Oltre lo Specchio del Destino

di Shiida the BlackLightning
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Alchemist

 

 

" Oltre lo Specchio del Destino "

 

Questa storia partecipa al contest  

 

"The Anciente Tales"

http://freeforumzone.leonardo.it/d/11055156/The-Ancient-Tales-Contest-Fantasy-Pacchetti-Immagini-/discussione.aspx/1

 

 Pacchetto Classe:   Arancione

Pacchetto Situazione:   Behemot

 

 
Immagine XXX
 
By
 
http://sandara.deviantart.com/art/Mirror-341263627
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo primo

 

 

Non appena mise piede fuori dalla carrozza l’aria pesante di Noitorn Street le riempì i polmoni; densa di putridume e di un sentore di tabacco: esattamente come la ricordava. Si allentò il colletto della giacca scura prima di porgere una mano verso l’elegante uomo di mezza età ancora adagiato all’interno del cocchio.

<< Siamo dunque giunti a destinazione, presumo >> ostentò quello con palpabile sarcasmo prima di fare capolino fuori. Si strofinò il naso con il dorso della mano destra prima di scendere finalmente in strada premurandosi prima di accettare l’aiuto offertogli dalla ragazza di fronte a lui.

<< Suvvia, mia cara, non facciamo ulteriormente aspettare il nostro buon capitano >>

<< Si, maestro >>

La giovane lasciò che il gentiluomo le facesse strada verso le intersecate vie del quartiere. Noitorn Street non era ovviamente un luogo di villeggiatura o di qual si voglia interesse turistico; eppure, chiunque nella città di Boole lo conosceva, come “ Devil's Nest”. L'agglomerato di edifici ormai fatiscenti si estendeva a perdita d'occhio e le vie pullulavano di un'accozzaglia di baracche improvvisate. Il vociare dei suoi abitanti si era momentaneamente acquietato deformandosi in un ritmato eco di mormorii e sospiri timorosi proprio davanti ad un modesto casolare in rovina. Mentre la polizia era riuscita con evidente fatica ad allontanare curiosi dell'entrata, la ressa creata stentava ancora dissolvesi ed a riprendere la normale routine giornaliera. Un poliziotto, non appena scorse le loro figure al margine della folla, accorse notevolmente agitato per scortarli verso il portone verdastro del locale.

<< Carissimo capitano Ocklam, quale onore essere scelto nuovamente per assisterla nell'investigazione di efferati omicidi! >>

L'agente aggrottò la fronte infastidito più dalla persona in sè che dal commento ma sfoderò un sorriso di circostanza ingoiando l'ennesimo amaro boccone.

<< Beh, mister Kraul, non saprei come altresì sfruttare i suoi particolari servigi se non in casi come questo.. >>

<< Per la cronaca sono anche un eccellente oratore, nonché superbo intrattenitore alle feste >> rispose l'uomo prima di sistemarsi i capelli ed indossare un esotico cilindro adornato con una piuma di pavone. Il capitano sbuffò con irritazione varcando a passi svelti la porta dell'edificio e facendo cenno ai suoi subordinati di uscire e lasciarli soli. Il portone si chiuse dietro le spalle della ragazza con un cigolio sinistro allontanando definitivamente gli occhi dei curiosi dalla scena del crimine. Il salone era grande ma l'accozzamento di così tanti oggetti logori lasciavano poco spazio a disposizione per muoversi. C'erano suppellettili di tutti i tipi, accuratamente incastrati l'uno sull'altro in un intricato ed incomprensibile ordine che incorniciavano la stanza lasciando un unico passaggio al centro che conduceva fino ad un bancone improvvisato. La vittima giaceva proprio dietro quest'ultimo, ancora curva sulla scheggiata sedia di faggio chiaro, con il braccio destro disteso sula bancone ed il busto chino su di esso. La testa appoggiata sull'avambraccio era rivolta a sinistra: con gli occhi aperti, le orbite in fuori e la bocca distorta in un ghigno di atroce sofferenza.

<< Si chiamava Catherine Albergein, era la proprietaria di questa bottega in cui viveva sola; è stata trovata da un cliente che ha chiamato subito la polizia. L'incasso della mattina non è stato rubato, la porta che conduce al piano di sopra era chiusa a chiave dall'esterno quando siamo arrivati. Non vi è segno di scasso e tutte le finestre al piano di sopra erano chiuse.>>

<< Ora che il capitano ci ha informato sulla noiosa dinamica del ritrovamento del corpo passiamo a qualcosa di più interessante, prego mia cara, prima le signore... >> invitò Kraul facendo spazio alla giovane donna per vedere meglio il corpo. La ragazza si slacciò i bottoni argentati della giacca in religioso silenzio e la appese al manico di un ombrello che spuntava da una pila di oggetti sulla destra.

<< Donna, caucasica, di circa 40 anni, capelli grigi, un tempo biondi, deceduta da un paio d'ore... >> affermò lei prima di chinarsi sopra il bancone per osservarla meglio. << Non era di qui, doveva vivere a Noitorn Street da pochi anni, era di buona famiglia visto il bel viso per niente segnato dalla fame o dalla malattia.. >>

La giovane raggiunse il retro del bancone ponendosi dietro la vittima e con cura le scostò i capelli dal collo. << Strangolata, con qualcosa di molto sottile e anche resistente che le ha lasciato delle profonde ferite sulla pelle >>

<< Continua >> la spronò l'investigatore accendendosi un sigaro avviato che teneva nella tasca dei pantaloni.

<< Doveva conoscere l'assassino visto che è rimasta seduta e non è scappata, eppure doveva esserne spaventata viste le traccie di sudore sul colletto della camicia... In questo punto ha toccato il collo della vittima >> espose facendo segno ai suoi due spettatori di avvicinarsi << per disegnare questo >>

La scia densa di liquido scuro percorreva il tavolino seguendo macabre linee che andavano a comporre un meticoloso disegno.

<< Un pentacolo..? >>

<< Capitano, la sua conoscenza delle arti magiche mi stupisce! >> lo canzonò Kraul togliendosi il sigaro di bocca e spegnendolo al centro della stella disegnata con il sangue.

<< Basta giochetti, ditemi se si tratta di una specie di rito satanico o cos'altro?! >>

<< Ahimè, tutto sembra voler dirci che si tratta di un assassinio a sfondo rituale ma... é quello che la nostra vittima non voleva dirci che mi interessa... >>

Delicatamente girò la mano destra del cadavere rivolgendo il palmo verso l'alto, alzò la manica di seta chiara quando bastava per afferrare l'estremità del guanto che indossava.

<< Perché una bella donna dovrebbe tenere le mani nascoste? >>

La pelle non era deturpata, le dita erano delicate ed affusolate; solo un piccolo tatuaggio dalla forma curiosa le adornava polso.

<< Ma che diavolo è? >> ringhiò il poliziotto storcendo la testa per cambiare prospettiva e cercare di capire il significato del simbolo.

<< Un uroboro.. >> mormorò la ragazza facendo illuminare di eccitazione gli occhi dell'investigatore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Alchemist

 

Capitolo secondo

 

 

 

 

<< Maestro, pensa che abbiamo fatto bene a non coinvolgere la polizia in questo caso? >>

Il gentiluomo rivolse uno sguardo perplesso verso la sua giovane allieva prima di tornare ad osservare il biglietto di carta ingiallita che teneva fra le dita.

<< Mi cara, dicendo al caro capitano che quel simbolo è un marchio di una strampalata setta di stregoni e che lo scopo del delitto era semplicemente punire un'adepta che aveva abbandonato il culto, ho pensato che gli avrei risparmiato una lunga serie di grattacapo a cui il suo intelletto non avrebbe saputo trovare, comunque, una soluzione >>

La ragazza sorrise decidendo di lasciar perdere l'argomento.

<< Pensa si tratti di un'alchimista vero? >>

<< Ne sono certo >> rispose Kraul con enfasi << per questo ho chiesto al capitano se la vittima aveva parenti per informali di persona, penso che potrebbero persino conoscere il nome del nostro perverso collega... Siamo arrivati finalmente >>

Non appena varcarono la soglia del panificio un simpatico campanello avvertì con il suo tintinnio il proprietario del loro arrivo. Un uomo corpulento con dei vistosi baffi scuri li accolse con un sorriso bonaccione.

<< Come posso servirvi milord? Potrei tentarvi con una torta al limone appena sfornata?>>

Kraul si guardò intorno con falso interesse, poi spostò i sui occhi chiari sul fornaio con perplessità.

<< Stavo cercando una torta per festeggiare i diciotto anni della mia figliola ma vorrei avere un parere femminile, sapete come sono le ragazze oggi giorno no? >>

Il panettiere sorrise di rimando verso l'investigatore per poi soffermarsi sulla ragazza dai capelli ramati che era rimasta vicino all'ingresso.

<< Ma certo! Mereen! Potresti raggiungerci cara? >>

 

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La donna dai fluenti capelli corvini le mostrò una delicata torta bianca decorata con delle fragole intagliate perché sembrassero succose roselline rosse.

<< Non è incantevole? >>

La ragazza annuì pacatamente mentre il suo Maestro era rimasto in piedi proprio dietro di lei senza proferire più alcuna parola.

<< La mia Amelia è una ragazza dai gusti piuttosto particolari miss, non è che potrebbe mostrarci ancora un altro dei vostri capolavori di pasticceria? >>

<< Dovrei avere qualcosa che fa la caso vostro nel retro.. >>

Il fornaio fortunatamente si offrì di andare a prendere il dolce lasciandoli finalmente da soli. Kraul sospirò togliendosi il cilindro e passandosi una mano fra i capelli color dell'oro.

<< Certo che in questo posto fa molto caldo, mi chiedo come fate a lavorare con quella veste a maniche lunghe >>

Istintivamente la donna si toccò la manica destra per coprirsi il polso prima di rivolgere loro un sorriso gentile.

<< Dopo un po' ci si fa l'abitudine, milord >>

<< Anche a scappare dal proprio destino? >> chiese l'investigatore a bassa voce.

Gli occhi sereni di lei vacillarono da prima e poi s'incupirono di terrore. Le mani salde della ragazza avevano già raggiunto le sue spalle per bloccare una sua eventuale fuga quando l'alchimista decise di rassicurarla con un sorriso.

<< Non dovete temere miss, siamo alchimisti è vero, ma le nostre intenzioni sono più che nobili al contrario del vostro inseguitore a quanto pare... >>

<< N-non so di cosa state parlando... >>

<< Mereen giusto? Credo che il vostro cognome non sia Albergein e probabilmente neanche siete veramente imparentata con la, ahimè, defunta miss Catherine... Però è vitale per voi, mia cara, dirmi la verità se volete che vi aiuti >>

Un forte tremore le pervase il corpo mentre si portava entrambe le mani al volto per nascondere il suo dolore.

<< Mio Dio... >> singhiozzò << Quando è successo? >>

<< Solo poche ore fa, e temo che il colpevole potrebbe essere interessato anche al suo silenzio miss.. >>

<< Lo è! >> confermò la donna stringendosi i polsi con forza << Se volete veramente aiutarmi dobbiamo subito andarcene da qui, la casa del Dottor Faust non è lontana... Aspettatemi qua fuori devo prendere una cosa e vi raggiungo! >>

Si girò su se stessa ed in un attimo era sparita nel magazzino.

<< Devo seguirla? >>

<< Non credo Amy, i suoi occhi sembravano davvero supplicarci di salvarla.. >>

Un grido rimbombò nel locale avvertendoli del pericolo prima che potessero lasciare l'edificio. Amelia con uno scatto felino superò il bancone dove erano state ordinate tutte le torte che le avevano mostrato e colpendo la porta con la spalla si catapultò nella stanza adiacente. Il fornaio era rannicchiato in un angolo: gli occhi chiusi e le mani artigliate al cuoio capelluto mentre a terra, in una pozza di sangue, giaceva con la gola tagliata la seconda vittima del perverso carnefice di Noitorn Street. La bocca aperta nel tentativo di gridare e le mani protese verso la porta, strette in due saldi pugni.

<< Cielo >> sospirò l'alchimista massaggiandosi il mento << Credo che dovremmo trovare un altro testimone adesso... >>

Un rumore di oggetti infranti proveniente dal retrobottega fece subito scattare la ragazza nella suddetta direzione.

<< ...o forse la fortuna è girata nuovamente a nostro favore >> ridacchiò fra sé e sé Kraul mentre la sua allieva era già scomparsa oltre la porticina che conduceva all'uscita posteriore.

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Alchemist

 

Capitolo terzo

 

 

 

 

<< Aspetta ti prego! Sono solo un giornalista! >>

La mano di Amelia si fermò a pochi centimetri dal viso dell'intruso. Quello cadde a terra tremando mentre la fissava con timore. Era un giovane uomo, forse solo poco più grande di lei, di corporatura esile.

<< M-mi dispiace io volevo solo... vi ho visto con il Capitano e pensavo, insomma pensavo, ecco.. >>

<< Ci hai seguiti e sei entrato dal retro del panificio? >>

<< Si! Cioè, no, vi ho seguiti ma prima che potessi entrare sei uscita da quella porta come un uragano e... sono caduto >>

<< Senza che ti abbia nemmeno sfiorato? >> constatò la ragazza facendolo arrossire dalla vergogna.

Kraul finalmente sbucò dalla porta del retrobottega rimanendo alquanto sorpreso della scena che si trovò davanti.

<< E questo chi sarebbe? >>

 

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<< Samuel giusto? >>

<< Si, Signore >>

L'alchimista lo guardò con un sorriso puerile.

<< Siamo sicuri che conosci davvero la dimora del dottor Faust? >>

<< Certo Mister Kraul, non conosco di persona il dottore ma ricordo perfettamente di aver letto nell'agenda del direttore l'indirizzo >>

<< Una vera fortuna non credi mia cara? >>

Amelia storse il naso, volgendo la sua attenzione di nuovo sul ragazzo. Questa faccenda iniziava davvero a farsi scomoda. Non solo erano di nuovo ad un punto morto nel risolvere il caso ma adesso si erano accollati pure quello scocciatore. Una vera e propria fortuna a detta del suo stupido maestro che il ragazzo avesse deciso di seguirli e che avesse deciso di sua spontanea volontà di accompagnarli a destinazione.

<< e tu ricordi tutti gli indirizzi che leggi >> sibilò lei.

<< beh, ecco, ho letto molte volte l'agenda del direttore... A dir il vero sono ancora un apprendista al giornale, ma sto lavorando a degli articoli miei >>

<< Ma certo! Un buon fiuto per le notizie è la prima caratteristica che un giornalista che si rispetti debba avere e tu, ragazzo mio, pare ne sia provvisto! >>

Lo lodò l'investigatore colpendolo delicatamente con un gomito. << Non che una certa abilità nel pedinamento e nel fare affari: in cambio del tuo aiuto avrai l'esclusiva del caso! >>

Amelia guardò torvo il suo maestro: quell'uomo era un vero e proprio doppiogiochista. Non riusciva a crede come avesse abbindolato già il bamboccio convincendolo che gli avrebbe rivelato davvero qualcosa su quegli omicidi. Non che le importasse più di tanto che quel ragazzino venisse raggirato o meno ma ogni volta che Kraul parlava si riferiva sempre a loro come gruppo e metteva così in dubbio anche la sua di onestà.

<< Di cosa si occuperebbe questo dottore? >> chiese lei tanto per cambiare discorso.

<< Beh, per quello che so, soprattutto di ricerche scientifiche e di piccoli rimedi per i mali stagionali del quartiere, ecco, il posto è questo >>

Indicò loro una piccola villetta incastonata tra due edifici dismessi. Amelia li superò con un paio di rapide falcate raggiungendo il portone di mogano.

<< Pare che il dottore non sia in casa.. >> constatò il suo maestro dopo averla sentita bussare vigorosamente. << ...ci scuseremo più tardi per l'inconveniente >>

Amelia estrasse dalla tasca interna della giacca un mozzicone di gesso e in un batter d'occhio disegno una serie di simboli sulla porta prima di togliersi il guanto dalla mano sinistra ed appoggiare il polpastrelli sulla superficie del legno. La porta si deformò verso l'interno all'istante lasciando loro un foro abbastanza grande per poter entrare.

Il ragazzo rimase immobile, con la bocca spalancata finché la voce della giovane alchimista non lo chiamò indispettita. La casa era avvolta da un silenzio innaturale e il grande salone era arredato in modo piuttosto spartano. Mentre la ragazza aveva già fatto un'ispezione veloce della piano terra senza nessun risultato, l'ispettore lo aveva guidato verso il piano superiore. La camera da letto del dottore era ancora in disordine e la porta piccolo bagno era ancora spalancata come se fosse stato interrotto durante la routine quotidiana: solo la piccola porta dello studio era chiusa. La stanza era in penombra dato che le tende purpuree erano ancora chiuse ed il sole filtrava timidamente fra le fessure al centro e ai lati. Un raggio in particolare illuminava il leggio davanti al grande bancone da lavoro. Il libro posto su di esso era massiccio e ricoperto da una fitta rete di intricati simboli scuri che nascondevano quasi completamente la copertina violacea.

Samuel si avvicinò per guardarlo meglio ma la voce calma e decisa dell'ispettore lo bloccò.

<< Meglio non sfiorarlo ragazzo, quella lettura non è per tutti.. Amelia! >>

La ragazza varcò la soglia in un lampo cercando subito gli occhi del maestro. << Per favore >> chiese lui indicando il tomo sul leggio. Lei si tolse anche il secondo guanto e afferrò il libro avvicinandoselo al viso.

<< Un Grimorio >>

<< Ed è stato usato di recente? >> domandò di nuovo Kraul.

La ragazza ne accarezzò la copertina e diede una sfogliata veloce alle pagine prima di annuire.

<< Il nostro dottore era dedito alla magia nera quindi.. >>

Samuel fu pervaso da un brivido gelido che lo costrinse a girarsi. Proprio sotto i suoi piedi una linea di polvere biancastra attirò la sua attenzione. Si chinò per guardare meglio e saggiare il materiale con le dita. Amelia, con la coda dell'occhio, notò il suo movimento ma non fu abbastanza rapida ad avvertirlo. Un'energia a lui sconosciuta lo attirò a terra costringendolo a schiacciare il palmo sull'intricato disegno alchemico. Una luce lo avvolse ed il suo corpo si irrigidì di scatto lasciandolo con il fiato mozzato mentre una fiammata di dolore gli pervase il braccio. Prima di perdere coscienza riuscì a vedere l'ispettore corrergli in contro mentre la ragazza dai capelli ramati veniva sovrastata da un'ombra scura.

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Alchemist

 

 

 

Capitolo Quarto:

 

 

 

 

Il ragazzo era a terra, scosso dai tremori, quando Kraul lo raggiunse. Riuscì a staccargli il palmo dal pavimento solo dopo uno sforzo così grande che lo costrinse a gridare. L'energia di attivazione che il cerchio alchemico aveva richiesto al suo corpo era stata appena sufficiente a produrre la reazione. Amelia aveva pensato alla possibilità di incappare in qualche trappola per gli intrusi, ma quel raggio di luce la mise in allarme ancor prima di svelare la natura del processo alchemico. Pezzo dopo pezzo, i composti sul bancone caddero sul pavimento formando una massa informe di materia scura che venne solidificata da una fiammata partita proprio dal palmo di Samuel lasciandolo infine privo di sensi.

<< Amelia! >> Urlò Kraul issandosi il corpo del giovane sulle spalle << E' un fottuto Golem!! Portalo fuori di qua o distruggerà ogni cosa! >>

La giovane divaricò di scatto le gambe come pronta a ricevere un contraccolpo, si infilò entrambe le mani sotto la camicia all'altezza dei polmoni facendo risplendere il suo stesso torace per un secondo prima di allargare le braccia e fare successivamente congiungere i palmi di fronte a lei in un sonoro applauso. La raffica d'aria che produsse colpì in pieno il golem scaraventandolo contro la parete dello studio che si infranse quasi come fosse di cristallo. Amelia scattò dunque in avanti osservando la creatura atterrare qualche metro più in la della strada. Si tolse sinuosamente la giacca prima di scendere sul campo di battaglia.

Inspirò velocemente con il naso.

Erano anni che non doveva fare sul serio in un combattimento, da quando si allenava con il Maestro in effetti. Piegò la camicia di seta e la adagiò a terra dentro la casacca, tornando a fissare il suo avversario che si era già rialzato. Fece passare una mano su uno dei molti simboli che marchiavano la sua pelle chiara attivandolo. Una serie di spine argentate le spuntarono da sotto la carne partendo dalla nuca fino a raggiungere la mano sinistra ed incastonarsi ad anello lungo il dito medio. Il golem la caricò a grande velocità ma con un semplice balzo lei, portandosi alle sue spalle, riuscì a colpirlo con una seconda raffica di vento. Si chinò a terra estraendo una punteruolo argentato da uno stivale e con forza lo piantò del suolo. Il ringhiò del gigante risuonò nella sua direzione carico d'ira: si stava preparando ad una nuova carica, questa volta mortale. Eppure la ragazza si limitò ad indietreggiare di una decina di passi e ad alzare il braccio sinistro verso il cielo plumbeo sopra di loro. Il golem fece tremare la terra con i suoi passi ma l'alchimista rimase, li, immobile, gli occhi scuri fissi su di lui. Quando la creatura però posò un piede sul chiodo argenteo, Amelia chiuse gli occhi ed abbassò il braccio.

<< Arriva la folgore >>

Un fulmine le colpì la spalla attraversando tutto l'arto e schizzò verso il golem folgorandolo in un secondo.

Espirò lentamente con la bocca.

La materia si polverizzò e il rombo del tuono echeggiò per la zona mentre veniva decretata vincitrice dello scontro. L'adrenalina scemò lasciando i suoi muscoli tesi rilassarsi e i suoi pensieri scivolare di nuovo libere nella sua testa. Fu allora che una feccia scura le colpì il polpaccio sinistro con una forza disumana costringendola ad inginocchiarsi. Voltò il capo a ore sei e vide il suo aggressore: era un giovane uomo dai lunghi capelli scuri, con dei luminosi occhi azzurro cielo che la fissavano irrequieti. Quello abbassò il braccio con l'arco e lo lasciò cadere a terra avvicinandosi alla sua posizione. Amelia ringhiò di dolore estraendo la freccia dalla carne con un solo movimento prima di mettersi in guardia ma fu lenta. Il ragazzo era già sopra di lei e la scagliò a terra con un calcio. Sentì il petto bruciare e si portò entrambe le mani al corpo mentre il piede del suo avversario provava a colpirla di nuovo. Questa volta parò il colpo ma un bagliore illuminò la gamba dell'altro alchimista ricoprendola di fiamme ardenti. Si spinse indietro riportando solo delle lievi ustioni su entrambi i palmi e riattivò la catena di spire argentate sul braccio sinistro.

<< Troppo lenta >> sibilò quello afferrandole il braccio in modo che non potesse ricevere dal cielo nessuna scarica elettrica. Amelia sfruttò a suo vantaggio la posizione per tirarlo a sé e colpirlo con la mano libera. Il suo colpo venne parato senza difficoltà lasciando entrambi in una posizione di stallo per alcuni secondi.

<< Mi avevano detto che eri al mio stesso livello ma si sbagliavano davvero >>

In tutta risposta lei ringhiò provando a colpirlo con una testata.

<< Ehy >> ridacchiò l'altro evitandola per un soffio << ti ho fatto arrabbiare per caso? >>

<< Lascia che ti faccia vedere come mi arrabbio! >>

Un simbolo alchemico si illuminò sulla fronte di Amelia trasformandola in una torcia umana. Il ragazzo fu avvolto dalle fiamme e si staccò di colpo con delle grida disumane. La giovane alchimista scosse la testa ripetutamente estinguendo l'incendio sul suo corpo prima di lanciare un'occhiata soddisfatta verso l'altro.

<< Hai perfettamente ragione, chiunque ti abbia detto che tu ed io siamo sullo stesso livello si sbaglia >>

Fece per voltarsi ma la risata sguaiata del moro la costrinse a fermarsi di scatto. Aveva il corpo così ustionato che tra i filamenti bruciati dei muscoli del viso e delle braccia si poteva intravedere il bianco delle ossa: eppure rideva come un bambino a Natale.

Un brivido le percorse tutta la schiena lasciandole la bocca asciutta e la fronte sudata.

<< Finalmente!! >> esclamò soddisfatto << Erano anni che non mi divertivo così! Forza Amelia, fammi giocare ancora per un po'! >>

<< Tu... Cosa diavolo sei?? >>

La carne carbonizzata cadde a terra mentre dei nuovi filamenti ricostruivano il bel viso e le labbra chiare in pochissimi secondi come se un invisibile tessitore stesse semplicemente posando della pelle fresca sul suo corpo.

<< Io sono come te, speciale! >> ridacchiò passandosi una mano fra le ciocche scure << Anzi no, io sono un po' meglio di te in effetti... >>

<< Sei stato tu ad uccidere quelle donne? >>

<< Davvero ti importa chiedermi questo? Non vuoi sapere chi sono o perché ti voglio uccidere o perché conosco il tuo nome? >>

<< Sei solo un assassino che sa usare l'alchimia: il resto è irrilevante >>

Le iridi cerulee dell'alchimista si rabbuiarono come se la risposta di Amelia l'avesse in qualche modo deluso.

<< Speravo saresti stata più divertente ma meglio così, uccidere una persona simpatica mi sarebbe dispiaciuto >>

Non appena quello finì di parlare scattò in avanti caricando un pugno all'altezza del volto. La ragazza abbassò la testa colpendolo a palmo aperto sul torace trasmettendogli una scarica elettrica che lo lasciò senza fiato. Lei fece per allontanarsi e caricare di nuovo la folgore ma l'assassino piroettò su se stesso portandosi alle sue spalle ed afferrandole il polpaccio ancora ferito.

<< Questo non ti serve vero? >> domandò mostrandole un tatuaggio di un cerchio alchemico posto proprio al centro del suo palmo destro. Urlò ancor prima che la reazione si attivasse: la carne si aprì come se una lama le stesse mozzando la gamba raggiungendole l'osso che oppose una misera resistenza prima di iniziare ad incrinarsi. Amelia si lussò la spalla sinistra per riuscire ad afferrare il collo dell'avversario e colpirò con una violenta scarica elettrica. Il colpo paralizzò il sistema nervoso del ragazzo facendogli allentare quanto bastava la presa e darle la possibilità di battere le mani verso il suolo per scagliarsi in aria di una decina di metri e raggiungere nuovamente la casa del dottor Faust. Si rialzò con l'aiuto del braccio buono prima di guardare la sua ferita. Il dolore le annebbiava la vista ed il terrore che quel mostro potesse già essere in grado di combattere la faceva sudare freddo. Quando la mano del suo maestro le toccò la testa quasi non le venne un infarto.

<< Ho bisogno che ti rimetti in piedi Amy, subito >> esclamò deciso facendole da scudo il proprio corpo. << Questo lo tratterrà per una decina di minuti al massimo e tu devi essere in grado di seguirmi poi >>

<< Si, maestro >>

<< Samuel puoi aiutare la mia allieva con quel braccio? >>

L'aspirante giornalista era pallido come un cadavere in volto ma sembrava quantomeno in grado di eseguire semplici ordini.

<< Tienimi la mano, forte >> spiegò lei indicando l'arto lussato. Non appena la ragazza scattò in indietro la spalla torno alla sua giusta posizione con uno schiocco secco. Ruotò un paio di volte l'articolazione prima di dipingere col suo stesso sangue un cerchio alchemico. Vi posizionò la gamba macellata al centro e la bloccò con entrambe le mani mentre una fioca luce chiara la avvolgeva.

<< Veloci >> intimò Kraul che aveva appena finito di tracciare dei simboli a terra sotto i suoi piedi ed uno grande sul suo stesso petto nudo. Samuel, senza pensarci su due volte si strappò una manica della camicia e non appena il bagliore magico si spense la usò per fasciare la gamba della giovane alchimista.

<< Salve mister Kraul, è un piacere incontrarla finalmente di persona>>

La voce melliflua dell'assassino li fece immobilizzare.

<< Scusa la maleducazione ma dovremo rimandare la nostra conversazione, c'è un treno che ci aspetta >>

Amelia fece appena in tempo a chiudere gli occhi afferrando il viso del ragazzo per proteggerlo dal bagliore che avvolse il torace del suo maestro. Strinse gli occhi più forte sentendo il moro gridare, alzandosi trascinò con se Samuel e si mise a correre sperando che entrambe le gambe la reggessero. Non le restava altro che fuggire e pregare che esistesse sul serio un treno che li aspettava.

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


 

 

Capitolo Quinto:

 

 

 

 

Il fischio del treno segnalò una nuova fermata del suo lungo tragitto. Le ruote della locomotiva per prime rallentarono la loro corsa ed intonando un canto stridente vennero seguite dalle altre. Il vagone era deserto e i finestrini completamente abbassati vista l'ora tarda lasciavano in penombra l'abitacolo fatta eccezione per il piccolo tavolino dove il maestro aveva acceso una lampada a olio per consultare il Grimorio. Amelia fece un profondo sospiro prima di posare nuovamente lo sguardo sul ragazzo fronte a lei intento a disinfettare delle medicazione improvvisate.

<< Non sono molto bravo come medico >> cercò di sdrammatizzare lui mentre rimuoveva dalla sua gamba ferita la stoffa umida che aveva usato per fermare il sanguinamento. << Potrei davvero rischiare uno svenimento se continui a sanguinare >>

<< Cerca almeno di non svenire sulla ferita o sulle medicazioni pulite, sarebbe davvero noioso doverne cercare altre >>

Samuel le fece un sorriso forzato come se il suo stomaco gli impedisse sul serio una qualche reazione diversa dal disgusto in quell'istante.

<< E' incredibile come tu sia riuscita a salvare la gamba >> mormorò mentre la fasciava con attenzione.

<< Incredibile come il silenzio di Kraul >> rispose lei inclinando la testa verso l'angolo illuminato del vagone.

Il ragazzo spostò la sua attenzione sull'esperto alchimista che, curvo sul tavolino, rigirava attentamente con la punta della pipa le pagine del grande tomo scuro.

<< Perché non può toccarlo? >> chiese lui speranzoso di trovare risposta ai mille dubbi che gli frullavano per la testa.

<< In teoria potrebbe, ma di solito chi possiede un Grimorio tende a mettere delle rune di protezione che posso privare di energia che lo tocca o infliggere delle maledizioni >> spiegò Amelia con aria distratta << Kraul è fin troppo prudente vista la sua esperienza >>

<< e tu invece? >>

La ragazza si portò entrambe le mani dietro la nuca rilassandosi.

<< Su di me non funziona: insomma, le rune, la magia nera e bianca in generale... e per quanto riguarda l'energia pare che ne possieda davvero in esubero >>

<< Per questo la tua alchimia è così forte? >> domandò con un sorriso chiudendo la medicazione.

<< Una fortuita predisposizione naturale, come la chiama il maestro >>

Amelia osservò soddisfatta la fasciatura e si portò la gamba al petto per abbassare la stoffa del pantalone e indossare nuovamente lo stivale scuro. << Mi chiedo se basterà ad affrontare quel mostro la prossima volta.... >>

Sospirò ripensando al giovane dai capelli scuri che l'aveva attaccata e da cui, per miracolo, era riuscita fuggire. Ricordò il senso di impotenza che aveva provato in quello scontro e la paura di morire che l'aveva terrorizzata quando lui le aveva afferrato la gamba.

Chiuse gli occhi stringendo i denti pensando che erano passati anni da quando aveva provato una simile emozione...

Era quasi il tramonto ed i suoi genitori erano appena rincasati, la loro domestica Marie le aveva assicurato che non appena la cena fosse stata in tavola l'avrebbe avvertita con il solito tintinnio del campanellino da taschino. Il cielo era limpido e sereno e gli arancioni ed i rosa più beli incorniciavano il sole come raffinate pennellate di un artista. Il profumino dell'arrosto iniziava ad invadere la casa mentre un dolce brusio proveniva dalle cucine in fondo al corridoio del piano di sotto. Amelia aveva appena dieci anni e stava aspettando in camera sua l'orario del pasto. Sua madre le aveva regalato un suo vecchio vestito color cipria quella mattina e la bambina non se l'era mai tolto da quel momento. Aveva giocato a fare la principessa o la ballerina o semplicemente una signora d'alta borghesia che prendeva al tè del pomeriggio con le amiche. Stava proprio scegliendo quale altro personaggio impersonare quando finalmente il campanello aveva iniziato a suonare. Per una fortuita coincidenza nella fretta di alzarsi aveva urtato il piccolo cavallo a dondolo che suo padre le aveva regalato per il suo compleanno e si era fermata per rimetterlo in piedi. Sentì a malapena il lamento strozzato di Marie quando qualcuno sfondò il portone di casa. Probabilmente fu la prima ad essere uccisa, ci furono diverse grida e altrettanti colpi d'arma da fuoco prima che la porta di camera sua si spalancasse. Suo padre l'aveva afferrata e spinta nel grande armadio mentre sua madre in lacrime era riuscita a chiudere a chiave la porta. Amelia era rimasta in religioso silenzio quando quegli uomini erano riusciti ad entrare persino li. Li aveva osservati bene da foro della serratura, aveva scolpito i loro visi nella sua mente quando avevano preso sua madre per i capelli e l'avevano sgozzata e spinta giù dalle scale alla stregua di un sacco di letame. Suo padre aveva urlato e si era scagliato contro di loro ma quegli uomini l'avevano colpito forte, facendolo sanguinare e poi l'avevano trascinato via. Era rimasta col fiato sospeso persino quando aprendo l'armadio uno di loro l'aveva afferrata. Ricordava il suo viso sciupato come fosse ieri, la lunga cicatrice scura sulla guancia destra e il fiato putrefatto. Avevano ucciso tutti, avevano massacrato i suoi genitori e l'avevano rapita senza nessuna spiegazione. Era stato così inutile persino il suo tentativo di ribellarsi dato che era stata semplicemente colpita con uno schiaffo che l'aveva quasi tramortita. Per la prima volta vedendo la sua casa avvolta dalle fiamme aveva provato odio e terrore, ed aveva giurato a se stessa che sarebbe sopravvissuta finché non fosse stata in grado di vendicarsi.

<< Amelia >>

La voce del suo maestro la riportò alla realtà.

<< Ho trovato degli appunti interessanti nel libro del nostro dottor Faust, appunti su delle pratiche alchemiche particolarmente discusse >>

<< Il dottore era un alchimista? >> chiese Samuel scioccato.

Kraul gli fece un cenno negativo. << Ovviamente no, o almeno non sarebbe stato così stupido da preferire la magia nera all'alchimia! Piuttosto, è curioso questo piccolo estrapolato >> esclamò prima di interpretare la sua nuova lettura serale << “Catherine continua a insistere riguardo alla possibilità che l'Assemblea sia sulle nostre traccie ed ho dovuto mettere delle rune di protezione sul suo negozio per riuscire quanto meno a calmarla stavolta. Io non penso che possano davvero essere interessati a noi dopo essersi già assicurati il nostro assoluto silenzio, cosa dovrebbero farsene delle vite di chi sono sicuri non può rivelare nessuno dei loro segreti? Piuttosto mi chiedo se siano ancora interessati alle nostre ricerche, o se hanno dimenticato Fort Banes ed i suoi mostruosi insuccessi. Dimenticare... Non credo possano davvero, perché in fondo degli esseri come loro non possono rinunciare al desiderio di vivere per sempre. Ed io non posso dimenticare allo stesso modo perché ho visto il potenziale dell'essere umano superare i su limiti ed oltrepassare quelli di Dio” >>

<>

<< Significa che questo caso si è rivelato molto più complicato del previsto e che la nostra pista ci conduce a scoprire quali segreti sta tramando l'associazione per eccellenza degli alchimisti: L'assemblea di Flamel >> mormorò prima di accendersi un nuovo sigaro. << Scendendo prima alla fermata per l'inferno: Fort Banes >>

Amelia strinse le dita diafane sulla stoffa logora dei suoi pantaloni mentre i suoi occhi si riempivano di puro odio. Erano passati quasi tre anni da quando era riuscita a fuggire dai suoi rapitori, da quando aveva ottenuto la sua vendetta, da quando era scesa all'inferno e ne era risalita con le mani sporche di sangue: da quando era fuggita dal campo di addestramento di Fort Banes.

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Capitolo 6
*** Capitolo Sesto ***


Alchemist

 

 

Capitolo Sesto:

 

 

 

 

Amelia aveva passato la prima settimana battere i piccoli pungi contro la porta della sua cella senza nessun risultato. La rabbia che le ribolliva nel minuto corpo bastava a tenerla sveglia la notte ed a farla stare in piedi malgrado le misere porzioni dei suoi disgustosi pasti. Quando dopo una decina di giorni finalmente qualcuno si degnò di aprire la sua cella a malapena riuscì a lanciarsi contro guardia. Fu scortata da due uomini in una stanza dove l'attendeva una donna anziana vestita con una tunica di un tono intenso di viola. I ceffi semplicemente salutarono la signora e lasciarono la stanza. Amelia pensò subito che quella donna non potesse essere un grande ostacolo per la sua fuga ma rimase immobile ad osservarla.

<< Siediti, iniziamo la lezione >> le intimò quella prima di raggiungere la malandata lavagna appesa al muro.

<< Eri la figlia di un alchimista, anche se di infimo livello, spero che ti abbia insegnato almeno le basi dei processi alchemici o questo corso intensivo sarà solo uno spreco del mio tempo >>

Le dita della bambina si strinsero con forza sulla stoffa dei suoi abiti.

<< Non osare parlare di mio padre! >> ringhiò afferrando di scatto una penna lasciata sul piccolo banco dietro di lei. L'anziana signora non batté ciglio neanche quando Amelia la raggiunse brandendo con ferocia quell'arma improvvisata. Le bloccò semplicemente la mano e le diede uno schiaffo in pieno volto scagliandola a terra. Con terribile indifferenza ripose la penna sulla cattedra ed afferrò un sottile righello di argento chiaro.

<< L'alchimia è una scienza complessa ed antica che studia la natura e tutti gli elementi a lei connessa, analizza la materia in ogni suo parte più piccola fino a quelle invisibili... >> recitò prima di colpirla con la stecca di metallo. La bambina urlò di dolore e la donna la colpì nuovamente un paio di altre volte.

<< Gli alchimisti arrivano alla comprensione della struttura della natura stessa e sono dunque in grado di scomporre la materia e ricomporla nuovamente dandole una nuova forma >>

<< Sta zitta!!! >>

La piccola urlò e provò ad alzarsi ma la severa maestra la colpì sulle gambe facendola di nuovo cadere a terra. Si spostò poi verso la lavagna disegnando distrattamente un serpente intento a mordersi la coda prima di tornare con lo sguardo su Amelia.

<< Questo è l'uroboro: ci rammenta che in natura nulla si crea o si distrugge ma tutto è in continua mutazione, ogni cosa si ripete ed allo stesso tempo è irripetibile: En to Pan, tutto è Uno e Uno è tutto. >>

<< Io ti uccido!!! >>

Il righello la colpì così forte sulla bocca da squarciarla da una lato e farla sanguinare. La signora la sollevò per i lunghi capelli ramati e l'avvicinò alla lavagna.

<< Sei parte del tutto ma sei stata plasmata per essere debole ed insignificante. Sei qui per essere scomposta e ricomposta per divenire forte ed unica, per essere finalmente Uno. >>

La donna la spinse con forza contro la lavagna prima di scagliarla contro il piccolo banco dietro di loro.

<< Se veramente vuoi uccidermi dovrai sopravvivere a questo processo: allora sarai un'alchimista >>

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Lo spettacolo che si ergeva davanti ai suoi occhi di pece era desolato e deforme. Una serie di edifici e campi rasi al suolo dalle fiamme. Tutto era schiavo della cenere, tutto era stato deformato da una calore che malgrado gli anni passati stentava a voler abbandonare quei luoghi. Samuel si voltò verso la ragazza al suo fianco vedendola persa in chi sa quali spaventosi ricordi. Gli venne spontaneo cercare di raggiungerla e riportarla al presente sfiorandogli la mano. Amelia ebbe un sussulto, anche se impercettibile, fissò la mano del ragazzo sfiorare la sua e si allontanò impacciata senza una parola.

<< Perché siamo qui? >>

<< Per cercare indizi >> rispose Kraul iniziando ad addentrarsi nel grande complesso militare.

<< Avevi detto che eri stato qui dopo che mi avevi trovato e che non avevi scoperto nulla su chi mi aveva rapito >>

<< Vero >>

<< E allora per quale motivo stiamo perdendo tempo qui? >>

L'investigatore fece un sospiro annoiato.

<< Ho detto che non avevo trovato nulla riguardo ai responsabile della tua atroce schiavitù, non che non avessi trovato nulla di sospetto in generale >>

Amelia trattenne a stento un mugolio irritato. << D'accordo, tu guarda nell'ala est, io e il bamboccio andiamo ad ovest >>

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<< C'è un motivo particolare perché non mi sopporti? >> chiese il ragazzo cercando di non far adirare ulteriormente la sua accompagnatrice.

<< No >> abbaiò secca lei.

<< Ce n'è più di uno allora? >>

Amelia si rigirò di scatto fissandolo molto seria.

<< Io non sono brava a fare amicizia, l'unico essere vivente con cui abbia una specie di pseudo legame è quel borioso biondino da strapazzo. Siamo in un posto piuttosto pericoloso, probabilmente braccati da un tizio che vuole farci fuori e che è così fottutamente forte che non abbiamo speranze di batterlo e tu voi fare conversazione? Scusa se penso che non sia il momento adatto.. >>

<< Beh, se siamo in una situazione così drammatica meglio che ne approfitto finché sono in tempo no? >>

L'ironia del ragazzo la fece quasi sorridere perciò decise semplicemente di assecondarlo, tanto cosa aveva da perdere?

<< Benissimo, allora di cosa vuoi parlare prima che un pazzo omicida ci massacri? >>

<< Come vi siete conosciuti tu e l'ispettore? >>

<< Quando avevo dieci anni una sera qualcuno è entrato in casa nostra, ha ucciso la mia famiglia e tutti quelli che erano con noi e mi ha rapita e portata in questo angolo di paradiso. Mi hanno insegnato ad usare l'alchimia e quando sono stati certi che avessi padroneggiato la teoria mi hanno sbattuta in delle fosse di combattimento con altri ragazzi come me. Tutti orfani, molti vivevano li da sempre ed erano addestrati meglio dei soldati, tutto ciò che sapevano fare era combattere ed uccidere. Fino a tredici anni ho passato la mia vita ad essere massacrata e rianimata alla fine di ogni singola splendida giornata. Mi svegliavo, prendevo pugni, calci, venivo torturata, infilzata, strangolata, spellata fino a che, quasi moribonda, venivo gettata nuovamente nella mia gabbia >>

<< Dio, è terribile >>

<< Dopo tutte quelle belle botte però ho imparato a sopravvivere, poi a difendermi ed infine a contrattaccare: a quindici anni ero così brava che nessuno di quei ragazzi, nemmeno chi era li dalla nascita riusciva a tenermi testa. Persino le guardie del forte, i mercenari, e chi si vantava di essere un vero assassino riusciva a battermi. Ero diventata la macchina per uccidere che loro volevano che fossi. Mi hanno dato la forza per combattere, l'alchimia per schiacciare i miei nemici e un'armatura d'argento conficcata nella carne per farmi diventare un mostro. Amelia SilverSkin mi chiamavano... Una fortuna che mi abbiano lasciato almeno un nome no? >>

<< Poi sei fuggita? >> chiese il ragazzo seguendola in un foro su una parete cadente.

<< Oh si, pensa che avevano deciso di cancellare il progetto di addestramento. Probabilmente il re, o chi per lui, aveva dato ordine di smantellare queste vecchie caserme adibite alla creazione dei soldati perfetti, come le chiamavano loro, e i miei, nostri, benefattori avevano deciso di cancellare anche noi con tutta la baracca. Molti di quei ragazzi non erano neanche più esseri umani, obbedivano agli ordini e basta; e quando i maestri hanno ordinato loro di uccidersi alcuni si sono semplicemente squarciati la gola o fatti sparare dalle guardie. >>

<< Ma è impossibile! >>

<< Impossibile? >> ripeté lei con un mezzo sorriso sulle labbra << Ogni momento della nostra esistenza ci veniva ripetuto che eravamo deboli ed inutili, che eravamo parte del tutto e che eravamo solo materia in attesa di essere mutata da altri per divenire qualcosa di migliore, che finché non fossimo stati Uno non avremmo potuto vivere come esseri umani al pari degli altri... Cosa potevamo fare se non morire? >>

Samuel percepì una morsa al petto ascoltandola parlare a quel modo. C'era qualcosa di bellissimo nell'amarezza della sua voce, qualcosa di incredibile nel modo in cui le sue iridi scure brillavano e si spegnevano durante il riaffiorare dei ricordi. Voleva riuscire a creare un contatto con quella creatura che, dal primo momento in cui l'aveva atterrato, gli era parsa solamente una ragazza sola. Tutto di lei sembrava gridargli di soccorrerla, di salvarla da quella campana di vetro che aveva eretto per proteggersi dal resto del mondo. Anche se aveva conosciuto solo la parte più infernale della vita sapeva che c'erano anche cose meravigliose per cui combattere?

<< Sta giù! >> gridò lei proteggendolo da una fiammata ardente che colpì la parete sopra di loro. La voce melliflua dell'alchimista dai capelli scuri riempì la stanza.

<< Ops! Colpa mia! Accidenti Amelia, non pensavo che ti saresti rimessa così in fretta >>

La ragazza spinse Samuel dietro di lei per proteggerlo. << Questa volta non scapperò, quindi fatti sotto! >>

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Capitolo 7
*** Capitolo Settimo ***


Alchemist

 

 

Capitolo Settimo:

 

 

 

Erano passati pochi minuti da quando lo scontro era iniziato ma a Samuel parevano quasi delle ore. Si era dovuto rintanare in un angolo ogni qualvolta che i due combattenti si spostavano verso di lui. Aveva paura di venir coinvolto in quello scontro tra titani ma soprattutto di essere d'intralcio ad Amelia. Vide finalmente cosa voleva dire quando gli raccontava di essere diventata una macchina per uccidere: ogni suo colpo, ogni movimento del suo corpo sinuoso era preciso e letale. Non sprecava nessun attacco, nessuna reazione alchemica, calcolava mosse e preparava contromosse ancor prima di metterle in atto. Il suo avversario però non era da meno, continuava ad aumentare il ritmo della battaglia con un sorriso divertito stampato sulle labbra. La ragazza afferrò i capelli scuri dell'alchimista colpendolo con una ginocchiata al volto e scagliandolo lontano con una scarica elettrica. Aveva il fiato corto e numerose ferite su tutto il corpo mentre il suo avversario adesso aveva la bocca fratturata e diverse ossa rotte. Poteva farcela, pensò Samuel vedendola raggiungere in un lampo di luce l'assassino e sollevandolo da terra.

<< Ecco dove eri finita Amelia, adesso sembri davvero mia sorella! >>

La ragazza lo colpì in volto di nuovo con il pugno sinistro conficcandogli le punte argentate nella carne.

<< Sta zitto una buona volta >> ruggì pronta a finirlo con un ultimo colpo della folgore. La mano di Kraul la fermò prima che potesse fare qualcosa e liberò il ragazzo dalla sua presa mortale. Poteva vedere chiaramente l'odio deformarle il bel viso quando si rivolse al maestro.

<< Stai scherzando vero!?!? Dammi una buona ragione perché dovrei farlo fuori!! >>

<< Perché ha ragione >>

Amelia scosse la testa adirata << Ha ragione? Cosa diavolo significa Kraul?? >>

<< Rev è tuo fratello >>

Le labbra scure della ragazza si spalancarono, come se volesse gridare qualcosa, poi si socchiusero non sapendo cosa o a chi gridare.

<< Ti prego John, non scherzare >>

<< Non lo sto facendo Amy >>

Spostò lo sguardo sul suo avversario, aveva ancora la mascella dislocata e innumerevoli ferite gli deturpavano il volto ma poteva intravedere un sorriso eccitato sotto tutto quel sangue.

<< Balle, mio padre.. >>

<< Tuo padre non era tuo padre come non lo era tua madre >> la interruppe l'alchimista << Come non era il padre di Rev, voi due siete fratelli perché nati dalla stessa materia e non da esseri umani: voi due siete stati creati dall'alchimia, siete degli Homunculi >>

Il cuore di Amelia perse un battito e le sue gambe si fecero improvvisamente molli.

<< Ti chiedevi sempre perché fossi così forte, così portata per l'alchimia, perché le tue ferite guarissero così in fretta, perché non avessi mai avuto alcuna malattia, perché i tuoi sensi fossero così acuti... >> spiegò posandole amorevolmente la mani sulle spalle. << Perché ti sentissi così diversa, così sola... Amalia, tu sei una creatura divina. Sei, siete, >> disse indicando Rev << la prova che non solo Dio può creare a distruggere: tu sei superiore al  En to Pan !!! >>

<< Perché... >> mormorò lei ad occhi chiusi abbandonandosi a quel contatto.

<< Era il nostro sogno no? Essere in grado di guarire ogni malattia, di sconfiggere persino la morte, ci siamo quasi Amy! Serve solo un ultimo sforzo... >>

La ragazza lo guardò con gli occhi colmi di lacrime ancora decisa a seguire ogni suo insegnamento.

<< Uccidilo >>

<< Adesso vuoi che lo uccida? >>

<< Si Amy, e ti prometto i tuoi tormenti finiranno >>

Si mosse da sola, come un burattino. Era facile, lo sapeva, le bastava guardare come era ridotto quel ragazzo raggomitolato a terra sotto di lei. Era pervaso da spasmi di dolore eppure non reagiva, la guardava fisso e sorrideva. Lo poteva leggere nei suoi occhi: quella sofferenza che lei stessa portava con se da sempre.

<< Non posso >> pianse stringendosi le mani al petto.

<< Su bambina, sta calma, è questione di un attimo, ci sono io qui con te no? Ti ho mai fatto del male? Ti ho mai mentito? >>

<< Amelia no! >> la voce di Samuel la fece singhiozzare. Kraul senza neanche voltarsi estrasse la pistola dalla tasca del giubbotto pronto a colpirlo.

<< Si, mi hai mentito >>

La folgore colpì l'alchimista scagliandolo lontano con un bagliore di luce accecante lanciandolo a terra privo di sensi.

 

 

 

<< In piedi >>

Amelia si pulì gli occhi sporchi di terra con il dorso della mano digrignando i denti. Kraul stava di fronte a lei, con i capelli legati in una treccia morbida e le manica della camicia arrotolare fino al gomito. Aveva ucciso avversari molto più veloci e più forti di lui ma quel tizio continuava a schivare ed a schivare tutti i suoi colpi senza fatica.

<< Devi imparare ad atterrare e a schivare un avversario, non solo ad ucciderlo... E' più complicato vero? >>

<< E' colpa tua che continui a saltellare ovunque come un rospo! >> L'alchimista più esperto rise di gusto << Un rospo?? >>

Amelia scoppiò anche lei a ridere. << Uno stupido rospo zampettante! >>

_______________________________________________________________________________________________________________________________

<< Chi è quella bambina nella foto? >>

L' uomo inclinò la testa verso di lei con aria stanca. << Mia nipote, la figlia di mia sorella >>

<< Quanti anni ha? >>

<< Sei anni a dicembre >>

<< E' malata vero? >> chiese la ragazza notando una nota di tristezza nella sua voce.

L'alchimista chinò il capo sulle ginocchia lasciando che qualche ciocca color del sole gli nascondesse il volto.

<< Si, come sua madre... E' morta l'anno scorso, ora vive con i nonni paterni >>

<< ...e suo padre? >>

Kraul sospirò << In galera, ha tentato di spararmi >>

Amelia si avvicinò al suo maestro sfiorandogli il braccio.

<< Morirà? >>

Lui semplicemente annuì stringendo la ragazzina forte a se.

<< Vedrei che ce la faremo, riusciremo a salvarla, io e te, insieme >>

 

 

 

Samuel era rimasto fuori dalla sua stanza da letto da quando aveva aiutato Amelia a sdraiarsi. La porta era chiusa da ore, non si sentiva nessun rumore, nessun lamento, niente. Era riuscito a portarla via da Fort Banes e l'unico posto sicuro dove nascondersi che gli era venuto in mente era casa sua. Era una casa piccola: una cucina, una camera, un bagno ed un piccolo terrazzo che affaccia su un giardino ormai rinsecchito. Le aveva preparato qualcosa da mangiare ma stentava a trovare dentro di se la forza per bussare a quella porta. Amelia aprì gli occhi dopo quella che le era sembrata un'eternità. Si asciugò il viso, si legò i capelli e diede al ragazzo il permesso di entrare. Samuel era li, sulla porta, con un piccolo piatto di di carne ed un tozzo di pane in mano. Aveva il volto segnato dalla stanchezza ma il sorriso stampato sulle labbra. Quel gesto la contagiò e gli fece cenno di avvicinarsi per condividere il pasto.

<< Come ti senti? >>

<< Da schifo, mi fanno male tutte le ossa >> rispose lei addentando il pane.

<< Mi riferivo al resto, a come stai dentro tu? >>

<< Oh.. >> mormorò lei chinando la testa da un lato << ...quello >>

<< Amelia io... >>

<< Sta tranquillo >> cerco di consolarlo lei << sono sopravvissuta ad esperienze peggiori, davvero! Il fatto è che non so davvero più cosa fare adesso.... Io non so niente di me, non so più chi sono.. >>

<< Sei Amelia >>

La ragazza sorrise.

<< Amelia? Tutto qui? Prima ero la figlia di un alchimista, poi un'assassina, una fuggitiva, poi sono diventata un'alchimista, di nuovo una figlia, ed ora sono un Homunculus, ho un fratello che vuole uccidermi e che dovrei uccidere secondo una setta di alchimisti che pare continui a manipolare la mia vita da sempre >>Fece un grande sospiro prima di rivolgersi al ragazzo di fronte a lei. << E tu dici che sono soltanto Amelia? >>

<< Sei sempre stata Amelia fin dall'inizio no? Che male c'è ad essere soltanto Amelia alla fine? >>

<< Chi diavolo sei tu...? >> domandò cercando di decifrare cosa passava nella mente del suo interlocutore.

<< Soltanto Samuel >>

Le lo guardò bene: era giovane, magrolino, con un viso semplice e pulito. Capelli chiari, corti, due occhi di un marrone così banale e delle labbra troppo fine. La sua pelle era leggermente brunita, senza nessuna cicatrice o macchia o particolare imperfezione da renderlo riconoscibile. Eppure adesso lo vedeva così speciale, così unico che si domandava cosa ci fosse in lui che l'aveva fatta innamorare. Si sporse posandogli un delicato bacio sulle labbra prima di sfiorargli una guancia ed il collo.

<< Piacere di conoscerti Sam, io sono Amy >>

Il ragazzo arrossì cercando di non dar a vedere più di tanto la sua emozione.

<< C-cosa facciamo adesso..? >>

Amelia gli sorrise con la sua solita aria fiera.

<< Mettiamo la parola fine a questa storia >> Non aveva idea di quale sarebbe stato il suo destino, ma avrebbe lottato per costruirlo con le proprie mani.

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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


Alchemist

 

 

Capitolo Ottavo:

 

 

 

<< Allora, fammi capire, voi entrare nel palazzo dove ha sede il l'assemblea di Flamel cercare Kraul e dargli una lezione; prendere tutti i responsabili della faccenda di Fort Banes e consegnarli alla giustizia ed infine far ragionare il pazzo omicida in modo che non ci massacri? >>

<< Più o meno questo è il piano >>

<< Perfetto >> mormorò Samuel tenendosi la la fronte con una mano. << Siamo spacciati >>

<< Sta tranquillo, al massimo ci uccidono no? >>

<< Cosa che avrei piacere di evitare >>

La ragazza sorrise dandogli una pacca sulla spalla << Andiamo >>

La candida villa alla periferia ovest di Boole sembrava desolata quando vi si intrufolarono tramite una finestrella primo piano dopo aver neutralizzato le guardie. Sgattaiolarono apparentemente indisturbati per il lungo corridoio che conduceva alla grande scalinata in marmo bianco. Arrivati al secondo piano si trovarono di fronte ad una porta intarsiata con rifiniture dorate ed un pomello a forma di uroboro.

<< E' sicuramente una trappola >> constatò il ragazzo sospirando frustrato.

<< Non lascerò che ti facciano del male >>

Amelia spalancò la porta mentre sul suo braccio sinistro si disegnava la spira di aculei argentati. Dei vecchi alchimisti vestiti con delle tonache viola li aspettavano in semicerchio davanti alla grande vetrata a nord della villa. Kraul era alla loro sinistra, seduto su una poltrona di pelle scura, con il suo solito sigaro in bocca e le gambe accavallate. Rev era in piedi, al centro del salone sopra al più grande cerchio alchemico che avesse mai visto. L'anziano al centro fece un passo in avanti togliendosi il cappuccio da stregone dal capo.

<< Benvenuta mia cara >>

Una lingua di fuoco sfiorò il volto dell'alchimista andando ad infrangere in mille cristalli il vetro dietro di lui.

<< Questo era solo un colpo d'avvertimento, fate i bravi vecchietti e seguitemi alla polizia o vi assicuro che non mancherò il prossimo bersaglio >>

Rev si lasciò andare in una risata compiaciuta battendo le mani per lo spettacolo appena visto.

<< Per quale motivo devi rendere tutto sempre così complicato? >> le domando il suo maestro con aria affranta.

<< Non so, forse perché me lo hai insegnato tu? >>

L'uomo si grattò la testa sospirando << Che ragazzina cocciuta >> In un lampo attivò un cerchio alchemico sotto la sua seduta e scomparve per riapparire una frazione di secondo dopo con le mani strette sullo collo di Samuel. << Pensavi che avrei giocato ancora pulito? >>

<< Volete obbligarci ad ucciderci a tal punto?!? >> gridò indicando l'altro Homunculus di fronte a lei. << Ci avete creati e manipolati per anni e per cosa alla fine? Vederci massacrare l'un l'altra?!? >>

<< Certo che no >> sentenziò il campo dell'assemblea. << L'abbiamo fatto perché era l'unico modo per salvare l'umanità >>

Amelia lo guardò con rabbia e disprezzo prima che quello continuasse il suo discorso. << Il mio nome è Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim, Paracelso per te mia cara Amelia. Sono l'erede di Nicolas Flamel, l'alchimista che ha fondato questo concilio al solo scopo di salvare l'intera specie dall'estinzione. I secoli sono sempre più bui, gli uomini sono diventati deboli, troppo insignificanti di fronte alla forza della natura. Le malattie, i cataclismi, ci stanno decimando e non c'è nulla che possiamo fare per mettere una parola fine a quest'agonia. Malgrado la scienza, l'astronomia, la magia e l'alchimia persino le menti più brillanti, gli innocenti >> disse rivolgendosi verso Kraul << i bambini, muoiono e con loro morirà tutta l'umanità un giorno >>

<< Tutto è Uno, Uno è tutto >> ripose lei  con gelida naturalezza.

<< Perché!!!?!?! >> gridò Paracelso stringendo entrambe le mani in due saldi pugni. << Perché non possiamo essere noi l'Uno??? Perché dobbiamo sottostare alle leggi della natura come gli essere inferiori? Non è stato proprio Dio a donarci un intelletto superiore?!? Come pensa allora di confinarci in un corpo che si decompone in così poco tempo.... Il mio maestro ha trovato un modo e mi ha supplicato di finire la sua opera ed io ho giurato di farlo >>

<< Noi creeremo la Pietra Filosofale >> spiegò Kraul rivolgendosi verso di lei.

<< E' solo una stupida leggenda >> lo schernì lei.

<< Come gli Homunculi del resto >> ribatté lui << Pensa a quanto bene potresti fare Amy, quante vite potremmo salvare? L'assemblea è buona, te lo giuro, noi vogliamo solo che gli esseri umani continuino ad esistere >>

<< E io devo morire? >>

<< Mi dispiace bambina, davvero, io... Lo sai quanto ti amo non è vero? >>

Le budella della ragazza si contorsero a quell'affermazione << Posso solamente immaginalo >>

<< Non ti sembra di essere un po' egoista? >>

<< Io egoista?!? Tutta la mia vita è stata un incubo per colpa vostra! Ho desiderato uccidere, ho desiderato morire perché voi mi avete circondato di cose belle che poi avete distrutto! >>

<< Tu vivi solo perché loro ti hanno creato!! Sei una cosa maledizione, il tuo corpo, le tue emozioni, è tutto falso, una copia di quelle umane!! Tu non sei niente, non sei parte del tutto, non sei Uno!! >>

<< Non ascoltarlo Amy! >> la voce di Samuel venne strozzata dalle mani dell'investigatore.

<< NO! >>

<< Fa come dicono e lui vivrà... Ti prego Amy, non obbligarmi a toglierti anche questo >>

Sentì per la prima volta da tanto tempo la voglia di distruggere qualcuno ma si fece forza e si voltò verso Rev che sembrava teso quasi quanto lei.

<< L'opus alchemicum per ottenere una Pietra Filosofale deve avvenire mediate tre procedimenti: Nigredo o opera al nero, in cui la materia si dissolve, putrefacendosi. >> iniziarono a recitare all'unisono i vecchi alchimisti.

<> esclamò Paracelso incidendo il simbolo di un corvo sulla sommità del cerchio.

<< Albedo o opera al bianco, durante la quale la sostanza si purifica, sublimandosi. >> ripeterono gli altri mentre Rev si metteva in posizione d'attacco.

<< Avete entrambi conosciuto una nuova felicità ed acquisito uno scopo: l'amore di un padre ed il desiderio di compiacerlo >> mormorò lanciando un'occhiata al moro prima di disegnare un cigno poco sopra il precedente simbolo.

<< Rubedo o opera al rosso, che rappresenta lo stadio in cui si ricompone, fissandosi. >>

<< Ed infine avete conosciuto la verità tornando allo stato iniziale della vostra esistenza, assumendo piena consapevolezza di essere delle creature nate per un solo scopo: salvare con il vostro sacrificio l'umanità >> terminò disegnando il terzo ed ultimo simbolo: una fenice. << Amen >>

L' Homunculus si scagliò verso di lei con una vena di terrore e di follia dipinta sul volto.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


Alchemist

 

 

 Capitolo Nono:

 

 

Il pugno di Rev la colpì nuovamente sul fianco facendole tossire sangue. Si scansò ancora decisa a non reagire solo per non darla vinta a quei bastardi fanatici. Se ne stavano lì a confabulare, con i volti coperti dal loro cappuccio, probabilmente su chi di loro avesse finalmente ucciso l'altro. Il capo invece li guardava serio, come chi aspetta solo il finale di una battaglia per poi fare razzia dei tesori di guerra: senza nessuna emozione in corpo se non l'impazienza. Kraul invece era più difficile da interpretare. Aveva gli occhi umidi, il viso stanco e pareva ancora domandarsi cosa ci facesse in quel posto. Eppure quella devozione verso la sua promessa lo teneva in piedi, fermo con le mani sul collo del ragazzo davanti a lui. Samuel era proprio li, a pochi metri da lei che l'osservava con il suo solito sorriso pacato. Aveva paura, una paura matta, ma qualcosa dentro di lui lo stava, persino in quel momento, spingendo a farla sentire amata.

Parò un calcio del fratello storcendogli la gamba e incombendogli l'articolazione in più punti. Rev cadde a terra esausto riuscendo a colpirla con un ultimo colpo che le squarciò un fianco. Amelia cadde in ginocchio sopra di lui sentendo in lontananza la voce di Sam gridare il suo nome. I suoi occhi si fecero pesantiquando posò il palmo sinistro sul torace dell'alchimista sotto di lei. I suoi occhi cerulei era quasi sereni seppur immensamente tristi e la sua bocca era tirata in un sorriso dolorante

<< Mi dispiace tanto sorellina >>

La folgore gli lacerò il petto prima che perdesse i sensi. L'odore pungente del loro sangue si mischiò lasciandoli in una pozza di caldo vermiglio.

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Era stesa su di un morbido prato fiorito.

Alzò la testa pronta a sentire il dolore dilaniare il suo corpo ma si sentì fresca e leggera. Il giardino in cui si era svegliata era bellissimo: c'erano fiori di mille colori, piante dagli odori pungenti e delicati uccellini che con il loro canto cullavano la natura intorno a lei. Si mise in piedi senza ricordarsi bene cosa stesse facendo prima di allora, incantata solo dal paesaggio. L'erba sotto i suoi piedi nudi era morbida e piacevolmente fredda e la brezza che le solleticava i capelli ramati la fece gioire. Eppure sembrava l'unica ospite di quel paradiso terrestre, solo la natura le faceva compagnia.

Un riflesso di luce poco più avanti catturò il suo sguardo. A terra sull'immenso prato c'era un grande specchio antico: sui bordi della cornice avevano persino fatto dei nidi gli uccellini. Doveva essere li da sempre, ne pulì la superficie con la mano stando attenta a non tagliarsi la dove lo specchio era incrinato.

Si sedette e si specchiò.

Era diversa da come si ricordava: i capelli erano diventati lunghi ed erano adornati con una delicata corona di fiori; il viso era più in carne e non stanco e ossuto come dopo l'ultima battaglia. Il suo corpo era nudo ma non c'erano più ne cicatrici ne simboli alchemici a deturparlo; aveva degli occhi limpidi e brillanti ed era felice. L'immagine dello specchio divenne sfuocata e tornò limpida dopo pochi secondi. Vide se stessa quando era bambina, con i suoi genitori, o meglio, con coloro che l'avevano cresciuta; poi si vide adolescente, il corpo massacrato dalla lotta, spigoloso e il viso trasformato in una mascara di odio e dolore. Vide Kraul che le carezzava i capelli e le raccontava qualche storiella che la faceva rider; vide se stessa combattere per la prima volta con Rev e scoprire quanta paura ci fosse sul volto del ragazzo oltre che sul suo. Vide Sam, il suo Sam, gli occhi spalancati dalla sorpresa mentre lo baciava ed il suo stesso corpo sciogliersi a quel contatto. Ed infine si vide: i capelli corti ed intrisi di sangue, il volto contratto e bruciacchiato, gli occhi scuri e decisi che la minacciavano dall'altra parte dello specchio.

<< Davvero posso scegliere? >> chiese rivolgendo la testa verso il cielo ma fu la se stessa nello specchio a risponderle.

<< E' tua la decisione, lo è sempre stata >>

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Si risvegliò di scatto aggrappandosi alla prima cosa che si trovò vicino. Samuel non si premurò neanche di pulirsi il viso dalle lacrime mentre l'aiutava ad alzarsi.

<< Pensavo fossi morta sul serio! >>

<< Lo pensavo anche io >> scherzò lei prima di guardarsi intorno.

<< Cosa è successo qui? >>

<< Eravate entrambi a terra e tutti gli alchimisti si sono precipitati per vedere chi era sopravvissuto e per recuperare la pietra filosofale ma non c'era niente Amy... Sono impazziti, Kraul ha dato di matto, gli ha urlato contro che era tutta colpa loro, che lo avevano convito a farti del male! Si sono scontrati!! Mi sono salvato per un pelo raggiungendoti qua.. >>

<< E Paracelso? >>

<< E' il primo che se l'è data a gambe! Kraul ha sistemato gli altri e poi si è messo al suo inseguimento >>

<< Tutto qui? >>

<< Come tutto qui?!? >> ripeté il ragazzo disorientato.

Amelia si portò una mano alla bocca cercando di trattenere le risate senza riuscirci. Rise di gioia fino alle lacrime mentre Sam la guardava altrettanto felice e confuso. Lo abbracciò, lo baciò e tornò ridere di gusto. Era libera di essere finalmente ciò che voleva, di amare e di decidere ogni giorno cosa fare o cosa non faredella sua vita. Il mondo aveva un profumo diverso e lei finalmente se ne sentiva parte.

En to Pan.

Tutto era Uno, e Uno era tutto.

Lo era sempre stata.

Era la Pietra Filosofale.

 

 

 

 

 

 

 

 

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