Un mondo di pietra

di masked_lady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esmeralda ***
Capitolo 2: *** Febo ***
Capitolo 3: *** Quasimodo ***



Capitolo 1
*** Esmeralda ***


Fa freddo

Fa freddo

 

Fa così freddo! Queste mura sono morte, sono pallide e spente. Non c’è calore, non c’è vita in questo luogo.

 

La piccola gitana si strinse lo scialle di lana grezza intorno alle spalle. Guardò ancora una volta intorno a lei e vide ciò che ormai tormentava i suoi incubi più tremendi. Penombra. Freddo. Muri. Statue.

Quel luogo le faceva paura. In un certo senso, però esercitava su di lei una sorta di fascino, come tutte le cose diverse da ciò cui si è abituati.

 

Non voglio stare qui. Qui è buio e freddo e desolato. Perché sono finita qui? Perché proprio questa doveva essere la mia speranza di salvezza? Non potevo, io, continuare a vivere come avevo sempre fatto?

 

Cominciò a camminare, lentamente ed esitante, cercando un’uscita, o quantomeno un corridoio. Qualcosa che le permettesse di lasciare quella fredda stanza della torre. Trovò quello che cercava e percorse la strada, chiusa e coperta che portava verso il basso. Quel corridoio la spaventava. Camminava molto piano, in punta di piedi. Il pavimento gelido le infastidiva la pelle delicata dei piedini scalzi ed esili.

Man mano che percorreva il corridoio, sentì delle voci lontane, ovattate, come sussurri di fantasmi senza pace. Non aveva paura di loro,perché li capiva, perché anche lei, lì dentro, era senza pace.

 

Dove condurrà questa strada? Alla salvezza, alla forca? No! No, no, no! Non deve condurmi alla forca, non deve! Devo continuare. Devo trovare l’uscita!

Dove sei, amico mio? Gentile creatura smarrita e infelice, dove sei? Vieni da me, te ne prego, e mostrami la via. Mi hai lasciata da poco, e mi sento morire così rinchiusa. Voglio il sole, la gente, la musica. Voglio Clopin e le mie sorelle. Voglio uscire.

 

Si era aspettata che, muovendosi, avrebbe sentito meno freddo, ma non fu così. Giunse ad una rampa di scale che conduceva verso il basso e cominciò a scendere. Scese innumerevoli gradini, sentendo più freddo man mano che si avvicinava al luogo ignoto dove era inconsapevolmente diretta. I capelli neri sciolti sulle spalle le facevano da mantello ancor più di quanto avrebbe mai potuto fare lo scialle sporco e consunto che aveva. La sua pelle era più calda, palpitante, per l’ansia di andare nel posto sbagliato. Piccola bimba sperduta e fragile. Innocentemente arcana, inconsapevolmente ammaliante, Esmeralda fuggiva ogni cosa, in quel luogo strano.

 

Voglio il mio Febo! Vieni da me e portami via da qui, te ne prego. Dì al mondo che non ti ho fatto del male, che non potrei mai. Salvami da questo freddo senza fine.

 

 

Le scale terminarono. La ragazza si trovò di fronte ad un bivio, che le parve più minaccioso delle mura fredde e spoglie che la circondavano. Il cuore prese a batterle forte, nella trepidazione che precedette la scelta. Quale strada avrebbe preso?

Con il cuore in gola, prese la direzione a sinistra. Il respiro le si fece accelerato e nervoso. Lo scialle le cadde dalle spalle, lasciandola scoperta e vulnerabile. Troppo scoperta anche per le sue abitudini zingaresche. Un brivido le percorse la spina dorsale, facendola tremare. Mentre raccoglieva lo scialle da terra, il suo pensiero tornò al suo cavaliere. Il suo bel soldato dall’armatura splendente ed i capelli biondi e lucidi.

 

Come sei bello, Febo, mio! Come sei luminoso! Tu che sei il mio sole, vieni a scacciare la tenebra di questo posto. portami alla luce. Come ricordo bene i tuoi piccoli baci dolci sulle mie spalle scoperte. Non so perché mi baciasti a quel modo, ma mi incendiasti. Mi riscaldasti sin nelle ossa. Come vorrei provare quel calore ora.

Mi salverebbe da questo gelo. Fa così freddo qui dentro, amore mio.

 

Alla fine del corridoio che aveva deciso di imboccare, c’era la porta socchiusa di una stanza. Timidamente, Esmeralda si avvicinò e si sporse per sbirciare attraverso la fenditura. Dopo un istante appena, si ritrasse.

Seduto ad un tavolo di legno robusto, c’era il prete. Quel prete così cattivo e strano da farle paura. Fece un respiro profondo per calmare i battiti del suo cuore, consapevole che l’avrebbe scoperta se non fosse stata attenta. Poi si affacciò nuovamente ad osservarlo, come incuriosita.

Claude Frollo era così assorto nei suoi studi che non si avvide della presenza lieve e invisibile della fanciulla proprio dietro la sua porta. Continuò a leggere e scrivere con le sopracciglia aggrottate.

Mentre la ragazza lo osservava, vide che, sotto la veste ecclesiastica, faceva capolino una corporatura asciutta e robusta. Era strano, visto che gli uomini di Chiesa non facevano alcuno sforzo fisico. Anche le sue mani erano grandi e dalle dita lunghe e forti. ne osservò il volto, di profilo, mentre prendeva appunti.

Era un volto energico, con gli zigomi evidenti e le guance appena scavate. La cosa che le parve strana fu che, alla luce tremolante della candela che illuminava i fogli su cui studiava, non apparivano segni del tempo sulla pelle del viso, fatta eccezione per alcuni segni d’espressione intorno agli occhi. Esmeralda sapeva che era piuttosto vecchio, doveva avere trentacinque o trentasei anni, forse qualcosa in più, ma non lo sembrava. I capelli erano stati tagliati per la tonsura e sulle tempie comparivano due uniche bande grigie, ma se li avesse portati diversamente, lo avrebbero reso meno severo, meno glaciale, più giovane. Forse persino attraente.

Ella sapeva che, anche se non la stava guardando, i suoi occhi erano neri e brillanti, penetranti, quasi onnisapienti.

 

Non dovrebbe essere un prete pensò in quel momento Starebbe bene tra la mia gente. Noi siamo liberi e felici, lui è legato, costretto, frenato. Ma non è stato creato per questa vita. Anche lui è un figlio del sole.

 

Ed era tremendamente vero. In quel momento la ragazza se ne rese conto e provò pena per lui. Una pena infantile che sarebbe presto svanita di fronte alla bruciante passione di un uomo, che lei non sapeva giustificare. ma In quel momento, anche se solo per un attimo, ebbe pietà di quell’uomo severo e innaturalmente serio.

Pensò persino a come sarebbe stato se fosse fuggito con lei e i suoi compagni. Quella vita sarebbe stata per lui più adatta di quanto non fosse la prigione di quelle fredde mura.

Un suo sospiro attirò la sua attenzione. Fu un sospiro magnifico, profondo, il suono più triste che avesse mai sentito. Allora fuggì con passo leggero da quel corridoio e imboccò, con il cuore quasi fuori dal petto, per quanto forte batteva, quello che aveva, nella prima scelta, rifiutato.

Non fece che alcuni passi che le comparve davanti la figura gobba e contorta di Quasimodo.

 

Povero infelice! Anche tu avresti dovuto essere ricompensato dalla vita con una ben diversa natura. Un diverso destino. E sei così buono con me. Cosa avrò mai fatto per meritarmelo?

 

Il gobbo la fissò per diversi istanti, contemplandola estatico, poi mormorò qualcosa che la ragazza non comprese, la prese per mano e la ricondusse nella torre. Là sarebbe stata al sicuro. Sarebbe stata protetta. Lei lo sapeva.

Ma faceva così freddo, lassù!

 

 

Ok…. Ok… Fa abbastanza schifo, me ne rendo conto. È una cosa che ho buttato giu in un momento di follia, quindi siate clementi.

Ad ogni modo, mi piacerebbe continuarla con scorci di altri personaggi, a semidiario, proprio come questo primo capitolo. fatemi sapere che cosa ne pensate, anche in negativo. Non mi danno problemi le critiche.

Che dite allora, me lo lasciate un commento?

Baci a tutti

Masked_lady

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Febo ***


Ma perché sono qui

Ma perché sono qui? Sono ridicolo! In ginocchio a pregare per qualcosa cui non credo. Qualcosa che disprezzo. Naturalmente nessuno lo sa. A chi potrei mai dirlo? Non certo al prete. Tantomeno alla mia pia ed immacolata Fleur de Lys, inginocchiata accanto a me. La osservo pregare con concentrazione e fervore, ma la sola cosa cui penso, la sola cosa che mi domando, è se sarà altrettanto coinvolta quando sarò dentro di lei.

 

Febo di Chateaupers si fece il segno della croce e si alzò in piedi, aiutando anche la ragazza che accompagnava. La messa domenicale era finita e i fedeli stavano lentamente dirigendosi fuori dalla cattedrale. IL capitano la fissò a lungo, senza che ella se ne accorgesse, la sua fidanzata. Era bella e bionda, come un’alba fresca di primavera. La desiderava e la bramava ogni momento.

Perché era bella.

Perché lui era un uomo cui ciò che interessava era tutt’altro che trascendente. Era corrotto, falso, ipocrita, mentitore.

Tutto ciò, però era celato dietro una lucente armatura e una discrezione che gli permetteva di conservare il suo buon nome.

 

Quando sarà mia, non passerà più neppure un giorno al buio di queste fredde mura spoglie. Dividerà con me il letto e sarà mia ogni qual volta lo desidererò. Che gioia sarà per me sentirle pronunciare i voti nuziali, quando dalle sue labbra voluttuose uscirà la parola obbedire….

 

Mentre facevano per uscire dalla cattedrale, Incontrarono i genitori della ragazza. Cordiali, come sempre. Devoti, come sempre.

Non c’era passione in loro.

Elargendo sorrisi melliflui e sguardi falsi, Febo di Chateaupers affidò galantemente la sua fidanzata alle cure dei suoi parenti, mentre tornava indietro, dentro la cattedrale.

 

Odio questo luogo. Lo detesto! Vorrei sputare a terra, sul pavimento di questo luogo che chiamano sacro. Eppure dicono che ci sia lei, qui.

 

Percorse i corridoi e le navate per quanto gli era possibile. Non sarebbe mai potuto giungere con eccessivo ritardo al cospetto di coloro che sarebbero ben presto stati i suoi suoceri. Sapeva quanto tenessero alla puntualità. Ma, sapendo che Esmeralda , forse, si trovava lì dentro, non poteva non tentare.

Fece il giro delle navate per tre volte, poi notò un corridoio molto stretto che saliva nella torre. Si avvicinò con grande cautela, a passi leggeri, felpati, felini.

Predatori.

 

Se la trovassi potrei almeno terminare ciò che è stato interrotto da quel prete folle. Lei è spacciata. Tanto valeva mentire. Ma che spreco sarebbe se mai nessuno potesse sfiorare quel corpo flessuoso, baciare quella bocca tentatrice come il Demonio.

Che sia un luogo sacro, poco ha importanza, per me. Se la troverò, nessuno, neppure lei stessa, potrà impedirmi di averla.

 

Continuò ad avvicinarsi, guardingo, e poi si affacciò all’apertura nella roccia. Vide delle scale, strette e grezze, intagliate nella pietra. Inspirò profondamente e poi cominciò la sua scalata.

Pssata una curva, però, soffocò a malapena un grido di spavento: inaspettatamente si trovò innanzi la brutta deforme faccia del gobbo.

Nonostante le fattezze deformi, il capitano scorse chiaramente l’occhiata adirata che quell’essere gli gettò. Non ne ebbe paura, ma sapeva fin troppo bene che avrebbe potuto causargli non pochi problemi entrare in conflitto con il campanaro. Con un sospiro amareggiato, girò sui tacchi e lasciò la chiesa.

 

Poco importa. Cercherò un’altra volta la sgualdrinella gitana. Del resto, non può andare da nessuna parte. Ora non posso compromettermi.

 

E poi, Fleur de Lys lo stava aspettando.

Aveva una recita da portare avanti.

 

 

 

Lo scorso capitolo, anche se è stato letto diverse volte, non ha ricevuto commenti. Mi piacerebbe se questa volta rimediaste. Un bacio.

Masked_lady

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Capitolo 3
*** Quasimodo ***


Quasimodo

Quasimodo

 

Quanto era morbida la tua mano. Morbida, piccola e soffice nella mia, più grande e dalle dita tozze e forti. È stato così bello tenerti per mano.

 

Il gobbo continuò a scendere le scale, lentamente, gravemente, come se ad ogni gradino il peso della distanza da lei pesasse su di lui come un macigno. Sul suo volto deforme si disegnò un ghigno contorto, una specie di sorriso. Continuava pensare a quanto quella bambina fosse delicata ed innocente, bella e pura.

 

Non dovevi andare in giro, Esmeralda. Non dovevi! Te lo avevo detto, che non avresti dovuto. Se ti scoprissero, saresti in pericolo, persino qui, nella casa di Dio. Oh, io sono deforme, sordo, quasi, ma so pensare benissimo, quasi meglio degli altri. Avrò cura di te, se me lo permetterai.

 

Mentre scendeva, sospirò lentamente, espirando come in un tentativo di scacciare la preoccupazione per lei. Era troppo bella, troppo vera, perchè la lasciassero vivere in pace. Lei era una minaccia aperta alla società ed all’ipocrisia. Per questo andava eliminata.

Quando giunse quasi al termine della stretta scala a chiocciola, sussultò nel trovarsi davanti la figura alta e superba di Febo di Chateupers. Non indossava la sua armatura lucente. Non quella mattina, visto che doveva essersi recato in chiesa. Però era ugualmente bello.

 

Sciocco uomo! Non sai quanto sei fortunato e quanto ti invidio. Ma cosa fai qui? Non ti ho udito arrivare, salendo le scale, ma questo dovevo aspettarmelo, visto le mie povere orecchie inutili. Ora che ti vedo, vorrei ucciderti, perché se sei qui, giorni dopo che ti avevo chiesto di salire dalla mia bambina dolce, è per farle del male. Non passerai facilmente, cavaliere.

 

Il gobbo si irrigidì ed assunse un’espressione feroce, che sul suo volto devastato faceva ancora maggiore impressione. Era un formidabile orco, in quel momento. Un orco buono, ma così simile alle statue gotiche che decoravano la facciata della cattedrale!

In un primo momento il capitano rimase impressionato, suo malgrado, da quella orrida e determinata visione, ma poi recuperò la sua baldanza e gli restituì lo sguardo.

Qualche secondo dopo, però, quando Quasimodo cominciò ad avanzare con atteggiamento minaccioso verso di lui, egli arretrò lentamente. Vide un’ultima volta l’espressione adirata del gobbo e poi tornò sui suoi passi.

Il campanaro, invece attese di vederlo uscire dalla cattedrale, per poi andare a cercare il suo amato padrone, il suo unico amico, per avvisarlo della collocazione della piccola zingara.

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