Kit's Wilderness di _Ala_ (/viewuser.php?uid=53078)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo_ parte prima ***
Capitolo 2: *** Prologo_ parte seconda ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 4: *** capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 1 *** Prologo_ parte prima ***
riassunto
-
Kit’s Wilderness
-
-
-
-
PROLOGO
-
Parte
prima
-
-
-
-
-
Inghilterra,
Stoneygate.
-
Novembre
1998
-
- Quegli occhi neri
rischiavano di farmi diventare matto.
- Dovunque fossi, qualsiasi
cosa stessi facendo, li sentivo su di me.
- Ma cosa voleva quel
ragazzino?
- Che cosa aveva da fissarmi
sempre?
- Alzai gli occhi chiari dal mio banco, uscii nel corridoio, e poi sulle
scale. Mi sedetti sugli scalini in fondo, ad aspettare lei. E poi ancora quella
sensazione di non essere solo.
- Sbircia intorno a me.
- Eccolo lì.
- Un viso pallido, come
quello di un fantasma.
- Labbra dalla forma
perfetta, sempre chiuse in quella linea seria.
- Zigomi alti, spigolosi,
eleganti, addolciti solo dalla linea morbida dei capelli, forse un po’ troppo
lunghi per quella cittadina di provincia, ancora chiusa nei vecchi pregiudizi
e tradizioni.
- E poi quegli occhi scuri,
liquidi ed enormi.
- Distolsi lo sguardo, a
disagio.
- Sakura mi chiamò dal fondo
dell’atrio.
- Sollevato mi alzai in piedi
e mi affrettai nel raggiungerla.
-
-
- Era inutile, non sarei mai
riuscito a farmi degli amici.
- Ormai era da mesi che ero a
scuola, il secondo anno delle medie era cominciato, ma le cose non cambiavano
mai.
- Avevo tredici anni, eppure
le tradizioni, le leggende di Stoneygate influenzavano la mia vita come se
fosse mille anni che abitassi lì.
- Discendevo da una delle due
più vecchie famiglie del villaggio.
- Nel mio sangue scorrevano
le radici stesse di quella cittadina, e si diceva che nel sangue dei
discendenti ci fosse anche la loro maledizione.
- C’era la morte nelle mie
vene, quella stessa morte che avevano, inconsciamente, portato le famiglie
fondatrici nel momento stesso in cui avevano scelto di aprire le miniere.
Paradossale in realtà, se si pensava che per anni erano state fonte di
sostentamento e di sviluppo, per poi mutarsi letteralmente in bare di terra.
- Era stato scoperta solo dopo anni la fonte di gas altamente tossico che,
direttamente da quei pozzi scavati nel terreno, fuoriusciva nell’aria che
respiravano le persone di Stoneygate, ma si era deciso di comune accordo di
fingere di non vedere il pericolo. Questo un pò per convenienza (gli affari
erano buoni, e le miniere servivano per l’economia della cittadina) e un pò
per reale ignoranza.
- Avrebbero dovuto saperlo,
che quel gas non era da sottovalutare.
- L’esplosione era avvenuta
nel 1821 e aveva condotto alla morte centinaia di minatori.
- Da allora le miniere erano
state sigillate, i tunnel fatti crollare e sprangare, inaccessibili sotto
strati di cemento, e poi, lentamente, la vita era tornata a scorrere.
- Noi eravamo rimasti noti come ‘i colpevoli’ -che poi…forse i miei
avi avevano aperto le miniere, ma era stato tutto il consiglio di Stoneygate a scegliere l’indifferenza al problema..-
- Comunque il pregiudizio
verso ‘i colpevoli’ di tutte quelle morti restava, e impediva agli altri di
accostarsi a me come a un bambino normale.
-
- Beh…lo impediva a tutti
meno che a lei.
- Sakura Haruno, tredici
anni, la mia unica amica.
- La sua famiglia si era
trasferita a Stoneygate solo da un paio di generazione, e le tradizioni, su di
lei e sui suoi parenti, non facevano così presa.
- Io la adoravo, aveva
quell’aria fragile che faceva venire voglia di proteggerla.
- La sua pelle era candida
sotto i capelli sottili, leggeri di quella sfumatura rosata impercettibile,
sembrava incapace di fornirle una protezione adeguata dal sole e dalle
intemperie esterne.
- Eppure lei era così forte
dentro.
- Allegra, razionale,
sincera.
- Tutti le volevano bene e a
me dava quasi fastidio dovermela spartire con gli altri.
- L’avevo conosciuta un
giorno di inizio scuola.
- Non ero abituato a trattare
troppo con le persone, soprattutto con i miei coetanei.
- I miei genitori, immagino
per proteggermi, mi avevano sempre tenuto a riparo dal mondo esterno.
- Le lezioni fino a
quell’anno le avevo sempre prese a casa, privatamente, ma ultimamente la
condizione della vita della mia famiglia non era più così adagiata, e i miei
genitori si erano visti costretti a iscrivermi alla scuola pubblica di
Stoneygate.
- Ero quello nuovo, e inoltre
il mio cognome era fin troppo famoso.
- Naruto Uzumaki.
- Non c’era nessuno che non
lo conoscesse e non lo odiasse.
- Quel giorno gli altri ci
stavano andando giù pesante con me, finché lei, con un turbine di capelli
rosati, si era piazzata in mezzo.
- Più tardi mi aveva
consolato allegramente, e mi aveva promesso che sarebbe stata sempre con me.
- - Nel senso che mi
proteggerai? - le avevo chiesto, stupido e vagamente offeso dall’insinuazione
che implicava non fossi in grado di farlo da solo, ma lei non aveva colto.
- - Certo. Te lo prometto! -
- Avevo annuito, e,
incoraggiato dal suo buonumore le avevo fatto la domanda che più mi premeva
dalla prima volta che l’avevo vista.
- - Ma senti, com’è che hai i
capelli rosa? -
- Lei mi tirò un pugno sulla
testa.
- - Perché sono particolari,
idiota.
- E quando diventerò un
eroina famosa e stupenda tutti mi riconosceranno. -
- Scettico, le avevo sorriso.
- - Ma certo, succederà
sicuramente, vedrai…-
-
-
- Eravamo a pranzo, piazzai
sul mio vassoio una mela e un cartoccio di latte intero, poi, con uno sbuffo
scocciato rivolto agli altri ragazzini che mi guardavano male, mi avviai verso
il cortile, preferendo congelarmi nel freddo di novembre che stare chiuso in
quel refettorio insieme a tutti loro.
- Sakura mi seguiva
chiacchierando spensierata.
- Il tavolo a cui scelsi di
sedermi era isolato, solo due ragazzine erano appollaiate sulla panca più
esterna.
- In due minuti si svuotò,
Sakura non ci fece caso, io si.
- Incassai la testa nelle
spalle, ferito come al solito, e guardai fisso davanti a me, rimproverandomi
di darci ancora peso.
- Fu così che intercettai lo
sguardo scuro del ragazzino puntato dritto su di me.
- Rimasi a fissare
paralizzato quei due pozzi neri, poi confuso abbassai lo sguardo, girandomi
appena verso la ragazzina al mio fianco.
- - Quello mi fissa di nuovo,
Sakura-chan - mormorai nervoso.
- Lei smise di parlare e si
voltò verso il moro, guardandolo intensamente.
- Indossava un paio di jeans
logori, scarpe da tennis bucate e una felpa dall’ aria sciupata. Tutto
rigorosamente nero, tranne una scritta stampata sul petto, bianca.
- Decisi che doveva essere il
nome di qualche gruppo musicale che non conoscevo, probabilmente Metal.
- - Megadeth - recitai tra me
e me, appuntandomi di fare delle ricerche.
- Il Metal non era ben visto
da quelle parti, come tutte le cose che uscivano anche solo vagamente dal
pensiero comune degli anziani. E di certo una musica che veniva definita dai
più ‘satanista’ rientrava nella categoria.
- Il nuovo [quello nuovo], lo
sconosciuto [vestito di nero], era pericoloso.
- Il ragazzino fulminò Sakura
con lo sguardo, poi, senza dire nulla, si voltò e se ne andò. I suoi passi
lunghi, così come la sua postura avevano un che di elegante, ma era come se
lui stesso volesse nasconderlo camminando apposta ingobbito.
- - Ma che vuole da me? Che
ha da guardarmi sempre? -
- La ragazzina al mio fianco
sospirò.
- - Non lo so -
-
-
- Camminavo malinconico lungo
le rive del fiume, pensando, quando notai un ombra scura che sbucava da dietro
il tronco di un albero davanti a me.
- All’istante un cane
cominciò a ringhiare.
- - Sta buono Jax! -
- Sollevai lo sguardo sul
padrone dell’animale, e rimasi immobile.
- Non seppi spiegarmene il
motivo, ma percepii all’istante una sensazione di pericolo. Ero davanti allo
stesso ragazzino che mi fissava sempre, e per un momento pensai di darmi alla
fuga, poi mi diede dello stupido.
- - Hey - disse quello.
- Tentai un sorriso, poi
rinunciai - parli con me? -
- - E chi altro c’è qui? -
- Stetti zitto, poi quello si
avvicinò, si avvicinò così tanto che all’improvviso sentii il suo respiro
caldo sul volto. L’istinto mi diceva di arretrare, ma qualcosa dentro di me,
me lo impedì. Mi sentivo attratto da quegli occhi scuri, in lui c’era qualcosa
che mi affascinava inspiegabilmente.
- Deglutii, ma non mi mossi.
- Nei suoi occhi passò un
lampo di soddisfazione, come se fosse stato compiaciuto da come avevo reagito
a una qualche sua prova.
- Mi sentivo come se mi
stesse testando per poi classificarmi.
- Mi sembrò quasi che lui
accennasse un sorriso, ma poteva essere stata solo un impressione perché
quando guardai le sue labbra, gli angoli della sua bocca erano rivolti
all’ingiù, in un espressione seria come non mai.
- Si avvicinò ancora e mi
avvicinò le labbra all’orecchio, potevo sentire i battiti del cuore impazzire
nella mia gola, assordandomi. Ma udii comunque il suo basso mormorio.
- - Tu e io siamo uguali,
Uzumaki. -
- Sgranai gli occhi, sorpreso
-ma cosa…? -
- - È e sarà la morte a
unirci - concluse lui.
- Con uno scatto mi tirai
indietro.
- Che cosa voleva dire? Che
cosa intendeva?
- Cautamente portai un piede
dietro di me, pronto a correre via nel caso il ragazzo si dimostrasse
improvvisamente un maniaco omicida, ma fu lui stesso ad allontanarsi, e sta
volta sulle sue labbra disegnate c’era un sorriso vero.
- - Mi chiamo Sasuke Uchiha,
e tu presto tornerai a cercarmi -
- Provai a dire qualcosa ma
quello fece un gesto rivolto al cane e se ne andò, mentre l’animale gli
trottava fedelmente alle spalle.
- - Hai mai letto i nomi
incisi sulla pietra del Monumento? -
- Le sue parole mi arrivarono
deboli, mentre lui era già lontano.
- Rimasto solo mi portai una
mano al petto e trassi un grande respiro, bisognoso d’ossigeno.
- Non mi era accorto di stare
trattenendo il fiato.
- In piedi al centro della
piazza più importante della cittadina mi passai la mano tra i capelli biondi e
scompigliati.
- Non sapevo cosa ci facessi
lì, a fissare come un idiota la grande lastra di pietra che fungeva da
monumento ai caduti nell’esplosione di gas tossico del 1821.
- Sapevo le leggende che
venivano tramandate nel paese.
- Era tutta colpa dei miei avi se quelle miniere erano state scavate, e
sempre colpa loro se tutta quella gente era morta; i disastri del gas erano
andati avanti anni anche dopo la chiusura dei pozzi, e la mia famiglia, un
tempo la più potente di Stoneygate, era stata relegata alla miseria.
- Stessa sorte era toccata
all’altra famiglia che si contendeva il potere della cittadina. Non sapevo
nemmeno che fine avesse fatto. Non pensavo esistesse ancora.
- Il destino era stato
crudele, soprattutto pensando che anche i due figli più giovani di entrambe le
famiglie erano morti laggiù nei tunnel, insieme a tutti gli altri.
- Ma questo non era bastato a
lavare via il rancore.
-
- Fissai la lapide in
silenzio.
- Eccolo lì, il simbolo del
mio isolamento e della mia vergogna. L’avevo già vista prima d’ora, svettava
imponente al di sopra della strada e delle aiuole, grigia e grandiosa nella
sua trasandatezza.
- Aveva l’aria dimenticata di
tutte le cose antiche, con la pietra ruvida e il muschio che la ricopriva.
- Non l’avevo mai asservata
da vicino. Sinceramente mi metteva inquietudine, forse mi spaventava anche,
quindi non sapevo spiegarmi perchè ora fossi lì davanti.
- Che cosa mi aveva fatto
Sasuke?
- Ora che ci pensavo i primi
due nomi della lista che vi era incisa dovevano essere proprio quelli dei due
ragazzi morti tempo addietro.
- Le scritture erano quasi
illeggibili, ma colto da un desiderio frenetico di leggere il mio cognome su
quella lapide, mi alzai sulle punte e grattai via il muschio con le unghie.
- Ancora prima di finire gli
occhi mi si sgranarono per lo shock.
- Restai immobile a fissare i
due nomi vicini.
- Uno strano senso di gelo me
li fece leggere a punta di voce.
- - Naruto Uzumaki, Sasuke
Uchiha -
- In un lampo mi tornarono in
mente le parole del misterioso ragazzo del fiume.
- - Io e te siamo uguali, ed
è e sarà la morte a unirci -
- Un brivido di paura mi
passò lungo la schiena.
- - Sakura, che cosa sai di
Sasuke Uchiha? -
- La ragazzina allargò la
bocca sorpresa prima di girarsi arrossendo verso un'altra parte.
- - Niente, perché me lo
chiedi? Non so chi sia.. -
- - Vi ho visti insieme -
- Gli occhi grandi e puliti
di lei ritornarono all’istante nei miei.
- - Cosa? -
- - Vi ho visto, vi ho visto
che ve ne andate tutti insieme il venerdì dopo le lezioni! Voi due, e poi
altri, l’Inuzuka, i Sabaku, Nara e anche i due Hyuuga! Vi ho visti! -
- La mia voce salì di tono,
facendosi più dura.
- - Perché non mi hai mai
detto che eravate amici? Perché, anche se quello passa ogni dannato minuto
della sua giornata a fissarmi tu hai fatto finta di non sapere chi fosse? -
- Sakura si morse forte un
labbro, ma la sua voce non tremò quando rispose.
- - Per te è meglio così,
tieniti fuori da questa storia, e sarà meglio! -
- - E tu? Tu che ci fai
dentro? -
- - Perché per me è un gioco, io sono capace di capire che lo è! Ma lui,
lui ci
crede.
- E dice che lo farai anche
tu! -
- Stetti zitto un secondo,
sorpreso.
- - Intendi l’Uchiha? Di cosa
parli?! -
- Ma lei scosse la testa,
nascondendosi dietro ai capelli lisci.
- - No! Io non ti dico
niente! -
- Trassi un respiro profondo
per calmarmi, e quando inizia a parlare usai un tono tranquillo, sforzandomi
di non manifestare tutta l’inquietudine che sentivo dentro.
- - Due mesi fa Sasuke Uchiha
è venuto da me. E mi ha detto che la morte ci rende uguali… la morte, capisci?
E sul monumento del 1821 il mio nome e il suo sono in cima alla lista! Sono
gli Uchiha l’altra famiglia che ha portato al gas tossico, ho sempre pensato
che oltre agli Uzumaki gli altri si fossero dispersi…e invece ci sono ancora.
E noi abbiamo lo stesso nome, lo stesso identico nome dei due ragazzi con quei
cognomi che erano morti! Naruto e Sasuke! Si chiamavano così anche loro! -
- - E’ solo un caso… -
- - Un caso, Sakura-chan? A
me questo "caso" spaventa! E tu non mi dici nulla…e mi nascondi le cose! -
- - Voglio solo proteggerti -
- - Ma… -
- - Me l’avevi chiesto tu,
quando ci siamo conosciuti, te lo ricordi? E io lo sto facendo -
- Sospirai.
- La guardai, conscio che
stava facendo così solo per quello che credeva il mio bene.
- - Domani vado a cercare
Uchiha. -
- Le dissi.
- Sasuke inclinò la testa,
fissandomi con un sorriso indecifrabile, che non aveva in sé alcuna gioia.
- - L’avevo detto che mi
avresti cercato - asserì.
- - Che cosa fate tu, Sakura
e gli altri? -
- Andai dritto al sodo, un
po’ più in là Sakura mi guardava amara, palesemente irritata che io non
l’avesse ascoltata.
- - Noi giochiamo al Gioco
della Morte. Vuoi morire con noi? -
- Rimasi in silenzio,
interdetto.
- - Cos’è il Gioco della
Morte? -
- - E’ un prendersi una pausa
dalla vita. Ma non è un vero gioco. Cioè, lo è per loro. Loro muoiono per
finta. Ma tu, noi, siamo diversi. - Sasuke mi si avvinò, abbassando la voce -
allora? Vuoi morire? -
- - Tu sei mai morto? -
- Con un minuscolo sorriso
derisorio il ragazzo annuì, ma di nuovo nelle sue labbra incurvate io non
lessi alcuna gioia, solo amarezza.
- - Si, oh si. -
- Il cane al suo fianco prese
a ringhiare, Sasuke lo quietò con una rapida carezza.
- - Io muoio ogni giorno,
Naruto -
- Ricambiai il suo sguardo
serio.
- - Vengo con voi.
-
- Venerdì pomeriggio Sakura
mi aspettava all’uscita della classe vestita di rosso e di verde, dal martedì
che avevo parlato con Sasuke lei non mi aveva più cercato.
- - L’Uchiha vuole che tu
venga con noi. Accetti? - chiese formalmente.
- Io intuì che fosse una
specie di cerimonia fissa, un’usanza per i nuovi giocatori.
- - Accetto - dichiarai
deciso.
- Lei strinse le labbra e si
voltò, sicura che la seguissi.
- Raggiungemmo il gruppo che
ci aspettava al cancello, tutti mi guardarono confusi, a metà tra
l’incuriosito e il malcontento, ma l’arrivo di Sasuke, seguito da Jax, mise a
tacere ogni possibile replica.
- - Per di qua - ordinò, e
tutti si mossero all’istante.
- Li seguii, restando qualche
passo più indietro degli altri, parte del gruppo ma allo stesso tempo escluso,
e dopo poco Sakura adattò il passo per camminarmi al fianco.
- Mi scoccò un occhiata
preoccupata.
- - Stupido, ora come faccio
a proteggerti? - mi chiese triste.
- La guardai, vagamente
esasperato.
- - Ma proteggermi da cosa?!
-
- - Da lui, da Sasuke Uchiha
-
- - Che cosa intendi? -
- Lei sospirò.
- Io aspettai un po’ poi
accettai il fatto che lei non mi avrebbe risposto.
- - Sakura-chan? -chiamai
dopo un po’, nervosamente.
- Lei voltò il capo nella mia
direzione, gli occhi verdi che cercavano con ansia qualche traccia di anomalia
in me, come se fosse preoccupata che non fossi più lo stesso.
- - Cosa c’è?-
- - Non è che mi puoi dire
qualcosa sul Gioco della Morte per lo meno? -
- - Hai accettato di giocare
e non sai cos’è?!- esclamò la ragazzina.
- - So che si deve morire -
- - Naruto, non ascoltare
l’Uchiha. Te l’ho già spiegato, è tutto per finta. A caso scegliamo uno di
noi, e quello fa finta di cadere per terra morto. Poi l’ Uchiha gli bacia la
fronte, e quello si sveglia e si inventa come è stata la sua morte. -
- - Sasuke dice che lui muore
davvero -
- - Sasuke è solo un cretino. Io sono già "morta" mille
volte, e ti assicuro che non si muore per davvero -.
- Io pensai in silenzio per
qualche minuto, stavamo camminando lungo i prati che portavano fuori
Stoneygate, dritto verso il fiume, ma non ci feci caso.
- - Sakura-chan, ma se è così
idiota questo gioco, e se lo è anche Sasuke, perché vai con lui? -
- Lei sospirò ancora.
- - Bella domanda, chiedilo a
tutti e nessuno saprà cosa risponderti…
- È per lui, - e non c’èrano dubbi su chi si riferisse - lui
è come una calamita. Fa paura, ma è anche irresistibile. E lo è più di tutti
per te, o meglio, anche tu lo sei per lui. -
- La guardai senza capire.
Lei sospirò di nuovo.
- - E’ per questo che non
volevo che venissi. Noi siamo attratti da lui, ma per l'Uchiha non siamo
nulla… tu invece… tu attrai lui. E non so perché, ma mi fa paura. -
- - Lui dice che siamo
uguali, forse ha a che fare con le nostre famiglie no? Siamo legati -
- Lei scosse la testa.
- - Non è un bene essere
uguale a lui. Lui è scuro Naruto, lui è come un buco nero che ingrigisce ogni
cosa. È come un qualcosa che ti ruba la vita.
- Tu non sei come lui. Tu sei
l’aria, sei il sole. E lui è attratto dalla tua vita, perché lui non ne ha. -
- - Sasuke mi ha detto che
muore tutti i giorni - sussurrai.
- Sakura mi guardò, stranita.
- - Naruto… - disse - Sasuke
non è mai morto.
- In tutti i giorni che
abbiamo giocato, tutti siamo morti, un sacco di volte.
- Ma lui no. Lasciamo che sia un coltello che ruota a scegliere, ma lui dice
che è la morte. E la morte non sceglie mai lui. Mai -
- Ci guardammo, tesi.
- - Ma allora perché mi ha
detto così? -
- Lei corrugò le
sopracciglia, l’espressione spaventata.
- - Non lo so. Sta volta te
lo giuro, non so niente. -
-
- Il coltello in mezzo a noi
ruotava, indicava me, Sakura, Kiba Inuzuka, Neji Hyuuga, Hinata Hyuuga,
Shikamaru Nara, Temari, Kankuro e Gaara Sabaku no, Sasuke Uchiha, e poi ancora
me e Sakura, e Kiba Inuzuka, e Neji Hyuuga, e Hinata Hyuuga, e Shikamaru Nara,
e Temari, Kankuro e Gaara Sabaku no, e Sasuke Uchiha, e qui sembrò fermarsi,
per appena un istante…
- E poi la punta del coltello
puntò verso di me, e si bloccò.
- Sbiancai.
- Sakura mi strinse la mano
fugacemente. Ma io non le risposi, impietrito.
- All’improvviso ebbi paura.
- Sasuke ci aveva portati giù
per il pendio del fiume, dentro un buco scavato nel terriccio e protetto alla
vista dall’erba alta e da degli scarti di lamiere. Mi aveva guardato prima di
entrare, sfidandomi silenziosamente a seguirlo, e io l’aveva fatto.
- Ma ora che ero lì, e che
dovevo morire, il Gioco della Morte mi appariva più reale, e più spaventoso.
L’Uchiha mi chiamò a sé, ma ero troppo impietrito per muovermi.
- - Coniglio - borbottò
l’Inuzuka a bassa voce.
- - Silenzio! - sibilò Sasuke
guardandomi fisso negli occhi azzurri terrorizzati.
- Mi mossi lentamente verso
di lui, inginocchiandomi a pochi centimetri dal suo corpo.
- Sasuke mi allungò la mano e
io la strinsi, con gli occhi pieni di lacrime
- - Rilassati Naruto Uzumaki
- mi bisbigliò all’orecchio - calmati, dai -
- Ma non riuscii a smettere
di tremare.
- - Che cosa ti chiediamo?-
mi mormorò la sua voce, quasi ultraterrena.
- - Di mantenere il segreto.
-
- - Cosa devi darci? -
- - La vita - mi costrinsi a
trattenere il tremito nella parola.
- - E noi cosa ti
promettiamo? -
- - La morte -
- Non riusciva a vedere altro
che i suoi occhi. Non sentivo che la sua voce.
- Lui allungò una mano sulla
mia spalla e mi avvicinò a sé.
- - Questo per te non è un
gioco, tu morirai davvero. Accetti? -
- Stordito dalla paura e
dall’eccitazione annuii -si -
- - Allora ecco la Morte -
- Sasuke mi chiese gli occhi
con le dita.
- E io persi conoscenza, o
forse, trovai la morte.
-
- Quando Sasuke mi baciò la
fronte e mi riportò in vita era buio fuori e noi due eravamo rimasti da soli.
- - Che cosa è successo? -
chiesi con voce tremante.
- - Sei morto -
- Impaurito, ma anche
stranamente felice lo abbracciai stretto, e lui mi lasciò fare.
- - È come se ti stessi
aspettando da un sacco di tempo. Sapevo che saresti arrivato -
- Mi sussurrò, le labbra
sepolte tra i miei capelli biondi.
-
- Stavamo tornando verso casa
lungo il fiume, quando li sentii per la prima volta.
- Risolini, sussurrii a voce
troppo bassa per distinguere le parole.
- Impietrii, e strinsi più
forte la mano che Sasuke mi teneva stretta, rifiutandomi di distogliere lo
sguardo dal sentiero.
- - Tranquillo, non ti
faranno del male -
- La voce del ragazzino al
mio fianco mi giunse con un tono basso, rassicurante, ma non ero sicuro di
riuscire a reggere altre emozioni per quel giorno.
- - Che cosa sono..? -
sussurrai con voce strozzata.
- - Sono bambini, come te e
come me. -
- Alzai lo sguardo, e
sbirciai fugacemente verso i rumori, ma all’istante riportai lo sguardo dritto
davanti a me, con la paura che minacciava di soffocarmi. Solo la presenza di
Sasuke accanto a me mi impediva di scoppiare in singhiozzi isterici dettati
dal puro terrore.
- - Sono fantasmi? - chiesi,
la voce appena udibile, come un soffio leggero.
- - Si, sono i fantasmi dei
bambini morti nelle miniere. A quel tempo lavoravano tanti ragazzi, anche
della nostra età. -
- - Perché li possiamo
vedere? -
- La voce dell’Uchiha mi fece
rabbrividire; - perché anche noi siamo morti. -
- Deglutii.
- - Sakura-chan mi ha detto
che tu non sei mai morto nel Gioco - ribattei piano.
- La risposta di Sasuke ci
mise tanto ad arrivare, e la sua voce quando si sentì era ancora piena di un
amara tristezza.
- - Te l’ho gia detto,
Naruto. Io muoio un poco tutti i giorni. -
-
-
-
-
-
-
***
-
-
- Ho letto il libro "Kit’s
wilderness", di Almond, qualche anno fa, e devo dire che non l’ho capito
fino in fondo.
- Qualche mese fa casualmente
l’ho ripreso in mano (si, ho la buffa abitudine di rileggere ogni cosa fino ad
impararla praticamente a memoria^^) e mi ha lasciata secca.
- L’ho trovato davvero
bellissimo, così ci ho pensato sopra un bel po’, e alla fine, mi sono resa
conto che i personaggi del libro si adattavano più che bene a una
reinterpretazione utilizzando quelli di Naruto.
- Così ho deciso di
cimentarmi nell’impresa XD
- Questo lungo prologo che ho
deciso di dividere in due parti sarà una specie di riassunto, ovviamente
modificato e riadattato, del libro originale.
- Poi comincerà la "vera
storia", o meglio, la parte che inventerò io di sana pianta, una specie di
sequel del libro^^
- Ma a voi non ve ne frega
nulla immagino, quindi buona lettura e grazie mille a chi leggerà e aggiungerà
la storia tra i preferiti!
- Se avete tempo, mi
piacerebbe sapere che ne pensate (daaaaiii!!!!), o se conoscete il libro
ad esempio!
- Non lo conosce nessuno..
ç_ç
- Un bacio a tutti!
-
- Ah, solo una cosa; in
inglese il titolo si riferisce al nome del protagonista (che si chiama Kit, da
Christopher), in italiano l’hanno tradotto con il nome di "Il grande gioco".
- Io ho preferito tenere il
titolo della versione originale pensando al fatto che la parola "kit" in
inglese viene usata anche per dire "gattino" o "micio", e così mi posso
riallacciare al personaggio di Sasuke, che tanti identificano in un
gatto^^
|
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Capitolo 2 *** Prologo_ parte seconda ***
riassunto
Kit’s
Wilderness
PROLOGO
Parte
seconda
Inghilterra,
Stoneygate
Giugno
1999
Io e
Sakura ci godevamo il sole di inizio giugno, l’aria calda sulla pelle era
bellissima, e i suoi capelli che si muovevano nel vento mi sembravano la cosa
più incantevole che avessi mai visto, certo, dopo le sue labbra.
Resistetti all’impulso di baciarla girandomi con la pancia contro il
prato e aspirando a pieni polmoni l’odore dell’erba fresca.
Poi
sentii dei passi avvicinarsi a noi e la ragazzina al mio fianco si tirò
seduta.
- Che
cosa vuoi, Kabuto? - chiese aspra.
A
sentire quel nome mi rigirai agilmente anch’io e feci forza con le braccia per
sedermi.
Gli
occhi del ragazzo albino erano fissi su di me.
-
L’Uchiha manda a dirti che Jax ti vuole sbranare, sai? -
Strinsi
una manciata d’erba nel pugno destro ma precedendomi Sakura scattò in piedi e lo
spinse rabbiosamente indietro.
- Va
all’inferno, Kabuto! Sasuke non direbbe mai una cosa simile a Naruto-kun!
-
Vedendo
il Kabuto scrutarla cattivo da dietro le lenti lucide degli occhiali, mi tirai
in piedi anch’io rimando alle spalle della ragazzina come una presenza
protettiva, come a ricordare a lui di non provare a toccarla.
L’albino sputò nell’erba, fingendosi annoiato - già, lui non direbbe mai una cosa simile su
Naruto-kun - le fece il
verso.
Scansai
Sakura posandole una mano sulla spalla e mi misi davanti a lui.
- Che
sei venuto a fare? -
-
Niente - sibilò il ragazzo allontanandosi.
Rimasti
soli Sakura si gettò tra le mie braccia.
-
Perché fa così, Naruto-kun? Perché Sasuke ci odia così?! -
- Non è
detto che ci odi… -
- È
scomparso, senza dirci nulla… ed eravamo così uniti…
È
evidente che ci odia, perché se ne è andato?! -
Impotente le cinsi le spalle. Non sapevo cosa raccontarle.
Ricordavo chiaramente le ultime parole che lui mi aveva rivolto, più di
due mesi prima.
Mi
aveva portato di nuovo al fiume, nelle zone delle vecchie miniere, di quei pozzi
chiusi da più di un secolo. E, come al solito, mi aveva respinto.
- Non
ti dirò nulla di me. Se vuoi capisci da solo, se non vuoi capire lasciami in
pace. -
-La
smetti di essere così stronzo?! Voglio solo capire che ti succede, voglio solo
capire perché dici che muori quando non è vero! Voglio solo capire perché sei
così isolato, e sempre così arrabbiato quando non hai nessun motivo per esserlo!
-
- Ah,
io non avrei motivi, eh? Ma tu cosa ne sai di me?! -
-
Allora spiegami! -
Sasuke
si chiuse in sé stesso.
-
Lasciami in pace -
Io
cominciavo ad arrabbiarmi.
-
Perché io ti dico tutto di me e tu non mi racconti mai niente di te?!
Io, te
e Sakura oramai siamo sempre insieme, e ti vogliamo bene, e tu ci vuoi
bene…
Ma poi
sembra che non ci conosciamo nemmeno! -
- Noi
siamo uguali, vero Naruto? -
- Noi
siamo come vuoi, Sasu, però non mi lasciare fuori così.
So che
c’è qualche cosa che non va, allora parlamene! -
Lui mi
scrutò, e i suoi occhi neri erano impenetrabili.
- Forse
noi non siamo uguali - sembrò esitare - o forse lo siamo davvero.-
Lo
guardai, lasciandogli tutto il tempo di ragionare.
- Vuoi
sapere perché muoio? Vuoi sapere perché la Morte ha potere su di me?
Allora
seguimi, vieni con me e giochiamo al vero Gioco della Morte. -
L’eccitazione improvvisa nei suoi occhi aveva qualcosa di torbido e
bisognoso insieme. Mi interdesse e così mi tirai indietro.
- E
dove dovremmo andare? - chiesi.
Sasuke
mi guardò, minaccioso e tradito.
- Hai
paura vero? Io ti chiedo di aiutarmi, ma tu avrai il coraggio di farlo? Avrai il
coraggio di scendere all’Inferno con me e di tirarmi fuori? -
Strinse
forte la mano intorno al mio polso e cercò di trascinarmi verso di lui, ma con
uno strattone mi liberai.
- Che
diavolo dici? Ma di che parli? Basta pensare alla Morte, metti i brividi!
-
Intorno
a lui vedevo un aura di violenza che mi intimoriva, la sua espressione era
frenetica, eccitata, quasi folle. Mi resi conto tristemente che mi spaventava
per l’ennesima volta, ed ero stanco di donarmi a una persona che pensava sempre
e unicamente a sé stesso, senza preoccuparsi di come le sue azioni avessero peso
su di me.
-
Smettere di parlare di Morte? Io e te siamo uguali per quello, perché entrambi
conosciamo le ombre dei passati, vediamo i fantasmi di quelli che non ci sono
più!-
Mi
riafferrò il polso. - Si- gli risposi - ma noi siamo Vivi, conosciamo la luce
della vita! Sas’ke, sei mio amico, io sono tuo amico, Sakura lo è! Torniamo a
Stoneygate! -
Ombre
fantasma ci circondavano, ripetevano i nostri nomi in coro, gli stessi nomi dei
due bambini nostri antenati che stavano in mezzo a loro.
-
Sasuke, per favore! Torniamo in mezzo ai vivi! -
Ma lui
non mi ascoltò, e rafforzò la presa sul mio braccio. La violenza cominciava ad
avere la meglio su di lui, e farlo ragionare ora era impossibile.
- Vieni
con me. Non lasciarmi da solo - mi supplicò, all’improvviso
disperato.
- No,
vieni tu con me. -
Lui mi
lasciò il bracciò all’istante, mente l’ombra calava nei suoi occhi.
-
D’altronde, mi uccidono già.
Ora
l’hai fatto anche tu, non so perché fa ancora così male. -
Mi
sentii malissimo per quelle sue parole, ma l’ondata di irritazione che avevo
sentito prima si rinfiammò dentro di me. Quando avrebbe cominciato a pensare
anche a come mi sentivo io?
I miei
occhi azzurro cielo si indurirono, come biglie di vetro.
- Io me
ne vado - dichiarai.
Lui mi
scoccò un sorriso crudele.
-
Tornerai da me. E sarò io a decidere come e quando. -
Gli
girai le spalle, sentendo la verità di quell’affermazione farsi strada nella mia
mente.
La
respinsi e lo lasciai solo.
Da quel
giorno era sparito, nessuno l’aveva più visto.
Erano
passati più di due mesi da quella sera al fiume, e non c’era giorno che non
pensassi a lui e mi insultassi mentalmente. Ero stato un idiota. Ero stato
stupido, ed egoista.
Era
colpa mia se ora Sasuke non c’era più.
Suo
padre era disperato, lo sentivo chiamare il suo nome per tutta la notte, si
spingeva dentro il buio, fin dove le recinzioni e i divieti glielo permettevano,
e gridava come non avevo mai sentito gridare nessun’altro.
La
gente pensava fosse morto, il
sindaco aveva dato il via a dei lavori per dragare il fiume, per la ricerca del
corpo. Io continuavo a sperare che si sbagliassero.
Se
avessero avuto ragione, non sapevo cosa avrei fatto.
Probabilmente non sarei più riuscito a vivere come prima.
Se
Sasuke Uchiha era morto per colpa mia, se lui mi aveva chiesto aiuto e io non
glielo avrei dato, non avrebbe avuto più senso nulla.
Non
avevo raccontato niente a Sakura, mi vergognavo troppo, avevo paura che lei mi
guardasse con occhi diversi, da quel momento in poi.
O che
non mi guardasse più.
E poi,
dopo altri quindici giorni, Kabuto tornò da me.
E non
l’avevo mai visto così serio.
- Lui è vivo, è tornato. -
Mi
disse, non riuscii a dubitare delle sue parole.
-
Dov’è? Cosa ti ha detto? - chiesi, ansioso.
- Che
vuole vederti ora. Mi ha detto di dirti: “se ora ne hai il coraggio”
-
Annuii,
ce l’avevo.
-
Portami da lui -
Camminammo per un ora buona lungo i prati di Stoneygate, ci spingemmo
quasi a Solleygate, il paese vicino. Costeggiammo il fiume, scavalcammo i
recinti che vietavano alla gente di entrare nel perimetro delle miniere,
superammo i pozzi che scendevano giù, nelle viscere della terra.
Non
chiesi al ragazzo davanti a me dove mi stava portando.
Eravamo
vicini a Sasuke, lo sentivo.
Intorno
a noi i bambini fantasma delle miniere ci guardavano, con i loro occhi solenni
ci invitavano a proseguire.
Davanti
a noi un ragazzino più agile degli altri precedeva Kabuto.
L’albino non poteva vederlo.
Io
si.
Indossava enormi stivali di gomma, e in testa aveva un caschetto da
minatore, con la piccola luce sulla fronte. Sapevo chi era.
Le
leggende tramandavano la storia del folletto-guida delle miniere, un bambino
smilzo e intrepido che fungeva da pilota per gli uomini che si perdevano nei
tunnel.
Avevo
sempre pensato fossero tutte favole, finché, insieme a Sasuke, l’avevo visto
anch’io.
-
Luccicaseta -.
Mi
aveva spiegato il mio amico, con sguardo tenero davanti alla mia evidente
incredulità.
- Nelle
leggende c’è sempre qualcosa di vero, - aveva poi aggiunto.
- Luccicaseta - mormorai anch’io.
-
Portami da Sasuke, portami da lui -
Kabuto
si fermò davanti all’ingresso di una miniera.
Si girò
verso di me, un ghignetto sadico stampato in faccia.
- Lui mi ha detto che devi entrare da
solo. Ti aspetta in fondo al tunnel, nel punto in cui è stato chiuso e murato.
-
Per
poco non mi strozzai con la saliva.
- Che
diavolo dici? Lì dentro?! È pericoloso, lo sanno tutti! -.
Kabuto
rise di nuovo.
- Mi ha
detto che l’avresti detto.
Ma poi
ha aggiunto che tanto lo farai lo stesso. -
Repressi la voglia di tirargli un pugno e, con precauzione, mi infilai
nel passaggio buio e silenzioso.
Le
facce dei fantasmi mi guardavano dall’entrata.
- Sei
solo qui sotto, - leggevo nei loro occhi spalancati.
Camminai per quelli che mi sembrarono giorni, ma fuori, nella vita reale,
immaginai fossero passati solo una manciata di minuti.
Faceva
freddo là sotto, e il buio era così profondo che sembrava non dovesse avere mai
fine. Mi appoggiavo alla pietra umida per andare avanti, terrorizzato da tutto
quello che potevo trovare, terrorizzato da quello che mi stava
aspettando.
- È e sarà la morte a unirci -
La voce
di Sasuke Uchiha mi rimbalzava nella testa.
Poi,
finalmente, in fondo al tunnel vidi un piccolo bagliore di luce.
Sentendo il cuore iniziare a battere più forte trasformai i miei passi
stentati in rapide falcate, quasi cominciando a correre tanta era la mia fretta
di rivedere un po’ di chiaro dopo tutto quel nero soffocante.
Un
piccolo fuoco era acceso alla fine della galleria, là dove una lastra di cemento
e acciaio stroncava nettamente lo spazio.
In
piedi dietro al fuoco, Uchiha Sasuke mi guardava.
Lo
fissai di rimando, guardarlo negli occhi era sprofondare in un tunnel più buio
di quello che avevo appena attraversato.
Il
bagliore delle fiamme si rifletteva sul suo corpo semi nudo, lucido di
sudore.
Era a
piedi scalzi, e a coprirlo aveva solo i suoi soliti jeans sudici.
I suoi
capelli neri erano più lunghi di come ricordavo, straordinariamente arruffati e
sporchi.
- Hey -
gli dissi.
Lui non
mi rispose.
Cautamente mi avvinai a lui, cercando di aggirare il fuoco.
Il
calore dopo l’umidore gelido della galleria era spossante. Mi sentivo
stremato.
-
Dobbiamo andarcene di qui, Sas’ke.
È da
oltre un secolo che questa miniera non viene toccata, potrebbe esserci un
crollo, o che ne so, una perdita di gas! Usciamo! - cercai di farlo
ragionare.
Lui
inclinò la testa all’indietro, alzando il mento.
Rinunciai a convincerlo ad uscire da quel buco e parlai con un tono più
calmo.
- Dove
sei stato? - gli chiesi.
Non
disse nulla.
-
Perché sei tornato? - insistetti, gli occhi mi bruciavano per il fumo e il
calore intenso.
- Per
te. -
La sua
risposta mi colse alla sprovvista.
- Per
me? -
- Per
te. Tu sei l’unico. -
Spalancai gli occhi, stringendomi la felpa con le dita sudate.
-
Uchiha e Uzumaki. Abbiamo lo stesso sangue noi. Vale la stessa cosa.
Tu sai
cosa vuol dire sentirlo dentro, e sai cosa vuol dire vedere loro. -
Con uno
scatto della testa mi guardai intorno, ma i soliti bambini delle miniere non
c’erano.
-
Sasuke - cominciai - dobbiamo tornare. Ti cercano tutti, non sai che casino
hanno fatto, giù in paese…-
Silenzio, ci riprovai, con più urgenza - Sasuke, tuo padre sta morendo
d’angoscia, per favore.. -
- Anche
lui..?! - la voce del ragazzo grondava veleno - mi prendi per il culo?
-
Aggrottai le sopracciglia, perplesso.
- Eh? -
borbottai.
Sasuke
si sedette per terra, con le spalle contro il blocco di cemento.
-
Sapevo che saresti venuto. Lo hai fatto, hai visto? Come avevo detto io.
-
- Si,
sono venuto. Lo sapevi, come lo sapevo io. Siamo uguali - gli dissi.
Lui
abbassò la testa.
- Si,
si e forse no.
Siamo
uguali? -
Sempre
più confuso mi sedetti per terra, tra noi c’era solo il fuoco.
Mi
sfilai la felpa, e poi la maglietta, restando a petto nudo come lui.
- Si -
assentii di nuovo - si che lo siamo.-
- Tuo
padre è come il mio? -
Senza
capire annuii esitante, - credo di si. -
- Io
credo di no. -
Rimasi
zitto, ascoltandolo. Sapevo che per farlo scoppiare mancava poco, lo vedevo
dalla contrazione della sua gola rigida.
- Tuo
padre è alcolizzato?
Tuo
padre ti picchia fino a che non perdi i sensi, e ti senti tutto intorpidito, e
il mondo intorno a te svanisce? -
Restai
a fissarlo senza parole, vidi che aveva gli occhi pieni di lacrime.
- Ti
dice tutti i giorni che sarebbe meglio che tu morissi, o che anzi, sarebbe stato
meglio se non fossi mai venuto al mondo?! - fece una pausa, come sforzando la
sua voce di rimanere udibile.
- E io
restavo muto, annientato - cominciò a parlare in prima persona e mi sentii un
groppo in gola.
- A
volte era come se io non ci fossi più, come se avessi lasciato questo mondo. Ma
poi mi svegliavo, e tutto ricominciava.
E
allora forse… era meglio non svegliarsi più, no?
Giochiamo al Gioco della Morte, Naruto?
Giochi
con me? -
Vedevo
il fuoco riflettersi nei suoi occhi, lungo le sue guance striate di
lacrime.
Lasciavano sentieri chiari in mezzo allo sporco sulla sua pelle,
mostrando quel candore che era tipico di lui.
- Io
non fingevo, quando giocavamo. Io ero serio - gli risposi con una morsa ai
polmoni.
- Ma
ora è il turno di smettere di morire.
Io l’ho
visto, Sasu.
L’ho
visto disperarsi, e invocare il tuo nome. Io l’ho visto. -
Si
strinse intorno alle spalle le braccia, chiudendosi in sé stesso.
- Siamo
amici? - mi chiese, e avvertii appena la sua voce.
- Si
-
- E tu
non mi odi? -
- No,
no, certo che non ti odio. -
Dopo un
po’, strisciando con sulle ginocchia mi avvicinai a lui. Gli posai la testa
sulla spalla.
- Hai
solo bisogno di una mano.
E lui
di capire quanto tu fossi importante per lui. Ora lo sa, andrà bene.
-
Lui
sollevò gli occhi e mi guardò, eravamo così vicini.
- L’ho
sognato così tanto - disse.
- A
volte succede - lo confortai.
Lui
annuì, stranamente docile. Faceva contrasto con l’Uchiha sempre gelido e pieno
di rabbia che il mondo era abituato a vedere.
- Io e
te siamo uguali - rifletté - lo siamo. -
Annuii
contro di lui.
- Dammi
la mano, devo tagliarti. -
Scattai
indietro, - cosa!? - strillai.
Ma lui
mi si avvicinò cocciuto.
Tirò
fuori il coltello dalla tasca dei pantaloni e si tagliò il palmo della mano
destra.
-
Dobbiamo mescolare il nostro sangue - spiegò, deciso.
Lo
guardai, e vidi sul suo viso che era importante.
Esasperato allungai la mia mano.
Gemetti
di dolore quando sentì la lama del coltello entrarmi nella carne, ma nonostante
tutto, dentro di me, mi sentivo bene.
Aveva
solo bisogno di un amico.
Quando
Sakura ci trovò era già mattina, noi due ci eravamo addormentati vicini la notte
prima.
Arrivò
con una torcia e un paio di stivali più grandi di lei, schizzati di
fango.
-
Idioti, fuori grandina, e tutti pensano che tu, Naruto, sia annegato nel
fiume!
È tutta
colpa tua, Sasuke Uchiha, lo sapevo che avresti portato guai! Tutti si
disperavano, ma io ho intuito la verità, e gliel’ho fatta sputare a quel verme
coi capelli bianchi!
E ora
vi salvo, ecco!
E
diventerò un eroina, e sarò famosa!-
Senza
parole la abbracciai, e basta, aspirando il profumo di pulito dei suoi
capelli.
Mi
girai verso Sasuke.
- Sei
pronto a tornare? - gli chiesi.
I suoi
occhi erano scuri.
- Ho
paura - bisbigliò - lo so cosa dice la gente.
Che
sono il male, che sono la Morte! -
Appoggiai la fronte alla sua, mentre Sakura ci guardava in
silenzio.
- Lo
dicevano anche di me, sai? Basta fargli cambiare idea.
Ti
aiuterò io, non ti preoccupare. -
Lui
spinse più forte la testa contro la mia, come per affondarcela.
Poi si
staccò.
Sakura
tese una mano a me e una a lui.
-
Usciamo - disse semplicemente.
Io
afferrai la torcia che aveva lasciato per terra, e lei portò me e Sasuke alla
luce.
- Sei
stupenda, Sakura-chan! - le dissi.
Lei fece una
risatina.
- Grazie, Naruto. E tu Sasuke, che dici
alla tua salvatrice? -
- Sei
stupenda - borbottò lui.
Lei rise di
nuovo.
- Beh, si
può migliorare, ma c’è tempo… -
***
E il
prologo è andato! ;)
Dal
prossimo aggiornamento inizia la parte della storia che mi invento io di sana
pianta, senza seguire il finale da “vissero tutti felici e contenti” del libro..
se no che gusto c’è?
*si
prepara ai pomodori lanciati dritti dritti in faccia*
Ringrazio tanto le 16 persone che hanno aggiunto la mia fic tra i
preferiti… è la prima volta che il numero è così alto (per i miei standard,
eh!^^ ) e la cosa mi ha reso contentissima *___*
Fatemi
sapere cosa ne pensate anche di questo capitolo!
Una
cascata di bacioni a chi ha commentato:
Arya_chan: Ciao! Sono felice che la storia e i personaggi ti piacciano!
Non ti preoccupare, il libro non è molto conosciuto^^ Io stessa l’ho trovato in
un negozietto dietro casa mia e l’ho tirato su per puro caso, giusto perché
avevo poco tempo di scegliere… in ogni caso te lo consiglio, è semplice, ma
molto carino! Un bacio, alla
prossima!
All_apologise: Sono felice di averti incuriosita :D, quante domande!
Spero che in questo capitolo alcuni tuoi dubbi si siano risolti^^ Tra l’altro,
anche a me il personaggio di Sasuke piace tantissimo^^ è sempre stato il mio
preferito, anche nel libro vero! Un bacio!!
Lella95: Grazie mille per tutti i tuoi complimenti, mi hanno dato molta
carica! ^^ Sono felice che la storia ti piaccia e ti abbia incuriosito, quando
qualcuno mi scrive che riesco a trasmettere della sensazioni con le mie storie
mi emoziono sempre! Un bacio, alla prossima ^^
la_jappo: Non temere, il libro è semisconosciuto e se ne parla pochissimo
(o per lo meno: io non l’avevo mai sentito prima di vederlo XD) comunque è
davvero bello e poi se ho capito un poco i tuoi gusti credo che ti piacerà, è
pieno di mistero e simili…! Sono felice che la storia ti piaccia, spero
continuerai a seguirla! Un bacio!!
Capitatapercaso: Grazie mille per la tua e-mail, mi ha fatto tanto
piacere! In effetti Sasuke è troppo micioso^^ gli mancano giusto i baffi,
puccio! Certo, poi pure nel ruolo di pantegana decerebrata ci si adatta bene! XD
In effetti la storia ruota giusto intorno ai due (massimo tre se si aggiunge
Sakura) personaggi principali, gli altri sono solo nomi citati all’occorrenza… o
almeno per ora^^ Un bacio!
Grazie
anche a chi legge soltanto ;)
_Ala_
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Capitolo 3 *** Capitolo 1 ***
riassunto
-
-
KIT'S WILDERNESS
-
-
-
-
CAPITOLO 1
Inghilterra,
Stoneygate
Ottobre 2003
- Alzai il viso parandomi gli occhi con il palmo
della mano destra, e guardai il cielo.
- Socchiusi le palpebre, accecato dalla luce di un
abbagliante sole autunnale e improvvisamente mi lasciai cadere di schiena
nell’erba alta e fresca.
- Stoneygate: ex-cittadina mineraria, 1284
abitanti.
- Mi era mancata, diavolo se mi era
mancata..
- Avevo cominciato ad apprezzarla sul serio solo
nei 1998, prima avevo sempre avuto pochi amici e mai,ma questo lo avrei capito
dopo,quelli giusti.
- Era in quell’anno che avevo compreso cosa
significava vivere sul serio, e successivamente ero rimasto lì altri due anni
e mezzo, un tempo relativamente breve che era scorso veloce come il corso del
fiume che stavo guardando.
- Ma aveva portato cambiamenti enormi in
me: insieme a quello che era stato il migliore amico della mia vita ero
tornato alle origini, rincorso Luccicaseta nei vecchi tunnel delle miniere e
osservato le vite stentate e difficili dei miei avi,costretti a strisciare a
pancia a terra come vermi e scavare carbone nel buio delle umide
gallerie.
- Nascosto sotto la terra, nella tana di Sasuke
Uchiha, avevo partecipato al Grande gioco con altri come me. Il Gioco della
Morte, lo chiamavamo.
- Numerose volte ero morto e altrettante ero
risorto.
- Maturai in quel periodo, e dal bambino bisognoso
di protezione e cure che ero rinacqui uomo.
- E poi fui costretto a giocare al vero Gioco
della morte e ad annullarmi dentro una grotta oscura per volere di un ragazzo,
di un amico pieno di rabbia e violenza alla disperata ricerca d’amore:
dell’amore che gli era troppe volte stato negato,di una infanzia che non aveva
mai potuto avere,di una morte che finalmente lo liberasse dal
dolore.
- Avevo vinto, anzi avevamo vinto, Sasuke e io, e
Sakura ci aveva riportato a camminare sulla terra col sorriso, felici,
spaventati ma sicuri di essere insieme.
- Con l' arrivo della primavera la sua vita si era
sistemata, suo padre aveva smesso di bere, smesso di pestarlo e dirgli che
doveva morire.
- E la nostra vita era proseguita più tranquilla,
in giorni pieni talora di sole e talora di neve.
- I bambini ci riconoscevano come "i tre che erano
morti" e col tempo anche noi imparammo a pensarci cosi, speciali, uniti.
- Durante l’estate che seguì quel lungo inverno io
e Sakura ci mettemmo insieme e nonostante le mie preoccupazioni Sasuke si
dimostrò entusiasta e sinceramente felice.
- D'altronde mi rendevo conto che il ragazzo aveva
passato la vita a cercare di sopravvivere, e il pensiero di quel tipo d amore
era ancora al di fuori della sua portata.
- Una volta, quando Sakura non c’era mi disse che
per ora quello che aveva gli bastava, perché era già molto di più di quello
che si era sempre aspettato.
- Sasuke aveva avuto una vita cosi priva di
affetto (sia ricevuto che dato) che spesso pensavo non sarebbe mai stato in
grado di sostenere un sentimento cosi forte e schiacciante come quello che io
provavo per Sakura.
- Probabilmente da quel punto di vista sarebbe
rimasto solo per sempre.
- In quei mesi pensavo che non avrei mai più
lasciato Stoneygate… niente di più sbagliato.
- Successe nel settembre dell’anno dopo, nel 2002,
per seguire una borsa di studio in lettere antiche e psicologia vinta al
concorso annuale,che mi aveva portato dritto dritto in una delle più
prestigiose scuole superiori di tutta l’Inghilterra, nei dintorni di
Londra.
- Ero tornato dai miei amici durante ogni vacanza
e il mio amore per Sakura era addirittura aumentato, nutrito da un continuo e
ininterrotto scambio di lettere, telefonate, mail e visite.
- C’era stata un’unica volta in cui avevamo avuto
una grave crisi, ma non dipendeva affatto dalla distanza, ma dal fatto che io
l’avevo tradita con Ino Yamanaka.
- Sinceramente non so che cosa mi avesse spinto
tra le braccia della biondina espansiva, forse solo un bisogno di non essere
solo in un momento in cui mi ci sentivo profondamente.
- Sakura mi aveva evitato per mesi…alla fine aveva
accettato di perdonarmi, ma fino all’arrivo dell’estate non era stata più la
stessa.
- Per fortuna vederci aveva chiarito tutte le
lacune…
- Con l’Uchiha invece niente era stato più come
prima…
- In principio il collaudato metodo di ‘amicizia
da lontano ’ aveva funzionato anche con lui…
- Ma non era un buon corrispondente, le sue
lettere erano per lo più poche frasi sconnesse in cui diceva che "andava tutto
come al solito" e poi disegni a carboncino di qualunque soggetto,
principalmente i bimbi scheletro delle miniere, che continuavano a
tormentarlo, e ad assillare anche me ad ogni visita a Stoneygate.
- Da sempre la telefonata diretta con lui non
funzionavano (non aveva il telefono, la sua famiglia, come avevo scoperto, era
molto povera) e quindi, per lo più, era la mia ragazza a passarmi sue notizie,
o a metterlo in contatto con me tramite lunghe telefonate (in cui spendevo un
sacco) in cui in realtà non mi diceva mai niente.
- Il più delle volte finiva che io parlavo e lui
ascoltava in silenzio la mia voce, riducendo il suo contributo a -continua
Naruto - e -va avanti-
- Dopo qualche tempo, verso la fine del mio primo
anno di scuola e dopo la morte di Jax, smise completamente di darmi sue
notizie.
- All’inizio almeno potevo contare su Sakura
(anche se la risposta era sempre la stessa: -lo sai Naruto-kun , sono secoli
che non lo vedo, non si fa più trovare.. no, non lo so perché, no. Non mi
sembra che abbia avuto problemi,ma te l’ ho detto, non ci frequentiamo più da
tanto, da prima ancora che smettesse di scrivere a te-).
- Poi oltretutto, successe che io la tradii e così
per mesi oltre a non avere più Sasuke, non riuscii a sentire neanche la mia
ragazza.
- Fu proprio un brutto periodo.
- In effetti, quando tornai per l estate non
riuscii a vederlo neanche una volta.
- Stavo andando a casa sua per la resa dei conti
(sia io che Sakura ci eravamo trasferiti tempo prima in una zona migliore di
Stoneygate e non mi capitava più di passare, nemmeno per caso, dalle sue
parti) quando incontrai sua madre per la strada.
- Mi disse che era inutile cercarlo oltre: era
partito due giorni prima del mio arrivo con un gruppo di sballati del
nord.
- Stetti lontano per due anni poi, nel settembre
del mio terzo anno a scuola, mio padre venne licenziato.
- Sapevo i sacrifici che i miei genitori facevano
per tenermi li, e mi era sempre pesato… ora che papà fosse riuscito a trovare
un nuovo lavoro e rimettersi in carreggiata forse sarebbero passati mesi, il
costo della retta della scuola che frequentavo (anche solo la parte che la
borsa di studio non copriva) da necessario diventava indispensabile.
- Non aspettai che fossero loro a chiedermelo,
feci le valige e tornai a casa.
- Lo stesso giorno in cui arrivai, il 24 ottobre,
dopo aver salutato mamma e papà e aver scoperto che Sakura se ne stava a
scuola, infilai un paio di scarponcini da montagna marroni e una giacca di
tela sui colori del verde militare sul maglione e uscii di casa.
- Mi fermai davanti al grande monumento costruito
per ricordare le centodiciassette vittime del crollo delle miniere del 1821, e
leggendo la vecchia scritta "Naruto Uzumaki" mi sentii salire i
brividi...spostai lo sguardo fino a vedere il nome di fianco al mio e ripetei
mentre scorrevo con le dita quelle vecchie lettere: - Sasuke Uchiha
-
- Improvvisamente la mia testa si riempì di voci,
di deboli sussurri, feci scorrere lo sguardo oltre la lapide a forma di
piramide e li vidi.
- Erano tutti li, a scrutarmi attenti,
piccoli,fragili fantasmi del mio passato, riconobbi Luccicaseta fra loro, e
sorrisi, sentendomi prendere da una struggente malinconia.
- Riportai il mio sguardo sulla lapide, sul primo
nome, e mi sentii tremare le mani e stringere il cuore -Voglio rivederti
Sas’ke,io e te siamo fratelli, cosa sola, uguali. Mi manchi come mi
mancherebbe una parte di me…-
- Scossi la testa e sospirai, sapevo che era
ancora in seconda superiore, anche se entrambi avremmo dovuto essere in
quarta. Era stato bocciato due volte mentre io non c’ero.
- - Che diavolo combini Sas’ke? Piantala di fare
cazzate! O sei davvero il lavativo che tutti dicono?!?- gli avevo detto tempo
fa,quando ancora parlavamo.
- C’era stato un attimo di silenzio, poi...
- - Attento a come parli Naruto, attento davvero-
- Mi era sembrato, anche attraverso il telefono,di
udire Jax ringhiare.
-
-
- Scossi di nuovo la testa e quando tornai a
guardare i miei amici scheletri mi accorsi che erano svaniti, provai a
strizzare gli occhi: niente.
- Ci rinunciai e cominciai a discendere la
collina…
- Dopo qualche centinaio di metri mi accorsi che
la suole delle mie scarpe lasciavano piccole conche che l acqua si affrettava
a riempire e mi ricordai del fiume; era vicinissimo.
-
Superai
la lieve salita che avevo davanti e lo vidi. Lambiva dolcemente le rive
della discesa…era più gonfio di quanto ricordassi,più alto. E se guardavo
a destra vedevo un ponticello sconosciuto che si innalzava sopra
l'acqua.
- Sentii qualcuno trattenere il fiato, poi un
forte strillo e improvvisamente mi ritrovai stretto fra le braccia di Sakura,
la mia Sakura-chan .
- In un primo momento sobbalzai, poi scoppiai a
ridere come lei e la strinsi forte anch’io.
- Annusai il profumo dei suoi capelli; usava lo
stesso shampoo di quando ero partito,sorrisi.
- - Oh, Sakura-chan!-
- - Naruto-kun! Me lo avevano detto che ti avrei
trovato qua!- e improvvisamente si sporse verso di me, baciandomi sulla bocca.
- Sollevai la schiena, mettendomi seduto, e le
spinsi i capelli sottili dietro le orecchie, poi rimasi immobile a
guardarla.
- Erano passati due mesi dall’ultima volta che ci
eravamo visti e l’abbronzatura che ricordavo avvolgerle il viso era sparita,
per lasciare posto al naturale colore della sua pelle.
- Abbassò gli di occhi -Naruto-kun, smettila di
fissarmi, mi metti in imbarazzo!-
- Sorrisi e tornai a baciarla.
- Lei si lasciò scivolare dolcemente sull’erba e
mi avvolse le braccia intorno al collo.
- -Ora sei mio- disse -e non ti lascerò andare via
mai più-
- - Non me ne vado Sakura-chan ,non ne ho la
minima voglia…in particolare adesso!- esclamai,chinandomi di nuovo su di lei.
- -Sei bellissima sai?- mormorai,la bocca contro
la sua.
- Lei annuì alzandosi.
- - Dai, vieni qua…- le dissi imitandola, poi le
circondai con un braccio le spalle, e attirandola a me le diedi un bacio sulla
guancia.
- Lei rise, felice, e a sua volta mi passò un
braccio attorno alla vita.
- Respirai l’aria fresca ma gentile di Stoneygate
e comiciai a camminare.
-
-
-
- Tre ore dopo ero in camera mia, leggendo gli
appunti che mi aveva passato la mia ragazza, e scuotevo la testa.
- Non centrava nulla con quello che si faceva
nella mia scuola! Non che fossero argomenti diversi in realtà, era differente
il modo in cui venivano trattati, più superficiale e illogico.
- Diritto, ad esempio; che senso aveva passare ben
quattro lezioni sull’articolo che spiegava l’importanza del matrimonio e
saltare a piè pari quello riguardante la salvaguardia e la sicurezza dei figli
all’ interno della famiglia?
- Evidentemente qui a Stoneygate usavano la scuola
per cercare di inculcare nelle menti della nuova generazione le loro vecchie
usanze e convinzioni.
- La scelta di come trattare questi due articoli
era, ad esempio, solo un modo per dirci ‘sposatevi, sposatevi che così i
valori antichi verranno rispettati e la società riuscirà a controllarvi’ e poi
lavarsi le mani virtualmente dalla responsabilità dello Stato di dover
garantire a ogni persona una famiglia che lo amasse e non lo picchiasse fino a
lasciarlo immobile sul pavimento ogni sera.
- Cosa che purtroppo accadevano anche in una
cittadina piccola e isolata come Stoneygate, o forse soprattutto.
-
-
- Improvvisamente mi venne in mente Sasuke Uchiha,
lui anni prima viveva in una situazione di violenza domestica inimmaginabile,
ma era riuscito a cambiare le cose, a aiutare suo padre a smettere di bere e
in questo modo a proteggere sia se stesso, sia la madre sia lo stesso padre.
- I suoi genitori avevano anche avuto un’altra
figlia ultimamente, non che ne sapessi molto.
- Sasuke era sparito prima di riuscire a darmi
notizie decenti su di lei.
- Ora viveva felice e amato, e qualche volta, la
sera, quando mi veniva da essere particolarmente crudele attribuivo proprio a
questo il suo distacco da me e Sakura; e in quelle notti lo odiavo, e avrei
voluto averlo davanti solo per dirglielo.
- - Evidentemente tu non sei mai stato davvero mio
amico perché gli amici non si sfruttano solo quando se ne ha bisogno stronzo!
-
- La mattina dopo mi svegliavo e mi dicevo che mi
sbagliavo, che Sasuke doveva aver avuto qualche buon motivo per andarsene e
che in me non cercava solo qualcuno a cui aggrapparsi momentaneamente, ma
qualcuno a cui voler bene sul serio, con il quale essere Amico.
- E così era stato a lungo, ed era stato
bellissimo... Finché era durato.
-
-
- Improvvisamente avvertii una sensazione strana,
come quella che si ha quando si viene osservati, mi girai di scatto
guardandomi attorno ma non vidi niente.
- Scossi la testa,evidentemente avevo fame…Scesi
le scale che mi portavano al piano di sotto e trovai mia madre ai fornelli, la
abbracciai da dietro e lei rise.
- -Guarda che mi fai bruciare il
sugo!-
- Poi mi diede una cucchiaiata gentile sulle mani
strette davanti al suo bacino.
- Io risi e mi lasciai scivolare sul
divano.
- Papa sbucò dalla porta della sala alle
sue spalle e, vedendomi, sorrise: - Come è andata oggi?-
- Io gli sorrisi di rimando.
- - Sono andato a visitare il cimitero e il
fiume...non lo ricordavo così grande -
- - Il fiume? - mi interrogò mamma, tornata ai
fornelli ora che la discussione si era spostata su un’ argomento che gli
premeva di meno.
- -Infatti è cresciuto-
- -Ho visto che c’è un ponte di legno, da quando è
li?-
- Nessuno mi rispose, così, dopo qualche istante
ripetei.
- - Ho visto..-
- -Ti abbiamo sentito- mi interruppe mia madre, ma
non aggiunse nient’ altro.
- -Mamma?- esclamai, cominciando a sentirmi
scocciato.
- Lei si voltò nervosamente verso di
me.
- - Sakura non ti ha detto nulla riguardo a quel
ponte?-
- Io mi sporsi in avanti, incuriosito.
- - Perché,cosa doveva dirmi?-
- - Niente - rispose papà, anticipando mia madre,
che si voltò verso di lui.
- - Niente-
- Solo a quel punto annuì anche lei, e riprese a
concentrarsi sulla cena.
- Mi alzai in piedi e mi misi le mani sui fianchi,
cosa volevano nascondermi? Perché a quel punto era chiaro che qualcosa c’era.
- -Perché non volete dirmelo?- chiesi di nuovo,
questa volta a voce più alta.
- -Perché non sono fatti nostri, ne tanto meno
tuoi.-
- Disse papà, con voce severa, poi chiuse la
conversazione in modo definitivo.
- -E ora va a lavarti la mani, che è pronta la
pasta.-
- Rannuvolato feci come mi aveva detto e quando,
dopo essermi sciacquato le mani, sollevai il viso verso lo specchio, flotte di
pallidissimi bambini fantasma popolarono il mio bagno e presero a sussurrare
tutti insieme parole sconosciute e misteriose.
- Li fissai, sorpreso da quel loro discorso
incomprensibile.
- -Cosa è successo su quel ponte?- mormorai
cercando di incrociare lo sguardo di almeno uno di loro per costringerlo a
parlare, ma era impossibile, appena cercavo di metterne a fuoco chiaramente
uno quello scivolava via, fuori dal mio campo visivo.
- Lentamente scomparvero tutti, e quando anche
l’ultimo di loro si fu dissolto dal nulla comparve un bimbo magrissimo con
pantaloncini corti e un paio di enormi stivali.
- Lo fissai negli occhi e lui non distolse lo
sguardo, brillava autonomamente di luce chiarissima.
- - Luccicaseta, - bisbigliai,
riconoscendolo.
- Il bambino sorrise.
- -Tu puoi dirmelo?-gli chiesi a voce bassa e
carica di eccitata aspettativa.
- Lui scosse piano la testa, poi mi fece un
smorfia vivace e scivolò nel nulla.
- L’unica risposta che udii fu quella di mia madre
che mi urlò, da dietro la porta.
- -Smettila di parlare da solo e vieni a tavola
che la pasta si fredda!-
-
-
- Il giorno dopo, ovviamente, appena finì la
scuola tornai sul fiume, nello stesso punto in cui ero ieri.
- Questa volta osservai meglio il ponte: era
sospeso e circa tre metri d’ altezza sul fiume ed era composto da un’unica
struttura ad arco che partiva da una riva e arrivava all’altra.
- Non c’erano i parapetti e più che un ponte vero
sembrava uno di quelli che disegnavo da bambino, con i gradini nelle parti
curve e una successione di tavole di legno scuro in quella piatta.
- Oggi non c’era il sole sfavillante di ieri, il
cielo era terso e pesante, di una tonalità di grigio cupo. Su tutto il fiume
c’era una nebbiolina testarda e umida che nemmeno il forte vento che agitava
il fiume riusciva a scacciare.
- Essa avvolgeva il ponte come una coperta opaca e
non mi permetteva di distinguerne chiaramente i bordi, tutto ciò contribuiva a
dargli un aspetto vagamente inquietante e pericoloso.
- D'altronde era proprio per questo che esercitava
su di me una potente attrazione.
- Mi chiesi perché fossi così attratto da tutto
ciò che costituiva un potenziale pericolo e fui quasi tentato di tornare
indietro, poi cominciai a udire qualcosa.
- Eccoli, erano i bambini magrissimi dalle facce
sporche di fuliggine che lavoravano in miniera.
- Mi vennero i brividi sulle braccia, ma mi sentii
anche meglio.
- La presenza di quei bambini mi confortava: erano
la morte, ma erano una morte gentile e amica che non poteva farmi del male e
ormai mi ero abituato ad averli intorno.
- Gli sorrisi e mormorai qualche parola di saluto
ma dopo li ignorai, superandoli diretto verso il ponte.
- Stavo immobile davanti a quegli scalini e
sentivo il mio cuore battere in fretta, poi posai piano un piede sul primo
scalino.
- Non successe nulla così, cautamente, ci misi
anche il secondo:ancora niente.
- Sentendomi quasi deluso salii lentamente anche
gli altri e arrivai sul ponte.
- Camminavo guardando le assi sotto i miei piedi,
evitando quelle che mi sembravano tremolanti o marce, poi mi fermai.
- Ero esattamente in mezzo al ponte.
- Sentendomi libero e solo lasciai spaziare i
pensieri, ripensai a Sakura, a papà che era riuscito a farsi assumere e
all’atmosfera di felicità che regnava ora in casa e infine anche a
Sasuke.
- All’improvviso udii i bambini fantasmi
riprendere a parlare tutti insieme e venni riscosso bruscamente dai miei
pensieri e costretto a tornare al presente.
- Mi voltai a guardarli, sembravano amareggiati e
intimoriti, ma non c’è l’avevano con me.
- Mi voltai seguendo il loro sguardo e vidi
anch’io quello che li indispettiva, o maglio chi.
-
-
- Era un omone largo e alto,con una pancia
spropositata e i capelli ricci imbiancati dall’età scuoteva le braccia e
urlava e sembrava avercela con me.
- Mi alzai in piedi e cercai di capire perchè
urlava e cosa.
- Poi, quando fu abbastanza vicino, si fermò per
riprendere il fiato ed urlò -Vieni giù da li incosciente!-
- - Cosa? -chiesi io, capendo la metà delle
parole.
- Lui si avvicinò ancora.
- -Ti ho detto di scendere da quel ponte! È
pericoloso!-
- Non mi diede spiegazioni, ma era talmente
agitato e su di giri che decisi di dargli retta e scendere dal ponte .
- - Fa piano! Piano!- continuò a esclamare lui per
tutto il tempo.
- Quando fui di fianco a lui mi diede una botta
sulla spalla e disse -Ma che diavolo t’è saltato in mente? Non ti rendi conto
che potevi cadere e sfracellarti il cervello?-
- Quel omone mi parve quasi comico tanto che
cercai di tranquillizzarlo.
- - Si calmi signore, stia tranquillo, non potrei
cadere da un ponte largo tre metri non trova?-
- Io cercavo di essere ragionevole e gli sorridevo
ma lui si fece solo più rosso in faccia.
- -E che non c’è il parapetto non te ne sei reso
conto ragazzo?-
- -Beh.. si, ma…-
- -Mesi fa da questo ponte è caduta una bambina
figliolo…non aveva neanche quattro anni. -
- I suoi occhi erano molto più severi ora, quasi
che mi stesse rimproverando.
- Mi sentii uno stupido per aver pensato fosse uno
scherzo, chinai la testa.
- -Ora me ne vado allora.-
- - Ecco, bravo figliolo-
- Cominciai ad allontanarmi,poi davanti a me vidi
qualcosa che mi indusse a fermarmi e a chiedere
- -Come sta la bambina?-
- L’uomo mi stava ancora guardando.
- - È morta. Non hanno mai ritrovato il suo
corpo.-
- Ebbi un principio di mancamento, ma mi sforzai
di annuire e tornai a voltarmi,la sua risposta non mi aveva
sorpreso.
- Guardai davanti a me. La bambina avrà avuto sui
tre, quattro anni, aveva un folta testa di capelli scuri, leggermente mossi.
- Mi sorrise.
-
-
***
-
-
-
-
-
- Ed ecco il primo capitolo vero e
proprio^^
- Non lo so, ha qualcosa di un po’ noioso secondo
me, forse mi sono dilungata troppo su alcune parti e alla fine non ho fatto
concludere poi molto a nessuno! -___-
- E poi non c’è Sasuke, ufffaaaa!, ma tra poco lo
farò entrare e da allora tutto diventerà più interessante…. ;))
- La parte sul diritto però mi piace, cioè, da una
parte è inutile, serve solo a fare capire la mentalità un po’ chiusa di certi
"villaggi", ma da un’altra parte sono convinta di ciò che dico.
- Diritto fatto in certi modi è una materia
completamente inutile.
- Vorrei solo farlo capire alla mia prof ù___ù,
che depressione!
- Sarà che devo studiare due capitoli a memoria
per domani XD
- Molto più interessante vaneggiare
qui^^
- Scusatemi per il capitolo di transizione quindi,
ed ora passo ai ringraziamenti:
-
- La_jappo: Sono contenta
che tu abbia deciso di continuare a seguire la fic, e anche che tu non sia
scema naturalmente, hihi! In effetti Naruto e Sasuke insieme fanno venire
voglia di leggere qualsiasi cosa, anche se in questo chappo Sasu non c’è
ù___ù. Ma tornerà presto, più bello che mai °ççç° Un bacio, alla
prossima!
- Quistis18: Ciao,
innanzitutto non ti preoccupare per la tua memoria, parli con una che spesso
non riesce a ricordare cosa ha mangiato la sera prima, ed ecco perché i due
capitoli di diritto mi spaventano tanto O___O! Quanti complimenti, grazie
mille! Mi fa piacere riuscire a trasportarti in un mondo inquietante e
contorto, era l’aspetto che volevo rendere nella fic! Un
bacio^^
- All_apologise: Come mi
fai felice, hai compreso in pieno il ruolo di Sakura, il Luccicaseta personale
di Sasuke e Naruto! Spero che anche questo capitolo ti piaccia, un bacio
XD
- Erre: Scusami! Mi sa che
come al solito mi sono spiegata male^^ Il lieto fine che ho eliminato è quello
del libro vero, perché se no il seguito che volevo fare io non usciva fuori…
il finale della mia fic al contrario è ancora "segreto", anche se ti do un
indizio: io ADORO i lieto fine, fai tu^^ Spero di averti rassicurata^^ Bacio,
alla prossima !
- Lella95: Femminuccia?! In
realtà pure io se il finale mi emoziona ed è triste non riesco a non versare
qualche lacrimuccia, o come minimo a farmi venire gli occhi rossi e lucidi
come una che non dorme da mesi e passa le sue nottate a ubriacarsi
allegramente^^ Tra l’altro mi sono espressa male, l’happy ending non è detto
che non ci sarà (anzi, mi sa che…). Il finale triste che ho aggiunto è quello
del libro vero, se no non trovavo modo per far andare avanti la storia. Spero
di averti consolata, un bacio!
Volevo ringraziare anche le 29 persone che hanno
aggiunto la storia ai preferiti e quelle che hanno aggiunto me come autrice^^,
quando e se ne avrete voglia lasciatemi scritto il motivo
- Non immaginate quanto mi fate contenta, una
cascata di baci a tutti!
-
- _Ala_
|
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Capitolo 4 *** capitolo 2 ***
riassunto
-
-
KIT'S WILDERNESS
-
-
Capitolo 2
-
-
-
Inghilterra,
Stoneygate
-
Ottobre 2003
-
-
-
- Era il cambio dell’ora a scuola, mi sporsi sul
banco di Sakura per darle un rapido bacio prima che entrasse l’insegnate poi,
appena assaggiai le sue labbra, decisi che forse potevamo rischiare e fare
diventare quel "rapido" la parola "lungo".
- - Allora aveva ragione, ecco il valoroso Uzumaki
Naruto di nuovo a Stoneygate!-
- A quella frase io e Sakura ci separammo
immediatamente, come se le labbra dell’altro fossero diventate di colpo
incandescenti e ci guardammo intorno cercando di capire chi aveva parlato, poi
lo vidi.
- Kabuto se ne stava appoggiato alla porta,
sorridendo. Aveva gli stessi capelli bianchi e scialbi che ricordavo, gli
stessi occhiale rotondi e lo stesso viso pallido.
- - Ciao - fece ironico…aveva addirittura la
stessa espressione sarcastica, sempre irritantemente viscida.
- -Non sei cambiato… - esclamai con voce incolore,
forse un po’ scocciata.
- Lui sorrise, - oh, tu si!-
- Feci una smorfia irritata, e Sakura alzò la voce
- non ti sopporto, vattene-
- L’albino la ignorò completamente e, continuando
a guardarmi fisso, disse - lui dice che sei lo stesso -
- Sbattei le palpebre, sorpreso.
- - Lui chi? -
- Il ragazzo si limitò a scuotere la testa,
sorridendo, poi scivolò fuori dall’aula.
- -Lui chi?!?- gli gridai dietro mentre usciva. La
mia ragazza mi prese un braccio e io mi voltai a guardarla, frustrato. -
Lascialo perdere Naruto. È un’idiota, lo è sempre stato no?-
- Annuii lentamente e sospirai -Lo so, me lo
ricordo-
- Il fatto è che me lo ricordavo davvero.
Ricordavo che, quattro anni fa, quando parlava così si riferiva a Sasuke
Uchiha.
- - Sakura-chan - dissi all’improvviso, la ragazza
sollevò la testa dal suo libro e mi guardò.
- - Sakura…che fine ha fatto Sasuke? Perché non
siamo ancora andati da lui? -
- Ora che glielo chiedevo la cosa mi sembrava
lampante. Come avevo potuto permettergli di allontanarmi? Ora ero qui, sapevo
dove abitava. Perché lo stavo lasciando ancora solo?
- Ma gli occhi verde prato di Sakura si
incupirono.
- - Non ho nessuna voglia di andare a trovarlo, mi
ha trattata malissimo, e anche a te! Dopo tutto quello che è successo… è
sparito, così!-
- Cercai di intervenire ma lei non mi lasciò
parlare. La sua voce era lapidaria.
- -Io ci ho provato a volergli bene, è stato lui
tradire, non noi.-
- Rimasi senza fiato dalla durezza delle sue
parole, -accettalo Naruto-kun. Te lo ricordi il suo gioco? Il Gioco della
Marte? C’è riuscito alla fine, per me Sasuke Uchiha è morto!-
- Stettimo a guardarci a lungo, provai a
sfiorarla, ma si ritrasse senza dire nulla, alla fine aprii la bocca: -Io non
riesco a sotterrarlo così Sakura-chan. In me c’è il suo sangue. Siamo la
stessa persona, siamo uniti.-
- Lei sollevò il mento, indispettita. - Sono
cavolate. Lui, il suo Gioco, tutte le sue storie e i suoi stupidi riti
-
- Udimmo la campanella suonare e poi i ragazzi
cominciarono a entrare nell’aula .
- Mi chinai verso di lei e le sussurrai
nell’orecchio - no. Io sono morto sul serio, Io non fingevo. E l’Uchiha
nemmeno. Li vedo ancora i bambini della miniera. Sakura-chan, la morte non è
un gioco, la morte non lo è mai.-
- La ragazza si allontanò un po’ da me, socchiuse
le labbra e mi guardò con i grandi occhi chiari spalancati. - Mi stai
spaventando Naruto -
- Scossi la testa. -Non voglio farti paura. Stiamo
entrambi benissimo e la morte è lontana Sakura, ma non ho mai inventato nulla,
io. -
- -Questo lo so - La sua voce era bassissima e
spaventata, se fossimo stati all’aperto l’avrei abbracciata, e stretta forte a
me, ma qui non potevo.
- - Ti ho promesso di proteggerti- disse con un
tremito.
- Le presi la mano -Ci proteggeremo l’un l’altra
allora.-
-
-
- Sakura mi stava aspettando al parco, e io, tanto
per cambiare, ero in ritardo.
- Corsi più veloce che potevo e quando arrivai al
muretto dell’appuntamento mi accorsi che lei era già li, seminascosta da un
grande albero frondoso. Lo evitai e la raggiunsi.
- Lei alzò la testa di scatto, non mi aveva
sentito arrivare.
- Si alzò in piedi e mi venne incontro, quando mi
fu vicino la attirai verso di me e le diedi un bacio,
- -Scusami sono in ritardo come al
solito!-
- Lei scosse la testa e mormorò -Non sei tu a
doverti scusare Naruto-kun…-
- Mi passai la le mani sulle braccia, cercando di
scacciare il freddo che mi era salito davanti al suo tono
desolato.
- Sakura giocherellò con l’orlo del lungo maglione
che indossava sotto il giacchino di jeans e mormorò -devo dirti una cosa.
Promettiti non ti arrabbierai però..-
- Alzai gli occhi stupito, poi esitante dissi -Non
mi arrabbierò, tranquilla. Però ora dimmi, perché comincio a
preoccuparmi-
- Mi voltò le spalle e cominciò a camminare, la
seguii fino al muretto e poi mi sedetti accanto a lei, che si posò il mento
sulle mani -Riguarda Sasuke -
- Fu una sorpresa, questa non me l’ero proprio
aspettata, lei si affrettò ad aggiungere
- -Aspetta, ora ti dico tutto, giuro.-
- Le posai una mano sulla spalla e si voltò a
guardarmi -Dirmi cosa?-
- I suoi occhi erano grandi e ansiosi, deglutì
-Beh… quando ha smesso di scriverti io già non lo vedevo da un po’… qualche
mese direi… pensavo che c’è l’avesse con me all’inizio, poi a tagliato i ponti
pure con te e ho capito che non era questo…- Si interruppe un attimo a
riprendere fiato, io aspettai, impaziente, che riprendesse.
- -Andai a cercarlo, erano secoli che non passavo
da casa sua… suo padre non c’era, sua madre mi ha detto che erano giorni che
non lo vedeva nemmeno lei. Io mi sono stupita, ho detto che poteva essergli
successo qualcosa, di cercarlo no?- Mi guardò e annuii in fretta.
- -Ma sua mamma disse che Sasuke lo faceva spesso,
di sparire per giorni senza dare notizie e poi tornare all’improvviso. Quando
le ho chiesto perché mi ha detto che non ne aveva idea. -
- Allie sospirò - L’ho visto due giorni dopo a
scuola, gli ho chiesto perché fosse sparito e mi ha detto di farmi gli affari
miei, che tanto di lui in realtà non me ne fregava niente e neanche a te. -
- Sbarrai gli occhi -Ma…-
-Aspetta- mi fermò
Allie, - mica ho finito.
- L’Uchiha disse che la cosa era reciproca e che
comunque noi eravamo solo dei ‘rompicoglioni’ che non gli servivamo a niente,
che a lui non serviva nessuno.-
- -E tu ci hai creduto?!? - la interruppi,
sbalordito.
- Lei mi lanciò un’occhiataccia. - Ovviamente no,
ma mi stupì perché erano anni che non diceva più cose del genere. Decisi di
dargli una settimana di tempo per chiarirsi le idee e poi, se necessario
chiarirgliele io …ma due giorni dopo era il 15 marzo e ovviamente tutto il mio
programma saltò in aria.-
- Il tono di Sakura, già basso, era diminuito
ulteriormente.
- -Perché?- gli chiesi, allarmato.
- Lei si voltò a guardarmi a bocca aperta,
spalancando gli occhi senza parole.
- Fui io a scuoterla - Sakura-chan!!!-
- Lei non distolse lo sguardo da me e sussurrò –Il
15 Marzo Naruto-kun! N..non ti ricordi?-
- -Di cosa stai parlando? Che dovrei
ricordarmi?-
- La ragazza sembrava orripilata -Ma come, non lo
sai?!?-
- Stettimo zitti un secondo entrambi, poi feci un
gesto scocciato con la testa come a dire -A quanto pare…-
- Lei non lo notò neanche perchè all’improvviso
esclamò, coprendosi la bocca con le mani -Certo che non lo sai!! Successe
quando noi non ci parlavamo, perché tu eri stato con quella ragazza, su a
Londra!-
- Pensai che potesse avere ragione, mi aveva
evitato per mesi…scossi lentamente la testa.
- Allie sembrava sconvolta -È morta sua sorella,
Naruto-
- Rimasi scioccato da quello che disse.
- Mi sembrò che si bloccasse il tempo, sbarrai gli
occhi e mi si mozzò il respiro.
- -Mi manca l’aria- mormorai e dovetti alzarmi in
piedi a cercare di riprendere fiato.
- Sua sorella, mi ricordavo benissimo di lei,
quando ero partito aveva appena un anno e mezzo, ed era la cosa più dolce e
carina che avessi mai visto… Sasuke mi parlava spesso di lei al telefono dopo
la mia partenza, e Dio, non l’avevo mai sentito così felice. Non sapevo fosse
morta.
- -Cosa?!?- sbottai.
- Sakura annuì.
- - Chiyo, sua sorella. Sembra che un pomeriggio
fosse fuori con lui…che stessero facendo un giro non lo so, e che Chiyo sia
caduta giù da un ponte.-
- A quest’ultima notizia il cuore mi si strinse
ulteriormente -Da un ponte?- ripetei con un filo di voce,
sconvolto.
- La mia ragazza si coprì il viso con le mani -Fu
terribile, c’era…c’era chi pensava che fosse stato Sasuke. Ricordo che la
polizia gli fece un sacco di interrogatori per sapere esattamente quando come
e dove successe… La gente fu tremenda, a ogni angolo li sentivi bloccarsi e
parlare di ‘quella sventurata bambina ’A nessuno è mai piaciuto Sasuke Uchiha
e tutti si ricordavano ancora dell’ ultima volta, quando noi tre eravamo
spariti. Tirarono fuori delle cose assurde, Naruto!
- Il preside delle medie fu interrogato
addirittura sul Gioco della Morte, e disse che fin da piccolo Sasuke Uchiha
era stato incline all’ occulto e alla violenza..-
- Sakura si asciugò gli occhi con le mani, poi
sollevò il viso su di me.
- - Al funerale venne tutta la città, dovettero
aggiungere un sacco di sedie dietro le panche, in chiesa.
- C’ero anch’io, stavo in piedi nei corridoi
laterali.
- La madre di Chiyo era in prima fila e Fugaku
Uchiha, il padre, non c’era, sua moglie disse che stava troppo male per
presenziare al funerale di sua figlia.
- Sasuke era seduto in ultima fila, da solo.
Avevano lasciarono liberi tutti i posti attorno a lui come segno del loro
sdegno e gli lanciavano certe occhiate!-.
- La voce di Sakura era incoerente fra i
singhiozzi. La presi fra le braccia e la strinsi forte, mentre lacrime amare
mi scivolavano lungo la pelle fin dentro alla maglietta.
- Lei si asciugò ancora gli occhi e continuò.
- -Non sollevò il viso nemmeno una volta per tutto
il tempo, si vergognava troppo.
- Volevo urlare a tutti di smetterla, che erano
degli stupidi perché Sasuke amava sua sorella.
- Ma sapevo che non sarebbe servito e alla fine
ero così piena di rabbia che non riuscivo neanche a parlare.
- Mia madre mi teneva per le spalle perché sapeva
che non ero tranquilla.
- Mi liberai delle sue mani e camminai fino al
fondo della chiesa, poi mi sedetti accanto a Sasuke che non sollevò nemmeno lo
sguardo.
- Io non dissi nulla, e lui nemmeno ma dopo che il
prete ebbe cominciato a parlare mi accorsi che, di fianco a me, cercava di
trattenere le lacrime. Allora gli presi la mano.
- Non mi guardò, ne sembrò reagire in nessun modo,
ma dopo poco la strinse forte, e non smise per tutta la durata della
cerimonia. Alla fine mi faceva quasi male.
- Quando presero la bara per portarla fuori
cominciò a piangere più forte, stavo per dirgli qualcosa quando si alzò all’
improvviso e scappò fuori dalla chiesa.
- Mia madre mi tirò un ceffone dopo. -
- Sakura sospirò.
- - Non capiva niente neanche lei.
- La sera dopo nella casella delle lettere c’era
una strana busta marrone con su scritto il mio nome.
- La aprii, era dell’Uchiha. C’erano due fogli
dentro, in uno c’era solo un disegno di me, ero vestita come il giorno in cui
vi recuperai da quella miniera, solo che portavo un paio di enormi stivaloni e
un paio di calzoncini -
- - Luccicaseta!- esclamai.
- Già. Luccicaseta
- disse lei - strano che nel secondo ci fosse una scritta spigolosa, e a
penna, non col carbone, e diceva: ‘Lasciami in pace Sakura ’. Cercai di
parlarci ugualmente in seguito, ma lui mi insultò sempre, e arrivò pure a
minacciarmi di farmi del male. A quel punto smisi-
- Alla fine la ragazza tacque, stancamente mi
guardò negli occhi.
- -Avrei dovuto impedirgli di
allontanarmi.-
- Le carezzai la testa, sospirai - tu non hai
niente da rimproverarti, hai fatto tutto quello che potevi, tutto
Sakura-chan.-
- Guardai davanti a me.
- -Ero io che non c’ero-
- Sakura mi si accucciò davanti, posandomi le mani
sulle ginocchia e guardandomi negli occhi
- -Ma ora ci sei.-
- Chiusi gli occhi, allungandomi all’indietro sul
muretto. Con il viso rivolto al cielo mormorai
- -Ora? A cosa servo ora? Quando sua sorella è
morta, quando lo hanno accusato di omicidio… allora dovevo
esserci!-
- -Naruto…- la voce di Sakura mi fece aprire gli
occhi e sollevarmi di colpo, aveva una fortissima nota di morte.
- - Naruto… sua madre ieri sera si è
uccisa-
- Di nuovo avvertii quel fortissimo colpo al
cuore. -S..Si è suicidata??-
- -Si -. La ragazza sospirò di nuovo e strinse i
denti - si è buttata dallo stesso ponte da cui è caduta la sua bambina. Il suo
funerale è fra tre giorni, martedì.-
- -Sakura-chan!! Perchè non me lo hai detto
prima?!?-
- Scosse la testa -Non lo so…forse volevo…io
proprio non lo so!-
- La morte della Signora Uchiha mi colse
impreparato almeno quanto quella di sua figlia. Se ripensavo che qualche
giorno fa io ero su quel ponte…dov’era morta anche Chiyo…
- All’improvviso mi venne in mente una cosa.
- -Sakura!- Esclamai all’ improvviso. -Quella
bambina, la sorella di Uchiha! Io la vedo!-
- La ragazza mi guardò in modo strano, senza
nemmeno un mezzo sorriso.
- - Mi prendi in giro?-
- Scossi testa. -No, che dici?-
- Sakura si prese la testa fra le mani -Tu vedi
Chiyo? - Annuii. -Si. -
- -Mi sembra così strano…mamma mia, certe volte mi
fai paura.-
- -Non dovrebbe- ribattei. -Loro non vogliono
farmi del male. Sono legati a questo posto, a Stoneygate.-
- -Forse sono un po’ invidiosa di non vederli
anche io- La presi fra le mie braccia e scelsi di essere sincero -Credo che lo
sarei anch’io se fossi al suo posto. -
- Lei mi diede un buffetto sulla testa, azzardando
un sorriso.
- - Credo che dipenda dal fatto che tu sia troppo
sicura e decisa per vederli. Troppo concreta… Ricordi, fingesti anche al Gioco
della Morte, quando io morii.-
- -È vero. Si, questo è vero…-
- -Forse io sono più…boh-
- -Influenzabile?-
- -Si…e poi io ci credo. Io ci credo.-
-
-
-
-
***
-
-
-
- Ho già scritto questo capitolo quindi non ha
senso non pubblicarlo subito, anche per rimediare al disastro della scorsa
volta!
- Come prevedevo lo scorso capitolo non ha
riscosso un grande successo, mi dispiace e spero che da questo la storia
cominci a piacere nuovamente^^
- Anche perché se no già so che mi deprimerò un
sacco -____-
- Che dire, finalmente si scopre cosa è successo a
Sasuke in questi anni, o per lo meno, si scopre qualcosa, ma non il perché si
sia allontanato da Naruto e Sakura… anche se presto verrà fuori!
- Eh già, se non incasino un po’ i personaggi non
mi diverto io…XD Sarò particolarmente sadica? ^^
- Lo so che la storia della sorellina ci azzecca
poco con il clan Uchiha, ma nel libro originale è citata.. all’inizio volevo
metterci Itachi, ma un fratello maggiore avrebbe sconquassato tutto, allora
avevo pensato di rimpicciolirlo ma… boh, non mi quadrava. Così ho inventato un
nuovo personaggio e punto. Non che sia particolarmente importante comunque, è
solo un personaggio di contorno.
- Ah, dal prossimo capitolo tornerà fuori Sasuke,
io sinceramente non vedevo l’ora *___*
- Un bacio!
- Grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la
storia tra i preferiti e a quelli che mi lasceranno un commentino, un grazie
speciale a all-apologise (mi hai rincuorata tantissimo, presto Sasuke
tornerà fuori non temere!) e a Quistis18 (grazie mille per i
complimenti, e ci hai azzeccato in pieno con l’intuizione che era la sorella,
ma come hai fatto? O__O, Chiyo aveva tre e mezzo e dato che Naru sta via circa
due anni e lei già ne aveva uno e passa.. bacioni!) che mi sono state fedeli
anche nella pappardella del capitolo precedente.
- _Ala_
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 3 ***
riassunto
-
KIT’S
WILDERNESS
CAPITOLO 3
Inghilterra,
Stoneygate
Ottobre 2003
Era una serata fredda e nebbiosa, tipica di
Stoneygate.
Era la classica notte in cui i lupi ululano e
gli uomini tremano se sentono un suono di passi sconosciuti alle spalle…la
serata giusta.
Non senza esitazione indirizzai il mio cammino
verso la periferia, verso il fiume.
Stavo andando a cercare Sasuke Uchiha
naturalmente.
L’idea mi era venuta ieri, quando avevo notato
che il ragazzo non era a scuola.
Seguii la strada d’asfalto fin dove potei, poi
dovetti scendere nella polvere e nella terra che costituiva buona parte delle
strade nella periferia della città.
La casa degli Uchiha stava nella via più
dissestata del paese, l’ultima prima della distesa di colline e prati che
separava la zona abitata dal fiume.
Era un viottolo cieco ancora più misero e lercio
di quanto ricordassi, la strada sterrata era piena di buche e avvallamenti e
al centro c’erano ben vivide le tracce dei pneumatici di
un’automobile.
La vidi pochi metri più in la, immobile da
chissà quanti giorni, coperta di cenere e polvere e con le gomme a terra,
probabilmente era stata rubata e nascosta (o meglio dire abbandonata) nel
vicolo in attesa che smettesse di scottare.
La casa di Sasuke era in fondo, l’ultima di una
fila di case di minatori molto mal ridotte.
Varcai il cancello basso in ferro annerito e
raggiunsi la veranda, i gradini rimasti ancora al loro posto cigolarono sotto
il mio peso, con un’esitazione mi fermai sul pianerottolo e guardai sopra di
me. Il pergolato dava l’impressione di stare per crollarmi sulla testa.
Ripensandoci tutto l’edificio mi dava questa forte impressione...
Ottimo.
Feci per suonare al campanello quando mi resi
conto che non c’era. L’antiporta era priva di tendina (sembrava essere stata
strappata via) e il vetro era crepato in più punti. Sbirciai all’interno ma
non vidi nulla:la porta in legno un tempo bianco era scrostata e bucata in più
punti, ma chiusa.
Bussai esitante contro il vetro, ma nessuno
rispose. Feci un respiro profondo e ci riprovai.
-Cosa credi di fare?!?- esclamò qualcuno,
comparso improvvisamente sulla veranda della casa a fianco di quella degli
Uchiha.
-Buonasera, sa se in casa c’è qualcuno?- chiesi,
cercando di impressionare favorevolmente la vecchia signora.
Fallii, si ritrasse tutta impettita e
incrociando le braccia al petto replicò, sdegnata -No. Non mi impiccio negli
affari degli altri, io-
-Va bene, grazie lo stesso-
Cercai di ignorare il suo sguardo di rimprovero
e ripresi a bussare sul vetro.
Alla fine la vecchia si arrese.
-Chi cerchi?- mi chiese, poi aggiunse in fretta,
senza darmi neanche il tempo di rispondere
-Anzi non dirmelo, non mi interessa. Tanto non
c’è nessuno dei due degli Uchiha rimasti-
Mi sentii prendere da un briciolo di sconforto -
sa dove sono?-
- No. Non mi impiccio degli affari degli altri,
io -
-Naturalmente…- Replicai sarcastico, e mi
diressi sconsolato verso il fiume.
Sapevo che probabilmente Sasuke e suo padre
erano da qualche parte a pensare alla signora Uchiha e struggersi sul motivo
del suo gesto, ma una piccola parte di me si ricordava di tutte la volte che
avevo visto la sagoma di Sasuke allontanarsi lungo l’argine del fiume per poi
sparire nella nebbia, e sperava di vederla ancora.
Quando arrivai circa a metà strada mi guardai
intorno e non vidi nulla tranne nebbia folta e piena. L’umidità mi penetrava
nelle ossa, mi sentii avvolgere da brivido di freddo e paura e pensai che ero
stato un folle a addentrarmi qui dentro da solo.
Il posto era spettrale e seriamente pericoloso,
mi diedi più volte dell’ incosciente e pensai chi diavolo me l’aveva fatto
fare di venire a cercare un ragazzo qui dentro. Un ragazzo che con me si era
comportato malissimo tra l’altro.
Ma era Sasuke quel ragazzo, era metà di me . Era
mio Amico, gli volevo bene.
E poteva anche non capirlo o volerlo ammettere
ma aveva bisogno di me, specialmente adesso.
Sputai a terra e ripresi il mio cammino verso il
fiume, lasciandomi guidare dai sensi e dall’istinto più che dal cervello o il
mio senso dell’orientamento. Anche perché con tutta quella nebbia non è che me
ne fosse rimasto tanto.
Sentii un leggero rumore dritto davanti a me e
mi bloccai, paralizzato. Cos’era? O chi era?
Oh Dio ma cosa mi era venuto in mente?!? Sasuke
non era qui, la mia era una ricerca inutile e stupida che mi avrebbe dato solo
guai lo sapevo…
Rimasi in ascolto, poi capii e sospirai di
sollievo, mentre sentivo gocce di sudore gelido scivolarmi sulla schiena -è il
fiume, è solo il fiume idiota- mi dissi più volte.
-Sei perfettamente al sicuro- mi ripetei
prendendo dei lunghi silenziosi respiri.
Nonostante cercassi di esercitare su di me opere
di convincimento non riuscivo a calmarmi.
Pieno di tensione, con il cuore a mille e i
nervi fior di pelle arrivai al fiume.
Sull’acqua la nebbia si diradava leggermente, e
riuscivo a riconoscere, neanche quaranta metri più a est, il ponte dalla quale
si era gettata la signora Uchiha ed era caduta Chiyo.
Mi avvicinai con le ginocchia tremanti e il
fiato corto ad esso.
Nonostante tutto quello che sapevo sul suo conto
non mi spaventava, anzi era quasi rassicurante, come un riferimento, un punto
fermo. Un po’ come i bambini scheletrici delle miniere.
Guardai davanti a me e li vidi, stavano sospesi
a poche decine di centimetri sull’acqua, immobili e silenziosi, e sembravano
essere stati evocati direttamente dai miei pensieri.
All’inizio non guardavano me, mi davano le
spalle e i loro sguardi puntavano tutti verso il
ponte, poi, lentamente e solennemente uno dopo l
‘altro si girarono tutti e mi guardarono fisso.
Non era come al solito, non cercavano di fuggire
verso il margine del mio sguardo.
Lo reggevano, anche se pieni di esitazione e
disagio.
Poi sentii un basso e incomprensibile sussurro e
con uno scattò alzai lo sguardo oltre a loro, diritto sul ponte.
Sasuke Uchiha era acquattato
nell’ombra.
Lentamente, con un unico movimento, si sollevò
fino a trovarsi diritto, in piedi.
I bambini scheletrici si tolsero in fretta dal
fiume e bisbigliando concitati si ammucchiarono sulla riva del fiume e si
accucciarono, accalcati l’uno sull’altro, cercando di nascondersi nell’erba e
contemporaneamente di riuscire a vederci entrambi. Io li seguii con la coda
dell’occhio, poi riportai il mio sguardo su Sasuke, che non aveva distolto il
suo da me per nemmeno un istante.
Ci guardammo in silenzio per qualche
minuto.
Provavo dentro di me un intricato miscuglio di
emozioni che non riuscivo a sbrogliare. Dio, era cresciuto.
Mi mossi e aprii la bocca per dire qualcosa, ma
lui mi precedette.
- Naruto. - La sua voce si era fatta ancora più
bassa dall’ultima volta che l’aveva sentita, era molto profonda, quasi
selvaggia, ma conteneva ancora quella nota morbida e suadente che quando ero
piccolo mi ammaliava, non che ora fosse diverso.
-Se ora mi lanciassi entreresti nel fiume per
salvarmi?- mormorò nella notte.
La sua domanda mi parve strana, ma cercai di non
darlo a vedere, d’altronde mi aspettavo…in realtà non so cosa mi aspettavo.
Risposi in modo sincero, senza starci a pensare,
mi premevano molto di più le mie domande ora…soprattutto rispetto a
quelle stupide e inutili come questa.. -Si-
L’Uchiha scosse piano la testa e fece una bassa
risata amara, poi corrugò le sopracciglia e disse, in tono d’accusa -Speravo
che saresti stato sincero…-
Non mi diede il tempo di controbattere. Non mi
diede nemmeno il tempo di pensare a una risposta, o al significati di tutto,
mi colse completamente alla sprovvista: Sasuke Uchiha fece un passo avanti,
nel vuoto, e cadde con un tonfo sordo nel fiume.
La scena si svolse come a rallentatore, eppure
fu tutto mostruosamente rapido.
- Sasuke!!- urlai nell’istante in cui il suo
corpo toccò l’acqua e io ritrovai la voce, poi seguendo il mio primissimo
istinto mi strappai la giacca di dosso e corsi anch’io dentro
l’acqua.
***
Lo so, sto aggiornando incredibilmente veloce
ultimamente, ma non vi abituate troppo.
E’ che questa storia mi prende.
Poi da adesso c’è Sasuke, e tutto
si fa più interessante^^
Presto anche la parte yaoi
salterà fuori…
L'unica cosa è che questo
capitolo è esageratamente corto... mi spiace, accontentatevi
XD
Ringrazio tutte le persone che
hanno aggiunto la fic ai preferiti o che hanno letto.
Un grazie speciale soprattutto a
all_apologise (quanta carica, grazie! Non diventerà proprio un triangolo, più
una specie di…boh, una cosa strana. Leggere per scoprire! Bacio) e Quistis18
(Grazie mille! In realtà diventerà si yaoi ma Sakura non sarà proprio
abbandonata, non aggiungo altro perché se no rovino la sorpresa, un bacio!)
che mi hanno lasciato un apprezzatissimo commento!
Un abbraccio…^^
_Ala_
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 4 ***
riassunto
KIT’S
WILDERNESS
CAPITOLO
4
“Ho messo via un pò di legnate i segni quelli non si può, che non
è il male ne la botta ma purtroppo il livido. Ho messo via un bel pò di
foto che prenderanno polvere, sia su rimorsi che rimpianti che
rancori e sui perché.”
Ligabue
Inghilterra,
Stoneygate
Ottobre
2003
-Sasuke!!- continuai a chiamare mentre sentivo l’acqua gelida salirmi
rapidamente oltre le ginocchia, all’improvviso mi mancò il terreno sotto i piedi
e persi l’equilibrio.
Con un
tonfo pesante e rumoroso caddi in avanti finendo dritto dritto nell’acqua.
Terrorizzato riemersi in un uragano di gocce gelide e annaspai per
ritrovare aria e un appoggio solido.
Inutilmente scalciai forte con i piedi, sentivo alghe viscide sfiorarmi
le caviglie e poi urtai con un piede una roccia, mi scappò un urlo di dolore e
persi nuovamente la presa bevendo anche, inavvertitamente,
dell’acqua.
Sputacchiando e tossendo cercai di ignorare il dolore e intanto di
guardarmi intorno per trovare Sasuke. Ero preso dal panico e sull’orlo di una
crisi di nervi ma dovevo individuarlo!
Annaspai selvaggiamente e poi
lo vidi riemergere
improvvisamente qualche metro più in là.
Scosse
la testa e i lunghi capelli scuri gli si appiccicarono al viso.
Si
muoveva convulsamente e così facendo continuava ad andare a fondo e tornare in
superficie, riuscii a vederlo in viso, sembrava terrorizzato, ma oltre a questo
riuscii a leggere il contrasto che lo tormentava.
Voleva
morire, ma non aveva il coraggio di lasciarsi andare a fondo.
Quando
mi vide girò il viso dall’alta parte, disperato e confuso.
Io ero
completamente fuori di me, avevo un freddo assurdo e la sensazione di panico che
da sempre mi assaliva quando non riuscivo a scorgere il fondo.
Ero
immerso in acque nere e sconosciute e non avevo la minima idea di cosa vivesse
là sotto.
Volevo
soltanto prendere l’Uchiha e uscire da lì, colto da una agitazione che non mi
permetteva nemmeno di nuotare come si deve lo raggiunsi il più velocemente
possibile e cercai di afferrarlo.
Lui non
voleva saperne, era più terrorizzato di me e non sapeva nemmeno nuotare, ma non
voleva uscire dall’acqua, avrebbe significato ammettere di essere vivo.
Inoltre
sentivo la corrente trascinarci debolmente verso ovest.
Afferrai Sasuke per la felpa e lo tirai verso di me. Lui si voltò a
guardarmi sconvolto e continuò a divincolarsi per fuggire alla mia stretta e
ricadere nella sua impossibile contraddizione.
-Smettila idiota!- gridai fuori di me continuando a strattonarlo.
-Lasciami Naruto! Lasciami…-
Ignorando i suoi tentativi frenetici di liberarsi lo trascinai verso riva
e, anche quando avemmo entrambi un appoggio solido sotto i piedi non lo lasciai
andare, avevo paura che tornasse nel fiume.
Quando
fummo praticamente fuori dall’acqua mi resi conto che era del tutto inutile
stringerlo così forte, era lui ad aggrapparsi a me ora.
Mi
lasciai cadere sul terreno asciutto stremato e tremante e trascinai Sasuke con
me.
Ero
arrabbiatissimo con lui, lo spinsi via e, steso di schiena sull’erba ormai
umida, appoggiai la testa all’indietro cercando di riprendere fiato.
Volevo
abbandonarlo lì, lasciarlo al suo diavolo di destino…
Sasuke
Uchiha si raccolse in posizione fetale esattamente nel punto in cui era caduto e
cominciò a piangere in modo disperato e straziante, mi bloccai raggelato da quel
suono e mi voltai a guardarlo. Indossava dei vestiti vecchi e bucati: felpa col
cappuccio, jeans strappati e anfibi, tutto completamente nero. Le sue spalle
sussultavano mentre singhiozzava ma il suo pianto si era fatto immediatamente
silenzioso.
Sospirai e mi sollevai prima sui gomiti e poi in ginocchio.
-
Sasu.. - mormorai, scuotendo la testa e posandogli una mano su un
fianco.
Lui
rispose immediatamente al mio tocco e si sollevò. Mi guardò mezzo secondo in
faccia senza smettere di piangere, poi mi si gettò praticamente addosso e mi
abbracciò forte.
Sollevai il viso a guardare il cielo e fui quasi abbagliato dalla
perfezione del firmamento.
Strinsi
Sasuke più forte che potei e lui continuò a singhiozzare, aggrappato a
me.
Gli
carezzai la testa e appoggiai la mia alla sua -Va tutto bene, è tutto
finito-
Era
completamente abbandonato addosso a me e credo che se non l’avessi sorretto non
sarebbe nemmeno riuscito a stare dritto. Sentii le sue dita stringersi sulla mia
schiena, e afferrare il tessuto del mio maglione pesante.
Scosse
la testa.
- Non è finito niente -
mormorò con un lamento, - doveva finire ma non è finito niente! Niente…!- Gli
passai la mano sulla schiena e continuai a tenerlo su con
l’altra.
-Ma ora
ci sono io, Sasuke.-
Sentii
che cominciava a reagire e a smettere di piangere.
-Tu non puoi fare
niente-
Lo
staccai da me e lo tenni ben stretto con le mani sulle spalle, poi lo guardai
dritto in viso
-Basta
dire ‘niente’ dai.-
Lui la
prese come una critica e parve incassare la testa nelle spalle.
Cercai
di sorridere anche se ancora non sapevo cosa dirgli, eravamo in ginocchio uno
davanti all’altro, - forza, devi riprenderti, è ora di rientrare-
Scosse
la testa, poi indietreggiò un po’ e barcollando si alzò in piedi. Si mise le
mani nelle tasche e mi guardò.
- Se devi andare vai, non ho
bisogno di te. Non ho bisogno proprio di nessuno, mai. Io rimango fuori questa
notte.-
Mi
alzai e lo fronteggiai.
-Ma non
dire assurdità. Sei fradicio, ti prendi la broncopolmonite se stai qua
fuori-
Fece un
mezzo sorriso e fece ironico, -al massimo un’altra bronchite-
Lo
fissai scioccato. Il Sasuke Uchiha che avevo davanti aveva diciotto anni e non
più tredici, si era fatto crescere i capelli fino a sotto le scapole ed era
ancora più alto e affascinante di prima, ma era sempre lo stesso.
-
Sasuke devi tornare a casa e dico sul serio, qua fuori fradicio e in felpa ti
ammali di certo-
-Non
sarà la prima notte che passo all’aperto. -
Replicò lui. Poi distolse la sua attenzione da me e prese a giocherellare
con la punta di un anfibio sull’erba.
Cominciavo a perdere la pazienza, ma perchè era così?!
-
Uchiha…perché ti sei buttato giù da quel ponte?- chiesi a bruciapelo,
guardandolo fisso.
Lui
sussultò ma non si azzardò ad alzare lo sguardo. Continuò a spostare un legnetto
col piede e scosse le spalle. -Sasuke!- insistetti.
Lui parve vagamente irritato dal mio perseverare con quel argomento.
Tentò un vago ghigno, - per
vedere se mentivi o eri onesto. -
-Non
fare l’idiota. Dico sul serio. - Lo rimproverai io.
-Anche
io. - Replicò a denti stretti.
Lo
guardai malissimo. Era immobile nella stessa posizione di prima, solo che aveva
smesso di muovere l’erba col piede.
- Perché tua madre si è
uccisa?-
La sua
voce si abbassò e ringhiò aggressivo ma questa volta rispose subito, - perché
non lo chiedi a lei?-
-
Perché non ne ho la possibilità, - dissi semplicemente, voleva spaventarmi, ma
di certo non ci sarebbe riuscito.
- E’
per tua sorella?
Sasuke
rimase fermo un istante , i capelli fradici gli coprivano il viso. Aspettò un
po’, poi annuì, - ma non solo per lei-
-E per
cos’altro?-
-Chiedilo a lei!-
Feci
per aprire bocca ma mi anticipò: - come cazzo dovrei fare a saperlo?-
Tacqui
cercando di riordinare le idee, poi ripresi su un altro fronte, - e se io avessi
mentito?-
Sasuke
scosse la testa.
-Sapevo che non
mentivi.- -Non dire palle-
Era
irritato adesso, avrebbe avuto voglia di strozzarmi, lo sapevo. Ma mi rispose lo
stesso perché, in fondo, quelle cose voleva farmele sapere.
-Speravo che mentissi, lo volevo. Nessuno avrebbe più trovato il mio
corpo. Sarei diventato uno di loro, come Chiyo. -
- E
perché vuoi diventare uno di loro? - Questa volta era più stanca la mia voce,
suonava demoralizzata.
Quando
lui rispose il suo tono era così basso che quasi non distinsi le parole dal
profondo mormorio di fondo.
Era un
cupo e esitante filo di voce -Perché…sono solo ora…e non ne ho più
voglia..-
Spontaneamente lo presi per un braccio, - non è vero.-
Gli
tremò il labbro inferiore, ma non per il dispetto, quanto per l’ avvicinarsi
delle lacrime.
Sempre
a occhi bassi annuì.
-Ci
sono io. - Gli dissi.
-Tu non
c’eri- ribadì, poi aggiunse rapidamente, per giustificarmi, - ma non volevo che
ci fossi, che capissi…-
-Capissi cosa?!?-
Non
rispose.
Io lo
strinsi più forte -C’era Sakura. - l’Uchiha scosse di nuovo le
testa.
-Non vi volevo, a voi
due-
Il mio
‘perché?’ venne ignorato, così mi spinsi oltre.
-C’era
tuo padre Sasuke…-
Lui
rimase immobile, impassibile -Oh Naruto… non dire cazzate.-
-Non
sono cazzate. Lui c’era.-
Cercai
di guardarlo negli occhi, ma lui li teneva inchiodati alla terra.
-Chi ti
da il permesso di parlarmi così?- mi apostrofò.
-Sono
mesi che non ci vediamo, praticamente non mi conosci nemmeno più! - Aggiunse in
un altro inutile tentativo di allontanarmi.
-Io e
te siamo uguali- dissi scuotendo la testa, -non mi dire che non te lo
ricordi.-
-Era la
solita stupidata. Come facevo a crederci? Uguali…mai, io e te?… sono sempre
stato da solo…-
-Basta
compiangerti adesso. Ti ho già detto che io c’ero. E c’era Sakura. E c’era tuo
padre. Ci sarebbe anche adesso se
tu glie lo permettessi. Ne sono sicuro.-
Sasuke
non reagiva assolutamente a quello che cercavo di dirgli, ma doveva
capirlo.
-Perchè non gli dai spazio
nella tua vita? Non gli permetti di darti niente?-
A
queste mie parole il ragazzo si liberò con uno strattone della mia mano, e mi
rivolse uno sguardo torvo e cupo. Con uno scatto si sollevò la felpa oltre
l’ombelico.
-Guarda
cosa mi da! -
Mi urlò
con voce irata guardandomi fisso. Io non guardavo il suo viso.
Sul
ventre, verso sinistra aveva un livido nero lungo più di dieci centimetri che
poi si schiariva fino a intensificarsi nuovamente appena sopra l’ombelico, sugli
addominali. Lasciò cadere l’orlo della felpa e si scostò i lunghi capelli dal
collo, poi si abbassò la felpa e la maglia mostrandomi la clavicola, dove si
allargava un terzo grosso livido delle dimensioni di un pugno i cui bordi
giallognoli degradavano fino al viola scuro centrale.
Sentii
la mia bocca spalancarsi per lo stupore misto all’orrore e alla compassione,
sollevai gli occhi fino a raggiungere i suoi.
Sasuke
tremava, e respirava in fretta, affannato e nervoso.
-Gli
altri te li risparmio…- mormorò, per la prima volta nella sua vita totalmente
privo di sarcasmo o rancore, poi non riuscì a reggere il mio sguardo carico di comprensione e
affetto e scappò via.
Non
arrivò lontano, si fermò davanti al ponte e si appoggiò al paletto di legno che
dava sulle scale.
Lentamente, camminando piano, lo raggiunsi. Mi dava la schiena e
nell’ansia della mia reazione e nella agitazione per quanto aveva appena fatto
le sue ampie spalle si sollevavano e riabbassavano rapide mentre cercava di
riprendere fiato.
-Mi
dispiace.- Gli dissi -Non immaginavo…Sasu…-
Lui si
lasciò scivolare sul secondo gradino e appoggiati i gomiti sulle ginocchia
seppellì il viso fra le mani.
Badando
a non fare rumore mi sedetti accanto e lui, e gli posai una mano sulle
spalla.
Lentamente, senza cambiare nulla nella sua posa, si appoggiò a me. Gli
passai un bracco intorno alle spalle e misi la testa contro la sua.
Restammo fermi a lungo.
***
Un
altro capitolo postato veloce veloce!
Sono
quasi fiera di me^^
In
realtà è che in questo periodo la scuola mi da tregua, e quindi posso dedicarmi
alle cose che mi interessano sul serio *____*
E si,
non è la scuola XD
Ringrazio tantissimo chi commenta e chi ha aggiunto la storia tra i
preferiti, e anche chi legge e basta!
Un
abbraccio a:
Quistis18: Ah ah, si in effetti povero Sasuke, non ha le rotelle tutte a
posto! Ma dopo quello che ha passato, qualche salto dal ponte va scusato, dai!
XD Un bacio! Presto arriveranno le risposte, si spera^^
Soul:
Grazie mille per il tuo commento, mi fa piacere che tu sia diventata una spugna
per la mia fic^^ Il libro te le consiglio proprio, è molto bello. Un
bacio!
Erre:
Non ti preoccupare, non importa se non recensisci sempre se poi mi fai un
commento come questo! Mi basta “lettrice accanita”! In effetti Sasuke non è il
solito personaggio maturo e responsabile a cui tocca accudire un Naruto
scapestrato, anzi, si può dire che è quasi il contrario! Grazie mille sia per i
complimenti che per avermi detto del “sì”, in effetti forse lo sapevo, ma non ci
facevo proprio caso e invece mi piace usare un italiano corretto! Possibilmente
almeno^^ un bacio!
_Ala_
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 5 ***
riassunto
KIT’S WILDERNESS
CAPITOLO 5
"Il patto è stringerci di più prima di perderci. Forse
ci sentono lassù. E’ un pò come sputare via il veleno. Urlando contro il
cielo."
Ligabue
-
Inghilterra,
Stoneygate
-
Ottobre
2003
- Io e Sasuke passammo a
recuperare la mia giacca, poi la infilai, tremante di freddo.
- Dopo un attimo di
esitazione avevamo preso a vagare per la distesa deserta di colline e prati.
Era lui a decidere dove andare, e forse non se ne rendeva conto, ma si stava
spingendo verso Solleygate.
- Il clima sceso era strano,
le nostre voci si mantenevano basse, sussurri carichi di fiducia e sincerità,
e gli sguardi che ci lanciavamo e le frequenti tranquille pause sottolineavano
l’armonia che c’era fra noi.
- Sapevo che il fatto che si
aprisse così solo con me era importante. Era evidentemente a suo agio, anche
se stavamo parlando di cose davvero pesanti che riguardavano solo lui.
- - Da quanto tempo ha
ripreso a picchiarti? - Gli chiesi a un certo punto, senza guardarlo.
- Lui scosse le spalle, - che
importanza ha? -
- Voltai il viso verso di
lui.
- - Prima che tu smettessi di
scrivermi? -
- Volevo capire se avevo
finalmente trovato la causa di quel cambiamento.
- L’Uchiha sollevò gli occhi
al cielo, - poco dopo la tua partenza per Londra ripresero i casini. Ma in
realtà per me stava andando ancora bene… non mi rendevo conto che era solo
l’anticamera di quello che mi avrebbe aspettato da lì a un anno. So che avrei
dovuto capirlo. Diavolo, lo conosco! -
- Sospirò, - invece pensavo
che era normale bere qualcosa ogni tanto, o pestarmi se era arrabbiato.
Specialmente perché la maggior parte delle volte me lo meritavo…-
- -Guarda che non si meritano
mai, le botte-
- -Se, se..peace&love
giusto? -
- Si strofinò gli occhi.
- - Lascia perdere, mi
comporto da idiota e combino solo casini. Se prendo qualche calcio non mi può
far male. -
- - Non ci credo che ragioni
in questo modo. Se la pensassi così non saresti salito su quel ponte questa
notte…-
- Sasuke mi fulminò con lo
sguardo.
- - Senti, non sto sparando
cazzate va bene? -
- - Non è questo che ho
detto, - risposi - comunque parlavi al passato?-
- - Nel senso che poi qualche
birra dopo cena è tornata a essere la sbornia che dura dalle 10 del mattino a
notte, e allora anche tutto il resto torna uguale…-
- Uguale per Sasuke era
venire picchiato tanto da cadere a terra e perdere i sensi, essere più di là
che di qua, venire definito ‘perdente’,’fallito senza speranza’ e ‘disastro’.
Sentirsi dire che sarebbe stato meglio se morisse, o che non fosse mai nato.
- Ancora non mi capacitavo di
quello che gli succedeva, non potevo credere che suo padre lo odiasse tanto,
che lo considerasse così poco. Eppure io lo avevo visto disperarsi quando lo
credeva morto, quattro anni fa. Credevo che allora avesse capito quanto suo
figlio fosse importante per lui…
- Stettimo in silenzio per
qualche minuto e poi sussurrò ancora qualche cosa sul fatto che se dovevo
tornare a casa per lui non c’erano problemi.
- -Senti… stavo pensando che
non puoi rimanere qui da solo questa notte, Sasuke.-
- Grugnì, poi fece una mezza
risata, - cos’è? Hai paura che torni al fiume?-
- Ci rimasi di stucco.
- - Ma no! - esclamai, - è
che non mi va di lasciarti qua fuori!-
- Il suo sguardo si oscurò,
chinò il viso e mi guardò con occhi torvi.
- - Ti ho già detto che a
casa non ci torno. -
- - Ma tuo padre potrebbe non
esserci, - sussurrai.
- Il ragazzo si infilò le
mani in tasca.
- - Beh, non puoi saperlo. E
se è per questo non è detto che se mi vede mi pesta di nuovo. Non è che lo fa
in tutti i momenti! - Il suo sguardo era crudo.
- -Ma come fai a non capirmi,
Naruto? Io non ci voglio ritornare in quel posto. E poi devo ancora
mangiare…Sai cosa faccio adesso?- mi disse, con un accenno di rassegnazione
nella voce, -vado a Solleygate e cerco un posto in cui mangiare. E qualcuno
con cui dormire di certo lo trovo. Lo trovo sempre. -
- Le sue parole mi
tranquillizzarono un po’. Gli sorrisi.
- -Allora hai qualche amico a
Solleygate!-
- Si grattò una spalla e non
mi rispose.
- -Ma bravo!- esclamai
scherzando -Mi hai rimpiazzato!-
- -Non sono proprio amici.
Però sono felici se resto da loro. -
- Il suo tono era uno di
quelli che chiude il discorso.
- Il silenzio che seguì non
era rilassato e complice come prima, un po’ mi spaventava.
- Per un secondo restai a
corto di argomenti - Emh… -
- Sasuke al contrario di me
non sembrava a disagio, non cercò in nessun modo di trovare qualcosa da dire
ma si portò alla bocca una mano e si mordicchiò un’unghia, poi, sempre con
estrema non curanza mi disse.
- -Come al solito tu sai
tutto della mia vita e io niente della tua. -
- Mi sorprese, ma infondo mi
aspettavo che avrebbe cambiato il discorso, ora che lo aveva concluso. -
Emh…non lo so, tutto bene credo. Mio padre aveva perso il lavoro…-
- - Si, lo avevo sentito. Mi
dispiace…tua madre non lavora no? -
- - No, ma papà ne ha trovato
un altro. Non rende quanto il primo ma sembra piacergli di più.
- E poi non ha più la retta
della mia scuola da pagare. -
- Il mio amico diede un calcio a un sasso. Lo osservò rotolare lungo il
leggero pendio e poi fermarsi contro un ramo secco che stava a terra. Si fermò
anche lui.
-Immagino sia brutto tornare qui dopo Londra. Chissà che
merda-
- Mi voltai a guardarlo, poi
tornai indietro e mi fermai accanto a lui.
- - Che merda? In che senso?-
- Sasuke scosse la testa, -
la scuola qui è una merda. Ed è facile. Cioè per te lo è. Là avevi tutti voti
alti e poi c’erano tutti i laboratori e cose simili…-
- - I miei studi possono
continuare anche qua. Basta avere una connessione a internet e una biblioteca
mediamente fornita. -
- - C’e ne una vicino alla
scuola, ma è una merda. Ci ho cercato qualche libro una volta ma la tizia al
banco mi ha detto che robe del genere lei non le teneva. -
- Feci un accenno di risata,
-guarda che è scolastica! Ma che le hai chiesto?-
- - Non è scolastica,
collabora solo con la scuola, tiene anche roba al di fuori. Ha detto al
preside che mi interessava il satanismo. Io avevo solo chiesto qualcosa sul
metal… Ti rendi conto? Per loro tutto ciò che va al di fuori della musica
classica va contro alla chiesa ed è satanismo! -
- Scossi la testa, - qui
tutto ciò che è innovativo o trasgressivo va contro alla chiesa. Non capiscono
che la musica, ad esempio, non centra. -
- Riprendemmo a camminare,
l’andatura di Sasuke era ancora chiusa come quattro anni fa. Stava con le
spalle curve in avanti e la testa bassa.
- - Infatti non ci trovo
niente qui. Anche solo per farmi una canna devo andare fino a Solleygate!-
- Non mi sorprese il fatto
che fumasse marijuana, dopotutto anche io lo avevo fatto ogni tanto. Non mi
piacevano le canne, ne la droga. Ne mi piaceva molto qualunque cosa che ti
trascinasse in una situazione di alterazione mentale. Volevo essere lucido io.
Volevo avere sempre le mie condizioni mentali intatte, volevo poter ragionare.
- Mi ero ubriacato sul serio
una volta sola.
- Non capivo più niente, non
ricordavo più niente! All’inizio era tutto grandioso, io ero pieno di
positività, di allegria, ero socievole e spontaneo e disinibito come non
mai…poi avevo cominciato a vomitare, e in quei momenti di semi-ubriachezza
avevo guardato la mia vita come dal fondo e mi era sembrata più insulsa e
vuota del bicchiere di vodka che avevo appena finito.
- - Tu ti limiti a qualche
canna ogni tanto vero? - Glielo chiesi anche se avevo il forte presentimento
che non fosse così.
- La sua occhiata me lo
confermò. Scosse la testa lentamente.
- -Di cosa ti fai?- chiesi,
improvvisamente preoccupato.
- Lui sorrise in tralice e
cercò di evitare la domanda, - cos’è un interrogatorio?-
- -No, - risposi io tenendo
gli occhi incollati al suo profilo - ma meglio mettere le cose in chiaro. -
- Sasuke stese i muscoli
della schiena, poi rispose -Mi faccio di anfetamina, popper o di estasi a
volte. O mi calo del valium.-
- -Beh non è che faccia bene,
- commentai, poi chiesi: - nient’altro? Davvero? -
- Lui sembrò molto scocciato,
così mi affrettai a dire, - va bene, va bene ho capito-
- -Sniffo coca o mi faccio di
eroina quando sono un po’ giù, va bene lo stesso?-
- Trattenei il respiro quando
lo disse - cocaina? Eroina? Ti buchi?!? Ma mi prendi per il culo?!?-
- -No…- fece lui, cercando di
tenersi calmo.
- Io non lo ero affatto.
- -No che non va bene! Hai la
minima idea di quanti danni faccia quella roba al tuo cervello?!?- Cominciai a
contare sulle dita -Ti distrugge il fegato e il pancreas, ti ammazza i
polmoni, ti riempie il cuore di… -
- Mi sentii prendere dalla
rabbia davanti alla sua totale indifferenza e sbottai, - sai almeno a cosa vai
incontro a drogarti?-
- -Ti ho detto che mi faccio
ogni tanto, questo non fa di me un drogato- bisbigliò lui con voce gelida.
- La freddezza forzata del
suo tono era in contraddizione con l’esitazione che mostrava nel parlare. Mi
fece molta tenerezza la debolezza che voleva nascondere, così la smisi di
illustrargli la disfatta totale a cui sarebbero arrivati il suo corpo e la sua
psiche e dissi dolcemente.
- - Non ho detto che sei un
tossico, smettila di mettermi in bocca le tue paure per poi dire che sono
stato io a pensarle. Ho detto che ti droghi, e quello che fai no? -
- Sasuke annuì, anche se
molto piano e senza alzare gli occhi da terra.
- Sorrisi e, cercando di
fargli capire che mi era passata e che andava ugualmente bene, gli posai una
mano sulla spalla e la scossi leggermente.
- -Dai Sasu, possiamo
risolvere anche questo.-
- Il ragazzo si scansò al mio
tocco e sollevò gli occhi lucidi e scurissimi dal suolo, mi fissò con una
rabbia incredibile pari solo all’intensità che aveva il suo sguardo e a denti
stretti sibilò.
- -Perché cos’è che hai..- calcò col sarcasmo l’ultima parola
-…risolto?-
- Rimasi immobile, con la
mano ancora sospesa nel vuoto.
- Sasuke fece un ghignò e si
tirò fuori una sigaretta tutta bagnaticcia dalla tasca. Miracolosamente riuscì
ad accenderla e aspirò lentamente una boccata di fumo continuando a guardarmi
col solito ghigno sulle labbra, poi mi girò le spalle e si allontanò verso
Solleygate.
- Rimasi a guardarlo finche
divenne poco più di una sagoma scura nella nebbia. All’ultimo ritrovai le
parole e feci un passo in avanti per raggiungerlo, dirgli qualcosa e magari
fermarlo, poi mi bloccai, mi aveva tolto la voglia di seguirlo.
- -Ti ho salvato la vita,
stronzo!-
- Inutile, non fui nemmeno
sicuro che mi avesse sentito finche non si fermò e si voltò a guardarmi. Mi si
bloccò il fiato nel vedere, anche a quella distanza, che stava di nuovo
piangendo. Il suo fu un urlo di dolore che si dilatò nello spazio sconfinato
della brughiera e mi fece salire le lacrime agli occhi.
- -GRAZIEEEEEE!!!-
***
- Mi fa strano scrivere di un
Naruto che va bene a scuola e che fa la morale a Sasuke, però in effetti
secondo me anche nel manga i ruoli un po’ sono questi.
- Voglio dire, si pensa
sempre a Sasuke come quello serio e maturo e a Naruto come il pagliaccio un
po’ infantile (nel senso buono, eh^^) però in realtà è Sasuke quello che disfa
la sua vita andandosene da Konoha, che frequenta brutti giri
(quell’Orochimaru! XD) e che per avere potere ricorre al segno maledetto.
(Sasuke drogato di potere! XD)
-
- Va beh…
- Ringrazio tantissimo chi
legge la mia fic e chi commenta, un grazie speciale a:
-
- 13d08c81: Ciao!
Innanzitutto grazie mille per i complimenti, fanno sempre piacere^^ Esatto,
Naruto sta cercando di redimersi dagli errori che ha fatto, dal non essersi
accorto che c’era bisogno di lui quando era evidente che ci fosse qualcosa che
non andava… speriamo solo che Sasuke sia recettivo, perché in realtà è il
primo a fare di tutto per non essere aiutato! Un bacio!
- Quistis18: Ci hai visto
giustissimo! ^^ Il padre è assolutamente un bastardo, qui nella mia fic come
nel libro originale! Speriamo che Naruto e Sakura riescano davvero a fare
qualcosa per Sasu perché povero, dopo una vita così si merita un po’
d’affetto! *___* Un bacio!
- Rosa_elefante : Benvenuta^^
Sono davvero felice che la mia fic ti piaccia, anche perché hai capito davvero
il legame strano che lega Naruto e Sasuke! In realtà è più quest’ultimo che
tende a isolarsi, mentre il povero Naru ora che ha capito che c’è bisogno di
lui si fa in quattro per dare una mano. Speriamo che l’altro lo capisca! Un
bacio!
- Kagchan: Grazie mille per i
complimenti, non ti preoccupare per il non aver mai recensito, anche io spesso
se una storia mi piace non so cosa dire^^ Sono felice che trovi i personaggi
Ic, dato che di solito quello serio è Sasuke avevo paura non si capisse quello
che volevo rappresentare di loro due! Un bacio!
- Capitatapercaso: Ciao, un
grazie enorme per l’e-mail! Rischiavo di perderla, dato che ultimamente la mia
posta fa i capricci ma sono riuscita a leggerla in tempo^^ Hai perfettamente
afferrato il rapporto che si è creato tra i due, il tempo sembra aver
scombinato le cose ( e anche Sasuke ci mette del suo per isolarsi^__^) ma si
spera che Naruto riesca a scioglierlo un poco^^ Grazie ancora, un
bacio!
Colgo per ringraziare anche
tutti i preferiti, sono commossa, un abbraccio *___*
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presto.
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Capitolo 8 *** Capitolo 6 ***
riassunto
KIT’S WILDERNESS
CAPITOLO 6
-
"Io ti sento al punto che
disturbi al punto che è gia tardi … rimani quanto vuoi.
-
Qui con la vita non si può mai
dire, arrivi quando sembri andata via."
-
Ligabue
Inghilterra,
Stoneygate
Ottobre 2003
La mattina dopo era una domenica. Come la quiete
che segue la tempesta fu un giorno estremamente tranquillo e privo di
rogne.
Mi svegliai tardi e rimasi ancora a lungo sotto
le coperte.
Riflettevo su tutto quello che era successo la
sera prima.
Alla fine Uchiha se n’era andato sul serio, mi
aveva abbandonato in mezzo a colline erbose e cupi alberi spogli che si
muovevano come spettri nel vento.
Ci avevo messo tre quarti d’ora a ritornare a
casa, non sapevo più come diavolo ritrovare la strada.
Alla fine per pura fortuna mi ero ritrovato al
muretto coperto di biancospino al quale Sakura spesso mi dava
appuntamento.
Ero andato a dormire stremato, senza neanche la
forza di farmi una doccia calda per togliermi di dosso l’acqua di
fiume.
Che schifo, avrei dovuto chiedere a mia madre di
cambiarmi le lenzuola.
Verso mezzogiorno scesi in sala con gli occhi
ancora gonfi di sonno e il gelo che saliva dal pavimento e mi congelava le
piante nude dei piedi.
Mi ero messo davanti alla finestra che dava sul
prato davanti a casa, a pensare.
A Sasuke, per esempio.
Cosa dovevo fare con lui?
Cosa dovevo farci?
E se l’ affetto che mi legava a lui mi gridava
di non abbandonarlo era difficile seguire tale proposito. Lui aveva una vita
da inferno. Sasuke era morto dentro, lo sapevo.
Suo padre lo aveva ucciso definitivamente
tornando a essere quello che era.
Quattro anni fa il ragazzo mi aveva trascinato
in una grotta e mi aveva raccontato le origini del Gioco della
Morte.
Per me il Gioco della Morte erano dei ragazzini
in cerchio, un coltello che girava e la sua voce che mi sussurrava cosa fare
all’ orecchio.
Era così che io ero morto. In una grotta, per
una mia scelta e perché un pezzo da ferro aveva casualmente indicato la mia
direzione. Senza dolore, senza sofferenza, senza grossi cambiamenti concreti
nella mai vita.
Per l’Uchiha non era così.
Lui moriva da quando era piccolo, veniva ucciso
dalle botte di suo padre, dai suoi insulti, dal fallimento della sua vita.
Lui non sceglieva la Morte, era la Morte a
scegliere lui.
Sasuke ed io eravamo sempre stati convinti di
essere uguali.
Io e lui eravamo fratelli, avevamo lo stesso
sangue, eravamo la metà di una stessa anima… ma non eravamo uguali. No.
Io sceglievo, io avevo la volontà. Lui
veniva trascinato da altri…erano altri a ucciderlo, ad annientarlo, a farlo
scomparire.
Lo aveva detto: scomparire, cioè
morire.
Ecco come lo aveva raggiunto la morte. E lo
aveva usato come aveva voluto. Lo aveva fatto diventare quello che era. Chiaro
che poi era diventato forte. O almeno aveva finto di esserlo. Ci era stato
costretto!
E, il colmo, Sasuke non sapeva farsi voler bene.
Non aveva la minima idea di come fare. Forse non lo voleva nemmeno, o si era
costretto a illudersi di non volerlo.
E invece c’era un disperato bisogno di affetto
nei suoi occhi. Era ben nascosto dalla violenza, dal rancore, dall’odio, ma
c’era. E non essendone nemmeno cosciente come poteva fare a
rimediare?
E poi la gente aveva repulsione di
lui.
Povero Sasuke; non era colpa sua.
Da solo non c’è l’avrebbe mai fatta. Non avrebbe
mai voluto capire e ammettere la sua reale fragilità. Non si sarebbe mai
spogliato della corazza.
Bastava vedere come si era comportato ieri sera.
Era crollato. E non aveva retto il suo crollo.
Appena avevo cercato di pensare, anche solo
pensare, qualcos’altro lui era rifuggito nella rabbia, nella violenza.
Ed era scappato in preda alla confusione più
completa.
Credo che ora come ora lui tirasse avanti,
semplicemente. Senza far altro che vivere attimo per attimo, dimenticandosi
immediatamente tutto quello che c’era prima o dopo. Così doveva affrontare,
anzi no, doveva solo sopportare, una cosa alla volta.
Non ci riusciva a affrontare lo sfacelo della
sua intera vita.
Finche era solo un ragazzo povero poteva
reggere.
Finche era solo un ragazzo solo poteva
reggere.
Finche era solo un ragazzo drogato poteva
reggere.
Finche era solo un ragazzo pestato dal padre
poteva reggere.
Finche era solo un ragazzo senza futuro poteva
reggere.
Finche era solo un ragazzo inutile poteva
reggere.
Poteva reggere ogni cosa, se era solo quella in
solo quel instante..
Ma non riusciva a sommare tutto e continuare ad
andare avanti. E di questo non gli facevo una colpa, che diavolo, lo
capivo!
Capivo che da solo non c’è l’avrebbe fatta e che
domani o dopodomani, o fra una settimana, sarebbe ritornato su quel ponte…e mi
spaventava.
Se doveva esserci qualcuno con lui, qualcuno che
gli desse una mano, che andasse avanti al suo posto se lui non ce la faceva,
che semplicemente gli stesse vicino…Io c’ero!
Io volevo esserci. E questo non era un grosso
sacrificio se in cambio potevo riavere l’Uchiha, riaverlo com’ era e non come
era diventato.
Mi scervellai per tutto il giorno a come fare
per riallacciare i rapporti con lui.
Forse dovevo semplicemente entrare nella sua
vita. Ma poi avrei finito per diventare assillante, pesante…non volevo che
pensasse a me come a un personaggio insistente e scomodo, come un rompiscatole
che non gli dava libertà.
Anche se, a conti fatti, probabilmente lo
ero.
Forse avrei dovuto seguire il suo metodo di
quattro anni fa: presente ma non stressante o invadente.
Dopotutto sapevo che Sasuke era attratto verso
di me come una sorta di calamita e che io lo ero da lui, e quindi se mi fossi
mostrato interessato sarebbe stato lui stesso a cercarmi, proprio come avevo
fatto io.
Se il ragazzo fosse tornato anche la mia vita
sarebbe migliorata; io, Sakura e lui saremo potuti tornare quelli di una volta
e…
Mi resi conto che era inutile continuare a
sognare, di certo costruire castelli in aria non avrebbe contribuito al mio
bel progetto.
Misi da parte le mie preoccupazioni e presi il
telefono per chiamare la mia ragazza, poi mi bloccai a metà gesto. Chiamare
Sakura significava raccontarle tutto e non sapevo quanto questo avrebbe fatto
piacere a Sasuke…ci rimuginai per un’altra mezzora e arrivai a una soluzione:
avrei scelto un compromesso.
Le avrei detto quello che era successo ma senza
scendere nei particolari, limitandomi a raccontare che avevo visto l’Uchiha e
mi era sembrato disperato, che in un primo momento si era praticamente
aggrappato a me e mi aveva detto che con suo padre era tornato ad essere come
quattro anni fa e subito dopo era sembrato pentito e se n’era andato a metà
fra l’arrabbiato e il depresso.
Sollevai il telefono e composi il suo numero,
ovviamente a memoria.
Quattro squilli, poi alzò la cornetta
- Pronto? -
- Pronto Sakura-chan, sono Naruto. -
- Naruto-kun, ciao! Sono così contenta di
sentirti… -
- Sakura-chan ascolta, devo parlarti di Sasuke.
-
- Aspetta, anche io devo parlarti… domani, c’è
il funerale della signora Uchiha.
Sarebbe giusto andarci, non credi? -
Io sospirai e alzai gli occhi verso il
cielo.
- Si, credo di sì a questo punto. Al solito
posto, Sakura? Tra mezz’ora? -
- Come vuoi. A dopo. -
-
"E lo senti le vene piene di
ciò che sei, e ti attacchi alla vita che hai. Leggero, nel vestito
migliore,
-
senza andata né ritorno, senza
destinazione."
-
- -Mamma, mamma come ci si veste a un
funerale?-
- La mattina dopo spinsi la testa dentro la camera
sua e di papà e la perlustrai con lo sguardo.
- Mia madre era seduta sulla sedia di vimini che
stava nell’angolo della stanza e sembrava tutta intenta a ricamare qualcosa su
un pezzo di stoffa , sollevò la testa quando mi sentì.
- -Vai al funerale della signora Uchiha? - Il suo
sguardo era preoccupato.
- -Beh si… cioè mamma, è normale no?-
- Mia madre mi fissò, – è normale si, è
normale…-
- -Beh allora?-
- Mi squadrò, poi sospirò a lungo e scosse la
testa, - non so…-
- -Giacca nera e pantaloni scuri?- chiesi
impaziente.
- Lei annuì distrattamente e io ne approfittai per
chiedere informazioni sula famiglia di Sasuke.
- -Mamma, ascolta, ho sentito che per gli Uchiha
non andava molto bene negli ultimi tempi…-
- -Da chi l’hai sentito?-
- -Non lo so, forse a scuola-
- Mamma si sedette sul letto, scosse la testa
–Purtroppo è vero..-
- -Ma perché?- chiesi avvicinandomi a lei, - cosa
gli è successo? -
- Lei si strofinò le mani fra loro –Sai, è morta
la loro bambina… un colpo come questo può spezzare molte famiglie… e si dice
che già da prima Fugaku Uchiha avesse ricominciato a bere troppo, e quando si
ha a casa una persona, specialmente il capo famiglia, alcolizzato non è
facile…-
- -Come mai non mi hai mai detto niente? Lo sai,
io e Sasuke eravamo amici! -
- Le sue spalle vennero sollevate da un respiro
profondo
- -Non mi piace parlare delle disgrazie altrui, e
inoltre non ero sicura di niente, erano solo chiacchiere. -
- Io non dissi niente e piegai la maglia che mi
ero appena sfilato, poi indossai una camicia scura di papà, io non ne
avevo.
- - Naruto, non mi va che tu ti leghi ancora a
quella famiglia, in particolare adesso.-
- Lentamente mi voltai verso di lei, e sentii
montare la rabbia. – Cosa vuoi dire?-
- - Voglio dire che Sasuke Uchiha è un mascalzone.
-
- - Quando aveva tredici anni eravamo amici.
-
- - Quando avevate tredici anni ti portò infondo a
uno dei pezzi delle miniere per un’intera notte. Io morii di paura. Sono cose
che a un ragazzino normale non saltano nemmeno per la testa. -
- Mi imposi di restare calmo e dissi: - infatti
lui è un ragazzo speciale. È sempre stato strano, ma mai cattivo, questo l’hai
sempre riconosciuto anche tu. -
- -Si, forse quattro anni fa non era cattivo. Ma
adesso? Dopo altri quattro anni vissuti nella povertà e nel male? Crescendo
pieni di violenza si incattivisce, questo lo sanno tutti…quindi…forse non era
cattivo, ma adesso? Adesso chi può dirlo? -
- -Non tu, di certo.-
- -Ma neanche tu!- ribadì lei, alzandosi in piedi.
- - Tuo padre e tuo nonno sostenevano che era
impossibile che Fugaku Uchiha fosse diventato una brava persona, perché non lo
è mai stato. A furia di vivere con lui anche suo figlio si è rovinato. Mi ha
sempre inquietato quel ragazzo, lui, il suo cane, la sua famiglia… e ora sua
madre si è suicidata, quella povera donna.-
- -Già, e Sasuke è rimasto solo- commentai
amareggiato dalle parole di mia madre.
- -Sai cosa ti dico?-
- -No-
- -Ti dico che se una donna ha un bravo figlio non
lo abbandona! -
- -Mamma!- esclamai io. –Ma che cosa stai dicendo?
Credi forse che la madre di Sasuke abbia voluto uccidersi a causa di suo
figlio?!?-
- - No. -
- Lei mi fulminò con lo sguardo. – Quella donna
però ha avuto troppi dolori capisci?
- La sua bambina, un marito violento che non la
amava e che beve troppo, una condizione economica, sociale e culturale
disastrata… di certo non le mancava un figlio come Sasuke, ti dico che io per
quanto disperata non potrei mai abbandonarti! Ma un ragazzo come il suo…
potenzialmente assassino tra l’altro!-
- -Non avrai creduto pure tu che ha buttare Chiyo
giù dal ponte sia stato lui!- Praticamente stavo urlando,
esasperato.
- -Con quel ragazzo non si può mai sapere…-
Rispose lei incrociando le braccia indispettita.
- -Perfino la polizia lo sospettava, e noi non
abbiamo nemmeno potuto farlo espellere dalla scuola…
- Ora i nostri figli sono a scuola con un
sospettato di infanticidio e fratricidio!-
- Rimasi a bocca aperta, poi, scuro in faccia le
dissi di chiudere la conversazione lì e uscire in fretta dalla mia stanza. Lei
mi chiese da quando ero così maleducato, ma poi se ne andò.
- Arrabbiato finii di vestirmi frettolosamente, e
mi pettinai i capelli in modo ordinato.
- Speravo di riuscire a parlare con l’Uchiha oggi.
Non mi piaceva il fatto di averlo lasciato così male l’ultima volta, e proprio
in un periodo così difficile per lui tra l’altro.
- Misi il giaccone pesante sopra la giacca più
formale che mi aveva prestato mio padre e uscii di casa. Con papà rimasi
d’accordo che saremo andati separatamente al cimitero, in fondo ‘il mio dolore
era diverso dal loro’.
- Non capii bene cosa volesse dire mio padre con
queste parole ma in quel momento non mi importava molto, ero ancora arrabbiato
con mia madre, ed ero assolutamente convinto che papà la pensasse allo stesso
modo su Sasuke.
- Prima di andare alla chiesa in cui si sarebbe
svolta la cerimonia di addio alla signora Uchiha dovevo passare a prendere
Sakura, così scelsi la direzione giusta e camminai in fretta verso casa sua.
- Quando la vidi aprire la porta di casa mi dissi
che non importava cosa pensasse la gente di me e Sasuke. Se c’era lei con noi,
tutto sarebbe andato bene. Era così bella; indossava un paio di pantaloni di
lana color piombo aderenti e infilati in stivali di cuoio nero.
- Sopra aveva un cappotto con l’allacciatura da
montgomery lungo fino a mezza coscia e di tessuto pesante, che cadeva caldo in
morbide pieghe sui pantaloni. Era stampato a fantasia scozzese sui tono del
grigio scuro e il collo era di pelliccia nera, sicuramente ecologica
conoscendola.
- I capelli rosati erano tenuti indietro da una
fascia di lana grossa, e sul viso aveva un’espressione afflitta. Si tormentò
le mani e mi disse che era preoccupata.
- Le diedi un bacio affettuoso e la avvolsi in un
abbraccio.
- - Di cosa sei tanto preoccupata? -
- Lei fece un sorriso tirato e inclinò la
testa.
- - Ho solo paura che si ripeterà la scena del
funerale di Chiyo. -
- -Non credo che succederà, è stato un suicidio,
lo sanno tutti. -
- In realtà anche io ero preoccupato, e non solo
per quello.
- Io stavo in ansia anche perché non sapevo come
Sasuke si sarebbe comportato con me, e soprattutto, non sapevo cosa avrebbe
fatto suo padre, se sarebbe venuto a salutare la signora Uchiha.
- Ed ero preoccupato che magari si sarebbe
presentato alla cerimonia ubriaco.
- Che avremmo fatto tutti allora? E
Sasuke?
- Ma queste cose non potevo dirle a Sakura,
nonostante la sua evidente forza di carattere in lei c’era una certa dose di
debolezza e vederla così piccola, fragile e con tutte queste sue paure più o
meno celate mi costringeva a nasconderle le mie.
- Le passai un braccio intorno alle spalle e lei
per un secondo nascose il viso nel mio collo, poi si raddrizzò e sospirò.
- –Beh, spero proprio che tu abbia ragione
Naruto-kun, e non lo sto dicendo solo per me. -
- -Questo lo so. -
- -Dobbiamo cercare di stargli vicini, di non
lasciargliela affrontare da solo questa cosa.. Anche se magari è quello che
vorrebbe.. -
- -O che mostra di volere. -
- -O crede di volere. Secondo me pensa davvero che
per lui sia meglio così. -
- -Si che lo crede! Credo che ci abbia allontanati
per vergogna Sakura-chan! -
- La sentii chinare le spalle,
scoraggiata.
- - Non dovrebbe vergognarsene, non è lui a
picchiare qualcuno, ma qualcuno a picchiare lui. -
- - Si, ma non sono solo le botte… quelle crede
pure di meritarsele a volte! E sono parole sue… è proprio tutto, tutto quello
che sta vivendo, che vive da sempre…non lo so perché è così restio a
parlarne…ma di certo ci ha allontanati perché non voleva che noi sapessimo
quello che gli accadeva di nuovo. -
- Svoltammo nella piazza degli autobus e la
superammo, poi seguimmo la via principale che collegava il centro di
Stoneygate fin quasi alla periferia e tagliava in due la città.
- Partiva da una serie di vie a sud di Stoneygate,
quella più vicina alle grandi città e della civilizzazione, che si
incrociavano in una piazzola minuscola e si fondevano in Main
Street.
- Poi essa si snodava lungo la cittadina
incrociando parecchie vie e piazze. Dopo aver attraversato il parcheggio degli
autobus arrivava quasi fino alla mia vecchia casa, e poi si perdeva,
rompendosi in altre piccole vie i vicoli fino alla periferia a nord, fino alla
brughiera. E così facemmo noi, arrivammo alla brughiera.
-
-
-
-
- Ecco un nuovo capitolo, spero che vi
piaccia^^
- L’ho finito adesso e lo posto veloce prima di
mangiare, perché poi non avrò tempo, quindi scusate se per questa volta non
rispondo singolarmente ai commenti! Sappiate però che mi vanno un piacere
immenso^^
- Grazie a tutti!
- Un abbraccio,
- _Ala_
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 7 ***
riassunto
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KIT’S WILDERNESS
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CAPITOLO 7
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"Tu che conosci il cielo e poi
conosci me le sai le mie paure mi sa che sai il perché. Io non
conosco il cielo farò come potrò."
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Ligabue
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-
-
Inghilterra,
Stoneygate
-
Ottobre
2003
-
-
-
- Davanti alla chiesa si stava già formando una
piccola folla di gente che aspettava di entrare.
- Si adattavano perfettamente alla chiesa in
questione, silenziosa e cupa.
- Eretta in mattoni grigi che si consumavano al
rumore del vento, la chiesa di Saint Andreas era nata insieme a Stoneygate
centinaia di anni fa, era stata una chiesa molto frequentata ai tempi in cui i
minatori ancora scendevano nelle miniere, si erano celebrati battesi,
matrimoni e funerali.
- Dopo circa mezz’ora in cui aspettavamo fuori
cominciai a chiedermi perché non aprissero le alte porte.
- Dopotutto era ora, ed era chiaro che altra gente
non sarebbe arrivata…mi ero accorto che i presenti erano piuttosto a disagio,
e non si parlavano fra loro.
- Mi resi conto all’improvviso del perché: questa
gente non conosceva la signora Uchiha.
- C’era mezza città, ma nessuno di loro era in
rapporti stretti con lei.
- Una minoranza era composta da conoscenti, da
persone che abitavano (o avevano abitato) vicino a lei e si sentivano in
obbligo morale di essere presenti al suo funerale.
- La restante parte si divideva in chi conosceva
la storia della signora Uchiha, o meglio dire della sua famiglia, da
chiacchiere e pettegolezzi e ne aveva pena, e chi l’aveva udita dalla suocera
o dai giornali e si era presentato in veste di spettatore curioso.
- Disprezzavo profondamente questi ultimi, che si
permettevano di intervenie nel dolore di una famiglia solo per confermare la
loro visione della storia, o per seguire in diretta la prossima puntata di un
pettegolezzo da sala di aspetto di un parrucchiere.
- Sapevo che prima di cominciare la funzione la
famiglia del defunto si sistemava in piedi davanti alla porta della chiesa e
riceveva le condoglianze di chi entrava…mi chiesi chi sarebbe stato presente
oggi.
- Sakura mi stava accanto in silenzio, e ci
stringevamo la mano, la sua era fredda, cercai di coprirla completamente con
la mia, molto più calda. Mi sorrise, ma era un sorriso un po’ tirato, che non
riusciva a nascondere la sua agitazione.
- - Hey, tranquilla. -
- Lei annuì e fece un sospiro.
- - Sono calma, ok, sono calma Naruto-kun.
-
- Proprio in quel momento aprirono le porte della
chiesa.
- Io e la ragazza ci scambiammo uno sguardo di
profonda intesa; avevamo fatto in modo da restare per ultimi, in modo da poter
scegliere cosa fare e dove sederci, ma mentre osservavo il lento scorrere
della fila mi chiesi se avessimo fatto bene. Forse saremmo dovuti entrare per
primi, per affiancarlo e stargli accanto nell’ascoltare questa serie di
persone di cui non gli importava, di cui, molto probabilmente, aveva
paura.
- Facevamo un passo al minuto, e ancora io non
riuscivo a capire chi c’era ad aspettare le condoglianze…poi finalmente fummo
alla porta.
- Era tenuta aperta da un bambino, un chierichetto
vestiti di bianco, e nel vedere Sakura fece un mezzo sorriso. Forse si
conoscevano, o forse era solo un ragazzino educato, non lo sapevo, e non mi
importava.
- Mi chiesi perché, in un momento come questo
stavo li a riflettere su qualcosa di così insignificante…
- Tornai a rivolgere la mia attenzione al
funerale, l’odore di umido e di chiuso misto al profumo di cera tipico delle
chiese mi arrivò improvvisamente alle narici, era molto forte, e mi
piaceva.
- Mi ritrovai mezzo cieco all’interno della
chiesa.
- Spostai il mio sguardo lungo le poche persone
rimaste ancora in fila davanti a me.
- Al termine della fila c’era una figura alta e
scura.
- Sasuke Uchiha appariva ancora più alto e
massiccio chiuso in quella chiesa senza luce.
- Mi appariva strano, praticamente sconosciuto
adesso, con addosso un completo nero che intuii essere lo stesso che aveva
messo al funerale di sua sorella, meno di un anno fa. Si era legato i lunghi
capelli scurissimi in una coda alla base della nuca e il viso appariva più
libero, più dolce quasi.
- Da quando lo conoscevo non era cambiato molto.
- Era stato un ragazzino alto ed elegante, che
aveva sempre addosso una maglia nera con la scritta Megadeath in bianco.
Adesso si era ulteriormente alzato, e si era fatto anche più grosso. Per
grosso non intendevo grasso o tozzo, era assolutamente proporzionato e la sua
massa era definita in spalle larghe e muscoli, a incontrarlo da solo in un
vicolo probabilmente avrei avuto paura.
- Sollevò lo sguardo e i nostri occhi si
incontrarono. Erano torvi e cupi, così scuri che non riuscivo nemmeno a
distinguere la pupilla dall’iride.
- Non mostrò la minima emozione nel vedermi, non
aveva mostrato nessuna emozione per tutto il tempo.
- - E’ diverso dal funerale di Chiyo, - mi disse
Sakura mentre l’Uchiha tornava a osservare l’uomo che aveva davanti e che gli
stava sviolinando addosso quanto fosse dispiaciuto per la morte di sua
madre.
- - Allora si vedeva che stava male. -
- Pensai che in tutti questi mesi aveva dovuto
imparare a essere freddo, a mostrarsi vuoto, insensibile.
- - Quando arrivo da lui lo abbraccio, - disse
Sakura all’improvviso.
- - Non si ritrarrà. -
- Pensai un secondo a quello che mi aveva detto e
annuii.
- - Sta solo attenta a non stringerlo troppo, o
gli farai male se becchi qualche livido. -
- Lei si girò di scatto a guardarmi - a questo non
ci avevo pensato… -
- Mentre ci avvicinavamo parve sempre più
titubante, quando ormai mancava solo un a persona mi sussurrò
nell’orecchio.
- - Forse non dovrei.. -
- Mi chinai verso di lei e le mormorai
nell’orecchio: - abbraccialo, Sakura-chan. -
- L’uomo che avevamo davanti apparteneva al primo
gruppo, si scostò subito.
- Sasuke dopo quel unico sguardo non ci aveva più
rivolto nemmeno un’occhiata.
- Ora, per un solo istante, mi guardò negli occhi,
poi Sakura si sporse con naturalezza, e prima che lui anche se ne accorgesse
lo abbracciò.
- Per un istante parve che il ragazzo non sapesse
assolutamente cosa fare. Rimase immobile, con le braccia scostate dal corpo di
Sakura, poi mi guardò negli occhi.
- I suoi erano pieni di confusione, aveva
addirittura la bocca un po’ aperta. Gli feci un mezzo sorriso mesto, la mia
ragazza si scostò e lui abbassò lo sguardo su di lei.
- - Mi dispiace per tua madre, Sasuke. - disse
Sakura con voce bassa, piena di sincera tristezza.
- Lui era fermo, e non reagì alle sue parole, mi
chiesi se avrebbe fatto finta di non conoscerla, ma come poteva farlo? Un
tempo noi tre eravamo stati inseparabili.
- Mi sentivo così pieno di malinconia a ripensare
a quei giorni…erano i giorni del sole e della gioia della innocenza.
- Sasuke nascondendomi le sue dolorose verità mi
aveva come protetto, mi aveva lasciato credere in un mondo in cui un uomo, un
padre, è capace di cancellare i suoi sbagli e smettere di massacrare suo
figlio. Sospirai, poi Sakura si scostò e io feci un passo in avanti.
- Quando fui davanti a lui mi puntò gli occhi
addosso, li sentivo scavarmi l’anima.
- Eravamo molto vicini, il luogo era buio e il
soffitto così alto da darmi un senso di claustrofobia.
- -Ciao Sas’ke..- mi morsi un labbro, dopo l’altra
sera mi sembrava quasi ridicolo dirgli che mi dispiaceva per la morte di sua
madre. Non sapevo come comportarmi, inaspettatamente fu lui a cavarmi
dall’imbarazzo.
- - Senti, evitami i convenevoli. -
- - Mi dispiace. - Dissi solo.
- Sasuke abbassò gli occhi e fece una specie di
ghigno sarcastico , - ma che novità. -
- Mi sporsi verso di lui e lo rimproverai a vece
bassa, - non fare lo stupido, mi dispiace sul serio. -
- Sollevò gli occhi di scatto con un gesto nervoso
e guardò oltre le mie spalle, poi fece un passo indietro e annuì.
- -Volevo cercarti ieri, ma poi…ho pensato che se
non volevi farti trovare non ti avrei trovato, così sono stato buono ad
aspettare oggi. -
- Sollevò le sopracciglia in un gesto stupito.
- - E perché volevi cercarmi?-
- Rimasi un attimo spiazzato, eravamo molto vicini
così sussurrai, sentendomi anche un po’ in imbarazzo.
- - Beh…per non lasciarti da solo. -
- Lui indietreggiò ancora, come se gli desse
fastidio la vicinanza fisica, e rimase zitto.
- - Emh, allora…come stai? - Mi pentii subito di
quella domanda così cretina, perché lui colse al volo l’opportunità di tornare
sarcastico.
- - Benissimo, davvero, dopo la sepoltura vado a
un rave. -
- - Ok, scusa, era una cosa idiota da
dire.-
- - Già, - concordò lui, sempre ironico.
- Stettimo un minuto in silenzio, poi Sasuke si
voltò guardare Sakura, che stava un po’ discosta da noi, e fingeva di non
ascoltarci, si passò la lingua sul labbra inferiore e si mise le mani in
tasca.
- - E oggi perché sei venuto? - Mi chiese a mezza
voce, in una sorta di grugnito. Appariva una domanda così strana che non seppi
cosa rispondere.
- -Ah, già, - fece poi, sostituendo alla aria un
pò rozza di prima un’espressione molto più sveglia.
- - Per risolver anche questa.-
- Inclinai la testa di lato e gli rivolsi uno
sbuffò scocciato, - se puoi finirla con le sfrecciatine…-
- Emise una specie di basso ringhio, poi aggiunse
aggressivo, - e perché dovrei?-
- Nella mia voce c’era una traccia di rabbia che
non mi curai di cancellare.
- - Perché io non ti ho fatto niente!
-
- - Ah no? -
- - A cosa ti riferisci questa volta? - chiesi,
stufo del suo atteggiamento.
- - Lo sai, potresti arrivarci anche da solo! -
Esclamò con un ringhio.
- Sospirai, e chiusi gli occhi passandomi una mano
sulla faccia.
- - Sasuke…- feci, già esasperato.
- Aspettai la sua nuova accusa a occhi chiusi, con
il capo buttato all’indietro, ma lui non disse nulla. Aprii gli occhi e
lentamente tornai a guardarlo.
- Aveva abbassato lo sguardo sui suoi piedi, quasi
imbarazzato dalla noia che aveva sentito nella mia voce.
- Sakura mi rivolse un’occhiataccia, poi tornò
verso di noi. Posò una mano sul braccio dell’Uchiha che la guardò con gli
occhi socchiusi e si scostò.
- - Ragazzi, devono cominciare, - disse lei,
fingendo di non accorgersene.
- Lui chinò di nuovo lo sguardo, con un unico
movimento indifferente mi diede la schiena e fece per raggiungere la prima
fila, la sbirciai, aspettandomi di vedere suo padre già seduto al suo posto,
invece era completamente vuota. La cosa mi stupì, ma in fondo neanche
troppo.
- Lo afferrai per un braccio e gli dissi, -
veniamo lì con te? -
- Lui parve stupito, poi fece per dire qualcosa e
dalla sua faccia intuii subito che era un ‘no’.
- Poi i suoi occhi si posarono sui
miei.
- Ci guardammo, cercai di tenere fisso il mio
sguardo, il suo era pieno di incredibile umiltà. Esitò un attimo, poi annuì e
chinando lo sguardo raggiunse la prima panca.
- Sempre stando attento a non guardare ne me ne
Sakura scivolò per primo sulla panca completamente vuota, e si sedette
praticamente al bordo opposto.
- Io mi misi subito accanto a lui, e Sakura di
fianco a me.
- Tutti e tre sollevammo il viso verso il prete,
che a passo lento e solenne stava salendo sull’altare.
-
-
-
-
-
- Ed ecco un altro capitolo, sono contenta di me;
riesco ad aggiornare questa fic a ritmo relativamente veloce, ed è l’unica tra
quelle che pubblico con cui ciò mi riesce! ^^
- Non ho molto da dire, quindi ringrazio
direttamente tutte le persone che leggono e tutte quelle che mi hanno aggiunto
ai preferiti.
- Un abbraccio specialmente a:
- Quistis18 (Già, questa fic è
praticamente TUTTA deprimente, ma prima della salita bisogna cadere in basso,
no? E purtroppo il funerale sarà tutto tranne che tranquillo^^),
Capitatapercaso (Hai ragione, e questo è un punto su cui mi
soffermerò spesso: tutto quello che Sasuke è, tutto quello che è diventato, è
successo proprio perché troppa gente ha ritenuto più facile chiudere gli
occhi!), Rosa_elefante (Io ADORO Cime Tempestose, si può dire
che è uno dei miei libri preferiti, forse il mio modo di scrivere ne è stato
inconsciamente condizionato? Comunque grazie, era una delle cose più belle che
potessi dirmi XD), Kagchan (Grazie per i complimenti,
comunque, le tue "sensazioni" sono azzeccatissime. E’ proprio da questo punto
che le cose inizieranno a muoversi sul serio!)
- Un bacio anche a Nikynaa (Ti
consiglio il libro, e sì, Sasuke è proprio un fattone^^, ora speriamo che
arrivi Naruto a risolvere tutto!) e Erre ( Che bello trovare
qualcuno d’accordo con me!! Effettivamente Naruto così studioso ecc mi sa un
po’ strano, ma per la trama del libro ho dovuto adattarmi!), scusate se non ho
risposto bene ai vostri commenti dello scorso capitolo, di solito è una cosa
che tengo molto a fare!
- Grazie a tutti
- _Ala_
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 8 ***
riassunto
KIT’S WILDERNESS
CAPITOLO 8
-
"Oh, mama, mama, sarò
cattivo ma sono carne e sangue, insomma vivo. Eccomi, mama, col capo
chino, com'è il castigo?
-
Perché il
castigo?"
-
Ligabue
-
Inghilterra,
Stoneygate
Ottobre
2003
Rimase fermo e immobile per tutta la durata
della cerimonia. Io provai a dirgli qualcosa di consolante ma non si voltò
nemmeno a guardarmi, limitandosi a irrigidirsi sulla panca al suono della mia
voce. Notai che quando stavo in silenzio sembrava più tranquillo, così non
parlai più.
Sakura recitava ogni preghiera a fior di labbra
e si univa ad ogni coro richiesto dal sacerdote.
Io non conoscevo nessuna di quelle frasi, era da
molto tempo che non prendevo parte a una qualunque funzione e in ogni caso non
ero minimamente religioso.
Sasuke seguiva perfettamente tutte le mosse
necessarie alla cerimonia, si alzava, si sedeva, si inginocchiava, ma nessuno
di quei movimenti gli sembrava naturale.
Quando fu il momento di fare il segno della
croce al principio sbagliò addirittura mano, ma si corresse immediatamente ad
una sola occhiata del prete. Io mi resi conto dal rossore che gli aveva
colorato leggermente le guance che non l’aveva fatto apposta, non era un gesto
di provocazione o qualcosa del genere…era solo confuso.
Incrociai lo sguardo della mia ragazza spesso e
ogni volta lei mi guardava come a pretendere qualcosa, delle spiegazioni
forse.
Sasuke ignorò la nostra presenza per tutto il
tempo. Teneva il viso leggermente chinato in avanti e gli occhi fissi sul
prete che invece sembrava evitare attentamente il suo sguardo, specialmente
dal momento del segno della croce.
L’atmosfera era tesa, cupa. Sbirciai le
espressioni delle persone che erano presenti in chiesa: erano tremende.
Non ce n’era nessuna di reale dolore.
Certo, molte erano composte e sembravano in
pena, e qualcuna sembrava disgustosamente curiosa e attenta, fremente di
chissà quale morbosa novità sulla famiglia maledetta, sulla madre suicida, il
padre alcolizzato, il figlio assassino e satanista…che schifo…nessuna di
quelle persone era distrutta o almeno addolorata dalla morte della signora
Uchiha.. e Sasuke incluso.
Tuttavia sapevo che per lui era diverso, il suo
dolore era semplicemente nascosto, ma vivo e straziante e io ne avevo avuto
una chiara dimostrazione l’altra sera.
Pensai che il legame che Sasuke provava per me,
o quello che sentiva nei miei confronti doveva essere incredibilmente profondo
e forte se si era mostrato solo a me…
Non mi vedeva da anni, da anni non ci sentivamo,
e il solo avermi davanti, sapermi preoccupato per lui lo aveva fatto crollare.
Io per lui ero importante e ora ne avevo la
piena certezza.
Ero qualcuno di cui gli importava e a cui
importava di lui (forse l’unico insieme a Sakura, riflettei pensando a come
aveva reagito a lei prima) e aveva pianto, aveva condiviso il suo dolore, si
era lasciato andare con me, con me che ero praticamente uno sconosciuto ormai.
Ma quanto bene doveva avermi voluto questo
ragazzo? Quanto? E ora quanto me ne voleva?
Mi voltai a guardarlo, e lo fissai con
insistenza perché volevo si voltasse anche lui.
Aveva i capelli raccolti e riuscivo a vedere
tutto quello che l’altro giorno mi aveva nascosto, ogni sua espressione, ogni
cosa. Aveva la linea della mascella contratta e da come si stavano
corrucciando le sue sopracciglia intuii che era meglio distogliere lo sguardo,
che tanto non si sarebbe voltato.
Feci un breve sbuffo prima di accorgermene e
Sakura mi appoggiò una mano sulla coscia. Mi voltai verso di lei che mi
guardava con il viso concentrato in una smorfia di impotenza.
Annuii e lei si morse un labbro, poi tornò a
guardare il prete, fremeva di nervosismo, io le presi la mano che stava
stringendo al tessuto dei miei pantaloni e gliela distesi, cercando di
tranquillizzarla senza parlare.
Lei lo capì e la sua gamba smise di
agitarsi.
Quando fu il momento di alzarsi per avvicinarsi
alla bara aperta Sasuke rimase seduto un istante in più del normale. Lo
guardai stupito chiedendosi incredulo se aveva intenzione di non alzarsi ma
poi lo fece.
Si muoveva in modo rigido e controllato e mi
ricordai improvvisamente di quanto era agitato anche se non lo dava a
vedere.
- Tutto bene? - Sussurrai vedendolo barcollare
nell’atto di entrare nel corridoio centrale della chiesa.
Lui si voltò leggermente verso di me, annuì con
sguardo spento. Mi mossi per seguirlo ma Sakura mi prese per un braccio,
trattenendomi lì con lei.
Credetti che volesse dirmi qualcosa così quando
mi guardò in silenzio io, un pò confuso, feci di nuovo per raggiungere
Sasuke.
Lei mi afferrò di nuovo e questa volta mi
superò, parandosi davanti a me. Io, del tutto stupito dal suo gesto, la
guardai in faccia perplesso: - cosa..?-
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
-Bisogna sembra spiegarti tutto Naruto! Ma non
lo sai che in situazioni del genere bisogna dare un pò di privacy ai parenti?
È un segno di rispetto…tutti gli altri vanno dopo, in code unite, ma fra la
famiglia e la defunta dev’esserci un momento intenso..e di norma..-
Mi chiesi perché parlasse tanto per esprimere un
concetto così chiaro e la calmai a bassa voce dicendole che avevo capito.
Sakura si fece un pò rossa e commentò - mi
faccio ancora più logorroica quando sono agitata..- poi si voltò a guardare
gli Uchiha.
Io le strinsi brevemente la vita per
rassicurarla, ma anche la mia attenzione era tutta rivolta a
Sasuke.
- Il mio amico era in piedi davanti alla bara
aperta e vi teneva gli occhi incollati. La sua schiena era rigida e un pò
chinata in avanti, le spalle larghe e contratte leggermente sollevate come per
avvicinarsi alla testa, o forse era quest’ultima ad essere incassata, non
riuscivo a capirlo. Non vedevo il suo viso per intero e la cosa mi dispiaceva
molto, perché non riuscivo a capire che emozioni stesse provando.
- Sapeva benissimo che quella era l’ultima volta
che l’avrebbe vista, e il suo cuore doveva essere lacerato…non riuscivo
neanche a immaginare il viso di Sasuke afflitto da tale pena. Basta, il conto
alla rovescia era finito, e quei pochi secondi che stavano dividendo insieme
erano tutto ciò che gli restava. Qualche minuto con un cadavere.
- All’improvviso un flash gli illuminò il viso e
notai per un istante lo sforzo che stava facendo per rimanere impassibile,
sforzo che mutò rapidamente in panico appena si rese conto che un tizio
dall’altra fila di panche gli aveva appena scattato una foto.
- Sasuke rimase immobile un istante, di certo
valutando la possibilità di andare dal panzone e strapparli dal collo - oltre
alla macchina - tutta la testa.
- Invece la gravità della situazione era troppa, e
lui lo percepiva anche più di tutti gli altri, così ignorò il fatto; si limitò
a ruotare lentamente il corpo nella direzione opposta al fotografo (cioè la
mia) e continuò a guardare sua madre, ricercando l’impassibilità.
- Mi chiesi se si fosse reso conto che così, pur
nascondendosi a tutta la parte est della chiesa, io e Sakura riuscivamo a
vedere chiaramente il suo viso. Ne dubitavo. Non credevo ci stesse pensando.
Fatto sta che finalmente lo vedevo in faccia, e riuscivo a scorgere ogni
sfumatura del suo volto.
- Mi accorsi subito che il ragazzo non era affatto
impassibile come avrebbe voluto, anzi, ospitava una vasta gamma di
espressioni. La fissava, e sembrava non riconoscerla.
- Vedevo sul suo viso la difficoltà di trovare in
quel corpo privo di vita sua madre e lo sforzo che stava compiendo (unito alla
delusione e alla paura di quel che stava succedendo) traspariva dai suoi occhi
neri e si allargava sulla sua faccia. Poi vacillò appena, e dalle labbra gli
uscì un respiro tremante, le vidi anche muoversi, come sussurrando qualcosa.
- Immaginai fosse ‘mamma’, ma non potevo esserne
sicuro.
- Adesso Sasuke vacillava, ma così leggermente che
se non fossi stato così attento non l’avrei notato, sembrava che un vento
invisibile lo stesse costringendo a ondeggiare piano. Notai che aveva ripreso
a muovere le labbra e mi chiesi che cosa stesse dicendo a sua madre.
- Mi chiesi quali fossero le sue ultime parole. Io
cosa avrei detto, al cadavere di mia madre suicida disteso in una
bara?
- Evidentemente però lui di cose da dire alla sua
ne aveva tante. Non lo so se erano confessioni o scuse o parole di rabbia.
Qualcosa mi diceva che erano domande.
- Quando si voltò per andarsene non c’è la fece e
con uno scatto tornò indietro. Si chinò sulla bara, e sotto lo sguardo di
mezza Stoneygate sfiorò le mani di sua madre con tutta la dolcezza e la
tenerezza e la dedizione di cui un figlio può essere capace. Fu un gesto così
pieno d’amore e di devastante bellezza che sulle gote di Sakura cominciarono a
scorrere lacrime calde.
- Sasuke doveva tornare da noi, ma non credevo ci
sarebbe riuscito.
- Era lì in piedi, gli occhi rivolti al suo
pubblico la faccia voltata verso la madre ed era scosso da ondate di gelo. Lo
vedevo sul punto di crollare, era troppo tutto questo per lui. Era troppo
chiedere a un ragazzo di diciassette anni di sopportare da solo ciò che lui
stava vivendo.
- E Sasuke era da solo; stava annegando
nella solitudine.
- Fece un passo verso le panche in cui ci
trovavamo io e la mia ragazza e vacillò, così si mise di nuovo fermo.
- Lo vedevo che era spaventato. Era stufo e
orripilato da quella esistenza, era succube della vita e tormentato dalla
morte, e non avrei saputo prevedere il suo futuro ne dire quale dei due
destini era meno doloroso per lui. Forse alcuno.
- Sembrava che stesse per cedere da un momento
all’altro e in faccia s’era fatto ancora più pallido di quant’era di solito.
Era cinereo. Sasuke era solo sull’orlo del burrone.
- " Ti prego guardami, sono qui per te, qui per
aiutarti. Non mi vedi? Mi sto sporgendo. Un solo sguardo e correrò da
te."
- Lui tentò di nuovo di camminare ma ormai era
chiaro quant’era debole. Tentò di trovare una qualunque soluzione che gli
consentisse di uscirne in solitaria , ma non c’en’erano e dal modo in cui
vedevo la disperazione e la frustrazione e la vergogna diffondersi nel suo
sguardo capii che lo sapeva.
- Io ero così teso in avanti che mi aspettavo di
sbilanciarmi da un momento all’altro e cadere sul pavimento, ero così rigido e
in attesa… E quando pensavo che non c’è l’avrebbe più fatta e che le gambe gli
si fossero piegate sollevò il viso verso di me.
- Fu straziante il dolore che vi lessi, fu
straziante vedere quanto gli costasse chiedere aiuto. Capii che per lui
appoggiarsi a qualcuno era fallire e mi sentii agghiacciato dalla vita che
doveva aver vissuto per aver tanto radicato nell’animo questo concetto. Ma non
importava.
- Ero già da lui, e Sakura con me.
- Sasuke mi guardò con una tale carica di
sofferenza che dal mio viso trasparì in un attimo tutta la pietà e l’affetto
che provavo. Lui non riuscì a reggerlo e con un gemito distolse lo
sguardo.
- Immediatamente Sakura lo superò e raggiunse la
bara della signora Uchiha.
- Capii che voleva far finta che tutto fosse
normale e che semplicemente fosse arrivato il suo turno. Stava cercando di
evitare a Sasuke un pò di quella tortura, o almeno la pena derivata dalla
vergogna di mostrarsi debole davanti agli altri, e l’amai per questa sua
toccante sensibilità.
- Il ragazzo la seguì con gli occhi per un breve
momento, poi riportò il suo sguardo sul mio viso.
- Era un supplizio, per me, vederlo ridotto così,
ridotto all’estremità peggiore di ciò che era stato un tempo il mio migliore
amico. Non sapevo cosa fare, ma in realtà tutto era molto facile.
- Lo abbracciai e tenendolo stretto con un braccio
gli sussurrai - ritornerà il bel tempo Sasuke. Anche l’inverno non dura per
sempre.-
- Il mio amico non rispose, ma sentivo il suo peso
contro al petto e il suono del suo sollievo prendeva forma in respiri rauchi e
sospiri umidi di lacrime mai scese.
- -Appoggiati a me. Per favore. Non voglio vederti
da solo, sei ancora il mio migliore amico, lo sei sempre stato. -
- Lentamente, molto lentamente, si aggrappò alla
mia spalla e mi consentì di portarlo fino alla panca.
- Appena poté si staccò da me e si poggiò sul
legno inanimato. Non voleva essermi di peso un istante più
dell’indispensabile.
- Feci per scivolare accanto a lui, ma allora -e
solo per un secondo- mi guardò negli occhi e mi chiese di andare da Lei. Non
gli chiesi chi intendesse o perché, gli girai le spalle e raggiunsi Sakura.
- Lei, lo vedevo, aspettava solo che io arrivassi
per andare via.
- A Sakura faceva impressione la
morte.
- Mi sostituii alla mia ragazza e ci scambiammo
uno sguardo d’angoscia. Poi sospirò e prima di andarsene prese quell’aria
determinata che le conoscevo così bene. Speravo sarebbe riuscita a mantenere
la stessa sicurezza davanti al nostro amico, evidentemente in
crisi.
- Ma poi dovetti distogliere la mia attenzione da
lei e Sasuke (anche se, indirettamente, il protagonista dei miei pensieri
restava il ragazzo) perché era il mio turno.
- Non indugiai a lungo davanti a Mikoto Uchiha,
non la conoscevo e inoltre avevo paura che se l’avessi fissata troppo a lungo
la sua immagina avrebbe perseguitato i miei sogni per troppe
notti.
- Così, più rapidamente che potei, tornai sulla
panca.
- Nel clima pesante che era sceso fortunatamente
c’era Sakura al mio fianco. Mi strinse forte la mano e mi sorrise determinata.
Era così bella, così forte sotto quell’aria fragile che portava dipinta
addosso… l’avrei voluta baciare anche adesso, così, sporti sulle panche di una
chiesa.
- Lei arrossì leggermente e chinò il viso con
un’espressione che, anche se sicuramente non se n’era resa conto, era prima di
tutto di invito. Ci guardammo dolcemente per qualche istante, poi
all’improvviso perse l’aria ammaliante per adottare un atteggiamento
preoccupato.
- Inclinai le sopracciglia sorpreso, poi mi stupii
nel rendermi conto che la leggera preoccupazione di Sakura stava diventando un
vero e proprio turbamento, anzi timore.
- - Sakura-chan..? - cominciai cercando di
riattirare la sua attenzione e farmi spiegare ciò che stava succedendo, ma lei
non mi diede retta e allarmata, senza degnarsi di darmi una spiegazione o
qualcos’altro, mi spinse fuori dalla panca e mi seguì abbandonando lì
l’Uchiha.
- Io, esterrefatto, riuscii ad alzarmi in piedi
per un pelo, o sarei caduto culo a terra.
- - Hey! - sbottai in un sussurro, ma lei mi
guardò con occhi di panico e prendendomi per mano mi tirò lontano da Sasuke.
- Io, mentre venivo semi-trascinato, lo guardai e
anche lui mi lanciò un’occhiata un pò stupita, poi (appena incrociò il mio
sguardo) tornò rapidamente a fissare il nulla di fronte a lui, fingendo
disinteresse. Tipico in realtà…
- - Sakura-chan! - Sbottai, - ma che succede?
-
- Lei mi guardò con gli occhi di un coniglietto
spaventato e mi si avvicinò all’orecchio con slancio, sussurrando parole che
solo io potevo udire.
- - H-ho visto il padre di Sasuke, davanti
all’ingresso, dietro i vetri…e poi un uomo, vestito da parroco, che lo portava
indietro e gli impediva di entrare! Naruto! Sembrava arrabbiato,
strano!-
- La sua voce vibrava preoccupata e confusa, si
allontanò scivolando sul pavimento e lanciò uno sguardo verso il fondo della
chiesa, dove c’era il portone contornato da due alte finestre di stampo più
moderno, dalle vetrate semi-trasparenti.
- Le misi le mani sulle spalle, - strano come
ubriaco? - chiesi, pretendendo una risposta onesta.
- Lei annuì, - si..io…non lo so, ma era molto
alcolico come atteggiamento..io..credi che dovremo avvertire Sasuke? -
- Non lo sapevo…non avevo la più pallida idea di
quello che avremmo o non avremmo dovuto fare, e Sakura mi guardava negli
occhi. Mi passai una mano fra i capelli, poi cercai di mascherare la mia
insicurezza con un atteggiamento sicuro.
- - Ok, credo che l’unico in grado di gestire la
situazione, e con il diritto di farlo, sia lui.-
- Lei mi guardò con occhi liquidi e un pò
socchiusi.
- -Io…non credo proprio di riuscire a farlo. -
- Cercai di farle un sorriso per tranquillizzarla,
- ci parlerò io-
- -Oh..grazie Naruto. Tu sei…non trovo le
parole.-
- -Va bene Sakura-chan, sono solo suo
amico.-
- Nonostante ciò che avevo appena detto alla mia
ragazza sentivo in gola il sapore amaro della paura, e cercai di deglutire per
calmarmi un pò, ma allo stesso tempo dovevo fare in fretta.
- Mi infilai sulla panca accanto a Sasuke, che non
mosse un muscolo, e lanciando uno sguardo a Sakura, che si era accodata a un
gruppo di gente che attendeva nel corridoio centrale il proprio turno per
visitare al bara, presi fiato.
- -Sasuke?- bisbigliai con una certa urgenza nella
voce.
- Il ragazzo seguitò a guardare davanti a sé,
stringendo le labbra fra loro e corrugando appena le sopracciglia.
- - Non fare così, devi ascoltarmi. -
- Girò il viso dall’altra parte di qualche
centimetro e sfuggì con lo sguardo al pavimento.
- Non c’è l’avrebbe fatta, e lo capii in
quell’esatto istante.
- Ma io non sapevo cos’altro fare, dovevo
dirglielo per forza, era l’unico che potesse affrontare una situazione del
genere. O almeno sperai potesse farlo.
- Mi sporsi verso di lui e come Sakura prima di me
gli passai un braccio attorno alle spalle, avvicinandomi. Sentii il suo corpo
irrigidirsi immediatamente e avere uno scatto involontario.
- Lo tenni fermo e gli sussurrai, - senti, Sakura
ha visto tuo padre, lì fuori dall’ingresso. -
- Smise di muoversi. Smise anche di respirare.
Smise di fare qualunque cosa.
- - Hey…?-
- Lo udii emettere un lungo sospiro che lo svuotò
completamente e poi appoggiarsi a me. Fui preso da una tenerezza incredibile e
cercai di guardarlo in faccia. Era smarrito, e stanco.
- -E..che cosa devo fare io?- lo mormorò contro la
stoffa della mia giacca, e la sua voce, così fragile, mi fece male, ma prima
che io potessi fare una qualunque cosa mi respinse e si sollevò di
nuovo.
- Lo guardai in faccia, scioccato.
- Era vuoto di tutto ora, anche della paura e
della stanchezza, mi lanciò un’occhiata pesante e si alzò in piedi. Era
sicuro. Era stabile. Era un ragazzo tranquillo.
- Mi sentii così meravigliato della sua
metamorfosi che per un secondo rimasi impietrito a guardarlo. Come poteva
essere così calmo adesso? Prima era terrorizzato! E invece ora mi guardava con
sguardo fiero e scocciato, ma nient’affatto teso, si stirò le spalle con un
movimento pulito.
- Io lo fissai a bocca aperta. -Mh..ma..- mi passò
davanti senza dedicarmi la minima attenzione.
- Appena riuscii a riprendermi gli fui dietro.
Camminava veloce, a falcate decise, lungo la navata centrale della chiesa
e spinse i battenti della porta per uscire all’esterno. Lo fece senza nessuna
esitazione.
- Sentendomi stordito e confuso, e per nulla
dimentico di ciò che sentiva e sentivo per empatia io fino a due minuti prima,
lo seguii.
-
-
-
-
- Scusate se questo capitolo arriva un po’ in
ritardo rispetto agli altri, ma la maturità si avvicina sempre di più e sono
sommersa di compiti e recuperi vari.
- Della serie, ecco chi non impara mai che bisogna
studiare un po’ alla volta!
- Rispondo subito ai commenti, ringraziando
all’infinito chi trova il tempo e la voglia per seguire me e le mie fic! Un
bacio^^
-
- Quistis18: Non potresti avere più ragione,
naruto, Sakura e Sasuke sono un po’ come una famiglia, nel caso di
quest’ultimo poi, loro due sono l’unica famiglia che gli rimane e a cui tiene
(anche se ovviamente deve fare il capoccione e sostenere il contrario!
Bacio!
-
- Rosa_elefante: Hai ragione, sia quando fa il
testardo che quando finalmente si lascia un po’ andare (specialmente quando si
lascia andare, cosa che succederà prima o poi! ) Sasuke è adorabile! I motivi
del suo essere scontroso con tutto il mondo, e con Naruto in particolare non
sono precisissimi: un po’ la realtà difficile da cui proviene lo ha indurito,
un po’ il fatto che Naruto a conti fatti se ne è andato via da lui qualche
anno prima..! Bacio!
-
- Nikynaa: Grazie mille per i complimenti, tra
l’altro apprezzo tanto che ti piaccia come scrivo o come uso gli intercalari
(giuro, non sapevo nemmeno cosa fossero! XD)… Sì, Sasuke è incorreggibile,
fattone fino al midollo, anche quando fa lo stronzo! Bacio^^
-
- Un abbraccio anche a chi ha aggiunto la fic tra
i preferiti e a chi legge solamente!
- _Ala_
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Capitolo 11 *** Capitolo 9 ***
riassunto
KIT’S WILDERNESS
CAPITOLO 9
-
"Ho messo via un pò di consigli
dicono è più facile, li ho messi via perchè a sbagliare sono
bravissimo da me"
-
Ligabue
-
Inghilterra,
Stoneygate
Ottobre
2003
Il signor Uchiha era alto e massiccio, e il suo
viso conservava quella linea severa delle persone che per natura sono portate
al comando e alla disciplina.
Non sapevo cosa avesse portato un uomo simile
allo stato in cui era ridotto ora, e probabilmente non l’avrei mai
saputo.
Rimasi a guardarlo con un misto di orrore, pena
e rabbia e per un istante mi chiesi che cosa sarebbe successo di lì a pochi
minuti.
Non si accorse immediatamente di noi. Le sue
percezioni erano chiaramente fin troppo alterate dall’alcool per avere la
prontezza di riflesso necessaria per cogliere le situazioni in tempo
normale.
Il viso era paonazzo, gli occhi pesanti e
strizzati in un’espressione rabbiosa.
Urlava qualcosa, ma le sue parole erano così
inarticolate e storpiate dalla sbornia da venire recepite più come lamenti
infuriati piuttosto che discorsi coerenti.
Sakura aveva visto giusto.
Davanti al signor Uchiha un prete cercava di
impedire all’uomo l’ingresso nella casa del signore.
Sapevo a cosa stava pensando.
Tutti conoscevano Fugaku Uchiha e i suoi
problemi, solo un pazzo l’avrebbe lasciato circolare liberamente durante un
funerale, per di più durante un funerale che lo riguardava
direttamente.
- Sasuke non perse tempo a pensare e si diresse
con passo veloce verso suo padre.
- La situazione non doveva risultargli nuova,
pensai con cinismo, forse l’avrebbe saputa gestire.
- Il prete sentendolo arrivare si voltò, e quando
vide il ragazzo sul suo volto passò un curioso miscuglio di sollievo e
fastidio.
- Sollievo perché avrebbe potuto scaricargli
addosso quel problema, fastidio perché il ragazzo gli piaceva quanto il padre,
e non era felice di doverci entrare in contatto.
- Sasuke non lo guardò nemmeno.
- - Che diavolo ci fai qui?! - ringhiò rivolto al
signor Uchiha.
- L’uomo sorrise, un ghigno distorto. - Sono qui
per tua madre, no? - nella sua voce c’era un timbro irrispettoso, un tono che
mi mise all’erta.
- - Vai via. - Sibilò Sasuke.
- - Devo dare il mio ultimo saluto a quella vacca,
poi me ne vado. E tu non osare dare ordini a me. -
- Le sue parole mi risultavano quasi
incomprensibili, ma il senso era chiaro.
- - Lascia stare la mamma. -
- Soffiò di nuovo il ragazzo davanti a me, e la
parola "mamma" usata in quel contesto mi parve quasi una bestemmia. Era una
frase che doveva già avere detto mille volte, in altre occasioni. Non era
giusto gli toccasse farlo di nuovo, persino per proteggere una persona che
oramai non c’era più.
- - Decido io cosa faccio o non faccio. Tu hai già
fatto troppi danni a questa famiglia. -
- Ribollii di indignazione, a quanto pare anche
Sasuke.
- - Io? - sibilò, la sua voce era puro
veleno.
- Il prete fece per intervenire, probabilmente per
spostare la conversazione in un luogo più appartato, lontano dalla vista delle
persone, ma Fugaku Uchiha non lo fece parlare.
- Sul suo viso c’era una maschera di rabbia, e,
paradossalmente, anche di sofferenza.
- - Si, tu. Hai ucciso la mia bambina, e ora mia
moglie. Sei un mostro, sei un demonio! -
- Scioccato spostai lo sguardo su Sasuke,
preoccupato da come delle accuse simili potessero sconvolgerlo, ma il suo
sguardo era rabbioso. Sembrava quello di un animale selvaggio.
- - Tu le hai uccise… sono morte per colpa tua, e
lo sai. -
- Gli tremavano le mani, e per un attimo ebbi
paura di quello che avrebbe potuto fare.
- - Sasuke… - provai a chiamarlo, ma lui non mi
guardò.
- - E’ un problema mio, Naruto. Tu Stanne Fuori.
-
- Il suo era un ordine, non ebbi il coraggio di
non ascoltarlo.
- - Dovevi morire tu! - sbraitò ancora il padre. -
Dovevo ucciderti quando sei nato! -
- Non potevo concepire delle frasi del genere
rivolte a un figlio, ma Sasuke non aveva di questi problemi.
- - Sarebbe stato meglio se tu fossi morto,
papà. -
- Trattenni il fiato.
- E la stessa cosa fece il parroco vicino a me,
anche lui scioccato.
- La mano di Fugaku Uchiha si abbatté sulla
guancia di Sasuke come un macigno.
- Lui rimase immobile, pulendosi con il polso il
sangue che gli macchiava il mento.
- - Vai via di qua - disse in un sussurro carico
di rabbia a mala pena controllata.
- Suo padre gli tirò un altro schiaffo e questa
volta non potei fare a meno che slanciarmi verso di loro e piazzarmi di fianco
al mio amico. Se ci avesse riprovato non glielo avrei lasciato
fare.
- Sasuke respirava pesantemente, suo padre strizzò
gli occhi.
- - A casa faremo i conti, io e te. -
- Disse ancora, e sta volta compresi perfettamente
la sua voce strascicata.
- - Si allontani - dissi.
- Lui spostò lo sguardo torvo su di
me.
- Mi lanciò un’occhiata che non ebbi problemi a
restituire, pieno di rabbia.
- Non era la paura a preoccuparmi in quel momento,
ma il vedere coi miei occhi quello che Sasuke doveva sopportare ogni
giorno.
- L’uomo distolse sprezzante lo sguardo da me poi,
dopo un’ ultima imprecazione lanciata al vento ci diede le spalle e se ne
andò, aggrappandosi alle cose man mano che camminava per non cadere a
terra.
- Appena la sua figura barcollante fu lontana il
ragazzo accanto a me si allontanò con uno scatto e cominciò a dirigersi il più
veloce possibile nella direzione opposta a quella presa dal padre. Meditai se
gridargli di fermarsi o se raggiungerlo io direttamente, ma lui mi colse di
sorpresa e, arrivato a una decina di metri da me, si gettò a terra e si
raggomitolò su se stesso.
- Guardai con aria di attesa il prete che era
rimasto pietrificato accanto a noi. Ero sicuro che una persona adulta e matura
come lui avrebbe potuto aiutare il mio amico meglio di quanto io avessi mai
potuto fare.
- Rimasi quindi sconcertato dallo sguardo
vagamente orripilato che lanciò a Sasuke e da quello che lanciò a me,
impaurito. Cercai di capirne il senso e allo stesso tempo a incoraggiarlo a
fare in fretta perché avevo paura che dal nulla Uchiha si tirasse su e se ne
andasse, ma lui scosse la testa fugacemente.
- - Io me ne lavo le mani. - Dichiarò lapidario
prima di darmi a sua volta le spalle.
- - Cosa?! - esclamai boccheggiando
dall’indignazione e dalla sorpresa.
- - Quello che è rimasto della famiglia Uchiha non
può essere salvato. -
- Impotente stetti immobile ad assimilare le
parole del prete mentre questi tornava in chiesa poi, inspirando
profondamente, mi voltai verso Sasuke.
- Si teneva le ginocchia strette al petto e mi
dava la schiena, ma potevo vedere ugualmente i tremiti che lo scuotevano e
immaginare le labbra pallide che tremavano impercettibilmente.
- Silenzioso camminai piano nella sua direzione ma
quando allungai una mano per sfioragli una spalla lui si ritrasse all’istante
con uno scatto che mi fece sgranare gli occhi.
- - Non toccarmi, stai fuori dalla mia vita, va
bene? - bisbigliò minacciosamente nella mia direzione.
- Senza rispondere mi sedetti accanto a lui. Era
scosso ora, e non era il caso di lasciarsi ferire da frasi rabbiose che
servivano solo come autodifesa.
- - Tu non vuoi che io stia fuori dalla tua vita.
-
- Lui voltò la testa verso di me, digrignando i
denti.
- - E tu che ne sai, eh? Ma com’è che tutti
pensano di sapere cosa va bene o non va bene per me? Quello che io voglio o
meno?! - le sue grida mi facevano male alla testa.
- - Smettila di urlare! Se dico così è perché ti
conosco, e so che sei troppo orgoglioso per chiedermi una mano senza che io te
la debba sbattere in faccia! -
- Il suo viso si contrasse in una smorfia cattiva,
derisoria.
- - Naruto… ma perché non stai attento alle parole
che usi? -
- Lo guardai sinceramente confuso e lui si passò
una mano sul labbro gonfio, come a ricordarmi il modo in cui le mani gli
arrivavano addosso, e da chi.
- Mortificato abbassai lo sguardo sulla sua bocca,
sui residui di sangue che ancora gli sporcavano il viso. Esitando allungai due
dita con l’intenzione di eliminarli, ma lui con una manata sul braccio me lo
impedì.
- Restammo a fissarci in silenzio. Leggevo
miliardi di cose nei suoi occhi. Confusione. Incertezza. Rabbia.
Dolore.
- - A me importa di te, però. -
sussurrai.
- Lui roteò gli occhi, ma era palese che stesse
simulando una stizza che non possedeva.
- - Ma lascia perdere - mugugnò con una voce
bassissima.
- - Così sbagli, - gli mormorai - allontanandomi
sbagli. -
- Non replicò e io mi sentii un po’ rassicurato,
così continuai: - So che è difficile fidarsi di me, sei abituato a fare da
solo e hai paura di quello che può succedere se poi le cose non vanno. Ma io
voglio sul serio aiutarti… da solo non fai altro che sbagliare!-
- Pensavo che lui si infuriasse alle mie parole e
invece vidi che sul suo viso si formò un minuscolo sorriso. Sembrava
assolutamente fuoriposto nei suoi tratti seri, e anche lui sembrava un po’
incerto nel sorridere. Pensai che avesse disimparato a farlo, che gli ci
sarebbe voluto un po’ di tempo per ritrovare il respiro di
quell’emozione.
- Quando mi parlò la sua voce conteneva un vago
accenno di tenerezza, unito a uno stridente senso di accettazione e
resa.
- -Non tutti sono forti come te, Naruto. -
disse.
- - Non tutti possono fare sempre la cosa giusta,
anche se sanno qual è; anche se glielo si dice mille volte. Sai.. vorrei
davvero essere all’altezza della situazione una volta tanto, ma non ci riesco.
Forse è giusto. Forse alcuni di noi sono destinati a continuare a fallire e
non possono farci nulla. -
- La rinuncia nella sua voce, la silenziosa
rassegnazione al ruolo che tutti gli dipingevano addosso mi fecero
stizzire.
- - Guarda che non c’è niente che non puoi fare! -
esclamai.
- Lui colse nella mia voce quella traccia
minuscola di fastidio e si sentì accusato, quando quello che volevo io era
rincuorarlo. Ricompose il suo volto nella maschera cattiva che era abituato a
indossare e si alzò in piedi, in modo da guardarmi dall’alto.
- - Questo si che fa ridere… - sibilò.
- Mi alzai anch’io e gli afferrai una spalla,
tirandolo verso di me quel tanto che mi serviva per attirare completamente la
sua attenzione. Volevo che vedesse nei miei occhi quanto gli volevo
bene.
- - Sasuke, ascoltami. Ora ci sono io. Ora andrà
tutto bene! Tu puoi fare quello che vuoi, e hai le carte per farlo, solo che
ancora non lo sai. -
- Scrutò nei miei occhi azzurri così a lungo che
temetti che arrivasse fin dentro la mia anima.
- -No… le cose non possono cambiare. Puoi credere
che succeda, ma poi le complicazioni tornano a galla.-
- Non ci voleva molto a capire che stava parlando
di suo padre e del periodo in cui tutto sembrava andare bene, prima che io
ripartissi.
- -Una volta ci credevi però! Quando siamo scesi
nella miniera, anni fa, tu mi hai detto che avevi dei sogni! Mi hai detto che
sognavi sempre che la tua vita migliorasse!-
- Lui mi sorrise, sconsolato.
- - Sai perché sono belli i sogni? - mi chiese.
Scossi un poco la testa, sentii le punte bionde dei miei capelli sfiorarmi il
collo.
- - Perché puoi sempre sognare che ci sia la
possibilità che si avverino. Se quella possibilità scompare, il sogno crolla.
Ti crolla tutto. -
- Feci per aprire bocca ma un movimento dietro di
me catturò la sua attenzione. Mi voltai anch’io.
- Sakura stava uscendo dalla chiesa, si fermò sul
portone e si guardò subito intorno per vedere come fosse la situazione. Quando
vide solo noi due sembrò sollevata e si scostò dalla porta.
- La gente cominciò a riversarsi all’esterno della
chiesa, segno che il funerale doveva essere finito.
- Vidi qualche viso sollevarsi curioso nella
nostra direzione. Sasuke si scrollò dalla mia presa come un cane randagio, e
Sakura volò verso di noi, correndo aggraziata al mio fianco.
- L’Uchiha la scrutò un momento, indeciso su cosa
fare, poi il vociare della folla sembrò ricordargli la sua paura per le
persone, la sua tendenza alla solitudine, e così senza una parola ci piantò lì
e iniziò a dirigersi verso il fiume, abbandonandoci.
- Feci per seguirlo ma Sakura mi prese la mano e
mi fermò, la gente si era radunata a pochi passi da noi e non volevamo dargli
altro materiale su cui spettegolare. Inoltre fra quegli sguardi indiscreti
potevo captare benissimo anche quelli dei miei genitori e quelli dei parenti
della mia ragazza.
- Mi arresi e mi accontentai di guardare Sasuke
andarsene da solo, ma ero cosciente della parte di me che si stava staccando,
e sapevo anche chi era che se la stava portando via.
-
-
"Certi giorni ci chiediamo e'
tutto qui? E la risposta e' sempre sì Non e' tempo per noi che non ci
svegliamo mai Abbiam sogni però
-
troppo grandi e belli
sai"
-
Ligabue
-
-
-
- Grazie mille a tutti^^
- _Ala_
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Capitolo 12 *** Capitolo 10 ***
riassunto
KIT’S
WILDERNESS
CAPITOLO
10
“Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose, si fa un pò
meno presto a convincersi che sia così.”
Ligabue
Inghilterra,
Stoneygate
Ottobre
2003
Quattro
giorni dopo non ero ancora riuscito a rivederlo.
Non
sapevo come prenderlo, non avevo assolutamente idea di cosa fare.
Inoltre
ero preoccupato. L’addio tra Sasuke e suo padre in mia presenza non era stato
certo idilliaco, avevo paura che poi a casa il ragazzo ne avesse pagato le
conseguenze.
Poi,
proprio quando l’ansia iniziava a solleticarmi troppo le vene, lo
rividi.
Era un
giorno di scuola come tutti gli altri, io e Sakura ci stavamo cercando un posto
a sedere nella mensa quando la mia ragazza, dai grandi vetri delle finestre, lo
vide.
Mi tirò
la manica e me lo indicò col dito; mentre lo guardavo un piccolo sorriso
rassegnato mi comparve sulle labbra.
Ovviamente era solo. Ovviamente aveva scelto il posto più isolato, più
freddo, e ovviamente ora avrei dovuto congelarmi il sedere anch’io, per
raggiungerlo.
Non me
ne stupii, non mi aveva mai reso le cose facili, cercarlo era sempre stato
scomodo, ma non mi importava.
Chiesi
a Sakura se le scocciasse uscire all’aria aperta per quella giornata, e lei con
una smorfia furba mi prese in giro.
- Hai
troppo caldo qui dentro, Naruto-kun? -
Senza
badarle intrecciai le dita della mano destra con le sue e mi avvia verso la
porta che dava accesso al giardino.
Appena
mettemmo piede fuori l’aria densa e carica di pioggia di fine ottobre ci fece
rabbrividire. Sakura strinse più forte la mia mano, e io senza parlare srotolai
la sciarpa che avevo intorno al collo e gliela sistemai al suo. Fece per
protestare, borbottando qualcosa sul fatto che non era una bambina, ma poi si
arrese e infossò il mento nella lana.
Sasuke
era seduto esattamente nell’angolo più buio del giardino, nascosto dietro un
cespuglio e con la schiena appoggiata al tronco di un albero.
Non
aveva nessun vassoio di cibo con lui, e non sembrava nemmeno vestito a
sufficienza per il clima freddo intorno a noi. Indossava solo un paio di jeans e
una felpa scura, con un cappuccio ampio calato sulla testa.
Notai
che aveva le mani ritirate dentro le maniche, e che fosse tutto rannicchiato,
probabilmente per proteggersi dal freddo.
-
Testone… - sentii Sakura sussurrare vicino a me, e non potei fare a meno di
darle ragione.
Quando
ci vide arrivare sembrò combattuto tra il restare e l’andarsene, e sul suo viso
comparve una smorfia d’esasperazione e allo stesso tempo di fastidio che mi
sembrò buffa.
Alla
fine dovette decidere di restare, perché si raggomitolò ancora di più su se
stesso e ci guardo con astio. Senza farci caso mi sedetti davanti a lui, mentre
Sakura si inginocchiava rigida al mio fianco.
Aspettai fosse lui a parlare per primo.
Anche
lui sembrò pensare la stessa cosa perché restammo per almeno un minuto a
fissarci seri e decisi, prima di accorgerci nello stesso istante di quanto la
situazione si stesse facendo ridicola.
Sakura
si premette una mano sulle labbra, io mi trattenni dallo scoppiare a ridere, lui
si affrettò a mettere fine al silenzio.
-Chi vi
ha invitato? - sbottò.
-Ti
diamo fastidio? - risposi alla sua domanda con un’altra domanda
- Avete
deciso di tampinarmi a morte? - lui fece la stessa cosa.
-
Tieni, mangia qualcosa. -
Cambiando discorso gli allungai il vassoio col cibo, aspettandomi che lui
lo respingesse sdegnoso.
Probabilmente proprio per stupirmi e per dimostrarmi quanto lui fosse
superiore a queste cose prese a caso un pezzo di pane e se lo cacciò i bocca,
iniziando a masticare lentamente.
Rimanemmo in silenzio a guardarci, di nuovo seri, poi Sakura scoppiò a
ridere.
- Come
sei buffo, Sasuke-kun! -
A
Sasuke andò di traverso il cibo.
-
Buffo?! -
Risi
anch’io con Sakura e lui rimase immobile a fissarci, indispettito e
sprezzante.
-
Andatevene via, in ogni caso . -
Mi
ricordò un bambino cocciuto.
- No. -
Poi
continuai in tono serio, - guardati intorno, sei qui da solo come un idiota,
stai palesemente gelando e per cosa? Per non stare in mensa al caldo insieme a
tutti gli altri?! -
Lui
distolse gli occhi, infastidito.
- Ma
non sei capace di farti i cazzi tuoi, tu? -
Per un
instante riflettei che, effettivamente, cominciavo a essere pressante, poi
allontanai in fretta il pensiero.
- Ci
sono un sacco di persone intorno a te. E tu sei qui da solo! -
Esclamai.
Lui
assottigliò gli occhi e mi guardò, come un gatto che medita se graffiare un
avversario o se starsene a guardarlo indifferente e altezzoso, poi scelse di
graffiare.
- Mi
hai rotto, tu sei uguale a tutti loro. -
- E
tutti loro sono uguali anche a te! Sei tu che ti diverti a recitare la parte del
diverso a ogni costo! -
Questa
era una mezza verità, e lo sapevo benissimo, ma scelsi di non soffermarmi sui
particolari.
- Io
scelgo?! - esclamò lui, ora decisamente indignato e arrabbiato, -ah! Guarda,
Naruto! Sono tutti intorno a me…ma non parlano con me! Tu pensi davvero che io a
loro non faccia schifo? Pensi che… - interruppe la sua sfuriata, abbassando il
tono della voce, sembro riflettere con se stesso.
- Loro
sarebbero uguali a me? Mah…allora si credono meglio. -
- Sei
tu che ti isoli, - ribatté Sakura.
Lui la
guardò storto, poi si alzò di scatto in piedi.
- Mi
avete stufato, io me ne vado.-
-
Guarda che non ti libererai di me, Uchiha. Sappilo. -
La mia
voce conteneva una sfumatura sicura, di sfida.
Lui si
girò e mi fissò negli occhi.
- Tsk
-
Poi
alzò le spalle e se ne andò.
Se
Sasuke era a Stoneygate trovarlo non era difficile.
L’unico
posto in cui si sentisse a suo agio, credo, era il fiume. Fatto sta che era
sempre lì, o per lo meno, ogni volta che io lo cercavo.
-
Parlavo sul serio Sasuke, non ti libererai di me. -
- Ma
cosa vuoi ancora? -
-
Esserti amico, nient’altro.
Ti
ricordi come eravamo qualche anno fa? Mi manchi.
Mi sei
mancato un sacco e mi manchi ancora adesso, perché so che ora potremmo essere
insieme e invece tu ti ostini a startene per gli affari tuoi. -
- Se ti
mancavo così tanto potevi evitare di accettare al volo una borsa di studio che
ti avrebbe portato a chilometri da me, Naruto. -
Lo
disse con un rancore che mi sconcertò per un attimo, sembrava il tipo di frase
su cui si rimugina e intorno alla quale si gira per mesi prima di tirarla
fuori.
Intuii
che di fondo era questo il motivo per cui ce l’aveva con me; l’avevo
abbandonato, l’avevo tradito. E già anni prima mi aveva dimostrato quanto poco
fosse incline al perdono.
- Non
centra la borsa di studio. Guarda me e Sakura-chan, siamo ancora insieme, -
dissi.
- Già -
mugugnò dandomi le spalle.
- E ci
amiamo tantissimo! -
- Ho
capito - borbottò ancora.
-
Niente è riuscito a separarci, vedi, se due persone si amano loro… -
- Ho
afferrato il concetto, Naruto! - il suo tono, nell’interrompermi, fu
secco.
Stetti
un istante incredulo, senza fiato. Poi non potei trattenermi dall’esclamare -
non ci posso credere! Sei geloso! -
Si girò
di scatto verso di me. Un lampo torvo nello sguardo.
- Non
dire cazzate - sibilò, la sua voce era roca, ma non mi lasciai
abbattere.
- Ma
Sasuke! Se eri geloso di Sakura-chan avresti potuto dirmelo! - lo presi in
giro.
- Stai
zitto..- mi avvertì di nuovo, con quella voce bassa e cavernosa.
- Ma
Sakura-chan…-
- Non
sono geloso di Sakura. -
Mi
interruppe, scandendo le parole con una calma altamente minacciosa.
- E con
questo chiudiamo il discorso. Tra l’altro, le ragazze non mi interessano, giusto
per toglierti qualunque paranoia dalla mente.-
Il mio
cervello stava ancora registrando sorpreso questo ultimo dato quando lui si
voltò per l’ennesima volta e mi diede le spalle.
Mettendo da parte i pensieri mi avviai con lui, affrettandomi al suo
fianco.
Camminammo in silenzio per qualche minuto, intorno a noi i bambini
fantasma delle miniere ci guardavano, gli sguardi interessati sui piccoli visi
solenni.
- Mi
dispiace per l’altra sera, Sasuke, - cominciai, riferendomi alla prima notte in
cui ci eravamo rivisti.
- Fa
niente - replicò lui capendo subito di cosa parlavo.
- No,
sul serio. Non immaginavo di tuo padre… ne della droga o di qualsiasi altra
cosa. E ho sbagliato a farti la predica o a pormi come se… non sono io a dover
decidere cosa devi fare.
Penso
solo che quello che stai adottando tu non sia un metodo per risolvere le cose,
tutto qui.-
Aspettai col fiato sospeso la sua reazione, e quando arrivò, come
prevedevo, c’era del sarcasmo nella sua voce.
Probabilmente era l’unico mezzo che conosceva per difendersi. Quello, o
il massacrare di botte chiunque osasse contrariarlo. Divertente.
-
Perché che metodo starei adottando? -
-
Quello di fare come se niente fosse e di cadere soltanto più giù -
- Io
non faccio come se niente fosse - ribatté immediatamente lui, ancora sulla
difensiva.
Camminammo ancora in silenzio, io ascoltavo l’acqua del fiume che
scorreva accanto a noi.
All’improvviso mi venne in mente il cane che Sasuke aveva ai vecchi
tempi, ora che ci facevo caso non averlo intorno stando vicino all’Uchiha era
strano, sembrava mancasse qualcosa di importante.
Quando
ancora eravamo amici era impossibile parlare con Sasuke senza l’ombra di Jax
intorno.
- Hey,
poi non mi hai mai raccontato nulla di Jax, come è morto? - chiesi, realmente
interessato.
La sua
sagoma se possibile si fece ancora più cupa.
- L’ha
ucciso mio padre, - disse lapidario.
Mi
gelai all’istante e mi diedi dell’idiota da solo.
Stavo
sbagliando tutto con lui. Tutto.
Sospirai e scossi tristemente la testa.
- Mi
dispiace, non lo sapevo - mormorai, affranto.
Lui non
disse nulla.
- Senti
- dichiarai all’improvviso - mi dispiace, sono un impiastro.
Ma una
cosa te la devo dire.
Lo so
che non tutto ciò che viene affrontato può essere cambiato, ma niente può essere
risolto finche o se non viene affrontato, mi capisci? -
Gli
presi una mano d’impulso e lui si voltò verso di me.
C’era
sconcerto e sorpresa nei suoi occhi d’ossidiana, e di nuovo non mi
rispose.
Però mi
strinse la mano di risposta e senza capire perché mi ritrovai all’improvviso con
la bocca secca, portai lo sguardo sulle nostre dita intrecciate e sentii un vago
imbarazzo colorarmi le guance.
Gli
lasciai la mano e mi allontanai un po’, sempre sotto il suo sguardo
illeggibile.
- Beh,
pensaci. -
Borbottai distogliendo gli occhi, - ci vediamo domani -
aggiunsi.
Lui
annuì soltanto e io me la filai, ancora scombussolato.
Più
tardi, nel mio letto, mi tornò in mente la frase di Sasuke sulle ragazze e non
riuscii a spiegarmi la sensazione di calore che mi invase.
Di nuovo
grazie a tutti.
Vi voglio -
virtualmente -bene^^
_Ala_
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