata colpa sua... ma restare coscienti è così faticoso e non riesco ad imporre a me stesso di parlare; devo risparmiare le forze.
Così, con la consapevolezza di avere Thorin al mio fianco, perdo i sensi di nuovo.


< Forza Jari... è tutto pronto. > la voce di Frerin mi riscuote.
Il nano sa più che bene che cosa provo nel lasciare la mia famiglia.
Guardo Frerin abbracciare Dìs con trasporto.
E' una nana così forte mia moglie... solo che ancora non se ne rende conto.
< A presto, sorellina. E non combinare guai mentre non ci siamo... controllala tu, d'accordo? > aggiunge, arruffando i capelli biondi di Fili.
Dìs annuisce in silenzio; ha gli occhi lucidi.
Poi anche Thorin le si avvicina e la stringe in un abbraccio.
Distogliendo lo sguardo da loro, faccio qualche passo verso Bofur che se ne sta leggermente in disparte.
< Allora è vero... partite. >
Annuisco in silenzio, cercando le parole giuste per congedarmi da lui.
< Bofur, vorrei chiederti se... >
< Non preoccuparti Jari, sono in buone mani... ci penso io. > mi risponde il nano con un sorriso, guardando di sottecchi mia moglie e mio figlio.
< Grazie Bofur... >
Il giocattolaio mi sorride, tormentandosi la falda sinistra del cappello.
< Tu pensa soltanto a tornare, d'accordo? >
< D'accordo. >
Gli tendo la mano ma il nano mi attira in un abbraccio.
Per Durin... quanto odio gli addii.
< Adesso saluta tua moglie... > mi sussurra, lasciandomi andare.

Mi avvicino a Dìs, cercando di imprimermela bene nella memoria...
D'improvviso, non so nemmeno perché, mi ritorna in mente la visione avuta tanto tempo fa a Bosco Atro ed una profonda inquietudine mi riempie l'animo.
"Non fare lo stupido, è soltanto l'ansia per la partenza..." dico tra me e me.
Dìs sprofonda tra le mie braccia, dove finalmente può dare sfogo in silenzio alle sue lacrime.
< Ti amo... > le sussurro, facendo aumentare il flusso delle lacrime.
< Ti amo anch'io.... >
Poi, all'improvviso, mia moglie smette di piangere, guardandomi negli occhi con una tale decisione ed intensità da farmi male.
< Promettimi che tornerai, promettimi che questa non è l'ultima volta che mi tieni fra le braccia. >
Ricambiando il suo sguardo e posando la mano destra sul suo pancione, le rispondo.
< Te lo prometto, amore mio. >
Poi sento le sue labbra sulle mie in un bacio febbrile e disperato.

Staccandomi a fatica da mia moglie, mi avvicino a Fili.
Il piccolo sta a testa bassa... è triste, ma non piange.
Gli metto un dito sotto il mento e glielo sollevo.
< Non vuoi salutare tuo padre? >
Dopo un altro attimo di indecisione, Fili si getta tra le mie braccia.
< Papà... perché ve ne andate tutti quanti? Perché devi partire? >
Sospirando, mi inginocchio davanti a lui, mettendomi alla sua altezza.
< Fili, figlio mio... un giorno capirai i motivi della mia partenza; adesso sei troppo piccolo per capire, ma so che sei forte. Ti occuperai di tua madre mentre io non ci sono? >
Fili tira pesantemente su col naso.
< Non so se sono abbastanza forte papà... come farò quando avrò paura? >
A queste parole, vengo travolto da un impellente desiderio di restare; tuttavia, lo reprimo, cominciando a sbottonarmi la camicia.
Fili mi osserva incuriosito ed i suoi occhi si spalancano non appena si rende conto di che cosa sto facendo.
Con uno strappo secco mi tolgo dal collo il mio ciondolo.
Se penso a quante volte nella mia vita ho desiderato farlo... solo adesso capisco quanto è diventato importante per me questo piccolo martello.
E' una parte di me, ed è giusto lasciarla a chi ne ha bisogno.
Prendo le piccole mani di Fili tra le mie e gli lascio il mio ciondolo.
< Ecco. - sussurro - Questo ti proteggerà, figlio mio. Ogni volta che avrai paura, stringilo forte e sarà come se fossi con te. >
Con la cosa dell'occhio vedo Dìs sussultare lievemente, subito affiancata da Bofur.
< Stai tranquillo papà, la mamma sarà al sicuro con me! > ribatte Fili con uno sguardo più sicuro.
< Bravo figliolo... sono molto orgoglioso di te. >
Così dicendo, mi obbligo ad alzarmi.

Fili trotterella accanto a sua madre che si appoggia al giocattolaio, tenendosi il pancione.
Voglio ricordarli così, insieme, perché adesso quello che mi aspetta è molto più oscuro di quanto possa immaginare.
Affiancando Frerin, comincio a camminare, cercando in tutti i modi di ignorare il mio istinto che mi urla e mi supplica di tornare indietro.
Ma purtroppo, istinto o no, non si può combattere il destino.
Ed il mio è quello di partecipare a questa battaglia.
< Pentito? > mi chiede Frerin, camminando al mio fianco.
< Tanto quanto te... > gli rispondo con un sospiro.
< E allora sbrighiamoci! Più saremo lontani, meno tentazione avremo di tornare indietro... > ribatte il nano.
< Secondo me è il contrario. > sorrido di rimando.
< Secondo me invece - si intromette Dwalin - voi due femminucce non riuscite ad arrivare a Moria senza lamentarvi in continuazione!>
< Vogliamo scommettere? > ridacchia Frerin.
< Scommesse? Chi ha parlato di scommesse? > interviene Gloin affiancandosi immediatamente.
"Ehh i nani...." penso, sorridendo.
In fondo scommettere è l'unico modo per non pensare a ciò a cui stiamo andando incontro.


Il dolore, finito il ricordo, fluisce dentro di me come un fiume in piena.
Tuttavia non cedo, non ancora.
Ho promesso.

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Capitolo 23
*** Dammi la mano ***


Dammi la mano



-Dìs-


" Sbrigati... non c'è più molto tempo... se indugiate ancora, sarà tardi."

Sollevo la testa di scatto con il cuore in gola, soffocando un'imprecazione.
Un sogno... era solo un sogno.
Mi guardo intorno spaesata; Dana giace accanto a me, con la treccia bionda che spunta da sotto la sua coperta; è ancora immersa nel sonno.
I nostri pony brucano tranquillamente a qualche metro di distanza; è appena l'alba.
Mi sollevo a sedere soffocando un gemito; dormire sull'erba non è certo comodo nelle mie condizioni e la caratteristica umidità mattutina non mi aiuta.
Se solo potessi salire su quel pony e non fermarmi fino a Moria... e invece sono un'inutile nana incinta, impegnata in qualcosa di troppo grande per lei...
Strappo qualche filo d'erba e lo lancio lontano, presa dalla frustrazione.
Siamo in viaggio da quasi una settimana ormai, ma la nostra andatura, o meglio la mia, è troppo lenta; siamo ancora parecchio lontane da Moria.
"E se quando arrivate la battaglia è ancora in corso, che cosa farete? Ci hai pensato?"
Metto a tacere la voce nella mia testa con un gesto...
No che non ci abbiamo pensato, ma di questo passo non c'è pericolo che ci accada una cosa del genere.
Per Mahal, mi sento così goffa ed inutile!
"Calmati Dìs... non fa bene al bambino" continua la voce, questa volta terribilmente somigliante a quella di mio marito.
< D'accordo... > mi dico sottovoce, facendo un respiro profondo e chiudendo gli occhi.
La cosa sembra funzionare, infatti, non appena li riapro, mi sento immediatamente più calma.
Dana dorme ancora... mi prende l'improvviso impulso di svegliarla, ma poi decido di aspettare il sorgere del sole e mi avvolgo nella mia coperta.
Il mio sguardo si fissa sulla linea dell'orizzonte, dalla quale di solito traggo gran parte della mia speranza; tuttavia rabbrividisco... oggi neanche la luce rosata dell'alba riesce a donarmi un po' di sollievo.

All'improvviso, con lo sguardo fisso sui contorni indefiniti e brillanti del sole che si alza nel cielo, il mio cuore sobbalza ricordando qualcosa che la mia mente aveva deciso di dimenticare: un'altra alba.
E' successo più o meno quattro anni fa, quando Fili aveva meno di un anno.
Stringo gli occhi per scacciare questo ricordo indesiderato, ma più tento di liberarmene, più esso si radica nella mia mente come fitta edera verde.
Avevamo dormito poco quella notte; Fili stava mettendo i denti ed era irrequieto; non faceva altro che strillare.
Jari lo aveva preso in braccio ed aveva cominciato a camminare per la casa, canticchiando una ninnananna...
Nonostante la mattina dopo avesse il primo turno alle fucine, il mio Jari era andato avanti e indietro per ore, senza mai lamentarsi e sempre con il sorriso sulle labbra.
Stavo scaldando del latte in cucina quando mi chiese di uscire a vedere l'alba.
Fili si era eddormentato tra le sue braccia, con la manina stretta attorno al ciondolo del padre.

Mi siedo sull'erba del nostro giardino, immerso nel chiaro buio del mattino e Jari si siede accanto a me, stando attento a non svegliare Fili.
Appoggio la testa sulla sua spalla, godendomi la pace e la sicurezza che emanano da lui.
Restiamo in silenzio per un po', guardando il primo spicchio di sole fare capolino dai nostri monti; poi sento Jari sospirare.
Lo guardo immediatemente e vedo, non senza stupore, un po' di tristezza nei suoi occhi.
< A cosa pensi? > sussurro.
< A com'era l'alba nella nostra Erebor... >
Abbasso lo sguardo.
So benissimo che anche Jari, come Thorin, sente tanto la mancanza della nostra antica casa e di ciò che rappresentava per noi; tuttavia vorrei che a volte entrambi ricordassero quanto siamo fortunati ad essere qui ora...
Jari percepisce la mia leggera irritazione e mi sorride.
< Lo sai che ti amo, mio angelo... > mi sussurra, eliminando all'istante ogni mio risentimento; tuttavia riesco ancora a vedere nei suoi occhi quella strana tristezza.
< Dimmi cosa ti turba... >
Jari si irrigidisce e scuote la testa, come per scacciare un pensiero fastidioso.
< Non è nulla di importante, davvero. Godiamoci questa magnifica alba. >
Gli appoggio delicatamente una mano sul braccio.
< Sono tua moglie... voglio sapere che cosa ti turba. >
Mio marito sospira di nuovo, come rimproverandosi di essere ricaduto in un ricordo da tempo dimenticato.
Quando inizia a parlare, desidero per un secondo di non avergli chiesto nulla.
< Ti ho raccontato di quando entrai a Bosco Atro con Frerin e Dwalin... >
Annuisco, sorridendo.
< Quando Dwalin ha sputato sul mantello di Thranduil. >
Jari non ricambia il mio sorriso.
< Quella era la parte divertente, sì... ma c'è dell'altro: alcune cose che non ti ho detto. - la sua voce diventa un sussurro - La Foresta non fu clemente con me quel giorno. Mi fece vedere alcune cose. >
Raddrizzo la schiena e rimango in silenzio, aspettando che continui.
< Vidi cose terribili sui miei genitori, ma non è questo che adesso mi tormenta. >
< E cosa allora? >
< Vidi Thorin... molto più vecchio di come era allora, e anche di come è ora; c'erano fili bianchi nei suoi capelli ed i suoi occhi erano... diversi, non so bene come spiegarti. Parlava di Erebor, diceva che era arrivato il momento di riprendersela. >
< Thorin non fa altro da quando siamo arrivati qui... > lo interrompo.
Jari mi ignora, continuando a parlare; sembra del tutto preso dal suo ricordo, il suo sguardo intenso quasi mi fa paura.
< C'erano altri nani con lui, Dìs. Nani che non conoscevo. >
< E quale sarebbe il problema? Frerin mi ha detto che Bosco Atro... >
< Uno di quei nani era Bofur... insieme ai suoi fratelli, Bifur e Bombur.>
Sbianco.
< Ma... non è possibile... tu non li conoscevi ancora. >
Jari annuisce.
< E non è tutto... >
< Cosa può esserci ancora? >
Le mani di mio marito si stringono protettive intorno a nostro figlio, sempre addormentato.
< Ho visto due nani molto giovani... e credo che uno di loro fosse Fili. >
Resto senza parole per un momento, ma gli occhi di Jari sono sinceri; lo sono sempre quando mi guarda.
< Sappi che se tu e Thorin oserete trascinare Fili in una missione suicida contro un drago, dovrete passare sul mio corpo! > sbotto con irritazione.
Jari abbassa lo sguardo.
< Io non c'ero... >
Ci metto qualche secondo per assimilare le sue parole e poi sento uno strano gelo impadronirsi di me.
Un presagio di morte? E' possibile una cosa del genere?
Scuoto la testa.
No. Assolutamente no... non lo accetto.
Volto il viso di mio marito verso di me e lo guardo con decisione.
< Non dirlo nemmeno... non dirlo! Anche se tutto ciò che hai visto fosse vero, il fatto che tu non abbia visto te stesso non significa assolutamente nulla, mi hai capito? Voglio che dimentichi questa storia... eri ferito e nel mezzo di una Foresta maledettamente stregata! Ci siamo capiti marito mio? >
Il mio intervento sembra funzionare e vedo con sollievo l'inquietudine sparire dai suoi occhi.
Jari mi bacia sul naso, mormorando: < La mia testarda... >
< A proposito... - aggiungo - hai detto "due nani molto giovani". >
Jari alza un sopracciglio, divertito.
< Sì, perché? >
< E' una velata proposta di fare un secondo figlio? >
Gli occhi di mio marito si accendono.
< Non sarò certo io a tirarmi indietro... > dice, prendendomi per mano.
Seguendolo in casa, scoppio a ridere, dimenticando qualcosa che, più di tutto, avrebbe bisogno di essere ricordato.

Riapro gli occhi, restando per un momento abbagliata dalla luce del sole, ormai più in alto sull'orizzonte.
Avevo dimenticato.
Un'improvvisa paura si impadronisce di me... paura che sia troppo tardi, paura di restare sola.
D'istinto, stringo con forza il ciondolo di Jari e mi calmo.
L'unica cosa che posso fare è continuare a sperare.
Cercando di scacciare dalla mia testa gli oscuri presentimenti, apro uno dei miei zaini e prendo un pezzetto di crostata ai mirtilli... anche se non ho molto appetito, devo comunque mangiare per due.
Iniziando a sbocconcellarla, sorrido mentre mi vengono in mente gli strani abitanti del paese che abbiamo attraversato prima di ritrovarci qui, sul Verdecammino.

Dana si alza di scatto, il respiro corto.
Le metto una mano sulla spalla.
< Frerin... > geme.
< Era un sogno, cara... calmati. >
Dana annuisce e poi guarda la crostata.
< E' buona? >
< Mmh sì... direi che fa tranquillamente concorrenza ai dolci di Bombur. > ribatto, prima di considerare che Dana non può sapere chi sia; poi cambio discorso.
< Come hai detto che si chiamano? >
< Chi? >
< Gli abitanti della Contea, dove ci siamo rifornite... sono così buffi, con quei piedi pelosi! E non hanno nemmeno un po' di barba... >
Dana sorride.
< Ah! Sono Hobbit... E' gente semplice e molto attaccata alla tranquillità. Di solito sono molto schivi con gli stranieri, specialmente se di altre razze. >
< Bhè... una cosa è certa. Cucinano benissimo. > aggiungo, mettendo in bocca l'ultimo pezzo di crostata.

< Credo sia ora di rimetterci in cammino... come ti senti? > mi chiede Dana, osservando la mia pancia.
< Nulla che non possa essere superato, mia cara. Stai tranquilla, ripartiamo subito. >

Qualche minuto dopo, siamo di nuovo in strada.
Il mio sguardo è fisso davanti a noi, sul lungo rettilineo che stiamo seguendo.
Nessuno ha incrociato la nostra strada per ora, a parte qualche solitario viandante che, dopo averci guardate, ha continuato tranquillo per la sua strada.
Il silenzio è rotto solo dai numerosi suoni della natura.
< Ti penti mai di averlo lasciato partire? Non pensi a volte che avresti potuto convincerlo a restare? > sussurra Dana.
Sospiro, spostando lo sguardo su di lei.
< Ti illudi mai di poter fermare la marea? O di impedire al sole di tramontare?
Non avremmo mai potuto fare nulla per fermarli. E, se anche ci fossimo riuscite, non ce lo avrebbero perdonato. >

Prima che possa dire altro, uno strano brusìo raggiunge le mie orecchie.
< Lo senti? > sussurro, tendendo l'orecchio.
La nana annuisce.
< Sembra come... >
Il mio cuore perde un battito.
< Sono loro... stanno tornando a casa! > sussurro, senza più voce.
Come mi aspettavo, dall'ampia curva davanti a noi, spunta una piccola carovana di nani.
< Sia ringraziato Mahal... > sospira Dana, appoggiandosi a me.
L'immenso sollievo che mi ha invasa si trasforma velocemente in angoscia, non appena riesco a fare una stima veloce dei presenti.
< Così pochi... > mormoro, osservando i sopravvissuti trascinarsi stancamente sulla strada di terra battuta.
Anche Dana alza la testa per contarli, emettendo subito dopo un gemito soffocato.
Il mio respiro si fa ansimante, mentre la distanza tra noi e loro diminuisce.
Quando i primi nani ci oltrepassano senza nemmeno alzare lo sguardo, mi rendo conto di avere le gambe pietrificate.
< Ho paura, Dìs... > sussurra Dana al mio orecchio con voce flebile.
< Ora che ci siamo, ho paura di sapere. >
Osservo i reduci di quella che avrebbe dovuto essere la grande e gloriosa riconquista di Moria, ne sono usciti vincitori, è vero; ma dov'è la gloria?
Le uniche cose che riesco a vedere sono: ferite, sguardi vuoti e sangue.
< Non c'è tempo per avere paura. > le rispondo, mettendomi improvvisamente a correre.

< JARI! THORIN! FRERIN! >
Comicio a gridare come una pazza, nel tentativo di scorgere almeno un volto conosciuto in questo insieme di nani sconfitti, nel tentativo di riscuoterli da questa oscura disperazione che trascina la mia anima in un vuoto sempre più arido e nero...
Dana mi viene dietro con il viso solcato da lacrime silenziose.
Mi metto davanti ad una nano che non conosco; una profonda ferita gli solca la coscia, circondata da una benda sudicia ed intrisa di sangue.
Lo guardo zoppicare penosamente, lo sguardo perso in un vuoto che sa di polvere e sangue.
Incurante di tutto, lo afferro per ciò che rimane della sua armatura.
< Sono la principessa Dìs! Dammi notizie... ti prego. >
Il nano alza lo sguardo su di me ed i suoi occhi si fissano nei miei, tuttavia rimane in silenzio.
< Per Mahal! C'è qualcuno che mi sente? Jari! Frerin! Thorin! > urlo esasperata, convinta che questo incubo non debba mai finire.
Poi vedo un altro nano voltarsi all'improvviso verso di me con un lampo di riconoscimento negli occhi.
Il volto è segnato da un lunghissimo taglio trasversale, la ferita è slabbrata in molti punti ed una sudicia benda gli avvolge il possente torace.
Nonostante tutto questo, sulla sua testa spicca una folta cresta di capelli scuri impastati di sangue; non potrei non riconoscerlo.
< Dwalin! > urlo, correndogli incontro.
Il nano sembra sorpreso di vedermi.
< Principessa! Voi qui? Cosa... perché? >
< Dwalin, ti prego... dimmi che stanno tutti bene. >
Le lacrime cominciano a scendere anche sulle mie guance, ma me le asciugo con rabbia.
Lo sguardo del nano indugia per un secondo su di me, ansioso e pieno di dolore, poi si sposta fugacemente e senza volerlo in fondo alla carovana, dove vedo avanzare lentamente un piccolo carro di legno.
< No... - mormoro - non può essere. >
La stretta di Dana sul mio braccio si fa di ferro.
Mi volto e mi dirigo il più velocemente possibile verso il carro, ignorando la voce spezzata di Dwalin che mi richiama indietro.
Come in sogno, sento me stessa ripetere: < Non è vero, non è possibile. >
Improvvisamente vedo un nano piuttosto familiare scendere dal carro come una furia.
< Cos'è tutto questo fracasso? > ruggisce con una voce che conosco benissimo.
Una parte del mio cuore si risolleva.
< Thorin! > gemo, buttandomi tra le sue braccia e scoppiando in lacrime.

Mio fratello resta per un secondo rigido come una pietra, poi lo sento animarsi e circondarmi la schiena con gli avambracci.
< Sia ringraziato Mahal... stai bene. Dov'è Jari? E Frerin? >
Thorin non risponde, ma continua a tenermi stretta al suo petto.
< Oh sorellina... io... non so come dirtelo. >
La voce di mio fratello si rompe, insieme ad ogni mia speranza.
< DIMMI DOV'E'! Adesso! > urlo, perdendo il controllo della mia voce.
< E' morto? > sussurro.
< Frerin è morto. >
La voce di Thorin è piatta e dura, come la roccia.
A qualche passo da me, Dana si accascia a terra con un lamento straziante.
Impedisco alla mia mente di assimilare questa informazione... non adesso.
" Fratello mio... "
No! Non adesso!
Guardo Thorin dritto negli occhi.
< Mio marito... > sussurro, cercando di ignorare il pianto disperato di mia cognata.
< E' vivo. > sospira Thorin, voltandosi impercettibilmente verso il carro.
Scatto immediatamente in quella direzione, incurante di ogni altra cosa; ma, prima che riesca a salire, Thorin mi afferra saldamente per le spalle.
< Fammi andare da lui! > gemo, vergognandomi del tono lamentoso della mia voce.

< Devi starmi a sentire sorellina... Jari sta morendo. >
Le mie lacrime cessano improvvisamente, sostituite da un progressivo dolore.
< Va' da lui... perché è soltanto te che sta aspettando, da più di una settimana. Tuttavia sii forte, perché lo perderai. >
Barcollo, sentendo le forti braccia di mio fratello tenermi in piedi.
< Dìs! Il bambino... forse non... >
Un'improvvisa calma si impadronisce della mia mente.
Devo essere forte adesso, per lui... arriverà il momento in cui potrò cedere, ma non è adesso.
Prendo un profondo respiro, prima di decidermi a parlare.
< Sto bene Thorin, lasciami andare da mio marito adesso. >
Mio fratello mi lascia andare e sposta il suo sguardo su Dana, ancora a terra.
Controllando il dolore, lo informo:
< Chiama qualcuno che possa aiutarla... è Dana, tua cognata. Ha sposato Frerin. >
Thorin sbianca e, per la prima volta nella sua vita senza fare alcuna domanda, si china sulla nana bionda, facendola alzare con delicatezza.

Metto una mano sul bordo ruvido del carro di legno e lo stringo forte.
Qualche piccola scheggia mi si conficca nella pelle, senza che me ne renda conto.
" Mahal, dammi la forza per salutare mio marito... "
Ma non c'è aiuto divino che tenga... non in questo momento.
Stringendo i pugni, salgo sul carro coperto.
L'odore di medicinali è forte, tuttavia non riesce a coprire quello metallico del sangue.
Mi porto una mano alla bocca, trattenendo un gemito.
Jari è lì, esattamente davanti a me.
Mi avvicino lentamente, mettendomi a sedere accanto a lui.
Il suo busto è interamente ricoperto da bende di fortuna, del tutto inzuppate di sangue; anche la fronte scompare sotto due o tre strati di stoffa un tempo bianca.
Vedo il suo torace alzarsi ed abbassarsi a scatti.
All'improvviso, l'esperessione di sofferenza sul suo volto si rompe; i suoi occhi si socchiudono e le labbra riarse si tendono in un lieve sorriso.
Ricomincio a piangere, mentre poso le mie mani sulle sue.
< Mi sembrava di aver sentito la tua dolce voce là fuori... > dice Jari in un sussurro.
Sembra che parlare gli costi uno sforzo immane.
< Mia Dìs... il mio angelo... ringrazio Mahal di avermi permesso di rivederti, un'ultima volta. >
< Non parlare amore mio... vedrai, ti farò guarire! Ti porteremo a casa e ti rimetterai... Fili non vede l'ora di rivederti, potrete giocare insieme e potrai anche insegnargli a combattere se vorrai...  Questo bambino vuole conoscerti! Non lasciarmi... >
Una lacrima solitaria scende sulla guancia di Jari, perdendosi subito nella sua folta barba bionda.
< Azyungel*... > sussurra il mio Uno, con il dolore nella voce.
Smetto di parlare di colpo, reprimendo un singhiozzo.
< Perdonami... >
Poso un bacio bagnato di lacrime sulle sue labbra.
< Non c'è nulla da perdonare, hai mantenuto la tua promessa... Ti amerò sempre. >
Sul suo viso appare subito quel sorriso sghembo e malandrino che mi ha fatto innamorare.
Poi lo guardo con orrore mentre la sofferenza si impadronisce di nuovo dei tratti del suo volto, portandomelo via per qualche secondo.
< Fili ti manda questo... > sussurro, abbandonandogli nella mano destra il suo vecchio ciondolo.
Jari stringe il pugno, portandoselo al petto.
< Inùdoy*... > lo sento sussurrare.
Altre lacrime cominciano a solcargli le guance.
< Adesso è il tuo turno di fare promesse... > mi sussurra con voce fioca.
Annuisco con fervore.
< Promettimi che sarai forte dopo che me ne sarò andato... e ricordati che non sarò mai troppo lontano da te... Mai. >
< P-prometto. > dico singhiozzando.
< Chiamami Thorin adesso, per favore. >

Sto per radunare le forze necessarie per alzarmi, quando Thorin sale sul carro, come richiamato da una forza invisibile.
< Vuole parlare con te. > gli sussurro, evitando accuratamente di guardarlo negli occhi; in questo momento non potrei sopportarlo.
Vedo Thorin inginocchiarsi accanto a Jari.
< Sono qui amico mio... > dice con voce profonda.
Gli occhi di mio marito si fissano su di lui intensi ed ardenti di febbre.
< Te li affido Thorin... i miei figli. Avranno bisogno di qualcuno che faccia loro da padre. >
Vedo le spalle di mio fratello tremare convulsamente, ma la sua voce rimane ferma.
< Cresceranno amati... te lo prometto, amico mio. >
Il viso di Jari si rilassa, come appena liberato da un pesante fardello.
Poi mi accorgo che il ritmo del suo respiro è diminuito notevolmente...
Per un'ultima volta Jari posa i suoi occhi su di me.
< Dammi la mano, Azyungel... >
Non appena la mia mano stringe la sua, lo vedo sorridere di nuovo.
< Ti aspetterò mia Dìs... fino alla fine dei tempi. >

Ed è così che se ne va il mio Jari... sorridendo.



*Amore di tutti gli amori
* Figlio

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Capitolo 24
*** Questo non è un addio ***


Questo non è un addio

 

Fino a tre ore prima, la serata era stata una delle più limpide dell'anno.
Il nano non poteva credere a quello che vedeva: c'era acqua ovunque.
L'acquazzone era scoppiato all'improvviso, senza alcuna avvisaglia ed in giardino cominciavano già a spuntare i primi rigagnoli fangosi.
< Per Mahal! Proprio adesso? >
Sbottò il nano poco prima di decidersi ad affrontare il temporale.
Non sarebbe stata certo un po' d'acqua a fermarlo, quello che doveva fare era troppo importante.
Superò la stalla senza nemmeno degnarla di uno sguardo; prendere un pony era fuori discussione, la povera bestia si sarebbe spaventata subito ed avrebbe rifiutato di uscire allo scoperto.
< Credo proprio che dovrò cavarmela da solo... > disse, mentre imboccava a grandi passi il sentiero per il villaggio.
Stava ancora borbottando tra sé e sé, quando la totale oscurità venne rischiarata da un gigantesco lampo bianco.
Come gli era stato insegnato a fare fin dall'infanzia e più per abitudine che per reale interesse, il nano cominciò a contare, aspettando il tuono.
Il terribile rombo che seguì il lampo coprì del tutto la sua voce mentre stava pronunciando un ben misero numero tre e lo assordò quasi completamente.
Il temporale era vicino e stava aumentando di intensità.
La pioggia cominciò a farsi più sferzante e si alzarono le raffiche di vento.
Cercando di scorgere qualcosa al di là dei fradici capelli neri che gli coprivano il volto, il nano continuò imperterrito nella sua avanzata, troppo preoccupato di quello che sarebbe potuto accadere se fosse tornato indietro senza alcun aiuto.
Con una velocità incredibile, il viottolo in terra battuta si era trasformato in una specie di fiumiciattolo fangoso; i suoi stivali, imbottiti di calda pelliccia, si inzupparono talmente tanto da diventare pesanti come macigni.
Fu in quel momento che i fianchi della collina cominciarono a franare.
Il nano, ormai a metà strada, si trovò davanti una profonda buca marrone piena d'acqua sporca.
Imprecando in khuzdul, iniziò ad attraversarla e sentì infradiciarsi completamente anche quel poco di asciutto che gli era rimasto sul corpo.
Riemerse dalla buca totalmente ricoperto di fanghiglia e solo per constatare la propria sconfitta: sulla sua strada c'erano almeno altri quattro fossati di quel genere, se non più grossi.
Non sarebbe riuscito ad arrivare al villaggio.
Si guardò indietro, finalmente pronto a tornare, ma quello che vide non lo rallegrò affatto: dopo il suo passaggio, la frana si era allargata notevolmente.
Non sarebbe riuscito nemmeno a tornare indietro.
Raccogliendosi alla meglio i capelli fradici, imprecò con forza, maledicendosi per la propria stupidità.
Era del tutto bloccato.
Arresosi al suo destino, si lasciò cadere pesantemente su un masso al lato del sentiero, a distanza di sicurezza dall'albero più vicino.
Morire fulminato... sarebbe stato davvero l'ultimo tiro della sorte.
Lo stomaco gli si contrasse dolorosamente, preso dall'ansia.
< Avrei dovuto rimanere là... sono stato un idiota. Spero che vada tutto bene comunque... > si sentì mormorare alla pioggia.
Rabbrividì.
Odiava sentirsi impotente.
< SE QUESTA E' LA VOSTRA PUNIZIONE PER I MIEI PASSATI COMPORTAMENTI, FARESTE BENE A SMETTERLA! > urlò con rabbia agitando entrambi i pugni verso il cielo plumbeo.
In tutta risposta, l'ennesimo tuono sembrò volergli perforare entrambi i timpani.


Molto al di sopra del temporale, in un'ampia sala bianca e vuota, due nani, uno biondo ed uno moro, erano seduti uno accanto all'altro su una lunga panchina di pietra, i loro occhi erano chiusi.
La mano destra del moro aderiva alla roccia scura, ma nessuna sensazione scaturiva da essa: né il freddo, né la normale solidità caratteristica della roccia.
Il nano non si era ancora abituato a quella totale mancanza di sensazioni fisiche... ma avrebbe avuto molto tempo per farlo, anche troppo.
Sul suo volto barbuto si delineò un sorriso.
< Punizione? Devi avere davvero molta fantasia, caro fratello. Nessuno di noi ha la capacità di scatenare temporali... >
L'aver parlato fece diminuire la sua concentrazione e l'immagine del nano asserragliato dalla tempesta scomparve in un attimo.
Il moro aprì gli occhi.
Il nano accanto a lui non si mosse, ma egli vide chiaramente la preoccupazione impressa sul suo volto.
Con delicatezza, lo toccò sulla spalla.
Il biondo aprì gli occhi di scatto e mise velocemente a fuoco l'amico.
< Vuoi sapere una cosa divertente? > gli chiese il moro.
Egli annuì, stropicciandosi gli occhi arrossati.
< Tuo cognato ci ha appena incolpati di avergli scatenato contro un intero temporale... credo che la preoccupazione gli abbia dato alla testa. Dovresti vederlo, sembra un pulcino bagnato... >
Il nano biondo scoppiò a ridere, sollevato.
< Mi stavo appunto chiedendo dove fosse... credo che non cambierà mai. >
< Di là come sta andando? >
< Nulla di nuovo per ora... adesso torno da lei. >
< Sicuro di farcela? E' da molte ore che sei sotto sforzo... >
< Non posso permettermi di essere stanco... non in questo momento. >
Il moro notò la stanchezza sul volto dell'amico, ma anche una profonda eccitazione.
< D'accordo... vai allora. Io torno a far compagnia a quel testone. A quest'ora, a forza di urlare, avrà fatto crollare tutti gli Ered Luin. >
Non aveva nemmeno finito di parlare quando si accorse che l'amico era già ripartito.
"Ma come fa a riprendere la concentrazione così in fretta? Sono qui da più tempo di lui eppure mi sento ancora un novellino..."
Scuotendo la testa, Frerin chiuse gli occhi e si concentrò il più intensamente possibile sul fratello.
Richiamò alla mente tutto ciò che ricordava di lui: la sua figura maestosa, la sua voce profonda ed il suo caratteraccio.
Una pallida immagine della foresta, sferzata dalla pioggia, gli apparve davanti agli occhi.
"Ci siamo quasi" pensò il nano.
Frerin si concentrò con tutte le proprie forze su quella che era stata la sua ultima immagine del mondo dei vivi: Thorin che lo guardava con il dolore negli occhi.
Il nano aveva scoperto che quella singola immagine gli dava la carica emotiva sufficiente per completare il processo che gli permetteva di osservare i suoi cari.
Una lacrima gli scese sul volto e finalmente l'immagine del fratello, seduto tremante su di una roccia, gli apparve chiara e non più tremolante.
Piano piano il volto di Frerin si rilassò del tutto, mentre una parte di lui raggiungeva la Terra di Mezzo, poco lontano dal luogo in cui si era diretto Jari.

< ... maledetto temporale! >
Thorin stava ancora imprecando quando Frerin si sedette accanto a lui.
< Che cosa credevo di fare? Sarebbe stato meglio se fossi rimasto... >
Frerin gli appoggiò una mano sulla spalla; o meglio lo avrebbe fatto se la sua mano fosse stata corporea.
La pioggia non poteva bagnarlo, il vento non poteva sferzarlo ed il freddo non poteva aggredirlo... i vantaggi dell'essere morti.
Eppure Frerin avrebbe sofferto questo ed altro pur di poter di nuovo sfiorare suo fratello, pur di poter essere visto e sentito da coloro che amava.
Avrebbe fatto di tutto pur di poter scambiare qualche parola con sua moglie.
< Oh... Dana. > sospirò con voce rotta.
Dopo la morte aveva creduto di non poter sopportare un dolore peggiore.
Tuttavia si era sbagliato... e quanto.
Osservare senza poter intervenire si era rivelato qualcosa di notevolmente più doloroso della morte in sé.
Aveva visto il mannaro avvicinarsi a Jari ed era rimasto impotente davanti alla fine del nano che considerava un fratello.
Era stato accanto a lui in ogni momento, aveva sperato fino all'ultimo... brutta bestia la speranza a volte.
E poi era accaduto.
Frerin camminava accanto al carro dove giaceva Jari ed aveva sentito la voce di sua sorella... accanto a lei c'era Dana. La sua Dana.
La sorpresa iniziale era stata tale da sbalzarlo via, ma non ci aveva messo molto a concentrarsi di nuovo.
Era tornato in tempo per sentire la voce piatta e fredda di suo fratello annunciare la sua morte.
Vedere la reazione di sua moglie alla notizia lo aveva distrutto.
Aveva perso il controllo di sé stesso... aveva pianto, urlato, implorato che qualcuno lo vedesse, che Lei lo vedesse; ma tutto era stato inutile.

< Proprio non me lo avevi detto eh? >
La voce di Thorin, al di sopra del rombo della pioggia, lo riscosse dai propri pensieri.
Frerin si voltò verso di lui, incredulo ed incapace di respirare.
" Non capisco nemmeno perché continuo a farlo... dopotutto sono morto."
Sul viso di Thorin, sporco di fango, apparve un sorriso.
< Sposato... Ehh fratellino, questa proprio non dovrei perdonartela, proprio non dovrei. >
Thorin continuò a parlare, ignaro che il destinatario del suo discorso fosse proprio ad un metro da lui.
< In ogni caso, per quello che vale, credo che sia davvero una nana per bene. >
< Oh... bhè, menomale. > disse Frerin sorridendo.
< Mi dispiace solo di non essere stato degno della tua fiducia... Avrei voluto... - la voce del nano si spezzò ed alcune lacrime si mescolarono alla pioggia battente - Oh, basta così! Sto parlando alla pioggia come uno stupido... >
La voglia di abbracciare il fratello era così grande che Frerin dovette stringere entrambi i pugni con forza per ignorarla.
< Anche io avrei voluto Thorin... avrei voluto tante cose. > sussurrò.
Il temporale continuava ad imperversare e le spalle di Thorin cominciarono a tremare violentemente.
L'ormai Re Thorin ScudodiQuercia aveva deciso di lasciarsi andare al pianto.
Del resto, di notte e sotto un temporale del genere, chi mai avrebbe potuto assistere alla sua debolezza?
< Sono qui con te, fratello. Andrà tutto bene. > sussurrò Frerin con le lacrime agli occhi.

Dopo qualche ora, la pioggia diminuì considerevolmente, permettendo a Thorin di riprendere lentamente la strada di casa.
Frerin guardò suo fratello con attenzione; dal giorno dei funerali sembrava diverso... più chiuso in sé stesso se possibile, ma anche più forte.
Un brivido gli corse lungo la schiena.
Non avrebbe mai dimenticato quel giorno.
Lui e Jari erano stati gli unici a non fare parte dei "nani bruciati"; Jari era morto poco prima di tornare a casa ed il corpo di Frerin era stato recuperato da Balin per essere riportato negli Ered Luin.
Loro avevano una tomba e le poche volte che ci era stato per seguire Dana, non era riuscito a rimanerci per più di qualche minuto.
Jari era stato più forte di lui... molto più forte.
Frerin lo aveva visto stare accanto alla sua Dìs in ogni attimo in cui lei veniva presa dallo sconforto e dal dolore.
Jari non avrebbe mollato; aveva promesso che non sarebbe mai stato troppo lontano da lei ed era sua intenzione mantenere quella promessa.
Ora più che mai.

< Per Mahal, che freddo! > rabbrividì Thorin al suo fianco, affrettando il passo.
Frerin guardò il cielo, desideroso di sentire la fredda aria mattutina sfiorargli la pelle.
Era quasi l'alba.
< A quest'ora dovrebbe essere tutto finito... > continuò Thorin con aria preoccupata.
< Finito? Non credo sia la parola giusta, fratello. Io direi iniziato. > rispose Frerin.
La luce del sole nascente cominciò a diffondersi dappertutto e tutti i fiumiciattoli sul sentiero si asciugarono con la stessa velocità con cui si erano formati.
Thorin cominciò a guardarsi intorno nervosamente.
Frerin non capiva il motivo di tanta preoccupazione, ma poi, osservando meglio il nano, scoppiò a ridere.
< Spero davvero che non ti veda nessuno ridotto in questo stato! >
In tutta risposta Thorin starnutì violentemente, strizzandosi i lunghi capelli neri impastati di fanghiglia.
Per fortuna erano quasi arrivati a casa.
Il resto della camminata andò piuttosto bene, almeno per Frerin che si divertì un mondo nel vedere le reazioni di alcuni ignari nani a cui capitava di scorgere la figura melmosa di Thorin barcollare sul sentiero.
Non lo videro in molti, ma quei pochi sarebbero stati sufficienti per diffondere la voce.
Proprio poco prima di arrivare a casa, Frerin notò con la coda dell'occhio uno strano movimento fra le frasche; tra il verde ed il marrone del tappeto di foglie, riuscì a scorgere un cappello ben noto.
Non potè indagare ulteriormente perché Thorin, in vista della porta di casa, si mise a correre, sia per sfuggire ad occhi indiscreti, sia per una reale preoccupazione.


Dìs abbassò di nuovo lo sguardo su quei piccoli e rotondi occhi marroni che la guardavano con profondo interesse.
Il piccolo si esibì in un urletto acuto, come per provare la voce ed annunciare a tutti la propria esistenza.
< Il mio Kili... il mio piccolo Kili. > sussurrò Dìs, prendendogli una delle manine.

Jari non riusciva a tenere a freno le lacrime.
Un altro figlio... un altro maschio.
Cercò di appoggiarsi alla testata del letto dove giaceva la moglie, prima di ricordarsi che non c'era più nulla in quel mondo che avrebbe potuto sostenere il suo tocco.
< Mia Dìs... amore mio. Sei stata bravissima. > le sussurrò all'orecchio.
Il piccolo, come reagendo ad una corrente d'aria, si agitò tra le braccia della madre.
< Aspetta cara... lo prendo un secondo, così posso coprirlo bene. Fa fresco stamattina. >
Dana prese in braccio Kili, avvolgendolo in una coperta più pesante.
< Dove credi che sarà finito tuo fratello? > chiese la nana bionda, mentre sorrideva alla nuova vita che aveva contribuito a far nascere.
Dìs scosse la testa con fare esasperato.
< Non appena gli ho detto che avevo le doglie, si è fiondato fuori di casa come un forsennato per cercare un dottore... Nano testardo! Con quella tempesta poi... Spero soltanto che stia bene. >
< Si preoccupa per te... > aggiunse Dana, guardando assorta fuori dalla finestra.

< Non resterete vero? Tu e Kirin... >
La voce di Dìs risuonò triste nella stanza, obbligando Jari a distogliere lo sguardo dal suo secondo figlio per porre attenzione alla conversazione.
< Lo sai che questa è anche casa tua... > continuò la nana mora.
Dana le sorrise, scuotendo la testa.
< Come potrei non saperlo? Sei diventata come una sorella per me... Tuttavia non posso restare qui, non adesso. Ho bisogno di tornare sui Colli Ferrosi.
Ho bisogno di rientrare nella nostra casa e di riprendere in mano la mia vita. Credo che comincerò a fare la levatrice... e poi Kirin ha molti amici laggiù. >
Dìs annuì tristemente, mentre allungava le braccia per riprendere il piccolo.
< Mi mancherai... > le disse.
< Anche tu... tanto. >
Le due nane si abbracciarono, consapevoli di quanto ormai fossero legate da qualcosa di ben superiore alla sola amicizia.
Kili, soffocato tra le ciocche nere e bionde delle due, cominciò subito a strillare, dando prova della forza dei suoi polmoni.

La porta della stanza si spalancò, mostrando la piccola figura di Fili con un bicchiere d'acqua tra le mani.
< Ecco mamma... > disse, arrampicandosi sul letto e porgendo a Dìs il bicchiere.
La nana lo prese sorridendo.
< Vuoi vedere il tuo fratellino? > gli sussurrò, scostando un lembo della coperta per mostrare il visino del bimbo ancora urlante.
Il cambiamento di espressione sul viso del figlio maggiore fu la cosa più bella che Jari avesse mai visto nella sua vita.
Nella sua mente di bambino, neanche Fili seppe descrivere esattamente che cosa provò nel posare per la prima volta lo sguardo su suo fratello.
Vero è che, non appena Kili lo vide, smise di piangere all'istante, protendendo le manine verso quel volto nuovo.
I cuori dei due genitori, sebbene prematuramente divisi dalla morte, a quella vista incominciarono a pulsare simultaneamente, uniti dall'amore profondo verso i figli.
Fili prese in braccio il fratellino, ben attento a non farlo cadere e Dìs si accorse che, per la prima volta, il dolore per la perdita del padre veniva oscurato da una gioia molto più potente.
Il suo Fili stava diventando grande.

< Tienilo stretto, Inùdoy... e non lasciarlo mai; sei un fratello maggiore ora. >
Sussurrò Jari, inginocchiandosi vicino al figlio.

In quel momento si sentì un sordo bussare alla porta.
Dìs, incurante della stanchezza e delle proteste di Dana, si alzò dal letto per andare ad aprire e Fili le andò dietro, senza staccare gli occhi dal piccolo tra le sue braccia.
La nana spalancò la porta e quello che vide la fece scoppiare in una grassa risata: suo fratello stava lì davanti a lei, fradicio e ricoperto di fango dalla testa ai piedi.
< Io... ehm... tutto bene? > mormorò il nano con una voce roca e pesante che non prometteva nulla di buono.
Fu in quel momento che vide il nuovo nato...
Jari non avrebbe mai creduto di poter vedere di nuovo il viso di Thorin illuminarsi dalla gioia, eppure fu proprio quello che accadde.
Il Re si chinò sul nipote, attento a non sporcarlo di fango e subito Kili afferrò una delle trecce scure e sfilacciate dello zio, tirando con tutte le sue forze.
< Ohi! > gemette Thorin continuando a sorridere.
< Lui è Kili, il mio fratellino. > disse Fili con aria baldanzosa.
< Oh sì, nipote... adesso hai qualcuno di cui occuparti e credo che ti darà parecchio filo da torcere. > rispose Thorin districandosi a fatica dalla presa del piccolo.
Un secondo dopo, i suoi occhi si posarono su quelli della sorella.
Sembrava che volesse dirle qualcosa, ma Dìs non gliene concesse il tempo, buttandosi tra le sue braccia e riempiendosi a sua volta di fango.
< Tuo marito sarebbe orgoglioso di te. > le sussurrò il nano ad un orecchio.
< Oh, Thorin, oggi era come se fosse con me. Continuavo a sentire la sua presenza al mio fianco... >
< Le persone che amiamo non se ne vanno mai del tutto, sorellina. >

  Frerin si avvicinò a Jari.
< Tuo figlio è stupendo... ma devo dirti che somiglia un po' troppo a Thorin per i miei gusti... Capelli neri significano un carattere Durin! >
< Hai ragione... non invidio Thorin per quello che dovrà sopportare. >
Rispose Jari con un sorriso.
Tuttavia entrambi conoscevano la portata di quella bugia.

Dìs e Thorin erano ancora abbracciati quando sul sentiero apparvero alcuni nani.
Jari si voltò e sorrise.
< Oh oh... mi sa che per Thorin si metterà male. >
Dwalin e Gloin si stavano avvicinando alla casa con circospezione ma, non appena videro il loro Re ed il pietoso stato in cui versava la sua persona, misero fine ad ogni tipo di prudenza.
Al suono della potente e cavernosa risata di Dwalin, Thorin si voltò di scatto, diventando rosso dalla rabbia.
< Gloin! Sgancia! Te lo avevo detto che Bofur non sbaglia mai... > riuscì a dire Dwalin tra le risate, tendendo la mano verso il nano dalla barba rossa.
Gloin, dal canto suo, mise su una faccia derelitta più divertente perfino dello stesso Dwalin.
< Per la grazia di Mahal... finirò col non avere più soldi da scommettere. > mormorò tristemente mentre appoggiava un consistente sacchettino di monete sull'enorme palmo del suo compare.

< Tutti voi... se solo OSATE raccontare a qualcuno questa....EEEET-CIU'!! >
La voce di Thorin, rauca ma minacciosa, si trasformò ben presto in un sonoro starnuto che eliminò ogni residua traccia di serietà dalla sua frase.
Nella radura bagnata dal sole del primo mattino si diffuse un coro di sonore risate, alle quali si aggiunsero anche quelle di Bofur e Balin, sopraggiunti in quel momento.
< Vieni in casa, fratello. Basta minacce per oggi, hai bisogno di un letto e di una tisana calda. > sentenziò Dìs con voce severa.
Thorin fulminò con uno sguardo tutti i presenti, ma poi si diresse dentro casa borbottando.
A quel punto, le risate dei nani si trasformarono in mormorii di stupore e gioia alla vista del nuovo arrivato, tranquillamente addormentato tra le braccia del fratello.
< Ha i capelli neri! >
< Quanto è piccolo... >
< Per Mahal, benvenuto in famiglia! >
< Gli posso prestare il cappello? >

Le voci dei nani si mescolavano tra loro, creando un piacevole e gioioso brusìo.
Frerin guardò Jari.
< E' ora di andare... >
Il nano biondo annuì, poi si voltò ancora una volta verso i suoi amici e sorrise.
Fili era letteralmente sommerso dai nani.
Dwalin era chino sul piccolo Kili, sillabando con grande dedizione i nomi di ogni tipo di arma che conosceva.
Gloin, poco lontano, si frugava preoccupato nelle tasche, come se il suo solo impegno bastasse a far germogliare in esse qualche moneta.
Balin guardava commosso il viso divertito del piccolo Kili, per nulla spaventato dalla vicinanza di quello di Dwalin.
Bofur, dal canto suo, cercava in tutti i modi di trovarsi un varco tra i nani per piazzare al posto giusto il suo grosso cappello marrone, per il momento era riuscito soltanto a centrare una delle possenti spalle di Dwalin; dopo qualche secondo, con un lancio perfetto, il cappello si piazzò sulla testa bionda di Fili che lo accolse con un sorriso.
Il giocattolaio sembrò ritenersi soddisfatto e riprese così ad osservare la scena con il suo immancabile sorriso.
Lo sguardo di Jari si fermò sul figlio maggiore, al centro dell'attenzione generale tanto quanto il nuovo arrivato.
Il nanetto biondo sorrideva felice, rispondendo sollecito ad ogni domanda e stringendo il fratellino con aria protettiva.
Jari sentì che Thorin aveva ragione: i suoi figli sarebbero cresciuti protetti ed amati.
Nulla poteva essere più importante di questo.
E Dìs... il suo angelo, la sua nana testarda, il suo personale richiamo alla vita, avrebbe resistito, sarebbe stata forte anche senza di lui.
Sospirò mentre una bellissima sensazione di pace si impadroniva di lui.

< Guardali Frerin... sono così felici. > mormorò all'amico.
< Siamo nani, possiamo sempre contare gli uni sugli altri. Nessuno verrà mai lasciato solo. >  gli rispose il nano moro.
< E' cosi difficile andarsene... >
< Jari... stare qui, insieme a loro, sta prosciugando le nostre energie. Dobbiamo andare avanti, non possiamo restare per sempre a metà tra due mondi; non è il destino che il Fabbro ha disposto per noi.
Anche io vorrei restare, ma questo non è il nostro posto... non più ormai, abbiamo esaurito il nostro tempo. E sono sicuro che molti ci stiano aspettando con ansia dall'altra parte. >

Il nano annuì... sebbene dolorose, le parole di Frerin erano veritiere.
< Allora, sei pronto per dire addio? >
Jari sorrise e guardò l'amico.
< Questo non è un addio... ma un arrivederci. >

Dopo quelle parole, il nano biondo e quello moro, chiusero gli occhi e scomparvero.
Nessuno di loro mise più piede sulla Terra di Mezzo.
Tuttavia, poiché tutto ciò che di buono viene separato è sempre destinato a riunirsi, si può essere certi che Jari e Dìs si incontrarono di nuovo.
E, fino a quel momento, nessuno di loro smise mai di amare l'altro.
Nemmeno per un secondo.







Nda:
Ebbene sì... eccoci arrivati alla fine di questa storia.
Ancora non ci credo eheh
Spero che questo finale vi sia piaciuto xD
Come dico sempre, scrivere senza di voi, senza le vostre opinioni ed il vostro sostegno, non sarebbe la stessa cosa <3
Perciò GRAZIE <3
A tutti coloro che hanno seguito la mia storia silenziosamente, ma soprattutto alle mie recensiste (e recensore! xD ) affezionate.
- CrisBo         Senza di te non mi sarebbe venuta l'idea per questa storia :D <3
- Floffy_95     Grazie infinite per il tuo sostegno e per il tuo aiuto, è stato prezioso. <3
- Eriz              Grazie per la stupenda recensione ;)
Infine... eheh non vi ho certo dimenticate :D
I ringraziamenti speciali sono per voi che non mi avete lasciata un attimo <3
- zebraapois91  Sylvie tesoro <3 Un grazie di cuore per esserci sempre stata, sia ad ogni mio capitolo che al di fuori quando sono sparita per un mese eheh
- leila91          Carissima Benni <3 Sono stata davvero felice quando hai iniziato a seguire la storia ed ho adorato ogni tua recensione, perciò grazie di cuore anche a te.
-Tielyannawen   Carissima:D Ti sei buttata in entrambe le mie storie con entusiasmo, lasciandomi commenti sempre bellissimi; GRAZIE <3
Che altro dirvi ragazze? Mi dispiace un po' essere arrivata alla fine e... giorni celesti! Come farò adesso senza le vostre recensioni?
Dovrò inventarmi qualcos'altro eheh
ViVoglioBene <3

Diletta



 

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