Jurassic park

di Fantasia_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Isla Sorna l'incubo continua ***
Capitolo 2: *** Isla Nublar dove tutto iniziò parte 1 ***
Capitolo 3: *** Isla Nublar dove tutto iniziò parte 2 ***
Capitolo 4: *** Isla Nublar dove tutto iniziò parte 3 ***
Capitolo 5: *** Sulla strada della vendetta parte 1 ***



Capitolo 1
*** Isla Sorna l'incubo continua ***


Isla Sorna l'incubo continua:

Isla Sorna, l'incubo continua:

Era una mattina calda e umida e su una nave da crociera alcuni passeggeri tra cui genitori, bambini, studenti e professori stavano osservando il panorama eccitati di poter vedere la meta in lontananza e di poterla acclamare. -Uffa, tra quanto potremmo scorgere Isla Nublar- stava chiedendo un bambino impaziente di scendere -non lo so, ma non penso che mancherà ancora molto- fu la risposta che gli venne data.
Erano passate molte ore da quando erano partiti e per ingannare il tempo i più vecchi erano nelle loro cabine a riposare mentre i più giovani erano nella sala giochi a sfogarsi; alle quattro del pomeriggio poterono scorgere da lontano una macchiolina scura: segno che intendeva dire che non mancava molto. 
Quando la nave attraccò tutti furono entusiasti di scendere ancora ignari del pericolo che li avrebbe aspettati successivamente; i primi furono però furono molto confusi perché non c'erano ne treni, ne macchine che potessero trasportarli sino al parco che da tanti anni era stato chiuso a causa dell'incidente avvenuto con l'Indoraptor. -Bene: seguitemi, ora ci addentreremo nella pericolosa Isla Nublar- disse improvvisamente con voce risoluta una donna alta provvista di tacchi a punta e di un uniforme con il logo del parco; nonostante la confusione la seguirono tutti avviandosi così all'interno dell'isola. Stavano per entrare quando due ragazzi, Zach e Gray tentarono di fermare tutti urlando al massimo della voce che quella su cui erano sbarcati non era l'isola giusta; nessuno gli diede retta così i ragazzi, dopo aver visto scomparire il gruppo all'interno del fitto fogliame decisero di lasciar perdere per andare a scoprirne di più. -Si può sapere su che isola siamo finiti?- chiese Zach a uno degli addetti -Isla Nublar- gli rispose il comandante mentre usciva dalla cabina per poter fare una pausa -avete di sicuro sbagliato isola: noi ci siamo già stati e abbiamo visto l'inizio dei lavori per far riaprire il parco e vi dico che siamo sull'isola sbagliata!- -ragazzi sentite questa- ripetè uno degli uomini schernendolo -questi ragazzini dicono che siamo sull'isola sbagliata e di aver visto i lavori della riapertura di Jurassick world- -ma chi credono di essere?- rispose un altro -i nipoti di Claire Daning- disse Zack risoluto. Alla risposta giunsero altre risate e così suo fratello più piccolo comprendendo che era fiato sprecato prese il telefono e tentò inutilmente di chiamare sua zia; a lei avrebbero sicuramente dato retta. 
Dopo pochi minuti che non sentì giungere alcuna risposta iniziò a spaventarsi ma fu solo quando chiuse la chiamata che si accorse meglio che non c'era campo; questo purtroppo servì solo a farlo spaventare di più. Il ragazzo tornò al più presto dal comandante e dagli uomini che prima li avevano derisi ma prima che potè chiedergli un telefono furono tutti scaraventati su di un lato della barca; Zack e Gray spaventati a morte da ciò che poteva aver provocato il fortissimo urto cercarono di nascondersi ai lati della nave, sotto le grandi finestre. Pochi minuti dopo ci fu un'altro urto e un altro ancora, così il fratello maggiore Zack si fece coraggio e alzò la testa per vedere che cosa fosse stato; non vide nulla così si tranquillizzò e tentò di fare lo stesso per il fratello cercando di rassicurarlo che non ci fosse niente la fuori e che molto probabilmente era stata qualche onda provocata dal vento. 

Avevano camminato molto da quando erano scesi in cerca dell'entrata del parco e così, una delle due classi che si erano imbarcate decise di fare una pausa in mezzo alla natura selvaggia distaccandosi dal gruppo. Stavano bevendo e mangiando dei panini ripieni di prosciutto quando uno di loro decise di allontanarsi - vado a riempire la bottiglia, qui vicino c'è un fiume- disse David -ehi aspettami, vengo anch'io- rispose Alan, un suo compagno. I due si avviarono verso il fiume che secondo l'udito di David scorreva li vicino e quando lo trovarono iniziarono a riempire le borracce. Non appena ebbero finito, tre loro compagni li spaventarono a morte da dietro ridendo a crepapelle per lo spavento preso dai due ragazzi. -molto bravo Tom - disse Alan -e dai, non te la prendere- gli disse Alexis. Quando tornarono al punto di raccolta con loro sorpresa non trovarono nessuno a parte gli zaini dei rispettivi amici; Tom guardando intorno scorse per terra delle cuffie allacciate a un ipod che ancora trasmetteva musica -ehi, ho trovato qualcosa- urlò allora agli altri, poi quando tutti si furono radunati vicino a lui aggiunse -questo è l'ipod di Lysa- -già- aggiunse Tom sorpreso -e allora, che c'è di strano?- chiese Alexis -lei non se ne allontana mai- sottolineò Alan. Tom raccolse l'apparecchio e lo spense. Dei cespugli li intorno si mossero velocemente suscitando l'attenzione dei ragazzi che ora stavano cominciando a spaventarsi -Lysa- gridò uno di loro -ok dai, lo scherzo è finito, venite fuori- urlò Alan poco dopo, non rispose nessuno, si mossero ancora di più i cespugli e poco dopo ne uscì Alex, un ragazzo diciottenne grondante di sangue da un braccio. -Correte- urlò disperato strattonando e portando in salvo come meglio poteva i suoi amici. Lo seguirono spaventati e ignari di tutto e non appena ebbero corso per un po' a casaccio Alan gli chiese -fermati, si può sapere cos'è successo agli altri?- -non possiamo fermarci, dobbiamo metterci in salvo- fu la risposta -metterci in salvo da cosa- chiese Alexis molto spaventata al solo vedere l'amico senza la metà di un braccio. Quando finalmente si fermarono Alex col terrore nel volto disse - da loro- e indicò un cespuglio che si muoveva; quel qualcosa da cui stavano scappando li aveva raggiunti. Un cespuglio si mosse, poi quello di fronte e ne saltarono fuori due Velociraptor; essi erano di un color grigio con ai lati del collo due sottili strisce bianche che proseguivano dritte fino alla coda ed erano caratterizzati da dei piccoli aculei color bianco nero sulla parte posteriore della testa. In lontananza il resto del gruppo che ora si stava riposando felicemente sentì semplicemente dei rumori lontani, non riuscì a capire cosa fossero, ma al sentirli si spaventarono e così si rimisero in marcia subito dopo. 

Nel frattempo Zack e Gray si trovavano in guai peggiori; non era passato molto dalle vecchie scosse date alla nave che ce ne furono delle altre. Gray non si era mai mosso dal posto in cui si era rifugiato, era troppo spaventato per muoversi a differenza del fratello che si spostava tranquillamente da un posto all'altro per trovare campo col cellulare. -Torna qui Zack- continuava a ripetergli tra un balbettio e l'altro -non c'è niente la fuori, ho controllato più volte- continuava a ripetergli suo fratello per tentare di tranquillizzarlo, ma ad un certo punto, dopo averglielo ripetuto per la ventesima volta si bloccò al niente; Gray ora tremava più che mai, indicava dietro il fratello, e quando si girò si buttò subito giù dalla stessa parte cui si vedeva l'essere da fuori: era un dinosauro. Gray lo seguì subito il più velocemente possibile facendo meno rumore possibile, poco dopo i due sentirono delle urla, provenivano da poppa: era l'equipaggio. Il dinosauro attirato da quelle grida posò le sue zampe sulla nave e con le fauci la aprì come fosse una semplice lattina. Mentre gli altri venivano sbranati, i due ragazzi presero l'occasione per correre verso l'uscita ma non appena  furono fuori si trovarono faccia a faccia con lui. Neanche si accorsero che il rumore da lui provocato mentre stava banchettando era finito lasciando al suo posto un silenzio tombale. Lui era li davanti loro e li stava fissando con i suoi occhi spaventosi mentre i due stavano rigidamente fermi sperando non li vedesse; poco dopo aprì le enormi fauci per mangiarli ma prima che  riuscisse a chiuderle qualcuno piombò dall'alto e gliele bloccò. Ora il dinosauro aveva la bocca semi aperta, bloccata dalle mani di una ragazza non più grande di loro. Essi non riuscivano a vederla bene, erano troppo spaventati per prestarle attenzione finché non disse -Non riuscirò a tenerla così ancora per molto- -come usciamo di qui?- chiese allora Zack riprendendo un po' di coraggio -i denti- disse la ragazza che oramai stava iniziando a sentire lo sforzo impiegato. Zack non riusciva a capire il nesso con i denti del mostro, ma suo fratello notò che tra alcuni di essi vicino all'estremità della bocca c'era un vuoto, così avvisò il fratello e insieme uscirono e scesero a terra per correre infine verso l'interno dell'isola. Non appena la ragazza vide che furono in salvo diede una spinta indietro alle sue fauci per poter avere il tempo necessario di spostarsi da un lato e saltare dalla nave mentre quella affondava sotto il peso dell'animale. Prima che si schiantasse a terra afferrò le zampe di uno pterodattilo che la portò fino a terra, subito dopo disse rivolta ad esso -vai e tienili d'occhio-. Lo Spinosauro spalancò la bocca e emise il suo verso per poi iniziare la sua corsa verso la ragazza che da li a poco aveva incominciato a correre. L'enorme gruppo di turisti che erano capitanati da Molly, la donna che li aveva convinti a sbarcare e a visitare l'interno dell'isola, dopo molte ore arrivarono ad un vecchio edificio dismesso oramai da molti anni, non ci volle molto perché capissero che l'isola su cui erano sbarcati non era Isla Nublar; si scatenò il panico tra il gruppo e ciò fece si che molti si dividessero per cercare di tornare indietro invano -andiamo avanti, magari riusciamo a trovare un telefono- disse speranzosa Molly mentre si addentrava nell'edificio con quei pochi che erano rimasti con lei. Non appena entrò notò un vecchio telefono, era stato lasciato appoggiato sul bancone fuori posto così provò a sollevarlo ma non appena lo appoggiò all'orecchio capì che non funzionava e così lo rimise al suo posto addentrandosi ancora di più per trovare del cibo. Riuscì a trovare una macchinetta con un vetro rotto e prese delle merendine per tutti, poi sentì dei rumori provenire da una sala più in la e decise di andare a controllare ma non appena arrivò alle scale scorse da in fondo alla sala un animale così corse subito via urlando a squarcia gola -scappate!- attirando così l'attenzione del Raptor e la morte su di sè. Non perse nemmeno un secondo nell'avviarsi verso la porta assieme agli altri che la seguivano senza sapere da cosa stessero fuggendo, ma non fecero molti chilometri che passarono dalla padella alla brace finendo nelle fauci di un T-rex. Non furono gli unici a morire, molti altri gruppi incontrarono una morte simile finendo o tra i Raptor o tra gli pterodattili o tra lo Spinosauro, che oramai aveva completamente perso le tracce della ragazza. Rimase un solo gruppo composto da alcuni alunni di una classe e dalla loro unica professoressa, che mentre camminavano il più velocemente possibile verso la spiaggia, dove era attraccata la loro unica salvezza, si scontrarono con Zack e Gray. Subito si spaventarono nel vedere questi due ragazzi ricoperti di una melma color marrone ma poi si tranquillizzarono e si sedettero per pochi minuti -noi stiamo tornando alla nave- disse Malcolm, un ragazzo dai capelli bruni -la nave è stata distrutta, noi soli ci siamo salvati- disse Zack nel tono più calmo e basso possibile togliendo così l'unica nota di speranza tra il gruppo che avevano appena incontrato -e adesso?- chiese Elice spaventata -cerchiamo di sopravvivere- rispose Zack aggiungendo -noi siamo già stati in una situazione simile e il ragazzo di nostra zia, Owen ci ha dato delle lezioni di sopravvivenza- -dunque cosa proponete di fare?- chiese Elen, la giovane professoressa -per prima cosa dovete nascondere il vostro odore, poi andiamo a cercare del cibo e dell'acqua- -sarebbe stato un bel piano, se non fosse che vi si sente lungo un chilometro- aggiunse una voce femminile da lontano: era Sonia, la ragazza che li aveva salvati sulla nave. Era una ragazza di 18 anni, snella e di media statura, il colore dei capelli era castano ed erano scalati con un ciuffo sulla parte sinistra, aveva occhi verdi e portava dei jeans corti, una maglia di Jurassick park vecchia di molti anni a giudicare dai piccoli buchi che si potevano scorgere su tutta la maglia e portava degli scarponi neri da montagna. Sonia gli fece cenno di seguirli e li portò in una vecchia roulotte abbandonata in mezzo all'acqua raggiungibile da alcune casse che facevano da ponte, successivamente disse a tutti seccata -entrate- ma prima che i due fratelli potessero entrare la ragazza li fermò dicendo loro -voi due fareste meglio a lavarvi via la merda di Spinosauro che vi siete spalmati addosso- fece una pausa, si girò e poi aggiunse - a meno che non vogliate attirarlo qui- i ragazzi obbedirono subito e dopo essersi accomodati Sonia tirò fuori due scatolette di metallo, le aprì e le posò sui lati esterni della roulotte -ma quella è disse Gray sentendo la puzza che proveniva dal contenuto di esse -questa a differenza di quella che vi siete spalmati voi non attira nessun dinosauro in particolare- disse socchiudendo l'unica porta che lasciava entrare solo un piccolo spiraglio di luce. Gray notando la conoscenza della ragazza su molte cose iniziò a bombardarla di domande -sai dirci dove siamo? come hai fatto a salvarci, la forza delle mascelle di quel dinosauro è il doppio, forse anche il triplo di quella che puoi possedere tu-. Andò avanti per molto quando Sonia lo bloccò per rispondere ad una delle domande per farlo stare zitto -Il mio nome è Sonia- -noi siamo- iniziò a dire Zack -so chi siete, ero presente il giorno dell'incidente causato da vostra zia a Jurassick world- risposta che fece suscitare molte altre domande, ma poco dopo Sonia aprì la porta inondando il posto di luce e uscendo fuori -restate qui> disse prima di andare; tutti obbedirono tranne Zack e Gray che si sentivano più al sicuro con lei che da soli in quella sottospecie di buncher. Quando arrivarono vicino alla costa si sentirono delle voci da dei megafoni che chiamavano alcuni nomi, di colpo Sonia si fermò e disse -dannazione a loro- poi fece una pausa, si guardò attorno e capì: quella era una trappola. Da subito disse agli altri -correte, ora!-, cosa che li fece iniziare a correre verso le voci senza fermarsi mentre lei di nuovo se la vedeva con lo Spinosauro che sbucò da dietro, nascosto in mezzo ad alcuni alberi. Sonia nel vedere che lui iniziava a menare colpi veloci per prenderla si spostò su di un lato controllando al tempo stesso le sue enormi fauci e le sue zampe anteriori che a differenza del T-rex potevano rappresentare un problema. Mentre schivava in continuazione i suoi colpi si lamentò dicendo -possibile che sia sempre con lui-; successivamente cominciò a correre verso di lui e gli passò sotto la pancia schivando appena in tempo i suoi artigli possenti. Non appena vide il primo albero disponibile con le gambe attutì il colpo facendo scricchiolare il suo enorme tronco, poi ancora sdraiata contro l'albero rotolò verso sinistra per schivare per un pelo la sua enorme coda. Si alzò e gli diede il tempo di girarsi e di caricare verso lei ma mentre faceva ciò, quando fu a pochi centimetri da lei, Sonia si spostò per evitarlo e subito dopo si avviò verso la costa mentre lui ancora stordito per la botta ricevuta sul muso cercava di rialzarsi. Nel frattempo sulla nave avevano già incominciato ad avviarsi per andarsene consci del pericolo che avrebbero potuto incontrare se si fossero fermati ancora un secondo di più. - è rimasta a terra!- stavano urlando Zack e Gray ai marinai, vestiti da militare, che non prestavano ascolto alle loro urla perché concentrati nell' allontanarsi il più presto possibile. Oramai ben lontani dalla costa, con le borse della ragazza e i superstiti a bordo, in lontananza si vide una minuta figurina che correva verso il mare il più velocemente possibile mentre, lo Spinosauro le teneva testa a pochi passi. Sonia oramai era arrivata alla fine della spiaggia, sembrava spacciata; lui oramai era pronto, aveva già aperto le fauci ma quando infine tentò di mangiarla, lei fece un balzo e grazie alla sua fedele amica Rosi venne semplicemente sfiorata. Rosi raggiunse velocemente la nave e poi la lasciò andare, quando atterrò su di essa pochi istanti dopo, da lontano si sentì un forte ruggito e tutti nel sentirlo si girarono ma solo la ragazza urlò imitando Jack Sparrow -roar anche a te!- poi corse giù nella stiva, era preoccupata per la sua borsa così la aprì subito e nel vedere che tutto era apposto tirò un sospiro di sollievo ma, non appena sfiorò il contenuto si sentì un leggero -crack!- così disse -a buon'ora-. Tutti curiosi di vedere il motivo di tanto trambusto si radunarono attorno a lei. Poco dopo Zack e Gray si fcero strada per arrivare davanti, non vedevano nulla piccoli com'erano. Sonia dalla borsa ne tirò fuori un piccolo esserino che squittiva dolcemente: era un piccolo di Velociraptor ma venne rimesso subito giù e andò a prendere una bacinella e dei panni mentre gli altri rimasero ad ammirare il piccolo che scalciava da lontano; quando tornò prese il cucciolo e lo immerse nell'acqua tiepida e lo pulì poi mentre lo asciugava con molta delicatezza disse sorridendo -ti presento i figli di uno dei Raptor di vostro zio Owen-. Successivamente si misero tutti comodi a riposare mentre lei teneva d'occhio i cuccioli che erano nati uno ad uno. Adesso iniziava il lungo viaggio verso Isla Nublar e Sonia, mentre accarezzava nel buio i piccoli, non riuscì a fare a meno di chiedersi: come avevano fatto le due navi a sbagliare rotta?; sapeva che sotto c'era di più e lei lo avrebbe scoperto.

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Capitolo 2
*** Isla Nublar dove tutto iniziò parte 1 ***


Erano passati due giorni da quando erano partiti e ancora Isla Nublar non era in vista; i piccoli erano cresciuti in men che non si dica ed avevano presto acquisito un colore diverso sulla loro pelle. Sulla nave i ragazzi trascorrevano molto tempo a giocare a carte o a cercare di dimenticare ciò che era successo loro mentre Sonia si aggirava mangiando qualche boccone di carne cruda ascoltando musica con le sue altre cuffie blutute. -Tra quanto arriviamo ?- chiese Grey impaziente - procedendo così, per domani mattina- gli rispose un marinaio. La ragazza stava girando avanti e indietro ma ad un certo punto vedendo un pezzo di sbarra rovinata si fermò; toccò quel punto con le dita poi alzò la testa e scrutò l'oceano.

-correte! - stava urlando a Selene e alla sua famiglia -non vi voltate, andiamo!- continuava a urlare mentre correva su di un largo muretto mezzo distrutto.
 La scena tutto ad un tratto cambiò, -Selene!- stava urlando ora tra un pianto e l'altro -Selene!- continuava a chiamare disperata dopo di che vide velocemente l'artiglio dello Spinosauro che rovinava la sbarra, un urlo e poi buio.

- Sonia- chiamò più volte Zack mentre lei ritornava al presente -si- rispose lei dopo un po' - è tutto apposto?- le chiese poi senza aver alcuna risposta; lei poco dopo andò giù in coperta; nel mentre una lacrima le cadde sulla guancia sinistra. Decise di andare dai cuccioli ma quando arrivò nella stanza, un marinaio era a terra immobile mentre loro gli erano sopra pronto a sbranarlo da un momento all'altro; lei, non appena vide la scena, emise il richiamo del t-rex nella piccola stanza. Venne la pelledoca a tutti e 4 i raptor che non ci pensarono due volte a tornare al loro posto in silenzio senza fiatare.

Quando arrivarono a Isla Nublar erano le 11 del mattino e nel cielo era esposto un bellissimo sole caldo; dopo aver attraccato al porto ed esser scesi, Sonia si avviò verso la sala controllo lasciando sia i cuccioli sia le borse ai militari che, con calma vennero portati nella sua stanza.

 Un addetto tentò di bloccare l'accesso a Sonia; poco dopo lei lo scaraventò contro la parete di fronte rompendogli molte ossa. Tutti rimasero stupiti e impauriti nel vedere ciò.  - Chi di voi imbecilli era assegnato alle imbarcazioni ?!- disse furiosamente -ok, stai calma, va tutto bene- le disse Clare; nel frattempo tutti, essendo spaventati, tentarono di alzarsi e di scappare ma lei li avvertì subito urlando - tutti seduti!-. Tutti i presenti si rimisero a sedere, successivamente la ragazza ripeté - chi era assegnato alle imbarcazioni!- ma non ricevette alcuna risposta; pochi minuti dopo un uomo grassoccio simile a Nedry si alzò e si diresse verso l'uscita il più velocemente possibile. Sonia in pochi secondi gli fu davanti, lo prese per il collo e lo sbatté sulla parete più vicina; lui stava provando paura, sentiva che era arrivata la sua ora. Tutti la stavano fissando impauriti aspettandosi che lo uccidesse ma l'unica cosa che fece lei, fu guardarlo dritto negli occhi. Mollò la presa subito dopo, si girò e disse -se ti uccidessi sarebbe troppo facile; vivi con questo rimorso per tutta la tua breve esistenza- ; aveva appena compiuto pochi passi quando una delle sue dita si trasformò in artiglio poi si girò e gli distaccò il braccio sinistro. L'uomo urlò dal dolore mentre gli altri di paura di fronte a quella scena; Sonia che era rimasta indifferente raccolse il trofeo da terra poi disse -la prossima volta..spera che non ci sia una prossima volta- dopo di che se ne andò come se niente fosse.

Quando fu fuori chiamo Rosi, protese in alto il pezzo di braccio e le disse mentre lei planava per raccoglierlo fra le sue zampe -nascondilo- poi si avviò verso camera sua mischiandosi fra la folla.

Zack e Gray avevano nel frattempo appena raggiunto Owen e Claire, loro zia;  mentre i ragazzi raccontavano loro la vicenda appena vissuta sull'altra isola Claire cercava di dimenticare la scena a cui aveva appena assistito; pochi istanti dopo la ragazza le stava passando davanti con la mano ancora sporca di sangue. Zack e Gray quando la videro le corsero subito incontro ma vennero fermati pochi secondi dopo da loro zia; -è lei- stavano esclamando mentre entrava nel recinto dei Raptor. Owen tentò di fermarla invano mentre lei entrava e si chiudeva la porta alle spalle; dei 4 che una volta popolavano quel recinto ne era rimasto solamente uno che se ne stava nascosto nel fitto fogliame. Sonia rimase seduta per molto tempo sotto il sole mentre osservava i piccoli uscire e andare verso la loro madre; in quel momento Owen, assieme agli altri, stava salendo velocemente le scale per vedere da sopra la piattaforma cosa stava succedendo. Quando arrivò vide appena in tempo i cuccioli addentrarsi nel fitto fogliame mentre Sonia si alzava e si dirigeva verso la porta; non appena ebbe fatto pochi passi si fermò. Sonia aveva sentito dietro di se il respiro di Blu che con i piccoletti che le ronzavano sotto i piedi l'aveva successivamente chiamata con il suo verso. Nel frattempo Owen e gli altri stavano osservando dall'alto la scena; - esci subito da li- le urlò Barry ma l'unica cosa che fece la ragazza fu girarsi e fare un piccolo inchino col capo in segno di rispetto. Rimase ferma, finché non ricevette una risposta da Blu che abbassò la testa in segno di sottomissione; subito si avviò verso di lei tranquillamente. Nel frattempo due persone armate si erano appostate puntando al Raptor -aspettate, vediamo che succede- disse Owen ora incuriosito; Sonia oramai le era arrivata davanti. Stava andando tutto bene quando uno dei due uomini decise di caricare l'arma; Blu si girò emettendo il richiamo mentre Sonia metteva dietro di se i 4 cuccioli soffiando a sua volta quasi fosse un gatto rabbioso. Solo quando misero via le armi e si ritirarono la calma tornò a regnare. Finalmente Sonia poté accarezzare Blu; le due si misero a giocare poco dopo sotto le facce stupefatte di Owen e degli altri. Ad un certo punto, quando Sonia fu seduta a terra e Blu le fu sopra, con le zampe sulle spalle, si aggiunsero anche i piccoli che sino ad ora erano rimasti fermi. Owen era rimasto di stucco davanti a quella scena; in quell'attimo quelli che di solito erano pericoli dinosauri si erano trasformati in dolci e teneri cuccioletti. Mentre Sonia era ancora seduta, Blu era sopra di lei in piedi e i piccoli le si erano accoccolati sulle gambe, facendogliele addormentare, lei chiese - perché non entrate?- ; a quella domanda i ragazzi accettarono subito. Sonia gli fece accarezzare Blu e successivamente i piccoli che si mostrarono subito attivi e pronti a rimettersi a giocare; non passo molto tempo che entrò anche Owen. Mentre Blu si faceva accarezzare, dopo molti anni, di nuovo da lui Sonia richiamò i piccoli con un fischio; quando furono tutti a raccolta sotto di lei se li prese in braccio nonostante poi Charlie si spostasse sulla sua testa. Quando fu davanti a Owen disse dolcemente -finalmente lo zio Owen è arrivato; mi raccomando ragazzi fate i bravi e ascoltatelo in mia assenza e anche vostra madre- -ma come fanno a capirti?- gli chiese lui mentre le tirava via Charlie dalla testa -è complicato da spiegare- rispose lei aggiungendo poi -ok, allora non dovresti confonderli, sono esattamente con i tuoi vecchi Raptor, compresi i nomi però ti avverto Charlie ha la mania di salire sulla testa- -sei sicura che mi obbediranno?- -dovrai conquistarti il loro affetto ma fatto quello si non ti daranno grossi problemi, sono come i bambini: Attivi, pestiferi, giocherelloni e coccoloni - concluse lei prima di avviarsi verso la porta -Claire ho bisogno che tu venga con me- -ma tu dove vai- chiese Gray -a sistemare un altro possibile problema prodotto da Henry- annunciò.

Allontanatosi dal recinto dei Raptor, Sonia e Claire si stavano avviando verso il vecchio recinto dell'Indominus rex; - perché hai strappato il braccio a quel pover uomo- chiese in fine Claire che era andata con lei portandosi dietro i due uomini armati come protezione -voi umani non imparate mai- rispose lei -in che senso?- -quel pover uomo come lo chiami tu, ha pensato di far attraccare quelle due barche, ridotte in fine a una sola, sulla mia isola- Claire però ancora non capiva così Sonia si fermò e le disse - il tuo Indominus rex in confronto a loro non è niente e i tuoi dolci nipoti ci hanno quasi rimesso la pelle, se non fosse che li ho trovati e salvati in tempo. Per quella stronzata sono morte un sacco di persone- a quella spiegazione Claire rimase sconvolta e capì finalmente la reazione avuta. Quando si inoltrarono nel vecchio e dismesso recinto Claire le chiese - a cosa ti servo io?- -tu ora sei a capo di questo parco, sei tu che prenderai decisioni e io voglio assicurarmi che tu non commetta gli stessi errori degli altri della tua specie- -della tua specie- disse lei  mentre camminavano tra le vecchie ossa dei pasti che una volta il dinosauro esauriva -perché continui a fare così?- le chiese poco dopo -a fare come?- -umani e specie, lo dici come se tu non fossi un umana, come se fossi uno di loro, un mostro- -una volta, ma ora non lo sono più- rispose con tono triste aggiungendo poi -sai Claire, i veri mostri sono le persone-. Quando arrivarono al centro del recinto Sonia spostò alcune foglie; Claire la guardò come se fosse pazza: li, non c'era nulla se non qualche foglia schiacciata e qualche goccia di sangue secco qua e la. Quando Sonia intravide ciò che era successo tornò delusa verso l'uscita.

Nel frattempo si era fatta sera e Hanry Wu aveva appena finito di spostare il corpo dell'Indominus al confine del recinto. -Signore, la ragazza è tornata assieme alla donna all'entrata del recinto- -si, lo so, non si sarebbe mai inoltrata con lei fin qui di buio- -crede che domani riproverà?- -no, sa bene che oramai è inutile, il tempo sta per scadere-

Verso le dieci erano tornate dagli altri agli alloggi e si erano trovati a mangiare assieme -Claire, tra quanto aprirete di nuovo il parco?- - tra un mese- al sentire ciò Sonia rise a crepapelle, poi aggiunse - non ce la farete mai- -perché ?- chiese Gray -senti, io ti stimo, d'avvero, ti darei un premio per la tua spericolata e assurda corsa sui tacchi di qualche anno fa, ma dovresti prendere un elicottero assieme a chiunque ci sia qui, portarti Blu e i suoi piccoli dietro e tornartene a casa tua- lei la guardò esterrefatta mentre mangiava poi esclamò -io non me ne vado!- -e neanche noi!-aggiunsero i nipoti -chi non se ne va?- chiese Owen appena arrivato vestito in smoking. Claire era vestita con un vestito a tubino color bianco, indossava i tacchi con cui anni fa si era dovuta mettere a correre per tutto il parco ed aveva i capelli piastrati a differenza dei suoi nipoti che si erano messi una semplice maglietta e dei comuni pantaloncini corti abbinati a delle scarpe da ginnastica in fine Sonia, per quella sera, aveva deciso di indossare delle zeppe color beige e un tubino mono spalla di semplice tessuto elastico color nero assieme a degli orecchini rotondi color argento ornati da delle scritte dentro, di truccarsi come spesso faceva con la semplice matita nera e il mascara e piastrandosi anche lei i capelli, che le erano stati da non molto scalati sul collo assieme al suo inseparabile ciuffo sul lato sinistro della testa.
 -Qualche mese fa- iniziò a dire la ragazza mentre spalmava della Philadelphia su di un panino tostato - ero sulla mia bella isoletta e..- -taglia corto- le disse Owen -sa anche rigenerarsi- disse prima di incominciare a mangiare; nessuno parlò poi Sonia inizio a dire sottovoce -senti, per me se vuoi rimanere con Owen e i ragazzi puoi anche farlo ma.. tieni presente che non potrò garantire la vostra sopravvivenza, quindi fossi in te prenderei il prossimo traghetto che di preciso sarà qui a mezza notte- le disse controllando l'orologio del telefono, dopo di che si alzò e andò a fumare una sigaretta.
Era fuori già da un po' quando Claire la trovò; - era questo che volevi farmi vedere oggi pomeriggio, non è vero?!- le disse alzando la voce mentre avanzava verso di lei. Sonia decise di tornare dentro, probabilmente il pasto era pronto. Sonia mangiò tranquillamente, poi, quando ebbe finito andò in camera a dormire.

-correte! - stava urlando a Selene e alla sua famiglia -non vi voltate, andiamo!- continuava a urlare mentre correva su di un largo muretto mezzo distrutto.
 La scena tutto ad un tratto cambiò, -Selene!- stava urlando ora tra un pianto e l'altro -Selene!- continuava a chiamare disperata dopo di che vide velocemente l'artiglio dello Spinosauro che rovinava la sbarra, un urlo e poi buio.

Si svegliò tutto ad un tratto tra le lenzuola, bagnata di sudore freddo e spaventata; andò in bagno, si rinfrescò la faccia , le braccia e la pancia che il semplice top lasciava scoperto dopo di che prese le chiavi, il pacchetto di sigarette e uscì.

Si fece una lunga passeggiata tra gli edifici principali mentre si fumava una sigaretta quando ad un certo punto incontrò Claire e Owen. -Anche tu non riesci a dormire?- le chiese lui  -sono anni che non riesco più a dormire Owen- precisò Sonia -dunque domani ve ne andate?- -non possiamo, dobbiamo assicurarci che questo dannato dinosauro muoia definitivamente- -allora sarà meglio che mi obbediate- li avvertì lei -ma i tuoi genitori non sono preoccupati per te?- -loro... sono morti anni fa- disse tifando su un tiro subito dopo - ancora non ti sei perdonata quel giorno?- disse ad un certo una voce alle loro spalle:era Henry wu. -Che ci fai qui?- chiese Claire mentre Owen prendeva il fucile; Hanry mentre si avvicinava chiese tranquillamente -voi credete che io sia stato un mostro nel creare quel dinosauro?- -è morta un sacco di gente- gli rispose Owen - se volete un mostro forse dovreste guardare accanto a voi- -ma cosa sta dicendo?- chiese Claire a Sonia mentre iniziava ad andarsene -vi ha raccontato degli incubi che ha ogni notte?, di come sogni ogni sera la stessa cosa? o che cosa è diventata?- Sonia si fermò, si voltò e gli rispose -io non sono meno mostro di te ma se non altro rimedio ai miei errori Hanry- -di cosa sta parlando Sonia?- -di niente- -niente?, è niente aver ucciso la propria madre e il proprio fratello?, è niente essersi fatti impiantare del dna di dinosauro nel sangue per modificare il proprio?- Sonia gli si avvicinò e gli tirò un ceffone poi se ne andò mentre delle lacrime iniziavano a scenderle sulle guance rovinandole il trucco ancora perfetto sui suoi occhi.

Il giorno seguente, verso le dieci, quando si sentì un rumore assordante da molto lontano la ragazza era già in piedi con i vecchi vestiti che portava sempre sull'altra isola, i capelli mossi e il trucco che si era rifatta dopo la calda e lunga doccia; -il tempo è scaduto- fu l'unica cosa che disse mentre gli altri accorrevano a vedere cosa fosse. La guerra per il dominio dell'isola era incominciata e presto sarebbe diventata più dura che mai.

Nel frattempo, durante la notte, su Isla Sorna lo Spinosauro si era avviato, dopo aver ritrovato le tracce delle prede perse, verso Isla Nublar; ora era solo questione di tempo prima che li raggiungesse.

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Capitolo 3
*** Isla Nublar dove tutto iniziò parte 2 ***



~~Isla Nublar dove tutto iniziò parte 2:

Su Isla Sorna lo Spinosauro si stava attingendo a raggiungere Sonia, che nel frattempo, si stava preparando all'imminente battaglia.Seduta su di un masso ad avvolgersi attorno alle braccia coltelli e armi varie stava pensando. Il suo sguardo era perso nel vuoto, ma la suamente eraconcentratasui vecchi tempi; i vecchi tempi in cui era solo una semplice ragazzina che guardava film e che sperava di poter diventare, un giorno, qualcuno. -Si può sapere cos'è questa storia?- le chiese stupefatta Claire -preferirei non parlarne- le rispose lei in tono spento -dopo quello che ho appena passato, non so se voglio ancora fidarmi- -hai altra scelta?- -o si che c'è - poco dopoalzò il fucile puntandoglielo allatesta; Sonia in quel momento alzò lo sguardo e la fissò dritta negli occhi.Prese il fucile e se lo postò sulla fronte.

I minuti passavano e Claire,immobile, col fucile ancora puntato a pochi istanti da Sonia,si sentì dire da lei -se vuoi uccidermi fallo, ma prima di premere il grilletto io ci penserei molto bene, perché... se non andrò io a fermare lo Spinosauro e l'indominus, chi lo farà... tu? Non hai speranze- -l'Indominus è morto- l'informò Claire con un po'di incertezza nella voce; poco dopo un ruggito si levò da non molto lontano. Esso proveniva da una delle stanze del laboratorio; Claire lo riconobbe subito e raggelò nel sentirlo. -O mio dio- disse poco dopo la donna mentre Sonia continuava a fissarla gelida. -Sonia, ti prego...- la supplicò Owen ma non riuscì a terminare la frase che gli rispose -non sarà una bella storia- ; poco dopo riprese a prepararsi e iniziò a raccontare...

...Era una sera qualunque quando successe...
A quei tempi ero solo una semplice ragazzina isolata dal mondo che guardando film sperava di diventare qualcuno; non sapevo ancora a cosa sarei andata incontro.  Ad ogni modo, stavo ascoltando la musica davanti alla porta del balcone quando vidi la testa di un t-rex improvvisamente fermarmisi davanti.Per mia fortuna non mi aveva vista ed io m'ero subito nascosta mentre lo fissavo oltrepassare la mia casa; pensavo di essere diventata pazza ma,pochi giorno dopo mi resi conto che non era così. Andai subito a prendere tutta la mia famiglia ed avvertì tutti i miei amici; ero disperata. Il mondo intero era nel caos; per le strade le folla di gente scappavano per tentare di salvarsi la vita.Ricordo ancora gli orrori di quel giorno e non potrò mai dimenticare quello che successe dopo...

Oramai erano passate settimane e io avevosbarrato ogni finestra e porta; il buio regnava in casa fatta eccezione per alcuni buchi improvvisati attorno alle finestre. La situazione in cui eravamo io e la mia famigliaera disperata: non potevamo fare rumore se non in certi orari, non potevamo cucinare senza provare il terrore di ritrovarci qualche dinosauro sotto casa, ma soprattutto, non sapevamo se le persone a cui volevamo bene erano vive e se le avremmo mai più riviste  un giorno.

I giorni erano diventati settimane e in fine mesi;per quanto ne sapevamo eravamo gli unici superstiti.A turno io e mio fratello andavamo a fare la spesa racimolando come meglio potevamo quello che era rimasto nei supermercati o nelle case vuote e abbandonate. Ricordo che lui, mi portava sempre molti pacchetti di sigarette di nascosto in una busta ogni qual volta riusciva a procurarsene; penso fosse un modo per ringraziarmi.
Qualche serauscivo ad ispezionare la zona;io ero l'unica che potesse adagiarsi completamente nelle tenebre senza farsi scoprire e così ne approfittavo anche per andare a fumare.Grazie alla mia velocità e alla mia furbizia riuscivo sempre a non farmi prendere, ma soprattutto a depistarli da casa mia.

Quando ritornai 4 sere dopo, credo, nascosta nelle macerie di un acquedotto trovai una ragazza; non la riconobbi subito: era Selene. Al buio riuscivo a sentire che era agitata e spaventata, così, pian piano, la tranquillizzai e la feci uscire da li; quando vidi chi era fui stupita e alla stesso tempo felice.Senza pensarci due volte la portai al rifugio. I miei non furono molto felici di dover accoglierla in casa, ma preferirono non ribadire sul doverla lasciare fuori a morire;ora eravamo solo noi, bloccati su quest'isola deserta, su quest'isola dannata: bloccati su Isla Morazan.
I mesi oramai si erano fatti anni e le scorte iniziavano a finire; tutti pensavano d'esser spacciati ma alla fine arrivò l'opportunità per noi sopravvissuti di andarcene: arrivò improvvisamente una nave.Nonostante fossimo felici di questa notizia, quasi nessuno credette di poter sopravvivere tanto d'arrivarci; tutti tranne me.Sapevo che mai una volta sino ad allorai soccorsi si erano preoccupati di controllare se c'erano sopravvissuti, ma qualunque cosa, anche una nave capitata li per casoper noi andava bene; fu così che presi uno zaino, tutti e mi avvia verso la nostra salvezza... overso la nostra morte.

Decidemmo di partire subito,ma lo facemmo nel momento sbagliato;eravamo sul vialetto di casa quando successe...
Eravamo appena usciti tutti sul vialetto di casa quandoimprovvisamente e sfortunatamente, un t-rex stava passando di li;per fortuna nei giorni precedenti mi ero accertatadiinsegnare a tutti ciò che sapevo.Stava filando tutto liscio, lui nemmeno ci vedeva grazie alla nostra immobilità; purtroppo mia madre si lasciò prendere dal panico all'ultimo momento.Attirò il dinosauro a se;fece anche scattare qualche mina che tempo fa avevo piazzato per sicurezza. Mise in pericolo tutti quel giorno, provocando persino la morte dei miei cugini e dei miei zii.


-Mi spiace- le disse Claire interrompendola improvvisamente -non sai quanto a me- le rispose Sonia -ma non fu per questo che li uccisi; fu per molto di più...- fece una pausa e poi riprese a raccontare

... Mi ritrovai nei resti di una città oramai ripresa dalla natura, con meno superstiti, con meno familiari; oramai lontani dal vecchio rifugio,all'ombra di alcune macerie, lasciai a tutti il tempo di riprendersi.Io, nonostante fossi in preda alla disperazione e al dolore, tenni i nervi saldi e restai lucida; dovevo se volevo salvare quei pochi che erano rimasti. Per fortuna il cibo e l'acquali avevo io, in un grosso zaino che mi portavo sulle spalle; camminai per ore con questa cosa e la tristezza sule spalle.

Passarono oreprima chearrivammo al limite della città;era tardo pomeriggio.-Ci fermiamo qui, riprenderemo domani- dissi loro -non possiamo andare più avanti?- le chiese sua madre, aggiungendo poi -fuori è tutto così tranquillo- io mi misi a ridere prima di risponderle poi finalmente le dissi -è proprio quando pensi che sia tutto tranquillo che non lo è e poi nessuno di voi è in grado di adattarsi al buio; non sopravvivreste neanche due minuti. E poi ho bisogno di caricare il telefono; si parte domani mattina presto-. Entrammo in un vecchio negozio di alimentari; all'interno di esso riuscimmo a trovare cibo e acqua, un bagno e molte altre cose, ma soprattutto una radio trasmittente. Io, mentre gli altri riempivano di nuovo l'enorme zaino, ebbi modo di mettere in carica il mio telefono e di rifornirmi di sigarette; dopo tutto era tutto ciò che avevo sempre avuto oltre al telefono, all'amica e quelli che una volta erano stata la mia famiglia. -Sonia...- provò a dirmimia madre avvicinandosi -no, non ci provare nemmeno- le risposi subito fredda allontanandomi verso la radio.

Io sino ad allora miero sempre pagata sempre le sigarette ed i viaggi da Selene o dalla mia famiglia con la paghetta che ricevevo ai compleanni e con quello che mi rimaneva del mio; in seguito miero trovata svariati lavoretti che partivano dall'aggiustare un computer o altri aggeggi elettronici a fare la barista.

 Non appena vidi la radio, me la portai vicino al telefono in carica ed iniziai a cercare di mettermi in comunicazione con la nave; ci misi un po' a trovare il canale giusto ma alla fine ci riuscì. Abbassai subito il volume, inserì le mie cuffie e iniziai a parlare piano -pronto?- incominciai a dire -pronto?- ripetei un po' più forte -si, chi parla?- rispose dopo qualche minuto una voce maschile -il mio nome è Sonia, sono una superstite dell'isola su cui voi avete approdato stamattina- -o mio dio- si sentì rispondere alla radio -sei sola?- le chiese poco dopo -no- fu la risposta -potete venire in nostro soccorso?- -dimmi dove sei- -ascoltatemi attentamente, se volete aiutarci venite all'insenatura sul retro dell'isola e aspettateci lontani come minimo 10,20 cm; sono stata chiara? - -si; ci saremo- risposero solamente -arriveremo il prima possibile- aggiunsi prima di spegnere e di scollegare le cuffie. Quando tutti furono addormentati, io andai poco più in la a fumare; a differenza di Selene io, avrei affrontato qualunque rischio per potermenestare un po' da sola. Dopo tutto io ero quella lucida, io ero quella forte, io ero la guida e non potevo, anzi, non volevo vacillare davanti a loro.

Il giorno seguente ripartimmo con ogni uno uno zaino in spalla pieno di cibo e acqua; io avevo invece svuotato il frigo ancora contenente bottiglie di latte e avevo preso qualche bottiglia di coca cola, di succo e di acqua solo dopo. Quella mattina avremmo lasciato la città per inoltrarci nella foresta.
Camminammo ore nella folta radura; ancora si vedeva qualche resto di edificio. Io stavo ascoltando la musica con le cuffie come sempre facevo quando andavo con le zie a camminare; nonostante ciò capì subito che c'era qualcosa che non quadrava.Ero solita osservare tutto e tutti. Vidi i cespugli muoversi più volte, cosìrallentai e feci in modo che lo facessero tutti; contai attentamente i massi e gli alberi disponibili, tralasciando quelli troppo vicini a loro. Quando fummo quasi fermi dissi nell'orecchio ad ognuno il proprio luogo in cui successivamente sarebbe dovuto salire di corsa; per mia fortuna quegli animali non capirono il mio piano. A bassa voce dissi - quando urlerò via, salite il più in fretta possibile sul posto che vi ho assegnato; tutto chiaro?- gli altri ignari del pericolo annuirono.Si compì tutto in un istante. Quando mi fermai urlai loro -via, salite!- a quel punto il branco di Velociraptor balzò fuori dai rispettivi nascondigli; io purtroppo non avevo contato un posto anche per me, così, li attirai a me e iniziai a correre il più veloce possibile.Riuscì a distanziarli, ma sapevo che ciò non sarebbe durato a lungo; non mi voltai mai a guardarmi le spalle. Saltai alcune macerie a gran velocità facendo sbattere ad alcuni di loro la testa; questo mi fece guadagnare altri due minuti.Stavo ancora correndo con gran furia, quando improvvisamente, fu li che lo vidi: un nascondiglio per me. Esso purtroppo era impossibile da raggiungere, ma non avevo altra scelta se non quella di provarci; accellerai e saltai. Riuscì per mia fortuna ad aggrapparmi ad una roccia sporgente di una restante parete;il raptor mi sfiorò per un soffio quando saltai, ma non tentò nemmeno di seguirmi a causa dello strapiombo che divideva le due zone.Sapeva che avrebbe incontrato la morte provandoci;io,ancora attaccataall'appiglio per fortuna, senza neanche pensarci due volte mi arrampicai su.Qualchepasso dopo sentì uno strano rumore. Da subito pensai di essere atterrata su di un dinosauro invece che su di una parete, successivamente capì che in realtà era la parete che stava iniziando a sgretolarsi sotto di me;nonostante il peso dello zaino sulle spalle, la fatica posta nel rimanere appesa e nel salire quella difficile scalinata; accellerai.Pochi istanti prima che le macerie si sgretolassero sotto i miei piedi riuscì a raggiungere il ramo dell'albero soprastante. Mi afflosciai li sopra per qualche istante a riprendere fiato, dopo di che, non appena vidi i raptor tornare indietro, mi alzai e con tutte le forze rimaste andai di ramo in ramo per tornare dagli altri ad avvisarsi;non tentai di urlare, sapevo che se lo avessi fatto saremmo passati dalla padella nella brace.Gli altri, come immaginavo, avevano già in mente di scendere;per fortuna riuscì a tornare in tempo per evitare che tale cosa succedesse. Passò mezz'ora prima che feci muovere il mio gruppo; nel frattempo, decisi che prima di rimetterci in marcia avrei fatto stancare un po' i nostri aggressori. Quando fu più sicuro li feci alzare e avanzare sui rami come precedentemente avevo fatto; fu una cosa fantastica. Quell'avventura, per tragica che fosse, stava iniziando a prendere una piega diversa e a piacermi. I raptor purtroppo, come da me previsto, ci stavano seguendo da sotto; ogni tanto qualcuno provava a cozzare la testa contro i possenti albero per provare a farci cadere invano. Prima di partire, mentre gli altri si riposavano, mi ero appesa a testa in giu ad un ramo e fungendo da esca, avevo attirato quei bravi salterini facendoli infine stancare molto. Verso sera eravamo a metà tragitto dalla barca, che a quanto si riusciva a vedere, ancora non era arrivata; quella sera dormimmo li sopra.

 Il giorno seguente, per sicurezza, lanciai un pezzo di ramo al di sotto; non c'era più alcuna traccia dei carnivori. Scesi per prima e in silenzio, dopo di me, tutti gli altri. Di tutto il gruppo erano rimasti: Selene, mia madre, mio fratello, mia zia e mio zio; anche se non mi piaceva rammentarlo, avevo perso i miei cugini e l'altro mio zio e zia. Continuammo il tragitto sempre più all'interno dell'isola; questo non mi piaceva particolarmente. Sapevo dai film e dai libri di Jurassic park che i peggiori erano sempre al centro, così tentai di tenermi il più a largo possibile; qualche minuto dopo ci fermammo a bere. -Come fai?- mi chiese Selene -a fare cosa?- le risposi -hai perso gran parte della tua famiglia e dei tuoi amici, come fai a...- ma non finì la frase che mia madre prese l'occasione per aprir bocca e dire -perché non gliene importa, a lei importa solo di se stessa- -non me ne importa- dissi con calma -non me ne importa?!- ripetei più forte -io ero molto affezionata a loro e tu li hai fatti ammazzare!- feci una pausa, avevo gli occhi lucidi, poi ripresi a dire, con tono più calmo, rivolta alla mia migliore amica -vuoi sapere come faccio Selene? Come ho sempre fatto, tenendomi tutto dentro e smorzando ogni qualunque emozione, se necessario ogni tanto fumo una sigaretta in solitudine, ecco come faccio; piangere e soffrire non servirebbe a nulla, soprattutto perché se non sono lucida io sareste morti tutti- -non serve che ti pavoneggi- le rispose di rimando -pavoneggiarmi? È questo il ringraziamento per averti salvato il culo?- -e cosa dovrei fare, ringraziarti per aver visto un film e aver letto qualche libro?- -ringrazi il cielo che lo abbia fatto- rispose Selene -adesso basta Selene, non ne vale la pena, non adesso, non voglio mettere in pericolo voi per questo scherzo della natura- non appena ebbi finito di parlare controllai che lo zaino fosse ben chiuso, me lo rimisi in spalla e annunciai che si ripartiva; durante il tragitto Selene e mia madre avevano due sguardi fulminei. Gli altri iniziavano ad apprezzare sempre di più la mia migliore amica rispetto mia madre; non la incolpavano come lo facevo io. Mentre avanzavamo, continuavo a ripetermi che se non fosse morta, l'avrei uccisa io; lei nemmeno si rendeva conto di ciò che aveva fatto.

Erano passate ore e oramai, il più grosso lo si era passato; la nave non distava molto e c'era solo da aggirare un enorme edificio. Questo era un vecchio ospedale, di preciso quello dove lavorava mia madre; era molto alto e largo, aveva segni di bruciature sparse qua e la, segno che c'erano stati incendi, le finestre erano rotte, in più punti l'edificio presentava buchi e crepe dove dell'edera si era andata a posare. Mia madre rimase spiazzata nel vedere ciò; non passò molto prima che riprese a camminare. Li, in quel momento, potei notare una certa tristezza e malinconia; per un attimo sorrisi.Feci salire tutti su di un muretto molto alto e largo per facilitare loro la camminata; mi misi davanti mia zia e mio zio lasciando davanti mia madre, mio fratello e Selene. Andando avanti chiesi di descrivermi dove finiva il muretto su cui c'eravamo incamminati; mia madre mirispose - alla fine dell'insenatura- ; a metà dalladestinazione si sentì la nave emettere il suo ridondante e rumoroso suono; più volte ripeté l'operazione. Non riuscì a sentire subito il suono, ma non appena successe, mi tolsi una cuffia e feci fermare tutti; sentimmo subito dopo la terra rimbombare sotto i nostri piedi. Qualcosa che ancora non conoscevamo si stava avvicinando e a quanto si sentiva dal terreno, non era molto lontano. Iniziammo a correre, ma fu troppo tardi; il dinosauro era già arrivato ed era dietro di noi, all'inizio del muretto. -Correte e non vi voltate!- urlai; qualche istante dopo,fui proprio io la prima a non rispettare quell'ordine. Il dinosauro era enorme: aveva un muso lungo e una testa grossa, il corpo esile, lungo e di color delle foglie; la coda lunga era munita di spine molto resistenti e grosse, in grado di distruggere e frantumare in pochi secondi mentre le zampe anteriori erano medie, adatte per essere utilizzate; mi ricordava uno Spinosauro. La bestiola era alquanto veloce; pochi istanti dopo ce la ritrovammo dietro. -Avanti!- stavo urlando -correte!- ripetei subito dopo; successivamente mi girai.Miera venuto il dubbio che... ma non ebbi modo di formulare il pensiero che mi accorsi: mia zia e mio zio erano morti;il dinosauro aveva distrutto tutto dietro di se e con le fauci aveva preso il lastricato di mattoni in cui loro si trovavano poco prima a correre.Ricordo di non aver perso velocità in quel momento e di non aver sbandato, ma mi strinse il cuore;mi costrinsi a non piangere e a continuare a correre nonostante tutto. Io e gli altri rimasti oramai eravamo alla pari sul muretto; tutti e 4 allineati sulla stessa riga. A pochi metri dall'imminente salto mia madre si portò indietro; io non stavo prestando attenzione in quel momento. L'animale era dietro di noi, stava quasi per azzannarci; sembravamo spacciati nonostante io e mio fratello distanziassimo pochi centimetri dalle altre due. Sembrava che io e mio fratello stessimo facendo una gara a chi correva di più; lui era in testa ma poi si ritrasse vicino mia madre.Ancora ignara di quel che sarebbe successo continuai; fu in quel momento che lo fecero.Mia madre afferrò la mia migliore amica per un braccio, mio fratello per l'altro e assieme la spinsero indietro; pochi istanti dopo stavamo saltando. Atterrai sulla nave qualche secondo dopo mia madre e mio fratello; rotolai per qualche istante prima di fermarmi su di un fianco.Quando mi voltai a guardare, non vidi Selene, vidi solo il carnivoro ruggire di rabbia e scomparire con il muso sporco di sangue tra il fitto fogliame. Fu li che capì; si erano tirati indietro per ucciderla. Di tutto il tragitto, solo allora, mi concessi di piangere; urlavo disperata tra le mie continue lacrime. Non ci accorgemmo nemmeno di essere atterrati sulla nave sbagliata; quella non arrivò mai, ma noi non potevamo saperlo. Quando mi fui un po' ripresa mi girai e urlai contro loro -perché?!- ma non ricevetti mai una risposta; pochi istanti dopo svenni ed entrai in coma.


Quando ebbe finito di raccontar loro tutto l'accaduto o per lo meno la parte più importante si girò lasciando la presa posta sul fucile; alzò gli occhi, lucidi, al cielo. Nonostante avesse terminato di raccontare loro la storia, la ragazza, non riuscì a non pensare a ciò che successe nei giorni seguenti al suo coma

-Dove mi trovo?- sbiascicò un giorno -dove mi trovo?- ripeté Sonia mentre un continuo girovagare di medici sfilava delle siringhe dal braccio di sua madre e suo fratello -tranquilla, è solo un sedativo- le disse una voce -signor Wu, il liquido è pronto ma...- disse improvvisamente uno degli uomini in camice bianco -non ora- fu la risposta -serve un altra dose per la ragazza- aggiunse poi; l'altro tirò subito fuori una siringa, ma non appena provò a iniettargliela, lei lofermò e gliela somministrò. Sino ad ora era rimasta in coma, era stata ritenuta morta oramai; erano passati mesi da quando era stata salvata.Sonia sialzò poco dopo in piedi;da subito traballò, successivamente riuscì a reggersi tranquillamente in piedi; cercava i due assassini.Siguardò attorno; era finita in uno strano tunnel. Gli scienziati la stavano rincorrendo,così, si nascose nella prima stanza aperta che trovò; era tutta bianca, con un unico tavolino al centro. Dovevano essere ancora per mare, perché Sonia al di sotto di se, sentiva il movimento delle onde. - Ha fatto i test al ragazzo e alla madre?- sentì dire dai due che stavano correndo a vedere dove si era rintanata; nel frattempo, la ragazza, aveva chiuso la porta dall'interno facendo scorrere il lucchetto. Girovagò in quella stanza semivuota, trovò delle scartoffie, ma di tutto lesse semplicemente la parola morte;poco dopo, lasua attenzione venne catturata tutta da quel piccolo oggetto: una bottiglietta.Questa era riposta su quell'unico mobile al centro della stanza; nel frattempo, gli scienziati avevano scoperto dove si era rintanata. Tentarono più volte di aprire la porta, ma qualche istante dopo, passarono a tentare di forzarla; lei nel frattempo si era avvicinata alla bottiglietta e l'aveva presa in mano. Dopo tutto quello che aveva passato l'unica cosa che le passava per la mente era di morire; in piedi, nel mezzo della stanza, con la bottiglietta in mano, dopo averla guardata alzò lo sguardo e si disse -dopo tutto quello che ho passato... se non altro staremmo insieme Sele. Aspettami, sto arrivando-. Quando loro finalmente riuscirono ad aprire la porta, Sonia aveva già stappato la bottiglietta; aveva versato una lacrima prima di berne tutto il contenuto. Nessuno riuscì a fermarla in tempo; oramai era tardi. La ragazza, dopo qualche minuto, si accasciò a terra perdendo i sensi.

...Ricordo di aver rivisto lei, ricordo di aver rivisto Selene...


-Fu per lei, fu per Selene- sentì dire da Claire mentre si riprendeva e tornava alla realtà; al presente. -Sapevo bene a ciò che sareiandata incontro- le disse facendo una pausa prima di riprendere a dire -la Sonia che tutti conoscevano è morta, è morta quel giornolasciando il posto ad un'altra- successivamente si alzò e si diresse verso il porto -ma dopo quello che ti è successo, non li odi? Intendo i dinosauri- balbettò Gray quando le fu qualche passo più avanti -no,non fu loro la colpa-sospirò, si girò verso il ragazzo e poi aggiunse con un sorriso -se non altro ho avuto modo di conoscere tanti amici- ; Gray non capì se si riferisse agli umani o ai dinosauri. Da lontano poco dopo si sentì di nuovo un ruggiro; questa volta solo Sonia lo riconobbe: era lo Spinosauro. -È ora- annunciò la ragazza mentre si avviava
 

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Capitolo 4
*** Isla Nublar dove tutto iniziò parte 3 ***



Oramai era giunto il momento: Sonia, assieme a tutti gli altri aveva raggiunto la costa; difronte a se il mare sembrava tranquillo, ma per lei lo era anche fin troppo. -Ho fatto chiamare un elicottero qualche minnuto fa; ci porterà tutti quanti in salvo- disse Wu aggiungendo poi preouccupato -doveva già essere quì- -ma dov'è?- chiese Claire.
Nel frattempo che tutti aspettavano, Sonia ripensava a tutti quei bei tempi trascorsi con Hammond sull'isola; ad un tratto però le venne in mente una cosa a cui non pensava da anni: la sua famiglia. Lei aveva sempre odiato la sua famiglia, ma senza mai averlo detto a nessuno, conservava ancora in se dei bei ricordi; iniziò a pensare a quando andava a camminare con le zie il fine settimana, a tutte quelle feste che passava a festeggiare con loro giù in cantina e a quando viveva nella sua tanto amata vecchia casa. Pensò a come si era divertita a lavorare con il fidanzato di sua cugina e le venne un po' di nostalgia; successivamente, passarono davanti ai loro occhi dei resti di un elicottero; Sonia, nel vedere i pezzi trasportati via dalla corrente disse -questo è ciò che voi umani chiamate progresso- -anche tu sei umana, non te lo dimenticare- gli rispose lo scienziato con tono spento -non più oramai; conservo solo un lontano ricordo- finì di dire lei.
Poco dopo, davanti i loro occhi, a pochi metri dalla riva, incominciò a fuori uscire una cresta perfettamente riconoscibile, mentre, dal parco, alle loro spalle, si incominciarono a sentire dei tonfi incessanti sul terreno; tutti loro capirono di essere in trappola. Sonia ordinò loro fin che erano ancora in tempo di sparire -sicura di potercela fare?- le chiese Owen -Zack, Gray, sapete cosa fare- disse loro in fine senza rispondere alla prima domanda; mentre si avviavano all'interno di un vecchio edificio semi nascosto da una siepe, la ragazza si preparava per l'imminente scontro. Lo Spinosauro oramai stava uscendo poco alla volta dall'acqua; Sonia poteva oramai vederne lo sguardo minaccioso, sentire il continuo ringhiare e vedere i suoi denti affilati in bella vista. Posò una delle sue enormi zampe sulla riva lasciandone poi evidente l'impronta; non era a molti metri da lei, ma ancora non le era corso in contro: i due si stavano fissando, quasi sfidando. I minuti sembravano non finire più, quando d'un tratto, dietro le spalle della ragazza, apparve una zampa bianca sul cemento: ora erano arrivati entrambi i dinosauri.
Nel mezzo fra i due potenti dinosauri, non provò paura, ne esitazione: l'unica cosa che fece fu restare immobile; sapeva che da un momento all'altro avrebbero attaccato scatenando il caos generale. Chiuse per un istante gli occhi e rimase ferma ad ascoltare il brano che le incominciava nelle cuffiette; nel frattempo, gli altri, dal loro nascondiglio osservavano. Chiuse gli occhi mentre ascoltava il remix della canzone "Hanging on"; aspettava in silenzio.
Quando incominciò il ritornello, riaprì gli occhi e corse verso lo spinosauro; i due dinosauri, finalmente si mossero pronti e caricarono l'uno contro l'altro. Come faceva al suo solito: riuscì ad sfuggirgli oltrepassando sotto il corpo di uno dei due; lui, però, sembrava aver imparato il trucco, così, a pochi centimetri dalla sua bocca, lei puntò i piedi e saltò.
Lo spino aprì la bocca pronto a ingoiarla; il suo salto non sembrava averle dato l'aiuto in cui sperava, ma poco prima che lei potesse cadere nella sua bocca, le venne in mente un'idea: al momento giusto, si voltò e unì gamba e braccia dritte. Facendo così, velocizzò la caduta e l'enorme muso dello spinosauro, andò a cozzare contro quello dell'altro; ci misero molto i due a riprendersi, ma non appena lo fecero, voltarono entrambi la testa verso di lei: erano furiosi.  Mentre i due caricavano verso di lei, Sonia, sul ciglio della costa, aprì le braccia senza guardare giù e si lasciò cadere; i due, la mancarono di un soffio.
A lei piaceva il pericolo; le era sempre piacuto, anche quando non era così "speciale". Claire, in quel momento, si mise le mani sulla bocca; temeva per quello che le era successo. Ovviamente, Sonia, non era morta; poco dopo, la si vide aggrappata alle zampe della sua pterodattila mentre quella volava felice in alto nel cielo. Oltrepassando i due dinosauri che avevano ripreso a darsi fra loro, Sonia, si fece scortare sino dal mosasauro. Sonia, aveva alcuni minuti di vantaggio prima che i due predatori capissero la situazione e la trovassero; di corsa, raccolse una spranga di ferro, un po' arruginita, dal terreno e corse verso il vetro della vasca: si mise subito a cercare di romperla.
Nel frattempo, l' indominus rex era oramai a pochi metri da lei; "In distress" stava andando nelle cuffiette mentre lei colpiva sempre più forte con il pezzo di ferro che aveva raccolto da terra.
 
I minuti passavano e il dinnosauro correva, i minuti passavano e il dinosauro l'aveva trovata, i minuti oramai erano diventati secondi e il dinosauro le si stava avvicinando sempre più; non aveva più tempo. Il vetro, oramai si era rotto a sufficenza, e per sua fortuna, un minuto prima che potesse afferrarla, venne provocata un enorme uscita di acqua che travolse subito tutto ciò che si trovò di fronte. Il dinosauro, cieco di rabbia, andò contro questa ondata di acqua, finendo così per cadere ed essere allontanato; l'ondata di acqua, oltre a portarsi via l'indominus, si portò via anche il mosasauro. Quando tutto finì, la ragazza era sparita assieme ai i due dinosauri.
 
Nel frattempo, nel nascondiglio, tutti erano impazienti e preoccupati; erano al sicuro ma questo non li fece stare più tranquilli. -Non lo ucciderà mai- stava dicendo Wu agli altri che non si volevano spostare da li -ha ucciso la sua migliore amica; lo ucciderà di certo- disse Claire -non hai ascoltato mentre raccontava? sono stati sua madre e suo fratello: se non fosse per loro, Selene sarebbe ancora viva!- -e lo lascerà andare come fosse nulla?- chiese dunque Owen -no; riporterà le cose com'erano: riportando lo spinosauro sulla sua isola e blu qui con i suoi piccoli- -ma è praticamente impossibile!- disse Zack -possibile o non possibile, lei lo farà lo stesso e non le importerà chi ci andrà di mezzo- finì di dire Wu -non lo farebbe mai- disse Zack assieme al fratellino; dopo aver sospirato, Wu aggiunse -la prima volta, dopo che comprese cos'era diventata, tornò da sua madre e da suo fratello e li uccise lentamente e dolorosamente; si vendicò di coloro che le avevano messo i bastoni fra le ruote sin dall'inizio, quindi, cosa le impedirà di rifarlo?- dopo questo discorso, tutti i presenti iniziarono ad avere un po' di paura -ci sarebbe un altro modo- aggiunse Wu poi -sarebbe?- chiese Owen -è un antidoto: questo riporterà il suo dna allo stadio normale- tutti i presenti ci pensarono per alcuni minuti; dopo molti istanti a guardarsi accettarono di utilizzarla, ma solo se fossero veramente stati in pericolo: sapevano che non era giusto decidere al posto della ragazza che dopo tutto li stava difendendo; non sarebbero stati loro a cusare la sua fine.
 
Era sera oramai e Sonia ancora non si era decisa a fare nulla; se ne stava quatta quatta nell'erba alta ad ascoltare la musica mentre finiva di riascugarsi sotto la luna. Stava osservando i dinosauri che circolavano liberi; d'un tratto, da dietro, qualcosa di familiare comparve: riconobbe l'enorme e lungo muso: era lo spinosauro. Con i segni dei graffi dell'altro sul lungo muso, il dinosauro, rimase fermo a guardarla. Lei, poco dopo, girò la testa e tornò a guardare il panorama che le si presentava davanti; quando si rigirò, lui era sparito.
 
La mattina seguente lei aveva già ideato e posizionato la trappola che avrebbe imprigionato e separato i due dinosauri carnivori; erano le 10 quando arrivò nella radura. Mentre camminava furtivamente fra l'erba, notò che qualcosa non andava; gli animali erano irrequieti. Decise di rimanere per parecchi minuti ad osservare e ascoltare; all'iniziò sembrò tutto tranquillo, ma fu dopo che avvenne il caos: sul campo erano arrivati un gruppo di stupidi soldati ricolmi di armi non letali, mentre dal cielo, un elicottero teneva sottocontrollo la situazione. Sonia la vide così: un gruppo di rumorosi umani ed un rumoroso elicottero che stavano per mandare a rotoli il suo piano finendo uccisi da un enorme dinosauro parecchio incazzato. La ragazza, dopo un po', sembrava preoccupata: sentiva l'odore dello spinosauro nei dintorni, ma non ne vedeva le tracce, ne l'enorme corpo; poco dopo, i soldati scesi nella radura, si erano fermati vicino a qualche albero: non sapevano che li, si era mimetizzato fra la radura il temibile dinosauro di Isla Sorna.
Pochi istanti dopo, dalla parte opposta, uscì allo scoperto l'indominus, che si era mimetizzato molto meglio dell'altro dinosauro; Sonia, ci rimase di stucco non avendolo previsto. Tentando ancora di non essere visti, i soldati, si mossero piano e in silenzio, con molta calma, controllavano di non fare nessun passo falso; in realtà, l'indominus li aveva già fiutati. Stava giocando con loro. Nel frattempo, Sonia, potè avvicinarsi senza farsi vedere; passando da un albero all'altro. Le bastò percorrere ancora qualche passo per vedere le due serie di impronte che andavano in direzione opposta: una andava verso la costa e l'altra verso la radura; capì che lo spinosauro se n'era andato. Sonia decise di scendere e di percorrere il tragitto a piedi, il più velocemente possibile, usando i triceratopi e gli altri erbivori per nascondersi dall'elicottero vigile nel cielo; quando arrivò, si trovava esattamente dietro al gruppo di soldati armati. Uno di loro, si girò di scatto poco dopo che lei fu li, ma per sua fortuna non la vide; era vigile sull'enorme dinosauro vicino. Mentre era nascosta dietro alcune rocce, sentì un'odore forte e nauseabondo; lei non riusciva a spiegarsene il perchè. Quell'odore era molto diverso da quello odorato in origine ed era così forte ed intenso che dovette tapparsi il naso per non vomitare: sapeva di escrementi di dinosauro.
Passarono alcuni minuti prima che le rocce incominciassero a muoversi; Sonia nemmeno se ne accorse. Dietro la ragazza, il corpo dello spinosauro prese a muoversi lentamente, la coda, che l'aveva protetta dalla vista degli uomini sino ad ora, era sparita misteriosamente assieme a quell'odore nauseabondo; poco dopo, il dinosauro, si girò verso Sonia e le rimase sopra con la bocca spalancata. Lei, ancora concentrata sulla scena davanti a se, non si mosse sino a che non le cadde sopra la spalla una goccia di bava; quando la vide, alzò la testa al cielo. In men che non si dica, le fauci si richiusero, ma si bloccarono a pochi centrimetri; Sonia lo stava bloccando, decisa a non farsi divorare. I due rimasero li per parecchi minuti: lei che spingeva con tutte le sue forze verso l'esterno, per fargli aprire la bocca e lui, che spingeva verso l'interno per magiarsela; alla fine, Sonia ebbe la meglio.
La radura, era oramai calma e silenziosa, gli erbivori si erano oramai messi tranquilli e stavano pacificamente brucando l'erba; improvvisamente, sbucò fuori Sonia mentre correva e urlava senza guardarsi alle spalle. Il gruppo di soldati, non riuscì a capire perchè stesse correndo e urlando contemporaneamente mentre avanzava sempre di più verso di loro -scappate!- gli urlò poco dopo facendogli un gesto con la mano -ehi, secondo te dovremmo ascoltarla?- disse uno di loro ridendo -no- rispose ridacchiando uno dei suoi compari che stava facendo i suoi bisogni voltato verso l'altra parte; non appena lo spino apparve dal boscame improvvisamente, rompendo con la testa il gruppo di alberi che gli sbarrava la via, loro presero subito le loro cose e si misero a correre il più velocemente possibile. Sonia era oramai arrivata dall'altra parte della radura, quando fu costretta a tornare indietro di corsa; l'indominus, che si era mimetizzato aspettando il momento giusto, era quasi riuscito ad acciuffare Sonia. Per sua fortuna, la ragazza, si era fermata in tempo ed era tornata indietro con il nuovo dinosauro alle calcagna. Alla fine, Sonia, si ritrovò di nuovo in mezzo ai due; era stufa oramai di ritrovarsi in quella situazione e soffio piagnucolando. Questa volta, lei, però, non venne nemmeno calcolata; lo scontro era fra i due: Spinosauro vs Indominus; Sonia, prese gli umani con se e si scansò lasciandogli libero spazio. Mentre i due si scontravano e si urlavano contro, Sonia disse con un po' di fiatone -non resteranno occupati per sempre; avete un mezzo con cui andarcene?- -si; è sulla costa che ci aspetta- rispose uno di loro -bene: allora andiamo- disse in fine mentre si allontanava a malicuore dal suo vecchio amico di giochi. 
Non appena arrivarono sulla costa, Sonia e gli altri poterono vedere che un gruppo di navi della marina aveva appena attraccato; accanto stava atterrando l'elicottero in volo da cui era sceso il gruppo di militari. Owen, Claire, Gray, Zack e, purtroppo Wu, erano sani e salvi. I quattro vennero fatti, per puro caso, salire sull''elicottero, mentre Wu venne fatto salire con Sonia sopra la nave; lei li salutò mentre il veicolo si alzava in volo e si allontanava, lei li salutò con un gesto della mano. L'ultima cosa che loro videro, fu la ragazza esitante a salire mentre si voltava in dietro: sentiva il verso di uno dei due che chiedeva aiuto. Con la forza venne portata verso le navi; per il suo dinosauro, oramai, non poteva fare più nulla.
Dopo esser stata fatta salire, ed essersi assicurati che l'elicottero fosse ben lontano la fecero mettere in ginocchio; poco dopo, Sonia si liberò e tentò la fuga. Sfortunatamente per lei, dopo aver fatto pochi passi, l'isola venne bombardata sotto i suoi occhi; se lui si fosse salvato o meno, non aveva più importanza: oramai erano morti tutti.
-è troppo tardi- le disse Wu mentre l'isola veniva avvolta tra le fiamme -non puoi farci più nulla- aggiunse poi mentre lei cadeva in ginocchio e le lacrime le bagnavano le guance; un enorme vuoto le si formò nello stomaco. Il cuore le si fermò e il dolore e la tristezza le offuscarono la mente, mentre guardava bruciare la sua isola e mentre sentiva i lamenti di coloro che non avevano via di scampo.
Quando furono abbastanza lontani, la ragazza si accorse che qualcosa fluttuava nell'aria, qualcosa nascosto fra le nuvole; il capitano se ne accorse subito e ordinò ai suoi uomini -abattetela- -no!- urlò lei tentando inutilmente di fermarli. Sonia vide la sua fedele amica morire in mare, la vide cadere fra le immense acque; -i raptor sono già stati trasferiti?- chiese Wu che aveva fatto accordi con loro -certo- rispose l'uomo -ah; un ultima cosa capitano: mi servirà una fiala del suo sangue- disse in fine indicando la donna che era furiosa più che mai. Mentre le veniva tolto il sangue, lei, si dimenò un poco, ma smise subito, non appena sentì una pistola scattare pronta per far fuoco. -Molto bene- disse loro prendendo poi una fiala dal contenuto trasparente, che Sonia conosceva fin troppo bene -no!- urlò lei mentre si dimenava di nuovo -no!- urlò in fine inutilmente per l'ultima volta; Wu, le aveva somministrato la fiala che le avrebbe reso il sangue di nuovo normale. Mentre lei, rimaneva a terra, sconfitta, Wu le passò davanti e le disse contento e soddisfatto -ben tornata fra di noi- poi l'oltrepassò per andare a sentire un avviso da parte di un ufficiale -molto bene- disse in fine; subito dopo, tornò verso di lei aggiornandola -ti farà piacere sapere che abbiamo appena bombardato Isla Sorna- -tu..- incominciò a dire senza finire la frase.
Quando Sonia fu finalmente sola, rimase a piangere le sue perdite: era senza più nulla per una seconda volta. Fra i suoi mille pensieri, se ne insinuò uno nella sua testa; uno che non se ne sarebbe andato via molto facilmente: la vendetta. Come per la madre ed il fratello tempo fa, si promise di staccargli la testa e di fargli patire ogni sofferenza possibile ed immaginabile su questo mondo; non appena la riportarono alla civiltà, lei passò tutta la sua vita a cercarli e a tentare di vendicarsi.
 
7 anni dopo...
 
Erano passati oramai 7 anni dall'accaduto, nessuno aveva più sentito nulla sulla Ingen o su chiunque avesse dato loro supporto; si erano perse tutte le tracce. Sonia, oramai era cresciuta e anche se dimostrava 24 anni, ne possedeva molti di più. Non passava giorno che non pensasse a tutto ciò che le era successo; oramai, era passato troppo tempo e sembrava essersi arresa, finchè un giorno, non le arrivò un messaggio sul cellulare; questo diceva: Isla Morazan.  

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Capitolo 5
*** Sulla strada della vendetta parte 1 ***


Erano passati 4 anni da quando Sonia era stata privata delle sue capacità; nel frattempo, aveva fatto ricerche su ricerche passando notti insonni e giorni ad inseguire coloro che le avevano fatto questo.
Qualche mese dopo, mentre per la prima volta faceva una pausa, si accorse di avere un messaggio in segreteria: quando avviò la registrazione, questa era molto rovinata; un rumore unico e irriconoscibile faceva di sottofondo assieme alle urla di alcuni ragazzini e la richiesta di aiuto di un uomo. Passò il pomeriggio a rimuginare su quel messaggio davanti allo specchio, finchè non si decise a controllare da dove provenisse: Isla Morazan. Senza nemmeno pensarci due volte, quella sera, prese una grande somma di denaro in contanti, i suoi vecchi vestiti stracciati, del cibo e dell'acqua e alcune armi tra cui coltelli e pistole e li mise in un vecchio zaino: sapeva che non sarebbe mai riuscita ad arrivare sino all'isola senza gli agganci giusti, così andò a fare qualche chiamata; qualche ora più tardi si trovava in un vecchio porto in spagna. Senza conoscere la lingua: le bastò chiedere di Thiago e tutti le indicarono una vecchia nave attraccata in fondo al molo; velocemente lo oltrepassò ritrovandosi davanti molti uomini. Con addosso una felpa nera e dei jeans, un dolce e femminile berretto rosa che aveva in punta una grossa palla pelosa dello stesso colore, delle vecchie all star viola scuro e un largo giaccone bianco che sembrava esser adatto ad alte temperature, le immancabili cuffie e il suo telefono, tirò fuori la mazzetta e disse -Isla Morazan-. Non appena l'uomo le si avvicinò squadrandola, lei tirò fuori una pistola nera e gli disse -adesso ascoltami bene: tu ora mi porterai su Isla Morazan, con le buone o le cattive- -molto audace ragazzina, ma che cosa ci va a fare una bella donna come te in una pericolosa isola popolata da bestie fameliche?-  -questo non ti riguarda; tu pensa solo a portarmi la e tieni i discorsetti da film horror per qualcuno cui ne valga davvero la pena- le rispose lei alzando la canna della pistola verso la testa -molto bene- rispose prendendosi i soldi e ordinando a un suo sottoposto di accendere i motori; quando scorsero finalmente una strana tempesta davanti a loro, il capitano l'avvertì che la, la c'era la sua isola.

Quando arrivò sembrava essere sera -ti avverto, qui è sempre buio, più starai qui e più perderai il senso del tempo; non distinguerai più il giorno dalla notte, le settimane dai mesi- -grazie per l'avvertimento- disse lei disinteressata dopo esser scesa a terra; Sonia, in tutti questi anni, non aveva dimenticato nulla di tutto ciò che sapeva fare quando possedeva la vecchia vita e non aveva mai smesso di tenere d'occhio le altre varie isole. Tutta via, lei, non sapeva nulla riguardo di quella se non l'avvertimento che gli aveva dato Crag; lui, non ci pensò nemmeno due volte a ripartire e ad andarsene. Purtroppo, loro non ritornarono più da quel viaggio: furono uccisi da qualcosa di misterioso che lei avrebbe conosciuto più avanti; dopo essersi girata a guardare verso l'oceano vuoto, si girò e si incamminò.
Avanzò con molta difficoltà: inciampando e mettendo avanti le mani per non sbattere la testa; i suoi occhi dovevano ancora adattarsi a tutto quel buio. Dopo molte ore, incominciò finalmente a vedere di più i particolari della foresta in cui si era inoltrata, ma le si spezzò il cuore, perchè non era più come una volta: quando lei possedeva ancora i suoi "poteri" riusciva a vedere ogni cosa; nessun dettaglio le appariva sfuocato come adesso. Mentre la parte più buia del giorno spariva, Sonia, dovette fare ancora alcuni sforzi; quando finalmente fu giorno, lei rimase a bocca aperta: gli edifici erano decadenti o in rovina, le strade deserte, molteplici fogli svolazzavano liberi come fossero le uniche cose rimaste, macchine, autobus, biciclette e moto erano stati abbandonati in malo modo; enormi porzioni di acqua costeggiavano alcuni di quelli che un tempo, forse, erano stati dei parcheggi o dei luoghi in cui ritrovarsi. Nuove coste si erano andate a formare sotto le strade spezzate a metà; nonostante, nel suo avanzamento, tutto sembrasse tranquillo, lei, rimase in silenzio e prese tutte le precauzioni possibili. Non conoscendo nulla del posto, andò a cercare informazioni; avrebbe scoperto un nuovo paradiso da scoprire o un nuovo inferno da placare?
Rimase bloccata, quando, passando davanti una vetrina mezza rotta, intravide il suo riflesso; nonostante la sua avventura fosse incominciata in giovane età, non era cambiata per nulla. Quel suo piccolo corpo esile era rimasto così giovane per tutti quegli anni; aveva dimenticato oramai cosa volesse dire crescere. Dopo aver messo da parte i sentimentalismi, si ricontrollò e dopo esser rimasta pochi secondi a meditare, incominciò subito a spogliarsi; coperta solo dall'intimo color nero, avanzò al suo interno per prendere qualcosa di più adatto con cui rivestirsi. Quando riuscì in strada, portava adosso deijeans strappati, una felpa blu scuro e degli scarponi marroni; avanzando velocemente, cercò di non riscontrarsi con il proprio riflesso.

Dovette vagare molte ore senza risultati, prima di trovare i resti di un edificio della Ingen; sentendosi la rabbia salire in corpo, si avviò al suo interno. Appena arrivata sulla soglia, venne improvvisamente bloccata e afferrata da qualcuno; lei non potè far nulla se non aspettare. -Ferma- le disse a bassa voce -non voglio farti del male- aggiunse in fine la misteriosa voce maschile  -lasciami- fu l'unica cosa che riuscì a dire; non appena si fu calmata, lui la lasciò libera. Mentre lui rimaneva a fissarla silenzioso, in un angolo, lei si presentò -mi chiamo Sonia, sono venuta qui per- -qualunque cosa tu debba fare, lascia perdere, vattene via: subito- la interrupe lui poco dopo -perchè?- ribattè subito lei -loro sono li fuori: ci osservano, ci ascoltano, non possiamo farci scovare proprio adesso- fu l'unica cosa che le rispose -loro chi?- chiese lei incuriosita -loro: giganti mostri marini geneticamente modificati- dopo che lei ebbe emesso uno sbuffo, aggiunse -questa mi mancava- -tu, li conosci? intendo gli ingegnieri, quelli che li hanno creati- le chiese poco dopo -si; tu sai cos'è successo a questa povera città?- -si- rispose lui sospirando tristemente -la vita stava andando magnificamente qui a Morazan finchè non è arrivato quello scienziato, quel Wu, con i suoi esperimenti e i suoi colleghi- a sentire quel nome, qualcosa scattò in lei e non potè trattenersi dal chiedergli dettagli su di lui; poco dopo, lui riprese a raccontare. -Prese a gruppi tutti quanti senza dire nulla; noi sapevamo,però, che chi andava, non tornava più- -sai per caso dove posso trovarlo?- gli chiese lei interrompendolo -in fondo all'oceano; assieme agli altri- fu la fredda risposta -cosa ti ha fatto?- chiese poi lui curioso -Wu aveva un sogno: un siero; questo avrebbe concesso a chiunque ne fosse stato "degno" di trasformarsi a suo piacimento in un dinosauro- -o mio dio- disse coprendosi la bocca -quello che lui stava cercando di fare qui: era trovare un'altro degno ospite- -un'altro? c'è nè già stato uno?- -si- disse con le lacrime negli occhi -tu, la conoscevi?- -si- -e com'era?- -felice, forte, innocente e soprattutto: giusta- -cosa le è successo?- -nulla di buono- finì di dire lei senza dare altri dettagli. Dopo aver finito la breve discussione, l'uomo, aveva deciso ,finalmente, di uscire allo scoperto, sotto la poca luce del giorno; Sonia potè notare possedeva una lunga barba nera e folta, indossava dei jeans logori, delle scarpe da ginnastica sbiadite ed un giaccone senza maniche verde scuro; anche senza i suoi poteri,però, potè sentire la sgradevole puzza sotto il suo naso.
All'interno di un edificio mal messo, pericolante e molto alto, lui, facendo attenzione, la portò al secondo piano; non appena entrò, potè vedere che ai quattro lati c'erano altri tre ragazzi più piccoli: due erano maschi ed avevano pressochè sui 12 anni, l'altra era una bambina sui 5.  -Lei è Anna, mentre loro sono John e Bastian- disse lui presentandoglieli velocemente; Sonia tentò di andare a salutarli, ma lui la fermò subito avvertendola -questi edifici sono molto fragili; noi non sappiamo se reggano o meno il nostro peso, ma tentiamo di non rischiare se possiamo- lei fece un cenno per dire che aveva capito e tornò indietro per bilanciare il peso   -allora: domani andrò a controllare quello che è rimasto della Ingen; hai niente che possa leggere su questo posto finchè aspetto?- chiese poi più allegramente -i libri sono su al 6 piano, ma noi non ci andiamo mai- rispose uno dei ragazzi -perchè?- -te lo ha appena detto papà- rispose la più piccola ridendo -gli edifici sono molto instabili, se andassimo più in su, rischieremmo di far crollare tutto- aggiunse poi -capisco- si rassegnò lei -se vuoi sapere qualcosa, puoi chiedere a Bastian; lui sa tutto- -non credo possa aiutarmi- rispose mentre dal fondo, il fratello la osservava offeso.

Passarono molte ore in silenzio; Sonia stava alla porta seduta e ferma ad ascoltare i rumori che provenivano da fuori. -Intendi rimanere a fissarmi per ancora molto?- chiese improvvisamente a Bastian -sei tu non è vero?- -chi scusa?- -lui ha parlato tanto di te quando è arrivato qui- -lui chi?- chiese lei curiosa -quello scienziato- -Wu?- -lui continuava a ripetere che tu lo avresti trovato, che era solo questione di tempo, che un giorno saresti venuta per riprenderti quello che era tuo, quello che ti è stato portato via- -già, beh: a quanto pare, sono arrivata tardi- -quando sono stato salvato, passando davanti a una porta blindata, ne ho vista una- a quelle parole, lei si rianimò e andò verso lui velocemente -ricordi la strada?- -a occhio no, ma se avessi una cartina sotto mano, credo che forse, forse sarei in grado di ricordarmela- -dove, dove posso trovarla?- -forse su al 6 piano- -allora devo andare assolutamente li- disse lei convinta -no- disse l'uomo sbucando improvvisamente -ma pa: lei può aiutarci- ribattè -no: è fuori discussione- -Sebastian ha ragione- rispose l'altro -devo parlarti in privato- disse Sonia rivolta all'uomo; i due si allontanarono un poco. Non appena furono davanti l'entrata delle scale, Sonia gli rivelò una cosa -aiutami e ti prometto che li salverò; io posso farlo, solo, non così- lui ci pensò un po', ma alla fine accettò di aiutarla. Anche solo la vana possibilità di una salvezza era meglio di niente; poco dopo, mentre tornavano indietro, una tempesta incominciò a scatenarsi fuori. Incuriosita da ciò che c'era fuori, Sonia decise di affacciarsi per pochi secondi: all'esterno, tra il buio e la tempesta, delle creature enormi emergevano dall'acqua; assomigliavano a delle anguille giganti. Non erano molto in alto, ne molto distanti, ma Sonia potè notare che il mare ne era pieno; sembrava fosse fatto solo ed esclusivamente da quelle. Vederli emergere uno sopra l'altro e inalzarsi poi in tutta la loro altezza, arrivando ad essere persino più alti del loro palazzo, fece spaventare persino lei. La sua mano l'aveva avvisata che era ora di andare, così, l'accompagnò sino al 6 piano; per far si che il palazzo non crollasse e che lei potesse avere più possibilità di muoversi, andarono tutti.
Quando furono giunti al 6 piano, entrarono uno seguito dall'altro bilanciando perfettamente il loro peso con l'edificio; all'interno della stanza, il pavimento, a causa di un problema con le tubature, si era riempito di acqua e di fango. Quella poltiglia melmosa, rimasta li per tanto, tantissimo tempo, era defluita troppo poco al di fuori; ai due più grandi arrivava alle ginocchia, mentre ai più piccoli al petto, alla piccola, adirittura al collo. L'interno buio della stanza era un vero e proprio ufficio: la cattedra, il cestino, il computer, la lampada, la sedia a rotelle, ora rovesciata, i libri impilati a modello di biblioteca sui vari scaffali di varie altezze e dimensioni e i fogli sparsi ovunque.Dove- chiese Sonia a Sebastian guardandosi attorno -la, dietro quegli scaffali- disse indicando qualche metro più avanti -sta attenta- le raccomandò l'uomo mentre lei avanzava cautamente al centro della stanza, oltrepassando altri scaffali più bassi e larghi -dovrai scambiare il libro con un oggetto dello stesso peso- l'avvisò tardi uno dei ragazzini; dopo aver passato in rassegna, velocemente, i molteplici libri, ne aveva già sollevato uno prima che john potesse finire di parlare. L'edificio si inclinò velocemente verso destra,così, Sonia, si spostò velocemente verso il lato opposto fermando il movimento. Purtroppo, a causa di quel gesto, alcuni mostri marini, vennero attirati; mentre uno di quelli postava l'occhio alla finestra per osservare meglio, lei, prese velocemente tutti i ragazzi e li nascose come meglio potè sotto di quella. Nel frattempo, l'altro mostro, si diresse dall'altra parte dell'edificio ergendosi più alto del primo; stava andando ad affacciarsi dall'altra parte. Nonostante fossero ben fermi, dopo un paio di minuti, da fuori, il secondo mostro, aveva alzato la sua enorme e brutta testa sotto la pioggia per urlare all'altro che aveva avvistato qualcosa; subito dopo, presero a spingere il fragile edificio avanti e indietro. Mentre i due giocavano col cibo, all'interno, i più piccoli urlarono di paura attirando ancora di più le due bestie; Sonia sapeva che dovevano uscire e al più presto. Con il tetto caduto, i continui movimenti avanti e indietro e le urla dei bambini, Sonia riuscì a trovare la via di fuga; nonostante fosse una follia, era l'unica. Con scatto, si catapultò dal vecchio uomo e lo trascinò fino alla porta intimando poi anche i bambini a scendere di corsa; lei, invece, gli avrebbe fatto guadagnare un po' di tempo.
Il piano, per sua fortuna, funzionò, ma dopo qualche minuto, i due la lasciarono perdere per andare ai piani sottostanti; non appena capì, lei, urlò avvisando gli altri dall'alto. Non sapendo cosa aspettarsi, tutti si fermarono a metà tra il 5 ed il 4; nel frattempo, Sonia, correva a guardare fuori per vedere cosa volessero fare e non appena vide le teste in posizione, sgranò gli occhi e corse giù il più velocemente possibile. Poco dopo, mentre il gruppo ascoltava in silenzio abbracciati l'uno all'altro, in ginocchio, uno dei due enormi musi apparve improvvisamente a pochi millimetri dalle loro schiene graffiandole; l'altra era sbucata mentre Sonia spiccava un salto tra alcuni gradini per accorciarli. Quando anche lei, finalmente, ebbe raggiunto la piccola famiglia, il muro presentava più buchi di quelli che dovevano esserci; dopo aver sentito il sinistro rumore che annunciava che la costruzione aveva incominciato a cadere, tutti si alzarono e ricominiciarono a scendere, saltando però, quanti più gradini gli consentivano le loro gambe.
Mancava oramai poco alla fine della caduta di quell'enorme palazzo -non vi girate!- aveva urlato lei più volte e sempre più forte, mentre i gradini che si sgretolavano erano sempre più vicini ai loro piedi; quando si vide la luce dell'uscita, tutti accelerarono.
Erano riusciti ad uscire grazie ad un colpo di fortuna, ma erano finiti dalla padella alla brace, o così sembrava: i mostri li avevano fatti uscire apposta allo scoperto intrappolandoli da entrambi i lati e mentre i due si giravano accorgendosi di essere gli unici ad essere usciti vivi da li, Sonia, costrinse a forza l'uomo a seguirla; mentre lei correva incontro a una delle due bocche fameliche, l'altra, non volendo mollare si mosse per andargli incontro. Essendo l'unico pasto rimasto in tutta l'isola, nessuna delle due teste vi ci avrebbe rinunciato; accecati dalla fame, aprirono la bocca mostrandole i denti e mentre lei vi andava in contro attirando tutta la loro attenzione, riuscì a far cadere, pochi istanti prima dell'impatto fra i due, l'uomo fra le macerie sottostanti.
Dopo che le due bestie si furono accasciate sui resti di quella che per lui era stata una casa, cadde in ginocchio e si coprì la bocca; poco dopo, sentendo nuovi rumori dal mare, si incamminò velocemente verso un nuovo rifugio.

Passarono alcune ora prima che da una delle due fauci provenisse un piccolo movimento; alcuni denti sparirono improvvisamente all'interno della buia bocca e dopo aver prodotto un buco abbastanza grande, Sonia ne uscì con qualche ferita lieve e qualche botta.
Rimasta sola, dopo aver tirato un enorme sospiro, scese dall'enorme testa morta e si lasciò tutto alle spalle continuò per la sua strada; prima del crollo, era riuscita a salvare un enorme e grosso libro. Pieno di polvere, dovette soffiarci sopra e spolverarlo un poco prima di poter accorgersi che in realtà, quello, era un diario; al suo interno, trovò ogni minimo dettaglio riguardante gli esperimenti che venivano svolti li, informazioni sulle varie isole e sui dinosauri.
Trovò un posto in cui nascondersi e rimase li parecchi giorni a consultare il materiale che possedeva; era la sua ultima speranza.
Dopo giorni e svariate ore passate a leggere e a rileggere, non trovando nulla, scagliò poco più lontano il libro da se arrendendosi; quell'enorme ammasso di fogli impilati diceva molte cose, alcune spiacevoli, ma non diceva nulla su dove si trovasse la fiala. Esausta e frustrata, andò a riprendere l'oggetto per cui aveva rischiato tanto; trovandolo aperto quasi alla metà, si inginocchiò per rimetterlo insieme. Non appena fu abbastanza vicina, notò dei fogli ingialliti sbucare improvvisamente da alcune pagine che erano state incollate e che lei,più volte, aveva passato senza degnarsi della minima preoccupazione. Con calma si mise a sedere e lesse a mente:

8/11/22
Sono le 22:00 di sera e sino ad ora, nessuno degli esperimenti ha dato il successo sperato; oramai le fiale stanno finendo. Se solo potessimo avere degli altri campioni.

9/13/22
Quello che Wu sta conducendo qui è una pazzia; non ce la faccio più a vedere gente morire a causa dei esperimenti. Devo scappare il più lontano possibile e devo portare, per il bene di tutti, la fiala via con me: la nasconderò al resto del mondo; è troppo pericolosa nelle mani sbagliate

15/13/22
Oramai manca poco; ce l'ho quasi fatta


Questa fu l'ultima cosa che Sonia riuscì a leggere dal foglio sbiadito; girando sul retro della pagina intravide, assieme a un disegno, il nome di un isola: Isla Talamanca.
Dopo aver finalmente trovato ciò che cercava, prese gli appunti e li distrusse facendoli a pezzi e gettandoli nell'acqua fra quelle immonde creature; dopo aver fatto ciò, si incamminò verso il vecchio edificio.
Quando fu davanti alla soglia, si girò un attimo indietro a guardare il cielo oscuro, ad assaporare l'acqua e a sospirare; dopo essersi sentita libera finalmente da quella morsa che l'aveva tenuta prigioniera per tutti quegli anni, si girò ed entrò.
Con la lieve luce del telefono si fece strada in quelli che una volta erano i corridoi principali dell'edificio; controllò molte volte le vecchie indicazioni attaccate al muro. Dopo aver constatato che l'edificio malmesso era abbandonato, Sonia trovò un piccolo cunicolo; incuriosita da ciò, fece molta attenzione e passò. Oltre che ad essere piccolo e stretto, era anche sul punto di crollare.
Quando fu passata, mantenne la luce bassa per precauzione e si confuse come in precedenza, con i rumori prodotti dall'acqua sgocciolante e dall'aria; c'era qualcosa in quel piccolo posto, che non la rassicurava. Avanzando, potè trovare conferma in ciò che la spaventava, sui muri sporchi di sangue; alcune di quelle tracce, non si era ancora seccata del tutto come le altre. Avanzò sempre più ansiosa e preoccupata, sin quando, non trovò una stanza; nel vederla da lontano, notò una certa somiglianza e così, decise di aumentare il passo. A pochi metri, potè sentire un pezzo di vetro che le si infrangeva sotto il piede sinistro; senza volerlo, aveva fatto svegliare qualcosa.
Sentendo sempre di più l'eco di strani rumori, continuò facendo più attenzione; sollevò di scatto la luce aspettandosi di vedere qualcosa, ma niente apparte una piccola fiala rossa in piedi al centro della stanza. Si spostò poco più in la, verso la porta; questa era blindata e contrassegnata da uno strano simbolo. Mentre avanzava all'interno, Sonia, dovette ricacciare indietro le lacrime e i sentimenti che provava per potersi concentrare; era così felice.
Con cautela, si guardò intorno prima di avvicinarsi ancora di più alla fiala; sapeva che Wu non l'avrebbe mai lasciata a disposizione di tutti. Controllò attentamente che non vi fossero trappole nascoste e avanzò sempre di più; quando fu arrivata alla fiala, mentre la sollevava con calma, notò un bagliore rosso lampeggiare, così la rimise giù e quello sparì nuovamente. Rimase alcuni minuti a capire cosa fosse, sino a quando non sentì di nuovo quegli strani rumori; dovendo agire in fretta, si avvolse la manica della felpa attorno alla mano sinistra e morsicò il cappuccio saldamente coi denti per soffocare qualunque lamento le uscisse. Quando si sentì pronta a rischiare, sollevò velocemente la fiala facendo scattare la linea rossa; nonostante fosse stata veloce, una strana sostanza nociva entrò a contatto con la parte laterale del pollice sino a raggiungere il polso. Dovette sforzarsi molto per evitare di lasciar cadere la fiala a terra; mentre mordeva ancora il cappuccio e lasciava morire il suo lamento all'interno di esso, mise la fiala al sicuro all'interno della tasca della felpa. Sonia sapeva che il materiale usato era resistente a molti impatti, ma non voleva rischiare di poter perdere l'ultima sua occasione.
Non appena le fu possibile, uscì ripercorrendo più o meno la stessa strada; sapendo bene che correre era inutile, andò più piano e si nascose molte volte evitando di emettere anche un solo fiato. Giurò di aver sentito qualcosa strisciare e muoversi, mentre rimaneva nascosta dietro una vecchia cattedra, ma dopo che questa era proseguita oltre, non aveva indagato ed era tornata sui suoi passi. Proseguendo al buio più totale, aveva controllato più volte che non vi fosse nulla nei corridoi da cui doveva passare; quando finalmente vide la luce della porta d'uscita, accellerò e si mise a correre. Mentre balzava fuori e si allontanava il più possibile da quel vecchio e pericoloso edificio, da dentro provenirono dei forti lamenti; per un attimo, stupidamente, si fermò e si voltò a guardarsi indietro, ma quando sentì una macchina fermarsi li vicino, riprese a correre sperando di arrivare in tempo.
Quando sbucò, da dietro il fogliame, in mezzo alla strada, improvvisamente questa si fermò; lei si era voltata in entrambe le direzioni per vedere dove fosse finita e non appena la trovò ferma, corse velocemente verso la portiera che si andava aprendo. Non appena fu salita richiuse subito la macchina, si mise la cintura, salutò il conducente come se nulla fosse e gli ordinò di partire; mentre lui faceva scattare l'accelleratore col piede, fu sorpreso nel vedere che lei fosse ancora viva.
Avanzando sulla strada curva e libera dalle macchine, Sonia e l'uomo, che aveva precedentemente salvato, rimasero in silenzio -Al- disse improvvisamente lui presentandosi finalmente; lei lo ascoltò a mala pena: era concentrata a guardare fuori dal finestrino l'enorme distesa d'acqua che confinava con quel tratto di percorso che stavano oltrepassando. 
Coi piedi appoggiati davanti a se e la schiena incurvata nel sedile anteriore, si mise una mano nella tasca tirando fuori la famosa fiala; sotto gli occhi di lui, se la stava rigirando fra le dita ripensando alle parole che aveva letto su quella pagina sbiadita.
-Dunque?- le chiese a bassa voce -che farai adesso?- aggiunse poi -non lo so- ammise lei con gli occhi lucidi; aveva aspettato così tanto tempo, affrontato così tanti pericoli e insidie, persino rischiato la vita, e ora che aveva finalmente davanti a se ciò che aveva sempre voluto, si era resa conto che forse, forse, quello che voleva non era nulla di tutto ciò.     

 

 

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