Unknown Number.

di extraordinharry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fake hetero, fan obssessed and green boy. ***
Capitolo 2: *** The distance between 7 and 8 ***
Capitolo 3: *** A bad day. ***
Capitolo 4: *** Falling down. ***
Capitolo 5: *** Mad. ***
Capitolo 6: *** Mc Donald's. ***
Capitolo 7: *** Blame it on the beer. ***
Capitolo 8: *** Salad. ***
Capitolo 9: *** "...and then we had sex" ***
Capitolo 10: *** The wrong (right) person. ***
Capitolo 11: *** Drinking red wine. ***
Capitolo 12: *** (Mis)understood. ***
Capitolo 13: *** Like a panda. ***
Capitolo 14: *** The night Ashton disappeared for 30 minutes. ***
Capitolo 15: *** Sunday Sadness. ***
Capitolo 16: *** China 1 - Pakistan 0 ***
Capitolo 17: *** The Green Problem. ***
Capitolo 18: *** "I hope you can swim!" ***
Capitolo 19: *** ...but I can't swim! ***
Capitolo 20: *** Ellie Goulding and Kebab. ***
Capitolo 21: *** How to save a life. ***
Capitolo 22: *** Second star to the right. ***
Capitolo 23: *** Christmas' Kiss. ***
Capitolo 24: *** The Unknown Number. ***
Capitolo 25: *** The Winner. ***
Capitolo 26: *** The Luke Problem. ***
Capitolo 27: *** U.N. is calling you. ***
Capitolo 28: *** Wrapped around your finger. ***
Capitolo 29: *** 10 months of 5SOS. ***
Capitolo 30: *** Epilogo - From 5 to 10. ***



Capitolo 1
*** Fake hetero, fan obssessed and green boy. ***


1.Fake heter, fan-obsessed and green boy.

 

 

 

 

 

 

 

Ci sono due tipi di fan.

Quelli che ascoltano la musica dei loro artisti preferiti, apprezzano moralmente e musicalmente questi ultimi, desiderano andare ai loro concerti e comprano i loro album. Persone normali, insomma.

E poi ci sono quelli che venerano i loro artisti preferiti in modo ossessivo e malato, desiderando di trombarseli, sul punto di suicidarsi se non riescono ad andare a un loro concerto e compratori compulsivi di qualsiasi gadget in vendita. Non importa quanto questo oggetto firmato col nome della band/del cantante sia inutile: loro devono averlo. Che sia uno schiaccianoci o un pacco di fazzoletti.

Così osservo prima il mio amico Louis, che seduto accanto a me sta sfogliando una rivista musicale e poi mi fermo su Helena. Indossa una maglietta con scritto “5 seconds of summer” più il logo della band, una cuffietta all’orecchio (riconosco chiaramente una delle canzoni della band, visto che me la ha fatte sentire tutte fino a portarmi a uno stato epilettico), quattro braccialetti con scritto in ognuno i nomi dei componenti della band, dei jeans neri (che lei corregge sempre in “skinny neri come quelli dei 5sos”) e un paio di Vans total black (“esattamente come le usano i ragazzi”, ma quando le ho fatto notare che Mr Naso a patata aveva anche le ERA nere e bianche, lei ha provveduto a comprarle).

Helena è una di bellezza nauseante. Essere sua amica comporta talmente tanti svantaggi che non capisco come mai non l’abbia ancora mandata a fanculo. Dei capelli biondi, perfettamente lisci e lunghi, così belli che sembrano seta. Un corpo snello e slanciato, con una pelle priva di impurità e rosea. Un paio di occhi azzurro mare e delle labbra rosee e carnose. E’ tutto ciò che un ragazzo potrebbe volere.

Il suo unico difetto è, beh, l’ossessione che ha per i 5 seconds of summer.

Io ho provato a farla ragionare, ma niente.

Le ho detto che non poteva essere fan di una banda composta da un orco senza collo che passa dall’avere una foglia di lattuga in testa a un color mestruo, un finto angioletto con lo sguardo da ritardato, un bandanaro con il sorriso inquietante e un pervertito che manda foto del suo uccello alle fan.

Tutto quello che ho ottenuto come risposta è stato: «It’s a chocolate milk party, it’s a chocolate milk party! E tu non sei invitata, stronza!»

Che Dio salvi la sua anima.

«Uh carina questa.» dice Niall, sedendosi accanto a me. Niall è l’irlandese per eccellenza. Veste sempre in verde, ha una stanza completamente in stile Irlanda e almeno una volta al mese arriva a scuola vestito da folletto. Tralasciando la sua ossessione del mangiare solo cose rigorosamente verdi. Lattuga, carciofi, piselli, mele verdi, uva, sprite, acqua in bottiglie verdi…

Helena si illumina. «Vero? Amnesia è così emozionante, priva di significato, dolce, romantica, da piangere tutte le tue lacrime mentre Calum ti stringe tra le sue braccia sussurrandoti che andrà tutto bene per poi scoparti come non ci fosse un domani.»

Io e Niall la osserviamo schifati. «Io mi riferivo alla ragazza seduta dietro di te, ma facciamo finta che non sia successo nulla.»

«Oh mio Dio! Un’intervista a Luke!» urla Louis agitando il suo giornale. Helena scatta nella sua direzione, afferrando la rivista con una ferocia che si presenta ogni qualvolta c’entrino i 5sos. Louis tenta di tenersi stretto il giornale, ansimando. «Vai via stupida bionda, il giornale è mio!»

«Dammelo!»

«Solo perché conosci tutti i tweets dei ragazzi a memoria in tre lingue e ti sei scritta col pennarello indelebile “Calum” nella zona inguinale non vuol dire che tu abbia il diritto di precedenza.»

«Helena!» esclamo sconvolta.

Lei non mi sente nemmeno. «Tanto i ragazzi non sono gay, mettitelo in testa. Non ti vorranno mai.»

«Ah, a te sì? Sei una stupida ragazzina vanitosa di una cittadina vicino a Sydney, non hai delle belle tette e se ti si presentasse davanti uno zombie non potrebbe nemmeno mangiarti il cervello visto che non ne hai uno!» Poi ci ripensa. «E io non sono gay!» aggiunge.

Niall si alza in piedi con uno scatto e colpisce con una bottiglietta d’acqua la rivista, che si spezza in due lasciando nelle mani di Louis ed Helena un pezzo di pagina. «Avete rotto i miei coglioni irlandesi, smettetela una volta per tutte!»

Sospiro e nel tavolo cala il silenzio.

Dove ero rimasta con la mia prefazione? Ah, sì, parlavo di quanto fosse bella ma malata mentalmente Helena.

Accanto alla sua bellezza dolorosa, ci sono io, con la mia goffaggine e bruttezza. Un metro e settanta per un corpo lontanamente snello e slanciato come quello di Helena. Uno stile per niente alla moda come quello della mia amica, fatto di vans, jeans scelti a casaccio la mattina e magliette di mio fratello rubate mentre è nei suoi famosi trenta minuti mattutini chiuso in bagno. Capelli corti alle spalle, marroni, rovinati dai frequenti lavaggi e dalle tinte (“Sei una piccola Michael! Vi ci vedrei tantissimo insieme! Anzi no, lui è mio, vai via stronza”).

Una vita sociale traumaticamente imbarazzante, costellata da cotte per ragazzi più grandi finite con bigliettini “ciao mi piaci ciao” e friendzone dolorose e (in)aspettate.

La sfiga è la mia compagna di vita. Sono quel tipo di persona che se schiacciasse nell’opzione “hai dimenticato la tua password?” otterrebbe come risposta “cazzi tuoi”. Mai vinto nulla, mai eccelso in qualche disciplina, mai arrivata ai traguardi che mi sono imposta. Tanto che mi sono stancata e ho smesso di sperare nelle cose. Perciò passo la mia vita tra musica, un’amica che mi fa 10 a 0, un amico “etero” e uno che vestito completamente di verde mi sembra la versione rachitica di Hulk.

Diciamo che in una scala da 1 a 10, come voto mi darei 6. Una di quelle sufficienze stiracchiate e date per pietà.

Il tutto racchiuso da un andamento scolastico tremendo. E per tremendo intendo così tremendo da avere una F pure in ginnastica.

Ripensandoci mi darei 5. Uno schifoso mediocre. Non troppo insufficiente, vicino alla sufficienza ma incapace di raggiungerla.

«Domani pensavo di vestirmi da folletto.» annuncia Niall addentando un gambo di sedano. (Sedano, rigorosamente verde!)

Aggrotto la fronte finendo il mio pan goccioli. «Sei già venuto vestito da folletto due sabati fa.»

Il biondo sembra deluso. «Dannazione, mi ero scordato. Beh, sarà per novembre.»

Mi abbandono sulla sedia, stanca di tutta la monotonia della mia vita. Stanca del mio amico finto etero che riceve più attenzioni di me dal popolo maschile, della mia amica perfetta e terribilmente ossessionata dai 5sos e da un irlandese troppo verdeggiante.

«Ehi melanzana!» mi saluta il figo della scuola, colui a cui inviai il bigliettino nel quale dichiaravo i miei sentimenti.

Sospiro di nuovo. «Ciao Malik.»

Lui e i suoi amici ridono di gusto, per poi lanciare dei sorrisetti ad Helena, che ricambia a ritmo di “End up qualcosa”.

 

Io non credo capirò mai la matematica e la matematica non capirà mai me. E’ un rapporto d’odio reciproco, insomma, perché il mio professore non può semplicemente capirlo? A cosa mi servirà nella vita sapere il logaritmo di base 3 di 81? Probabilmente a nulla se il mio unico scopo è sposare Drake e vivere una vita a sue spese.

«Ehi melanzana!» sussurra qualcuno dietro di me.

Mi volto, trovando il ciuffo di Malik. «Hai rotto il cazzo Malik, vai a farti esplodere da qualche parte.»

«Questo è omofobismo

«Vorrai dire razzismo.»

«E’ uguale! Sempre in –ismo finisce.»

Sollevo gli occhi al cielo e mi maledico ancora una volta per avergli mandato quel bigliettino l’anno scorso.

 

“Ciao mi piaci ciao

by melanzana-girl”

 

E tutto questo perché volevo capisse che ero la ragazza a scuola con i capelli viola melanzana, accidenti, che trovata geniale e intelligente Mary, complimenti.

Tiro fuori il telefono dalla tasca, proprio nello stesso esatto momento in cui lo sento vibrare. Un nuovo messaggio. Saranno quelli della Vodafone per dirmi che faccio schifo o che ho finito il fottuto credito, come minimo. O mia madre che mi insulta dicendomi che faccio schifo.

Numero sconosciuto: Ash, c’è una grandissima gnocca davanti a me con un culo che porca troia, ci farei bungee jumping!

Rimango interdetta qualche secondo. Cosa?

Ma chi diamine sei e cosa diamine vuoi da me maniaco.

La risposta non tarda ad arrivare.

Numero sconosciuto: Mi sto appropinquando al suo culetto, che ne dici se la porto a casa nostra stasera? Magari ha qualche amica di culo ahaha

Rimango impassibile davanti allo schermo del telefono: Ahahaha ma pensa un po’ quanto fai ridere.

Numero sconosciuto: Ashton? Amico che ti prende? Un tempo ti avrei già trovato affianco a me con i jeans calati.

Non faccio in tempo a rispondere che lo stesso numero mi sta chiamando. Impreco sottovoce notando il professore che mi lancia un’occhiata fulminante e chiudo la telefonata.

Brutto idiota, sono a scuola.

Numero sconosciuto: Di cosa cazzo parli? Scuola? Dovresti essere andato a prendere i preservativi per me e Michael!

La situazione sta diventando davvero assurda e imbarazzante. Mi guardo intorno, pensando a uno scherzo, ma sono tutti attenti alla lezione. Sollevo la mano e chiedo di andare in bagno.

Appena uscita dalla classe chiamo il numero.

«Pronto? Ashton?» risponde una voce strana e familiare in qualche modo.

Alzo gli occhi al cielo, irritata. «Ma non hai ancora capito che non sono questo Ashton?!»

Silenzio. «Eh no, non sei Ashton. Sei una… ragazza

«Ommioddio, sono una ragazza

«Non intendevo quello, okay? Mi aspettavo il mio amico. E invece… oh cristo, hai letto del culo e dei preservativi.» Sento una nota disperata nella sua voce. «Aspetta, tu sai chi sono io?» mi domanda.

Ma porco maiale, mi sembra di parlare con un menomato mentale. «Considerando che non ho mai parlato con te in vita mia e che non ho il tuo numero registrato, come posso sapere chi tu sia?»

Altro silenzio. «Beh, anche tu non hai torto. E senti un po’… Che taglia hai di reggiseno? Ti interesserebbe un threesome con me e Ashton?»

Chiudo la telefonata, seccata. Ma non poteva capitarmi un Adam Levine selvatico che mi canta Animal e inizia a stalkerarmi come un pazzo nel video? O un Drake. No. Un deficiente che vuole fare bungee jumping su un culo.

Io davvero non…

«Melanzana?»

Alzo gli occhi al cielo per almeno la quindicesima volta nell’arco della giornata. Mi trovo davanti una ragazza del secondo anno. Ha due occhi azzurri, i capelli liscissimi a spaghetto e lunghi, delle ciglia innaturalmente folte e diamine, due tette enormi.

La osservo interdetta. «Come?»

«Sei la ragazza del bigliettino a Malik, eh?» sorride languidamente. «E’ un piacere conoscere te e la tua melanzana.»

Silenzio. Non oso fiatare. Cosa vuole da me questa?

«Io sono Beddy, piacere.» mi tende la mano.

Ho paura ogni volta che sbatte le palpebre. Quelle ciglia potrebbero spazzarmi via peggio di quanto potrei aspirare l’intera via Lattea io con il mio naso. «Ciao, sono Mary.»

La vedo che mi squadra da capo a piedi in modo sospetto, come un compratore di cammelli che sta per barattarli con un bambino rapito. «Sei etero?» mi chiede.

Oh cazzo.

Indietreggio e decido di tornare in classe. Ne ho avuto abbastanza per oggi. 

 

AIEAAAAH. 

E' stata una cosa improvvisa, scritta dopo quasi un anno che non scrivevo più nulla.

Non so nemmeno io perchè lo stia facendo, ma boh, ne avevo voglia(?)

Premettendo che non so quanto possa essere leggibile la storia e originale la trama, spero a qualcuno piaccia idk

Pensavo di pubblicarla anche su wattpad, ma non so bene ancora quale sito sia meglio, quindi accetto consigli. 

SOOO grazie a chi è entrato semplicemente nel titolo della storia, davvero. 

Ci si vede al prossimo (se sono ancora viva)

(se nessuno mi tira pomodori)

(se sopravvivo al compito di biologia di domani)

Per qualsiasi cosa: 

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Wattpad - cucchiaia (eh già, che originalità.......)

Ps. Il personaggio di Helena vuole essere solo una satira su alcune fan dei 5sos. Diciamo che ogni fandom ha le sue pecore nere, e in questo caso volevo solo ironizzare sulla cosa. Non ha nessuno scopo offensivo!
#STAYSTRONG (quanto mi era mancato)

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Capitolo 2
*** The distance between 7 and 8 ***


2. The distance between 7 and 8.
 
 
 
 
 
 
Quando rientro a casa, posso ufficialmente affermare di avere avuto una giornata di merda. (Come sempre, d’altronde.)
Il mio test di fisica è stato valutato F-, con commento: “se potessi dare un voto inferiore alla F, lo farei, ma mi costringono al meno”.
Lo sconosciuto dei messaggi e il bungee jumping.
Beddy che… No, meglio dimenticare e non dilungarsi in descrizioni dolorose.
E infine il massimo di tutto. Il diluvio appena uscita da scuola, con Helena. Inutile dire che appena ha iniziato a piovere pipì di angeli, Malik è accorso al fianco della mia amica e l’ha riparata. «Melanzana bagnata, melanzana fortunata.» mi ha detto poi, allontanandosi con Helena.
Così ho camminato sotto la pioggia, molto lontana dal sembrare una cantante figa che playbaccka (Si può dire? No, non credo) il suo ultimo successo mentre si muove sensualmente e balla, completamente bagnata.
Insomma, dov’è Noè con la sua arca quando serve? Anche se, molto probabilmente, se fossimo ancora ai tempi famosi del raduno delle specie di animali e io fossi l’ultimo esemplare femmina di scrofa, Noè mi guarderebbe per poi farmi un ghigno e andarsene con la sua arca.
E soprattutto, dove sono le scene da fan fiction romantiche quando ne si ha più bisogno? Dov’è il mio ragazzo figo e sconosciuto che mi copre con l’ombrello e mi sorride: «Non vorrei ti bagnassi per della stupida pioggia.» e poi ammiccando «Al resto ci penso io, baby.»
No, okay, una scena più romantica, però il succo è quello.
Invece l’unica cosa che mi succede è un megafurgone che mi passa davanti schizzandomi con una pozzanghera.
E ricordo ancora le parole di Dio, quando disse «troverete la felicità in ogni angolo della terra» per poi darle una forma sferica.
La soluzione all’espressione incasinata che sarebbe la mia vita, in una sola frase.
Lancio lo zaino in cima alle scale, facendogli salire due rampe. Harry, mio fratello, osserva la scena dal salotto del soggiorno e inarca un sopracciglio. «Ciao sorella Luna.» E’ nel suo periodo Francesco D’Assisi.
«Ciao fratello coglione.»
«Dovevi dire sole
Lo ignoro ed entro in cucina, dove mio padre Liam sta aprendo una birra con i denti. Ci fissiamo. «Sangue del mio sangue!» mi abbraccia senza mollare la birra, però.
Liam Payne è il classico padre 40enne single e in piena crisi di mezza età anticipata. I capelli rasati, la faccia ovale con trenta doppi menti e la pancetta da birra. A volte mi viene il dubbio che ami più la birra di me, ma poi mi dico: “Non farti venire questi dubbi, Mary, è ovvio che la preferisca a te. Domanda retorica”.
 «Ciao papà, come va?» domando.
Indica la birra. «Parecchio bene e a te? Ti vedo bagnata…» mi squadra.
Faccio un cenno con la mano come a voler evitare. «Tutto benissimo, papy.»
«Racconta, racconta! Il tuo papone è curioso.»
Il sorriso mi muore in volto. «Dunque, ho preso una B in fisica oggi.»
Agita la birra in aria in segno di esaltazione. «E brava la mia bambina!»
«Ho conosciuto un ragazzo molto carino che si chiama… Beddy.»
Liam rimane a riflettere qualche secondo poi solleva la bottiglia di birra ancora una volta. «E brava di nuovo la mia bambina!»
«Un ragazzo super carino mi ha cercata per messaggi!»
«E brava la mia bambina!»
«Mi sono beccata tutta l’acqua perché ho dato il mio ombrello a un senzatetto!»
«E brava la mia bambina!»
«Niente di quello che ha detto era vero e tu ci hai creduto come un fesso!» grida Harry irrompendo con i suoi capelli selvaggi in cucina.
Io e mio padre esultiamo di nuovo e lui solleva per l’ennesima volta la bottiglia di birra. «E bravo Liam!»
Poi mio padre si blocca. «Cosa?»
 
Una volta asciutta e cambiata, decido di sdraiarmi passivamente sul mio letto. Afferro il telefono e salto le note vocali in cui Helena mi racconta di Malik. Troppo dolore.
Poi mi accorgo di un messaggio.
 
Numero sconosciuto: Ma sai, adesso ho capito tutto. Tu e il mio amico Ashton avete lo stesso numero di telefono, solo che il tuo termina con 7 e il suo con 8.
 
Alzo gli occhi al cielo. Come se m’interessasse. Okay, mi limito a rispondere.
La risposta non tarda ad arrivare. Okay, scrive ugualmente.
Ehi, fermo. Non siamo in colpa delle stelle, tu hai tutte e due le gambe e io per adesso non ho problemi ai polmoni, digito velocemente.
Tutte e tre*, corregge.
Ci impiego esattamente tre minuti a capire di cosa stia parlando, per poi darmi una pacca in fronte e decidere che non è il caso di perdere il mio tempo con una persona del genere. Blocco il telefono e me lo appoggio sullo stomaco, per poi sentirlo vibrare. Sospiro.
Numero sconosciuto: Ci sei? Per terza gamba intendevo il mio pene, eh.
Vorrei fargli un applauso. Più che terza gamba io lo chiamerei quinto mignolo.
Numero sconosciuto: Oooh, giochi pesante eh. Ti manderei pure una foto, ma ho imparato la lezione un paio di mesi fa.
Aggrotto la fronte. Allora è davvero un maniaco che manda sue foto porno. Va bene, è il caso che questa storia finisca qui. Piacere di averti conosciuto Signor Maniaco, ciao.
Stavolta sono determinata a ignorare qualsiasi suo messaggio mi arrivi, combattendo contro la curiosità di conoscere questo ragazzo/cinquantenne arrapato. Insomma, alla fine sarebbe solo una persona in più che potrebbe venire al tuo funerale. O al tuo matrimonio. Regali.
Con mia grande sorpresa il telefono squilla, facendo partire We are never ever getting back together della Swift. Accenno qualche passo di danza inventata e imbarazzante, prima di rispondere.
«Pronto qui parla Mary.»
«Non mi piace il tuo nome, però.» una voce maschile.
«Chi diamine…» sussurro prima di vedere sullo schermo il numero del tipo di prima. Cazzo, ma questo è stalking. «Senti, io non ho nemmeno capito chi tu sia. Quanti anni abbia. Se sia della tipologia A o tipologia B. E onestamente nemmeno mi interessa. Le nostre strade si sono incrociate per sbaglio e con molta naturalezza devono disincrociarsi.»
Una risatina. «Tipologia?»
«Tipologia A: maniaco che manda sue foto per mettere a suo agio la ragazzina che sta importunando e spingerla a mandarle pure lei. Tipologia B: maniaco maleducato che vuole a tutti costi foto della ragazza.»
Cala il silenzio, poi un sospiro. «Non sono un manico. Ho diciannove anni e sono un bravo ragazzo.»
«Una volta appurato questo, perché stiamo ancora parlando noi due?» nello stesso momento entra Harry in salotto con indosso solo dei boxer di Homer. Si gratta il fondoschiena con aria annoiata.
«Oh, andiamo, non credi che questo sia il destino?!» il suo tono di voce è eccitato. «Magari sei la donna della mia vita e io l’uomo della tua vita.»
Mi viene quasi da ridere per le stronzate che sta dicendo. «Ma…»
«Per questo dovremmo conoscerci.» mi interrompe molto educatamente. «Il destino mi ha fatto sbagliare numero, non è una cosa che capita tutti i giorni non credi?»
«Già. Schiacciare sul numero 7 invece che sull’8 non capita mai. E’ improbabile. D’altronde il 7 e l’8 non sono vicini nella tastiera.» commento acidamente. Harry si piazza al centro del salotto e inizia a fare yoga. Si siede a gambe incrociate e poggia le mani con i palmi rivolti verso l’alto sulle ginocchia.
Lui sbuffa. «Ma perché non capisci?»
«Segui il mio ragionamento.» lancio un’occhiata a Harry che è in equilibrio sul ginocchio destro, mentre l’altra gamba è tesa verso l’alto in un’elasticità che io mi sogno. «Hai sbagliato per una sola cifra il destinatario del tuo messaggio, inviandolo a una perfetta sconosciuta anziché al tuo amico. E ora, non sapendo nemmeno come sia fatta esteticamente, quanti anni abbia, il mio gruppo sanguigno o il nome della posizione di yoga che sta facendo adesso mio fratello Harry, fai discorsi sul destino?»
«Di come tu sia fatta esteticamente non mi interessa. Almeno, non mi interessa nulla all’infuori delle tue tette.» risponde molto intelligentemente.
Grugnisco. Mi è capitato un completo idiota. «Come cazzo ti pare, ora lasciami in pace.»
«Sorella, sorella, guarda! Sono nella posizione del colibrì indiano!» esclama Harry. Mio fratello è in bilico su un avambraccio con le gambe distese rigidamente e mi sorride raggiante.
Sorrido falsamente. «Vola lontano da me, allora.»
«Se solo sapessi chi sono, non diresti così. Ma come vuoi tu, ciao Mary.» riattacca ancora prima che io possa rispondergli.
Vedo i Magic nella mia testa cantare: «Why you gotta be so rude?», e istintivamente accenno un colpo di capelli, che accidentalmente va a colpire l’equilibrio precario di Harry. Il mio fratellone, poggiato sulla testa e sui gomiti in una posizione che ricorda vagamente una candela che si sta sciogliendo, inizia a barcollare.
«Mary!» urla prima di rovinare a terra tragicamente.
Ops.

 
AIEEEAH.
Solo sei giorni dall’ultimo aggiornamento, non è male no?
Che poi, rileggendo il primo capitolo, mi sono resa conto che non si capisce con chi stia parlando Mary. Ashton è da escludere, va bene.
E ancora, stavo pure per scrivervi “secondo voi chi è?” visto che pensavo nemmeno in questo capitolo si capisse, ma mi sono accorta di aver scritto una cosa che fa intendere chiaramente chi sia.
Vabbè, se la stessi leggendo io la storia non l’avrei capito comunque ma dettagli.
Soo, grazie per le recensioni allo scorso capitolo e grazie per le aggiunte a preferite/ricordate/seguite, sono muy happy che a qualcuno piaccia la storia. Vi si ama tanto <3333
Più avanti si inizieranno a capire altre cose di Mary e un po’ la situazione cambierà, giusto per dire che sembra una ff buttata a caso con qualche stronzata tra un secondo d’estate e l’altro, ma non è esattamente così. Almeno spero. Credo.
BTWWW vado a rispondere alle recensioni e spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Liam papà birromane >>>>>
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Capitolo 3
*** A bad day. ***


3. A bad day
 
 
 
 
 
 
 
“She said to me: ‘forget what you thought, ‘cause good girls are bad girls that haven’t been caught so just turn around and forget what you saw ‘cause good girls are bad girls that haven’t  been caught’. WOOOAH.”
 
Mi sollevo di scatto nel letto, guardando a destra e poi a sinistra in modo meccanico, mentre quella fottuta canzone continua ad esplodere nella mia camera. Non capisco dove sia il mio telefono, perché la mia sveglia sia impostata a Good Girls dei 5sos e quanti anni abbia.
Mi lancio giù dal letto, provocando un sonoro tonfo per terra. Speriamo almeno di non aver bucato il pavimento con il naso. Arrampicandomi goffamente al comodino finisco per rovesciarlo a terra, e il telefono mi cade in faccia. Impreco. Spengo la sveglia e odio il mondo.
Ecco cosa succede quando la tua vita fa schifo. A scuola non ti portano i tuoi genitori, ma devi alzarti all’alba per prenderti uno schifosissimo autobus, stando attenta a non addormentarti in piedi.
Proprio mentre mi sto avviando per le strade ancora buie australiane con i Maroon5 e la voce di Adam Levine nell’orecchio, tiro fuori il telefono e scrivo un messaggio al numero sconosciuto. Così sei famoso? Dimmi che sei Adam Levine, ti prego.
Mr Bungee Jumping mi risponde subito. Ti ho detto che ho 19 anni, Adam Levine è più vecchio.
Faccio una smorfia di dolore. Cazzo, come ho fatto a non pensarci? Magari hai mentito sull’età. E anche adesso mi stai mentendo perché non vuoi che io sappia che sei Adam Levine, quel grandissimo figo.
Rimango con lo sguardo incollato al telefono, sperando di ricevere la conferma alle mie speranze e ai miei dubbi. Dopo cinque minuti, sollevo lo sguardo verso la strada e noto l’autobus sfrecciarmi davanti.
Non faccio in tempo a realizzare, perchè parto subito alla rincorsa dell’autobus, troppo veloce per me.
Pensa a un mc chicken in fondo alla strada.
Pensa ad Adam Levine nudo in fondo alla strada.
Pensa ad Adam Levine nudo con un mc chicken in mano in fondo alla strada.
Pensa a Malik insieme ad Adam Levine.
Non funziona. L’autobus è ormai troppo lontano e non raggiungerò mai la prossima fermata. Presa dallo sconforto mi accascio a terra, incurante del marciapiede probabilmente sporco e delle macchine che passano.
Voglio un risarcimento a questa vita di merda. Sento gli occhi bruciare, reazione istintiva ogni qualvolta io mi arrabbi. Lacrime. Imbarazzanti lacrime.
Mi piomba una monetina addosso. La afferro, stupita. «Che cosa…» bofonchio per poi alzare lo sguardo.
Un ragazzo in penombra è a pochi passi da me. «Tieni, vai a comprarti un panino!» dalla voce direi che è ubriaco.
«Scusami?»
«Ti ho fatto l’elemosina, dovresti come minimo ringraziarmi!»
Oh, be’, aggiungiamo pure questa alla lunga lista di cose spiacevoli che mi accadono giornalmente. Non l’ho mai iniziata, ma è un buon momento.
N°1 – perdo l’autobus.
N°2 – mi scambiano per una barbona e mi fanno l’elemosina.
«Cal ho trovato un barbone per terra! Vieni a parlarci!» grida ancora il ragazzo irritandomi sempre di più.
Qualcuno gli risponde da lontano. «Luke rientra dentro!»
Rilancio la moneta al ragazzo ubriaco, offesa, e afferro il telefono alla ricerca di qualcuno che possa darmi un passaggio. Il messaggio del ragazzo sconosciuto è arrivato da qualche minuto.
Mi dispiace, ma ho 19 anni e non ho niente a che fare con Adam Levine e i Maroon5.
N°3 – il ragazzo sconosciuto non è Adam Levine.
 
 
Non è una completa giornata di merda se la tua migliore amica non ti salta addosso urlando che il suo gruppo preferito è in vacanza in città. «Ti rendi conto? Dobbiamo setacciare ogni angolo, guardare dentro i negozi, pub, locali, discoteche, parchi, cassonetti, case, edifici, palazzi, grattacieli e poi…» continua a parlare al mio orecchio senza nemmeno prendere fiato.
Faccio finta di ascoltarla, quando noto un particolare in lei. «Helena, perché hai una maglietta dei Blink-182?» chiedo circospetta.
«Piacciono ai 5sos e anche loro hanno magliette dei Blink.»
Rabbrividisco. «Farò finta di non averti chiesto nulla, va bene?»
«Mary, sono seria – mi guarda intensamente negli occhi – Sii una buona amica e giura che mi accompagnerai al concerto in caso dovessero mettere qualche tappa casuale qui. Ti prego. Fallo per me.»
Sospiro. Infondo le voglio bene e ci tengo alla sua felicità. In realtà tengo alla felicità delle persone che mi stanno intorno, talmente tanto che la mia passa sempre in secondo piano. Perciò mi dimentico che potrei trovarmi in un’arena piena di ragazze con camicie a quadri, skinny neri e vans total black e rispondo: «D’accordo, ma ti prego non mettere una camicia a quadri o ti perdo tra la folla.»
Lei mi salta al collo. «Se fossi lesbica ti amerei! Grazie!»
Ricambio l’abbraccio con un sorriso stanco, e mentre stiamo per staccarci, Malik si ferma davanti a noi. Non posso fare a meno di rimanere a fissare qualche secondo quelle iridi marroni e calde, rimpiangendo il mio bigliettino. «Helena, ehi.» saluta dolcemente la mia amica. «Melanzana.» aggiunge con un sorrisetto.
«Ciao Zayn!» trilla lei arrossendo.
Tutti e due aspettano una mia risposta. «Non ho intenzione di salutarlo.»
«Hai da fare adesso?» le chiede ignorandomi, anzi, quasi sollevato che non l’abbia salutato. D’altronde, cosa gli frega del mio saluto?
Helena si volta verso di me e noto il desiderio di andare con Zayn nei suoi occhi misto al dispiacere di lasciarmi. «Mary…»
«Vai pure, tranquilla, tanto io ho da fare adesso.» ed è vero, ho un appuntamento da Mr. Emmy, ma comunque sia per passare un po’ di tempo con quella che dovrebbe essere la mia migliore amica, l’avrei pure annullato. A quanto pare lei non la pensa così.
Ma davvero, capita. Come quella volta in cui andai al Mc Donald’s e presi un Crispy McBacon al posto di un Mc Chicken. Sono cose che accadono, inutile pensarci troppo. Mi sono fatta flagellare da Harry per una settimana, ma come ho già detto sono cose che capitano. Mi sono inginocchiata sui ceci per due ore, ma niente di che. Cose che si superano.
Così mentre mi allontano da scuola, salutando un Niall pronto agli allenamenti di football, mi volto indietro. Helena e Zayn sono perfetti insieme. Meglio mettersi l’anima in pace.
 
Osservo il soffitto dello studio di Mr. Emmy, sdraiata sul suo enorme e comodissimo divano nero. Mr. Emmy è seduto accanto a me, su una sedia, con le braccia conserte. Dei ricci castani, una cinquantina d’anni e l’aria saggia.
«Allora, Mary, come stai?» mi chiede.
«Bene.» accade sempre così ogni volta. Mi chiede come sto e io rispondo “bene”.
Inarca un sopracciglio. «La verità?» e dopo aver inarcato il sopracciglio mi chiede di non mentire.
Lascio una lacrima scivolare lungo il mio volto. Un respiro profondo. «Male.»
«Cosa c’è che non va?»
Mr. Emmy è il mio psicologo. Iniziai ad andarci cinque mesi fa, circa, quando capii che avevo bisogno di parlare con qualcuno di esterno alla mia vita. Col tempo ho iniziato ad apprezzare queste sedute e a non poterne fare a meno. Quel cinquantenne riccioluto sembrava essere l’unica persona che mi ascoltasse, anche se solo per lavoro. E dopo tre mesi di incontri, mi aveva diagnosticato una leggera forma di depressione, che si era imposto di curare. Medicine e sedute regolari. Non mi ero mai opposta, perché la felicità la agognavo più di un cieco che desidera vedere la luce del sole.
«E’ come se la mia presenza nel mondo fosse insignificante, invisibile. Mi faccio in venti per gli altri, e loro non si fanno nemmeno in due per me. Non riesco a ottenere buoni voti a scuola, i professori mi odiano, mi sento come se tutto il mondo mi odiasse. Come se la mia migliore amica si vergognasse ad avere un’amica imbarazzante e sfigata come me. E poi c’è il ragazzo sconosciuto e l’incapacità di aprirmi a nuove persone. Asocialità, apatia, stanchezza.»
Mr. Emmy ascolta attentamente e aggrotta la fronte al sentire l’ultima frase. «Ragazzo sconosciuto?»
Gli racconto la storia, evitando i commenti sul culo su cui fare bungee jumping. Mr. Emmy mi guarda e sorride. «Buttati.» sussurra.
«Credevo che uno psicologo dovesse aiutarmi a superare i miei problemi in modo civile e non spingermi al suicidio.» commento impassibile.
Mr. Emmy ride e lo sento dire sottovoce: «Che cogliona.» e credendo non lo abbia sentito mi osserva tranquillamente. «Parla con questo sconosciuto al telefono.»
Faccio per obbiettare, ma mi blocca. «Fallo, anche se è poco responsabile. Tu fallo e basta. Corrilo qualche rischio ogni tanto, Mary.»
«Ma perché? Un adulto normale mi consiglierebbe di non fidarmi.»
«Ho visto come il tuo sguardo si è illuminato quando lo hai nominato. Magari è solo un’impressione, un ennesimo buco nell’acqua; ma vivere senza rischiare è come correre e fermarsi due metri prima del traguardo.» incrocia le braccia e mi fissa. «E per la cronaca, io non sono un adulto, sono ancora nel pieno della mia adolescenza.»
Forse servirebbe anche a lui uno psicologo.
E poi, come sempre, gli ultimi cinque minuti della seduta li dedica alla musica. Mette le domeniche d’agosto ogni volta e mi invita ad ascoltarla in silenzio, dicendo sia di un cantante italiano. E forse il suo modo di curare i pazienti dalla depressione è fargli sentire quella canzone fino al giorno in cui spinti dalla disperazione si uccideranno.
 
Appena uscita dallo studio infilo le cuffiette nelle orecchie e mi avvio verso il centro città, diretta verso casa. Prima di bloccare il telefono mi accorgo di un messaggio ricevuto due ore prima.
Numero sconosciuto: Ora che sei sicura non sia Adam Levine non mi rispondi più? Offesissimo, proprio.
Sospiro e se non avessi parlato con Mr. Emmy avrei già cancellato il messaggio. Ero in un posto.
Numero sconosciuto: Sa molto di venditrice di droga.

Cambio canzone e svolto a sinistra, schizzando in mezzo alla strada alla vista di un cane enorme andarmi incontro. Sa molto di “fatti gli affari tuoi”.
Numero sconosciuto: Ma perché sei così acida?
Tiro fuori un pan goccioli dalla borsa e lo addento, riducendolo a metà. Non sono acida, è che non ti conosco. Se mi conoscessi meglio vedresti quanto sono disponibile per chi se lo merita e quanto metta in primo piano gli altri. Mi piace semplicemente tutto ciò che abbia a che fare con il sarcasmo, l’ironia e gli scherzi.
Mi fermo davanti alla porta di casa sentendo quelle musiche zen rilassanti di mio fratello. Infatti è in salotto, con le mani giunte davanti al petto e gli occhi chiusi. Mio padre è sul divano che beve birra e guarda Harry, aspettando che finisca per accendere la tv.
Quando Liam si lascia sfuggire un rutto, Harry spalanca gli occhi. «Liam!» esclama ricevendo delle scuse.
«Ciao stellina di papà, dove sei stata?» mi saluta Liam. Lui non sa dello psicologo, non sa della mia leggera depressione e probabilmente crede vada tutto bene perché i 50 euro che spendo al mese per pagare le sedute li vede come soldi spesi in sigarette o alcol.
«Con Niall.»
Sblocco il telefono. Numero sconosciuto: Wow. Andresti molto d’accordo con il mio amico Ashton.
Ashton. Ma non era anche il nome del bandanaro dei 5 secondi d’estate? Se è carino presentamelo pure.
Numero sconosciuto: Ehi, siamo alla ricerca di un ragazzo?
Nah, nessuno potrebbe mai amarmi.
Triste ma vero. Ho dubbi persino sull’amore paterno di mio padre. Su quello di mia madre ho chiarito tutti i dubbi quando ha lasciato Liam per scappare con un venticinquenne portoricano e dimenticarsi dei suoi figli.
Numero sconosciuto: Non essere così negativa!
Beh, non ho tette.
Scrivo per ironizzare. Non mi piace passare per la persona depressa. Anche se a detta di Mr. Emmy lo sono.
Numero sconosciuto: Ok, hai il diritto di essere negativa. Senza tette non vai da nessuna parte.
Mi mordicchio il labbro, incerta se scrivere quello che sto per scrivere. Poi mi mando a fanculo e digito velocemente. Ma non è che chiami il tuo amico con un nome in codice, Ashton, quando in realtà è Adam Levine e non vuoi che io lo scopra?
Tengo le dita incrociate.
Numero sconosciuto: Sappi che ho sospirato di esasperazione. No, si chiama Ashton e basta.
N°4 – Il suo amico Ashton è davvero Ashton e non Adam Levine in incognito.
 
AIEEAH.
Credevo avessi lasciato intendere in questo capitolo chi fosse l’unknown number (in inglese fa più figo), e invece nada.
Però giuro che nel prossimo si scopre. Si scopre tra virgolette perché lui si fa dare un nome in codice che chi segue i 5sos conosce, ma Mary ovviamente infischiandosene di loro non capirà mai chi sia.
Boh ma io sto spoilerando tutto, faccio schifo. Tanto vale dirvi di chi ho progettato la morte e siamo a posto.
E poi una cosuccia, riguardante Mary. Non volevo fare la solita protagonista depressa che si taglia e che trova l’amore e blablabla, perciò solo andando avanti con i capitoli si capirà meglio cosa ci sia dietro alla “lieve depressione” della poverella.
COOOMUNQUE, grazie mille per le recensioni allo scorso capitolo. Apprezzo tantissimo che perdiate del tempo non solo a leggere ste cazzate, ma anche a commentarle. Grazie, davvero.
Vado a rispondervi, aspettateeeeeEEEeeeEEEmi.
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Alla prossima #STAYSTRONG che mancano minimo altri 24 capitoli alla fine di questa merda <333
 
Ps. Scherzavo, non morirà nessuno in questa ff.
Pps. Morirò io sabato dopo il compito di matematica sui logaritmi. 

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Capitolo 4
*** Falling down. ***


4. Falling down
 
 
 
 
 
 
Ogni mattina un leone in Africa si sveglia, e sa che dovrà correre se vuole garantirsi la sua colazione da campione. Ogni mattina una gazzella in Africa si sveglia e sa che dovrà correre ancora più veloce del leone, se non vuole diventare una colazione da campione.
Ogni mattina io mi sveglio, e so che pur non avendo voglia di vivere devo buttarmi immediatamente giù dal letto e correre verso la fermata dell’autobus, se non voglio arrivare in ritardo.
Questa è una di quelle mattine in cui la voglia di vivere bassa prevale sull’arrivare in orario.
«Signorina Payne, sa che nel regolamento della nostra scuola è fondamentale la regola M-345 nella quale si dice esplicitamente che ogni studente è obbligato ad arrivare in orario in classe?» mi domanda la professoressa di letteratura inglese.
Sospiro. «In realtà no, ma io…»
«E allora può pure accomodarsi fuori. Non si tollerano ritardi in questa scuola!» sbatte la mano sulla cattedra. «Può pure essere il presidente Obama o Michael Jackson tornato dall’oltretomba, ma nessuno entra in classe oltre alle 8:15. Dove crede di essere? E’ un istituto serissimo.»
«Ma Mrs. Zapp…» obbietto invano, perché solleva un dito in aria.
«Nemmeno se bussasse Shakespeare con un nuovo sonetto inedito lo farei entrare. Nemmeno George Clooney con in mano un Nespresso, capisce signorina Payne? E tanto meno…»
Zayn Malik, in tutta la sua bellezza, mi piomba alle spalle senza nemmeno bussare. «Buongiorno Mrs. Zapp.»
Mrs. Zapp sorride a trentadue denti. «Zayn! Entra pure, cosa aspetti?!»
Spalanco la bocca osservando Malik prendere tranquillamente posto in classe, sedendosi dietro ad Helena che gli sorride. Louis mi fa una linguaccia e Niall mi mostra il pollice alzato in segno di apprezzamento verso il mio maglione verde militare.
Mrs. Zapp mi fissa. «Beh, lei è ancora qui? Si accomodi.»
Le sorrido mezzo ridacchiando, lieta che tutta la sceneggiata di prima fosse un semplice scherzo. Perciò mi avvio verso il mio banco posto dietro quello di Niall.
«Payne ma dove sta andando?» mi richiama Mrs. Zapp. «Intendevo: si accomodi fuori
 
Mi butto nel cortile con la pista da corsa della scuola, sconsolata e incazzata come non mai. Capisco che lo charme e la bellezza di Zayn Malik affascinerebbero pure il cieco più eterosessuale, ma questi sono dei chiari favoritismi.
Sdraiandomi completamente afferro il telefono, intenzionata a vagare svogliatamente su internet, ma quando lo sblocco mi ritrovo nelle chat con il ragazzo sconosciuto e solo in quel momento mi rendo conto di non sapere il suo nome.
Senza pensarci troppo lo chiamo e dopo due squilli risponde. «Ma guarda un po’ chi si sente!» una voce carina, la ricordavo più brutta. «A cosa devo l’onore?»
Sbuffo osservando il campo davanti a me. «Sono arrivata in ritardo e non mi hanno fatta entrare in classe. O almeno, la sfigata qui presente non è entrata, il figo della scuola sì.»
Una risatina. «Non ci credo!»
«Credici! Anche io al posto di Mrs. Zapp lo avrei fatto entrare, in praticamente tutti i sensi possibili, ma per pena mi avrebbe potuta graziare.»
Il ragazzo ridacchia ancora. «Cos’ha di speciale questo ragazzo?»
Tutto. A parte il carattere da completo coglione. «E’ bello, ma di una bellezza rara e poco ricercata. E’ come un quadro di Van Gogh.»
«E’ deforme?»
«No, è particolare. Devi saper apprezzare le cose strane.»
«Okay, mi stai confondendo.»
«Lascia stare, non vale la pena parlarne. E’ una causa persa a prescindere.» sospiro mestamente.
Sento un attimo di silenzio dall’altra parte. «Perché?»
«Dopo avergli mandato un bigliettino in cui gli dichiaravo il mio amore firmandomi melanzana-girl per via dei miei capelli viola, non credo potrebbe mai davvero prendermi in considerazione.» butto fuori il più velocemente possibile, sperando capisca poco e nulla.
«Che cosa?!» mi urla nell’orecchio.
«Non urlare… tizio!» mi ricordo di non sapere il suo nome e ne approfitto. «A proposito, come ti chiami?»
«Ehm… io?»
«Chi altri sennò?» Sembra quasi non voglia dirmi il suo nome e non capisco sinceramente il motivo. A meno che non sia Adam Levine e… No, basta con questa storia. «Perché non vuoi dirmi il tuo nome?»
«Non è che non voglia… è solo che non voglio.» dice in tono strano.
Rido sarcasticamente. Ma mi sta prendendo in giro? «Oh beh sì, è come dire: non è che mi facciano schifo i cani, semplicemente mi fanno schifo. Non è che sia una sega in qualsiasi sport, sono semplicemente una sega in ogni sport che conosca. Non è che…»
«Ho capito il concetto, okay!» fa una pausa. «Kiwi.»
«Kiwi?»
«Kiwi.»
«Kiwi.»
Lui ride dolcemente e se potessi registrerei la sua risata. E’ una di quelle risate genuine, non forzate ma nemmeno esagerate. L’unica cosa positiva che trovo in questo pazzo sconosciuto. «Come il frutto, esattamente. Molti mi chiamano così, a mo’ di presa in giro.»
Aggrotto la fronte. Ma io dico, con sette miliardi di persone al mondo, proprio uno squilibrato mentale che viene chiamato kiwi doveva sbagliare numero e scrivere a me? «Ti chiamano kiwi. Ah.»
«Il kiwi è un bel frutto, molto gustoso.»
Bleh. «Odio i kiwi, non mi piacciono per nulla.»
Silenzio.
Ancora silenzio. Un bidello mi passa davanti fumando in tranquillità. Che lavoro faticoso che fanno, acciminchia.
«Kiwi, sei vivo?» chiedo dopo un po’ con un sorrisetto in faccia.
«Stai sorridendo. Vuol dire che ti piace kiwi!»
Come diamine… «Come fai a sapere che sto sorridendo?»
«E scommetto anche che adesso sei perplessa.» continua con tono serio.
Alzo gli occhi al cielo. «E io scommetto che da piccolo devi essere caduto di testa malamente.»
«E io scommetto che in questo momento stai scommettendo contro di me.»
«Ma i tuoi genitori non ti picchiano ogni tanto?»
Ride e sorrido di rimando. «Comunque è carina la cosa, no? Io kiwi e tu melanzana.»
«No, no, allora – mi sistemo meglio infervorandomi di già – tu vuoi essere chiamato Kiwi perché per chissà quale malattia mentale che ti affligge non vuoi dirmi il tuo nome di battesimo, io non voglio assolutamente essere chiamata melanzana.»
«Va bene, melanzana.»
«Kiwi, parlo sul serio.»
Uno sbuffo e poi una voce diversa in lontananza. «Cal, c’è la tipa dell’altra notte, muoviti!»
Cal? Mi sembra di avere già sentito un nomignolo simile, ma non ricordo proprio né dove né quando. E molto probabilmente ho sentito male io.
Nessuno di noi due parla, un po’ in imbarazzo. «Quella del culo su cui fare bungee jumping?» domando.
«Eh sì, proprio lei. Alla fine ho piazzato il mio kiwi nel suo territorio.»
Scuoto la testa, non volendo sentire altri dettagli. «Okay, okay, vai a controllare che il tuo kiwi sia stato piazzato bene, ciao.»
«Ciao melanzana!» posso quasi sentirlo sorridere. «A presto, spero.»
 
L’ora di ginnastica è la mia ora di inferno personale. Sono indubbiamente la più scarsa in tutta la classe – se non in tutta l’intera galassia – e ogni esercizio rischia di essere per me causa di morte prematura.
Aggiungiamo il fatto che la mia professoressa mi prenda per il culo a non finire e i miei compagni se la ridano tranquillamente e abbiamo l’ennesima situazione di merda della mia vita.
«Bene, ragazzi, oggi faremo il quadro svedese.» indica il quadro appeso al soffitto in legno suddiviso in altrettanti riquadri più piccoli. «Dovrete muovervi all’interno di esso seguendo le mie indicazioni e dovete scivolare internamente ed esternamente in modo fluido e agile.»
Gli aggettivi fluido e agile mi fanno subito capire che è l’ennesimo esercizio fatto apposta per rovinarmi la vita.
La stronza mi fa salire per seconda, insieme a Niall, in rigorosa tuta da ginnastica verde. «Niall sai cosa mi ricordi vestito così?» gli domando una volta seduti tutti e due nel primo riquadro.
«Un figo?» ammicca.
Ammicco anche io. «Uno spermatozoo di Hulk.»
«Payne per quanto vuoi rimanere ancora lì ferma come un salame appeso? Muovi quel culo!» mi urla dietro la professoressa.
Con molta fatica raggiungo l’ultimo livello del quadro, non dopo essermi fatta riprendere sulla mia goffaggine dalla mia professoressa almeno trenta volte. Niall, accanto a me, scivola fluidamente in due mosse e atterra sul tappetino aggiudicandosi una bella B+. Io osservo il pavimento, troppo lontano da me, e inizio a sudare freddo.
«Payne, coraggio. Se riesci a farmi un’uscita dignitosa ti metto una D.»
Uscita dignitosa. Uscita dignitosa. Coraggio, ce la puoi fare.
Un ciuffo di capelli mi finisce in faccia e stacco la mano destra – quella dominante – per spostarlo. L’errore più grande nella storia dell’umanità dopo la decisione dei tedeschi di invadere la Russia.
Il mio corpo si sbilancia all’indietro e sento dietro di me l’agitazione crescente. «Professoressa!», «Payne sta cadendo!», «Qualcuno la aiuti!», «Purè di melanzana!».
Tento di riaggrapparmi al quadro ma nel farlo stacco anche la mano sinistra, da perfetta cogliona. Perciò in pochi istanti sto scivolando giù dal quadro, molto lontana dall’essere fluida e agile.
E poi un botto che riecheggia in tutta la palestra; capisco di star per svenire quando vedo il volto di Gesù davanti a me. E lì penso: “Cazzo, Mary, stai perdendo coscienza. Gesù non abita mica in Australia!”
 
«Mary?»
Un dolore al collo più la voce di Niall mi fanno aprire gli occhi. Sono distesa in un lettino in infermeria e il mio migliore amico è seduto accanto a me con uno sguardo preoccupato. «Ciao», saluto.
Vedo la disperazione nei suoi occhi. «Cazzo, no! Hai perso la memoria. Ora non ricordi più chi sei, non ricordi la tua vita, le persone che ami, le persone che ti amano, hai perso tutti i ricordi bellissimi e la tua personalità» si dispera. «Cristo, non è giusto!»
Aggrotto la fronte. «Non ho perso i “ricordi bellissimi” semplicemente perché non ne ho nemmeno uno. Niall, cosa cazzo dici?»
I suoi occhi azzurri si illuminano di gioia e mi abbraccia. «Davvero? Sei sicura?» mi domanda stritolandomi. «Dio, mi sono spaventato a morte. Come stai? Come ti chiami? Quanti anni hai? Chi sono io? Dove sei?»
«Dai, Horan, lasciala riposare» sento una voce nella stessa stanza e per poco non mi spavento nell’accorgermi che Zayn Malik è seduto in una sedia dietro Niall e io non me n’ero nemmeno accorta.
«Cosa ci fai tu qui?!» esclamo sconvolta.
Si stringe nelle spalle con aria noncurante. «Ti ho raccolta da terra e ti ho portata qui in braccio.»
Cosa?! «Davvero?! Ma non…»
«Scherzavo, ovviamente» mi interrompe e mi mostra una bustina trasparente. «Stacy Beer dice di non voler trombare perché ha mal di testa così sono venuto a prendere qui una pastiglia da darle.»
Niall si gratta la testa e mi fa cenno di lasciar perdere e di non prendermela. Io? Prendermela? Ma perché dovrei, scusate.
Semplicemente afferro la prima cosa vicina a me – un libro guida “perché hai 40 anni e sei ancora single” – e glielo lancio contro.
 
 
 
AIEEEEAH.
Qui in Nuraghelandia – aka Sardegna – piove da quattro fottuti giorni. E io amo la pioggia, chiariamoci. Solo che non è bella quando inizia a manifestarsi appena sei uscita da scuola e devi prenderti due pullman. O ancora quando stai scendendo dal pullman, tipo oggi. Ed è davvero triste che nevichi in tutta la Sardegna tranne che al sud, a Cagliari, dove sono io. In teoria è piuttosto normale la cosa, ma facciamo finta di nulla.
BTWWW eccomi. Avrei voluto postare prima ma avevo la settimana piena di verifiche im sorry.
La scena del quadro svedese è un po’ autobiografica (se non avete presente il quadro svedese… be’ pazienza). Verso ottobre stavamo facendo l’esercizio e c’era tutta una serie di passaggi e blablabla. Io sono salita fino all’ultimo quadrato, ansimante, stanca e con le bolle nelle mani. Ho guardato in basso e ho pensato “non sono tanto in alto e non ho voglia di scendere normalmente e in modo sicuro”, perciò mi sono buttata dal quadro. Peccato fossi più in alto di quanto credessi e sono atterrata di culo richiamando l’attenzione dei miei compagni che si stavano esercitando. Fortuna che hanno smesso di prendermi per il culo.
MA QUESTO NON C’ENTRA NULLAAAAAAAAAAA. Finalmente si è capito che è Calum l’unknown number ehehe. Mi dispiace per chi pensava (o sperava) fosse Luke ma vabb
OGGI SI FESTEGGIA IL MIO 5 E MEZZO IN MATEMATICAAA LOGARITMI YOU DONT FUCK WITH ME.
Non è 6, ma rispetto ai miei passati 4 è un bel voto.
Basta, ho rotto le palle.
Come sempre grazie a chi segue questa storia, mi rendete muy happy in un periodo di mierda.
Vado a rispondere alle recensioni, adioss!

#STAYSTRONG
 
PS. Per qualsiasi cosa mi trovate su Facebook (
Mary DomenicaDagosto), Twitter (@cucchiaia), Ask (@cucchiaia) e Wattpad (cucchiaia, anche se non ho ancora pubblicato nulla)
E per chi mi scrive sempre “ho paura di romperti”, non rompete shalle nenne <3

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Capitolo 5
*** Mad. ***


5. Mad 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Sai, Helena, ieri ho cercato qualcosa sui 5 secondi d’estate.» dico appena mi siedo al nostro solito tavolo a mensa. Osservo l’insalata nel mio vassoio e faccio una smorfia estraendo dalla borsa un pan goccioli.
Louis storce la bocca. «Diventerai un’obesa che rotola per i corridoi della scuola a furia di mangiare quelle schifezze.» commenta.
Gli faccio il ghigno. «Non offendere i pan goccioli, plebeo.»
Helena mi afferra la mano. «Davvero? Cosa hai trovato? Ti piacciono? Sono fantastici sì o sì?»
In realtà ho trovato solo foto di quello che dovrebbe essere il cantante leader, almeno credo. «Quel Luke è molto carino.» rispondo in tutta onestà.
Helena e Louis puntano i loro occhi su di me.
«Cosa?» chiede la prima.
«Cosa.» chiede il secondo senza dare nessuna intonazione.
Niall, che sta mangiando una foglia di lattuga, aggrotta la fronte. «Mary, sei nella merda.»
Ma cosa ho detto? «Non capisco, ragazzi. Luke è indubbiamente bellissimo, cosa c’è di male in tutto questo?»
«Luke è mio!» strilla Louis. Si guarda intorno. «Sono etero, lo giuro.» aggiunge.
La mia amica mi sta incenerendo. «Se non osi ripeterlo più te la lascio passare, ma giusto perché il mio amore incondizionato si propaga dalla mia vagina nei confronti di Calum.»
Non so cosa dire, perciò mi limito a dare un morso al mio pan goccioli.
«Mary, ma insomma, non mostri gratitudine?» interviene scioccato Niall. «Questa cogliona ti concede il perdono se non nomini più il suo Luke.»
«A chi hai dato della cogliona, scusa?»
«A te, cogliona.»
«A chi hai detto di aver dato della cogliona, scusa?»
Niall sbatte un pugno sul tavolo. Lui ed Helena non sono mai andati d’accordo. «Ricordami perché ti sopporto ogni fottuto giorno della mia esistenza.»
«Ricordami perché osi sederti nel mio stesso tavolo.»
«Ricordami perché tua madre non ha ingoiato.»
Louis solleva un dito laccato di bianco. «Ricordatemi il nome di quel ragazzo del quarto anno con i capelli rossi seduto lì in fondo.» Lo fissiamo. «Sono etero. E’ per una mia amica.»
«Louis ti sei messo lo smalto?» domando avvicinandomi alle sue mani. Istintivamente lui le ritrae.
«E quindi? E’ uno Chanel, mica uno di quegli smalti che trovi dentro le merendine.» ribatte offeso.
Sospiro. Mi trovo seduta a un tavolo con un amico che finge di essere etero, una pazza che non vuole nomini i suoi cantanti preferiti e un irlandese che mangia solo cose verdi.
Sono circondata da pazzi, e forse la cosa peggiore è che loro al contrario mio mostrano ciò che hanno dentro, anche il loro lato più imbarazzante. Io non ho il coraggio di farlo, tengo tutto per me come un segreto troppo brutto da rivelare.
Il mio telefono vibra in tasca. Numero sconosciuto: Sono circondato da pazzi, melanzana, aiuto.
Sbuffo nel leggere “melanzana”. Anche io.
Numero sconosciuto: Puoi parlare?
«Quanto manca alla fine della pausa?» chiedo a Niall, il più affidabile.
«Circa mezz’oretta, perché?»
«Devo fare una telefonata.» spiego velocemente e mi alzo dal tavolo.
Louis, Helena e Niall mi osservano straniti, ma non dicono nulla. Per una volta decidono di farsi gli affari loro e rinunciano nel tentare di capire cosa ci sia dentro la mia testa (a parte pan goccioli volanti e Adam Levine).
Esco dalla mensa e mi metto al riparo nelle scale, imprecando per non essermi accorta del diluvio intorno a me. Accendo una sigaretta e rispondo a Kiwi. Sì, chiama pure.
Non se lo fa ripetere due volte, perché due minuti dopo il mio telefono squilla e la sua voce familiare mi urla: «Ehi melanzana!»
«Ciao.» rispondo atona.
Una risata. Nonostante tutto sorrido nel sentirla così limpida e pura. «La tua voglia di vivere mi colpisce profondamente.»
«Oggi sono più felice degli altri giorni, invece.» butto via la cenere e prendo un altro tiro.
«E come mai?»
«Diluvia. La pioggia mi mette di buon umore. Il sole mi rende triste.»
Silenzio. «E’ come dire che gli horror ti fanno ridere e le commedie ti fanno paura.»
In lontananza noto Beddy, la ragazza psicopatica di qualche giorno prima, poggiata al muro. Mi fissa con sguardo penetrante e io faccio finta di non vederla. «Sodioh. Gli horror non li guardo, mi basta la visione dei miei capelli al mattino appena sveglia.»
«Sodioh?»
«Sodio, simbolo chimico Na. Aggiungi una “h”, Nah, diventa Sodioh.»
Altro silenzio e un sospiro. «Ma tua madre non ti picchia ogni tanto?» Sto per rispondergli acidamente che mia madre è in qualche isola a prendersi il sole con il suo nuovo ragazzo venticinquenne, ma Mr. Kiwi impreca. «Cazzo, ma diluvia.»
«Anche da te?»
«Aspetta, di dove sei tu?» domanda.
«Australia, Melbourne.»
«Anche io. Cioè, io sono di Sydney, ma ci siamo quasi.»
Strabuzzo gli occhi. «Davvero? Non ci credo.»
«Descrivimi come sei fatta, che se ti riconosco per strada ti regalo una melanzana!»
Butto il mozzicone della sigaretta a terra e lo calpesto con fare distratto. «Descrivimi come sei fatto, che se ti riconosco per strada ti regalo un calcio in culo.»
Una risatina. «Mary, parlo sul serio. Potremmo fare una caccia al tesoro alternativa. Vince chi trova l’altro per primo.»
«Ehi, rallenta, razza di frutto peloso e verdognolo.» e in quel momento penso che Niall potrebbe amarlo solo per il colore verde dei kiwi. «Non mi importa così tanto di te da volerti vedere di persona. Per quanto ne so potresti essere un maniaco.»
«Ancora questa storia del maniaco?»
Beddy compare magicamente davanti a me, e mi lancia uno sguardo poggiata sul muretto delle scale in cui sono seduta. Lentamente fa scivolare la mano sul bordo in cemento e con la lingua si lecca il labbro inferiore. Come se nulla fosse, poi, si allontana salutandomi con la mano.
Scuoto la testa e decido di dimenticare questa scena.
«Perché sei circondato da pazzi?» domando all’improvviso ricordandomi del suo messaggio. Non voglio tornare sull’argomento di vederci, perché se mi vedesse rimarrebbe deluso e perderebbe l’interesse nel parlarmi. E ora come ora, pur non sapendo nulla di quel ragazzo, mi fa stare mediocremente bene il poter parlare con una persona che non sappia a sua volta nulla di me e che sia un’incognita.
«E tu?»
«Non hai risposto alla mia domanda.» gli faccio notare con un pizzico di irritazione.
«Sono sicuro che tu abbia cose più interessanti da dire di me.»
«Sono sicura che tu mi nasconda qualcosa.»
Un sospiro. «Hai ragione.»
Quando sollevo lo sguardo, mi sembra di vedere Beddy più vicina rispetto alla posizione di prima. Deglutisco. «Parla.»
«Sono mono-palla.»
Sbuffo. «Non sei simpatico.»
«Allora perché mi parli?»
«Perché le persone attorno a me fanno schifo e spero che una lontana e che non conosco possa essere meno merda degli altri.»
«Questo ci riporta alla domanda iniziale: perché sei circondata da pazzi?»
«Ho un amico irlandese che veste solo di verde e mangia solo cose verdi, un amico gay che finge di essere etero e un’amica ossessionata dai 5 seconds of summer che mi ha quasi sbranata viva quando ho detto che il biondo è bello.» butto fuori tutto velocemente.
Lo sento mugugnare. «Il biondo sarebbe? Il batterista, Ashton?»
«Ma no. Quello m’inquieta. Ha lo sguardo da maniaco e le bandane che si mette mi uccidono nel profondo del cuore.»
Kiwi ride e non capisco perché, visto che non ho detto nulla di particolarmente divertente. «Allora parli di Luke?»
«Esatto, lui!»
«Ti piace Hemmings, eh?»
«Ma come mai li conosci così bene?»
Esita. «Mh, mia sorella è loro fan, ecco. Mi ossessiona.» fa uno sbuffo. Annuisco con aria comprensiva ma poi mi accorgo che non può vedermi e mi do mentalmente della cogliona. «E di Calum cosa ne pensi?» mi domanda.
Aggrotto la fronte. Chi è Calum? Andando per esclusione dovrebbe essere o quello con i capelli colorati o l’altro di cui non ricordo bene la fisionomia. «Chi sarebbe?»
«Il bassista! E’ il più figo di tutti, andiamo!»
«Ma quello asiatico?»
«Non è asiatico! Ha origini neozelandesi e k…» si blocca improvvisamente e tossisce. «Come non detto.»
«Perché sei circondato da pazzi?» chiedo ignorando il suo momento da pazzo.
«Non ti arrendi, eh.» mi dice in tono canzonatorio. «Mh, ero con i miei amici in un locale fino alle sette di stamattina, e diciamo che uno di loro ha alzato il gomito ed è impazzito. Non lo reggo quando è ubriaco. E ha già creato casini l’altra mattina.»
«L’altro giorno un tipo ubriaco mi ha fatto l’elemosina, pensa tu quanto l’alcol faccia male alla gente.»
Silenzio.
Aspetto.
Niall e Louis in lontananza mi adocchiano e mi vengono incontro. «Ci sei?» domando.
«Credo di sì. Devo scappare, scusami.»
«Oh, va bene.» Non capisco come mai appena nominato il mio incontro con quel ragazzo ubriaco abbia deciso di chiudere la telefonata. «Ciao, Kiwi.»
«Ciao Mary
Blocco il telefono nello stesso momento in cui Louis si allunga per afferrarlo. «Con chi parlavi stronzetta?»
Mi stringo nelle spalle sentendomi gli occhi azzurri di Niall addosso. «Mia nonna…»
«Ma non è morta tre mesi fa?» risponde Louis, aggiudicandosi una gomitata nello stomaco da parte dell’irlandese in verde.
Chiudo gli occhi. «Intendevo la mia nonna paterna okay?»
«Ah sì.» annuisce con aria sospetta. «E di cosa parlavate?»
Cerco aiuto in Niall, ma quel bastardo fa segno di tirarsene fuori. «Solite cose. Voleva sapere se stessi mangiando, cosa stessi mangiando e robe simili. Poi mi ha raccontato dell’ultima puntata di Beautiful e di Brooke che si scopa qualsiasi personaggio della serie, oggetti inanimati e cipressi compresi.»
Louis mi squadra attentamente da capo a piedi, come a volermi fare una radiografia. «Tu non parli mai con tua nonna, la odi. Devo assicurarmi che vada tutto bene.» mi si avvicina un po’. «Com’è la vita?»
«Una merda.» rispondo senza battere ciglio.
Sul suo volto si dipinge un sorriso e gli occhi si illuminano. Mi prende sottobraccio e grida: «Falso allarme, sei proprio Mary!»
Che bella l’amicizia, vero?
 
 
AIEEEAH.
Oggi niente colori sfleshanti perché mi fa male la testa.
Mi sto riprendendo dall’after di sabato e sto uno schifo.
Abbiamo iniziato a giocare alle 22 di sabato notte e abbiamo finito alle 7 di domenica mattina. Nel tragitto Orfeo ne ha rapiti tre e siamo rimasti in quattro ma vabbè. VOGLIO GIOCARE ANCORA A RISIKOOOO.
Basta.
Sono in ritardo nell’aggiornare e lo so, ma sto periodo è una tortura. Dovete sapere che io ho trimestre e pentamestre. E nel pentamestre a marzo ci danno i pagellini infrapentamestrali: suicidio.
Infatti per mercoledì ho un compito di letteratura latina (2 ore), compito di inglese e interrogazione di fisica. La mia materia preferita, tra l’altro. #ironiacheuccide
Ma comunque sto divagando moltissimo, quindi cerco di accorciare.
In questo capitolo non succede fondamentalmente nulla, se non che i due scoprono di abitare in Australia. And that’s fine.
Nel prossimo accadrà una cosa interessante per la storia (?), almeno credo lo possa essere……
Come sempre grazie a chi segue questa storia e ha pazienza nel leggere, recensire, aspettare gli aggiornamenti… Vi adoro e adargento. Vado a rispondere alle recensioni, waittatemi.
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Cercherò di postare presto, #STAYSTRONG :-))))))))))))))))))) 

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Capitolo 6
*** Mc Donald's. ***


6. Mc Donald’s
[(parapapapàààà I'm lovin' it!)→ parentesi che non c'entra nullaaa]
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
No, Mary, no.
Tu non lo farai, hai capito? Dov’è andato a finire il tuo autocontrollo? Vuoi per caso fare la persona debole e cedere?
Cammino più velocemente con lo sguardo incollato al marciapiede, tentando di non sollevare gli occhi, perché quello che potrei vedere sarebbe capace di distruggere tutte le mie idee e buoni propositi.
No, brutta stronza non farlo!
Ma lo faccio. Distolgo lo sguardo dall’asfalto e mi concedo un’occhiata alla mia destra. Ed eccola lì, quell’insegna colorata e luminosa che potrebbe illuminare anche il buio dell’inferno e dare calore a un’anima ghiacciata e in balia del gelo.
Due parole, nove lettere, un cognome, un pagliaccio: dille e sarò tua. Mc Donalds. Il luogo in cui i sogni diventano realtà, dove l’odore di fritto non ti darà mai fastidio perché insomma, non può darti fastidio l’odore di un Mc Chicken appena fatto.
Sento un dolore al cuore. Mc Chicken.
«No, io non entrerò!» grido pestando un piede per terra, ma mi accorgo di essere già in mezzo alla strada e di stare attraversando.
Un clacson suona violentemente. «Levati dal cazzo!» mi urla un educato cittadino australiano.
«Ma l’educazione ce l’hai in culo, coglione?» gli urlo in risposta.
Sono davanti al Mc Donalds e la fame mi divora.
Okay, no, basta. Devo distrarmi.
Afferro il telefono e compongo il numero di Mr. Kiwi. Aspetto qualche secondo. Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.
«Mary?» mi risponde e lo sento chiaramente masticare.
Rimango in silenzio.
«Mary, ci sei?» chiede ancora.
Faccio un respiro profondo. «Stai mangiando.»
«Non capisco se sia un’arguta constatazione degna di premio Nobel o una domanda formulata male.» deglutisce.
L’odore di fritto mi arriva al naso e respiro a pieni polmoni. Beh, sarebbe difficile che non mi arrivi viste le dimensioni. «E’ una constatazione incazzata.»
«Perché non potrei mang…»
«Distraimi, ti prego. Distraimi perché altrimenti io entro dal Mc Donald’s e faccio pazzie.»
Silenzio. Poi il rumore di una cannuccia che risucchia. «Del tipo?»
«Era un fottuto modo di dire, va bene?» sbraito. Una vecchia mi passa accanto guardandomi male. «E lei cosa vuole? Vada a leggersi il nuovo numero di Famiglia Cristiana e non mi…»
«Okay, calmati.» mi interrompe. «Non ho capito il fulcro di questa conversazione. Perché non puoi entrare da Mc Donalds?»
«Perché altrimenti ingrasso! Più di quanto non lo sia già!» Insomma, è così ovvia come cosa. Come può non arrivarci?
«Ma se ti senti grassa, non credi che la soluzione migliore sarebbe fare un po’ di sport e regolare la tua alimentazione?»
Cosa ha osato dire? «Io davvero le odio le persone come te, lo sai?»
«Cosa ho detto di sbagliato adesso?!»
Faccio un respiro profondo. Odore di croccante cotoletta di pollo dorata, adagiata su un letto di pane morbido, con lattuga fresca appena raccolta e salsa… salsa bianca, qualsiasi essa sia è fondamentale per il panino. «Perché la gente ogni volta che dico “voglio dimagrire”, mi risponde che devo fare sport e regolare l’alimentazione?!» sbraito.
Silenzio. «Beh, vediamo, forse perché è la verità?»
«E se io non volessi fare sport? Oh andiamo, a tennis non riesco nemmeno a fare un servizio perché non colpisco la stessa pallina che mi lancio da sola. Non so nuotare. Non so andare in bici. Il basket è una leggenda metropolitana per me. Il calcio è un qualcosa che spero di non trovare nemmeno all’inferno.» faccio un lungo elenco continuando a camminare davanti alle porte a vetri del Mc Donald’s.
Kiwi mastica, mugugnando. «Mike levati quelle cannucce dalle narici, che schifo!» una pausa. «Non vorrai rimetterle nei vassoi di Luke e Ashton…» il suo tono di voce è sempre più schifato.
Senza pensarci due volte entro dentro il fast food e con passo spedito vado in fila.
Nel mio orecchio Kiwi continua a parlare con l’amico. «Ma perché devo andare di nuovo io a fare la fila?» altra pausa. «Vi odio tutti. Ash accompagnami!»
Mi guardo intorno, notando il fast food poco pieno tutto sommato. Osservo le casse: due aperte. In una ci sono solo un ragazzo e una ragazza, perciò mi accodo.
«Eccomi, scusa.» dice Kiwi. «Comunque, non esistono solo quegli sport. Mai provato con la corsa?»
«Odio tutto ciò che implichi il movimento eccessivo, okay? A parte l’aprire il frigo o fare sesso con Adam Levine.» un ragazzo in fila si volta verso di me e mi guarda con un sorrisetto ammiccante.
«Allora tieniti il tuo grasso, melanzana, cosa ti devo dire?»
«Stai dicendo che sono grassa, scusa?»
«Beh no… cioè, l’hai detto anche tu prima… ma io…»
«Sai cosa? Adesso mi prendo una bella insalata dal Mc Donald’s e te lo faccio vedere io chi ha il grasso qui, hai capito?»
Chiudo la telefonata e poggio violentemente le mani sul bancone. Un cassiere del Mc Donald’s mi guarda stranito. «Sal…»
Non lo lascio nemmeno finire. «Due Mc Chicken, un Crispy Mc Bacon e tre pacchi grandi di patatine.» dico tutto d’un fiato, accorgendomi solo in questo momento di essere rimasta l'unica in fila.
Il ragazzo annota alla cassa, poi mi guarda. «Anche maionese e ketchup?» domanda.
Lo guardo come Sasha Grey guarderebbe una qualsiasi persona dopo averle chiesto “sei vergine?”. «Ovvio che no, sono a dieta!»
Il ragazzo trattiene una risata, mi porge lo scontrino e una volta pagato va a ritirare tutta la roba ordinata. Infila tutto in una busta e con timore mi augura un “buon appetito”.
«Ah finalmente, volevi ordinare anche un maiale arrosto?» sento chiedere alle mie spalle.
Quando mi volto, un ragazzo alto come un palo mi sovrasta. Non mi sono nemmeno accorta del suo arrivo, visto che fino a cinque minuti fa ero l'unica persona in fila. Ha i capelli neri, la pelle un po’ abbronzata e gli occhi… a mandorla. Sembra cinese, ma al tempo stesso la pelle suggerisce tutto il contrario.
«E tu che diamine vuoi, scusa?» rispondo nel modo maggiormente sgarbato che mi viene.
«Oh, ti prego, non mangiarmi!» ridacchia con un suo amico che noto solo ora. Ha i capelli biondo miele, lunghi e orribilmente spettinati. Dovremmo firmare una petizione chiamata “fai capire anche tu che c’è differenza fra capelli spettinati ad arte e capelli spettinati in stile non mi passo il pettine da quando i dinosauri giocavano a risiko nella giungla”.
Inizio davvero a irritarmi. Non siamo per caso in un paese libero, nel quale ogni individuo ha il libero arbitrio di strafogarsi di cibo fino a morire d’overdose?
«Cosa fai, ti sposti dalla cassa e ci lasci ordinare o…?» continua Chin Chon Chan.
Gli punto un dito contro. «Per tua informazione, io mangio quello che voglio, ci siamo capiti?»
«Certo, certo. Il mio era solo un consiglio.»
Lo squadro da capo a piedi e con dolore devo ammettere che ha un gran bel corpo. Quel tatuaggio indiano sul braccio non mi piace un granché, ma immagino sia un marchio della sua tribù indo-asiatica. «Senti, Muraglia Cinese, i consigli dalli al tuo amico con il nido di rondini su quella zucca vuota, capito?»
PSY mi si avvicina minacciosamente. «Come mi hai chiamato?»
«Perché non ci balli Gangnam style?» incrocio le braccia e gli sorrido strafottente.
«Lo farei se il tuo culo grasso non occupasse tutto lo spazio.»
Spalanco la bocca, mentre il suo amico scoppia a ridere e mi sorpassano tranquillamente per ordinare. Afferro la busta con i miei panini, mugugnando insulti verso quei due ragazzi maleducati.
Mentre sto uscendo, sento una voce lontana sovrastare tutto: «Che schifo, ho bevuto coca cola con il tuo liquido nasale?!»
Che gente.
 
Mangiare tre panini per strada mentre cammini verso casa è forse una delle cose meno eleganti che qualcuno possa fare, soprattutto una ragazza. E soprattutto se parliamo dei panini di Mc Donald’s.
Ancora di più se il panino si sfascia e cade un pugnetto d’insalata con salsa bianca sulla testa di un cane. Ma insomma, io mica l’ho fatto apposta!
Una volta a casa, ignoro Harry in salotto e mi precipito in cucina. Liam sta rovistando nel frigo. «Ehi papà.»
«Ciao bionda.»
«Ma veramente io sono castano-rossa…» rispondo leggermente confusa.
«Scusa, stavo pensando alla birra.» ammette.
Sospiro e mi siedo, tirando fuori i pacchi di patatine. «Papà mi passi del ketchup o della maionese?»
Liam fruga in un cassetto e poi si volta mostrandomi il tubetto giallo e il tubetto rosso. «Quale dei due?» domanda con aria terribilmente seria.
Ci rifletto 0,2 secondi. «Tutti e due, fanculo.»
Poggia le due salse davanti a me per poi ammonirmi debolmente: «Non dire parolacce.»
Verso i tre pacchi di patatine su un piatto e spruzzo sopra maionese e ketchup, abbondando. In qualche modo dovrò sfogare i dispiaceri di questa vita, no? E quale modo migliore del cibo.
«Cosa fai, Liam?» chiedo dopo un po’.
Mio padre indossa una canottiera bianca, dei bermuda arancioni e delle infradito, ed è da quando sono entrata in cucina che la sua testa rasata e contornata da ciccia è affacciata dentro il frigo come se volesse cercare un passaggio per Narnia. O una passaporta per Hogwarts. Dipende dal fandom, insomma.
«Cerco qualcosa che possa sostituire le mie birre.»
«Papà, lo sai che non troverai mai nulla, vero?»
«Ah, intelligente come il padre!» e afferra una bottiglia di birra, per poi stapparla con i denti e tracannare un sorso abbondante.
Erano belli i tempi in cui mio padre era una pop-star famosa, ambita da tanta fauna femminile (e non) e con una vita sana. Ma soprattutto era bello quando la birra non era l’unica felicità di mio padre.
«Liam.» lo richiamo.
Lui smette di accarezzare la bottiglia di birra. «Dimmi Heineken.»
«Mi dirai mai com’è finita la tua carriera musicale?»
Liam strabuzza gli occhi e scuote la testa, grattandosi elegantemente il fondoschiena. «Forse, ma non è ancora tempo.» un lungo sospiro. «Ah, i bei tempi.»
 
00.00
Melanzana, sei sveglia?

Il trillo del telefono mi fa scattare sul letto e decido che non risponderò a nessun messaggio, fatta eccezione per Adam Levine che vuole sposarmi. Quando vedo “numero sconosciuto”, alzo gli occhi al cielo.
No, sto dormendo., rispondo.
E cosa stai sognando?
Dalla camera accanto sento Harry ancora sveglio. «Sono una pietra che rotola nel nulla, sono una margherita che giace su un prato…»
Avrà dimenticato la fase San Francesco D’Assisi per tornare alla corrente hippie. Dovrei dire a papà che suo figlio fuma erba, ma ho il terrore che possano iniziare a fumarne insieme e in questa casa rimarrei l’unica sana di mente.
Sogno di aprirti e sbudellarti.
Mh, che cosa sexy.

Aggrotto la fronte e sto per bloccare il telefono quando arriva un altro messaggio. Non puoi avercela con me per stamattina, dai.
Non ce l’ho con te, Kiwi, è ovvio!

«Ah, se solo i cammelli avessero un’anima. Probabilmente non prenderebbero in giro i dromedari che hanno una sola gobba.» mio fratello è partito per Cannolandia.
Non mi accorgo del nuovo messaggio arrivato, per questo mi stupisco nel sentire il telefono vibrare nelle mie mani.
"Numero sconosciuto ti sta chiamando."
Sbuffo e rispondo. «Cosa c’è?» tento un tono di voce irritato.
«Non mi rispondi.» spiega con voce assonnata. «E prima di dormire volevo chiarire questa storia.»
«Non c’è niente da chiarire.» scivolo sotto le coperte. «Sono stupida, lasciami stare.»
«Mary.» mi rimbecca in un tono di voce che mi ricorda quello che dovrebbe assumere ogni tanto Liam. «Sappi che l’aspetto fisico non è tutto. Colpisce più un cervello brillante e sveglio che un corpo magro e snello.»
Rido sarcasticamente. «Voi ragazzi non la pensate così.»
«E’ vero – ammette – ma io la penso così. Per quanto possa interessarti. E sappi che per qualsiasi cosa, io sono qui. Dietro un telefono, ma ci sono.» aspetta una mia risposta che non arriva. «E come sport puoi sempre praticare il sesso: funziona.»
Sorrido nel buio della mia camera. «Idiota.» lo apostrofo.
«Buonanotte, melanzana.»
Nonostante ciò, mi ritrovo a sospirare comunque, per niente convinta dalle sue parole.


 
AAAAIEEEEEEEEEAH
 No, parliamo del fatto che io dovessi aggiornare più di un’ora fa ma ho sognato una cosa assurdissima e ho avuto bisogno di tempo per riprendermi dall’incubo. Vi giuro, ho ancora il batticuore. Aiuto. Era uno di quegli incubi che non riesci a distinguere dalla realtà.
….
….
Okay, mi calmo. Vediamo il lato positivo: mi ha dato l’idea per una one shot. La cosa positiva riguarda solo me e non voi che ve la ritroverete su efp e alzerete gli occhi al cielo dicendo “eh scallonisi”.
Cooomunque, visto che è successo in questo capitolo? Calum e Mary erano nello stesso posto e bom, non so come definire la cosa. Se non strana.
In caso ve lo steste chiedendo: facciamo finta che non riescano a riconoscere le loro voci okay? Ahahha
Vabbè che molto spesso le voci tramite telefono sono diverse(?)
Per il resto boh, sono in grande difficoltà con questa ff perché è difficile da mandare avanti senza cadere nel banale e ho un po’ paura di scrivere schifezze che vi facciano cagare, quindi idkkkkkk
Grazie, come sempre, a chi legge e trova il tempo di lasciare un commento. Vado subitissimo a rispondere alle recensioni dello scorso capitolo (:
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Ve se ama, nenne, hasta luego!
#STAYSTRONG (ieri ho vinto due partite di RisiKo, sono una conquistadora nata)

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Capitolo 7
*** Blame it on the beer. ***


7. Blame it on the beer
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Avete presente quando vi sentite come se steste ingrassando di un chilo per ogni respiro che fate? Beh, oggi è uno di quei giorni in cui mi sento ingrassata di venti chili in uno solo.
«Secondo te quanto posso resistere in apnea prima di morire?» domando distogliendo l’attenzione dal libro di biologia.
Helena sta scrivendo sul libro, concentrata come non mai. «Almeno un minuto forse ce la fai.»
Sospiro. «Hel?»
«Sì?»
Ho bisogno di conforto, e chi altro può dartelo se non la tua migliore amica? O almeno, la persona più vicina a una migliore amica che hai. «Ti senti mai come se ingrassasti anche senza mangiare nulla?»
Solleva lo sguardo e incontro i suoi lineamenti perfetti. «No.» si stringe nelle spalle. «Ho fortunatamente un corpo perfetto, che rimane tale pure mangiando un’enorme quantità di schifezze.»
Mi accascio sul tavolo sbattendo la fronte sul libro. «Che palle!» bofonchio insalivando la pagina, per poi accorgermi essere il disegno dell’anatomia di una vagina. Woh, ho appena leccato una vagina modello.
«Tu sì?» mi domanda Helena.
«Da quando ti ho fatto la domanda dell’apnea mi sento ingrassata di trenta chili!»
Silenzio. Forse sta pensando alle parole migliori di conforto. Ma sì, infondo Helena mi vuole bene ed è mia amica da tantissimo. «Forse se la smettessi di mangiare da Mc Donald’s e muovessi il culo la smetteresti di ingrassare ogni settimana.»
«Come scusa.»
La mia amica poggia la matita e mi osserva con aria di chi la sa lunga. «Mary, senti, non per essere cattiva, ma hai messo su dei fianchi enormi. E credo tu debba davvero fare qualcosa per rimediare alle porcherie che ingurgiti ogni giorno.»
Okay, calma, vuole solo il mio bene. Lo dice per aiutarmi. Tu non le raserai i capelli lunghi per poi usarli come corda da impiccagione. «Tipo?» chiedo cautamente.
«Digiuno. Ti serve un digiuno di almeno dieci giorni e quei fianchi enormi spariranno e…»
 

Mezz’ora dopo.
Liam rientra a casa con le buste della spesa ed io sono ancora seduta nel tavolo della cucina a tentare di memorizzare le parti di un organo che ho tra le gambe. «Ehi bella rossa, come va?» esclama.
«Non mi hai chiamata “bionda” come la birra.!» Sono davvero colpita.
«Beh, in realtà intendevo la birra rossa…» si gratta il testone pelato e vedo i doppi menti comparire e incombere come una minaccia.
Non sono più colpita. «Come mai hai fatto la spesa?»
Liam inizia a sistemare le birre in frigo, mentre seguo con il capo ogni suo spostamento. Tre, cinque, sette, dieci birre. «Tuo fratello mi ha costretto. Dice che mi fa bene prendere un po’ d’aria e sai una cosa? Aveva ragione.»
Sorrido. «Sul serio?»
Con sguardo confuso lo osservo tirare fuori altre birre. Tre, cinque, sette, dieci. «Già. Non credevo esistessero così tante nuove birre. Ero rimasto bloccato alla stessa marca di birra, e non riuscivo ad andare oltre. Ma sai un’altra cosa? Questo è un nuovo inizio!»
Oh, cielo. Ma perché cazzo non ho un padre normale? Cosa diamine ho fatto di male per meritare una catastrofe simile? Così, quando Liam tira fuori altre birre, mi spazientisco. «Papà, ma quante cazzo di birre hai preso?!» ringhio.
Liam rimane a osservarmi, sconvolto. E sto quasi per chiedere scusa per la mia parolaccia, quando mi precede: «Tesoro, dieci bionde, dieci scure e dieci rosse. Che domande sono? Non sembra nemmeno che ti abbia cresciuto io.»
Alzo gli occhi al cielo e ritiro la mia roba dal tavolo nell’esatto momento in cui Harry entra in cucina. Mentre gli passo davanti gli sbatto il libro in pieno petto. «Complimenti per la grandiosa idea che hai avuto di mandare papà a fare la spesa, idiota.» sibilo.
I suoi capelli selvaggi si spostano e gli fanno comprendere che la spesa di nostro padre consiste unicamente in birra. Birra e solo birra. «Pace e amore sorella, pace e amore.» ribatte intelligentemente Harry.
«Ah, tesorino di papà? Perché quando stavo uscendo dal supermercato qui vicino ho incontrato Helena che mi ha detto che sei fuori di testa?»
Sorrido angelicamente. «L’ho solo sbattuta fuori di casa per poi lanciare il suo zaino e cappotto firmato dalla finestra.»
 
Un’altra mezz’ora dopo con i capelli raccolti malamente e dei vestiti improponibili addosso (sperando di non incontrare Adam Levine al supermercato).
 
Fra tutte le ingiustizie del mondo, credo che questa possa battere pure il tranello del cavallo di Troia. Andiamo, ma come fate a fingere di star dando un regalo, nascondervi dentro di esso e distruggere i destinatari? Siete proprio delle merde.
E a proposito di merde, devo dire che sono vestita davvero da schifo.
Ma insomma, è quello che succede quando la tua vita fa ancora più schifo e tuo fratello manda tuo padre birromane psicopatico a fare la spesa, che puntualmente torna solo con della birra e poi affida a te l’incarico di fare la spesa perché lui ha una sessione di yoga importantissima.
Che cosa dovrebbe importare a me del suo chakra? Nulla. Eppure eccomi qui, nel reparto frutta e verdura, che grugnisco a ogni movimento compiuto.
Sto giusto imbustando delle melanzane quando il mio telefono squilla. Sospiro leggendo il nome sullo schermo. Quasi due settimane che parlo con questo sconosciuto. «Ciao Kiwi.»
«Il comandante del Titanic in confronto a te ha appena vinto un accesso gratis in uno strip club.»
Alzo gli occhi al cielo e peso le melanzane. «Indovina cosa sto comprando in questo preciso momento.» dico con aria maliziosa.
«Un completino sexy in pizzo?»
«No.»
«Dei preservativi da usare con me stanotte?»
Sbuffo. «Delle fottute melanzane, ecco cosa sto comprando.»
Metto nel carrello e procedo verso la frutta. Faccio per avvicinarmi alle banane, per poi bloccarmi. E se la gente pensasse male di me? “Guarda quella ragazzina che compra delle banane, che troia. Magari vuole esercitarsi.”
Nello stesso tempo sento Kiwi ridacchiare. «E adesso a cosa sei passata?»
«Dovrei prendere delle banane, ma mi vergogno – sussurro come se stessi confessando di prendere lassativi – Capisci? Se poi dovessero pensare male di me vedendomi con delle banane in mano?»
Dall’altro capo del telefono sento un silenzio poco incoraggiante. «Mary, ma stai scherzando?»
Afferro delle mele gialle e le peso. Carrello. Op! «Purtroppo no.»
«Ma ferma un attimo. Come mai stai facendo la spesa? Dal poco che so, non penso tu abbia nemmeno la voglia di fare il tratto camera-bagno.»
Se pensa che io non abbia davvero voglia di uscire dalla mia camera per recarmi nel bagno che ho esattamente affianco, be’, pensa davvero bene e mi conosce meglio di quanto credessi. «Sono stata costretta da Bob Marley dei poveri e quel birromane pazzo di mio padre.»
«Accidenti» una risatina. «Sembri proprio la più sana nella tua famiglia, eh.»
Alla fine afferro un casco di banane e lo peso, non dopo aver detto a voce alta: «Una bella ricarica di potassio che fa sempre bene! Potassio, solamente potassio, nessun esercizio strano, chiaro?»
Perciò riporto il telefono all’orecchio sentendo la risata in lontananza di Kiwi. «E tu cosa stai facendo?»
«La spesa come te. O almeno, osservo i miei amici farla mentre io cazzeggio in giro per gli scaffali.»
Afferro due pacchi di pan goccioli e li butto nel carrello. «Magari siamo nello stesso supermercato!» esclamo senza pensare. Poi mi accorgo della stronzata che ho fatto e butto altri due pacchi di nettare divino nel carrello.
Kiwi lancia un gridolino. «Oddio hai ragione! Ci vediamo al reparto delle caramelle e cioccolati.»
Rimango con il telefono in mano ad osservare la chiamata ancora aperta. Andiamo, quante probabilità ci sono che siamo nello stesso supermercato? Probabilmente le stesse che ha quel cantante napoletano che piace al mio psicologo di vincere un qualsiasi premio musicale.
Perciò decido in partenza di non andarci, anzi, di stare a una distanza di sicurezza dal reparto dei dolciumi.
Uno: non voglio incontrare il misterioso Kiwi perché vedendo con chi ha a che fare cancellerebbe il mio numero per poi bruciare il telefono e lanciare le ceneri nell’oceano Pacifico.
Due: Sono vestita come una barbona e mi farebbe l’elemosina per poi darmi un passaggio verso il centro della Caritas più vicino.
Tre: non è possibile che ci troviamo nello stesso posto.
Perciò procedo determinata con la mia spesa, decisa a dimostrare a quei due mezzi maschi che ho a casa chi è che sa fare la spesa e chi no.
Oddio, un trinciapollo con il manico glitterato. Devo averlo.
No! Un set di tazzine con le bandiere! Okay, queste non possono essere lasciate nello scaffale, assolutamente. I miei nipoti avranno queste tazzine e le conserveranno a casa loro, per poi dire ai loro figli: «Vedete ragazzi? Queste tazzine sono della bisnonna Mary, comprate la volta in cui Liam fece una spesa di sola birra e Harry fu troppo impegnato a distendere il suo chakra per rimediare.»
Nell’istante esatto in cui poggio le tazzine nel carrello, faccio una retromarcia degna di Fast&Furios e mi precipito a tutta velocità verso il reparto dei dolci.
Fanculo, se è cesso non penso discriminerebbe mai un altro cesso come lui, no?
Scorgo un bambino in lontananza uscire da un reparto con delle caramelle in mano e lo sguardo felice, così affretto il passo e schivo una signora anziana sbucata dal nulla.
Mi blocco appena prima di arrivarci e parcheggio il carrello con il cuore che corre veloce come una… un… facciamo finta ci sia il nome di una macchina molto veloce a completare la frase.
Entro nel reparto di dolci e cioccolati, ignorando categoricamente tutto quel ben di Dio che mi si presenta davanti. Sono quasi sei ore che non mangio, e va bene esattamente così.
Nel reparto, comunque, non c’è nessuno.
Beh, cosa avevo detto io? Era improbabile fossimo nello stesso supermercato.
Faccio dietrofront e riprendo il mio carrello, tirando fuori il telefono.
«Attenta!» una voce rauca grida a pochi passi da me.
Forse sarà il mio sesto senso da donna o la piena consapevolezza di avere una sfiga che si estende per tutto il diametro del globo terrestre, ma capisco che è rivolto a me. Sollevo lo sguardo e vedo solo un ragazzo con una chioma verde sgargiante che mi fissa preoccupato e non identifico bene l’oggetto che mi sta volando dritto in faccia fino a quando la bottiglia di succo mi colpisce in pieno naso e si apre.
Fantastico, adesso so di succo all’arancia.
Il ragazzo mi si para davanti e noto qualcosa di terribilmente familiare in lui. «Oddio scusami, volevo lanciarlo al mio amico! Stai bene?»
Lo osservo e annuisco. «Sì sto bene, credo…»
L’ho già visto. Soprattutto ho visto quella maglietta con scritto “Idiot”. «Sei sicura? Sembri una che sta per svenire.»
Muovo un passo e barcollo ma riesco a reggermi saldamente al braccio del ragazzo. Sotto il suo sguardo attento e preoccupato compongo un numero sul telefono e chiamo.
«Ah, adesso mi chiami dopo avermi cacciata fuori di casa e aver rovinato il mio cappotto pagato trecento euro in Francia?!»
Non la ascolto e mi rivolgo alla chioma di lattuga davanti a me. «Scusa, come ti chiami?»
«Michael.»
«Cognome?»
Helena sbuffa. «Quali problemi ti affliggono?!»
«Clifford.»
Mi inumidisco le labbra e il criceto sulla ruota aka il mio cervello inizia a correre. «Helena, nei 5sos c’è un tipo che si chiama Michael Clifford per caso? Capelli verde pisello in testa e passione nel lanciare cartoni di frutta?»
Helena aspetta. «Sui succhi di frutta non ne so molto, ma posso sempre provvedere a cercare su internet…»
«Credo tu debba venire al supermercato vicino a casa mia ora.» mormoro.
Michael aggrotta la fronte e si libera dalla mia presa.
«Sei impazzita, scusa? Bada piuttosto a non comprare ancora quei pan goccioli o non passerai più attraverso le porte.»
Fanculo. Afferro uno dei pacchi e lo lancio via. Michael ridacchia ma allo stesso tempo sembra spaventato.
«Helena, devi venire subito!»
«Ti ho già detto di…»
«Michael Clifford è qui davanti a me.»
«Mi lancio dal balcone e in un minuto sono lì. Se è uno scherzo giuro che ti brucio viva.»

 



AIEEEAH.
*schiva pomodori e ortaggi vari*
Sono in ritardissimo, lo so, non odiatemi vi prego. Ma come ho detto, il 15 ci sono i pagellini e sono sommersa. Tra l’altro domani ho compito di matematica e voglio uccidermi perché non so fare NULLA.
Ovviamente sono una persona responsabile e dopo aver pubblicato mi farò qualche esercizio, senza dubbio. Non che possa servirmi a qualcosa…
BTWWW la storia del succo è quasi autobiografica. Ero fuori a ricreazione con A, B e C (non metto i nomi veri perché non ho voglia, capitemi). A stava bevendo un succo, B glielo spreme, il succo finisce addosso a me. C si becca una parte di succo e si pulisce sui miei capelli. Poi B ha negato tutto e io nel dubbio ho picchiato tutti e tre.
In caso aveste pensato di farvi spruzzare succo addosso, ascoltatemi: non è bello.
Dai ma io sto sparando cose inutili, scusatemi.
Questo capitolo mi fa davvero schifo, giuro, potrei vomitarci sopra. Però Michael e Mary s’incontrano ed Helena vola via di casa stile fan girl psicopatica. Cosa succederà nel prossimo? Ehehe non lo so ancora…….
Buh non ho nient’altro da dire perché ho già scritto troppo. Finisco solo col ringraziare chi segue questa storia e perde il suo tempo a lasciarmi una recensione. Vi ringrazio tantissimo e adesso corro a rispondervi :)
Quella faccina suona di depressa.
Cercherò di aggiornare presto, e in caso qui ci fosse qualche lettrice di “Mary Go Round” vi avviso che a breve pubblicherò il nuovo capitolo.
Per qualsiasi cosa mi trovate su:

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(non capisco perchè le dimensioni del carattere dell'editor siano sfalzate(???) AAHHHHH CHE QUALCUNO MI CAPISCA)

 

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Capitolo 8
*** Salad. ***


8. Salad
 
 
 
 
 
 
 
C’era una vasta scelta di cose che sarebbero potute succedere una volta arrivata Helena.
1) Avrebbe potuto iniziare a strillare nel mio orecchio: «Mary e adesso cosa faccio? Oh mio Dio c’è Michael Clifford davanti a me! Lo stupro e gli chiedo un autografo o l’autografo glielo chiedo prima di stuprarlo? Oppure ancora prima gli chiedo il numero di Calum?»
2) Avrebbe potuto saltargli addosso direttamente, rimanendo abbracciata a lui come un Koala si attacca al suo albero di eucalipto.
3) Ancora, avrebbe potuto semplicemente violentarlo davanti a tutti, finendo in manette per “atti osceni in luogo pubblico” e con una denuncia per tentato stupro.
4) Visto il suo aspetto mozzafiato sarebbe finita in manette solo per “atti osceni in luogo pubblico”, Michael sarebbe stato consenziente senza dubbio.
Ma mai mi sarei aspettata che Helena sarebbe arrivata correndo come un Bolt sbiancato e con i capelli lunghi biondi per poi guardare me e Michael Clifford, lanciare un gridolino e… svenire.
Ed è per questo che mi ritrovo dentro un furgoncino nero con i finestrini oscurati, con una Helena seduta accanto a me tremante che sorseggia dell’acqua. Ah, dimenticavo: davanti a me ci sono Michael Clifford e Luke Hemmings dei 5 Seconds of Summer.
«Ti senti meglio?» le chiedo poggiandole una mano sul braccio.
Helena si volta verso di me con il panico nell’anima. «Ti rendi conto che davanti a noi ci sono Mikey e Lukey?!», urla come se in realtà fossimo sole.
Mi volto verso i due ragazzi. «Gliel’avete data voi tutta questa confidenza?»
Luke sorride stringendosi nelle spalle. Ha davvero la faccia da pesce lesso. «Ma il biondo ha qualche ritardo mentale?» chiedo a bassa voce alla mia amica.
«Certo che Luke non ha nessun ritardo mentale, cosa dici?!» grida ancora una volta.
Mi prendo il volto fra le mani e sospiro. «Helena, se urli un’altra volta giuro che ti strappo l’ugola a mani nude.»
Sollevo timorosa lo sguardo e lo poso verso Luke, che mi fissa con la stessa espressione da almeno venti minuti – ovvero il tempo in cui siamo dentro il loro furgoncino. «Siete in ritardo per qualche appuntamento?» domanda lui. «Se volete, vi portiamo noi: non c’è problema.»
Helena si porta una mano al cuore. «Guardalo com’è dolce!» e io alzo gli occhi al cielo, esasperata.
«Non mi era mai capitato che una ragazza mi svenisse davanti, devo scriverlo su Twitter!» ecco l’uscita intelligente di Testa Di Lattuga. «Come ti chiami biondina?»
La mano di Helena mi stringe il polso affondando le unghie laccate di rosso nella mia pelle. «Oddio ma sta parlando con me? Mary, sta parlando con me?»
«Fino a prova contraria quella che è svenuta come una cogliona davanti a un ragazzo con una foglia di lattuga fosforescente in testa sei tu e non io.» Sento lo sguardo dell’interessato addosso e aggiungo: «Senza offesa. Scelta coraggiosa il verde pisello acido.»
«Avete voglia di lattuga? Chiedo al nostro manager di comprarvene subito…» Luke sta trafficando con il telefono.
Vorrei sbattermi la testa al muro. Ma questo ci fa o ci è?
«Si chiama Helena, comunque.» rispondo al posto della mia amica, rivolta a Michael.
Helena, molto coraggiosamente, sta aprendo bocca per spiccicare finalmente una parola al suo idolo, quando qualcosa ci interrompe. O meglio, qualcuno.
Un ragazzo con una bandana improponibile in testa irrompe nel furgoncino con una busta. «Ho sentito della ragazza che è svenuta davanti a Mike, com’è? E’ bona? Tette grandi? Culo sodo?»
Luke gioca con il suo labret per poi rispondere: «Le piace la lattuga.»
Poi il bandanaro si gira nella nostra direzione e spalanca gli occhi. Squadra Helena da capo a piedi e sorride furbescamente. «Ciao bellezza, come va? Cosa ci fai tutta sola nel furgoncino del Dio del Sesso Ashton Irwin?»
Temo davvero che Helena dopo questa frase possa avere un crollo emotivo dal quale non si riprenderà mai più.
«E’ lei la ragazza che mi è svenuta davanti.» mormora Michael tossicchiando.
Il sorriso di Ashton si spegne velocemente. «Ah, ehi, tutto bene?»
«E’ troppo sconvolta per parlare: siete i suoi idoli.» mi ritrovo a dire io.
Ed è quando i nostri sguardi s’incontrano che ricordo tutto. Il Mc Donald’s, solo qualche giorno prima. Era il ragazzo insieme al cinese. «Tu!» grido puntandogli un dito contro.
«Tu?!» ribatte sconvolto.
«Vi conoscete?» Testa di Lattuga ha un sopracciglio inarcato.
Sto per raccontare a tutti dei modi sgarbati e ineducati di quel coglione, quando un’altra persona irrompe nel mini-van. E la prima domanda che mi viene in mente è: che cazzo ci fa con una cuffietta di lana con questo tempo?
«Ragazzi, ho sentito della tipa che è svenuta davanti a Mike. Com’è, bona? Tette grandi? Culetto da bunj…» la tosse di Michael e Ashton lo fanno interrompere bruscamente.
Il ragazzo con la cuffietta – di cui non riesco ancora a vedere il volto – posa i suoi occhi su Helena, osservandola più volte. «Ciao, bellezza. Cosa ci fai tutta sola nel furgoncino del Dio del Sesso Calum Hood?»
Ashton ridacchia. «Cal, gliel’ho già detto io. Mi dispiace. E comunque è lei la ragazza…»
Posso quasi sentire il cuore di Helena galoppare come un cavallo imbizzarrito e selvaggio che ha appena visto una puledra delle steppe Londinesi. «Oh mio Dio.» sussurra.
«Credo si stia trattenendo dal molestarvi tutti, quindi è meglio che ce ne andiamo.» trovo il coraggio di dire. Tutta l’attenzione è incentrata su Helena, ed è anche comprensibile. Se vi trovaste davanti ad un carciofo e ad una bella pizza, cosa mangereste? Esattamente, ci siamo capiti.
E proprio quando pensavo che le mie disgrazie non potessero avere fine, il cuffietta-boy posa i suoi occhi su di me. Eccolo, l’amico del bandanaro che mi ha dato del culo grosso quel giorno. «Tu.»
Lui è sconvolto ancora più di… Ashton? «Tu!»
«Ma com’è che si conoscono tutti?» sento domandare da Michael.
Luke si stringe ancora nelle spalle, tanto per cambiare. «A quanto pare c’è fila là dentro. Dai alle ragazze i tuoi capelli, secondo me non se ne accorgono che non è vera lattuga.»
Mi alzo. «Okay, è stato davvero un piacere incontrarvi e sono sicura che per la mia amica sia stato un altrettanto piacere svenire davanti a Pel di Lattuga, ma ora dobbiamo proprio andare.»
Helena protesta con un gridolino sofferente. «Dobbiamo davvero?»
Annuisco. «Non ho intenzione di rimanere un secondo di più qui dentro con la faccia di PSY davanti alla mia visuale.»
«PSY?» Ashton trattiene una risatina.
«PSY?» Helena è oltraggiata.
«PSY!» Michael si abbandona a una risata.
«Op op op op!» Luke canticchia contento.
Calum mi sta incenerendo con lo sguardo. «Non è mica colpa mia se mangi come un porco e prima di aver finito di ordinare la quantità immensa di panini che ingurgiterai avranno già scoperto il teletrasporto.»
«Ma teletrasportati a fanculo, pezzo di merda!»
«Secondo me è nervosa perché voleva la lattuga.» sussurra Luke all’orecchio di Michael.
Roteo gli occhi al cielo. «Helena, andiamo?»
«Tu puoi rimanere, se vuoi.» Calum le sorride dolcemente e sento le mani formicolare. Quanto vorrei prenderlo a schiaffi.
La mia presunta amica mi osserva. «Mary…»
Calum posa i suoi occhi cinesi su di me. «Ti chiami Mary?» domanda come se dietro quella domanda ci fosse un ragionamento complesso e intricato.
Lo ignoro. «Helena» faccio un respiro profondo e mi impongo di rilassare il mio chakra. «Non vorrai davvero rimanere con questi quattro pazzi che nemmeno conosci, vero?»
La bionda annuisce. «Perché no? Li conosco eccome.»
Sto per ribattere, ma l’asiatico sbuffa. «Cristo, oh, ma se lei vuole rimanere con noi non metterti in mezzo e fatti i cazzi tuoi!»
«Cosa hai detto?» sto scattando in avanti per picchiarlo e recuperare tutte le volte in cui i suoi genitori non l’hanno fatto, ma Luke mi afferra prontamente bloccandomi.
Sento Helena trattenere il respiro. «Luke ti ha toccata.»
Mi libero dalla presa del biondo, stanca di tutto questo. «Bene, Helena, fai come ti pare. Se vuoi sbavare dietro a due ragazzi che mi hanno dato dell’obesa offendendomi senza pietà, fai pure. Grazie per essermi amica.» Volto le spalle a tutti e scendo dal furgoncino, rischiando di inciampare e cadere con la faccia spiaccicata in terra. Sento la risatina di qualcuno, ma non mi volto per assicurarmi che sia il cinese. Non mi interessa.
Non ho intenzione di continuare a dare importanza a quattro ragazzini montati che cantano cinque cazzate e rimorchiano pure le fan.
Sono superiore a loro, compresa Helena.
Che brutta puttana figlia di tro…
«Ehi!»
Mi volto, scocciata. Luke Hemmings mi sta correndo incontro, e sembra quasi come una di quelle scene al rallentatore con l’aria che scompiglia i capelli. «Ah, quello stupido, ciao.»
«Io non sono stupido.» risponde sorridendo divertito. Come se fosse qualcosa di effettivamente divertente.
Incrocio le braccia al petto. «Be’, cosa vuoi da me?»
Da dietro la schiena tira fuori un pacco d’insalata lavata e tagliata a pezzi e me lo porge con un sorriso allegro e soddisfatto, come quello di un bambino che regala un disegno di merda ai genitori credendo di essere il nuovo Michelangelo. «Ecco, non volevo lasciarti senza insalata. So che ci tenevi!»
Rimango a osservare il pacco di insalata mentre mi impongo di fare respiri profondi e regolari. «Sai, Luke, – modero il tono di voce – io speravo davvero che tu fossi tornato indietro per chiedermi scusa. Speravo, stupidamente, che tu fossi venuto a chiamarmi per dirmi “ehi scusa i miei amici coglioni, perché non torni nel furgoncino così possono chiederti scusa loro in persona e viva la pace nel mondo?”. E invece no. Tu mi chiami per darmi un fottuto pacco di insalata. Poi magari la gente rimane sconvolta quando al telegiornale si parla di omicidi.»
Il biondo aggrotta le sopracciglia e gioca con il suo piercing. «Quindi non la vuoi l’insalata?»
Mi lascio andare a un ringhio liberatorio e gli strappo la confezione di plastica dalle mani sibilando un “grazie”, per poi affrettarmi a grandi passi verso casa.
Poco prima di rientrare tiro fuori il telefono e scrivo un messaggio. Kiwi, puoi parlare?
Apro la porta di casa e mi affretto in cucina, dove Liam sta – sorpresa delle sorprese! – bevendo una birra e Harry legge una rivista chiamata YOU!HIPPIE. Quando poggio il sacchetto di insalata sul tavolo, due paia di occhi mi fissano increduli.
«Vuoi dirmi che sei stata fuori due ore e hai preso solo questo?» chiede Bob Marley.
Sollevo un indice chiudendo gli occhi e respirando profondamente. «Non osare fare domande, perché ho succo all’arancia tra i capelli, un’amica di merda e una sfiga pazzesca. Non fare domande.»
 
 
I remember when we broke up the first time…
 
E’ una mia impressione o Taylor Swift è nel mio sogno?
 
We haven’t seen each other in a month
When you said you needed space
What?
 
Spalanco gli occhi tastando con la mano sul comodino, fino a far cadere il telefono a terra. Rispondo alla chiamata prima che inizi il ritornello e Liam venga a lamentarsi stringendo il suo cuscino a forma di birra.
«Pronto?» mugugno con voce impastata dal sonno.
«Ehi melanzana!» grida Kiwi.
Sposto il telefono dall’orecchio, infastidita, e per curiosità controllo l’ora. Le 4:30.
«Ma sei impazzito? Sai che ore sono?!»
Ridacchia. «Ho visto adesso il tuo messaggio, perché prima ero un po’ impegnato e volevo, ecco, parlare adesso. Sì, dai, parliamo, tanto la notte è giovane e noi abbiamo tanti sogni da inseguire con le nostre retine. Come Patrik e Spongebob.»
Sospiro. Ma cosa ho fatto di male? Oggi il karma mi ha preso di mira. «Non è il momento.»
«Ma avevi detto di voler parlare!»
«Molte ore fa. Non fa più nulla adesso, dai.»
«Sei arrabbiata. Offesa. Vero?» la sua voce si fa triste. «Scusami tanto, ma ero con i miei amici e delle ragazze in una discoteca e io…»
Lo blocco. «Kiwi? Non fa nulla. Vai a dormire, ne riparleremo.»
«Non posso dormire! Sono ubriaco!»
«Allora prima vai a vomitare e poi dormi.» scivolo sul materasso, sentendo il sonno impossessarsi di me.
Kiwi schiocca la lingua e ride di nuovo, per chissà quale motivo. «Io non vomito mai, lo sai? E’ un po’ come l’amore. C’è chi prende l’ascensore e chi le scale. Ma se il tuo stomaco non regge, vomiterai in entrambi i casi.»
Oh cielo. «Cosa cazzo stai dicendo?» sussurro esasperata. Io voglio dormire, non sentire discorsi sul vomito…
Improvvisamente sento un rumore anomalo dall’altro capo del telefono, e ci impiego poco a capire che Kiwi sta vomitando in diretta. «Mary… aspetta… un attimo…» bofonchia affaticato.
Capisco che sta davvero male e dopo l’ennesimo sospiro mi metto seduta sul letto, qualche schiaffetto e sono sveglia. «Ci sono, tranquillo. Adesso liberati dell’alcol e appena hai finito mettiti a letto. Parleremo fino a quando non prenderai sonno, va bene?»
Kiwi ha un altro conato di vomito e chiudo gli occhi imponendomi di non lasciarmi impressionare. «Grazie, Mary, sei fantastica.» sussurra prima di vomitare ancora.
Bene.
 
 
AIEEAH.
Parlare del vomito è sempre brutto per me, soprattutto scriverne, perché mi ricorda cose spiacevoli…
BTW l’arrivo della primavera è nell’aria. E io, come ogni pre-primavera di ogni anno, inizio a sentire il bisogno di dormire il più possibile. L’altro pomeriggio mi sono coricata alle 17, ho messo la sveglia alle 18:15 e quando ho aperto gli occhi erano le 22:05.
Non vedo l’ora che passi questo periodo di sonnolenza, davvero.
Lo so cosa starete pensando: “ma a noi cosa ce ne fotte?”

Perdonatemi, ma volevo troppo fare Luke un po’ stupidello. Lo scemo del villaggio c’è in ogni gruppo di amici, insomma. Ce lo vedevo troppo bene. E almeno non fa il drogato/pericoloso/ragazzo bad boy misterioso di turno.
Helena è una troia e le darei fuoco, ma non voglio renderla così importante e farla morire. Merita di vivere ed essere odiata.
Ancora una volta Calum e Mary non si riconoscono, ma avrete notato la domanda di lui, no? “Ti chiami Mary?” ehehe
Però alla fine lei è gentile con Vodkiwi, quindi vogliate bene a Mary ): E siate pazienti nell'aspettare che si riconoscano dai... *abbandonano tutti la ff*
As always vi ringrazio infinitamente per le recensioni a questa storia e per tutte le persone che la seguono/ricordano/preferiscono. Per Pasqua mi autospedisco dentro un uovo di cioccolato e vi ringrazio uscendo da lì dentro :-))))))))))))) 
Detto questo, vado a rispondere alle recensioni e spero che il capitolo vi sia piaciuto!
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Capitolo 9
*** "...and then we had sex" ***


9.
“…and then we had sex”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Vomiti come un idrante, cazzo, che schifo.»
Avrei potuto risparmiarmi la diretta live del suo vomito, se solo ogni qualvolta avessi tentato di buttarla sul “ehi, dai, io chiudo; appena hai finito richiamami” lui non avesse iniziato a piangere come un bambino.
Kiwi, dall’altro capo del telefono, ridacchia. «Lo so, lo so. Per questo odio bere troppo: il pistolacqua di Squirtle non è nulla in confronto a me.»
«Dove diamine eri?» indago.
«Sono andato in un pub con degli amici e insomma, sai come funziona lì. Un drink tira l’altro e poi ti ritrovi abbracciato al cesso.» sento una nota strana nella sua voce.
«Va tutto bene? Hai un tono… ambiguo.»
Una risatina nervosa mi perfora il timpano. «Io? Ma no. Pie de. – scoppia a ridere in modo poco naturale e mi insospettisco ancora di più – Tu invece cosa hai fatto?»
Non rispondo. «Kiwi, mi stai nascondendo qualcosa per caso?»
«Non ho scopato con nessuna, lo giuro.» esclama tutto d’un fiato facendomi ridere.
«Cosa c’entra la tua vita sessuale, adesso?» Sento mio fratello Harry russare nella stanza accanto e mi sotterro ancora di più sotto il lenzuolo.
Kiwi schiocca la lingua. «Era per dimostrare che non ho nulla da nascondere…»
«Non credo sia da nascondere il fatto che tu da ubriaco ti sia scopato qualche sconosciuta nel bagno di un pub.»
Silenzio.
«Invece sì.»
«E perché mai? Non ti giudico.»
«Davvero?»
«No, coglione. Sei uno schifoso.»
«Ma Mary!» esclama lui e ancora una volta il mio timpano sanguina in silenzio. «Così non vale.»
Sbuffo. «Sì, come vuoi, lasciamo perdere l’argomento.»
«E perché mai?»
E’ risaputo che ormai il mondo risolve la situazione in modo univoco. Un ragazzo si scopa una ragazza appena conosciuta, reazione: amico sei un grande, l’hai farcita meglio di come farcisce il tacchino al Ringraziamento mia nonna! Dammi il cinque!
Una ragazza limona con un ragazzo appena conosciuto, reazione: ma che troia, dovrebbero ricostruire l’antica città della Grecia solo per renderla sindaco e mettere una sua foto nel dizionario accanto al termine “puttana”.
Però decido di mettere alla prova Kiwi. «Se un tuo amico si scopasse una ragazza figa in un pub, cosa gli diresti?»
Una risata. «Che ha fatto bene, cosa dovrei dirgli?!»
Come pensavo. «E se una ragazza si limonasse un ragazzo in un pub?»
«Beh, dipende. Non è bella come cosa.»
«Lo vedi? Siete dei maschilisti di merda!» mi ritrovo a urlare alle cinque del mattino mentre tutti a casa dormono.
Immediatamente mio fratello batte i pugni sul muro. «Sei una stronza! Hai interrotto l’apparizione di Bob Marley nel mio sogno!»
Lo ignoro e ascolto Kiwi ridere. «Sei un casino, Mary. Hai svegliato pure tuo fratello!»
Mi scrollo nelle spalle, anche se lui non può vederlo. «Ciò non toglie il fatto che hai degli ideali pessimi e probabilmente non sai nemmeno cosa significhi la parola “amore”.»
«Ah, davvero? E cosa te lo fa pensare?»
«Ci siamo conosciuti perché volevi comunicare al tuo amico di una ragazza con un culo su cui fare bunjee jumping, quella stessa ragazza hai successivamente ammesso di essertela portata a letto e sono più che sicura che stasera hai farcito qualcuna.» prima che possa ribattere continuo. «Questo mi porta a pensare che tu sia il tipico ragazzino che una volta raggiunti o superati i diciotto anni crede di essere abbastanza cresciuto da poter farcire tutti i tacchini che vuole per poi abbandonarli e non mangiarne nemmeno uno il giorno del ringraziamento. E sai cosa accadrà alla fine?»
«Mangerò una pizza a domicilio?» ipotizza.
Sorrido. «Esattamente.»
«Woh. E’ stato un discorso molto profondo e… no, scherzavo. Nemmeno mia madre mi parla di queste cose.»
Lo prenderei a schiaffi a volte, lo giuro. «Quindi non hai nient’altro di meglio da dire sulle accuse che ti ho rivolto?»
«Hai ragione: non so cosa sia l’amore. Ma solo perché non l’ho mai provato. Ho immaginato più volte come potesse essere e non sono mai riuscito a provare le stesse sensazioni con nessuna.»
«Forse perché il rapporto sessuale non avviene prima di conoscere una persona ma dopo.» ribatto acidamente.
Dalla stanza accanto sento “One Love” di Bob Marley partire a basso volume. «Sono giovane, ho tempo per provare ad amare.»
«E cosa intendi tu per “amare” qualcuno?» lo sfido.
Kiwi prende un respiro profondo. «Immagino voglia dire andare oltre qualsiasi limite. Amare qualcuno in modo malato, essere disposti a perdere mille mila volte purché la sconfitta sia condivisa con quella persona. Poter parlare di qualsiasi cosa, avere opinioni diverse e stare a discutere ore ed ore sulla propria idea per poi realizzare che nessuno dei due la cambierà per andare incontro all’altro; accettarlo. Riderne. Ridere di tutto e prendersi al tempo stesso sul serio. Amare immagino sia come una canzone: il titolo ti attira e ti incuriosisce. Perciò ti chiedi: “ehi, chissà com’è questa canzone?”. La prima strofa inizia a farti capire di più, e potrebbe anche non piacerti. Ma se il ritornello ti colpisce, è fatta. Ascolterai tutta la seconda strofa pur di arrivare al secondo ritornello e avrai finito di ascoltare la canzone. E forse non ne sarai già innamorato dal primo ascolto, però la riascolterai, perché c’è quel pezzo che non riesci a toglierti dalla mente. Continuerai a canticchiarla fino a sentire il bisogno di ascoltarla ancora. Così sarai letteralmente fottuto, perché perderai la testa per quella canzone.» il silenzio aleggia ovunque, anche in camera di Harry. «Penso ci si debba sentire così.» conclude.
Non dico niente, sinceramente colpita da quello che ha saputo dire.
«E stanotte non mi sono scopato nessuna. I tuoi rimproveri da madre mi balzavano in testa ogni qualvolta la biondina ci provasse con me.»
Vorrei chiedergli chi sia la biondina, ma mi accorgo dell’orario: le 6:20 del mattino. «Bene, io devo prepararmi per andare a scuola, ci sentiamo.» mormoro.
«Buona giornata, Mary.»
E il modo in cui pronuncia il mio nome mi fa stranamente arrossire.
 
 
«La Bella Addormentata era più sveglia di te.» commenta Niall masticando un cetriolo, seduto accanto a me nel tavolo a mensa.
Lo guardo molto passivamente. «Non ho dormito nulla stanotte.» sbadiglio.
Il biondo aggrotta la fronte e capisco si sia incuriosito. «Come mai?»
Gli faccio segno con la mano di lasciar perdere e mormoro un: «Storia lunga, aspetta il film.» per poi volgere lo sguardo verso l’entrata della mensa. Alcuni ragazzi stanno urlando e ridendo, e da quella piccola folla creatasi esce a fatica Louis, con uno sguardo che mai gli avevo visto in volto.
Louis è sempre stato un ragazzo solare e allegro. Non l’ho mai visto triste, malinconico o turbato. Persino quando la madre morì, non pianse una sola lacrima e si limitò a parlare di lei con il sorriso sulle labbra. E’ una di quelle persone che ha la felicità nelle vene.
Ma oggi si siede al nostro tavolo, con lo sguardo nervoso e serio, accenna un saluto e non dice nulla. Non legge nemmeno Vogue o Glamour. «Lou va tutto bene?» domando.
Lui annuisce e accenna un sorriso.
Niall non sembra farci caso, perché si butta a capofitto su un discorso riguardante l’Irlanda e Louis lo ascolta passivamente mentre io mi limito a chiudere gli occhi e poggiare la testa sul tavolo.
Avete presente quando state sognando di correre in un campo di fiori mano nella mano con Adam Levine (rigorosamente a petto nudo) che vi sorride e si avvicina al vostro volto con fare sensuale e la sveglia suona fastidiosamente interrompendo il bacio del secolo?
Il sogno era una mia fantasia fatta a occhi chiusi ed Helena è la fottuta sveglia. Ha lo sguardo accesso ed euforico, fastidiosamente euforico preciserei. «Non potete immaginare!» trilla.
Mi tappo un orecchio. «Cazzo.»
Helena mi scuote per le spalle. «Mary, non puoi immaginare minimamente come sia finita la serata ieri!»
Non posso immaginarlo e non mi interessa nemmeno. Sarà finita con lei svenuta così tante volte da essere stata trascinata all’ospedale.
«Siamo andati in un pub, io, i 5SOS e altre tre loro amiche. Abbiamo ballato, bevuto, Calum mi ha offerto tutto e ci siamo strusciati l’uno sull’altra incessantemente.» ne parla come se avesse compiuto un’impresa epica. «E poi abbiamo scopato.»
 
Io mi chiedo davvero cosa abbia fatto di male nella vita per meritare un organismo anucleato come Helena, e mi chiedo anche cosa abbia fatto di male lei per meritare una stupidità del genere. Al posto del cervello deve avere un globulo rosso privo di nucleo che gira in tondo.
Come si può andare a letto con un personaggio famoso che conosci da tre?, quattro ore?
Aprire le gambe con la stessa velocità con cui corre Bolt è concesso solo con Adam Levine. Assolutamente.
Esco dalla classe, ancora sconvolta, e mi dirigo all’entrata di scuola, tirando fuori un pacchetto di sigarette e l’accendino.
Così mentre accendo la sigaretta e faccio un tiro, spero solo di dimenticare il racconto di Helena all’ora di pranzo.
«Chi si vede.»
Mi volto di scatto, lasciandomi scappare un: «Porca puttana.»
«Molto fine.» commenta Calum Hood con un sorrisetto maligno.
Il cinese è poggiato alla sua decapottabile grigio metallizzata, porta degli occhiali da sole neri, una maglietta dei Green Day gli copre il busto, le gambe sono fasciate da skinny neri, delle vans ai piedi e una camicia a quadri in vita. Ma questi ragazzi vivono solo di camicie a quadri?
«Tu cosa diamine ci fai qui?» chiedo sconvolta con la sigaretta a mezz’aria.
«Sono venuto a prendere Helena.» risponde naturalmente come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Da quando la star Calum Hood passa a prendere a scuola una liceale sua fan accanita? Mi scrollo nelle spalle intenzionata a non rispondergli più e fumare in pace la mia sigaretta. Ma a quanto pare lui ha deciso di rompermi i coglioni per bene. «E allora cosa hai fatto ieri sera? Ti sei divertita sola soletta in casa mentre noi ce la spassavamo in un pub?»
Alzo gli occhi al cielo. «Ti sei tolto le scarpe prima di entrare? Non vorrai mica dimenticare il bon ton giapponese, Ching Chong.»
Calum si leva gli occhiali da sole e mi raggiunge con tre grandi falcate, per poi fermarsi a pochi centimetri da me e osservarmi dall’alto al basso, nonostante non sia tanto più bassa di lui. «Fai un’altra singola battuta del genere e giuro che io…»
Inclino il capo sorridendo. «Che tu cosa? Mi picchi?» rido ironicamente. «Hai iniziato tutto tu quel giorno in fila al McDonald’s offendendo il mio corpo come se ne avessi il diritto e dimostrandoti uguale a tutti quegli artisti – per quanto tu possa essere un’artista – accecati dalla fama che pensano di essere migliori solo perché le musichette che compongono vengono mandate in radio o su MTV, quindi ti darò una lezione Calum Hood dei 5SOS: se vuoi che qualcosa non venga fatta a te, sii il primo a non farla agli altri.»
Non so da dove mi sia uscita tutta questa saggezza improvvisa, ma aspetto solamente arrivi Obama per stringermi la mano e darmi una medaglia all’onore.
La sigaretta ormai se l’è fumata il vento ed è ancora nella mia mano.
Calum ha un’espressione seria in volto. «La tua voce mi è… familiare.»
«Tutto qui quello che hai da dire?»
«Questi pantaloni ti fanno i fianchi ancora più larghi.» commenta osservandomi.
Senza pensarci due volte sollevo la mano e gli spengo la sigaretta sul braccio, facendogli fare un salto indietro. «Ma sei pazza?»
«Mary cosa stai facendo?!» grida Helena che accorre subito da Calum afferrandogli il braccio.
«Mi ha spento la sigaretta sul braccio!» si lagna come un bambino e per un momento mi ricorda Kiwi.
La mia amica mi lancia un’occhiata gelida. «Perdonala, è una cogliona.»
«Ha detto che questi pantaloni mi fanno i fianchi ancora più larghi!» tento di difendermi. «Non puoi dargli ragione.»
Helena mi squadra, scrolla le spalle e dice: «In effetti è vero.»
I due ridacchiano e per tutta risposta giro i tacchi e me ne vado, diretta allo studio di Mr. Emmy.
 
 
AIEEEEEEEEEEEAH
Avrei voluto aggiornare giovedì, ma avevo da studiare biologia e storia dell’arte.
Poi venerdì, ma mi sono addormentata il pomeriggio e mi sono svegliata nel 2056.
Allora mi son detta: AGGIORNO SABATO. Ma sabato ha fatto bel tempo e sono andata al mare.
Così ho pensato: aggiorno domenica. Ma ho passato il pomeriggio/sera/notte a studiare biologia. E infatti oggi mi ha chiamata e ho preso 7, quindi diciamo che ne è valsa la pena.
Ho quasi rischiato di vomitare dall’ansia ma sh.
E poi questo capitolo sarebbe su efp da più tempo se l’istruttore di ballo non ci avesse trattenuti con quella salsa di merda.
No, seriamente, l’unica salsa che voglio nella mia vita è quella bianca speziata del mc chicken.
La baciata è mooooolto meglio. Ma sono sega un po’ in tutte e due.
CHIUDIAMO LA PARENTESI SU “LE COSE DI CUI NON FOTTE A NESSUNO”.
Vi avverto solo di stare attente a Louis e ai suoi comportamenti perché c’è una cosa importante dietro di essi. Avrà un gran ruolo nella ff. E poooi, abbiamo due versioni diverse della notte con Helena.
Secondo voi qual è la vera? Ehehe
Il capitolo onestamente mi fa cagare, ma spero a voi piaccia.
Cercherò di postare prima di Pasqua, altrimenti ci vediamo martedì prossimo!
Grazie mille per la pazienza nell’aspettare e per quello che mi scrivete (oltre all’aggiungere nelle seguite/preferite/ricordate), grazie davvero a tutte voi che perdete tempo con questa fan fiction.
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Corro a rispondere alle recensioni, adiossss!

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Capitolo 10
*** The wrong (right) person. ***


10. The wrong (right) person
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Allora, cosa c’è che non va?»
Sdraiata sul divano di pelle nera dello studio di Mr. Emmy, sospiro e osservo il soffitto come se fosse interessantissimo. «Troppe cose.»
Aspetta che parli.
«Ogni volta i problemi si ammucchiano, uno sopra l’altro, mi sovrastano. E non so più da dove partire per risolvere la situazione, non so quale strada prendere, non so quale sia la scelta giusta. E’ come se conoscessi la strada ma mi sentissi comunque persa. Una strada che non riesco a percorrere da sola.»
I riccioli di Mr. Emmy oscillano. «Perché non provi a incamminarti con qualcuno?»
Rido tristemente. «Non saprei proprio con chi.» un groppo in gola mi blocca. «Mi sento sola. Mi preoccupo sempre delle persone che mi stanno intorno, e loro non si preoccupano minimamente per me. Sto attenta a non ferire i sentimenti altrui, eppure gli altri non ci pensano due volte a strapparmi il cuore dal petto e farne ciò che vogliono. Ho sempre paura di non essere mai abbastanza presente nella vita delle persone a cui tengo, ma in cambio ricevo solo menefreghismo verso i miei sentimenti.»
«Prova a circondarti da persone diverse, cara. A volte stiamo con qualcuno solo perché abituati alla sua presenza, ma una volta lontani da questi ci rendiamo conto che non avevamo bisogno di loro nella nostra vita.»
Scuoto la testa, non perché non abbia ragione ma perché il discorso è diverso. «Mr. Emmy, il problema sono io. Anche se mandassi a fanculo Helena, Louis e Niall, cosa otterrei in cambio? Ho un carattere talmente orribile che nemmeno colei che mi ha partorito ha saputo amarmi.»
«Cos’ha che non va il tuo carattere?» scrive qualcosa su una cartellina e punta i suoi occhi su di me.
Gli risponderei “storia lunga, aspetta il film” se solo non lo pagassi per ogni seduta. «Sono permalosa e mi offendo facilmente. Sono gelosa delle persone, talmente tanto che metto loro un’etichetta con scritto il mio nome e provo il desiderio di averle solo per me. Sono invidiosa, invidiosa della felicità altrui, dei sogni altrui, dei traguardi altrui. Sono acida la maggior parte delle volte, dico sempre quello che penso e finisco con il litigare con gli altri. E la cosa peggiore di tutto questo è che non mostro nessuno di questi aspetti del mio essere, li tengo nascosti e mi mostro il completo opposto. Cerco di ridere di ogni cosa mi venga detta, non mi mostro gelosa di niente, fingo di essere felice per le gioie altrui e tento di non essere mai eccessivamente acida.»
«E perché nascondi tutto quello che provi?»
«Perché mi viene naturale pensare che se la gente non mi apprezzi mostrando il “meglio” di me, allora non apprezzerà mai nemmeno il peggio.»
Silenzio. «Il ragazzo del bungee jumping
Sorrido istintivamente e quando Mr. Emmy mi lancia un’occhiata maliziosa, mi ricompongo. «Parliamo.»
«E basta?»
«Il sesso telefonico non mi attira.»
«Non in quel senso.» alza gli occhi al cielo. «Non vi siete mai visti di persona?»
«Mh, no.»
«Proponiglielo.» prima che possa ribattere, solleva una mano. «Potrebbe essere la persona giusta che ti riaccompagni a casa.»
Annuisco tra me e me, pensando seriamente a un’opzione del genere.
«Ah, una cosa – aggiunge Mr. Emmy mentre mi sto mettendo seduta – Sai qual è il difetto peggiore che non hai nominato?» non attende una mia risposta. «Ti sottovaluti troppo.»
 
Uscita dallo studio di Mr. Emmy, mi sento come una coca cola agitata con dentro una mentos. Come un fuoco d’artificio pronto a esplodere.
Potrebbe davvero essere la soluzione giusta vedere Kiwi di persona. D’altronde, cosa ho da perdere? Per telefono parliamo di tutto e molto tranquillamente e nonostante non lo sopporti il sessanta percento delle volte, è la persona che odio di meno in questo periodo.
Tiro fuori il telefono dalla borsa e compongo velocemente un messaggio. Kiwi ci sei? Ti devo parlare urgentemente.
Aspetto con gli occhi incollati allo schermo almeno cinque minuti e mi sento invecchiata di dieci anni. Scrivo un altro messaggio. Kiwi. Voglio vederti, adesso. Ne ho bisogno.
Mi siedo su un muretto e incrocio le gambe, con lo stomaco in subbuglio. Ha sempre insistito per incontrarci, perché adesso non mi risponde?
La delusione e il senso di abbandono iniziano a impossessarsi di me e faccio un respiro profondo. Afferro le cuffiette e faccio partire la riproduzione casuale dal telefono. Fluorescent Adolescent degli Arctic Monkeys invade le mie orecchie e sorrido.
Controllo il telefono: nessun messaggio nuovo.
Così, dopo aver ascoltato due volte la canzone, decido di dargli un ultimatum. Sono in Rodeo Street all’angolo con il pub Cherry Pie, aspetto un’oretta. Se non arrivi entro le venti, me ne vado.
 
 
Calum’s POV.
 
Osservo la biondina strusciarsi contro il palo mentre Ashton le balla accanto, sorridendo del suo vestitino striminzito. Seduto su un divanetto con un bicchiere di Gin Tonic nella mano destra, continuo a chiedermi come si chiami quella ragazza.
«Carina la tua nuova amica, come hai detto che si chiama?» mi urla in un orecchio Michael che è già ubriaco come una spugna.
Faccio una smorfia. Bella domanda, Mikey. Mary? No, quello è il nome dell’amica sfigatella. «Non ne ho idea, Mikey, vai a chiederglielo.» rispondo finendo il mio drink.
Pel Di Lattuga scoppia a ridere. «Amico, te la trombi e non sai nemmeno il suo nome? E’ molto grave la situazione.»
«Non me la sono scopata!» mi difendo. Per una volta ho fatto il bravo ragazzo e voglio vantarmene. La ragazza con cui parlo ogni giorno – aka Melanzana – è come se mi bloccasse dal riprendere a scoparmi qualsiasi fan carina che stravede per me. Non ho ancora capito come possa una semplice ragazzina, attraverso un telefono, bloccarmi a tal punto.
La biondina mi si avvicina ubriaca più di Michael. «Calum vieni a ballare con me, dai!» la sua mano scivola dalla mia faccia lungo il mio petto e si posa sul mio pacco, senza alcun pudore.
«Ma cosa ha bevuto?» domando a Mikey.
«Una coca con ghiaccio e limone.»
Scoppio a ridere, scuotendo la testa. E’ un peccato che certe ragazze siano tanto belle quanto stupide e oche.
Sto quasi per raggiungere la bionda sotto le luci quando il mio telefono vibra. Lo afferro e leggo il mittente del messaggio per poi sorridere. “Kiwi ci sei? Ti devo parlare urgentemente.”
Una mano con unghie laccate di rosa mi strappa il telefono improvvisamente emettendo una risatina alquanto irritante. «Calum ma che fai? Prima mi porti in un pub e dopo mi snobbi per usare il cellulare?!»
Vedendo l’indecisione nel mio sguardo si china verso di me, spostando i capelli in modo tale da lasciare in vista la scollatura del suo vestito. Chiamarlo “vestito” è un insulto ai vestiti, poiché sembra più una magliettina, ma avendo un culo fantastico nessuno qui presente si lamenta.
Mi volto verso Mikey. «Clifford, tieni il mio telefono e avvisami se ricevo altri messaggi o chiamate. Chiaro?»
Il chitarrista mi guarda con gli occhi lucidi. «Ciao sono Lucia e sono una sirena!»
Eppure avrei dovuto capire da quella risposta che un Michael Gordon Clifford ubriaco è ancora meno affidabile di un Luke Hemmings sobrio.
Però, nonostante tutto, mi lascio andare alla musica, alle mani della biondina che mi toccano ovunque senza vergogna, alla sua lingua che gioca con la mia pur non facendomi provare assolutamente nulla e all’alcol che viene assorbito dal mio corpo senza che me ne renda conto.
Quando mi volto verso i miei amici, Ashton sta affondando la faccia nelle tette di una ragazza che non ho mai visto, Luke agita dell’insalata verso la mia biondina e Michael giace sul tavolino russando.
«Lukey cosa fai con quella lattuga?» gli domando stranito.
«Che carino che è!» strilla la Barbie mollando finalmente le mie chiappe.
Lucas si stringe nelle spalle dicendo: «Magari ne vuole un po’!»
«Sarebbero meglio dei croccantini.» commenta Michael senza aprire gli occhi.
Io e Luke ridiamo, consapevoli che la diretta interessata tanto non ha capito nulla. Infatti questa risponde: «Ma i croccantini si danno ai cani!»
«Mike mi ha chiamato qualcuno?»
La testa verde si solleva dal tavolino e sempre senza aprire gli occhi mi lancia il telefono alla cieca. Lo afferro al volo maledicendolo e segnandomi mentalmente di farlo cadere al prossimo concerto.
Due messaggi.
 
Kiwi. Voglio vederti, adesso. Ne ho bisogno.

Sono in Rodeo Street all’angolo con il pub Cherry Pie, aspetto un’oretta.
Se non arrivi entro le venti, me ne vado.
 
Spalanco gli occhi neanche avessi appena letto che Sasha Grey è sdraiata nel mio letto e mi sta aspettando con un completo da coniglietta addosso. Guardo l’ora: 19.59
«Perché non me l’hai detto prima?!» grido incazzato afferrando la felpa e la cuffietta.
Michael, per tutta risposta, russa.
 

Mary’s POV.
 
Mi sento abbandonata come un pesce spada in un acquario di bisce. Mi sento come un’insalata in mezzo a due cheeseburger.
Mi sento come quando da bambini si usciva dalla scuola elementare, e non vedendo il proprio genitore si iniziava a pensare di essere stati dimenticati.
Ma adesso che ci penso meglio, mi sento come quella volta in cui Liam e io andammo a fare la spesa, ed essendo uno scricciolo di otto anni, lui salì in macchina e mise in moto lasciandomi nel parcheggio.
Dovetti rincorrerlo per un gran pezzo di strada prima che si accorgesse di avermi lasciato a piedi.
O ancora la volta in cui voleva mettermi dentro il cofano perché le cinture di sicurezza gli servivano a bloccare le casse di birra.
Mi riscuoto dai tristi pensieri sui quali Lana Del Rey potrebbe scrivere nuove canzoni e osservo l’ora dal telefono. Le otto e due minuti. Volgo lo sguardo a destra e a sinistra, ma non c’è nessuno.
Scendo dal muretto, sconsolata.
«Ehi, tu!» urla qualcuno alla mia sinistra.
Una figura incappucciata mi sta correndo incontro e il mio primo pensiero è: uno stupratore! Scappa! Dagli un calcio dritto nei coglioni!
Poi un secondo pensiero più razionale sovrasta il primo: ma chi ti sfiorerebbe mai?
Perciò rimango immobile come una deficiente e aspetto che la persona misteriosa mi raggiunga. «Eccoti, io…»
Oh no.
Ancora? Ma il mondo mi vuole male oggi, eh? «Il secondo d’estate, ma pensa un po’» commento.
Calum Hood, il volto innaturalmente arrossato, inarca un sopracciglio. «Cosa ci fai qui?»
Non voglio dirgli che un ragazzo mi ha dato buca, passerei ancora di più per sfigata e non perderebbe occasione di rinfacciarmelo. «Facevo un giro, non posso?»
Mi osserva per qualche istante, poi sospira e si lascia andare al muretto. «Cazzo, cazzo, cazzo!»
«Se ti aspetti che ti chieda cosa c’è che non va, sappi che non lo farò.»
Il cinese sbuffa. «Ho perso un’occasione importante per colpa di… di… Della vita.» esclama quasi urlando.
«Hiroshima, calmati.»
«Sono un coglione.» sospira afferrandosi la testa fra le mani.
«Ammetterlo è il primo passo.»
Mi lancia un’occhiata incazzata. «Se hai intenzione di continuare a offendermi o chiamarmi con nomignoli tipo PSY o stronzate varie, puoi pure andartene.»
Scrollo le spalle e sorrido. «E’ proprio quello che farò. Ci si vede, Muraglia Cinese.» però poi ci ripenso. «Anzi, spero di no.»
Volto le spalle e faccio per incamminarmi il più lontano possibile da quel cretino, ma la sua voce mi richiama. «No, dai, aspetta.»
«Che cosa vuoi ancora karate-kid
«Rimani.»
Mi giro lentamente, con dipinta in faccia un’espressione incredula. «Ho sentito bene?»
Calum Hood scende dal muretto e mi si para davanti, così non appena apre bocca, un’ondata di alcol mi investe e se lo colleghiamo al colorito rossastro della sua pelle, abbiamo la soluzione all’equazione. «Posso non essere odioso, davvero. Vieni a prendere qualcosa da bere con me.»
«Hai già bevuto abbastanza e non gradisco la tua compagnia.»
«Qualcosa da mangiare.» mi afferra il braccio. «Anche un’insalata se vuoi.» al che sorrido debolmente e mi lascio convincere, vulnerabile dal rifiuto apparente di Kiwi.
 

AIEEEEEAH.
Vorrei solo aprire una parentesi per farvi apprezzare il fatto che stia pubblicando nonostante abbia passato la “notte” di pasquetta a ""dormire"" con un mal di testa boia abbracciata al pupazzo di un orso, svegliata almeno quattro volte da gente che sbroccava ora in bagno ora in un secchio in salotto.
Tra l’altro sono pure in lutto perché Nina Dobrev lascia The Vampire Diaries e insomma, la vita fa schifo.
...
BTW in questo capitolo ho messo il primo POV di Calum, solo per far capire come sono andate le cose. Penso sarà il primo e l’ultimo ahaha
Melanzana e Kiwi non si incontrano, ma in compenso Calum T. Hood alticcio fa il gentile e propone a Mary di andare a mangiare qualcosa insieme e onestamente, pur di mangiare qualcosa io uscirei pure con Hulk.
No, dai, scherzo. E' comunque una situazione di auto-aiuto (?) Mary viene grisata (termine sardo che significa tipo dare buca/"pisciare" in romano eheh) dall'unica persona che aveva mostrato interesse per lei e Calum boh, Calum E' STATO SBATTUTO FUORI DA UN LOCALE PERCHE' NON 21ENNE AHAHAHAHHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHAHAHHA. Scusate, dovevo metterla sta cosa. Bellissima poi la foto in cui mostra due ghigni in stile "fak de sistem". 
Okay basta.
As always vi ringrazio per seguire la storia e per tutto quello che mi scrivete. Siete una più gentile dell’altra e vi amo una ad una(?)
Scrivere “vi amo tutte” era troppo mainstream, capitemi.
Eh bom, tra cinque capitoli (o forse un pochino di più) accadrà una cosa molto brutta e io inizio a piangere già da adesso :(
Visto che sto scrivendo troppo, corro a rispondere alle recensioni e vi lascio i miei contatti:
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Capitolo 11
*** Drinking red wine. ***


11. Drinking red wine
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Probabilmente quello che sto facendo è da aggiungere alla lunga lista di cose di cui mi sono pentita.
Al primo posto c’è sicuramente l’aver mandato quel bigliettino a Malik, al secondo aver aggiunto quel solfuro al composto in aula di chimica facendo andare a fuoco la stanza e al terzo aver comprato il libro “Uno splendido disastro”. Seriamente, se avessi buttato quei soldi al cesso, ne avrei fatto un uso migliore.
Calum Hood cammina al mio fianco con aria tranquilla, sorridendo a qualsiasi passante presente sulla nostra strada. «Dove andiamo? Al ristorante cinese dei tuoi genitori?» chiedo.
Il ragazzo mi lancia un’occhiata. «Andiamo in un posto a sorpresa ma  poco appariscente. Non vorrei che le fan mi riconoscessero e iniziassero a rincorrermi.»
Alzo gli occhi al cielo. «Ma chi ti caga.»
«Guarda che siamo molto famosi, soprattutto qui in Australia. Siamo la piccola band che ha scalato le classifiche mondiali entrando nei cuori della gente!»
Stiamo camminando da cinque minuti eppure nessuno ha dato segni di riconoscimento. «Direi che più che nei cuori, siete entrati nelle mutande delle vostre fan fighe
Calum si blocca improvvisamente e mi fa voltare verso di lui. «Senti, posso contare sulle dita di una mano le fan che ho portato a letto.»
Inarco un sopracciglio sorridendo. «Non sapevo la tua mano avesse almeno trenta dita.»
Il cinese mi fissa dapprima serio e poi non riesce a trattenere un sorrisetto. «Mettiamola così: noi facciamo concerti per portare la nostra musica live in tutti i paesi in cui abbiamo fan. E’ forse colpa nostra se alcune di loro sono vestite con mini gonna, tacchi e push-up?»
«Non mi sembra che la mia amica Helena sia venuta al vostro concerto in mini gonna, tacchi e push-up. E’ svenuta davanti a Pel Di Lattuga e vi siete avventati su di lei come un ciccione americano a uno stand di cheeseburger gratis.» ribatto.
Calum si illumina battendo un piede per terra. «Helena, ecco come si chiama!»
Cristo. «Bene, io me ne torno a casa, ciao.» mi volto, intenzionata ad andarmene ma lui mi blocca per il polso. Ha la mano sudaticcia. «Cosa vuoi?»
«Ma perché? Cos’ho fatto di male? Non ti ho detto nulla di cattivo, anche se avrei potuto.»
Rido ironicamente. «Oh, ma grazie! Che anima pia e misericordiosa!»
Calum alza gli occhi al cielo e lo vedo richiamare a sé tutta la concentrazione possibile. Si massaggia una tempia e si inumidisce le labbra. «Okay, non era la cosa giusta da dire. Mi scuso. Ora possiamo andare?»
Fermi tutti, il mondo sta davvero impazzendo. «Mi hai davvero chiesto scusa?!» urlo attirando l’attenzione di qualche passante. «Calum Hood mi ha chiesto scusa, gente!»
Lui mi si avvicina zittendomi. «Ssh, non vorrai mica trovarti una massa impazzita di ragazzine urlanti il mio nome.»
Esasperata, mi volto improvvisamente e fermo una ragazza che sta camminando nella nostra direzione; ha i capelli castani lunghi e liscissimi, un corpo statuario e due occhi nero pece. «Ciao, scusami se posso sembrarti una psicopatica, ma tu sai per caso chi è questo ragazzo?» le indico il cinese che sorride.
Lei aggrotta la fronte e ci riflette. «No, non lo conosco.»
«Se vuoi, possiamo conoscerci anche adesso…» dice Hood leccandosi il labbro inferiore.
Lo spingo via costringendolo a camminare. «Finiscila Latin Lover cinese e fammi strada.»
Calum non risponde e noto le sue gote diventare sempre più rosse. Mentre proseguiamo verso il posto misterioso apre la zip della felpa e una folata di vento gelido mi fa tremare. Lui, al contrario, distende le braccia e si illumina come se avesse visto la Madonna. «Ti dispiace darmi la tua felpa? Congelo.» mormoro imbarazzata.
«Convincimi.» mi provoca mordendosi il labbro e ammiccando.
Roteo gli occhi al cielo; ma questo ragazzo sembra essere perennemente sul set di un film porno. E se non sapessi già che mi schifa almeno quanto qualsiasi persona al mondo schifa il lunedì mattina, mi sarei già preoccupata per il suo ammiccare continuo.
Notando il mio silenzio, esclama: «Accidenti, sei proprio convincente! Tieni pure la felpa!» me la allunga rimanendo con una maglietta bianca semplice, che lascia intravedere gran parte dei suoi tatuaggi.
La afferro e la indosso. «Grazie.»
Sta per rispondermi qualcosa, ma si blocca improvvisamente e mi afferra per un fianco, facendomi voltare. «Eccoci.» sussurra emozionato. Sollevo lo sguardo verso un’insegna verde, bianca e rossa. Sbuffo.
«Cosa?»
«Tutto qui? Un ristorante italiano?» commento. Ci guardiamo negli occhi e lui sorride. «Perché sorridi?»
Continua a sorridermi in modo inquietante. «Sorrido perché, beh… Sei una fottuta stronza! Cos’hai contro il cibo italiano?E’ il sesso!»
Gli punto l’indice contro. «Non osare. Il sesso lo è solo e unicamente Adam Levine.»
Stavolta è Calum quello che sbuffa. «Dio, ma perché siete tutte fissate con Adam Levine?»
Mi stringo nelle spalle ed entro per prima nel ristorante. Un cameriere stringe la mano a PSY e ci conduce verso un tavolo libero e poco in vista. Prendo posto sulla sedia, seguita a ruota da Calum. Sembra un ristorante elegante e tranquillo, il che mi fa subito sentire fuori posto come una trota arcobaleno in una giungla.
«Alfredo? Il vino migliore che hai!» urla Calum schioccando le dita e attirando l’attenzione dei presenti.
Afferro il menù e mi ci nascondo dietro in imbarazzo. «Oh cazzo.»
«Cosa?» domanda lui. Improvvisamente due mani abbassano il foglio in cartoncino e il suo volto sbuca davanti a me, a pochi centimetri dalla mia faccia. Ha davvero due occhi a mandorla assurdamente cinesi.
«Puoi evitare di farci fare figure di merda?»
«Mary… – si blocca – Ti chiami così vero? Comunque, dicevo: Mary. In questo momento brillo come Edward Cullen, sono stanco della mia vita, mi ritrovo a cena con l’ultima ragazza al mondo alla quale avrei mai chiesto di uscire con me e voglio solo del buon vino. Perciò, non rovinarmi tutto, va bene?»
Mi lascio andare contro la sedia e incrocio le braccia al petto, squadrandolo. «Stanco della tua vita da “rockstar”? Ma per favore, non hai idea di cosa sia una vera vita.»
Lui aggrotta la fronte. «Aspettavo più un commento sul…»
«Mi ritrovo a cena con l’ultima ragazza al mondo alla quale avrei mai chiesto di uscire con me?» dico trasformando le “r” in “l” da perfetta pronuncia cinese e lui sbuffa. «Non è una novità essere snobbata così: la tua frase maligna non ha nessun effetto su di me.»
Rimane in silenzio a osservarmi. I suoi occhi scuri passano dai miei capelli rossicci con la ricrescita in vista, le doppie punte dovute ai lavaggi frequenti e alla piastra fino a scendere lungo il naso, le labbra, il collo, le tette e poi fermarsi, bloccato dal tavolo. «Quando posso passare a prendere la radiografia che mi hai appena fatto?» sbotto acidamente.
«Alle ragazze piace essere osservate.»
«Se le osservi in modo carino sì, ma se lo fai come un pescatore che si ritrova ad aver pescato una biscia al posto di un salmone, diventa brutto.»
Calum getta il capo all’indietro e ride. «Hai una pessima opinione di te stessa, te l’hanno mai detto?»
«No, però un certo Calum Hood mi ha detto che ho il culo grasso, i fianchi larghi e che sono un cesso. Lo conosci?»
Il cameriere arriva silenziosamente poggiando una bottiglia di vino e stappandola. Calum ringrazia con un cenno e ne versa un po’ a lui e un po’ a me. «Non ho mai detto che sei un cesso.» si difende.
Afferro il bicchiere e in un solo sorso finisco il vino, facendolo ridere. «L’hai lasciato intendere.»
Yamaha spalanca gli occhi, incredulo. «Non è vero!»
«Sì.» ribatto tranquillamente.
«No!»
«Sì, Calum Hood.» continuo in tono pacato e sereno.
Il cameriere arriva di nuovo per prendere le ordinazioni. Io scelgo delle lasagne, non dopo aver detto alla rockstar: «Ricordati che non hanno sushi.» e aver ricevuto un ghigno. Quest’ultimo, invece, ordina una carbonara.
Quando il cameriere ci lascia soli, io sorseggio il terzo bicchiere di vino, con aria assorta. Continuo a chiedermi cosa ci faccia qui e continuo a non trovare risposta. Sollevo lo sguardo, intenzionata a sfottere Calum, e lo scopro a guardarmi con aria concentrata.
«Che c’è?»
«Perché sembra non interessarti nemmeno un minimo?» sussurra. Ha gli occhi lucidi e le gote rosse, segno che è quasi andato.
«Cosa non mi interesserebbe?»
«Il fatto che tu non mi piaccia.»
Rido.
«Okay, mi spiego meglio. – si lecca il labbro e per un momento sento le ovaie accendersi – Ti ho detto parecchie cose stronze e poco carine, eppure tu non ti sei mai offesa. Al contrario, mi hai risposto a tono e anche adesso mi dici con tutta tranquillità che io ti trovo un cesso. Non è normale. Qualsiasi persona ci rimarrebbe un po’… di merda.» Faccio per ribattere ma mi blocca. «E non usare la scusa del “non mi interessa piacere a te”, perché non regge.»
Sospiro e verso altro vino, sentendo la testa più leggera. «Vedila così: ci sono cose alle quali do maggiore importanza rispetto alle altre. E tra queste “altre” c’è la sezione “Cosa pensa di me Calum Hood”.»
Doraemon sorride, nonostante tutto. «Perché ho l’impressione che, però, la cosa non si limiti solo a me?»
Mi stringo nelle spalle. «Ammetto da sola di non essere una bella ragazza. Guardami: è palese. Ho dei tratti molto anonimi e un carattere poco interessante, e ne è la prova il fatto che non abbia mai avuto un ragazzo. Quindi, dopo essere stata friendzonata più volte e dopo aver assistito a come i ragazzi guardino solo Helena quando siamo insieme, ho capito che non sono il tipo che piace. E ho imparato ad accettarlo.»
«Sono sicuro che l’essere “anonima” dipenda solo dal tuo volere personale. Se ti curassi un po’ di più, impegnandoti per apparire al meglio e non come il destino decide per te ogni mattina, saresti tutt’altro che…»
«…invisibile?»
Annuisce e per qualche istante rimaniamo in silenzio mentre lui beve un po’ del suo vino.
«Perciò ammetti di trovarmi un cesso?»
Calum Hood tossicchia, non aspettandosi di certo la mia domanda. «Ammetto che non sei il tipo di ragazza con la quale ci proverei.»
Sorrido. Dovrei scommettere. Se scommettessi ogni volta sul rifiuto di un qualsiasi ragazzo nei miei confronti, sarei sicuramente ricca. Così ricca che potrei fare l’elemosina a Bill Gates.
«Ti dispiace se mi allontano un attimo? Devo fare una telefonata veloce.» mi dice Calum sollevandosi. Io con un cenno del capo gli indico di fare pure e lui mi ringrazia allontanandosi velocemente.
Ne approfitto per controllare il mio telefono, notando che ci sono solo messaggi di Niall.

 
Irlandese: Ho mangiato un pezzo di pane!
Ho mangiato una cosa non verde! Andrò all’inferno, me lo sento.
 
Sorrido senza rispondere ed entro nella chat di Kiwi, intenzionata a scrivergli qualcosa, ma nello stesso istante mi arriva un messaggio. Melanzana!
Rispondo con un: Kiwi!
Poggio il telefono sul tavolo e osservo Calum Hood tornare con il suo in mano. La sua camminata è storta come la torre di Pisa e non posso fare a meno di sghignazzare.
«Sai, stavo pensando una cosa.» esordisce. Si solleva leggermente in direzione della cucina. «Ma quanto cazzo ci vuole a fare una carbonara?»
«Parla.»
Karate-Kid prende a giocare con la forchetta. «Pensavo che mi ricordi una ragazza, che ho conosciuto da qualche settimana. Non so di preciso perché, ma mi fai pensare a lei.»
«Mentre parlavi al telefono pensavi a questo?»
Rotea gli occhi al cielo lasciandosi scappare un sorrisetto. «Ho optato per un messaggio, alla fine.»
Annuisco. «E chi sarebbe questa ragazza?»
«Beh, vedi, è buffo perché si chiama come te; ma io la chiamo me…»
La voce del cinese è interrotta dalla suoneria del mio telefono che squilla da sopra il tavolo. Il numero di Louis compare sullo schermo e rispondo quasi subito. «Lou?»
Sento dei versi strani, come dei… singhiozzi?
«Louis?» alzo il tono di voce.
«Mary» balbetta «dove sei?»
«Fuori, perché? Che succede?»
Stavolta lo sento chiaro e forte il singhiozzo che lo scuote. «No, niente, scusa io…»
«Louis cazzo, stai piangendo?» sbotto. Calum inarca un sopracciglio. «Dove sei?»
«Vicino al ponte.»
Il ponte è esattamente dietro la strada in cui mi trovo. «Arrivo subito, non ti muovere.» chiudo la chiamata e mi alzo.
Hood mi segue a ruota. «Che succede?»
«Devo andare da un mio amico, mi dispiace.» e ad essere onesta mi dispiace veramente, perché con un po’ di alcol in corpo riuscivamo pure a sopportarci. E okay, mi dispiace anche per le mie buonissime lasagne.
Lui vede il panico stampato sul mio volto e non dice nulla, perciò afferro la borsa e con il telefono in mano scappo via dal ristorante. L’aria fresca delle nove di notte mi colpisce, ma non ci faccio tanto caso.
Per una volta corro, incapace di immaginare Louis da solo in strada che piange. Percorro tutta la strada, scontrandomi con passanti e chiedendo scusa almeno mille volte.
Scorgo il ponte e rallento, premendomi una mano sul cuore. Fottute sigarette e fottuto corpo anti-sport.
Poi noto qualcosa; una figura distesa sul marciapiede e un paio di vans rosse come quelle di Lou. Mi avvicino, risollevata, convinta che sia tutto uno scherzo di quel bastardo falso etero. «Lou ma cosa ci fai sdraiato a terr…»
Non completo la frase, perché mi blocco inorridita. Il mio amico volta il capo, puntando i suoi occhi azzurri nei miei.
Quasi urlo.
Il labbro è diviso da un taglio profondo, il sopracciglio destro è spaccato e perde sangue mentre un occhio è mezzo chiuso e violaceo.
«Mi hanno picchiato.» mormora con voce rotta.

 
 
AIEEEEEAH
Cattivo Naughty Boy che picchia Louis.
Beh, almeno non se l’è mangiato.
Dai, scherzo. Ma a me sta cosa di Zayn urta ancora le ovaiess.
BTWW SALVEE OGGI SONO FELICE COME NON MAAAAIIIIIIII 
Non sono tanto in ritardo vero? No, daidaidai. E poi sto capitolo è lunghissimo. Sette pagine word arrodd, scusatemi la pesantezza.
To be honest mi fa davvero cagare, e spero abbia aiutato pure voi a farlo (-:
Lascio a voi i commenti sulla serata che hanno avuto Calum e Mary e poi le supposizioni per ciò che è successo a Tomlinson.
Sarò breve e concisa perché fino a quando la mia prof non ci porta i compiti di matematica corretti, devo pregare giorno e notte per un misero 6. Anche se non aiuterebbe più di tanto la mia media del 5….
Chiudiamo ancora l’angolo “Cose di cui non fotte a nessuno” e vi ringrazio per seguire la storia *emoji fighe di whatsapp*
Corro a rispondere alle recensioni adios nenne muchache!
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Capitolo 12
*** (Mis)understood. ***


12. (Mis)understood
 
 
 
 
 
 
 
 
«Per tutte le birre del mondo, cosa diamine è successo?» esclama Liam quando Louis ed io varchiamo la soglia di casa. Calum, molto gentilmente, ci aveva ceduto il suo autista affinché potessimo arrivare in fretta a casa.
Osservo accigliata mio padre che sorseggia la sua birra mentre io ho il duro compito di trascinare Louis dentro casa. «Grazie per l’aiuto papà. No, figurati, non è per niente pesante!»
Liam scrolla le spalle. «Scusa bocciolo, ma non posso lasciare la mia rossa.» indica la birra che ha in mano.
Adagio Louis sul divano, incapace di camminare a causa di un dolore alla gamba destra mentre Liam rimane in piedi, a debita distanza, poggiato al muro. Mio fratello sta leggendo una rivista seduto sulla poltrona, “Come essere hippie senza essere mainstream”. Afferro la rivista e la lancio lontana da Harry che protesta incazzato. «Cosa fai?!» poi si accorge di Louis ridotto malamente e strabuzza gli occhi. «Che è successo?»
«Vai a prendermi bende, garze, cerotti, ghiaccio e disinfettante.» dico solamente.
«Disinfettante?» Liam ha un tono sorpreso. «La birra è il vero anti-dolorifico, il vero disinfettante. Soprattutto quella bionda.» Anche Louis trova la forza di lanciare un’occhiata sconvolta a mio padre. «Tanto non ve ne avrei dato, tranquilli.» borbotta allontanandosi.
Ringrazio il cielo e mi siedo accanto al mio amico. «Lou.» sussurro. I suoi occhi azzurri mi osservano e diventano lucidi. «Lou.» ripeto lasciandogli poggiare la testa sulla mia spalla, accarezzandogli i capelli lentamente.
Lo sento dapprima tremare e dopo qualche minuto calmarsi, così mi decido a chiederglielo. «Cosa ti è successo?»
Louis si risolleva e prende un respiro profondo. Noto con la coda dell’occhio Harry fermarsi a qualche passo da noi per non infastidirci, e per una volta penso che mio fratello non abbia davvero una mosca che gira in tondo dentro la testa.
«E’ da qualche tempo che Malik e i suoi amici mi… danno fastidio.»
Malik? Stringo la mano a pugno. «In che senso?»
«Mi lasciano biglietti nell’armadietto, mi seguono dopo scuola e mi lanciano panini, uova. O se mi va meglio, mi prendono di peso e mi buttano dentro un cassonetto.»
Mi afferro il volto tra le mani, incredula di quello che sto sentendo. «Perché lo fanno?»
«Pensano che io sia gay. Dicono che così magari mi passerà e tornerò ad “apprezzare le tette”.»
Che Louis fosse gay l’ho sempre pensato, così come Helena e Niall e un po’ tutte le persone che lo conoscono, ma lui non ha mai detto niente in proposito. «E lo sei?»
Due fari azzurri si fissano nei miei banalissimi occhi marroni. «Non sono omosessuale, non sono eterosessuale. Sono prima di tutto Louis Tomlinson, una persona. Una persona che ama indipendentemente da ciò che ha in mezzo alle gambe qualcuno.»
Sorrido, nonostante mi ritrovi in una situazione di merda, con uno dei miei migliori amici pestato a sangue. Sorrido, perché non ho mai sentito parole più vere. «Ed è stato Malik a farti questo?»
«Lui e altri giocatori di football.» mormora.
Mi volto verso Harry, che sta fissando Louis intensamente. Gli faccio cenno di disinfettargli le ferite e di mettergli qualche garza, mentre afferro il mio telefono e mi allontano dal salotto.
Compongo velocemente il numero di Helena, ignorando il messaggio di Kiwi ricevuto da più di mezz’ora ormai. «Pronto?» urla la voce della mia amica dopo qualche squillo.
«Helena, dobbiamo parlare urgentemente. Vieni da me.»
«Non posso, Mary! Sono al “BriarRose” con Calum e i ragazzi – ride sguaiatamente – Sì, è la mia amica Mary, quella un po’ bruttina sì! Ma no, dai poverina, cessa no!» scoppia a ridere ancora.
Così Calum non ci ha messo molto a trovare un rimpiazzo per la sua serata, eh?
«Helena, cazzo, hanno picchiato Louis!»
Silenzio, la mia amica ha smesso di ridere. «Oh Dio. Perché?»
«Non perché? ma chi?»
«Chi?»
«Malik.»
Helena ride ancora, perforandomi il timpano destro. Allontano il telefono dall’orecchio e faccio una smorfia, per poi riavvicinarmelo più incazzata di prima. «Zayn non farebbe mai niente del genere.» dice con tono secco.
«Ah sì? Allora perché Louis, il nostro amico, dice l’esatto opposto?»
«Si starà inventando tutto, Mary – il suo tono di voce così menefreghista mi ferisce come se fossi io al posto di Lou – La verità è che Louis è innamorato di te, e si è inventato tutta questa sceneggiata solo per fare colpo. Dagliela e facciamola finita!»
La chiamata si chiude e rimango a osservare lo schermo del telefono con un moto di ira che cresce sempre di più. Lo infilo nella tasca dei jeans e vado in salotto, dove Harry sta disinfettando il labbro di Louis. «Esco un attimo, torno subito.» sibilo.
Mio fratello e il mio amico puntano i loro occhi su di me, notando il tono di voce alterato. «Va tutto bene sis
Non rispondo nemmeno al riccio. Apro la porta di casa e mi fiondo fuori senza nemmeno chiuderla. Poi noto la bici di Harry “parcheggiata” e monto sopra senza nemmeno pensare al fatto che non abbia mai imparato ad andare in bici.
Non so nemmeno come, ma riesco a pedalare. Così sfreccio il più velocemente possibile per i marciapiedi di Melbourne mentre l’aria mi sferza il volto quasi facendomi male. Ricaccio più volte le lacrime indietro, non capendo nemmeno cosa mi faccia più soffrire.
Il mio amico picchiato e maltrattato o la mia amica che difende un coglione?
Passo davanti alla mia scuola, ignoro le proteste dei passanti e con una pedalata un po’ zigzagante riesco ad arrivare davanti al pub “BriarRose” proprio nel momento esatto in cui un gruppo di ragazzi sta uscendo da esso. Riconosco il bandanaro e mando a fanculo la testa che mi urla “non farlo, cogliona”.
«Ehi!» urlo con tutto il fiato che ho in gola. Scendo dalla bici e la lascio cadere a terra.
Ashton mi fissa e scoppia a ridere per poi richiamare l’attenzione di Helena che è buttata tra le braccia di Calum. In pochi istanti ho l’attenzione loro e pure quella di Pel Di Lattuga e del biondo. Luke?
«Che ci fai qui?» chiede Hood.
Lo ignoro e punto i miei occhi su Helena. «Mary, sei davvero venuta fino a qui in bici?!» esclama sghignazzando fastidiosamente. Calum la imita e per quanto mi costi ammetterlo, mi sento ferita.
Mi avvicino alla biondina che si fa subito seria. «Sì, sono venuta qua in bici. Ho pedalato da casa mia fino a qua, rischiando di venire investita o presa a pugni dai passanti solo per dirti in faccia quanto tu sia una delusione. Il nostro amico Louis è stato picchiato da quella testa di cazzo di Malik e tu cosa fai? Ridi, ti ubriachi, e mi dici che è tutta una messa in scena. Non scolli il culo da questi idioti per vedere come stia il tuo amico
Lei alza gli occhi al cielo. «Quanto sei pallosa, lo sai?»
«Perché l’hai trovato tu Louis giacente per strada, con i singhiozzi che lo scuotevano e il volto impestato di sangue, vero? Sei tu che lo hai ascoltato mentre ti raccontava di Malik e dei suoi amichetti del cazzo che lo buttavano dentro i cassonetti o lo seguivano fino a casa lanciandogli roba addosso. Lo hai visto te piangere, scosso dai tremiti con il sangue che si impiastricciava contro la tua maglietta, vero?»
Ashton, Michael e Luke non osano guardarmi nemmeno. Stanno con il capo chino, quasi dispiaciuti. Helena si osserva le unghie, come una bambina viziata che si offende dopo essere stata sgridata dai genitori. Calum è l’unico che tiene gli occhi puntati su di me.
«Ti ho già detto che sono sicura non sia stato Zayn, lo conosco.»
Rido acidamente. «Lo conosci, davvero?»
«Di certo lo conosco più di te. Ti da forse fastidio che tutti i ragazzi che ti piacciono vogliano me? Mi dispiace.»
Sgrano gli occhi per il repentino cambio di argomento. E sto per ribattere, fino a quando non capisco che non ne vale la pena. Rimarrà impuntata sulla sua idea e niente potrà farle cambiare modo di vedere le cose.
Helena sospira e mi volta le spalle per poi salire nel mini-van nero della band. «Ti serve un passaggio fino a casa?» chiede Luke rompendo il silenzio.
Scuoto la testa. «Torno a piedi.»
«E’ buio e non mi sembra un’ottima scelta quella della bici.» si intromette il bandanaro.
Arretro di un passo, sentendo le lacrime minacciare di uscire violentemente. «Ho detto che torno a piedi.»
E lo sento, anche mentre raccolgo la bici da terra e me la trascino accanto sul marciapiede incamminandomi verso casa, lo sguardo di Calum puntato sulla schiena. Indecifrabile. Chissà, poi, che cosa gli passi per la testa.
 
Quando rientro a casa, circa mezz’ora più tardi, mi ritrovo davanti ad una scena che non mi sarei mai aspettata. Harry è in piedi, indossa una fascetta colorata in testa, una camicia piena di brillantini, dei pantaloni di pelle marroni e due paia di stivali da… cowboy? Sta ballando davanti a Louis, che ridacchia, e davanti a Liam che tiene in mano una rivista e lancia occhiate prima a quella poi al figlio.
Sorrido. «Ciao.»
Tutti e tre si voltano per salutarmi. Non chiedo nemmeno cosa stiano combinando, perché auguro la buonanotte a tutti e mi butto dentro il letto, ancora vestita. Mi libero finalmente di tutte le lacrime che trattenevo da almeno due ore e soffoco la testa nel cuscino per non far sentire i miei singhiozzi.
E’ mai possibile che mi senta terribilmente umiliata dal mondo intero? Eppure è stata semplicemente quella che dovrebbe essere la mia migliore amica ad averlo fatto. Le loro occhiate divertite quando mi hanno visto in bici, il mio discorso incazzato che non ha suscitato in Helena alcuna emozione e ancora l’orgoglio di non accettare un passaggio da loro e andarmene come una stupida con la bici affianco.
Avrò mai una rivincita a tutto questo?
Mi asciugo le lacrime con gesti frenetici, imponendomi di respirare regolarmente e tentando di calmarmi. Afferro il telefono e noto una chiamata persa da Kiwi.
Digito velocemente un messaggio. Scusa, non sono dell’umore per parlare.
Appena due minuti dopo aver mandato il messaggio, arriva un’altra chiamata. Sospiro e rispondo. «Pronto?»
«Che hai?» domanda la sua voce e, dannazione, mi era mancata.
«Niente, cosa ho?»
«Mary – mi rimprovera – hai un tono di voce che non mi piace per niente. Stavi piangendo?»
Come ha fatto a capirlo? Aspetto, prima di rispondere. «Ma no, figurati.» ridacchio.
«Credevo ti fidassi di me.»
«Io mi fido di te. Più o meno.»
«Ignorerò il tuo “più o meno” e passerò alla parte in cui con tono incazzato ti chiedo come mai tu non voglia dirmi cosa cazzo ti prenda.»
«Va bene.»
«Cosa cazzo ti prende?» e inevitabilmente rido, stavolta in modo più sincero. Posso quasi percepirlo sorridere dall’altro capo del telefono. «Finalmente un accenno di ilarità!»
Gioco con la federa del cuscino.
«Allora?»
«Allora cosa Kiwi?»
«Non ci conosciamo di persona, parliamo tramite uno stupido telefono da almeno un mesetto e passa, però qualcosa su di te l’ho imparata. Ho capito che non ami parlare di cosa ti fa stare male, perché forse pensi che agli altri non interessi. Ho capito che sei sempre la prima a offrire una mano a chi ne ha bisogno, ma non hai il coraggio di chiedere un dito quando sei tu quella in difficoltà. Così rimai in silenzio. Nascondi le lacrime e soffochi i singhiozzi sul cuscino fino a quando non ti passa. – fa una pausa e inizio a piangere – Magari cerchi di farti passare quel momento di debolezza immaginandoti Adam Levine nudo messo in mezzo a un Mc Chicken gigante. Ma sappi che non va affrontata così la vita. Abbiamo tutti bisogno di una persona che non ci faccia sentire indesiderati, inesistenti. E, se vuoi, io posso esserlo per te. Anche se non hai mai visto la mia faccia da cazzone.»
Sorrido tra le lacrime e mi scappa un singhiozzo.
Kiwi schiocca la lingua. «Piccola Mary.» sussurra al mio orecchio. «Piangi, sfogati ancora. Questa volta ci sono io qui con te.»
 
 
 
AIEAH
Ho preso il primo 6 in matematica nello scritto dell’anno.
Ma la mia media rimane a 5.
In questo periodo sono così sensibile che ho pure pianto AHAHAH
E si può capire anche da questo capitolo, nonostante l’abbia scritto qualche giorno fa. Mi dispiace se magari vi aspettavate qualcosa di allegro, come sono solita scrivere, ma boh è un periodo costellato da incazzo/scazzo/tristezza/malumore (e fame, anche se quella c’è sempre).
E boh niente, non ho molto da dire sennonché spero vi sia piaciuto il capitolo e che il prossimo non sarà così cupo e orribilmente triste.
Grazie mille, come sempre, per seguire questa storia e farmi sorridere con le vostre recensioni!
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P.S. :) 
Metto uno smile per non sembrare depressa. 


P.P.S. 
Ho mal di testa. 
E anche fame. 


 

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Capitolo 13
*** Like a panda. ***


13. Like a panda
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non mi sentivo così tanto osservata da quella volta in Chiesa quando avevo 10 anni.
Liam era in un periodo di redenzione e voleva avvicinarsi a Dio, perciò trascinava me e Harry in Chiesa la domenica mattina. Fatto sta che i rapporti tra Dio e la famiglia Payne non andarono molto bene; una mattina, durante il momento in cui tutti i fedeli si inginocchiano in religioso silenzio davanti al prete che consacra l’ostia, mi lasciai scappare un gas dal mio… posteriore. Fu piuttosto rumoroso.
Ero una bambina molto furba già a quei tempi, perciò non mi feci molti scrupoli e urlai: «Papà ma cosa hai fatto?» rivolgendomi a Liam.
Tutta la Chiesa fissava me e poi Liam, che aveva risposto: «Sei stata tu! La riconosco dalla puzza!»
Inutile dire che non andammo più in Chiesa e mio padre diventò agnostico.
Alzo gli occhi al cielo quando l’ennesima persona che sale sul pullman mi osserva strabuzzando gli occhi. Prenoto la fermata e mi catapulto fuori, camminando a passo spedito verso la mia scuola.
Ma, sorpresa delle sorprese, anche i ragazzi riversati nel cortile mi guardano come se fosse la prima volta che mi vedono.
Inizio a sudare freddo. Che mi sia dimenticata di togliermi il pigiama? O peggio ancora, che sia in mutande?
Conto fino a tre e poi abbasso lo sguardo, notando le mie scarpe nere, i jeans e una semplice maglietta. Okay, sono vestita. Grande.
Niall mi appare davanti all’improvviso, con lo stesso sguardo di tutte le persone che ho incontrato stamattina. «Mary.»
«Niall.»
Rimaniamo in silenzio e lui mi studia con aria critica. Una faccia del genere la vidi solo il giorno in cui la mia professoressa di matematica mi disse che nel compito avevo fatto “7x8=48”. «Perché mi fissi in quel modo?»
«Io? Fissarti come?» ridacchia nervosamente.
Con la coda dell’occhio noto due ragazze additarmi con discrezione e parlottare sottovoce, perciò mi volto verso di loro incazzata. «Be’, se non è più maleducazione additare le persone non lo è più nemmeno ficcarvi quelle dita in culo, no?»
Niall mi afferra per le spalle, sorridendo alle ragazze. «Scusatela, scherzava! Non diceva sul serio.»
«Dicevo sul serio eccome, il dito glielo faccio uscire insieme alla bile.»
Gli occhietti azzurri di Niall si fissano sui miei. «Mary, calmati.»
«No, cazzo, è da quando ho messo piede fuori di casa che mi guardano tutti in modo strano. Come se fossi una chissà quale creatura rara che cammina per le strade dell’Australia!»
«Magari ti guardano perché sei bella.»
Apro il mio armadietto, scorrendo con lo sguardo sui libri. Che materia ho adesso? La testa mi dice matematica, ma il cuore mi dice letteratura inglese. Perciò afferro il libro di biologia e richiudo l’anta. «O magari Dio sta giocando a The Sims con me e ho un enorme rombo verdognolo che fluttua sopra la mia testa.»
Niall si scioglie. «Verde.»
E stiamo quasi per incamminarci verso la nostra classe, quando blocco l’Irlandese. «Ma quale materia abbiamo?»
«Storia.»
Bene. «Muoviamoci.»
Niall acconsente, ma non facciamo in tempo a compiere un solo passo che una figura arriva correndo come una furia e si arresta davanti a noi. Helena ha i capelli spettinati, gli occhi iniettati di sangue, le mani strette a pugno e una rivista sottobraccio.
«Ho visto una scena simile ne “L’Esorcista” e, Mary, non è finita bene.» sussurra Niall alludendo a Helena che sembra davvero indemoniata.
«Helena?» domando.
«Sei una fottuta stronza!» sibila.
Cosa? Arretro di un passo con lo sguardo confuso. «Come, prego?»
«Sei per caso sorda?» sfila la rivista da sotto il braccio. «Guarda un po’ qui.»
Mi mette sotto il naso la copertina di una rivista e con mio grande orrore scorgo chiaramente diverse foto mie e di Calum Hood: in una camminiamo per strada, in un’altra lui mi sta porgendo la sua felpa e nelle rimanenti siamo al ristorante italiano.
«Cazzo, devo ridargli la felpa!» esclamo battendomi una mano sulla fronte.
«Mary, scappa.» mi consiglia Niall.
Helena sbatte la rivista contro l’armadietto. «Come hai potuto? Da quando provi a fottere i ragazzi alle tue amiche, eh?» stavolta quasi grida.
«Non sto tentando di fottere proprio niente, rilassati.»
«Allora cosa cazzo ci facevi con il mio Calum?!»
«Helena, stai davvero esagerando. Sai quante altre ragazze si sarà scopato mentre usciva con te? Sei una delle tante, finiscila di prendertela per queste cose.»
La bionda scoppia a ridere. «Vorresti farmi credere che è andato a letto con te? Calum
Inizio a provare un senso di fastidio e rabbia crescente. Non ho chiesto io a Calum di uscire quella notte, non ho chiesto io ai paparazzi di farci trentamila foto e tanto meno volevo fotterle il “ragazzo”. «Ovvio che no. Io non la do a destra e a manca.»
«Forse perché nessuno la vuole.»
Ed è questione di un attimo, perché allungo la mano e le stampo cinque ditate sulla faccia. Helena mi osserva sconvolta, incazzata, incredula, per poi spingermi e farmi sbattere contro l’armadietto.
«Una rissa tra femmine!» urla Niall eccitato.
«Nude, nude, nude!» urla qualcun altro.
Corro incontro a Helena, saltandole addosso e facendo finire tutte e due a terra. Mi metto a cavalcioni su di lei e le tiro quei lunghissimi e liscissimi capelli biondi, tentando di strappargliene via una buona quantità. Almeno smetterà di guardare schifata i miei, se i suoi non li ha più.
Inaspettatamente la biondina solleva una mano e con un gridolino mi assesta un pugno in faccia.
L’impatto è così forte che mollo la presa e scivolo a terra.
 
 
«Ma si può sapere che cazzo vi sia preso?» chiede Niall.
Mi stringo nelle spalle, mentre premo la borsa del ghiaccio sull’occhio nero, ed Helena è seduta a qualche passo da me lungo il muretto del giardino scolastico.
«Sei stato il primo ad incoraggiarci, cretino, che cazzo vuoi?» risponde.
Niall la guarda schifato. «Siete andate troppo oltre. Soprattutto tu, Helena. Le hai fatto un occhio nero!»
«Non che cambi la situazione disastrosa che ha in faccia.» commenta a bassa voce.
Faccio finta di non sentire e osservo il cancello di scuola. Inutile offendersi.
Inaspettatamente Niall afferra il ramo di un albero dietro di noi e lo strappa completamente, per poi lanciarlo con una forza inaudita ai piedi di Helena che esplode in un gridolino acuto. «Sei pazzo, per caso?»
Il mio amico – e calco sulla parola amico – le ringhia contro. «No, mi sono semplicemente frantumato i coglioni di te. Cerco sempre di sopportarti, nonostante tu la renda una cosa davvero impossibile, ma adesso stai esagerando. Solo perché sei entrata nel gruppetto di puttanelle dei 5sos non hai nessun diritto a comportarti in questo modo. Tu proprio mi prendi i coglioni, me li rigiri, li arrotoli nella pasta sfoglia e me li cuoci in forno!» al che mi viene quasi da ridere. «Giacché sei così tanto superiore perché non lasci la scuola, che tanto non ce l’hai nemmeno un cervello, e fai la puttana a tempo pieno?»
Per qualche secondo aleggia il silenzio. Poi Helena si mette in piedi e solleva la mano pronta a dare uno schiaffo a Niall. Prontamente lui la afferra per il polso, bloccandola. «Non osare sfiorarmi.» sussurra con un tono così duro che stento a riconoscere il mio amico.
Helena si libera dalla presa con uno strattone; osserva me e poi Niall, per poi afferrare il telefono. «Bene, io chiamo Calum e me ne vado.»
Niall si siede accanto a me, chinando la testa in avanti e facendo respiri profondi, mentre l’altra bionda è a qualche passo di distanza da noi che parla al telefono. «Grazie, Niall.» mormoro. Non mi aspettavo avrebbe mai potuto difendermi in questo modo.
«Grazie un cazzo, Mary.»
Sussulto. Perché ce l’ha anche con me? «Che ti prende?»
Solleva il capo e fissa gli occhi nei miei. «Tutte quelle cose avresti dovuto dirgliele tu.»
«Non ne vale la pena. Fare la predica ad Helena è come parlare a un sordo, e fargli gesti con le mani per poi scoprire che è pure cieco.»
Lui ride amaramente e scuote la testa. «Quando la smetterai mai di sottovalutarti talmente tanto da permettere a persone del genere – e indica Helena – di farti sentire inferiore a loro?»
Non gli rispondo. Vorrei dirgli cosa abbia in testa, ma mi blocco. Alla fine, Niall non è tanto diverso dagli altri. Perciò tiro fuori una sigaretta e l’accendino, ignoro il mio amico Irlandese che se ne va via, e prendo un tiro.
Secondo te qual è il film più sopravvalutato di sempre?, metto come destinatario Kiwi e aspetto una risposta. In lontananza Helena cammina avanti e indietro con aria annoiata.
Il telefono vibra nemmeno un minuto dopo. Chiaramente Titanic!
Ecco i rischi che si corrono nel parlare con numeri sconosciuti. Come puoi dire una cosa simile?
Oh, andiamo, si vede che sei proprio una ragazza!
Inarco un sopracciglio e butto fuori il fumo. Il 90% delle persone che critica Titanic, lo fa solo perché non vuole conformarsi alla massa finendo poi per essere uno dei tanti. Un po’ come le fan dei 5sos che si vestono tutte con skinny jeans strappati al ginocchio, vans total black, magliette dei Green Day/Ramones/Blink-182 e camicie a quadri.
Kiwi risponde dopo qualche minuto. Di Helena nessuna traccia. Che qualcuno l’abbia rapita? Se chiedono il riscatto, raddoppio la cifra affinché se la tengano. Farò finta di non aver riso al tuo messaggio perché io NON POSSO odiare le fan dei 5sos. Allora sentiamo, quale sarebbe per te un film sopravvalutato?
Facile. Quando sto per scrivere, arriva un altro messaggio di Kiwi. E non dire Harry Potter o giuro che non ti parlerò mai più.
Spalanco la bocca, sconvolta. Come facevi a sapere che avrei scritto Harry Potter?!
Non posso fare a meno di sorridere come una deficiente davanti al telefono, incredula di quanto Kiwi inizi davvero a conoscermi bene. Una figura si staglia sopra di me e non alzo lo sguardo temendo in una Helena o peggio, in Niall pronto con altre prediche.
«Hai visto Helena?»
Alzo gli occhi al cielo. Perfetto, ci mancava solo Calum Hood oggi. Il colpo finale. «No.»
«Sei sicura?» continua imperterrito.
«Aspetta che vado su Google traduttore e traduco “no” in cinese, così magari lo capisci.»
Non ho nessuna voglia di parlare con lui e tanto meno ho voglia di fargli vedere il mio occhio nero. Immagino già le risate che si farebbe con Helena. «Perché non mi guardi in faccia?»
Sbuffo. «Perché non vai a cercare Helena e mi lasci in pace?»
Inaspettatamente le mani di Calum si posano sulla mia testa e me la sollevano verso di lui. Appena si accorge del mio occhio nero la sua espressione si fa curiosa, poi incredula e infine esplode in una risata. «Ma cosa ti è successo?»
Ecco, lo sapevo. «Il tuo ego mi ha colpita nell’occhio.»
«Non era il mio ego…» ammicca.
Lancio un gridolino e gli assesto un calcio nello stinco, non riuscendo però a trattenere un sorrisino. Se stava cercando una persona dalla mente perversa, mi ha trovata. «Una matita dell’ikea non farebbe così male.»
Calum rotea gli occhi al cielo con un sorrisetto. «Adesso mi spieghi il vero motivo?»
«Io e Helena ci siamo picchiate.»
Silenzio.
«Ma perché quando andavo a scuola io non accadeva niente di esaltante e adesso che non ci vado più le ragazze si picchiano, Michael Jackson risorge e improvvisa concerti nella sala mensa e Obama viene a firmare autografi?!» si lamenta così sinceramente che quasi mi viene da ridere. Sembra un bambino. Cinese, ovviamente.
Non rispondo e poggio la borsa del ghiaccio tra me e Calum.
«Immagino tu abbia visto le nostre foto e…» inizia lui.
Sollevo una mano. «Sì, ti prego, non parlarmene. Oggi mi fissano tutti, è terribilmente irritante.»
«Credo non smetteranno di farlo visto il tuo occhio da panda.» Sbuffo. Parlare con Calum Hood dopo tutto quel successo oggi è come buttare un chilo di sale in una ferita appena formata. «E penso anche che ti fissino per come ti sei vestita.» E poi immergere la parte lesionata e salata in acqua e limone. «Ma chiudi gli occhi e scegli a caso o un barbone ti ha rubato i vestiti lasciandoti i suoi?»
Senza preavviso mi volto e gli tiro un pugno sul braccio scoperto, maledicendomi per essermi fatta più male io di lui.
Calum si alza. «Bene, io vado a cercare Helena prima che mi chiami urlando “Calum dove minchia sei? Il sole mi sta danneggiando i capelli, muoviti!”» scimmiotta la sua voce.
Aggrotto la fronte. «Perché ho come l’impressione che tu non la sopporti Helena?»
«E’ così.»
«Ma allora perché ci esci, la vieni a prendere a scuola, la trascini nei pub con gli altri secondi d’estate?» chiedo.
La Tartaruga Ninja si stringe nelle spalle. «Non posso mica scoparmi una ragazza intelligente e interessante, no?»
Questo ragazzo è come una merendina messa dentro il freezer. Totalmente senza senso.
 
 
AIEEEAH
NO RAGAZZE
MA GLI ESTATHE’ SUMMER EDITION?
Sono il sesso in versione liquida. Non so davvero se sia più buono quello alla menta o arancia e lime. I miei feelings.
COMUNQUE SALVE A TUTTE E BUON LUNEDI’
Domani è festa regionale della Sardegna e non vado a scuola quindi ho deciso di aggiornare prima.
Tra l’altro vorrei rendervi partecipi del fatto che mi sono portata avanti con questa storia e sto scrivendo il capitolo 19 eheh
Non vedo l’ora di farvi leggere i prossimi capitoli perché le cose si faranno molto più movimentate e vi avverto che sono un misto di demenza – tra Liam che racconta a Mary della boyband di cui faceva parte anni prima – e di tristezza.
In questo capitolo Helena e Mary si picchiano, ma la mia protagonista doveva pur sempre rimanere fedele a chi l’ha ispirata (ovvero me stessa ahaha) e non poteva di certo vincere. Sono una sega nel picchiare le persone.
E poi boh non ho altro da dire perché fondamentalmente non accade nient’altro di esaltante in questo capitolo. Spero con todi i miei atri e ventricoli destri/sinistri che vi sia piaciuto o che non vi abbia fatto cagare.
Vi ringrazio con tutti i miei capillari, vene e arterie per seguire questa storia che è davvero importantissima per me (e nei prossimi capitoli capirete perché….) e per tutto quello che mi scrivete!
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ps. La storia di Liam e Mary in Chiesa è ispirata a una storia vera che vede come protagonista mio cugino, che nel momento di silenzio sgasa liberamente e poi si alza in piedi urlando "sono stato iooo". (era piccolo vabbè)
PIANGO.
pps. Anche la roba del 7x8=48 è autobiografica. Due compiti di matematica fa mentre risolvevo un esercizio, ho fatto tra i calcoli 7x8=48, tutta colpa del mio migliore amico che mi fa i quiz sulle tabelline e mi prende per il culo. Inutile dire che il voto di quel compito è stato 5.  Ma insomma, capita di sbagliare..... no?

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Capitolo 14
*** The night Ashton disappeared for 30 minutes. ***


14. The night Ashton disappeared for 30 minutes
 
 
 
 
 
 
 
 
 
«Fammi capire – Mr. Emmy si toglie gli occhialini e mi osserva con aria critica – Helena ti ha fatto un occhio nero, ti ha accusato di essere una stronza perché sono uscite delle foto tue con quel Robin Hood, ha pure aggiunto che quell’occhio nero non avrebbe cambiato molto la situazione già disastrosa della tua faccia, e tu ti senti in colpa?»
Sospiro. «Già.»
«Posso essere poco professionale?» domanda.
«Prego.»
«Sei una testa di cazzo.»
Gli lancio uno sguardo offeso. «Non è colpa mia. Qualsiasi volta mi capiti di avere una discussione con una persona, finisco sempre per sentirmi in colpa io. Che abbia ragione non conta nulla. Mi sembra di essere sempre nel torto, in qualsiasi situazione.»
I ricci di Mr. Emmy oscillano pericolosamente e temo di riceverne una frustata. «L’unica cosa per la quale ti si potrebbe incolpare è per l’aver iniziato lo “scontro”, ma non lo farò nemmeno. Dopo tutto quello che hai sopportato è normale aver perso la pazienza e averle dato lo schiaffo che meritava da tempo!»
«Non sono quel tipo di persona.»
«Non sei il tipo di persona che si rompe il cazzo, perdo di nuovo la mia professionalità, di essere trattata male e quindi reagisce come si deve? Secondo me lo sei, eccome, solo che hai paura di mostrarlo. E’ più facile pensarti inferiore a tutto e a tutti piuttosto che ammettere quanto tu possa per una volta brillare.»
Scuoto la testa. «Quindi dovrei andare in giro a prendere a pesci in faccia la gente che mi da fastidio? A questo punto sarei senza fratello e sarei già apparsa al telegiornale. “La pescatrice, la chiamano. Una ragazza dai tratti misteriosi che si aggira per la città prendendo a colpi di pesce in faccia la gente”.»
Mr. Emmy ride sotto i baffi. «Certo che no. Ma quest’avvenimento deve essere uno sblocco che ti spinga a tirar fuori le unghie, o i pesci, per le volte future.»
«Non ce la faccio.»
«A fare cosa?»
«Anche adesso ho l’istinto di chiedere scusa ad Helena. Non avrei dovuto darle quello schiaffo. Non avrei mai dovuto accettare di rimanere a cena fuori con quel fottutissimo Calum Hood. Forse non sarei nemmeno dovuta nascere.»
Mr. Emmy si alza dalla sua poltroncina con un cigolio e si avvicina allo stereo. Preme qualche testo e la stanza è invasa dalle note di quella canzone italiana. Farò girare il mondo intorno a noi, arriverà Natale senza nuvole. «Senti?» domanda Mr. Emmy con un sussurro.
Io annuisco. «Ha ragione, è lui quello che non sarebbe dovuto nascere.»
 
Uscita dallo studio di Mr. Emmy mi ritrovo nella sala d’attesa. Mentre sto tirando fuori il telefono per controllare l’ora, mi si gela il sangue nelle vene. Seduta in una poltroncina, riconosco Beddy. O almeno, riconosco le sue tette grandi quanto due palloni da basket.
E adesso cosa faccio? Afferro una piantina e scappo dallo studio coprendomi con quella, le passo davanti con indifferenza o corro via?
«Melanzana.»
Cazzo.
Sorrido falsamente. «Beddy, ciao! Ma cosa ci fai qui?»
Sbatte più volte le ciglia impregnate di mascara. «Hai visto che strano il destino? Ci troviamo tutte e due qui…»
Dove sono i tizi in passamontagna che entrano nei luoghi pubblici con le pistole quando ne si ha bisogno? «Come mai qui?» domando.
«Ah – sospira – i miei genitori pensano che abbia bisogno di uno psicologo. Chissà perché!» scoppia a ridere grugnendo.
La seguo a ruota, leggermente spaventata. «Eh già, chissà perché…» arretro. «Bene, io vado. Ciao.»
«Ricordati di preservare bene la melanzana per me.» mi fa l’occhiolino e io spalanco gli occhi voltandole le spalle.
Una volta fuori dallo studio, ringrazio Dio in venti lingue diverse. Ancora con il telefono in mano, mi accorgo di aver perso due chiamate da Louis. Preoccupata, lo richiamo velocemente. Il telefono squilla due volte.
«Mary, finalmente!» sento in sottofondo risate e musica.
Cammino lungo il marciapiede, sfinita. «Che succede?»
«Sono con i 5 Seconds of Summer.»
Mi blocco immediatamente. Osservo il display del telefono, assicurandomi che non sia Helena. «Louis cosa stai dicendo?»
«Raggiungici! Siamo in quel pub vicino a casa tua. Come si chiama? Il… Squad?» riconosco la risata di Calum Hood.
Scuoto la testa. «Veramente si chiama Old Square, ma c’eri molto vicino.»
«E’ uguale! Allora vieni? Dai, ti prego.»
Com’è possibile che solo qualche giorno prima Louis fosse in lacrime nel salotto di casa mia dopo essere stato picchiato a sangue, e adesso se la spassa in un pub con i 5 Seconds of Summer? Alla fine accetto, più perché voglio tenere d’occhio il mio amico che per altro. Mi limiterò a stare seduta in un angolino e ignorerò la testa verdognola, il bandanaro pervertito, il biondo stupido e… Calum Hood.
Una volta davanti all’insegna luminosa dell’Old Square, faccio un respiro profondo. Lancio uno sguardo al mio occhio nello schermo del telefono e con orrore noto che si sta facendo giallognolo. Perfetto. Sembro un’appestata. Se dovessi incontrare Adam Levine rovinerei qualsiasi sua possibile proposta di matrimonio.
Prima di entrare scrivo solo un messaggio a Kiwi. Ennesima giornata di merda.
Il locale non è poi nemmeno tanto male. Ho sempre pensato che i pub fossero posti poco interessanti, ma devo ricredermi. E’ ben frequentato, in stile western, c’è musica carina e non troppo alta e… Louis, Helena e i 5sos si sono scelti anche un bel tavolo. Oltrepasso una ringhiera in legno e apro uno sportello per arrivare al piano rialzato con dei tavoli.
«Guardate chi c’è!» esclama Bandana-Boy sorridendomi. Perché mi sorride? «C’è Britney Spears!». Ah, ecco, è ubriaco. E sono le… otto di sera. Perfetto.
Luke mi sorride incoraggiante facendomi cenno di sedermi accanto a lui, Helena mi lancia un’occhiata impassibile, Louis è impegnato a ridersela con la lattuga vivente e Calum Hood è perso nel mondo del suo telefono.
«Ciao.» borbotto accontentando Luke.
«Britney cantami Womanizer!» urla Asher? «Canta per Ashton, dai!»
Alzo gli occhi al cielo. «Non sono Britney Spears – e vedo la delusione negli occhi verdi de ragazzo – sono Lady Gaga!» abbozzo un sorrisetto incerto.
«Roma, Roma-ma!» Ashton batte le mani e saltella sulla sedia prima di cadere rovinosamente a terra.
«Fuori uno.» commenta Michael.
Appena sollevo lo sguardo, due occhi cinesi mi stanno squadrando da capo a piedi. Inarco un sopracciglio come a chiedergli cosa voglia da me. Calum Hood continua a fissarmi e sbuffo, afferrando Louis per la manica della maglietta.
Lo avvicino a me tanto da poter sussurrare al suo orecchio. «Mi spieghi cosa ci fai qui? Con loro?»
«Non crederai mai a quello che sto per dirti.» la sua voce è innaturalmente eccitata e non fa che aumentare la mia preoccupazione.
«Dimmi.»
«Stavo andando verso casa tua, quando ho incontrato Malik – trattengo il respiro – che ha iniziato a infastidirmi come sempre. Qualche spinta, insulto, “gay” di qua, “mangiatore di banane” di là, “rinnegatore di patate” di lì… Quando si ferma una macchina.» dice con enfasi.
Lo sprono ad andare avanti.
«Dalla macchina scendono Michael Clifford e Calum Hood, dicono a Malik: “amico hai qualche problema?”. Insomma, battibeccano due minuti scarsi fino a quando il pakistano non se ne va e i due mi invitano ad andare con loro al Squad
Ignoro il suo aver sbagliato ancora il nome del luogo in cui si trova.
Alla fine del suo racconto sono davvero colpita. Calum Hood e Pel di Lattuga che difendono Louis? Il mio sguardo corre a Helena. «E Helena ha visto Zayn trattarti male?»
«Sì.»
I suoi occhi incrociano i miei e posso scorgere per un breve istante del dispiacere. Sposto lo sguardo e mi ritrovo sotto il naso un pacco di lattuga. Chissà chi sarà mai. «Luke…» sospiro. «Devo dirti una cosa.»
Il biondo mi poggia una mano sulla schiena. «Ti ascolto.»
«Vedi, a me la lattuga non è che piaccia così tanto…»
Vedo il suo piercing al labbro tremolare. «Oh, no. E cosa ti piace?»
«I McChicken.»
Subito il ragazzo si alza in piedi. «Corro a prendertene uno. D’ora in poi, ogni volta che ci vedremo, io ti darò un McChicken.»
«Tanto non te la dà, Lukey.» commenta una voce.
Incrocio le braccia al petto e fisso Calum. «Non tutti fanno i gentili con una persona per potersela scopare, sai?»
Luke ha la solita faccia da pesce lesso stampata sul volto, le mani a mezz’aria. «Quindi anche comprandoti un McChicken non verresti a letto con me?» domanda.
Scuoto la testa. «Vedi, Bruce Lee? Prendi esempio da Luke.» sorrido soddisfatta del biondo.
Con mio orrore Luke si risiede e poggia un gomito sul tavolo, reggendosi la testa con la mano. «Che palle.»
Confucio getta il capo all’indietro e ride sonoramente. «Ecco perché sei il membro dei 5sos che preferisco!», per poi farmi l’occhiolino.
 
Mezz’ora, tre birre per Louis, due bicchieri di Coca Cola per Helena e diversi giri di gin-tonic per i 3 secondi d’estate sopravvissuti, dopo…
(Nota: Ashton è ancora a terra)
 
«Ragazzi buttiamoci in pista!» urla Michael con la sua voce roca. I capelli verdi sono spettinati in modo improponibile.
Helena squittisce e si alza in piedi, fingendo chiaramente un passo barcollante. Andiamo, come puoi ubriacarti con della Coca Cola? «Calum cuoricino, andiamo!» lo afferra per la maglietta e Muraglia Cinese solleva gli occhi al cielo.
Louis e Luke si mettono a parlare di calcio, uno brillo e l’altro ubriaco. Così mi alzo dal tavolo pure io e mi avvio verso i bagni. In lontananza noto Helena scatenarsi accanto alle casse del Dj e Calum avviarsi verso i bagni maschili.
Nonostante il fracasso e l’alto affollamento, entro nel bagno giusto, stranamente vuoto.
Mi infilo dentro e chiudo a chiave, afferrando il telefono. Un messaggio di Kiwi ricevuto una ventina di minuti fa. Lo stesso. Stamattina mi sono svegliato e quando sono entrato in bagno, non mi sono reso conto che c’era già un mio amico intento a depilarsi. Ci siamo fissati per minuti infiniti. Poi mi ha detto “vuoi aiutarmi nel lavoro o ti levi dal cazzo?”.
Scoppio a ridere. Questo mi ricorda di un mio amico che stava fumando in bagno, la madre bussò alla porta chiedendogli cosa stesse facendo e per non farsi beccare le rispose: “Mamma, uffa, mi sto masturbando!”.
Sento la musica cambiare e riconosco Avicii con Nights. Canticchio a bassa voce, aspettando una risposta.
Proprio quando sto per rinunciare e tornare al tavolo, il telefono vibra. A volte sento come se tu fossi l’unica persona vera nella mia vita.
Rimango colpita dalle sue parole. Perché?
Esco da quello spazio ristretto e rimango davanti agli specchi con i lavandini. Ho davvero un aspetto orribile. Faccio una smorfia e volto le spalle per non vedermi ancora riflessa. Se mi conoscessi dal vivo, mi odieresti. Solo quando parlo con te – e quando sono solo con i miei migliori amici – sento di essere come sono davvero.
Ma perché deve intraprendere dei discorsi del genere proprio adesso che sono in questo pub di merda con le ultime persone al mondo con cui vorrei esserci? Cosa ti blocca dall’essere la stessa persona in ogni situazione?
La stessa cosa che blocca te dall’esternare ciò che provi: paura di non essere accettata. Di essere derisa. Dipingersi addosso una persona che non sei perché è più semplice.

Scuoto la testa ed esco dal bagno dopo aver infilato il telefono nella tasca dei jeans. In lontananza mi accorgo che sono tutti tornati al tavolo, compreso Ashton, che in teoria non se n’era mai andato.
«…o ti levi dal cazzo?» sta dicendo Michael causando risate generali.
Prendo posto nella panca, accanto a Louis e a Bandana-Boy. Helena è sdraiata sul tavolo, i capelli spettinati ma sempre l’aria di una dea greca. Per un attimo desiderio ardentemente di poter essere così bella anch’io e abbasso lo sguardo, riflettendo su quanto sia una merda la vita.
Ancora una volta Louis mi risveglia dai miei pensieri ridendo eccessivamente. Continuo a pensare che il suo comportamento sia strano. E’ come se cercasse di non pensare a quello che gli è successo cucendosi addosso una finta maschera di felicità. «Lou, va tutto bene?» mormoro accarezzandogli una mano.
Lui inarca un sopracciglio. «Certo, perché?»
«Sei troppo allegro.»
Ride. «Non posso mica crogiolarmi nel dolore perché Zayn Malik vuole spaccarmi la faccia ogni qualvolta mi veda, no?» e lo dice con un sorriso noncurante. Uno di quei sorrisi talmente falsi che ti fanno gelare.
Sta soffrendo più di quanto dia a vedere.
Lo lascio stare e sollevo il capo, proprio nel momento esatto in cui Calum torna al tavolo. «Ash, sei risorto!» esclama abbracciandolo in modo buffo. «E non sono passati nemmeno tre giorni! Amico, sei un mito!»
«Lo so, Cal!» ma perché urla sempre Ashton? «Ma come mai sia tu che capelli rossi – parla di me? – eravate in bagno?»
Ci guardiamo negli occhi e noto qualcosa di diverso in lui. Continua a fissarmi insistentemente, e mi sento a disagio. Poi gli angoli della sua bocca si incurvano in un sorrisetto appena accennato, ed Helena gli salta addosso abbracciandolo.
«Evidentemente è stata una giornata di merda per entrambi.» risponde il cinese.
«Secondo me stavano trombando.» dice Michael con aria pervertita.
«Secondo me facevano la pipì!» urla Luke guardandosi intorno sorridente, come un bambino di cinque anni che aspetta Babbo Natale.
«E’ lui è pure quello con più followers su twitter, ma ci rendiamo conto?!» impreca Calum.
 
 
AIIIIIIEEEEAAAAHHHHHHHHHHH
Stamattina stavo tornando a casa, con Gotta get out nelle cuffiette, quando nel mezzo del cammin mi ritrovo un oggetto non identificato per terra che mi viene incontro.
La mia prima reazione è stata urlare, la seconda indietreggiare di botto come una malata.
Credevo fosse uno schifoso topo o una lucertola, quando invece era una stupidissima foglia.
Ora, se voi foste state a bordo delle macchine che mi sono passate accanto mentre accadeva il tutto, cosa avreste pensato?
Esattamente. “Ehi guarda quella gnocca ;-)”
No, scherzo. Che poi stamattina niente piastra, quindi capelli a leoncino da far schifo. Ieri li ho tagliati di nuovo, causa doppie punte, e sono ancora in lutto. La mia logica è: ho doppie punte, taglio i capelli, li tingo, li lavo ogni giorno e passo la piastra ogni giorno (ripetere per tre mesi). Al terzo mese: OH HO LE DOPPIE PUNTE. Tagliamo di nuovo i capelli (cresciuti di un millimetro), tingiamoli ancora, continuiamo a lavarli ogni giorno e passiamo la piastra ogni giorno.
Rendiamoci conto che la prima volta che li ho tagliati era agosto, e fino a ieri sono cresciuti di tre-quattro centimetri. E LA COSA PEGGIORE E’ CHE NON POSSO NEMMENO LAMENTARMI CON QUALCUNO PERCHE’ POI MI DICE “SMETTILA DI LAVARLI OGNI GIORNO E DI PASSARTI LA PIASTRA”

Passando a cose più importanti dei miei dilemmi interiori.
Questo capitolo è una grande x, della serie che quando l’ho scritto mi piaceva e adesso mi fa cagare. Persino un cretino che ha passato una buona mezz’ora collassato ai piedi di un tavolo ha capito che c’era qualcosa sotto sull’essere andati in bagno contemporaneamente.
Ma reggetevi forte perché nel prossimo capitolo succede una cosa BOOOOOM.
No siriusli, il prossimo capitolo è metà demenza a livelli osceni e metà depressione da tagliarsi le vene con gillette fusion power.
Comunque io sto scrivendo l’AIEEEEAHH del capitolo 14 ma parlo del 15. Boh.
Grazie so much mille per tutto il supporto e in caso stesse leggendo qualcuna che li vedrà live questa settimana………… urlate per me e godetevi Amnesia.
E tirate lattuga a Luke. Tornando seria, divertitevi e godetevi il concerto♥♥
Io ora corro a rispondere alle recensioni e poi Kant mi aspetta :-))))))))))))))) (notate la sofferenza dietro questa faccina sorridente, vi prego.)
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Vi lascio uno spoiler del prossimo capitolo:

«Vent’anni fa cantavo nella boyband più famosa del momento, ero pieno di impegni, concerti, non potevo nemmeno mettere un dito fuori di casa che le fan mi assalivano. E adesso? Nemmeno il mio dottore si ricorda come mi chiamo. “E’ un paziente nuovo?”, no brutto stronzo! Sono Liam Payne io!» urla.

 
((Piango, ho sempre sognato di mettere uno spoiler.))
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Sunday Sadness. ***


15. Sunday Sadness
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Perché esiste la domenica? Diciamocelo, è il giorno più noioso e inutile della settimana.
Okay, il sabato vai a scuola, ma ci vai con la gioia di chi sa che è il fine settimana.
Okay, non sono la tipica adolescente che aspetta il fine settimana per ubriacarsi e non ricordare nemmeno cosa ha fatto il giorno dopo, mentre vomita l’anima.
Ma il sabato è un bellissimo giorno lo stesso. E la domenica è la merda fatta a giorno della settimana.
Mi aggiro per la mia camera, indecisa su cosa sia meglio fare. Potrei mettermi una tuta e andare a correre al parco, per tenermi in forma. Però se dimagrissi, diventerei un bocconcino troppo appetibile per gli stupratori e correrei rischi troppo grandi.
Così rinuncio alla corsa e scendo in salotto.
Il salotto è invaso dal rumore di una cascata accompagnata da un… flauto? Infatti, mio fratello è seduto con le gambe incrociate su un tappetino, gli occhi chiusi, le mani poggiate sulle ginocchia e l’aria completamente in pace con il mondo. Alla fine è vero che lo Yoga cambia completamente la tua vita e ti rende una persona più aperta al mondo.
«Buongiorno fratellone!» esclamo.
La chioma selvaggia di Harry si riscuote. «Vaffanculo hai interrotto l’apertura del mio chakra!» sbraita.
Indietreggio, spaventata. «Calmo, cazzo!»
«Non capisci! – continua ad urlare in pieno contrasto con la musica che avvolge il salotto – Secondo te, mentre Michelangelo affrescava il “Giudizio Universale” è stato interrotto da qualcuno? O Da Vinci mentre dipingeva “La Gioconda”?»
Ma cosa cazzo sta dicendo? «Senti, fatti meno canne.» taglio corto.
Harry si gratta il mento. «In effetti sto esagerando.»
Alzo gli occhi al cielo e mi dirigo verso la cucina, ben consapevole che quello appena successo con mio fratello non è niente a confronto con quello che accadrà con mio padre.
Appena entrata in cucina, sospiro. La domenica è il “Giorno depresso” di Liam. Beve dalle otto e si rintana in cucina a pensare a tutte le cose andate storte nella sua vita e si piange addosso. E’ un po’ una Summertime Sadness di Lana Del Rey remixata a Sunday Sadness.
Come solito, Liam è seduto su una sedia, con la bottiglia di birra in una mano, poggiata sulla superficie in legno del tavolo. Il capo rasato chino, con i ventimila menti sbordanti. «Ciao papà.» borbotto.
Lui scoppia a piangere.
Mi siedo accanto a Liam e poggio una mano sulla sua spalla. «Ehi, cosa succede questa domenica?»
«Sono un fallito.»
Allora se n’è reso conto! «Ma no, figurati.»
«Vent’anni fa cantavo nella boyband più famosa del momento, ero pieno di impegni, concerti, non potevo nemmeno mettere un dito fuori di casa che le fan mi assalivano. E adesso? Nemmeno il mio dottore si ricorda come mi chiamo. “E’ un paziente nuovo?”, no brutto stronzo! Sono Liam Payne io!» urla.
Gli accarezzo la schiena. «Liam, come mai la tua carriera da popstar è finita?» E’ giunto il momento di sapere la verità. Per tutti i genitori il momento clou della loro vita è spiegare ai figli come avviene un rapporto sessuale, per Liam il vero momento clou della sua vita da padre è raccontare di come la sua carriera musicale sia fallita miseramente.
Il doppio mento di mio padre trema flebilmente, prima che sollevi lo sguardo e lo fissi sul muro davanti a se. Tracanna altra birra e parla. «Madison Squadre Garden, 18 luglio 1982. La famosissima boy-band Two Directions era all’ultima tappa del suo tour Up All Day Tour ’82, stava cantando l’ultima canzone di chiusura: Die While We’re Young…»
Blocco mio padre, con la fronte aggrottata. «Che senso ha “muori fin quando sei giovane”?»
Liam sbuffa. «Quella canzone creò molte polemiche e tante domande uguali alla tua. Che senso ha, invece, per te, “vivi fin quando sei giovane”? E’ meglio morire giovani piuttosto che vecchi. Da vecchio hai le rughe, i capelli bianchi. Invece quando sei giovane, non hai le rughe e nemmeno i capelli bianchi.»
Rimaniamo a fissarci. E io che faccio pure domande serie a mio padre. «Vai avanti con il racconto.»
Un altro sorso di birra. «Dicevo, stavamo cantando quella canzone. Improvvisamente la folla smette di urlare. Cala il silenzio. Io, Arnold, Jawa, Jamy e Willy ci mettiamo uno accanto all’altro. Arnold mi passa la parola, affidandomi il compito di ringraziare tutte le fan. Allora io inizio con il mio discorso, e stava andando tutto a gonfie vele, davvero.» fa una pausa e io muoio dalla voglia di sapere il continuo. «Quando all’improvviso faccio un movimento troppo avventato con il braccio e il microfono va a colpire la testa di Arnold.»
«…e quindi?» chiedo.
Liam spalanca gli occhi. «Entrò in coma. Due settimane. Si incazzarono tutti con me, fan compresi. Jawa se ne andò per primo, con il desiderio di essere un normale ragazzo, ormai troppo stanco dei riflettori. Perciò comprò un trullo in Puglia e rimanendo coerente alla sua idea di fare il ragazzo normale, incise un singolo con una palla di lardo chiamata BaughtyNoy.»
Non che adesso Liam sia molto magro, comunque.
«Jamy tornò nella sua terra nativa e provò a sfondare in altri campi. Tentò con il golf, ma quando cadde rovinosamente sotto il peso della sacca con le mazze, decise di lasciar stare. Soprattutto perché cadde in diretta mondiale e l’intervistatrice esclamò quello che fu poi un tormentone: oh no, Jamy! Poi provò a giocare a basket, ma si colpì da solo con la palla e si ritirò a vita privata. »
Un’altra sorsata di birra. «E gli altri?» domando.
«Arnold aprì un blog dedicato a camicie floreali e stivaletti marroncini dalla dubbia bellezza. Mentre Willy gioca in una squadra di calcio.»
Ma allora qualcuno che non sia finito male c’è! «Davvero? Squadra famosa?»
Il testone rasato di Liam si scuote. «Gioca con la squadra di calcio dell’oratorio vicino a casa sua.»
«Con i bambini? – faccio una smorfia – Be’ è un bel gesto, dai!»
«Con gli anziani.»
 
Dunque, secondo il libro l’equazione dovrebbe dare come risultato zero.
A me da meno centotrentaquattro.
Però, se sommo uno e tre e sottraggo quattro, da zero pure a me.
Chiudo quaderno e libro, per poi stiracchiarmi. Per oggi ho fatto il mio dovere da diligente studentessa, perciò posso pure rilassarmi.
Il telefono vibra sulla scrivania e aspettandomi una chiamata di Kiwi lo afferro sorridente. Dio, sembro una stupida ragazzina alle prese con la sua prima cotta.
Irlandese ti sta chiamando.
Rispondo leggermente sorpresa. «Niall?»
«Mary, hai letto?» il suo tono di voce è serio e preoccupato.
«Cosa?»
«Facebook, il profilo di Louis.»
Aggrotto la fronte. «No, cosa è successo?»
«Leggi e raggiungimi velocemente sotto casa sua.»
Riattacca senza dire altro e vorrei congratularmi per la sua educazione, se non fosse che inizio a preoccuparmi. Dal telefono entro nella app di Facebook e digito nella barra di ricerca Louis Tomlinson. In primo piano, c’è uno stato scritto due ore fa.
Mi piace in culo.
 
Sgrano gli occhi, incredula. O Louis si è completamente bevuto il cervello o qualcuno è entrato nel suo profilo. Ma la cosa peggiore sono i 340 commenti allo stato. Ho quasi paura a leggerli.
 
Fai schifo.
Devi morire, frocio di merda.
Ti sfondo la faccia, coglione.
Che checca.
Pu, ma mi fai schifo!
Ahahah morto di cazzo!
 
Non vado nemmeno oltre. Con le lacrime che scendono velocemente lungo il mio volto, infilo velocemente una maglietta, un paio di jeans e allaccio alla bell’e meglio le scarpe.
Esco come una furia dalla mia camera, non sapendo nemmeno io se essere incazzata o ferita. Come può la gente essere così meschina?
Non dico nulla nemmeno quando passo davanti a Harry e Liam che guardano X-Factor alla tv. «Anche i Two Directions andarono a un talent show. Io feci l’audizione due volte; durante la prima avevo pure le scarpe rotte. Nella seconda, i giudici di rotto avevano i coglioni nel rivedermi ancora.» sta raccontando Liam a Harry.
Sbatto dietro di me la porta di casa e inizio a correre. Corro verso casa di Louis il più velocemente possibile, sapendo già che il pullman ci metterebbe troppo.
E chissà cosa pensano le persone che mi vedono in lacrime, correndo con le gambe storte – perché sì, io non so correre – e sconvolta.
Arrivo a casa di Louis che ho il fiatone, la gola che brucia e le lacrime che ancora non smettono di rigarmi il volto.
Con mia sorpresa trovo Niall seduto sui gradini davanti alla porta, il capo tenuto stretto tra le mani; Helena è accanto a lui, sconvolta ma immobile. Parcheggiato nel vialetto c’è il mini-van dei 5sos. Michael e Luke sono poggiati al parabrezza, Mulan cammina avanti e indietro. Bandana-Boy sta cercando di forzare una finestra.
«Non c’è nessuno in casa?» domando.
Tutti si voltano a fissarmi. «E’ mezz’ora che bussiamo, ma non risponde. Dev’essere chiuso in camera sua.» risponde Niall. «E se avesse fatto qualche cazzata?»
No, non è possibile. Louis è la persona più solare che io conosca, da sempre. Non si è mai lasciato scalfire da nulla. «Forzate la porta! Buttatela giù! Spaccate i vetri di una finestra! Ma entriamo in questa fottuta casa e andiamo da lui
Il panico prende il sopravvento e mi siedo per terra, scossa dai singhiozzi e tremante. Louis non merita tutto questo.
Vedo le scarpe di Calum fermarsi davanti a me e sollevo lo sguardo. Ci guardiamo dritti negli occhi e noto chiaramente un sincero dispiacere nei suoi marroni.
Però non dice niente. E’ Luke a sedersi accanto a me e ad accarezzarmi la schiena. «Ehi, calma. Vedrai che andrà tutto bene. Magari sta semplicemente guardando un porno e non vuole essere interrotto.»
Mi volto, guardandolo come si guarda una persona completamente fuori di testa. «Luke, sei fuori come un balcone.»
Michael prende la parola schiarendosi la voce. «Ragazzi, non ha senso rimanere qui con le mani in mano. – Luke, accanto a me, si prende le mani e mi sorride – O forziamo la porta o ce ne andiamo.»
«Perché volete forzare la porta di casa mia?»
Ci giriamo tutti di scatto. Louis è davanti a noi, confuso. «Louis!» esclama Niall. «Ti ho chiamato almeno venti volte!»
«Ho lasciato il telefono a casa, scusami!» ridacchia. Quando vede me in lacrime e gli altri con espressioni serie dipinte sui volti, si rabbuia. «E’ successo qualcosa? Perché mi cercavate?»
Faccio per mettermi in piedi, quando la mano di Calum Hood mi si para davanti. La afferro senza dire niente e mi aiuta a sollevarmi. Tiro fuori il telefono dalla mia tasca, ancora fermo sul profilo Facebook di Louis. «Quindi non hai visto Facebook?» domando flebilmente.
Ho quasi paura a parlargli.
Scuote la testa, ma capisco che sta formulando diverse ipotesi. Gli porgo il telefono e vedo la sua mano tremare. Camminando lentamente, tiene gli occhi incollati allo schermo. Si concede solo uno sguardo sorpreso, per poi tornare impassibile. Niall ed Helena si alzano andandogli incontro, ma Louis li evita e si siede al loro posto, sui gradini davanti alla porta.
Chino il capo, temendo la sua reazione. Una mano si poggia sulla mia spalla e so che è Calum. Perché è così gentile con me?
«Lou…» lo richiama Helena.
Il nostro amico solleva una mano. «Aspetta, sono al commento “Hitler avrebbe dovuto uccidere anche te”, lasciami finire.»
Sento il cuore stringersi in una morsa dolorosa. Ho sempre pensato che le vite di Louis, Helena e Niall fossero perfette in confronto alla mia. Sempre convinta di stare peggio degli altri. E invece adesso mi ritrovo a soffrire come se mi avessero conficcato un pugnale dritto nello stomaco, solo per Louis.
Tomlinson si alza e mi porge il telefono. Non oso dirgli niente. Nessuno osa fiatare. «Io… rientro in casa. Ciao.» dice. Dalla sua voce non traspare nulla.
Niall prova a fermarlo, ma lui si libera con uno strattone dalla sua presa ed entra in casa.
Per qualche minuto aleggia il silenzio. Niall mi accarezza una spalla e si allontana da casa Tomlinson in religioso silenzio. Helena sale sul mini-van dei 5sos e per una volta vedo dolore vero nei suoi occhi, sempre così allegri e pronti a dare fastidio al prossimo.
Luke la imita, seguito a ruota da Ashton e Michael.
«Cal, Mary, venite?» chiede Pel Di Lattuga.
Scuoto la testa, e Calum è l’unico a parlare tra noi due. «Vi raggiungo dopo. La accompagno a casa, è troppo sconvolta.»
Da una parte vorrei piangere per la sua improvvisa gentilezza, dall’altra vorrei solo urlargli di andarsene via e lasciarmi qui a sentirmi una merda.
Mi accorgo del mini-van che si allontana solo dal rumore che fanno le ruote sull’asfalto.
Poi Calum si siede per terra accanto a me, senza dire nulla, e ancora una volta gli sono grata.
Il sole viene offuscato da grossi nuvoloni grigi e un rombo proveniente dal cielo preannuncia pioggia. Pochi istanti dopo sento delle goccioline cadermi sul viso.
«Penso stia per diluviare, Mary.» mi dice Calum molto cautamente, come se ogni parola dettami potesse farmi crollare.
«Se vuoi, vai pure.» mormoro.
«No.»
Le goccioline diventano sempre più numerose e grandi. La pioggia inizia a caderci addosso, e in pochi minuti sono completamente fradicia. I capelli completamente bagnati, i vestiti appesantiti dall’acqua.
«Ho sempre nascosto il mio dolore personale – sussurro e Calum si gira verso di me, incuriosito – L’ho sempre fatto perché temevo gli altri potessero reputarmi una persona debole. L’ho fatto perché mi è sempre piaciuto apparire come la ragazza forte che ride di una presa in giro, che scherza, simpatica, un po’ bruttina ma simpatica. E ho provato in tutti i modi a esserci per gli altri, per compensare che loro non ci fossero per me. Adesso mi rendo conto di non esserci stata abbastanza, per Louis soprattutto. Troppo impegnata a crogiolarmi nel mio dolore per condividerlo. Troppo stupida per capire che gli amici servono a questo. E forse Louis non mi ha mai detto nulla, perché come puoi confidare le tue sofferenze più profonde a qualcuno che non si lamenta con te nemmeno delle cose più banali?»
La sua mano afferra la mia, stringendola forte. «Mary.»
E il tono in cui pronuncia il mio nome, non è il tono con il quale richiameresti una persona che ti ha appena sputato in faccia tutto quello che ha in testa. E’ il tono di una persona che ha scoperto chi sei.
 
 
 
 
 
AIEEEEAH.
Ragazze, l’altro giorno sono caduta sul pullman. Di lato, tipo torre di Pisa. E un signore mi ha afferrato. Non volevo più scendere. Domani andrò a scuola a piedi.
Poi lo stesso pomeriggio stavo aspettando il pullman, lo vedo in lontananza e allungo la mano. Come si avvicina, leggo “FUORI SERVIZIO” e l’autista mi ha guardato tipo “ma questa cosa cazzo vuole, oh callona mi ghe sono fuori servizio”
Disgrazie a parte, com’è andato il concerto? Voglio sapere tutti i dettagli, e se avete fatto video durante “Amnesia”, mandatemeli vi plisso. Quindi abbiate pietà di me e cercatemi per raccontarmi tutto ):
A me hanno chiamato sabato mentre i faivsecondi cantavano Amnesia e ho pianto come una cogliona con le gambe tremanti. (Giulia, grazie ancora, in caso stessi leggendo)
SOOOOO Calum ha capito che Mary è Melanzana, finalmenteee. Ma credete glielo dirà nel prossimo capitolo? Oppure se lo terrà per sé? Ehehe io so la risposta a queste domande, ma ovviamente non la dirò. Anche se amo spoilerare.
Per i nomi dei Two Directions, non potevo usare gli originali perché Louis, Harry, Niall e Zayn sono nella storia ahahah. Quindi penso abbiate capito che Arnoldo è Harry, Jamy sarebbe Niall James Horan, Willy è Louis William Tomlinson e Jawa è Zayno (Mr. “Ricordi quando avevi una vita e non facevi commenti stronzi sulla mia?”, sì sono ancora incazzata con lui)
Poi se siete anche delle directioners capirete i riferimenti. Tipo Niall che cade con la sacca da golf e “OHH NO NIALL”, MA QUANTO E’ BELLO QUEL VIDEO? AHAHAHAH crepo malissimo
Anche il pallone da basket in faccia. C’è un vine in cui Niall lancia una palla a terra, china il capo e si becca in faccia ahahha lo amo.
E poi vabbè, gli altri sono facili da capire.
Okay, l’aieah è a quasi una pagina word e io lo chiudo qui, ringraziandovi come sempre per il supporto che date a questa fan fiction e amandovi tutte infinitamente.
Apprezzate il mio aggiornare nonostante abbia tremila cose da studiare ):
Detto ciò, io vado a rispondere alle recensioni e spero abbiate voglia di scrivermi qualcosa sul concerto o mandarmi video:
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Ps. Piccolo sondaggio. Devo prendere un telefono nuovo, e sono indecisa: chi ha l’iPhone potrebbe dirmi brevemente come ci si trova?
 
Ps.2 Vi lascio uno spoiler del prossimo capitolo eheh
 
«A cosa stai pensando?» chiede Calum.
«A quando cagai una fede nuziale.» parlo senza pensare.
 
(Bello spoiler……)

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Capitolo 16
*** China 1 - Pakistan 0 ***


16. China 1 – Pakistan 0
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Calum mi sta guardando con un’espressione sorpresa e sconvolta allo stesso tempo. Io inarco un sopracciglio. «Cosa?» domando spaesata. Non capisco il suo tono di voce sorpreso.
Lui apre la bocca e fa per parlare, ma poi la richiude. «E’ meglio che tu vada a casa, ti asciughi e ti metta a letto.»
«Adesso me lo dici.»
Calum alza gli occhi al cielo sbuffando sonoramente. «Cristo, ma non puoi andartene a casa e basta?!»
Annuisco debolmente e mi metto in piedi. «Ciao.»
«No, ti accompagno.»
Sorrido amaramente. «Non c’è bisogno, vai pure dai tuoi amici e da Helena. Scommetto avranno trovato qualche bel posto in cui bere e divertirsi.»
Hood alza gli occhi al cielo. «Dal momento in cui Adamo ed Eva hanno mangiato il frutto proibito nel giardino dell’Eden, gli uomini sono stati dotati di libero arbitrio. E io adesso ricorrerò al mio libero arbitrio e ti accompagnerò a casa.»
Non dico più nulla. Non mi importa nemmeno che mi accompagni o no a casa. Voglio solo buttarmi a letto e sotterrarmi tra le coperte, dimenticare tutto e svegliarmi tra vent’anni, con accanto magari Adam Levine.
Scuoto la testa. Pure in queste situazioni riesco a pensare cazzate.
Camminiamo uno accanto all’altra per una decina di minuti, in totale silenzio. Io ho già detto tutto, anzi, troppo. E lui ha sentito troppo per potersi permettere qualcosa in più da dire. «E’ questa.» dico solamente, una volta davanti alla casa.
Calum annuisce, con le mani infilate nelle tasche del chiodo di pelle nera. «Buonanotte.»
«Ciao.» ho sempre odiato il “buongiorno” e la “buonanotte”.
Mi volto e infilo le chiavi nella serratura. «Mary?» chiama la sua voce alle mie spalle.
«Sì?»
Rimaniamo a fissarci per quelli che sembrano secoli, e se non fossi ancora sconvolta da quello successo a Louis, probabilmente gli direi che ha davvero due occhi cinesi.
«No, niente.»
Faccio scattare la serratura ed entro in casa. Harry e Liam sono addormentati sul divano, con la tv ancora accesa. Sorrido e afferro una coperta, per poi coprire entrambi. Avvicinandomi a papà, noto che tiene stretta al petto una bottiglia di birra. Tento di portargliela via, ma lui grugnisce e stringe la presa. Ci rinuncio e gli accarezzo il doppio mento.
Spengo la tv e mi chiudo in bagno. Infilo il pigiama e non asciugo nemmeno i capelli, avvolgendoli semplicemente in un asciugamano.
Una volta in camera mia, mi butto nel letto e prendo il telefono. La prima persona alla quale scrivo è Louis. Lo sai che ti voglio un bene dell’anima. Semplice e breve. Non ha bisogno di messaggi chilometrici e sentimentali.
Il telefono vibra nelle mie mani e sospiro quando vedo il nome Kiwi. Non rispondo, e non so nemmeno il perché. Lo lascio squillare fino a quando la chiamata non si chiude.
E’ questione di secondi, perché parte la seconda. Questa volta la rifiuto. Non ho voglia di parlare.
Che cosa è successo?

Un’altra chiamata. Non rispondo.
Mary, per favore, rispondimi.
Spengo il telefono e lo lancio in un angolo della camera. Almeno se si è rotto, ho una scusa per farmene comprare uno nuovo. Mi rigiro nel letto e chiudo gli occhi.
Eppure il sonno non arriva, nonostante sia stanca morta. Mi alzo in piedi e frugo nella borsa alla ricerca del pacchetto di sigarette. Ne accendo una e ne fumo metà, per poi buttarla. Mi segno un promemoria mentale: auto flagellati domani mattina per aver buttato metà Marlboro. E’ un po’ come scopare con Adam Levine e interromperlo nel “momento clou”.
Torno a letto e ho meno sonno di prima.
Continuo a rivedere Louis, seduto su quei gradini, mentre legge tutti i commenti cattivi indirizzati a lui. E mi ritrovo a ridere come una cogliona, al pensiero di quanto la gente predichi che l’omosessualità sia un qualcosa di normale, che “love is love”, che “vorrei troppo un amico gay!”, ma a conti fatti siano tutti omofobi e chiusi mentalmente.
Scosto le coperte con uno scatto violento e le butto all’aria.
Poi il campanello suona debolmente.
E se fosse Louis?
Esco dalla mia camera quasi correndo e inciampo come una deficiente nel mobiletto del salotto. Harry russa (o un suono simile al rombo del trattore del contadino Gino; un amico di vecchia data di Liam) in risposta, ma non si sveglia. Apro la porta di casa per scoprire che non c’è nessuno.
Il mondo mi sta forse prendendo in giro? Mi sono sognata il campanello? Guardo a destra e poi a sinistra. «C’è qualche gran gnocco vestito da pompiere pronto a farmi uno spogliarello per consolarmi?» chiedo a voce alta.
Dalla casa accanto sento un: «Torna a dormire, cogliona!»
Poi, per caso, abbasso il volto. Sullo zerbino con scritto “Welcome” c’è una busta marroncina che riconosco subito. Mc Donald’s.
La afferro e rientro in casa, per poi chiudere a chiave la porta e rintanarmi in camera mia. All’interno della busta ci sono un McChicken e un bigliettino.
 
So che io non ti piaccio come persona,
ma so anche che questo panino lo adori.
Calum Thomas Hood (il bassista figo dei 5sos)
 
Mary, io lo so che avresti preferito della lattuga!
Luke x
 
 
 
La mattina dopo è come se tutto quello accaduto la sera prima si fosse cancellato.
Altrimenti perché Helena starebbe parlando con Malik?
Sappiamo entrambe che è stato lui a scrivere quello stato nel profilo di Louis. Come può anche solo stare a due metri di distanza da lui?
«Io adesso vado lì, prendo lei per i capelli e la sbatto ripetutamente contro la corteccia di un albero. Poi vado da Malik e lo appendo al muro per i coglioni!» sibilo con la mano stretta a pugno.
Niall mi si para davanti. «Calmati. Non risolverai nulla così.»
«Perché tu pensi di poter risolvere qualcosa rimanendo qui a dirmi di calmarmi senza muovere il culo?»
I suoi occhi azzurri mi fissano gelidi. «Se Helena è una persona talmente di merda da fare queste cose, lasciagliele fare. L’importante è quello che fai tu, non gli altri attorno a te.» E quando pronuncia “gli altri attorno a te”, immagino Niall con un bastone mentre traccia un cerchio nella terra come la pubblicità della Banca. Costruita intorno a te.
Così Niall se ne va e mi lascia sola accanto al mio armadietto. E per la prima volta nella mia vita mi sento davvero sola. Non come le altre volte nelle quali mi lamentavo svogliatamente di essere sola come un lama nel deserto. Louis è chiuso in camera sua, Niall mi tratta male ed Helena… be’, Helena fa la troia.
«Melanzana!» esclama qualcuno alle mie spalle. Zayn Malik mi sorride sornione, con un braccio poggiato attorno alle spalle di Helena. Lei, però, non sembra a suo agio. Come se fosse obbligata a stare con lui.
«Cosa cazzo vuoi?» sputo acidamente.
Lui ride. «Di certo non lo stesso che vorrebbe il tuo amico in culo. – ride – Hai letto il suo stato?»
Stringo le mani a pugno. «Non osare dire altro.»
«Altrimenti?»
«Ti amputo le palle e le uso per giocarci a tennis con mio padre questa domenica.»
Malik sembra confuso. «Giochi a tennis?»
«No, era un modo di dire.» lo liquido velocemente.
Lui torna serio e minaccioso. «Comunque non mi fa né caldo né freddo la tua minaccia. Forse Winnie The Pooh con un barattolo di miele sarebbe più spaventoso di te. Vero, Hel?»
Helena non dice nulla.
«Vero, piccola?»
«Non è mai stata una persona originale, a parte nel vestire. Guarda un po’ come si concia.» mentre Malik ride, io scuoto la testa, esasperata.
«Perché non te ne vai a fanculo, Zayn? Affitti una bella casa, ci vivi, passeggi per le strade di Fanculandia e fai finta di non vedere un fosso: ci cadi dentro e crepi.»
Il pakistano smette di ridere e mi guarda improvvisamente serio. «Ragazzi.» chiama. Alle sue spalle arrivano tre giocatori di football e non capisco cosa stia succedendo. Vuole farmi picchiare da tre maschi, qui, davanti a tutti?
Poi vedo cosa hanno in mano.
Uno per volta mi spiaccicano un uovo in testa.
Chiudo gli occhi per calmare la mia ira e il mio senso di umiliazione. Rimango immobile nel corridoio per istanti interminabili e quando riapro gli occhi, non c’è più nessuno. Mi dirigo verso il bagno e rimuovo il possibile dai capelli e dai vestiti, stando ben attenta a non incrociare il mio riflesso nello specchio.
Vedrei semplicemente una ragazza senza speranza. E con dell’albume in mezzo ai capelli. Almeno l’uovo fa bene alle doppie punte.
Esco nel cortile, sedendomi sul muretto. Lascio che un leggero venticello mi faccia svolazzare i capelli e prendo respiri profondi. Sono tentata di chiamare Kiwi, ma mi vergogno per come l’ho trattato ieri notte. Perciò sto ferma, nella mia solitudine. Mi sento molto come Giacomo Leopardi.
Poi sento delle gomme stridere. Con sguardo incuriosito seguo il mini-van dei secondi d’estate parcheggiare al centro dello spiazzo a scuola.
Calum è il primo a scendere e si guarda intorno frettolosamente, con l’aria di uno molto incazzato. Mi vede e mi corre incontro. «Stai bene?»
«Cosa ci fate qui?»
«Stai bene?» ripete.
Lo fisso. «Oggi sembri più cinese del solito.»
Mi ignora. «Dov’è quel figlio di puttana?» ringhia.
Non capisco. Luke mi viene incontro, facendomi cenno di assecondare Calum. «Chi?» chiedo.
«Zayn Malik, o come cazzo si chiama.»
«E’ in classe, ma la prima lezione sta finendo.» rispondo e il mio tono di voce calmo non so se spaventi più me o lui.
Calum si apposta all’entrata di scuola, mentre Luke rimane seduto accanto a me. «Ciao Luke.» lo saluto. «Perché siete qui?»
Il biondo gioca con il suo piercing e osserva Calum. «Penso che Cal voglia pestare Zayn.» Poi ci pensa su. «Questo mi ricorda la barzelletta in cui un pugile dice “Adesso ti pesto!” e l’altro “Io ti ragù!” . E sai cosa dice l’arbitro?»
Per poco non cado dal muretto. Che cosa?! «E perché mai?» la voce mi esce molto acuta.
«Helena ha detto a Calum di quello che ti hanno fatto. Delle uova.» spiega velocemente poi mi si piazza davanti. «Sai cosa dice l’arbitro?»
Helena ha fatto cosa? Allora perché con Malik sembrava quasi essere dalla sua parte? Comincio a essere davvero confusa e a non poterne davvero più.
La campanella suona, fastidiosa come sempre. Alcuni studenti escono da scuola, probabilmente intenzionati a saltare le lezioni. E il mio cuore perde un battito quando Malik oltrepassa Calum. Quest’ultimo lo afferra per la spalla, costringendolo a voltarsi. Non sento cosa gli sta dicendo, ma il volto incazzato non lascia poco spazio all’immaginazione. Poi Muraglia Cinese mi indica e Zayn posa i suoi occhi su di me.
E’ questione di un attimo che Calum gli assesta un pugno in pieno volto. Malik sorride, pulendosi con il dorso della mano il sangue che gli cola dal naso. Sorride, contento di avere un’opportunità per fare a botte. Salta addosso a Hood, ma Karate-Kid lo schiva all’ultimo, facendolo cadere a terra. La sua vans nera va a schiacciare la schiena di Zayn, impedendogli di rialzarsi.
«Mary, vieni qui.» mi urla Calum.
Automaticamente mi metto in piedi, Luke mi incoraggia con un sorriso un po’ triste, e cammino verso i due ragazzi. Malik ha il volto contro la terra. «Buono il cemento, Zayn?» chiedo.
Calum mi sorride. «Ora, Zayn Malik, che ne dici di chiedere scusa a questa ragazza? Sai, non è carino sbattere delle uova in testa a una fanciulla, non credi? O forse sei così testa di cazzo da prendertela pure con le ragazze?»
Il diretto interessato non risponde.
Il bassista gli da un colpo al fianco, e sento chiaramente un gemito di dolore. «Scusa.»
Sto per andarmene, ma Calum mi afferra per il polso. «No, aspetta, non ho finito – un sorriso divertito stampato in volto – Voglio precisare una cosa» con la punta della scarpa solleva il volto di Malik che mi trafigge con lo sguardo. «Se ti azzardi ad avvicinarti un’altra volta a lei, questo sarà solo solletico per il tuo corpicino. Intesi?»
Riceve come risposta un cenno del capo. Calum si passa una mano sulle spalle, andando a pulire immaginariamente il suo giubbotto di pelle. Inaspettatamente mi avvolge le spalle con il braccio muscoloso e mi incita a camminare, per poi tirare fuori gli occhiali da sole e indossarli. «Ora possiamo andare.»
«Aspetta: cosa?»
«Sali sul mini-van, dai.» mi indica lo sportello aperto. «Mikey e Ashton sono in casa, tanto.»
Il mio sguardo corre verso Luke, ancora seduto sul muretto. Il biondo ci saluta agitando la mano e sorridendo innocentemente. «Ehi ragazzi!» urla. Sorrido scuotendo la testa. «Mary sai cosa dice l’arbitro?!»
Hood parla prima di me. «Ci vediamo a casa.»
«Calum?», Luke stranamente non capisce cosa stia succedendo.
«Dai amico, ti mantieni in forma così.»
Le mani di Calum mi spingono quasi con fretta dentro l’abitacolo del mini-van e non posso fare a meno di sorridere divertita dalla scena. Chinatown salta dentro velocemente e chiude le portiere.
Luke arriva proprio quando lo sportello è chiuso, e vedo la sua faccia spiaccicata contro il finestrino. «Adesso pasta! Dice “adesso pasta!”.»
Io e Calum ci fissiamo esasperati.
Il furgoncino parte e improvvisamente mi sento in imbarazzo come mai nella mia vita. Ancora di più di quando Zia Stacey si sposò, mi incaricarono di portare le fedi e io ne ingoiai una. Il prete e tutti i presenti dovettero aspettare andassi in bagno per recuperare la fede, lavarla, disinfettarla per bene e poter terminare la cerimonia. «A cosa stai pensando?» chiede Calum.
«A quando cagai una fede nuziale.» parlo senza pensare.
Il moro ride leggermente. «Cosa?»
Evito di rispondere e lo osservo tirare fuori da uno zainetto una Powerade verde. Ed eccolo il flashback: dieci anni, giornata al mare, come unica bevanda della menta liquida mischiata a un po’ d’acqua. Liam, quella volta, decise che ero abbastanza grande da lavarmi da sola dopo aver fatto i miei bisogni.
«A cosa pensi, adesso?» domanda Calum.
«A quando feci la cacca verde e Liam mi lasciò il compito di pulirmi da sola.»
Mitsubishi sospira. «Mary.»
Fisso i miei occhi nei suoi, consapevole che abbasserò lo sguardo per prima. Non sono mai stata il tipo di persona che riesce a sostenere gli sguardi altrui. «Perché hai fatto tutto questo?»
«Tutto questo cosa?»
Sbuffo. «Oh, andiamo, lo sai. Hai picchiato Malik, minacciandolo di non darmi più fastidio e adesso hai lasciato a piedi il tuo amico Luke per far salire me qui dentro.»
Scrolla le spalle e si leva il giubbotto, rimanendo con una semplice maglietta da baseball nera e bianca. «Odio i ragazzi che se la prendono con le ragazze.»
Questo è davvero troppo. «Calum Hood, non hai fatto altro che prendermi per il culo ogni qualvolta ne capitasse l’occasione. Ora sei il buon samaritano barra Ghandi che predica la pace e scazzotta i bulli pakistani?» alzo la voce e tento di ricompormi. «E’ come dire Barabba che vede un uomo rubare a una bancarella di Gerusalemme e lo denuncia alle autorità di quei tempi. Paradosso.»
«Hai davvero fatto l’esempio di Barabba?»
Annuisco.
«Sei pazza.»
Mi chino in avanti nascondendo il viso tra le mani. «Sto impazzendo, è diverso – prendo un respiro profondo – E’ che non ne posso più, davvero. E grazie per quello che hai fatto.»
Hood sposta le mie mani dal mio volto e me lo ritrovo a pochi centimetri di distanza, con i suoi occhioni a mandorla. «Sono stato uno stronzo, hai ragione.»
«Un coglione.»
«Un coglione, okay, ma…»
«Una testa di cazzo.»
«Ora stai esagerando – sorrido debolmente – Dicevo, sono stato uno stronzo, un coglione o quello che ti pare, però se c’è una cosa che non sopporto, questa è il bullismo, in ogni sua piccola forma. Quello che è successo al tuo amico Louis è inaccettabile.»
Aspettavo un discorso che concludesse qualcosa, che avesse una morale insomma. «Quindi? Tu e i tuoi amichetti ci scriverete una canzone?»
«Quindi volevo solo spiegarti il mio improvviso cambiamento, tutto qui.»
Non dico nulla e mi limito ad allontanarmi dal suo volto. «Dove stiamo andando?»
«Sorpresa.» mi fa l’occhiolino.
Alzo gli occhi al cielo. L’ultima volta che mi hanno fatto una sorpresa, Liam aveva comprato un distributore di birre da mettere in casa. Harry ed io lo costringemmo a riportarlo indietro, ovviamente.
Pianse per una settimana, gridandoci: “Era la mia fonte di felicità, mannaggia a me e a quando non usai il preservativo!”.
 


AIEEEAH
In questo preciso momento sono in camera mia, con il pc che mi cuoce le gambe e il mio migliore amico Funny Bunny seduto accanto a me che cazzeggia col telefono.
Io avrei fatto a meno di scriverlo ma voleva essere inserito. Eh vabbé.
COOOOMUNQUE
Sono molto in lutto per il finale di stagione di TVD. La scena Delena. Il bacio. E’ stata una puntata dolorosa, sono morti ventimila personaggi e Alaric mi ha fatto pena quando ha provato a spararsi in testa ma aveva finito i proiettili AHAHAHA Liam lo immagino così. (Scusate per lo spoiler)
Se mai dovessi far tentare il suicidio a Liam, descriverò di lui che si impicca ma che con i suoi doppi menti spezza la corda e si salva.
TVD a parte, pure il video di Bad Blood non scherza. Ma a voi non fotte niente, quindi basta così.
Concludo dicendo che la vita è una merda, che odio Kant e penso dovrebbe risorgere solo per permetterci di ammazzarlo e che in cucina ci sono due ciambelle al cioccolato che non vedo l’ora di mangiare.
Ma prima devo rispondere alle recensioni, quindi amen.
Ah, e comunque alla fine ho optato per il galaxy S5, niente iPhone, ma grazie a chi mi ha scritto come ci si trova ahaha
Sì, lo so cosa state pensando “questa ci chiede come ci troviamo con l’iPhone perché se lo vuole prendere, e dopo si sceglie il samsung”, e so che il vostro secondo pensiero è “quando cazzo finisce questo aieah?”.
Bene, finito.
 
 
 
 
 
 
PS.
I mie contatti come sempre:
Facebook – Mary DomenicaDagosto (Funny Bunny dice “vergognati di questo contatto” ma io ne vado FIERA. Più o meno. Okay no me ne vergogno pure io ma facciamo finta che lui non stia leggendo quello che scrivo adesso.)
Twitter – @cucchiaia
Ask – @cucchiaia
Wattpad – cucchiaia
#STAYSTRONG
 
PS.2
Vi lascio uno spoiler del prossimo!
«Ecco, guarda qui.»
Mi avvicino e inclino il capo. «E’ un pene stilizzato.» commento atona.
«No, quello accanto.»
 
 
PS.3
Grazie per tutto il supporto alla ff.
(Funny Bunny dice “eh madonnaaaaaa meno male che avevi finito!”)
(Aggiunge che “sembro uno stronzo così noooo”)
 
PS.4
Lo è davvero. Mi ha detto che al posto della fronte ho uno specchietto retrovisore. 

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Capitolo 17
*** The Green Problem. ***


17. The Green Problem










Cose che le persone curiose non possono sopportare: 
1) I “ti devo parlare”.
2) Tipo A: “E’ successa una cosa.” 
Tipo B: "Oddio cosa?”
Tipo A: “Te la dico in privato, dopo”. No, cazzo, voglio saperla anche io. Perché mi escludete? 
3) I regali impacchettati sotto l’albero di Natale e il divieto di aprirli prima della mezzanotte.
4) Le sorprese. 
Non sono mai stata una persona paziente. A parte quando si tratta di riportare i compiti di matematica corretti: in quel caso posso aspettare anche giorni, settimane, mesi, anni… mai. 
Tra l’altro, Calum Hood non è proprio la persona dalla quale vorrei ricevere una sorpresa. Sarebbe capace di portarmi da un dietologo o da uno stilista che frequenta lui solo per insegnarmi a vestirmi meglio. 
Il mini-van si ferma, finalmente. Calum con il capo mi indica di scendere per prima. «Lo fai per guardarmi il culo?» indago. Ricevo un’alzata di occhi al cielo come risposta, perciò sto zitta e scendo dalla macchina. 
Mi ritrovo davanti un’enorme pista per skateboarding e pattini. Inarco un sopracciglio, confusa. Vuole vedermi rotolare per tutto il perimetro? «Calum Hood, cosa ci facciamo qui?» 
Calum, solo ora mi accorgo, tiene sottobraccio uno skateboard. «Volevo andare sullo skate, e farti vedere una cosa.»
Inizia a camminare e io rimango ancora ferma. «Una domanda – lo richiamo e lui si gira – Ma avete un solo paio di skinny che vi è stato attaccato alla pelle in modo permanente o un armadio con cento paia di skinny neri tutti uguali?»
Trattiene una risata e mi fulmina con uno sguardo. «Dai, vieni.» 
Lo seguo un po’ titubante, non si sa mai; potrebbe essere un agguato. Aggiriamo la pista e ci troviamo davanti a un muro circolare aperto, completamente ricoperto da murales di ogni tipo. Calum gli si avvicina, scrutando attentamente ogni suo angolo. Io rimango dietro di lui e aspetto, pazientemente. 
«Ecco, guarda qui.» 
Mi avvicino e inclino il capo. «E’ un pene stilizzato.» commento atona. 
«No, quello accanto.» 
Con un “oh” sorpreso e imbarazzato, faccio scorrere lo sguardo. Accanto al pene stilizzato, c’è una figura molto particolare. E’ una rosa divisa a metà. Una metà è rigogliosa, con i petali rossi che quasi brillano sotto il sole. Una luce intensa e bellissima che la circonda. L’altra metà è l’esatto opposto. Petali rinsecchiti, marroncini, rovinati. 
«Che cosa significa tutto questo?» sussurro.
Muraglia Cinese fissa i suoi occhi sui miei. «Quella rosa sei tu – trattengo il respiro – E’ come sei e come potresti essere. Potresti essere bella davvero, ma non per come sei esteticamente; potresti mostrare il meglio di te, ben nascosto dalle sofferenze che quasi ti auto-infliggi. Potresti affascinare qualsiasi persona ti osservi e ti conosca, anche con una sola frase, con un solo sguardo. Invece decidi di mostrare il peggio. Decidi di mostrarti come una persona senza speranza, ormai convinta di non poter combinare niente nella vita, convinta che nessuno potrà mai apprezzare ciò che sei. Così appassisci, ti lasci andare, ti nascondi dietro una maglietta larga, un paio di jeans e i silenzi.» 
Non oso dire niente, colpita come non mai nella mia vita dal suo piccolo discorso. E ha ragione, ha ragione da morire. 
«Ti perdi in quello che non sei perché non vuoi impegnarti a cercare quello che realmente sei. E quello che sei è proprio dietro l’angolo, Mary.»
Una lacrima scende lentamente lungo il mio volto. La finirò mai di commuovermi per qualsiasi cosa? «Non capisci, Calum Hood.» sussurro debolmente. 
«Cosa non capisco? Di come ti senta?» ride amaramente. «Ti conosco più di quanto tu possa immaginare.»
Annuisco e ignoro la sua ultima frase. «E’ un qualcosa che nessuno capirà mai.»
«Come possono gli altri capirlo se tu non ne parli?»
Colpita e affondata come il Titanic. «Nessuno mi ascolta.»
«Non dire cazzate, porca troia! – sbotta in un moto di ira che mi fa indietreggiare – Sono sicuro che Louis ti avrebbe ascoltata ben volentieri. E anche quel tuo amico sempre vestito di verde di cui non ricordo il nome. Probabilmente anche tuo padre o un qualsiasi membro familiare a te vicino. Sei tu che non ne parli, stupidamente convinta che a nessuno interessi. Svegliati e smettila di essere una persona passiva. Vivi, porca troia, vivi!» 
Chino il capo sentendomi come un bambino sgridato dai genitori. Voglio andarmene da qui il più in fretta possibile, non vedere più i suoi occhi lampeggiare di rabbia nei miei e buttarmi nel letto. 
Poi, improvvisamente, accade qualcosa che mi lascia spiazzata. Due braccia mi circondano e mi ritrovo stretta a Calum Hood. Senza nemmeno rifletterci troppo, poggio il capo sul suo petto ampio e cingo i suoi fianchi. Posa un bacio tra i miei capelli e nascondo il mio volto nell’incavo del suo collo.
E mi spavento, perché stretta tra le sue braccia mi sento come se fosse tutto improvvisamente giusto e migliore. E' una persona diversa dal Calum che faceva di tutto per farmi sentire uno schifo. 
Chi l’avrebbe mai detto che mi sarei trovata abbracciata alla persona che più ho detestato in quest’ultimo periodo? 
«Grazie, Calum Hood – dico una volta sciolta la presa – Era da tanto che qualcuno non mi abbracciava come hai fatto tu adesso.» gli sorrido, per la prima volta. 
Lui ricambia e si incammina. «Se non ti dispiace, io vorrei andare un po’ sullo skate.»
Con un gesto della mano gli do il mio consenso, e mentre lui si sistema nella pista, io mi siedo a bordo con il telefono in mano. Presa da un moto di coraggio compongo il numero di Kiwi e lo chiamo. 
Il telefono squilla a vuoto, nessuna risposta. 
Poi mi volto, attirata dallo zainetto di Calum che sembra vibrare. Forse lo stanno chiamando. Sollevo la mano e urlo il suo nome, con ancora il telefono attaccato all’orecchio. «Ti stanno chiamando!»
«Rispondo dopo.» mi dice semplicemente.
Kiwi, nel mentre, non mi risponde. Perciò allontano lo zaino di Calum, infastidita da quella vibrazione, e chiudo la telefonata. 

La mattina dopo la mia sveglia suona normalmente, nessuna canzone dei 5sos. Si vede che io e Helena non ci parliamo. Sospiro e mi butto giù dal letto con un mugugno di dolore. 
Controllo velocemente il telefono, alla ricerca di un messaggio da parte di Louis. Sono due giorni che non si fa né vedere né sentire, e siamo tutti terribilmente preoccupati. 
Quello che trovo è un messaggio di Kiwi. Ehi
Sorrido come una cogliona e aspetto a essere fuori di casa prima di rispondergli. Una volta davanti alla fermata del pullman, compongo il suo numero e lo chiamo. Risponde dopo due squilli. «Ciao.» mi dice semplicemente. 
«Sei arrabbiato con me?» azzardo mordendomi il labbro.
Un sospiro. «Non proprio…»
«Però…?»
«Però avresti potuto trattarmi meglio, no?» 
«Kiwi, sono stati dei giorni infernali. Non avevo nemmeno voglia di parlare con me stessa, figuriamoci con qualcun altro.»
Noto il pullman in lontananza e allungo il braccio per richiedere la fermata. Fortunatamente il conducente si ferma e io salgo a bordo, poggiandomi alle portine centrali, lontana dagli altri. 
«Questo lo posso capire, ma mi hai chiuso il telefono in faccia.»
«Ti avevo detto di non essere dell’umore adatto e tu hai continuato a chiamare, cosa avrei dovuto fare altro?» stavolta il mio tono è più acido. Forse un sordo avrebbe capito meglio quello che gli stavo dicendo. 
Kiwi sospira ancora. «Lo so, sono stato insistente io e mi dispiace. E’ solo che… mi sento molto legato a te.»
Sorrido. «Davvero?»
«Davvero. Non sei così male come pensi. Certo, spari molte cazzate e le tue battute sono di dubbia originalità ma…»
Mi acciglio. «Le mie battute sono stupende. Così come i miei bagger.» ridacchio. 
«Ecco, hai visto? Sei terribile!»
«Ma secondo te perché si chiama Armani e non Arpiedi?» Aspetto una risata che non arriva. «Dai, questa era carina! Perché non ridi?»
«Perché non sono un clito.»
«Clito?»
«Ride.»
Clito…ride. Oh cazzo. Mi sbatto una mano in fronte. «Poi sono io, vero?»
Una risata cristallina e leggera mi invade l’orecchio. «Senti un po’, un tempo mi avevi accennato al fatto che tuo padre fosse l’ex membro di una boyband…»
«I Two Directions, sì.» lo dico quasi vergognandomi. 
Segue un lungo silenzio. «Sei seria?»
«Purtroppo.»
«Hanno composto canzoni davvero… strane. Una si chiamava “Steal my girl”, e invitavano chiaramente gli altri ragazzi a rubargli la fidanzata cosicché loro avessero una scusa per lasciarla e poter andare in un Night Club.»
«Ne ho sentita qualcuna sì...» mormoro imbarazzata. 
«Oppure Fuck you more than this, in cui...»
Vorrei sotterrarmi. «Scherzavo, mio padre non era in quella boyband.»
«Ma Mary, tu devi sapere che c’era un membro del gruppo che era una sorgente inesauribile di dolore. Qualsiasi cosa facesse.»
«Come mai?»
«Dimenticava i testi delle canzoni, scivolava dal nulla sul palco, una volta a un meeting inciampò andando a finire con la faccia nella scollatura di una fan… Era terribile. Lo zimbello dello scenario musicale. Ma le sue fan lo amavano comunque, eh.»
Ho quasi paura a chiedergli chi fosse. «Chi era?»
«Liam Payne.»
«E’ mio padre.»

Appena scendo dal pullman, Niall è alla fermata. Le mani in tasca e il capo chino. Quando solleva lo sguardo e punta i suoi occhi azzurri sui miei, mi ritrovo a pensare a quanto sia bello il mio amico. Poi una cosa mi colpisce: indossa dei blu jeans. 
«Non hai pantaloni verdi, oggi.»
L'Irlandese annuisce distrattamente. «Come stai?» 
«Come sempre. Tu?» 
Lo affianco e iniziamo a camminare insieme. Non so bene cosa dirgli, perché i rapporti tra noi due si sono raffreddati molto. Eravamo un piccolo gruppetto: io, Niall, Helena e Louis. Louis, bene o male, teneva insieme tutti. Adesso non c’è più niente. «Mi dispiace per come stiano andando a finire le cose. Soprattutto tra me e te.»
Calcio una foglia. «A me dispiace di essere così. E’ evidente che il problema sia io e che tu ormai non mi sopporti più di tanto. Lo capisco, davvero.»
Niall sbuffa. «Mary, ti sopporto da anni ormai. Ti ho sopportato quando da ubriaca hai pianto come una disperata gridando “Perché non posso sposare Adam Levine?” o ancora quando, sempre ubriaca, mi hai spento la sigaretta nel naso. Ti sopporto da sempre e continuo a farlo perché…»
Si interrompe. Perché cosa? «Stai cercando un motivo valido per sopportarmi?» chiedo fingendomi offesa.
Lui ride delicatamente, poi si schiarisce la gola ed io davvero capisco sempre di meno. «Mi piaci molto. Non chiedermi i dettagli, perché non sono il tipo. Mi piaci, anche se non sei verde, va bene? E non pensare mai di non poter piacere perché sei meravigliosa.» 
Ho gli occhi spalancati. 
Che cosa?
E’ uno scherzo, sicuramente. 
Non posso davvero piacere a Niall Horan. Insomma, è come se una gocciola si svegliasse una mattina e andasse a dire a un taralluccio “Mi piaci molto”. No. Enne o. 
Mi passo una mano tra i capelli e cerco di assimilare quello che mi è stato appena detto. «Niall, io…»
In pochi secondi l’Irlandese mi afferra il volto e mi bacia. Un bacio non approfondito, quasi timido, insicuro. Spalanco gli occhi ancora più di prima, sentendo tutto girare vorticosamente. Con fatica mi libero dalla sua presa e lo fisso allibita. «Niall!» 
«Scusa. Ci vediamo dopo.» si allontana velocemente, quasi correndo. Non ho nemmeno il tempo di fermarlo. 
Lo richiamo una volta, ma lui non si gira. So che mi ha sentito. Sospiro, sentendomi sempre di più sommersa dai casini. Avranno mai fine i miei guai? 
Butto lo zaino di scuola a terra e mi siedo nella panchina più vicina che trovo. In lontananza sento la campanella suonare ma non ho nessuna intenzione di andare a lezione. Come posso concentrarmi sui numeri complessi se in testa ho un esercito che si fa guerra? 
Non ha nemmeno senso quello che penso.
Lancio un gridolino infastidito e con un calcio allontano la borsa. Sollevo lentamente il volto e mi guardo intorno. 
E lo vedo. 
Quella carnagione olivastra, i capelli neri e i soliti skinny. E’ poggiato al parabrezza del mini-van con le braccia conserte molto in stile “like a boss”. Mi sta guardando insistentemente e non posso fare a meno di ricambiare con un grosso punto di domanda dipinto in volto. 
«Non credevo steste insieme, tu e il ragazzo verde.»
Sbatto furiosamente le ciglia, non sapendo cosa dire precisamente. «Non stiamo insieme infatti...»
«E il bacio di poco fa?»
«Mi stavi spiando?»
«Non avevo altro da fare.»
Sto per ribattere, ma lui non me ne da il tempo. Si gira e raggiunge lo sportello del mini-van.
Poi afferra il suo telefono e lo vedo maneggiare qualche secondo con il touch-screen. Se lo porta all’orecchio e attende, non staccando gli occhi dalla mia figura. 
Passano secondi interminabili. Mi sento come quando il professore deve interrogare e sta scorrendo i nomi sull’elenco, mentre tu tieni il capo chino e preghi tutti i santi del Paradiso. 
Calum Hood abbassa lentamente il telefono e ha un’espressione quasi… delusa. Sto per alzarmi e raggiungerlo, ma lui sale immediatamente dentro il mini-van e sparisce tanto velocemente quanto è apparso. 



AIIIEEEAH
SONO VIVA, SONO VIVAAA
Ahhh mi è mancata questa storia e anche le vostre recensioni. Mi dispiace tanto per il ritardo, ma sto passando giorni infernali a scuola. MAAAAA aggiorno con una big news: ho preso 6.5/7 nel compito di matematica. Devo solo non toppare negli esercizi che mi farà fare alla lavagna e non la ho a settembre. Sto piangendo, davvero.
Poi oggi è stata una giornata del cazzo, quindi lasciamo perdere. 
Aggiungiamo che questo capitolo mi fa schifissimo, però adoro l'abbraccio di Calum e Mary. Adoro gli abbracci in generale, insomma. 
E ANCHE LE CILIEGIE CHE STO MANGIANDO ADESSO 
*Sto pensando a cose riguardanti la mia vita da potervi sputtanare giusto per compensare l'assenza di due settimane con un AIEAH molto WOOOH* 
Ho appena starnutito e mi ha fatto male la gola. Starò morendo? Manda un SI se pensi che stia morendo al 298239892 oppure manda un NO se pensi sia stato solo uno starnuto al 2389284920.
Okay, dai, affrontiamo la faccenda Niall Horan che bacia Mary. 
Non so nemmeno io perché l'abbia scritto, ma mi andava di far andare così le cose. Tra l'altro il prossimo capitolo sarà una BOOOOOMBA
Non perché è bello, per carità, fa cagare. Ma perché accade una cosa che aspettavate da tanto :-))) 
Sto spoilerando troppo. 
Vi lascio i miei soliti contatti: 
Facebook – Mary DomenicaDagosto
Twitter – @cucchiaia
Ask.fm – @cucchiaia
Wattpad – cucchiaia 
#STAYSTRONG 

Ps. Grazie per la pazienza <33

Ps.2 uno spoiler del prossimo:

 
 Presa da un moto di ira mi avvicino a Calum Hood e con un gesto veloce lo spingo in acqua provocando un sonoro tonfo. «Spero tu sappia nuotare, stronzo!» grido. 
 
((Ps.3 Ciao Fanni, sei una merda.))
 

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Capitolo 18
*** "I hope you can swim!" ***


18. I hope you can swim!













«Hai visto la foto?»
«Sì, che troia!»
«Ma si sapeva!» una risatina.
«Però ha un bel corpo.»
«Rimane comunque una puttana.»
Altre risate.
Mi volto alla ricerca delle proprietarie di quelle voci, e scorgo un gruppetto di ragazze che osservano lo schermo di un telefono. Man mano che il mio sguardo scorre per tutto il corridoio, qualsiasi persona che noti ha gli occhi incollati al display di un cellulare. 
Aggrotto la fronte. Che cazzo sta succedendo? 
Prendo dal mio armadietto il libro di filosofia e mi avvio verso i bagni delle ragazze. Ancora una volta, mentre cammino, incontro solo persone che tengono in mano i loro telefoni e ridacchiano. Spero sia qualcosa di bello. Come, che ne so, nudes di Adam Levine. Anche se dubito “che troia!”, “rimane una puttana” possano essere riferiti ad Adam. 
Sospiro e spalanco la porta del bagno. Mi fermo davanti agli specchi con i lavandini e mi rinfresco il collo, sentendo già il caldo australiano. «Forza, puoi farcela a sopportare una lezione su Kant. Coraggio.» mi motivo da sola. 
Un singhiozzo aleggia per la stanza. 
Mi giro verso i cinque bagni, attenta. «C’è qualcuno?» domando. 
Un altro singhiozzo. Mi inchino leggermente per poter vedere quale delle cinque porte sia realmente occupata. Poi vedo un paio di scarpe che riconoscerei tra mille. Le vans total black di Helena. 
No, scherzavo, quelle fottute scarpe le hanno tutti ormai, ma sono comunque sicura sia Helena. 
Forse dovrei lasciarla qui a piangere per chissà quale motivo, e fare come ha sempre fatto lei con me. Ma il mio animo da brava ragazza nonché impeccabile amica mi suggerisce di chiederle cosa sia successo. 
Calum ha trovato un’altra groupie? I 5sos non vogliono scoparsela tutti insieme? Il padre le ha comprato un telefono in oro anziché in diamanti? Spalanco la porta del bagno e trovo Helena riversa a terra, tremante per le lacrime. I capelli spettinati, maltrattati, una mano che quasi li strappa via. Quando i suoi occhi incontrano i miei, quasi rabbrividisco. Non la riconosco nemmeno. 
Il trucco colato e lo sguardo disperato. 
«Helena?» 
Non mi risponde, perciò mi siedo accanto a lei stando bene attenta a chiudere la porta del bagno. «Helena cosa cazzo è successo?»
Lei indica con il capo il suo telefono, poggiato a terra a qualche centimetro di distanza da noi due. Io mi allungo e lo afferro, sbloccandolo. Sullo schermo c’è una foto sua, e fino a qui non ci sarebbe niente di male non fosse che Helena è completamente nuda. Strabuzzo gli occhi e mi accorgo essere una foto su Facebook. 
Improvvisamente capisco cosa stesse guardando tutta la scuola. «Chi è stato?» sussurro. Purtroppo so già la risposta. 
«Zayn.» la sua voce trema. 
«Perché gli hai mandato una foto del genere? Helena sei una cogliona!» esclamo incazzata. E’ come mandare una foto alla polizia mentre fumi una canna. O un video in cui squarti una volpe per farti una pelliccia al WWF.
La mia (ex?) amica si prende il volto tra le mani scuotendolo violentemente. «Non lo so, Mary, non lo so. Sono stata stupida. Voglio solo sparire da questa scuola, da questa città, dal mondo intero. Voglio morire.»
Cristo, ma perché di recente tutto intorno a me va a rotoli? E’ come un effetto domino: una dopo l’altra le vite che ho intorno vanno completamente a puttane. E io sono solo una testimone inerme che tenta di fare qualcosa non riuscendo a migliorare di un minimo la situazione.
Louis non risponde ancora a nessun messaggio, e anche i genitori non rispondono quando bussiamo a casa sua, forse consapevoli di quello che sta accadendo al figlio. 
Niall è un grandissimo punto di domanda. Passa la maggior parte del tempo agli allenamenti dopo scuola, forse per non pensare a tutto quello successo oppure semplicemente per estraniarsi dalla faccenda e soffrirci di meno. Meno ci sei dentro, meno soffrirai se dovesse andare tutto storto.
Adesso Helena. Vittima dei suoi stessi sbagli. 
Prendo un respiro profondo; devo solo dimenticare il male che mi ha fatto e aiutarla. «Okay, stammi a sentire – esordisco ricevendo la sua attenzione – Adesso tu ti sciacqui la faccia con dell’acqua fresca, io chiamo Calum Hood e gli dico di venirti a prendere insieme alla sua banda di skinny neri così ti calmi un po’.»
Helena annuisce e si mette in piedi, seguita a ruota da me. «Mi passi il tuo telefono con il numero di Calum?» chiedo. Lei mi indica la sua borsa e io la afferro, pescando il telefono tra la miriade di trucchi e creme varie, per poi entrare in rubrica e chiamare Hood.
Uno, due squilli. «Pronto?» il suo tono di voce è leggermente scocciato. 
«Calum, sono Mary.»
Silenzio. «Oh.»
Solo “oh”? «Puoi venire a prendere Helena a scuola? E’ successa una cosa e non è nelle condizioni adatte per affrontare i nostri compagni.»
«Cos’è successo?» 
«Te lo dirà lei.» lancio un’occhiata a Helena, poggiata al lavandino con aria assente. 
«Va bene, sto arrivando.»

Appena noto il ciuffo sbarazzino di Zayn Malik, mi tengo pronta, ben nascosta dietro il muro del corridoio. Una volta vicino a me, allungo la mano e lo tiro verso il muro. Zayn ha un’espressione maliziosa. «Cosa vuoi farmi?» 
Mi avvicino a lui con aria ammiccante. «Voglio inchiodarti per i coglioni a questo muro.»
Zayn si libera dalla mia presa, gelido. «Cazzo vuoi, Payne?»
«Perché hai fatto una cosa del genere a Helena?» domando. 
Il pakistano solleva gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto. «Dopo tutto quello che ti ha fatto quella troietta, le stai pure facendo giustizia? – le sue parole mi lasciano spiazzata – Credevo saresti venuta da me per ringraziarmi.»
Scuoto la testa. «Hai fatto una cosa meschina.»
«Ti sbagli, ho solo condiviso una foto che lei molto stupidamente mi ha mandato. E’ colpa mia se mammina non le ha insegnato a non mandare sue foto piccanti?»
«Ma perché l’hai fatto? Diamine, rispondi solo a questa domanda!»
Zayn ride e mi accarezza una guancia. «Se lo merita. D’ora in poi nessun ragazzo qui a scuola la guarderà allo stesso modo; sono finiti i tempi in cui Helena era come una dea per tutti quanti. Ora è semplicemente una troia, una stupida ragazzina senza cervello. E tu per prima dovresti gioirne.»
Mi dà una leggera spinta che mi fa comunque arretrare verso il muro, ancora stordita dalle sue parole. «Non gioisco per niente, perché indipendentemente dal modo in cui lei si è comportata con me, non volto le spalle a nessuno. Dovresti imparare a farlo anche tu, che prima te la trombi e dopo la sputtani con tutta la scuola. Ipocrita.» 
Malik si ferma qualche secondo, poi ridacchia e continua la sua camminata, senza però riuscire a tapparsi la bocca: «Attenta a non bucare il muro con quella lama che hai in faccia.»
Lama...? 
La mia mano scatta al naso e impreco pestando un piede per terra. 

La villetta nella quale alloggiano i 5sos quando sono in vacanza qui in Australia è bellissima. Tre piani, un giardino enorme, una piscina e un cancello con la sicurezza. Come se fossero poi così famosi.
Questi scrivono qualche “woooh-oh” e “know it, know it, know it!” e guarda tutto il successo che ricevono. Incredibile. 
All’entrata viene ad accogliermi il bandanaro con un grande sorriso. «Ciao Mary. Come stai?» 
E’ fin troppo gentile. «Puoi evitare di far finta che vada tutto bene.»
Un sospiro. «Oh, grazie al cielo. Helena è completamente impazzita. Alterna momenti di pura follia nei quali lancia oggetti e picchia la prima persona che le capita sotto tiro, a pianti isterici intervallati da “la mia vita è finita”.» 
Mi fa cenno di sedermi in uno degli sgabelli posti attorno al bancone della cucina e io accetto l’invito, poggiando la testa sul ripiano freddo. «Che cosa le avete detto voi?»
Ashton si gratta i capelli. «Diciamo che Luke non è stato molto d’aiuto.»
Oh no. «Cosa intendi.» 
«Si lasciava sfuggire battute infelici. – lo sprono a farmi qualche esempio con uno sguardo eloquente – Tipo “Dai, l’ha fatto anche Jennifer Lawrence!” o “Se fai anche un video, tra qualche mese la famiglia Kardashian ti adotta”.» 
Trattengo a stento una risata e Bandana-Boy come me non riesce a trattenersi più di tanto e si lascia scappare un risolino. «Ma come ridi?» esclamo sconvolta. 
Ashton scoppia in una risata liberatoria che fa ridere anche me. Così rimaniamo cinque minuti buoni a contagiarci la risata a vicenda, come due perfetti coglioni. 
«Ash che cazzo succede qui?» 
Ci voltiamo con le lacrime agli occhi, nel momento in cui Pel Di Lattuga, Calum, Luke e Helena stanno scendendo le scale. La biondina va a sedersi sul grande divano in pelle bianca, mentre i secondi d’estate ci raggiungono intorno al bancone. 
Luke mi poggia una mano sulla spalla, con un sorriso bellissimo in volto. «Ho della lattuga in frigo, ne vuoi?»
Finirà mai di propormi la fottuta lattuga ogni qualvolta ci incontriamo? «No Luke, ma grazie per il pensiero.»
Testa Verde mi si avvicina con aria minacciosa. «La prossima volta che ci scarichi quella pazza psicopatica sporgo denuncia; e nemmeno l’avvocato migliore di tutta l’Australia ti eviterà trent’anni di prigione.»
«Amico, io la sopporto da molti più anni di te, cerca di capirmi.»
«State parlando di me?!» squilla la voce di Helena dal divano. «Calum amore vieni qui a consolarmi!» piagnucola. 
Per la prima volta poso i miei occhi su Calum Hood, che mi sta fissando a sua volta. Alza gli occhi al cielo e fa finta di conficcarsi un pugnale in pancia, mentre Ashton gli lega una corda immaginaria al collo e lo impicca. «Ho una mano rotta, non posso muovermi, scusa.» le risponde facendo ridacchiare Michael.
«Va bene, appena si rimette a posto corri da me.»
Mi sbatto una mano sulla fronte. Può essere così stupida una ragazzina? 
«Perché nessuno viene a farmi compagnia?» gracchia ancora Helena.
Tutti si lasciano scappare sbuffi e imprecazioni. «Hai dato un calcio nei coglioni ad Ash, una manata in faccia a Mikey e hai quasi strappato il piercing di Luke. Ringrazia che non ti abbiamo messo una museruola.»
«Le stai dando della cagna, Calum?» chiede Ashton.
«Sto dicendo che non ha una museruola perché la sua bocca potrebbe tornare utile a uno di noi più tardi.» al sentire quella frase assumo un’espressione schifata e irritata, mentre Hood e Testa Verde si scambiano un cinque. 
«Mary vuoi…» inizia Luke, in piedi davanti a un mega frigo. 
«Per la milionesima volta: non voglio lattuga!»
«…qualcosa da bere.» completa la frase con tono secco e offeso.
Tutti sghignazzano, tranne Calum che è impegnato col telefono. Infatti pochi secondi dopo si alza dal suo sgabello e attraverso la portafinestra trasparente esce dalla cucina-salone, per ritrovarsi nello spiazzo contenente l’enorme piscina con i lettini. 
«Quel ragazzo sta davvero diventando dipendente dal telefono.» commenta Ashton osservando Muraglia Cinese con il volto poggiato sulla mano. 
Con discrezione prendo il mio telefono e controllo ci siano messaggi. Uno di Kiwi. Sorrido. Posso chiamarti?
«Secondo me è per via di quella ragazza che ha conosciuto – sento dire da Michael che mastica chissà cosa – Anche adesso scommetto che è uscito fuori per chiamarla!»
«Quanto vuoi scommettere?» chiede Ashton.
Testa Verde ci pensa un po’ sopra. «Se la chiama, devi mangiare carne di topo.»
Aggrotto la fronte. Che razza di scommessa è? «E se non la chiama?» mi intrometto io curiosa.
Bandana-Boy mi fissa intensamente negli occhi e ammicca. «Se non la chiama… Michael, tu chiederai a Helena di uscire con te.»
«Questo è troppo!» urla Michael sbattendo una mano sul ripiano. «Quella iena mi consumerà qualsiasi forza, mi risucchierà l’anima e…»
Luke poggia una mano sulla spalla dell’amico, con un’aria terribilmente seria che fa già capire a tutti che sta per dire qualcosa di stupido. «Ehi Mike non ti preoccupare, ti insegno l’expecto patronum e potrai affrontare anche un Dissennatore potente quanto Helena.»
Ci lasciamo sfuggire tutti dei sorrisetti e quando abbasso lo sguardo noto un altro messaggio di Kiwi. Melanzana ci sei? 
Mi affretto a rispondere con un: sì. 
La chiamata parte qualche secondo dopo e gli sguardi dei tre ragazzi corrono subito al mio telefono. Mike batte una mano sul petto di Ashton, indicandogli qualcosa. 
Io mi alzo dal tavolo e pronta a rispondere alla chiamata mi avvio verso la portafinestra che dà sulla piscina. «Kiwi!» esclamo appena aperta la porta. 
«Finalmente!»
«Sì, lo so, scusami ma non sono a casa e degli idioti mi hanno distratto.» lancio un’occhiata rapida ai secondi d’estate che mi fissano con sguardi sconcertati. 
Non mi preoccupo di chiedere cosa abbiano. Mi poggio al vetro della portafinestra e mi accorgo di Calum Hood seduto a bordo piscina con il telefono all’orecchio. 
Due schiavi della tecnologia, evvai!
«Dove sei?» domanda Kiwi. 
Sospiro. Mi crederebbe mai se gli dicessi che sono a casa dei 5sos? «Davanti a una piscina, in questo momento.»
Silenzio. 
«Kiwi?» lo richiamo.
Quando sollevo lo sguardo, Calum Hood è girato verso di me, in volto un’espressione indecifrabile e il suo iPhone in mano. 
Inizio a sudare freddo. 
«Cosa vuoi tu?» 
Calum si porta il telefono all’orecchio. «Mary?» 
E succede una cosa assurda, perché il suo “Mary?” lo sento sia uscire dalla sua voce, che dal mio telefono. Stacco lentamente l’apparecchio e fisso la chiamata in corso. Calum sta facendo lo stesso.
«Sei davvero tu?» quasi urla mettendosi in piedi. 
Sento che sto per svenire. Non è possibile. Non ci posso credere che Kiwi sia Calum. E’ tutto uno scherzo, per forza. Non può che essere altrimenti. «Sei Kiwi?» al contrario suo, io urlo. 
«Kiwi e Neozelandese, veramente.» dice la voce di Luke alle mie spalle. Lui e i ragazzi stanno osservando la scena.
Presa da un moto di ira mi avvicino a Calum Hood e con un gesto veloce lo spingo in acqua con un sonoro tonfo. «Spero tu sappia nuotare, stronzo!» grido. 
Ed è proprio in quel momento di tensione e panico, che riecheggia la voce di Luke: «Qualcuno mangerà carne di topo e non sarà di certo CineCalum!»




AIIIEAH
Vi ricordate lo starnuto dello scorso capitolo? ECCO AVEVO RAGIONE IO DOPO QUELLO STARNUTO MI E' VENUTO MAL DI GOLA E SBADABAM FEBBRE
Porca troia ho fatto gli esami scritti del First di Cambridge con la febbre e il naso piangente. Nella stanza mi sentivo solo io tirando su col naso. 
E quella cogliona accendeva pure l'aria condizionata.
E chi era sotto l'aria condizionata? ESATTO IO 
O almeno credo..... 
COMUNQUE VISTO CHI STA AGGIORNANDO COSì VELOCEMENTE?
Tutto merito di un'anonima che su ask mi ha scritto “visto che non hai aggiornato per due settimane, aggiorni due volte?”
ANONIMA SE STAI LEGGENDO, AMAMI PERCHE' TI HO ACCONTENTATA DAI 
Poi oggi si festeggia il mio 6.5 ufficiale nel compito di matematica. Ma non è detta ancora l'ultima parola. “Devo pensarci, perché non voglio che poi tu non tocchi nulla durante l'estate e torni a scuola che non sai fare 2+2!” 
Si è sicuramente dimenticata del compito in cui le ho scritto 7x8=48........... 
Anche se alla prima ora ho fatto un compito di fisica di merda. Così di merda che pure Gigi D'Alessio è meno merda di quella merda che ho consegnato. 
Sto divagando. 
Dicevo.
Aggiorno oggi anziché lunedì prossimo perché: 
1) La critica al Giudizio di Kant si sta rivelando semplice quindi la finisco appena aggiorno e rispondo alle recensioni
2) Gli esercizi di matematica li posso pure fare più tardi 
Se stanotte la passerò a fare trigonometria perché ho aggiornato, sarà colpa TUA CARA ANONIMA
Passando finalmente al capitolo... 
Lo so, fa cagare. 
Ma ehi, VISTO COSA SUCCEDE ALLA FINE?
Il prossimo sarà molto emozionante. Nel senso, sarà un faccia a faccia tra Kiwi e Melanzana. *musica da battaglia* 
Boh, ho detto tutto. 
Spero vi abbia fatto piacere vedere il nuovo capitolo oggi e vi ringrazio come sempre per tutto quello che scrivete! 
Per qualsiasi cosa ormai è sempre la stessa storia 

Mary DomenicaDagosto su Facebook e @cucchiaia in qualsiasi altro social network (twitter, ask, wattpad e blablabla)
Che poi “blablabla”, non ne ho altri ma okay 
BASTA BASTA HO FINITO
HASTA LUEGO NENNE
#STAYSTRONG (che grande ehehe)

Ps. Spoiler prossimo capitolo: Liam muore. 

Ps.2: vero spoiler prossimo capitolo 

«Cristo, io non ci posso credere che con sette miliardi di persone
al mondo proprio tu dovessi essere il numero sconosciuto!»

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Capitolo 19
*** ...but I can't swim! ***


19. …but I can’t swim! 









«Mary, dai.» mormora Luke accanto a me. 
Scuoto la testa, ancora giacente tra le mie mani. Il corpo chinato in avanti e il culo ormai piatto dal tempo passato seduta in questa sdraio a bordo piscina. 
Come può essere lui Kiwi? Sono due persone completamente diverse. Persino le loro voci non riesco ad associarle. 
E’ come tentare di eguagliare un Samsung e un iPhone. 
«Dovresti parlargli.» ancora Luke.
Alzo gli occhi al cielo. «Finirei per sputargli in faccia o prenderlo a colpi.» 
«Non credo tu sia così forte, giacché pure la bionda psicopatica è riuscita a farti un occhio nero.» 
Mi drizzo, rimanendo seduta. «Luke non mi aiuti così, capito?»
Fisso i miei occhi in quelli azzurri del biondo, ritrovandomi a pensare a quanto siano belli e profondi. «Ti stai innamorando?» domanda con sguardo serio. 
Sbuffo. 
«Mi stavi fissando il culo allora!»
Allontanatemi questo ragazzo. 
«Lukey ci puoi lasciare soli?» la voce di Chinatown giunge alle nostre spalle. 
Ci ho ripensato, incollatemi a questo ragazzo. Afferro Luke per il braccio. «Perché? Io e Lukey discutevamo di una cosa molto importante.»
Calum inarca un sopracciglio ma distolgo subito lo sguardo, incapace di reggere i suoi occhi. «Ah sì? Tipo?»
«Il cattivo comportamento dei delfini.» esordisce Luke proprio mentre mi sforzavo di pensare a un argomento. 
Mi volto a fissarlo, impassibile, mentre i miei occhi gridano “cosa cazzo dici?” 
«I delfini sono animali dolcissimi.» risponde Calum sconvolto. 
Il biondo scuote la testa con aria saccente. «Ed è qui che vi sbagliate tutti! Sai che i delfini organizzano stupri di gruppo? Pensa a come ci si debba sentire ad essere stuprato da un gruppo di delfini. E allora vogliamo porre fine a questi abusi?!» grida.
«Luke lasciami parlare da solo con lei.» taglia corto Doraemon. 
Sospiro afflitta e Luke scrolla le spalle. «Ci ho provato.» per poi alzarsi dalla sdraio e lasciare spazio a Calum. Quest’ultimo si siede accanto a me, senza dire nulla. A questo punto potrei dire qualcosa di molto romantico come: “sento il suo profumo delicato e fresco invadermi le narici, mentre il calore del suo corpo poggiato con il mio mi scalda facendomi arrossire”. 
Invece mi limito a lamentarmi con lui. «Sei fradicio, porca balena, allontanati!»
«Perché non mi guardi negli occhi?» 
Sussulto, sorpresa. Credevo non se fosse accorto. Sollevo di poco il volto e fisso i miei occhi nei suoi per un secondo, prima di spostarli sulla piscina. «Fatto.»
Ride. «Mary, parlo sul serio. Sembra quasi non ti freghi un cazzo.»
Stringo le mani a pugno imponendomi di non buttarlo ancora in piscina. «Qui ti sbagli Calum Hood. Di Kiwi mi frega eccome, è di te che non me ne sbatte una minchia.»
«Siamo la stessa persona!»
«No, perché Calum Hood mi ha sfottuta allegramente dandomi della culona con i fianchi larghi, deridendomi con la mia amica, mentre Kiwi mi ha consolata con tutti quei discorsi strappalacrime da tumblr secondo i quali l’aspetto fisico non è tutto e blablabla.» non so perché abbia detto l’ultima parola, ma mi alzo di scatto in piedi.
Calum mi segue a ruota e vorrei dargli un calcio nelle gengive, se solo fossi così agile da riuscire a sollevare la gamba fino alla sua bocca. «Lo so, e mi dispiace. Ma il vero Calum è Kiwi, non Calum Hood.» 
«Cristo, io non ci posso credere che con sette miliardi di persone al mondo proprio tu dovessi essere il numero sconosciuto!»
Rimane in silenzio e non risponde, il che mi fa insospettire e posare lo sguardo sulla sua figura. Ha ancora i vestiti bagnati e i capelli arricciati. I suoi occhi mi stanno trafiggendo in un’espressione indecifrabile. 
«Cos’hai da guardarmi con l’aria di un labrador travestito da carlino?»
«Mi odi così tanto?»
Nella sua voce c’è quasi tristezza e per un attimo mi si scioglie il cuore. «Non è questo è che…»
«Ti fa così schifo che sia io quel ragazzo che ti è stato vicino? Eh?» sbotta incazzato. «O adesso non mi riconosci nemmeno quello che ho fatto per te?»
Gli do una spinta. «Non osare incazzarti con me, perché non ne hai nessun diritto, capito? – stavolta fisso i miei occhi nei suoi e non abbasso lo sguardo – Mi sei stato più vicino tu tramite uno stupido telefono che le persone che vedo tutti i giorni. Mi hai fatto sorridere come nessuno ormai ci riusciva più, nemmeno Niall vestito da folletto che gira per i corridoi della scuola con un pentolone d’oro.»
«E allora dov’è il tuo problema?»
Non capisce. «Il problema è che tu sei Calum Hood, non Kiwi. Il problema è che hai detto tu stesso che non sono il tipo di ragazza con la quale ci proveresti mai, ricordi? Il problema è che mi hai consolata, ma lo hai fatto dopo avermi fatta sentire una merda. E allora che senso ha tutto questo? E’ come se mi insultassi con l’anonimo su ask per poi difendermi senza.»
Calum mi afferra una mano e tento di ritrarmi. «Ho sbagliato, lo ammetto. Adesso non si può neppure sbagliare? Mai sentito la frase “nessuno è perfetto”?» 
«Io ho sentito la canzone di Hannah Montana, Nobody’s Perfect!» esclama Luke contento. 
«Luke, non ora!» rispondiamo in sincrono Calum ed io. 
Il biondo è allontanato da Michael che ci lancia un’occhiata preoccupata prima di chiudere la portafinestra. «Allora?» chiede impaziente.
E vorrei proprio dirglielo. Vorrei davvero sbattergli in faccia un “sessanta minuti”, ma non lo faccio. «Okay, hai sbagliato. Ti perdono, cosa vuoi sentirti dire altro? Non capisco perché tu sia qui a parlarne, non capisco cosa te ne freghi.»
«Stiamo parlando di te, è ovvio che mi interessi.» sussurra.
«Perché?» urlo. «Se una persona non ti piace, non ti piace. Me lo hai detto chiaramente in faccia, conoscendo il mio aspetto. Perché dovrebbe cambiare qualcosa adesso che sono Melanzana?»
«Perché a te interessa, allora?»
«Perché mi piaci e mi odio con tutto il cuore per questo. Sei il tipo di ragazzo con cui non vorrei mai avere a che fare nella mia stupida vita.» 
Calum rimane immobile, gli occhi leggermente dilatati. «Ma…»
Lo blocco, ferita, con le lacrime agli occhi. Tutto questo mi fa sentire terribilmente umiliata. «No, adesso stammi bene a sentire. Kiwi penso sia una delle persone migliori che abbia mai conosciuto: sempre presente, disponibile a sopportare ogni mio qualsiasi sbalzo d’umore, divertente, capace di farmi ridere anche quando vorrei solo piangere. Kiwi sapeva praticamente quasi ogni mio lato nascosto, sapeva le mie debolezze e tentava di aiutarmi ad affrontarle.»
«Mary aspetta…»
«Fammi finire ti ho detto. – gli urlo in faccia, per poi prendere un respiro profondo e calmarmi – Da qualche mese ho iniziato ad andare da uno psicologo, che mi ha “diagnosticato” una leggera forma di depressione. Sai quante sedute facevo a settimana? Sette. Esatto, nemmeno nel giorno di riposo del Signore stavo buona a casa. E adesso sai quante sedute facevo a settimana dopo aver conosciuto Kiwi? Una.» 
Calum è impallidito, la bocca semiaperta; so che sta cercando le parole da dirmi. «Non me ne hai mai parlato...»
«Ma se da una parte c’era Kiwi che mi aiutava, dall’altra c’eravate tu ed Helena, con il vostro impegno giornaliero nel farmi sentire una merda, continuamente presa in giro. Mentre Kiwi mi aiutava ad affrontare le mie debolezze, Calum Hood non faceva altro che insidiarle sempre più in fondo.» 
Mi accorgo di avere il fiatone, talmente grande è l’enfasi che ho messo in tutto ciò che ho sputato fuori. «Capisci perché mi odio? Perché mi piace Kiwi da morire, e in fondo al mio stupido cuore mi illudevo che la cosa fosse ricambiata almeno un minimo. Invece tu sei lui, e io a te non piaccio.»
«Perché dici così? Cosa ne sai di quello che provo io?»
«Me l'hai detto così tante volte che ormai potrei scrivervi un libro in trenta lingue diverse.»
«Era diverso, ancora non ti conoscevo bene. Ti vedevo come la ragazzina che si divertiva a inventare nomignoli con i quali prendermi per il culo. Adesso è tutto diverso.»
Vorrei scoppiare a ridergli in faccia, ma mi sento presa in giro dall’unica persona che sembrava non avere nessuna intenzione di farlo e il mio umore non è poi così ilare. «Non mentire. So come andrà a finire: stanotte chiamerai una delle tue groupies di fiducia e te la tromberai, mentre domani sarai già in giro per il mondo con quei tre a cantare i vostri “know it, know it, know it” con gli altrettanto vostri skinny neri del cazzo.»
«Ti dico cosa accadrà realmente: stanotte io mi butterò nel letto, mentre Ashton e Michael si sfideranno a Fifa e Luke gironzolerà per la casa come un’anima in pena, e chiamerò una certa Melanzana per parlare con lei. Domani mattina, invece, andrò a casa sua – poco mi importa se deve andare a scuola – e le chiederò di fare un giro con me. Allora lei capirà quanto ci sia di Kiwi in Calum Hood.»
Scuoto la testa e lo osservo incamminarsi verso la portafinestra. «E se io non ti rispondessi stanotte?»
«Verrò di persona e renderò reale la prima frase di Wrapped around your finger, ma non lamentarti se spaccherò qualche vetro.» Wrap-cosa? Ride della mia faccia confusa. «Giusto, dimenticavo che tu non ascolti le nostre canzoni.»
«Calum, non sei obbligato a farlo. Lo capisco.» 
«Nessuno mi obbliga, infatti. Lascia che ti dimostri quello che io provo per te.»
«Le friendzone iniziano sempre così.»
Un sorrisetto. «Mettimi alla prova, Mary.»
Non gli rispondo e mi volto di spalle, sentendo il viso andare a fuoco. Com’è possibile che gli interessi ancora parlarmi? Questo non è il tipo di cose che capitano a me. Sono più la sfigata che si prende cotte per ragazzi impossibili che non ricambieranno mai, ma che attrae bidoni della spazzatura viventi. O maniaci che ti tastano il culo in Chiesa. Sì, altra esperienza risalente al terzo periodo di prova di Liam con Dio. 
Assorta tra i miei pensieri non faccio caso ai passi che sento dietro di me, sempre più vicini. Poi due mani mi spingono per i fianchi e in pochi secondi mi ritrovo in acqua, annaspando come un rinoceronte. 
«Non so nuotare, morirò, aiuto!» strillo muovendo alla rinfusa braccia e gambe.
Una risata familiare è vicina al mio orecchio. «Ci sono io qui, tranquilla.»
Calum mi sta facendo da salvagente, stringendomi per il busto, completamente a suo agio nella piscina. Mi sorride, come se non fosse successo nulla. «Scusami, dovevo vendicarmi.» si giustifica. 
«Tuffo a bomba!» urla in un crescendo di note Luke, prendendo la rincorsa dalla cucina, per poi scivolare poco prima del bordo piscina e cadere come un salame in acqua. 


CALUM’S POV. 
Credevo che convivere con i ragazzi fosse stressante, ma a quanto pare Helena mi ha fatto rivalutare i miei amici. 
In confronto a lei, le mutande di Michael abbandonate sul lavandino del bagno non sono nulla, come non è nulla nemmeno il karaoke che improvvisa Ashton nella doccia, cantando (stonando) a squarciagola singoli di Enrique Iglesias ogni giorno. 
E’ da mezz’ora che parla al telefono con una sua amica; lancia gridolini, esclama ogni tre secondi “oh mio Dio” e cammina avanti e indietro per il balconcino. 
Se solo le venisse il desiderio improvviso di imparare a volare e usasse il nostro balcone come pista di lancio…
Incuriosito, mi avvicino a passo felpato alla porta del balcone e mi apposto con l’orecchio in allerta per sentire cosa sta dicendo. 
«…ma sì, ti giuro!» risata. «Lo so, sono un genio! Sapevo che quel coglione di Malik avrebbe mandato la mia foto a tutti come sapevo anche che quella deficiente di Mary avrebbe chiamato in soccorso Calum e i 5sos.»
Sgrano gli occhi. Ma che grandissima figlia di mignotta.
«E quindi adesso sono a casa loro, con l’opportunità irripetibile di scoparmi Calum una volta per tutte. Anche se lo so che lui prova qualcosa per me, e alla fine da semplice sesso diventerebbe una relazione.»
Vorrei sbattermi la testa al muro, se solo non fosse un’occasione per Helena di approfittare del mio corpo giacente a terra. A questo punto mi prenoto un biglietto aereo per il polo nord e mi rifugio tra i pinguini. Luke ne sarà molto entusiasta.
«…che poi cosa cazzo si lamentano? Ho fatto loro un dono divino scattandomi quella foto nuda. Non capita tutti i giorni di vedere qualcosa di così bello e pure gratis.» una pausa. «Hai ragione: dovrei farmi pagare per le foto nude!» strilla facendomi spaventare.
Sì, certo, così magari metti da parte dei soldi per farti un trapianto di cervello. Ammesso ne abbia uno. 
«Fidati di me, tesoro. Tempo due mesi e sentirai un nuovo singolo dei 5sos dedicato a me!»
Certo. Inizio subito a scriverlo, tanto il titolo l’ho già. She looks so cagna con la voce di Michael in sottofondo che abbaia. 





AIIIIEEEAH
Beh, la scuola per me è finita ieri e non so ancora se mi dispiaccia o se sia contenta. Ovviamente il dispiacere è dovuto al fatto che quelli di quinta se ne andranno e sbadabam. 
Se qualcuno ha capito cosa intendessi con sbadabam è pregato di avvisarmi. 
COMUNQUE com'è andato il vostro ultimo giorno? Noi abbiamo fatto lezione. Cioè, mentre tutta la scuola mangiava, festeggiava, cantava a squarciagola, noi affrontavamo un'interrogazione di fisica. Ho passato due ore alla lavagna, senza dire poi nulla perché mi ha fatto una domanda e ogni volta ne usciva uno che voleva farsi interrogare. BOH. 
Che poi mentre era il mio turno, la classe affianco ha messo “Take me to Church” di Hozier ed era in perfetto abbinamento alle preghiere che stavo recitando dentro di me, visto che non sapevo un cazzo di fisica. 
E adesso che ci penso, ho dimenticato di portare l'iscrizione all'anno prossimo......................e anche l'attestato per i CREDITIIIIII
No ma io mi uccido.
VABBE'. Chiuso l'angolo “I cazzi miei”, passiamo alla storia. 
Oh merda ci sono i gelati dei Twix e dei Mars in freezer. Oddio oddio. 
Allora. 
Mary e Calum si affrontano. 
….
….
Ed Helena è una troia. Avete fatto male a dispiacervi per lei nello scorso capitolo ahahah 
Alla fine le troie perdono il cliente ma non il lavoro. Nel senso che andranno sempre con uomini diversi, ma il lavoro è lo stesso.
Voglio solo avvisarvi che il prossimo capitolo sarà molto tranquillo, ma il 21 e 22 li ho scritti piangendo. Quindi metto già le mani avanti.
Boh ho detto tutto, credo. Ora vado a rispondere alle recensioni e poi mi divido tra rewatch di The Vampire Diaries e fine prima stagione di Pretty Little Liars. (ebbene sì, anche io lo guardo. Cioè, gli sto dando una terza opportunità di piacermi) 
WOOO MA STO AIEAH E' LUNGO UNA PAGINA DI WORD. 
Ah, e voglio solo dedicare un piccolo spazio al video dei Maroon 5 in cui Adam mostra al mondo quanto la natura sia stata generosa con lui. Mi ero dimenticata di menzionarlo nello scorso. 
Okay me ne vado, ho finito di rompere le palle. 
Buona estate a tutte, e a voi che piace il mare: godetevelo. 
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Kiwi – NO MI RIFIUTO DI SCARICARE QUELLA FOTTUTA APP, BASTA CON STI INVITI. 
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#STAYSTRONG 

PS. Vi si ama tutte quante <333

PS.2 
Spoiler prossimo capitolo: 
«Quanto ci vorrà perché tu mi perdoni?» mormora. 
Mi volto verso di lui, per la prima volta, e incrocio il suo sguardo. «Il fatto che sia qui con te significa che sto già iniziando a farlo, sai?»

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Capitolo 20
*** Ellie Goulding and Kebab. ***


20. Ellie Goulding and Kebab. 








 

«Buongiorno cari ascoltatori della radio L'erbadelvicinoèsemprepiùverde! Il sole è alto nel cielo, le vostre cartine lunghe aspettano di essere girate, la cara amica Maria non vede l'ora di fare conoscenza con voi e il nostro Dio vi accompagnerà adesso nel rituale mattutino. Perché, ricordate il motto: Se non fumi la mattina, Bob Marley ti darà una pappina!»
La radio di mio fratello sparata al volume massimo dalla cucina mi fa svegliare di soprassalto, con gli occhi spalancati e l'ira che cresce ogni secondo di più dentro di me. Allungo il braccio nel letto e vado a tastare le lenzuola accanto a me, con delusione.
Nemmeno oggi Adam Levine è nel mio letto.
Mi butto giù dal letto e mi trascino a gattoni verso la porta; mi ci arrampico come una scimmia e una volta in piedi vado in bagno. 
Un'altra ondata di delusione mi invade quando vedo il mio riflesso nello specchio. Diciotto dicembre 2015: non mi sono ancora svegliata con il volto e il corpo di Taylor Swift. 
Dopo una doccia veloce mi butto addosso i primi vestiti che mi capitano e con lo zaino in spalla mi dirigo in cucina. 
Liam è seduto a tavola, con lo sguardo puntato davanti a sé e i doppi menti perfettamente immobili. Harry – essendo uno di quei figli che guardi e pensi «meno male che non ho usato il preservativo!» – ancheggia mentre versa il caffè nella tazzina ignorando completamente lo stato d'animo di nostro padre.
«Buongiorno.» mormoro. 
Chioma selvaggia si volta e sorride radiosamente. «Ehi sorellina, come stai? Dormito bene? Bella giornata? Quali materie hai a scuola? Verifiche? Interrogazioni? Studiato? Sei pronta? Partenza? Via!», urla l'ultima parola prima di scattare fuori dalla cucina lasciando cadere la tazzina di caffè per terra. 
Liam non si muove. Normalmente avrebbe alzato i doppi menti dalla sedia per rincorrere Harry, bloccarlo al muro per i capelli e sgridarlo: «così hai fumato erba, eh? Complimenti, davvero. Sangue del mio sangue e ti fai gli spinelli da solo, senza offrire al tuo papà! Sei in punizione!»
«Papà, che ti succede?» mi avvicino lentamente a mio padre. 
Lui non mi risponde. 
Ci sono pochi modi per attirare l'attenzione di Liam Payne. E uno di questi... «Papà c'è una rossa dietro di te!», e per “rossa” intendo una birra. 
Payne non si volta. 
Avanzo verso il frigo e afferro una bottiglia di birra, la stappo e la piazzo sotto il naso di papà, lasciando che il suo odore gli riempia le narici facendolo rinvigorire. In condizioni normali, avrebbe afferrato la birra con un gesto violento, per tracannarla poi con voracità e passione. Invece Liam non fa nulla. 
«Liam, reagisci!» grido scaraventando la birra terra. Nemmeno il rumore della sua grandissima amata che va in frantumi lo risveglia dal suo coma. 
«Papà sono incinta» provo. 
Niente. Con uno sbuffo afferro il mio zaino ed esco dalla cucina. Harry è messo a testa in giù sul divano e sta ancora ascoltando la radio. «Sentite il sangue andarvi al cervello, vero? Sentite la testa schiacciata dal peso del vostro corpo ricco di natura e vegetazione, vero? Bene, è così che un hippie in pace con il mondo e con sé stesso deve sentirsi!»
Non perdo nemmeno tempo a salutare un caso clinico del genere. Esco di casa e mi sbatto la porta alle spalle, poggiandomici contro e prendendo un profondo respiro. Non ne posso davvero più di tutta questa follia. 
«Famiglia di pazzi?»
Per poco non lancio un urlo quando Calum Hood pronuncia quella domanda con tono di voce tranquillo, a pochi metri da me. Sollevo il volto e lo ritrovo ormai davanti alla porta di casa alla quale sono poggiata.
«Che diamine ci fai tu qui?!» esclamo. 
Calum ride. «Oh, noto che sei contenta di vedermi. Grazie per l'accoglienza.»
«Cosa ci fai a casa mia, Calum?»
«Perché non mi chiami più Kiwi?» risponde, invece, inclinando la testa di lato con espressione mezzo dispiaciuta.
Mi stacco dalla porta. «Te lo chiedo un'ultima volta, dopodiché me ne vado, chiaro? Cosa ci fai qui?» mantengo un tono pacato e pressoché gentile.
«I tuoi capelli sembrano un nido di uccelli, stamattina, ma mi piacciono. Ti danno un'aria selvaggia.» infila una mano tra la mia chioma già compromessa e li spettina ancora di più. 
Stanca dei suoi giochini, mi libero dalla sua presa e lo sorpasso, intenzionata ad andare a scuola. «Io me ne vado, ciao» lo saluto. 
Sento i passi di Calum raggiungermi con una breve corsa e arrestarsi davanti a me. Mi afferra per le braccia. «No, no, scusami,  dai.»
Rimango zitta, aspettando sia lui a parlare e a darmi qualche spiegazione. 
«Te l'avevo detto che mi sarei presentato a casa tua e ti avrei portata da qualche parte...»
«Ho scuola, Calum...» sospiro stancamente. 
«...fregandomene totalmente se avessi scuola o no», sorride come se non fosse successo nulla. 
Alzo gli occhi al cielo. «Il tuo buonumore mi dà il voltastomaco. E anche il tuo menefreghismo verso tutto.»
«Dovrò pur compensare il tuo incazzo costante con il mondo, no?» mi sorride dolcemente accarezzandomi il braccio nella sua lunghezza. «Menefreghismo verso cosa?»
«Verso quello che è successo», ribatto incrociando le braccia al petto ed evitando il suo sguardo.
Le sue mani si staccano da me. «Guardami negli occhi quando mi parli – e con irritazione poso il mio sguardo sul suo volto – grazie. E cosa sarebbe successo? Io sono Kiwi e tu sei Melanzana. Io sono Calum e tu sei Mary. In cosa dovrei mostrare menefreghismo, scusa?» 
Scuoto la testa e tento di superarlo, ma lui prontamente mi blocca. «Calum, davvero, torna a fare quello che facevi prima» borbotto.
«Per “prima” intendi prima di conoscerti o prima di venire qui? Perché, sai, io la mattina assecondo il mio alza bandiera
Mi lascio scappare un sorrisetto, che maschero prontamente. «Sono seria.»
«Anche io. Sono venuto qui per dimostrarti quanto Kiwi ci sia in Calum: lasciamelo fare. Passa questa mattina con me, solo questa, e se ti annoi sei libera di cancellare il tuo numero dal mio telefono e addio.» allarga le braccia e mi fissa con sincerità. 
Riesco a malapena a guardarlo in faccia, come posso passarci una mattina intera? «Dammi un buon motivo. Uno solo.»
Calum si toglie lentamente gli occhiali da sole, puntando i suoi occhi cinesi nei miei. «Perché noi due ne valiamo la pena.»
«Cazzo, ma secondo te io devo pure stare appresso a un deficiente che dice queste cose senza senso?» esclamo avviandomi verso la macchina e lanciandoci dentro il mio zainetto. 
«Qualcuno qui è allergico al romanticismo?»
«Ignorerò quello che mi hai appena detto, ma se provi a sparare altre cazzate del genere io ti lancio fuori dalla tua stessa macchina e me ne torno a casa. Chiaro?»
Calum Hood sorride entusiasta, sistema gli occhiali e si siede alla guida accanto a me. «Sai guidare?» domanda con curiosità una volta allacciata la sua cintura. 
Sbuffo. «No, ma non penso ci voglia molto. Inserisco la chiave, giro, premo sull'acceleratore e muovo il volante a seconda di dove io voglia andare.»
Biscotto della Fortuna mi osserva impassibile. «E per spegnerla?»
«Tolgo le chiavi.» scrollo le spalle e accendo la radio, decidendo di concentrarmi solo sulla canzone da scegliere.
«Spero di essere in tour, molto lontano da qui, quando prenderai la patente e ti compreranno una macchina.» mormora. 


«Lascia questa, dai!» grida Calum dandomi un colpetto al braccio.
Faccio un verso schifato. «Ma sei serio? Che gusti hai?» ribatto fissandolo. «Ah, già, dimentico che sei il primo a cantare “Know it, know it, know it!” e a venir preso per artista.» 
Hood impreca. «Lo sai che giudicare un artista dopo aver sentito solo una sua canzone è da stupidi?»
«Lo sai che prendere per il culo una ragazza dandole della cicciona e poi andare a fare discorsi sulla bellezza interiore è da incoerenti?» 
Il cinese aggrotta le sopracciglia e sta zitto, senza degnarmi di una sola occhiata. Continua a tenere gli occhi fissi sulla strada, circondata da alberi e vegetazione, le nocche bianche da quanto sta stringendo il volante. «Calum Tommaso Augusto Robin Hood?» lo richiamo. 
Silenzio. 
Cambio stazione radio. 
«Eh dai, Calum, ti sei offeso?» tento ancora. 
All'ennesimo silenzio sbuffo sonoramente e alzo il volume della radio, proprio nel momento in cui sta partendo Love me like you do di Ellie Goulding. Saltello sul sedile battendo le mani, felice. «Kiwi, Kiwi, io amo questa canzone!» 
Calum mi guarda con la coda dell'occhio e non mi sfugge il mezzo sorrisetto che si dipinge sul suo volto. Mi schiarisco la gola e canto sopra la voce di Ellie. «You're the night, you're the light, you're the color of my blood. You're the cure, you're the pain, you're the only thing I wanna touch. Never knew that It could mean so much, so much.» inutile dire che la mia voce non è delle migliori. 
Ricordo ancora quando andai a dormire a casa di Helena, la mattina mi piazzai in bagno cantando Chandelier e il vicino super figo di Helena le chiese: «Ma chi è la sirena agonizzante che sta cantando?»
Da quel giorno, quando vado a casa di Helena, mi copro la faccia con una busta prima di entrare in casa e quando sto uscendo. 
«Sei un po' stonata, eh?» mi prende in giro Calum. 
«Vediamo se sai fare di meglio, allora.» lo sfido con un sorrisetto, segretamente contenta gli sia passato il momento “mi imbroncio assumendo l'espressione di una delle statue dell'Isola di Pasqua”. 
Lui si schiarisce la gola come ho fatto io e gli do un colpetto. «Fading in, fading out, on the edge of Paradise. Every inch of your skin is a holy grail I've got to find. Only you can set my heart on fire, on fire.» rimango ad ascoltarlo in religioso silenzio, troppo colpita dalla sua voce. «Love me like you, lo-lo-love me like you do. Love me like you do, lo-lo-love me like you do. Touch me like you do, to-to-touch me like you do. What are you waiting for?» 
Chiudo gli occhi e mi abbandono al sedile, mentre il vento mi scompiglia i capelli e mi sferza il volto piacevolmente. La voce di Calum mi invade e non posso fare a meno di sorridere, perché in quelle note che sta cantando, sento Kiwi. Sento la sua voce e tutti i momenti passati insieme attraverso due semplici telefoni. 
Istintivamente afferro la mano di Calum e la stringo, facendolo smettere di cantare. Il suo volto si gira di scatto verso di me e sorride, per poi continuare a guidare con una mano sul volante e l'altra stretta alla mia. 
Cerco di sciogliere la presa dicendo: «Pensa a guidare, dai...»
Kiwi stringe la mia mano più forte per impedirmi di allontanarla e scuote il capo. «No, no, ce la faccio.»
Beh, meno male che ho abbozzato in un file di word il mio testamento. 


Finalmente la macchina si ferma in cima a una collina. Le nostre mani sono ancora strette e Calum spegne il motore, poggiandosi completamente al sedile e sospirando. «Scendiamo?» mi chiede. 
Annuisco e apro lo sportello, seguendolo fuori dalla macchina. Hood si siede sul muso della macchina, facendomi cenno di imitarlo. Prego tutti i Santi di non scivolare in modo impacciato nel tentativo di sedermici sopra, e qualcuno lassù mi ascolta. 
Osservo qualche istante l'intera città e non mi preoccupo più di nulla, rilassata dal silenzio e dalla presenza di Calum accanto a me. 
«L'avevi già capito che ero Melanzana?» domando. 
«Io...» si blocca e sospira. «No, non me lo aspettavo minimamente.»
«Ci sei rimasto male?» 
«No.» risponde subito, senza esitazione. Aggrotto la fronte. Oh, andiamo, ma chi ci crede. «E so che non mi credi, è comprensibile. Ma posso giurarti che non sono rimasto deluso. Tutto tranne che deluso. Sorpreso, sconvolto, incredulo, divertito... ma non deluso.»
Annuisco, senza dire nulla. Cosa dovrei dirgli, poi? 
«Tu invece sì, vero?»
Come posso dirgli in modo gentile che scoprire che lui è Kiwi mi ha lasciata più delusa di Liam quando non trovò la sua marca preferita di birra al supermarket e passò tutta la sera a casa depresso? «Un po'.»
«Ti capisco, e voglio chiederti scusa per tutto.» solleva una mano per bloccare qualsiasi mia domanda o protesta. «Scusami per essermi comportato da completo coglione e averti ferita, in qualsiasi modo possibile.»
Rido ironicamente. «E' facile trattare male una persona e poi chiederle scusa, sai? Come se Hitler poi avesse chiesto scusa a tutto il mondo. Una volta che sbagli, non torni indietro.»
«Mi stai paragonando a un dittatore che ha sterminato milioni di persone?»
Non gli rispondo e mi fisso le punte delle scarpe. Sono state davvero un'ottima scelta questo paio di vans, mi piacciono molto. 
«Ti guardi le punte dei piedi perché sei in imbarazzo?»
«No, mi complimento con me stessa per il mio ottimo gusto in fatto di scarpe.»
Una risatina. 
«Quanto ci vorrà perché tu mi perdoni?» mormora. 
Mi volto verso di lui, per la prima volta, e incrocio il suo sguardo. «Il fatto che sia qui con te significa che sto già iniziando a farlo, sai?»
Muraglia Cinese scuote la testa. «Ti ho solo dato un pretesto per non andare a scuola. Pur di marinarla saresti andata in giro anche con un venditore di cammelli a raccattare bambini da usare come merce di scambio.»
«Cosa cazzo stai dicendo?» 
«Non lo so.»
«Perché pensi che io ti odi?» 
Ci sono tante cose che odio: i lunedì, mio fratello che usa i miei reggiseni come porta-candele per le sue sedute di yoga, mio padre che mi chiama Heineken, la matematica, le insalate al Mc Donald's (messe lì come a dirti “vuoi prenderti un grosso e grasso panino che ti farà ingrassare già solo a sentirne l'odore, eh? Beh, in caso volessi evitare di inglobare lardo nel tuo corpo, noi siamo qui. Ma non sentirti obbligata, eh. Tranquilla, schifosa cicciona.”)... ma non Calum. Anzi, Kiwi. 
Calum mi sorride tristemente. «Non è così?»
«No.» mi stringo nelle spalle. «Mi stai giusto un po' sul cazzo, ma non ti odio.»
«Ah, beh, grazie.»
Okay, è ora di essere un po' gentile. «No, Calum, davvero. Odio l'incoerenza e la doppia faccia che hai mostrato, ma apprezzo quello che stai facendo. Apprezzo che tu voglia tentare di mantenere il rapporto che avevamo creato.»
«Parli sul serio?»
Annuisco e gli sorrido debolmente. «Forse sono stata troppo dura con te, lo ammetto. Anche io non ho avuto di certo un comportamento fantastico e...»
Il braccio di Calum mi circonda le spalle per poi attirarmi a sé e abbracciarmi cautamente. Forse teme gli possa fare del male fisico, e ha ragione. «Sono stato un coglione. Ho perso tempo con Helena quando avevo te davanti tutto il tempo e voglio recuperare ogni singolo istante sprecato.»
Sollevo il volto e lo fisso dal basso. Con i suoi occhi scuri scruta il cielo e ha un'aria tranquilla, rilassata. Incredibilmente, fa rilassare anche me e tutto sembra quasi tornare alla normalità. 
Un po' come quando ti dicono che Gigi D'Alessio ha fatto un concerto al Madison Square Garden e dopo momenti di confusione e incredulità esclamano: «Era tutto uno scherzo, tranquilla, puoi dormire stanotte!»
Calum abbassa di poco il volto per fissarmi e mi da un buffetto nel naso, per poi allontanare la mano di scatto con faccia sofferente. «Aia, mi hai punto!»
Adesso si sta allargando un po' troppo, però. «Stai zitto, Sushi.»
«Ma nel cartone de “La bella addormentata” hanno usato il tuo naso come l'ago del telaio con il quale Aurora si punge?»
Gli assesto un colpo che finisce per causare dolore a me e sotto le sue risatine dovute al mio sguardo offeso, mi metto seduta bene. «Senti una cosa...» mi guarda con curiosità. «Visto che, insomma, sei Calum Hood dei 5 Seconds Of Summer e quindi sei una persona famosa...»
«Non ho mai incontrato Adam Levine, ma se vuoi posso chiedere al mio manager.»
Unisco le mani come in preghiera e lo guardo con gli occhi che brillano. «Davvero?!»
«Forse.»
Sto per rispondergli, quando una musichetta elettronica giunge alle nostre orecchie. Leggo confusione anche nel volto di Kiwi, e ci giriamo tutti e due in direzione della musica. 
Quello che mi si presenta davanti mi lascia stupita. C'è un carrellino ambulante, bianco, con scritto in rosso: Vas Happenin? Kebab
Alla guida del carrellino ci sono un uomo parecchio... largo? E un altro che mi ricordo di aver già visto, più o meno dell'età di Liam. 
«Ehi ragazzi, volete un Kebab? Kebab buonissimi!» esclama quest'ultimo. 
Calum scoppia a ridere, diventando paonazzo. «Non ci posso credere! E' l'ex membro dei Two Directions: Jawy.»
Spalanco gli occhi, squadrando da capo a piedi l'amico di mio padre. Mi soffermo sul suo testone rasato e tinto di verde e faccio una smorfia. Mi ricorda vagamente un broccolo.
«Stronzo, non dimenticarti di me: Baughty Noy!»
Jawy si sposta dal carrellino e ci corre incontro. «Tu conosci i Two Directions? Tu conosci me?» 
Parlo un po' in stile “tu Cita, io Tarzan”. «Io sono la figlia di Liam Payne.» borbotto. 
Jawy si volta verso Palla di Carne. «Ciao amico, io vado con loro.» senza chiederci nulla salta in macchina, nei sedili posteriori. «Tu mi devi portare da Liam, subito!» 
Come? Ma chi si crede di essere questa testa di spinacio? «Scusa?» lo guardo irritata. 
Jawy rotea gli occhi al cielo, allacciandosi la cintura. «Sì, sì, ti do Kebab in cambio!»


 

 
AIEAHH
ALLORA QUANTO E' BELLA LOVE ME LIKE YOU DO DI ELLIE GOULDING? 
Mi ricorda di quando andavo a scuola in sede staccata (noi abbiamo la sede centrale e una staccata, visto che siamo molti.....). Arrivavo in piazza, poi generalmente dovevo prendere il 5 con Congino (se stai leggendo, ma dubito visto che non hai ancora imparato, ciao!), però mi partiva lo sclero e prendevo l'8. Il motivo era che nel 5 c'erano i miei compagni di scuola, sull'8 gli universitari. E poi faceva un percorso più figo. 
Insomma, mi ricordo di aver passato 5 giorni di seguito sull'8 ad ascoltare LLYD a ripetizione. 
Ricordo pure i posti in cui ero seduta. 
COMUNQUE
BUON MARTEDì A TUTTEEEEEEEEEEEEEEEEEEE
Sognavo di inserire Zayn venditore di Kebab, aiuto. 
Ah, che poi, la parte in cui il tipo figo definisce Mary “sirena agonizzante” è autobiografico. Una volta ero a casa di un'amica, e sotto il suo appartamento abita la zia. La mattina mi alzo, entro in bagno prima degli altri, metto Chandelier di Sia e mentre lavo i capelli la canto. Mostro il meglio di me con acuti da paura. 
Poi quando esco ho scoperto che la zia della mia amica l'aveva chiamata da sotto per dirle “ma chi è la sirena agonizzante che sta cantando?”. 
Ci sono rimasta molto male....
Cristo, sto morendo di sonno...... 
Chiudiamo l'angolo “cazzi miei” e passiamo al capitolo.
….
Non ho nulla da dire sul capitolo, bene. Vi dico solo di prepararvi al prossimo perché SBADABAM, è terribile. Stavo anche pensando di riscrivere il 21 e 22, ma ormai mi ci sono impegnata e nada. 
Grazie per seguire la storia e per tutti i bellissimi complimenti!<333
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#STAYSTRONG 


Ps. Spoiler prossimo capitolo: 
«Ma se tu andassi sull'Isola Che Non C'è, io non ti vedrei più.» 
Louis mi affiancò subito, abbracciandomi come solo i bambini sanno fare e stampandomi un bacio sulla guancia. «Vieni con me.»
«Posso? Mi vuoi?» 
«Siamo amici, no? Io andrei ovunque andresti tu!»
«Anche io.» 


Ps.2 E' normale che stanotte abbia sognato che le liars di pll erano con me al pranzo di Natale ed Ezra era stato invitato per portare 4 sedie?..... Tutto il sogno che aspettavo con ansia Mr Fitz e alla fine mi sono svegliata prima che arrivasse. PIANGO.

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Capitolo 21
*** How to save a life. ***


21. How to save a life   









«Io ero il più scazzato nella band, devo ammetterlo» Jawy parla senza sosta da almeno mezz'ora e sto seriamente pensando di lanciarmi fuori dalla macchina in corsa. «Cantavo sul palco con lo stesso entusiasmo con cui Lana Del Rey scopre di non essere prossima alla morte. Capite cosa intendo?» 
«Certo, lo stesso entusiasmo con cui io ti sto ascoltando.» borbotta Calum accanto a me. Sorrido. 
Jawy continua a parlare a ruota libera, convinto che a me e Calum interessi la storia della sua vita: come i suoi genitori lo abbiano concepito, a quanti anni ha fatto il suo primo kebab, se era con cipolla o salsa piccante e ancora quanto l'industria dei kebab sia cresciuta col tempo. 
«Che tortura, cazzo.» bofonchio. 
«Esatto!» urla Jawy. «E' sempre stata una tortura fare kebab senza cipolla. La gente non capisce che è la cipolla a dare quel gusto... quel gusto... esotico.»
La macchina finalmente si ferma nel vialetto di casa Payne e ringrazio il Santo Patrono dei Coglioni Rotti per avermi salvato dal suicidio. «Vado prima io, però.» blocco Jawy che sta per fiondarsi in casa con una velocità che batterebbe la mia al Mc Donald's dopo scuola. 
Apro la porta di casa e – strano! - mio fratello sta facendo yoga in salotto. Le gambe incrociate dietro il collo e gli occhi chiusi. «Ciao figlia di Dio.»
Lo ignoro ed entro in cucina, sicura che Liam sia lì. E' l'unica certezza della mia vita trovare mio padre in cucina a tracannare birra. «Papà?»
Liam solleva il volto, in mano una bottiglia di birra e gli occhi lucidi. «Ciao tesorino.»
«Ho una sorpresa per...» qualcuno mi spinge facendomi andare a sbattere contro il muro, e Jawy piomba in cucina guardando a destra e sinistra con un sorriso enorme stampato in volto. 
Poi il Pakistano si gira verso di me con aria delusa. «Mi hai mentito. Non c'è Liam qui.»
Indico l'uomo seduto sul tavolo. «E' lui, testa di carciofo.»
«Quella massa di doppi menti che regge una bottiglia di birra è... Liam?!» dice con tono schifato. 
«Ha parlato il venditore di Kebab ambulanti con la testa che sembra il microfono di Hulk.» 
Calum mi affianca. «Tutto bene?» gli rispondo con un cenno del capo.
Jawy si siede accanto a mio padre e gli posa un braccio attorno alle spalle. «Daddy Direction, cosa ti succede?»
«La vita fa schifo.» mormora con tono di voce rotto. 
Kiwi si accosta al mio orecchio. «Capisco da chi tu abbia preso, adesso.»
Sbuffo. 
«Dov'è finito il cantante che cadde sul palco e si rialzò esclamando "l'ho fatto apposta!" per poi fingere di cadere di nuovo, scivolare lungo tutta la passerella e rompersi una caviglia?» 
Che cosa?! Calum Hood ridacchia e gli dò una gomitata nelle costole. 
Liam scuote la testa. «E' morto per sempre. Vaga nell'Inferno Dantesco, è un'anima in pena alla ricerca di una birra.» 
Mi batto la mano sulla fronte e mi vergogno di avere un padre simile. Jawy mi sorprende. «I Two Directions non sono finiti, Liam! Possiamo ancora riportarli in vita.»
«Come?» Liam scatta verso l'amico quasi con aria interessata.
«Troveremo Arnoldo, Willy e Jamy. Scriveremo nuova musica, chiameremo il nostro vecchio manager e torneremo nel mondo della musica più forti di prima!» grida alzando il pugno al cielo. «Prima, però, tu hai bisogno di una dieta.»
Harry irrompe nella stanza proprio mentre Liam e Jawy si stanno stringendo la mano con aria soddisfatta. «Ma chi è quello? Un venditore di Kebab?» ridacchia. «Ehi, amico, senza cipolla!»
Jawy lo fissa intensamente, poi prende il telefono e compone un numero. «Baughty Noy? Un kebab senza cipolla, subito.» poi si rivolge a Harry. «Piadina o panino?»


Liam e Jawy sono appostati in salotto, seduti nel divano, fogli e penna in mano, intenti a scrivere nuove canzoni. Calum, Harry ed io siamo rimasti in cucina, preoccupati di quello che potranno scrivere. 
«E voi due?» esordisce mio fratello. «State insieme?»
Arrossico violentemente e boccheggio. «No, no... Cioè io e Calum? No! Siamo amici, no? No, no, fidanzati no. Non stiamo insieme, no, no.»
«Sai che hai detto otto "no"?» tossicchia Calum. 
Vorrei scavarmi una fossa con il mio naso e sotterrarmi istantaneamente. «No! No, io non lo sapevo... Insomma, no...»
Calum mi tappa la bocca, sotto lo sguardo confuso di Harry. «Calma.»
«E dimmi un po'...» mio fratello inizia a preoccuparmi. «Hai origini cinesi, mandarine, giapponesi?»
«No.» risponde seccamente. 
Rido sotto i baffi. 
Il telefono nella mia tasca vibra. Lo estraggo lentamente, sentendomi osservata, e leggo la notifica di un nuovo messaggio. Louis. Con il cuore in gola lo apro, sorpresa che finalmente si sia fatto sentire dopo giorni di silenzio. 
Superman. 

Deglutisco rumorosamente. Calum sta leggendo il messaggio e ha le sopracciglai aggrottate. «Cosa vuol dire?»
Nella mia mente si fa spazio un ricordo, nitido e vivo come non mai. 

Il sole batteva fortissimo, e nonostante io e Louis fossimo seduti all'ombra di una quercia, il caldo ci faceva sudare. Avevamo 14 anni ed eravamo innocenti e spensierati. Lontani dall'essere come i 14enni di oggi, che sfornano già bambini e si vestono manco fossero dei 20enni. 
«Hai mai pensato a come morirai?» mi chiede Lou. 
«Mh, non saprei. Tu sì?»
«Tante volte.»
Aprii gli occhi per osservarlo. Aveva lo sguardo puntato al cielo. «E come?»
«Non credo sarò abbastanza forte da sopportare questa vita.»
Gli diedi un colpo. «Non dirlo nemmeno per scherzo!»
Louis si mise seduto e io lo imitai, ci guardammo dritti negli occhi. Avevamo 14 anni, non volevamo crescere, lui amava Peter Pan e io speravo di seguirlo in capo al mondo fino a quando la vecchiaia non ci avesse fatto smettere di vivere. «Non sono forte come te. E non provare a dire di non essere una persona forte, perché sei una guerriera. Io, al contrario, sono un piccolo pupazzetto in balìa della cattiveria della gente. E sono sicuro che questa un giorno mi ferirà talmente tanto da farmi compiere gesti affrettati ed estremi.»
Gli accarezzai una guancia, sorridendo. «Io non te lo permetterò.»
«Come farai?» lessi il terrore misto alla preoccupazione nei suoi occhi azzurri. 
«Sarò il tuo superman. Quando avrai bisogno di me, basterà che tu mi mandi un messaggio con scritto "superman" e io ti aiuterò. Correrò da te il più in fretta possibile e ti impedirò di andartene.»
«Come sai che ci riuscirai? Nemmeno Wendy è riuscita a tenere lontano Peter dall'Isola Che Non C'è.» le sue mani giocavano con i fili d'erba del prato. 
In quel momento sentii di avere bisogno di Louis più di qualsiasi altra cosa al mondo. Desiderai di poterlo proteggere da tutto e tutti, perché sapevo che non era forte. «Sei il mio migliore amico, Lou. Sei il mio Peter Pan. Non importa se quegli stupidi a scuola non vogliono stare con te, non importa se ti additano come "diverso". Tu sei mio amico e gli amici non si abbandonano mai.»
Cadde il silenzio. Nemmeno un filo di vento. 
«Prometti che verrai a salvarmi da me stesso.» sussurrò. 
Presi la sua mano e la strinsi tra le mie. «Te lo prometto.»


Mi alzo di scatto dalla sedia, lasciando cadere il telefono a terra senza curarmi nemmeno di raccoglierlo. «Devo andare da Louis, adesso.»
«Non ti aprirà come sempre, Mary.» sospira Harry stiracchiandosi. 
Calum si alza, imitandomi. «Perché? Cos'è successo? Mary?» 
Scuoto la testa, imponendomi di non piangere come una cretina. «Devi accompagnarmi da Louis, subito, ti prego Calum!»
«Spiegami cos'è successo!»
Con un colpo faccio rovesciare la sedia, lasciando i due ragazzi completamente senza parole. «Non c'è tempo, devi portarmi da lui subito! Calum io... Louis ha bisogno di me, Calum, cazzo!»
Hood mi afferra per il polso e mi trascina fuori dalla cucina. Liam e Jawy sono ancora in salotto, ma stanno facendo degli addominali. «Tesoro di Papino, dove vai?» mi chiede il primo. 
Non gli rispondo. Mi libero dalla presa di Kiwi e mi fiondo fuori di casa, per poi saltar dentro la sua macchina, aspettandolo. Lui mi raggiunge pochi istanti dopo e mette in moto, uscendo abilmente dal parcheggio e accelerando. 
«Gira qui.» 
«Vuoi dirmi cosa sta succedendo?»
Mi tremano le gambe e il terrore mi attanaglia lo stomaco, facendomi venire voglia di vomitare. Il cervello non riesce nemmeno a connettere frasi di senso compiuto, non riesco a parlare, se non per dare indicazioni a Calum su quale strada seguire. 
Ho paura abbia fatto una stronzata. Ho paura di perderlo. Ho paura di arrivare troppo tardi e non riuscire a mantenere la mia promessa.
«Cristo, mi stai facendo impazzire!» urla Calum passando nonostante il semaforo sia rosso. «Vuoi dirmi che cazzo succede?»
«Dopo.» 
Stringe la presa sul volante e accelera ancora. Mi reggo forte al sedile, consapevole di non aver allacciato la cintura di sicurezza. 
«E' questa.»
Ci fermiamo davanti alla casa di Lou e mi precipito fuori, correndo verso la porta e suonando il campanello ripetutamente. Non stacco il dito nemmeno un secondo, se non quando la mano di Kiwi leva la mia con delicatezza. 
«Mary...»
Lo scanso. «Vattene, non farmi perdere tempo Calum!»
Le sue mani mi afferrano per le spalle e tentano di farmi girare verso di lui. «Ascoltami un attimo...»
«No, vai via, cazzo! Vai via Calum...» urlo dimenandomi e premendo ancora il tasto del campanello. 
Con uno scossone forte mi allontana e mi afferra il viso contringendomi a guardarlo e a calmarmi. «Non vado da nessuna parte, l'hai capito?» grida. «Sei sconvolta e sto cercando di aiutarti, non mandarmi via. Fai un respiro profondo e smettila di urlarmi contro.»
Deglutisco. Faccio un respiro profondo e mi libero dalla sua presa. «Non apre.» sussurro disperata.
«Lascia fare a me. Spostati.»
Obbedisco, per poi lanciare quasi un urlo spaventato quando si butta di spalla contro la porta, facendola aprire. 
Lo sorpasso velocemente e salgo le scale, diretta alla sua camera. 


«Se potessi essere un personaggio delle favole, chi saresti?» chiesi a un Louis di appena 10 anni.
Lui finì il suo castello di sabbia e mi sorrise. «Peter Pan!»
«Perché?»
«Non ti piacerebbe essere bambina per sempre? Non crescere mai, vivere sull'Isola Che Non C'è, lontana dagli adulti e dai loro volti tristi. Poter volare grazie alla polvere fatata, giocare con i bambini sperduti e non essere mai triste.»
Feci una smorfia. «Ma se tu andassi sull'Isola Che Non C'è, io non ti vedrei più.» le lacrime minacciavano di scendere dal mio volto paffuto. 
Louis mi affiancò subito, abbracciandomi come solo i bambini sanno fare e stampandomi un bacio sulla guancia. «Vieni con me.»
«Posso? Mi vuoi?» tirai su col naso.
«Siamo amici, no? Io andrei ovunque andresti tu!»
«Anche io.» gli sorrisi asciugandomi le lacrime. 



Non puoi andartene senza di me, Louis. Non puoi. Ce lo siamo promessi tantissime volte da piccoli, non puoi infrangere la promessa così. 
Mi fermo davanti alla sua porta e ho il batticuore. Sembra quasi che quel piccolo organo dalle dimensioni di un pugno chiuso voglia uscirmi dal petto. Poggio la mano sulla maniglia e tento di aprirla. Chiusa a chiave. 
«Anche questa?» domanda Calum alle mie spalle facendomi cenno di spostarmi. 
Lo blocco. «No, aspetta.»
«Mary?»
Guardo i suoi occhi scuri, in preda al panico. «Ho paura.» sussurro. Calum mi afferra istintivamente, stringendomi in un abbraccio. Affondo la faccia nel suo petto, imponendomi di calmarmi. 
«Ci sono io qui con te, non devi.»
Annuisco e sciolgo la presa, per poi farmi da parte e permettergli di aprire la seconda porta chiusa a chiave della casa. 
La sua camera è apparentemente in ordine. Il pigiama è piegato all'angolo del letto, le pantofole sono lì davanti. L'armadio è chiuso e non c'è nemmeno un vestito fuori posto. La stanza profuma di pulito, come se fosse stata tirata a lucido poco tempo prima.
Giro lentamente il capo verso la porta del bagno. Aperta. «Louis?» 
Nessuna risposta. 
La luce è accesa. 
Stringo la mano di Calum e lui ricambia, osservandomi dall'alto del suo metro e  ottanta superato. Perché sto perdendo tempo così? 

«Cosa pensi ci sia dopo la morte?» mi chiese Louis, disteso nel suo letto. Mi voltai verso di lui, spostando la mia attenzione dal computer al mio amico sedicenne. 
«Penso ci sia un'altra vita per la nostra anima, un luogo più bello della Terra.» poi ci pensai su. «Ammesso che ci siano i Mc Chicken. In caso contrario mi rimangio tutto.»
Lou sorrise debolmente. «Io non ci credo. Una volta che sei morto rimani chiuso dentro la tua stupida bara. Perché dovrebbe esistere un Dio tanto misericordioso da darti una vita ancora più bella?»
Mi strinsi nelle spalle. «Perché questa è difficile, e meritiamo tutti una seconda opportunità per essere pienamente felici.»
«Perché credi in Dio?»
«Mi piace pensare ci sia qualcuno che mi ami incondizionatamente.»
«Ho smesso di avere un amico immaginario a otto anni, sai?»
Alzai gli occhi al cielo, infastidita. «Se non ci credi, bene, ma evita di prendermi per il culo.»
Lui afferrò il telefono e iniziò a trafficare con quello, limitandosi a dire: «Vedremo quando giungerà la nostra ora.»



«Louis?» lo chiamo a voce più alta di prima. «Non fare scherzi.»
Il silenzio regna in tutta la casa e mi fa raggelare. 
Sciolgo la presa della mia mano con quella di Calum e dopo aver respirato profondamente avanzo verso il bagno. 
La prima cosa che vedo è il corpo di Louis riverso a terra. Indossa una camicia elegante, dei pantaloni neri e delle scarpe tirate a lucido. Mi getto verso di lui, lasciandomi scappare un urlo disperato. Lo scuoto per le spalle violentemente, urlando il suo nome più volte. Calum irrompe alle mie spalle, con il telefono in mano. 
Gli occhi di Louis sono chiusi e respira a malapena. Gli grido in faccia, ripetutamente e fastidiosamente, perché voglio rivedere l'azzurro dei suoi occhi scontrarsi con il mio. «Louis non puoi andartene. Avevi promesso... avevi promesso saremmo andati ovunque, ma insieme. Ricordi? Ti avrei seguito da qualsiasi parte, ma non posso adesso. Non puoi andartene così. Non posso seguirti. Perché mi stai lasciando?» mormoro come una pazza mentre lo stringo a me, dondolando. 
«Mary, guarda qui.» la voce di Hood mi giunge lontana e non so dove trovo la forza di spostare lo sguardo da Louis al Cinese che tiene in mano una confezione vuota di pastiglie. 
«Che cazzo ha fatto?» mi si spezza la voce e una lacrima scende velocemente lungo il mio volto. 
Riporto l'attenzione su Louis, che non da cenni di svegliarsi. Gli accarezzo i capelli, poggiando la fronte contro la sua e piangendo silenziosamente. 

«Cosa si prova a perdere una persona che ami?» domandai a Louis. Il funerale della madre era terminato da almeno tre ore, e noi eravamo seduti accanto alla sua lapide, in silenzio. 
Il ragazzo si voltò verso di me, sorridendo tristemente. «Rabbia.»
«Perché rabbia e non dolore?» ero incuriosita. Non avevo mai perso nessuno di caro, e immaginavo si potesse solo soffrire. 
«Ti incazzi con chi te l'ha portata via, ti incazzi persino con quel Dio in cui non hai mai creduto. Ti incazzi a morte perché non sai a chi altri dare la colpa. E allora la rabbia tenta di affogarti, ti tirarti giù, e vorresti solo piangere, morire al posto di quella persona. Ce l'hai con te stesso perché avresti potuto passarci molto più tempo. Non avrai mai più l'occasione di stare con lei, di abbracciarla, di sentire il calore del suo corpo contro il tuo. E' semplicemente un corpo freddo e privo di vita chiuso dentro una bara sotterrata, e tu non lo vedrai mai più vivo.» 
Mi avvicinai a lui, temendo potesse scoppiare a piangere da un momento all'altro, ma il mio amico si limitò a poggiare la testa sulla mia spalla, lasciandosi accarezzare lentamente i capelli. «Per fortuna che ho te, Mary.»



Poso un bacio sulla fronte di Lou, tirando su col naso. Quanto cazzo ci mette l'ambulanza? 
«Non andartene senza di me, ti prego.» sussurro al suo orecchio. «Ascoltami, Louis, ti prego. Non mi lasciare.»
Calum si siede accanto a me, preoccupato e sofferente. La sua mano mi accarezza la schiena e vorrei solo scappare via da questa camera, da questa intera città e non tornare mai più. 
Un singhiozzo mi scuote. Non pensavo avrei mai visto una persona morire, non pensavo Louis sarebbe sceso a tanto. Invece lui è qui, in agonia, tra le mie braccia. E non lo potrò mai dimenticare, nemmeno se mi incollassero a una sedia elettrica dandomi scosse di corrente ripetute. 
Come si salva una vita? 
Non lo so proprio come possa salvare quella di Louis. Posso urlare il suo nome, posso pregare Dio come mai ho fatto nella mia vita chiedendogli di lasciarmi una delle poche persone che amo oltre ogni limite. Oppure posso arrendermi al dolore. 

 
As he goes left and you stay right. 

Mi ero sempre illusa che niente avrebbe mai diviso me e Louis, niente avrebbe rovinato la nostra amicizia. Nemmeno la presenza di Helena, incline a mettere del cattivo in qualsiasi rapporto. Mai avrei pensato che la morte ci avrebbe separati. Lou è il mio Peter Pan, quell'eterno bambino che vede il mondo come un posto poi nemmeno tanto brutto. Una persona positiva, incline a ignorare il dolore. 
Invece lo sento scivolare via da me, percorrere un'altra strada mentre io rimango nella mia solita, ma tutta a un tratto diversa e vuota senza la sua presenza. Persa. 
Come se lui decidesse di svoltare a sinistra e io rimanessi ferma, bloccata a destra, incapace di seguirlo. E posso gridargli di voltarsi, di tornare indietro, di non andare via, ma rimane tutto inutile. 

 
Where did I go wrong? I lost a friend. 

Le lacrime si fanno sempre più rapide e violente, man mano che il corpo di Louis sussulta e il suo respiro diventa irregolare e poco frequente. 
 
Lay down a list of what is wrong, 
the things you've told him all along. 
And pray to God he hears you. 

Scorrono nella mente tutti i messaggi che gli ho mandato in questi ultimi giorni. Tutti gli incoraggiamenti mirati a dargli quella forza che gli è sempre mancata. Gli scrivevo che doveva reagire, che doveva denunciare quegli stronzi, che non poteva tagliarmi fuori così dalla sua vita. Pregavo Dio che avesse la
forza di venire a bussare alla mia porta, pregavo Dio che mi ascoltasse. 

 
Drive until you lose the road or 
break with the ones you've followed. 
He will do one of two things. 

«Non ce la farà, non ce la farà, Calum... Come faccio?» lo guardo con disperazione. 
Calum Hood non sa cosa dire, è spaventato tanto quanto me. «Sta arrivando l'ambulanza, ce la deve fare!»
E se c'è una cosa che ho sempre odiato, sono le bugie. 
«Ti voglio bene, Louis, mi senti? Ti voglio un bene dell'anima e non devi dimenticarlo mai.» vedo gli angoli delle sue labbra sollevarsi leggermente.
Ma poi, improvvisamente, il suo corpo emette uno spasmo che ci fa raggelare. Non ho il coraggio di muovermi, il cuore sembra voler esplodere. Un rantolo. Un sospiro. Un battito di ciglia. 
Tremante, lo adagio a terra e poggio l'orecchio sul suo petto. Nessun battito proveniente dal cuore. 

 
Where did I go wrong? I lost a friend.
Somewhere along in the bitterness 
and I would've stayed up with you all night. 
Had I known how to save a life.

Lancio un urlo straziante che costringe Calum a socchiudere gli occhi. Abbraccio il corpo privo di vita di Louis, tenendolo stretto a me come se fosse la cosa più preziosa del mondo, come se potessero fargli ancora del male. Bagno il suo collo di lacrime amare e piango in silenzio, mentre il dolore mi paralizza. 


AIEAH
Belli questi capitoli allegri, vero? 
Stanotte mi sono alzata due volte per mangiare il tiramisù. E mi sono addormentata alle 4. E svegliata alle 11:30. Per poi mangiare altro tiramisù. 
E' quasi finito. Ma non sarò io a finirlo, lo prometto. 
...okay l'ho già finito, lo ammetto CHE PALLE 
L'estate non vi fa venire voglia di mangiare, mangiare, mangiare...? Vabbè che la voglia di mangiare io la ho sempre, ma d'estate ancora di più. Per questo da domani dirò a mamma di prendermi scorta di ghiaccioli e anguria. Mangerò solo quelli. Voglio dimagrire, che merda la vita.
Quanto sarebbe bello se il cibo non facesse ingrassare? Insomma, dovremmo essere tutti uguali fisicamente. Cosa sono ste discriminazioni? Ragazze perfette di corpo che manco ingrassano e poi ci sono quelle come me che si salvano con una 42, due fianchi alla Nicki Minaj e ingrassano anche bevendo acqua. 
Chiusa la parentesi sulle ingiustizie del mondo, parliamo del fatto che la mia cazzo di scuola non abbia ancora appeso i quadri. CI RENDIAMO CONTO? Io ancora non so se ho 1/4 del programma di fisica a settembre. 1/4, sì. Con la sfiga che ho minimo mi hanno lasciato 3 materie a caso.
AHHHHHHH ieri notte mentre leggevo Città di Carta mi è venuta un'idea per una nuova ff. Siete contente? Ehehehhe *scappano via tutte* 
E POI STAY STRONG VOI MATURANDEEEEEE MANCA SOLO L'ORALE ADESSO. L'anno prossimo ci sarò io a sclerare come una dannata e solo a pensarci piango tutte le lacrime che ha pianto mio padre quando mia madre gli ha detto che era incinta.
Okay, non posso più rimandare.
La morte di Louis. 
Vi giuro che c'è un motivo dietro la sua morte e nei prossimi capitoli lo spiegherò al meglio. Credo. Non odiatemi. Pensate solo al messaggio che c'è dietro. 
Ovvero: se vuoi ucciderti almeno lascia le porte aperte, che poi i tuoi genitori devono pagare il funerale e nuove porte.
Dai sono un'insensibile, cazzo. Però dispiace troppo anche a me avergli fatto fare questa fine, aiuto. 
Spero solo vi sia piaciuto comunque il capitolo e non vi abbia deluso. Il prossimo è tristissimo e boh, cercherò di pubblicarlo in settimana.
Grazie per tutto. (: 
Per qualsiasi cosa:
Facebook – Mary DomenicaDagosto
Twitter - @cucchiaia 
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Wattpad - @cucchiaia 
#STAYSTRONG 

Ps. Spoiler prossimo capitolo deheh: 
«Non vieni?» gli chiedo.
«Vuoi che stia con te?»
«Sempre.» 

Ps.2 
Mi mancano 3 capitoli da scrivere e ho finito la fanfiction. Cioè, adesso sto scrivendo il 26 ma conto di arrivare a 29. 
"Non ce ne fotte, Sardina"
Okay lo capisco me ne vado 
ADDIO 

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Capitolo 22
*** Second star to the right. ***


22. Second star to the right.

Questo capitolo è solo e unicamente per te, che ci hai lasciati la scorsa estate.
E' perché ti ho vista poche ore prima che morissi,
e troppo spaventata non sono riuscita a fare altro
se non darti un bacio sulla guancia e augurarti la buonanotte.
E' perché avrei voluto dirti che ti volevo bene,
è perché avrei voluto passare più tempo con te,
è perché negli ultimi mesi di vita ti mentivo per non farti preoccupare,
è perché sdraiata a letto, sofferente come mai ti ho vista,
mi hai guardata e mi hai sorriso come se non sentissi più alcun dolore.
Mi hai sorriso e mi hai detto "nonna ti vuole tanto bene".
Ed è allora che mi sono sentita bene come mai nella mia vita.






Il cielo è completamente oscurato dalle nuvole questo pomeriggio. Non si vede un singolo raggio di sole e c'è un vento leggero ma freddo. E forse è meglio che ci sia un tempo cupo, privo del sole, perché lui non c'è più ed è come aver perso il calore dei suoi raggi per sempre. Rimango in piedi, sulle scalinate della Chiesa, con il mio vestito nero e un semplice foglio in mano.
E' solo un'oretta, posso farcela.
Chino il capo e trattengo le lacrime, mordendomi le labbra violentemente. Un tremito mi scuote e asciugo con attenzione una lacrima. Due mani si poggiano sulle mie spalle e sulla testa sento il peso di un altro volto. «Ehi.»
Ridacchio tristemente. «Sapevo eri tu.»
«Da cosa?»
«Lo sapevo e basta. Come so, ancora prima di riceverlo, che il mio compito di matematica è andato male.» tento di ironizzare, fallendo malamente.
Calum si sposta, permettendomi di vederlo. Indossa una camicia bianca e i soliti skinny neri. Mi sorride tristemente, stringendomi la mano. «Entriamo?»
Scuoto la testa. «Come si fa ad affrontare una cosa del genere?»
«Non ne ho idea, ma se vuoi posso aiutarti a trovare un modo.» mormora. Stringo la sua mano e inizio a salire gli scalini della Chiesa.
Mi sorprendo nel vederla colma di persone e riconosco professori, compagni di scuola e tanti amici di infanzia di Louis. Io e Calum camminiamo lungo la navata centrale, fino a quando lui non prende posto accanto a Michael e al resto della banda. Io mi siedo nel primo banco, tra mio padre e Harry.
Harry mi circonda le spalle con il braccio e mi attira a sé, posando un bacio sulla mia fronte. Sono pochi e rari i momenti di dolcezza tra me e mio fratello, ma quando si presentano, capisco davvero quanto bene ci vogliamo.
La campana suona, annunciando l'inizio del funerale. E solo pensare che sto assistendo al funerale di Louis il cuore sembra pesarmi nel petto, come se il mio corpo non fosse capace di reggerlo.
Il prete si posiziona davanti al microfono e inizia a celebrare la messa. Non ascolto una singola parola, non ci riesco. Non riesco nemmeno a piangere, perché non realizzo veramente quello che è successo. Sono convinta che quando uscirò dalla Chiesa, prenderò il telefono e chiamerò Louis. Lui mi risponderà e dopo qualche lamentela accetterà di venire da me per studiare.
E domani andrò a scuola, passerò la prima ora di storia con lui. Poi ci separeremo, avendo lezioni diverse. Durante l'ora di pranzo io entrerò in mensa, in ritardo come sempre, e troverò in quella panca al centro della sala Helena e Niall intenti a litigare mentre Louis sfoglierà svogliatamente una qualche rivista, con un nuovo smalto nelle unghie.
Lo troverò in ogni momento della giornata, come sempre. Non può essersene andato, non lo accetto. Non lo voglio accettare.
«Ora, i parenti di Louis sono stati lieti di permettere a una band nata qui e ormai famosa ovunque di suonare una canzone per il loro ragazzo.» annuncia il prete.
Sollevo il volto di scatto proprio mentre i 5sos sistemano i loro strumenti. Guardo negli occhi Calum, confusa dalla situazione. Non mi aveva detto che avrebbero suonato qualcosa. Per tutta risposta, lui mi sorride debolmente.


 
I heard there was a secret chord 
That David played, and it pleased the Lord 
But you don't really care for music, do ya? 
Well it goes like this: the fourth, the fifth 
The minor fall and the major lift 
The baffled king composing hallelujah 

Hallelujah, Hallelujah 
Hallelujah, Hallelujah 





E forse è meglio che non me lo abbia detto, perché mi sarei rifiutata di entrare in Chiesa e assistere alla cerimonia. Le lacrime iniziano a scendere velocemente, una dopo l'altra, man mano che le parole mi entrano dentro lasciandomi senza fiato.
Chino il capo, stringendo in un pugno l'orlo del mio vestito. Papà mi accarezza la schiena e vorrei urlargli contro perché lui non potrà mai capire come mi senta. Tutte le persone che mi diranno: «Se vuoi parlarne sono qui, ti capisco.» in realtà non capiscono e non capiranno mai un cazzo di cosa stia accadendo dentro di te. Non sono loro ad avere perso una persona importante, non sanno quanto questa sia stata importante per te e saranno lì pronte a dirti le solite frasi fatte e studiate credendo di aiutarti.
E quando vedranno quanto dolore ti porti dentro, ti liquideranno con un «lo supererai» per poi tornare alle loro vite e lasciare te da sola nel tuo lutto, illusa dalle loro promesse di esserci per te.


 
Well your faith was strong but you needed proof 
You saw her bathing on the roof 
Her beauty and the moonlight overthrew ya 
She tied you to her kitchen chair 
She broke your throne and she cut your hair 
And from your lips she drew the hallelujah 

Hallelujah, Hallelujah 
Hallelujah, Hallelujah 





Le voci di Calum e Luke si scambiano, cantano pezzi diversi, poi si mischiano, rendendo l'atmosfera in Chiesa ricca di emozioni. Non vola una mosca, nessuno si muove, troppo rapiti dalla bellezza del momento. Calum suona con amore il suo basso, il volto fisso sulla folla che lo osserva e Luke chiude gli occhi mentre canta, lasciandosi andare. Michael, con i suoi capelli rossi, ha per la prima volta da quando lo conosco uno sguardo serio, adulto. Ashton ha una bandana nera, e sospetto sia una cravatta, capta il mio sguardo su di lui e mi sorride.
Io, d'altro canto, non riesco a smettere di piangere. Vorrei scappare da questa Chiesa adesso, nel bel mezzo della canzone, perché non riesco più a sopportarla. Non sopporto il modo in cui riesce a liberare il mio dolore e farlo sfogare con delle stupide lacrime. E i miei singhiozzi riecheggiano nell'aria, come a voler accompagnare i ragazzi.
Il respiro si fa sempre più pesante e sono costretta a piegarmi in avanti, con una mano sul petto, imponendomi di smettere di piangere.
Adesso so anche io cosa si prova a perdere una persona che si ama, e avrei di certo preferito non scoprire mai il dolore che l'uomo può arrivare a sentire nelle sue ossa. Perché adesso lo sento scorrermi dentro, abbattere qualsiasi mia difesa, qualsiasi mia forza, lasciandomi senza fiato, senza speranza.
Vorrei solo che qualcuno mi abbracciasse, non importa chi, mi abbracciasse e non mi lasciasse fino a quando non glielo dico io.

 
Maybe there's a God above but all I've ever
learned from love was how to shoot somebody
who out-drew ya.
It's not a cry that you hear at night,
it's not someone who's seen the light.
It's a cold, and it's a broken, hallelujah.


Proprio nella strofa finale, quando la musica si fa più violenta, come a volermi colpire forte e farmi male, realizzo la parte peggiore di tutto questo.
Capisco che non lo rivedrò mai più. Capisco che adesso il suo corpo è chiuso dentro quella bara e non ci uscirà mai più. Non potrò più abbracciarlo, toccarlo, non sentirò più l'affetto che riusciva a darmi, il modo in cui mi incoraggiava.
Quel bambino che non voleva crescere, a cui sarebbe piaciuto essere Peter Pan, è morto. Non c'è più. E quando tornerà? Quando lo rivedrò? Sta bene, adesso? Mi vede? Starà al mio fianco? C'è davvero un Dio lassù che lo ha accolto?
Luke e Calum fondono ancora le loro voci, cantando gli "hallelujah" finali della canzone e strizzo gli occhi, scossa dal pianto.
Quando finalmente la musica finisce, lasciandomi ormai senza più fiato, poggio il mio sguardo sui ragazzi che sistemano bene gli strumenti. Luke mi fa un cenno con la mano, indicandomi il microfono.
«Non sei obbligata, se non te la senti...» sussurra Harry, ma io lo blocco.
Mi alzo in piedi, incurante del trucco che sarà colato in ogni centimetro della mia pelle, e afferro il microfono che ha usato pochi istanti prima Hemmings per cantare.
«Non lo accetto.» esordisco guardando la sala. «Non l'ho accettato quando il suo corpo era tra le mie braccia, non lo accetto adesso mentre guardo la bara e non lo accetterò mai. Passeranno i giorni, i mesi, le stagioni, ci saranno tanti inverni freddi ed estati afose. Lui non risponderà alle mie chiamate, non visualizzerà i miei messaggi su whatsapp, il suo accesso rimarrà bloccato allo stesso maledetto giorno, non lo vedrò più a scuola mentre cammina per i corridoi con l'aria di chi può comandare il mondo. Eppure lui per me non sarà mai morto. Tra vent'anni io semplicemente dirò che lui è partito. Non è morto, è nell'Isola Che Non C'è. Lui era il mio Peter Pan, il mio migliore amico che non voleva crescere, la persona migliore che abbia mai conosciuto. Non accetto che se ne sia andato.»
Mi sposto un ciuffo di capelli dal volto e faccio qualche profondo respiro, prima di porgere il microfono al prete. Questo mi ringrazia con un cenno del capo e mi accarezza la spalla, prima di indicarmi di tornare al mio posto.
Una volta seduta tra Liam e Harry, papà mi stringe la mano. «Sono fiero di te.»
Ricambio la sua stretta e sposto l'attenzione sull'altare, per rimanere sconvolta da quello che vedo. E' come se mi avessero presa a schiaffi ripetutamente con una mazza chiodata. Un'ondata di ira mi invade, facendomi tremare violentemente.
Zayn Malik è lì, in piedi. Ha il microfono in mano e guarda tutti i presenti, per poi fermarsi al mio volto.
«Come ti permetti?» urlo alzandom in piedi. Harry, prontamente, mi afferra per i fianchi bloccandomi. «Come osi presentarti qui?» continuo. «Devi andartene, hai capito? Vattene via!» mi stupisco di quanta voce abbia in corpo, perché questa riecheggia prepotentemente in tutta la Chiesa, lasciando i parenti e gli amici di Louis sorpresi.
Zayn Malik si limita a dire: «Mi dispiace.»
Porge il microfono al prete e sotto i nostri sguardi cammina lungo la navata centrale, spalanca la porta alta in legno ed esce dalla Chiesa.



La cosa peggiore dei funerali è quando la cerimonia termina, e tutti i presenti si riversano dai familiari del morto per fare le condoglianze. Perciò esco frettolosamente, impaziente di prendere un po' d'aria fresca e di regolarizzare il mio respiro.
Fuori, con mia sorpresa, c'è ancora Zayn.
Lui si gira di scatto e quando mi vede strabuzza gli occhi. Noto che sono lucidi e rossi. «Io...» tenta.
Lo fermo. «Non ti perdonerò mai.» sussurro. «Ogni volta che vedrò la tua faccia da cazzo penserò per colpa di chi il mio migliore amico si è tolto la vita. Ogni volta che camminerò per i corridoi della scuola, vedrò le persone che hanno commentato quello stato, che ti hanno appoggiato. Proverò sempre e comunque schifo nei vostri confronti.» il ragazzo abbassa gli occhi, vergognandosi. «Ma apprezzo che tu abbia mostrato a tutti che pezzo di merda sei stato, sei anche adesso e sarai sempre.»
«Mary io...»
«Non dire niente. Devi solo andartene.»
Si avvicina a me, afferrandomi il braccio. «Ascoltami, ti prego, io non...»
«Ti ho detto di andartene, non meriti di stare qui!» urlo.
Malik rafforza la presa, ma quando fa per parlare qualcuno si intromette. «Non hai sentito? Devi andartene.» la voce di Calum è fredda, minacciosa.
«Non c'entri nulla, tu.» sputa tra i denti Zayn.
Calum si avvicina a noi. Perché oggi lo ritrovo ovunque? «Ti concedo due secondi per spostare la tua mano di merda dal suo braccio, prima che ti riduca tanto male da far celebrare al prete un secondo funerale.»
Stavolta il bulletto mi lascia libera, senza dire nulla. Lo supero, diretta verso il cimitero, intenta ad esserci quando caleranno la sua bara sottoterra e metteranno la sua lapide. Suo padre è stato d'accordo con la frase che ho proposto di far incidere e sono contenta che avrà scritto qualcosa che lo rappresenti davvero.
Dopo qualche passo mi volto, fissando Calum. Le mani nelle tasche e la mascella rigida. «Non vieni?» gli chiedo.
Si riscuote. «Vuoi che stia con te?»
«Sempre.»


Mi siedo sull'erba, poggiando la schiena contro la lapide di Louis, come a volergli stare vicino. Calum si siede accanto a me, in silenzio, aspettando che sia io ad aprire bocca.
Gioco con qualche filetto d'erba, mentre il vento mi scompiglia i capelli. «Louis si sbagliava.»
«Su cosa?» domanda Kiwi.
Scuoto la testa, sorridendo mestamente. «Quando sua madre morì, ci sedemmo davanti alla sua lapide, e io gli chiesi cosa si provasse a perdere qualcuno. Louis mi rispose "rabbia". Si sbaglia.»
«Cosa provi tu, perché?»
«Vuoto. Provo una sensazione tremenda di vuoto, come se mi avessero svuotata completamente.»
La sua mano mi accarezza la guancia. «Adesso ti sembra la fine del mondo, la cosa peggiore che ti potesse capitare, ma tra qualche tempo ricorderai Louis con un sorriso.»
«Io lo ricordo anche adesso con un sorriso, Kiwi.» sospiro, spostando l'ennesima ciocca di capelli dal volto. Devo avere un nido in testa, probabilmente. «Semplicemente è straziante pensare a come sia precipitato tutto quanto.»
«Lo so, lo so.» sussura debolmente facendosi più vicino a me. Con delicatezza porta la mia testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi. «Per qualsiasi cosa, io sono qui.»
Alzo gli occhi al cielo e mi concedo una risatina ironica. «Certo, dite tutti così.»
«Sono serio. Sai che io ci sono per te. Ci sono stato anche quando non avevo la minima idea di che faccia avessi, o se fossi davvero una ragazza quasi mia coetanea... Perché non dovrei esserci anche adesso?»
«Perché quando muore una persona cara a qualcuno che conosci, che è tuo amico, si tende sempre a promettere conforto e aiuto. E sai come finisce? Che non capiscono come ti senti, e ti mandano a fanculo indirettamente dicendoti che prima o poi ti passerà.» dico acidamente. «Ognuno pensa al proprio dolore. L'uomo è egoista, non gliene sbatte un cazzo della sofferenza dei suoi simili.»
Sento che sta scuotendo la testa. «Non essere negativa come sempre. Io ti sto dicendo che ci sono, limitati a credermi e stai zitta.»
«Grazie, molto d'aiuto.»
«Mary.» mi richiama. Sollevo il volto, incontrando i sui occhi. «So che non sarà facile consolarti, perché non potrò mai capire come ti senti. E ancora più difficile sarà farti capire che io sono qui per te, sinceramente, con tutto il mio cuore. Ma come io sto facendo di tutto per starti accanto, tu prova a non respingermi.»
«Ti sto allontanando?» domando a bassa voce. Il sole sta tramontando, creando giochi di luce nel cielo.
Kiwi mi accarezza il braccio. «Sì, ma non fa niente.»
«Perché non ti stanchi di come mi comporto?»
«Perché alcune persone ti entrano dentro in un modo malsano. Ti entrano dentro, ti scorrono nelle vene, colorano la tua pelle, accendono in te sensazioni che pensavi non avresti mai provato. E tu non sai più cosa sia più importante: il tuo bene o il loro?» la sua voce suona melodiosamente mentre parla, con lentezza studiata, come a volermi imprimere in testa le parole che sta pronunciando. «Quando sei troppo dentro una persona, non riesci a lasciarla andare. E' come esserci legato con delle catene, non c'è via d'uscita, non la vuoi trovare. Potrebbe romperti i freni della macchina, sorriderti mentre nasconde dietro la schiena un coltello, che a te non importerebbe comunque.»
Mi nascondo il volto tra le mani, incredula di quello che sto sentendo. «Parli in generale, vero?» mi accerto.
«No, parlo di te.»
Ci guardiamo negli occhi per qualche istante, fino a quando sul mio volto non si fa spazio il primo vero sorriso degli ultimi giorni. «Sono contenta sia tu Kiwi.»
«E io sono contento che sia tu Melanzana.» sorride di ricambio, per poi alzarsi e tendermi la mano. La afferro e mi sollevo anche io. «Andiamo?» mi chiede.
Guardo la lapide di Louis e la accarezzo nella sua lunghezza, per poi realizzare quanto sia freddo il marmo. «Andiamo.» dico.
La mano di Calum si inteccia con la mia e ci avviamo fuori dal cimitero. A pochi passi dalla lapide mi giro ancora.

 
Louis William Tomlinson
1997* – 2015
Seconda stella a destra, questo è il cammino.
E poi dritto, fino al mattino.


La strada la troverà da sè, la strada che porta all'Isola Che Non C'è.




DOGE-AIEAH
Parto dal fatto che non ho riletto il capitolo e mi scuso per gli errori, ma sono davvero di fretta e ho un'oretta sputata per rispondere alle recensioni e scrivere questo aieah. Vista la lunghezza dei miei aieah, solo mezz'ora volerà via per sciverlo. No, scherzo, sarò breve.
Questo capitolo è tanto importante per me, ed è forse l'unico capitolo che ho scritto in cui mi sono commossa (se per piangere le cascate del Niagara si possa intendere "commossa") perché Hallelujah è la canzone che hanno suonato al funerale di mia nonna quasi un anno fa e ormai non riesco ad ascoltarla senza piangere come una disperata........
Che poi è una canzone bellissima in ogni caso, che sia collegata o meno a un evento triste.
Boh, ci tengo a questo capitolo perché mi ricorda la mia nonna ed è dedicato a lei infatti.
So che è da tagliarsi le vene dalla depressione, per questo ho messo un Meliwi/Kiwinzana/Cary/Malum/Phood/Hoodayne moment in cui Calum si dichiara praticamente.
MAAAA visto che amo complicare le cose e far soffrire i personaggi, i casini non finiscono con la morte di Lou. C'è un altro problemino finale. (immaginatevi la faccina da diavoletto viola di whatsapp che sorride malignamente)
E poi boh, aprendo l'angolo "I cazzi miei", stavolta a fine aieah e non a inizio, annuncio molto felicemente di essere stata rimandata in una parte di programma di fisica a settembre. Una parte. Uno scritto. Con la media di tutte le materie di 7.5
Mi consolo con il 9 in italiano/latino e il 10 in english.
Comunque sono davvero incazzata per sta cosa perché mi rovina l'estate e niente penso mi soffocherò con le foglie di lattuga di Luke e addio mondo
Ah, mi scuso per la mia recente fissazione con Peter Pan e con LouPeterPan, ma è il mio secondo cartone preferito e insomma, ho pure la cover di Peter Pan.... Ho ripetuto troppe volte Peter Pan.
Okay, si è fatto tardi e io volo in picchiata col mio naso a rispondere alle recensioni. Grazie per seguire la storia e grazie per gli insulti che alcune mi hanno rivolto per aver fatto morire Louis, davvero, troppo dolci, non avreste dovuto. (immaginate la faccina che piange di whatsapp con la pistola accanto)
Per qualsiasi cosa:
Facebook – Mary DomenicaDagosto
Twitter - @cucchiaia
Ask.fm - @cucchiaia
Wattpad - @cucchiaia ("dai magari non me la lasciano quella piccola parte di fisica e posso mettere anche le ff su wattpad questa estate!!!!" minca mia a me proprio)
#STAYSTRONG che mancano solo 7 capitoli alla fine.



PS. Spoiler prossimo capitolo:
Inaspettatamente Luke mi stritola in un abbraccio da orso, facendoci ondeggiare come due idioti. «Lattughina mia!» urla mentre mi spettina i capelli. Rido, spingendolo via.



 

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Capitolo 23
*** Christmas' Kiss. ***


23.Christmas' Kiss
























Quando scendo in salotto – quattro giorni dopo il funerale di Louis – Harry, Liam e Jawy stanno sistemando delle decorazioni che nemmeno riconosco. Il mio cervello ormai si è spento completamente. Se mi vedessi allo specchio mi soffierei contro come fanno i gatti.
«Cosa succede?» domando.
Liam si volta. «Ciao tesorino di papà!»
«Ma come cosa succede?» Jawy sistema tre calze sul camino. «E' il 24 dicembre oggi, la vigilia di Natale!»
Rimango a fissarlo, sentendo una fitta al petto. Chino il capo imponendomi di non crollare ancora.
«Che ho detto di male?»
«Sarebbe stato il compleanno di Louis, oggi.» risponde Liam.
Faccio un respiro profondo e mi sforzo di sorridere ai tre, prima di congedarmi con un cenno della mano ed entrare in cucina. Apro il frigorifero e stappo una bottiglia di birra di Liam, prendendone qualche sorso. Osservo l'ora: le sette di sera.
«Ehi.» mormora qualcuno sulla porta. Mio fratello ha il braccio poggiato allo stipite e mi fissa attentamente. «Tutto bene?»
Annuisco.
Harry entra in cucina e si appoggia al lato del tavolo posto davanti al bancone in cui sono seduta io. Per minuti interminabili regna il silenzio, interrotto regolarmente dal rumore delle sorsate di birra e dal piede di Harry che batte per terra ritmicamente. «Ne ero innamorato.» sussurra.
Mi blocco, con la bottiglia a mezz'aria. Ho capito male sicuramente.
«Ero innamorato di Louis.» i suoi occhi verdi catturano i miei, e noto quanto siano lucidi e inclini alle lacrime.
Le mani iniziano a tremarmi. «Perché non me l'hai mai detto?» domando piano, come a non volermi far sentire. Come se fosse un segreto così bello da volerlo tenere solo per me.
Harry scuote la testa, sorridendo mestamente. «Temevo non approvassi. Lou è il tuo migliore amico e io sono tuo fratello.»
«Che cazzata.» dico solamente per poi bere altra birra.
Altro silenzio.
«Come è successo?»
«Come è successo cosa?»
«Come ti sei innamorato di lui?» il suo piede smette di tenere il ritmo. «Non ne sono stupita, credimi. E' una persona così bella che mi avrebbe sconvolto il contrario. Voglio solo sapere come.»
Per la prima volta, vedo mio fratello in difficoltà, lo vedo incapace di trovare le parole giuste da dire. «Tu sai...– si inumidisce le labbra fissando insistentemente un punto per terra – sai che ho passato diversi periodi adolescenziali. Sai che da piccolo, i primi anni, ho giocato sempre con te. Avevamo quasi gli stessi amici e ho sopportato Helena sin da quando era una piccola rompicazzo. E anche Louis. Io e lui parlavamo poco, lo sai. E' che qualcosa in lui mi metteva terribilmente in soggezione, come se con una sola occhiata potesse leggermi nel pensiero o capire le emozioni che provavo. Poi dopo i 12 anni mi sono allontanato da voi, da te, per colpa della mamma. Non accettavo se ne fosse andata con un uomo più giovane, in un'isola, lasciando i suoi figli e suo marito da soli. Ho passato il mio periodo emo, con quel gruppo di coglioni che mi spingevano a tagliarmi, perché "è questo quello che facciamo noi". Mi nascondevo dentro felpe nere e grandi, borchie, matita nera negli occhi...»
«Eri davvero osceno, scusa se te lo dico.» lo interrompo.
Harry scrolla le spalle sorridendo. «Lo so, ma ero uno stupido ragazzino che aveva perso la madre. Liam era caduto in depressione, tu eri solo una bambina di otto anni. Non sapevo cosa fare. Poi, un giorno, Louis venne a casa da noi, immagino per stare con te. Quando mi vide uscire dal bagno con i polsi pieni di cicatrici, si limitò a guardarmi con aria delusa per poi dirmi: "stai già soffrendo abbastanza, perché ti infliggi altro dolore?". Forse potrebbe sembrarti una frase come tante altre, ma mi colpì nel profondo. Il giorno dopo lasciai il gruppetto di emo.»
So che c'è altro. «Vai avanti.» Voglio aggrapparmi a ricordi di Louis, ricordi belli che non ho mai avuto l'occasione di sentire o vivere.
«Quindici anni, il mio periodo da bulletto. Uscivo con il gruppo del fratello maggiore di Zayn Malik, e ho detto tutto. Rubavamo nei negozi, sfasciavamo macchine, appiccavamo piccoli incendi. Liam non se ne accorgeva nemmeno. Beveva birra, poi altra ancora fino a finire le bottiglie in frigo. E a me toccava ricomprarle, perché non aveva nemmeno la forza di uscire di casa.»
Ricordo quel periodo. Ricordo che passavo più tempo a casa di Helena, Niall e Louis che a casa mia. Non c'era mai niente da mangiare in frigo, Liam non cucinava nulla, Harry passava il suo tempo fuori casa e quando c'era si chiudeva in camera sua. Liam non mi vedeva nemmeno. Non vedeva la bambina di undici anni che gli chiedeva cosa ci fosse da mangiare per cena, o se le avesse preparato la merenda per scuola. Non vedeva la bambina che scendeva il giorno di Natale in salotto, non trovando nulla sotto l'albero. Come non vedeva quanto Harry fosse deluso da lui.
«Una notte ero con Malik, il fratello maggiore di Zayn, e gli altri. Dissero che volevano rubare in casa dei Tomlinson, perché sapevano che il padre era un avvocato molto ricco. Io non volevo, iniziavo a provare qualcosa per lui. Anche se stavo con una bellissima ragazza. Provavo attrazione verso entrambi e mi sentivo terribilmente sbagliato. Così quando fummo in casa, ci accorgemmo che c'era Louis. Due dei ragazzi lo bloccarono al muro, puntandogli due coltelli contro. Malik mi ordinò di seguirlo per aiutarlo a rubare, ma io rifiutati. Rifiutai più volte, litigammo, puntarono un coltello alla mia gola, li minacciai di chiamare la polizia. Se ne andarono dopo avermi picchiato e lasciarono me e Louis lì. Lui mi sollevò da terra, mi adagiò sul suo letto e mi medicò le ferite. Come ho fatto io qualche settimana fa, più o meno.» sorrise. «Lì capii che si era creato un legame profondo.»
Sono confusa. «Non mi avevi mai detto di questa storia, Harry.»
«Non volevo ti preoccupassi. – mi fa cenno di avvicinarmi a lui e mi butto tra le sue braccia, curiosa di sentire il resto – Ogni qualvolta facessi cose sbagliate, Louis in un modo o in un altro era lì, pronto a incoraggiarmi, a dirmi che stavo commettendo un errore, che ero migliore di così. Lui vedeva del buono in me, vedeva buono dove io vedevo solo del marcio. E quando sono successi tutti questi casini con Malik, quando l'ho visto sanguinante, ho sofferto come un pazzo. Non sai quanto ci sia stato male, avrei voluto dirtelo, ma tu sembravi in un altro mondo.»
Silenzio. Accarezzo la sua schiena, beandomi del suo profumo.
«Quando tu sei uscita di casa, quella sera, e mi hai sfasciato la bicicletta tra l'altro, sono rimasto solo con Louis. Dopo averlo medicato non ho saputo resistere e l'ho baciato. L'ho baciato e mi sono sentito come mai nella mia vita. E lui ha ricambiato il mio bacio.»
«Stavate insieme?» non so se esserne felice o triste, visto come sono andate a finire le cose.
«No, ma ci sentivamo spesso. Poi è scoppiato il casino dello stato facebook e ha smesso di rispondere anche a me. L'ultima cosa che mi ha scritto, è stata quattro giorni prima che si uccidesse.»
Mi si ferma il respiro e spalanco la bocca, mentre Harry traffica con il telefono e mi mostra il display.

 
Ti amo.
Proteggi tua sorella e non permettere a nessuno di farle del male.


«Perché non me lo hai fatto vedere prima?»
«Non ne avevo la forza. Solo adesso ne ho trovato un briciolo per parlarti di lui. Cristo, Mary, io lo amo.»
Ci guardiamo negli occhi, entrambi con le lacrime che rigano i nostri volti. Lo stringo forte a me, nascondendomi nel suo petto, mentre lui ricambia la mia stretta e mi culla dolcemente.
«Non pensi che sia strano?» domanda titubante.
«Come potrei mai?»
«Non capita tutti i giorni di avere un fratello bisessuale.»
«Non capita tutti i giorni di poter abbracciare una persona bella come te.»
Ed è come se il nostro rapporto si fosse ricreato. Non c'è più un sottile filo, debole e pronto a spezzarsi. C'è una corda che ci lega, ormai.
Quando apro gli occhi, noto una figura poggiata alla porta. Liam. Ha le lacrime agli occhi e appena si accorge del mio sguardo puntato su di lui, si asciuga freneticamente il volto. «Ehm scusatemi, volevo solo chiedervi se vi andava di invitare i vostri amici per fare il cenone insieme.»
Harry si avvicina a nostro padre, preoccupato. «Papà, va tutto bene?»
Liam non risponde, si limita ad abbracciarlo come non ho mai visto fare da lui. Li raggiungo e mi unisco all'abbraccio, sorridendo tra le lacrime. «Scusatemi per tutto, ragazzi, scusatemi davvero.»


Cenone a casa mia, che ne dici di venire con la banda di skinny neri?, scrivo a Kiwi velocemente.
La risposta arriva quasi subito. Dieci minuti e siamo lì.
Sorrido, infilando poi il telefono nella tasca dei pantaloni. Il tavolo è apparecchiato perfettamente e il salotto è decorato in pieno stile Natalizio, sebbene nessuno lo senta come gli anni precedenti. Niall è seduto sul divano e parla con Harry, l'unico problema sono Jawy e Liam che litigano da almeno dieci minuti.
«Da quando è un reato mangiare Kebab a Natale?!»
«Non è un reato, ma che merda è mangiare stupide piadine con carne e condimenti vari durante la vigilia di Natale?!» esclama papà.
Al sentire quella frase, Jawy diventa pallido, talmente pallido che Liam lo fa subito sedere e inizia a sventolarlo con un piattino in plastica rosso. «Scusa amico, non volevo offenderti, scusami. Ormai ho ordinato tanta roba, non c'è spazio per i Kebab. Un'altra volta, okay?»
Scuoto la testa, pensando ancora una volta a che famiglia di pazzi abbia. Poi Harry si accosta al mio orecchio e mi sussurra: «Dovresti parlare con Niall.»
Sapevo che sarebbe arrivato questo momento, perciò non esito e vado a sedermi accanto a lui. «Ehi.» lo saluto.
«Ciao, da quanto...»
«Beh, non sono stata io ad averti prima baciato e poi evitato.» commento con una punta di acidità.
Niall abbassa lo sguardo e si china in avanti. «Lo so, scusami. E' che ti vedevo arrivare a scuola con Calum per poi andartene con lui e...»
«E...?»
«Mi si spezzava il cuore. Ho dovuto allontanarmi da te per poter accettare che tu sei innamorata di lui e basta.» sussurra.
Che cosa? Boccheggio, cercando le parole adatte da dire. «Niall... ma che dici? Io non...» ridacchio nervosamente.
Lui mi zittisce con un'occhiata severa. «Ah no? Non sei innamorata di lui? Si vede lontano un miglio che siete innamorati.»
«Da...cosa?» oso chiedere. Sento il volto andarmi a fuoco.
Il biondo ride amaramente. «Il modo in cui lui ti guarda, come se fossi qualcosa che sente il dovere di proteggere. Il modo in cui tu guardi lui, come se ti sentissi protetta da tutto quando è al tuo fianco. Vi guardate e non esiste nient'altro. Potrebbe passarvi davanti Michael Jackson in groppa a un unicorno con una delle parrucche della Minaj, ma voi non ve ne accorgereste minimamente.» fa una pausa. «E ammetto di essere ancora geloso da far schifo, perché non ho saputo accorgermi prima di cosa provassi per te. Ma ormai il danno è fatto, e non voglio perdere la tua amicizia.»
Le sue parole mi rimbombano nella testa, mentre i miei occhi rimangono incollati ai suoi azzurri, realizzo lentamente tutto quello che mi ha appena detto senza vergogna. E mi ritrovo a non poter negare una singola parola detta.
«Mary, ci sono i tipi in skinny neri.» sento dire da Harry.
Il mio cervello sta ancora ripensando a quello che mi ha detto Niall, e quest'ultimo mi risveglia dal coma. «Dovresti andare a salutarli.»
Mi riscuoto e volgo il capo verso l'ingresso. Ashton e Luke stanno salutando Jawy, Michael ha dato il cinque a Liam e Calum sta fissando intensamente me e l'Irlandese. Gli sorrido, ricordando quanto la sua presenza in questi ultimi giorni dopo il funerale di Louis sia stata fondamentale per me. Ma Calum devia il mio sguardo e saluta Liam.
Scatto in piedi. «Ciao ragazzi.»
Inaspettatamente Luke mi stritola in un abbraccio da orso, facendoci ondeggiare come due idioti. «Lattughina mia!» urla mentre mi spettina i capelli. Rido, spingendolo via.
Pel Di Lattuga mi abbraccia velocemente, dandomi un bacio sulla guancia per poi fiondarsi alla ricerca delle birre.
«Bella la tua bandana con Babbo Natale, Ashton.» dico anche se in realtà la bandana che indossa è terribilmente ridicola.
Il ragazzo mi afferra per le spalle, scuotendomi. «Tu si che te ne intendi! Grande, amica!» mi scocca un bacio sulla fronte, in uno stile molto paterno, e corre in cucina pure lui. «Michael se mi fotti la birra rossa ti metto crema depilatoria nel barattolo della tinta!»
E finalmente è arrivato il suo turno. Mi giro, cercando gli occhi scuri di Calum. Le gambe mi tremano e sento un esercito di rinoceronti vestiti da elefanti nello stomaco. «Kiwi.» lo saluto.
«Ciao.» risponde freddamente.
Aggrotto la fronte. «Che ti succede?»
«Secondo te?» sputa fuori arrabbiato.
«Ragazzi tra mezz'ora mangiamo, okay?» annuncia Liam. «No, Jawy, inutile che mi guardi così, ho detto niente Kebab.»
«Signore, spero abbia preso della lattuga per Mary!» la voce di Luke proviene dalla cucina.
«Da quando mia figlia mangia lattuga?!»
Calum sta per andare a sedersi, quando lo blocco per il polso. «Si può sapere che cazzo ti prende?» sibilo.
Muraglia Cinese mi si avvicina. «Perché non torni a parlare con il biondino ossigenato a cui piace tanto baciarti?»
Improvvisamente capisco e non posso fare a meno di sorridere, prossima alle risate. Calum incrocia le braccia al petto e sembra tanto un bambino di cinque anni. «Andiamo fuori, dai.» con il capo indico la porta e lui con uno sbuffo si avvia.
La chiudo alle mie spalle e lo osservo andarsi a sedere sul dondolo nella veranda. Il distributore di birre non era restituibile ma scambiabile, così optammo per un dondolo in perfetto stile americano. «Allora?» chiede.
Mi siedo accanto a lui, poggiando le gambe sul suo grembo e mettendomi comoda. «Mi spieghi perché sei geloso di Niall così all'improvviso e senza motivazione?»
Hood sussulta. «Non sono geloso di Niall.»
«Ah no?»
Ci guardiamo qualche secondo. «Lo legherei ai sedili di un aereo diretto in Cina.»
«Lo mandi a casa tua?»
«Ho molti amici pronti a farlo fuori, sì.»
«Calum.» sospiro.
Nessuna risposta.
Allungo la mano e gli accarezzo i capelli neri come la pece. «Almeno sai di cosa stavamo parlando?»
«No, so solo che quando sono arrivato tu avevi gli occhi incollati a lui e quella specie di Hulk biondo ti fissava come se stesse per baciarti.»
Rido piano e gli tiro una ciocca di capelli, facendolo voltare nella mia direzione. «Adesso io ti rifaccio la stessa domanda e tu risponderai: "no, di cosa?", pronto?» lui sbuffa, nascondendo un sorrisetto. «Almeno sai di cosa stavamo parlando?»
«No, di cosa?»
Impara in fretta il ragazzo. «Lui mi parlava di noi due. Mi parlava di come si capisse che eravamo uno innamorato dell'altra solo dal modo in cui ci guardiamo.» dirlo ad alta voce mi fa arrossire violentemente e vorrei solo scappare in casa, nascondendomi dietro i doppi menti di Liam.
Calum afferra la mia mano, tracciando la forma delle mie dita. «Beh, su una parte ha ragione il coglione.»
Gli assesto un colpo con la gamba. «Ovvero?»
Quando sollevo lo sguardo, lui mi sta scrutando attentamente, quasi avesse paura a parlare. «Io sono innamorato di te.»
Mi drizzo immediatamente, abbandonando la mia posizione comoda. Senza accorgermene sciolgo la presa della sua mano sulla mia e spalanco gli occhi, sconvolta. «Calum...»
«Sì?» sorride innocentemente.
Sposto una ciocca di capelli ribelle e prendo qualche respiro profondo. «Qual è la parte sulla quale non avrebbe ragione, invece?» sussurro.
«Non credo tu sia innamorata di me.» dice semplicemente, ma riesco quasi a scorgere una punta di delusione nel suo tono di voce.
Scuoto la testa, e ancora una volta mi ritrovo a corto di parole. «Ma perché? Perché sei innamorato di me?» e mi accorgo subito di quanto suoni strana la mia domanda, tanto che ridiamo insieme.
Kiwi si fa serio, però, e le sue mani catturano ancora una volta la mia destra, strigendola dolcemente. «Ti ricordi quando agli inizi ti dissi cosa pensavo fosse per me l'amore?»
Ricordo il discorso che mi fece al telefono, in cui paragonava l'amore a una canzone. Annuisco.
«E' esattamente quello che provo quando sto con te, se non amplificato e ancora più bello.» la sua voce è dolce e sembra volermi abbracciare, mentre la notte cala e Natale si avvicina. «Sei quel tipo di canzone che stupidamente giudico ancora prima di ascoltare, quella canzone che catalogo già come "non è il mio genere". E poi per sbaglio ti sento, cambiando stazione radio in macchina, scorgo la musica e mi entra in testa. Cerco di allontanarla, perché mi ripeto "no, amico, non è il tuo genere, ma che fai?". Però poi mi riscopro a volerla conoscere meglio, e la ascolto davvero, ascolto le sue parole, ascolto cosa abbia da dire. Due, cinque, sette, venti volte. Mi entra dentro e diventa la mia canzone preferita.»
Le sue parole fluttuano nell'aria intorno a noi, facendomi sentire un intero zoo nello stomaco, e il cervello che lentamente finisce di funzionare. Fisso le nostre mani, e quando lui stringe debolmente, sollevo il volto e lo trovo vicinissimo a me.
«E so che magari tu non provi lo stesso perché io sono un coglione, uno stronzo, idiota, portatore di skinny neri compulsiv...»
Lo blocco. «Tu eri l'unknown number, il numero sconosciuto. Ma più di tutto, eri un grande punto di domanda. Non sapevo chi ci fosse dietro il tuo numero, non sapevo quanto potessi fidarmi di te, se dicevi la verità, se tenevi anche un minimo a me, se...»
«...fossi davvero un ragazzo di diciannove anni e non un maniaco di sessanta?»
Con la mano libera gli spingo il volto lontano da me, facendolo ridere. «Cretino. Dicevo, non era solo il tuo numero sconosciuto, lo eri anche tu per me. Vedi, ci sono momenti della tua vita in cui ti senti arrivato proprio alla fine: non trovi più niente che ti entusiasmi, niente che ti faccia stare bene, nessuno che riesca a capirti appieno, ad ascolarti. Però poi arriva quella persona che ti prende per mano e ti mostra che non sei davvero arrivato alla fine; e lì capisci che hai ancora tanta strada da percorrere, che la tua vita non termina lì, che troverai tantissime cose che ti riaccenderanno. E sai qual è la cosa migliore? Che tu avresti potuto semplicemente limitarti a mostrarmi quella strada da seguire, invece hai deciso di percorrerla con me. Mi hai tenuta per mano, tutto il tempo, accompagnandomi. Non immagini minimamente quanto tu sia stato fondamentale e quanto lo sia ancora adesso.»
Ho il volto probabilmente rosso come un peperone messicano, non essendo abituata a pronunciare a voce alta e guardando la persona interessata i miei sentimenti. Calum sta sorridendo, mordendosi il labbro. «Quindi mi stai dicendo che...»
«Ti amo, Calum Tommaso Augusto Robin Hood.»
Alza gli occhi al cielo. «Ne sei sicura?»
«Come sono sicura che sette per otto faccia quarantotto.»
Lui rimane perplesso. «Ma veramente fa cinquantasei...»
«Fanculo, la sbaglio sempre!» Quella tabellina è il mio tallone d'Achille.
Calum sghignazza, per poi afferrarmi il volto tra le mani e poggiare le sue labbra sulle mie. E' incerto, come se temesse potessi cambiare idea all'improvviso e dargli uno schiaffo così forte da rispedirlo dalla sua vera famiglia in Cina. Ma poi capisce che non ho nessuna intenzione di respingerlo, non più ormai, e diventa sicuro di quello che fa.
«Ragazzi, vero che voi volete Keba...»
Ci separiamo con uno scatto, imbarazzati. Jawy ha un sorrisetto malizioso stampato in volto. «No, voi niente Kebab, altrimenti l'alito...» ci fa l'occhiolino. «Siamo tutti a tavola, venite?»
«Certo!» esclamo un po' troppo euforica. Mi metto in piedi, seguita a ruota da Calum.
Non appena Jawy è di nuovo dentro, Calum mi si avvicina sorridendo e stampandomi un altro bacio. «Prima di entrare...» mormora. Gli pizzico una guancia e lo costringo a staccarsi.
Lui sbuffa. «Vedremo dopo quando ti farò passare costantemente sotto il vischio.» ha uno sguardo maligno. «Peccato non esista una pianta sotto la quale si debba far sesso.»
«Doraemon!» lo rimprovero.
Karate-Kid sghignazza ed entra dentro.
Sto per entrare anche io quando sento il telefono vibrare nella mia tasca. Mi fermo sulla soglia della porta e lo sblocco, trovando un messaggio di Helena. Lo leggo, non intenzionata a rispondere.
Ma quello che leggo mi lascia perplessa, quasi spaventata.

 
Possiamo vederci? E' importante, ti prego.




AIEEEEAH
Ho una voglia assurda di sushi e non so come uscirne, davvero. VOGLIO DEL SUSHI. ADESSO. Cioè, in questo momento mi accontenterei di qualsiasi cosa salata visto che non ho mangiato nulla. A parte un ghiacciolo all'arancia. E ieri notte ho cenato con un ghiacciolo all'amarena. E non ho pranzato. E tanto meno fatto colazione perché a casa di Mele è già molto se c'è la carta igienica, figuriamoci qualcosa per fare colazione. Sapete che esiste gente che fa pagare agli invitati del proprio diciottesimo la roba da bere e da mangiare? 
Vabbè, drammi a parte.
Oggi è primo luglio, domani è due luglio e sarà una giornata pessima per me. #coserandom
Chiudiamo l'angolo "cazzi miei".
....
Questo capitolo non è triste, dai. Se tralasciamo la parte iniziale.
Premetto che io non shippo la Larry, ma mi piaceva troppo l'idea di quei due insieme nella ff. Quuuuindi è nata sta cosa che spero sia piaciuta anche a voi.
Poooooi, il tanto atteso bacio tra Calum e Mary. Arriva un punto, quando scrivi una ff, in cui ti accorgi che stai tirando troppo per le lunghe un semplice bacio, quindi pensi "ma lo vuoi muovere il culo?" e decidi di farli baciare. Ora, giunta al capitolo 23 mi sono sentita in dovere di dare una piccola gioia a sti qui. Porelli.
Tra l'altro, piccolo avviso: il funerale di Lou non segna la fine dei drammi. Nel prossimo capitolo ce n'è un altro, e lo so lo so lo so, voglio proprio tanto male ai personaggi di questa storia ma vabbè che ci possiamo fare.
Bueno, io me ne vado a rispondere alle recensioni del 22. (sappiate che alcune mi hanno fatto male al cuoricino per la tristezza)
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#STAYSTRONG


PS. Spoiler prossimo capitolo ehehhe (quanto mi piace sta cosa)
A primo impatto mi viene da ridere come una pazza per le stronzate che è capace di dire, invece sto zitta e mi limito a osservarla con sguardo stupito. «Non è possibile.»
«Calum non è famoso per i suoi modi gentili e il suo carattere buono.»


PS.2 Mi sono dimenticata cosa dovevo scrivere, come non detto.

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Capitolo 24
*** The Unknown Number. ***


24. The unknown number






















«Grazie per essere venuta, anzi, grazie per non aver nemmeno cancellato il mio numero di telefono.»
Mi siedo davanti a Helena, leggermente in imbarazzo. Lei ha sempre quei maledettissimi capelli biondi perfetti e l'aspetto di una dea direttamente scesa dall'Olimpo. «Sì, certo...» mormoro.
Helena non mi stacca gli occhi di dosso e sospira. «Mi dispiace che tu lo venga a sapere così...»
La blocco, iniziando già a infastidirmi. «Risparmiami il tuo finto buonismo, Helena, non potresti essere più felice di un qualcosa che mi va male. Parla.»
La biondina gioca con la cannuccia del suo frullato, e se non sapessi tutto quello che è stata capace di fare negli ultimi mesi, direi che è davvero dispiaciuta. «Per favore, so che ho sbagliato in passato, ma questo non significa che non me ne sia pentita.»
«Facile sbagliare e pentirsi, sbagliare e pentirsi, sbagliare mille volte e pentirsi altrettante volte.» ribatto.
I suoi occhi azzurri si fanno lucidi. «Sono stata l'amica peggiore del mondo, me ne rendo conto, ed è per questo che adesso sono qui: per dimostrarti che non lo sono completamente. Se ti sto per dire quello che sto per dirti è perché ci tengo a te e non voglio che soffra ancora.»
Mi scappa un sorrisetto maligno. «Vuoi forse dire che dopo tutte le volte in cui mi hai fatto soffrire tu adesso ti impegni a evitare che stia male per un'altra persona? O vuoi avere il primato di unica persona autorizzata a farmi del male?»
Lei scuote la testa e mi si avvicina. «Ho parlato con Michael l'altro giorno, e lui mi ha confessato tutto.»
«Confessato cosa?» inizio ad essere confusa.
«Luke è troppo buono per rovinare tutto, Mary. Non direbbe mai che il suo migliore amico gli ha preso il telefono, ha letto tutti i vostri messaggi per poi fingersi lui con te!»
Cosa? «Helena, non capisco.»
«L'unknown number non è Calum, ma Luke.»
A primo impatto mi viene da ridere come una pazza delle stronzate che è capace di dire, invece sto zitta e mi limito a osservarla con sguardo stupito. «Non è possibile.»
«Calum non è famoso per i suoi modi gentili e il suo carattere buono.»
Più la sento parlare, più mi convinco che sia tutta una grandissima cazzata. «E quando ci siamo parlati al telefono a casa loro, davanti alla piscina?»
«Calum ha preso il telefono di Luke. Eri l'unica a non aver capito cosa stesse succedendo. Calum e i ragazzi sanno che sei la famosa Melanzana da molto tempo, per questo è stato facile per lui rendersi credibile.» mi spiega.
Mi afferro il volto tra le mani, incredula. Non può essere, assolutamente. Calum è sempre stato sincero con me. O almeno, lo è sempre sembrato. «Perché Luke non lo ha smascherato subito? Ma soprattutto: perché Calum l'ha fatto?»
Helena sposta una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio, e vedo l'incertezza sul suo viso. «Luke ha parlato a Calum di te, dicendogli che eri una persona interessante. Così Calum ha letto i vostri messaggi, qualche volta ha risposto pure lui al posto di Luke e quest'ultimo lo sai com'è fatto: non ha voluto rovinare il suo amico.»
«Appunto, conosco Luke. Quei messaggi non potevano essere scritti da lui!» Diamine, come può un ragazzo che mi offre sempre della lattuga, scrivermi quei discorsi sull'amore e sulle canzoni?
«Luke è molto più di quanto dia a vedere, credimi. Non puoi pretendere che una persona sia la stessa da sola o accerchiata da amici.»
Rimango in silenzio qualche istante, per poi rendermi conto che Helena non ha risposto alla domanda più importante. «Perché Calum l'ha fatto?»
«Sicura di volerlo sapere?»
«Sì.»
«Okay. - incastra i suoi occhi azzurri nei miei – Quando Calum ha capito che eri tu, ha insistito per leggere le conversazioni e per prendere parte. L'ha preso come uno scherzo, praticamente. Tu lo prendevi per il culo in ogni modo possibile e lui voleva vendicarsi.»
Arretro con la sedia. «No, non è possibile, lui non lo farebbe m...»
«Ah no? Svegliati, amica mia, Calum non è il bravo ragazzo che vuole mostrare. Finge di nascondere il suo lato buono sotto quello da stronzo, ma in realtà esiste solo il figlio di puttana quale è e niente altro.» il tono duro con cui dice il tutto mi fa sobbalzare.
«Allora perché al cenone mi ha baciata? Mi ha detto che è innamorato di me.» mormoro. Non so nemmeno perché stia confidando tutto questo a Helena, ma ho bisogno di confutare le sue tesi, ne ho bisogno davvero.
La ragazza scoppia a ridere. «Pensa le risate che si sta facendo adesso con gli altri.»


Cammino per le strade come un'anima in pena. Se Dante Alighieri fosse un regista e stesse cercando attori che recitino nella versione cinematografica de "La Divina Commedia" mi prenderebbe sicuramente per apparire tra i dannati dell'inferno.
E forse non dovrei nemmeno rimanerci male, perché ormai sono a piena conoscenza di quanto la sfiga mi perseguiti. Quale paragone ho usato per descrivermi tempo fa? Ah, sì. Sono così sfigata che se schiacciassi nell'opzione "hai dimenticato la tua password?" riceverei come risposta "cazzi tuoi".
Ma adesso sembra essersi estesa oltre i limiti possibili. Così sfigata che se mi mettesserò due buste chiuse, dicendomi che in una delle due ci sono venti mila bigliettoni e le aprissi tutte e due, troverei scritto "ci hai creduto davvero?".
Così sfigata che a momenti nemmeno Liam mi riconosce come sua figlia.
Così sfigata che...
Il telefono squilla, e Taylor Swift inizia a cantare. Affondo la mano nella borsa e porto il mio Samsung di merda all'orecchio senza nemmeno guardare chi sia. «Pronto.»
«Siamo allegri oggi, eh?» la voce di Calum.
Non ci penso una volta e mezzo prima di chiudere la chiamata e sbuffare. Tanto vale chiuderci i rapporti direttamente, che senso avrebbe parlarne? Per sentire la sua risata esplodermi dritta in faccia? No, grazie, so già che le onde della sua voce si propagano longitudinalmente grazie alle sette interrogazioni di fisica che ho dato su quella parte di programma.
La Swift oggi ha proprio voglia di cantare, perché il mio telefono squilla di nuovo. «Mi hai chiuso la telefonata in faccia?» chiede Calum Hood stupito.
«No.»
«Ti vedo.»
Mi giro di scatto, guardando a destra e a sinistra, alla ricerca di un familiare volto cinese. Due mani mi coprono gli occhi improvvisamente, facendomi urlare impaurita. «Sssh, sono io, sono io!» ridacchia Calum. E cazzo, ha una risata bellissima.
Mi libero dalla sua presa e chiudo la telefonata, per poi incamminarmi verso casa, facendo finta di niente. I suoi passi mi seguono dopo un attimo di esitazione e in pochi secondi mi affianca. «Dove scappi?»
«Vado a casa.»
«Pensavo di completare quella cena al ristorante italiano che iniziammo qualche tempo fa, ti va? Le tue lasagne ti aspettano. E anche quel vino buonissimo.» mi propone contento. Mi chiedo come faccia a recitare così bene. Siamo sicuri sia un cantante?
Sospiro. «Sto andando a casa.»
«Niente ristorante?» con la coda dell'occhio noto il suo sguardo concentrato. «Allora cena a casa mia. Posso cacciare via Michael, chiamare qualche groupie e attirarlo fuori casa.»
«Chiamala per te.» ribatto svoltando a destra e accelerando il passo. Più passo tempo con lui e più mi sento una cogliona.
«Ho chiuso con le groupies da un po' di tempo. Più o meno da quando ti ho conosciuta.» dice fieramente.
Mi volto verso di lui e gli sorrido ironicamente. «Non è mai tardi per riprendere le vecchie abitudini, Calum Hood.»
Muraglia Cinese si blocca e costringe pure me a fermarmi. «Potresti almeno guardarmi in faccia e non darmi le spalle mentre ti parlo?» il suo tono si sta alterando. Lo accontento. «Posso capire che cazzo ti succede?»
«Di cosa stai parlando?»
«Hai il ciclo?»
«No.» alzo gli occhi al cielo.
«E allora?»
«Sessanta cazzo di minuti, Muraglia Cinese.» Mi dà uno strattone e lo guardo con furia, adesso. «Mi fai male, smettila.»
«Scusa!» molla la presa, nervoso come mai l'ho visto. «Ma non capisco perché mi tratti così. Due giorni fa eravamo seduti sul dondolo di casa tua e ci stavamo baciando, e adesso mi chiami Calum Hood e fai di tutto per allontanarmi. Neanche avessi la lebbra.»
Gli rido in faccia. «No, Calum, non ti sto allontanando. Sto semplicemente chiudendo tutti i rapporti con te. E per riuscirci al meglio ho bisogno di andare adesso a casa, senza di te, va bene? Ciao.»
Gli volto le spalle e riprendo a camminare, ma a quanto pare è molto tenace e ci tiene a prendermi per il culo per bene, perché mi raggiunge di nuovo. «Cosa ho fatto?»
«Pensi che sia stupida? Pensi che alla fine Luke non avrebbe rivelato tutto? O che non l'avrei mai scoperto?» sbotto alzando troppo la voce. «Per quanto ancora vuoi andare avanti con la tua recita da quattro soldi?»
«Di cosa cazzo stai parlando?»
Qualche passante ci supera, guardandoci incuriosito. «Potresti vincere un Oscar anche prima di Leonardo Di Caprio, sai?»
Calum si avvicina, e cazzo, ha davvero una bella espressione dispiaciuta. «Mary, inizio a preoccuparmi. Se è uno scherzo che avete organizzato tu e Mike, non è divertente.» poi solleva l'indice e me lo punta contro.
Guardo verso il cielo, ridendo, incredula. «Ah, vieni tu a parlare a me di scherzi? E poi non eri stato tu a dire che Titanic era sopravvalutato? No, aspetta, quello era Luke!»
Calum, improvvisamente, assesta un calcio al tronco di un albero piantato, facendolo oscillare. «Mary, mi sto incazzando. Cosa c'entra Luke adesso?»
«Non sei tu l'unknown number, ma Luke. Hai usato il suo telefono quando avete capito che ero io e mi hai presa per il culo tutto questo tempo come vendetta, come divertimento.»
Il ragazzo rimane a fissarmi, stralunato, con la stessa faccia da pesce lesso che ha Luke la maggior parte del tempo. Apre la bocca, poi la richiude. Le sue sopracciglia sono aggrottate. «Che stronzata è mai questa?»
«Rispondi a una domanda.»
«Tutte quelle che vuoi.»
«Da quanto sapevi che ero io la ragazza del numero?»
Hood si leva gli occhiali da sole e li aggancia al colletto della maglietta da baseball. «L'ho saputo quel giorno nella nostra piscina.»
«Potresti evitare di mentirmi, almeno adesso?» domando quasi supplicandolo. «Sono stanca dei tuoi giochetti.»
«Non è nessun giochetto!» esclama allargando le braccia e lasciando sbattere poi le mani sui fianchi. Sembra quasi un italiano. Con origini cinesi. «Io non sapevo...» il mio sguardo deluso lo blocca. «Va bene, l'ho capito tempo prima. Parecchio tempo prima. Ma cosa c'entra?»
Allora aveva ragione Helena. Lo sapeva da prima, e questo gli ha permesso di rendere il suo teatrino ancora migliore. «Quindi quella sera, davanti a casa di Louis, sotto la pioggia, quando mi hai detto con voce sconvolta "Mary!", hai avuto solo conferma di tutto?»
«No! Cioè, sì... Però...» Mi porto le mani tra i capelli, arretrando. Lui mi segue immediatamente. «Non significa che non fossi io Kiwi. Non significa che ti abbia presa in giro tutto questo tempo.»
Rimango in silenzio. Se prima mi sentivo una completa cogliona, adesso mi sento ancora peggio, avendo avuto la conferma da lui.
«Chi te l'ha detto?»
«Helena.»
Calum scoppia a ridere malignamente. «E tu credi a quella cagna? Helena voleva sbattermi al muro e frullarmi fino a ridurmi in forma liquida, non ti è passato per la testa che potesse essere gelosa marcia di noi?»
Quel "noi" mi fa star male, perché ci credevo tanto. «A lei l'ha detto Michael.»
Ora PSY è davvero sconvolto. «Mike? Ma... Io non capisco.»
«Michael glielo avrebbe confessato perché Luke non aveva il coraggio di rovinarti così.»
Mr. Dalla Cina Con Furore inizia a camminare, mormorando parole incomprensibili a bassa voce. Probabilmente parolacce a giudicare dal "....cazzo" che ho sentito. «Vabbè, io me ne vado. Ciao.»
«Perché credi a loro e non a me? Sai quanto mi stai ferendo?»
«E sai quanto tu abbia ferito me?»
«Mary, sono stronzate.»
«Sapevi chi ero e non me lo hai detto. Mi basta questo.»
Ci guardiamo negli occhi, e faccio crollare tutte le difese che avevo eretto poco prima per mostrargli solo una facciata dura e gelida. Gli mostro quanto stia soffrendo, quanto ci stia male. E lui fa lo stesso, perché vedo specchiato nei suoi occhi lo stesso dolore che è nei miei. «Ti chiedo solo di credermi. So che è difficile dopo tutto quello che è successo, dopo aver mostrato una doppia faccia. Ma ciò che ti ho detto la notte del 24 era vero, te lo giuro su tutto.»
Una lacrima scivola lentamente lungo la mia guancia e la mando via con un gesto rapido, sperando non la veda.
«Non piangere per me.» sussurra.
Sobbalzo, trovandolo più vicino di quanto mi aspettassi. Con una mano lo allontano, ma lui la afferra per poi stringerla, accarezzandone il dorso. «Io ti a...»
«No, non dirlo.»
Mi libero dalla sua mano e senza salutarlo me ne vado il più veloce che posso. Perché sono così stupida che potrei tornare da lui e godermi ancora il suo spettacolino, pur di poter stare con Calum un po' di più. A costo di sentirmi dire un giorno o l'altro "ehi, scherzavo, vaffanculo".
Stringo a pugno la mano che poco prima stava tenendo lui e ricaccio indietro le lacrime. Ora come ora, l'unica persona che merita le mie lacrime è solo Louis.




Poggio lentamente le chiavi nel mobiletto in legno davanti all'ingresso di casa, stampandomi in faccia trentamila domande. Cosa succede?, State tutti impazzendo?, Sono entrata in una clinica psichiatrica al posto di casa?
Liam è seduto in una sedia al centro del salotto, davanti a lui ci sono due bottiglie di birra. Jawy e Harry sono a guardia delle bottiglie. Il volto di mio padre è chiaramente sofferente come poche cose al mondo. «Ce la puoi fare Liam, andiamo! Stringi le chiappe!» urla Jawy. «Ti darò un kebab come ricompensa.»
Oh, beh, questo cambia tutto. «Ciao.» saluto agitando una mano.
Mio fratello sorride radiosamente. «Ehi sorellina, immagino ti starai chiedendo cosa accade qui.»
Annuisco. «In effetti...»
«Cerchiamo di eliminare la brutta dipendenza di Liam dalla birra.»
Ricordo vagamente quando ci provammo qualche mese fa. Nascondemmo le birre a Liam, che impazzì completamente, urlando come un cocainomane in astinenza. Rimase chino a terra, dondolandosi, succhiando il pollice fino a quando non gli svelammo dove avessimo nascosto le birre. Non ci parlò per una settimana. "Mi sono sentito pugnalato dal sangue del mio sangue, in versione raddoppiata, visto che siete due!"
«So a cosa stai pensando. - Harry interrompe il flusso di ricordi – Liam ci ha dato la sua approvazione. Per riformare i Two Directions vuole essere in forma.»
Mi avvicino lentamente e poso un bacio sul testone rasato di mio padre. «Secondo me dovreste reinventare il nome. Dargli un tocco nuovo.» propongo. «Magari... New Directions.»
«Era il nome del club in Glee, ci spedirebbero in tribunale dopo due secondi.» commenta Jawy.
«One Direction.» esclamo schioccando le dita.
Tutti e tre i presenti puntano i loro occhi su di me. «Mi piace!» urla Liam facendo tremolare i quadrupli menti dall'eccitazione. «Ecco la rossa che mi piace!» al pronunciare la frase, mio fratello e il Kebab-Boy si guardano allarmati.
Ed è come una scena al rallentatore. Liam si getta in avanti per afferrare la bottiglia di birra, Harry lo imita prontamente e con un colpo le fa cadere tutte due a terra.
Un crash e il nostro pavimento prova un nuovo tipo di detersivo. Benissimo. Sollevo le mani in aria. «Non ho sporcato io, non pulisco io.» me ne vado lentamente, mimetizzandomi con il muro e sguscio in camera mia, chiudendomi la porta dietro le spalle.
Rimango con la schiena poggiata contro la parete in legno e chiudo gli occhi. Il volto di Calum non vuole andarsene dalla mia testa, e forse la cosa che fa più male è che l'unica persona con la quale vorrei sfogarmi è chiusa dentro una bara.





AIEAH
No, allora, io avrei dovuto aggiornare almeno due ore fa ma mi sono addormentata malamente. Sono due notti che non dormo. La sto finendo come i vampiri: svegli la notte e in coma il giorno. Che poi io stavo dormendo di pomeriggio, ma sempre giorno è....
Insomma, il mal di testa e il grado di rincoglionimento mi vietano di mettere colori sgargianti in questo aieah per la mia sanità mentale...........
Mi sono pure detta "è tardi uffa non aggiorno"
Ma poi "no dai aggiorno"
"Ma è tardi!!!! Tu odi aggiornare dopo le 18"
"Ho già scritto su ask che avrei pubblicato oggi"
"Sposti a domani ajo nenna"
"Domani sera sono fuori fino alla mattina dopo, ricordi testa di melone?"
"Che buono il melone... ma ehi ho fame"
"Allora vai a mangiare"
(Sono andata a mangiare davvero)
"Okay ho fatto, ma adesso ho nausea. Mi sdraio e guardo pll o how I met your mother"
"NOOO dovevo pure pubblicare una storia su wattpad"
"Che storia?"
"Mò chiedi troppo, stronzetta. -A."
Sì, insomma, le cose sono andate così...
Perché pensavate tutte che Helena fingesse una gravidanza? Sono morta rotolando in camera mia/o in qualsiasi luogo leggessi le recensioni.
Bom oggi sarò molto breve perché odio aggiornare oltre le 18 e sono le 18:23 in questo esatto momento.
Qualcuna preghi per me o si registri mentre canta una ninna nanna così me la ascolto stanotte.
Grazie, come sempre, per tutto il supporto che date a questa fanfiction. Sono riuscita ad allungarla fino al capitolo 30, e per il significato che ha questa storia per me, mi rende davvero felice sapere che ci siano persone che la apprezzano. ((Nonostante sia una sadica pazza che fa soffrire i personaggi.))
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PS. Spoiler prossimo capitolo:
Hood guarda per la prima volta Niall, con uno sguardo che mi fa raggelare. «Tu non vai da nessuna parte con lei, Paris Hilton.» lancia occhiate di disgusto ai suoi capelli biondi.


PS.2: Non ho riletto, scusatemi eventuali errori.
PS.3: Sembrava molto seriosa la frase, vero?
PS.4: Minca ho un sonno boia. 
PS.5 (ho rotto le noci di cocco lo so): Credete che Helena abbia detto la verità? L'U.N. è Luke o Calum? 

 

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Capitolo 25
*** The Winner. ***


25. The Winner








Forse se lo ignorerò e passerò dritta senza guardare nemmeno con la coda dell'occhio, sarà come se non fosse lì. Ma per quanto ancora potrò farlo? 
Prendo un respiro profondo e vado oltre. Non sono pronta a vedere l'armadietto di Louis ricco di fiori, messaggi, foto, dediche. Non dalle stesse persone che lo hanno portato a fare quello che ha fatto. Magari un giorno riuscirò a fermarmici davanti. 
Ora, qualsiasi persona si farebbe la stessa domanda che Liam mi ha posto stamattina quando gli ho detto che stavo andando a scuola. Cosa ci fai a scuola il 29 dicembre?
"In vista dei fatti accaduti recentemente, tutto il corpo studentesco e dei docenti è pregato di recarsi nella mensa della scuola il giorno 29/12/15 alle ore 9:00 per discutere", ecco il messaggio che il preside aveva mandato a tutti.
E che stia andando con la stessa voglia che ha un cammello di attraversare il deserto con il peso del culo della Minaj sulle gobbe, è un altro discorso. Un cammello senza acqua, con il pelo lungo e ingombrante, e il culo della Minaj fasciato da leggins in pelle con borchie appuntite. 
Arrivo davanti alle grandi porte della mensa, trovandole spalancate. Tutta la scuola è già praticamente lì. Mi fermo accanto alla porta, spalle al muro. Molti ragazzi sono in piedi, altri seduti nei tavoli. Il preside è al centro esatto della sala, con Helena e Niall al suo seguito e con mia grande sorpresa riconosco Luke, Ashton, Michael e quello stronzo. 
Incrocio le braccia al petto e aspetto, curiosa di sapere cosa ci facciano loro a scuola. 
Poi Helena si avvicina al nostro bravo attore e poggia una mano sulla sua spalla, sussurrandogli qualcosa. Nello stesso momento il preside afferra il microfono e fa qualche prova. 
Vorrei incazzarmi a morte perché io – la migliore amica di Louis – non sono lì, e nessuno di loro mi ha chiamata per avvicinarmi. Nemmeno Luke, Ashton, Michael o quel cretino. D'altra parte forse è meglio così.
«Buongiorno ragazzi.» richiama l'attenzione il preside. «Spero stiate tutti bene.»
Vuole anche chiederci cosa ci ha portato Babbo Natale? 
«Come potete vedere sono qui con i 5 Seconds Of Summer che immagino conosciate tutti e due studenti di questa scuola amici di Louis Tomlinson: Helena e Niall. Manca un'altra studentessa, e in caso fosse qui presente la prego di raggiungerci.» non muovo un singolo muscolo mentre il preside si guarda intorno cercandomi. Non trovandomi, continua il suo profondo discorso. «Vorrei parlarvi, senza annoiarvi, e mi dispiace avervi richiamati durante le vacanze ma quello che è successo merita attenzione. Come sapete, un vostro compagno, la scorsa settimana si è tolto la vita. Le motivazioni sono note a tutti, e il corpo docenti ed io siamo moltro oltraggiati perché situazioni simili non si erano mai verificate in questa scuola. Il bullismo non è ammesso e d'ora in poi verrete tenuti tutti sotto controllo e puniti duramente per qualunque accenno di maltrattamento nei confronti di un altro studente.»
Silenzio. Trattengo una risata. Che discorso del cazzo. 
«Punto sulla vostra consapevolezza interiore di aver sbagliato nel non essere venuti nel mio ufficio a denunciare questi avvenimenti che preesistevano da tempo prima che Louis Tomlinson si togliesse la vita.»
Stringo le mani in due pugni, digrignando i denti. Se avessi la forza, spaccherei il tavolo che ho a pochi metri di distanza. 
Luke si volta proprio nella mia direzione e il suo viso si illumina. Dovrei sentirmi in imbarazzo nei suoi confronti? Solleva la mano e mi saluta debolmente. Lo ignoro. 
Una ragazza accanto a me squittisce. «Luke Hemmings mi ha salutata! Te l'ho detto che mettermi gli skinny neri, la maglietta dei Nirvana e una camicia a quadri rossa avrebbe attirato la sua attenzione!» sussurra all'amica accanto a lei. 
Oh, ti prego, lanciati da un aereo. 
«Ora veniamo alla parte meno difficile – continua il preside – Questi ragazzi sono qui con noi, oggi, perché visto il brutto accadimento, hanno avuto un'idea molto bella. Fuke, Capum, Asher e Michael hanno fondato un'associazione contro il bullismo, che si preoccupa di fornire aiuto a chi ne è vittima. Per inaugurarla, la notte di capodanno, daranno un concerto a Sydney eI SOLDI dei biglietti verranno devoluti tutti come prime donazioni.»
Ashton prende il microfono, ringraziando il preside con un sorriso. «Esatto, ragazzi. I biglietti saranno venduti anche dopo questa piccola riunione e sul nostro sito online. Siete tutti invitati: è una bella occasione per salutarlo e chiudere le incomprensioni che ci sono state.» poi a voce più bassa aggiunge: «E comunque mi chiamo Ashton, non Asher.»
Una vampata d'ira miINVESTE, non facendomi capire più nulla. Senza accorgermene sto camminando verso il centro della sala, intenzionata a prendere quel microfono e sputare la verità in faccia a tutti questi stronzi. 
Tutti i ragazzi iniziano bisbigliare vedendomi, facendo girare i 5SOS, Helena, Niall e il preside. 
Lo sguardo di Calum mi brucia, costringendomi a strappare di mano il microfono ad Ashton allontanandomi il più possibile da lui. 
«Sono rimasta cinque minuti ad ascoltare questa grandissima mestolata di cazzate e non ho intenzione di continuare a farlo o tanto meno di andarmene senza aver detto quello che penso.»
«Signorina Payne, la prego...» sussurra il preside.
«Zayn Malik è entrato nel profilo facebook di Louis, scrivendo uno stato indecente. Sotto quello stato ci sono centinaia di commenti, scritti da gran parte delle persone presenti in questa sala. Commenti di odio, in cui Louis veniva insultato perché additato come gay, come voglioso di cazzi, checca, finocchio, frocio. E adesso lei ci convoca per invitarci tutti a uno stupido concertino per salutarlo? Ci convoca affinché doniamo dei soldi a una fondazione contro il bullismo?» la mia voce diventa sempre più alta, ma si spezza a fine frase. «Se vuole davvero iniziare a migliorare la situazione, perché non sbatte a calci in culo fuori da questo istituto Zayn Malik? Perché non controlla lei stesso i nomi di chi ha commentato quello stato e sospende quelli che frequentano questa scuola?»
Guardo dritto in faccia tutti i presenti della sala, cercando di attirare i loro occhi nei miei. Ovviamente, pochissimi sostengono il mio sguardo. Forse quelli che non hanno insultato Louis. «E' facile comprare il biglietto di un concerto i cui ricavati andranno a una fondazione contro il bullismo e ripulirsi la coscienza così, vero? Intanto Louis si è suicidato per colpa vostra, solo e unicamente per colpa vostra. Il mio migliore amico è morto perché siete una massa di codardi, omofobi, razzisti.» le lacrime mi inondano il viso e devo prendere un respiro profondo. 
Calum muove un passo verso di me, ma Niall lo blocca e mi poggia una mano sulla spalla. «Mary...»
«Lasciami finire, Niall.» mormoro. «Se volete davvero fare qualcosa per rimediare, quando tornate a casa fatevi un'esame di coscienza e provate a pensare a quanto facciate schifo. Pensate se al posto di Louis ci fosse stato un vostro caro amico o un'amica. Non restate qui a fissare il preside, magari pure contenti di andare al concerto di loro quattro. Soprattutto quella ragazza che avevo accanto prima, che è venuta venti volte quando Luke Hemmings si è girato nella nostra direzione.» 
La ragazza in questione mi guarda offesa, ma non dice nulla. 
«Non è rimasta incinta, vero? Io non ho fatto nulla...» sento sussurrare disperatamente da Luke a Michael. 
Il preside tenta di prendermi il microfono, ma mi allontano. «Un'ultima cosa e poi me ne vado, glielo giuro. - percorro l'enorme sala con lo sguardo – Vorrei alzassero la mano coloro che hanno commentato quello stato. Adesso.  Ci avete messo il vostro commento non richiesto, adesso metteteci la faccia.» 
Inizialmente nessuno alza la mano, e sto per scaraventare il microfono a terra, delusa, tentando di consolarmi ripetendo "lo sapevi sarebbe andata così". 
Però poi un ragazzo solleva la mano e urla: «L'ho fatto e non c'è ora in cui non me ne penta.»
Una ragazza seduta in un tavolo vicino. «Ho cancellato il mio profilo facebook.»
Lentamente diverse persone sollevano le mani, stavolta guardandomi dritto in faccia. Porgo il microfono al preside, senza dire nulla. 
Afferro la mano di Niall. «Mi accompagni a casa?» domando. Lui annuisce e lancia un'occhiata a Calum, costrigendo pure me a farlo. Hood ha le mascelle serrate e mi sta fissando così intensamente che sono costretta a tirare Niall, per indicargli di muoversi. 
Mentre camminiamo verso le porte della mensa, la sala esplode in applausi. Applausi sinceri, nessun stupido fischio. Niall mi accarezza il dorso della mano e gli sorrido debolmente. 
Una volta nei corridoi mollo la sua mano e mi appoggio a un armadietto, tirandomi i capelli all'indietro per lasciare il volto libero. Respiro profondamente e inspiro più volte. «Stai bene?» 
«Sono stata peggio.» 
«Sono così fiero di te.» dice inaspettatamente Niall. Quando gli rivolgo uno sguardo confuso, ridacchia. «Ricordi quando tu ed Helena avete avuto quella piccola rissa? - annuisco – In giardino, io le ho fatto quel discorso per il quale mi hai ringraziato. Ricordi cosa ti ho detto?»
La scena si dipinge nella mia mente. «Che avrei dovuto farglielo io.»
«E cosa hai fatto oggi? Hai mostrato le palle, sputando la verità dei fatti a tutti quei coglioni lì dentro. Sono fiero di te, di avere un'amica come te. Ti a...» si blocca e mi ritrovo a spalancare gli occhi. «Ti voglio bene.»
Decido di far finta di nulla, mi avvicino a Niall e gli circondo il collo con le braccia, per poi abbracciarlo e tenerlo stretto a me. Chiudo gli occhi e mi godo il momento, respirando il suo profumo delicato e convincendomi che tutto non è ancora perduto. «Anche io, Irish.» rispondo. 
Riapro gli occhi e la prima cosa che vedo è Calum Hood fuori dalla mensa, a pochi metri da noi. Se le occhiate potessero uccidere, io e Niall saremmo già morti atrocemente. 
Sciolgo velocemente l'abbraccio, imbarazzata. «Andiamo via, per favore.» sussurro nervosamente. Niall non capisce, ma mi segue, questa volta a fatica visto che praticamente corro per il corridoio.
«Mary, aspetta!» qualcuno mi richiama da dietro. «Per favore!» è Calum. 
Cammino ancora più veloce, fino a trovarmi nel cortile. Il biondo mi affianca poco dopo, sempre più confuso. «Mi spieghi cosa sta succedendo? Tu e Calum non eravate...»
Calum compare improvvisamente. «Mary...»
Non lo guardo nemmeno in faccia, deviando i suoi occhi. «Niall, andiamo.» 
«No, adesso tu mi parli.»
«No.»
«Non puoi ignorarmi così, fare finta che non esista.»
Sollevo lo sguardo verso di lui e sorrido ironicamente. «Ti sbagli, Calum Hood. Sto facendo finta che tu non sia mai esistito.»
L'Irlandese scuote la testa. «Mary, non so cosa sia successo, ma se vuoi andare io vengo con te.»
Hood guarda per la prima volta Niall, con uno sguardo che mi fa raggelare. «Tu non vai da nessuna parte con lei, Paris Hilton.» guarda con disgusto i suoi capelli biondi. 
Le cose si mettono male. Passo da Niall a Calum più volte e non so davvero chi stia guardando chi con più odio. «Se lei mi vuole, andrò con lei. Non sei tu a decidere.» risponde Niall. 
«Lei non ti vuole, te lo dico io, amico. Mettiti l'anima in pace.»
Afferro Niall per il braccio, tirandolo lontano da Hood. «Lascialo stare, andiamo via.» mormoro. 
Calum scoppia a ridere. «Perché, non ho ragione? Diglielo che può pure comportarsi da bravo amico, tanto tu non proverai mai niente per lui. Tu ami me e ti sto chiedendo cinque minuti per parlare senza questa mosca fastidiosa in mezzo al cazzo.»
«Ma come hai fatto a frequentare questo stronzo?» mi chiede Niall sconvolto. 
«Okay, okay, basta – esclamo mettendomi tra di loro – Smettetela subito.»
«Lui deve smetterla di ronzarti attorno!»
«Altrimenti?»
«Non te lo voglio dire che poi ti pisci addosso, bambino.»
Niall scatta in avanti, pronto a colpirlo, ma lo spingo con una forza che non credevo nemmeno di avere e lo faccio arretrare. «Niall!» grido. 
Il silenzio cala tra i due. Calum ha i pugni stretti lungo i fianchi, probabilmente era già pronto a fare a botte col mio amico. Niall respira affannosamente, percepisco tutto il suo nervosismo e la rabbia che ha dentro. E da una parte lo capisco, perché so quanto Calum Hood possa essere fastidioso quando si impegna, per questo vorrei andarmene e scordarmelo. Eppure ci sono così dentro che parlarci anche solo per sentire le stupide giustificazioni che ha da dire, è pur sempre qualcosa. Forse non voglio andarmene subito, ma gradualmente. Godermi ancora un po' qualcosa di lui. Staccarmi lentamente da lui, così magari il dolore non arriverà tutto insieme ma... a rate.
«Niall, lasciaci soli un attimo.» sospiro. 
Sul volto di Calum si dipinge un sorrisetto soddisfatto, vincente, mentre Niall si allontana da noi due. Sento i dinosauri nello stomaco nel vederlo sorridere con quell'aria furba e vorrei non fosse finito tutto in questo modo. «Parla.» lo sprono incrociando le braccia al petto e inchiodando lo sguardo sulla sua maglietta.
«Te l'ho sempre detto che quando parlo con te vorrei mi guardassi negli occhi.» 
Sbuffo mentre lo accontento. La sua mano scatta verso il mio volto, accarezzandomi la guancia. Con la mia mano accarezzo la sua. Com'è possibile che mi abbia mentito per tutto questo tempo? Com'è possibile che vorrei fosse sincero adesso e che tutto potesseRIPRENDERE COME lo avevamo lasciato?
«Sto aspettando che tu parli, Calum.» 
«Mi manca sentirmi chiamare Kiwi.» sussurra con voce triste. I suoi occhi fissano le sue scarpe e cogliona come sono provo quasi dispiacere per lui. Mi avvicino e sollevo il suo volto spingendo il mento con l'indice verso l'alto. 
«Lo sai che non è colpa mia.» mi stringo nelle spalle rompendo il contatto con il suo volto. «Se non mi avessi presa per il culo, magari...»
«Non l'ho mai fatto, Mary!» 
Mi mordo il labbro, pensando al modo migliore per porgli la domanda che mi tormenta da un po'. «Hai mai smesso di mentirmi o ancora adesso lo stai facendo?»
«Non ho mai iniziato a farlo, te lo giuro. Cosa devo fare per dimostrartelo?!» 
«Niente.»
«Non dovrei fare un cazzo, allora? Dovrei perderti per colpa di una troietta di diciassette anni – che si finge tua amica tra l'altro – mandando a puttane la mia prima occasione di amare una ragazza? Tornare alle groupies e al sesso occasionale di quando siamo in tour?» domanda con rabbia, facendomi fare un passo indietro. 
Sposto un ciuffo di capelli ribelle e getto un'occhiata a Niall, seduto nel muretto, a qualche metro da noi. Ci fissa, ma sono sicura non senta quello che ci stiamo dicendo. «Forse è meglio, no? Partirai in tour tra un po', il tuo free Willy lì sotto avrà bisogno di consolazione e ti basterà scorrere la tua rubrica. Fatto. Ti dimenticherai in fretta di me.»
«Perché mai dovrei? Non hai capito quanto mi sia entrata dentro?»
«Ho visto.»
Gli volto le spalle puntando gli occhi verso l'uscita di scuola. «Non posso continuare a pregarti di credermi, lo capisci? Io continuerò ancora, ma non ti prometto che aspetterò all'infinito. Sto iniziano a dubitare pure io di quello che dicevi di provare per me.»
Trattengo una risata.«Come puoi anche solo pensarlo? Sono quella che si è esposta più di tutti e due!» 
«Non è vero, porca puttana! Lo vedi come ti comporti? Mi sono esposto tanto quanto te, ti ho mostrato lati del mio carattere che nemmeno io stesso volevo conoscere. Non ti permetto di dirmi che non ho fatto un cazzo, Mary.»
«Fai come ti pare.» lo liquido così. 
Inizio a camminare. 
«Davvero? E' tutto qui quello che hai da dire? Fai come ti pare?» urla, nonostante non sia tanto lontana.
Ed eccolo uno dei miei più grandi difetti: l'orgoglio. «Esatto. Chiedi inPRESTITO ai tuoi amici qualche groupie, così risolvi il problema.» mi volto un secondo per sorridergli incoraggiante.
«Sono anche tuoi amici, adesso. Ed è per questo che non ti avrebbero mentito su tutta questa storia, ma avrebbero confessato subito se ti avessi presa davvero per il culo.»
«Basta, Calum, sono stanca di tutto questo.» 
Sento i suoi passi dietro di me, poi la sua mano poggiarsi sulla mia spalla. «Io sono stanco di essere preso come quello che racconta cazzate, che prende per il culo le ragazze, che le fa soffrire. Eppure sono ancora qui a sorbirmi le tue accuse, perché ti amo.»
E sentirglielo pronunciare mi fa venire i brividi lungo la schiena, mi fa sentire maledettamente bene in tutto questo schifo. Vorrei prendermi a schiaffi e impormi di non essere debole. «Credo tu non abbia ancora capito cosa sia l'amore. Ritenta, Calum. La prossima volta però senza teatrini e recite.»
Lui non risponde, ma si limita a sospirare e scuotere la testa. Mi incammino verso Niall, che appena mi vede arrivare scatta in piedi con aria preoccupata. «Va tutto bene?»
Annuisco. «Andiamo a casa.»
«Sei sicura?»
«Niall, ti prego, non farmi domande.»
E lo capisco dal suo sguardo che la delusione che provo sarebbe visibile pure a un cieco. 


CALUM'S POV. 
Quando rientro a casa, lancio le chiavi sul tavolo della cucina e assesto un calcio a uno degli sgabelli. Ashton sta spalmando del burro di arachidi su una fetta di pane tostato e nemmeno solleva lo sguardo. «Amico, solo perché vendiamo molto eI SOLDI non ci mancano, non significa che tu possa distruggere le sedie della cucina.»
Non gli rispondo nemmeno, perché rischierei di mandarlo a fanculo o di farci a botte. Poi mi ripeto che Ashton non c'entra niente con tutta questa storia e sospiro. «Lo so, scusa.»
Ash mi si avvicina, con in mano la fetta di pane. Quella libera si posa sulla mia spalla. «Ehi, che ti prende?»
Non lo guardo. «Dove sono Michael e Luke?» chiedo. 
«In piscina.»
Mi libero dalla sua presa e con grandi falcate esco dalla casa, trovandomi davanti alla piscina, dove due settimane prima io e Mary avevamo scoperto la verità finalmente. Michael sta prendendo il sole con le cuffiette nelle orecchie, mentre Luke gioca con una paperella di gomma in acqua. 
«Si può sapere che cazzo di problemi avete voi due?» urlo con tutta la voce che ho. 
Irwin accorre quasi subito, Luke per poco non cade in acqua e Michael continua ad ascoltare musica. Cammino verso il rosso – non più Pel Di Lattuga – e una volta davanti a lui gli strappo le cuffiette dalle orecchie. Clifford scatta, spaventato. «Cal, ma sei rincoglionito?»
«Potrei fare la stessa domanda a te. Cosa cazzo sei andato a dire a quella cagna di Helena?» 
Lui aggrotta le sopracciglia. «L'ultima volta che le ho rivolto la parola le ho abbaiato contro per parlare la sua stessa lingua. Perché?»
Devo solo fare qualche respiro profondo e calmarmi, o qui si mette male. «Ho appena parlato con Mary.» annuncio cercando di richiamare tutta la calma possibile. 
«Le hai dato della lattuga?» domanda Luke. 
«Ha detto che te la sgancia?» continua Michael.
L'ira mi invade improvvisamente e assesto un calcio a uno dei lettini facendogli fare un tuffo in acqua. «Ma sei fuori di testa?!» esclama Michael alzandosi in piedi. «Ti vuoi dare una cazzo di calmata?!»
Gli do una spinta. «Perché cazzo vi siete inventati che in realtà il numero sconosciuto è Luke?» domando finalmente, quasi ringhiando. 
Luke si mette in mezzo. «Cosa?» 
«Ma chi...» Michael sembra confuso, e la cosa mi fa incazzare ancora di più. 
«Helena ha parlato con Mary e le ha riferito che tu – indico Clifford – le hai rivelato che Luke era il numero sconosciuto, che io volevo solo giocare con lei, ma che il povero Luke Hemmings era troppo buono per sputtanare il suo migliore amico.» spiego. «Adesso chi è quello con dei cazzo di problemi?!»
Michael si allontana, intuendo che potrei ricorrere tranquillamente alla violenza. «Calum, ti giuro che io non le ho detto assolutamente niente. Quella troia mi sta sul cazzo – non nel vero senso, non voglio tocchi il mio amico con quelle labbra che hanno visto di tutto ormai – e non avrei mai fatto una cosa del genere.»
«E' assurdo possa averci creduto. Non è credibile che io sia l'unknown number!» dice Luke, accanto a me. 
Mi lascio andare su una sdraio, chinandomi in avanti. In testa ho un grandissimoCASINO dal quale non riesco a cavarne piede. Sono così incazzato di aver perso Mary che non so nemmeno se credere ai miei amici. «Beh, a quanto pare l'ha fatto. E' finita. Non posso fare più nulla.» mormoro. 
«Non dire stronzate. Ci hai parlato? Hai provato a farla ragionare?» Clifford in questo momento sta facendo domande più stupide di Luke. 
«No, Mike, dopo avermi accusato sono tornato a casa e mi sono guardato un bel pornazzo.» rispondo ironicamente. «Le ho tentate tutte, ma non ne vuole sapere.» 
«Quale?» Luke è interessato. «Sesso nello spazio o Mutande in terra?»
«Cal, dai, ci sono tante ragazze al mondo.» una pacca sulla spalla da Michael mi fa voltare di scatto. Gli afferro il braccio e glielo storco, facendolo imprecare.
«Che cazzo dici, Clifford?» sputo tra i denti. «Parli, parli, ma non sai nemmeno di cosa tu stia parlando. Sei mai stato innamorato? Rispondi, dai.»
Lo sguardo di Michael si fa più triste. «Sì. Lo sapete tutti benissimo qui.»
«Elsa di Frozen? Ah, brutta storia amico.» sussurra Luke dispiaciuto. Ashton gli tappa la bocca. 
«E allora sai cosa provo.» gli dico. «Sai che in questo momento non voglio sentire parlare di altre ragazze, di quante puttanelle pronte a farsi scopare ci siano là fuori. Voglio solo chiarire le cose con Mary. Non immagini, non immaginate, nemmeno quanto abbia tirato fuori da me. Un lato che credevo di aver perduto, che tutta la fama e l'eccitazione di avere orde di fan urlanti avevano cancellato. Un Calum diverso.»
Il silenzio aleggia in piscina. Non ci guardiamo nemmeno negli occhi. 
«Lascia fare a me.» mormora Michael. «Vado a parlarci io e la convinco a venire al nostro concerto il trentuno.» 
Non posso fare a meno di sorridere, speranzoso. «Lo farai davvero?»
Il mio amico non mi dice nulla, si limita a stringermi in un abbraccio davvero poco virile. Ma a nessuno dei due importa, perché ci stringiamo a vicenda, contenti di avere un rapporto così speciale. 
«Vengo con te e porto dell'insalata per farle capire che siamo lì in missione di pace.» 
«Luke sei inopportuno come una prostituta a Buckingham Palace.» 
Ah, il saggio Mikey.



AIEEEAH
Sembra passata un'eternità dall'ultima volta che ho aggiornato, ma non lo è. Solo sette giorni insomma............
Avrei voluto aggiornare venerdì, ma sono rimasta fuori casa quasi tre giorni e tra l'altro non ho nemmeno dormito. Sono distrutta come un gatto dopo un giro di centrifuga. 
E oggi sono molto versione 2012/13 quando ero una directioner infogata #ZAYNSLAYSNAUGHTYBOY 
Boh ma se quel tweet non è vero penso potrei cadere in depressione.... 
Parlando del capitolo. Non ho molto da dire, se non che mi fa cagare allegramente. Avrei dovuto chiamarlo "Activia". 
Tra l'altro ho notato che avete avuto idee contrastanti: 
- DIMMI CHE NON E' DAVVERO LUKE BRUTTA STRONZA
- E' CALUM LO SO, STAI BLUFFANDO
- ODDIO E' LUKE 
- MA LA SMETTI DI FAR SOFFRIRE QUESTI PORACCI
Btw, da qui si capisce che era l'ennesima bufala di Helena quindi tutto è bene quel che finisce bene. Anche se dopo sta cosa ci saranno altri casini, eh già. Ho finito anche l'epilogo della storia e ho il cuoricino a pezzi. Vi metto in allerta: il 29 e il 30 sono esageratamente lunghi quindi preparatevi e cercate di non crepare.
ANNNDD tra un po' pubblicherò il primo capitolo di una fanfic nuova su *rullo di tamburi* Luke Hemmingssssssssss. Lo ammetto, all'inizio era su Calum, ma per la parte del protagonista maschile ci sta meglio Luke. 
Sto divagando. 
Vi informo come ultima cosa che ho appena iniziato a pubblicare Unknown Number su wattpad QUI (se cliccate sul
 QUI dovrebbe aprirsi la pagina, o basta semplicemente cercarmi come "@cucchiaia")
Per qualsiasi altra cosa:
Twitter – @cucchiaia 
Ask.fm – @cucchiaia
Wattpad – @cucchiaia
Facebook – Mary DomenicaDagosto 
#STAYSTRONG 

Ps. Grazie per tutto il supporto che date a questa cagatina.<333

Ps.2 Spoiler next capitolo: 
«Davvero, Dio, illuminami. Spiegami perché mi hai creata, qual è lo scopo della mia esistenza  al mondo, perché i miei genitori hanno deciso di fare sesso senza il preservativo?» esclamo fissando il cielo con le braccia allargate. 
Nessuna risposta. 
«Te lo dico io qual è il tuo scopo: andare a lavare i piatti in cucina!» risponde Liam dall'altra stanza, facendomi sobbalzare. 

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Capitolo 26
*** The Luke Problem. ***


26. The Luke problem






















Accendo il computer ed entro su Google. Cosa posso cercare? E' ben risaputo che Google può trovare tutto, ma devi fare la domanda giusta.
 
Come dimenticare uno stronzo che ti ha presa per
Come dimenticare Calum Hood?
Come dimenticare Calum Augusto Tommaso Robin Hood?
Storia di Robin Hood
Cosa fare se il ragazzo che ami ti ha inculata senza vasell
L'omicidio è legal
C'è qualche caso di omicidio non punito?
Calum Hood è cinese, vero?
I 5sos fanno schifo al cazz
Petizione per abolire l'amore dal mondo
Come si dimentica una persona?


I risultati che trovo sono tutti collegati a stupide riviste per adolescenti più una scientifica che parla dell'Alzheimer. Entro nel primo articolo che trovo.
"Come si può dimenticare una persona che è stata importante per voi?
Questa è la domanda di oggi che vi pongo, mi servirebbe aiuto! Grazie!
"

 
Moretta: Non si può! A meno che tu non soffra di alzimmer o come si scrive xD
DiversamenteIntelligente: Una volta ho accompagnato mia nonna a fare la spesa e quando sono tornata a casa mi sono accorta di averla lasciata lì.
MelodiaSeLoTenga: Puoi sempre farti un'operazione al lobo del tuo cervello addetto alla memoria!
LordVoldy: Perché dimenticare una persona che ti ha fatto star male quando puoi ucciderla con un'avada kedavra? ;)
Brontolo567: Ma che scassapalle che siete. Prima vi fidanzate, fate gli innamorati, vi mollate e pretendete pure di dimenticare tutto! Andate a cagare!
Paolo: Venite nel mio bagno a cagare che ho Glad micro spray :))))))
Tremotino: Cara, facciamo un patto? Prometto di farti dimenticare tutto.
LucyScordarella: A me è bastato un incidente con papà e un'ananas in testa!
Anon: LucyScordarella ma sei la ragazza di 50 Volte il primo bacio? Il film con Adam Sandler?
ItalianBoy: Vieni in Italia e mangia un po' di pizza!
Rocco: Vengo io ;)
DamonSalvatoreIlBono: Posso usare la compulsione se in cambio mi fai dare un morso.
StefySalvatoreCacciatorediBambi: Fratello, smettila!
-A: Vedi come ti faccio dimenticare io, stronzetta.
IlSaggio: Non si può dimenticare una persona che ti ha fatto male, perché ha comunque lasciato un segno in te. Quindi puoi decidere se perdonarla in modo tale che la persona stessa posso cancellare il ricordo del male che ti ha fatto oppure non dimenticarla e convinvere con il dolore. Prima o poi ti rende più forte.
KellyClarckson: What Doesn't Kill you... makes you stronger! ;)
MileyCyrus: You wrecked me.
StancoDiTutto: Miley siamo stanchi di quella canzone, ormai.



Aggrotto la fronte. Ma in che cazzo di sito sono capitata? Chiudo con uno scatto il pc e mi abbandono contro lo schienale della sedia e inizio a girare, girare, girare, fino a quando la nausea non prende il sopravvento e sono costretta a fermarmi.
Cosa potrei fare? E' il trenta dicembre e mi sembra di non avere più un cazzo da fare in questo mondo.
«Davvero, Dio, illuminami. Spiegami perché mi hai creata, qual è lo scopo della mia esistenza al mondo, perché i miei genitori hanno deciso di fare sesso senza il preservativo?» esclamo fissando il cielo con le braccia allargate.
Nessuna risposta.
«Te lo dico io qual è il tuo scopo: andare a lavare i piatti in cucina!» risponde Liam dall'altra stanza, facendomi sobbalzare. «E io e tua madre ti abbiamo voluta!»
«Sta mentendo!» si intromette Harry.
Sbuffo e mi alzo dalla sedia, per poi afferrare il telefono improvvisamente e comporre un nuovo messaggio. Mi sento terribilmente stupida a farlo e probabilmente se lui potesse mi darebbe tanti schiaffi, ma ne ho bisogno.

 
Va tutto uno schifo qui, Lou.
Spero che almeno tu sia felice.


Scendo in cucina e mi guardo intorno fino a trovare il lavandino. Per poco il mio cuore non si ribalta, scappa dal mio corpo e partecipa alla maratona di New York per poi schiattare tragicamente. «Ma quanti piatti ci sono?!» urlo.
La risata di Harry arriva in lontananza.
Io mi rifiuto.
Esco dalla cucina e vado nella veranda di casa, sedendomi sul dondolo. Chiudo gli occhi e un volto familiare mi appare subito in mente. Li riapro di scatto. «Porca troia, vai via.» sibilo. Chiudo ancora gli occhi, ma Calum Hood è determinato a non lasciarmi in pace.
Mi afferro il volto tra le mani, quasi strappandomi i capelli dal nervosismo che provo. Perché é così difficile dimenticare le persone? Dovremmo essere fatti come dei robot, e a questo punto potrei cancellare dalla memory card i dati che ho su Calum. Sarebbe tutto più facile. Fa male da morire sapere di essere stata presa in giro, sapere che il suo teatrino è durato così tanto tempo. Ma ancora di più fa male pensare che adesso lui si starà divertendo con qualche groupie, se non è tornato ad Helena.
Ancora con lo sguardo fisso a terra, sento dei passi avvicinarsi a me e due converse total black fanno la loro apparizione. Prima che possa sollevare il viso di scatto, un paio di vans affianca le converse. «Mary.» dice una voce.
So benissimo chi siano i proprietari delle scarpe. Michael Clifford e Luke Hemmings.
Michael mi guarda in modo serio, quasi determinato. Luke... beh, Luke ha sempre la stessa faccia da pesce lesso.
«Che cosa ci fate voi due qui?» sono davvero confusa. Michael Clifford e Luke Hemmings a casa mia?
«Possiamo sederci?» domanda Michael indicando il dondolo. Annuisco in risposta.
Luke mi mostra un pacco di insalata. «Ho portato questo come segno di pace.» mi porge la busta e io la afferro, sorridendo debolmente. Gli passerà mai questa ossessione?
Lascio spazio a Michael, che si siede accanto a me. Luke si poggia al muro, con le braccia conserte. E se avesse degli occhiali da sole neri in volto che coprissero il suo sguardo da rincoglionito, sembrerebbe anche serio. Lo ignoro, comunque, perché da lui non mi aspetto grandi discorsi.
«Allora, a cosa devo l'onore?» domando a Michael. Ma appena lo osservo meglio, un urlo inorridito si fa spazio nella mia gola.
Clifford urla di rimando, guardandosi le spalle. «Oh Signore, cosa succede?»
«I tuoi capelli. Non sei più Pel Di Lattuga!»
Mi fissa.
Lo fisso.
Luke ci fissa.
«Quindi?»
Scrollo le spalle. «Niente, Pel Di Pomodoro.»
Rotea gli occhi al cielo. «Che tu ci creda o no, siamo qui per parlare di una cosa seria.»
Mi scappa un sorrisetto. «Siete venuti a parlare di una cosa seria con un pacco di lattuga, interessante Michael.»
«Serviti pure.» Luke sorride radiosamente.
E dopo mesi, decido di accontentarlo. Apro il pacco di lattuga e ne prendo un pezzo, masticandolo lentamente.
«Buona?»
Mi fa davvero vomitare. «E' deliziosa.» ma per rendere felice Luke Hemmings ne mangio un'altra foglia. «Ti ascolto.»
Michael sfrega le mani e prende un respiro profondo. «Calum non ti ha mai mentito.» esordisce e vorrei cavarmi gli occhi. Avrei dovuto immaginare quale fosse l'argomento. «E' davvero lui il numero sconosciuto e non Luke. Io non ho mai detto nulla ad Helena, temo si sia inventata tutto quella cagna.»
«Perché dovrei crederci? Siete amici di Calum, potrebbe avervi chiesto di farlo.»
«Perché dovresti credere ad Helena? Non è tua amica.»
E se io stessi andando a fuoco, Michael con questa frase mi avrebbe spenta completamente. Mi mordo il labbro. «Ma perché avrebbe dovuto inventarselo Helena?»
Mike si stringe nelle spalle. «Perché ha sempre voluto portarsi a letto Calum e ovviamente adesso è gelosa di voi due. Siete state "amiche" per così tanto tempo che è normale tu le abbia creduto, viste le bugie precedenti di Cal. Ma, Mary, credimi: era sconvolto.»
Sobbalzo. Non ti interessa sapere il perché, non ti interessa, non ti interessa. Oh, fanculo. «Perché?»
«Ha lanciato una sdraio in acqua e a momenti prendeva a colpi pure me.»
Cala il silenzio e abbasso lo sguardo, fissandomi le mani. Mi sento una cogliona completa. Di quelle che non metti nemmeno in saldo perché devi pagare a prezzo pieno. «Michael, se mi stai mentendo pure tu...»
«Oh, andiamo! Guardalo: può essere lui?» mi indica Luke.
Voltandomi scoppio quasi a ridere: Luke sta girando in tondo, seguendo con lo sguardo un ciuffo di capelli che gli cade sulla fronte. «Genietto, quel ciuffo è nella tua testa.» gli corro in aiuto. Lui si blocca, sistema i capelli e mi salta in braccio, stringendomi contro il suo corpo.
Glielo lascio fare, perché in questi giorni ho solo bisogno di essere abbracciata. «Cosa dovrei fare, adesso? Mi dispiace ammetterlo, ma ancora non mi fido completamente di Calum.» sussurro.
«Sbagli.» questa volta è Luke a parlare. «Lo conosco da tantissimo tempo e posso assicurarti che è la persona più vera e bella che conosca.»
«State per caso insieme?» domando.
«Grazie, Luke.» dice Michael fingendosi offeso. «Comunque ha ragione. Devi sapere che era da un po' di tempo che si comportava davvero male. Con noi era il solito Calum, quel ragazzo magrolino con la faccia di un immigrato che avevamo conosciuto a scuola. Poi sono successi diversi casini con le fan... Insomma, molte lo reputano uno stronzo patentato. Lo insultano su twitter in qualsiasi occasione.»
Aggrotto la fronte. «Ma perché?»
Luke e Michael si lanciano un'occhiata, una di quelle occhiate alla "glielo diciamo?", poi il biondo annuisce e il rosso parla. «Un annetto fa Calum usciva con una ragazza, Madison. Era davvero felice e si vedeva. Sempre allegro, euforico, entusiasta di qualsiasi cosa. Peccato alcune fan abbiano rovinato tutto a tal punto che lei lo lasciò.»
«Come hanno fatto?»
Luke mi afferra una ciocca di capelli e la poggia sopra le labbra, a mo' di baffi.
«Calum e Mad uscivano insieme molto spesso e ogni volta le fan li rincorrevano, seguendoli ovunque, urlando aspettandoli fuori dai ristoranti o bar. Fino a quando un giorno non riuscirono a coglierli di sorpresa e prese dall'eccitazione del momento strapparono i capelli a Madison. Lei non volle più saperne e lasciò Calum, che reagì malissimo.» pausa di silenzio. Assimilo le sue parole, leggermente scioccata. «Da quel giorno è diventato un musone, tranne nei momenti in cui è sul palco e suona il suo amato basso.»
«E poi ha conosciuto te.» dice Luke con un tono di voce da bambino piccolo.
Mike annuisce. «Ha conosciuto te ed è tornato il Calum di prima, se non ancora più diverso.»
«Diverso come?» indago. Il cuore batte fortissimo al sentire le sue parole.
«Prima se incontravamo fan per strada, tendeva a fare due o tre foto per poi scappare via, come se qualsiasi fan avesse la colpa di quello che era successo con Madison. Partecipava di meno alla vita che avevamo scelto, come se volesse tirarsene fuori e abbandonarla. Invece da quando ha sbagliato il famoso numero, ha ripreso a trattare le fan come faceva un tempo. Come se le avesse "perdonate", nonostante non ci fosse nulla da perdonare a coloro che non c'entravano nulla con quegli incidenti. Lo hai cambiato e lui ti ama per questo.»
«E anche tu lo ami. Quindi fate tanti figli!»
Io e Clifford alziamo gli occhi al cielo, sorridendo. Torno subito seria. «Ormai gli ho detto che sarebbe potuto tornare alla sua vita fatta di groupies e scopate occasionali, non posso andare da lui e dirgli "ehi, scherzavo!"»
«Certo che puoi. Lui non aspetta altro, Mary. Vieni al nostro concerto domani, faremo in modo di piazzarti in prima fila, lui ti vedrà e anche solo saperti lì rimetterà tutto a posto.» mi incoraggia Luke con delle gomitate giocose. Sorrido debolmente fino a quando non prende a farmi il solletico e sono costretta a buttarlo a terra.
«Va bene.» accetto.
I due si scambiano un cinque, poi Michael aiuta Luke a rialzarsi e li seguo a ruota.
«Grazie, ragazzi.» gli dico.
Luke mi salta addosso di nuovo, abbracciandomi. E' così alto che mi sembra di abbracciare un palo della luce. Affondo il volto nel suo petto e dondoliamo insieme. «Ti voglio bene, Luke.»
«Anche io, lattughina mia.» si allontana un poco per schioccarmi un bacio sulla fronte. Non posso fare a meno di arrossire.
Michael mi stringe velocemente, facendosi improvvisamente nervoso. «Michael...?»
«Dobbiamo scappare. Mary, rientra dentro.»
Li osservo correre verso il furgoncino nero. Michael sguscia all'interno con un gesto fluido, Luke inciampa cadendoci dentro di peso. Qualcuno lo tira per le braccia e chiude lo sportello e nello stesso istante il mini-van parte via sgommando.
Scuoto la testa e rientro in casa.




Deglutisco rumorosamente, stupita dalla visione che ho davanti. Sollevo la mano per sventolarmi, sentendo vampate di calore crescenti invadermi in tutto il corpo. Allungo le mani, toccando con stupore. Non sto sognando? Com'è possibile?
«Ciao Mary, ho saputo che hai fantasie perverse su di me.» sussurra un Adam Levine senza maglietta, appena uscito dalla doccia.
Lo fisso. «Perverse è dire poco.» la voce esce a fatica.
Toc toc.
«Perché non me le mostri?» propone ammiccando.
Sento le forze abbandonarmi lentamente, tanto che mi sembra di avere delle anguille al posto delle braccia. «Ne sarei davvero lieta...»
Toc toc.
Adam afferra la mia mano, poggiata sulla sua spalla e la fa scivolare lungo il suo addome. Chiudo gli occhi. Sto per morire, me lo sento. Almeno morirò felice. Manca solo...
Improvvisamente Adam mi porge un Mc Chicken, con un sorrisetto astuto. Il cuore si inceppa per un secondo e non so se afferrare il panino o continuare a perlustrare i suoi muscoli così... muscolosi.
Toc toc.
Adam si volta e solo ora mi accorgo essere nella mia camera. «Dovresti andare a vedere chi sia.»
«NO, Adam!» urlo allungando il braccio.
Troppo tardi.
Mi risveglio nel mio letto con le mani strette alle lenzuola. Respiro affannosamente, ancora incredula del sogno che ho fatto. Sembrava così reale e invece... Improvvisamente mi ritrovo a piangere come una cretina, per poi ridere di me stessa che piange. Rido e piango. Piango e rido.
Toc toc.
Mi volto di scatto verso la finestra, spaventata. Anche nel sogno sentivo quel rumore. Come se qualcuno picchiettasse contro il vetro. Scosto le lenzuola e cammino lentamente, pronta a qualche attacco. Sto quasi per aprire la finestra, quando mi rendo conto che non ho un'arma per difendermi dal mio killer.
Così torno indietro e afferro il Cd di Gigi D'Alessio che mi regalò mesi prima Mr. Emmy, dopo una delle tante sedute.
Una volta aperta, faccio sporgere la testa solo fino agli occhi. «Ho un Cd di Gigi D'Alessio e non ho paura ad usarlo!»
«Cosa?»
Mi sollevo di scatto, sbattendo contro il vetro. Impreco in venti lingue diverse, prima di guardare chi si stia divertendo. Se è ancora Harry fatto che lancia filtrini io... Spalanco la bocca. «Calum?»
Il ragazzo mi punta i suoi occhi scuri addosso, senza lasciarmi un secondo. Le mani dentro le tasche degli skinny neri, una canottiera grigia e le solite vans. Non dice niente. Ci fissiamo e spero veda che nel mio sguardo non c'è più rabbia, solo voglia di stare con lui.
«Cosa ci fai qui?» domando. «E perché non hai bussato alla porta?! Avresti potuto spaccarmi i vetri della finestra, brutto idiota.»
«Ho lanciato dei pistacchi, stai tranquilla.» dice con naturalezza, come se fosse normale lanciare dei pistacchi contro la finestra di una persona.
Sospiro. «Non hai risposto alla prima domanda.»
«Entra su twitter e cerca Luke Hemmings. Dovrebbe essere anche nei trend.»
Non mi stacca gli occhi di dosso e la cosa inizia a preoccuparmi davvero. Afferro il telefono e accendo la connessione dati. Apro la applicazione di twitter e cerco nei trend. Eccolo lì.
Quello che mi si para davanti mi fa quasi lanciare un urlo. «Che cazzo?»
Qualcuno probabilmente ha seguito il mini-van dei ragazzi, questo pomeriggio, e si è appostato davanti a casa. Perché ci sono tweets di ragazze che parlano di Luke e di me, la sua "nuova fiamma". Ma la cosa peggiore sono le foto che ci ritraggono abbracciati, altre ancora stretti l'uno all'altra mentre ci guardiamo con il volto di Luke sempre più vicino al mio.
Poi arriva la peggiore.
La foto ha una qualità così bassa che sembra ci stiamo baciando, quando in realtà Luke mi stava dando un bacio sulla fronte.
Torno con lo sguardo a Calum. Vedo quanto sia ferito e il mio cervello elabora velocemente delle spiegazioni convincenti. «Calum...»
«Perché?» sussurra con la voce rotta.
«Sali, per favore. Posso spiegarti tutto.»
Scuote la testa. «Sono solo venuto per farti vedere che la vostra relazione è ormai di dominio pubblico. Spero davvero che duri e che Luke ti tratti meglio di come ho fatto io, anche se dubito sia possibile visto che ti ho trattato come mai ho fatto con una ragazza.»
«No, no, Calum, cazzo!»
Hood mi volta le spalle e sempre con le mani nelle tasche si incammina. Noto che non c'è nessuna macchina o mini-van, e questo mi da la carica necessaria a correre velocemente fuori dalla mia stanza e scivolare lungo le scale. Afferro le chiavi di casa ed esco in pigiama, con degli shorts e una canottiera.
«Calum!» urlo.
Il ragazzo si volta nella mia direzione, stupito. Lo raggiungo con una piccola corsetta e mi fermo a pochi centimetri dal suo corpo. Il suo profumo mi arriva come uno schiaffo in pieno volto, perché mi sento davvero una stronza. I suoi occhi sofferenti sono solo una conseguenza del mio comportamento di merda.
«Non stiamo insieme io e Luke.» dico un po' ansimante.
Lui aggrotta la fronte. «Perché ansimi? Hai corso dieci secondi scarsi, Mary.»
«Ho fatto tutte le scale in scivolata rischiando di spezzarmi l'osso del collo, non giudicarmi.»
Silenzio. Vedo che sta trattenendo un sorrisetto.
«Credimi. Non stiamo insieme e non ci siamo baciati.»
«La foto urla altro.» commenta freddamente, riuscendo a trattenere il sorriso di pochi istanti prima.
Mi passo una mano tra i capelli, stanca di tutti i casini di questo periodo. «Mi ha dato un bacio sulla fronte, Calum. E' colpa della bassa qualità della foto. Luke non avrebbe mai fatto una cosa del genere al suo migliore amico.»
«Tu l'avresti fatto?»
Apro e richiudo la bocca, colta in contropiede dalle sue domande furbe. «Ovviamente no. Non bacio il migliore amico del ragazzo di cui sono innamorata.»
La mia frase basta a fargli rilassare le spalle e ad addolcirgli il volto. «Mi ami ancora?»
Sospiro tristemente. «Smettere di amarti da un giorno all'altro è tanto impossibile quanto smettere di mangiare Mc Chicken.» ammetto. Dovrei scrivere i bigliettini dei baci perugina.
Calum è confuso. «Non ti capisco. Otto ore fa mi urlavi contro, adesso...»
«Luke e Michael sono venuti a parlarmi di questo, appunto.» sul suo volto vedo l'accenno di un sorriso, finalmente, e non posso fare a meno di sorridere di rimando. «Dicono che Helena si sia inventata tutto, e io... gli credo.»
«Perché a loro credi e a me no?»
Con la mano cerco la sua, accarezzandone il dorso. Mi era mancato il calore della pelle di Calum. Io, perennemente fredda di mani e lui, perennemente caldo. «Perché quando una persona ti mente una volta, pensi che lo farà ancora e ancora. E invece ho sbagliato a pensarlo anche per te, Calum.» lo fisso dritto negli occhi, cercando di fargli capire quanto sia dispiaciuta. «Hai sbagliato, hai saputo ammetterlo e hai chiesto scusa. E invece io continuo ad andarti contro, continuo a pensare che possa ferirmi.»
«Hai finalmente capito che non è vero?» chiede ironicamente.
Abbasso lo sguardo. «L'ho sempre saputo ma non ho mai voluto ammetterlo a me stessa. Eri con me quando Louis è morto tra le mie braccia, Calum. Eri con me, seduto accanto alla sua tomba. Tu ci sei stato sempre e io me ne sono accorta tardi.»
Calum rimane in silenzio per istanti che mi sembrano infiniti. Mi guarda più volte, scorrendo dai miei capelli fino ai piedi, ricordandomi di quando andammo a cena insieme in quel ristorante italiano e fece la stessa identica cosa. Quello che è cambiato, è che se mesi prima mi sono sentita guardata come se fossi stato l'essere più disgustoso sulla terra, adesso è l'esatto opposto.
«Perché mi guardi?»
«Perché sei bella. Anche se dovresti smettere di trattare male i capelli o ti ritroverai pelata come Michael.»
Ridacchio.
«Domani ci sei al concerto?»
Annuisco.
Lui mi fa un cenno col capo come a dirmi che è contento. «Beh, allora buonanotte.»
Non capisco. «Calum ma...»
«Sì?»
«Non capisco. Mi hai perdonata o no per non averti creduto?»
Kiwi mi fa l'occhiolino. «Lo scoprirai domani.»
Brutto bastardo cinese.





AIEEEAH
Sono più le birre che si beve Liam in questa fanfiction o le volte che ho ascoltato SHE'S KINDA HOT?
Sono più i "vuoi un po' di lattuga?" di Luke in questa fanfiction o le notti insonni che ho passato da giugno ad oggi?
Sono più i nomignoli con cui Mary chiama Calum in questa fanfiction o i gradi qui a Cagliari?
E' più forte l'odio per Helena o il mio per l'estate?
Avete presente che nello scorso capitolo ho scritto che gli ultimi due capitoli della storia sono davvero lunghi? Sappiate che l'epilogo conta 17 pagine word a causa di un AIEAH lungo 3 pagine, quindi vi prego, preparatevi a sopportare il 30 e non grisatemi l'angolo autrice che ho scritto con tanto amore per voi.
E un grazie speciale alle ragazze coraggiose che si stanno rileggendo Uknown Number su Wattpad. Vi si ama da morire.
E grazie ovviamente a chi continua a seguirla qui, nonostante sia estate, il caldo divori l'anima e la voglia di stare davanti a un pc non sia proprio alta.
Ma tipo che sabato mi hanno spento una sigaretta nel braccio e adesso ho questa chiazza che sembra una voglia/macchia di cioccolato/pelle morta.
CHE DOLORE LA VITA
Su questo capitolo onestamente non so proprio cosa dire, se non che spero vi sia piaciuto. Il prossimo, il 27, è tra i miei preferiti e non vedo l'ora di pubblicarlo. (come minimo lo pubblico e "fa schifo", "sì, uno dei miei preferiti per andare a cagare")
Tra l'altro, con il prossimo capitolo posto anche la nuova fanfic su Roberto Ermanno aka Robert Hemmings.
Suona un po' "non vi libererete di me. Xoxo -A"
Quindi nulla, vi lascio i soliti contatti:
Facebook – Mary DomenicaDagosto
Twitter - @cucchiaia
Ask.fm - @cucchiaia
Wattpad - @cucchiaia con Unknown Number
#STAYSTRONG


Ps. Spoiler prossimo capitolo:
Con un colpo della mano rovescio a terra un vaso in ceramica, facendolo frantumare in mille pezzi. «Lo vedi? E' la fine che farai tu se entro cinque secondi non esci da questa casa.»
Niall guarda Harry sconvolto. «Non la fermi? Ha rotto un vaso!»
«Tanto faceva cagare.» chiude la faccenda mio fratello con una scrollata di spalle.

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Capitolo 27
*** U.N. is calling you. ***


27 "U.N. is calling you"






















Perché devono esistere così tanti capi d'abbigliamento? Insomma, non potremmo indossare sempre un paio di jeans, una t-shirt bianca e delle scarpe? No, Dio ha deciso di complicarci il mondo creando tanti tipi di vestiti. E la cosa peggiore è che si aspetta siamo noi a saper decidere quando è opportuno indossarli.
Mi siedo sulla sedia girevole, sbuffando sonoramente. Poi i miei occhi cadono sul pc e sullo schermo ancora bloccato al blog dell'altro giorno. E' più forte di me: scrivo velocemente la mia domanda.

 
"Ciao a tutti, sono nuova su questo blog. Vorrei porvi una domanda: come vi vestireste per andare a un concerto sapendo che il bassista è il tuo quasi-ragazzo?"


Mentre aspetto le risposte, riordino il vortice di vestiti che ho sparpagliato in tutta la stanza, lamentandomi ogni cinque secondi della fatica che faccio a chinarmi per terra. «Mary.» irrompe nella mia stanza Harry. Indossa una fascetta in testa, l'addome nudo e dei jeans marroni con degli stivaletti terribili.
«Hai presente quelle due cose appiccicate alla fine delle tue braccia, aventi cinque dita?»
«Sì, le mie mani.»
«Sai per cosa ti sono state date?»
«Per girarmi le canne?»
«Per bussare alla mia porta e aspettare ti dia il permesso di entrare.» sbotto infastidita. Da quando Liam entrò nella sua stanza senza bussare e lo trovò intento a ricamarsi un fiorellino sulla tasca dei jeans, Harry ha deciso che non avrebbe più bussato alla porta di nessuno per rivendicare il danno che gli è stato fatto.
Chioma selvaggia alza gli occhi al cielo. «Sai benissimo perché lo faccio. E comunque – mi blocca prima che possa rispondergli – volevo sapere cosa dovessi fare stasera.»
«Andrò al concerto.»
Rimane stupito. «Ah, questo cambia tutto.» si afferra il mento e pensa.
«Perché?»
«Io e Niall pensavamo non volessi andarci e stavamo progettando un piano per rapirti e trascinarti lì, farti far pace con Robin Hood e il solito e vissero felici e contenti.» spiega eccitato. «Ma visto che vuoi già andarci da sola, salta tutto...»
Gli do una pacca sulla spalla, spingendolo leggermente fuori dalla stanza. «Peccato. Ora puoi lasciarmi sola?»
«Non è che potresti far finta di non volerci andare così...»
Gli indico la sua stanza. «Ci vediamo giù alle otto, Harry.»
«Capito.»
Rientro nella mia camera e dopo aver preso un bel respiro, riprendo il computer. Ci sono tantissime risposte alla mia domanda e spero di trovarne qualcuna seria o che possa essermi di minimo aiuto. Ovviamente spero in una cosa impossibile.


Nudista00: Vai nuda, tesoro! Lascerai tutti a bocca aperta.
SiaLampadario: Una parrucca bianca, caschetto, e un body color carne.
PallaDemolitrice: Che ne dici di un completino in lattice con delle codine in testa? Ricordati di mostrare la lingua!
GoodGirlIKnowYouWantItEHEHE: Grande twerk quello che mi hai dedicato ai VMA's ;)
TuaMoglie: Grandissima zoccola! Sei una sfasciafamiglie, ma perché non ti rimetti la parrucca di Hannah Montana e un dito in c- Il commento è stato rimosso per contenuti offensivi.
RomanticoRagazzo: La miglior cosa che puoi indossare è il tuo sorriso.♥
Rocco: Metti qualcosa di facile da togliere eh eh eh.
AriaPLL: Di certo non prendere esempio da come mi vesto io, tesoro.
GaGaTheOnlyOne: Nemmeno da me.
IlSaggio: Nella vita non importa cosa indossi, ma chi sei. Può un paio di jeans definire la tua anima? Può una maglietta farti piacere agli altri più della chimica che c'è dentro di te?
ParisHilton: Qualcuno segnali l'idiota qui sopra! Ovvio che i vestiti siano importanti!
LattugaBionda: Ehi Mary, ma sei tu?!
BandanaSelvaggia: Luke? Ma che ci fai qui? LattugaBionda?!
LattugaBionda: Ashton. Potrei farti la stessa domanda, BandanaSelvaggia.
BandanaSelvaggia: Non sono Ashton.
LattugaBionda: Ah, okay, scusa. Credevo fossi Ashton! Fa niente.
BandanaSelvaggia: ...



Chiudo di scatto il computer, aspettandomi tutto tranne trovarmi Ashton e Luke nei commenti. Rimango qualche minuto con i gomiti poggiati alla mia scrivania e la testa piegata in avanti, in preda a una crisi di panico. Mi sento esattamente come quando lanci la tua pokeball verso il pokemon che vuoi tanto catturare e questa oscilla e si muove. Ce l'avrai fatta? Il pokemon è tuo?
Sollevo il volto verso l'orologio. Le sette e mezza.
La pokeball si è ufficialmente spalancata e il pokemon sta usando "fuga".
«Cazzo, cazzo.» inizio a imprecare mentre afferro magliette su magliette e le lancio alle mie spalle, mettendo in disordine la mia camera di nuovo.
E' solo questione di calmarsi e fottersene altamente. Non mi è mai importato mettermi in tiro, no? Ecco. Afferro una camicia in jeans chiara e dei pantaloni neri per poi prendere il primo paio di scarpe che mi capitano davanti e uscire dalla mia camera.
Passo in bagno, tento di migliorare la situazione tragica che regna nella mia faccia con del trucco e pettino i capelli come meglio posso.
Faccio una smorfia.
Sono davvero un cesso.
Sblocco il telefono ed entro su Tumblr, cercando: Taylor Swift. Scorro velocemente e mi fermo su un primo piano. Sistemo il telefono davanti alla mia faccia, in modo tale che dallo specchio la mia sia coperta e si veda solo lo schermo con la Swift.
Sorrido. Molto meglio. Sono davvero gnocca.
«Mary, scendi!» mio fratello.
E anche se mi sento un cesso con le rotelle che cammina, decido di ignorare la vocina dentro di me che mi urla "mi fai venir voglia di vomitarmi in bocca" e scendo le scale a rilento.
Mi blocco sull'ultimo gradino. «Cosa.»
Harry è vestito, finalmente, e accanto a lui riconosco subito la chioma bionda di Niall. E andrebbe pure tutto alla grande, se non fosse che lì, nell'ingresso di casa mia, c'è anche Helena. Indossa un vestitino molto ino, così ino che potrebbe essere un crop top, un paio di tacchi vertiginosi e mi ricorda vagamente una puttana in tangenziale.
«Ciao Mary! Su, muoviti che voglio la prima fila!» esclama lei battendo le mani e sorridendomi.
Mi avvicino lentamente con gli occhi socchiusi e dagli sguardi che si scambiano Niall e Harry, capiscono cosa stia per accadere. «Un'altra rissa? Questa volta vedete di togliervi i vestiti.» mormora l'Irlandese.
Lo ignoro, troppo concentrata a squadrare Helena. Lei, invece, è confusa. «Mary?»
«Come osi presentarti qui?» sibilo.
«Oh oh. Quando sibila con quel tono da serpente è la fine.»
«Ho visto una scena simile in Indiana Jones tra un serpente e una donna, e credimi, se l'è mangiata.» commenta Niall dando una pacca a mio fratello.
La biondina sorride nervosamente. «Perché non dovrei? Abbiamo chiarito le nostre incomprensioni, ti ho mostrato che persona fosse Calum salvandoti da un cuoricino spezzato.»
Con un colpo della mano rovescio a terra un vaso in ceramica, facendolo frantumare in mille pezzi. «Lo vedi? Questa è la fine che farai tu se entro cinque secondi non esci da questa casa.»
Niall guarda Harry sconvolto. «Non la fermi? Ha rotto un vaso!»
«Tanto faceva cagare.» chiude la faccenda mio fratello con una scrollata di spalle.
La psicopatica ha smesso di sorridere nervosamente. «E' così che mi ripaghi dopo tutto quello che ho fatto per te?»
Mi abbandono a una risata. Non ricordavo fosse così simpatica. «E' così che ti ripago dopo esserti inventata tutta quella storia su Calum e Luke, facendomi litigare con il ragazzo che ama me e non te. Ti brucia, vero? Hai sempre vissuto con la consapevolezza di essere migliore di me, più bella, più magra, più perfetta, più voluta. E adesso la tua grandissima cotta, il celebre Calum Thomas Augustus Robin Hood, preferisce me a te. Lo vedo nei tuoi occhi che la cosa ti fa morire dentro dalla rabbia, e sai una cosa? Spero che ti ci ammazzi con la tua patetica rabbia, perché sei una grandissima cagna che non ha fatto altro che trattarmi come una merda, facendomi sentire inferiore a qualsiasi situazione. Te lo meriti.»
Nella sala aleggia il silenzio. Silenzio di stupore da parte di Helena, silenzio sconvolto di Harry e Niall e il mio silenzio che suona più di: "mi fermo qua, altrimenti inizio a urlarti parolacce una dopo l'altra fino a quando Dio non mi segnala e mi banna dalla Terra".
«Si chiama davvero Calum Thomas Augustus Robin Hood?» chiede Harry perplesso.
«Come puoi dire queste cose di me? Credevo fossimo amiche.» risponde lei in tono gelido, per niente dispiaciuto.
Schiaccio un pezzo di ceramica con il piede. «Anche io pensavo fossimo amiche quando mi lasciasti sotto il diluvio universale per andartene con Malik, che aveva l'ombrello. Pensavo fossimo amiche quando ti dicevo di sentirmi grassa come una botte e tu mi rispondevi "sì, hai ragione, digiuna". Pensavo fossimo amiche quando ti ho chiamata perché Louis era stato picchiato da Malik e tu hai riso sostenendo avesse inventato tutto. Fingendoti pure ubriaca, ubriaca con un bicchiere di Coca-Cola. Puttana senza cervello.» sputo l'insulto con tutta la sincerità che posso.
«Non...» tenta di parlare, sollevando un dito in aria, ma io la blocco.
«Hai sempre pensato che il mondo girasse attorno a te, o sbaglio? Che tutti dovessero sottostare ai tuoi desideri, ai tuoi ordini, schiocchi le dita e hai tutto quello che vuoi. Il tuo papino e la tua mammina ricchi potranno pure comprarti quei cappotti a tre cifre che indossi, ma non potranno mai comprarti un bel carattere. Non comprerai mai l'umilità, l'amore delle persone, un po' di intelligenza. Al massimo potrai prenderti una tinta castana, così da eliminare quei capelli biondo canarino e all'apparenza sembrare meno Paris Hilton.» sorrido stancamente, scuotendo la testa, ormai consapevole di aver rotto definitivamente le sue barriere. «E non potrai mai comprare l'amore di Calum. Sei una bella ragazza, ma oltre a questo non sei nulla. Sei come la scatola di un Mc Chicken con dentro una foglia di lattuga.»
Niall nasconde una risata con un colpo di tosse. Helena lancia occhiate a mio fratello e al biondo, per poi prendere un profondo respiro: «Ci perdi tu, tanto.» volta le spalle ed esce finalmente da casa mia.
Non appena la porta di casa sbatte, mi abbandono contro la sua parete in legno. Chioma Selvaggia e Ragazzo Verde hanno dei sorrisetti stampati in volto. «Non dite nulla.»
«Sei il mio nuovo idolo. Dopo Bob Marley.»


Il concerto dei 5SOS è come lo avevo sempre immaginato. Una marea di scacchi rossi e neri, skinny jeans e vans. Ma lo vedo in modo diverso, questa volta. Dopo essermi liberata del peso di Helena sulla mia vita, non mi danno fastidio, anzi, le guardo sorridendo. Perché alla fine lo identifico come un gesto che hanno le loro fan di essere simili a loro, di vestirsi così per il loro concerto, di essere un secondo d'estate per almeno una notte.
Scuoto la testa e decido di abbandonare questi pensieri sentimentali da persona mentalmente instabile e guardo verso il palco.
Siamo in mezzo alla folla, e c'è così tanta gente che ringrazio il Santo Patrono Dei Concerti per non essere finita in ultima fila.
«Sento che tra poco scapperò via urlando. Tutti questi quadretti neri e rossi mi stanno stordendo. Un po' come una canna.» dice Niall sventolandosi.
Il volto di Harry si illumina. «Davvero?!» si volta verso la prima ragazza a lui vicina e rimane immobile a guardare la fantasia della sua camicia, sperando di ottenere l'effetto desiderato.
Sbuffo, non riuscendo però a trattenere un sorrisetto. Poi le luci si spengono e sul monitor appare un countdown. Le ragazze iniziano ad urlare e Niall le imita, giustificandosi con un: «Mi conformo alla massa.»
Il telefono nella mia tasca vibra. Un messaggio. Lo apro, incuriosita. Chi mai sarà?

 
Numero Sconosciuto: Ash, dove sei? Ho davanti una folla di fan che urlano per noi e tu sei sparito!

Sorrido come un'ebete, prima di rispondere. Lo schermo segna il numero 45. Che cosa?
Numero Sconosciuto: Chiudi YouPorn e prendi posto sulla batteria!
Ma chi diamine sei e cosa diamine vuoi da me maniaco., scrivo esattamente lo stesso messaggio di qualche mese prima.
Numero Sconosciuto: Ashton, amico, che ti prende?
Tu sei pazzo.
Capisco che il conto alla rovescia è giunto al termine quando le urla tutto intorno a me esplodono come una bomba e il telefono quasi mi cade di mano. Un accenno di chitarra aleggia in tutta l'arena. Porto il cellulare all'orecchio e chiamo il numero, che riattacca dopo due squilli.
Poi i ragazzi fanno la loro entrata sul palco. E tutta la mia attenzione si concentra su Calum Hood, solo e unicamente su di lui. Non vedo Luke che saluta tutti, ricordandoci perché siamo qui, non vedo Ashton che batte qualche colpo sui piatti della batteria, intravedo la chioma sgargiante di Michael ma il centro di tutta la mia attenzione rimane Calum Hood.
Ed è così per tutte le tre canzoni seguenti. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Perché le persone arrivano nella tua vita all'improvviso, senza darti il tempo di rendertene conto, entrano a farne parte in modo malsano, ti attacchi a loro, non puoi più farne a meno e capisci smetteresti pure di respirare pur di dar loro ossigeno. Sono le persone migliori, quelle che arrivano senza avvisarti. Lo fanno rumorosamente, come un uragano, e intrappolano il tuo cuore, smuovendolo dal suo rifugio sicuro che è la gabbia toracica, per poi renderlo migliore. Provi emozioni diverse da quelle che proveresti con una persona che entra nella tua vita lentamente, con movimenti studiati.
Ora capisco la differenza tra Calum e Niall.
Niall è un ragazzo fantastico in tutto e che mi accetta per quella che sono. Ma lui è entrato con attenzione, ha prima instaurato un rapporto di amicizia profondo e con esitazione ha cercado di farmi provare le stesse emozioni che provava lui. Fallendo.
Calum è arrivato con violenza e ha fatto quello che voleva lui, senza darmi la facoltà di oppormi. L'ho assecondato e mai me ne pentirò.
Calum è il mio imprevisto, Niall è una semplice pianificazione.
Talmente assorta nei miei pensieri mi accorgo in ritardo che qualcuno ha fermato l'intero concerto. La folla è in silenzio, incapace di aprire bocca per la sorpresa.
Avrei dovuto immaginare che dietro una cosa del genere ci fosse quel cinese. Infatti Calum cammina lungo la passerella e si ferma nel rettangolo finale di essa, senza il suo basso, ma con il telefono in mano.
«Scusatemi ragazzi, vi dispiace se faccio una telefonata? C'è una persona con la quale ho urgenza di parlare.»
Le fan urlano in segno di approvazione.
Calum si porta il telefono all'orecchio e scruta i mille volti, o forse dovrei dire "i mille corpi fasciati dallo stesso vestiario".
«Ma che cazzo fa?» domanda Niall.
«Te lo sei scelta bene, non c'è che dire.» commenta Harry. Una ragazza lì vicino gli assesta un colpo seguito da "Non offendere il nostro Cinese".
«Ragazzi, il telefono sta squillando, potete fare più silenzio che potete?» è questa la richiesta di Hood.
Cala uno di quei silenzi che senti pochissime volte nella tua vita. Con orrore sento Taylor Swift cantare dalla mia tasca. Tiro fuori il telefono sotto le occhiate divertite di Harry e Niall e guardo lo schermo.

 
Unknown Number is calling you.


Accetto. «Pronto?» sussurro.
Sul volto di Calum si dipinge un sorriso. «Ma allora non sei Ashton! Sei una ragazza!» capisco che sta recitando.
«Incredibile, sono una ragazza!»
«Non intendevo in quel senso, e lo sai. Pensavo fossi il mio amico...» dice in tono dispiaciuto. Ashton, seduto alla batteria, lo guarda come a dire "cosa vuole da me?". «Ma quindi... Tu sai chi sono?»
«Forse.»
La gente intorno a me inizia ad accorgersi che sono io a star parlando con Calum Hood. «Ascolto le tue ipotesi.»
Delle urla eccitate mi fanno sorridere, Calum fa lo stesso ma con una mano chiede di continuare con il silenzio. «Dato che parlavi di un concerto... e dato che nessuno sa i nomi dei Maroon 5 eccetto quello del cantante, potresti essere Adam Levine.»
Gli occhietti di Calum perlustrano l'enorme spazio, alla ricerca del mio volto e tutta questa situazione mi diverte da morire. «Ragazzi, questo numero sconosciuto pensa che sia Adam Levine. Potete urlarle il mio nome?» si rivolge alla folla.
Un coro rumoroso di "Calum Hood" si innalza. Luke e Michael se la ridono e mi indicano. «Va bene, sei Calum Hood. E allora come la mettiamo?» rispondo.
«Tu come vuoi metterla?» domanda in tono malizioso.
«La mazza da baseball? Pensavo in faccia o dritta giù contro il tuo amico.»
Calum fissa lo schermo del telefono, offeso. «Se non mi stai guardando, sappi che sono molto oltraggiato. Vuoi fare del male al tuo ragazzo?»
Urla, ancora urla, Harry si unisce alla folla, saltellando. Quando nota il mio disappunto si ferma. «Ti sto guardando, invece.» dico. «Sei molto bello. Ma ho un dubbio.»
«Dimmelo.» si morde il labbro e per la prima volta dopo almeno cinque minuti di chiamata mi rendo conto che è in imbarazzo e le sue gote sono colorate di rosso.
«Quando la canti GanGnam Style?»
Hood alza gli occhi al cielo, mascherando un sorrisetto con finta irritazione. «Sei sempre la solita stronzetta.»
Rido e lui mi imita.
«Mary sali sul palco e scopatelo qui davanti a tutti!» urla nel microfono Ashton, ricevendo altre grida dalle loro fans.
Calum si volta per mostrargli il medio. Io mi schiarisco la voce, tentando di non andare a fuoco e di nascondere il mio nervosismo. «Prima parlavi del far male al tuo ragazzo...»
«Sì...?»
«Potresti spiegarti meglio, per favore?» domando con tono innocente.
Lui è in difficoltà e prima di parlare allontana il telefono ridendo, rosso come un peperone, mentre l'armata di skinny gli infonde coraggio urlando a più non posso. Inizio a pensare che Beethoven sia diventato sordo dopo esser stato a un concerto dei 5SOS di quei tempi. «Beh, quello che volevo dire è che non è bello colpire con una mazza le palle del tuo ragazzo. Potresti fargli molto male e rischiare di non poter essere soddisfatta sessualmente.»
Mi aspetto che qualche ragazzina qui svenga seduta stante per il tono lascivo di Calum.
«Parli generalmente o di qualcuno in particolare?»
«Al suo posto ti avrei chiuso il telefono in faccia.» dice Harry.
Gli mostro il dito medio.
«Parlo di me e di te.»
«Ah, sei il mio ragazzo?»
«Non lo so. Dipende se è quello che vuoi tu.»
«Io sì, e tu?»
«Controllo la mia agenda e ti faccio sapere.»
«Coglione.»
«Sarebbe un onore per me essere il ragazzo di una melanzana come te.»
«Si sa che ai cinesi piacciono le melanzane.»
«Davvero?»
«Non credo, era tanto per dire.»
Ed eccolo di nuovo, quel sorriso bellissimo che si dipinge sul volto di Calum, quel sorriso che contagia pure me.
Finalmente i suoi occhi incontrano i miei. Mi vede. Sorride ancora di più. Ci guardiamo in modo complice, come se non ci fosse nessuno con noi, come se fossimo noi due soli nell'intero Universo. Sollevo la mano e lo saluto, lui ricambia con un occhiolino.
«Un'ultima cosa prima che riprenda il mio basso.»
Luke afferra il microfono, eccitato. «Dalle un pacco di lattuga!» delle risate.
«Dimmi.»
«Stanotte me la dai?»
Chiudo la telefonata e lui mi mostra la lingua, prima di correre dai suoi compagni e farsi ridare il basso.
Il concerto continua, mancano due ore alla mezzanotte e sento che questo Capodanno sarà il migliore della mia vita.


«Grazie per essere venuti, grazie per aver contribuito alla nostra Fondazione e grazie per aver salutato Louis ancora una volta.» sta urlando Michael, mentre tutti noi acclamiamo i ragazzi.
Mi sono dovuta ricredere su di loro: sono davvero bravi, niente a che vedere con le canzoni che mi fece sentire Helena. Dal vivo sono incredibili.
Luke, Michael e Ashton salutano, scappando dietro le quinte. Giunto il turno di Calum, imita i suoi amici nei saluti e mi cerca di nuovo. Sto quasi per salire sopra Harry, quando mi trova. Con un cenno mi indica di seguirlo dietro le quinte e poi mi mostra allarmato l'ora: 23:55.
Cinque minuti alla mezzanotte. Cinque minuti al nuovo anno.
Inizio a farmi spazio tra la folla, spintonando come meglio posso, determinata a usare anche il mio naso-fucile in casi estremi. Sento le ragazze additarmi come il numero chiamato da Calum, ma non mi fermo nemmeno per sentire meglio cosa abbiano da dire. Voglio andare da lui e fregarmene di tutto e di tutti.
Appena arrivo in prima fila, temo di dover fare a botte con gli uomini della sicurezza, che invece mi riconoscono e mi fanno passare come se Hood gli avesse detto "fatela arrivare prima di mezzanotte o vi licenzio tutti".
Corro dietro le quinte, rendendomi conto di non sapere minimamente dove siano quei quattro paia di skinny neri. «Stai cercando i ragazzi?» mi domanda una donna.
«Sì, saprebbe indicarmi dove siano?»
«Vai dritta e gira a sinistra.» mi sorride, forse capendo chi sia.
La ringrazio con un cenno e mi lancio lungo l'andito che sembra davvero infinito. Arrivata a due svolte, giro a destra, per poi ricordarmi che la donna mi aveva detto di girare a sinistra. Cambio percorso e rimedio al mio errore.
La cosa positiva è che non sono ancora caduta una volta.
Nello stesso momento in cui lo sto pensando, sbatto contro qualcosa di duro e... umidiccio. «Ashton! Dov'è Calum?» gli chiedo col fiatone.
Lui ride. «E' lì nel salottino. Ti sta aspettando.»
«Grazie Bandana Selvaggia!» urlo ridendo e lui arrossisce.
Riprendo la mia corsa contro il tempo e mi sento un po' come Bolt, un po' come i tipi che scappano nei film, inseguiti dalla polizia. Riconosco la figura familiare di Luke e mi fermo, riprendendo fiato e concedendomi una pausa.
«Luke!»
Il biondo si volta, mi vede e con un sorrisetto dice qualcosa a qualcuno accanto a lui.
Il corpo di Calum diventa visibile anche a me, e in pochi secondi sta correndo nella mia direzione. Istintivamente mi avvicino anche io, ignorando il fatto che correndoci incontro potremmo urtarci a vicenda. Nonostante il colpo, lui mi blocca prima che possa cadere rovinosamente a terra e non aspetta un singolo istante prima di poggiare le sue labbra sulle mie.
Ignoro i fischi di Luke e Michael e le urla di Ashton dall'altra parte del corridoio, ignoro i tecnici che ci passano accanto, ignoro le urla delle fan fuori – e onestamente non capisco cosa cazzo abbiano da urlare ancora e con quale voce –, ignoro il fatto che sia più sudato di un cammello che ha corso nel deserto per trent'anni, ignoro il luogo, il tempo, le persone.
Perché le labbra di Calum sono morbide, sono buone e combaciano perfettamente con le mie. Le sue mani mi stringono nel modo giusto, ed è tutto come un incanto.
Per la prima volta in diciassette anni non mi sento più come se la sfiga si fosse raggruppata completamente attorno a me, non sento più come se mancasse qualcosa. L'ho trovata finalmente. Un semplice numero sconosciuto.
«Buon anno.» mormora Calum con la fronte poggiata alla mia.
«Buon anno.» rispondo sorridendo.
«Ragazzi chi non scopa a Capodanno non scopa tutto l'anno, muovetevi!» grida Michael.





AIEEEAH
Ragazze, la cosa più difficile che abbia fatto fino ad adesso, durante questa estate, è stata aprire il barattolino del gelato Sammontana poche ore fa. Ignoriamo il fatto che abbia mangiato gelato alle 12 del mattino, ignoriamo anche la voce della pubblicità molto figa della Sammontana che parte in automatico nella testa... QUEL BARATTOLO E' UNA TRAPPOLA VIVENTE. Ho dovuto poggiarmelo contro la pancia e tirare. Ed era in freezer. Nonostante i ventimila gradi, non è piacevole.
Poi, insomma, io sto ancora piangendo e rotolando per Toby nell'ultima puntata di PLL fatto come non so cosa. Tra l'altro sono finalmente in pari con le puntate in onda in America, quindi consigliatemi qualche serie tv figa. (Ho già in lista un rewatch di The Vampire Diaries e di The O.C., poi the 100 e Scream. In Game of Thrones schiattano tutti, non sono emotivamente pronta)
PPPPOOOI, sono in sclero mode:on per l'album di Bea Miller, in depressione perché una mia amica tettona (La Beddy della ff) è partita in Inghilterra, ha visto CONOR MAYNARD sulla metro e non gli ha fatto fare un video in cui mi salutava. So che stai leggendo Beddy, e vaffanculo. Non esiste che tu non riconosca Conor. PALLIDO COME UNA MOZZARELLA, ASPETTO DA TEDESCO, OCCHI AZZURRI, CIUFFO STILE SCOPINO PER SPOLVERARE I MOBILI. SAPPI CHE STANOTTE TI MANDERO' FOTO DI LIAM SU WHATSAPP MENTRE DORMI.
Chiudiamo questa parentesi.
Non commento il capitolo: lascio tutto a voi e spero vi sia piaciuto. Ne mancano ormai solo tre alla fine, per questo ho pubblicato il primo capitolo di una nuova fanfiction qui su efp: Tattoo. Su Luca Roberto, as I said before. Spero abbiate voglia di sopportarmi pure lì :)
Vi ringrazio ancora per tutto il supporto che date a questa fanfiction. Non mi perdo in trentamila ringraziamenti perché sono tutti nell'epilogo (ribadisco: 3 pagine di ringraziamenti). Però grazie, comunque.
Sì, insomma, ho una dote naturale nel ringraziare sempre le persone.
"Ciao Mary"
"Ehi, grazie, ciao!"
"Come va?"
"Grazie mille, una merda! A te?"
"Tutto okay"
"Grazie!"
"Ti ho ucciso il padre"
"Ma grazie!"
Insomma, ci siamo capiti....
As always vi lascio i contatti:
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E il link di Tattoo che è qui su EFP – Tattoo (basta cliccare e bom)
#STAYSTRONG


Ps. Spoiler next capitolo:
«Perché è così importante per te farlo adesso, a cinque mesi di conoscenza?»
Si parla comunque della mia verginità, non della sua che è caduta nel buco scavato dal coniglio di Alice,
ed è ancora vagante nei meandri del Paese delle Meraviglie.

(E' un po' ambiguo, lo so.......)

PS.2 Love YA ALLLLLLLLLLLLLLLLLLL <9:3
 
 
 
 

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Capitolo 28
*** Wrapped around your finger. ***


 

28. Wrapped around your finger

 

 

 

 

 

 

 

 

«Quando lo faremo?» mi chiede Calum sdraiato sulla sabbia.

«Come?» rispondo io, accoccolata addosso a lui e prossima ad addormentarmi.

«Sì, insomma, non credi sia arrivata l'ora di compiere il grande passo?» alza e abbassa le sopracciglia rapidamente, facendomi ridere.

Torno seria, squadrandolo da capo a piedi, apprezzando davvero tanto quello che ho davanti. «Kiwi, stiamo insieme da un mesetto. E' un po' troppo presto, non credi?»

Lui si mette seduto e sono costretta ad imitarlo. «Ci conoscevamo da quattro mesi, quindi direi che siamo a cinque. Cinque è il numero perfetto. Cinque secondi d'estate!» sorride come se avesse detto la cosa più intelligente del mondo e inizio a pensare che Luke stia lentamente contagiando l'intera popolazione. Si insinua silenziosamente, mietendo vittime, una dopo l'altra, non risparmiando nessuno. Un po' come la famosa peste nera.

«Perché è così importante per te farlo adesso, a cinque mesi di conoscenza?» Si parla comunque della mia verginità, non della sua che è caduta nel buco scavato dal coniglio di Alice, ed è ancora vagante nei meandri del Paese delle Meraviglie.

«Non dico sia importante farlo adesso perché siamo arrivati a quota cinque mesi, ma semplicemente io mi sento pronto e speravo lo fossi anche tu.» si stringe nelle spalle e vedo un pizzico di delusione nei suoi occhietti cinesi.

Inarco un sopracciglio trattenendomi dal ridere. «Per cose del genere saresti pronto anche dopo cinque minuti!»

Calum mi fissa accigliato. «No.»

«Sì.»

«E io ti dico di no.»

«Sarebbe la prima volta per me, potrebbe farmi male. Potrebbe accadere qualche incidente. O imprevisti.»

«Farti male?» domanda con voce acuta. «Non sei un pesce gigante che sta andando nella casa di due appassionati di sushi. Non morirai, non ti farà male.» mi accarezza il braccio un po' preoccupato. Mi guarda nello stesso modo in cui guardo io Harry quando è fatto e inizia a blaterare discorsi confusi su Giulio Cesare.

Ma è possibile non capisca quello che gli sto dicendo? «Calum io la vedo come una cosa importante e voglio farla a tempo debito.»

«Anche io la vedo come una cosa importante e penso che chiederti di farla ti stia dimostrando quanto lo sei tu per me. O no?»

Ci guardiamo per qualche istante. Perché per i ragazzi è così importante farcire le ragazze manco fossero tacchini il giorno del Ringraziamento? La verità è che la gente vuole tanto fare sesso a destra e a manca, ma poi quando si ritrova con il pargolo dentro la pancia o con una malattia, se ne pente. Di certo non mi farò mettere incinta da Calum Hood per poi farmi mollare quando dovrà partire in tour (tra esattamente 8 giorni) e aspirare al programma 16&Pregnant che tra l'altro non va più di moda.

Una mano che si agita davanti al mio volto mi fa risvegliare dai miei pensieri confusi. «Mary?» mi richiama Calum.

Annuisco. «Manca pochissimo alla tua partenza.» mormoro tentando di nascondere la tristezza nella mia voce. Poi mi accorgo del suo sorrisetto soddisfatto e tossicchio. «E poi sono ancora triste per come è finita la sesta stagione di The Vampire Diaries. O ancora sono davvero sul punto di piangere per le pizze che ha ordinato Jawy ieri notte. Tutte con Kebab. Ma ti rendi conto? Esiste la pizza al Kebab. Fa davvero schifo.» una lacrima scappa al mio controllo attento e sono costretta a mandarla via il più in fretta che posso.

Calum mi afferra la mano. «Mary...»

Lo blocco, ridendo. «No, no, aspetta, non è tutto qui. Non piango mica per queste stronzate, figuriamoci. La cosa peggiore di tutte: la vuoi sapere? Farò finta tu mi abbia risposto con un "sì" ricco di entusiasmo.» faccio una pausa raccogliendo idee originali. «I One Direction che provano i nuovi singoli nel salotto di casa. Vorrei tornare indietro a quando le tre direzioni mancanti bussarono alla porta di casa e io, innocente fanciulla, gli permisi di entrare.»

«La...» tenta ancora di parlare Hood.

«Adesso tu penserai: hanno sentito le canzoni che vanno di moda in questi tempi, avranno imparato dai loro errori commessi nel passato, scriveranno dei testi carini e sensati? La risposta è no!» urlo sbattendo la mano sulla sua gamba. «Pensa che Willy ha scritto una canzone intitolata "No Control", e credimi che se leggessi il testo ne rimarresti sconvolto per i doppi sensi.» dico tutto d'un fiato. «E rendiamoci conto che gli unici rapporti umani che ha avuto Willy sono stati con la squadra di calcio di settantenni della Chiesa dietro casa sua.»

Kiwi scoppia a ridere, scuotendo la testa e guardandomi con gli occhi che brillano. «E' davvero carino quello che stai facendo, sai?»

Aggrotto la fronte, facendo finta di non capire di cosa stia parlando. «Non sto facendo niente, ma se tu lo trovi carino, ti ringrazio Calum.» devio il suo sguardo e gioco con la sabbia, canticchiando a bassa voce.

«Sei davvero così triste che io parta in tour?» sussurra vicino al mio volto.

Quando sollevo lo sguardo me lo ritrovo vicinissimo, ed è ormai troppo tardi per cacciare via le lacrime con i polpastrelli. «Io...» mugugno. Se gli dicessi di sì, sembrerei una sanguisuga che gli sta incollata addosso – evitando l'unica parte alla quale lui probabilmente vorrebbe che risucchiassi il suo sangue – e finirebbe per ridermi in faccia, visto che a Calum non frega niente.

«Pensi che per me sia facile?» rompe il flusso dei miei pensieri catastrofici. «La musica è ciò per cui vivo, non potrei mai rinunciarci. E' il mio primo amore.»

Annuisco. «Lo so, e infatti non ti chiederei mai di non partire. Anche perché non mi asseconderesti.» agito la mano in aria sorridendo nervosamente. «Non sono triste per quello, Cal. Sono felice che voi ragazzi possiate continuare con la vostra carriera, con il vostro sogno. Davvero, non potrei essere più felice per voi.» gli sorrido.

Lui ricambia, accarezzandomi la guancia. «Davvero?»

«Certo!» urlo con un tono eccessivamente acuto. «Chi non sarebbe felice sapendo che il proprio ra...ra...ra...ravanello partirà un anno in tour in giro per il mondo, e non avrà l'occasione di vederlo ma di sentirlo tramite uno schifoso telefono? Per non parlare della consapevolezza di stare con un ravanello frullabile almeno venti volte al giorno, che incontrerà anche troiette da quattro soldi come Helena che tenteranno di strappargli gli skinny neri di dosso.» mi lascio andare a una risatina ironica.

Calum ridacchia passandosi una mano tra i capelli. «Mary...»

«La vuoi smettere di chiamarmi per nome con tono disperato?!» sbotto. «E comunque non c'è bisogno che tu dica nulla, ti ho detto che va bene così.»

«Ci siamo conosciuti grazie a quello "schifoso telefono", ricordi?»

«E quindi?»

«E quindi sarà come tornare agli inizi.»

«A quando pensavo tu fossi un maniaco sessuale e tu speravi che io fossi una gnocca con una quinta?»

«Non proprio.»

«A quando io speravo tu fossi Adam Levine e tu pensavi fossi una poco sana di mente?»

«Lo penso ancora che tu sia poco sana di mente.» gli assesto un pugnetto sul braccio.

Cala il silenzio e vorrei scappare a casa per poi buttarmi nel letto con un pacco di pan goccioli mentre ascolto tutta la discografia di Taylor Swift. «Ascoltami...»

Lo fermo, spaventata. «No, ti prego, non voglio sentire discorsi seri e romantici.»

«Non è niente di romantico, te lo giuro.» solleva le mani in aria.

Con un cenno gli concedo di parlare.

«Se tu dovessi partire per un anno, in una terra in cui i Mc Chickens non esistono, lasciando un bel Mc Chicken a casa, cosa faresti? Mangeresti altri panini che non sono minimamente paragonabili a quello che hai a casa o aspetteresti il tuo amato Mc Chicken?»

Incrocio le braccia al petto, trattenendo un sorrisetto. «Se sei una persona golosa e impaziente non penso che tu abbia voglia di...»

«Piccola melanzana!» grida con tono drammatico abbracciandomi di slancio, passando le mani tra i miei capelli. «Sei il mio panino preferito e non ne vorrò mai altri, hai capito?»

«Capito.»

Lui mi allontana, per guardarmi negli occhi intensamente. «E allora cosa ti preoccupa? Lo vedo.»

«Un anno è pur sempre un anno. Le cose cambiano. Dodici mesi sono trecentossesantacinque giorni, ovvero ottomilasettecentosessanta ore. Potrebbe accadere di tutto: un uragano, un meteorite che cade sulla terra sterminando la popolazione, gli alieni potrebbero mandare tante loro navicelle e rapirci o ancora Gigi D'Alessio potrebbe diventare un cantante!»

«Oppure Michael potrebbe perdere i capelli, Ashton smettere di indossare stupide bandane e Luke finirla una volta per tutte di proporti lattuga.» Calum Hood si stringe nelle spalle. «Ma un anno non può cancellare questi ultimi mesi.»

«Lo pensi davvero?»

«Assolutamente.»

Muraglia Cinese si sporge verso di me, lasciando un bacio sulle mie labbra. Gli sorrido, tornando a sdraiarmi tra le sue braccia. «Beh... Adesso sei più convinta a compiere il grande passo?» chiede speranzoso.

Sbuffo sonoramente. «Calum, senti, sei molto scopabile, quei tatuaggi mi ispirano più di un'offerta al Mc Donald's "prendi due Mc Chicken e ne paghi uno" e ti amo ma...»

«Ma?»

«Vedi, non è ancora il momento giusto per bucare il brick con la cannuccia.»

Calum ha un'espressione davvero sconvolta mentre mi squadra da capo a piedi. Si mette seduto, fissandomi talmente tanto da mettermi in imbarazzo. «Mary.»

«Presente.»

«Cosa hai capito che sia per me questo grande passo?»

«Dartela.»

Lo vedo trattenersi dal ridere. Un respiro profondo. «Volevo presentarti ai miei, veramente.»

Ah. «Vuoi portarmi in Cina?»

 

 

«Ecco la mia bambolina!» urla Liam appena poggio le chiavi sul mobiletto all'entrata.

Liam nell'ultimo mese si è messo a dieta duramente, non ha più comprato scorte di birra, si è dedicato alla musica e ha ripreso i rapporti con gli ex Two Directions che adesso sono i One Direction.

La verità è che ha perso a malapena 2 kg e mezzo, io lo so che nasconde le birre in bagno perché ha un mini frigo lì, le canzoni che i One Direction stanno scrivendo mi fanno venir voglia di tornare dallo psicologo e avere cinque quarantenni che girano per casa a ogni ora del giorno inizia a farmi disperare.

Però la speranza è l'ultima a morire.

E almeno Liam non mi chiama più "bionda" o "rossa".

Harry, d'altra parte, è incazzato nero perché non può più fare le sue sedute di yoga nel salotto. E' costretto a chiudersi in bagno, seduto sul cesso. Dice che rimanere nella posizione del Lombrico Maya su un water è ancora più difficile e che sono sfide che Bob (penso intenda Marley) gli commissiona.

Io penso semplicemente stia fumando roba sempre più pesante.

«Ciao papà.» saluto. «Willy» mi rivolgo all'amante delle carote ex giocatore di calcio con nonnetti, «Arnoldo» provo a non stupirmi dell'ennesima camicia floreale imbarazzante che indossa ed evito di guardare i suoi piedi, «Jamy» il biondo più biondo del pianeta che ha rinunciato alla carriera da sportivo perché più negato di Liam con la cyclette.

I tre mi sorridono, radiosi, ma è in quel momento che mi accorgo dell'assenza di un elemento. «Ma Jawy?»

Arnoldo non fa in tempo a rispondermi, perché delle urla giungono sempre più vicine a noi e nel salotto irrompono Jawy con Baughty Noy. «Non puoi chiudere con me! Cosa ne è stato di tutti i Kebab che abbiamo preparato insieme con amore?» Baughty è in lacrime e mi fa quasi pena.

«Prenditelo in culo il Kebab!» esclama Willy.

Liam lo fa sedere.

«Loro sono i miei veri fratelli, ho compiuto un errore grandissimo tanti anni fa. Se non avessi lasciato la band, probabilmente i Two Directions non sarebbero mai arrivati a una fine, capisci? E' tutta colpa mia. Ma adesso porrò rimedio.» annuncia fieramente Jawy.

Arnoldo si alza in piedi, innervosito. «Ehi amico, non sei così importante. I 2D non sono finiti mica per merito tuo!»

Baughty punta un dito grassoccio dritto in faccia a Jawy con uno sguardo minaccioso. O forse affamato. Non saprei. «Giuro che ti piazzo una bomba in casa, Jawy, lo giuro!»

Jawy rotea gli occhi al cielo e allontana il dito. O forse dovrei chiamarlo baguette. «Quante volte te lo devo dire che non sei un vero Pakistano, eh? E noi Pakistani non piazziamo bombe!»

«Mi hai spezzato il cuore.» sussurra Baughty Noy.

«Penso sia il colesterolo alto, quello.» commento.

Willy mi corre incontro con la mano sollevata e la colpisco sonoramente con la mia, dandogli un cinque d'intesa.

L'ex socio di Jawy ci lancia occhiate tristi – o semplicemente affamate – e si avvia verso la porta. Poggia una mano sulla maniglia e si blocca. «Posso almeno prendermi i Kebab che ho lasciato in cucina?»

Willy molla la presa dalle mie spalle e gli va incontro, e quasi posso sentire la musichetta da wrestler trionfante. «Sai cosa ne faremo di quei Kebab?» la sua voce è tagliente come un rasoio. «Li butteremo.»

«NO!» l'omino Michelin urla con tanto dolore che mi spavento.

«Li faremo a pezzi.»

«Ti prego no!»

«Lentamente e dolorosamente.»

«Sono i miei bambini!»

«E poi li butteremo in mezzo agli assorbenti di Mary.»

«IL KETCHUP NON VA MESSO NEL KEBAB, SPORCO ERETICO!»

«Poi daremo fuoco a tutto.» conclude Willy con un sorriso maligno.

Baughty Noy scappa via di casa piangendo e urlando. Non mi stupirei di sentire domani al tg: "Uomo sui 90 kg trovato morto causa Kebab".

I One Direction esultano, abbracciando Jawy. Alla fine ha fatto la cosa giusta, è tornato dai suoi amici, coloro che hanno condiviso il sogno di fare musica ed essere amati da ragazze provenienti da tutto il mondo, capaci di sopportare le cazzate che combina Liam.

 

E' tutta la notte che mi rigiro nel letto, incapace di prendere sonno. Ricordo ancora di come mio padre e gli altri fossero così felici insieme, felici di essersi ritrovati. Collego la loro felicità a Calum e alla banda di skinny jeans neri. Chissà quanto si divertiranno insieme per un anno, in tour, viaggiando da una città all'altra. E io starò qui a finire la scuola, vivendo la mia solita vita di merda. Tutto tornerà come prima e Calum si dimenticherà di me, tanto che smetterà di chiamarmi dopo soli due giorni.

Però non posso accettare di illudermi così. Devo dirglielo adesso. Devo dirgli che è meglio lasciarci adesso, a sette giorni dalla partenza, piuttosto che farlo mentre lui è via.

"Ehi, ciao, come ti chiamavi? Ah, non fa niente. Ti avviso che sono già andato a letto con trenta ragazze, è meglio se ci molliamo."

Poi mi richiamerà. "No, non ho cambiato idea. Luke dice che ti manda scorte di lattuga per consolarti."

Mi metto a sedere, buttando all'aria le coperte. Vado in bagno e mi lavo i capelli, senza asciugarli, perché è la prima cosa che mi è venuta in mente di fare. Quando torno in camera, il mio telefono sta vibrando sul comodino.

Kiwi.

Rispondo dopo un attimo di esitazione. «Ehi!»

«Ciao Mary.»

Silenzio. Tutto qui? «Come va?» azzardo.

«Per essere le tre di notte, bene. A te?»

Sorrido per il suo tono di voce disinvolto. «Non male.»

«Allora...»

«Quindi...»

«Come sta Liam?»

Non ce la faccio. «Puoi venire da me? Devo parlarti.»

«Sono già sotto casa tua.»

Chiudo la telefonata e mi lancio giù dalle scale, candendo rovinosamente a terra proprio sull'ultimo gradino. Impreco e spero di non aver svegliato nessuno. Poi penso a Calum e mi decido a rialzarmi per andare ad aprirgli la porta.

Ed eccolo qui, in tutta la sua bellezza. La luna alta nel cielo illumina il suo volto, attirando la mia attenzione sui suoi occhi scuri e furbi. Indossa una semplice maglietta bianca che risalta la sua carnagione leggermente olivastra che mi piace tanto. Gli angoli della sua bocca si piegano in un sorriso timido. «Sorpresa.» mormora.

«Ciao.» rispondo io con voce atona.

Senza aggiungere altro, vado a sedermi sugli scalini prima della veranda. Lui mi imita e le nostre braccia si sfiorano per qualche secondo. «Calum.»

«Sì?»

 

You met me in your backyard that night.

 

Mi volto verso di lui e lo osservo di profilo. Improvvisamente è tutto quello che voglio, tutto ciò di cui ho più bisogno. «Ho bisogno di te.» ammetto senza guardarlo in faccia.

«E io sono qui.» la sua mano stringe la mia, ma con la coda dell'occhio noto che nemmeno lui ha il volto sollevato.

«Tra sette giorni non più.»

«Guardami.» faccio come mi dice e i nostri occhi si incontrano, finalmente. E non pensavo che l'amore potesse essere ancora meglio di come lo descrivessero. Non pensavo potessi davvero arrivare a rincoglionirmi così tanto per uno stupido ragazzo, che inizialmente odiavo. «Ti chiamerò ogni giorno, in tutte le pause possibili, ti manderò foto, video, durante le vacanze tornerò qui. Dobbiamo solo tenere duro per...»

«Ti dimenticherai di me.» lo interrompo. «La vita in tour sarà così frenetica che troverai davvero stupido sprecare anche solo cinque minuti per chiamarmi. Folle urlanti i vostri nomi, autografi, feste, concerti pazzeschi. E io? Qui, a casa, a fare i conti con una vita da studentessa.»

 

In the moonlight you looked just like an angel in disguise.

 

I suoi lineamenti sono ancora più belli sotto la luce della luna. I capelli sembrano una chiazza di petrolio, perfettamente spettinati, le labbra carnose distorte in una smorfia di sofferenza, le sopracciglia aggrottate e gli occhi tristi, spenti. Non più illuminati dalla loro tipica furbizia.

E' così bello che sembra un angelo travestito da comune mortale. Ho già perso il mio angelo personale, Louis, e non voglio se ne vada via pure Calum.

«La vita in tour non è sempre bella, eccitante. La maggior parte delle volte apprezzi semplicemente il fatto di poter suonare la tua musica davanti a persone che la apprezzano, ma per il resto è stancante, frenetica e...»

Cala il silenzio.

«Io non posso farcela.» sussurro con voce rotta. «Sono abituata a vedere le persone andarsene via dalla mia vita, sì, ma speravo tu potessi essere la prima disposta a rimanere sempre con me.»

«E lo sono.» dice con enfasi, afferrandomi il volto tra le sue mani. «Sono legato a te.»

«Come la vostra canzone?»

Sorride, mentre una lacrima macchia la sua pelle. «Sai, quando partiamo in tour, io e i ragazzi dobbiamo fare i conti con gli arrivederci e gli addii che ci portiamo dietro. Salutiamo amici, le nostre famiglie, a volte anche delle ragazze. Bene o male ce la caviamo, ma ti giuro che non è mai stato così difficile salutare qualcuno per me come lo è con te adesso.»

 

You were mine for a night, I was out of my mind.

You were mine for a night, I don't know how to say goodbye.

 

«Non so come salutarti. Non lo so.»

«Non devi farlo, Calum. Da te pretendo una sola cosa.» mi sprona a parlare. «Se non vuoi affrontare una situazione del genere devi dirmelo subito, adesso. Non sopporterei di smettere di ricevere tue risposte o telefonate dal nulla. Dillo adesso e lo capirò, ma non farlo dopo. Perché mi sentirei abbandonata, ancora una volta.»

Kiwi scuote la testa, e improvvisamente si alza. Sotto il mio sguardo allibito tira un calcio a un vaso con dei fiori appassiti, segno dell'era di Liam "vediamo se ho il pollice verde" ovviamente andata a fanculo. Un urlo esce dalla sua bocca, un grido prolungato che sento bruciare anche nei miei polmoni.

 

Screaming at the top of my lungs 'till my chest felt tight.

 

Gli corro incontro, stringendolo a me più forte che posso. Per la prima volta è lui a poggiare il capo nel mio petto e io gli accarezzo i capelli, trattenendo le lacrime.

In questo momento lo capisco. Capisco che è la vita. La vita ci mette davanti a precise situazioni perché vuole spingerci oltre i nostri limiti, vedere quanto siamo disposti a mettere in gioco. Ci fa conoscere quella persona capace di cambiare il nostro modo di vedere il mondo, capace di cambiare le regole della fisica e della matematica fino a sconvolgerci completamente. E allora chi se ne frega di quanto faccia due più due? Cosa ci importa del sapere che la forza gravitazionale della terra è di 9.8 Newton?

Devi imparare a convivere con la consapevolezza che le persone che ami devono essere libere tanto quanto te. E tu sei libera di amarle, di soffrire per loro, di dargli il tuo cuore senza battere ciglio. Libera di rischiare tutto.

«Mi dispiace. Mi dispiace.» sussurra Calum disperato e mai avrei immaginato di vedere Calum Hood in queste condizioni. «Mi sento come se ti stessi lasciando, ma non è così, te lo giuro. Te lo giuro.»

Questa volta afferro io il suo volto tra le mie mani più piccole e deboli. Asciugo qualche lacrima e poggio la mia fronte contro la sua. «Io sono qui e ti aspetto, Kiwi. Ho aspettato che mettessi da parte il Calum Hood coglione per mostrarmi il vero Calum e ho fatto bene. Aspetterò anche che tu torni. Che siano due mesi, cinque o un anno. Sono qui e fin quando lo vorrai ti aspetterò.»

«Promettimelo.» i suoi occhi rossi mi fanno male.

«Te lo prometto.»

«Se quando torno stai con Paris Hilton in verde giuro che lo avveleno con sushi scaduto e lo butto in mare.»

Sorrido. «Preferisco Karate-Kid.»

«Chi?»

Gli assesto un colpo. «Tu, coglione.»

«Ero ancora fermo a Doraemon e Muraglia Cinese.»

«Non dimenticare PSY.»

Ridacchia, per poi farsi serio e sfregare il suo naso contro il mio. Se non fosse un momento serio potrei uscirmene con: "patata a fette, dov'è la friggitrice che ho fame?". Poi le sue labbra incontrano le mie e capisco la loro canzone.

 

Making all our plans in the Santa Cruz sand that night.

I thought I had you in the palm of my hand that night.

Screaming at the top of my lungs 'till my chest felt tight.

I told myself that I'll never gonna be alright.

You had me wrapped around your finger.

 

Avete presente quanto incontrare qualcuno nella vostra vita e dopo averla conosciuta bene pensate: "diamine, meno male che l'ho conosciuta!". E più la conoscete, più scoprite i piccoli dettagli che la rendono fantastica. E' un po' come guardare un enorme dipinto. C'è così tanto da vedere che non puoi scorgere ogni minimo particolare con una sola occhiata. Devi tornarci tantissime volte, soffermarti anche più tempo su un oggetto preciso.

Vale lo stesso con le persone. Alcune sono talmente speciali che non basterebbe una vita per conoscerle interamente, hanno tanto da raccontare, tanto da mostrare. Eppure le ami, le ami incondizionatamente. Non sai come liberartene. Ti senti legata a loro senza alcuna via d'uscita.

I nostri indici si intrecciano, mentre rimaniamo ad osservarci sotto il chiarore della luna.

 

 

 

 

AIEAH

Non mi ricordo se ho riletto il capitolo, onestamente, quindi se ci sono errori, passatemeli ve ne prego. (non suona fighissimamente "ve ne prego"?)

Io mi sto davvero sciogliendo dal caldo, non è possibile. Penso inventerò i letti freezer, sapete quanti soldi mi farei? Magari riuscirei anche a dormire meglio e a smetterla di SOGNARE SEMPRE CHE SONO IN PRETTY LITTLE LIARS

Quella serie tv mi ha rovinato la vita, ve lo giuro. Chiudo gli occhi e penso ad A, vado in bagno e penso ad A, mangio e penso ad A, bevo acqua e penso ad A, ricevo un messaggio e spero sia Ian Harding aka Ezra Fitz.

Allora, questo capitolo fa cagare pure un'anguilla.

OLE'

Ho una recente fissazione per le anguille. Considerando che mi fanno schifo non so perché...

MA COMUNQUE

Lo so, io proprio li odio i personaggi di questa fottuta storia. Sembrava si fosse sistemato tutto, e invece DAN DANNNNNN. Calum parte e chissà quanti bambini spargerà per il globo.

Almeno non sarà difficile riconoscerne il padre.

Disagi a parte. Mancano due capitoli alla fine di questa storia (partono urla di gioia), quindi spero che questi ultimi vi stiano piacendo come è piaciuto a me scriverli.

Annnd, visto che siamo ad Agosto e io tra un mese ho l'esame di riparazione di Fisica (*tosse* un solo argomento a settembre *tosse*) ne sto approfittando per scrivere quello che posso, bicos devo studiare e prendere ripetizioni.

That's why ho pubblicato una OS poco fa – 24 Floors che tratta di una tematica delicata e a parer mio importantissima. Ci sono tutti i secondi d'estate, la protagonista ama Adam Levine, non smetterò mai di intasare questa sezione ADDIOOOOOOOOO

Okay me ne vado a rispondere alle recensioni.

Grazie come sempre di tutto.

Per qualsiasi cosa:

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Ps. Spoiler prossimo capitolo:

«Ehi.» sussurra di nuovo.

«Bentornato. Ci hai impiegato un solo biscotto, complimenti.» rispondo.

«Sono io ad averci impiegato un biscotto o sei tu che hai impiegato pochi secondi per mangiarne uno?» replica sghignazzando e se fosse accanto a me gli avrei già dato un pugno sul braccio.

 

Ps.2 qui c'è la nuova ff su Luke – Tattoo. (:

 
 
 

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Capitolo 29
*** 10 months of 5SOS. ***


29. 10 months of 5SOS

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Febbraio – Beside you

«Come va lì?» domando con il telefono premuto contro l'orecchio, sdraiata sul mio letto.

«Luke gira per tutto il backstage facendo domande ai tecnici, fino a quando ieri non si è fermato davanti a Bob e gli ha chiesto "è maschio o femmina? Lo può chiamare Luke o Luka?" alludendo alla sua pancia, questo si è incazzato ed è andato a parlare con il nostro manager.» racconta Calum facendomi ridere. «E fu così che Luke venne chiuso nel suo camerino.»

Scuoto la testa pensando a quanto possa essere stupido quel ragazzo. E mi manca, davvero tanto. «Michael cosa fa?»

«Michael...» si interrompe. «No, non ti sto chiamando. Sto parlando con Mary... Mike ti saluta!»

Sorrido. Chissà se si è fatto una nuova tinta. «Ricambia!»

«Stavo dicendo: Michael fa quello che fa sempre. Videogiochi, cerca nuove tinte da fare, guarda Frozen cantando a squarciagola tutte le canzoni e piange in Let It Go. Fino a quando non ha rubato del ghiaccio e si è messo a lanciarlo nel corridoio del backstage, facendo canestro con un cubetto nella scollatura di Alexa. E sarebbe andato tutto bene se si fosse scusato; invece le ha detto "vuoi che provi a fare canestro con qualcosa di diverso?".» scoppio a ridere e sento chiaramente Michael che urla contro Calum dandogli colpi. «E fu così che a Michael venne sequestrato il dvd di Frozen perché ritenuto avesse influenze violente e pericolose sul suo comportamento.»

Mi passo una mano tra i capelli per spostarli dal mio volto. «E' incredibile. E il Bandanaro?»

«Ashton ha avuto una ricaduta.» mormora con voce affranta.

Aggrotto la fronte, mettendomi seduta. Di cosa sta parlando? «Ricaduta? Si drogava?»

«Mary, devi sapere che Ash per un lungo periodo ha sofferto di una dipendenza davvero grave. Non riusciva a smettere di girare keek. E adesso ci è ricaduto. Vedi, in questo preciso momento ne sta girando uno. Aspetta.»

Sento qualche rumore e poi percepisco sempre più vicina e udibile la voce di Irwin. «...qui va tutto bene e siamo super eccitati per il concerto di stasera! E Calum mi sta puntando contro il suo telefono, ma non so perché...» esplode in una risatina.

«E' Mary.»

«Ciao amorina mia!» urla Ashton.

Il rumore di un colpo e un "aia!" del Bandanaro. «Non chiamarla così, porco.» la voce di Calum.

Sghignazzo e sollevo il tono di voce: «Ciao Bandana-Lover!»

Qualche fruscìo e voci che parlano, fino a quando non sento quella di Calum di nuovo. «Aspetta che mi allontano. Non voglio che sentano.» aspetto pazientemente un minuto scarso, durante il quale mi allungo verso il comodino per prendere un biscotto e sgranocchiarlo.

 

When we both fall asleep underneath the same sky,

to the beat of our hearts at the same time.

So close but so far away.

Can you hear me?

 

«Ehi.» sussurra di nuovo.

«Bentornato. Ci hai impiegato un solo biscotto, complimenti.» rispondo.

«Sono io ad averci impiegato un biscotto o sei tu che hai impiegato pochi secondi per mangiarne uno?» replica sghignazzando e se fosse accanto a me gli avrei già dato un pugno sul braccio.

Sospiro.

«A cosa pensi?»

Mi alzo dal letto e mi affaccio sul balcone, guardando il cielo stellato. «Penso che sia incredibile essere sotto lo stesso cielo ma al tempo stesso così lontani.»

«Mancano solo undici mesi, Mary.» sussurra incoraggiante, ma sento la nota di sofferenza. E mi chiedo cosa abbia fatto di tanto bello per meritare una persona come Calum nella mia vita.

Sospiro di nuovo. «Can you hear me?»

«You sleep alone, my heart wants to come home, I wish I was beside you. You lye awake I'm trying to find the words to say. I wish I was beside you.»

Anche per stanotte il suono della sua voce nel mio orecchio basta a calmarmi un minimo, a farmi sentire di meno la sua lontananza. Così quando mi addormento, un'ora dopo, le note della canzone sono ancora bloccate nella mia mente e mi fanno sorridere.

 

Marzo – Long Way Home

«Qualcuno vuole venire a correggere l'esercizio?» domanda la prof. di matematica guardando tutti i presenti. In questi momenti vorrei essere un camaleonte per confondermi con il colore del banco e non essere vista. O semplicemente gradirei anche essere nata piccolo genietto in matematica per vedere l'esercizio alla lavagna come una semplice equazione di trigonometria, e non come una frase scritta in arabo.

Il telefono vibra nella tasca e non ho bisogno di controllare lo schermo per sapere chi mi stia chiamando. Sollevo la mano e la mia professoressa mi guarda con un sopracciglio inarcato. «Payne, vuoi risolverlo tu? Ne sei sicura?»

«Veramente vorrei andare in bagno.»

Con un cenno mi indica la porta ed esco il più velocemente possibile per non perdere la chiamata. Rispondo con il cuore in gola. «Calum.»

«Melanzana del mio cuore, spero di non disturbarti.»

«Figurati. Lezione di matematica.» borbotto chiudendomi in bagno e poggiando la schiena contro il muro freddo.

«Io sono al soundcheck, e in teoria mi è stato categoricamente vietato di chiamare qualsiasi persona perché devo lavorare, ma...»

«Ma?» sorrido. E chissà se tutte le nostre vite fossero registrate. Cosa penserebbe il pubblico vedendomi sorridere davanti a un cesso?

«Avevo voglia di sentirti. Mi sono fatto male a una gamba e sarà una tortura suonare stanotte, in più Ashton rompe il cazzo continuamente, Luke fa il bambino, Michael se ne fotte altamente e il nostro manager ci sta col fiato sul collo. Io non ne posso più...» inizia a parlare a raffica.

 

Hitting every red light,

kissing at the stop signs darling.

Green Day's on the radio.

 

 

«Ehi Calum, rallenta, fermo, fermo.» lo blocco e lui si zittisce. «Pensa solo che è la cosa che ami di più fare, che avete tanti fan che muoiono dalla voglia di sentire le vostre canzoni. Pensa alle vacanze più vicine, a quando tornerete qui e noi due...»

«Faremo un bel viaggio in macchina. Andremo in una casa in riva al mare per tutte le vacanze.» propone con tono eccitato.

Non posso fare a meno di sorridere ancora. «E come sempre non ti fermerai a nessun semaforo rosso.»

«E ti bacerò agli stop.»

«Però possiamo cambiare band? Ormai so la discografia dei Green Day a memoria.» mi lamento. Ogni qualvolta io e Calum ci siamo ritrovati in macchina insieme, lui metteva sempre i soliti album, costringendomi ad attuare vari scioperi del silenzio per fargli capire il mio fastidio. Gli scioperi si interrompevano a ogni cartello di stop.

«Mayday Parade?» propone.

Mi piacciono ma... «Che ne dici dei 5 Seconds Of Summer?»

Posso percepire il suo sorriso dall'altro capo del telefono. «Ti amo.»

 

Aprile – If You Don't Know

Tra due giorni inizieranno le vacanze di Pasqua e io sono eccitata come un cammello alla sua prima traversata nel deserto.

I motivi sono semplici e vari:

1) I 5SOS torneranno per cinque giorni di pausa dal tour.

2) Rivedrò Calum.

3) Potrò sfoggiare i nuovi soprannomi a sfondo cinese/giapponese che con tanta cura e attenzione ho cercato durante i due mesi passati di assenza.

4) Luke ha detto di avermi portato un bel regalo.

5) Liam e Arnoldo sono andati a prendere la cena da Mc Donald's.

Il punto cinque non c'entra con gli altri motivi, ma attualmente sono felice al 50% per il Mc Chicken.

Mi siedo sul divano, accanto a Willy. «Ehi Payne, vuoi sentire la nuova canzone che abbiamo scritto?» chiede eccitato, gli occhi azzurri che luccicano, ricordanomi quelli di Louis.

Scuoto la testa. «Magari domani.»

«Ci conto!»

«Inizia da uno e arriva a un miliardo...»

«Come?»

«Begli occhi!»

Willy mi da un buffetto sulla guancia proprio nello stesso momento in cui il mio telefono squilla. Kiwi ti sta chiamando. Rispondo subito, portando il cellulare all'orecchio. «Meno due giorni, Suzuki!» urlo felice come una... Pasqua beh. Mi ero ripromessa di sbattergli in faccia i nuovi soprannomi solo di persona e non tramite telefono, ma il mio entusiasmo è tale da non poter resistere.

Dall'altro capo c'è silenzio. «Calum?»

«Dobbiamo parlare...»

Mi alzo dal divano, già preoccupata, fino a chiudermi in camera mia con il cuore che batte più di una prostituta famosa. I "dobbiamo parlare" non promettono mai niente di buono, assolutamente. L'ultimo "dobbiamo parlare" me lo ha detto Liam, prima di annunciare di voler creare una propria marca di birra. «Bene, ti ascolto.» mormoro.

Ancora un attimo di silenzio, poi lo sento schioccare la lingua contro il palato e un sospiro profondo. Mi sta per mollare. Per un'altra. Anzi, no, per un maschio. Spero almeno sia Luke, sarebbe l'unico che riuscirei a sopportare. «Non possiamo tornare a Sydney per la vacanze.»

Ed è come se mi avessero appesa a testa in giù per usarmi come pentolaccia e il primo bambino travestito da drago avesse iniziato a colpire con una mazza da baseball. Scivolo lentamente lungo la parete in legno della porta e finisco col sedermi a terra. «Perché?»

«Il prossimo concerto è importante e dobbiamo provare davvero tanto, in più abbiamo diverse interviste e incontri con i fan... Mary mi dispiace da morire, te lo giuro. Potessimo scegliere noi, saremmo già lì in Australia, ma non ci è permesso.» sussurra dispiaciuto.

Non dico nulla.

 

You would scream

we would fight

you would call me crazy

I would laugh

you were mad but you'd always kiss me

and the shirt that I had that you always borrowed

when I woke up it was gone

there was no tomorrow.

 

La delusione viene rimpiazzata da un'ondata di rabbia accecante. Quella rabbia che ti toglie il respiro, che ti fa ansimare, ti distrugge nell'interno, ti fa venir voglia di spaccare tutte le cose che hai intorno fino a quando non rimani tu l'unica cosa integra, apparentemente. «Stai scherzando? Avevi promesso saresti tornato!» alzo il tono di voce e lui prova a rispondermi per giustificarsi. «Non voglio sentire nessuna scusa del cazzo! La verità è che non te ne fotte niente di tornare. Io sono qui che ti aspetto da tre mesi, mentre tu sei in giro per il mondo e non fai che promettere ogni giorno che ci vedremo presto. Adesso vieni a dirmi che ti hanno proibito di tornare?» mi ritrovo ad urlare. «Dico, avete provato almeno ad opporvi? Siete degli esseri umani, non dei robot, avete bisogno anche voi di riposo!»

«Credi che non gliel'abbiamo detto? Credi che non siamo stanchi o che non fossimo contenti di tornare a casa per le vacanze?» anche lui sta urlando. «Cristo, è il nostro lavoro. Non possiamo fare i cretini e ignorare gli incontri con le stesse persone che comprano i nostri cd o vengono ai nostri concerti, Mary, lo vuoi capire?»

Ormai sono in piedi, cammino avanti e indietro per sbollire la rabbia. Senza potermi controllare, assesto un calcio alla sedia della scrivania, facendola rovesciare. «Non ce la faccio più!»

«E allora mettiti con Niall! Bacia lui, parla con lui la notte, esci con lui, scopati pure lui se non ce la fai più a stare con me!»

Rimango scioccata dalle sue parole, con gli occhi spalancati fissi verso il muro. «Sei pazzo! Sei completamente fuori di testa, Calum!» grido.

Cala il silenzio, dopo la mia affermazione. Non sento volare una mosca ma potrei giurare che Harry e i One Direction siano appostati dietro la mia porta, curiosi come una sessantenne mentre guarda Beautiful. Poi la risata di Calum si fa sempre più forte e non capisco davvero che problemi abbia questo ragazzo. «Sei un coglione, perché cazzo ridi?» gli domando ancora arrabbiata. Eppure se fosse qui con me, nemmeno la rabbia che ho addosso mi impedirebbe di baciarlo comunque, di stare con lui.

E così lo accetto; accetto che non staremo insieme durante le vacanze di Pasqua. Perciò tiro fuori da sotto il cuscino una sua maglietta, quella che mi è sempre piaciuta e che gli ho sempre rubato per mettermela al suo posto. Dico a Calum di aspettare qualche secondo, la infilo, mi sdraio a letto e riafferro il telefono.

 

 

Maggio – Close As Strangers

«Allora.» esordisce Niall, una volta poggiato il suo vassoio sul tavolo della mensa. «Come stanno Calum e gli altri?»

Gioco con l'insalata nel mio piatto, pensando a Luke e accenno un sorrisetto triste. «Impegnati.»

Non guardo il mio amico in faccia, perché vedrebbe la verità nei miei occhi. «Da quanto non li senti?» sussurra afferrando la mia mano e stringendola. Mi libero dalla sua presa quasi subito.

«Da ieri.»

«Mary.»

Commetto l'errore di guardare dentro i suoi occhi azzurri come il mare e il labbro mi trema. Mi ripeto di non piangere e di ignorare gli occhi che si inumidiscono. «Una settimana. Ha sempre il telefono spento ogni volta che lo chiamo. Io non so cosa pensare.»

«E' sicuramente sommerso dagli impegni riguardanti il tour, Mary, non pensare al peggio e soprattutto non reagire così. Adesso ti calmi, mangi quello che hai nel piatto e dopo ti prendi un momento per chiamare Calum e lasciargli un messaggio in segreteria.» prova di nuovo a stringermi la mano in una stretta affettuosa e questa volta ricambio, sorridendogli leggermente.

 

Are we wasting time talking on a broken line?

Telling you I haven't seen your face in ages

I feel like we're as close as strangers.

Won't give up even though It hurts so much

every night I'm losing you in a thousand faces.

 

«Ciao sono Calum, in questo momento sono impegnato, lasciami un messaggio!» la sua voce registrata mi fa sentire la sua mancanza ancora di più.

Aspetto il bip e poi prendo un respiro profondo. «Io non lo so, Calum. Probabilmente stiamo perdendo tempo su un rapporto che ormai si è rotto. E' una settimana che non ti fai sentire, e dopo Pasqua abbiamo parlato a malapena cinque minuti al giorno. Sento che ormai siamo estranei. E non perché non ti vedo da mesi e mesi ormai, ma perché sei lontano fisicamente e mentalmente da me. Io non voglio arrendermi con te, anche se fa davvero male sentirsi messi da parte in questo modo. Spero tu trovi un minuto di tempo per ascoltare questo messaggio e prendere una decisione.»

 

Giugno – Amnesia

Posiziono una sedia davanti alla finestra di camera mia e mi ci siedo, con il mio pigiama addosso e i capelli spettinati. Osservo il cielo, nuvoloso e grigio, prossimo alla pioggia. Sono contenta che ci sia brutto tempo, perché mi mette di buon umore. Almeno, mi fa pensare che qualcuno lassù voglia farmi compagnia.

 

Sometimes I start to wonder: was it just a lie?

If what we had was real how could you be fine?

 

L'altra sera ho visto dei video registrati durante l'ultimo concerto dei 5SOS in Europa. Erano così pieni di grinta, carichi, in sintonia con i loro strumenti e con il pubblico. Niente poteva fermarli.

Allora mi sono chiesta, era tutta una bugia il potercela fare nonostante la lontananza? Se quello che c'era tra me e lui era vero, come può stare bene? Suona il suo basso con espressione concentrata, mentre la fronte gli si imperla di sudore, e poi solleva il capo e sorride ai fan, con quel sorrisetto tipico di Calum. Furbo e astuto. Un po' malizioso.

Provo invidia per le ragazze che riescono a catturare il suo sguardo anche per un solo istante, perché io i suoi occhi non li vedo da cinque mesi. Ancora di più invidio chi può sentire la sua voce, perché io non la sento da quasi un mese.

Dopo il mio messaggio in segreteria mi ha scritto due giorni dopo: Scusami, Mary, ho tantissimi impegni. Ti chiamo appena posso!

Fa male da morire, perché non l'ha mai fatto.

Ricordo il giorno in cui mi disse che se ne sarebbe andato, ricordo le lacrime scivolare velocemente lungo il mio volto, facendomi colare il mascara disastrosamente. Ricordo le promesse di vederci durante tutte le vacanze, di sentirci ogni giorno, la voglia di resistere, di tenere duro.

Dov'è andato a finire tutto?

A quanto pare si è dimenticato.

Vorrei poter dimenticarmene pure io, e invece tutte le frasi che mi ha detto mi rimbombano in testa, come una sveglia che suona ogni cinque minuti, fastidiosa e impossibile da spegnere.

 

Afferro il telefono, assicurandomi che i One Direction siano tutti in salotto impegnati a provare le loro nuove canzoni, poi chiudo la porta della cucina e compongo un numero che non chiamavo da tantissimo tempo.

«Pronto?»

«Mr. Emmy, sono Mary.»

 

Luglio – Independence Day

 

I'm over this, I'm over you.

I'm not gonna waste my life away.

This is my independence day.

 

«Figlio di puttana!» urlo.

«Tira!» mi sprona Mr. Emmy facendo oscillare i suoi riccioli.

Prendo la palla e la scaglio con tutta la forza che ho contro il cartonato di Calum Hood posto a pochi metri da me. La palla rimbalza contro la sua faccia.

«Sfoga la tua rabbia! Urlagli in faccia cosa pensi!»

Osservo il suo volto immobile e fisso, ansimando per lo sforzo. E' almeno mezz'ora che gli lancio la palla contro. «Sei un pezzo di merda. Il solito puttaniere schifoso. Chissà cosa stai facendo adesso, magari con qualche groupie di Michael. Perché avevi cancellato tutti i numeri delle tue groupies, vero?» dico sarcasticamente. «L'avevi fatto quando mi avevi conosciuta, che persona dolce.» prendo la palla e miro al cavallo dei jeans. «O forse non l'hai mai fatto, perché sapevi già che ti saresti comportato da stronzo con me! Bene, scopati tutte quelle troie da quattro soldi, fallo pure, mentre io sto qui come una cretina a urlare contro una sagoma di cartone. Spero solo ti venga un'infezione al cazzo e te lo taglino!»

Mi avvento contro la sagoma e la prendo a calci, spaccandola in due e sbattendola a terra ripetutamente. «E smettila di dire che non sembri cinese, perché quegli occhi di merda dicono tutto il contrario!»

Quando finisco di prendermela con una sagoma di cartone – ormai ridotto in mille pezzi – Mr. Emmy mi sta fissando un po' preoccupato. «Vado a mettere le Domeniche D'agosto per calmarti un po', eh?»

 

 

Agosto – Lost Boy

«Allora, sorellina, la posizione del fringuello Sahariano è molto difficile, ma io tenterò di insegnartela comunque. E' una posizione che aiuta a cacciare i pensieri negativi per aprire la tua mente alla positività e alla gioia della vita.» mi spiega, seduti in salotto uno davanti all'altra.

«Quale gioia.» commento atona.

Lui alza gli occhi al cielo. «Pensa alle cose belle che esistono al mondo: io, Adam Levine, i Mc Chicken, la canzone che papà e gli altri vogliono far uscire come nuovo singolo...»

Aggrotto la fronte. «Perché dovrebbe essere una gioia?»

«E' così ridicola che ci sarà davvero da ridere nel vedere le facce di coloro che la ascolteranno live per la prima volta.» mi assicura ammiccando.

Sospiro e mi concentro. «Dai, dimmi come fare questo fottuto fringuello.»

«Posiziona il piede destro dietro il collo.» e sotto il mio sguardo allibito, la sua gamba si muove elasticamente andando a incastrare il piede dietro il collo. «Poi con il braccio sinistro ti sollevi e la gamba sinistra rimane piegata. Devi rimanere in equilibrio.»

«Harry.» lo richiamo e ci lanciamo un'intensa occhiata. «Hai davanti una persona che ha il fiatone dopo aver salito due rampe di scale. Pensi davvero che riesca a fare questa cosa? Non so nemmeno fare gli addominali!»

 

I can't remember the last time I heard your voice

I'm sat in silence living in a world of noise,

'cause you were perfection.

'Cause I've been from place to place

trying to bring you back

I've walked for days and days

'cause I can't face the fact that nothing is bettere than you.

 

Ascolto i consigli di Harry per partire con le posizioni più semplici, davvero, ci provo, ma quando rimango da sola in salotto, non trovo la forza.

Così mi limito a rimanere seduta, in un mondo troppo rumoroso. Chiudo gli occhi e ascolto quello che c'è intorno a me. Posso sentire il lieve respiro di Harry, regolare. I rumori provenienti dalla strada, vista la finestra aperta, delle persone che parlano, il vento che causa un fruscìo simile a quello che puoi sentire in spiaggia in una giornata nuvolosa. Liam al piano di sopra che probabilmente è appena caduto. Harry che si deconcentra e ridacchia.

Cerco di eliminare tutti quei rumori per concentrarmi su di lui. Ricordo il suono del suo cuore che batteva forte, le sue labbra che si dischiudevano, quanto fosse buffo il rumore delle sue guance quando le punzecchiavo con le dita. E quando il rumore del mondo esterno tenta di insidiarsi di nuovo nella mia mente, lo spazzo via. Voglio sentire solo la sua risata riecheggiarmi dentro, la sua voce che chiama il mio nome a seconda della situazione vissuta.

Però, quando riapro gli occhi e i rumori del mondo attorno a me si fanno forti come prima, le gambe mi tremano.

Non riesco ad accettare che non ci sia niente migliore di lui.

 

Settembre – The Only Reason

La musica nel locale è talmente alta da farmi sentire a malapena i miei stessi pensieri. Mi muovo a fatica, stretta contro i corpi sudati degli altri ragazzi. Mando giù l'ennesimo drink della serata e fermo un ragazzo un po' alticcio che mi sta passando accanto. Sposto i capelli all'indietro, sorridendogli. «Ehi, ti dispiace?» indico lo shottino che ha in mano.

Lui mi squadra da capo a piedi sorridendo soddisfatto e poi me lo porge. Lo mando giù in un sorso come da regola e glielo rendo, ringraziandolo. «Stai bevendo troppo, non credi dovresti rallentare?» mormora qualcuno con voce strascicata al mio orecchio.

Mi volto, sorridendo a Niall. L'estate lo ha cambiato davvero tanto. Non è più il ragazzo biondo pettinato come Zac Efron in High School Musical, dagli occhi azzurri, carino, che gioca nella squadra di football della scuola. I capelli sono spettinati verso l'alto, artisticamente, e gli stanno di incanto. I tratti del viso sono più maturi, è cresciuto in altezza e ha messo su dei muscoli niente male.

Gli sorrido, ancora, passando una mano sui suoi capelli.

 

Don't talk, let me think it over.

How we gonna fix this?

How we gonna undo all the pain?

 

Non rispondo alla sua domanda da papà preoccupato e afferro un altro drink, bevendolo velocemente e ignorando la gola che va a fuoco. Aggancio le braccia dietro il suo collo e ballo con lui, mentre le mani di Niall si posano sui miei fianchi. «Diamine, sei dimagrita tantissimo.» sembra riacquistare un po' di lucidità.

Mi stringo nelle spalle, incurante. Gli ultimi mesi sono stati un susseguirsi di giornate spente, di delusione. «Non sto mangiando molto di recente, sai?» ridacchio.

Niall aggrotta le sopracciglia. «Perché? Mary, devi mangiare, ti rovini così...»

Lo zittisco posando l'indice sulle sue labbra. «Stai zitto, Horan.» rido. «Vedi, guardando i video dei concerti della banda di skinny neri, ho pensato: e se Calum avesse visto ragazze molto più belle di me fisicamente? Così ho pensato che dimagrendo forse gli sarei piaciuta di più. Quindi il mio piano è stato dimagrire e andare da...»

Scuoto la testa. Pensavo di poter aggiustare tutto semplicemente non mangiando. Pensavo di aggiustare ciò che si è rotto in questo modo idiota e insensato.

Così afferro il volto di Niall tra le mie mani e poso un bacio sulle sue labbra. Lui non si sposta di un solo millimetro, ma ha gli occhi aperti, fissi nei miei. Li chiudo per poi spalancarli ancora e impormi di vedere un altro volto.

Gli occhi azzurri li sostituiscono con un paio nero pece, dai tratti asiatici. Il nasino delicato di Niall diventa più grande, più buffo. I capelli ormai sono neri, e toccandoli posso immaginare la stessa consistenza che sentivo quando stavamo insieme. Ed eccolo, Calum, davanti a me.

Lo bacio ancora, aggrappandomi a lui probabilmente in modo ridicolo per un osservatore esterno. Forse nemmeno un Koala si aggrapperebbe in questo modo al suo albero di eucalipto.

Però, con gli occhi chiusi, vedo il volto di Niall. Mi guarda con delusione, mi guarda perché lo sto usando per ignorare il dolore.

 

When I close my eyes and try to sleep I fall apart and finding hard to drift.

You're the reason, the only reason.

 

Mi stacco velocemente dal mio amico, lasciandolo in piedi, senza parole, mentre scappo fuori dal locale e mi butto in strada. Attraverso, incurante delle macchine e mi ritrovo davanti il muretto in cui lo incontrai mesi prima, quando uscimmo a cena insieme.

Cado in ginocchio e mi copro il volto con entrambe le mani, singhiozzando. Il petto mi fa male e il cuore corre all'impazzata, incespicando, come se volesse gridarmi di fare piano, che non posso sottoporlo a sforzi così grandi.

Ho creduto di poter cancellare tutto circondandomi di persone ubriache, baciando Niall e bevendo un drink dopo l'altro. La verità è che una volta a casa, sdraiata nel mio letto con gli occhi chiusi, vedevo solo il suo viso. Fermo nella mia mente, conficcato come un coltello pronto a ricordarmi tutto il dolore che avevo tanto provato ad ignorare.

 

 

Ottobre – Wherever You Are

 

Torn in two and I know I shouldn't tell you

but I just can't stop thinking of you

wherever you are

 

Digito il numero di Calum, nonostante lo abbia cancellato dalla rubrica in un momento di rabbia lo so a memoria, per poi portare il telefono all'orecchio. Come sempre scatta la segreteria telefonica.

«Ciao.» saluto con un groppo in gola. «Sono sempre io. Lo so, questo è probabilmente il ventesimo messaggio che ti lascio in segreteria, e mi riprometto ogni volta di non farlo... Mi impongo di non dirtelo, ma la verità è che non riesco a fare a meno di pensare a te. Inizio ricordandomi di un minimo particolare, come per esempio il tuo naso enorme o i tuoi occhi da cinese e finisco col ricordare ogni dettaglio del tuo corpo. Fa male da morire. E' come se fossi divisa in due.» mi fermo e con la mano libera mi massaggio le tempie doloranti. «Ovunque tu sia, io sono qui che penso a te.»

 

Every night I almost call you just to say it always will be you.

 

«Magari adesso tu sei circondato da una folla di fan che piange per te, felici di vederti, di poterti sfiorare. E tu sorridi a loro, le saluti, sei felice del lavoro che fai. Io sono qui, che parlo con la tua voce registrata in segreteria e piango come le vostre fan. Piango, però, perché non posso vederti, perché sei sparito improvvisamente senza dire nulla. Sai quanto possa far male? Te ne rendi conto?»

 

You can say we'll be together, someday.

Nothing lasts forever, nothing stays the same.

 

Mi alzo in piedi e cammino verso il balcone. Rido mentre una lacrima sfugge al mio controllo. «Forse un giorno staremo insieme, di nuovo. O forse semplicemente è vero che il per sempre a volte dura anche solo un istante, che non esiste, che niente è destinato a durare o rimanere tale. Dovrei farmene una ragione e non chiamarti, perché probabilmente tu hai già voltato pagina e sei a un nuovo capitolo della tua vita, mentre io mi ostino a rileggere sempre lo stesso. Il capitolo in cui ci sei tu.» sospiro e un tremolìo nella mia voce spezza la freddezza che mi stavo imponendo. «Forse non dovrei voltare pagina ma... bruciare l'intero libro. Ormai l'ho letto troppe volte, così tante che l'inchiostro delle parole mi è rimasto addosso. Devo smetterla di darti tutta questa importanza.» sospiro. «E' solo che è triste pensare che per te io fossi solo una misera pagina del tuo libro, mentre per me tu eri il libro intero. Ma cosa dico? Una trilogia di diecimila pagine.»

 

Novembre - //

La prossima volta che quei tipi di quella compagnia telefonica insistono così tanto per farmi passare a un altro opertatore, giuro che li denuncio per molestie mentali e sessuali. Perché cazzo devono essere così insistenti? Io sto bene con la mia compagnia, non mi interessa la vostra, ficcatevi le vostre sim su per il culo e correte.

Ancora irritata apro la porta di casa e trovo tutto buio. «Papà? Harry?» chiamo.

Le luci si accendono improvvisamente e spalanco la bocca, incredula. Il salone è pieno di persone, che in coro urlano: «Sorpresa!» proprio come nei film. Riconosco amici di vecchia data, parenti, i One Direction e compagni di scuola. Un grande bancone è allestito con cibo e alcolici, uno stereo viene acceso e dopo aver ricevuto gli auguri da ogni singola persona, tutti si lanciano in danze sfrenate.

Compreso chi non dovrebbe, ovvero mio padre e i suoi amici, che ballano in maniera davvero imbarazzante.

Liam mi circonda le spalle con il braccio, ancheggiando. «Tesorino, beviti qualche birra anche per me!» mi implora con un bicchiere di coca cola in mano.

Annuisco. «Certamente.»

«Sì, ma fallo adesso prima che mi lanci sul tavolo e prenda tutte le birre.» il suo sguardo serio mi preoccupa.

Mi allontano, sotto le note di Shake It Off della Swift e stappo una bottiglia di birra. Prendo qualche sorso.

«Se vuoi ci sono dei Kebab buonissimi.»

Non ho bisogno di voltarmi per capire chi mi abbia appena parlato. «No, grazie, Jawy. Non ho fame.»

Silenzio.

Mi giro, vedendo una delle direzioni con gli occhi lucidi e le labbra tremolanti. «Per adesso. Dopo me ne mangio almeno quattro.» sorrido.

Lui solleva le mani. «Ehi, calma, piccola Payne. Non vorrai mica diventare una balena?»

Sbuffo. «Torna a ballare.»

«Ma...»

«Era un modo carino per mandarti a fanculo.»

Mi guardo intorno. Si stanno tutti divertendo, bevono, mangiano, ridono, cantano le loro canzoni preferite e Harry fa yoga tranquillamente, con una piccola folla che lo osserva stupita.

Eppure io vago ovunque con lo sguardo per tutta la stanza. Stupidamente mi aspetto di vedere quattro paia di gambe fasciate da skinny jeans neri. Magari si sono ricordati del mio compleanno e sono passati a farmi gli auguri, anche solo per cinque fottuti secondi.

Tiro fuori il telefono dalla tasca e guardo i messaggi. Tra tutti gli auguri, non c'è traccia né di quelli di Michael né Luke e tanto meno Ashton e Calum.

Con uno scatto entro in cucina e dopo aver chiuso la porta lancio il telefono contro il muro, con tutta la forza che ho. Lo raccolgo da terra e lo lancio ancora, fino a quando non mi sento soddisfatta e lo schermo è completamente rotto. Più ci spero, più ne rimango delusa. Più tento di mantenere vivo il loro ricordo, più mi accorgo che loro hanno fatto di tutto per dimenticarsi di me.

Aspettare che torni è come lanciarsi dal ventesimo piano di un grattacielo nella speranza di volare, come guidare a tutta velocità una Maserati lungo un vicolo cieco con i freni rotti per vedere se riuscirai ad uscirne vivo. Inutile, stupido, doloroso, deludente.

E' ora che l'Amnesia di cui cantano tanto venga pure a me.

 

AIEAH

Questo capitolo è il penultimo.

Ah. Eh. Ih. Oh. Uh. Yh.

Ieri sono andata in erboristeria a prendere l'henné rosso rame. La tipa mi chiede la sfumatura, prende il tanto giusto, mette nel pacchetto, fa il conto. Poi mi guarda. Guarda i miei capelli. "Ma sono già stati trattati?", "Decolorati e tinti di rosso rame a gennaio", "allora devi provarla prima su una ciocca piccola, perché potrebbe colorarli di verde."

Ho sentito freddo (e c'erano più di 30 gradi), sono sbiancata (e sono già bianca perché sono andata al mare una volta a giugno), ho perso vent'anni di vita (e contando che pianifico di morire a 50, arriverò ai 30) e mi sono immaginata con i capelli di Michael Clifford.

Rischio di diventare una Pel Di Lattuga anche io e la cosa non mi piace.

Stasera lo provo, pregate per me.

Poi, sapete che mi hanno rimandata su un argomento di fisica? Ecco. Ho passato due mesi estivi pensando "un argomento, poche pagine, inizio ad agosto, ripetizioni e shalla". Tre giorni fa ho aperto il libro, contato le pagine. Una quarantina, se non cinquantina. Sono morta dentro. Pregate anche per il mio esame.

Tipo che da "angolo autrice" passiamo ad "angolo preghiere". Se volete che preghi per qualcosa di vostro, ditemelo, sarò felice di accontentarvi.

Chiudiamo l'angolo delle preghiere/cazzi miei.

Cosa dire di questo capitolo, a parte che è più lungo della lingua di Miley Cyrus? E' un po' triste vedere come lui passi dal "ti amo gnignigni hihi" al "Mary? Ma MariaRossita la spagnola col neo sulla tetta che mi sono coddato l'ultima volta che siamo stati in Spagna?", "No, Cal, la tua ragazza", "Ho una ragazza?"

E comunque Niall, complimenti, sei uscito dalla friendzone limonandoti Mary. Tranquillo, però, che tanto ci rientri.

ANDD nothing, il prossimo sarà l'epilogo e cercherò di postarlo in settimana. Non so...

Preparatevi all'ultimo capitolo e all'ultimo AIEAH di questa ff perché potreste non sopravvivere e rischiereste di non vedere mai il figlio di Louis e Briana. (......................stendiamo un velo pietoso)

Io vi ricordo che questa ff la sto pubblicando anche su Wattpad – cucchiaia e che dopo l'epilogo aggiornerò Tattoo (:

(:

Bella emoji.

GraziegraziegrazieMILLEATUTTE.

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#STAYSTRONG

 

Ps. Spoiler epilogo

"Ho passato gran parte della mia vita cercando di non cadere, credendo fosse da deboli.
Ora penso che cadere non sia da deboli. E' da deboli rimanere a terra."

 

Ps.2

Ma vi rendete conto che appena postato il capitolo e risposto alle recensioni... io devo andare a studiare fisica? E' inaccettabile. Che vita di merda.

 

PS.3

Visto che siamo all'ultimo capitolo, ho una domandina sondaggio per voi: qual è il vostro personaggio preferito della storia? E il momento che più vi è piaciuto? Fatemi sapere ovunque vogliate, perché sono curiosissima.

(Il mio è Adam Levine ehehe.)

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Capitolo 30
*** Epilogo - From 5 to 10. ***


HEYYOOO

Non riuscivo ad aspettare a lunedì, perciò mi sono detta: ma sì, concludiamola oggi la storia!

Spero riuscirete ad uscirne vive e soprattutto che vi piaccia come finale.

Ci sentiamo all'aieah (:

 

30. Epilogo – From 5 to 10.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dicembre.

 

Stringo la mano di mio fratello e ci sorridiamo, prima di entrare in Chiesa. Non è piena come l'anno prima, ma riconosco molti ex compagni di scuola. Harry ed io camminiamo lungo la navata centrale fino ad andare a sederci accanto a nostro padre.

I One Direction sono dietro di noi e Arnold mi poggia una mano sulla spalla, sorridendo dolcemente. «Tutto bene?» sussurra. Annuisco in risposta.

Non so ancora come stia, onestamente. Oggi è passato un anno dalla morte di Louis, un anno dal suo funerale e sono cambiate così tante cose che è come se gli ultimi dodici mesi li avessi passati su una giostra panoramica, e oggi è il giorno in cui finalmente si è fermata e mi ha concesso di scendere.

Il prete inizia la cerimonia per l'anniversario della morte di Louis e la Chiesa cala in un silenzio profondo. La mia mente vaga in ogni direzione possibile, distraendosi continuamente. Non riesco ad ascoltare una singola parola che viene detta.

Volgo il capo a destra e inaspettataente sorrido nel vedere Helena e Zayn seduti vicini, presi per mano. Quei due formano la coppia più strana del mondo, ma sono cambiati come mai mi sarei aspettata. Zayn ha fatto una generosa donazione alla fondazione contro il bullismo dei 5 Seconds Of Summer, ha chiesto pubblicamente scusa, è stato sospeso e bocciato a scuola e attualmente sta ripetendo l'ultimo anno. Helena si è presentata tempo fa sotto casa mia, chiedendomi scusa per tutto quello che ha fatto.

 

«Lo so che forse le mie scuse adesso ti sembreranno false come non mai, che forse è troppo tardi ma... Io ci tengo a farlo comunque. Voglio chiederti scusa per il modo in cui ti ho trattata. Ti ho sempre trattata male, facendoti sentire inappropriata, non abbastanza magra o carina. E sai perché mi comportavo così? Perché ero gelosa di te.»

Ricordo di essermi messa a ridere in quel punto.

«No, parlo sul serio Mary.» mi bloccò. «Magari esteticamente posso sembrare più bella di te, per via dei miei capelli biondi e perfettamente lisci o del mio corpo snello e statuario. Ma tu mi batti caratterialmente. Hai un carattere che avrei sempre voluto avere io: sai essere gentile, seria e divertente quando serve. Hai un cervello che forse non sarà portato per la matematica, ma che risulta comunque affascinante nella sua complessità. Sei particolare, non ho mai conosciuto una persona come te. E soprattutto sai perdonare. Mi hai perdonata tante volte, più di quanto lo meritassi. Ti chiedo scusa per averti tradita, per averti demolita così. Spero solo tu un giorno possa vedere quello che vediamo noi altri in te.»

 

La chioma bionda di Helena si volta verso di me e mi sorride timidamente. Io ricambio, decisa a perdonarla anche in questa situazione. Zayn si accorge dei nostri sguardi e i suoi occhi incontrano i miei. Mi impongo di guardarlo con meno odio, ma forse non sono ancora pronta a perdonarlo.

Grazie a loro ho capito che le persone che tentano di buttarti giù in realtà ti rendono più forte. Le persone che ti fanno sentire mai abbastanza in realtà sono gelose di quello che sei, vorrebbero essere come te. Ho capito che le persone sbagliano, che per capire gli errori che hanno fatto devono sbatterci contro. La morte di Louis ha fatto capire a Zayn quanto stesse sbagliando nella sua vita, gli ha fatto cambiare radicalmente modo di comportarsi.

Il mio sguardo corre a Niall, seduto lontano da me. Accanto a lui c'è Rachelle, una ragazza con cui sta uscendo. Credo mi stia finalmente dimenticando, anche lui sta voltando pagina. Il biondo nota il mio sguardo e sorride debolmente.

Ho capito che non sempre puoi ricambiare l'amore degli altri, per una volta non sono stata io quella rifiutata. Ho dovuto allontanare Niall una volta per tutte dopo il bacio di quella notte, l'ho spronato a passare al capitolo seguente, a conoscere un'altra persona.

D'altronde la vita è così. E' troppo breve per rimanere ancorati a una persona che non potrà mai provare ciò che proviamo noi per lei. Allora impariamo a lasciare andare le persone che non possono far parte della nostra vita nel modo in cui vorremmo. Capiamo che non c'è futuro, che non esiste un "noi". Andiamo avanti e iniziamo un nuovo libro, come ha fatto Niall.

Continuo a guardarmi intorno, incontrando le ciglia voluminose e lunghissime di Beddy. Lei mi fa l'occhiolino e io mi trattengo dal rabbrividire e abbracciare Liam per difendermi da lei.

Finalmente ho chiarito le cose anche con lei.

 

«Tesoro, scendi un attimo in salotto!» urlò Liam dal piano di sotto, con un tono di voce un po' spaventato. «C'è una ragazza che dice di chiamarsi Beddy.»

Mi buttai giù dal letto in un singolo istante e in tempo record fui al piano inferiore, con gli occhi spalancati. Come aveva fatto a scoprire dove abitavo? La scena che mi si presentò davanti mi fa sorridere ancora oggi.

«Così tu sei Liam Pain.» disse Beddy con le braccia conserte e le tette prominenti.

«Payne.»

«Pain.»

E forse il tono minaccioso alla "è come dico io, non mi contraddire, o le mie tette ti soffocheranno" convinse Liam a lasciar correre sul suo cognome. «Sei amica di mia figlia?»

«Non è possibile che tu esista.» schioccò la lingua sul palato e con la mano toccò i doppi menti di mio padre. «Ma se fossi un ologramma la mia mano ti oltrepasserebbe.»

«Perché dovrei essere un ologramma?» Liam iniziò ad offendersi.

Beddy sbatté le ciglia e giuro che sentii il Monsone di cui parlavano i Tokio Hotel nel 2009. «Perché tu non esisti. Sei solo un ologramma che tenta di infiltrarsi nei One Direction come fece un tempo con i Two Directions. Tu, tu sei una fonte di dolore e schifo. Dentro i tuoi doppimenti potrei nascondere una bomba nucleare e portarla in aereo senza farmi nemmeno notare, talmente sei grasso.»

Fu in quel momento che decisi di intervenire. «Beddy! Cosa ci fai qui?» risi nervosamente.

I suoi occhietti si illuminarono vedendomi. «Melanzana.» con la lingua si leccò il labbro. «Non credi sia un caso del destino incontrarci?»

«Veramente siamo in casa mia, non è poi un caso...» il suo dito si posa sulle mie labbra.

«E' ora della verità.» sussurrò. «So che tu e Calum vi siete lasciati perché lui se la sta spassando in tour e si sarà già scopato trenta ragazze in una settimana.» e lì la ringrazia per la delicatezza. «Prego, amo. Ora, sei pronta a guardare avanti?» si alzò in punta di piedi puntandomi le tette davanti.

Arretrai. «Beddy... Io sono etero. Fattene una ragione.»

«Non c'è futuro per noi due?» mormorò con gli occhi lucidi.

«E' ora che tu torni a casa, Beddy.» Liam tentò di liquidarla.

Beddy si voltò di scatto con un ringhio. «Tu, schifoso pezzo di lardo inesistente, non osare cacciarmi!»

 

Quella sera dovemmo chiamare la polizia per allontanare Beddy da casa nostra. La fecero salire in macchina ammanettata, per quanto si dimenava. Urlava insulti contro Liam, dandogli dell'ologrammo, per poi minacciarlo "smettila di far finta di esistere, ciccione, io lo so che tu non sei reale! Ti ammazzo se non la smetti. Anche se non posso ammazzare una persona che non esiste."

Harry, accanto a me, sta sorridendo a Beddy in modo un po' troppo allegro. Secondo lui Beddy era solo una ragazza entusiasta della vita, che andava semplicemente sedata in dosi che daresti a un cavallo, ma non maligna. Penso si frequentino. A quanto pare l'attrazione per la mia melanzana era passeggera.

Sorrido e sono contenta che le cose siano cambiate per le persone attorno a me. Forse per me non sono cambiate in meglio, ma le vite di chi fa parte della mia sì e credo di potermi accontentare.

I One Direction stanno scalando le classifiche mondiali, proprio come un tempo. Liam non è più il 40enne lasciato dalla moglie, che beve birra a qualsiasi ora del giorno e pensa di non avere più niente per cui lottare nella sua vita. Si è riscattato completamente. E okay, magari ha ancora qualche doppio mento, ma la musica è fatta per essere ascoltata e non guardata. E okay, i suoi doppi menti fanno rumore quando sfregano tra loro, ma i produttori riescono benissimo ad eliminare quei rumori anomali negli studi di registrazione.

Ho capito che non importa quanto tu abbia perso nella vita, quanto tu sia lontano da casa. Ciò che è andato perso non sempre rimane tale e spesso è sotto i tuoi occhi per tutto il tempo, ma tu sei troppo cieco per notarlo. La strada verso casa può essere lunga e in salita, piena di insidie, ma vale la pena di essere percorsa se ti porta in un posto sicuro. No?

Ho imparato che non bisogna mai lasciarsi andare, ma lottare per migliorarsi, per tornare la persona che si era un tempo.

«Oggi preghiamo per Louis Tomlinson, venuto a mancare l'anno scorso.» annuncia il prete.

Mi aspettavo di non farcela, di piangere, di sentire ancora la voragine nel petto. Invece mi ritrovo a sorridere. Sorrido debolmente, ma con sincerità. Ripenso a Louis e capisco che doveva andare così.

Spesso perdiamo le persone migliori, quelle che rendono la nostra vita colorata, quelle che riescono a tirare fuori il meglio di noi. Spesso perdiamo chi non merita di andarsene e pensiamo sia ingiusto, pensiamo che quel Dio lassù ci odi e voglia vederci soffrire. Non è così.

Ho capito che il gesto di Louis è stato compiuto per disperazione, perché non aveva altra scelta. Il mondo era un posto troppo brutto per lui che era così meraviglioso. Ed è grazie a lui se Zayn adesso è una persona meno superficiale, più sensibile. E' grazie a lui se coloro che un tempo lo insultarono adesso si sono pentite e hanno chiesto scusa uno ad uno alla sua famiglia. Il suo gesto ha cambiato la nostra scuola e le vite di tutti quelli che lo hanno conosciuto.

Mi manca da morire ogni giorno, anzi, oserei dire ogni istante della mia vita. Ma la sua mancanza inizia ad essere meno dolorosa. Sto accettando che lui non c'è più. Riesco quasi a immaginarlo mentre vola, vestito da Peter Pan, nell'Isola Che Non C'è. Forse dovrei sentirmi stupida, ma decido di riderci su. Infondo, se dovessi morire, vorrei che le persone a me care mi immaginassero in un posto in cui sono felice. Nel letto di Adam Levine, per esempio.

Così, tutto quello che è successo nell'ultimo anno mi ha fatta crescere. Ha rafforzato la mia corazza rendendomi più forte di prima. Ma non forte nel senso che sono inscalfibile, che niente può farmi male. Il contrario. Sono forte perché ho provato dolore e invece che lasciarmi trascinare giù da esso, l'ho abbracciato e me ne sono servita per risalire a galla. Mi ci sono aggrappata con tutte le forze, in questo ultimo mese, per non affondare. Adesso ho i segni, ho i segni di quello che ho passato. Mentre quelli di Louis stanno diventando cicatrici che ricordo con un sorriso, forse per quelle lasciate da Calum ci vorrà ancora un po' più tempo perché si rimarginino e spariscano, ma sono pronta a fare il possibile per lasciarmelo alle spalle.

Le persone entrano nelle nostre vite senza chiederci il permesso, diventano importanti, diventano parte della nostra quotidianità. Ci abituiamo della loro presenza, tanto che gli crediamo quando promettono di esserci per noi. E quando se ne vanno rimaniamo senza niente, come se andandosene si fossero presi l'aria che respiriamo. Dobbiamo solo reagire nel modo giusto. Non prendendo a colpi una sagoma di cartone, ascoltando Taylor Swift sdraiati a letto piangendo o ingurgitando quantità enormi di alcol per dimenticare. Dobbiamo provarle tutte per riportare nella nostra vita chi se n'è andato, perché solo così dimostreremo di essere nel giusto noi. Noi abbiamo lottato, al contrario loro. In un futuro, quando ci ripenseremo, non avremo rimpianti.

Per questo io non ne ho nei confronti di chi ho perso, compreso Calum.

Per questo io oggi sorrido e non piango.

Ho passato gran parte della mia vita cercando di non cadere, credendo fosse da deboli. Ora penso che cadere non sia da deboli. E' da deboli rimanere a terra.

Il flusso dei miei pensieri si interrompe quando in fondo alla Chiesa noto delle figure familiari. I miei occhi non possono credere a quello che vedono. Sbatto le ciglia più volte, come a voler mettere a fuoco il meglio possibile i quattro ragazzi poggiati alla parete.

Luke ha sempre lo stesso sguardo da pesce lesso, ma il suo viso sembra più maturo grazie all'accenno di barba bionda che lascia incolta. Anche i capelli sono diversi, meno spettinati verso l'alto, più ricadenti di lato.

Michael ha i capelli lilla e sorrido. Non è cambiato di una virgola, è un eterno bambino. Mi ricorda Louis.

Ashton non ha più la bandana in testa e ne rimango sorpresa. Ha i capelli molto più lunghi e riccioluti e vorrei alzarmi in piedi per chiedergli cosa stia aspettando a tagliarseli per poi donarli a Michael.

Ho paura a guardare chi rimane. Calum. I miei occhi si posano con timore su di lui, per poi trovarlo quasi uguale a sempre, se non fosse per il ciuffetto biondo che campeggia innocentemente tra la chioma nera. Guarda fisso davanti a sé con la mascella serrata e la braccia unite dietro la schiena. Vorrei corrergli incontro e buttarmi tra le sue braccia, ma non credo lui ne sarebbe contento.

Mi volto di nuovo e prendo respiri profondi per calmarmi. Sapere che lui è qui mi agita tantissimo, talmente tanto che temo in un infarto.

La cerimonia finisce e ci riversiamo tutti fuori. Cammino lentamente, tenendo fissi gli occhi sulle vans total black di Luke. I ragazzi rimangono lì, fermi, ma non capisco il perché.

Le mani sudano quando le distanze si accorciano. Harry mi circonda i fianchi, probabilmente ha visto anche lui i ragazzi.

E poi gli passiamo accanto. Così vicini che sfioro il braccio di Luke. «Mary.» non riconosco la voce che mi chiama sollevo lo sguardo puntandolo sui 5SOS.

Mi stanno fissando tutti e quattro, compreso Calum. Non riesco a identificare bene le loro emozioni e non voglio provarci nemmeno, perciò distolgo lo sguardo ed esco dalla Chiesa.

L'aria di dicembre mi investe e mi libero dalla presa di Harry. «Vado da Lou.» mormoro. Lui annuisce di rimando.

Scendo gli scalini, ricordando di come mi avesse incoraggiata a entrare Calum un anno prima. Attraverso il cancello del cimitero mentre tutti i presenti alla messa sono ancora sulle scalinate e stanno parlando.

Cammino sull'erba con qualche difficoltà viste le trappole mortali che porto ai piedi, comunemente chiamate come "scarpe col tacco."

Mi fermo davanti alla lapide di Louis. Seconda stella a destra, questo è il cammino e poi dritto fino al mattino. Sorrido e accarezzo la pietra fredda con la mano. Aspetto le lacrime tanto attese che non arrivano e volgo gli occhi verso il cielo. Un anno fa era nuvoloso e cupo; lo paragonai alla perdita del sole, Louis. Oggi il sole c'è, è come se Louis stesse mandando il suo calore a tutti noi.

Sento dei passi alle mie spalle, un paio di scarpe che camminano nell'erba. Non mi volto, spero sia chi sto pensando. Poi i passi si fermano a pochi metri da me.

«Mary.» è la sua voce. Non la sentivo da mesi.

Ma niente batterà le emozioni che mi colpiscono quando mi giro e lo vedo con i miei occhi, a pochi passi da me. Non lo vedevo da un anno e trovarlo qui, così vicino, mi sembra irreale. «Ciao.» la mia voce è atona.

Cala un silenzio che stranamente mi mette a mio agio. Non ho poi così tanta voglia di parlargli; non ho voglia di sentire le sue giustificazioni. "Senti, mi dispiace, ma ho conosciuto Taylor Swift e ho capito che tu non reggevi il confronto nemmeno con l'unghia del suo alluce."

«Io...» inizia con un tono dispiaciuto.

Lo interrompo. «Come stai?» mi impongo di sorridergli debolmente.

Calum è confuso, ma mantiene la calma e mi risponde con gentilezza. «Bene, sì, il tour è stato molto stancante ma sono felice delle esperienze che ho fatto. Tu... come stai?»

«Bene, grazie.»

Mi giro verso la lapide di Louis e passo ancora una volta la mia mano sulla pietra fredda, come se quelle carezze potessero arrivare al mio amico.

«Siete cambiati tutti. E Ashton non mette più bandane. Sono impressionata.» mormoro dopo un po', tornando a puntare i miei occhi nei suoi.

Hood fa qualche passo avanti. «In un anno immagino sia normale...» borbotta in modo confuso.

Annuisco. «Già.» gli sorrido. «E' ancora più normale notare di più i cambiamenti se te li ritrovi schiaffati in faccia all'improvviso, dopo mesi che non vedi quella persona.»

La sua mano si allunga verso di me e con indifferenza mi tiro indietro. «Mary, io...»

«Tu cosa?» inclino il capo. «Era solo un'affermazione. Siete tutti cambiati in meglio. Sembrate più grandi e...»

I suoi occhi neri si fissano nei miei, inchiodandomi e zittendomi. «Durante questi mesi leggevo spesso una poesia che è diventata ormai la mia preferita.» mormora con voce incerta. «Si chiama A Valediction: Forbidding Mourning di Jhon Donne.» fa una pausa e io tengo i miei occhi nei suoi, incitandolo silenziosamente a parlare. «Parla di un uomo che sta dicendo addio alla sua amata per intraprendere un lungo viaggio. Lui paragona il suo andarsene al modo in cui un uomo valoroso muore silenziosamente, senza lamenti, consapevole di essere arrivato a un punto di fine. E quest'uomo sprona la sua amata a salutarsi in modo pacato, senza cascate di lacrime o sospiri tempestosi. Perché loro due sono come le stanghette di un compasso. Mentre la donna è quella fissa, immobile al centro del cerchio, lui rappresenta la gamba che lo disegna. Gira attorno a lei, inclinandosi, per poi completare il suo disegno e ricongiungersi alla parte mancante.» rimango stupita dalle sue parole, ma non voglio darglielo a vedere. «Così mentre l'uomo è via, lei lo aspetta, perché sa che tornerà sempre da lei.»

«Una poesia davvero molto bella, ma sai che ho un debole per Shakespeare io.» commento in tono troppo acuto. «Anche se questa è indubb...»

«Perché fai così?» mi interrompe con un sussurro e per la prima volta noto i suoi occhi. Sono lucidi, colmi di dolore, alla ricerca dei miei.

Mi stringo nelle spalle. «Così come?»

Ride nervosamente. «Come se andasse tutto bene.»

«Perché va tutto bene, Calum.» ribatto freddamente.

Ci fissiamo per secondi che sembrano infiniti. «Davvero, non capisco.» spezza il silenzio Hood, volgendo il capo verso il cielo e venendomi incontro.

Incrocio le braccia al petto. «Non capisci come sia possibile che vada tutto bene? Cosa ti aspettavi tornando qui, Calum?» apre la bocca per rispondere ma lo blocco. «La so già la risposta, non sprecare fiato. Ti aspettavi di trovarmi incazzata con te perché sei sparito per mesi e mesi, senza chiamarmi, mandarmi messaggi o almeno avvisarmi di non volermi più sentire. Poi contavi su qualche parolina dolce, l'analisi di wikipedia di una poesia, qualche "scusami" pronunciato con la faccia dispiaciuta degna da Oscar e poi libero dai sensi di colpa. Perfetto, gente, Calum Hood se l'è cavata un'altra volta. E dopo aver mostrato a tutti quanto lui e i suoi amici siano fedeli alla loro Fondazione contro il bullismo, hanno preso parte alla cerimonia per Louis» esclamo contenta. «Grazie per esservi fatti vivi, davvero, avete un cuore grande.» mi porto le mani al petto e lo osservo commossa, per poi tornare seria e trafiggerlo con un'occhiata gelida. «Abbiamo finito? Vorrei andarmene.»

Calum scuote la testa e mi afferra per le spalle. «Lasciami spiegare.»

«Spiegare cosa, Calum?» gli urlo contro. «Di quanto sia una cogliona per essermi fatta prendere in giro infinite volte da te? Credimi, questo argomento è stato oggetto di discussione nella mia testa per almeno gli ultimi cinque mesi. Ormai ho finito le argomentazioni e non ci tengo ad aggiungerne altre.»

«Non sei una cogliona, no, Mary...»

Lo allontano gentilmente. «Hai ragione, il coglione qui sei tu.» gli do una pacca sulla spalla, assumendo un tono amichevole.

Il ragazzo davanti a me si prende la testa tra le mani ed emette un sospiro profondo. «Lo so che sono sparito nel nulla senza spiegarti un cazzo, ma c'è un motivo se l'ho fatto. E non era intenzionale.»

Mi suona tanto di "poliziotto, guardi, lo so che ho ucciso quest'uomo, ma c'è un motivo se l'ho fatto. Non era intenzionale. Il proiettile è partito da solo! CharlieCharlie ha premuto il grilletto con una matita!". «Hai trovato di meglio da fare che chiamarmi, l'ho capito da sola, non ho bisogno di spiegazioni.»

«Non è assolutamente così, te lo giuro.»

«Senti, Calum, io non ho voglia di sentire le tue giustificazioni buttate in aria tanto per levarti di dosso il senso di colpa.» gli spiego. «Davvero, va bene così. Ho passato mesi infernali, nemmeno te lo immagini. Ho lanciato una palla contro le parti basse di una tua sagoma di cartone, mentre il mio psicologo mi osservava sconvolto, indeciso se chiamare un manicomio per chiudermi lì dentro o direttamente la polizia. Ho ascoltato Taylor Swift in camera mia, alle due di notte, piangendo, soffocando i singhiozzi nel cuscino per non farmi sentire. Provavo ad uscire, a respirare aria pulita, parlavo con la gente, frequentavo molti club scolastici per non rimanere sola e pensare a te. Però quando mi trovavo a casa da sola il dolore prendeva il sopravvento. Urlavo, ti chiamavo. In risposta c'era solo l'eco della mia voce e la tua voce nella segreteria telefonica.» sussurro lentamente per fargli assimilare ogni singolo dettaglio. «Poi ho provato con l'alcol. Frequentavo pub e discoteche, bevevo quanto potevo, riuscendo a dimenticare per qualche oretta il tuo stupido volto. Finivo piegata in bagno a vomitare l'anima e la cosa peggiore del mal di testa martellante che mi ritrovavo il giorno dopo era il tuo ricordo, sempre lì, vivido. Ho pure baciato Niall!» esclamo ridendo, incredula. Calum strabuzza gli occhi. «E non mi guardare così perché non ne hai il diritto.»

«Mary...»

«Chiudi quella cazzo di bocca e fammi finire. Cos'è, dopo non avermi parlato per mesi e mesi adesso ti è tornata la voglia e vuoi recuperare tutte le chiamate che non hai fatto o che hai rifiutato?» grido a pochi centimetri dalla sua faccia, con il viso proteso verso l'alto, nonostante i tacchi.

Lui non dice nulla e sorrido, contenta che abbia capito.

«Quindi, dicevo, dopo questo periodo di quasi alcolismo, mi sono data una regolata. Ed è arrivata proprio la fine, sai? Il mio compleanno.»

«Il dodici novembre, lo so, sarei voluto ven...»

«Sì, il dodici novembre, buona memoria Calum.» mi congratulo ironicamente, poggiando poi alla lapide di Lou gettandole un'occhiata triste. «Hanno organizzato una festa per me, a casa. E io per tutta la sera mi sono guarda intorno, sperando che tu e i ragazzi sbucaste dal nulla, facendomi il regalo migliore. Perché io ci ho creduto fino a quel giorno, ci ho sperato che ti facessi vivo. Controllavo il telefono, fremevo anche per un semplice "auguri". Esatto, mi sarei accontentata di una singola parola, senza punto, con l'iniziale minuscola. Avrebbe significato che non ti eri dimenticato di me.»

«Non mi sono mai dimenticato di te, Mary.» mormora afferrando il mio indice con il suo e sollevandomi all'altezza del mio volto. «Ricordi quella notte, sotto la luna?»

E come potrei dimenticarla? «Calum, sono finalmente andata avanti, sto voltando pagina. Non comparire di nuovo illudendomi ancora e ancora.»

«Sono qui per impedirti di voltarla.»

«L'ho già girata, va bene?»

«Allora farò parte della nuova.»

«Ho bruciato il libro.»

«Te ne compro uno nuovo.»

«Non so leggere.»

«Te lo leggo io.»

«E cosa ci sarebbe scritto?» chiedo.

Libera i nostri indici, per poggiare la mano sul mio fianco e avvicinarmi a lui tanto che i nostri nasi quasi si sfiorano. «Ci sarebbe scritto perché sono sparito in tutti questi mesi. Ti leggerei di come la nostra casa discografica, in accordo con il manager, avesse deciso di cambiare i nostri numeri di telefono, buttando le vecchie sim perché eravamo troppo distratti: in particolare io. Arrivavo in ritardo alle interviste, andavo via prima dai meets per parlare con te al telefono. Sostenevano mi stessi comportando in maniera poco professionale, così sono intervenuti. Avendo cambiato numero non avevo più il tuo, non sapevo come rintracciarti e se ci avessi provato il mio manager avrebbe dato di matto.» sospira tristemente. «Non ho mai voluto chiudere i rapporti con te, Mary, e non immagini quanto ci abbia sofferto immaginando quanto ti potessi sentire delusa da me, o ancora peggio, abbandonata.»

Impiego qualche secondo per assimilare bene quello che mi ha detto. «E' la verità?»

Scatta in avanti, afferrandomi il volto e fissando i suoi occhi neri nei miei marroni. «Ovviamente. Te lo giuro. Puoi chiedere anche a Luke e agli altri.»

«Non ho più sentito nemmeno loro. Credevo fossimo amici, ormai...» ammetto in tono dispiaciuto. Prima Luke mi rompe il cazzo per mesi offrendomi la sua lattuga, poi sparisce nel nulla senza mandarmene nemmeno un pacco d'addio?

Sul volto di Calum si dipinge il primo sorriso sincero del pomeriggio. «Hanno dovuto tagliare i ponti con te anche loro, perché se avessero tenuto il tuo numero io avrei sicuramente preso i loro telefoni per chiamarti. A Luke è dispiaciuto molto, tanto che voleva mandarti della lattuga...»

Ah, ecco, adesso lo riconosco. «E adesso cosa succede?»

«Adesso il tour è finito e niente e nessuno mi impedisce di stare con te o di chiamarti quanto cazzo voglio, Mary.» afferma. «A meno che Paris Hilton non si sia messo in testa di stare con te dopo quel bacio che gli hai dato.»

Devio il suo sguardo. «Diciamo che non era un bacio...»

«Siete andati a letto insieme?!» urla sconvolto.

Rido debolmete. «No, quello no, ma i baci sono stati numerosi...»

Hood sbuffa. «Okay, posso accettarlo, infondo è tutta colpa mia se sono successe così tante cose. L'importante è che abbiamo chiarito e possiamo stare insieme.» mi sorride, chinandosi verso di me per baciarmi.

Con la mano lo spingo via, contrariata. «Credi sarà così facile?»

«Cosa ho sbagliato?»

«Ho perso tutta la fiducia che avevo in te, Cal. Lo so che non è colpa tua se non ci siamo più sentiti, ma ci sono stata male. Non so nemmeno se tu sia stato con altre ragazze, se debba partire di nuovo, non so nemmeno quanto faccia sette per otto in questo momento... Non so niente.»

Il suo sopracciglio si inarca verso l'alto. «Quella tabellina non la sapresti in ogni caso.» Roteo gli occhi al cielo e lui sorride per la mia reazione. «Non sono stato con nessuna, a meno che Monica conti.»

«Monica?» mi allarmo. Lo sapevo che mi avrebbe cornificata allegramente. Calum non può rimanere con il suo uccello chiudo dentro la gabbia, tranquillo, ha bisogno di lasciarlo volare. «Chi è?»

«La mano supersonica.»

Lo guardo.

Mi guarda.

Le sue gote si colorano di rosso e io capisco. «Ah.»

«Farò di tutto per riconquistare la tua fiducia, te lo prometto.»

«Io...»

«Possiamo bruciarlo davvero quel libro e scriverne uno nuovo, in cui mettiamo tutti i bei momenti passati insieme, di come sbagliare il numero di Ashton mi abbia fatto conoscere la ragazza di cui sono innamorato tutt'ora. Cancelliamo tutti gli errori fatti e continuiamo a vivere il nostro libro.»

Così imparo un'altra cosa importante, osservando Calum davanti a me parlare con il cuore in mano. Imparo che non sempre siamo forti quando riusciamo ad andare oltre una persona che ci ha fatto del male, ma lo siamo di più quando la perdoniamo e non permettiamo all'orgoglio di vincere. Perché chiudere i rapporti se queste tornano da noi e ci chiedono scusa? Ci priviamo noi stessi della felicità.

Per tanto tempo ho sempre pensato di essere l'amica bruttina di Helena, quella che sarebbe stata friendzonata da Niall e Louis, quella che non vince in niente, che non ha nessun talento particolare, con un carattere pessimo e una famiglia distrutta. Mi sono definita un cinque, un mediocre, vicino alla sufficienza ma incapace di raggiungerla.

«Calum, che voto mi daresti tu?»

«Come?»

Con la spalla gli do un colpo e gli indico di andare via e di seguirmi. «Un voto da uno a dieci.»

«Prima di conoscerti pensavo fossi un cinque, perché eri vicina alla sufficienza ma era come se facessi di tutto per non raggiungerla, ti lasciavi andare, cadevi e rimanevi a terra. Non accettavi aiuto da nessuno, sebbene gli altri ci provassero a tenderti una mano. Poi ho iniziato a conoscerti, ho capito perché volessi rimanere sul tuo mediocre: avevi paura che impegnandoti per raggiungere un buon voto, mostrandoti completamente agli altri, questi ti trovassero un quattro o un tre, insomma un voto ancora più basso. Ti ho vista come un sette, come un otto, ti ho amata in ogni caso... In ogni numero?» sorridiamo. «Solo dopo averti sentita adesso parlare ho capito quanto tu in realtà sia vicina al dieci, se solo la perfezione esistesse. Sei davanti a me, completamente diversa, bella come non mai, cresciuta in ogni senso. La perfezione non esiste perché non abbiamo un modello fisso al quale fare riferimento, ma tu sei il mio. Ti sei aperta a me non conoscendomi, mi hai mostrato quello che c'era dentro di te, mi hai perdonato quando hai scoperto chi fossi, mi hai perdonato adesso e sei sicuramente il modello a cui voglio fare riferimento.»

Con la mano accarezzo il suo volto, sentendo la sua pelle a contatto con la mia provocarmi i brividi lungo la schiena. «Cosa ti fa pensare che ti abbia perdonato?»

«Il modo in cui mi guardi.»

Arrossisco. Non mi ero accorta di guardare Calum in un modo particolare, ma ha ragione. L'ho perdonato nel momento esatto in cui l'ho visto in Chiesa, poggiato alla parete insieme ai ragazzi. «Forse hai ragione, Kiwi.»

«Sei pur sempre la mia canzone preferita.» mormora avvicinandosi alle mie labbra e sfiorandole leggermente con le sue.

«E tu il mio continente preferito.» poso un bacio sulle sue labbra, non spingendomi troppo oltre.

Quando mi stacco, lui sorride, ma ha un grosso punto di domanda stampato in fronte. «L'America?» domanda.

«L'Asia.»

Alza gli occhi al cielo. «E da quando è il tuo continente preferito?»

«In realtà non lo è, ma volevo dire una cosa romantica.»

Le sue braccia mi cingono i fianchi mentre le mie vanno verso il suo collo. «Molto romantico, sì.»

E finalmente le nostre labbra si uniscono in un vero bacio. Ci baciamo per minuti che sembrano eterni, per tutti questi mesi in cui non ci siamo né visti né sentiti. «Sono pronta a fare il grande passo, Suzuki.» sussurro staccandomi dalle sue labbra, senza fiato.

Lui sgrana gli occhi. «Cazzo. Non ho preservativi. Vado a chiederli ad Ashton!»

Scoppio a ridere e lo fermo prima che inizi a correre alla velocità di Bolt per raggiungere Ex Bandana-Boy. «Cretino, intendevo conoscere i tuoi.»

Sembra un po' deluso. «Ah va bene...»

«Com'è il tempo in Cina? Freddo? Caldo? Mite?»

 

5 mesi dopo.

Divertente l'accaduto della notte scorsa, a Los Angeles.

I One Direction, noti come ex Two Directions, stavano aprendo una delle tappe del tour dei 5 Seconds Of Summer quando uno dei membri, Liam Payne, ha preso la rincorsa per lanciarsi sulla folla come una vera rockstar.

Peccato che i fan si siano spostati lasciandolo sbattere rovinosamente contro il suolo.
 

 

Avvistati Calum Hood e la ragazza Mary Payne.

Sono proprio una bella coppia, ma a quando le nozze?
 

 

Liam Payne, membro dei One Direction, non finisce di farci divertire.

Nella scorsa tappa di apertura ha battuto le leggi della fisica ed è riuscito a tenere il microfono con i suoi doppi menti.

I fisici di tutto il mondo stanno studiando il fenomeno.


 

Luke Hemmings e Mary Payne – ragazza di Calum Hood – sono stati paparazzati per le strade di Miami in una pausa dal tour.

I due si dividevano un pacco di lattuga.

Sotto le foto.


 

La scorsa notte Liam Payne è caduto durante "No Control", rompendosi una gamba.

Il resto dei One Direction è corso all'ospedale con lui, non volendolo lasciare solo.

Al loro posto è salito sul palco Harry Payne, figlio di Liam, che ha intrattenuto il pubblico mostrando una serie complicatissima di posizioni dello yoga.

Il ragazzo è stato scortato giù dal palco quando ha iniziato a invitare tutti i presenti a provare l'erba.


 

Ragazzina sale sul palco durante l'assolo di Liam Payne, colpisce il cantante nelle parti basse e dopo avergli preso il microfono urla: "Tu non esisti, schifoso ologramma!"

Mary Payne si scusa successivamente: "Si chiama Beddy, ha sempre avuto qualche problema."


 

Calum Hood chiede sul palco, davanti ai fan, la mano della ragazza Mary Payne.

Ancora si cerca di capire il senso della frase di Luke Hemmings: "Cal te l'ho detto che avresti dovuto chiederglielo con un pacco di lattuga davanti".

La ragazza ha detto comunque sì.


 

Si è tenuto ieri il matrimonio tra Calum Hood – componente dei 5 Seconds Of Summer- e Mary Payne.

Una bellissima cerimonia in riva al mare.

A quanto pare, però, la Signora Hood è svenuta quando ha visto che tra gli invitati c'era anche Adam Levine e ha proposto un matrimonio a tre.
Fonti vicine alla coppia raccontano di un certo Mr. Emmy, ex psicologo di Mary, che ha insistito per fare il discorso dicendo: 
"Mi sembra ieri che quella piccola cretina si sdraiava nel divanetto del mio studio. 
E adesso è sposata.
Mary, sono contento tu abbia trovato la felicità. 
Ma ricorda: rimango comunque io la star di questa storia." 

Noi e i fan auguriamo il meglio a questi due ragazzi e speriamo che il loro amore possa durare.

 

 

THE END.

 

 

 

AIEAH.

E' bello vedere "THE END" alla fine. Non voglio fare sceneggiate in stile "ommioddio no è finita, sto piangendo, non voglio mettere che è completa!", perché non è così che mi sento.

Sono felice di averla finita perché rappresenta un po' la fine del viaggio di guarigione della protagonista. Ovvero Mary, che in tanti aspetti è uguale a me.

Come ho scritto su ask qualche tempo fa, questa storia si basa su diverse tematiche in particolare e scriverla non è stato facile, perché ho messo così tanto di me che avevo paura a mostrarlo qui su EFP (nonostante l'abbia già fatto con una One Shot, ma quella è un'altra storia).

Volevo scrivere una storia come sfogo personale. Volevo sfogarmi come ha fatto Mary con Mr. Emmy e con Calum, per poi esplodere come una granata negli ultimi capitoli con la morte di Louis. Volevo far capire a me stessa – e magari anche a chi legge e si è sentita molto spesso come Mary – che non sempre abbiamo un giudizio adatto a noi stessi. Ci mettiamo davanti a uno specchio e facciamo di tutto per vedere la nostra immagine distorta, vediamo solo i nostri difetti, li amplifichiamo fino a farli diventare enormi e finiamo per odiarci. E le persone attorno a noi non sempre ci aiutano a superare i nostri problemi, anzi, molto spesso siamo circondati da amici come Helena, che ci sorridono nascondendo dietro la schiena un coltello e ci pugnalano alle spalle, approfittano della nostra debolezza tanto che alla fine non serve nemmeno più nascondere quella lama. Arrivi a pensare di meritare un trattamento del genere, perché sei la prima a riconoscere la tua mediocrità, quel 5 stampato in fronte che non vuole saperne a diventare un 6. Ci sei vicina, ma rimani nella mediocrità. In fondo è più facile fallire volutamente e mantenere la tua media di 5 piuttosto che lottare per un 7 e vedere i tuoi sforzi diventare vani.

Qui entra in gioco Calum. Calum è stato quello che mi ha colpito di più tra i ragazzi; saranno stati i suoi occhi neri, il sorriso, il modo in cui si muove quando è sul palco o la sua voce, insomma è un insieme di cose. Ho racchiuso in Calum quel tipo di amore che spero di trovare io un giorno e che auguro a tutte voi. Non starò a dire frasi fatte alla Tumblr "lui ha salvato Mary", perché non è vero. Calum Augustus Thomas Robin Hood le ha teso una mano quando era a terra, facendole vedere i suoi pregi, la bellezza che nascondeva. Le ha fatto capire che i 5 non solo possono raggiungere il 6, ma arrivano anche a superarlo fino a trasformasi in 8 o chissà, 9? 10? E quando Mary l'ha capito lo ha amato, ha rifiutato la mano che lui le tendeva e si è rialzata da sola. Forse lui non si è sempre comportato bene con lei, ma sono dell'idea che bisogna sbagliare nella vita per capire ciò che è giusto realmente. Una volta in piedi ha afferrato la mano di Calum, quindi mi piace pensare che lei si sia "salvata" da sola.

Volevo parlare anche delle vere amicizie, come quella di Louis e Niall con Mary. Loro ci sono sempre stati per lei, ma non se n'è mai veramente accorta se non dopo la morte di Lou. Questo perché molto spesso non ci accorgiamo del valore di una vera amicizia – troppo impegnati a perdere tempo dietro chi non tiene un minimo a noi – fino a quando questa non svanisce. Scegliere le giuste amicizie non è facile, lo so, ma non è nemmeno impossibile. Più che altro è quasi impossibile friendzonare un ragazzo come Niall Horan...

La morte di Louis, poi. La morte di Lou è stato il modo di rivivere la morte di mia nonna, avvenuta la scorsa estate. L'ho vissuta di nuovo scrivendo il capitolo del funerale con Hallelujah nelle cuffiette e i lacrimoni che mi cascavano dagli occhi, tanto che mi sono dovuta fermare per rimproverarmi "brutta stronza, la vuoi finire si o no? Scrivi il capitolo e non fare l'anguilla!". Tutto questo però voleva anche avvicinarsi a voi che avete letto; speravo poteste rivivere la morte di una persona a voi cara, sentirvi vicini a Mary. Non per il gusto di farvi soffrire ricordando cose spiacevoli, ma perché quando mia nonna è morta desideravo tanto che qualcuno si sentisse esattamente come me, che potesse capire pienamente l'uragano di emozioni che mi frullava in testa. Leggevo solo messaggi in cui mi si offriva uno sfogo, "se vuoi parlarne io ci sono", "mi dispiace". Mi limitavo a ringraziare. Ed è qui che entrano in gioco i 5SOS. Il giorno in cui lei è morta, siamo andati nella clinica in cui era ricoverata, che aveva un obitorio. Non dimenticherò mai quel pomeriggio, quelle 5 ore passate lì, perché ancora oggi mi riprometto di non voler più vedere una bara aperta. E' terribile osservare il corpo di una persona che ami immobile, privo di vita, freddo, come se fosse pietrificato. Dopo aver pianto il 70% di acqua che avevo in corpo mi ero seduta in una panchina nel giardino della clinica con mia madre accanto, ho messo le cuffiette e ho fatto partire Amnesia dei ragazzi. L'ho ascoltata tutto il tempo, senza fermarmi, senza passare ad altre canzoni. Ed è andata così per almeno 5 giorni, fino a quando non mi son detta "smettila di fare l'anguilla" (pt.2). Per questo ho iniziato ad amare i 5OS, perché quella canzone mi ha trasmesso così tanto in un momento in cui pensavo di non poter sentire nient'altro se non il dolore di una perdita. Non sapevo i loro nomi, a malapena ricordavo le loro facce, ma quella canzone mi è entrata nel cuore.

C'è davvero tanto di me in questa storia, ed è per questo che non finirò mai di ringraziarvi per averla seguita, per essere state pazienti, per avermi fatto sapere le vostre opinioni con le recensioni o sui vari social. Questa fanfiction mi è servita a superare alcune piccole cose che ancora mi tormentavano, in modo che il percorso della Mary protagonista della storia fosse anche quello di Mary/Extraordinharry/Cucchi che la scriveva.

Quindi grazie a ognuna di voi per essermi stata accanto anche quando i capitoli magari non erano niente di speciale, quando ritardavo con l'aggiornare o quando distruggevo la vita dei personaggi. Grazie per avermi permesso di condividere con voi parti del mio carattere che non pensavo avrei mai davvero messo online (suona un po' strana come cosa vero?). Grazie per aver insultato in ogni capitolo Helena, per aver riconosciuto la bellezza di Mary, per aver amato Louis e Niall, per aver riso della stupidità di Luke, per aver amato Michael e Ashton, per esser state dalla parte di Liam (il nostro caro birromane che aveva solo bisogno di una spinta per riprendere in mano la sua vita) e per aver odiato Zayn agli inizi ahaha

Grazie, infine, perché se la protagonista ha trovato la sua piccola fetta di felicità è stato solo grazie a voi. Senza il supporto necessario questa storia sarebbe rimasta incompleta, lasciandola ferma al suo 5.

Auguro davvero a tutte di poter trovare una persona che vi tenda la mano come Calum, che vi faccia sentire amate, che sbagli, che sia un coglione ma che sappia alla fine cosa è giusto o sbagliato. Vi auguro di eliminare dalla vostra vita le amicizie tossiche come quella di Helena e Mary, di riuscire a superare l'assenza delle persone a cui tenete di più capendo che non abbiamo un controller per regolare la nostra vita, ma che possiamo semplicemente fare le nostre scelte e vedere come influenzeranno il nostro futuro. In fine, vi auguro di poter vedere la vera bellezza che è in voi e che magari spesso non riuscite a cogliere, perché per me siete tutte dei meravigliosi 10.

Un ultimo ringraziamento va a diverse persone vicine a me che hanno seguito questa storia. L'Ohana, ovvero: Giadina, la nostra piccola cromosomina, ma anche una delle persone più dolci e gentili che abbia mai conosciuto.

Beddy, sbrodolatte, una pazza psicopatica a cui voglio un bene immenso. Emmy, Ricciolo Selvaggio dell'Est, che è sempre sveglia la notte e mi fa compagnia, innamorata di Pippo e prossima all'essere la matrigna più figa del mondo.

Els, denti di latta o Doppia E., che è rompicazzo a livelli elevati, ma che sa comunque farsi volere bene. Anche se ha un corpo che invidio.

Sedia, la zoccolona, la mia riccia preferita.

Maio, il nostro Michael Jackson, a cui voglio bene. (sto scherzando, Maio)

Viola, la mia puledrona inglese (si fa per dire), perché ha seguito questa ff nonostante steste passando un anno fuori e perché è finalmente tornata nell'Ohana e mi era mancata tantissimo.

Due personaggi di questa storia sono ispirati a due di loro, come potrete notare dai nomi, ed è stato davvero divertente vedere le loro reazioni ai capitoli in cui comparivano. Recentemente litighiamo spesso e si sono create diverse... faide? Mi sono incazzata pure io, ma vi voglio un bene enorme e nonostante i problemi avuti so di poter contare su di voi in qualsiasi momento. E Maio, non ti montare la testa, perché rimani comunque una merda :-)

Grazie anche a Erica – la mia Graty – e a Blade, per aver confabulato su questa storia come mi avete riferito. In particolare volevo solo mettere per iscritto, qui, quanto voglia bene a Erica. La conosco da tre anni ormai e il mio bene per lei non è diminuito di una virgola, mi sopporta quando sono insopportabile ed è una delle persone più belle che abbia mai conosciuto. PeC Agente.

Grazie a Ilwater, per incoraggiarmi sempre e per essere quel tipo di amica di cui tutti avrebbero bisogno. E per le sue recensioni, che si ostinava a scrivere nonostante potesse mandarmi un messaggio su whatsapp ahaha

Grazie a quella merda del mio migliore amico, Fanni, perché ha letto i capitoli in anteprima, perché penso gli unici libri che abbia letto siano quelli di scuola e sapere che ha seguito questa fanfiction è una bella soddisfazione.

Grazie a...

MA QUANTO E' LUNGA STA COSA NO MA STIAMO SCHERZANDO

Basta basta, ho davvero esagerato.

Un grazie finale a tutte voi che avete letto o anche solo semplicemente aperto questa pagina.

Ma ancora di più grazie a chi è arrivato a questa frase, perché sono stata davvero troppo lunga.

D'ora in poi mi troverete ad aggiornare la ff su Luke: Tattoo. :)

Per qualsiasi cosa:

Facebook – Mary DomenicaDagosto

Twitter - @cucchiaia

Ask.fm - @cucchiaia

Wattpad – cucchiaia

#STAYSTRONG

 

Ps.

Spoiler di un capitolo che non esiste: Mary e Calum avranno due figli e li chiameranno uno Muraglia e l'altro Cinese.

No, scherzavo, ne avranno tre: Chin, Chon e Chan.

Okay ho davvero finito. 

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