I due cristalli

di LadyDenebola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


NdA: rieccomi qui dopo una vita che non aggiorno su EFP! Stavolta ho finalmente deciso di rimettere mano a questa storia, scritta più di dieci anni fa, e correggere molti errori e chiarire molti passaggi che avevo dato per scontato, ahimé! Spero che questo prologo da solo sia sufficiente a incuriosirvi. Non mi resta che augurarvi buona lettura e ringraziarvi da subito! ^___^ 
 
 
Prologo


<< La dea Imder Nysri era la custode dei due Nuclei, il Bene e il Male, che racchiuse negli elementi della natura perché sulla terra di Valdmurt potesse svilupparsi la vita tramite l'equilibrio di queste due forze.
Non avrebbe mai potuto prevedere che a lungo andare quelle forze che reggevano il mondo si sarebbero potute scontrare, a causa della stupidità degli uomini. Finché si verificavano semplici risse o piccole battaglie la situazione era sotto controllo, perché c’era abbastanza forza benigna per poter controllare la sua controparte. Ma quando un giorno, all’alba di questa nostra lunga era, si scatenò la violenta guerra tra le popolazioni del Nord e quelle del Sud, Imder Nysri non poté rimanere indifferente a ciò che i suoi occhi vedevano. Il male era traboccato dal cuore degli uomini e non faceva che devastare e distruggere qualunque cosa gli dei avessero creato. Il bene non riusciva a contrastarlo.
Fu allora che, quando milioni di persone erano rimaste uccise e le città erano cadute, Imder Nysri prese la decisione di creare i due cristalli. Dovette donare tutta la sua energia. Presi due cristalli, un rubino e uno smeraldo, racchiuse in loro il bene e il male che non aveva dato agli uomini, insieme ai poteri degli elementi della terra. Si sarebbero bilanciati come un solo essere, come se fossero stati il nucleo stesso della terra. In questo modo, la pace fu ristabilita e tutto quel che era andato distrutto fu ricostruito. Terminata la guerra, Imder Nysri non volle togliere le due forze agli uomini, perché sapeva che avrebbero fatto tesoro di quell’esperienza e l’avrebbero tramandata di generazione in generazione, così che il mondo non potesse ricadere nella distruzione che aveva già conosciuto.
Erano così nati Afior, il cristallo rosso, con un temperamento bellicoso e il potere di creare il fuoco, il vento e i fulmini, e Deri, il cristallo verde, capace di comunicare con l'acqua e la terra e dotato di poteri lenitivi. In mano a chi già conosceva la magia avrebbero potenziato ogni sorta di incantesimo.
Quando su Valdmurt si venne a conoscenza dei cristalli molti maghi si misero alla loro ricerca. Solo un uomo, Tenugh, ebbe tanto potere da convincere Afior a unirsi a lui. Deri, più volubile, seguì il gemello diventando un'arma di distruzione e assoggettamento. La Torre di Aldebaran, sede dei Saggi che sovrintendono alla difesa di Valdmurt, era sotto assedio e i Saggi chiesero l'aiuto dei maghi e delle streghe che ancora non erano stati deviati da Tenugh. Dopo estenuanti lotte, Afior e Deri ripresero coscienza di sé, abbandonarono Tenugh e si rivoltarono contro di lui riducendolo a mero spirito. Poi, entrambi i cristalli presero direzioni diverse e per anni nessuno si ricordò di loro, e la guerra contro Tenugh divenne leggenda. Gli uomini che lo avevano combattuto ricevettero la carica di Ashik, protettori terreni di Valdmurt, la più alta carica dopo quella di Saggio. Per anni e anni non ci fu bisogno del loro intervento e la pace regnava sovrana... Fino a oggi >>
Denebola chiuse il pesante libro e gettò uno sguardo allo smeraldo posato accanto a lei sul tavolo. Sulla superficie smerigliata di Deri danzava fiocamente la luce del candelabro.
Denebola guardò l'orologio sullo scaffale dietro di lei. Era l'una di notte. Se l'avessero sorpresa lì a quell'ora avrebbe passato guai seri. Si affrettò a riporre il libro di leggende, si risistemò la catenina di Deri attorno al collo e lasciò con passo felpato la biblioteca.
Il cuore le batteva prepotentemente come se avesse voluto saggiare la resistenza del petto, ma non era il vagare di notte per i corridoi il motivo della sua ansia.
In quei giorni Denebola aveva letto e riletto la leggenda dei due cristalli nonostante la conoscesse da quando era bambina e anzi sapesse che era una storia vera. Lo provava Deri che le pulsava dolcemente sotto i vestiti come un secondo cuore. Denebola lo aveva con sé fin da quando poteva ricordare, e nessuno li aveva mai separati. Deri era come un'ombra per lei, e forse Denebola ne sentiva così tanto la presenza perché usava la magia praticamente tutti i giorni.
Denebola era una novizia, un'aspirante Saggia, una carriera che molte famiglie auspicavano per i loro figli ma che era possibile solo se si dimostrava un'attitudine innata a incantesimi e altre stregonerie. Per Denebola però le cose erano andate diversamente. Lei aveva sempre vissuto alla Torre di Aldebaran. La sua Maestra, Mira, le aveva raccontato che un mattino di diciassette anni prima un ragazzo era giunto alla Torre e aveva pregato il Saggio Fabius di accoglierla finché la guerra nella loro città non fosse terminata. Nessuno era venuto a riprenderla, così Denebola era cresciuta in mezzo alla magia dimostrando lei stessa di saperla praticare. L'unico modo per farla rimanere alla Torre una volta cresciuta era stato farla studiare per diventare Saggia, e adesso Denebola doveva aspettare il prossimo dicembre – il suo diciottesimo dicembre – per ricevere quella carica.
Mancava ancora qualche mese e non era nemmeno quello ad atterrirla. Una settimana prima Deri le aveva parlato: non era la prima volta, conviveva con quella voce eterea che sembrava provenire dagli angoli più remoti della sua mente da quando era una bambina. Stavolta, però, il cristallo aveva avuto una reazione diversa, nuova. Un brivido di spavento: lord Tenugh si era risvegliato e aveva ripreso a cercare Afior. Denebola ancora ricordava la perplessità che le aveva provocato il messaggio, ma Deri era stato perentorio: Tenugh si era davvero riattivato per tentare una nuova scalata al potere e, aveva concluso,  se avesse trovato il cristallo rosso non avrebbe fatto fatica a impossessarsi di tutta Valdmurt. La storia si sarebbe ripetuta, e sicuramente con un finale diverso, perché stavolta Tenugh non avrebbe permesso ai cristalli di lasciarlo.
La novizia allora non aveva perso tempo ed era corsa a informare Mira, che per sua fortuna non dubitava mai di lei, e insieme erano andate ad avvertire Fabius. Nel giro di un’ora, il Saggio aveva fatto sospendere ogni lezione e allenamento e aveva convocato un consiglio straordinario. Inutile dire che metà dell’incontro era andata sprecata a convincere tutti gli altri Saggi della verità delle parole di Deri.
<< È questa l’amara realtà, miei amici >>aveva tuonato infine Fabius per placare gli animi.<< Non possiamo permetterci di perder tempo >>
La prima mossa più ovvia sarebbe stata quella di recuperare Afior prima di Tenugh, ma come?
Mira, rimasta in piedi accanto alla sua novizia, a quel punto le diede una leggera gomitata in modo che nessuno se ne accorgesse e, schiarendosi la gola per attirare l’attenzione, disse:<< Deri non ha parlato solo del risveglio di Tenugh, Fabius. Denebola mi ha raccontato di avere già un… be’, potremmo definirlo un piano >>
L’intera sala si voltò come un sol uomo verso di loro. Un Saggio alto ed emaciato, dai corti capelli castani, strinse gli occhi in un atteggiamento poco incoraggiante.
<< Molto bene, fatti avanti, allora, giovane novizia >>replicò Fabius. Nonostante l’età – di fatto sconosciuta – aveva più prontezza di spirito di molti Saggi più giovani.
Denebola prese un profondo respiro e, tenendo lo sguardo fisso su di lui, spiegò il resto del messaggio di Deri.
<< Dopo avermi avvertita su Tenugh, mi ha mostrato delle immagini. Erano cinque cavalieri, provenienti da diverse regioni di Valdmurt. Conoscono il nostro paese e sanno tutti combattere, con spada e arco, perciò Deri pensa sia più prudente affidare a loro la ricerca di Afior. Non si tratta di un vero piano, in effetti >>aggiunse la ragazza con voce più incerta,<< ma Deri è convinto che potrebbe essere la soluzione migliore >>. Tacque, gli occhi ancora su Fabius. Attorno a loro si levò un leggero brusìo: pur non cogliendo le parole, Denebola sapeva che stavano mettendo in dubbio l’idea di Deri. Non osò guardarli, anzi provò un vero senso di disagio e vergogna per la bizzarria di quanto aveva detto, ma confidava che almeno Fabius non la deridesse.
<< Cinque cavalieri >>ripeté quest’ultimo, studiando la ragazza con attenzione.<< Se è vero che è stato Deri a proporlo – e non dubito che sia davvero così – allora dobbiamo trovare queste persone. Hai qualche informazione su di loro, Denebola, oltre i loro volti? >>
Denebola annuì con energia, grata per quell’immediata fiducia che, a giudicare dagli sguardi sbigottiti degli altri Saggi, solo Fabius e Mira sembravano disposti a concederle.
L’uomo coi capelli castani fece qualche passo in avanti, verso Fabius.
<< Pensi sia una buona idea? Mandare cinque persone a cercare Afior, che è nascosto chissà dove e protetto da chissà quali incantesimi? Non sarebbe meglio se ci andasse qualcuno di noi? >>
<< Qualcuno di noi ci andrà, stanne pur certo, Altair >>rispose Fabius, senza scomporsi.<< Denebola, avanti, dicci tutto quello che sai su questi cavalieri. Hebel, teniamoci pronti a convocarli con tutta la diplomazia che ci permette la prudenza >>
Un secondo Saggio, sui quarant’anni e con capelli di un castano tendente al biondo che gli sfioravano le spalle, annuì senza ribattere. Solo il suo sguardo tradiva la sua preoccupazione mentre il consiglio non poteva far altro che sedersi ad ascoltare Denebola.





 

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


NdA: l'arrivo alla Torre dei cinque cavalieri che dovranno salvare la terra. Stavolta ho cercato di caratterizzarli fin da subito, anche se solo nel corso della storia emergeranno tutti i loro caratteri. Anche se non commentate, spero la storia sia interessante. ^__^

 


CAPITOLO I

 

La terra tremò sotto gli zoccoli di cinque cavalli, e il silenzio della notte fu spezzato da un cupo rintoccare. I cinque cavalieri arrestarono i cavalli e guardarono il sentiero illuminato dalle fiaccole, attraverso il quale il rintocco profondo di una grande campana giungeva fino a loro.

Molto lentamente, l’aria tornò immobile e silenziosa. I cavalieri si guardarono in silenzio attraverso i cappucci, esitando. Era chiaro che la Torre era stata avvertita del loro arrivo, sebbene lungo il cammino non avessero visto l’ombra di sentinelle.

Un giovane sui venticinque anni con capelli neri come la notte che gli scendevano appena sotto le spalle scrutò adesso davanti a sé. I suoi occhi celesti vagarono nell’ombra degli alberi che circondavano il sentiero. Il suo cuore accelerò di qualche battito quando un improvviso rumore di zoccoli emerse dall’oscurità davanti a loro, facendosi rapidamente vicino. Con la coda dell’occhio vide due dei suoi compagni spostare la mano sull’elsa delle spade, ma i nervi di Rio non erano così tesi e lui sapeva già chi stava arrivando.

Dopo pochi istanti di attesa un Saggio li raggiunse, il capo scoperto e disarmato. Indossava una lunga tunica di seta blu senza alcun ricamo o abbellimento particolare, tranne che per una cintura di cuoio in vita.

Il Saggio li scrutò con attenzione, come per accettarsi che fossero le persone che stavano aspettando; poi sorrise e disse: << Benvenuti alla Torre di Aldebaran, la dimora dei Saggi. Il mio nome è Hebel e sono stato mandato dall’anziano Fabius per scortarvi. Seguitemi, prego >>

Voltò il cavallo e li guidò su per il sentiero. Le fiaccole illuminavano ben poco, nascoste tra i rami e i cespugli. Rio e i suoi compagni lo seguirono in silenzio, gli occhi puntati su una gigantesca sagoma che iniziava ad apparire oltre le cime degli alberi, dall’altra parte della loro strada. Anche Hebel preferì tacere. Probabilmente, come gli uomini che scortava, stava ripensando agli eventi degli ultimi giorni che avevano catapultato alla Torre cinque estranei senza poter spiegar loro nei dettagli cosa stava succedendo.

Cosa stava succedendo… Rio se lo stava domandando ancora adesso, mentre teneva il ritmo dell’andatura del cavallo, fianco a fianco con Mailo, suo compagno d’armi di vecchia data. Due giorni prima, mentre si stavano preparando col loro battaglione a tornare al sud, avevano ricevuto un messaggio dalla Torre di Aldebaran che richiedeva la loro immediata presenza lì. Sebbene perplesso, il loro capitano non aveva potuto opporsi a una richiesta della Torre né di aspettare il permesso del loro sovrano, perché ci sarebbero volute settimane prima che il messaggero giungesse a Terrani. E così, eccoli lì alla Torre, insieme a un altro soldato di Terrani cui non avevano mai rivolto la parola, alla figlia di un Comandante di Blue Garden e a un mercenario taciturno del sud.

<< Eccoci arrivati >> disse infine Hebel.

I cinque cavalieri alzarono lo sguardo sulla gigantesca Torre che li sovrastava, nera contro il cielo blu scuro. Hebel smontò da cavallo e i cavalieri lo imitarono seguendolo attraverso il cortile fino a una porta sui cui stipiti erano incise brevi frasi in una lingua straniera, probabilmente in elfico.

<< Vorrete riposarvi, dopo un viaggio così improvviso >>continuò Hebel, voltandosi a guardarli una volta entrati in un piccolo atrio. << Le vostre stanze sono pronte. Riceverete spiegazioni domattina dalla giovane Denebola >>

Rio e Mailo, più vecchio di lui di due anni, con capelli biondo paglia e occhi verdi sempre vigili, si scambiarono uno sguardo.

<< Non potete spiegarci tutto adesso? >> chiese Mailo.

<< Saprete tutto domattina >> ripeté Hebel, affabile. Una giovane uscì dalla porta all’altro capo dell’atrio e si fermò con un inchino davanti al Saggio.<< Ti prego di mostrare ai nostri ospiti le loro stanze >>

La giovane annuì e fece un cenno a Rio e gli altri, cui non restò altro da fare che seguirla. Prima di chiudersi la porta alle spalle, Rio lanciò un’occhiata sospettosa a Hebel, domandandosi con una vaga inquietudine il perché di tutto quel mistero quando fino a due giorni prima pareva non ci fosse un attimo da perdere.

L’ancella li scortò nell’ala della Torre riservata agli ospiti, ben lontana dagli alloggi dei Saggi e degli allievi. Avevano attraversato corridoi immersi nella semioscurità e rampe di scale attraversate da aliti gelidi, senza mai incrociare nessuno, finché non erano arrivati all’estremità di un corridoio su cui si affacciavano ordinatamente una dozzina di stanze. Gli uomini furono separati in due camere, mentre la ragazza, Aiska, ebbe il privilegio di una stanza tutta per sé.

Dopo essersi ripuliti dalla lunga cavalcata e aver mangiato frutta e verdura che la stessa ancella di prima aveva portato loro, i cinque compagni si riunirono nella stanza di Rio e Mailo. Non avevano chiacchierato molto durante il viaggio e ora, tolti mantelli e cappucci, potevano studiarsi con agio.

<< Qualcuno ha idea di che cosa ci facciamo qui? >>esordì Mailo, sdraiato scompostamente sul letto e ancora a torso nudo.

Aiska, niente affatto a disagio, ridacchiò al suo tono leggero, ma non seppe dare una risposta.

Alexander, il mercenario, sedette sul bordo del letto di Rio, la fronte aggrottata.

<< La mia lettera parlava di una missione della massima urgenza >>disse, guardando Mailo con sospetto.<< Le vostre no? >>

<< Naturalmente, ma speravo avessero dato almeno a voi qualche informazione in più >>Mailo alzò le spalle.

<< Quello che non capisco è perché abbiano convocato noi >>Aiska, tornata seria, si abbandonò su una sedia e li scrutò uno a uno. Era molto giovane, sui ventitré anni con lisci capelli biondi dal taglio rigido e occhi color del cielo.<< Voglio dire, ci siamo solo noi, qui, come ospiti. A cosa gli servono cinque persone che non si sono mai viste prima? Da parte mia, non penso di avere delle potenzialità così particolari da… >>

<< Siamo tutti soldati, da quel che mi risulta >>la interruppe gentilmente Rio, accanto ad Alexander.<< Mailo e io siamo arruolati nell’esercito della nostra città, Terrani, e anche… >>guardò incerto l’ultimo compagno. Era anche lui piuttosto giovane, i capelli castani con riflessi ramati che scendevano oltre le spalle e occhi dello stesso colore. Occhi da un taglio allungato, malinconici e seducenti. Gli altri rimasero senza parole quando si accorsero di questo dettaglio: nessuno di loro l’aveva mai osservato in volto, e solo adesso sembravano ricordare che per tutto il viaggio quel ragazzo aveva tenuto il cappuccio.

<< Anch’io vengo da Terrani >>disse lui, poggiato alla finestra.<< Faccio parte del secondo battaglione. Il mio nome è Tinhos >>

<< Non ti abbiamo mai visto, nonostante noi stiamo nel quarto battaglione >>disse Rio, osservandolo ancora stupito.

Tinhos sorrise e alzò le spalle, ma Mailo scattò seduto, guardandolo a bocca aperta. << Tinhos… non è un nome di Terrani… sei per caso un elfo? >>

Il sorriso di Tinhos si allargò mentre si scostava una ciocca dietro l’orecchio a punta. Mailo ridacchiò, orgoglioso per il proprio spirito d’osservazione.

<< Un elfo a Terrani >>esclamò Aiska, stupefatta.<< Arruolato nell’esercito di Terrani! Com’è possibile? >>

<< Sono stato adottato da una famiglia del posto e sono cresciuto come uno di Terrani. Comunque, tornando al perché siamo stati convocati dai Saggi di Aldebaran… ci ho pensato a lungo mentre venivamo qui e non penso vogliano affidarci il compito di trovare qualche ladruncolo o assassino >>rispose l’elfo.

Gli altri non i scomposero davanti al repentino e niente affatto celato cambio di discorso, e si trovarono d’accordo con le sue parole. Era risaputo che i Saggi si occupavano di proteggere Valdmurt e i Regni Conosciuti dal male, ma ancora non riuscivano a capire quale fosse il loro scopo, lì. Ci rimuginarono su ancora un po’, ciascuno immerso nelle proprie congetture, finché dal letto di Mailo non si levò un sommesso russare che li convinse ad andarsene a loro volta a dormire.

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


CAPITOLO II

 

Il mattino seguente, dopo una rinfrescante dormita e una colazione più ricca della cena, i cinque cavalieri erano stati scortati da Hebel in una piccola sala circolare, dalle pareti di pietra bianca, spoglia se non per qualche decina di sedie. Lì, avevano conosciuto Denebola e l’anziano Fabius. La fama del vecchio Saggio lo anticipava in ogni angolo di Valdmurt, e lui non era diverso da come lo descrivevano i racconti: il volto solcato da profonde rughe sembrava allungarsi insieme alla sua grigia barba, che risaltava sulla tunica candida a motivi blu. Il capo era completamente calvo, a sua volta rugoso come una noce. Nonostante dimostrasse almeno un centinaio d’anni, Fabius aveva ancora lo sguardo vigile e modi molto gentili che misero subito i suoi ospiti a loro agio.

In realtà, fu piuttosto Denebola la sorpresa. Nella lettera che tutti loro avevano ricevuto si faceva menzione alla minaccia preannunciata da una novizia di Aldebaran, ma davvero Rio e gli altri non si aspettavano di trovarsi davanti una ragazzina. Esile e piuttosto bassa, la ragazza era avvolta in una tunica viola – il colore dei novizi – con ricami verdi sui bordi. Il viso era incorniciato da una cascata di capelli castani che ogni tanto spostava dietro le spalle. Mostrava un’aria sicura, come se fosse già una Saggia, anche se gli occhi nocciola lasciavano trapelare il suo nervosismo. Aiska provò un moto di tenerezza nel vederla cercare di far bella figura davanti a Fabius, e si domandò se fossero proprio loro o il vecchio Saggio a incuterle soggezione.

I cinque compagni ascoltarono Denebola esporre la visione di Deri. Non osarono interromperla, sebbene un paio di volte Mailo e Alexander si mossero inquieti sulla sedia. A conferma dell’oscura minaccia di Tenugh, Denebola mostrò loro il cristallo verde, estraendolo da sotto le vesti: ai compagni si mozzò il fiato.

<< Ero convinto fosse solo una leggenda >>Rio non riuscì a trattenersi.

Fabius sorrise comprensivo.

<< Le storie la riportano come tale, in effetti >>ammise. << Quello che vi ha appena raccontato Denebola non è nient’altro che la verità. Nulla di complicato, come potete vedere: Tenugh si sta muovendo per recuperare Afior, e Deri teme di non potergli resistere se avrà dalla propria il suo gemello >>.

<< Non sarà una leggenda, ma ci hanno sempre raccontato che Tenugh fu ridotto a spirito >>disse Mailo, perplesso. << Come può muoversi? Come può recuperare Afior se non ha un corpo? >>

<< È questo il primo motivo per cui lo vuole: riprendersi un corpo umano >>rispose Fabius.<< Hai detto il vero, Mailo di Terrani: Tenugh non è altro che un’essenza, uno spirito che ha conservato parte dei suoi antichi poteri. Presumo gli siano rimaste le forze necessarie per mettere insieme qualche squadra di orchi, streghe o demoni con cui setacciare Valdmurt finché non troveranno per lui Afior. Tenugh, effettivamente, non dovrebbe essere in grado di lasciare il suo covo >>

<< Il nostro compito, dunque, sarebbe cercare Afior prima di Tenugh? >>disse Alexander con una nota cupa nella voce.

Fabius annuì, ma rivolse uno sguardo eloquente a Denebola, che disse:<< Quando Deri mi ha avvertito mi ha anche mostrato i vostri volti, convinto che sarete in grado di trovare Afior e sconfiggere Tenugh. So che può sembrare assurdo >>aggiunse vedendo i cinque strabuzzare gli occhi,<< ma Deri non mente. Se ha scelto voi, voi siete le persone giuste per salvarci da Tenugh >>

<< Ho l’impressione che non abbiamo possibilità di scegliere, vero? >>fece Mailo con un sorrisetto.

Denebola lo guardò quasi dispiaciuta, ma si costrinse a mantenere la voce ferma.

<< La voce dei due cristalli è la voce della dea Imder Nysri. Non si può ignorare la sua chiamata >>

Solo la presenza di Fabius impedì ai compagni di commentare in modo poco cavalleresco. Denebola non poteva biasimarli: li avevano strappati alle loro responsabilità quotidiane per affidare loro una missione mortale e dai contorni ancora vaghi. Nessuna sorpresa che non facessero salti di gioia per un tale onore.

<< Il favore che vi chiediamo è enorme, lo riconosco io per primo, ma vi garantisco che non sarete soli >>disse Fabius per spezzare l’atmosfera che andava appesantendosi.<< La Torre di Aldebaran veglierà costantemente su di voi. Un Saggio vi accompagnerà nel vostro viaggio: dovrete affrontare arti magiche, e nessuno di voi è ferrato in magia, temo >>

<< Preferiamo armi più convenzionali >>Mailo si sforzò di suonare allegro. Posò quasi casualmente la mano sulla propria spada, forgiata coi metalli del sud.

Fabius sorrise a sua volta.

<< Non vi saremo mai abbastanza riconoscenti >>disse.<< I preparativi inizieranno questa mattina stessa, in modo che possiate partire nel giro di due giorni. Denebola, mostra ai nostri ospiti il cortile: credo lo troveranno delizioso >>

I cavalieri non furono bravi quanto Denebola a nascondere la propria perplessità davanti a un simile congedo, ma quando la novizia li ebbe scortati fuori, in un ampio cortile quadrato dall’erba curata e dal quale si dipanava una sola via principale, straordinariamente deserto, Rio iniziò a capire. E infatti, dopo appena una decina di passi, la novizia si voltò e li squadrò uno a uno con aria risoluta.

<< La chiamata di Deri è un vincolo dal quale è impossibile liberarsi >>esordì.<< So perfettamente quanto possiate essere seccati da una missione improvvisa, e non dubito pensiate che abbia poco a che fare con voi >>

<< Tu sai? >>le fece eco Alexander, la voce cupa intrisa di sarcasmo. Denebola lo guardò.<< Riceviamo una convocazione dalla Torre di Aldebaran per sconfiggere uno spirito dotato di poteri magici e impedirgli di trovare uno dei cristalli di Imder Nysri. Non ci si aspetterebbe niente di meno da degli Ashik, peccato però che gli Ashik sappiano usare la magia, mentre noi cinque, vediamo… a parte spade, daghe e archi possiamo contare sulla nostra forza fisica. Dubito però che basti una scazzottata a uccidere Tenugh >>

Rio lo fissò a sua volta, leggermente impressionato. Da quando si erano incontrati, era la prima volta che sentiva Alexander parlare tanto a lungo. Ma non riuscì a condividere la foga con cui l’aveva fatto, considerando che si stava rivolgendo a una semplice ragazzina. Ragazzina che, nonostante il tono sempre più rabbioso dell’altro, non aveva battuto ciglio; anzi, sembrava essersi indurita a sua volta.

<< Sappiamo benissimo che nessuno di voi sa usare la magia, Alexander Spadacciaio >>sibilò,<< per questo con voi verrà anche qualcuno della Torre. Quale sarà il vostro preciso ruolo in tutta la missione non lo so: io ho solo fatto quanto mi ha chiesto Deri e, come vi ho già detto, non si può contrastare la volontà divina >>

<< Al diavolo! >>sbottò Alexander, sempre più infervorato.<< È un cristallo, non Imder Nysri in persona! Cosa possono mai fare cinque comuni mortali contro Tenugh? Ragazzina >>pronunciò la parola con ancora più durezza,<< hai davvero idea di chi sia Tenugh? Le storie e le leggende sminuiscono la pericolosità dei nemici: non vorrei ti aspettassi un cavaliere nero al comando di qualche orco e che sa scagliare un paio di incantesimi. Contro di lui ci vogliono persone in grado di affrontarlo. Perché dobbiamo essere sacrificati noi? Perché non può batterlo Fabius? >>

<< Adesso basta, Alexander >>intervenne Mailo mentre Denebola, paonazza per l’ira, apriva la bocca.<< Avremo con noi un Saggio, quindi penso che il nostro compito sarà scortarlo alla ricerca di Afior e di Tenugh. Dubito avremo una parte più attiva in tutta la faccenda >>E lanciò alla novizia uno sguardo interrogativo, come a chiederle conferma.

Denebola annuì.

<< Andrà senza dubbio così >>disse, evitando di guardare Alexander.<< Fabius sta esaminando i possibili luoghi dove possa essere nascosto Afior. Diciamo che questa è la prima parte della missione. Bisogna trovare il cristallo rosso e fare in modo che si ricongiunga con il suo gemello. Solo allora Fabius deciderà chi dovrà andare a cercare Tenugh >>

<< Quindi secondo voi la priorità è avere in mano entrambi i cristalli? >>chiese Tinhos.<< Non converrebbe mandare un gruppo alla ricerca di Afior e un altro contro Tenugh? Se quest’ultimo è ancora uno spirito dovrebbe essere più debole che in passato: sconfiggerlo potrebbe essere più facile, o no? >>

<< Alcuni Saggi l’avevano già proposto, ma… >>Denebola esitò,<< ancora non si sa con precisione dove si nasconda Tenugh. Fabius ha già avviato le ricerche, ma nel frattempo sarà meglio trovare Afior >>

<< Be’ >>fece Mailo dopo un istante di raggelato silenzio al pensiero che si ignorava quale fosse il nascondiglio del loro nemico,<< almeno possiamo ancora sperare di prendere un certo vantaggio, e prima partiamo prima la faremo finita con questa storia. Non fraintendermi >>aggiunse in fretta rivolgendosi a Denebola,<< servire la Torre di Aldebaran è un onore concesso a pochi e forse noi cinque ancora non ce ne rendiamo ben conto, ma abbiamo anche delle responsabilità verso le nostre città >>

<< Lo capisco benissimo, e state certi che la Torre non dimenticherà il servizio che le renderete >>sorrise Denebola.

Un breve silenzio si interpose nuovamente fra di loro. Era fine ottobre e soffiava un leggero vento gelido dalle montagne alle spalle della Torre. Il cielo era grigio e luminoso, tanto che dava fastidio agli occhi osservarlo. Aiska domandò a Denebola di mostrarle i dintorni, se avevano ancora tempo, e la novizia colse al volo l’occasione, lieta di poter fare due passi e cambiare, anche se momentaneamente, discorso. Lei e la bionda guerriera di Blue Garden si avviarono fianco a fianco, mentre i quattro uomini si attardarono dietro di loro, meno rapidi nel lasciar perdere la questione di Tenugh.

Alla fine, quando le due ragazze si furono allontanate abbastanza, Tinhos espresse ad alta voce una domanda che ronzava in testa a tutti loro.

<< Ci possiamo fidare? >>

Mailo si strinse nelle spalle.<< I Saggi vogliono che recuperiamo Afior, ma non è ancora detto che manderanno proprio noi contro Tenugh. Forse mi sto semplicemente illudendo, ma credo che avremo davvero una piccola parte in questa storia. Tu che dici, Rio? >>

Rio, lo sguardo fisso sulla schiena di Denebola, sussultò quando fu chiamato.

<< Potrebbe essere come dici tu >>rispose cauto,<< e davvero mi auguro che sia così. Quanto alla fiducia, serviremo i Saggi di Aldebaran, i protettori di Valdmurt: credo siano abbastanza degni di fiducia, voi che dite? >>

Tinhos annuì con un sorriso nervoso. Alexander, tornato silenzioso, si limitò a un secco cenno della testa. Camminava leggermente discostato dagli altri tre e, come Rio, non staccava lo sguardo corrucciato da Denebola.

 

Una donna si allontanò dalla finestra della Sala della Costellazione. Come tutti i Saggi, indossava la tunica blu, alla quale aveva aggiunto un tocco personale: un lungo velo che le copriva i lunghi e ondulati capelli corvini e che le arrivava quasi a metà vita. Aveva osservato la discussione fra la novizia e uno dei cavalieri, cosa che andò a confermare i suoi dubbi.

La Maga di Andromeda tornò presso il tavolo dove sedeva Fabius. Oltre a lei, erano stati convocati solo Mira, Hebel e Altair. Era quasi un’ora che discutevano su chi avrebbe dovuto andare con i cinque cavalieri, e ciascuno di loro si era fatto avanti, solo per ricevere un secco diniego da parte di Fabius. Loro erano Maestri, responsabili di preparare i novizi alla cerimonia che li avrebbe fatti diventare Saggi: il loro posto era alla Torre. La scelta si allargava spaventosamente: nessun Saggio avrebbe potuto muoversi, il che voleva dire affidare l’incarico a uno dei più giovani che ancora non aveva allievi. Ma anche su questo Fabius indugiava.

<< E se avessimo interpretato male i segni? >>disse all’improvviso la Maga di Andromeda. Tutti sollevarono lo sguardo su di lei.

<< Perdonami? >>le chiese gentilmente Fabius mentre si massaggiava le tempie.

<< Denebola potrebbe aver frainteso Deri quando le ha mostrato quei cinque cavalieri >>spiegò la Saggia.<< Come possono salvare Valdmurt? Anche se con loro andasse uno di noi, cosa potrebbero fare? Dovrebbe essere la Torre di Aldebaran a muoversi, non cinque persone raccolte a caso da ogni angolo della terra >>

<< Ti prego, non mettertici anche tu >>sospirò Altair, tirandosi indietro una ciocca di capelli che gli era ricaduta davanti agli occhi.<< Deri è la voce di Imder Nysri e in quanto tale non va messa in discussione. Cerchiamo piuttosto di decidere chi mandare con loro >>

<< C’è un motivo se Deri ha scelto proprio loro >>aggiunse Fabius.<< Un motivo che mi è ancora sconosciuto, lo ammetto, ma confido diventerà chiaro nel corso della missione. Altrimenti, si sarebbe limitato ad avvertirci su Tenugh. La Torre invierà solo una persona: sei uomini sono anche troppi per una missione, a mio parere. Dovranno muoversi con rapidità e la massima discrezione e la nostra persona dovrà essere sempre pronta a un contatto con noi. Ci ho riflettuto con attenzione, e ritengo che nessun Saggio, giovane o più anziano che sia, abbia i requisiti adatti ad andare. Manderemo Denebola >>

<< Stai scherzando? >>esclamò Mira, incapace di trattenersi. Era ancora piuttosto giovane, con i capelli castano chiaro tagliati appena sotto le orecchie.

Fabius la guardò con un velo di tristezza mentre rispondeva:<< Per trovare il cristallo rosso sarà necessario il suo gemello, che è in grado di percepirne la presenza. Io ho delle ipotesi su dove possa trovarsi Afior, ma serve Deri per stabilire un contatto con lui. Denebola è la custode di Deri, perciò capisci che è l’unica soluzione >>

La semplicità di quella spiegazione colpì Mira con la forza di una bastonata in pieno volto. La Saggia sbatté le palpebre più volte prima di poter dire qualcosa.

<< Possibile che Deri non l’abbia detto a Denebola? >>chiese la Maga di Andromeda.

<< Forse dava per scontato che anche lei facesse parte della missione >>suggerì Hebel.

<< È troppo piccola >>Mira ritrovò la voce. Li fissò tutti quanti come se fossero usciti di senno.<< Come farà a partecipare alla cerimonia per i novizi che si terrà fra due mesi se deve partire? E cosa ti fa pensare che sarà in grado di affrontare Tenugh? >>

<< Al momento, quei ragazzi dovranno ritrovare Afior, dopodiché stabiliremo chi dovrà battere Tenugh >>rispose calmo Fabius.

<< Gli manderà contro qualche diavoleria >>replicò Mira, la voce che si faceva tremante.

<< Certo che lo farà. Denebola potrà contare sui suoi poteri, su Deri e su qualche aiuto in più che saremo disposti a concederle>>Il vecchio Saggio guardò gli altri, che annuirono. << Inoltre, questa missione le darà modo di allenarsi e compensare così le ore di addestramento che perderà qui alla Torre >>

<< Fabius >>Mira lo guardò quasi supplichevole,<< Denebola è la mia prima novizia: non voglio mandarla incontro al nemico. È come una figlia, per me >>

<< Se non te la senti, sarà Altair a informarla >>disse Hebel.

Altair inarcò le sopracciglia e disse subito:<< Scordatelo. Non ho alcuna intenzione di ascoltare le lagne di quella novizia >>

<< Lagne? >>Gli occhi lucidi di Mira parvero prendere fuoco. Altair ricambiò l’occhiata con altrettanta ferocia.

<< La tua pupilla non accetterà a braccia aperte questo compito. Non si aspetterà di certo che le chiederemo una cosa del genere. E, considerando che l’hai cresciuta tu, deve aver ereditato la tua indole fragile e sentimentale, cosa di cui sono anzi certo. Ecco perché non voglio assistere alla sua reazione >>

<< Fragile e sentimentale >>ripeté Mira fra i denti. L’ansia che l’aveva attanagliata fino a qualche istante prima era stata spazzata via. Guardò Fabius.<< L’avvertirò io. Sarà fiera di questo incarico >>

Il viso di Altair si contrasse in una smorfia, e lui sarebbe di certo scoppiato a ridere se Fabius non avesse detto:<< Ci riuniremo qui stasera, tutti quanti, per informare Denebola. Per lo meno, sono lieto che condividiate le mia scelta di mandare lei >>

 

Il silenzio era calato sulla Torre, come ogni sera dopo la cena. Gli allievi si erano ritirati nei loro alloggi e i Saggi si stavano radunando nella Sala della Costellazione. Denebola era stata informata già nel primo pomeriggio che era invitata a sua volta a quella riunione, e non poteva avere dubbi sul fatto si trattasse della missione contro Tenugh. Si chiese se ci fossero stati anche i cinque cavalieri. Aveva trascorso la mattina in loro compagnia, prima di tornare agli allenamenti, e li aveva trovati molto simpatici, ben diversi da come si era sempre immaginata i soldati. Solo Alexander si era tenuto in disparte mentre passeggiavano in cortile, cosa della quale poteva solo essere grata: il modo in cui le si era rivolto le faceva ancora ribollire il sangue nelle vene.

La Sala della Costellazione era già gremita, brulicante di voci sovrapposte e dei secchi rumori delle sedie trascinate avanti e indietro. Denebola indugiò sulla soglia: nessuno l’aveva notata e lei non sapeva con precisione cosa fare. Fu solo quando individuò Mira accanto alla Maga di Andromeda che si diresse spedita da lei. Fabius era già seduto al lungo tavolo all’estremità della stanza, e sembrava essersi del tutto isolato dal rumore che lo circondava, preso com’era da alcune carte.

La Sala della Costellazione era un lungo ambiente circolare in marmo bianco venato di grigio e priva di qualsiasi abbellimento: perfino il tavolo non aveva arazzi a ricoprirne la superficie di legno grezzo. Alte finestre ogivali si aprivano dietro Fabius, lasciando intravedere una notte nera, oppressa da pesanti nuvole che nascondevano le stelle.

<< Eccoti, finalmente >>fu il benvenuto di Mira quando Denebola le comparve davanti.<< No, resta pure lì: Fabius vorrà parlarti subito >>

Denebola, che era stata sul punto di insinuarsi nello stretto spazio fra una fila di sedie e l’altra per raggiungere la Maestra, si bloccò. Deri pulsò appena sotto la sua veste. Mira le lanciò un ultimo sguardo indecifrabile mentre il silenzio scendeva sulla sala e i Saggi prendevano posto. Fabius sollevò la testa come se l’improvvisa calma l’avesse disturbato; individuò subito Denebola e le fece cenno di raggiungerlo. Decine di occhi la seguirono mentre si affiancava al tavolo, ancora incerta.

<< I cinque cavalieri che il cristallo verde ha designato partiranno fra meno di due giorni >>disse Fabius con voce chiara, all’intera sala.<< Dal momento che nessuno di loro possiede doti magiche, invieremo un membro della Torre che li possa aiutare a trovare Afior e a tenersi in contatto con noi. Denebola, chiedo a te questo favore >>

La ragazza ignorò il mormorio che percorse rapidamente la Sala della Costellazione, ma fissò Fabius dritto negli occhi, assurdamente incapace di provare qualcosa. Si limitò ad annuire con un gesto quasi secco del capo, ma al vecchio Saggio parve bastare.

<< È la detentrice di Deri, perciò probabilmente l’unica fra noi a poter percepire anche la presenza di Afior >>continuò quest’ultimo per far cessare le voci.<< Non siamo qui per discutere questa scelta, ma per concordare sull’aiuto magico che concederemo alla novizia >>

Un Saggio biondo, piuttosto tarchiato e sulla cinquantina si alzò in piedi e osservò:<< Denebola non ha ancora completato l’addestramento: ci conviene mandare lei? >>

<< Sarà questa la fase finale del suo addestramento >>tagliò corto Fabius. Rivolse una rapida occhiata a Mira, in terza fila, che annuì.<< Denebola ha accettato di essere i nostri occhi, le nostre mani e la nostra bocca in questa missione. Ora, chi di voi vuole offrirle il suo aiuto? >>
Un attimo di silenzio inframmezzato da qualche lieve mormorio. Poi, la Maga di Andromeda e Altair si alzarono in piedi e diedero un rapido sguardo ai volti attorno a loro: la prontezza con cui risposero fece capire a Denebola che già sapevano che sarebbe andata lei. Gli altri Saggi furono molto più lenti a metabolizzare la notizia: forse qualcuno aveva sperato che a partire fosse stato uno dei suoi ex pupilli.

<< Molto bene, i vostri poteri saranno sufficienti, considerando che andranno a unirsi anche a quelli di Deri >>annuì Fabius.<< Se nessun altro vuole intervenire, prego Altair e la Maga di Andromeda di prepararsi subito mentre io esporrò il nostro piano >>

I due Saggi si avvicinarono al tavolo mentre i colleghi tornavano a vociare a bassa voce, alcuni ostili, altri semplicemente increduli.

<< Denebola, tu puoi venire con noi >>disse la Maga di Andromeda.<< Ti consegneremo subito i nostri doni >>

Uscendo, la novizia lanciò uno sguardo a Mira, che le rivolse un rapido cenno d’incoraggiamento. Oltre di lei, Denebola scorse molte teste che la seguivano, e poche erano amichevoli. Si tormentò la catenina di Deri, di colpo a disagio.

<< Hai preso la cosa con molta filosofia >>commentò la Maga di Andromeda mentre attraversavano l’atrio.

<< In realtà, un po’ me l’aspettavo >>Denebola cercò di non suonare compiaciuta, il che non fu difficile: per quanto si fosse aspettata la richiesta di Fabius, non poteva dirsi davvero lusingata.

<< Già, dovevamo aspettarci tutti che, presto o tardi, quel cristallo ti avrebbe costretta ad assumerti grandi responsabilità >>sospirò la Saggia tirandosi i lembi inferiori del velo sul petto per proteggersi dall’aria gelida di fine ottobre.

<< Hai accettato con troppa naturalezza >>si intromise Altair, la voce dura come sempre.<< Sai davvero cosa significa questa missione? >>

<< Per chi mi hai preso? Conosco la storia dei cristalli e di Tenugh a memoria, ormai >>ribatté Denebola a denti stretti. Lei e Altair si erano detestati fin da quando era piccola, e Denebola non ricordava più da cosa scaturisse quell’ostilità. Mira le aveva raccontato che, quando era stata lasciata alla Torre di Aldebaran, Altair si era fatto avanti per prenderla con sé, ma Fabius aveva deciso che Denebola dovesse essere la prima novizia di Mira. Ad Altair non sarebbe dispiaciuto crescere la portatrice di Deri, aveva concluso la sua Maestra.

Lui ebbe il buonsenso di non replicare. Indicò un pioppo solitario su un lato del cortile, e la Maga di Andromeda annuì. Si fermarono all’ombra dei rami più sporgenti, ancora fitti di foglie dorate; le nubi a nord si stavano già disperdendo, e quando la luce delle stelle si fece pian piano sempre più vivida, le foglie parvero diventare d’argento.

<< Aspetta in silenzio >>ordinò Altair a Denebola prima di posizionarsi a una ventina di centimetri dalla Maga.

La Saggia rimase a capo chino per qualche istante, come immersa in una profonda meditazione. Alla fine, sollevò con estrema lentezza le braccia al cielo e, gli occhi chiusi, recitò a voce alta quasi che volesse farsi sentire fino alle stelle: << Le stelle di Andromeda ascoltino la mia preghiera! Offrano a questa ragazza i loro doni per abbattere il nemico incantatore, l’uomo privo di corpo che magia e spada da sole non riuscirono a battere! >>

Nell’attimo in cui la Maga terminò la frase, Altair alzò a sua volta le braccia, ma, notò Denebola, preferì tenere lo sguardo fisso sulla volta celeste che li sovrastava. Le nubi si erano completamente spostate verso i confini meridionali della Torre, lasciando libero un ampio mare blu punteggiato di stelle. La luna non c’era, ma il suo chiarore sarebbe stato inutile, tanto brillavano gli astri sopra di loro. Denebola guardava in alto, e non faticò a individuare la costellazione di Andromeda, una lunga scia di stelle che si diramava in due direzioni come una A stampata nel cielo. E, sebbene non fosse la stagione della costellazione dell’Aquila, nel momento in cui Altair si fece avanti altre stelle parvero brillare con maggior forza.

<< Altair, guida degli uomini e speranza dei viandanti, non lasciare che il nemico oscuri la mente di questa giovane. Concedile giorni sicuri e guidala nei luoghi più bui >>

La stella di Altair riluceva tanto da sembrare un minuscolo sole. L’alone che emanava da essa e dalla costellazione di Andromeda addolciva l’oscurità del cielo e gettava sulla terra un chiarore pallido e innaturale. I due Saggi abbassarono le braccia, così improvvisamente che Denebola temette si fossero sentiti male. Invece, fra le loro mani si era allargata una lieve chiazza di luce, pallida come il chiarore delle stelle. Quella luce si plasmò da sola in forme solide che ricaddero nelle mani pronte della Maga di Andromeda e Altair. L’oscurità sembrò tornare a farsi più pesante ora che la luce era scomparsa.

La Maga si avvicinò per prima a Denebola e le porse un bastone di legno lucido, alto quasi quanto lei e sormontato da un incavo di abete bianco. Era incredibilmente leggero.

<< Ricorda bene: il bastone di Andromeda non è un bastone da passeggio >>spiegò la Maga.<< Potenzierà i tuoi incantesimi di difesa e attacco. Vedi l’incavo? Può ospitare Deri e aiutarti a usarlo nelle tue magie >>

<< Grazie >>balbettò Denebola, soppesando il bastone e sperando in cuor suo che invece non la impacciasse in battaglia. Il suo stomaco si contorse al pensiero che avrebbe potuto davvero combattere, ma fu subito distratta da Altair. Le stava tendendo un oggetto molto curioso, e a prima vista a Denebola sembrò una semplice croce blu scuro sormontata da puntini bianchi. Quando la prese, però, si rese conto che era più grande delle normali croci e che i puntini non erano altro che le stelle. Era morbida e calda: una volta celeste tascabile, pensò la ragazza.

<< È probabile che vi troverete in situazioni in cui non riuscirete a orientarvi >>disse Altair.<< La mia stella guida è una delle più luminose: la sua croce saprà indicarvi la strada e ti ridarà energia quando ne avrai serio bisogno >>

 

Mira la stava aspettando seduta alla scrivania della sua stanza. La frangia le ricadeva sugli occhi, e vedendola col capo rilassato su una mano Denebola credette si fosse addormentata. Ma non aveva finito di chiudere la porta che la Saggi sollevò la testa e la guardò apprensiva.

<< Sei sicura della tua scelta? >>furono le sue prime parole.

Suo malgrado, Denebola sorrise.<< Sì, Maestra >>

Mira osservò il bastone di Andromeda e la croce di Altair mentre la ragazza le posava sulla cassapanca dall’altro lato della stanza.

<< Una croce? >>

<< Il dono di Altair. Mi aiuterà a trovare la via e a risanare le ferite >>

<< Si è sforzato >>commentò Mira a denti stretti.<< Avrebbe potuto darti anche lui un’arma >>

<< Ho già il bastone, la mia magia, Deri e una spada per attaccare: Altair si è occupato della difesa >>replicò Denebola in tono sbrigativo.

<< Avrai una spada? >>

La nota incredula e spaventata nella voce di Mira la fece voltare.

<< Così mi ha assicurato Altair. Probabilmente, dovrò usarla >>rispose la novizia con un’alzata di spalle, come se stesse parlando del tempo.<< Sarebbe anche ora che iniziassi a usare le spade nella vita reale oltre che negli allenamenti >>

Mira spalancò la bocca per ribattere, sconvolta, ma forse dentro di sé ammise che Denebola aveva ragione. Tormentò per un po’ la manica della veste mentre Denebola finiva di controllare la borsa che avrebbe portato durante il viaggio.

<< Sono venuta a salutarti, comunque >>disse infine Mira.<< Da domani dovrò sostituire Kevin con i suoi allievi. Pare si sia preso una bella influenza >>

<< Pensavo ci avresti accompagnati quando saremmo partiti! >>

<< Con voi verranno Fabius, la Maga di Andromeda e Altair, che comunque dovranno proseguire coi loro pupilli per gli allenamenti in esterno. Comunque, non è questo che volevo dirti. Ecco… volevo chiederti di tornare per la Cerimonia di fine anno. Mancano solo due mesi e non vorrei che mancassi proprio quando dovrai essere nominata Saggia >>

Denebola alzò lo sguardo quando percepì la voce incerta della Maestra. Nonostante i suoi 36 anni, Mira aveva ancora l’aspetto di una ragazza, tanto che i pochi visitatori esterni la scambiavano spesso per una Saggia fresca di investitura. Ma per Denebola era sempre stata più di una Saggia o di una Maestra: l’aveva cresciuta come una madre ed era sempre stata pronta a difenderla e a darle consigli come una sorella maggiore. Da quando aveva intuito che avrebbe partecipato alla missione, la novizia aveva cercato di non pensare a Mira, ma adesso che erano arrivate al momento dei saluti la sua forza di volontà vacillò. Tuttavia, non poteva abbandonarsi alle lacrime, o non sarebbe mai partita.

<< Non devi preoccuparti >>disse con voce rassicurante.<< Saprò cavarmela. In fondo, tutto quello che so lo devo a te, e tutti sanno che sei una delle Sagge più potenti della Torre! >>

<< Là fuori ci sono maghi dieci volte più potenti di me >>ribatté Mira con voce più dura.<< Mi fido di te più di quanto potrà mai fare Fabius, ma Tenugh è un maestro provocatore. In passato amava creare sogni reali in cui intrappolare e distruggere le sue vittime >>

<< Non mi farò ingannare >>

Mira si lasciò andare a un sorriso stiracchiato, gli occhi rossi che minacciavano di farsi sfuggire le lacrime mentre stringeva a sé Denebola, entrambe spaventosamente incerte su quando e se si sarebbero riabbracciate.

<< Ti lascio riposare >>sussurrò la Saggia dopo qualche minuto, lasciandola andare.<< Ricorda: conta sempre sulle tue forze, ma non dimenticare che hai cinque compagni da difendere e che ti difenderanno >>

Denebola annuì, ma non fu in grado di articolare una frase sensata. Con un ultimo abbraccio, Mira lasciò la camera.

I bracieri nei corridoi erano quasi tutti spenti, costringendola a orientarsi solo con la debole luce della luna. Arrivata ai piedi delle scale che conducevano agli alloggi dei Saggi, Mira sussultò violentemente. Una sagoma stava poggiata in attesa contro il muro, a braccia conserte, e guardava proprio lei.

<< Nottambula? >>domandò la voce di Altair.

<< Stupido >>rispose Mira, ancora tremante per lo spavento. Il Saggio sbuffò divertito.

<< Niente aiuta di più di uno spavento improvviso per fugare la malinconia, non trovi? >>

<< Devo quindi ringraziarti? >>

Altair le si avvicinò per osservarla meglio alla luce della luna. Mira fu costretta ad aspettarlo immobile, nonostante fosse l’ultima persona con cui avrebbe voluto parlare in quel momento.

<< Per stavolta, farò a meno dei tuoi ringraziamenti >>commentò scrutandola con un cipiglio vagamente beffardo.<< Non avrai pianto, spero >>

Quello fu troppo. Con un sospiro esasperato, Mira lo aggirò e si diresse senza esitazione verso le scale.

<< Ti è piaciuto il mio dono? >>Impassibile alla sua reazione, Altair aveva seguito tutte le sue mosse, parlando appena prima che Mire mettesse piede sul primo gradino. La donna si costrinse a voltarsi.

<< Una croce davvero carina: magari la legherà alla stessa catenina di Deri >>rispose con un sorriso sarcastico.

<< Mi fai un torto, Mira >>

<< E tu mi stai facendo perdere la pazienza >>sbottò lei.<< È notte fonda e la giornata non è stata leggera: cosa vuoi? Che ti ringrazi in ginocchio per aver concesso la tua protezione a Denebola? >>

<< Idea allettante, ma no: immaginavo l’avresti salutata stasera, così ho pensato di riaccompagnarti in camera >>

Un breve silenzio si dilatò fra loro dopo queste parole. Alla fine, Mira sospirò di nuovo.<< Sei pesante. Non capisco perché ti abbiano affidato cinque allievi >>

<< Meglio essere pesante ma competente piuttosto che una chioccia protettiva che rammollisce la sua novizia >>

Mira dovette fare del suo meglio per non tornare indietro e strappargli a mani nude quella sua dannata lingua velenosa.<< C’è altro o posso ritirarmi? >>

<< Va’ pure. Ho capito che non apprezzi la mia compagnia >>Altair la osservò sparire senza alcun indugio su per la scala, e solo quando il rumore di passi fu ormai impercettibile si rilassò contro il muro, a ripensare alle facce dei cavalieri loro ospiti. Quando era rientrato nella Sala della Costellazione con la Maga di Andromeda vi aveva trovato anche quei cinque ragazzi, seduti in prima fila mentre Fabius esponeva il piano su cui avevano già discusso nel pomeriggio. Li aveva studiati a lungo, ma non aveva colto paura o rifiuto sui loro volti: ascoltavano senza trovare nulla da ridire. Certo, c’era ben poco da discutere: Fabius aveva dato loro solo linee generali, il resto sarebbe venuto da sé una volta che la missione fosse cominciata. Il piano fu approvato da Saggi e cavalieri, nessuno si azzardò a muovere critiche, e i cinque si erano ritirati non appena la riunione fu sciolta. Gettando uno sguardo verso le nubi lontane a sud, Altair si domandò se anche quei ragazzi erano ancora svegli a ripensare a quanto era successo e a quanto stava per scatenarsi.

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


CAPITOLO III


Il sole non era ancora sorto, ma già una pallida luce s’insinuava tra le mura della Torre.
Fabius era insieme ad altre quindici persone, tra cui Altair e la maga di Andromeda. Il sentiero che portava fuori dal territorio della torre di Aldebaran era ancora immerso nell’oscurità. Denebola, Rio, Aiska, Tinhos, Mailo e Alexander s’incrociarono all’uscita in cortile. I cinque cavalieri indossavano le cotte di maglia e i mantelli con cui erano giunti alla Torre; alla cintura pendevano le spade, fasciate nei loro foderi, e sulle spalle reggevano zaini di stoffa e pelle col minimo indispensabile con cui sopravvivere fino all’arrivo al primo centro abitato. Rio e Tinhos, niente affatto impacciati, portavano ciascuno anche una faretra e un arco flessibile e dalle curve semplici, tipico di Terrani.
Si salutarono tutti con poche e brevi parole: sei sconosciuti che stavano per iniziare una missione alla quale nessuno di loro avrebbe pensato fino a una settimana prima. Rio continuò a osservare Denebola  anche quando uscirono: la ragazza indossava il solito abito viola sotto un mantello verde foresta, senza alcuna armatura. Le uniche protezioni erano una spada molto corta che teneva legata in vita e un bastone da passeggio.
Fabius li osservò uno ad uno quando si fermarono davanti a lui. Alle sue spalle, i novizi osservavano Denebola con un velo d’invidia negli occhi. Aiska provò un moto di compassione nei loro confronti: era sicura che, rispetto alla loro compagna, quei ragazzi non erano affatto consapevoli dei rischi che avrebbe dovuto affrontare.
Portavano tutti una piccola lanterna. Il gruppo iniziò a muoversi. Fabius, in testa, lanciava sguardi preoccupati davanti a sé; era seguito da Altair e la maga di Andromeda. La luce aranciata del mattino di Valdmurt non riusciva a passare attraverso gli alberi del sentiero così che dovettero fare soprattutto affidamento alle piccole lanterne che ciascun novizio reggeva.
I cinque cavalieri camminavano compatti, silenziosi quanto la loro scorta. L’aria gelida e l’adrenalina che iniziava ad aumentare avevano tolto loro qualsiasi voglia di conversazione. Denebola veniva per ultima, appoggiata al bastone di Andromeda, che stringeva quasi spasmodicamente mentre con gli occhi cercava inutilmente di penetrare le ombre attorno a lei. La croce di Altair giaceva sotto la veste, accanto a Deri.
Camminarono per quasi mezz’ora, nel più assoluto silenzio. I soldati erano completamente assorbiti da quella atmosfera da non accorgersi che i novizi avevano spento le lanterne da più di dieci minuti.
La chiara luce rosea dell’alba iniziava ad illuminare i Saggi e i compagni, mentre il freddo e l’umidità parvero aumentare. Il sentiero terminò con un bivio su un laghetto. I Saggi si voltarono verso i cavalieri.
<< Da questo punto ci separiamo >>disse loro Fabius, e la sua voce echeggiò come un ramo spezzato.<< Prendete la strada che porta a Royal, come vi ho suggerito. Ci terremo in contatto ogni volta che potremo. Buona fortuna >>
I Saggi e i novizi si mossero per primi lungo la strada che costeggiava il laghetto sulla destra. I compagni rimasero a osservarli andar via, sempre in quel silenzio misterioso e inquietante inframmezzato di tanto in tanto dal rumore dei loro passi sulla strada battuta. Quando sparirono dalla vista, Rio si voltò verso gli altri, scoprendo sguardi risoluti, anche in Denebola.
<< Andiamo >>
Il tratto di strada che usciva dai confini della Torre di Aldebaran continuava pianeggiante fino al fiume Green River, ma da lì la strada per Royal sarebbe diventata pian piano collinare. I sei compagni marciarono per sei ore, in silenzio, fermandosi ogni tanto per controllare se stavano andando nella giusta direzione.
<< Quanto dista per la precisione Royal? >>chiese Mailo mentre sostavano all’ombra di un bosco.
<< Tre o quattro giorni a piedi >>rispose Rio.<< Spero solo di non incontrare subito qualche diavoleria di Tenugh >>
<< Forse ancora non sa di noi >>disse Denebola, seduta insieme ad Aiska sull’erba fresca.<< Ci siamo organizzati rapidamente. Mi dispiace solo che Fabius non ci abbia lasciato portare i cavalli >>
<< Se Afior si trova a Royal potrebbero non essere necessari, visto che siamo abbastanza vicini >>disse Rio, ma anche lui apparve perplesso.<< Certo, se ci avessero ridato i cavalli della Torre come quando siamo arrivati, avremmo accorciato notevolmente le distanze >>
Gli altri furono d’accordo, ma lamentarsi era inutile. Sembrava esistere una qualche regola non scritta che imponeva di fidarsi delle scelte del Saggio Fabius, per quanto discutibili potessero essere.
<< A proposito >>disse dopo un po’ Alexander, asciugandosi la bocca dopo una sorsata d’acqua.<< Nessuno mi ha ancora spiegato quali sono i poteri di Tenugh. Le leggende sono sempre rimaste sul vago >>e così dicendo guardò Denebola, che si strinse impotente nelle spalle.
<< So che è abile nel manipolare la mente umana, più qualche altra stregoneria >>
<< Non è molto >>osservò l’altro.
Denebola avvertì l’irritazione attanagliarle la bocca dello stomaco, ma si sforzò di non rispondere. Tutto in Alexander la faceva innervosire, dal tono perennemente beffardo allo sguardo altezzoso.
<< Afior potrebbe trovarsi ovunque >>notò dopo un po’ Aiska, accigliata.<< Fabius sembrava sicuro si trovasse nella Regione dei Monti, ma è troppo vasta per sperare di trovarlo subito. E se a Royal facessimo un buco nell’acqua? >>
<< Secondo Fabius è proprio lì che si sono avute le ultime notizie della presenza di un rubino molto particolare >>rispose Denebola.<< Quante volte una pietra preziosa attira l’attenzione se non mostra qualche stranezza? >>
<< E se qualcuno trova Afior prima di noi Deri potrebbe avvertirlo? >>le chiese Mailo.
<< Esatto >>
<< Siamo sicuri che a Tenugh serva solo il cristallo rosso? Non gli converrebbe avere entrambi? >>osservò dubbioso Tinhos. Gli altri si scambiarono sguardi cupi, e Denebola scrollò le spalle, impotente.
<< Potrebbe esserci questo rischio, ma Deri teme più per Afior che per se stesso >>rispose.
<< Va bene >>Dopo un attimo di silenziosa pausa, Rio si rimise in piedi.<< Ci siamo riposati abbastanza e possiamo continuare questi discorsi anche in marcia. Andiamo >>
<< A ovest >>precisò Aiska ripiegando una mappa e infilandola nel marsupio di tela che teneva in vita.<< Royal  è oltre… >>
Un rumore improvviso la interruppe e tutti si voltarono verso il bosco dietro di loro. Qualcosa si muoveva a pochi metri dagli alberi esterni, nascosta in mezzo ai cespugli.
<< Non può essere una spia di Tenugh! >>sussurrò Denebola.<< Non così presto! >>
Rio, Tinhos e Alexander sguainarono le spade e si avvicinarono agli alberi. Il rumore si ripeté di nuovo, più debole, come se il suo autore si fosse accorto di essere stato scoperto. Con cautela, Tinhos si chinò sui cespugli e scansò le foglie con la punta della spada. Per terra, in mezzo alle foglie secche, c’erano delle strane impronte.
Rio tirò un respiro di sollievo.
<< Deve essere stato un animale >>disse riponendo la spada.
<< Quale animale ha zampe simili? >>mormorò Alexander, chinandosi sulle impronte. Tinhos fletté la spada verso di lui, costringendolo a bloccarsi.<< Che fai? >>
 
<< Non sappiamo a chi appartengono >>rispose l’elfo.<< Meglio non toccarle >>
<< Siete così nervosi da farvi spaventare da delle impronte di coniglio? >>rise Mailo che, zaino in spalla, già si era allontanato dagli alberi.
<< Nessun coniglio lascia impronte del genere >>replicò Alexander, ostinato.<< Non ho mai visto un animale con zampe così piccole >>
Anche Rio e Denebola le osservarono da vicino: le tracce erano molto piccole e profonde, simili a dei forellini più che a vere e proprie impronte.
<< Lasciamo perdere >>disse alla fine Rio.<< Non dobbiamo avventurarci nel bosco, perciò queste tracce non sono affare nostro. Muovetevi, ci siamo fermati anche troppo >>
 
<< Eppure non sono ancora convinta >>borbottò Aiska lanciando uno sguardo alle sue spalle.
Avevano imboccato un sentiero in discesa fiancheggiato da rari alberi spogli. Le sommità degli arbusti del bosco erano ormai scomparse del tutto mentre i compagni lasciavano la collina e giungevano su una pianura che si estendeva a perdita d’occhio. Sulla terra annerita crescevano radi cespugli scheletrici; non c’erano altre forme di vita visibili.
<< Quelle non erano tracce di animali >>aggiunse Tinhos.
< < Ne sei sicuro? >>fece Mailo con voce che lasciava trasparire tutto il suo disinteresse per l’argomento.
<< Pensaci. Quelle impronte erano minuscole e anche abbastanza profonde >>disse Tinhos.<< Quale animale può avere delle zampe così piccole e lunghe? >>
<< Un ragno? >>suggerì Denebola.
<< Se intendi quelle specie di ragni grandi quanto un toro, allora è impossibile. Sono quasi due secoli che non si vedono bestie del genere >>replicò Alexander.<< Voi cosa ne pensate? >>chiese a Mailo e Rio.
<< Non sono affari che ci riguardano >>ripeté Rio, marciando avanti a loro.<< I boschi sono pieni di animali. Ci vorrebbe un’intera notte per scoprire con chi avevamo a che fare >>
<< A proposito di notte >>Mailo alzò lo sguardo verso il cielo: oltre nuvole scure che si avvicinavano rapide verso di loro si potevano ancora scorgere tinte di un cupo violetto.<< Fra poco farà buio >>
<< Non ci fermeremo di nuovo >>disse Alexander.
<< Viaggeremo al buio? >>esclamò Aiska.
<< Dobbiamo sbrigarci a raggiungere Royal, no? >>osservò Alexander in tono piatto.
<< Questi territori non sono pericolosi >>Denebola rassicurò Aiska.<< Sono deserti e nessuno osa venirci, soprattutto di notte >>
<< Come mai? >>chiese Tinhos.
<< Si dice che questa sia la Piana dei Morti >>rispose tranquillamente la novizia.<< Cinque secoli fa qui si è combattuta una sanguinosa battaglia fra vari popoli. I morti furono numerosi e non ci fu nessun vincitore >>
<< Perciò il generale di un esercito, vedendo cadere i suoi uomini insieme a tutti gli altri, urlò delle parole  >>continuò Alexander.<< Una maledizione, o qualcosa del genere >>
<< Conosci anche tu questa storia? >>sussurrò Aiska. In lontananza, un fulmine illuminò il cielo.
<< Storia? >>ripeté Alexander.<< Questa è solo una stupida leggenda. Da piccolo la raccontavano gli anziani della mia città per intimorire i bambini, ma in realtà, qui, non è successo un bel niente! >>
<< Sì, invece >>replicò Denebola, stupita.
<< Come? >>dissero Aiska e Alexander all’unisono.
<< Quello che hai detto tu, Alexander, è vero >>disse Denebola, perplessa davanti ai loro sguardi attoniti.<< La Battaglia dei Maledetti. È così che la chiamano. Il generale di quell’esercito urlò delle comuni parole, che si trasformarono in maledizione >>
<< E cosa direbbero queste parole? >>chiese Mailo, che seguiva la conversazione con interesse.
<< Nessuno me lo ha mai voluto dire >>rispose la ragazza.
<< E tu lo sai? >>Mailo si rivolse con un sorrisetto ad Alexander.
L’uomo alzò le spalle, ignorando gli sguardi delle due ragazze, e quasi non si scontrò con Rio. Il capitano di Terrani si era fermato di colpo.
<< Cosa c’è? >>chiese Tinhos.
Rio si portò un dito sulle labbra e indicò in avanti. In un primo momento, non videro nulla oltre le ombre che si addensavano sulla piana. Poi, poco lontano da loro come se fosse emersa dalla terra, scorsero una figura scura accompagnata da un verso gutturale di animale pronto all’attacco.
<< Cosa diavolo è? >>borbottò Mailo, la mano già sull’elsa della spada.<< Il fantasma del generale? >>
<< È umano? >>Aiska guardò Denebola, che, impietrita, scosse il capo. Alexander imprecò e fece per sfoderare la spada, ma un rumore spezzato echeggiò nella piana, bloccando tutti e sette.
Lentamente, la figura parve sollevare la testa verso i compagni, che riuscirono a vederla meglio. Era avvolta da capo a piedi in un mantello nero come la pece, il cappuccio tirato sulla testa che lasciava intravedere una mascella pallida, appuntita. Sul petto riluceva una chiazza purpurea, come sangue fresco.
<< Un Kar >>gemette Denebola, stringendo il bastone di Andromeda.
Il rantolio della creatura cessò mentre si voltava verso di lei. I secondi si allungarono come l’eternità. Poi, con un movimento improvviso e sinuoso, il Kar balzò addosso alla novizia levando da sotto il mantello una mano dalle unghie affilate.
Rio tirò Denebola verso di sé allontanandola dalla traiettoria del Kar. Tinhos, arco teso, scoccò una freccia che attraversò la creatura come se fosse di fumo.
Divisi dagli altri, Rio e Denebola indietreggiarono. Da sotto il cappuccio del Kar scorsero un lampo di luce rossa mentre quello si sgranchiva le mani con un suono simile a uno schiocco. Non rantolava più. Rimase impietrito a osservarli, e per un attimo Rio ebbe l’impressione fosse diventato davvero di pietra.
<< È già morto >>spiegò Denebola con un sussurro che i compagni udirono.<< Non possiamo ucciderlo di nuovo >>Sentì Rio stringerle con forza il braccio mentre urlava agli altri:<< Scappiamo! >>
Alexander, Mailo e Aiska corsero verso di loro, nella direzione che avrebbero comunque dovuto seguire per andare a Royal. Tinhos li copriva, la spada sguainata tesa contro il Kar. Rio prese Denebola per mano, la spada nell’altro pugno, e se la trascinò dietro gli altri. In retrovia, Tinhos fendeva l’aria con la spada nel tentativo di tenere lontano il Kar. Per un attimo, parve funzionare: la creatura indugiò senza mostrare particolare fretta nell’inseguirli. L’attimo dopo, i compagni udirono un gemito alle loro spalle.
Tinhos era caduto in ginocchio, la spada accanto a lui e sul petto un taglio dal quale sgorgava sangue copioso. Prima che Rio o qualcun altro tornasse indietro, Denebola alzò il bastone di Andromeda e mormorò un incantesimo. Un getto di luce fuoriuscì dal bastone stesso, colpendo il Kar in pieno petto e scaraventandolo a qualche metro dall’elfo.
Rio e Aiska lo raggiunsero e lo rimisero in piedi.
<< Ce la fai? >>gli chiese Rio.
<< Penso di sì >>.Tinhos tentò di rimettersi in posizione eretta, ma quel movimento lo fece di nuovo piegare in due con un gemito di dolore.
<< Non fa niente, ti aiutiamo noi >>disse Aiska.
Il Kar si rialzò con un rantolo minaccioso mentre Rio e Aiska si allontanavano sorreggendo Tinhos. Denebola avanzò rapida mentre si ricongiungevano al gruppo.
<< Che vuoi fare? >>Alexander le si affiancò, la spada levata davanti al viso.
<< Cercherò di distrarlo mentre voi fuggite >>rispose Denebola.<< Lo tempesterò di incantesimi >>
<< Ma la pianura è immensa! >>protestò Alexander-<< Non ce la faremo mai a fuggire e tu non puoi passare un’intera notte a lanciare incantesimi >>
<< Non ci metterò molto a sbarazzarmi di lui >>
<< Non potremo andar lontano >>disse Rio.
<< Potrete mettere una bella distanza >>replicò impaziente Denebola, gli occhi sul Kar che sembrava essersi di nuovo paralizzato.<< Andate, ora! >>
Impotenti, Rio e Aiska, con Tinhos ancora aggrappato loro, la superarono con tutta la velocità che potevano permettersi. Mailo li seguiva senza staccare gli occhi dal Kar. Alexander rimase accanto alla novizia.
< < Vattene! >>esclamò Denebola. Percepiva lo sguardo rosso del Kar da sotto il cappuccio.
<< Non puoi ucciderlo da sola >>ripeté l’uomo.
<< Neanche il tuo aiuto mi sarebbe utile. Mi saresti solo d’intralcio! >>urlò Denebola furibonda.
Il Kar approfittò di quella distrazione. Sollevò le mani e unì le unghie a formare un triangolo. Con un rombo crepitante, un getto di fuoco sprizzò dalle sue mani e si avventò su Denebola e Alexander.
<< Andromeda! >>urlò Denebola, picchiando la punta del Bastone sul suolo. Il fuoco li investì in pieno, ma Alexander non sentì nulla, solo lo sfrigolio delle fiamme contro la cupola trasparente che Denebola aveva fatto apparire per proteggerli.
<< Quanto puoi resistere? >>le domandò.
<< Non lo so! E’ molto più potente di me! >>rispose Denebola. L’attacco si intensificò e lei cadde in ginocchio, ma tenne ben salda la presa sul bastone.
Alexander le si inginocchiò accanto.
<< Ti faccio scappare! >>ansimò Denebola.
<< E tu? >>
<< Resisterò. Tieniti pronto >>
<< Non posso lasciarti qui da sola! Moriresti! >>replicò l’uomo tirandola per farla alzare.
<< Ti aprirò un varco >>continuò Denebola ignorandolo.<< Preparati !>>
Il Kar lanciò un altro getto di fuoco e la cupola protettiva di Denebola scomparve. Alexander si pose davanti alla ragazza e tese una mano mentre il fuoco li colpiva. Questa volta avvertì il calore del fuoco sulla pelle, ma non cedé. Oltre lo sfrigolio del fuoco non sentiva nient’altro. Poi, di nuovo quel rumore spezzato e l’oscurità lo accecò.
 
Faceva freddo, molto freddo. O forse era la sua immaginazione. Non si sentiva più nulla, solo un opprimente silenzio. Alexander mosse una mano e tastò il terreno accanto a lui: c’erano solo sassi. Raccogliendo le poche forze che gli erano rimaste, si mise in ginocchio e si guardò intorno. Era buio: l’unica fonte di luce era un buco sul soffitto, dieci metri più su.
Alexander si massaggiò la testa. Come era arrivato lì? Ricordava solo un tizio incappucciato che attaccava Rio e Denebola…
<< Denebola! >>esclamò, ricordando tutto.<< Denebola, dove sei? >>
La poca luce che filtrava dal buco illuminava a malapena la grotta dove si trovava ed era talmente fioca che Alexander sospettò fosse sera. C’era solo un arco scavato nella roccia, e ai piedi dell’arco, con suo sollievo, c’era Denebola, sdraiata supina, che reggeva ancora il Bastone magico.
Alexander le si inginocchiò accanto e la sollevò delicatamente per le spalle.
<< Denebola >>disse di nuovo, scotendola.<< Cerca di svegliarti >>
Denebola aprì a fatica gli occhi.
<< Cosa succede? >>mormorò con voce roca.<< Dov’è il Kar? >>
<< E’ sparito >>rispose Alexander.<< Oppure siamo noi ad essere spariti >>
Denebola si mise cautamente seduta e guardò la grotta.
<< Come siamo arrivati fin quaggiù? >>
<< Non lo so, ma è meglio andarsene >>borbottò Alexander, aiutandola a rialzarsi.<< Dobbiamo trovarci da qualche parte sottoterra. Chissà dove sono gli altri. Spero si siano salvati >>
<< Lo spero anch’io >>disse la ragazza, tastando la parete rocciosa.<< Pensavo di essere morta >>aggiunse guardando Alexander, << quando sono caduta ho sentito le fiamme che lambivano il mio corpo e ho pensato che era finita. Come abbiamo fatto a salvarci? >>
<< Chi lo ha detto che siamo salvi? >>replicò Alexander con voce sommessa.<< Ci troviamo in un luogo che non conosciamo, lontano dai nostri compagni. Potrò dire che siamo in salvo quando usciremo da qui >>
<< Hai ragione >>sospirò la ragazza. Indicò l’arco:<< Laggiù deve esserci l’uscita >>
Anche Alexander lo guardò, ma con minor convinzione: oltre l’arcata pareva estendersi nulla, o forse era solo un’impressione dovuta alla poca luce.
Attraversarono l’arco, camminando rasenti alla parete. Il soldato si stupì del silenzio che continuava a regnare, e quella cosa non lo tranquillizzò affatto. Dietro di lui, Denebola stringeva nervosamente il Bastone, sperando di non incontrare nessuno fino all’uscita di quella galleria.
Eppure, notò Alexander, più andavano avanti più il buio aumentava e non c’erano tracce di una porta o di un altro arco. Più di una volta dovettero fare una sosta per abituare gli occhi all’oscurità. Dopo molti minuti, Alexander sentì strattonare il mantello, e sussultò violentemente.
<< Sono io >>sussurrò Denebola, stringendogli il mantello.<< Volevo accertarmi che ci fossi ancora. Con questo silenzio sembra di essere soli >>
<< Già >>rispose Alexander.<< Non mi sento tranquillo. E’ come se qualcuno ci stesse tendendo una trappola >>.Si fermò di botto.
<< Cosa c’è? >>chiese Denebola.
<< Qui la strada si interrompe >>disse Alexander,<< non possiamo proseguire. C’è come una specie di burrone >>
Tastando il pavimento con la punta del bastone, Denebola si inginocchiò e si avvicinò al burrone.
<< Avverto una presenza >>mormorò.
Alexander socchiuse gli occhi per cercare di individuare qualcosa.
<< Viene dal burrone? >>
<< Sì, ma non riesco a capire chi possa essere >>rispose Denebola.
<< Almeno è umano questa volta? >>sibilò Alexander.
Una luce smerigliata brillò a pochi centimetri da lui, illuminando il volto di Denebola.
<< Deri! >>disse la ragazza, stupita.
<< Allora dobbiamo trovarci vicini al secondo cristallo >>.Alexander si inginocchiò accanto a lei.<< Hai detto che il tuo cristallo si illumina in presenza dell’altro >>
<< E’ così >>annuì Denebola, anche se riteneva improbabile che Afior si trovasse nelle vicinanze.
Qualcosa in fondo al burrone si mosse.
<< Cos’era? >>domandò Alexander sporgendosi.<< I cristalli non si muovono >>
<< Non è un cristallo >>disse Denebola, reggendo Deri.
Alexander mise la mano sull’impugnatura della spada mentre il cristallo continuava a risplendere, illuminando l’altra parte della galleria. Si sporse un altro po’.
<< Possiamo saltare >>disse, indicando l’altro ciglio del burrone.
<< E’ troppo lontana >>ribatté Denebola.<< Da qui a lì ci saranno almeno cinque metri. Non potrei mai farcela >>
Alexander la guardò.
<< Ti aiuto io >>disse.
<< Che…? >>fece Denebola, ma Alexander l’aveva già presa per mano costringendola a rialzarsi.<< Fermati! Che hai intenzione di fare? >>urlò la ragazza.
<< Zitta e datti la spinta per saltare >>
Un verso strozzato, dal burrone, li fece sobbalzare entrambi, seguito poi da un fruscio sinistro che aumentava a una velocità spaventosa. Qualcosa stava risalendo verso di loro. Alexander non si fermò a pensare ed estrasse la spada, nascondendo Denebola dietro di sé.
<< Questo non è un Kar! >>esclamò.
Una creatura con due ali da pipistrello affiorò dal burrone, emettendo il verso strozzato di prima. Sembrava una marionetta esile, col corpo umano e, al posto delle braccia, due spade affilate.
Alla vista di Deri, ancora luminoso in mano a Denebola, la creatura urlò di nuovo, un urlo che fece rizzare i capelli sulla nuca dei due compagni.
Alexander parò il primo assalto con la spada, respingendo la creatura, che emise un verso di disapprovazione.
<< Nascondi il cristallo >>disse il soldato.
<< Ormai l’ha visto! >>replicò Denebola. La creatura attaccò di nuovo. Denebola e Alexander si separarono: Alexander balzò in avanti quasi fino al ciglio del burrone. La creatura si voltò verso la ragazza.
<< Non ha poteri magici. Posso ucciderlo in dieci secondi !>>sibilò Denebola minacciosa mentre quella cosa caricava di nuovo, mulinando le spade come ali supplementari.
Alexander fece per scagliarsi su di essa per colpirla alle spalle, ma il terreno tra lui e la creatura si aprì, e dallo spaccò uscì un secondo mostro, che gli balzò addosso, mandandolo contro la parete rocciosa.
Denebola ebbe appena il tempo di vedere tutto questo che fu costretto a scansarsi per schivare il colpo della creatura.
<< Usa la magia, strega! >>ringhiò quella creatura con voce acuta.<< Dovevi ucciderci. Forza, cosa aspetti? >>
<< È quello che farò! >> replicò Denebola, più per darsi coraggio. Le creature sogghignarono.
Alexander si rialzò in piedi a fatica. Facendo attenzione a non farsi scoprire, prese una pietra affilata e appuntita ai suoi piedi mentre i mostri si avventavano su Denebola. Prendendo bene la mira, Alexander scagliò la pietra sulla schiena della creatura più vicina. La creatura gridò il suo verso stridulo sentendosi perforare la schiena, ma non si arrese. Con un sinistro frullo d’ali che sollevò terra e polvere, si voltò verso Alexander, la spada levata. Il suo compagno la seguì.
Denebola aprì la mano sinistra e dalle sue dita sgorgò un getto di lava bollente che colpì in pieno i due mostri. Questi caddero a terra, urlando di dolore, le ali e la pelle sfrigolanti, a pochi centimetri da Alexander.
<< Dobbiamo andarcene! >>urlò questo.
La prima creatura si rimise in ginocchio a fatica mentre la lava le consumava la cartilagine delle ali.<< Non ve ne andrete finché non avremo preso il cristallo! >>sibilò guardando con odio Denebola. << Anche noi abbiamo poteri magici, strega! Che il terreno si squarci e la terra ti inghiotta! >>
A quel comando il terreno prese a vibrare violentemente. Alexander si aggrappò alla parete rocciosa mentre osservava stupito cosa stava succedendo. Il pavimento si stava sgretondo nel punto dove si trovava Denebola. La ragazza si sentì il terreno mancare sotto i piedi e si aggrappò alla parete proprio quando quello crollò del tutto.
Tra urla di agonia, le creature trovarono la forza di ridere beffarde.
Alexander corse verso la ragazza mentre il pavimento continuava a cedere anche dalla sua parte. La creatura che aveva lanciato la maledizione gli si avventò contro e lo sbatté con violenza per terra.
<< Da qui non ti muovi! >>sibilò, stringendolo al collo e mozzandogli il respiro.
Denebola sollevò il bastone, le dita che scivolavano sulla roccia tremante, e si preparò a lanciare un nuovo incantesimo.
<< Cadi nell’Abisso! >>urlò una creatura con un ghigno crudele. Grossi massi si staccarono dalla parete accanto all’alto soffitto. Denebola si appiattì contro il muro per schivarli, ma una mano potente l’afferrò alla caviglia. La ragazza abbassò la testa e vide con orrore una terza creatura che la tirava per trascinarla giù.
Alexander, ancora prigioniero, prendeva a pugni la creatura con la mano che stringeva la spada. Il mostro gli puntò un braccio affilato alla gola.
<< Muoviti ancora e ti infilzo! >>ringhiò.
Per tutta risposta Alexander gli sputò in faccia e il terreno si aprì sotto di loro. La creatura lo lasciò cadere. Precipitando, Alexander vide Denebola divincolarsi dalla presa di un nuovo mostro, mentre anche le pareti crollavano. L’ultima cosa che sentì furono le ultime risate stridule delle creature. Poi, un nuovo buio.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


CAPITOLO IV

 

<< Dove lo hai trovato? >>
<< All’entrata della città. Era ridotto piuttosto male. Non che ora stia meglio, dopotutto… >>
<< Cosa gli può essere successo? >>
<< Deve aver incontrato il mostro della palude >>
<< No, non vedo bruciature >>
<< E questa? Non è forse una bruciatura? >>
<< Non è come quelle che lascia il mostro. Questa è più chiara >>
<< Deve essersela vista proprio brutta. Guarda che segni che ha attorno al collo! >>
<< Può anche darsi che si sia ritrovato coinvolto in qualche rissa. Quegli ubriaconi non scherzano se ti vogliono pestare >>
<< Sì, ma questo non ha la faccia di uno che si fa picchiare da certi idioti! >>
<< Smettetela di parlare. Non riesco a concentrarmi! >>
<< Cosa gli devi fare? >>
<< Gli sta preparando una camomilla, non vedi? >>
<< Questa non è una camomilla, Xani! Ancora non l’hai capito? >>
<< Eh, eh! Che stupida! >>
<< Tu sta’ zitto! >>
Alexander socchiuse appena gli occhi. Una luce bianca, abbagliante, lo accecò, costringendolo a richiuderli. Poi qualcuno gli aprì con forza la bocca e qualcosa gli scivolò giù per la gola. Qualcosa di molto amaro e caldo. Sputacchiando, Alexander si rimise seduto e spalancò gli occhi.
Si trovava in una camera da letto piuttosto piccola. Attorno a lui c’erano tre persone: una bambina con lunghi capelli biondi; un ragazzo altrettanto biondo
che non dimostrava di avere più di quattordici anni e una vecchia che reggeva un calice fumante. Indossavano abiti molto semplici e il loro aspetto, benché non fosse trasandato, lasciava intendere che si trattava di gente umile. I due bambini lo guardavano a bocca aperta, increduli.
<< Allora quella roba non gli ha dato il colpo di grazia! >>esclamò il ragazzo, ammirato.<< Accidenti, devi avere la pelle dura, amico! >>
<< Smettila di dire sciocchezze! >>sibilò la vecchia. Poi, rivolta ad Alexander: << Come ti senti? >>
<< Bene >>rispose Alexander con la gola bruciata. Guardò la camera.<< Dove mi trovo? >>
<< Nel villaggio di Mako, nella frazione di Tsuri >>rispose la vecchia.
<< Tsuri? >>Alexander si massaggiò la testa, percependo un bernoccolo sotto le dita.<< Ma come ci sono arrivato? >>
<< Be’, se non lo sai tu >>disse il ragazzo.
<< Come? >>
<< Ti ho trovato svenuto all’entrata del villaggio, prima >>spiegò il biondino.<< Sei pieno di lividi. Hai fatto a botte con qualcuno? >>
<< Sì >>rispose Alexander. Si sentiva confuso. << Ma qui vicino c’è per caso una galleria? Una galleria sotterranea? >>
<< No >>rispose stupita la vecchia.<< Di gallerie, qui, non si è mai vista l’ombra. Forse hai anche sbattuto la testa, eh, ragazzo? >>
<< Ma io mi trovavo in una galleria, sottoterra >>ribatté Alexander.<< Stavo con una mia compagna di viaggio… >>si fermò, assalito da un cieco terrore. Rapido, si guardò di nuovo intorno.
<< Cosa cerchi? >>gli chiese il ragazzo.
<< Hai trovato solo me? Non c’era anche una ragazza? >>
<< No. Solo tu >>
<< Com’era questa ragazza? >>domandò la vecchia.
<< E’ giovane >>rispose Alexander, guardandola negli occhi,<< con lunghi capelli castani. Indossa un vestito un po’ strano, tipico dei Saggi di Aldebaran >>
<< Tu vieni da Aldebaran? >>esclamò stupita la bambina.
<< Sì. Sono partito da lì con alcuni compagni… >>
<< E cosa ci facevi ad Aldebaran? >>lo interruppe la vecchia con sospetto.<< Lì possono andarci solo i Saggi e i maghi >>
<< Ecco… >>Alexander esitò, anche se non era il momento adatto per farsi prendere da scrupoli di segretezza.<< Sono stato convocato insieme ad alcuni compagni dai Saggi di Aldebaran. Siamo partiti ieri mattina, e insieme a noi c’era anche una novizia. Si chiama Denebola. Durante il viaggio però abbiamo avuto un… ehm… contrattempo e ci siamo divisi. Io e Denebola siamo finiti in una galleria sotterranea. Poi siamo stati attaccati e io sono caduto da un burrone e adesso mi sono risvegliato qui >>rivelò alla fine, parlando rapidamente.
<< Un racconto interessante >>mormorò la vecchia.<< E chi è che vi ha attaccato? >>
<< Due o tre… persone, ma non le ho viste bene in faccia. Era buio >>mentì Alexander. Gli sguardi dubbiosi e perplessi che lo circondavano l’avevano convinto subito a tralasciare il fatto che ad attaccarli erano stati dei demoni.
<< E tu sei caduto da un burrone >>ripeté la vecchia,<< e ti sei risvegliato qui >>
<< Esatto >>Con la coda dell’occhio, Alexander vide che i bambini si scambiavano strani sguardi, come se pensassero che fosse pazzo.
Invece la vecchia non smetteva di guardarlo con un misto di curiosità e sospetto.
<< La novizia di Aldebaran si chiama Denebola >>ripeté.<< E tu chi sei? >>
<< Il mio nome è Alexander. Vengo da King’s Valley >>
<< King’s Valley… nel profondo sud >>La vecchia aggrottò la fronte.
<< Allora, non l’avete proprio vista questa ragazza? >>insisté Alexander.
<< Non pensarci, adesso >>disse la vecchia.<< È meglio se ti fai un bagno. Sei ancora sporco di sangue. Penserò io a cercare quella tua amica: se stavate insieme come dici, allora non dovrebbe essere finita lontano da dove ti ha raccolto Jury. Xani, vai a preparare qualcosa da mangiare >>
La bambina annuì e corse fuori della stanza. Anche la vecchia si alzò, ma prima di uscire a sua volta, fece un cenno al ragazzino.
<< Bene >>disse questo, alzandosi ed aprendo un armadio piuttosto malconcio.<< Usa questo asciugamano. Ce la fai ad alzarti? >>
Alexander si alzò in piedi, sempre più confuso e disorientato. Prese l’asciugamano che il ragazzo gli porgeva e lo seguì fuori, con passo ancora incerto. Subito dopo la camera, si apriva una cucina spaziosa, con un grande fuoco e un tavolo squadrato di pietra in mezzo alla stanza. Su un secondo tavolino più piccolo addossato alla parete la bambina stava tagliando alcune fette di salame.
<< Il bagno è da quella parte >>disse Xani, indicando ad Alexander una porta chiusa.
Jury lo fece aspettare per qualche minuto fuori mentre gli preparava l’acqua con cui lavarsi. Quando finalmente Alexander si chiuse alle spalle la porta del bagno udì in cucina la voce sommessa del ragazzo. La bambina rispose qualcosa anch’essa a bassa voce, poi tacque.
Alexander si spogliò lentamente, sentendosi un nodo alla bocca dello stomaco. Si sentiva a disagio a trovarsi lì mentre Denebola si trovava chissà dove. O meglio, si sentiva terribilmente in colpa a starsene tranquillo a fare il bagno mentre non sapeva nemmeno se Denebola era ancora viva. Eppure, c’era qualcosa che gli riscaldava il petto, come una piccola fiammella. Quelle tre persone non avevano esitato ad accoglierlo, ferito e sporco di fango e sangue com’era. Fortuna che erano lontani dal territorio di King’s Valley, dove, se la sua fama l’avesse preceduto, si sarebbe visto sbattere in faccia gli usci di ogni casa.
La vasca era molto piccola, fatta di pietra finemente levigata, quasi raffinata in confronto al resto del mobilio. Dalla superficie dell’acqua si levavano leggeri vapori.
Alexander cercò di rilassarsi, avvolto da quel caldo tepore, e mentre si strofinava con del sapone scoprì il graffio che gli aveva fatto una di quelle creature nella galleria sotterranea, e, involontariamente, rabbrividì. E ancora una volta ripensò a Denebola.
 
<< Lo sapevo che non dovevo lasciarli soli! >>ruggì Rio calciando furiosamente un sasso grande quanto il pugno di un uomo.
Quando Denebola aveva lanciato l’ultimo incantesimo contro il Kar, lui, Aiska, Tinhos e Mailo erano stati scaraventati via come fuscelli qualsiasi. L’impatto col suolo e con la forza che li aveva sbalzati via li avevano tramortiti fin quasi a far perdere loro i sensi, ma Rio aveva lottato con tutte le sue forze per non cedere, finché un lampo di luce non lo accecò, togliendogli le ultime forze.
Era quasi un’ora che i quattro si erano risvegliati lungo il Green River e avevano iniziato a discutere di quello che era accaduto.
<< Bisogna organizzarsi >>disse Tinhos.<< Non sappiamo dove siano finiti Alexander e Denebola, ma ovunque si trovano sanno che dobbiamo andare a Royal. Perciò sono sicuro che li ritroveremo lì >>
<< E se fossero rimasti sulla Piana dei Morti? >>chiese per la decima volta Rio, tormentando un altro sasso con il piede.
<< Ho ispezionato quel pezzo di pianura per intero con lo sguardo, e di quei due nemmeno l’ombra >>rispose Tinhos con voce frettolosa.<< Non è rimasto nulla o nessuno, nemmeno quel Kar >>
<< E allora il piano qual è? >>domandò Mailo, che, come l’elfo, non riusciva a mantenere la calma. Il pugno serrato attorno all’impugnatura della spada, sembrava sul punto di voler fare a pezzi qualcosa solo per sfogare l’ansia e la rabbia.
<< Il piano è sempre quello: andare a Royal come ci ha ordinato Fabius >> replicò secco Tinhos.<< Restare fermi qui a tormentarci è inutile >>Si voltò verso Rio, e così fecero gli altri due. Il cavaliere li scrutò, scuro in volto: sapeva che gli occhi elfici erano in grado di vedere più lontano di quelli umani, perciò era davvero inutile sprecare mezza giornata per tornare alla Piana dei Morti. Insperatamente l’incantesimo di Denebola li aveva catapultati qualche chilometro più avanti, in direzione di Royal.
<< Hai ragione >>convenne alla fine, stanco di esitare.<< A quanto pare, siamo più vicini a Royal di quanto non saremmo stati se non ci fossimo scontrati col Kar >>
<< Magari il piano di Denebola era anche questo, oltre che distruggere quel mostro >>disse Aiska mentre si rimettevano gli zaini in spalla.
<< Spero abbia anche previsto di aspettarci a Royal, in questo caso >>borbottò Rio.<< Comunque sia, da adesso viaggeremo solo di giorno e sulla via principale >>
<< E speriamo che le pianure maledette siano finite >>concluse Mailo.
Il Green River scorreva allegro nel suo letto circondato da giunchi e fiori colorati. Non era ancora l’alba ma già una luce di un rosa pallido venato d’arancio si scorgeva oltre le colline. Non c’era una sola nuvola in cielo e il profumo dei fiori trasportato dal vento riempì i polmoni dei quattro compagni, che si mantennero ai piedi delle colline.
Dopo una buona mezz’ora di cammino, le colline attorno a loro si erano fatte leggermente più aspre e impedivano alla luce del sole di arrivare fino a quel tratto del fiume. Lì l’aria era ancora più fresca e gli alberi più numerosi.
Passarono due ore. I quattro avevano continuato a camminare senza fermarsi mai e senza dire più nulla. Alla testa di tutti, Rio continuava a rimproverarsi di non poter essere stato d’aiuto ai suoi due compagni. Si riteneva responsabile di quello che era successo o quello che sarebbe potuto succedere a Denebola e Alexander. Anche se quella compagnia mancava di un vero e proprio capo, fino a quel momento gli altri si erano rimessi alle sue decisioni: ecco perché Rio sentiva ricadere addosso la responsabilità degli eventi della sera prima. Non era l’unico pensiero ad affliggerlo e farlo vergognare di sé: essersi trovato vicinissimo al Kar e non averlo nemmeno affrontato gli faceva rodere le viscere, come se avesse disertato il campo di battaglia.
Sospirò. Non si era mai sentito così neanche di ritorno da una battaglia persa. Nel più profondo del cuore e nei recessi più bui della mente sperava che i loro amici non fossero stati uccisi insieme al Kar in quel lampo di luce.
Anche Tinhos non riusciva a capacitarsi dell’accaduto. Il taglio che gli aveva procurato il Kar bruciava ancora sul suo petto, ma mai quanto il fatto di non essere riuscito a distrarlo abbastanza per permettere agli amici di continuare a fuggire. Terrani era andata in guerra molte volte e lui vi aveva sempre preso parte. Tinhos ricordò di quanto si era sentito impotente quando, una volta, non aveva potuto fare nulla per un compagno che aveva cercato di coprirgli le spalle. Provava un misto di ammirazione e vergogna ogni volta che ripensava a come Denebola era scattata in avanti, pronta a distogliere l’attenzione del Kar da lui.
Il gruppetto svoltò un’ansa dove il fiume si faceva più impetuoso con un salto di due metri. Il tratto di collina che impediva ai raggi di sole di passare terminò, e in lontananza cominciarono a farsi vedere le prime abitazioni di Royal.
Una luce di speranza che durante la mattina era svanita riaffiorò nel cuore di Rio, che guardava la città come se ne dipendesse la sua vita. Senza neanche accorgersene affrettò il passo, distanziando leggermente gli altri. Se Alexander e Denebola non erano lì…
<< Fermati! >>gli ordinò Mailo dietro di lui.
<< Non perdiamo altro tempo >>esclamò Rio, voltandosi, il respiro già affannoso.<< Se acceleriamo il passo, con altre due ore saremo in città >>
<< Non dire pazzie! Royal è ancora lontana e il sole picchia parecchio! Torna qui! >>disse Mailo.
Rio sbuffò e riprese a camminare.
<< Fermati! >>ripeté Mailo.
Il soldato più giovane sembrava essere diventato sordo mentre avanzava quasi correndo, ma dopo una decina di passi una freccia lo superò con un sibilo minaccioso, andando a conficcarsi a un metro da lui.
<< Se non vuoi che alla prossima ti prenda, faresti meglio a tornare indietro! >>lo avvertì Tinhos, imperturbabile.
Con grande disappunto, Rio li raggiunse all’ombra di una grande quercia.
<< Vi siete già stancati? >>sbottò.
Mailo e Aiska si scambiarono uno sguardo e Aiska soffocò una risata.
<< Cosa c’è? >>sibilò Rio.
<< Royal non scappa>>disse Aiska, sempre con quel sorriso canzonatorio,<< sarà qui anche domani. Abbiamo tutto il tempo per arrivarci con comodo >>
<< Non dobbiamo arrivarci con comodo >>sbottò Rio.<< I Saggi ci hanno affidato una missione: prima arriviamo, meglio è >>
<< Cosa speri di fare a Royal senza nemmeno la custode del cristallo? >>lo rimbeccò Tinhos.
<< E’ lì che li incontreremo >>replicò Rio,<< o, almeno, fino a poco fa ne eri convinto >>
<< E continuo a dire che così sarà, ma non adesso >>disse l’elfo.<< L’aria si è fatta più calda e anche il terreno è bollente. Fa ancora molto caldo e proseguire a piedi per un’altra ora è un suicidio. Perciò rimarremo qui finché non farà più fresco. Preferisco arrivare a Royal riposato e pronto ad affrontare qualche insidia piuttosto che accaldato e rimbambito >>
Rio si sentì arrossire: il suggerimento di Tinhos era sensato. Non aveva pensato all’eventualità di incappare in qualche nemico a Royal… Senza farsi vedere dagli altri, prese qualche respiro profondo e si sedette accanto a Mailo. L’amico gli lanciò un’occhiata di sottecchi mentre si sdraiava con le spalle poggiate al tronco dell’albero.
<< Sei più simpatico quando ti fermi a riflettere, sai? >>disse.
 
Nel villaggio di Mako Alexander girovagava per le vie guardando a destra e sinistra, cercando di frenare l’impazienza. Dopo aver mangiato, aveva accettato la proposta dei due fratellini, Xani e Jury, di accompagnarlo a visitare i dintorni.
Mako sorgeva su una collinetta poco distante da Tsuri, dalla quale era separato dal Green River. Era uno dei tanti villaggi con un profondo senso religioso; a molte divinità erano stati dedicati piccoli templi attorno ai quali, a una certa ora del pomeriggio, si radunavano anziani e giovani. Si viveva soprattutto di pesca e agricoltura. Ogni casa, infatti, aveva sul retro un orticello sorvegliato da due o tre cani. C’era anche una taverna, in fondo alla strada, ma i due bambini preferirono girarci al largo.
<< Frequenti taverne, per caso? >>chiese Jury a Alexander.
<< Preferisco evitarli certi posti >>rispose l’uomo, anche se sorpreso.<< Perché? >>
Jury gli lanciò uno sguardo eloquente.
<< È pericoloso passare qua davanti >>spiegò,<< soprattutto quando il sole comincia a calare. I pescatori tornano dal fiume bagnati ed escono dalla taverna ancora più fradici >>
<< Non solo loro >>continuò Xani,<< ci sono molti altri che alla taverna bevono molti bicchieri. Come il vecchio Hans >>aggiunse a bassa voce.
<< O Clodus >>annuì Jury.
<< Chi sono? >>chiese Alexander, leggermente divertito davanti l’innocente paura dei bambini per gli ubriachi.
Xani si guardò intorno con aria circospetta, si accorse di un uomo seduto sull’uscio di una casa poco più avanti e lo indicò con un cenno. Era molto anziano e aveva una profonda calvizie. Ad Alexander sembrava un normale vecchietto che intrecciava pagliuzze per fare i cestini, ma la bambina scosse la testa.
<< Ora è così, ma aspetta solo che si faccia notte >>disse, reprimendo un brivido.<< Quando beve è spaventoso >>
<< Come fai a saperlo? >>le domandò Alexander con voce sospetta.<< Non andrai in giro di notte? >>
<< Si sentono benissimo da dentro casa >>rispose Xani.<< Ti svegliano nel bel mezzo della notte. Il fatto è che Hans prima era considerato uno degli anziani più importanti del villaggio. Fino a quando non ha conosciuto persone poco raccomandabili che… >>
<< Taci! >>sbottò brusco Jury guardando ansioso Hans mentre prendevano un’altra stradina. L’uomo li stava beatamente ignorando mentre continuava col suo lavoro.
<< Hai paura che ti senta! >>ribatté Xani.<< Una volta Hans gli ha tirato addosso una pietra e da allora Jury ha paura di lui >>spiegò ad Alexander.
<< Non ho paura di quel vecchio rimbambito! >>sibilò il fratello.<< Dovresti averne tu, piuttosto. Hans non è che un pazzo furioso, come i suoi amici! >>
<< E Clodus chi è, invece? >>intervenne Alexander per evitare la lite.
Questa volta Xani non rispose ma abbassò lo sguardo. Leggermente sorpreso, Alexander guardò Jury.
<< Parlare di Clodus nel bel mezzo del villaggio non è prudente >>disse il ragazzo,<< se dovessimo incontrare qualcuno della sua combriccola… >>
<< Ma la strada è sgombra, non c’è anima viva! >>esclamò Alexander. Jury scosse ancora più forte la testa.
<< Dimmi almeno se è pericoloso come o meno di Hans! Almeno saprò se dover aver paura di lui >>Alexander sorrise disinvolto nella speranza di tranquillizzarli.
<< Dopo >>ripeterono Xani e Jury in coro.
<< Se non mi direte nulla, chiederò a vostra nonna >>disse Alexander con voce melliflua.
A quelle parole, Jury e Xani scoppiarono a ridere.
<< Maja nostra nonna! >>mormorò Jury, fermandosi di colpo e tenendosi la pancia.<< Questa non me l’aveva mai detta nessuno! >>Prese a ridere ancora più forte, tanto che qualcuno si affacciò a vedere cosa stava succedendo.
Xani fu la prima a riprendersi.
<< Quella che tu hai scambiato per nostra nonna >>(Jury cadde per terra in ginocchio, in preda alle risate). Xani lo guardò disgustata,<< in realtà è la nostra tutrice. Si chiama Maja >>
Alexander annuì, ma non osò approfondire l’argomento perché la bambina si era fatta all’improvviso cupa. Anche Jury aveva smesso di ridere e si asciugava le lacrime che gli erano venute per il tanto sbellicarsi.
Per un po’ nessuno dei tre parlò, poi Jury propose di andare al fiume.
<< Voglio provare anch’io a pescare >>disse mentre scendevano la collina.<< Magari ci guadagniamo qualcosa per cena >>
Il fiume era coperto da una fitta barriera di cespugli spinosi ed erba alta quasi tre metri. Xani guardò dubbiosa il fratello sparire dentro quella fitta giungla. Due secondi dopo, Jury balzò accanto alla sorella e Alexander, il viso arrossato e ricoperto di graffi.
<< Ho sbagliato entrata >>bofonchiò, strappandosi di dosso alcune foglie appiccicose.<< Qui è pieno di rovi >>Fece qualche altro passo avanti, raccolse un bastone da terra e lo infilò nell’alta erba.<< Si passa da qui >>annunciò con un respiro di sollievo.
<< Sicuro? >>chiese Xani.
<< Sì. Venite! >>
Alexander seguì Xani attraverso gli alti fili appiccicosi; sentiva il rumore del fiume poco distante da loro e dopo qualche altro passo sbucarono sulla riva:  un pezzo di terra a tratti fangoso in ombra che si trovava a poco più di un metro dall’acqua. In quel punto il Green River era molto profondo e Xani rabbrividì specchiandosi nella sua acqua.
<< Smettila di fare la sciocca! >>la rimproverò Jury togliendosi le scarpe e studiando i fili d’erba.<< Non è la prima volta che ti porto qui >>
<< Non mi ci sono ancora abituata! >>ribatté Xani, allontanandosi dall’acqua.
<< Quanto è profondo qui il fiume? >>chiese Alexander, sporgendosi pericolosamente.
<< Più di dieci metri >>rispose Jury indifferente mentre staccava alla radice gli steli di tre robusti fiori,<< ma laggiù raggiunge anche i trenta >>
Xani rabbrividì di nuovo.
<< Smettila! Sai che ho paura! >>gemette.
Jury sbuffò.
<< Visto che hai tanto paura del fiume vammi a prendere un pezzo di rovo >>le ordinò.
<< Vacci tu! >>
<< Io sono impegnato a intrecciare i fili. Sbrigati >>
<< Non voglio graffiarmi! >>
<< Allora tornatene a casa e non rompere più! >>
Irritata, Xani si sedette per terra e incrociò braccia e gambe.
<< Vado io >>disse Alexander con un mezzo sorriso.
<< Grazie >>rispose Jury con un’occhiata di traverso alla sorella. Per tutta risposta, Xani gli fece la linguaccia.
Alexander ci mise poco a staccare con un sasso un pezzo di ramo di rovo ancora con le spine, e a tornare dai due bambini. Jury era riuscito a improvvisare con gli steli una canna da pesca che tenne dritta con un lungo e sottile bastone; vi attaccò poi il ramo di rovi.
<< Non usi l’esca? >>domandò Alexander.
<< Non so dove trovarla: qui non è rimasto nemmeno un misero verme >>disse Jury, lanciando con prudenza la canna da pesca.<< Ma sono sicuro che i pesci abboccheranno lo stesso. Non sono così intelligenti, dopotutto >>
 
Era il tramonto quando Alexander si risvegliò. L’aria sulla sponda era quasi fredda, e gli ultimi raggi del sole l’avevano già lasciata, illuminando un punto poco lontano del fiume. L’uomo si rimise seduto, intontito. I due fratelli stavano sul ciglio della sponda: più indietro, Xani giocava con una manciata di sassi di varie dimensioni e colori. Jury era intento a tirare fuori dall’acqua il settimo pesciolino. Sentendosi leggermente disorientato, Alexander si rialzò: aveva sognato il Kar e la creatura della galleria sotterranea.
 


NdA: buonsalve a tutti! Spero la storia vi stia piacendo e/o interessando: non ricevendo commenti non posso saperlo, però mi fa piacere sapere che la leggiate ^___^ Perciò, vi ringrazio lo stesso e al prossimo capitolo! ^___^

 

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


CAPITOLO V



Una luce squarciò il buio che regnava nella sua testa, risvegliandola del tutto.
Denebola sentì ogni muscolo del corpo indolenzito mentre si metteva seduta su un materasso soffice. Era circondata da tanta di quella luce che dovette serrare gli occhi lacrimanti prima di provare ad abituarsi. Dopo alcuni tentativi riuscì a guardarsi intorno nella camera in cui si trovava. Non era grande, ma era piena di finestre che circondavano il letto, inondandolo di luce fino a farlo sembrare cosparso di una polvere aranciata. Il mobilio era davvero ridotto: oltre il letto c’erano solo una cassapanca e una sedia, dove stava seduta una donna.
Denebola la fissò e così fece la sconosciuta, che non aveva proferito parola da quando la novizia si era risvegliata. Era ancora giovane, non doveva avere neanche trent’anni, pensò Denebola, eppure gli occhi celesti erano già segnati da profonde occhiaie e piccole rughe. La donna si spostò una lunga treccia castana dietro la schiena e si chinò verso il letto.
<< Stai bene? >>
Denebola annuì. Si sentiva frastornata e nauseata al punto da aver paura ad aprir bocca.
<< Sono contenta. Hai dormito per quasi un’intera giornata >>commentò la donna. Si alzò.<< Il mio nome è Neila. Sono la figlia dell’anziano Acho di Mako >>Disse queste ultime parole con una nota d’orgoglio nella voce.
Finalmente Denebola riuscì a parlare.
<< Mi chiamo Denebola >>mormorò con voce arrochita.<< Che cos’è Mako? >>
<< Un villaggio a poche miglia da Tsuri >>rispose Neila, perplessa.
La giovane spalancò gli occhi, ancora più stupita della stua ospite. Tsuri? E come diamine ci era arrivata? Cercò di tornare a ritroso con la mente, ma tutto quello che riusciva a ricordare era un buio immenso e la sensazione della morte imminente. Lentamente, rivide davanti a sé tre mostri alati lottare contro un uomo.
<< Dov’è Alexander? >>si chiese con voce sommessa.
<< Chi è Alexander? >>
Denebola guardò Neila dritto negli occhi.
<< Sai spiegarmi come ho fatto ad arrivare fin qui? Io non ricordo molto >>
Lo stupore di Neila parve oltrepassare ogni limite: fissò Denebola con sospetto, chiedendosi se avesse qualche rotella fuori posto o volesse imbrogliarla.
<< Ti ho trovato nel fiume >>rispose alla fine,<< eri svenuta e per poco non venivi trascinata via dalla corrente. Fortuna che il tuo vestito è rimasto impigliato in un ramo, altrimenti non sarei riuscita a recuperarti >>
Denebola si guardò, e solo allora si accorse di indossare solo la fine veste azzurra che portava sotto l’abito dei Saggi.
Neila si alzò e si avvicinò al comodino accanto al letto. Ancora intenta a ricordare cosa era successo, Denebola fece un balzo quando si vide dondolare davanti agli occhi il cristallo verde. Più veloce di un fulmine, lo strappò dalle mani della donna.
<< Avrebbe potuto strozzarti con la sua catenella >>spiegò Neila.<< E’ un oggetto molto bello. Dove lo hai trovato? >>
<< Ce l’ho da quando sono nata >>rispose Denebola, rimettendo il cristallo sotto la veste.
Qualcuno bussò alla porta della stanza e prima che Neila potesse dire << Avanti >>, un uomo anziano entrò.
<< Ah, vedo che la nostra ospite si è svegliata! >>esclamò con un sorriso, avvicinandosi a Denebola.
<< Lui è mio padre, l’anziano Acho >>presentò Neila.
<< Non dire anziano con quel tono, Neila! >>disse Acho. Aveva i capelli castani intervallati con ciuffi bianchi e il volto era scavato dalle rughe.<< E adesso vorrei che mi lasciassi solo con questa ragazza, se non ti dispiace >>
<< Va bene, scusa >>Neila alzò le spalle e uscì dalla stanza.
<< Mi sono insospettito quando ho visto l’abito dei Saggi di Aldebaran >>sussurrò Acho senza preamboli.
<< Lei conosce la Torre di Aldebaran? >>esclamò Denebola, stupita.
<< Tutti gli anziani del villaggio conoscono quella Torre >>rispose Acho.<< Sei una Saggia anche tu? >>
<< Sono ancora una novizia >>
<< E che cosa ci fai così lontano dalla Torre? Sbaglio o ai novizi è vietato lasciarla prima dell’investitura a Saggi? >>
Denebola abbassò lo sguardo: non sapeva cosa rispondere, non poteva rivelare troppo. Il vecchio Acho sorrise.
<< Non devi temere >>disse,<< se non puoi rivelarmi il tuo segreto. Immagino che tu ti trovi qui per volere dei Saggi, ma le circostanze in cui ti abbiamo trovata sono sospette. Se però puoi darmi qualche informazione, forse potrò aiutarti >>
Denebola esitò ancora, sospettosa. Ma, ragionò, si trovava in un villaggio sconosciuto e separata dai suoi compagni: non poteva andarsene e non dir nulla senza destare perplessità. Soppesando bene le parole in modo da non rivelare troppo, parlò ad Acho della missione e dell’attacco subìto sulla Piana dei Morti. Quando finì di parlare, l’anziano rimase a lungo in silenzio.
<< E’ un bel problema >>disse alla fine Acho.<< Hai perso di vista tutti i tuoi compagni e non sai dove trovarli >>
<< Spero non siano rimasti nella Piana dei Morti >>disse Denebola.<< Rio sa che dobbiamo andare a Royal, e anche Alexander. Ovunque si trovino in questo momento, sono sicura che la raggiungeranno >>Fece per scendere dal letto, ma Acho le posò rapido una mano sulla spalla e la fermò.
<< Non puoi partire subito >>disse.<< Da qui a Royal ci vogliono almeno due giorni e non è prudente partire di sera. Rimarrai qui finché non avrai recuperato tutte le forze: sei ancora piuttosto pallida >>
<< Ho impiegato tutte le mie energie per allontanare il Kar e gli altri mostri >>
<< Sei una brava ragazza >>annuì Acho,<< ma se davvero vuoi ritrovare i tuoi compagni non posso permetterti di andar via ancora debole. Neila ti porterà da mangiare >>Si rialzò.<< Adesso devo andare. Fra pochi minuti inizia la preghiera agli dei del fiume >>
 
Neila era una perfetta ospite. Dopo aver dato a Denebola un abito asciutto aveva preparato una cena che fece dissolvere ogni fatica e dubbio.
<< Tuo padre è una figura importante, qui al villaggio? >>chiese Denebola.
<< Be’, gli anziani sono sempre persone che contano in ogni villaggio, grande o piccolo che sia >>rispose Neila.<< Ma non tutti gli anziani sono meritevoli di prendere parte alle riunioni o di chiedere consiglio agli dei. C’è chi viene accettato e chi no >>
<< Per quale motivo? >>
<< Be’, bisogna pur mantenere una dignità >>disse Neila.
<< E come fate a non confondere gli anziani come tuo padre con quelli non meritevoli? >>chiese Denebola.
<< Veramente non usiamo quasi mai questo termine: possiamo anche chiamarli Ashik Minori >>Neila bevve un lungo sorso di vino.<< Sai chi sono gli Ashik, no? >>
<< Valorosi soldati o semplici persone che grazie alle loro gesta vengono premiati con il Majirka e il ruolo di protettori della terra >>rispose la novizia, quasi a memoria.<< Non ho mai sentito parlare di Ashik Minori, però >>
<< Gli Ashik Minori non sono altro che gli anziani di una città o di un villaggio che agiscono per il bene della società. Anche se qui da noi non ci sono molti pericoli >>
Finirono di mangiare in silenzio. La casa di Neila era un po’ isolata dalle altre e si trovava molto vicino al fiume. Da fuori non proveniva alcuna voce o rumore ma mentre Denebola aiutava la donna a sparecchiare, qualcuno bussò alla porta.
Per lo spavento, Neila quasi rovesciò i piatti sul pavimento.
<< Tuo padre è già di ritorno? >>disse Denebola.
<< Non è papà >>mormorò Neila mentre impallidiva in modo impercettibile.<< Tu resta qui >>
Spiando dalla porta della cucina, Denebola la vide aprire con mani tremanti la porta. A bussare erano stati due uomini robusti vestiti miseramente; sebbene i loro volti fossero a malapena illuminati dalla luce interna, Denebola riuscì a scorgere l’orecchio morsicato di uno di loro. Gli occhi dei due uomini percorsero la cucina, ma prima che potessero soffermarsi anche su Denebola, Neila uscì fuori e si richiuse l’uscio alle spalle. Denebola corse a socchiudere la finestra quel tanto che bastava per non farsi scoprire: provava un senso di disagio e non se la sentiva di lasciare Neila sola con quegli sconosciuti.
<< Cosa volete? >>chiese cercando di mantenere la voce ferma.
<< Ci ha mandato Clodus >>rispose l’uomo con l’orecchio a pezzi.<< Deve parlare con tuo padre >>
<< Mio padre non è in casa >>rispose Neila,<< e non tornerà molto presto. Se dovete dirgli qualcosa ripassate domani o riferite a me >>
I due si scambiarono un’occhiata divertita.
<< D’accordo, allora >>disse l’altro.<< Stamattina presto Clodus ti ha visto in compagnia di una ragazza >>
Neila non rispose. La paura le aveva bloccato la voce.
<< Vuole sapere chi era >>concluse sempre quello.
<< Non… >>La donna si tormentò le mani dietro la schiena: non voleva rischiare di mettere in pericolo suo padre o Denebola. Sapeva di cosa era capace Clodus.<< È una ragazza che ho trovato giù al fiume. Era svenuta. Non potevo lasciarla lì >>
I due annuirono.
<< Cosa ha a che vedere con Clodus? >>continuò Neila.
<< Nulla che ti riguardi >>disse l’uomo dall’orecchio mutilato.<< Dovevamo accertarci che la ragazza fosse ancora con te. Adesso toccherò a Clodus farsi vivo con voi >>
<< Farsi vivo per cosa? >>chiese subito Neila, spostando lo sguardo dall’uno all’altro.
I due si guardarono di nuovo sogghignando, come godendo della sua voce spaventata. Poi, senza aggiungere altro, girarono sui tacchi, lasciandola qualche secondo appoggiata contro la porta, nell’oscurità.
Quando Neila rientrò in casa trovò Denebola seduta al tavolo.
<< Chi erano quei due? >>domandò subito lei. Non aveva trovato molto senso nella conversazione fra la donna e gli uomini, ma si sentiva lo stesso inquieta.
Neila si lasciò cadere sulla sedia accanto a lei ma non rispose. Era ancora pallida e sudata.
<< Ho sentito la vostra conversazione >>continuò allora la novizia a voce più bassa, quasi imbarazzata.<< Chi è Clodus? >>
Neila le lanciò un rapido sguardo, ancora in silenzio.
<< Allora? >>incalzò Denebola.
<< Il figlio di uno degli Ashik Minori >>mormorò infine Neila.<< Ma è l’opposto di suo padre: Clodus è un uomo senza scrupoli e… e malvagio. Passa molto tempo in taverna con un gruppo di persone poco raccomandabili. E’ così da quando aveva sedici anni. Da un po’ di tempo è a capo di una banda che di notte semina il terrore tra le famiglie più povere nella frazione di Tsuri, ma nessuno osa fermarlo. Clodus dispone di uomini molto forti e anche di armi >>
<< Suo padre non ha provato a fermarlo? >>
<< Ha tentato di farlo ragionare, ma Clodus non è tipo che si faccia impressionare facilmente. Alcuni lo considerano ormai un vero criminale… Però di solito ha sempre lasciato stare la nostra famiglia >>
<< Non sarà per caso colpa mia? >>Denebola e Neila si guardarono, poi Neila distolse lo sguardo, preoccupata e imbarazzata allo stesso tempo.
<< Non l’ho visto, stamattina >>disse,<< e non so cosa possa volere da te, dato che nemmeno ti conosce. Ma stai sicura che appena papà tornerà gli dirò tutto. Lui e il padre di Clodus sono amici e forse riusciranno a venire a capo di questa faccenda. Non dobbiamo temere nulla, in effetti >>aggiunse poi con un tono forzatamente allegro.
Denebola annuì, anche se dentro di sé sentiva crescere un’inspiegabile preoccupazione. Ripensò ai suoi compagni, e il cuore le sprofondò: erano stati insieme appena un giorno e adesso che si erano divisi già si sentiva vulnerabile.
 
Le stelle risplendevano come se avessero voluto dimostrare la propria bellezza, al punto da oscurare la luna.
Quello non era lo stesso cielo della notte della sua rovina. Almeno, così pareva ad Alexander. Ricordava che quella notte di molti anni prima in cielo brilalvano poche stelle e la luna era a un quarto. Nella valle della città era molto difficile individuare le costellazioni, ma Alexander non si era mai stancato di vagare con lo sguardo alla loro ricerca. Era un passatempo che gli restituiva serenità. Se solo suo zio si fosse fatto gli affari suoi quella volta, lasciandolo in pace… Entrambi si erano odiati a vicenda, fin da quando Alexander era venuto al mondo. E, alla fine, l’aveva ucciso.
Straordinariamente, Alexander non se ne rammaricava affatto, anche a distanza di tutto quel tempo. Era rampollo di una delle famiglie più potenti di King’s Valley. I suoi genitori gli avevano sempre dato tanto affetto, in particolare suo padre, che aveva sperato di far arruolare nell’esercito della città Alexander, come aveva fatto con il primogenito. Ma suo zio Anter Spadacciaio non si era trovato d’accordo. Insisteva che Alexander non era adatto a diventare un soldato, che non aveva la corporatura giusta e tante altre scemenze che avevano segnato il giovane rampollo per tutta l’adolescenza. Alexander aveva sempre sopportato le calunnie dello zio, mandando giù molte parole pesanti che più di una volta l’avevano portato al limite, ma l’unico motivo per cui si era sempre trattenuto era la consapevolezza che il resto della famiglia lo rispettava sinceramente. Chissà, se qualche volta il vecchio Anter non avesse esagerato sarebbe potuta andata diversamente…
<< Che fai ancora sveglio? >>gracchiò una voce.
Alexander sobbalzò. La vecchia Maja gli lanciò una coperta.
<< Quel furbacchione di Jury non ti ha nemmeno ceduto il letto. Ci si è infilato prima che potessi impedirglielo >>
<< Non importa. Io mi abituo in fretta >>la rassicurò Alexander.<< Piuttosto, ha ritrovato quella mia amica? >>
<< No, ma ho intenzione di chiedere a qualche anziano del villaggio >>disse Maja.
<< Graz… >>La voce di Alexander fu soffocata da una canzone volgare che risuonò all’improvviso nell’aria, come un’esplosione. Un gruppo di ombre avanzava camminando sbilenco tra le case, dando qualche colpettino alle imposte delle finestre.
<< Quei disgraziati! >>sbottò Maja, osservando il gruppo con disgusto.<< Sono la feccia del villaggio. Non fanno che bere e perdere tempo >>
<< Jury e Xani me ne hanno parlato >>disse Alexander.<< Gli ubriaconi si trovano un po’ dappertutto >>
<< Oh, sta’ tranquillo che questi qui non li batte nessuno >>ribatté Maja.<< Vedi cosa fanno? Dopo una bella sbronza adorano spaventare la gente e buttarla giù dal letto. Peccato che non si avvicinino ai luoghi di preghiera! >>
<< Peccato? >>Alexander la guardò sbalordito, ma la donna fece una smorfia, gli occhi ancora sul gruppo in lontananza.
<< Molti anziani gliene hanno promesse se solo avessero sfiorato con un dito uno dei templi. Solo se si avvicinano ai templi, però: per il resto, li lasciano liberi di fare tutto quello che vogliono >>concluse con maggior disgusto.
<< Tra di loro c’è anche un certo Clodus? >>chiese Alexander.<< I bambini ne sembravano spaventati >>
<< Metà del villaggio teme Clodus >>spiegò Maja,<< e anch’io ho un po’ paura di lui, se devo dirti la verità. E’ una persona pericolosa, sia quando è sobrio che quando esce dalla taverna. Dubito però che si trovi insieme a quelli. Ha una banda tutta sua che da fastidio a parecchia gente, e nessuno gli dice nulla. Ma se solo tocca Xani o Jury… >>
<< Perché fa così? >>
<< Dicono voglia metter su una banda di banditi >>rispose tetra la vecchia.<< Suo padre – uno dei nostri anziani – non riesce più a controllarlo >>
Alexander lanciò un’ultima occhiata al cielo. Il gruppo di ubriachi si era allontanato e a poco a poco le loro urla sguaiate sparirono.
 
Il sole attraversava le foglie della quercia, mosse dal vento, creando spazi in ombra intervallati alla luce. Dopo aver mangiato qualche fetta di pane, Rio, Tinhos, Mailo e Aiska si rimisero in viaggio.
<< Non più di due ore >>aveva annunciato Tinhos, osservando la città di Royal.
Tra loro e Royal adesso c’era solo una pianura ingiallita dall’autunno. Alle loro spalle le colline celavano la Piana dei Morti, con grande sollievo dei compagni. Man mano che si avvicinavano alla città il letto del Green River si faceva più stretto e l’erba attorno rara, mentre una via cosparsa di ciottoli prendeva il suo posto.
A metà strada il calore aumentò tanto che i ciottoli bianchi sembravano sciogliersi sotto il sole. Mailo sbuffò sotto l’armatura di Terrani, maledicendosi per non aver indossato qualcosa di leggero, sotto.
Dopo un’altra ora di estenuante cammino, il gruppo entrò a Royal. La strada di ciottoli si allargava fino a una piccola piazza. Le finestre delle case erano chiuse con tende scure e chi aveva lasciato la porta aperta si affrettava a richiuderla. Le poche persone in giro si rifugiavano dal caldo chiudendosi nelle taverne. Benché fosse quasi ora di pranzo i negozi erano ancora chiusi e all’entrata di alcuni erano stati appesi tendoni colorati sotto i quali chiacchieravano sparuti gruppetti di donne.
<< Converrà anche a noi andare in una taverna >>bofonchiò Rio tirandosi con un dito il collo della maglia.
Puntarono decisi verso un edificio al di fuori del quale un’insegna di legno, La corona del nord, pareva stesse per andare a fuoco sotto i raggi solari. Prima di seguire gli altri, Tinhos si sollevò sulla testa il cappuccio.
Sembrava che metà città si fosse riunita in quella taverna. Non si riusciva a muovere un passo nella penombra, e ovunque risuonavano voci e risate acute. Sebbene le finestre fossero state chiuse da una leggera stoffa blu scuro l’aria era già viziata, e molti esibivano volti madidi di sudore. Tutti i tavoli erano occupati da uomini e donne impegnati a parlare o a bere qualche sorso di birra; in un angolo in penombra un folto gruppo di bambini e ragazzi giocava e chiacchierava animatamente.
I quattro compagni si avvicinarono a fatica al lungo bancone, dove riuscirono a trovare quattro alti sgabelli di legno.
L’oste, un uomo calvo e tarchiato con due baffi grigi, prese subito da sotto il banco quattro boccali.
<< Birra anche voi? >>domandò. Rio annuì e l’oste riempì i boccali da un barile alle sue spalle.
Mailo sorseggiò la sua birra osservando gli avventori del locale. Anche Rio tendeva il collo alla ricerca di Alexander e Marta.
<< Non ci sono >>disse alla fine, amareggiato.
<< Chi cercate? >>chiese l’oste, approfittando di un momento di pausa per osservarli con attenzione.
<< Due nostri amici >>rispose Mailo.<< Un uomo con barba e capelli lunghi e neri e una ragazza con un abito viola. Li ha visti? >>
L’oste scosse la testa.
<< Poche persone ormai si aggirano per le strade >>disse.<< Questo caldo infernale scoraggerebbe chiunque. Non sembra proprio di essere in autunno, eh? Piuttosto, cosa siete venuti a fare qui? Non siete di Royal >>
<< Avevamo da sbrigare alcuni impegni con i nostri compagni >>rispose Rio. La mano che reggeva il boccale semivuoto tremò leggermente.
<< Arriveranno >>gli sussurrò Aiska all’orecchio.
Rio annuì.
<< Pensavo di incontrarli subito >>ammise.
<< Ha due camere libere da darci mentre aspettiamo i nostri amici? >>domandò Mailo all’oste.
<< Ne ho dieci di stanze libere >>borbottò l’uomo, aprendo un cassetto e staccando due chiavi da un mazzo arrugginito.<< Il caldo fa perdere la voglia di viaggiare, così la taverna si è svuotata >>
<< Non si direbbe >>ridacchiò Mailo accennando ai clienti.
<< Oh, loro sono solo clienti abituali. Vengono sempre qui quando il caldo diventa insopportabile. In casa non rimane quasi mai nessuno >>spiegò l’oste con un sorriso.
Quel pomeriggio il caldo non diminuì, anzi.
La taverna aveva tre piani e le stanze di Rio, Tinhos, Mailo e Aiska si trovavano tutte al secondo piano. Quella di Aiska era dall’altra parte del corridoio. Subito dopo essersi data una rinfrescata, la donna era andata dai suoi amici. Mailo si era finalmente tolto l’armatura e si era chiuso in bagno, lasciando gli altri in un’interminabile attesa. Tinhos, il volto più rosso di un pomodoro, aveva preso d’assalto la porta.
Era la quinta volta che bussava quando Mailo aprì, seccato.
<< Hai intenzione di buttarla giù? >>sbottò, tenendo la porta socchiusa.
<< E tu hai intenzione di affogarti, in quella vasca? >>replicò Tinhos, dando una spallata.
<< Non ho ancora finito! >>tagliò Mailo, e, tirando con entrambe le mani, richiuse la porta sbalzando indietro l’elfo.
<< Quanto ti ci vuole? Sei un soldato, non una ragazza che deve prepararsi per un appuntamento! >>esclamò Tinhos.
Spinse la porta per qualche altro minuto, finché non perse la pazienza e le diede un calcio. Seduta sul suo letto, Aiska, che aveva seguito tutta la scena con estremo divertimento, scoppiò a ridere.
<< Ecco tutta la grazia elfica! >>
<< Non ho mai conosciuto un uomo così pulito come Mailo >>borbottò Tinhos, sfinito dalla rabbia e dal caldo.
<< Puoi usare il bagno della mia stanza, se vuoi. Io ho fatto, ormai >>Aiska gli tese la chiave.
Tinhos esitò una frazione di secondo prima di prenderla e ringraziare la ragazza con un sorriso che la fece avvampare. Quando l’elfo ebbe lasciato la camera, Aiska lanciò uno sguardo furtivo a Rio, seduto sul proprio letto, ma lui non diede segno di aver seguito la scena. La fronte aggrottata, il soldato stava consultando una mappa, picchiettando col dito e mormorando fra sé e sé. Aiska non osò interromperlo e rimase a osservarlo in silenzio finché, finalmente, Mailo non uscì dal bagno. In quel mentre, Tinhos rientrò.
<< Puoi andare >>gli disse Mailo, finendo di sistemarsi la maglia e gettando in un angolo l’asciugamano.
<< Aiska mi ha fatto usare il suo bagno >>disse l’elfo, sdraiandosi sul letto.<< Se stavo ancora ad aspettare te… >>
<< Fabius pensa che il cristallo rosso si trovi qui a Royal? >>domandò Rio, prendendo finalmente la parola.
<< Lo riteneva probabile >>rispose Aiska,<< ma non si sa chi ce l’abbia o dove sia custodito. Per quello che ne sappiamo, potrebbe essere stato anche tagliato per farci dei gioielli >>
Tinhos scosse la testa.
<< E’ impossibile >>disse.<< Un cristallo fatto con i metalli degli dei non può essere tagliato da un uomo. Nemmeno dal più bravo orefice >>
<< E se non si trovasse a Royal? >>disse Mailo.<< Dovremmo elaborare anche un piano alternativo, non trovate? >>
<< Cerchiamo prima qui. Ci serve Denebola: non ha senso perder tempo a cercare un posto alternativo se prima non setacciamo Royal insieme a lei >>Rio ripose la mappa e si avvicinò alla finestra, anch’essa chiusa da una tenda scura. La scostò un poco e guardò la strada. Era deserta, tranne che per due persone in armatura che si stavano avvicinando alla taverna.
 
Mailo gli si avvicinò. << Non sono guardie reali, quelle? Cosa saranno venuti a fare? La taverna è chiusa >>
Rio annuì e alzò lo sguardo sul palazzo reale, ben visibile dalla loro camera. Le sue mura bianche risplendevano alla luce del sole e la bandiera della città (due spade incrociate ai lati di una corona) sventolava al vento.
Pochi minuti dopo, dal piano terra si alzarono delle voci.
<< Potrebbero anche fare più piano >>osservò Aiska, lanciando un’occhiataccia al pavimento.
Passarono alcuni minuti: Tinhos si era sdraiato di nuovo e fissava il soffitto con palpebre pesanti; Aiska e Rio avevano iniziato a parlare delle loro città e Mailo guardava fuori della finestra. All’improvviso, si levarono delle grida che fecero tremare il pavimento. Rio e Aiska tacquero all’istante e Tinhos scattò in piedi. Le urla non cessavano.
Rio afferrò la spada e uscì in corridoio. Dalle poche stanze occupate si affacciavano le teste dei clienti, che fissavano le scale sbalorditi.
Rio precedette i suoi compagni fino al piano terra. Il salone era vuoto e una delle guardie che Mailo e Rio avevano visto entrare stava agitando la spada sotto il mento dell’oste.
<< Che cosa state facendo? >>domandò calmo Rio.
Le guardie si voltarono al loro ingresso aggrottando le sopracciglia. Tinhos si affrettò a coprire le orecchie a punta con i capelli.
<< Non sono affari che vi riguardano >>sibilò la guardia che minacciava l’oste.
<< Che cosa vi ha fatto quest’uomo? >>insisté Aiska facendosi avanti con i compagni.
<< Si rifiuta di darci delle informazioni >>rispose l’altra guardia, con voce forzatamente affabile.
<< Che genere di informazioni? >>chiese Mailo.
<< Non siamo tenuti a rispondervi >>La guardia abbassò la spada e l’oste sospirò di sollievo.<< Voi, invece, chi siete? >>aggiunse con un’occhiata sospettosa a Tinhos.
<< Viaggiatori: veniamo dal Sud >>spiegò Rio. Guardò l’uomo dritto negli occhi, e non riuscì a trattenere una smorfia perplessa: non aveva mai visto occhi azzurri venati di rosso.
<< Siete qui per ordine del re? >>domandò Aiska.
Una guardia la studiò con interesse e scambiò un ghigno col compagno.
<< Siete troppo curiosa >>disse poi ad Aiska,<< non è bene che una viandante si intrometta negli affari di due guardie reali. Qual è il vostro nome? >>
Senza farsi vedere, Tinhos diede un colpetto alla schiena di Aiska. Anche senza quel gesto di avvertimento, la donna aveva capito, così come i suoi compagni. Tenne la bocca sigillata, e le mani le andarono quasi casualmente alla cintura, dove pendeva la spada.
<< Non parlate adesso? >>ghignò la prima guardia. Fece due passi in avanti, lo sguardo fisso su Aiska.<< Allora potrebbe dircelo il vostro amico: ha una voce davvero particolare >>indicò con un cenno del capo Tinhos, che non rispose.
Rio strinse i pugni. Le poche persone in cui si erano imbattuti non si erano accorte dell’accento elfico dell’amico: perché quelle guardie, invece, l’avevano notato subito?
<< Qual è il vostro nome? >>ripeté la seconda guardia.<< Non costringetemi a estorcervi la risposta con la spada >>
<< Dovresti solamente provarci >>sibilò Tinhos.
La guardia scoppiò a ridere, anche se i suoi occhi rimasero freddi.
<< Pensi che abbia paura di te? >>esclamò. Estrasse la spada, ma Tinhos fu più veloce: con un movimento fluido gli balzò davanti e gli puntò il pugnale alla gola.
<< Non so se hai paura di me >>sussurrò minaccioso l’elfo, << ma tu non mi spaventi >>
<< Tinhos! >>esclamò Rio in segno di avvertimento.
<< Tinhos, eh? >>sorrise la guardia, beffarda.<< Ricorderò questo nome, elfo >>
Tinhos spinse un po’ di più il pugnale sulla carne della guardia; l’altra fece un passo avanti.
<< Rischi la galera se minacci una guardia del re >>disse.<< Riponi quell’affare e non ti arresterò >>
<< Ti obbedirei >>ribatté Tinhos,<< se solo foste guardie reali! >>
Seguì un lungo silenzio. Tinhos manteneva ben salda la presa sul pugnale e i compagni fissavano le due guardie. L’oste osservava la scena a occhi aperti, le dita serrate sul bordo del bancone.
<< Non dire più sciocchezze >>esclamò aspra la guardia, << e togli quel pugnale se non vuoi che mi arrabbi >>
Tinhos lasciò la guardia, che si massaggiò la gola. Ripose il pugnale, e la guardia ne approfittò per afferrarlo per le braccia e bloccarlo. Rio, Aiska e Mailo scattarono in avanti, ma la guardia puntò la spada sul collo di Tinhos, costringendoli a fermarsi.
<< Un altro passo e il vostro amico perderà la testa! >>ringhiò.
<< Feccia! >>sibilò Mailo, senza abbassare la spada.<< Lasciatelo andare e non vi faremo del male >>
<< Non siete nella posizione di darci degli ordini. Restate dove siete >>
<< Lasciate andare Tinhos >>disse Aiska in tono conciliante, ma Tinhos scosse lentamente la testa.
<< Stai fermo! >>gridò la guardia che lo teneva prigioniero. La lama penetrò nella carne, e qualche goccia di sangue stillò sulla pelle bianca.
L’oste ne aveva abbastanza di tutta quella confusione. Veloce come un fulmine, estrasse da sotto il bancone una balestra carica e mirò alla schiena della guardia che teneva fermo Tinhos. La guardia lasciò cadere la spada e stramazzò al suolo. Il suo compare lanciò uno strillo acuto, fulminando con gli occhi l’oste, che si immobilizzò paralizzato dalla paura. Tinhos lanciò il pugnale al petto della guardia, che barcollò e cadde supina prima di poter fare un altro passo.
Rio si inginocchiò accanto alla guardia uccisa dall’oste e la esaminò.
<< Chi…chi diavolo erano? >>ansimò l’oste guardando con terrore i cadaveri delle guardie.<< Indossano le armature del re, ma… >>
<< Forse sono servi di Tenugh >>sussurrò Tinhos chinandosi accanto a Rio.
<< Come? >>disse l’oste.
<< Dovreste dircelo voi >>disse Mailo.<< Che informazioni volevano? >>
<< Cercavano sei persone >>rispose l’oste, riponendo la balestra.<< Tre soldati di Terrani, una ragazzina e altri due di cui non conoscevano la città natale >>Deglutì a fatica, poi, con voce tremante quanto le sue mani, pigolò: << Cercavano voi, giusto? >>
Mailo e Aiska si scambiarono uno sguardo, poi annuirono. L’oste si lasciò cadere su uno sgabello, ancora sconvolto, e si passò una mano sul volto.
<< Ci dispiace avervi procurato questo disagio >>disse Rio, << ma non immaginavamo che ci trovassero così velocemente>>
<< Si può sapere chi diavolo siete? >>esclamò l’oste, sull’orlo dellelacrime.<< Siete delinquenti o che altro? >>
<< Siamo veri soldati >>rispose Tinhos.<< I delinquenti sono questi due >>e diede un colpetto col piede alla guardia supina,<< e il loro padrone. Ma non possiamo spiegarvi nulla >>
<< E cosa vorreste fare? Quanto tempo vi fermerete a Royal? >>
<< Fino a quando non verremo raggiunti dai nostri amici >>
<< E quanto ci vorrà? >>gracchiò l’oste, che iniziò ad ansimare come in preda a un attacco d’asma.<< Non posso permettermi un… un’altra visita del genere! >>
Rio sospirò.
<< Non permetteremo che accada di nuovo >>
<< E se dovesse ripetersi >>aggiunse Mailo,<< ci saremo noi a sistemare tutto >>

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


CAPITOLO VI
                             

Era appena sparito l’ultimo raggio di sole quando Maja servì la cena. Jury e Xani si scambiarono uno sguardo rassegnato e il biondino mormorò qualcosa all’orecchio di Alexander. Quest’ultimo, preso alla sprovvista, non riuscì a reprimere una risata, subito camuffata con un attacco di tosse.
<< Be’? >>sbottò Maja.<< Cosa sono tutte queste confidenze, Jury? >>
<< Non mi ha detto nulla di importante >>disse Alexander mentre la vecchia gli metteva un piatto di carne davanti.
Jury osservò dubbioso la sua porzione e la stuzzicò con la forchetta come se temesse di vederla riprender vita e attaccarlo. Xani si mise a ridere.
<< Ssssh! >>sibilò Jury, ma Maja perse la pazienza e tolse il piatto da sotto il naso del ragazzo.
<< Ne ho abbastanza! >>
<< Ma…che ho fatto? >>esclamò Jury, balzando in piedi per riprendersi il piatto che la tutrice teneva ben sollevato.
Con uno sguardo spietato, lei sollevò il piatto, se possibile, ancora di più e Jury sentì i crampi allo stomaco.
<< Va bene, non dirò più che cucini da schifo >>si arrese il ragazzo. Maja lo guardò con un misto di rabbia e trionfo.
<< E io che pensavo avessi già mangiato a merenda! >>esclamò.<< Ora si spiega tutto. E ti sembra carino dirlo anche ad Alexander? >>
<< Il fatto è che prepari più filtri medicinali che cose commestibili, ecco >>si giustificò Jury.
<< E questo cosa c’entra con la cena? >>
<< Be’… >>Jury cercò di sembrare il più ovvio possibile.<< Visto che i tuoi filtri fanno schifo, figuriamoci la carne e tutto il resto! >>
Xani e Alexander si guardarono e distolsero subito lo sguardo, trattenendo coraggiosamente le risate.
<< Se la pensate in questo modo tutti e tre, allora niente cena >>disse Maja con fare pratico.
<< No! >>esclamarono gli altri tre.
<< Dammi il piatto! >>supplicò Jury.
Maja sbuffò e sorrise.<< È l’ultima volta, poi non tollererò più questa maleducazione, intesi? >>disse.
Jury annuì con forza e tirò un sospiro di sollievo quando addentò una fetta di carne alla brace.
Alexander sorrise. Erano solo due giorni che si trovava lì e già considerava quelle persone come una famiglia. Normalmente avrebbe fatto di tutto per restarsene in disparte, ma l’atmosfera che creavano quei due ragazzini gli aveva fatto tornare in mente cosa significava vivere in una famiglia felice. E, dopotutto, erano piccoli momenti in cui poteva rilassare la mente dal pensiero della missione e di Denebola.
Come se gli avesse letto nel pensiero, Maja disse:<< Questa sera verrai con me al tempio del Dio del Coraggio. C’è una persona che vuole conoscerti >>
<< Chi? >>domandò Alexander.
<< Vedrai, non aver fretta >>rispose Maja, lanciandogli un’occhiata eloquente.
<< E… >>cominciò Alexander.
<< Non ho ancora trovato la tua amica >>lo interruppe la vecchia, tornando a mangiare.
L’uomo sospirò rassegnato Aveva perso la voglia di mangiare. Posò coltello e forchetta e si mise a guardare fuori dalla finestra. Jury e Xani lo guardarono desolati per poi voltarsi verso Maja. Lei alzò le spalle e fece loro segno di riprendere a mangiare.
 
La stanza era vuota e buia: la luce delle lanterne della strada non raggiungevano la casa. Sdraiato a pancia in su, Alexander guardava il soffitto scuro, le braccia incrociate sotto la testa, in testa un turbine di pensieri.
<< Posso entrare? >>sussurrò Xani dalla porta.
<< Certo, vieni >>Alexander si mise seduto.<< Se devi dormire me ne vado subito >>
<< Non ho sonno >>disse subito la bambina << Volevo parlare un po’ con te >>
<< E di cosa? >>domandò Alexander, sorpreso.
Xani gli si sedette vicino.
<< Tu sei stato alla Torre di Aldebaran, no? >>esordì.<< Com’è? >>
<< In che senso? >>
<< Com’è la Torre dentro? O non ci sei entrato? >>
<< Ci sono entrato, sì >>rispose l’uomo,<< però ci sono rimasto pochissimi giorni, e in genere me ne stavo sempre nella mia camera. Non ho visitato la Torre >>
<< Capisco >>mormorò Xani un po’ delusa.
Due uomini passarono vicino la casa, discutendo di colture.
<< Vedrai che la tua amica non è lontana >>disse dopo qualche minuto la bambina.
<< Lo spero >>
<< Perché viaggiate insieme? Se la ritrovano ripartirai subito? >>
<< Non posso rispondere alla prima domanda >>disse Alexander con un sorriso affettuoso mentre osservava il profilo di Xani, a malapena distinguibile grazie alla luce proveniente dalla cucina.<< Ma sì: appena ritroverò Denebola riprenderemo il nostro viaggio. E a te perché interessava così tanto la Torre di Aldebaran? >>
<>
Alexander represse in tempo un’esclamazione sorpresa. Dubitava che la bambina possedesse i requisiti per diventare una Saggia, ma Xani aveva parlato con una sicurezza che lo disarmò. Ma non poté aggiungere nulla perché proprio in quel momento entrò Maja.
<< Rischiamo di fare tardi >>disse rivolta ad Alexander.<< Xani, tu vai a dormire. Non ci metteremo molto >>
<< Non ho sonno >>ripeté Xani.
<< Allora vai a sederti sul tuo letto, perché io voglio dormire >>disse Jury, che era entrato alle spalle della tutrice.
Dopo essersi assicurata che i due fratelli si erano messi a letto, Maja condusse Alexander lungo una stretta via che sembrava condurre fuori dal villaggio. Dopo un centinaio di metri, si fermarono davanti un alto arco di pietra nera.
<< Mi hanno detto che la tua amica si trova al di là di quest’arco >>disse Maja.
<< Cosa? Bene! >>esclamò Alexander, decisamente preso alla sprovvista e molto più sollevato di prima, ma la donna lo fermò prima che potesse fare un passo.
<< Non puoi entrare lì dentro >>spiegò, << non sei un anziano o un membro del villaggio >>
<< Chiamate Denebola, allora>>
Maja sorrise.
<< Chiamala tu. Puoi metterti in contatto con lei usando la mente >>
Alexander sbatté più volte le palpebre, credendo di aver capito male, ma il sorriso della vecchia lo convinse del contrario. Non lo stava prendendo in giro.
<< Non sono capace >>disse. << Non ho poteri magici >>
<< Provaci! >>esclamò Maja con voce imperiosa.
Alexander sospirò e provò a concentrarsi su Denebola, pur sentendosi un vero idiota, lì impalato nel buio, le braccia abbandonate lungo i fianchi e lo sguardo sull’arco di pietra.
Sgomberò la mente dai pensieri che l’affollavano e si concentrò sulla ragazza con tutte le sue forze. Per un lungo momenti non accadde nulla, finché, come illuminata da una tenue fiamma, l’immagine di Denebola gli apparve nitida in mezzo all’oscurità. Con immenso sollievo, Alexander notò che non era ferita. Era come se Denebola fosse lì davanti a lui: seduta, si rigirava tra le dita la catenella del cristallo di Imder Nysri, con un’aria preoccupata.
Senza preavviso sollevò lo sguardo e incrociò lo sguardo di Alexander. Alexander fece appena in tempo a vedere un’espressione incredula  e spaventata comparirle sul volto che un dolore lancinante gli trafisse la testa. Urlando, cadde all’indietro e sbatté la testa contro i piedi di Maja.
<< Che cos’hai visto? >>chiese la donna.
Alexander si alzò tremante, la testa che pulsava.
<< Denebola >>rispose lentamente; si sentiva sempre più confuso.<< La stavo guardando, poi anche lei mi ha visto… Com’è possibile? Come ci sono riuscito? >>
Maja aprì la bocca per rispondere ma, con un’occhiata oltre l’arco, aggiunse:<< Prova a chiederlo a lei >>
<< Ma mi prendi in giro? >>esclamò l’uomo, che iniziava a spazientirsi. Poi, un urlo gli fece balzare il cuore in gola, quasi avesse visto uno spettro.
<>
Sotto l’arcata di pietra era apparsa Denebola. Reggeva il Bastone di Andromeda con un’aria a dir poco scioccata.
<< Come stai? >>chiesero all’unisono i due compagni, senza muoversi dalle loro posizioni.
<< Bene >>rispose Denebola, esitante. Sembrava non riuscisse a trovare le parole giuste per parlare. << Ti ho appena visto – credo nella mia mente. Dov’eri? >>
<< Non mi sono mosso da qui >>disse Alexander con sincerità.<< Maja mi ha detto solo di mettermi in contatto con te con la mente >>
<< Anche Acho mi ha detto di provarci, ma non ci speravo sul serio. Tu non hai poteri magici >>esclamò la novizia, guardando con intensità Alexander. 
<< È stata opera tua, allora? >>rispose Alexander, più incredulo di lei.<< E poi, chi è Acho? >>
Denebola si guardò attentamente intorno alla debole luce della luna, poi parve farsi coraggio e raggiunse Alexander. Gli raccontò tutto.
<< Perché gli hai anche detto della nostra missione? >>esclamò lui alla fine del racconto.
<< Come potevo spiegargli la mia presenza qui? Inoltre, sento di potermi fidare di lui: è uno degli anziani del villaggio >>rispose Denebola.
<< Potevi inventarti qualcosa >>replicò Alexander.<< Non possiamo andare in giro a parlare del nostro viaggio a tutti quelli che ci salvano! >>
<< E tu, invece, che hai fatto? >>chiese Denebola, irritata.
<< Naturalmente non ho rivelato tutti i particolari! >>disse Alexander, infervorandosi a sua volta.
<< Basta così, Alexander! >>
I due compagni sussultarono. Si erano dimenticati entrambi di Maja, che fino a quel momento era rimasta nascosta nell’ombra di un albero.
<< Ti pare questo il modo di trattare una ragazza? >>esclamò la vecchia, avvicinandosi e fulminando Alexander con gli occhi.<< Bel modo di riabbracciare un’amica! >>
<< Non è così >>Alexander riacquistò la calma,<< però Denebola non avrebbe dovuto… >>
<< Ti ho ascoltato! >>abbaiò Maja.<< E ti faccio notare che anche tu mi hai detto della missione anche se, naturalmente, non sei sceso nei dettagli. Questa ragazza si è fidata di chi l’ha salvata e l’ha ricambiato con la sincerità, mentre io sono giorni che mi interrogo sulla vostra benedetta missione e se abbia fatto davvero bene a tenerti a casa >>
<< Non pensavo di averti dato queste preoccupazioni >>ribatté Alexander, sinceramente perplesso.<< Perdonami >>
<< Bene, e cosa ne diresti di spiegarmi la faccenda con un po’ più di chiarezza? >>
<< Non posso! È una faccenda segreta, non dovremmo rivelarla a nessuno >>disse Alexander.
<< È così >>intervenne Denebola. <>
Maja rifletté a lungo sulle sue parole. Rimase a osservare la giovane con occhi penetranti, come se volesse leggerle nel pensiero.
<< So che sei una novizia di Aldebaran >>disse alla fine.
<< Sono stata cresciuta e allenata lì >>
<< Mmm >>fece Maja, strizzando gli occhi.<< Quindi, ora che vi siete ritrovati, dovrete andare a cercare i vostri amici. Quando avete intenzione di partire? >>
<< Anche subito >>disse Denebola. Alexander la guardò ma non disse nulla.<< È già da alcuni giorni che ci siamo divisi >>
<< Vi serviranno dei cavalli >>disse Maja.
<< Li comprerò domani mattina >>disse Alexander.
<< E da chi? >>chiese la vecchia. << A Mako di cavalli ce ne sono veramente pochi e vengono usati quasi tutti nei lavori dei campi. Nessuno ve li darà. Gli unici disponibili li ha Clodus, Alexander, ma dubito che sarà disposto a venderveli >>
<< Gli parlerò >>disse Alexander. << Anche adesso, se necessario >>
<< Non dire sciocchezze, ragazzo >>disse brusca Maja. << Se ti presenti a casa di Clodus a quest’ora finirai sicuramente ammazzato! È una persona molto suscettibile >>
<< Figurati se mi fa paura >>
<< Paura o non paura, potrebbe farti del male, però! >>Maja si massaggiò le tempie, riflettendo, e scrutò l’uomo.<< L’unica soluzione è andare a Tsuri e trovare un venditore che vi faccia un buon prezzo. A piedi impieghereste un paio d’ore per arrivare in città >>
<< D’accor… >>fece Alexander, ma Denebola lo interruppe.
<< Non abbiamo tempo per andare a Tsuri >>disse la ragazza. << Troveremo un altro modo per raggiungere i nostri compagni >>
Alexander sbuffò, spazientito. Senza una parola, afferrò Denebola per il polso e  la trascinò lontano dalle orecchie di Maja.
<< Perché non provi a riflettere prima di parlare? >>sibilò Alexander.<< Come diavolo pensi di raggiungere gli altri, a piedi, se non sappiamo nemmeno dove si trovano? Vagheremo per Valdmurt per anni >>
<< Perché tu invece non provi a fidarti di me, una volta ogni tanto? >>replicò Denebola a bassa voce. << Ci stavamo dirigendo a Royal quando ci siamo divisi, e sono certa che Rio e gli altri si trovano lì >>
<< Va bene >>annuì Alexander, dopo un po’,  << ma come facciamo a raggiungere Royal a piedi senza perdere altro tempo? Faremmo prima ad andare a Tsuri e comprare i cavalli, no? >>
<< Tenugh ormai sarà venuto a conoscenza della nostra partenza >>spiegò Denebola.<< E avrà spedito le sue guardie nelle città più importanti di Valdmurt. Cosa pensi che faremmo se venissimo scoperti? Non posso usare la magia senza mettere a rischio la vita di migliaia di persone, oltre alla nostra >>
<< E secondo te andare a piedi a Royal è più sicuro? >>
<< Io non ho mai detto di voler raggiungere Royal a piedi >>gli fece notare Denebola con calma.
<< Ti spiacerebbe essere chiara, una buona volta? >>sbottò Alexander.
<< Domattina lo saprai >>tagliò corto Denebola, senza reprimere un sorrisetto di fronte all’irritazione dell’altro. Tornarono da Maja, che li aveva osservati con aria indecifrabile.
La ragazza la ringraziò. << Senza il tuo aiuto e quello di Acho non avrei pensato di ritrovare Alexander. È una fortuna che siamo capitati nello stesso villaggio >>
<< Forse, nonostante tutto, gli dei sono dalla vostra parte >>sorrise Maja.<< Direi che è tardi, e se domani partirete presto vi conviene andare a riposare. Vieni, Alexander. Ci vedremo all’ingresso di Mako >>
L’uomo lanciò uno sguardo significativo a Denebola, ma si limitò a sussurrarle con voce neutra:<< Fai attenzione >>
La ragazza annuì e riattraversò l’arco di pietra.
Nonostante l’irritazione degli ultimi minuti, mentre tornavano a casa Alexander non smetteva di lanciarsi occhiate alle spalle.
<< La tua amica è in buone mani >>lo rassicurò Maja, entrando in casa.
<< Sì >>Alexander si diresse verso la sua stanza, ma quando fu arrivato alla porta si fermò. << Senti >>disse guardando Maja dritto negli occhi, << mi dispiace che tu ti sia preoccupata in questi giorni. So che avere in casa un uomo di cui non sei certa di poterti fidare è fastidioso, ma non me ne potevo andare senza Denebola e senza rivelarti troppo sul nostro viaggio >>
<< Non fa niente >>ribatté la vecchia dopo qualche attimo di silenzio. << Capisco la vostra necessità di segretezza, e la rispetto >>
 
L’alba del mattino dopo giunse ventosa. Quando Alexander e Maja raggiunsero Denebola e Acho davanti all’ingresso del villaggio non c’era ancora nessuno in giro.
<< Lieto di conoscerti, Alexander >>disse Acho con voce amichevole. Alexander chinò appena il capo, ma la sua attenzione era rivolta alla ragazza. Era rimasto a rimuginare tutta la notte su come avrebbero raggiunto Royal.
<< Sapete già come arrivare a Royal? >>chiese Maja a Denebola.
<< Attraverseremo il Green River >>rispose lei. << So che qui vicino c’è il villaggio di Kaniy’ dove potremmo farci accompagnare sull’altra sponda del fiume >>
<< Buona idea >>disse Maja, soddisgatta. Alzò gli occhi verso un gruppo di nuvole cariche in lontananza e aggrottò le sopracciglia.<< Fareste bene a sbrigarvi: presto si scatenerà un temporale >>
<< Già. E se la strada si trasformasse in un pantano, non riuscirete più a raggiungere Kaniy’ >>aggiunse Acho, le mani dietro la schiena.<< Andate. Avete la benedizione degli anziani di Mako >>
Denebola e Alexander li salutarono e si incamminarono fuori dal villaggio. Quando furono abbastanza lontani, Alexander si voltò verso la ragazza.
<< Quanto dista Kaniy’? >>
<< Un’ora se manteniamo questo ritmo >>disse Denebola.<< Ma potrebbero volercene di più se comincerà a piovere >>
<< Ti fidi ad attraversare il Green River? >>chiese Alexander.
<< No >>
<< Giuro che mi stai facendo arrabbiare >>la minacciò lui.<< Che hai in mente, allora? >>
Denebola si fermò e alzò lo sguardo verso il cielo; qualche goccia di pioggia le cadde sul viso.
<< Sbrighiamoci >>disse, piantando la punta del Bastone di Andromeda sul terreno.
<< Che cosa hai intenzione di fare? >>domandò sospettoso Alexander.
<< Non distrarmi >>Denebola chiuse gli occhi e si concentrò. Lasciò fluire l’energia necessaria per evocare l’incantesimo; le mani le formicolavano e il bastone tremava sotto i suoi palmi.
Iniziò a piovere. Alexander non smetteva di fissare Denebola, incuriosito e nervoso, sperando che la novizia sapesse cosa stava facendo, quando all’improvviso avvertì una strana sensazione. Era come se il suo corpo stesse svanendo al centro di una miriade confusa di forme e colori.
Alexander si guardò intorno e sussultò. Attorno a loro non c’era più il sentiero che portava fuori Mako: si trovavano in una città sconosciuta.
Accanto a lui, Denebola lasciò cadere il Bastone e barcollò. Alexander la sorresse.
<< Visto? >>sussurrò lei, esplorando con lo sguardo le vie deserte.
<< Cosa? >>disse Alexander, raccogliendole il Bastone. << Dove ci hai fatto finire? >>
<< Questa è Royal >>rispose Denebola con un sorriso. << Non mi ero mai teletrasportata, prima. Mira mi diceva sempre che solo pochi ci riescono. Perfino lei ha ancora difficoltà >>
<< Sembri stremata >>disse Alexander.
<< È normale >>tagliò corto la novizia.<< Ora non ci resta altro da fare che trovare Rio e gli altri >>
Si incamminarono lungo quella che doveva essere la via principale, e subito Alexander individuò una taverna.<< Proviamo lì >>
La vecchia taverna era già molto affollata, sebbene fosse mattino presto. Qualche avventore seduto vicino la porta si voltò con curiosità verso Denebola, che strinse nervosamente il Bastone di Andromeda.
<< Benvenuti a La corona del nord >>esclamò l’oste da dietro il bancone. << Desiderate qualcosa da bere? >>
<< Stiamo cercando alcuni amici >>disse Alexander. << Tre soldati e una donna. Li ha visti? >>
L’oste sussultò e scrutò con attenzione gli altri clienti, che sembravano essersi rapidamente disinteressati ai nuovi arrivati. Con il respiro di colpo affannoso, fece segno ad Alexander e Denebola di avvicinarsi.
<< Ora che ci faccio caso >>disse, osservando l’abito della ragazza, << penso che siate le persone che alcuni miei clienti stanno cercando da un paio di giorni >>
<< Davvero? >>esclamò Denebola con sollievo. << Sono qui? >>
<< Sì >>rispose l’oste, abbassando la voce con fare cospiratorio. << I vostri amici si trovano al secondo piano. Vi chiedo di non far troppo rumore, altrimenti questa gente si insospettirà. Vedete quelle guardie in quell’angolo laggiù? Da quando siete entrati non hanno fatto altro che fissarvi. Forse vi stanno cercando >>
Alexander voltò lentamente la testa alle sue spalle. Tre guardie sedute in un angolo buio li osservavano mormorando tra loro.
<< Potrebbero essere seguaci di Tenugh? >>chiese a Denebola.
<< Spero tanto di no >>rispose lei.
<< Altri ancora? >>sussurrò l’oste con voce roca. Alexander e Denebola lo guardarono, sorpresi e turbati.
<< Cosa intende dire? >>chiese la ragazza.
<< Qualche giorno fa due guardie mi hanno chiesto di voi e dei vostri amici >>spiegò l’uomo con voce ansiosa, sudando. << Ma i vostri compagni sono riusciti a ucciderli e uno di loro ha detto che erano stati mandati da un certo Tenugh >>
Alexander strinse i pugni.
<< Dobbiamo stare attenti >>disse. Trascinò Denebola su per le scale fino al secondo piano. Tesero le orecchie, e dopo una manciata di secondi colsero da dietro una porta una voce familiare. Rapido, Alexander bussò forte, mettendo a tacere chi c’era dall’altra parte. Dopo qualche istante, Mailo aprì.
<< Alexander! >>esclamò senza fiato. << Denebola! Ma cosa… >>
<< Facci entrare, presto >>sibilò Alexander.
<< Per fortuna siete vivi >>disse Rio, raggiungendoli in due passi. << Che cos’è successo? Quando siete arrivati? >>
Denebola e Alexander si sedettero su un letto e li aggiornarono su quel che era successo da quando si erano separati. I loro compagni li ascoltarono in silenzio, poi, alla fine del racconto, Rio disse: << Noi ci siamo ritrovati poco lontano da qui. Meno male che dovevamo venire lo stesso Royal, altrimenti chissà come avremmo fatto >>
<< È vero >>disse Aiska. << Quindi adesso non dobbiamo fare altro che cercare il secondo cristallo >>
<< Sì, ma qua sotto ci sono tre guardie che non aspettano altro che noi >>la interruppe Alexander.<< Forse sono qui per conto di Tenugh. L’oste ci ha detto che sono già venuti due suoi seguaci >>
Rio annuì tetro.
<< Cosa possiamo fare? >>domandò Mailo. << Ormai Denebola è qui. Non ci vorrà molto per cercare il cristallo >>
<< Hai ragione, ma quando uscirò quelle guardie mi seguiranno >> disse Denebola.
<< E se troverai il cristallo faranno di tutto pur di prenderlo >>concluse Tinhos.<< Così non va . Potremmo cercare il cristallo questa notte >>
<< Sarà ancora più pericoloso >>ribatté Alexander.<>
<< Andremo tutti insieme >>decise Rio. << Nel caso venissimo scoperti, distrarremo le false guardie e Denebola potrà cercare tranquillamente Afior >>

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Capitolo VII



Mailo aprì la finestra della camera e scrutò nel buio sotto di loro. Sembrava tutto tranquillo. Fece un segno agli altri e si calò giù per l’alto albero che si ergeva davanti la finestra. Uno alla volta, Tinhos, Aiska, Denebola e Alexander lo seguirono, cercando di fare il più piano possibile. Rio aveva appena gettato una gamba fuori dal cornicione, quando un rumore fuori dalla stanza lo fece arrestare. Tese le orecchie, allarmato, ma dopo un istante udì lo scattare di una porta seguito da un sonoro starnuto.
<< Siamo sicuri che quelle guardie non siano rimaste qui alla taverna a spiarci? >>bofonchiò Mailo, strizzando gli occhi verso i piani superiori. Ogni luce nella taverna era già stata spenta.
Rio gli atterrò accanto, leggermente impacciato dalla spada che teneva al fianco.
<< Le ho viste uscire prima >>lo rassicurò.<< Denebola, come pensi di cercare il cristallo? >>
<< Pensavo di partire dai templi: un luogo sacro richiama sempre oggetti divini >>rispose la ragazza.
<< Qual è il tempio più vicino? >>chiese Alexander mentre si incamminavano.
<< Quello del dio Baslion >>disse Tinhos. << Stando a quello che ci ha detto l’oste nessuno lo frequenta da un sacco di tempo >>
Le strade erano deserte, a parte qualche solitaria guardia che pattugliava a passo di marcia. Rio e gli altri scelsero vicoli secondari per evitare di incrociarle o di passare sotto il fascio di luce dei lampioni. Camminarono furtivi per circa un miglio, finché non raggiunsero un vecchio cancello nero oltre il quale si ergeva un’antica costruzione in pietra, semidistrutta.
<< Mailo, Aiska, accompagnate Denebola >>ordinò Rio. << Noi resteremo di guardia. Se succede qualcosa vi verremo a chiamare >>
Del tempio era rimasta solo parte della sala principale; le lastre del pavimento erano quasi tutte andate in frantumi, come calpestate da bestie giganti. Macigni si erano staccati dal soffitto lasciando a terra un fitto strato di polvere e detriti che andavano a unirsi ai resti del pavimento. Alla debole luce della luna si poteva distinguere una colonna annerita dal fumo.
Denebola evocò una fiamma abbastanza grande da illuminare metà sala, estrasse Deri e cominciò a ispezionare ogni angolo.
Poiché non potevano fare molto, Mailo e Aiska presero a esaminare la sala in silenzio, a studiare l’altare spoglio e disadorno e la statua decapitata del dio Baslion.
<< Cosa pensi sia successo qui? >>sussurrò Aiska.
<< Si direbbe una razzia >>rispose Mailo, chinandosi a esaminare il vano vuoto dell’altare. << Forse c’è stata anche una battaglia. Oppure anche un terremoto. Ricordo che, qualche anno fa, ce ne è stato uno particolarmente violento in questa zona >>
Un tonfo alle loro spalle li fece voltare, le spade sguainate. Denebola era caduta in ginocchio per terra, una mano sulla testa. Il cristallo verde le vorticava davanti.
<< Che cosa succede? >>esclamò Mailo mentre Deri cessava di ruotare e cadeva accanto alla novizia.
<< Qui… >>Denebola scosse la testa per snebbiarsi la mente. Aiska l’aiutò a rimettersi in piedi.<< Qui non c’è nessun cristallo. Fabius si è sbagliato… non è a Royal che dobbiamo cercare >>
<< Te lo ha detto Deri? >>chiese Aiska.
Denebola annuì, ancora scossa.
<< Allora… >>cominciò Mailo, ma la sua voce fu soffocata da una serie di grida provenienti dalla strada. Il soldato corse alla porta. Davanti il cancello, i loro compagni combattevano contro le guardie che Alexander e Denebola avevano visto alla taverna.
<< Ci hanno trovati! >>
Denebola raccolse il cristallo e lo fissò spaventata. <>
Mailo si voltò a studiare rapido la sala, poi fissò Aiska. << Porta Denebola fuori dalla città. Passerete da quel foro dietro l’altare. Io vado ad aiutare gli altri >>
<< Dove ci rincontreremo? >>chiese Aiska.
<< Mettete un paio di chilometri fra voi e Royal. Ci rivedremo sulla strada principale >>rispose Mailo. Scomparve nel buio, la spada stretta in pugno. Aiska e Denebola corsero dietro l’altare; un foro grande abbastanza da far passare un uomo si allargava davanti a loro.
Denebola indirizzò la fiammella nel tunnel perché facesse loro strada. Il cunicolo era lungo abbastanza da farle uscire dall’altra parte della strada, in mezzo a fitti cespugli di ginestre. Da lì potevano udire chiaramente i rumori della lotta fra i loro compagni e i seguaci di Tenugh. Aiska ordinò alla novizia di far scomparire la fiamma: non aveva problemi a orientarsi solo alla luce della luna. Individuò una stradina in terra battuta tra gli alberi e la indicò a Denebola. Quando si furono addentrate nel bosco immobile, si fecero coraggio e iniziarono a correre, sobbalzando ogni volta che spezzavano un rametto o calpestavano foglie secche. Corsero a lungo e senza mai guardarsi indietro, gli unici rumori prodotti da loro stesse. Si fermarono solo quando raggiunsero il ciglio del bosco. Asciugandosi il sudore dalla fronte, Aiska si lasciò cadere su un masso.
<< Speriamo che gli altri stiano bene >>borbottò.
Denebola si appoggiò a un albero. Sentiva un peso sullo stomaco e una debole sensazione di panico.
I minuti passavano lentamente e la notte si fece più cupa. Dalla loro posizione Royal non era visibile, né vi arrivavano rumori o altri suoni, cosa che non tranquillizzò affatto le due ragazze. Aiska avrebbe voluto tornare indietro a cercare gli altri, ma sentiva il dovere di proteggere la novizia. Era ancora in preda di questi pensieri quando entrambe sobbalzarono violentemente udendo una serie di passi dal fitto del bosco. Aiska levò la spada, Denebola estrasse la sua, niente affatto pronta a un corpo a corpo.
Quattro sagome rotolarono giù da oltre gli alberi e caddero con un tonfo a pochi metri da loro.
<< Sposta quel piede, maledizione! >>sbottò la voce di Mailo.<< Non ha un buon sapore! >>
Aiska e Denebola corsero ad aiutare i compagni. Rio si rialzò barcollante, ma la presa sulla spada era ancora salda. Alexander e Tinhos mostravano diversi tagli sanguinanti sul volto e Mailo si reggeva il polso con una smorfia di dolore.
<< Li avete sconfitti? >>chiese Aiska con ansia. Rio annuì respirando faticosamente.
<< Andiamo via >>disse Tinhos. << Chissà che Tenugh non abbia già messo altri mostri sulle nostre tracce >>
<< E dove andiamo? >>sbuffò Alexander, voltandosi a guardare Denebola.<< Mailo ci ha detto che non hai trovato il cristallo >>
<< Non è a Royal >>rispose Denebola.
<< Dove allora? >>
<< A quanto pare, ad Aquos >>
Tinhos quasi lasciò cadere la spada. Non fu l’unico: anche gli altri fissarono stupiti la ragazza.
<< Te l’ha detto Deri? >>chiese Aiska.
Denebola annuì.
<< E perché te l’ha detto solo ora? >>domandò Alexander con una vaga nota accusatoria nella voce.
<< Glielo chiederò, quando mi riparlerà >>rispose tagliente Denebola.
<< È un bel problema: ci vorranno giorni per raggiungere Aquos >>disse Rio.<< Dovremo comprarci dei cavalli, provviste, passare da un fabbro per sistemare le spade… >>
<< No >>lo interruppe decisa Denebola. << Possiamo raggiungere Aquos con Bastone di Andromeda, come ho fatto per trasportare me e Alexander a Royal >>
<< Sarebbe un’idea fantastica, se non sapessi che ti ucciderebbe >>la rimproverò Alexander.<< Hai dimenticato com’eri stanca quando ci hai portati a Royal? >>
<< Correrò questo rischio >>tagliò corto la novizia.
<< No, invece >>disse Aiska. << Aquos si trova dall’altra parte di Valdmurt. Come pensi di farcela senza farti male? >>
Denebola chiese una mappa, e Mailo si affrettò a spiegare la propria a terra. La ragazza la studiò con attenzione, riflettendo, mentre gli altri si chinarono su di lei come per leggerle nel pensiero. Il Bastone di Andromeda le avrebbe permesso di arrivare a malapena fino ai Boschi Incantati, rifletté Denebola. Ma se avesse avuto un ulteriore aiuto…
Alzò lo sguardo su Rio, che vi lesse subito più risoluzione di quanto si fosse mai aspettato da quella ragazzina.
<< Mi farò aiutare dal cristallo verde >>disse.
<< Che cosa? >>esclamarono Mailo e Alexander.
<< Ne sei sicura? >>aggiunse Rio.
<< Deri mi darà sufficiente forza per non svenire durante il teletrasporto >>
Rio distolse lo sguardo, ancora dubbioso. Denebola sembrava così convinta: dopotutto, lei conosceva il vero potere del cristallo, perciò, se diceva che non ci sarebbero stati problemi...
<< D’accordo >>decise alla fine, ignorando le esclamazioni perplesse degli altri. << Non ci resta altro che tornare alla taverna a prendere la nostra roba. Alexander, Mailo, venite con me >>
Denebola si portò una mano al volto e si sedette sul masso, accanto ad Aiska. Di colpo, la stanchezza della fuga precedente le ripiombò addosso. Chissà se ce l’avrebbe fatta. Forse era un’idea un po’ troppo azzardata, ma era l’unico modo per raggiungere Aquos in breve tempo.
<< Sei stata troppo precipitosa >>le disse Aiska in tono severo. << Dovresti riposarti >>
<< Ci riposeremo tutti quando saremo arrivati a destinazione >>disse Denebola.<< E poi, Deri dovrebbe semplificarmi le cose >>aggiunse con quello che sperava essere un tono disinvolto.
Aiska annuì, anche se ancora scettica. Cercò allora Tinhos. L’elfo si era seduto a qualche metro da loro, la spada rinfoderata e il viso teso verso le stelle. La giovane guerriera decise di lasciare Denebola a riposare per quanto poteva e lo raggiunse. In un primo momento, Tinhos tentò di ignorarla finché, dopo qualche minuto, non si costrinse a staccare lo sguardo dal cielo e a posarlo su Aiska.
<< Qualcosa non va? >>esordì lei con voce gentile.
Inaspettatamente, un sorriso triste increspò le labbra dell’elfo.
<< Dovrei essere felice di potermi finalmente recare ad Aquos >>
<< Non ci sei mai stato? >>Aiska lo fissò incredula.
<< Non ancora, non per quanto ricordi >>rispose Tinhos.<< Non te l’ho mai detto, ma sono cresciuto in una famiglia umana di Terrani. Mi sono arruolato nell’esercito per difendere la mia città, è naturale, ma, in realtà, il motivo principale era che speravo di viaggiare e trovare la mia famiglia originaria >>
<< Quindi pensi di trovarla ad Aquos >>concluse comprensiva Aiska.
Tinhos si strinse nelle spalle, sempre nervoso.
<< Penso di sì, ma, detto fra noi, ero così concentrato sulla missione che non mi sarei sognato di andare ad Aquos. Non so nemmeno cosa aspettarmi di trovare, in realtà >>
L’elfo tornò a scrutare lontano, quasi riuscisse a vedere oltre i confini della notte. Aiska rimase silenziosa accanto a lui, alla ricerca di parole confortanti, ma prima che riuscisse a farsene venire in mente anche una, Rio, Alexander e Mailo fecero ritorno.
Alla loro vista, Denebola balzò in piedi come folgorata da una scossa elettrica, prese il Bastone e collocò Deri nell’incavo di legno bianco.
<< Cosa dobbiamo fare? >>domandò Rio.
<< Radunatevi attorno a me con tutte le nostre cose >>rispose distrattamente la novizia, che già iniziava a raccogliere ogni grammo d’energia che aveva in corpo.
I compagni le si strinsero attorno, ansiosi. Come aveva fatto qualche ora prima, Denebola si concentrò, il Bastone stretto fra i pugni: sentì l’energia convogliare copiosa sulle mani, fino al Bastone. Nello stesso istante, un bagliore spettrale avvolse Deri, e Denebola sentì una forza non sua scorrerle sotto i palmi delle mani. Il Bastone prese a tremare leggermente. Denebola concentrò la mente sulla mappa che aveva studiato prima, sul puntino con su scritto Aquos.
In una frazione di secondo in cui ogni suono fu attutito, il bosco scomparve. Al suo posto comparvero una radura e un immenso lago attraversato da un ponte di legno dalle travi sottili.
Denebola fece appena in tempo a vedere questo che sentì le forze venirle meno e il Bastone sfuggirle di mano. Chiuse gli occhi, pronta a cadere sulla terra fredda, ma un paio di mani forti la sorresse e la poggiò delicatamente al suolo.
<< Lo sapevo io >>mormorò Alexander osservando il viso addormentato di Denebola.
Nel momento in cui avevano raggiunto la radura, i compagni erano riusciti a mantenere l’equilibrio, pur molto frastornati.
<< È stata veramente brava >>disse Rio, chinandosi a recuperare il Bastone di Andromeda. << Dobbiamo trovarci al confine delle terre di re Sorhio >>
Guardarono l’immenso lago sul quale si rifletteva la luna. Sotto il ponte cresceva una pianta dai fiori violacei; alcuni erano caduti sulla superficie liscia del lago e vi galleggiavano come barche colorate.
<< Il Lago Taflis >>disse Mailo, mappa in mano. << Era il più vicino a noi. Oltre il ponte dev’esserci l’entrata per il regno di Aquos >>
<< Cosa proponi di fare? >>chiese Alexander a Rio.<< Entriamo? >>
Rio guardò l’oscurità oltre l’esile ponte, e scosse la testa.
<< Riposeremo >>decise, << e domattina andremo a porgere omaggio a Sorhio >>
Tinhos si tirò su il cappuccio del mantello e si sdraiò sull’erba. Aiska ebbe l’impressione di vedergli brillare una strana luce negli. Rimase a osservarlo a lungo, finché Mailo non le consegnò una coperta, interrompendo i suoi pensieri, e tutti si strinsero sul ciglio della radura.
 
Qualcosa di duro colpì rudemente il fondoschiena di Rio, facendolo imprecare di dolore. Il capitano fece appena in tempo a girarsi sulla schiena e aprire gli occhi che si ritrovò sulla gola la lama di una lancia. Alzando lo sguardo, vide un elfo troneggiargli sopra. Udì dei tonfi accanto a sé e i mugolii dei compagni.
<< Alzati >>gli ordinò l’elfo a bassa voce.
Rio obbedì. L’elfo lo squadrò attentamente, gli occhi ridotti a due fessure. Una cascata di capelli biondi gli arrivava fin oltre le spalle, ma quella bellezza che andava ben oltre quella degli Uomini era offuscata dal sospetto.
<< Il mio nome è Malhair, soldato. Non provare a fuggire >>sibilò. << Non ci riusciresti >>
<< E io non ne ho intenzione >>replicò Rio. Mailo, Alexander, Tinhos, Aiska e Denebola lo raggiunsero sotto l’ordine di altri elfi. Malhair li studiò uno a uno; il suo sguardo si soffermò a lungo su Denebola, sul Bastone e sul cristallo verde.
<< Venite dalla Torre di Aldebaran? >>chiese l’elfo, incapace di nascondere il proprio stupore.
<< Sì >>
<< Cosa ci fate qui? >>chiese un altro elfo che teneva sotto controllo Alexander con una spada.
<< Dobbiamo vedere il vostro sovrano >>spiegò Rio. << Dobbiamo parlargli. È urgente. Portateci da lui >>
<< Cosa avete da dirgli di così tanto urgente? >>domandò Malhair, lo stupore subito sostituito da un nuovo sospetto.
<< Non sono affari che vi riguardano! >>sbottò Alexander. Altri due elfi gli fecero sibilare sotto il naso le punte delle loro lance.
<< Portateci da re Sorhio >>ripeté Rio.
<< Chi entra clandestinamente non può essere ammesso alla corte >>spiegò Malhair.<< Soprattutto se si tratta di uomini >>
Rio e Mailo si guardarono impazienti. Tinhos fece un passo avanti; il cappuccio gli era scivolato sulle spalle quando si era alzato.
<< Accoglierete un vostro consanguineo, spero >>disse.
Malhair lo fissò a lungo negli occhi, lo sguardo indecifrabile. Poi, dopo quella che parve un’eternità inframmezzata dal debole sciabordio del lago, ordinò agli altri elfi di abbassare le armi.
<< Non vi ho mai visto ad Aquos >>disse a Tinhos.
<< Non sono cresciuto qui >>Tinhos tentò di non far trasparire l’impazienza. In un primo momento, nel vedere altri elfi aveva provato una sensazione stranissima, un misto di gioia e ansia, ora sostituite dall’urgenza della loro missione.<< Portateci dal re, vi prego >>
Malhair esitò per un ultimo istante. Fece un segno agli altri elfi, che si disposero attorno ai compagni.
<< La strada per Aquos è lunga. Arriveremo verso sera >>disse prima di mettersi in marcia.
Gli elfi li scortarono attraverso il ponte. Era appena l’alba, e l’aria era gelida.
Il bosco in cui entrarono subito era poco illuminato, così che gli elfi estrassero dai mantelli esili candele dello stesso colore delle cortecce che li circondavano. I compagni camminavano stretti l’uno all’altro, guardinghi; con un gesto disinvolto, Alexander mise mano all’elsa della spada e si guardò attentamente intorno. A parte loro, il bosco era immobile: perfino le foglie sembravano essersi cristallizzate. Foglie ancora di un verde scuro lucente. 
Marciarono per molte ore, e non si fermarono neanche per una breve sosta. Malhair non smetteva di gettare occhiate nervose a Tinhos, che camminava a testa bassa, immerso in chissà quali pensieri appena dietro di lui. Anche Aiska guardò l’amico, perplessa e un po’ preoccupata: avrebbe dato la sua spada per sapere a cosa stava pensando. Gli alberi erano talmente fitti che, in più tratti, dovettero seguire il sentiero due alla volta. La luce faticava a entrare, come se sul sottobosco ci fosse un incantesimo di protezione che la respingesse. E probabilmente era così, se era vero che gli elfi proteggevano le proprie terre con la magia.
Domandandosi che ore fossero e quanto ancora avrebbero dovuto camminare, i compagni tirarono un sospiro di sollievo quando il sentiero iniziò a salire e gli alberi si fecero più radi, lasciando entrare molta più aria e luce. Erano giunti in cima a una collina bagnata dal tramonto.
Malhair indicò sotto di loro.
<< Siamo arrivati >>annunciò.
Rio e gli altri guardarono in basso. Collocata al centro di una valle ricoperta di alti alberi fioriti c’era Aquos, che sembrava sorgere dalla natura stessa. Le case erano state costruite attorno agli alberi, seguendo la direzione dei tronchi e dei rami in un’architettura flessuosa e niente affatto instabile. Le assi erano di un legno chiaro che catturava e rifletteva la luce.
Le strade convergevano in un’unica piazza argentata, dalla quale partiva la via principale che conduceva al palazzo reale, dorato e splendente contro il cielo aranciato.
Il sentiero del bosco lasciò il posto a una strada curata che scendeva dolcemente la collina. Alle porte di Aquos, gli elfi fecero passare i compagni fra due statue in pietra nera alte quasi tre metri: una coppia di sovrani elfici che pareva averli tenuti sotto controllo da quando erano usciti dal bosco.
Il gruppo attraversò la strada principale in silenzio. Gli elfi cheli incrociarono osservarono gli stranieri con curiosità e timore. Al passaggio di Tinhos, molti commentarono a bassa voce, ma l’elfo quasi non li udì.
Raggiunsero e superarono la piazza senza fermarsi, e si incamminarono alla volta del palazzo reale. Dopo qualche minuto di cammino tra gli alberi, si ritrovarono davanti a un alto cancello bianco. Si aprì silenzioso sotto il leggero tocco di Malhair.
Denebola e Aiska sorrisero deliziate, mentre i loro compagni osservavano con non poca perplessità il giardino fiorito in cui entrarono. Il sentiero che lo attraversava era pavimento di lucente quarzo rosa e circondato da splendidi cespugli e querce dai rami nodosi.
Il palazzo reale era alto almeno due volte la Torre di Aldebaran, e almeno dieci volte più sfarzoso. Interamente rivestito di pietre dorate sulle quali la luce del sole faceva risplendere dei rubini incastonati negli archi delle finestre. Quella che sembrava la quercia più alta e anziana delle altre sorgeva davanti il gigantesco portone di legno lucido.
Malhair si lasciò aprire dalle guardie all’ingresso e continuò a guidare il corteo attraverso un atrio in pietra e pareti bianche e lunghi corridoi deserti, finché non raggiunsero un secondo atrio, dall’altra parte del palazzo.
<< Avvertirò re Sorhio della vostra venuta >>disse Malhair. << Attenderete qui finché non sarò tornato >> E sparì oltre una porta.
Gli altri elfi della scorta rilassarono le spalle e si allontanarono di qualche passo. Rio e gli altri, rimasti in silenzio per quasi tutto il viaggio, finalmente tirarono un sospiro di sollievo e si guardarono intorno.
<< Ho i piedi che bruciano >>commentò Mailo tra i denti, muovendo al contempo il collo per sgranchirsi.
<< Penso che dovremo aspettare ancora un po’ prima di poterci riposare >>borbottò Rio, lo sguardo sugli elfi, che non li perdevano di vista.
Malhair tornò in fretta. Rio e Denebola azzardarono un passo in avanti, ma l’elfo raggiunse prima i propri compagni, mormorando loro un ordine. Le guardie annuirono e, senza uno sguardo alla compagnia, li lasciarono soli.
<< Re Sorhio acconsente a incontrarvi subito >>disse allora Malhair,  rivolto più a Tinhos che agli altri.<< Dice che, se è vero che venite dalla Torre di Aldebaran, può considerarvi da subito suoi ospiti. Lasciate qui i vostri bagagli e seguitemi >>
Aprì la porta e li precedette all’interno di una lunga sala aperta su un giardino. Sui muri e sull’alto soffitto si incrociavano lunghi rami verdeggianti, mentre sulle colonne si intrecciavano foglie e fiori dai colori caldi. Due file di sedie erano disposte a semicerchio attorno a una scrivania di legno scuro, dove stava seduto un elfo con lunghi capelli castani e un viso dai tratti marcati.
Si alzò immediatamente quando i compagni entrarono, e li guardò con crescente incredulità. Con un cenno, ordinò a Malhair di uscire.
<< Dunque siete voi i prescelti venuti dalla Torre di Aldebaran >>disse re Sorhio.<< Vogliate accettare il mio benvenuto >>. I compagni si inchinarono, e a Rio fu lasciato il compito di presentare ciascuno di loro. Sorhio li osservò uno a uno, soffermandosi su Tinhos, ma il suo volto rimase impassibile.
<< Il Saggio Fabius mi aveva avvertito del vostro probabile arrivo, ma non immaginavamo avreste fatto tanto in fretta >>continuò<< La novizia ha usato la sua magia, giusto? >>Guardò Denebola, che ormai si appoggiava al Bastone di Andromeda come un vecchio si appoggia al suo bastone da passeggio. Sorhio sorrise cordiale.<< Hai un grande potere, novizia di Mira, ma devi esserti fatta aiutare dal cristallo che porti con te.  Per quanto tu possa essere forte, pochi Saggi riescono a usare il teletrasporto, soprattutto per una distanza così grande. E tu sei solo una novizia, oltretutto! >>
Denebola chinò leggermente il capo, incapace di dire qualcosa. Il re guardò Rio.
<< Sei stato scelto come guida di questo gruppo >>
<< Mio signore, non ho mai avuto la presunzione di definirmi una guida >>replicò subito Rio, sorpreso.
<< Fabius mi ha parlato di ciascuno di voi, da quando avete iniziato la missione >>Sorhio ignorò l’interruzione.<< Mi ha informato di Tenugh e dei cristalli di Imder Nysri. Avreste dovuto iniziare le ricerche a Royal, capitano. Perché siete venuti nel mio regno con così tanta fretta? Avete novità? >>
<< Perdonatemi, ma perché Fabius vi avrebbe detto della missione? >>Denebola riuscì a ritrovare la voce, anche se si pentì subito di quella domanda quando Sorhio la guardò inarcando le sopracciglia.
<< Gli elfi sono un popolo antico, custode di molte conoscenze – anche magiche. Se Valdmurt fosse minacciata, saremmo i primi a esserne informati >>
<< Ci trovavamo a Royal per cercare il cristallo rosso, ma Deri ha avvertito Denebola che probabilmente lo avremmo trovato qui, ad Aquos >>si affrettò a spiegare Rio.
Sorhio spalancò gli occhi per lo stupore.
<< Non so se Afior si trova ad Aquos >>disse, perplesso.<< Non si è mai manifestato. Novizia, sei sicura di aver sentito proprio queste parole? >>
<< Sì, mio signore >>
Sorhio guardò il giardino che si univa alla sala. Il sole stava scomparendo dietro alcune colline, e quando anche l’ultimo raggio si spense, tra i rami si accesero tanti piccoli lumini.
<< Noi chiediamo il permesso di rimanere qui ad Aquos finché non avremo trovato il cristallo >>continuò Rio. << Denebola si è offerta di teletrasportarci qui per sfruttare tutto il tempo che abbiamo a disposizione. Cercheremo giorno e notte, se il re ce lo consentirà >>
Sorhio lo scrutò, le sopracciglia leggermente inarcate, meditabondo.
<< Potete rimanere per tutto il tempo che vi servirà >>decise.<< Informerò subito Fabius. Se Afior si trova veramente qui, non dovrete preoccuparvi: le nostre terre sono protette da potenti magie e sortilegi che si estendono fino ai due laghi. Nessun nemico potrà entrare >>
<< Bene >>disse Rio.
<< Alloggerete nel palazzo reale >>proseguì Sorhio, << ma vi chiedo di posticipare le ricerche a domani. Riposerete e stasera vi accoglieremo con un banchetto, per riparare al brusco risveglio che vi hanno riservato i miei uomini >>concluse con un sorriso colpevole.
I compagni si inchinarono, ringraziandolo. Sorhio mandò a chiamare due guardie ma, mentre lasciavano la sala, chiese a Tinhos di restare. Denebola, Aiska e Mailo si arrestarono, stupiti, ma furono trascinati fuori dai loro compagni.
Stupito quanto gli altri, Tinhos rimase a osservare la porta chiudersi alle loro spalle finché non fu costretto a voltarsi verso il re. Sussultò. In piedi davanti a lui, Sorhio aveva abbandonato l’aria perplessa e severa di prima e lo scrutava con crescente meraviglia. Tinhos provò l’impulso di chinare la testa, ma il suo orgoglio di soldato lo obbligò a tenere gli occhi fissi sul viso del re.
Finalmente, dopo alcuni secondi, questi parlò.
<< Fabius non mi aveva rivelato i vostri nomi >>disse con voce roca.<< Sapevo solo che dalla Torre sarebbero partiti quattro uomini e due donne. Ignoravo ci fosse un elfo con loro. Ignoravo potessi esserci tu >>
Tinhos aggrottò le sopracciglia.
<< Che cosa significa? >>
Sorhio sospirò, un sospiro doloroso e tremante. Gli fece cenno di sedersi.
<< Sono ventisei anni che aspetto questo momento e, mi vergogno un po’ a dirlo, quasi non ci speravo più. Tinhos, questa è la tua città. Il tuo regno. Sei mio figlio >>
Se non si fosse seduto in tempo, Tinhos sarebbe crollato a terra. Eppure, non riuscì a sentirsi completamente felice: stava accadendo tutto così in fretta da sembrare assurdo.
<< Voi siete il sovrano di Aquos, mio signore >>fu la prima cosa che riuscì a dire, come se Sorhio avesse sbagliato persona.
Il re annuì, il volto che tradiva la sua emozione ogni secondo che passava.
<< Immagino sia difficile da capire. Dopotutto, avevo chiesto ai tuoi genitori adottivi di non dirti nulla >>
Tinhos avrebbe voluto fargli una domanda, anche se non sapeva cosa voleva davvero chiedergli: tutti gli interrogativi che portava dentro da una vita gli si stavano affollando in testa, bloccandosi all’altezza della gola. Sorhio, tuttavia, capì, e decise di spiegare senza aspettare una vera domanda.
<< Avevi appena un anno quando scoppiò il complotto contro i sovrani di Aquos. Da settimane avevamo scoperto che c’era qualcuno che cospirava contro di me, qui a palazzo. Ma né io né tua madre potevamo risolvere la faccenda senza rischiare di esporti al pericolo. Chi voleva attaccarci non si sarebbe fermato davanti a un bambino. Perciò, una sera, dopo averci riflettuto a lungo e non senza dolore, tua madre e io capimmo che la cosa più giusta da fare era allontanarti da Aquos. I ribelli fomentati dai nostri oppositori erano pronti a colpirci: non potevamo affidarti ad altri elfi.
Un nostro fedele servitore aveva trovato una famiglia di Terrani, città che in passato era stata nostra alleata. Era una famiglia di artigiani benestanti, e avevano già un figlio, Naho. Li contattammo: non mi stupì che Marcus, il tuo padre adottivo, esitò, ma garantimmo loro che non avrebbero avuto noie. Li avremmo ricompensati con tutto l’oro che avrebbero richiesto, purché ti accudissero e crescessero come un figlio. Accettarono d’aiutarci, ma rifiutarono il denaro. Marcus giurò che non ti avrebbe rivelato nulla sulla tua vera identità >>
Sorhio si appoggiò alla scrivania e guardò con un velo di tristezza suo figlio.
Tinhos ricambiò a fatica lo sguardo; nella testa le parole appena dette dal re gli rimbombavano con tanta violenza carica di verità che temette di sentirla scoppiare. Eppure c’erano ancora delle cose che non gli erano chiare.
<< Per quale motivo hai chiesto a mio padre di non dirmi nulla sulle mie origini o su quello che era successo? Avrei saputo dove andare a cercarti, poi >>
<< Non sapevamo cosa sarebbe scoppiato, di preciso, né quanto sarebbe durato. Non potevamo farti crescere sapendo di essere il principe di Aquos e col rischio che qualche nemico potesse rintracciarti >>rispose Sorhio. << Inoltre, tua madre e io fummo costretti a lasciare Aquos e a nasconderci nei Boschi Incantati, dagli altri nostri compagni elfi. Le lotte continuarono a lungo, fino a scoppiare in una guerra, quando avevi all’incirca dodici anni >>
<< Me lo ricordo >>disse lentamente Tinhos.<< Se ne parlò a lungo, a Terrani. Il re inviò l’esercito per aiutarvi >>
<< Esatto >>annuì Sorhio. << Ci vollero altri quattro anni perché tutto tornasse alla normalità. Solo allora potei finalmente venire a Terrani a cercarti. Andai da Marcus, sicuro che ti avrei rivisto, ma lui mi disse che ti eri arruolato nell’esercito della città e che eri partito per una nuova guerra. Fu come perderti una seconda volta. Ogni mia speranza di rivederti morì a quella notizia >>
<< Non lo sapevo >>esclamò Tinhos. << Quando tornai, scoprii che a Terrani c’era stata una carestia e che la mia famiglia si era trasferita a nord. Ritrovai solo Naho, a Uran >>
<< Ma lui non sapeva niente della mia visita >>spiegò Sorhio con voce grave.
Tinhos annuì, lo sguardo a terra. Sorhio sospirò, ma parve aver esaurito le parole. I due elfi rimasero a lungo in silenzio, Tinhos con lo sguardo perso nel buio che era già calato sul giardino e consapevole degli occhi del padre su di sé. 

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


I compagni alloggiavano in due stanze al sesto piano del palazzo reale. La stanchezza delle ultime ventiquattr’ore iniziava a pesare come macigni sui loro muscoli, così che decisero di dare ascolto al re e riposarsi fino al banchetto.
Mailo aveva iniziato già a dare segni di impazienza per l’assenza di Tinhos quando questo raggiunse lui, Rio e Alexander nella loro camera.
<< Cosa voleva il re? >>domandò subito Mailo.
Tinhos, che nel frattempo si era cambiato come tutti loro, gli rivolse uno sguardo indecifrabile e andò a sedersi su una soffice poltrona.
<< Hai scoperto qualcosa? >>aggiunse Rio.
Tinhos sussultò e lo guardò accigliato, come domandandosi se gli amici già non sapessero… Scosse la testa per snebbiarsi la mente: sentiva di dover essere lui a dare la notizia agli altri. Così, cercando di suonare naturale, riportò loro le parole di Sorhio. Le reazioni che vide furono esattamente come se le era aspettate: Mailo scoppiò in una risata incredula, mentre Rio e Alexander sembravano aver ricevuto una bastonata in testa.
<< La state prendendo meglio di me, a quanto pare >>
<< Sei un principe? >>balbettò Rio.
<< Te l’ho appena detto >>
<< E come diavolo hai fatto a non saperlo per tutti questi anni? >>esclamò Alexander.<< Come hanno potuto tenerti nascosta una notizia così… grande? >>
<< Era per tenermi al sicuro >>spiegò Tinhos.<< Di sicuro ai miei genitori adottivi dev’essere costato un bello sforzo >>. Era buffo, ma vedere le reazioni dei compagni lo stava aiutando a metabolizzare meglio la notizia.
Aiska e Denebola entrarono in quell’istante, con l’aria di chi si è finalmente fatto un bagno degno di questo nome.
<< Cosa sono quelle facce? >>esclamò subito Denebola, allarmata.
Ancora spiazzati, gli altri guardarono Tinhos. Con l’umore che iniziava a migliorare, ma anche non senza un certo imbarazzo, l’elfo le informò. Le due ragazze lo ascoltarono a bocca aperta e, alla fine, guardarono compassionevoli Rio, Mailo e Alexander, che aspettavano la loro reazione.
<< Un po’ ce l’aspettavamo >>disse Aiska.<< Avevamo avuto l’impressione che somigliassi troppo a Sorhio per non essere un suo parente. Ma che fossi addirittura suo figlio…! >>
<< Avevate avuto l’impressione? >>ripeté Mailo come se avesse capito male.<< Ma se gli elfi si assomigliano tutti! Per quel che ne sapevamo, Tinhos poteva essere figlio di uno degli elfi che abbiamo incrociato per strada >>
<< Sei offensivo, lo sai? >>ribatté freddamente l’elfo.
<< Be’, noi ce ne eravamo accorte >>tagliò corto Aiska per evitare la lite. Guardò Tinhos, ora più seria.<< Come ti senti? >>
L’elfo alzò le spalle.
<< Mentre ero con Sorhio non riuscivo a ragionare, ma ora che ne ho parlato con voi è come se mi fossi liberato di un peso. Spero solo di non dovermi mettere a fare il principe, adesso. Non ho la minima idea di come ci si comporti a corte >>
 
Il banchetto fu allestito in un nuovo giardino, affacciato sul laghetto a sud di Aquos, alle spalle del palazzo reale. Tre lunghi tavoli erano stati disposti a ferro di cavallo, in modo che i commensali fronteggiassero il lago.
Re Sorhio si era accomodato su una poltrona d’oro finemente lavorata, al tavolo centrale. Accanto a lui erano rimaste vuote sei sedie: i consiglieri del re avrebbero ceduto i propri posti agli ospiti.
Rio, Tinhos e gli altri fecero la loro comparsa quando la popolazione di Aquos già si era accomodata. Lo stupore fu reciproco da entrambe le parti. A parte Tinhos, i compagni non avevano visto molti elfi e ritrovarsi adesso in mezzo a loro li spaesò: volti esili e circondati da cascate di capelli simili a oro fuso o di ogni sfumatura della foresta erano puntati su di loro.
Quando anche i compagni ebbero preso posto, Sorhio si alzò e allargò le braccia.
<< Fratelli e figli miei, oggi accogliamo ospiti della Torre di Aldebaran. Confido che li tratterete come vostri amici finché resteranno ad Aquos >>annunciò a gran voce. Abbassò un attimo il capo in direzione di Tinhos, alla sua sinistra. Il giovane elfo fece un rigido cenno d’assenso con la testa, pregando in cuor suo che sarebbe durata poco. << E adesso >>continuò Sorhio alzando di poco la voce,<< vi chiedo di riaccogliere il nostro principe. Tinhos ha fatto ritorno alla terra dei nostri padri!>>
La folla mormorò, stupefatta, voltandosi a guardare Tinhos, che si costrinse a rimanere impassibile. Poi, come un sol uomo, gli elfi balzarono in piedi ed esultarono, battendo le mani; alcuni si alzarono sulle punte dei piedi per osservare meglio Tinhos. Altri erano semplicemente sbalorditi.
Anche i compagni batterono le mani. Gli sguardi di Rio e Tinhos si incrociarono e Rio chinò appena la testa in una goffa riverenza che finalmente fece sciogliere l’elfo in un sorriso più rilassato.
 
Il banchetto proseguì nel migliore dei modi, dominato da un allegro chiacchiericcio e da una dolce musica. Molti elfi avvicinarono Tinhos per porgergli personalmente il proprio bentornato.
<< Chi l’avrebbe mai detto? >>esclamò Tinhos a Rio mentre un giovane elfo si allontanava. << Fino a ieri non avrei mai pensato che potesse accadere tutto questo >>
<< Hai ritrovato le tue origini e ti scopri principe degli elfi! Dovresti esserne contento >>rise Rio.
<< Lo sono>>Tinhos bevve un sorso di vino, << ma ancora non ci credo. È successo tutto così in fretta. Fino a ieri abbiamo combattuto contro gli uomini di Tenugh >>
<< Ci vorrà del tempo prima che ci abituiamo tutti >>lo rassicurò Rio.
Bevve un lungo sorso di vino e osservò i commensali, realizzando che forse era la prima volta che partecipava a un vero e proprio banchetto. A Terrani, ogni volta che tornava da una battaglia non rimaneva nella piazza della città a festeggiare con gli altri; preferiva tornare il più presto possibile dalla sua famiglia.
La vista gli si appannò e le facce attorno a lui si fecero sfocate. Posò il bicchiere e si guardò confusamente intorno. Il lago pareva vorticare come sul punto d’esser risucchiato dal terreno. Gli alberi tremavano con ferocia, e alcuni furono sul punto di crollare al suolo. Poi qualcosa gli risuonò nella testa. Qualcosa di freddo e tagliente, come la lama di un pugnale, che cercava di entrargli nel cervello.
Rio si portò la mano alla testa. Quel debole suonò si trasformò in un sussurro, ma lui non riuscì a capirne il significato. Il dolore alla testa si fece più forte e per un attimo fu certo di svenire.
<< Dov’è finita Denebola? >>
Lentamente, Rio si voltò alla propria sinistra e scoprì che il posto della novizia era vuoto. Si alzò su gambe tremanti, sotto lo sguardo stupito di Tinhos e Mailo.
<< Che cosa ti prende, per gli dei? >>esclamò Mailo.
<< Nulla >>Rio scosse la testa per snebbiarsi la mente.
Risalì la strada che portava al palazzo reale e si diresse verso l’unico luogo che conosceva: la sala dove Sorhio li aveva accolti. Il sussurro nella sua testa aumentò d’intensità, facendogli lacrimare gli occhi. << Basta >>mormorò il soldato, << basta, ti prego… >>
Tra le lacrime vide un’ombra oltre la porta aperta. Barcollando, la seguì fino in giardino. A pochi passi da lui scorse Denebola, in piedi sotto un’enorme quercia; Deri vorticava sospeso sulle sue mani.
<< È la prima volta che fa così >>mormorò la ragazza quando Rio la raggiunse.
Il capitano si appoggiò pesantemente al tronco della quercia, sul quale la luce verdastra del cristallo mandava riflessi sinistri.
<< Non ti senti bene? >>chiese Denebola, scrutandolo attentamente. Rio scosse la testa.
<< Sento qualcosa nella mia testa >>rispose, incerto. << Un sussurro. Ma non capisco che cosa dice. Parla una strana lingua >>Nel dirlo, il sussurro s’indebolì. Dopo pochi secondi fu scomparso del tutto.
<< Un sussurro? >>ripeté Denebola, le sopracciglia inarcate.<< Da quanto lo stai sentendo? >>                                                                                         
<< Da qualche minuto >>Rio le raccontò quello che gli era successo. Denebola parve piuttosto stupita.
<< Forse >>disse dopo qualche istante di silenzio, << potrebbe essere stato Deri… però non sono sicura che possa mettersi in contatto con altre persone al di fuori di me >>
Entrambi guardarono il cristallo verde che continuava a vorticare.
<< Secondo te ha individuato il suo gemello? >>mormorò Rio.
<< No >>Denebola scosse la testa. << Me lo avrebbe detto, e invece ora non sta facendo altro che girare. Non l’aveva mai fatto prima… Ti confesso che mi fa un po’ paura >>Aggiunse, le mani leggermente tremanti.<< Potrebbe voler dire parecchie cose, ma non capisco cosa >>
<< Dillo a Sorhio >>suggerì Rio. << Potrebbe chiederlo a Fabius: sono in contatto, no? >>
<< Non penso che Fabius sappia che i cristalli possono comportarsi in questo modo >>ribatté Denebola.<< Anche quando ero piccola ignorava i suoi poteri, e non sarà cambiato molto da allora >>
Rio sospirò e si passò una mano sul volto. Con un sussulto si accorse che aveva gli occhi ancora umidi. Se li asciugò in fretta senza farsi vedere da Denebola.
<< Ecco >>disse la novizia. Deri cessò di ruotare e le ricadde sui palmi aperti. La sua luce si affievolì.
Passò qualche minuto di silenzio. Rio guardava davanti a sé, mentre Denebola continuava a studiare il cristallo in tutte le sue angolazioni, come se cercasse qualche graffio.
<< Torniamo al banchetto >>disse alla fine Rio. << Si saranno accorti che manchiamo >>
Mentre riprendevano posto, Rio avvertì di nuovo un lieve sussurro all’estremo angolo della sua testa. Poi silenzio.
 
Il cielo era trapuntato di stelle e la luna brillava alta sopra il palazzo reale. Da fuori si sentivano le lontane voci degli elfi che rientravano in casa al termine del banchetto. Nessuno dei compagni riusciva a parlare; tutti desideravano soltanto dormire e cercare di dimenticare, anche per poche ore, la loro missione.
Rio non parlava quasi con nessuno. Ripensava alla voce che aveva sentito nella sua testa; a malapena udì Tinhos informarli con imbarazzo e una leggera irritazione che avrebbe alloggiato in un’altra parte del palazzo.
La notte scivolò lenta e silenziosa sulla città di Aquos. Molte leggende la definivano uno dei luoghi più belli di Valdmurt. Come di giorno, Aquos era splendida anche di notte. Gli elfi avevano l’abitudine di lasciare un lume acceso sul davanzale della finestra rivolta verso l’entrata della città; chi in quel momento avesse visto la città dall’alto avrebbe pensato che si trattasse di un pezzo di cielo staccatosi dalla volta celeste.
Ma nessuno dei compagni lo vide. Scivolarono tutti in un sonno tranquillo, dimenticando tutto quello che avevano passato e quello che avrebbero ancora dovuto affrontare. Anche Denebola si rilassò e, dopo tanto tempo, dalla partenza dalla Torre di Aldebaran, si tolse il cristallo verde e lo posò sul comodino accanto a sé.
 
Il sole era alto sulla Torre di Aldebaran. I raggi illuminavano le mura bianche e penetravano attraverso le finestre nelle stanze dove i novizi si allenavano. Nei corridoi non c’era quasi nessuno e nell’aria aleggiava una sensazione di paura.
Nella stanza più alta della Torre risiedeva il vecchio Fabius. Osservava con malcelata malinconia il paesaggio sottostante; gli alberi del sentiero che ogni giorno percorreva erano spogli e i rari uccelli che ci vi erano appollaiati sopra durante la notte adesso spiccavano il volo con uno stridulo cinguettio. Il lontano lago era straripato e, ritirandosi, aveva lasciato una terra melmosa che impediva il passaggio. Ogni tanto soffiava un debole venticello, come messaggero di calamità ben peggiori.
Da quando Denebola era partita Fabius sembrava essere invecchiato di più. Non passava giorno che non pensasse a quale sorte dovesse aspettarsi per Valdmurt.
Il vecchio Saggio prese a passeggiare avanti e indietro, le mani dietro la schiena, gettando continue occhiate alla finestra aperta ma non osando avvicinarcisi, come temendo di vedervi un paesaggio diverso. Al terzo giro della stanza, Fabius si fermò, stanco di aspettare, e corse alla sua scrivania dove era poggiata una sfera di raro Cristallo Marino. Aprì il palmo della mano destra e pronunciò una formula in elfico. La sfera brillò per un istante, poi, da essa, venne la voce di Sorhio.
<< Fabius? Cosa succede? >>
<< Ti chiedo di perdonarmi, sire >>disse Fabius, la mano aperta posata sulla sfera, << ma le mie preoccupazioni si fanno ogni giorno più gravi. Le difese delle tue terre sono più potenti di una sfera di Cristallo Marino, perciò devo disturbarti per sapere come stanno i compagni >>
<< Bene, stanno ancora riposando >>La voce di Sorhio prese un tono più pratico e informale. << Dubito tu mi abbia chiamato solo per sapere come stanno i prescelti, però >>
<< Infatti >>ribatté Fabius. << Il motivo è molto semplice. Da una settimana a questa parte qui alla Torre di Aldebaran le cose stanno andando diversamente. Mi diresti che il cambiamento del tempo è normale, a novembre, ma non avevamo ancora avuto dei disastri, per quanto siano stati minimi. Inoltre, alcuni nostri novizi sono riusciti a vedere oltre i loro occhi. Sai cosa significa? >>
<< Sì >>rispose lentamente il re, << ma questo è un bene, no? >>
<< Affatto, se non si trattasse del luogo che hanno visto >>Fabius sospirò. << Hanno visto gli High Fire, i vulcani di Valdmurt, e coloro che li abitano. Hanno scoperto che alcuni seguaci di Tenugh si trovano lì >>
<< Insieme a Tenugh? >>domandò Sorhio.
<< Così hanno dedotto quei ragazzi ascoltando le conversazioni dei suoi seguaci >>
<< Non pensi possano essersi sbagliati? Gli High Fire sono davvero distanti dalla Torre >>
<< La visione è avvenuta circa una settimana fa, in coincidenza con l’inizio del mutamento del tempo >>
<< Allora pensi possa essere una conseguenza della loro visione? >>
<< Può darsi, ma ancora non mi è chiaro come potrebbe esserlo. Non si tratta di un normale mutamento dovuto a chissà quale altro cambiamento di tempo. È la paura ad aver fatto iniziare l’inverno prima del tempo. Tra non molto qui ci sarà la neve. Una neve con fiocchi nati dalla paura >>
<< Quale paura? >>sbottò Sorhio. << Cosa temete, lì, alla Torre di Aldebaran? >>
<< Non passo il mio tempo a osservare solo gli spostamenti dei prescelti >>rispose Fabius, più severo. << Tengo sotto controllo anche le altre città, e posso assicurarti che qui a nord la situazione è cambiata, e molto. Due paesi sono stati incendiati e c’è stato un attentato tra la città di Moja e Tun. Molti dicono siano stati dei mostri a provocare tutto questo >>
<< Mostri? >>ripeté Sorhio, la voce appena incrinata. << Ma Tenugh non rischierebbe di mostrare i suoi seguaci prima di avere il cristallo rosso >>
<< Temo di sì, invece >>replicò amaramente il Saggio. << Direi che questo non è altro che un assaggio dei suoi attuali poteri. Presto potrebbe colpire anche la Torre >>
Sorhio rimase in silenzio per qualche secondo. Fabius poté quasi percepirne l’esitazione.
<< Cosa faranno i prescelti quando avranno trovato l’altro cristallo? >>chiese infine il re.
<< Li farai mettere in contatto con me. Penserò io a dir loro come muoversi. Se Tenugh si trova veramente sugli High Fire, allora gli siete pericolosamente vicini. Per il momento, fa’ riposare i ragazzi. Sono sicuro che non avranno bisogno di cercare il cristallo >>
<< Sei sicuro? >>ripeté Sorhio.
Ma Fabius aveva già ritirato la mano, e il lieve bagliore che avvolgeva la sfera scomparve. Il Saggio andò a sedersi su una poltrona vicino il camino spento e allungò il collo verso la finestra. I raggi del sole disegnavano un arco di luce sul pavimento. I rami degli alberi più alti si muovevano delicatamente al vento, e Fabius sapeva che quella breve quiete si sarebbe presto trasformata in tempesta.

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***



 
<< Cosa vorrà Sorhio? >>sussurrò impaziente Mailo mentre aspettavano il re nella sala del trono. Non mancava nessuno all’appello. I compagni, dopo aver fatto colazione, erano stati informati che il re voleva vederli con urgenza.
<< Avrà ricevuto notizie importanti da Fabius >>rispose Denebola, nervosa.
<< Buongiorno >>Sorhio entrò sorridente nella sala. Denebola tacque. << Spero vi siate riposati. È quasi ora di pranzo, e iniziavo a temere non vi saresti risvegliati per molte ore ancora. Da quanto tempo non riposavate come si deve? >>
<< Da quando la nostra missione ha avuto inizio, direi. I nostri sonni sarebbero tranquilli se non avessimo sempre il pensiero di quello che dobbiamo affrontare >>rispose Tinhos.
<< Immagino >>annuì Sorhio. Nonostante il tono scherzoso, era chiaro quanto avesse compreso la gravità della loro missione.
<< Per quale motivo ci ha convocati, sire? >>chiese Rio.
<< Poco fa ho parlato con il Saggio Fabius: a quanto pare alla Torre di Aldebaran stanno succedendo cose inspiegabili… così come nel resto della regione >>spiegò il re.<< Ma al momento non c’è motivo di preoccuparsi >>si affrettò ad aggiungere vedendo l’espressione di Denebola.
<< Ne è sicuro? >>domandò Denebola, angosciata, pensando a Mira e agli altri allievi della Torre.
<< Fabius mi ha garantito che non c’è nulla da temere >>li tranquillizzò Sorhio. << Mi sembrava comunque opportuno informarvi. Tuttavia, non è solo per questo che volevo vedervi. Denebola, alcuni novizi hanno avuto visioni degli High Fire >>
<< I vulcani? >>esclamò Alexander.
<< Sì, sono riusciti ad ascoltare le conversazioni di alcune persone che si trovano lì, e Fabius… >>
<< Ma gli High Fire sono disabitati! >>lo interruppe Mailo, sconcertato, senza riuscire a trattenersi.<< Com’è possibile che ci siano delle persone? >>
<< Non si tratta di gente comune. Da ciò che i novizi hanno potuto dedurre, quelle persone sono seguaci di Tenugh >>spiegò pazientemente Sorhio. << E si pensa che quel mostro si trovi lì, nascosto in una cavità dei vulcani >>
<< È così vicino? >>mormorò Denebola.
<< Vicino a voi e al cristallo rosso >>specificò il re, fissandola con sguardo eloquente.
<< Dobbiamo sbrigarci, allora >>esclamò Rio. Guardò prima Denebola, poi gli altri compagni.<< Se il cristallo si trova ad Aquos, Tenugh non esiterà a mandare qualche altro demone a cercarlo! >>
<< Fabius continuerà a tenermi informato sugli spostamenti e le decisioni di Tenugh, ammesso che i novizi riescano a ristabilire un contatto con gli High Fire >>li rassicurò Sorhio. << E anch’io invierò qualche sentinella al sud. Vi autorizzo a cercare il cristallo rosso nei nostri territori, ma vi prego di non far menzione con nessuno di quel che state facendo >>
<< Direi che non c’è rischio di rivelare a qualche elfo la nostra missione >>osservò Alexander a bassa voce, una volta fuori. Si voltò verso Denebola.<< Allora, da dove cominciamo a cercare? >>
<< Aquos è grande >>replicò subito Tinhos, guardando Rio. << Ci potrebbero volere giorni interi per trovare il cristallo. Non possiamo muoverci alla cieca>>
<< Lo cercheremo dopo pranzo: dobbiamo decidere quali zone perlustrare e studiare tutte le mappe della città che possono tornarci utili >>asserì Rio. Si voltò verso Denebola come a chiederle conferma. Lei annuì, ancora pallida e con la mente rivolta alla Torre di Aldebaran.
 
***
 
La valle era silenziosa. Gli elfi si erano ritirati in casa, abbandonando i lavori per la breve pausa del pranzo. I giochi dei bambini erano stati lasciati ordinatamente fuori dalle porte, sui gradini o sui rami degli alberi. I muri delle case risplendevano alla fredda luce del sole. I rami della quercia del palazzo reale si muovevano al vento, lasciando cadere qualche foglia a terra.
La sala da pranzo era silenziosa. I compagni mangiavano in silenzio e senza appetito, dal momento che avevano fatto colazione da poco, persi ognuno nei rispettivi pensieri. Re Sorhio non era con loro, ma non se ne rammaricavano: non pochi di loro ritenevano che il re fosse stato troppo parco nelle spiegazioni di quella mattina. Rio e Mailo, in particolare, sospettavano che avesse nascosto loro qualche particolare della conversazione con Fabius, e di tanto in tanto ne discutevano tra loro borbottando.
Solo Denebola e Tinhos sembravano pensarla diversamente. La novizia stimava Sorhio alla pari di molti Saggi ed era sicura che stesse agendo secondo una suo preciso schema o dietro consiglio di Fabius. La sua ospitalità e il permesso a cercare Afior in tutta Aquos erano per lei prova del sostegno che poteva dar loro. Dal canto suo, Tinhos rimproverava i compagni di sottovalutare il re e, come Denebola, era certo che avesse dato loro tutte le informazioni di cui avevano bisogno.
Rio sollevò lo sguardo dal proprio piatto, incapace di mangiare ancora, e scambiò un’occhiata d’intesa con Mailo e Alexander. Nonostante adesso avessero la certezza di trovare Afior ad Aquos, non si sarebbe tranquillizzato finché non l’avrebbe trovato e consegnato a Denebola.
Lui, Mailo e Alexander si alzarono.
<< Sai dove possiamo trovare una mappa di Aquos? >>chiese Rio a Tinhos.
L’elfo condusse i compagni in una stanza al quarto piano molto simile a una piccola biblioteca. Lungo le pareti correvano librerie e scaffali decorati con incisioni floreali, mentre gli spazi liberi erano occupati dalle mappe delle città degli elfi, ciascuna delle quali era dedicata a una specifica area. Tinhos indicò la mappa più grande. Il gruppo si avvicinò.
<< Denebola, potresti avere altre informazioni su dove si trova il cristallo rosso? >>domandò Rio studiando la mappa.
<< Solo che si trova in questa città. È tutto quello che mi ha detto Deri >>rispose la ragazza, desolata.
<< Potremmo iniziare anche qui da qualche luogo di preghiera >>suggerì Aiska, ma Tinhos scosse la testa.
<< Ad Aquos luoghi del genere non esistono >>disse.
<< Si può cercare nelle vicinanze del palazzo >>propose allora Mailo, tracciando col dito dei cerchi attorno all’icona del palazzo raffigurata sulla mappa. << Dopotutto, il cristallo non può che non trovarsi nei pressi di un’abitazione importante >>
<< Potremmo cercare nei pressi del lago >>annuì Alexander, << o anche nel giardino dove Sorhio ci ha accolti… >>
<< Lo escludo >>disse Denebola. << Ci siamo stati e il cristallo verde non ha individuato nulla >>
<< Allora andiamo al lago >>concluse Alexander, alzando le spalle.
<< Dici che troveremo lì il cristallo? >>chiese diffidente Rio, chino ancora sulla mappa. Aquos non era molto grande, eppure i luoghi in cui era probabile trovare Afior sembravano tanti.
<< È pur sempre un punto d’inizio >>insisté Alexander.
Rio acconsentì, sebbene ancora perplesso, e li precedette al laghetto dove la sera prima erano stati festeggiati. L’aria era fredda e la superficie del lago liscia come una lastra grigia che rifletteva il cielo sereno. La sponda più lontana sembrava ricoperta da un sottile strato di ghiaccio.
I compagni rabbrividirono mentre la raggiungevano, fermandosi a pochi metri dalla superficie e lasciando che Denebola e Deri proseguissero, come se avessero temuto che la loro presenza potesse interferire con il cristallo. La ragazza si inginocchiò accanto alla superficie del lago e scrutò attentamente e per quanto poteva nelle sue profondità, ma l’unica cosa che vide fu il suo riflesso restituirle uno sguardo perplesso dall’acqua scura. Deri, appeso al suo collo, non diede alcun segno di vita.
Denebola si rialzò, e stava per tornare indietro quando vide qualcosa di lucente galleggiare nel lago, poco lontano da lei. Emozionata, si avvicinò fin dove poteva, a pochi centimetri dall’acqua, e strinse gli occhi nella speranza di poter capire che cosa potesse brillare tanto alla luce del sole.
Dalle dimensioni non sembrava un cristallo… o forse sì? Non sapeva se  Afior avesse la stessa forma e grandezza del cristallo verde… Dopo un minuto o due, tuttavia, Denebola si raddrizzò, scoraggiata. Non era il cristallo. Era un topazio non più grande di un’unghia. Ma subito un altro pensiero le si affacciò alla mente: da quando i topazi galleggiavano? Sempre più confusa, Denebola azzardò a mettere un piede in acqua, tenendo sollevata la veste: affondò fin quasi al ginocchio. Ignorando le voci stupite dei compagni, con pochi, cauti passi raggiunse il gioiello. Galleggiava davvero, a circa mezzo metro dal fondo. Lo raccolse. Nel suo palmo, il topazio parve risplendere di una luce biancastra, ma quando la ragazza lo avvicinò agli occhi per osservarlo meglio capì che era tutto frutto della sua immaginazione.
<< Che cosa hai trovato? >>le chiese ansioso Alexander mentre correvano verso di lei. << È il cristallo? >>
<< È solo un topazio >>disse la ragazza, mostrando loro il piccolo gioiello.
<< Cosa ci faceva un topazio nel lago? >>domandò Tinhos, prendendolo e mettendolo controluce come se volesse accertarsi che non si trattasse di una comune pietra.
<< E come faceva a galleggiare? >>aggiunse Denebola. I compagni la guardarono stupiti. << Vi posso giurare che galleggiava sull’acqua >>
<< Impossibile >>disse Rio dopo un istante di silenzio. << Evidentemente, mentre guardavi nel lago hai fatto ricorso alla magia senza rendertene conto e lo hai fatto emergere in superficie >>
<< Ciò non spiega il fatto che continuava a galleggiare >>ribatté la ragazza, guardando il gioiello ancora in mano a Tinhos.
<< Nel lago non c’è niente, allora >>borbottò Aiska, che sembrava del tutto indifferente alla scoperta del topazio.<< Dove andiamo a cercare, adesso? >>
Rio si voltò verso la collina dove si trovava il bosco che il giorno prima avevano attraversato. Avrebbero dovuto cercare lì?
<< Tentar non nuoce >>si disse il soldato, accennando in quella direzione, e con gli altri uscì dalla città mentre gli elfi attorno a loro riprendevano le loro occupazioni.
Il bosco era immerso nel silenzio. Non appena i compagni si inoltrarono tra gli alberi, ebbero l’impressione che una cupola si fosse posta fra loro e il resto del mondo. Rio non vi badò: in un’altra occasione avrebbe apprezzato molto di più la serenità di quei luoghi, ma la recente delusione per aver trovato un semplice topazio gli aveva messo addosso una sorta di frenesia. Ispezionava ogni tronco che gli sembrava potesse contenere all’interno della cavità il cristallo rosso… sulla base di un criterio, però, che neanche lui conosceva. Incoraggiati dal suo esempio e senza poter fare effettivamente altro, anche i suoi compagni si misero a perlustrare ogni cespuglio e pezzo di terra che li ispirava. Denebola estraeva Deri ogni volta che i compagni la chiamavano davanti a un albero vecchio o molto grande che dava l’impressione di poter celare qualche mistero.
Cercarono per tutto il pomeriggio. Quando il sole calò oltre Aquos, i compagni decisero di rientrare, sfiniti e sudati. Mentre passavano davanti le due statue degli antichi sovrani, Denebola si fermò, osservando l’elsa della spada del re elfo. Aveva la forma di un grosso diamante e la novizia ebbe l’impressione che risplendesse di una qualche luce rossastra, ma osservando meglio si rese conto che si trattava del riflesso del sole. Con un sospiro, rimise il cristallo verde sotto la veste e si affrettò a raggiungere gli amici.
 
***
 
Dalla loro camera Rio osservava i preparativi per la spedizione nella Regione dei Vulcani. Alle porte di Aquos era riunita una ventina di soldati, allineati davanti a Sorhio. Molti cittadini assistevano alla partenza.
I soldati montarono sui cavalli, col vessillo di Aquos sventolante sulle loro teste. A un cenno di Sorhio, gli elfi incitarono i cavalli e partirono nell’oscurità crescente del crepuscolo. Rio rimase alla finestra ancora per molti minuti, nonostante cavalli e cavalieri fossero ben presto scomparsi alla vista.
<< Secondo te, perché Sorhio non ci ha voluti laggiù? >>domandò Alexander a Tinhos, osservando da sopra la spalla di Rio. << Avremmo potuto sentire in quale punto degli High Fire li ha mandati >>
<< Forse non si fida di noi >>osservò Mailo, abbandonandosi sul letto ed esprimendo ad alta voce un sospetto che accompagnava lui, Rio e Alexander da quella mattina.
<< Non dire sciocchezze, mio padre si fida ciecamente di tutti noi, e non metterebbe mai in dubbio la nostra lealtà verso Fabius >>replicò seccamente Tinhos. << Il motivo è un altro >>
<< Quale? >>chiesero Alexander, Mailo e Rio all’unisono.
Tinhos fece vagare lo sguardo per la stanza, imbarazzato e alla ricerca delle parole più adatte.
<< Non l’avete capito? >>sbottò Denebola, alzando gli occhi da una cartina di Aquos che stava studiando da quasi un’ora.<< Sono gli altri elfi a non fidarsi di noi, non Sorhio >>
<< Stai scherzando! >>rise Mailo. << Come possono non fidarsi di noi? >>
<< Perché dovrebbero fare il contrario? >>lo rimbeccò Denebola.<< Pensateci: a parte noi, Sorhio e i Saggi nessun altro è a conoscenza della storia dei cristalli e di Tenugh. Sorhio non ne ha parlato con il suo popolo, ma è probabile l’abbia rivelata a quei soldati che sono partiti, perché capissero cosa avrebbero dovuto trovare. Gli altri elfi hanno visto partire i loro uomini all’improvviso per una destinazione di cui nessuno gli ha parlato. E, guarda caso, tutto questo è successo dopo il nostro arrivo >>La ragazza scosse la testa, lievemente preoccupata. << Penseranno che i loro familiari sono andati incontro a un pericolo che il re non ha voluto neanche rivelare, e il tutto a causa nostra >>
Un lungo silenzio seguì la spiegazione della novizia. Rio dovette concordare con lei, e provò un moto di solidarietà verso i soldati appena partiti: non doveva essere piacevole partire per una missione che, probabilmente, ritenevano non avesse niente a che fare con loro.
<< È ridicolo >>mormorò Alexander interrompendo il silenzio. << Anche se non sanno che stiamo agendo per il loro bene, gli elfi non dovrebbero sospettare di noi >>E così dicendo guardò Tinhos.
<< Anche a te darebbe fastidio se il re facesse partire un tuo familiare all’improvviso, semplicemente dopo aver ascoltato chissà quale racconto da un gruppo di estranei >>intervenne Aiska.
Alexander impallidì e assunse un cipiglio ostile.
<< Sinceramente, non me ne importerebbe poi tanto >>rispose bruscamente.
 << Che sciocchezza, certo che ti importerebbe! Non vuoi darci la soddisfazione di ammettere che Denebola ha ragione! >>
Alexander questa volta non rispose; si limitò a scoccare un’occhiata velenosa alle due ragazze, che lo fissavano perplesse, prima di uscire sbattendosi dietro la porta.
 
***

Nei giorni successivi i compagni si impegnarono con tutte le loro forze alla ricerca di Afior, setacciando ogni angolo di Aquos e tornando a controllare il lago e il bosco. Mailo e Alexander, che si erano convinti che il cristallo rosso si trovasse in superficie anziché sottoterra o in acqua, si misero a cercare per le strade, nei negozi e perfino nelle case, con grande disappunto degli elfi, finché Rio non li costrinse a desistere dalla loro idea.
Era passata più di una settimana dal loro arrivo in città quando Sorhio ricevette un nuovo messaggio dalla Torre di Aldebaran.
Il re stava leggendo il rapporto appena giunto dai suoi uomini che si trovavano nei pressi degli High Fire quando la sfera di Cristallo Marino si illuminò.
<< Quali notizie dalla Torre, Fabius? >>domandò subito Sorhio, con una leggera nota d’ansia nella voce.
<< A nord ci sono disordini >>rispose la voce bassa del Saggio. << Nell’ultima settimana ci sono stati altri tre attentati, due dei quali lungo il Green River. La situazione sta peggiorando. Nelle città non si parla d’altro che di mostri e spiriti che distruggono tutto lungo il loro cammino. I rappresentanti di alcuni villaggi della frazione di Royal mi hanno raccontato che intere famiglie sono state ritrovate morte >>
<< E sono sicuri di aver visto dei mostri? >>chiese Sorhio, allarmato.
<< Non hanno visto solo mostri >>specificò tristemente Fabius. << Su alcuni cadaveri hanno scoperto strane bruciature e diversi graffi. I sacerdoti li hanno esaminati, e sono convinti non siano i segni di un incendio, soprattutto perché non ci sono stati incendi. Tenugh ha iniziato a liberare i suoi servitori. Erano anni che non si sentiva parlare di demoni e spiriti così violenti e pronti a importunare gli uomini >>
Sorhio sospirò profondamente.
<< Ho inviato un gruppo di soldati a perlustrare la zona degli High Fire >>disse. << Ho appena ricevuto il rapporto. A parte la comparsa di un altro fiume di lava e dell’eruzione di due vulcani, non è successo niente. Non sono state trovate grotte sui fianchi dei vulcani né persone che si aggiravano da quelle parti >>
<< I novizi non possono essersi sbagliati >>replicò Fabius. << Hanno visto chiaramente degli uomini che entravano in una grotta sul fianco del Mhassàuschi, il vulcano centrale >>
Sorhio riprese il rapporto e lo scorse rapidamente fino a una pagina cui non era ancora giunto prima che Fabius lo contattasse. Le sue sopracciglia si strinsero incredule mentre scorrevano le parole scritte in fretta.
<< C’è dell’altro >>disse con voce roca, la mano tremante mentre avvicinava il foglio alla sfera, come se attraverso di essa Fabius avesse potuto leggerla. << Parlano del Mhassàuschi. È circondato da un lago protetto da strani animali. Si direbbero alligatori, ma molto più grandi: probabilmente sono stati creati con la magia. Non sono riusciti a superarli. E pare che di notte si senta un sibilo provenire dal vulcano >>
<< Sono riusciti a scoprire se c’è una grotta o un’entrata di qualsiasi tipo? >>chiese Fabius.
<< No >>rispose Sorhio, scorrendo con attenzione le parole. << Dunque c’è veramente qualcuno: quegli animali non possono trovarsi lì per caso. Saranno stati messi lì a far la guardia a qualcosa >>
<< Lo penso anch’io. I prescelti non hanno ancora trovato il cristallo? >>chiese Fabius con voce più ansiosa.
<< Hanno controllato ovunque, ma non ne hanno visto neanche l’ombra >>rispose Sorhio, sbirciando giù dalla finestra che si trovava sopra la scrivania. Nel cortile, sotto una quercia, i prescelti discutevano chini su una mappa.<< Inizio a dubitare che Afior si trovi qui: dopotutto, avrei dovuto saperlo, non credi? >>
<< Non dubitare dei cristalli di Imder Nysri: se Afior è ad Aquos, Denebola lo troverà. Ti devo però chiedere di non raccontar loro del Mhassàuschi, nemmeno a Tinhos. Potrebbero perdere la testa e non riuscire più a organizzarsi >>
<< Hanno controllato ovunque >>ripeté il re, come se non l’avesse udito. << Nel bosco, nel lago, perfino nelle case! È possibile che il cristallo si trovi sul serio qui? Non è più probabile che la novizia abbia capito male? >>
<< Non voglio discuterne. Mi fido di Denebola: non è la prima volta che ascolta le parole di Deri, e finora non le ha mai interpretate male >>disse Fabius, deciso.
<< Tu hai qualche idea su dove possa trovarsi Afior? >>Se la voce di Fabius si era fatta più calma, quella di Sorhio, al contrario, iniziava a far trasparire tutta la sua preoccupazione. << Come faranno, se il cristallo è protetto da incantesimi che lo rendono introvabile perfino al suo gemello? >>
<< Non può esistere una tale magia >>tagliò corto il Saggio.<< Se Deri è sicuro che Afior si trovi da voi è solo questione di tempo prima che lo rintracci >>
Sorhio accolse il tono definitivo del Saggio con una sorta di rassegnazione: sapeva che sarebbero andati incontro a una discussione inconcludente. Le notizie che giungevano dal nord e dagli High Fire l’avevano agitato più di quanto si era aspettato. Ricoprì la sfera di Cristallo Marino con un soffice panno bianco e rilesse il rapporto.
Giù nel cortile, i compagni si erano di nuovo divisi in gruppi per la città di Aquos. Faceva talmente freddo che, nonostante il sole fosse ancora alto, la gente era già tornata in casa.
Denebola, Rio e Mailo camminavano in una via poco lontana dall’entrata della città, dove erano stati già diverse volte. Denebola camminava davanti, tenendo il cristallo per la catenella e facendolo dondolare dolcemente davanti a sé, come una rabdomante bizzarra. Dietro di lei, Mailo e Rio si guardavano continuamente intorno, sperando di scorgere un pezzo di pietra rossa nascosta sotto qualche albero o incastonata nel muro di una casa. Ormai anche Rio era arrivato a sperare di poter trovare il cristallo ovunque, gettando all’aria ogni piano e buon senso. Anche la novizia si era rassegnata e vagava ogni giorno per le strade di Aquos, sotto lo sguardo penetrante e indagatore degli elfi che non smettevano di osservare la cura e l’ansia con cui si guardava attorno.
L’impazienza era ormai palpabile fra i compagni, ma nessuno di loro osava sospettare delle parole del cristallo verde. Sentivano tutti che sarebbe stato più saggio risparmiare le energie nelle ricerche anziché in interminabili discussioni.

***
 
Era sera. Pesanti nuvole nere coprivano il cielo della città elfica. I compagni mangiavano con voracità, stremati da un’altra giornata di ricerca infruttuosa. Rio osservava senza vederlo uno stendardo sulla parete di fronte a lui. Sentiva le palpebre pesanti e la mano sulla quale aveva poggiato la testa tremava, pronta a cedere alla stanchezza. Gli altri erano esausti quanto lui. Negli ultimi tre giorni si erano svegliati all’alba per poi rientrare a sera inoltrata, senza mai fermarsi nella loro ricerca.
Aiska si alzò e, senza una parola, uscì dalla sala trascinando a terra i piedi pesanti. Uno alla volta, anche gli altri andarono a dormire.
 
***

Un forte scalpiccio e grida terrorizzate riempivano le strade di Upam. Le donne uscivano di corsa da casa, trascinandosi dietro bambini ancora insonnoliti. Gli uomini cercavano di coprir loro le spalle, combattendo con lance e rozze spade; solo i fabbri potevano contare su armi migliori, anche se spesso ancora poco rifinite.
Era notte fonda. Il cielo stellato era nascosto dalle pesanti nuvole di fumo che si alzavano dalle abitazioni in fiamme. Ovunque si combatteva. Uomini, vecchi e ragazzi tentavano disperatamente di resistere alle truppe straniere, aiutati dai soldati che avevano lasciato la parte centrale della città per soccorrerli. Il clangore e le urla si facevano sempre più alte. Chi non aveva il coraggio di uscire si barricava in casa e si stringeva al petto i figli. Ma nulla sembrava fermare gli stranieri. I “Neri del Sud”, così chiamati per le armature nere che indossavano, se non riuscivano a sfondare le porte bruciavano direttamente la casa, lasciando che gli occupanti morissero soffocati dal fumo o arsi vivi.
Un gruppo di donne uscì da Upam scavalcando l’alto muro che si trovava a sud della città, l’ultima barriera fra loro e la salvezza. Arrampicata sul muro, una donna con lunghi capelli castani e gli occhi nocciola passò la sua bambina avvolta in pesanti fasce all’amica, che già si trovava dall’altra parte. Alle sue spalle udì un urlo agghiacciante, ma non ebbe il coraggio di voltarsi, e si affrettò dietro le altre donne fuori dalla città. Nel chiarore che riverberava dalla città scorsero appena il profilo di due carri.
Tre ragazzi molto giovani – adolescenti, probabilmente – aiutarono i bambini a salire sui carri insieme alle loro madri.
<< Saremo al sicuro una volta superato il confine, ma dovremo viaggiare col buio >>sussurrò un giovane alla donna con gli occhi nocciola, che aveva ripreso in braccio la figlia. << Subito dopo il fiume Baslion troveremo l’esercito di Moja e allora potremo proseguire tranquilli. Ci copriranno loro >>
<< Non possiamo aspettare gli altri? >>domandò ansiosa la donna, pensando ai loro mariti che in quel momento stavano combattendo.
<< Ci raggiungeranno appena possono >>la rassicurò il giovane. << Zia >>disse poi, osservando la bambina che dormiva mentre aiutava la donna a salire,<< dov’è quel… quella cosa? >>
La donna gettò uno sguardo inquieto ai lati della strada, poi alle donne che li circondavano, ma quelle erano talmente concentrate sulla sorte dei loro familiari da non farle caso. Diede loro le spalle ed estrasse una pietra da una sacca che teneva a tracolla. I suoi riflessi verdi erano a malapena visibili nella semioscurità.
<< Lo porterò alla Torre di Aldebaran >>spiegò al nipote in un sussurro. << Non posso lasciarlo alla piccola >>Un’esplosione dall’interno di Upam li fece sobbalzare tutti quanti. I cavalli si impennarono spaventati, e i ragazzi corsero a placarli afferrandoli per le redini.
Anche la bambina aprì gli occhi impastati dal sonno e guardò la madre. Sobbalzò lievemente tra le braccia della donna mentre i carri partivano. La donna guardò a sua volta la figlia e sorrise tristemente.
<< Presto sarà tutto finito >>mormorò, accarezzandole la guancia e stringendola di più nelle coperte, << e tu potrai crescere felice e al sicuro, senza quella pietra. Non preoccuparti >>aggiunse quando la bambina si agitò tra le fasce con bassi gemiti, << ce ne disfaremo presto >>E la baciò sulla fronte.
L’ultima cosa che la bambina vide prima di addormentarsi fu il viso pallido dal terrore e gli occhi lucidi della madre.
Denebola si svegliò di soprassalto, colta da un senso di panico mai provato fino ad allora. Tremando violentemente, si mise seduta e si guardò intorno nel buio in cui era immersa la stanza. Le immagini del sogno erano ancora vivide nella sua testa e la voce della donna dagli occhi nocciola le rimbombava nelle orecchie. Il suono delle sue parole era così ipnotizzante che Denebola non si accorse subito che qualcuno la stava chiamando.
<< Che cos’è successo? >>stava chiedendo Aiska. << Stai bene? >>
<< Sì >>riuscì a balbettare la novizia.
La porta fu tempestata da forti colpi che fecero sussultare entrambe, e Aiska corse ad aprire. Dopo qualche secondo, riuscì ad accendere le candele. Denebola vide i suoi compagni ai piedi del suo letto.
<< Cosa ci fate qui? >>esclamò.
<< Come sarebbe a dire? >>sbottò Alexander. << Ti abbiamo sentita urlare e pensavamo ti fossi sentita male… o che si trattasse del cristallo >>guardò incerto Aiska, che si strinse nelle spalle.
<< Ho urlato? >>ripeté Denebola, incredula. << Ma ne siete sicuri? >>
<< Mi sono spaventata. Non riuscivo a capire cosa ti stava succedendo >>mormorò Aiska. << Stavi piangendo, sai? >>
<< Impossibile! >>
<< Non si direbbe! >>sbuffò Mailo con un sorriso paterno. << Come ce le spieghi quelle guance bagnate e gli occhi rossi? >>
Denebola si toccò una guancia – la guancia che sua madre le aveva accarezzato nel sogno – e si accorse che era bagnata di lacrime. Con un sospiro tremolante la ragazza si asciugò.
<< Che cos’è successo? >>chiese di nuovo Rio.
<< Nulla >>
<< Smettila di prenderci in giro! >>esclamò Mailo. << Sei sconvolta, lo si vede anche con questo buio! >>
La ragazza spostò lo sguardo sui loro visi pallidi e stanchi, e tirò un profondo respiro. Bastava dire che si era trattato di un sogno e tutto sarebbe finito lì. Ma le parole non le uscirono di bocca. Aveva il volto di sua madre impresso nella mente, così vivido che le sembrava si trovasse davanti a lei.
I compagni la osservavano attentamente.
<< Ora basta >>sbuffò Aiska, voltandosi verso di loro. << Se Denebola non ne vuole parlare non dobbiamo forzarla! Andiamo, torniamo a letto >>
<< Ma se… >>cominciò Mailo.
<< Piantala! >>sibilò Aiska, spingendolo fuori. Gli altri li seguirono senza aggiungere nulla, pur continuando a gettare occhiate perplesse alla novizia.
Rimasta sola, Denebola sembrò uscire da uno stato di trance. Si rese conto solo in quel momento di cosa era successo. La città in fiamme, la gente che combatteva, sua madre che la rassicurava mentre il carro partiva… sua madre, il suo volto che non rivedeva da diciassette anni…

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