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di feminabeata
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Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questa fanfiction è una traduzione di una fanfiction inglese scritta da feminabeata che potete trovare sia su Archive of Our Own che su Asianfanfics, quindi tutto il merito va a quella bravissima autrice, io mi sono semplicemente limitata a tradurre la storia in italiano. Se vi è piaciuta e ve la cavate bene con l’inglese, magari passate a lasciare un commentino direttamente sulla pagina dell’autrice, oppure recensite qui e io le riferirò con piacere il contenuto del vostro messaggio!

Spero che la mia traduzione (che ho cercato di rendere il più scorrevole e comprensibile possibile, rimanendo però fedele al testo originale) sarà di vostro gradimento e mi scuso anticipatamente per gli eventuali errori ed incasinamenti vari con i tempi verbali, ahah. Critiche costruttive sono sempre più che ben accette.

Buona lettura!



Capitolo 1: E le parole vuote sono crudeli.


“Vattene.”

“M-ma io vi amo!” gridò disperatamente l’uomo, aggrappandosi all’orlo dei pantaloni di Sunggyu.

Il principe emise un sospiro spazientito passandosi le mani sul volto. Scalciò, non colpendo per un pelo la testa dell’uomo ai propri piedi (cosa che avrebbe dato a Sunggyu una certa soddisfazione; quel tipo era irritante). “Vattene, Sungyeol-ssi. E questo è un ordine”, ringhiò. Sungyeol alzò lo sguardo su di lui con gli occhi luci, il labbro tremulo. Sunggyu strinse i pugni dalla rabbia. Questo ragazzino. Fu in quel momento che realizzò di star ancora stringendo il bouquet di fiori che l’altro che gli aveva regalato. Lo lanciò contro la patetica faccia triste di Sungyeol. “E portati via questi. Non sono una fottuta principessa!”

Sungyeol lasciò che i fiori cadessero a terra. Uno sbuffo di derisione passò dalle sue labbra, che si stavano lentamente aprendo in un ghigno. “Bene”, masticò Sungyeol, alzandosi dal pavimento e spazzando via la polvere dai propri pantaloni bianchi. “Non avevo comunque intenzione di trascorrere il resto della mia vita con uno stronzo noioso come voi”, ringhiò, per poi precipitarsi fuori dalla stanza del trono. La porta si chiuse violentemente. Una delle guardie si affrettò per riaprila, permettendo l’ingresso al pretendente successivo, ma il grido furibondo di Sunggyu lo immobilizzò.

“Comandante Lee, se vuoi mantenere il tuo lavoro e la tua testa, tieni quella cazzo di porta chiusa”, urlò Sunggyu, massaggiandosi le tempie doloranti.

Hoya lasciò andare la maniglia della porta e ridacchiò leggermente rivolgendo il proprio sguardo al principe tormentato (oh sì, perché era semplicemente atroce ricevere dichiarazioni d’amore da centinaia di bellissimi corteggiatori, sia uomini che donne, ogni giorno). “Vostra altezza, se mi consentite, questo linguaggio non è proprio adatto ad un principe”, lo rimproverò.

“No, ‘se mi consentite’ un cazzo. Io posso parlare come cazzo mi pare. E tu non puoi fermarmi, tu, brutto-” le parole gli si bloccarono in gola quando Hoya gli lanciò uno sguardo assassino. Sunggyu odiava ammetterlo, ma il comandante gli incuteva timore… tanto. E non aiutava il fatto che avesse visto la guardia picchiare a sangue altre persone praticamente ogni giorno, e Sunggyu sapeva per certo che Hoya non avrebbe esitato a fare lo stesso con lui, futuro re o no. “Tu, adorabilissima persona”, il principe passò ad un tono più allegro e ad un sorriso più convincente. Il viso di Hoya si rilassò in un sorriso trionfante.

“Sembra che abbiate bisogno di un po’ di riposo, vostra altezza. Dirò a tutti gli altri che avete preso l’influenza… di nuovo”, disse Hoya con un inchino, uscendo dalla stanza per riferire il messaggio (senza neanche attendere l’approvazione di Sunggyu, tra l’altro: il comandante tendeva a fare qualsiasi cosa ritenesse meglio in ogni caso).

Sunggyu sospirò, osservò il bouquet abbandonato sul pavimento e lo calpestò con un piede. Amore un cavolo, pensò Sunggyu, alzando gli occhi in direzione della porta da cui Sungyeol era uscito poco prima. Il fatto che l’altro se ne fosse andato non gli aveva causato dolore al cuore, solo alla testa. Sungyeol era solo un altro che puntava al trono, e un buon attore per giunta. Se Sunggyu non fosse stato più che abituato ad avere a che fare con quella brutta specie, avrebbe potuto innamorarsi, ma per fortuna non era così. Sfortunatamente, a parte il comandante, non doveva vedersela con nessun altro se non con quegli impostori.

Sunggyu si alzò dal trono e si avviò verso le proprie stanze.

“Oh, vostra altezza, siete incantevole oggi.”

“Bellissimo. Come una statua o un dipinto.”

“Oh, lasciate che vi apra la porta, vostra altezza. Non riuscirei a sopportarlo se succedesse qualcosa a quelle meravigliose manine.” Anche la servitù lo corteggiava, come la cameriera che lo sfiorò passandogli accanto per aprire la porta con quello che, lui presumeva, lei reputasse uno sguardo ammaliatore. Sunggyu si morse la lingua, trattenendosi dal pronunciare parole taglienti. Poteva essere brusco con Hoya perché, per quanto la guardia fosse sempre al limite dell’insubordinazione, era fedele. Quest’umile cameriera avrebbe probabilmente riferito all’intero regno quanto il cosiddetto dolce principe fosse in realtà aspro. Non era sempre stato così, ma una serie di eventi accaduti nell’ultimo periodo lo avevano cambiato fino a quel punto.

Era cominciato tutto il giorno in cui suo padre era stato trasformato in pietra, era ancora in vita, ma appena. Una strega, la cui terra era inaridita dalla siccità, era rimasta scontenta della poca collaborazione ricevuta da suo padre (non c’era molto che lui potesse fare quando si trattava del tempo, e non aveva giocato a favore il fatto che avesse scherzato sulle scarse abilità della strega, incapace per prima di evocare la pioggia). La strega gli aveva lanciato un incantesimo, rendendolo arido quanto la propria terra. Il suo corpo era diventato rigido e pieno di crepe, come terreno nel deserto. Non poteva più parlare, né sentire, tanto meno muoversi. Nessuno riusciva a capire se il re potesse ancora almeno pensare, o se il suo cervello e il suo cuore si fossero disidratati com’era successo alla sua pelle. Eppure era ancora in vita. Il leggero respiro che passava attraverso le sue labbra screpolate ne era la prova. Ma non per molto. Il re stava cominciando a cadere a pezzi. Le dita delle sue mani si stavano sgretolando una dopo l’altra. Lo scorso mercoledì aveva perso interamente la mano sinistra. E se non fosse sdraiato, Sunggyu era certo che avrebbe già perso i piedi.

La madre di Sunggyu aveva abbandonato la propria carica di regina e aveva assunto quella di moglie, invece, presenziando al capezzale del marito, assaporando ogni istante con lui come se fosse stato l’ultimo. Sunggyu aveva allora assunto entrambi i ruoli di re e regina in loro vece. E se l’era pure cavata piuttosto bene, fino a quando l’ex regina aveva cominciato a comportarsi nuovamente come una madre. “Hai bisogno di una regina, o di un re, non m’interessa! Sunggyu, hai bisogno di qualcuno in questi momenti difficili. Non puoi farcela da solo!” aveva insistito. Ma fino a quel momento se n’era occupato da solo ed era andato tutto bene. I problemi erano cominciati solo quando sua madre non aveva ascoltato le sue obiezioni e aveva fatto annunciare la disponibilità del principe e il suo ‘desiderio’ di sposarsi, uomo o donna che fosse. E così gli scalatori sociali avevano cominciato a spuntare come funghi. Non aveva grossi problemi con principesse o altre forme di donne nobili, di qualsiasi nazione, poteva sbarazzarsi di loro con un semplice rifiuto; gli uomini, d’altro canto, erano insistenti. Sembravano godere del brivido dell’inseguimento. Il problema era però che Sunggyu non stava scappando via; per lui, non c’era nessuna corsa. Lui se ne stava semplicemente seduto lì ad osservare i propri corteggiatori che le provavano tutte per lusingarlo. All’inizio l’aveva trovato divertente. Ma a quel punto era infastidito oltre ogni possibile misura.

La parte peggiore era quanto disilluso Sunggyu fosse diventato. Stava diventando un po’ troppo bravo a riconoscere parole false, melliflue. Per esempio, Sunggyu (anche se si era sempre reputato un tipo attraente) sapeva di non essere bellissimo, o per lo meno non bello quanto tutti quanti dicevano che fosse nell’ultimo periodo (o carino. Odiava che lo definissero così. Era un uomo). Le stesse cameriere che una volta parlavano alle sue spalle dei suoi occhi piccoli o dei suoi incisivi pronunciati, ormai non facevano altro che venerare il suo naso dritto e le sue mani. La fissazione per le mani proprio non la capiva. Erano solo delle mani. Era come se non riuscissero a complimentarlo per nessun altra cosa, come se non trovassero nient’altro in lui di altrettanto bello o perfetto. E adesso l’intero regno provava una sorta di feticismo verso le sue mani. E così era costretto a proteggerle e a coprirle, come se mostrarle equivalesse a starsene a petto scoperto, cosa che non aveva fatto altro che alimentare quella sorta di feticismo, siccome ormai anche solo intravedere le sue mani nude era qualcosa di ‘raro’ e ‘prezioso’.

Aveva cominciato a diventare molto diffidente, perdendo speranza e fiducia nelle persone. Non credeva più a ciò che gli dicevano o che facevano, portandolo conseguentemente a non credere più in altre cose: non pensava più di essere attraente, non si reputava più un dolce principe dal cuore generoso, e non credeva più nell’amore.

C’erano solo due persone di cui si fidava: Hoya e sua madre. Avrebbe aggiunto anche suo padre alla lista, ma Sunggyu ormai lo considerava già morto.

A proposito, Sunggyu si riscosse dai propri pensieri, trascinandosi fuori dal letto. Era l’ora della sua visita giornaliera al vecchio-a-mala-pena-uomo. Detestava quelle visite ancor più di quanto detestava i propri corteggiatori. Era diventato un esperto quando si trattava di corteggiatori. Riusciva a capire quando stavano mentendo, riusciva a prevedere cosa stavano per fare. Ma per quanto riguardava suo padre, era nel buio più totale. Era un estraneo con il volto di qualcuno somigliante all’uomo che aveva conosciuto un tempo. A volte Sunggyu sperava che il re si sgretolasse in un cumulo di polvere, liberandoli tutti da quel peso.

Sunggyu entrò nella camera da letto del padre. “Buon pomeriggio, padre, madre.”

“Oh, Sunggyu, finalmente sei arrivato! Ti stavamo aspettando”, sua madre lo accolse allegramente. Sunggyu trattenne una risata condiscendente. Era altamente improbabile che quell’ammasso di polvere lo stesse aspettando. Eppure sua madre si stava aggrappando saldamente a chi era stato una volta quel cumulo con la stessa forza con cui gli stava stringendo la mano secca e incrostata. Era come se stesse cercando di trattenere a sé un fantasma.

Sunggyu sospirò e picchiettò un dito sulla mano di lei, che stava stringendo quella di suo marito. “Finirà per perdere la sola mano buona che gli rimane se continuate a fare così, madre”, l’avvertì.

Lei ritrasse la mano con un sorriso imbarazzato. “Dici?” Poi si alzò. “In questo caso vi lascerò da soli. Sai, a discutere d’affari. Il nostro bambino sta facendo un ottimo lavoro, caro. Tutti lo amano”, disse al marito. Poi si voltò verso il proprio figlio. “Se solo riuscisse a trovare qualcuno da amare.”

“Madre”, Sunggyu la riprese con tono basso. Ma lei scacciò il suo crescente risentimento con un veloce bacio sulla guancia.

“Desidero solo che qualcuno si prenda cura di te in questi momenti difficili”, rispose lei, dolcemente, prima di lasciare la stanza.

“So prendermi cura di me stesso”, mormorò Sunggyu tra sé e sé. “Io sono il re”. Il suo sguardo cadde sul sovrano, sdraiato immobile come una roccia. “Beh, più o meno, in vostra assenza, padre”, aggiunse. Poi gonfiò le guance e i suoi occhi vagarono in direzione dell’orologio a pendolo sulla parete opposta della stanza. Tra un’ora sua madre sarebbe tornata dopo aver terminato il proprio pasto, e quello era ormai l’unico motivo che lo spingeva a far visita a suo padre, perché se non si fosse presentato al cospetto del re una volta al giorno, suo madre non avrebbe mangiato. Ha bisogno della sua famiglia, gli tornò in mente la giustificazione di sua madre quando vietò l’ingresso al personale. Ha bisogno di amore, non solo di cure.

Sunggyu avvertì il senso di colpa attanagliarlo quando fece cadere lo sguardo sull’uomo pietrificato di fronte a sé. Sunggyu aveva smesso di provare affetto per lui già da un po’.

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“No, non sono interessato. Grazie comunque”, Sunggyu se ne stava, come al solito, seduto sul trono, dovendosela vedere con un pretendente dopo l’altro, e quella volta era stata una donna di mezz’età a chiedere la sua mano, cosa del tutto nuova. Non aveva ancora ricevuto una proposta di matrimonio da una donna, e certamente non nel momento stesso in cui essa avesse fatto il proprio ingresso nella stanza (ma a giudicare dal suo aspetto, Sunggyu non era il suo tipo). Nonostante l’avesse rifiutata, non poteva non ammirare la sua audacia. Potrebbe diventare un buon cavaliere. Dopo dovrò dire a Hoya di informarsi su di lei.

La donna girò i tacchi e lasciò la stanza con onore… o almeno così era parso a lui. “Um, vostra altezza.”

“Ve l’ho già detto. Non sono interessato a sposarvi.”

Una risata profonda riempì la stanza. “Bene, perché neanch’io sono interessato.” Sunggyu alzò gli occhi e vide un uomo di bassa statura che indossava un’armatura scintillante che sembrava nuova di zecca. Sunggyu arrossì dall’imbarazzo, avendo scambiato la sua voce profonda per quella della donna. L’uomo unì insieme i tacchi emettendo un nitido suono metallico e si mise sull’attenti con una mano vicino alla fronte, mentre l’altra teneva stretto l’elmo. “Messer Nam Woohyun, a rapporto.”

“Come ‘a rapporto’?” chiese Sunggyu, inarcando le sopracciglia. Beh, questa è una tattica interessante. Nessuno l’aveva provata prima.

Woohyun si avvicinò al trono e si sporse verso di lui. “Lo sapete che avete cose più importanti di cui occuparvi oltre ad intrattenere i vostri corteggiatori tutto il giorno, vero?” lo provocò con un ghigno allegro. Sunggyu era senza parole. Sì, era abituato a sentirsi dire cose del genere da Hoya, ma lui e la guardia erano cresciuti insieme. Invece questo cavaliere era un estraneo e si stava già prendendo tutta questa confidenza. “Sono qui per la spedizione nelle Wastelands.”

“Oh!” esclamò Sunggyu, ritornando velocemente al proprio fare professionale, felice di poter finalmente comportarsi di nuovo come un re. Ma i dubbi in merito a questo cavaliere non erano del tutto svaniti. “Ma non era questo il punto d’incontro. Dovevate incontrarvi al West Gate. E circa un’ora fa.” Se n’era occupato Hoya stesso. Aveva detto che sarebbe stato un buon allenamento per le nuove reclute siccome si trattava di una semplice missione di ricognizione. Questo qui dev’essere uno di loro.

Woohyun si massaggiò la parte posteriore del collo con una mano, chinando il capo. “Ho uno scarso senso dell’orientamento. Sono passato per questa stanza tre volte mentre mi dirigevo al Gate. Alla terza volta mi sono detto, ‘Hey! Qual è la persona migliore a cui chiedere se non il re?’ Giusto? Perciò… eccomi qua”, spiegò con quel sorriso ancora stampato in volto. Perché continua a sorridere?

“Eccoti qua”, rispose Sunggyu. Che gran idiota, farei meglio a dire a Hoya di sbarazzarsene subito. È inutile. Quella donna di poco fa probabilmente riuscirebbe a ridurlo in poltiglia. Sunggyu sospirò, “Beh, ormai sei in ritardo. Il comandante Lee è estremamente diligente. Comanda un esercito, dopotutto.”

Il sorriso scomparve finalmente dal volto dell’altro. “Oh merda! Non finirò per perdere il mio incarico, vero?” Sunggyu si strinse nelle spalle in risposta. Woohyun andò nel panico. “Mio padre si arrabbierà tantissimo”, borbottò, camminando avanti e indietro per la stanza. Fece cadere l’elmo a terra, facendo sussultare Sunggyu per il rumore improvviso. Le sue mani andarono ad aggrapparsi ai lati della sua testa. “Mi ucciderà. Mi impiccherà! Mi farà lapidare! Mi affogherà nel fiume!”

Sunggyu, essendo abituato a riconoscere una bugia (okay, diciamo che quelle bugie erano piuttosto ovvie), sorrise. “Non avrai problemi con tuo padre. Se sei alla ricerca di pietà e seconde possibilità, non ne troverai qui. Non posso permettere ad un idiota che non riesce a distingure destra da sinistra di brandire una spada in mio nome.”

Woohyun si immobilizzò all’istante. “Beh, di certo non gli farà piacere”, rispose con uno sbuffo. Raccolse l'elmo da terra e gli diede una ripulita. “Specialmente considerando quanto ha speso per quest’armatura.” Si voltò a guardare il principe e si aprì nel suo solito sorriso stupido. “Ma non potete biasimarmi per averci provato, come non potete neanche biasimare tutti quei pretendenti per lo stesso motivo.”

“Presumo di no”, concordò Sunggyu. “Puoi tornartene a casa adesso, se sai dove si trova”, lo pungolò.

“Penso di potercela fare”, replicò mentre usciva dalla porta, ma prima di chiuderla, si voltò di nuovo verso il principe. “Ma giusto per essere sicuro…”

“È da quella parte.”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“Hm, questo potrebbe funzionare”, pensò Sunggyu ad alta voce mentre sfogliava le pagine di un antico libro dalle pagine ingiallite. Era l’edizione dell’Odissea appartenuta al suo bisnonno. Annotazioni dalla calligrafia elegante costellavano i margini, e anche Sunggyu aveva cominciato a scrivere appunti. Penelope aveva raggirato i propri corteggiatori dicendo loro che si sarebbe sposata una volta che il sudario per il funerale del proprio padre fosse terminato. Lei tesseva tutto il giorno per poi disfare il sudario durante la notte. Ma Sunggyu non era capace e non voleva tessere. Inoltre il piano non funzionò granché bene neanche per Penelope. L’unico motivo per cui riuscì a sbarazzarsi dei propri pretendenti fu che il marito rtornò dalla guerra e dal naufragio e li uccise tutti. “Forse Hoya potrebbe…”

“Forse Hoya potrebbe cosa?” ripeté la sua guardia.

Sunggyu mise giù il libro e fece cadere l’argomento. “Sei tornato dalla missione. Com’è andata?”

Hoya inclinò il capo avanti e indietro e sporse il mento in fuori con fare pensieroso. “Bene, anche se avevamo un uomo in meno”, rispose onestamente.

“Ah sì, Messer Nam Woohyun”, disse Sunggyu, ricordando lo strano uomo di qualche giorno prima. “Che ne hai fatto di lui alla fine?”

“Beh, il fatto è che… non riesco a sbarazzarmi di lui”, farfugliò Hoya, non riuscendo a guardare il principe negli occhi.

“Perché no? È inutile”, sostenne Sunggyu.

“Per prima cosa, è un idiota, ma non è inutile. Quel ragazzo è in grado di battersi come una belva, ed è veloce”, spiegò Hoya. “Se lo addestrassi a non essere un cretino, potrebbe diventare un grande cavaliere”.

“D’accordo”, Sunggyu si fidava dell’istinto del proprio comandante. Fino a quel momento non aveva mai fallito. “E qual è l’altro motivo?”

"Huh?"

Sunggyu assottigliò gli occhi, puntandoli su Hoya. Sentiva, no, sapeva che l’altro gli stava nascondendo qualcosa. “Hai detto ‘per prima cosa’, quindi non posso che presumere che ci siano degli altri motivi. Perché non me li dici, Hoya?”

Hoya si appoggiò alla porta e sospirò, arrendendosi. “È un principe come lo siete voi, ma lui è sedicesimo in linea di successione o qualcosa del genere. Comunque, ha un sacco di fratelli e questi fratelli hanno tantissimi figli, ma un principe è sempre un principe”, roteò gli occhi al suo stesso commento. “E suo padre l’ha affidato a noi, come segno di buona fede tra i nostri due regni. Vostro padre aveva stipulato l’accordo prima… dell’incidente.”

“Hoya, da quale regno proviene?” chiese Sunggyu, ma Hoya finse di non sentire, improvvisamente perso ad ammirare il lavoro di muratura della camera di Sunggyu. “Comandante, quale regno?” ribadì con tono austero.

"Le Crimson Isles."

“Porca puttana!” imprecò Sunggyu, lanciando il libro del bisnonno verso il lato opposto della stanza.

“Porca puttana, esatto”, concordò Hoya.

Le Crimson Isles dovevano il proprio nome alla straordinaria quantità di argilla rossa contenuta nel suolo, che rendeva la terra e il mare che le circondava di colore rosso. Ma altri diceva che il mare fosse tinto del sangue dei loro nemici, facendo capire subito che tipo di gente fosse quella, un branco di collerici con una certa predisposizione al combattimento per sfogare la loro rabbia. Erano un popolo violento, per questo era notoriamente difficile riuscire a negoziare con essi. La loro forza risiedeva nelle loro braccia e non nelle loro parole, quindi se non ottenevano ciò che volevano o non capivano le condizioni dell’accordo (cosa che succedeva spesso), eri morto. Ma non era neanche possibile ignorarli, in quanto le loro isole giacevano tra il regno di Sunggyu e i regni dall’altra parte dell’oceano. Era un’alleanza strategica, una importante. E il padre di Sunggyu era stato un esperto nel trattare con quella gente spietata. I rapporti con le Isles non erano mai stati migliori di così. Fino a quel momento, almeno. Questo Nam Woohyun avrebbe potuto rovinare tutto.

Eppure, quel ragazzo non sembrava un tipico Crimsonite. Era basso, magro e… felice, molto, molto felice. Sembrava più adatto a dipingere ceramiche piuttosto che ad essere un feroce guerriero. E Sunggyu aveva visto i fratelli maggiori di Woohyun. Erano più terrificanti di Hoya. Erano alti come montagne e uno di loro aveva i denti acuminati (Sunggyu non voleva sapere per cosa li usasse). Però, pensandoci, alcune cose adesso si spiegavano: il fatto che fosse così bravo a combattere, che fosse un po’ stupido e che avesse parlato come se fosse allo stesso livello di Sunggyu (perché lo era, tecnicamente).

Forse Woohyun non aveva scherzato parlando di ciò che suo padre gli avrebbe fatto. Ma erano bugie. Ad ogni modo, Sunggyu non voleva cercare di capire o peggiorare la relazione tra i due regni. Cosa dovrei far con lui?

“Ho-hyung!” un grido si disperse dal corridoio.

Hoya emise un gemito frustrato. “E ve l’ho detto che mi ha preso in simpatia?”

“Cosa? Perché?” chiese Sunggyu con una risata divertita.

“Dice che gli ricordo i suoi fratelli”, rispose Hoya, preparandosi velocemente all’assalto incombente.

“Ho-hyung! Eccovi qua!” esclamò Woohyun nel momento in cui scorse la guardia. Entrò nella stanza e vide anche Sunggyu, seduto sulla sedia ad osservarlo con aria incuriosita. “Uh, voglio dire, Comandante, al vostro servizio”, salutò, sull’attenti. Poi si voltò, rivolgendo un inchino a Sunggyu. “E vostra altezza”.

Hoya si voltò verso il cavaliere più giovane con un’espressione infastidita. “Lo sai che ti trovi negli alloggi privati di sua altezza senza un invito?”

“Ma ho un messaggio importante”, disse, mettendo il broncio. Hoya alzò gli occhi al cielo e un lungo sospiro passò attraversò le sue labbra. “Wah! Questo è il modo in cui mio fratello mi guarda ogni volta. È sconcertante, veramente!”

“Limitati a riferirmi il messaggio”, masticò Hoya, rivolgendo un’occhiata di scuse a Sunggyu, ma al principe non dava fastidio. Era felice di vedere qualcun altro, oltre a sé stesso, irritare il comandante.

“Ho portato a termine l’incarico che mi avete assegnato”, rispose Woohyun con orgoglio.

Hoya scosse il capo un paio di volte e lo guardò sconvolto, i suoi occhi sporgevano leggermente dalle orbite. “Hai già combattuto contro tutti quei cavalieri esperti?!”

“Beh, non tutti”, rispose Woohyun con aria mortificata, calciando il pavimento in pietra. “Alcuni di loro si sono arresi ancor prima che io entrassi sul campo di battaglia.” Hoya gonfiò le guance per la frustrazione e si massaggiò le tempie. Aveva affidato quel compito a Woohyun sperando almeno di levarselo dai piedi per una settimana, ma erano trascorse solo poche ore. E così sarebbe stato costretto ad impartire una lezione sull’onore a quei cavalieri che s’erano velocemente tirati indietro. “Oh! Adesso sembri mia sorella!” Hoya alzò il pugno contro Woohyun, ma il cavaliere si spostò alla velocità della luce sull’altro della stanza, accanto a Sunggyu, sollevando le mani in segno di resa. “Woah! Ora assomigli tantissimo alla mia Noona! L’hai già incontrata?”

Sunggyu non riuscì più a trattenersi e cominciò a ridere. I due soldati lo guardarono con un’espressione confusa, facendolo ridere ancora più forte. Com’è possibile che questo tipo sia un principe? È del tutto privo di buone maniere, ma dopotutto è un Crimsonite. Ma quel giovane uomo maleducato ed insolente era esattamente ciò di cui il principe aveva bisogno in quel momento. “Comandante”, annaspò Sunggyu tra le risate. “Penso di avere il compito perfetto da affidargli. Puoi lasciarci soli adesso”. E il comandante era più che felice di eseguire l’ordine; fece un inchino e lasciò velocemente la stanza. Sunggyu rivolse la propria attenzione a Woohyun e gli fece segno di sedersi di fronte a lui. Woohyun obbedì con una faccia profondamente preoccupata. La cotta di maglia che indossava sotto le vesti emise un rumore metallico quando si sedette. “Perché non mi hai detto di essere un principe delle Crimson Isles?"

Woohyun inarcò un sopracciglio. “Volete dire che non avete riconosciuto il mio nome quando mi sono presentato? Io conosco il vostro, Principe Kim Sunggyu delle Crystal Shores”, rispose con tono condiscendente. “Sembra che non abbiate studiato granché.”

Sunggyu emise un verso ironico. “Ci sono tipo 150 principi su quelle dannate isole.”

“Guardate, non è poi così difficile. Ci sono io, Boohyun, Kyuhyun, Soohyun, Sunghyun, Hyemi, la mia sorella più grande, Hyeri-”

“Va bene, va bene”, disse Sunggyu, arrendendosi. Non c’è da chiedersi perché non sia in grado di ricordare delle semplici direzioni. La sua testa è completamente occupata dai nomi dei suoi dannati fratelli. Aveva memorizzato solo i nomi di quelli più prossimi all’ascesa al trono, i soli con cui probabilmente avrebbe avuto a che fare. Ma il suo svogliato metodo di studio sembrò ritorcerglisi contro in quell’occasione. “Quindi”, cominciò Sunggyu, cambiando argomento. “Sei sotto la mia responsabilità adesso, secondo un accordo tra i nostri padri.”

“Sì”, rispose allegramente Woohyun. “Come potrete immaginare, non ci sono molte opportunità per me nelle Isles. E sono un po’ una pecora nera laggiù. Quindi mio padre ha pensato che qui avrei avuto maggiori possibilità di distinguermi, e a giudicare dalla vostra triste armata, aveva ragione. E dire che ero una mezza cartuccia a casa!”

“Sei comunque una mezza cartuccia anche qui”, replicò Sunggyu, osservando l’uomo da capo a piedi. Woohyun si mosse appena, rendendosi conto della propria bassa statura. “Ma penso che potrei sfruttare il tuo talento in un altro modo.”

“Hm? Cioè?”

Sunggyu si sporse verso di lui e parlò con voce bassa e maliziosa, “Che ne diresti di aiutarmi a risolvere la questione dei corteggiatori?”

Woohyun si guardò in giro freneticamente, indicandosi. “IO?!” chiese, sconvolto.

Sunggyu annuì, si alzò e raccolse il libro dal pavimento. Si avvicinò e lo lasciò cadere sul grembo di Woohyun. “Leggi questo e trai qualche idea su come affrontarli, in particolare il ventiduesimo libro”, gli ordinò Sunggyu, per poi uscire dalla propria camera, lasciando il cavaliere senza parole. Sunggyu ridacchiò tra sé e sé mentre percorreva i corridoi del castello con una ritrovata energia nei propri passi. Con un po’ di fortuna, tutti i suoi corteggiatori sarebbero morti o almeno si sarebbero ritrovati gravemente feriti entro la giornata successiva. Forse avere un Crimsonite sotto lo stesso tetto non sarebbe stato così male.

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Ma Sunggyu aveva commesso un errore. Evidentemente non conosceva la natura dei Crimsonite tanto bene come credeva, oppure Nam Woohyun era semplicemente un enigma. La mattina seguente, Woohyun piombò negli alloggi di Sunggyu mentre quest’ultimo stava facendo colazione, con due enormi manoscritti tra le mani. Li lasciò cadere sul tavolino per la colazione con un tonfo, rovesciando il tè caldo sul dorso della mano di Sunggyu. Grazie a Dio stava indossando i soliti guanti o altrimenti si sarebbe beccato una bella scottatura. “Aish! Sta attento!” ringhiò Sunggyu.

“Scusami, Gyu”, disse Woohyun, sedendosi di fronte al principe e cominciando a mangiare la sua colazione. Ma non fu questo ad infastidire il regale.

“Come mi hai appena chiamato?”

“Gyu”, ripeté Woohyun intanto che masticava una brioche. Alzò gli occhi e notò l’espressione irritata di Sunggyu. “Ha qualche importanza? Siamo entrambi dei principi. Non ti chiamerò vostra altezza.”

“Sì, ha importanza”, ribadì Sunggyu, strappando di mano a Woohyun quel che restava della brioche e ficcandosela in bocca. “Sei sotto la mia responsabilità”, stavolta era lui il solo a parlare a bocca piena. “Sei sotto di me!” Woohyun ridacchiò perversamente al doppio senso. Sunggyu alzò gli occhi al cielo. “Sai cosa voglio dire.”

“Va bene, allora, Sunggyu”, propose. Sunggyu assottigliò gli occhi, bevendo dalla propria tazza. “Sunggyu… hyung?”

"Hyung-nim."

“D’accordo, hyung-nim”, Woohyun lo disse come se l’appellativo gli lasciasse un sapore sgradevole in bocca. “Comunque, ho creato una lista di pretendenti che penso sarebbero adatti a te”, spiegò, picchiettando le dita sul libro. “E ho raccontato a mio padre del mio nuovo incarico ed era entusiasta. Un membro della sua famiglia che può prendere parte alla pianificazione del futuro di uno dei più grandi regni.” Fischiò e tirò fuori un libro da sotto l’altro. “Ha anche proposto qualche suggerimento. Eh, sono per lo più membri della mia famiglia, come tutte le mie sorelle nubili. Hyekyung ha ancora la maggior parte dei suoi denti, quindi è un buon partito.” Disse orgogliosamente mentre apriva il libro alla pagina relativa alla sorella in questione. Sunggyu cercò disperatamente di non vomitare la propria colazione. Woohyun rise per la reazione di Sunggyu, come se se lo fosse quasi aspettato, e chiuse di colpo il libro. Prese l’altro libro e lo aprì ad una pagina a caso, rivelando una donna che sorrideva dolcemente e che aveva ancora tutti i denti. “Ho anche delle mie proposte.”

“Oh, sia ringraziato il cielo!” esclamò Sunggyu, sollevato, afferrando la lista di Woohyun e facendo scivolare quella di suo padre giù dal tavolino. Il principe cominciò a sfogliare la lista, vedendo qualche faccia familiare ma anche alcune che non aveva mai visto prima, erano comunque tutti di bel aspetto. Sunggyu alzò lo sguardo sull’altro, incuriosito, continuando a sfogliare. “Pensi davvero di essere più bravo di tuo padre in questo?”

Woohyun stava bevendo dalla sua tazza. Deglutì e rispose, “Sono bravo ad inquadrare le persone. Penso che tu sappia chi potrebbe piacerti.” Concluse facendo l’occhiolino.

Sunggyu fece un verso ironico. “Non sono i Crimsonite guerrieri e non amanti?”

La tazza venne rimessa giù sul tavolino bruscamente. A quanto pare Sunggyu aveva toccato un nervo scoperto e nonostante Woohyun stesse ancora sorridendo, l’angolo della sua bocca stava tremando. “Evidentemente non ci conosci molto bene. Per te noi siamo solo un branco di barbari perché non siamo altrettanto intelligenti e siamo irascibili. Ma non credere a tutte quelle leggende, hyung-nim. Noi amiamo con la stessa passione con cui combattiamo. Altrimenti come pensi che avrebbe fatto mio padre ad avere così tanti figli?” Terminò con una battuta per rallegrare l’atmosfera.

Sunggyu abbassò gli occhi sul proprio grembo, fingendo di sistemarsi il tovagliolo posato sulle gambe, ma in realtà stava nascondendo la propria espressione imbarazzata. “Mi dispiace di averti offeso, Woohyun”, si scusò. Alzò di nuovo il capo dopo aver riacquistato compostezza. “Ti avevo giudicato male.” E mi dispiace di aver creduto che avresti fatto fuori tutti i corteggiatori. “Sembra che tu sappia quello che stai facendo”, lo complimentò, e non lo diceva tanto per dire. Di certo avere un coniuge attraente era importante, ma Woohyun aveva pure stilato una lista di pro e contro e dei loro beni. L’altro principe sapeva quali erano le cose importanti in un’unione tra reali.

“Te l’ho detto”, Woohyun sorrise orgogliosamente, dando una sbirciata alle pagine del libro. “Vedi qualcuno che ti piace?”

“Um, questo qui non è male”, disse Sunggyu timidamente, indicando la pagina che stava fissando già da un po’.

A Woohyun andò di traverso la brioche che stava mangiando. “Sul serio? Il principe Myungsoo delle Greenlands?"

“Perché no?” ribatté Sunggyu, offeso dalla reazione dell’altro. “ll suo regno coltiva i prodotti migliori di tutti i regni. Esportano già frequentemente dai nostri porti. Sarebbe un’alleanza profiqua”, spiegò razionalmente. “Inoltre, lui è molto bello, perciò lo saranno anche i nostri figli”, disse un po’ più piano.

Woohyun rise così forte che cadde dalla sedia. “Hyung-nim”, esclamò, ancora sul pavimento. Si rimise sulla sedia, asciugandosi le lacrime che s’erano formate nei suoi occhi sorridenti. “Non so se ricordi le tue lezioni di biologia, ma non è così che funziona la riproduzione.”

“Useremo la magia, allora”, suggerì Sunggyu, piattamente. Non era raro che una coppia usasse la magia in quel modo, specialmente nelle famiglie reali.

Woohyun fece un verso ironico, “Perché la magia funziona così bene su tuo padre.” Sunggyu alzò lo sguardo su di lui con un’aria minacciosa, stringendo il coltello da burro nella mano. Woohyun alzò le mani in segno di resa. “Scusa. È solo che la mia famiglia preferisce fare le cose in modo classico”, spiegò. “Senza magia. Non siamo come quei Greenie che usano la magia come gli pare e piace.” Indicò la foto di Myungsoo con fare accusatorio.

Sunggyu incrociò le mani davanti alla bocca. “Con questo cosa vorresti dire?” lo sfidò.

“Quelle persone sono famose per usare la magia per scopi estetici”, rispose l’altro principe. “Probabilmente quella non è neanche la sua faccia naturale. È troppo perfetta.” Osservò la foto di fronte a sé con una faccia che sembrava quasi ringhiosa. Poi guardò Sunggyu e fece un sorriso accattivante. “Non come me. Io sono una bellezza naturale.” Si incorniciò il volto con le mani.

“Pensi di essere bello?” farfugliò Sunggyu tra le risate. Il principe doveva ammetterlo, il Crimsonite possedeva qualche… qualità interessante, ma quest’ultimo si stava mettendo un gradino sopra allo statuario Kim Myungsoo in termini di bellezza. Era come paragonare un randagio ad un cane da esposizione.

L’altro mise il broncio. “Forse non alla prima occhiata”, ammise. “Più mi guardi e più divento bello.”

“E che succede se uno smette di guardarti?”

Woohyun restò a bocca aperta per un po’, riflettendo sulla risposta da dare. Sunggyu pensò semplicemente che l’altro si fosse arreso e fu sul punto di proporre un altro partito, quando Woohyun ritrovò finalmente la parola, “Li farò guardare! Così!” annunciò, cominciando a mimare le orecchie da coniglio con le mani e a dondolarsi da una parte all’altra sulla sedia, facendo uno stridulo versetto infantile. “Così!”

Sunggyu si limitò ad osservare l’altro, completamente stravolto. “Come diavolo è possibile che tu sia un Crimsonite?”

“Oh! Parli proprio come Boohyun-hyung!”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“Cosa vi è saltato in mente?” chiese Sunggyu, con lo sguardo abbassato sul proprio ansimante padre. “Cosa vi è saltato in mentre quando avete deciso di accogliere Woohyun nella nostra casa?” Levò la mano da dove l’aveva posata, sulla mano del sovrano, per poi posizionarla sul proprio ginocchio, strofinandola inconsciamente per ripulirla dalla polvere. “È solamente una seccatura”, borbottò Sunggyu, ricordando gli eventi di quella giornata. Woohyun era più bravo di Hoya a scacciare via i corteggiatori, a volte li bloccava ancor prima che mettessero un piede nella stanza. Sunggyu sarà anche stato libero dai corteggiatori, ma non riusciva a sbarazzarsi del principe Crimsonite, che continuava a seguirlo dappertutto assillandolo di domande: ‘Che tipo ti piace, hyung-nim? Capelli lunghi o corti? Uomo o donna? Alto o basso? Grasso o magro? Avanti, hyung-nim, perché non mi rispondi? Perché? Perché? Perché? Perché?’ Quello era il primo momento dell’intera giornata in cui se ne stava da solo (beh, più o meno); le guardie aveva impedito a Woohyun di seguirlo all’interno della camera del re. ‘Va bene, aspetterò qui fuori, allora.’

“Di certo l’avrete conosciuto, l’avrete visto primo di consentire all’accordo, non è così?” Sunggyu si lamentò col proprio padre, che si limitava a fissare rigidamente il soffitto. “Non siete così stolto da accettare chiunque nella nostra dimora. Ci avete impiegato settimane a fidarvi di Hoya”, Sunggyu sospirò, chinando il capo. “È solo che non capisco… e perché mai vi sto parlando? Non è che mi darete una risposta.” Alzò lo sguardo per scrutare il re in quei suoi occhi vuoti. “Ma vorrei davvero che lo faceste. Vorrei tanto che-”

“Oh, scusami, tesoro. Noi aspetteremo qui fuori fino a quando non avrai finito”, sentì sua madre pronunciare queste parole. Aspetta, ‘noi’? Sunggyu alzò lo sguardo e con suo enorme orrore (ma non sorpresa) Woohyun se ne stava accanto a sua madre, tenendola a braccetto.

Sunggyu si alzò immediatamente. “Uh, no, avevo appena finito.”

“Sei sicuro, tesoro?” obiettò la regina. “Perché io e Woohyunnie possiamo tranquillamente tornare più tardi.” Huh? Woohyunnie.

“Vostra maestà, lascerò voi tre da soli così che possiate stare in famiglia”, disse Woohyun, acquisendo finalmente un po’ di sensatezza. Lasciò andare delicatamente il braccio della regina. “Probabilmente è passato diverso tempo dall’ultima volta che voi tre avete trascorso un po’ di tempo libero insieme. Mi congedo”, affermò, avviandosi verso la porta, ma prima di uscire si rivolse a Sunggyu, “Hyung-nim, noi discuteremo più tardi.”

Sunggyu sbuffò. Da quando era diventato così professionale? Da quando dimostrava buone maniere? Mentre rifletteva su queste cose, un mano si posò sulla sua spalla. “Era da molto tempo che non ti vedevo parlare con tuo padre”, ammise sua madre con un sorriso triste.

Sunggyu le prese la mano e la fece sedere sulla sedia accanto al letto del re. “Uh, avevamo alcune questioni di cui discutere”, tagliò corto. “Ma, madre, lo conoscete?”

“Woohyun?” chiese lei, sedendosi. Sunggyu annuì. Lei prese la mano di suo marito tra le proprie e sorrise amabilmente. “Lo conosciamo da anni. Ogni volta che tuo padre ed io andavamo sulle Crimson Isles, scherzavamo dicendo che Woohyun fosse il tuo sostituto. Seguiva tuo padre dappertutto, esattamente come facevi tu. Era carino. Ed è un ragazzo dolcissimo”. Finì di parlare alzando gli occhi sul volto confuso di Sunggyu.

“Come mai finora non ho mai sentito parlare di lui?”

Una leggera risata riempì la stanza. “Tesoro, sai bene quanto ti ingelosivi. Possiamo scherzare adesso dicendo che Woohyun fosse il tuo sostituto, ma a quei tempi saresti scoppiato a piangere”.

Anche in quel momento Sunggyu dovette contrastare una morsa acida alla bocca dello stomaco. Sarà anche cresciuto, ma non aveva mai superato il problema della gelosia. Era solo diventato più bravo a nasconderlo. “Non ero così terribile”, borbottò.

“Invece sì”, lo rimbeccò dolcemente la regina, avvolgendo la mano libera attorno a quella del proprio figlio. “Comunque, durante la nostra ultima visita laggiù, il padre di Woohyun espresse qualche preoccupazione su di lui, chiedendosi se Woohyun sarebbe mai riuscito a trovare il proprio posto sulle Isles o se avrebbe dovuto andare da qualche altra parte.” Sunggyu rise mentalmente a quell’affermazione. Il padre di Woohyun era un uomo barbaro, che adornava la barba con delle ossa. Era difficile immaginarlo mentre chiacchierava delle proprie preoccupazioni da padre con i genitori di Sunggyu. La voce di sua madre richiamò la sua attenzione. “Tuo padre gli ha offerto un posto qui, una carica di prestigio, ma Woohyun ha insistito per scalare la gerarchia e arrivare al comando con le sue sole forze. Abbiamo promesso di occuparci di Woohyun e siamo tornati a casa. Poi tuoi padre si è ammalato e alcuni giorni dopo Woohyun è arrivato qui. Eravamo così presi dai nostri problemi che ci siamo completamente dimenticati di Woohyunnie. Non è orribile? Ha detto che gli ci sono voluti due giorni per trovare il palazzo.”

Sunggyu trasalì. Il palazzo era nel pieno centro della città e i porti erano solo ad un miglio o due di distanza. Non ha proprio alcun senso dell’orientamento. “Beh, sembra stare bene adesso”, disse, cercando di consolarla.

Lei annuì. “Mi ha detto tutto a riguardo del nuovo incarico che gli hai affidato. Mi fa piacere che stai finalmente affrontando la questione seriamente.” Sunggyu deglutì nervosamente, ingoiando il senso di colpa. Non voleva ammettere con sua madre che aveva assunto il Crimsonite nella sola speranza che quest’ultimo avrebbe sgozzato ogni singolo pretendente. “Fai bene”, continuò lei. “Hai bisogno di qualcuno in questi momenti difficili.”

Stava cominciando a sembrare un disco rotto.

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“Cosa intende dire con questo? So prendermi cura di me stesso”, borbottò Sunggyu mentre percorreva il corridoio, ritornando alla stanza del trono per occuparsi di alcuni affari (veri e propri affari questa volta, aveva una riunione con i principali commercianti).

“Quindi presumo che non abbiate bisogno di me”, Hoya apparve improvvisamente al suo fianco.

Sunggyu lo colpì sulla spalla. “Non farlo mai più. Mi hai spaventato.”

“Ti spaventi facilmente, huh?” Woohyun spuntò all’altro suo fianco.

Sunggyu sussultò e si mise ad urlare contro il nuovo arrivato. “Che diavolo ci fai tu qui?”

Woohyun si strinse nelle spalle come se fosse una cosa ovvia. “Uno dei mercanti potrebbe rivelarsi un buon partito per te.” Sunggyu vide Hoya annuire in segno d’approvazione con la coda dell’occhio. Il principe sospirò. Woohyun avrebbe dovuto scacciare i corteggiatori, non diventare un organizzatore di matrimoni del cavolo.

Il principe smise di camminare d’improvviso e gli altri due lo imitarono. “Comandante, vai pure avanti a mettere in sicurezza la stanza mentre io scambio due parole con il mio… consulente”, Sunggyu si riferì così a lui non riuscendo a trovare un termine più adatto. Hoya eseguì l’ordine ricevuto e si avviò per primo. Sunggyu allora si voltò verso Woohyun, che stava ancora sorridendo felicemente per il nuovo titolo che gli era stato attribuito (stava scalando la scala gerarchica piuttosto velocemente). “Tu resta qui”, ordinò Sunggyu, puntando un dito contro il petto dell’altro. “Ti proibisco di partecipare alla riunione.”

Woohyun roteò gli occhi. “In quel caso come farei a svolgere il mio lavoro?”

“Non serve”, ribatté Sunggyu, e riprese a camminare lungo il corridoio. Ma venne fermato da un mano che lo afferrò per la parte posteriore del colletto. “Che cav-”

“Scusa, hyung-nim”, disse Woohyun con tono tetro. “Ma verrò con te.” Sunggyu fu sul punto di obiettare, ma Woohyun lo interruppe. “Sembra che tu mi stia fraintendendo parecchio. Non lo sto facendo solo per te. Questo matrimonio non influirà solo sulla tua vita.”

“Pensi che non lo sappia?”, sbottò Sunggyu. “Questa decisione influirà sull’intero regno. Ne sono perfettamente consapevole. Ecco perché io-”

“Sto parlando di tua madre, la regina.”

"Huh?"

“Proprio non capisci perché per lei sia così importante che tu ti decida a sposarti, vero?” lo sfidò Woohyun, inarcando un sopracciglio e mettendosi le mani in tasca. Sunggyu aprì la bocca ma non riuscì a trovare le parole da dire. “Lo immaginavo… Hai bisogno di qualcuno in questi momenti difficili”, il Crimsonite ripeté le parole di sue madre. Lei dev’essersi lamentata con lui di me. “Sì, lei intende adesso, ma si riferisce anche a questo tipo di momenti difficili.” Sunggyu lo guardò confuso. “Tuo padre. Lei vuole essere certa che se mai finirai in una situazione come quella di tuo padre, avrai qualcuno che si prenderà cura di te come lei fa con lui. Vuole vederti sistemato prima che le succeda qualcosa di terribile… la sua salute sta peggiorando, hyung-nim.”

Sunggyu si mordicchiò il labbro inferiore. Era a conoscenza dei problemi di salute della regina. Il volto le stava diventando scavato e grigio. Aveva avuto incubi in cui sua madre diventava un cadavere di pietra come suo padre. “È stata lei a dirti tutto questo?” gli chiese.

Woohyun scosse il capo. “Non ce n’è stato bisogno. Come ho già detto, io capisco le persone.” Entrambi restarono lì fermi in silenzio per un po’.

“Vi stanno aspettando, vostra altezza”, lo chiamò Hoya dal fondo del corridoio.

“Sto arrivando”, annunciò Sunggyu, e riprese a camminare di fronte a sé. Lanciò un’occhiata alle proprie spalle e vide che Woohyun non s’era mosso. “Perché te ne stai lì immobile? Muoviti”, lo incitò.

Woohyun si aprì nuovamente in quel suo sorriso stupido. “Eccomi, hyung-nim!”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Durante la riunione si passò velocemente dal discutere di questioni economiche ai mercanti che mettevano in mostra le proprie figlie nubili. Una di esse era perfino riuscita a sgattaiolare sotto al tavolo e sulle gambe di Sunggyu. Woohyun l’aveva subito allontanata e l’aveva scortata fuori dalla stanza, ma si sentiva comunque violato. Sono una persona, non un oggetto con cui si può giocare. Si lamentò, immergendosi più a fondo nella vasca da bagno e inalando i profumi delle erbe che, in teoria, avrebbero dovuto rilassarlo e tranquillizzarlo (non stavano funzionando). Tutto quello che volevo era tenere una normale riunione d’affari.

“Hyung-nim!” udì un grido provenire dall’esterno del bagno. Oh no! Forse potrei semplicemente annegarmi in questo momento, pensò il principe, sprofondando sempre di più nella vasca fino ad immergere completamente la testa. Ma una mano callosa lo tirò fuori dall’acqua. “Hyung-nim, finirai per affogare se fai così.” Era quello il piano.

“Cosa ci fai qui? Sono occupato, se non l’avessi notato” chiese Sunggyu, spruzzando un po’ d’acqua in faccia all’altro. Rise quando Woohyun trasalì e si asciugò l’acqua dal viso con il suo solito sorriso.

“Ho contattato il Principe Myungsoo, hai presente, l’unico su cui stavi sbavando”, lo provocò. Stavolta Sunggyu gettò un bel po’ d’acqua nella sua direzione.

“Non è vero!” insistette. “Ho solo pensato che potrebbe essere un buon compagno. Questo è quanto.”

Woohyun afferrò la cosa più vicina a sé con cui potersi asciugare, che casualmente finì con l’essere l’accappatoio di Sunggyu. Quest’ultimo si limitò a scoccare la lingua, ormai già abituato al comportamento incurante del Crimsonite. Dopo aver finito di asciugarsi, Woohyun gettò l’accappatoio in un angolo della stanza. Sunggyu si liberò in un enorme sospiro frustrato. “È la sola cosa che stai cercando? Un buon socio d’affari?”

“Magari anche un amico”, aggiunse Sunggyu, osservando le proprie dita formare piccoli vortici nell’acqua della vasca.

Magari un amico”, lo derise Woohyun. “Ed eri tu a dire che la mia gente non ne sa niente d’amore.”

“Tu che ne sai?” lo sfidò Sunggyu, affondando un po’ di più, fino ad immergere le labbra in acqua.

“I miei genitori”, rispose Woohyun mentre si sedeva sul bordo della grande vasca.

Sunggyu rise, creando bolle sulle superficie e schizzando acqua dappertutto. Tirò la testa fuori dall’acqua. “Ma tuo padre ha avuto qualcosa come 20 mogli!” esclamò.

Woohyun sorrise dolcemente e immerse le mani nell’acqua della vasca, osservando le increspature. “Vero, ma lui ama mia madre. Lei è l’unica che non abbia decapitato quando hanno divorziato.” Sunggyu rabbrividì al modo indifferente con cui Woohyun lo disse. Era una battuta ricorrente in tutti i regni che sulle Crimson Isles, uno divorziava decapitando il coniuge. Una cosa era scherzarci su, un’altra era trattare la questione con leggerezza. “E le ha permesso di continuare a vivere a palazzo. E lei ha continuato ad allevarmi, forse è per questo che sono cresciuto diversamente dal resto dei miei fratelli. Le loro madri sono morte quand’erano piccoli, ma la mia è ancora viva.” Era come se fosse qualche sorta di vittoria, ma Sunggyu sentì una sensazione opprimente allo stomaco.

“Però non sono più sposati”, ribatté Sunggyu.

Woohyun fece un ghigno e schizzò l’acqua verso Sunggyu. Le gocce gli colpirono la spalla, mancandogli di poco la faccia. Sunggyu s’imbronciò, facendo sghignazzare Woohyun vittoriosamente. “È solo perché lei non può più restare incinta e mio padre ha bisogno di altri eredi perché, beh, gli eredi non vivono a lungo nel mio regno. Però l’ha tenuta con sé. Questo è amore.”

Sunggyu fece una faccia divertita. “Perché non l’ha decapitata?” chiese.

“Quelle donne meritavano di venire decapitate, fidati. È solo che noi non laviamo i panni sporchi in pubblico al contrario di alcuni altri paesi”, le parole di Woohyun colpirono Sunggyu in pieno viso. Sunggyu lanciò all’altro un’occhiataccia. Sì, tutti i regni sapevano delle condizioni di suo padre, ma che poteva farci se le Crystal Shores erano il più importante punto di scambio? Nulla lì restava segreto per molto. “No, amore è quando non puoi fare a meno di una persona anche quando essa ti ha già donato tutto quello che ha.”

Sunggyu si immerse maggiormente in acqua e lasciò che le parole di Woohyun gli penetrassero nella mente. Tutto quello a cui riusciva a pensare era sua madre che si aggrappava a quel cadavere vivente che era suo padre. Lei lo amava, ma Sunggyu non credeva che quello fosse un tipo d’amore salutare. Qualcuno avrebbe mai fatto qualcosa del genere per lui? Lui avrebbe mai fatto qualcosa del genere qualcun altro? Sarebbe riuscito a farlo? Sunggyu ne dubitava. Era un egoista. Non sapeva se sarebbe mai riuscito ad amare qualcuno più di sé stesso.

Avvertì improvvisamente un pizzicore alla mano destra, che stava stringendo saldamente il bordo della vasca da bagno. Sunggyu si voltò a guardare incuriosito. Woohyun stava stuzzicando la sua mano come se fosse qualcosa di straordinario. “Sai, è la prima volta che vedo la tua mano libera dal guanto”, ammise Woohyun mentre giocherellava con le dita di Sunggyu. Il principe le nascose immediatamente sott’acqua. Woohyun si strinse nelle spalle. “Non capisco cosa ci sia di così eccezionale. Sono solo delle mani. Non sono neanche grandi o con delle belle cicatrici”, disse, fissando le increspature dell’acqua che rendevano le mani indefinite. “Pensa che mio fratello maggiore ha delle mani enormi ed è stato morso da un drago. Un drago, hyung-nim! Ecco, quelle sono delle mani che vale la pena di complimentare.”

“Concordo”, rispose Sunggyu, accoccolandosi meglio nella vasca, cominciando a sentirsi rilassato nonostante la presenza invadente dell’altro.

“Sai cosa si dice delle mani grandi, hyung-nim?”, lo provocò Woohyun, cercando con lo sguardo qualcosa nella vasca.

Sunggyu gli spruzzò dell’acqua in faccia. “Guanti grandi”, concluse.

"Eung."




Fine primo capitolo! Ne restano altri due, che credo posterò abbastanza presto.
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Salve e scusate il notevole ritardo nell’aggiornamento! Ringrazio chiunque abbia letto ed apprezzato il primo capitolo, spero vi piacerà anche il secondo. :)

Buona lettura, a presto.



Capitolo 2: C’è un momento per molte parole e c’è anche un momento per dormire.


Sunggyu avvertì un notevole peso sulle proprie spalle. Sembrava che la gravità della stanza fosse diventata più forte e pesante con l’unico intento di schiacciarlo. Per quanto ci provasse non riusciva neanche a dormire, ed era una cosa atroce. Lui amava profondamente dormire. Anche il suo respiro si stava facendo affannoso e costretto mentre la sua guancia affondava nel cuscino. Emise un gorgoglio frustrato, sapendo perfettamente quale fosse il suo problema, sapendo perfettamente cosa fosse quel fastidio.

“Perché devi farlo ogni mattina?” si lamentò Sunggyu, cercando di levarsi di dosso quel peso, ma senza successo. Woohyun se ne stava ancora seduto sulla sua schiena.

“Perché altrimenti non ti svegli”, lo riproverò il Crimsonite, scendendo finalmente dalla schiena di Sunggyu e tirando su il principe per le braccia fino a metterlo seduto. “Abbiamo un sacco da fare oggi, hyung-nim.” Ma nel momento in cui lasciò andare le braccia di Sunggyu, quest’ultimo si lasciò cadere nuovamente sul letto e chiuse gli occhi intensamente, sperando che l’altro svanisse e basta.

Quella era velocemente diventata la loro routine giornaliera da quando Woohyun aveva contattato Myungsoo. Il Crimsonite svegliava il principe, principalmente spappolandolo con il proprio peso, poi lo assillava di domande tutto il giorno, insistendo o pianificando ogni minimo dettaglio del soggiorno di Myungsoo, perfino i centrini posizionati sotto ai vasi nella sua camera (prima d’allora Sunggyu non aveva neanche saputo cosa fosse un centrino o non gli era importato. Non gliene importava ancora, in ogni caso). ‘Tutto questo è per fare una buona impressione, hyung-nim. Cosa vuoi organizzare per quel Greenie?’, e così Sunggyu rispondeva che era il lavoro di Woohyun occuparsi di quelle faccende e di quei dettagli infimi, perciò il Crimsonite poteva fare ‘quel cazzo che gli pareva’ perché (credeteci o no) lui aveva ancora delle questioni da re a cui far fronte. Ma questo non sembrò sufficiente a fermare Woohyun. Continuò a fare domande. Non smise di seguire Sunggyu ovunque (questo ogni tanto si rivelava utile nel caso in cui qualche pretendente si facesse vivo perché così l’altro lo levava di mezzo). E Sunggyu continuava a sperare che il Crimsonite lo lasciasse in pace.

“COMANDANTE!” gridò Sunggyu, e Hoya piombò nella stanza subito dopo con un’espressione allarmata in volto. Ma dopo aver esaminato la scena e aver visto solo i due principi nella stanza, il panico venne rimpiazzato velocemente da esasperazione. Ormai era diventata una routine anche per lui. “Ti avevo detto di non lasciarlo entrare per nessun motivo!” protestò, indicando Woohyun alle proprie spalle.

Hoya incrociò le braccia. “Mi aveva detto che voi gli avevate dato il permesso questa volta”, disse.

Sunggyu chiuse gli occhi con forza. Woohyun lo diceva ogni giorno e ogni giorno Hoya ci cascava (oppure lo lasciava entrare perché lo trovava divertente). Il principe sbadigliò sgraziatamente. “Bene”, riuscì a pronunciare con ancora il volto contratto dallo sbadiglio. “Con la presente dichiaro che è vietato lasciar entrare Messer Nam Woohyun delle Crimson Isles nelle mie stanze. Chiunque violerà quest’ordine verrà condannato a morte. Mettilo per iscritto. Fanne una legge”, dichiarò pigramente, riadagiando il capo sul soffice cuscino.

Il principe avvertì il materasso muoversi quando Woohyun si alzò. “Ma allora chi ti ricorderà che il Principe Myungsoo arriverà oggi?”

Sunggyu si tirò su di colpo. “COSA?!”

“E che attraccherà al porto tra circa un’ora.”

Il principe scalciò via le coperte e balzò giù dal letto. “Perché non mi hai svegliato prima?” lo rimproverò, in preda al panico. “Comandante, prepara il corteo”, ordinò velocemente e Hoya lasciò la camera da letto. Sunggyu spinse da parte Woohyun avvicinandosi al proprio armadio.

Woohyun seguì Sunggyu e lo aiutò a sfilarsi la camicia che si era fermata al mento quando aveva cercato di togliersela troppo in fretta. “Ci ho provato, hyung-nim, ma…”

“Va bene. Va bene!” lo interruppe Sunggyu, lanciando la camicia da notte in un angolo della stanza. “So vestirmi da solo”, borbottò, e Woohyun si ritrasse. Nel momento in cui le mani di Sunggyu andarono a disfare l’allacciatura dei propri pantaloni (cosa non poco difficile siccome non riusciva ad afferrare i lacci con le mani guantate), si voltò verso il Crimsonite. “Voltati dall’altra parte e non guardare.”

Sorprendentemente, l’altro obbedì senza obiezioni e si spostò sul lato opposto della stanza, esplorando i cosmetici del principe. “Mettiti l’abito sulla destra”, disse Woohyun distrattamente. Sunggyu riusciva a sentire il tintinnio delle boccette delle pozioni quando Woohyun le sollevava o le rimetteva al loro posto. “L’ho scelto appositamente per oggi. Vogliamo che Myungsoo-ssi ti trovi attraente. La prima impressione è importante.”

Sunggyu annuì svogliatamente, afferrando l’abito sulla destra. Non si sprecò neanche a guardarlo perché non aveva tempo, ma quando se lo mise addosso, incominciò a rimpiangere di aver concesso a Woohyun così tanta libertà a tal proposito. I pantaloni erano troppo stretti, aderivano alle sue gambe come un secondo strato di pelle, e il colletto era troppo alto e costrittivo intorno al suo collo, sfregava fastidiosamente contro la mascella. Ma era troppo tardi per lamentarsi o cambiare qualcosa. C’era troppo poco tempo. Dopo essersi vestito Sunggyu si voltò e fece segno a Woohyun di assicurarsi che ogni cosa fosse in ordine.

Woohyun si stava massaggiando le mani con il contenuto di una boccetta che aveva appena trovato quando si avvicinò e studiò il principe da capo a piedi. “Oh! Molto bello”, lo complimentò Woohyun con un sorriso entusiasta, ma Sunggyu sapeva che l’aveva detto solo per salvare la sua autostima in discesa rapida. Sunggyu stava per passargli accanto di nuovo, andando a darsi una sistemata ai capelli disordinati, ma Woohyun lo fermò piazzandogli il proprio polso sotto al naso. “Adesso abbiamo lo stesso profumo, hyung-nim”, annunciò felicemente. Il profumo familiare della lozione preferita di Sunggyu si disperse nell’aria.

Il principe aggrottò leggermente le sopracciglia e allontanò il polso del Crimsonite dalla propria faccia. Abbassò lo sguardo. “Yah! Ho visto che te la sei messa in tasca! Non rubarla. Ridammela”, gli impose Sunggyu allungando la mano, le sue dita stavano già andando ad afferrare la boccetta. Woohyun sorrise con aria imbarazzata per essere stato beccato e restituì la fiala al principe. “Potrei farti tagliare la mano per questo”, disse Sunggyu, riprendendosi la fiala.

Woohyun fece uno sbuffo ironico. “E cosa ci faresti? Gli mettersti un guanto?” improvvisò un debole contrattacco.

“Stai zitto e lasciami finire di prepararmi.”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“Principe Myungsoo, vi do il benvenuto sulle Crystal Shores”, Sunggyu accolse così il bellissimo prince delle Greenlands quando mise piede sul molo. Prese la mano dell’altro e la strinse gentilmente. “Vi prego di perdonarmi per i guanti”, si scusò con un sorriso imbarazzato.

“Capisco. Dovete proteggere le vostre preziose mani”, respose Myungsoo timidamente, lasciando andare la mano del principe e rimettendosi la propria in tasca. Sunggyu sorrise e inclinò il capo. Non sapeva come interpretare quel commento. Era orgoglioso della capacità che aveva acquisito recentemente di riconoscere le menzogne, ma stavolta non funzionò. L’uomo era serio o sarcastico?

Mise quei dubbi da parte. Aveva un sacco di tempo per riuscire ad inquadrare questo principe in un secondo momento perché, per quanto fosse in apparenza una delegazione formale, nessuno dei due principi poteva negare l’evidenza: si stavano corteggiando. Myungsoo sarebbe rimasto a palazzo per un mese, al termine del quale i due avrebbero deciso se rendere ‘l’alleanza’ ufficiale oppure no. Era più che altro un periodo di prova. “Vi prego di seguirmi a palazzo”, lo invitò Sunggyu, cominciando a camminare in direzione del castello.

Il tratto iniziale della lunga camminata verso il palazzo fu accompagnato da un silenzio imbarazzato. Sunggyu era così abituato a venire corteggiato dagli altri che aveva dimenticato come si faceva a flirtare, o anche solo ad intavolare una normale conversazione sul più e sul meno. E Myungsoo non era d’aiuto: sembrava uno di quei tipi silenziosi, una noce difficile da rompere. Sunggyu stava per chiedere come fosse andato il viaggio (un argomento di conversazione innocuo. Magari poi gli avrebbe chiesto se trovasse il tempo gradevole. E se si fosse rivelato un inizio positivo, avrebbe potuto cominciare ad andare più a fondo… come chiedergli se avesse degli animali da compagnia. No, quella non sarebbe stata una buona idea perché allora avrebbe dovuto ammettere di avere paura dei cani e quello non era esattamente un particolare attraente o virile. Magari poteva parlare di cibo o… stiamo divagando), ma Woohyun, che Sunggyu aveva dimenticato si trovasse lì (era triste la velocità con cui s’era abituato ad avere l’altro sempre appiccicato come un parassita), parlò, “Siccome hyung-nim si è dimenticato di presentarmi, lo farò da solo. Io sono Nam Woohyun delle Crimson Isles.”

“Uh, è il mio consulente”, Sunggyu cercò di rimediare all’interruzione del Crimsonite, e vide lo shock sul volto di Myungsoo quando Woohyun disse da dove proveniva (e forse indietreggiò di un passo).

“Per cosa?” chiese finalmente Myungsoo, rivolgendo un inchino a Woohyun tenendosi a distanza di sicurezza.

“Amore”, cinguettò Woohyun allegramente. Myungsoo restò a bocca aperta e guardò Sunggyu, che si stava passando la mano guantata sul volto in preda alla frustrazione, con gli occhi sbarrati.

“Uh, sì, qualcosa del genere”, aggiunse Sunggyu su due piedi, con un tono po’ esitante. Erano passati tipo cinque minuti da quando aveva conosciuto Myungsoo e probabilmente quest’ultimo stava pensando che il principe fosse pazzo o che avesse almeno una pessima capacità di giudizio. Nessuna delle due erano qualità ricercate in un potenziale marito. Sunggyu doveva fare in modo di apparire il più neutrale possibile. Si schiarì la gola. “Mi sta aiutando a decidere tra tutti i vari pretendenti. E c’è un detto secondo cui sulle Crimson Isles la gente ami con la stessa passione con cui combatte.” Woohyun concordò annuendo entusiasticamente.

Ma la preoccupazione non svanì dal volto del Greenlander. “È così?” Subito dopo Myungsoo finse di avvistare qualcosa in lontananza (Sunggyu riusciva almeno a capire che quella era una finta). “Oh! Quello laggiù è un venditore di unguenti? Avevo detto a mia madre che gliene avrei portati alcuni. Vi prego di scusarmi un istante”, fece un veloce cenno con la testa e fuggì sull’altro lato della strada.

Sunggyu annuì con aria imbarazzata e tornò a voltarsi verso Woohyun, fissandolo in volto con aria minacciosa. Ma Woohyun si limitò a sorridere come suo solito. Il Crimsonite allora si avvicinò e sussurrò, “Allora? Prendilo per mano o qualcosa così. Fai la prima mossa. Ti piace quel tipo, no?”

“Piacermi? Ma se l’ho appena incontrato”, rispose Sunggyu in un sussurro rabbioso. “E poi è difficile per me fare qualcosa con tutta questa gente che ci guarda”, aggiunse, facendo vagare lo sguardo sulla folla che si stava formando intorno a loro (e che li avrebbe circondati se non fosse che la reputazione di Woohyun lo precedeva). Sunggyu si allontanò dall’altro e incominciò a salutare la folla, ricevendo in risposta grida ed esulti. Molte persone stavano bisbigliando qualcosa tra loro. Poteva già immaginare i pettegolezzi viaggiare alla velocità della luce tra le strade, soprattutto considerando che era in compagnia del bel Greenlander. Sunggyu sospirò e guardò Woohyun che stava cercando di fare aegyo per i cittadini (ma stava ricevendo più che altro reazioni confuse, perciò continuò a farlo finché non cominciarono a sorridere). “Ed è difficile per me fare qualcosa senza che tu complichi le cose.”

“Io?” chiese Woohyun, ancora occupato a far divertire il pubblico.

“Sì, tu. Hai visto com’è scappato via dopo che gli hai detto da dove vieni?”

Woohyun lasciò cadere le proprie braccia lungo i fianchi e si voltò verso Sunggyu con un’espressione seria. “Non posso farci niente se quello è il luogo da cui vengo”, rispose. I suoi occhi scrutarono il volto di Sunggyu, leggendo la sua espressione stanca. Woohyun sospirò. “D’accordo, quando arriveremo a palazzo vi lascerò da soli. È già da un po’ che non mi alleno e non gioco con Ho-hyung, dopotutto.”

“Grazie”, disse Sunggyu con un sospiro di sollievo, sentendosi finalmente molto più a proprio agio. Una volta che lui e Myungsoo si fossero trovati alla larga dalla folla curiosa e dal minaccioso Crimsonite, avrebbero finalmente potuto sedersi (e mangiare, Sunggyu stava morendo di fame) e conoscersi meglio.

“Ahem”, udirono un lieve colpo di tosse alle loro spalle e Myungsoo se ne stava lì, tenendo in mano un sacchetto pieno dei prodotti che aveva appena acquistato con un’espressione nervosa in volto. “Ho preso ciò che volevo.”

Sunggyu sorrise dolcemente, non vedendo l’ora di poter trascorrere un po’ di tempo da solo con l’altro (e spazzare via quell’aria sofferente dal suo volto, possibilmente). “Bene. Vogliamo procedere?” Myungsoo annuì e i due cominciarono a camminare uno accanto all’altro, seguiti da un imbronciato Crimsonite. “Allora, com’è andato il vostro viaggio?”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Una volta il padre di Sunggyu gli disse che i Greenlander erano come ‘bovini al pascolo’. Erano pacifici, si muovevano lentamente, tendevano a fissare un punto a caso in lontananza per molto tempo e mangiavano come se avessero più di uno stomaco, ecco il motivo del grande banchetto che si stendeva di fronte a loro per pranzo. E Myungsoo stava divorando la propria porzione, ma senza dimenticare un attimo le buone maniere, masticando con la bocca chiusa e facendo meno rumore possibile. Sunggyu rise. Tutto questo era distante anni luce dai pasti che aveva condiviso recentemente con Woohyun, che prestava fede al credo dei Crimsonite secondo cui le posate servissero solo per accoltellare qualcuno (infatti era un fatto risaputo in tutti i regni che Greenlands e Crimson Isles non andassero d’accordo perché erano le une l’opposto delle altre sotto molti punti di vista. Ecco perché solitamente si chiamavano tra loro “Greenie” e “Red” con fare denigratorio).

“Avete gradito la vostra sistemazione?” chiese Sunggyu quando Myungsoo finì di mangiare la sua seconda coscia di tacchino.

Il Greenlander si tamponò l’angolo della bocca con un tovagliolo prima di rispondere. “Mi è piaciuto molto, e devo dire che il vostro regalo è stato decisamente unico… ma carino.”

“Il mio regalo?”

“I guanti”, rispose Myungsoo, abbassando gli occhi sul proprio grembo con un piccolo sorriso. Stava giocherellando con il tovagliolo posato sulle sue gambe e quando lanciò un’occhiata alle mani di Sunggyu, il suo sorriso si allargò un po’. “Lo stesso tipo che state indossando ora, infatti.”

Sunggyu abbassò lo sguardo sulle proprie mani, sui semplici guanti bianchi. Allora si ricordò di quella volta che aveva camminato lungo i corridoi con Woohyun che gli stava proponendo una sfilza di regali di benvenuto. ‘Hyung-nim, che ne dici di un regalo coordinato da coppia? Dimostrerà la tua sincerità’. Un regalo coordinato? Sunggyu non aveva mai incontrato il Greenlander prima d’allora; aveva pensato che quel genere di regalo sarebbe stato presuntuoso. Era un regalo che uno avrebbe dovuto fare più avanti, magari dopo essersi presentati. Perciò Sunggyu gli disse che non avrebbe scambiato le fedi nuziali con il bel principe seduta stante. Ma sicuramente il Crimsonite aveva trovato il modo per fare come gli pareva. Però non è andata male. A Myungsoo sembra piacere. Forse Woohyun sa quello che sta facendo. “Uh, sì, ho pensato che… sarebbe stato… carino”, farfugliò Sunggyu, contrastando il nodo che gli si era formato in gola. Il regalo è un’idea di Woohyun, perciò cosa direbbe Woohyun a riguardo? Perché ha fatto questa scelta? Sunggyu abbassò gli occhi sulle mani nude di Myungsoo. Non erano le tipiche mani di un regale. I Greenlander traevano piacere dal fare cose con le proprie mani, come coltivare la terra (anche se usavano comunque la magia, ma più come completamento o rinforzo). Le sue mani erano leggermente screpolate e callose, mostrando i segni del lavoto del principe. I Greenlander vivono grazie le loro mani. Sunggyu sorrise. “Le vostre mani sono preziose quanto le mie”, disse timidamente il principe, portando una mano guantata alle proprie labbra. “Anche loro hanno bisogno di essere protette.”

Myungsoo imitò l’altro e posò un gomito sul tavolo, sfiorandosi le labbra con le dita, nascondendo leggermente il proprio sorriso che stava diventando sempre più ampio. “È bello sapere che hyung si preoccupa già per me.”

“Certamente”, rispose velocemente Sunggyu, adagiandosi nuovamente allo schienale della sedia. Stava cominciando a sentirsi a proprio agio in compagnia dell’altro piuttosto velocemente. L’aria che aleggiava tra loro sembrava un calda brezza di una notte di mezz’estate. “Sono quel tipo d’uomo.”

Myungsoo osservò Sunggyu con aria incuriosita mentre quest’ultimo si portò il bicchiere di vino rosso alle labbra. “Non li togliete mai?” chiese.

“Solo quando mi faccio il bagno”, rispose freddamente il principe, rimettendo il bicchiere sul tavolo.

Myungsoo si sporse in avanti e chiese a bassa voce, “Non li togliete neanche per mangiare?”

“Cosa?” gli occhi di Sunggyu vagarono sul volto dell’altro. Sollevò le mani e afferrò l’orlo dei propri guanti; gli sembravano improvvisamente stretti. “Questi sono i miei guanti da pranzo”, borbottò con una smorfia imbronciata.

Una forte risata ruggente si disperse l’aria, accompagnata da qualche applauso. Sunggyu alzò lo sguardo e vide Myungsoo ridere istericamente, con gli occhi strizzati e le braccia che si agitavano e non riuscivano neanche a raggiungersi per battere le mani. “Sei divertente, hyung”, esclamò.

Sunggyu ridacchiò leggermente, arrossendo. “Beh, sono anche quel tipo d’uomo.”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Il giorno seguente Sunggyu si svegliò al suono di qualcuno che bussava alla porta della propria camera. Hoya era venuto a svegliarlo perché il principe era in ritardo per l’assemblea con i cancellieri del regno. Il sole era già alto e luminoso nel cielo. Era da giorni che non si svegliava così tardi e che non dormiva così a lungo. Si sentiva riposato, ricaricato, pronto ad affrontare la giornata e quei sgradevoli cancellieri (che potevano rivelarsi piuttosto testardi e taccagni). Ma non s’era aspettato di doversela vedere nuovamente con l’ennesima ondata di corteggiatori, che in qualche modo riuscirono ad invadere la riunione. Anche gli attempati cancellieri tentarono qualche avance, dicendo al principe quanto fosse cresciuto bene e indugiando le mani più a lungo del dovuto sulla sua schiena. Dopo esser stato ricoperto di lusinghe e regali, Sunggyu riuscì a fuggire dalla stanza con i vestiti solo leggermente strappati. Non riusciva neanche a ricordare l’ultima volta che erano riusciti ad avvicinarglisi così tanto. Sunggyu si diede una sistemata agli abiti, non aveva tempo per cambiarsi in quel momento; avrebbe pranzato con Myungsoo a breve e poi l’avrebbe portato a visitare i giardini. Il Greenlander sentirà la mancanza del verde soggiornando in questa città di mare, chi gli aveva pur detto questa cosa?

La visita andò meglio del previsto. Myungsoo rimase affascinato dall’allevamento di api per la produzione del miele che si trovava in un angolo dei giardini. Apparentemente era uno dei suoi hobby. Il ronzio delle api sortiva su di lui un effetto calmante, come rumore bianco. E Sunggyu non ricordava neanche di aver mai avuto uno spazio per l’apicoltura prima d’allora. Sembrava che fosse di recente costruzione.

Alla fine Sunggyu fu costretto ad assentarsi per andare a far visita al proprio padre (madre), promettendo all’altro che gli avrebbe presentato il re una volta che le condizioni di quest’ultimo fossero migliorate. Era una bugia. Esattamente come la bugia che propinò a sua madre, dicendo che andava tutto bene. Sunggyu non capiva. In teoria andava effettivamente tutto bene. La giornata era stata quasi perfetta, ma aveva questa vaga sensazione che mancasse qualcosa. Era come se si fosse scordato di fare qualcosa. Guardò in basso. No, i pantaloni li stava indossando ed anche la cerniera era chiusa. Le scarpe erano allacciate. Sunggyu ripercorse mentalmente gli impegni della giornata, spuntandoli tutti man mano che li elencava. Aveva fatto tutto. Dopo aver riflettuto a lungo fissando il soffitto, chinò nuovamente la testa in avanti. Stava per venirgli il torcicollo con tutto quel pensare. Esaminò il corpo immobile di suo padre. Calmo, silenzioso, proprio com’era stata quella giornata, cioè com’erano state tutte le sue giornate prima di… Woohyun. Sunggyu emise uno sbuffo ironico e scosse la testa. Non stava veramente sentendo la mancanza di quella mezza cartuccia che lo seguiva dappertutto. Sunggyu pensò che fosse esattamente come una spina nel fianco. Una volta tolta, restava la vaga impressione che fosse ancora lì e una certa sensazione di vuoto.

Sinceramente, Sunggyu era colpito dal fatto che Woohyun fosse riuscito a mantenersi a distanza, consentendo a Myungsoo e a Sunggyu di conoscersi meglio. Il principe dubitava, tuttavia, che l’altro avrebbe resistito ancora per molto. Poteva scommettere che il Crimsonite si sarebbe avventato sulla sua cena come al solito. Ma il principe finì col perdere la scommessa e mangiare da solo. Forse avrei dovuto chiedere a Myungsoo di unirsi a me, pensò, masticando un pezzo di carne. Aveva un sapore asciutto. Bevve un sorso dal proprio bicchiere e assottigliò gli occhi fissando la sedia di fronte a sé. Che senso aveva tenere due sedie al tavolo se poi mangiava da solo? Mio dio, gli mancava sul serio la compagnia di Woohyun, o semplicemente la compagnia in generale. Forse è ammalato. Sì, ha senso. Per quale altro motivo potrei non averlo visto oggi? Sarà costretto a letto. E così dopo cena si ritrovò di fronte agli alloggi di Woohyun. Cosa ci faccio qui? Se ha preso l’influenza allora potrebbe attaccarmela. Ma la sua mano stava raggiungendo la maniglia della porta. I guanti, i guanti mi proteggeranno. Questi dannati affari per una volta si stanno rivelando utili. Girò il pomello. “Woohyun?” chiese, infilando la testa nella stanza. Non c’era nessuno. La stanza era vuota. Aprì completamente la porta e mise il broncio. Se non era ammalato allora dove s’era cacciato?

Il principe entrò ed esaminò la stanza più attentamente. Si stava nascondendo? Non si sarebbe meravigliato. Mentre Sunggyu era inginocchiato a terra, cercando sotto al letto, trovò un pezzo di carta. Era stato strappato da un libro. Sunggyu lo prese e lo osservò più da vicino. Scoppiò a ridere. Era tratto dal libro che Woohyun gli aveva presentato settimane prima, quello pieno dei suoi potenziali coniugi, e quello era il profilo di Woohyun.

Nella foto, il Crimsonite sfoggiava un’espressione che lui probabilmente reputava da duro, ma l’effetto era smorzato dal grande cuore rosso che lo circondava. Aveva compilato una lista di pro, contro e possedimenti anche per sé stesso, scritta nel solo modo che Nam Woohyun conosceva: esagerando tutto (Sunggyu aveva notato già da un po’ che Woohyun non mentiva mai del tutto ma esagerava ogni cosa, distorcendo leggermente la verità).

Pro: il miglior guerriero del regno (beh, Sunggyu non poteva negarlo. La mezza cartuccia aveva sconfitto tutti i suoi migliori cavalieri nel giro di poche ore), intelligente (questo fece ridere Sunggyu. Il Crimsonite magari capiva bene le persone, ma non era esattamente un intellettuale), il più bell’uomo sulla faccia della terra (nei suoi sogni).

Contro: un po’ lento (almeno lo ammetteva) e rumoroso (a volte Woohyun non lo lasciava neanche parlare e non sembrava comprendere il concetto di ‘voce interiore’)

Beni: il mio cuore <3

Sunggyu rise tra sé e sé. Il fatto era che loro due avrebbero pure formato una bella coppia. Erano adatti l’uno all’altro dal punto di vista fisico (sì, Sunggyu poteva ammettere facilmente che Myungsoo fosse molto più bello di lui). E politicamente sarebbe stata una mossa saggia, rendendo la precaria relazione tra i due regni più stabile. Peccato che Nam Woohyun sia pur sempre Nam Woohyun, si ricordò Sunggyu.

“Hyung-nim?” Sunggyu si voltò e vide Woohyun fermo sulla soglia della porta che lo guardava con aria confusa. I suoi capelli erano umidi e la canottiera che stava indossando gli aderiva al petto. Sembrava che fosse appena tornato dopo essersi fatto un bagno, pure le sue guance erano ancora arrossate dall’acqua calda. “Che cosa ci fai qui?”

Sunggyu ignorò le sue domande e gli porse le proprie. Mostrò la pagina strappata al principe fresco di bagno e sghignazzò. “Ne hai fatto uno anche per te stesso?”

E Woohyun non sembrava neanche imbarazzato. Entrò nella stanza e si avvicinò al comodino dov’era riposta la sua collezione di lozioni e simili (un paio dei quali erano di Sunggyu ma il principe era troppo occupato a studiare la pagina per notarlo). “Ovviamente, hyung-nim”, cinguettò mentre cospargeva la lozione sulle proprie mani. “Io sono il miglior scapolo dell’intero regno!”

“Devi aggiungere ‘presuntuoso’ alla lista dei contro”, lo derise Sunggyu. In quel momento notò una piuma e dell’inchiostro lì vicino, sulla scrivania di Woohyun. “Ecco, lo farò io”, annunciò avvicinandosi al tavolo. Vi si chinò sopra, bagnò la punta della piuma nell’inchiostro e scribacchiò i propri ‘miglioramenti’ sul foglio. Una volta finito, il principe alzò lo sguardo sul Crimsonite che stava sbirciando oltre la sua spalla con un’espressione preoccupata. Sunggyu sorrise orgogliosamente. “Molto meglio”. Woohyun lesse e mise il broncio. Il sorriso sul volto di Sunggyu si fece più ampio. “Intanto che ci sono, aggiungerò che sei privo di buone maniere e ogni tanto emani un’odore strano e…”

Woohyun gli levò d’improvviso il foglio da sotto mano, col risultato che Sunggyu disegnò un’irregolare linea nera lungo la pagina. Il Crimsonite studiò il foglio e il suo broncio si fece più marcato. “Non hai niente di carino da dire?” borbottò. Sunggyu ci pensò su per alcuni secondi ed annuì. Fece segno all’altro di restituirgli la pagina. Woohyun obbedì con preoccupazione, allungandogli il foglio. Sunggyu sghignazzò tra sé e sé mentre scriveva. Una volta terminato, permise a Woohyun di sollevare il foglio. Lo lesse ad alta voce, “È più bello quando… non… parla. Hyung-nim, questo è un complimento ambiguo!” Sunggyu si limitò a stringersi nelle spalle con disinvoltura. Woohyun sospirò, “Perché mai sei venuto qui?”

Allora Sunggyu finse di provare interesse per la pila di fogli riposta sulla scrivania. “Pensavo che fossi ammalato”, rispose con tono distratto.

“No, stavo aiutando Ho-hyung con gli allenamenti. Sta organizzando una cosa chiamata ‘Red Challenge’ in cui i cavalieri mi sfidano a combattere. Ho-hyung mi obbliga ad andarci piano con loro, quindi non è divertente. Ma è comunque grandioso, vero, hyung-nim?” Woohyun andò alla ricerca di complimenti da parte di Sunggyu e si avvicinò anche un po’, chinando leggermente la testa e squotendo i capelli umidi.

Sunggyu lo ignorò. “Avresti dovuti dirmelo”, si lamentò il principe in un borbottio sommesso. “O almeno Hoya avrebbe dovuto farlo”.

“T-ti sono mancato, hyung-nim?” chiese Woohyun concitatamente. Gli occhi di Sunggyu vagarono freneticamente per la stanza, evitando di incontrare quelli dell’altro. “È così!” esclamò. Le sue braccia si avvolsero improvisamente intorno al principe e lo strinsero forte. Sunggyu avvertì l’aria venirgli a mancare nei polmoni e le proprie ossa scricchiolare.

“Lasciami! Non riesco a respirare!” gli ordinò, dimenandosi nell’abbraccio. Woohyun (sorprendentemente) obbedì. Il suo solito sorriso era stampato sulla sua faccia compiaciuta. “E non mi sei mancato”, insistette Sunggyu. “Ma mi servivi”, gli confessò, guardando le proprie dita giocherellare con il bordo della scrivania. “Per levare di mezzo i corteggiatori questo pomeriggio. Perfino quel vecchio di Jungyeop ci ha provato con me. Sei fortunato che non ti abbia licenziato per la tua assenza.”

Woohyun si sedette sul letto, togliendosi le scarpe. “Sì, fortunatissimo”, la sua voce trasudava scarcasmo. Scalciò le scarpe lontanò da sé con un sospiro. “Domani. Tornerò al tuo fianco domani.”

“Bene… ora è meglio che me ne vada”, annunciò Sunggyu. Si avvicinò alla porta e lì esitò, mordicchiandosi il labbro. Si schiarì la gola. “Me n’è venuto in mente uno”, confessò il principe.

“Uno di cosa?”

Sunggyu fece diversi tentativi prima di decidersi a sputare fuori il complimento. “Tu… tu hai una bella voce. Buonanotte”, confessò velocemente prima di uscire dalla stanza.

“NOTTE HYUNG-NIM! SOGNI D’ORO!”

Quel dannato ragazzino non sa come controllare la sua voce.

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Nei giorni seguenti, Sunggyu tornò alla sua vecchia e regolare routine. Woohyun lo svegliava ogni mattina con la sua solita delicatezza e il loro battibecco mattutino iniziava quasi immediatamente come da norma. Sunggyu presenziava ai suoi impegni e Woohyun ai propri. I corteggiatori si avvicinavano molto raramente con il Crimsonite presente. La sua sola presenza era sufficiente e valeva come almeno 20 guardie, Hoya compreso. Solitamente il principe trascorreva i pomeriggi con Myungsoo, portandolo a visitare la città, discutendo con il Greenlander di politica ed interessi personali. Andavano incredibilmente d’accordo, anche alcuni cittadini cominciarono a dimostrare supporto verso la coppia nascente; inoltre la vendita di guanti salì alle stelle, diventando il nuovo articolo di punta per le coppie.

Sunggyu non sapeva esattamente come Woohyun si tenesse occupato durante i suoi appuntamenti, ma aveva un vago sospetto. Sua madre sembrava più felice nell’ultimo periodo, eppure le condizioni di suo padre erano rimaste le stesse, quindi ci doveva essere un altro motivo.

Ma alla fine le conversazioni con Myungsoo si fecero più serie e lunghe. Cominciarono a discutere del futuro, del loro futuro. “Beh, io non posso lasciare la mia casa”, dichiarò Myungsoo, spostando un pedone sulla scacchiera, mangiando uno dei pezzi neri di Sunggyu. Giocherellò con il pedone nero nella propria mano. “La mia gente ha troppo bisogno di me e, senza offesa, ma il tuo regno può governarsi praticamente da solo. Hai già all’avvio un sistema efficiente. Ma la mia terra necessita ancora di riforme. Posso a stento permettermi questo mese d’assenza.”

Sunggyu respirò profondamente, catturando uno dei pedoni del Greenlander. “Immagino che sia inevitabile, allora”, disse con un piccolo sorriso. Stava per vincere la partita, o almeno così gli sembrava. “C’è la possibilità di una relazione a distanza?”

“Uh, um, alla mia gente non piacerebbe”, balbettò, massaggiandosi la parte posteriore del collo. “A me non piacerebbe”, aggiunse con uno strano sorriso. Il Greenlander puntò gli occhi sulla scacchiera di fronte a sé, studiando la mossa successiva. “Noi crediamo che occorrano sia l’uomo che la moglie… o entrambi gli uomini, per coltivare la terra in modo da renderla fertile, se mi permetti di usare l’agricoltura come metafora.” Decise quale mossa compiere e si mosse verso la regina di Sunggyu. Il principe si trovò con un altro pedone in meno.

Sunggyu annuì. “Meglio insieme che lontani”, ribadì. Maledizione! Aveva mosso un pedone per proteggere la propria regina, ma sapeva che era stato inutile.

“Esattamente”. Scacco matto.

Il principe ridacchiò davanti alla propria sconfitta e alzò gli occhi dalla scacchiera per puntarli sul Greenlander, che stava sorridendo dolcemente di fronte a lui. Sunggyu avrebbe potuto perdere contro qualcuno peggiore. Si sporse in avanti. “Beh, presumo che l’unica opzione possibile sia che io mi trasferisca sulle Greenlands con te”, disse con un tono delicato.

“Lo faresti veramente?!” gli occhi di Myungsoo si spalancarono dalla sorpresa; luccicavano di felicità. Un sorriso apparve lentamente sul suo volto e Sunggyu non riuscì a reprimere il sorriso che si stava formando anche sulle proprie labbra. “Gyu-hyung, ti piacerà tantissimo vivere lì! È così aperto e… verde”, terminò inclinando leggermente il capo, pentendosi di non aver trovato qualcosa di meglio da dire.

Sunggyu incominciò a rimettere in ordine le pedine sulla scacchiera. “Immagino che sia un posto bellissimo”, rispose.

Myungsoo annuì con enfasi. “È un luogo magnifico”, insistette. Aprì la bocca con l’intenzione di dire qualcos’altro, ma uno schianto rimbombò nella stanza. I due principi voltarono di scatto la testa verso l’origine di quel rumore. Hoya se ne stava piegato su sé stesso, fermo sulla soglia della porta, cercando di riprendere fiato. Una volta realizzato che tutti gli occhi erano puntati su di lui, il comandante alzò il capo. Aveva un’espressione che Sunggyu gli aveva visto raramente in volto: era uno sguardo di completo ed assoluto terrore.

“Vostra altezza! Perdonatemi per l’interruzione ma… vostro padre-”

Sunggyu corse fuori dalla stanza ancor prima che Hoya potesse finire.

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


È finalmente successo. È successo. Se n’è andato… finalmente. Un vortice di emozioni si stava scatenando nella mente del principe, travolgendolo come una tempesta; un misto di tristezza, rimpianto, sollievo e, forse, un po’ di fame (aveva saltato la cena). Pur sapendo già da lungo tempo che era ora che venisse quel momento, nulla l’aveva preparato alla vista di sua madre, sconvolta ed in lacrime, aggrapparsi alle ceneri in cui si era dissolto il re. Le ceneri le macchiavano i vestiti, le segnavano il volto, le imbrattavano i capelli. Era come se volesse abbracciarlo di nuovo un’ultima volta, rifiutandosi di lasciarlo andare. Ci vollero ore ed una notevole quantità di pozione calmante per riuscire a farle fare un bagno e metterla a letto, per strapparla da quel cumulo di polvere grigiastra.

Sunggyu guardò fuori dalla finestra della propria stanza che si affacciava sulla spiaggia, ammirando le stelle riflettersi nel mare. Prese un respiro profondo. Quello sarebbe stato lo scenario del funerale di suo padre, il giorno seguente. L’indomani avrebbe segnato la fine del regno di un re e l’inizio di un altro, il suo regno. Il giorno in cui l’intero popolo avrebbe finalmente detto addio all’uomo che era già morto da più di un anno. Ma mia madre non lo farà. Non ci riuscirebbe. Strinse forte il davanzale della finestra; le nocche gli diventarono bianche. Non sapeva proprio cosa fare con lei, o per quanto ancora avrebbe vissuto più di suo padre, a quel punto. Ma lui aveva bisogno di lei. Aveva bisogno della propria famiglia. Aveva semplicemente bisogno di essere…

Un paio di braccia sconosciute gli circondarono la vita, e Sunggyu avvertì una guancia posarsi in mezzo alle proprie scapole. Si morse l’interno della guancia, afferrò le mani che gli stringevano la vita e le allontanò da sé, voltandosi. “Non sono dell’umore, W-” si interruppe, sbattendo le palpebre. Si trovò davanti Myungsoo.

Il Greenlander distolse lo sguardo. “Scusami. Ho solo pensato che…” le sua voce uscì strozzata, come se anche lui stesse reprimendo una tempesta che gli si stava scatenando dentro.

“No, no. Va bene”, lo rassicurò Sunggyu con tono di voce delicato. “È solo che ti avevo scambiato per qualcun altro… Hoya.” Myungsoo alzò finalmente gli occhi e i loro sguardi si incontrarono. Sunggyu allargò le braccia verso l’altro. “Vieni qui”, lo invitò con un cenno.

Myungsoo cadde senza esitazione tra le sue braccia. Si strinsero l’un l’altro. Sunggyu sorrise leggermente nonostante tutto perché pensava che fosse ironico. Sembrava che fosse lui a consolare Myungsoo e non il contrario. “Dev’essere terribile, hyung”, la voce di Myungsoo era strozzata. “Mi dispiace così tanto.”

Gli occhi di Sunggyu vagarono per la stanza e vide che la porta era ancora aperta; la luce proveniente dal corridoio si riversava flebilmente nella stanza. “Sì”, rispose, forse con un attimo di ritardo. Le sue mani davano leggere pacche di conforto sulla schiena dell’altro. Velocemente, con la coda dell’occhio, vide un’ombra infrangere la luce, e anche se era durato solo un breve istante, sapeva a chi apparteneva quella piccola obra. “È uno schifo.”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“È de’ mortali tale il destin, dacché non son più in vita, che i muscoli tra sé, l’ossa ed i nervi non si congiungan più: tutto consuma la gran possanza dell’ardente foco, come prima le bianche ossa abbandona, e vagola per l’aere il nudo spirito.”

Dopo aver letto quel verso, Sunggyu tornò a posare il libro del proprio bisnonno sul comodino. Sembrava particolarmente adatto a quella giornata. Non aveva chiuso occhio quella notte, in trepidazione. Quando pensò che fosse il momento di alzarsi dal letto, vedendo che il sole si trovava poco sopra la linea dell’orizzonte, Sunggyu indossò l’abito tradizionale da funerale. Ed era già completamente vestito quando sentì dei passi farsi più vicini alle proprie spalle. Il principe si voltò e vide Woohyun che, sorpreso, sembrava esitante sul da farsi dato che Sunggyu era già sveglio.

Sunggyu sbuffò ironicamente, spezzando il silenzio che si era creato tra loro. “Hai seriamente intenzione di indossare quella cosa?”

Woohyun afferrò nervosamente la manica del proprio abito rosso scuro. “È un funerale. È così che ci si veste”, si difese. Si avvicinò lentemente al fianco del principe. “Sai, ritornare alla terra”. Sunggyu annuì, ricordando l’usanza dei Crimsonite di seppellire i morti nel loro terreno di colore rosso, dove pensavano che l’uomo si fosse originato in principio. Woohyun interruppe i suoi pensieri afferrando il colletto della sua veste bianca, raddrizzandolo. “Noi ci vestiamo di bianco quando ci sposiamo. Voi cosa indassate?”

“Non questo”, scherzò Sunggyu, agitandosi un po’. “Presumo che lo vedrai molto presto.”

Woohyun lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. “Le cose stanno andando bene con Myungsoo?” chiese. Il suo sorriso sembrava un po’ forzato, ma era comprensibile. Quello non era un giorno felice.

“Non è il momento opportuno per discutere di questo”, lo rimproverò Sunggyu. Raddrizzò la schiena e recitò i loro doveri, “Io devo andare a prendere mia madre, mentre tu devi unirti a Hoya, con il resto dei cavalieri.” Poi passò accanto al Crimsonite, uscendo dalla stanza, o almeno era quello che aveva intenzione di fare.

“Aspetta, hyung-nim. Non andartene subito”, lo richiamò Woohyun e Sunggyu si fermò, voltandosi. Woohyun si avvicinò a lui e lo avvolse in un abbraccio. Una breve risata passò attraverso le labbra di Sunggyu. In meno di 24 ore aveva ricevuto più abbracci di quanti ne avesse ricevuti negli ultimi 5 anni. Ed era sorpreso da quanto gli trasmettessero sensazioni differenti. Con Myungsoo, si era sentito come se l’altro gli si fosse posato addosso come una calda coperta di cashmere. Ma con Woohyun, Sunggyu riusciva a sentirlo fin dentro le ossa, entrargli nel profondo.

Il principe realizzò che stava ricambiando l’abbraccio e anche un po’ troppo a lungo. Si schiarì la gola. “Hai finito o no?”

Woohyun lo lasciò andare, chinando il capo. “Uh, sì. Scusa. È meglio che vada.” Il Crimsonite con l’abito vivace incominciò ad allontanarsi con un’andatura cupa.

“Woohyun, aspetta”, stavolta fu Sunggyu a fermare l’altro. Woohyun lo guardò con un sopracciglio inarcato. “Mia madre, non sarò in grado di occuparmi di lei da solo, e lei ha detto che una volta tu eri il mio sostituto, quindi…” la domanda rimase sospesa a mezz’aria.

Woohyun sorrise dolcemente ed anche tristemente allo stesso tempo. Annuì brevemente. “Mi prenderò anch’io cura di lei, hyung-nim.”

“Grazie.”

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Sunggyu e la regina guidarono la processione per le strade della città, tenendo tra di loro la scatola contenente le ceneri del re. Tutti quanti, di qualsiasi età e nazione, vi presero parte. La processione ebbe luogo nell’oscurità della notte, come da tradizione, e così ognuno tenne tra le proprie mani una sottile candela bianca per illuminare la strada. Ma Sunggyu non ne aveva una. Tutto quello che poteva vedere era l’accecante oscurità di fronte a sé. Ma non aveva importanza. Conosceva la città come il palmo della propria mano.

Alla fine raggiunsero la loro destinazione, la spiaggia con la scintillante sabbia bianca (da cui derivava il nome del regno). E dove le onde toccavano la sabbia, si trovava una barchetta piena di piccoli fiori. Sunggyu e sua madre depositarono la scatola sul cuscino di boccioli in fiore. La regina diede al proprio figlio un veloce ma affettuoso abbraccio e bacio sulla guancia prima di unirsi di nuovo al resto delle persone presenti. Una delle dame di corte le porse una candela che posò un bagliore inquietante sul suo volto scavato.

Sunggyu deglutì con forza, tornando a prestare la propria attenzione alla barca in cui riposava il defunto re. Prese un respiro profondo, cercò di calmare il proprio cuore che batteva all’impazzata nel petto. Era il momento. Parlò con voce tonante, che risuonò contro le echeggianti onde, “Possano le acque venirti in contro. Possa il vento essere sempre alle tue spalle. E possa il sole riscaldarti il viso. E fino a quando ci rincontreremo, possa Dio tenerti nel palmo della sua mano.” Camminò tra le onde, trascinando la barca con sé, e una volta che non si trovò più nelle acque basse, spinse la barca in mare aperto. Respirò profondamente, guardando la barca allontanarsi. Le acque erano così limpide che riflettevano le costellazioni sopra di esse. Era come se suo padre stesse salpando per andare a trovare il proprio posto tra le stelle.

Poco dopo, anche il principe-ormai-re tornò ad unirsi alla folla, posizionandosi accanto a sua madre. Anche Myungsoo era al suo fianco, appoggiandosi a lui, prendendo la sua mano nella propria. Ma tutto quello che il principe riusciva a percepire era la stoffa del suo guanto penetrargli nella pelle. Era freddo.

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Mancavano solo poche ore all’alba quando Sunggyu fece finalmente ritorno ai propri alloggi. Il calore del letto lo stava chiamando a sé da tutta la notte e lui non voleva nient’altro che sfuggire al freddo e accogliere la dolce evasione che era il sonno. Forse Woohyun si deciderà a lasciarmi dormire stavolta, scherzò tra sé e sé. Si tolse il cappotto e allentò la cravatta intorno al proprio collo. Li buttò in un angolo della stanza, lanciando distrattamente un’occhiata fuori dalla finestra. Ma dopo averlo fatto una volta, il principe lo fece di nuovo. Si avvicinò alla finestra. Illuminato dalla fioca luce della luna, Sunggyu riuscì a vedere chiaramente una figura in rosso risaltare sulla sabbia bianca. Sospirò e afferrò il proprio cappotto sgualcito. “Merda… e io che volevo solo dormire.” Uscì dalla stanza.

“Woohyun, cosa stai facendo qua fuori?” chiese Sunggyu, avvicinandosi al Crimsonite che se ne stava seduto con il mento appoggiato sulle ginocchia. Ma quest’ultimo rimase immobile come una statua, con gli occhi fissi sull’orizzonte. Sunggyu si schiarì la voce e parlò un po’ più forte, pensando che l’altro non fosse riuscito a sentirlo a causa del rumore delle onde. “Hyun, cosa stai facendo?” Woohyun voltò il capo dall’altra parte. Stava ignorando il principe di proposito. “Stai bene?” gli chiese Sunggyu, cominciando a preoccuparsi. “Hai intenzione di rispondermi o no?” Niente. “Bene. Stattene qua fuori. Come se me ne importasse.” Il principe si voltò con l’intenzione di andarsene.

Pochi minuti dopo, tornò indietro. Sunggyu piazzò la faccia a soli pochi centimetri di distanza da Woohyun, che stava facendo di tutto per nascondere il proprio volto al principe, mentre quest’ultimo stava cercando di guardarlo negli occhi. Le loro teste continuarono a muoversi su e giù per un po’. Sunggyu non smise un attimo di chiedere “Cosa? Che c’è che non va? Stai piangendo?” Alla fine, Sunggyu si fermò e si morse la lingua, osservando il volto di Woohyun nascosto tra le sua ginocchia. Il principe sospirò, gettando la spugna, e si sedette accanto all’altro.

Il silenzio che si creò tra loro divenne opprimente per Sunggyu. Quella giornata era stata troppo silenziosa, troppo lugubre. E l’ultima cosa di cui aveva bisogno era che perfino Woohyun se ne stesse in silenzio. Non riusciva a sopportarlo. Qualcuno doveva spezzare quel silenzio, perciò lo fece, “Io e Hoya abbiamo giurato di non farne parola con nessuno, ma”, fece una breve pausa prima di continuare. “Io e lui siamo andati a cercare la strega appena lei ha lasciato la città. Avevo detto a mia madre e ai cancellieri che avremmo fatto visita ad altri regni per rassicurarli sulla nostra stabilità, ma in realtà abbiamo mandato qualcun altro ad occuparsi di quello.” Sunggyu si interruppe per lanciare un’occhiata a Woohyun, che aveva abbandonato il riparo delle proprie ginocchia per guardare Sunggyu con la coda dell’occhio. Sunggyu proseguì, “Abbiamo impiegato due settimane di ricerche nei sobborghi per trovarla. E quando l’abbiamo fatto, la sua terra era prospera e… beh, aveva finalmente capito come evocare la pioggia. Inizialmente avevo cercato di essere diplomatico. Teoricamente, dato che la sua terra era tornata come prima, lo stesso spettava a mio padre. Ma lei s’era rifiutata perché mio padre non aveva fatto nulla per aiutarla. Stupida stronza. Le sue terre non erano neanche sotto il dominio di mio padre. Se l’era presa con lui solo per divertimento.” Grugnì, lanciando una conchiglia nell’acqua, cercando di sfogare la rabbia che gli stava nuovamente ribollendo dentro. Sospirò e osservò la conchiglia affondare nel mare. “Perciò l’abbiamo uccisa, cioè, Hoya ha fatto la maggior parte del lavoro ma io l’ho fatta fuori. Volevo avere la soddisfazione. Poi siamo andati nelle Wastelands per trovare qualcuno che sciogliesse l’incantesimo. Ne avremmo visti almeno un centinaio, ma la risposta era sempre la stessa: era troppo tardi. Parti dell’incantesimo erano irreversibili. Le sue vene ed arterie si erano già irrigidite. Se l’avessimo mosso improvvisamente, si sarebbe sgretolato in un attimo. E, beh, non sarebbe stato positivo. Quindi, dopo un mese di ricerche, siamo tornati, e io me ne sono andato nella mia stanza e ho pianto. Per me, quella è stata la notte in cui mio padre è morto. Ho già versato troppe lacrime, ho passato troppe notti insonni. Il mio lutto è durato a lungo. L’uomo che ho spinto tra le onde non era mio padre, era solo un suo riflesso.”

“Perché mi stai dicendo tutto questo?” Woohyun si decise a parlare appena Sunggyu terminò il discorso. Lo stava finalmente guardando negli occhi. Sunggyu riuscì a scorgere i suoi occhi arrossati (simili al suo abito) e le scie umide lungo le sue guance.

Sunggyu si strinse nella spalle. “Perché sembrava che avessi bisogno di sentirlo.”

“Davvero?” chiese Woohyun, tirando su con il naso. Tornò a rivolgere il proprio sguardo verso il mare. Il Crimsonite si asciugò il volto sbrigativamente e mugolò piano. “È solo che… mi piaceva tuo padre. Era un brav’uomo, un grand’uomo.” Gonfiò le guance a si lasciò andare ad un lungo sospiro, cercando di controllare le proprie emozioni. “Mio padre ha detto che tuo padre era il solo che ci abbia mai trattati come persone e non come delle bestie. Lui ci parlava con rispetto, non con sufficienza, e ci ascoltava veramente, rispettando le nostre opinioni. Lui capiva che solo perché parliamo lentamente, non significa che siamo stupidi. Ed era affascinante.” Voltò di nuovo il capo verso Sunggyu, lo sguardo abbassato sui piedi del principe. “A mio padre piaci anche tu.”

“Veramente? Perché?”

“Perché questa è la prima volta nella storia che ad un Crimsonite sia mai stata assegnata una posizione non militaresca in un regno straniero. Lui pensa che tu sia proprio come tuo padre. Che tu mi rispetti e credi in me”, spiegò Woohyun. Poi alzò gli occhi per incontrare quelli di Sunggyu. Erano assottigliati e neri come la pece. “Ma lui non sa la verità. Come sei veramente. Se lo sapesse, non lo direbbe”, disse, quasi ringhiò.

Sunggyu inclinò il capo e diede una gomitata scherzosa all’altro. “Pensi che io non creda in te?”

Woohyun si scostò in modo che il più grande non potesse toccarlo. “Hyung-nim, sono arrivato alla parte del libro che tu volevi che io leggessi”, confessò. “Ci ho messo un po’ perché il libro è davvero grosso.” Guardò Sunggyu, deluso. “Tu… tu hai pensato che avrei semplicemente ucciso tutti i pretendenti, non è vero?”

“Ah, no, io-” balbettò Sunggyu, cercando inutilmente di difendersi. Woohyun gli lanciò un’occhiataccia. Sunggyu si morse il labbro. “D’accordo, è vero”, ammise. “A quei tempi ero disperato e ingenuo e stupido, ma tu mi hai dimostrato che stavo sbagliando. Tu me lo dimostri continuamente. Ciò che hai fatto è stato ancor meglio e adesso, insieme a Hoya che conosco da tutta una vita, tu sei una delle persone in cui credo di più.”

“Sul serio?” chiese Woohyun, come se quasi non riuscisse a crederci, avvicinandosi a Sunggyu per controllare se ci fosse qualsiasi segno di esitazione che potesse smentirlo. Ma Sunggyu era fermo e sicuro di sé. Annuì con enfasi, sperando che il Crimsonite riconoscesse la sua onestà. Ma Woohyun si avvicinò ancora di più in ogni caso, allineando le pupille con quelle del principe come se stesse cercando di penetrare nella sua mente. Sunggyu avvertì le punte dei loro nasi sfiorarsi e il respiro caldo di Woohyun sulle proprie labbra; non si mosse comunque, non si tirò neanche indietro. Era indispensabile che Woohyun sapesse che stava dicendo la verità.

Woohyun posò le proprie labbra su quelle di Sunggyu e si ritrasse poco dopo. “Anch’io credo in te”, disse, aprendosi nuovamente nel suo solito sorriso.

Sunggyu era sconvolto, gli occhi spalancati e il corpo immobile. Poteva ancora sentire ed avvertire il respiro di Woohyun contro la pelle. La sua mano scivolò sulla sabbia, avvicinandosi sempre di più. Abbassò leggermente il capo all’altezza dell’altro. Solo un altro po’ e…

Woohyun si alzò d’improvviso. “È meglio se adesso rientriamo, hyung-nim. È tardi. So bene quanto ti piace dormire.”

Solo un altro po’ e… Sunggyu sarebbe stato nei guai.


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Salve, aggiornamento lampo questa volta! Eccoci con l’ultimo capitolo della fanfiction, che spero apprezzerete quanto gli altri.
Solo un piccolo appunto: le citazioni tratte dall’Odissea presenti nel precedente capitolo e in questo, le ho prese dalla traduzione di Ippolito Pindemonte, sperando che siano corrette e accurate.

Grazie mille per aver letto la fanfiction. Se vi piacerebbe che io postassi la traduzione di altre fanfiction scritte da feminabeata, fatemelo sapere (dato che ormai ho creato l’account, tanto vale sfruttarlo e postare altre cose, ahah).

A presto!



Capitolo 3: Non c’è nulla di più ammirevole di due persone con lo stesso punto di vista che si prendono cura della casa come marito e moglie [o marito], confondendo i loro nemici e riempiendo di gioia i loro amici.


“È qui da qualche parte”, mormorò Sunggyu tra sé e sé, facendo vagare le dita sui dorsi degli antichi libri della propria libreria. La risposta a ciò che era accaduto la notte scorsa risiedeva in uno di essi: il motivo per cui Woohyun l’aveva baciato. Oltre agli usi e ai costumi, i regni differivano tra loro anche per le diverse concezioni di contatto fisico. Per esempio, quelli delle Ivory Mountains, il cui nome derivava dalle cime perennemente innevate, si salutavano strofinando i loro nasi uno contro l’altro (principalmente perché quella era la sola parte dei loro corpi che lasciavano esposta). Poi i Greenlander tendevano ad appoggiarsi fisicamente contro l’altro per mostrare la necessità del supporto dell’altra persona, in tutti i sensi. E così quando Myungsoo incominciò ad appoggiarsi a Sunggyu, il principe lo prese come un segnale che il loro matrimonio non fosse solo probabile, ma che sarebbe avvenuto quasi di certo (infatti aveva considerato di fare la proposta di matrimonio al Greenlander il prima possibile, ma a causa degli eventi degli ultimi giorni, la sua mente era stata occupata da ben altri pensieri). Ma le regole delle isolate ed oltremodo barbariche Crimson Isles erano ancora avvolte nel mistero. Sunggyu era a conoscenza del fatto che preferissero fare le cose ‘nel buon vecchio metodo tradizionale’, ma nessuno sapeva di cosa si trattasse esattamente. Avrebbe potuto essere qualcosa di arcaico o risalente alle loro origini selvagge. Sunggyu, in ogni caso, sapeva che nella propria libreria era riposto un vecchio volume che trattava l’argomento, su cui Sunggyu aveva studiato da ragazzo. Più che altro l’aveva usato come cuscino per schiacciare un pisolino siccome era proprio del giusto spessore e con la copertina liscia (così non sarebbe impresso alcun segno infame sulla sua guancia). “Aha!” esclamò, sfilando Le vite e i modi delle Crimson Isles dallo scaffale (aveva ancora una macchia di bava reduce dal suo sfruttamento come cuscino).

Il principe sfogliò il libro, esaminando velocemente ogni pagina. Riuscì ad arrivare soltanto al punto in cui si diceva che il padrone di casa avrebbe dovuto donare all’ospite il cuore di un animale come dimostrazione che il proprio cuore fosse sincero e che lo stesse accogliendo nella propria dimora, e più il cuore era insanguinato e fresco e meglio era (ripensandoci, il costante ‘lancio dei cuori’ di Woohyun avrebbe potuto essere una versione più civile di quell’usanza), quando sentì qualcuno bussare alla porta della propria camera. “Entra”, rispose distrattamente Sunggyu, che stava ancora cercando tra le pagine ingiallite del libro.

“Vostra altezza, io… cosa state leggendo?” chiese Hoya tutto d’un tratto. Era molto raro vedere il principe studiare o leggere da un libro di tali dimensioni. Era molto più probabile sorprenderlo a schiacciare un pisolino piuttosto che con il naso su un tomo più grande della sua faccia, specialmente se il libro in questione era privo di figure. Sunggyu sollevò velocemente il libro in modo da mostrare il titolo al capitano e tornò alla propria ricerca, che venne immediatamente interrotta di nuovo dalla successiva domanda di Hoya. “Oh, come fate a saperlo?”

“Sapere cosa?” Sunggyu sollevò gli occhi dal libro.

“Che il padre e il fratello di Woohyun si trovano al porto”, rispose Hoya, come se il principe lo sapesse già.

A Sunggyu cadde la mascella. Un Crimsonite era già difficilmente gestibile (ed era uno piuttosto docile). Ma tre in una volta sola, due dei quali erano i più feroci dell’intero regno? È questo che si prova durante un attacco di cuore? Pensò, stringendosi il petto che batteva all’impazzata. “Cosa? Perché? Perché sono qui?” bombardò la guadia di domande appena si riprese dal proprio shock. Si alzò dalla scrivania e si mise a camminare freneticamente avanti e indietro, con i pugni chiusi posati contro le tempie, cercando di darsi una calmata.

“Umm”, incominciò Hoya, osservando incuriosito il principe che era nel pieno di un crollo mentale (e non dimostrandosi neanche di grande aiuto). “Sono qui per la vostra incoronazione.”

“Giusto. Giusto. Ovviamente”, borbottò Sunggyu. I pensieri stavano ancora viaggiando nella sua testa alla velocità della luce e intanto stava cercando di risaldarsi i nervi. La cerimonia avrebbe avuto luogo il giorno seguente e molti governanti da altri paesi vi avrebbero preso parte. Il fatto che Sunggyu non avesse previsto l’arrivo dei Crimsonite era stata un’enorme svista da parte sua. Doveva velocemente far credere di averlo fatto.

“Comandante! Procurami un cuore! Uno sanguinante!”

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“Uh, salve e benvenuti”, Sunggyu accolse i parenti di Woohyun alle porte d’ingresso del palazzo con visibile falso entusiasmo. Woohyun era insieme al proprio padre e fratello, che svettavano su di lui e le cui barbe grigiastre quasi gli arrivavano alla cintura (Sunggyu non pensava che si assomigliassero in qualche modo e non era neanche sicuro che appartenessero alla stessa specie). Woohyun stava osservando il principe da capo a piedi con un sopracciglio inarcato, come se non si fosse aspettato di ritrovarselo lì. Sunggyu strinse la mano del padre, che avvolse completamente la propria. “Grazie mille per essere venuti alla mia incoronazione. La cerimonia non sarebbe stata al completo senza la presenza dei nostri più importanti alleati”, disse, cercando di lusingarli, ma non riusciva ad interpretare l’espressione dell’anziano Nam tra le sue irte sopracciglia e la sua folta barba. Tutto quello che Sunggyu riusciva ad intravedere erano profondi occhi neri che sembravano scrutargli l’anima. E il fratello di Woohyun, Boohyun, non sembrava molto meno impassibile (ma fece un piccolo cenno col capo, che Sunggyu sperò fosse un segno d’approvazione.)

Gli occhi di Sunggyu vagarono velocemente verso Woohyun, pregandolo di aiutarlo ad alleggerire l’atmosfera. L’altro colse il segnale. “Che ne direste se vi portassi a visitare il palazzo? Posso mostrarvi la mia stanza, i giardini, i gigli sono splendidi quest’anno, e la camera delle torture. Si possono ancora vedere il sangue e le interiora sul pavimento. È fantastico!” disse con entusiasmo, tirando il proprio padre per la manica, cercando di distogliere la sua attenzione dal principe, ma senza successo. Gli occhi dell’uomo erano ancora fissi su Sunggyu. Boohyun sputò solo a pochi centrimetri di distanza dai suoi piedi.

Ma in quel momento Sunggyu vide Hoya correre verso di loro con la coda dell’occhio. Le mani del comandante erano tinte di rosso e sorreggevano qualcosa; aveva una faccia completamente disgustata. “Uh, sì, ecco il vostro cuore insanguinato”, annunciò goffamente Sunggyu, atteggiandosi come se fosse una cosa all’ordine del giorno. Tutti quanti guardarono in silenzio Hoya posare il cuore ancora pulsante tra le mani dell’anziano Nam. Almeno gli occhi del re smisero di studiare Sunggyu per fissare l’organo che si contraeva nelle sue enormi mani. Sunggyu riuscì ad avvertire il proprio cuore decelerare i battiti proprio come quello di fronte a sé (da quale animale Hoya l’avrà mai preso?).

Improvvisamente, una grossa risata rimbombò nella sala. Il principe alzò lo sguardo per vedere il re ridere di gusto (e quando sorrideva i suoi occhi erano come quelli di Woohyun, cosa che tranquillizzò Sunggyu un po’). Il più anziano avvolse il braccio libero intorno a Sunggyu e lo strinse contro il proprio petto massiccio. Sunggyu poté vedere da vicino le piccole ossa di animali che gli decoravano la barba come perline e che tintinnavano ad ogni risata. “Questo qui è proprio come suo padre”, lo complimentò con un’inaspettata voce gioviale. “Ci trattano sempre con rispetto.”

Gli occhi di Woohyun erano spalancati dallo stupore. “Non gli ho neanche detto di farlo, Padre!” esclamò orgogliosamente.

“Ovviamente, suo padre gli ha insegnato bene. Quel brav’uomo, che possa riposare in pace”. Chinò velocemente il capo come se stesse recitando una breve preghiera. Poi strizzò il cuore che teneva in mano (e di fronte alla faccia di Sunggyu) e continuò, “Ecco cosa mi piace dei Crystallean: loro rispettano le nostre tradizioni e non ci guardano come se fossimo degli specie di barbari. Tutti gli altri sono troppo delle femminucce per avere a che fare con noi, come quei maledetti Greenlander, che ci reputano alla stregua del loro bestiame. E noi non siamo animali, giusto, figliolo? Mica facciamo paura?” chiese, guardando in basso verso Sunggyu attendendo una risposta.

“Oh, um, giusto”, balbettò Sunggyu, sperando di non venire stritolato dal re. “Certo che no.”

Evidentemente soddisfatto dalla risposta, il re Crimsonite lasciò andare Sunggyu e si voltò verso il proprio figlio più giovane. “Adesso portaci a visitare il palazzo, figliolo”, ordinò gentilmente. Woohyun annuì, tutto felice, e cominciò a guidarli lungo l’ingresso. “Esattamente quante persone sono state torturate qui nell’ultimo periodo? Voglio sapere quant’è fresco il sangue.”

Quando la famiglia girò l’angolo, Woohyun fece l’occhiolino a Sunggyu e gli mostrò il pollice alzato in segno d’approvazione senza farsi notare. Ma gli occhi di Boohyun non smisero mai di scrutare il principe fino a quando scomparve dietro l’angolo. Al contrario di suo padre, Boohyun non aveva mai abbandonato la propria aria stoica, procurando a Sunggyu una sensazione di gelo lungo la schiena che lo fece rabbrividere. Hoya fischiò una volta che si furuno allontanati. “Che gente strana”, borbottò, cercando di levarsi i residui di sangue dalle mani.

“Sì”, concordò Sunggyu in un mezzo sussurro, troppo spaventato all’idea che i Crimsonite potessero sentirlo. Poi si voltò verso il comandante. “Da dove hai preso quella cosa, comunque?”

Hoya alla fine ci rinunciò e si strofinò le mani sporche sui pantaloni (che fortunatamente erano neri). “Può darsi che vorrete presto un altro gatto, vostra altezza”, rispose con tono di scuse, e cominciò a camminare allontanandosi dallo sconvoltissimo principe.

“Jjongie? Hai ucciso Messer Sungjong?! Yah! Potrei farti impiccare per alto tradimento!”

(Hoya non aveva ucciso il gatto. Aveva beccato il macellaio un attimo prima che sgozzasse il maiale per il banchetto di quella sera, ed era rimasto sorpreso quando il principe aveva creduto che il cuore di un gatto potesse essere tanto grande.)

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Quella sera si tenne un grande banchetto per tutti i reali presenti. Molti re, regine, principi, principesse e così via, erano venuti da ogni angolo della terra per partecipare all’incoronazione di Sunggyu. Il futuro re si sentiva onorato ad avere così tante persone ad assistere al momento più memorabile della propria vita, ma soprattutto a ricordare e ad onorare il sovrano deceduto. Quello era il primo importante evento a tenersi a palazzo dopo il funerale, e Sunggyu l’aveva aperto con un minuto di silenzio per il defunto re. Vedere tutti quanti chinare rispettosamente il capo e chiudere spontaneamente gli occhi in una preghiera, gli scaldò il cuore. Suo padre era stato amato da tutti.

Ma quel pensiero sembrò solo aumentare il suo nervosismo. Aveva alte aspettative da soddisfare, relazioni importanti da conservare e un’immagine da mantenere. Nonostante avesse ricoperto il ruolo del re da ormai più di un anno, non si sentiva ancora pronto, specialmente dopo aver incontrato molti reali, i cui occhi stavano giudicando ogni sua singola mossa, per la prima volta. Non poteva permettere che qualcosa rovinasse quel momento, ma era difficile impedirlo essendo circondato da parecchi corteggiatori che non vedevano l’ora di salire al trono.

Quindi, alla sua sinistra, invece di Myungsoo (che era seduto accanto a sua madre sulla destra) sedeva Woohyun. La sua presenza faceva sentire il principe più sicuro, sapendo che i corteggiatori non si sarebbero azzardati ad avvicinarsi con il piccolo Crimsonite presente. E non era male il fatto che suo padre e suo fratello gli sedessero accanto, creando una terrificante barriera che perfino il pretendente più coraggioso e tenace non avrebbe avuto il coraggio di oltrepassare. O almeno così credeva.

C’era la solita sfilza di bellissimi (e decisamente troppo giovani) principi e principesse che lanciavano timide occhiate a Sunggyu. Poi quelli che erano più diretti con i loro leggeri e prolungati tocchi, ma nulla di eccessivo. Ma Sunggyu sussultò di colpo quando vide Sungyeol alzarsi improvvisamente nel bel mezzo della cena. Tutti quanti si voltarono verso l’alto principe, che aveva sbattuto i pugni contro la lunga tavola in preda alla frustrazione.

“C’è qualche problema con la tua cena, Sungyeol-ssi?” chiese la regina con sincera preoccupazione, essendo all’oscuro del rancore che scorreva tra lui e suo figlio.

“Ho effettivamente un problema, vostra maestà, ma non riguarda la cena”, incominciò, facendo un inchino di scuse in direzione della regina. Poi si raddrizzò e assottigliò gli occhi fissando l’uomo accanto a lei. “Il mio problema riguarda vostro figlio. Infatti è un problema che coinvolge un bel po’ di noi.” Quel commento venne seguito da un gran numero di sghignazzi e cenni d’approvazione.

Sunggyu avvertì i propri palmi sudare, i guanti aderire ancora di più alla pelle, quando vide con la coda dell’occhio la regina aggrottare le sopracciglia con aria confusa. Lei si voltò verso il proprio figlio e disse, in risposta a Sungyeol, “Non capisco.”

“Vostro figlio ci sta tenendo sulle spine. Ormai è da quasi un anno che ci sta guardando fare i salti mortali per compiacerlo, per cercare di conquistare la sua approvazione, per leccargli il culo. Pensavamo che fosse alla ricerca di un compagno, ma sembra che non abbia intenzione di sposarsi. Al contrario, si fa delle gran risate guardandoci fare la figura degli stupidi come se fossimo i suoi giocattolini. E adesso non fa che nascondersi dietro quel maledetto Red come se fossimo chissà quale minaccia. Beh, almeno io ne ho avuto abbastanza, e voi?” si rivolse alle persone presenti, e la maggior parte di esse esultarono. Ma Sunggyu notò Woohyun irrigidirsi al proprio fianco, in posizione come se stesse aspettando un cenno di Sunggyu per attaccare Sungyeol.

“Chiudi quella bocca, maledetto Yellow-belly. A nessuno importa delle tue lamentele”, tuonò il padre di Woohyun, e l’intera stanza piombò nel silenzio, tranne Sungyeol che se ne stava ancora in piedi e che stava fissando il Nam più anziano.

“Io non il principe delle Saffron Hills, signore”, ringhiò Sungyeol. “E non tollererò di venire trattato in tal modo, da voi e da vostro figlio, ma soprattutto da voi, Sunggyu-ssi”, terminò, guardando il Crystallean con aria truce. “Abbiamo delle cose più importanti da fare. Non possiamo passare l’eternità a corteggiarvi.”

“Concordo”, disse finalmente Sunggyu con un sospiro rassegnato. Si schiarì la gola prima di parlare con voce più chiara e autoritaria. “Ed ecco perché annuncerò la mia decisione entro la fine di questa settimana. Ho la più totale intenzione di cominciare il mio regno con qualcuno al mio fianco.” Un mormorio generale si diffuse tra la folla. Sunggyu alzò la voce in modo da sovrastarlo. “Ma adesso non è il momento di discutere di simili questioni. Siamo tutti qui questa sera per commemorare mio padre.”

La lunga tavola tremò quando il re Crimsonite si alzò in piedi sollevando il proprio bicchiere. “A Re Sunghoon. Il più grande re delle Crystal Shores e uomo d’onore”, la sua voce rimbombò.

Con grande sorpresa di Sunggyu, Myungsoo fu il seconda ad alzarsi ed ad unirsi al brindisi. “A Re Sunghoon”. E lentamente tutti quanti lo imitarono, uno dopo l’altro. Ma il sorriso non rimase sul suo volto per molto.

“A mio padre.”

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“Mi scuso per la mia interruzione durante la cena”, disse Sungyeol quando raggiunse Sunggyu nei corridoi dopo il banchetto. “Ma spero che capirete per quale motivo io l’abbia fatto. Sto aspettando da molto tempo che voi vi decidiate a prendere la questione seriamente. E spero di non essermi rovinato ogni possibilità con voi.”

Sunggyu fece uno sbuffo ironico, ricordando tutte le bugie e le false lusinghe che Sungyeol gli aveva propinato durante la loro fase di ‘corteggiamento’. L’altro l’aveva trattato come una debole donnicciola per la maggior parte del tempo, e tutte le altre volte Sungyeol era stato troppo occupato a nascondere il fatto che stesse frequentando altre persone alle sue spalle. Il Principe Saffron desiderava Sunggyu solo per il suo trono e l’influenza che esercitava su tutti i regni, nient’altro. Sunggyu sapeva che i pretendenti non erano attratti dal suo bel aspetto e il suo regno non era neanche il più ricco. Ma godeva di molti porti e di una posizione favorevole facilmente raggiungibile dagli altri regni. Ovviamente non era ricco di risorse naturali come le Greenlands, ma siccome gente appartenente a tutti i ceti sociali tendeva a riunirsi lì, era diventata la culla dell’innovazione, rendendo la propria maggiore esportazione non una questione materiale ma di idee. Era il luogo ideale in cui farsi un nome ed affermarsi. Il luogo perfetto per un principe proveniente da uno dei regni più piccoli come le Saffron Hills in cui sposarsi per acquisire importanza (Sungyeol aveva una sorella maggiore che avrebbe regnato al posto suo).

“Pensavo di essere uno stronzo noioso”, lo provocò Sunggyu.

“Sono certo che troveremo qualcosa di piacevole in voi, Sunggyu-ssi”, rispose Sungyeol facendogli l’occhiolino prima di riprendere a camminare lungo il corridoio. “Sogni d’oro, mio dolce principe.”

Sunggyu fece una smorfia. Se solo avesse potuto colpire l’altro senza ripercussioni, Sungyeol si sarebbe già ritrovato con un occhio nero, ma Sunggyu doveva controllare la rabbia, controllare sé stesso. Perciò lasciò i pugni chiusi infilati nelle tasche, tremando dal nervosismo. Stava lentamente contando nella propria testa cercando di distrarsi. Non era d’aiuto il fatto che stesse immaginando di sganciare un pugno sulla faccia di Sungyeol ad ogni numero che contava.

“Di solito non si comporta così”, disse una voce gentile accanto a lui. Sorpreso, Sunggyu si voltò e vide Myungsoo apparire improvvisamente al suo fianco. Il Greenlander stava scuotendo la testa con fare contrariato. “Lo conosco da quand’eravamo piccoli. Yeol fa così solo quando pensa che gli altri siano ingiusti.”

Sunggyu sorrise. “Quindi io sarei ingiusto?” replicò.

“No. No, non intendevo dire questo” balbettò Myungsoo.

Sunggyu scosse la testa. “No, ha ragione. L’ho tirata troppo per le lunghe. È finalmente ora che io prenda una decisione.” Si appoggiò all’altro, seguendo la tradizione delle Greenland. “Specialmente quando la decisione manca solo di essere ufficializzata.”

Myungsoo cercò di reprimere il sorriso che gli si stava velocemente formando sulle labbra, tentando di non sembrare troppo felice. “Quindi entro la fine di questa settimana?”

“Eung”, grugnì Sunggyu, esausto a causa degli impegni della giornata (ma soprattutto a causa di Sungyeol). A quel punto si scostò dall’altro. “Dovremmo prima redigere un contratto e accordarci sulle condizioni.”

“Tipo rendere le Greenlands la nostra residenza permanente?” chiese tanto per essere sicuro. Sunggyu annuì. Stavolta Myungsoo non riuscì a trattenere un sorriso. “Perfetto. Stiliamo i contratti questa sera e finalizziamoli dopo la cerimonia.”

Sunggyu ridacchiò. “Non vedi l’ora di sposarmi, huh?”

Myungsoo si strinse nelle spalle freddamente. “Come ho già detto, il mio regno ha bisogno di me. Buonanotte, hyung”, gli augurò, dando a Sunggyu un bacino sulla guancia prima di avviarsi verso la propria stanza. Sunggyu prese un respiro profondo guardando il più giovane girare l’angolo, mentre nella propria mente stava già scrivendo le proprie condizioni. Cominciarono ad accumularsi una sopra l’altra. Gonfiò le guance. Sarebbe stata una lunga notte.

E sarebbe stata ancora più lunga. Boohyun lo stava aspettando fuori dalla porta della sua camera, se ne stava appoggiato alla parete in pietra mantenendo quell’espressione stoica. “Boohyun-ssi”, lo salutò Sunggyu con un sorriso forzato. “Cosa vi porta qui?”

“Tu”, sibilò con con voce rauca. Una parte di Sunggyu si sorprese quando l’altro rispose. Quella era la prima volta che il Crimsonite gli rivolgeva la parola, e la sua voce era cupa e roca come aveva immaginato, pieno di pregiudizi (loro due si erano già incontrati in diverse occasioni prima d’allora, ma Sunggyu era sempre stato preso dai propri studi e Boohyun dai propri allenamenti. Questo era il destino dei primi in linea di successione). Boohyun incrociò le braccia davanti al petto. “Il tuo annuncio di questa sera non ci ha reso molto felici, specialmente quando Woohyunnie ci ha detto che avresti sposato quel fottuto Greenie.” Le parole cortesi avevano un suono strano sulla sua lingua sferzante.

Sunggyu si mordicchiò il labbro, pensieroso. Non se l’era aspettato ma in realtà avrebbe dovuto prevederlo. Le Greenlands e le Crimson Isles non erano esattamente nemiche mortali ma di certo non si piacevano. Sunggyu avrebbe dovuto aspettarsi che i Nam, i suoi più importanti alleati, non l’avrebbero apprezzato, anche se se n’era occupato il loro stesso figlio.

“Ma”, lo interruppe Boohyun come se fosse un colpo di tosse. “Abbiamo deciso di passarci sopra, considerando quanto avete già fatto per noi.”

Sunggyu si mise le mani in tasca ed inclinò la testa. “A cosa vi riferite?”

Boohyun chiuse gli occhi un attimo, come se fosse difficile per lui ammettere ciò che stava per dire. “Woohyun, hai messo nelle sue mani il tuo futuro e il futuro delle Crystal Shores. Questa è una grande conquista per noi. Praticamente questa gente non ci ha mai considerato altro che mercenari e assassini, dei cani. Adesso Padre non smette di parlare un cazzo di secondo del proprio figlio diplomatico e del fatto che stia ricevendo offerte da altri regni per fare la stessa cosa.” Sunggyu alzò lo sguardo a quella rivelazione. Woohyun non gliel’aveva detto. Woohyun, che amava parlare, soprattutto vantarsi, non gli aveva mai parlato di quelle offerte. “Padre è stato fottutamente raggiante tutto il giorno.” Seriamente? Pensò Sunggyu. Se è così quand’è felice, non voglio vederlo arrabbiato. “E hai visto il modo in cui l’ha difeso?” Finalmente qualche traccia d’emozione cominciò ad affiorare sul suo volta, un pizzico di gelosia e qualcos’altro. Ammirazione? “È sempre stato il preferito, quella stupida mezza cartuccia.”

“Non è niente, davvero”, rispose Sunggyu con un gesto della mano. Allora gli tornò in mente qualcosa che suo padre gli aveva detto anni fa e che non gli era mai stato chiaro, ma lo era diventato in quel momento dopo aver trascorso un po’ di tempo con i Nam. “Mio padre una volta mi ha detto che il tuo era il suo migliore amico. E che questo è ciò che fanno gli amici. Si fidano l’uno dell’altro.”

Boohyun annuì, assimilando quelle parole e pensando a cosa dire dopo. “Bene. Il sentimento è reciproco, allora.” Si avvicinò è piazzò una mano sulla spalla di Sunggyu. Quest’ultimo notò il punto in cui il drago l’aveva morso; l’area era più chiara e le vene si ramificavano sotto di essa. Poté vedere le vene della mano di Boohyun sporgere quando gli strinse la spalla con più forza. Sunggyu cercò con tutte le proprie forze di non sussultare dal dolore e di non pregarlo di lasciarlo andare, ma non riuscì a trattenere il gemito da femminuccia che gli passò attraverso le labbra. Boohyun ghignò e si avvicinò al punto che Sunggyu riuscì ad avvertire i suoi baffi ispidi contro l’orecchio. “Quella mezza cartuccia è anche il mio preferito. Occupati di lui come si deve. Oppure dovrai vedertela con me”, lo minacciò. Allora Boohyun si ritrasse e suoi occhi apparvero sorridenti per un breve secondo prima che prendesse a marciare lungo il corridoio.

Quando Sunggyu si ricordò come fare a respirare di nuovo, ridacchiò leggermente tra sé e sé. Boohyun faceva finta di essere infastidito, ma in realtà stava solo cercando un pretesto per vantarsi del proprio fratellino. Era tenero, alla fine. Anche se Woohyun era la pecora nera, non significava che fosse ostricizzato dagli altri. Al contrario, probabilmente lo amavano ancora di più per quel motivo. Cosa c’è di così spaventoso nei Nam? Allora avvertì una fitta dolorosa alla spalla quando mosse il braccio; era certo che gli stesse venendo un livido. Oh già, quello.

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


La stanza era buia, eccezion fatta per il bagliore della luce delle candele, ma Sunggyu non poteva ancora dormire. Il contratto non era ancora completo e la sua mente languida non lo stava aiutando. Le sue palpebre si stavano lentamente chiudendo e stava diventando un’impresa erculea tenerle aperte. Scosse la testa e si schiaffeggiò le guance, cercando di darsi una svegliata. Poi abbassò lo sguardo sul foglio posato di fronte a sé. C’era una lunga linea nera lungo tutto il foglio. Doveva averla disegnata quando s’era appisolato. Sunggyu abbandonò all’indietro la testa e sospirò in preda alla frustrazione, calciando i piedi sotto al tavolo come un bambino che faceva i capricci.

Qualcuno bussò alla porta. “Hyung-nim?” una flebile voce giunse dall’esterno della stanza. Woohyun? Da quando si spreca a bussare?

“Hyun?” rispose Sunggyu, non del tutto certo che il suo amico si trovasse davvero fuori dalla porta. La porta si aprì appena e il Crimsonite infilò la testa nel piccolo spazio aperto, timidamente. Sunggyu corrucciò le sopracciglia. “Uh, puoi entrare.”

Woohyun entrò nella stanza e chiuse delicatamente la porta alle proprie spalle. “Stai lavorando sul contratto per Myungsoo?” chiese mentre la sua mano lasciava andare la maniglia della porta.

Sunggyu annuì. “Sì, ma come fai a saperlo?”

“Perché io conosco hyung-nim. Non ti sposeresti senza un contratto”, rispose Woohyun con un leggero sorriso, avvicinandosi alla scrivania e lanciando un’occhiata al foglio. “Allora, entro la fine di questa settimana?”

“Domani, veramente. Finalizzeremo il contratto dopo l’incoronazione”, spiegò Sunggyu, stropicciandosi gli occhi assonnati e stiracchiandosi. “Avrei dovuto dirtelo. Non so perché non l’abbia fatto. Questo è il tuo lavoro”, borbottò e rifletté.

Woohyun spostò una sedia accanto a lui, afferrando il foglio posato sulla scrivania. “Già, avresti dovuto”, borbottò, tutto preso a leggere. “Questa roba è terribile”, ridacchiò. “Le ricchezze di entrambe i regni resteranno separate”, recitò con tono divertito. Woohyun allora sospirò guardando il foglio, “Perché non sono sorpreso?” Afferrò una piuma e diversi fogli di carta. “Ecco, hyung-nim, ti darò una mano. Scriverò le cose importanti.” Si spostò verso l’altro lato della stanza dove c’era un altro tavolino (uno basso, quindi una persona avrebbe dovuto sedersi a terra per scriverci sopra). Cominciò a scrivere furiosamente appena la piuma toccò il foglio.

Sunggyu allungò il collo per cercare di vedere meglio. “Quali cose importanti?” chiese. Woohyun si limitò a canticchiare allegramente in risposta, ignorando il più grande. Così il principe si alzò e si avvicinò al tavolino basso. “Hyun, cosa stai scrivendo?”

Woohyun si affrettò a chinarsi sul foglio per nasconderlo. “No! Non ho finito. Dovrai aspettare fino a domani”, lo provocò, sapendo che Sunggyu non sopportava che gli altri gli nascondessero qualcosa. Anche in quel momento il Crimsonite stava traendo estremo piacere dall’espressione imbronciata del principe. “Tu vai a scrivere il tuo noioso contratto d’affari.” Gli fece segno di andarsene. “Vai.”

Sunggyu borbottò alcune imprecazioni prima di ritornarsene alla propria scrivania. È la mia cazzo di vita. Il mio matrimonio. Si sedette sulla sedia e lanciò un’occhiataccia verso il lato opposto della stanza. Anche gli occhi di Woohyun erano assottigliati e fissi sul foglio. La sua bocca stava silenziosamente mormorando tutto ciò che sta scrivendo. Una delle sue dita era posata sulle sue labbra, tirandole leggermente intanto che pensava. Sunggyu ridacchiò e scosse la testa. E pensare che ho creduto che questo ragazzino avrebbe fatto fuori tutti i corteggiatori. A proposito… “Quindi hai detto che hai letto l’Odissea?” chiese.

Woohyun alzò il capo, continuando a guardare in basso. “Sì, ma sono arrivato solo a quella parte, hyung-nim. È un libro davvero grosso e non mi andava molto di continuare a leggere dopo che ho capito…”

“Ho detto che mi dispiace”, lo interruppe Sunggyu prima che Woohyun potesse farlo sentire ulteriormente in colpa. Woohyun sghignazzò. “Ma hai mai notato che Sungyeol è come Antinoo? Sta aizzando tutti i pretendenti. È come un capobanda.”

“Antinoo? Quello che è stato ucciso per primo?” chiese Woohyun. Ovviamente lui si concentra solo su quella parte. Sunggyu annuì leggermente. “Presumo che tu abbia ragione”, borbottò, ma allora mosse le labbra, come se fosse sul punto di dire qualcosa. Ma poi si trattenne e ritornò al proprio compito.

“Hm, che ti prende? Sembra che tu abbia qualcosa da dire. Non ti sei mai trattenuto prima, perché farlo adesso?” Il principe stava cominciando a trovare la rinnovata cautela del Crimsonite piuttosto frustrante. Bussare alla porta prima di entrare, frenare la lingua, cosa sarebbe venuto dopo? Chiedergli il permesso per avvicinarsi? Sunggyu non aveva mai pensato che gli sarebbe mancata la sfacciataggine dell’altro. E in quel momento lo stava praticamente pregando di dire qualcosa di scortese e inopportuno come suo solito.

“È solo che”, incominciò Woohyun ma si interruppe praticamente subito dopo. Lanciò un’occhiata quasi di scuse a Sunggyu. Riprese a parlare, “Le persone vedono sempre i pretendenti come la più grande minaccia al matrimonio di Ulisse e Penelope, ma in realtà era… Calipso.”

La mente di Sunggyu evocò l’immagine della bellissima ninfa del mare Calipso, da sola sulla propria isola, alla ricerca disperata di compagnia, che finì per trovare Ulisse il cui unico vero desiderio era di tornare a casa dalla propria moglie (ovviamente rimase sull’isola per sette anni, ma un’offerta d’immortalità e di avere come consorte una dea sarebbe stata difficile da rifiutare perfino per l’uomo più virtuoso, Sunggyu compreso). Era un’immagine triste, l’aveva sempre immaginata con le guance costantemente rigate dalle lacrime e con un sospiro sulle labbra mentre scrutava il vasto oceano cercando qualcosa, qualsiasi cosa. Era difficile pensare che fosse un’antagonista. Sunggyu lo sfidò, “E perché?”

Woohyun si schiarì la voce prima di rispondere, ancora incerto. “Perché lei non avrebbe distrutto solamente il matrimonio, ma anche la persona che era Ulisse. Con lei, lui non sarebbe stato il re di Itaca, non sarebbe stato il padre di Telemaco e non sarebbe più stato neanche umano.”

“Ma sarebbe stato immortale”, ribatté Sunggyu muovendo le sopracciglia, ma capì subito che il Crimsonite era mortalmente serio. Un po’ troppo serio. Il principe osservò il proprio amico con aria incuriosita. “Stai dicendo che io avrei una Calipso? Chi? Myungsoo?” Woohyun si strinse nelle spalle, evitando quelle domande. Ma Sunggyu ne aveva ancora una, che stava prendendo spazio in un angolo della sua mente. “Pensi che io gli piaccia veramente?”

Woohyun scoppiò in una fragorosa risata. “Tu”, annaspò. “Tu, Mr. Il-matrimonio-è-solo-affari, sei preoccupato che tu possa non piacergli?” Rotolò sotto al tavolo dal ridere fino a quando la sua gamba andò a sbattere forte contro uno spigolo. Smise immediatamente di ridere (ma Sunggyu riprese da dove l’altro si era interrotto, ridendo della sua sfortuna) e si massaggiò il punto dolorante con una smorfia in volto. I suoi occhi erano fissi sulla propria gamba quando chiese a voce bassa, “Ha qualche importanza?”

“Sì.”

Woohyun guardò Sunggyu, sorpreso. “Perché, lui ti piace?”

“No”, rispose onestamente Sunggyu, per poi tornare a scrivere il contratto. Riuscì a sentire l’altro sospirare profondamente, cosa che fece sorridere il principe. Continuò, “Per lo meno, non ancora o non in quel senso. Mi piace stare in sua compagnia. Mi piace come amico”. Sunggyu sollevò lo sguardo verso l’altro che lo stava guardando con un’espressione rassegnata. “Solo che sarebbe bello se il sentimento fosse reciproco.”

Non era che Sunggyu non si fidasse del Greenlander, non era per quel motivo che aveva alcuni dubbi riguardo al matrimonio. Era solo che non conosceva Myungsoo tanto quanto avrebbe voluto. Un mese non era certo un lasso di tempo sufficiente per conoscere qualcuno, specialmente quando l’attenzione di entrambi era rivolta altrove, concentrata sulle questioni politiche. E poi la relazione di Myungsoo con Sungyeol l’aveva colto di sorpresa, così come il modo in cui aveva difeso il principe Saffron. Sunggyu non aveva mai raccontato a Myungsoo di quel fallimentare e fuorviante periodo di corteggiamento, ma aveva paura che il Greenlander ne fosse già al corrente e fosse coinvolto sin dall’inizio. I corteggiatori avevano seriamente rovinato il suo senso di fiducia e speranza nelle persone. Magari una volta che avrò sposato Myungsoo, lui e Sungyeol mi faranno fuori e si impadroniranno delle Crystal Shores. Mia madre morirà di depressione. Hoya e Woohyun probabilmente cercheranno di vendicare la mia morte. Andranno fuori di testa e uccideranno tutti quanti. Ma la cosa più importante è che io sarò morto!

“Sai”, il Crimsonite distrasse Sunggyu dall’immagine che gli si era formata in testa del proprio palazzo avvolto della fiamme e di un Sungyeol gigante pronto a schiacciare le rovine incendiate con il piede. “C’è un modo in cui possiamo scoprirlo: il siero della verità.”

Sunggyu annuì mentre valutava quella possibilità. Non era una novità somministrare a qualcuno il siero della verità prima di intrattenere delle negoziazioni, ma solitamente entrambe le parti lo assumevano di propria volontà (anche se non c’era motivo che Sunggyu lo bevesse. Le sue intenzioni erano già sincere). Ma in quel momento si ricordò di qualcosa che Woohyun gli aveva detto tempo prima, “Pensavo che preferissi fare le cose alla buon vecchia maniera.”

“Non penso che ti piacerebbe la buon vecchia maniera, hyung-nim”, disse scuotendo la testa.

Sunggyu posizionò i gomiti sul tavolo e si portò le dita alle labbra. Era incuriosito. “Mettimi alla prova”, lo sfidò.

Woohyun mise giù la piuma e guardò in alto verso il soffitto, pensando intensamente. “Beh, immagino che prima dovremo portarlo di sotto nella stanza delle torture, ma quello non sarà difficile. Basterà mettergli un sacco sopra la testa e con qualche colpo ben mirato sarà al tappeto. Poi… hey, per caso hai delle tenaglie arrugginite?”

“Va bene, va bene”, si arrese Sunggyu. “Useremo il siero della verità.”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Sunggyu si svegliò presto il mattino seguente, ancora seduto alla scrivania e con la guancia pressata contro la copertina rigida di un libro. L’intensa luce del mattino lo svegliò quando i raggi del sole fecero capolino sul suo volto. Schioccò le labbra, studiando la stanza con gli occhi mezzi chiusi. Woohyun doveva essersene andato ad un certo punto; il tavolino era vuoto. Si era anche portato dietro i fogli che aveva scritto. Sunggyu mise il broncio, sentendosi improvvisamente solo. Abbassò lo sguardo sulla scrivania e i suoi occhi finiro su ciò che aveva usato come rimpiazzo per il cuscino, Le Vite e i Modi delle Crimson Isles. Tutto d’un tratto, Sunggyu si sentì estremamente sveglio. Se n’era quasi dimenticato a causa dell’incessante susseguirsi di eventi della sera prima. I suoi occhi vagarono verso il tavolino basso dove il Crimsonite si era seduto la sera scorsa, come se quest’ultimo fosse ancora lì. Poi il principe aprì immediatamente il libro, quasi strappando le pagine dalla rilegatura mentre cercava con gesti frenetici. Non sapeva quanto tempo gli restasse. Poi, dopo qualche secondo, riuscì a trovarlo:

Capitolo 43: Contatto Fisico

Sezione 16: Baciare

Nonostante la gente delle isole rosse tenda a non mettersi freni con alcune forme di contatto fisico (riferirsi alla sezione 5: Abbracci stritola-ossa), baciare è un’altra questione; è una dimostrazione di incrollabile fiducia in una persona. Per questo motivo, sembrano dimostrarsi più liberi per quanto riguarda i rapporti sessuali. I Crimsonite credono che l’unica cosa che distingua gli umani dalle bestie sia l’ulteriore contatto intimo: gli animali non si baciano ma gli umani sì. È la sola cosa che trasformi il semplice accoppiamento in fare l’amore. Per loro un bacio simbolizza condividere un respiro, cioè trascorrere la vita insieme.


Sunggyu avvertì un nodo in gola e la salivazione scendere a quota zero. Rilesse il passaggio varie volte, ma le parole non cambiarono. Al contrario, si scolpirono nella sua mente. Woohyun, lui…

Qualcuno bussò alla porta. “Hyung-nim? Sei sveglio? Posso entrare?”

“Huh?” Sunggyu sussultò, voltando il capo in direzione della porta. Spinse il libro giù dalla scrivania ed esso atterrò sul pavimento emettendo un rumore sordo. Poi un altro schianto risuonò nella stanza. Woohyun aveva spalancato di colpo la porta dopo aver sentito il rumore. Esaminò freneticamente la stanza.

“Va tutto bene?” chiese quando vide Sunggyu tranquillamente seduto (stava totalmente fingendo) e leggermente assonnato dietro la propria scrivania.

“Eung”, rispose Sunggyu, armeggiando con la giacca. “Mi è solo caduto qualcosa”, mentì. Woohyun annuì svogliatamente, stropicciandosi gli occhi. Il principe notò le vistose occhiaie del Crimsonite. “Stai bene?”

“Eung. È solo che non ho dormito molto”, rispose Woohyun con uno sbadiglio. Poi si stiracchiò ed emise un lungo gemito, mentre le sue ossa scricchiolarono ad ogni movimento. Sunggyu aveva il vago sospetto che ‘non ho dormito molto’ significasse in realtà ‘non ho dormito affatto’.

“Neppure io”, confessò Sunggyu.

Woohyun si avvicinò lentamente alla scrivania. Una volta raggiunta, si mise a giocherellare con uno degli angoli con le dita. “Grande giorno”, aggiunse. Sunggyu annuì, lasciando morire la conversazione. Un silenzio imbarazzato e sgradevole pimbò su di loro. Tutto ciò che si poteva sentire erano le dita di Woohyun che colpivano ritmicamente l’angolo della scrivania.

“Hyun”, Sunggyu si decise a rompere il silenzio. Woohyun alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono per la prima volta da quand’era entrato nella stanza. “Tuo… tuo padre bacia solamente tua madre? E nessuna delle altre mogli?”

Woohyun sembrò sorpreso. “Hm? Come fai a saperlo, hyung.nim?” chiese.

Quindi è vero. Sunggyu scosse la testa. Non poteva mettersi a pensare a cose simili, specialmente non quel giorno, considerando che avrebbe incontrato Myungsoo in poche ore. Per sposarmi. Per sposarmi, cazzo, ricordò a sé stesso. “Lascia stare. Fai finta di niente”, insistette con un profondo sospiro e un vago gesto della mano. Si massaggiò le tempie, cercando di schiarirsi le idee. “Hai il tuo contratto?” chiese, con ancora gli occhi chiusi. Avvertì Woohyun picchiettargli le spalle con i fogli. Sunggyu aprì gli occhi e prese il fascicolo. “Bene. Aspetta… perché è così pesante?”

“Beh”, Woohyun sbadigliò di nuovo. Un sorriso soddisfatto apparve sul suo volto. “Avevo molte… clausole.”

“Del tipo?” chiese Sunggyu con un sopracciglio inarcato. Woohyun fece un cenno del capo in direzione del plico di fogli. Sunggyu sospirò, si arrese e cominciò a leggere:

Come avere un felice matrimonio con Kim Sunggyu:

1. Lui lo negherà, ma adora venire abbracciato. Abbraccialo almeno una volta al giorno (ma due volte sarebbe l’ideale). Abbraccialo anche quando fa lo scontroso. È quando ne ha più bisogno.

2. Quando Sunggyu si infila a letto, non ne esce più. Ecco quanto gli piace il suo letto. L’unico modo per farlo alzare è di sedersi su di lui. La cosa non gli piace perché non riesce a respirare.

3. Non chiamarlo GyuGyu. Era il suo soprannome d’infanzia. Lo fa sentire come un bambino. Lui è un uomo adulto.

4. Ma a questo uomo adulto piace ancora venire coccolato, quindi dovresti-


“Yah!” gridò Sunggyu, prendendo a botte il Crimsonite con il suo ‘manuale’ dopo averlo arrotolato. “Cos’è questa roba? Mi hai preso per un cane? E la metà di queste cose non sono neanche vere! Non mi piace venire coccolato”, lo rimproverò, colpendo l’altro ad ogni singola parola. Ma nonostante i colpi, Woohyun stava ancora sorridendo. Quando il principe fu sul punto di colpirlo di nuovo, grazie alla sua velocità, Woohyun strappò i fogli di mano all’altro con facilità e li srotolò.

“Oh, uh, è quello sbagliato”, disse con una risatina imbarazzata. Poi si piegò per rovistare all’interno di una borsa che lo stanco cervello di Sunggyu non aveva neanche realizzato l’altro avesse portato con sé. “Come ho già detto numerose volte”, disse Woohyun quando finì di cercare e tirò fuori un altro fascicolo. “Io capisco le persone, hyung-nim.” Si raddrizzò e porse a Sunggyu l’altro manuale. “Ecco il tuo.”

Come avere un felice matrimonio con Kim Myungsoo:

1. Myungsoo si ossessiona facilmente, quindi non sorprenderti se finirai per mangiare lo stesso cibo per mesi. E non si stancherà mai di quella cosa, così come non si stancherà di te. =_=

2. È una persona molto affettuosa e ricercare il contatto fisico gli viene naturale, quindi non ingelosirti se tocca qualcun altro. E se solleverai l’argomento, penserà che non ti fidi di lui.

3. A proposito di contatto fisico, lui ama toccare i capelli, quindi tienili lunghi ma non molto lunghi. Non ti donerebbero, hyung-nim.

4. Myungsoo è molto più loquace di quanto sembri, quindi chiudi la bocca e lascialo parlare ogni tanto. E ascoltalo! Ha più preoccupazioni di quanto pensi.


Gli occhi di Sunggyu vagarono per il foglio. C’erano molte altre regole che riempivano quella e le molte altre pagine successive. Sembrava che il sospetto che aveva avuto Sunggyu poco prima fosse fondato; era impossibile che il Crimsonite, anche considerando la sua velocità, potesse aver scritto tutta quella roba ed essere riuscito pure a dormire un po’. Alzò lo sguardo su Woohyun, il cui corpo stava incosciamente ondeggiando, debole. I suoi occhi erano arrossati. Le occhiaie quasi gli arrivavano al dorso del piccolo naso appuntito. Il senso di colpa attanagliò lo stomaco di Sunggyu. Boohyun si sbagliava. Sunggyu non aveva fatto molto per Woohyun, ma Woohyun aveva fatto molto per lui. Troppo. “Ti sei impegnato molto”, lo complimentò.

Il sorriso di Woohyun si allargò. “Sì, devi metterti d’impegno per far funzionare un matrimonio”, cinguettò felicemente.

Sunggyu si mordicchiò il labbro. Idiota, io sono il solo che dovrebbe impegnarsi. “Ti ringrazio, Hyunnie”, disse Sunggyu, posando il manuale sulla scrivania. Woohyun mugulò allegramente in risposta, rimettendo la parte di Myungsoo nella borsa. Il principe l’osservò con attenzione. “E se tutto questo dovesse funzionare, tu cosa farai?”

L’espressione del Crimsonite divenne seria. “Ho ricevuto offerte da parte di altri regni per fare la stessa cosa”, rispose. “Quindo potrei partire e viaggiare il mondo.”

“Te ne andrai?”

Woohyun si rimise la borsa in spalla. I suoi occhi incontrarono nuovamente quelli di Sunggyu e non li lasciò andare per un po’ prima di rispondere. “Beh, non c’è motivo per me di restare.” Distolse lo sguardo. “Specialmente quando c’è bisogno di me altrove.”

“Presumo che sia la cosa migliore”, disse Sunggyu con voce incerta. Poi si schiarì la gola e si alzò (con alcuni scricchiolii e lamenti), prendendo in mano il proprio contratto. “Allora, sei pronto?” chiese.

“Sì”, rispose Woohyun. “Sono pronto a vedere il nuovo re indossare la propria corona”, disse con un sorriso orgoglioso, dando pacche d’incoraggiamento sulla spalla di Sunggyu. Quest’ultimo sorrise un secondo per poi venire colto dal panico subito dopo.

“Merda! L’incoronazione! Me n’ero dimenticato!”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


La cerimonia si tenne nella più antica e più ornata cattedrale della città, che casualmente era pure la più piccola. L’interno era sovraffollato ed eccessivamente caldo. Ogni cittadino e dignitario aveva cercato d’infilarsi anche nel più piccolo spazio libero, rendendo l’aria calda e opprimente. Otretutto, la cerimonia stava andando per le lunghe e Sunggyu doveva starsene in ginocchio la maggior parte del tempo. Maledetti rituali. Si tamponò la fronte sudata. Se continuo a sudare a questo modo, la corona scivolerà subito. Alzò lo sguardo verso il tedioso prete di fronte a sé. Si chiese se i preti si insegnassero a vicenda a parlare intenzionalmente con voce lenta e monotona per far crollare tutti dalla noia. Allora il principe si azzardò a guardarsi velocemente alle spalle, studiando la folla dietro di sé. Sua madre stava piangendo silenziosamente, ma non era una novità. Aveva pianto in ogni momento importante della vita di Sunggyu, inclusi i suoi primi passi, quando aveva perso il suo primo dentino, la prima volta che s’era arrampicato su un albero (che coincideva anche con la prima volta che era caduto da un albero. Aveva pianto anche in quell’occasione), ogni cosa. Accanto alla regina stava Myungsoo, che le stava porgendo un fazzoletto e sembrava non avere la minima idea di come fare per calmarla (ancora di più quando lei si buttò tra le sue braccia e scoppiò in un pianto disperato). Accanto a Myungsoo c’era Hoya, che stava rimproverando il principe con lo sguardo, intimandogli telepaticamente di voltarsi e prestare attenzione alla cerimonia. Sunggyu lo ignorò e si voltò in direzione del leggero russare proveniente dal lato opposto della cattedrale. Erano i Nam. I due fratelli circondavano loro padre, tenendo le teste appoggiate contro le sue alte spalle, profondamente addormentati. Il re se ne stava con la bocca spalancata, da cui usciva un po’ di bava insieme al russare. In qualche modo, a Sunggyu ricordavano due cuccioli di bulldog accoccolati contro il proprio padre. Poi un colpo di tosse proveniente da davanti distolse l’attenzione di Sunggyu dalla folla. Il prete lo stava guardando con un’aria austera in volto e la corona tra le mani.

“Ripeto”, disse chiaramente con la sua voce severa. “Riponete il vostro cuore, la vostra anima, la vostra vita in questo regno e giurate di servirlo per il resto dei vostri giorni?”

“Ah, sì. Lo giuro”, rispose velocemente Sunggyu, chinando il capo. Poco dopo, avvertì il notevole peso della corona, troppo grande venire posata sulla testa. Si piegò leggermente prima di raddrizzarsi di nuovo.

“Ora alzatevi, Re delle Crystal Shores.”

E Sunggyu obbedì, lentamente e con attenzione, in modo che la corona non gli scivolasse dalla testa. E in quel momento, un applauso si diffuse tra gli spettatori. Si voltò e i suoi occhi incontrarono quelli di Myungsoo, che stava sorridendo ed applaudendo con il maggiore entusiasmo. Giuro di servirlo per il resto dei miei giorni.

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Dopo essersi cambiato con dei vestiti puliti (tutti quanti s’erano ritrovati completamente zuppi di sudore dopo la carimonia), Sunggyu incontrò Myungsoo e Woohyun in una piccola stanza riservata alle riunioni private. Anche Hoya aveva insistito per presenziare all’incontro nel caso in cui le cose avessero preso una brutta piega e Sunggyu non era riuscito a trovare alcun motivo per cui non concordare. Inoltre, loro due erano migliori amici da anni; Hoya doveva esserci. Il nuovo re fu l’ultimo ad entrare nella stanza. Gli altri tre se ne stavano lì in piedi con aria tesa. Myungsoo stava lanciando occhiate preoccupate verso Woohyun, che invece stava infastidendo il proprio comandante preferito, ma quest’ultimo lo stava ignorando completamente. “Perdonatemi per il ritardo”, si scusò Sunggyu appena entrò nella stanza.

Myungsoo fu il primo a parlare, “Non scusarti.”

“Sì, hyung-nim”, Woohyun saltellò al suo fianco. “Stavamo giusto per bere un po’ di tè”, annunciò facendogli un evidentissimo occhiolino. Sunggyu si passò una mano sul volto. Il Crimsonite era tutto tranne che discreto. Sì voltò a guardare il Greenlander per vedere se avesse colto qualcosa di sospetto. Sunggyu sorrise quando notò che Myungsoo stava creando una gru di carta con un pezzo di foglio strappato dal suo contratto. Beh, meno male che Myungsoo non era esattamente una persona attenta.

“Sì, prendiamo una tazza di tè prima di iniziare. Woohyun, ti dispiace?” fece gesto al Crimsonite di procedere.

Woohyun si avvicinò al tavolino dov’era riposto il servizio da tè. “Nient’affatto, hyung-nim.” Sunggyu vide Hoya alzare gli occhi al cielo. Aveva capito cosa stava succedendo dalla loro pessima recitazione ma fortunatamente era rimasto in silenzio, dopotutto il loro piano non era esattamente lecito. Woohyun si avvicinò di nuovo al tavolo a cui Sunggyu e Myungsoo s’erano accomodati. “Myungsoo-ssi”, disse, offrendogli la tazza. Il Greenlander chinò il capo e l’accettò. “Hyung-nim”, Woohyun porse la tazza a Sunggyu con un sorriso perfido.

“Grazie”, disse appena Woohyun prese posto al suo fianco. Tutti e tre presero un lungo sorso di tè dalle proprie tazze. “Ora pensiamo agli affari”, annunciò Sunggyu. “Hai il tuo-”

“Mi formicola la lingua”, lo interruppe Woohyun schioccando rumorosamente le labbra. Si voltò verso il re, preso dal panico. “È così che dovrebbe essere, hyung-nim?”

Gli occhi di Sunggyu diventarono grandi e tondi. Spalancò la bocca e la lingua gli rotolò un po’ fuori dalle labbra. Sembrava che la sua lingua stesse emanando scintille. C’era una sola spiegazione a quella sensazione. Sunggyu sganciò un pugno contro la spalla di Woohyun. “Nam Woohyun, ma che fai?!”

Myungsoo si guardò intorno, confuso. “Fare cosa?”

Woohyun abbassò lo sguardo sul tavolo, massaggiandosi la spalla e facendo il broncio come un cucciolo ferito. “Beh, non sarebbe stato giusto se l’avesse bevuto solo lui”, borbottò. “Dobbiamo tutti essere onesti in questo momento”. Hoya scoppiò in una risata a sputacchio, realizzando cos’era appena successo.

Myungsoo era ancora confuso. “Bevuto cosa?”

“Il siero della verità”, ringhiò Sunggyu. Prese a pugni Woohyun un altro po’ di volte. “Aish! Sei il Crimsonite più assurdo che esista!”

“Aspetta”, il Greenlander parlò dal lato opposto del tavolo. Stava lentamente afferrando la situazione. “Siero della verità?! È per questo la miah linhua è indhohpidiha?” la sua lingua rotolò fuori dalla bocca, evidentemente priva di sensibilità.

“Quella sensazione scomparirà… si spera”, rispose il re con aria mortificata.

“Hi hperha?!” rispose Myungsoo, sconvolto, con la lingua ancora a penzoloni.

“Yah!” Woohyun si sporse verso il Greenlander, richiamando la sua attenzione. “La tua faccia”, disse indicando la propria. “È tutta naturale?”

“Uh, sì”, rispose l’altro.

Woohyun tornò ad affondare nella sedia, scalciando i piedi dalla delusione. “Maledizione… la vita è ingiusta.”

“Hyung”, cominciò Myungsoo, guardando Sunggyu dritto negli occhi. Il re avvertì il proprio stomaco contorcersi alla vista della sua espressione ferita. Il Greenlander stava contorcendo la bocca, cercando di riacquistare sensibilità, e disse, “Perché l’hai fatto? Non ti fidi di me?”

“No”, rispose Sunggyu con onestà. Myungsoo abbassò lo sguardo, abbattuto. “Ma io non mi fido veramente di nessuno. A parte Hoya e mia madre”, e Woohyun, ma quello si impedì di dirlo. L’unico modo per prevalere su quella terribile pozione era trattenersi, mordersi la lingua. C’erano alcune cose che era meglio non dire.

Myungsoo annuì, comprensivo. “So di cosa stai parlando”, confessò. “Neppure io mi fido di molte persone. Se non mi adulano per la mia posizione, allora lo fanno per il mio aspetto. E non so mai se piaccio alle persone per ciò che sono davvero.”

“Oh mi piange il cuore”, si lamentò Woohyun.

Gli occhi di Myungsoo si spostarono su Woohyun e si assottigliarono, diventando più scuri di quanto Sunggyu li avesse mai visti. “Sto parlando con Gyu-hyung. E per quale motivo sei qui, Red?”

Sembrava che Woohyun fosse sul punto di balzare sul tavolo ma si limitò a stringere il bordo. “Io sono il suo consulente, Greenie”, rispose a denti stretti. Poi si voltò verso il re, che gli stava seduto accanto, con un’espressione triste. “Perché a lui è concesso chiamarti Gyu-hyung mentre io sono costretto a chiamarti hyung-nim, hyung-nim?”

“È perché sei un suo subordinato”, commentò Myungsoo con tono beffardo.

“Yah! Io sono un principe esattamente quanto te”, contrattaccò Woohyun.

Myungsoo fece un sbuffo ironico, “Oh, le Crimson Isles. Metà della popolazione è formata da principi.”

“Siamo solo in cinquanta”, ringhiò Woohyun. “Tu sei solamente invidioso.”

“Di cosa? Di non avere alcuna possibilità di sedermi sul trono a meno che io non uccida tutti i miei fratelli?” ribatté il Greenlander. “Non è che non sia mai successo.”

“È successo solo una volta 600 anni fa, tu, piccolo-” A quel punto Woohyun si mise a strisciare sul tavolo, mentre Myungsoo cercò di nascondersi al di sotto.

Sunggyu guardò Hoya e gli fece segno di intervenire e, beh, picchiarli fino a quando non si fossero decisi ad andare d’accordo, ma Hoya era troppo divertito dalla litigata per considerare di porre fine allo spettacolo. Perciò spettava a Sunggyu farlo. “NON VOGLIO TRASFERIRMI NELLE GREENLANDS”, gridò. I due litiganti si immobilizzarono di colpo e si voltarono a guardarlo. Lentamente, sconvolti, tornarono a sedersi ai propri posti. “Sì, è un bel posto pieno di verde, ma fa anche caldo e puzza di letame. E le mucche sanno essere davvero cattive. E voglio rimanere qui. Mi piace essere un re. Mi piace dire alle persone cosa devono fare. Mi piace detenere il potere. Mi fa sentire bene.”

“Wow!” Hoya fu il primo a parlare. “Non è un discorso affatto tirannico”, la sua voce stava trasudando sarcasmo.

“Yah! Tu non hai bevuto il siero. Non puoi parlare”, gli ordinò Sunggyu puntandogli un dito contro.

“Quindi”, incominciò Myungsoo, che stava ancora elaborando la nuova informazione. “Non vuoi vivere con me, ma io non posso restare qui, il che significa…”

“Che non può funzionare”, Sunggyu concluse al posto suo.

“Wow”, il Greenlander affondò nella propria sedia. “Che sfiga”. Alzò lo sguardo su Sunggyu, ancora più triste di prima. “Speravo davvero che potesse funzionare. Tu mi piaci sul serio.”

Sunggyu sorrise. “Lo speravo anch’io. Mi piaci molto anche tu”, come un amico, o forse un fratello.

“Perciò che si fa adesso?” chiese Myungsoo tirando su con il naso.

“Probabilmente sposerò… qualcuno”, si morse l’interno guancia con forza, impedendosi di dire ciò che pensava. Avvertì un vago sapore di sangue in bocca. “E tu?”

Myungsoo se ne stava con il capo rivolto verso il basso. “Me ne tornerò a casa e troverò qualcuno lì. È un grande paese con un sacco di persone”, la sua voce era leggermente rotta.

Sunggyu si sporse verso l’altro e gli accarezzò la testa. “Non resterai celibe per molto, Myung. Non con quella bellissima faccia che ti ritrovi”, disse cercando di risollevargli lo spirito, e il Greenlander emise una piccola risata che venne seguita da un evidente singhiozzio.

“Yah, stai piangendo?” lo provocò Woohyun con un sorriso.

“Stai zitto!” gridò Myungsoo, sollevando il capo e asciugandosi le lacrime. “Sono triste. Questo è ciò che fanno le persone tristi.”

“È ciò che fanno le ragazze tristi.”

“Yah! Fate silenzio tutti e due! E Comandante, smettila di startene lì impalato e fai qualcosa di utile per una volta!”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Dopo che Hoya trascinò di peso Woohyun fuori dalla stanza (lui e Myungsoo continuavano a bisticciare tra loro come cane e gatto), Sunggyu ebbe finalmente occasione di sistemare le cose con il proprio quasi fidanzato. Il re non voleva che l’altro se ne andasse pensando che Sunggyu non tenesse a lui. Ci teneva, ma le circostanze li costringevano a dividersi. “Forse, se vivessimo in un mondo diverso, in un altro tempo” rifletté Sunggyu. Myungsoo annuì tristemente. Poi si abbracciarono per l’ultima volta e si dissero addio. E quando Sunggyu lasciò la stanza, venne subito raggiunto da un estremamente felice ed entusiasta Crimsonite.

“Gyu-hyung!” lo salutò e Sunggyu decise di lasciar correre mordendosi la lingua. “Dobbiamo parlare.”

Sunggyu si fermò e il suo volto impallidì. “D-di cosa?”

“Del tuo matrimonio, hyung! Hai detto a tutti che ti saresti sposato entro la fine della settimana e adesso sei single. E dobbiamo ricominciare tutto da capo!” ricordò a Sunggyu. Poi lo afferrò saldamente per un braccio. “E ora che hai bevuto il siero della verità, posso finalmente ricevere delle risposte precise da te”, disse con un cenno delle sopracciglia, trascinando il re nelle proprie stanze. Bastardo, imprecò Sunggyu, è come se l’avesse pianificato.

Una volta entrati nella stanza di Woohyun, il Crimsonite si avvicinò alla scrivania e vi prese posto. Dopo aver tirato fuori il proprio grande manoscritto pieno di potenziali candidati, lo aprì e cominciò a prendere appunti. Sunggyu si sedette sul letto con un sospiro. Era stanco e non era pronto per tutto questo, affatto. Il suo cuore stava battendo forte e le sue guance stavano cominciando a scottare. Cercò di incolpare gli effetti collaterali del siero della verità, ma sapeva che non era quello. E la cosa lo faceva sentire ancora più male. “Quindi, hyung, ragazzo o ragazza?” chiese Woohyun.

“Ragazzo”, la rispostà scivolò fuori dalle sue labbra involontariamente. Cavolo, devo stare attento.

Woohyun lo guardò con un ampio sorriso. “Immaginavo”. Poi tornò a chinarsi sul manscritto e cancellò tutti i nomi femminili. “Più grande o più giovane?”

“Più giovane.” Maledizione. Non adesso. Non così.

“Avrei dovuto aspettarmelo”, mormorò Woohyun. “Ti piace il potere. Ti fa sentire bene”, lo provocò. Poi fece un grande sbadiglio, cancellando un altro po’ di nomi della lista. “Wow, Gyu. Sono stanchissimo. Non ho chiuso occhi la scorsa notte scrivendo tutte quelle regole, ma sembra che abbia solo sprecato il mio tempo, huh, Gyu?” si stiracchiò all’indietro e guardò Sunggyu sottosopra.

“Non è stato uno spreco”, rispose Sunggyu.

“Sinceramente, non sto neanche ascoltando”, ammise Woohyun. “Ho troppo sonno”, sbadigliò di nuovo. “Mi sa che adesso schiaccio un piccolo pisolino”, disse, appoggiando la testa contro la scrivania. “Mi riposo gli occhi solo per alcuni secondi. Svegliami tra un’ora, hyung.” Le sue palpebre si chiusero e nel giro di pochi secondi s’era già addormentato.

Il re si alzò dal letto con una coperta tra le mani e si avvicinò all’altro. Posò la coperta sulle spalle di Woohyun e gli punzecchiò una guancia. “Grazie a Dio, non sai proprio startene zitto”, lo derise. Allora notò una pila di fogli spuntare da sotto il manoscritto. Era il manuale scritto per Myungsoo. Incuriosito, Sunggyu si piegò, sfilando delicatamente i fogli da sotto il pesante libro, facendo attenzione a non disturbare il ragazzo addormentato. Non era stata una passeggiata, aveva quasi fallito, il libro era scivolato un po’ troppo lontano. Con un veloce gesto della mano, ma era riuscito ad impedire la caduta del libro sul pavimento. Emise un sospiro di sollievo e i suoi occhi tornarono velocemente su Woohyun, che non aveva fatto uno piega. Sunggyu ghignò.

Prese il manuale e si avvicinò di nuovo al letto, sfogliando le pagine mentre si sedeva. Lo lesse dall’inizio alla fine e rimase sconvolto dal fatto che Woohyun lo conoscesse così bene. Doveva aver raccolto delle informazioni da sua madre e dal personale, probabilmente anche dal suo adorato Ho-hyung. Nel manuale, non solo Woohyun aveva racchiuso le sue stranezze, ma anche le sue preferenze, ad esempio quale cibo mangiava, quale si rifiutava di mangiare, su quale lato del letto tendeva a dormire, addirittura alcuni episodi d’infanzia che spiegavano le cicatrici sul suo corpo. Era tutto ciò che era necessario sapere per sposarlo. Dopo averlo letto, sarebbe stato come se Myungsoo l’avesse conosciuto da anni, non soltanto da un mese. Ma ciò che colpì profondamente Sunggyu furono le ultime due regole:

99. A volte tende a non rendersi conto delle cose, perciò sii diretto con lui. Può non sembrare, ma apprezza l’onestà.

100. Lascia che hyung-nim faccia visita a sua madre una volta al mese. Sentirà la mancanza di casa e di sua madre se non lo farà. Gli mancherò anch’io, quindi lascialo giocare con me ogni tanto.


Sunggyu sorrise e mise giù il manuale, osservando l’uomo addormentato di fronte a sé, guardando la sua schiena alzarsi e abbassarsi ad ogni respiro. “Non è che non mi rendo conto delle cose, idiota”, sussurrò. Si avvicinò alla scrivania, cercando qualcos’altro. Dopo qualche secondo, trovò ciò che gli serviva. Immerse la punta della piuma nell’inchiostro e scrisse alcune parole su un pezzo di carta. Soddisfatto del proprio ottimo operato, prese un pezzo di cera e con quello appiccicò il foglio sulla fronte di Woohyun. “Ci vediamo domani mattina, Hyunnie.”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“Che diavolo è questo? Uno scherzo?” Woohyun piombò furiosamente nelle stanze di Sunggyu. Era mattino inoltrato e il re se ne stava seduto alla scrivania, approvando una legislazione sul commercio. Alzò lo sguardo dal proprio lavoro e guardò l’altro con aria confusa, fino a quando vide che il Crimsonite gli stava sventolando un pezzo di carta a soli pochi centimetri dalla faccia. Sorrise. Era il profilo di Woohyun e la sera precedente Sunggyu ci aveva scritto sopra, “Scelgo questo qui.”

Sunggyu indicò il foglio. “No, sono serio. Ho preso la mia decisione. Fai in modo che accada”, rispose freddamente e tornò a rivolgere la propria attenzione ai documenti. Ma in quel momento i documenti gli vennero strappati di mano e caddero sul pavimento, mentre l’inchiostro si rovesciò, macchiando i guanti bianchi di Sunggyu.

“Yah! Fai attenzione!” lo rimproverò Sunggyu, ritraendo la mando dalla pozza nera che si stava espandendo sulla scrivania.

Woohyun afferrò Sunggyu per il colletto e lo fece alzare dalla sedia. Portando il proprio volto a pochi centimetri di distanza da quello del re, Woohyun ringhiò rabbiosamente, “No, tu fai attenzione.”

Sunggyu alzò il mento con fare orgoglioso. “Te l’ho detto. Ho preso la mia decisione.” Si liberò dalla presa di Woohyun sul proprio colletto (ovviamente non lo stava stringendo con troppa forza se era riuscito a liberarsi). “Non capisco perché tu stia facendo tante storie. Sono un re. Sono bello.” Poi un sorriso perfido prese forma sul suo volto. “E poi mi hai baciato. Tu vuoi trascorrere il resto della tua vita con me.”

Il Crimsonite indietreggiò di un passo, sorpreso, ma si riprese velocemente. Emise uno sbuffo ironico e ficcò la lingua nell’interno guancia. Fece un breve applauso. “Congratulazioni, Gyu. Hai capito che mi piaci.” Poi abbassò lo sguardo e scrutò Sunggyu, stringendo forte i pugni. Woohyun infilzò un dito nel petto dell’altro (lasciandolo senza respiro). “Ma non ho intenzione di sposarti come se fosse una questione d’affari. Non ci penso proprio a farmi coinvolgere in una relazione a senso unico. Sono troppo orgoglioso per accettarlo. Trovati qualcun altro.” Allora Woohyun si voltò e si precipitò verso la porta, lasciando cadere la confessione di Sunggyu sul pavimento e calpestandola.

Ma prima che i suoi polpastrelli potessero raggiungere la maniglia della porta, Sunggyu obiettò, “No.” Woohyun lasciò cadere la propria mano lungo il fianco e si voltò verso Sunggyu con aria inespressiva. Il re si allontanò della scrivania, togliendosi i guanti e lasciandoli cadere sul pavimento. E il volto impassibile di Woohyun cominciò a crollare, incerto e spaventato, cosa che non fece che accrescere la sicurezza di Sunggyu. Dopo aver raggiunto Woohyun, avvolse con la propria mano nuda quella del Crimsonite, intrecciando le loro dita. La sua mano era calda (e leggermente sudata). Il re mugulò dalla felicità. Woohyun, d’altro canto, stava guardando le loro mani completamente spiazzato. “Chi ha detto che è a senso unico?” chiese Sunggyu con voce rauca, portando la mano libera sul mento di Woohyun, sollevandolo fino a quando i loro sguardi si incontrarono. Gli occhi di Woohyun vagarono freneticamente sul volto dell’altro, ma Sunggyu stava osservando solamente il proprio pollice che stava accarezzando la mascella del Crimsonite. Allora si avvicinò e baciò il punto in cui si trovava il pollice. Il re continuò a posare piccoli baci, dalla mascella fino al carnoso labbro inferiore di Woohyun, che poi prese tra le proprie labbra. Dopo quel breve bacio, Sunggyu si ritrasse leggermente, solo pochi centimetri a dividerli. Con ancora gli occhi chiusi, Woohyun rabbrividì, inspirando profondamente l’aria calda tra loro. Strinse la mano di Sunggyu aprendo nuovamente gli occhi, fissandoli in quelli dell’altro.

La mano libera di Woohyun andò a posarsi sulla nuca di Sunggyu, accarezzandogli i capelli corti, e lo avvicinò a sé per un altro bacio più appassionato. In risposta, Sunggyu avvolse il proprio braccio libero interno alla vita dell’altro, stringendolo così forte che neanche un filo d’aria poteva a passare tra loro. Inclinò poi il capo, cambiando angolazione per avere un miglior accesso alla bocca di Woohyun, ma Woohyun non aveva intenzione di essere da meno, di sottomettersi. Spalancò la bocca di Sunggyu, dando spazio alla propria lingua di esplorare. E mentre si baciavano con passione, non smisero mai di tenersi per mano. La sensazione era piacevole contro la pelle di Sunggyu.

Stavolta Woohyun fu il primo a ritrarsi, schioccando un ultimo bacio sull’angolo della bocca del re. Sorrise vittoriosamente e punzecchiò Sunggyu nel punto in cui l’aveva appena baciato. “Ti piaccio?”

Sunggyu si sporse in avanti e gli diede un altro bacio. “Devo dirlo?” chiese. “Vuoi che lo dica a tutti? All’intera città? Vuoi che ne faccia una questione di stato?” Propose Sunggyu come se fosse ridicolo.

“In realtà non sarebbe una cattiva idea.”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


E nel giro di pochi secondi, Sunggyu si ritrovò sul balcone, guardando dall’alto l’intera città. Tutti i cittadini si era radunati sotto alla terrazza, bisbigliando e discutendo tra loro di cosa avrebbe potuto trattare l’annuncio ‘super importante’ che il re stava per fare (sì, era stato Woohyun a diffondere il messaggio e a trascinare un contrariatissimo Sunggyu sul balcone). Sunggyu si voltò, pregando con occhi tristi il Crimsonite di risparmiarlo almeno quella volta (infatti continuava a ripetere ‘Mi piaci’ all’altro, sperando di convincere il Crimsonite, ma Woohyun insisteva sul fatto che Sunggyu devesse comunque fare un annuncio). Woohyun scosse la testa e gli diede una leggera spinta da dietro, incitandolo a passare all’azione. Il broncio di Sunggyu si fece più marcato e si voltò di nuovo verso la folla. “Uh, ho un annuncio da fare”, disse Sunggyu sommessamente, ma il megafono di fronte a lui gli amplificò comunque la voce. “Sto per sposare questo qui”, annunciò, indicando Woohyun che si trovava al suo fianco. Un forte vociare si diffuse tra la folla.

“Eeeee?” disse Woohyun.

Sunggyu abbassò lo sguardo, imbarazzato a morte. “E io… lo amo”, aggiunse. Woohyun divenne raggiante a quella confessione, dopotutto ‘Ti amo’ è molto meglio di ‘Mi piaci’.

Un unanime “EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEHHHHHH?!" si sollevò dalla folla sottostante.

Il volto di Woohyun divenne serio e avanzò verso il bordo del balcone, sporgendosi dal parapetto e gridando alla gente di sotto, “EH?! Cosa vuol dire ‘Eh’?”

“Cos’è successo a Principe Myungsoo?” una donna qualsiasi gridò in risposta. “Sì, lui ci piaceva!” concordò un’altra persona, e molte altre voci si unirono alla beffa.

“Io sono molto meglio di quel Greenie. E più bello”, si difese Woohyun. Una risata condiscendente scoppiò tra la folla. “Yah! Non ridete”. Si raddrizzò e si voltò verso il re. “Gyu-hyung, è uno scherzo?” chiese, completamente serio, poi sbraitò di nuovo verso la folla, “Hey! Ho detto di non ridere!”

Sunggyu si avvicinò, avvolgendo le braccia intorno a Woohyun e baciandolo sulle tempie per farlo calmare. “Perché sei così carino?” lo provocò, arruffandogli i capelli.

“Sapete che vi dico? In fondo sono carini”, gridò la stessa donna che poco prima aveva chiesto di Myungsoo. Anche altri diedero voce alla propria approvazione e cominciarono ad applaudire lentamente.

Woohyun sorrise stupidamente. “Guarda, Gyu. Gli piaccio!” cinguettò.

E Sunggyu sorrise insieme a lui. “Ovviamente, a chi non piaceresti?”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Alcuni giorni dopo, Sunggyu si ritrovò nuovamente a guardare fuori dalla finestra, come aveva fatto il giorno in cui aveva indossato l’abito per il funerale di suo padre, ma stavolta si stava cambiando in un altro abito, uno rosso. Rise tra sé e sé, abbottonandosi il colletto. Quello era stato il primo giorno dopo parecchio tempo in cui si era svegliato da solo, e si sperava fosse anche l’ultimo. Stava per indossare i propri guanti, quando qualcuno bussò alla porta. “Entra”, disse, stringendo i guanti tra le mani.

“Vostra altezza”, annunciò Hoya. “Un regalo da parte dello sposo, beh, l’altro… è di Woohyun.” Gli allungò un pezzo di pergamena, arrotolato e legato da un nastro rosso.

“Grazie, Comandante”, disse Sunggyu, afferrando la pergamena. La srotolò e scoppiò immediatamente in una risata incredula.

Come avere un felice matrimonio con Nam Woohyun:

1. Woohyun adora le coccole, quindi lascia che ti abbracci almeno una volta al giorno. Anche se non ti va, lasciaglielo fare lo stesso (abbracciarlo 20 volte al giorno sarebbe meglio).

2. Non passare tutto il giorno e tutta la notte a lavorare. Prenditi un po’ di tempo per giocare con Woohyun. Ti renderà anche meno stressato. =_=

3. Anche se magari fa credere di essere sicuro di sé e di essere l’uomo migliore del mondo, a volte Woohyun può sentirsi insicuro. Quindi, quando sembra giù di morale e sembra che voglia starsene da solo (non è così), stai con lui e digli che lo ami (lo sai che è vero).

4. Finché sarò con Kim Sunggyu, andrà tutto bene.


“C’è qualcosa che vorreste dargli in cambio?” chiese Hoya, distogliendo l’attenzione dal regalo. “Penso proprio che dovreste. Sapete com’è fatto.”

“Giusto, giusto”, concordò Sunggyu, guardandosi attentamente intorno, pensando a quale regalo avrebbe potuto evocare dal nulla. Poi abbassò lo sguardo sulle proprie mani e gli venne un’idea. Si avvicinò velocemente alla scrivania e buttò giù una breve nota su un pezzettino di pergamena. Dopo che l’inchiostro si fu asciugato, legò il biglietto con lo stesso nastro che aveva usato Woohyun. “Ecco”, disse orgogliosamente. Consegnò il regalo a Hoya e si voltò per finire di vestirsi.

“Woohyunie, ora tu sei i miei guanti. Mi proteggi, mi fai sentire al sicuro e mi fai provare calore. Con amore, Gyu”, recitò Hoya con voce acuta. “Ugh!” disse, fingendo di star per vomitare. “Posso avere il permesso, vostra altezza, di vomitare su questo biglietto? Troppo sdolcinato.”

“Yah!” gridò Sunggyu, voltandosi in direzione del comandante. “Quello era un messaggio privato! Non hai alcun rispetto?”

Hoya unì insieme i tacchi e si mise sull’attenti. “Ho molto rispetto per voi, signore. E resterò al vostro fianco fino alla fine”, dichiarò con sincerità. Tornò alla sua solita postura. “Consegnerò il messaggio. Congratulazioni, vostra altezza, e buona fortuna. Ne avrete bisogno”, gli augurò. Poi se ne andò.

Sunggyu ridacchiò tra sé e sé, “Chi è quello sdolcinato adesso?” Si voltò, annodandosi la cravatta intorno al collo. Era strano. Poteva sentire ogni singola fibra contro la propria pelle nuda, e non era abituato a sentirsi così esposto. Presto, ricordò a sé stesso. Lo vedrai presto. Poi qualcuno bussò nuovamente alla porta. “Comandante, non sono dell’umore adatto per avere a che fare con te”, borbottò.

“Allora sarai dell’umore adatto per avere a che fare con tua madre”, la dolce voce della regina si disperse nell’aria. Si avvicinò al proprio figlio e gli raddrizzò la cravatta. Le lacrime le stavano già allagando gli occhi. “Sei bellissimo. Sono così felice che tu abbia finalmente trovato qualcuno. La vita è sempre migliore con qualcuno al proprio fianco. I bei momenti lo sono ancora di più e le preoccupazioni diminuiscono quando hai qualcuno con cui condividerli.”

“E i momenti difficili non sono così difficili”, aggiunse Sunggyu. Lei annuì, le sue lacrime stavano già scendendo. Sunggyu gliele asciugò, avvertendo la sensazione di bagnato penetrargli nella pelle. “Siete pronta, madre?”

“La vera domanda è ‘tu sei pronto?’” disse, riformulando la frase. “Non sono io quella che sta per sposarsi.”

Sunggyu abbassò di nuovo lo sguardo verso il manuale, leggendo ancora l’ultima regola. “Sì, sono pronto.”

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


Stavolta Sunggyu insistette per tenere la cerimonia nella più grande cattedrale della città. Non aveva bisogno di un altro motivo per sudare oltre ai propri nervi a fiori di pelle. E poi necessitavano dello spazio per far accomodare tutta la famiglia di Woohyun, che ne occupava la maggior parte. Il solo lato negativo di quel posto era che fosse buio, ma la luce delle candele qui e là ricordava a Sunggyu quella notte sulla spiaggia, specialmente il modo in cui la luce si rifletteva sul volto di Woohyun mentre camminava lungo la navata.

“Ciao”, sussurrò Woohyun con emozione quando si trovarono uno accanto all’altro di fronte all’altare.

“Hey, hai ricevuto il mio regalo?” gli chiese Sunggyu in un bisbiglio.

Woohyun annuì e allungò le braccia, prendendo entrambe le mani di Sunggyu tra le proprie, accarezzandone i dorsi con i pollici. “Farò un buon lavoro, lo prometto.”

“Finché sarò con Nam Woohyun, andrà tutto bene”, riformulò Sunggyu, imbarazzandosi per la sua stessa sdolcinatezza. Hoya aveva ragione, e anche a lui veniva un po’ da vomitare. Ma Woohyun gli strinse forte le mani e Sunggyu vide il luccichio di felicità nei suoi occhi. Se questo lo rendeva felice, allora andava bene.

●▬▬▬▬๑♔๑▬▬▬▬●


“Per fermo sei. Nella vagina il brando riponi, e sali il letto mio: dal core d’entrambi ogni sospetto amor bandisca”, lesse Sunggyu ad alta voce. Poi chiuse di colpo il libro del bisnonno e abbassò lo sguardo sull’uomo accoccolato contro il proprio petto. “E quella è praticamente la fine del libro. Buonanotte, Hyunnie”, sussurrò, accarezzando la testa di Woohyun mentre riponeva il libro sul comodino. Stava per sporgersi e spegnere le candele soffiandoci sopra, quando Woohyun lo fermò, inchiodandolo al letto.

“È veramente questo il modo in cui hai intenzione di trascorrere la nostra prima notte?” chiese Woohyun, sovrastandolo. “Mi leggi una storia della buonanotte e poi ci mettiamo semplicemente a dormire?”

Sunggyu sospirò e fece riadagiare Woohyun sul proprio petto. “Cosa ti aspettavi? Ti ho detto che mi piaci e il minuto successivo ci siamo fidanzati e poco dopo ci siamo sposati.” Si interruppe per un po’, e poté sentire Woohyun annuire ad ogni cosa che stava dicendo, i suoi capelli scompigliati gli solleticavano il petto. “È il momento di rallentare un po’ le cose. Non è che siamo in una cavolo di favola o che ne so”, scherzò.

Woohyun si girò in modo da poter guardare Sunggyu negli occhi, con il mento appoggiato sul petto del più grande. Sorrise. “Ma se lo fossimo, io sarei il tuo cavaliere dall’armatura scintillante, vero, hyung-nim?”

“No!” sbottò Sunggyu. “Perché allora io sarei la damigella indifesa. Se mai, io sarei il Principe Azzurro e tu un troll”, terminò, arruffando i capelli di Woohyun e trascinando la mano lungo il suo volto imbronciato.

Il Crimsonite allontanò la mano da sé e sorrise nuovamente. “Che ha bisogno di un bacio per diventare un principe?” domandò con un cenno delle sopracciglia.

Sunggyu stiracchiò le propre membra esauste. “Eh, certo, perché no?” concordò, reclutante, fecendo uno sbadiglio a bocca spalancata. Quando aprì di nuovo gli occhi, si ritrovò la faccia di Woohyun sopra la propria. “C-che stai facendo?”

Woohyun si avvicinò e il suo respiro caldo accarezzò la pelle di Sunggyu. “Mi sto prendendo il mio bacio”, rispose con voce bassa. Abbassò un altro po’ la testa e le palpebre di Sunggyu si chiusero, attendendo il bacio che gli era stato promesso. Ma, inaspettatamente, il Crimsonite cambiò velocemente direzione e soffiò sulla candela accanto a loro, facendo piombare l’intera stanza nell’oscurità. “E magari qualcosa di più.”



FINE.

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