The Minecrafters III - Il tesoro delle Sentinelle

di TheHellraiser
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Zugzwang ***
Capitolo 2: *** Le Sentinelle ***
Capitolo 3: *** Ne varrà la pena ***
Capitolo 4: *** Skeleton Leap ***
Capitolo 5: *** Rabbit Stew ***
Capitolo 6: *** Lord Herobrine ***



Capitolo 1
*** Zugzwang ***


Sì, ho pubblicato presto anche il seguito perchè mi sembrava crudele lasciarvi con il dubbio x°D La storia ha rating più alto rispetto alle altre perchè ci saranno descrizioni crude e scene più violente rispetto alla precedente (sì, Michael ha fatto cose brutte xD) ma non è nulla di particolare, non scappate già ora(?) xD In questa storia verrà spiegato e risolto tutto ciò che è stato lasciato in sospeso nella storia precedente (sì, anche la ragione per cui Kyle è uno stronzo, l'ho promessa nell'introduzione xD) riguardo al passato di Michael, al Re del Nether e ad un sacco di altre cose. Il titolo del primo capitolo può sembrare senza un senso, ma in realtà ce l'ha: "Zugzwang" è una parola tedesca che significa "obbligato a muovere", e negli scacchi si riferisce alla situazione in cui un giocatore si trova in difficoltà perché qualsiasi mossa faccia, è costretto a subire lo scacco matto oppure una perdita di materiale, immediata o anche a breve termine (si ringrazia Wikipedia per la spiegazione u.ù). Quindi, com'è ovvio che sia, citazione di inizio fan fiction e poi passiamo all'introduzione xD

Il passato non muore mai.
Non è nemmeno passato.
[William Faulkner]

 
Da quando Michael era partito, le cose avevano continuato ad andare avanti normalmente, sebbene Stella non avesse smesso nemmeno per un giorno di preoccuparsi per lui. In fondo Michael era suo padre, e le ultime parole che Annie aveva speso sulla situazione non erano state affatto confortanti. Tuttavia, lei aveva preferito non fare più alcun accenno alla situazione, nè a Annie o tantomeno a Kyle, perchè anche il solo ricordo di quel misterioso evento era bastato a turbarli. Alla fine, Stella aveva semplicemente deciso di smettere di pensarci, perchè rodersi su quell'evento non serviva a niente visto che non ne avrebbe più saputo nulla fino al ritorno di Michael. Così, lei e Danny decisero di occuparsi del casino che era stato lasciato dalla guerra. Stella fu proclamata capo temporaneo degli Hardcorer per i suoi meriti bellici, sia nella guerra contro il Nether sia per i precedenti successi contro l'Ender Dragon, mentre Danny fu fatto nuovo Re del Nether, visto che era l'unico di tutti i guerrieri ad avere un rapporto tutto sommato decente con l'Overworld. Annie, Kyle, Stella e Danny si riunirono un paio di settimane dopo la resa del Nether, siglando un trattato di pace il cui nome non ufficiale fu l'Armistizio dei due mondi. Non furono imposti tributi di guerra al Nether nè altre forme di punizioni, perchè fu universalmente riconosciuto il fatto che avevano compiuto un errore che tutto sommato era stato "perdonabile". I guerrieri del Nether decisero comunque di loro spontanea volontà di recarsi nell'Overworld per contribuire a rimettere a posto ciò che avevano distrutto, e le cose si risolsero piuttosto in fretta. Ancora una volta, la pace sembrava tornata, almeno per un paio di mesi. La vita normale, infatti, non durò per molto.

-Cavaliere in avvicinamento dal lato nord della città!-
L'urlo della sentinella al portone si spanse verso tutta la città, e un Hardcorer fu incaricato di andare a chiamare Stella, in modo che potesse accertarsi dell'identità del cavaliere, visto che ogni sconosciuto che volesse accedere a New Emerald City per la prima volta doveva avere il benestare di Stella o di Kyle. L'Hardcorer trovò Stella che se ne stava lì a coccolare il suo lupo, ferma di fronte al caminetto, con aria rilassata.
-Ehi, capo. Sta arrivando un tizio, vieni fuori così gli dai il permesso di entrare- disse l'Hardcorer con un ampio sorriso. Stella annuì, spostando il lupo da sopra le sue ginocchia e posandolo a terra. Lucifer scodinzolò, attendendo che Stella si alzasse e si stiracchiasse per bene, per poi seguire l'Hardcorer che era entrato a chiamarli. Era piuttosto assonnata se doveva essere sincera, soprattutto per via del torneo che si era svolto il giorno precedente. Ovviamente Stella aveva partecipato e aveva vinto (dando anche un bel po' di calci in quel posto a Duncan, che era arrivato secondo), ma le battaglie erano state piuttosto dure - specialmente le ultime due - e le avevano portato via un sacco di energie. Tuttavia, restava sempre il capo degli Hardcorer - anche se solo temporaneamente - e aveva delle mansioni da svolgere, a cui non poteva rinunciare.
-Ti ho visto combattere contro Duncan, ieri. Sei stata grande, io personalmente non sarei mai stata capace di tirare quelle stoccate con la spada- si complimentò l'Hardcorer, mentre camminavano verso il portone.
-Grazie. E' tutto allenamento, devi solo bilanciare bene il peso del corpo, se fai questo movimento con il braccio puoi riuscire a colpire con la spada come se dassi un colpo di frusta, e spezzi le spade avversarie- spiegò Stella, imitando il movimento con cui aveva spezzato la spada di Duncan nell'incontro del giorno precedente mentre l'Hardcorer ascoltava attentamente i suoi consigli.
-Così, dici? Ma non mi lascia scoperto, visto che se devo lanciarmi avanti non posso parare i colpi?- chiese, interessato.
-Certo, infatti è particolarmente buono per spezzare le difese di un solo avversario, ma scopre anche le tue- annuì Stella. L'Hardcorer annuì a sua volta, immerso nei suoi pensieri, ma quando stava per rispondere fu interrotto da un ringhio di Lucifer. Non appena arrivarono al portone, infatti, Lucifer cominciò subito a ringhiare contro di esso, senza alcun motivo apparente. Stella rimase a guardarlo, perplessa, finchè una voce non si fece sentire.
-Aprite, cazzo! Muovetevi!- urlò una voce dal tono convulso. Un brivido gelido percorse la schiena di Stella, quando lei riconobbe quella voce. Anche le guardie la riconobbero immediatamente, e si sbrigarono a spalancare il portone. Non appena si aprì di pochi blocchi, un cavallo dal manto nero entrò di corsa in città, fermandosi di fronte a Stella e crollando a terra, esausto. Sopra di lui, stavano Michael e Winter. Anzi, non si poteva dire che Winter stesse davvero sul cavallo, perchè si reggeva a stento su Michael e sembrava faticare per non perdere i sensi. Entrambi i cavalieri erano feriti gravemente. L'armatura che portava Michael era spaccata in più punti, lasciando intravedere delle grosse ferite sanguinanti che squarciavano le sue carni, probabilmente inferte da una spada. Le dita di Michael presentavano vistose bruciature, mentre il lato destro del suo volto era segnato da un taglio che gli spaccava a metà il labbro. I suoi occhi erano iniettati di sangue e lo sguardo esprimeva un misto di terrore e ira che Stella non aveva mai visto. Sembrava una bestia terrorizzata. Non appena in cavallo si fermò, Michael non riuscì a reggersi ulteriormente e si accasciò giù, cadendo da cavallo e tirando con sè Winter che si stava reggendo a lui. Stella corse verso Michael senza badare minimamente a Winter, preoccupata per il padre.
-Papà! Papà, cos'è successo!?- sbottò Stella, cercando di far rialzare il padre. Michael esitò un attimo, con il respiro pesante che gli impediva di parlare propriamente.
-Io non... Pensate a Winter, non... Non a me... Aiutate Winter...- mormorò Michael, sollevando debolmente una mano e indicando il compagno a terra. Finalmente Stella spostò lo sguardo su Winter, e le parole le morirono in bocca. Lo sguardo di Winter era perso lontano chilometri, e stava molto, ma molto peggio di Michael, anche se non aveva ferite visibili. Tremava violentemente e muoveva le labbra come se stesse cercando di dire qualcosa, anche se dalla sua bocca non usciva alcun suono ad eccezione del respiro debole e spezzato. L'armatura di Winter, un tempo del classico colore argenteo che contraddistingueva le armature di ferro, era diventata inspiegabilmente nera, e in quel momento a Stella venne un orribile dubbio. Sganciò il chestplate dell'armatura di Winter, ma quando vide cosa c'era sotto non riuscì a trattenere un'impeto di sorpresa che la costrinse a lasciar andare il chestplate facendolo cadere a terra. La pelle di Winter era coperta completamente di ustioni gravi e piaghe da fuoco che gli percorrevano l'intero petto, le braccia e la schiena. Viste le ustioni e il colore dell'armatura, sembrava quasi che qualcuno l'avesse letteralmente cotto a fuoco lento dentro quell'affare. Altre ferite gravi simili a quelle di Michael si intravedevano in mezzo a quello scempio, ma erano quasi completamente nascoste dalle ustioni che avevano cauterizzato le ferite incollando la pelle assieme. Stella, sconvolta, non riuscì a dire nulla, ma gli Hardcorer si mobilitarono immediatamente e presero Winter per portarlo in ospedale e occuparsi di lui, prima che accadesse il peggio. A quel punto arrivò anche Kyle, che guardò Stella, poi Michael e infine di nuovo Stella.
-Cosa sta succedendo qui!?- disse, indicando Michael che se ne stava ancora a terra. Stella sembrò risvegliarsi improvvisamente, e andò da suo padre per aiutarlo. Michael si avvicinò a Kyle e lo afferrò per un braccio, in modo che si avvicinasse abbastanza da sentire la sua voce, che stava diventando sempre più debole.
-È lui. È ancora vivo. Ci ha sconfitti... Dovete...- mormorò Michael a Kyle con la voce che sembrava un sussurro lontano. Kyle guardò Michael fisso negli occhi con sguardo inorridito, ma lui non potè parlare oltre. La presa sul braccio di Kyle si fece sempre più debole, e Michael perse i sensi cadendo pesantemente a terra. Kyle rimase scioccato a guardare Michael per un lungo istante, prima di girarsi verso Stella e pronunciare due sole parole con voce tremante.
-È tornato...-

ZAN ZAN ZAAAAAAN! *musica drammatica* Ebbene sì. È tornato. Presto aggiornerò e scoprirete cosa è successo! Stay tuned u.ù
-TheHellRaiser

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Capitolo 2
*** Le Sentinelle ***


Ok, ok, non vi farò aspettare ulteriormente perchè so che volete sbranarmi per il modo in cui ho lasciato tutto in sospeso nel capitolo scorso, ma un paio di cose devo comunque prima di lasciarvi al capitolo x'D Primo, ho raggiunto 80 recensioni positive su The Minecrafters II, per cui ci tenevo a ringraziare tutti i miei fans, vi stimo belli e grazie per aver perso secondi della vostra esistenza a recensire le mie stronzate :* Secondo, anche per questa fan fic raccolgo candidature per carne da macello comparse. In caso vi foste già messi nella prima e voleste ricomparire, potete semplicemente confermare nuovamente la vostra candidatura; mentre in caso contrario datemi il nome del vostro personaggio, la fazione a cui vorreste appartenere e qualche dettaglio sul personaggio. Dette queste cazzate, vi lascio al capitolo prima che mi uccidiate (?) x°D 
N.B: Per la descrizione dell'aspetto di Herobrine mi sono ispirata a questa fanart magnifica (sapessi disegnare io così, cazzo xD), per cui questo è l'aspetto che aveva, circa, ai tempi del racconto di Michael. :3

Le parole di Kyle non avevano fatto altro che contribuire ad infittire ancora di più il mistero. Lui, d'altro canto, non sembrava affatto intenzionato a chiarire quel casino, perchè tutto ciò che fece fu tirare su Michael di peso e trascinarlo verso il vicino ospedale. Stella rimase attonita per un attimo a fissare il chestplate di Winter, ancora a terra. Senza dire nulla, si avvicinò al pezzo di metallo bruciato e lo raccolse, passando le dita sulla superficie nera. Questo rimosse appena un po' la fuliggine, permettendole di vedere il suo riflesso sul metallo che prima doveva essere di sicuro tirato a lucido. Sospirò, cercando di scacciare la terribile sensazione che sentiva addosso. Nemmeno l'imminente battaglia contro l'Ender Dragon di due anni prima l'aveva fatta sentire così. Aveva la sensazione che quel nemico fosse il peggiore contro cui si fosse mai trovata a combattere, forse persino peggiore del Wither, del Re del Nether e dell'Ender Dragon. Insomma, chiunque fosse, era stato in grado di sconfiggere sia Michael che Winter, il che richiedeva un livello di abilità non indifferente. Stella sospirò, mettendosi sottobraccio il chestplate e andando verso l'ospedale dove poco prima si era diretto Kyle. Entrò e chiese di suo padre, e un Hardcorer la portò immediatamente nella stanza in cui si trovava Michael. Il capo Hardcorer era disteso su un letto, ancora svenuto, mentre Kyle e Annie si indaffaravano intorno a lui, nel frenetico tentativo di curargli le ferite. Era pallido in volto, quindi doveva aver perso molto sangue, il che sarebbe stato comprensibile visti gli squarci che il misterioso nemico gli aveva aperto sul petto. L'arrivo di Stella non distrasse i due dalle loro attività, così lei se ne rimase semplicemente lì ad osservare il padre ferito. Ora che gli avevano tolto l'armatura in diamante, erano visibili molte altre ferite più piccole che gli costellavano il petto e le braccia. Quelle, tuttavia, non sembravano ferite da combattimento, perchè erano piccole e già cicatrizzate, mentre la pelle intorno a loro era di colore nero e fragile come vetro... ferite procurate da armi con Fire Aspect. Kyle e Annie smisero di lavorare solo quando ebbero finito di fasciare per bene ogni singola ferita importante di Michael, e Kyle si rilassò un po' mentre Annie dava da bere a Michael una pozione di Rigenerazione. 
-Stella- disse Kyle, salutandola con un gesto della mano e cercando di non tradire la preoccupazione per ciò che era successo. Tuttavia, non ci riuscì molto bene, e ben presto si tolse dal viso quella smorfia che avrebbe dovuto essere un sorriso e sospirò pesantemente. 
-Come sta papà?- chiese Stella con tono di voce che uscì più flebile di quanto lei non volesse.
-Se la caverà, ma non ti nascondo che deve essersela passata piuttosto male- disse Annie, passando le dita sulle piccole ferite sul petto di Michael. Stella annuì appena, intuendo facilmente cosa lei intendesse. Le piccole ferite dovevano essere state inflitte per torturarlo, e forse aveva persino rischiato di subire lo stesso destino di Winter. Annie rimase a guardare Michael, con sguardo affranto. Sembrava fosse invecchiata più in quei cinque minuti che non negli anni passati, perchè sembrava terribilmente stanca, anche solo a guardare lo stato in cui si trovava Michael. Kyle continuò a non dire niente, fissando il vuoto di fronte a sè e mormorando parole che Stella non riuscì a decifrare.
-E Winter?- chiese nuovamente Stella. In quel momento, le sembrava l'unica domanda che le fosse possibile fare, oltre all'altra, più fatidica, che ognuno di loro aspettava ma in realtà non voleva affatto.
-Winter è in un'altra stanza. Tutti i medici di New Emerald City sono al lavoro su di lui. Ci sono speranze che se la cavi, ma sono... poche- mormorò Kyle, senza staccare lo sguardo dal blocco della pavimentazione che era diventato così improvvisamente interessante ai suoi occhi. Il silenzio calò nella stanza per vari secondi, senza che nessuno proferisse parola. Nessuno aveva davvero voglia di parlare dell'accaduto, e il silenzio si protrasse. Fu il risveglio improvviso di Michael a rompere quel fragile equilibrio. Il capo Hardcorer si svegliò di colpo scattando a sedere sul letto, come se si aspettasse di essere aggredito da un momento all'altro, ma quando si accorse di dove si trovava sembrò rilassarsi improvvisamente. Prese un ampio respiro, lasciandosi ricadere sul letto pesantemente, come se fosse appena tornato da una corsa di chilometri. Spostò lo sguardo su Annie, poi su Kyle, e infine su Stella.
-Le avete già detto tutto?- chiese Michael, con tono preoccupato. Annie scosse la testa, e anche Kyle fece lo stesso. Michael evitò lo sguardo di Stella, come se si sentisse giudicato, e poi fece un cenno ad Annie e a Kyle. I due, senza dire altro, uscirono dalla stanza, lasciando Michael e Stella da soli. Lui la invitò a sedersi accanto al letto, nel posto in cui poco prima stava Kyle. Stella annuì, andando a sedersi e attendendo che Michael dicesse qualcosa. Lui attese una manciata di secondi, prima di decidersi finalmente a parlare.
-Mi dispiace per essermene andato e basta. Era la mia battaglia e non volevo coinvolgerti- disse, con tono abbattuto. Stella rimase a guardarlo in silenzio per vari secondi, e infine sorrise.
-Non sono arrabbiata, papà. Ero solo preoccupata. Annie aveva detto che avresti potuto morire- rispose lei semplicemente, posando una mano su quella del padre. Michael sorrise a sua volta, e improvvisamente sembrò molto più sollevato di prima. Tuttavia, il sorriso svanì presto, e Michael riprese un'espressione seria, anche se stavolta sembrava più sollevata.
-Bene. Dunque, ti ho promesso una storia, e te la racconterò. Però... E' una brutta storia. Devi giurarmi che non la racconterai a nessuno di cui non ti fidi, perchè c'entrano anche Winter, Annie e Kyle, e non voglio mettere nei casini anche loro, ok?- disse Michael, guardando Stella dritta negli occhi.
-Tranquillo. Non dirò niente... Al massimo a Niko, Spix, Wesk e Danny, visto che quando andrò a prendere a calci in culo questo tizio mi servirà un po' di aiuto. Dunque, raccontami pure- disse Stella con tono convinto. Michael annuì, e prese un respiro prima di cominciare a spiegare.
-Tu ovviamente sai che non c'è una precisa elezione per diventare capo Hardcorer. Semplicemente, si diventa tali per aver compiuto imprese straordinarie. La mia, come ben saprai, è stata quella di prendere su quattro gatti e una spada per sconfiggere una minaccia che in breve avrebbe potuto diventare la più grande calamità che si fosse mai scatenata sull'Overworld- disse, facendo una pausa. Sì, Stella sapeva di cosa Michael stesse parlando. L'affare delle Sentinelle. Tuttavia, non lo interruppe e lasciò che continuasse.
-Beh, insomma... Ai tempi, non ero ancora il capo. Ero solo un Hardcorer come tanti altri che passava le sue giornate a cazzeggiare nell'arena assieme ai suoi amici. In questo periodo, spuntò un mercenario incredibilmente inquietante, così dal nulla. Portava un difetto genetico che colpisce un player su non so quanti... Gli occhi bianchi. Sì, questo tizio aveva gli occhi bianchi, e si faceva chiamare Herobrine. Diceva di essere il fratello di dio, e stronzate simili. Dicevano avesse una forza tale da uccidere qualcuno con un pugno in faccia, bla bla bla. In realtà era solo perennemente strafatto di pozioni di forza, ma erano in molti a credere a ciò che diceva. In tanti lo ritenevano un semidio o roba così. Insomma, a questo piaceva andarsene in giro a spaccare tutto, e per questo entrò nell'esercito di New Emerald City. Si aspettava di trovare un esercito di soldatini che avrebbero baciato la terra su cui camminava, e invece fu espulso perchè per fare come voleva lui continuava a mettere nei casini tutti i suoi compagni. Lui non la prese poi così bene, e si mise in testa di abbattere la città che l'aveva offeso così profondamente- raccontò Michael. Stella annuì, stava cominciando a capire di cosa stesse parlando Michael. Probabilmente, il tizio a cui Michael era andato a dare la caccia doveva essere Herobrine, o almeno uno dei suoi. O forse, Herobrine era il Re del Nether stesso. C'erano un sacco di opzioni diverse, così Stella decise di continuare semplicemente ad ascoltare ciò che diceva Michael. Lui attese un po', e poi ricominciò a raccontare.
-Ovviamente, questo tizio era completamente fuori di testa, ma non era affatto stupido. Sapeva di non poter espugnare New Emerald City da solo, e gli serviva un esercito. Quale modo migliore per procurarsene uno se non andare da quelli che, come lui, non aspettavano altro che una rivalsa sulla città che li aveva traditi? E così, Herobrine assaltò le miniere di carbone sotto lo Skeleton Leap-
-Le vecchie miniere... Già. Dove mandavano tutti quelli che venivano condannati ai lavori forzati- annuì Stella. Cominciava a comprendere il piano che aveva costruito Herobrine. Chiunque fosse rinchuso nelle miniere sotto lo Skeleton Leap avrebbe pagato oro per essere libero e vendicarsi, o almeno la maggior parte di loro. 
-Esattamente. Quando Herobrine attaccò le miniere, i prigionieri si rivoltarono, uccidendo le guardie. Con questa vittoria, tutto l'Overworld si accorse della presenza di Herobrine, e lui ne approfittò immediatamente per chiamare alle armi chiunque sapesse combattere decentemente. Prometteva loro vendetta, potere e oro: diceva di avere un enorme tesoro nascosto da qualche parte, che avrebbe diviso con coloro che gli sarebbero stati fedeli. Diede al suo esercito il nome di Sentinelle, dicendo di essere l'occhio che ci guardava dall'alto o cose del genere. Così, io, Kyle, Winter, Annie e Mary decidemmo che non potevamo semplicemente starcene a guardare. Tu eri nata da poco, e non volevamo che dovessi provare l'orrore di una tale orda in marcia verso New Emerald City per scatenare una guerra dal futuro incerto. Partimmo da soli, verso la morte. Quando arrivammo allo Skeleton Leap, capimmo subito che c'era un gran casino. Questi tizi si erano organizzati e stavano mettendo su una città, con tanto di torre simile a quella di NEC, solo che era fatta di ferro. Assediammo la città per giorni, finchè...-
Michael si interruppe improvvisamente, tenendo lo sguardo fisso davanti a sè. Sembrava perso lontano miglia, come se fosse ancora lì sul campo di battaglia a rivivere il terribile evento che stava per menzionare. Stella gli posò una mano sulla spalla.
-Papà, cos'è successo?-
-Tua madre... Fu presa prigioniera- rispose Michael con un filo di voce, debole ma carico di ira. Il solo pensiero di quell'evento era bastato a dare a Michael un tale sguardo pieno di odio che Stella non aveva mai visto in tutta la sua vita. Sì, evidentemente doveva essere quello l'evento tanto orribile di cui tutti parlavano, o almeno era stato questo il motore. Stella rimase a guardare Michael fisso negli occhi. Lui le resituì lo sguardo, uno sguardo fatto di odio e di ira, in cui Stella riusciva quasi a vedere riflesse le fiamme della sua rabbia.
-Io... Io ti ho mentito, Stella. Tua madre non fu uccisa da un Creeper. E' solo che... Non mi sembrava che una ragazzina dovesse sapere certe cose. Mary fu presa dalle Sentinelle e giustiziata dallo stesso Herobrine. Il suo corpo fu esposto fuori dalle mura della loro fottuta città del cazzo, e a quel punto... A quel punto non ci ho più visto. Bruciavo dal dolore, tuttora... tuttora non so spiegare bene cosa stessi provando. Avrei voluto uccidermi pur di porre fine a ciò che sentivo, e nemmeno la peggiore delle torture sarebbe riuscita ad eguagliare quel terribile dolore. Fu in quel momento che decisi... Che anche quei bastardi dovevano provare lo stesso dolore. Anche loro dovevano bruciare- spiegò Michael, stringendo la stoffa del lenzuolo nella mano forte e chiudendo gli occhi. Il suo respiro si fece più veloce e più profondo, come se stesse cercando di calmarsi con tutte le sue forze. Quando riaprì gli occhi, Stella potè vedere chiaramente che erano lucidi, e Michael si stava evidentemente trattenendo dal piangere.
-E questo fu proprio quello che successe. Esposi il piano ai miei compagni. Non erano d'accordo, ma non mi avrebbero mai lasciato andare da solo. Assaltammo la città durante la notte, e costringemmo tutti gli abitanti della città a rifugiarsi nella torre. Poi, gli diedi fuoco. Era una trappola mortale, e bruciarono tutti vivi lì dentro, e io rimasi lì a guardare. Non avevo mai sentito... una tale soddisfazione- confessò Michael, senza nemmeno un'ombra di pentimento nella sua voce - Fu solo a quel punto che incontrai il sedicente paparino di Danny. Quel tizio era uno dei luogotenenti di Herobrine, e ai tempi si faceva chiamare Ace. Approfittò del casino di quel momento per scappare via con sua moglie e suo figlio... Danny, per l'appunto. Fu Winter a scoprire la loro fuga, e la prima cosa che fece fu saltare in groppa ad un cavallo e inseguirli. Li raggiunse proprio sul limitare della taiga, e la madre di Danny decise di restare indietro per permettere ad Ace di scappare con Danny. Si battè a duello con Winter ed ebbe la peggio. Non avevo mai saputo che fine avesse fatto Ace, finchè non l'ho incontrato nel Nether. Pensavo che gli altri fossero tutti morti, ma evidentemente non è stato così. Quel bastardo di Herobrine è sopravvissuto.- sospirò Michael. La sua voce era carica di tensione, come se aspettasse il giudizio di Stella sulla verità che le era stata tenuta nascosta per tanti anni. Stella rimase a guardarlo in silenzio per vari secondi.
-Quindi, questo tizio è sopravvissuto. E ha un tesoro, pure? Mi sembrano due ottimi motivi per andare ad ammazzarlo. Tu pensa a riprenderti, papà. Ne riparleremo quando avrò ammazzato quel tizio- annuì Stella, in tono completamente neutro. E prima che Michael potesse obiettare, Stella uscì, lasciandosi alle spalle quella stanza e un preoccupato Michael.

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Capitolo 3
*** Ne varrà la pena ***


Non appena uscì dalla stanza dell’ospedale, Stella trovò Annie e Kyle che la stavano aspettando in corridoio. Annie si stava maltrattando un’unghia con fare nervoso, mentre Kyle era immobile e immerso in chissà quali pensieri. Non appena la videro arrivare, i due sembrarono risvegliarsi improvvisamente dai loro pensieri, e guardarono fisso Stella, come se fossero in attesa di una condanna per quello che avevano fatto. Tuttavia, vedendo che Stella se ne stava in silenzio, Kyle decise di prendere la parola.
-Allora adesso sai, eh?- si limitò a dire con tono privo di particolari emozioni. Stella annuì.
-Sì. Ho intenzione di finire ciò che mio padre ha cominciato, ucciderò Herobrine- affermò con convinzione. Annie e Kyle trasalirono nel sentire la sua affermazione, e si scambiarono un breve sguardo preoccupato.
-Non ce la farai mai- decretò Annie con tono lapidario e alquanto preoccupato.
-Non troppo ottimismo, mi raccomando. Porterò anche Niko, Spix e Wesk con me, tanto sono sicura che verranno. In quattro riusciremo a fare il culo a quello stronzo, no?- rispose Stella, tranquillissima, limitandosi ad alzare le spalle. Kyle la fissò per un lungo istante, come se stesse pensando a cosa dire, ma prima che potesse esplicitare il suo pensiero la porta da cui Stella era uscita si spalancò violentemente. Era stata aperta da Michael, che ora si stava tenendo su a fatica sullo stipite della porta, e faceva di tutto per riuscire a stare su senza svenire, nonostante il dolore che stava provando per via delle ferite fosse più che evidente.
-Non andare- fu tutto ciò che disse, fissando intensamente Stella con uno sguardo che avrebbe spezzato il cuore a chiunque. Stella si voltò verso di lui, nel suo sguardo non c’era nemmeno un’ombra di dubbio.
-Papà, se non vado sarà comunque Herobrine a venire qui a finire il lavoro- rispose, con una nonchalance che lasciò Michael esterrefatto. Lui non seppe rispondere, e si limitò ad abbassare lo sguardo.
-Andrò io con lei, Michael- sospirò Kyle, guardando dritto negli occhi il capo Hardcorer.
-Cosa!? Ma siete diventati tutti improvvisamente coglioni? Kyle, che cazzo…- sbottò Michael con la poca voce che aveva. Tuttavia, Kyle gli fece segno di stare zitto con un imperioso gesto che sorprese persino Michael, al punto di zittirlo.
-Sì, sì, quello che vuoi, ho capito che ultimamente non ho messo piede fuori da questa città, ma non mi sono ancora dimenticato come si combatte, ok? Allo Skeleton Leap c’ero anche io, ho fatto la mia parte di danni. Ne ho abbastanza di starmene qui a cercare di tenerti fuori dai casini. Annie può occuparsi di te anche da sola, l’ha sempre fatto fin da quando eravamo stupidi adolescenti con spade di legno e una gran voglia di farci ammazzare- replicò Kyle. Seguì un lungo silenzio, in cui i due capifazione si limitarono a fissarsi a vicenda, ognuno in attesa di una risposta dell’altro. Quel silenzio era colmo di significati che né Stella e neppure Annie riuscivano a comprendere. Alla fine, fu Kyle a continuare a parlare.
-Stammi a sentire, Michael, ti dirò la verità. In tutti questi anni, da quando siamo tornati da questo affare delle Sentinelle, mi sono comportato come uno stronzo e lo so. Ho fatto tutto ciò che era in mio potere per ostacolarti e tenerti al guinzaglio, ma c’è un motivo. E no, non ha niente a che fare con il fatto che Kevin non fosse figlio mio, perché di quello non mi è mai fottuto nulla, te l’ho perdonata già da tempo. Ho visto quello che eri in grado di fare, Michael. Il tuo lato oscuro, diciamo. E sapevo anche che, se si fosse ripresentata un’occasione simile, non avresti esitato a rifarlo. E io… Io non volevo. Avevo… paura. Paura di te e di quello che saresti stato in grado di compiere se ti fossi rimesso nei casini. Per tutti questi anni ho sempre cercato di tenerti buono, anche se so che mi hai odiato per questo. Ma adesso… Non ho intenzione di nascondermi dietro le mura di New Emerald City mentre un mostro che ho contribuito a creare se ne va in giro a bruciare vivi i miei fratelli di spada. Restatene qua e riprenderti, ci penserò io a proteggerti una volta tanto. Sei pur sempre il mio migliore amico- concluse infine Kyle. Nel suo tono di voce c’era un’indecifrabile emozione che né Stella né Michael avevano mai sentito, ma che trasmetteva  determinazione. Michael sorrise appena verso il compagno, scuotendo debolmente la testa. Solo in quel momento era riuscito a capire che, nonostante avessero litigato così tante volte da non poter più essere contate, Kyle non l’aveva mai realmente abbandonato. Anzi, al contrario, aveva sempre cercato di proteggerlo, sebbene lui non si fosse mai reso conto di questo.
-Buona fortuna. Mi dispiace, Kyle- sussurrò Michael, alzando lo sguardo verso il capo Creative. Kyle annuì con determinazione, voltandosi poi verso Annie.
-Controlla che se ne stia a letto, mangi regolarmente e non gli vengano su desideri improvvisi di prendere la spada e andare a farsi ammazzare. Spero non ti dispiaccia occuparti dei miei mentre sarò via- le disse brevemente. Annie annuì.
-Certo, Kyle. Buona fortuna. Mi occuperò di Mitch, di Winter e della vostra città. Non farti ammazzare, mi raccomando- gli disse con un sorriso. Si avvicinò a lui e gli lasciò un bacio sulla guancia, per poi prendere Michael per un braccio e costringerlo a tornare a riposare nonostante le sue proteste. Kyle arrossì distogliendo lo sguardo, al che Stella gli diede una gomitata ridendo.
-Facciamo conquiste, eh?- ghignò l’Hardcorer, non appena Annie chiuse la porta dietro di sé. Kyle le rifilò un’occhiataccia.
-Seh, certo, magari. Quella ha occhi solo per Michael. Credo di essere nella… Com’è che la chiamate voi ragazzi? Friendzone?- rispose.
-Ma dai. Non dovrà mica venirmi il dubbio che Wesk sia mio parente- rise Stella.
-No, no. Michael stava con Mary quando Annie ha avuto Wesk, e so per certo che Michael non avrebbe tradito Mary per niente al mondo. Sei fuori pericolo- ghignò Kyle divertito – Comunque, ora vado a casa mia a prendere l’armatura, tu vai a chiamare i tuoi amici.
Conclusa la frase, Kyle se ne andò verso casa sua, lasciando che Stella andasse a chiamare i suoi amici. Lei uscì dall’ospedale, dirigendosi in piazza, dove sapeva che avrebbe trovato Niko, Spix e Wesk. Infatti i tre erano proprio lì, occupati nella ricostruzione di una parte dell’arena, che era accidentalmente andata distrutta durante i combattimenti del torneo. Per un secondo Stella pensò di chiamare anche Danny, ma lasciò perdere quasi immediatamente, perché lo sapeva occupato in una battaglia contro una fazione minore che aveva dichiarato guerra al Nether in quanto “custode di una razza immonda e indegna di stare nell’Overworld”. Certo, Stella non aveva dubbi sul fatto che l’esercito del Nether li avrebbe letteralmente arati, ma comunque questo comportava il fatto che Danny non potesse venire con loro, quindi non era nemmeno il caso di andare a disturbarlo. Non appena la vide, Wesk si mise a salutarla dall’alto dell’impalcatura di terra con ampi gesti delle braccia.
-Ehi! Ehi Stella! Guarda! Sono il re del mondo!- rise Wesk, orgogliosamente in piedi sulla cima della struttura. Stella rise scuotendo la testa.
-Ok, signor re del mondo, posso parlarti o devo farmi annunciare?- chiese scherzosamente l’Hardcorer. Wesk, senza pensarci nemmeno un secondo, saltò giù dalla struttura facendo venire un mezzo infarto a Stella, per poi cadere dritto nei pochi blocchi d’acqua lì accanto che i lavoratori usavano per riempire le loro bottiglie. Ne uscì con altrettanta nonchalance, andando poi da Stella, mentre Niko e Spix scendevano dall’impalcatura in stile meno da mi-puzza-il-vivere.
-Cosa succede?- chiese Niko, una volta arrivato giù con Spix.
-Ehi, ehi, io lo so. Quando Stella ha quella faccia, significa che dobbiamo fare una gran cazzata. Vero?- intervenne Wesk con una risata. Stella annuì.
-Un tizio vuole ammazzarci tutti. Devo ucciderlo, spero che verrete con me. Ora vi spiego la situazione- cominciò Stella. In pochi minuti, riuscì a fare ai tre un riassunto della storia che le aveva raccontato Michael. I tre rimasero a guardarla per tutta la durata della spiegazione senza fare domande, e solo alla fine Spix decise di intervenire.
-Wow. No, cioè, davvero. Non avrei mai immaginato che fosse successa una cosa del genere- commentò, pensandoci su attentamente.
-Mi sono perso solo su una cosa. Tuo padre se la fa con la madre di Wesk?- chiese Niko, perplesso. Stella spalancò le braccia, come a dire “ e che ne so io”.
-Mio padre se la fa con mezzo universo. Poi non so, l’ha detto Kyle, ma penso sia una cosa passata da un bel po’. In ogni caso, tresche a parte, verrete con me e Kyle?- chiese Stella, anche se dal suo tono era evidente che fosse una domanda retorica. Sapeva già come loro avrebbero risposto.
-Ma certo. Oggi ho una particolare voglia di morire, non so se si è notato- disse Wesk tutto allegro. Spix gli rifilò un’occhiataccia e stava per rispondergli, ma a quel punto arrivò Kyle.
-Dunque?- chiese, guardando i tre. Stella si girò verso di lui, restando stupita per qualche secondo. Kyle ora indossava una possente armatura. Ad una prima occhiata sembrava una semplice armatura di diamante, ma guardandola bene era possibile notare che l’anima di diamante era ricoperta da un materiale di colore nero-violaceo e semitrasparente, che lasciava intravedere il diamante che c’era sotto e delle specie di fili rossi che si illuminavano a tratti come se fossero fatti di lava, che probabilmente erano stati inseriti fra la parte in diamante e la copertura. Notando lo sguardo stupito di Stella, Kyle le porse l’elmo che portava sottobraccio.
-È la mia armatura da guerra, anche Michael, Winter e Annie ne hanno una uguale, da qualche parte. Erano le nostre armature di diamante, poi le abbiamo ricoperte di ossidiana fusa e ci abbiamo buttato dentro qualche filo di Pietrarossa. Sai quanti avversari spaventavamo con queste, diciannove anni fa- ghignò Kyle, quasi come se fosse orgoglioso di quel periodo.
-Che figata- disse Wesk, probabilmente meditando di chiedere a sua madre di prestarle la sua.
-In ogni caso, come siamo messi qui? Verranno con noi?- chiese Kyle a Stella, indicando gli altri tre. Stella annuì.
-Bene. Armatevi per bene. Per cominciare, penso che dovremmo dare un’occhiata allo Skeleton Leap, perché era là che erano andati Michael e Winter. Ok?- propose Kyle.
-Va bene. Dacci un secondo, prendiamo la roba e partiamo- rispose Stella, andandosene poi a prendere le armi con Niko, Spix e Wesk. Kyle rimase a guardarli per un po’, e infine spostò lo sguardo sulle orbite vuote dell’elmo nero che teneva fra le mani. Partiva già con la sensazione che non sarebbe mai tornato in quella città. Si chiese per un secondo se ne valesse la pena. Chiuse gli occhi per un attimo, ripensando a quando erano giovani e stupidi. Se lo ricordava ancora come se fosse ieri. Passavano le giornate a parlare di quante imprese straordinarie avrebbero compiuto. Winter che faceva l’incazzato con Michael ogni volta che lui batteva il suo record al Cerchio della Strage nell’arena, le giornate passate a tuffarsi nell’oceano dalla scogliera, le battaglie notturne contro i mob per allenarsi. Winter che gli aveva insegnato a combattere, mentre Michael era occupato ad insegnare ad Annie a fare altro. Le risate fra lui e Winter quando speculavano su quanto sarebbe durata la relazione fra Michael e Annie. Michael che lo faceva incazzare boicottando il Cerchio della Strage per fare in modo che nessuno di loro quattro riuscisse a fare un record migliore del suo. Kyle scosse la testa, socchiudendo gli occhi e sospirando. Tutto quello era scomparso dopo la battaglia allo Skeleton Leap, e tutti loro erano cambiati, anche se Kyle non sapeva ancora dire bene se in meglio o in peggio. Kyle indossò l’elmo, posando poi la mano sull’elsa della spada in diamante che portava alla cintura. Che fosse in meglio o in peggio, poco importava. Ne valeva la pena. E questo era tutto ciò di cui aveva bisogno di essere certo. 

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Capitolo 4
*** Skeleton Leap ***


Ooook, visto che ero ispirata, voglio tanto bene a Mattia(?) e soprattutto non volevo che un ragno mi stuprasse nel sonno(?), mi sono messa a scrivere un po’ più del solito x’D Sì, mi è anche finalmente venuta un’idea figa per il finale, muhahahaha. Una precisazione, visto che mi è stato chiesto da alcuni che hanno letto la fan fic: il nome di Michael non si pronuncia maicol come quello di GTA, ma mikael proprio xD Quindi non siete autorizzati a pronunciarlo male perché detto come quello di GTA fa schifo e potrei darvi sprangate (?)
 
Quando Stella, Niko, Spix e Wesk ebbero finito di prepararsi, partirono immediatamente con Kyle alla volta dello Skeleton Leap.  Usciti da New Emerald City, cominciarono a cavalcare verso nord, dirigendosi alla parte più fredda della taiga, le ice plains. Quel bioma era l’unico di tutto l’Overworld ad essere più freddo della taiga dove c’era New Emerald City, e proprio per questo le miniere in cui venivano mandati i condannati ai lavori forzati erano state costruite lì. In primo luogo, quel territorio era così inospitale che in pochi avevano avuto il coraggio di provare a sfruttarne le risorse, che per gran parte giacevano ancora intoccate nel sottosuolo; e secondariamente il posto in sé forniva un notevole aiuto alle guardie: cercare di scappare dalla miniera poteva risultare in una lenta morte per assideramento dopo solo qualche ora di fuga nella neve. Dopo la breve parabola di Herobrine e delle Sentinelle, la miniera era stata abbandonata a se stessa. Addentrandosi nel bioma, gli alberi cominciarono a diventare sempre più radi, sostituiti da guglie di ghiaccio alte decine di blocchi che torreggiavano nella pianura. Nel vedere le prime guglie, Kyle rallentò un po’ il passo del suo cavallo e si voltò verso i quattro dietro di lui.
-Siamo quasi arrivati. Allo Skeleton Leap farà ancora più freddo, quindi preparatevi- annunciò, prima di continuare a cavalcare nella stessa direzione di prima. Niko, Spix e Wesk emisero un verso di disapprovazione, a far capire a Kyle che faceva già abbastanza freddo di così. Stella invece non rispose, troppo occupata a scrutare fra le guglie di ghiaccio, come se si aspettasse che qualcuno le saltasse addosso da un momento all’altro. Tuttavia, nella pianura gelata non c’era nessuno, e non si sentiva nemmeno un alito di vento. Sembrava quasi come se anche il bioma fosse immobile, in attesa di qualcosa che stava per arrivare. Dopo altri cinque minuti di cavalcata, finalmente all’orizzonte comparve qualcosa. Un pinnacolo di ghiaccio enorme che sembrava fatto da più guglie messe insieme torreggiava al di sopra di tutto il resto, e sotto di esso stava una conca larga almeno cinquecento blocchi. Ai confini del cratere erano ammassate delle baracche, o almeno ciò che ne restava. Ce n’erano a centinaia, e circondavano completamente la conca e la guglia enorme. Kyle sospirò appena vedendo quel grande e disordinato ammasso, e socchiuse gli occhi. Il bagliore del fuoco, le urla delle Sentinelle intrappolate nella torre di ferro, il sangue sparso. Queste immagini bastarono a fargli riaprire gli occhi di scatto.
-Eccoci. Benvenuti alle miniere dello Skeleton Leap- disse, spronando ancora di più il cavallo perché accelerasse e arrivasse prima sotto la guglia gigantesca. In breve, i cinque raggiunsero il limitare delle miniere, dove stavano le rovine delle baracche che erano state divorate dalle fiamme.
-Kyle, cos’è quella specie di pinnacolo enorme?- chiese Stella, indicando la guglia più grande che stava al centro della miniera.
-Quella era la torre di ferro delle Sentinelle, dove si erano rifugiati tutti prima che noi… Beh. Sono diciannove anni che nessuno viene qui, ormai il ghiaccio l’ha completamente ricoperta- le spiegò Kyle, indicando la parte inferiore del pinnacolo. Stella aguzzò la vista. In effetti, sotto il ghiaccio era possibile intravedere un secondo strato più scuro, che aveva lo stesso colore del chestplate con cui Winter era tornato a New Emerald City… era metallo bruciato. Il ghiaccio, tuttavia, si era limitato a ricoprire la torre senza fagocitarla del tutto, perché nella parte bassa era ancora visibile un’ampia grotta che probabilmente era stato l’ingresso alla torre. Da lì vicino, fu facile capire che probabilmente la conca era una miniera a cielo aperto, utilizzata soprattutto per la raccolta di pietrisco e carbone, mentre doveva esserci anche un altro piano più in profondità per la raccolta delle altre risorse. Le baracche, o almeno quello che ne restava, sembravano essere le baracche in cui i prigionieri erano stipati prima che le miniere cadessero in mano a Herobrine.
-Perché si chiama Skeleton Leap, questo posto?- chiese Niko incuriosito, guardandosi intorno. Kyle si guardò intorno per qualche secondo, individuando un’apertura nel terreno e indicandola.
-Lo vedi quello? Quel pozzo arriva fino alla Bedrock, è stato costruito per far arrivare aria buona fin nei piani più bassi delle miniere. I carcerati disperati lo usavano per suicidarsi saltando giù. È quello che si chiama salto dello scheletro, solo che con il tempo tutti hanno cominciato a chiamare così anche il resto del posto- spiegò Kyle. Niko annuì. Un nome piuttosto agghiacciante se visto da quella prospettiva. Le condizioni dei prigionieri in quella miniera dovevano essere davvero dure, se dei prigionieri preferivano buttarsi in un pozzo piuttosto che continuare a starsene ai lavori forzati in quel posto.
-Che dici, Kyle, ci conviene cominciare a cercare nella torre?- chiese Stella, lanciando uno sguardo verso la torre di ferro coperta di ghiaccio. Kyle annuì, spronando il cavallo per farlo ripartire e mettendosi in testa al gruppo. I cinque scesero nella conca, attraversandola e arrivando fin davanti alla torre. Il portone, che era l’unica cosa che il ghiaccio non aveva ancora ricoperto, era ampio e maestoso. Da vicino si poteva vedere chiaramente come fosse fatto lo strato di metallo sotto, sebbene fosse notevolmente rovinato dalle fiamme. Dentro la torre era buio pesto e un vento gelido usciva dall’interno, facendo rabbrividire i cinque e provocando quello che sembrava un lontano ululare. Loro esitarono un attimo, tutti tranne Stella, che scese da cavallo e si avvicinò all’ingresso della torre. Seguendo il suo esempio, anche gli altri quattro scesero dai loro cavalli, lasciandoli lì vicino tutti assieme in un posto riparato dal vento, in modo che non morissero di freddo.
-Spix, torcia- ordinò Stella a Spix. Il creative si sbrigò a craftare delle torce, e ne consegnò una ad ogni membro del gruppo. Stella entrò per prima nella torre con Kyle e Wesk, mentre Niko e Spix restavano fuori a fare la guardia in caso arrivasse qualcuno. Appena Stella varcò l’ingresso, la luce che si spandeva dalla torcia illuminò la stanza debolmente, riflessa dal ghiaccio che aveva ricoperto anche le pareti interne della torre.
-Ehi, Stella, c’è un tizio a terra- commentò Wesk, indicando il pavimento. Stella si girò di scatto, solo per scoprire che il “tizio” di cui parlava Wesk doveva essere a terra già da un bel po’. Il Griefer, infatti, aveva indicato uno scheletro dalle ossa annerite che stava disteso a terra, con un braccio proteso in avanti come se cercasse di raggiungere qualcosa che ormai non c’era più. La bocca era spalancata in un urlo vuoto e silenzioso, probabilmente bloccata così da anni: lo scheletro, infatti, era ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio trasparente che l’aveva completamente inglobato, come se fosse cristallo.
-Mi hai fatto venire un infarto. La prossima volta specifica che è morto- brontolò Stella, lasciando perdere lo scheletro della Sentinella e dando un pugno su una spalla a Wesk.
-Va bene- rise il Griefer, continuando poi ad esplorare la stanza in tutta tranquillità. Kyle, di canto suo, se ne stava immobile in mezzo alla stanza, fissando il riflesso della torcia sul ghiaccio con sguardo perso. A terra, cesellato nel metallo nel punto in cui stava fissando Kyle, c’era un enorme stemma con su raffigurato lo stesso simbolo che Stella aveva visto nel tatuaggio del Re del Nether. Era lo stemma delle Sentinelle, sopravvissuto alle fiamme che avevano divorato la torre.
-Kyle, va tutto bene?- chiese Stella. Kyle si scosse come se fosse stato in letargo fino a quel momento, e lasciò perdere lo stemma sbrigandosi ad annuire.
-Sì, sì. Stavo solo pensando. Andiamo, le scale per i piani superiori sono di qua e…- cominciò, indicando una rampa di scale, ma fu subito interrotto dalla voce di Niko.
-Kyle, hai detto che sono diciannove anni che qua non viene nessuno, giusto?- chiese Niko da fuori. Kyle lo guardò, perplesso.
-Sì. Bisogna avere dei permessi per venirci e nessuno ce ne ha mai chiesti. Perché?- chiese, incuriosito dalla domanda. Niko indicò un punto imprecisato all’esterno, verso l’anello di baracche bruciate che stava intorno alla miniera a cielo aperto.
-No, per chiedere, perché laggiù c’è un tizio. Vivo- specificò Niko, lanciando uno sguardo preoccupato verso Kyle. I tre uscirono subito dalla torre e guardarono nella direzione indicata da Niko. In effetti, in mezzo alle baracche c’era una piccola figura, indistinguibile da una certa distanza, che scivolava fra le baracche con fare alquanto sospetto, studiando le orme lasciate nella neve dai cavalli con cui i cinque erano arrivati lì.
-Ehi, è vero! Stella, abbattilo!- disse Wesk, indicandolo con aria feroce. Stella rimase immobile per un attimo, osservando la figura che seguiva le tracce, probabilmente inconsapevole di essere stata individuata. Non riusciva a capire chi fosse, ma non voleva prendere l’arco e ucciderlo, perché in fondo poteva anche essere un semplice solitario che si era accampato lì senza sapere che serviva un apposito permesso per starci.
-No. Spix, se hai pozioni di velocità vai a prenderlo- disse Stella, voltandosi verso Spix. Lui, di canto suo, non si fece ripetere l’ordine. Prese una pozione dall’inventario e la bevve tutta in un fiato. Gli arti di Spix cominciarono a brillare leggermente, e lui scattò di corsa nella neve verso la figura in mezzo alle baracche. Grazie alla pozione, era persino più veloce di un cavallo, e in una manciata di secondi riuscì a oltrepassare la conca. Fu a quel punto che lo sconosciuto si accorse di lui, e non appena lo vide partì di corsa a sua volta zigzagando fra i resti delle baracche nel tentativo di seminarlo. Lui non si lasciò ingannare da quello stupido stratagemma, sebbene lì in mezzo si trovasse più in difficoltà a correre per via della strada non sgombra. Lo sconosciuto sembrava conoscere il percorso molto meglio di lui, perché si muoveva fra le macerie senza la benché minima esitazione mentre Spix era costretto a rallentare in continuazione per non inciampare e finire con la faccia nella neve. Lo rincorse per svariate decine di blocchi, e nonostante dovesse rallentare era comunque molto più veloce dello sconosciuto, che non riusciva a seminarlo. Ad un certo punto, lo sconosciuto compì l’errore di girarsi per vedere se avesse staccato un po’ Spix, e quel solo secondo di distrazione bastò. Il tipo inciampò in una trave che sporgeva da sotto la neve, finendo dritto a terra, e immediatamente dopo Spix lo raggiunse, buttandoglisi letteralmente addosso per non farlo scappare. I due finirono a lottare nella neve, con lo sconosciuto che cercava di estrarre una spada di ferro mentre Spix continuava a colpirlo furiosamente per fare in modo che non la prendesse. Quello, però, non era affatto stupido, e prese da terra una manciata di neve lanciandola in faccia a Spix. Il Creative rimase sorpreso per qualche frazione di secondo, e il tizio gli diede uno spintone buttandolo a terra e liberandosi dalla sua presa. Raggiunse la spada che nella frenesia della lotta gli si era sganciata dalla cintura e la raccolse, stringendo l’elsa con entrambe le mani e alzandola sopra di sé. I raggi del sole colpirono la lama della spada facendola sfavillare.
-Per Lord Herobrine!- urlò, preparandosi a colpire Spix. Proprio in quel momento, una freccia comparsa da chissà dove raggiunse il guerriero sconosciuto, colpendo il suo braccio destro. Il guerriero emise un verso di dolore e lasciò andare la spada, portandosi la mano sulla ferita per cercare di estrarre la freccia, e solo in quel momento si accorse di Stella, che se ne stava in piedi sulle rovine di una baracca con l’arco alla mano.
-Per Lord Herobrine proprio un cazzo- replicò Stella con tono glaciale, fissando il guerriero sconosciuto con un’espressione che faceva capire molto chiaramente il fatto che non avrebbe esitato nemmeno un secondo ad ucciderlo, se avesse nuovamente cercato di mettere in pericolo Spix. Il guerriero, di canto suo, se ne rimase immobile continuando a stringersi il braccio ferito, spostando lo sguardo su Stella di tanto in tanto per rifilarle qualche occhiataccia. Subito dietro a Stella stavano anche Kyle, Wesk e Niko.
-Kyle, questo tizio è una Sentinella? Ha urlato stronzate su Herobrine- chiese Stella a Kyle, senza togliere gli occhi di dosso dal guerriero e continuando a tenerlo sotto tiro. Niko e Wesk, nel frattempo, aiutarono Spix a rialzarsi e a rimettersi un po’ a posto.
-Scherzi? È troppo giovane, quando Herobrine ha attaccato questo posto probabilmente questo tipo aveva sei o sette anni. Se è una Sentinella, non è un sopravvissuto della battaglia- constatò Kyle, studiando il guerriero che lo guardava malissimo. Stella stava per rispondere, ma fu il guerriero stesso a replicare a Kyle.
-Ah, che significa? Per combattere per Lord Herobrine c’è un limite di età? Ma taci, vecchio- sbottò il guerriero, inviperito dalla considerazione di Kyle su di lui. Il capofazione restò esterrefatto dalla sua arroganza, mentre Stella lo ignorò completamente, rivolgendosi a Kyle.
-Controlla se ha il tatuaggio, teoricamente tutte le Sentinelle ce l’hanno, no?- gli disse. Kyle annuì e si avvicinò al guerriero ferito, ma quello indietreggiò.
-Ehi, vecchio, non osare toccarmi eh- lo ammonì. Kyle si limitò ad alzare gli occhi al cielo e gli rifilò uno spintone che lo fece cadere a faccia in giù nella neve.
-Ops. Beh, se non altro finalmente stai zitto- ghignò Kyle. Stella sogghignò a sua volta, divertita dalla falsa innocenza di Kyle, mentre quello controllava se il guerriero avesse qualche tipo di segno sulla schiena o sulle braccia. Sulla spalla destra, infatti, Kyle trovò un tatuaggio identico al simbolo cesellato sul pavimento della torre di ferro delle Sentinelle.
-Eh sì, il ragazzino è una Sentinella, ha il tatuaggio. La cosa non mi piace- disse Kyle, rialzandosi e lasciando andare la Sentinella, che poté finalmente alzarsi a sua volta sputacchiando neve. Sì, quel tipo era decisamente fin troppo giovane per essere una delle Sentinelle che avevano combattuto a fianco di Herobrine, ma la cosa preoccupava ugualmente Kyle… Perché questo significava che Herobrine aveva radunato nuovi seguaci. Il guerriero era solo, o almeno così sembrava, ma chissà quante altre Sentinelle potevano già essere con Herobrine.
-Lord Herobrine vi ucciderà tutti e brucerà le vostre città- si limitò a brontolare la Sentinella, cercando di togliersi la neve dai capelli. Stella abbassò l’arco, lasciando la Sentinella in custodia a Kyle.
-So ben io cosa gli brucerà, se gli metto le mani addosso- replicò sarcasticamente Stella – Andiamo, riportiamolo alla torre. Mi sa che ci vorrà un po’ ad interrogarlo- sospirò infine, già pronta ad una lunga serie di non vi dirò niente. Si avviarono nuovamente verso la torre coperta di ghiaccio, stavolta con la Sentinella al seguito.

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Capitolo 5
*** Rabbit Stew ***


Capitolo bonus prima che mi passi l’ispirazione(?) visto che la prossima settimana vado a Parigi e per un po’ non posso scrivere x°D Non mi convince molto, ma spero che convinca voi fans :c

A Kyle toccò letteralmente trascinare la giovane Sentinella nella neve, perché a ogni passo che facevano avanti lui cercava di farne due indietro, tutto intenzionato a rendere le cose complicate a Kyle. Dal modo in cui si guardavano, era evidente che stavano desiderando di saltarsi addosso e sbranarsi a vicenda, anche se le occhiatacce che gli rifilava Stella di tanto in tanto durante la camminata erano così terrificanti da far cambiare idea ad entrambi. Dopo interminabili minuti spesi a tenere al guinzaglio il prigioniero, finalmente il gruppetto tornò nella torre. Spix si mise a piantare torce in giro e Wesk accese un fuoco, per rendere il posto almeno lontanamente vivibile ed evitare di morire assiderati. La Sentinella si limitò a seguire le attività dei due, senza perdere quel vago atteggiamento di superiorità. Niko provò a togliersi l’armatura, ma una folata di aria gelida entrata dal portone lo convinse a rimettersela immediatamente.
-Non potete chiudere quella cazzo di porta?- brontolò la Sentinella ad un certo punto, che evidentemente doveva avere un certo freddo visto che era stato buttato nella neve da Kyle e il vento freddo che entrava dal portone di sicuro non lo aiutava a scaldarsi.
-Non vedi che non c’è una porta, genio?- rispose Kyle con una smorfia, indicando l’entrata. In effetti, non c’era più traccia del portone vero e proprio, ma era rimasto solo lo stipite in blocchi di ferro. La Sentinella non replicò, limitandosi a girarsi dall’altra parte e ignorando completamente Kyle, cosa che lo fece innervosire non poco.
-Senti, stronzetto, guarda che…- cominciò Kyle, ma fu subito interrotto da Stella che lo zittì con un imperioso gesto della mano.
-Sembrate bambinetti di tre anni. Kyle, aiuta Niko a preparare da mangiare. A questo pivello ci penso io- disse Stella, con un sorrisetto alquanto preoccupante stampato in volto. La Sentinella la guardò, con uno sguardo a metà fra l’interrogativo e l’innervosito.
-Ehi, pivello sarà…-
-Nessuno ti ha dato l’autorizzazione a parlare, pivello.- replicò Stella, zittendolo. Il giovane guerriero rimase sconvolto dalla risposta di Stella, evidentemente non abituato ad essere trattato in quel modo. La sua espressione diceva che avrebbe volentieri rifilato un cazzotto a Stella, ma non era così stupido da farsi ammazzare per un nomignolo. Si limitò ad incrociare le braccia, imbronciandosi e guardando fisso Stella. Lei sospirò, come se stesse facendo da babysitter ad un bambino piccolo che non capiva niente.
-Cominciamo con una domanda facile. Come ti chiami?- chiese Stella con tono gentile che puzzava di falso lontano un miglio. Kyle non riuscì a non lasciarsi scappare un sorriso, perché sapeva fin troppo bene che quel tono era Made in Michael. La Sentinella guardò Stella con aria guardinga, cercando di capire dove fosse la trappola.
-Drake Cryon- rispose lui, con tono sospettoso. Stella annuì.
-Bene, Drake. Un’altra domanda facile, dov’è Herobrine?- tubò lei, senza perdere il sorrisetto che aveva in viso. Drake fece una smorfia, guardandola con aria offesa.
-Credi che sia stupido?- brontolò lui di rimando, evidentemente offeso per la domanda che Stella gli aveva appena posto. Lei si limitò ad alzare le spalle.
-Se uno segue Herobrine è stupido di sicuro. Ma il mio parere su di te non ha tutta quella importanza. Dov’è Herobrine?- ripeté Stella, sillabando le parole come se lui non avesse capito la domanda iniziale. Quello le rivolse uno sguardo indispettito e scioccato, come se non credesse a quello che lei stava dicendo.
-Fottiti. Puoi anche torturarmi, se vuoi, ma non ti dirò mai dove si trova Lord Herobrine- replicò lui con un ghigno compiaciuto, beandosi di quella sua piccola “vittoria” su Stella. Lei sospirò, alzando le spalle, e se ne tornò dai suoi compagni, lasciando Drake lì per gli affari suoi. Lui restò perplesso, si aspettava che Stella tornasse dopo poco a fargli altre domande, ma lei si limitò ad andare intorno al fuoco assieme ai suoi compagni, sfregando fra di loro le mani e riscaldandosi un po’.
-Che si mangia?- chiese, mentre Drake seguiva con lo sguardo quello che stavano facendo. Niko prese una scodella e la riempì con la stessa zuppa che stavano mangiando loro, passandola poi a Stella.
-Zuppa di coniglio. Tieni, ho anche del pane- disse, passando a Stella anche un pezzo di pane appena craftato. Stella sorrise a Niko e prese la scodella di zuppa, tagliando a pezzi il pane e intingendolo nella zuppa per poi mangiarlo a grossi bocconi.
-Ah, con questo freddo ci voleva proprio un po’ di zuppa. Complimenti al cuoco, chi l’ha fatta?- chiese Stella, cercando di prendere un pezzo di carne di coniglio che spuntava nella zuppa senza sporcarsi le mani.
-Io- disse orgogliosamente Niko, fiero del complimento. Wesk, che stava bevendo rumorosamente la zuppa direttamente dalla ciotola, si distrasse dall’attività per partecipare alla discussione.
-E io ho tagliato le carote. Non trascuriamo, eh- disse, gonfiando il petto con fare orgoglioso. Stella scoppiò a ridere.
-Oh, ora capisco come mai la zuppa è così buona- commentò. Gli altri quattro risero, continuando a mangiare la zuppa in tutta tranquillità, mentre Drake restava a guardarli. Lo infastidiva il fatto che lo ignorassero, e soprattutto stava cominciando ad avere fame, sentendo quel buon profumino di zuppa. Su una cosa Stella aveva ragione, in quel posto gelido la zuppa era una specie di manna dal cielo, e Drake cominciava a meditare di chiedergliene un po’. Tuttavia, aveva tutta la sensazione che fosse proprio quello che Stella voleva. Così, si limitò a restarsene in silenzio. Wesk, di canto suo, aveva finito la sua ciotola di zuppa, e ora guardava il calderone sul fuoco con sguardo affamato.
-Steeeeeella, posso prendere un’altra ciotola di zuppa? Per favooooore- chiese, lanciando a Stella uno sguardo implorante. Stella rise e annuì, così Wesk affondò la ciotola nella zuppa densa e profumata e ne prese un altro po’, riprendendo a mangiarla emettendo lo stesso suono di un aspirapolvere. Drake, stufo, infreddolito, e affamato, si avvicinò a Stella e le toccò rudemente una spalla.
-Dammene un po’- disse, imbronciato. Stella si voltò verso di lui, rivolgendogli uno sguardo assolutamente privo di emozioni.
-Non credo proprio. Chiedi al tuo carissimo Lord Herobrine… Ma oh, aspetta, lui non è qui a preoccuparsi del fatto che tu abbia fame, si sta nascondendo come un codardo del cazzo, ma che peccato- replicò con un tono così sarcastico da poter quasi uccidere qualcuno, riprendendo poi ad ignorare Drake. Lui fece per rispondere, ma si accorse di non poter davvero controbattere all’argomentazione di Stella. Ci pensò su per parecchi secondi, sfoderando infine la risposta che gli sembrò perfetta.
-Certo. Perché Lord Herobrine sa che io so cavarmela. Di certo non ho bisogno del suo aiuto per problemi così irrilevanti- replicò inorgoglito. Stella, che stava mangiando, dovette portarsi una mano davanti alla bocca per non sputare la zuppa, visto che stava per scoppiare a ridere. Inghiottì il boccone, ridendo poi letteralmente in faccia alla Sentinella.
-Bene. Divertiti a morire di fame. Avvertimi se hai intenzione di renderti utile, tipo che ne so, dicendomi dove si trova Herobrine in questo momento. Potrei darti una ciotola di questa delizioooosa zuppa, se decidessi di collaborare. Sta a te decidere- disse Stella con un’alzata di spalle, riponendo poi la ciotola accanto al calderone. Spix prese le ciotole, sciolse un po’ di ghiaccio dentro una di esse e usò l’acqua ottenuta per lavarle, riponendole poi nell’inventario.
-Ragazzi, ho dei biscotti. Qualcuno ne vuole uno?- disse Wesk, agitando un pugno di biscotti con gocce di cioccolato. Ovviamente, nessuno avrebbe mai rifiutato uno di quei deliziosi biscotti, e Wesk si mise a distribuirli fino a che non furono finiti. Finalmente sazi, i players si rilassarono un po’.
-Dunque, qual è il piano?- chiese Niko a bassa voce, procurando di non farsi assolutamente sentire da Drake che li stava guardando malissimo. Stella si limitò ad alzare le spalle.
-Potremmo esplorare la torre, domani mattina. Potrebbero esserci indizi su dove si trovi Herobrine o il suo misterioso tesoro. Dubito che quello abbia intenzione di parlare, per cui è inutile perderci tempo. Per ora dormiamo, domani dobbiamo essere in forma, che andare in giro per questo posto di merda uccide- brontolò Stella, evidentemente spossata dall’incredibile freddo di quel bioma. A Spix, Niko e Wesk sembrava strano per essere un piano di Stella. Insomma, di solito non avrebbe minimamente esitato a spaccare la faccia ad un tizio random per farsi dire dove fosse Herobrine, ma stranamente aveva optato solo per una buona dose di sarcasmo senza prenderlo letteralmente a sberle. Tuttavia, si limitarono ad annuire, perché anche loro erano stanchi e ormai stava scendendo la notte. Stella si alzò, dirigendosi verso la Sentinella.
-Faccio io il primo turno di guardia. Tu, vieni qui- ordinò a Drake. Lui le rivolse uno sguardo perplesso, ma prima che potesse replicare o altro Stella lo afferrò per un braccio e glielo torse, costringendolo a piegarsi indietro.
-Ehi, ehi, cazzo! Mollami, stronza!- sbraitò Drake cercando di divincolarsi. Stella lo costrinse a rimanere in posizione, prendendo un guinzaglio dall’inventario e applicandolo alla Sentinella. Dopodichè, fece correre i filo fino ai suoi polsi e li legò insieme, costringendolo in una posizione assurda che gli avrebbe reso difficile scappare. Ogni tentativo di alzarsi o muovere le braccia, infatti, lo obbligava a piegare indietro la testa per via della corda che legava i polsi e la sua gola.
-Non sono un fottuto cane, liberami!- sbraitò, inferocito e umiliato dalla posizione in cui era costretto. Stella si limitò ad alzare le spalle, andando poi a sedersi accanto allo stipite del portone, mentre gli altri quattro si limitarono ad andare in un angolo della stanza riparato dal vento. Spix posizionò una moltitudine di torce intorno a loro in modo che li scaldassero un po’, e infine coprì il pavimento con dei tappeti di lana per isolarsi dal ghiaccio. I quattro guerrieri si distesero sui tappeti, addormentandosi dopo qualche minuto, mentre Stella se ne rimase lì a sorvegliare la Sentinella. Drake la guardava ferocemente, innervosito per via del trattamento che gli era stato riservato, ma continuò a non dire una parola. Per lui, quella poteva anche fottersi. Poteva trattarlo male quanto voleva, tanto prima o poi si sarebbe liberato e le avrebbe fatto vedere. Il piano era di tentare di scappare, perché si era accorto che Stella, nonostante sembrasse decisa a restare sveglia, era stanca e aveva appena mangiato, quindi era evidente che stava lottando con il torpore del sonno. Drake si mise a cercare di sciogliere il nodo del guinzaglio, non visto da Stella, mentre lei guardava fuori dal portone, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse essere pericolosa. Entrambi potevano quasi sentire i minuti passare, lenti e noiosi. Stella sbadigliò, ma si scosse subito per evitare di addormentarsi. Spostò lo sguardo su Drake, ma gli occhi stavano cominciando a chiudersi da soli. Non ci vollero molti altri minuti prima che il sonno avesse finalmente il sopravvento su di Stella, facendola addormentare. Sul viso di Drake comparve un ghigno spropositato, e lui cominciò a tirare la corda con tutta la sua forza. Si ricoprì i polsi di tagli per via della forza con cui cercava di liberarsi, ma dopo pochi secondi la corda si ruppe emettendo uno schiocco appena percettibile. Soddisfatto, Drake si liberò dalla corda, svolgendosela anche da attorno al collo e massaggiandosi la gola per far scomparire il segno rosso. Si guardò intorno per qualche secondo, ma decise di non attendere ulteriormente. Si alzò, lanciandosi di corsa fuori dalla torre e dirigendosi verso i cavalli. Afferrò le briglie del primo cavallo che vide e gli saltò letteralmente sopra, piantando i suoi talloni nelle reni del cavallo per fare in modo che partisse subito al galoppo. Il cavallo infatti partì subito, correndo attraverso la neve, e Drake si guardò dietro per un’ultima volta, assicurandosi che nessuno lo stesse seguendo. Proprio in quel momento Stella, che aveva solo finto di dormire, riaprì gli occhi e corse a svegliare i suoi compagni.
-Bene, ragazzi. L’abbiamo fregato. Forza, andiamo- sussurrò a Kyle. Lui la guardò, confuso.
-L’hai fatto scappare?- chiese, non capendo il piano di Stella.
-Certo. Per questo l’ho umiliato. Umiliato significa incazzato e incazzato significa che correrà dal suo prezioso Lord Herobrine per dirgli di spaccarci il culo. Ho già capito come funziona, queste Sentinelle sono delle fanatiche del cazzo, se l’avessi preso a cazzotti si sarebbe creduto una specie di martire della sua causa- spiegò l’Hardcorer. Improvvisamente, Kyle capì. In effetti, il suo piano aveva senso, e non gliel’aveva esposto per rendere più credibile lo scenario di fuga. Se si fossero messi a confabulare prima, Drake avrebbe potuto insospettirsi per via della fuga che avrebbe potuto sembrargli fin troppo facile, mentre così invece aveva pensato soltanto a correre da Herobrine il più velocemente possibile. O almeno, questa era la meta che aveva la Sentinella secondo Stella.
-Hai ragione. Ci porterà dritti da Herobrine- disse Kyle, stirandosi per bene e rimettendosi in piedi, pronto a partire. Stella annuì.
-Però, voi andate a New Emerald City. Dite ai Creative di rimettere su lo strato di ossidiana sulle mura, dobbiamo essere pronti in caso di attacchi a sorpresa, non ci faremo fottere di nuovo come con il Re del Nether. Lascerò qualche traccia, così poi potrete seguirci dopo aver avvertito quelli in città. Ok? Spix, tu verrai con me subito- annunciò Stella. Spix, ancora mezzo addormentato, guardò Stella con fare perplesso, senza capire cosa lei gli stesse dicendo.
-Eh? Co… Cosa?- si limitò a dire, grattandosi la testa. Stella alzò gli occhi al cielo, afferrandolo per un braccio e trascinandolo fuori. Dovevano sbrigarsi, altrimenti avrebbero potuto perdere Drake, che era l’unica occasione che avevano per scoprire dove fosse Herobrine. Saltarono a cavallo e si lanciarono all’inseguimento di Drake, seguendo le sue tracce nella neve. Non ci misero molto ad intravederlo nuovamente mentre continuava a cavalcare di fronte a loro, colpendo con furia il cavallo perché corresse più velocemente. La povera bestia stava cercando di correre più velocemente che poteva attraverso la neve, sforzandosi al massimo.
-Qual è il piano?- chiese Spix ad un certo punto a Stella. In effetti, stavano solo cavalcando all’impazzata attraverso le ice plains, non era esattamente un granché come piano, specialmente contando il fatto che Herobrine aveva quasi certamente radunato un esercito mentre loro erano da soli. Stella rimase in silenzio per un lungo istante, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla Sentinella all’orizzonte.
-Non lo so ancora. Ehi, fino a ieri nemmeno sapevo che Herobrine fosse ancora vivo. Intanto dobbiamo capire quale sia il suo piano. Poi, possiamo farci fare un piccolo prestito- ghignò Stella.
-Ma dai. Vuoi rubargli il tesoro?- commentò Spix, ridendo. Stella alzò le spalle, divertita.
-Ho detto un prestito. Poi, non è detto che ce l’abbia lui. Può anche essere che non esista.- rispose.
-Certo, un prestito. Voglio vedere come restituirai soldi ad un morto- rise Spix. Stella scoppiò a ridere e spronò ancora il cavallo, indicando poi l’orizzonte.
-Guarda. Stiamo arrivando alle Extreme Hills-

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Capitolo 6
*** Lord Herobrine ***


Ok, ok. Il capitolo è orribile e non è nemmeno autoconclusivo, lo so, ma perdonatemi, stava diventando troppo lungo e incasinato. Il prossimo sarà migliore, ve lo giuro çAç
 
Spix, guardando all’orizzonte, riuscì ad intravedere il profilo delle montagne del bioma che stava a Nordest di New Emerald City, le Extreme Hills+ più alte dell’Overworld. Era proprio in quella direzione che Drake si stava dirigendo a tutta velocità, così anche Stella e Spix andarono di là. Nelle Extreme Hills faceva già meno freddo rispetto alle ice plains, infatti la temperatura era persino meno rigida rispetto a quella della taiga. La neve cominciò a sparire rapidamente, rimpiazzata da erba o da blocchi di roccia. Questo sembrò essere un sollievo per i cavalli, che ora facevano molta meno fatica a correre visto che non erano ostacolati dalla neve. Anche Drake se ne accorse, e ricominciò a colpire la schiena del cavallo senza pietà per farlo correre di più. L’animale, che non ce la faceva più dopo tutta quella corsa, continuò ancora per qualche centinaio di blocchi, ma dopo poco collassò a terra, trascinando con sé anche Drake. La Sentinella lanciò un urlo e cadde con il cavallo, fortunatamente senza finirci sotto. Stella fece segno a Spix di rallentare, in modo che Drake non si accorgesse di loro girandosi. Drake cercò di far alzare nuovamente il cavallo, ma ben presto si accorse che l’animale era morto di fatica e non poteva di certo trasportarlo. Inferocito, diede un calcio alla carcassa del cavallo e proseguì a piedi, mettendosi a correre fra le rocce. Stella ci pensò su un secondo, guardando Drake che correva, e dopodichè scese da cavallo, consegnando le briglie a Spix.
-Spix, fai riposare un attimo i cavalli, io seguo Drake. Non è che hai qualche pozione da darmi che possa aiutare? Qualsiasi cosa va bene- gli disse. Spix ci pensò su un secondo, poi prese una manciata di pozioni dall’inventario e le porse a Stella.
-Ho pozioni di Forza, di Water Breathing, di Rigenerazione, di Invisibilità e di Night Vision. Poi ho una splash di Harming, ma questa dubito che ti serva, non è il tuo stile di combattimento- rise Spix. Stella annuì, prendendo le pozioni che Spix le stava porgendo, e mettendosele in tasca. Dopodichè, lo salutò con un gesto della mano e si mise a scalare una parete rocciosa con la stessa destrezza di Ezio Auditore, nel tentativo di raggiungere un punto alto per vedere dove fosse andato Drake. La Sentinella stava ancora correndo all’impazzata, senza dare segni di fatica o di volersi fermare, e Stella si rassegnò a seguirlo, tenendosi in alto in modo che Drake non potesse individuarla. Proseguirono così per varie centinaia di blocchi, e Stella si accorse che stavano andando verso l’oceano. La cosa la lasciò perplessa. Aveva intenzione di attraversare l’oceano a nuoto? Non capiva quale fosse il reale obiettivo di Drake, visto che fino a quel momento aveva pensato che lui avesse tutta l’intenzione di andare da Herobrine. Ma forse, si era sbagliata. Magari stava solo scappando a caso, ma questa opzione le sembrava poco plausibile. Insomma, andando in quella direzione si stava mettendo in trappola da solo, visto che davanti a lui aveva l’oceano e dietro di lui semplicemente loro che lo stavano inseguendo. La risposta a tutte le sue domande, tuttavia, arrivò in breve. In mezzo alle montagne, nella direzione in cui Drake stava correndo, c’era una larga valle naturale… In cui stava un campo. Una moltitudine di casupole di legno – grandi appena abbastanza per farci stare una persona in ognuna – era stata costruita in quella valle. In più, in giro per il campo, c’erano dei players di dubbia fazione affaccendati in vari tipi di attività. Quando Drake arrivò in prossimità del campo, cominciò a sbracciarsi all’impazzata, urlando verso quelli che sorvegliavano il perimetro del campo. Le guardie si accorsero subito di Drake e corsero da lui, per sentire cosa volesse dire. Stella scese dalla cima delle Extreme Hills, avvicinandosi il più possibile per ascoltare cosa stessero dicendo. Non ci riuscì molto bene, tuttavia, perché le montagne circondavano il campo ma non c’erano molti alberi o altri nascondigli all’infuori di qualche ammasso di roccia alto qualche blocco. Fu dietro uno di questi che Stella si nascose, aiutata dal buio che la rendeva invisibile agli occhi delle guardie. Si mise ad ascoltare, ma ormai il discorso era già quasi finito.
-…Sì. Devo parlare con Lord Herobrine subito. Quelli potrebbero essere pericolosi- disse Drake ad una delle guardie, con tono preoccupato. La guardia ci pensò su attentamente, guardando Drake e ponderando l’opzione, e infine annuì.
-Certo. Vieni, ti scorto da Lord Herobrine. Tu invece resta qui a fare la guardia, mi raccomando- disse, rivolgendosi al compagno. Drake annuì, e l’altra guardia si rimise a pattugliare la zona, lasciando che i due compagni andassero da Herobrine. Stella trasalì nel notare che entrambe le guardie portavano sugli avambracci il tatuaggio delle Sentinelle. Allora aveva visto giusto, Herobrine aveva radunato un nuovo esercito. Stella rimase immobile nell’ombra, pensando attentamente a cosa fare. La situazione era critica, tuttavia doveva trovare Herobrine e ammazzarlo. Sinceramente, visto il fanatismo generale delle Sentinelle nei confronti del loro Lord Herobrine, probabilmente si sarebbero disperse se il loro leader fosse morto, esattamente come i guerrieri del Nether nella guerra precedente. Però, come raggiungerlo? Il campo pullulava di Sentinelle, e Stella non sapeva come fare per non farsi vedere. Seguendo con lo sguardo la Sentinella che pattugliava il confine, si disse che forse non le serviva non farsi vedere. Bastava solo che non capissero che lei non era una Sentinella. Ci pensò su per un lungo istante, decidendo infine che quello poteva essere un buon piano. Attese che la guardia si avvicinasse alla sua posizione, e quando fu abbastanza vicina balzò fuori di colpo e saltò addosso alla guardia. Gli tagliò la gola con un gesto rapido e trascinò il cadavere nel nascondiglio da cui era uscita.
-Bene, amico. Prestami la tua armatura un secondo- disse Stella fra sé, togliendo l’armatura dalla Sentinella morta e levandosi la sua. Scavò un buco in terra e ci mise dentro la sua armatura in diamante, infilandosi poi quella della Sentinella, che era in ferro e portava cesellato sul petto lo stemma della fazione. Dovette nascondere anche la spada di Smeraldo, ma portò con sé quella in diamante. Stella attese un momento in cui nessuno la vedesse, e poi uscì dal nascondiglio senza farsi troppi problemi, entrando nel campo con naturalezza. Una volta dentro, si mostrò disinvolta. Lì era pieno di Sentinelle affaccendate in varie attività come ad esempio costruzione di armi o riparazioni di armature, mentre molte altre dormivano. Un paio di ragazzi, vedendola, si scambiarono commentini e gomitate complici indicandola, ma Stella si trattenne dal prenderli a calci, sforzandosi di ricordarsi che non era lì per dare una lezione a gente che faceva commenti su di lei il cui contenuto era facilmente immaginabile. Proseguì nel campo, salutando qualche Sentinella qua e là per sembrare il più naturale possibile, ma al tempo stesso senza perdere di vista Drake che stava camminando nella folla assieme alla guardia. Attraversarono tutto il campo, e infine i due uscirono dallo stesso incamminandosi verso una montagna lì vicina. Ai piedi di questa, voltato di spalle, stava un tipo che Stella non riusciva a vedere molto bene. Portava un mantello che lo copriva, e stava appoggiato con entrambe le mani su una spada che aveva piantato a terra di fronte a sé. L’unico particolare che era possibile distinguere era la sua discutibile capigliatura, capelli castani e disordinati. Stella fece una smorfia nel vedere quel tipo, le dava una sensazione sgradevole. Decise di nascondersi tra due capannelle che stavano giusto al confine del campo, in modo da poter seguire il discorso. Drake, vedendo lo strano tipo, ignorò completamente la guardia e corse verso di lui, trafelato.
-Lord Herobrine! Lord Herobrine! C’è un’emergenza!- disse verso lo strano tipo. Evidentemente, quello doveva essere Herobrine. La prova arrivò quando lui si girò verso Drake. Stella lo osservò attentamente. Sembrava relativamente giovane rispetto a Michael, sebbene dovessero avere circa la stessa età. I suoi occhi erano completamente bianchi, come quelli del Re del Nether. Inoltre, era incredibilmente muscoloso. La maglietta che portava, infatti, sembrava quasi non riuscire a contenere la sua possanza fisica, e sembrava incredibilmente attillata anche se probabilmente era solo di misura normale. Non era pompato, tuttavia, ma semplicemente molto muscoloso, persino più di Michael. Probabilmente, si disse Stella, prendersi un cazzotto in faccia da quel tipo non doveva essere un’esperienza divertente. Un’aura rossa appena visibile lo circondava, segno che probabilmente doveva essere sotto l’effetto di qualche tipo di pozione di forza, cosa che indubbiamente lo rendeva ancora più pericoloso. Il mantello che portava contribuiva ancora di più a farlo sembrare grande, quasi come se fosse un qualche re in guerra.
-Cosa c’è?- chiese, con tono così gelido che sembrava provenisse dalle profondità di una tomba. Non sembrava essere molto contento di essere stato disturbato. Drake si zittì improvvisamente, con la stessa espressione di uno che avrebbe volentieri preferito avere una pozione di Invisibilità sottomano.
-Forza, parla- continuò Herobrine, incrociando le braccia e fissandolo dritto negli occhi. Drake stava sudando freddo, e boccheggiò un po’ prima di cominciare effettivamente a parlare.
-Lord Herobrine, ero stato mandato in ricognizione allo Skeleton Leap per vedere se fosse sicuro portare l’esercito lì. Il posto è ancora intoccato, tuttavia… Tuttavia ho trovato un gruppo di guerrieri. Sono stato sconfitto e catturato- piagnucolò Drake a voce bassa, chiaramente spaventato da una possibile reazione di Herobrine. Quello si limitò a socchiudere gli occhi, senza commentare, come se ci stesse pensando su. Dopo una manciata di secondi, si decise finalmente a rispondere.
-Guerrieri. Uhm. E perché ti hanno catturato?- chiese, fissando Drake dritto negli occhi.
-Mi hanno interrogato. Sapevano che ero una Sentinella, ma non gli ho detto niente- disse Drake, stavolta più sicuro. Probabilmente, ora era sicuro di aver fatto una buona cosa, perché non aveva detto niente a Stella.
-Sapevano, dici? Per caso fra di loro c’era un Hardcorer con una cicatrice sulla faccia? Trentanove anni, occhi verdi, capelli neri?- chiese Herobrine. Stella capì che stava descrivendo Michael, ma Drake scosse energicamente la testa.
-No, Lord Herobrine. Tuttavia, c’era una ragazza che mi ha chiesto di lei. Non so chi fosse, ma sembrava pericolosa. Capelli rossicci, armatura di diamante e occhi sul verde acqua bluastro- descrisse Drake, parlando di Stella che l’aveva interrogato. Lei sogghignò fra sé, pensando a che faccia avrebbe fatto Drake se avesse saputo che lei era lì. Herobrine sospirò, rinfoderando la spada che aveva piantato a terra.
-Non importa. Se non c’è Michael, sarà uno scherzetto ucciderli, quando porteremo l’esercito fin lì. Per ora preparatevi, presto partiremo. Andate- ordinò Herobrine, con un gesto imperioso della mano. Drake e la guardia ubbidirono immediatamente all’ordine, tornando indietro. Stella trasalì, e si nascose appena in tempo dentro una delle casupole perché Drake non la vedesse. Quando i due furono passati oltre, lei uscì dal nascondiglio, riprendendo a spiare Herobrine che ora era solo nella notte. Stava passeggiando nella radura con aria assorta, guardando le stelle che brillavano alte nel cielo e pensando. Ad un certo punto, prese e andò verso l’oceano, che doveva essere lì vicino. Stella lo seguì da una certa distanza, procurando di non farsi vedere dal guerriero. Prevedibilmente, Herobrine arrivò fino alla spiaggia, e rimase ad osservare la distesa d’acqua che aveva di fronte. Sganciò la spada dalla cintura e la buttò a lato, liberandosi poi anche del mantello e della maglietta, restando solo con i pantaloni. Stella, che lo stava sorvegliando, notò che alche lui portava il tatuaggio delle Sentinelle, che gli copriva gran parte della parte bassa del petto. Dopo essersi svestito, Herobrine prese una pozione che Stella non riuscì a distinguere dalla tasca e la bevve. Le branchie che comparirono sui lati del suo collo aiutarono Stella a capire che probabilmente la pozione era di Water Breathing. Le pareva un po’ eccessivo per uno che voleva farsi una nuotata, così quando lo vide tuffarsi nell’oceano decise di seguirlo. Si avvicinò alla riva, togliendosi l’armatura che aveva rubato alla Sentinella e buttandola in mare. Prese la pozione di Water Breathing che Spix le aveva dato, la mescolò con quella di Night Vision, e bevve l’intruglio. Il fondo del mare diventò improvvisamente più chiaro, e Stella si tuffò a sua volta. Una volta in mare, non le fu difficile individuare Herobrine, che stava nuotando sempre più a fondo, verso uno strano ammasso di roccia non identificabile. Avvicinandosi a nuoto, Stella si accorse che si trattava di una specie di tempio fatto in uno strano tipo di roccia che lei non aveva mai visto, ma di cui aveva sentito parlare. Prismarine, o qualcosa del genere. Herobrine si stava dirigendo proprio verso il tempio, così Stella fece lo stesso. Il tempio, tuttavia, non sembrava essere completamente originale. Alcuni muri, infatti, erano stati sostituiti da ampie vetrate, ed era possibile intravedere alcuni oggetti all’interno, quasi come se qualcuno avesse colonizzato il tempio stesso. Herobrine nuotò sotto la base del tempio, raggiungendo una specie di buco scavato nelle fondamenta. Stella aspettò qualche attimo, lasciando andare avanti lui, e infine si infilò a sua volta nel buco. Questo era alto solo pochi blocchi e pieno d’acqua, ma inaspettatamente dopo poco Stella riemerse all’asciutto. Il buco portava all’interno del tempio, che stranamente non era pieno d’acqua ma era stato prosciugato. Più precisamente, Stella emerse in quello che sembrava essere una specie di corridoio, con le pareti fatte di Prismarine. Alcune Sea Lanterns erano incastonate nelle pareti ed emettevano un bagliore soffuso che illuminava il corridoio stesso. A terra stavano dei tappeti in lana, mentre proprio intorno al buco di ingresso c’era una fila di spugne, evidentemente per asciugarsi prima di entrare. Stella uscì dal buco, asciugandosi sulle spugne e guardandosi intorno. Herobrine non c’era e il posto sembrava deserto, tuttavia per precauzione l’Hardcorer decise di sfoderare la spada. Avanzò cautamente nel corridoio, dando un’occhiata nelle varie stanze che comunicavano con esso. Scoprì che quel posto era stato adattato a tutti gli effetti come una vera e propria casa, con tanto di sala da pranzo, stanza degli allenamenti e tutto il resto. Evidentemente, quella doveva essere una specie di casa per Herobrine. Fu proprio nell’ultima stanza, la camera da letto, che Stella trovò il padrone di casa. Dando una sbirciata attraverso la porta, Stella vide Herobrine che stava guardando un grosso acquario in vetro costruito nella parete della camera. Dentro l’acquario stava un gigantesco mob a forma di pesce grigio con un occhio solo, che portava una targhetta attaccata alla coda con su scritto “Elder Guardian #2”. L’acquario sembrava comunicare con una vasca più piccola a lato, in cui nuotava una moltitudine di Squid ammassati fra di loro. Le due vasche erano divise da una porta di vetro collegata a dei pistoni, e che quindi probabilmente poteva essere aperta da fuori. Sul muro vicino alla vasca dell’Elder Guardian, infatti, c’era un bottone. Stella si chiese quale fosse la funzione di quella strana vasca comunicante, ma non ebbe molto tempo per pensarci, perché Herobrine cominciò a parlare facendole prendere un mezzo infarto.
-Ehi, bello. È ora di cena- disse, e Stella si accorse che stava parlando con il Guardian e non con lei, fortunatamente. Herobrine premette il bottone che stava vicino alla vasca e il portello di vetro si aprì, risucchiando uno Squid nella vasca grande in cui stava il Guardian. Quello, vedendo il mob nella sua vasca, lo caricò e lo sbranò, mangiandolo soddisfatto. Il portello si richiuse e Herobrine posò una mano sul vetro, guardando l’Elder Guardian che nuotava, tranquillo e sazio. Dopodichè, il guerriero si stiracchiò per bene, sogghignando fra sé per una ragione che inizialmente Stella non capì, ma che purtroppo le fu chiara presto.
-Guarda che lo so che sei lì. Non sono mica stupido- ghignò, stavolta riferito proprio a Stella. Lei, ormai scoperta, uscì dal nascondiglio con la spada alla mano, e finalmente si trovò faccia a faccia con Herobrine. Doveva dire che la cosa, per qualche ragione, la spaventava più del previsto. Lui sembrava disarmato, ma questo di sicuro non aveva fatto dimenticare a Stella che quel tipo aveva sconfitto sia Michael che Winter, e aveva pure quasi bruciato vivo quest’ultimo. Si sforzò di scacciare dalla mente l’immagine delle ustioni di Winter, guardando Herobrine fisso negli occhi. Era più che evidente che non fosse un tipo qualunque, perché la sua sola presenza irradiava un potere fuori dal comune. Tuttavia Stella non si lasciò intimorire.
-È inutile che ti tenga quel sorrisetto in faccia, stronzetto. Ti ucciderò- ringhiò lei, irritata. Non aveva intenzione di nascondergli il suo obiettivo... E nemmeno di perdere.

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