Where have you been all my life?

di Suomalainen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Come ebbe inizio tutto ***
Capitolo 3: *** Primo giorno ***
Capitolo 4: *** La Festa ***
Capitolo 5: *** Il giorno dopo. ***
Capitolo 6: *** L'appuntamento ***
Capitolo 7: *** Dejà-vu ***
Capitolo 8: *** Pezzi di Puzzle ***
Capitolo 9: *** L'Illuminazione ***
Capitolo 10: *** La Fine (?) ***
Capitolo 11: *** Addio. ***
Capitolo 12: *** Destino ***
Capitolo 13: *** Insieme di nuovo ***
Capitolo 14: *** Mai così lontano ***
Capitolo 15: *** Cuore in pezzi ***
Capitolo 16: *** Changing ***
Capitolo 17: *** Torneo ***
Capitolo 18: *** Arrendersi ***
Capitolo 19: *** Per te ***
Capitolo 20: *** Pericolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


«Allora nonna? Quando arriverà il mio turno?»
«Quando sarai abbastanza grande per capire tesoro mio.»
«Ma io sono grande! Ho già tredici anni e capisco un sacco di cose!» la nonna si mise a ridere di gusto «Perchè ridi?» chiesi un po' offesa.
«Perchè sei tale e quale a tuo nonno quando fai così! E non preoccuparti, lo so che sei grande, ma arriverà il tuo momento, lo prometto! E quel giorno ti spiegherò tutto… Ma un po' di cose le sai già vero?» mi fece l'occhiolino e io le sorrisi a labbra strette.
«Un giorno capirai.» dicendolo prese in mano la foto di mio nonno scomparso molto tempo prima, tanté che non l'avevo mai conosciuto, non mi era neanche tanto chiaro il modo in cui era morto, ma non volevo fare domande per paura di mettere tristezza alla nonna.  la foto di mio nonno, scomparso molto tempo prima.
«Va bene, aspetterò il giorno allora.» le sorrisi «Buonanotte nonna, domani ho un compito in classe e non voglio fare tardi.»
«Buonanotte tesoro, se hai bisogno chiama.»
Salii le scale velocemente «Va bene, buonanotte.»
Amavo la nonna, era stata la mia seconda mamma da quando la mia aveva ricevuto un incarico di grande prestigio dall'altra parte dell'oceano, e che per non scombussolare troppo la mia vita aveva deciso di lasciarmi con la nonna e di tornare a casa nelle vacanze. La nonna mi aveva insegnato tutto e una volta pronta mi avrebbe passato tutti i segreti di famiglia come da tradizione, e sinceramente? Non vedevo l'ora. 
Prima di coricarmi scrissi ancora un messaggio ad Helena, la mia migliore (e unica amica) “Dovrei parlare io con Lucas di sabato?” 
“No, lui ha fatto il primo passo, sta a lui dirti qualcosa. In teoria.”
“Domani gliene parlo. Mi ha BACIATO.”
“LO SO! Ma non metterlo sotto pressione che poi scappa. Buonanotte Cassie.”
“Notte Hel.”
Spensi il pc e la luce, mi infilai sotto le coperte e chiusi gli occhi. Scivolai all'istante in un sonno tranquillo e senza sogni: chi poteva essere più felice di me in quel momento?
 
 
 
 
 
 
Ciao! Questa è una delle mie prime storie, spero di avervi preso un po' con questo incipit, scrivetemi comunque cosa ne pensate e io continuerò ad aggiornare, il più spesso possibile! 
Love y'all! 
Suomalainen. 

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Capitolo 2
*** Come ebbe inizio tutto ***


7 anni dopo.
 
Ero seduta in prima fila, ormai avevo finito tutte le lacrime e dentro di me c'era solo più rabbia e frustrazione. Non doveva andare così. Non così velocemente e d'improvviso, c'erano ancora un sacco di cose che mi doveva spiegare, come avrei fatto ora? Strinsi l'orlo del mio vestito nero stroppicciandolo un poco. La bara mi passò davanti e io fui la prima a seguirla, sentii attorno a me dei sussurri dispiaciuti e parole di conforto, ma non ci prestai molto caso. Alzai la testa quel poco per vedere facce conosciute tutte attorno a me: Helena, la mia migliore amica, che stava piangendo, alcuni miei vicini di casa che mi guardavano dispiaciuti e poi vidi lui, Lucas, dopo la storia del bacio che mi aveva dato, non c'era stato niente fra di noi: il giorno dopo quando avevo chiesto che cosa eravamo diventati dopo quella famosa sera, lui mi era scoppiato a ridere in faccia “Stai scherzando vero? Io l'ho fatto per scommessa, neanche morto avrei baciato una come te. Pensavo l'avessi capito dopo che non ho mai risposto ai tuoi messaggi.” Mi aveva spezzato il cuore e me l'aveva calpestato più e più volte. E ora eccolo lì che mi guardava con aria triste e compassionevole, distolsi subito lo sguardo; adesso avevo 20 anni e allora ne avevo 13, ma i suoi occhi facevano ancora un certo effetto e questo mi faceva davvero arrabbiare. 
 
Ero seduta sul divano accanto a mia madre, davanti a noi l'esecutore testamentario (e amico della nonna) stava iniziando a leggere il testamento:
Lascio la casa, i miei gioielli e tutti i miei averi a mia figlia Rosmary Anita Cartier e a mia nipote Cassidy Octavia Cartier che potranno usarli nel modo che ritengono più giusto. A quest'ultima lascio anche il mio antico libro rilegato, sperando che non si perda fra le sue infinite pagine.” L'uomo smise di leggere, chiuse il testamento e mi diede il libro, avvolto in un panno di velluto rosso scuro. Non lo guardai neanche, lo poggiai sulle ginocchia «Grazie.»
Stringemmo la mano all'uomo «Condoglianze, mancherà a tutti.»
«Grazie James.» rispose mia madre facendolo uscire e chiudendo la porta alle sue spalle.
Venne a sedersi accanto a me e mi fece passare un braccio attorno alle spalle «Va tutto bene?»
«Non so.»
«Mi dispiace.»
«Non doveva andare così.»
«Mi dispiace.»
Eravamo entrambe distrutte. La nonna era entrata per un normale controllo all'ospedale e da lì non ne era più uscita. 
«Tesoro io dovrei andare… Ma se non te la senti di rimanere sola posso restare un'altro po'.»
«No, vai pure! Io me la cavo da sola.» tolsi il panno di velluto, scoprendo la copertina in cuoio del famoso libro: a caratteri quasi illeggibili vi era scritto “Il Libro dei Libri". Aprii una pagina a caso, ma l'inchiostro era quasi sbiadito e non si riusciva a leggere bene.
«Io allora vado!» mia madre mi diede un bacio sulla fronte «Ci vediamo presto.»
La guardai salire sul taxi che l'avrebbe portata all'aeroporto e la salutai agitando la mano ancora una volta.
Adesso ero rimasta sola. 
Presi il libro, feci le scale di corsa e mi chiusi in camera, magari se mi fossi concentrata su quel misterioso lascito della nonna mi sarei distratta da tutti gli avvenimenti. 
Aprii la prima pagina e vi trovai una lettera quasi ormai distrutta e illeggibile “Sir Dippet, le lascio questo— speran— uso. Segua attentamente le istruzioni e mi raccomando non ci si perda.” Ma cosa cosa diavolo voleva dire? Perdersi? In un libro? Forse al tempo di quella lettera "non ci si perda" avrà voluto significare "non perdere il libro". Sì, sicuramente era così. 
Mai, e dico MAI, legg— voce: ritorni inattesi ci attendono. Ma soprattutto mai scr— cos—. Indietro— torna.
La lettera finiva così e non si capiva niente. Le parole mancanti purtroppo erano quasi quelle più importanti per dare un senso a tutto. Se la nonna fosse stata qui, tutto sarebbe stato più semplice, magari avrebbe potuto spiegarmi come funzionava o che cosa dovevo farmene di quel vecchio e inutile libro. 
Chiamai Helena: «Hai voglia di venire un po' qui? Mi sento sola.»
«Dammi due minuti.»
 
«Allora? Come stai?»
«Male. Come dovrei stare scusa?»
«Era solo per chiedere…» alzò le mani come per scusarsi e poi aggiunse «Lo sai che la nonna non avrebbe voluto vederti così vero? Lei ti avrebbe detto che la morte non è nient'altro che un altro viaggio in un posto sconosciuto.»
«Lo so, ma è difficile.» le feci un sorriso tirato e stanco, apprezzavo il suo tentativo.
«Comunque guarda cosa mi ha lasciato!»
«Il libro di cui mi ha parlato?»
«Proprio quello! Mi diceva sempre che un giorno mi avrebbe spiegato molte cose e che me lo avrebbe poi dato.» dissi con un filo di malinconia nella voce «Ho trovato questa nella prima pagina!» passai la lettera a Hel «Ma non si riesce a capire nulla!»
«Istruzioni per l'uso?! Dai, ma tutti sanno come si legge un libro, mica devi seguire delle istruzioni! Secondo me questo era uno scherzo!» prese il libro e lo aprì a caso «Ehm… Hel? Cosa vuoi fare?»
«Leggere qualcosa!»
«Io penso che non dovremmo farlo.»
«Hai paura? È un libro Cassie! Cosa vuoi che ti capiti?!»
«Se la nonna lo ha lasciato a me ci sarà stato un motivo no?» iniziavo ad arrabbiarmi, senza neanche un apparente motivo. In realtà anche io ero curiosa di sapere il contenuto di quel libro, ma volevo essere sola, in modo da sentire la nonna il più vicino possibile. 
«Oh, ho capito. Ascolta, ci vediamo domani a scuola o quando sarà… Magari starai un po' meglio e passeremo sopra a questa storia.» Hel era frustrata, prese la borsa e se ne andò lasciandomi sola, con il libro appoggiato sulla scrivania. 
Passai una buona mezz'ora a fissare il nulla, con mille pensieri per la testa e un sacco di domande senza risposta. Mi cadde nuovamente l'occhio su quel libro "Oh non fare la stupida Cassidy!" Mi sedetti sul letto a gambe incrociate e presi il libro: le prime pagine erano completamente illeggibili e probabilmente anche in una lingua a me sconosciuta, visto la presenza di lettere inesistenti nel nostro alfabeto, così decisi di partire dal fondo, magari riuscivo a capire qualcosa.
«E la strega pronunciò “Invoco colui che salvandolo ti salverà” e gettò nel fuoco della polvere…» lessi ad alta voce «Tutto qui?! Uno stupido libro di fiabe?» chiesi al libro come se quasi mi aspettassi una sua risposta. Stupida. Pensavo davvero che potesse accadere qualcosa leggendo quel libro? Che potesse apparirmi la nonna per dirmi che sarebbe andato tutto bene? Che stupida. 
In quel momento lo udii. Arrivava da sotto, dalla cucina probabilmente, un rumore di qualcosa che sbatteva "Che diavolo sta succedendo?" Avevo paura a scendere, ma presi una mazza da baseball che mi aveva regalato mia madre per il mio dodicesimo compleanno in una mano, il libro nell'altra e scesi sotto. Il rumore proveniva dal ripostiglio vicino alla cucina e appena mi avvicinai un po' il rumore cessò. Afferrai la maniglia con la mano "3…2…1… Via!" Aprii la porta di scatto e qualcosa mi finì addosso facendomi cadere a terra di schiena «Ahia!»
«Chi siete?» ci misi un attimo a capire che la cosa che mi era caduta addosso in realtà era una persona in carne ed ossa e che mi stava puntando una spada contro. 
«C-cosa ci facevi nel mio ripostiglio?» chiesi quasi tremante. 
«Mi avete invocato voi strega! E ora parlate! Dove mi trovo??» non riuscivo a vederlo in faccia, aveva un elmo che lasciava intravedere solo gli occhi di un insolito color azzurro. Cercai di divincolarmi e così facendo dovetti lasciare andare il libro che attirò l'attenzione di quell'uomo «Il libro!?» abbassò la spada e mi aiutò ad alzarmi «Siete una custode?»
«Cosa?» non capivo più nulla, una custode di cosa? L'uomo davanti a me si sfilò l'elmo e si presentò «Io sono Liam Stephen Ebenruth. Siete in pericolo?» non era un uomo, ma un ragazzo più o meno della mia età, ed era bello, bello da far male: aveva i capelli biondi e gli occhi azzurrissimi che non lasciavano trasparire alcuna emozione, proprio come se fossero stati di ghiaccio. 
«In pericolo? Io? N-no!»
«E allora perchè mi avete invocato?» era arrabbiato e tanto. 
«Io non ho invocato proprio nessuno!»
«Avete letto il libro!»
«E allora? Non potevo?»
«Sí ma non avete letto le istruzioni prima?»
«Ehm... Più o meno.» come facevo a leggerle se erano ormai sbiadite dal tempo. 
«Che idiota. E adesso io sono bloccato qui perchè una bambina ha deciso di giocare con un libro. Brava complimenti!»
«Non l'ho fatto apposta okay?»
«Non mi interessa se non l'avete fatto apposta! Il problema rimane.»
«Hai solo da andartene. Nessuno ti trattiene.»
«Ma non capite che finché non porto a termine la mia missione io non vengo riportato indietro dal libro? Ma visto che non esiste alcuna missione dovrò rimanere con voi purtroppo.»
«M-mi dispiace.»
«In che anno siamo?»
«2015, Stati Uniti d'America.»
Il ragazzo fece una smorfia e guardò la sua spada, sembrava pensieroso «Cerchiamo di far funzionare la cosa finché non troveremo una soluzione. Starò con voi per un po'»
«Smettila di darmi del voi. Io sono Cassidy e sono un tu.»
«Il voi è una forma che uso quando non voglio avere niente a che fare con le persone, quando le voglio tenere a distanza. VOI siete una di queste dopo il pasticcio che avete combinato.» poi sbadigliò sonoramente «Ora posso andare a riposarmi? I viaggi nel tempo stancano parecchio.»
Lo guardai con odio, avrei trovato il modo più veloce possibile di rimandarlo indietro, ma nel frattempo decisi che non ne avrei parlato con nessuno, nemmeno con Helena, di questa storia. Avevo già fatto abbastanza disastri così. 
«Abbiamo una stanza degli ospiti che puoi usare.» e lo precedetti su per le scale, davvero convinta che nel giro di qualche ora tutto sarebbe finito e che io avrei ripreso a vivere esattamente come prima la mia vita, dimenticandomi di tutto.
Quanto mi sbagliavo. 
 
 
Hei Gente! Allora cosa ne pensate? Chi sarà in realtà questo Liam? E come si evolveranno le cose tra loro? Mi sa che dovrete continuare a seguire la storia per scoprirlo, so stay tuned! ;D
Un bacio a voi tutti, 
Suomalainen. 
 

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Capitolo 3
*** Primo giorno ***


Al suono della sveglia mi svegliai di scatto, ero tutta sudata. Avevo fatto un sogno assurdo, mi vestii e scesi sotto per la colazione. Stavo mangiando quando qualcuno mi colpì forte sulla schiena facendomi rovesciare il latte «Ahia! Ma che…?»
«Buongiorno!» urlò Liam. Ah già Liam. Per un attimo avevo davvero pensato che potesse essere stato un incubo. 
«Non è un buongiorno questo.» lo guardai meglio «E dove li hai presi quelli?» chiesi indicando i vestiti che portava. Liam alzò le spalle «Li ho trovati!» e gli stavano molto bene, dovevo ammettere. Poi mi venne un atroce dubbio «Aspetta un attimo: dove pensi di andare?»
«Vengo con voi!»
«…Con te.» lo corressi. Lui mi fissò per alcuni secondi, i suoi occhi mi trafissero da parte a parte, poi lentamente fece un passo avanti avvicinandosi, il colletto della camicia non era abbottonato e faceva intravedere una cicatrice sul lato sinistro del petto. Deglutii non avrei resistito ancora tanto «Con voi.» sussurrò e poi si allontanò con un ghigno. Sentii il sangue ribollirmi nelle vene «Ti prenderanno tutti per scemo se continui così!»
«Invece impazziranno per me. Allora pronta per la scuola?»
«Non vorrai davvero venire? Pensavo scherzassi!»
«Assolutamente! Muoviti lumaca» Cassidy stai calma, presto se ne andrà e non dovrai mai più vederlo «Arrivo arrivo.»
 
Mi diressi verso il mio armadietto, avevo lasciato Liam in segreteria per sbrigare le varie pratiche, che se la cavasse da solo. 
«Hei Cassie!»
«Ciao Hel! Ascolta mi volevo scusare per ieri non volevo trattarti male… Ero solo un po' scombussolata!»
«Non ti preoccupare dai, eri perfettamente scusata!» mi sorrise e poi con tono concitato aggiunse «Ma parlando di cose serie: l'hai visto il nuovo amico di Lucas?»
«Ehm no…»
«Bene, allora chiudi l'armadietto e andiamo a cercarlo che è la fine del mondo!» e iniziò a ridere. Io feci come aveva detto, girammo fino al suono della campanella ma non incontrammo "nessuno degno di nota" come usava dire Hel.
«Cos'hai ora?»
«Storia! Tu?»
«Scienze! Ci vediamo a pranzo?»
«Perfetto a dopo!» e così dicendo entrai nell'aula di storia e mi sedetti al mio posto. Ma cos'era tutta quel trambusto in fondo all'aula? Mi girai e vidi Lucas battere il cinque a un ragazzo e a iniziare a ridere. Mi fermai un attimo a guardarlo, capelli neri che spesso si portava indietro con un gesto della mano, sorriso perfetto e occhi color nocciola. Mi girai di scatto, dovevo smetterla. Mi ero già dimenticata quello che mi aveva fatto?
Poi ad un tratto sentii una risata e una ragazza quasi urlare «Mi hai fatto il baciamano!» e poi capii. Liam. 
Mi alzai «Liam!»
«Voi vi conoscete?»
«Purtroppo sì! Liam posso parlarti un minuto?» lui si alzò e mi venne incontro
«Qual è il problema ora?» 
«Devi mantenere l'anonimato! Non sappiamo per quanto starai qui ancora e non potrai sparire da un giorno all'altro senza destare sospetti!»
«Troppo tardi! Penso che, piuttosto che preoccuparvi per me, dovreste lavorare di più a mantenere i contatti con l'alta società.»
«Smettila con il voi!» sibilai arrabbiata «E qua non esiste proprio nessuna alta società! Siamo tutti uguali, quindi smettila! E mantieni l'anonimato Liam, non possiamo sapere come andrà a finire!»
«Ei Liam! Questa sera Lucinda darà una festa a casa sua, ci sarai vero?» gli urlò Lucas. 
«Certo!»
«Liam!» gli urlai, che cosa gli avevo appena detto?! Ma lui non mi calcolò più e ritornò al suo posto. 
 
All'ora di pranzo mi lasciai cadere di fianco a Helena «Ciao!»
«Ciao Hel…»
«Uh cosa è successo?»
«Io non…» ma fui interrotta da una gomitata nelle costole della mia amica «Hel! Mi hai fatto male!»
«Zitta! È lui il ragazzo di cui ti parlavo!» seguii il suo sguardo e capii di chi stava parlando «Ah sì, lui è Liam.»
«Tu lo conosci??» chiese stupita «Come hai fatto? Gira solo con Lucas e quelli della sua cricca!»
«Bhè noi…» cosa mi inventavo ora? «Noi siamo parenti alla lontana… molto alla lontana! E starà da me per un po'!»
«Quando è arrivato?»
«Ieri sera. Tardi. Non è riuscito ad esserci per il funerale della nonna, ma comunque ci teneva a starle un po' vicino!»
«E quando pensavi di dirmelo??»
«Bhè io…»
«Oh lascia perdere! Sappi che mi trasferirò da te ora!» e scoppiò a ridere. Ecco ora si metteva pure lei, alzai lo sguardo e incrociai gli occhi con quelli di Lucas, che mi sorrise e poi si girò a parlare con Lucinda. Mi stava fissando per caso?
Mi misi a mangiare meccanicamente rispondendo soltanto più a monosillabi a Hel, che continuava a farfugliare qualcosa su un ballo e su un vestito. Il suono della campanella che segnava l'inizio delle lezioni pomeridiane mi salvò. 
«Ci sentiamo più tardi?»
«Puoi scommetterci!» rispose Helena alludendo a Liam, io le sorrisi e scossi la testa. 
 
Rientrai a casa un paio di ore dopo, ero esausta. Il signor Gibbs e la sua algebra applicata mi facevano uscire di testa, non avrò mai un futuro in quel campo, quello era poco ma sicuro. Sentii un rumore al piano di sopra «Liam sei tu?»
«Salite! Sono nel covo.» nel covo? Ma che diavolo stava dicendo? Salii le scale di corsa ed entrai in quella che momentaneamente era la sua camera «Liam?»
«Qua sotto!» in quel momento notai che alcuni listelli del muro erano stati spostati scoprendo una scala a chiocciola che scendeva. «Ma cosa…?» scesi cautamente le scale ed arrivai in una stanza illuminata da lampade a gas, piena di mobili e scaffali con sopra gli oggetti più strani «Cos'è questo posto?»
«È il covo! Ogni custode ne tiene uno, così in caso di necessità il guardiano ha tutto ciò che serve: armi…» fece scattare l'apertura di un baule che si aprì rivelando armi di qualsiasi tipo «Abiti adatti…» indicò uno scaffale con tantissime scatole sopra con etichette dove sopra era stato scritto l'anno, ai piedi di Liam quella denominata "2015" era aperta. «E medicamenti. Bisogna essere pronti a tutto!»
«Ma come hai fatto a scoprirlo questo posto? E chi ha messo qui tutta questa roba?»
«Noi guardiani riceviamo un'educazione speciale e il covo si trova sempre in posti ben precisi.» disse con orgoglio e poi aggiunse «Per chi li ha messi qua, bhè sicuramente custodi migliori di voi!»
Io. Lo. Ammazzo. 
«Sì, va bene. Guardiano super iper fico allora fai te, se ti serve qualcosa chiama, io me ne vado.»
«Super ip— Cosa?»
«Niente lascia perdere!» dissi risalendo le scale e uscendo dalla camera di Liam, appena in tempo per sentire il campanello della porta «Arrivo!!»
Corsi alla porta e aprii «Ciao lui dov'è?»
«Ciao anche a te Hel!» la feci entrare e richiusi la porta «Allora? Dov'è?»
«Si starà facendo la doccia.» mi inventai, non avrei saputo poi come spiegarle poi quella stanza segreta altrimenti «Hai fame?»
«Molta!» ci dirigemmo in cucina, aprii il frigo e tirai fuori quello che c'era e lo poggiai sul tavolo. Iniziammo a mangiare, ha fare i compiti e a parlare di tutto e di niente. Circa mezz'ora dopo entrò Liam in cucina «Che buon profumo!» aveva una nuova camicia e si era messo due gocce di profumo, era davvero bello. 
«Oh, io sono Liam. Con chi ho la fortuna di parlare?» chiese a Hel sfiorandole con le labbra il dorso della mano, con un lieve inchino. 
«Io sono Helena… Ma chiamami Hel.» e poi girandosi verso di me in tono eccitato «Mi ha fatto il baciamano!!»
«Ho visto…»
«Allora siete pronte?» chiese Liam addentando del pane tostato con sopra della Nutella «Ei questa cosa è niente male! Cos'è?» Hel lo guardò un po' stranita «Non hai mai mangiato pane e Nutella?!»
«Al mio tempo non—»
«I suoi genitori erano molto salutari come persone, e non gliela comprano mai!» interruppi Liam prima che si potesse tradire e poi gli lanciai un'occhiataccia. 
«Allora andiamo?»
«Dove?»
«Alla festa di Lucinda!»
«Non siamo state invitate.» dissi iniziando a mettere via tutto e cercando di ripulire un poco il tavolo. 
«Certo che lo siete!» rispose Liam «Vi ho invitate io!»
«Per me va bene!» rispose Hel «Vado a prendere anche per te qualcosa da vestire! Aspettatemi qua!» e cosí dicendo sparì diretta in camera mia. 
«Io non vengo.»
«Penso proprio che vi obbligherò.» fece un sorrisetto sghembo «Potrebbe sempre presentarsi una situazione di pericolo, io potrei portare a termine la mia missione e riuscire a tornare indietro.»
«Non so cosa tu stia pensando, ma ti assicuro che le nostre feste saranno molto diverse da quelle che eri solito andare tu!»
«Si danza?»
«Sì!»
«Si beve?»
«E allora sono uguali…»
«Ma…» mi cucii la bocca, non ne valeva la pena, non sarei mai riuscito a convincerlo. 
«E poi…» Liam mi si avvicinò guardandomi in modo strano «Anche Lucas sarà lì.» panico. Cosa ne sapeva lui?! «Hai parlato con Lucas?»
«Forse… Ma credimi, si vede da lontano un miglio.» e scoppiò a ridere. In quel momento Hel rientrò in cucina vestita con un vestito pieno di paillettes che mi aveva regalato mia madre una volta e che mi ero sempre rifiutata di mettere e ne lanciò un altro a me «Vestiti che dobbiamo andare.» sbuffai, presi il vestito ed andai in bagno. Tanto valeva fare come dicevano loro, non avrebbero di certo cambiato idea. 

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Capitolo 4
*** La Festa ***


Entrammo a casa di Lucinda che la festa era già iniziata e tutti erano arrivati. Ci arrivò incontro lei gridando «Liiiam! Sei riuscito ad arrivare finalmente!» lo abbracciò saltandogli quasi in braccio, poi si girò verso di noi «Oh ci siete anche voi.» 
 
«È tornato!»
«Cosa?»
«Vi sta aspettando! È tornato!»
Mi alzai e corsi forte; il cuore mi pompava sangue e adrenalina in tutto il corpo, era più di un anno che non lo vedevo. Attraversai il giardino di corsa, salii le scale e arrivai nella sala del trono, avevo il fiatone, ma lui era lì, davanti a me. «Sei tornato.» portava ancora l'elmo e l'armatura «Ve l'avevo promesso no?»
Gli corsi incontro, lui fece per togliersi l'elmo…
 
«Cassie? Ci sei?» mi chiese Hel. «Tutto bene?»
«Sì, scusa, io… Ho avuto… Niente.» guardai Lucinda che fece ancora un mega sorriso a Liam e sparì inghiottita dalla gente che si muoveva a ritmo di musica. 
«Io vado a prendere da bere!» urlò Hel «Vediamoci in piscina!» e se ne andò. La casa di Lucinda era davvero enorme, aveva persino una piscina che in parte era coperta da una terrazza. Wow, se la passavano bene quelli dell'alta società… aspetta, cosa stavo dicendo? Stavo iniziando a parlare come lui, meglio non… Un momento. Dov'era finito? Mi girai cercando di distinguerlo tra la moltitudine di persone ma non lo vidi, così lasciai perdere, uscii in giardino e mi diressi verso la piscina. Avevano allestito una specie di buffet lì fuori, che veniva costantemente rifornito di carne alla griglia fatta da dei ragazzi, uno di loro in quel momento gridò «Arriva quella appena cotta!!» ci fu una corsa per riuscire a prenderne un pezzo e io mi ritrovai in mezzo «Ahia, era il mio piede!» qualcuno mi diede una spinta che mi fece sbattere contro altre persone «Scusa, mi hanno spint— Ehi attenti!» cercai di evitare un ragazzo con una bottiglia di birra in mano e nel farlo mi avvicinai pericolosamente al bordo della piscina, mi scivolò il piede che mi fece perdere quel poco di equilibrio che mi rimaneva. Poi una mano mi afferrò per il braccio e mi evitò un gran tuffo. Riuscii a rimettermi in equilibrio «Grazie, se non fosse stato— Oh.» avevo alzato gli occhi per vedere in faccia il mio "salvatore" «Lucas.»
«Tutto bene?»
«Sì, io… Avevo solo perso l'equilibrio, grazie.»
«Quando mettono in tavola la carne impazziscono tutti eh?» mi sorrise. 
«Già… Grazie al cielo sono vegetariano!» chiusi la bocca, io e la mia incapacità di avere un filtro tra testa e bocca, in più la vicinanza con Lucas non aiutava di certo, gran bella mossa Cassie, davvero brava. Lucas rise «Già magari dovrei diventarlo anche io!» si grattò la nuca imbarazzato «Senti… Ti va qualcosa da bere? Non sarai anche astemia??»
«Io veramente…» volevo dirgli che stavo aspettando Helena e che non potevo perché... O ma a chi importava dopotutto? «Certo, perché no?»
«Andiamo.»
Ci recammo in cucina lui prese due bicchieri ci verso qualcosa dentro e me ne porse uno «Vieni, ho visto un divanetto libero da questa parte. Così possiamo scambiare due parole!» io in tutta risposta annuii meccanicamente. 
 
Avevo perso il senso del tempo, avrebbero potuto passare anni e per me quello che avevo passato con Lucas sarebbero rimasti comunque secondi. Avevamo parlato di tutto un po', mi aveva raccontato di lui e delle sue passioni, di professori in comune (faceva un'ottima imitazione di quello di storia!) e poi aveva chiesto di me e della mia famiglia, dei miei interessi. 
«Mi dispiace sai?»
«Per cosa?»
«Per come ti avevo trattata tanti anni fa, sai con la storia del bacio e tutto…»
«Eravamo piccoli, non ti preoccupare.»
«Sì, ma mi dispiace!»
«È acqua passata ormai, davvero!» che bugiarda, ma a quanto pare fui brava a mentire, perché non tornammo più sull'argomento, come se fosse davvero superato. Ci fu un silenzio un po' imbarazzante, nessuno parlava e nessuno dei due sapeva come continuare, finché Lucas non si avvicinò un poco prendendomi una mano «Adesso potremmo bhè… Ricominciare.» sorrise e io mi sentii morire «Cancelliamo il passato e…» fece una pausa come per prendere coraggio «…Ti va di ballare?»
«Io non sono capace!» risi
«E allora siamo un due! Vieni.» mi tese la mano che io prontamente afferrai e ci dirigemmo verso il cortiletto interno che era stato trasformato in pista. C'era già un sacco di gente che ballava, Lucas mi fece fare un giro su me stessa e poi mi lasciò la mano. Iniziammo a ballare come ci capitava, ridendo.
Era come se esistessimo solo noi due e tutti gli altri fossero solo il contorno, il paesaggio che fa da scena a due opere d'arte. Buttai la testa indietro e e feci una giravolta su me stessa, sulle note della canzone. Lucas si avvicinava sempre di più e io ero felice. 
Voltai la testa e vidi Liam che ci guardava, il suo sguardo bruciava e se avesse potuto probabilmente mi avrebbe incenerito con gli occhi. Con due lunghe falcate mi raggiunse e mi afferrò per il polso strattonandomi «Cassidy!»
«Ma che?!» e mi trascinò via da Lucas e da quel momento felice. 
«Cosa vuoi?» dissi cercando di divincolarmi, ma la sua presa era ferrea. 
«Lasciala, non vuole venire!» cercò di dire Lucas, ma Liam lo interruppe «Stanne. Fuori.» sibilò e poi mi trascinò via. 
«LIAM!» urlai, ma lui non mollò la presa finché non raggiungemmo un posto più tranquillo e lontano dalla pista. Mi lasciò il polso e mi guardò con odio profondo ma non disse nulla. «Posso sapere cosa ti è preso? Io e Lucas stavamo—»
«Lo so!» mi interruppe.
«Sai cosa?!»
«Cosa stavate facendo!»
«E allora qual era il problema?» continuavo a massaggiarmi il polso che mi doleva ancora, Liam abbassò lo sguardo. 
«Mi dispiace, non volevo farti male… Farvi scusa… Scusate.» sembrava confuso, quasi perso, ma ero troppo arrabbiata per chiedere spiegazioni «Allora? Cosa vuoi?»
«Io…» guardò qualcosa alle mie spalle «Quella non è Helena?» mi girai di scatto «Oh no.» c'era un coro che gridava “Hel! Hel! Hel!” ad una ragazza sul tavolo che stava improvvisando una spogliarello, corsi verso di lei cercando di farmi largo tra la gente «Helena! Scendi subito!» cercai di gridarle ma era inutile.
«Non sapevo fosse una meretrice.» commentò Liam. 
«Che cosa? No, lei non è proprio niente! E ora aiutami a portarla giù!» 
«Faccio io!» e così dicendo Liam salì sul tavolo e con un «Lo spettacolo è finito!» se la caricò in spalla e la portò giù. Grugniti di disapprovazione si levarono dalla stanza, ma tempo un minuto e la calca si era volatilizzata. Facemmo sedere Helena sul divano «Stai bene?» lei scoppiò a ridere «Mai stata meglio! Dovreste provare anche voi!»
«No grazie… Adesso dobbiamo—»
«Nemmeno tu principe vuoi provare?» chiese Hel a Liam, ci fu un momento di silenzio dove lui non rispose ma guardava nervosamente prima me e poi Hel «Sei il principe di sexyville!» e scoppiò di nuovo a ridere, tirai un sospiro di sollievo, era solo molto ubriaca «Forse è meglio se andiamo.» 
«Hai ragione.» concordò con me Liam «Non vorrei mai che cadesse in un matrimonio sconveniente.» lo guardai con una faccia stranita «Che c'è?! Cosa ho detto?»
«Niente, lascia stare!» trattenevo a stento le risate. Aiutai Liam ad alzare Hel e ci recammo verso la porta «Chiamo un taxi!» dissi tirando fuori dalla borsa il cellulare. 
«Aspetta Cassie!» mi voltai e vidi Lucas dietro di me «Lucas!»
«Ve ne andate?»
«Già!»
«Non siete rimasti molto, a Lucinda dispiacerà un sacco.»
«Bhè mandale i nostri riguardi. Ora andiamo.» ci interruppe Liam con ancora Hel che continuava a ridere caricata sulla schiena.
«Ok. Non è giornata per te eh? Ci vediamo a scuola Liam.» si guardarono con astio e poi Lucas si rivolse a me «Chiamami quando vuoi.» mi sorrise e si chinò su di me lasciandomi un bacio sulla guancia. Gli sorrisi imbarazzata e poi mi venne in mente una cosa «Ma io non ce l'ho il tuo numero!» gli urlai proprio mentre stava per scomparire, lui si girò e mimò con la bocca "La tasca" e andò via.
Misi la mano in tasca e sentii un pezzo di carta, sorrisi felice «Abbiamo finito?» chiese Liam e poi uscì.
Mi sembrava di vivere in una bolla, era stata una serata perfetta, a parte per Liam, ma Lucas mi aveva chiesto scusa, poi mi aveva dato il suo numero e…
«Come ci torniamo a casa?» chiese piatto Liam. 
«In taxi. Dovrebbe arrivare a momenti.»
«Non sto neanche a chiedervi cos'è.»
«Cosa ti ho fatto ora? Mi sembra di esserti stata abbastanza lontana questa sera!»
«Certo eravate impegnata a stare incollata a qualcun altro! Avete lasciato che la vostra amica bevesse chissà quanti bicchieri di sidro e che si mettesse in imbarazzo davanti a tutti. E ora io devo caricarmela sulle spalle. Mi chiedete ancora cosa avete fatto?» guardai Liam con disprezzo «Io non—»
«Vomito!» Liam buttò giù Helena appena in tempo, un attimo dopo era a carponi sul marciapiede che rigettava tutto quello che aveva bevuto. Iniziarono a gravarmi sulle spalle le parole di Liam, i sensi di colpa iniziarono a farsi sentire. Massaggiai Hel sulla schiena «Mi dispiace…» in quel momento un taxi si fermò davanti a noi, Liam aprì la porta e fece entrare Helena, io dissi al taxista l'indirizzo e poi salii con loro sul taxi. 
Cosa stavo dicendo prima? Ah sì. Gran bella festa. 
 
 
Ei bella gente!
Allora come prima cosa vorrei ringraziare di cuore acquario27, LUNA5 e Amelia_ per aver lasciato una recensione! Vi ringrazio davvero di cuore <3 e sono contenta che vi sia piaciuta! Vorrei anche ringraziare chi l'ha inserita tra le storie seguite e tra quelle preferite! E poi naturalmente tutti quelli che si sono fermati un attimo per leggerla! Y'all made my day!
Comunque tornando alla storia, stanno iniziando un po' di cose, Liam si comporta in modo strano e anche Lucas sembra aver cambiato opinione su Cassie. E per quanto riguarda la "Trance" di Cassidy? Chi saranno quelle persone? E che cosa significa? 
Penso dovrete continuare a leggere! 
Per ora riesco ad aggiornare abbastanza in fretta, ma non garantisco che continuerò con questo ritmo hahah!
Una buona giornata a tutti voi! ;)

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Capitolo 5
*** Il giorno dopo. ***


Mi girai nel letto, Helena stava ancora dormendo, quando si sarebbe svegliata si sarebbe trovata con un gran mal di testa, e magari con una specie di amnesia sulla serata di ieri. Mi alzai, dovevo pensare a tutto quello che era successo ieri, in particolare a Lucas, avevo lasciato il suo biglietto sulla scrivania. Non avrei mai avuto il coraggio di chiamarlo. Scesi in cucina, avrei preparato la colazione per tutti, magari facendo qualcosa sarei riuscita a capire cosa fare, ma qualcuno mi aveva già preceduto. 
«Oh, ciao.»
«Buongiorno… Ho preparato la colazione.» c'era un odore di bruciato terribile, ma cercai di sorridere «E che cosa hai preparato?» 
«Carne!» e mi indicò quello che doveva essere bacon, ma che in realtà era tutto bruciato «L'ho trovata in frigo!» 
«Hai mai cucinato in vita tua?»
«Ehm, no. Perchè?»
«Quella carne è da buttare!» iniziai a ridere e Liam si rabbuiò «Dai non te la prendere! Vieni, ti mostro come si fa!» lui si alzò e mi affiancò «Allora prendi due o tre fette di bacon così…» e gli mostrai come doveva fare «… E poi le fai rosolare solo pochi minuti, devono rimanere dorate e croccanti!» le passai in padella e una volta pronte le misi in un piatto «Avanti assaggia.» 
Liam ne prese una e ne assaggiò un pezzettino, masticò lentamente e senza dire nulla «Allora?»
«Sono perfette!» disse entusiasta «Non le avevo mai assaggiate così!»
«Sono felice che ti piacciano! Ne preparo altre.»
Mentre ne mettevo altre a rosolare Liam continuava a mangiare, avrei voluto chiedergli spiegazioni per ieri, ma avevo paura che fosse ancora arrabbiato con me, così rimasi in silenzio. 
«Hai dormito bene?» fu lui a parlare «Insomma con Hel lì magari… Non so, non deve essere stato molto comodo.»
«Sì, ho dormito bene. Grazie.» poi mi resi conto di una cosa «Ehi, niente più formalità questa volta!»
«Cosa?» 
«Niente più voi, mi hai dato del tu!»
«Bhè, ho pensato che… Visto che mi hai insegnato a cucinare qualcosa potevo anche smettere di considerarti una conoscente sgradita.» lo sentii ridacchiare, alzai gli occhi al cielo e misi il bacon nel piatto e lo portai a tavola. Guardai Liam e scoppiai a ridere «Ma che cos'hai in faccia?»
«Niente!» 
«Sembra salsa!»
«Ah sì, è questa qui» e indicò il tubetto di salsa barbecue «L'ho trovata in frigo e l'ho presa. È buona!»
«Aspetta che ti dò qualcosa con cui pulirti.» afferrai un tovagliolo a fiori e glielo porsi…
 
«Vi porterà fortuna.» dissi porgendogli un fazzoletto ricamato «Prendetelo vi prego.»
«Non posso accettare io—»
«L'ho fatto per voi.»
«Grazie, non dovevate disturbarvi tanto.»
«Vincerete.»
«Se dovesse accadere…»
«Andate. Hanno chiamato il vostro nome!»
«… La vittoria sarà dedicata a voi. In ogni caso.»
«Non fatelo, il premio è—»
«So bene qual è il premio. Spero di essere battuto…»
«Non dite così.» una lacrima iniziò a scivolarmi lungo la guancia. 
«Non piangete, comunque vada il mio cuore è vostro. E la mia battaglia più grande l'ho già vinta.» mi prese la mano e la strinse fra le sue.
«Vai…» lui uscí dalla tenda, un dolore partí dal petto radiandosi in tutto il corpo. Sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei visto, ne ero sicura. Avrebbe vinto e allora sarebbe stata la fine. Gli diedi un addio silenzioso e poi me ne andai. Per sempre.
 
«Cosa…?» guardai Liam esterrefatta, ci eravamo inconsapevolmente avvicinati e ora mi bastava allungare una mano per sfiorarlo. I suoi occhi erano di un incredibile azzurro e sembravano racchiudere l'intero universo al loro interno, non ne avevo mai visti di così belli.
«Cos'era? L'hai visto anche tu?» sussurrai, avevo paura di rompere quel momento di piacevole tensione. 
«Io non—» ma fu interrotto dall'entrata di Helena in cucina «Buongiorno.» gracchiò, io e Liam ci allontanammo un poco, come se fossimo stati sorpresi a far qualcosa di sbagliato, Hel si fermò ad osservarci: eravamo ancora uno di fronte all'altro e io stavo tendendo il tovagliolo a Liam che l'aveva afferrato «Tutto bene voi due? Sembrate… Non so…» parve pensarci su per un po' «Strani.» 
Io probabilmente dovevo essere bianca come un lenzuolo perché mi sentivo la pressione sotto le scarpe, Liam fu il primo a reagire «Grazie!» tirò un poco il tovagliolo in modo che lo lasciassi e se lo mise nella tasca del pigiama «Ti abbiamo preparato la colazione Hel, speriamo vada bene.»
«Oh no. Io non mangio, qualsiasi cosa butti giù mi ritornerà sicuramente!»
«E tutta questa roba?»
«Mangiate voi. Io non riesco…» si sedette su uno sgabello «Posso…» guardò prima me e poi Liam imbarazzata «Posso sapere cosa è successo ieri?»
«Oh bhè...»
«Hai bevuto troppo sidro.» rispose Liam
«Sidro?!»
«Intende alcool!» cercai di non essere troppo allarmata, ma Hel si girò verso Liam «Ho già notato altre volte che hai un linguaggio un po' antico… Non so come dire! Qualche volta dai del voi a Cassie! Sembri strano, quasi come se arrivassi dal medioevo!» da quando Hel era diventata così sveglia?
«Forza, forse dovremmo dirglielo. Ormai l'ha capito.» disse Liam sussurrando. Scossi impercettibilmente la testa «Eh va bene. Liam proviene da una comunità.» speravo solo che funzionasse. Hel guardò con aria interrogativa Liam «Una comunità?!»
«Sì, ci sono quelle religiose e poi quelle come la sua dove… Ehm…» guardai Liam in cerca d'aiuto, ma ovviamente lui non riusciva a starmi dietro, non aveva idea di cosa fosse una comune. «Nella sua si vive come nel medioevo, vanno in giro con abiti d'epoca e parlano come si usava parlare a quel tempo… Ma non lo far sapere in giro, Liam non vuole che si sparga la voce.»
«Oh. Oh okay! Ma davvero Liam?»
«Ehh già!» disse non molto convinto
«Wow! Ma avete anche dei ruoli, cioè tu chi sei nella tua comunità?» mi voltai verso di lui incuriosita, non mi aveva mai raccontato nulla sulla sua vita prima di arrivare lì. In realtà non mi aveva mai raccontato nulla e basta. 
«Principe ereditario.»
«Questo sì che è fico!»
«Cosa?»
«Dico—» Hel si interruppe e corse in bagno. 
«Futuro re quindi?» chiesi
«Già.» non sembrava felice di parlarne, ma visto che c'eravamo avrei voluto saperne di più «Quindi sei già—»
«Scusate ragazzi, mi sarebbe dispiaciuto vomitare sul tappeto.» disse Hel tornando dal bagno e massaggiandosi lo stomaco. 
«Sì, sarebbe dispiaciuto anche a me.» risi e addentai una fetta di pane tostato e ne passai una a Liam. 
«Se non vi dispiace adesso vado a casa, magari riesco a riprendermi per domani. Ci sentiamo!»
«Ciao!» dicemmo in coro io e Liam. E Hel uscì, lasciandoci soli. Bevvi un sorso di succo d'arancia e finii la fetta di pane. E ora?
Liam si alzò «Ci saranno dei servitori che porteranno via i piatti?»
«No.»
«Oh, dove li metto?» 
«Nel lavandino, faccio poi io.»
«Okay...» sembrava che il momento in cui ci eravamo avvicinati fosse passato. La sua parte ombrosa era tornata, e non stava facendo nulla per nasconderla. Mise tutto nel lavandino e poi fece per uscire, ma si fermò davanti al caminetto a fissare una foto. 
«Perché hai un dipinto di Sir Campbell sul camino?»
«Un dipinto?» non avevo mai avuto dipinti in casa, guardai meglio «Ah no, quella si chiama foto e la si fa con un macchina che—» guardai Liam che era sempre più confuso «Va bhè, lascia perdere. Comunque è mio nonno quello! È morto che mia madre era appena nata e quindi né io e né lei l'abbiamo conosciuto.»
«Ma tu fai Campbell di cognome?»
«No, Cartier. Campbell era quello dei miei nonni e di mia madre prima di sposarsi.»
«È Sir Campbell quello. L'esiliato.»
«Cosa?»
«Ne ho sentito parlare tante volte, è stato esiliato, o meglio si auto imposto il suo esilio e nessuno da allora l'ha più visto.»
«Ti stai sbagliando. Lui è mio nonno, è morto in un incidente d'auto quando mia madre aveva pochi mesi.»
Liam parve illuminarsi. Corse su per le scale «Liam! Ma che cosa?!» gli corsi dietro e lo seguii fino in camera mia. 
«Dove hai messo il libro?»
«È qui!» lo presi dallo scaffale e glielo passai «Non lo leggere ad alta voce altrimenti—»
«Io al contrario di qualcuno so cosa succede se leggo il libro a voce alta!»
«Mi sembrava che fosse già durata troppo la tua gentilezza!» replicai velenosa. 
Mi lanciò uno sguardo glaciale e aprì il libro, sfogliò un po' di pagine e poi lo richiuse di scatto «Maledizione!»
«Cosa c'è?»
«Il tempo l'ha rovinato, non si legge più nulla, se non le ultime pagine, ma non sono quelle che ci interessano.»
«Cosa stavi cercando?»
«Cosa hai visto prima? In cucina?»
«Una ragazza che offriva un fazzoletto ad un cavaliere e—»
«Com'era la faccia del cavaliere?»
«Io… Non so, non ricordo.»
«Sei inutile allora!» urlò frustrato Liam «L'unica cosa che ti chiedo è quella di ricordarti una faccia e tu non riesci?!» si alzò in piedi e fece per andarsene «Ah certo, perché io servo solo per cucinare giusto? Trattiamola bene finché serve e poi dopo urliamole che è inutile tanto lei non è brava a far nulla!»
«Non era questo che intendevo!»
«Quello che ho visto era sfuocato e forse ero troppo agitata per ricordarmelo no? E poi perché non te la ricordi tu la faccia visto che dici tanto?!»
«Magari perché ho visto una cosa diversa?!»
«Che cosa allora??»
«Non sono affari che ti riguardano.»
«Lo sono invece! Siamo sulla stessa barca e dobbiamo trovare una soluzione insieme se vogliamo uscirne!»
«Certo. Sulla stessa barca. Ti ricordo che quello che ha fatto un salto temporale sono stato io e che tu invece sei sempre rimasta comodamente a casa tua.»
«Non è facile sai?!»
«Che cosa? Essere una ragazza della tua età? Andare alle feste e divertirti con Lucas?! Oh sì, questi sì che sono dei grandi problemi.» avrei voluto rispondergli per le rime, ma non sapevo cosa «Sei un idiota Liam.»
«Cresci Cassidy.»
«Vorrei non aver mai ricevuto quel libro.»
«E invece l'hai ricevuto. Ci devi convivere con questa cosa ora… E per il momento anche con me. Che ti piaccia o meno.»
«Sparisci dalla mia vista.»
«Con piacere.»
Sbattei la porta della mia camera e pochi secondi dopo sentii un'altra porta sbattere, probabilmente quella della camera di Liam. 
Ero arrabbiata. Non poteva trattarmi così solo perché nel passato lui era un principe. Afferrai il cellulare e composi il numero e premetti il verde: aspettai. 
Uno squillo…
Due squillo…
Tre squilli…
Ma che diavolo stavo facendo? Stavo per mettere giù quando:
«Ciao Cassie!»
«Oh, eh ciao!» misi in viva voce perché mi tremava troppo la mano per tenere il cellulare. 
«Stavo quasi per non sperarci più» Lucas rise «Come stai?»
«Bene. E tu?» ero troppo tesa, non sapevo cosa dire. E se mi avesse detto che ieri aveva solo bevuto un sacco? Cosa gli avrei risposto?
«Bene! Sembri strana, sicura che sia tutto okay?»
«Sí, sono solo molto stanca e ho appena litigato con Liam.»
«Mi dispiace! È strano quel ragazzo, dovresti fare attenzione. Qualche volta ti guarda come se volesse ucciderti. E non scherzo!»
«È solo un po' frastornato, tutto qui.» aspetta, lo stavo difendendo seriamente? «È lontano da casa e la nostra è stata solo una stupida litigata. Passerà!»
«Se lo dici tu. Ascolta ti va un caffè domani dopo scuola… Solo tu ed io?»
OhMioDio. OhMioDio. «Certo!» cercai di sembrare più calma possibile «Allora ci vediamo domani!»
«Sì! A domani Cas!» mi aveva persino chiamato Cas! Nessuno mi aveva mai chiamato così! Doveva essere un sogno, per forza. Mi diedi un pizzicotto leggero sul braccio e poi mi lasciai cadere felice sul letto: domani sarebbe stata una grande giornata!
 
                                                          Liam
Entrai in quella che era diventata camera mia e sbattei violentemente la porta alle mie spalle. Quella ragazza mi faceva saltare i nervi, con lei non riuscivo mai a controllarmi. Tirai un pugno all'armadio per sfogarmi, ma tutto quello che ottenni furono delle nocche sbucciate e nient'altro. Maledizione! Pensai ai miei compagni d'armi, a mio padre e a mia madre… a Joanne. Alla fine non tutto il male veniva per nuocere no? Forse così sarebbe saltato tutto. Sorrisi a quel pensiero. Scesi sotto nel covo e mi guardai distrattamente in giro, cosa potevo fare? Andare a parlare con Cassidy neanche per idea, non dopo a quello che era successo. Anche se prima, quando eravamo, in cucina sembrava quasi che… Scossi la testa, meglio dimenticare. Presi il libro ufficiale dei guardiani e lo aprii a caso.
Io giuro solennemente di proteggere a costo della mia stessa vita il custode del libro, chiunque esso sia e qualunque corrente di pensiero abbia. Giuro solennemente di non lasciarmi mai condurre dalla rabbia cieca, ma di trovare una soluzione con l'intelletto di cui dispongo. Giuro solennemente di usare la forza a fin di bene e non di usarla per scopi personali
Quello era il giuramento che ogni guardiano, raggiunto il momento, doveva fare. Chiusi il libro. Sospirai, tutto ciò che avevo fatto era contro l'etica, non mi stavo comportando bene, forse sarebbe stato meglio mettere una pietra sopra e ripartire da zero con Cassidy. Misi la mano in tasca, tirai fuori il tovagliolo a fiori che mi aveva dato lei prima e sorrisi: dopo quello che avevo visto ne ero certo. Lei mi avrebbe salvato.
Forse era per quello che in sua compagnia diventavo una persona diversa, non cercavo di proteggerla perché era la custode, ma perché volevo farlo. Volevo che non soffrisse più, e ammetto che la sentivo più come qualcosa che mi apparteneva, che mi è sempre appartenuto. 
Risalii veloce in camera mia e uscii, mi avvicinai alla porta di Cassidy e feci per bussare quando udii una voce «Ascolta ti va un caffè domani dopo scuola… Solo tu ed io?» abbassai la mano e tesi l'orecchio, non mi piaceva quel ragazzo, proprio per niente. «Certo! Allora ci vediamo domani!» avrei scommesso la mia testa che Cassidy cercava di mantenere un tono di voce controllato, mentre in realtà se la stava facendo sotto per l'emozione. "Fa sempre così quando è emozionata per qualcosa ma deve controllarsi" disse una voce nella mia testa. Aspetta. Cosa? La conoscevo da 3 giorni sì e no, da dove saltava fuori quel SEMPRE? Rimasi ancora un po' davanti alla porta chiusa e al silenzio. Si erano salutati e si sarebbero visti il giorno dopo. Sentii una sensazione non mia espandersi in tutto il corpo. Non avevo più voglia di parlarle, l'avrei fatto domani, forse. Mi sentivo frustrato, stupido e… Perso. 
Feci dietrofront e ritornai in camera, presi il tovagliolo, lo appallottolai e lo gettai nel cestino. 
 
 
Ciao a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo! Ringrazio ancora tutti quelli che continuano a leggere/seguire. Di novità in questo capitolo c'è il punto di vista di Liam. Fatemi sapere che ne pensate! A presto, 
Suomalainen. 

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Capitolo 6
*** L'appuntamento ***


«QuandoQuandoQuandoQuando?»
«Oggi, dopo scuola!!» dissi emozionata
«Non ci credo!» avevo appena raccontato a Hel dell'appuntamento e lei stava condividendo con me la mia felicità quando Lucas si avvicinò «Ehi Cas!»
«Ciao!»
«Allora per oggi? Ci vediamo davanti al tuo armadietto a fine lezioni?»
«Va benissimo!» sorrisi
«Sei mai andata al Garden?»
«No, mai!»
«Allora ti porto lì! Fanno delle torte fantastiche!»
«A dopo!» lo guardai allontanarsi e battere il cinque a dei ragazzi. Prima di svoltare l'angolo andò quasi a sbattere contro Liam, si salutarono e poi ognuno proseguì per la sua strada; sembrava che la loro amicizia fosse nata e finita in un giorno. Proprio mentre Liam si stava avvicinando a noi una ragazza lo intercettò e lo fece fermare. L'avevo già vista in giro per la scuola, era una di quelle tipiche belle ragazze, alte e perfette. Parlarono per alcuni minuti, avrei dato qualsiasi cosa per sentire la loro conversazione. 
«Secondo te cosa si stanno dicendo?» a quanto pare anche Hel stava avendo il mio stesso pensiero. «Non ne ho idea… appena finiscono puoi chiedergli però.» dissi gelida. 
«Avete litigato?»
«Cosa te lo fa pensare?»
«Forse il fatto che lo stai guardando come se volessi affettarlo?!»
Liam e la ragazza si salutarono e lui venne verso di noi «Hel…» fece un rapido inchino con la testa «Cassidy.» non si mosse
«Allora cosa voleva Eve da te?»
«Mi ha chiesto se potevamo uscire per un caffè.»
«Quando? Dove?»
«Oggi, al Garden, dopo scuola. Ma perché tutte queste domande?!»
«Hai accettato?!»
«Sì, non volevo farla sentire rifiutata così—»
«Uuuh avete tutti e due un appuntamento oggi.» cantilenò Helena. 
«Al Garden?» mi chiese Liam
«Sì. Con Lucas.» risposi a labbra strette. Non me l'avrebbe rovinato il mio appuntamento. Proprio no. 
«Ci vediamo là allora!» fece un sorrisetto sghembo per deridermi e se ne andò. 
«Perché devono capitare tutte a me?!» dissi appoggiando la testa al mio armadietto. Che poi non la conosceva neanche quella Eve, cosa aveva accettato l'invito a fare? «Dai, mica è un'uscita a quattro! Tu starai con Lucas e lui starà per i fatti suoi!»
«Vedremo… Non potevano scegliere un altro posto però?!» dissi in tono lamentoso
«Cassie che palle! Il Garden è l'unico posto decente in città se vuoi stare tranquillo e mangiare buone torte, per di più è vicinissimo alla scuola! Quindi vivi la tua vita e non ci pensare!»
 
“Dove diavolo si è cacciato?!” Era mezz'ora che stavo aspettando Lucas davanti all'armadietto, ma di lui neanche l'ombra. Ormai la scuola si era svuotata, tutti i ragazzi erano andati a casa e mi ero vista passare davanti Liam e Eve: lei quando mi ha vista si è sporta verso Liam e gli ha sussurrato qualcosa all'orecchio e poi è scoppiata a ridere, lui non ha fatto una piega, mi ha solo guardata e poi si è voltato e sono usciti. “Aspetto altri cinque minuti e poi me ne vado.”
Continuavo a fissare l'orologio affisso alla parete… Me l'aveva fatta. Di nuovo. Chissà quanto aveva vinto questa volta con la scommessa; dovevo aspettarmelo comunque, le persone non cambiano mai troppo con il tempo. Presi il mio zaino e me lo misi a spalle, buttai un'ultima occhiata all'orologio: erano quaranta minuti che aspettavo, era ora di andare.
«Cas! Cas aspetta!» mi voltai, Lucas stava correndo verso di me con lo zaino in spalla e dei fogli in mano «Scusami, ma il professor Mogby mi ha fatto fermare per chiedermi chiarificazioni sulla mia relazione di geografia.»
«Possiamo fare un altro giorno se devi ancora fermarti!»
«No, dai! Andiamo.» uscimmo insieme da scuola e ci incamminammo verso il Garden «Allora come ti è andata oggi scuola?»
«Bene, non ho avuto niente di speciale in realtà… Tu?»
«Tutto bene! A parte quel piccolo contrattempo che ho avuto che mi ha fatto arrivare in ritardo… Mi dispiace!»
«Ma figurati! Capita!»
«Grazie di avermi aspettato comunque! Oh, siamo arrivati!» il Garden si trovava vicino al parco, aveva un enorme gazebo in ferro battuto bianco, con sotto tanti tavolini e divanetti. Mi ero fermata un attimo a guardare «Ma è bellissimo! Non avevo mai saputo dell'esistenza di questo posto!»
«Dove hai vissuto fino adesso?» mi sorrise «Dai, sediamoci!» mi prese per mano e mi condusse ad un tavolino, sussultai quasi per l'emozione, lui si girò a guardarmi incuriosito «Scusa… Non sono abituata.» lui me la riprese e mi sorrise. Sarei potuta morire e sarei stata comunque la ragazza più felice del mondo. Lucas, io, la mia mano nella sua. Oddio. Lo seguii fino ad un tavolo, ci sedemmo e solo dopo notai che era quello proprio dietro a Liam e Eve. «Oh cavolo.» sussurrai e cercai di nascondermi un po' «Cosa c'è?!» si girò e guardò Liam che lo saluto con un cenno facendo girare anche Eve che ci salutò. 
«Non hai ancora fatto pace con Liam?»
«No, non proprio…»
«Se vuoi possiamo cambiare tavolo…»
«No, va benissimo questo!»
«Volete ordinare?»
«Sì, due fette di torta alla crema di cocco e due te normali.» aveva ordinato Lucas anche per me, lo guardai perplessa poi mi affrettai a dire «No, solo una fetta di torta. Io la prendo—»
«Ti piacerà ne sono sicura! È tutto grazie.» e la cameriera se ne andò. 
«È la specialità della casa, ti piacerà.» ripeté sorridendo. Io il cocco non lo digerivo e stavo sempre male dopo averlo mangiato, ma non mi sentivo di dirglielo, non mi osavo, non dopo che lui mi aveva fatto capire quanto lo adorasse. Lo so, se ci fosse stata Hel qui mi avrebbe preso a calci, ma non volevo rovinare il momento. Guardai il tavolo di Liam e vidi Eve che rideva per qualcosa che lui le aveva raccontato.
La cameriera ci portò le nostre ordinazioni, bevvi il te parlando della relazione che Lucas doveva consegnare, presi un pezzo di torta e la mangiai, effettivamente era davvero buona, ma non potevo mangiarne altra, o avrei passato la serata a vomitare. «Allora?»
«Buona, ma io non—»
«Te l'avevo detto!» disse lui interrompendomi «Abbiamo anche gli stessi gusti in fatto di torte, non è incredibile?!» sorrisi, mamma mia quanto era bello, dopo ciò che aveva detto non glielo avrei mai detto, neanche per tutto l'oro del mondo. La mangiai molto lentamente, fra un discorso e l'altro, magari non mi avrebbe fatto così male dopotutto. 
Lucas mi stava raccontando di alcuni momenti della sua infanzia, spostai lo sguardo dietro di lui e vidi Liam sorridere e passarsi una mano fra i capelli. 
«Cas? Mi stai ascoltando?»
«Sì, scusa, mi ero incantata un attimo.» sorrisi e lo guardai negli occhi «Continua, ti prego.»
 
                                                          Liam
«Sei troppo forte!» Eve tendeva a ridere un po' troppo a tutto quello che dicevo, come se volesse farmi capire che mi trovava davvero uno spasso, ma alla fine era ok. Spostai lo sguardo alle sue spalle, Cassidy stava ascoltando qualcosa che stava dicendo Lucas e stava tentando di reprimere una risata, che poi alla fine liberò facendola quasi piangere. Era più bella quando rideva.
«Eri un quarterback nella tua vecchia scuola?» chiese Eve, riportandomi a lei. A noi. «Cosa?»
«Hai un fisico da quarterback!»
«No, niente del genere.» non sapevo neanche cosa fosse un quarterback e non avevo per niente voglia di chiederlo a lei. L'avrei chiesto a Cassidy prima o poi. 
«E allora cosa facevi per avere questi muscoli?» mi chiese lei, allungando il braccio e toccandomi il bicipite. 
 
Inutile che ti pavoneggi. I muscoli non sono tutto, conta molto più il cervello, per me.
 
Scostai il braccio e sorrisi. «Facevo tanto allenamento.» la guardai e poi spostai lo sguardo sul tavolo dietro e scorsi Cassidy che mi stava guardando, sorrisi e mi passai la mano fra i capelli. «Cas? mi stai ascoltando?» Lucas la richiamò. Che idiota. Quasi quanto il soprannome che gli aveva dato, il suo none era tanto bello com'era perché accorciarlo?! Cassidy. 
«E come ti trovi nella nostra scuola?»
«Abbastanza bene… È tutto così nuovo per me.»
«Ma le persone ti piacciono?» mi sorrise. 
«Sì, abbastanza.» spostai involontariamente lo sguardo su Cassidy e vidi che Lucas aveva allungato una mano sul tavolo per stringere la sua, e lei stava sorridendo. Felice. 
Scattai quasi involontariamente con il braccio, colpendo una tazza e facendola cadere a terra, il rumore fece girare un po' di persone e Lucas si girò verso di me. 
«Scusa Eve. Un crampo!»
«Oh, non ti preoccupare!» e rise di gusto «Capita!» 
«Tutto bene?» Lucas si era avvicinato al nostro tavolo, e dietro di lui anche Cassidy si era alzata. 
«Sì, solo uno stupido bicchiere. Non è nulla.» da quando tante storie per un bicchiere in frantumi? La mano di Lucas si era appoggiata sulla spalla di Eve «Come stai Eve?» sorrise «Non ho avuto il tempo di salutarti ancora!» e si misero a parlare. 
Cassidy mi si avvicinò «Ti sei fatto male?»
«No.» mi chinai per raccogliere i cocci
«Fatti aiutare!»
 
«Sanguinate.»
«Non è nulla.»
«Questo lo dite voi. Magari dovreste farvi vedere dal medico di corte.»
«Sto bene…»
Lei mi si avvicinò lentamente «E allora fate vedere a me, mia nonna era brava con i rimedi naturali, e mi ha insegnato qualcosa.»
«È solo una ferita superficiale, un graffio.»
«Ok, come volete.» si girò, stava per andarsene, e non potevo permetterlo. L'afferrai per il polso e la feci voltare «Dove state andando?» ti prego rimani. 
«Non c'è niente di male nel lasciarsi aiutare a volte. E non c'è neanche niente di male nel mettere da parte l'orgoglio…»
«Cosa vorreste dire con questo?»
«Penso che voi lo sappiate benissimo…» mi guardò con i suoi occhi profondi e color smeraldo «… O no?»
«Non ve ne andate.» la tirai a me, circondandole con le braccia la vita «Rimanete.» non mi rispose, distese le labbra in un sorriso, senza mai distogliere gli occhi dai miei. Con una mano le accarezzai la guancia lentamente, fino a scendere al collo. Lei socchiuse gli occhi e poi li aprì lentamente, cose per godersi il momento. Non avrei dovuto, era tutto così complicato. Stava per allontanarsi da me, eravamo già andati troppo oltre. E poi mi decisi: la strinsi di nuovo a me e posai le mie labbra sulle sue, in modo delicato. Riportai le mani sul suo volto e approfondii il bacio, feci scorrere la lingua sul suo labbro superiore, come per chiedere il suo permesso, e lei dischiuse le labbra. Portò le mani sulla mia nuca, facendole passare nei miei capelli. La baciai con passione e dolcezza alla quale lei ricambiò. Quando ci staccammo avevamo entrambi il fiato corto. Nessuno dei due parlò, io semplicemente mi persi in quei occhi color verde, verde speranza…
 
«Liam?» era stata Cassidy a chiamarmi, a quanto pare lei non aveva visto nulla questa volta «Liam?!» alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi «Sanguini.»
Occhi color smeraldo. 
 
 
Ecco il nuovo capitolo! Grazie ancora a tutti quelli che mi seguono e che recensiscono (<3). Un mega bacio!
Suomalainen. 
 

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Capitolo 7
*** Dejà-vu ***


Liam

«Non è nulla.»

«Questo lo dici tu.» la fissai per qualche secondo.

Occhi color speranza.

Il Dejà-Vu stava tornando, mi alzai, raccolsi i vetri che ancora erano rimasti per terra e li misi sul tavolo. Lucas e Eve stavano ancora parlando, meglio così, non avevo voglia anche delle loro domande.

«Lascia almeno che te lo disinfetti!»

«É solo un taglio, guarirà.» a cosa mi stavo riferendo in quel momento? Al mio dito? A quello che avevo visto? Al cuore? «Devo andare.»

«Lascia che ti accompagni...»

«No, goditi il tuo appuntamento.» lo dissi con un tono ironico senza farlo apposta, ma Cassidy non se ne accorse.

«Ma non sai dov'è la-»

«So dove abitiamo.» la interruppi, non era vero, ovviamente, non avevo la più pallida idea di dove fosse casa nostra, o meglio sua, ma in quel momento l'unica cosa che volevo fare era andarmene.

«Mi accompagni a casa prima?» mi chiese Eve con un sorriso.

«Certo. Andiamo.» presi la giacca e ci avviammo insieme verso la porta, mi girai ancora indietro per salutare: Cassidy mi stava guardando senza espressione, come se le emozioni fossero uscite dalla porta che avevo appena aperto per far passare Eve e fossero volate via, con il vento. Lucas invece sembrava arrabbiato, forse per il fatto che avessi trattato male la sua promessa. Stavo per vomitare.

«Grazie Liam. Sei propio un ragazzo di altri tempi.» sorrisi a Eve e non replicai. Un ragazzo di altri tempi, aveva detto.

 

Cassidy

«Cosa vuoi fare?» mi chiese Lucas, distolsi lo sguardo dalla schiena di Liam e lo posai su di lui.

«Quello che vuoi, possiamo andare, oppure possiamo rimanere qua...» avrei preferito rimanere, ma volevo che fosse lui a decidere. Io non decidevo, MAI. Era uno dei miei grandi difetti, non sapevo prendere delle scelte.

«Allora iniziamo ad avviarci...» Lucas prese le sue cose, mi passò la borsa e uscimmo. Stavamo camminando in silenzio, lui sembrava cambiato, quasi infastidito.

«Tutto bene?»

«Sì.» rispose telegrafico «Dove abiti tu?»

«Sempre nello stesso posto, più o meno ad un chilometro a nord dalla scuola.» lo guardai, stava guardando davanti a sè, e non stava neanche prestando attenzione a ciò che stavo dicendo.

«Lascia che ti accompagni allora.» si girò e mi sorrise. Era di nuovo cambiato, non riuscivo più a stargli dietro: prima sembrava che ce l'avesse con me e poi, un attimo dopo, ritornavamo quella coppia che cercava di conoscersi meglio per capire se potevamo essere un qualcosa di più.

«Ti hanno mai detto che sei davvero lunatico?»

«Cosa? Oh, no, mai.» mi fece l'occhiolino. Camminammo ancora un po' senza parlare, ormai eravamo quasi arrivati davanti a casa mia. Lui si guardò un po' in giro e quando finalmente sembrò aver trovato quello che cercava spostò di nuovo lo sguardo su di me «É questa casa tua?»

«Sì...» non volevo entrare, ti prego trattienimi.

«Non abiti poi così lontano da me!» sorrise sincero «Posso passarti a prendere quando vuoi. Con la macchina intendo, per la scuola.» un altro sorriso che mi fece sciogliere.

«Grazie!» ero emozionata, ciò voleva dire che voleva rivedermi nonostante l'appuntamento fosse andato così così «Ci vediamo domani allora.» mi avviai verso la porta, stavo salendo i gradini quando sentii Lucas pronunciare il mio nome. Mi girai e me lo ritrovai di fronte, con una mano mi prese per il mento facendomi alzare la testa verso di lui e mi baciò. Fu un bacio veloce, come se volesse far in fretta, solo per farmi ricordare che lui c'era. Che in quel momento mi stava baciando e che avrei sempre potuto contare su di lui.

«Scusa...» disse quasi ridendo dopo che i nostri denti sbatterono gli uni contro gli altri «A domani!»

«Ciao.» e se ne andò.

 

Entrai in casa e chiusi la porta. Lo stomaco era in subbuglio, il cuore batteva veloce e pompava sangue in tutto il corpo. Avrei scommesso tutto l'oro di questo mondo che le mie guance erano rosse come due pomodorini.

«Sei tornata anche tu alla fine.» la voce fredda e distaccata di Liam mi fece sobbalzare, mi girai e lo trovai in cucina seduto vicino alla finestra intento a mangiarsi una mela.

«Già.»

«Sei arrabbiata con me per caso?»

«Cosa te lo fa pensare?» chiesi seccata, prima mi aveva trattato male e ora mi chiedeva se fossi arrabbiata con lui?!

«Il fatto che tu stia urlando.»

«Per colpa della tua scontrosità anche il nostro appuntamento è finito prima...»

«Potresti ringraziarmi allora... A quanto ho visto è finito piuttosto bene il vostro appuntamento.» e con la testa indicò fuori dalla finestra, il vialetto.

«Tu ci stavi spiando?!» ero furiosa. Come osava?

«Bhè, era un po' impossibile non vedervi. Anche Eve vi ha visto dalla finestra penso...» e indico una delle case di fronte alla nostra «Ma comunque, non sono affari miei giusto?»

«Hai perfettamente ragione. Impicciati degli affari tuoi e vivremo tutti meglio.»

«Tutti? Tutti chi?»

«Io e Lucas.»

«Ah, neanche una volta che uscite e già ti reputi la sua promessa. Bell'affare davvero.»

«Promessa? Ma cosa stai dicendo Liam?! La questione è che noi due ci piacciamo e non sarai certamente tu a decidere. A me lui piace, fine della storia. E farò quello che reputo giusto. Tu stanne fuori.»

«Ti sta fregando quel tipo.»

«E tu che cosa ne sai?! Arrivi da un epoca dove ti obbligavano a sposarti all'età di 10 anni e per convenienza. Cosa ne sai tu dell'amore? Cosa ne sai tu Liam?» stavo urlando, ero davvero arrabbiata. Come poteva campare giudizi così, senza alcuna prova?

A quelle parole Liam strinse la mascella e i suoi occhi si accesero di rabbia, strinse un pugno, ma rimase comunque fermo dov'era.

«E pensare che per te...» e poi si interruppe «Lascia perdere.» si alzò, buttò via il torsolo di mela e uscì dalla cucina «Io me ne vado.»

«Benissimo, vattene.» sbattei la porta della cucina per chiudere fuori Liam e la mia rabbia. Aprii il frigo e presi la prima cosa che trovai. Lo odiavo. Era sempre capace di rovinare tutto, e pensare che io avrei voluto chiedergli scusa. Non l'avrei mai fatto.

«Per quanto mi riguarda puoi andare al diavolo Liam...»

 

«Ti odio.» gli urlai in faccia.

«Lo so.» rispose.

«No, tu non sai niente. Non sai cosa vuol dire aspettare, tu non lo sai.»

«Mi dispiace io ho cercato di...»

«Non mi interessa.»

«Ascoltami... Non voglio lasciarti così... Non dopo tutto quello che abbiamo passato.»

«E cosa ti aspettavi? Che la storia si ripetesse? Che sarei sparita dalla tua vita in un secondo? Che a un tuo cenno mi sarei fatta da parte?»

«No, mi aspettavo solo che capissi. Non è facile.»

«Hai ragione. Dev'essere tremendo.» non riuscivo a guardarlo negli occhi «Facciamo così: vattene, io non mi farò più vedere, cambierò luogo e nome. Cercherò qualcun'altro, un nuovo guardiano. Ti libero dall'incarico.»

«Non voglio che tu mi liberi dal mio incarico.»

«Cosa vuoi allora? Non si può avere tutto.»

«Voglio che tu sia felice...»

«E la tua felicità? Non conta anche quella? Io sono felice quando tu sei felice!» gli gridai esasperata.

«Prima c'è il mio dovere, e poi la mia felicità.»

«Va bene. A mai più arrivederci allora.» feci un inchino e me ne andai, non mi voltai più. Sentii lui chiamarmi, diverse volte e poi urlarmi «Dove andrai?» mi fermai. Mi voltai quell'ultima volta, per vedere il dolore sul suo viso, i suoi occhi che cambiavano tonalità e diventavano più scuri.

«Non lo so. Ma per quanto riguarda te... Puoi benissimo andare al diavolo.»

Non tornai più sui miei passi.

 

Mi ritrovai a terra, a carponi. Non riuscivo più a capire quello che stava accadendo, mi rialzai a fatica, la nausea prese il sopravvento e iniziò a girarmi un po' la testa.

Salii le scale e entrai in camera distendendomi sul letto. Mi sarebbe passato.

Il libro era lì di fianco a me, mi stava guardando e chiedendo che cosa stessi combinando.

“Se solo sapessi cosa fare” pensai.

Allungai la mano e lo afferrai: sarei riuscita a leggerlo, a costo di cavarmi gli occhi.

Aprii la prima pagina.

 

In un mondo fatto di—ia, c'era un gruppo di—obili, —ati—— capirono—l—za del s—e.”

 

Era impossibile. Non si capiva niente, mi tirai un po' su per stare più comoda, quando un altro attacco di nausea mi colpì. Mollai tutto lì e uscii dalla stanza dirigendomi verso il bagno, spalancai la porta e mi trovai davanti Liam con solo un asciugamano legato a vita e tutto bagnato «Ma cosa...?! Non si usa più bussare?»

Lo scansai e feci appena in tempo a raggiungere il water che vomitai tutto ciò che avevo mangiato nelle ore precedenti; sentii Liam muoversi dietro di me e afferrarmi i capelli che mi stavano finendo davanti alla faccia e fermarmeli in una coda.

«Grazie.»

«Stai bene?» in tutta risposta mi venne un altro conato di vomito.

Aspettammo alcuni secondi e poi mi accasciai a terra, Liam non disse nulla, uscì dal bagno per poi rientrare dopo pochi minuti con un paio di pantaloncini puliti e l'asciugamano in una mano, lo appese e tornò di fianco a me.

«Come posso aiutarti?»

«Non puoi...»

«Magari hai qualche rimedio per il vomito che ti posso dare, a quanto ho visto nel tuo presente avete un sacco di cose che aiutano!» sorrisi alle sue parole, ma scossi la testa «Devo solo aspettare che mi passi. È il cocco.»

«Il cocco?»

«Mi fa sempre quest'effetto. Al Garden ho mangiato una torta al cocco...»

«Perchè l'hai fatto che sai che poi ti fa star male?»

«Lucas mi ha detto che era la loro specialità. Non volevo deluderlo.» Liam si limitò a guardarmi, ma non disse nulla e gliene fui davvero grata.

«Devi ancora vomitare?»

Scossi la testa.

«Okay, allora vieni...» si alzò in piedi e poi si chinò su di me, facendomi passare una mano sotto le ginocchia e tirandomi su. Mi portò in braccio fino in camera mia e mi depose sul letto «La mia balia diceva sempre che un sonno ristoratore poteva curare qualsiasi cosa.»

«Davvero?»

«Già...» mi fece un impercettibile sorriso. Mi misi sotto le coperte e lo guardai allontanarsi «Liam?» lui tornò indietro e si chinò su di me «Ti serve altro?»

«No, io...» lo guardai negli occhi «Mi dispiace. Non avrei dovuto arrabbiarmi così con te, ti chiedo scusa.» lacrime silenziose iniziarono a scendermi dagli occhi «Non volevo neanche insultare il vostro tempo e le vostre usanze dicendo quella cosa sui matrimoni e tutto il resto... Ero solo tanto arrabbiata, forse più con me stessa e io—»

«Stai tranquilla.» mi asciugò una lacrima e poi si sedette al mio fianco appoggiando la schiena alla testiera del letto «Anche io ti devo chiedere scusa... Mi hanno sconvolto tutti questi cambiamenti e ho trovato molto più semplice prendersela con te che con me stesso. Non è stato un comportamento corretto...» mi asciugò un'altra lacrima «Ah, e mi dispiace davvero per tua nonna... Dovevate essere molto legate.» mi fece una rapida carezza e poi sussurrò «Ora cerca di riposare...»

Chiusi gli occhi e mi tranquillizzai, Liam era sempre seduto lì, vicino a me e sembrava non intenzionato ad andarsene, per il momento. Mi sentivo sollevata, felice.

Poi mi venne in mente una cosa e poco prima di scivolare nel sonno gli sussurrai «Non è vero che ti odio.»

«Cosa?»

«Ti ho detto così solo perché mi stavi lasciando andare, ma io non ti odio.»

«Io non ti ho mai...» poi sembrò capire, mi fece una carezza sulla testa e si chinò a sussurrarmi nell'orecchio «Grazie, per me vale molto.» il sonno cadde su di me come un macigno, risucchiandomi e non lasciandomi il tempo di dire nient'altro. L'ultima cosa che sentii furono le parole di Liam.

«Neanche io avrei mai voluto lasciarti andare.»

 

Ciao a tutti!

Ci sto mettendo un po' di più in questi giorni a postare capitoli, e in particolare questo è stato un vero e proprio parto ahahha. Quindi scusatemi, davvero.

Ringrazio come sempre tutti quelli che continuano a leggere e a “perdere” un pelino del loro tempo con questa storia, ve ne sono davvero grata! Ringrazio emmegili, LUNA5 e Amelia_ che recensiscono <3 Siete mitiche davvero! E poi tutti quelli che continuano ad inserire nelle seguite e/o ricordate e/o preferite la mia storia.

Piano piano le cose stanno per prendere una certa piega e iniziano ad incastrarsi alcuni pezzi del puzzle, anche se per capire la verità ne manca ancora un pochetto (;

Un abbraccio a tutti.

Suomalainen.

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Capitolo 8
*** Pezzi di Puzzle ***


«È ora di andare.»

«Vorrei rimanere qui per sempre. Con te.»

«Io vorrei seguirti...» la guardò con dolcezza e accarezzandola.

«Non puoi. Devi rimanere qui, con...» la ragazza non riuscì a pronunciare quel nome, chiuse gli occhi e affondò il naso nel petto del ragazzo sdraiato accanto a lei.

«Non varrà mai quanto te. Lo sai questo vero?» le fece scorrere una mano sulla schiena nuda, facendola rabbrividire; la allontanò quel poco per poterla vedere negli occhi «Lo sai vero Louise?» aveva marcato il nome, come se volesse essere sicuro che la ragazza si sentisse tirata in ballo.

«Sì.» si alzò, afferrò la camicia da notte e la fece scivolare sul suo corpo nudo «Devo andare. Se mi trovano qui sei finito.» il ragazzo si alzò in tutta fretta e si portò dietro di lei, circondandola con le braccia e accrezzandogli la pancia «Di me non ti devi preoccupare» la strinse ancora di più «Non finirò nei guai.»

«Se scoprissero che io sono...»

«Non lo verranno a sapere. Io farò in modo che non lo scoprano mai!» la fece voltare e la baciò con passione un'ultima volta.

«Addio.» disse lei.

«Addio.» rispose lui.

 

Mi svegliai riposata e senza più neanche la traccia delle nausea, accanto a me c'era Liam che stava ancora dormendo, con il mio libro aperto sul petto: doveva aver cercato di leggere fino a tardi ieri.

Mi misi seduta e mi sfregai gli occhi, ma che ore erano? Presi la sveglia sl comodino e guardai l'ora: le 10.30

«COOOOOOOOSA?!» urlai, comìera possibile? Liam si svegliò di soprassalto e cadde dal letto.

«Liam, alzati! Siamo in ritardissimo per andare a scuola!»

«Lo so... Ma orami è troppo tardi per andare.» si lamentò.

«Come lo sai?!»

«Questa mattina è suonata la sveglia, ma lo spenta e ti ho lasciata dormire. Stavi dormendo troppo bene e mi dispiaceva svegliarti...»

«Ma cosa dirà Hel che non ci vedrà?»

«Penserà che sei stata male, ed è vero. Tu sei stata male.»

«Ma ora sto bene.»

«Precauzione. Come giustifica potrai poi dire “Un ragazzo psicopatico mi ha obbligato a mangiare una torta al cocco, sapendo che io ne ero allergica”.»

«Ma non mi ha obbligato!!»

«Ancora peggio: “Io ho mangiato una torta al cocco, nonostante soffra di una teribile allergia al cocco, solo per sembrare più affascinante agli occhi del ragazzo psicopatico”.» non riuscivo proprio ad arrabbarmi con lui, soffocai una risata e gli tirai un pugno sulla spalla «Smettila!» i suoi occhi azzurri brillarono per un secondo guardandomi.

Con la testa gli indicai il libro «Scoperto qualcosa?»

«Forse...» e sorrise.

«Cosa??»

«Hai ancora avuto delle visioni? Come se fossero ricordi che ti ritornano in un attimo?»

«Sì, mi è già successo un po' di volte...»

«Anche a me. Bene, ho scoperto che—» fu interrotto dalla suoneria del mio cellulare, scesi veloce dal letto e risposi «Pronto?»

«Hey Cas!»

«Lucas! Che bello sentirti!»

«Tutto bene? Oggi non ti ho visto a scuola e ho pensato di farti uno squillo per sapere se fosse successo qualcosa!»

«Nono, tutto bene! Solo un'intossicazione alimentare, ma è già passata... Devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto allergia.» guardai Liam, la sua espressione parlava da sola.

«Spero non sia stato qualcosa che hai mangiato al Garden!»

«No, figurati» gli occhi di Liam erano diventati inespressivi, ogni sentimento che prima li faceva brillare ora era svanito.

«Posso passare da te dopo scuola?»

«Certo! Puoi venire quando vuoi!»

«Non vedo l'ora di vederti Cas!»

Sorrisi come un'ebete e mi persi per pochi secondi nei miei pensieri...

Il rumore di una porta che sbatte mi fece sobbalzare «Anche io! A dopo!» chiusi in fretta la telefonata e uscii dalla mia stanza.

«Liam?» quel ragazzo doveva soffrire di bipolarismo: un attimo prima era felice e un attimo dopo se ne andava via senza dire nulla.

«Liam?» guardai in camera sua. Niente. Scesi sotto in salotto: ancora nulla.

«Liam? Dove sei?»

Entrai in cucina. Era lì, ai fornelli che spadellava «La colazione è pronta.» disse.

«Oh.» e io che pensavo fosse scappato! Mi sedetti a tavola, aveva anche apparecchiato e lui mi mise nel piatto il cibo «Ho preparato del bacon... Spero sia buono.»

Mi guardò attentamente, seguiva ogni mia singola mossa e attese il mio verdetto in silenzio. Io masticai con calma, mi presi tutto il tempo, mi divertiva troppo vederlo così teso, Liam, sempre sicuro di sè e spavaldo, adesso era sulle spine per del bacon.

«É...» feci una pausa ad effetto, facendo finta di essere in cerca di una parola non troppo offensiva «Buonissimo!»

Liam sorrise «Grazie... Ho imparato dalla migliore!» si sedette a tavola e iniziò a mangiare anche lui. Non parlammo per tutta la colazione, il rumore delle forchette e dei coltelli che raschiavano contro il piatto riempivano la cucina non lasciando spazio alle parole.

Finii di mangiare e mi lasciai andare contro lo schienale della sedia «Grazie mille!»

«Quando vuoi Cassidy.» il mio nome detto da lui sembrò aleggiare per un attimo nell'aria, come se fosse fatto di qualcosa di solido, tangibile e incredibilmente bello.

«Cosa hai scoperto?» gli chiesi, ero curiosa di saperne qualcosa in più.

«Ho tentato di leggere il libro, ma alcune parti sono davvero difficili da capire...»

«Non hai scoperto nulla di interessante vero?»

«Ho per caso detto questo?»

«No, ma tu hai—»

«Lasciami parlare Cassidy!»

«Sì, scusa... Continua.»

«Allora, come stavo dicendo, alcune parti del libro sono davvero difficili da decifrare, ma io sono riuscito a leggerne abbastanza da capire che è sempre la stessa storia.»

«Cosa? Quale storia?»

«Quella raccontata nel libro! È come se ci fossero diverse storie che però hanno sempre la stessa trama!»

«Che è?»

«Lui e lei si incontrano, si innamorano ma qualcosa va storto e alla fine il lieto fine non c'è mai.»

«Che schifo.»

«Già. Ovviamente i dettagli cambiano, ma il succo è quello.»

«Ma chi è che scriverebbe mai una storia del genere?»

«Sono al quanto convinto che non siano davvero solo delle storie... Penso che in ognuna di esse ci sia un fondo di verità.» mi guardò, come se volesse controllare bene la mia reazione, lo guardai a mia volta «In che senso?»

«Alcuni dettagli dico... In ogni storia c'è qualcosa che potrebbe essere vero; per esempio...» si alzò e prese il libro da sopra il mobile e iniziò a sfogliarlo fino ad arrivare ad una pagina con un'orecchia «In questa accenna a un regno realmente esistito, il cui Re si chiamava Sir Mcbrighton.»

«Come fai a sapere che è veramente così?»

«Quando ero piccolo quel regno confinava con il nostro e la casata reale era quella dei Mcbrighton.»

«Okay... Quindi questo è più un libro di storia che di fiabe?»

«No, non penso. Le mie sono solo supposizioni.»

«E cosa c'entra con quello che vediamo?»

«Non so te, ma io vedo sempre momenti non troppo felici... E leggendo il libro alcuni assomigliano terribilmente a quelli descritti.»

«Ma cosa potrebbe significare allora?»

«Io... Non ne ho idea.» sapeva qualcosa, ne ero sicura, ma per qualche motivo non voleva condividerla con me. Presi il libro e lo sfogliai pagina per pagina, in cerca di qualcosa, ma niente.

«Potrai anche sfogliarlo mille volte, ma non ci troverai mai nulla. È un normalissimo libro, tutti i segreti sono nascosti nelle sue parole.»

«Magari ti è sfuggito qualcosa...»

«Sì, fai tu...» Liam si alzò e iniziò a spreparare e a lavare i piatti della colazione.

«Nell'ultima visione che ho avuto il ragazzo ha pronunciato un nome...» Liam alzò la testa di scatto e mi guardò intensamente «Anche nella mia, quel giorno in cucina, ha pronunciato un nome...» non aveva mai voluto raccontarmi di quella visione, ed era la prima volta che accennava a quel momento.

«Louise vero?» chiesi speranzosa.

 

Liam

 

Non era possibile.

Avevo davvero sperato che lei avesse capito, ma no. Il nome che il ragazzo della mia visione aveva pronunciato non era Louise.

«Sì, proprio quello.» annuii

«Chi è Louise?»

«Non ne ho idea...» misi i piatti a scolare e mi sedetti vicino alla finestra. Fuori stava piovendo e le gocce scivolavano lente sul vetro.

«Forse se riuscissimo a capire chi è questa ragazza, riusciamo a capire che cosa vuole da noi giusto?»

«Immagino di sì...»

«Forse vuole il nostro aiuto per qualcosa!»

«Penso che sia semplicemente una custode che vuole insegnarti a come usare il libro senza combinare guai e attirare qui guardiani inutilmente.» avevo parlato con tono tagliente e freddo, il che fece zittire Cassidy immediatamente.

Stavo impazzendo. Non potevo più rimanere lì. Dovevo andarmene al più presto, e grazie alla notte passata sul libro avevo anche capito come fare.

«Sta arrivando lo psicolabile.» annunciai

«Chi?»

«Lucas.» il quel momento suonò il campanello e Cassidy scattò in piedi «Intrattienilo che io vado a cambiarmi!» e così dicendo salì le scale di corsa.

«Io cosa? CASSIDY!» ma ormai non mi sentiva più. Sbuffai e andai verso la porta, girai la maniglia.

«Entra Lucas.» dissi in tono piatto.

«Oh, ciao! Cas è in casa?»

«Sì, Cassidy è in casa. Scende tra poco.» lo scortai in cucina e lo feci accomodare «Ti posso offrire qualcosa?»

«No, grazie.»

«Non dovresti essere ancora a scuola?» chiesi pungente.

«E tu?»

«La domanda te l'ho fatta prima io.»

«Ero impaziente di vedere Cas.»

«Buona questa...»

«Tu non-» iniziò Lucas sporgendosi in avanti, ma fu interrotto dall'arrivo della ragazza «Ciao Lucas!»

«Cas!» si alzò e si avvicinò a lei, le fece passare un braccio intorno alla vita e l'attirò a sè baciandola con trasporto. Lei tentò di allontanarlo, ma lui la teneva stretta «Lucas... Aspetta... Lucas!» finalmente lui si staccò e la guardò negli occhi e lei con un rapido gesto della testa mi indicò.

«Potremmo avere la nostra privacy Liam?» mi sfidò Lucas

«No.»

«Cosa?»

«Penso che tu abbia capito benissimo.»

«Penso che tu debba andartene.» disse lui tagliente

«No. L'ultima volta che vi ho lasciato soli le hai fatto mangiare una torta che l'ha fatta star male.» Cassidy si irrigidì e mi lanciò uno sguardo assassino, ma Lucas sembrava troppo arrabbiato per cogliere l'allusione neanche troppo velata.

«Io sono venuto a trovare Cas, non te.»

«Guarda caso abitiamo nello stesso posto.» mi avvicinai a Lucas, sovrastandolo di almeno tre dita, ma lui non sembrò farci caso e mi venne in contro. Sentivo la sua rabbia crescere, gli osservai la mano e notai che l'aveva stretta a pugno, voleva colpirmi, dovevo solo dargli un pretesto.

«Non ne vali davvero la pena Lucas, sei solo apparenza, in realtà tu non esisti. Non sapresti batterti neanche contro un bambino.» le narici di Lucas si gonfiarono e una vena iniziò a pulsare sulla tempia destra «Idiota.»

Lucas caricò e mi colpì forte in faccia, andai a sbattere contro il tavolo e mi portai la mano sul viso, gocce di sangue mi colarono lungo la mano e finirono sul pavimento.

«Idiota a chi??» urlò furioso Lucas. Sorrisi, era troppo prevedibile quel ragazzo, non aveva fatto altro che fare il mio gioco. Aprii la bocca per ribattere, ma Cassidy mi precedette «ADESSO BASTA.» era furiosa, ma purtroppo non con chi speravo.

«Liam lasciaci soli.» sibilò

«Ti vorrei far notare che è stato lui ad avermi colpito, dovrebbe andarsene lui.»

«Tu l'hai istigato e lui ha reagito.» la guardai allibito

«Stai scherzando vero?»

«No.»

«Mi ha spaccato il labbro Cassidy.»

«Te lo sei meritato. Era venuto a vedere come stavo e tu l'hai trattato male per tutto il tempo.» fece un passo verso di me e mi puntò un dito contro il petto «Ti sei meritato quel pugno.»

«Quel ragazzo ti ha fatto uscire di senno!»

«No! Sei tu che mi fai impazzire Liam! È da quando sei arrivato che fai solo casini, non fai altro che combinare guai!»

«Io?? Io combino guai? Chi è che ha letto quel maledetto libro? Chi è che si è messa a difendere un idiota solo perchè pensa che possa nascere qualcosa fra di loro?! Bhé SVEGLIATI CASSIDY, perchè lui vuole altro da te!»

«Non osare Liam!»

«Altrimenti?» la sfidai.

 

L'afferrai per il polso «Vieni qui...» l'attirai a me e me la strinsi al petto. Lei affondò il naso nella mia camicia, le baciai i capelli e inspirai il suo profumo: sapeva di mare, di libertà, di primavera... di Lei.

 

«Cosa fai Cassidy eh? Altrimenti cosa fai?» continuai ad incalzarla.

 

Le posai le mani sui fianchi e la allontanai un po' da me, in modo da poter naufragare nei suoi occhi, le sorrisi senza distogliere lo sguardo. Portai entrambe le mani sul sul viso e con il pollice le accarezzai una guancia. Molto lentamente l'attirai a me, avvicinando le mie labbra alle sue. Mi fermai a pochissimi centimentri dal suo viso, sentivo il suo respiro che mi solleticava le labbra, la guardai di sottecchi un'ultima volta: teneva gli occhi chiusi e le labbra dischiuse...

 

«Liam non mi sfidare!»

«Non sei neanche capace ad ammettere a te stessa come stanno davvero le cose, pensi che io abbia paura di te?? Sei solo una bambina.»

Fu la goccia che fece traboccare il vaso, mi tirò uno schiaffo in pieno viso «Non osare più.»

 

La baciai. Feci scorrere la mia lingua sulle sue labbra e lei ricambiò il bacio con passione aggrappandosi alla mia camicia. La strinsi ancora più a me e dalle labbra scesi giù a baciarle il collo, il respiro si stava facendo sempre più pesante. Ritornai alle sue labbra, mordicchiandole con delicatezza, le si lasciò sfuggire un debole gemito che mi accese ancora di più.

«Ti Amo.»

 

«Vattene Liam.»

«È davvero ciò che vuoi?»

«Sì, vattene. Non ti voglio più vedere.» un dolore acuto mi prese all'altezza del petto, ebbi quasi problemi a respirare

«Se è questo che vuoi...» mi allontanai da lei e feci per uscire dalla cucina, ma sulla porta mi fermai e mi voltai un'ultima volta e feci un lieve inchino con la testa.

«Addio Cassidy.»

 

 

Saaaalve gente! Finalmente sono tornata, ho avuto millemila cose da fare e quindi questo capitolo era passato un po' in secondo piano, ma ora eccoci qui! Ringrazio sempre tutti quelli che seguono ancora la storia e che ci perdono dietro un po' di tempo <3

Fatemi sapere cosa ne pensate,

Buon giorno dopo a Ferragosto!

Suomalainen.

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Capitolo 9
*** L'Illuminazione ***


Uscì dalla porta senza aggiungere altro, non si voltò più, salì le scale e scomparve alla mia vista, e con lui anche tutta l'adrenalina che fino ad un attimo prima mi girava in corpo.

Indietreggiai fino ad appoggiarmi contro il bancone della cucina e mi portai una mano sul petto, come per contenere un dolore che non volevo uscisse in quel momento, che volevo rimanesse mio e di nessun altro.

Addio Cassidy.

Quelle ultime due parole mi stavano rieccheggiando in testa, continuavano a vorticare, a girare e a ferirmi, come tanti spilli invisibili che pungevano e laceravano. Non poteva dire seriamente giusto? Quello non era stato un Addio no? Non poteva essere.

«Tutto bene Cas?» alzai lo sguardo, Lucas mi stava guardando occhi pieni di quella che a me sembrava dolcezza e... Compassione?!

«Sì. Io—» un singhiozzo uscì prepotente, sconquassandomi il petto «S-scusa io—»

«Lascia stare.» mi disse Lucas mettendomi una mano sulla spalla e porgendomi con l'altra un fazzoletto che usai che asciugarmi gli occhi «Basta piangere, se n'è andato, non dovrai più star male.» annuii debolmente alla sua voce troppo piatta per consolare davvero, mi sedetti sullo sgabello e tirai su con il naso, mi sentivo una bambina in quel momento, una bambina capricciosa.

«Ha avuto quello che si meritava...» disse il ragazzo sedendosi di fronte a me, rivolto verso la finestra che dava sul vialetto d'ingresso e sui giardini dei vicini di fronte «Hai fatto bene.»

«No, non dovevo colpirlo. Proprio come non dovevi fare tu!» non c'era rabbia in me verso di lui e tanto meno avrei voluto incolparlo di qualcosa, ma lui la prese sul personale e subito si portò sulla difensiva «Lui voleva quel pugno, mi ha istigato!»

«Stai dicendo che hai fatto il suo gioco allora?» non so perché in quel momento stessi difendendo Liam, ma sì, lo stavo facendo.

«No! Dico solo che gli ho dato ciò che voleva!»

«E non è dire la stessa cosa?» il ragionamento di Lucas non aveva né capo né coda,e probabilmente se n'era accorto pure lui, perché poco per volta la vittoria che era scolpita sul suo volto stava scomparendo, lasciando spazio alla frustrazione.

Spostò gli occhi da me alla finestra che avevo dietro e rimase per alcuni secondi a fissare il vuoto. Chissà a cosa stava pensando... A Liam? Al pugno? Alla mezza vittoria che aveva ottenuto? Magari stava pensando a Me? Come se mi avesse letto nel pensiero sposto di nuovo il suo sguardo affondandolo nel mio. Sorrise e il mio mondo per un attimo si fermò; mi fece un sorriso complice, carico di significato che mi fece perdere un colpo al cuore. Tratteni per un attimo il respiro, incapace di fare altro se non guardarlo, guardare Lucas e poi il suo sorriso e scigliermi.

Ti ha già fregato una volta quel sorriso, ricordatelo... Una voce molto simile a quella di Liam iniziò a vorticarmi in testa, probabilmente era la mia coscienza e avrei dovuto ascoltarla, ma... Era Lucas il ragazzo seduto davanti a me. Era lui che mi stava sorridendo quasi come per dire che tutto sarebbe andato bene.

Spostò nuovamente lo sguardo fuori dalla finestra e la sua espressione cambiò in un secondo, si alzò di scatto, afferrò la maglia e mi si avvicinò «Devo andare Cas! Mi sono scordato di un impegno che avevo. Ti chiamo io ok?» si piegò su di me depositandomi un veloce e leggero bacio sulla fronte «Ciao Cas!»

«Ma cos—?» la porta sbettè tranciando a metà la mia frase, mi avvicinai alla finestra e seguii Lucas attraversare la strada per raggiungere la sua macchina, aprirla e poi girarsi: qualcuno aveva chiamato il suo nome. Una ragazza gli andò incontro e lo saluto calorosamente, era bionda e alta, la riconobbi quasi all'istante, era Eve, l'appuntamento di Liam. Mi scordavo sempre che abitava proprio nella casa di fronte alla nostra.

Mi allontanai dalla finestra e iniziai a sistemare la cucina per fare qualcosa, avevo troppi pensieri per la testa, una strana e brutta sensazione aveva preso in ostaggio il mio stomaco, ma cercai di ignorarla.

Afferrai il libro che ancora si trovava in cucina e salii le scale velocemente; passai davanti alla camera di Liam e mi fermai alcuni secondi indecisa sul da farsi: la porta era chiusa e sembrava non ci fosse nessuno. Feci un passo avanti e tesi l'orecchio, ma niente. Per un secondo pensai di bussare e di chiedere scusa, ma poi ci ripensai. Non ero ancora pronta per affrontarlo.

Raggiunsi la mia stanza e mi chiusi dentro, posai il libro sulla scrivania e afferrai il telefono e scrissi veloce un messaggio a Helena, chiedendole di venire, non passarono neanche due secondi che squillò il cellulare.

«Hel!»

«Ei Cassie!»

«Riesci a fare un salto fino qui? Ho bisogno di qualcuno.»

«Non hai Liam?» rise Helena

«Ecco quello è uno dei motivi per cui ho bisogno di qualcuno.»

«Afferrato! Ascolta, hai voglia di venire tu? Mia madre sta dando un po' i numeri.»

«Va bene! Mi preparo e arrivo.»

«A dopo!»

 

 

Ero sdraiata sul letto di Hel e le avevo appena finito di raccontare il mio pomeriggio movimentato «Cosa devo fare?» le chiesi in tono disperato.

«Che gran casino.» commentò lei «Penso tu debba chiedere scusa a Liam. Alla fine lui è quello che le ha prese da tutti senza un'apparente colpa!» disse infine.

«Ma io—» mi sentii spossata e stanca, cercai di alzarmi, ma mi cedettero le gambe e caddi dal letto «Cassie!!»

 

«Sei sicura di quello che fai?»

«L'unico modo è questo. Non voglio fare la stessa sua fine. Preferisco cadere nell'oblio che rimpiangere ogni giorno della mia vita la mia scelta.»

«Non è una scelta quella che hai fatto...»

«Per me lo è stato.»

«Ti terrò in vita io, nei miei ricordi. Penso di non essere forte quanto te Rosmary...»

Fra di loro calò il silenzio, tutta la loro attenzione era concentrata sulla fialetta che la ragazza teneva in mano.

«È un'addio allora questo.» sentenziò lei, il ragazzo non rispose, si limitò a distogliere lo sguardo.

«Addio Edmund.» stappò la fiala e fece un profondo respiro.

«Mi ricorderò sempre di te.»

«Io non posso dire lo stesso.» sorrise malinconica, e bevve tutto d'un sorso il liquido ambrato. Una luce accecante fece serrare gli occhi al ragazzo, che dovette coprirsi il volto con un braccio per proteggersi.

Quando tutto cessò l'unica prova che la ragazza era realmente stata lì era la fialetta sull'erba. Vuota.

 

«Cassidy!»

«Cosa... Cosa è successo?»

«Sei caduta e hai perso conoscenza...» Hel mi stava guardando con occhi sbarrati, e sembrava un fantasma da quanto era bianca.

«Penso un calo di zuccheri... Non volevo farti spaventare Hel! Scusa.» cercai di mettermi seduta e ad un trattò la visione mi colpì come poteva colpire un pugno inatteso. In modo doloroso e inaspettato, ma allo stesso tempo ti faceva prendere lucidità, ti faceva riconsiderare tutta la situazione. Capii tutto.

«Hel, devo fare una telefonata!»

«Certo... Ma prima prendi qualcosa da—»

«Non c'è tempo! Posso usare il tuo telefono?»

«Sì, ma...»

Non la lasciai finire, mi fiondai sul telefono, composi prima il pefisso e poi il numero e lasciai suonare.

Uno squillo...

Speravo fosse solo l'intuizione giusta!

Due squilli...

Avanti, rispondi rispondi!

Tre squilli...

Oh, andiamo! Da quanto ci metti così tanto?!

Quattro squilli...

«Pronto?»

«Mamma! Sono io, Cassidy!»

«Oh, ciao tesoro. Tutto bene?» era preoccupata, e capivo bene il perchè, non la chiamavo mai quando era al lavoro.

«Sì, tutto bene! Ti chiamo perché di devo chiedere una cosa...»

«Ora sono al lavoro, non puoi chiamare più tardi?»

«È urgente, è per un compito in classe! Ci vorranno pochi secondi...»

«Oh, va bene...»

«Cosa sai dirmi di mio padre?»

A rispondermi ci fu solo silenzio dall'altro lato della linea.

«Mamma, è importante...»cercai di dire in modo più tranquillo possibile.

«Tesoro, lo sai che non mi piace parlarne...»

«Lo so! Ma è davvero fondamentale che tu faccia uno sforzo!»

«Faccio fatica dopo l'incidente che abbiamo avuto.»

«Concentrati e pensaci bene.»

Mia madre si stava davvero sforzando, guardai Hel che aveva uno sguardo interrogativo, le feci segno di aspettare e che le avrei spiegato una volta finita la conversazione. Ascoltai attentamente le parole di mia madre e sorrisi.

«Grazie mamma!»

«Spero di esserti stata d'aiuto tesoro!»

«Più di quanto immagini! Ciao buona giornata!» e riattaccai.

Ridiedi il telefono a Hel e esclamai entusiasta «Ora ha tutto senso!»

«Cassie, mi fai paura... Che cosa ha senso?»

«Penso di aver capito!»

«Che cosa?! Cosa ti ha detto tua madre?»

«Hel, non posso parlare ora. Devo andare! Devo trovare Liam! Devo spiegargli!» ero eccitata, finalmente ero riuscita a trovare una pista e stavo per venire a capo del puzzle, tutti i pezzi stavano andando al loro posto. Come avevamo fatto a non accorgercene prima?

«Mi chiami appena riesci a calmarti un attimo Cassie?» mi chiese Hel.

«Sì, promesso! Ti chiamo e ti spiego tutto!»

Uscii di corsa da casa di Hel, stava piovendo a dirotto, ma non avevo tempo di aspettare l'autobus, dovevo arrivare da me il prima possibile. Mi tirai su il cappuccio e accellerai, mi stavo infradiciando, ma non mi importava.

 

Mi mancava una sola traversa e poi sarei arrivata, potevo vedere già la casa in lontanza. Forse per l'eccitazione del momento, forse per la fretta, o chissà per cos'altro, non mi accorsi minimamente dell'auto che stava arrivando.

Attraversai la strada e solo a metà mi accorsi di uno stridio di freni e un clacson che suonava all'impazzata. Mi bloccai e l'unica cosa che vidi furono due luci accecanti venire verso di me: mi prese in pieno, volai sopra il parabrezza rompendoglielo e caddi di lato. Non sentivo nulla, era come se il mio intero corpo fosse sotto effetto dell'anestesia. Guardavo ma non vedevo. Sentivo ma non ascoltavo. Il dolore non era che una minima parte di tutto ciò che mi stava accadendo. Non avevo più il controllo di me, tutto era in balia di altri.

Una voce stava urlando qualcosa a qualcuno.

E poi il buio.

 

 

 

Holaaaaaa!

Ed eccomi tornata con un altro capitolo! Iniziano a dissiparsi un po' di dubbi (Anche che sono sicura che quelli di voi che sono stati attenti hanno capito già tuuutta l'intera faccenda hahah). In questo capitolo Liam scompare completamente, e abbiamo Cassidy che riacquista il ruolo di protagonista indiscussa! Fatemi sapere cosa ne pensate!

Grazie a tutti ancora (non smetterò mai di ringraziare) per tutti quelli che seguono le infinite (dis)avventure e drammi di Cassidy e Liam, e un altro MEGA grazie ai quattro recensori <3

Buon fine settimana a tutti!

Suomalainen.

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Capitolo 10
*** La Fine (?) ***


Liam

 

Trovai uno zaino di stoffa nascosto sotto il mio letto- il letto della casa di Cassidy, meglio- e ci buttai dentro tutto ciò che credevo avrebbe potuto servirmi: gli ultimi soldi che mi erano rimasti, i vestiti del mio tempo e le armi che avevo addosso nel momento in cui Cassidy mi aveva fatto apparire nello sgabuzzino di quella casa... Mi guardai in giro, non avevo dimenticato niente lì. Scesi ancora una volta sotto nel covo e sistemai tutto in caso un altro guardiano avesse avuto poi in un futuro bisogno di qualcosa. Presi con me le erbe e le candele che servivano per il rito e risalii, speravo solo che funzionasse, perché non ne ero poi così sicuro.

Cassidy era uscita, l'avevo sentita parlare in camera sua e poi se n'era andata... Ad un tratto mi era persino parso di vedere la sua ombra davanti alla mia porta, e avevo sperato, con tutto me stesso, che venisse a bussare, le avrei chiesto scusa io, per qualsiasi cosa, anche per quella che non avevo fatto, ma doveva essere lei a venire da me... Ovviamente non era successo. L'idea di non vederla più mi fece rivoltare lo stomaco, mi sarebbe mancata, ma era la decisione migliore per tutti quanti.

Uscii dalla stanza, passando davanti alla camera di Cassidy bussai alla porta e, constatato che non ci fosse davvero nessuno, entrai e depositai sul suo cuscino una lettera. Uscii subito dopo senza più voltarmi, richiudendo, insieme alla porta, anche Cassidy fuori dalla mia vita. Non ci avrei mai più pensato, sarebbe rimasto un capitolo chiuso e incompleto della mia vita, ora avevo ben altro a cui pensare. Cosa mi sarei inventato con mio padre a proposito della sparizione? Sul libro c'era scritto come fare a tornare indietro senza aver portato a termine il compito, ma non diceva nulla sul luogo dove sarei apparso o quanti giorni dopo. Dovevo solo sperare che tutto andasse bene.

Uscii fuori in giardino e mi guardai intorno... Mi serviva un posto tranquillo e al di fuori di occhi indiscreti. Alzai gli occhi verso la casa di Eve, e proprio lì davanti notai che c'era ancora parcheggiata la macchina di Lucas: che Cassidy e lui fossero usciti a piedi?

No, impossibile. Era tutto il giorno che pioveva, era impossibile che avessero deciso di fare un passeggiata proprio quel giorno. E allora come mai la macchina di quello era ancora lì?

Lasciai lo zaino con tutta la mia roba sotto il porticato e andai verso la macchina.

Guardai dentro attraverso uno dei finestrini ma era vuota; mi voltai verso la casa di Eve, l'unica soluzione allora era...

«Non è possibile... Non può essere così stupido.» sussurrai tra me e me. Era davvero andato da Eve subito dopo la visita a casa della sua ragazza, lasciando la macchina lì in bella vista?!

Attraversai il cortile e andai sul retro della casa, volevo scoprire cosa stava combinando, se davvero era un idiota oppure se ero io che mi stavo sbagliando sul suo conto.

Eve era in cucina, riuscivo a vedere la sua chioma bionda attraverso le tende semitrasparenti della finestra, qualcuno la chiamò e lei andò in salotto portando con sè due birre.

«Non ha funzionato prima... Cosa credi che ora possa essere diverso?» mi spostai per riuscire a vedere e a sentire meglio.

«Ho capito i miei errori Eve!»

«Non lo so...»

«Oh, avanti Eve...» il ragazzo si alzò e riuscii a vederlo bene in faccia: era Lucas. Mi trattenni da andare lì e spaccargli la faccia, avevo ragione, ho sempre avuto ragione sul suo conto.

«E con Cassidy? È la tua ragazza ora!»

«A me interessi di più tu! Ho fatto tutto questo solo per riuscire a riconquistarti!»

«Mi dispiace, ma io non provo più nulla per te.»

«Ma come piccola...» Lucas si avvicinò e la prese per i fianchi, attirandola delicatamente a sè «Non ti ricordi? Io e te... Contro il mondo...» le lasciò tanti piccoli baci sul collo, per un attimo Eve socchiuse gli occhi. Era il momento di andare, avevo già sentito e visto troppo, feci per andarmene, quando sentii Eve respingere Lucas ancora una volta «Sì, me lo ricordo Lucas. Fino a quando non sei andato a letto con Leila... Tu quello te lo ricordi?!»

«Mettici una pietra sopra una buona volta!»

«No. E poi mi dispiace, ma ora il mio cuore appartiene già a qualcun altro.»

«Liam vero?!» dal tono della sua voce dedussi che era arrabbiato e frustrato «Cos'ha in più di me? Cosa Eve?»

«Lui è un vero cavaliere.» sorrisi a quelle parole e me ne andai, non volevo ascoltare nulla di più.

Ero un vero cavaliere. Pure in questo tempo se n'erano accorti, seppur per motivi ben diversi.

Andai a recuperare lo zaino e in quel momento anche Lucas uscì da casa di Eve, per un attimo ci guardammo negli occhi, alzai una mano per salutarlo con aria di sfida, lui non rispose e salì in macchina. Che codardo, anche un saluto gli fa paura ora.

Stavo quasi per andarmene una volta per tutte quando vidi una figura correre nella mia direzione, aveva un cappuccio calato sul volto, ma ci misi nulla a capire che si doveva trattare di Cassidy. Perché stava correndo? Scesi i gradini del porticato e mi tirai anche io il cappuccio della felpa sul volto, magari non mi avrebbe visto e avrebbe tirato dritto.

Feci per attraversare la strada, ma proprio in quel momento passò veloce davanti a me un'auto, che cercò di frenare, ma a causa dell'asfalto bagnato non fece altro che scivolare ed andare spedita verso la figura che sembrava non essersi accorta di nulla.

«Dannazione CASSIDY!» urlai correndole incontro e cercando di attirare la sua attenzione, ma fu questione di un attimo: lei sembrò non sentirmi, proprio come sembrò non sentire la macchina frenare, e un attimo dopo era a terra, priva di sensi.

«CASSIDY!» corsi verso di lei e cercai di scuoterla, l'uomo della macchina scese «Io... Mi dispiace... Non... La macchina...» era in stato di shock e non faceva altro che tremare. Non avevo idea di cosa si facesse in quel caso, nel mio tempo che finivi sotto ad un cavallo o a un carretto eri finito, ma qua ci doveva essere un modo per salvarla.

«Chiami aiuto!»

«Sì... Io...» poi sembrò riscuotersi, estrasse un oggetto grande la metà della sua mano e compose un numero «Pronto? Ci serve un'ambulanza... Sì...»

Smisi di ascoltarlo e mi concentrai su Cassidy «Ti portiamo in salvo adesso... Devi solo resistere.» aveva una ferita alla testa che continuava a perdere sangue, che si mischiava all'acqua che cadeva dal cielo. Mi tolsi la felpa e gliela premetti contro la ferita: non sapevo se avrebbe funzionato, ma sicuramente avrebbe rallentato il sangue.

Pochi secondi dopo arrivarono i soccorsi, dovevano essere medici, perché caricarono Cassidy in una barella e la portarono via.

«Dove sta andando?» chiesi ad un uomo in divisa che stava interrogando i pochi testimoni che avevano assistito all'incidente.

«Al General... Si trova sulla principale, non può non trovarlo.»

«Grazie.» e mi misi a correre.

 

 

Cassidy

 

Beep.

Beep.

Beep.

Ormai quel rumore mi stava trapanando il cervello, mossi la testa in modo da provare a farmelo scivolare via, ma niente.

«Cassie?» era lontana la voce, sembrava arrivare da un altro pianeta, cercai di aprire gli occhi, ma erano come se fossero incollati. Non si mossero.

«Mi era sembrato...»

«Si sveglierà, è appena uscita da sotto i ferri. Non si preoccupi signorina.»

Io ero sveglia! Avrei volito urlarlo, ma anche la bocca sembrava cucita e le corde vocali sembravano non funzionare più.

Qualcuno si mosse di fianco e me e subito dopo sprofondai di nuovo in un sonno tranquillo.

 

Luce accecante.

Tutto quello che riuscii a vedere appena gli occhi mi si aprirono.

Una terribile accecante luce.

«Cassidy?»

Voltai lentamente la testa verso quella voce. Lui era lì, che mi guardava.

«Cassidy!» ripetè con più convinzione.

«Ciao Liam.» sorrisi e lui ricambiò. Rimanemmo in silenzio per un po', ci fissavamo semplicemente, e quel silenzio ci bastava, ci sarebbe bastato per sempre.

«Liam mi dispiace.»

«Anche a me.»

«Stavo per—»

«Lo so.»

«Ma io—»

«Non mi importa.» sorrise ancora una volta e poi aggiunse «Vado a svegliare Hel, altrimenti si arrabbia se sa che hai aperto gli occhi e non le abbiamo detto niente.» e uscì veloce dalla stanza.

Lo guardai scomparire nel corridoio, cosa mi stava succedendo? Che cos'era quella sensazione nel mio stomaco? Pensai a tutto ciò che era successo prima che l'auto mi investisse. Dovevo dire a Liam cosa avevo scoperto, ma non potevo farlo lì.

«CASSIE!!» Hel mi si lanciò quasi in braccio «Sono così felice che tu stia bene!»

«Da quanto sono qui Hel?»

«Due giorni! Ero davvero preoccupata per te, non avrei sopportato l'idea che...»

«Hel sto bene! Davvero!»

In quel momento rientrò anche Liam, seguito da un medico «Buongiorno! Ci siamo svegliati eh?» mi si avvicinò e controllò tutti i vari parametri vitali, annotandoli su una cartellina «Come si sente?»

«Bene! Solo un po' intontita...»

«Quello è normale, è colpa dei farmaci! Comunque tutti i parametri sono nella norma e sembra che tu ti sia ripresa alla grande! Naturalmente dobbiamo anche ringraziare questo giovanotto...» si girò verso Liam e gli diede una pacca sulla spalla «... Che ha avuto la prontezza di togliersi la felpa e cercare di bloccare il sangue. Probabilmente saresti morta dissanguata se non fosse stato per lui.»

«Grazie Liam...»

«Dovere.» e mi guardò intensamente, come se volesse dirmi qualcosa, qualcosa che però non riuscii ad afferrare.

Il medico controllò ancora le ultime cose e poi uscì, lasciandomi con Hel e Liam.

Hel non smetteva di parlare, non faceva altro che raccontarmi di quello che era successo ripetendomelo all'infinito, chiedendo qualche volta aiuto a Liam che però rispondeva a monosillabi.

«Ah Cassie, Lucas arriverà a momenti!» disse allegra Hel.

«Cosa??» rispondemmo in coro io e Liam.

«Bhè... Scusate... Pensavo che voi... Cioè che tu Cassie fossi felice di vederlo!»

«Cassidy c'è qualcosa che dovresti—» iniziò a dirmi Liam, ma fu interrotto da una voce

«Permesso?»

«Lucas!»

«Oh... Ci siete proprio tutti eh?» disse guardando Liam con odio.

«Già.» rispose lui, ma non andò oltre e gliene fui grata.

«Questi sono per te!» e mi porse un mazzo di fiori, con un bigliettino di pronta guarigione.

«Sono bellissimi! Grazie mille Lucas!» guardai prima lui e poi gli altri, presi un bel respiro e poi feci la mia richiesta «Potreste uscire? Vorrei stare da sola con Lucas.»

«Ma veramente—»

«Per favore Hel...» cercai di comunicarle con gli occhi che era davvero importante che io e Lucas rimanessimo da soli e lei sembrò capire, perché annuì impercettibilmente e disse «Come vuoi... A dopo!» e uscì dalla stanza. Liam invece rimase ancora per qualche secondo immobile «Ci trovi fuori se hai bisogno di noi.» seguì Helena fuori e chiuse la porta.

«Come stai?» chiesi io dopo un attimo di silenzio imbarazzante.

«Bene... e tu Cas?»

«Potrebbe andare meglio!» Lucas mi fece uno dei suoi soliti sorrisi e si avvicinò per darmi un bacio, ma lo bloccai e voltai la testa.

Lui rimase interdetto «Cos'era questo?» chiese quasi con rabbia.

«Il motivo per cui ho fatto uscire Hel e Liam dalla stanza.»

«Non sai cosa stai facendo Cas.»

«Invece sì. Lo so, suonerà strano sentirlo dire, ma in questi due giorni che ho passato all'ospedale in stato di incoscienza molte cose sono cambiate... Ho riflettuto quasi inconsciamente e sono giunta ad alcune conclusioni.»

«Penso di non seguirti.»

«Mi stai solo usando non è così?»

«Cosa?!»

«Io non ti piaccio veramente. È solo un passatempo il tuo...»

«Cosa ti ha raccontato Liam?»

«Liam? Non mi ha detto nulla! È una cosa che ho capito da sola, per questo voglio finirla qui. Io non ti piaccio veramente, non so perchè tu abbia voluto uscire con me e probabilmente non lo scoprirò mai, ma è chiaro che io non ti interesso, o almeno, non in quel modo.»

«Tu mi stai mollando??» Lucas era furioso: non ferito o deluso o triste, ma furioso.

«Sì.»

«È colpa di Liam. Io giuro che lo ammazzo...» colpì il bicchiere sul comodino facendolo cadere e andare in frantumi, in quel momento si aprì la porta e Hel e Liam entrarono preoccupati «Va tutto bene?»

«Sei un bastardo!» Lucas si avventò su Liam, dandogli un pugno sul labbro e fecendolo sbattere contro il muro.

«Cosa sta succedendo qui?!» urlò un'infermiera che aveva assistito alla scena, si girò verso Lucas e gli puntò contro il dito «Se non te ne vai subito, ti ci butto io fuori.» Lui non se lo fece ripetere due volte e se ne andò.

«Sei fortunato a trovarti già in un ospedale per quel labbro» disse l'infermiera avvicinandosi a Liam.

«Non è niente, davvero...»

«Stai fermo che almeno te lo pulisco!» prese del disinfettante e dei fazzolettini e glielo pulì dal sangue, gli fece poi l'occhiolino e uscì.

«Mi dispiace Liam...»

«Non ti preoccupare! Cosa è successo tra l'altro?»

«Ho detto che dovevamo chiuderla qui.»

«Oh tesoro» Hel mi abbracciò «Come ti senti?»

«Bene... Perché ce l'aveva tanto con te Liam? Mi ha chiesto persino se mi avevi raccontato qualcosa!»

Lo vidi esitare, prendere tempo e alla fine semplicemente rispondermi «Non ne ho idea...»

 

Passammo l'intera giornata a parlare e a scherzare, sembrava che la tensione che prima si poteva tagliare con il coltello ora si fosse dissolta. Ero felice e il brutto incidente quasi si stava cancellando dalla mia memoria grazie a quei due.

Era già sera quando Hel si alzò «Devo proprio andare ragazzi, ci vediamo domani ok?»

«Certo!» l'abbracciai e la ringraziai silenziosamente e a sopresa anche Liam l'abbracciò «Ciao Helena.» Hel gli sorrise e poi uscì.

«Cos'era quello?» gli chiesi sorridendo. Possibile che mi fossi persa qualcosa fra loro due?

«Un saluto.»

«Vi rivedrete domani eh!» sentii una fitta, cos'era quella, gelosia?

Liam non rispose e distolse lo sguardo.

«Liam?» cosa stava succedendo? «Liam cosa c'è?»

Ancora nessuna risposta.

«Ascolta non c'è nessun problema se tu e Hel vi... Insomma se state ins—»

«Io ti ho salvato la vita.»

«Cosa?»

«Io ti ho salvato la vita Cassidy.» alzò lo sguardo verso di me e nei suoi occhi vidi tanta tristezza. Avrebbe preferito vedermi morta?! Stavo quasi per urlargli addosso tutto il mio schifo per lui, tutto il mio dolore, quando ad un trattò capii.

 

«Siete in pericolo?»

«In pericolo? Io? No!»

«E allora perché mi avete invocato?»

 

«Hai solo da andartene. Nessuno ti trattiene.»

«Ma non capite che finchè non porto a termine la mia missione io non vengo riportato indietro dal libro?»”

 

Era una delle prime cose che mi aveva detto. Adesso capivo il perché dell'abbraccio, adesso capivo. Iniziai a piangere silenziosamente «Non puoi! T—Tu non puoi—»

«Ti ho salvato la vita Cassidy...» mi fece una carezza «Il mio compito è finito.»

«No. Io ho ancora bisogno di te!»

«No, non ti servo più...»

«E allora perché sei ancora qui? Vuol dire che ho ancora bisogno di te!» ormai sembravo una fontana da quanto piangevo.

«Ventiquattro ore da quando hai aperto gli occhi... Questo è il tempo che mi è concesso per chiudere gli ultimi affari qui. Salutare persone e mettere tutto in ordine per il prossimo guardiano.»

«Cosa? Cosa vuol dire “prossimo guardiano”?»

«Che non tornerò mai più.»

«Ma io potrei di nuovo essere in pericolo e aver bisogno di te! Potrei di nuovo leggere il libro ad alta voce e—»

«Arriverebbe un guardiano... Ma comunque non sarei io.»

«Ma tu sei il mio guardiano!»

«Non funziona così. Noi guardiani possiamo solo essere evocati una volta...» Mi si avvicinò e mi strinse in un abbraccio «Devo andare ora...»

«Non mi lasciare. Ti prego.»

«Non ho altra scelta...» mi baciò la fronte, io soffocai un singhiozzo e mi girai dall'altra parte per non vederlo.

Lo sentii sospirare, udii i suoi passi andare verso la porta, sentii il rumore della porta aprirsi... Avrei dovuto dirgli un sacco di cose, avrei voluto farne altrettante per fargli capire che ormai il suo posto era quello, ma ero immobile, come paralizzata, dal dolore.

«Sarai la mia Custode Cassidy e io il tuo Guardiano, sempre e comunque...» continuai a non girarmi, stava esitando sulla porta, magari tornava indietro. Strinsi gli occhi e pregai.

La porta si chiuse, mi girai e sgranai gli occhi.

La stanza era vuota.

Liam se n'era andato.

 

 

 

 

Eeeehi gente!

Sono tornata! Era da un po' che non pubblicavo niente, e per questo chiedo venia, ma ho avuto delle settimane davvero incasinate haah Comunque ora eccomi qua con questo nuovo capitolo con un finale con il botto! Mi sono davvero divertita a scriverlo se devo essere sincera, anche se alla fine non è venuto esattamente come mi aspettavo!

Fatemi sapere cosa ne pensate (siete sempre super importanti per me <3).

Vi auguro una buona giornata ;)

Suomalainen.

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Capitolo 11
*** Addio. ***


Cercai di fare il più piano possibile, nessuno doveva sentirmi e nè tanto meno vedermi. Scesi dal letto e mi infilai silenziosamente le scarpe, presi la giacca che era stata appesa sull'appendino della stanza e me la infilai. Per precauzione presi ancora due cuscini nell'armadio e li infilai sotto le coperte, se qualcuno fosse venuto a controllare forse, e dico forse, sarei riuscita a fregarlo con quello stupido trucco. Controllai che il corridoio fosse vuoto e poi mi diressi a passo svelto verso le scale anti-incendio, speravo di non incontrare nessuno, ma se fosse successo avevo già la scusa pronta: volevo prendere una boccata d'aria e stare un po' da sola a pensare e quelle scale mi sembravano il posto più adatto.

Feci quelli che erano quattro piani tutti di corsa, saltando persino i gradini, avevo una fitta tremenda alla milza, ma non avevo tempo per fermarmi. Guardai l'orologio che avevo legato al polso: mancava un quarto d'ora e le ventiquattr'ore sarebbero scadute. Dovevo sbrigarmi.

Mi misi a correre fino ad arrivare alla strada principale, lì fermai un taxi e una volta salita gli dissi l'indirizzo «Cerchi di fare il più in fretta possibile» aggiunsi «È davvero importante!»

L'uomo rispose con un veloce cenno del capo e poi partì.

Speravo solo di aver ragione, se così non fosse stato l'avrei perso per sempre. Era entrato nella mia vita in un modo alquanto burrascoso, ma c'era qualcosa in lui, che nonostante tutto, nonostante le incomprensioni, gli schiaffi, le visioni, nonostante Lucas, Eve e tutto il resto, mi aveva fatto provare qualcosa. Non saprei come definire ciò che provavo... Non era amore, era più un bisogno ecco. Era un bisogno di lui, della sua voce, del suo essere sempre e comunque Liam, un bisogno di averlo accanto e di sentire la sua, per la maggior parte delle volte irritabile presenza, presenza. O forse era proprio quella la definizione di Amore?

Guardai l'ora: cinque minuti. Mancava poco a casa mia, se i miei calcoli erano esatti ce l'avrei dovuta fare.

Non pensavo di fermarlo, sapevo che se la magia era quella non ce l'avrei fatta a farlo rimanere, contavo più sul fatto che mi avrebbe portato con sè. Mi bastava avere un contatto fisico con lui e io sarei scomparsa con lui nel libro e nel tempo.

Il taxi si fermò, lanciai una banconota da venti al tassista gridando «Tenga il resto!» e corsi fuori, corsi alla porta e cercai di aprire: chiusa.

Merda. Avevo lasciato le chiavi all'ospedale. E adesso?

Mi ricordai che la nonna lasciava sempre unaa chiave di scorta sotto un vaso del giardino sul retro, io non l'avevo mai toccata, quindi speravo fosse ancora lì; corsi verso il retro della casa e iniziai a cercarla, ma nulla, forse non era sotto un vaso ma da qualche altra parte... Mi guardai intorno, cosa potevo fare? Proprio mentre stavo decisamente pensando di sfondare la porta con qualcosa, notai che la finestra del salotto era aperta, probabilmente anche Liam era entrato da lì.

Guardai l'ora: due minuti.

Mi buttai letteralmente di testa nella finestra aperta e atterrai sul tappeto rosso di mia madre. Mi alzai e pensai velocemente “Potrebbe essere in due posti: o nello sgabuzzino dove è apparso la prima volta, oppure nel covo sotto la camera degli ospiti...”. Avevo poco tempo, perciò non sarei riuscita a controllare entrambi i posti, dovevo fare una scelta. Corsi su per le scale il più velocemente possibile, la luce del corridoio era accesa, quindi probabilmente era passato di lì «LIAM!» urlai «LIAM DOVE SEI??» entrai in quella che era la sua stanza e me lo trovai davanti.

«Cosa ci fai qui Cassidy?» mi chiese con calma «Dovresti essere all'ospedale, sei ancora debole per—»

«Vengo con te Liam!» lo interruppi ansimando

«Vieni con me dove?»

«Nel tuo tempo, nel Medioevo!»

Liam sorrise in modo stanco e mi si avvicinò «Non sai cosa stai dicendo Cassidy.»

«E invece sì! È vero, ti ho odiato dal primo momento che ti ho visto e in un certo senso ti sto odiando persino ora...» feci un passo avanti verso di lui «Ma so che ti odierei ancora di più se te ne andassi senza portarmi con te.»

«Meglio l'odio che l'essermi indifferente...»

«Portami con te Liam.» Liam mi sorrise, si piego in avanti e mi sfiorò le labbra con le sue: era stato un bacio appena accennato, lieve, ma mi provocò un sacco di brividi in tutto il corpo. Liam afferrò la mia mano e la strinse nella sua, se la portò all'altezza del viso e guardò il mio orologio, era questione di secondi oramai.

Mi attirò a sè e mi fece sprofondare nel suo petto. Sarei partita con lui, avrei detto addio al mio tempo per sempre. Cosa avrebbe detto la mamma? Non l'avevo neanche salutata. E Hel? Si sarebbero presi tutti un colpo, una volta scoperta la mia scomparsa...

Mi avrebbero cercato? Avrei trovato un modo per tornare indietro? Non lo so. Ma in quel momento non mi importava, sarei stata con Liam, nel suo tempo e quello mi bastava. Forse era quello che faceva il libro, forse era già scritto nella storia e quello era il mio destino... Proprio come lo era stato per mia madre e mia nonna prima di me.

Le braccia di Liam mi accarezzavano la schiena e io mi strinsi ancora di più a lui. Dopo pochi secondi una luce iniziò ad illuminare la stanza: era arrivato il momento.

Niente sarebbe più stato lo stesso. Io non sarei stata più la stessa.

Liam mi baciò la testa e mi strinse ancora di più a sè, non mi avrebbe lasciata mai più.

«Addio Cassidy... Non odiarmi troppo ti prego.» mi sussurrò, io mi staccai quel tanto che bastava per poterlo guardare in viso, e notai che stava iniziando a scomparire, stava diventando un'immagine sfocata sempre di più «Liam! Io vengo con te!» gli strinsi la mano il più possibile, ma continuava a sbiadire sempre di più, anche sotto il mio tocco.

In quel momento capii, lui sapeva che avrei potuto provare qualsiasi cosa, ma non sarei riuscita a scomparire con lui, per quello non aveva fatto storie quando gli avevo espresso la mia volontà di seguirlo.

«Liam ti prego...» iniziai a piangere, come se potesse realmente servire a qualcosa «Non sparire...» lui portò una mano sul mio viso, quasi come per farmi una carezza, ma tutto quello che sentii fu solo un leggero soffio freddo sulla guancia e poi più niente.

«No... LIAM!!» mi alzai in preda al panico e inziai a cercare qualcosa che potesse aiutarmi a raggiungerlo, magari aveva dimenticato qualcosa che poteva aiutarmi...

“Il libro!” pensai, corsi in camera per cercarlo e fu in quel momento che vidi sul mio cuscino una lettera, con il mio nome scritto sopra in bella grafia.

La presi con mano tremante e l'aprii

 

 

Cara Cassidy,

Se stai leggendo questa lettera è perché me ne sono andato; ci sarebbero troppe cose che vorrei dirti, e per questo la risolvo non dicendoti niente, se non che mi mancherai. Tanto. Forse per te non sarà lo stesso, ma tu per me sei e sempre sarai importante...

Lo so che è stupido da dire adesso, e forse è la cosa meno appropriata di tutte, ma...

Penso di essermi innamorato di te.

 

Che il vento della fortuna spiri sempre in tuo favore e che la tua vita sia piana di gioie.

 

Addio.

Per sempre tuo,

 

Liam

Strinsi la lettera fra le mani fino a stroppicciarla e a quasi romperla. Mi lasciai cadere a terra e mi rannicchiai sul tappeto continuando a piangere.

Era vero allora.

Liam se n'era andato... E non sarebbe tornato, mai più.

 

 

Eilà!

Scusate, ci ho messo un bel po' per pubblicare un nuovo capitolo, ma tra la scuola e tutto il resto è stata davvero un periodo pieno e stressante!

Il capitolo è più corto rispetto agli altri, ma non potevo fare altrimenti.

Liam è sparito per davvero questa volta e mi dispiace dirvi che non tornerà più nel mondo moderno di Cassidy. Sorry haahah

Buona giornata a tutti!

 

Suomalainen.

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Capitolo 12
*** Destino ***


Due lunghissime settimane erano passate e io non riuscivo ancora a capire quello che mi era successo. L’unica persona che mi avrebbe fatto star meglio sarebbe stata mia nonna, lei sarebbe riuscita a spiegarmi tutto, dall’inizio alla fine, rassicurandomi “non sei pazza” mi avrebbe detto “ci siamo passate tutte”. E invece non c’era più ed era proprio a causa di questa mancanza che mi era successo tutto quello che mi era successo. Ma neanche mia madre non c’era a cui chiedere spiegazioni, e neanche Liam.
La verità era che mi mancava, davvero tanto, il che era un paradosso davvero grande visto che quasi fino all’ultimo l’avevo odiata con tutta me stessa. Forse ancora adesso l’odiavo, ma era un odio diverso: non partiva più dal cuore o dalla pancia, l’odio era nella mia testa. Era la mia testa, il mio cervello che continuavano a sussurrarmi che io quel ragazzo non l’ avrei mai più rivisto e che quindi tanto valesse che mi mettessi il cuore in pace e che lo iniziassi ad odiare come si deve...
«Cassy? Ci sei?!»
«Sì, scusami... Ero soprappensiero.» cercai di scusarmi e di sembrare non troppo tormentata agli occhi di Hel «Cosa mi stavo dicendo?»
«Dicevo che Lucas ti deve odiare davvero tanto! Insomma è andato a raccontare in giro che ti ha mollato lui perché tu eri troppo appiccicosa.»
«Ha detto davvero così?» cercai di trattenere una risata, se pensavo che ero stata innamorata di lui per così tanto tempo mi venivano i brividi. Era la persona peggiore che avessi mai conosciuto e sinceramente non me ne fregava davvero niente di quello che poteva dire in giro.
«Bhè?! Non dici niente?»
«E cosa dovrei dire? Che mi dispiace? È solo un ipocrita che non sa che fare nella sua vita, lascialo pure pensare che mi abbia lasciato lui e che ora io stia morendo dal dolore per questa perdita!»
«Da quando sei così cinica con il mondo?»
«Da sempre penso. O almeno, Liam mi ha aiutato a portar fuori il cinismo che c’era in me, dovresti ringraziare lui!» la mia affermazione fu seguita da un silenzio.
«Potremmo andarlo a trovare un giorno..»
«Chi Liam? Non credo.»
«Perché no? Andiamo lì, tu dici che sei la cugina del futuro Re e ci faranno entrare con tutti gli onori del caso. Fine.»
«Non sono ammessi estranei nella loro comune. Anche se sono parenti stretti del Re.»
«E perché  lui era uscito?»
«Per via della morte di mia nonna. Lui è potuto uscire per...» mi stavo incastrando da sola e odiavo mentire a Hel, ma proprio non avrei saputo come dirle la verità «... Dare l’estremo saluto. Sai, anche per quelli che vivono in una comune è importante una cosa del genere.»
Hel annuì sembrando soddisfatta della mia risposta è non aggiunse altro. In quel momento sentimmo il suono della campanella che segnava l’inizio delle lezioni «Cassy devo andare, mi aspetta una lunga lezione di matematica.» fece un sonoro sospiro «Verrò bocciata, me lo sento.»
«Ma non è vero! Sempre la solita pessimista. Ci vediamo dopo!» così dicendo corsi verso l’aula della professoressa Lars e mi sedetti proprio nello stesso istante in cui lei entrò.
«Buongiorno Ragazzi! Oggi parleremo di...» si girò e scrisse alla lavagna a caratteri cubitali: “DESTINO”. 
Una voce si alzò dal fondo della classe «Ma prof! È stato l’argomento della scorsa lezione!»
«Lo so! La scorsa volta abbiamo analizzato l’idea di destino secondo diversi autori della letteratura inglese... Questa volta voglio sapere cosa ne pensate voi del destino.» il silenzio era calato nella classe, la Lars si guardò intorno soddisfatta di essere riuscita a catturare l’attenzione di tutti.
«Allora? Chi vuole iniziare?» scrutò la classe «Cos’e per voi il destino? Cosa vi viene in mente quando pensate a quella parola?» lasciò che le sue parole entrassero in ognuno di noi, fece un passo indietro e si sedette sulla cattedra. 
Una ragazza della prima fila alzò la mano lentamente «Charlotte!»
La ragazza riabbassò la mano e iniziò a parlare con voce incerta «Secondo me il destino è qualcosa di immutabile... Che non può cambiare, neanche se ti ci metti d’impegno. Penso che non esista..»
«Secondo me invece esiste!» a parlare era stata una brunetta dell’ultima fila «Esiste, altrimenti tante cose che ci accadono non potrebbero essere spiegate! È la ragione per cui siamo nati in un determinato stato oppure del perché facciamo determinate cose o perché ce ne capitano altrettante!»
«E il libero arbitrio allora?» mi ritrovai a ribattere io «Il fatto che ognuno di noi abbia una scelta? E che ogni scelta porti a delle conseguenze? Secondo il tuo ragionamento tutto questo non dovrebbe esistere.»
«È tutto una grande illusione infatti! Pensiamo di essere liberi quando in realtà non lo siamo. Tutta la nostra vita è stata programmata da qualcun altro... Non siamo che marionette noi.» non ero d’accordo, secondo me tutti avevano delle scelte da fare e delle responsabilità da prendersi. Stavo per ribattere, quando mi venne in mente una cosa: avevo scelto io di essere una guardiana? No. Avevo scelto io di avere dei dejà va nei momenti meno opportuni? No. Ero stata io a volere l’arrivo di Liam nella mia vita? Era stato lui a voler essere il mio custode? No. Avevo scelto io di ricevere quel libro e di vivere tutto ciò che mi era successo fino a quel giorno? NO.
Non ero che una marionetta di qualcuno al di sopra di me, qualcuno più potente e più cattivo probabilmente visto tutto quello che stava facendo passare alle donne della mia famiglia. Quella ragazza aveva ragione: il libero arbitrio era solo un’illusione.
«Ok, allora vi faccio un’altra domanda: avete l’opportunità di sapere quale sarà il vostro destino, ma sapete anche che una volta che l’avete appreso avrete solo poco tempo e poi la vostra memoria si cancellerà e tornerete a vivere come se niente fosse. Lascereste qualcosa a voi stessi per fare in modo che anche una volta perso il ricordo di quello che avete appreso possiate comunque sapere cosa vi capiterà in futuro?»
«No. Altrimenti potrei cambiarlo e cancellare parte di altri destini inconsapevolmente.» era stata di nuovo Charlotte a parlare, la professoressa Lars annuì.
«Per me sarebbe in base al futuro che mi ritrovo.. Se è bello  non farei nulla, se invece mi aspetta un destino orribile farei di tutto per cambiarlo!» era stato Lucas a parlare questa volta. 
«Anche se in questo modo andresti contro alla felicità o addirittura all’esistenza di qualcun altro?»
«Sì, alla fine l’unica cosa che conta sono io. Il resto è secondario.» e fece un sorriso.
“Che schifo” mi ritrovai a pensare... Avrei voluto aggiungere qualcosa, ma in quel momento suonò la campanella è la Lars ci congedò con un «Mi raccomando pensateci e continueremo questo discorso la prossima volta!».

Rientrai a casa che era ormai buio, avevo passato tutto il pomeriggio con Hel a mangiare caramelle davanti ad un film, ci eravamo davvero divertite e io ero sicura che mi sarebbero venute un sacco di carie per tutto quello zucchero. 
Andai a farmi una doccia, mi infilai il pigiama e andai a mettermi sotto le coperte, non ero stanca, ma comunque dopo pochi minuti i miei occhi iniziarono a farsi pesanti e mi addormentai ancora con il libro di chimica aperto sotto la testa.

“Corri! Più in fretta! Più in fretta!”
“Non ci riesco! Mi fa male il petto, mi brucia!” Il terreno mi scivolava sotto i piedi rendendo il tutto ancora più complicato. Una mano mi afferrò per il braccio proprio mentre stavo per darmi per vinta “Sei l’unica che può farlo... Se ti arrendi ora è finirai!”
SPLASH.
Stavo nuotando, l’acqua era buia e la paura mi serrava lo stomaco in una morsa d’acciaio.
“Nuota! Avanti che siamo quasi arrivati!”
“E se non mi dovessero credere?” Feci una bracciata e iniziai ad ingoiare acqua “Aiu-“ non riuscii a finire la frase che un’onda mi sommerse. Allungai un piede in modo è sentii qualcosa di duro: il fondo! Cercai di darmi una spinta con tutta la forza che avevo in corpo per risalire in superficie..
ARIA. I miei polmoni si stavano riempendo d’aria e io tornavo a vivere. Mi guardai intorno, dove mi trovavo? Era una grotta forse... Solo un po’ troppo luminosa. Mi avvicinai allo specchio d’acqua che sembrava riflettere la luminescenza e dentro non vidi riflessa la mia immagine, ma bensì quella di un altra ragazza... Cosa stava facendo? Stava leggendo qualcosa...
Ad un tratto capii “NO, NON LO FARE!” Cercai di gridare “ASPETTA! NON SAI QUELLO CHE FAI!IL BIGLIETTO! LEGGILO!” Ma quella ragazza sembrava non sentire.
Il libero arbitrio non esiste, tutto è in mano al destino, che tu non puoi cambiare.
Quelle parole iniziarono a riecheggiarmi in testa...
“No. No, non è possibile! Deve esserci un modo!” Mi tenni la testa tra le mani in preda al dolore.
Doveva esserci un modo... Doveva esserci... Doveva...

Mi svegliai di soprassalto, ero madida di sudore e la testa mi pulsava, ma sapevo che cosa dovevo fare. Ero l’unica che era in grado di fermare quel ciclo, che poteva mettere la parola fine a tutto quello. Ero l’unica che poteva cambiare il destino alla futura guardiana del libro.
Presi una penna dal cassetto della scrivania, afferrai il Libro e lo aprii sull’ultima pagina: era bianca. Bene, aspettava giusto me.
Iniziai a scrivere in stampatello, in modo che la scritta risaltasse a chiunque l’avesse aperto in futuro:
ATTENZIONE!! NON LEGGERE MAI AD ALTA VOCE QUESTO LIBRO. CHIAMERAI DA UN PASSATO NON DEFINITO IL TUO CUSTODE E NON FINIRÀ BEN-
Una luce accecante si sprigionò dal libro, rendendomi impossibile continuare a scrivere, lasciai cadere la biro e cercai di coprirmi gli occhi...
L’ultima cosa che sentii fu la mia voce che ripeteva “Non finirà bene” e poi più nulla.





Angolo dell’autore:

Sono tornata, dopo un sacco di tempo, ma sono tornata! Spero che la storia continui a piacervi,
Pesce and Love.
Suomalainen


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Capitolo 13
*** Insieme di nuovo ***


Uno schianto, un rumore sordo e poi la mia testa sbattè contro una superficie fredda e liscia. Non so per quanto tempo rimasi lì immobile, non so se persi i sensi oppure se fu tutto questione di un attimo che a me sembrò un tempo infinito, ma appena cercai di muovermi sentii una voce provenire da qualche parte sopra la mia testa.
«Chi va là?!» cercai di mettermi seduta: la superficie fredda era quella di un pavimento di una stanza, l’unica fonte di luce proveniva dal fuoco acceso nel camino di pietra.
Qualcosa di appuntito mi puntò sulla schiena «Giratevi lentamente e non fate scherzi, altrimenti vi trafiggo con la mia spada.» mi girai il più piano possibile, non avevo idea di dove mi trovassi, ma qualcosa mi diceva che quel tizio dietro di me con la spada non scherzava affatto. 
«Non ho fatto niente, lo giuro!» dissi con voce supplicante appena riuscii a vedere l’uomo in faccia... Non poteva essere vero. Era LUI! Com’era possibile?!
«Nonno?»
«Io non ho nipoti.»
«Ho il dipinto tuo e della nonna insieme a casa, proprio sopra il  camino! Sei tu!»
«Non so di cosa state parlando, strega! Come avete fatto ad apparire dal nulla nella mia stanza?» era sempre più furioso «GUARDIE!!» urlò e tempo tre secondi la stanza fu piena di uomini con spade sguainate che puntavano contro di me.
«Aspetta nonno, sono io, Cassidy!» mi aggrappai a qualsiasi cosa mi venisse in mente per farlo ragionare: non avevo proprio voglia di finire infilzata da una di quelle lame «Tu hai avuto una figlia con Lynnette Campbell, l’avete chiamata Rosmary Anita, e poi sono nata io!» sembrò che una luce si fosse accesa nella testa dell’uomo, perché abbassò leggermente la spada e sussurro a mezza voce «Lynnette...?!»
«Sì, era mia nonna... È lei che mi ha dato il libro... È grazie a quello che sono qui.»
«Lynnette...» abbassò completamente la spada «Pensavo non fosse sopravvissuta... Pensavo che lei e nostra...» si interruppe e mi squadrò da capo a piedi «Da dove arrivi?» si soffermò sugli abiti che avevo indosso «Claire!!» 
«Sì mio signore?» una signora grassoccia e bassina fece capolino da dietro una delle guardie «Vai e prendi un abito più consono per questa ragazza. E voi...» disse riferendosi alle guardie «Non servite più, potete andare!» sparirono tutti e mio nonno senza dire una parola mi fece entrare in una delle stanze adiacenti alla sua e mi fece sedere su una sedia ricoperta di pelliccia.
«Vieni dal futuro? È lì che si è rifugiata Lynnette?» non riuscivo a capire, ciò vuol dire che mi trovavo nel Medioevo? «Ehm... Si, provengo dal secondo millennio. Quindi immagino che fosse scappata lì la nonna, ho abitato con lei fino ad un mese fa, un po' di più forse.»
«Dov’è ora Lynnette?»
«È... Morta.» dissi con voce cupa. L’uomo davanti a me si accasciò sulla sedia e si nascose il volto tra le mani, cerco di nascondere il fatto che stava soffrendo, ma il suo intero corpo era scosso dai singhiozzi «Non avrei mai dovuto lasciarla andare... È colpa mia... Tut-ta c-colpa mia!»
«No, non è vero!» mi avvicinai a lui e gli misi una mano sulla spalla «È morta dopo una vita piena di felicità grazie a te! È mancata per una grave malattia che se non fosse stata nel nostro tempo l’avrebbe portata via molto primaa!» non ne ero sicura in realtà, ma era l’unica cosa da fare per tirare su il morale a quell’uomo.
«Hai ragione. La mia è stata la decisione migliore...» si ricompose, giusto in tempo per l’arrivo di Claire «Serve una mano signorina?»
«Sì, aiutala...» e poi si girò verso di me «Lei è Claire, sarà la vostra domestica per tutto il tempo che starete qui.» si girò verso la donna «Claire, lei è...» sembrò esitare un attimo e poi aggiunse con un sorriso «... Mia nipote, Cassidy. Quando siete pronta mi trovate di là, nella sala. Penso mangerò colazione visto che qualcuno mi ha svegliato molto presto.» e mi lasciò così , con un sorriso.
«Venite signorina, sbarazziamoci di questi abiti piuttosto... Inusuali!» 
«Davvero, puoi darmi del tu e posso fare io, non ti preoccupare!» la signora mi guardò con occhi dolci e trattenne una risata «Oh no signorina! Non è conveniente per una nobildonna come voi dire cose del genere... E ora venite che vi aiuto.» non replicai nulla, era inutile discutere su quel punto e lasciai correre. Mi feci svestire con un po’ di fatica, non ero abituata e molto imbarazzata dalla situazione. Mi aiutò ad entrare in un abito color porpora, aveva un colletto di pelliccia che bordava tutto lo scollo...
«È vera questa pelliccia?» Claire mi guardò stranita e poi si mise a ridere «Certo mia signora! Mica ci sono animali finti!» “sono un’idiota” pensai “sicuramente le eco-pellicce son state inventate molto tempo dopo” «Sì, scusami... Devo essermi confusa!» mi guardai allo specchio che Claire aveva posto di fronte a me «Quest’abito è davvero bello!»
«Vi sta davvero bene signorina!» sorrise «Andate adesso, la colazione vi sta aspettando.»
«Grazie Claire! Davvero!»
La donna mi accompagnò fino alla sala dei banchetti, si fermò sulla porta e fece cenno alle guardie, che si misero sull’attenti e mi aprirono lo spesso portone in legno. Nella sala seduto a capotavola c’era il nonno che stava mangiando pensieroso servito da alcuni uomini vestiti di bianco e marrone «Cassidy!» mi accolse «Siete incantevole con quell’abito! Prendete posto e mangiate.»
«Grazie, sembra tutto stra buono!» mi sedetti è quasi mi gettai sul cibo sotto gli occhi increduli dei servitori, dopo pochi secondi mi accorsi che mi stavano osservando tutti «Qualcosa non va?» dissi subito dopo aver mandato giù il cibo che avevo in bocca.
Mio nonno sorrise e congedò tutti dalla stanza e poi parlò lentamente «Cassidy... Devi tenere a mente che solo io e te sappiamo da dove arrivi. Per questo in pubblico ti dò ancora del “Voi” e sono così formale... Sarebbe troppo difficile spiegare loro come e perché sei arrivata qui!»
«Nemmeno io lo so nonno!»
«Naturale. Cerchiamo di mantenere un certo decoro in pubblico allora Cassidy...» annuii lentamente lasciando il nonno continuare a parlare «Prima cosa: solo abiti per te! Niente pantaloni e nemmeno quello strano tessuto con cui sei arrivata...»
«Erano Jeans! A proposito, che fine hanno fatto?»
«Bruciati. Insieme al resto..»
«Cosa?! Ma sai quanto mi—?» ma non mi lasciò continuare «... Le tue caviglie Cassidy, non devono mai essere scoperte! Poi, non ti puoi buttare sul cibo in quel modo, anche se fossero giorni che non vedi un pezzo di pane. La schiena va sempre dritta, anche quando porti del cibo alla bocca. Dai del “Voi” a tutti e che siano uomini o donne, di un certo rango si intende, devi sempre inchinarti...»
«Come faccio a sapere se sono di un ceto alto?»
«Credimi, lo capirai. Gli uomini risponderanno con un baciamano... Non fare quella faccia, non è così schifoso come credi.» aggiunse non appena vide il disgusto dipinto sul mio viso e poi continuò «Se mi verrà in mente altro ti farò sapere. La vita è piuttosto diversa in questo tempo rispetto al mondo da cui provieni tu.»
«Penso di aver capito tutto...» ripresi a mangiare e poi alzai lo sguardo incrociando gli occhi di color azzurro cielo dell’uomo di fronte a me «Sono contenta di aver avuto la possibilità di conoscerti nonno.»
«Vale anche per me, sono grato alle avversità che ti hanno condotto qui da me Cassidy. Il destino ha voluto così... E che così sia, sicuramente servirò a qualcosa.»
Non potei fare a meno di pensare al discorso della Lars e al fatto che proprio cercando di andare contro il mio destino, il mio destino si stava compiendo.

Erano diversi giorni che abitavo in quel castello, non potevo uscire perché non ancora pronta secondo mio nonno a farmi vedere senza destare sospetti. Effettivamente non stavo facendo molti progressi, mi impegnavo davvero tanto, ma fra i balli da imparare, il modo esatto in cui fare la riverenza senza essere irriverente e tutto il resto, la mia testa si era presa una pausa e sembrava non voler funzionare più.
Ero a lezione di buone maniere con una tutrice  pagata dal nonno per insegnarmi l’etichetta quando un messaggio fu portato da uno dei servitori «Per Voi. È il regno del Nord che lo manda.» e lo porse al nonno, che gli diede una rapida lettura e sorrise «Penso di aver appena ricevuto una missiva molto interessante. Domani sera andremo ad una festa, farete il vostro grande ingresso in alta società Cassidy.»
«COSA?!»
«Prima o poi dovrò presentarvi ai possibili pretendenti no?»
«Ma io... Cioè non so se sono abbastanza pronta... Io non—»
«Lo siete il giusto credetemi. Vediamo di ricavarci qualcosa di buono.» mi fece un sorriso appena accennato, sapevo che non mi avrebbe promesso in sposa a nessuno, né avevamo già parlato in precedenza e a lungo di questa cosa, ma comunque doveva sembrare a tutti gli effetti un nonno responsabile che si assicura un futuro stabile per la nipote e per il proprio regno in assenza di figli maschi, persino dentro il proprio castello.
«Ben detto sire. Farò in modo che vostra nipote sarà pronta per domani.» disse la tutrice «Non preoccupatevi.»
«So che posso contare su di voi per impressionare gli Ebenruth.»
«Chi?!» il mio cuore mancò un battito
«La famiglia regnante di quel regno. Per qualche fortuita circostanza avete già avuto modo di fare la loro conoscenza?» pensai veloce, era meglio dirglielo o no? Forse mi avrebbe aiutata... O magari avrebbe cercato di salvarmi da quello che lui credeva un inevitabile destino.
«No, non so chi siano.»
«Bene. Ora andate a riposarvi un po’ e cercate Claire, lei potrà darvi consigli sull’abito!»
«Grazie» feci un inchino e me ne andai.

Domani e lo rivedo.
24 ore e sarò nuovamente con lui.
Il mio destino stava per compiersi. Forse il libro mi stava aiutando dopo tutto. 
Avrei avuto un’altra occasione.
Domani.



Sera a tutti! 
Stiamo avendo finalmente una svolta qua, o per meglio dire, stiamo avendo LA svolta.
O forse no?
Magari Cassidy ha solo fatto collegamenti sbagliati e troppo affrettati...
Comunque ragazzi stay tuned che il prossimo capitolo arriverà a breve (spero...). Ringrazio sempre chi recensisce e chi segue la mia storia, spero sempre che vi piaccia:)
Peace&Love.
Suomalainen 

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Capitolo 14
*** Mai così lontano ***


«Quanto dura il viaggio nonno?!» mi lamentai impaziente «Mi sembrano giorni che stiamo seduti in questa carrozza... Ed è così scomoda!»
«Le nobildonne non si lamentano mai, ricordalo.»
«Ma io non lo sono, una nobildonna intendo.»
«E invece sì. Essendo mia nipote, e in assenza di mia figlia in questo momento, sei la prima in linea di successione al trono del regno. Ergo sei una nobildonna»
«Il tuo cambiare continuamente persona mi confonde nonno...»
«Te lo già spiegato. In...»
«... Pubblico dobbiamo darci del voi, perché è così che conviene nella tua epoca» conclusi io la frase che avevo già sentito una marea di volte. Uno scossone della carrozza mi face sbattere la testa contro il vetro coperto dalla tendina «Ouch!» sentii l’andatura della carrozza rallentare, delle voci all’esterno, un rumore sordo e poi altre voci «Cosa succede nonno?»
«Siamo arrivati Cassidy. Preparati ad uscire.» proprio mentre il nonno smise di parlare là portici a della carrozza si aprì e una mano apparve in aiuto. Guardai il nonno che mi fece un rapido cenno d’incoraggiamento, e strinsi la mano che mi aiutò a scendere. Era un ragazzo vestito di tutto punto che mi aveva aiutato a scendere, si inchinò e esordì con un «Buonasera Milady. Spero abbiate fatto buon viaggio. Lasciate che accompagni voi e il vostro Signore alla sala del ricevimento.»
Non dissi nulla, semplicemente seguii il nonno che veniva scortato da lui lungo un corridoio che sembrava interminabile, fiaccole erano appese alle pareti per illuminare l’ambiente, conferendogli un non so che di spettrale. Le pareti erano anche piene di dipinti di uomini illustri, immaginai che fossero sovrani precedenti e vissuti in quel castello con le loro famiglie. Arrivammo davanti ad un enorme portone, il ragazzo entrò per primo, per poi uscire pochi secondi dopo «Entrate pure miei signori.» e ci spalancò le porte e nello stesso momento una voce tonante urlò «Phillip Augustus I Campbell, sovrano delle terre del Sud e sua nipote.» si aprì davanti ai miei occhi una scalinata enorme, che portava ad un sala ancora più grande piena di gente che stavano guardando nella nostra direzione. Il nonno mi afferrò la mano e me la strinse, e insieme iniziammo a scendere le scale sotto lo sguardo vigile di molti nobili, grazie al cielo poco dopo di noi furono annunciate altre persone e tutta l’attenzione nei nostri confronti svanì.
Finimmo di scendere le scale e ci ritrovammo proprio al centro della sala «Questo sì che è grandioso.»
«Attenzione a come vi esprimete... Anche i muri hanno orecchie qui.» mi ammonì il nonno, stavo per chiedergli spiegazioni quando una voce dietro di me mi fece sobbalzare «PHILLIP!» un uomo corpulento venne diretto verso di noi e abbracciò mio nonno, il quale ricambiò con altrettanto vigore «JAMES! Ne è passato di tempo!»
«E lo dici a me? Da quando ti sei autoimposto l’esilio non ti sei mai più fatto vivo!»
«È quello il punto dell’andare in esilio...» sospirò
«Ma cosa ti ha fatto cambiare idea Phillip?» mio nonno sorrise debolmente e si fece un poco da parte «Questa è mia nipote, Cassidy, è venuta a farmi visita per qualche tempo.»
Feci un profondo inchino «Lieta di fare la vostra conoscenza.» James sorrise e mi fece un rapido baciamano «Non sapevo che avevi un nipote Phillip!» e poi rivolgendosi direttamente a me « È un piacere conoscervi. Cosa vi porta da queste parti?»  non avevo la più pallida idea di cosa rispondere, ma grazie al cielo il nonno mi salvò, sviando il discorso «Cassidy, quest’uomo è James Pharetel, uno degli uomini più coraggiosi che abbia mai avuto modo di conoscere, nonché mio grande amico.»
«Tende sempre ad esagerare un po' le cose Phillip! Sono solo un uomo normale come tutti gli altri, credetemi.»
«Sicuramente se siete suo amico, non siete un uomo comune. Qualcosa di speciale avrete di certo.» sorrisi leggermente, sperando di aver detto la cosa giusta nel modo giusto, e ne ebbi la conferma quando James mi sorrise di rimando e disse «Penso che diverrete tale e quale a vostro nonno, Milady, e credetemi se vi dico che è il più bel complimento che vi potevo fare.» inclinai la testa in avanti in segno di ringraziamento e spostai leggermente lo sguardo sul nonno: vidi come l’orgoglio gli riempiva gli occhi e in quel momento fui davvero felice.
Trascorse almeno un’ora senza che facessimo niente di che, il nonno mi presentò a molte altre persone dell’alta aristocrazia, i quali erano sempre molto stupiti nel vederlo e di apprendere che aveva una nipote, alcuni di loro mi presentarono ai loro figli e facevano promettere loro che avrebbero danzato con me appena la festa avrebbe avuto inizio.
«Perché spingono così tanto sui figli?» chiesi sussurrando
«Perché siete una delle possibili candidate per il matrimonio.»
«Cosa?!»
«L’amore non esiste qua Cassidy. È tutta una questione di denaro e territori, niente di più.»
«Ma—» uno squillo di trombe interruppe ciò che stavo per dire e tutta la mia attenzione fu catturata dalle persone che stavano scendendo dalla scalinata in quel momento «La famiglia reale Ebenruth! Il nostro sovrano Charles Ebenruth, la consorte e i figli.»
Scesero dalle scale con fare regale, tutti gli occhi erano puntati su di loro, che appena finirono di scendere le scale furono accolti da un grande applauso che si spense all’istante, quando il sovrano alzò leggermente una mano «Ringrazio tutti voi di essere presenti in questo giorno speciale. Che si possano aprire le danze.» in quel momento una musica partì dall’angolo destro della sala e tutti iniziarono a spostarsi e a mettersi in posizione.
Tutto questo io l’avevo percepito, era come se in quel momento io non fossi realmente lì, o meglio, il mio corpo c’era, ma la mia testa era volata via. Stavo fissando il ragazzo dietro al re, che stava baciando il dorso della mano ad una nobildonna, sorridendogli poi affabile.
Era lui.
Liam era lì, ad un passo da me.
Non poteva essere vero. Liam, il mio Liam era lì. Io ero lì.
Noi eravamo di nuovo nella stessa stanza.

«Posso chiedervi di avere l’onore di questo ballo?» a distogliermi dai miei pensieri fu la voce di un ragazzo, il figlio del sovrano del regno dell’Ovest, che mi porse il braccio e mi sorrise «Certo.» gli posai la mano sull’avambraccio e mi diressi al centro della sala con lui, cercando di non perdere di vista Liam, cosa che fu però impossibile.
Iniziammo a volteggiare a tempo di musica «Non sapevo che Sir Campbell avesse una nipote...» sorrisi «Immagino che non abbia mai parlato molto di me.»
«Il che devo dire è strano. Qualsiasi uomo si riempirebbe il petto d’orgoglio con una nipote come voi.» e mi fece un altro sorriso. Aspetta un attimo. Cos’era quello? Un flirt? Non avevo neanche idea se esistesse allora il flirtare con qualcuno, ma sicuramente se esisteva doveva essere illegale, visto che era considerato disdegnoso scoprire le caviglie in pubblico. Decisi di dare un taglio alla cosa sul nascere «Penso che in esilio non abbia avuto molta possibilità di esprimere il suo orgoglio. O forse nel mio regno il significato della parola “esilio” è diverso dal vostro.» sorrisi affabile nonostante la frecciatina, il che penso destabilizzò un poco il principe perché rispose incerto e ridendo imbarazzato «Sì, sicuramente avete ragione...». Continuammo a danzare, ormai io avevo preso l’abitudine di sorridere e annuire, non avevo proprio voglia di continuare a sentire della storia di come lui aveva vinto nell’ultimo torneo battendo il campione in carica oppure di come aveva cacciato il cinghiale più grosso. Il ballo cambiò, ogni tre giri bisognava fare il cambio di coppia, il che mi salvo da un altro ballo con lui «Mi dispiace che si debba girare, non troverò una dama bella e gentile come voi. Verrò a richiedervi un altro ballo dopo!»
Volteggiai su me stessa e finii tra le braccia del nuovo cavaliere “spero sia almeno muto” pensai.
«Cassidy?!» alzai lo sguardo e incontrai occhi color azzurro ghiaccio «Liam...» sussurrai, non ci potevo credere, era lì e io con lui! Ero così felice! Liam invece si riprese subito e iniziò a guidarmi non appena ritorno la musica «Liam! È da tutta la sera che ti cerco, sono felice di averti trovato adesso!»
«Cosa diavolo ci fai qui Cassidy?!»
«Era il mio turno di venirti a trovare.» e sogghignai, ma Liam rimase impassibile e i suoi occhi si indurirono ancora di più «Non è uno scherzo questo Cassidy! Perché sei venuta?!»
«Pensavo saresti stato felice di rivedermi... Io... Noi non ci siamo—» non riuscì a parlare perché Liam mi interruppe duro «Tornatene a casa Cassidy, questo non è il posto per te.» la musica terminò e lui mi lasciò lì, con un sacco di dubbi e tanta rabbia in corpo.

----------------- Ciao a tutti! Ringrazio sempre tutti coloro che leggono la storia e LUNA5 che recensisce e che mi fa sapere sempre ciò che pensa, grazie davvero!
Finalmente è tornato Liam, ma perché è così freddo? Avrà usato solo Cassidy per tornare nel suo tempo? Oppure c’è davvero qualcosa sotto?
Fatemi sapere che ne pensate ;)
Peace and Love,
Suomalainen

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Capitolo 15
*** Cuore in pezzi ***


Seriamente?! Dopo tutto quello che avevo dovuto fare per trovarmi lì tutto quello che lui riusciva a dirmi era un “Tornatene a casa Cassidy”? Cercai di raggiungerlo facendomi largo fra le coppie danzanti e propinando “Scusate, permesso!” in continuazione.
Riuscii a bloccarlo un attimo prima che lui iniziasse a salire le scale «Liam!» dissi quasi con voce implorante mettendogli una mano sul braccio «Liam, ascoltami!»
«Quale parte di “Tornatene a casa Cassidy questo non è un posto per te” non hai capito? Eppure mi pare che nel tuo mondo si dica esattamente in questo modo.»
«Non ti permetto di trattarmi così, non dopo tutto quello che mi è successo!»
«Nessuno te l’ha chiesto di venire qui.»
«È stato il destino a volere così Liam, secondo te io ho chiesto a qualcuno di portarmi nel tuo tempo?»
«E allora fa in modo che il destino ti faccia ritornare a casa, perché non c’è posto per te qua.»
«Ma io non—»
«Principe Liam!» fu interrotta dall’arrivo di una ragazza, che si avvicinò a Liam e gli posò una mano sull’avambraccio «Sono ore che vi cerco...»
«Ero intento ad osservare l’apertura delle danze, scusatemi se mi son fatto desiderare.»
«Non crucciatevi, dopo tutto adesso vi ho trovato.»
Cosa. Diavolo. Stava. Succedendo.
Un attimo prima Liam mi stava praticamente insultando e adesso faceva il gentile con questa ragazza, e poi chi era lei? Sua sorella? No, non poteva essere, lei aveva dei lunghi capelli rossi che le incorniciavano un viso rotondo e con due brillanti occhi verdi vigili e attenti su tutto, era esattamente l’opposto di lui... Bhè, in realtà esistevano anche i fratelli talmente diversi da non sembrarlo.
«Oh, chiedo venia, non mi sono nemmeno presentata...» disse la ragazza rivolgendosi a me «Sono Joanne Eveliina Smiths.» e fece un leggere inchino. No, decisamente non era sua sorella. Iniziai ad agitarmi e ricambiai velocemente «Io sono Cassidy...» andai in panico sotto gli sguardi inquisitori di quei due e conclusi con un intelligentissimo «Sì, ehm, solo Cassidy.» Joanne annuì e poi si rivolse a Liam «Non mi avevate mai raccontato di avere amicizie così...» mi guardò per un attimo dalla testa ai piedi «... Particolari.»
«Non ve ne ho mai parlato perché non c’era nulla da dire. L’ho conosciuta questa sera per un caso fortuito, le stavo  augurando un buon viaggio di ritorno verso la sua dimora.» restai sbigottita, non sapevo che cosa mi stava facendo più male in quel momento: il fatto che Liam oltre a non parlarmi più e a volere il mio ritorno a casa, stesse anche facendo finta di non avermi mai visto prima, oppure l’aver scoperto che Liam, il MIO Liam, aveva un’amicizia molto stretta con un clone di Barbie medievale.
«Oh, ve ne volete già andare?! Ma i festeggiamenti non sono neanche ancora iniziati!»
«Allora penso di rimanere un po’ più a lungo...» guardai con odio Liam «... Dopo tutto i festeggiamenti non sono neanche ancora iniziati, giusto?» feci un inchino diretto ad entrambi «Se volete scusarmi, penso andrò al rinfresco, ho bisogno di sbronzarmi.» dissi più a me stessa che a loro, ma Joanne mi sentì comunque «Sbronzarvi? Cosa significa?»
«Oh, sì, giusto, è una parola che usiamo unicamente noi nel regno del Sud, significa “godersi la serata in compagnia di persone estremamente piacevoli”» vidi Liam alzare per un secondo gli occhi al cielo, ma non disse nulla «Allora spero che voi vi sbronziate per bene questa sera!» mi disse Joanne quasi cantando, piegai la testa in segno di ringraziamento e trattenendo una risata e poi mi allontanai.
Vagai per la sala senza una vera meta, qualcosa mi diceva che avrei attirato troppo l’attenzione se avessi iniziato a bere seriamente... dov’era il nonno? Mi serviva una faccia familiare in quel momento, qualcuno con cui sfogarmi...
«Siete in cerca di qualcuno?» un ragazzo davanti a me mi sorrise, mi prese la mano e ne baciò delicatamente il dorso, ero senza parole, non aveva neanche aspettato che rispondessi «Dovete essere la famosa nipote del Re Campbell, Cassidy Octavia, giusto?»
«Come fate a conoscere il mio nome?» chiesi dubbiosa, ma allo stesso tempo lusingata
«Vostro nonno è uscito dall’esilio, non si parla altro che di lui e di voi questa sera. Ma lasciate che mi introduca: sono William Teebeth.»
«Strano, mi sarei aspettata un nome molto più lungo e complesso... Tutti i nobili ne possiedono uno.»
«Allora penso di non poter essere chiamato “nobile” nel senso stretto della parola» risi nel vedere la sua faccia dispiaciuta in modo teatrale.
«Signorina Cassidy! Vi ho trovato finalmente!» oh no, di nuovo lui, il delfino del sovrano dell’Ovest «Concedetemi nuovamente questo ballo.» 
«Io veramente... Stavo per—» iniziai a balbettare, tutto ma non lui, dovevo cercare una scappatoia, ma non ce ne fu bisogno, perché William intervenne prontamente «Veramente siete arrivato troppo tardi, la signorina qui presente aveva appena acconsentito di danzare con me... Mi arrecherebbe una grande offesa sapere che adesso vuole cambiare così cavaliere.»
«Già, mi dispiace.» mi inchinai in segno di scuse al principe e poi afferrai la mano a William che mi portò a passo deciso in centro alla sala. Quando iniziò la musica iniziammo a volteggiare come se non avessimo fatto altro per tutta la nostra vita «Ve ne sarò eternamente grata, davvero.»
«Dovete fare attenzione a quello lì. Non è uno degli uomini più galanti su questa terra.»
«Come mai?»
«Credetemi, non volete saperlo.» rimasi zitta per un attimo, pensierosa, probabilmente dovevo sembrare davvero preoccupata perché dopo poco William mi sussurrò «”Date parole al vostro dolore altrimenti il vostro cuore si spezza”»
«Non sono addolorata, credetemi. Solo molto confusa...» mi fece girare su me stessa con un lieve salto e poi tornammo di nuovo a volteggiare, ma nella direzione opposta a quella di prima.
«Tutto andrà a posto da sè, non preoccupatevi troppo e godetevi la festa.»
«Come mai siete così gentile con me? Neanche mi conoscete...»
«Devo avere un motivo per essere gentile?»
«Nel mio tempo sì...» mi accorsi all’istante di ciò che avevo detto e del tremendo errore che mi ero permessa, abbassai immediatamente gli occhi e cercai di fare finta di nulla.
«Cosa intendete dire con questo?» sorrideva, ma si vedeva che non l’aveva preso come uno scherzo
«Io? Assolutamente nulla. Uno stupido gioco di parole...» la musica finì e io mi staccai da lui. Il re si era alzato dal suo posto d’onore e stava richiamando l’attenzione di tutti in sala «Posso avere la vostra attenzione? Ho qualcosa di molto importante da dire.» tutti si girarono nella sua direzione e la cosa tra me e William finì lì.
«Vorrei annunciare in modo ufficiale...» vidi Liam avvicinarsi al padre «... La prossima unione del nostro regno con quello del Sud...» un uomo nerboruto si spostò a fianco del padre di Liam «... Grazie all’unione in matrimonio di mio figlio Liam e Joanne!» la ragazza si mise vicino a Liam sorridendo felice. Tutta la sala iniziò ad applaudire, c’era anche qualcuno che urlava ”Viva i futuri sposi“ e tutti erano felici.
«Cassidy? State bene?» una mano mi strinse il braccio e mi sorresse quando le ginocchia iniziarono a cedermi.
Liam e Joanne. Joanne e Liam.
Si sarebbero sposati. Avrebbero vissuto insieme. Avrebbero avuto dei figli.
Dovevo ascoltare Liam: me ne sarei dovuta andare via nel momento stesso in cui avevo messo piede in quel tempo. Avrei dovuto dirlo subito a mio nonno, di Liam, di me, del libro, delle custodi e dei guardiani. Avrei dovuto dirgli qualsiasi cosa, sicuramente lui sarebbe riuscito ad evitarmi questa scena: Joanne che si guardava l’anello che le aveva appena donato Liam, il suo sguardo vittorioso che scrutava la folla. La felicità di tutti nell’apprendere la notizia.
«Penso che andrò a prendere una boccata d’aria.»
«Una cosa? Aspettate, vi scorto.»
Andai dritta verso le porte che davano sul porticato esterno, le aprii e in quel momento aria fredda e odore di pioggia mi riempirono i polmoni, e io scoppiai a piangere. Per la prima volta da quando mi trovavo lì piansi.

Liam

«Potrei avere la vostra attenzione? Ho qualcosa di molto importante da dire.» era arrivato il momento di renderlo ufficiale, l’intera festa era stata costruita intorno a quel momento, tutti non stavano più nella pelle, persino Joanne era tutta la sera che era particolarmente euforica, tutti erano felici. Tutti tranne me. Avevo quella sensazione addosso che non se ne voleva andare. Erano cambiate un sacco di cose, io stesso ero cambiato, e non sapevo più quale fosse la scelta giusta da fare. E poi si era anche messa Cassidy, che era saltata fuori dal nulla sconvolgendo ancora una volta il mio mondo. Non avrebbe dovuto esserci quella sera, non la volevo lì. Sperai con tutto il mio cuore che se ne fosse andata.
Salii i pochi gradini che portavano al posto di mio padre e mi misi di fianco a lui « Vorrei annunciare in modo ufficiale la prossima unione del nostro regno con quello del Sud...» Joanne mi sorrise lasciva, non ricambiai, ero troppo teso in quel momento.
«Grazie all’unione in matrimonio di mio figlio Liam e Joanne!» un boato di applausi si levò dalla sala, tutti che sorridevano felici e che urlavano frasi di gioia e fu in quel momento che la vidi.
Il suo pallido viso stonava in mezzo agli altri, mi stava guardando con tanto di quel dolore negli occhi che quasi non riuscivo a sopportarlo. Dietro di lei c’era il duca di Shadesbruck, che la stava tenendo per un braccio e dicendo qualcosa all’altezza dell’orecchio. Possibile che avessero già fatto amicizia? Una fitta mi colpì il petto quando la vidi uscire, seguita da lui. Poi mio padre mi battè una pacca sulla spalla e tornai ad essere il principe di sempre, felice della sua futura vita.


Ciao a tutti! Avevo dovuto dividere a metà il capitolo di ieri, che altrimenti avrei messa troppa carne al fuoco hahaha quindi adesso abbiamo presentato un sacco di personaggi nuovi, come Joanne, promessa sposa di Liam e William, duca con qualche segreto. Cosa farà adesso Cassidy? Tornerà sicuramente a casa... O no?
Penso che continuerò ad alternare abbastanza i punti di vista di Cassidy con quello di Liam, così riusciamo ad avere abbastanza il punto di vista generale :)
Stay tuned!
Peace&Love,
Suomalainen

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Capitolo 16
*** Changing ***


  Qualcuno mi strattonò all’indietro e fece in modo di girarmi per potermi guardare negli occhi «Non vedete che sta piovendo? Non potete uscire!»
«Qualsiasi posto è meglio che lì dentro.» dissi tirando su con il naso e asciugandomi una lacrima, William mi fece sedere su una panchina in pietra posta sotto il porticato, si tolse la giacca e me la posò sulle spalle «Vi verrà un malanno altrimenti!»
«Grazie.»
«Da quanto siete innamorata del primogenito dei Ebenruth?»
«Io cosa?! No, siete proprio sulla strada sbagliata. Come potete pensare una cosa del genere?» farfugliai «Ah voi dite di no?» William scoppiò a ridere «Dal modo in cui siete scappata si direbbe proprio il contrario, principessa.»
«Vi sbagliate.» dissi sulla difensiva, lui mi guardò solo con fare scettico e scrollò le spalle «Come volete... Mi credetemi se vi dico che Liam è un pazzo a non volervi.»
«No, e invece fa bene. Non so se avete avuto opportunità di vedere Joanne, ma è davvero uno schianto!»
«Ok, non ho idea di cosa voglia dire la parola schianto, ma...» si alzò, si mise in ginocchio davanti a me e mi prese una mano fra le sue «... “Se sapessi scrivere la bellezza dei tuoi occhi. E cantare in nuovi metri tutte le tue grazie, il futuro direbbe: questo poeta mente; mai un volto sulla terra ebbe tratti così celesti.”» 
«Mi pare famigliare...» riflettei, ma non mi venne in mente dove potevo averla già sentita quella poesia «Grazie, ma sapete cosa diranno presto su di voi?»
«Cosa Milady? Che sono un ottimo poeta?»
«No, che siete un ottimo bugiardo.» scoppiai a ridere e lui con me «Ma quello che ho detto è vero! Avete davvero un volto celeste per me...» ci guardammo intensamente negli occhi per una manciata di secondi... Com’era possibile che un ragazzo che a malapena conoscevo riuscisse ad entrarmi così dentro? Era come se ci conoscessimo da sempre, come due anime che si ritrovano dopo un lungo vagabondare.
«Sarà meglio entrare... Devo andare a cercare mio nonno.» mi alzai e gli porsi la giacca «Grazie mille per tutto!» lui mi baciò la mano senza staccare mai gli occhi dal mio viso. Stavo proprio per entrare quando mi urlò «Domani ci sarete vero? Al torneo intendo!»
«Vedremo..» e rientrai nella sala affollata.

Iniziai a scrutare ogni nobile in cerca di mio nonno, finché non lo trovai intento a parlare animatamente con James e con un bicchiere di punch in mano «Signori..» mi avvicinai con un leggero inchino «Cassidy! Mi chiedevo giusto dove vi foste persa! Avete visto il grande annuncio?»
«Sì, come tutti immagino...» borbottai.
«Signorina Cassidy, stavo giusto dicendo a vostro nonno che dovreste fermarvi per tutta la settimana ospiti al mio castello! Ci saranno un sacco di festeggiamenti con giostre, tornei, fiere, non vorrete mica perdervele andando nuovamente in esilio?!»
«James, te lo già detto... Non ci siamo preparati per una permanenza più lunga!»
«Bubbole! Ho tanti abiti che potrebbero starti bene Phillip e sono sicuro che mia moglie potrà fare in modo di trovarne anche per Cassidy.»
«Non so James...»
« E va bene. Sarà Cassidy a decidere.» entrambi si girarono verso di me in attesa di una risposta, guardai loro con occhi terrorizzati, non sapevo cosa dire, da un lato avrei voluto mettere più distanza possibile tra me e gli avvenimenti di quella sera, ma dall’altra...
«Non ho mai assistito ad un torneo. Sarà divertente!»
«Oh, potete ben dirlo! Phillip, tua nipote è davvero unica! Forza preparatevi che andiamo, vado a cercare mia moglie e torno.» e così dicendo scomparì in un salotto adiacente.
«Siete arrabbiato nonno?»
«Assolutamente.»
«Perché quella faccia scura allora?»
«Avevo partecipato anche io ad un torneo... Ed è stata la prima volta che ho incontrato Lynnette.»
«Mi dispiace. Possiamo anche non andare..»
«No, prima o poi dovrò affrontare la cosa. Vieni, andiamo a congedarci, aspetteremo James all’esterno.»
Ci avvicinammo al Re e a sua moglie «Sire...» disse mio nonno facendo girare il Re «Oh, Re Campbell! Non ci volevo credere quando mi hanno detto che avete messo fine al vostro esilio per unirvi ai nostri festeggiamenti... Ho anche sentito che avete portato con voi vostra nipote!»
«Vi presento Cassidy Octavia...» disse il nonno spingendomi lievemente in avanti, feci una riverenza «Molto lieta di fare la vostra conoscenza Sire!»
«No, credetemi, il piacere è mio... Posso presentarvi il futuro re dei regni dell’Est  e del Nord? Mio figlio Liam Stephen.» mio nonno fece un inchino e io una leggera riverenza impacciata, speravo di non doverlo vedere più, e invece...
«Liam, loro sono il sovrano del Sud e sua nipote.» Liam mi guardò con sguardo freddo, mi prese la mano e me la baciò lievemente, indugiando un poco.
«Spero vi siate divertiti questa sera.» iniziò lui «Vi auguro un buon ritorno nel vostro regno.»
«Grazie alla generosità di un mio caro amico riusciremo a partecipare ai festeggiamenti dei prossimi giorni, avremo occasione di rivederci al torneo di domani. So che allo scorso avete vinto...» rispose mio nonno e vidi il volto di Liam indurirsi nuovamente. Abbassai lo sguardo delusa e amareggiata, ormai non gli importava proprio più nulla di me.
«Mio figlio gli ha sconfitti tutti, e farà la stessa cosa domani. Non è vero Liam?»
«Sì padre.»
«Perdonatemi Signori, devo congedarmi all’istante, volevo solo cogliere l’occasione per accomiatarmi da voi» William era apparso alle spalle di mio nonno e stava facendo un rapido saluto generale «Un messo mi ha appena informato che mia madre ha avuto una ricaduta, non riesco a fermarmi oltre.»
«Naturalmente, portate gli auguri di pronta guarigione a vostra madre. Avremo occasione per discorrere domani!»
«Assolutamente.» 
Poi si girò verso di me «Spero di rivedervi un giorno Milady.»
«Domani sicuramente, sei uno sfidante di mio figlio Duca William?»
«Lo sarò...» e poi diretto a me «La fortuna guida dentro il porto anche navi senza guida.» ebbi di nuova la sensazione di averle già sentite quelle parole, ma lasciai correre e sorrisi.
Anche io e mio nonno lasciammo la festa è andammo in cerca di James e di sua moglie, li trovammo già pronti a partire sulla loro carrozza «Te la ricordi la strada vero Phillip?» 
«Penso di potercela fare, grazie.» salimmo sulla nostra carrozza e dopo poche parole scambiate con il cocchiere per informarlo del nostro cambio di destinazione, partimmo e ci lasciammo alle spalle il maestoso castello degli Ebenruth.

«Entrate, entrate. Fate come se foste nella vostra dimora. Presto i servi vi mostreranno le vostre stanze, ma prima, principessa Cassidy, posse presentarvi la mia amata moglie?» una donna che ricordava vagamente la mia vicina di casa mi corse incontro e mi abbracciò stretta stretta «Sono così lieta del vostro arrivo! Sono sempre circondata da uomini che non sanno fare altro che pensare alla guerra e ai tornei.» lanciò un’occhiata di finto disgusto al marito e poi ritornò a concentrarsi su di me «Siete così bella principessa, io sono Katrina e per qualsiasi cosa potete rivolgervi a me. Domattina vi farò trovare un bell’abito per il torneo e potremo andarci insieme, lasciando gli uomini ai loro noiosi affari! Cosa ne dite?»
«Ne sarei estasiata.»
«Eccellente, eccellente!» urlò battendo le mani, sembrava completamente pazza, ma comunque simpatica «Bene, adesso andate a riposarvi che sarà una lunghissima giornata domani!» prese sotto braccio il marito e sventolando la mano urlò ancora una volta «Buonanotte!»
«Buonanotte anche a voi!» dicemmo in coro io e il nonno per poi scoppiare a ridere. Due servi ci fecero segno di seguirli e così ci incamminammo lungo un corridoio «È sempre stata molto... Espansiva.» commentò il nonno «Ma è davvero una brava donna.»
«Mi piace. Come anche James, lo trovo molto simpatico.» 
Ci fermammo davanti a due porte chiuse poste l’una davanti all’altra «Dormite bene.» 
«Anche voi Cassidy.» ed entrambi ci richiudemmo la porta alle spalle.

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Capitolo 17
*** Torneo ***


«Siete un incanto con quell'abito Cassidy!»

«Tutto merito vostro, non ne ho mai posseduto uno così bello.» Katrina battè le mani felice e prese posto sulla carrozza «Saremo lì in un attimo... Sarà una giornata così intensa! Avete già deciso chi è il vostro favorito?»

«Il mio favorito in cosa?»

«Ma nel torneo! Mio marito mi ha raccontato che vi ha visto ballare con il principe Liam e anche con quel bel giovanotto del figlio del sovrano del regno dell'Ovest...» mi lanciò uno sguardo carico di significato e abbassando la voce aggiunse «... A me potete dirlo se provate un interesse speciale per qualcuno in particolare. So mantenere i segreti!» su questo punto avrei avuto qualcosa da ridire, vista la grande parlantina di cui era dotata «No, non ho favoriti, ho avuto per entrambi l'onore di conoscerli ieri, e nonostante la loro grande cortesia non provo nessun interesse particolare nei loro confronti.» bugiarda Cassidy, bugiarda.

«Peccato, sarebbe stato emozionante.» viaggiammo in silenzio per un'altra manciata di minuti; quella notte non ero riuscita a dormire particolarmente bene, così chiusi gli occhi un secondo e scivolai in un sonno leggero: sognai di essere tornata di nuovo a casa, c'era Hel che mi stava abbracciando e urlandomi nell'orecchio che le ero mancata. C'era persino la nonna che stava ridendo e chiamando qualcuno nell'altra stanza, che si rivelo essere il nonno, che era venuto a vivere con noi. Mia madre stava venendo verso di me con una torta in mano e aprì la bocca per dirmi qualcosa...

«Cassidy! CASSIDY! Svegliatevi, siamo arrivate.» aprii gli occhi e capii che quello che sembrava che stesse dicendo mia madre in realtà era Katrina che cercava di svegliarmi. Mi stiracchiai un pochettino e mi lisciai il vestito, la donna scese per prima dalla carrozza e io la seguii.

Eravamo arrivate direttamente davanti ad una specie di arena completamente fatta di legno, al centro c'era uno spiazzo enorme di terra battuta e tutto intorno degli spalti fatti a gradoni, quelli al centro erano riservati ai nobili, mentre quelli laterali erano per la gente comune che voleva assistere allo “spettacolo”. Tutto intorno all'arena era pieno di tendoni «Cosa sono quelle tende?» chiesi curiosa

«Sono per coloro che vogliono partecipare al torneo, ogni nobile ne ha una a sua disposizione per prepararsi, quella laggiù è l'armeria e l'altra è per i cavalli.»

«Ho capito...»

«Venite, andiamo a prendere posto, anche se credo che vostro nonno e James siano già arrivati.» passammo di fianco all'entrata dell'arena e proprio lì vidi Liam: indossava un'armatura che gli proteggeva l'intero corpo, sotto il braccio teneva l'elmo e con l'altra mano stava soppesando la sua spada. Rallentai e mi fermai a guardarlo, era totalmente concentrato su quello che stava facendo, gli occhi sempre di quello sconcertante colore azzurro che sembravano trafiggerti da una parte all'altra ogni volta che si posavano su di te, la mascella decisa...

«Principe Liam!» sussultai, troppo persa ad ammirare (o a rimpiangere?) lui per accorgermi dell'arrivo della sua promessa « Principe Liam, aspettate.»

«Pensavo foste già sugli spalti.»

«Non senza darvi questo.» gli mise in mano un fazzoletto bianco «Questo appartiene a me, vi porterà fortuna e vi farà vincere.» Liam lo prese, lo piegò e lo mise al sicuro nel manicotto che gli ricopriva la mano. Mi sentii un'intrusa nel guardare quella scena, io non c'entravo nulla, e anche se avessi voluto andare lì per augurare buona fortuna a Liam non avrei potuto, sia perché lui non me lo avrebbe permesso, sia perché Joanne mi avrebbe preso a calci sicuramente.

Stavo per proseguire oltre quando qualcuno disse alle mie spalle «Ah! Com'è amaro guardare la felicità attraverso gli occhi di un altro!» mi girai di scatto colta con le mani nel sacco, ma, di nuovo, dal senso di familiarità di quelle parole, sapevo già chi mi sarei trovata dietro «Duca William, mi avete colto di sorpresa!»

«Dite pure colta in fallo.» mi sorrise comprensivo «Siete venuta alla fine.»

«Non potevo perdermi per nulla al mondo il mio primo torneo!» con la coda dell'occhio vidi che Liam si era accorto di noi e, una volta che Joanne se n'era andata, si era girato nella nostra direzione e ci stava ascoltando: a quanto pare era un vizio che ci accomunava quello di origliare conversazioni altrui.

«Primo torneo? Dove avete vissuto fino ad ora?!»

«In esilio con mio nonno?» scoppiamo entrambi a ridere

«Giusto. Tendo sempre a dimenticarmelo.»

«Il più delle volte mi scordo che sono io quella diversa e non gli altri... Mi sembra tutto così nuovo, ed è incredibile che per voi sia la normalità!» era davvero così che mi sentivo! L'unica cosa era che ovviamente io non avevo avuto modo di vivere tutto quello prima, non perché fossi in esilio con il nonno, ma per un'altra valida ragione...

«Diverso è bello...» sorrise dolce William «E comunque ve ne farete l'abitudine, anzi, ne diventerete talmente avvezza che inizierete ad annoiarvi prima o poi.»

«Assolutamente. Non ne avrò mai abbastanza penso...» mi guardai un po' attorno con gli occhi sognanti e poi spostai nuovamente lo sguardo su William che mi sorrise ancora «Bhé, forse sarà meglio che vada...» disse e io annuii e mi spostai leggermente per farlo passare, nel muovermi notai a terra un fiore di un'incredibile tonalità di blu «Aspettate!»

«Sì?» William tornò sui suoi passi, ora potevo chiaramente vedere che Liam era attento ad ogni nostro movimento «Volevo augurarvi buona fortuna...» mi chinai e raccolsi il fiore «... Per voi. Questo tipo di fiore è famoso per portare buona sorte se tenuto addosso.» sorrisi, William lo prese, si aprì leggermente l'armatura e se lo fece scivolare proprio davanti al cuore «Lo terrò qui a proteggermi.» mi prese la mano e se la portò alle labbra «Grazie Principessa.» prese la spada e si diresse verso la scuderia improvvisata.

Spostai lo sguardo e mi ritrovai Liam che mi fissava, non stava nemmeno fingendo che non avesse sentito tutto, mi guardava duro e con i denti stretti «Buona fortuna anche a voi, Principe.» feci un leggero inchino, più per prenderlo in giro che altro e lui scattò all'istante «Cosa diavolo era quello?» si avvicinò a me facendomi indietreggiare, trovandoci esattamente tra due tende, nascosti da orecchie e occhi indiscreti.

«Di cosa state parlando?» chiesi facendo la finta ingenua

«Lo sai benissimo Cassidy.»

«Stavo augurando buona fortuna al mio favorito.»

«Il tuo favorito? Il duca di Shadesbruck è il tuo favorito?! Devi scherzare.»

«E invece io sono serissima.» dissi tranquillamente, Liam livido mi afferrò il polso strattonandomi e mi sibilò all'orecchio «Non sai a che gioco stai giocando Cassidy.»

«E allora dimmi, a che gioco stai TU giocando?»

«A fare il principe nonché futuro erede al trono, e non è un gioco il mio. Tu invece? Hai deciso di venderti al primo che ti dava attenzioni?» nel momento esatto in cui finì la frase io reagii dandogli uno schiaffo in pieno viso. Mi salirono le lacrime agli occhi ma le trattenni, Liam non ne valeva nemmeno una. Lui non disse nulla, rimase con la testa voltata da un lato, sulla guancia il segno rosso della mia mano. Io non aggiunsi altro, me ne andai, lasciandolo lì, immobile a fissare il nulla.

 

Liam

 

Il suo dolore. Il dolore dipinto sul suo volto ed espresso dagli occhi, era quello che mi stava uccidendo, non l'umiliazione di aver ricevuto, di nuovo, uno schiaffo da Cassidy, di quello non mi importava davvero nulla. Non sapevo neanche io spegare da dove mi fosse uscita quell'infelice affermazione, forse era stata dettata dalla gelosia e dalla rabbia che mi rodeva dentro ogni volta che vedevo William avvicinarsi a lei, era più forte di me.

Abbassai gli occhi sul pezzo di fazzoletto che mi usciva dal manicotto dell'armatura: avrei dato qualsiasi cosa per poter avere un fiore blu al posto che un pezzo di stoffa bianco. Ma le cose dovevano essere fatte in quel modo, il destino aveva voluto così, e io non potevo farci nulla.

Mi avvicinai all'entrata dell'arena e montai a cavallo, dovevo assolutamente togliermela dalla testa prima che fosse troppo tardi... Misi la mia spada nel fodero e afferrai la lancia che il mio scudiero mi stava porgendo.

Avrei vinto oggi, di quello ne ero certo, e sarebbe stata l'ultima cosa che avrei fatto per lei. L'ultima occasione per dimostrarle che se mi stavo comportando così era perché volevo il meglio per lei, e poi basta. Dopo quello avrei smesso, per sempre.

«Buona fortuna Principe Liam!» la voce di William mi colse all'improvviso «Che vinca il migliore.»

«Non credo nella fortuna duca William.» feci un sorriso ironico e proseguii «Credo solo nella forza e nella volontà personale.»

«Io invece le sto dando una seconda possibilità, alla fortuna intendo.» capii all'istante a chi e a che cosa si riferiva, e la gelosia si fece nuovamente sentire.

«Vi invidio sapete Duca?»

«Come mai Principe?»

«Siete così stolto che avete la forza di credere a tutto.»

«Se posso permettermi, Principe, io non vi invidio per nulla. Perchè siete talmente stolto da non averne più di quella forza. Siete arido, e se non farete qualcosa in tempo, la vostra aridità non lascerà più spazio a nulla. Credetemi.»

Da lontano udii lo squillo di tromba che stava a segnare l'inizio ufficiale del torneo, girai il cavallo e mi misi l'elmo in testa «Duca William, la prossima volta tenetevele per voi le vostre considerazioni.» tirai giù la visiera, in modo che lui non riuscisse a vedere che in realtà le sue parole avevano proprio colto nel segno «Sì mio signore.»

Partii al galoppo facendo il giro dell'intera arena per salutare la folla e dietro di me anche tutti gli altri concorrenti fecero la stessa cosa.

Era seduta di fianco a suo nonno e stava scrutando nella nostra direzione come se cercasse qualcuno; noi ci mettemmo tutti in posizione allineati davanti al Re, alla mia destra avevo William, che si stava sistemando la cotta all'altezza del petto. Alzai lo sguardo Joanne stava sorridendo e parlando con altre due ragazze, figlie di un nobiluomo locale e stava mostrando loro l'anello, Cassidy invece era seduta più indietro, e stava guardando con aria preoccupata le armi che portavamo con noi. Sorrisi, sicuramente si stava preoccupando che qualcuno ci avrebbe lasciato la pelle... A quante cose doveva ancora abituarsi di questo tempo. Suo nonno si avvicinò a lei e le sussurrò qualcosa all'orecchio, lei trattenne una risata e per non farsi vedere iniziò a grattarsi il naso, nascondendosi gran parte della bocca con la mano. Tornai con lo sguardo davanti a me... Dovevo vincere. Vincere e poi trovare un modo per riportarla a casa.

«Dichiaro ufficialmente aperto il torneo.» urlò mio padre, e dalla folla si alzarono delle grida di eccitamento.

Era arrivato il momento, voltai il cavallo e i miei occhi si incrociarono con quelli di William, lui si toccò il cuore, proprio dove aveva il fiore di Cassidy e poi mi indicò.

Metaforicamente mi stava dando parte della sua fortuna, stava dividendo con me il fiore dall'intenso colore blu.

 

 

Salve Gente! Ecco a voi il nuovo capitolo, spero che vi piaccia! Oggi però per voi ho una sopresa... Vi presenterò i personaggi così come me li immagino io nella mia testa hahah quindi alla fine di ogni capitolo ve ne presenterò uno: ma iniziamo con la più importante di tutti, Cassidy

Ditemi cosa ne pensate Guys! Nel prossimo capitolo potrete vedere qualche altro protagonista (;
Suomalainen.

 

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Capitolo 18
*** Arrendersi ***


Un tonfo. Un grugnito di dolore. Il boato della folla. L'acclamazione.

Ormai era sempre quello l'ordine in cui si svolgevano le cose, mi rifiutavo di guardare, gli occhi costantemente puntati sul mio grembo facendomi imparare a memoria ogni singolo ricamo del mio vestito.

«Ti stai perdendo il meglio Cassidy.» mi aveva sussurrato mio nonno, che sembrava divertirsi un sacco a quel torneo

«Sono violenti nonno!»

«Sta proprio lì il divertimento!» e scoppiò a ridere fragorosamente. Udii il Re annunciare i finalisti, non avevo minimamente prestato attenzione a chi avesse vinto gli incontri precedenti, non avevo neanche voluto sapere che fine avesse fatto William...

«E in finale abbiamo il nostro futuro Re, il Principe Liam...» applausi si levarono dagli spettatori, Liam era in finale. Tirai un sospiro di sollievo, nonostante mi avessero fatto davvero male quelle parole, non avrei mai voluto che gli facessero del male, e se era in finale voleva dire che era abbastanza bravo da vincerlo il torneo, uscendone indenne.

«Lo sfidante del Principe sarà...» si fece avanti un cavaliere con l'elmo che gli copriva il viso, celandolo al pubblico, ma non appena riconobbi lo stemma sull'armatura il mio cuore mancò un battito «Il Duca William!» altri applausi di levarono dagli spalti. E adesso? Non volevo che nessuno dei due si facesse male, ma allo stesso tempo non potevano esserci due vincitori. Questo era il mio peggior incubo.

Entrambi salirono a cavallo, non riuscivo a distogliere lo sguardo in questo momento, proprio non ci riuscivo, anche se avrei voluto.

Le lance furono messe in posizione. I cavalli iniziavano a scalpitare. Il fazzoletto usato per il via era in mano alla futura sposa di Liam, che stava guardando entrambi per vedere se erano pronti per partire.

Ti prego, fa che accada qualcosa che possa fermare il torneo, ti prego ti prego.

Il fazzoletto toccò terra e i due partirono al galoppo. Si avvicinavano sempre di più, sempre più vicini, una volta di più, i cavalli soffiavano e il popolo tratteneva il respiro.

C'era una forza a me sconosciuta che mi rendeva difficile distogliere lo sguardo da loro. Era come se io mi trovassi al centro di quello scontro: da un lato Liam, il ragazzo che aveva significato tanto per me e dall'altra William, il ragazzo che stava significando tanto per me in quei ultimi due giorni. Fa che non succeda loro niente, ti prego, ti prego.

Avvenne lo scontro: un rumore di lancia rotta e quello di due corpi che sbattevano al suolo: erano stati disarcionati entrambi, ed erano caduti a terra praticamente nello stesso momento.

Il primo a rialzarsi fu Liam, che estrasse la spada dal fodero e si scaglio su William, il quale parò con estrema destrezza il colpo con il suo scudo.

«Penso sia il torneo più emozionante a cui abbia mai partecipato!» esclamò divertito mio nonno, e dietro di lui sentii la voce di James commentare «Detto da uno rimasto in esilio per tanti anni non mi stupisce proprio...»

«Cosa succede ora?»

«In teoria il primo che riesce a disarmare l'altro vince se l'altro si arrende... In pratica arrendersi è sintomo di debolezza: meglio la morte.»

Oddio.

Sperai che almeno uno dei due non considerasse disdicevole arrendersi, perché non sarei riuscita a sopportare la loro morte. Sì, sarei morta di dolore anche per Liam, nonostante tutto.

William intanto era riuscito a prendere la sua spada e a rispondere ai colpi; Liam però era molto più forte e veloce di lui, e in qualche modo riusciva sempre a schivare o a parare i suoi attacchi.

William riuscì a fare un affondo, che fece perdere al suo avversario lo scudo proprio mentre cercava di contrattaccare, un “Ooohooo” si levò dalla folla, Liam guardò lo scudo a terra, poi prese la carica e attaccò sul fianco. Probabilmente era stato preso dall'ira, o forse non aveva fatto bene i conti con la velocità di reazione di William e con il fatto che lui fosse sprovvisto di alcuna difesa, fatto sta che fu ferito ad un fianco: la ferita non sembrava grave, ma comunque sanguinava, con un grido di dolore misto a frustrazione Liam si portò una mano al fianco, cercando di fermare il sangue che gli stava macchiando l'armatura e che lasciava macchie sulla sabbia dell'arena.

Ripresosi dal colpo, tornò subito all'attacco, cercando di colpire, ma indebolito dalla ferita Liam stava diventando sempre più lento e William sempre più sicuro nelle sue mosse.

Poi successe.

Liam riuscì a far cadere a terra di schiena il Duca, la spada cadde a quest'ultimo dalle mani, togliendogli ogni possibilità di difendersi: William era indifeso e bloccato a terra dal piede di Liam, che gli stava schiacciando al suolo il torace, in attesa che qualcosa accadesse. Arrenditi William, ti prego arrenditi, ormai è finita pensai in panico. Vidi Liam portare la punta della lama proprio all'altezza del cuore del suo avversario, e aspettare, come in attesa di qualcosa, magari William gli stava davvero dicendo che si arrendeva e che lasciava a lui il titolo di vincitore. Sì, era sicuramente così, adesso Liam lo avrebbe aiutato ad alzarsi, si sarebbero stretti la mano e sarebbero tornati amici come prima, se mai lo fossero stati.

Intorno a me tutta la gente stava trattenendo il respiro, persino il vento sembrava essersi fermato per assistere alla scena; alcuni dei concorrenti che erano stati eliminati in precedenza si erano avvicinati al bordo dell'arena per assistere alla fine del duello. Liam era ancora immobile, con la lama puntata verso William. Con un gesto veloce si tolse l'elmo e lo buttò lontano, ma la spada rimase sempre al suo posto.

È tutto finito, adesso lo aiuta a rialzarsi. Will ti prego arrenditi, tanto hai già perso, non rendere la tua sconfitta immortale, ti prego. Ti rifarai il prossimo torneo...

«Secondo te cosa stanno facendo?» sentii mio nonno sussurrare a James «Cosa sta aspettando il Principe?»

«Non ne ho idea, davvero... Aspettiamo per vedere cosa fa!»

Avevamo tutti gli occhi puntati sulla scena, e proprio in quel momento, veloce quasi come un battito di ciglia, lasciando tutti senza fiato ed esterrefatti per la grande celerità dell'azione, accadde: Liam alzò la lama, per poi affondarla con forza nel corpo di William, trapassando di netto l'armatura e la carne, facendo uscire dalle sue labbra un urlo liberatorio.

La folla iniziò a gridare e ad esultare.

«No...» sussurrai, e poi di nuovo, questa volta gridando «NO!»

 

Salve gente! Eccomi qua con un po' di ritardo per colpa di esami vari! Quest'ultimo capitolo è stato davvero un parto per me, ma lascio a voi i pareri!
Ringrazio sempre tutti ovviamente e vi lascio con la presentazione del secondo personaggio più importante di questa storia: LIAM!

Fatemi sapere se era più o meno così che ve lo immaginavate ;)
Con grandissimo affetto,
la vostra Suomalainen :)

P.s. Ho iniziato una nuova storia intitolata "Venti Contrari", fatevi un giro se vi va, e fatemi sapere che ne pensate (;

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Capitolo 19
*** Per te ***


Liam

 

Sentii delle urla intorno a me quando estrassi la lama dal corpo di William, avevo vinto, la vittoria andava a me, di nuovo.

 

Erano tutti in attesa, io per primo. La spada era puntata proprio sopra il cuore di William, lui era immobile, gli occhi fissi nei miei, l'elmo gli nascondeva la maggior parte del viso, ma sapevo che se avessi potuto vederlo non sarebbe cambiato nulla, non ci sarebbe stata comunque traccia di paura, anzi probabilmente ci sarebbe stato stampato un sorriso, quasi come un invito a continuare.

Il silenzio mi stava uccidendo.

«Arrenditi.» sibiliai a denti stretti, ma lui non mi rispose.

«Arrenditi idiota.» ripetei «Non farmelo fare.» la sua bocca era ancora sigillata e qualcosa nei suoi occhi brillò: divertimento forse?

La folla iniziava a inquietarsi, dovevo fare qualcosa e subito, ripetei ancora un'ultima volta il mio invito «Arrenditi ora che puoi ancora...» tutto quello che ebbi in risposta fu un movimento negativo con la testa.

Bene. Di possibilità gliene avevo date già abbastanza.

Alzai la lama lentamente, o almeno così a me parve, e poi con un colpo deciso la conficcai nella carne del mio avversario.

Le urla di William mi riempirono le orecchie, insieme a quelle della folla che esultava per il sangue versato; estrassi la spada sanguinante e guardai a terra William: era agonizzante, ma vivo.

 

Dopo la premiazione mi ritirai nella mia tenda, non avevo voglia di parlare con nessuno; avevo vinto, avrei dovuto essere felice, e invece mi sentivo uno schifo. Chissà cosa avrà pensato di me Cassidy quando mi ha visto trafiggere William con la spada... Anzi, non mi importava. Dovevo togliermi dalla testa quella ragazza una volta per tutte, per il mio bene e per il suo. Udii dei rumori provenire da fuori, mi avvicinai all'uscita e scostai quel poco la tenda per riuscire a vedere cosa stava accadendo senza essere visto: due cavalieri stavano trasportando il Duca su una barella all'interno della tenda adiacente, probabilmente doveva soffrire molto, ma almeno era vivo per la miseria.

 

Lo devo uccidere, non c'è altra soluzione” pensai, dopotutto non aveva voluto nemmeno arrendersi. Ma in quel momento lo vidi: era qualcosa di azzurro che usciva da sopra l'armatura, all'altezza del collo, lo riconobbi subito, era il fiore di Cassidy, quello che doveva portargli fortuna, qualcosa mi diceva che non era poi quel gran portafortuna.

O forse no...

Fu un attimo in cui decisi e l'attimo dopo non stavo più affondando la spada nel cuore di William, ma in un punto subito sopra, trafiggendogli da parte a parte la spalla.

Avevo appena creato io la sua fortuna.

Nessuno in quel momento aveva capito in che punto avessi affondato la lama, e quando alzai lo sguardo per farlo scorrere sulla folla, solo un paio di occhi mi stavano fissando con puro odio, quelli di Cassidy. Pensava lo avessi ucciso, e invece l'avevo salvato grazie a lei... E per lei.

 

Dopo pochi minuti entrò anche Cassidy nella tenda «William! Sei vivo!» la udì gridare con gioia, ma poi abbassò la voce e io non riuscii più a comprendere le sue parole. Andai verso il tavolo posto al centro della tenda e iniziai a togliermi lentamente un pezzo di armatura dopo l'altro, quando udii una delle ultime voci che avrei voluto sentire in quel momento «Il mio fazzoletto è servito allora...» mi voltai e vidi Joanne che avanzava verso di me.

«A quanto pare...» risposi svogliatamente.

«Lasciate che vi aiuti con questa» e iniziò a sfilarmi le parti dell'armatura che ancora avevo addosso in modo lento e sfiorandomi più volte la pelle ogni volta che rimaneva senza protezioni. Odiavo quando faceva così.

«Lasciate che vi massaggi la schiena, mi sembrate molto teso...» si preparò per farlo, ma io la bloccai subito «Joanne, scusami, ma adesso no.» le diedi del Tu, per farle sembrare che apprezzassi davvero il suo intento, ma che in quel momento ero davvero troppo stanco «Penso andrò a lavarmi...» aggiunsi, ma non ebbi il tempo di muovermi che lei mi baciò, aggrappandosi con le mani al mio collo e prendendomi talmente alla sprovvista che per poco non cademmo entrambi. La presi per la vita e cercai di allontanarla delicatamente,ma lei si attaccò a me ancora di più, facendo passare le dita tra i miei capelli e accarezzandomi le spalle, preso dalla frustrazione del momento interruppi il contatto bruscamente e con un «Penso dobbiate andare Principessa...»

«Ma io-»

«Andate.» dissi in modo più autoritario, lei non rispose, mi guardò arrabbiata per qualche secondo e poi uscì con passo veloce, probabilmente sentendosi umiliata dalla situazione.

Mi accasciai su una sedia e chiusi gli occhi colto da una improvvisa stanchezza... Forse avrei potuto dormire qualche secondo prima di raggiungere gli altri per i festeggiamenti, sì, penso che sarebbe la cosa più giusta da fare. Mi rilassai il più possibile e mi lasciai andare, cercando di scivolare in un sonno leggero e ristoratore...

 

Sentii qualcosa toccarmi la spalla, mi svegliai di soprassalto e d'istinto estrassi il pugnale che portavo sempre con me in caso di emergenza e lo puntai verso la cosa che mi aveva toccato.

«Liam, cosa diavolo vuoi fare con quel pugnale?!» la voce mi sembrava famigliare, cercai di mettere a fuoco meglio la figura e subito mi accorsi del terribile errore

«Mi hai spaventato Cassidy, stavo dormendo.» buttai il pugnale sul tavolo e tornai con lo sguardo su di lei «Cosa ci fai qui?»

«William sta bene. L'hai trafitto in un punto che non è stato mortale, dovrà tenere la spalla immobile per un po' solo, ma poi tornerà come prima... O almeno così ha detto il medico.»

«Guarda che fortuna... Il tuo fiore è servito allora.» dissi sarcasticamente «Meno male che ho una cattiva mira, altrimenti a quest'ora staremmo banchettando sulla sua morte!» mi voltai e iniziai a radunare le mie cose, quelle che dovevo portare con me al castello, la mano di Cassidy però si posò sul mio braccio, facendomi fermare «Non devi recitare questa parte con me, tanto lo so.»

«Non ho idea di cosa tu stia parlando.»

«E invece sì... Lo hai fatto apposta a non ucciderlo Liam. Hai mirato appositamente alla spalla, mancando il cuore...»

«Non mi conosci abbastanza per dire una cosa del genere.»

«E invece penso di sì. Tu non sei un assassino, non lo sei mai stato e mai lo sarai.»

«Ed è qui che ti sbagli... Ho ucciso un sacco di persone nei tornei.» vidi dipingersi sul viso di Cassidy confusione, probabilmente non si aspettava per nulla questa confessione «E non ci avrei pensato due volte ad ammazzare anche William...»

«E allora perché non lo hai fatto? Perché? Voglio la verità Liam!» nella sua voce si poteva distinguere facilmente la rabbia e la frustrazione, voleva davvero sapere perché non lo avevo ucciso? Sinceramente?

«A te lui piace... L'ho fatto per te Cassidy.» eccola la verità nuda e cruda, tutto quello che avevo fatto era per lei, persino la mia vittoria l'avevo dedicata a lei all'insaputa di tutti.

Lei non rispose, era ancora più confusa di prima, e comunque io non le feci aggiungere altro «Adesso vattene Cassidy.» volevo che uscisse una volta per tutte, ma non solo dalla mia tenda, ma dalla mia intera vita.

«Io volevo sol-»

«Cassidy. Fuori di qui.» dissi brusco, lei rimase ancora qualche secondo ferma a guardarmi, si voltò e uscì dalla tenda, lasciando però prima cadere a terra qualcosa.

Mi avvicinai a vedere cosa fosse e immediatamente lo riconobbi: era un fiore, un Non ti scordar di me. Lo strinsi tra le dita e poi lo misi in tasca, dopo lo avrei messo in un posto sicuro.

 

Mi passai una mano sul viso, cosa ne sarebbe stato della mia vita? Dovevo iniziarne una con una donna tanto stupida quanto bella e che non sopportavo, con il mio cuore che apparteneva alla ragazza che aveva appena lasciato cadere un messaggio d'addio a terra nella mia tenda.

Cosa dovevo fare ora?

 

Ciao Gente! Come state?

Ecco a voi l'ultimo capitolo di questa storia, cosa ne pensate? Cosa pensate che farà ora Liam? Susu fate congetture che mi piace sempre capire quello che pensate!

Come al solito ringrazio tutti i miei lettori, coloro che hanno iniziato a seguire la storia e che l'hanno inserita tra le preferite, i miei ringraziamenti più grandi ovviamente vanno però a LUNA5 e a Flaffylovethenet, grazie per aver recensito e per avermi fatto capire quello che pensate <3

Ci vediamo al prossimo aggiornamento guys,

peace & love,

Suomalainen

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Capitolo 20
*** Pericolo ***


Rientrai nella tenda adibita ad infermeria, William era disteso su una brandina, l’intera spalla e parte del busto erano fasciate con delle bende che avevano assunto un colore rossastro a causa del sangue. Teneva gli occhi chiusi e aveva delle gocce di sudore che gli imperlavano la fronte. Al centro della tenda il medico stava sistemando i suoi attrezzi nella borsa «Come sta?» chiesi preoccupata
«Ho cauterizzato la ferita, speriamo non faccia infezione» disse lapidario e chiuse la borsa «Questo è il massimo che posso fare mia Signora» aggiunse poi con tono più dolce e poggiandomi una mano sulla spalla.
«Grazie…»
Mi avvicinai al secchio colmo d’acqua ai piedi della branda, presi la pezza che vi era dentro e la passai sulla fronte di William, in quel momento lui aprì gli occhi e mi guardò.
«Ciao Will.» gli sorrisi stanca, lui non rispose, richiuse gli occhi e face un lungo sospiro. Che non mi riconoscesse? Possibile che avesse anche battuto la testa?
Mi alzai per andare a richiamare il medico e chiedere se una cosa fosse possibile, ma poi la sua voce mi raggiunse flebile «Date al dolore la parola; il dolore non parla, sussurra al cuore oppresso…»
«… E gli dice di spezzarsi.» conclusi io, stupita che sapessi la provenienza di quella frase.
«Esatto.» disse William serio tirandosi su a sedere «Proprio così.» sembrava allarmato, la sua mente stava lavorando e cercando di capire la situazione. Probabilmente stava avendo gli stessi dubbi che stavo avendo io in quel momento; ci guardammo per un secondo ancora, entrambi con una punta di diffidenza, fui io a rompere quel silenzio carico di domande «Come fai a sapere dei versi di William Shakespeare?» feci un passo indietro per prendere un po’ di distanza «Lui è vissuto secoli dopo di te.»
«E tu come fai a sapere che sono di William Shakespeare?» ribatté lui senza rispondere alla mia domanda.
«Chi sei William?» continuai io, non gliel’avrei data vinta così facilmente.
Lui si grattò il capo, non riuscivo a capire se era diffidente nei miei confronti oppure se era preoccupato più per la situazione in generale, ma sicuramente era diventato molto più nervoso, e i suoi occhi continuavano a percorrere la tenda da un estremo all’altro «Penso che tu sappia benissimo chi io sia...» in tutta risposta io scossi la testa, non stavo capendo più niente da quella situazione.
«Sono un guardiano Cassidy, proprio come Liam… Per quello che so versi di Shakespeare... La mia protetta era della fine del 1500 inizio 1600 e adorava profondamente Shakespeare e le sue tragedie… Talmente tanto che la sua passione l’ha poi trasmessa a me.» per un secondo sembrò perdersi tra i suoi ricordi, ma poi ritornò con la mente nella tenda e i suoi occhi si incupirono e si fecero più duri «Non dovresti essere qui Cassidy… Ci sono persone che vogliono uccidere le persone come te, perché credono che siate servitori del demonio, è pericoloso, Liam avrebbe dovuto dirtelo, non avrebbe mai dovuto portarti qui.»
«Liam non c’entra niente… Non so neanche come ci sia finita in questo tempo, io non l’ho fatto apposta» iniziai a balbettare.
Sentimmo un rumore fuori dalla tenda, come di qualcosa che cade al suolo, William mi fece segno di tacere portandosi un dito alle labbra, si alzò a fatica e si trascinò nel modo più silenzioso possibile fino all’entrata della tenda, e poi di colpo scostò il tendaggio che doveva fungere da porta e guardò fuori.
 «C’è qualcuno?» chiesi debolmente, William rientrò e si andò di nuovo a sedere «Nessuno, probabilmente era solo il vento…» non sembrava convinto, ma non aggiunse altro.
«Se anche tu sei un guardiano ho tante domande da porti!» ricominciai io, ritornando al discorso di prima.
«Shhh! Non è questo il luogo e neanche il momento Cassidy.» afferrò una giacca che era appesa ad un gancio lì vicino e se la mise sulle spalle con non poca difficoltà, afferrò la spada che era rimasta sul tavolo per tutto quel tempo e si rialzò in piedi.
«Vado a preparare la carrozza per voi, dovete tornare da vostro nonno…»
«Aspettate! Non potete lasciarmi così, devo sapere!» lo seguii fuori dalla tenda quasi correndo, William si avvicinò a due cavalli che erano legati vicino alle scuderie e sciolse le briglie di quello più grande. In lontananza il sole stava quasi per tramontare, il torneo era durato tutto il giorno, e ora vicino all’arena erano rimasti pochi nobili che si stavano affrettando sempre di più a raggiungere le loro carrozze per poter partecipare alla festa in onore del vincitore.
«Mio nonno sarà già al castello e avrà già preso lui la carrozza… Verrò con voi.»
«Non capite che dovremmo farci vedere insieme il meno possibile?»
«Finché non sapevate niente di chi ero andava tutto bene e invece adesso non dovremmo farci vedere insieme? Cosa ti prende William?» ero talmente sconvolta che iniziavo a dimenticarmi le buone maniere di quel secolo «Altrimenti noi non-» si interruppe guardando qualcuno o qualcosa alle mie spalle. In un attimo cambiò espressione, mi sorrise «Certo, potete venire con me alla festa! Aiutatemi solo con la sella che sono un po’ debilitato» e rise di gusto, sapevo che c’era qualcosa che non andava, ma non feci domande e annuii. Afferrai i lacci della sella e li strinsi il più forte possibile «Riuscite a salire da solo Duca William?»
«Sì, non sono così debilitato!» sorrise, ma il suo era un sorriso tirato, e ogni due per tre il suo sguardo andava a finire in un punto imprecisato dietro di me. Montò senza troppo sforzo in sella, poi mi tese la mano che poteva ancora utilizzare e ancorandosi con i piedi alle staffe mi aiutò a salire «Tenetevi forte!» e partì al galoppo.
Strinsi forte nelle mie mani le briglie e sentii il petto di William premermi sulla schiena, girammo in una stradina che tagliava in mezzo al bosco «William, dove stiamo andando?» iniziai a preoccuparmi, c’era una strada molto più larga e veloce per raggiungere il castello, perché lui aveva scelto quella?
«Senza dare troppo nell’occhio Cassidy, guarda se vedi qualcuno dietro di noi.»
Seguendo le indicazioni di William voltai lentamente la testa sporgendomi un poco, e vidi in lontananza un cavallo nero con sopra un uomo con un cappuccio «Sì William, c’è un uomo incappucciato, ma è lontano…»
«Merda!» sibilò «Forza bello più veloce!» spronò il cavallo e lasciò il sentiero, infilandosi nel fitto del bosco.
 «Chi è William?» chiesi spaventata, lui non mi rispose, aveva il fiato corto e continuava a guardarsi attorno, si vedeva che era stanco e che non avrebbe retto ancora per molto, la spalla doveva ancora fargli molto male.
«William dovresti-» in quel momento un cavallo ci tagliò la strada, facendo spaventare il nostro che si impennò, facendoci cadere rovinosamente al suolo.
Cercai di rimettermi in piedi, ma qualcuno mi afferrò per i capelli facendomi urlare «William! WILLIAM! Aiuto!» il ragazzo cercò di rimettersi in piedi, ma l’uomo incappucciato, che nel frattempo era riuscito a raggiungerci, lo colpì sulla spalla fasciata con l’elsa della spada, facendolo rimanere a terra agonizzate «Scappa Cassidy…» sussurrò con voce flebile.
Mi trascinarono vicino al cavallo, cercai di scalciare e di liberarmi, ma erano troppo forti in confronto a me, mi calarono un sacco sulla testa legandomi le mani e i piedi, e da quel momento non vidi più nulla.
 
 
Liam
 
La festa organizzata per la mia vittoria era un successone, a quanto pareva tutti si stavano divertendo, avevo anche visto il nonno di Cassidy ridere con alcuni degli altri ospiti, ma di sua nipote nemmeno l’ombra. Al mio fianco Joanne non faceva altro che vantarsi con le sue amiche di quanto il suo fazzoletto mi avesse portato fortuna e di quanto non vedesse l’ora di poter diventare mia moglie. Avessi potuto sarei scappato volentieri.
Iniziarono le danze e la mia Promessa mi tirò al centro della sala per un ballo tradizionale «Vi ho già detto quanto io sia orgogliosa di voi?»
«Sì Principessa…» risposi educatamente, la presi per la vita e l’alzai leggermente per farla volteggiare, poi le afferrai la mano e la condussi secondo i passi verso il centro della sala, dove avrebbe poi dovuto fare una riverenza, ma in quel momento qualcuno mi afferrò per il braccio e con un’incredibile forza mi trascinò fuori dal cerchio con grande disappunto di Joanne «Ma che diavolo?»
«Liam!»
«Duca William, che cosa vi dà il permesso di trattarmi in questo modo?!»
«Cassidy… Liam, l’hanno presa!» William riusciva a malapena a parlare per l’affanno, sperai di aver capito male, ma appena udii quel nome il mio stomaco si serrò in una morsa, che quasi mi impedì di respirare.
«Cosa?»
«La setta! L’hanno presa, non sono riuscita a fermarli, erano in due e… L’hanno presa Liam!»
«Principe come osate abbandonarmi così?! Esigo una spiegazione.» urlò stizzita Joanne quando ci raggiunse «Mi avete fatto fare una figura davanti a tutti!»
«Non ora Joanne.» risposi glaciale, e poi mi rivolsi a William «Dobbiamo andare a salvarla, adesso.» lui annuì stanco, si vedeva che a malapena riusciva a stare in piedi, per di più la sua spalla era messa davvero male «Sei sicuro di farcela?»
«Sì.» rispose lui risoluto
«Bene, ci vediamo tra cinque minuti alle scuderie.» lui non rispose e si avviò verso il terrazzo, io sarei ancora passato dall’armeria.
«Joanne levati di mezzo.» la scostai in malo modo, avrei scommesso tutto il regno che non aveva nemmeno capito che le avevo detto. Non salutai nessuno, uscii in fretta e furia nel be mezzo della festa, giurando su me stesso che se mai fosse dovuto capitare qualcosa a Cassidy non me lo sarei mai perdonato.
 
 
 
Ciao gente! Dopo anni luce che non aggiornavo per problemi vari, eccomi qui!! Spero che vi piaccia e che seguiate ancora! Siamo quasi agli sgoccioli di questa storia, perciò Stay Tuned!
Suomalainen.
(Ovviamente ringrazio sempre quelle anime pie che continuano a recensire e coloro che continuano ad aggiungere la storia tra le ricordate/seguite e le preferite! Mi riempite di gioia!)

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