those who have lost

di thesoulofthewind
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


PROLOGO
Nico non era ancora abituato a questo genere di cose. Alle gite di famiglia, al stare tutti apparentemente felici chiusi in una baita di montagna, con sua madre che si impegnava al massimo per rendere felice Ade, il suo cupo marito, e far fare qualcosa di diverso ai figli, sempre stipati nelle proprie stanze a navigare in internet. Non poteva dire che la cosa gli dava fastidio, però. Si era davvero rilassato e aveva potuto vedere il padre sorridere, in certe occasioni, quando credeva che nessuno se ne sarebbe accorto. Aveva inoltre avuto la possibilità di legare ancora di più con la sorella Bianca. Erano sempre stati molto legati, anche se lei era più grande di qualche anno erano sempre stati l’uno per l’altro una figura importante nella quotidianità.
23:25 p.m.
Nico pensava a tutto questo mentre fissava l’asfalto umido e scuro attraverso il finestrino della piccola auto guidata dal padre, che sfrecciava a quell’ora della notte in ritorno verso casa. Gli alberi sopra di loro che ombravano la strada erano segno che la città era parecchio lontana, e, a giudicare dai finestrini appannati doveva esserci davvero freddo fuori. Nico rabbrividì, per poi girarsi verso la sorella che canticchiava con le cuffiette a tutto volume nelle orecchie. Sorrise. Era bello vederla serena come sempre. Sua madre stava dormendo sul sedile del passeggero, mentre Ade fissava imperturbabile l’asfalto davanti a se.
23:40 p.m.
Spontaneamente iniziò a navigare con la mente e pensare  a discorsi disconnessi come l’anime che aveva visto la sera prima o il video della sua canzone preferita, mentre fissava l’asfalto, finche non si trovò a fare pensieri senza capo ne coda pure su di esso.
 ‘è cosi nero da parere una cosa quasi spaventosa, se la fissi troppo.’
‘chissà quante auto sono passate di qui. Un numero inconcepibile.’
‘da la sensazione di non finire mai.’
‘mi piace questo senso di “andare” mi fa sentire parte di qualcosa..’
1:00 p.m.
E mentre rifletteva, gli sorse un’altra domanda.
‘perché Papà impreca in quel modo? Perché Bianca sveglia Mamma e urla?’
Domanda che ne seguì subito un’altra.
‘perché quell’auto va dritta verso di noi?’
 
 
Quello che seguì dopo fu un forte colpo, un urlo strozzato, un rumore e poi il silenzio, accompagnato dell’odore acre del sangue che appestava le narici di Nico. Le gambe sembravano essersi sciolte. Nico non capiva, Nico era un ragazzino di quindici anni in preda alla confusione, ad un dolore atroce al torace e il freddo asfalto a contatto col proprio viso, al di fuori dell’auto che ora emetteva fumo all’angolo dello stradone. Aprì debolmente gli occhi, una ciocca di capelli corvini che ricadeva sul viso.
Bianca, sdraiata accanto a lui raggrinzita in posizione fetale.
Se avesse avuto la forza, avrebbe urlato.
E  Maria? Dov’era sua madre? E suo padre?
Avvertì un violento colpo di mal di testa e  notò che il suo corpo era in preda ad un attacco di convulsioni.
Piccole macchie nere iniziarono a comparire ai suoi occhi, finche capì che la vista gli si stava appannando. Fece per lasciarsi andare, ma non prima di scorgere in lontananza un SUV nero che se ne andava, un vecchio accasciato sul sedile del passeggero, e un viso che indossava una maschera di disumana freddezza sul volto di un ragazzo troppo giovane per un’espressione tale.
Svenne.
 
 
∞ ∞ ∞
Percy non era mai stato così arrabbiato e combattuto in tutta la sua vita. La freddezza e la sicurezza di poco prima sembravano essere sparite.
L’unica certezza che aveva ora era l’immagine delle proprie mani che tremanti stringevano il volante. Aveva solo ricordi confusi dei minuti che erano accorsi poco prima.
Ricordava il patrigno Gabe schifosamente ubriaco al volante, che imprecava senza un motivo particolare mentre andavano verso casa. Percy sapeva che l’odioso patrigno era ubriaco, e aveva tentato di farsi dare il comando dell’auto, ma  di rimando si era preso uno schiaffo in pieno volto.
Non riusciva a spiegarsi cosa gli fosse saltato in mente. Quando aveva capito cosa era successo, senza esitazioni, aveva preso il posto del guidatore ed era corso via, senza neppure degnare di uno sguardo quei copri che giacevano sull’asfalto. Ricordava solo la sensazione di essere osservato da un paio di occhi.
Era vero che la loro situazione era gravemente disagiata, che se fossero finiti nei guai avrebbero perso tutto, e allora gli sforzi che finora sua madre aveva fatto sarebbero stati vani. Perché sua madre, dopo la morte del primo marito Poseidone, aveva fatto mille e più sacrifici per mandarlo a scuola, mangiare, avere una casa… perfino stare con un uomo così orribile come Gabe, solo per lui. Perché  quel riccone poteva mantenerli. E se Gabe, -che già non godeva di un ottima fama con la polizia americana- fosse finito in carcere, sarebbe andato tutto in frantumi.
Lanciò un occhiata al uomo che gli ronfava accanto. ‘disgustoso’ pensò.
Poi afferrò la borraccia di tequila dal cruscotto, ne bevve un sorso e la rimise a posto.
Continuò a guidare, intuendo che non lo avrebbe fatto  per un bel po’.

 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Capitolo 1



(Nico)


Sospirò,o
sservando la cartina con illustrata la mappa della sua nova scuola. Evidentemente la Half Blood High School era parecchio grande. Sospirò di nuovo cercando di ricordarsi la propria lista mentale contenente i motivi per cui non poteva riprendere l’autobus e tornare dritto nel suo letto, invece di affrontare un noiosissimo primo giorno di scuola superiore.
1)Persefone non glielo avrebbe permesso.
2)non aveva certo intenzione di mettersi nei casini già dal primo giorno.
3)Hazel lo stava trascinando verso l’entrata per un braccio.
Nico rimase sorpreso della forza quasi mascolina di quella ragazza. Eppure pensava di sapere tutto di lei, nonostante la conoscesse da poco più di un mese. Da poco più di un mese dopo quello.
Già. Non sembrava essere passato un mese da quella notte, la notte in cui, una volta rinvenuto in un letto d’ospedale, un’infermiera dall’aspetto davvero frastornato gli aveva annunciato la morte di tutti i componenti della sua famiglia: i giorni dopo furono solo lenta apatia.
Ricordò vagamente con che parole la ex moglie del padre, Persefone, gli aveva detto che, in mancanza di altri parenti, d’ora in poi avrebbe vissuto nel suo appartamento,a 2 ore di viaggio dalla sua vecchia città, o la faccia di Hazel, sua figlia adottiva, quando lo vide arrivare.
A questo punto dovette frenare i suoi pensieri, perché la presa di Hazel iniziava a far male.
L’aveva tirato per una moltitudine di corridoi, e avevano fatto parecchie scale, quando la marcia della ragazza si fermò.
-era ora Hazel, cavolo. Il mio braccio…-
Nico si zitti, osservando il gruppetto di ragazze che si stava avvicinando alla sorellastra.
Una era alta, aveva gambe e braccia toniche, una lunga treccia castana. Indossava una felpa e dei jeans, e quando si girò potè notare la carnagione ambrata.
Un’altra aveva i capelli castani, tagliati in modo asimmetrico. Quando si girò a guardarlo, Nico rimase abbagliato da quella particolare bellezza.
‘aspetta un attimo’ sussurrò la parte ragionevole di lui.
‘perché sono girate?’
Divenne tutto rosso.
-Nico? Ehi?-
Hazel lo osservava. Nico capì che era rimasto indietro.
-c-cosa?- mormorò.
Le due ragazze accanto alla sorellastra risero sotto i baffi.
-nico, ti stavo presentando alle mie amiche..-
-io sono Reyna Ramirez Arellano.- si presentò la ragazza dalla lunga treccia.
Nico osservò che aveva una voce ferma e forte.
-e io Piper Mclean. Piacere!-
La ragazza dalla straordinaria bellezza gli sorrise.
-siamo compagne di classe di Hazel, abbiamo entrambe diciassette anni.- aggiunse.
Nico annuì silenziosamente, cercando di spostare quella massa di capelli corvini che ricadevano senza senso sul viso. Allungò una mano.
La strinse ad entrambe, e si sentì un pò imbarazzato al confronto. La pelle delle due ragazze era scura, o prevalentemente ambrata, mentre la sua era pallidissima. La ritrasse.
-quindi tu sei Nico Di Angelo, quello dell’incid…-
Hazel fulminò con uno sguardo l’amica.
-Nico ora deve andare in aula magna, se mai parlerete dopo..-
Disse Hazel sperando che il messaggio arrivasse chiaro alle due ragazze.
 
 
 
 
-che bello sapere che tutta la propria tragica vita è stata sventolata hai quattro venti al circolo delle amichette della propria sorellastra.-
Mormorò ironicamente Nico,  cercando di far trapelare anche un po’ di irritazione.
-lo so che non avrei…-
Ridacchiò un pochino.
-tranquilla, non sono arrabbiato.-
Infondo le voleva troppo bene per avercela con lei. Negli ultimi tempi il suo già introverso carattere lo aveva costretto a chiudersi ancora più in se stesso, fino a dare l’impressione di detestare ogni persona sulla faccia della terra. Solo Hazel sembrava capirlo davvero.
-wow-
Fù quello che riuscì a dire una volta entrato nell’aula magna. Era uno stanzone enorme, di quelli che si potevano utilizzare per i teatri. Su un enorme palco infondo alla sala c’era un’enorme scrivania, con una decina di sedie. Quello che più era notevole, furono le numerose sedie disposte ordinatamente in file per tutto il salone, che guardavano verso il palco.
-già. Tra poco arriveranno anche tutti gli altri del primo anno, poi i rappresentanti d’istituto e quelli delle diverse attività extrascolastiche. Pensa bene a che vuoi fare, se inizi subito con una di quelle attività riceverai abbastanza crediti. Ora devo andare Nico –
Gli stampò un affettuoso bacio sulla guancia.
-ciao-
 
Le ore dopo si susseguirono in fretta. Si era ritrovato in una classe del solito tipo: la maggior parte dei ragazzi erano ragazzini montati ed esaltati, tutti felici nei vestiti firmati, mentre l’altra parte era composta di gente prevalentemente a posto,normale, ma non abbastanza per essere messa del futuro gruppetto dei ‘fighi’. Come al solito aveva optato per il banco più lontano dalla collettività, sperando di non venir notato, scarabocchiando per l’intere ore sul suo blocchetto. Ogni tanto qualcuno gli mandava un’occhiata, ma giusto per fare osservazioni su quanto quel ragazzo strano sembrasse cupo. E chi poteva biasimarli? Di certo non Nico. Sapeva di sembrare parecchio strano: con quei capelli nerissimi che ricadevano sugli occhi, la pelle pallida, l’inspiegabile passione per il colore nero. Se si aggiungeva il fatto che fosse diventato un irrecuperabile asociale e distaccato, poteva ben capire cosa passasse per la mente alla maggior parte delle persone che lo guardavano.
Stava ascoltando la musica attraverso le cuffiette. Aveva trovato un bel posto a sedere davanti, piuttosto isolato.
‘perfetto’ pensò mentre si sedeva.
L’autobus aspettava che altri studenti entrassero, e quando lo fecero arrivò anche Hazel, che chiacchierava fitto con una sua amica, Reyna.
Lo salutò, per poi sedersi accanto all’amica un sedile dietro di lui.
Nico doveva ammettere di esserne risentito, pensava che la sorellastra si sarebbe seduta accanto a lui, ma non l’aveva fatto. Fece spallucce, non poteva davvero arrabbiarsi, infondo era lui che di solito preferiva stare solo.
La prima cosa che fece, dopo aver tolto la cartella, fu assicurarsi di essere seduto nel posto più lontano al finestrino in assoluto. Cosi si sedette sul posto esterno, quello che, essendo davanti, è anche più vicino ad una via d’uscita. Erano preoccupazioni molto da folle, ma dall’incidente aveva coltivato varie ossessioni. Non guardare fuori dal finestrino, stare nei posti auto più sicuri e vicini all’uscita, una forte repulsione per le autostrade, i viaggi notturni e l’alta velocità. Inoltre aveva sviluppato una particolare tipologia di attacchi di panico, insonnia cronica, forte attaccamento alle sigarette e, cosa inevitabile, depressione.
Certo, quest’ultimo punto gli era stato diagnosticato dalla sorellastra che, vedendolo passare interi finesettimana chiuso in camera a leggere, fumare, leggere, mangiare, fumare e dormire, (ordine che dipendeva dall’ acquisto o meno di pizza da parte di Persefone), aveva deciso che era depresso. Ovviamente Nico non l’avrebbe mai ammesso apertamente. Era si, effettivamente depresso. Pensava costantemente al viso di Bianca? Si. Ai suoi genitori? Certamente. Ma Nico Di Angelo avrebbe superato tutto da solo, senza qualche strizza cervelli pronto a infliggergli sedute su sedute senza risolvere davvero un cazzo.
La sua famiglia era morta.
Farmaci antidepressivi non l’avrebbero riportata in vita.
 
 
I mesi passavano. Ormai era Novembre, e le cose non erano migliorate. Non era neppure riuscito a farsi molti amici, tranne Hazel, e Frank, il suo nuovo ragazzo. Aveva scambiato qualche parola con degli amici della sorellastra a mensa, ma si era sempre trovato a fare il ragazzino di prima, quello nuovo, quello strano. Inoltre tutti gli amici di Hazel, nessuno escluso, lo trattavano in modo strano, fin troppo gentile. Dopo qualche tempo capì che ciò che provavano non era ‘amicizia’ ma ‘pena’. Subito dopo iniziò ad essere più freddo e distaccato. Non voleva essere compatito. Da nessuno. Eppure Hazel quella mattina aveva davvero insistito perché il fratellastro pranzasse con loro, e lui l’aveva assecondata.
-non credo che ti faccia bene mangiare tutti quei budini, Leo.- sentenziò Annabeth Chase, studentessa modello, diciotto anni di A fin dalle elementari. Il ragazzo ispanico che Nico riconobbe come Leo Valdez sferrò uno dei suoi soliti sorrisetti infilando un altro boccone al cioccolato in bocca.
-i budini sono il carburante per il sexyssimo ragazzo ricciolo baby- le rispose il mangiatore di budini, ammiccando. A quel gesto la ragazza rise e riabbassò lo sguardo sul libro di biologia. Piper rise a quella comica scena, cosi come fece anche il suo fidanzato, jason Grace, una montagna di ragazzo, tutto muscoli. Assomigliava a superman, solo biondo.
Hazel fece un sorriso che si allargò di più quando vide avvicinarsi Frank. Dal canto suo Nico era immerso nella lettura di un libro dello stupendo scrittore S.King.
-quella roba è piuttosto perversa, amico.- disse jason, in tono amichevole, indicando il libro. Nico alzò lo sguardo.
-è horror.-
-perverso.-
Nico alzò le spalle.
-è solo un tantino forte.-
-mi sorprende tu riesca a dormire la notte, leggendo quello.-
A quella frase Nico fece uno strano quanto inquietante sorrisetto.
-infatti..- gli brillarono gli occhi, che fissavano quelli azzurri del superman biondo.
-..non lo faccio.-
Rispose piccato, guadagnandosi un occhiataccia da Hazel e ritornando al suo libro. Ripensandoci gli dispiaceva aver risposto in modo così brusco, ma non gli piaceva particolarmente parlare, o la gente.
-che pensate di fare sabato?-
Domandò Jason al gruppetto.
-io forse andavo a casa di Jackson-
Nico si accigliò. Non aveva mai sentito parlare di “Jackson”.
-non lo so.. non credo che gli farebbe bene stare troppo in compagnia. Dovrebbe andare solo una persona.. per non metterlo a disagio.-
-si, forse ha ragione Annabeth.- acconsentì Jason
-certo che ho ragione-
-come sempre saputella- ironizzò Leo. Lei gli mandò un occhiataccia.
-approposito saputella! Sei finalmente riuscita a farti quel cattivello Di Luke?- Annabeth gli lanciò la mela che aveva nel vassoio.
-Va al diavolo- mormorò  imbarazzata.
Le ragazze si mandarono degli sguardi significativi, ma Nico non riuscì ad interpretarli. Nel frattempo Frank aveva ripreso a parlare di quel “Jackson.” Nico si appuntò mentalmente di ricordare ad Hazel di parlarle di quel tizio.
-insomma è già parecchio incasinato, questa non ci voleva. Immagino che se andremo tutti da lui si sentirà più soffocato di quel che già è. Per il momento…-
-per il momento dovreste farvi tutti i fatti vostri-
Tuonò una voce ferma e sicura, ma allo stesso tempo quel tono dava a vedere una punta di ironia e affetto.
Tutto il gruppo si girò di scatto come richiamato da quella voce. Perfino Nico, stranamente curioso di capire che motivo avessero tutti per essere cosi sorpresi, si girò.
Qualcosa, dopo la vista della persona che aveva davanti, si incrino.

Poi si ruppe. 





“non è lui.”
“e invece si. È lui.”
“piantala, è impossibile. Stai diventando paranoico.”
“non è un  abbaglio,stavolta è quello giusto idiota.”
“smettila di pensarci,è la decima volta che hai questo presentimento da quello.”
Nico cercava di riprendere il controllo della sua testa nella quale sembrava essere scoppiata una guerra civile.
Appena si era girato, si era trovato davanti una persona. Non una persona qualunque, quella persona, o forse no.
Insomma, gli occhi erano irrimediabilmente gli stessi. Ne era certo.
Lo stesso il taglio del viso, ma su questo poteva anche sbagliarsi, insomma, era più morto che vivo l’ultima volta.
Gli occhi, su quelli, era certo di non sbagliarsi, almeno in inizialmente.
Erano dello stesso colore, era chiaro. Quello strano verde acqua, tra l’azzurro e il color smeraldo, che erano indefinibili.
Definirli equivaleva a definire il colore delle onde che si muovono in lontananza, quando fuori c’è il sole.
In più erano brillanti, luminosi. Se degli occhi potevano parere sorridenti quelli lo erano.
Occhi così non potevano appartenere ad una persona come quella che Nico aveva in mente, no?
Quelli sarebbero mai potuti essere cosi cupi e velati, quasi cechi, come ricoperti da uno strato di ghiaccio?
“non quelli.” Si disse.
Osservò tutti i movimenti del nuovo arrivato, mentre i saluti e le chiacchiere degli altri ragazzi gli arrivavano come un suono ovattato e lontano. Il misterioso ragazzo, si sedette accanto alla ragazza che Nico aveva imparato ad inquadrare come Annabeth, o Annie, come molti la chiamavano. Il ragazzo dagli occhi verdi porse un sorriso alla ragazza, che, anche se rispondendo, aveva negli occhi un’espressione preoccupata, seriamente preoccupata per quel ragazzo così apparentemente rilassato. Nico, capendo che quel tipo di sguardo non veniva solo da lei ma anche dal resto della combriccola, intuì si trattasse di quel “Jackson” a cui era successo qualcosa. Iniziò inconsciamente ad osservarlo. Indossava una felpa verdone, con dei jeans neri, proprio come i capelli un pò in disordine, neri appunto come l’ossidiana. La pelle era leggermente abbronzata. Era anche un bel ragazzo, sui diciotto probabilmente,alto, sembrava in forma. Nico arrossì, pensando a come fossero inappropriati quei pensieri.
-ehi Haz, chi è il lettore?- chiese il ragazzo dei pensieri del più piccolo, con un sorrisetto sbilenco sulle labbra, appoggiando la testa sul palmo.
-è Nico, il mio…-
-il fratellastro di Hazel.- continuò Nico. Odiava essere sempre presentato e stare a guardare, insomma, sapeva parlare.
Nico notò che il ragazzo dagli occhi verdi era stupito dal suo cambiamento da asociale a disinvolto.
-piacere, Percy Jackson.-
Il ragazzo che, evidentemente, si chiamava Percy, allungò una mano, ma Nico non diede segno di volerla prendere, cosi l’altro la lascio cadere.
-l’essere socievole non è il suo forte, vero Neeks?-
Il diretto interessato si girò di scatto, fulminandolo con lo sguardo.
-è Nico. Non Neeks. Okay?- Leo rise ma acconsentì.
La conversazione tra il gruppo ricominciò, e Nico fu grato a quei ragazzi che lo ignoravano. Finì in pace il capitolo che stava leggendo e, con tutta calma, prese dalla tracolla l’accendino e una sigaretta. La poggiò accuratamente sul tavolo e portò via i residui del proprio pranzo. (che erano tanti, dal momento che non mangiava granchè, motivo per qui era anche magrolino.)
Quando tornò al suo posto, arrossì realizzando che Percy aveva osservato tutti i suoi movimenti da quando si era alzato e ancora persisteva.
In imbarazzo per un’attenzione simile e anche un po’ infastidito, decise di andare subito via, senza aspettare Hazel.
Quando la sorella si accorse che il fratellastro se ne stava andando, gli lanciò una occhiata tanto premurosa quanto di rimprovero, dovuta alla sigaretta. Nico di rimando alzò le spalle, baciò sulla guancia la maggiore e mormorò un impercettibile
-ciao- a testa bassa verso il resto del gruppo, mettendosi di fretta la tracolla in spalla e andando a passo veloce a cercare un posto per fumare tranquillo.
 
 
 
(Percy)
Quel ragazzino lo inquietava.
Era strano. Sicuramente.
Eppure aveva qualcosa, qualcosa che neppure lui stesso riusciva a definire, che lo costringeva a fissarlo.
Dall’altra parte del tavolo, con tutti quei capelli gli era stato difficile osservarne con calma le fattezze del viso, gli occhi. Aveva scorto un luccichio, ma Nico non aveva alzato una volta lo sguardo dal libro o dal cellulare, sembrava così preso nei suoi pensieri.
Era strano, ma interessante.
Come faceva ad isolarsi del tutto? Si comportava sempre cosi?
Cosa gli era successo? Perché era comparso così all’improvviso?
Jason gli aveva accennato qualcosa, ma poi, con le parecchie assenze che ultimamente stava facendo, e il poco tempo per vedere gli amici, era rimasto indietro.
Gli sembrava cosi ingiusto, che tutto il casino della sua vita fosse peggiorato solo a causa di ciò che in teoria, avrebbe dovuto sistemare la sua situazione.
Inizialmente il fidanzamento della madre con Gabeimmondizia sembrava essere la soluzione ottimale. Lui ricco e anche abbastanza amorevole con la madre, un tipo a posto.
Peccato che Percy non era mai stato bravo a giudicare le persone.
Ben presto Gabe iniziò a comportarsi realmente e, dopo una sola settimana di convivenza nell’appartamento con lui e sua madre Sally, l’uomo era totalmente cambiato. Perennemente ubriaco, spendeva i suoi soldi nelle sale giochi o nelle discoteche più costose della città, finendo sempre nei guai e, alle volte, picchiando sua madre.
La maggior parte delle volte, almeno inizialmente Percy era riuscito a tenerlo sotto controllo, a reagire per la madre. Ma poi, nel giro di pochi mesi la situazione era peggiorata gravemente. Poi, un mese prima, quell’incidente.. non ci aveva visto più. Tornato a casa aveva fatto le valige e se ne era andato nella palazzina dove abitava prima con la madre, seguito a ruota dalla donna.
Ora Percy faceva due lavori part-time, e la madre stava chiedendo in giro posti di lavoro.
Non passava giorno in cui non sentisse la madre piangere, la mancanza del padre e l’orgoglio di averla portata via da quel mostro.
Mentre faceva questi pensieri infilava la cartella e partiva all’inseguimento del tenebroso ragazzino.
 
“sembra un fantasma” fu la prima impressione che Di Angelo fece a Percy.
Nico era appoggiato ad una trave di sostegno al bordo del piazzale che si trovava sopra il tetto della palestra di educazione fisica. Il vento faceva fare al fumo che usciva dalle sue labbra e dalle narici degli strani giochi ottici, mentre i capelli nerissimi si muovevano andando a coprirgli il viso pallido. La sua magrezza risaltava nei jeans neri strappati e la felpa nera notevolmente troppo larga per lui. Percy sorrise appena,era davvero strano quel tizio, un po’ come lui alla sua età.
-ehilà- mormorò poi, quando fu sicuro di essere abbastanza vicino perché il minore lo sentisse.
Nico trasalì, più per imbarazzo che per altro, pensò.
-fumare fa male, dovresti darla a me- disse, cercando di provare un approccio ironico.
Nico non sembrò cambiare espressione. Aspirò intensamente per poi ributtare fuori il fumo, girando il viso per non buttarlo in faccia al diciottenne fastidioso.
Quello fu probabilmente una cattiva
mossa  perché, appena girato il viso, il vento spazzo via quel maledetto e insensato ciuffo che aveva sul viso e Percy fu in grado di cogliere le fattezze del suo viso. Viso ovale e sottile, pallido. Ma quello l’aveva già notato. Quello che lo colpì furono gli occhi.
Grandi occhi marroni, quasi neri.
Percy si sentì come se si fosse appena preso un pugno nello stomaco.
 
Sembravano brillare, ma al tempo stesso ricoperti da una patina angosciosa.
Erano occhi stupendi, ma così tristi. Tanto da inquietare. Percy era sicuro di non aver mai visto occhi così sofferenti. Mai.
Erano gli occhi di qualcuno che stava a guardare sperando di passare inosservato.
Erano gli occhi di qualcuno che appena sveglio, neanche si guardava di striscio allo specchio.
Erano gli occhi di qualcuno che aveva visto e subito troppe sofferenze.
Di chi aveva visto così tanto orrore da far parere i propri occhi come vetri rotti.
Erano gli occhi di Nico Di Angelo.
 
Dopo un periodo di stallo in cui i loro occhi erano entrati in contatto,Nico si riscosse e si spostò velocemente da di fronte a Percy, che era ancora un po’ intontito e anche leggermente sorpreso. Quel ragazzino gli aveva fatto un effetto strano. Era ancora così sconvolto psicologicamente che non si accorse che il ragazzino in esame, Nico Di Angelo, stava andandosene via a passo veloce.
-ehi!- cercò di richiamarlo.
Nico si bloccò,interdetto sussurrò un “ciao” appena udibile e se ne andò.



Angolo autrice

ciaooo a tutti:) mia prima ff pernico. Siate clementi :) 
anche se non credo di avere un così gran numero di lettori e che sicuramente questa ff non è delle migliori, gradirei delle recensioni nel caso vi fosse piaciuta, altrimenti smetto qui, no? 

Avrei intezione di pubblicare una volta a settimana, se sparisco è tutta colpa della scuola. 
Il motivo per cui i professori si diveratno a interrogare fino all'ultimo giorno di scuola, è simile al mistero della fede. 

Per chi si chiedesse il motivo del colore arancio, beh, si scoprirà nei prossimi capitoli. Per il momento ci sono capitoli di passaggio, che dal canto mio sono una nooia mortale. 

Ora la pianto di parlare a vanvera e stressarvi e scappo, magari a scrivere un altro capitolo, tanto per fare qualcosa di produttivo.

-Thesoulofthewind
 
 

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Capitolo 3
*** capitolo 3. ***


Capitolo 3
(Nico)
-Non posso credere che lo stai facendo sul serio, Frank.-
Nico guardò amaramente il ragazzo, fingendo un’aria affranta.
-questo è tradimento! Tradimento! Per chi lavori?-
Frank smise un attimo di affaccendarsi e lo guardò.
-se te lo dicessi morirei-
-Hazel? Fai un cenno con la testa se vuoi che chiami la polizia.-
Nico, pur facendo uno sguardo serio, si stava trattenendo dal ridere, molto raro per lui. Poi, ricordò per quale motivo era finito i quella situazione.
-ti prego Frank- sussurrò, tentando il tono più dolce che poteva fare.
Ma Frank continuava a cercare di fargli indossare una maglietta rossa, mentre sotto dei blue jeans.
-ti prego, è sabato sera, Nico. Non puoi passare tutti i fine settimana a guardare The Walking Dead, solo a casa. E poi sai quanto Hazel ci tiene ad averti con sé, questa volta.-
Nico si sentì un poco in colpa. Erano settimane che Hazel lo pregava di frequentare qualcuno. Lui l’aveva sempre ignorata e lei ci stava così male… si sentì improvvisamente un egoista.
La sua espressione cambiò radicalmente.
-e va bene. Vengo, okay? Va a dirlo ad Hazel.-
Frank strabuzzò gli occhi, sorrise, fece per uscire dalla stanza da letto quando sentì una voce testarda.
-mi vesto come mi pare!-
Nico lo sentì ridacchiare lungo il corridoio.
 
 
 
In macchina, sulla Jeep di Leo Valdez, Nico si rese conto che forse avrebbe fatto meglio a starsene sul divano in compagna dei suoi adorati zombie.
Si stava impegnando al massimo per isolarsi, per non pensare, quello che faceva sempre in un auto. Si era infilato le cuffiette e aveva fissato costantemente i piedi,per non permettersi di far sfuggire l’occhio verso il finestrino.
La cosa sarebbe stata molto utile se non fosse stata per la scarsissima guida del mister focoso al volante. Insomma, ma si divertiva a prendere tutte le buche della strada? Proprio mentre Nico stava elaborando la teoria della ricerca di buche intenzionale, la Jeep frenò violentemente. Poco dopo una voce conosciuta lo fece vibrare tutto.
-ehi Percy!- Hazel salutò l’amico abbassando il finestrino.
-dove si va?- chiese Percy appoggiandosi alla Jeep.
-al Pensile-
La frase di Hazel si rivelò molto d’effetto. Per ragioni a Nico sconosciute, tutti sorrisero, e Percy si illuminò in volto.
-metto la giacca, dammi un attimo- si girò, facendo per andarsene.
-e quando torno voglio che tu sorrida. Okay, Nico?-
Nico arrossì fissandosi i piedi. Una parte di se stava urlando e strillando come una ragazzina di dieci anni. L’altra parte continuava a ripetersi che era un comportamento da molto, molto idiota emozionarsi per un esaltato figo, molto figo che si ricordava il suo nome, mentre l’1% della sua testa ancora funzionante dava assolutamente ragione sulla teoria del idiota.
Un idiota anche un po’ gay(?)
Il suo monologo interiore si arrestò, troppo occupato a prestare attenzione ad un certo ragazzo dagli occhi verdi che stava salendo in auto.
-ti dispiace?-
Nico si scostò appena più in la per far posto a Percy, il quale gli mandò un’occhiata.
-non stai sorridendo, Di Angelo.- tentò un tono fermo. Nico arrossì appena, nascondendo il viso coi capelli corvini.
-lui non sorride Jackson, inutilee!- canticchio Valdez dal sedile dei guidatore.
Nico fu sollevato di non sentire più il peso degli occhi di Percy su di se.
Per il resto del tragitto Nico si isolò con le sue amate cuffiette, girandosi ogni qual volta si sentiva osservato, per poi aver la conferma di sbagliarsi.
Forse era davvero paranoico.
Senza che se ne fosse accorto la Jeep si era fermata, e i passeggeri erano intenti a scendere. Decise di seguire l’esempio.
Notò che Hazel lo stava guardando.
-beh?-
Lei sorrise sinceramente.
-sono felice che tu sia qui.-
Nico sorrise fra se, mentre la ragazza correva a prender la mano di Frank e guidare il gruppo verso un posto mai visto da lui.
Appena entrato rimase sbalordito.
La porta si apriva in un salone enorme,e per enorme intendiamoci, davvero enorme.
Per tutta la lunghezza di una parete si estendevano tantissimi scaffali, tutti pieni di enormi volumi, piccoli libri, fumetti e manga.
Sul muro esattamente accanto si trovavano ordinatamente sistemati almeno un milione di dischi vecchio stile, cd, collane di album musicali e dvd.
Al centro, parecchi divani e poltroncine, sistemate sopra un tappeto costellato di cuscini colorati.
Nell’aria c’era odore di cioccolata calda misto pop corn appena fatti, accompagnato da musica soffusa. I kodaline, forse?
Pensò di essere finito in paradiso.
 
 
 
 
(Percy)
Vedere la faccia di Nico Di Angelo appena entrato nel locale, fu probabilmente la cosa più divertente e adorabile insieme che Percy aveva visto nell’ultimo mese. Insomma, era tutto rosso e aveva spalancato gli occhi, osservando come un bambino ogni dettaglio.
Non riuscì a sottrarsi dal spettinagli quella massa di capelli che si portava appresso, guadagnandosi un’occhiataccia piuttosto significativa.
-eh allora, Nico? Come ti sembra?- disse, ironico ma sinceramente interessato.
-io… beh.. –
-gli piace!- strillò Hazel, felice.
Percy si chiese come fosse la faccia triste del minore, dato che la sua ora a quanto pareva era quella felice.
-certo che gli piace- aggiunse Leo, sorridendo, per poi raggiungere una ragazza dalle fattezze esotiche su una delle poltroncine. Percy la conosceva, Calipso passava molto tempo al primo piano del Pensile.
Il vero motivo per qui quel locale si chiamasse così era nato non tanto per quella parte del edificio, più per altri motivi, che Percy segretamente, sperava sinceramente di mostrare al minore.
Quando era sparito, dopo il loro primo incontro, aveva cercato disperatamente di ritrovarlo.
Aveva chiesto ad Hazel il numero del fratellastro, ma non aveva mai avuto il coraggio di contattarlo nelle ultime giornate, bloccato da chissà quale motivo.
L’aveva seguito sugli autobus, come una specie di pazzoide, senza farsi vedere. Lo osservava a pranzo.
Quando l’aveva visto su quell’auto, aveva abbandonato il suo buon proposito di mettersi finalmente a studiare matematica e, infilata la giacca, era salito in auto senza esitazioni.
Si girò, osservando che piega avevano preso gli eventi durante il suo lungo monologo interiore.
Hazel e Frank sembravano spariti, mentre Leo era impegnato a chiacchierare con calipso.
Annabeth e Luke bevevano del caffè.(era cosi preso da Nico da non averli neppure notati entrare)
Altri ragazzi leggevano o consultavano Cd.
Vide finalmente Nico.
In punta di piedi, quasi saltellava essendo troppo basso per arrivare all’oggetto bramato. Percy lo trovò adorabile.
Trovò meno adorabile il ragazzo che, avvicinato a Nico, gli prese l’oggetto desiderato, sfoderandogli un sorriso.
Decise di intervenire.
-ehi Nico.-
Disse, mettendogli possessivamente una mano sulle spalle, che puntualmente il minore scostò.
Il ragazzo che aveva aiutato Nico però sembrò trovare più interessante un libro dall’altra parte della sala, e Percy si lasciò scappare un inaspettato sospiro sollevato.
-credi davvero di riuscire a leggere quell’enorme libro da solo?- ironizzò.
Nico lo guardò torvo.
-non ti sembro in grado?- chiese acidamente.
Percy rimase interdetto per quella risposta sulla difensiva.
-ehi..era solo..-
-già. Scusa, dovrei rilassarmi.- mormorò impercettibilmente Nico, a testa bassa.
Percy sentì una sensazione di calore allo stomaco. Qualcosa di forte, proprio mentre lo guardava.
-vieni con me.-
Disse, il tono fermo.
Nico alzò di scatto il viso verso di lui. Era un poco arrossato.
-c-cosa?-
Percy ridacchiò, dandogli una piccola pacca sulla spalla.
-vieni e basta, Di Angelo-
 
. . .
 
Di nuovo, Percy si ritrovò un’altra volta a fissare e adorare l’espressione di sorpresa di Nico Di Angelo.
Stava osservando a bocca aperta il paesaggio, col vento che gli sferzava i vestiti e i capelli.
-che ne dici?-
-wow-
Quella risposta fu sufficientemente adatta per il momento.
Percy l’aveva portato nel punto dove si poteva effettivamente capire il valore di quel posto.
Sul tetto del locale, esattamente sopra 5 piani, era stato allestito un giardinetto pensile, che poi era morto a causa del freddo. (si può dire che Percy non abbia proprio il pollice verde)
Ora si trattava solo di alcune poltroncine rovinate, un tavolino, qualche coperta e una meravigliosa vista. Infatti, batava guardarsi intorno per ammirare il paesaggio urbano che si stagliava ovunque. Luci magiche che lampeggiavano e si riflettevano sulle strade asfaltate. Il rumore stranamente rilassante del traffico cittadino.
 
-è.. bello.-
Percy guardò il minore che sembrava rapito da quella visione, e si getto su una poltroncina sformata li vicino.
-è stato bello venire a rintanarmi qui, nei brutti periodi-
Disse, con leggerezza.
Nico si girò a guardarlo.
-è tuo?-
Percy sorrise.
-è di tutti, anche tuo, Nico.-
Nico sembrò sul punto di parlare, ma all’ultimo si zitti, voltandosi di scatto.
-che c’è?-
-nulla.-
C’era un silenzio.
Imbarazzante, pacifico silenzio.
Percy decise di sfruttare l’occasione.
-credo di essermi perso qualcosa.. da quando vivi qui?-
Disse, sperando si mantenere un tono di non curanza.
-un po’.-
-com’è che sei fratello di Hazel?-
-beh.. –
-scusa per le domande a raffica. Solo.. posso  farti una domanda personale?-
-no.-
(Nico)
-no.-
Okay, forse era stato un po’ freddo.
-io..-
Percy era evidentemente imbarazzato, e anche dispiaciuto.
-tranquillo.. insomma.. lascia stare. Cosa vuoi sapere?- sbuffò, cercando una sigaretta nella tasca del giaccone.
L’accese, prese un lungo sospiro.
Percy lo osservava. Arrossì, prese a fissare la strada sottostante sentendosi comunque i suoi occhi addosso.
-come hai fatto a spezzarti così?-
Il tempo sembrò fermarsi. Quando la voce roca e grave di Percy aveva espresso quella domanda, aveva quasi fatto cadere la sigaretta a terra.
Inconsciamente, prese a stringere forte la sbarra di sicurezza, fino a far sbiancare le nocche.
‘come aveva fatto’
‘a spezzarsi’
‘cosi?’
Glielo stava chiedendo sul serio?
 
-insomma.. scusa.. io.. non volevo essere così indiscreto ecco.. io..-
Percy sembrava nel panico.
Il silenzio seguitò per una decina di minuti, e Nico accendendo la seconda sigaretta, prese la parola.
-prima hai detto che venivi qui, nei ‘brutti periodi.’-
Aspirò molto fumo, mentre sentiva la tensione scendere piano.
-che intendevi?- mormorò, senza azzardarsi a togliere gli occhi dalle strade illuminate.
 
Dietro di sé, sentì Percy agitarsi un po’, e poi sospirare.
-l’anno scorso sono successe diverse cose, tutte insieme e troppo velocemente. Non penso siano fatti tuoi.-
-non mi sembra tu ti sia fatto scrupoli, prima.-
Percy deglutì a disagio.
Nico manteneva un tono freddo, parlare di sé stesso lo raffreddava, facendolo entrare in stallo.
-beh…. Quando ho detto a mia madre del mio orientamento sessuale mi ero sentito così bene che decisi di fare coming out.
Fu uno sbaglio colossale. In poco tempo venni cacciato dalla squadra di nuoto, di atletica. I miei presunti amici smisero di salutarmi, quasi non potevo andare al cesso,perché gli altri ragazzi avevano paura. Come se a me importasse di schifosa gente omofoba. Poi Gabe entrò nella vita di me e mia madre, già disastrosa, rovinandola, rovinandomi. Per il resto è sempre stata una lunga salita, ma sono sempre stato un po’ incoraggiato a salire da amici veri come quelli che ci aspettano disotto, e.. beh. In breve questo è una parte di me. Spero che serva per.. ecco.. scusarmi.-
Nico si era girato ora. Lo fissava. Percy Jackson era gay? Oddio, si, lo era. E, oddio, anche Nico lo era.
-io.. ti ringrazio.- sussurrò.
Era confuso. Sapere che Percy era gay lo rendeva felice, tanto, troppo.
Sentiva una strana sensazione calda allo stomaco, guardandolo. Distolse lo sguardo, ormai tutto rosso.
-ti ringrazio per.. per aver parlato con me. Non mi è mai successo.-
-è quello che fanno-
Nico si voltò verso Percy, che si era alzato e ora era molto vicino a lui.
-c..chi ?-
-gli amici, Di Angelo.-
 
 
 
Angolino autrice:
Ohayoo*!!
Anche il terzo capitolo è andato, e anche piuttosto presto!
Sapendo di avere una settimana estenuante, ho pensato di pubblicare in anticipo, tanto lo scritto l’avevo già pronto J
Ammetto di non esserne totalmente soddisfatta, ma è così, nei capitoli di passaggio. (a mio preavviso i più antipatici)
Abbiamo letto di un Nico piuttosto introverso e un Percy Gay.
Ora, so che può sembrare strano ma.. insomma! Perché Percy deve sempre essere inizialmente etero? Non so perché l’ho scritto, ma mi ispira!
Percy si è aperto con Nico, mentre Nico ancora non si sente pronto, anche se il maggiore sembra offrigli la sua amicizia.
Amicizia.. o altro? Beh,il tema ‘pernico’ nell’introduzione non lascia molto spazio all’immaginazione J
Ora scappo,magari a cercare l’ispirazione per il prossimo capitolo .
*termine giapponese traducibile come ‘buongiorno’ 

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Piccole Premesse: Ho avuto dei problemi nel modificare il testo, quindi è probabile che il carattere di scrittura o le parole che dovrebbero essere scritte in corsivo non siano messe in evidenza. Peccato. In questo capitolo mi sono divertita e siamo ufficialmente entrati nella fase pre-centrale della long. Spero vi piaccia :) ps. Ci sono epiteti coloriti e parole non molto cordiali, in questo capitolo, e premetto che tutti i possibili insulti come 'frocio' non significano nulla, ma semplicemente stavano bene nel contesto. P.ps. Ho avuto anche problemi col computer (quanti problemi, direte) e ho dovuto pubblicare dal cellulare. Data la mia scarsa abilità tecnologica credo che potrebbe venire senza spazi, o peggio :( solo che non me la sentivo di fare ancora troppo ritardo nel pubblicare. Detto questo, mi scuso ancora, e vi prometto che sistemerò la faccenda. .TheSoulOfTheWind Capitolo 4 (Nico) In quel momento pensò di essere arrossito perfino più del normale. Percy lo guardava, con gli occhi brillanti, pieni di aspettativa, mentre aspettava che Nico dicesse qualcosa. Ma, il minore, era evidentemente interetto. Percy lo aveva appena informato di considerarlo come un...amico? Nico Di Angelo poteva essere visto come un'amico? Il diretto interessato ne dubitava seriamente. -...ehi?- Senza rendersene conto era passato più tempo di quanto si aspettasse,e Percy era ancora li, sorridente, aspettando solo un suo segno di vita. Mentre si rendeva conto che non sapeva che fare, che non era lui quello che vedeva Percy, che Nico Di Angelo non era amico di nessuno, rabbrividì, poi la sua espressione si congelò. -stavo pensando di prendere una birra disotto.- disse allora, buttando la terza sigaretta della serata a terra e schiacciandola, per poi incamminarsi senza volgere a Percy alcuno sguardo. 'ora piantala' 'guardalo!' 'ma cosa fai? sembri un maledettissimo idiota.' 'non sarebbe difficile andare a parlagli, non puoi evitarlo per sempre.' 'pultroppo' 'oh, sai che non è vero.' La mente di Nico era ancora una volta alle prese con una disputa interna, parecchio accesa. Percy era seduto sugli sgabelli della piccola zona bar, e chiacchierava con un biondino. "Anzi", pensó Nico 'IL biondino' Il ragazzo che il moro aveva riconosciuto come Jason Grace, ragazzo della ragazzadaicapelliassimmetricieppurebelli, nonchè un surrogato di Superman ma biondo. Piano lo vide alzarsi, e avvicinarsi alla poltrona dove era seduto. Con la calma e la grazia di un toro da corrida, si gettó letteralmente sul divanetto accanto. -Ehilá- Nico si guardó intorno, poi rimise gli occhi sul biondo. -eh?- Jason rise un pó tra se, per poi sendersi meglio e avvicinarsi con interesse. -Sai, C'è una ragazza che ti osserva da quando sei entrato, Nico.- A Nico non fece nè caldo nè freddo, alzò le spalle e cercò di ritrovare il segno sulla pagina del gran librone che teneva sulle gambe. -É Una della nostra scuola, sai? posso presentartela se..- -no grazie, non disturbarti.- Sapeva che Jason voleva solo sembrare simpatico, ma Nico non riusciva a staccarsi di dosso la freddezza che lo aveva assalito poco prima. -Non ti ho ancora chiesto come ti trovi qui, sai?- Nico rispose con un alzata di spalle, ma Jason non si diede per vito. -Questi sono i numeri di tutta la nostra compagnia. Io, Leo, Annabeth, Luke, percy..- Gli passò un post-it dal colore rosa accecante. Osservó i numeri, mentre Jason continuava con la sua amichevole e impacciata parlantina. Si trattenne da tirarsi uno schiaffo per aver esitato a lungo sul numero di Percy. Chissá se era stata un'idea sua, quella dei numeri. Inizió ad irritarsi quando vide Percy, quel ragazzo che lo faceva sentire un'idiota, parlare con un'altro ragazzo. Quell' Essere era alto, e da quel che poteva vedere aveva dei riccioli castani e un accenno di barbetta sul mento. A Nico inizió a fare male qualcosa, in fondo allo stomaco. Un fastidio insopportabile. Quasi apaticamente si alzó rigido dalla poltrona, per poi dirigersi fuori dal locale. Accese una sigaretta, improvvisamente diventato nervoso. Ma perchè? Non voleva saperlo. Mentre il fumo gli andava in corpo, e quella strana sensazione di calore si espandeva fino al naso, prese ad osservare un gruppetto di ragazzi. Erano tutti evidentemente piú grandi di Nico, sui diciotto-diciannove anni, anche loro fumavano. Si chiese se li avesse osservati troppo quando uno di loro indicandolo sogghignó piano, mandando occhiate ai compagni. -Luke- disse un ragazzo biondo e fin troppo ben piazzato difronte a lui. Non era successo troppo infretta? Quel ragazzo sogghignante si era già avvicinato. -Nico- disse, declinando l'invito di stringergli la mano. -Tu sei il nuovo 'Amichetto' di Jackson?- Nico era confuso. -io..- -bene. Va a dire a Percy che Luke lo saluta, e che è qui fuori.- L'atteggiamento per nulla amichevole del ragazzo gli faceva sospettare che non fosse esattamente 'amicone' di Percy. -perchè non entri e t'arrangi scusa?- Mormorò spingendolo via, senza successo. -Perchè voglio fagli..una sorpesa(?) svegliati. Non fare il cazzone ragazzino.- -Cazzone a chi, scusa?- Mormoró Nico, dandogli uno spintone, per farsi largo tra la marmaglia di ragazzoni. Luke rise. -ti prego, adesso non farti proprio picchiare, frocio. Voglio solo che tu faccia uscire Jackson con una scusa. Tutto qui.- Nico peró giá camminava velocemente ed a grandi falcate verso un punto indeterminato oltre il viale asfaltato. -ehi, dico a te, reietto!- Quella frase seguì la risata di tutti i presenti, e Nico si fermò immobile. Si sentiva addosso una carica d'adrenalina forte, accompagnata da una sensazione strana, mai provata prima. L'unica cosa che ricordava in quel momento era la promessa fatta a se stesso, giorni addietro. - Attaccato al lavandino del bagno, inginocchio, con il corpo tremante e i capelli sugli occhi, un ragazzino si fissava allo specchio. Dalla superfice frantumata di esso poteva vedere se stesso. Gli occhi vitrei, ignettati di sangue dal pianto. La pelle bianca, le labbra pulsanti. Il ragazzino riuscì ad abbassare rigidamente lo sguardo sulle proprie mani, soprche di sangue, a causa dell'impatto col vetro di poco prima. Nico, in quel piccolo bagno, stramazzò lentamente a terra, chiudendo gli occhi quando la fronte arrivó a toccare il freddo pavimento. Si sentì cosí male. Si sentì cosí patetico, debole, insignificante. Si sentì calpestato da se stesso, schiacciato da tanti piccoli mattoni che erano le sue insicurezze, i piccoli sorrisi della madre e gli occhi del padre, lo sguardo della sorella. Si sentì sottomesso da se stesso. Si rialzó, si guardò allo specchio. Chi era quel ragazzo? Da quando era cosi pallido? E le sue occhiaie? Da quando erano..così profonde? 'Basta. Mai piú.' Si disse. 'Non essere patetico. Ti hanno tolto tutto. Non permetterti di sottometerti, di farti soffrire, di attaccarti a qualcosa. Mai più.' E, quelle parole, accomoagnate dallo sfregare dei vetri che Nico raccoglieva da terra, firmarono una promessa. Nessuno, apparte Nico Di Angelo, l'avrebbe distrutto. E intanto, da solo, si mise a raccogliere i pezzi. - Si girò immobile, gli occhi di ghiaccio diritti in quelli di Luke. Ogni parte di lui sussurrava: 'proteggiti.' (Percy) Percy si stava sentendo davvero un idiota, un perfetto idiota, e avrebbe dato molto volentieri una ventina di testate al volante della Jeep di Leo se non avesse avuto accanto un Nico Di Angelo ammaccato e visibilmente alterato. Percy, ripensando a poco pirma, rabbrividì. L'immagine di quel ragazzino addosso a Luke Castellan era irremovibile nella sua testa. Gli occhi scintillanti e pieni di rabbia del minore, le sue mani tremanti dopo essersi accorto di ció che aveva fatto, le lacrime che Percy aveva finto di non vedere. Era tutto li, nella sua testa, assieme alla consapevolezza di dover fare una chiacchierata col ragazzino accanto a se. Aveva detto agli altri che Nico stava male e che l'avrebbe accompagnato a casa, per poi tornare al Pensile; ma sapeva che Annabeth, (come sempre, d'altronde) aveva capito che nascondeva qualcosa. Si chiese se non avesse già elaborato qualche teoria. Dal canto suo, Nico era girato verso il finestrino, in silenzio e ancora tremante a causa dell'eccesso d'adrenalina. Dopo aver superato la statale e essersi addentrato in una strada piú interna, Percy decise che era ora di parlare. -Quello che...- -L'ho ucciso?- Chiese Nico, la voce fredda e fine. Percy si accigliò. -ho chiamato l'ambulanza. Ma non è morto.- -cazzo.- Percy tentó di fingere di credere che quell'esclamazione significasse soglievo, ma la sensazione che non fosse affatto così lo tormentò a tal punto che dopo cinque minuti di silenzio, parlò. -volevi forse ammazzarlo sul serio?- Un minuto. Nico non rispose, prendendosi un minuto per continuare a fissare la strada. Piú la guardava, più Percy si accorse che Nico tremava. Cosa gli stava accadendo?! -forse si. Forse no.- La voce di Nico giuse fiebile. Sembrava si stesse sottoponendo ad una tortura, che peró finì nel momento in cui il minore si girò per fissare i suoi occhi in quelli del guidatore. -ho raccolto tutti i pezzi, Percy?- Sussurró. Percy, sentì di dover accostare. Lasciò la macchina in panne, e aspettò che succedesse qualcosa. Nico lo stava ancora fissando, gli occhi rossi. Poteva sembrare un pazzo. -Bianca dice che quando raccogli i pezzi; ti puoi tagliare.- sussurró, stavolta distogliendo lo sguardo. Percy era certo stesse delirando. Magari Castellan l'aveva drogato? -mi ha distrutto alla fine, sai? Bianca, Mamma, Papá. La loro morte intendo. É questo che volevi sapere prima, Percy?- I suoi sussurri si perdevano col rumore della pioggia sui vetri appannati. -i tuoi..- -morti.- Nico emanò una strana risata. -sono solo, Percy. Calpestato. Sai come ci si sente; Percy? Ad essere calpestato, e a non volerlo essere più?- Percy si avvicinó, ma Nico si scostó. -Mi chiedi se lo volevo ammazzare? Perchè no? Voleva crearmi dolore. E io non voglio, sai? E poi, la sua vita, in un mondo di altre piccole vite, non vale nulla. Non vale un cazzo, una vita. Due vite, tre vite. Non valgono nulla, Percy. Ne tu, ne io, ne mamma.. Ne Luke. Chi distrugge, muore. Chi raccoglie, costruisce, resta, e soffre. - I sossurri di Nico stavano diventando più udibili, mentre lui si innervosiva. -oppure, sono solo un cazzo di sfigato depresso, che rigetta la sua rabbia nel primo idiota che incontra. Forse, è proprio così, Percy.- Nico aspettò qualche minuto in auto. Percy non parlava, non se la sentiva, non sapeva che dire. Il minore scosse piano la testa, poi apri la portiera e uscì in silenzio. Percy non fú mosso dalla voglia di chiedere dove stesse andando, o dal fatto che erano nel bel mezzo del nulla e Nico non avrebbe trovato la strada, o dalla responsabilità presa su di lui. No, lui lo seguì per un altro motivo. Nico stava male. Nico gli chiedeva se sapeva come ci si sentisse ad essere calpestato, a sentirsi tremendamente soli. Percy lo seguì. Perchè Percy lo sapeva.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
 
(PERCY)
Seguire Nico fu piuttosto impegnativo.
Quel ragazzino non era lento, anzi.
Si mise a correre quando si accorse che Percy lo inseguiva e, talvolta il maggiore riusciva a prenderlo, se lo scrollava di dosso con una forza disarmante.
Percy sospirò rassicurato quando vide il ragazzino sedersi su una panchina mal messa di un parchetto non troppo lontano, non curante del fatto che fosse completamente bagnata per la pioggia.
Quando lo raggiunse aveva il fiatone.
-si può sapere perché cazz..-
Si bloccò, sentendosi improvvisamente in colpa per aver usato quel tono.
Nico stava piangendo?
-vattene.-
Mormorò piano il minore, che Percy sapeva, si stava asciugando le lacrime sul viso nascosto dal cappuccio.
-posso farti una domanda sincera?-
Chiese il maggiore, sedendosi sulla panchina anche lui.
La risposta di Nico giunse dopo qualche minuto, limitata in un’alzata di spalle.
 
-non è che sei… fatto?-
 
Un altro pugno nello stomaco.
La risata di Nico era così cristallina, sincera, tanto debole quanto perfetta.
Percy si rese conto che più tempo sarebbe stato con quel ragazzino, più si sarebbe ritrovato a subire pugni nello stomaco psicologici.
Sorrise lentamente.
Quella risata dopo tutto quel dolore gli permise di farlo.
 
-cos’è che ti passa per la testa, Jackson?-
Percy non rispose, ma si avvicinò di più al viso di Nico.
-dagli occhi sembreresti strafatto, Di Angelo.-
Nico sbuffò,buttando gli occhi al celo.
-ho pianto, non sono strafatto. Tu lo sai, io lo so, non prenderti gioco di me.-
Percy si allontanò un po dal viso del più piccolo, prima ridendo, poi zittendosi.
Lasciarono passare una manciata di minuti prima di parlare.
-lo so.-
Mormorò piano Percy.
Notò che Nico si era irrigidito.
-c-cosa sai, Percy?-
-lo sai. Il.. senso di sottomissione a se stessi. La solitudine e..-
-i..io..-
Percy si alzò, piano.
-ti riporto a casa.-
Disse, strizzando la felpa fradicia dalla pioggia.
Non poteva credere di essere rimasto sotto l’acqua incurante di bagnarsi, per cercare quel ragazzino.
-okay.-
Fu la risposta pacata di Nico.
 
(NICO)
Nico si sentiva davvero molto nervoso, mentre la loro strana conversazione cadeva nel silenzio.
every second’s soaked in sadness
Every weekend is a war
And I’m drowning in the déjà vu
We’ve see it all before.”
Una canzone dei Bring Me The Horizon messa da Percy riempiva il silenzo, oltre ad essere una buona scusa per non dover parlare.
Quando arrivarono fuori da casa di Hazel, Nico si sentì rallegreto.
Non voleva stare un minuto di più con quel ragazzo al quale si era aperto, sbraitandogli addosso i suoi sentimenti.
 
-Nico, comunque sia…-
-buonanotte-
Borbottò il minore, prima di mettersi il cappuccio e uscire dall’auto.
Sentì gli occhi di Percy seguirlo fin quando non si chiuse la porta di casa alle spalle.
 
 
-Perché ci avete messo così  tanto?-
La voce indagatrice di Hazel lo fece saltare in aria.
-voi forse spaventarmi a morte?!-
La rimproverò, gettando il giaccone fradicio ai piedi del letto.
Hazel sorrise, per poi appoggiarsi alla scrivania del fratellastro.
-io e gli altri siamo tonati in autobus, nel giro di venti minuti. Si può sapere che avete combinato, per avere almeno una mezzora di ritardo, essendo partiti prima di noi?-
Nico divenne rosso.
Non un rosso normale, imbarazzato.
Era davvero rosso.
 
-Percy doveva fare benzina, e essendo la macchina di Leo non né era in grado. Poi ha voluto fermarsi a prendere un caffè ad un dive-in e…-
Hanzel, sebbene visibilmente poco convinta, sorrise.
-credo che tu gli piaccia, sai?-
Nico se possibile divenne ancora più rosso.
-ho sonno-
Disse, cacciando con un’occhiataccia la sorella, che ridendo chiuse la porta.
Nico sbuffò, cercando di buttarsi a letto senza pensare.
La cosa, a dispetto di Nico, si rivelò improbabile.
 
 
 
 
 
 
Dopo aver passato la Domenica a guardare metà della saga di SAW,Nico non Era affatto dell’umore di andare a scuola.
Eppure, all’alba, (come definiva lui le sei e un quarto)Hazel era venuta a svegliarlo, insistente come la sveglia che giorni prima aveva lanciato contro il muro.
Ora, camminava per i corridoi del suo liceo, con la musica a palla nelle orecchie.
Aprì l’armadietto, prese il materiale di letteratura, chiuse l’armadietto, e si ritrovò un superman biondo davanti.
Quasi saltò in aria,neanche si era accorto che lo aveva osservato in silenzio tutto quel tempo.
-buongiorno Neeks-
Il biondino lo salutò con un sorriso.
-Hazel mi ha detto che sei del primo anno. Sai, ho sbirciato il tuo orario e ora hai letteratura. Io sono stato bocciato in letteratura mmm.. un po’ di volte. Cosa positiva? Hai un simpaticissimo vicino di banco-
Nico roteò gli occhi.
-oh, anche Valdez è con noi.-
-anche lui bocciato?-
-poche volte, ha solo un anno in più di te piccoletto.-
Nico desiderò sotterrarsi dall’imbarazzo, quando sentì Leo Valdez urlare il suo nome dall’altra parte del corridoio.
Non esattamente il suo nome però.
-deeeeaaath boooy!-
-ehi, Nico, penso stia chiamando te.-
Nico però, camminava rosso e imperturbabile verso l’aula di letteratura, il più velocemente possibile.
 
La lezione si rivelò davvero interessante, una volta riuscito a far tacere Leo e far smettere di smanettare col cellulare Jason.
Suonata la campanella, riuscì a scappare via da quei due, e affrontò la lezione di matematica, quella di storia e geografia.
Quando arrivò l’ora di pranzo, Leo e Jason, sbucati dal nulla, lo portarono di peso nella sala mensa, e lo posizionarono esattamente in mezzo a loro due.
Nico intuì che avevano paura scappasse.
Rise fra sé.
-sono sicuro, ti dico.-
-no, Leo, la marca dei budini non è cambiata.-
-ti dico di si!-
Nico si ritrovò a gettare gli occhi al celo per la decima volta nella giornata.
Mise le cuffiette a palla di nuovo, mentre cercava di mangiare almeno la metà del suo tramezzino.
Stava ingoiando malvolentieri un boccone, quando vide Percy Jackson entrare in mensa accompagnato dagli altri.
Quasi si strozzò.
Tenne gli occhi bassi, improvvisamente interessato alle sue scarpe, mentre la combriccola di sedeva.
Appena Percy fece segno di salutarlo, Nico si alzò di scatto dalla sedia, afferrò la tracolla e mormorò parole simili a ‘vado a fumare’.
 
(PERCY)
Ed era vero, perché Nico stava effettivamente fumando, appena fuori dalla porta della scuola, seduto sui gradoni.
-ehilà-
Nico rabbrividì, e Percy lo vide irrigidire le spalle.
-ehi-
Mormorò di rimando il minore.
Percy lo trovò davvero tenero, imbarazzato e in quei vestiti troppo grandi per la sua corporatura magra.
 
-sai, fumare fa male.-
-lo hai già detto.-
Percy si sedette accanto a lui.
Guardarlo in faccia gli era ancora difficile. Non poteva guardarlo senza ricordare quegli occhi spezzati e dilatati, colmi di lacrime e rossi, che aveva potuto vedere.
Istintivamente volle abbracciarlo forte, ma si trattenne.
-me ne dai una?-
Nico sbuffando gli lanciò il pacchetto, assieme all’accendino.
-vorrei dirti una cosa, tanto per avvisarti.
Luke è abbastanza incazzato.-
Nico alzò le spalle.
-e frequenta la nostra scuola-
Al contrario di ciò che Percy si sarebbe immaginato, Nico appariva calmo.
-eh.. beh. Allora?-
Nico lo guardò accigliato.
-allora cosa?-
-beh, vorrà farti a pezzettini.-
Nico rise, una risata roca a causa del fumo e l’amarezza del momento.
-sappiamo entrambi che so difendermi bene, giusto?-
Percy inghiottì a vuoto, ripensando alla strana e omicida forza del ragazzino.
-già, e vorrei fare a meno di rivederla.-
Sussurrò.
 
Nell’ultima settimana Percy non riuscì più ad incontrare Nico.
Una volta l’aveva incrociato in corridoio, e non aveva avuto un buon presentimento. Sembrava distrutto.
Cercava di appostarsi al suo armadietto per parlarci, ma lui era sempre più veloce e spariva in un batter d’occhio.
Hazel non parlava più di Nico, Leo e Jason non lo vedevano a lezione, se non raramente, e il minore sembrava essere sparito nel giro di pochi giorni.
Dopo una settimana, Nico aveva perfino smesso di presentarsi a scuola.
Percy chiedeva ad Hazel, e lei diceva che il fratellastro era malato.
‘Malato interrottamente per quasi un mese?’ Chiedeva.
Stava evidentemente succedendo qualcosa, e lui ne stava fuori.
Aveva preso a scrivere al ragazzino, ogni giorno, senza alcun risultato.
I professori avevano iniziato a smettere di chiamare il suo nome all’appello.
 
 
Nel giro di un mese, Nico Di Angelo era scomparso, dopo essere entrato nella sua vita e averne portato via un pezzo.
 
 
Angolo autrice:
Il quinto capitolo è caratterizzato da tre fasi.
La prima, il continuo del quarto capitolo.
La seconda, il giorno dopo, e la  terza e ultima, la sparizione del piccolo Nico.
Cosa gli è successo? Che fine ha fatto? Percy sta diventando uno stalker? Probabile.
Ma, per saperlo, dovremmo aspettare il sesto capitolo, perché sono piuttosto sadica.
Comunque sia, ecco qui un altro capitolo.
_TheSoulOfTheWind
 
ps. scusate la brevità di questo capitolo :)  

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Capitolo 6


(PERCY)

-quindi?-
-quindi cosa?-
Percy guardò il suo interlocutore e si accigliò.
Leo era nervoso.
-insomma, voglio solo sapere che sta succedendo, Leo.-
-si ehm.. insomma, non so se è il caso di.. cioè, immagino..mm..-
La loro conversazione finì con l’arrivo di Jason, che si sedette accanto ai due, togliendo il cappellino nero di dosso, lasciandolo sul tavolino.
-che freddo che fa, vero?-
Lo sguardo tagliente che Percy gli lanciò servì a fargli cambiare argomento.
-cosa c’è, Percy?-
-Leo mi stava raccontando una cosa. Vero, Leo?-
-si.. ehm.. Percy, scommetto che nel frigo hai dei budini. Hai dei budini, vero? Aspetta, vado a controllare.-
Percy sbuffò stizzito. Jason rideva.
-cosa gli stavi facendo?-
Disse l’amico rimasto, dopo la fuga dell’ispanico.
Percy si passò una mano sul viso, per poi incurvare le spalle e appoggiare la testa sul tavolo del salotto di casa Jackson.
A Jason non servì una risposta. Sapeva già di che si trattava.
Da quando Di Angelo era sparito, l’amico era caduto in uno stato di trans. Aveva iniziato ad avere un pensiero ossessivo per quel ragazzino, cercava la sua chioma scura tra la gente, e quando non lo trovava, i suoi occhi diventavano come ora.
Spenti, stanchi.
Jason era quasi sicuro che Percy fino a poco tempo prima aveva provato ad estorcere delle informazioni da Leo, che, dopo Frank, era il più vicino ad Hazel, quindi il più vicino alla verità su Nico.
Jason non né era certo, ma doveva essere successo qualcosa di grave.
Da più di un mese Hazel si incupiva ogni volta che Percy si avvicinava e, se parlava con Frank, le loro facce erano cupe e scure, parlavano fitto, per poi bloccarsi all’arrivo degli altri. Specialmente all’arrivo di Percy.
Tutto questo era strano, oltre che preoccupante.
-nulla, stavamo solo..-
Un rumore assordante e uno strillo li fece alzare e correre verso la piccola cucina.
Leo, steso a terra sotto una montagna di cibo surgelato, il frigo aperto, una chiazza di budino a terra.
Percy respirò.

Uno, due, tre..

Era la quarta volta in una settimana. Doveva prendere uno sgabello a quel ragazzo, o mettere i budini in uno scomparto più basso.
-ti do venti minuti.-
Disse piano, prima di uscire pazientemente dalla cucina seguito da un Jason in preda alle risate.
Leo avrebbe dovuto pulire tutto, senza tralasciare nulla, stavolta.
 
 
 
 
 
Percy stava per sentirsi male.

Se lo sentiva, avrebbe vomitato in quel preciso istante.
Si mise a fissare lo schermo della TV improvvisamente sazio.
Lasciò cadere la fetta di pizza che stava per addentare e si avvicinò istintivamente allo schermo.
sembra che dopo due mesi dall’accaduto finalmente si sia fatta luce sulla tragedia avvenuta in questa strada, a due ore di viaggio dal nucleo della nostra città.
Qui, dopo uno sbando e un incidente colossale, hanno perso la vita una coppia di genitori e la figlia, appartenenti alla famiglia Di Angelo.”
Un tuffo al cuore.

Dopo aver vissuto in Italia fino a tre anni fa, dopo una vacanza di famiglia, si stavano dirigendo in città quando tutto è successo.
Dal controllo delle telecamere esterne di una casa sulla strada adiacente sono emerse nuove informazioni.
Il numero di targa dell’auto rivela che la persona in possesso di essa risponde al nome di Gabe Jackson * ex marito della signora Sally Jackson e patrigno del figlio Percy Jackson che, secondo ciò che viene riportato dal patrigno era presente sul luogo dell’incidente, ha deciso di astenersi dal prestare primo soccorso alle vittime di cui però una era già morta sul colpo.”

Da quando piangere faceva cosi male, per Percy?
la polizia locale si è già adoperata per la cattura del possessore dell’auto Gabe, rivelatosi ex tossicodipendente con problemi d’alcol, mentre il figlio, reputato innocente per inesistenza di prove, verrà semplicemente chiamato a testimoniare e, se necessario, verrà sottoposto ad interrogatorio.”
Erano tre giorni che la notizia si era sparsa per la città, tre giorni in cui lui era sottoposto a mille domande, tre giorni in cui i sensi di colpa lo mangiavano dall’interno senza lasciarlo un attimo.
Non si sarebbe mai aspettato che la notizia fosse arrivata pure ai telegiornali in TV.
da un mese ormai l’unico superstite della tragedia risiede ad un ospedale psichiatrico, dopo una ricaduta psicologica e un forte crollo di nervi. Ora è pronto per tornare a scuola e, si spera, a ricominciare a vivere.
Linea allo studio”
Percy neppure si era accorto che stava singhiozzando come un bambino.
Lentamente, (cosa non strana, a causa dell’apatia che l’aveva colpito negli ultimi tempi)spense la TV, mentre la foto di Nico Di Angelo spariva in dissolvenza dallo schermo, e poi dalla sua testa.
Com’era possibile? Doveva essere un incubo.
 
 
 
 
 
 
 
-amore, forza, svegliati.-
La voce dolce di sua madre lo svegliò lentamente.
Erano passate tre settimane dalla chiusura dell’inchiesta, e erano ormai due settimane che i giornalisti non lo importunavano o la notizia della liberazione del patrigno infestava la televisione.
Stropicciò gli occhi, stiracchiandosi.
La madre gli regalò un sorriso stanco per poi lasciarlo solo.
Indossò dei vestiti presi a caso e, piano, si preparò per rientrare a scuola.
Certo, avrebbe voluto farlo prima, ma era terrorizzato.
A parte Annabeth, Leo, Jason e Piper, probabilmente l’intera umanità voleva distruggerlo.
E non avrebbe biasimato nessuno, se appena arrivato a scuola lo avessero pestato a sangue.
Mentre facevano colazione, sua madre lo fissava in silenzio.
Stava preoccupandosi per lui, Percy lo sapeva, e gli dispiaceva.
Quello che più non lo faceva stare in pace con se stesso era proprio questo.
Sua madre lo credeva innocente, vittima delle azioni dell’ex marito, ma non era così.
L’accusa di omissione di soccorso era fondata, e parecchio.
Cercò di sorridere alla madre in modo rassicurante, mangiando un altro biscotto blu.
Il suono del campanello lo risvegliò dalla sonnolenza mattutina.
-amore, c’è Annabeth di sotto. Sbrigati!-
Percy afferrò la giacca e la cartella, le stampò un bacio sulla guancia e corse giù per le scale.
 
 
 
 
 
-non può andare così male, amico.-
-beeh.. conta che sei la seconda persona più odiata della scuola.-
-la prima chi è?-
-mm.. la vicepreside, credo. Ma a lei nessuno può far nulla, quindi Percy potrebbe salire al primo posto.-
-sei nella merda, amico-
-non vedete che lo state spaventando?-
In effetti, Percy era un bel po’ spaventato.
I suoi amici squilibrati lo stavano mandando in bestia. Alla fine Annabeth dovette trascinarlo a scuola per un braccio, fino alla sua classe.
A parte le occhiate poco amichevoli dei compagni di corso, le prime ore non erano andate malissimo.
All’ora di pranzo però, aveva preferito mangiare nascosto nel bagno accanto alla biblioteca (Percy aveva appena scoperto la sua esistenza) della scuola.
Tra una canzone e un’altra che risuonava a palla dalle cuffiette, percepì degli strani rumori.
Togliendo le cuffiette riuscì a dare un significato a quei rumori.
Un povero ragazzo in balia dei bulli.
In un primo momento Percy fu colto dalla voglia di aiutarlo.
Poi, riconoscendo tra le diverse voci quella di Nico Di Angelo, oltre ad avvertire una forte tachicardia, fu sopraffatto dalla paura di farsi vedere da lui, dalla paura di vedere i suoi occhi vitrei colmi di odio.
Poi, dopo essersi dato uno schiaffo per aver pensato di lasciarlo in balia dei bulli, racimolò tutto il coraggio che poteva avere in corpo e usci, incitato dal suono della voce di Luke, che sapeva, poteva davvero fare male a Nico.
Con questi pensieri che gli riempivano la testa Percy Jackson aprì la porta del bagno, rimanendo sbalordito e sorpreso.
 
La scena che gli si era presentata davanti aveva dell’assurdo.
Il piccolo Nico Di Angelo, spalleggiato da Luke Castellan e Ethan Nakamura, pestava a sangue un ragazzo, ora steso a terra, col naso probabilmente fratturato.
Percy sgranò gli occhi alla vista di Nico che dava vigorosi calci nello stomaco della vittima, rabbrividendo quando intercettò il suo sguardo.
Non sembrava più lui, aldilà dell’atto.
I capelli erano piastrati caratterizzati da una frangia sul viso, un anellino d’argento gli ornava il labbro inferiore.
Inoltre, gli occhi erano così più scuri e duri, non sembrava più lui.
Si nascose dietro l’angolo, osservando la scena.
Luke si stava avvicinando alla vittima e gli stava estorcendo del denaro.
Anzi, no. Non era denaro.
Dal portafogli confiscato infatti non estrasse dei soldi, ma una piccola bustina dall’involucro trasparente.
Percy, con una sola occhiata, aveva già capito che non si trattava certo di gesso in polvere.
Si appiattì al muro quando il gruppetto se ne andò e, ancora sconvolto, si avvicinò per prestare aiuto al ragazzo semisvenuto sul pavimento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
(NICO)
Nico sapeva che, alla fine, la vita era fatta di scelte e persone. Scelte sbagliate o giuste, persone sbagliate o giuste.
Aveva provato a confidare nelle persone e nelle scelte giuste, e ne era rimasto deluso.
Ora, dopo un mese e mezzo, credeva di aver imparato la lezione, e aveva fatto la sua scelta.
La sua vita di ora, era caratterizzata da una serie di scelte sbagliate, ma per una giusta causa, ovvero la sua protezione.
-dai chiudi, rincoglionito.-
Attese che Ethan chiudesse la porta del bagno, poi abbassò il viso tappandosi una narice e aspirando con impegno.
Fece una piccola pausa alzando il viso su Ethan, per chiedergli con lo sguardo di controllare la porta e riprese.
Si stava godendo per bene il momento quando Luke lo spintonò via.
-vedi di lasciarne un po’, cazzone.-
Ridacchiando, si spostò e fece cambio con Ethan per controllare la porta.
Continuarono fino a che le loro teste parvero molto più leggere.
Ricevette un messaggio.
Da HAZEL-dove sei? Avevi promesso che avresti mangiato con me, oggi. Ti aspettiamo-
INVIATO-ero in biblioteca, sto arrivando.-
Nico si passò una mano sul viso,tanto per assicurarsi di non aver tracce di polvere bianca addosso.
-mia sorella mi ha…-
-okay. Puoi andare, comunque fatti vedere fuori da scuola. Chiaro?-
Nico annuì prendendo la propria tracolla e uscendo dal bagno.
 
 
 
 
-non sono d’accordo. Insomma, è strano. Giusto? Ero convinto di aver architettato perfettamente il tutto. Avrebbe dovuto volare, non prendere fuoco. Sono quasi certo che Jason l’abbia manomesso.-
-Leo, sono quasi sicura che tu abbia sbagliato. Okay?-
-sono d’accordo con Hazel. Non l’ho toccato il tuo strano mini elicottero.-
-il mio mini hovercraft vorrai dire, Grace.-
-cos’è un hovercraft?-
-non hai mai visto Hunger Games, Frank?-
-è buffo che tu sia fan della ragazza di fuoco, Leo. Però non mi sorprende, date le tue ottime capacità da piromane.-
-pensavo dicessi che siamo entrambi personaggi focosi, Pip.-
 
Nico cercava di mangiare e contemporaneamente di riuscire a star dietro al discorso demenziale dei suoi ‘amici’.
Si sentiva un po’ intontito, e sapeva bene a cosa era dovuto, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.
-ehi Nico, tutto  bene? Sembri.. un po’ intontito. Hai la febbre?-
-mhm..ehm..si.-
-di nuovo?-
Hazel lo guardava preoccupata. Il senso di colpa che cresceva nel suo stomaco faceva male.
-già.-
Di colpo, si sentì un silenzio tombale in tutta la mensa.
Tanto evidente che perfino Nico, solitamente disinteressato su tutto, si girò per capire cosa stesse succedendo.
Si bloccò quando intercettò il volto dell’oggetto del suo profondo odio che l’aveva logorato per un mese e mezzo.
Per la seconda volta, vedendo quel viso, qualcosa dentro di lui si spezzò.
Poi si ruppe.
Stavolta, non si sarebbe girato.
Stavolta, una sensazione di calore nel suo stomaco lo fece alzare come se avesse preso una scossa.
Sentiva la fronte accaldata e la testa dolente, gli occhi, se lo sentiva, scintillavano.
Emanò un ghigno quando vide il viso stupito del ragazzo più grande di lui, che si era bloccato sulla soglia della mensa, vicino ad Annabeth.
 
‘ti uccido.
Ti uccido..
Ora ti uccido.’
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
Sesto capitoloo.
Ho deciso di ribaltare un po’ le cose.
Spero abbiate notato che questo capitolo è lungo, apposta per farmi perdonare per la brevità di quello prima.
Spero di non aver reso questo capitolo un po’ pesante, con tutto quello che è successo.
Spero davvero vi piaccia!
Ci tenevo anche a mettere in chiaro che quando faccio stacchi molto ampi (ad esempio nel capitolo di POV Percy) essi stanno a significare il passaggio di ore, giorni o settimane dall’accaduto scritto prima dello stacco.Sono sicura che afferrerete comunque l'ordine cronologico del capitolo. 

*so che Gabe non fa di cognome ‘Jackson’ ma mi serviva per dare l’idea di famiglia. Dicendo Gabe Jackson, il povero Nico che guarda il telegiornale fa immediatamente il collegamento con Percy, e la cosa alimenta la sua rabbia. e poi Nico arrabbiato è sexy

 
 

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Capitolo 7

(Percy)
Lo sguardo che Nico gli inviò, fu abbastanza per dare l’imput di correre via al cervello di Percy.
Si era aspettato una brutta reazione, ma.. pensare e guardare i  suoi occhi colmi di rabbia erano due concetti molto diversi.
Senza che se ne fosse reso conto, al suo arrivo era calato il silenzio in tutta la mensa. Le persone lo fissavano.
Tra di loro, non aveva potuto evitare di non rimanere inchiodato dallo sguardo di Nico.
Ora, il minore si era alzato di scatto dal tavolo, con una strana luce negli occhi, stringendo i pugni interdetto.
Aveva uno sguardo strano.. molto più terrificante di quello che aveva fatto quella sera al Pensile.
La sua mente senza volere vagò nel passato, andando a ricordare il bel viso di Nico, rilassato e meravigliato dal paesaggio che poteva ammirare dal quel posticino.
Ora, il suo sguardo non aveva neppure un’ombra di similitudine con quello.
Rabbrividì.
Nico si stava avvicinando. A passo veloce, a grandi falcate, era già davanti a lui.
Alcune ragazze si erano girate intimorite.
Percy sapeva che a momenti il ragazzino l’avrebbe colpito. Chiuse gli occhi per non guardarlo mentre lo faceva, ma l’unica cosa che sentì fu il suo braccio strattonato via da quel posto.
Aprì gli occhi, sorprendendosi di vedere il piccolo Nico strattonarlo con molta forza verso gli spogliatoi.
-cosa..-
-troppa gente. È una cosa tra me e te, Jackson.-
Deglutì, ricordando i calci visti dare dal minore quella stessa mattina.
Si riprese solo quando venne buttato a terra da una forza maggiore e improvvisa.
Nico l’aveva spinto contro il muro, con tanta forza da farlo cadere a terra subito dopo.
-non dirò nulla, dato che credo non mi serva esprimere un pretesto per questo.-
Ringhiò, dandogli un calcio nello stomaco.
Percy cercò di dire qualcosa, ma il minore lo zittì.
-non dire una parola, coglione.-
Al primo calcio nello stomaco seguirono altri e numerosi colpi, in varie direzioni. Linguine, viso, costole, gambe, testa..
Ogni tanto lo sollevava con una mano, per colpire il suo viso a suon di pugni.
Percy sentiva il sapore del sangue che gli scendeva in gola, e i colpi che continuavano imperterriti uno dietro l’altro veloci, fino a che iniziò a non sentire quasi più nulla, se non un dolore unico e lancinante in tutto il corpo.
Iniziava a non sentire più neppure i rumori al di fuori dei propri gemiti di dolore, quando una voce lo fece riprendere almeno un po’.
-Nico! Basta! –
La voce di Jason e Frank risuonava nella sua testa facendogliela dolere ancora di più.
Decise di abbandonarsi al freddo pavimento.
 
 
 
 
 
-ohi, amico, l’avevo detto io che eri nella merda.-
La voce amichevole di Leo lo costrinse a svegliarsi.
Si guardò  intorno, notando di essere in infermeria.
Si rese conto che Leo non era il solo in quella stanza, ma c’erano anche Jason e un ragazzo biondo.
Ancora con la vista appannata, tentò di alzarsi, cosa che gli provocò una dolorosa scossa alle costole e alla schiena.
-mh, già amico, ti sconsiglio di muoverti troppo. Su questa cartellina medica c’è scritto che il piccoletto ti ha incrinato un paio di costole.-
Il biondo stava esaminando la sua cartellina, sembrava interessato.
Percy notò solo all’ora che indossava un camice.
-non sei un po’ giovane per fare l’infermiere?-
Chiese con voce roca.
Il biondo gli fece un gran sorriso luminoso, porgendogli la mano.
-Will Solace, e no, non solo un infermiere-
Mentre Will blaterava sul motivo piuttosto buffo del perché fosse finito li, ( era stato messo in punizione, ma dal momento che aveva praticamente distrutto lo stanzino del bidello dopo aver cercato di pulire la palestra sotto ordine del preside, l’avevano costretto ad occuparsi dei casi meno gravi per qualche settimana) Percy cercò di fare il resoconto dei danni.
-come è messa la mia faccia?-
-brutta, piena di lividi. Non tanto diversa dalle mani del tuo aggressore. Ha colpito cosi forte da essersi scorticato le nocche.-
Percy deglutì.
-è stato qua poco tempo fa, Percy-
Lo informò Jason.
-è nell’ufficio del preside da una buona mezzora.-
-quanto ho dormito?-
-un oretta, non di più. Comunque non sei messo troppo male, o saresti all’ospedale. Siamo arrivati mentre stavi ormai perdendo conoscenza, ma Nico sarebbe andato avanti a colpirti comunque, se Hazel non fosse intervenuta.-
Percy guardò Leo, poi  Jason.
-grazie, ragazzi.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
(Nico)
Sospirò rumorosamente.
-Ethan, devi piantarla, sul serio.-
Il ragazzo interessato si voltò guardandolo con fare difensivo.
-di fare cosa?-
-lo sai.-
-lo so cosa?-
Erano cinque giorni che Nico non andava a scuola.
Dopo la sospensione, Persefone si era talmente arrabbiata che l’aveva cacciato per una notte via di casa, e si era ritrovato a casa di quel idiota di Ethan, insopportabile compagnia.
Finalmente, ora la sospensione era finita seguita dalla punizione.
Sarebbe tornato a scuola, ma se non altro non avrebbe più passato tempo a casa Nakamura.
-è da quando siamo saliti sulla tua auto che cerchi di prendere ogni singolo dosso.-
Nico sedeva sul sedile del passeggero, accanto al ragazzo nella sua piccola macchina di seconda mano.
-e la cosa ti infastidisce?-
-abbastanza.-
-sarò lieto di continuare allora!-
Nico sbuffò, abbassando il finestrino per non far puzzare tutta l’auto del fumo della sua sigaretta.
Guardò la cenere cadere e volteggiare in aria, per poi depositarsi in un punto imprecisato sull’asfalto.
Già, l’asfalto.
Nico ora lo guardava.
Sentiva un forte freddo dentro, pungente e fine, non troppo doloroso, ma estenuante. Lo sfiniva, lo faceva rabbrividire ogni tanto.
Aveva smesso di evitare il passato dalla notte al Pensile.
Ormai, che senso aveva?
Bianca, sua madre e suo padre se ne erano andati senza di lui. L’avevano abbandonato, come si fa con una cosa di qui non ti importa nulla. Se ne erano andati per sempre.
Non aveva senso elogiare i ricordi, ricordare tutto e sviluppare strane ossessioni solo in loro ricordo.
Aveva deciso che non avrebbe più dato importanza all’asfalto, o alle auto.
Loro se ne erano andati senza di lui, e lui non gli avrebbe permesso di renderlo debole solo per essersene egoisticamente andati. Lasciandolo solo.
Ovviamente, questo ragionamento era solo una stupida maschera, una cosa banale, per non dover pensare.
 
Passarono a prendere Luke, e quando arrivarono a scuola si separarono dopo una breve chiacchierata.
 
Stava andando per i corridoi, quando Annabeth Chase, seputella amica del ragazzo che voleva uccidere a tutti i costi, gli si avvicinò.
-ehi, Di Angelo.-
Nico neppure si girò, mormorando un piccolo ‘Tsk’ e camminando a gradi falcate verso l’armadietto.
Non si aspettava che la ragazza, così determinata, prendesse a seguirlo.
-ho detto a te, nano.-
Nico si girò, interrompendosi una volta arrivato all’armadietto.
-si?-
La ragazza gli puntò i suoi profondi occhi grigi addosso.
-cosa ti fa credere che sia il modo giusto?-
Nico la studiò.
-..modo giusto?-
-non puoi vendicarti di violenza con altra violenza. È tecnicamente controproducente.- disse, come se il suo ragionamento fosse ovvio.
-dovresti smetterla di fare tutte queste cazzate, in particolare la strana lotta che hai aperto con quel testa d’alghe del mio amico.-
Nico la guardò. Fece una smorfia, facendo scoccare la lingua tra i denti per poi sorpassarla.
-non ho finito!-
Sospirò. Si appoggiò ad un muro, voltandosi.
-una volta anche lui era tuo amico. Sai che non ha colpe. Lo hanno dichiarato innocente, non è lui la causa della..-
-morte schifosa del 98% della mia famiglia?-
Lei contorse le labbra.
-beh.. si. Il punto è che…-
-il punto è che a me non importa un cazzo di ciò di cui stai parando. Mi stai simpatica, sei amica di mia sorella.
Ma non metterti in mezzo.-
La voce di Nico era diventata così tagliente da lasciare perplessa anche la ingegnosa ragazza, che però se ne era andata con l’aria di una che aveva in mente mille ipotesi e ragionamenti.
Nico, semplicemente contento che se ne fosse andata, entrò in classe tranquillo.
Tranquillo, si fa per dire.
Nessuno aveva mancato di mandare occhiate alla sua mano fasciata, nessuno si era lasciato scappare l’opportunità di chiedere al diretto interessato i particolari della rissa di cinque giorni prima.
Con stupore, apprese che quel cazzone di Percy era già in piedi, ed era a scuola.

Sentì il sangue ribollirli nelle vene.
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La strana sensazione di piacere lo invase gradualmente, per poi farlo sentire più leggero.
Meraviglioso.
Chi era Bianca? Chi era Percy Jackson?
Poco importava, quando lui stava così bene.
Guardò Luke abbassarsi e assumere una dose considerevole della sostanza appena presa.
Ormai la loro rutine prevedeva una sniffata ad ogni pausa pranzo, qualche chiacchierata e uscita per bere il sabato sera.
Ovviamente, Hazel non era assolutamente d’accordo, al punto che erano quasi quattro giorni che aveva smesso di parlagli.
La cosa lo turbava nel profondo, creando una forte amarezza che si concentrava nel suo stomaco.
Rabbrividì nella felpa. La temperatura dei bagni non era ancora stata adattata alla stagione in corso.
Salutò i due ‘amici’ distrattamente, per dirigersi verso la mensa.
Aveva una gran fame, e dopo aver ottenuto quello che voleva, non aveva più alcun motivo per rimanere ancora con quegli idioti.
Si sedette ad un tavolo, posò il vassoio contenente quello che doveva essere una fetta di pizza e infilò le cuffiette.
Rise forte, un po’ per la sostanza in corpo, un po’ perché, come per coincidenza, Percy Jackson era entrato in mensa esattamente mentre la canzone che gli scoppiava nella testa esclamava:

‘your knife my back
My gun your head’ *

Si immaginò in quella situazione, e non riuscì a frenare il largo ghigno che si era impossessato della sua faccia.
Smise di sorridere sadicamente solo quando incontrò, casualmente, il viso della sua vittima.
Era scuro in volto, abbattuto. Passando davanti a lui aveva tenuto la testa bassa, ma Nico aveva ugualmente intercettato i suoi occhi, che erano visibilmente velati e cupi. Come ricoperti da una patina scura, per cui Nico non si permise di gioirne.
 
‘you need a doctor baby, you scared?’

No, Nico stave bene, non era spaventato. Non era pentito di avergli urlato contro le cose peggiori che avesse detto, mentre lo pestava a dovere.

you need a doctor baby, you scared?’

Si, forse si, era un poco spaventato. Aveva capito di essere cambiato, okay, doveva proteggersi, okay.
Ma aveva  paura di se stesso.
Cosa aveva fatto? Perché guardare il volto avvilito di Percy faceva cosi male dentro, come se quel piccolo ago di freddo che si sentiva nello stomaco si fosse appena unito ad altri cento?
Distolse lo sguardo, profondamente confuso.
 
 
La faccia sorpresa di tutta la combriccola era impagabile,pensò Nico, mentre si sedeva come nulla fosse accanto alla propria sorellastra.
Hazel lo osservava, mentre la tensione da parte degli altri ragazzi era palpabile. Soppresse un ghigno, quando vide un Percy piuttosto spaventato accennare ad alzarsi, con Annabeth appresso.

-scappi, Jackson?-

Sentì le gambe tremagli al parlagli direttamente.
Nella posizione in qui si trovava, poteva osservare il pomo d’Adamo di Percy ondeggiare per il nervosismo.
-no. Certo che no.-
-bene, allora siediti.-
Si guardarono negli occhi per qualche istante.
Era un esplicito segno di tregua. O, in base al temperamento chiuso e freddo di Nico, lo era.
Per il momento, non aveva assolutamente voglia di vedere Percy con quello sguardo da cucciolo bastonato.
Non che gli interessasse, certo che no.
Voleva evitare di starci a pensare troppo.
Ma, come ormai era chiaro a tutti, il rancore non l’avrebbe abbandonato.

‘wow.’

Fu tutto quello che la sua mente poté formulare, alla vista del sorriso che comparve sul volto di Percy.
Era uno di quei sorrisi brillanti, che ti facevano sentire così bene e così….
-ehi ma sei fatto?-
La domanda di Leo parve così inopportuna, mentre interrompeva l’osservazione del sorriso del maggiore da parte di Nico.
Tutti ridacchiarono, ma si bloccarono quando notarono che, per una volta, Leo era serio.
Nico, irrigidito, cercò di concentrarsi sul suo cibo.
Nico era quasi convinto che tutti sapessero cosa faceva, ma evidentemente, Leo non lo sapeva.
Sentì lo sguardo di due occhi verdi addosso fino alla fine del pranzo.
 
 
 
Ehi Nico
Pensavamo di trovarci fuori da scuola e poi andare a cercare quello sfigato di sabato e fargli la festa.
Vedi di non impiegarci una vita a raggiungerci.
 
Nico sbloccò il telefono e lesse con un sospiro il messaggio di Luke.
 
Ehi Luke
No. Non vengo. Ho da studiare.
Dovreste trovarvi passatempi migliori dal picchiare ragazzini.

 
Okay. Fa come ti pare.
E tu dovresti smettere di studiare.
Domani mattina ti vengo a prendere.
 
Nico meditò sul fatto di rispondere o meno, e alla fine optò per ignorare con un alzata di spalle l’amico, avviandosi verso l’autobus.
 
 
 
 
 
 
 
 
(Percy)
Cercò di mantenere la gamba ferma, ma come per i primi tentativi, il risultato era una gamba ancora più tremolante.
Era così nervoso.
Al contrario di quel ragazzino inquietante che,dal canto suo, stava tranquillamente ascoltando musica dalle cuffiette.
Maledisse se stesso per non aver osservato chi era seduto accanto al finestrino, prima di essersi fiondato sull’unico posto libero dell’autobus.
 
‘idiota. Idiota idiota.’
Ora una parte di sé era terribilmente in imbarazzo, una in subbuglio e la maggior parte del suo troppo scarso buon senso veniva divorato dal senso di colpa.
Nico Di Angelo.
Nico, Nico Di Angelo.
Era davvero un bel nome. Suonava così bene, così maledettamente bene.
-Ni..co- scandì lentamente, come per sentirselo sulle labbra.
Si accorse un po’ troppo tardi che il più piccolo aveva tolto le cuffie, oltre al fatto che si accorse ugualmente troppo tardi di aver detto quella cosa ad alta voce.
-che vuoi?-
Acido.
Il suo tono era sicuramente acido.
-chi?io? ah.. mh.-
-illuminate.-
Ironizzò lui con un ghigno sulla faccia. Poi, si fece giusto u po’ più vicino alle orecchie di Percy.
-anche se siamo in tregua, non rilassarti.-
-puzzi di fumo-
-e tu hai una faccia da scemo.-
-se io ho una faccia da scemo almeno è una faccia da scemo che non fuma mentre tu hai una faccia da scemo che ha una faccia da scemo che fuma. Ah!-
Percy si accorse troppo tardi di aver detto una frase piuttosto stupida. Eppure, nella sua testa pareva quasi intelligente.
Il ghigno-sorrisetto di Nico però lo appagò così tanto da desiderare di dire cose stupide per sempre.
-che frase da maledettissimo idiota.- disse Nico,allungandosi per schiacciare il bottone che prenotava la fermata.
Percy avvampò sentendo il braccio di Nico così vicino.
Dio, da quando i suoi ormoni si comportavano come quelli di una ragazzina delle medie?
Lo osservò rimboccarsi il pesante giaccone da aviatore, per poi digli acidamente di fargli spazio per passare.
 
-sei così idiota.-
-sei un po’ ripetitivo.-
-beh, si. Sei assolutamente un idiota. Per lo meno sei carino.-
Percy sentì le guancie scaldarsi gradualmente sempre di più, per poi sentirsele andare a fuoco una volta che Nico fu sceso dall’autobus, con le porte automatiche che gli si chiudevano alle spalle.
 
Si abbandonò al sedile.




Angolo Autrice:
ecco qui un altro capitolo.
Nico, forse per pietà, forse per rimorso o forse perché è stra cotto di Percy e lo vuole sposare, decide che per il momento non ucciderà il povero testa d’alghe.
Percy inizia ad esserne sempre più cotto: situazione atipica.
Di solito è Nico l’eterno innamorato, quindi mi sto molto divertendo nell’invertire i ruoli. Spero vi piaccia.
 
Ora, so che avrei dovuto pubblicare un po’ prima ma… sinceramente: sono molto impegnata, e pigra.
Spero davvero possa piacervi questa cosa, ringrazio chi ha letto fin ora e chi ha aggiunto la storia nelle ricordate\seguite\preferite e chi recensisce. Amo sentire i vostri pareri.
_TheSoulOfTheWind

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Capitolo 8


(PERCY)


In quel preciso istante Percy apprese di odiare i ragazzi biondi,in particolare con gli occhi azzurri e di nome Will.
Come venne a conoscenza di questo fatto?
Gli era bastato stare a guardare quell’idiota flirtare con il suo ragazzino inquietante durante l’ora di pranzo.
Senza preavviso, quella cosa aveva preso a sedersi vicino a loro, vicino a Nico, ripieno di domande sulla sua salute e voglia di controllargli, accuratamente, le ferite riportate alle mani.
Era simpatico, anche se Percy non l’avrebbe mai ammesso, e presto prese a diventare amico di tutti.
Tutti, a parte per un ragazzo piuttosto geloso.
Perché si, lo era.
 
Will non ti piace.
Dico bene?
 
Dici bene, Grace.
 
Strinse il telefonino tra le mani.
 
Perché non esci con Nico, scusa?
 
Perché dovrei farlo?
 
Perché sbavi, perennemente, sempre, quando c’è
Il death boy.
 
Fottiti.
 
Restò a guardare Willidiota che chiacchierava civettuolo con il suo Nico,piuttosto infastidito.
-ti piace S. King?-
Nico aveva annuito, apatico.
-beh, magari ti porto a vedere il film tratto da uno dei suoi libri. Ti andrebbe di uscire?-

ti andrebbe di uscire?’

‘ti andrebbe di uscire?

Nico non poté neppure dare una risposta al ragazzo, troppo preso dal lottare contro la presa di un certo testa d’alghe.
Percy non si era potuto trattenere dal prenderlo di peso e portarlo immediatamente via.
Una volta arrivati in biblioteca, oltre a meravigliarsi di saper la strada, aveva deciso che poteva anche lasciare l’inquietante ragazzo che si portava appresso.
Quello che vide fu un Nico dai capelli più in disordine del solito, il viso sconvolto e il maglione (ovviamente enorme, ovviamente nero) tirato su fino all’ombelico.
Nico lo tirò giù con la faccia della tonalità più intensa del rosso.
-s..si può sapere cosa cavolo hai in quella mente bacata, Percy?!-
Percy lo guardò e sorrise. Era adorabile, sembrava un tenero cucciolo in quel momento, tutto rosso così.
Il tono autoritario non poteva cambiare l’effetto del suo imbarazzo.
-rispondimi, idiota!-
Percy rise.
Nico gli tirò un pugno nello stomaco.
Percy mugolò dolorante.
-bene, ora me ne vado, schizzato.-
-a..aspetta!ti ho portato via perché… mh.. –
Nico si bloccò sulla porta.
-si?-
-perché..perchè…mh…-
Lo sguardo freddo e apatico di Nico gli fece rivoltare gli organi interni per la tensione. Il sopracciglio corvino in attesa di risposte iniziò a fargli sudare le mani.
-perché…mmh… s-sono un’idiota.-
Con un sospiro infastidito, Nico girò i tacchi scomparendo alla vista.
Ora, Percy era assolutamente certo di dover uscire con quel nanetto.
 
 
***
 
Guardando fuori dalla caffetteria non resistette a sospirare rumorosamente.
Gocce d’acqua cadevano picchiettando forti e numerose sull’asfalto.
‘fantastico.’
Finì la sua cioccolata, facendo un sorriso sbieco all’amica al bancone.
-immagino tu non abbia un ombrello.-
Annabeth ridacchiò.
-poi prendere il mio se..-
-no, tranquilla. Farò una corsa-
-mmh.. vedi di non ammalarti.-
Annabeth si pulì le mani sul grembiule della divisa da cameriera.
Era un po’ ridicola.
Cappellino degli Yankees, grembiule arancio con disegnato un pegaso, col suo nome proprio sotto la scritta a caratteri cubitali con il nome della caffetteria. ‘BIG HOUSE’ ovvero, casa grande.
Nome interessante.
Allungò una banconota per poi stamparle un bacio sulla guancia.
-fammi sapere per sabato al cinema, alcuni hanno già confermato.-
-vedremo. Insomma, mia madre non mi farà mai uscire se non ho passato il test di lettere dell’altro ieri.-
 
 
 
Uscito dalla caffetteria, la voglia di rubare un ombrello ad una vecchietta era alle stelle.
Stava iniziando a grandinare, ed era sul punto di correre da Annabeth per chiederle il suo ombrello, quando un ‘Tsk’ fin troppo famigliare lo fece girare.
-le mie supposizioni erano giuste, sei così idiota da non saper leggere il meteo su internet.-
-io…mh..-
-beh?-
-cosa?-
-svegliati a venire sotto il mio ombrello, prima che la voglia di colpirti prenda il sopravvento.-
 
 
 
 
Il silenzio calato era insostenibile,almeno fino a che il più piccolo fu costretto a rispondere al cellulare. Tempo che Percy  lesse il nome sullo schermo, che afferrò il cellulare e chiuse la chiamata.
Gli insulti e le lamentele che Nico gli stava riversando addosso neppure venivano udite.
Doveva farlo, o prima o poi Will sarebbe arrivato prima.
Magari era troppo tardi.
Magari no.
-Nico, dobbiamo parlare.-
 
 
 
 
 
 
 
 
E Percy fu fiero di se, quando, una volta tornato, ebbe massaggiato con Jason.
 
Domani mi vedo con Nico Di Angelo per un caffè.
 
Cosa?!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
(Nico)

‘non è possibile.’

Nico girava per casa in mutande, stressato, sotto gli occhi indagatori di Hazel.
Revisionando la situazione con occhio lucido, avrebbe trovato strano il modo in cui Hazel era a proprio agio con la sua visione in boxer.
-che stai facendo?- chiese dopo un po’ la sorellastra, interdetta.
Nico, stupito che la ragazza gli parlasse abbastanza tranquilla dopo il periodo di mutismo, prese in considerazione l’idea di dirle dove era diretto. Soprattutto con chi. Mentre ragionava su i pro e i contro, la sorellastra fece un lieve sorriso.
-la maglietta grigia un po’ attillata piacerà di certo a Percy.-
Nico sentì le sue guancie andare a fuoco.
-c-cos..?-
-sai, ho sempre pensato che a te non piacesse, ma se hai accettato di uscire con lui.. beh, pensavo male. Anche se Percy deve essere davvero cotto, di solito è così idiota… non saprebbe capire di esser cotto di..-
-non usciamo insieme.-
Mormorò lui, mentre sentiva il rossore raggiungere il collo.
-e nessuno è cotto di nessuno. Usciamo a prendere un dannato caffè.-
-ed è per il dannato caffè che giri mezzo nudo per casa con l’armadio ribaltato.-
-esatto!-
Nico se ne andò in camera sua prima di fare una figura ancora più imbarazzante.
Alla fine, seppur malvolentieri, cedette al consiglio della sorellastra e indossò una maglia grigio scuro, sopra ad una giacca aperta nera. I soliti jeans neri strappati. Solo una volta fuori di casa e indossato il giaccone da aviatore si accorse di non essersi neppure guardato allo specchio. Si maledisse, per poi maledirsi nuovamente per essersi maledetto.
Insomma, perché maledirsi di non aver sistemato i capelli? Non era un uscita quella. Almeno, non romantica o altro.
Assolutamente no.
Incupito da quei pensieri iniziò a camminare con le gambe intorpidite dal freddo invernale e,se lo sentiva, il naso tutto rosso.
Sperò che non piovesse. Non aveva un ombrello, e non voleva trovarsi a chiederlo a Testa d’alghe.
Camminò per una decina di minuti, per poi riconoscere con un po’ d’ansia il piccolo locale in fondo alla strada, dove sarebbe dovuto vedersi con Percy.
-
Era immerso nei suoi cupi pensieri.
Stava tornando infretta a casa, non voleva assolutamente ammalarsi per quell’orribile tempo. Era dovuto passare dalla sua fumetteria preferita a cercare un numero di un manga,e non aveva potuto aspettare il giorno dopo.  
Ora, si ritrovava a camminare spedito sotto un ombrello, in centro, accompagnato da tante altre persone o famiglie alle prese con ombrelli troppo piccoli.
Riconobbe quella testa scura appena svoltato l’angolo.
Come era possibile? Destino, avrebbe pensato una parte di lui.
Ma lui non era una ragazzina con gli ormoni a mille.
‘puro caso. Scocciatura’ gli suggerì la sua mente, giusto per salvaguardare un po’ del suo animo da Bel Tenebroso.
Non si rese conto della forza d’attrazione che lo stava costringendo a camminargli incontro fin che non si sbatté in quegli occhi d’un verde smeraldo.
 
 
-uhm..okay.-
‘okay?’
‘okay?’
‘Davvero, Nico?’
Aveva appena risposto alla richiesta del più grande con un semplice ‘okay’.
Perché aveva accettato?
Perché sentiva di star per avere un arresto cardiaco?
-
Ecco il motivo per cui stava camminando verso quella piccola caffetteria.
Una volta entrato, deglutì e sentì il bisogno d prendersi qualche minuto, dopo aver visto che Percy lo salutava da uno dei tavoli.
Stava davvero succedendo?
Si avvicinò guardingo al tavolo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
Quell’idiota.
Quel maledettissimo idiota.
Perché era bloccato per più di venti minuti a fissarlo mentre parlava di chissà cosa?
Perché doveva avere occhi così dannatamente simili al mare,agli smeraldi?
 
 
-sei accondiscendente.-

Nico si bloccò. Il viso di Percy faceva intendere che il maggiore fosse in attesa di risposte.
-cosa?-
-dicevo.. che sei strano. Sei fatto? Hai bevuto o..?-
Nico si mise subito sulla difensiva.

-non è affar tuo, brutto idiota. Comunque sia no, sto benissimo. Che cavolo vuoi?-
Negli occhi di Percy si poteva leggere lo sconforto dovuto alle parole di Nico.

Quest’ultimo, sotto stress, sospirò rumorosamente.

-scusa. Sono.. sono nervoso, giusto un po’.-
-mh..-

Percy sembrava esser preso da un ragionamento complesso, poi si alzò di scatto.

Andò al bancone, pagò per entrambi, poi lo strattonò fuori, verso la sua auto.

Nico fu sul sedile del passeggero prima ancora che si accorgesse di non esser più in caffetteria.
 
 
 
La prima volta che Percy si fermò, fu ad una colonna per il drive-in del MCdonald. Prese delle patatine e delle cocacola per entrambi, pagando in seguito, ignorando amabilmente le domande e le lamentele del più piccolo.
 
La seconda volta in cui Percy si fermò, fu davanti ad un edificio più  o meno simile ad un piccolo palazzo.
Il più piccolo fu trascinato da Percy su per tutte le scale di esso, fino ad arrivare al ex giardino pensile sopra di esso.

Perché Percy l’aveva portato li?

Tempo di farsi questa domanda, e già era seduto su una poltrona. Percy aveva già sistemato su un tavolino improvvisato la ‘cena’ e sedeva di fronte a lui.
Tutto il resto era solo vento, luci cittadine e la consapevolezza di esser ognuno vicino all’altro.
 
 
Nico si sorprese. O meglio, Percy sorprese Nico.
In quei pochi mesi, l’unico posto in cui si era davvero sentito bene era sato lassù, e ora Percy lo aveva portato proprio li, sapendo che era nervoso.
Percy, forse, lo consceva abbastanza.
Forse, l’aveva osservato quella prima sera, e sentiva anche lui quella sensazione di benessere.
Forse, voleva condividere con lui quello stato di benessere statico che dava quel posto.
E Nico era sorpreso.
 
 
Si ritrovarono a magiare in silenzio, ognuno in compagnia dei propri pensieri, con le spalle rilassate, rispettosi dello spazio personale di entrambi.
-è..perfetto.-
Sorprendentemente, fu Nico il primo a parlare.
-già.-
La loro conversazione era  sussurrata, come per non rompere quell’atmosfera.
-perché mi hai portato qui?-
-immagino perché ti piace.-
Nico osservò a lungo il suo profilo rivolto all’orizzonte ormai buio, e si rimboccò la coperta che aveva trovato sulla poltrona.
-immagini bene.- sussurrò. Probabilmente Percy non lo udì, perché non si fermò.
-perché ti piace..e perché penso tu sia l’unico con cui io voglia condividere questo,ora.-
-…ti ringrazio.-
Percy si girò.
Nico si trovò i grandi occhi verdi del moro puntati addosso.
Impallidì ancor di più.
-stare in un posto che mi piace. Con la persona che mi piace.
Non è forse tutto ciò che potrei desiderare?-
 
E, quella sera, Nico si sorprese per la seconda volta.
 
 
 
Angolo autrice:
Ciao :)
capitolo 8!
Finalmente escono insieme, era ora.
Percy è piuttosto sicuro dei suoi sentimenti e verso la fine è anche piuttosto audace e sexy. Che gli succede in quella testa d’alghe?
E Nico, di fronte a questa dichiarazione esplicita, cosa farà?
Ammetterà a se stesso di essere attratto da Percy?
Il suo coinvolgimento nell’incidente comprometterà la riuscita della nascita di una relazione?
Al prossimo capitolo, e commentate commentate commentate!
-TheSoulOfTheWind
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Capitolo 9


(NICO)


I minuti che seguirono furono avvolti nel più completo silenzio.
Percy lo fissava, gli occhi imperturbabilmente presi dal viso del più piccolo.
‘sembra così calmo’
 pensava sorpreso Nico, ignaro della violenta tempesta che andava fortificandosi di più ogni secondo di silenzio nella testa del maggiore.
Appena lesse negli occhi di Percy una scintilla d’attesa e d’aspettativa, Nico s’alzò di scatto, lasciando che la coperta cadesse per terra.
Lentamente, alzò lo sguardo sul viso di Percy.
-butto i contenitori, poi accompagnami a casa.-
Raccolse la scatola di patatine e i barattoli delle bevande per  poi lanciare un’occhiata al maggiore.
-forza, muoviti, ti aspetto giù.-
 
Detto, fatto.
Erano in auto, avvolti in un silenzio carco di tensione.
Nico percepiva lo sguardo che il maggiore gli lanciava ogni tanto, e le sue mani che tremavano leggermente sul volante.
 
 
-come devo interpretarlo?-
Avevano appena superato l’insegna che indicava che si trovavano a pochi metri dal quartiere di Nico, quando Percy decise che probabilmente continuare così era patetico. Nico lo odiò per questo.
-interpretare cosa, Jackson?-
Le mani di Percy si serrarono sul volante dell’auto, fino a far sbiancare le nocche.
Cercava di guardare davanti a se. Se avesse guardato Nico, sarebbe scoppiato.
-la cosa ti diverte tanto?- nico sentì senza impegno l’amarezza ignettata in quella frase.
-a fare cosa, Percy?-
-oh, fanculo.-
Percy, dopo questa uscita, deviò bruscamente fermando l’auto. Nico lo fissava a occhi sgranati.
-che cazzo stai facendo?-
-cerco di farmi ascoltare.-
Nico, sbuffando, fece per scendere dall’auto, nonostante le dita tremanti, per poi trovarsi senza via d’uscita.
Percy aveva bloccato gli sportelli.
-tu-
Nico si girò verso di lui, furente.
-tu sei un dannato maniaco-
e fu felice di avergli ritornato l’amarezza impressa nelle parole di prima.
Percy si girò, per la prima volta nel giro di una trentina di minuti, direttamente verso di lui.

Nico deglutì.
 
 
(PERCY)
 
-Nico, ti ho appena detto che  mi piaci. E sai, se me ne sono accorto io, dev’essere un po’ più di una cotta. Potresti cortesemente rispondermi una qualunque cosa?-
Nico prese a forzare la maniglia della portiera.
-aiuto! Un maniaco sessuale!-
Percy girò gli occhi al celo, infastidito.
-non potresti comportarti da uomo, ora? Sto parlando di una cosa seria, cazzo.-
A quelle parole vide le spalle di Nico irrigidirsi, dopo di che il minore smise anche di dimenarsi e chiedere aiuto ad una folla inesistente. Lo udì trarre un respiro profondo, e poi il maggiore si trovò addosso due enormi occhi color tenebra che lo fissavano leggermente avviliti.
-lo so.-
-sai cosa?-
-che è una cosa seria.-
Nico aveva minurato le parole, soppesandole lentamente nella sua testa, per capire cosa avrebbe fanno meglio dire in quel momento. Si vedeva che non era a proprio agio, e a Percy questo faceva male. Molto male. E paura.
-senti.. se vuoi facciamo finta di nulla, insomma.. si, lascia perdere.-
Percy si girò per sbloccare l’auto.
Guardava avanti, aspettando di sentire la portiera aprirsi e Nico balzare fuori.
-Percy.-

La voce sussurrata di Nico lo fece sobbalzare,aiutandolo a rendersi conto che stava già tremando.

-Percy.-

Perché Nico era ancora li?

-stai piangendo.-

La mano di Nico sulla sua gamba era una visione troppo inverosimile per essere vera.

-Percy, ehi.-

Il respiro di Nico così vicino al suo gli solleticava il collo.
Percy ancora non si capacitava di aver avuto così tanto coraggio da digli tutto quello, per poi crollare davanti a lui, in quel modo, profondamente ferito dalla sua indifferenza.
-guardami.-
Ma non era una richiesta. No, era un ordine. Alla prima esitazione del maggiore Nico l’aveva afferrato dal mento con forza, portando i suoi verdi occhi vitrei a contatto con i suoi.

-piantala di piangere come un idiota, Jackson.-

Il suo tono, seppure esprimendo parole rabbiose, era calmo.

-non sto piangendo.-

-allora piantala di soffrire d’allergia.-

Percy si distaccò, come se la vicinanza di quel viso potesse mandagli scariche elettriche,per poi sospirare.
Rimasero così per qualche minuto, poi Nico si accorse di aver ancora la sua mano sulla gamba di Percy. L’allontanò immediatamente, come scottato, il ricordo di quegli occhi verdi stampato nella mente. 

-è tardi.- sussurrò.

Percy si chiedeva cosa avesse Nico. Aveva la voce rotta, come se stesse annaspando in cerca d’aria.
-già.-
Il ticchettio pigro della pioggia aveva preso a battere sui vetri.

-t’accompagno.-
Percy girò l’auto, continuando la strada verso il quartiere del suo passeggero.

Ogni tanto, con la coda dell’occhio, sbirciava in direzione di Nico,che dal canto suo sedeva piuttosto rigido. Sembrava stesse architettando un piano malvagio, con quegli occhi illuminati da una luce strana.
 
 
 
 
 
 
 
 
-accosta.-


Il tono di Nico lo fece sobbalzare. Così chiaro e freddo, aveva fatto un buco in quel silenzio al quale Percy aveva iniziato ad abituarsi.
-ma siamo..-

-ti sembra che abbia voglia di discuterne, Percy? Accosta.-

‘certo che no, non vuoi discutere.’

Decise di accostare senza esitare troppo a lungo. Aveva appena fermato in panne l’auto, quando una forte sensazione di soffocamento lo invase.
Sgranò gli occhi, solo per incontrare quelli del minore chiusi con forse troppa forza, a pochi millimetri dai suoi.
Annaspò sulle labbra asciutte di Nico, quando quest’ultimo morse forte il suo labbro inferiore, approfittando del suo stupore per invadergli  prepotentemente la bocca.
Il gemito di sorpresa del maggiore provocò un piccolo ghigno da parte del minore che aumentò la foga del bacio.
Percy decise che era il caso di prendere parte alla cosa un po’ troppo tardi, dal momento che improvvisamente Nico si staccò da lui spingendolo via. Rosso in viso, asciugò le proprie labbra, aprì la portiera e uscì, sbattendola.

Percy fissò il volante per almeno una ventina di minuti.
 
Sei ancora sotto casa mia?

 
Potrei esserlo
 
 
Va a dormire dannato idiota.

 
:)
 
E alla fine andò a dormire, si.
 Con un sorriso ebete sulla faccia.
 
 
 
 
 
 
(NICO)

 
‘sei un idiota.’

Era più o meno il mantra di Nico, da quella mattina.
Quando si era svegliato si era dato dell’idiota, poi aveva iniziato a vestirsi. Come poteva fare cosa meno idiota?
Aveva davvero baciato Percy Jackson?

‘idiota’

Già. Perché Nico Di Angelo era un impulsivo idiota.
Non aveva ancora fatto chiarezza sui suoi sentimenti di odio verso Percy, e si era buttato a capofitto in una cosa che, già sapeva, non sarebbe finita bene.
Forse non voleva accettare di essere totalmente preso dal maggiore, forse aveva paura, forse era solo uno stupido.
Alla fine della mattinata era deciso a ignorare amabilmente la cosa. Era la scelta migliore, giusto?

‘giusto.’

 
 
 
 
Peccato che Percy non la pensava in questo modo.





Stai scappando.

Nico serrò la presa sul suo cellulare. Odiava sentirselo dire. A maggior ragione da Percy.
-comunque io credo che dovremmo vedere un film Horror stasera.-
Insisteva Leo, che ormai da quando avevano deciso di andare tutti al cinema, difendeva la sua idea.
-ma così Piper non verrebbe, e senza Piper non vengo neanche io.- disse deciso Jason, mentre buttava giù il rimanente del suo caffè.
-beh, sono sicuro che qualcuno che è d’accordo con me c’è! Nico, lo so che muori dalla voglia di stare al buio di una sala cinematografica con me.-

-passo, Valdez.-

Disse il ragazzo interpellato, che ancora fissava il messaggio di percy.
non lo sto facendo.
Allora vieni a sederti accanto a me.

Nico alzò lo sguardo di scatto, dove quello di Percy già lo fissava.
Nico scosse piano la testa, solo per leggere nel viso di Percy delusione.
Non riuscì a sostenere quello sguardo ferito, quindi abbasso lo sguardo sulla propria sigaretta che rigirava tra le dita.

-penso che andrò a fumare.-

-e io andrò con lui.-

Nico fissò Percy a lungo.


-non mi servirà la badante, Jackson.-

-e a te non servirà evitare di parlarne.-


Nico arrossì, accorgendosi che stavano dando spettacolo ai loro amici che li fissavano confusi.

Poi, decise di girare i tacchi.

Sentì lo sguardo di Percy su di sé finche non fu sparito oltre la porta della mensa.
 
 
 
Angolo autrice:

capitolo 9!
Si sono baciati, scioccante.
Anzi, Nico ha baciato Percy, doppiamente scioccante.
Dichiaro di aver immaginato il loro primo bacio con un Nico tutto rosso e un Percy più determinato. Insomma, fin ora era Percy quello che sveniva per il minore, giusto?
Ma poi ho immaginato un Nico in preda a mille emozioni contrastanti, che faceva azioni avventate e prendeva decisioni impulsive, e mi è sembrato incredibilmente provocante. Lo è sempre, d’altronde.
Ora, dopo i bollenti spiriti Nico fa un passo in dietro, diciamocelo, è spaventato dalla piega che hanno preso gli eventi, e Percy non sembra gestire la cosa tanto meglio.
Comunque sia, sono abbastanza soddisfatta dal mondo in qui questa cosa va avanti, e spero che piaccia anche a voi.
Fatevi sentire!!

_TheSoulOfTheWind

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Capitolo 10
(NICO)
Alla mia persona speciale.



 
 
Hai sonno?
 
No.
 
Neppure io, credo che rimarrò online per infastidirti ancora un po’
 
 
Pietà..
 
 
Oh, piantala, Di Angelo. Lo so che mi adori.
 
 
Nico, leggendo l’sms di Percy, arrossì inconsciamente.
 

 
Sto prendendo in considerazione di bloccarti, Jackson.
 
L’hai già detto questo, più volte. Eppure siamo ancora qui.                          Nico, ho una domanda.
 
Non voglio sentirla.
 
Beh, eccola. Perché ti comporti così?
 
Così come?
 
Mi ignori. Insomma, messaggiamo per ore, usciamo, TU mi baci,               ma non cambia nulla. Il tuo comportamento nei miei confronti è così ambiguo.. vago. Cavolo Nico, dimmi cosa devo pensare.
 
Non lo so.
 
Nico bloccò il cellulare come preso dal panico, per poi buttarlo sul letto, furente.
Era stressato, maledizione.
Non aveva idea di cosa gli frullasse nella testa. Era così confuso.
Si buttò sul letto, sospirando ad ogni vibrazione emessa dal suo telefono.
Era sicuramente Percy, e lui non aveva nessunissima intenzione di rispondere.            
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
Finalmente si decise a suonare al campanello, con una smorfia in viso.
Non sopportava tutta quella fottuta situazione.
Mentre aspettava che qualcuno aprisse la porta, la sua mente viaggiò indietro di qualche giorno a quella parte.
 
 
-
-ho detto No, Valdez.-
Leo lo affiancò nella sua disperata fuga tra i corridoi scolastici, subito affiancato da Jason.
-oh, Dio, no.-
Borbottò infastidito, quando quell’armadio biondo gli bloccò la strada.
-ho sentito cosa hai detto, ma ho deciso di non fregarmene amabilmente un cazzo. Devi uscire, fare cose da adolescente perché, anche se non lo sai, sei un adolescente.-
-no. Ti sbagli, sono un vecchio noioso. Ora posso tornare a lezione?-
-assolutamente no!- concordò Jason, guadagnandosi una occhiataccia dal minore.
-eddai, Nico, per me è importante. È una festa, insomma, per favore.-
Nico tentò in tutti i modi di non guardare troppo a lungo la faccia desiderosa di Leo, troppo somigliante a quella di un gattino bisognoso d’attenzioni.
-ti do dieci dollari, Nico.- tentò Jason.
Nico immaginò le telefonate alle ore più improbabili che Leo gli aveva riservato per tutta la settimana. Pensò ai messaggi imploranti e alle seccature giornaliere a scuola, sapendo che, al suo ennesimo rifiuto, avrebbe probabilmente firmato il suo modulo di detenzione in un ospedale psichiatrico.
‘di nuovo’ sussurrò una diabolica vocina nella sua testa.
 
-oh, al diavolo, cazzo. Vengo.-
A quella frase, i due amici si illuminarono in viso, entrambi forniti di un sorrisone che andava da parte a parte della faccia.
-
 

 
 
-Nico!-
La irritante voce di un conosciuto ragazzo riccio gli bucò le orecchie.
Sospirò rumorosamente.
-ciao, Leo.-
-sususususu! Togliti quel muso lungo e vieni a divertirti.-
 
Nico storse il naso all’odore di alcol che emanava il ragazzo, che gli diede conferma del fatto che era già in gran parte ubriaco.
Anche se controvoglia, entrò nell’abitazione.
Il salotto era grande, arredato piuttosto con cura, con un illumiazione a fari sparsi sul soffitto e bei quadri attaccati alle pareti che, se Nico non fosse stato troppo impegnato a non farsi calpestare dalla miriade di gente che si dimenava, avrebbe osservato con attenzione.
 
‘la musica fa schifo.’
Fu il primo pensiero di Nico, riferito alla  sfilza di note elettroniche così ad alto volume da stendere un cavallo.
‘che odore terribile.’
Fu il suo secondo pensiero, quando evidentemente a disagio, aveva cercato il bagno, occupato già da un paio di ragazzi piuttosto impegnati nel rigettare la probabile spropositata dose d’alcol ingerito.
Si, Nico adorava le feste.
 
Non erano passati neppure dieci minuti, ma Jason già gli stava offrendo un bicchiere di chissà quale superalcolico.
-no, davvero, non mi và.-
-mmh..okay.-
Jason, arreso, si buttò accanto a lui sul divanetto, l’unico luogo più o meno quieto della casa.
-allora, come ti sembra?-
Nico fece una smorfia.
-un pugno in un occhio.-
Jason ridacchiò, prendendo un sorso di misterioso liquido dal suo bicchiere.
-ti divertirai un po’ di più, quando arriverà Percy.-
Nico voleva davvero sembrare indifferente. Fare il duro, insomma.
-la tua faccia è simile alle chiappe di Leo quando si addormenta in spiaggia.-
Nico deglutì forte.
-dammi quel cavolo di drink, dannato idiota.-
 
 
 
 
 
***
Se qualcuno glielo avesse chiesto, Nico non sapeva cosa diavolo stava facendo.
Se avesse dovuto dare delle spiegazioni sul motivo per cui stava guidando il motorino di Percy, non avrebbe saputo trovare le risposte.
 
Dal canto suo, il proprietario, stava blaterando qualche discorso sconclusionato, attaccato alla schiena di Nico.
Il moro ringraziò mentalmente Bianca che, l’anno prima, l’aveva spinto a prendere il patentino.
 
-sei dannatamente puzzolente.-
Ringhiò contro il passeggero, mentre imboccava una nuova strada.
 
 
 
-
-non dirmi cosa devo fare.- aveva ringhiato, quando, sul portico di casa Valdez Percy l’aveva beccato a farsi una canna.
-è stupido. Molto stupido. Piantala.-
-non ci penso neppure.-
-è una cosa orribile, non vedi che ti fai solo del male?-
A quel tono spaventato Nico non aveva potuto trattenere un risolino di scherno.
-cosa c’è,Jackson, hai paura? Hai mai provato, almeno?-
-no. Non ho mai provato ma non ne ho paura.-
-ti sfido.-
Percy l’aveva guarda confuso, così il più piccolo gli aveva portato alle labbra la canna.
-prova. Dai, poi torno dentro e non lo faccio più.-
-proverai a divertirti, e potremmo parlare di quello?-
-esattamente.-
Nella mente di Nico si allargava un gran sorriso.
Percy fece un tiro, poi un secondo e un terzo, biascicando parole a cui Nico non fece attenzione.
 
 
 
 
 
-perché non bevi, Nico?-
-già, perché npon ne provi un po’, Di Angelo?-
La voce impastata di Percy e Jason fu subito seguita da quella di Frank, che gli stava porgendo un drink, dall’odore disgustoso.
Leo cantava accanto a Percy, a braccetto con una Piper piuttosto brilla.
Erano quasi tutti ubriachi, e Nico sapeva bene che, le loro spiccate performance del momento non avrebbero mai lasciato la sua mente.
 
 
 
-ehi, Nico-
Percy lo aveva preso di peso e messo sulle sue gambe, giocando un po’ con i suoi capelli corvini,gli occhi un po’ lucidi e il viso arrossato.
-ehi-
Nico tentava di celare il suo nervosismo alla vicinanza dei loro corpi.
-sai, Nico, credo di aver bevuto un po’ troppo.-
-t-tu dici?-
-già.- Percy lo guardava come se avesse appena formato un grande teorema sulla sua ubriachezza.
-sei rosso,Nico. Va tutto bene?-
-si- a Nico tremava la voce.
-sai, Nico,-
Percy a quel punto si era avvicinato all’orecchio del più piccolo, le sue labbra che sfioravano il lobo ad ogni sua parola.
-…ho una gran voglia di baciarti.-
Nico, a quelle parole, aveva deciso di andar in bagno d’urgenza.
 
 
 
 
 
 
L’odore orrendo che vagava per il bagno di casa Valdez lo stava davvero uccidendo.
E era sicuro che Percy l’avrebbe pensata come lui, se non fosse stato impegnato a rigettare tutto quello che aveva nello stomaco, compreso alcol e via dicendo.
Avrebbe avuto almeno una settimana di malesseri post sbronza, Nico ne era certo.
-N-Nico- aveva sputato Percy, tra un conato e l’altro.
-mi-
Nico si tirò indietro per non sporcarsi le scarpe.
-mi porteresti..-
-dammi le chiavi,Jackson.-

 
-
Beh, forse più o meno lo sapeva, il perché si trovava in quella situazione.
 
Parcheggiò il motorino nel punto indicato da Percy, per poi spegnere la vettura e mettere le chiavi nella tasca del giubbotto.
Una volta sceso, scosse un pochino il ragazzo semi addormentato.
-ohi, Percy.-
Lui si era alzato e, adagio, si era accostato a Nico per aiutarsi a reggersi in piedi.  
Avevano fatto le scale, con un Percy blaterante e un Nico ripieno di pazienza, che annuiva a tutto ciò che il maggiore diceva.
 
-passami le chiavi.-
Nico infilò le chiavi nella serratura, e la porta dell’appartamento di Percy si aprì.
Se aveva pensato di lasciarlo alle premure dei genitori, si era sbagliato. La casa era deserta.
-tua madre?-
Percy aveva alzato le spalle, per poi mormorare una risposta stizzita e disconnessa, che Nico interpretò come un ‘turni notturni a lavoro’ di sua madre.
Nico fece per lasciare Percy e avvicinarsi alla porta per uscire, quando fu costretto a voltarsi a causa di un forte tonfo.
Si ritrovò davanti un Percy disteso a terra, piuttosto malmesso.
-Dio, sei così idiota.-
Si abbassò, per afferrarlo e tirarlo su.
Piano lo accompagnò per tutto il corridoio buio, fino a che Percy non aprì una porticina sulla sinistra, e Nico lo aiutò ad entrare.
La prima cosa che Nico notò, era che cera tutto buio, e con Percy che si reggeva su di lui, non poté fare altro che brancolare al buio.
Quando si scontrò contro qualcosa di morbido, aiutò Percy ad accomodarsi sul letto.
Appena fu sicuro che il maggiore era steso, fece per alzarsi.
Una strattone al fondo della sua maglia gli scatenò lunghi brividi in tutto il corpo.
Si girò lentamente, per poter vedere un Percy dagli occhi ansiosi, così luminosi da essere di un verde deciso anche al buio.
La presa sulla sua maglia si fece più forte.
-dove vai?-
-io.. a casa mia, Percy.-
Gli occhi del maggiore lanciarono un lampo, la stretta si trasformò in un forte strattone, tanto forte da costringere il corpo di Nico tra le braccia salde di Percy.
-resta.-
-Percy, sei ubriaco. Senti ora mi alzerò e…-
La sua lotta venne bloccata da un paio di labbra che si poggiarono delicatamente sulle sue.
-resta.-
Il sussurrò risuonò sulle labbra di entrambi, poi Percy si distaccò, e Nico si trovò il suo sguardo addosso.
-resta.-
Questa volta il tono del maggiore era molto più deciso. Sembrava quasi un ordine.
Quel tono lo fece esitare fin troppo a lungo, tanto che le guancie di Nico iniziarono a scaldarsi velocemente.
La sua testa non riusciva a formulare pensieri coerenti che non fossero:
 
-okay. Resto, Percy.-
 
 
 
 
 
 
 
***
Il tenue respiro di Percy gli smuoveva con delicatezza i capelli.
Aprì gli occhi, trovandosi a fissare il petto fasciato dalla maglietta del maggiore.
Cercò di muoversi, ma ogni movimento gli era impedito dalle sue braccia che lo tenevano strette al suo corpo, come se avesse paura che fosse scappato da un momento all’altro.
Ma Nico non l’avrebbe fatto, no.
Senza accorgersi si era incantato ad osservare il torace del maggiore che si alzava e abbassava, le labbra semiaperte e la linea del viso. Era fine, eppure aveva lineamenti decisi, forti.
Sentì la stretta sul suo corpo farsi meno tesa. Era evidente che Percy si era addormentato, ‘e come biasimarlo’ aveva pensato.
 
Piano, riuscì a liberarsi dalle braccia del maggiore, per poi alzarsi silenziosamente dal letto.
In un primo momento fu tentato di lasciagli un biglietto e andarsene, ma, il ricordo degli occhi desiderosi di compagnia che gli aveva spedito prima di addormentarsi, bastò per convincerlo a rimanere.
Iniziò a ispezionare la stanza. Anche al buio, poteva distinguere alcune caratteristiche: la maggior parte dell’arredo era blu.
C’era un peluche di Nemo versione gigante sulla scrivania, stracolma di cartacce e libri. Nico, per vederci meglio, decise di accendere la piccola lampada posta al di sopra di essa.
La luce soffusa sembrò disturbare un po’ Percy che, nel sonno, mugugnò qualcosa, per poi calmarsi.
Nico notò una serie di Cd musicali in ordine, qualche poster e una marea di foto su un lato della parete.
Scatti di Percy con Annabeth alla Casa Grande, il posto dove lavorava quest’ultima, scatti con un ragazzo dal pizzetto e un cappello alla Bob Marley in un chissà quale campo estivo, foto con Leo, Jason, Hazel..
Si interruppe quando vide una foto, accanto alle altre. Era una di quelle foto usate per i funerali, con a lato una data e il nome del defunto. Sgranò gli occhi quando, una volta letto il nome, capì di chi si trattava.
 
-è mio padre.-
La voce rauca di Percy lo fece irrigidire. Si girò di scatto, come scottato.
-scu-scusa.. io.. –
-è morto quasi dieci mesi fa.-
-mi dispiace, Percy.. io…-
Percy gli sorrise tristemente, guardando altrove.
-mica lo hai ucciso tu.-
 
Quelle parole soffocarono Nico e costrinsero a stringere forte i pugni a Percy.
 
-beh.. mh.. come.. come ti senti?-
-ho bisogno di un’aspirina.-
Percy, senza aggiungere altro, aprì la porta dirigendosi in cucina.
Nico senza esitare gli corse dietro,  notando come il maggiore ancora barcollava.
-stai bene?-
Erano dieci minuti che Percy se ne stava appoggiato al tavolo della cucina, massaggiandosi la testa dopo aver ingerito l’aspirina.
-credo. Sono ancora un po’ intontito,forse più di un pò.-
Nico sospirò, passandosi una mano sul viso.
-hai sonno?-
-un po’.-
Percy si grattò la nuca, imbarazzato.
-senti io.. insomma, mi spiace di averti costretto ad accompagnarmi e.. senti, io.. posso pagarti un taxi se vuoi.-
Nico lo osservò a lungo.
Alla fine, disse ciò che non voleva dire.
-resto qui. Non ti lascio. –
Quelle parole aleggiarono nell’aria ormai colma di tensione.
Alla fine, Percy annuì pensieroso.
-okay.-
 
 
 
 
Per la seconda volta nella serata, Nico rimase incantato ad osservare il viso dormiente di Percy.
Ora, non lo stava più stingendo e la cosa un po’ dispiaceva al più piccolo.
-Nico.-
La voce bassa e rauca di Percy gli fece prendere un colpo. Piano, il maggiore aprì in luminosi occhi verdi e lo fissò.
-non riesco a dormire, Nico.-
Nel buio, Nico arrossì fino al collo. Il respiro di Percy gli solleticava il collo.
L’aria era elettrica.
-neppure io, Percy.-
 
Percy sospirò, ogni suo movimento era avvolto in una amara apatia.
-se non fossi ancora mezzo ubriaco non te lo chiederei, ma lo farò. Ti.. ti va di parlare di quella cosa?-
Nico si diede dello stupido. Era li, a casa sua, così vicino a lui e… non si era neppure preparato a quest’ovvia domanda.
-immagino sia il momento.- sussurrò, allontanandosi dallo sguardo del ragazzo accanto a lui.
Decisamente troppo accanto a lui.
 
Percy si girò ad osservare il soffitto.
-Nico, io ci tengo a… a te. A noi. È.. Dio, è complicato. Vorrei stare sempre con te, ti cerco nella mia mente, ti cerco nei miei sogni. Vorrei toccarti sempre per sentire quelle scosse che mi percorrono il corpo ogni volta che ci sfioriamo, per poi lasciarmi gelido quando il contatto si interrompe. Non trovo il tuo profumo su nessuno, i tuoi occhi su nessuno, il colore dei tuoi capelli, il modo in cui muovi le mani.. non lo ha nessuno. Io.. mi riempio di speranze, salto di gioia ai tuoi messaggi e dimentico il mio nome al tuo sorriso. Io..dannazione, non so che cosa pensare.-
Il ragazzo si passò una mano sul viso, mentre Nico faceva di tutto per controllare i sussulti freddi che lo percorrevano a quelle parole. Percy parlava, parlava come se non avesse desiderato altro da molto tempo.
Come se non avesse desiderato altro che parlare con lui, con Nico.
 
-non so cosa fare, come agire. Ho paura che tu scappi, ho paura di non riuscire mai a capirti, sei così.. lontano.-
Percy lo fissò, di scatto.
-riuscirò mai a raggiungerti, Nico?-
 
Nico respirò piano, tentando di controllarsi.
Percy, come pentito, tornò a guardare il soffitto. Rimasero in silenzio a lungo.
Nico non aveva nulla da dire.
Tutto quello a cui aveva cercato di dare voce l’aveva appena detto Percy.
 
Prima di cadere tra le braccia del sonno, Nico s’avvicinò all’orecchio del maggiore, abbassando al massimo la voce.
La cosa che stava per dire sarebbe stata solo loro.
La cosa che stava per dire non l’avrebbe mai sentita nessuno.
Così, come nascondesse un grosso, orribile segreto, Nico s’avvicinò ancor di più al maggiore.
 
-..credo di amarti.-
 
Un sussurrò in risposta si perse tra le loro bocche, ormai entrate in collisione.
 
 
 
Angolo autrice:
ciao ciaaao.
Decimo capitolo! Beh… penso non ci sia molto da dire.
Ho adorato scrivere tutto questo, mi ha provocato delle sensazioni fantastiche.
Spero che vi questo capitolo vi sia piaciuto quanto  è piaciuto a me.
Un bacio,
-TheSoulOfTheWind
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
(Percy)

 
I lievi ansimi di Nico gli inondavano la mente mandando in fibrillazione ogni parte del suo corpo, già percorso da brividi lunghi e freddi. Le mani del più piccolo che lo toccavano sembravano essersi triplicate, dal momento che Percy le sentiva su tutto il suo corpo troppo in fretta per essere solo due. 
Credeva di sciogliersi quando gli occhi di Nico s’incatenarono nei suoi, senza lasciargli capacità di fuga. Infine, con un luccichio negli occhi gli tappò la bocca con le sue stesse labbra. Il sapore di Nico era dolce, il suo tocco gentile e il suo respiro velocizzato. Percy poteva giurare di percepire il battito accelerato del più piccolo.
O forse era il suo, che batteva come se fosse raddoppiato?
Nico iniziò a depositare piccoli baci lungo la sua mascella, scendendo poi al collo e succhiandolo con foga, facendo capire a Percy che sarebbero rimasti i segni.
Piano il più piccolo scese fino al petto già liberato dalla maglietta di Percy, sempre lasciando piccoli segni sul suo passaggio, come a ricordare che quel corpo era suo.
Piano, le mani piccole e diafane scesero sul suo cavallo dei pantaloni, e Percy quasi sentì di star per morire.
Nico gli lanciò uno sguardo seducente, chiedendo il permesso, accarezzando il basso ventre del maggiore che lo guardava tremante.
A quel punto,    Percy non poté far altro che annuire goffamente, spingendo il più piccolo a continuare.
Sentì la presenza delle fredde mani di Nico toccarlo con delicatezza, e si preparò a quello che, da li a poco, sarebbe accaduto.

 
Quando Percy si svegliò, in un mare di sudore e con un problemino tra le gambe, si rese conto di due cose.
La prima, che per liberarsi dalle coperte che si era attorcigliato addosso nel dimenarsi ci avrebbe messo almeno dieci minuti.
la seconda, che Nico non era più li.
Ricordava di aver fatto una sottospecie di dichiarazione al più piccolo, e che si erano infine addormentati abbracciati, poi buio.
Anzi, non esattamente buio.
La mente contorta di Percy aveva partorito un sogno erotico così reale da costringerlo ad una doccia fredda.
Dopo essersi liberato dalle coperte, si era bloccato ad osservare la parte del letto dove aveva dormito Nico. Il cuscino era leggermente trasandato, ma il resto sembrava intatto.
Per una frazione di secondo, a Percy venne l’idea di essersi immaginato anche la presenza del minore quella sera prima. Magari era troppo ubriaco e aveva immaginato le cose?
Un post-it sulla scrivania rispose hai suoi dubbi.
‘sono tornato a casa. Ho immaginato che tua madre avrebbe fatto domande a trovarsi a casa un ragazzino in più.’
E qui Percy finse di non essersi accorto che Nico l’aveva chiamato ‘ragazzino’.
‘ti ho messo la maglia sporca di vomito in lavatrice e ho cercato di rendere decente la tua pila di manga. Potrei aver preso in prestito qualche volume. Buongiorno maledetto idiota.’
Percy si rese conto che stava sorridendo ad un insulto di prima mattina.
Si diede dell’idiota, per poi decidere che doveva darsi una mossa. Il suo corpo era ancora intorpidito dal sonno, e la sua mente cercava di trascinarlo nuovamente nelle sue fantasie.
Dopo poco, si rese conto di necessitare di una doccia fredda, molto fredda.
 

 
 
 
 
 
 
Se solitamente Percy veniva descritto come un ragazzo turbolento, iperattivo e nervoso, ora lo era dieci volte di più.
Dopo un lungo e petulante monologo interiore, aveva racimolato abbastanza coraggio da appostarsi fuori dalla classe di Economia di Nico, aspettandolo quando sarebbe suonata la campanella.
Doveva parlarci,
si ripeteva.
Tamburellava le dita delle mani su un armadietto, per poi far ritmicamente sbattere il piede sinistro contro quello destro, in ansia.
Con cosa doveva iniziare?
Si sentì un idiota, considerando che quella mattina aveva sfogliato varie pagine internet per cercare auto nei forum per adolescenti con tempeste ormonali.
Insomma, alla fine non aveva trovato nessun consiglio utile.
Gli era anche saltato per la testa di scrivere alla posta del cuore della scuola, dove ‘ la figlia di afrodite’ alias Drew  Tanaka dispensava consigli romantici ad anonimi con problemi sentimentali.
Si era pure immaginato l’intestazione sul blog.


‘cara Drew, sono un ragazzo che ha una cotta plateale per un ragazzino piuttosto ombroso e inquietante che sembra ricambiare. Come posso attaccare bottone senza che mi risucchi in un vortice d’oscurità?’

Okay, era senza speranze.
Proprio in quel momento sentì la campanella suonare e la porta della classe di Nico aprirsi, facendo evacuare all’esterno gli alunni affamati.
Percy strinse il sacchetto col pranzo più saldamente, passando in rassegna ogni volto finche una zazzera di capelli corvini non gli fece balzare il cuore in gola.  Fece un passo avanti, solo per essere fermato con un:
-e tu che ci fai qui?-
Percy portò goffamente il sacchetto davanti alla faccia perplessa di Nico.
-è il tuo pranzo?-
Percy abbassò il sacchetto, per poi passarlo al ragazzo.
-il tuo pranzo. Tu sei italiano, giusto? Beh, mia madre ieri ha cucinato..–
Lui, con un occhiataccia aprì il sacchetto, per poi storcere il naso.
-pasta sottovuoto?-
-pasta sottovuoto.-
 
Inaspettatamente, sul volto di Nico si dipinse un piccolo sorriso, che venne poi coperto da una smorfia infastidita.
-non guardami così, idiota. –
Nico richiuse con cura il sacchetto, infilandolo nella tracolla nera.
Si accigliò.
-il tuo secondo fine?-
-nessuno, ti pare?-
Nico girò gli occhi al celo, per poi sbuffare. Percy trovò adorabile il modo in cui i capelli calati sul viso si alzarono a contatto col suo fiato.
-okay. Beh.. pensavo di parlarti.-
Nico aveva già girato i tacchi, sicuramente deciso a cercare qualcuno dei suoi amici.
-Oh, eddai!-
Nico, dopo aver percorso un po’ di strada si bloccò, guardandolo truce.
-immagino di dovertelo, infondo mi hai portato questa.. – indicò il sacchetto.
-questa cosa.-
Percy decise di rimandare l’arrabbiatura per l’offesa al cibo di sua madre a più tardi. Istintivamente gli prese l’avambraccio.
-giuri di non risucchiarmi in un vortice oscuro, vero?-
Un pugno nello stomaco rispose eloquentemente alla domanda.
A quel punto, il maggiore afferrò Nico per la manica, trascinandolo via.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
(NICO)


-Brutto idiota lasciami!-
Percy aveva perso l’udito, costatò Nico dopo l’ennesimo insulto non preso in considerazione.
Alla fine, aveva optato per un bel calcio nel polpaccio.
-ma qual è il tuo problema!?- aveva sbottato Percy, lasciandolo.
-qual è il tuo, di problema. Ti sembro un cane da portare a spasso?- 
Decise di non dare la possibilità a Percy di rispondere, scoprendolo a ragionare pure sul senso di essa.
Sbuffò rumorosamente, poi si accorse di dove erano.
Percy aveva appoggiato la schiena contro il muro, sembrava piuttosto teso. Dal canto suo, Nico si era portato al limite del corrimano delle scale anti incendio. Era andato varie volte in quel punto della scuola, a volte per fumare, a volte per mettere in ordine i pensieri. E tutte le volte l’aveva trovato rilassante.
Il fatto che Percy lo portasse sempre nel posto giusto lo fece quasi spaventare.
Sobbalzò per davvero quando le mani del più grande gli circondarono la vita da dietro la sua schiena. Rabbrividì, incapace di muoversi o respirare. Poi, concentrandosi, raccolse tutto il suo fiato.
-che cazzo stai facendo, Jackson?-
Bene, bravo, Nico.
Aveva la brutta abitudine di rifiutare violentemente le dimostrazioni d’affetto.
Aveva avuto problemi anche con la fissazione agli abbracci di Hazel, ma pensava di averlo più o meno superato.
Vedendo lo scatto che fece Percy per scansarsi, si rese conto che non era così.
Il maggiore s’appoggiò al corrimano ghiacciato accanto a Nico, sospirando rumorosamente.
Guardandolo di profilo, gli occhi di Nico andarono inconsciamente a catturare quelle sue adorabili labbra, rese più rosee dal freddo. La sua mente guizzò velocemente al ricordo del loro sapore.
Un sapore leggermente salato, come le lacrime.  Con la differenza che Nico non sarebbe mai stato capace di paragonare le sue labbra al dolore che esse esprimevano.
Era come un viaggio di un secondo nel posto più bello che una persona poteva amare, la sensazione di avere ciò che  più una persona poteva desiderare. Che Nico poteva desiderare.
Si rese conto troppo tardi che Percy lo stava guardando.
Nico arrossì, girandosi velocemente dall’altra parte. Nervoso, prese a giocare coll’accendino nella sua tasca.
 
-beh, dovevi parlarmi.-
Nico percepì un tremolio che gli prese tutte le mani, che gli fece decidere di infilarle nelle tasche.
-già.-
Quando decise di girarsi per capire perche Percy stava più zitto del solito, un sapore piacevolmente salato gli scoppiò in bocca.
Riconoscendolo, il suo corpo si mosse in autonomia.
Con gli occhi chiusi e le mani serrate tra i capelli scuri dell’altro, si mise in punta di piedi deciso a accontentare quella strana sensazione che sentiva alla bocca dello stomaco.
Sapeva cosa era.
O forse no?
Un sapore metallico gli arrivò lieve sulla bocca.
Percy gli aveva morso un labbro.
bastardo.
Decise di lasciarsi trasportare con più violenza.
 
 
 
 
 
 

 
Sentiva le spalle iniziare a dolergli, il freddo muro di cemento graffiagli la nuca.
Era evidente che con le parole, nessuno dei due ci sapeva fare. Una piccola parte dentro di sé pensò che fosse un bene.
Sentiva i polmoni iniziare a bruciare. Da quanto tempo non inalava altro che il respiro affannato di Percy?
Era ben consapevole di avere le guancie in fiamme.
Le sue mani avevano lasciato la testa di Percy per invadere e studiare il suo corpo, seppur tremanti.
Percy, dal canto suo, non l’aveva lasciato un attimo, come in preda ad una mania di possesso.
Sembrava volesse entragli dentro e non uscire più.
Inutile dire che sentì le gambe cedergli, quando il maggiore si staccò dal suo corpo per far aderire le loro fronti.
Quel contatto prolungato aveva indebilito Nico che, così abituato al suo tocco, ora si sentiva freddo e vuoto.
Istintivamente, afferrò il polso di Percy quasi con violenza rude, pur di sentire che era ancora li.
Questa sensazione lo spaventò.
-Nico.-
La voce di Percy era ferma, i suoi occhi verdi cercavano il suo sguardo.
Nico, tremante e confuso, cercava disperatamente di guardare qualunque cosa, proprio tranne lui in preda all’ansia.
Lo sguardo di Percy, che gli aveva afferrato il viso con la mano libera, lo rassicurò.
Piano, Nico decise di abbandonarsi a quel verde.
-sei consapevole di aver perso la lezione di letteratura?-
Nico annuì appena.
Percy lo fissava un po’ preoccupato, scrutandolo al meglio.
-ti senti bene?-
Se si sentiva bene? Forse un po’ più che bene.
Quel poco in più che porta alla pazzia.
-si. C-certo, Jackson.-
-okay, Nico.-
Al suo tono stizzito Percy aveva risposto con un sorriso tanto dolce da far rilassare le spalle del minore.
Da quanto tempo le teneva così tese?
Di scatto, Percy l’aveva fissato ancora più intensamente.
Al più piccolo iniziò a girare la testa.
-stiamo insieme,Nico? Sei.. sei il mio ragazzo?-
Nico lo fissò.

Stavano insieme?

Era il suo ragazzo?


Perché le domande di Percy erano così fottutamente simili alle sue?

-Nico, ehi. Devo saperlo. Io.. credo di amarti.-
Nico sentì la testa pulsare ancora di più.
Percy lo fissò. Una luce particolare gli velò gli occhi, e poi sorrise.
-Nico, si, ti amo. Se lo vorrai, staremo insieme. Voglio dire, si. Sei il mio ragazzo. Se lo vuoi. So che te lo stai chiedendo proprio ora, e mi dispiace farti ragionare così tanto. –
Percy abbatté la tensione con una cristallina risata.
-Dio, Ti amo, Nico Di Angelo. –
Nico annuì.
-si-
Percy sorrise dolce, troppo dolce.
-si cosa, Nico?-
 
Ma Nico sapeva che non serviva spiegarsi. Sapeva che Percy aveva capito.
Piano, le labbra di percy si incresparono in un altro sorriso, che ne causò uno piccolo anche al minore. Gli occhi verdi luccicavano, le labbra erano ancora un poco arrossate.
In quello stato, in un'altra occasione, Nico l’avrebbe preso per un folle, un drogato.
Invece, sentì la sensazione di avere anche lui pressappoco la stessa sensazione, quando in punta di piedi gli sussurrò qualcosa che solo loro avrebbero saputo.

Qualcosa che, lentamente, si perse tra le onde dei capelli scuri del maggiore,

nel profumo dell’umidità autunnale,

nelle loro mani intrecciate.
 
‘quel giorno, decisi che forse avevo una scelta.
Potevo abbandonare tutti i miei sentimenti nel vuoto, per non ferirmi,
o potevo abbandonarli tutti dentro di lui, su quelle scale e nel suo profumo. ‘
 
Angolo autrice:

ciao a tutti! Capitolo 11, anche in anticipo considerando i miei soliti tempi di pubblicazione.
Ora stanno insieme, ed è tutto così meraviglioso!
Insomma, ho coronato il mio sogno da fan incallita della Pernico!
Il capitolo era un po’ corto, ma volevo chiarire il punto della situazione, cioè che ora sono ufficialmente insieme.
Ovviamente la fan fiction non finisce qui, tranquilli. Ho in mente ancora tante cose da fargli capitare a questi due..
Comunque sia, spero vi sia piaciuto il capitolo.
Dato che odio rompere l’atmosfera con questi commenti a fondo capitolo, ora me ne vado.
Ringrazio ancora chi continua a commentare o solo leggere la storia in silenzio.

-TheSoulOfTheWind.

 

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Capitolo 12

(NICO)

Di certo, mentre si lasciava prendere dal momento e si affidava a Percy, non aveva neppure dato un’occhiata hai dintorni.
Beh, avrebbe dovuto.
Se lo sarebbe ricordato, la prossima volta, quando il taglio al labbro gli sarebbe guarito.
E, cavolo, avrebbe tanto voluto dire a Percy che era causa dei suoi baci piuttosto passionali, ma avrebbe mentito.
Dopo aver perso le ore di scuola, se ne era tornato a casa a crogiolarsi nell’imbarazzo di esser ceduto alle tentazioni del proprio neo ragazzo, e a curarsi dalle ferite inflitte da un suo certo ex-amico.
Non che Nico abbia mai pensato a Luke come ad un vero amico, ma di certo, una persona che t’aspetta fuori da scuola per renderti peggio di uno straccio non poteva essere chiamato amico, tanto meno ex-amico.
Oh, si. Avrebbe davvero dovuto essere più cauto. Cosa gli era venuto in mente? Pomiciare amabilmente con un altro ragazzo, dove chiunque saltasse l’ora di lezione avrebbe potuto vederli?
‘Sei un maledetto idiota, Di Angelo.’
Beh, comunque ormai non poteva starsene a piangere sul latte versato. Si era nascosto le ferite il più possibile, ma il taglio sul labbro era rimasto, ed era estremamente visibile.
Aveva tentato di nascondere il tutto con una ridicola sciarpa, ma senza ottenere nulla.
Si sentiva così idiota!
Aveva fatto a piedi la strada per la scuola, con la paura che sull’ autobus Percy facesse domande. Aveva saltato la colazione per non farsi vedere da Hazel, e era passato dalla palestra per non imbattersi in Luke e la sua comitiva.
Sperava davvero di non esser notato, mentre fumava l’ennesima canna appoggiato all’entrata sul retro della scuola.
Gli suonò il cellulare, la suoneria che infestava l’aria.
Nico.
Nico! Sono Percy
Ho il tuo numero, sai? So di mio che sei tu..
Si beh,.. eh.. senti. Non ti ho visto in autobus, tutto bene?
Si.
Ah..ecco. mmh.. sei già a scuola?
No.
Ah.. ero sicuro di aver visto una testolina nera che andava sul retro.. beh, ora entro e..
no, volevo dire.. si. Sono a scuola.
Bene! Sai, pensavo che stavi bruciando con Castellan e.. è che.. insomma non sono esattamente delle persone affidabili..
Infatti. Beh, datti una mossa se vuoi che entriamo insieme.
Nico si morse la lingua, sussultando e diventando rosso.
Io…  volevo chiedertelo io! Non sai quanto..insomma, bene! Arrivo!
Percy terminò la chiamata, nella sua voce era palpabile l’euforia.
Nico era certo di essersi scavato la fossa da solo, e tra poco ci sarebbe sprofondato.
Il viso di Percy gli si presentò in lontananza, e Nico sorrise senza neppure rendersene conto. Arrossì bruscamente, per poi iniziare a sentire il suo cuore andare a mille.
Si sentiva così idiota. Una parte di lui odiava Percy, perché gli ricordava tutto quello che aveva perso. Aveva dato a lui la colpa, perché non aveva idea di come andare avanti senza addossare il tutto a qualcuno che non fosse sé stesso. Alla fine aveva preso ad odiarlo un po’ troppo, a notare come i suoi odiosi capelli fossero lucenti e come i suoi insopportabili occhi lo lasciassero sveglio la notte.
Da li all’esserne innamorato pazzo, il passo era stato corto.
i giorni passati all’ospedale psichiatrico erano stati orribili, e tutto il tempo passato in noia aveva pensato al maggiore, a come picchiarlo e fargliela pagare una volta visto.
Beh, poi aveva pensato a come le sue labbra meravigliose l’avrebbero pregato di smettere, di come le sue belle mani …
-Nico!-
Cosa?
La sua testa era in completa confusione.
Una bomba nucleare aveva distrutto il suo cuore, gli organi interni si erano sciolti e piano le sue gambe si lasciavano andare.
Con un sorriso accecante Percy gli era corso incontro. L’aveva abbracciato. L’aveva baciato a stampo.
Solo quando Percy lo smosse un po’ e si mise a ridere per la sua espressione, si rese conto di essere ancora vivo.
Si guardò introno, frastornato, per poi intercettare lo sguardo di Annabeth che li fissava a debita distanza, accanto a Jason e Leo che, come sue emeriti idioti, si avvicinavano a lui con un gran sorriso e i pollici alzati. 
 
Come scottato, con un movimento fulmineo alzò la sciarpa nera sul viso, all’altezza del labbro inferiore. In contemporanea, notò lo sguardo di Annabeth accendersi d’interesse per poi fissarlo con aria saputa, ma allo stesso tempo inquietante. Nico rabbrividì inconsciamente, per poi portare lo sguardo su Percy, regalandogli un’occhiataccia.
-non provare a farlo mai più.-
Vide Percy ridere.
Lo guardò ancora peggio, guadagnandosi un’ occhiata stranita da Leo.
-cosa cazzo c’è da ridere? Razza di idiota.-
Percy sorrise, uno di quei sorrisi che scaldavano il cuore del minore come un fuoco acceso.
-alza il viso e dammi un bacio, Neeks.-
Nico divenne ancora più rosso e, boccheggiando, gli tirò uno spintone sotto le risate di tutti.
Intanto, Piper aveva raggiunto il fidanzato e ora insieme guardavano l’atipica coppietta.
-sai, Nico, non sapevo tu fossi gay.-
-infatti.. beh, ma avresti mai visto Nico con una ragazza?-
Nico divenne ancora più rosso.
-in effetti.. ma me lo immaginavo come una creatura asessuata.-
Il diretto interessato cacciò una pedata all’ispanico imprecando.
-guai a te se mi tocchi, Jackson. -
Poi, seguito a ruota dal maggiore e i suoi amici che lo guardavano inteneriti e divertiti, entrò stizzito a scuola.
 
 
 
Quando si rese conto della situazione di merda in cui si stava cacciando si bloccò d’istinto, mentre gli altri presero ad andare avanti per il corridoio.
Quando poi i suoi amici si resero conto che si era fermato , erano tornati in dietro. Fortunatamente quella manciata di secondi l’aveva aiutato a pensare attentamente a cosa fare.
Per questo, quando furono davanti al suo armadietto, gli si fiondò addosso attaccando la schiena ad esso, sperando che il modo di fare sbadato di Percy non permettesse al rgazzo di notare la stranezza di quel movimento.
-beh.. ora puoi andare. C-cioè.. devi fare lezione, giusto? Anche io ho lezione.. abbiamo tutti lezione.  Insomma, è una scuola ecco… beh, devo..-
-prendere i libri, Nico? Sicuro. Ora andiamo.. beh, ci vediamo a pranzo. Ci vediamo a pranzo, vero?-
Lo sguardo di Percy lo fece arrossire, per poi annuire con un occhiataccia allegata.
-okay.-
Il maggiore fece per dagli  un..bacio sulla guancia? Nico lo scacciò con la mano, in un attimo di paura.
Se aveva pensato che il suo neo fidanzato si sarebbe arrabbiato sbagliava. Sorrise, per poi abbassare la voce e sussurragli all’orecchio:
-okay. Niente contatto fisico in pubblico… okay. Amo i jeans che hai addosso.-
Poi, scomparve assieme al resto del gruppo. Nico stava ancora assimilando l sensazione del fiato di Percy su di sé, così vicino.
E sapeva che non erano esattamente i jeans, quelli che erano piaciuti al maggiore. Arrossì al pensiero di Percy che gli osserva attentamente i jeans.
Mormorando qualcosa simile ad un brontolio fra sé e se, si scostò dall’armadietto e l’aprì, pescando all’interno il libro e il quaderno di letteratura, poi lo richiuse.
-quindi è questo che nascondevi a Percy.-
Una voce tagliente lo fece girare di scatto.
Annabeth lo stava fissando, passando gli occhi di ghiaccio dal suo viso all’armadietto.
Cazzo.
-c.cosa?-
Disinvolto.
-no, non nascondo nulla a Percy.-
Dio, Nico, che deficiente.
-quindi se lo chiamo ora, non si sorprenderà di vedere ..questo?-
Annabeth indicò l’anta dell’armadietto del minore, ricoperto d’insulti fatti con l’indelebile.
Tutti, con la scrittura di Luke e Ethan.
Strinse i pugni lungo i fianchi.
-forse no. Forse ci sono pure sul suo armadietto.-
-forse. Hai disinfettato quel taglio?-
Nico sussultò. Ad Annabeth non sfuggiva nulla, ah?
-certo.- fece per andarsene subito lanciandole un’occhiataccia, ma poi si bloccò prima di sparire dalla su visuale.
-senti, preferirei che…-
-Percy non lo sapesse? Certamente.- Annabeth lo scrutò per poi mettersi una mano sul fianco.
-è una cosa tra te e lui, io non centro. Solo, Di Angelo,vedi di non fare casini.-
Nico deglutì, teso, sotto lo sguardo calcolatore della ragazza.
Poi se ne andò prima che potesse incenerirlo con lo sguardo.  
 
 
 
 
 
 
 
 
(PERCY)


Davvero non capiva il motivo per cui tutti lo fissavano.
Passava nei corridoi, e la gente si fermava e lo osservava.
Entrava in classe, e la gente gli mandava occhiate allusive.
Ma a che cosa alludevano?
Percy proprio non lo sapeva e, solo pensarci, sentiva già un gran mal di testa.
Un’altra cosa che aveva notato era il modo in cui i presunti amici del suo ragazzo, tutti tipi che Percy avrebbe preferito non conoscere, erano appostati fuori dalla palestra.
Quell’ora Nico aveva educazione fisica e Percy, con grande felicità, era venuto a sapere dell’assenza del suo professore di biologia, e aveva un’ora di buco.
Chissà che faccia felice avrebbe fatto Nico, nel trovare il suo ragazzo ad aspettarlo con un caffè ancora caldo in mano?
Solo al pensiero del bel sorriso del minore, Percy si sentiva un’energia partigli dal petto e investirlo.
Quando mancarono dieci minuti al suono della campana Ethan venne spinto da Luke verso la porta, parlottando.
Dopo di che, il ragazzo scomparve dietro la porta.
Percy sentì una strana sensazione trafiggergli la colonna vertebrale. Il ghigno di quei due non era troppo promettente.
Poco dopo, Ethan tornò con in mano un sacchetto, che precedentemente era vuoto, ora pieno.
Pieno di cosa?
Percy stava andando fuori di testa.
Quando suonò la campanella, la classe di Nico si riversò tutta fuori dalla palestra, e i corridoi si riempirono di ragazzi bisognosi di mettere sempre più spazio tra la propria classe e se stessi.
Nico non arrivava.
Ethan e Luke ridevano, ma apparentemente senza motivo.
A NICO:
dove sei? Sono fuori dalla palestra. Perché non sei ancora uscito?
Nessuna risposta. Degli amici dei due bulli si erano avvicninati e avevano preso a ridere e parlare tra di loro. Alla fine, Luke e Ethan mostrarono il contenuto del sacchetto agli amici.
Sempre sotto gli occhi di Percy, ridendo come deficienti, aprirono la posta della palestra e iniziarono ad entrare tutti insieme.
Percy era sicuro che non fosse perché avevano lezione.
Con le dita tremanti, si decise a seguirli. Era ormai ovvio che stava succedendo qualcosa a qualcuno, e Percy forse sapeva chi.
Entrò subito dopo gli altri ragazzi.
Sentì una botta nello stomaco quando li vide entrare nello spogliatoio maschile.
Piano, si accostò alla porta di esso e iniziò ad origliare.
la voce di Luke sembrava bassa, stava come intimando a qualcuno di fare qualcosa.
Dio, Percy ora più che mai sapeva esattamente cosa stava succedendo.
Un classico.
Aprì la porta, trovandosi a spalancare gli occhi.
Si era aspettato una cosa simile, ma dal pensiero a.. a quello, ce ne stava di strada.
Non poté neppure dire qualcosa che, ridendo, i ragazzi lasciarono la stanza. Non prima di aver scattato qualche altra foto e chiamarlo ripetutamente ‘fottuto frocio’.
Foto. Foto.. aspetta. Chi era il soggetto?
Si addentrò di più nello spogliatoio.
Le ginocchia iniziarono a tremargli, quasi cadde.
Il viso di Nico gli riempiva le iridi.
Il ragazzo stava seduto sul pavimento freddo e piastrellato, con le gambe strette al petto.
Indossava solo un paio di boxer blu scuro che, in altre circostanze, avrebbero fatto piacere a Percy.
In quel momento, gli fecero solo venire brividi lungo tutta la schiena, che andavano a ritmo con i singhiozzi del ragazzino.
Era immobile, non sapeva che fare.
Eppure, la sua testa aveva già preso a collegare insieme le cose.
Erano entrati, gli avevano rubato gli abiti e l’avevano tenuto fermo mentre gli facevano parecchie foto.
La sensazione che quest’ultime avrebbero tappezzato la scuola entro il giorno dopo, fece rabbrividire Percy.
Si inginocchiò piano.
Senza accorgersene stava già abbracciando il suo ragazzo che, avvolto da un senso di vergogna misto ad umiliazione, tremava nelle sue braccia.
Si accorse solo a quel punto che aveva ripetuto il suo nome tante volte.
‘Nico..’
‘Nico..’
-Percy.-
Nico lo stava fissando negli occhi arrossati.
Percy venne investito da un senso du vuotezza assurdo.
Nico, il suo Nico, lo fissava con gli occhi rotti, come specchi in frantumi. Facevano quasi male, e Percy sentiva che ogni singolo pezzo di quei vetri si conficcava nel petto di entrambi, lentamente.
Solo in quel momento si accorse che sul petto diafano del ragazzo c’erano tante piccole botte, un graffio sulla spalla, uno sul labbro. Alcune recenti, altre più vecchie.
Non era la prima volta, quindi.
Evidentemente fece una faccia piuttosto significativa, perché Nico si rese conto della scintilla che aveva attraversato i suoi occhi smeraldini e ora lo fissava serio.
-io..i..io.. scusa. Te lo avrei detto. Solo… è così..-
Percy rise amaramente.
Nico si preoccupava di quello ora?
-ehi. Basta.-
-no davvero io..-
-non voglio sentirti dire una parola, Di Angelo.-
Disse, poi lo strinse a se, per poi alzarsi.
Si levò la felpa blu scuro, passandogliela goffamente.
Arrossì, avendo una maggior visuale del corpo semi nudo del minore. Deglutì a fatica per quella visione.
Nico si alzò goffamente, infilandosi la felpa che gli arrivava fino a mezza coscia. Fece per cercare dei pantaloncini nell’armadietto dei cambi per la squadra di Football, ma il suo ragazzo lo fermò, afferrandogli il polso.
Percy aveva capito tante cose.
Ad esempio, che ora non aveva voglia di far altro che rimanere in quella semi oscurità, durante la semi giornata scolastica, con il suo ragazzo semi vestito.
Percy amava il suffisso ‘semi-’.
Nico lo fissava ad occhi aperti. Sfruttò la sua impotenza per stringerlo ancora di più, nella morsa delle sue braccia.
-Percy..-
-ti ho detto di non parlare.-
Differentemente da come potevano sembrare,quelle parole suonavano dolcissime nelle orecchie di Nico.
Percy decise di non muoversi più d li.
Non l’avrebbe fatto.
Avrebbe abbracciato Nico, ora così piccolo e fragile, per tutta la giornata.
La consapevolezza che il peggio dello scherzo doveva ancora arrivare  martellava nel petto ad entrambi.
Avrebbe ascoltato i suoi lamenti flebili e osservato le sue guancie arrossire quando portava le sue labbra su di esse, per farle scendere lentamente sulla mascella e poi sul collo.
non ti lascio.’
‘non lo lascio.
-non lasciarmi, ancora no.-
-non lo faccio, Nico.-

 
 
 
Angolo autrice:
ciaoo  capitolo 12. Perfetto! Anzi, proprio no. Mi piacerebbe scrivere solo situazioni fluff, ma non riesco a resistere al mio lato sadico.
Questo è un capitolo di passaggio diciamo, la vera situazione complicata deve ancora venire. *si sfrega le mani come i cattivi dei film*
Spero davvero che non mi odiate per il ritardo che ho impiegato a pubblicare, e anche che non vi siate stancati di me e di questa cosa.
Per favore, fatevi sentire. Accetto tutto, commenti negativi, neutri e positivi.
Ho bisogno di sapere se questa storia vi interessa così da essere anche più propensa a continuarla.
In più, i commenti mi fanno davvero tanto piacere!
Speranzosa che il capitolo possa piacere,
-TheSoulOfTheWind.
 
 
 
 
 
 

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