Weeks&Ships

di Jaqueline
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #Week 3, Leo/Calipso ~ Un Colore Alla Volta ***
Capitolo 2: *** #Week 3, Leo/Calipso ~ Di attrezzi di giardinaggio utilizzati impropriamente ***
Capitolo 3: *** #Week 3, Leo/Calipso ~ Come farsi esplodere la casa e vivere felici ***
Capitolo 4: *** #Week 7, Talia/Bianca ~ It's a matter of five kisses ***



Capitolo 1
*** #Week 3, Leo/Calipso ~ Un Colore Alla Volta ***


Noticine preliminari:
- In questo headcanon, Leo e Calipso si passano sette anni perché volevo ricreare la differenza di età che c'è nel libro, senza però esagerare. Se vi dà fastidio, chiudete ora.
- Questa storia, e in generale la raccolta, partecipa alla pjo shipweek organizzata dal CampMezzosangue ; dovreste parteciparvi pure voi, perché è bellissima e abbiamo i prompts, toh. Il prompt di questa è offerta da Miki Rise (y)
- Mi dispiace per il titolo, ma ho la brutta abitudine di finire le fics e poi scordarmi di aggiungerli, ufff.



 
.:Weeks&Ships:.

 
#Week 3, Leo/Calipso.
Un Colore Alla Volta




Il primo colore che vede è il rosso.
Non che lui sappia cosa sia il rosso, come si può spiegare un colore a qualcuno che non ne ha mai visto uno?, ma adesso sa che le mele, il sangue, il fuoco, i capelli di una sua compagna di scuola ed un sacco di altre cose hanno quel colore.
Ha quindici anni e sta tornando da scuola, diretto verso l'officina di sua madre, e la strada è così piena di gente che all'inizio nemmeno si accorge che c'è qualcosa di strano. Un fiore, crede sia una rosa, attira la sua attenzione: è acceso da qualcosa che non ha parole per descrivere, perciò lo strappa dall'aiuola in cui si trova e corre da sua madre, senza badare alle urla di donna che sente in lontananza - probabilmente il proprietario del giardino, giustamente arrabbiato. 
Quando porge a sua madre la rosa, il suo viso si illumina di felicità, e gli chiede immediatamente chi sia la fortunata. Leo si blocca; tipico suo scordarsi, nella foga del momento, che i colori sono collegati all'incontro con la propria anima gemella. 
Sua madre sembra intuire quello che è successo e gli poggia una mano sulla spalla, rimettendogli la rosa in mano: - Vedrai che riuscirai a vedere anche gli altri, prima o poi.
Quella notte, Leo va a dormire con la consapevolezza che potrebbe vedere solamente il colore rosso in tutta la sua vita.



Ha quasi sedici anni quando vede il giallo. 
È vicino all'aiuola in cui aveva visto il rosso la prima volta, ed è di nuovo un fiore a farglielo scoprire: ha una grande corolla di petali brillanti, e quando ferma un uomo per chiedergli il nome della pianta quello sorride e sembra pronto ad arruffargli i capelli: - È un girasole. Riesci a vedere il giallo, vero?
Leo vorrebbe rispondere che sì, cavoli, riesce a vedere il giallo, eppure non ha idea di chi debba ringraziare per questo, visto che è scappato come uno stupido la prima volta che ha visto un colore, ma probabilmente tutto questo nemmeno interessa allo sconosciuto, che infatti lo saluta con una pacca sulla spalla e si allontana con un cenno. 
Leo si guarda intorno, cercando qualcosa che potesse aiutarlo nella ricerca della propria dolce metà e nota una ragazza con una treccia bionda dai riflessi rossi che sembra chiamarlo, la treccia, non la ragazza, che infatti si allontana a passi svelti e gira l'angolo, sparendo prima che Leo riesca a raggiungerla.
È probabilmente l'unico sfigato sulla faccia della Terra ad essere rifiutato dalla propria anima gemella, sempre se di lei davvero si trattava.
Sulla strada del ritorno scopre che un sacco di persone hanno i capelli gialli (biondi? Non ricorda esattamente che aggettivo abbia usato per descrivere i capelli così chiari), ma nessuno di loro ha i riflessi rossi che sta cercando.


A diciassette anni e mezzo, quando ormai ha quasi perso la speranza, ne vede altri due. Li nota sempre nell'aiuola, ma uno dei due sembra espandersi all'infinito, e woah, è quello il colore del cielo?
- La parola che stai cercando è azzurro -, una vecchietta si ferma e gli indica il fiore. - Quello è un non-ti-scordar-di-me, che però è più blu che azzurro. 
Leo le indica un fiore vicino, che ha una sfumatura più intensa.
- Oh, quella? Quella è una viola, ed è, beh, viola.
La vecchietta ridacchia quando Leo le stringe le mani e le scocca un bacio sulla guancia, prima di mettersi a correre dietro quella che sembra essere la ragazza dalla treccia arancione. Quando si accorge di essere seguita, si volta brevemente e allunga il passo, e Leo quasi cade alla vista del colore dei suoi occhi: sono profondi e caldi e hanno il colore della corteccia degli alberi, ora che riesce a vederli davvero. 
La ragazza approfitta della sua distrazione per seminarlo, e a Leo non resta che tornare a casa come ogni altra volta, ingoiando la delusione cocente.

La mattina dopo i suoi capelli e i suoi occhi hanno la stessa tonalità di quelli della ragazza, e sua madre scoppia a ridere quando le urla dal bagno: - Ehi, mamma, ho i capelli marroni!



Ha diciotto anni quando vede il verde.
Fino a quel momento aveva visto le macchie colorate dei fiori, ma mai il colore vibrante del prato. Ha voglia di urlare, perché il suo mondo non è più in bianco e nero, ma la ragazza responsabile per questo miracolo non vuole avere nulla a che fare con lui.
Ecco perché pensa di stare sognando quando la trova seduta sui talloni vicino alla sua aiuola, che lo guarda sorridendo mentre si toglie i guanti da giardinaggio sporchi di terra. Ok, adesso si sveglierà sudato nel suo letto e cercherà di scaricare l'energia in eccesso inventando qualche diavoleria che gli farà saltare in aria la stanza, come praticamente succede da due anni a questa parte e, oh, crede di aver detto tutto ad alta voce perché la ragazza sta ridendo, e la sua pelle si è tinta di un colore leggero e delicato e, già, ora riconosce il rosa.
- Mi dispiace averti fatto aspettare così tanto.
Leo si avvicina come in trance, sedendosi, anzi, praticamente buttandosi a terra accanto a lei. - Perché? -, chiede.
- Perché tu eri davvero piccolo -, arriccia un po' il naso, come se il pensiero gli dia ancora fastidio. 
Leo aggrotta le sopracciglia e piega la testa di lato, probabilmente assomiglia ad un Labrador confuso, ma non gli interessa più di tanto in questo momento. - Quanti anni hai tu? Non puoi averne più di venti.
La ragazza fa un'altra smorfia: - Venticinque.
Leo sgrana un po' gli occhi, ma scopre che in realtà non gli interessa più di tanto la differenza d'età. Sua madre non gli aveva mai voluto dire esattamente quanti anni avesse suo padre, ma aveva ammesso di essere di almeno quindici anni più piccola di lui. Sette anni non erano nulla. Decide di cambiare discorso.
- Come ti chiami?
- Calipso.
- Ok Calipso, adesso mi devi almeno una lezione intensiva di botanica, mi hai fatto importunare sconosciuti per anni.
Calipso ride, e dopo avergli chiesto il suo nome, comincia a indicargli varie piante: alcune le riconosce - rose, girasoli, non-ti-scordar-di-me, viole -, altre sono a lui sconosciute (- Mi sono perso un colore o quel fiore è bianco?), ma tutti sono profumatissimi e sono stati piantati amorevolmente dalle mani callose di Calipso. Gli dispiace per la rosa strappata a quindici anni, glielo dice, ma a Calipso non importa, perché ne ha altre mille ed è felice che quella l'abbia avuta Leo.
Quando suo madre, preoccupata, lo trova seduto sul marciapiede con Calipso accanto, sorride e si presenta tendendole la mano. I suoi capelli marroni sono raccolti in una crocchia sudata e ha le mani sporche di grasso, ma Calipso non si tira indietro; Leo sente un moto di affetto per entrambi e si sporge ad abbracciarle.
Sua madre risponde subito all'abbraccio, ma è Calipso che lo stupisce: si stringe a lui e lo bacia sulla guancia; sente il sorriso sulle sue labbra anche senza vederlo.
Ci ha messo tre anni, ma ha trovato la felicità in un'aiuola, insieme ai suoi colori.

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Capitolo 2
*** #Week 3, Leo/Calipso ~ Di attrezzi di giardinaggio utilizzati impropriamente ***


Noticine preliminari:
- Nel mio headcanon, questo è praticamente l'incontro che sarebbe avvenuto se non ci fosse stato di mezzo la storia delle anime gemelle. L'aiuola, quindi, è la stessa (ho già scritto due fic ambientate in un'aiuola, fermatemi).
- Il prompt per questa storia è offerto da Kuma_Cla, merci <3

 
.:Weeks&Ships:.

 
#Week 3, Leo/Calipso.
Di attrezzi di giardinaggio utilizzati impropriamente




- Dimmi che non sei nella mia aiuola.
- Non sono nella tua aiuola.
La ragazza divenne paonazza e strinse i pugni. Probabilmente non avrebbe dovuto fare una battuta del genere, ma cavoli, gliel'aveva servita su un piatto d'argento. Forse doveva darsi alla biomeccanica e provare ad inventare un filtro cervello/bocca, ultimamente nel suo campo non sembrava fare molti progressi, erano più le volte che faceva esplodere il garage che quelle- quella era una pompa dell'acqua?
- Ti do dieci secondi per uscire dalla mia aiuola e non farti vedere mai più -, la ragazza si mise a contare, guardandolo con uno sguardo incandescente, mentre Leo cercava d'inventare una scusa che non lo facesse sembrare un emerito cretino: come faceva a spiegarle che era così preso da lei che era inciampato nei suoi stessi piedi? No, gli avrebbe rovinato la reputazione. Non che ne avesse una da rovinare, ma la ragazza non poteva - e non doveva - saperlo. Oh, era arrivata a cinque.
Gli alieni? Nah, troppo da svitati. L'avevano spinto? La strada era deserta, diamine. Poteva sempre seguire il consiglio e scappare, ma poi non avrebbe più potuto conquistarla. 
- Tre -, la ragazza alzò tre dita e cominciò ad abbassarle in silenzio. Leo sbottò qualcosa come midispiacesonoinciampatomentretiguardavolavorareseibellissima, che lasciò Calipso confusa per qualche secondo, l'indice alzato come a volerlo ammonire per qualcosa. Che era quello che aveva cercato di fare, ma senza risultato, fino a quel momento.
Leo le fece un sorriso incoraggiante. La ragazza aprì il rubinetto della pompa.
Doveva assolutamente lavorare sui suoi sorrisi.
- Non sei uscito dall'aiuola -, aggiunse la ragazza, a mo' di spiegazione. Leo rimase a guardarla imbronciato e fradicio.
- Vado a prendere la zappa, se non esci da lì.
- Aspetta! Come ti chiami?
La ragazza ponderò un attimo se dirglielo o meno; alla fine disse: - Calipso.
- Ottimo, adesso so come salvarti in rubrica, me lo dai il tuo numero?
Calipso gli tirò la zappa.

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Capitolo 3
*** #Week 3, Leo/Calipso ~ Come farsi esplodere la casa e vivere felici ***


Noticine:
- La betoniera è un riferimento ad una fic di Aki_Penn, ossia Rosmarino e altre erbe aromatiche. Leggetela, non ve ne pentirete.
- Il prompt di questa storia è offerto sempre da Kuma_Cla!
- Questa storia partecipa alla The Four Elements challenge con la tabella Fire e il prompt #A scelta > Fumo.



 
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#Week 3, Leo/Calipso.
Come farsi esplodere la casa e vivere felici



Calipso sapeva sopportare.
Aveva sopportato un'infanzia da reclusa, un padre severissimo e allo stesso tempo assente, una sequela di fidanzati che la lasciavano appena si innamorava di loro. E poi c'era il suo dirimpettaio.
Aveva sopportato il rumore della betoniera (chi si teneva in casa una betoniera, poi?) per una settimana, il pianerottolo allagato quando aveva deciso di potenziare la propria vasca da bagno, il suo scendere le scale in mutande, a volte addirittura bruciacchiate, per andare a prendere la posta. Ma l'allarme antincendio alle tre del mattino era decisamente troppo.
Calipso si diresse a passo di carica verso la porta e la aprì furiosa, trovandosi davanti un Leo Valdez sporco di quella che sembrava polvere da sparo che cercava di far uscire denso fumo nero da casa sua. Calipso lo guardò sbigottita per un secondo e quello le disse qualcosa a proposito di una miscela sbagliata di componenti mentre cercava di tossire fuori le proprie interiora. La ragazza corse a prendergli un bicchiere d'acqua.
- Grazie -, gracchiò Leo, dopo aver ingollato l'intero bicchiere in un colpo solo. - Ne avevo proprio bisogno.
Calipso gli diede direttamente la bottiglia, e Leo si mise a bere come se non vedesse dell'acqua da due mesi. Quando finì aveva il fiatone; le venne da ridere, ma si trattenne.
- Allora -, iniziò. - Perché hai dato fuoco a casa tua? Volevi i soldi dell'assicurazione?
Leo si mise le mani sul cuore, strabuzzando gli occhi. - Sono un cittadino onesto, io!
Calipso stavolta gli rise praticamente in faccia. Aveva visto il vicino trasportare di tutto nel suo appartamento, ed era sicura che non tutto quello che ci finiva dentro era legale.
- Ok, ok, stavo tentando di realizzare un petardo.
Calipso alzò un sopracciglio, sorpresa. - E quanto grande doveva essere, per produrre quel fumo.
Leo fece una smorfia. - Forse era più un razzo, che un petardo.
- Perché mai dovresti realizzare clandestinamente dei razzi in casa tua?
La faccia di Leo si rabbuiò e sibilò qualcosa come Beckendorf, che alle orecchie di Calipso non aveva nessun senso. Sembrava il padre del tipetto dal cappello rosa di quello stupido show sulle fatine verdi e viola, quando inveiva contro il suo vicino.
- È una gara, il primo dell'anno si decide il vincitore.
- E cosa si vince?
Leo assunse una posa plastica, i pugni sui fianchi mentre scrutava l'orrizonte con quella che doveva essere un'espressione da figo. - La gloria.
Calipso scoppiò a ridere e dovette asciugarsi le lacrime. - Ma ti senti quando parli?
Leo ghignò, un po' stralunato. - Non proprio, perché, si sente?
- Direi di sì.
Una sirena cominciò a suonare in lontananza. Leo si tolse la polvere da sparo dalla canottiera e ponderò di rientrare in casa; alla fine, il buonsenso ebbe la meglio e rimase sul pianerottolo. - Credo stiano per arrivare i pompieri, e temo dovranno trafficare per un po'. Ti scoccia se dormo sul tuo divano?
Calipso si appoggiò sullo stipite della porta, un dito sul mento come a fingersi pensierosa. - Mmm, credo si possa fare.
Leo prese la rincorsa e la superò correndo, prima di atterrare di pancia sul divano con un tonfo.
Idiota, pensò Calipso, e si chiuse la porta alle spalle.

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Capitolo 4
*** #Week 7, Talia/Bianca ~ It's a matter of five kisses ***


Un paio di informazioni a caso:
- Phoebe, Naomi e Celyn sono tre cacciatrici, vengono citate nel Sangue dell'Olimpo.
- Bianca, Naomi e Celyn hanno 15 anni, mentre Phoebe e Talia ne hanno 16.
- In questa AU, Bianca è al secondo anno, mentre Talia è al terzo. A quanto pare, in America, quelli del secondo anno possono andare al ballo solo se accompagnate da una persona di terzo o quarto anno, ecco il perché dell'invito. È anche il motivo per cui Celyn e Naomi non ci sono, mentre Phoebe sì.
- I fratelli di Luke sono ovviamente gli Stolls, giusto loro potevano fare una cosa del genere.
- Cose totalmente random: Luke è capitano della squadra di pallacanestro, Jason di quella di football, Percy di quella di nuoto e quella delle cheerleader è Zoe.


 
.:Weeks&Ships:.


 
#Week 7, Talia/Bianca.
It's a matter of five kisses




La prima volta che viene baciata da Talia Grace è colpa di una scommessa. 

Sta camminando velocemente per un corridoio, visto che è in ritardo di cinque minuti per la lezione di Algebra (non si farà più convincere da Zoe ad usare la pausa pranzo per provare la nuova coreografia, se questi sono i risultati), quando qualcuno l'afferra per un polso. Nella fretta di girarsi per urlare al cretino che le ha quasi staccato una mano, per poco non si rompe il naso contro la sua mascella; il ragazzo utilizza il suo momento di debolezza per prenderle velocemente il viso tra le mani e le scocca un bacio sull'angolo della bocca. Qualcuno grida "così non vale, Grace!", ma dalla posizione in cui si trova non riesce a vedere chi sia stato; non che gli interessi poi molto, in questo momento sta pensando al fatto che conosce solamente due Grace, in tutta la scuola, e di certo davanti a lei non c'è Jason.
- Scusami -, sussurra quella che adesso capisce essere Talia, la sorella maggiore del capitano della squadra di Football.
Bianca apre la bocca, poi la richiude, a corto di parole; Talia le scocca un sorriso di scuse e raggiunge il cugino, Percy Jackson (a quanto pare in questa scuola tutti i ragazzi popolari sono imparentati), che comincia a litigare con lei a proposito di una scommessa persa, o una cosa del genere. Talia non sembra starlo a sentire e gli ruba i venti dollari che ha in mano e se li mette in tasca senza troppe cerimonie.

Bianca è costretta a restare a scuola dieci minuti in più, per recuperare quelli che ha perso nel corridoio.
Già odia Talia Grace.

 
*


Quando Phoebe la invita alla sua prima festa da liceale, Bianca è su di giri.
Sua madre sembra un po' triste di dover passare il Ferragosto da sola, ma insiste perché si vada a divertire con le sue amiche - anche se continua a chiederle se ci sarà il cocomero e il bagno di mezzanotte, e a Bianca viene da ridere quando le sente dire "ah, americani" sottovoce. 
Passa più tempo del dovuto a prepararsi (Nico, poverino, si fionda in bagno appena apre la porta), ma arriva comunque presto alla festa, che si svolge in un garage enorme che qualcuno le dice appartenere a Luke Castellan, il capitano della squadra di pallacanestro (ovviamente, è un cugino di Percy e Talia).
Trova Celyn, strizzata in un vestitino minuscolo e dei tacchi altissimi, e Phoebe, con i suoi soliti jeans, intente a battibeccare appoggiate al tavolo degli alcolici: questa volta sembrano litigare su chi sia la nuova fiamma di Drew Tanaka, la ragazza più popolare della scuola. Celyn punta su Jason Grace, ma Phoebe crede sia solo un pettegolezzo. Bianca è piuttosto sicura si stia vedendo con un biondone palestrato che frequenta la sua stessa classe di biologia, ma non si intromette. Dopo un paio di minuti si accorgono di lei e smettono immediatamente di rimbeccarsi, le passano tutte contente un bicchiere e la incitano a bere, cosa che Bianca fa, buttando giù il liquido tutto d'un fiato. Pessima, pessima idea.
Qualunque cosa ci fosse nel bicchiere, le fa presto girare la testa. 
Ad un certo punto Naomi la trascina sulla pista da ballo, in mezzo ad una ressa di ragazzi e ragazze zuppi di sudore, e forse è colpa dell'alcool, chi può dirlo, ma a Bianca non frega nulla; si limita a ballare, o meglio, cerca di restare in equilibrio sui tacchi, senza vomitare, possibilmente. 
Quando la luce improvvisamente si spegne, Bianca si ritrova circondata da una massa di ragazzi urlanti che la spintonano, e per poco non cade di faccia sul pavimento. 
Qualcuno le afferra un braccio e riesce a rimanere in piedi per miracolo. Quel qualcuno ha anche la faccia tosta di baciarla, e Bianca gli tirerebbe volentieri un ceffone, se non fosse sparito l'attimo dopo. Si lecca le labbra, improvvisamente secche: lo sconosciuto sa di alcool e qualcosa di dolce - ciliegia? -, come se avesse mischiato una bibita gassata a dell'acetone. 
La luce si riaccende improvvisamente, e Bianca non riesce a trovare Naomi da nessuna parte. Si guarda un po' in giro, e, invece dell'amica, a pochi metri da lei c'è Talia Grace, in jeans strappati e anfibi, che le sorride mentre balla con un ragazzo totalmente ubriaco; forse sono le luci, ma a Bianca sembra abbia la bocca sporca di rosso. 

Bianca, quella sera, cerca di convincersi che Talia avesse il rossetto.

 


Il mese seguente, la invitano al concerto di una band punk tutta al femminile, di cui non riesce a ricordare il nome. Sembra che la leader venga dalla loro scuola, e infatti il locale è pieno di liceali urlanti, che pogano sotto il palco con delle birre in mano.
Celyn le fa notare che c'è Jason tra la folla, anzi, ci sono praticamente tutti i capitani della scuola, e Bianca si chiede se ci sia anche Talia, a questo punto, ma la folla comincia ad agitarsi e a fischiare quando la band sale sul palco , e diventa impossibile trovare chicchessia: un muro impenetrabile di persone si crea di fronte a lei, tagliandole la visuale. La band comincia a suonare, e ovviamente Bianca non può nemmeno più sperare di riuscire a farsi una chiacchierata con Celyn, che passa il proprio tempo ad analizzare tutte le ragazze che si trovano nel pub e a ciarlare a ruota libera senza preoccuparsi di non essere sentita.
Dopo un paio di canzoni, il pubblico comincia ad urlare qualcosa di incomprensibile, e a Bianca ci vogliono un paio di minuti per capire che si tratta di un nome: l'intero locale sta urlando Talia, Talia! e Bianca decide di avvicinarsi al palco, per controllare sia davvero lei. Rischia di prendersi un paio di gomitate in faccia e un'altra nelle costole, ma fortunatamente ha dei buoni riflessi, e riesce ad arrivare a destinazione illesa, anche se un po' puzzolente di birra. 
Sul palco, alla fine, c'è proprio Talia Grace, con gli onnipresenti anfibi e jeans strappati e una maglietta con una Barbie con una freccia in testa. Non lo ha mai notato, ma ha un piercing al sopracciglio e un anellino al labbro. Dev'essere nuovo, quello al labbro. Chissà che sensazione deve dare, a contatto con... oh, Talia la sta chiamando sul palco.
Bianca cerca di farle capire che no, non vuole assolutamente salire lì con lei, non sa nemmeno i testi delle canzoni, ma Talia ride e scuote la testa, poi si inginocchia e la bacia, ancora una volta.
Bianca è consapevole del coro di urla che si trova intorno a lei, ma è anche consapevole del freddo tocco del piercing sul suo labbro inferiore e di quello caldo della lingua di Talia su quello superiore; sta giusto pensando di aprire la bocca quando Talia si stacca, le scocca uno dei suoi sorrisi e torna a cantare.
Bianca si allontana dal palco, rossa come un peperone, tra le incitazioni del pubblico e pacche sulle spalle. Celyn la guarda curiosa e le urla, per sovrastare il boato del concerto: - Cosa è appena successo? Non riuscivo a vedere da qui.
Bianca si nasconde dietro un bicchiere di birra, ed evita di rispondere.

Più tardi, mentre Zoe la riaccompagna a casa, si ritrova a pensare che sarebbe bello, se Talia avesse un piercing alla lingua.
*

- Vuoi venire al ballo con me?

Bianca aggrotta le sopracciglia e si gira, chiudendo l'armadietto, e si ritrova davanti Talia Grace.
- È un'altra scommessa? - chiede, scherzando, e Talia alza un sopracciglio, quello col piercing, e scuote la testa. - Nah, non mi sorbirei mai il ballo per una scommessa
- E allora perché quest'anno vuoi andarci?
Talia si stringe nelle spalle: - Perché mi hanno detto che tu vuoi andarci.
Bianca, sorpresa, le scocca uno sguardo interrogativo: - E chi sarebbe stato a dirtelo?
- Il tuo trio di amiche cheerleader. Tra l'altro, non avrei mai detto che Phoebe fosse una di voi. Due anni fa si sarebbe ammazzata, pur di non mettersi un gonnellino del genere.
Bianca si appunta mentalmente di chiedere a Phoebe come fa a conoscere Talia Grace - e di uccidere le altre due così, per buona misura -, prima di chiedere, sorridendo: - Sei sicura di voler andare al ballo con una cheerleader? Veniamo da due mondi completamente diversi.
Talia scoppia a ridere: - Ti prego, non punto mica a qualcosa alla Romeo e Giulietta!
Bianca decide che le piace la sua risata e che sì, vuole andare al ballo con lei.
- Ok, - dice - ma ad una condizione: ci metteremo dei vestiti abbinati.
Talia fa una smorfia di puro orrore e Bianca non riesce a trattenersi: si piega praticamente in due dalle risate, perché Talia Grace, forte e decisa e per niente timida, ha paura di un abito da ballo.
Bianca si asciuga le lacrime e le porge la mano destra: - È un patto?
Talia ci pensa un po' su, prima di afferrarla; la sua risposta è un po' riluttante, ma la sua stretta è salda: - È un patto.
La campanella suona e Bianca si affretta a prendere i libri dal suo armadietto, perché la prossima ora è quella di Algebra, e non può fare tardi ancora per colpa sua.
Si sta girando per salutarla, quando si rende conto che Talia è più vicina del previsto, e il bacio che presume voleva darle sulle labbra le arriva su uno zigomo. Talia si raddrizza e ridacchia, soffiandole un altro bacio mentre se ne va.

Naomi, alla fine dell'ora, le fa notare che ha del rossetto stampato su una guancia. La ucciderà di sicuro.
*

- Non avevi detto nulla a proposito delle scarpe.
Bianca non sa davvero come faccia a non scoppiarle a ridere in faccia, perché Talia ha i suoi soliti anfibi consumati ai piedi, e il nero delle scarpe fa praticamente a cazzotti con il blu scuro dell'abito, e oh, tutto l'insieme urla così tanto Talia Grace che non ci riesce nemmeno, ad essere arrabbiata con lei. Probabilmente lancerebbe persino un trand tra i punk, e il prossimo anno farebbero venire un'aneurisma a qualunque ragazza fissata con la moda nel raggio di tre chilometri. 
- Non ti preoccupare, stai benissimo.
Talia le sorride e le mette i fiori al polso, prima che sua madre le chiami a fare una foto insieme; quando finalmente riescono a salire in macchina, con la promessa di fare altre foto, Talia parte sgommando, e Bianca pensa a tutte le scelte di vita sbagliate che deve aver fatto, per essere finita in auto con una pazza del genere.
Inspiegabilmente, arrivano entrambi sane e salve a scuola, e Bianca riesce persino a convincere Talia ad infilarsi al polso i propri fiori, che, stranamente, si abbinano in modo perfetto ad entrambi gli abiti (quando glielo dice, Talia la manda molto poco gentilmente a quel paese). All'entrata vengono accecate dai flash di alcune macchinette fotografiche, e a Bianca sembra di riconoscere i volti di Percy Jackson e Luke Castellan, prima che Talia cominci a rincorrerli per cancellare le prove. Dopo pochi minuti, ritorna senza fiato e con l'aria seccata. - L'hanno già inviate a Jason - dice, e Bianca le dà una pacca sulla spalla per consolarla, poi la trascina in palestra.

Il ballo si svolge come Bianca si aspettava, tra chiacchierate con Phoebe e gli amici di Talia e fiumi di punch tristemente analcolico (Luke le racconta di come una volta due dei suoi fratelli fossero riusciti a correggerlo di nascosto con della vodka, e di come l'insegnante di educazione fisica, ubriaco, si fosse messo a imitare Bruce Lee al centro della pista da ballo), fino a che il DJ decide di mettere un lento, e Talia le chiede di ballare, tra i fischi di approvazione dei cugini, a cui mostra il dito medio.
Ha le braccia intorno al suo collo e sono nascosti da parecchie altre coppie - presume non voglia farsi vedere dai cugini -, quando Talia decide di baciarla. È probabilmente il cliché più abusato di tutti i tempi, ma a Bianca il bacio sembra durare ore, anche se per restare così tanto tempo in apnea dovrebbe essere la figlia di qualche divinità, come minimo. Talia sorride, come se riuscisse a captare i suoi pensieri, e Bianca si lascia andare. Lo considera il suo primo, vero bacio.

 
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- Bel ballo.
Sono in macchina, davanti casa sua, e Talia si sta sistemando la corona di Re del ballo sulla testa, che durante il viaggio le è scivolata sugli occhi. Bianca, la corona di Reginetta appoggiata in grembo, cerca di dare un senso ai suoi capelli scarmigliati.
- Soprattutto il ballo finale.
Il commento fa arrossire Bianca, che smette di intrecciarsi i capelli e la guarda, una risposta sarcastica sulle labbra: la corona di plastica le schiaccia i capelli neri sulla fronte, ha il rossetto sbavato dal bacio e il vestito macchiato di punch nel punto in cui Jason le ha sbattuto contro, spinto da un Percy ubriaco (chissà dov'era riuscito a procurarsi l'alcool, poi). È bellissima.
Si sporge verso di lei, poggiando una mano sulla leva del cambio, e le dà un bacio leggero, giusto uno sfioramento di labbra. Per una volta è Talia quella senza parole, e Bianca nota che le sue guance sono un po' rosse, sotto la spolverata di lentiggini che ha sul naso.
C'è dell'affetto nei suoi occhi e qualcosa che non riesce a decifrare nel suo sorriso. Le scocca un bacio sul naso e le dà la buonanotte, poi aspetta che Bianca arrivi alla porta prima di ripartire sgommando.

Bianca è perdutamente innamorata di lei.









Note finali:
Oh, dio, che roba stupida e melensa che ho scritto.
Questa storia è andata in una direzione che non mi sarei mai aspettata di prendere; ora capisco quando la gente si lamenta dei personaggi che non fanno ciò che vogliono, ufff. Tra l'altro, ho paura di essere andata OOC, se vedete comportamenti strani, fatemelo notare, pls.
La colpa di questa storia la do alla marea di challenge che l'hanno ispirata, come la La sfida delle coppie con la tabella Femslash > Ferragosto, il Fluff Fest: Summer Tab > Scommessa (ecco, perché mi è uscita melensa), Otto fandom e una valanga di prompt: Vincoli > Cinque volte in cui X bacia Y e una in cui Y bacia X e infine quella delle 100!AU: #71 Sei una cheerleader e io un punk e viviamo in due mondi diversi!AU (che è praticamente di sottofondo, visto che di cheerleading non si parla per niente e di punk giusto un pelino di più).
Commenti e critiche sempre bene accetti!


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