Kit's Wilderness

di _Ala_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo_ parte prima ***
Capitolo 2: *** Prologo_ parte seconda ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 4: *** capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Prologo_ parte prima ***


riassunto

 

Kit’s Wilderness
 
 
 
PROLOGO
Parte prima
 
 
 
Inghilterra, Stoneygate.
Novembre 1998

 

Quegli occhi neri rischiavano di farmi diventare matto.
Dovunque fossi, qualsiasi cosa stessi facendo, li sentivo su di me.
Ma cosa voleva quel ragazzino?
Che cosa aveva da fissarmi sempre?
Alzai gli occhi chiari dal mio banco, uscii nel corridoio, e poi sulle scale. Mi sedetti sugli scalini in fondo, ad aspettare lei. E poi ancora quella sensazione di non essere solo.
Sbircia intorno a me.
Eccolo lì.
Un viso pallido, come quello di un fantasma.
Labbra dalla forma perfetta, sempre chiuse in quella linea seria.
Zigomi alti, spigolosi, eleganti, addolciti solo dalla linea morbida dei capelli, forse un po’ troppo lunghi per quella cittadina di provincia, ancora chiusa nei vecchi pregiudizi e tradizioni.
E poi quegli occhi scuri, liquidi ed enormi.
Distolsi lo sguardo, a disagio.
Sakura mi chiamò dal fondo dell’atrio.
Sollevato mi alzai in piedi e mi affrettai nel raggiungerla.

 

Era inutile, non sarei mai riuscito a farmi degli amici.
Ormai era da mesi che ero a scuola, il secondo anno delle medie era cominciato, ma le cose non cambiavano mai.
Avevo tredici anni, eppure le tradizioni, le leggende di Stoneygate influenzavano la mia vita come se fosse mille anni che abitassi lì.
Discendevo da una delle due più vecchie famiglie del villaggio.
Nel mio sangue scorrevano le radici stesse di quella cittadina, e si diceva che nel sangue dei discendenti ci fosse anche la loro maledizione.
C’era la morte nelle mie vene, quella stessa morte che avevano, inconsciamente, portato le famiglie fondatrici nel momento stesso in cui avevano scelto di aprire le miniere. Paradossale in realtà, se si pensava che per anni erano state fonte di sostentamento e di sviluppo, per poi mutarsi letteralmente in bare di terra.
Era stato scoperta solo dopo anni la fonte di gas altamente tossico che, direttamente da quei pozzi scavati nel terreno, fuoriusciva nell’aria che respiravano le persone di Stoneygate, ma si era deciso di comune accordo di fingere di non vedere il pericolo. Questo un pò per convenienza (gli affari erano buoni, e le miniere servivano per l’economia della cittadina) e un pò per reale ignoranza.
Avrebbero dovuto saperlo, che quel gas non era da sottovalutare.
L’esplosione era avvenuta nel 1821 e aveva condotto alla morte centinaia di minatori.
Da allora le miniere erano state sigillate, i tunnel fatti crollare e sprangare, inaccessibili sotto strati di cemento, e poi, lentamente, la vita era tornata a scorrere.
Noi eravamo rimasti noti come ‘i colpevoli’ -che poi…forse i miei avi avevano aperto le miniere, ma era stato tutto il consiglio di Stoneygate a scegliere l’indifferenza al problema..-
Comunque il pregiudizio verso ‘i colpevoli’ di tutte quelle morti restava, e impediva agli altri di accostarsi a me come a un bambino normale.

 

Beh…lo impediva a tutti meno che a lei.
Sakura Haruno, tredici anni, la mia unica amica.
La sua famiglia si era trasferita a Stoneygate solo da un paio di generazione, e le tradizioni, su di lei e sui suoi parenti, non facevano così presa.
Io la adoravo, aveva quell’aria fragile che faceva venire voglia di proteggerla.
La sua pelle era candida sotto i capelli sottili, leggeri di quella sfumatura rosata impercettibile, sembrava incapace di fornirle una protezione adeguata dal sole e dalle intemperie esterne.
Eppure lei era così forte dentro.
Allegra, razionale, sincera.
Tutti le volevano bene e a me dava quasi fastidio dovermela spartire con gli altri.
L’avevo conosciuta un giorno di inizio scuola.
Non ero abituato a trattare troppo con le persone, soprattutto con i miei coetanei.
I miei genitori, immagino per proteggermi, mi avevano sempre tenuto a riparo dal mondo esterno.
Le lezioni fino a quell’anno le avevo sempre prese a casa, privatamente, ma ultimamente la condizione della vita della mia famiglia non era più così adagiata, e i miei genitori si erano visti costretti a iscrivermi alla scuola pubblica di Stoneygate.
Ero quello nuovo, e inoltre il mio cognome era fin troppo famoso.
Naruto Uzumaki.
Non c’era nessuno che non lo conoscesse e non lo odiasse.
Quel giorno gli altri ci stavano andando giù pesante con me, finché lei, con un turbine di capelli rosati, si era piazzata in mezzo.
Più tardi mi aveva consolato allegramente, e mi aveva promesso che sarebbe stata sempre con me.
- Nel senso che mi proteggerai? - le avevo chiesto, stupido e vagamente offeso dall’insinuazione che implicava non fossi in grado di farlo da solo, ma lei non aveva colto.
- Certo. Te lo prometto! -
Avevo annuito, e, incoraggiato dal suo buonumore le avevo fatto la domanda che più mi premeva dalla prima volta che l’avevo vista.
- Ma senti, com’è che hai i capelli rosa? -
Lei mi tirò un pugno sulla testa.
- Perché sono particolari, idiota.
E quando diventerò un eroina famosa e stupenda tutti mi riconosceranno. -
Scettico, le avevo sorriso.
- Ma certo, succederà sicuramente, vedrai…-

 

Eravamo a pranzo, piazzai sul mio vassoio una mela e un cartoccio di latte intero, poi, con uno sbuffo scocciato rivolto agli altri ragazzini che mi guardavano male, mi avviai verso il cortile, preferendo congelarmi nel freddo di novembre che stare chiuso in quel refettorio insieme a tutti loro.
Sakura mi seguiva chiacchierando spensierata.
Il tavolo a cui scelsi di sedermi era isolato, solo due ragazzine erano appollaiate sulla panca più esterna.
In due minuti si svuotò, Sakura non ci fece caso, io si.
Incassai la testa nelle spalle, ferito come al solito, e guardai fisso davanti a me, rimproverandomi di darci ancora peso.
Fu così che intercettai lo sguardo scuro del ragazzino puntato dritto su di me.
Rimasi a fissare paralizzato quei due pozzi neri, poi confuso abbassai lo sguardo, girandomi appena verso la ragazzina al mio fianco.
- Quello mi fissa di nuovo, Sakura-chan - mormorai nervoso.
Lei smise di parlare e si voltò verso il moro, guardandolo intensamente.
Indossava un paio di jeans logori, scarpe da tennis bucate e una felpa dall’ aria sciupata. Tutto rigorosamente nero, tranne una scritta stampata sul petto, bianca.
Decisi che doveva essere il nome di qualche gruppo musicale che non conoscevo, probabilmente Metal.
- Megadeth - recitai tra me e me, appuntandomi di fare delle ricerche.
Il Metal non era ben visto da quelle parti, come tutte le cose che uscivano anche solo vagamente dal pensiero comune degli anziani. E di certo una musica che veniva definita dai più ‘satanista’ rientrava nella categoria.
Il nuovo [quello nuovo], lo sconosciuto [vestito di nero], era pericoloso.
Il ragazzino fulminò Sakura con lo sguardo, poi, senza dire nulla, si voltò e se ne andò. I suoi passi lunghi, così come la sua postura avevano un che di elegante, ma era come se lui stesso volesse nasconderlo camminando apposta ingobbito.
- Ma che vuole da me? Che ha da guardarmi sempre? -
La ragazzina al mio fianco sospirò.
- Non lo so -

 

Camminavo malinconico lungo le rive del fiume, pensando, quando notai un ombra scura che sbucava da dietro il tronco di un albero davanti a me.
All’istante un cane cominciò a ringhiare.
- Sta buono Jax! -
Sollevai lo sguardo sul padrone dell’animale, e rimasi immobile.
Non seppi spiegarmene il motivo, ma percepii all’istante una sensazione di pericolo. Ero davanti allo stesso ragazzino che mi fissava sempre, e per un momento pensai di darmi alla fuga, poi mi diede dello stupido.
- Hey - disse quello.
Tentai un sorriso, poi rinunciai - parli con me? -
- E chi altro c’è qui? -
Stetti zitto, poi quello si avvicinò, si avvicinò così tanto che all’improvviso sentii il suo respiro caldo sul volto. L’istinto mi diceva di arretrare, ma qualcosa dentro di me, me lo impedì. Mi sentivo attratto da quegli occhi scuri, in lui c’era qualcosa che mi affascinava inspiegabilmente.
Deglutii, ma non mi mossi.
Nei suoi occhi passò un lampo di soddisfazione, come se fosse stato compiaciuto da come avevo reagito a una qualche sua prova.
Mi sentivo come se mi stesse testando per poi classificarmi.
Mi sembrò quasi che lui accennasse un sorriso, ma poteva essere stata solo un impressione perché quando guardai le sue labbra, gli angoli della sua bocca erano rivolti all’ingiù, in un espressione seria come non mai.
Si avvicinò ancora e mi avvicinò le labbra all’orecchio, potevo sentire i battiti del cuore impazzire nella mia gola, assordandomi. Ma udii comunque il suo basso mormorio.
- Tu e io siamo uguali, Uzumaki. -
Sgranai gli occhi, sorpreso -ma cosa…? -
- È e sarà la morte a unirci - concluse lui.
Con uno scatto mi tirai indietro.
Che cosa voleva dire? Che cosa intendeva?
Cautamente portai un piede dietro di me, pronto a correre via nel caso il ragazzo si dimostrasse improvvisamente un maniaco omicida, ma fu lui stesso ad allontanarsi, e sta volta sulle sue labbra disegnate c’era un sorriso vero.
- Mi chiamo Sasuke Uchiha, e tu presto tornerai a cercarmi -
Provai a dire qualcosa ma quello fece un gesto rivolto al cane e se ne andò, mentre l’animale gli trottava fedelmente alle spalle.
- Hai mai letto i nomi incisi sulla pietra del Monumento? -
Le sue parole mi arrivarono deboli, mentre lui era già lontano.
Rimasto solo mi portai una mano al petto e trassi un grande respiro, bisognoso d’ossigeno.
Non mi era accorto di stare trattenendo il fiato.

 

In piedi al centro della piazza più importante della cittadina mi passai la mano tra i capelli biondi e scompigliati.
Non sapevo cosa ci facessi lì, a fissare come un idiota la grande lastra di pietra che fungeva da monumento ai caduti nell’esplosione di gas tossico del 1821.
Sapevo le leggende che venivano tramandate nel paese.
Era tutta colpa dei miei avi se quelle miniere erano state scavate, e sempre colpa loro se tutta quella gente era morta; i disastri del gas erano andati avanti anni anche dopo la chiusura dei pozzi, e la mia famiglia, un tempo la più potente di Stoneygate, era stata relegata alla miseria.
Stessa sorte era toccata all’altra famiglia che si contendeva il potere della cittadina. Non sapevo nemmeno che fine avesse fatto. Non pensavo esistesse ancora.
Il destino era stato crudele, soprattutto pensando che anche i due figli più giovani di entrambe le famiglie erano morti laggiù nei tunnel, insieme a tutti gli altri.
Ma questo non era bastato a lavare via il rancore.
Fissai la lapide in silenzio.
Eccolo lì, il simbolo del mio isolamento e della mia vergogna. L’avevo già vista prima d’ora, svettava imponente al di sopra della strada e delle aiuole, grigia e grandiosa nella sua trasandatezza.
Aveva l’aria dimenticata di tutte le cose antiche, con la pietra ruvida e il muschio che la ricopriva.
Non l’avevo mai asservata da vicino. Sinceramente mi metteva inquietudine, forse mi spaventava anche, quindi non sapevo spiegarmi perchè ora fossi lì davanti.
Che cosa mi aveva fatto Sasuke?
Ora che ci pensavo i primi due nomi della lista che vi era incisa dovevano essere proprio quelli dei due ragazzi morti tempo addietro.
Le scritture erano quasi illeggibili, ma colto da un desiderio frenetico di leggere il mio cognome su quella lapide, mi alzai sulle punte e grattai via il muschio con le unghie.
Ancora prima di finire gli occhi mi si sgranarono per lo shock.
Restai immobile a fissare i due nomi vicini.
Uno strano senso di gelo me li fece leggere a punta di voce.
- Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha -
In un lampo mi tornarono in mente le parole del misterioso ragazzo del fiume.
- Io e te siamo uguali, ed è e sarà la morte a unirci -
Un brivido di paura mi passò lungo la schiena.

 

- Sakura, che cosa sai di Sasuke Uchiha? -
La ragazzina allargò la bocca sorpresa prima di girarsi arrossendo verso un'altra parte.
- Niente, perché me lo chiedi? Non so chi sia.. -
- Vi ho visti insieme -
Gli occhi grandi e puliti di lei ritornarono all’istante nei miei.
- Cosa? -
- Vi ho visto, vi ho visto che ve ne andate tutti insieme il venerdì dopo le lezioni! Voi due, e poi altri, l’Inuzuka, i Sabaku, Nara e anche i due Hyuuga! Vi ho visti! -
La mia voce salì di tono, facendosi più dura.
- Perché non mi hai mai detto che eravate amici? Perché, anche se quello passa ogni dannato minuto della sua giornata a fissarmi tu hai fatto finta di non sapere chi fosse? -
Sakura si morse forte un labbro, ma la sua voce non tremò quando rispose.
- Per te è meglio così, tieniti fuori da questa storia, e sarà meglio! -
- E tu? Tu che ci fai dentro? -
- Perché per me è un gioco, io sono capace di capire che lo è! Ma lui, lui ci crede.
E dice che lo farai anche tu! -
Stetti zitto un secondo, sorpreso.
- Intendi l’Uchiha? Di cosa parli?! -
Ma lei scosse la testa, nascondendosi dietro ai capelli lisci.
- No! Io non ti dico niente! -
Trassi un respiro profondo per calmarmi, e quando inizia a parlare usai un tono tranquillo, sforzandomi di non manifestare tutta l’inquietudine che sentivo dentro.
- Due mesi fa Sasuke Uchiha è venuto da me. E mi ha detto che la morte ci rende uguali… la morte, capisci? E sul monumento del 1821 il mio nome e il suo sono in cima alla lista! Sono gli Uchiha l’altra famiglia che ha portato al gas tossico, ho sempre pensato che oltre agli Uzumaki gli altri si fossero dispersi…e invece ci sono ancora. E noi abbiamo lo stesso nome, lo stesso identico nome dei due ragazzi con quei cognomi che erano morti! Naruto e Sasuke! Si chiamavano così anche loro! -
- E’ solo un caso… -
- Un caso, Sakura-chan? A me questo "caso" spaventa! E tu non mi dici nulla…e mi nascondi le cose! -
- Voglio solo proteggerti -
- Ma… -
- Me l’avevi chiesto tu, quando ci siamo conosciuti, te lo ricordi? E io lo sto facendo -
Sospirai.
La guardai, conscio che stava facendo così solo per quello che credeva il mio bene.
- Domani vado a cercare Uchiha. -
Le dissi.

 

Sasuke inclinò la testa, fissandomi con un sorriso indecifrabile, che non aveva in sé alcuna gioia.
- L’avevo detto che mi avresti cercato - asserì.
- Che cosa fate tu, Sakura e gli altri? -
Andai dritto al sodo, un po’ più in là Sakura mi guardava amara, palesemente irritata che io non l’avesse ascoltata.
- Noi giochiamo al Gioco della Morte. Vuoi morire con noi? -
Rimasi in silenzio, interdetto.
- Cos’è il Gioco della Morte? -
- E’ un prendersi una pausa dalla vita. Ma non è un vero gioco. Cioè, lo è per loro. Loro muoiono per finta. Ma tu, noi, siamo diversi. - Sasuke mi si avvinò, abbassando la voce - allora? Vuoi morire? -
- Tu sei mai morto? -
Con un minuscolo sorriso derisorio il ragazzo annuì, ma di nuovo nelle sue labbra incurvate io non lessi alcuna gioia, solo amarezza.
- Si, oh si. -
Il cane al suo fianco prese a ringhiare, Sasuke lo quietò con una rapida carezza.
- Io muoio ogni giorno, Naruto -
Ricambiai il suo sguardo serio.
- Vengo con voi. -

 

Venerdì pomeriggio Sakura mi aspettava all’uscita della classe vestita di rosso e di verde, dal martedì che avevo parlato con Sasuke lei non mi aveva più cercato.
- L’Uchiha vuole che tu venga con noi. Accetti? - chiese formalmente.
Io intuì che fosse una specie di cerimonia fissa, un’usanza per i nuovi giocatori.
- Accetto - dichiarai deciso.
Lei strinse le labbra e si voltò, sicura che la seguissi.
Raggiungemmo il gruppo che ci aspettava al cancello, tutti mi guardarono confusi, a metà tra l’incuriosito e il malcontento, ma l’arrivo di Sasuke, seguito da Jax, mise a tacere ogni possibile replica.
- Per di qua - ordinò, e tutti si mossero all’istante.
Li seguii, restando qualche passo più indietro degli altri, parte del gruppo ma allo stesso tempo escluso, e dopo poco Sakura adattò il passo per camminarmi al fianco.
Mi scoccò un occhiata preoccupata.
- Stupido, ora come faccio a proteggerti? - mi chiese triste.
La guardai, vagamente esasperato.
- Ma proteggermi da cosa?! -
- Da lui, da Sasuke Uchiha -
- Che cosa intendi? -
Lei sospirò.
Io aspettai un po’ poi accettai il fatto che lei non mi avrebbe risposto.
- Sakura-chan? -chiamai dopo un po’, nervosamente.
Lei voltò il capo nella mia direzione, gli occhi verdi che cercavano con ansia qualche traccia di anomalia in me, come se fosse preoccupata che non fossi più lo stesso.
- Cosa c’è?-
- Non è che mi puoi dire qualcosa sul Gioco della Morte per lo meno? -
- Hai accettato di giocare e non sai cos’è?!- esclamò la ragazzina.
- So che si deve morire -
- Naruto, non ascoltare l’Uchiha. Te l’ho già spiegato, è tutto per finta. A caso scegliamo uno di noi, e quello fa finta di cadere per terra morto. Poi l’ Uchiha gli bacia la fronte, e quello si sveglia e si inventa come è stata la sua morte. -
- Sasuke dice che lui muore davvero -
- Sasuke è solo un cretino. Io sono già "morta" mille volte, e ti assicuro che non si muore per davvero -.
Io pensai in silenzio per qualche minuto, stavamo camminando lungo i prati che portavano fuori Stoneygate, dritto verso il fiume, ma non ci feci caso.
- Sakura-chan, ma se è così idiota questo gioco, e se lo è anche Sasuke, perché vai con lui? -
Lei sospirò ancora.
- Bella domanda, chiedilo a tutti e nessuno saprà cosa risponderti…
È per lui, - e non c’èrano dubbi su chi si riferisse - lui è come una calamita. Fa paura, ma è anche irresistibile. E lo è più di tutti per te, o meglio, anche tu lo sei per lui. -
La guardai senza capire. Lei sospirò di nuovo.
- E’ per questo che non volevo che venissi. Noi siamo attratti da lui, ma per l'Uchiha non siamo nulla… tu invece… tu attrai lui. E non so perché, ma mi fa paura. -
- Lui dice che siamo uguali, forse ha a che fare con le nostre famiglie no? Siamo legati -
Lei scosse la testa.
- Non è un bene essere uguale a lui. Lui è scuro Naruto, lui è come un buco nero che ingrigisce ogni cosa. È come un qualcosa che ti ruba la vita.
Tu non sei come lui. Tu sei l’aria, sei il sole. E lui è attratto dalla tua vita, perché lui non ne ha. -
- Sasuke mi ha detto che muore tutti i giorni - sussurrai.
Sakura mi guardò, stranita.
- Naruto… - disse - Sasuke non è mai morto.
In tutti i giorni che abbiamo giocato, tutti siamo morti, un sacco di volte.
Ma lui no. Lasciamo che sia un coltello che ruota a scegliere, ma lui dice che è la morte. E la morte non sceglie mai lui. Mai -
Ci guardammo, tesi.
- Ma allora perché mi ha detto così? -
Lei corrugò le sopracciglia, l’espressione spaventata.
- Non lo so. Sta volta te lo giuro, non so niente. -

 

Il coltello in mezzo a noi ruotava, indicava me, Sakura, Kiba Inuzuka, Neji Hyuuga, Hinata Hyuuga, Shikamaru Nara, Temari, Kankuro e Gaara Sabaku no, Sasuke Uchiha, e poi ancora me e Sakura, e Kiba Inuzuka, e Neji Hyuuga, e Hinata Hyuuga, e Shikamaru Nara, e Temari, Kankuro e Gaara Sabaku no, e Sasuke Uchiha, e qui sembrò fermarsi, per appena un istante…
E poi la punta del coltello puntò verso di me, e si bloccò.
Sbiancai.
Sakura mi strinse la mano fugacemente. Ma io non le risposi, impietrito.
All’improvviso ebbi paura.
Sasuke ci aveva portati giù per il pendio del fiume, dentro un buco scavato nel terriccio e protetto alla vista dall’erba alta e da degli scarti di lamiere. Mi aveva guardato prima di entrare, sfidandomi silenziosamente a seguirlo, e io l’aveva fatto.
Ma ora che ero lì, e che dovevo morire, il Gioco della Morte mi appariva più reale, e più spaventoso. L’Uchiha mi chiamò a sé, ma ero troppo impietrito per muovermi.
- Coniglio - borbottò l’Inuzuka a bassa voce.
- Silenzio! - sibilò Sasuke guardandomi fisso negli occhi azzurri terrorizzati.
Mi mossi lentamente verso di lui, inginocchiandomi a pochi centimetri dal suo corpo.
Sasuke mi allungò la mano e io la strinsi, con gli occhi pieni di lacrime
- Rilassati Naruto Uzumaki - mi bisbigliò all’orecchio - calmati, dai -
Ma non riuscii a smettere di tremare.
- Che cosa ti chiediamo?- mi mormorò la sua voce, quasi ultraterrena.
- Di mantenere il segreto. -
- Cosa devi darci? -
- La vita - mi costrinsi a trattenere il tremito nella parola.
- E noi cosa ti promettiamo? -
- La morte -
Non riusciva a vedere altro che i suoi occhi. Non sentivo che la sua voce.
Lui allungò una mano sulla mia spalla e mi avvicinò a sé.
- Questo per te non è un gioco, tu morirai davvero. Accetti? -
Stordito dalla paura e dall’eccitazione annuii -si -
- Allora ecco la Morte -
Sasuke mi chiese gli occhi con le dita.
E io persi conoscenza, o forse, trovai la morte.
Quando Sasuke mi baciò la fronte e mi riportò in vita era buio fuori e noi due eravamo rimasti da soli.
- Che cosa è successo? - chiesi con voce tremante.
- Sei morto -
Impaurito, ma anche stranamente felice lo abbracciai stretto, e lui mi lasciò fare.
- È come se ti stessi aspettando da un sacco di tempo. Sapevo che saresti arrivato -
Mi sussurrò, le labbra sepolte tra i miei capelli biondi.

 

Stavamo tornando verso casa lungo il fiume, quando li sentii per la prima volta.
Risolini, sussurrii a voce troppo bassa per distinguere le parole.
Impietrii, e strinsi più forte la mano che Sasuke mi teneva stretta, rifiutandomi di distogliere lo sguardo dal sentiero.
- Tranquillo, non ti faranno del male -
La voce del ragazzino al mio fianco mi giunse con un tono basso, rassicurante, ma non ero sicuro di riuscire a reggere altre emozioni per quel giorno.
- Che cosa sono..? - sussurrai con voce strozzata.
- Sono bambini, come te e come me. -
Alzai lo sguardo, e sbirciai fugacemente verso i rumori, ma all’istante riportai lo sguardo dritto davanti a me, con la paura che minacciava di soffocarmi. Solo la presenza di Sasuke accanto a me mi impediva di scoppiare in singhiozzi isterici dettati dal puro terrore.
- Sono fantasmi? - chiesi, la voce appena udibile, come un soffio leggero.
- Si, sono i fantasmi dei bambini morti nelle miniere. A quel tempo lavoravano tanti ragazzi, anche della nostra età. -
- Perché li possiamo vedere? -
La voce dell’Uchiha mi fece rabbrividire; - perché anche noi siamo morti. -
Deglutii.
- Sakura-chan mi ha detto che tu non sei mai morto nel Gioco - ribattei piano.
La risposta di Sasuke ci mise tanto ad arrivare, e la sua voce quando si sentì era ancora piena di un amara tristezza.
- Te l’ho gia detto, Naruto. Io muoio un poco tutti i giorni. -
 

 

***
 

 

Ho letto il libro "Kit’s wilderness", di Almond, qualche anno fa, e devo dire che non l’ho capito fino in fondo.
Qualche mese fa casualmente l’ho ripreso in mano (si, ho la buffa abitudine di rileggere ogni cosa fino ad impararla praticamente a memoria^^) e mi ha lasciata secca.
L’ho trovato davvero bellissimo, così ci ho pensato sopra un bel po’, e alla fine, mi sono resa conto che i personaggi del libro si adattavano più che bene a una reinterpretazione utilizzando quelli di Naruto.
Così ho deciso di cimentarmi nell’impresa XD
Questo lungo prologo che ho deciso di dividere in due parti sarà una specie di riassunto, ovviamente modificato e riadattato, del libro originale.
Poi comincerà la "vera storia", o meglio, la parte che inventerò io di sana pianta, una specie di sequel del libro^^
Ma a voi non ve ne frega nulla immagino, quindi buona lettura e grazie mille a chi leggerà e aggiungerà la storia tra i preferiti!
Se avete tempo, mi piacerebbe sapere che ne pensate  (daaaaiii!!!!), o se conoscete il libro ad esempio!
Non lo conosce nessuno.. ç_ç
Un bacio a tutti!
Ah, solo una cosa; in inglese il titolo si riferisce al nome del protagonista (che si chiama Kit, da Christopher), in italiano l’hanno tradotto con il nome di "Il grande gioco".
Io ho preferito tenere il titolo della versione originale pensando al fatto che la parola "kit" in inglese viene usata anche per dire "gattino" o "micio", e così mi posso riallacciare al personaggio di Sasuke, che tanti identificano in un gatto^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Prologo_ parte seconda ***


riassunto

 

Kit’s Wilderness

 

 

 

PROLOGO  

Parte seconda

 

 

 

Inghilterra, Stoneygate

Giugno 1999

 

 

 

 

Io e Sakura ci godevamo il sole di inizio giugno, l’aria calda sulla pelle era bellissima, e i suoi capelli che si muovevano nel vento mi sembravano la cosa più incantevole che avessi mai visto, certo, dopo le sue labbra.

Resistetti all’impulso di baciarla girandomi con la pancia contro il prato e aspirando a pieni polmoni l’odore dell’erba fresca.

Poi sentii dei passi avvicinarsi a noi e la ragazzina al mio fianco si tirò seduta.

- Che cosa vuoi, Kabuto? - chiese aspra.

A sentire quel nome mi rigirai agilmente anch’io e feci forza con le braccia per sedermi.

Gli occhi del ragazzo albino erano fissi su di me.

- L’Uchiha manda a dirti che Jax ti vuole sbranare, sai? -

Strinsi una manciata d’erba nel pugno destro ma precedendomi Sakura scattò in piedi e lo spinse rabbiosamente indietro.

- Va all’inferno, Kabuto! Sasuke non direbbe mai una cosa simile a Naruto-kun! -

Vedendo il Kabuto scrutarla cattivo da dietro le lenti lucide degli occhiali, mi tirai in piedi anch’io rimando alle spalle della ragazzina come una presenza protettiva, come a ricordare a lui di non provare a toccarla.

L’albino sputò nell’erba, fingendosi annoiato - già, lui non direbbe mai una cosa simile su Naruto-kun - le fece il verso.

Scansai Sakura posandole una mano sulla spalla e mi misi davanti a lui.

- Che sei venuto a fare? -

- Niente - sibilò il ragazzo allontanandosi.

Rimasti soli Sakura si gettò tra le mie braccia.

- Perché fa così, Naruto-kun? Perché Sasuke ci odia così?! -

- Non è detto che ci odi… -

- È scomparso, senza dirci nulla… ed eravamo così uniti…

È evidente che ci odia, perché se ne è andato?! -

Impotente le cinsi le spalle. Non sapevo cosa raccontarle.

 

 

 

Ricordavo chiaramente le ultime parole che lui mi aveva rivolto, più di due mesi prima.

Mi aveva portato di nuovo al fiume, nelle zone delle vecchie miniere, di quei pozzi chiusi da più di un secolo. E, come al solito,  mi aveva respinto.

- Non ti dirò nulla di me. Se vuoi capisci da solo, se non vuoi capire lasciami in pace. -

-La smetti di essere così stronzo?! Voglio solo capire che ti succede, voglio solo capire perché dici che muori quando non è vero! Voglio solo capire perché sei così isolato, e sempre così arrabbiato quando non hai nessun motivo per esserlo! -

- Ah, io non avrei motivi, eh? Ma tu cosa ne sai di me?! -

- Allora spiegami! -

Sasuke si chiuse in sé stesso.

- Lasciami in pace -

Io cominciavo ad arrabbiarmi.

- Perché io ti dico tutto di me e tu non mi racconti mai niente di te?!

Io, te e Sakura oramai siamo sempre insieme, e ti vogliamo bene, e tu ci vuoi bene…

Ma poi sembra che non ci conosciamo nemmeno! -

- Noi siamo uguali, vero Naruto? -

- Noi siamo come vuoi, Sasu, però non mi lasciare fuori così.

So che c’è qualche cosa che non va, allora parlamene! -

Lui mi scrutò, e i suoi occhi neri erano impenetrabili.

- Forse noi non siamo uguali - sembrò esitare - o forse lo siamo davvero.-

Lo guardai, lasciandogli tutto il tempo di ragionare.

- Vuoi sapere perché muoio? Vuoi sapere perché la Morte ha potere su di me?

Allora seguimi, vieni con me e giochiamo al vero Gioco della Morte. -

L’eccitazione improvvisa nei suoi occhi aveva qualcosa di torbido e bisognoso insieme. Mi interdesse e così mi tirai indietro.

- E dove dovremmo andare? - chiesi.

Sasuke mi guardò, minaccioso e tradito.

- Hai paura vero? Io ti chiedo di aiutarmi, ma tu avrai il coraggio di farlo? Avrai il coraggio di scendere all’Inferno con me e di tirarmi fuori? -

Strinse forte la mano intorno al mio polso e cercò di trascinarmi verso di lui, ma con uno strattone mi liberai.

- Che diavolo dici? Ma di che parli? Basta pensare alla Morte, metti i brividi! -

Intorno a lui vedevo un aura di violenza che mi intimoriva, la sua espressione era frenetica, eccitata, quasi folle. Mi resi conto tristemente che mi spaventava per l’ennesima volta, ed ero stanco di donarmi a una persona che pensava sempre e unicamente a sé stesso, senza preoccuparsi di come le sue azioni avessero peso su di me.

- Smettere di parlare di Morte? Io e te siamo uguali per quello, perché entrambi conosciamo le ombre dei passati, vediamo i fantasmi di quelli che non ci sono più!-

Mi riafferrò il polso. - Si- gli risposi - ma noi siamo Vivi, conosciamo la luce della vita! Sas’ke, sei mio amico, io sono tuo amico, Sakura lo è! Torniamo a Stoneygate! -

Ombre fantasma ci circondavano, ripetevano i nostri nomi in coro, gli stessi nomi dei due bambini nostri antenati che stavano in mezzo a loro.

- Sasuke, per favore! Torniamo in mezzo ai vivi! -

Ma lui non mi ascoltò, e rafforzò la presa sul mio braccio. La violenza cominciava ad avere la meglio su di lui, e farlo ragionare ora era impossibile.

- Vieni con me. Non lasciarmi da solo - mi supplicò, all’improvviso disperato.

- No, vieni tu con me. -

Lui mi lasciò il bracciò all’istante, mente l’ombra calava nei suoi occhi.

- D’altronde, mi uccidono già.

Ora l’hai fatto anche tu, non so perché fa ancora così male. -

Mi sentii malissimo per quelle sue parole, ma l’ondata di irritazione che avevo sentito prima si rinfiammò dentro di me. Quando avrebbe cominciato a pensare anche a come mi sentivo io?

I miei occhi azzurro cielo si indurirono, come biglie di vetro.

- Io me ne vado - dichiarai.

Lui mi scoccò un sorriso crudele.

- Tornerai da me. E sarò io a decidere come e quando. -

Gli girai le spalle, sentendo la verità di quell’affermazione farsi strada nella mia mente.

La respinsi e lo lasciai solo.

 

 

 

Da quel giorno era sparito, nessuno l’aveva più visto.

Erano passati più di due mesi da quella sera al fiume, e non c’era giorno che non pensassi a lui e mi insultassi mentalmente. Ero stato un idiota. Ero stato stupido, ed egoista.

Era colpa mia se ora Sasuke non c’era più.

Suo padre era disperato, lo sentivo chiamare il suo nome per tutta la notte, si spingeva dentro il buio, fin dove le recinzioni e i divieti glielo permettevano, e gridava come non avevo mai sentito gridare nessun’altro.

La gente pensava fosse morto,  il sindaco aveva dato il via a dei lavori per dragare il fiume, per la ricerca del corpo. Io continuavo a sperare che si sbagliassero.

Se avessero avuto ragione, non sapevo cosa avrei fatto.

Probabilmente non sarei più riuscito a vivere come prima.

Se Sasuke Uchiha era morto per colpa mia, se lui mi aveva chiesto aiuto e io non glielo avrei dato, non avrebbe avuto più senso nulla.

Non avevo raccontato niente a Sakura, mi vergognavo troppo, avevo paura che lei mi guardasse con occhi diversi, da quel momento in poi.

O che non mi guardasse più.

 

 

 

E poi, dopo altri quindici giorni, Kabuto tornò da me.

E non l’avevo mai visto così serio.

- Lui è vivo, è tornato. -

Mi disse, non riuscii a dubitare delle sue parole.

- Dov’è? Cosa ti ha detto? - chiesi, ansioso.

- Che vuole vederti ora. Mi ha detto di dirti: “se ora ne hai il coraggio” -

Annuii, ce l’avevo.

- Portami da lui -

 

 

 

Camminammo per un ora buona lungo i prati di Stoneygate, ci spingemmo quasi a Solleygate, il paese vicino. Costeggiammo il fiume, scavalcammo i recinti che vietavano alla gente di entrare nel perimetro delle miniere, superammo i pozzi che scendevano giù, nelle viscere della terra.

Non chiesi al ragazzo davanti a me dove mi stava portando.

Eravamo vicini a Sasuke, lo sentivo.

Intorno a noi i bambini fantasma delle miniere ci guardavano, con i loro occhi solenni ci invitavano a proseguire.

Davanti a noi un ragazzino più agile degli altri precedeva Kabuto.

L’albino non poteva vederlo.

Io si.

Indossava enormi stivali di gomma, e in testa aveva un caschetto da minatore, con la piccola luce sulla fronte. Sapevo chi era.

Le leggende tramandavano la storia del folletto-guida delle miniere, un bambino smilzo e intrepido che fungeva da pilota per gli uomini che si perdevano nei tunnel.

Avevo sempre pensato fossero tutte favole, finché, insieme a Sasuke, l’avevo visto anch’io.

- Luccicaseta -.

Mi aveva spiegato il mio amico, con sguardo tenero davanti alla mia evidente incredulità.

- Nelle leggende c’è sempre qualcosa di vero, - aveva poi aggiunto.

 

 

 

- Luccicaseta - mormorai anch’io.

- Portami da Sasuke, portami da lui -

 

 

 

Kabuto si fermò davanti all’ingresso di una miniera.

Si girò verso di me, un ghignetto sadico stampato in faccia.

- Lui mi ha detto che devi entrare da solo. Ti aspetta in fondo al tunnel, nel punto in cui è stato chiuso e murato. -

Per poco non mi strozzai con la saliva.

- Che diavolo dici? Lì dentro?! È pericoloso, lo sanno tutti! -.

Kabuto rise di nuovo.

- Mi ha detto che l’avresti detto.

Ma poi ha aggiunto che tanto lo farai lo stesso. -

Repressi la voglia di tirargli un pugno e, con precauzione, mi infilai nel passaggio buio e silenzioso.

Le facce dei fantasmi mi guardavano dall’entrata.

- Sei solo qui sotto, - leggevo nei loro occhi spalancati.

 

 

 

Camminai per quelli che mi sembrarono giorni, ma fuori, nella vita reale, immaginai fossero passati solo una manciata di minuti.

Faceva freddo là sotto, e il buio era così profondo che sembrava non dovesse avere mai fine. Mi appoggiavo alla pietra umida per andare avanti, terrorizzato da tutto quello che potevo trovare, terrorizzato da quello che mi stava aspettando.

- È e sarà la morte a unirci -

La voce di Sasuke Uchiha mi rimbalzava nella testa.

Poi, finalmente, in fondo al tunnel vidi un piccolo bagliore di luce.

Sentendo il cuore iniziare a battere più forte trasformai i miei passi stentati in rapide falcate, quasi cominciando a correre tanta era la mia fretta di rivedere un po’ di chiaro dopo tutto quel nero soffocante.

Un piccolo fuoco era acceso alla fine della galleria, là dove una lastra di cemento e acciaio stroncava nettamente lo spazio.

In piedi dietro al fuoco, Uchiha Sasuke mi guardava.

Lo fissai di rimando, guardarlo negli occhi era sprofondare in un tunnel più buio di quello che avevo appena attraversato.

Il bagliore delle fiamme si rifletteva sul suo corpo semi nudo, lucido di sudore.

Era a piedi scalzi, e a coprirlo aveva solo i suoi soliti jeans sudici.

I suoi capelli neri erano più lunghi di come ricordavo, straordinariamente arruffati e sporchi.

- Hey - gli dissi.

Lui non mi rispose.

Cautamente mi avvinai a lui, cercando di aggirare il fuoco.

Il calore dopo l’umidore gelido della galleria era spossante. Mi sentivo stremato.

- Dobbiamo andarcene di qui, Sas’ke.

È da oltre un secolo che questa miniera non viene toccata, potrebbe esserci un crollo, o che ne so, una perdita di gas! Usciamo! - cercai di farlo ragionare.

Lui inclinò la testa all’indietro, alzando il mento.

Rinunciai a convincerlo ad uscire da quel buco e parlai con un tono più calmo.

- Dove sei stato? - gli chiesi.

Non disse nulla.

- Perché sei tornato? - insistetti, gli occhi mi bruciavano per il fumo e il calore intenso.

- Per te. -

La sua risposta mi colse alla sprovvista.

- Per me? -

- Per te. Tu sei l’unico. -

Spalancai gli occhi, stringendomi la felpa con le dita sudate.

- Uchiha e Uzumaki. Abbiamo lo stesso sangue noi. Vale la stessa cosa.

Tu sai cosa vuol dire sentirlo dentro, e sai cosa vuol dire vedere loro. -

Con uno scatto della testa mi guardai intorno, ma i soliti bambini delle miniere non c’erano.

- Sasuke - cominciai - dobbiamo tornare. Ti cercano tutti, non sai che casino hanno fatto, giù in paese…-

Silenzio, ci riprovai, con più urgenza - Sasuke, tuo padre sta morendo d’angoscia, per favore.. -

- Anche lui..?! - la voce del ragazzo grondava veleno - mi prendi per il culo? -

Aggrottai le sopracciglia, perplesso.

- Eh? - borbottai.

Sasuke si sedette per terra, con le spalle contro il blocco di cemento.

- Sapevo che saresti venuto. Lo hai fatto, hai visto? Come avevo detto io. -

- Si, sono venuto. Lo sapevi, come lo sapevo io. Siamo uguali - gli dissi.

Lui abbassò la testa.

- Si, si e forse no.

Siamo uguali? -

Sempre più confuso mi sedetti per terra, tra noi c’era solo il fuoco.

Mi sfilai la felpa, e poi la maglietta, restando a petto nudo come lui.

- Si - assentii di nuovo - si che lo siamo.-

- Tuo padre è come il mio?  -

Senza capire annuii esitante, - credo di si. -

- Io credo di no. -

Rimasi zitto, ascoltandolo. Sapevo che per farlo scoppiare mancava poco, lo vedevo dalla contrazione della sua gola rigida.

- Tuo padre è alcolizzato?

Tuo padre ti picchia fino a che non perdi i sensi, e ti senti tutto intorpidito, e il mondo intorno a te svanisce? -

Restai a fissarlo senza parole, vidi che aveva gli occhi pieni di lacrime.

- Ti dice tutti i giorni che sarebbe meglio che tu morissi, o che anzi, sarebbe stato meglio se non fossi mai venuto al mondo?! - fece una pausa, come sforzando la sua voce di rimanere udibile.

- E io restavo muto, annientato - cominciò a parlare in prima persona e mi sentii un groppo in gola.

- A volte era come se io non ci fossi più, come se avessi lasciato questo mondo. Ma poi mi svegliavo, e tutto ricominciava.

E allora forse… era meglio non svegliarsi più, no?

Giochiamo al Gioco della Morte, Naruto?

Giochi con me? -

Vedevo il fuoco riflettersi nei suoi occhi, lungo le sue guance striate di lacrime.

Lasciavano sentieri chiari in mezzo allo sporco sulla sua pelle, mostrando quel candore che era tipico di lui.

- Io non fingevo, quando giocavamo. Io ero serio - gli risposi con una morsa ai polmoni.

- Ma ora è il turno di smettere di morire.

Io l’ho visto, Sasu.

L’ho visto disperarsi, e invocare il tuo nome. Io l’ho visto. -

Si strinse intorno alle spalle le braccia, chiudendosi in sé stesso.

- Siamo amici? - mi chiese, e avvertii appena la sua voce.

- Si -

- E tu non mi odi? -

- No, no, certo che non ti odio. -

 

 

 

Dopo un po’, strisciando con sulle ginocchia mi avvicinai a lui. Gli posai la testa sulla spalla.

- Hai solo bisogno di una mano.

E lui di capire quanto tu fossi importante per lui. Ora lo sa, andrà bene. -

Lui sollevò gli occhi e mi guardò, eravamo così vicini.

- L’ho sognato così tanto - disse.

- A volte succede - lo confortai.

Lui annuì, stranamente docile. Faceva contrasto con l’Uchiha sempre gelido e pieno di rabbia che il mondo era abituato a vedere.

- Io e te siamo uguali - rifletté - lo siamo. -

Annuii contro di lui.

- Dammi la mano, devo tagliarti. -

Scattai indietro, - cosa!? - strillai.

Ma lui mi si avvicinò cocciuto.

Tirò fuori il coltello dalla tasca dei pantaloni e si tagliò il palmo della mano destra.

- Dobbiamo mescolare il nostro sangue - spiegò, deciso.

Lo guardai, e vidi sul suo viso che era importante.

Esasperato allungai la mia mano.

Gemetti di dolore quando sentì la lama del coltello entrarmi nella carne, ma nonostante tutto, dentro di me, mi sentivo bene.

Aveva solo bisogno di un amico.

 

 

 

Quando Sakura ci trovò era già mattina, noi due ci eravamo addormentati vicini la notte prima.

Arrivò con una torcia e un paio di stivali più grandi di lei, schizzati di fango.

- Idioti, fuori grandina, e tutti pensano che tu, Naruto, sia annegato nel fiume!

È tutta colpa tua, Sasuke Uchiha, lo sapevo che avresti portato guai! Tutti si disperavano, ma io ho intuito la verità, e gliel’ho fatta sputare a quel verme coi capelli bianchi!

E ora vi salvo, ecco!

E diventerò un eroina, e sarò famosa!-

Senza parole la abbracciai, e basta, aspirando il profumo di pulito dei suoi capelli.

Mi girai verso Sasuke.

- Sei pronto a tornare? - gli chiesi.

I suoi occhi erano scuri.

- Ho paura - bisbigliò - lo so cosa dice la gente.

Che sono il male, che sono la Morte! -

Appoggiai la fronte alla sua, mentre Sakura ci guardava in silenzio.

- Lo dicevano anche di me, sai? Basta fargli cambiare idea.

Ti aiuterò io, non ti preoccupare. -

Lui spinse più forte la testa contro la mia, come per affondarcela.

Poi si staccò.

Sakura tese una mano a me e una a lui.

- Usciamo - disse semplicemente.

Io afferrai la torcia che aveva lasciato per terra, e lei portò me e Sasuke alla luce.

 

 

 

 

- Sei stupenda, Sakura-chan! - le dissi.

Lei fece una risatina.

 - Grazie, Naruto. E tu Sasuke, che dici alla tua salvatrice? -

- Sei stupenda - borbottò lui.

Lei rise di nuovo.

- Beh, si può migliorare, ma c’è tempo… -

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

E il prologo è andato! ;)

Dal prossimo aggiornamento inizia la parte della storia che mi invento io di sana pianta, senza seguire il finale da “vissero tutti felici e contenti” del libro.. se no che gusto c’è?

*si prepara ai pomodori lanciati dritti dritti in faccia*

 

Ringrazio tanto le 16 persone che hanno aggiunto la mia fic tra i preferiti… è la prima volta che il numero è così alto (per i miei standard, eh!^^ ) e la cosa mi ha reso contentissima *___*

Fatemi sapere cosa ne pensate anche di questo capitolo!

 

Una cascata di bacioni a chi ha commentato:

 

Arya_chan: Ciao! Sono felice che la storia e i personaggi ti piacciano! Non ti preoccupare, il libro non è molto conosciuto^^ Io stessa l’ho trovato in un negozietto dietro casa mia e l’ho tirato su per puro caso, giusto perché avevo poco tempo di scegliere… in ogni caso te lo consiglio, è semplice, ma molto carino!  Un bacio, alla prossima!

 

All_apologise: Sono felice di averti incuriosita :D, quante domande! Spero che in questo capitolo alcuni tuoi dubbi si siano risolti^^ Tra l’altro, anche a me il personaggio di Sasuke piace tantissimo^^ è sempre stato il mio preferito, anche nel libro vero! Un bacio!!

 

Lella95: Grazie mille per tutti i tuoi complimenti, mi hanno dato molta carica! ^^ Sono felice che la storia ti piaccia e ti abbia incuriosito, quando qualcuno mi scrive che riesco a trasmettere della sensazioni con le mie storie mi emoziono sempre! Un bacio, alla prossima ^^

 

la_jappo: Non temere, il libro è semisconosciuto e se ne parla pochissimo (o per lo meno: io non l’avevo mai sentito prima di vederlo XD) comunque è davvero bello e poi se ho capito un poco i tuoi gusti credo che ti piacerà, è pieno di mistero e simili…! Sono felice che la storia ti piaccia, spero continuerai a seguirla! Un bacio!!

 

Capitatapercaso: Grazie mille per la tua e-mail, mi ha fatto tanto piacere! In effetti Sasuke è troppo micioso^^ gli mancano giusto i baffi, puccio! Certo, poi pure nel ruolo di pantegana decerebrata ci si adatta bene! XD In effetti la storia ruota giusto intorno ai due (massimo tre se si aggiunge Sakura) personaggi principali, gli altri sono solo nomi citati all’occorrenza… o almeno per ora^^ Un bacio!

 

 

Grazie anche a chi legge soltanto ;)

 

 

_Ala_

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 1 ***


riassunto
KIT'S WILDERNESS
 
CAPITOLO 1

Inghilterra, Stoneygate

Ottobre 2003

 

Alzai il viso parandomi gli occhi con il palmo della mano destra, e guardai il cielo.
Socchiusi le palpebre, accecato dalla luce di un abbagliante sole autunnale e improvvisamente mi lasciai cadere di schiena nell’erba alta e fresca.
Stoneygate: ex-cittadina mineraria, 1284 abitanti.
Mi era mancata, diavolo se mi era mancata..
Avevo cominciato ad apprezzarla sul serio solo nei 1998, prima avevo sempre avuto pochi amici e mai,ma questo lo avrei capito dopo,quelli giusti.
Era in quell’anno che avevo compreso cosa significava vivere sul serio, e successivamente ero rimasto lì altri due anni e mezzo, un tempo relativamente breve che era scorso veloce come il corso del fiume che stavo guardando.
Ma aveva portato cambiamenti enormi in me: insieme a quello che era stato il migliore amico della mia vita ero tornato alle origini, rincorso Luccicaseta nei vecchi tunnel delle miniere e osservato le vite stentate e difficili dei miei avi,costretti a strisciare a pancia a terra come vermi e scavare carbone nel buio delle umide gallerie.
Nascosto sotto la terra, nella tana di Sasuke Uchiha, avevo partecipato al Grande gioco con altri come me. Il Gioco della Morte, lo chiamavamo.
Numerose volte ero morto e altrettante ero risorto.
Maturai in quel periodo, e dal bambino bisognoso di protezione e cure che ero rinacqui uomo.
E poi fui costretto a giocare al vero Gioco della morte e ad annullarmi dentro una grotta oscura per volere di un ragazzo, di un amico pieno di rabbia e violenza alla disperata ricerca d’amore: dell’amore che gli era troppe volte stato negato,di una infanzia che non aveva mai potuto avere,di una morte che finalmente lo liberasse dal dolore.
Avevo vinto, anzi avevamo vinto, Sasuke e io, e Sakura ci aveva riportato a camminare sulla terra col sorriso, felici, spaventati ma sicuri di essere insieme.
Con l' arrivo della primavera la sua vita si era sistemata, suo padre aveva smesso di bere, smesso di pestarlo e dirgli che doveva morire.
E la nostra vita era proseguita più tranquilla, in giorni pieni talora di sole e talora di neve.
I bambini ci riconoscevano come "i tre che erano morti" e col tempo anche noi imparammo a pensarci cosi, speciali, uniti.
Durante l’estate che seguì quel lungo inverno io e Sakura ci mettemmo insieme e nonostante le mie preoccupazioni Sasuke si dimostrò entusiasta e sinceramente felice.
D'altronde mi rendevo conto che il ragazzo aveva passato la vita a cercare di sopravvivere, e il pensiero di quel tipo d amore era ancora al di fuori della sua portata.
Una volta, quando Sakura non c’era mi disse che per ora quello che aveva gli bastava, perché era già molto di più di quello che si era sempre aspettato.
Sasuke aveva avuto una vita cosi priva di affetto (sia ricevuto che dato) che spesso pensavo non sarebbe mai stato in grado di sostenere un sentimento cosi forte e schiacciante come quello che io provavo per Sakura.
Probabilmente da quel punto di vista sarebbe rimasto solo per sempre.
In quei mesi pensavo che non avrei mai più lasciato Stoneygate… niente di più sbagliato.
Successe nel settembre dell’anno dopo, nel 2002, per seguire una borsa di studio in lettere antiche e psicologia vinta al concorso annuale,che mi aveva portato dritto dritto in una delle più prestigiose scuole superiori di tutta l’Inghilterra, nei dintorni di Londra.
Ero tornato dai miei amici durante ogni vacanza e il mio amore per Sakura era addirittura aumentato, nutrito da un continuo e ininterrotto scambio di lettere, telefonate, mail e visite.
C’era stata un’unica volta in cui avevamo avuto una grave crisi, ma non dipendeva affatto dalla distanza, ma dal fatto che io l’avevo tradita con Ino Yamanaka.
Sinceramente non so che cosa mi avesse spinto tra le braccia della biondina espansiva, forse solo un bisogno di non essere solo in un momento in cui mi ci sentivo profondamente.
Sakura mi aveva evitato per mesi…alla fine aveva accettato di perdonarmi, ma fino all’arrivo dell’estate non era stata più la stessa.
Per fortuna vederci aveva chiarito tutte le lacune…
Con l’Uchiha invece niente era stato più come prima…
In principio il collaudato metodo di ‘amicizia da lontano ’ aveva funzionato anche con lui…
Ma non era un buon corrispondente, le sue lettere erano per lo più poche frasi sconnesse in cui diceva che "andava tutto come al solito" e poi disegni a carboncino di qualunque soggetto, principalmente i bimbi scheletro delle miniere, che continuavano a tormentarlo, e ad assillare anche me ad ogni visita a Stoneygate.
Da sempre la telefonata diretta con lui non funzionavano (non aveva il telefono, la sua famiglia, come avevo scoperto, era molto povera) e quindi, per lo più, era la mia ragazza a passarmi sue notizie, o a metterlo in contatto con me tramite lunghe telefonate (in cui spendevo un sacco) in cui in realtà non mi diceva mai niente.
Il più delle volte finiva che io parlavo e lui ascoltava in silenzio la mia voce, riducendo il suo contributo a -continua Naruto - e -va avanti-
Dopo qualche tempo, verso la fine del mio primo anno di scuola e dopo la morte di Jax, smise completamente di darmi sue notizie.
All’inizio almeno potevo contare su Sakura (anche se la risposta era sempre la stessa: -lo sai Naruto-kun , sono secoli che non lo vedo, non si fa più trovare.. no, non lo so perché, no. Non mi sembra che abbia avuto problemi,ma te l’ ho detto, non ci frequentiamo più da tanto, da prima ancora che smettesse di scrivere a te-).
Poi oltretutto, successe che io la tradii e così per mesi oltre a non avere più Sasuke, non riuscii a sentire neanche la mia ragazza.
Fu proprio un brutto periodo.
In effetti, quando tornai per l estate non riuscii a vederlo neanche una volta.
Stavo andando a casa sua per la resa dei conti (sia io che Sakura ci eravamo trasferiti tempo prima in una zona migliore di Stoneygate e non mi capitava più di passare, nemmeno per caso, dalle sue parti) quando incontrai sua madre per la strada.
Mi disse che era inutile cercarlo oltre: era partito due giorni prima del mio arrivo con un gruppo di sballati del nord.
Stetti lontano per due anni poi, nel settembre del mio terzo anno a scuola, mio padre venne licenziato.
Sapevo i sacrifici che i miei genitori facevano per tenermi li, e mi era sempre pesato… ora che papà fosse riuscito a trovare un nuovo lavoro e rimettersi in carreggiata forse sarebbero passati mesi, il costo della retta della scuola che frequentavo (anche solo la parte che la borsa di studio non copriva) da necessario diventava indispensabile.
Non aspettai che fossero loro a chiedermelo, feci le valige e tornai a casa.
Lo stesso giorno in cui arrivai, il 24 ottobre, dopo aver salutato mamma e papà e aver scoperto che Sakura se ne stava a scuola, infilai un paio di scarponcini da montagna marroni e una giacca di tela sui colori del verde militare sul maglione e uscii di casa.
Mi fermai davanti al grande monumento costruito per ricordare le centodiciassette vittime del crollo delle miniere del 1821, e leggendo la vecchia scritta "Naruto Uzumaki" mi sentii salire i brividi...spostai lo sguardo fino a vedere il nome di fianco al mio e ripetei mentre scorrevo con le dita quelle vecchie lettere: - Sasuke Uchiha -
Improvvisamente la mia testa si riempì di voci, di deboli sussurri, feci scorrere lo sguardo oltre la lapide a forma di piramide e li vidi.
Erano tutti li, a scrutarmi attenti, piccoli,fragili fantasmi del mio passato, riconobbi Luccicaseta fra loro, e sorrisi, sentendomi prendere da una struggente malinconia.
Riportai il mio sguardo sulla lapide, sul primo nome, e mi sentii tremare le mani e stringere il cuore -Voglio rivederti Sas’ke,io e te siamo fratelli, cosa sola, uguali. Mi manchi come mi mancherebbe una parte di me…-
Scossi la testa e sospirai, sapevo che era ancora in seconda superiore, anche se entrambi avremmo dovuto essere in quarta. Era stato bocciato due volte mentre io non c’ero.
- Che diavolo combini Sas’ke? Piantala di fare cazzate! O sei davvero il lavativo che tutti dicono?!?- gli avevo detto tempo fa,quando ancora parlavamo.
C’era stato un attimo di silenzio, poi...
- Attento a come parli Naruto, attento davvero-
Mi era sembrato, anche attraverso il telefono,di udire Jax ringhiare.
Scossi di nuovo la testa e quando tornai a guardare i miei amici scheletri mi accorsi che erano svaniti, provai a strizzare gli occhi: niente.
Ci rinunciai e cominciai a discendere la collina…
Dopo qualche centinaio di metri mi accorsi che la suole delle mie scarpe lasciavano piccole conche che l acqua si affrettava a riempire e mi ricordai del fiume; era vicinissimo.
Superai la lieve salita che avevo davanti e lo vidi. Lambiva dolcemente le rive della discesa…era più gonfio di quanto ricordassi,più alto. E se guardavo a destra vedevo un ponticello sconosciuto che si innalzava sopra l'acqua.
Sentii qualcuno trattenere il fiato, poi un forte strillo e improvvisamente mi ritrovai stretto fra le braccia di Sakura, la mia Sakura-chan .
In un primo momento sobbalzai, poi scoppiai a ridere come lei e la strinsi forte anch’io.
Annusai il profumo dei suoi capelli; usava lo stesso shampoo di quando ero partito,sorrisi.
- Oh, Sakura-chan!-
- Naruto-kun! Me lo avevano detto che ti avrei trovato qua!- e improvvisamente si sporse verso di me, baciandomi sulla bocca.
Sollevai la schiena, mettendomi seduto, e le spinsi i capelli sottili dietro le orecchie, poi rimasi immobile a guardarla.
Erano passati due mesi dall’ultima volta che ci eravamo visti e l’abbronzatura che ricordavo avvolgerle il viso era sparita, per lasciare posto al naturale colore della sua pelle.
Abbassò gli di occhi -Naruto-kun, smettila di fissarmi, mi metti in imbarazzo!-
Sorrisi e tornai a baciarla.
Lei si lasciò scivolare dolcemente sull’erba e mi avvolse le braccia intorno al collo.
-Ora sei mio- disse -e non ti lascerò andare via mai più-
- Non me ne vado Sakura-chan ,non ne ho la minima voglia…in particolare adesso!- esclamai,chinandomi di nuovo su di lei.
-Sei bellissima sai?- mormorai,la bocca contro la sua.
Lei annuì alzandosi.
- Dai, vieni qua…- le dissi imitandola, poi le circondai con un braccio le spalle, e attirandola a me le diedi un bacio sulla guancia.
Lei rise, felice, e a sua volta mi passò un braccio attorno alla vita.
Respirai l’aria fresca ma gentile di Stoneygate e comiciai a camminare.

 

Tre ore dopo ero in camera mia, leggendo gli appunti che mi aveva passato la mia ragazza, e scuotevo la testa.
Non centrava nulla con quello che si faceva nella mia scuola! Non che fossero argomenti diversi in realtà, era differente il modo in cui venivano trattati, più superficiale e illogico.
Diritto, ad esempio; che senso aveva passare ben quattro lezioni sull’articolo che spiegava l’importanza del matrimonio e saltare a piè pari quello riguardante la salvaguardia e la sicurezza dei figli all’ interno della famiglia?
Evidentemente qui a Stoneygate usavano la scuola per cercare di inculcare nelle menti della nuova generazione le loro vecchie usanze e convinzioni.
La scelta di come trattare questi due articoli era, ad esempio, solo un modo per dirci ‘sposatevi, sposatevi che così i valori antichi verranno rispettati e la società riuscirà a controllarvi’ e poi lavarsi le mani virtualmente dalla responsabilità dello Stato di dover garantire a ogni persona una famiglia che lo amasse e non lo picchiasse fino a lasciarlo immobile sul pavimento ogni sera.
Cosa che purtroppo accadevano anche in una cittadina piccola e isolata come Stoneygate, o forse soprattutto.
Improvvisamente mi venne in mente Sasuke Uchiha, lui anni prima viveva in una situazione di violenza domestica inimmaginabile, ma era riuscito a cambiare le cose, a aiutare suo padre a smettere di bere e in questo modo a proteggere sia se stesso, sia la madre sia lo stesso padre.
I suoi genitori avevano anche avuto un’altra figlia ultimamente, non che ne sapessi molto.
Sasuke era sparito prima di riuscire a darmi notizie decenti su di lei.
Ora viveva felice e amato, e qualche volta, la sera, quando mi veniva da essere particolarmente crudele attribuivo proprio a questo il suo distacco da me e Sakura; e in quelle notti lo odiavo, e avrei voluto averlo davanti solo per dirglielo.
- Evidentemente tu non sei mai stato davvero mio amico perché gli amici non si sfruttano solo quando se ne ha bisogno stronzo! -
La mattina dopo mi svegliavo e mi dicevo che mi sbagliavo, che Sasuke doveva aver avuto qualche buon motivo per andarsene e che in me non cercava solo qualcuno a cui aggrapparsi momentaneamente, ma qualcuno a cui voler bene sul serio, con il quale essere Amico.
E così era stato a lungo, ed era stato bellissimo... Finché era durato.

 

Improvvisamente avvertii una sensazione strana, come quella che si ha quando si viene osservati, mi girai di scatto guardandomi attorno ma non vidi niente.
Scossi la testa,evidentemente avevo fame…Scesi le scale che mi portavano al piano di sotto e trovai mia madre ai fornelli, la abbracciai da dietro e lei rise.
-Guarda che mi fai bruciare il sugo!-
Poi mi diede una cucchiaiata gentile sulle mani strette davanti al suo bacino.
Io risi e mi lasciai scivolare sul divano.
Papa sbucò dalla porta della sala alle sue spalle e, vedendomi, sorrise: - Come è andata oggi?-
Io gli sorrisi di rimando.
- Sono andato a visitare il cimitero e il fiume...non lo ricordavo così grande -
- Il fiume? - mi interrogò mamma, tornata ai fornelli ora che la discussione si era spostata su un’ argomento che gli premeva di meno.
-Infatti è cresciuto-
-Ho visto che c’è un ponte di legno, da quando è li?-
Nessuno mi rispose, così, dopo qualche istante ripetei.
- Ho visto..-
-Ti abbiamo sentito- mi interruppe mia madre, ma non aggiunse nient’ altro.
-Mamma?- esclamai, cominciando a sentirmi scocciato.
Lei si voltò nervosamente verso di me.
- Sakura non ti ha detto nulla riguardo a quel ponte?-
Io mi sporsi in avanti, incuriosito.
- Perché,cosa doveva dirmi?-
- Niente - rispose papà, anticipando mia madre, che si voltò verso di lui.
- Niente-
Solo a quel punto annuì anche lei, e riprese a concentrarsi sulla cena.
Mi alzai in piedi e mi misi le mani sui fianchi, cosa volevano nascondermi? Perché a quel punto era chiaro che qualcosa c’era.
-Perché non volete dirmelo?- chiesi di nuovo, questa volta a voce più alta.
-Perché non sono fatti nostri, ne tanto meno tuoi.-
Disse papà, con voce severa, poi chiuse la conversazione in modo definitivo.
-E ora va a lavarti la mani, che è pronta la pasta.-

 

Rannuvolato feci come mi aveva detto e quando, dopo essermi sciacquato le mani, sollevai il viso verso lo specchio, flotte di pallidissimi bambini fantasma popolarono il mio bagno e presero a sussurrare tutti insieme parole sconosciute e misteriose.
Li fissai, sorpreso da quel loro discorso incomprensibile.
-Cosa è successo su quel ponte?- mormorai cercando di incrociare lo sguardo di almeno uno di loro per costringerlo a parlare, ma era impossibile, appena cercavo di metterne a fuoco chiaramente uno quello scivolava via, fuori dal mio campo visivo.
Lentamente scomparvero tutti, e quando anche l’ultimo di loro si fu dissolto dal nulla comparve un bimbo magrissimo con pantaloncini corti e un paio di enormi stivali.
Lo fissai negli occhi e lui non distolse lo sguardo, brillava autonomamente di luce chiarissima.
- Luccicaseta, - bisbigliai, riconoscendolo.
Il bambino sorrise.
-Tu puoi dirmelo?-gli chiesi a voce bassa e carica di eccitata aspettativa.
Lui scosse piano la testa, poi mi fece un smorfia vivace e scivolò nel nulla.
L’unica risposta che udii fu quella di mia madre che mi urlò, da dietro la porta.
-Smettila di parlare da solo e vieni a tavola che la pasta si fredda!-

 

Il giorno dopo, ovviamente, appena finì la scuola tornai sul fiume, nello stesso punto in cui ero ieri.
Questa volta osservai meglio il ponte: era sospeso e circa tre metri d’ altezza sul fiume ed era composto da un’unica struttura ad arco che partiva da una riva e arrivava all’altra.
Non c’erano i parapetti e più che un ponte vero sembrava uno di quelli che disegnavo da bambino, con i gradini nelle parti curve e una successione di tavole di legno scuro in quella piatta.
Oggi non c’era il sole sfavillante di ieri, il cielo era terso e pesante, di una tonalità di grigio cupo. Su tutto il fiume c’era una nebbiolina testarda e umida che nemmeno il forte vento che agitava il fiume riusciva a scacciare.
Essa avvolgeva il ponte come una coperta opaca e non mi permetteva di distinguerne chiaramente i bordi, tutto ciò contribuiva a dargli un aspetto vagamente inquietante e pericoloso.
D'altronde era proprio per questo che esercitava su di me una potente attrazione.
Mi chiesi perché fossi così attratto da tutto ciò che costituiva un potenziale pericolo e fui quasi tentato di tornare indietro, poi cominciai a udire qualcosa.
Eccoli, erano i bambini magrissimi dalle facce sporche di fuliggine che lavoravano in miniera.
Mi vennero i brividi sulle braccia, ma mi sentii anche meglio.
La presenza di quei bambini mi confortava: erano la morte, ma erano una morte gentile e amica che non poteva farmi del male e ormai mi ero abituato ad averli intorno.
Gli sorrisi e mormorai qualche parola di saluto ma dopo li ignorai, superandoli diretto verso il ponte.
Stavo immobile davanti a quegli scalini e sentivo il mio cuore battere in fretta, poi posai piano un piede sul primo scalino.
Non successe nulla così, cautamente, ci misi anche il secondo:ancora niente.
Sentendomi quasi deluso salii lentamente anche gli altri e arrivai sul ponte.
Camminavo guardando le assi sotto i miei piedi, evitando quelle che mi sembravano tremolanti o marce, poi mi fermai.
Ero esattamente in mezzo al ponte.
Sentendomi libero e solo lasciai spaziare i pensieri, ripensai a Sakura, a papà che era riuscito a farsi assumere e all’atmosfera di felicità che regnava ora in casa e infine anche a Sasuke.
All’improvviso udii i bambini fantasmi riprendere a parlare tutti insieme e venni riscosso bruscamente dai miei pensieri e costretto a tornare al presente.
Mi voltai a guardarli, sembravano amareggiati e intimoriti, ma non c’è l’avevano con me.
Mi voltai seguendo il loro sguardo e vidi anch’io quello che li indispettiva, o maglio chi.
Era un omone largo e alto,con una pancia spropositata e i capelli ricci imbiancati dall’età scuoteva le braccia e urlava e sembrava avercela con me.
Mi alzai in piedi e cercai di capire perchè urlava e cosa.
Poi, quando fu abbastanza vicino, si fermò per riprendere il fiato ed urlò -Vieni giù da li incosciente!-
- Cosa? -chiesi io, capendo la metà delle parole.
Lui si avvicinò ancora.
-Ti ho detto di scendere da quel ponte! È pericoloso!-
Non mi diede spiegazioni, ma era talmente agitato e su di giri che decisi di dargli retta e scendere dal ponte .
- Fa piano! Piano!- continuò a esclamare lui per tutto il tempo.
Quando fui di fianco a lui mi diede una botta sulla spalla e disse -Ma che diavolo t’è saltato in mente? Non ti rendi conto che potevi cadere e sfracellarti il cervello?-
Quel omone mi parve quasi comico tanto che cercai di tranquillizzarlo.
- Si calmi signore, stia tranquillo, non potrei cadere da un ponte largo tre metri non trova?-
Io cercavo di essere ragionevole e gli sorridevo ma lui si fece solo più rosso in faccia.
-E che non c’è il parapetto non te ne sei reso conto ragazzo?-
-Beh.. si, ma…-
-Mesi fa da questo ponte è caduta una bambina figliolo…non aveva neanche quattro anni. -
I suoi occhi erano molto più severi ora, quasi che mi stesse rimproverando.
Mi sentii uno stupido per aver pensato fosse uno scherzo, chinai la testa.
-Ora me ne vado allora.-
- Ecco, bravo figliolo-
Cominciai ad allontanarmi,poi davanti a me vidi qualcosa che mi indusse a fermarmi e a chiedere
-Come sta la bambina?-
L’uomo mi stava ancora guardando.
- È morta. Non hanno mai ritrovato il suo corpo.-
Ebbi un principio di mancamento, ma mi sforzai di annuire e tornai a voltarmi,la sua risposta non mi aveva sorpreso.
Guardai davanti a me. La bambina avrà avuto sui tre, quattro anni, aveva un folta testa di capelli scuri, leggermente mossi.
Mi sorrise.

 

***

 

Ed ecco il primo capitolo vero e proprio^^
Non lo so, ha qualcosa di un po’ noioso secondo me, forse mi sono dilungata troppo su alcune parti e alla fine non ho fatto concludere poi molto a nessuno! -___-
E poi non c’è Sasuke, ufffaaaa!, ma tra poco lo farò entrare e da allora tutto diventerà più interessante…. ;))
La parte sul diritto però mi piace, cioè, da una parte è inutile, serve solo a fare capire la mentalità un po’ chiusa di certi "villaggi", ma da un’altra parte sono convinta di ciò che dico.
Diritto fatto in certi modi è una materia completamente inutile.
Vorrei solo farlo capire alla mia prof ù___ù, che depressione!
Sarà che devo studiare due capitoli a memoria per domani XD
Molto più interessante vaneggiare qui^^
Scusatemi per il capitolo di transizione quindi, ed ora passo ai ringraziamenti:
La_jappo: Sono contenta che tu abbia deciso di continuare a seguire la fic, e anche che tu non sia scema naturalmente, hihi! In effetti Naruto e Sasuke insieme fanno venire voglia di leggere qualsiasi cosa, anche se in questo chappo Sasu non c’è ù___ù. Ma tornerà presto, più bello che mai °ççç° Un bacio, alla prossima!
Quistis18: Ciao, innanzitutto non ti preoccupare per la tua memoria, parli con una che spesso non riesce a ricordare cosa ha mangiato la sera prima, ed ecco perché i due capitoli di diritto mi spaventano tanto O___O! Quanti complimenti, grazie mille! Mi fa piacere riuscire a trasportarti in un mondo inquietante e contorto, era l’aspetto che volevo rendere nella fic! Un bacio^^
All_apologise: Come mi fai felice, hai compreso in pieno il ruolo di Sakura, il Luccicaseta personale di Sasuke e Naruto! Spero che anche questo capitolo ti piaccia, un bacio XD
Erre: Scusami! Mi sa che come al solito mi sono spiegata male^^ Il lieto fine che ho eliminato è quello del libro vero, perché se no il seguito che volevo fare io non usciva fuori… il finale della mia fic al contrario è ancora "segreto", anche se ti do un indizio: io ADORO i lieto fine, fai tu^^ Spero di averti rassicurata^^ Bacio, alla prossima !
Lella95: Femminuccia?! In realtà pure io se il finale mi emoziona ed è triste non riesco a non versare qualche lacrimuccia, o come minimo a farmi venire gli occhi rossi e lucidi come una che non dorme da mesi e passa le sue nottate a ubriacarsi allegramente^^ Tra l’altro mi sono espressa male, l’happy ending non è detto che non ci sarà (anzi, mi sa che…). Il finale triste che ho aggiunto è quello del libro vero, se no non trovavo modo per far andare avanti la storia. Spero di averti consolata, un bacio!

Volevo ringraziare anche le 29 persone che hanno aggiunto la storia ai preferiti e quelle che hanno aggiunto me come autrice^^, quando e se ne avrete voglia lasciatemi scritto il motivo

Non immaginate quanto mi fate contenta, una cascata di baci a tutti!
_Ala_

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Capitolo 4
*** capitolo 2 ***


riassunto

 

 
KIT'S WILDERNESS
 
Capitolo 2
 
 
Inghilterra, Stoneygate
Ottobre 2003
 
 
 
Era il cambio dell’ora a scuola, mi sporsi sul banco di Sakura per darle un rapido bacio prima che entrasse l’insegnate poi, appena assaggiai le sue labbra, decisi che forse potevamo rischiare e fare diventare quel "rapido" la parola "lungo".
- Allora aveva ragione, ecco il valoroso Uzumaki Naruto di nuovo a Stoneygate!-
A quella frase io e Sakura ci separammo immediatamente, come se le labbra dell’altro fossero diventate di colpo incandescenti e ci guardammo intorno cercando di capire chi aveva parlato, poi lo vidi.
Kabuto se ne stava appoggiato alla porta, sorridendo. Aveva gli stessi capelli bianchi e scialbi che ricordavo, gli stessi occhiale rotondi e lo stesso viso pallido.
- Ciao - fece ironico…aveva addirittura la stessa espressione sarcastica, sempre irritantemente viscida.
-Non sei cambiato… - esclamai con voce incolore, forse un po’ scocciata.
Lui sorrise, - oh, tu si!-
Feci una smorfia irritata, e Sakura alzò la voce - non ti sopporto, vattene-
L’albino la ignorò completamente e, continuando a guardarmi fisso, disse - lui dice che sei lo stesso -
Sbattei le palpebre, sorpreso.
- Lui chi? -
Il ragazzo si limitò a scuotere la testa, sorridendo, poi scivolò fuori dall’aula.
-Lui chi?!?- gli gridai dietro mentre usciva. La mia ragazza mi prese un braccio e io mi voltai a guardarla, frustrato. - Lascialo perdere Naruto. È un’idiota, lo è sempre stato no?-
Annuii lentamente e sospirai -Lo so, me lo ricordo-
Il fatto è che me lo ricordavo davvero. Ricordavo che, quattro anni fa, quando parlava così si riferiva a Sasuke Uchiha.
- Sakura-chan - dissi all’improvviso, la ragazza sollevò la testa dal suo libro e mi guardò.
- Sakura…che fine ha fatto Sasuke? Perché non siamo ancora andati da lui? -
Ora che glielo chiedevo la cosa mi sembrava lampante. Come avevo potuto permettergli di allontanarmi? Ora ero qui, sapevo dove abitava. Perché lo stavo lasciando ancora solo?
Ma gli occhi verde prato di Sakura si incupirono.
- Non ho nessuna voglia di andare a trovarlo, mi ha trattata malissimo, e anche a te! Dopo tutto quello che è successo… è sparito, così!-
Cercai di intervenire ma lei non mi lasciò parlare. La sua voce era lapidaria.
-Io ci ho provato a volergli bene, è stato lui tradire, non noi.-
Rimasi senza fiato dalla durezza delle sue parole, -accettalo Naruto-kun. Te lo ricordi il suo gioco? Il Gioco della Marte? C’è riuscito alla fine, per me Sasuke Uchiha è morto!-
Stettimo a guardarci a lungo, provai a sfiorarla, ma si ritrasse senza dire nulla, alla fine aprii la bocca: -Io non riesco a sotterrarlo così Sakura-chan. In me c’è il suo sangue. Siamo la stessa persona, siamo uniti.-
Lei sollevò il mento, indispettita. - Sono cavolate. Lui, il suo Gioco, tutte le sue storie e i suoi stupidi riti -
Udimmo la campanella suonare e poi i ragazzi cominciarono a entrare nell’aula .
Mi chinai verso di lei e le sussurrai nell’orecchio - no. Io sono morto sul serio, Io non fingevo. E l’Uchiha nemmeno. Li vedo ancora i bambini della miniera. Sakura-chan, la morte non è un gioco, la morte non lo è mai.-
La ragazza si allontanò un po’ da me, socchiuse le labbra e mi guardò con i grandi occhi chiari spalancati. - Mi stai spaventando Naruto -
Scossi la testa. -Non voglio farti paura. Stiamo entrambi benissimo e la morte è lontana Sakura, ma non ho mai inventato nulla, io. -
-Questo lo so - La sua voce era bassissima e spaventata, se fossimo stati all’aperto l’avrei abbracciata, e stretta forte a me, ma qui non potevo.
- Ti ho promesso di proteggerti- disse con un tremito.
Le presi la mano -Ci proteggeremo l’un l’altra allora.-
 
 
Sakura mi stava aspettando al parco, e io, tanto per cambiare, ero in ritardo.
Corsi più veloce che potevo e quando arrivai al muretto dell’appuntamento mi accorsi che lei era già li, seminascosta da un grande albero frondoso. Lo evitai e la raggiunsi.
Lei alzò la testa di scatto, non mi aveva sentito arrivare.
Si alzò in piedi e mi venne incontro, quando mi fu vicino la attirai verso di me e le diedi un bacio,
-Scusami sono in ritardo come al solito!-
Lei scosse la testa e mormorò -Non sei tu a doverti scusare Naruto-kun…-
Mi passai la le mani sulle braccia, cercando di scacciare il freddo che mi era salito davanti al suo tono desolato.
Sakura giocherellò con l’orlo del lungo maglione che indossava sotto il giacchino di jeans e mormorò -devo dirti una cosa. Promettiti non ti arrabbierai però..-
Alzai gli occhi stupito, poi esitante dissi -Non mi arrabbierò, tranquilla. Però ora dimmi, perché comincio a preoccuparmi-
Mi voltò le spalle e cominciò a camminare, la seguii fino al muretto e poi mi sedetti accanto a lei, che si posò il mento sulle mani -Riguarda Sasuke -
Fu una sorpresa, questa non me l’ero proprio aspettata, lei si affrettò ad aggiungere
-Aspetta, ora ti dico tutto, giuro.-
Le posai una mano sulla spalla e si voltò a guardarmi -Dirmi cosa?-
I suoi occhi erano grandi e ansiosi, deglutì -Beh… quando ha smesso di scriverti io già non lo vedevo da un po’… qualche mese direi… pensavo che c’è l’avesse con me all’inizio, poi a tagliato i ponti pure con te e ho capito che non era questo…- Si interruppe un attimo a riprendere fiato, io aspettai, impaziente, che riprendesse.
-Andai a cercarlo, erano secoli che non passavo da casa sua… suo padre non c’era, sua madre mi ha detto che erano giorni che non lo vedeva nemmeno lei. Io mi sono stupita, ho detto che poteva essergli successo qualcosa, di cercarlo no?- Mi guardò e annuii in fretta.
-Ma sua mamma disse che Sasuke lo faceva spesso, di sparire per giorni senza dare notizie e poi tornare all’improvviso. Quando le ho chiesto perché mi ha detto che non ne aveva idea. -
Allie sospirò - L’ho visto due giorni dopo a scuola, gli ho chiesto perché fosse sparito e mi ha detto di farmi gli affari miei, che tanto di lui in realtà non me ne fregava niente e neanche a te. -
Sbarrai gli occhi -Ma…-
-Aspetta- mi fermò Allie, - mica ho finito.
L’Uchiha disse che la cosa era reciproca e che comunque noi eravamo solo dei ‘rompicoglioni’ che non gli servivamo a niente, che a lui non serviva nessuno.-
-E tu ci hai creduto?!? - la interruppi, sbalordito.
Lei mi lanciò un’occhiataccia. - Ovviamente no, ma mi stupì perché erano anni che non diceva più cose del genere. Decisi di dargli una settimana di tempo per chiarirsi le idee e poi, se necessario chiarirgliele io …ma due giorni dopo era il 15 marzo e ovviamente tutto il mio programma saltò in aria.-
Il tono di Sakura, già basso, era diminuito ulteriormente.
-Perché?- gli chiesi, allarmato.
Lei si voltò a guardarmi a bocca aperta, spalancando gli occhi senza parole.
Fui io a scuoterla - Sakura-chan!!!-
Lei non distolse lo sguardo da me e sussurrò –Il 15 Marzo Naruto-kun! N..non ti ricordi?-
-Di cosa stai parlando? Che dovrei ricordarmi?-
La ragazza sembrava orripilata -Ma come, non lo sai?!?-
Stettimo zitti un secondo entrambi, poi feci un gesto scocciato con la testa come a dire -A quanto pare…-
Lei non lo notò neanche perchè all’improvviso esclamò, coprendosi la bocca con le mani -Certo che non lo sai!! Successe quando noi non ci parlavamo, perché tu eri stato con quella ragazza, su a Londra!-
Pensai che potesse avere ragione, mi aveva evitato per mesi…scossi lentamente la testa.
Allie sembrava sconvolta -È morta sua sorella, Naruto-
Rimasi scioccato da quello che disse.
Mi sembrò che si bloccasse il tempo, sbarrai gli occhi e mi si mozzò il respiro.
-Mi manca l’aria- mormorai e dovetti alzarmi in piedi a cercare di riprendere fiato.
Sua sorella, mi ricordavo benissimo di lei, quando ero partito aveva appena un anno e mezzo, ed era la cosa più dolce e carina che avessi mai visto… Sasuke mi parlava spesso di lei al telefono dopo la mia partenza, e Dio, non l’avevo mai sentito così felice. Non sapevo fosse morta.
-Cosa?!?- sbottai.
Sakura annuì.
- Chiyo, sua sorella. Sembra che un pomeriggio fosse fuori con lui…che stessero facendo un giro non lo so, e che Chiyo sia caduta giù da un ponte.-
A quest’ultima notizia il cuore mi si strinse ulteriormente -Da un ponte?- ripetei con un filo di voce, sconvolto.
La mia ragazza si coprì il viso con le mani -Fu terribile, c’era…c’era chi pensava che fosse stato Sasuke. Ricordo che la polizia gli fece un sacco di interrogatori per sapere esattamente quando come e dove successe… La gente fu tremenda, a ogni angolo li sentivi bloccarsi e parlare di ‘quella sventurata bambina ’A nessuno è mai piaciuto Sasuke Uchiha e tutti si ricordavano ancora dell’ ultima volta, quando noi tre eravamo spariti. Tirarono fuori delle cose assurde, Naruto!
Il preside delle medie fu interrogato addirittura sul Gioco della Morte, e disse che fin da piccolo Sasuke Uchiha era stato incline all’ occulto e alla violenza..-
Sakura si asciugò gli occhi con le mani, poi sollevò il viso su di me.
- Al funerale venne tutta la città, dovettero aggiungere un sacco di sedie dietro le panche, in chiesa.
C’ero anch’io, stavo in piedi nei corridoi laterali.
La madre di Chiyo era in prima fila e Fugaku Uchiha, il padre, non c’era, sua moglie disse che stava troppo male per presenziare al funerale di sua figlia.
Sasuke era seduto in ultima fila, da solo. Avevano lasciarono liberi tutti i posti attorno a lui come segno del loro sdegno e gli lanciavano certe occhiate!-.
La voce di Sakura era incoerente fra i singhiozzi. La presi fra le braccia e la strinsi forte, mentre lacrime amare mi scivolavano lungo la pelle fin dentro alla maglietta.
Lei si asciugò ancora gli occhi e continuò.
-Non sollevò il viso nemmeno una volta per tutto il tempo, si vergognava troppo.
Volevo urlare a tutti di smetterla, che erano degli stupidi perché Sasuke amava sua sorella.
Ma sapevo che non sarebbe servito e alla fine ero così piena di rabbia che non riuscivo neanche a parlare.
Mia madre mi teneva per le spalle perché sapeva che non ero tranquilla.
Mi liberai delle sue mani e camminai fino al fondo della chiesa, poi mi sedetti accanto a Sasuke che non sollevò nemmeno lo sguardo.
Io non dissi nulla, e lui nemmeno ma dopo che il prete ebbe cominciato a parlare mi accorsi che, di fianco a me, cercava di trattenere le lacrime. Allora gli presi la mano.
Non mi guardò, ne sembrò reagire in nessun modo, ma dopo poco la strinse forte, e non smise per tutta la durata della cerimonia. Alla fine mi faceva quasi male.
Quando presero la bara per portarla fuori cominciò a piangere più forte, stavo per dirgli qualcosa quando si alzò all’ improvviso e scappò fuori dalla chiesa.
Mia madre mi tirò un ceffone dopo. -
Sakura sospirò.
- Non capiva niente neanche lei.
La sera dopo nella casella delle lettere c’era una strana busta marrone con su scritto il mio nome.
La aprii, era dell’Uchiha. C’erano due fogli dentro, in uno c’era solo un disegno di me, ero vestita come il giorno in cui vi recuperai da quella miniera, solo che portavo un paio di enormi stivaloni e un paio di calzoncini -
- Luccicaseta!- esclamai.
- Già. Luccicaseta - disse lei - strano che nel secondo ci fosse una scritta spigolosa, e a penna, non col carbone, e diceva: ‘Lasciami in pace Sakura ’. Cercai di parlarci ugualmente in seguito, ma lui mi insultò sempre, e arrivò pure a minacciarmi di farmi del male. A quel punto smisi-
Alla fine la ragazza tacque, stancamente mi guardò negli occhi.
-Avrei dovuto impedirgli di allontanarmi.-
Le carezzai la testa, sospirai - tu non hai niente da rimproverarti, hai fatto tutto quello che potevi, tutto Sakura-chan.-
Guardai davanti a me.
-Ero io che non c’ero-
Sakura mi si accucciò davanti, posandomi le mani sulle ginocchia e guardandomi negli occhi
-Ma ora ci sei.-
Chiusi gli occhi, allungandomi all’indietro sul muretto. Con il viso rivolto al cielo mormorai
-Ora? A cosa servo ora? Quando sua sorella è morta, quando lo hanno accusato di omicidio… allora dovevo esserci!-
-Naruto…- la voce di Sakura mi fece aprire gli occhi e sollevarmi di colpo, aveva una fortissima nota di morte.
- Naruto… sua madre ieri sera si è uccisa-
Di nuovo avvertii quel fortissimo colpo al cuore. -S..Si è suicidata??-
-Si -. La ragazza sospirò di nuovo e strinse i denti - si è buttata dallo stesso ponte da cui è caduta la sua bambina. Il suo funerale è fra tre giorni, martedì.-
-Sakura-chan!! Perchè non me lo hai detto prima?!?-
Scosse la testa -Non lo so…forse volevo…io proprio non lo so!-
La morte della Signora Uchiha mi colse impreparato almeno quanto quella di sua figlia. Se ripensavo che qualche giorno fa io ero su quel ponte…dov’era morta anche Chiyo…
All’improvviso mi venne in mente una cosa.
-Sakura!- Esclamai all’ improvviso. -Quella bambina, la sorella di Uchiha! Io la vedo!-
La ragazza mi guardò in modo strano, senza nemmeno un mezzo sorriso.
- Mi prendi in giro?-
Scossi testa. -No, che dici?-
Sakura si prese la testa fra le mani -Tu vedi Chiyo? - Annuii. -Si. -
-Mi sembra così strano…mamma mia, certe volte mi fai paura.-
-Non dovrebbe- ribattei. -Loro non vogliono farmi del male. Sono legati a questo posto, a Stoneygate.-
-Forse sono un po’ invidiosa di non vederli anche io- La presi fra le mie braccia e scelsi di essere sincero -Credo che lo sarei anch’io se fossi al suo posto. -
Lei mi diede un buffetto sulla testa, azzardando un sorriso.
- Credo che dipenda dal fatto che tu sia troppo sicura e decisa per vederli. Troppo concreta… Ricordi, fingesti anche al Gioco della Morte, quando io morii.-
-È vero. Si, questo è vero…-
-Forse io sono più…boh-
-Influenzabile?-
-Si…e poi io ci credo. Io ci credo.-

 

 
 
 
***

 

 
 
 
Ho già scritto questo capitolo quindi non ha senso non pubblicarlo subito, anche per rimediare al disastro della scorsa volta!
Come prevedevo lo scorso capitolo non ha riscosso un grande successo, mi dispiace e spero che da questo la storia cominci a piacere nuovamente^^
Anche perché se no già so che mi deprimerò un sacco -____-
Che dire, finalmente si scopre cosa è successo a Sasuke in questi anni, o per lo meno, si scopre qualcosa, ma non il perché si sia allontanato da Naruto e Sakura… anche se presto verrà fuori!
Eh già, se non incasino un po’ i personaggi non mi diverto io…XD Sarò particolarmente sadica? ^^
Lo so che la storia della sorellina ci azzecca poco con il clan Uchiha, ma nel libro originale è citata.. all’inizio volevo metterci Itachi, ma un fratello maggiore avrebbe sconquassato tutto, allora avevo pensato di rimpicciolirlo ma… boh, non mi quadrava. Così ho inventato un nuovo personaggio e punto. Non che sia particolarmente importante comunque, è solo un personaggio di contorno.
Ah, dal prossimo capitolo tornerà fuori Sasuke, io sinceramente non vedevo l’ora *___*
Un bacio!

 

Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e a quelli che mi lasceranno un commentino, un grazie speciale a all-apologise (mi hai rincuorata tantissimo, presto Sasuke tornerà fuori non temere!) e a Quistis18 (grazie mille per i complimenti, e ci hai azzeccato in pieno con l’intuizione che era la sorella, ma come hai fatto? O__O, Chiyo aveva tre e mezzo e dato che Naru sta via circa due anni e lei già ne aveva uno e passa.. bacioni!) che mi sono state fedeli anche nella pappardella del capitolo precedente.

 

_Ala_

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 3 ***


riassunto
KIT’S WILDERNESS
 
CAPITOLO 3
 
 
Inghilterra, Stoneygate
Ottobre 2003
 
Era una serata fredda e nebbiosa, tipica di Stoneygate.
Era la classica notte in cui i lupi ululano e gli uomini tremano se sentono un suono di passi sconosciuti alle spalle…la serata giusta.
Non senza esitazione indirizzai il mio cammino verso la periferia, verso il fiume.
Stavo andando a cercare Sasuke Uchiha naturalmente.
L’idea mi era venuta ieri, quando avevo notato che il ragazzo non era a scuola.
Seguii la strada d’asfalto fin dove potei, poi dovetti scendere nella polvere e nella terra che costituiva buona parte delle strade nella periferia della città.
La casa degli Uchiha stava nella via più dissestata del paese, l’ultima prima della distesa di colline e prati che separava la zona abitata dal fiume.
Era un viottolo cieco ancora più misero e lercio di quanto ricordassi, la strada sterrata era piena di buche e avvallamenti e al centro c’erano ben vivide le tracce dei pneumatici di un’automobile.
La vidi pochi metri più in la, immobile da chissà quanti giorni, coperta di cenere e polvere e con le gomme a terra, probabilmente era stata rubata e nascosta (o meglio dire abbandonata) nel vicolo in attesa che smettesse di scottare.
La casa di Sasuke era in fondo, l’ultima di una fila di case di minatori molto mal ridotte.
Varcai il cancello basso in ferro annerito e raggiunsi la veranda, i gradini rimasti ancora al loro posto cigolarono sotto il mio peso, con un’esitazione mi fermai sul pianerottolo e guardai sopra di me. Il pergolato dava l’impressione di stare per crollarmi sulla testa. Ripensandoci tutto l’edificio mi dava questa forte impressione... Ottimo.
Feci per suonare al campanello quando mi resi conto che non c’era. L’antiporta era priva di tendina (sembrava essere stata strappata via) e il vetro era crepato in più punti. Sbirciai all’interno ma non vidi nulla:la porta in legno un tempo bianco era scrostata e bucata in più punti, ma chiusa.
Bussai esitante contro il vetro, ma nessuno rispose. Feci un respiro profondo e ci riprovai.
-Cosa credi di fare?!?- esclamò qualcuno, comparso improvvisamente sulla veranda della casa a fianco di quella degli Uchiha.
-Buonasera, sa se in casa c’è qualcuno?- chiesi, cercando di impressionare favorevolmente la vecchia signora.
Fallii, si ritrasse tutta impettita e incrociando le braccia al petto replicò, sdegnata -No. Non mi impiccio negli affari degli altri, io-
-Va bene, grazie lo stesso-
Cercai di ignorare il suo sguardo di rimprovero e ripresi a bussare sul vetro.
Alla fine la vecchia si arrese.
-Chi cerchi?- mi chiese, poi aggiunse in fretta, senza darmi neanche il tempo di rispondere
-Anzi non dirmelo, non mi interessa. Tanto non c’è nessuno dei due degli Uchiha rimasti-
Mi sentii prendere da un briciolo di sconforto - sa dove sono?-
- No. Non mi impiccio degli affari degli altri, io -
-Naturalmente…- Replicai sarcastico, e mi diressi sconsolato verso il fiume.
Sapevo che probabilmente Sasuke e suo padre erano da qualche parte a pensare alla signora Uchiha e struggersi sul motivo del suo gesto, ma una piccola parte di me si ricordava di tutte la volte che avevo visto la sagoma di Sasuke allontanarsi lungo l’argine del fiume per poi sparire nella nebbia, e sperava di vederla ancora.
Quando arrivai circa a metà strada mi guardai intorno e non vidi nulla tranne nebbia folta e piena. L’umidità mi penetrava nelle ossa, mi sentii avvolgere da brivido di freddo e paura e pensai che ero stato un folle a addentrarmi qui dentro da solo.
Il posto era spettrale e seriamente pericoloso, mi diedi più volte dell’ incosciente e pensai chi diavolo me l’aveva fatto fare di venire a cercare un ragazzo qui dentro. Un ragazzo che con me si era comportato malissimo tra l’altro.
Ma era Sasuke quel ragazzo, era metà di me . Era mio Amico, gli volevo bene.
E poteva anche non capirlo o volerlo ammettere ma aveva bisogno di me, specialmente adesso.
Sputai a terra e ripresi il mio cammino verso il fiume, lasciandomi guidare dai sensi e dall’istinto più che dal cervello o il mio senso dell’orientamento. Anche perché con tutta quella nebbia non è che me ne fosse rimasto tanto.
Sentii un leggero rumore dritto davanti a me e mi bloccai, paralizzato. Cos’era? O chi era?
Oh Dio ma cosa mi era venuto in mente?!? Sasuke non era qui, la mia era una ricerca inutile e stupida che mi avrebbe dato solo guai lo sapevo…
Rimasi in ascolto, poi capii e sospirai di sollievo, mentre sentivo gocce di sudore gelido scivolarmi sulla schiena -è il fiume, è solo il fiume idiota- mi dissi più volte.
-Sei perfettamente al sicuro- mi ripetei prendendo dei lunghi silenziosi respiri.
Nonostante cercassi di esercitare su di me opere di convincimento non riuscivo a calmarmi.
Pieno di tensione, con il cuore a mille e i nervi fior di pelle arrivai al fiume.
Sull’acqua la nebbia si diradava leggermente, e riuscivo a riconoscere, neanche quaranta metri più a est, il ponte dalla quale si era gettata la signora Uchiha ed era caduta Chiyo.
Mi avvicinai con le ginocchia tremanti e il fiato corto ad esso.
Nonostante tutto quello che sapevo sul suo conto non mi spaventava, anzi era quasi rassicurante, come un riferimento, un punto fermo. Un po’ come i bambini scheletrici delle miniere.
Guardai davanti a me e li vidi, stavano sospesi a poche decine di centimetri sull’acqua, immobili e silenziosi, e sembravano essere stati evocati direttamente dai miei pensieri.
All’inizio non guardavano me, mi davano le spalle e i loro sguardi puntavano tutti verso il
ponte, poi, lentamente e solennemente uno dopo l ‘altro si girarono tutti e mi guardarono fisso.
Non era come al solito, non cercavano di fuggire verso il margine del mio sguardo.
Lo reggevano, anche se pieni di esitazione e disagio.
Poi sentii un basso e incomprensibile sussurro e con uno scattò alzai lo sguardo oltre a loro, diritto sul ponte.
Sasuke Uchiha era acquattato nell’ombra.
Lentamente, con un unico movimento, si sollevò fino a trovarsi diritto, in piedi.
I bambini scheletrici si tolsero in fretta dal fiume e bisbigliando concitati si ammucchiarono sulla riva del fiume e si accucciarono, accalcati l’uno sull’altro, cercando di nascondersi nell’erba e contemporaneamente di riuscire a vederci entrambi. Io li seguii con la coda dell’occhio, poi riportai il mio sguardo su Sasuke, che non aveva distolto il suo da me per nemmeno un istante.
Ci guardammo in silenzio per qualche minuto.
Provavo dentro di me un intricato miscuglio di emozioni che non riuscivo a sbrogliare. Dio, era cresciuto.
Mi mossi e aprii la bocca per dire qualcosa, ma lui mi precedette.
- Naruto. - La sua voce si era fatta ancora più bassa dall’ultima volta che l’aveva sentita, era molto profonda, quasi selvaggia, ma conteneva ancora quella nota morbida e suadente che quando ero piccolo mi ammaliava, non che ora fosse diverso.
-Se ora mi lanciassi entreresti nel fiume per salvarmi?- mormorò nella notte.
La sua domanda mi parve strana, ma cercai di non darlo a vedere, d’altronde mi aspettavo…in realtà non so cosa mi aspettavo.
Risposi in modo sincero, senza starci a pensare, mi premevano molto di più le mie domande ora…soprattutto rispetto a quelle stupide e inutili come questa.. -Si-
L’Uchiha scosse piano la testa e fece una bassa risata amara, poi corrugò le sopracciglia e disse, in tono d’accusa -Speravo che saresti stato sincero…-
Non mi diede il tempo di controbattere. Non mi diede nemmeno il tempo di pensare a una risposta, o al significati di tutto, mi colse completamente alla sprovvista: Sasuke Uchiha fece un passo avanti, nel vuoto, e cadde con un tonfo sordo nel fiume.
La scena si svolse come a rallentatore, eppure fu tutto mostruosamente rapido.
- Sasuke!!- urlai nell’istante in cui il suo corpo toccò l’acqua e io ritrovai la voce, poi seguendo il mio primissimo istinto mi strappai la giacca di dosso e corsi anch’io dentro l’acqua.
***
 
 
Lo so, sto aggiornando incredibilmente veloce ultimamente, ma non vi abituate troppo.
E’ che questa storia mi prende.
Poi da adesso c’è Sasuke, e tutto si fa più interessante^^
Presto anche la parte yaoi salterà fuori…
L'unica cosa è che questo capitolo è esageratamente corto... mi spiace, accontentatevi XD
 
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la fic ai preferiti o che hanno letto.
Un grazie speciale soprattutto a all_apologise (quanta carica, grazie! Non diventerà proprio un triangolo, più una specie di…boh, una cosa strana. Leggere per scoprire! Bacio) e Quistis18 (Grazie mille! In realtà diventerà si yaoi ma Sakura non sarà proprio abbandonata, non aggiungo altro perché se no rovino la sorpresa, un bacio!) che mi hanno lasciato un apprezzatissimo commento!
 
Un abbraccio…^^
_Ala_

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 4 ***


riassunto

KIT’S WILDERNESS

 

CAPITOLO 4

 

“Ho messo via un pò di legnate
i segni quelli non si può,
che non è il male ne la botta
ma purtroppo il livido.
Ho messo via un bel pò di foto
che prenderanno polvere,
sia su rimorsi che rimpianti
che rancori e sui perché.”

       Ligabue

       

Inghilterra, Stoneygate

Ottobre 2003

 

 

-Sasuke!!- continuai a chiamare mentre sentivo l’acqua gelida salirmi rapidamente oltre le ginocchia, all’improvviso mi mancò il terreno sotto i piedi e persi l’equilibrio.

Con un tonfo pesante e rumoroso caddi in avanti finendo dritto dritto nell’acqua.

Terrorizzato riemersi in un uragano di gocce gelide e annaspai per ritrovare aria e un appoggio solido.

Inutilmente scalciai forte con i piedi, sentivo alghe viscide sfiorarmi le caviglie e poi urtai con un piede una roccia, mi scappò un urlo di dolore e persi nuovamente la presa bevendo anche, inavvertitamente, dell’acqua.

Sputacchiando e tossendo cercai di ignorare il dolore e intanto di guardarmi intorno per trovare Sasuke. Ero preso dal panico e sull’orlo di una crisi di nervi ma dovevo individuarlo!

Annaspai selvaggiamente e poi  lo vidi  riemergere improvvisamente qualche metro più in là.

Scosse la testa e i lunghi capelli scuri gli si appiccicarono al viso.

Si muoveva convulsamente e così facendo continuava ad andare a fondo e tornare in superficie, riuscii a vederlo in viso, sembrava terrorizzato, ma oltre a questo riuscii a leggere il contrasto che lo tormentava.

Voleva morire, ma non aveva il coraggio di lasciarsi andare a fondo.

Quando mi vide girò il viso dall’alta parte, disperato e confuso.

Io ero completamente fuori di me, avevo un freddo assurdo e la sensazione di panico che da sempre mi assaliva quando non riuscivo a scorgere il fondo.

Ero immerso in acque nere e sconosciute e non avevo la minima idea di cosa vivesse là sotto.

Volevo soltanto prendere l’Uchiha e uscire da lì, colto da una agitazione che non mi permetteva nemmeno di nuotare come si deve lo raggiunsi il più velocemente possibile e cercai di afferrarlo.

Lui non voleva saperne, era più terrorizzato di me e non sapeva nemmeno nuotare, ma non voleva uscire dall’acqua, avrebbe significato ammettere di essere vivo.

Inoltre sentivo la corrente trascinarci debolmente verso ovest.

Afferrai Sasuke per la felpa e lo tirai verso di me. Lui si voltò a guardarmi sconvolto e continuò a divincolarsi per fuggire alla mia stretta e ricadere nella sua impossibile contraddizione.

-Smettila idiota!- gridai fuori di me continuando a strattonarlo.

-Lasciami Naruto! Lasciami…-

Ignorando i suoi tentativi frenetici di liberarsi lo trascinai verso riva e, anche quando avemmo entrambi un appoggio solido sotto i piedi non lo lasciai andare, avevo paura che tornasse nel fiume.

Quando fummo praticamente fuori dall’acqua mi resi conto che era del tutto inutile stringerlo così forte, era lui ad aggrapparsi a me ora.

Mi lasciai cadere sul terreno asciutto stremato e tremante e trascinai Sasuke con me.

Ero arrabbiatissimo con lui, lo spinsi via e, steso di schiena sull’erba ormai umida, appoggiai la testa all’indietro cercando di riprendere fiato.

Volevo abbandonarlo lì, lasciarlo al suo diavolo di destino…

Sasuke Uchiha si raccolse in posizione fetale esattamente nel punto in cui era caduto e cominciò a piangere in modo disperato e straziante, mi bloccai raggelato da quel suono e mi voltai a guardarlo. Indossava dei vestiti vecchi e bucati: felpa col cappuccio, jeans strappati e anfibi, tutto completamente nero. Le sue spalle sussultavano mentre singhiozzava ma il suo pianto si era fatto immediatamente silenzioso.

Sospirai e mi sollevai prima sui gomiti e poi in ginocchio.

- Sasu.. - mormorai, scuotendo la testa e posandogli una mano su un fianco.

Lui rispose immediatamente al mio tocco e si sollevò. Mi guardò mezzo secondo in faccia senza smettere di piangere, poi mi si gettò praticamente addosso e mi abbracciò forte.

Sollevai il viso a guardare il cielo e fui quasi abbagliato dalla perfezione del firmamento.

Strinsi Sasuke più forte che potei e lui continuò a singhiozzare, aggrappato a me.

Gli carezzai la testa e appoggiai la mia alla sua -Va tutto bene, è tutto finito-

Era completamente abbandonato addosso a me e credo che se non l’avessi sorretto non sarebbe nemmeno riuscito a stare dritto. Sentii le sue dita stringersi sulla mia schiena, e afferrare il tessuto del mio maglione pesante.

Scosse la testa.

 - Non è finito niente - mormorò con un lamento, - doveva finire ma non è finito niente! Niente…!- Gli passai la mano sulla schiena e continuai a tenerlo su con l’altra.

-Ma ora ci sono io, Sasuke.-

Sentii che cominciava a reagire e a smettere di piangere.

 -Tu non puoi fare niente-

Lo staccai da me e lo tenni ben stretto con le mani sulle spalle, poi lo guardai dritto in viso

-Basta dire ‘niente’ dai.-

Lui la prese come una critica e parve incassare la testa nelle spalle.

Cercai di sorridere anche se ancora non sapevo cosa dirgli, eravamo in ginocchio uno davanti all’altro, - forza, devi riprenderti, è ora di rientrare-

Scosse la testa, poi indietreggiò un po’ e barcollando si alzò in piedi. Si mise le mani nelle tasche e mi guardò.

 - Se devi andare vai, non ho bisogno di te. Non ho bisogno proprio di nessuno, mai. Io rimango fuori questa notte.-

Mi alzai e lo fronteggiai.

-Ma non dire assurdità. Sei fradicio, ti prendi la broncopolmonite se stai qua fuori-

Fece un mezzo sorriso e fece ironico, -al massimo un’altra bronchite-

Lo fissai scioccato. Il Sasuke Uchiha che avevo davanti aveva diciotto anni e non più tredici, si era fatto crescere i capelli fino a sotto le scapole ed era ancora più alto e affascinante di prima, ma era sempre lo stesso.

- Sasuke devi tornare a casa e dico sul serio, qua fuori fradicio e in felpa ti ammali di certo-

-Non sarà la prima notte che passo all’aperto. -

Replicò lui. Poi distolse la sua attenzione da me e prese a giocherellare con la punta di un anfibio sull’erba. 

Cominciavo a perdere la pazienza, ma perchè era così?!

- Uchiha…perché ti sei buttato giù da quel ponte?- chiesi a bruciapelo, guardandolo fisso.

Lui sussultò ma non si azzardò ad alzare lo sguardo. Continuò a spostare un legnetto col piede e scosse le spalle. -Sasuke!- insistetti.

Lui parve vagamente irritato dal mio perseverare con quel argomento.  

 Tentò un vago ghigno, - per vedere se mentivi o eri onesto. -

-Non fare l’idiota. Dico sul serio. - Lo rimproverai io.

-Anche io. - Replicò a denti stretti.

Lo guardai malissimo. Era immobile nella stessa posizione di prima, solo che aveva smesso di muovere l’erba col piede.

 - Perché tua madre si è uccisa?-

La sua voce si abbassò e ringhiò aggressivo ma questa volta rispose subito, - perché non lo chiedi a lei?-

- Perché non ne ho la possibilità, - dissi semplicemente, voleva spaventarmi, ma di certo non ci sarebbe riuscito.

- E’ per tua sorella?

Sasuke rimase fermo un istante , i capelli fradici gli coprivano il viso. Aspettò un po’, poi annuì, - ma non solo per lei-

-E per cos’altro?-

-Chiedilo a lei!-

Feci per aprire bocca ma mi anticipò: - come cazzo dovrei fare a saperlo?-

Tacqui cercando di riordinare le idee, poi ripresi su un altro fronte, - e se io avessi mentito?-

Sasuke scosse la testa.

 -Sapevo che non mentivi.-
-Non dire palle- 

Era irritato adesso, avrebbe avuto voglia di strozzarmi, lo sapevo. Ma mi rispose lo stesso perché, in fondo, quelle cose voleva farmele sapere.

-Speravo che mentissi, lo volevo. Nessuno avrebbe più trovato il mio corpo. Sarei diventato uno di loro, come Chiyo. -

- E perché vuoi diventare uno di loro? - Questa volta era più stanca la mia voce, suonava demoralizzata.

Quando lui rispose il suo tono era così basso che quasi non distinsi le parole dal profondo mormorio di fondo.

Era un cupo e esitante filo di voce -Perché…sono solo ora…e non ne ho più voglia..-

Spontaneamente lo presi per un braccio, - non è vero.-

Gli tremò il labbro inferiore, ma non per il dispetto, quanto per l’ avvicinarsi delle lacrime.

Sempre a occhi bassi annuì.

-Ci sono io. - Gli dissi.

-Tu non c’eri- ribadì, poi aggiunse rapidamente, per giustificarmi, - ma non volevo che ci fossi, che capissi…-

-Capissi cosa?!?-  

Non rispose.

Io lo strinsi più forte -C’era Sakura. -
l’Uchiha scosse di nuovo le testa.

 -Non vi volevo, a voi due-

Il mio ‘perché?’ venne ignorato, così mi spinsi oltre.

-C’era tuo padre Sasuke…-

Lui rimase immobile, impassibile -Oh Naruto… non dire cazzate.-

-Non sono cazzate. Lui c’era.-

Cercai di guardarlo negli occhi, ma lui li teneva inchiodati alla terra.

-Chi ti da il permesso di parlarmi così?- mi apostrofò.

-Sono mesi che non ci vediamo, praticamente non mi conosci nemmeno più! - Aggiunse in un altro inutile tentativo di allontanarmi.

-Io e te siamo uguali- dissi scuotendo la testa, -non mi dire che non te lo ricordi.-

-Era la solita stupidata. Come facevo a crederci? Uguali…mai, io e te?… sono sempre stato da solo…-

-Basta compiangerti adesso. Ti ho già detto che io c’ero. E c’era Sakura. E c’era tuo padre. Ci  sarebbe anche adesso se tu glie lo permettessi. Ne sono sicuro.-

Sasuke non reagiva assolutamente a quello che cercavo di dirgli, ma doveva capirlo.

 -Perchè non gli dai spazio nella tua vita? Non gli permetti di darti niente?-

A queste mie parole il ragazzo si liberò con uno strattone della mia mano, e mi rivolse uno sguardo torvo e cupo. Con uno scatto si sollevò la felpa oltre l’ombelico.

-Guarda cosa mi da! -

Mi urlò con voce irata guardandomi fisso. Io non guardavo il suo viso.

Sul ventre, verso sinistra aveva un livido nero lungo più di dieci centimetri che poi si schiariva fino a intensificarsi nuovamente appena sopra l’ombelico, sugli addominali. Lasciò cadere l’orlo della felpa e si scostò i lunghi capelli dal collo, poi si abbassò la felpa e la maglia mostrandomi la clavicola, dove si allargava un terzo grosso livido delle dimensioni di un pugno i cui bordi giallognoli degradavano fino al viola scuro centrale.

Sentii la mia bocca spalancarsi per lo stupore misto all’orrore e alla compassione, sollevai gli occhi fino a raggiungere i suoi.

Sasuke tremava, e respirava in fretta, affannato e nervoso.

-Gli altri te li risparmio…- mormorò, per la prima volta nella sua vita totalmente privo di sarcasmo o rancore, poi non riuscì a reggere il  mio sguardo carico di comprensione e affetto e scappò via.

Non arrivò lontano, si fermò davanti al ponte e si appoggiò al paletto di legno che dava sulle scale.

Lentamente, camminando piano, lo raggiunsi.
Mi dava la schiena e nell’ansia della mia reazione e nella agitazione per quanto aveva appena fatto le sue ampie spalle si sollevavano e riabbassavano rapide mentre cercava di riprendere fiato.

-Mi dispiace.- Gli dissi -Non immaginavo…Sasu…-

Lui si lasciò scivolare sul secondo gradino e appoggiati i gomiti sulle ginocchia seppellì il viso fra le mani.

Badando a non fare rumore mi sedetti accanto e lui, e gli posai una mano sulle spalla.

Lentamente, senza cambiare nulla nella sua posa, si appoggiò a me. Gli passai un bracco intorno alle spalle e misi la testa contro la sua.

Restammo fermi a lungo.

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Un altro capitolo postato veloce veloce!

Sono quasi fiera di me^^

In realtà è che in questo periodo la scuola mi da tregua, e quindi posso dedicarmi alle cose che mi interessano sul serio *____*

E si, non è la scuola XD

 

Ringrazio tantissimo chi commenta e chi ha aggiunto la storia tra i preferiti, e anche chi legge e basta!

 

Un abbraccio a:

 

Quistis18: Ah ah, si in effetti povero Sasuke, non ha le rotelle tutte a posto! Ma dopo quello che ha passato, qualche salto dal ponte va scusato, dai! XD Un bacio! Presto arriveranno le risposte, si spera^^

 

Soul: Grazie mille per il tuo commento, mi fa piacere che tu sia diventata una spugna per la mia fic^^ Il libro te le consiglio proprio, è molto bello. Un bacio!

 

Erre: Non ti preoccupare, non importa se non recensisci sempre se poi mi fai un commento come questo! Mi basta “lettrice accanita”! In effetti Sasuke non è il solito personaggio maturo e responsabile a cui tocca accudire un Naruto scapestrato, anzi, si può dire che è quasi il contrario! Grazie mille sia per i complimenti che per avermi detto del “sì”, in effetti forse lo sapevo, ma non ci facevo proprio caso e invece mi piace usare un italiano corretto! Possibilmente almeno^^ un bacio!

 

_Ala_

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 5 ***


riassunto

KIT’S WILDERNESS

CAPITOLO 5

 

"Il patto è stringerci di più
prima di perderci.
Forse ci sentono lassù.
E’ un pò come sputare via il veleno.
Urlando contro il cielo."

Ligabue


 

Inghilterra, Stoneygate
Ottobre 2003

 

Io e Sasuke passammo a recuperare la mia giacca, poi la infilai, tremante di freddo.
Dopo un attimo di esitazione avevamo preso a vagare per la distesa deserta di colline e prati. Era lui a decidere dove andare, e forse non se ne rendeva conto, ma si stava spingendo verso Solleygate.
Il clima sceso era strano, le nostre voci si mantenevano basse, sussurri carichi di fiducia e sincerità, e gli sguardi che ci lanciavamo e le frequenti tranquille pause sottolineavano l’armonia che c’era fra noi.
Sapevo che il fatto che si aprisse così solo con me era importante. Era evidentemente a suo agio, anche se stavamo parlando di cose davvero pesanti che riguardavano solo lui.
- Da quanto tempo ha ripreso a picchiarti? - Gli chiesi a un certo punto, senza guardarlo.
Lui scosse le spalle, - che importanza ha? -
Voltai il viso verso di lui.
- Prima che tu smettessi di scrivermi? -
Volevo capire se avevo finalmente trovato la causa di quel cambiamento.
L’Uchiha sollevò gli occhi al cielo, - poco dopo la tua partenza per Londra ripresero i casini. Ma in realtà per me stava andando ancora bene… non mi rendevo conto che era solo l’anticamera di quello che mi avrebbe aspettato da lì a un anno. So che avrei dovuto capirlo. Diavolo, lo conosco! -
Sospirò, - invece pensavo che era normale bere qualcosa ogni tanto, o pestarmi se era arrabbiato. Specialmente perché la maggior parte delle volte me lo meritavo…-
-Guarda che non si meritano mai, le botte-
-Se, se..peace&love giusto? -
Si strofinò gli occhi.
- Lascia perdere, mi comporto da idiota e combino solo casini. Se prendo qualche calcio non mi può far male. -
- Non ci credo che ragioni in questo modo. Se la pensassi così non saresti salito su quel ponte questa notte…-
Sasuke mi fulminò con lo sguardo.
- Senti, non sto sparando cazzate va bene? -
- Non è questo che ho detto, - risposi - comunque parlavi al passato?-
- Nel senso che poi qualche birra dopo cena è tornata a essere la sbornia che dura dalle 10 del mattino a notte, e allora anche tutto il resto torna uguale…-
Uguale per Sasuke era venire picchiato tanto da cadere a terra e perdere i sensi, essere più di là che di qua, venire definito ‘perdente’,’fallito senza speranza’ e ‘disastro’. Sentirsi dire che sarebbe stato meglio se morisse, o che non fosse mai nato.
Ancora non mi capacitavo di quello che gli succedeva, non potevo credere che suo padre lo odiasse tanto, che lo considerasse così poco. Eppure io lo avevo visto disperarsi quando lo credeva morto, quattro anni fa. Credevo che allora avesse capito quanto suo figlio fosse importante per lui…
Stettimo in silenzio per qualche minuto e poi sussurrò ancora qualche cosa sul fatto che se dovevo tornare a casa per lui non c’erano problemi.
-Senti… stavo pensando che non puoi rimanere qui da solo questa notte, Sasuke.-
Grugnì, poi fece una mezza risata, - cos’è? Hai paura che torni al fiume?-
Ci rimasi di stucco.
- Ma no! - esclamai, - è che non mi va di lasciarti qua fuori!-
Il suo sguardo si oscurò, chinò il viso e mi guardò con occhi torvi.
- Ti ho già detto che a casa non ci torno. -
- Ma tuo padre potrebbe non esserci, - sussurrai.
Il ragazzo si infilò le mani in tasca.
- Beh, non puoi saperlo. E se è per questo non è detto che se mi vede mi pesta di nuovo. Non è che lo fa in tutti i momenti! - Il suo sguardo era crudo.
-Ma come fai a non capirmi, Naruto? Io non ci voglio ritornare in quel posto. E poi devo ancora mangiare…Sai cosa faccio adesso?- mi disse, con un accenno di rassegnazione nella voce, -vado a Solleygate e cerco un posto in cui mangiare. E qualcuno con cui dormire di certo lo trovo. Lo trovo sempre. -
Le sue parole mi tranquillizzarono un po’. Gli sorrisi.
-Allora hai qualche amico a Solleygate!-
Si grattò una spalla e non mi rispose.
-Ma bravo!- esclamai scherzando -Mi hai rimpiazzato!-
-Non sono proprio amici. Però sono felici se resto da loro. -
Il suo tono era uno di quelli che chiude il discorso.
Il silenzio che seguì non era rilassato e complice come prima, un po’ mi spaventava.
Per un secondo restai a corto di argomenti - Emh… -
Sasuke al contrario di me non sembrava a disagio, non cercò in nessun modo di trovare qualcosa da dire ma si portò alla bocca una mano e si mordicchiò un’unghia, poi, sempre con estrema non curanza mi disse.
-Come al solito tu sai tutto della mia vita e io niente della tua. -
Mi sorprese, ma infondo mi aspettavo che avrebbe cambiato il discorso, ora che lo aveva concluso. - Emh…non lo so, tutto bene credo. Mio padre aveva perso il lavoro…-
- Si, lo avevo sentito. Mi dispiace…tua madre non lavora no? -
- No, ma papà ne ha trovato un altro. Non rende quanto il primo ma sembra piacergli di più.
E poi non ha più la retta della mia scuola da pagare. -
Il mio amico diede un calcio a un sasso. Lo osservò rotolare lungo il leggero pendio e poi fermarsi contro un ramo secco che stava a terra. Si fermò anche lui.
-Immagino sia brutto tornare qui dopo Londra. Chissà che merda-
Mi voltai a guardarlo, poi tornai indietro e mi fermai accanto a lui.
- Che merda? In che senso?-
Sasuke scosse la testa, - la scuola qui è una merda. Ed è facile. Cioè per te lo è. Là avevi tutti voti alti e poi c’erano tutti i laboratori e cose simili…-
- I miei studi possono continuare anche qua. Basta avere una connessione a internet e una biblioteca mediamente fornita. -
- C’e ne una vicino alla scuola, ma è una merda. Ci ho cercato qualche libro una volta ma la tizia al banco mi ha detto che robe del genere lei non le teneva. -
Feci un accenno di risata, -guarda che è scolastica! Ma che le hai chiesto?-
- Non è scolastica, collabora solo con la scuola, tiene anche roba al di fuori. Ha detto al preside che mi interessava il satanismo. Io avevo solo chiesto qualcosa sul metal… Ti rendi conto? Per loro tutto ciò che va al di fuori della musica classica va contro alla chiesa ed è satanismo! -
Scossi la testa, - qui tutto ciò che è innovativo o trasgressivo va contro alla chiesa. Non capiscono che la musica, ad esempio, non centra. -
Riprendemmo a camminare, l’andatura di Sasuke era ancora chiusa come quattro anni fa. Stava con le spalle curve in avanti e la testa bassa.
- Infatti non ci trovo niente qui. Anche solo per farmi una canna devo andare fino a Solleygate!-
Non mi sorprese il fatto che fumasse marijuana, dopotutto anche io lo avevo fatto ogni tanto. Non mi piacevano le canne, ne la droga. Ne mi piaceva molto qualunque cosa che ti trascinasse in una situazione di alterazione mentale. Volevo essere lucido io. Volevo avere sempre le mie condizioni mentali intatte, volevo poter ragionare.
Mi ero ubriacato sul serio una volta sola.
Non capivo più niente, non ricordavo più niente! All’inizio era tutto grandioso, io ero pieno di positività, di allegria, ero socievole e spontaneo e disinibito come non mai…poi avevo cominciato a vomitare, e in quei momenti di semi-ubriachezza avevo guardato la mia vita come dal fondo e mi era sembrata più insulsa e vuota del bicchiere di vodka che avevo appena finito.
- Tu ti limiti a qualche canna ogni tanto vero? - Glielo chiesi anche se avevo il forte presentimento che non fosse così.
La sua occhiata me lo confermò. Scosse la testa lentamente.
-Di cosa ti fai?- chiesi, improvvisamente preoccupato.
Lui sorrise in tralice e cercò di evitare la domanda, - cos’è un interrogatorio?-
-No, - risposi io tenendo gli occhi incollati al suo profilo - ma meglio mettere le cose in chiaro. -
Sasuke stese i muscoli della schiena, poi rispose -Mi faccio di anfetamina, popper o di estasi a volte. O mi calo del valium.-
-Beh non è che faccia bene, - commentai, poi chiesi: - nient’altro? Davvero? -
Lui sembrò molto scocciato, così mi affrettai a dire, - va bene, va bene ho capito-
-Sniffo coca o mi faccio di eroina quando sono un po’ giù, va bene lo stesso?-
Trattenei il respiro quando lo disse - cocaina? Eroina? Ti buchi?!? Ma mi prendi per il culo?!?-
-No…- fece lui, cercando di tenersi calmo.
Io non lo ero affatto.
-No che non va bene! Hai la minima idea di quanti danni faccia quella roba al tuo cervello?!?- Cominciai a contare sulle dita -Ti distrugge il fegato e il pancreas, ti ammazza i polmoni, ti riempie il cuore di… -
Mi sentii prendere dalla rabbia davanti alla sua totale indifferenza e sbottai, - sai almeno a cosa vai incontro a drogarti?-
-Ti ho detto che mi faccio ogni tanto, questo non fa di me un drogato- bisbigliò lui con voce gelida.
La freddezza forzata del suo tono era in contraddizione con l’esitazione che mostrava nel parlare. Mi fece molta tenerezza la debolezza che voleva nascondere, così la smisi di illustrargli la disfatta totale a cui sarebbero arrivati il suo corpo e la sua psiche e dissi dolcemente.
- Non ho detto che sei un tossico, smettila di mettermi in bocca le tue paure per poi dire che sono stato io a pensarle. Ho detto che ti droghi, e quello che fai no? -
Sasuke annuì, anche se molto piano e senza alzare gli occhi da terra.
Sorrisi e, cercando di fargli capire che mi era passata e che andava ugualmente bene, gli posai una mano sulla spalla e la scossi leggermente.
-Dai Sasu, possiamo risolvere anche questo.-
Il ragazzo si scansò al mio tocco e sollevò gli occhi lucidi e scurissimi dal suolo, mi fissò con una rabbia incredibile pari solo all’intensità che aveva il suo sguardo e a denti stretti sibilò.
-Perché cos’è che hai..- calcò col sarcasmo l’ultima parola -…risolto?-
Rimasi immobile, con la mano ancora sospesa nel vuoto.
Sasuke fece un ghignò e si tirò fuori una sigaretta tutta bagnaticcia dalla tasca. Miracolosamente riuscì ad accenderla e aspirò lentamente una boccata di fumo continuando a guardarmi col solito ghigno sulle labbra, poi mi girò le spalle e si allontanò verso Solleygate.
Rimasi a guardarlo finche divenne poco più di una sagoma scura nella nebbia. All’ultimo ritrovai le parole e feci un passo in avanti per raggiungerlo, dirgli qualcosa e magari fermarlo, poi mi bloccai, mi aveva tolto la voglia di seguirlo.
-Ti ho salvato la vita, stronzo!-
Inutile, non fui nemmeno sicuro che mi avesse sentito finche non si fermò e si voltò a guardarmi. Mi si bloccò il fiato nel vedere, anche a quella distanza, che stava di nuovo piangendo. Il suo fu un urlo di dolore che si dilatò nello spazio sconfinato della brughiera e mi fece salire le lacrime agli occhi.
-GRAZIEEEEEE!!!-

 

 

 

***

 

 

Mi fa strano scrivere di un Naruto che va bene a scuola e che fa la morale a Sasuke, però in effetti secondo me anche nel manga i ruoli un po’ sono questi.
Voglio dire, si pensa sempre a Sasuke come quello serio e maturo e a Naruto come il pagliaccio un po’ infantile (nel senso buono, eh^^) però in realtà è Sasuke quello che disfa la sua vita andandosene da Konoha, che frequenta brutti giri (quell’Orochimaru! XD) e che per avere potere ricorre al segno maledetto. (Sasuke drogato di potere! XD)
Va beh…
Ringrazio tantissimo chi legge la mia fic e chi commenta, un grazie speciale a:
13d08c81: Ciao! Innanzitutto grazie mille per i complimenti, fanno sempre piacere^^ Esatto, Naruto sta cercando di redimersi dagli errori che ha fatto, dal non essersi accorto che c’era bisogno di lui quando era evidente che ci fosse qualcosa che non andava… speriamo solo che Sasuke sia recettivo, perché in realtà è il primo a fare di tutto per non essere aiutato! Un bacio!
Quistis18: Ci hai visto giustissimo! ^^ Il padre è assolutamente un bastardo, qui nella mia fic come nel libro originale! Speriamo che Naruto e Sakura riescano davvero a fare qualcosa per Sasu perché povero, dopo una vita così si merita un po’ d’affetto! *___* Un bacio!
Rosa_elefante : Benvenuta^^ Sono davvero felice che la mia fic ti piaccia, anche perché hai capito davvero il legame strano che lega Naruto e Sasuke! In realtà è più quest’ultimo che tende a isolarsi, mentre il povero Naru ora che ha capito che c’è bisogno di lui si fa in quattro per dare una mano. Speriamo che l’altro lo capisca! Un bacio!
Kagchan: Grazie mille per i complimenti, non ti preoccupare per il non aver mai recensito, anche io spesso se una storia mi piace non so cosa dire^^ Sono felice che trovi i personaggi Ic, dato che di solito quello serio è Sasuke avevo paura non si capisse quello che volevo rappresentare di loro due! Un bacio!
Capitatapercaso: Ciao, un grazie enorme per l’e-mail! Rischiavo di perderla, dato che ultimamente la mia posta fa i capricci ma sono riuscita a leggerla in tempo^^ Hai perfettamente afferrato il rapporto che si è creato tra i due, il tempo sembra aver scombinato le cose ( e anche Sasuke ci mette del suo per isolarsi^__^) ma si spera che Naruto riesca a scioglierlo un poco^^ Grazie ancora, un bacio!

Colgo per ringraziare anche tutti i preferiti, sono commossa, un abbraccio *___*

 

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Alla prossima, si spera presto.
_Ala_

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Capitolo 8
*** Capitolo 6 ***


riassunto

KIT’S WILDERNESS

CAPITOLO 6

 

"Io ti sento
al punto che disturbi
al punto che è gia tardi …
rimani quanto vuoi.
Qui con la vita non si può mai dire,
arrivi quando sembri andata via."
Ligabue
 
Inghilterra, Stoneygate
Ottobre 2003

 


 
La mattina dopo era una domenica. Come la quiete che segue la tempesta fu un giorno estremamente tranquillo e privo di rogne.
Mi svegliai tardi e rimasi ancora a lungo sotto le coperte.
Riflettevo su tutto quello che era successo la sera prima.
Alla fine Uchiha se n’era andato sul serio, mi aveva abbandonato in mezzo a colline erbose e cupi alberi spogli che si muovevano come spettri nel vento.
Ci avevo messo tre quarti d’ora a ritornare a casa, non sapevo più come diavolo ritrovare la strada.
Alla fine per pura fortuna mi ero ritrovato al muretto coperto di biancospino al quale Sakura spesso mi dava appuntamento.
Ero andato a dormire stremato, senza neanche la forza di farmi una doccia calda per togliermi di dosso l’acqua di fiume.
Che schifo, avrei dovuto chiedere a mia madre di cambiarmi le lenzuola.
Verso mezzogiorno scesi in sala con gli occhi ancora gonfi di sonno e il gelo che saliva dal pavimento e mi congelava le piante nude dei piedi.
Mi ero messo davanti alla finestra che dava sul prato davanti a casa, a pensare.
A Sasuke, per esempio.
Cosa dovevo fare con lui?
Cosa dovevo farci?
E se l’ affetto che mi legava a lui mi gridava di non abbandonarlo era difficile seguire tale proposito. Lui aveva una vita da inferno. Sasuke era morto dentro, lo sapevo.
Suo padre lo aveva ucciso definitivamente tornando a essere quello che era.
Quattro anni fa il ragazzo mi aveva trascinato in una grotta e mi aveva raccontato le origini del Gioco della Morte.
Per me il Gioco della Morte erano dei ragazzini in cerchio, un coltello che girava e la sua voce che mi sussurrava cosa fare all’ orecchio.
Era così che io ero morto. In una grotta, per una mia scelta e perché un pezzo da ferro aveva casualmente indicato la mia direzione. Senza dolore, senza sofferenza, senza grossi cambiamenti concreti nella mai vita.
Per l’Uchiha non era così.
Lui moriva da quando era piccolo, veniva ucciso dalle botte di suo padre, dai suoi insulti, dal fallimento della sua vita.
Lui non sceglieva la Morte, era la Morte a scegliere lui.
Sasuke ed io eravamo sempre stati convinti di essere uguali.
Io e lui eravamo fratelli, avevamo lo stesso sangue, eravamo la metà di una stessa anima… ma non eravamo uguali. No.
Io sceglievo, io avevo la volontà. Lui veniva trascinato da altri…erano altri a ucciderlo, ad annientarlo, a farlo scomparire.
Lo aveva detto: scomparire, cioè morire.
Ecco come lo aveva raggiunto la morte. E lo aveva usato come aveva voluto. Lo aveva fatto diventare quello che era. Chiaro che poi era diventato forte. O almeno aveva finto di esserlo. Ci era stato costretto!
E, il colmo, Sasuke non sapeva farsi voler bene. Non aveva la minima idea di come fare. Forse non lo voleva nemmeno, o si era costretto a illudersi di non volerlo.
E invece c’era un disperato bisogno di affetto nei suoi occhi. Era ben nascosto dalla violenza, dal rancore, dall’odio, ma c’era. E non essendone nemmeno cosciente come poteva fare a rimediare?
E poi la gente aveva repulsione di lui.
Povero Sasuke; non era colpa sua.
Da solo non c’è l’avrebbe mai fatta. Non avrebbe mai voluto capire e ammettere la sua reale fragilità. Non si sarebbe mai spogliato della corazza.
Bastava vedere come si era comportato ieri sera.
Era crollato. E non aveva retto il suo crollo.
Appena avevo cercato di pensare, anche solo pensare, qualcos’altro lui era rifuggito nella rabbia, nella violenza.
Ed era scappato in preda alla confusione più completa.
Credo che ora come ora lui tirasse avanti, semplicemente. Senza far altro che vivere attimo per attimo, dimenticandosi immediatamente tutto quello che c’era prima o dopo. Così doveva affrontare, anzi no, doveva solo sopportare, una cosa alla volta.
Non ci riusciva a affrontare lo sfacelo della sua intera vita.
Finche era solo un ragazzo povero poteva reggere.
Finche era solo un ragazzo solo poteva reggere.
Finche era solo un ragazzo drogato poteva reggere.
Finche era solo un ragazzo pestato dal padre poteva reggere.
Finche era solo un ragazzo senza futuro poteva reggere.
Finche era solo un ragazzo inutile poteva reggere.
Poteva reggere ogni cosa, se era solo quella in solo quel instante..
Ma non riusciva a sommare tutto e continuare ad andare avanti. E di questo non gli facevo una colpa, che diavolo, lo capivo!
Capivo che da solo non c’è l’avrebbe fatta e che domani o dopodomani, o fra una settimana, sarebbe ritornato su quel ponte…e mi spaventava.
Se doveva esserci qualcuno con lui, qualcuno che gli desse una mano, che andasse avanti al suo posto se lui non ce la faceva, che semplicemente gli stesse vicino…Io c’ero!
Io volevo esserci. E questo non era un grosso sacrificio se in cambio potevo riavere l’Uchiha, riaverlo com’ era e non come era diventato.
Mi scervellai per tutto il giorno a come fare per riallacciare i rapporti con lui.
Forse dovevo semplicemente entrare nella sua vita. Ma poi avrei finito per diventare assillante, pesante…non volevo che pensasse a me come a un personaggio insistente e scomodo, come un rompiscatole che non gli dava libertà.
Anche se, a conti fatti, probabilmente lo ero.
Forse avrei dovuto seguire il suo metodo di quattro anni fa: presente ma non stressante o invadente.
Dopotutto sapevo che Sasuke era attratto verso di me come una sorta di calamita e che io lo ero da lui, e quindi se mi fossi mostrato interessato sarebbe stato lui stesso a cercarmi, proprio come avevo fatto io.
Se il ragazzo fosse tornato anche la mia vita sarebbe migliorata; io, Sakura e lui saremo potuti tornare quelli di una volta e…
Mi resi conto che era inutile continuare a sognare, di certo costruire castelli in aria non avrebbe contribuito al mio bel progetto.
Misi da parte le mie preoccupazioni e presi il telefono per chiamare la mia ragazza, poi mi bloccai a metà gesto. Chiamare Sakura significava raccontarle tutto e non sapevo quanto questo avrebbe fatto piacere a Sasuke…ci rimuginai per un’altra mezzora e arrivai a una soluzione: avrei scelto un compromesso.
Le avrei detto quello che era successo ma senza scendere nei particolari, limitandomi a raccontare che avevo visto l’Uchiha e mi era sembrato disperato, che in un primo momento si era praticamente aggrappato a me e mi aveva detto che con suo padre era tornato ad essere come quattro anni fa e subito dopo era sembrato pentito e se n’era andato a metà fra l’arrabbiato e il depresso.
Sollevai il telefono e composi il suo numero, ovviamente a memoria.
Quattro squilli, poi alzò la cornetta
- Pronto? -
- Pronto Sakura-chan, sono Naruto. -
- Naruto-kun, ciao! Sono così contenta di sentirti… -
- Sakura-chan ascolta, devo parlarti di Sasuke. -
- Aspetta, anche io devo parlarti… domani, c’è il funerale della signora Uchiha.
Sarebbe giusto andarci, non credi? -
Io sospirai e alzai gli occhi verso il cielo.
- Si, credo di sì a questo punto. Al solito posto, Sakura? Tra mezz’ora? -
- Come vuoi. A dopo. -

 

"E lo senti le vene
piene di ciò che sei,
e ti attacchi alla vita che hai.
Leggero, nel vestito migliore,
senza andata né ritorno, senza destinazione."

 

 
-Mamma, mamma come ci si veste a un funerale?-
La mattina dopo spinsi la testa dentro la camera sua e di papà e la perlustrai con lo sguardo.
Mia madre era seduta sulla sedia di vimini che stava nell’angolo della stanza e sembrava tutta intenta a ricamare qualcosa su un pezzo di stoffa , sollevò la testa quando mi sentì.
-Vai al funerale della signora Uchiha? - Il suo sguardo era preoccupato.
-Beh si… cioè mamma, è normale no?-
Mia madre mi fissò, – è normale si, è normale…-
-Beh allora?-
Mi squadrò, poi sospirò a lungo e scosse la testa, - non so…-
-Giacca nera e pantaloni scuri?- chiesi impaziente.
Lei annuì distrattamente e io ne approfittai per chiedere informazioni sula famiglia di Sasuke.
-Mamma, ascolta, ho sentito che per gli Uchiha non andava molto bene negli ultimi tempi…-
-Da chi l’hai sentito?-
-Non lo so, forse a scuola-
Mamma si sedette sul letto, scosse la testa –Purtroppo è vero..-
-Ma perché?- chiesi avvicinandomi a lei, - cosa gli è successo? -
Lei si strofinò le mani fra loro –Sai, è morta la loro bambina… un colpo come questo può spezzare molte famiglie… e si dice che già da prima Fugaku Uchiha avesse ricominciato a bere troppo, e quando si ha a casa una persona, specialmente il capo famiglia, alcolizzato non è facile…-
-Come mai non mi hai mai detto niente? Lo sai, io e Sasuke eravamo amici! -
Le sue spalle vennero sollevate da un respiro profondo
-Non mi piace parlare delle disgrazie altrui, e inoltre non ero sicura di niente, erano solo chiacchiere. -
Io non dissi niente e piegai la maglia che mi ero appena sfilato, poi indossai una camicia scura di papà, io non ne avevo.
- Naruto, non mi va che tu ti leghi ancora a quella famiglia, in particolare adesso.-
Lentamente mi voltai verso di lei, e sentii montare la rabbia. – Cosa vuoi dire?-
- Voglio dire che Sasuke Uchiha è un mascalzone. -
- Quando aveva tredici anni eravamo amici. -
- Quando avevate tredici anni ti portò infondo a uno dei pezzi delle miniere per un’intera notte. Io morii di paura. Sono cose che a un ragazzino normale non saltano nemmeno per la testa. -
Mi imposi di restare calmo e dissi: - infatti lui è un ragazzo speciale. È sempre stato strano, ma mai cattivo, questo l’hai sempre riconosciuto anche tu. -
-Si, forse quattro anni fa non era cattivo. Ma adesso? Dopo altri quattro anni vissuti nella povertà e nel male? Crescendo pieni di violenza si incattivisce, questo lo sanno tutti…quindi…forse non era cattivo, ma adesso? Adesso chi può dirlo? -
-Non tu, di certo.-
-Ma neanche tu!- ribadì lei, alzandosi in piedi.
- Tuo padre e tuo nonno sostenevano che era impossibile che Fugaku Uchiha fosse diventato una brava persona, perché non lo è mai stato. A furia di vivere con lui anche suo figlio si è rovinato. Mi ha sempre inquietato quel ragazzo, lui, il suo cane, la sua famiglia… e ora sua madre si è suicidata, quella povera donna.-
-Già, e Sasuke è rimasto solo- commentai amareggiato dalle parole di mia madre.
-Sai cosa ti dico?-
-No-
-Ti dico che se una donna ha un bravo figlio non lo abbandona! -
-Mamma!- esclamai io. –Ma che cosa stai dicendo? Credi forse che la madre di Sasuke abbia voluto uccidersi a causa di suo figlio?!?-
- No. -
Lei mi fulminò con lo sguardo. – Quella donna però ha avuto troppi dolori capisci?
La sua bambina, un marito violento che non la amava e che beve troppo, una condizione economica, sociale e culturale disastrata… di certo non le mancava un figlio come Sasuke, ti dico che io per quanto disperata non potrei mai abbandonarti! Ma un ragazzo come il suo… potenzialmente assassino tra l’altro!-
-Non avrai creduto pure tu che ha buttare Chiyo giù dal ponte sia stato lui!- Praticamente stavo urlando, esasperato.
-Con quel ragazzo non si può mai sapere…- Rispose lei incrociando le braccia indispettita.
-Perfino la polizia lo sospettava, e noi non abbiamo nemmeno potuto farlo espellere dalla scuola…
Ora i nostri figli sono a scuola con un sospettato di infanticidio e fratricidio!-
Rimasi a bocca aperta, poi, scuro in faccia le dissi di chiudere la conversazione lì e uscire in fretta dalla mia stanza. Lei mi chiese da quando ero così maleducato, ma poi se ne andò.
Arrabbiato finii di vestirmi frettolosamente, e mi pettinai i capelli in modo ordinato.
Speravo di riuscire a parlare con l’Uchiha oggi. Non mi piaceva il fatto di averlo lasciato così male l’ultima volta, e proprio in un periodo così difficile per lui tra l’altro.
Misi il giaccone pesante sopra la giacca più formale che mi aveva prestato mio padre e uscii di casa. Con papà rimasi d’accordo che saremo andati separatamente al cimitero, in fondo ‘il mio dolore era diverso dal loro’.
Non capii bene cosa volesse dire mio padre con queste parole ma in quel momento non mi importava molto, ero ancora arrabbiato con mia madre, ed ero assolutamente convinto che papà la pensasse allo stesso modo su Sasuke.
Prima di andare alla chiesa in cui si sarebbe svolta la cerimonia di addio alla signora Uchiha dovevo passare a prendere Sakura, così scelsi la direzione giusta e camminai in fretta verso casa sua.
Quando la vidi aprire la porta di casa mi dissi che non importava cosa pensasse la gente di me e Sasuke. Se c’era lei con noi, tutto sarebbe andato bene. Era così bella; indossava un paio di pantaloni di lana color piombo aderenti e infilati in stivali di cuoio nero.
Sopra aveva un cappotto con l’allacciatura da montgomery lungo fino a mezza coscia e di tessuto pesante, che cadeva caldo in morbide pieghe sui pantaloni. Era stampato a fantasia scozzese sui tono del grigio scuro e il collo era di pelliccia nera, sicuramente ecologica conoscendola.
I capelli rosati erano tenuti indietro da una fascia di lana grossa, e sul viso aveva un’espressione afflitta. Si tormentò le mani e mi disse che era preoccupata.
Le diedi un bacio affettuoso e la avvolsi in un abbraccio.
- Di cosa sei tanto preoccupata? -
Lei fece un sorriso tirato e inclinò la testa.
- Ho solo paura che si ripeterà la scena del funerale di Chiyo. -
-Non credo che succederà, è stato un suicidio, lo sanno tutti. -
In realtà anche io ero preoccupato, e non solo per quello.
Io stavo in ansia anche perché non sapevo come Sasuke si sarebbe comportato con me, e soprattutto, non sapevo cosa avrebbe fatto suo padre, se sarebbe venuto a salutare la signora Uchiha.
Ed ero preoccupato che magari si sarebbe presentato alla cerimonia ubriaco.
Che avremmo fatto tutti allora? E Sasuke?
Ma queste cose non potevo dirle a Sakura, nonostante la sua evidente forza di carattere in lei c’era una certa dose di debolezza e vederla così piccola, fragile e con tutte queste sue paure più o meno celate mi costringeva a nasconderle le mie.
Le passai un braccio intorno alle spalle e lei per un secondo nascose il viso nel mio collo, poi si raddrizzò e sospirò.
–Beh, spero proprio che tu abbia ragione Naruto-kun, e non lo sto dicendo solo per me. -
-Questo lo so. -
-Dobbiamo cercare di stargli vicini, di non lasciargliela affrontare da solo questa cosa.. Anche se magari è quello che vorrebbe.. -
-O che mostra di volere. -
-O crede di volere. Secondo me pensa davvero che per lui sia meglio così. -
-Si che lo crede! Credo che ci abbia allontanati per vergogna Sakura-chan! -
La sentii chinare le spalle, scoraggiata.
- Non dovrebbe vergognarsene, non è lui a picchiare qualcuno, ma qualcuno a picchiare lui. -
- Si, ma non sono solo le botte… quelle crede pure di meritarsele a volte! E sono parole sue… è proprio tutto, tutto quello che sta vivendo, che vive da sempre…non lo so perché è così restio a parlarne…ma di certo ci ha allontanati perché non voleva che noi sapessimo quello che gli accadeva di nuovo. -
Svoltammo nella piazza degli autobus e la superammo, poi seguimmo la via principale che collegava il centro di Stoneygate fin quasi alla periferia e tagliava in due la città.
Partiva da una serie di vie a sud di Stoneygate, quella più vicina alle grandi città e della civilizzazione, che si incrociavano in una piazzola minuscola e si fondevano in Main Street.
Poi essa si snodava lungo la cittadina incrociando parecchie vie e piazze. Dopo aver attraversato il parcheggio degli autobus arrivava quasi fino alla mia vecchia casa, e poi si perdeva, rompendosi in altre piccole vie i vicoli fino alla periferia a nord, fino alla brughiera. E così facemmo noi, arrivammo alla brughiera.
 
 
 
 
Ecco un nuovo capitolo, spero che vi piaccia^^
L’ho finito adesso e lo posto veloce prima di mangiare, perché poi non avrò tempo, quindi scusate se per questa volta non rispondo singolarmente ai commenti! Sappiate però che mi vanno un piacere immenso^^
Grazie a tutti!
Un abbraccio,
_Ala_

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Capitolo 9
*** Capitolo 7 ***


riassunto

 

 
 
KIT’S WILDERNESS
 
CAPITOLO 7
 
"Tu che conosci il cielo
e poi conosci me
le sai le mie paure
mi sa che sai il perché.
Io non conosco il cielo
farò come potrò."
Ligabue
 
 
Inghilterra, Stoneygate
Ottobre 2003

 
 
 
 
Davanti alla chiesa si stava già formando una piccola folla di gente che aspettava di entrare.
Si adattavano perfettamente alla chiesa in questione, silenziosa e cupa.
Eretta in mattoni grigi che si consumavano al rumore del vento, la chiesa di Saint Andreas era nata insieme a Stoneygate centinaia di anni fa, era stata una chiesa molto frequentata ai tempi in cui i minatori ancora scendevano nelle miniere, si erano celebrati battesi, matrimoni e funerali.
Dopo circa mezz’ora in cui aspettavamo fuori cominciai a chiedermi perché non aprissero le alte porte.
Dopotutto era ora, ed era chiaro che altra gente non sarebbe arrivata…mi ero accorto che i presenti erano piuttosto a disagio, e non si parlavano fra loro.
Mi resi conto all’improvviso del perché: questa gente non conosceva la signora Uchiha.
C’era mezza città, ma nessuno di loro era in rapporti stretti con lei.
Una minoranza era composta da conoscenti, da persone che abitavano (o avevano abitato) vicino a lei e si sentivano in obbligo morale di essere presenti al suo funerale.
La restante parte si divideva in chi conosceva la storia della signora Uchiha, o meglio dire della sua famiglia, da chiacchiere e pettegolezzi e ne aveva pena, e chi l’aveva udita dalla suocera o dai giornali e si era presentato in veste di spettatore curioso.
Disprezzavo profondamente questi ultimi, che si permettevano di intervenie nel dolore di una famiglia solo per confermare la loro visione della storia, o per seguire in diretta la prossima puntata di un pettegolezzo da sala di aspetto di un parrucchiere.
Sapevo che prima di cominciare la funzione la famiglia del defunto si sistemava in piedi davanti alla porta della chiesa e riceveva le condoglianze di chi entrava…mi chiesi chi sarebbe stato presente oggi.
Sakura mi stava accanto in silenzio, e ci stringevamo la mano, la sua era fredda, cercai di coprirla completamente con la mia, molto più calda. Mi sorrise, ma era un sorriso un po’ tirato, che non riusciva a nascondere la sua agitazione.
- Hey, tranquilla. -
Lei annuì e fece un sospiro.
- Sono calma, ok, sono calma Naruto-kun. -
Proprio in quel momento aprirono le porte della chiesa.
Io e la ragazza ci scambiammo uno sguardo di profonda intesa; avevamo fatto in modo da restare per ultimi, in modo da poter scegliere cosa fare e dove sederci, ma mentre osservavo il lento scorrere della fila mi chiesi se avessimo fatto bene. Forse saremmo dovuti entrare per primi, per affiancarlo e stargli accanto nell’ascoltare questa serie di persone di cui non gli importava, di cui, molto probabilmente, aveva paura.
Facevamo un passo al minuto, e ancora io non riuscivo a capire chi c’era ad aspettare le condoglianze…poi finalmente fummo alla porta.
Era tenuta aperta da un bambino, un chierichetto vestiti di bianco, e nel vedere Sakura fece un mezzo sorriso. Forse si conoscevano, o forse era solo un ragazzino educato, non lo sapevo, e non mi importava.
Mi chiesi perché, in un momento come questo stavo li a riflettere su qualcosa di così insignificante…
Tornai a rivolgere la mia attenzione al funerale, l’odore di umido e di chiuso misto al profumo di cera tipico delle chiese mi arrivò improvvisamente alle narici, era molto forte, e mi piaceva.
Mi ritrovai mezzo cieco all’interno della chiesa.
Spostai il mio sguardo lungo le poche persone rimaste ancora in fila davanti a me.
Al termine della fila c’era una figura alta e scura.
Sasuke Uchiha appariva ancora più alto e massiccio chiuso in quella chiesa senza luce.
Mi appariva strano, praticamente sconosciuto adesso, con addosso un completo nero che intuii essere lo stesso che aveva messo al funerale di sua sorella, meno di un anno fa. Si era legato i lunghi capelli scurissimi in una coda alla base della nuca e il viso appariva più libero, più dolce quasi.
Da quando lo conoscevo non era cambiato molto.
Era stato un ragazzino alto ed elegante, che aveva sempre addosso una maglia nera con la scritta Megadeath in bianco. Adesso si era ulteriormente alzato, e si era fatto anche più grosso. Per grosso non intendevo grasso o tozzo, era assolutamente proporzionato e la sua massa era definita in spalle larghe e muscoli, a incontrarlo da solo in un vicolo probabilmente avrei avuto paura.
Sollevò lo sguardo e i nostri occhi si incontrarono. Erano torvi e cupi, così scuri che non riuscivo nemmeno a distinguere la pupilla dall’iride.
Non mostrò la minima emozione nel vedermi, non aveva mostrato nessuna emozione per tutto il tempo.
- E’ diverso dal funerale di Chiyo, - mi disse Sakura mentre l’Uchiha tornava a osservare l’uomo che aveva davanti e che gli stava sviolinando addosso quanto fosse dispiaciuto per la morte di sua madre.
- Allora si vedeva che stava male. -
Pensai che in tutti questi mesi aveva dovuto imparare a essere freddo, a mostrarsi vuoto, insensibile.
- Quando arrivo da lui lo abbraccio, - disse Sakura all’improvviso.
- Non si ritrarrà. -
Pensai un secondo a quello che mi aveva detto e annuii.
- Sta solo attenta a non stringerlo troppo, o gli farai male se becchi qualche livido. -
Lei si girò di scatto a guardarmi - a questo non ci avevo pensato… -
Mentre ci avvicinavamo parve sempre più titubante, quando ormai mancava solo un a persona mi sussurrò nell’orecchio.
- Forse non dovrei.. -
Mi chinai verso di lei e le mormorai nell’orecchio: - abbraccialo, Sakura-chan. -
L’uomo che avevamo davanti apparteneva al primo gruppo, si scostò subito.
Sasuke dopo quel unico sguardo non ci aveva più rivolto nemmeno un’occhiata.
Ora, per un solo istante, mi guardò negli occhi, poi Sakura si sporse con naturalezza, e prima che lui anche se ne accorgesse lo abbracciò.
Per un istante parve che il ragazzo non sapesse assolutamente cosa fare. Rimase immobile, con le braccia scostate dal corpo di Sakura, poi mi guardò negli occhi.
I suoi erano pieni di confusione, aveva addirittura la bocca un po’ aperta. Gli feci un mezzo sorriso mesto, la mia ragazza si scostò e lui abbassò lo sguardo su di lei.
- Mi dispiace per tua madre, Sasuke. - disse Sakura con voce bassa, piena di sincera tristezza.
Lui era fermo, e non reagì alle sue parole, mi chiesi se avrebbe fatto finta di non conoscerla, ma come poteva farlo? Un tempo noi tre eravamo stati inseparabili.
Mi sentivo così pieno di malinconia a ripensare a quei giorni…erano i giorni del sole e della gioia della innocenza.
Sasuke nascondendomi le sue dolorose verità mi aveva come protetto, mi aveva lasciato credere in un mondo in cui un uomo, un padre, è capace di cancellare i suoi sbagli e smettere di massacrare suo figlio. Sospirai, poi Sakura si scostò e io feci un passo in avanti.
Quando fui davanti a lui mi puntò gli occhi addosso, li sentivo scavarmi l’anima.
Eravamo molto vicini, il luogo era buio e il soffitto così alto da darmi un senso di claustrofobia.
-Ciao Sas’ke..- mi morsi un labbro, dopo l’altra sera mi sembrava quasi ridicolo dirgli che mi dispiaceva per la morte di sua madre. Non sapevo come comportarmi, inaspettatamente fu lui a cavarmi dall’imbarazzo.
- Senti, evitami i convenevoli. -
- Mi dispiace. - Dissi solo.
Sasuke abbassò gli occhi e fece una specie di ghigno sarcastico , - ma che novità. -
Mi sporsi verso di lui e lo rimproverai a vece bassa, - non fare lo stupido, mi dispiace sul serio. -
Sollevò gli occhi di scatto con un gesto nervoso e guardò oltre le mie spalle, poi fece un passo indietro e annuì.
-Volevo cercarti ieri, ma poi…ho pensato che se non volevi farti trovare non ti avrei trovato, così sono stato buono ad aspettare oggi. -
Sollevò le sopracciglia in un gesto stupito.
- E perché volevi cercarmi?-
Rimasi un attimo spiazzato, eravamo molto vicini così sussurrai, sentendomi anche un po’ in imbarazzo.
- Beh…per non lasciarti da solo. -
Lui indietreggiò ancora, come se gli desse fastidio la vicinanza fisica, e rimase zitto.
- Emh, allora…come stai? - Mi pentii subito di quella domanda così cretina, perché lui colse al volo l’opportunità di tornare sarcastico.
- Benissimo, davvero, dopo la sepoltura vado a un rave. -
- Ok, scusa, era una cosa idiota da dire.-
- Già, - concordò lui, sempre ironico.
Stettimo un minuto in silenzio, poi Sasuke si voltò guardare Sakura, che stava un po’ discosta da noi, e fingeva di non ascoltarci, si passò la lingua sul labbra inferiore e si mise le mani in tasca.
- E oggi perché sei venuto? - Mi chiese a mezza voce, in una sorta di grugnito. Appariva una domanda così strana che non seppi cosa rispondere.
-Ah, già, - fece poi, sostituendo alla aria un pò rozza di prima un’espressione molto più sveglia.
- Per risolver anche questa.-
Inclinai la testa di lato e gli rivolsi uno sbuffò scocciato, - se puoi finirla con le sfrecciatine…-
Emise una specie di basso ringhio, poi aggiunse aggressivo, - e perché dovrei?-
Nella mia voce c’era una traccia di rabbia che non mi curai di cancellare.
- Perché io non ti ho fatto niente! -
- Ah no? -
- A cosa ti riferisci questa volta? - chiesi, stufo del suo atteggiamento.
- Lo sai, potresti arrivarci anche da solo! - Esclamò con un ringhio.
Sospirai, e chiusi gli occhi passandomi una mano sulla faccia.
- Sasuke…- feci, già esasperato.
Aspettai la sua nuova accusa a occhi chiusi, con il capo buttato all’indietro, ma lui non disse nulla. Aprii gli occhi e lentamente tornai a guardarlo.
Aveva abbassato lo sguardo sui suoi piedi, quasi imbarazzato dalla noia che aveva sentito nella mia voce.
Sakura mi rivolse un’occhiataccia, poi tornò verso di noi. Posò una mano sul braccio dell’Uchiha che la guardò con gli occhi socchiusi e si scostò.
- Ragazzi, devono cominciare, - disse lei, fingendo di non accorgersene.
Lui chinò di nuovo lo sguardo, con un unico movimento indifferente mi diede la schiena e fece per raggiungere la prima fila, la sbirciai, aspettandomi di vedere suo padre già seduto al suo posto, invece era completamente vuota. La cosa mi stupì, ma in fondo neanche troppo.
Lo afferrai per un braccio e gli dissi, - veniamo lì con te? -
Lui parve stupito, poi fece per dire qualcosa e dalla sua faccia intuii subito che era un ‘no’.
Poi i suoi occhi si posarono sui miei.
Ci guardammo, cercai di tenere fisso il mio sguardo, il suo era pieno di incredibile umiltà. Esitò un attimo, poi annuì e chinando lo sguardo raggiunse la prima panca.
Sempre stando attento a non guardare ne me ne Sakura scivolò per primo sulla panca completamente vuota, e si sedette praticamente al bordo opposto.
Io mi misi subito accanto a lui, e Sakura di fianco a me.
Tutti e tre sollevammo il viso verso il prete, che a passo lento e solenne stava salendo sull’altare.
 
 
 
 
 
Ed ecco un altro capitolo, sono contenta di me; riesco ad aggiornare questa fic a ritmo relativamente veloce, ed è l’unica tra quelle che pubblico con cui ciò mi riesce! ^^
Non ho molto da dire, quindi ringrazio direttamente tutte le persone che leggono e tutte quelle che mi hanno aggiunto ai preferiti.
Un abbraccio specialmente a:
Quistis18 (Già, questa fic è praticamente TUTTA deprimente, ma prima della salita bisogna cadere in basso, no? E purtroppo il funerale sarà tutto tranne che tranquillo^^), Capitatapercaso (Hai ragione, e questo è un punto su cui mi soffermerò spesso: tutto quello che Sasuke è, tutto quello che è diventato, è successo proprio perché troppa gente ha ritenuto più facile chiudere gli occhi!), Rosa_elefante (Io ADORO Cime Tempestose, si può dire che è uno dei miei libri preferiti, forse il mio modo di scrivere ne è stato inconsciamente condizionato? Comunque grazie, era una delle cose più belle che potessi dirmi XD), Kagchan (Grazie per i complimenti, comunque, le tue "sensazioni" sono azzeccatissime. E’ proprio da questo punto che le cose inizieranno a muoversi sul serio!)
Un bacio anche a Nikynaa (Ti consiglio il libro, e sì, Sasuke è proprio un fattone^^, ora speriamo che arrivi Naruto a risolvere tutto!) e Erre ( Che bello trovare qualcuno d’accordo con me!! Effettivamente Naruto così studioso ecc mi sa un po’ strano, ma per la trama del libro ho dovuto adattarmi!), scusate se non ho risposto bene ai vostri commenti dello scorso capitolo, di solito è una cosa che tengo molto a fare!
Grazie a tutti
_Ala_

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Capitolo 10
*** Capitolo 8 ***


riassunto

 

 

 

KIT’S WILDERNESS

CAPITOLO 8

"Oh, mama, mama, sarò cattivo
ma sono carne e sangue, insomma vivo.
Eccomi, mama, col capo chino,
com'è il castigo?
Perché il castigo?"
Ligabue
 
 
Inghilterra, Stoneygate
Ottobre 2003

 
 
Rimase fermo e immobile per tutta la durata della cerimonia. Io provai a dirgli qualcosa di consolante ma non si voltò nemmeno a guardarmi, limitandosi a irrigidirsi sulla panca al suono della mia voce. Notai che quando stavo in silenzio sembrava più tranquillo, così non parlai più.
Sakura recitava ogni preghiera a fior di labbra e si univa ad ogni coro richiesto dal sacerdote.
Io non conoscevo nessuna di quelle frasi, era da molto tempo che non prendevo parte a una qualunque funzione e in ogni caso non ero minimamente religioso.
Sasuke seguiva perfettamente tutte le mosse necessarie alla cerimonia, si alzava, si sedeva, si inginocchiava, ma nessuno di quei movimenti gli sembrava naturale.
Quando fu il momento di fare il segno della croce al principio sbagliò addirittura mano, ma si corresse immediatamente ad una sola occhiata del prete. Io mi resi conto dal rossore che gli aveva colorato leggermente le guance che non l’aveva fatto apposta, non era un gesto di provocazione o qualcosa del genere…era solo confuso.
Incrociai lo sguardo della mia ragazza spesso e ogni volta lei mi guardava come a pretendere qualcosa, delle spiegazioni forse.
Sasuke ignorò la nostra presenza per tutto il tempo. Teneva il viso leggermente chinato in avanti e gli occhi fissi sul prete che invece sembrava evitare attentamente il suo sguardo, specialmente dal momento del segno della croce.
L’atmosfera era tesa, cupa. Sbirciai le espressioni delle persone che erano presenti in chiesa: erano tremende.
Non ce n’era nessuna di reale dolore.
Certo, molte erano composte e sembravano in pena, e qualcuna sembrava disgustosamente curiosa e attenta, fremente di chissà quale morbosa novità sulla famiglia maledetta, sulla madre suicida, il padre alcolizzato, il figlio assassino e satanista…che schifo…nessuna di quelle persone era distrutta o almeno addolorata dalla morte della signora Uchiha.. e Sasuke incluso.
Tuttavia sapevo che per lui era diverso, il suo dolore era semplicemente nascosto, ma vivo e straziante e io ne avevo avuto una chiara dimostrazione l’altra sera.
Pensai che il legame che Sasuke provava per me, o quello che sentiva nei miei confronti doveva essere incredibilmente profondo e forte se si era mostrato solo a me…
Non mi vedeva da anni, da anni non ci sentivamo, e il solo avermi davanti, sapermi preoccupato per lui lo aveva fatto crollare.
Io per lui ero importante e ora ne avevo la piena certezza.
Ero qualcuno di cui gli importava e a cui importava di lui (forse l’unico insieme a Sakura, riflettei pensando a come aveva reagito a lei prima) e aveva pianto, aveva condiviso il suo dolore, si era lasciato andare con me, con me che ero praticamente uno sconosciuto ormai.
Ma quanto bene doveva avermi voluto questo ragazzo? Quanto? E ora quanto me ne voleva?
Mi voltai a guardarlo, e lo fissai con insistenza perché volevo si voltasse anche lui.
Aveva i capelli raccolti e riuscivo a vedere tutto quello che l’altro giorno mi aveva nascosto, ogni sua espressione, ogni cosa. Aveva la linea della mascella contratta e da come si stavano corrucciando le sue sopracciglia intuii che era meglio distogliere lo sguardo, che tanto non si sarebbe voltato.
Feci un breve sbuffo prima di accorgermene e Sakura mi appoggiò una mano sulla coscia. Mi voltai verso di lei che mi guardava con il viso concentrato in una smorfia di impotenza.
Annuii e lei si morse un labbro, poi tornò a guardare il prete, fremeva di nervosismo, io le presi la mano che stava stringendo al tessuto dei miei pantaloni e gliela distesi, cercando di tranquillizzarla senza parlare.
Lei lo capì e la sua gamba smise di agitarsi.
Quando fu il momento di alzarsi per avvicinarsi alla bara aperta Sasuke rimase seduto un istante in più del normale. Lo guardai stupito chiedendosi incredulo se aveva intenzione di non alzarsi ma poi lo fece.
Si muoveva in modo rigido e controllato e mi ricordai improvvisamente di quanto era agitato anche se non lo dava a vedere.
- Tutto bene? - Sussurrai vedendolo barcollare nell’atto di entrare nel corridoio centrale della chiesa.
Lui si voltò leggermente verso di me, annuì con sguardo spento. Mi mossi per seguirlo ma Sakura mi prese per un braccio, trattenendomi lì con lei.
Credetti che volesse dirmi qualcosa così quando mi guardò in silenzio io, un pò confuso, feci di nuovo per raggiungere Sasuke.
Lei mi afferrò di nuovo e questa volta mi superò, parandosi davanti a me. Io, del tutto stupito dal suo gesto, la guardai in faccia perplesso: - cosa..?-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Bisogna sembra spiegarti tutto Naruto! Ma non lo sai che in situazioni del genere bisogna dare un pò di privacy ai parenti? È un segno di rispetto…tutti gli altri vanno dopo, in code unite, ma fra la famiglia e la defunta dev’esserci un momento intenso..e di norma..-
Mi chiesi perché parlasse tanto per esprimere un concetto così chiaro e la calmai a bassa voce dicendole che avevo capito.
Sakura si fece un pò rossa e commentò - mi faccio ancora più logorroica quando sono agitata..- poi si voltò a guardare gli Uchiha.
Io le strinsi brevemente la vita per rassicurarla, ma anche la mia attenzione era tutta rivolta a Sasuke.

 

Il mio amico era in piedi davanti alla bara aperta e vi teneva gli occhi incollati. La sua schiena era rigida e un pò chinata in avanti, le spalle larghe e contratte leggermente sollevate come per avvicinarsi alla testa, o forse era quest’ultima ad essere incassata, non riuscivo a capirlo. Non vedevo il suo viso per intero e la cosa mi dispiaceva molto, perché non riuscivo a capire che emozioni stesse provando.
Sapeva benissimo che quella era l’ultima volta che l’avrebbe vista, e il suo cuore doveva essere lacerato…non riuscivo neanche a immaginare il viso di Sasuke afflitto da tale pena. Basta, il conto alla rovescia era finito, e quei pochi secondi che stavano dividendo insieme erano tutto ciò che gli restava. Qualche minuto con un cadavere.
All’improvviso un flash gli illuminò il viso e notai per un istante lo sforzo che stava facendo per rimanere impassibile, sforzo che mutò rapidamente in panico appena si rese conto che un tizio dall’altra fila di panche gli aveva appena scattato una foto.
Sasuke rimase immobile un istante, di certo valutando la possibilità di andare dal panzone e strapparli dal collo - oltre alla macchina - tutta la testa.
Invece la gravità della situazione era troppa, e lui lo percepiva anche più di tutti gli altri, così ignorò il fatto; si limitò a ruotare lentamente il corpo nella direzione opposta al fotografo (cioè la mia) e continuò a guardare sua madre, ricercando l’impassibilità.
Mi chiesi se si fosse reso conto che così, pur nascondendosi a tutta la parte est della chiesa, io e Sakura riuscivamo a vedere chiaramente il suo viso. Ne dubitavo. Non credevo ci stesse pensando. Fatto sta che finalmente lo vedevo in faccia, e riuscivo a scorgere ogni sfumatura del suo volto.
Mi accorsi subito che il ragazzo non era affatto impassibile come avrebbe voluto, anzi, ospitava una vasta gamma di espressioni. La fissava, e sembrava non riconoscerla.

 

Vedevo sul suo viso la difficoltà di trovare in quel corpo privo di vita sua madre e lo sforzo che stava compiendo (unito alla delusione e alla paura di quel che stava succedendo) traspariva dai suoi occhi neri e si allargava sulla sua faccia. Poi vacillò appena, e dalle labbra gli uscì un respiro tremante, le vidi anche muoversi, come sussurrando qualcosa.
Immaginai fosse ‘mamma’, ma non potevo esserne sicuro.
Adesso Sasuke vacillava, ma così leggermente che se non fossi stato così attento non l’avrei notato, sembrava che un vento invisibile lo stesse costringendo a ondeggiare piano. Notai che aveva ripreso a muovere le labbra e mi chiesi che cosa stesse dicendo a sua madre.
Mi chiesi quali fossero le sue ultime parole. Io cosa avrei detto, al cadavere di mia madre suicida disteso in una bara?
Evidentemente però lui di cose da dire alla sua ne aveva tante. Non lo so se erano confessioni o scuse o parole di rabbia. Qualcosa mi diceva che erano domande.
Quando si voltò per andarsene non c’è la fece e con uno scatto tornò indietro. Si chinò sulla bara, e sotto lo sguardo di mezza Stoneygate sfiorò le mani di sua madre con tutta la dolcezza e la tenerezza e la dedizione di cui un figlio può essere capace. Fu un gesto così pieno d’amore e di devastante bellezza che sulle gote di Sakura cominciarono a scorrere lacrime calde.
Sasuke doveva tornare da noi, ma non credevo ci sarebbe riuscito.
Era lì in piedi, gli occhi rivolti al suo pubblico la faccia voltata verso la madre ed era scosso da ondate di gelo. Lo vedevo sul punto di crollare, era troppo tutto questo per lui. Era troppo chiedere a un ragazzo di diciassette anni di sopportare da solo ciò che lui stava vivendo.
E Sasuke era da solo; stava annegando nella solitudine.
Fece un passo verso le panche in cui ci trovavamo io e la mia ragazza e vacillò, così si mise di nuovo fermo.
Lo vedevo che era spaventato. Era stufo e orripilato da quella esistenza, era succube della vita e tormentato dalla morte, e non avrei saputo prevedere il suo futuro ne dire quale dei due destini era meno doloroso per lui. Forse alcuno.
Sembrava che stesse per cedere da un momento all’altro e in faccia s’era fatto ancora più pallido di quant’era di solito. Era cinereo. Sasuke era solo sull’orlo del burrone.
" Ti prego guardami, sono qui per te, qui per aiutarti. Non mi vedi? Mi sto sporgendo. Un solo sguardo e correrò da te."
Lui tentò di nuovo di camminare ma ormai era chiaro quant’era debole. Tentò di trovare una qualunque soluzione che gli consentisse di uscirne in solitaria , ma non c’en’erano e dal modo in cui vedevo la disperazione e la frustrazione e la vergogna diffondersi nel suo sguardo capii che lo sapeva.
Io ero così teso in avanti che mi aspettavo di sbilanciarmi da un momento all’altro e cadere sul pavimento, ero così rigido e in attesa… E quando pensavo che non c’è l’avrebbe più fatta e che le gambe gli si fossero piegate sollevò il viso verso di me.
Fu straziante il dolore che vi lessi, fu straziante vedere quanto gli costasse chiedere aiuto. Capii che per lui appoggiarsi a qualcuno era fallire e mi sentii agghiacciato dalla vita che doveva aver vissuto per aver tanto radicato nell’animo questo concetto. Ma non importava.
Ero già da lui, e Sakura con me.

 

Sasuke mi guardò con una tale carica di sofferenza che dal mio viso trasparì in un attimo tutta la pietà e l’affetto che provavo. Lui non riuscì a reggerlo e con un gemito distolse lo sguardo.
Immediatamente Sakura lo superò e raggiunse la bara della signora Uchiha.
Capii che voleva far finta che tutto fosse normale e che semplicemente fosse arrivato il suo turno. Stava cercando di evitare a Sasuke un pò di quella tortura, o almeno la pena derivata dalla vergogna di mostrarsi debole davanti agli altri, e l’amai per questa sua toccante sensibilità.
Il ragazzo la seguì con gli occhi per un breve momento, poi riportò il suo sguardo sul mio viso.
Era un supplizio, per me, vederlo ridotto così, ridotto all’estremità peggiore di ciò che era stato un tempo il mio migliore amico. Non sapevo cosa fare, ma in realtà tutto era molto facile.
Lo abbracciai e tenendolo stretto con un braccio gli sussurrai - ritornerà il bel tempo Sasuke. Anche l’inverno non dura per sempre.-
Il mio amico non rispose, ma sentivo il suo peso contro al petto e il suono del suo sollievo prendeva forma in respiri rauchi e sospiri umidi di lacrime mai scese.
-Appoggiati a me. Per favore. Non voglio vederti da solo, sei ancora il mio migliore amico, lo sei sempre stato. -
Lentamente, molto lentamente, si aggrappò alla mia spalla e mi consentì di portarlo fino alla panca.
Appena poté si staccò da me e si poggiò sul legno inanimato. Non voleva essermi di peso un istante più dell’indispensabile.
Feci per scivolare accanto a lui, ma allora -e solo per un secondo- mi guardò negli occhi e mi chiese di andare da Lei. Non gli chiesi chi intendesse o perché, gli girai le spalle e raggiunsi Sakura.
Lei, lo vedevo, aspettava solo che io arrivassi per andare via.
A Sakura faceva impressione la morte.

 

Mi sostituii alla mia ragazza e ci scambiammo uno sguardo d’angoscia. Poi sospirò e prima di andarsene prese quell’aria determinata che le conoscevo così bene. Speravo sarebbe riuscita a mantenere la stessa sicurezza davanti al nostro amico, evidentemente in crisi.
Ma poi dovetti distogliere la mia attenzione da lei e Sasuke (anche se, indirettamente, il protagonista dei miei pensieri restava il ragazzo) perché era il mio turno.
Non indugiai a lungo davanti a Mikoto Uchiha, non la conoscevo e inoltre avevo paura che se l’avessi fissata troppo a lungo la sua immagina avrebbe perseguitato i miei sogni per troppe notti.
Così, più rapidamente che potei, tornai sulla panca.
Nel clima pesante che era sceso fortunatamente c’era Sakura al mio fianco. Mi strinse forte la mano e mi sorrise determinata. Era così bella, così forte sotto quell’aria fragile che portava dipinta addosso… l’avrei voluta baciare anche adesso, così, sporti sulle panche di una chiesa.
Lei arrossì leggermente e chinò il viso con un’espressione che, anche se sicuramente non se n’era resa conto, era prima di tutto di invito. Ci guardammo dolcemente per qualche istante, poi all’improvviso perse l’aria ammaliante per adottare un atteggiamento preoccupato.
Inclinai le sopracciglia sorpreso, poi mi stupii nel rendermi conto che la leggera preoccupazione di Sakura stava diventando un vero e proprio turbamento, anzi timore.
- Sakura-chan..? - cominciai cercando di riattirare la sua attenzione e farmi spiegare ciò che stava succedendo, ma lei non mi diede retta e allarmata, senza degnarsi di darmi una spiegazione o qualcos’altro, mi spinse fuori dalla panca e mi seguì abbandonando lì l’Uchiha.
Io, esterrefatto, riuscii ad alzarmi in piedi per un pelo, o sarei caduto culo a terra.
- Hey! - sbottai in un sussurro, ma lei mi guardò con occhi di panico e prendendomi per mano mi tirò lontano da Sasuke.
Io, mentre venivo semi-trascinato, lo guardai e anche lui mi lanciò un’occhiata un pò stupita, poi (appena incrociò il mio sguardo) tornò rapidamente a fissare il nulla di fronte a lui, fingendo disinteresse. Tipico in realtà…
- Sakura-chan! - Sbottai, - ma che succede? -
Lei mi guardò con gli occhi di un coniglietto spaventato e mi si avvicinò all’orecchio con slancio, sussurrando parole che solo io potevo udire.
- H-ho visto il padre di Sasuke, davanti all’ingresso, dietro i vetri…e poi un uomo, vestito da parroco, che lo portava indietro e gli impediva di entrare! Naruto! Sembrava arrabbiato, strano!-
La sua voce vibrava preoccupata e confusa, si allontanò scivolando sul pavimento e lanciò uno sguardo verso il fondo della chiesa, dove c’era il portone contornato da due alte finestre di stampo più moderno, dalle vetrate semi-trasparenti.
Le misi le mani sulle spalle, - strano come ubriaco? - chiesi, pretendendo una risposta onesta.
Lei annuì, - si..io…non lo so, ma era molto alcolico come atteggiamento..io..credi che dovremo avvertire Sasuke? -
Non lo sapevo…non avevo la più pallida idea di quello che avremmo o non avremmo dovuto fare, e Sakura mi guardava negli occhi. Mi passai una mano fra i capelli, poi cercai di mascherare la mia insicurezza con un atteggiamento sicuro.
- Ok, credo che l’unico in grado di gestire la situazione, e con il diritto di farlo, sia lui.-
Lei mi guardò con occhi liquidi e un pò socchiusi.
-Io…non credo proprio di riuscire a farlo. -
Cercai di farle un sorriso per tranquillizzarla, - ci parlerò io-
-Oh..grazie Naruto. Tu sei…non trovo le parole.-
-Va bene Sakura-chan, sono solo suo amico.-
Nonostante ciò che avevo appena detto alla mia ragazza sentivo in gola il sapore amaro della paura, e cercai di deglutire per calmarmi un pò, ma allo stesso tempo dovevo fare in fretta.
Mi infilai sulla panca accanto a Sasuke, che non mosse un muscolo, e lanciando uno sguardo a Sakura, che si era accodata a un gruppo di gente che attendeva nel corridoio centrale il proprio turno per visitare al bara, presi fiato.
-Sasuke?- bisbigliai con una certa urgenza nella voce.
Il ragazzo seguitò a guardare davanti a sé, stringendo le labbra fra loro e corrugando appena le sopracciglia.
- Non fare così, devi ascoltarmi. -
Girò il viso dall’altra parte di qualche centimetro e sfuggì con lo sguardo al pavimento.
Non c’è l’avrebbe fatta, e lo capii in quell’esatto istante.
Ma io non sapevo cos’altro fare, dovevo dirglielo per forza, era l’unico che potesse affrontare una situazione del genere. O almeno sperai potesse farlo.
Mi sporsi verso di lui e come Sakura prima di me gli passai un braccio attorno alle spalle, avvicinandomi. Sentii il suo corpo irrigidirsi immediatamente e avere uno scatto involontario.
Lo tenni fermo e gli sussurrai, - senti, Sakura ha visto tuo padre, lì fuori dall’ingresso. -
Smise di muoversi. Smise anche di respirare. Smise di fare qualunque cosa.
- Hey…?-
Lo udii emettere un lungo sospiro che lo svuotò completamente e poi appoggiarsi a me. Fui preso da una tenerezza incredibile e cercai di guardarlo in faccia. Era smarrito, e stanco.
-E..che cosa devo fare io?- lo mormorò contro la stoffa della mia giacca, e la sua voce, così fragile, mi fece male, ma prima che io potessi fare una qualunque cosa mi respinse e si sollevò di nuovo.
Lo guardai in faccia, scioccato.
Era vuoto di tutto ora, anche della paura e della stanchezza, mi lanciò un’occhiata pesante e si alzò in piedi. Era sicuro. Era stabile. Era un ragazzo tranquillo.
Mi sentii così meravigliato della sua metamorfosi che per un secondo rimasi impietrito a guardarlo. Come poteva essere così calmo adesso? Prima era terrorizzato! E invece ora mi guardava con sguardo fiero e scocciato, ma nient’affatto teso, si stirò le spalle con un movimento pulito.
Io lo fissai a bocca aperta. -Mh..ma..- mi passò davanti senza dedicarmi la minima attenzione.
Appena riuscii a riprendermi gli fui dietro.
Camminava veloce, a falcate decise, lungo la navata centrale della chiesa e spinse i battenti della porta per uscire all’esterno. Lo fece senza nessuna esitazione.
Sentendomi stordito e confuso, e per nulla dimentico di ciò che sentiva e sentivo per empatia io fino a due minuti prima, lo seguii.

 

 
 
 
 
Scusate se questo capitolo arriva un po’ in ritardo rispetto agli altri, ma la maturità si avvicina sempre di più e sono sommersa di compiti e recuperi vari.
Della serie, ecco chi non impara mai che bisogna studiare un po’ alla volta!
Rispondo subito ai commenti, ringraziando all’infinito chi trova il tempo e la voglia per seguire me e le mie fic! Un bacio^^
 
Quistis18: Non potresti avere più ragione, naruto, Sakura e Sasuke sono un po’ come una famiglia, nel caso di quest’ultimo poi, loro due sono l’unica famiglia che gli rimane e a cui tiene (anche se ovviamente deve fare il capoccione e sostenere il contrario! Bacio!
 
Rosa_elefante: Hai ragione, sia quando fa il testardo che quando finalmente si lascia un po’ andare (specialmente quando si lascia andare, cosa che succederà prima o poi! ) Sasuke è adorabile! I motivi del suo essere scontroso con tutto il mondo, e con Naruto in particolare non sono precisissimi: un po’ la realtà difficile da cui proviene lo ha indurito, un po’ il fatto che Naruto a conti fatti se ne è andato via da lui qualche anno prima..! Bacio!
 
Nikynaa: Grazie mille per i complimenti, tra l’altro apprezzo tanto che ti piaccia come scrivo o come uso gli intercalari (giuro, non sapevo nemmeno cosa fossero! XD)… Sì, Sasuke è incorreggibile, fattone fino al midollo, anche quando fa lo stronzo! Bacio^^
 
Un abbraccio anche a chi ha aggiunto la fic tra i preferiti e a chi legge solamente!
_Ala_
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 9 ***


riassunto

KIT’S WILDERNESS

CAPITOLO 9

 

"Ho messo via un pò di consigli
dicono è più facile,
li ho messi via perchè a sbagliare
sono bravissimo da me"
Ligabue
 
 
Inghilterra, Stoneygate
Ottobre 2003

 
 
 
 
Il signor Uchiha era alto e massiccio, e il suo viso conservava quella linea severa delle persone che per natura sono portate al comando e alla disciplina.
Non sapevo cosa avesse portato un uomo simile allo stato in cui era ridotto ora, e probabilmente non l’avrei mai saputo.
Rimasi a guardarlo con un misto di orrore, pena e rabbia e per un istante mi chiesi che cosa sarebbe successo di lì a pochi minuti.
Non si accorse immediatamente di noi. Le sue percezioni erano chiaramente fin troppo alterate dall’alcool per avere la prontezza di riflesso necessaria per cogliere le situazioni in tempo normale.
Il viso era paonazzo, gli occhi pesanti e strizzati in un’espressione rabbiosa.
Urlava qualcosa, ma le sue parole erano così inarticolate e storpiate dalla sbornia da venire recepite più come lamenti infuriati piuttosto che discorsi coerenti.
Sakura aveva visto giusto.
Davanti al signor Uchiha un prete cercava di impedire all’uomo l’ingresso nella casa del signore.
Sapevo a cosa stava pensando.
Tutti conoscevano Fugaku Uchiha e i suoi problemi, solo un pazzo l’avrebbe lasciato circolare liberamente durante un funerale, per di più durante un funerale che lo riguardava direttamente.

 

Sasuke non perse tempo a pensare e si diresse con passo veloce verso suo padre.
La situazione non doveva risultargli nuova, pensai con cinismo, forse l’avrebbe saputa gestire.
Il prete sentendolo arrivare si voltò, e quando vide il ragazzo sul suo volto passò un curioso miscuglio di sollievo e fastidio.
Sollievo perché avrebbe potuto scaricargli addosso quel problema, fastidio perché il ragazzo gli piaceva quanto il padre, e non era felice di doverci entrare in contatto.
Sasuke non lo guardò nemmeno.
- Che diavolo ci fai qui?! - ringhiò rivolto al signor Uchiha.
L’uomo sorrise, un ghigno distorto. - Sono qui per tua madre, no? - nella sua voce c’era un timbro irrispettoso, un tono che mi mise all’erta.
- Vai via. - Sibilò Sasuke.
- Devo dare il mio ultimo saluto a quella vacca, poi me ne vado. E tu non osare dare ordini a me. -
Le sue parole mi risultavano quasi incomprensibili, ma il senso era chiaro.
- Lascia stare la mamma. -
Soffiò di nuovo il ragazzo davanti a me, e la parola "mamma" usata in quel contesto mi parve quasi una bestemmia. Era una frase che doveva già avere detto mille volte, in altre occasioni. Non era giusto gli toccasse farlo di nuovo, persino per proteggere una persona che oramai non c’era più.
- Decido io cosa faccio o non faccio. Tu hai già fatto troppi danni a questa famiglia. -
Ribollii di indignazione, a quanto pare anche Sasuke.
- Io? - sibilò, la sua voce era puro veleno.
Il prete fece per intervenire, probabilmente per spostare la conversazione in un luogo più appartato, lontano dalla vista delle persone, ma Fugaku Uchiha non lo fece parlare.
Sul suo viso c’era una maschera di rabbia, e, paradossalmente, anche di sofferenza.
- Si, tu. Hai ucciso la mia bambina, e ora mia moglie. Sei un mostro, sei un demonio! -
Scioccato spostai lo sguardo su Sasuke, preoccupato da come delle accuse simili potessero sconvolgerlo, ma il suo sguardo era rabbioso. Sembrava quello di un animale selvaggio.
- Tu le hai uccise… sono morte per colpa tua, e lo sai. -
Gli tremavano le mani, e per un attimo ebbi paura di quello che avrebbe potuto fare.
- Sasuke… - provai a chiamarlo, ma lui non mi guardò.
- E’ un problema mio, Naruto. Tu Stanne Fuori. -
Il suo era un ordine, non ebbi il coraggio di non ascoltarlo.
- Dovevi morire tu! - sbraitò ancora il padre. - Dovevo ucciderti quando sei nato! -
Non potevo concepire delle frasi del genere rivolte a un figlio, ma Sasuke non aveva di questi problemi.
- Sarebbe stato meglio se tu fossi morto, papà. -
Trattenni il fiato.
E la stessa cosa fece il parroco vicino a me, anche lui scioccato.
La mano di Fugaku Uchiha si abbatté sulla guancia di Sasuke come un macigno.
Lui rimase immobile, pulendosi con il polso il sangue che gli macchiava il mento.
- Vai via di qua - disse in un sussurro carico di rabbia a mala pena controllata.
Suo padre gli tirò un altro schiaffo e questa volta non potei fare a meno che slanciarmi verso di loro e piazzarmi di fianco al mio amico. Se ci avesse riprovato non glielo avrei lasciato fare.
Sasuke respirava pesantemente, suo padre strizzò gli occhi.
- A casa faremo i conti, io e te. -
Disse ancora, e sta volta compresi perfettamente la sua voce strascicata.
- Si allontani - dissi.
Lui spostò lo sguardo torvo su di me.
Mi lanciò un’occhiata che non ebbi problemi a restituire, pieno di rabbia.
Non era la paura a preoccuparmi in quel momento, ma il vedere coi miei occhi quello che Sasuke doveva sopportare ogni giorno.
L’uomo distolse sprezzante lo sguardo da me poi, dopo un’ ultima imprecazione lanciata al vento ci diede le spalle e se ne andò, aggrappandosi alle cose man mano che camminava per non cadere a terra.
Appena la sua figura barcollante fu lontana il ragazzo accanto a me si allontanò con uno scatto e cominciò a dirigersi il più veloce possibile nella direzione opposta a quella presa dal padre. Meditai se gridargli di fermarsi o se raggiungerlo io direttamente, ma lui mi colse di sorpresa e, arrivato a una decina di metri da me, si gettò a terra e si raggomitolò su se stesso.
Guardai con aria di attesa il prete che era rimasto pietrificato accanto a noi. Ero sicuro che una persona adulta e matura come lui avrebbe potuto aiutare il mio amico meglio di quanto io avessi mai potuto fare.
Rimasi quindi sconcertato dallo sguardo vagamente orripilato che lanciò a Sasuke e da quello che lanciò a me, impaurito. Cercai di capirne il senso e allo stesso tempo a incoraggiarlo a fare in fretta perché avevo paura che dal nulla Uchiha si tirasse su e se ne andasse, ma lui scosse la testa fugacemente.
- Io me ne lavo le mani. - Dichiarò lapidario prima di darmi a sua volta le spalle.
- Cosa?! - esclamai boccheggiando dall’indignazione e dalla sorpresa.
- Quello che è rimasto della famiglia Uchiha non può essere salvato. -
Impotente stetti immobile ad assimilare le parole del prete mentre questi tornava in chiesa poi, inspirando profondamente, mi voltai verso Sasuke.
Si teneva le ginocchia strette al petto e mi dava la schiena, ma potevo vedere ugualmente i tremiti che lo scuotevano e immaginare le labbra pallide che tremavano impercettibilmente.
Silenzioso camminai piano nella sua direzione ma quando allungai una mano per sfioragli una spalla lui si ritrasse all’istante con uno scatto che mi fece sgranare gli occhi.
- Non toccarmi, stai fuori dalla mia vita, va bene? - bisbigliò minacciosamente nella mia direzione.
Senza rispondere mi sedetti accanto a lui. Era scosso ora, e non era il caso di lasciarsi ferire da frasi rabbiose che servivano solo come autodifesa.
- Tu non vuoi che io stia fuori dalla tua vita. -
Lui voltò la testa verso di me, digrignando i denti.
- E tu che ne sai, eh? Ma com’è che tutti pensano di sapere cosa va bene o non va bene per me? Quello che io voglio o meno?! - le sue grida mi facevano male alla testa.
- Smettila di urlare! Se dico così è perché ti conosco, e so che sei troppo orgoglioso per chiedermi una mano senza che io te la debba sbattere in faccia! -
Il suo viso si contrasse in una smorfia cattiva, derisoria.
- Naruto… ma perché non stai attento alle parole che usi? -
Lo guardai sinceramente confuso e lui si passò una mano sul labbro gonfio, come a ricordarmi il modo in cui le mani gli arrivavano addosso, e da chi.
Mortificato abbassai lo sguardo sulla sua bocca, sui residui di sangue che ancora gli sporcavano il viso. Esitando allungai due dita con l’intenzione di eliminarli, ma lui con una manata sul braccio me lo impedì.
Restammo a fissarci in silenzio. Leggevo miliardi di cose nei suoi occhi. Confusione. Incertezza. Rabbia. Dolore.
- A me importa di te, però. - sussurrai.
Lui roteò gli occhi, ma era palese che stesse simulando una stizza che non possedeva.
- Ma lascia perdere - mugugnò con una voce bassissima.
- Così sbagli, - gli mormorai - allontanandomi sbagli. -
Non replicò e io mi sentii un po’ rassicurato, così continuai: - So che è difficile fidarsi di me, sei abituato a fare da solo e hai paura di quello che può succedere se poi le cose non vanno. Ma io voglio sul serio aiutarti… da solo non fai altro che sbagliare!-
Pensavo che lui si infuriasse alle mie parole e invece vidi che sul suo viso si formò un minuscolo sorriso. Sembrava assolutamente fuoriposto nei suoi tratti seri, e anche lui sembrava un po’ incerto nel sorridere. Pensai che avesse disimparato a farlo, che gli ci sarebbe voluto un po’ di tempo per ritrovare il respiro di quell’emozione.
Quando mi parlò la sua voce conteneva un vago accenno di tenerezza, unito a uno stridente senso di accettazione e resa.
-Non tutti sono forti come te, Naruto. - disse.
- Non tutti possono fare sempre la cosa giusta, anche se sanno qual è; anche se glielo si dice mille volte. Sai.. vorrei davvero essere all’altezza della situazione una volta tanto, ma non ci riesco. Forse è giusto. Forse alcuni di noi sono destinati a continuare a fallire e non possono farci nulla. -
La rinuncia nella sua voce, la silenziosa rassegnazione al ruolo che tutti gli dipingevano addosso mi fecero stizzire.
- Guarda che non c’è niente che non puoi fare! - esclamai.
Lui colse nella mia voce quella traccia minuscola di fastidio e si sentì accusato, quando quello che volevo io era rincuorarlo. Ricompose il suo volto nella maschera cattiva che era abituato a indossare e si alzò in piedi, in modo da guardarmi dall’alto.
- Questo si che fa ridere… - sibilò.
Mi alzai anch’io e gli afferrai una spalla, tirandolo verso di me quel tanto che mi serviva per attirare completamente la sua attenzione. Volevo che vedesse nei miei occhi quanto gli volevo bene.
- Sasuke, ascoltami. Ora ci sono io. Ora andrà tutto bene! Tu puoi fare quello che vuoi, e hai le carte per farlo, solo che ancora non lo sai. -
Scrutò nei miei occhi azzurri così a lungo che temetti che arrivasse fin dentro la mia anima.
-No… le cose non possono cambiare. Puoi credere che succeda, ma poi le complicazioni tornano a galla.-
Non ci voleva molto a capire che stava parlando di suo padre e del periodo in cui tutto sembrava andare bene, prima che io ripartissi.
-Una volta ci credevi però! Quando siamo scesi nella miniera, anni fa, tu mi hai detto che avevi dei sogni! Mi hai detto che sognavi sempre che la tua vita migliorasse!-
Lui mi sorrise, sconsolato.
- Sai perché sono belli i sogni? - mi chiese. Scossi un poco la testa, sentii le punte bionde dei miei capelli sfiorarmi il collo.
- Perché puoi sempre sognare che ci sia la possibilità che si avverino. Se quella possibilità scompare, il sogno crolla. Ti crolla tutto. -
Feci per aprire bocca ma un movimento dietro di me catturò la sua attenzione. Mi voltai anch’io.
Sakura stava uscendo dalla chiesa, si fermò sul portone e si guardò subito intorno per vedere come fosse la situazione. Quando vide solo noi due sembrò sollevata e si scostò dalla porta.
La gente cominciò a riversarsi all’esterno della chiesa, segno che il funerale doveva essere finito.
Vidi qualche viso sollevarsi curioso nella nostra direzione. Sasuke si scrollò dalla mia presa come un cane randagio, e Sakura volò verso di noi, correndo aggraziata al mio fianco.
L’Uchiha la scrutò un momento, indeciso su cosa fare, poi il vociare della folla sembrò ricordargli la sua paura per le persone, la sua tendenza alla solitudine, e così senza una parola ci piantò lì e iniziò a dirigersi verso il fiume, abbandonandoci.
Feci per seguirlo ma Sakura mi prese la mano e mi fermò, la gente si era radunata a pochi passi da noi e non volevamo dargli altro materiale su cui spettegolare. Inoltre fra quegli sguardi indiscreti potevo captare benissimo anche quelli dei miei genitori e quelli dei parenti della mia ragazza.
Mi arresi e mi accontentai di guardare Sasuke andarsene da solo, ma ero cosciente della parte di me che si stava staccando, e sapevo anche chi era che se la stava portando via.

 

 

 
"Certi giorni ci chiediamo e' tutto qui?
E la risposta e' sempre sì
Non e' tempo per noi che non ci svegliamo mai
Abbiam sogni però
troppo grandi e belli sai"
Ligabue

 

 

 
 
 
Grazie mille a tutti^^
_Ala_

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 10 ***


riassunto

 

KIT’S WILDERNESS

 

CAPITOLO 10

 

 

“Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose,
si fa un pò meno presto a convincersi che sia così.”

Ligabue

 

 

Inghilterra, Stoneygate

Ottobre 2003



 

Quattro giorni dopo non ero ancora riuscito a rivederlo.

Non sapevo come prenderlo, non avevo assolutamente idea di cosa fare.

Inoltre ero preoccupato. L’addio tra Sasuke e suo padre in mia presenza non era stato certo idilliaco, avevo paura che poi a casa il ragazzo ne avesse pagato le conseguenze.

Poi, proprio quando l’ansia iniziava a solleticarmi troppo le vene, lo rividi.

Era un giorno di scuola come tutti gli altri, io e Sakura ci stavamo cercando un posto a sedere nella mensa quando la mia ragazza, dai grandi vetri delle finestre, lo vide.

Mi tirò la manica e me lo indicò col dito; mentre lo guardavo un piccolo sorriso rassegnato mi comparve sulle labbra.

Ovviamente era solo. Ovviamente aveva scelto il posto più isolato, più freddo, e ovviamente ora avrei dovuto congelarmi il sedere anch’io, per raggiungerlo.

Non me ne stupii, non mi aveva mai reso le cose facili, cercarlo era sempre stato scomodo, ma non mi importava.

Chiesi a Sakura se le scocciasse uscire all’aria aperta per quella giornata, e lei con una smorfia furba mi prese in giro.

- Hai troppo caldo qui dentro, Naruto-kun? -

Senza badarle intrecciai le dita della mano destra con le sue e mi avvia verso la porta che dava accesso al giardino.

Appena mettemmo piede fuori l’aria densa e carica di pioggia di fine ottobre ci fece rabbrividire. Sakura strinse più forte la mia mano, e io senza parlare srotolai la sciarpa che avevo intorno al collo e gliela sistemai al suo. Fece per protestare, borbottando qualcosa sul fatto che non era una bambina, ma poi si arrese e infossò il mento nella lana.

 

 

Sasuke era seduto esattamente nell’angolo più buio del giardino, nascosto dietro un cespuglio e con la schiena appoggiata al tronco di un albero.

Non aveva nessun vassoio di cibo con lui, e non sembrava nemmeno vestito a sufficienza per il clima freddo intorno a noi. Indossava solo un paio di jeans e una felpa scura, con un cappuccio ampio calato sulla testa.

Notai che aveva le mani ritirate dentro le maniche, e che fosse tutto rannicchiato, probabilmente per proteggersi dal freddo.

- Testone… - sentii Sakura sussurrare vicino a me, e non potei fare a meno di darle ragione.

Quando ci vide arrivare sembrò combattuto tra il restare e l’andarsene, e sul suo viso comparve una smorfia d’esasperazione e allo stesso tempo di fastidio che mi sembrò buffa.

Alla fine dovette decidere di restare, perché si raggomitolò ancora di più su se stesso e ci guardo con astio. Senza farci caso mi sedetti davanti a lui, mentre Sakura si inginocchiava rigida al mio fianco.

Aspettai fosse lui a parlare per primo.

Anche lui sembrò pensare la stessa cosa perché restammo per almeno un minuto a fissarci seri e decisi, prima di accorgerci nello stesso istante di quanto la situazione si stesse facendo ridicola.

Sakura si premette una mano sulle labbra, io mi trattenni dallo scoppiare a ridere, lui si affrettò a mettere fine al silenzio.

-Chi vi ha invitato? - sbottò.

-Ti diamo fastidio? - risposi alla sua domanda con un’altra domanda

- Avete deciso di tampinarmi a morte? - lui fece la stessa cosa.

- Tieni, mangia qualcosa. -

Cambiando discorso gli allungai il vassoio col cibo, aspettandomi che lui lo respingesse sdegnoso.

Probabilmente proprio per stupirmi e per dimostrarmi quanto lui fosse superiore a queste cose prese a caso un pezzo di pane e se lo cacciò i bocca, iniziando a masticare lentamente.

Rimanemmo in silenzio a guardarci, di nuovo seri, poi Sakura scoppiò a ridere.

- Come sei buffo, Sasuke-kun! -

A Sasuke andò di traverso il cibo.

- Buffo?! -

Risi anch’io con Sakura e lui rimase immobile a fissarci, indispettito e sprezzante.

- Andatevene via, in ogni caso . -

Mi ricordò un bambino cocciuto.

- No. -

Poi continuai in tono serio, - guardati intorno, sei qui da solo come un idiota, stai palesemente gelando e per cosa? Per non stare in mensa al caldo insieme a tutti gli altri?! -

Lui distolse gli occhi, infastidito.

- Ma non sei capace di farti i cazzi tuoi, tu? -

Per un instante riflettei che, effettivamente, cominciavo a essere pressante, poi allontanai in fretta il pensiero.

- Ci sono un sacco di persone intorno a te. E tu sei qui da solo! - Esclamai.

Lui assottigliò gli occhi e mi guardò, come un gatto che medita se graffiare un avversario o se starsene a guardarlo indifferente e altezzoso, poi scelse di graffiare.

- Mi hai rotto, tu sei uguale a tutti loro. -

- E tutti loro sono uguali anche a te! Sei tu che ti diverti a recitare la parte del diverso a ogni costo! -

Questa era una mezza verità, e lo sapevo benissimo, ma scelsi di non soffermarmi sui particolari.

- Io scelgo?! - esclamò lui, ora decisamente indignato e arrabbiato, -ah! Guarda, Naruto! Sono tutti intorno a me…ma non parlano con me! Tu pensi davvero che io a loro non faccia schifo? Pensi che… - interruppe la sua sfuriata, abbassando il tono della voce, sembro riflettere con se stesso.

- Loro sarebbero uguali a me? Mah…allora si credono meglio. -

- Sei tu che ti isoli, - ribatté Sakura.

Lui la guardò storto, poi si alzò di scatto in piedi.

- Mi avete stufato, io me ne vado.-

- Guarda che non ti libererai di me, Uchiha. Sappilo. -

La mia voce conteneva una sfumatura sicura, di sfida.

Lui si girò e mi fissò negli occhi.

- Tsk -

Poi alzò le spalle e se ne andò.

 

 

Se Sasuke era a Stoneygate trovarlo non era difficile.

L’unico posto in cui si sentisse a suo agio, credo, era il fiume. Fatto sta che era sempre lì, o per lo meno, ogni volta che io lo cercavo.

- Parlavo sul serio Sasuke, non ti libererai di me. -

- Ma cosa vuoi ancora? -

- Esserti amico, nient’altro.

Ti ricordi come eravamo qualche anno fa? Mi manchi.

Mi sei mancato un sacco e mi manchi ancora adesso, perché so che ora potremmo essere insieme e invece tu ti ostini a startene per gli affari tuoi. -

- Se ti mancavo così tanto potevi evitare di accettare al volo una borsa di studio che ti avrebbe portato a chilometri da me, Naruto. -

Lo disse con un rancore che mi sconcertò per un attimo, sembrava il tipo di frase su cui si rimugina e intorno alla quale si gira per mesi prima di tirarla fuori.

Intuii che di fondo era questo il motivo per cui ce l’aveva con me; l’avevo abbandonato, l’avevo tradito. E già anni prima mi aveva dimostrato quanto poco fosse incline al perdono.

- Non centra la borsa di studio. Guarda me e Sakura-chan, siamo ancora insieme, - dissi.

- Già - mugugnò dandomi le spalle.

- E ci amiamo tantissimo! -

- Ho capito - borbottò ancora.

- Niente è riuscito a separarci, vedi, se due persone si amano loro… -

- Ho afferrato il concetto, Naruto! - il suo tono, nell’interrompermi, fu secco.

Stetti un istante incredulo, senza fiato. Poi non potei trattenermi dall’esclamare - non ci posso credere! Sei geloso! -

Si girò di scatto verso di me. Un lampo torvo nello sguardo.

- Non dire cazzate - sibilò, la sua voce era roca, ma non mi lasciai abbattere.

- Ma Sasuke! Se eri geloso di Sakura-chan avresti potuto dirmelo! - lo presi in giro.

- Stai zitto..- mi avvertì di nuovo, con quella voce bassa e cavernosa.

- Ma Sakura-chan…-

- Non sono geloso di Sakura. -

Mi interruppe, scandendo le parole con una calma altamente minacciosa.

- E con questo chiudiamo il discorso. Tra l’altro, le ragazze non mi interessano, giusto per toglierti qualunque paranoia dalla mente.-

Il mio cervello stava ancora registrando sorpreso questo ultimo dato quando lui si voltò per l’ennesima volta e mi diede le spalle.

Mettendo da parte i pensieri mi avviai con lui, affrettandomi al suo fianco.

Camminammo in silenzio per qualche minuto, intorno a noi i bambini fantasma delle miniere ci guardavano, gli sguardi interessati sui piccoli visi solenni.

- Mi dispiace per l’altra sera, Sasuke, - cominciai, riferendomi alla prima notte in cui ci eravamo rivisti.

- Fa niente - replicò lui capendo subito di cosa parlavo.

- No, sul serio. Non immaginavo di tuo padre… ne della droga o di qualsiasi altra cosa. E ho sbagliato a farti la predica o a pormi come se… non sono io a dover decidere cosa devi fare.

Penso solo che quello che stai adottando tu non sia un metodo per risolvere le cose, tutto qui.-

Aspettai col fiato sospeso la sua reazione, e quando arrivò, come prevedevo, c’era del sarcasmo nella sua voce.

Probabilmente era l’unico mezzo che conosceva per difendersi. Quello, o il massacrare di botte chiunque osasse contrariarlo. Divertente.

- Perché che metodo starei adottando? -

- Quello di fare come se niente fosse e di cadere soltanto più giù -

- Io non faccio come se niente fosse - ribatté immediatamente lui, ancora sulla difensiva.

Camminammo ancora in silenzio, io ascoltavo l’acqua del fiume che scorreva accanto a noi.

All’improvviso mi venne in mente il cane che Sasuke aveva ai vecchi tempi, ora che ci facevo caso non averlo intorno stando vicino all’Uchiha era strano, sembrava mancasse qualcosa di importante.

Quando ancora eravamo amici era impossibile parlare con Sasuke senza l’ombra di Jax intorno.

- Hey, poi non mi hai mai raccontato nulla di Jax, come è morto? - chiesi, realmente interessato.

La sua sagoma se possibile si fece ancora più cupa.

- L’ha ucciso mio padre, - disse lapidario.

Mi gelai all’istante e mi diedi dell’idiota da solo.

Stavo sbagliando tutto con lui. Tutto.

Sospirai e scossi tristemente la testa.

- Mi dispiace, non lo sapevo - mormorai, affranto.

Lui non disse nulla.

- Senti - dichiarai all’improvviso - mi dispiace, sono un impiastro.

Ma una cosa te la devo dire.

Lo so che non tutto ciò che viene affrontato può essere cambiato, ma niente può essere risolto finche o se non viene affrontato, mi capisci? -

Gli presi una mano d’impulso e lui si voltò verso di me.

C’era sconcerto e sorpresa nei suoi occhi d’ossidiana, e di nuovo non mi rispose.

Però mi strinse la mano di risposta e senza capire perché mi ritrovai all’improvviso con la bocca secca, portai lo sguardo sulle nostre dita intrecciate e sentii un vago imbarazzo colorarmi le guance.

Gli lasciai la mano e mi allontanai un po’, sempre sotto il suo sguardo illeggibile.

- Beh, pensaci. -

Borbottai distogliendo gli occhi, - ci vediamo domani - aggiunsi.

Lui annuì soltanto e io me la filai, ancora scombussolato.

Più tardi, nel mio letto, mi tornò in mente la frase di Sasuke sulle ragazze e non riuscii a spiegarmi la sensazione di calore che mi invase.

 

 

 

 

Di nuovo grazie a tutti.

Vi voglio - virtualmente -bene^^

 

_Ala_

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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