H.R.H

di LightBluez
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


*ATTENZIONE: questa FanFiction è presente anche su Wattpad,ma dato che è una mia creazione e ho tutti i diritti voglio provare ad inserirla anche qua.

" Sue, non essere invasiva per favore, cerca di non mettere a disagio nessuno."

Dissi alla mia sorellina, mentre mi guardavo intorno, affascinata dai cavalli che galoppavano nella recinzione di fianco a me.

" Umh Umh "

Sperai avesse capito, io sarei dovuta tornare in questo posto per fare delle domande da pubblicare sul sito della rivista con cui collaboravo, quindi non volevo che degli aneddoti ingenui tuttavia imbarazzanti mi mettessero a disagio in futuro.

Camminai in direzione dell'ufficio del direttore di quel posto, sicura che non ci fosse sicuramente uno dei parenti del Duca lì dentro.

Ai reali importa solo di cavalcare.

Arrivai davanti alla porta dell'ufficio, e quando alzai il pugno per bussare, la porta venne aperta da un'uomo sui sessant'anni vestito umilmente.

Come avevo pensato, non è uno dei reali.

" Ha bisogno?"

Mi chiese l'uomo, grattandosi i baffi grigi.

" Si, ho chiamato una settimana fa, volevo solo confermare di persona l'appuntamento per l'intervista con uno dei reali, l'imminente matrimonio di Jack Hemmings sta facendo scalpore."

Sorrisi il più simpaticamente possibile, guardandomi poi le scarpe fangose.

"Come ha detto di chiamarsi?"

Disse l'uomo sbadatamente, invitandomi poi ad entrare nell'ufficio mentre sfogliava un'agenda nera.

'' Adelaide Blase"

Dissi, aspettando poi che trovasse qualcosa nella sua agenda apparentemente piena di appuntamenti.

" Si, Domenica pomeriggio alle ore 17:00"

" Chi avrò l'onore di intervistare?"

Chiesi titubante, alcuni dei reali non erano molto utili da intervistare, troppo presi dal mondo spocchioso per rispondere seriamente.

" Non ne sono sicuro signorina,  quel giorno qui dovrebbe esserci il signorino Luke, però solitamente viene qua per un breve periodo che passa a cavalcare, non frequenta molto la scuderia."

Annuii velocemente, mentre maledivo mentalmente i reali e la loro vita aristocratica, Luke Hemmings era conosciuto per essere un mio presuntuoso coetaneo scatenato, perfetto.

 

Spazio autore:

*H.R.H = Sta per 'sua altezza reale' (His Royal Highness)

Trooooppe idee, cumulo incasinato, precisamente.

Penso che questa storia sia abbastanza innovativa rispetto alle mie solite trame, quindi divertitevi a leggerla, spero  commentiate!

LightBluez xx

 

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Capitolo 2
*** 1 ***


Domenica, ore 16:45

Oltrepassai l'ingresso del maneggio, e mi avviai in direzione delle scuderie.
Avevo indossato i miei soliti stivaletti marroni di cuoio, per evitare di rovinare altre scarpe con il fango, la città era piovosa nel periodo di Ottobre, ed io non avevo un conto in banca abbastanza esteso da comprarmi scarpe ogni dieci giorni.

Aggiustai sulle spalle lo zainetto poco professionale che avevo portato con me, riusciva a contenere tutto ciò di cui avevo bisogno, quindi non mi lamentavo.
Mi tolsi un'auricolare mentre mi guardavo ingiro, sentivo le note di Earned it di The Weeknd risuonare nel grande spazio delle scuderie vuote, accompagnata dal suono degli zoccoli dei cavalli chiusi nelle stalle.
Mancavano dieci minuti alla mia intervista, ed avevo paura di dover intervistare il più giovane degli Hemmings, nonostante avesse un'anno più di me, era conosciuto per essere un ragazzo abbastanza irresponsabile e amante del divertimento,ed io non avevo mai a che fare con questo tipo di persone, onestamente, sono tutto tranne che una festaiola.

Mi sedetti per terra, con la schiena contro una stalla, intenta ad attendere la tortura, la tortuna ben pagata che mi permetteva di vivere.

Stetti seduta nella stessa posizione per circa venti minuti,il ritardo di dieci minuti di sua altezza Luke Hemmings mi stava scocciando parecchio, non per l'attesa in se, ma più che altro per il poco rispetto nei confronti del mio lavoro, ero qui per lavorare, non per farmi una vacanza.
Mi ripromisi di alzarmi dopo cinque minuti per andare da Paul, l'uomo dell'ufficio che avevo incontrato una settimana prima, che mi aveva detto che avrei dovuto aspettare nelle scuderie il signorino Luke, ma mentre lo facevo sentii un deciso rumore di passi arrivare in direzione delle scuderie, mi alzai in piedi pulendomi i pantaloni, ed inspirai profondamente.
Una figura alta e slanciata che conoscevo grazie ad articoli di giornale camminava in modo deciso in mia direzione.
"Salve"
Dissi, cercando di essere il più formale possibile nonostante il mio abbigliamento da bambina delle elementari in gita con la scuola.
Lui era ovviamente bellissimo, gli occhi di un blu profondo e le labbra dalla forma elegante ed invitante avvolte da un'anellino nero.
Il ragazzo ormai di fronte a me mi lanciò un'occhiata poi si diresse a lunghe falcate verso una stalla, fermandosi un attimo per osservare l'animale al suo interno.
"Sono qui per l'intervista"
Dissi, sperando che filasse tutto liscio.
Il ragazzo annuì poi fece un ghigno forzato.
Mi irritava il modo in cui faceva  sembrare tutto quello una tortura per lui, io avevo aspettato venti minuti che lui arrivasse, ed ora mi si presentava davanti in tutta la sua stronzaggine, ero io a dover sopportare, dannazione.
"Certo, i giornalisti devono venire a rompere le palle anche in un'ambiente adibito al divertimento"
Disse seccamente.
Piantai le unghie nel palmo della mia mano, trattenendomi dal fare l'omicidio del secolo.
"Lavoro per People Weekly Magazine, avrei bisogno che rispondesse ad alcune domande"
Dissi, con un tono calmo.
Avevo ricevuto il mio lavoro da poco tempo, dopo aver fatto la stagista per un anno intero, non avrei fatto sfumare tutto per colpa di un viziato ragazzo di sangue blu.
"Hai cinque minuti, parassita."
Sussultai a causa della rabbia che si stava impossessando di me e del piccolo sussulto che aveva avuto il mio cuore a causa di quel nomignolo, avevo anche il piccolo problema  di infiammarmi facilmente.
parassita
parassita
parassita
però  avevo bisogno delle sue confessioni.

" Pensa che il matrimonio di Jack Hemmings e Ruth Jenner sia vantaggioso?"
Cercai di sembrare il più professionale possibile, quella era una delle domande che Amanda, la capo ufficio, aveva scritto per me.
Vidi gli occhi di Luke Hemmings guizzare in modo cattivo verso di me, mentre il suo cavallo bianco sbuffava ansiosamente.
"Non tutti a questo mondo sono approfittatori come le persone che ti girano intorno"
Socchiusi gli occhi, respirando lentamente.
Parassita.
"Può anche andarsene se stare qui è una scocciatura, non sono io che non so fare bene il mio lavoro, parassita."
Parassita.
Feci scattare la mia mano sulla sua
guancia in modo poco delicato.
Avevo tirato uno schiaffo ad il figlio di un Duca, ma non poteva importarmene di meno, non me ne pentii neanche per un attimo.
Portai la mia mano sul mio fianco, guardandolo con sguardo furioso.

Luke Hemmings rimase paralizzato per circa venti secondi, mentre mi guardava con occhi sbarrati.
Portò le sue mani in grembo tringendo i pugni ritmicamente.
"Penso che tu debba dire addio al tuo lavoro, bambina"
Bambina.

Il mio cuore perse un battito, mentre le lunge gambe di Luke Hemmings camminavano a grandi falcate in direzione delluscita delle scuderie.
Guardai le sue gambe allontanarsi,avvolte in quei costosi ed aderenti pantaloni da equitazione.

Luke Hemmings mi avrebbe rovinato, ed io non mi pentivo di quello che avevo fatto.

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Capitolo 3
*** 2 ***


ok, forse mi pentivo di aver aperto la mia boccaccia, ma mentre guardavo il computer in modo ossessivo, pensavo anche che difendere il mio onore fosse più che normale.

Avevo ricevuto un'email da People Magazine che mi comunicava il mio licenziamento, non pensavo che Luke Hemmings avesse il coraggio e la cattiveria di farlo, ma probabilmente non si rendeva conto della gravità della cosa.

Erano passati due giorni dall'intervista, si fa per dire, avvenuta nelle scuderie.

Amanda mi aveva liquidata il giorno prima  dicendomi di non presentarmi a lavoro, ed avevo già intuito che Luke Hemmings aveva utilizzato il suo potere.

Tutto ciò che riuscii a fare fu utilizzare Netflix più del solito, e chiamare Sam, il tizio che consegna la pizza a domicilio, per due giorni di seguito.

 Eravamo diventanti buoni amici, almeno.

Chiusi il computer velocemente e mi alzai dal divano, incamminandomi verso il mio armadio, ne estrassi un paio jeans neri e un maglioncino grigio appartenente a mio fratello Chris.

Indossai goffamente i vestiti e presi il mio cellulare infilandolo in tasca, poi mi incamminai lungo le scale del mio condominio, pronta ad affrontare le strade affollate.

Quello che mi trovai davanti quindici minuti dopo fu la sede centrale di People Magazine, in tutta la sua oscenità artificiale.

Guardai l'edificio per qualche secondo, aspettando che il coraggio mi entrasse nelle vene.

Quando ricominciai a camminare, lo feci il più determinatamente possibile, cercai di non fare caso ai due omaccioni appostati all'ingresso, che non avevo mai visto, e andai all'ascensore senza guardare la segretaria, che probabilmente non era stata informata del mio licenziamento.

Quando l'ascensore si aprì, entrai e premetti il pulsante luminoso raffigurante il numero otto, poi mi guardai allo specchio dietro di me, aspettando di sentire il suono che mi avvisava del mio arrivo.

Stai calma Adelaide, respira.

Non puoi farti mettere i piedi in testa da un ragazzo viziato, è il tuo lavoro, la tua vita, e se non puoi riprenderti il lavoro, ti riprenderai  almeno la dignità.

Picchiettando il dito indice contro la mia coscia in modo constante, uscii dall'ascensore che si era appena aperto.

Vidi davanti a me una scena così pietosa, da levarmi il fiato.

Jack Hemmings, con un braccio intorno alla vita di Amanda, e la bocca vicino al suo orecchio.

Le parole di Luke risuonarono nelle mie orecchie.

"Non tutti a questo mondo sono approfittatori come le persone che ti girano intorno"  

A quanto pare, nessuno di noi due aveva ragione.




Spazio autrice:
Commenti per favore?

LightBluez

 

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Capitolo 4
*** 3 ***


Gli occhi di Amanda saettarono nei miei, ed io non potei essere più felice,  l'avevo beccata.

Sorrisi innocentemente, mentre la mano di Jack Hemmings scivolava lontana dal corpo di Amanda.

'' Quindi, sua altezza reale Jack Hemmings? Sei seria Amanda? ''

Amanda schiuse le sue labbra da stronza senza parole, pensando sicuramente a qualche giustificazione, Jack Hemmings, tramutò il suo sguardo colpevole in uno sguardo severo.

'' Se si azzarda a diffondere questo piccolo inconveniente fuori da queste mura, la farò licenziare"

Gli Hemmings hanno per caso una fissa con il far licenziare la gente?

'' Non ce n'è bisogno, mi ha già fatta licenziare sua altezza reale Luke Hemmings, non c'è bisogno che lo stronzo maggiore lo rifaccia, anzi, penso che informerò Luke di questo 'avvenimento casuale' così forse la smetterà di fare tanto lo sbruffone di buona famiglia.''

''Non lo farai'' Scattò Amanda.

'' Non ne sarei tanto sicura ''

Dissi,  cercando di non perdere la calma.

Per un'anno intero, mi ero spaccata la schiena  per ottenere un posto di lavoro in questa rivista, e lei, mi aveva licenziata per colpa di Luke Hemmings, e tecnicamente, ero giustificata per quello schiaffo.

''Vuoi riavere la tua merda di lavoro?'' Sputò Jack Hemmings, allargando la cravatta troppo stretta al collo.

Non lo so .

Amanda lo guardò spazientita, forse perchè quello era il suo lavoro.

''Non lo so''

Dissi quello che avevo pensato qualche secondo prima, scegliendo di essere onesta, avevo bisogno di questo lavoro, ma non ero sicura di voler rientrare in questa rivista disonestamente quasi quanto ne ero stata licenziata .

''Bhe, vedi di decidere velocemente, perchè l'offerta resterà aperta fino a venerdì, poi, puoi andartene a fanculo''

Disse Jack Hemmings, prima di passarmi di fianco ed entrare nell'ascensore.

'' Sei tu quello nella merda, stronzo!'' Gridai , mentre le porte di chiudevano fin troppo velocemente.

Chi si credeva di essere? stupido idiota.

Amanda mi guardava sbigottita, con i capelli più disordinati del solito.

Forse non era abituata al essere sincera con Jack Hemmings, ma a me non piaceva fingere, quindi, dargli dello stronzo, era il minimo.

Di solito non ero così poco gentile nei confronti altrui, ma gli Hemmings tiravano fuori il peggio di me.

Senza degnare di uno sguardo Amanda, presi le scale d'emergenza e le scesi velocemente, felice di poter uscire da quel posto, ormai non m'importava più di difendere la mia dignità, perchè l'avevo riavuta indietro nel momento in cui Amanda mi aveva vista entrare in quella stanza, sorprendendola a fare una delle sue cazzate.

Aveva anche scritto per me alcune domande da fare a Luke, con che coraggio?

Con che coraggio faceva sesso con un'uomo che a breve avrebbe dovuto sposarsi?

Disgustosa.

Uscii dall'edificio e presi un respiro profondo, decidendo poi di andare a fare la spesa, avevo bisogno di mangiare qualcosa che non fosse pizza d'asporto.

Erano le 12:47 , quindi, il supermercato più vicino ed aperto era Joe's.

Mi incamminai lungo il marciapiede sul lato dell'edificio di People Magazine tirando le maniche del mio maglione, avrei dovuto portare una giacca.

Joe's distava solo cinque isolati da People Magazine, quindi arrivai dopo pochi minuti.

Pensai alla proposta di Jack Hemmings, avrei dovuto accettare? Dopo tutto non pianificavo di contattare Luke Hemmings per informarlo, non lo avrei voluto rivedere, però l'idea di quel matrimonio pieno di segreti mi disgustava.

Perchè è tutto così difficile?

Smisi di pensare nel momento il cui le porte automatiche del Joe's Market si aprirono permettendomi di entrare.

Presi qualche articolo che era mia consuetudine comprare poi mi diressi nella sezione cereali per prendere i miei Reese's Puffs, deliziosi Reese's Puffs.

Camminai verso la cassa per fortuna vuota e aspettai che il cassiere passasse tutti gli articoli , per poi imbustare.

Odio le buste di carta, sono così fragili.

Afferrai le buste tra le braccia mentre rifiutavo la gentile offerta del cassiere ad aiutarmi, poi mi fermai ridacchiando, ricordandomi di essere a piedi.

Presi una di quelle buste riutilizzabili che non compravo mai, e mentre cercavo di mettere le mie buste di carta dentro di essa, il mio telefono squillò, facendo cadere la busta contenente una bottiglia di latte.

Perfetto, chiunque mi stia chiamando, deve andarsene al diavolo.

Appoggiai le buste per terra afferrando il cellulare dalla tasca posteriore dei miei jeans e risposi.

''Pronto?''

''Adelaide?''

Aggrottai le sopracciglia, sperando di non aver davvero riconosciuto quella voce.

'' Si.''

ci furono pochi secondi di silenzio, mentre il cassiere mi guardava in silenzio.

Imbarazzante.

''Potrei ripetere la mia intervista?''

Merda.





Spazio Autrice:
Allora, il prossimo capitolo è già pronto, però, se riceverò qualche recensione lo pubblicherò, altrimenti, niente.
Ringrazio tutti quelli che seguono la storia e che l''hanno aggiunta tra le preferite, mi rendete felice,grazie.

 

 

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Capitolo 5
*** 4 ***


nonononono , non voglio trovarmi di fronte a Luke Hemmings.

Mi passai le mani tra i capelli, rannicchiandomi sul mio divano di pelle nera.

Quel ragazzo mi metteva ansia, la sua presenza, così altezzosa, mi innervosiva troppo.

Pranzare con lui il giorno dopo sarebbe stata una tortura, poi, l'avermi fatto licenziare non potrà mai essere riparato da un'invito a pranzo, anche se il suo autista mi sarebbe dovuto venire a prendere, con una costosa auto, che avrebbe fatto sbiancare la vecchia acida che sta sempre affacciata ad una delle finestre del mio palazzo.

La macchina non potrà farvi perdonare, vostra altezza reale.

Tenni gli occhi fissi sullo schermo del mio televisore, dove stavano trasmettendo una replica della prima puntata di Teen Wolf.

Scott  è così hot, dannazione.

Cercai di non piangere mentre le immagini di una giovane coppia Scott- Stiles mi si presentavano davanti, erano così carini.

Il ciclo mi rende vulnerabile.

Continuai a guardare il televisore, quando sentii qualcuno suonare alla porta dovetti alzarmi.

Probabilmente era la mia pizza, con Sam.

Si, è la pizza che porta Sam.

Corsi a piedi scalzi lungo il corridoio, poi aprii la porta goffamente, dato che stavo per scivolare.

''Ecco la sua pizza, signorina''

Sam mi sorrise, tenendo in mano una scatola contenente la mia pizza con le patatine fritte.

''C'è la prima puntata di Teen Wolf, Sam''

Qualche giorno prima, avevo scoperto della nostra passione condivisa, ovvero Teen Wolf.

Era davvero il ragazzo perfetto, quello.

Sam mi mise la pizza tra le mani e si incamminò velocemente verso il mio salotto, lasciandosi cadere sul divano.

Io feci lo stesso, portando però con me la pizza.

''Domani devo andare a pranzo con una persona''

Sam distolse lo sguardo dal televisore, guardandomi serio.

''Pensavo non avessi amici''

Disse ironicamente, sputacchiando un pezzo della mia pizza di cui aveva preso qualche fetta.

'' Non è un mio amico''

Direi proprio di no.

''Cosa? chi è?'' 

L'interesse crescente di Sam mi mise a disagio, speravo non fosse un problema per lui, Sam era solo un mio amico, e prendersi il disturbo di essere geloso di una sciocchezza sarebbe stato inutile.

'' Luke Hemmings, sai, l'ultima volta che ci siamo visti mi ha fatta licenziare, forse, è stato preso da un'attacco improvviso di sensi di colpa, sai com'è, anche i viziati forse hanno un cuore.''

Forse.

Magari dopo avermi fatta salire su una lussuosa macchina mi avrebbe fatta cadere  in un lussuoso burrone, chi lo sa.

'' Quello stronzo? Perchè mai dovresti accettare un'invito da lui?''

''Perchè non voglio giudicare una persona dal primo incontro, Sam, magari lui non è realmente così''

Lo avevo sempre pensato, avevo sempre avuto quest'idea delle persone, la prima impressione è sopravvalutata, le persone fingono, per difendersi, per apparire migliori o addirittura peggiori di quanto non siano veramente, ma io non voglio conoscere la faccia sbagliata delle persone.

Sam  si alzò dal divano, aggiustandosi i capelli.

''Devo andare a lavoro, ci vediamo appena ordini una pizza, Adelaide.''

Io annuii in silenzio, lasciando che se ne andasse.

Voleva solo che quello stronzo di Luke Hemmings non mi ferisse, ma forse Luke Hemmings non era davvero così stronzo, o forse si?

Chiusi gli occhi e mi lasciai cadere in un sonno profondo, mentre la musica di fine puntata di Teen Wolf accompagnava i titoli di coda.

 

 

Quando mi svegliai, era tardi.

Dormii fino alle undici e mezza del mattino, e Luke Hemmings avrebbe mandato un'auto all'una.

Mi guardai allo specchio appena entrai in bagno, realizzando che mi sarei dovuta vestire decentemente, poi spogliandomi entrai nella doccia, cercando di lavarmi il più velocemente possibile,odiavo non essere puntuale.

Uscii dalla doccia e mi tamponai i capelli con un asciugamano, asciugandomici poi anche il corpo.

Quando arrivai davanti all'armadio cercai di non farmi dei complessi,non ne avevo voglia, così presi un vestito nero non troppo lungo ne troppo corto, e misi un paio di calze  a causa del freddo.

Camminai scalza verso il bagno e mi lavai i denti, cercando di non macchiare il vestito di dentifricio, era tardi, non importava fare colazione.

Posando lo spazzolino presi un pò di mascara e mi truccai distrattamente, per poi tornare nella mia stanza.

Odiavo prepararmi per uscire, era stancante, anche se fatto con noncuranza.

Mi sedetti sul divano e accesi il televisore, cercando di ingannare il tempo.

quaranta minuti dopo ero così presa dalla puntata di Nudi e crudi che stavano trasmettendo che mi accorsi solo dopo qualche secondo che il mio cellulare stava vibrando,così risposti in fretta.

''Pronto?''

''Sono l'autista del Signor Hemmings, sono sotto casa sua''

Bene, ora anche il suo autista ha il mio numero.

'' Umh, si certo arrivo''

Buttai il telefono nella borsa che avevo trovato per uscire e infilai le scarpe, alzandomi poi dal divano.

Andai verso la porta a passo svelto e afferrai la mia giacca appesa all'ingresso, lasciandomi alle spalle l'appartamento.

Ora devo  scoprire se quella di Luke Hemmings è solo una maschera. 



Spazio Autrice:
OK UFFICIALMENTE VI AMO. Grazie infinite per i complimenti, e per seguire la mia storia . L'ho già detto nello scorso capitolo ma siete aumentati, e vi adoro, lettori.
Come sempre ho paura di deludervi, ma chiudo gli occhi e mi tuffo nel vuoto, sperando che  il mio istinto abbia fatto centro nelle scrittura di questo capitolo, e gli altri che ho già scritto (sono 2)
Beh, nient'altro da  dire,se avete domande, chiedete pure, e buona giornata c:

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Capitolo 6
*** 5 ***


Se pensavo di trovare Luke Hemmings con un sorriso davanti ad una lussuosa auto, mi sbagliavo, tutto ciò che trovai fuori dal mio palazzo fu una macchina lussuosa, ma senza Luke Hemmings, e ciò mi deluse, stranamente.

Un'uomo decisamente troppo alto e dal viso serio scese dal posto di guida prima che io aprissi la mia portiera, e lo fece al mio posto, facendomi cenno di salire.

''Grazie''

Mormorai, mentre l'uomo sorrideva meccanicamente.

Rimasi sola nella macchina per qualche secondo, vedendo poi la portiera anteriore aprirsi e richiudersi, e l'uomo iniziare a guidare.

Il silenzio era assordante, mentre l'uomo guidava e ogni tanto tirava occhiate ai sedili posteriori per vedere se ero ancora viva.

Non ero mai riuscita a fare conversazione, in un certo senso. Ero abituata a farlo per questioni lavorative,quando lo facevo per quelle questioni avevo una motivazione, quindi non lo trovavo difficile, invece in quel momento, non riuscivo a fare nulla.

Avrei voluto chiedere all'autista il suo nome, per fare amicizia, ma le parole erano intrappolate tra la lingua ed il palato.

Guardai fuori dal finestrino, rimpiangendo di non poter mettere gli auricolari, sarebbe stata una cosa strana, non so esattamente perchè.

Passarono circa dieci minuti, quando la macchina si fermò di fronte ad un ristorante in centro.

Conoscevo quel ristorante, Allison, una mia collega  - ex collega - aveva scritto una recensione su di esso.

Mi ricordai le parole sognanti di Allison, quasi tutte sinonimi di 'delizioso', e sperai che avesse ragione.

Il flusso dei miei pensieri fu interrotto dal rumore di una portiera  che si chiudeva, e capii che l'autista era sceso dall'auto per aprire la portiera  a me , e mi sentii in imbarazzo per le troppe attenzioni.

Se avevo accettato l'invito di Luke Hemming, dovevo aspettarmi certe attenzioni, o mi ero forse dimenticata chi era?

''Buon pranzo, signorina''

Disse l'autista, dopo avermi aperto la portiera.

''Grazie''

Cercai di non guardarmi indietro, mentre raggiungevo il ristorante, mi sentivo un pò in colpa, per essermi fatta aprire la portiera come una viziata,  gli autisti vengono pagati per farlo, ma è comunque come dire 'non mi sporcherò le mani aprendo la portiera'.

Cercai di non pensare a ciò che ormai era  successo concentrandomi sulle mie mani, e sul fatto che non sapevo se entrare nel ristorante o aspettare Luke Hemmings fuori.

La risposta mi venne data quando una figura slanciata uscì dal ristorante sorridendo.

In un primo momento pensai .di averci visto male, perchè non avevo mai visto Luke Hemmings sorridere, prima di quel momento, o almeno non realmente senza traccia di ironia,ma di fronte a me c'era un ragazzo alto e dall'aria allegra, e guardava me.

'' Adelaide''

Sentire il mio nome uscire dalle sue labbra, mi fece salire la pelle d'oca.

Ricordai che lui mi odiava, fino a qualche giorno prima,  e tenni la guardia alta.

Feci un piccolo sorriso, cercando di non spostare il mio braccio bruscamente quando lui lo agganciò al suo, per entrare nel ristorante insieme.

''Perchè sono qui, Luke?''

Mi presi tutta la confidenza che volevo, infondo, ero a pranzo con lui, non era nei miei interessi la sua posizione sociale, non gli avrei riservato un rispetto particolare.

Il suo sorriso si spense alle mie parole, quasi come se l'avessi ferito.

''Mi dispiace '' 

Sussurrò, abbassando la guardia.

''Ho reagito bruscamente, ma non ti dovevi permettere di tirarmi uno schiaffo''

Accigliai lo sguardo, ridendo di gusto.

'' Di solito non sono una persona che ama colpire le altre persone Luke, ma tu, hai volontariamente tirato fuori la mia parte peggiore.''

Luke non rispose, troppo occupato a farsi riconoscere da un cameriere che cercava di capire quale tavolo avesse prenotato.

''Tiro fuori la parte peggiore di tutti, Adelaide.''

Disse finalmente, mentre seguivamo il cameriere, che sicuramente aveva sentito le sue parole, dato che raddrizzò la schiena in modo inusuale.

Io rimasi in silenzio, confusa.

Era quasi come essere a pranzo con un nemico, troppo preso ad odiare se stesso per concentrarsi su di me.

Mi sedetti, sentendomi a disagio quando uno dei miei piedi toccò la gamba di Luke, che si era già seduto.

''Non imbarazzarti ''

Gli lanciai un'occhiata di fuoco quando pronunciò quelle parole, mi trattava come se fossi una bambina, dannazione.

''Non ho cinque anni'' Scattai.

''Lo vedo'' 

Sorrise sornione, squadrando la forma del mio corpo.

''Smettila''

Luke rise leggermente, mentre una fossetta spuntava sulla sua guancia destra.

''Hai le fossette''

Lui mi guardò serio

''Lo so''

Distolsi lo sguardo, prendendo il menù e coprendomi il viso leggendo, perchè l'avevo detto?

Perchè sei stupida .

Lessi velocemente le pietanze, cercando di evitare la carne rossa, preferivo decisamente quella bianca.

Abbassai il menù, per guardare Luke .

Quasi mi spaventai quando vidi i suoi occhi fissi su di me, ma cercai di non dire niente.

Vidi il cameriere arrivare per prendere le nostre ordinazioni, e dopo avergli detto di volere del pollo alla griglia con qualche contorno, guardai Luke, che non aveva ordinato niente.

''Perchè non hai ordinato niente?'' 

Mi allarmai, non avrei mangiato solo io, decisamente no,sarebbe stato terribilmente imbarazzante.

''Sanno già quello che voglio''

Annuii confortata, innervosendomi però perchè tutti sapevano cosa fare con lui, tranne me.

Sembrava quasi che tutti avessero un copione da seguire, intorno a lui, come se lui non si accorgesse neanche di quanto tutto fosse troppo perfetto per essere vero.

Io non avevo un copione, e non ne avrei mai avuto uno.

''Devo andare, scusa''

Mi alzai bruscamente dalla sedia facendo girare diverse persone, poi camminai verso l'uscita  di quel ristorante troppo perfetto, guardando per l'ultima volta Luke Hemmings, che rimase pietrificato, quasi come se l'avessero risvegliato da un sogno.



Spazio autrice:
Questo capitolo è un pò strano, però, rappresenta il casino che veramente è Luke, secondo me, aldilà del fatto che non fa niente di strano, Adelaide capisce che con un ragazzo come lui non può essere tutto normale, per quanto lui finga, o provi ad essere normale, non sarà mai così.
RECENSIONI ? c:

Tante belle cose


LightBluez

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Capitolo 7
*** 6 ***


Sono una pazza.

Pensai, mentre correvo fuori dal ristorante.

Ero corsa via come una dannata pazza,  mi ero sentita soffocare, con Luke di fronte, come se dal pranzare con lui, ne susseguissero diverse responsabilità.

Ero stata per qualche ora, una delle tante ragazze invitate a pranzo da  Luke Hemmings, il giovane e incosciente, scapolo.

E la cosa non mi stava bene,  non sarei rimasta lì, a farmi prendere in giro.

Non avrei dovuto accettare il suo invito, le immagini di suo fratello ed Amanda erano ancora fresche nella mia mente,  e non potevo rischiare di aprire la mia boccaccia e rivelare tutto, per una volta, dovevo manipolare le cose a mio favore.

La mia famiglia non aveva ancora ricevuto la notizia del licenziamento, e per loro, sarebbe stata una grande delusione.

Mio padre mi aveva insegnato ad essere autonoma, nonostante i soldi in famiglia non mancassero, mi aveva cresciuta in modo da farmi essere responsabile e fiera di me, così tanto da non aver mai chiesto un soldo a loro, dopo aver ricevuto il mio lavoro a People Magazine.

Presi il mio cellulare dalla borsa, allontanandomi velocemente dal ristorante, ed entrando in un vicolo.

Il vicolo mi dava una sensazione di protezione, mentre componevo il numero di Amanda e chiudevo gli occhi, chiedendo silenziosamente scusa alla mia coscienza.

Dovevo riprendermi il mio lavoro e dimenticarmi di Luke Hemmings, non avrei voluto avere a che fare con un ragazzo viziato in ogni caso, non era il tipo di persona di cui volevo essere amica.

Mi sono sempre ripromessa di dare una seconda occasione a tutti, di non fermarmi alla prima apparenza, alla maschera, ma se mi fossi ricordata di Luke Hemmings solo come 'il ragazzo viziato' sarebbe stato più facile, allontanarmi da lui, da quei pochi momenti passati con lui e dalle sue fossette. 

''Allora?''

Amanda rispose con un tono freddo, come sempre.

Io guardai con sguardo assente il muro di fronte a me, prima di rispondere.

''Va bene''

Sospirai cercando di non chiudere la chiamata.

''Tornerò a People Magazine, e terrò il tuo stupido segreto per me''

Mi immaginai il sorriso di Amanda crescere, incorniciato da del rossetto rosso.

''Perfetto, ci vediamo  domani per discutere del tuo articolo Adelaide, non voglio più che scrivi quello riguardo il matrimonio''

La chiamata si chiuse improvvisamente, ed io non potei che odiare Amanda ed il suo ego.

Chiudere la chiamata per avere l'ultima parola, immatura.

Almeno non avrei dovuto scrivere un'articolo pieno di cazzate, come l'amore che trionfa o il matrimonio ed il suo vincolo sacro.

Almeno la mia etica riguardo l'amore, sarebbe rimasta intatta.

Appoggiai la schiena al muro freddo alle mie spalle, e respirai profondamente, cercando di non fare caso all'odore improbabile che si poteva sentire in ogni vicolo.

Sarei tornata a casa senza pensare a cose come l'onestà e l'etica, e mi sarei sdraiata sul letto, aspettando un telefonata da mia madre.

Da qualche giorno mentivo riguardo il mio  lavoro, ma ora non avrei dovuto farlo, tutto sarebbe tornato al proprio posto, con un pò di fortuna.

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''Ho detto di no, Hailey!''

Sorrisi come non facevo da giorni, spingendo una delle mie sorelle lontano da me.

''Daaai, avete limonato?''

Mi coprii le orecchie, cercando di non ascoltarla.

Mia sorella sedicenne, insisteva sul fatto che avessi un ragazzo, solo perchè quello stupido di Sam mi aveva mandato un messaggio di scuse, mentre lei usava il mio cellulare.

'' E' solo un mio amico, lo giuro''

Misi una mano sul cuore, cercando di restare seria, mia sorella Hailey continuava a guardare il mio cellulare, alla ricerca di qualche prova compromettente, ma non ne avrebbe trovate, direi proprio di no.

''Umh e chi è Luke?''

Si morse un labbro, mostrandomi lo schermo luminoso del mio cellulare.

'' E' per lavoro, Hailey''

Lei mi guardò con sguardo deluso, mentre io mi ripetevo, che tecnicamente, non avevo mentito.

''Non ho tempo per i ragazzi ora, lo sai''

Lei fece spallucce, sorridendo.

''Io si, invece''

Socchiusi gli occhi, cercando di sembrare il più cattiva possibile.

''Hai un ragazzo e non me l'hai detto?''

Lei annuì divertita, alzandosi dal letto e incamminandosi verso la cucina, da dove arrivava un delizioso profumo di pollo al curry.

Mi misi a sedere al solito posto, facendo cenno ad Hailey che ne avremmo parlato più tardi, poi mi concentrai sul mio piatto.

''Come va al lavoro, Ad?''

Alzai gli occhi in direzione di mio padre, che aveva appena parlato, chiamandomi con il solito abbreviativo.

''Bene, penso, come al solito''

Sorrisi, mentre prendevo un  boccone di pollo, assaporandolo.

''Hai bisogno di qualcosa? l'affitto dell'appartamento?''

Mandai giù un boccone di pollo, alzando le spalle leggermente.

''No, va tutto bene, sai che non ho bisogno d'aiuto''

Mia madre sorrise riempendosi un bicchiere d'acqua, guardandomi in modo fiero.

''Sono fiera di te Adelaide''

Mia padre sorrise e smise di pensare alla mia vita, al mio lavoro e al mio stare bene, iniziando a gustarsi il pollo, insieme al resto della famiglia.

''Anche io mamma''

Anche io sono fiera di me, ma non sempre.


Spazio autrice:
Allora, mi dispiace che non ci sia un momento Luke- Adelaide, ma volevo introdurre la famiglia di Adelaide,  dato che per lei è una parte importante della sua vita, comunque non è presente la figlia minore, Sue, però non preoccupatevi, è viva.
Comunque, dicevo, questo capitolo è un pò mirato a farvi capire meglio la situazione di Adelaide, le motivazioni delle sue scelte e tutto il resto,però non demordete, voglio scrivere un'intenso momento 'Adelaide- Luke' al più presto, i prossimi capitoli non sono ancora pronti, quindi se ci vuole un pò di più ad aggiornare mi dispiace, anche se non penso. (molto dipenderà dalle recensioni, lo sapete)

Tante cose belle

LightBluez

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Capitolo 8
*** 7 ***



LEGGETE LO SPAZIO AUTORE, PERFAVORE.


Quando girai la maniglia della porta di casa, mi sentii prosciugata, sentii le mie emozioni riversarsi sul pavimento del mio soggiorno, fino a farmi sprofondare.

Ero stanca di tutti i sotterfugi, sul lavoro, in famiglia.

Ero stanca di dover provare qualcosa ai miei genitori, e di dover sottostare ad Amanda.

Non avevo ancora risposto a Sam, e pensai quindi di farlo in quel momento, mentre mi sfilavo le scarpe e subito dopo i jeans stretti, così da essere comoda.

Digitai un messaggio breve, privo di vere emozioni, ma sufficiente per far sentire meglio Sam.

Non ero davvero in vena di smancerie.

Per qualche strano motivo, avevo un peso sullo stomaco più o meno dall'inizio della cena di famiglia, i sensi di colpa forse, dovuti a quello che avevo fatto il pomeriggio stesso.

O due pesi, forse.

Cercai di convincermi per la centesima volta della personalità egocentrica e egoista di Luke Hemmings, per non pentirmi delle mie scelte troppo affrettate .

Mentre mi infilavo una t-shirt gigante mi sdraiai sul divano, ragionando.

Avrei riavuto indietro il mio lavoro, avrei riavuto indietro la mia vita esattamente come volevo, era andato tutto al proprio posto come avevo predetto.

Sentii il mio stomaco contorcersi dolorosamente, al ricordo del sorriso subdolo di Jack Hemmings.

Quelle persone, i reali, vogliono tutto o niente.

Mi alzai dal divano, per prendere una scatola di cereali da sgranocchiare pacatamente, quando aprii l'anta della mia dispensa, il mio sguardo cadde su una bottiglia di vino rosso, che afferrai lentamente, guardandone l'etichetta.
Era un regalo di natale, da parte di mio zio, mia madre aveva fatto un sacco di storie al riguardo, ma lui le aveva detto che oramai avevo l'etá per comprarmi degli alcolici, quindi, lui si stava solo assicurando che bevessi qualcosa di decente.
Mio zio aveva tutta la mia stima, un'uomo dalla carriera brillante, un antropologo, e dallo spirito libero.
Mi ricordai di come all'etá di 16 anni lo idolatrassi, convinta di voler intraprendere una carriera libertina come la sua.
Poi, finii a studiare giornalismo, e mi appassionai.
Spostai una ciocca dei miei capelli crespi a causa dell'umiditá dietro un'orecchio e sorrisi, con la bottiglia ancora tra le mani.
Afferrai la scatola di cereali al suo fianco e me la potai al petto, lasciando la presa sulla bottiglia.
Non sono il tipo che si distrae così.
Con i cereali tra le braccia mi avviai verso il divano, piena di aspettative riguardo i programmi televisivi in onda, ma finii per addormentarmi sul divano, con i cereali di fianco e il telecomando ancora avvolto tra le dita.

**

" luke Robert Hemmings viene ritratto come un ragazzaccio viziato, abbiamo avuto la centesima conferma del suo esserlo davvero grazie a queste foto "
Aprii lentamente gli occhi, mentre la voce del giornalista alla tv rimbombava nella mia testa.
Fui sorpresa della fitta allo stomaco che provai, quando vidi delle foto di Luke Hemmings su un marciapiede, svenuto.
La minuta presenza di un ragazzo con uno spinello tra le dita copriva le sue lunghe gambe, lasciando vidibile il suo busto.
Mi sollevai dal divano, spengendo la tv.
Non é che io potessi fare molto per quel ragazzo.
Mi ricordai delle bravate finite al telegiornale che lui aveva compiuto insieme ai suoi amici, poi ripensai alle sue fossette, e non riconobbi quel viso come quello di un pazzo.

Riconobbi quel viso come il mio, qualcosa di rotto, pieno di colla gocciolante.

Vidi i suoi frammenti di ragazzo distrutto brillare intorno a lui, come luminosi pezzi di vetro, e mi sentii male.
Nella mia vita, soffrivo per gli altri, non per me.

Tutti noi, dobbiamo dire che pensiamo solo a noi stessi, quando in realtá, ci importa più degli altri.

Avevo sempre avuto il bisogno di riparare gli altri, far si che sorridessero, sicuramente più di quanto mi assicuravo di farlo io stessa, ma quando sentii quel bisogno nei confronti di Luke, mentre lasciavo vagare il mio sguardo nella mia mente, alla ricerca delle immagini di lui sdraiato su un marciapiede
, capii di essere fottuta.
Capii di dover soffrire ancora, come una masochista.



Spazio autrice:

allora, vi do il permesso di odiarmi, lo faccio anche io, quindi, nessun problema.
Mi dispiace di aver fatto passare dei mesi (?) prima di aggiornare, ma ero nel vuoto, nel vuoto più totale.
Non vi dirò che avevo impegni importanti etc, si, ho la scuola, e una vita sociale, ma non sono scuse per non prendersi un'ora e scrivere un capitolo.
Quindi, in tutta sincerità, avevo uno dei miei blocchi e piuttosto che scrivere merdate, vi ho lasciato senza niente, scusate.
Volevo dirvi che se siete iscritti anche a Wattpad, la mia storia è anche li, e di solito aggiorno prima perchè posso farlo dal cellulare (che ho comprato perchè il mio era rotto) quindi se volete potete seguirla anche li.
Comunque, riguardo al capitolo, penso sia piuttosto personale, dal punto di vista caratteriale, quindi, se pensate che Adelaide si sia ammosciata (?) è colpa del mio carattere.

A presto, e ringrazio quelli che commenteranno e continueranno a seguire la storia. (SCUSATE SE IL CAPITOLO E' BREVE COME AL SOLITO
LOL)

Tante cose belle
LightBluez

 

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