After a War

di Fvt2002
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Marceline ***
Capitolo 2: *** Simon ***
Capitolo 3: *** Demone ***
Capitolo 4: *** Il Lich ***
Capitolo 5: *** Un nuovo mondo ***
Capitolo 6: *** La mia principessa ***
Capitolo 7: *** La capanna ***
Capitolo 8: *** Una gran brutta droga ***
Capitolo 9: *** Il vecchio e la cantina ***
Capitolo 10: *** Uno sfogo ***
Capitolo 11: *** L'icontro ***
Capitolo 12: *** Padre ***
Capitolo 13: *** Lich ***



Capitolo 1
*** Marceline ***


MARCELINE
Era a White Swan quando scoppió la Guerra. White Swan era un paese nello stato di Washington, Marceline non amava stare lģ. Lei amava la sua cittą: Orlando.
Sua madre le raccontava che aveva conosciuto suo padre, Hunson, durante un viaggio in Transilvania.
 
I due si erano innamorati e quando lei aveva dovuto tornare a casa lui la aveva seguita.
 
Sua madre, Bonnibel Pinefield, originaria della cittadina di Boring, Oregon era tutt'altro che noiosa.
 
Era una donna alta, bella e con di forme piene.
 
Lunghi capelli biondi le ricadevano sul viso a cuore e le nascondevano gli occhi verdi e le labbra sottili.
 
Era espansiva, dolce e amorevole, amava stare tra la gente. Lavorava come commessa in un ristorante e si impegnava al massimo.
 
Suo padre, Hunson Abadeer, era l'esatto opposto: basso e robusto, i capelli corvini e la carnagione olivastra, aveva occhi grigio-verdi e labbra carnose.
 
Era un tipo introverso e piuttosto timido, diffidava della gente ed amava la tranquillitą.
 
Faceva fatica ad esprimere i suoi sentimenti, ma voleva alla figlia un bene dell'anima.
 
Fabbricava armi nucleari per la Germania nella seconda guerra mondiale ed era stato contattato dal Governo degli Stati Uniti insieme ad altre menti geniali per tentare di far sopravvivere la popolazione del mondo e a scampare la guerra.
 
Il padre e la madre erano sempre al lavoro e lei se ne stava tutto il giorno a fare nulla e si annoiava a morte cosķ inizió a esplorare il paese e dopo qualche settimana lo conosceva come il palmo della sua mano.
 
Quel giorno suo padre arrivó prima dal lavoro e parló con sua madre.
 
Gli fece cenno di seguirlo e li portó in cucina.
 
Aprģ un'antina , spostó un teloe sotto c'era una botola.
 
Disse a Bonnibel e a Marceline di nascondersi dentro.
 
Marcy vide un oggetto che cadeva dal cielo e poi esplodeva in una forma simile ad un enorme fungo verde; "Che bello" pensó Marceline.
 
Suo padre si affrettó a baciare lei e sua madre:
 
«Vi voglio bene» disse e chiuse la botola.
 
Si stava molto stretti lģ dentro in due ed in tre non ci sarebbero mai stati.
 
Bonnibel la abbraccio, ci fu un'esplosione e la madre la strinse ancora pił forte.
 
Poi buio.

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Capitolo 2
*** Simon ***


SIMON
Luce gialla lampeggiante. Parametri standard. Temperatura normale. Niente di nuovo. Era stato chiamato a lavorare nel Dipartimento Prevenzione e Risoluzione Problemi Civili,
Il D.P.R.P.C, nella sezione del Soprannaturale.
Dopo una breve permanenza in Scandinavia con la fidanzata Betty, alla ricerca di una corona dai presunti poteri di controllo sul ghiaccio,Simon era stato richiamato nella cittadina di White Swan, tentando di trovare un metodo per prevenire la guerra. C'č da sapere che in quel periodo i rapporti con le altre nazioni erano diventati molto pił tesi e il Governo degli USA aveva chiamato a raccolta alcune delle pił geniali menti del mondo.
Simon ricordava ancora il giorno in cui si era presentato al Dipartimento ed era stato assegnato alla sezione di monitoraggio e sperimentazione del Sporannaturale.
Si era messo in fila assieme agli altri geni del pianeta ed il Presidente in persona li aveva assegnati alle loro sezioni.
« Edward Stone alla sezione Nucleare » aveva detto «  Miles Leacherman alla sezione Soprannaturale, Martin Mertens alla sezione Criogeni e camere di congelamento, Hunson Abadeer alla sezione Nucleare, Mark Mallendoore alla sezione della Difesa, Simon Petrikov alla sezione del Soprannaturale. »
Che emozione aveva provato!
Simon era un ragazzo semplice, che amava di pił le parole scritte su un libro che quelle delle persone, esclusa la sua ragazza Betty.
Betty era una bella ventenne, alta snella e con due spessi occhiali che celavano gli splendidi occhi nocciola.
Soffici capelli arancionile incorniciavano il viso tondo.
Era dolce, altruista e coraggiosa e Simon ne era follemente innamorato.
Allla sezione del Soprannaturale lavoravano tre persone: Lui, Miles Leacherman, ragazzo basso e biondo, esile con il volto austero e tranquillo che portava dei sottili occhiali con la montatura nera ed era proprio una brava persona, e Lisa Kramer, scenziata tedesca alta e con i capelli corvini.
I suoi studi sulla corona dimostravano che la corona era in grado di creare correnti fredde e controllare il ghiaccio.
Il giorno del bombardamento stava studiando i cambiamenti che la corona effettuava sulle persone che la indossavano quando vide una bomba atomica scivolare dalle nubi per posarsi sulla cima di un grattacielo.
L'onda d'uro che seguģ ruppe i vetri del Dipartimento. Simon osservó un esplosione simile ad un abnorme fungo verde si staglió verso il cielo e si espanse velocemente fino a raggiungere il dipartimento. Lisa si rifugió nel piccolo Bunker del Laboratorio sbarrando la porta, lasciando Simon e Miles chiusi fuori.
Simon afferró la corona e chiuse gli occhi quandó l'esplosione lo raggiunse.
Quando li riaprģ i suoi vestiti erano bruciati, la pelle bollente e strinata era ricoperta da ustioni e strani, gonfi bitorzoli.
Afferró tremolante la corona e se la posó sul capo.
Davanti a lui si spalancó un mondo.

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Capitolo 3
*** Demone ***


MARCELINE
Stettero nel Bunker per delle ore, ma dopo poco Marcy perse il conto del tempo che passava.
Sua madre si azzardó ad aprire le porte solo quando non sentģ pił nussun rumore.
Quando Marceline  uscģ si accecó momentaneamente per la luce e poi venne travolta da un'ondata di polvere.
La casa era ridotta a un mucchio di macerie e suo padre era sdraiato a pancia in su con le gambe bloccate sotto un blocco di cemento.
La sua pelle era grigia e sporca di fuliggine, schizzata si sangue.
Hunson puzzava di bruciato e la sua struttura ossea era deformata.
Sua madre soffocó un gemito e si voltó a piangere.
Marcy raccolse il suo coraggio e si avvicinó al padre.
"Chissą come faceva a sapere del bombardamento" si chiese la bambina e poi espose la sua richiesta alla madre.
La donna parve allibita e sfoggió un enigmatico cipiglio e poi si rivolse ad Hunson :«Gią» disse la donna « Tu... Tu! Tu sapevi tutto! Tu eri in contatto con i nemici! TRADITORE!!!»
L'uomo emise un gemito rauco e tossģ fuliggine, poi annuģ avvilito.
Bonnibel si sedette e  riprese a piangere.
Marcy stava andando verso la madre quando sentģ un rumore alle spalle. Si voltó e vide il corpo del padre mutare: la pelle diventava verdastra e le ossa si assestavano, gli ochi diventavano giallognoli e l'iride rossastra.
Suo padre era diventato un mostro.
Una volta alzatosi il demone urló, attirando l'attenzione di Bonnibel, poi si avventó su di lei e la morse sul collo, risucchiando la sua energia vitale.
«Scappa» sussurró la donna.
Marcy corse via.
Non si voltó indietro.

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Capitolo 4
*** Il Lich ***


SIMON
I ricordi degli ultimi giorni svanirono dalla sua mente e si dispersero tra le brume della sua memoria.
In pochi secondi il suo corpo era ritornato alla normalitą ed era piacevolmente fresco.
La corona guidó le sue mani e lo fece sollevare in aria. 
Gli sussurrava all'orecchio, la corona lo guidava, e lui lo obbediva abbandonandosi alla sua volontą.
Simon sentģ un fruscio in un angolo.
La corona gli diceva di ignorarlo, di restare con lei,
Ma Simon riuscģ a voltarsi.
Un enorme uomo-teschio stava strangolando una donna dai capelli neri.
Prima di morire si voltó verso Simon.
« Leach-leacher...» disse con voce strozzata « Leach...»
"Cosa sta dicendo?" Si chiese Simon " Ha detto che quella creatura si chiama Lich?".
La creatura si voltó verso l'uomo. Simon vide il suo volto orripilante e cacció un urlo.
Corse verso i verti rotti e si buttņ dalla finestra.
Volava.

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Capitolo 5
*** Un nuovo mondo ***


MARCELINE
Corse per tutta White Swan.
Uscita da casa sua corse in avanti, imboccó la seconda via a destra e superó le macerie fumanti di un vecchio ristorante. Da sotto i massi si intravedevano tavoli spezzati e cadaveri.
Giunta ad un incrocio Marcy proseguģ a sinistra e raggiunse il D.P.R.P.C, o almeno quello che ne rimaneva: metį dell'edificio era crollata e l'altra sembrava rimanere in piedi per miracolo.
Le parve di vedere un uccello che volava fuori da uno dei piani superstiti, ma forse si sbagliava.
Indugió un momento davanti  alle rovine e poi riprese a correre prima di raggiungere  i confini della cittą si fermó ad osservare un muro stranamente ancora in piedi.
Sopra c'erano incollati un paio di necrologi e il volantino della presentazione di un libro di una di quelle scrittrici che vogliono rimanere anonime.
Seductress of death si chiamava.
"Ormai chissene frega" pensó Marceline " sarą gią morta.
Osservo il rovinato cartello nel mezzo della strada che un tempo diceva "You are leaving White Swan".
Si voltó a rimirare lo strano spettacolo del sole che tramontava alle spalle della cittą spezzata.
La scena le pareva meravigliosa.
"Come puó da tutta questa morte derivare una cosa cosģ bella?" Si chiese.
Poi si volto ad ammirare lo strano spettacolo degli alberi secchi e sradicati e dell'erba bruciata.
L'asfalto bruciava sotto le sue scarpe.
Si incamminó verso il suo nuovo mondo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dedicato alla mia pił assidua lettrice.

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Capitolo 6
*** La mia principessa ***


SIMON
Volando sulla cittą spezzata,
Simon pareva non notare la devastazione che lo circondava.
La sua attenzione era rivolta al cielo. E alla corona ovviamente. Lei era nella sua testa. Lui era la corona.
Si distrasse solamente quando vide la scena orribile che intravedeva in lontananza: un'orda di persone stava correndo via da un paese li vicino e si dirigeva a White Swan passando per le campagne.
Si avvicinó a loro e si accorse che non erano persone: erano creature verdi e marroni, senza mani nč piedi, con enormi teste deformi e grossi pori che grondavano sangue verde.
"Che bello!!!" Pensó Simon eccitatissimo " mi sono sempre piaciute le serie Tv sugli zombie, ma non avrei mai pensato che arrivassero anche nel nostro mondo".
Atterró in un punto che gli sembrava sicuro.
Tentó di togliersi la corona, ma si accorse di non riuscire a farlo.
Cercó con tutta la sua forza di volontą di togliersi la corona dal capo, ma riuscģ solo a spostarla di poco.
Ritentó e la fece cadere a terra.
Ritornó in se stesso, ma si rese conto di non sapere dove si trovava.
Fece il punto della situazione e raggruppó i ricordi delle ultime ore.
"La bomba č caduta ed ha distrutto la cittą, ma la corona mi ha protetto" pensó.
Fu tentatato di rimettersela in testa, poi un pensieró glģ illuminó il cervello: "Betty".
Si cinse la strinse la testa con le mani e si sfregó gli occhi, poi la tentazione lo vinse e voló in cittą.
Atterró sull'asfalto scrostato ed inizió ad urlare piangendo:« Betty! Betty, dove sei mia principessa!»
Tentacoli di ghiaccio avvolsero il suo corpo.

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Capitolo 7
*** La capanna ***


MARCELINE
La natura bruciata circostante le dava uno strano senso di irrequietezza e innaturalezza.
Sentģ uno strano suono, simile a quello che fanno le dita quando si scrocchiano, che proveniva dalla cittą.
Si voltó e sentģ un brivido percorrerle la schiena: spuntoni di ghiaccio spuntavano dagli edifici demoliti, grosse nubi si addensarono sulla cittą spezzata ed esplosero in un cumulo di neve che ricoprģ il territorio.
"Almeno non puó andare peggio di cosģ" si consoló Marcy.
Si voltó e riprese il cammino. Dopo qualche chilometro alla vista di quello che la attendeva trattenne a stento un'urlo:
Un' orda di orribili creature melmose si stava dirigendo verso di lei."Le ultime parole famose" si disse Marceline.
Corse via dall'asfalto e proseguģ verso un boschetto. Dopo un paio d'ore di camminata raggiunse una capanna piuttosto malandata, anche se in quella zona i danni della bomba si facevano meno evidenti e le piante pił robuste rimanevano saldamente ancorate a terra.
Un divano rosso era finito in mezzo alla pineta.
"Che strano" pensó Marcy, ma poi non ci fece molto pił caso.
Era seduta su un pezzo di roccia vicino alla casetta quando vide alcuni dei mostri che correvano verso di lei.
"Oh no!" Pensó la ragazzina " devono avermi vista sulla strada e si sono staccati dal gruppo per seguirmi".
Aspettó che si fossero avvicinati per osservarli pił da vicino e notó che avevano forme, colori e dimensioni diverse.
"Dovevano essere umani prima dell'attacco e della mutazione" pensó la ragazzina mentre si infilava in una sorta di cantina situata dietro la casa.
Probabilmente un Bunker antitornado, piuttosto strano in quella zona del Paese americano.
Poco prima di chiudere la porta della cantina le parve di vedere degli aerei volare verso la cittą. Uno in particolare sembrava pił piccolo e aveva uno strano colore pallido.
Sembrava quasi una persona. Chiuse la porta e poi di nuovo buio.

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Capitolo 8
*** Una gran brutta droga ***


SIMON
Una bambina.
Non ne era sicuro, ma gli parve di vedere una persona sulla strada.
Dopo essersi tolto la corona aveva deciso di prepararsi adeguatamente a qualsiasi cosa avrebbe potuto aspettarlo nel mondo fuori dalla cittą.
Rapinó un negozio di articoli da campeggio di tutto quello che poteva:
Prese un grosso zaino da viaggiatore quasi completamente intatto e qualche corda, poi passó da un negozio di alimentari e prese tutta l'acqua ed il cibo in scatola che poteva e decise di assicurare la corona al fianco.
Simon sapeva che la corona modificava il suo carattere, gli ordinava di fare cose, tutto quello che la corona chiedeva, lui la faceva.
Persino il suo aspetto cambiava: la pelle era pallida e azzurrognola e i capelli stavano ingrigendo.
Stava spuntando persino una piccola barba bianca, eppure con la corona in testa lui si sentiva un re, lui era un re: lui era Re Ghiaccio.
Alla fine decise che l'avrebbe indossata solo in caso di estrema emergenza.
Poco dopo essersela tolta gli parve di percepire un movimento alle spalle.
"Sono in pericolo!" Pensó Simon e si mise in testa la corona.
Schizzó ghiaccio dappertutto. Si fermó soltanto quando pensó che avrebbe potuto essere la sua principessa, Betty; si voltó ed era solo uno scoiattolo sopravvissuto.
La corona era come una droga. Simon sapeva che era sbagliato, che la corona lo corrompeva, ma pił la indossava, pił la forza di togliersela si dissipava.
Quella corona era proprio una gran brutta droga.
Simon si incamminó per seguire la bambina e quando vide che usciva dalla strada la seguģ.
Poco dovo guardó verso i mostri: un piccolo gruppo di loro si era staccato dal branco e si dirigeva verso la bambina.
Spinto da un'improviso senso prottettivo, o forse dall'influenza magica del copricapo, decise di mettersi la corona in capo e per un po' tornó Re Ghiaccio.
In un'oretta di volo Re Ghiaccio arrivó ad una capanna giusto in tempo per vedere la porta di una cantina chiudersi e i mostri avventarcisi sopra.
Per un momento Re Ghiaccio si chiese che cosa ci stava facendo lģ, ma poi Simon prese il sopravvento e congeló le creature in un solo secondo.
Con la corona lui era potente, lui era un re.

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Capitolo 9
*** Il vecchio e la cantina ***


MARCELINE
C'era una luce all'interno della cantina. E non solo:
in un angolo del bunker era accasciato un vecchietto avvizzito, con lunghi capelli candidi e occhi acquosi.
Aveva l'aria un po'paranoica e sporattutto molto, molto stanca, come se stesse lottando per non addormentarsi.
Chissa perchč?
Quando la ragazzina lo vide sussultó fragorosamente.
« Chi sei?» chiese il vecchio spaventato.
« Mi chiamo Marceline» disse la bambina « sono solo una ragazzina»
«Tu sai cosa sta succedendo, vero ragazzina?» chiese il vecchio spaventato « C'č una guerra, io l'ho vissuta una guerra.
I nemici hanno bombardato una cittą ed hanno distrutto mezza nazione.
I nostri hanno bombardato i nemici e hanno distrutto tre quarti della loro nazione.
Ora a minacciarci rimane un'unica base nucleare.
L'hanno detto alla televisione.» rise il vecchio indicando una vecchia TV.
Marcy annui spaventata e vide il vecchio tastarsi il cuore e poi spirare. 
Marceline era allibita.
Tentó di sentire i mostri al di fuori della cantina ma udģ solo il doce suono del silenzio.
Aprģ la porta e osservó le creature.
Congelate.

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Capitolo 10
*** Uno sfogo ***


SIMON
Nella follia causata dalla corona Simon aveva congelato l'ingresso alla cantina.
Cercó un sasso e lo trovó dietro a un divano rosso scorticato.
Si avvicino alla porta ed inizió a battere rumorosamente sul muro di ghiaccio, scheggiandolo.
Era riuscito a togliersi la corona dopo aver congelato le creature, che lo osservavano silenziosi; gelidi spettatori.
Dopo essere riuscito faticosamente a raggiungere le porte della cantina le spalancó, ma vide solamente un uomo rugoso sdraiato per terra, morto.
Della bambina nessuna traccia.
Ritornó in superficie, sospiró dispiaciuto ed andó a sedersi sul divano rosso bruciacchiato.
Chiuse gli occhi e dormģ un po'.
 
MARCELINE
Sentģ dei rumori, simili ad un piccone che rompe del ghiaccio.
Spaventata, la bambina si avvicinó al cadavere del vecchio.
Ebbe un momento di esitazione e poi si nascose dietro la  salma.
Trattenne il fiato e chiuse gli occhi fino a quando non fu certa che nessuno era nella cantina, oltre a lei.
Si alzó e fece capolino dalle porte della cantina. Qualcuno aveva congelato le creature e poi aveva scavato il ghiaccio per entrare nel bunker.
Un brivido percose la schiena della bambina.
Andó a sedersi su una roccia lģ vicino, chiuse gli occhi e scoppió a piangere.
Pianse per suo padre, per sua madre, per il suo mondo, anche un po'per il vecchio della cantina.
Sentģ dei passi.
Un uomo si stava avvicinando.

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Capitolo 11
*** L'icontro ***


SIMON
Sentģ singhiozzare e si sveglió.
Vide una bambina e si alzó per avvicinarsi a lei.
Ad ogni passo i battiti del suo cuore acceleravano.
Pił avanzava, pił si sentiva leggero.
"Una sopravvissuta" pensó eccitato Simon. Sentiva le guancie bruciare e gli occhi riempirsi di lacrime sotto gli spessi occhiali.
Arrivó davanti alla bambina:
« Chi sei» chiese la ragazzina, diffidente.
« Io-io sono Simon» rispose l'uomo.
«Molto piacere»
 
MARCELINE
L'uomo se ne andó e tornó poco dopo con un pupazzetto rosa in mano, con due occhi di bottoni ed un sorriso cucito.
Somigliava vagamente ad un pupazzetto che aveva nella sua camera da letto.
Lo prese delicatamente tra le mani e lo strinse al petto.
Assaporó la dolce fragranza della stoffa e dell'imbottitura. Sapevano di marshmallow bruciacchiati.
«Come si chiama?» chiese Marcy.
L'uomo ci riflettč un attimo e poi rispose: « Il suo nome č Hambo» disse Simon.
« Hambo» ripetč Marceline «mi piace».
 
 
 
 
 
 
 
Avviso per i lettori:
I prossimi capitoli si svolgeranno dopo l'episodio in cui Simon sta cercando la zuppa di pollo per Marcy.

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Capitolo 12
*** Padre ***


SIMON
«Tutto a posto Marcy?» chiese Simon.
Marceline migliorava lentamente, la zuppa stava funzionando e la bambina riprendeva colore.
Con lei migliorava anche il paesaggio circostante: le cittą erano in condizioni sempre migliori e la natura riprendeva a crescere.
La stessa cosa non si poteva dire di Simon: la pelle aveva assunto un colore azzurro-grigiastro e la barba ed i lunghi capelli erano diventati bianchi.
I ricordi della sua vita svanivano lentamente, a volte non riconosceva pił nemmeno Marcy.
L'uomo temeva che se avesse di nuovo indossato la corona tutto il suo passato sarebbe svanito per sempre.
Si erano accampati in una piccola radura in mezzo alla boscaglia.
Nel bel mezzo della notte Simon sentģ un rumore e delle voci.
Scosse il corpo della bambina per farla svegliare e le disse di stare all'erta.
Dopo poco comparve dalla boscaglia una strana creatura seguita da una minuscola lacchč dai capelli biondi.
La ragazzina parve allibita.
«Papą?» disse la bambina rivolta al mutante «Mamma!?»
Quell'uomo pareva familiare a Simon.
«Papą!» continuó la bambina «perchč sei qui?! Vattene! Che cosa hai fatto alla mamma?!»
Il padre della ragazza pareva tranquillo, la madre invece piccola, ingobbita e rugosa, come se le avessero risucchiato la forza vitale.
«Marcy» disse l'uomo « so che non sei felice della mia presenza e non sono venuto per darti alcun fastidio. Sono venuto per avvertirti che una presenza oscura sta arrivando»
Parlava come se Simon non ci fosse.
«Sono qui per proteggerti» disse Hunson con voce suadente.
Merceline scosse la testa preoccupata.
«Papą» disse Marceline abbassando il capo « non ti voglio vedere»
Hunson annuģ rassegnato e se ne andó, seguito dalla madre della piccola.
La bambina le rivolse uno sguardo e poi si lasció cadere a terra.
« Tutto ok?» chiese Simon.
La piccola strinse le spalle e sospiró.
« Tutto ok»
Una cometa verde solcava il cielo verso di loro.

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Capitolo 13
*** Lich ***


MARCELINE
Una cometa verdastra si stava avvicinando a loro.
Era fin troppo vicina: si sarebbe schiantata a terra in poco tempo.
Simon tentó di deviare la strada per evitarne lo scontro, ma la cometa pareva seguirli.
Alla fine l'uomo si arrese e proseguirono verso la cittą.
La cometa si schiantó sul paese poco dopo mezzogiorno atterrando in un sottopassaggio della metropolitana.
Simon e Marcy si avvicinarono al luogo della caduta.
Dai gradini uscģ una spaventosa creatura fatta di ossa e munita di corna, che indossava un particolare matello verde.
Li osservó, sussurró qualcosa e poi fece per camminare verso di loro.
I due si ritrassero e Marceline vide Simon mettere mano alla corona. La bambina lo fermó e sbraitó: « Simon! Avevi promesso di non indossarla pił!».
L'uomo la guardó dispiaciuta ma alla fine non si mosse. La prese per mano e corsero via.
La creatura stava per acciuffarli quando rimase incollato in una gommosa pozza rosa.
Il Lich si stava liberando quando Marcy afferró la corona e la staccó dalle braghe di Simon; la osservó e se la mise in testa.
Ignoró la voce della corona ed intrappoló il Lich nel ghiaccio, poi l'amico gliela fece cadere dal capo.
Quando la bambina si fu ripresa Simon la portó vicino alla pozza rosa.
« Lei ci protegge» constató l'uomo, poi guardó Marceline « non devi toccare pił la corona».
La gomma si trasformó in un volto e gli fece l'occhiolino.
Simon si accucció vicino a lei e la modelló a forma di donna: era alta, bella e con lunghi capelli rosa.
« Sembra proprio una principessa» affermó Simon
« come la chiamiamo?»
«Cosa ne pensi se la chiamiamo come mia mamma? Bonnibel.»
«Bonnibel» disse Simon « mi piace».

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