Fiabe di Hogwarts

di rijin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Neville lo Sbadato ***
Capitolo 2: *** Fred e George ***



Capitolo 1
*** Neville lo Sbadato ***


I

Neville lo Sbadato






C'era una volta un bambino tanto dolce e carino, che solo a vederlo tutti ne se innamoravano, e specialmente la nonna, che non sapeva più cosa regalargli.
Una volta gli regalò una Ricordella, e poiché il bambino rifiutava di ammettere di dimenticarsi molte cose, tutti lo chiamavano Neville lo Sbadato.
Un giorno sua nonna gli disse «Vieni Neville, qui c'è una torta e una bottiglia di Idromele, portali alla mia vecchia amica Minerva. È stata recentemente schiantata. Preparati prima che faccia troppo caldo, e mi raccomando: va' piano e sii ben cauto per la tua strada, perché potresti cadere e rompere la bottiglia di Idromele e per Minerva non resterebbe nulla»
«Farò tutto per bene» promise Neville alla nonna, «te l'assicuro»
Minerva abitava lontano, a una mezz'ora dal paese. Quando Neville giunse nel bosco incontrò un uomo dai capelli neri e untuosi, vestito però da vecchia signora, con un vestito verde, una borsa rossa e un cappello con in cima un uccello impagliato.
Neville non sapeva che l'uomo fosse nientemeno che Severus Snape, e perciò non aveva paura.
«Buongiorno Longbottom» disse Snape, con una lentezza sorprendente.
Neville si accigliò, perché quella voce, quella
cadenza, gli ricordavano qualcuno, ma rispose comunque gentilmente con un «buongiorno a lei»
«Dove vai di mattina così presto?»
«Da Minerva McGonagall»
«Cosa porti nascosto sotto il grembiulino?»
«Una torta e una bottiglia di Idromele fatto in casa, da nonna. La torta è fresca, nonna ed io l'abbiamo cotta ieri sera, anche se devo ammettere di essere stato un po' troppo d'intralcio nella preparazione del dolce... non facevo che prendere cucchiaiate da un po' tutte le ciotole. Comunque» si riprese Neville, temendo di aver detto troppo «devo portare questi doni alla McGonagall perché è debole e malata, così si ristabilirà»
«Dove sta la McGonagall?»
«Ad un quarto d'ora da qui, nel bosco; proprio sotto le tre querce, lì c'è la sua casetta, e lì vicino c'è un gran cespuglio di lavanda; ha capito dove?»
Snape pensò fra sé e sé “Longbottom è un bocconcino prelibato, mi porterà dalla McGonagall e potrò rapirla per impedire ai Gryffindor di vincere nuovamente la coppa delle Case!
È inutile che Albus cerchi di prendermi in giro. Come se non lo avessi visto, lo scorso maggio, dare centoventi punti a Potter solo per essere riuscito a strappare una “A” in pozioni”
Snape fece un tratto di strada con Neville, poi molto
lentamente gli disse «sai Longbottom, mi stupisci. Non ho mai avuto un allievo peggiore di te in pozioni»
Neville boccheggiò incredulo. Come aveva fatto a non riconoscere Snape vestito come sua nonna, quando solo il terzo anno ad Hogwarts un Mollicio era uscito da un armadio vestito nello stesso identico modo.
Solo dopo parecchi minuti Neville riuscì a boccheggiare «Allora lei è... professore»
«Sai Longbottom, pensavo che proprio tu, fra tutti mi avresti riconosciuto; invece te ne sei rimasto lì, beato a dirmi esattamente quello che volevo» Snape esplose in una risata prima di esclamare «quest'anno la coppa delle Case apparterrà agli Slytherin!»
Per la paura, e facilitato dal momento di compiacimento di Snape, Neville uscì dal sentiero e si inoltrò nel bosco, pensando che non avrebbe potuto incontrare creature peggiori del professor Snape.
Severus invece se ne filò dritto a casa della McGonagall e bussò alla porta.
«Identificatevi» esordì Minerva.
«Sono Neville Longbottom, porto doni da parte di mia nonna»
Severus sentì la McGonagall pronunciare
Alohomora prima che la porta si aprisse; non attese oltre e andò dritto nella camera dove Minerva stava riposando, appena giunse levò la mano destra e urlò «petrificus totalus!»
Il viaggio aveva sfinito il povero Snape e dopo aver imbavagliato e chiuso Minerva in un baule simile a quello appartenente a Moody si preparò un the, mentre riprendeva possesso della sua solita veste nera.
Neville, nel mentre, braccato da una mezza dozzina di ragni giganti si ricordò della povera Minerva che attendeva i suoi doni e si riavviò per arrivare da lei.
Si meravigliò che la porta fosse spalancata e quando giunse nel salone vi trovò Snape intento a sorseggiare un the.
Il povero Longbottom stava per svenire, mentre la bacchetta di Severus si levava per pronunciare un ennesimo incantesimo; ma fortuna volle che Albus Dumbledore si trovasse proprio da quelle parti in quel momento. Mentre si portava alla bocca un'Ape Frizzola entrò nell'abitazione, trovandovi Snape che puntava la bacchetta contro Longbottom, cereo in viso.
«Snape» lo ammonì Dumbledore, esasperato e divertito al tempo stesso, «ancora? Ormai sono tre anni che la povera Minerva non può vivere nello stesso luogo per non più di poche settimane. Accetta una volta per tutte che gli Slytherin abbiano perso per l'ennesima volta la coppa delle Case e non farne una tragedia!» subito dopo il preside di Hogwarts pronunciò a mezza voce
Relascio e dal baule si sentirono i versi strozzati di una povera McGonagall.
«Che paura ho avuto! Non mi aspettavo che persino qui...»
«Signore, se lei evitasse di regalare tutti quei punti a Potter, molto probabilmente non sarei costretto a rapire la direttrice della Casa dei Gryffindor»
«Snape, stai farneticando» rispose Dumbledore, in quel momento molto interessato alle proprie unghie per degnare ulteriormente Snape della sua attenzione.
Quando Minerva uscì dal baule e vide Neville capì.
«Longbottom devi essere stato così stupido da non riconoscere Severus e mandarlo dritto da me» si infuriò allargando così tanto le narici da dare l'impressione che da un momento all'altro ne sarebbe scaturita una vampata di fuoco.
Neville arrossì violentemente.
Snape, adirato, voleva andarsene, ma Dumbledore lo costrinse a rimanere mentre organizzava un bacchetto con Minerva e Neville, che si ritrovò a pensare “spero che nonna non lo venga mai a sapere. Non ci tengo proprio a ricevere nuovamente una Strillettera dinanzi a tutta la Sala Grande”.






***Note Finali***

Buonsalve amici lettori! Non scrivo qualcosa su Harry Potter da decisamente TROPPO tempo, ma visto che avevo questa malsana idea nella mente ho colto la palla al balzo e ci ho scritto su qualcosa.
Come penso avrete capito questa sarà una raccolta di fiabe babbane con protagonisti i personaggi del mondo di HP.
Questo primo capitolo, Neville lo Sbadato, è la rivisitazione della fiaba di “Cappuccetto Rosso”; spero che l'idea vi piaccia e che questo piccolo capitolo vi abbia strappato un sorriso.
Infine ci tengo molto a ringraziare Frallosa che mi ha betato il racconto ♥
Con affetto,
Rijin.

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Capitolo 2
*** Fred e George ***


II

Fred e George











Nella periferia di un piccolo villaggio, al limite del bosco, viveva una famiglia di maghi composta dai genitori e da sette figli. Il loro tratto caratteristico erano una folta chioma di capelli rossi.
I ragazzi vivevano felici, a contatto con la natura, cavalcando a volte le loro scope e improvvisando piccoli tornei di Quidditch.
Tra i sette fratelli però c'era una coppia di gemelli. Questi provocavano sempre enormi danni perché si divertivano a combinare marachelle e a mettere gli altri poveri fratelli nei guai.
Molte volte il povero Percy era stato costretto a vedere le proprie pergamene incrostate di inchiostro indelebile, con tanto di crisi di nervi che sfociavano in scintille colorate che sprizzavano fuori dalla bacchetta e rincorrevano i gemelli per tutto il perimetro de La Tana.
Ma chi risentiva di più dell'effetto dei gemelli era il povero Ronald, che molte volte si era ritrovato a testa in giù su una tinozza piena di ragnetti.
Una sera i gemelli, mentre stavano per rincasare, dopo un'escursione molto proficua nella foresta per trovare nuovo materiale da usare nel negozio di scherzi che avrebbero tanto voluto aprire, udirono un lontano suono simile al pianto di un bambino.
«È il pianto di un neonato» esclamò George.
«Cerchiamolo» disse Fred.
Si addentrarono di nuovo tra gli alberi, nella direzione dalla quale proveniva il lamento.
Nel frattempo si stava facendo buio e tutto diventata grigio e freddo.
«Torniamo» disse George, «c'è qualcosa di innaturale in questo gelo»
«Sei un codardo e un fifone tremendo!» lo rimbeccò Fred.
«Tuo fratello ha ragione. È da stupidi girare per il bosco a quest'ora, quindi è meglio che torniate indietro!»
I gemelli ebbero un sobbalzo. Chi aveva parlato?
«Sono io... sono qui.» continuò una vocetta stridula.
Fred fu il primo a vederlo «Un corvo? Cosa ci fai tu qui?»
«In realtà» rispose il corvo «sono Filius Flitwick. Mi hanno fatto un incantesimo e i suoi effetti si protrarranno fino alla morte della strega che ha lanciato la maledizione»
«Professore!» esclamarono all'unisono i gemelli «ha sentito il pianto di un bambino?»
«State tranquilli, avete udito me»
«Lei?» rise Fred «Non dica sciocchezze! La sua voce è sì stridula —scusi prof— ma non assomiglia lontanamente al pianto di un bambino»
Il corvo stava per rispondere loro quando intervenne George «non essere maleducato Freddie! Prof, se possiamo aiutarla in qualsiasi modo non esiti a chiedere»
George sentiva già il sapore dell'avventura. Avrebbero cercato quella vecchia megera che aveva incantato Flitwick e avrebbero anche trovato un bel po' di cose su cui fare esperimenti per il negozio di scherzi.
«Weasley, sei molto buono. Ma di questi tempi non mi sembra saggio affidarvi un simile compito. Il punto è che questo incantesimo non mi permette di lasciare la foresta, e voi siete i primi che vi entrano. Ora tornate a casa e dite a qualcuno che sono qui e che quella megera mi ha stregato»
«Ma professore, se potessimo aiutarla... il bosco è fin troppo grande, e magari potremmo non trovarla più al nostro ritorno» rispose Fred, ormai avendo capito le intenzioni del fratello.
«Ah, non posso rischiare... e va bene, vi confiderò un segreto. Se andate più avanti, troverete una casetta di cioccolata»
«Una casa di cioccolata?» boccheggiò Fred «Dove?»
«Pochi passi ancora e ci sarete»
«Non ci sarà nessun incantesimo per rivelare la presenza di intrusi?»
«No. La vecchia è convinta di potersela cavare da sola quando, ahimè, non riesce a distinguere nemmeno un incantesimo di levitazione da un incantesimo del fuoco.
Comunque, andando avanti per la foresta la potrete presto vedere. È tutta colorata e piena di caramelle sulle pareti. È fatta di cioccolato, di torrone e di marzapane! Una delizia. Dentro ci sono così tanti tipi di dolci da far impallidire Mielandia»
«E potremo mangiarli?» chiese ancora Fred.
«Certo» rispose il corvo «basta volerlo. Seguitemi»
Per uno che si era dimostrato inizialmente molto restio a portare i gemelli alla casa della strega, ora si stava dimostrando fin troppo desideroso di condurre i gemelli nella tana del “rospo”.
«Freddie» sussurrò a metà strada George «penso sia una trappola, faremo bene a non toccare, né mangiare nulla»
«Sicuro» rispose Fred.
Dopo dieci minuti di cammino i gemelli giungere in una radura, nella quale splendeva una meravigliosa casetta fatta di cioccolato.
«Che meraviglia» esclamò George.
«Allora esiste davvero!» disse entusiasta Fred.
La realtà superava la fantasia. Al fianco della porta c'erano dei bastoni di zucchero.
Le pietre del sentiero erano caramelle di tutti i gusti: menta, limone, banana; pino... Quando si avvicinarono alla casa si aprì la porta e una donna tozza, con gli occhi da rospo ed un fiocco di velluto sulla testa li incoraggiò con un sorriso fintamente zuccheroso ad entrare.
«Avanti, entrate figlioli, siete giunti in tempo! Ho appena finito di fare questa torta. Ne volete un pezzo?»
I gemelli boccheggiarono per parecchi minuti.
Dolores Jane Umbridge si ergeva in tutta la sua bassezza davanti alla casa, esibendo un sorriso falso che non ingannava nessuno.
Dopo aver ripreso il controllo il primo a parlare fu Fred, che disse «certo» e si avviarono dentro.
In qualche modo dovevano far pagare alla megera quello che aveva fatto quando era stata Inquisitore Supremo di Hogwarts.
Con una sola occhiata i due gemelli seppero subito cosa fare, in fondo avevano lasciato Hogwarts nello stesso identico modo... o quasi. Finsero di accettare dei dolci e posizionarono per tutta la casa dei fuochi d'artificio, ben felici di essersi portati dietro dei fiammiferi.
Una volta posizionato il tutto, i gemelli decisero che era giunta l'ora di andare via.
«Ehm, grazie per i dolci. Non possiamo più mangiarne, ma torneremo a trovarla qualche volta» disse Fred.
«Ragazzi, il bosco è già buio, fermatevi qui a dormire. Domani potrete andare via» disse la Umbridge, esibendo l'ennesimo sorriso finto della serata.
«Lo faremmo volentieri» replicò Fred «ma i nostri genitori ci stanno aspettando... il professo... ehm, il corvo ci farà da guida per il ritorno»
«Niente affatto» disse il corvo, che per tutto il tempo era stato appollaiato su un trespolo sopra il camino «ho troppo sonno»
«Allora ce ne andiamo da soli» disse Fred «andiamo George»
La Umbridge cessò improvvisamente di sorridere, e infuriata gridò «fermo dove sei ragazzino insolente! Voi non tornerete più dai vostri genitori, LA PAGHERETE per quello che mi avete combinato ad Hogwarts. Vi crucerò senza pietà e finirete al San Mungo con il cervello spappolato, pestiferi che non siete altro!»
Il corvo, appollaiato sulla spalla della vecchia strega, gridava «potrai finirli con l'Avada Kedavra, il Ministero non lo saprà mai, in fondo sei un membro anziano del Consiglio!»
Fred e George, terrorizzati, ascoltavano increduli. Sì, sapevano che la Umbridge era fuori di testa, che dopo il piccolo soggiorno dai centauri era persino peggiorata, ma usare delle maledizioni senza perdono andava oltre il loro concetto di “fare pagare qualcosa a qualcuno”.
«Era meglio se tornavamo a casa Freddie. Non ho molta paura di questo... ma se la mamma lo viene a sapere...» rabbrividì.
«Non temere Fred» esordì George «è tutto pronto. Dobbiamo solo accendere il fiammifero e correre fuori»
La Umbridge fece per levare la bacchetta quando Fred e George riuscirono ad accendere due fiammiferi e lanciarli per terra, incendiando il pavimento oltre che i fuochi d'artificio.
In preda al panico, la Umbridge cercò di spegnere i fuochi, senza successo, mentre i gemelli coglievano l'occasione per andare via di lì.
Una volta di nuovo nel fitto bosco videro la casa bruciare, con la Umbridge dentro.
«Stavamo per rimetterci la pelle!» urlò Fred «“andiamo col corvo, andiamo col corvo”» lo scimmiottò.
«La credevo una bella avventura. E lo è stata, no? Il corvo mica lo sapeva che Flitwick in questo momento è a casa nostra perché invitato a cena dalla mamma»
E ancora ridendo i due gemelli corsero come se ne dipendesse della loro vita, alla volta de La Tana.











***Note Finali***

Buonsalve! Lo so, ho pubblicato la raccolta solo ieri sera, ma visto che avevo anche questo capitolo pronto e betato, mi son detta “perché non postarlo stasera stessa?”
Questo è uno dei miei difetti. O aggiorno dopo davvero POCO tempo, o dopo davvero TANTO tempo.
Riguardo questa piccola storia non ho nulla da dire, solo che è, ovviamente come avrete capito, ispirata alla storiella di Hansel e Gretel.
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento; con affetto,
Rijin.

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