Il Caso Jaha

di Isidar23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Wells Jaha respiró profondamente l'aria pungente della notte,satura dell'odore di gas di scarico delle automobili e di marciume emanato dai cassonetti della spazzatura. Era uscito per fumare una sigaretta,e anche per svagarsi un po'. 
Alzó gli occhi al cielo,immaginando le miriadi di stelle che non vedeva,a causa dello smog che copriva il cielo come una cappa. Stava fantasticando,quando avvertì una presenza accanto a sè. 
-Hey. Non riesci a dormire?- le disse. 
-Non dormo mai- 
Wells rise. -Dovresti provare-
-Giá. Dovrei proprio- gli sorrise. -Mi dispiace,Wells-
Fu una frazione di secondo. All'inizio non lo sentì nemmeno,poi,nel momento in cui si guardó la mano,due dita mozzate di netto,avvertì anche il dolore,lancinante. Il sangue cominció a sprizzare fuori dalla ferita,mentre Wells Jaha,ammutolito dal terrore,si accasciava a terra,guardando con gli occhi spalancati il suo assassino. L'ultima cosa che vide fu la lama che calava di nuovo su di lui. 


Bellamy Blake odiava i lunedì mattina. Peggio ancora se iniziavano con un omicidio. Era un detective della omicidi solo da due anni,ma era già diventato uno dei migliori.
Scese dalla sua auto e si diresse nel vicolo che era diventato il teatro dell'ennesimo crimine in quella città. 
-Allora? Cosa abbiamo qui?- chiese ad un collega. 
-maschio,afroamericano,sui 25 anni.-
-non sappiamo nient'altro?- chiese Bellamy.  
-Il medico legale sta arrivando. Signore,è meglio che veda lei stesso.-
Bellamy si diresse verso il corpo,e,lentamente,sollevó il lenzuolo bianco. 
"Oh."
Fu tutto quello che pensó. No,decisamente quello non era un omicidio come gli altri. 

Wells Jaha era morto. No,non era vero. Non voleva crederci. Non appena fu sulla scena del crimine,ignorando completamente i suoi obblighi lavorativi,scostó il telo e rimase li a fissare il viso del suo migliore amico,immobile,cercando di trattenere le lacrime. 
-Dottoressa Griffin?- chiese un agente. 
Clarke si ricompose -Si...chiama la scientifica,fai prelevare ogni frammento,qualsiasi cosa che possa costituire una prova. Io porto via il corpo per l'autopsia-
Wells fu caricato su una barella e portato in obitorio.Clarke era ancora troppo scossa,ma cercó di non piangere. 
-È lei il medico legale?- chiese una voce arrogante. 
Clarke sollevó lo sguardo -Si-
-Sono il detective Bellamy Blake,della omicidi. Com'è stato ucciso?-
-Ferita da arma da taglio alla gola. L'assassino ha colpito un'aorta,facendolo morire dissanguato. Ha due dita della mano destra mozzate,probabilmente prima che gli fosse inflitto il colpo fatale. Potrò dirle di più dopo l'autopsia.-
-Bene. Adesso muova il culo e faccia i suoi esami,prima che la notizia divenga di dominio pubblico-
Clarke aveva voglia di tirargli un pugno. Come si permetteva,quello spocchioso arrogante? Si credeva migliore di lei solo perché possedeva un distintivo? 
Clarke Griffin si alzó,e senza degnarlo di uno sguardo,si recó in obitorio. 


Bellamy sapeva di doverci andare cauto,con quel caso. Wells Jaha era il figlio del sindaco, e se non avesse trovato il suo assassino in tempi brevi avrebbe potuto persino perdere il posto. Proprio perchè si trattava di una situazione delicata,per risolvere il caso nel migliore dei modi avrebbe dovuto ragionare brillantemente,usare la logica,e questa cosa lo infastidiva. Bellamy era un uomo d'azione,che preferiva girare per le strade invece che lambiccarsi il cervello davanti a una lavagna.
E invece fu proprio quello che era costretto a fare.
Sulla lavagna aveva attaccato le foto del cadavere di Wells,ma non aveva ancora scritto nulla. Doveva ricostruire le ore,se non le giornate prima della sua morte per trovare il colpevole.
Passò qualche minuto,dopodichè Bellamy si alzò e si diresse verso l'obitorio. Forse la dottoressa Griffin aveva qualcosa per lui.
E infatti eccola lì,in camice bianco e con i capelli biondi legati in uno chignon,che esaminava alcuni frammenti al microscopio.
-Allora?- domandò Bellamy,per annunciare la propria presenza.
Clarke sbuffò. -Salve,detective Blake.-
Si avvicinò al corpo di Wells e scostò il lenzuolo che lo copriva. -Come ho accennato sulla scena del crimine,la morte è avvenuta per dissanguamento,a seguito di un colpo da arma da taglio. Proprio qui.- e indicò un punto della gola. -Probabilmente con un coltello di piccole dimensioni,un tascabile. La cosa interessante è che non è stato ucciso con il filo della lama,bensì con la punta.-
-E' stato infilzato- disse Bellamy.
-Esattamente.Questo ci fa capire che l'assassino era alla sua altezza,se non più basso di lui. Guarda l'angolazione della ferita.-
Poi prese la mano di Wells e gli mostrò le due dita mozzate -E' morto tra mezzanotte e le due,e come ho già detto,il taglio delle dita è avvenuto prima del colpo fatale.-
-Perchè tagliargli le dita prima di ucciderlo? Una forma di tortura? Una firma? Abbiamo a che fare con un serial killer?-
-Non c'è niente che faccia pensare ad una tortura. Anzi,il taglio è stato fulmineo,come se servisse a confondere la vittima prima di accoltellarla.L'assassino non sembra esperto, dev'essere la prima volta che uccide,e tutto ci fa pensare che Wells lo conoscesse. Non si è difeso,eppure era grosso fisicamente, il colpo è stato del tutto inaspettato.-
-Conosceva il suo assassino?- Questa sì che era una rivelazione.
-Esatto.-
Bene. -Grazie dottoressa Griffin,se non c'è altro,io vado,ho un omicidio da risolvere.- disse Bellamy,voltandosi per andarsene.
-Detective- chiamò lei
-Che c'è?- chiese Bellamy,scocciato.
-Conoscevo personalmente Wells. Era il mio migliore amico. Voglio che il suo assassino sia trovato e che sia fatta giustizia. Sono probabilmente la persona che lo conosce di più al mondo,e potrei aiutarla nelle indagini.-
Bellamy rimase per un attimo interdetto. La dottoressa avrebbe potuto intralciarlo nelle indagini ma al contempo gli sarebbe stata estremamente utile. Conosceva personalmente la vittima e celebre era la sua fama presso il dipartimento,come medico legale (la più giovane del dipartimento, nonchè figlia  di Abby Griffin, il miglior chirurgo della città) e come persona (si diceva che fosse brillante e determinata,e al tempo stesso molto umana e attenta alla vittima). E, come se non bastasse, era anche molto bella.
-D'accordo,Dottoressa. Da oggi sarai la mia partner.- cedette Bellamy.
-Grazie. Puoi chiamarmi Clarke.- rispose la ragazza.





Note,dediche,ripensamenti dell'autrice:
Salve! E' la prima storia che pubblico in questo fandom (ed è una Bellarke!). Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto,il secondo è già scritto,e se questo vi piace lo pubblicherò. Ah,e se vi è piaciuto (ma anche se non vi è piaciuto) ,gradirei una recensione,anche minuscola,giusto per sapere cosa ne pensate.
Spero di aver reso al meglio i personaggi e le relazioni tra di loro,in questo capitolo vediamo solo Bellamy e Clarke ( e Wells e il fantomatico assassino...chissà chi è!) ma dal prossimo cominceranno ad apparire anche gli altri!
Grazie per aver letto,alla prossima!
Isidar

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

CAPITOLO 2


Erano seduti in un bar davanti ad una tazza di caffè nero.
-Allora. Parlami della vita di Wells, delle sue abitudini.-
-Beh- cominciò Clarke -Wells era il figlio del sindaco, ma nonostante conducesse una vita agiata non lo dava mai a vedere. Anzi, era un ragazzo molto semplice, che amava le partite di calcio e gli scacchi. Sua madre morì quando era piccolo e ne ha sofferto molto, anche se era sempre allegro con gli altri.-
-Chi frequenta oltre a te?-
Clarke ci pensò su un momento. -Finn Collins è un nostro amico. Lo chiamano "Spacewalker". Lavora in un ristorante come cameriere. Lui e Wells andavano abbastanza d'accordo. Anche la fidanzata di Finn, Raven, esce spesso con noi. E' simpaticissima ed è un meccanico.-
Bellamy prese nota di tutto. Si fidava quando Clarke diceva che erano brave persone, ma avrebbe comunque verificato gli alibi di tutti quanti.
-Chi altro?-
-Mh. Jasper e Monty. Jasper Jordan e Monty Green, per la precisione. Monty è un informatico, mentre Jasper, nonostante la laurea in chimica, non ha ancora trovato un lavoro. Poi basta, non credo ci sia qualcun altro. -
-Wells aveva una fidanzata?-
-Se ce l'aveva non me ne ha mai parlato.-
-Okay-
-Bellamy... hai contattato il padre di Wells? -
-Si, ma è all'estero per una conferenza, ci metterà un po' ad arrivare. -
Clarke annuì. Stava molto male, si vedeva. D'altronde solo pochi minuti prima aveva fatto l'autopsia al suo migliore amico, e Bellamy la stava indelicatamente sottoponendo ad un interrogatorio.
-Qualcosa non va? - chiese, con molto tatto. O quasi.
Clarke tirò su col naso -E' che... Wells ed io ci eravamo riappacificati da poco. Siamo amici fin da quando eravamo bambini, ma l'ho odiato per tanti anni, perchè lo ritenevo responsabile dell'omicidio di mio padre... E adesso è morto.-
-Aspetta, aspetta...- disse Bellamy -Quale omicidio?-
Quel caso era sempre piu interessante.


Clarke non la smetteva di tormentarsi le mani. Inspirò profondamente.
-E' successo dieci anni fa. E' stato in un hotel di lusso, per un evento privato finanziato dal padre di Wells, il sindaco. Lui ed i miei genitori sono molto amici. Mio padre venne spinto giù da una finestra in una delle camere dell'albergo. Quando la polizia indagò sul caso, Wells si recò in centrale per confessare l'omicidio. -
-E poi che è successo? -
-Wells confessò, nonostante non fosse stata trovata alcuna prova a suo carico. Niente impronte, fibre, testimoni, niente di niente. Ci fu un processo, e i legali del padre riuscirono a farlo scagionare per mancanza di prove e di movente. Il sindaco volle insabbiare la cosa, per evitare uno scandalo. A quei tempi si era appena candidato. -
-Alla fine il caso è stato risolto?-
Clarke scosse la testa.
Bellamy ebbe un'intuizione: -Scommetto che Wells sapesse qualcosa sull'omicidio di tuo padre, e l'abbia taciuta. Forse è stato proprio il vero assassino ad ucciderlo per impedirgli di parlare una volta per tutte. -
Entrambi si guardarono negli occhi. Stavano pensando esattamente la stessa cosa.
-Troviamo l'assassino di tuo padre e troveremo quello di Wells-


Lavorare nell'archivio doveva essere una noia mortale. Bellamy non avrebbe resistito neanche cinque minuti la sotto.
Clarke invece sembrava trovarsi a suo agio tra i fascicoli polverosi. "E ci credo, lavora con i morti. Un paio di fascicoli devono essere il massimo del divertimento per lei " pensò Bellamy.
-Allora?? Trovato??- chiese, ormai spazientito dall'attesa.
-Si- disse Clarke, riemergendo dai meandri polverosi dell'archivio con una scatola tra le mani. Bellamy la aprì, poi guardò la sua partner.
Era davvero sicuro di voler riesumare l'omicidio del padre di Clarke, di prendere in mano le foto del cadavere di fronte a lei? 
Bellamy poteva anche essere freddo e arrogante, ma c'era un limite a tutto.
Evidentemente la ragazza percepì i suoi pensieri.
-Va tutto bene- disse, guardandolo negli occhi -Mi sono preparata per anni a questo momento. Voglio scoprire la verità-
Si guardarono solo per pochi secondi, ma Bellamy poteva giurare di aver sentito il tempo dilatarsi, per far durare il più a lungo possibile quel momento.
Annuì, lentamente -Diamoci da fare, allora-
Clarke esaminò le foto e il rapporto dell'autopsia, che non presentavano niente di strano nel complesso, mentre Bellamy notò una discrepanza nei rapporti della polizia.
-Guarda qui. Viene descritta la morte di tuo padre, poi c'è la confessione di Wells.-
-E allora?-
-Ho dimenticato che sei solo una patologa, che non sa nulla di come lavoriamo noi detective- rispose Bellamy con aria di superiorità.
"Stronzo" pensò Clarke.
-Comunque. Dov'è la lista dei sospettati? Qui avevano iniziato a fare delle indagini, ma dopo la confessione di Wells, più nulla. Come se si fossero accontentati di quella, senza cercare prove a suo carico o seguire altre piste. E questo è strano. E' possibile che non avessero nessun sospettato? -
-Chi è il detective che si occupò del caso? Possiamo parlarci? -
-Oh, eccome se possiamo. E' Marcus Kane, attuale tenente del distretto.-


Il tenente Kane era un uomo sui quarant'anni, con i capelli scuri e folti, con qualche capello grigio che spuntava qua' e la'. Aveva l'aria stanca.
-Cosa c'è, Blake?- chiese, non appena Bellamy e  Clarke entrarono nel suo ufficio.
-Mi scusi, signore.- Iniziò Bellamy. Clarke notò che era stranamente educato con lui. O stava cercando di ingraziarselo e ottenere le risposte che cercava con le buone maniere, oppure provava un profondo rispetto per lui.
-Si tratta del caso Jaha-
Kane si raddrizzò sulla sedia. Era tutt'orecchi.
-Abbiamo trovato dei collegamenti con un vecchio caso, il caso Griffin, che fu affidato a lei dieci anni fa.-
-Cosa volete sapere?- chiese Kane, sospettoso.
-Può parlarcene? Raccontarci com'è andata?- Chiese Clarke.
Bellamy la fulminò con lo sguardo. Clarke non doveva intromettersi nel dialogo tra lui e il suo capo, ricevuto.
Kane emise un lungo sospiro, ma rispose: -Tu devi essere Clarke Griffin. Somigli molto a tuo padre. Conosco entrambi i tuoi genitori, siamo amici da prima che nascessi. La morte di tuo padre fu un colpo durissimo per tutti, soprattutto per tua madre, per Thelonius e per me. - Kane fece una pausa. Clarke capì subito che si riferiva a Thelonius Jaha, il padre di Wells.
Il tenente proseguì. -Era la notte del 24 settembre, me la ricordo benissimo. Jaha non era ancora sindaco, ma era sulla buona strada per diventarlo. Avevamo tutti fiducia in lui. Aveva dato una festa esclusiva al Doge Hotel, nei quartieri alti. Jake Griffin era presente, con sua moglie Abby. C'ero anche io, e ovviamente c'era anche Wells. Jake non era soltanto un amico stretto del sindaco, era un importante ingegnere meccanico, a cui avevano affidato L'Arca, un progetto finanziato da Jaha.-
-Che tipo di progetto?- chiese Bellamy
-Non lo so con certezza. Era confidenziale. Ma pare che si trattasse di un nuovo tipo di palazzo, con appartamenti completi di ossigeno pressurizzato.-
-E che ne è delle altre piste? Non avevate nessun sospettato?-
-Jake non aveva nemici. Quando Wells venne a costituirsi, a noi bastava. Il tenente dell'epoca stabilì che andava bene così, e ci disse di chiudere il caso. In cuor mio ho sempre saputo che non era stato lui ad uccidere tuo padre, Clarke- disse, guardando la ragazza -Ho cercato di raccogliere prove per dimostrare la sua innocenza, ma lui era così determinato. Continuava ad insistere, dicendo che era stato lui. Descrisse l'omicidio nei minimi dettagli, come solo una persona presente sulla scena del crimine sa fare. Non potei fare nulla per lui. Mi dispiace che sia morto. -



-L'Arca?- Si stavano dirigendo verso la scrivania di Bellamy, per cercare altre informazioni  -Possibile che non ne sapevi nulla, Clarke?-
-Giuro.-
-Okay, okay. Ma qualcosa deve pur essere, no? Kane ha detto che forse era un palazzo. -
Clarke si mise al computer, cercando tutti gli immobili venduti dieci anni prima.
-Ho trovato qualcosa-
-Ah si? -
-Un palazzo di dodici piani, appartamenti riempiti con ossigeno, come diceva Kane! E' stato venduto un mese dopo la morte di mio padre-
-Nient'altro? -
-No.-
Bellamy alzò le mani. -Non so tu, Principessa, ma io non ci sto capendo niente. L'unica cosa che so è che sono le otto, e il mio turno è appena finito. Torniamo a casa e dormiamoci su, ne riparliamo domani.-
A malincuore, Clarke spense il computer, e si avviò verso l'uscita.
"Aspetta un attimo..." pensò, mentre usciva dall'edificio "Mi ha chiamata 'Principessa' ??? "



- Octavia! - chiamò Bellamy, entrando nell'appartamento che divideva con la sorella.
-Ah, sei tornato!- rispose quest'ultima -Ho preparato la cena.-
Si sedettero a tavola.
-Allora? Com'è andata a lavoro? Hai una faccia distrutta.- chiese Octavia
-Non ci sto capendo niente.- confessò Bellamy -Il figlio del sindaco è morto, non riusciamo a trovare il colpevole, ed è tutto un gran casino.-
-Mh, mh- fece Octavia distrattamente, mentre prendeva un po' d'insalata.
Quando ebbe finito, prese la borsetta e le chiavi.
-Dove vai?- le chiese Bellamy.
-Esco-
-A quest'ora di notte? Dove diavolo vai?- 
-In giro. Ma poi che te ne importa?-
-Mi importa eccome. Sei mia sorella, e sei una mia responsabilità- ribadì Bellamy.
-Ho vent'anni, Bell. Sono libera di andare dove mi pare e di uscire quando mi pare.-
-Esci da sola? O sei con qualcuno?-
-Non fare lo sbirro con me! - ribattè Octavia, chiudendosi la porta alle spalle.
Bellamy sospirò e scosse la testa.



Clarke aveva preparato una gustosissima macedonia, ma non ne aveva mangiata neanche un po'.
Stava frugando tra le cose di suo padre da due ore, cercando qualcosa che potesse riguardare il progetto Arca o Jaha. Fin'ora non aveva trovato niente.
Ricevette un messaggio. Era Raven. "Usciamo stasera? :D"
Clarke sorrise,ma rispose "Scusa, Raven, stasera no, ho da fare. Salutami gli altri".
Si alzò, aveva le gambe intorpidite. Nel farlo, urtò una scatolina di plastica. Non l'aveva vista ,prima.
La aprì e vide che conteneva  una chiavetta USB. La collegò al computer. Conteneva un filmato. Nel filmato c'era suo padre.
"Mi chiamo Jake Griffin. Sono l'ingegnere capo dell'ambiente e il comandante del dipartimento risorse. Oggi ho il compito di parlarvi del vostro futuro.Quello che ho da dirvi è molto serio. L'Arca sta morendo. Il tempo sta per scadere, l'ossigeno sta per finire, e questa è un'innegabile realtà. Ho deciso di parlare perchè dovete conoscere la verità. Siate forti. "







Note, Dediche, Ripensamenti dell'autrice:
Salve! Sono rimasta davvero sorpresa del fatto che il primo capitolo vi sia piaciuto! Grazie a tutti per le recensioni e i complimenti!
Come promesso, eccovi il secondo capitolo, stanno iniziando ad entrare in scena altri personaggi, e  piano piano appariranno tutti. Il mistero si infittisce!
Spero che anche questo vi piaccia, fatemi sapere con una recensione!
Grazie per aver letto e alla prossima,
Isidar

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3


Piangeva.  Grosse lacrime le rigavano le guance,  le finivano in bocca,  le rotolavano giù per il collo.  Non riusciva a smettere di piangere.  Piangeva,  piangeva,  piangeva,  dondolandosi avanti e indietro.  Era sola,  al buio,  rannicchiata sul pavimento della sua stanza.
Gli incubi non erano svaniti affatto,  anzi.  Erano tornati,   più feroci che mai,  e si erano moltiplicati.  Le voci dentro la sua testa la accusavano.  I cadaveri la fissavano con i loro occhi gelidi.  Che cosa aveva fatto??
Si diede un pizzico sulla mano.  Doveva restare sveglia,  si disse piangendo,  non poteva addormentarsi.  Se l'avesse fatto,  gli incubi avrebbero vinto.  




Bellamy si svegliò con un orrendo mal di testa.   "Cominciamo bene",  si disse.  Era rimasto sveglio ad aspettare Octavia,  che era rincasata alle due del mattino.  Bellamy aveva preteso delle spiegazioni,  e sua sorella,  per tutta risposta,  gli aveva sbattuto in faccia la porta della sua camera.
Bevve il suo caffè,  ma non si sentì affatto meglio.
L'unica cosa che lo consolava in quel momento era che di lì a poco sarebbe andato al lavoro,  e avrebbe rivisto la dottoressa Griffin.


-Sei in ritardo, Bellamy. -  lo punzecchiò Clarke,  non appena lo vide arrivare.  "Adesso sono io a fare la spocchiosa"  pensò,  divertita.  Ma poi vide la faccia del detective.  -Cosa ti è successo?  Dalla tua espressione si direbbe che ti sia passato sopra un camion.-
Bellamy rispose:  -Tu ce l'hai una sorella?-
-No.-
-E allora non puoi capire.-
Bellamy bevve il suo caffè,  di nuovo.  Era la terza tazza da quando si era alzato.  E quando ebbe finito bevve pure quello di Clarke.
-Oh,  prenditelo pure,  non mi dispiace mica- ribattè lei,  sarcastica.
Bellamy la ignorò.  -Trovato qualcosa?-  chiese.
-Oh, si.-  Clarke sorrise,  trionfante,  mostrandogli la chiavetta.  -Questa l'ho trovata tra le cose di mio padre. Guarda-.  Fece partire il filmato.
"Mi chiamo Jake Griffin.  Sono l'ingegnere capo..."
-Oh.  Mio.  Dio. - Bellamy era senza parole.  Avevano un movente per l'omicidio del padre di Clarke! Sicuramente era stato ucciso da qualcuno che non voleva far sapere che l'ossigeno nel palazzo stava finendo. Ma da chi?
Bellamy stilò una lista di sospettati.  Thelonius Jaha era al primo posto.  Aveva investito i propri soldi nell' Arca,  sicuramente non avrebbe voluto che Griffin mandasse a monte tutto.  Doveva interrogarlo.
-Atom!-  Sbraitò ad un agente  -Dove diavolo è Thelonius Jaha?-
-Ancora all'estero,  signore-
-Contattalo.  Devo parlare con lui al più presto.-

-Fammi capire.  Vuoi accusare il sindaco di omicidio?-
-Duplice omicidio,  signore.  Ha ucciso Jake Griffin affinchè non parlasse,  e poi Wells perchè non facesse altrettanto.  Sono sicuro che il ragazzo abbia assistito all'omicidio di Griffin.-
Kane si passò le mani fra i capelli,  esausto. 
-Bellamy Blake.  Sei un detective della Omicidi da due anni,  e posso affermare con certezza che sei uno dei migliori che abbiamo,  ma stavolta hai fatto un buco nell'acqua.-
-Ma signore,  abbiamo un filmato... -
-Quel filmato non è una prova sufficiente!  E il sindaco aveva un alibi solido per l'ora dell'omicidio.  Mentre Jake Griffin volava giù da una finestra,  nella hall dell'albergo Thelonius stava rispondendo alle domande di alcuni giornalisti.  Io ero presente.-
Bellamy rimase di sasso.
-Dev'esserci qualcun altro.  Qualcuno che era coinvolto in questa storia dell' Arca-  disse.
-Si,  c'era qualcun altro,  di questo sono sicuro,  ma Thelonius non ha mai voluto dire chi.-
Bellamy corse fuori.
-Clarke,  devi fare una ricerca.  Sull'Arca.  Chi altri dirigeva il progetto?-
La ragazza cominciò a cercare,  e dopo appena pochi minuti si fermò. Il nome che vide comparire sullo schermo del computer la sconvolse.
Abby Griffin.

-Signora Griffin,  sono il detective Bellamy Blake.-
-Che cosa ci faccio qui?  Ho dei pazienti che aspettano,  all'ospedale.-
-Aspetteranno ancora un po',   visto che è qui per un indagine su un omicidio.-  la zittì Bellamy.
Clarke osservava la scena dall'esterno della sala interrogatori,  da dietro lo specchio finto.  Sua madre non poteva vederla,  ma viceversa,  Clarke le teneva gli occhi incollati addosso.
-E' per via di Wells Jaha,  vero?-  domandò Abby  - Mia figlia me ne ha parlato.-
-A proposito di Wells Jaha,  si.-  confermò Bellamy  - E di Jake Griffin-
Abby rimase paralizzata nel sentire quel nome.  Dopo tutti quegli anni...
-Avete trovato il colpevole?-  chiese, con la voce tremante.
Clarke provò un'ondata di disgusto.  Sua madre era davvero una brava attrice.  Come se non sapesse quello che aveva fatto...
-Signora Griffin- Cominciò Bellamy,  perfettamente calmo,  facendo finta di sfogliare alcuni fascicoli - ci risulta che lei fosse la co-fiduciaria del fondo monetario per il progetto Arca.  E' esatto?- 
-Come?-  chiese Abby,  come se non avesse sentito la domanda.  Ma Bellamy non la ripetè.  Abby aveva sentito benissimo,  perciò si limitò a fissarla negli occhi.
Per alcuni secondi nella sala interrogatori ci fu il silenzio piu assoluto.  "Chi tace acconsente" pensò Clarke.
-Ci risulta anche che suo marito,  Jake Griffin,  lavorasse con lei al progetto.  E' esatto?-
Ancora silenzio.
-E ci risulta ancora che il signor Griffin avesse scoperto una falla nell'impianto dell'ossigeno,  e avesse deciso di denunciarla.-  Proseguì Bellamy.  Piantò i suoi occhi scuri in quelli di Abby Griffin.  -E'... Esatto?- chiese, ancor più lentamente.
Clarke osservò Bellamy.  Osservò l'espressione dei suoi occhi,  la postura che aveva assunto,  il suo atteggiamento,  perfettamente rilassato e teso insieme.  In quel momento lui era un predatore.  E Abby Griffin era la sua preda.  Una gazzella messa con le spalle al muro da una tigre.
Prese il tablet che era accanto a lui sul tavolo e fece partire il filmato.
Clarke osservò la reazione di sua madre.  A mano a mano la sua espressione diventava sempre più terrorizzata.
"...Ho deciso di parlare perchè dovete conoscere la verità.  Siate forti."
-Io...-
-Lei...?-  chiese Bellamy,  piegando la testa da un lato, spingendola a continuare.
 Clarke notò che i suoi muscoli sembravano tesi.  Era pronto ad azzannare la preda.
-Lei non può capire perchè l'ho fatto.-  continuò Abby.  -Stava per dirlo a tutti.  Non potevamo permetterlo, capisce?  Dovevo impedire che facesse qualcosa di stupido.-
Abby Griffin si ricompose,  mettendosi ritta sulla sedia.
La gazzella guardò la tigre fisso negli occhi.
-Lei pensa che io sia un'assassina,  ma non è vero.  Io l'ho fatto per il bene di tutti.-


Clarke guardò una coppia di agenti portare via sua madre in manette.
-Non ha ucciso lei Wells.  Per quell'omicidio ha un alibi solido.  Ma per quello di tuo padre... non ci sono parole,  Clarke,  mi dispiace tanto.-  Marcus Kane le mise un braccio intorno alle spalle.  -Per qualsiasi cosa ti serva-  disse  -Non esitare a contattarmi.-
-La ringrazio,  tenente.-  rispose Clarke.  -E' molto gentile da parte sua-
Anche Bellamy si avvicinò,  cauto. 
-Clarke...- 
-Sai-  disse lei,  interrompendolo,  con un filo di voce  -Mi è sempre piaciuto disegnare.  Alle elementari Wells mi regalava sempre matite e pastelli,  qualunque cosa con cui potessi disegnare.  Poi ho scoperto che scambiava le sue cose con gli altri bambini per procurarmeli.-  tirò su col naso  -E adesso l'ha fatto di nuovo. Mi ha mentito per proteggermi.  Ha confessato un omicidio che non aveva commesso,  e l'ha fatto solo per me.  Ha lasciato che odiassi lui per non farmi odiare mia madre...-
Bellamy la guardò  -Non ho avuto l'onore di conoscerlo,  ma sono sicuro che fosse un ragazzo fantastico-
-Lo era-
Bellamy continuò a guardarla.  Non sapeva perchè,  ma vedere Clarke in quello stato lo faceva sentire...triste,  impotente.  Non si era mai sentito così prima di allora.  Doveva pur esserci qualcosa che poteva fare.
-Senti...-  cominciò  -Se stasera non vuoi stare da sola puoi venire a casa mia.  Mia sorella preparerà qualcosa di buono per cena.  Se ti va, puoi portare anche i tuoi amici.-
Clarke rimase un attimo perplessa.  "Chi sei tu,  e cosa ne hai fatto dello stronzo,  arrogante,  egoista Bellamy Blake?" pensò,  guardando il ragazzo che gli stava di fronte.  Era stato gentile con lei.  Non era da lui,  ma a Clarke quella gentilezza inaspettata fece piacere.  Nonostante ciò,  si sentiva davvero troppo male per accettare la proposta.
-Grazie,  Bellamy,  ma voglio stare da sola per un po'- rispose.
Negli occhi di Bellamy passò un lampo di delusione,  ma fu solo per un attimo.
-Beh,  se cambi idea sai dove trovarmi.-  disse,  prima di voltarsi e andarsene.



Una bottiglia di vino,  una di vodka, una di brandy.  Clarke le allineò sul tavolo della sua cucina.  Non si era mai ubriacata seriamente prima di allora,  ma stasera aveva intenzione di farlo.  Stava malissimo.  Non sapeva dire se stesse più male per sua madre o per Wells.  Tra l'altro,  l'omicidio di Wells non era ancora stato risolto,  e il suo assassino era ancora a piede libero.  Ma sua madre?  Aveva lasciato che un ragazzo innocente si prendesse la colpa per lei.  Clarke ebbe voglia di vomitare.  E così fece.  Vomitò anche l'anima,  e insieme ad essa tutte le sue preoccupazioni,  paure,  ansie,  delusioni.  Quando tirò su la testa dal water si guardò allo specchio.  La ragazza che vide era talmente diversa da lei,  con i capelli scarmigliati,  il volto pallido,   gli occhi rossi per il pianto.  Capì che doveva reagire.  Non doveva stare da sola,  non doveva ridursi in quello stato. Un pensiero la folgorò.  Sapeva chi poteva aiutarla.
Uno squillo.  Due squilli.  Tre squilli.
"Pronto?"  Clarke non sapeva dire perchè,  ma era contenta di sentire quella voce.
-Ciao,  Bellamy.  La tua offerta è ancora valida?-







Angolino dell'autrice:
Salve! Siamo arrivati al terzo capitolo!
Grazie a tutti quelli che hanno recensito.
Scusatemi per il formato della storia, ma davvero, non so proprio cosa fare con l'editor di EFP.
I personaggi e i loro caratteri sono resi bene? Vi assicuro che per me mantenerli IC è la cosa piu difficile!
Al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4


Octavia apparecchiò la tavola.  Bellamy le aveva detto che stava arrivando una sua collega,  la dottoressa Griffin. Aveva detto che le erano successe delle cose,  e che ora era molto provata,  e avrebbero dovuto cercare di tirarle su il morale.
"Che strano"  pensò Octavia,  mentre sistemava le forchette.  Bellamy si era già portato delle ragazze a casa per fare sesso prima di allora,  ma mai quando c'era anche lei.  Questa qui doveva essere speciale,  pensò.  Non aveva mai visto suo fratello comportarsi così.
-Octavia- chiamò Bellamy  -Ho intenzione di invitare anche gli amici di Clarke.  Devo interrogarli e contemporaneamente rallegrare lei,  è l'occasione giusta per prendere due piccioni con una fava.  Per te va bene?-
-Si-  rispose,  un po' titubante.  Ma suo fratello aveva forse perso la testa?  Non aveva mai fatto tanto per una ragazza.
-Perfetto. Allora dovremmo aggiungere qualche posto in più a tavola-  e corse a prendere altre sedie.
Octavia sbuffò. "Addio al mio appuntamento" pensò.
Mandò velocemente un messaggio. "Hey,  scusa,  ma mio fratello ha invitato della gente a casa,  non posso più venire. La prossima volta andremo insieme a vedere le farfalle blu,  promesso.  Mi farò perdonare,  vedrai ;) <3 "


Contro ogni previsione,  gli amici di Clarke Griffin si rivelarono essere davvero simpatici.  C'era quella ragazza,  il meccanico,  che faceva tantissime battute,   il suo ragazzo,  (quello con i capelli che sembravano fare "Swish" ad ogni suo movimento) faceva giochi di prestigio,  facendo sparire e riapparire una matita.
Anche Clarke Griffin era simpatica (di nuovo, contro ogni previsione) ,  anche se sembrava davvero distrutta, ma cercava comunque di ridere alle battute degli amici e di non rispondere troppo duramente quando Bellamy la punzecchiava. Octavia aveva passato tutta la serata ad osservarla. Si, era diversa dalle altre ragazze di suo fratello. Prima di tutto, era molto bella, ma sembrava non farci troppo caso. Si vedeva che aveva successo nella vita ( prima che arrivasse, Bellamy aveva iniziato uno sproloquio senza fine su quanto fosse brava come patologa) , ma non se ne vantava. Ma la cosa che colpì maggiormente Octavia fu la sua forza. Aveva appena perso il suo migliore amico e scoperto che sua madre era un' assassina, eppure cercava lo stesso di ridere e divertirsi. Anche se non la conosceva bene, Octavia sapeva che dentro di lei ardeva un fuoco, quello stesso fuoco che spesso aveva notato negli occhi di suo fratello. Era nata per essere una leader, ci avrebbe giurato. Octavia sentiva di rispettarla.
-Non posso controllare le maree se la luna non collabora!- esclamò ad un tratto uno dei ragazzi, un asiatico dagli occhi vivaci. -E' fisica elementare!!!- aggiunse poi, vedendo che i suoi amici non gli davano corda.
-Monty, vai a casa, sei ubriaco!- rise Clarke.
-Lascialo perdere, fa sempre così!- ribattè Jasper, il tipo con gli occhialoni da aviatore. Si voltò nella direzione di Octavia e le fece l'occhiolino. La ragazza scosse la testa. Per tutta la serata quel tipo aveva cercato di fare colpo su di lei.
Bellamy, invece, parlava con Raven, cercando di  far passare il suo interrogatorio per una conversazione normale.
-Tu lo conoscevi, Wells?- chiese, con nonchalanche.
-Si.-
-Vi frequentavate parecchio?-
-Non molto, ma negli ultimi tempi lui e Clarke si sono riavvicinati molto, e abbiamo cominciato ad uscire a quattro: Clarke, Wells, Finn ed io- rispose Raven, sorseggiando la sua Coca Cola.
Bellamy annuì -Hai notato qualcosa di insolito in lui? Si comportava in modo strano?-
-Vuoi dire se ci provava con Clarke?- chiese Raven, con malizia. -Non sono stupida, ragazzone. Ho visto come la guardi.-
-Io non la guardo proprio in nessun modo.- ribattè Bellamy, a disagio. Perchè ne stavano parlando? Doveva assolutamente riportare la conversazione su Wells.
-Oh, si, certo, se lo dici tu.- rispose Raven -Ma io so quello ho visto, e posso affermare con certezza che voi due siete proprio una bella coppia.- Un altro sorso di Coca Cola.
-Allora, hai notato qualcosa di strano in Wells, ultimamente, si o no?- ripetè Bellamy, che stava cominciando ad irritarsi.
-Hey, calmati, cowboy. Mmmmh, vediamo... no, nulla di strano. Solo, stavo pensando al luogo in cui è stato ucciso. Non è una bella zona in cui bazzicare di notte, come faceva lui.-
-Perchè? Non è un quartiere isolato.-
- No, ma ci sono i Terrestri.-
-Terrestri?- Bellamy voleva assolutamente saperne di più. Che avessero trovato una nuova pista per il caso?
-Si, i Terrestri. Sono una banda di criminali organizzati. Fanno di tutto: furti, razzie, incendi dolosi, omicidi. Sono parecchio pericolosi, e dominano mezza città, compreso il posto in cui è stato ammazzato Wells.- Raven si fermò.
-Dimmi di più-
-Io non so nient'altro. Mi sono sempre tenuta alla larga dalla loro zona. Ma puoi chiedere a Jasper. L'anno scorso è stato rapito dai terrestri. L'hanno rilasciato dopo riscatto, e quando la polizia l'ha trovato era parecchio messo male. Clarke e sua madre l'hanno curato, ma è ancora paranoico.-
-Grazie dell'informazione, Raven. Un'ultima domanda: dov'eri...-
-...la  notte in cui è stato ammazzato Wells? Tranquillo, non l'ho ucciso io. Perchè avrei dovuto farlo? Comunque ero a casa mia, con Finn. Abbiamo avuto da fare.- 



La serata passò, tra risate, conversazioni amichevoli e giochi di prestigio. Arrivò il momento per i ragazzi di tornare a casa.
-Octavia, sei simpaticissima- disse Raven, baciando la ragazza su entrambe le guance - Quando ti va di uscire con noi, non esitare a contattarmi.-
-Lo farò- rispose Octavia. E lo avrebbe fatto davvero, quel gruppo di ragazzi le piaceva.
-Hasta la vista!- Salutò Monty, salendo in macchina con Finn, Jasper e Raven. Octavia guardò la Chevrolet verde di Monty che si allontanava.
Era rimasta soltanto Clarke.
-Allora, Clarke, hai la macchina per tornare a casa?-
-Ehm...no- rispose lei, in imbarazzo. -Sono venuta qui con la metropolitana.-
-Okay, allora ti accompagno io.- decise Bellamy. -Non puoi stare da sola per strada di notte. Non con i Terrestri in giro.-
-I Terrestri?- chiese Clarke
Bellamy le spiegò tutto.
-Si- disse Clarke quando ebbe finito. -Mi ricordo di quando Jasper venne rapito. Che Wells avesse rapporti con loro?-
-Non lo so, dobbiamo scoprirlo.-
-Chi vi dice che siano stati i Terrestri?- s'intromise Octavia, cercando di mascherare la propria preoccupazione.
-Io ho il sospetto che siano stati loro. Indagheremo.- tagliò corto il fratello, prendendo le chiavi della macchina. -Andiamo, Principessa. Ti riaccompagno a casa.-



Una fitta pioggia cominciò a cadere proprio mentre la Berlina nera di Bellamy percorreva il vialetto di Clarke, e nessuno dei due aveva un ombrello, perciò rimasero in macchina.
-Non hai notato che tua sorella si è comportata in modo strano, quando abbiamo nominato i Terrestri?- Domandò Clarke.
Bellamy alzò le spalle - Chi la capisce.- sospirò -L'ho vista nascere, sai? Le sono sempre stato accanto, anche dopo che nostra madre è morta. Ho sempre cercato di proteggerla, e adesso è diventata così indisponente. Esce a notte fonda e rientra la mattina dopo, e non vuole neanche dirmi dove va. Ho preso diverse volte in considerazione l'idea di pedinarla, ma non l'ho mai fatto. Mi odierebbe.-
Clarke lo guardò. Si, okay, era stronzo, arrogante, egoista e presuntuoso, ma dall'altro lato era anche gentile, dolce e protettivo. Le piaceva tantissimo questo lato di lui.
-Hai fatto bene. Sembra una che non vorresti avere come nemica.- scherzò -Ma comunque mi piace molto.-
-Anche a me piacciono i tuoi amici.- si affrettò a rispondere Bellamy -Anzi, per la precisione, mi piacete molto tutti quanti.-
Clarke rimase sbalordita -Oh, oh! Bellamy Blake il duro ha ammesso che gli piaccio! Allora non sono più un peso per te, detective?-
Bellamy scosse la testa, sperando che Clarke non avesse notato il rossore che gli era salito alle guance. -Ha smesso di piovere- disse -Ti accompagno alla porta-
Scesero dall'auto, ma nel giro di una decina di secondi riprese a piovere a dirotto.
Bellamy imprecò.
Clarke, al contrario, rise. Era proprio buffo quando faceva così.
-Vuoi entrare in casa? Almeno finchè non smette di piovere- chiese, estraendo le chiavi dalla borsa.
Bellamy notò che l'appartamento di Clarke la rispecchiava molto. I divani in pelle, il tavolino di vetro, le pareti coperte di disegni.
-Sono davvero belli- disse, indicandoli
-Grazie- rispose Clarke -Posso offrirti qualcosa da bere?-
-No, grazie. Ma a quanto sembra tu stasera avevi in programma di darci dentro sul serio.- rispose Bellamy, indicando la bottiglia di vodka sul tavolo.
Clarke sospirò, triste. -Già. E' un brutto momento. Non se se ce la farò a riprendermi.-
-Ce la farai. Io ne sono sicuro.-
Clarke sorrise. Si sedettero sul divano. Bellamy lo aveva notato, Clarke era ancora distrutta per quello che era successo. A casa sua aveva riso e scherzato con tutti, ma in realtà non aveva ancora superato la cosa.
-Ti va di parlarne?- chiese dolcemente.
-Sai già tutto.-
-Si, ma non hai ancora avuto l'opportunità di sfogarti. Parla, Clarke. Urla, se ti fa sentire meglio, ma non tenerti tutto dentro. Ho imparato che così finisci solo per farti più male.- Vide che la ragazza non era ancora del tutto convinta -Io ti ascolterò. Ti prometto che starò qui seduto in silenzio ad ascoltare ogni cosa che dirai, e non farò nessun commento sarcastico o dirò niente di sgradevole.-
Di nuovo, Clarke fu colpita da quella gentilezza. 
Cominciò a parlare.
Bellamy la ascoltò per tutto il tempo, guardandola fisso negli occhi mentre parlava.
Quando ebbe finito, Bellamy disse: -Posso solo immaginare cosa stai provando in questo momento. Mi dispiace davvero tanto, Clarke. Ma non  puoi lasciare che i sentimenti ti distruggano. Non è standotene da sola a rimuginare che affronterai la cosa. Hai bisogno dei tuoi amici, di qualcuno che ti stia accanto... -
All'improvviso Clarke capì. No, non era dei suoi amici che sentiva di aver bisogno in quel momento.
-Ho bisogno di te- lo interruppe. Lo aveva detto tutto d'un fiato, senza pensarci. O meglio, senza fare appello alla ragione. Era stato il suo cuore a parlare, erano state le sue emozioni. Per una volta nella vita, la brillante e razionale Clarke Griffin si stava lasciando trasportare dai propri sentimenti.
Bellamy la guardava, senza dire nulla.
-Ho bisogno di te- ripetè Clarke -Okay, sei quasi sempre uno stronzo, ma in questo momento sei l'unica persona che ha dimostrato di tenerci davvero. Ho bisogno di te, e non solo per trovare l'assassino di Wells. Bellamy Blake, io...-
Bellamy sorrise: -Non sei lucida- rispose, arrossendo.
-No, invece, sono lucida più che mai.- 
E poi, tutto quello che nessuno sei due si sarebbe mai aspettato accadde.
Clarke aveva già baciato prima di allora, ma qui fu diverso. Bellamy era violento persino in quello, travolgente, quasi selvaggio, ma al tempo stesso dolce, non le fece male.
Bellamy non  sentiva altro che il fuoco. Il fuoco nella bocca di Clarke, nelle sue vene, nelle ossa, in tutto il suo essere.
E le mani, oh! Le mani! Clarke poteva sentirle ovunque, piccole scariche elettriche in tutto il corpo.
Bellamy non riusciva a smettere, una piccola parte del suo cervello gli urlava che era sbagliato, che doveva fermarsi, ma lui non ne avrebbe mai avuto abbastanza.





Angolino dell'autrice:
Ciao! Ecco a voi il quarto capitolo!
E si, finalmente un bacio Bellarke! Che ne pensate? Fatemelo sapere con una recensione!
(Ho notato che il numero di recensioni è calato negli ultimi due capitoli, non vi sono piaciuti?)
Sono anche apparsi i terrestri, che nel prossimo capitolo saranno molto più presenti! Siamo vicini alla risoluzione del caso, vedremo come si evolveranno le cose!
Alla prossima!
Isidar 

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