Fiabe di Hogwarts di rijin (/viewuser.php?uid=260181)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Neville lo Sbadato ***
Capitolo 2: *** Fred e George ***
Capitolo 1 *** Neville lo Sbadato ***
I
Neville
lo Sbadato
C'era
una volta un bambino tanto dolce e carino, che solo a vederlo tutti
ne se innamoravano, e specialmente la nonna, che non sapeva
più cosa
regalargli.
Una
volta gli regalò una Ricordella, e poiché il
bambino rifiutava di
ammettere di dimenticarsi molte cose, tutti lo chiamavano Neville lo
Sbadato.
Un
giorno sua nonna gli disse «Vieni Neville, qui c'è
una torta e una
bottiglia di Idromele, portali alla mia vecchia amica Minerva.
È
stata recentemente schiantata. Preparati prima che faccia troppo
caldo, e mi raccomando: va' piano e sii ben cauto per la tua strada,
perché potresti cadere e rompere la bottiglia di Idromele e
per
Minerva non resterebbe nulla»
«Farò
tutto per bene» promise Neville alla nonna, «te
l'assicuro»
Minerva
abitava lontano, a una mezz'ora dal paese. Quando Neville giunse nel
bosco incontrò un uomo dai capelli neri e untuosi, vestito
però da
vecchia signora, con un vestito verde, una borsa rossa e un cappello
con in cima un uccello impagliato.
Neville
non sapeva che l'uomo fosse nientemeno che Severus Snape, e
perciò
non aveva paura.
«Buongiorno
Longbottom» disse Snape, con una lentezza sorprendente.
Neville
si accigliò, perché quella voce, quella cadenza,
gli
ricordavano qualcuno, ma rispose comunque gentilmente con un
«buongiorno a lei»
«Dove
vai di mattina così presto?»
«Da
Minerva McGonagall»
«Cosa
porti nascosto sotto il grembiulino?»
«Una
torta e una bottiglia di Idromele fatto in casa, da nonna. La torta
è
fresca, nonna ed io l'abbiamo cotta ieri sera, anche se devo
ammettere di essere stato un po' troppo d'intralcio nella
preparazione del dolce... non facevo che prendere cucchiaiate da un
po' tutte le ciotole. Comunque» si riprese Neville, temendo
di aver
detto troppo «devo portare questi doni alla McGonagall
perché è
debole e malata, così si ristabilirà»
«Dove
sta la McGonagall?»
«Ad
un quarto d'ora da qui, nel bosco; proprio sotto le tre querce,
lì
c'è la sua casetta, e lì vicino c'è un
gran cespuglio di lavanda;
ha capito dove?»
Snape
pensò fra sé e sé
“Longbottom è un bocconcino prelibato, mi
porterà dalla McGonagall e potrò rapirla per
impedire ai Gryffindor
di vincere nuovamente la coppa delle Case!
È
inutile che Albus cerchi di prendermi in giro. Come se non lo avessi
visto, lo scorso maggio, dare centoventi punti a Potter solo per
essere riuscito a strappare una “A” in
pozioni”
Snape
fece un tratto di strada con Neville, poi molto lentamente
gli disse
«sai Longbottom, mi stupisci. Non ho mai avuto un allievo
peggiore
di te in pozioni»
Neville
boccheggiò incredulo. Come aveva fatto a non riconoscere
Snape
vestito come sua nonna, quando solo il terzo anno ad Hogwarts un
Mollicio era uscito da un armadio vestito nello stesso identico modo.
Solo
dopo parecchi minuti Neville riuscì a boccheggiare
«Allora lei è...
professore»
«Sai
Longbottom, pensavo che proprio tu, fra tutti mi avresti
riconosciuto; invece te ne sei rimasto lì, beato a dirmi
esattamente
quello che volevo» Snape esplose in una risata prima di
esclamare
«quest'anno la coppa delle Case apparterrà agli
Slytherin!»
Per
la paura, e facilitato dal momento di compiacimento di Snape, Neville
uscì dal sentiero e si inoltrò nel bosco,
pensando che non avrebbe
potuto incontrare creature peggiori del professor Snape.
Severus
invece se ne filò dritto a casa della McGonagall e
bussò alla
porta.
«Identificatevi»
esordì Minerva.
«Sono
Neville Longbottom, porto doni da parte di mia nonna»
Severus
sentì la McGonagall pronunciare Alohomora
prima che la porta si aprisse; non attese oltre e andò
dritto nella
camera dove Minerva stava riposando, appena giunse levò la
mano
destra e urlò «petrificus
totalus!»
Il
viaggio aveva sfinito il povero Snape e dopo aver imbavagliato e
chiuso Minerva in un baule simile a quello appartenente a Moody si
preparò un the, mentre riprendeva possesso della sua solita
veste
nera.
Neville,
nel mentre, braccato da una mezza dozzina di ragni giganti si
ricordò
della povera Minerva che attendeva i suoi doni e si riavviò
per
arrivare da lei.
Si
meravigliò che la porta fosse spalancata e quando giunse nel
salone
vi trovò Snape intento a sorseggiare un the.
Il
povero Longbottom stava per svenire, mentre la bacchetta di Severus
si levava per pronunciare un ennesimo incantesimo; ma fortuna volle
che Albus Dumbledore si trovasse proprio da quelle parti in quel
momento. Mentre si portava alla bocca un'Ape Frizzola entrò
nell'abitazione, trovandovi Snape che puntava la bacchetta contro
Longbottom, cereo in viso.
«Snape»
lo ammonì Dumbledore, esasperato e divertito al tempo
stesso,
«ancora? Ormai sono tre anni che la povera Minerva non
può vivere
nello stesso luogo per non più di poche settimane. Accetta
una volta
per tutte che gli Slytherin abbiano perso per l'ennesima volta la
coppa delle Case e non farne una tragedia!» subito dopo il
preside
di Hogwarts pronunciò a mezza voce Relascio
e dal baule si sentirono i versi strozzati di una povera McGonagall.
«Che
paura ho avuto! Non mi aspettavo che persino qui...»
«Signore,
se lei evitasse di regalare tutti quei punti a Potter, molto
probabilmente non sarei costretto a rapire la direttrice della Casa
dei Gryffindor»
«Snape,
stai farneticando» rispose Dumbledore, in quel momento molto
interessato alle proprie unghie per degnare ulteriormente Snape della
sua attenzione.
Quando
Minerva uscì dal baule e vide Neville capì.
«Longbottom
devi essere stato così stupido da non riconoscere Severus e
mandarlo
dritto da me» si infuriò allargando
così tanto le narici da dare
l'impressione che da un momento all'altro ne sarebbe scaturita una
vampata di fuoco.
Neville
arrossì violentemente.
Snape,
adirato, voleva andarsene, ma Dumbledore lo costrinse a rimanere
mentre organizzava un bacchetto con Minerva e Neville, che si
ritrovò
a pensare “spero che nonna non lo venga mai a sapere. Non ci
tengo
proprio a ricevere nuovamente una Strillettera dinanzi a tutta la
Sala Grande”.
***Note
Finali***
Buonsalve
amici lettori! Non scrivo qualcosa su Harry Potter da decisamente
TROPPO tempo, ma visto che avevo questa malsana idea nella mente ho
colto la palla al balzo e ci ho scritto su qualcosa.
Come
penso avrete capito questa sarà una raccolta di fiabe
babbane con
protagonisti i personaggi del mondo di HP.
Questo
primo capitolo, Neville lo Sbadato, è la rivisitazione della
fiaba
di “Cappuccetto Rosso”; spero che l'idea vi piaccia
e che questo
piccolo capitolo vi abbia strappato un sorriso.
Infine
ci tengo molto a ringraziare Frallosa
che mi ha betato il racconto ♥
Con
affetto,
Rijin.
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Capitolo 2 *** Fred e George ***
II
Fred
e George
Nella
periferia di un piccolo villaggio, al limite del bosco, viveva una
famiglia di maghi composta dai genitori e da sette figli. Il loro
tratto caratteristico erano una folta chioma di capelli rossi.
I
ragazzi vivevano felici, a contatto con la natura, cavalcando a volte
le loro scope e improvvisando piccoli tornei di Quidditch.
Tra
i sette fratelli però c'era una coppia di gemelli. Questi
provocavano sempre enormi danni perché si divertivano a
combinare
marachelle e a mettere gli altri poveri fratelli nei guai.
Molte
volte il povero Percy era stato costretto a vedere le proprie
pergamene incrostate di inchiostro indelebile, con tanto di crisi di
nervi che sfociavano in scintille colorate che sprizzavano fuori
dalla bacchetta e rincorrevano i gemelli per tutto il perimetro de La
Tana.
Ma
chi risentiva di più dell'effetto dei gemelli era il povero
Ronald,
che molte volte si era ritrovato a testa in giù su una
tinozza piena
di ragnetti.
Una
sera i gemelli, mentre stavano per rincasare, dopo un'escursione
molto proficua nella foresta per trovare nuovo materiale da usare nel
negozio di scherzi che avrebbero tanto voluto aprire, udirono un
lontano suono simile al pianto di un bambino.
«È
il pianto di un neonato» esclamò George.
«Cerchiamolo»
disse Fred.
Si
addentrarono di nuovo tra gli alberi, nella direzione dalla quale
proveniva il lamento.
Nel
frattempo si stava facendo buio e tutto diventata grigio e freddo.
«Torniamo»
disse George, «c'è qualcosa di innaturale in
questo gelo»
«Sei
un codardo e un fifone tremendo!» lo rimbeccò Fred.
«Tuo
fratello ha ragione. È da stupidi girare per il bosco a
quest'ora,
quindi è meglio che torniate indietro!»
I
gemelli ebbero un sobbalzo. Chi aveva parlato?
«Sono
io... sono qui.» continuò una vocetta stridula.
Fred
fu il primo a vederlo «Un corvo? Cosa ci fai tu
qui?»
«In
realtà» rispose il corvo «sono Filius
Flitwick. Mi hanno fatto un
incantesimo e i suoi effetti si protrarranno fino alla morte della
strega che ha lanciato la maledizione»
«Professore!»
esclamarono all'unisono i gemelli «ha sentito il pianto di un
bambino?»
«State
tranquilli, avete udito me»
«Lei?»
rise Fred «Non dica sciocchezze! La sua voce è
sì stridula —scusi
prof— ma non assomiglia lontanamente al pianto di un
bambino»
Il
corvo stava per rispondere loro quando intervenne George «non
essere
maleducato Freddie! Prof, se possiamo aiutarla in qualsiasi modo non
esiti a chiedere»
George
sentiva già il sapore dell'avventura. Avrebbero cercato
quella
vecchia megera che aveva incantato Flitwick e avrebbero anche trovato
un bel po' di cose su cui fare esperimenti per il negozio di scherzi.
«Weasley,
sei molto buono. Ma di questi tempi non mi sembra saggio affidarvi un
simile compito. Il punto è che questo incantesimo non mi
permette di
lasciare la foresta, e voi siete i primi che vi entrano. Ora tornate
a casa e dite a qualcuno che sono qui e che quella megera mi ha
stregato»
«Ma
professore, se potessimo aiutarla... il bosco è fin troppo
grande, e
magari potremmo non trovarla più al nostro
ritorno» rispose Fred,
ormai avendo capito le intenzioni del fratello.
«Ah,
non posso rischiare... e va bene, vi confiderò un segreto.
Se andate
più avanti, troverete una casetta di cioccolata»
«Una
casa di cioccolata?» boccheggiò Fred
«Dove?»
«Pochi
passi ancora e ci sarete»
«Non
ci sarà nessun incantesimo per rivelare la presenza di
intrusi?»
«No.
La vecchia è convinta di potersela cavare da sola quando,
ahimè,
non riesce a distinguere nemmeno un incantesimo di levitazione da un
incantesimo del fuoco.
Comunque,
andando avanti per la foresta la potrete presto vedere. È
tutta
colorata e piena di caramelle sulle pareti. È fatta di
cioccolato,
di torrone e di marzapane! Una delizia. Dentro ci sono così
tanti
tipi di dolci da far impallidire Mielandia»
«E
potremo mangiarli?» chiese ancora Fred.
«Certo»
rispose il corvo «basta volerlo. Seguitemi»
Per
uno che si era dimostrato inizialmente molto restio a portare i
gemelli alla casa della strega, ora si stava dimostrando fin troppo
desideroso di condurre i gemelli nella tana del
“rospo”.
«Freddie»
sussurrò a metà strada George «penso
sia una trappola, faremo bene
a non toccare, né mangiare nulla»
«Sicuro»
rispose Fred.
Dopo
dieci minuti di cammino i gemelli giungere in una radura, nella quale
splendeva una meravigliosa casetta fatta di cioccolato.
«Che
meraviglia» esclamò George.
«Allora
esiste davvero!» disse entusiasta Fred.
La
realtà superava la fantasia. Al fianco della porta c'erano
dei
bastoni di zucchero.
Le
pietre del sentiero erano caramelle di tutti i gusti: menta, limone,
banana; pino... Quando si avvicinarono alla casa si aprì la
porta e
una donna tozza, con gli occhi da rospo ed un fiocco di velluto sulla
testa li incoraggiò con un sorriso fintamente zuccheroso ad
entrare.
«Avanti,
entrate figlioli, siete giunti in tempo! Ho appena finito di fare
questa torta. Ne volete un pezzo?»
I
gemelli boccheggiarono per parecchi minuti.
Dolores
Jane Umbridge si ergeva in tutta la sua bassezza davanti alla casa,
esibendo un sorriso falso che non ingannava nessuno.
Dopo
aver ripreso il controllo il primo a parlare fu Fred, che disse
«certo» e si avviarono dentro.
In
qualche modo dovevano far pagare alla megera quello che aveva fatto
quando era stata Inquisitore Supremo di Hogwarts.
Con
una sola occhiata i due gemelli seppero subito cosa fare, in fondo
avevano lasciato Hogwarts nello stesso identico modo... o quasi.
Finsero di accettare dei dolci e posizionarono per tutta la casa dei
fuochi d'artificio, ben felici di essersi portati dietro dei
fiammiferi.
Una
volta posizionato il tutto, i gemelli decisero che era giunta l'ora
di andare via.
«Ehm,
grazie per i dolci. Non possiamo più mangiarne, ma torneremo
a
trovarla qualche volta» disse Fred.
«Ragazzi,
il bosco è già buio, fermatevi qui a dormire.
Domani potrete andare
via» disse la Umbridge, esibendo l'ennesimo sorriso finto
della
serata.
«Lo
faremmo volentieri» replicò Fred «ma i
nostri genitori ci stanno
aspettando... il professo... ehm, il corvo ci farà da guida
per il
ritorno»
«Niente
affatto» disse il corvo, che per tutto il tempo era stato
appollaiato su un trespolo sopra il camino «ho troppo
sonno»
«Allora
ce ne andiamo da soli» disse Fred «andiamo
George»
La
Umbridge cessò improvvisamente di sorridere, e infuriata
gridò
«fermo dove sei ragazzino insolente! Voi non tornerete
più dai
vostri genitori, LA PAGHERETE per quello che mi avete combinato ad
Hogwarts. Vi crucerò senza pietà e finirete al
San Mungo con il
cervello spappolato, pestiferi che non siete altro!»
Il
corvo, appollaiato sulla spalla della vecchia strega, gridava
«potrai
finirli con l'Avada Kedavra, il Ministero non lo saprà mai,
in fondo
sei un membro anziano del Consiglio!»
Fred
e George, terrorizzati, ascoltavano increduli. Sì, sapevano
che la
Umbridge era fuori di testa, che dopo il piccolo soggiorno dai
centauri era persino peggiorata, ma usare delle maledizioni senza
perdono andava oltre il loro concetto di “fare pagare
qualcosa a
qualcuno”.
«Era
meglio se tornavamo a casa Freddie. Non ho molta paura di questo...
ma se la mamma lo viene a sapere...» rabbrividì.
«Non
temere Fred» esordì George «è
tutto pronto. Dobbiamo solo
accendere il fiammifero e correre fuori»
La
Umbridge fece per levare la bacchetta quando Fred e George riuscirono
ad accendere due fiammiferi e lanciarli per terra, incendiando il
pavimento oltre che i fuochi d'artificio.
In
preda al panico, la Umbridge cercò di spegnere i fuochi,
senza
successo, mentre i gemelli coglievano l'occasione per andare via di
lì.
Una
volta di nuovo nel fitto bosco videro la casa bruciare, con la
Umbridge dentro.
«Stavamo
per rimetterci la pelle!» urlò Fred
«“andiamo col corvo, andiamo
col corvo”» lo scimmiottò.
«La
credevo una bella avventura. E lo è stata, no? Il corvo mica
lo
sapeva che Flitwick in questo momento è a casa nostra
perché
invitato a cena dalla mamma»
E
ancora ridendo i due gemelli corsero come se ne dipendesse della loro
vita, alla volta de La Tana.
***Note
Finali***
Buonsalve!
Lo so, ho pubblicato la raccolta solo ieri sera, ma visto che avevo
anche questo capitolo pronto e betato, mi son detta
“perché non
postarlo stasera stessa?”
Questo
è uno dei miei difetti. O aggiorno dopo davvero POCO tempo,
o dopo
davvero TANTO tempo.
Riguardo
questa piccola storia non ho nulla da dire, solo che è,
ovviamente
come avrete capito, ispirata alla storiella di Hansel e Gretel.
Spero
che questo capitolo sia stato di vostro gradimento; con affetto,
Rijin.
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