Fireworks

di LorasWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Nico ***
Capitolo 3: *** Nico ***
Capitolo 4: *** Nico ***
Capitolo 5: *** Nico ***
Capitolo 6: *** Will ***
Capitolo 7: *** Will ***
Capitolo 8: *** Nico ***
Capitolo 9: *** Will/Hazel ***
Capitolo 10: *** Nico ***
Capitolo 11: *** Will ***
Capitolo 12: *** Nico/Will ***
Capitolo 13: *** Nico ***
Capitolo 14: *** Nico/Ade ***
Capitolo 15: *** Nico ***
Capitolo 16: *** Nico ***
Capitolo 17: *** Nico/Will ***
Capitolo 18: *** Nico ***
Capitolo 19: *** Nico ***
Capitolo 20: *** Nico ***
Capitolo 21: *** Nico ***
Capitolo 22: *** Will/Nico ***
Capitolo 23: *** Nico ***
Capitolo 24: *** Nico ***
Capitolo 25: *** Nico ***
Capitolo 26: *** Nico ***
Capitolo 27: *** Nico ***
Capitolo 28: *** Nico ***
Capitolo 29: *** Will ***
Capitolo 30: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
Fireworks


I suoi amici sapevano che la sua non era una famiglia ricca, non una di quelle da possedere tre macchine, una villa con piscina e giardino, vestiti firmati e un televisore di 85 pollici.
Pensavano che fosse una di quelle famiglie nella media, non sapevano qual’era la verità.
Nessuno sapeva quello che Nico Di Angelo faceva per pagarsi semplicemente gli studi.
Tutti credevano che fosse solo abbastanza solitario, per questo non usciva quasi mai con nessuno. A nessuno era mai passato per la mente che non uscisse per mancanza di soldi o perché dovesse lavorare per comprare quel nuovo libro che i professori chiedevano, quella nuova calcolatrice scientifica o, semplicemente, i colori e le tele.
E a Nico andava bene così.
Andava assolutamente bene fino a quando nessuno avesse scoperto come andavano le cose realmente.
Lo faceva soprattutto per proteggere Hazel, la sua sorellastra.
Ne aveva già persa una di sorella, non avrebbe permesso a nessuno di portargli via anche l’altra.
Il loro padre lavorava in nero, faceva il venditore ambulante.
Avevano anche una matrigna, non era né sua madre né la madre di Hazel, lei non faceva nulla dalla mattina alla sera, stava tutto il giorno chiusa in quel buco di casa a lamentarsi costantemente per qualsiasi cosa.
Era così odiosa che Nico forse poteva anche compatire suo padre che ogni due giorni tornava a casa completamente ubriaco.
Forse, ma non l’aveva mai fatto, non avevano nulla e lui spendeva tutto quello che guadagnava in alcool.
Quella sera in paese c’era la festa di un santo.
A Nico importava così poco che si era già scordato che santo stessero festeggiando.
Suo padre era da qualche parte a vendere palloncini dei personaggi dei cartoni animati, trombette e cose simili.
Era una di quelle sere dove di solito guadagnava il doppio, il problema era farli arrivare a casa quei soldi.
Nico lavorava insieme agli addetti dei fuochi d’artificio.
L’aveva “venduto” suo padre a quelli, erano dei suoi amici, naturalmente non c’era niente in regola, non era neanche maggiorenne, ma questo non importava a nessuno.
Senza ombra di dubbio l’avrebbero pagato molto di meno di quanto si meritasse uno che sapesse e potesse seriamente fare quel lavoro.
Ma a suo padre andava bene così e Nico aveva accettato. Nessuno sapeva meglio di lui di quanto avessero bisogno di quei 70 euro.
Mentre aspettava il momento in cui avrebbero dovuto sparare le bombe se ne stava da solo, seduto nello scalino più alto del municipio a fumare.
Non che lui fumasse spesso, non poteva comprarsele le sigarette, ma qualche volta riusciva a rubarle.
Si sentì osservato e notò che nell’ambulanza posteggiata a diversi metri di distanza c’era un ragazzo biondo che lo stava fissando.
Quando incrociò il suo sguardo il ragazzo distolse in fretta il suo tornando a parlare con un uomo con la divisa della croce rossa.
Nico assottigliò gli occhi per osservarlo meglio, sembrava della sua età, ma forse era più grande.
Distolse lo sguardo da lui, spense la sigaretta gettandola a terra e calpestandola, per poi andare dagli altri giocherellando distrattamente con il piercing ad anellino che aveva nel labbro, era ora di iniziare.
Quella non era la prima volta che faceva una cosa del genere, l’aveva già fatto altre volte, ma quel giorno andò tutto storto.
Avvenne tutto talmente in fretta che Nico ricordava a tratti, solo una cosa era vivida nella sua mente: il dolore.
Non erano né all’inizio né alla fine, Nico aveva acceso una fiaccola, nell’allontanarsi l’aveva però urtata con il piede e questa era scivolata. Non puntava più verso l’alto, ma verso di lui.
Il resto fu questioni di secondi: la bomba che lo colpisce al fianco, lui che vola a terra e il fuoco.
Il fuoco che gli brucia la maglietta, riesce a spegnerlo quasi subito, ma ormai la carne è bruciata.
Urla, urla da quando è volato a terra, sente distrattamente delle voci intorno a lui, non capisce nulla di quello che dicono.
Sopra di lui i fuochi d’artificio continuano a susseguirsi nel cielo nero.
Qualcuno si inginocchia al suo fianco, Nico gli artiglia un braccio infilzandogli le unghie nella carne.
-Fallo smettere- gli esce con un tono supplichevole, doloroso – Brucia. Fallo smettere!
L’ultima frase la urla, ma non gli importa di nulla.
Quello inginocchiato accanto a lui gli deve bloccare le mani e rischia di ricevere un calcio, ma riesce a evitarlo.
Gli dice qualcosa ma Nico non capisce, è sordo dal dolore.
Si rende conto che il ragazzo è proprio quello che prima era vicino l’ambulanza.
L’ultima bomba che vede esplodere è di colore arancione.
L’arancione circonda il suo volto, come un’aureola.
Capisce di star impazzendo quando l’unico pensiero che la sua mente partorisce è: “Un angelo. E’ così bello che deve per forza essere un angelo”
Poi sviene.
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Vi avevo promesso una nuova long sulla Solangelo ed eccola qui.
Questo è ancora il prologo, ma spero che possa iniziare a piacervi come l'altra.
La lunghezza dei capitoli sarà varia, conto di aggiornare presto senza intervalli troppo lunghi.
Certo siamo ormai quasi ad Agosto, ma spero di farcela.
Mi fate sapere che ne pensate? Per favore.
Un bacio, Deh

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Capitolo 2
*** Nico ***


Nico si guardò allo specchio facendo una smorfia.
Doveva continuare a ripetersi che lo stava facendo solo per il cellulare nuovo.
Ne aveva assolutamente bisogno visto che il suo vecchio amico era definitivamente morto una settimana prima dopo quattro anni di onorato servizio.
Se smetteva di motivarsi era sicuro che si sarebbe strappato di dosso quello schifo entro due secondi.
Okay, era vestito di nero, ma era anche stramaledettamente elegante.
I pantaloni gessati, la giacca e la cravatta sopra la camicia bianca.
Nico si definì veramente inguardabile.
Non sembrava neanche che avesse più 17 anni.
In quel momento Hazel entrò nella stanza e lo scrutò per bene.
-Sei bellissimo, fratellino.
-Sono orrendo.
Hazel sembrò non sentirlo.
-Però forse ti devi aggiustare meglio i capelli…
-Alt!- Nico alzò la braccia formando una x davanti la sua faccia – Quelli non si toccano.
La ragazza sbuffò facendo volare un riccio che aveva davanti la faccia.
-Come vuoi, adesso sbrigati, papà ti sta aspettando, dice che farete tardi.
 
Suo padre posteggiò li vicino, non proprio davanti l’enorme villa, Nico non poteva di certo fare vedere che scendeva da quella macchina.
Prima che andasse via gli parlò, continuando a tenere lo sguardo puntato sulla villa.
-Ricorda tutto quello che devi fare. Tutto. Poi ti puoi anche divertire.
Nico annuì, aprì lo sportello.
-Non dimenticare, tu sei Percy Jackson.
Il ragazzo annuì un’ultima volta prima di chiudersi lo sportello alle spalle e dirigersi verso la sua meta.
Dentro era veramente favoloso e immenso. Solo il giardino e le terrazze esterne erano grandi quanto l’intero quartiere dove abitava.
L’interno era ancora più grande e lussuoso. Marmi, scale e lampadari di cristallo.
Nico gironzolò un po’ in giro cercando di capire com’era più o meno strutturata quella villa.
Accetto anche un bicchiere di champagne e quasi si strozzò con il primo sorso quando lo vide.
Era esattamente come lo ricordava, se non ancora più bello con il suo completo bianco.
Non lo vedeva da quella notte di cinque mesi prima.
 
Quando si svegliò la prima cosa che il suo cervello concepì fu: Bianco.
Era in una stanza bianca, steso in un letto completamente bianco.
Le sue mani erano così pallide quasi da mimetizzarsi con il lenzuolo.
Era anche vestito di bianco.
Notò che nel braccio aveva infilato l’ago di una flebo.
Iniziò ad agitarsi, cercò di mettersi seduto, ma un tremendo dolore al fianco lo fece stendere di nuovo.
C’era Hazel seduta accanto a lui, non l’aveva notata subito, ma dopo il suo mugolio di dolore la ragazza si era svegliata di colpo, sicuramente non era molto profondo il suo sonno.
-Hey, stai calmo, non agitarti.
-Cosa … cosa è successo?- Biascicò seguendo il consiglio della sorella.
Ad Hazel si riempirono gli occhi di lacrime – Dormi da due giorni, mi hai fatto preoccupare così tanto! Non ricordi proprio nulla?
Nico si sforzò e a quel punto gli tornarono in mente tutti gli avvenimenti di quella sera.
Rabbrividì al solo pensiero.
-Come sto?
-Sei un po’ bruciacchiato, ma non è nulla di grave, ti ha preso il fianco e le fiamme si sono estinte prima che potessero fare dei seri danni. Penso che comunque la cicatrice ti resterà per sempre.
-Fantastico- borbottò il ragazzo – Posso vederla?
Hazel scosse la testa – Per adesso è fasciata.
Poi gli prese delicatamente la mano destra e gli mostrò il palmo, era rosso anche quello.
-Questa fa tanto male?
Nico provò a muoverla, non faceva male come il fianco, ma era abbastanza rigida, i movimenti gli venivano male.
-L’ho solo usata per spegnere il fuoco, il colpo peggiore l’ha preso il fianco, quindi in confronto non sento nulla.
Hazel annuì, restarono un altro po’ in silenzio.
-Senti- disse infine – è successo un bel casino con la polizia, si sono inventati una bella storia e forse ci hanno creduto, ma devi confermare questa versione.
Nico non rispose, aspettando che la sorella continuasse.
-Tu non eri li a lavorare, eri in giro ed eri curioso, hai sorpassato le transenne e sei andato a vedere cosa stessero facendo, loro ti hanno urlato di non avvicinarti ma tu non li hai ascoltati.
-Sono il ribelle, cattivo ragazzo della situazione praticamente.
-Più o meno, poi insomma è andato tutto storto ma questo solo per colpa tua, quindi nessuno di loro ha colpa. Non vogliono finire nei guai, soprattutto papà, devi solo confermare questa versione quando ti sentirai meglio.
Certo, quale storia è migliore di un sedicenne ribelle con istinti di suicidio, per distogliere i sospetti da cose illegali?
-E i testimoni?
-Quali testimoni?
-Non ce n’erano? Nessuno mi ha visto li tranne quelli che stavano facendo partire i fuochi d’artificio? E’ impossibile da credere.
-C’erano quelli della croce rossa, quelli che poi ti hanno subito portato in ospedale, erano una donna e due uomini, nessuno di loro era concentrato su di te, non hanno una versione diversa da raccontare. In tutto quel casino hanno ammesso anche loro di non ricordare bene come sono avvenuti i fatti.
-Non c’era un ragazzo?
-Un ragazzo?
-Si, più o meno della nostra età.
-No Nico, nessun ragazzo, forse te lo sei immaginato.
 
Non se l’era immaginato. Nico ne era perfettamente consapevole.
Non uscì più quell’argomento per cinque mesi.
E adesso eccolo li, a pochi passi da lui, la prova schiacciante che non era solo frutto della sua immaginazione.

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Capitolo 3
*** Nico ***


Il ragazzo biondo stava parlando animatamente con due anziani.
Quando però si accorse di Nico, il quale aveva anche una mezza idea che l’avesse proprio attirato lui facendolo sentire osservato visto che non gli staccava gli occhi di dosso da almeno 10 minuti, si congedò e gli si avvicinò sorpreso.
-Tu sei …
-Già- rispose semplicemente Nico – E tu esisti veramente.
Il ragazzo corrugò la fronte e Nico spiegò – Ricordo il tuo volto, ma nessuno si ricordava che un ragazzo con la tua descrizione fosse li quella notte, non ti ho più visto, quindi, siccome l’unica cosa che ricordo in modo abbastanza vivido è il dolore, stavo arrivando a pensare che avesse ragione mia sorella e che tu fossi solo frutto della mia immaginazione.
Il biondo annuì – Vedi, io non dovevo trovarmi li, quella notte.
-Oh bè, se è per questo neanche io.
Il ragazzo gli porse la mano – Mi chiamo Will Solace.
Nico cercò di controllare il suo entusiasmo.
“Solace” proprio il nome che gli serviva. Non riusciva a credere che la fortuna fosse dalla sua parte.
-Quindi la casa è tua!
Il biondo abbozzò un sorriso –Tecnicamente è di mio padre, ma si, ci abito anche io.
-E’ bellissima.
Will sorrise, ma non disse nulla, stava ancora aspettando che il moro si presentasse a sua volta.
Nico non voleva mentirgli sulla sua vera identità, non sapeva perché, ma non voleva dirgli un nome falso. Però, se gli avesse detto il suo vero nome doveva anche spiegargli il motivo per il quale era in casa sua, questo non lo poteva decisamente fare.
Per poco non gli finì addosso quando uno degli ospiti non lo urtò per sbaglio.
A quel punto gli venne un’idea.
Posò il bicchiere di champagne sul vassoio del primo cameriere che passò e propose al ragazzo – Ti va di andare fuori? Qui c’è decisamente troppa confusione.
Will annuì e lo portò in una delle tante terrazze, questa era una delle più grandi ed era deserta, cosa abbastanza prevedibile visto il freddo di metà Novembre.
A Nico non dava assolutamente fastidio.
La terrazza era piena di fontane e panchine in pietra, nonostante questo non appena si avvicinarono alla ringhiera, sempre in pietra che dava su un immenso giardino, Nico ci si sedette sopra. Non proprio degno di una persona che indossasse quei vestiti.
Will si limitò a ridere divertito, lui si appoggiò semplicemente con i gomiti alla pietra.
Il moro aveva già pianificato un piano perfetto nella sua mente, lo mise in atto.
-Mi sono imbucato alla vostra festa.
Ammise al ragazzo.
-Penso che fin qui c’ero quasi arrivato, perché l’hai fatto? E soprattutto, come?
-Frequento il quarto anno del liceo artistico e studio architettura, è la mia passione. Fra due anni devo entrare all’università e qui, stasera, c’è la direttrice Atena. Volevo parlarle e capire un po’ come funzionava, volevo anche fare colpo, che c’è di male a essere un po’ raccomandati?
Disse quest’ultima frase con un tono abbastanza serio, ma fece un occhiolino per sdrammatizzare.
Will capì che stava scherzando e aspetto che continuasse.
-Percy Jackson è un mio amico, suo padre era invitato oggi ma lui si seccava a venire, preferiva uscire con la sua ragazza, così mi ha detto che potevo imbucarmi utilizzando il suo nome. Nessuno si sarebbe accorto di niente, abbiamo quasi la stessa età e siamo quasi simili, inoltre lui non si fa vedere in giro quasi mai con suo padre.
-Lo conosco, suo padre. E’ un tipo abbastanza severo, ha permesso tutto questo?
-Ovvio che no, lui non lo sa.
Will lo guardò divertito –Quindi falso Percy Jackson … Come ti chiami veramente?
-Nico Di Angelo.
Guardò per qualche altro secondo la sua villa poi, sempre con gli occhi fissi su di essa, chiese – Quante stanze ci sono?
Will sbuffò divertito – Penso almeno 20 camere da letto, 6 bagni, le cucine, la sala da pranzo, quella che hai appena visto che sarebbe tipo … ehm … l’ingresso?
-20 camere da letto? Ma in quanti ci abitate?
-In realtà molte di queste sono vuote, le usiamo quando qualche volta viene qualche ospite. Siamo solo io, mio fratello e i miei genitori. Tutti e quattro abbiamo le camere all’ultimo piano. Le camere da letto si trovano sia al secondo che al terzo, ma anche quando ci sono ospiti diamo quelle del terzo piano, il secondo resta quasi sempre vuoto. I bagni sono due per piano.
-E tutti i vostri camerieri?- Chiese Nico visibilmente interessato, pensò che forse lo era un po’ troppo e Will poteva iniziare a insospettirsi, ma pensò anche che quelle potevano benissimo sembrare domande che avrebbe chiesto uno studente qualsiasi fissato in architettura, si rilassò leggermente.
-Anche loro vivono qui, le loro stanze però si trovano al piano terra, vicino le cucine.
-Avete quegli enormi condotti dell’aria? Quelli dove ci entra anche un uomo?
-Certo, passano per ogni stanza … perché?
-Devi esserti divertito un mondo da piccolo, io e mia sorella siamo stati una volta in un albergo molto grande e ci abbiamo giocato dentro facendo le spie, inutile dire che ci hanno sbattuto fuori dopo neanche un giorno … Però tu devi esserti proprio divertito.
-In realtà … con Austin non ci abbiamo mai giocato, soprattutto perché ci sbagliamo di troppi anni e non abbiamo mai potuto giocare insieme.
Nico lo fissò realmente shoccato – Non ci credo! Che infanzia orribile. – Commentò alla fine.
-Hey!- Se la prese Will mettendo su un finto broncio che Nico trovò adorabile.
Distolse di nuovo lo sguardo da lui, quel ragazzo lo distraeva veramente troppo.
-Allora con la bici dentro casa? Scommetto che avete dei corridoi lunghissimi, ci potevi fare le gare!
-Questo si! Tranne al primo piano i corridoi formano una specie di U- E cercò di fare il disegnino nel palmo della mano. –Avrei preferito però che erano un cerchio, sarebbe stato più divertente.
Nico sghignazzò – Immagino. Non potevi salire le scale con la bici e quindi ti trovavi a un punto morto, perché suppongo che li ci siano le scale per il piano successivo, no?
Il biondo annuì sorridendo –Una volta ci ho provato, due mesi con il gesso al braccio.
-Okay- commentò Nico – Forse non è stata poi così orribile la tua infanzia.
Will sorrise vittorioso.
-Hai animali?
-Mh-mh. Due cani.
-Barboncini? A mia sorella piacciono tanto, almeno due volte al giorno ne chiede uno.
-Pastori Tedeschi.
Nico ne era certo al 90%, ma doveva avere la conferma.
Furono interrotti da una specie di cameriere che fece il suo ingresso in terrazza e si avvicinò a loro.
Si rivolse a Will – Signore, suo padre la sta cercando.
Il ragazzo sbuffò – Arrivo subito.
Aspettò che il cameriere fosse andato via che tornò a rivolgersi al moro – Se non scappi e se ti interessa possiamo continuare questa conversazione quando mio padre non ha più bisogno del suo affascinante figlio. Magari la facciamo diventare ancora più interessante.
Non aspettò una sua risposta, gli fece un occhiolino e andò via.
Nico lo guardò allontanarsi con un sorrisetto vittorioso in volto.
“Will Solace. Non hai idea di quanto tu mi sia stato utile con questa conversazione."
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Eccomi qui dopo una lunga giornata di mare, voi come ve la state passando?
Parlando del capitolo, okay penso che siete arrivati alla conclusione che Will è tipo il ragazzo più ricco della città e Nico... Bè, un pò tutto il contrario.
Forse potrà sembrare un tantino banale, ma ho intenzione di far svolgere la storia in un certo modo, per adesso siamo ancora all'inizio.
Cercherò di aggiornare presto, ora vado che ho assolutamente bisogno di una doccia!
Un bacio, Deh

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Capitolo 4
*** Nico ***


Nico capì che quel ragazzo era veramente un angelo.
Doveva esserlo per forza.
Perché lui si sentiva assolutamente in paradiso mentre le labbra del biondo lavoravano intorno al suo membro.
Erano passate due ore da quando Will lo aveva lasciato in terrazza.
In quelle due ore Nico era riuscito a fare molte cose, anche parlare con la direttrice Atena, quello che aveva raccontato al biondo non era poi tutta una bugia, a lui piaceva seriamente l’architettura e la stava studiando, non gli sarebbe dispiaciuto entrare in quell’università, se solo avesse avuto i soldi.
Nico si rese conto che quella era una serata di beneficienza, raccoglievano fondi contro una qualche malattia con un qualche nome strano.
Si mise mezzo nascosto dietro una colonna mentre sentiva il discorso che il signor Solace fece, non ascoltò neanche una parola, era troppo concentrato sul suo figlio maggiore li accanto a lui che guardava tutti gli ospiti con un perfetto sorriso in volto, ma che sembrava non vederli davvero.
Sgusciò via a circa metà del discorso, erano tutti così concentrati sui padroni di casa che fu abbastanza semplice rubare circa 800 euro in meno di cinque minuti.
Non che avesse rubato i soldi dai fondi volontari che ogni ospite aveva dato, non era così meschino. Aveva rubato dai portafogli nelle borse e nei soprabiti che avevano lasciato nel guardaroba. Solo la metà di quei soldi li aveva presi da una sola giacca, quel signore era pieno di soldi, ma nell’offerta volontaria aveva donato solo 50 euro.
Nico pensò che si meritasse la scomparsa di tutti i suoi soldi.
Il resto li prese un po’ qui e un po’ li, togliendo a ogni persona quel tanto che bastava per non fargli accorgere del furto.
Quando uscì fuori dal guardaroba per poco non si fece scoprire da Will.
Capì che il discorso era finito e lui c’era arrivato in tempo.
Si, decisamente, la fortuna era dalla sua parte quella sera.
Riuscì a non farsi vedere e lo seguì così silenziosamente che il ragazzo non si accorse completamente di lui.
Il biondo tornò nella terrazza di prima, quando furono abbastanza lontani dall’entrata e da tutti Nico si schiarì la gola uscendo allo scoperto –Cerchi qualcuno?
Il più piccolo non aveva idea di come si ritrovarono poi in quella situazione.
Stava in piedi, poggiato alla ringhiera di pietra per sostenersi, un pugno in bocca per soffocare qualsiasi rumore, i pantaloni e le mutande ormai erano intorno alle sue caviglie, il biondo inginocchiato fra le sue gambe.
Non che avesse bevuto tutto questo champagne.
Nico non riusciva a capacitarsi di come fosse arrivato in quella situazione con un quasi perfetto sconosciuto, in una terrazza di una villa piena di gente, semi nascosti dietro una siepe.
Non che riuscì a restare lucido per molto tempo.
Non era neanche sicuro su chi dei due avesse baciato l’altro.
Ricordava vagamente che proprio lui aveva attirato a se il ragazzo dalla camicia, mentre si baciavano gli aveva fatto saltare qualche bottone, ma ricordava anche che il biondo aveva già le mani fra i suoi capelli e aveva poi mormorato sulle sue labbra – ha una sera che mi chiedo se questo coso è fastidioso o meno.
Con i denti giocherellò con il piercing che Nico portava al labbro inferiore, facendo gemere il moro che, con voce roca, aveva domandato –Verdetto?
-E’ tremendamente sexy.
Quando Nico venne nella sua bocca, il ragazzo non perse tempo a rimettersi in piedi e baciarlo con passione.
Le lingue che si rincorrevano, il moro sentì il suo sapore nella bocca di Will, non gli diede poi così tanto fastidio.
Quando però quest’ultimo provò a slacciargli la camicia lui lo fermò subito.
Era okay tutto, ma non sarebbe rimasto a torso nudo davanti a lui.
Will si staccò dalle sue labbra fissandolo con uno sguardo curioso, le sopracciglia corrugate.
Nico non aveva nessuna intenzione di dare spiegazioni, per distrarlo si fiondò su di lui, con le labbra torturò il suo collo succhiando il punto che sembrava più sensibile, contemporaneamente infilò una mano nei suoi pantaloni.
Fu qualche secondo dopo che iniziò un insistente “bip bip bip”
Nico imprecò sul collo del ragazzo. Si staccò e andò a spegnere la sveglia puntata nel suo orologio da polso.
Doveva andarsene, era quello l’orario stabilito da suo padre, lo stava aspettando fuori in macchina. Non avendo un cellulare avevano trovato quella come unica soluzione.
-Devo scappare.
Will aveva lo sguardo di uno che sarebbe potuto scoppiare a piangere da un momento all’altro. Insomma, aveva lasciato il suo lavoro a metà!
Nico si sentì vagamente in colpa – Mi dispiace, forse qualche altra volta posso farmi perdonare.
Gli si avvicinò e gli lasciò un ultimo, veloce e casto bacio sulle labbra.
Scappò via mentre ancora si chiudeva la zip dei pantaloni.
Quando entrò in macchina suo padre, per una volta perfettamente sobrio, lo scrutò da capo a piedi per diversi interminabili secondi.
Il ragazzo aveva anche paura di guardarsi, di sicuro non era sistemato perfettamente come quando era uscito di casa.
Fu lui il primo a parlare schiarendosi la gola con un colpo di tosse.
-Ho fatto tutto.
Suo padre continuò a fissarlo – Oh, ci credo che tu abbia fatto proprio tutto.
Nico cercò di ignorarlo e continuò uscendo i soldi dalla tasca – Ho questi. In più sono riuscito a scoprire più cose di quello che ci aspettavamo, penso anche che una volta a casa possa abbozzare una qualche pianta con le cose principali.
-Perfetto.
A quel punto mise a moto e partì.
Nico giurò di vedere un lampo di divertimento negli occhi di suo padre, anche se le labbra non accennavano sorrisi, si mossero solo per parlare.
-Nico, io me l’allaccerei la cintura, quella dei pantaloni.
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Hey! Eccomi di nuovo. Allora, che ne pensate?
Come ho gia scritto nell'altra storia che sto scrivendo e che ho appena aggiornato, anche qui devo dire le stesse cose:
Siamo ormai nel pieno di Agosto e io non credo più di poter aggiornare fino a dopo il 15, cioè ferragosto.
Per chi mi segue da tanto sa che ho sempre aggiornato velocemente e senza problemi, ma sono a mare e non riesco più adesso, diciamo che mi sto prendendo delle ferie (?) ahahah
Quindi buone vacanze anche voi, ci vediamo al mio ritorno.
Spero continuerete comunque a seguirmi …
Un bacio, Deh <3
 
P.S. So che alcuni di voi l’hanno subito trovata ma per chi non fosse passato nella mia pagina o non l’avesse comunque visto, ho fatto un nuovo crossover sempre sulla Solangelo, ambientato nel mondo di Hunger Games. Se volete passare mi farebbe molto piacere. :)
Un bacio, Deh 

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Capitolo 5
*** Nico ***


E rieccomi qui! Se ve lo stavate chiedendo: no, non vi libererete facilmente di me.
Sono ancora a mare quindi non posso riprendere ad aggiornare normalmente ma vi avevo promesso il capitolo dopo Ferragosto (come l'avete passato? Io non ricordo metà notte ma tralasciamo) ed eccolo qui.
Spero di non fare più queste attese lunghissime e sono quasi certa di poter aggiornare in settimana.
Per adesso eccovi il nuovo capito, buona lettura!
Un bacio, Deh

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Era passata una settimana da quella festa.
Era di nuovo sabato e Nico aveva il giorno libero.
Doveva studiare, ma constatò che l’avrebbe fatto il giorno dopo, se suo padre l’avesse messo a lavoro avrebbe studiato la notte.
Giocherellando con il piercing al labbro si avviò a casa di Will in skateboard.
Il portinaio lo fece entrare tranquillamente quando lui disse che era li per vedere il suo amico Will.
Sicuramente, se avessero scoperto che stava mentendo, gli avrebbero mandato contro i cani.
Molto probabilmente lo stavano controllando proprio in quel momento attraverso delle telecamere.
Ci mise veramente molto ad arrivare alla porta, attraversando l’immenso viale, nonostante avesse lo skateboard.
Gli venne ad aprire una cameriera molto graziosa. Lunghi capelli caramellati, occhi dello stesso colore.
-In cosa posso esserle utile?
-Sono un amico di Will, lui è in casa?
La ragazza lo scrutò da cima a fondo, poi lo fece entrare – Si accomodi prego, lo vado a chiamare. Come la devo presentare?
-Oh, dica solo che sono un amico.
Quando la cameriera scomparve oltre le scale, Nico iniziò a curiosare.
Doveva ammettere che, nonostante la stanza non fosse più addobbata per la festa, manteneva intatta la sua magnificenza.
Will spuntò dalle scale, urlò un “TU” abbastanza infuriato, poi iniziò a scenderle facendo gli scalini a due a due.
-E io che pensavo fossi felice di rivedermi- commentò Nico con un sorrisetto divertito.
Il biondo gli si avvicinò quasi correndo e gli puntò l’indice al petto in segno di accusa.
-Una settimana! Ti sembra normale farti vivo dopo una settimana!?
Il sorrisetto di Nico non scomparve, in più inclinò la testa di lato e alzò un sopracciglio.
-Capisco la tua frustrazione, ma se invece di aspettarmi avresti continuato il lavoro da solo magari adesso non saresti così infuriato.
Gli zigomi del biondo diventarono rossi, distolse anche lo sguardo, era così adorabile.
Non ricordava fosse così timido, quella sera non lo era stato di sicuro.
Non era cambiato solo nel carattere, adesso era anche vestito in modo molto più umano.
Dei calzini neri e semplici, un sotto largo e grigio di tuta e una felpa arancione con un enorme sole sorridente disegnato nel davanti. Anche i riccioli biondi erano molto più spettinati, non sembrava più così “odiosamente perfettino”.
Notò che anche Will lo stava scrutando quando proruppe – Sei … uhm … diverso.
Certo che lo era.
Nico ringraziò gli dei per il fatto di essere vestito diversamente dall’ultima volta che lo aveva visto, aveva giurato che non avrebbe messo mai più un vestito così elegante.
Adesso era tornato di nuovo lui: scarponcini dalla suola spessa, jeans abbastanza strappati dove nei passati della cintura c’erano delle catene metalliche, maglietta larga a maniche corte con sopra il suo giubbotto da aviatore aperto e bracciali di cuoio ai polsi. Tutto era rigorosamente nero. Era nero anche il fazzoletto che lui utilizzava a fascia nella fronte annodato strettamente dietro la testa. Per tenere fermi i suoi indomabili lunghi ciuffi di capelli corvini. Perfino il suo skateboard, che teneva sotto braccio, era nero.
-Non ti piaccio più, Raggio Di Sole?- Lo prese in giro.
-Si … cioè, no … voglio dire che insomma … stai bene.
-Sto bene- ripeté Nico un po’ scettico e un po’ a deriderlo.
-Okay, sei abbastanza attraente.
-Forse volevi dire che sono abbastanza scopabile e fosse per te mi prenderesti qui e subito. O sbaglio?
-Smettila- biascicò l’altro tornando a essere rosso e guardandosi guardingo in giro.
Nico decise che si era divertito abbastanza e finalmente arrivò al punto della sua visita.
-Ti va di uscire con me?
-Ora?
-Si. O dovevo forse fare una richiesta ufficiale una settimana prima in modo che venisse accettata entro oggi?
Will alzò gli occhi al cielo.
-Aspetta qui.- Poi schizzò di nuovo via su per le scale.
 
-Come te la cavi a basket?
Domandò Nico dopo che entrambi salutarono con un cenno il portiere e si avviarono in strada.
Nonostante fossero in pieno Novembre non c’era poi così tanto freddo.
Will si era cambiato solo il sotto della tuta, sostituendola con dei jeans chiari, si era infilato delle scarpe da tennis dello stesso colore della felpa. Quest’ultima era abbastanza pesante da permettere al biondo di non indossare il giubbotto.
-Potrei batterti a occhi chiusi.
Nico mise lo skate a terra e ci salì sopra, così era più o meno alla sua altezza, forse restava ancora più basso di qualche centimetro.
Andò lentamente in modo che Will potesse stare al suo passo.
-Perfetto.- Controllò l’orario nel suo telefono nuovo, erano le cinque. Anche l’orario era perfetto.
-Spera per te di saper giocare veramente, perché non ho nessuna intenzione di fare brutte figure.
Percorsero diverse vie, il campo era semi nascosto dietro un palazzo abbandonato, circondato dagli altri tre lati da campagna, abbandonata anche quella.
-Non sono mai stato da queste parti- commentò Will guardandosi intorno.
-Ovvio che no- non la voleva fare sembrare un’accusa, ma forse lo sembrò, Nico si rese conto che aveva proprio un tono da “questo posto è troppo squallido per uno del tuo rango”.
Ma Will non disse nulla.
Anche il campo da basket stava cadendo a pezzi, ma loro ci giocavano da quando erano piccoli, non gli poteva importare di meno.
Una volta girato l’angolo notò che i suoi amici erano già li.
C’erano Jason e Percy che stavano giocando uno contro uno, una specie di allenamento, anche se non ne era del tutto certo visto che quei due erano sempre in competizione.
Leo e sua sorella erano a parlare seduti a terra a qualche metro da loro.
-Hey!- Nico entrò nel campo da un buco abbastanza grande nella rete e corse a rubare la palla a Percy.
-Guardate che vi ho trovato!
Tutti gli occhi si puntarono sul biondo che aveva appena fatto il suo ingresso seguendo Nico.
-Sarebbe?- Domandò Jason scrutandolo.
-Ma è ovvio, no? Il sostituto di Luke.
Nico gli lanciò la palla. Will la prese al volo.
Nico sospirò di sollievo, per adesso stava andando decisamente bene.
Il biondo la fissò un po’ facendosela girare fra le mani, poi fece un sorrisetto e la lanciò facendo un perfetto canestro da 3 punti.
Guardò Nico e gli fece un occhiolino, in risposta il ragazzo alzò gli occhi al cielo anche se era comunque divertito e soddisfatto.
Si avvicinò ai ragazzi seduti a terra e si abbassò a sua volta sedendosi sui talloni.
-Allora?- Domandò a Leo.
Il ragazzo fischiò e commentò –Niente male! Facciamoci una partita.
Leo si alzò per avviarsi al centro del campo, Nico rimase solo con sua sorella.
Lei tenne lo sguardo sul suo nuovo amico.
-Chi è?
Nico tornò serio puntando anche lui lo sguardo su Will – La nuova vittima di papà. 

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Capitolo 6
*** Will ***


Se suo padre avesse saputo che Will stava giocando a basket con dei semplici ragazzi in un campo che cadeva a pezzi situato in un quartiere così squallido da non esserci mai stato nei suoi 18 anni di vita, come minimo l’avrebbe chiuso in casa per almeno due mesi, poi avrebbe fatto in modo che una scorta lo seguisse ovunque andasse. Sorrise al solo pensiero.
Stavano giocando tre contro tre. Lui, Nico e la ragazza contro gli altri due ragazzi e Percy, Will non ricordava se avesse scordato subito il loro nome o se questi non si fossero completamente presentati.
Era evidente che la ragazza non sapesse giocare, ma per fare una certa “parità” l’aveva convinta a unirsi, non che facesse comunque molta differenza.
Conosceva Percy, qualche volta si erano visti nelle feste di suo padre, anche se, come gli aveva già fatto presente Nico, lui non è che partecipasse sempre.
Il moro si ricordava di lui, ma non ricordava chi fosse né dove l’avesse visto.
Quando gli domandò –Ci conosciamo? Hai una faccia vagamente familiare.
Will rispose con una scrollata di spalle “forse”. Non aveva intenzione di dirgli la verità, non subito almeno, aveva paura che lo avrebbero iniziato a trattare in modo diverso.
Erano sotto solo di 2 punti, se avessero fatto un tiro buono potevano benissimo raggiungerli, potevano persino superarli se fossero riusciti a fare un tiro di 3 punti.
Solo che la palla la prese Hazel (aveva sentito qualcuno urlare il suo nome durante la partita) e lanciandola la fece finire direttamente fuori dal campo.
Fece una faccia mortificata iniziando a balbettare delle scuse con gli occhi bassi mentre il ragazzo biondo dell’altra squadra correva a recuperare la palla.
Nico sorrise divertito quasi a volerla prendere in giro, ma alla fine le si avvicinò circondando le sue spalle con un braccio e attirandola a se, le baciò anche la testa.
Le disse qualcosa all’orecchio che nessuno poté sentire eccetto lei, che divenne tutta rossa e gli piantò una gomitata in pancia.
Il ragazzo sghignazzò scostandosi leggermente, ma non tolse il braccio dalle spalle di Hazel.
Will sentì qualcosa nello stomaco.
Nico stava forse flirtando con lei? O forse stavano anche insieme? Pensandoci, lui non gli aveva detto proprio nulla. Per quanto ne sapeva potevano piacergli anche le ragazze.
Come a sentire i suoi pensieri, il moro puntò lo sguardo su di lui, fissandolo un po’ confuso.
Will non rispose distogliendo lo sguardo in fretta, allentò anche i pugni che non si era accorto di aver stretto.
-Vi state allenando per mercoledì?
La voce, piena di derisione, venne da un ragazzo biondo che insieme ad altri sei ragazzi stavano entrando nel campo.
Erano decisamente molto più grossi e più alti della maggior parte di loro.
Nessuno dei suoi nuovi amici disse nulla, ma Will notò come le loro espressioni si indurirono.
Il ragazzo biondo continuò –Vedo che mi avete trovato un sostituto.
Puntò lo sguardo proprio su di lui, ma a rispondere fu Percy –E gioca anche mille volte meglio di te.
Il ragazzo sorrise divertito –Vedremo.
Poi puntò il suo sguardo su Nico -Hey Di Angelo, stavo pensando una cosa, che ne dici di aggiungere un premio? Se mercoledì vinciamo noi ci prendiamo Hazel, tranquillo, te la torniamo intera, più o meno, dopo che ce la siamo passati tutti e sette.
Nel secondo successivo successero così tante cose che Will seguì quasi a rallentatore.
Si sentì la voce del biondo con gli occhiali amico di Nico che urlava un “Tenetelo!” rivolto proprio al moro che si era appena lanciato in avanti contro quell’enorme ragazzo.
Percy non perse tempo e lo afferrò per il braccio, il moro però gli rifilò una gomitata e il ragazzo allentò la presa quel tanto che bastava perché Nico potesse liberarsi.
L’aveva però rallentato e Will, capendo la situazione, si era precipitato in avanti circondando con un braccio la sua vita e fermandolo.
Per quanto potesse essere piccolo e magrolino era comunque forte e testardo.
Gli diede un calcio nella gamba, Will gemette ma non lo lasciò. Stava anche per ricevere una gomitata in piena faccia, ma il braccio fu bloccato dall’ultimo suo amico con i capelli scuri.
Quando il moro capì finalmente che era inutile combattere contro i suoi stessi amici lo attaccò a parole.
-Tu provaci Luke! Prova solamente a sfiorarla e io ti uccido! Hai capito!? Ti uccido.
Si calmò solo quando Hazel si mise davanti a lui e gli afferrò il volto con le mani facendo incrociare i loro occhi, gli sussurrò qualcosa, Will poté capire le parole “va tutto bene”, “tranquillo” e altre cose così.
Nel frattempo Percy e il biondo, che aveva recuperato la palla e li aveva raggiunti, si erano messi davanti a loro quasi come uno scudo.
-Adesso è meglio che andate- era il biondo a parlare.
Will non pensava che quelli seguissero seriamente il consiglio del ragazzo, forse si erano divertiti abbastanza, sghignazzarono per tutto il tempo e alla fine urlarono – Puntuali mercoledì.
Quando scomparvero dalla loro vista Percy si girò e come una furia aggredì Nico.
-Sei deficiente o cosa!? Ci avrebbero fatto a pezzi! Non so se ci hai mai fatto caso ma sono il doppio di noi ed erano anche di più del solito!
Anche Nico rispose urlando –Ha minacciato di violentare mia sorella! Da tutti loro!
-Erano solo parole, non l’ha mai sfiorata! Tu ci stavi facendo pestare tutti a sangue!
Nico non rispose più, o almeno non con Percy, imprecò contro Will –Lasciami cazzo.
Il biondo non si era accorto che lo stava ancora tenendo, in realtà il suo cervello stava ancora pensando a quando aveva detto “mia sorella”. Quindi era sua sorella, non era la sua ragazza o un qualcosa di simile, si sarebbe messo perfino a ridere se non fosse passato per pazzo vista la situazione.
Nico si allontanò da una parte, inseguito da Hazel, Percy dall’altra.
Il suo amico biondo si rivolse a lui.
-Come hai detto che ti chiami?
In realtà Will non l’aveva mai detto, ma non fece il pignolo e rispose pronunciando solo il nome.
-Bene Will, io mi chiamo Jason, lui è Leo e quello li è Percy.- Disse indicando gli altri due – Nico lo conosci. Spero che tu non abbia nulla da fare mercoledì pomeriggio, perché abbiamo seriamente bisogno di te.

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Capitolo 7
*** Will ***


Hey!
Okay, eravate curiosi di scoprire cosa Nico avesse detto nell'orecchio ad Hazel nello scorso capitolo facendola diventare tutta rossa e meritandosi una gomitata.
Era qualcosa tipo "Non preoccuparti, sono certo che sei brava in altro. Frank non si lamenta, no?"
Ahahha okay, adesso vi lascio con questo capitolo, sappiate solo che quando l'ho scritto la mia mente pensava solo: "OTP" e "Fluff"
Un bacio, Deh
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“Voglio un gelato”
Nico alla fine se n’era uscito con quella frase.
Dopo che avevano litigato Percy se n’era andato, annunciando che aveva un appuntamento con Annabeth, la sua ragazza, anche Jason doveva andarsi a preparare per uscire con la sua di ragazza. Leo aveva a sua volta un impegno, anche se Will non aveva capito di che tipo, ma prima di andare via aveva parlato con lui “Litigano spesso, ma domani avranno già fatto pace, tranquillo”.
Erano rimasti solo in tre, mentre si avviavano verso il centro della città, Hazel pregò suo fratello di non raccontare tutto quello che era successo a un certo Frank, lui annuì senza dire una parola, in effetti non parlava da quando gli aveva urlato di lasciarlo.
Alla fine andò via anche Hazel, diretta proprio verso casa di quel ragazzo.
Una volta rimasti soli Nico aveva finalmente parlato dicendo quella frase.
Il vero problema adesso era trovare del gelato in pieno Novembre.
Si erano già fatte le otto di sera e loro avevano girato all’incirca tutti i bar della città senza successo.
Alla fine Will decise di portarlo a casa sua –Vieni, forse so dove trovarlo.
Le uniche persone che li videro furono il signor D, ovvero il loro portiere e Calypso, una delle loro cameriere, la stessa che quel pomeriggio aveva aperto a Nico.
-Non dire a mio padre che sono a casa, quando è pronta la cena non mi venire a chiamare, ho detto loro che avrei mangiato fuori, okay?
-Certo, signorino Will.
Will odiava quando lo chiamavano “signore” o “signorino”, ma aveva capito che era inutile continuare a ripetere di chiamarlo solo Will, quindi aveva rinunciato.
Portò Nico fino al terzo piano silenziosamente, guardandosi continuamente intorno per paura di incontrare qualcuno, anche Nico si guardava intorno, quasi a cercare di cogliere ogni più piccolo particolare.
Arrivarono nella sua camera, Will lo spinse dentro e si chiuse la porta alle spalle.
Sentì Nico sospirare un “wow”.
Si girò a fissarlo, sempre rimanendo davanti alla porta, la sua stanza era veramente grande: una parete era piena di librerie, mensole e scatole, aveva di tutto li in mezzo, il letto a due piazze, la tv a schermo piatto alla parete, il computer di ultima generazione nella scrivania, la cabina armadio, l’enorme porta esterna che dava su una piccola terrazza. Piccola se si metteva in confronto con quelle del resto della casa.
-Non uscire da questa stanza, io vado a rubare qualcosa.
Nico si girò di scatto a fissarlo con uno strano sguardo, poi scosse la testa come a voler scacciare dei pensieri, infine disse – Non mi muovo da qui.
Quando Will tornò con un panino al formaggio (la prima cosa che aveva trovato) per lui e un’enorme tazza piena di gelato al cioccolato per Nico, constatò che realmente il moro non si era mosso dalla sua stanza, aveva curiosato in giro e stava sfogliando distrattamente un libro.
Quando sentì il biondo rientrare lo rimise al suo posto tranquillamente e si avvicinò a lui strappandogli la tazza dalle mani e infilandosi un’abbondante dose di gelato in bocca.
Non lo ringraziò, ma Will vide dai suoi occhi che gli era grato.
Chiuse la porta a chiave e si avvicinò al letto scalciando via le scarpe, poi si sedette sopra appoggiandosi con la schiena alla tastiera.
Nico seguì il suo esempio e, togliendosi le scarpe a sua volta, si mise di fronte a lui a gambe incrociate. Fu il primo a parlare.
-Allora? Ci vieni mercoledì?
-Non posso di certo abbandonarvi.
Nico fece un sorriso di scherno – No, certo che no. Tu sei un bravo ragazzo.
-E con questo che vorresti dire?
Il ragazzo alzò le spalle – Nulla, era solo una constatazione.
Will lo scrutò per un po’, quando capì che non avrebbe aggiunto più nulla chiese – Perché ce l’ha con Hazel?
Nico strinse le mani intorno alla tazza e intorno al cucchiaio fino a far sbiancare le nocche– Luke non ha nulla contro Hazel, ce l’ha con me.
-Perché?
Il moro non rispose subito, continuò a mangiare tranquillamente il suo gelato, quando Will pensò che non l’avrebbe mai saputo aprì bocca.
-Era un nostro amico, con loro quattro mi conosco da quando ero piccolo, giocavamo sempre insieme. Un giorno Luke ha deciso di tradirci, aveva cambiato gruppo, quello che hai visto oggi, perché noi eravamo troppo sfigati per i suoi gusti. Gli ho rotto il naso e non me l’ha mai perdonato. Non è però un vigliacco, non ci attaccano se siamo in numero inferiore, a meno che non iniziamo noi certo, per questo oggi è finita in quel modo. Per la cronaca, mi spiace per il calcio.
Poi si sporse in avanti e gli rubò un pezzo di pane staccandolo con una mano, lo immerse nel gelato e se lo mise in bocca.
-Ti hanno mai detto quanto sei disgustoso?- Chiese Will con una faccia veramente disgustata.
-Qualche volta- rispose divertito.
Il biondo alzò gli occhi al cielo e finì di mangiare il suo panino, dopo aver ingoiato disse –Dammi un po’ di gelato.
-No.
Il moro si strinse la tazza al petto e mise in bocca un’abbondante cucchiaiata.
-Che sei stronzo.
Commentò mentre si sporgeva in avanti e lo baciava, non un semplice bacio a stampo, ma uno di quei baci tali da reclamare il gelato che era suo di diritto.
-Penso che adesso non ci troverò più gusto a mangiare il gelato normalmente- sospirò infine sulle sue labbra.
Il moro immerse due dita nel gelato e le passò lentamente sulle sue labbra, poi lecco via lo sporco – Lo penso anche io.
Will gli tolse la tazza dalle mani e la posò nel comodino li accanto, poi gli tolse il giubbotto.
Nico non si fece pregare e, molto più velocemente, gli tolse la felpa, lasciandolo a petto nudo. Gli era anche salito sulle gambe, con le ginocchia poggiate ai suoi fianchi, Will si era poggiato di nuovo alla tastiera del letto.
Stava per togliergli la maglietta quando Nico lo bloccò, il più grande si ricordò che l’aveva fatto anche la scorsa volta. Si chiese per la seconda volta quale fosse il suo problema.
Poi gli venne in mente.
-Nico … è per l’incidente di quella notte?
Lui distolse lo sguardo, segno che aveva indovinato, rispose semplicemente –Non voglio che tu mi veda.
-Ma …
-No. Non voglio.
Come spiegargli che non gli dava nessun fastidio? Non voleva però insistere troppo, così non disse più nulla.
Nico si slegò la fascia che teneva fra i capelli e scosse la testa per lasciarli liberi, poi la legò intorno agli occhi di Will.
Infine guidò le sue mani a togliere la sua maglietta – Ora puoi.
Alla fine Will arrivò alla conclusione che avrebbe aspettato tutto il tempo che voleva, se alla fine era quello il risultato.
Molto probabilmente il moro voleva farsi perdonare per averlo abbandonato quella notte.
Lo sentì sopra di lui, era nudo, eccetto per le mutande. E si dedicò a Will per tutto il tempo.
Giocò con lui, una lenta e lunga tortura.
Quando poi sentì qualcosa di freddo che gli percorse tutto il suo addome fino ad arrivare fino al limite delle mutande, scomparse poco dopo anche quelle, capì che stava giocando con anche con il gelato.
Non fecero sesso, ma per Will fu ugualmente appagante, forse anche di più.
Nico gli tolse la fascia solo alla fine di tutto, quando entrambi erano sdraiati sotto il piumone.
Il biondo non riuscì a non notare come si fosse rimesso la maglietta mentre lui era completamente nudo.
La prima cosa che Nico disse fu – Hai dei cuscini davvero fantastici.
Will scoppiò a ridere, poi chiuse gli occhi cullato dalle dita del moro che giocavano con i suoi capelli, si sentiva completamente in pace.
Non ricordava di preciso quando si fosse addormentato, ma si sveglio grazie a un brivido di freddo.
Non c’era più nessuno dall’altra parte del letto mentre la porta che dava sulla terrazza era aperta, ecco perché il freddo.
Will poteva anche credere di essersi sognato tutto quello che era successo poche ore prima, visto che erano ancora in piena notte, ma trovò uno dei suoi post-it colorati attaccato nel cuscino accanto, c’erano scritte 10 cifre in fila, un numero di telefono.

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Capitolo 8
*** Nico ***


Will non lo chiamò il giorno successivo, lo chiamò però il lunedì pomeriggio.
Fuori pioveva a dirotto e Nico era in una di quelle librerie dove potevi stare li dentro a leggere i libri, era al piano di sopra, dove c’era il reparto dedicato allo studio.
Seduto a un tavolino stava consultando un paio di libri di chimica scrivendo le cose più importanti in un suo quaderno con una calligrafia pressoché araba per il resto dell’umanità.
Rispose distrattamente senza neanche notare che il numero gli era sconosciuto.
-Vedo che sei vivo nonostante tu ti sia lanciato dalla mia terrazza al terzo piano.
Constatò la voce di Will dall’altro lato del cellulare.
Nico sorrise, continuando a scrivere i suoi appunti.
-Sono un gatto. I gatti atterrano sempre in piedi.
Sentì la risata del biondo, prima che questo gli chiedesse – Che fai? Io mi sto annoiando veramente tanto.
Nico gli disse dov’era e aggiunse anche che poteva raggiungerlo se poi gli avrebbe offerto una cioccolata calda, chiuse infine la chiamata prima di sentire la sua risposta.
15 minuti dopo sentì il tonfo di qualcuno che si sedeva nel divanetto di fronte a lui e sotto il naso gli spuntò un bicchiere pieno di cioccolata fumante.
Il moro sorrise, poi alzò lo sguardo immergendolo negli occhi blu del ragazzo – Ciao – Disse infine.
Lasciò andare la penna e afferrò con entrambe le mani il bicchiere di cioccolata prendendone un lungo sorso incurante del calore che gli scottava la lingua.
Non staccò neanche un attimo lo sguardo da Will, si era appena tolto il berretto di lana verde che aveva in testa, lasciando i suoi capelli più spettinati del normale, aveva le guance rosse per via del freddo che aveva preso fuori e il giubbotto leggermente bagnato, si stava togliendo anche quello per poggiarlo accanto a se.
Anche Will lo scrutò – Cosa hai fatto?
Si sporse in avanti sul tavolo e gli sfiorò delicatamente la guancia destra, Nico si scostò e ricordò del taglio che andava dal mento a sotto l’occhio, per poco non gli aveva preso anche quello. Era superficiale, ma era anche rosso e lungo, quindi sembrava molto più grave di quello che fosse realmente.
“Quando sabato notte sono tornato a casa mio padre era ubriaco”
Ma furono diverse le parole che uscirono dalla sua bocca – Oh nulla, sono caduto con lo skateboard. Neanche me lo ricordavo.
Non sapeva se Will ci avesse creduto o meno, ma alla fine annuì e non chiese più nulla.
Poggiò i gomiti sul tavolo e cambiò argomento – Allora? Che studi?
-Chimica, domani ho un compito in classe.
Will si girò il libro per poter leggere il titolo dell’argomento che stava studiando.
-Le so abbastanza bene queste cose, posso aiutarti io.
-Davvero?
-Certo- rispose tranquillamente rimettendo il libro a posto.
-Okay, ma prima ho bisogno di qualche minuto di pausa- riprese a sorseggiare la sua cioccolata.
-La smetti!?- Sbottò Will dopo qualche secondo.
Nico alzò un sopracciglio stranito – Di fare cosa?
Will assottigliò gli occhi cercando di guardarlo male, ripeto: cercando.
-Di leccarti le labbra in quel modo.
Le labbra di Nico si stesero in un sorrisetto davvero diabolico, se le leccò di nuovo, questa volta più lentamente soffermandosi a giocherellare con il piercing.
-Come così?
-Sei odioso- constatò infine il biondo rubandogli il bicchiere dalle mani.
-Hey! Era mia!
-In realtà, fino a prova contraria, l’ho pagata con i miei soldi.
Tranquillamente ne prese un sorso.
Nico si sporse sul tavolo, ma a Will bastò allontanarsi leggermente per non far arrivare il più piccolo al bicchiere.
Così dovette strisciare nel divanetto per arrivare al suo fianco, cercò di riprendersi il bicchiere ma Will lo allontanava sempre di più.
-Non te la meriti.
A quel punto la mano libera di Nico si andò a poggiare accidentalmente nel suo cavallo dei pantaloni. Era bastato così poco per distrarlo e riprendersi la sua cioccolata.
-Sei veramente odioso.
Nico ghignò e tornò a bere trattenendo il bicchiere con entrambe le mani.
Lo sguardo gli si posò sul bancone del bar, c’era una sola ragazza dietro una sola cassa, stava servendo una mamma con una figlia, ma tutta la sua attenzione era rivolta verso di loro, naturalmente non si accorse che Nico la stava osservando a sua volta, visto che era troppo concentrata su qualcun altro.
-Conosci la ragazza alla cassa dalla quale hai comprato questa?- Indicò il bicchiere che aveva in mano.
-Mhm?- Anche Will si girò a fissarla, a quel punto lei abbassò lo sguardo timidamente e si concentrò sui soldi che le stavano porgendo.
-No, mai vista, credo.
-Ti stava mangiando con gli occhi. Penso che dovresti evitare di regalare i tuoi sorrisi in giro praticamente a tutti.
-Per questo tu non sorridi mai? Intendo un vero sorriso.
Distolse lo sguardo dalla ragazza e lo puntò su di lui, lo stava fissando con quegli occhi di un azzurro così intenso, quasi a volergli leggere l’anima.
Era ovvio che non poteva parlare con lui neanche di questo, non poteva neanche sopportare a lungo quello sguardo.
Riprese in mano la penna e si concentrò sul quaderno.
-E’ già durata abbastanza questa pausa.
 
Alle otto di sera uscirono di li, ancora pioveva e Nico doveva tornare a casa in autobus, Will gli fece compagnia sotto la tettoia della fermata.
Per tutto quel tempo avevano studiato, studiato veramente, Nico si rese conto che quando si applicava era veramente un bravo insegnante, se l’indomani avesse preso un bel voto sarebbe stato di certo merito suo.
-Grazie. Per tutto.
Disse infine quando vide che l’autobus era arrivato.
Will gli sorrise e si chinò per lasciargli un bacio in guancia, Nico si girò all’ultimo momento e gli schioccò un bacio in bocca, poi corse sopra il mezzo.
Ora restava solo una domanda: cosa erano loro due?

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Capitolo 9
*** Will/Hazel ***


Nico lo stava per baciare.
Lì, davanti a tutti i suoi amici.
Quando però questi gli erano arrivati addosso facendolo quasi finire a terra il moro gli si staccò abbastanza imbarazzato, rendendosi conto di quello che stavano realmente facendo.
Era mercoledì pomeriggio e Will era arrivato al campo insieme a Nico, perché essendoci stato una sola volta non ricordava di preciso la strada.
Erano insieme a sua sorella e al suo ragazzo.
Quando arrivarono trovarono Jason, Percy e Leo già li, c’erano anche quelli dell’altra squadra, anche se forse mancava qualcuno.
C’erano anche diversi ragazzi che Will non aveva mai visto.
Percy si stava baciando con una ragazza bionda, notò anche che Nico distolse in fretta lo sguardo da loro e andò dal lato opposto, avvicinandosi a Jason e Leo. Il primo abbracciava da dietro una ragazza molto carina.
-Pronti per mostrare a Luke come ha fatto la scelta sbagliata tradendoci?- Domandò loro Nico con un sorrisetto quasi sadico.
-Sono nato pronto.
Poi la partita era iniziata, Nico era riuscito a non picchiare nessuno nonostante continuassero a provocarlo, Will si puntò in mente di congratularsi con lui alla fine.
All’inizio stavano perdendo, ma poi Will aveva capito il loro gioco ed era stato semplice da quel momento in poi anticipare le loro mosse.
Leo e Nico erano i più veloci e quelli che si notavano di meno, era davvero semplice per loro rubare la palla dalla mano agli avversari per evitare che riuscissero anche solo a lanciarla verso il canestro.
Jason, Percy e Will erano quelli più bravi a fare punti.
Fu proprio quest’ultimo che fece quel canestro che diede alla squadra i due punti che la portarono alla vittoria.
Il primo a lanciarsi su di lui, quando finalmente si rese conto che avevano seriamente vinto, fu Nico.
Lo abbracciò, poi scostò leggermente il viso per guardarlo in faccia.
Aveva un principio di sorriso, un vero sorriso. Anche gli occhi ridevano, i suoi enormi pozzi neri quasi brillavano. Fu a quel punto che stava per baciarlo.
Poi però anche Jason, Percy e Leo si precipitarono su di lui e fu il caos più totale.
Alla fine Percy urlò “Stasera festa a casa mia”.
Ci furono altri urli e acclamazioni, poi i ragazzi iniziarono ad andare via per prepararsi per la festa e, naturalmente, per spargere la voce.
Will ritrovò Nico dopo un po’, stava ringraziando un ragazzo con una pacca sulla spalla dopo che questo gli aveva accesso la sigaretta che il moro teneva tra le labbra.
-Non guardarmi così Solace, so benissimo quanto facciano male, ne fumo solo una ogni tanto. Quando riesco a scroccarle.
Poi tranquillamente fece uscire l’aria dai polmoni.
Will non disse nulla.
 
Hazel trovò suo fratello mentre fumava una sigaretta e parlava con Will.
Guardò quest’ultimo per qualche secondo più del dovuto, non aveva ancora capito che tipo fosse.
Poi si avvicinò.
Nico buttò via la sigaretta ormai finita e circondò le spalle della ragazza con un braccio, poi chiese – Frank?
-Problemi con sua nonna, è praticamente scappato via, anche se mi ha assicurato che stasera ci sarà. Andiamo a casa?
Il moro annuì, si girò a fissare l’amico – Vieni stasera?
Il biondo si limitò a una scrollata di spalle che Nico prese come un’affermazione – Allora a dopo.
Si avviarono verso casa a piedi avvolti nel silenzio, poi Hazel ebbe il coraggio di chiedere.
-Nico … Ti piace Will?
Suo fratello si fermò fissandola con occhi sbarrati.
-Come ti vengono in mente queste cose?- Rispose con un’altra domanda tornando a camminare puntando lo sguardo davanti a se.
“Ma ti sei visto quando lo guardi? Ti brillano gli occhi”
-Così, era solo una domanda innocua. Devi ammettere che è molto bello.
-Lo so. Ma io e lui? Insomma, siamo troppo diversi. E non parlo solo dell’aspetto fisico o del carattere, parlo anche della nostra situazione sociale.
-Ma se a lui non da nessun problema magari …
Nico la interruppe – Lui non sa nulla Hazel, dubito che continuerebbe a rivolgermi la parola se solo sapesse il semplice fatto che studio la notte alla luce di una candela perché non abbiamo i soldi per pagare la luce.
La ragazza strinse le labbra e provò a mormorare – Magari non gli importa.
-Certo che gli importa, il denaro è l’unica cosa che importa davvero alla gente.
Lei iniziò a prendere a calci una lattina accartocciata che intralciava il suo cammino – La vita fa schifo.
-E comunque- continuò Nico come se non avesse sentito l’ultima esclamazione della sorella – Finirà per odiarmi.
Hazel ci pensò un attimo su – Secondo te lui è al corrente di quello che fa realmente suo padre?
-No- Nico neanche pensò alla risposta, ne era più che sicuro, l’aveva capito dopo la loro prima conversazione.
-Sicuro?
-Più che sicuro, è troppo buono e innocente.

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Capitolo 10
*** Nico ***


Dopo quello che era successo a casa, non appena Nico arrivò alla festa si fiondò sul tavolo degli alcolici.
In molti provarono a chiedergli cosa si fosse fatto allo zigomo ma lui li liquidò tutti.
Anche Percy.
Aveva bevuto solo tre birre, o forse erano quattro, quando si accorse che anche Will era arrivato alla festa, non aveva idea da quanto tempo fosse li.
Lo vide appoggiato alla parete accanto alla porta che dava sul giardino.
Insieme a lui c’era un ragazzo.
Non era un semplice ragazzo, era un ragazzo molto bello. Aveva i capelli neri, ma poi la somiglianza con Nico finiva li.
Aveva una mano poggiata al muro, proprio accanto alla testa di Will, lo fissava con un sorriso malizioso e la vicinanza era decisamente troppa.
Will lo stava fissando con uno sguardo che era metà arrabbiato e metà disgustato. Cercava di allontanarlo.
“Le birre”. Quella era l’unica spiegazione plausibile che si diede il moro per il suo essersi lanciato senza pensarci verso di loro.
Mentre si avvicinava sentì la voce alterata del biondo.
-Mi fai assolutamente schifo. Ti avevo detto di non volerti vedere più, vattene via!
Non che questo fece allontanare l’altro ragazzo.
-Hey!- Nico lo afferrò per una spalla e lo staccò dal suo amico.
Quello barcollò un po’, sicuramente aveva bevuto anche lui.
-Oltre a essere stupido sei anche sordo? Ti ha detto di lasciarlo in pace.
Il ragazzo mise a fuoco Nico e lo guardò divertito, poi tornò a Will – E questa pulce chi è? Ti prego non dirmi che è il tuo nuovo ragazzo che potrei soffocare dal ridere.
-Se proprio ci tieni a morire potrei aiutarti io.
Nico l’avrebbe volentieri preso a pugni, chi se ne frega se era molto più robusto e decisamente molto più alto.
Ci sarebbe anche riuscito se due braccia, abbastanza forti, non l’avessero afferrato per la vita e l’avessero trascinato fuori, in giardino.
-Cazzo Will, perché ti metti in mezzo ogni singola volta!?
Ma il biondo neanche sentì quelle parole, lo lasciò andare quando decise che si furono allontanati abbastanza, gli afferrò il viso e lo studiò con sguardo serio.
-Cosa hai fatto?
E a Nico tornarono in mente le immagini del pomeriggio.
Si staccò da Will e fece per tornare dentro – Devo bere.
La mano del più grande si chiuse intorno al suo polso ricoperto di bracciali in cuoio – Hai già bevuto abbastanza.
Nico fissò prima la sua mano, poi il suo viso.
Si liberò dalla stretta ma non andò via, anzi gli si avvicinò di più.
-Vuoi sapere come me lo sono fatto? Ti credevo più sveglio Solace, pensavo avessi capito che farei di tutto per proteggere Hazel.
Stava per rispondere, sicuramente chiedendo chi glielo avesse fatto, ma Nico aveva già detto abbastanza.
-Tocca a me adesso. Chi era quello?
Will distolse lo sguardo, però rispose.
-Chris. Un mio ex, siamo stati insieme veramente poco però, mi usava solo per i miei soldi e mi faceva le corna con una ragazza.
Nico non disse nulla. Perché non aveva nessun diritto di dire qualcosa.
Diversi secondi dopo spuntò Jason praticamente dal nulla.
-Nico, Will! Le persone che cercavo.
Okay, aveva bevuto anche lui.
Si rivolse al moro – Percy mi ha mandato a prendere altre casse di birra, dice nello sgabuzzino sotto il giardino, non ho idea di dove sia, non è che potresti andare tu?
Nico la vide come un’opportunità per scappare e annuì quasi felice, mentre andava via sentì Jason trattenere Will dicendo qualcosa tipo “No, dove scappi! Mi servi. Ho assolutamente bisogno di un consiglio e …”
Le sue parole vennero perse mentre il moro si allontanava sempre di più, conosceva bene casa di Percy, lo conosceva da quando a 10 anni si era trasferito li da suo padre.
Arrivò quasi subito davanti la porta del seminterrato, era abbastanza nascosta, ma se conoscevi l’esatta posizione era semplice arrivarci.
Scese gli scalini e cercò la chiave sotto un vaso, aprì la porta e lasciò la chiave nella toppa lasciando questa spalancata per far entrare la luce visto che la lampadina all’interno era fulminata.
Quella semplice illuminazione bastava visto che l’interno era veramente piccolo, stretto e molto poco accogliente.
Stava prendendo le birre borbottando frasi incomprensibili contro qualcuno non bene identificato quando la porta si chiuse lasciandolo al buio, due secondi dopo sentì la serratura scattare.
Il moro si lanciò su di essa provando ad aprire, naturalmente fu tutto inutile, qualcuno l’aveva chiuso all’interno.
Nico non aveva paura del buio, non ne aveva mai avuta.
Il suo problema era la claustrofobia.
Già era accaldato per via dell’alcool, ma adesso si che sentiva veramente caldo, mentre lunghi brividi gelidi gli attraversavano la schiena.
Il respiro accelerò, sentiva le pareti stringersi su di lui, sarebbe morto soffocato, ne era assolutamente certo.
Buio, assolutamente buio. Era crollato tutto, si trovava in uno spazio così piccolo e stretto da non potersi mettere neanche in piedi. Sentì il corpo di sua sorella accanto a se, la scosse urlando il suo nome. Non una parola uscì dalla sua bocca.
Stava rivivendo tutto, tutto quanto era vivido nella sua mente.
Si accasciò a terra raggomitolando le gambe al petto.
Lucido, doveva rimanere lucido, continuava a ripeterselo.
Stava tremando, se ne rese conto solo quando uscì il cellulare dalla tasca.
Doveva solo chiamare qualcuno e sarebbe andata bene.
C’era solo un problema, il cellulare li sotto non prendeva.
Mentre si sentiva sempre più male si rassegnò all’idea di star avendo un fottutissimo attacco di panico.
_____________________________________________________________________________________________
Ciao!
In questo capitolo troviamo un piccolo accenno al passato di Nico, qualche idea? In ogni caso prima o poi lo scoprirete.
Avete anche una qualsiasi idea su quello che fa il padre di Will? Sono davvero curiosa di sentire le vostre teorie ahaha
Comunquee volevo rendervi partecipe di alcune cosucce.
Primo di tutto che ho passato un compleanno in completo relax ed estremamente felice per tutti i libri che mi hanno regalato *^*
E questo magari non importa a nessuno, ma sappiate che ho anche avuto un'illuminazione per una nuova long.
E nel giro di due giorni mi si è raffigurata tutta la storia in mente. Già la amo AHAHAH
Non che lascerò questa, o le altre storie che devo aggiornare, incomplete, continuerò ad aggiornare come sempre.
Solo... Tenetevi pronte, non vi libererete facilmente di me ;)
A prestooooo
Deh

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Capitolo 11
*** Will ***


Will si stava massaggiando le tempie sospirando.
Jason era riuscito a fargli venire il mal di testa.
Non aveva idea di quanto tempo fosse passato, aveva capito più o meno che stava per fare l’anniversario con la sua ragazza e non sapeva che sorpresa prepararle.
Gli aveva anche raccontato tutta la loro storia, da quando si erano conosciuti a quando si erano messi insieme.
Quando Percy si avvicinò a loro interrompendo il biondo, Will ebbe l’impulso di ringraziarlo almeno 300 volte, ma rimase in silenzio, anche perché il moro non gli rivolse neanche uno sguardo.
Tutta la sua attenzione era per Jason.
-Ma si può sapere che stai facendo? Ti ho mandato almeno 20 minuti fa a prendere altre birre, ho 200 ospiti in questa casa e più della metà non li conosco, perché i miei amici non possono aiutarmi? Non riesco a fare tutto solo!
-Non avevo idea di dove andare, ho chiesto a Nico di andare al posto mio.
-Non ho visto Nico.
Percy schizzò via, nella stessa direzione dove diversi minuti prima era scomparso il diretto interessato.
Jason e Will lo seguirono senza bisogno di parlare.
Videro che dietro delle siepi tagliate ad arte c’erano diversi scalini in pietra, in fondo una porta di metallo.
Percy fece gli scalini quasi a due a due e, una volta arrivato in fondo provò ad aprire la porta, era chiusa.
Bussò diverse volte con il palmo aperto.
-Nico? Sei li dentro?- Urlò per farsi sentire.
La voce di Nico arrivò subito dopo, era un misto di sollievo e disperazione, Will l’aveva sentita una sola volta, la prima volta che si erano visti.
-Percy! Fammi uscire!
Il moro imprecò e iniziò a cercare qualcosa, sicuramente la chiave, sotto vari vasi, non trovò nulla.
-E’ claustrofobico- gli spiegò Jason avvicinandosi anche lui alla porta cercando di dare una mano a Percy.
Quest’ultimo annunciò che sarebbe andato a prendere la copia delle chiavi che tenevano in casa poi corse via.
-Nico?- Fu Will questa volta a chiamarlo, poggiò una mano sulla porta fredda, quasi a volerlo sentire.
-Will, ti prego! Tiratemi fuori di qui, per favore.
-Percy  è andato a prendere le copie delle chiavi, sta tranquillo, adesso ti facciamo uscire.
La voce del moro si affievolì, Will faceva fatica a capire cosa dicesse – Mi sento male, Will. Non sto bene per niente, non sto bene, non sto bene …
La sua voce si abbassò sempre di più, tanto che non riuscì a sorpassare la porta di metallo.
Will poggiò anche la fronte su di essa chiudendo gli occhi, se lo poteva immaginare benissimo chiuso li dentro.
-Okay, calmati, fai dei respiri profondi, inizia a contare lentamente.
Dall’altra parte non venne alcun suono.
Jason venne in suo aiuto –Nico? Fa come ha detto Will. Va tutto bene, ora ti facciamo uscire.
Qualche secondo dopo spuntò Percy sopra le scale e gli lanciò le chiavi, Jason le prese al volo.
-Due stanno procreando nella camera dei miei, devo scappare a separarli se non voglio morire, la chiava è quella più piccola.
Percy corse di nuovo via mentre Jason si affrettava ad aprire la porta.
Quando i raggi delle poche luci presenti in giardino illuminarono la piccolissima stanza, trovarono Nico accucciato a terra, aveva la testa nascosta tra le ginocchia, non appena sentì la porta aprirsi puntò su di loro uno sguardo spaventato, gli occhi sbarrati.
Will si precipitò da lui mentre Jason aspettava fuori, era veramente troppo piccola come stanza.
Il biondo gli mise un braccio sotto le ginocchia e l’altro dietro le spalle, poi lo alzò di peso.
Si accorse che il più piccolo stava tremando, inoltre aveva anche tutte le labbra e il piercing sporchi di sangue, si era morso fino a ridursi in quello stato.
Lo poggiò a terra nel bel mezzo del giardino, l’aria era fredda, sicuramente si sarebbe sentito meglio.
Si inginocchiò al suo fianco, Jason fece lo stesso dall’altro lato.
Nico guardava un punto impreciso davanti a se, come se non fosse realmente con loro, come se stesse ricordando qualcosa.
Will notò anche che si stava calmando, il tremito alle mani non era più  tanto evidente e il respiro si stava regolarizzando.
Era più che sicuro che avesse avuto un attacco di panico, ma la parte peggiore era passata.
Dopo diverso tempo provò a chiedere – Ti senti meglio?
Nico puntò i suoi grandi occhi scuri nei suoi, infine annuì.
-Nico, cosa è successo?- Chiese a quel punto Jason.
-Non lo so … - ammise il moro in un sussurro – Avevo lasciato la porta aperta con la chiave nella toppa, qualcuno l’ha chiusa girando anche la chiave, non ho idea di chi sia stato.
-Io si.
Sibilò freddo Will, ne era abbastanza sicuro. Forse l’aveva fatto venire in mente anche a Nico perché si girò a fissarlo con occhi sbarrati.
Quando il biondo si alzò in fretta per dirigersi velocemente verso casa sentì distrattamente la voce di Nico alle sue spalle.
-No! Will, torna qui! Jason, fermalo ti prego …
Perse la sua voce, inghiottita dalla musica da discoteca che proveniva da dentro.
Trovò il suo ex che ballava con una ragazza dalla gonna così corta che molto probabilmente erano le sue mutande. Anzi, forse il termine migliore era “strusciare” no “ballare”.
Senza tanti complimenti lo afferrò dal colletto della maglietta e lo sbatté contro il muro.
-Sei stato tu!?- I suoi occhi avrebbero potuto incenerirlo se solo ne avesse avuto la capacità.
Chris naturalmente sorrise – Si è divertito al buio?
Il pugno di Will incontrò la sua faccia, sentì anche uno strano rumore … forse gli aveva rotto il naso.
Il moro si accasciò a terra dolorante cercando di tamponarsi il naso con la mano.
Quando Will gli rifilò un calcio nello stomaco si lamentò ancora di più chiudendosi quasi a riccio.
A quel punto venne fermato da Jason che gli si mise davanti.
-Adesso basta amico, ti stanno guardando tutti.
Non gliene importava nulla, stava per scostare il suo nuovo amico per continuare il suo lavoro quando la mano di Nico si chiuse intorno al suo polso.
-Will. No.
Solo a quel punto Will si fermò.
Non lo attaccò più, lo guardò male per qualche altro secondo, alla fine gli sibilò contro – Prendilo come un riscatto per quando mi hai tradito.
Poi si fece portare via di li da Nico.

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Capitolo 12
*** Nico/Will ***


Nico l’aveva trascinato direttamente fuori da casa di Percy.
Si sentiva già decisamente meglio mentre l’aria fredda e notturna gli sferzava il viso.
Will lo seguiva in silenzio, non gli aveva neanche chiesto se aveva una meta, domanda alla quale comunque il moro non avrebbe avuto una risposta.
Era immerso nei suoi pensieri e camminava con lo sguardo rivolto alla strada sotto di lui, molto probabilmente si sentiva già in colpa per quello che aveva fatto, non era mai stato un tipo violento.
La cosa ironica era che nonostante fosse stato il biondo a iniziare una rissa, era comunque Nico quello ad avere un livido di un orrendo colore nello zigomo.
Si leccò le labbra e sentì il sapore del suo stesso sangue, si ricordò che dentro quella stanza sotto il giardino se l’era morse fino a ridursi in quello stato.
Si, non era proprio nelle sue condizioni migliori.
Così, quando si avvicinarono a un parco Nico andò spedito verso la fontanella per ripulirsi e togliersi dalla bocca quel sapore che tanto odiava.
Mentre richiudeva l’acqua e si asciugava con la manica del giubbotto in un modo non molto fine e delicato, notò che Will si era andato a sedere in un’altalena dondolandosi lentamente con i piedi, ma senza staccarli da terra.
Quando Nico gli si avvicinò il biondo alzò lo sguardo su di lui –Allora … Perché la claustrofobia?
Nico ebbe quasi il vizio di rimordersi il labbro ormai distrutto, ma si trattenne e distolse solo lo sguardo.
-Magari te lo racconto qualche altra volta.
Will lo fissò per qualche secondo, infine gli sorrise.
-Che c’è?- Domandò Nico mettendosi sulla difensiva.
-Nulla. Posso baciarti?
Nico non gli rispose, in compenso però gli si avvicinò mettendosi fra le sue gambe, in questo modo era più alto di lui di qualche centimetro, si dovette chinare leggermente mentre Will alzava la testa solo per sfiorargli le labbra.
Restarono in quella posizione per qualche secondo, era quell’attimo ancora prima del bacio, forse ancora più bello, nell’attesa di quello che avverrà dopo e … Nulla. Tutta l’atmosfera morì quando Nico gli starnutì letteralmente in faccia, se non dentro la bocca.
E non fece un solo starnuto, ma ben tre consecutivi.
Quando il moro si rese davvero conto di quello che aveva appena fatto, diventò completamente bordeaux e sperò che il terreno si aprisse per risucchiarlo.
Le sue preghiere non furono esaudite.
Will arricciò il naso e scoppiò a ridere mentre Nico si allontanava da lui fissando a terra.
-Cazzo- imprecò.
Questo fece ridere ancora di più il biondo perché aveva una terribile voce nasale.
Prese un fazzoletto, non si sa bene da dove, e lo passò al più piccolo che lo accetto senza una parola.
Dopo che si soffiò il naso e tornò a parlare normalmente commentò – E’ tipo la cosa più schifosa di sempre e tu stai ridendo!
 -Dovevi vedere la tua faccia!- E riprese a ridere, Nico sospirò alzando gli occhi al cielo.
Non solo quella serata era decisamente da dimenticare, ma per concludere in bellezza, si era anche preso il raffreddore.
 
Will non sentiva Nico da tre giorni.
Non di sua volontà naturalmente. Era il ragazzo che non si era fatto vedere in giro e non rispondeva alle sue chiamate.
Solo quella mattina, verso le undici circa, aveva risposto a un suo messaggio con un semplice “Hey”, quando però il biondo aveva provato a continuare la conversazione chiedendogli che fine avesse fatto lui non aveva risposto più.
Quel pomeriggio Will andò al campo e trovò Percy e Leo. Si stavano allenando fra di loro.
-Ciao!- Li salutò mentre faceva loro segno di passargli la palla.
Leo lo accontentò e Will lanciò al canestro mancandolo solo di qualche centimetro.
-Dove sono gli altri?
-Jason ha fatto l’anniversario con la sua ragazza- e Will si ricordò l’interminabile monologo del biondo alla festa, aveva già saputo abbastanza di lui.
-E Nico?
Leo alzò le spalle riprendendosi la palla mentre Percy commentava.
-In effetti non lo vedo dalla sera della festa a casa mia. Però due giorni fa l’ho cercato scrivendogli se era tutto okay, sai, dopo quello che era successo nella cantina sotto il giardino … Mi ha detto di non preoccuparmi e che era tutto okay.
Will si dovette mordere la lingua per non commentare in modo abbastanza acido “Ah si? A te risponde ai messaggi e a me ignora le chiamate? Brutto stronzo di un nanerottolo che …”
-E nessuno sa perché non si fa vedere in giro da tre giorni?- Chiese invece abbastanza calmo.
I ragazzi risposero di nuovo con una scrollata di spalle, come se fosse una cosa assolutamente normale, forse lo era davvero, ma lui non era comunque abituato.
-Nessuno ha provato ad andarci a casa? Che so, a cercarlo?- Il biondo non demorse.
Leo sorrise divertito e gli rispose – A casa sua? Nessuno è mai stato a casa sua.
Poi mise a fuoco una persona dietro di lui –Oh, guarda chi c’è! Perché non vai a chiedere a lei? Sono sicuro che ha molte più rispose di noi.
Will si girò e notò che una sorridente Hazel li stava raggiungendo mano nella mano con il suo enorme ragazzo, se non ricordava male si chiamava Frank.
-Cosa mi deve chiedere?- Domandò la ragazza una volta che li raggiunse.
-Di Nico- le rispose Percy.
-Oh, ha la febbre alta da circa tre giorni, non ve l’ha detto?
-Gli sarà sfuggito di mente- commentò sempre il moro. Poi passò la palla a Frank e si misero a giocare per buona parte del pomeriggio.
Fu mentre erano buttati a terra, all’ombra, tutti sudati a parlare che a Will arrivò la chiamata di Nico.
Fissò il display un solo secondo, poi si alzò in fretta e si allontanò dal resto di loro pronunciando uno “scusate”.
Prese la chiamata commentando abbastanza acido – Oh guarda, ti sei ricordato che esisto anche io!
-Che cosa stai dicendo, Solace?- La voce di Nico era roca, lieve e finì la frase con un colpo di tosse.
Okay, di stare male, stava male. Will si sentì lievemente in colpa per come si era partito, ma non demorse.
-Ha tre giorni che non mi calcoli mentre con Percy ci messaggi!
Nico restò qualche secondo in silenzio, forse cercando di metabolizzare quello che il biondo aveva davvero detto.
Fece dell’altra tosse e poi rispose – Non ci credo. Io sono a letto con la febbre quasi a 39, mi sta scoppiando la testa, ti chiamo e tu mi urli una scenata di gelosia contro Percy?
Le guance del biondo diventarono rosse, fu felice che Nico non lo stesse vedendo.
-Io non sto facendo una …
Ma Nico lo interruppe –Per tua informazione passo tutta la giornata a dormire, mi sveglio solo per correre in bagno a vomitare. Le ho viste le tue chiamate, non le ho mica ignorate di proposito, stavo dormendo. A Percy ho mandato un solo messaggio. Ai messaggi puoi rispondere quando vuoi, le chiamate invece non le puoi prendere quando vuoi. Comunque mi risulta che oggi io abbia risposto al tuo messaggio, poi mi sono riaddormentato e svegliato solo adesso. Mi sentivo leggermente meglio e ho deciso di chiamarti, anche se adesso me ne sto pentendo parecchio.
-Ok, ok scusa. Hai ragione, mi spiace.
Will parlò con un tono molto più basso di quello precedente.
-Ti devi fare perdonare- borbottò Nico con quella sua voce nasale che Will trovava abbastanza adorabile.
-Se vuoi vengo da te e ti visito.
Will sentì Nico sghignazzare – Mi piacerebbe tanto, ma da me proprio no.
-Perché no?
Nico fece un altro colpo di tosse, questa volta durò un po’ di più, poi borbottò velocemente –Ci vediamo quando sto meglio, okay? Adesso devo correre in bagno.
E chiuse la chiamata prima ancora che Will potesse rispondere qualcosa.
Sospirò e mentre fissava il cielo sempre più scuro non poté non domandarsi quanti altri segreti avesse Nico Di Angelo.

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Capitolo 13
*** Nico ***


Nico sorrise divertito quando Will cadde in modo decisamente più esilarante delle altre volte.
Erano al parco, era domenica pomeriggio e il moro gli stava insegnando ad andare sullo skate.
La febbre gli era passata qualche giorno prima mentre il giorno precedente era scomparso anche il raffreddore.
-Senti Nico, non credo proprio che lo skateboard sia adatto a me.
Constatò infine il biondo rialzandosi e spazzolandosi i jeans.
Nico recuperò il suo skate e fece vedere a Will come fare quel salto che lui aveva tentato di copiare.
Per il moro fu abbastanza semplice.
-Devi darti la spinta con le ginocchia, devi piegarti in questo modo- lo rifece tutto molto lentamente – e quando salti devi essere convinto, se no lo skate non verrà mai con te.
-Oggi mi romperò qualcosa, ecco di cosa sono assolutamente convinto.
In tutta risposta Nico alzò gli occhi al cielo, ma l’accenno di sorriso non scomparve dalle sue labbra.
-Dovevi farti perdonare, quindi non fiatare.
-Io pensavo a un tipo di perdono diverso … Sai, più fisico, divertente e appagante.
Nico fece un sorrisetto malizioso –Ma io mi sto divertendo un sacco e tutto questo mi rende appagato, se poi ti rompi davvero qualcosa lo facciamo diventare anche molto più fisico.
Will borbottò qualcosa di incomprensibile.
Fu a quel punto che il cellulare del moro iniziò a squillare.
Nico lo uscì dalla tasca, sul display comparve il nome “Hazel”.
Scese dallo skate e dopo aver detto un “scusa un attimo” a Will si allontanò di qualche metro prendendo la chiamata.
-Che c’è?- Rispose tranquillamente.
-Nico, che stai facendo?
-Sono in giro, perché?
-Lo so che sei in giro, so anche con chi sei, per questo ti sto chiedendo cosa stai combinando.
Il moro cercò con lo sguardo il biondo, era abbastanza lontano da non sentire la sua conversazione, inoltre era tutto concentrato a ripetere quello che Nico gli aveva precedentemente mostrato.
-Cosa vuoi dire Hazel?
Lei sussurrò –Papà lo sa.
Nico resto in silenzio qualche secondo di troppo – E allora? Papà sa i miei … gusti. E non mi ha mai fatto nessun problema.
-Il problema non è se esci con i ragazzi, il problema è se esci con quel ragazzo.
Nico rimase in silenzio, Hazel riprese a parlare.
-Papà pensa che tu ti stia mettendo nei guai, dice che più ti leghi a quel ragazzo più metti a rischio tutto quello che stiamo facendo. Si preoccupa solo per te.
-E dimmi Hazel, questo l’ha detto prima o dopo aver bevuto?
La sua voce era carica di ironia, non lasciò rispondere la sorella, perché continuò.
-Lo sto usando.
-Cosa?
-Dì questo a papà, digli che lo sto usando, non mi potrà dire più nulla.
-E come lo staresti usando?
-Ruberò qualcosa a casa sua, non troppo, non vorrei che se ne accorgesse, quel tanto per pagare la bolletta della luce e dell’acqua, penso che fra qualche altro giorno potrebbe uscire direttamente il ghiaccio dalla doccia.
Hazel stese qualche secondo in silenzio –E tu lo faresti davvero? Ruberesti a lui?
-Non mi importa nulla di lui, mi sto solo divertendo.
-Come … come dici tu- sospirò infine la ragazza.
-Torno fra qualche ora, okay? Se si ubriaca di nuovo, ti prego non lo fare arrabbiare.
-No, ma sta attento anche tu.
Nico chiuse la chiamata, riposò il telefono in tasca e si passò una mano tra i capelli facendone uscire alcuni ciuffi dalla fascia che li teneva quasi in ordine.
Sospirando tornò da Will.
-E’ successo qualcosa?- Chiese il biondo non appena Nico gli fu di nuovo di fronte.
-Si, ma nulla di grave, era mia sorella, ha bisogno di me, devo andare.
Con il piede fece alzare lo skateboard e lo afferrò con una mano mettendoselo sotto braccio.
Fece un cenno a Will e si girò, pronto per andarsene.
Ma Will lo afferrò per un polso e strattonandolo lo fece girare facendolo finire a qualche centimetro dal suo viso.
-Sei proprio maleducato Di Angelo, si salutano le persone.
Lo baciò, lentamente, assaporando tutta la sua bocca con la lingua.
-Sei così sexy quando passi al cognome.
Nico sussurrò queste parole sulle sue labbra, mentre il più grande gli mordeva il labbro inferiore.
Lo sentì sorridere tornando a baciarlo.
A Nico non importava nulla se fossero nel bel mezzo di un parco pubblico, che li guardassero pure, non era un suo problema.
Per un attimo gli vennero in mente anche le parole appena dette a sua sorella, si rese conto che era davvero un grande bugiardo.
 
A Nico non piaceva rubare, soprattutto a gente che non conosceva.
Non sapeva se quelle persone se la passassero bene o se arrivassero a stento a fine mese. Lui sapeva cosa si provava, per questo non amava farlo.
Ma ne avevano bisogno e Nico aveva imparato quando aveva 10 anni.
Adesso che ne aveva 17 era diventato un vero e proprio esperto.
Aveva detto a sua sorella che avrebbe rubato a Will, ma non aveva seriamente intenzione di farlo, non sapeva dirsi neanche il perché, sapeva che pochi soldi a lui non faceva nessuna differenza, ma era questione di principio.
Girò un po’ per la città, finché non trovò un appartamento che faceva proprio per lui.
Una lato di questo si affacciava  in una stradina stretta e buia, dove non passava nessuno, era il posto perfetto per arrampicarsi.
Erano tre appartamenti diversi, uno per piano, non sembrava abitato da gente povera, ma neanche così ricca da avere delle telecamere o un qualche allarme.
Nella stradina si affacciava solo una finestra per appartamento, quella al primo piano aveva la serranda chiusa, impossibile aprirla, Nico così opto per entrare nella casa del secondo piano.
Fu facile salire fin lassù, c’erano abbastanza appigli e la grondaia era posizionata nel punto giusto.
La finestra era chiusa, all’interno non c’era nessuno.
Nico si sedette nel davanzale in marmo e l’aprì in meno di un minuto. Il tutto senza un minimo rumore.
Si ritrovò nella camera di un adolescente, poster alle pareti, vestiti sparsi per la camera …
I proprietari erano in casa, sentiva le loro voci attutite dalla porta della camera chiusa, si sarebbe dovuto accontentare di ciò che trovava li dentro.
Per prima cosa cercò dentro i cassetti del comodino, non trovò nulla oltre a biancheria intima e scatole di preservativi.
Passò al sotto del letto, solo scarpe e calzini usati.
Cercò nell’armadio, c’era così tanto casino che aveva paura di perdersi, ma alla fine trovò quello che cercava.
Era una scatolina di latta rettangolare, non troppo grande.
Senza fare il minimo rumore si sedette sul letto e l’aprì lentamente.
Dentro ci trovò delle bustine di preservativi alla frutta (alzò gli occhi al cielo divertito), delle lettere scritte con dell’inchiostro rosso e tanti cuoricini glitterati (fece una smorfia disgustata) e dei soldi messi sicuramente da parte.
Ecco quello che cercava, li contò. Erano 320 euro.
Se ne prese 200 e mise tutto a posto, stava per andare via quando notò un orologio molto bello e costoso sulla scrivania, non perfettamente in ordine neanche quella.
Se lo prese, poteva sempre rivenderselo.
Alla fine andò via, la scalata fu più semplice dell’arrampicata, recuperò lo skate e se ne tornò a casa sopra questo.
Aveva un solo pensiero fisso: “Se Will mi vede adesso, non mi rivolgerà la parola mai più.”
__________________________________________________________________________________________
Okay, domani è il primo giorno di scuola e le prime due ore ho italiano. Un vero e proprio suicidio, soprattutto se conoscete la mia adorabile prof. :)
Sentivo il bisogno di aggiornare, così ecco qui. Spero vi sia piaciuto!
Alla prossima, Deh
P.S. Se ve lo stesse chiedendo no, Will non ha seguito Nico spiandolo, quindi ancora non sa cosa fa.

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Capitolo 14
*** Nico/Ade ***


“Sei sveglio?”
Si, Nico era sveglio, continuava a girarsi nel letto.
Non avevano riscaldamento e la finestra della loro camera era anche rotta e non si chiudeva bene, quella stanza era piena di spifferi. Nonostante questo si era dovuto togliere la coperta perché sentiva comunque caldo.
Il display del suo cellulare si illuminò, non fece alcun rumore, aveva tolto la suoneria precedentemente.
Il messaggio glielo aveva inviato Will, erano le 03.48 di notte.
“Decisamente si” rispose dando un’occhiata a sua sorella nel letto a circa un metro da lui, dormiva tranquillamente in quel bozzolo di coperte e piumone che si era creata.
“Posso chiamarti?”
Nico si alzò, non poteva parlare a telefono in quella stanza o Hazel gli avrebbe lanciato contro un bel dizionario.
Dormiva in tuta, calzette e maglietta a maniche corte.
Infilò una felpa larga con la cerniera aperta e aprì la finestra per arrampicarsi sul tetto proprio sopra di loro, si richiuse bene la finestra alle spalle.
Si sdraiò sulle tegole fissando le stelle e scrisse “Chiama”.
Passarono solo 4 secondi prima che gli arrivasse la chiamata del biondo, ancora meno prima che lui rispondesse.
Si portò il cellulare all’orecchio, poi sussurrò – Hey.
-Ciao- sussurrò a sua volta Will.
Nico non aveva idea di cosa fossero loro due, erano passati circa due mesi e mezzo da quando l’aveva rincontrato a quella festa a casa sua.
Passavano molto tempo insieme, Will qualche volta lo aiutava a studiare, di lui Nico aveva solo capito che voleva andare all’università ma che si stava prendendo un anno sabatico, per capire cosa volesse fare per davvero.
Molte volte giocavano a basket con Percy, Jason e Leo.
Adesso trattavano Will come se fosse stato loro amico da sempre.
Ancora più spesso uscivano insieme, da soli.
Forse si stavano “frequentando”, Nico non era neanche sicuro della parola, aveva troppa poca esperienza in quelle cose.
Non si baciavano però mai davanti ai loro amici, non facevano nulla che facesse capire loro che potessero provare qualcosa di diverso dall’amicizia, non si erano neanche messi d’accordo. Semplicemente, nessuno dei due faceva il primo passo e all’altro andava bene, perché non diceva nulla a sua volta.
Forse solo Jason aveva capito, neanche lui parlava, ma li guardava con uno sguardo davvero strano.
-Allora, perché non dormi?- Chiese Nico continuando a scrutare il cielo.
-Pensieri. Tu?
-Incubi- Quella era la verità, non poteva di certo dirgliela tutta, ma una piccola parte si, infondo lui ne era stato testimone.
-Sai, il fuoco, il dolore.
Will restò in silenzio per diversi secondi, poi chiese tentennando –Posso … Posso chiederti perché eri li quella notte?
Nico provò a scherzarci su – Me lo chiedi per telefono così non posso picchiarti, eh? Astuto da parte tua.
Sentì lo sbuffo divertito del biondo.
-Io stavo lavorando, non era la prima volta che lo facevo, sono solo inciampato.
-Tu non dovevi essere li quella notte.
-Certo che non dovevo essere li. Avevo solo 16 anni. Pensi che ci fosse qualcosa di legale?
-Perché?
Nico chiuse gli occhi passandosi una mano fra i capelli già scompigliati – Will … Devi capire che la mia famiglia è … è solo un po’ diversa dalla tua.
Non poteva, non poteva assolutamente dirgli nient’altro.
-Tu perché eri li? Non dovevi essere li.
-No, non dovevo esserci neanche io. Penso di voler salvare la vita alle persone, ecco cosa voglio fare se mio padre me lo permettesse. C’era così tanta confusione che sono riuscito a far perdere le mie tracce alla guardia del corpo che mio padre mi aveva messo a seguirmi. E li c’erano quelli della croce rossa, dovevo assolutamente capire come funzionasse, se potevo fare qualche corso, stage e cose così.
Finirai per odiarmi, lo so. Alla fine di tutto mi odierai come non hai mai odiato nessuno in vita tua.
Questo era il continuo pensiero fisso di Nico.
Ogni minuto che trascorreva in sua presenza gli faceva capire quando Will fosse speciale. Era così buono e altruista, gentile e solare. Era tutte quelle cose che Nico non era e non sarebbe mai stato.
-A cosa pensi?- Sussurrò a quel punto il moro, aveva detto che non riusciva a dormire per i troppi pensieri, lui gli aveva parlato dei suoi incubi, almeno in parte.
-A quanto tu mi piaccia, Nico Di Angelo.
No. Non doveva. Non doveva dirgli questa cose.
Odiami. Dovresti odiarmi.
Nico voleva urlarglielo, voleva urlargli tutto ciò, ma era troppo codardo.
Se ne uscì con quello che sapeva fare meglio: il sarcasmo.
-Non riuscirai a farmi sentire in colpa perché non ti faccio dormire la notte.
Will restò in silenzio.
-So che stai sorridendo.
-Okay, mi hai beccato.- Ammise il biondo, Nico riuscì anche a sentire una parte della sua breve risata.
Passarono altri secondi dove entrambi stesero in completo silenzio.
Fu Nico il primo a interromperlo con un bisbiglio.
-Will … Non dovresti fidarti di me. Non farlo.
La risposta non arrivò subito, ci mise diversi secondi, anche questa non era più che un sussurro.
-Troppo tardi piccoletto.
 
Ade entrò in camera silenziosamente, Hazel dormiva beatamente sotto un bozzolo di coperte, il letto di Nico era vuoto.
L’uomo sospirò e si andò a sedere su di esso.
Fissò la sua bambina, come potevano essere così diversi i suoi figli? Eppure li amava entrambi allo stesso modo.
Aveva paura per Nico, non sapeva come comportarsi in sua presenza, erano così simili che Ade non sapeva mai come prenderlo.
Sapeva della sua relazione con il figlio di Solace, aveva paura che gli spezzasse il cuore, perché conosceva abbastanza bene quel genere di persone.
E Nico aveva già sofferto abbastanza.
Ma cosa avrebbe dovuto fare con lui?
Non aveva una risposta a quella domanda.
Si alzò e andò in cucina, aprì il frigo cercando l’unica cosa che lo facesse sentire meglio.

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Capitolo 15
*** Nico ***


-Non ci credo.
-Eh si …
-Quel Solace? Insomma … wow.
-Ragazzi guardate che resto sempre io.
Will, Nico, Hazel, Frank, Leo, Jason e Percy erano seduti a terra scompostamente, ai margini del campo dopo aver finito una partita di basket.
Will aveva finalmente detto chi fosse davvero.
Avevano reagito tutti in modo abbastanza sorpreso, tutti tranne Nico naturalmente, ed Hazel.
Il moro stava sghignazzando seduto all’ombra con la schiena poggiata alla rete metallica del campo, giocherellava con i suoi bracciali in cuoio.
Era davvero divertente vedere Will imbarazzato mentre cercava di rispondere a tutte le domande dei suoi amici.
A quel punto Percy si girò verso di lui.
-E tu lo sapevi?
-Certo- rispose tranquillamente Nico – L’ho incontrato quella sera che c’era la festa a casa sua e tu non volevi andarci, così mi sono spacciato io per te. Dove pensi che l’abbia trovato se no?
Percy tornò a rivolgersi a Will – Ecco perché avevi una faccia familiare.
Will si passò una mano tra i capelli, ancora più imbarazzato se possibile – Bè ecco si … Mi spiace non avervelo detto prima.
Nico notò che aveva fatto l’ingresso nel campo una ragazza bionda.
Si rese conto che non gli dava più così tanto fastidio, neanche quando stava attaccata a Percy, che era assolutamente un suo diritto essendo la sua ragazza.
-Hey, Annabeth, penso che abbiamo shoccato il tuo ragazzo.
Commentò Nico, facendo accorgere al resto dei ragazzi della sua presenza.
Lei alzò gli occhi al cielo divertita –Ragazzi, quante volte vi ho chiesto di non spiegargli cose troppo complicate? Poi ci metto un giorno a fargliele capire.
Percy non si offese, molto probabilmente non l’aveva neanche sentita.
La bionda si sedette al suo fianco a gambe incrociate.
-Cosa hai scoperto di così tanto strano?
-Lui è Will Solace!
Annabeth portò lo sguardo sul biondo che Percy stava indicando, poi lo riportò sul suo ragazzo e infine di nuovo su di Will.
-Fin qui c’ero.
Leo, che era per metà sdraiato a terra e stava giocando con qualche gioco di guerra nel cellulare, chiese distrattamente – Tu sapevi che era il figlio di Solace?
-Bè ragazzi, non è che ci volesse un genio per capirlo. Oltre al fatto che è la copia di suo padre, ci sarà stato un motivo per non rivelare il suo cognome in questi tre mesi che lo conosciamo, no?
Percy fece un mugolio depresso – Mi sento sempre più stupido.
-Tranquillo Percy- Jason  gli diede una pacca sulla spalla – Annabeth è abbastanza intelligente per entrambi.
Risero un po’ tutti, poi Leo parlò, sempre concentrato sul suo cellulare.
-Ma ora devi farti perdonare. Ci devi una gita in casa tua!
Tutti si trovarono d’accordo e iniziarono a guardare Will con sguardi speranzosi.
-Affare fatto.
 
-Avevo paura che te ne andassi insieme a tua sorella- mormorò Will mentre Nico giocava sul suo collo lasciando scie umide e calde, in contrasto con il piercing freddo.
-Con Frank è in buone mani- rispose senza staccarsi dalla sua pelle.
Will li aveva portati tutti a casa sua, avevano passato tutto il pomeriggio giocando alle diverse console attaccate agli enormi televisori, il più bravo si scoprì essere Leo, nessuno ne fu così sorpreso.
Ma non vinse quasi mai, riusciva a distrarsi facilmente, quando il resto di loro lo capì iniziarono a chiamare Calypso molto più spesso.
Alla fine Leo dichiarò di essersi innamorato, disse anche che avrebbe iniziato a fare visita al suo nuovo amico più spesso.
Verso l’ora di cena iniziarono ad andare tutti via, anche se molto probabilmente nessuno aveva seriamente fame dopo tutte le schifezze ingurgitate ininterrottamente per tutto il pomeriggio.
Nico rimase un po’ indietro con la scusa di dover andare in bagno, disse anche a sua sorella di non aspettarlo, la scusa ufficiale era stata “Non mi sembra giusto fare il terzo incomodo tra te e Frank”.
Hazel lo fissò con uno sguardo che Will non riuscì a comprendere, poi annuì e andarono via anche loro.
Due secondi dopo che la porta si chiuse alle loro spalle Will si ritrovò con le labbra di Nico addosso.
Quando il moro trovò un punto decisamente sensibile che gli fece uscire un mugolio dalle labbra decise che era decisamente il caso di andare nella sua camera.
Erano quasi arrivati, stavano correndo dentro di essa quando un colpo di tosse li fece sospirare entrambi.
Will domandò gentilmente – Che c’è Calypso?
-Mi spiace disturbarvi, c’è un ragazzo alla porta signore, dice che non se ne andrà fino a quando non avrà parlato con lei.
Will sospirò – Ok, arrivo subito.
Si staccò da Nico e si avviò di nuovo verso l’ingresso. Quando si accorse che la persona che lo stava aspettando era un ragazzo moro strinse i pugni e sibilò – Chris.
Nico lo seguì, aveva le mani in tasca e sembrava quasi disinteressato, quasi.
-Fa in fretta, Chris. Eravamo impegnati.
Il ragazzo fece un ghigno divertito –Posso immaginare, spero tu non gli faccia troppo male, sembra così piccolo e indifeso.
Le guance di Will diventarono rosse, ma non disse nulla e non si scompose.
-Comunque, sono venuto qui per farti le mie congratulazioni.
-Più nello specifico, Chris? Non ho nessuna voglia di giocare.
-Sei riuscito a trovarti un ragazzo esattamente com’ero io, le mie congratulazioni. Certo, io sono molto più attraente, ma non si può avere tutto dalla vita, no?
-Io non sono come te- sibilò Nico intromettendosi finalmente nella conversazione.
-So tutto di te, Di Angelo. Come va il fianco?
Nico come riflesso involontario si strinse le braccia intorno al busto, restò sorpreso.
Non poteva, quel ragazzo non poteva davvero conoscerlo.
-Vattene- disse freddo Will.
-Non ti ricordavo così masochista, sai? Proteggilo pure quanto vuoi, vorrei proprio esserci quando ti spezzerà il cuore.
Aprì la porta pronto ad andarsene, non prima di aver fatto un occhiolino a Nico e avergli detto – Salutami papà, sempre se non è così ubriaco da non reggersi in piedi.

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Capitolo 16
*** Nico ***


Che Will si presentasse all’uscita di fronte la sua scuola non se lo sarebbe mai immaginato.
Non si accorse di lui neanche subito, di solito quando camminava teneva lo sguardo basso.
Stava andando via con le mani in tasca mentre la borsa gli sbatteva ritmicamente nella gamba destra, quando sentì due sue compagne qualche centimetro davanti a lui.
-Potrei svenire. Guardalo, è bellissimo. Oh mio Dio. Sta guardando verso di noi. Oh cazzo, ci sta anche sorridendo … sto per morire.
A quel punto Nico alzò lo sguardo e notò Will.
Era davvero bellissimo. Nico poteva anche capire le sue due compagne, inoltre in un liceo artistico non circolano poi così tanti ragazzi.
“Sta sorridendo a me, stupide rincretinite, non di certo a voi.”
Ma si trattenne dal dirlo e affrettò il passo per raggiungerlo.
-Che ci fai qui?- Lo chiese con un mezzo sorriso, però continuò a tenere le mani in tasca quasi disinteressato.
-Andiamo a pranzare insieme, ti va?
-Dove?- Chiese sospettoso Nico incrociando le braccia al petto.
Will sorrise –Ma naturalmente al MC Donald.
-E che stiamo ancora aspettando?
-Nico!
Il ragazzo si voltò lentamente, non riusciva a credere che le sue due compagne l’avevano davvero seguito.
-Si?- Chiese scettico, non aveva mai scambiato una parola con nessuna di loro, in quattro anni.
-Volevamo farti sapere che è stato davvero crudele quello che ti hanno fatto oggi, quando si sono messi a ridere noi abbiamo provato a farli smettere, ma era inutile, ci sentiamo tantissimo in colpa per loro.
Nico alzò ancora di più le sopracciglia quasi divertito, come no? Bugiarde, oche … avrebbe continuato la sua lista di insulti mentali se queste non avrebbero continuato a parlare.
-Sei sempre così solo, perché qualche volta non usciamo tutti insieme?- Poi portarono nello stesso istante lo sguardo su Will – Porti i tuoi amici così ci conosciamo meglio e ci divertiamo di più!
-Il miei amici? Oh che peccato, sono tutti fidanzati e quindi molto impegnati a uscire con le proprie ragazze.
Poté notare la delusione nei loro sguardi.
-Oh … proprio tutti?
-Anche lui?- Continuò poi l’altra andando dritta al sodo.
Nico si girò a fissare Will con un sorrisetto divertito – Non saprei, sei fidanzato? – non che gli lasciò del tempo per rispondere.
Gli si avvicinò, si mise in punta di piedi e lo baciò, con tanto di lingua.
Sperava vivamente che le due ragazze stessero vedendo ogni minimo particolare.
Dal canto suo Will rimase spiazzato, ma solo i primi secondi, poi rispose con abbastanza trasporto.
Nico rimase abbracciato a Will, staccando solo la bocca per girarsi verso le due ragazze, visibilmente furenti e shoccate, e commentare – Grazie per la proposta, ma non siamo interessati.
Andarono via velocemente e silenziosamente, esattamente com’erano arrivate.
Nico fece un altro sorriso e commentò –Che maleducate, potevano anche salutare.
-Sei adorabile quando sei geloso- commentò Will schioccandogli un rumoroso bacio a stampo.
-Io non sono geloso- borbottò Nico staccandosi da lui e fissandolo con uno strano sguardo –Stavo solo prevenendo, o domani ci sarebbe stata la fila di ragazze a chiedermi il tuo numero. Interazioni sociali, sai che noia.
-Oh, certo.
A Nico sembrò abbastanza ironica la sua risposta, ma non ebbe modo di indagare oltre perché il ragazzo stava già entrando in macchina.
-Avanti sali, ho fame!
 
Nico aveva ordinato così tante cose che già si sentiva bene al solo pensiero.
Con i vassoi andarono a sedersi a un tavolo decisamente più appartato degli altri, anche se comunque il locale non era poi così pieno.
-Senti … riguardo quello che è successo con Chris.
Quando Will decise di uscire l’argomento Nico aveva la bocca strapiena di patatine, per poco non si strozzò. Riuscì a ingoiare e a bere almeno mezzo bicchiere di coca-cola prima di riuscire a biascicare –Si?
-Non penso davvero che tu sia come lui, voglio che lo sappia.
-Come fai a dirlo?
-Lo so e basta.
Ti sbagli Will. Ti sbagli così tanto.
-Okay …
Fu l’unico modo in cui riuscì a rispondere, non poté però non distogliere lo sguardo da lui.
Era a metà panino quando lo poggiò di nuovo nel vassoio e diede voce ai suoi pensieri.
-Io non capisco però come faccia a conoscermi. Non ricordavo di averlo mai visto. Lui non può davvero sapere tutto sulla mia vita … Non può.
-Hey, sta calmo. A me non importa.
Nico lo guardò con un cipiglio scettico.
-Si bè, okay mi piacerebbe conoscere il tuo passato, ma rispetto i tuoi tempi. Penso di aver capito che la tua vita è un tantino complicata.
-E a te va bene?
Il biondo scrollò le spalle.
Nico si sporse sul tavolo avvicinandosi al suo viso.
-Un giorno ti racconterò tutto, te lo prometto.
Poi tornò a sedersi per bene e a finire di spazzolarsi tutto ciò che era rimasto nel suo vassoio.
Will cambiò argomento, il moro gliene fu silenziosamente grato.
-Quindi … Che è successo oggi a scuola?
-Oh …- okay, non gliene era più poi così grato. Stava lanciando anche svariate maledizioni mentalmente a quelle due cretine che avevano uscito l’argomento.
-Solite cose- rispose evasivo rubando le patatine dal vassoio di Will e iniziando a mangiarle.
-Cioe?- E non demordeva, almeno però non si era lamentato del cibo rubato.
Nico sbuffò ma alla fine decise di raccontargli –Stavamo facendo palestra ed eravamo negli spogliatoi a cambiarci, un deficiente mi ha rubato la maglietta ed è schizzato correndo fuori dallo spogliatoio, l’ho inseguito non ricordando che fossi a petto nudo e, insomma, tutti hanno visto in che condizioni si trova il mio fianco.
Aveva parlato con lo sguardo basso, gli occhi nascosti dai lunghi ciuffi corvini.
Quando finì lo rialzò con uno strano luccichio negli occhi e un ghigno in volto.
-Si è divertito, mossa decisamente non molto saggia. Un’ora dopo, casualmente, qualcuno ha iniziato a giocare lanciando aereo di carta dalla finestra. In totale erano dieci, esattamente come le pagine di relazione che avevamo da portare per oggi. Oh, inoltre lui è stato l’unico ad aver preso 2 per non aver portato la sua consegna dopo una settimana. Curioso, no?
Will scoppiò a ridere – Ti prego, ricordami di non farti mai arrabbiare.
 

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Capitolo 17
*** Nico/Will ***


-Ragazzi, avete sentito della nuova sala giochi che hanno aperto?- Domandò Percy mentre lanciava la palla al canestro, lo mancò di qualche centimetro.
-Si! Dicono che sia fantastica. Ci andiamo?
-Sabato. Perché non facciamo una grande uscita sabato sera?
Leo annuì pensieroso, poi si girò verso Will speranzoso – Tu vieni. – E non era una domanda, bensì una constatazione. – Non è che potresti portare anche Calypso?
Il ragazzo fece un mezzo sorriso – Vedrò cosa posso fare.
Jason circondò con un braccio le spalle di Leo – Okay Romeo, cerca di non fare brutte figure però.
-Non mi chiamo Percy- borbottò in risposta.
-Hey!- Protestò il diretto interessato.
Jason iniziò a ridere –Oh sta zitto, io e Nico non scorderemo mai quella scena.
Anche Leo si unì alle risate mentre Percy diventava sempre più rosso, però cercava di trattenere un sorriso.
-Anche io voglio sapere questa storia!- Si lamentò Will.
Nico gli si avvicinò e gli rubò velocemente la palla dalle mani, mentre la faceva rotolare sull’indice rispose con un mezzo sorriso – Diciamo solo che la prima volta che ha parlato con Annabeth, dopo interi mesi di stalking, ha iniziato a straparlare di creature marine e acquari, per finire l’ha paragonata a un pesce.
-Un pesce molto carino … - Il borbottio di Percy fece ridere ancora di più tutti quanti.
 
-Non ci voglio andare- sbuffò Nico seduto a gambe incrociate nel letto del biondo.
Quest’ultimo era a petto nudo, per metà dentro l’armadio, cercando qualcosa da mettere.
-Mi spieghi il perché?- La voce di Will arrivò attutita.
-Perché non ho voglia di spendere tutti i miei soldi li dentro.
Perché non ho soldi da spendere.
Will uscì da li dentro con in mano un maglioncino dello stesso colore dei suoi occhi e lo guardò stranito.
-E’ solo questo il tuo problema?- Gli si avvicinò – Offro io.
Il moro gli lanciò uno sguardo di fuoco – Non voglio la tua pietà.
-Non è pietà- rispose tranquillamente Will, si chinò su di lui e poggiò le mani ai lati dei suoi fianchi, nel morbido materasso.
Nico fece uno sbuffo e Will si spiegò meglio.
-Io sono pieno di soldi e non faccio nulla per meritarmeli, certe settimane non spendo neanche metà della paghetta che mi danno. Mentre tu lavori per guadagnarteli. E mi sembra anche giusto che tu non voglia rischiare così tanto- e gli sfiorò il fianco bruciato facendo sussultare il ragazzo, non per il dolore, ma per il semplice contatto estraneo – Per qualcosa di così futile. Quindi adesso noi usciamo con i tuoi amici-
-Nostri- precisò Nico.
Will si corresse -Con i nostri amici e tu la smetterai di lamentarti se io voglio offrirti qualcosa.
Poi chinò il viso ancora di più e gli lasciò un leggero bacio sulle labbra.
-Ma …- Nico cercò comunque di protestare nonostante le sue labbra fossero un tantino occupate.
Venne interrotto da un leggero bussare alla porta.
Will si staccò da lui e, mentre infilava il maglioncino che ancora teneva in mano, annunciava – Avanti.
La porta si aprì e sulla soglia comparve una ragazza minuta: Calypso.
Era molto diversa da come Nico la vedeva di solito, i suoi capelli erano lunghi e sciolti, aveva un accenno di trucco intorno agli occhi, che glieli faceva sembrare molto più grandi, ed era vestita come una normale ragazza della loro età, non con la sua solita divisa da cameriera.
-Mi scusi il disturbo signor …
Will la interruppe subito.
-Ti prego Calypso. Chiamami Will. Per favore! Stiamo uscendo insieme, abbiamo la stessa età, chiamami Will.
Lei arrossì e distolse lo sguardo poi pronunciò il suo nome quasi con il timore di essere sgridata, Nico si rese conto che molto probabilmente non l’aveva mai fatto.
-Okay, Will …
Lui le sorrise e la incoraggiò a continuare.
Lei fissò entrambi e poi, diventando ancora più rossa, borbottò – Come sto?
Aveva dei semplici jeans chiari, degli stivali neri che arrivavano fin al ginocchio e una maglietta viola a maniche lunghe, abbastanza lunga da arrivare fin sotto il sedere, chiusa in vita da una cintura nera. Era vestita in modo semplice, ma era comunque bella.
-Sei bellissima- disse Will con un nuovo sorriso.
Nico annuì e aggiunse – Adesso siamo certi che Leo non riuscirà ad articolare una frase di senso compiuto per almeno metà serata.
Lei arrossì ancora di più, ma fece a entrambi un sorriso grato, poi borbottò qualcosa tipo “Vi aspetto giù”.
Quando si richiuse la porta alle spalle Will fissò Nico con una faccia a cui era impossibile dire di no.
-Non vuoi davvero annullare tutto, vero? Era entusiasta, sai benissimo che non andrebbe mai se non ci fossi anche io e io non vado se tu non vieni, quindi …
Nico si ritrovò a imprecare mentalmente per essersi fatto abbindolare in quel modo da un ragazzo la quale bellezza era direttamente proporzionata al suo altruismo.
-E va bene- sbottò infine alzandosi.
Will sorrise ancora di più e lo tirò a se per concludere quello che aveva iniziato prima che Calypso bussasse.
Dopo diversi minuti si staccò e sussurrò sulle sue labbra – Se stanotte resti qui, ti ringrazio per bene.
 
-Da destra!?- Urlò Will –Vuoi farci uccidere per caso? Non si sorpassa mai da destra!
-Ops- rispose semplicemente il ragazzo mentre dal sedile posteriore si sentì lo scatto di una cintura appena messa. Calypso era decisamente saggia.
Tutto era iniziato quando il moro aveva domandato “Posso guidare io?” e Will aveva annuito senza neanche riflettere.
Solo dopo aver visto la morte in faccia, Will rifletté sul fatto che il più piccolo era appunto più piccolo e a soli 17 anni non aveva ancora preso la patente.
-Accosta. Guido io.
-Siamo ormai arrivati- si lamentò non accennando a fare ciò che il biondo gli aveva ordinato.
-Giuro che se ne usciamo vivi, tu non tocchi più un volante in mia presenza- borbottò Will.
Cinque minuti dopo Nico era riuscito a posteggiare più o meno dentro le strisce pitturate a terra. Inoltre, era anche riuscito a non uccidere nessuno dei suoi amici che li stavano aspettando nel parcheggio.
Quando tutti e tre scesero dalla macchina, due abbastanza sconvolti e terrorizzati, si beccarono un paio di occhiate davvero confuse da parte di Leo, Percy, Jason e le loro due ragazze.
-Ehm … Da quando guidi?
Chiese Percy a Nico.
-Sto facendo pratica- rispose tranquillamente il moro.
-Tu non toccherai mai più una macchina- chiuse il discorso Will, ancora visibilmente terrorizzato.
Calypso si avvicinò a Leo, lui provò a salutarla con un semplice “ciao” e un sorriso, ma lei gli gettò le braccia al collo stringendolo forte, poi parlò – Vogliono uccidermi.
Solo a quel punto Nico sembrò vagamente imbarazzato mentre Percy e Jason gli lanciarono degli sguardi divertiti, così cerco di cambiare argomento.
-Hazel non è ancora arrivata?
-Pensavamo veniste insieme- rispose Annabeth.
-Oh, no. Lei era da Frank.
E proprio in quel momento i due ragazzi arrivarono.
-Scusate il ritardo- proruppe la ragazza – Ci siamo persi qualcosa?
-Oltre al fatto che tuo fratello è diventato un pirata della strada, nulla penso- rispose Leo con ancora le guance vagamente rosse dopo l’abbraccio inaspettato di Calypso.
Hazel corrugò la fronte cercando suo fratello con lo sguardo –Cioè?
Lui mosse la mano come a voler scacciare una mosca –Magari ti racconto un’altra volta …
Calypso si era staccata quasi subito da Leo, forse rendendosi davvero conto di ciò che aveva fatto. Adesso gli stava davanti, mentre si stringeva con le braccia il busto proteggendosi dal freddo.
Leo non poté non accorgersene così disse –Okay, perché non entriamo? Si gela qui fuori.
Tutti si ritrovarono d’accordo e si avviarono verso l’entrata.
Nico rimase un po’ più indietro rispetto agli altri e diede un leggero pizzicotto al sedere di Will, per attirare la sua attenzione.
-Cosa?- Chiese il ragazzo corrugando la fronte.
Nico distolse lo sguardo e mormorò – Grazie per esserti fidato di me.
Will sorrise contagiando anche gli occhi, ma Nico non lo vide, troppo concentrato sulle sue scarpe.
Subito dopo aver detto quella frase si incamminò velocemente raggiungendo gli altri, senza aspettare nessun tipo di risposta.
Will era rimasto indietro a fissarlo.
Quando ormai erano alla porta, Nico si girò di nuovo verso di lui – Vieni o no?
Will si riscosse annuendo, pensando che avrebbe seguito ovunque quei due pozzi neri.
_____________________________________________________________________________
Hey! Sono in estremo ritardo e tutto... lo so.
So anche di avervi appena lasciato sul più bello, che volete farci, è da me ahahha
Una precisazione. So benissimo che in America si guida già a 16 anni, ma qui siamo in Italia. Perchè? Perchè mi va.
Penso di non dover dire più nulla... Vado a studiare _._
Alla prossima, Deh

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Capitolo 18
*** Nico ***


Si erano messi tutti d’accordo per giocare a bowling.
Avevano dovuto aspettare all’incirca 45 minuti prima che una delle piste si liberasse, ma infondo non era poi tutto questo tempo, se si considerava che il locale aveva appena aperto ed era sabato sera.
Fu decisamente una serata imbarazzante per Nico.
Tutto iniziò quando si dovettero cambiare le scarpe.
Nico era seduto su  uno dei divanetti accanto a Frank, di fronte a lui stava Will, il biondo si stava chiudendo già la prima scarpa passando a quella del piede sinistro.
Notò il suo tentennamento e lo fissò corrugando la fronte, in una muta domanda.
Nico si mordicchiò il labbro giocherellando con il piercing e abbassando lo sguardo.
Alla fine si decise e si sfilò una scarpa.
Non era stata una grande idea, quel pomeriggio dopo una doccia, quella di prendere il primo paio di calzette dal cassetto, decisamente no.
Perché in quel momento ne aveva un paio nere con dei disegnini bianchi.
E non erano disegnini qualsiasi, ma bensì degli scheletri che saltellavano e ballavano.
Nico dovette riconoscere che almeno, il biondo, cercò in tutti i modi di trattenere le risate.
L’imbarazzo continuò quando nei primi due turni riuscì a non mettere giù nemmeno un birillo.
Neanche Piper, che era palesemente negata in qualsiasi sport, era a 0.
Percy si era vantato fin da subito di essere il migliore, adesso lui e Jason stavano facendo una specie di gara, sarebbe stata una novità se non l’avessero fatto.
In quel momento era avanti Percy di 3 punti, primo fra tutti.
Il resto degli altri invece restava nella media.
Per concludere la sua dose di imbarazzo, Calypso disse qualcosa leggermente di troppo.
Mentre si stava svolgendo il quarto turno, Nico se ne stava stravaccato su un divanetto, con un broncio che non aveva nessuna intenzione di togliere.
Will gli arrivò da dietro con un sorriso e appoggiò i gomiti allo schienale.
-Dai, non sei così male.
Nico alzò la testa per fissarlo da sotto, con ancora il broncio.
Will distolse in fretta il suo sguardo puntandolo sul tabellone dei punti, non era decisamente il caso saltargli addosso lì, davanti a tutti.
-Sei solo cinque punti sotto Piper, raggiungila e non sarai più ultimo.
Il moro sbuffò facendo svolazzare un ciuffo scuro di capelli non trattenuto dalla fascia, quando ricadde gli si posizionò sopra l’occhio destro.
-Mi stai deprimendo ancora di più. Piper è quella ragazza che non riesce a vincere neanche a wii sport.
Will si limitò a sorridere. Non riuscì a trattenersi e con l’indice gli scostò delicatamente il ciuffo di capelli ribelli che aveva davanti al viso.
Le guance di Nico presero un po’ di colore e Will scostò velocemente la mano.
La ragazza in questione era seduta nel divanetto di fronte, insieme ad Annabeth e Calypso.
A quanto sembrava le prime due stavano facendo amicizia con quest’ultima.
I due ragazzi non stavano seguendo la conversazione, fino a quando non sentirono la parola “Will” in una delle loro frasi.
-… con Will, no?
Stava dicendo Annabeth.
-Si, certo- rispose Calypso –Ma non c’è nessun altro della mia età a lavorare li, né maschi né femmine, non ho molte amicizie ecco.
-Ma hai conosciuto Leo grazie a lui, avrà portato qualche altra volta amici a casa- continuò Piper.
-Ma mai come Leo. Cioè, gli amici che portava a casa non potevano essere interessati a me, perché non erano proprio suoi amici. Capite, no?
Nico strabuzzò gli occhi. No che non potevano capire.
Né lui né Wil avevano mai detto qualcosa ai loro amici, però non si erano neanche preoccupati di dire a Calypso di non farne parola.
Alla fine non era neanche colpa della ragazza.
Annabeth e Piper si girarono nello stesso istante a fissare i due ragazzi nel divanetto di fronte, non sembravano molto sconvolte, avevano più un sorrisetto che voleva sicuramente dire “avevo ragione”.
Nico cercò una via d’uscita per evitare un’altra colossale figura di merda, quando i suoi occhi si posarono sul tabellone.
Era il turno di Hazel, stava già facendo il suo secondo tiro, dopo sarebbe toccato a lui.
Durante tutta la serata non era mai stato così felice di dirigersi velocemente sopra la piattaforma di tiro.
Si alzò di scatto e annunciò –Oh guarda, tocca a me!- Corse via prima ancora di finire la frase.
-Hey!- Gli urlò dietro Will, era decisamente intimorito dallo sguardo delle ragazze.
-Ti insegno un trucco, aspetta!- E lo rincorse velocemente.
 
E quando il biondo aveva annunciato di insegnargli un trucco era serio, non l’aveva fatto solo per sfuggire alle ragazze, anche se era lo scopo principale.
“Il trucco non è fissare i birilli, ma le frecce che sono disegnate nel legno della pista a terra, provaci.”
E Nico aveva seguito il suo consiglio, adesso che erano al nono tiro si era ritrovato tra i primi, aveva appena fatto una spare dopo due strike consecutivi.
Si girò verso il biondo con un mezzo sorriso in volto, lui lo stava fissando con le braccia incrociate al petto appoggiato al bracciolo del divanetto.
Nico aprì leggermente le braccia e gli fece una specie di inchino.
Will sghignazzò divertito e alzò gli occhi al cielo.
Forse stava anche per dire qualcosa, ma Jason lo precedette avvicinandosi a lui, disse qualcosa a Will con un tono di voce basso e un po’ troppo vicino perché Nico potesse sentire.
Vide Will tornare subito serio e annuire, quando Jason andò via velocemente come si era avvicinato, Will gli fece quasi un sorriso – Vieni con me?
Nico lo seguì mentre andava verso il bar.
-Che ti ha detto Jason?- Chiese con voce atona, mascherando la sua curiosità.
Will scrollò le spalle – Mi ha chiesto se potevo … ehm … prendergli una birra, ecco.
Nico corrugò la fronte – Perché non se la veniva a prendere solo?
-Non fare lo stronzo, Nico.
Nico lo ignorò e si guardò intorno, c’erano due casse aperte e loro si erano appena messi nella fila più lunga.
-Perché non lì? Ci sono solo 2 persone!
-Preferisco questa- chiuse il discorso Will.
Okay, si stava comportando in modo decisamente strano.
-In effetti il ragazzo dietro la cassa è molto più carino della ragazza di la, ma penso sia fortemente etero.
Will soffocò una risata e borbottò – Idiota.
Per quanto il biondo cercasse di mantenere l’attenzione del più piccolo su di se, lui comunque continuò a guardarsi intorno.
Fu a quel punto che vide Ethan, era uno degli amici di Luke, stava uscendo dal bagno da solo, ma non poteva essere li davvero da solo.
E Nico collegò tutto: Jason, Will che diventa serio, che lo allontana da li e che cerca di perdere più tempo possibile.
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Heylà! Anche questo è un finale in sospeso... Come avrete notato ne sono leggermente in fissa.
Scusate gli eventuali errori nel capitolo, ha un giorno che faccio matematica e ho il cervello decisamente morto.
Buon fine settimana a tutti, alla prossima, Deh

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Capitolo 19
*** Nico ***


Sinceramente dovevo aggiornare domani, ma non sono molto certa che io riesca anche solo a vedere il pc da lontano.
Quindi, per non ritardare altrimenti, eccomi qui.
Questo capitolo è uno dei miei preferiti della storia, spero possa piacere anche a voi.
Alla prossima, Deh
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E Nico s’infuriò con la prima persona a portata di mano: Will.
Gli puntò l’indice al petto mentre a ogni parola glielo infilava di più nella carne.
-Dovete smetterla! Guarda che so benissimo cavarmela da solo, non ho sempre bisogno della vostra fottuta protezione.
Will boccheggiò – Non so di cosa tu stia …
-Ho visto Ethan. Un amico di Luke. Sono felice di sapere della quantità di fiducia che provate nei miei confronti.
-Cosa!?- Esplose a quel punto Will – Hai proprio ragione, non ho nessuna fiducia in te, tanto che ti ho fatto guidare la mia macchina, con me dentro, quando ancora tu non hai mai visto, neanche da lontano, la scuola guida!
Nico strinse le labbra e il biondo continuò.
-Guarda che sappiamo benissimo che sai difenderti da solo. E’ questo il problema. Eravamo solo preoccupati che potessi farci bandire da qui una settimana dopo l’apertura, sai com’è, no? Il sangue non va via facilmente, non dai divanetti di pelle almeno.
-Oh- fu l’unica cosa che riuscì a dire Nico – Okay, torniamo dagli altri.
Will corrugò la fronte guardandolo male, Nico si portò una mano al petto, sul cuore.
-Ti prometto che non lo toccherò, non se non sarà lui a iniziare.
Will era vagamente scettico, ma dopo un secondo “Te lo prometto” da parte del moro si fece convincere.
Quando tornarono dagli altri videro che Luke li aveva già raggiunti, stava parlando con Percy.
-Se gli cade accidentalmente una palla sul piede …
-Nico- lo ammonì il biondo.
-Va bene. Però non starò con la bocca chiusa.
Velocemente li raggiunse del tutto, Will gli corse dietro con un brutto presentimento.
Quando Nico affiancò Percy vide il sorrisetto di Luke allargarsi mentre commentava.
-Ci stavamo annoiando senza di te, Di Angelo.
Nico non rispose in nessun modo e il biondo ci restò quasi male.
-Adesso mi sento offeso, pensavo fossi attratto da me!- Rispose ironicamente Percy fingendosi offeso.
-O magari dalla tua biondina.
Percy strinse i pugni, ma si trattenne. Sibilò tra i denti – Cosa vuoi?
-Il campo da basket. Giochiamocelo.
A Percy uscì uno sbuffo divertito – Scordatevelo, ce lo siamo già giocati e abbiamo vinto noi.
Nico continuò –Ricordi? E’ stato più o meno quando decidesti che avrebbero vinto loro e ci hai abbandonato, sei stato davvero intelligente.
Luke sembrò non ascoltarlo e li provocò – Avete paura di perdere?
Sconvolgendo tutti fu sempre Nico a continuare la conversazione con un tono estremamente calmo e civile, Will si sentì fiero di lui.
-So che forse ti chiedo molto, ma hai mai provato a utilizzare anche un solo neurone? Perché mai dovremo accettare una sfida mettendo in palio una cosa che ci appartiene già di diritto?
Luke era furente dalla rabbia.
Nico gli diede il colpo di grazia sorridendogli e salutandolo sventolando la mano in aria – Puoi andare adesso.
-Non dire un’altra parola, frocio.
Nico si congelò sul posto, poi chiese mentalmente perdono a Will per non poter fare quello che aveva promesso, aveva già preparato il pugno quando fu scansato brutalmente di lato.
Qualcun altro aveva appena tirato un pugno al naso di Luke.
Nico pensò che potesse essere stato Percy, già accanto a lui, oppure Will.
Quando alzò lo sguardo non si capacitò di avere davanti Hazel.
Aveva uno sguardo minaccioso che non gli aveva mai visto, ma poi si rese conto che infondo era sua sorella e un moto di orgoglio gli invase il petto.
-Questo- sibilò la ragazza mentre il sangue iniziava a uscirgli copiosamente dal naso –E’ per mio fratello. Non provare mai più a dire una parola contro Nico.
Non contenta gli caricò un calcio dritto tra le gambe, il ragazzo si accasciò in ginocchio di fronte lei, che lo guardava sprezzante dall’altro.
-Questo è per aver minacciato di stuprarmi.
Nessuno degli amici di Luke mosse un dito per aiutarlo, erano pur sempre in un luogo affollato, molte persone li stavano fissando ed Hazel era pur sempre una ragazza.
Inoltre tutti i loro amici, primo fra tutti Frank, erano pronti a difenderla all’istante.
Quando lo shock iniziale, che era serpeggiato fra i loro amici passò, Percy scoppiò a ridere e si rivolse al biondo ancora dolorante a terra –Dovresti ringraziare il fatto che siano solo due in famiglia. O un terzo fratello ti avrebbe rotto il naso una terza volta.
Fu a quel punto che andarono via, Luke zoppicante.
In meno di qualche secondo tutta la gente che li circondava e che si era messa a fissarli vogliosi di qualche rissa, tornò alle loro conversazioni e al loro mondo.
Hazel si girò a fissare suo fratello con un sorriso quasi timido.
Alla fine portò lo sguardo sulla mano ancora stretta nel pugno che aveva colpito Luke, l’aprì e iniziò a muoverla lentamente, poi si girò verso il suo ragazzo, ancora mezzo sconvolto.
-Però- commentò – Non pensavo facesse così male.
Frank la fissò per qualche altro secondo con quello sguardo, poi scoppiò a ridere e infine la fece alzare da terra di diversi centimetri stringendola in un abbraccio spacca ossa. Le disse qualcosa e la baciò.
Nico distolse velocemente lo sguardo e lo puntò su Will quasi involontariamente, il biondo era appoggiato al bracciolo del divanetto e lo stava fissando, gli sorrise e mimò con la bocca una frase che sembrava tanto “sono fiero di te”.
Nico stava per rispondere con qualche battuta quando Jason gli mise una palla in grembo, era il suo ultimo tiro.
Quando fece strike fissò il tabellone, era a 138 punti, esattamente come Annabeth.
Se Percy, che veniva esattamente dopo di lui, fosse riuscito a fare un tiro decente li avrebbe battuti arrivando primo.
Erano tutti in attesa, quando nel tabellone spuntò la scritta 137.
Era terribilmente appagante averlo battuto per un solo punto, soprattutto quando aveva iniziato davvero male.
-Che cosa!? Non è giusto!- Percy iniziò a lamentarsi mentre Annabeth glielo rinfacciava tranquillamente, si girò verso Nico con un sorriso e gli batté il cinque.
Ma in realtà tutto il merito era di Will e dei suoi consigli.
Si girò e si avviò velocemente proprio verso di lui, che corrugò la fronte non capendo che intenzioni avesse il ragazzo.
-Dove vai?- Domandò Jason.
-A prendermi il trofeo.
E senza pensarci due volte circondò il collo di Will con un braccio, mentre con l’altra mano gli afferrava la maglietta, poi lo baciò.
Lo baciò davanti sua sorella, davanti tutti i suoi amici, davanti un sacco di gente estranea che molto probabilmente l’avrebbero giudicato.
Lo baciò e, per quanto gli riguardava, il resto del mondo poteva anche bruciare.

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Capitolo 20
*** Nico ***


-Percy sei inquietante, la smetti di fissarci?
Era domenica, i ragazzi avevano passato tutta la mattina a giocare al campo, c’era abbastanza freddo, ma il sole invernale splendeva in un cielo perfettamente azzurro.
Verso l’ora di pranzo avevano deciso tutti quanti di comprarsi delle pizze e mangiarle tutti insieme sempre al campo, seduti a terra, nonostante il loro pensiero fisso fosse quello di scacciare le formiche ogni due minuti.
A parlare era stato Nico, seduto di fianco a Will. Commentò distrattamente senza neanche alzare lo sguardo, sapeva che Percy li stava ancora fissando, non faceva altro da quella mattina, come se i due ragazzi, da un momento all’altro, decidessero di dare uno spettacolo a luci rosse e lui non si volesse perdere neanche un particolare.
Oh si, era decisamente inquietante.
-Vi imboccate a vicenda?
Quando Percy lo domandò per poco Nico non si strozzò con il pezzo di pizza che aveva in bocca. Will dovette dargli pacche sulla schiena per evitare che gli schiattasse sul colpo.
-Che cosa!?- Esclamò infine il ragazzo dopo un lungo sorso di sprite presa dalla lattina che gli aveva appena passato Leo.
-E’ una cosa carina, io e Annabeth lo facciamo e …
Fu interrotto da Jason che precisò – Tecnicamente tu lo fai ad Annabeth e quella povera ragazza ti ricorda ogni singola volta che non è una bambina, poi ti minaccia che se continui ti lascia.
-Ma poi non mi lascia- esclamò Percy orgoglioso, poi riprese a parlare con Nico –Comunque, stavo dicendo che è una cosa romantica, ho sempre voluto vedere una coppia gay farlo!
-Wow, tu si che hai una dei desideri davvero strani- commentò Leo dando a voce ai pensieri di tutti quanti.
Tutti loro avevano preso tranquillamente il fatto che i due stessero insieme, anche se nessuno dei due aveva ben capito se adesso fossero ufficialmente fidanzati o meno.
Will non resistette più e scoppiò a ridere, più per la faccia di Nico che per il resto.
Smise di ridere ben presto, però.
Lo sguardo di Nico passò dall’avere una smorfia sconvolta a fare un sorrisetto quasi sadico, il lampo che passò nei suoi occhi non prometteva nulla di buono.
-Perché no?- Rispose a Percy, poi velocemente si girò verso Will.
Il biondo si ritrovò, dopo una frazione di secondo, con un trancio di pizza attaccato su mezza faccia, sentì anche che lentamente gli scivolava lasciandogli una lunga scia di salsa.
-Percy ti odio.
Mentre Jason e Leo avevano quasi le lacrime dal ridere troppo, Percy commentò quasi imbarazzato –Ehm … Non intendevo proprio questo ma …
Restò in silenzio quando il biondo gli lanciò uno sguardo che voleva sicuramente dire “Prova a peggiorare la situazione e vedi dove te la infilo la tua pizza.”
L’influenza di Nico non gli aveva fatto bene, decisamente no.
Quindici minuti dopo avevano finito di mangiare (e di ripulirsi) ed erano stravaccati a terra, troppo pieni per riprendere a giocare.
Stavano chiacchierano di videogiochi e partite di calcio quando Nico controllò l’ora nel cellulare e annunciò – Io ho un impegno adesso, ci sentiamo.
Gli altri annuirono, Will corrugò la fronte, ma il moro non gli disse più nulla.
Si limitò a lasciargli un frettoloso bacio in guancia e scappare via.
Sentì Percy lamentarsi –Che maleducato, si salutano tutti gli amici!
Nico sghignazzò, senza girarsi e continuando a camminare gli alzò il dito medio.
 
Nico lo stava aspettando sotto casa sua, poggiato a un muro fumando lentamente una sigaretta.
Si era comprato il pacchetto con quello che era riuscito a rubare poco prima.
Prima o poi sarebbe uscito.
Alla fine aveva capito chi fosse, nonostante non l’avesse mai visto. Era stato semplice scoprirlo grazie a suo padre.
Aveva finito la sigaretta da parecchi minuti quando finalmente Chris uscì di casa.
Notò Nico quasi subito, la stava fissando con uno dei suoi soliti sguardi e le braccia incrociate.
Quando gli si avvicinò abbastanza fu il più piccolo a parlare per primo.
-Chris. Figlio di Ermes. Non ti avevo mai incontrato, ma vedo che nella tua famiglia sono molto famoso visto che conosci tutto di me.
-Credi che possa dimenticare facilmente chi stava per mandare mio padre in galera?
Nico strinse i pugni – Non ho chiesto io quella notte di prendere fuoco, non ho chiesto io a tuo padre di lavorare con lui. Io non avevo chiesto nulla di tutto ciò.
-Sei stato tu ad aver accettato, tu ad essere stato così imbecille da inciampare.
Nico si morse il labbro facendo scontrare i denti con il piercing, stringendo ancora di più i pugni, pur di non saltargli addosso e ricoprirlo di pugni.
Non aveva idea, non aveva nessuna idea del dolore che aveva provato. Neanche riusciva a immaginarlo. E aveva il coraggio di accusarlo che l’avesse quasi fatto di proposito.
-Cosa vuoi da me?
-Chi ti dice che voglio qualcosa?- rispose il ragazzo tranquillo.
-So che sai quello che abbiamo intenzione di fare, ma non hai raccontato nulla a Will. Perché?
-Ma è chiaro. Pensi che noi non vogliamo farla pagare a quello stronzo di suo padre? Non posso dirglielo. Non adesso almeno.
A quel punto a Nico fu tutto chiaro.
-Certo, non adesso. Stai già gustando il momento in cui dirai a Will che sono stato io, vero? Non prima naturalmente, ma dopo. Quando avrai tutte le prove che ti servono.
-Sei abbastanza sveglio, non ci credo che sei riuscito seriamente a inciampare su una bomba e prendere fuoco. Dev’essere stato uno spettacolo davvero esilarante.
Quel ragazzo stava davvero mettendo a dura prova l’autocontrollo di Nico.
Non rispose, cambiò argomento.
-Perché vuoi spezzare così tanto il cuore a Will, cosa ti ha fatto? Se non sbaglio sei stato tu a tradirlo.
-E non ha neanche funzionato così bene. Non era poi così innamorato di me. Per me non ha mai picchiato nessun’altro per difendermi.
Nico ignorò l’allusione e aspettò che continuasse.
-Dovresti volere anche tu quello che voglio io. Quel ragazzo ha sempre avuto tutto dalla vita, tutto. La vita è così ingiusta.
-Non è colpa sua essere nato in una famiglia ricca.
-Non è neanche colpa mia essere nato con tutta questa voglia di raccontare la verità in giro.
-Ti auguro di innamorarti e che questa ragazza ti faccia le corna, magari con un’altra ragazza, magari proprio nella tua camera.
Si girò e andò via.
-Nico.
Chris lo richiamò, il moro si bloccò, ma non si girò a fissarlo.
-Non è così innocente, Will. Sa perfettamente quello che fa suo padre e gli va più che bene.
Nico strinse i pugni e finalmente si girò a fronteggiarlo.
-No- sibilò freddo – sei un bugiardo.
Chris fece un sospiro cercando un modo per fargli capire che non stesse mentendo.
-Controlla con i tuoi stessi occhi giovedì, dovrebbe andare nelle strade vicino al municipio. E sarà proprio il tuo bel biondino a fare il lavoro sporco al posto del padre.
Nico ripensò alla conversazione che aveva avuto molto tempo prima con sua sorella.
“-Secondo te lui è al corrente di quello che fa realmente suo padre?
-No.
-Sicuro?
-Più che sicuro, è troppo buono e innocente.”
Chris capì di averlo in pugno quando il ragazzo non rispose subito, perso nei suoi pensieri, così continuò a parlare.
-Noi due siamo dalla stessa parte.
Nico non disse una parola. Si girò e corse via.

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Capitolo 21
*** Nico ***


Buongiorno!
Non è una giornata particolarmente bella oggi?? :3
Chissà, forse centra il fatto che fra qulache ora (se Zeus non prepara una grande tempesta come dicono i telegiornali) sono seduta in una poltrona del cinema a vedere finalmente Maze Runner *^* In quanti lo seguono???
Comunque... Tornando a noi, sinceramente penso che questo capitolo lo amerete e odierete contemporaneamente ahaha
Non so perchè, ho proprio questa sensazione.
Alla prossima! Deh 
_____________________________________________________________________________________________

Nico non aveva cercato Will per tutto il giorno successivo, ogni volta che pensava di rispondere a un suo messaggio o a una sua chiamata, gli tornava in mente la sua conversazione con Chris e decideva di ignorarlo.
Non poteva avere davvero ragione, lui non poteva davvero sapere quello che faceva suo padre e stare comunque dalla sua parte. Quello non era Will.
E se invece avesse sempre tenuto una maschera e in realtà fosse stato un ragazzo completamente diverso? Nico non l’avrebbe sopportato.
Con questi pensieri non era neanche riuscito a chiudere occhio per tutta la notte.
Il giorno dopo a scuola nessuno si stupì delle sue occhiaie, il vero problema fu restare sveglio per ben sei ore. Era così concentrato nel suo obiettivo, che non ascoltò una parola da parte di un qualsiasi professore per tutta la giornata.
Fu verso le otto di sera, dopo la sua misera cena, che capì che non avrebbe potuto continuare così.
Doveva subito chiedere spiegazioni a Will, parlargli, anche se questo avrebbe portato a una loro litigata. Nico doveva sapere come stavano le cose per davvero.
Una lato positivo di vivere in quella famiglia? Nessuno gli diceva nulla e poteva uscire e tornare a casa a un qualsiasi orario.
Recuperò il suo skateboard e si avviò velocemente da lui.
La porta venne aperta da Calypso, non appena lo vide gli fece un grande sorriso, il suo rapporto con Leo andava sempre meglio e la ragazza sapeva di dover ringraziare Nico per il fatto che l’avesse conosciuto.
-Ciao- proruppe infatti felice, poi sembrò vagamente imbarazzata –Ehm i signori sono a cena e non vogliono essere disturbati.
-Ti prego Calypso, ho bisogno di parlare con Will. E’ importante.
Forse la ragazza lo capì dal suo tono o semplicemente vide la sua faccia, fatto sta che si guardò intorno per vedere se davvero non ci fosse nessuno e infine lo fece entrare.
-Aspettalo nella sua stanza e non farti vedere da nessuno, dovrebbe finire fra vari minuti, sono già  a metà.
Nico la ringraziò svariate volte poi fece come gli era stato richiesto, non aveva nessuna voglia di crearle problemi e magari farla licenziare.
Sospirando si buttò nel suo letto e nascose gli occhi dietro le mani, cercando di capire cosa avrebbe dovuto fare.
Venne svegliato da un leggero sfiorare di labbra contro le sue, neanche ricordava di essersi addormentato.
Scostò le mani ancora sopra gli occhi e aprì quest’ultimi.
Si ritrovò davanti Will.
Era praticamente nudo, se non per l’asciugamano che gli cingeva i fianchi.
I capelli ancora bagnati, era sicuramente uscito dalla doccia.
Gli occhi più luminosi del solito e un  sorriso sincero sul viso.
-Mi volevi fare una sorpresa?- sghignazzò –Potevi anche farti trovare nudo, non avrei protestato.
E Nico mandò al diavolo tutti i suoi buoni propositi di cercare risposte.
Si protese in avanti e lo baciò, un bacio decisamente più intenso di quello che l’aveva fatto svegliare.
Mentre gli infilava una mano tra i capelli e con l’altra gli stringeva il fianco nudo, scalciò via le scarpe e si sistemò meglio sul letto portandoselo sopra.
Il bacio non durò a lungo. Will dovette pensare che era decisamente ingiusto il fatto che Nico fosse ancora del tutto vestito mentre lui … bè, aveva un misero asciugamano che si stava decisamente allentando.
Lo fissò intensamente negli occhi. Blu e nero. Nico ricambiò il suo sguardo quasi senza sbattere ciglio.
Erano entrambi consapevoli che quello che vedevano negli occhi dell’altro era semplice e puro desiderio.
Poi Will scese a con le mani, dal suo volto fino al bordo della felpa nera e logora che indossava.
Nico non protestò in alcun modo, trattenne solo il respiro mentre gli dava il consenso di fare quell’unica cosa che gli aveva proibito in 4 mesi.
Quando rimase con l’addome nudo chiuse gli occhi, non avrebbe potuto sopportare il suo sguardo.
Sentì le sue dita, leggere e delicate, che si posavano sulla pelle del fianco.
La sua pelle era rossa, ustionata. Sarebbe rimasta per sempre in quel modo.
Aprì gli occhi, Will lo stava scrutando in ogni suo piccolo particolare.
Nico non si aspettava quello sguardo, non sapeva dire che tipo di sguardo fosse, ma non sembrava poi così disgustato.
-Non mi fa più male … Non c’è bisogno che lo tocchi così delicatamente.
In tutta risposta Will si chinò su di lui e iniziò a lasciargli leggeri baci su tutta la pelle martoriata.
Nico lo afferrò in fretta dalle spalle e se lo staccò di dosso –Non vedi quanto è orrenda? Non farlo.
-Non è orrenda.
Will lo disse con un tono che non ammetteva repliche, per evitare anche che il moro continuasse comunque a commentare gli tappò la bocca con un lungo bacio a stampo.
Poi si stese al suo fianco e se lo avvicinò contro.
-Quella sera ho provato un sacco di cose totalmente diverse in un misero minuto.
Nico alzò lo sguardo su di lui, poggiò il mento sul suo petto aspettando che continuasse.
-Ti ho visto per la prima volta quando fumavi seduto nelle scale del municipio, avevi qualcosa di attraente, forse l’atteggiamento, forse il voler essere invisibile.
Will prese ad accarezzargli i suoi soffici capelli.
-Tutti erano concentrati su altro, penso di essere stato l’unico a vedere come sei inciampato su quella fiaccola, come sei volato all’indietro, come hai preso fuoco. Non ci ho pensato un attimo e sono corso da te, ti dimenavi, eri riuscito a spegnere le fiamme da solo ma vedevo il dolore. La maglietta era bruciata, la carne ustionata, io ho visto in che condizioni era un attimo dopo che le fiamme si sono spente. E tu non volevi farti vedere adesso?
Fece uno sbuffo divertito.
-Poi tu mi hai afferrato il braccio, ho incrociato i tuoi occhi, ci ho letto dentro una supplica. Mi hai urlato di farlo smettere in un modo così straziante che dovevo aiutarti. Capisci? E non potevo fare nulla. Eri li, fra le mie braccia, avevi chiesto il mio aiuto e io non sapevo che fare, non potevo fare nulla. Ho urlato a quelli della croce rossa di fare presto, poi ho provato a calmarti sussurrandoti parole di conforto, ma tu sembravi sordo a ogni cosa. Poi sei svenuto. Ti hanno portato in ospedale e non ti ho più rivisto.
Per tutto il racconto Will fissava il soffitto, anche se continuava a stringere Nico a se.
-Ti ho pensato ogni singolo giorno di quei cinque mesi. Ripensavo ai tuoi occhi, alla tua richiesta di aiuto e alla mia incapacità. Ti avevo deluso.
Fu a quel punto che Nico decise che aveva già sentito abbastanza, si precipitò sulle sue labbra e lo baciò quasi violentemente mentre con le mani scendeva a slacciare del tutto l’asciugamano.
Nico aveva un solo pensiero fisso.
“Non mi hai deluso, ma non farlo mai, ti prego. Dimmi che Chris mentiva, per favore, dimmi che non sei come tuo padre. Ti prego, ti prego, ti prego.”
Ma non una sola di queste parole uscì dalla sua bocca.
 
Qualche ora dopo erano sdraiati sotto le coperte, completamente nudi.
Nico era appoggiato al petto di Will, gli dava le spalle e aveva un respiro regolare.
I suoi occhi erano aperti ma il biondo non poteva saperlo, poteva benissimo credere che stesse dormendo.
Quando lo chiamò in un sussurro Nico non rispose e non mosse un muscolo.
Quando però sussurrò “Ti amo” dovette per forza capire che non stava davvero dormendo.
Il cuore di Nico andò decisamente più veloce, si congelò sul posto e smise di respirare per qualche secondo. Tutto questo Will dovette per forza percepirlo visto com’era attaccato a lui, ma non disse nient’altro.
Non si aspettò nessuna risposta e fece finta di credere al fatto che, il più piccolo, stesse dormendo per davvero.
Quando il biondo si addormentò Nico fuggì da casa sua.

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Capitolo 22
*** Will/Nico ***


Erano circa le sei del pomeriggio e già era completamente buio, tanto che le strade erano illuminate dai lampioni e dalle poche macchine che passavano.
Will camminò a lungo, non sapeva dove stesse andando, ma camminando riusciva a pensare meglio.
Naturalmente, tutti i suoi pensieri, erano concentrati su una sola persona: Nico Di Angelo.
Glielo aveva detto, gli aveva confessato di amarlo e lui era fuggito.
Will sapeva che non stava dormendo, sapeva che aveva sentito tutto.
Era anche l’unica spiegazione del perché Nico non lo cercasse e non rispondesse alle sue chiamate, e ai suoi messaggi, da tutto il giorno.
Will si odiava per essere stato così avventato, ma odiava anche Nico, quale persona matura si comportava in quel modo? Non che si aspettasse una risposta, forse non subito almeno, ma se non provava la stessa cosa perché non chiarire invece di fuggire?
Will neanche sapeva com’era riuscito a innamorarsi di lui.
Sapeva solo che ne era consapevole da un pezzo e, quando Nico l’aveva baciato al bowling davanti a tutti, aveva davvero creduto per un attimo che il ragazzo potesse condividere i suoi stessi sentimenti.
Ma se non era davvero interessato a lui, perché continuare a frequentarlo?
Girò l’angolo e si ritrovò in una strada molto più grande e molto più affollata.
Fu a quel punto che lo vide.
Non era sicuro che fosse davvero lui, ma era un ragazzo magrolino e completamente vestito di nero sopra uno skateboard. Da un berretto di lana nero, messo basso quasi a coprire gli occhi, uscivano i suoi ciuffi neri e disordinati. Quanti altri rispondevano a quella descrizione?
Will iniziò a seguirlo continuando a ripetersi che non doveva, si stava comportando da stalker. Ma alla fine fece tacere la sua coscienza.
Non capì cosa stesse facendo il ragazzo o se avesse una meta, alla fine però tutto gli fu più chiaro.
Era mortalmente bravo a rubare.
Passava tranquillamente in mezzo a tante persone con il suo skateboard e gli rubava il portafoglio dalle tasche, loro non si accorgevano di nulla. Gli veniva bene nonostante avesse i guanti.
Will lo seguì dal marciapiede speculare, il moro non si accorse di lui.
Rubò all’incirca sei portafogli poi si nascose dietro una stradina laterale e buia.
Li aprì e prese tutti i soldi che c’erano, poi li infilò tutti in una busta di plastica e chiuse forte.
Riprese lo skateboard e si avviò alla caserma dei carabinieri, si guardò intorno controllando che non ci fosse nessuno in quel momento e lasciò la busta li davanti.
Poi se ne tornò velocemente da dove era venuto.
Will rimase qualche altro secondo immobile, non sapeva che pensare, che dire o che fare.
Poi ogni cosa si ricollegò nella sua mente e tutto gli fu molto più chiaro.
Aveva trovato risposta alla sua precedente domanda, aveva capito perché continuasse a frequentarlo.
 
Nico si era ripromesso che non avrebbe dato peso a tutto ciò che Chris aveva detto.
Ma nonostante questo, giovedì pomeriggio si trovò esattamente dove, secondo Chris, Will avrebbe fatto il lavoro di suo padre. O meglio, il lavoro che spesso faceva fare ai suoi fidati scagnozzi.
Più i minuti passavano e più Nico si sentiva sollevato non vedendolo.
Ma tutto durò poco, 20 minuti dopo vide la sua inconfondibile figura.
I capelli biondi che fuoriuscivano da quel berretto che gli aveva visto ormai troppe volte.
Non sorrideva però, era quasi perso nei suoi pensieri.
Non si sentivano da quella notte, la notte che Nico era scappato da casa sua dopo aver sentito quelle due parole che di certo non meritava.
Will aveva cercato di rintracciarlo per tutto il giorno seguente, ma aveva smesso il pomeriggio e non l’aveva cercato più per quei tre giorni.
Nico non capiva, si era davvero arreso dopo solo qualche ora?
Certo, era riuscito nel suo intento, voleva che Will si dimenticasse di lui, voleva che Will non lo amasse sul serio, per questo si stava comportando in quel modo, ma non riuscì a non restarne deluso.
Nico si nascose meglio dietro la fontana in mezzo alla piazza e lo vide entrare dentro un negozio di scarpe all’inizio della strada. Ci mise all’incirca 5 minuti, quando uscì si stava posando qualcosa nella tasca dei pantaloni.
Passò a quello dopo, uscì un foglietto da dentro il giubbotto e controllò qualcosa, sicuramente una lista dei negozi che doveva fare, infatti poi scosse la testa e passò al negozio successivo.
Nico ancora non ci voleva davvero credere. Quando il biondo fu abbastanza lontano entrò nel negozio del fabbro Efesto, vecchio amico di suo padre. Will l’aveva visitato circa un quarto d’ora prima.
L’uomo lo salutò con un cenno del capo mentre continuava il suo lavoro, completamente sporco di fuliggine.
-Il figlio di Solace- disse Nico avvicinandosi al bancone – Era qui in vece di suo padre?
-Oh si, ha un periodo che manda lui, la prima volta che è venuto gli ho chiesto il perchè, ha risposto con un’alzata di spalle dicendo che suo padre vuole che impari. Bah, cattivo sangue non mente. E’ il perfetto figlio di suo padre quello li.
Nico non sapeva più che pensare.
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Due punti di vista differenti dove finalmente scoprono la verità su entrambi, forse in un modo non proprio opportuno.
Naturalmente sono descrizioni soggettive, sono influenzate da quello che i due vogliono davvero pensare e non da quello che magari è in realtà... Non so se mi sono spiegata bene.
Tipo, nella prima parte, è palesemente ovvio che a Nico non piace davvero quello che fa, ma deve farlo per mantenere la sua famiglia.
Così fa tutto il lavoro con i guanti, in modo da poter tornare il portafoglio con i document ai legittimi proprietari senza far trovare le sue impronte digitali, perchè magari sa i casini che potrebbe creae con la perdita della patente o dei documenti in generale.
Nella seconda, la descrizione di Efesto è ovviamente dettata dall'odio che prova verso Apollo.
Quindi bè, in sintesi, quello che voglio dire è dare tutto per scontato ahaha
Vado, alla prossima, Deh

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Capitolo 23
*** Nico ***


Quando quel pomeriggio Nico arrivò al campo non trovò nessuno, cosa alquanto strana.
Decise di aspettare qualche minuto, forse erano solo in ritardo.
Stava passeggiando in cerchio, le mani dentro le tasche del giubbotto, i denti che giocherellavano con il piercing e lo sguardo basso.
Calciò un sassolino e questo andò a fermarsi di fronte i piedi di qualcuno.
Nico alzò lo sguardo e si stupì di non aver sentito Will arrivare, era decisamente troppo preso dai suoi pensieri che, ironicamente, erano tutti concentrati proprio su di lui.
-Ciao- salutò il biondo non proprio allegro.
Nico non rispose, ma questa non era proprio una grande novità.
-Dove sono tutti? Leo penso avesse un appuntamento con Calypso visto che aveva il giorno libero, ma gli altri?
-Non ne ho idea.
Nico capì, da come Will continuava a guardarsi intorno, che si sarebbe voluto trovare in qualsiasi altro posto meno che li, da solo, insieme a lui.
Borbottò qualcosa di incomprensibile come risposta e stava per andarsene quando Nico disse ad alta voce –Guarda che ti ho sentito, quella sera.
Will si immobilizzò, dopo qualche secondo tornò a girarsi.
-Lo so- disse semplicemente.
-Lo pensavi sul serio? Cosa è cambiato adesso?
Will ignorò volontariamente la prima domanda, però rispose alla seconda, il suo tono si alzò leggermente – Io ti ho visto, Nico. Ti ho visto il pomeriggio successivo, mi hai sempre e solo usato per i soldi. Chris aveva ragione.
E Nico rispose alzando il tono a sua volta, cercando di superare il biondo.
-Certo che Chris aveva ragione. Ma questo avrei dovuto dirlo io, visto che aveva perfettamente ragione su di te.
Will sembrò confuso –Ma di che diavolo stai parlando!?
-Non fare il finto tonto, Will. Ti ho perfino difeso con mia sorella, avrei messo la mano sul fuoco giurando sul fatto che tu non ne sapevi assolutamente nulla delle sporche minacce di tuo padre. Invece la tua innocenza e il tuo altruismo erano solo una stupida maschera per nascondere quello che sei davvero. Ti credevo una persona migliore.
Will rise, un sorriso non vero, ma amaro e incredulo.
-Tu credevi me una persona migliore? Ti sei visto, Nico? No perché l’ultima volta che io ti ho visto hai rubato tranquillamente diversi portafogli a diverse persone. Quindi dimmi, mi hai derubato ogni volta che ti invitavo a casa mia o solo a giorni alterni?
Nico l’avrebbe preso a pugni, ma si limitò a spintonarlo, non proprio in modo delicato, mentre gli si avvicinava, ormai la loro conversazione era diventata una vera e propria discussione urlata.
-Sei un cretino! Un grandissimo imbecille e un idiota. Non pensi sarebbe stato più semplice entrare semplicemente di soppiatto in casa tua e rubare tutto quello che avrei potuto prendere? Non pensi che sarebbe stato decisamente più facile di uscire e sentirmi con te ogni giorno di questi quattro mesi? Non ho mai rubato a te. MAI.
Non ancora almeno.
Il suo cellulare iniziò a squillare, ma lo ignorò e riprese a parlare.
-Solo quando ci siamo conosciuti a quella festa, ma ho rubato ai tuoi ospiti, non a te. Ed ero perfettamente consapevole che non avresti notato la scomparsa di pochi soldi, ma in ogni caso non l’ho mai fatto.
-Perché?- Soffiò Will non credendogli del tutto, mentre il cellulare del moro riprendeva a suonare.
-Perché ti credevo diverso! Ero davvero convinto che tu non centrassi nulla con tuo padre, totalmente certo che fossi all’oscuro di tutto, eri così buono e solare e fantastico che non potevo utilizzarti.
Will tornò con la voce quasi normale, ma pur sempre dura –Non ho idea di cosa tu stia dicendo riguardo a mio padre.
-Mi hai preso forse per un ritardato? Guarda che ti ho visto benissimo giov … Ma Dio Santo!- La frase di Nico finì in un’imprecazione quando sentì la suoneria del suo cellulare ripartire per una terza volta.
Will si tastò la sua tasca e commentò – Rispondi, stanno chiamando anche me.
Sicuramente aveva sola vibrazione.
Nico uscì il cellulare dalla tasca, si girò e si allontanò di qualche passo mentre leggeva nel display il nome “Hazel”.
-Che cosa vuoi!?- Rispose alterato pentendosi un secondo dopo, non aveva mai trattato in quel modo sua sorella.
Lei non sembrò farci caso.
-Nico?
E il ragazzo in questione si preoccupò, aveva una voce strana, come se stesse piangendo o fosse in procinto di farlo.
-Che è successo?- Chiese subito allarmato.
-Jason e Percy hanno avuto un incidente, sono in coma, non sappiamo nulla, vieni in ospedale, siamo tutti qui.
-Arrivo subito- sussurrò il moro mentre tutta la sua rabbia scemava lasciando il posto all’angoscia e alla preoccupazione.
Con occhi sgranati dalla paura si girò a fissare Will.
Il biondo aveva ancora il cellulare attaccato all’orecchio, ma ricambiò il suo sguardo quasi con la stessa espressione.
Avevano appena avvertito anche lui.
____________________________________________________________
Allora... Lo so che volete picchiarmi... Mi dispiace.
Vorrei precisare alcune cose, so che quello che si sono detti può sembrare un pò troppo cattivo, forse di più quello che ha detto Will.
Ora, considerando che di Will nella saga non ci sono molte descrizioni, io pensa che sia abbastanza come suo padre.
Ovvero, può essere dolce, romantico, altruista, buono e gentile. Ma se si arrabbia non può davvero fare finta di niente (anzi, Apollo direi che lo è molto di più) quindi questa discussione ci stava.
Si amano, questo non cambia, ma non si comporterebbero davvero da esseri umani se non ci fosse stata questa discussione dopo quello ch avevano scoperto.
Oh, dimenticavo, il punto di vista è quello di Nico, quindi non potevo scriverlo, ma Will si è pentito subito di quello che ha detto.
Alla prossima, Deh

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Capitolo 24
*** Nico ***


-Cosa è successo?- Esclamò Nico trafelato quando, finalmente, arrivarono nella sala d’attesa dell’ospedale e trovarono quasi tutti.
Pochi minuti prima, dopo aver chiuse le rispettive telefonate, i due ragazzi erano saliti nella macchina di Will e in estremo silenzio erano corsi in ospedale.
C’erano Leo e Calypso seduti in quelle sedie di plastica scomode, erano stati loro ad avvertire Will.
Hazel e Frank erano abbracciati e, non appena videro Nico, Hazel si precipitò da lui.
Poi c’era Annabeth.
La ragazza era seduta su una sedia, si stringeva le ginocchia al petto e fissava un punto impreciso della stanza, completamente persa nel suo mondo.
Infine vide anche i genitori di Percy, sua madre e il suo patrigno, erano seduti non lontano da Annabeth. La donna piangeva sulla sua spalla mentre l’uomo cercava di consolarla accarezzandole la schiena, sussurrando frasi di conforto e schioccandole dei baci sulla testa a intervalli quasi regolari.
Hazel si gettò su suo fratello e Nico la strinse a se.
Quando si staccò fissò entrambi, poi spiegò.
-Erano tutti e due nel motorino di Jason, erano dietro a un camion e questo ha frenato di botto. Jason non è riuscito a frenare così velocemente a sua volta quindi ha sterzato per non prenderlo in pieno, solo che entrambi sono finiti li sotto sbattendo la testa. Jason si è svegliato, i suoi genitori e Piper sono con lui. Di Percy ancora nulla.
Nico annuì lentamente, mentre le parole arrivavano per davvero al suo cervello – Io … Ho bisogno d’aria.
Sua sorella semplicemente annuì mentre Nico si dirigeva fuori.
Respirò a pieni polmoni l’aria invernale e chiuse gli occhi, sentendo il gelo pungergli il viso.
Sentì dei passi che lo seguirono, non aveva bisogno di vedere per capire chi fosse.
-Adesso sembra così stupido il nostro litigio.
Nico non poté far null’altro che trovarsi d’accordo con il suo sussurro.
Si girò a fissarlo, aveva le mani che gli tremavano e la voce strozzata mentre diceva –Percy … Se non dovesse svegliarsi più … io non …
Non sapeva neanche più come continuare.
Will lo attirò a se stingendolo per le spalle, abbracciandolo quasi a volergli fare intuire che andasse tutto bene, che sarebbe andato tutto bene.
E Nico si perse nel suo calore, nel suo profumo, si aggrappò alla sua felpa come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
Si rese conto che aveva bisogno di lui più di qualsiasi altra cosa al mondo.
 
Era ormai finita l’ora di visita e Piper era appena uscita dalla camera del suo ragazzo.
-Allora?- Chiese Leo davvero preoccupato.
-E’ tutto okay- sospirò la ragazza visibilmente stremata –Quando si è svegliato non ricordava quasi nulla e non sto parlando solo dell’incidente, non ricordava molte cose, ma pian piano sta riprendendo la memoria. Percy?
I ragazzi scossero la testa e distolsero lo sguardo, fu Hazel a mormorare un semplice –Non si sveglia.
Annabeth continuava a non parlare con nessuno, a rifiutare il caffè che Will aveva comprato a tutti, a non muoversi da quella posizione.
Nico la capiva. Come poteva benissimo capire che nulla avrebbe potuto consolarla.
Lui la capiva perché c’era passato con Bianca, sapeva che niente e nessuno avrebbe potuto lenire il suo dolore. La capiva anche perché, a differenza di ciò che era successo con sua sorella, Percy era ancora vivo. E se Will si fosse trovato al suo posto si sarebbe comportato nello stesso identico modo.
Perché ormai gli era chiaro come il sole che si fosse davvero innamorato di lui. L’unica cosa che non avrebbe dovuto fare.
Era ormai tarda sera quando andarono via.
Solo Piper decise di restare, anche se non gli permettevano di vedere il suo ragazzo si sentiva comunque meglio a stargli vicino. Inoltre non voleva abbandonare Annabeth. Piper era l’amica più vicina che avesse e, naturalmente, non aveva intenzione di andarsene da li fino a quando Percy non avesse riaperto gli occhi.
-Nico- il diretto interessato si girò verso la voce di sua sorella, erano quasi nel posteggio dell’ospedale –Io volevo andare a dormire da Frank, sai che papà non dice comunque nulla, tu in caso digli che sono da un’amica.
Nico annuì.
Hazel lo scrutò per diversi secondi, poi ci ripensò –Però se vuoi torno a casa, questa cosa di Percy, so quanto fosse importante per te e … non vorrei lasciarti da solo, ecco.
Nico le mise un braccio intorno alle spalle e la strinse a se – Sta tranquilla, vai pure con lui, io starò bene.
Hazel ancora tentennava, ma quando Nico gli lasciò un bacio sulla fronte e disse un altro “tranquilla” lei annuì e andò via insieme a Frank.
-Penso di averlo capito da un po’ che hai una cotta per Percy.
La voce di Will veniva dalle sue spalle, non sembrava infuriato. Era più triste e deluso, quasi rassegnato all’idea.
-Io avevo una cotta per Percy.
Specificò Nico girandosi a fissarlo, allungò una mano e intrecciò le dita con le sue.
Will non rifiutò il contatto, ma distolse lo sguardo e a fatica fece uscire la frase successiva.
-Se vuoi rimanere qui, tutta la notte, è okay … Io …
-No.
-Ma, Percy …
-Percy ha Annabeth. Lui non ha bisogno di me, l’ho già capito tempo fa.
Will tornò a fissarlo negli occhi con uno strano sguardo, stava anche per dirgli qualcosa, ma poi sembrò ripensarci e ingoiò tutto.
Nico fece la domanda successiva senza neanche pensarci, ma non pensò di rimangiarsela neanche per un secondo.
-Ti va di venire a casa mia?

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Capitolo 25
*** Nico ***


-Perché solo adesso?
-Perché una volta che mi odi, lo fai per bene.
-Io non ti odio, Nico.
Furono queste le uniche tre battute che si scambiarono in macchina, se non contiamo le indicazioni di Nico per portarlo a casa sua.
Come se non bastasse aveva anche iniziato a piovere. Nico amava quel tempo, ma rendeva estremamente nervoso Will.
Il biondo posteggiò e Nico si alzò il cappello della felpa, prima di scendere lo mise in guardia.
-Non dire neanche una parola, non devono sapere che sei li dentro con me.
Will si limitò ad annuire e Nico aprì lo sportello, uscendo nella pioggia.
Will lo affiancò nello stesso momento che il moro riuscì ad aprire la porta di casa, se lo trascinò dentro e si richiuse la porta alle spalle. Non che fu un’impresa semplice visto che era mezza rotta anche questa e ci vollero diversi colpi.
Si trovarono in un piccolissimo soggiorno, all’interno c’era un semplice divano con la stoffa strappata in più punti. Di sopra stava suo padre, dormiva scompostamente con la bocca aperta e una bottiglia di birra rovesciata sul petto. Altre bottiglie vuote erano sparse sul pavimento.
La piccola tv antica, con un segnale davvero pessimo, era accesa su una cattiva serie tv di serie B.
Nico fece una smorfia disgustato e uscì da quella stanza portandosi dietro Will.
Passarono per la cucina, ancora più piccola e più sporca. Nel lavandino una pila di piatti e bicchieri attendevano di essere puliti.
Il corridoio era piccolo e dava su tre porte, uno era il bagno, due le camere da letto.
Nico ne sorpassò una e aprì la sua, fece in tempo a far entrare Will quando, quella appena sorpassata, si aprì facendo uscire Persefone.
-Ah, sei tu- disse quasi con disprezzo –Dov’è tua sorella?
-Resta a dormire fuori da un’amica.
-Ci sono i piatti in cucina da lavare. Pensa che si facciano soli?
Nico si trattenne dal non urlarle contro, chiuse gli occhi e fece un bel sospiro –Ci penso io domani, lasciala stare.
Non aspettò una risposta dalla sua matrigna che si chiuse dentro la stanza, girando la chiave.
-Quella era tua madre?- Chiese Will quasi imbarazzato.
-No, mia madre è morta. E’ la mia matrigna quella e no, non è neanche la madre di Hazel.
-Oh…
Nico scalciò le sue scarpe e si buttò sul suo letto, il materasso era così malandato che le molle fecero un terribile rumore.
Nico fece una nuova smorfia e si rivolse al ragazzo ancora in piedi che continuava a guardarsi intorno.
-Adesso capisci perché non ho mai invitato nessuno qui?
-Non ti avrei mai giudicato per questo.
-Certo- rispose Nico ironico facendo una smorfia.
Will non protestò, ma Nico poté benissimo vedere come il suo sguardo si oscurò.
Il moro imprecò sottovoce quando una folata di vento fece aprire la finestra.
Si alzò di scatto e cercò di metterla a posto prima che si allagasse mezza stanza.
Quando fu richiusa, lasciando il suono del vento e della pioggia attutito dal vetro, sospirò chiudendo gli occhi e poggiando la fronte contro il vetro freddo, poi parlò in un mormorio.
-Capisci perché sono scappato da casa tua, quella notte? Tu non hai idea di quanto sia complicato e fidati, non vuoi davvero avere a che fare con me.
Si girò a fissarlo.
-Non vorrei neanche io avere a che fare con me stesso. Ma va tutto bene, è normale, non te ne faccio nessuna colpa. In realtà, non riesco neanche ad odiarti, nonostante sappia che sei completamente consapevole di quello che fa tuo padre.
-Prima non la pensavi così …
-Per un attimo, fissando Annabeth, mi sono immaginato te al posto di Percy. No, Will, non potrei mai odiarti, non davvero. Quindi mi sta pure bene che tu faccia il lavoro di tuo padre. Infondo io aiuto il mio, no? E adesso ti faccio schifo per questo, ma è assolutamente giusto, sapevo che questo momento sarebbe arrivato, in realtà è stata colpa mia. Non avrei dovuto neanche parlarti quella notte a casa tua.
Fece un sorriso amaro.
-Vedi? Hai un nuovo motivo per odiarmi, non mi sarei mai dovuto presentare, non ti saresti mai dovuto fidare di me.
-Fammi capire, adesso cosa vuoi che faccia? Che vada via e che continui come se non ti avessi mai conosciuto. No perché non ne ho nessuna intenzione.
Nico fece un nuovo sospiro.
-Siediti. Voglio raccontarti una storia.
Will lo fissò con la fronte corrugata e Nico si spiegò meglio.
-Ti racconto la mia storia, poi vediamo se sarai ancora così deciso a rimanere. 
_________________________________________________
Lo so, lo so, lo so.
Il capitolo è corto, vi ho lasciato con il fiato sospeso e non è successo nulla di importante.
Perdonatemi, ho avuto una settimana davvero impegnativa ma non volendo lasciarvi senza nulla per altri giorni ho pubblicato questo piccolo capitolo di passaggio.
In compenso vi giuro sullo stige che nel prossimo capitolo scoprirete tutto quello che volevate sapere su Nico.
Quindi, bè, spero di rispuntare presto se lo studio non mi uccide prima!
Deh

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Capitolo 26
*** Nico ***


L’unica soluzione per non passare tutto il tempo a tremare per il freddo, fu quella di mettersi entrambi sotto il piumone del letto del più piccolo.
Il riscaldamento non funzionava e la finestra rotta lasciava passare decisamente troppi spifferi gelidi.
Nico aveva le gambe rannicchiate al petto, le braccia che gli circondavano le ginocchia e il mento appoggiato proprio su di esse.
Will era di fianco a lui, ma girato in modo che gli venisse quasi di fronte, non si perse neanche una parola.
-Non ho sempre vissuto in questa città- spiegò Nico –Mi sono trasferito quando avevo 10 anni.
Fece una lunga pausa, poi tutta la storia gli uscì come un fiume in piena.
-Avevo una sorella più grande, si chiamava Bianca. Vivevo con lei e mia madre in un modesto appartamento in città, eravamo una semplice e normale famiglia. Avevo degli amici e non ero poi così cupo. Il mio pensiero fisso non era quello di far arrivare la famiglia a fine mese e non mi era mai passato per la mente di rubare. Poi un giorno è crollato tutto.
Nico si fermò un solo attimo per fare un sorriso amaro.
-Letteralmente. Avevo convinto Bianca a giocare con le mie carte di Mitomagia, ero fissato con quel gioco. Eravamo seduti intorno al tavolo della cucina mentre mia mamma cucinava canticchiando. Il ricordo è così vivido che penso non lo scorderò mai. La nostra vicina di casa, che abitava nell’appartamento sopra il nostro, era abbastanza anziana e si scordò il gas acceso. Non si è capito bene poi com’è successo, forse si stava accendendo una sigaretta, forse voleva accendere una candela, fatto sta che è esploso tutto peggio di una bomba.
Nico aveva lo sguardo perso, gli occhi sgranati, stava rivivendo ogni cosa.
-Il tetto ci è crollato addosso. Io non ricordo … di preciso … è tutto così confuso.
Si prese la testa e se la strinse fra le mani.
-La stanza si è come divisa a metà, mia madre da un lato, io e Bianca dall’altro. Erano morte entrambe, mia mamma schiacciata sotto ai detriti, Bianca fu colpita alla testa da un masso, è stato così veloce che non ha avuto neanche il tempo di rendersene conto. Io non ho capito subito che erano morte.
-Nico … Non c’è bisogno che continui, va tutto okay …
-No. Ce la faccio.
Will non disse nulla, avvicinò solo una mano al suo viso e gli asciugò una lacrima che lui non si era nemmeno accorto di aver fatto uscire.
Nico non si ritrasse al tocco e continuò.
-Il pezzo di tetto sopra di me non mi ha ucciso per miracolo, si è bloccato sopra altri detriti a pochi centimetri dalla mia testa. Era completamente buio. Ero in uno spazio così piccolo, ristretto e pieno di polvere che ero terribilmente sicuro che sarei morto soffocato. Sono stato chiuso li dentro per otto ore insieme al cadavere di mia sorella, prima dell’arrivo dei soccorsi. Ecco il perché della claustrofobia.
Quando Will lo abbracciò Nico non protestò in alcun modo, anzi sembrò aggrapparsi a lui come a voler dire di non lasciarlo andare.
-Otto ore, Will. Non hai idea … Non puoi avere nessuna idea di quello che ho passato. E sarei solo un’inutile peso, sono caduto a fondo così tante volte che potrei trascinarti con me e io non posso, non voglio permetterlo.
Will non disse nulla, semplicemente strinse il ragazzo di più a se.
Ci volle una buona mezz’ora per farlo calmare, poi decise di raccontare anche il resto della storia.
Nonostante Will cercasse di dissuaderlo, Nico non volle sentire ragioni. Will doveva sapere tutto e quella parte era abbastanza semplice da raccontare.
-Non avevo idea che mio padre fosse ancora vivo, mia mamma non ne parlava mai. Ma due giorni dopo l’incidente sono stato consegnato a lui e ci siamo trasferiti qui, fu a quel punto che scoprii di avere una nuova sorella. Non la presi bene all’inizio, cercavo di allontanarla, mi sembrava che volessero sostituire Bianca e io non volevo dimenticarla. Poi con il tempo ho imparato ad amare anche Hazel e ho capito che non potrà mai sostituire Bianca, sono due persone totalmente differenti. Comunque, non abbiamo mai avuto i soldi per arrivare davvero a fine mese. Persefone non fa mai nulla, si lamenta tutto il giorno e basta, mio padre passa metà del suo tempo ubriaco, ma so che infondo ci vuole bene. Lui lavora in nero e mi hanno subito insegnato a rubare, lui ed Hazel, anche se adesso sono diventato più bravo di lei. In realtà lei ha smesso un po’ di tempo fa, quando ha incontrato Frank nel ristorante di sua nonna, ristorante che lei aveva scelto come sua prossima missione. Comunque neanche a me piaceva rubare, per questo preferivo lavorare facendo qualsiasi cosa, soprattutto lavori non perfettamente legali, ma ho smesso dopo l’incidente con i fuochi d’artificio.
-E io? Cosa centro in tutto questo?
Nico fece un grande sospiro e si sciolse dal suo abbraccio, si mise seduto di fronte a lui, non staccando gli occhi dai suoi neanche per un secondo.
-Circa due anni fa c’eravamo aperti un negozio, non era più in nero e ce la potevamo anche fare con le tasse e tutto, in questi anni eravamo riusciti a mettere qualcosa da parte. Se non fosse stato per tuo padre.
Will corrugò la fronte impercettibilmente e Nico fu certo che Will non sapesse davvero nulla, si sentì d’un tratto più leggero.
-Ogni mese tuo padre chiede una tassa- e a quella parola mimò le virgolette in aria – Per permettere ai commercianti di continuare il loro lavoro, una specie di contributo volontario per non ricevere spiacevoli inconvenienti sul lavoro. Non che sia davvero volontaria. Hai presente il panificio vicino la mia scuola? Quello che ha chiuso un anno fa per colpa di un incendio e non è stato più riaperto?
Il biondo annuì lentamente.
-Era un po’ indietro con i pagamenti. Come pensi che tuo padre continui a mantenere il suo potere e la sua ricchezza? Cosa diavolo ha raccontato a te quando ti mandava a prendere i soldi?
Will era shoccato, la sua intera vita non poteva essere stata una menzogna. Non poteva davvero non conoscere chi fosse la sua famiglia.
-Mi … Mi aveva detto … Che gli avevamo prestato dei soldi e ce li stavano tornando …
Nico sospirò mordendosi il labbro.
Will strinse i pugni e le labbra in una linea sottile poi scosse la testa.
-A me non interessa quello che fa mio padre o quello che fa il tuo. Non mi interessa se vivi in una casa del genere e non m’interessa quello che fai. Perché a conti fatti penso che noi abbiamo rubato decisamente più di te. A me non interessa tutto questo, a me interessi solo tu. Perché al contrario di Percy io ho bisogno di te. E se scegliere te comporta incubi e attacchi di panico nel pacchetto a me va più che bene. Ci sono io, no?
-Quindi dicevi sul serio?- Sussurrò il moro e Will capì a cosa si stesse riferendo senza il bisogno di chiedere.
-Certo che dicevo sul serio, sono abbastanza certo di amarti.
Nico si lanciò in avanti baciandolo, finì per metà seduto su di lui e gli afferrò il viso come se avesse paura di vederlo scomparire.
Tutto quello che gli aveva raccontato era pura e semplice verità, non aveva mentito su nulla, ma aveva omesso una parte, forse quella più importante.
Mentre fuori il temporale continuava a infuriare sussurrò fra le sue labbra “Fai l’amore con me, Will”.

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Capitolo 27
*** Nico ***


Quando vennero svegliati ancora pioveva, erano le sette del mattino e l’insistente suoneria di Nico perforava i timpani.
Il moro fu il primo a rendersi conto di dover rispondere prima di poter tornare a dormire, si sporse verso il comodino cercandolo a tastoni quell’aggeggio infernale, mentre Will si lamentava ancora nel dormiveglia.
-Pronto?- Biascicò quando riuscì a trovarlo.
Le parole successiva lo fecero svegliare del tutto e si mise seduto di scatto, svegliando quasi del tutto il biondo al suo fianco.
Will lo fissò con un solo occhio, mentre l’altro se lo sfregava cercando di svegliarsi.
-Che è successo?- Chiese quando il più piccolo chiuse la chiamata.
Nico si girò a fissarlo, poi fece un sorriso.
-Si è svegliato.
Will non poté fare a meno di sorridere a sua volta, si mise seduto anche lui e si protese sul ragazzo baciandolo. Lo sentì continuare a sorridere mentre rispondeva al bacio e si ripromise di farglielo fare più spesso.
Il sonno passò a entrambi e sarebbero di nuovo finiti a rotolarsi tra le coperte, se non fosse per qualcuno che bussò alla porta cercando un secondo dopo di aprirla. Grazie agli dei si erano chiusi a chiave la notte precedente.
-Nico! Fammi entrare, ti devo parlare di una cosa.
Nico imprecò a bassa voce mentre Will sbiancava dopo aver sentito la voce dell’uomo che apparteneva, sicuramente, a suo padre.
Si alzarono di scatto raccogliendo silenziosamente e velocemente i vestiti sparsi per la camera.
-Ehm… Un attimo papà… Mi sto vestendo.
Nico parlò mentre aiutava Will a rivestirsi in fretta visto che il problema principale era proprio lui.
-Perché dovresti rivestirti?
Nico sbuffò cercando una soluzione per spiegare a suo padre il perché un ragazzo, evidentemente non etero, bellissimo e mezzo nudo, fosse in camera sua alle sette del mattino.
-Mi sono appena fatto una sega- rispose ironicamente alzando gli occhi al cielo, suo padre non rispose subito.
Nico adocchiò la finestra e si avvicinò a grandi falcate, l’aprì e fece cenno a Will di sbrigarsi.
-Non ho nessuna intenzione di andarmene da li- sussurrò il biondo incrociando le braccia al petto.
-Non fare lo schizzinoso Solace, siamo al primo piano e non sta piovendo così forte- okay, forse l’ultima parte era un po’ una bugia –Muoviti e aspettami in macchina, arrivo fra cinque minuti e ce ne andiamo all’ospedale.
La voce di suo padre tornò da dietro la porta – Ehm… Con Hazel?
-Oddio- borbottò Nico passandosi una mano tra i capelli, poi lanciò uno sguardo di fuoco a Will e il ragazzo ebbe il buonsenso di obbedire senza fiatare.
Quando constatò che il biondo fosse tutto integro si richiuse la finestra alle spalle, afferrò una maglietta nera da una sedia e andò ad aprire a suo padre.
-Stavo scherzando, eh. Per cosa potrei vestirmi se non per andare a scuola?
Suo padre sospirò di sollievo subito dopo, soprattutto quando fu certo che comunque Hazel non era presente in stanza, poi corrugò la fronte –Dov’è tua sorella?
-Da un’amica- rispose vago Nico –Comunque sono in ritardo per la scuola e …
Fece per andarsene, ma suo padre lo trattenne.
-Aspetta, è importante.
-Dimmi.
Mentre ascoltava, però, era tutto concentrato a infilarsi gli anfibi.
-Fra 5 giorni. Pensiamo sia il momento più opportuno.
-Cosa?- Di sicuro, se Nico non fosse stato così distratto, ci sarebbe arrivato subito.
-A casa Solace.
Fu a quel punto che il moro alzò la testa di scatto. Cinque giorni, aveva solo cinque giorni.
Il mondo gli crollò addosso.
-Papà ti ho detto del figlio di Ermes, ha intenzione di dirlo che siamo stati noi.
-Lo so, è per questo che ce ne andremo.
Nico perse un battito – Dove?
Suo padre gli fece quasi una carezza sulla testa, poi sembrò ripensarci e ritirò la mano – Meno cose sai e meglio è, fidati. So che adesso può sembrare brutto e che non vuoi magari abbandonare i tuoi amici, ma ti prometto che poi le cose andranno meglio e non dovremo più vivere così.
Nico semplicemente annuì.
-Senti Nico, so che magari pensi di esserti innamorato di quel ragazzo, ma sei giovane e fidati, troverai qualcun altro e …
-Va tutto bene papà, non mi importa nulla di lui- poi si alzò velocemente – posso andare adesso?
Non aspettò una risposta che era già andato via, lungo il piccolo corridoio, attraverso il salone e fu fuori, sotto la pioggia.
Quando entrò nella macchina di Will era ormai completamente fradicio.
Il biondo aveva acceso la stufa e si stava già asciugando da diversi minuti, ma comunque si lamentava – Il davanzale della tua finestra era completamente bagnato, ho perfino le mutande bagnate!
Ma Nico era impassibile, lo sguardo fisso alla pioggia fuori.
-Hey … Va tutto bene?
Solo a quel punto si riscosse e immerse lo sguardo nei suoi grandi occhi blu.
Abbozzò un sorriso –Benissimo.
Will non sembrò molto convinto, ma non indagò oltre e mise comunque a moto.
Nico tornò a guardare fuori dal finestrino.
Cinque giorni. Quanto potevano essere brevi cinque giorni?
_________________________________________________________________
Ed eccommi qui.
Okay, forse mi sono fatta amare con il capitolo precedente e di nuovo odiare con questo...
Volevo solo dirvi che, come forse avrete ormai notato, siamo alla fine.
Mancano circa due capitoli, forse tre se consideriamo l'epilogo.
So che è ingiusto tutto questo, soprattutto dopo che si sono confessati, o meglio, l'ha fatto Will entre Nico l'ha solo fatto inturie, di amarsi veramente.
Ma non voglio creare una storia che nella vera realtà non abbia nè capo nè coda.
Perchè loro sono due semplici adolescenti e per quanto si possano amare, non possono davvero combattere e vincere con uno schiocco di dita contro i loro genitori e avvenienti che non riescono neanche a comprendere.Ora, non sto dicendo che finirà male, ma non voglio neanche spoilerare nulla, quindi lo scoprirete a tempo debito, però posso promettermi che non rimarrete così tanto delusi.
Quindi, bè, spero di risentirci fino alla fine.
Deh

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Capitolo 28
*** Nico ***


Nico sfrecciava sul suo skate in mezzo ai passanti.
Aveva le mani in tasca e il cappuccio nero della felpa abbassato sul volto.
Non sentiva assolutamente nulla.
Avrebbe voluto piangere, urlare, o fare qualsiasi altra cosa che gli avesse dato la certezza di essere umano.
Ma non una singola emozione trasparì dal suo corpo.
 
Quando arrivarono in ospedale tutti si trovavano nella camera di Percy.
Il ragazzo era seduto nel suo letto, quasi gongolava nel ricevere tutte quelle attenzioni.
Per la prima volta, in 7 anni, Nico lo abbracciò davvero felice.
Lo abbracciò consapevole di aver finalmente capito che quello che provava per lui fosse solo una cotta passeggera.
Lo abbracciò anche perché da li a 4 giorni non l’avrebbe più rivisto.
Però non si preoccupava molto per lui, aveva Annabeth.
Tutti loro sarebbero sopravvissuti alla scomparsa sua e di sua sorella.
Forse quasi tutti.
Si girò a fissare proprio quest’ultima, era abbracciata a Frank.
Lui la fissava, senza farsi vedere, con uno sguardo così pieno d’amore che Nico si chiese davvero come l’avrebbe presa.
Involontariamente cercò lo sguardo di Will.
Il biondo lo stava già fissando, aveva lo stesso sguardo di Frank, solo che a lui non interessava nasconderlo.
Il dolore che Nico sentì al petto per poco non lo uccise.
 
Si abbassò ancora di più il cappuccio e spinse il piede andando più velocemente.
I pochi spiccioli che aveva in tasca tintinnarono.
 
Erano al parco.
Faceva ancora freddo, ma era una giornata abbastanza soleggiata.
Will era seduto sull’erba, con la schiena appoggiata al tronco di un albero sempreverde.
Nico era steso a terra, la testa sul suo grembo e gli occhi chiusi, completamente rilassato.
Non parlavano, Will stava leggendo un libro, lo teneva con una mano mentre con l’altra alternava lo sfogliare delle pagine a delle leggere carezze ai capelli scuri del ragazzo.
A un certo punto sbuffò e lasciò andare il libro sull’erba, perdendo la pagina che stava leggendo.
Nico aprì un occhio e corrugò la fronte, cercando di capire cosa gli fosse successo.
-Platone era un idiota.
Nico capì al volo, infondo anche a lui non piaceva molto quella storia –Stiamo parlando della cosa che l’uomo era ermafrodite e poi venne diviso dagli Dei e bla bla bla?
-Si- borbottò Will in risposta.
-Concordo, era un grande idiota. Anche perché è risaputo che poi se la faceva con il suo maestro.
Will cercò di trattenere un sorriso divertito –E questo chi l’ha detto?
-Io.
-Oh bè, allora scusa, non metterò mai più in discussione una tua affermazione.
Il suo sorriso divertito si aprì ancora di più.
-Impari in fretta- gongolò Nico alzandosi leggermente e lasciandogli un veloce bacio sulle labbra.
Poi, però, fissò i suoi luminosi occhi blu, resi ancora più brillanti dal sorriso, e ricordò che mancavano solo 3 giorni.
Ritorno velocemente sulle sue labbra in un bacio quasi disperato.
 
Si fermò davanti la cabina telefonica, con un piede fece alzare lo skate e se lo mise sottobraccio.
Fece un sospiro e poi aprì la porta chiudendosi all’interno.
 
Stavano guardando un film, era uno di quei film horror così fatti male che Nico si addormentò dalla noia.
Erano a casa di Will, sul suo enorme letto a guardarlo dal suo enorme televisore.
Si addormentò con il volto incastrato tra la sua spalla e il suo collo, si svegliò nella stessa identica posizione.
-Mhm…- biascicò lanciando un’occhiata allo schermo –Non ricordo che stavamo vedendo questo film.
In effetti adesso la tv stava trasmettendo un cartone animato con dei pesci.
-Sicuramente ti ricordi male.
Le labbra di Nico si tesero in un sorriso, per poi schiuderle e iniziare a giocare, sia con la lingua che con i denti, in un lembo di pelle, del collo di Will, particolarmente sensibile.
-Sei un fifone.
Il biondo strinse le mani sui suoi fianchi, poi capovolse le posizioni e lo imprigionò sotto di lui.
-Rimangiati tutto quello che hai detto.
Nico rise divertito, poi lo fissò malizioso.
-Altrimenti?
E, infine, Nico si ritrovò a pensare che non era poi così male fare infuriare Will qualche volta. Anzi, era terribilmente appagante.
Poi arrivò alla conclusione che non avrebbe avuto nessun’altra occasione.
-Facciamolo … come … se fosse … la nostra ultima volta …
Si ritrovò a biascicare tra un gemito e un altro.
Will era troppo preso dal piacere per rendersi conto, seriamente, di quello che potevano davvero significare quelle parole spezzate.
2 Giorni.
 
Mise i soldi dentro la macchinetta arrugginita, sporca e mezza distrutta, poi compose il numero.
Attese che la chiamata gli venisse inoltrata.
 
-Comunque, domani parto con la mia famiglia. Starò via circa due giorni, è una stupida festa importante di un qualche amico di mio padre importante.
-Si, lo so- si ritrovò a rispondere Nico.
Will si fermò un solo secondo, con la fronte corrugata, poi provò a chiedere – Come…
Ma Nico lo anticipò –Me l’avevi già detto, non ricordi?
Il biondo cercò di ricordare, poi scrollò le spalle e lasciò correre.
In realtà non gli aveva proprio detto nulla, ma come faceva Nico a non saperlo se era lo stesso motivo per cui non l’avrebbe visto più?
Quel pomeriggio avevano giocato al campo insieme a tutti gli altri, Percy e Jason quasi del tutto ripresi.
Poi erano stati a mangiare al MC Donald e avevano passeggiato per un po’, senza una meta. Infine, solo loro due, si erano ridotti a bere una birra seduti in un muretto.
Verso l’1 e mezza Will disse – Forse è meglio se andiamo, o domani non mi sveglio più.
Nico non fece altro che annuire.
Fecero un pezzo di strada insieme, fino a quando non dovettero prendere due vie differenti.
Non c’era praticamente nessuno in giro.
-Mi mancherai- soffiò il moro sulle sue labbra.
E, se fosse stato un qualsiasi dei loro tanti momenti, non avrebbe mai detto una cosa del genere.
Will si limitò a sorridere mentre gli lasciava un ultimo, dolce e bagnato bacio.
Nico assaporò ogni singolo momento, ogni tocco, ogni parola.
-Ti amo- gli disse Will e, per la terza volta, non si aspettò una risposta.
Nico lo fissò mentre si allontanava.
Era appena finito il suo ultimo giorno.
Quando divenne una sagoma nera e indistinta, Nico si strinse nel suo giubbotto e si avviò a casa.
Si sentiva vuoto, un sacco di pelle pieno di sangue inutile.
Era più o meno la stessa sensazione di quando erano morte Bianca e sua madre.
 
-Pronto?
E Nico si portò velocemente una mano al viso per coprirsi la bocca, non poteva permettere che il biondo sentisse il singhiozzo che gli era appena salito.
Non sentiva nulla da più di 12 ore, ma la sua sola voce era bastata per stravolgere tutto quanto.
Si appoggiò a una delle pareti trasparenti e scivolò, finendo seduto a terra.
Fu dopo il secondo richiamo che Nico si decise, finalmente, a rispondere.

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Capitolo 29
*** Will ***


Will si stava annoiando a morte.
Odiava quelle feste, le aveva sempre odiate.
Prima però sorrideva e chiacchierava amabilmente, era suo dovere, doveva farlo per suo padre.
Ma dopo aver scoperto tutta la verità neanche ci provava ad abbozzare un sorriso.
Suo padre avrebbe pagato, quella di Will era una promessa.
L’unica cosa che lo consolava era il cibo, si stava infatti abbuffando al banchetto, senza rispettare neanche una regola del galateo, quando il cellulare che teneva in tasca iniziò a vibrare.
Ingoiò l’enorme boccone che teneva in bocca e afferrò il telefono con una smorfia di dolore, sentiva la tartina scendergli lentamente, graffiandogli tutta la gola.
-Pronto?
Mentre attendeva che dall’altra parte qualcun altro rispondesse, bevve avidamente dell’acqua gelida.
Ma nessuna risposta gli arrivò.
Il biondo sbuffò e controllò di chi fosse il numero, gli risultava sconosciuto.
-C’è qualcuno?- Chiese ancora più annoiato, quanto potevano essere stupidi gli scherzi telefonici?
-Will.
Era la voce di Nico.
Will si ritrovò a sorridere involontariamente fino a quando il suo cervello non elaborò per davvero.
Nico aveva una voce strana, non sapeva dire neanche lui in che senso, e lo stava chiamando da un numero sconosciuto.
-Nico! E’ successo qualcosa?- Domandò subito allarmato.
Sentì un sospiro, passarono altri secondi di silenzio e il moro parlò di nuovo, la sua voce era decisamente spezzata.
-Ti devo parlare.
Il biondo tentennò un solo attimo - … Adesso?
-Si.
-Okay, attendi un solo secondo- poi velocemente uscì fuori in giardino allontanandosi il più possibile da li, cercandosi il posto più isolato che potesse trovare.
-Dimmi tutto- sussurrò infine con il cuore in gola.
Nico sospirò nuovamente.
-Non ti ho raccontato proprio tutto … Ti prego di ascoltarmi e non interrompermi fino alla fine.
Will si ritrovò ad annuire senza pensare che il più piccolo non potesse vederlo, ma lui prese comunque affermativo il suo silenzio.
-La notte che sono venuto a quella festa a casa tua, non ero li solo per rubare qualche spicciolo. Ero li per studiare la pianta di casa tua. Tu poi sembravi così disponibile e allora ne ho approfittato. Mio padre non è l’unico che nel paese porta rancore verso tuo padre, così hanno deciso di fargliela pagare. Oggi.
Will, anche volendo, non riusciva a dire una singola parola.
-Si organizzano da un po’, oggi era il giorno migliore per entrare nella tua villa e rubare tutto quello che potevano, inoltre cercavano delle prove per distruggere tuo padre. Io … Non so se ti avrei mai detto tutto ciò … Però anche il padre di Chris ne è coinvolto, conosce il mio, ecco perché quel ragazzo sembrava sapere tutto di me. Fatto sta che ha in mente di denunciarci subito dopo il colpo, solo la mia famiglia, per spezzare te.
Solo a quel punto Will si rese conto che molto probabilmente Nico stava piangendo, era solo troppo bravo a nasconderlo.
-E io li devo proteggere Will … Non posso permettere che succeda qualcosa ad Hazel, non me lo perdonerei mai.
-Non fate nulla, ti aiuterò io a distruggere mio padre, te lo prometto Nico, ma ti prego, non metterti in mezzo a qualcosa di così grande e distruttivo.
Nico sospirò –E’ troppo tardi, Will.
-No … No, Nico, per favore …
-Ti amo.
A Will quasi cadde il cellulare dalle mani.
-Da un po’- continuò allora il moro –Solo, non mi sembrava giusto dirtelo prima.
E Will collegò tutto.
Il suo essere attaccato per quegli ultimi giorni, il “mi mancherai”, il fatto che l’avesse chiamato con un telefono sconosciuto per non essere individuato, quell’ultima affermazione.
Tutto prendeva finalmente posto nella sua mente.
-Ti prego dimmi che mi sbaglio- sussurrò con gli occhi lucidi –Dimmi che non stai davvero per sparire. Non te ne stai andando senza lasciare neanche una singola traccia, come se non fossi mai esistito. Non lo stai facendo sul serio. Non puoi.
Nico si limitò a un singhiozzo –Mi dispiace, Will … Per tutto.
La chiamata venne interrotta.
Will urlò dalla frustrazione, lanciò il cellulare che si andò a frantumare diversi metri più avanti.
Lui cadde in ginocchio e iniziò a piangere senza imbarazzo.
Lo odiava, odiava Nico come non aveva mai odiato nessuno in vita sua.
Allo stesso tempo lo amava più della sua stessa vita.
Will sapeva che Hazel era terribilmente importante per lui, soprattutto dopo aver perso una prima sorella, sapeva che avrebbe fatto tutto per lei, lui stesso glielo aveva ripetuto parecchie volte.
Ma aveva capito che aveva fatto tutto ciò anche per lui, perché non voleva metterlo in mezzo, perché si sentiva una persona orribile per essersi approfittato di lui i primi tempi, perché non voleva metterlo contro la sua famiglia dovendo fare una scelta.
Ma Nico non poteva scegliere per lui, non doveva.
Perché loro dovevano stare insieme, erano antitesi, completamenti differenti, ma si completavano a vicenda. Avevano terribilmente bisogno l’uno dell’altro.
E forse poteva sembrare la cosa più smielata e dolce che Will avesse mai pensato, ma era la pura e semplice verità.
Non avrebbe mai più permesso a qualcuno di scegliere al posto suo, di manipolarlo.
Si asciugò le lacrime con rabbia, poi lanciò un lungo sguardo rabbioso alla villa che aveva di fronte, non era poi così lontano e poteva sentire la musica proveniente dall’interno.
Aveva un obiettivo, Will. E non avrebbe permesso a nessuno di intralciare la sua strada.
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Si, questo era l'ultimo capitolo MA manca ancora l'epilogo.
Quindi, per favore, prima di odiarmi e inveirmi contro... aspettate quello.
Penso che Will abbia spiegato abbastanza bene i motivi per cui Nico ha fatto questa scelta, in ogni caso se avete da chiedere fate pure.
Ci sentiamo alla fine vera e propria per i comenti finali, Deh

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Capitolo 30
*** Epilogo ***


-Sei  sicuro che non vuoi venire con noi?
Nico smise per un attimo di pulire il bancone con lo straccio per rispondere.
-Sicurissimo Hazel. Oltre al fatto che non ho nessuna voglia di fare il terzo incomodo, ho ancora dei problemi con i fuochi d’artificio.
-Va bene, divertiti!
Lo salutò con un bacio in guancia e gli fece un sorriso, insieme a Frank, che Nico classificò come “strano e inquietante”.
Ma lasciò correre e riprese a pulire il bancone già abbastanza lucido.
Erano passati due anni e Nico non era ancora riuscito ad abituarsi del tutto alla Cina.
Nico non aveva idea che suo padre si fosse messo d’accordo con la nonna di Frank.
Certo, sapeva che anche lei era coinvolta in tutto quello che avevano fatto, ma non avrebbe mai immaginato che li avessero seguiti.
Con i soldi che avevano preso si erano aperti un grande ristorante/sala giochi.
E in due anni era andata sempre meglio.
Ora Nico lavorava li, non doveva più rubare per pagarsi l’università.
Stava anche studiando quello che aveva sempre voluto fare.
Ma non era del tutto felice.
Gli mancavano i suoi amici, ma soprattutto gli mancava Will.
Lui ci aveva davvero provato a dimenticarlo, a passare oltre, aveva anche avuto una pseudo relazione con uno, finita davvero male dopo neanche una settimana.
Ma infondo doveva riconoscere che in famiglia, era Hazel quella attratta dagli orientali.
Mentre fuori iniziavano i fuochi d’artificio sentì il campanello della porta che veniva aperta.
Sbuffò e con voce annoiata commentò – E’ chiuso.
-Anche per me?
E Nico gelò sul posto alzando la testa di scatto.
Davanti a lui c’era Will. In carne e ossa.
Certo era più grande, più bello, più … tutto.
-Oh mio dio…
Nico saltò agilmente oltre il bancone e in un attimo gli fu sopra. Lo abbracciò così forte quasi a non volersi staccare più.
E per un attimo scomparve tutto.
Scomparve il tempo passato lontani, scomparve la loro ultima conversazione.
Per Nico scomparve anche il pensiero che Will potesse odiarlo dopo tutto quello che gli aveva fatto.
L’unica cosa importante era il suo calore, le sue braccia che lo stringevano quasi con più intensità e i mormorii incomprensibili che gli sussurrava all’orecchio.
E fu un attimo, prima che loro labbra si ritrovassero in un bacio umido e famelico.
Un bacio che sapeva tanto di “finalmente sei tornato a casa”.
Nico sapeva benissimo che avrebbero dovuto parlare e cercare di riflettere razionalmente su cosa era successo tra di loro, su come avevano affrontato la separazione.
Perché erano passati due anni e due anni sono lunghissimi, due anni cambiano le persone.
Ma infondo, da quando l’amore era qualcosa di razionale?
Quando ripreso a respirare, Nico aprì gli occhi lentamente e alzò una mano per una delicatissima carezza alla sua guancia ricoperta da una leggera peluria bionda.
Dalla finestra dietro di lui il moro vide esplodere un fuoco d’artificio arancione e non poté fare  a meno di sorridere ricordando il loro primo incontro.
-Dio Will, ti amo ancora così tanto- sospirò.
-Quindi non provare mai più a scappare- sussurrò in risposta il biondo strofinando il naso contro il suo.
Nico chiuse gli occhi infranto e scosse leggermente la testa.
-Che cosa ci fai qui?
-Sono qui per Hazel- rispose ironico.
-Sai cosa intendo- specificò il moro.
-Ho capito perché l’hai fatto- iniziò Will fissandolo intensamente negli occhi –E ti ho perdonato. Però non avevi nessun diritto di scegliere quale fosse la cosa migliore per me. Quella era una mia decisione e tu non avevi nessun diritto di scegliere al mio posto. Fatto sta che mi sono dato da fare. Ho preso il potere dalle mani di mio padre, considerando l’età ne avevo tutto il diritto e ho trovato delle persone che, insieme a me, in tribunale hanno testimoniato contro di lui. Ho aperto delle imprese e le ho finanziate. Vivo ancora nella ricchezza, ma questa è meritata, perché lavoro in prima persona per mantenerla. Volevo salvare le persone ed è proprio quello che ho fatto, ho salvato quella città e gli ho promesso tutto l’aiuto possibile. Certo, non era proprio quello che mi aspettavo, ma sono davvero felice di tutto ciò e non mi pento di nulla. Mi mancava solo un’ultima cosa e sono venuto a riprenderti. E si, se te lo stai chiedendo, tutto questo è merito di Hazel.
-Io … Will, io non so che …
Il ragazzo gli diede un leggero bacio per farlo tacere.
-Ho bisogno di te. Per favore, Nico. Non lasciarmi mai più.
E Nico si ritrovò a sorridere mentre annuiva sempre più velocemente.
-Va bene.
E Will sorrise in un modo così dolce che a Nico sembrò di nuovo quel ragazzo innocente che aveva conosciuto anni prima, inconsapevole della crudeltà del mondo che lo circondava.
-Anche gli altri non vedono l’ora di rivederti, la maggior parte vorrebbe ucciderti, ma sei salvo, non è conveniente far scorrere sangue a un matrimonio.
Nico corrugò le sopracciglia non capendo.
-Ah già, Leo e Calypso fra quattro giorni si sposano e pretendono che ci sia anche tu.
-Oh, quanto mi sono mancati anche tutti loro! Come stanno?
-Tutto okay, Percy e Annabeth hanno un bambino di 6 mesi, non sono ancora sposati, ma Percy è riuscito a rompere il preservativo.
Nico sbuffò –Chissà perché non mi sorprende.
Will abbozzò un sorriso e piano fece scendere le mani lungo la sua schiena.
-Senti, io continuerei davvero a parlare con te, a dirti quanto ti amo e quanto tu mi sia mancato. Ma già ne sei al corrente e sinceramente, ho bisogno di te adesso. Sono in astinenza anche da troppo e quel bancone è davvero super invitante.
Per marcare tutto ciò che aveva detto lo afferrò per i glutei facendolo alzare e poggiare su di esso.
Nico sghignazzò –Non posso che essere più d’accordo.
-Ti amo e voglio davvero che tu non lo dimentichi mai- sospirò Will sulle sue labbra prima di immergersi di nuovo in esse.
Ed entrambi non poterono essere più d’accordo sul fatto di essere tornati finalmente a casa.

Fine
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Ed eccomi qui, per l'ultima volta. Dirlo mi rende triste e felice contemporaneamente.
Allora, che dire? Due anni. Penso davvero che due anni siano abbastanza lunghi e che cambino davvero le persone.
Ma penso inoltre che sia un'ulteriore prova del loro amore, perchè se è quello vero non può morire mai.
Certo, non ho mai detto che non si sono sentiti con nessuno, che non hanno avuto sveltine o storielle, cioè sono pur sempre dei ragazzi della loro età con dei bisogni. Ma alla fine si ritroveranno sempre, per quanto il destino li possa allontanare.
Inoltre Will doveva aggiustare le cose con suo padre, perchè certe volte non basta solo scappare e far finta che i problemi non esistano, nascondendoli.
E per far diventare Will quello che è finalmente diventato, serve davvero tutto questo tempo.
E niente, il riferimento al fuoco d'artificio dovevo farlo. Era d'obbligo considerando il titolo della storia.
Ora, spero davvero che vi sia davvero piaciuta e ringrazio tutti.
Davvero grazie.
Per tutte le recensioni, per tutti quelli che hanno oontinuato a seguiri silenziosamente ma che sotto sotto aspettavano (almeno un pochino) un nuovo capitolo.
E' stato davvero bello, mi mancherete, ma non ho nessuna intensione di lasciare EFP.
Senza contare che ho già iniziato una storia "Mission" (la trovate nella mia pagine) dove c'è abbastanza Solangelo, ho davvero molte idee per altre raccolte, one-shot o long, insomma... sapete dove trovarmi!
Deh

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