Un caso per Kathy Mallory di hapax (/viewuser.php?uid=64696)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo / Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo Primo ***
Mallory
Note introduttive
Fanfiction ispirata ai
romanzi della serie Mallory di Carol O'Connell.
Protagonista è la giovane
detective della sezione Crimini Speciali
della polizia di New York, Kathy Mallory, bellissima e senz'anima. Il
suo passato nasconde eventi tragici, come la morte della madre e gli
anni passati sulla strada come piccola e geniale ladruncola, poi
adottata dal defunto Louis Markowitz, capo della sezione Crimini
Speciali morto in servizio; nonostante l'amore ricevuto da Markowitz e
da sua moglie Helen, Kathy è cresciuta sola, diffidando di tutto e di
tutti, confermando gli impitosi giudizi degli psicologi: asociale e
sociopatica. Ordinata e precisa in modo maniacale, amante del lusso,
dell'alta tecnologia e delle pistole di grosso calibro, Mallory "la
macchina" è un vero e proprio prodigio di Madre Natura: alta, dai
lineamenti angelici, bionda naturale della sfumatura dell'oro brunito,
e occhi allungati di una sfumatura di un verde scintillante inesistente
in
natura.
Lavora in coppia con il
sergente Riker, l'uomo più trasandato di tutta
New York, che per amore suo continua a mantenere intatta la sua dignità
anche quando è completamente ubriaco.
I suoi unici amici sono
il rabbino Kaplan, il dottor Edward Slope e
l'avvocato Robin Duffy, ereditati dal padre adottivo grazie alle lunghe
serate passate giocando a Poker, e Charles Butler, uomo colto e
geniale, per
sua somma sventura innamorato
di Mallory, ma
dotato di un naso notevole e di occhi da ranocchio che gli danno
un'aria perennemente stupita.
Infine, il capo
della Crimini Speciali, successore di
Markovitz, è il tenente Jack Coffey, che il ruolo di alta
responsabilità e le preoccupazioni (gran parte delle quali dovute a
Mallory) hanno precocemente invecchiato nonostante la giovane età.
I romanzi della serie
sono stati pubblicati in Italia in modo poco
organico e poco rispettoso dell'esatto ordine in cui sono stati
scritti, perciò, sia per chi volesse saperne di più sia per rispetto
dell'autrice, elenco di seguito i titoli delle edizioni italiane
nell'ordine in cui dovrebbero essere letti.
- "Mallory's Oracle"
(1994): "Mallory non sapeva piangere" Piemme, 2008 ;
NB: la prima vera edizione in italiano uscì nel 1997 col titolo
"L'oracolo di Mallory" edito da Sperling Paperback,
divenuto introvabile.
- "The Man Who Lied To
Women" aka "The Man Who Cast Two Shadows"
(1995): "Amanda è morta nel parco" Piemme 2004
- "Killing Critics"
(1996): "Come una bambola di stracci" Piemme 2008
- "Flight of the Stone
Angel" aka "Stone Angel" (1997): "Il volo
dell'angelo di pietra" Piemme 2006
- "Shell Game" (1999):
"Louise sparì di notte" Piemme 2003
- "Crime School" (2002):
"La bambina dagli occhi di ghiaccio" Piemme 2004
- "The Jury Must Die" aka
"Dead Famous" (2003): "La giuria deve morire" Piemme 2004
- "Winter House" (2004):
"La bambina di casa Winter" Piemme 2007
- "Find Me" aka "Shark
Music" (2006): "La strada delle anime perse" Piemme 2009
Capitolo Primo
L'uomo si stese sull'asfalto, stanco e infreddolito. I cartoni che
usava per coprirsi erano umidi di pioggia e ormai inutili, ma li usò lo
stesso. "Sempre meglio che niente" pensò.
In fondo era soddisfatto: aveva lo stomaco pieno - "Benedetti i maniaci
della dieta che buttano via mezzo hot dog perché ha troppa maionese" -
e un posto al riparo dalla pioggia dove dormire, in una nicchia nella facciata di un palazzo elegante.
Sentì dei passi. Qualcuno veniva nella sua direzione.
"Eh no, queso posto è mio!"
I passi erano sempre più forti.
- Ehi, amico! Qui ci sono io e in due non ci stiamo. Và a dormire da
un'altra parte! - disse.
Ma i passi non si fermarono.
Poi lo vide in faccia.
- Tu? -
Non fece in tempo ad aver paura: morì all'istante.
Quando il sergente Riker arrivò sulla scena del crimine, Mallory aveva
già messo tutti in riga.
I poliziotti seguivano le sue direttive come fedeli cagnolini, mentre
lei dominava la scena stando in piedi su una panchina.
Riker pensò che in realtà non le sarebbe stato necessario stare là
sopra per rendere consapevoli tutti della sua incombente presenza, ma
alla ragazza piaceva fare le cose in grande stile.
Le prime luci dell'alba illuminavano i suoi capelli dorati e facevano
somigliare i suoi riccioli a fiamme incandescenti, e quegli
occhi verdi privi di qualsiasi umanità scrutavano ogni minimo
particolare: un bellissimo demone infernale.
Riker si passò una mano sul viso: Mallory avrebbe disapprovato la sua
barba incolta, i suoi vestiti sgualciti, le scarpe sporche e
soprattutto la macchia di sugo sul bavero dalla giacca.
Che contrasto con la sua collega! Mallory certamente non si lavava i
capelli sul lavandino di casa, e dal parrucchiere lasciava sempre laute
mance, le scarpe italiane erano tra i modelli più costosi in vendita in
tutta New York, e anche se amava vestire sportivo (jeans e maglietta) i
suoi abiti erano tutti su misura: lei era la perfezione anche nel
vestire. Unica pecca era il rigonfiamento sotto la spalla che rovinava
la linea perfetta del blazer, ma la bambina non avrebbe mai potuto
separarsi dal suo giocattolo preferito: una Smith&Wesson 357 in
grado di fare dei buchi molto grossi.
- Ehi, Mallory! Si può sapere perché mi hai fatto saltare dal letto a
quest'ora? -
Mallory si girò verso di lui, infastidita.
- Non vedi? C'è un morto per terra. -
Eccome se lo vedeva! Era un lavoro pulito: un solo buco nel centro
esatto della fronte.
Riker rabbrividì, ma non per il freddo. Conosceva solo una persona che
avrebbe potto ammazzare con tale precisione, e quella persona era
proprio Mallory.
- E noi che c'entriamo? La Crimini Speciali non si muove per l'omicidio
di un barbone. - le disse.
- L'omicidio di un barbone a SoHo. - rispose lei.
- Lascia che se ne occupi il distretto di SoHo! -
Mallory gli voltò le spalle.
Maledizione.
- Ehi, Riker! -
Riker si voltò, e vide che non era l'unico a sembrare appena caduto dal
letto. Charles Butler non indossava il panciotto: si era vestito in
fretta.
- Charles! Che ci fai qui? -
- Io qui ci abito. -
Riker stropicciò gli occhi e si guardò meglio intorno: il palazzo di
proprietà di Charles Butler era a una dozzina di metri dalla scena del
crimine.
Charles sorrise, ben sapendo che il suo sorriso lo faceva sembrare un
matto, ma uno di quei matti innocui. Povero Charles: nessuno sarebbe
riuscito ad aver paura di quel gigante buono alto quasi due metri ma,
ahimè, provvisto di un lungo naso a becco e di grandi occhi dalle
piccole iridi azzurre.
- Mallory mi ha letteralmente buttato giù dal letto un paio di ore fa:
aveva appena finito un lavoro in ufficio e stava tornando a casa quando
si è imbattuta nel cadavere. - spiegò.
Riker chiuse gli occhi e sul suo viso si dipinse un'espressione che
significava inequivocabilmente "oh merda!".
- Quindi è stata lei a trovare il cadavere! E adesso chi lo convince
Coffey a non toglierle il caso? -
- Perché Coffey dovrebbe togliele il caso? - chiese Charles
ingenuamente.
- Perché non è un caso che ci compete. Coffey tenterà di affidare il
caso unicamente al distretto di SoHo, e Mallory si arrabbierà. E sai
che cosa piò combinare quella piccola peste se si arrabbia. -
- Sì. Ma non credo che ammazzerà Coffey. -
- No, non lo farà perché la sua madre adottiva non avrebbe approvato. -
- Dico, state scherzando? -
Jack Coffey era sull'orlo di una crisi di nervi. Dall'altra parte del
vetro i suoi uomini stavano scommettendo su quanto ci avrebbe messo a
scoppiare.
- Un barbone! Muoiono decina di barboni in questa merda di città ogni
giorno! -
- Ma non ne muoiono molti a SoHo. - rispose Mallory imperturbabile.
Coffey si passò una mano sulla nuca. Era ancora giovane, ma le
responsabilità di tenente della Crimini Speciali lo avevano fatto
invecciare anzitempo, ma incolpava esclusivamente Mallory dei primi
segni di calvizie.
- Mallory, voglio una scusa convincente per non rimandare a SoHo i
rapporti sul caso: perché dovremmo accollarci noi una rogna di cui non
vogliono occuparsi loro? -
- Ho trovato io il cadavere. -
- Non basta. Non eri in servizio, e Dio solo sa se non voglio sapere
che accidenti ci facevi a SoHo a quell'ora. -
Mallory incrociò le braccia, l'espressione imbronciata come quello di
una bambina a cui vogliono togliere la bambola.
Riker, che se ne stava seduto accanto alla collega fumando, posò un
piede sulla scrivania di Coffey, che fu sul punto di esplodere.
- Capo - cominciò Riker, ben sapendo che Coffey si sarebbe calmato
sentendosi di nuovo padrone della sua autorità - Sono d'accordo: il
caso non ci compete. -
Mallory si voltò di scatto verso Riker, sorpresa. Tradita.
Riker non guardò gli occhi di Mallory, che l'avrebbero istantaneamente
congelato.
- Però è un caso che compete a Mallory. -
Coffey scosse la testa.
- Niente da fare. -
- Me ne assumo io la responsabilità. - insistette Riker.
Mallory guardava ora fisso nel vuoto, senza far trasparire alcuna
emozione.
Riker continuò: - Se Kathy combina qualcosa, la colpa è mia. D'accordo?
-
Mallory parlò con voce piatta: - Non chiamarmi Kathy. -
Coffey posò le mani sulla scrivania e si abbassò a guardare Riker negli
occhi: - E sia. Questo caso compete solo Mallory: la Crimini Speciali
ne resterà fuori. -
La berlina marrone di mallory sfrecciava per le strade di New York.
Riker si teneva strattamente agganciato al sedile pregando di non
finire oll'obitorio prima di aver bevuto un'ultima birra.
Kathy non gli aveva ancora parlato dalla fine del colloquio con Coffey,
e lui sapeva che era giustamente arrabbiata con lui.
- Non sono una bambina. - disse lei interrompendo il silenzio. - Non
c'era alcun bisogno che tu ti proponessi come baby sitter. -
- Lo so, Mallory, ma Coffey non avrebbe ceduto. -
Mallory girò la testa verso di lui e gli puntò contro quei suoi occhi
verdi.
Riker odiava quel giochetto.
- Ti prego, guarda la strada. -
Mallory non obbedì: continuò a fissarlo mentre la lancetta del
tachimetro si impennava ancor di più.
"Oh Dio, Markowitz, vecchio bastardo, perché mi hai lasciato in balia
di questo mostro?". Riker pensava spesso al suo vecchio amico Louis
Markowitz, e ogni volta lo malediceva per aver lasciato sola al modo
quella peste della sua figlia adottiva.
Finalmente Mallory tornò a guardare la strada. Lo aveva punito quanto
bastava.
- Allora mi aiuterai a risolvere questo caso? - gli chiese Kathy
sorridendo.
Kathy Mallory non sorrideva quasi mai, e quando lo faceva era solo uno
sforzo per apparire normale.
- Che domande, piccola. Certo che ti aiuterò! -
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Capitolo 2 *** Capitolo Secondo ***
Mallory2
Capitolo Secondo
Seduti
al tavolo della cucina di Charles Butler, Mallory e Riker rileggevano
il rapporto compilato dai colleghi di SoHo bevendo un caffè.
Chales
osservava affascinato lo schermo gigante che Mallory gli aveva regalato
per il suo compleanno: enormi casse erano state installate agli angolo
del suo salotto, a comporre un impianto audio multicanale da fare
invidia ai cinema più all'avanguardia, il tutto collegato alla più
moderna tecnologia home theater. Un enorme dubbio esistenziale lo
affliggeva: doveva dire o no a Mallory che non aveva assolutamente
bisogno di un cinema in casa? Decise che l'avrebbe ringraziata senza
accennarle al fatto che non era mai stato un amante del cinema.
-
Charles, puoi confermare che hai chiamato la polizia alle 3 e 37 minuti
di stamattina? - gli chiese Mallory dalla cucina interrompendo i suoi
dubbi interiori.
- Era più o meno quell'ora, sì, ma non ricordo molto bene...-
- Sì o no? -
- Sì, erano le 3.37. -
Riker
si avvicinò a Charles e contemplò l'opera di Mallory. Ecco spiegato
cosa ci faceva ancora in giro a quell'ora: la ragazza si era sdebitata
per il costosissimo collier di diamanti in stile liberty che Charles le
aveva regalato per il compleanno, collier che lei non avrebbe mai
indossato.
Riker guardò Charles con un misto di affetto e
compassione: quell'uomo era innamorato di una donna incapace di amare,
e la loro amicizia era fatta di gesti inutilmente generosi.
Mallory strappò il rapporto che stava leggendo e lo buttò nel cestino.
- Perché lo butti? - le chiese Charles rientrando in cucina con Riker.
- Non serve a nulla. Il mio rapporto è migliore: io ho scoperto il
cadave, io
ho visto per prima la scena, io
ho voluto questo caso. -
- Non fa una grinza. - commentò Riker.
Charles si versò il caffè in una tazza.
-
Solo una cosa non capisco, Mallory. Come mai hai voluto a tutti i costi
questo caso? Insomma, a parte il fatto che hai trovato il cadavere,
potrebbe essere un omicidio come un altro. -
Mallory socchiuse gli occhi e fulminò Charles con lo sguardo.
Incurante
dei segnali di pericolo, Charles continuò: - A te piace il movente
economico, giusto? Quale movente economico puoi associare alla morte di
un senzatetto? -
Mallory riaprì gli occhi e uscì dalla stanza.
Sentirono sbattere la porta d'ingresso dell'appartamento.
- L'hai fatta arrabbiare. - sussurrò Riker.
L'espressione
di Charles mostrava in pieno tutto il suo dispiacere, e Riker pensò che
se non fosse stato un adulto grande e grosso sarebbe stato sul punto di
mettersi a piangere.
Ma dopo un attimo Mallory rientrò: era solo
andata dall'altra parte del corridoio, dove stavano gli uffici della
società di consulenza Butler&Co., dove per "Co." si intendeva
Kathy
Mallory. In quanto poliziotta non poteva avere un secondo lavoro, e
quando i suoi superiori le avevano intimato di lasciare la
Mallory&Butler, lei aveva risolto la questione cambiando
l'intestazione della società.
Kathy sbattè un foglio sul tavolo.
- Questo è un movente economico. -
Charles prese il foglio e gli diede un'occhiata.
-
Oh, cielo! - grazie alla sua memoria eidetica e alla sua capacità di
lettura veloce, Charles aveva letto tutto il foglio in poco più di un
secondo.
- Io non sono un genio come te, Charles: non è che puoi farmi un
riassunto? - gli chiese Riker.
Charles non rispose e guardò stupito Mallory.
- Dove hai trovato queste informazioni? -
Mallory
lo guardò come fosse uno sciocco e Charles capì che la sua era stata
una domanda inutile: uno degli hobby preferiti di Mallory era accedere
alle informazioni riservate di qualsivoglia ente governativo, e
introdursi nel sistema dello FBI non era che un rilassante diversivo.
- Volete rendere anche me partecipe della grande scoperta? - ripeté
Riker.
Fu Mallory a rispondere: - Immagino che fossi troppo stanco per
guardare bene in faccia il barbone di stamattina. -
- Vuoi dire che l'hai riconosciuto? -
-
Sì: era il figlio minore del senatore Porter, Sam. La storia ha fatto
scalpore prima delle elezioni: i giornali scoprirono che uno dei figli
del candidato al senato Jacob Porter era un senzatetto, scappato di
casa da adolescente. Il senatore inscenò una rimpatriata col figlio in
televisione, e i baci, gli abbracci e le lacrime gli valsero il seggio;
dopo la fine delle elezioni nessuno si è più preoccupato se il figlio
del senatore fosse ancora per strada. -
- Il foglio che hai là dice
questo? - chiese Riker, che cominciava a ricordare quella storia, e
accidenti a lui, lo aveva pure votato.
- No, questo è un rapporto
dello FBI: tenevano d'occhio Sam Porter per aver minacciato suo padre
qualche tempo fa. A quanto pare voleva dei soldi. Di questo però il
senatore fece in modo che i giornali non sapessero nulla. -
- Ed ecco un movente economico. - concluse Charles.
Riker
sospirò, e si pentì immediatamente di essersi preso la responsabilità
di ciò che avrebbe fatto Mallory per risolvere il caso.
Kathy sarebbe andata a terrorizzare un senatore.
Il sergente Riker disse addio alla pensione.
- Mi dispiace signorina, senza appuntamento non può vedere neanche il
cane del senatore. -
La
guardia all'ingresso del palazzo nell'Upper East Side, uno dei
quartieri più esclusivi degli Stati Uniti, non aveva alcuna intenzione
di far passare i due poliziotti.
Kathy Mallory pose le mani sui
fianchi facendo in modo da aprire il blazer mettendo bene in vista la
sua Smith&Wesson, un autentico cannone portatile, ben sapendo
che a
New York un distintivo non apre tutte le porte, ma una grossa pistola
sì.
La guardia, nonostante il metro e novanta di altezza, si sentì a
disagio e distolse lo sguardo da quegli occhi incredibilmente belli e
terribili.
Mallory allora puntò una delle sue lunghe unghie laccate
di rosso sul petto dell'uomo dicendogli: - Facci passare o imparerai
presto a cantare con voce da soprano. -
La guardia deglutì e li lasciò passare.
- Brava bambina! - approvò Riker.
Incuranti
della pletora di segretari e consiglieri che tentavano di sbarrare loro
la strada, il sergente investigativo Kathleen Mallory e il suo collega,
il sergente Riker, si fecero strada verso
l'ufficio del senatore Jacob Porter.
Giunti all'agognata meta, Riker
fu soddisfatto di constatare che Mallory aveva deciso di comportarsi
bene: non aveva ancora sparato a nessuno.
Il senatore in persona
uscì dal suo studio, fece un sorriso da campagna elettorale e disse
loro: - Mi hanno detto che due poliziotti vogliono parlare con me.
Prego, entrate pure; sono sempre a disposizione di chi si adopera per
mantenere sicure le nostre strade. -
"Sì, come no." pensò Mallory.
Il senatore fece cavallerescamente passare Mallory, e assai poco
cavallerescamente le guardò il fondoschiena.
Riker, che aveva notato la mossa, si pentì all'istante di averlo votato.
- A cosa debbo l'onore? -
- Non lo sa ancora? - gli chiese lei, ben sapendo di essere l'unica ad
aver riconosciuto la vittima.
- Cosa dovrei sapere? - chiese il senatore soffermandosi ad analizzare
Mallory all'altezza del seno.
Riker strinse i pugni, ormai convinto di aver fatto l'errore più grande
della sua vita eleggendo quella sottospecie di maniaco.
- Suo figlio Sam è stato ucciso questa notte. -
Le parole uscirono dalla bocca di Mallory improvvise, spietate, fredde,
distaccate.
Il senatore la guardò senza capire.
- Che cosa? -
- E' così. - confermò Riker, per una volta niente affatto dispiaciuto
dell'assoluta mancanza di tatto di Mallory.
Kathy mostrò al senatore le foto scattate sulla scena.
- Ci servirà il suo aiuto per confermare l'identificazione. -
Il senatore Porter osservava le immagini del cadavere di suo figlio, il
foro al centro della fronte, i suoi occhi sbarrati.
- Sì... certo. -
Nonostante l'età matura, il senatore era ancora un bell'uomo, piacente,
brizzolato, dal fisico robusto. Ma di fronte agli occhi dei due
detective divenne improvvisamente fragile, triste, e apparve vecchio.
Riker si pentì di aver approvato i modi di Mallory: quell'uomo aveva
appena perso un figlio, e gli dispiaceva per lui.
Insensibile alle lacrime che avevano riempito gli occhi del senatore
Mallory continuò imperterrita.
- Senatore, sappiamo che suo figlio le fece delle minacce per avere dei
soldi, perciò incaricò lo FBI di tenerlo d'occhio. -
- Non voglio parlare di questo. E' una storia vecchia: i federali non
lo tengono d'occhio ormai da un po' di tempo. Altrimenti non sareste
stati voi a darmi questa notizia. Oh, Dio. Come farò a dirlo a sua
madre? -
Mallory insistette: - So benissimo che suo figlio non era più tra le
priorità del Boureau. Voglio sapere che minacce le fece. E quale entità
di denaro le chiese. -
Riker si sentiva a disagio: umanamente comprendeva il dolore dell'uomo,
ma sapeva anche che in un'indagine le prime ore sono fondamentali.
- No! -
Il senatore si alzò in piedi.
- Se ne vada. Andatevene! O chiamerò la sorveglianza. -
Riker si alzò immediatamente e si diresse verso la porta, ma Mallory
rimase immobile.
- Mallory, vieni. - le ordinò Riker.
Mallory si alzò lentamente e prima di voltarsi parlò al senatore: - Ci
rivedremo. -
Non era una minaccia, ma una promessa.
Prima di varcare la soglia si voltò, come se si fosse ricordata di aver
dimenticato qualcosa.
- Mi dispiace per la sua perdita. - disse Kathy Mallory.
Helen Markowitz, la sua madre adottiva, avrebbe approvato.
La voce di Jack Coffey invadeva in vivavoce l'uffico di Mallory a SoHo, nel palazzo di proprietà di Charles Butler.
- ... e con tutte le persone a cui potevate pestare i piedi in questa
città avete scelto un senatore! Siete impazziti? Ma questa volta nella
merda ci siete solo voi due: l'ho detto al capo della polizia che la
responsabilità è solo vostra! Vedete di risolvere il caso alla svelta e
senza altre rogne e forse riuscirete a guadagnarvi la pensione!. -
- Non è colpa nostra se la vittima era Sam Porter. - disse
imperturbabile Mallory osservandosi attentamente le unghie.
- Dio del cielo, Mallory! E se ti fossi sbagliata sull'identità della
vittima? -
- Non mi sono sbagliata. -
Coffey rimase in silenzio per qualche secondo, e Riker lo immaginò sbattere la testa contro al muro.
- Almeno avere scoperto qualcosa? - chiese il tenente un po' più calmo.
- No, a parte il fatto che è un porco. - rispose tranquillamente Mallory come se stesse raccontando la trama di un documentario sulla digestione dello scarabeo stercorario.
Ancora silenzio.
- Beh, sono cazzi vostri! Io me ne lavo le mani. -
- Tenente...- azzardò Riker.
- Sta zitto Riker! Te ne sei assunto la piena responsabilità, perciò
tanti auguri! - poi il click della cornetta di Coffey e il bip del
segnale occupato avvisarono i due che la ramanzina era finita.
- Però! Era proprio arrabbiato. - disse Charles entrando nella stanza.
Charles non amava l'ufficio di Mallory: si sentiva a disagio in mezzo a
quei computer e macchinari ipertecnologici di cui non osava immaginare
la funzione, e soprattutto lo disturbava il fatto che le finestre ad
arco fossero nascoste da fredde e grigie veneziane, e che il pavimento
fosse occultato da quella impersonale moquette grigia; alle pareti solo
scaffali in metallo che raccoglievano volumi di informatica, e un
pannello di sughero a ricoprire mezza parete in cui Mallory attaccava
fogli e appunti dei casi a cui lavorava. Quella del pannello di sughero
era una abitudine eraditata da Markowitz, ma lo stile dei due era
completamente differente: Louis appiccicava i fogli apparentemente senza
alcun ordine preciso, in modo quasi caotico, ma seguendo una logica che
gli permetteva di mettere in evidenza gli aspetti più importanti e di
occultare ciò che perdeva importanza nell'indagine; Kathy invece attaccava le carte
in modo che fossero perfettamente verticali, allineate come soldatini,
a un centimetro esatto di distanza l'una dall'altra, ordinate in mdo
maniacale.
- Giochi a poker stasera, Charles? - gli chiese Mallory.
- Sì, certo, siamo a casa del rabbino Kaplan. -
La partita settimanale di poker era stato uno degli appuntamenti fissi
di Louis Markowitz, e anche della piccola Kathy, almeno finché Helen
Markowitz non obbligò il marito a lasciare a casa la bambina; ma i
compagni di gioco di Markowitz sentirono un po' la mancanza di quella
peste che li lasciava a secco tutte le volte senza mai farsi beccare a
barare. Morendo Markowitz aveva disposto che il suo posto fosse preso
da Charles Butler, che nonostante l'evidente incapacità di giocare a
poker non si perdeva una serata.
- Bene. Vengo anch'io. - disse Kathy.
- Davvero? E' tanto che non giochi. -
- Devo chiedere delle cose a Slope. E forse anche a Duffy. -
Charles era felice di sapere che quella sera ci sarebbe stata anche
lei: quando era Mallory a fare le carte gli capitavano sempre quelle
buone.
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Capitolo 3 *** Capitolo Terzo ***
Mallory3
Capitolo Terzo
Kathy Mallory fissava il punto esatto in cui dodici ore prima era
inciampata sul cadavere di Sam Porter.
- Chi ha pulito la scena? -
Riker capì che la ragazza non gradiva che il marciapiede di uno dei più
eleganti quartieri residenziali di New York non presentasse più l'ampia
macchia di sangue uscita dalla testa di un povero disgraziato.
- E' la prassi, Mallory. Sei stata tu a dare il via libera per
sgomberare. -
Mallory non gradì il commento di Riker, perciò fece finta di non averlo
sentito.
- Pioveva quando l'hanno ammazzato, ma lui ha avuto il buon senso di
farsi sparare in un posto riparato: e adesso il suo sacrificio è stato
inutile. -
- Amen. - disse Riker puntando gli occhi al cielo. - Hai osservato il
cadavere per quattro ore e hai le foto della scena: che ti serve di
più? -
- Forse dimentichi che era ancora buio: alla luce del giorno si vede
molto meglio. Magari te ne accorgeresti anche tu se ti mettessi gli
occhiali. -
Ah, quello era un colpo basso: l'unica vanità che Riker si concedeva
era evitare il più possibile di portare gli occhiali da vista.
- Adesso non possiamo più cavarci nulla da questo posto. -
Quale mirabile visione!
Riker entrò nella stanza in punta dei piedi, attento a non svegliare
Mallory, che stava distesa sul divano Luigi XIV nell'ufficio di Charles.
Il detective aveva ormai abbandonato da tempo una complicata teoria, al
limite del vampirismo, secondo cui Mallory di notte si appendeva a
testa in giù nell'armadio, ma era comunque sorpreso nel vederla
addormentata: "Mallory non dorme", avrebbe detto a chi gli avesse
chiesto informazioni su di lei. Una delle più recenti teorie che aveva
elaborato ipotizzava che Mallory andasse grazie a potenti pile al
litio, ma non vedendo alcuna spina attaccata alla collega che potesse
giustificare un ciclo di carica di suddette batterie scartò anche
questa ipotesi.
"Forse dorme come tutte le persone normali".
Mallory spalancò gli occhi, passando dal sonno alla veglia in meno di
un istante.
"No, non dorme come tutte le persone normali".
- Che vuoi? - gli chiese lei.
- Ha chiamato Coffey: ci vuole domani nel suo ufficio. -
- La Crimini Speciali è fuori da questo caso: riguarda solo noi. -
- A quanto pare invece siamo anche noi fuori dal caso: sono subentrati
i federali. -
L'espressione di Mallory rimase assente, imperturbabile.
- Hai sentito quello che ho detto? Ci sono di mezzo i federali! -
esclamò Riker quasi scandalizzato che Mallory non avesse avuto alcuna
reazione al sentire che il suo
caso era in mano a quei figli di puttana.
- Beh, era prevedibile che volessero il caso: hanno seguito Sam Porter
fino a un mese fa per concludere che il ragazzo era innocuo e
perfettamente al sicuro. -
- Immagino che questo tu l'abbia letto nei documenti riservati del Boureau. -
Mallory gli riservò uno dei suoi sorrisi più collaudati: quella che
significava "che immensa soddisfazione fregare i federali".
Il campanello suonò con decisione.
- Deve essere Mallory. - disse il rabbino Kaplan andando ad aprire.
Prima di sedersi al tavolo da gioco Kathy appese il blazer
sull'appendiabiti, e si tolse la fondina con la pistola dalla spalla:
Markowitz le aveva insegnato che in una partita a poker tra amici
essere armati è cattiva educazione.
Si sedette di fronte a Charles, che le sorrise come uno sciocco.
- Non sono venuta per giocare una partita tra pensionate: stasera si fa
sul serio. -
- Va bene, Kathy. - le rispose il dottor Slope sedendosi accanto
a lei.
- Solo Mallory. - disse lei di rimando.
Il medico legale Edward Slope era stato uno dei più cari amici di Louis
Markowitz, ed era molto affezionato alla figlia di quel vecchio
bastardo, ma non perdeva l'occasione per punzecchiarla chiamandola per
nome: da quando era entrata in polizia Kathy si faceva chiamare
Mallory. Solo Mallory.
Il vecchio avvocato Robin Duffy prese posto nella sedia rimasta libera
accanto a Kathy per poterla adorare da più vicino. Nonostante la sua
professione stesse a quella del poliziotto come il diavolo sta
all'acqua santa, Duffy era l'unico avvocato che Mallory non avrebbe mai
ucciso, e lui dal canto suo idolatrava quella che nei suoi
pensieri sarebbe sempre stata la bambina terribile che sbancava a poker.
L'ultimo a sedersi fu il rabbino, grande amico e mentore di Markowitz.
Mallory sapeva che suo padre non era un ebreo osservante, e i momenti
che più lo avvicinavano a Dio erano le lunghe chiacchierate con il
rabbino, fumando sigari e bevendo birra. In quanto a lei, la vera madre
di Kathy le aveva insegnato a fare il segno della croce, perciò quando
Helen decise che la bambina aveva anche bisogno di una istruzione
religiosa l'aveva affidata ad una scuola cattolica, da dove fu espulsa;
così il rabbino Kaplan aveva avuto l'onore e l'onere di partecipare
all'istruzione di Mallory.
Charles guardò le carte che gli aveva passato Mallory.
L'espressione trionfante di Charles, che non sapeva nascondere le
emozioni a causa della sua faccia troppo mobile ed espressiva, rese
tutti consapevoli della sua ottima mano.
Mallory gli lanciò un'occhiataccia, e Charles capì che per quella sera
non avrebbe più ricevuto favori: aveva sprecato la sua occasione.
- Sam Porter è già passato per il tuo tavolo? - chiese Kathy al dottor
Slope come se la cosa non la riguardasse.
- Sì, ma la cosa non ti riguarda più, o sbaglio? - le rispose Slope
puntando l'aquivalente di cinquata dollari.
- Mmmh, sì, forse il caso è passato ai federali. -
Tutti si prepararono alla bomba: quando Mallory aveva quel tono di voce
stava architettando qualcosa.
- Ma io sono un teste chiave nell'inchiesta. - continuò lei ordinando
le carte che aveva in mano.
- E allora? Non è a te che compete conoscere i risultati dell'autopsia.
Vedo. -
Kathy mostrò le sua carte e trascinò verso di sé i soldi che stavano
ammucchiati al centro del tavolo.
- Però io ho visto il cadavere prima di chiunque altro: nulla mi
impedisce di formulare qualche teoria. -
Toccava di nuovo a lei fare le carte, e Slope si trovò in mano un asso
di cuori.
- No, certo che no. - rispose il dottore, che si vide magicamente
arrivare un asso di picche.
- Quel colpo di pistola al centro della fronte... azzarderei un calibro
9. - disse lei lentamente continuando a distribuire le carte.
- Sì, è così. -
- Ma questo non aiuta molto: le cartucce 9 mm sono il calibro per arma
corta più diffuso al mondo. - Mallory guardò fisso Slope tenendo la
mano sul mazzo: gli avrebbe dato la carta solo se avasse avuto una
risposta soddisfacente.
- In realtà è una 9x21 mm IMI: è più potente di una comune 9
mm, ma qui in America è anche meno diffusa. -
Slope ricevette un'altra carta. Un asso di fiori: Mallory era stata
soddisfatta della risposta.
- Per essere un barbone mi sembrava in buona salute. - continuò Mallory.
- Sì, abbastanza. -
Slope osservò la quarta carta: un tre di quadri. Doveva stare attento
alla prossima risposta perché avrebbe fatto la differenza tra un full e
un poker d'assi.
Ma Mallory non chiese altro e finì di distribuire le carte: Slope
ricevette un due di picche. "Maledizione: un tris! Che bambina ingrata."
Il rabbino Kaplan sorrideva, ben consapevole, come tutti del resto, che
Mallory amava dominare il gioco con quei subdoli trucchetti, ma non
avrebbe saputo indovinare la mano di Slope: il dottore aveva mantenuto
la sua consueta faccia di bronzo per tutto il tempo.
Dopo un po' Mallory aveva di fronte il gruzzolo più cospicuo, con le
fiches ordinatamente impilate l'una sull'altra per colore.
Charles invece aveva già perso tutto, e osservava il gioco degli altri.
- Duffy, so che in passato il senatore Porter si è servito del tuo
studio legale. -
I quattro uomini si guardarono allarmati: "eccola che ricomincia"
dicevano le loro facce.
- Sì, ma non te ne posso parlare: sono vincolato dal segreto
professionale. - rispose Duffy sinceramente dispiaciuto di non poter
aiutare Kathy.
"Sì, certo, raccontane un'altra" sembrava dire l'espressione di Mallory.
- Mi dispiace. - disse il vecchio avvocato.
- Però se qualcuno entrasse negli archivi del tuo studio e desse
un'occhiata a dei vecchi documenti, non avresti infranto alcun segreto
professionale... -
- No, certo che no. - rispose Robin Duffy, felice che Mallory avesse
risolto il suo dubbio lasciando entrambi soddisfatti.
Il rabbino Kaplan non era però della stessa idea, e guardò Mallory con
disapprovazione: - Kathy, non dovresti essere fiera di quello che stai
facendo. -
Mallory guardò imbronciata il rabbino: - Ma non è illegale introdursi
illegalmente in un posto con il permesso del proprietario. -
Sconfitto dalla disarmante logica di Mallory, il rabbino calò le sue
carte.
- Scala reale. -
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Capitolo 4 *** Capitolo Quarto ***
Mallory4
Capitolo Quarto
Nell'ufficio
del tenente Coffey due uomini in giacca e cravatta sedevano immobili
con gli occhi fissi sull'orologio a muro alle spalle del capo della
sezione Crimini Speciali.
- E' sicuro che i suoi uomini verranno? - chiese uno di loro.
- Arriveranno. Mallory è una persona molto precisa. - rispose il
tenente tranquillo.
- Mancano due minuti alle nove. Non mi sembra che questa Mallory sia
così puntuale come dice. -
- Alle nove in punto saranno qui. -
Coffey
era seccato: da bravo poliziotto odiava i federali e sperava che in
quell'icontro ad avere la meglio sarebbero stati Mallory e Riker, ma
questa volta sarebbe stata dura.
Allo scoccare delle nove, Kathy
Mallory fece il suo ingresso negli uffici della sezione Crimini
Speciali, seguita a ruota da Riker.
A causa del carattere troppo
chiuso e dei modi poco affabili, Mallory non era molto amata dagli
altri detective, che la chiamavano "Mallory la macchina", ma questa
volta tutti si voltarono verso lei e Riker facendo un cenno col capo,
che nel loro linguaggio significava "falli neri, quei fottuti federali
bastardi".
-
I detective Mallory e Riker? Sono Joseph Coat, FBI, e questo è il mio
collega Frank Ross. - disse il più basso dei due porgendo la mano a
Mallory.
- Sì, siamo noi. - disse Riker stringendo la mano che la
sua collega aveva bellamente ignorato andando a sedersi nel posto fino
a quel momento occupato da Coat, subito imitata da Riker che prese il
posto lasciato libero da Ross.
Coffey non si curò di nascondere la soddisfazione nel vedere che i
federali erano rimasti senza sedia.
- Vogliamo cominciare? - disse Mallory fingendo di avere molta fretta.
Coat si guardò attorno nella speranza di trovare una sedia: - Non vi
sembra di cominciare in modo sleale lasciandoci in piedi? -
Finalmente
Kathy si degnò di guardarlo in faccia: - Certo che siete proprio
sfacciati! Non sapete che è cattiva educazione lasciare in piedi donne
e vecchietti? -
Riker fece finta di non sentirsi ferito nell'amor
proprio sentendosi dare del "vecchietto", mentre Coffey si segnò
mentalmente un uno a zero in favore di Mallory.
Dopo pochi attimi di confusione Coat cominciò a parlare.
-
Sappiamo che vi siete assunti l'incarico delle indagini sulla morte del
figlio del senatore Porter, Sam. Non vogliamo entrare nel merito su
come avete gestito la cosa, anche se riteniamo che sia stato uno
sbaglio rendere nota la notizia al senatore prima ancora che la vittima
fosse ufficialmente identificata, e faremo in modo che non sia avviata
nessuna inchiesta su come siate venuti in possesso di informazioni
riservate; però, da questo momento chiediamo l'esclusiva del caso: mi
spiace ragazzi, ma siete fuori. -
Il tono aggressivo con cui furono
pronunciate quelle parole non piacque per niente a Riker, che si
trattenne a stento dall'alzarsi in piedi e sbattere fuori quell'idiota a
calci in culo, ma aveva promesso a Mallory di lasciarle gestire il
colloquio, perciò stette in silenzio in attesa della reazione della
collega.
Non aspettò molto: Kathy spalancò la bocca in un solenne sbadiglio.
- Tutto qui? - chiese lei, fingendo di essere più interessata alle sue
unghie.
Coat
aveva sentito parlare di questa Kathy Mallory, a detta di tutti una
mina vagante, armata e pericolosa, per cui lo stupore seguito a quella
blanda reazione lo confuse ancora di più.
- Beh, non c'è molto altro da dire. -
- Bene, allora se è così che la mettete... - cominciò tranquillamente
Mallory - ...ve lo potete scordare. -
Riker si mise comodo: adesso veniva il bello.
-
Ho trovato io il cadavere di quel barbone, e solo io mi sono
preoccupata di quel disgraziato: neppure la scientifica si è scomodata
per venire sulla scena di un crimine ai danni di uno sbandato. Ho
identificato la vittima, e, secondo le procedure, ho avvertito la
famiglia; non è colpa mia se ad un senatore va bene che il figlio dorma
per strada. -
Il tono di Mallory rimaneva piatto e distaccato, come se stesse
parlando di una cosa che la annoiava.
-
Le domande che ho fatto al senatore - continuò alzandosi in piedi -
erano necessarie: forse non lo sapete, ma le prime ore sono
fondamentali in un'indagine per omicidio. In quanto alle informazioni,
se non sapete mantenere riservati i vostri affari non è certo colpa
mia. -
L'affondo di Mallory estasiò Coffey, che godeva nel vedere le facce
sempre più allibite di quei due arroganti.
Mallory
si mise di fronte a Coat, sovrastandolo di una testa,
puntandogli contro uno sguardo da fargli rattrappire i testicoli.
-
Io invece entrerò nel merito delle vostre indagini: so che avete tenuto
d'occhio Sam Porter fino a un mese fa ritenendolo perfettamente al
sicuro, e ora volete l'esclusiva dell'indagine per coprire una missione
condotta molto male. -
- Come si permette di fare queste insinuazioni? -
-
Non sono insinuazioni: è la cruda verità. Sapevate che Sam Porter
rischiava qualcosa, e non è un caso che sia stato ammazzato poco dopo
che l'FBI ha dismesso la sua protezione. -
- Sono solo teorie. Dalle
domande che ha fatto al senatore è chiaro che sta procedendo per
tentativi. - Coat era sempre più agitato. Stava perdendo il controllo.
- Con il senatore ho parlato ieri mattina. A differenza di voi, in
ventiquattro ore noi sappiamo fare progressi. -
Riker
non sapeva nulla di nuovo rispetto alla mattina precedente, e si sentì
tradito del fatto che la collega non lo aveva messo al corrente di
nulla.
Mallory continuò a parlare: - Sapevo che Sam Porter aveva
fatto delle minacce al padre per avere dei soldi. Ho fatto un
controllo: nei registri bacari è stato registrato proprio in quel
periodo un prelievo di trecentomila dollari, in contanti, dal conto del
senatore. Evidentemente papino ha ceduto alle richieste del figlio, ma
dove sono finiti quei soldi? Che ci può fare un barbone con
trecentomila dollari? Magari si compra una casa, si dà alla bella vita,
esce dal suo stato di miseria assoluta. Ma sappiamo tutti che Sam
Porter non si è comprato nessuna casa ed è morto puzzolente e povero in
canna. -
I presenti seguivano il filo logico di Mallory a bocca aperta.
-
La mia ipotesi è questa: Sam Porter doveva dei soldi a qualcuno, perciò
li ha chiesti a suo padre, che inizialmente non glieli voleva dare.
Allora il ragazzo è passato alle minacce, e il senatore ha ceduto,
almeno in parte, magari dandogli una somma minore di quanto richiesto,
e ha fatto sì che il Boureu lo tenesse d'occhio per proteggerlo. Ma
qualche federale incompetente si annoiava a eseguire un compito di
serie B, così ha concluso che il ragazzo era fuori pericolo e l'ha
lasciato in balia del suo destino...e dei suoi debitori. -
La ragazza si risedette, concentrandosi sui suoi capelli alla ricerca
di invisibili doppie punte.
Riker
perdonò Kathy di avergli nascosto le sue scoperte: lui era un
poliziotto all'antica e non aggirava impudemente la legge per delle
informazioni: Mallory invece aveva infranto una dozzina di leggi federali
forzando gli archivi informatici di banche ed FBI e non aveva voluto
renderlo complice di tali attività illegali.
- Bene! - esclamò Coat
- Vedo che non ha smentito la fama che la precede, signorina. Tuttavia
l'indagine è ormai nelle nostre mani: non possiamo che ringraziarla per
l'impegno dimostrato. -
Kathy si girò lentamente verso di lui: - Mi
chiedo cosa scriveranno i giornali su questa storia, una volta che
avranno saputo che la morte di Sam Porter era evitablie se l'FBI
avesse lavorato bene. -
Coat strinse la mascella.
- E' una minaccia? -
- No, Mallory non si abbasserebbe a tanto. - rispose Riker - Dato che
non ci può lavorare, il caso non le interessa più. Ma se per caso qualche
giornalista volesse farle delle domande... -
- D'accordo! -
L'agente Ross aveva aperto bocca per la prima volta, guadagnandosi
un'occhiata incuriosita di Mallory.
- D'accordo cosa? - chiese Coffey.
Ross
si avvicinò alla sedia di Mallory, sovrastandola dal suo metro e
novanta: - Il caso è ancora vostro, ma io e il mio collega dovremo
essere messi al corrente di qualsiasi mossa. -
Dopo qualche attimo di silenzio Mallory rispose semplicemente - Ok. -
Riker non riusciva quasi a crederci: Mallory aveva umiliato dei
federali e mantenuto il caso. "Queste sono soddisfazioni!".
- Allora Kathy, come hai intenzione di procedere? -
- Non chiamarmi Kathy. -
- Ok. Allora Mallory, come hai intenzione di procedere? -
Kathy
fissò lo sguardo sull'enorme macchia di unto che decorava la cravatta
di Riker: la sua mania per l'ordine ed il pulito cozzava spesso contro
la sciatteria del collega.
- Andrò a fare un giretto per i bassifondi. -
- Vengo con te. -
- No. Non sai come muoverti. E poi bisogna leggere i documenti che ci
hanno passato quelli dell'FBI. -
Dopo
un'ora di trattative Coat e Ross avevano lasciato ai due poliziotti ben
cinque faldoni di carte sul conto di Sam Porter, contando sul fatto che
alla fine si sarebbero arresi di fronte a quella mole di carta
rinunciando alle indagini.
- Stai scherzando? Hai idea di quanto tempo ci vorrà? Quei bastardi
hanno accettato di passarci quei documenti solo per divertirsi a
vederci perdere tempo: vogliono farci fallire. -
- Ma quei bastardi non sanno che noi abbiamo Charles Butler. -
Charles Butler era immerso nella lettura delle centinaia di pagine
riguardanti Sam Porter.
Riker ormai aveva rinunciato, e si gustava la sua birra osservando
l'omone seduto al prezioso tavolo in ebano che leggeva a una velocità
improponibile per un normale essere umano: Charles semplicemente
sfogliava le pagine e memorizzava all'istante tutto il loro contenuto.
- Così Mallory non ti ha detto dove andava? - chiese Charles senza
alzare gli occhi dai fascicoli che teneva in mano.
- No. Ma non me ne preoccuperei più di tanto: la ragazza sa benissimo
come cavarsela. -
- E adesso che ruolo ha la Crimini Speciali? -
- Se ci va bene Coffey riceve i complimenti dal capo della polizia, se
ci va male nella merda ci siamo solo io e Mallory. -
Dopo qualche istante di silenzio Charles riprese a parlare.
- Come ti sono sembrati questi due tizi dell'FBI? -
- A prima vista si direbbe che chi comanda è Coat: parla, parla e
parla, ma per la maggior parte spara solo idiozie E' lui l'anello
debole. Invece Ross è uno che parla poco, ma ci mette la testa. Ed è da
lui che dobbiamo guardarci. Perché?. -
Riker si alzò e si diresse verso il frigo, dove trovò un'altra
bottiglia di birra gelata: - Adoro casa tua, Charles. -
- Adesso si spiegano molte cose. - disse Charles tra sé e sé.
- Cos'è che si spiega? -
Charles gli mostrò alcuni fogli.
- La maggior parte di questi rapporti è solamente di Ross. Ma è stato
Coat a redarre la relazione finale. -
Riker stappò la bottiglia facendo pressione sul tappo con un coltello.
- E con ciò? -
- Sai, ho come l'impressione che Ross non fosse del tutto convinto sul
fatto che il figlio del senatore fosse innocuo per suo padre e al
sicuro dai suoi debitori, mentre Coat aveva fretta di chiudere la
faccenda. -
Gli angoli della bocca di Richer si tesero in un sorriso sardonico.
- Bene. Scommetto che Kathy sarà molto felice di saperlo. -
Questa volta fu il turno di Charles di fare domande.
- Perché? -
- Perché, mio caro Charles, questa cosa puzza di federale corrotto
distante un miglio. -
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Capitolo 5 *** Capitolo Quinto ***
Mallory5
Capitolo Quinto
Al Brenton, conosciuto da tutti come Spotty, stava raccattando un
panino smangiucchiato e due biglietti della metro da un cassonetto
quando udì una voce dietro di sé.
- Sei tu Spotty? -
Il barbone restò senza fiato nel vedere la magnifica figura di una
bionda dagli occhi innaturalmente verdi; poi si accorse del cannone
nella fondina a spalla di Mallory e il distintivo della polizia, e
distolse gli occhi.
"Da dove diavolo è spuntata questa?" pensò.
Mallory sapeva muoversi senza far rumore: glielo veva insegnato
Markowitz.
- Ti ho fatto una domanda. Sei tu Spotty? -
- Non conosco nessuno con questo nome. - rispose il barbone.
Mallory si avvicinò ulteriormente all'uomo, fino a piazzarsi a pochi
centimetri dal suo volto.
- Ho chiesto in giro di te: non mentirmi...potresti pentirtene. -
- Io non so nulla. -
L'uomo era sulla difensiva, e quella poliziotta lo stava letteralmente
terrorizzando.
- Si tratta di Sam Porter. Mi hanno detto che eravate amici. -
Spotty spalancò gli occhi e si guardò attorno, come se avesse paura di
essere spiato.
- Amici è una parola grossa: in questo mondo ognuno fa per sé. -
Mallory annuì: conosceva perfettamente la dura legge della strada.
- Però... - continuò Spotty a bassa voce - ...abbiamo condiviso molti
pasti e rifugi per dormire, ed era uno di cui mi fidavo. -
- E lui si fidava di te. Dimmi quello che sai. -
Spotty tacque, ma era evidente che avrebbe voluto dire qualcosa.
- Avrò bisogno di protezione. -
- L'avrai. -
- Bene. Domani mattina, alle nove. Dove vuole lei. -
- Domattina è troppo tardi. -
- Devo sistemare delle faccende. Prendere o lasciare. -
A Mallory non piacevano questo tipo di alternative, ma Spotty sembrava
piuttosto deciso e decise di assecondarlo.
- Ok. Venga a questo indirizzo. - disse porgendogli il biglietto da
visita con l'indirizzo di Charles.
Al terzo squillo del telefono, Mallory aprì gli occhi: l'orologio
segnava l'una e tre quarti.
- Pronto. -
Nessuna risposta.
Poi un grido strozzato.
"Spotty!"
La telefonata si interruppe di colpo.
Kathy si vestì in pochi secondi e chiamò Riker al cellulare.
- Dannazione, Riker, rispondi. -
Al decimo squillo Mallory capì che il collega doveva essere troppo
sbronzo a quell'ora, e chiamò Charles.
Questa volta non attese molto: una voce assonnata rispose
- Sì?...Chi è? -
- Charles, svegliati. Ho bisogno del tuo aiuto. -
Charles Butler non era abituato a girare per le strade peggio
illuminate della città alle due di notte, ma per Mallory avrebbe anche
scalato l'Empire State Building se fosse stato necessario.
- Sono qui. - disse una voce nel buio.
Charles cercò di calmare i battiti del suo cuore e fece finta di non
aver perso quasi dieci anni di vita per lo spavento.
- Mallory, che è successo?. -
- Dobbiamo trovare un cadavere. -
Charles non obiettò e rispose - Ok -, come se cercare un cadavere in
piena notte fosse la cosa più normale del mondo.
- Ho parlato con Spotty proprio qui, stasera, e gli altri barboni
dicono che non si sposta mai molto. -
- E...per curiosità: come sai che è morto? -
- Perché il suo assassino ha pensato di farmi ascoltare la sua morte in
diretta telefonica. -
Dal tono di voce, Mallory sembrava quasi annoiata da quel dettaglio,
che invece fece sbiancare Charles.
- Vuoi dire che sei stata presa di mira da un pazzo assassino? -
- Assassino di sicuro, pazzo non credo. -
La precisazione non fu di conforto a Charles, che si chiese se Kathy
fosse in grado di provare paura per qualcosa.
- Charles, da questa parte. -
Per quasi mezz'ora i due perlustrarono i vicoli lì attorno, ma di
Spotty nessuna traccia.
Ad un tratto la torcia di Charles illuminò una serie di schizzi scuri
sulle pareti di una casa.
- Mallory, che cos'è? -
Kathy toccò quel liquido denso con due dita.
- E' sangue. Sembra uno schizzo uscito da un'arteria. Siamo vicini. -
Illuminarono la strada: altro sangue si trovava a terra, calpestato;
impronte di scarpa si allontanavano da quel luogo, e i due le seguirono
per una decina di metri.
Lì stava il cadavere di Al Brenton, conosciuto da tutti come Spotty.
Riker osservò il viso di quel povero disgraziato mentre veniva chiuso
dentro un sacco di plastica.
Non c'era alcun dubbio sulla causa della morte: un enorme squarcio sul
collo aveva reciso la giugulare. Il poveretto era riuscito a fare
appena pochi metri prima di cadere a terra morto.
Questa volta gli uomini della scientifica erano al lavoro, e nessuno si
sarebbe sognato di dire a Mallory che dell'omicidio di un barbone non
interessa a nessuno.
Il capo della Scientifica fece un cenno a Riker, che lo raggiunse.
- Hey, Heller! Che avete trovato? -
- Per ora poco. E' chiaro che è stato ammazzato in piedi; l'assassino
l'ha preso alle spalle, così gli ha tagliato la gola senza neanche
sporcarsi. Le uniche tracce che abbiamo trovato appartengono alla
vittima. -
Riker diede un colpetto sulla spalla di Heller e andò verso Mallory e
Charles.
- Cristo, bambina, avresti dovuto chiamarmi! -
- L'ho fatto. -
Riker si annotò mentalmente di evitare di bere dopo mezzanotte.
- Così quel bastardo ha il tuo numero. - la preoccupazione nelle parole
di Riker era palpabile, ma Kathy sembrava non preoccuparsene.
- Non è questo il punto. Quello che mi chiedo è: come fa a
sapere che sono io ad occuparmi del caso? -
Charles e Riker si guardarono negli occhi.
- Forse c'è una talpa... - disse Kathy parlando più a sé stessa che ai
suoi interlocutori.
Fu Riker a parlare: - In realtà abbiamo scoperto qualcosa sul conto dei
due federali che si occupavano di Porter. Crediamo che... -
- Credete che Coat sia corrotto. - concluse Kathy - E difatti lo è. Ma
non è lui il nostro uomo. -
- E tu come lo sai? -
Mallory non rispose.
- Oppure mi hanno vista parlare con lui oggi. Qualcun altro lo stava
tenendo d'occhio. -
Kathy Mallory strinse forte i pugni, premendo con le lunghe unghie
sulla carne: Spotty sapeva molte cose ed era morto prima di poterle
raccontare a qualcuno. "E' colpa mia".
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Capitolo 6 *** Capitolo Sesto ***
Mallory6
Capitolo Sesto
Mallory fissava il corpo senza vita di Spotty sul tavolo delle autopsie.
Il
dottor Slope, capo del dipartimento di medicina legale,
aveva eseguito l'autopsia personalmente, e aveva
fatto un ottimo lavoro: gli enormi squarci aperti sul corpo di
quell'uomo erano stati suturati con estrema attenzione.
- A che pensi, Kathy? -
- Mallory. -
Ascugandosi
le mani Slope si avvicinò alla ragazza, e le posò una mano sulla
spalla; Mallory non era abituata al contatto fisico, e le rare volte
che sentiva il calore di una mano su di sé socchiudeva gli occhi
assaporando quei momenti.
- Non hai detto nulla durante l'autopsia. -
- Pensavo... - sussurrò Kathy - Avrei dovuto obbligarlo a venire con
me. -
- Non potevi sapere quello che sarebbe successo. -
-
Ma avrei potuto prevederlo. L'assassino di Sam Porter non ha interesse
a mantenere in vita chiunque sappia qualcosa, se c'è un'indagine in
corso. Dato che quell'imbecille di Coat è un corrotto, è probabile che
la
notizia che sono io ad occuparmi delle indagini sia partita proprio
dall'FBI: all'assassino è bastato controllare me per arrivare a Spotty.
Ha visto che sapeva qualcosa, e l'ha ammazzato. -
- E ha pensato bene di fartelo sapere. - Slope era preoccupato.
Mallory guardò la cartellina con i risultati dell'autopsia.
- Così Spotty non se la passava tanto bene a salute... La stessa cosa
si può dire anche di Porter, vero? -
Slope
sorrise: - Adesso che l'indagine è ufficialmente tua te lo posso anche
dire. No, Sam
non stava affatto bene; aveva una brutta bronchite quando è morto, ma
non era l'unico problema: le condizioni della sua bocca erano pessime,
era molto miope e aveva una serie di fratture abbastanza recenti agli
avambracci non adeguatamente curate. -
- Agli avambracci? Ferite da difesa. Quanto recenti? -
- Direi quattro, al massimo cinque mesi... -
-
Quadrerebbe con i tempi: il senatore ha prelevato quei trecentomila
dollari più i meno quattro mesi fa. Probabilmente Sam è stato picchiato
duro dai suoi debitori, si è spaventato e ha deciso di passare al
ricatto per spaventare suo padre, che ha capitolato e gli ha dato i
soldi, dei quali non ha certo usufruito per andare in ospedale a farsi
curare. Ma non è bastato. L'FBI lo controlla per tre mesi, poi lo
lascia al suo destino. E lo ammazzano. -
Slope sapeva che una volta che Mallory si era fatta un'idea era
difficile togliergliela dalla testa.
Mallory continuò a parlare, senza in realtà curarsi di Slope.
-
C'è qualcosa che non quadra. L'ipotesi di un debito non del tutto
estinto è possibile, ma non è certo la più probabile: che senso ha
ammazzare uno che ti deve dei soldi? Vorrebbe dire che il tuo scopo non
sono i soldi... -
Slope
non interruppe il filo dei pensieri di Mallory; gli sembrava quasi di
sentire gli ingranaggi perfetti di un orologio svizzero nella sua
testa. Mallory la
macchina.
- ...Forse il vero obiettivo è il senatore...ma allora perché
prendersela solo col figlio quando sarebbe stato molto più semplice
ricattare direttamente il padre? -
Dopo pochi istanti di silenzio Mallory fece un cenno a Slope e se ne
andò senza dire una parola.
- Come sarebbe a dire che non hai la più pallida idea di cosa abbiamo
in mano? -
Riker era decisamente sconvolto: Mallory aveva sempre un'idea quando
lavorava a un omicidio.
- Il movente economico da solo non regge: c'è qualcos'altro, qualcosa
che è costato la vita a Spotty. -
Le unghie di Mallory tamburellavano nervosamente sul tavolo di Charles.
- E se fosse proprio come hai detto tu all'inizio? La gente non sempre
ragiona secondo logica: non sarebbe la prima volta che qualcuno viene
ammazzato per un debito, anche se il creditore finisce per rimetterci.
- disse Charles, intento a preparare il pranzo.
- Il nostro uomo non è uno che fa le cose a caso, e soprattutto non le
fa sapendo di rimetterci. E' freddo, scaltro, talmente sicuro di sé da
sfidarmi. -
Improvvisamente suonò il campanella alla porta.
- Aspetti qualcuno? - chiese Riker a Charles.
- No. -
Mallory si alzò e andò ad aprire: - Scusa Charles, non ti ho avvertito
che oggi abbiamo un altro aspite a pranzo. -
Charles alzò gli occhi al cielo domandandosi se non fosse il caso di
cominciare a far pagare una tariffa per l'uso indiscriminato della sua
casa come base per i traffici di Mallory.
Alla vista dell'ospite Riker fece un balzo sulla sedia, e l'espressione
di Charles non fu meno sorpresa: dietro alle spalle di Kathy comparve
l'agente speciale Frank Ross.
Dopo un primo momento di silenzioso imbarazzo, i quattro avevano
cominciato a pranzare scambiandosi una serie di banali convenevoli, via
via sempre meno tesi; arrivati alle patate al forno, Kathy osservava
scandalizzata i tre uomini ridere e scherzare come vecchi amici.
- Non siamo qui per farci una chiacchierata. -
Finalmente si ristabilì l'ordine, e lei prese di nuovo in mano il
controllo della situazione.
- L'ho invitata qui, agente Ross, per farle delle domande. -
- Immaginavo che il suo non fosse un invito di cortesia. - disse lui
posando il tovagliolo. - Peccato... - aggiunse sfoderando verso Kathy
il sorriso del perfetto seduttore.
Mallory non sembrò notare l'improvviso cambiamento del comportamento di
Ross nei suoi confronti, ma la mossa non sfuggì a Riker, e soprattutto
a Charles, che sentì un improvviso moto d'odio verso l'uomo con cui
discuteva amabilmente fino a pochi secondi prima.
- Cosa pensa del suo collega? Si fida di lui? Chi comanda tra voi
due?-
Ross capì immediatamente dal tono di voce che Mallory non voleva fargli
solo delle domande: il suo voleva essere un vero e proprio terzo grado.
- Non credo che queste siano cose che posso dire in presenza di un
civile...con tutto il rispetto Charles! -
Charles strinse i pugni.
- Charles resta. - rispose decisa Mallory - E' l'unico strizzacervelli
di cui mi fido; lavora a questa indagine come consulente esterno: l'ho
assunto per fare un profilo psicologico dell'assassino. -
Riker intuì dall'espressione sorpresa di Charles che l'assunzione era
avvenuta proprio in quel preciso istante.
- Va bene, Kathy, risponderò alle tue domande. - il sorriso di Ross si
fece molto più lascivo, ma Kathy non se ne curò: - Mi chiamo Mallory.
Solo Mallory. -
- D'accordo, Mallory. Il mio collega, chiedevi? Coat è un bravo agente,
mi fido di lui, e collaboriamo in tutto. Soddisfatta? -
- No. Non raccontare storie: solo leggendo i vostri rapporti si capisce
che a lui di controllare un barbone, anche se figlio di un senatore,
non importava granché. A te invece stava a cuore la faccenda, ma non
sei riuscito ad impedirgli di interrompere la protezione a Sam Porter.
Tu sei quello più esperto e preparato, ma la relazione finale l'ha
redatta Coat. Perché? Forse lui ha agganci in alto? -
- Sciocchezze! Ero d'accordo con lui sulla necessità di chiudere quella
faccenda. -
- Non ci credo. Invece credo che tu sappia che il tuo collega è
corrotto. -
Ross tacque.
" Hai fatto centro, Mallory! " pensò Riker, che disse: - Che c'è, Ross?
Il gatto ti ha mangiato la lingua? -
- No. Coat non è corrotto. -
Mallory prese un foglio piegato in quattro dal taschino interno del
blazer e lo dispiegò sul tavolo di fronte a Ross: - Allora puoi
spiegarmeli tu questi settemila dollari mensili extra che riceve da tre
mesi a questa parte? -
Ross prese in mano la stampata del conto bancario di Coat, frutto di
una incursione informatica illegale di Mallory.
- Non ne ero certo, ma lo sospettavo: ha cominciato a vestire troppo
elegante per i suoi standard. -
- Li hai scritti quasi tutti tu quei rapporti, ma scommetto che non
fidandoti di Coat hai tenuto qualcosa per te. -
- Che cosa volete sapere? -
- Tutto quello che sai...e che sapeva Spotty. - Mallory aveva
finalmente calato le sue carte.
Ross aspettò qualche secondo prima di rispondere.
- Va bene, ma voglio qualcosa in cambio. -
- Niente patti. -
- Allora non parlerò. -
Mallory fissò l'uomo con odio, poi mutò improvvisamente espressione: -
Che cosa vuoi? -
La bocca di Ross si allargò in un sorriso: - Un appuntamento.
-
Riker sbottò: - Sei impazzito? -
Mallory non diede a vedere la sorpresa che l'aveva colta a quella
proposta, ma guardò attentamente il suo interlocutore: l'analisi finale
la lasciò pienamente soddisfatta e rispose: - Affare fatto. -
Charles si alzò in piedi e uscì dalla stanza, oppresso da un enorme
peso sul cuore.
Dopo che la porta fu chiusa alle spalle di Ross, Mallory si accorse
dell'assenza di Charles.
- Dov'è finito Charles? -
- Non lo so. - rispose seccato Riker. Sapeva perché Charles aveva
lasciato la stanza, ed era arrabbiato con Mallory per la sua condotta
con quel bellimbusto dell'FBI. - Tu che ne pensi di quello che ha
detto? - le chiese per cambiare discorso.
- Del passato del ragazzo? Se è vero il senatore nasconde parecchi
segreti. -
- Andiamo a parlare con lui di nuovo? -
- Ci andrai tu, assieme a Charles. Io ha altro da fare. -
Riker attese qualche secondo per dare il tempo a Mallory di spiegare
cosa aveva in mente, ma avrebbe potuto aspettare in eterno: Mallory
voleva tenergli nascosto qualcosa.
- Non vorrai ricominciare, spero? - le chiese con fare seccato.
- Ricominciare cosa? -
- Vuoi tenermi all'oscuro di qualcosa. -
Kathy abbassò lo sguardo: - Ci siamo invischiati in un affare
pericoloso, Riker. Sai che quel bastardo mi ha presa di mira: quella
telefonata stanotte aveva il preciso scopo di farmi sapere che mi
controlla, e che non avrebbe paura a farmi fuori come ha fatto con
Spotty. Non voglio che tu e Charles ci finiate in mezzo come lo sono
io. Credimi, è meglio se per il momento tu non conosca tutti i
dettagli. -
Riker rimase interdetto alle parole di Mallory: non era mai stata tanto
sincera con lui, e sembrava quasi avesse paura.
- Non vorrai veramente fare quello che sto pensando io? - chiese
Charles, che aveva ascoltato non visto tutta la conversazione.
- Se stai pensando che voglio fare da esca...allora hai perfettamente
ragione. -
|
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Capitolo 7 *** Capitolo Settimo ***
Mallory 7
Capitolo Settimo
Il
senatore Porter sedeva alla sua scrivania, incerto se essere contento o
meno dell'assenza di Mallory; alla fine decise che era meglio trovarsi
di fronte al sergente Riker e a quell'uomo dal naso imbarazzante che
agli occhi senz'anima della detective: la paura aveva prevalso
sull'ammirazione per le fattezze di Kathy.
- Non credo di aver capito bene il suo ruolo, signor... -
- Butler, Charles Butler. Sono qui come consulente del sergente
Mallory, senatore. - rispose Charles educatamente.
Riker si chiese se Charles fosse in grado di mandare qualcuno a quel
paese.
- Consulente? Io non mi fido dei consulenti. - affermò Porter con una
nota di disprezzo nella voce.
Charles
si limitò ad un sorriso imbarazzato, che lo fece sembrare ridicolo: no,
Charles non avrebbe mai mancato di rispetto a un senatore.
- Senatore - cominciò Riker bruscamente - stiamo indagando sulla morte
di suo figlio e vorremmo farle qualche domanda. -
-
So che avete insistito tanto per avere l'esclusiva di questa indagine.
Mi commuove tutto questo interesse per la vicenda di mio figlio, ma
sappiate che rischiate grosso: ho molte amicizie ai piani alti in
polizia, e al primo passo falso lei e la sua collega finirete
a
dirigere il traffico. -
Riker non si aspettava un attacco.
- Non capisco senatore, devo ancora cominciare e lei già mi minaccia.
Sta forse nascondendo qualcosa? -
- No, era solo per mettere in chiaro come funziona. -
Riker
capì che il senatore lo sottavalutava, e che non avrebbe mai parlato
così in presenza di Mallory. "Bene, senatore, se vuole giocare sporco
ci sto."
- Allora in questo caso sarà meglio concludere qui: non
voglio finire a dirigere il traffico prima che lei sia coinvolto in uno
scandalo che le potrebbe costare tutto quello che ha... -
Il senatore Jacob Porter divenne improvvisamente di ghiaccio.
- Che intende dire? -
-
Ci sono state delle strane fughe di notizie ultimamente: temo ci sia
qualche talpa in dipartimento. Non voglio tediarla con le mie domande,
tanto nel giro i pochi giorni leggerò tutto sui giornali... Andiamo
Charles, qui abbiamo finito. -
Riker si alzò, subito imitato da Charles, e fece per andarsene.
- Un momento! -
Riker e Charles si voltarono: il senatore era in piedi, un'espressione
allarmata sul viso.
- A cosa vi state riferendo? - chiese mantenendo basso il tono di voce.
Riker tornò a sedersi: - Vedo che abbiamo raggiunto un'intesa. -
- Voglio sapere di cosa mi accusate! -
- Le piacciono i bambini? -
Il senatore si accasciò sulla sedia.
- Non ho mai fatto del male a nessuno. -
-
Ne è sicuro? Perché mai suo figlio, rampollo di una delle famiglie più
in vista della città, che poteva avere tutto, si è ridotto a fare il
barbone? Scappava da qualcosa, forse? Magari da lei... -
L'aveva in pugno.
- Va bene. Che volete sapere? -
Riker si rilassò sullo schienale della poltrona.
-
Sam venne da lei a chiederle dei soldi: sappiamo dai rapporti dell'FBI
che la ricattò, e possiamo immaginare con cosa. Lei gli diede
trecentomila dollari, ma a quanto ammontava in realtà la cifra
richiesta? -
- Sì, mi ricattò per quella storia: minacciò di andare
a dirlo ai giornali, per cui gli diedi tutti i soldi che mi aveva
chiesto. -
- Cioè trecentomila dollari? - chiese Charles.
- Sì. Trecentomila me ne chiese, e trecentomila gliene ho dati. -
Riker
decise che era giunto il momento di sfoderare la seconda sorpresa:
Mallory aveva trovato qualcosa di interessante anche nell'archivio di
Robin Duffy.
- E che mi dice del testamento di Sam? -
- Testamento? State scherzando? -
Riker mostrò al senatore la fotocopia del testamento di Sam Porter.
- Qui
dice che il ragazzo possedeva ben due case, per un valore totale di
oltre settecentomila dollari, e che alla sua morte questi immobili sarebbero
andati ai parenti più prossimi, in questo caso lei, con la clusola di
venderli nel caso non ci dovesse andare ad abitare nessuno. -
- Dove vuole arrivare? -
- Mi chiedo perché Sam non abbia mai vissuto in una di queste due
regge. Lo sapeva di essere ricco? -
Rike
fissò il senatore negli occhi : - No, non credo...chissà chi ha firmato
quel testamento al posto di Sam. L'avvocato Duffy ci ha descritto suo
figlio come un giovane alto e moro, ma sul tavolo delle autopsie Sam
era piuttosto basso, e aveva i capelli castani. Bella mossa attribuire
quelle proprietà ad un senzatetto! Quelli del fisco staranno ancora
impazzendo cercando di capire a chi appartengono! -
Il senatore scosse la testa: - Io ho perso mio figlio, e lei mi viene a
raccontare queste storie? -
- Andrebbe ad abitare in quelle case? No, vero? Allora sarebbe costretto a
venderli e a guadagnarci oltre settecentomila dollari. Certo che lei è
proprio sfortunato! -
Jacob Porter fissò Riker con odio.
- Se ne vada. Andatevene! -
Riker si voltò proprio sulla porta.
-
Che strano senatore, lei avrebbe due moventi: un ricatto che la accusa
di pedofilia, e la faccenda del testamento. Doveva voler molto bene a
suo figlio! -
- Che ne pensi? -
Charles ci pensò un po' prima di rispondere.
-
Penso quello che pensi tu: il senatore avrebbe avuto dei buoni motivi
per amazzare suo figlio, ma tutto quello che abbiamo si basa su delle
supposizioni. Non ci sono prove concrete per incastrarlo, a parte il
testamento, ma anche con quello l'unica cosa per cui possiamo
trascinarlo in tribunale è di aver raggirato il fisco. -
Riker posò il bicchiere vuoto sul tavolo.
- Già. Sai che ora è? -
- Le otto. Mallory deve incontrarsi con Ross fra mezz'ora. -
Riker
capì immediatamente di aver fatto una mossa sbagliata: doveva capirlo
che Charles si era fermato a bere con lui solo per non pensare
all'appuntamento di Mallory.
- Kathy ti ha detto come intende muoversi per incastrare l'assassino? -
chiese Charles con evidente preoccupazione.
-
No. Quando decide di muoversi da sola tiene la bocca cucita anche con
me. E non guardarmi con quella faccia: so benissimo che finirà per
farsi male, ma per stasera possiamo stare tranquilli. Non è mica da
sola, c'è... - Riker si interruppe. Un altro sbaglio.
- Sì, è vero. Non può andare a mettersi nei guai finché è in compagnia
di Ross. Devo andare. Grazie della compagnia Riker. -
Charles Butler lasciò una mancia molto cospicua alla barista e se ne
andò in fretta. -
Kathy
Mallory si chiese se uscire con un federale non fosse cosa disdicevole
per una poliziotta. Lo era, ma non poteva fare altrimenti: era solo un
inconveniente del mestiere.
"Almeno è carino" pensò. Poi scacciò quel pensiero dalla testa e diede
la colpa al vino.
Ross prese la mano di Mallory, che tentò di sottrarsi senza riuscirci.
- Kathy - le disse - è stata una bellissima serata. -
- Non ti ho dato il permesso di chiamarmi Kathy. - rispose lei con uno
sguardo di ghiaccio.
- Va bene, continuerò a chiamarti Mallory. -
Kathy si alzò troppo in fretta e si sentì girare la testa.
"Maledizione, il vino. " pensò risedendosi. Kathy non reggeva l'alcol,
e sapeva bene che bere le ottenebrava la mente, per questo aveva appena
assaggiato il costoso spumante che riempiva ancora quasi mettà dal
calice.
Squillò un cellulare: era quello di Ross.
- Scusami. - disse allontanandosi.
Kathy osservò le mosse dell'uomo, ma non riusciva a concentrarsi. "Non
posso aver bevuto così tanto. "
Ross si girò verso di lei a guardarla, e i loro occhi si incontrarono.
Kathy toccò la pistola di ordinanza dentro la borsetta, e si
pentì di non aver portato la sua Smith&Wesson solo per non
rovinare il vestito.
Frank Ross tornò al tavolo con un sorriso sulle labbra: - La vedo
stanca Mallory. Vuole che la accompagni a casa? -
- No. Me ne torno da sola. - rispose Mallory, che si diresse verso
l'uscita senza dire altro.
- Accidenti! -
Mallory si appoggiò al lampione. Uscita dal ristorante si era accorta
di aver perso le chiavi della macchina, e il cellulare era scarico,
perciò aveva deciso di andare a piedi confidando che l'aria della notte
l'avrebbe fatta riprendere, ma l'aria della notte si era fatta
piuttosto umida e l'unica cosa che avrebbe ottenuto sarebbe stato un
rafreddore.
"Non può essere, non a me." pensò "Calma, respira, riprenditi."
- Stupida! Che errore stupido! - disse al palo che stava abbracciando.
Sentì un rumore alle spalle.
Non c'era nessuno.
Si staccò dal lampione e riprese il cammino in direzione di casa:
mancavano solo un paio di isolati.
Improvvisamente Kathy sentì qualcosa afferrarla alla gola.
Non riuscì ad urlare: il laccio di cuoio la stringeva sempre più forte,
mozzandole il fiato.
Le ginocchia cedettero, cadde in avanti, con le mani tentò di togliere
il laccio, sempre più stretto.
Sentiva il fiato del suo aggressore sul collo, e la paura fece spazio
all'istinto: sopravvivere.
Tentò di divincolarsi, i muscoli tesi nell'estremo sforzo di lottare,
ma ormai mancava poco. "Muoio".
Credette di essere già morta sentendo pronunciare il suo nome. Era la
voce di Charles, ma era così distante...
Poi, senza capire come, Mallory sentì i polmoni espandersi ad accogliere
l'aria umida della notte: era viva.
Due braccia possenti la alzarono da terra, e perse i sensi.
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Capitolo 8 *** Capitolo Ottavo / Epilogo ***
Mallory_8
Distesa sul letto d'ospedale, Kathy Mallory dormiva immobile come un
cadavere.
Rabbrividendo
a questo pensiero Riker osservò la mano fasciata di Charles Butler,
seduto accanto al letto intento a leggere il giornale.
- Non andrà molto lontano: a giudicare dalla tua mano devi aver fatto
molto male a quel bastardo. -
- Non quanto avrei voluto. - rispose Charles, che aveva insolitamente
abbandonato il suo carattere mite e gentile.
Gli occhi di Kathy si spalancarono di colpo, e le iridi verdi puntarono
verso Charles.
- Dovevi arrivare prima. - disse gelida.
Charles
la guardò confuso. Non si aspettava certo che lei lo abbracciasse con
le lacrime agli occhi riempendolo di baci per averle salvato la vita,
ma almeno un grazie
se lo era guadagnato; invece Mallory lo accusava di non essere arrivato
prima.
- Come sapevi che sarebbe arrivato? - chiese Riker togliendo una
ciambella dal sacchetto che teneva in mano.
- Sapevo che Charles non avrebbe resistito alla tentazione di venire a
vedere come procedeva la cena con Ross. -
Charles
divenne improvvisamente rosso, e per non dare a vedere l'evidente
imbarazzo in cui si trovava addentò una ciambella che gli aveva passato
Riker.
- In realtà non è andato tutto secondo il mio piano -
continuò Mallory - Non avevo previsto che mi avrebbe drogata: ha messo
qualcosa nel vino, e ne ha aprofittato per rubarmi le chiavi della
macchina. Così ho dovuto ciondolare verso casa da sola, e ha avuto
gioco facile nel tentare di ammazzarmi. -
In qualsiasi altra
occasione Riker avrebbe pensato a una delle tante idee nate dalla mente
altamente paranoica di Mallory, ma in quel momento la giovane detective
era su un letto d'ospedale e il segno lasciato dal laccio di
cuoio sulla sua gola era anche troppo reale per i suoi gusti; il
ragionamento filava: era andata come aveva ipotizzato.
- Quando hai cominciato a sospettare che fosse Ross l'esecutore degli
omicidi? -
-
Quando mi ha chiesto di uscire. - rispose lei osservando le briciole
che andavano a posarsi sui vestiti sgualciti di Riker. Strinse le
labbra, disapprovando la sciatteria del suo collega, poi si guardò le
mani e si accorse con orrore di avere le unghie spezzate.
Charles
si schiarì la gola nel vano tentativo di distogliere Mallory dalle
terribili condizioni delle sue unghie, quindi le prese una mano.
Mallory si irrigidì, poco avvezza al calore del contatto fisico, ma
Charles non si mosse.
- Mallory, sei sicura di stare bene? -
Nessuna risposta. Charles le lasciò la mano, pentendosi di aver provato
a scalfire la corazza di Mallory.
- Come è andata col senatore? - riprese Mallory.
- Jacob Porter è un porco bastardo, ma possiamo incastrarlo solo per
truffa ai danni del fisco. Mi dispiace. -
Riker era veramente dispiaciuto: sapeva che la giovane collega odiava
le sconfitte.
Con sua grande sorpresa invece Mallory sorrise sorniona.
-
Ieri sera Ross ha ricevuto una telefonata. Quanto scommettiamo che i
tabulati telefonici ci diranno che a fargliela è stato il nostro amico
senatore? -
Nell'elegante ufficio del senatore Jacob Porter,
l'agente federale Frank Ross si premeva la borsa del ghiaccio sul
volto. Il pugno di Charles lo aveva colto di sorpresa, rompendogli il
setto nasale.
Ripensando a quello che era successo la notte
precedente Ross si considerò fortunato: se Charles Butler non si fosse
preoccupato più delle condizioni di Mallory che della sua fuga adesso
si sarebbe probabilmente trovato sul tavolo dell'obitorio; Mallory
avrebbe sicuramente assistito alla sua autopsia, sorridendo diabolica
nell'osservare i suoi organi interni. Ross rabbrividì a quelle fantasie
anche troppo verosimili.
Il senatore Porter entrò nella stanza e sbattè la porta alle sue spalle.
- Sei fortunato che è domenica e qui non c'è nessuno. - ringhiò.
Ross si tolse la borsa del ghiaccio dal viso mostrando un occhio nero e
il naso sanguinante.
- Mi è sfuggita. -
Imprecando
in modo poco consono al suo ruolo politico, Porter si sedette alla
scrivania trattenendosi dal colpire l'occhio sano di quell'idiota.
-
Hai combinato anche troppi guai, Ross. Pensavi di poter fare il doppio
gioco con me? Ieri sono venuti quel detective e il suo amico, e sai che
mi hanno detto? -
Ross non rispose.
- Sapevano troppe cose. -
-
Senatore, dovevo guadagnarmi la loro fiducia! Sospettavano di Coat, lo
avrebbero presto messo sotto pressione, e lui avrebbe cantato. La
storia degli abusi sarebbe venuta fuori comunque. -
- Coat è facile da comprare: mi sarebbe bastato dargli più soldi e non
avrebbe detto nulla. -
- Non con Mallory. -
La lampante verità zittì il senatore: Mallory avrebbe fatto cantare
anche un sordo muto.
- Porprio per questo - riprese il senatore trattenendo la rabbia - ti
avevo ordinato di farla fuori. -
Ross alzò le mani in un gesto di scusa. - Non pensavo che Butler... -
-
Tu non pensi mai! Che ti è saltato in mente di farle quella telefonata
in piena notte? Dovevi semplicemente liberarti di quel misero barbone,
e invece hai dato a Mallory la scusa per prendere ancor più a cuore il
caso! -
Porter scosse la testa e aprì un cassetto.
Frank Ross
aprì bocca per gridare, ma l'urlo si smorzò in gola. Nessuno avrebbe
potuto sentirlo in quel palazzo vuoto. La canna della pistola era a
pochi centimetri dalla sua fronte, e ormai aveva capito che la sua fine
era arrivata: il senatore non avrebbe esitato a fargli un buco nel
centro della fronte, proprio come aveva fatto con suo figlio.
- Senatore...la prego... -
-
Mi dispiace, Ross. Ho capito troppo tardi di aver fatto male a darti
fiducia: avrei fatto meglio a risolvere tutto da solo. Avresti dovuto
fare come Coat, accettare i soldi e dimenticare. Addio. -
Il colpo di uno sparo echeggiò nell'edificio.
Frank
Ross impiegò qualche secondo prima di capire di non essere morto: il
senatore Jacob Porter era caduto in avanti sulla sua preziona
scrivania, la pistola ancora in mano e un grosso buco nel centro esatto
della fronte. Lo stile del senatore, ma anche quello di Mallory.
- Ti è andata bene. - disse una voce familiare alle sue spalle.
Ross non si sorprese nel vedere Kathy Mallory con la pistola in mano.
Charles
Butler guardava il pavimento per non vedere il cadavere del senatore,
mentre Riker non sembrava affatto a disagio nel sorridere in presenza
dell'onorevole salma.
- Te la sei fatta nei pantaloni, Ross. - disse il detective.
Mallory
si avvicinò all'uomo che poche ore prima aveva tentato di soffocarla, e
si chinò minacciosa. Ross alzò le braccia in un gesto di difesa, ma
Kathy non lo picchio: prese qualcosa da uno dei braccioli della sedia.
Mostandogli una cimice disse: - Il senatore è morto, ma con quello che
abbiamo registrato qui dentro sarebbe comunque finito sulla sedia
elettrica. Poco male. Per quanto riguarda te, la tua sorte dipenderà
dalla tua confessione. -
Epilogo
Mallory
non ebbe guai per aver ammazzato un senatore: la registrazione aveva
confermato la necessità di sparare per salvare una vita, anche se
Charles dubitava che uccidere un uomo per salvarne un altro fosse un
bel risultato.
L'FBI non tentò di difendere i suoi uomini: Coat venne degradato,
mentre Ross riuscì a evitare la pena di morte.
Charles aprì la porta dell'ufficio di Mallory, e la vide intenta a
lavorare coi suoi amati computer.
- Che c'è Charles? - chiese lei senza fermare le mani che correvano
veloci sulla tastiera.
- Non ho capito molto di quello che è successo. -
-
Non c'è molto da capire. - rispose Kathy interrompendo il lavoro. Fece
un giro di centottonta gradi sullo sgabello e posò il suo sguardo su di
lui; nessuna emozione traspariva dal suo viso, nessun sentimento:
Mallory l'Automa, Mallory la Macchina. Charles era l'unico uomo al
mondo a credere che da qualche parte nel corpo di Mallory vi fosse un
cuore che batte, che prova paura, pietà, e magari amore.
- Non mi riferisco a come è successo quello che è successo. Mi chedo
perché. -
Mallory agrottò leggermente le sopracciglia.
Charles
capì di essere andato dalla persona sbagliata a chiedere conto dei
perché del comportamento umano, perciò fece un gesto di scusa
e fece per uscire.
- Aspetta. Siediti. Ti spiegherò tutto. -
Charles tornò dentro.
-
Sappiamo che i moventi sono due: il ricatto e la truffa.
L'affare più vecchio è senz'altro la truffa: qualche anno fa, prima di
candidarsi, il senatore si trovò in mezzo a dei guai finanziari, e come
se non bastasse il fisco gli chiedeva delle tasse molto alte. Pensò
quindi di passare quegli immobili di sua proprietà al figlio, un
senzatetto, per poter uscire da quella crisi. Ma suo figlio se n'era
già andato di casa da un pezzo, per cui fece firmare quelle carte ad
un'altra persona... -
- Frank Ross - continuò Charles - Che
all'epoca era il responsabile dela sicurezza a casa Porter. Ma la
clausola sulla morte del figlio? -
- Non credo pensasse di voler
ammazzare un giorno Sam: sarebbe stato più facile identificare come
figlio suo un qualunque barbone morto di freddo nel momento in cui
avesse avuto bisogno di soldi. Ma qualcosa è andato storto con la
campagna elettorale. La pubblicità sul figlio senzatetto del candidato
gli si è rivoltata contro: Sam è apparso in televisione, e qualcuno
avrebbe potuto riconoscerlo dopo che il senatore avesse spacciato per
suo figlio un altro barbone morto. -
- Sembra un po' debole come cosa... -
-
E' quello che lui ha pensato. Ma non sarebbe successo nulla se non
fosse sopraggiunto un fatto nuovo: quelli del fisco sono riusciti a
rintracciare Sam, e lui è venuto a sapere del passaggio di proprietà e
del testamento. Si è arrabbiato col padre: ha deciso di vendicarsi e di
uscire dalla sua situazione di povertà. -
- Perciò lo ha ricattato. Ma non poteva vendere gli immobili, dato che erano
suoi? -
-
Sì, ma non aveva la più pallida idea di quali case si trattava: andò da
suo padre e gli chiese di vedere tutta la documentazione, ma il
senatore si rifiutò. Allora usò l'arma del ricatto, e lo minacciò di
andare ai giornali e dire che era un pedofilo. Il senatore allora trovò
in compromesso: gli disse che le case che possedeva valevano al massimo
trecentomila dollari, anziché settecentomila, per cui si offerse di
pagargliele per il loro valore. -
- E fu così che Sam Porter ottenne trecentomila dollari. -
-
Già: suo padre lo aveva imbrogliato di nuovo. Ma il senatore Porter
ormai aveva paura: Sam lo aveva ricattato una volta, e avrebbe potuto
farlo di nuovo, così si rivolse al suo vecchi amico Ross, che nel
frattempo era entrato nello FBI, assieme ad un altro vecchio amico:
Joseph Coat, anch'esso ex dipendente del senatore. Entrambi sapevano
che razza di uomo era il Jacob Porter, ma nessuno dei due aveva mai
parlato. Di Coat però non si fidavano, perciò il senaore cominciò a
passargli delle bustarelle per farlo tacere, e affidò il lavoro sporco
a Ross, che agì all'oscuro del suo collega. -
- Quindi è stato allora che è stato orchestrato il piano. -
- Esattamente. Sam era diventato troppo pericoloso, ma aveva paura di
attirare sospetti. Così chiese al Boureau di tenere d'occhio suo
figlio: ufficialmente Sam doveva essere protetto da chissà quali
debitori senza scrupoli, per conto dei quali aveva chiesto a suo padre,
addirittura con le minacce, quei trecentomila dollari che poi
magnanimamente gli erano stati concessi. E qu viene da chiedersi: cosa
ne ha fatto Sam di quei soldi? -
Charles annuì: - Infatti, questo punto è poco chiaro. -
- Perché non sei stato attento a quello che ti ho detto: Ross ha fatto
il lavoro sporco per Porter. Nessuno avrebbe creduto che il ragazzo
fosse minacciato da dei feroci debitori se se ne fosse andato a fare la
bella vita ai Caraibi. Perciò recuperò i soldi con le maniere forti, le
stesse maniere che hanno procurato a Sam le fratture agli avambracci di
cui mi ha parlato Slope. Il pestaggio è stato segnalato dallo stesso
Ross nei suoi rapporti, ovviamente tralasciando il fatto di essere
stato lui a farlo. -
- Per questo quasi tutti i rapporti sono di Ross: in questo modo
nessuno avrebbe mai sospettato che era proprio lui il pericolo maggiore
per il ragazzo. Poi hanno chiuso il caso in tutta fretta, in modo da
lasciare il senatore libero di concludere il piano. Ma Coat che cosa
sapeva di tutto questo? -
- Niente, era praticamente all'oscuro di tutto e con i soldi che il
senatore gli passava di nascosto non aveva alcun interesse ad
approfondire la cosa. Lui doveva essere il capro espiatorio nel caso
qualcosa fosse andato storto; per questo Ross gli concesse l'onore di
chiudere personalmente il caso. Immagina in che posizione si sarebbe
trovato Coat: un corrotto che interrompe la protezione di un uomo che
dopo poco viene ucciso. -
- Ma alla fine a lui non è andata tanto male. -
- Perché il caso ha voluto che fossi io ad imbattermi nel cadavere di
Sam: se quella notte non avesse deciso di farsi un giretto per
SoHo probabilmente nessuno si sarebbe accorto della sua identità, e, se
così fosse stato, le indagini si sarebbero mosse nella direzione in cui
Ross e il senatore avessero voluto. Invece sono stata io a lavorare su
questo caso, e mi sono mossa più velocemente di quanto credevano. Il
loro piano è andato a rotoli nel momento in cui ho trovato Spotty, che
evidentemente sapeva molto più di quanto doveva sapere. Così Ross lo ha
ammazzato, ed è stato proprio questo omicidio a farmi pensare che
l'affare coinvolgesse più di un assassino. -
- In che senso? -
- L'omicidio di Sam è stato un lavoro pulito: un colpo di pistola e
via. Quello di Spotty invece è stato un omicidio molto diverso: lo ha
preso alle spalle e gli ha reciso la giugulare; proprio come sarebbe
successo a me se non fossi arrivato tu. -
Charles sorrise: era la prima volta che Mallory ammetteva di avere la
vita salva solo grazie al suo intervento.
- E la telefonata? -
- Anche questo mi ha fatto pensare a due mani diverse: l'uomo che aveva
ucciso Sam non l'avrebbe mai fatto. Ross si è fatto prendere
dall'euforia e così facendo mi ha dato un motivo in più per voler
risolvere il caso. Così per rimediare ha finto di essere dalla nostra
parte, ci ha dato un contentino di quello che sapeva per guadagnarsi la
nostra fiducia e mi ha chiesto di uscire per sedurmi e farmi fuori alla
prima occasione. -
Come al solito la logica di Mallory era inoppugnabile, ma quello che
Charles non si spiegava andava al di là della semplice logica.
Come se gli avesse letto nel pensiero Mallory disse: - Ti stai
chiedendo come il senatore possa aver oraganizzato l'uccisione del suo
stesso figlio, e come possa averla messa in pratica in quel modo così
freddo e disaccato, vero? Ti chiedi come un uomo possa guardare suo
figlio negli occhi e poi sparargli. -
Charles la guardò in attesa di una risposta.
- La verità è che non lo so. Avevo sei anni, quasi sette, quando mia
madre è stata uccisa. Ho vissuto in strada, e ho visto persone miti
trasformarsi in bestie senza un briciolo di umanità per le cose più
futili. Sono una poliziotta, e il mio lavoro è pieno di questi orrori.
Tutto quello che ho imparato è che gli uomini possono diventare dei
mostri, e Jacob Porter era solo un uomo come tanti altri. -
Kathy Mallory si alzò e se ne andò in cucina a prepararsi un panino;
Charles invece soffriva in cuor suo per la lampante verità di quelle
parole sull'inspiegabile malvagità dell'uomo.
Fine
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