mean

di nitratodisodio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo: Back to december ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo: Ti prego ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo: E' troppo tardi. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto: Giochiamo allora. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto: Distanza e avvicinamento. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto - Compassione? Nostalgia? Amore? ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo: Non so come reagire. ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo: La speranza è l'ultima a morire. ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono: Non mi importa se fa freddo. ***
Capitolo 10: *** Capitolo decimo: Bravery. ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo: Back to december ***


Mancava qualche ora alla cena e Louis decise di farsi una passeggiata per il parco sotto casa, voleva evadere dalla quotidianità familiare, per starsene un po’ da solo.
Era da qualche mese che amava la solitudine, lo aiutava a riflettere sul passato, sui propri errori e cercare di non ripeterli nel futuro, o almeno trovare un modo per farlo. Una brezza tagliente colpì il suo viso dai lineamenti morbidi e gli scompigliò i capelli che gli ricadevano sulla fronte; lui si strinse nelle spalle e mise le mani nelle tasche dei suoi stretti jeans neri. Continuava a camminare alla ricerca di una panchina libera e tranquilla e finalmente la trovò, giusto vicino alla fontana in una piccola piazzola del parco.
Quest’ultimo era stranamente deserto, forse per il clima rigido che costringeva la gente a rinchiudersi in casa davanti a un fuoco caldo, solo uno sciocco sarebbe uscito con quel freddo e Louis era uno di quelli.
Si sedette sulla panchina, chiudendosi bene la giacca e tirandosi su il cappuccio, poi cominciò a perdersi nei suoi pensieri fissando un punto indefinito della fontana semighiacciata, da cui non zampillava più acqua.
Qualche minuto dopo, dall’altra parte della piccola piazza, vide arrivare un ragazzo: alto e anche lui con degli stretti jeans neri, portava una giacca beige che gli arrivava fino a sopra il ginocchio e il cappuccio coperto di pelo gli solleticava le guance rosee. Un cappello verde oliva copriva una massa d’informi capelli ricci e una sciarpa bianca impediva a Louis di visualizzare la bocca.
Più si avvicinava, più i lineamenti si facevano nitidi e riuscì a scorgere un paio di grandi occhi verdi, che non avrebbe potuto non riconoscere.
Il suo umore cominciò a cambiare: da sereno e tranquillo si trasformò in irrequieto e infastidito.
Quel ragazzo era Harry e non avrebbe voluto vederlo per nessuna ragione al mondo, né dunque voleva intrattenere alcuna conversazione con lui.
Fece per alzarsi e andarsene, ma fu bloccato da una voce calda e profonda che gridava il suo nome con grande enfasi.

-Louis!

Continuò ad andare avanti, facendo finta di non aver sentito, ma quella voce continuava a chiamarlo.

-Louis aspetta!

Harry ora stava correndo verso di lui, era venuto al parco nella speranza di trovarlo lì e le sue preghiere erano state esaudite.  Arrivato dal ragazzo gli toccò la spalla e lo fece girare verso di lui.

-Ehy?

Il saluto uscì così piano che poteva sembrare un semplice respiro ma Louis lo udì lo stesso.

-Cosa ci fai qui?

Lou lo squadrò dall’alto in basso con una faccia mista tra il disgusto e la rabbia, non riusciva proprio a dimenticare quello che gli aveva fatto un anno prima, nonostante fosse passato appunto così tanto tempo.
I due non si erano rivolti la parola per mesi, più che altro era Louis a non parlare con Harry, le sole parole che osava rivolgergli erano fiumi di insulti e spesso e volentieri finivano con il litigare.
Dopo quel 24 dicembre Louis era cambiato, in peggio, e aveva attribuito a Harry la colpa di tutto quanto.
Harry si avvicinò a lui con molta calma, ormai era abituato al suo caratteraccio e non ci faceva più molto caso.

-Sì, ciao anche a te

Disse il riccio appena fu più vicino.

-Comunque credo di essere qui più o meno per il tuo stesso motivo, ovvero cercare un po’ di silenzio. Solo che per tua sfortuna ci siamo ritrovati nello stesso posto e io non ho potuto fare a meno di salutarti.

Gli sorrise e gli passò una mano sulla guancia, delicato come una farfalla, e se solo ne avesse avuto la possibilità lo avrebbe fatto sempre.
Louis bloccò immediatamente la sua mano e la cacciò con rabbia riportandola al suo posto, poi lo guardò con aria di superiorità.

-Non farlo mai più Styles

Si tirò gli angoli del cappuccio per nascondere ancora di più il suo viso e fece per andarsene.

-Questo posto sta diventando soffocante, meglio che me ne vada.

Nel momento in cui si girò Harry lo afferrò per un braccio e lo costrinse a voltarsi e rimanere esattamente dove si trovava. L’altro non fu molto contento di essere stato nuovamente toccato e quindi si liberò dalla sua stretta con un ghigno di disgusto.
Harry non lo avrebbe fatto scappare così, aveva intenzione di parlare con lui e nessuna scusa gli avrebbe fatto cambiare idea.
Dovevano parlare sul serio.

-No dai, per favore, non andartene. Resta un po’ qui con me. Tanto che hai da fare? Manca ancora molto all’ora di cena.

Concluse quella frase con un sorriso dolce e speranzoso, chiedendosi se avrebbe smosso qualcosa nel cuore del ragazzo.
Aveva funzionato: sul suo viso apparve un’espressione di sorpresa. Inarcò le sopracciglia e poi sorrise maliziosamente al riccio, quasi a prenderlo in giro.

-Dovresti conoscermi ormai, non starei con te neanche se me lo chiedessi in ginocchio

A quel punto lesse negli occhi di Harry qualcosa d’insolito, che non sapeva decifrare e che lo costrinse a restare, anche se non lo voleva per nulla al mondo.
Rimase lì, in piedi, incrociando le braccia al petto e assumendo una posa scocciata che magari avrebbe indotto l’altro a rinunciare ai suoi buoni propositi.

-Devi dirmi qualcosa?

Sbottò all'improvviso e vide Harry deglutire e spostare lo sguardo nervosamente.
Harry si sedette sulla panchina, quasi non riuscisse più a reggere il suo stesso peso, poi guardò quello che aveva davanti e sospirò. Avrebbe davvero voluto mettere un punto a tutti i loro litigi senza senso, o per lo meno a buona parte di questi.
Si schiarì la gola prima di parlare.

-In realtà è molto che volevo parlarti.

Louis sbuffò divertito, ma non disse nulla e lo fece proseguire.

-Insomma, parlarti senza urlarci contro o cose del genere. Solo che bho, non saprei come fare senza seriamente farti urlare come un dannato!

Lo disse ridendo leggermente, ma poi si ricompose, pensando che forse era un po’ fuori luogo vista la situazione.

-Per iniziare, che ne dici di sederti? Oggi mi metti più ansia del solito... 

Louis si sedette, ma non perché glielo aveva chiesto lui, semplicemente era curioso di saper cosa effettivamente avesse da raccontargli. Pensava che sarebbe stata una lunga chiacchierata e, perché no, forse litigata.
Allargò le gambe e appoggiò i gomiti allo schienale della panchina, rivolgendo il profilo a chi gli stava accanto. Non voleva guardarlo negli occhi e fissare un punto indefinito, come aveva fatto prima che venisse interrotto, gli sembrava la soluzione migliore.
Quella posa aveva il fine di apparire il più infastidita possibile, non voleva far vedere che aveva veramente voglia di starlo a sentire.

-Non metterci una vita a parlare, ma non ti illudere che possa cambiare qualcosa..

Harry roteò gli occhi.

-Ecco. Già siamo partiti male, come al solito. Comunque... penso che dovremo chiarire quell’unico malinteso che c’è fra noi. Sai quella brutta e vecchia storia..

Lo disse con tono molto imbarazzato, non amava fare discorsi del genere e sopratutto non amava farlo con persone come Louis, totalmente testarde e impulsive.
Forse ritirare fuori questa storia era stata una mossa azzardata, ma Harry era convinto che ciò avrebbe potuto solo migliorare, anche di poco, il loro rapporto conflittuale.
Ma si sbagliava.
Louis si girò lentamente verso di lui con tutto il corpo e  con una faccia a dir poco rassicurante, le sue braccia si mossero con altrettanta calma fino ad appoggiarsi gentilmente sulle ginocchia di lui e le mani si strinsero a pugno.

-Quale malinteso?

La sua voce suonava davvero terribilmente tranquilla, e questo stonava con la posa rabbiosa che aveva appena assunto.
Cominciò a scaldarsi e a omogeneizzare l’intera scena.

-Io ho inteso benissimo

Lo disse a denti stretti e Harry quasi indietreggiò per lo spavento e per l’occhiata minacciosa che Louis gli aveva mandato.
Deglutì e sbatté le palpebre.

-Tu. Tu te la facevi con il mio ragazzo, con la persona che amavo di più al mondo. Hai idea di quello che hai fatto con la tua bravata? Hai rovinato tutto ciò che c’era di più bello nella mia vita, oltretutto il giorno del mio compleanno. Credi davvero che si possa perdonare una cosa del genere? Credi davvero che io possa dimenticare tutto e far finta che non sia stato tu a creare questa situazione e tornare amici felici come prima?

Continuò a fissare Harry, accigliato e con il respiro che era notevolmente aumentato.

-Ho passato quest’ultimo anno a chiedermi perché proprio tu. Perché magari non qualcun altro...

Fece una breve pausa.
Le pupille gli si erano dilatate così tanto per la rabbia che quell’azzurro dei suoi occhi si era ormai ridotto a una striscia invisibile. Non poteva neanche lontanamente pensare di poterlo perdonare, come poteva?
Ripensò a tutti gli anni che avevano passato insieme, a come Harry aveva mandato a farsi fottere tutto questo.  Erano stati così felici, nessuno avrebbe mai potuto neanche lontanamente immaginare che Louis e Harry avrebbero potuto litigare, quei due amici inseparabili. E invece eccoli qua, seduti su una panchina  a scambiarsi sguardi di minaccia e di paura, a insultarsi e a scusarsi.
Louis però cercò di tenere a freno la rabbia: voleva sapere cosa aveva da dirgli, capire il perché delle sue azioni, come è arrivato a tanto.
Se gli avesse tirato fuori la scusa del “non sapevo fosse fidanzato” non avrebbe esitato a dargli uno schiaffo sulla guancia e a piangere.

No Louis. Non devi neanche pensare di poter piangere davanti a lui. Butteresti giù tutto il muro che ti sei creato attorno e non è questo quello che vuoi. Tu NON VUOI essere vulnerabile.

-Ma sentiamo, cosa hai da dire? E non tirarmi in ballo la solita cazzata del non lo sapevo Louis perché peggioreresti solo la tua situazione.

Poteva sembrare strano ma Harry davvero non sapeva che quel ragazzo fosse il suo fidanzato.
Erano migliori amici e a quel tempo gli accennò di aver conosciuto qualcuno, ma non glielo aveva mai presentato.  Harry aveva insistito più e più volte, ma Louis gli diceva di voler aspettare il momento giusto.

-Aspettiamo almeno che anch’io lo abbia conosciuto abbastanza da potertelo presentare, non credi?
-Anche tu hai ragione Lou


Ma quel momento non arrivò mai, fino al quel fatidico ventiquattro dicembre, il ventiduesimo compleanno di Louis…
 

Harry si trovava sopra a Luke in quel momento e lo fissava dritto negli occhi. Erano verdi, proprio come i suoi, ma meno accesi e più tendenti al grigio.

-Credo che questo sia stato il più bel regalo di Natale mai ricevuto.

Si avvicinò al suo viso e, chiudendo gli occhi, lo bacio sulle labbra; un bacio delicato, ma allo stesso tempo deciso. Era stata la loro prima notte insieme da quando si erano conosciuti e Luke non era famoso per la sua pazienza, anzi era solito affrettare quanto più possibile le cose per arrivare al dunque. Harry lo sapeva e, infatti, si era ripromesso di non farsi trascinare troppo da quel ragazzo e prenderla molto alla leggera.
Luke invertì le loro posizioni, facendo ricadere Harry sotto di lui.

-Non te la caverai con questi bacetti innocenti Styles.

Si avventò su di lui, ma non appena le loro labbra si toccarono la porta della camera si spalancò.
I due si staccarono immediatamente e Harry si voltò, dando le spalle alla porta e buttando la testa contro il cuscino.

-Che cazzo sta succedendo Luke?

Quella voce. Non poteva non riconoscerla.
Sentì un tonfo e si girò di scatto; quello che vide non gli piaceva per niente.
Louis era in piedi sulla porta e aveva fatto appena cadere una piccola torta che aveva portato con sé.
Harry guardò il telefono sul comodino per accertarsi della data.

-No ti prego..

Ventiquattro dicembre, il compleanno di Louis.
Si lasciò cadere di nuovo sul letto portandosi le mani alla testa, realizzando che aveva combinato un terribile casino, ma di certo non di sua volontà. Sentì la voce di Luke che cantilenava scuse senza senso riguardo a quanto aveva appena visto e diceva che per lui non significava niente.

-Davvero? Pensi di potertela cavare così? Da quanto tempo è che porti avanti questa relazione, eh?

Urlò, ma Harry continuava a spingersi le mani sul viso.
Sentì dei passi che si avvicinavano al letto con fare rabbioso e si fermavano proprio vicino a lui.

-Voglio vedere chi è lo stronzo!

Louis gli prese le braccia e le spostò da davanti al suo viso.
Quello che ne seguì fu una scena terribile. Harry credette di aver sentito il crack del cuore di Louis, tanta era la disperazione sul suo viso quando si accorse che il suo migliore amico si trovava nel letto del suo ragazzo.

-Harry..

La sua voce era solo un sospiro.
Si alzò dal letto e cercò di andare verso di lui.

-Ti prego Lou, posso spiegar..

-NO! No. Me ne vado. Non voglio più vedervi, a nessuno dei due

Detto questo, spinse via il riccio e se ne andò furioso verso l’uscita.
L’ultimo suono che si udì fu lo sbattere della porta e i passi pesanti di Louis che scendevano le scale.


Harry tornò in sé e cercò di rispondere all’amico quanto meglio poteva.

-Lou, anche se tu continui a non volertelo sentir dire, il fatto che lui ci tenesse all’oscuro di parecchie cose, anche fondamentali, della sua vita, è un dato di fatto! Cosa credi, che solo tu abbia sofferto quando hai scoperto la verità?  Ovviamente hai avuto la peggio, non è piacevole assistere a quanto hai assistito e io posso solo immaginarlo, credo.. Quindi, invece di buttarmi addosso cani e porci, hai mai pensato che qui il problema potessi non essere io? Hai mai pensato che magari non è stata colpa mia se quel bastardo ti ha preso per il culo per tutto il tempo?

Terminò senza fiato, ora anche lui era arrabbiato.
Louis tralasciava il fatto che in quella storia non era la sola vittima, che anche lui aveva sofferto e non poteva sopportarlo.
Sembrava che negasse la realtà nonostante gli venisse presentata davanti agli occhi così come era, nuda e cruda.
Lo guardò e poi aggiunse:

-Prima di insultarmi per favore rifletti su quanto ti ho detto..

Louis non cambiò la sua posizione, anzi, s’irrigidì ancora di più.

-Ma che ne vuoi sapere tu? Sarai stato uno di quei soliti stronzi che si portava a letto così, tanto per, prima che incontrasse me e la sua vita cambiasse. Io e lui eravamo una cosa sola, non so cosa tu gli abbia fatto e quando tutto questo abbia avuto inizio, ma sai che ti dico? Che qui il problema sei tu.

Si era scomposto un attimo, troncando l’equilibrio di quella rigidità per puntare il dito contro l’amico. Si era avvicinato a lui e ora erano a pochi centimetri di distanza.

-Il problema sei tu, perché TU in quel momento eri lì anche quando io c’ero e TU non avresti dovuto esserci. Luke sarà pure un bastardo, bugiardo come dici tu e di certo io do almeno il settanta per cento della colpa a lui. Non pensare che io sia arrabbiato solo con te, perché sono nero con entrambi e... 

Louis si bloccò.
Perché si stava giustificando? Perché stava dicendo a Harry che non era arrabbiato solo con lui, ma anche con Luke? Che cosa aveva da farsi perdonare a parte il suo odioso carattere che ormai era parte di lui da quel ventiquattro dicembre?

-… e, e basta. Io ci rifletto continuamente sulle domande che tu mi hai appena posto e non posso fare a meno di insultarti e guardarti con disprezzo. Mi fai schifo, ecco cosa.

La sua voce suonò leggermente rotta, ma era un cambiamento di tono quasi impercettibile.
L’odio che aveva messo in quella frase era tutto quello che aveva accumulato in quel tempo.  Ma qualcosa stonava, qualcosa non andava; pronunciando quelle ultime parole sentì un dolore alla bocca dello stomaco, come se qualcuno gli ci avesse dato un pugno e forse per quello la voce gli aveva giocato un brutto scherzo.
Si allontanò da Harry, portandosi di nuovo a debita distanza e lo guardò, ignorando quel fastidio che dopo qualche secondo scomparve, e notò che forse lo aveva ferito nel profondo, ma per il momento non ebbe nessuna reazione.
Louis era apatico, sì apatico era la parola adatta; non riusciva a provare pietà o a comprendere quella povera creatura che aveva davanti, forse perché accecato dalla rabbia.

Non devi cedere. Tu sei cattivo, non sei uno che si arrende. Tu fai del male a chi ti ha fatto del male, tu non vuoi perdonare e non vuoi dimenticare. Tu…

Ma qualcosa negli occhi del riccio lo fece esitare.
 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo: Ti prego ***


Mi fai schifo, ecco cosa. 

Harry si irrigidì nella sua posizione.
Il suo cuore gli faceva male, ma un male strano che non riusciva a quantizzare: non lo aveva mai provato prima. 
Louis aveva colpito nel segno, era riuscito a ridurlo in tanti piccoli pezzettini, come d’altronde lui stesso aveva fatto quella sera.
Le sue parole furono come uno schiaffo in pieno volto; la sua rigida posizione non durò a lungo, piegò la testa di lato e cercò di trattenere le lacrime chiudendo gli occhi.

Riuscì a farsi forza e le sue parole uscirono come un fiume:

-Sai cosa Louis? Mi dispiace veramente per te. Non tanto per la brutta esperienza che hai vissuto, quanto per quello che ti ha lasciato. Prima eri senza dubbio una persona migliore, che almeno riusciva a tener conto dei sentimenti degli altri. Ora non so più dove è andata a finire quella parte di te, lo sai solo tu dove l’hai nascosta e sinceramente mi piacerebbe sapere perché lo hai fatto, perché hai reagito in questo modo. Questa maschera dietro cui cerchi rifugio non durerà ancora a lungo, fidati.

Gli lanciò un’occhiata di tristezza e poi tornò al suo discorso distogliendo lo sguardo dal suo interlocutore. 

-Spero solo che troverai il coraggio di affrontare questa situazione e capire come stanno veramente le cose, perché impuntarsi così e soprattutto cercare forza nel peggio di te stesso ti porterà soltanto più giù.

Alcune lacrime erano scese sulle guance rosee di Harry, disegnando delle righe luccicanti. Rimase lì fermo per qualche secondo a fissarlo sperando in qualche reazione, ma Louis non accennava a voler rispondere. 
Era immobile su quella panchina a guardarlo con la stessa fredda espressione di sempre.

-Oh, al diavolo
Harry non riuscì più a trattenersi: si alzò in piedi e fece per andarsene. Ne aveva abbastanza di quello stronzo e del suo atteggiamento. Aveva provato a risolvere quella situazione con tutta la buona volontà di questo mondo, ma non era riuscito a ottenere nulla in cambio, tutto questo tempo lo aveva passato a parlare con un muro.

-Tu non sai niente

Queste parole lo costrinsero a fermarsi a metà strada. 

-Non puoi venire qui a farmi la predica come se nulla fosse!

Si girò e vide Louis in piedi a urlargli contro queste parole. 
Louis doveva lasciarlo andare, ma qualcosa dentro di lui gli diceva che sarebbe stato meglio fermarlo.

Se ne sta andando. Non può andarsene così.

Le parole di Harry avevano avuto uno strano effetto su di lui, quel dolore alla bocca dello stomaco aveva ripreso a tormentarlo e sentiva che il piccolo muro che si era creato intorno per difendersi stava lentamente cedendo. Era come se quel ragazzo lo stesse bombardando ed era convinto che non avrebbe retto ancora per molto. 
Harry era venuto lì a rovinargli quella che poteva sembrare una magnifica serata in solitudine e tranquillità e ora che aveva la possibilità di spiegarsi e dire come stavano le cose per lui aveva preferito andarsene, oltretutto dopo avergli fatto la ramanzina e averlo umiliato.
Corse verso di lui, vedendo che si era di nuovo voltato continuando per la sua strada, e lo afferrò per un braccio costringendolo a girarsi. Lo prese per la giacca, avvicinando pericolosamente il suo viso a quello di Harry: poteva specchiarsi in quei suoi occhi verdi e scorgere il velo di tristezza che li appannava leggermente. 

-Non puoi andartene così. Sei venuto qui per parlare e adesso parli

Lo disse a denti stretti.
Si sentiva gli occhi umidi e per trattenere le lacrime serrò la mano libera a pugno e si morse il labbro inferiore della bocca. Spinse via il ragazzo e si girò dalla parte opposta mettendosi le mani tra i capelli e abbassando il cappuccio del giubbotto.

-NON puoi andartene via così..

Harry rimase totalmente sconvolto per la piega che aveva preso il corso degli avvenimenti. Non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere da parte di Louis, mai, anzi, credeva piuttosto che lo avrebbe lasciato andare via lanciandogli qualche insulto. Pensava che fosse contento del fatto che era riuscito a ferirlo nel profondo, ma a quanto pareva qualcosa era cambiato. Lo guardò mentre stava davanti a lui di spalle; ebbe l’impulso di andare là ad abbracciarlo: allungo la mano, ma poi la ritrasse stringendo i denti. 
Si fece forza e si portò davanti a lui: lo vide combattere contro le lacrime. Alcune erano riuscite a fuggire e correvano lente sul suo viso morbido.

-Perché non dovrei andarmene ora, Louis? Perché?

Cercò di fare la voce grossa e di suonare più deciso e forte.

-Non è quello che desideri da sempre? Non ti sorprendere se ora sto accontentando i tuoi desideri!

Disse tutto d’un fiato per poi iniziare a singhiozzare. Aveva cercato di trattenersi in tutti i modi, ma non ci era riuscito, il dolore era troppo forte. 
Tornò alla panchina, sentendo tremare le gambe un’altra volta. 
Si sedette , appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si premette le mani sul viso continuando a piangere, emettendo suoni disperati.

-Ma che fai Harry..

Louis lo sussurrò, per non farsi sentire dal ragazzo. Quella reazione lo colse di sorpresa, non riusciva a capire perché stesse piangendo, perché si stesse disperando in quella maniera.
Perché lo sta facendo? Cosa gli importa di me, lo stronzo che lo ha trattato male per tutto questo tempo? 
Non sapeva cosa fare. Inarcò le sopracciglia e fece lo stesso gesto che poco prima Harry aveva fatto per lui: allungò il braccio, ma poi lo ritrasse per torturarsi i capelli. 
Andò verso di lui e gli si sedette accanto. 

-Ma perché piangi adesso? Perché ci tieni così tanto a questa storia?

Sbottò così, facendosi sentire questa volta, chinandosi verso il viso di Harry e portandogli una mano sulla schiena, quasi a consolarlo.

-Forse per recuperare quanto abbiamo perso?

Rispose quasi urlando ancora in preda ai singhiozzi. Lo guardò come se volesse trasmettergli tutti i ricordi che aveva di loro due insieme, della loro amicizia, che si era spezzata così per un semplice errore. 

-Ma tu ovviamente non puoi capire, lascia perdere

Tornò a coprirsi il viso, questa volta calmandosi un po’.
Non aveva intenzione di parlare un solo secondo di più con Louis, voleva solo allontanarsi, ma il tocco leggero di una mano sulla sua schiena lo costringeva a rimanere, non voleva sbarazzarsene. 
Sospirò, chiuse gli occhi e cacciò via le ultime lacrime. 
Una volta riaperti li incatenò con quelli blu del ragazzo e ne rimase incantato. Non si era mai soffermato con tanta intensità a guardare gli occhi del compagno: non riusciva a pensare a nulla, se non a quanto fossero belli. 
Anche tutte le parole che Louis gli aveva detto fino a quel momento si dissolsero, lasciando spazio a quei gioielli che aveva davanti.
Louis sorrise.

Ma tu ovviamente non puoi capire, lascia perdere.

-Cosa ti fa pensare che io non possa capire?

Notò, con un pizzico di sorpresa, che Harry aveva preso a fissarlo, come stregato, e non poteva fare a meno di sorridere ancora. 
Doveva provocarlo un po’, prenderlo in giro, così, senza farsi notare troppo, si umidificò le labbra con la lingua guardando verso il basso, rompendo quel contatto visivo, assumendo un’espressione decisamente seria, che mandava il messaggio di non volersi trovare lì per nessuna ragione al mondo. 
La mano era ancora sulla schiena di Harry e con quella libera si ravvivò i capelli, che sembrava quasi prendessero un colore più intenso e infine tornò a posare gli occhi sul ragazzo, ancora incantato.
 

-Sarò pure uno stronzo, ma certe cose posso capirle.

Disse così nella speranza che Harry dicesse tutto quello che aveva da dire e che quella brutta storia si concludesse.

Ma perché sto facendo così.

Si era mostrato vulnerabile e comprensivo nei suoi confronti, aveva cercato di, come dire, aiutarlo? Non sopportava di vedere qualcuno triste a causa sua.

-Avanti, non andare via, parla.

Harry riuscì finalmente a tornare alla realtà e a distogliere lo sguardo dal ragazzo davanti a lui e prese a guardare i suoi piedi. Voleva che parlasse, ma sapeva perfettamente che Louis avrebbe ricominciato a sbraitare e a urlargli contro una volta nominato Luke. Ormai non aveva più nulla da perdere, le cose non sarebbero potute andare peggio di così. 
Timoroso come non mai rialzò lo sguardo e con voce flebile iniziò a raccontare. 

-Premetto che ho iniziato questo discorso con la speranza che forse un domani saremmo potuti ritornare a essere qualcosa di simile a degli amici, ma sono più che sicuro che ciò non accadrà mai, perché tu mi odi. Però ora vuoi che io parli ed eccoti accontentato. 
Ho conosciuto Luke durante un’uscita con amici, è stato lui a rompere il ghiaccio e a parlarmi, sai che non sono tipo da primo passo insomma. Da quel momento in poi abbiamo iniziato a frequentarci. Era la prima volta che io mi impegnavo così in una relazione; mi ero affezionato in una maniera che mi era nuova, ma mi piaceva quella sensazione. Il giorno in cui tu ci hai scoperto è stato uno dei giorni peggiori della mia vita: ho perso nello stesso momento le due persone a cui tenevo di più al mondo e sono rimasto da solo. In più hai iniziato a odiarmi e insultarmi pesantemente.
So di essere coinvolto al cento per cento in questa storia, ma credo che.. credo che tu non debba odiarmi così. L’unica persona verso cui dovresti buttare tutto questo odio è lui, perché allora anche io potrei iniziare a fare la stessa cosa con te, dato che lui era il mio ragazzo e se la faceva con te.

Aveva ricominciato a tremare e aveva il fiato corto.

-Spero che tu possa avere una visione più ampia dei fatti e che tu possa ragionare più chiaramente..

Concluse con voce stanca e distante. Si abbandonò allo schienale della panchina e chiuse gli occhi. Non tutto quello che aveva detto era vero, si era inventato metà di quella storia e per ora non aveva intenzione di raccontargli come stavano realmente le cose. 
Sapeva bene che Louis lo conosceva abbastanza da sapere quando mentiva, ma sperava con tutto se stesso che avesse mascherato bene la sua bugia. 
Era troppo debole per rivelare il suo segreto.

Ti prego. Non smascherarmi proprio adesso..

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo: E' troppo tardi. ***


Harry non avrebbe mai rivelato quella verità a Louis, la riteneva troppo imbarazzante e umiliante e la cosa migliore da fare sarebbe stata tenersela per se.

Ma ora sentiva che ancora per poco avrebbe potuto mantenere un simile segreto: all'inizio aveva pensato che magari poteva riempire quel vuoto dentro di sé con una persona a caso, solo per riuscire a dimenticarsi di quel ragazzo per lui così perfetto. Forse avrebbe potuto aiutarlo ad andare avanti e uscire dall'ottica di quel cretino che si innamora del suo migliore amico.

Era nato tutto così velocemente e così naturalmente: si perdeva in quegli occhi blu come il mare e poteva morire per il suo sorriso dolce; amava ogni suo movimento, il modo in cui si scompigliava i capelli, il modo in cui si bagnava le labbra con la lingua quando era nervoso e la sua voce.

Amava la sua voce.

Per alcuni poteva sembrare fastidiosa, ma lui non riusciva a fare a meno di quel suono.

Ogni volta che lo vedeva e si abbracciavano Harry sentiva una strana sensazione dentro di se e appena lui lo stringeva a sé annusava quel suo profumo aspro e deciso.

Un giorno aveva deciso che quella storia sarebbe dovuta finire: o si dichiarava all'amico rischiando il tutto per tutto oppure si sarebbe disperato per il resto dei suoi giorni.

Prese tutto il coraggio che aveva con se e scelse la prima opzione, un rifiuto sarebbe stato più semplice da superare rispetto al rimorso di non averci provato.

Quella sera lo aveva invitato a guardare un film da lui, come erano soliti fare il sabato, e di lì a pochi minuti Louis avrebbe suonato il campanello. Arrivò con un po' di anticipo e Harry andò ad aprirgli la porta scosso da un brivido di eccitazione e ansia tutto nello stesso istante.

Louis aveva un sorriso a trentadue denti, entrò nella stanza felicissimo di trovarsi lì e poi saltò tra le braccia di Harry. Quest'ultimo non poteva essere da meno e quando si staccarono si scambiarono un'occhiata di intesa.

"Ti devo dire una cosa"

Lo dissero all'unisono e tutti e due scoppiarono a ridere.

Harry gli diede la precedenza.

"Dai dimmi prima tu"

Louis si sedette sul divano del soggiorno e sputò esaltato la sua notizia.

"Mi sono fidanzato"

Harry rimase paralizzato. Fidanzato? Non poteva essere così, come era successo?
Il suo sorriso grande e speranzoso era scomparso lasciando il posto a uno finto e triste. Si sentiva male, non c'era altro modo per dirlo. Stava per dichiarare il suo amore al suo migliore amico e viene preso in contropiede da una notizia come quella.

"Wow, s-sono contento per te Louis!"

Balbettò questa frase mentre il suo corpo riprendeva lentamente fluidità e si dovette appoggiare allo schienale del divano per non crollare a terra.

"Grazie! E la tua grande novità qual è?"

Sapeva che quella domanda sarebbe arrivata, così si limito a rispondere che non era nulla di importante e poteva aspettare, guadagnandosi un'occhiata infastidita dell'amico. Cambiò subito argomento e si misero a guardare il film.

Questo fu quello che portò Harry a credere che non ci fossero più speranze ormai, che l'unica soluzione era dimenticarsi di Louis e poteva farlo solo cercando di rimpiazzarlo.

Aveva pensato che trovando qualcuno quel sentimento sarebbe cambiato indirizzandosi verso questa nuova figura, che quello che provava per il suo migliore amico si sarebbe trasformato in pura amicizia e tutto sarebbe potuto tornare come prima.

Non fu così però.

Era riuscito a trovare qualcuno, un certo Luke: era bello, imponente, occhi verdi e capelli neri. Nonostante avesse iniziato ad impegnarsi sul serio in quella relazione con quel ragazzo, non riusciva a togliersi Louis dalla testa: ogni volta che uscivano insieme si chiedeva come sarebbe stato passare momenti così belli insieme a Louis, passeggiare nel parco mano nella mano, o con il suo braccio a cingergli la vita, come sarebbe stato scambiarsi sguardi intensi e parole dolci.

Più tempo passava con Luke, più il suo viso si confondeva con quello di Louis: guardava i suoi capelli scuri e intanto vedeva delle ciocche color miele, guardava i suoi occhi verdi e intanto vedeva il colore del mare, guardava le sue labbra carnose, ma vedeva quelle piccole e graziose di Louis.

Cercò di convincersi che quello che amava era Luke, che poteva provare dei sentimenti più forti per lui, così decise di spingersi oltre le solite carezze innocenti e i baci casti.

Il giorno della Vigilia di Natale decise di fare un salto da Luke dopo cena, per salutarlo e fargli gli auguri, ma i suoi programmi erano ben altri.

Fu sorpreso di vederlo e anche non troppo felice e Harry percepì che c'era qualcosa che forse non andava. Ma ben presto si rilassarono entrambi e si lasciarono andare alla lussuria in cui il riccio li aveva trasportati.

Fu veramente una bella notte per lui, ma ciò nonostante non era riuscito a sentire quella scossa che avrebbe potuto cambiare tutto: continuava a pensare a Louis, costantemente, a come sarebbe potuto essere con lui. Non c'era paragone tra i due e ormai si rassegnò a questo.

Mentre era perso nei suoi pensieri la porta si spalancò ed entrò Louis nella stanza, rivelando la cruda realtà dei fatti: non esistevano parole per descrivere come si sentiva.

Era schifato dal comportamento di Luke e disperato per quello che sarebbe potuto succedere con Louis, la loro amicizia non sarebbe durata ancora per molto...
Guardare il viso dell'amico distorto da quell'espressione di amarezza era troppo: si rese conto di quello che aveva appena fatto e cercò di rimediare, cercò di scusarsi, ma ormai era troppo tardi.
Seguì Louis allontanarsi svelto da lui e subito il suo corpo fu pervaso da un misto di distruzione e rabbia verso sé stesso.

Se solo avesse trovato il coraggio di dirgli ciò che provava fin dall'inizio, se avesse avuto il coraggio di dire la verità, forse adesso sarebbe potuto essere felice, felice con lui.

Invece si era ritrovato faccia a faccia con una situazione sin troppo grande per lui: doveva combattere contro il rimorso di non aver parlato, contro la frustrazione e contro la rabbia.

Era ancora troppo presto per perderlo.

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto: Giochiamo allora. ***


Louis era stato a sentire quel discorso senza muoversi e senza cambiare espressione e quando Harry ebbe finito non fu da meno. Lo guardò con quella solita, fastidiosa, aria di superiorità.

"Il tuo discorso ha due falle"

Lo disse roteando gli occhi per poi riportarli su di lui.

"Primo: io non ti odio, mi fai schifo, le cose sono ben diverse. Secondo: tu non potresti odiarmi, non potresti mai. Perché quando tu stavi con Luke non era lui a tradire te, ma stava tradendo ME e tu non lo sapevi".

Detto questo sorrise di nuovo, ma non era un sorriso troppo convinto.
Si era reso conto che quello che aveva detto non aveva senso e sperava con tutto se stesso che Harry non se ne fosse reso conto.

In qualche modo dovrò pur difendermi..

Pensò che forse avrebbero davvero potuto ritornare amici, ma quel rapporto sarebbe risultato davvero strano e pieno di litigi, non potevano essere quello che erano prima, ormai si era spezzato qualcosa in quel legame e andava ricostruito.
Lui non odiava Harry, perché avrebbe dovuto? Non poteva cancellare in un colpo solo tutto quello che avevano passato. Lo disgustava e basta per quello che aveva fatto e per essersi innamorato di uno stronzo come Luke. Lui non lo meritava, doveva avere di meglio, non certo una persona spregevole come lui; era troppo fragile per reggere una situazione tale e non sopportava davvero di vederlo soffrire.
Ma doveva comunque continuare quella recita e cercare di non crollare da un momento all'altro, così cercò di sostenere lo sguardo di Harry che ora lo guardava perplesso.
Harry non vedeva altro che compiacimento nei suoi occhi, ma si sentì sollevato quando seppe che non lo odiava, era già qualcosa.

"Sono contento che il sentimento che provi per me sia solo disprezzo e non odio. Ma ciò non toglie, e te lo ripeto per la millesima volta, che siamo sulla stessa barca.."

Lo disse con un tono di voce stanco: era veramente stufo di ripetere le stesse cose e non essere capito, o per lo meno era quello che sembrava dato che Louis era come un disco rotto in ripetizione.
Stava davvero cercando in tutti i modi di ritirar su qualcosa di quello che era stato perso, ma l'impresa risultò più difficile di quanto aveva previsto.
Louis era testardo e smuoverlo da quelle che erano le sue convinzione sarebbe stato alquanto arduo, ma infondo sapeva che un briciolo di possibilità c'era.
Sospirò e si passo una mano tra i capelli spostando qualche riccio ribelle.

"Io ho detto tutto quello che dovevo dire, quindi sei hai qualche altro insulto in serbo per me, sentiti libero di farmelo conoscere.."

Lo disse con lo stesso tono piatto, ma si percepiva un pizzico di ironia.
Si guardò i piedi aspettando le ennesime parole cattive, ma queste non arrivarono.
Louis non voleva assolutamente dargli quella soddisfazione, sarebbe stato arrendersi alle sue volontà e poi non aveva altre idee per insulti originali.
Si limitò a pensare qualcosa che avrebbe potuto farlo infuriare ancora di più, dato che non era ancora il momento di diventare "amici".
L'idea arrivò quasi subito: non dovette dirselo due volte quando rispose al riccio:

"Okay"

Lo voleva provocare. Rise di gusto e poi tornò alla sua posizione iniziale, con i gomiti appoggiati allo schienale della panchina, infine si mise a guardare il cielo.
Harry strinse i pugni e rimase a bocca aperta a quell'affermazione.
Sapeva benissimo a che gioco stava cercando di giocare e dovette ammettere che era dannatamente bravo visto i risultati che aveva ottenuto.
Fu attraversato da un'improvvisa voglia di dargli un pugno in faccia e chiudere lì la questione, gli fece letteralmente schizzare i nervi, ma non poteva certo accontentarlo, non poteva dargliela vinta.
Così cercò di calmarsi, chiuse gli occhi e prese un grosso respiro buttando poi fuori l'aria e per qualche strana ragione riuscì a controllarsi.
Si disse che per vincere quella partita avrebbe dovuto usare gli stessi suoi schemi.

"Okay"

Lo disse deciso e sicuro di sé: si spostò andandosi ad attaccare a Louis, standogli quasi sopra e un ghigno divertito si formò sulle sue labbra.

"Oh mio Dio, ma che stai facendo? Perché non corri via offeso e in lacrime come fai sempre?"

Louis era sorpreso della reazione del riccio, ma un poco se l'aspettava; era terribilmente deciso a conseguire i suoi obiettivi e nulla lo avrebbe fermato.
Cercò di allontanarsi più che poteva, o per lo meno quanto lo permetteva quella panchina, continuandolo a fissare con gli occhi ridotti a due fessure.

"Questa è la distanza che devi mantenere"

Harry non esitò un momento a seguire i movimenti del ragazzo: si avvicinò, più di prima. Ora le loro braccia si toccavano e le loro mani erano vicine.
Si fermò a contemplare le piccole mani di Louis ed ebbe l'istinto di tenerle fra le sue, ma poi girò la testa verso quello che avrebbe voluto definire amico (o forse qualcosa di più), con un sorriso che gli si era appena formato sulle labbra.
Non disse nulla, si limitò a fissarlo, nella speranza di una reazione non necessariamente brusca.
Louis cercò di spostarlo di peso, visto che non aveva più spazio per allontanarsi lui stesso. Sbuffò rumorosamente, vedendo gli scarsi risultati raggiunti, e fece volare i capelli che gli ricadevano sulla fronte.

"Ma perché cazzo stai facendo così adesso?"

Harry in tutta risposta si avvicinò per la terza volta, ora prendendogli quella piccola mano e mettendo in contatto le loro spalle. Non sapeva esattamente cosa dire per irritarlo ancora di più, così con la mano libera spostò una ciocca ribelle dal viso di Louis.
Poi ripetè il movimento.
Quel ciuffo non voleva proprio mettersi al suo posto.

"Okay Styles. Hai superato il fottuto limite".

Si infuriò quando le lunghe dita di Harry andarono a toccargli i capelli, non aveva il diritto di farlo.
Così si alzò, mettendosi di spalle a lui e si allontanò di qualche passo per raggiungere un grande albero spoglio per sedercisi sotto, tutto sarebbe stato meglio di quella vicinanza.

"Ehy aspetta!"

Harry gli corse dietro e, non appena lo raggiunse, lo afferrò per un polso costringendolo a fermarsi e voltarsi verso di lui.

"Senti non so veramente come ti devo prendere! Che sei uno stronzo lo sanno tutti, ma mi aspettavo che magari, se avessimo parlato, entrambi avremmo potuto risolvere, ma mi sbagliavo.."

Era davvero triste.
Aveva tentato di giocare al malato gioco di Louis, ma lui non era un duro e soprattutto aveva un cuore.
Lasciò il suo polso è sospirò, prima di girarsi e iniziare a camminare.
Sentiva il bisogno impellente di prendere a pugni qualcuno o qualcosa.

Non era da lui, no.

"Ma perché ci tieni così tanto cazzo?"

Quelle parole arrivarono forti e chiare alle orecchie di Harry e lo costrinsero a fermarsi.
Louis non era di nuovo corso a fermarlo e questo un po' gli fece male.

"Dimmi perché diavolo ci tieni così tanto a questa storia. Come puoi voler stare vicino a uno stronzo tale?"

La sua voce suonò leggermente disperata, ma riuscì comunque a controllarsi.

"Non te ne andrai finché non avrai risposto a questa domanda Harry"

Continuava a urlare nonostante fossero a pochi metri di distanza, forse per paura che non lo sentisse? Dopotutto Louis non voleva rimanere così con l'amaro in bocca, doveva sapere e non lo avrebbe lasciato andare molto facilmente, che fosse con le buone o con le cattive.
Harry percepì quel senso di disperazione nelle sue parole, anche se si tenevano ben nascoste e questo lo indusse a voltarsi.
Che ci tenesse ancora?

Davvero non te ne accorgi Louis? Davvero non capisci che mi sono innamorato di te e non sopporterei di perderti una seconda volta?

Harry incatenò i suoi occhi a quelli dell'altro e a grandi passi ritornò davanti a lui, i loro visi a pochi centimetri di distanza. Lo costrinse a indietreggiare fino a quando non fu con le spalle contro quell'albero, che Louis aveva provato a cercare poco prima.
Il suo respiro aumentò in modo frenetico per colpa della rabbia e la tristezza che aveva dentro.

"Se te lo dicessi, cosa cambierebbe? Di certo le mie parole non ti faranno iniziare a provare sentimenti verso qualcuno o qualcosa, non scioglieranno il tuo cuore di ghiaccio. Sei così danneggiato e l'unica cosa che sai fare è ferire le persone. Quindi non sprecherò altre parole per sentirmi deridere ancora e ancora!"

Louis aumentò lo spazio che c'era tra loro dando una piccola spinta a Harry.
Non riusciva a capire cosa ci trovava in lui, perché quel ragazzo rivoleva quell'amicizia a tutti i costi. Aveva costantemente lottato per riappropriarsene, ma ora vedeva che stava cedendo, stava mollando la presa e questo lo rendeva confuso.
Tutta la determinazione che aveva mostrato fino a quel momento stava lentamente scivolando  via.
Gli faceva davvero così tanto effetto?
Non sapeva se fosse giusto comportarsi da persona comprensiva e, con calma, farsi dire il perché di tanto attaccamento, oppure mandare tutto al diavolo come faceva sempre.
Ormai erano mesi che faceva lo stronzo con Harry, che lo trattava male ogni volta che ne aveva l'occasione, che lo derideva per qualsiasi sciocchezza, ma che ci poteva fare?
Il disgusto e la rabbia che provava verso di lui, quando vedeva il suo viso, erano enormi, ma ora, che si era presentato così triste e con la voglia di ricominciare, qualcosa era scattato dentro di Louis.
Forse anche a lui mancava Harry: gli mancavano quelle cose che facevano di solito gli amici, come guardarsi un film insieme, andare a giocare a calcio (anche se Harry non era così bravo), giocare ai videogiochi. O forse tutto questo non gli mancava affatto.
Per tutto il tempo passato aveva dimenticato come si sentisse bene accanto al riccio, si era dimenticato di come gli era stato sempre vicino, di come lui c'era per ogni suo problema. Tutto questo era stato rimpiazzato dalla scena orribile a cui aveva assistito il giorno del suo compleanno. Non riusciva davvero a capire perché Harry gli avesse fatto una cosa del genere ed era rimasto più male per il suo migliore amico che per il suo ragazzo.
Ma ora questa nuvola di odio cominciava lentamente a svanire, lasciava spazio ai ricordi e alla consapevolezza di essere stato un cretino ad abbandonare così il suo amico per un anno intero.
Ora era curioso.
Curioso di sapere perché Harry non aveva mollato, perché avesse continuato a tornare da lui nonostante lo trattasse una merda.
Voleva sapere.
La curiosità era così grande che ogni cattivo pensiero era stato temporaneamente coperto.
Rimase senza volerlo con la mano sul petto del ragazzo, quasi non se ne rese conto, e cercò la frase migliore per ottenere le risposte che voleva.

"Cosa ti dice che non cambierebbe nulla? Se ci tieni davvero a questa amicizia allora tanto vale che tu mi dica il perché di tanto affiatamento"

Sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi maliziosi e cominciò a fissare gli occhi verdi di Harry.

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto: Distanza e avvicinamento. ***


Harry si sorprese nel vedere la mano di Louis ancora sul suo petto, non si aspettava che ci sarebbe potuto essere anche solo un piccolo contatto fra di loro.
La guardò per un secondo, contemplando quelle piccole dita che accarezzavano il suo grande sterno, prima di metterci sopra la sua e stringergliela.
Alzò lo sguardo per incontrare quel mare che si ritrovava Louis al posto degli occhi e sorrise.

"Tu non puoi immaginare quanto io possa tenere ad un cambiamento, neanche un po', e non mi aspetto certamente che tu mi capisca. Tanto ormai non ho nulla da perdere con te, male che vada continuerai a disprezzarmi come prima"

Di sicuro è meglio dell'ignorarmi totalmente.

"Io ci tengo così tanto perché.."

Esitò per un istante, distogliendo lo sguardo da Louis e deglutendo rumorosamente.

Perché provo qualcosa per te da troppo tempo.

"..perché nonostante tutto mi manca il mio migliore amico ed è questo il motivo per cui ci tengo ad aggiustare le cose fra noi. Mi basterebbe solo tornare al rapporto che avevamo prima e poterci divertire di nuovo insieme."

Ma forse neanche questo mi basta più...

"Vorrei che smettessi di disprezzarmi. Quello che è passato è passato".

Harry non riusciva a parlare, non riusciva a rivelargli i suoi sentimenti.
Era come bloccato, ma non capiva da cosa.
Strizzò leggermente gli occhi e concluse quel discorso.

"Non pretendo che tu mi capisca"

Louis si lasciò scappare un gridolino di rabbia.
Tolse la mano dal petto del ragazzo e se la passo freneticamente tra i capelli, scompigliandoli visibilmente.

"Smettila di dire che non ti capirei. Ti capisco benissimo"

Era sul punto di crollare, se lo sentiva.
Non aveva mai pianto in vita sua, nemmeno quel maledetto giorno del suo compleanno. Aveva solo conservato rabbia e rancore nei confronti del riccio.
Ma in quel momento sentiva che le lacrime stavano per uscire e per nessuna ragione doveva cedere.
Quella nuvola rossa che offuscava i suoi pensieri continuava a svanire e i piccoli mattoncini del muro che si era creato attorno cominciavano a crollare.
Harry aveva toccato un tasto dolente: la loro amicizia.
Non avrebbe mai ammesso che gli era terribilmente mancato in quel periodo.
Lo guardò, con gli occhi lucidi, e con la voce piena di disperazione gli chiese:

"Perché hai deciso di farmi crollare?"

La sua voce si spezzò alla fine della frase.
Chiuse gli occhi nella speranza di non piangere e per qualche istante ci riuscì, ma se Harry avesse ancora una volta tentato di attaccare il suo muro, era certo che gli sarebbe crollato tutto addosso.
Riaprì gli occhi e vide la mano del ragazzo che si stava avvicinando al suo viso: gli riordinò i capelli appena scompigliati e poi la riabbassò portandola al suo posto.
Harry gli rivolse un sorriso quasi imbarazzato.

"Louis io non posso sapere se mi puoi capire o meno considerando il fatto che mi insulti e urli come un pazzo. Quindi per favore, dimmi cos'è che capisci benissimo?"

Lo disse lentamente, legando per la centesima volta in poco tempo i suoi occhi a quelli dell'altro; poi si ricordò di quell'ultima frase.

Perché hai deciso di farmi crollare?

Harry non aveva ben compreso quella frase; davvero Louis stava cedendo?
Cominciò a credere che la sua tattica stava avendo effetto.
Doveva solo spingere su quel cassetto remoto della sua mente per far riaffiorare tutti i ricordi riguardanti la loro amicizia e a quel punto ce lo avrebbe avuto in pugno.

"E soprattutto: non sono io ad aver deciso di farti crollare, questo lo stai dicendo tu adesso, e posso dire per fortuna, quasi. Però forse potrei aiutarti a rimettere insieme i pezzi, potrei starti vicino, come ho sempre fatto Louis"

Concluse speranzoso studiando ogni mossa dell'amico per capire se avesse fatto centro oppure no.
Ma Louis non lasciava trasparire nulla esternamente, lo stesso non si poteva dire internamente.
Era stato un colpo basso quello di Harry, era riuscito a scovare il suo punto debole e smascherarlo con una semplice frase.

Potrei starti vicino, come ho sempre fatto.

Cercò il più possibile di non tradirsi e mantenere quella posizione, contrastando la tempesta che si era appena formata dentro di lui.
Sorvolò quindi sull'ultima parte del discorso di Harry e rispose alla prima domanda.

"Capisco che tu vuoi riallacciare i rapporti, tutto qua. Non c'è nulla di complicato in quanto hai detto. Quello che non comprendo è perché stai ancora combattendo con uno stronzo come me"

Louis si scompigliò di nuovo la sua chioma castana, stavolta mandando indietro la frangia e mostrando la fronte. Un'onda dalle mille sfumature gli si era formata sulla testa appena tolse la mano.
Sbuffò e cominciò a pensare a quello che avrebbe potuto fare.
Guardò Harry prima di rivolgergli una domanda.

"Come pensi di rimettere insieme qualcosa che tu stesso hai distrutto?"

Era ovviamente una domanda retorica a cui Harry non avrebbe trovato risposta, ma infondo Louis sperava con tutto se stesso che la trovasse.
Cominciò a fissarlo e lo faceva con la stessa fredda espressione di sempre e il solito ghigno di sfida, ma gli occhi lo tradivano.
Gli occhi lasciavano intravedere la grande lotta che stava combattendo contro se stesso e contro le sue emozioni, lasciavano intravedere la tristezza quel poco che bastava.
Lo fissò a lungo e in silenzio attendendo.
Harry notò subito quella nota stonata sul suo volto e cercò in fretta di trovare una risposta.
Seriamente, come avrebbe potuto ricostruire qualcosa che lui stesso aveva distrutto? Non lo sapeva proprio.
Sperava soltanto che Louis iniziasse a parlare con lui in modo civile, ma pensare di rimettere insieme i pezzi di un cuore spezzato era un altro paio di maniche.
Solo qualcuno che Louis amava ci sarebbe riuscito e di certo lui non era quel qualcuno.
Per quanto fosse innamorato di quel ragazzo dagli occhi color mare, sapeva che l'unica cosa in cui poteva sperare era un'amicizia, e forse neanche quella.
Continuò ad affogare nei suoi occhi, in cerca di una risposta, una che avrebbe potuto cambiare le cose, ma non la trovò.

"Non lo so Lou. Non ho idea di come rimediare a questo"

Credette di vedere un lampo di delusione attraversare gli occhi di Louis, ma non ne fu troppo certo. In ogni caso si affrettò a concludere per rimediare.

"Forse potremmo ricominciare da capo. Però non fraintendermi, non ti sto chiedendo di dimenticare o cose del genere, so che non sarebbe possibile.."

Louis non si accontentò di quelle risposte, non erano abbastanza.
Voleva di più.

"Ti sei dato da solo la risposta che tanto attendevi. Non sai come fare e quindi non puoi aiutarmi in alcun modo".

Continuò a fissare Harry, stavolta avvicinandosi di più a lui e riducendo la distanza al minimo. Percepiva che gli stava nascondendo qualcosa, qualcosa di importante, e forse era riuscito anche a capire di cosa si trattasse.
Aveva visto come si perdeva nei suoi occhi, come lo guardava, come lo toccava ogni volta che ne aveva l'occasione.

Sono sicuro che provi qualcosa per me..

Avvicinò le sue labbra all'orecchio del riccio e sussurrò:

"Hai qualche altra buona idea Harry?"

Tornò a guardarlo con il suo sguardo gelido e il suo ghigno malizioso.

Se non funziona questa vicinanza allora devo osare di più.

Harry si irrigidì visibilmente: il suo respiro accelerò per l'ultima affermazione di Louis, ma soprattutto per la sua distanza, che a differenza di prima era più che ridotta.
I suoi occhi gelidi erano ancora più belli da vicino e la sua bocca sottile era davvero troppo invitante. Deglutì e dovette spostare lo sguardo , perché non sapeva cosa sarebbe potuto succedere se avesse continuato a guardare.

"Tu ne avresti?"

La sua voce tremava, la gola era improvvisamente secca e si sentiva le gambe molli.
Cominciò a indietreggiare per allargare lo spazio fra di loro, continuando a guardare da un'altra parte.
Non avrebbe mai pensato che il suo corpo avrebbe potuto reagire così a una tale vicinanza.
Louis fece un passo verso di lui vedendo che si stava allontanando.

Funziona. Non mi resta che continuare su questa strada.

Sorrise a quel pensiero e poi tornò a dedicarsi a Harry.
Gli prese delicatamente il viso e lo costrinse a guardarlo: si morse il labbro inferiore con fare provocatorio e poi sussurrò, ancora troppo vicino all'amico, queste parole:

"Io l'ho chiesto a te Haz"

Era la prima volta dopo mesi che lo chiamava così.
Harry comprese che aveva scovato il suo punto debole e lo stava usando contro di lui.
Non riusciva però a darsi controllo e, invece di allontanarsi e accontentarlo, fece l'esatto contrario: si avvicinò a Louis tanto da mettere in contatto i loro corpi.
Stavolta fu il suo turno di avvicinare le labbra all'orecchio dell'altro, quasi sfiorandolo.

"Bhe Lou, ci sono così tanti modi per rimediare al danno che ti ho recato. Devi solo farmi sapere quello che più preferisci".

La sua voce era lenta e suadente.
Si spostò dal suo orecchio e ritornò a guardarlo negli occhi: un sorrisetto di sfida, come quello che precedentemente occupava il volto di Louis, si formò sul suo.

Questa è la volta buona che mi tira un pugno.

Contrariamente a quello che si aspettava Harry, il ragazzo non lo picchiò, ma notò che si irrigidì notevolmente.
Aveva di nuovo giocato al suo stesso gioco e percepiva che a Louis la cosa non piaceva.
Questi fu preso da un fuoco di rabbia: cercò di contenersi, doveva mantenere la calma se voleva ottenere quello per cui tutto questo era iniziato, e ci riuscì.
Adesso appariva come un docile gattino.
Si guardò intorno frettolosamente in cerca di qualcosa e poi si ricordò dell'albero contro cui lo aveva spinto poco prima.
Bingo.
Raccolse tutta la forza di volontà che aveva in corpo per riuscire a mettere in pratica il suo piano, d'altronde la curiosità vinceva sulla rabbia.
Posò una mano sulla schiena di Harry e lo spinse a sé facendo toccare le loro fronti, ma senza mai staccare gli occhi da quelli dell'altro. La mano libera si adagiò sulla sua spalla e, quando fu sicuro che ce lo aveva un pugno e non si sarebbe ribellato, si girò di scatto portando con sé Harry e sbattendolo contro quell'albero a pochi centimetri da loro.
Si curò che non si facesse alcun male, o sarebbe andato tutto a puttane. Inoltre bloccò ogni suo tentativo di fuga e, tenendo ferme le braccia del ragazzo dai polsi, disse:

"Non sono io che devo risanare un cuore spezzato".

Sorrise e fermò lo sguardo sulle labbra grandi di Harry e per provocarlo ancora un po' morse le sue.
Harry non si sarebbe mai aspettato una mossa del genere : aveva i polsi bloccati accanto i suoi fianchi e il viso di Louis fin troppo vicino. Quando si morse il labbro cominciò a pensare che non avrebbe resistito ancora per molto, così alzò gli occhi cercando di rimuovere quell'immagine dannatamente provocante.

Perché deve fare così? Perché?

Cercò di liberarsi senza ottenere risultati, arrendendosi quasi immediatamente. Si rese conto di trovarsi in una posizione scomoda e per certi versi imbarazzante, quindi abbassò lo sguardo per studiare la giacca nera di Louis, non volendolo in alcun modo guardare in faccia, e sospirò.

"D-di solito un cuore spezzato si può curare con un altro cuore spezzato"

Disse timidamente e arrossì.
Louis non poteva fare a meno di pensare che aveva fatto centro; Harry stava cedendo e lo vedeva chiaramente. Sorrise e continuò a guardarlo.
Liberò uno dei suoi polsi, anche se riteneva fosse una mossa sbagliata, e prese il viso del riccio costringendolo a guardarlo di nuovo.

"E di chi è quest'altro cuore spezzato?"

Scandì ogni singola parola con voce mielosa.

Dovrai cedere prima o poi.

La sua mano e il suo viso furono per Harry la goccia che fece traboccare il vaso.
Era fottuto.
Era caduto con tutti i piedi nella sua trappola.
La bocca era secca e quegli occhi così vicini gli facevano venire il mal di testa.

Ormai non ho più nulla da perdere.

Non ci pensò due volte quando con la mano finalmente libera afferrò il collo di Louis e diminuì ancora di più quella distanza.

"Magari tu non lo hai capito, ma è il mio l'altro cuore spezzato"

Disse, annullando poi lo spazio che c'era fra di loro baciandolo.

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto - Compassione? Nostalgia? Amore? ***


La sensazione delle loro labbra a contatto fu anche meglio di come Harry se l'era immaginata. Quella morbidezza e quel sapere dolce gli fecero dimenticare per qualche secondo il motivo del loro litigio e si fece trasportare da movimenti lenti e delicati, che lasciavano trapelare anche troppi sentimenti da parte del riccio.
Louis gli mise una mano dietro la schiena e con l'altra gli accarezzò il retro del collo e a quel tocco Harry fu percorso da un brivido che gli arrivò fino alla punta dei piedi.
Avrebbe voluto che quel istante durasse per sempre, ma Louis si staccò allontanandosi di qualche passo e scoppiando a ridere.
Forse avrebbe preferito se fosse rimasto in silenzio.

"Lo sapevo, era proprio questo che aspettavo!"

Tornò vicino a lui e lo guardò con occhi compiaciuti, non più arrabbiati o tristi, e continuava a mantenere il contatto fisico lasciandogli una mano appoggiata alla base del collo.
Non sapeva spiegarsi cosa stava provando in quel momento e quella sensazione di mancanza che aveva percepito una volta abbandonate le labbra di Harry, sapeva solo che qualcosa stava cambiando e cominciava ad avere paura.
In ogni caso non voleva farglielo notare e perciò continuò a immedesimarsi nel personaggio del ragazzo cattivo.

"Ora di quelle due parole che voglio sentire e dimmi chi ti ha spezzato il cuore"

Harry si sentì improvvisamente distrutto, il tono di voce compiaciuto del ragazzo aveva fatto si che i suoi occhi si iniziassero a bagnare.
Allora era questo il suo scopo?
Realizzò che Louis aveva costruito il suo piano alla perfezione: ogni singola mossa e ogni singola parola era stata usata contro di lui per indurlo a baciarlo, come se già sapesse fin dall'inizio che lo avrebbe fatto.
Era stato davvero bravo, doveva ammetterlo.
Lui si sentiva ferito, tradito. Lo aveva deriso un'altra volta e questo lo faceva stare male.
Tutte le sue difese erano crollate, lo aveva spogliato di ognuna di esse e lo aveva costretto a uscire allo scoperto. Ormai era inutile continuare a mentire, non sarebbe più servito a nulla.
Stava ancora perdendosi nei suoi pensieri quando il tocco di Louis e la sua domanda lo riportarono alla realtà. Gli stava chiedendo di pronunciare quelle due parole e di dirgli chi gli avesse spezzato il cuore.

Ti amo, sono quelle due parole, ma non usciranno dalla mia bocca.

Non si rendeva conto di quanto la situazione fosse seria, di quanto fossero in gioco i suoi sentimenti, Louis sembrava non rendersi conto di niente e questo lo faceva infuriare.

"Secondo te chi può essere stato a spezzarmi il cuore?"

Lo disse con il tono più sconsolato che aveva e Louis aggrottò le sopracciglia.

"Luke?"

Rispose, irrigidendosi e stringendo i denti.

Sei così ingenuo Lou.

Non aveva capito nulla.

"No"

"E allora chi?"

Cambiò intonazione e stavolta sembrava avesse fretta di saperlo, sapere cosa lo avesse fatto stare così male, sembrava preoccupato? No, non poteva essere..

"Tu".

La risposta uscì senza esitazioni: doveva farglielo sapere e quello era il momento più adatto. Si sentì improvvisamente più leggero; quel peso enorme che aveva sullo stomaco era finalmente sparito, si era quasi dichiarato al suo migliore amico (o quello che ne rimaneva) ed era in pace con se stesso.
La stessa cosa non si poteva dire per Louis.
Si era bloccato: quel "tu" rimbombava nella sua testa ripetutamente e il suo viso si trasformò da compiaciuto a sorpreso e poi a devastato.
Non poteva credere di essere lui la causa del cuore spezzato di Harry, non lo avrebbe mai potuto immaginare.

"I-io?"

Balbettò ancora più stupito, cercando di controllarsi per non piangere.
Harry però non era altrettanto forte.

"Sì Louis. Tu mi hai spezzato il cuore. Davvero ancora non riesci a capire? Io.. Io"

Non riuscì a finire la frase che scoppiò in un pianto isterico.
Non ce la faceva più; era stufo di far capire a Louis cosa provava e quello sembrava essere più testardo di un mulo.

"Non posso credere a quello che sto per fare.."

Sentì la voce di Louis arrivare alle sue orecchie e poi due braccia che lo circondavano con fare protettivo: subito un altro brivido percorse la sua schiena e una sensazione di calma invase il suo corpo, nonostante fosse in preda ai singhiozzi.
Louis lo attirò a sé, stringendolo con tutto l'affetto che aveva e lasciando che si sfogasse. Nonostante fosse visibilmente più piccolo di Harry, riusciva a tenerselo fra le braccia. Gli accarezzò la schiena e i morbidi ricci e, una volta calmo, gli alzò la testa e disse:

"Io cosa Harry?"

Il riccio rimase sorpreso per quell'improvviso cambiamento di Louis, ma si beò del tocco e le carezze che le sue mani lasciavano sulla sua schiena, poi, asciugatosi le lacrime, prese coraggio e rispose alla sua domanda.

"Io.. Vedi ecco, mi sono innamorato di te"

Come è possibile?

Louis si irrigidì di nuovo e un piccolo sorriso comparve sul suo viso, un sorriso di stupore e felicità insieme. Harry era innamorato di lui. Doveva prendersi qualche minuto per realizzare il tutto; non lo aveva mai sospettato, MAI. Lo aveva avuto così vicino per tanto tempo e ora si sentiva uno stupido a non averlo capito prima, sentiva di non essere stato all'altezza di quell'amicizia, che forse non lo conosceva così tanto come pensava.
Non sapeva come rispondere, quindi gli chiese imbarazzato:

"Davvero?"

"Si Louis. Tu mi piaci e nemmeno poco"

"E perché non me lo hai detto prima?"

Quella domanda suonava così ovvia. Perché non glielo aveva detto prima? Nulla di tutto questo sarebbe mai successo e magari ora potevano essere felicemente fidanzati, magari Louis ricambia i suoi sentimenti, ma non avrebbe potuto saperlo.
Harry si sentiva uno stupido.

"Bhe, non lo so.."

In questo momento vedeva un barlume di speranza e sperava solo che Louis non gli ridesse in faccia come aveva fatto poco prima.
Inaspettatamente lo strinse ancora di più in quell'abbraccio, lo guardò con occhi dolci come il miele e gli passò una mano fra i capelli.

"Ti sei messo in un fottuto casino Haz"

"Lo so"

Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare. Lo sapeva sin dal primo giorno che si era infilato in un gran casino, ma non era quella la cosa peggiore, perché lui era convinto di poterne uscire da solo.
Infondo, poi, si sa, c'è sempre una cosa peggiore.
Il fatto di non sapere cosa Louis pensasse al riguardo era una di quelle e lo straziava, anche se poteva benissimo immaginare che da parte sua ci fosse solo disprezzo, nonostante lo avesse baciato poco prima.
Il bacio.
Perché non si era subito allontanato? Perché lo aveva ricambiato?

Magari anche lui prova qualcosa.. non farti illusioni.

Aveva paura a chiederlo, così rimase in silenzio, costretto poi a distruggere il contatto visivo che avevano creato.
Louis sciolse quell'abbraccio e si mise a sedere alla base di quell'albero con la schiena appoggiata al tronco, non gli importava se gli si fossero gelate le gambe, non riusciva più a reggersi in piedi. Si toccò nervosamente il collo e prese a giocare con le maniche della sua giacca.
Non si era mai trovato in una situazione simile, in cui non sapeva cosa dire: prese la mano di Harry, invitandolo a sedersi accanto a lui o comunque a fare qualcosa.

"Ti prego, non rimanere in silenzio Harry"

Il riccio afferrò la sua mano e si sedette accanto a lui, non curandosi della terra umida sotto di loro; si tirò le gambe al petto e poggiò la testa sopra le ginocchia.

"Io penso che tocchi a te dire qualcosa. Io ho parlato e detto tutto quello che dovevo e mi mette a disagio non sapere cosa pensi a riguardo. Per quanto ne posso sapere, credo che tu stia facendo così solo per deridermi di nuovo.."

Louis si girò stupito per la poca fiducia che aveva verso di lui, non credeva affatto che fosse così poca e doveva farlo ricredere.

"Intanto alza quella testa. Non sopporto di vederti così"

Gli diede una piccola spinta sulla spalla e sospirò. Doveva smetterla di continuare a usare quella maschera, o per lo meno doveva smettere di usarla con Harry. Lui lo conosceva e sapeva che persona fosse in realtà, per questo stava a tutti costi combattendo per farla riemergere.
Rivedere ancora una volta, e magari per sempre, la persona di cui si era innamorato.

"Vuoi la verità?"

Sputò rassegnato e deciso a cambiare solo per Harry.

"Se è tanto brutta spero che tu possa pesare le tue parole"

Il ragazzo alzò la testa e si girò verso di lui, ansioso e desideroso di risposte.

"Sinceramente, non so cosa pensare. Ho fatto tutto questo solo per farti dire cosa provavi, ma ora che lo hai detto.."

Cercò di parlare nel modo più calmo possibile e il suo tono sembrava un po' malinconico. Lo guardò dimenticandosi di finire la frase e fece un gran sospiro.
Harry continuava a essere sempre più ansioso, così lo esortò a continuare:

"Ora che lo ho detto?"

Louis roteò gli occhi,
Lo sapeva che non avrebbe potuto evitare che glielo chiedesse.

"Ora che lo hai detto mi sento strano"

Cominciò a torturarsi il labbro inferiore mordendolo, un'abitudine che aveva quando era nervoso e si scompigliò i capelli. Si avvicinò ancora a Harry e con voce suadente gli chiese:

"Sai dirmi perché non mi sento bene ora che ti ho spogliato di ogni difesa? Ora che ti ho costretto a rivelare i sentimenti che provi verso di me?"

Era la verità nuda e cruda, ma quelle parole suonavano maliziose e allo stesso tempo avevano qualcosa di nuovo e indescrivibile.

"Forse ti sei reso conto che hai utilizzato parte del tuo tempo prezioso per torturarmi senza però ottenere la sensazione che volevi?"

Lo disse, ma non ci credeva per nulla.

"O forse.. No nulla, lascia stare."

Si fermò.

Come posso anche solo pensare queste cose?

In nessun mondo Louis avrebbe potuto non disprezzare Harry, quindi sotterrò quei pensieri, ma lui lo incalzò nel continuare.

"O forse?"

I loro visi erano terribilmente vicini.
Louis aveva amato torturare Harry tutto quel tempo, voleva farlo soffrire quanto aveva sofferto lui, ma ora che aveva scoperto che, in ogni caso, non era stato bene, non ricavava più alcun piacere nel deriderlo.
Gli era scappato un sorriso quando aveva scoperto di piacere a Harry e da lì in poi non era più riuscito a ferirlo in alcun modo.
Non capiva come fosse possibile.

Compassione? Nostalgia? Amore?

***

N/A:
Ehy!
Siamo arrivate al sesto capitolo e vi ringraziamo per tutti i voti e le visualizzazioni!
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate quindi lasciate qualche commento!
Baci, L.

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo: Non so come reagire. ***


"O forse provi qualcosa per me che non sia disprezzo, ma ora mi rendo conto di stare esagerando.."

Harry lo disse continuando a sostenere quello sguardo di ghiaccio: si soffermò su quel suo sorriso ammiccante, quel piccolo naso e poi sui suoi occhi. Qualche ciocca di capelli ricadeva su di essi e lui mosse quasi inconsapevolmente la mano per spostargliele.
Louis si sentì improvvisamente la bocca asciutta: chiuse gli occhi appena Harry gli toccò i capelli e lasciò che li accarezzasse; ora che la rabbia era quasi totalmente sparita, sopportava più facilmente gesti come quelli.
Le sue parole gli avevano fatto scattare qualcosa; non aveva mai pensato a Harry in quel senso, non si era mai nemmeno soffermato a guardarlo, ma ora ne aveva l'occasione.
Aprì gli occhi per studiare la figura che aveva davanti: un paio di iridi verdi contornate da folte ciglia nere lo stavano fissando, delle morbide labbra semiaperte aspettavano solo di essere baciate un'altra volta e Louis ebbe l'impulso di farlo.
Si bloccò e deglutì rumorosamente.
Allungò una mano verso dei ricci che fuoriuscivano dal cappello di lana verde oliva e contornavano e ammorbidivano un volto squadrato e definito; poi spostò di nuovo lo sguardo verso gli occhi del ragazzo, che lo fissavano ancora.
Il tocco di Louis sorprese Harry che ormai non sapeva più cosa pensare: quel ragazzo era un tipo davvero troppo lunatico per poter stabilire di che umore fosse e come avrebbe potuto reagire, quindi a primo impatto credette che si stesse avvicinando per spostargli la mano, invece aveva copiato i suoi gesti e ora anche lui accarezzava i suoi capelli.
Non gli importava cosa si celava dietro quel tocco, l'unica cosa che importava a Harry era che c'era stato.
Così sorrise, mostrando le sue irresistibili fossette, prima di riavvicinarsi alle labbra del ragazzo che aveva di fronte.

Louis non riusciva più a ragionare, non sapeva più cosa fare, così ricambiò quel bacio che anche lui tanto attendeva, assaporando ancora una volta il dolce sapore delle labbra di Harry. Una delle sue mani scivolò sul collo dell'altro, invitandolo ad avvicinarsi.
Sentiva le farfalle nello stomaco, ma in un primo momento non ci fece molto caso, si limitò a chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dal riccio.

Ma che mi sta succedendo?

Harry non capì più nulla quando Louis ricambiò quel bacio: si avvicinò portandosi a cavalcioni sul ragazzo e lo intensificò; ora le loro lingue si intrecciavano e i loro respiri diventavano più veloci.
Ormai il corpo del riccio era totalmente scollegato dal cervello.
Louis pensò che la situazione gli stava sfuggendo di mano, ma tutto quello gli piaceva, lo eccitava. Cominciò a sentire caldo, nonostante la stagione era quella che era.
Non riusciva a fermarsi, ma in qualche modo doveva farlo: la mano di Harry tra i suoi capelli lo fece "svegliare"; si staccò dal riccio e gli posò le mani sul petto.

"Harry, n-non mi sembra il caso.."

La frase uscì leggera e quasi impercettibile: prese a fissare il ragazzo e sospirò.

"Louis, non stiamo facendo nulla di male, ci stiamo solo baciando"

Harry gli rispose calmo, accarezzandogli la guancia per rassicurarlo; quelle carezze continuavano a ripetersi, mentre sorrideva felice. Sperava con tutto se stesso che quell'interruzione durasse il meno possibile, ma forse si stava illudendo troppo.

"E' proprio questo il punto!"

Louis lo guardò con un'espressione che era un misto tra disperazione ed eccitazione. Non voleva prenderlo in giro e forse avrebbe dovuto dirglielo.

"Senti, non voglio prenderti in giro, non voglio che ci rimani male se non ci sentiremo più, non lo sopporterei. Io non so cosa provo per te in questo momento è che.."

Guardò le labbra rosse e gonfie di Harry e si morse le sue; voleva ristabilire quel contatto, ma doveva resistere ancora per un po'. Si limitò a portargli una mano sotto la sciarpa e accarezzargli il collo.

"È che?"

Harry lo incitò a continuare cercando di controllare la sua voce: chiuse gli occhi e piegò leggermente la testa verso la mano fredda di Louis che era andata a distruggere il calore creato dalla sua sciarpa.
In qualche modo lo irritava il fatto che Louis sembrasse a corto di parole, quando non lo era mai stato. Cercò di mostrarsi pronto ad ascoltare ciò che aveva in risposta, sperando di non crollare ancora.

"Lascia perdere.."

Louis non aveva alcuna intenzione di mostrarsi debole ancora una volta ai suoi occhi, doveva mantenere il suo atteggiamento da duro, perlomeno quel poco che ne rimaneva, ma Harry gli faceva uno strano effetto.
Lo faceva sentire sicuro, si fidava di lui e in qualche modo sapeva che non lo avrebbe mai abbandonato. Portò le mani del riccio sopra le sue spalle, lo guardò e poi lo abbracciò forte nascondendosi tra il petto e il collo di lui.

"Mi dispiace"

Mormorò prima di scoppiare a piangere.
Era troppo per lui, Harry era riuscito a farlo crollare.

Sei contento adesso?

Ora non avrebbe saputo più come controllare le sue emozioni.

Al diavolo essere stronzi...

I suoi singhiozzi rimbombavano sul petto di Harry, che per la centesima volta quel giorno rimase sorpreso dalla piega che avevano preso gli eventi.
Ora era Louis a piangere e non lui: non aspettò un secondo di più per consolarlo, così avvolse le sue braccia intorno al piccolo corpo del ragazzo stringendolo forte e con fare protettivo.

Ci sono qui io, ci sarò sempre.

"Anche a me dispiace Lou, per tutto.."

Lo disse lentamente, lasciandogli un leggero bacio sulla testa.
Louis ormai non sapeva davvero come comportarsi, come reagire: era confuso e aveva paura.
Aveva paura di mostrarsi per quello che era, anche se Harry era stato il suo migliore amico per così tanto tempo e lo conosceva fin troppo bene. Era confuso perché non avrebbe mai pensato a una reazione del genere: era convinto che la situazione si sarebbe chiusa a "mi fai schifo", che quel ragazzo sarebbe corso via dicendogli che era uno stronzo e nessuno gli sarebbe stato accanto, e invece era rimasto.
Aveva combattuto fino all'ultimo per riuscire a riconquistare quello che aveva perso e per raggiungere i suoi obiettivi, cosa che Louis non era riuscito a fare.
Si era rassegnato ad essere il "ragazzo tradito": nessuno lo avrebbe amato, nessuno lo avrebbe sostenuto, doveva rimanere solo.

Meglio soli che male accompagnati.

Ma si accorse solo in quel momento che la persona che lo avrebbe reso felice ogni secondo era sempre stata accanto a lui, di quanto fosse stato stupido a non rendersene conto sin da subito.
Rimase tra le braccia di Harry finché non smise di piangere, poi alzò la testa e rimase a guardarlo in silenzio, con gli occhi gonfi e rossi e le guance bagnate e rigate dalle lacrime.

Grazie.

N/A
Ciauu
Come promesso ecco a voi il nuovo capitolo di questa fan fiction. Sono contenta che abbia ricevuto così tante stelline e questo non fa altro che aumentare la voglia di scrivere!!
Non dimenticatevi di commentare cosa ne pensate, ci farebbe molto piacere.
Al the love, L.

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Capitolo 8
*** Capitolo ottavo: La speranza è l'ultima a morire. ***


Harry si lasciò sfuggire qualche lacrima nel vederlo così, ma erano soprattutto lacrime di gioia. Sapeva che il ragazzo fra le sue braccia era confuso ed emotivamente instabile, ma lui in qualche modo era felice di poterlo abbracciare.
Era felice di sentirsi così vicino a lui.
Continuò a confortarlo lasciandogli qualche altro bacio sulla tempia.

"Come ti senti?" glielo disse sussurrando, una volta che si fu calmato.

"Confuso e spaventato"

Louis alzò lo sguardo rivolgendosi agli occhi verdi del riccio e per la prima volta si trovò a pensare quanto fossero belli, incantatori.
Scacciò quel pensiero e tornò ad appoggiare il suo viso sul suo petto.

"Tu per tutto questo tempo mi hai confuso e spaventato. Ora però vedo una luce alla fine del tunnel"

Si accorse della voce di Harry solo perché sentiva il suo torace vibrare; il tono era veramente lieve. Inoltre riusciva a percepire i battiti accelerati del suo cuore e un sorriso spuntò sulle sue labbra.

"Certo una luce, una speranza.."

Louis lo disse ridendo e alzò la testa per guardare il ragazzo sopra di lui: si appoggiò al tronco dell'albero e poi continuò:

"Davvero ancora ti è rimasta la speranza?"

Harry cominciò a pensare che forse si era aperto troppo, che forse avrebbe dovuto andarci più piano, ma ormai erano arrivati fino a quel punto: Louis infondo aveva ragione:  gli era davvero rimasta la speranza? Credeva che con due lacrime e qualche sfogo sarebbe cambiato? Di certo non avrebbe provato così per magia dei sentimenti per lui, ma credeva fermamente che in qualche modo sarebbe stato possibile.
Con il cuore in gola gli rispose :

"Come si dice, la speranza è l'ultima a morire, quindi non ti sorprendere se parole del genere escono dalla mia bocca"

Cercò in tutti i modi di sorridere , fallendo miseramente.

"Non puoi pretendere che io mi innamori di te senza neanche darmi il tempo di riscoprirti"

Louis, invece, continuò a sfoggiare il suo sorriso dolce e ora la sua mano era tornata ad accarezzare la guancia di Harry. Queste parole fecero crescere in lui l'eccitazione: aveva una possibilità, si sentiva finalmente felice.
Allungò le braccia dinnanzi a sé e abbracciò Louis; lo strinse forte, forse anche troppo, ma non gli importava.

"Grazie"

Sussurrò, quando una lacrima di gioia gli rigò la guancia.

"Ehi piano!"

Louis rise e cercò di ammorbidire quella stretta allargando le braccia del riccio e poi lo circondò con le sue, rimanendo  in quella posizione per qualche minuto.
Quando Harry si allontanò, continuando a sorridere come un ebete, aggiustò con una mano il suo cappello, che si era spostato per la foga con cui era andato addosso all'amico, poi il suo sguardo andò a finire sulle sottili labbra di Louis e tornò ad avvicinarsi.
Louis fece lo stesso, non aveva più nulla da perdere ormai, e quando le loro labbra si incontrarono un'altra volta quel giorno, un'ondata di calore percorse il suo corpo.
Harry non poteva credere a quello che stava succedendo, la sua felicità si tradusse nei suoi movimenti: portò le mani una dietro il suo collo e l'altra dietro la sua schiena per distruggere la distanza che c'era fra loro.
Il baciò diventò più umido, il fiato spezzato.
Ogni tanto doveva fermare quell'atto d'amore per riprendere fiato, ma la lontananza fra le loro labbra non faceva che costringerlo nuovamente a farle toccare ancora.
Louis portò le sue mani ai bottoni della giacca di Harry e cominciò a sbottonarli uno a uno, poi infilò le braccia all'interno di essa e lo attirò a sé più di quanto già non lo avesse fatto, strattonandolo per il maglione che indossava.
Un pensiero gli sfiorò la mente e lo costrinse a bloccarsi.

È quello che voglio?

Per non essere troppo brusco lasciò dei baci leggeri sulla mascella e il collo del riccio e poi lo guardò.
Louis non era innamorato come lo era Harry, ma non poteva dire che non gli piacesse; in più gli mancava la loro intimità e il loro stare insieme tutte le sere. Magari avrebbe potuto provare a guardare quelle semplici serate da amici da un'altra angolazione.

"Qualcosa non va?"

Sentì la voce calma e profonda di Harry che gli parlava vicino all'orecchio.

"I-io non voglio perderti"

Un velo di tristezza coprì i suoi occhi al solo accennare di perdere quel ragazzo un'altra volta. Non poteva abbandonarlo ora che finalmente era riuscito a capirci qualcosa di questa situazione e della sua vita, ora che aveva chiarito a sé stesso quali fossero le scelte che avrebbe dovuto fare. Voleva rimanere lì con lui, fra le sue braccia e nulla glielo avrebbe impedito.

Harry si sorprese di quanto fosse stato diretto Louis e delle parole che aveva appena pronunciato.
Non riusciva a formulare una frase di senso compiuto per quanto era esaltato e il suo viso era un fermo immagine di un'espressione piena di sorpresa: gli occhi spalancati e la bocca a formare una grande "o", le narici dilatate e delle rughe sulla fronte formate dalle sopracciglia alzate.

Ecco non dovevo dirglielo.

Pensò Louis e si abbandonò al petto del ragazzo chiudendo gli occhi.
Harry sì scongelò, rendendosi conto che non gli aveva dato alcuna risposta: prese il suo viso tra le mani e lo costrinse a guardarlo.

"Hey, guardami"

Lo incitò vedendo Louis abbassare lo sguardo.

"E soprattutto parlami, ho bisogno di sapere cosa ti passa per la testa"

"Cosa vuoi che ti dica? Non voglio perderti ora che ho ricominciato ad avvicinarmi"

Appoggiò per l'ennesima volta la sua testa al tronco.
Che cosa voleva sapere? Non era abbastanza evidente ? Doveva pure ammettere che voleva rimanere con lui?

"Non so cosa voglio che tu dica, solo parlami"

"Ti ho appena detto quello che stavo pensando"

Non si mosse da quella posizione, ma una delle sue mani andò a cercare quella di Harry e la strinse. Non voleva sembrare troppo duro, stava cercando di cambiare, sul serio.
Il riccio si soffermò a guardare le loro mani: quella di Louis era decisamente più piccola della sua e il modo in cui cercava di avvolgerla lo fece sorridere. Era bello per lui riconoscere quel gesto come qualcosa di dolce che serviva a confortarlo.
Non sapendo più che dire continuò a fissarle.

"Ti sei incantato? Non è che ho le mani più belle del mondo!"

Louis notò quella scena e sorrise.

"Qualcosa non va?"

Aumentò un po' la sua stretta e intanto gli spostò qualche ricciolo che era sfuggito alla presa del cappello.

"Sono solo spaventato in realtà"

Disse spostando lo sguardo verso gli occhi del ragazzo appoggiato all'albero.

"Ho paura che, anche se abbiamo avuto questo momento di avvicinamento, tu domani possa ripensare a qualsiasi cosa sia questa.."

Indicò con la sua mano libera loro due, per far capire all'altro che si stava riferendo a quanto era successo fino a quel momento.
Non aveva tutti i torti ad aver paura.

"Non ripenserò a nulla"

Detto questo lo avvicinò a sé e gli lasciò un leggero bacio sulle labbra, ormai non si impegnava neanche più a rimanere il solito pezzo di ghiaccio. Era convinto di ciò che aveva detto, non avrebbe ripensato seriamente a nulla di quello che era accaduto.

"Perché pensi che possa ripensarci?"

"Perché, non lo so. È solo difficile metabolizzare il fatto che non mi disprezzi più credo.."

Disse, lasciandogli anche lui un bacio sulle morbide labbra.

"E' difficile metabolizzare il fatto che potremmo essere una coppia da qui a pochi minuti. Se continuiamo di questo passo non credo di poter continuare a chiamarti amico"

Rise di gusto, strizzando gli occhi e mettendosi una mano sulla pancia.

Harry rimase stupefatto.

"Davvero?"

Lo disse quasi urlando e un sorriso gli si stampò in faccia, gli occhi si spalancarono.
Non capì più nulla dopo quelle parole, così abbracciò Louis veramente forte.

Potremmo essere una coppia da qui a pochi minuti..

Louis rise e poi spostò il viso del riccio portandoselo davanti.

"Gli amici di certo non si baciano"

Sorrise nuovamente prima di buttarsi sul ragazzo; lo avvicinò ancora di più facendo scivolare le sue mani sul fondo della sua schiena e spingendolo in avanti.

E noi non siamo più solo amici.

N/A:

Ehy!
Mi dispiace annunciarvi che siamo quasi alla fine di questa storia; è corta, perché descrive semplicemente un litigio.
Sono davvero contenta che vi stia piacendo e ringrazio tutti ugelli che hanno letto e votato e commentato, non sapete quanto ci faccia piacere.
Continuate a dirmi cosa ne pensate con i vostri commenti!

Baci, L.

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Capitolo 9
*** Capitolo nono: Non mi importa se fa freddo. ***


Gli amici di certo non si baciano.

Harry pensò di star vivendo un sogno quando Louis lo baciò.
Ne aumentò l'intensità, facendolo diventare sempre più bagnato e affannoso.
Quella vicinanza non fece altro che aumentare il desiderio di Harry, che inconsapevolmente aprì la zip della giacca del ragazzo e lo afferrò per la maglia sottostante. Lo tirò sbilanciandosi e cadendo a terra insieme a lui: l'impatto con il terreno non fu proprio piacevole, ma i baci del ragazzo che aveva sotto non gli avevano permesso di pensare al dolore.
Questi rimase leggermente sorpreso della poca grazia con cui Harry lo aveva sbattuto al suolo, ma non se ne curò più di tanto. Spinse oltre quel'atto andando a cercare la lingua del ragazzo , che non se lo fece "chiedere" una seconda volta, ricambiando.
Le sue mani andarono a percorrere tutta la lunghezza del corpo di Harry per poi soffermarsi sui suoi pantaloni: fece passare due dita attraverso i passanti della cintura e spinse il bacino del riccio contro il suo.  Un suono strozzato uscì dalla sua gola.

"Siamo in luogo pubblico Styles e fa freddo"

Non aveva per nulla freddo, il suo corpo era tutto un fuoco e di certo non si curava della temperatura esterna.

"Non mi importa se fa freddo Tomlinson"

Fanculo il luogo pubblico.

Harry distrusse di nuovo la loro distanza; non riusciva a ragionare bene, anzi non riusciva a ragionare e basta. Louis gli aveva fottuto il cervello nel momento in cui aveva preso fra le dita i passanti dei suoi pantaloni portando a contatto i loro bacini. La sua voce provocante non aveva fatto altro che aumentare l'opprimente situazione nei suoi jeans.
Il riccio lasciò le sue labbra e si avventurò sul suo collo: cominciò delicatamente a baciarlo, per poi iniziare a succhiare la pelle del ragazzo e morderla.
Louis chiuse gli occhi e girò la testa di lato lasciandogli più spazio. Il contatto tra le labbra del riccio e la sua pelle era meraviglioso e quando cominciò a mordere la carne ormai diventata sensibile, si lasciò sfuggire un gemito di piacere. Strinse le cosce dell'altro cercando disperatamente di trattenersi dall'uscire fuori di testa.

Dovrei anche smettere di provocarlo.

Pensò, mentre Harry alzò la testa per ammirare soddisfatto il segno scuro che aveva appena creato. Ritornò alle labbra di Louis: le gambe del ragazzo erano arpionate al suo corpo, estasi per lui. Cominciò ad esplorare il suo petto accarezzandolo con la mano.
Louis continuava a stringere le cosce dell'altro.

Controllati. Controllati e basta.

Era come se il suo corpo non seguisse le direttive della mente: una delle sue mani si infilò nella giacca di Harry e andò a toccare la schiena calda sotto il suo maglione; il riccio sussultò e cominciò a perdere il controllo delle sue azioni.

Mi dispiace per i passanti.

La mano di Louis bruciava sulla sua pelle e lo portò a desiderare di più.
La mano all'esplorazione del suo petto arrivò all'orlo della maglia nera che il ragazzo indossava. La tirò su, quanto bastava a mostrare il suo stomaco tonico: si portò sopra di esso e lasciò una scia di baci, scendendo lentamente verso il basso.
Louis fu scosso contemporaneamente da una sensazione di freddo e caldo.

"Harry..p-per favore.."

Si mise le mani tra i capelli e si morse il labbro inferiore.
Quel ragazzo non accennava a volersi fermare perciò doveva farlo lui, ma era come se fosse bloccato e non riusciva a dirgli di non continuare a fare ciò che stava facendo.
Scese sempre di più con quei dannati baci e Louis sentì un brivido percorrergli la schiena. Di sicuro non era causato dalle basse temperature.
Stava letteralmente impazzendo, quella situazione gli era sfuggita di mano.

Okay, calma..

Harry si bloccò appena raggiunse i pantaloni: sembrava che avesse recuperato un po' di ragione; sarebbe davvero voluto scendere più giù, ma il luogo non glielo permetteva. Così alzò lo sguardo verso il viso di Louis, che era contorto in un espressione di eccitazione e disperazione; fu felice di vederlo in quelle condizioni.
Le mani fra i capelli, il labbro fra i denti, gli occhi chiusi e le sopracciglia aggrottate.

Cavolo.

Si tirò su, poggiando la fronte su quella del ragazzo.

"Vogliamo spostarci? Andare da qualche altra parte così che io non mi debba fermare?"

Lo disse lentamente, scandendo ogni parola, con voce calda e roca.
Questo per Louis fu la goccia che fa traboccare il vaso; quelle parole lo fecero andare in estasi.
Ribaltò quella posizione spingendo via il riccio, in modo da farlo sdraiare accanto a lui, e in pochi secondi gli fu sopra, con le gambe strette al bacino dell'altro e la bocca vicino all'orecchio.

"Oh no. Lasciamo che tutti vedano quanto sei bravo.."

Disse con tono ironico e gli morse il lobo, per poi succhiarlo delicatamente.
Harry rise per il suo sarcasmo, prima di emettere un suono strozzato causato dalla lingua sul suo lobo. Strinse le braccia intorno al collo del ragazzo, abbastanza da non farlo muovere.
Si beò del suo odore pungente, cercando di controllare il suo respiro.

"Oh non credo che vorresti esporre i tuoi gioielli a questo freddo"

Disse ridacchiando.

"Il freddo è l'ultimo dei miei problemi Haz"

Scese con la testa fino all'altezza dei suoi pantaloni e alzò il suo maglione rivelando il fisico asciutto e scolpito di Harry.
Rimase incantato per qualche secondo e poi deglutì.

"E per te?"

Cominciò anche lui a lasciare dei piccoli baci all'altezza dello stomaco e poi sempre più in basso: con la lingua traccio il contorno delle foglie di palma che aveva tatuate sul basso ventre e intanto con la mano giocava con il bordo dei jeans scuri.
La lingua di Louis fece nascere una quantità esagerata di brividi lungo la schiena di Harry e la pelle d'oca si formò in tutto il suo corpo.
Se avesse continuato in quel modo nessuna scusa avrebbe retto, che fosse il freddo o il luogo pubblico, non gli sarebbe importato.
Così lo afferrò per la giacca e riportò i loro visi uno davanti all'altro, baciandolo ancora.
Una delle sue mani scivolò sul cavallo dei pantaloni di Louis, andando così a toccare l'erezione che si stava creando. Un telefono iniziò a squillare.

Perché ora?

Louis sussultò al tocco di Harry e sorrise sentendo squillare il telefono.

"A quanto pare devi tornare a casa.."

Gli lasciò un ultimo bacio sulle labbra poi si alzò, si tirò su i pantaloni e mise apposto la maglietta, chiudendosi infine la giacca.
Si passò una mano tra i capelli per scompigliarli un po' e tese l'altra al ragazzo che ancora stava per terra.
Harry afferrò quella mano e si alzò in piedi; anche lui si sistemò i pantaloni e poi disse:

"Già.."

Prese il telefono e rispose.

"Che c'è? No, adesso arrivo"

Attaccò seccato e poi rivolse uno sguardo dolce a Louis.
Gli offrì la mano e lui intrecciò le sue dita a quelle del riccio.
Iniziarono a camminare insieme lungo il viale del parco.

Sono mano nella mano con il mio.. ragazzo?

Harry sorrise a quel pensiero, forse troppo affrettato.
La visione delle loro dita intrecciate era strana e allo stesso tempo piacevole, speravo solo che potessero continuare a stringersi ancora dopo quella sera.

N/A:
Ciao a tutti!!
Intanto volevo ringraziarvi per tutte le stelline che la storia ha ricevuto, non potete capire quanto sia felice!
Purtroppo vi annuncio che mancano solo due capitoli alla fine, ma saranno i capitoli dedicati a Louis e Harry e a come si sentono riguardo tutta questa storia.
Si spiegheranno molte delle reazioni e spero comunque che vi piaceranno!!

Non dimenticatevi di commentare cosa ne pensate, ci aiuta a migliorare e a continuare a scrivere.

Grazie ancora!

Baci, L.

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Capitolo 10
*** Capitolo decimo: Bravery. ***


Non si riesce a lasciare un'amicizia alle spalle così, come se niente fosse.
Harry e Louis erano stati migliori amici per anni e quel brutto imprevisto aveva segnato entrambi.
Quel giorno Louis aveva deciso di fare una sorpresa a Luke e festeggiare il suo ventiduesimo compleanno loro due da soli; così comprò una piccola torta al cioccolato e andò a casa sua.
Aveva una copia delle chiavi, così entrò senza problemi nell'appartamento: avanzò silenziosamente fino alla camera da letto e spalancò la porta.

Le mani cominciarono a tremare e persero aderenza con la scatola che teneva fra di esse, questa cadde a terra con un tonfo secco.

"Che cazzo sta succedendo Luke?"

Il ragazzo dai capelli scuri era curvo sopra un altro e, sentendosi chiamare, si alzò di scatto, andando verso la rigida figura ferma in piedi sulla porta.
Louis si allontanò istintivamente appena quello allungò le mani verso di lui.
Iniziò a scusarsi per quello che aveva appena visto, che era stato tutto un terribile errore, che non significava nulla per lui, ma Louis non aveva ascoltato una sola parola.
Continuava a indietreggiare e scuotere la testa: l'immagine di Luke che baciava un altro ragazzo tornava a fare capolino continuamente tra i suoi pensieri.

"Davvero? Pensi di potertela cavare così? Da quanto tempo è che va avanti questa relazione, eh?"

Lo spinse via facendolo urtare contro un mobile lì accanto e si avvicinò al letto.

"Voglio vedere chi è lo stronzo!"

Arrivato al bordo, vide due braccia grandi e muscolose che nascondevano un viso coperto di ricci.

Non può essere...

Fece correre lo sguardo lungo il braccio sinistro, completamente tatuato, e riconobbe i disegni di un veliero, una rosa e un'ancora. Il suo cuore prese a battere più forte e più velocemente, ora Luke era l'ultimo dei suoi problemi.

È solo una coincidenza.

Gli prese le braccia e le spostò da davanti il suo viso: un paio di occhi verdi lo scrutavano terrificati e delle labbra carnose e rosee erano piegate verso il basso.
Louis rimase scioccato.
Spalancò la bocca e si allontanò di un passo, portandosi le mani al petto. Inarcò le sopracciglia, lasciando trasparire la disperazione e la tristezza che si celavano nei suoi occhi.

"Harry.."

La voce era spezzata e quasi un sospiro impercettibile. Era bloccato e non riusciva a smettere di fissarlo.
Il riccio si stava alzando e si stava muovendo verso di lui.

"Ti prego Lou, posso spiegart.."

Non gli diede nemmeno il tempo di finire la frase che lo spinse via: non aveva alcuna voglia di ascoltare le sue misere scuse e voleva solo andarsene da lì.

"NO! No. Me ne vado; non voglio più vedervi a nessuno dei due".

Corse verso la porta, lasciandoseli alle spalle. La sbattè con violenza e iniziò a scendere velocemente le scale.
Una volta fuori dal palazzo, si accasciò a terra prendendosi la testa fra le mani.
Era senza parole.
In parte si aspettava che Luke fosse poco fedele, d'altra parte aveva questa fama in città, ma non si sarebbero aspettato di vedere il suo migliore amico a letto con lui, era un qualcosa di inconcepibile.
Tentò di ristabilire l'ordine alla confusione che aveva in testa, non riusciva a ragionare, aveva solo quegli occhi verdi stampati nella mente che bloccavano ogni tentativo di riassestamento morale.
Non riusciva a decifrare il suo stesso umore: tristezza e rabbia erano ormai diventate una cosa sola egli impedivano di mettere bene a fuoco l'intera situazione.
Ma se le emozioni che provava erano andate tutte a unirsi, mescolarsi e a confondersi, lo stesso non si poteva dire della sua mente. Era divisa in due parti ben distinte: una che era riuscita a metabolizzare il fatto che Louis aveva perso il suo migliore amico e il suo ragazzo, mentre l'altra che non aveva ancora ben realizzato l'accaduto e continuava a ripetersi di essersi sognato ogni cosa.
La seconda era la parte che prevaleva rispetto all'altra e lo spingeva. Tornare indietro per vedere se tutta quella scena l'avesse realmente vissuta, ma poi, quando era sul punto di aprire la porta, tornava a farsi sentire la consapevolezza di essere stato tradito.
Entrambi erano riusciti a ferirlo, a sgretolare il suo cuore in tanti piccoli pezzettini, ma lui non riusciva a rendersene conto del tutto.
Era rimasto immobile a fissare il vuoto, con le mani fra i capelli, senza versare una sola lacrima.

Perché diavolo non sto piangendo?

Si alzò da terra e urlò con tutto il fiato che aveva, tirando un pugno al muro.
Dopo questo atto stupido si prese la mano, ancora stretta su se stessa, con l'altra libera e cominciò a massaggiarsi le nocche.
Si era provocato un dolore assurdo e alcune linee rosse seguivano i tendini tesi della mano.
Strizzò gli occhi cercando di scacciare quelle immagini che continuavano a tormentarlo e si trattenne dal lanciare un altro pugno alla parete.

Decise di incamminarsi verso casa, era a pochi isolati da lì, stare con la famiglia magari avrebbe potuto aiutarlo a distrarsi un pochino.
Camminava spedito con le mani dentro le tasche e lo sguardo rivolto a studiare le sue scarpe; per fortuna era riuscito a non andare a sbattere contro nessuno.
Arrivó all'uscio qualche minuto dopo.

"Sono tornato!"

Lo disse mentre chiudeva la porta dietro di se. Non ricevette risposta.
Si avviò verso la cucina e si accorse di un post-it attaccato al frigo:

Torneremo tardi stasera. Non aspettarci. xx Mamma

Sospiró prima di aprirlo e prendere un succo di frutta alla pera; poi si rifugiò in camera sua e si tuffò nel letto.

Aveva bisogno di parlare con qualcuno, non riusciva a tenersi tutto dentro.
Prese il telefono e scorse la rubrica: il suo dito si fermò non appena lesse il nome di Harry.
Non aveva altri amici fidati come lui, non aveva nessuno a cui raccontare quanto aveva appena vissuto e questo lo turbava ancora di più.
Iniziò a odiare il riccio.
Lo odiava perché era l'unico che gli era stato sempre accanto e lo aveva supportato per ogni cosa, anche se stupida, ma ora aveva mandato tutto a puttane.
Harry lo aveva lasciato solo e si sentiva davvero tradito, in tutti i sensi.
I suoi sentimenti confusionari riuscirono finalmente a incanalarsi tutti verso un'unica uscita: Harry.
D'altronde era sempre stato l'unica uscita; se litigava con i suoi, se aveva bisogno di compagnia, se voleva giocare a calcio, se aveva trovato un nuovo ragazzo, lui era lì, sempre.
Tristezza, rabbia e sensi di colpa si trasformarono in odio, odio verso quella persona che c'era sempre stata.

Dove sei ora? Dove sei ora che ho bisogno di te?

Lui non era lì a consolarlo, non era venuto a chiedergli scusa e non sarebbe mai arrivato.
Era stato proprio Louis ad arrivare a tutto questo, ma ora era accecato dal disprezzo e, nonostante credesse di aver trovato pace per la sua tempesta, quelle convinzioni rimanevano solo tali.

Per una anno intero lo trattò male, lo insultò e lo fece sentire una persona orribile: avrebbe dovuto soffrire almeno quanto lui.
Tutto questo lo appagava, lo faceva sentire forte, lo calmava e riusciva a mettere da parte, piano piano, la storia del tradimento.
Harry era al centro dei suoi pensieri ventiquattr'ore su ventiquattro e ogni giorno non vedeva l'ora di trovarsi nuovamente con lui per deriderlo insieme ai suoi nuovi amici.
Osservava il suo volto spento e rigato dalle lacrime, gli occhi che gridavano scuse da tutte le parti, il loro verde brillante opacizzarsi sempre di più e contornato da ragnatele di fili rossi.
Le occhiaie scure e la bocca contorta in un sorriso dolce e rassegnato, che contrastava con  resto del viso e non faceva altro che irritare Louis.

Dopo qualche mese di risate e insulti, però qualcosa cambiò e iniziò una sorta di discesa psicologica.
Gli mancavano le risate con il suo migliore amico, gli mancava sdraiarsi sul suo petto mentre guardavamo un film, gli mancava parlargli e guardare le sue fossette rassicuranti che rendevano tutto più facile.
Si rese conto di aver commesso un terribile errore, capì solo in quel momento quale parte importante della sua vita avesse tentato di eliminare, ma si rassegnò al fatto che ormai non poteva più rimediare.
L'odio che aveva riversato su Harry si catalizzò interamente su se stesso.
Aveva impedito a quel povero ragazzo di rifarsi una vita, rinfacciandogli ogni volta quanto avesse rovinato la sua e non credeva possibile un suo ritorno.

Invece era tornato.

Non si era mai arreso, aveva sempre lottato per recuperare quel Louis a cui avrebbe dato l'anima ed era convinto che infondo non se ne fosse mai andato.

Come fa a essere così forte? Come fa a sperare ancora di poter riaggiustare tutto?

Louis non avrebbe mai lontanamente immaginato che Harry ci sarebbe potuto riuscire, ma dovette ricredersi.
Era riuscito a fare di meglio.
Era riuscito ad aprirgli gli occhi, a guardare tutto sotto un'altra prospettiva, a smettere di costruirsi attorno un muro impenetrabile che lo rendeva solo una persona peggiore.
Era riuscito a fargli capire quanto il loro rapporto fosse essenziale l'uno per l'altro, era riuscito a colmare quel vuoto che riteneva ormai incolmabile.
Tutto quello che aveva sempre cercato in quei mesi lo aveva più vicino di quanto pensasse e aveva rischiato di lasciarselo sfuggire.

Aveva compreso quanto l'amicizia e l'amore fossero più forti di qualsiasi altra cosa: Louis aveva mollato, era ancora debole, ma Harry lo aveva afferrato prima che cadesse e ora potevano ricominciare tutto da capo insieme.

N/A:

Ciauuuu!
Siamo al penultimo capitolo della storia: okay, forse potrebbe essere ripetitivo, ma volevo concentrarmi sul pov di Louis per la storia del tradimento e cercare di far capire come mai ci fosse tutto questo astio nei confronti del suo migliore amico.
Spero di essere riuscita a spiegare tutto e a renderlo nel migliore dei modi, presto avremo quello di Harry, è in fase di lavorazione :)

Intanto ringrazio per tutti questi voti alla storia! Continuate a farlo e non dimenticatevi di commentare! Una recensione, positiva o negativa ve sia, ci aiuta a migliorare!

Un bacio, L. 💕

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