Lui, la macchina... e lei

di Prue786
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lui ***
Capitolo 2: *** La macchina ***
Capitolo 3: *** La contestazione amichevole ***
Capitolo 4: *** La festa ci mette lo zampino ***
Capitolo 5: *** Il pallone gonfiato e la ragazzina ***
Capitolo 6: *** Decisioni istintive ***
Capitolo 7: *** La lunga notte ***



Capitolo 1
*** Lui ***


Nuova pagina 1

Ciao, rieccomi con una nuova fanfic… lo so, devo ancora finire le vecchie, ma deve tornarmi l’ispirazione^^ Comunque, per quanto riguarda questa storia, è venuta fuori perché mi è stato chiesto di scrivere una fanfic su Genzo nella quale vi fosse un nuovo personaggio di cui era stata già decisa  la famiglia di appartenenza… il nome mi è stato suggerito successivamente.

Anche se un po’ titubante, mi sono messa all’opera… diciamo che l’ho presa come una sfida.

Spero venga fuori qualcosa di carino e spero di riuscire a mantenere i personaggi IC… se dovessi andare fuori pista fatemelo sapere!   

Grazie in anticipo per l’attenzione

Baci Prue

 

P.S. per kari87: visto?! Alla fine ci sono riuscita! Ci ho messo un bel po’ di tempo però ce l’ho fatta! Spero ti piaccia! Baci!

 

I personaggi di Captain Tsubasa appartengono a Yoichi Takahashi e non sono usati a fini di lucro.

 

 

 

Lui, la macchina… e lei

 

CAPITOLO 1- Lui

 

Le grida dei giocatori, le urla dell’allenatore e i rimbalzi del pallone bianco e nero.

Il cielo stranamente terso, il tiepido calore del sole e un campo verde.

Ventidue giovani sono impegnati in una partita di allenamento; una metà porta una canotta verde sulla divisa e l’altra metà bianca, come quella che ha il ragazzo fra i pali che segue attentamente il gioco. Due giocatori con la canotta verde si avvicinano, insidiosi; sono entrambi  biondi e di colpo quello in possesso di palla passa in favore del compagno che si avvicina alla rete con fare deciso e calcia.

Il portiere socchiude di poco gli occhi e si lancia a sinistra, afferrando il pallone con sicurezza e cadendo a terra, di lato.

“Accidenti!” Il biondo scuote la testa sospirando, per poi sorridere leggermente: “Bella parata, Genzo!”

Il giovane, ancora a terra, si tira su a sedere e toglie il berretto che fino a quel momento gli nascondeva i capelli corvini: “Grazie Karl, ma devo ammettere che non era poi così difficile come tiro… anzi, direi che era piuttosto scarso!” Gli occhi del giovane sorridono a dispetto dell’espressione seria del volto.

“Modera i termini e preparati ad essere umiliato!” Schneider prende il pallone da terra per tornare indietro.

“Non ti sarai offeso?” Gli urla il bruno ridendo, ma Karl si limita ad esclamare: “Non mi chiamo Wakabayashi!” Facendo inarcare le sopracciglia a Genzo che però non dice più nulla.

Il tedesco posiziona la sfera a centrocampo.

“Kaaaarl!”

Schneider gira di scatto la testa e apre leggermente la bocca nel vedere una giovane arrivare di gran carriera. Il giocatore non riesce a muovere un passo che la ragazza  gli salta addosso gettandogli le braccia al collo: “Ehi…”

“Ciao Karl!” Urla l’altra con allegria prima di lasciare andare il ragazzo che prende a massaggiarsi una spalla guardando la nuova arrivata con aria rassegnata, mentre sente i compagni che ridacchiano.

“Ciao!” dice con un sospiro, sorridendo.

“Che fai di bello?”

“Ci stiamo allenando e forse dovresti uscire dal campo!” Esclama Karl con aria paziente scompigliando i capelli scuri della ragazza che si limita ad alzare le spalle: “Papà ha detto che non ci sarebbero stati problemi se…”

“Hikari!”

I due si voltano verso un uomo di mezz’età che entra in campo a passi spedii e decisamente accigliato.

“Dicevi?” Schneider scuote la testa mentre la ragazza accenna un sorriso incerto alzando una  mano: “Ciao papà…”

“Che ti avevo detto? Non entrare in campo, ma aspetta la pausa, no? E allora che ci fai qui?”

“Sono venuta a salutare Karl!” Risponde l’altra come se la cosa fosse ovvia.

L’uomo chiude gli occhi e inspira profondamente.

“Mikami, non si preoccupi, i ragazzi avrebbero comunque dovuto fermarsi fra poco… anticipano la pausa!”

“Grazie, mister!” Esclama Karl mentre Mikami sembra di tutt’altra opinione, ma si limita solo a scuotere la testa e a guardar male la figlia che, invece, rivolgendosi al ragazzo, domanda: “Chi sta vincendo?”

“Hm? Siamo pari, non ha segnato nessuno! Come mai qui a quest’ora?” Chiede Schneider rivolto a Mikami che sospira: “Hikari ha saputo che Genzo era tornato in Germania e mi ha costretto a portarla qui.” Fa un segno con la testa per indicare il campo.

“Ma… non potevi aspettare fino a domani? O no venite?”

“Se parli della festa organizzata dalla squadra, è ovvio che veniamo, vero papà?” Chiede la ragazza sorridendo verso l’uomo che annuisce e allarga le braccia: “Conosci tua cugina, no? È noiosa in modo inverosimile… se non l’avessi accompagnata qui me la sarei dovuta subire per tutto il giorno!” Lancia un’occhiataccia alla diretta interessata e poi guarda Karl con aria eloquente.

“Ho capito! Quindi domani ci sarete!”

Hikari annuisce e afferra il padre per un braccio senza dire nulla.

L’uomo la guarda e sospira: “Ci vediamo dopo!”

Il giovane fa un cenno col capo e i due si allontanano puntando verso Genzo che fissa i nuovi arrivati per un po’ prima di esclamare, un po’ sorpreso: “Signor Mikami, come mai qui? È successo qualcosa?”

L’altro scuote la testa, ma non fa in tempo a parlare che la giovane al suo fianco aumenta il passo e si avvicina a Wakabayashi tendendogli la mano con aria radiosa: “Piacere, sono Hikari Mikami! È un vero onore conoscerti! Non so da quanto aspetto questo momento!” La giovane fissa Genzo sorridendo e gli stringe calorosamente la mano mentre il ragazzo la guarda un po’ incerto.

“Gra-grazie! Anche per me è un piacere conoscerti…”

“Oh! E pensare che mio padre è stato il tuo allenatore personale per tanti anni! Quando me l’ha detto non riuscivo a crederci! Da piccoli ci saremo anche visti qualche volta! Caspita, non riesco ancora a crederci, Genzo Wakabayashi è qui, di fronte a me e mi guarda come se fossi una matta scappata da chissà dove!” Hikari lascia la mano del ragazzo e smette di parlare respirando leggermente affannata, senza però smettere di sorridere.

“Ehm… io… no, cioè, mi fa piacere, ecco… sono lusingato!” Genzo accenna un sorriso e lancia un’occhiata a Mikami che scuote la testa: “Ora dobbiamo andare! I ragazzi devono riprendere gli allenamenti!”

“Va bene! Allora ci vediamo domani, vero?”

Il ragazzo fissa per qualche secondo la ragazza prima di rispondere: “Hm… a… alla, festa, vero? Sì-sì certo!” Annuendo con la testa.

Hikari fa qualche passo indietro e agita una mano in segno di saluto: “Ciao Genzo!”

“Arrivederci!”

Mikami fa un segno di saluto con la testa e i due si allontanano seguiti dallo sguardo perplesso del giovane: “Devo essermi perso qualcosa…”

Alza la testa e prende a fissare i compagni notando Schneider che guarda nella sua direzione.

Genzo si acciglia e incrocia le braccia al petto: “Potrei giurare che quel farabutto se la stia ridendo alle mie spalle!” Si volta e prende a camminare verso la porta. Si ferma e sospira: “Hikari Mikami… sono passati anni dall’ultima volta che l’ho vista!” Pensa tra sé guardando gli spalti: “Più di dieci, credo…” Inarca un sopracciglio: “Sì, credo di sì… prima che arrivasse Tsubasa, quindi… avrò avuto sui dieci anni. Se non si fosse presentata non ci sarei arrivato. Non che abbia mai chiesto a Mikami della sua famiglia… sapevo solo che esisteva, il resto erano dettagli!” Stringe le labbra e comincia a fissare la traversa. L’immagine della sua casa gli si fa largo nella mente. Si rivede, anni addietro, mentre si allenava nel suo immenso giardino. Mikami calciava la palla e urlava istruzioni e lui seguiva la palla, cercava di intuire la traiettoria e si lanciava per cercare di pararla. Ricordi nitidi… e poi… una bambina.

Genzo chiude gli occhi cercando di visualizzarla, ma la piccola è solo una macchia incerta, una figura dai contorni sbiaditi che corre avanti e indietro cercando di afferrare la coda del suo cane. Ma lui non presta grande attenzione alla scena, è concentrato sull’allenamento; avverte l’abbaiare dell’animale, le risate della bambina… “Una tortura!” Mormora il ragazzo accennando un sorriso e aprendo gli occhi. Con pochi passi rientra nella porta. I compagni stanno ritornando in campo per riprendere a giocare.

Il portiere guarda fuori dal rattengono verde e vede Mikami e la figlia che si allontanano lentamente: la ragazza ha la testa girata e agita convulsamente un braccio in direzione di Schneider. “Credo di averla vista solo un paio di volte e questa è la prima volta che le parlo… dopotutto non avevo tempo da perdere dietro una bimbetta che non conoscevo.” Alza le spalle: “Poco importa… ho una fan in più!” Un sorriso soddisfatto si fa largo sul volto del ragazzo che si prepara per la ripresa della partita.

 

“Genzo!”

Il brunetto, seduto sulla panchina con una bottiglietta d’acqua in mano, alza lo sguardo e vede Karl che gli si avvicina.

L’allenamento è appena finito e i giocatori si apprestano a guadagnare lo spogliatoio.

“Allora, per la festa di domani? Passo a prenderti io?”

Il giovane giapponese fa un gesto con la mano: “No, Karl, ti ringrazio, ma la settimana scorsa ho comprato un vero bolide e non vedo l’ora di farci un giro… vedrai, è fantastico!”

Schneider inarca un sopracciglio e fissa il ragazzo: “Finalmente ti sei deciso a comprare una macchina! Mi complimento con te! Allora ci vediamo direttamente lì… e cerca di essere puntuale!”

Genzo alza i pollici: “Ci puoi scommettere!”

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Capitolo 2
*** La macchina ***


Capitolo 2- La macchina

 

Genzo apre la porta del suo appartamento ed entra, gettando le chiavi su una sedia.

In mano ha una busta scura sulla quale vi è scritto “Lavanderia”  e un paio di cartoline che legge mentre si incammina verso la sua stanza: una arriva dal Brasile e l’altra dal Giappone. Si lascia sfuggire un sorriso e scuote la testa mormorando: “Sempre i soliti!”

Apre il cassetto della scrivania e posa le cartoline all’interno per poi guardarsi intorno con aria pensierosa.

Mette la mano libera sul fianco: “Penso sia ora di prepararsi…” Guarda la busta che ha in mano e la apre estraendone un involucro di plastica trasparente: all’interno vi è lo smoking che intende indossare e che viene gettato senza tanti complimenti sul letto, mentre Genzo si dirige verso bagno.

Apre l’acqua della doccia e chiude la porta.

 

L’orologio a muro segna quasi le venti quando Wakabayashi esce dall’appartamento chiudendo il portone a chiave, e scende le due rampe di scale che lo separano dal garage.

Un altro paio di metri e si trova davanti al suo nuovo acquisto: una BMW coupè, grigio metallizzato.

Gli occhi del ragazzo seguono il profilo dell’auto , le sue linee allungate, dalla parte anteriore al posteriore.

Si avvicina, apre la portiera, e sale nell’abitacolo.

Con un sospiro soddisfatto accarezza il volante  e sorride teneramente, sussurrando: “È una favola!” Mentre lo sguardo vaga dal cruscotto, allo specchietto retrovisore, fino al sedile.

Il giovane inspira profondamente, assaporando l’odore di nuovo emanato dall’auto e, dopo aver allacciato la cintura di sicurezza, gira la chiave, mettendo in moto il mezzo.

Accende la radio ed alza il volume guidando a velocità di crociera finche uno speaker radiofonico non ricorda ai radioascoltatori che sono le 20 e 43.

Genzo inclina la tesa da un lato: “Hm… forse è un po’ tardi!” Preme il piede sull’acceleratore e la macchina sfreccia via senza alcun problema, sorpassando i veicoli più lenti e strappando un sorriso soddisfatto al suo proprietario.

Il cielo ha assunto tinte scure e i lampioni lungo la strada sono quasi tutti accesi.

L’auto di Genzo si avvicina ad un incrocio e il ragazzo lancia un’occhiata rapida alla strada principale dalla quale si vedono i fari accesi di un unico mezzo, che si muovono in avanti lentamente: “Troppo lentamente!” Pensa il giovane premendo ancora un po’ sull’acceleratore e preparandosi a lasciare l’incrocio alle sue spalle.

È di poco oltre la linea dello stop quando il fischio di una brusca frenata gli fa girare di scatto la testa alla sua destra.

Riesce solo a sussurrare: “Oddio!” Prima che la fiancata dell’auto venga centrata dal mezzo.

Un forte tonfo seguito dal rumore di vetri infranti e Genzo cozza violentemente contro il finestrino mentre avverte la cintura di sicurezza tendersi di scatto.

Wakabayashi rimane immobile per qualche secondo: gli occhi chiusi, le mani strette sul volante e il piede premuto convulsamente sul freno. Respira lentamente mentre pensa: “Sono vivo…” Le mani allentano la presa e il ragazzo apre gli occhi, ma è costretto a chiuderli di colpo a causa del dolore lancinante alla testa

Senza guardare sgancia la cintura e respira profondamente. Sta fissando lo sterzo con occhi vacui quando si ricorda di qualcosa. Si gira di scatto a destra rimpiangendo subito quel gesto affrettato. Impreca a denti stretti, stringendo la testa fra le mani e sbatte le palpebre per ricacciare indietro le lacrime di dolore e cerca di guardare l’auto che gli è venuta contro.

Stringe gli occhi, cercando di individuare il conducente, ma l’unica cosa che vede è il bianco dell’airbag che risalta nel buio dell’abitacolo.

Un brivido gli percorre la schiena e un peso gli opprime lo stomaco.

Senza pensarci due volte apre la portiera e si precipita fuori, calpestando vetri e pezzi di carrozzeria sparsi sull’asfalto.

Si ferma di colpo quando vede la persona nell’auto accasciata in avanti.

“Non sarà…?” Pensa con terrore. Muove lentamente qualche passo mentre l’idea di precipitarsi nuovamente in macchina e chiamare un’ambulanza gli martella la testa.

Deglutisce a vuoto e apre la portiera mettendo una mano sulla spalla della persona: “Ehi?” Domanda, con una nota di panico nella voce, scuotendola leggermente: “Ehi?”

Un lieve movimento lo fa sussultare e al tempo stesso sospirare di sollievo: “Ehi, va tutto bene?” Chiede con voce un po’ più ferma.

“Hm...? Sì, io…” Una giovane un po’ confusa fissa Genzo con un occhio ancora chiuso e le sopracciglia aggrottate.

“Stai bene?” Il giovane si accoccola e la fissa.

L’altra annuisce in modo impercettibile e con una mano cerca di tirarsi su, allontanando l’airbag dal visto.

Wakabayashi l’aiuta e, allungando una mano oltre la giovane, la libera dalla cintura e continua a guardarla con aria apprensiva mentre l’altra allontana con un gesto i capelli scuri che le coprono il viso.

Genzo trasale e sbatte le palpebre più di una volta inclinando il viso per guardare meglio la ragazza: “Ma… ma tu sei…”

La ragazza si volta e, dopo qualche istante di confusione, spalanca gli occhi: “Genzo Wakabaashi!” Esclama incredula.

“Hi… Hikari, giusto?”

Un gesto affermativo del capo risponde alla sua domanda.

Genzo si passa una mano sul viso sorridendo con aria tetra: “Se Mikami non mi ha ucciso fino ad ora, questa sarà l’occasione giusta!”

Hikari sorride ma le esce solo una smorfia: “Che bello, il primo incidente automobilistico che faccio e subito becco una star del calcio… però senza cappellino all’inizio non ti avevo riconosciuto… potresti… potresti aiutarmi ad uscire di qui?”

Genzo guarda la ragazza per un istante: “Oh… si, ma certo, scusa!” Le afferra un braccio e lentamente cerca di portarla fuori.

Hikari poggia piano i piedi a terra e quando capisce che le gambe, nonostante le tremino, riescono a reggerla in piedi, si rilassa e lancia un’occhiata all’abitacolo: “Accidenti che botto!” Esclama tentando di sorridere.

“Eh già, è stato proprio forte!” Le fa eco Genzo massaggiandosi una tempia: “Quando ti ho vista immobile mi sono spaventato a morte!” Sussurra mentre la ragazza si volta a guardarlo e sorride leggermente: “No, non avrei mai potuto fare questo al grande Wakabayashi!”

I due si guardano in faccia e cominciano a ridere sommessamente.

La luce di due fari li colpisce in pieno facendoli voltare.

Una macchina si avvicina e il conducente abbassa il finestrino: “Va tutto bene?”

I due giovani annuiscono e Genzo alza una mano: “Tutto a posto, stiamo bene, grazie!”

L’auto riparte con un rombo e si allontana in fretta.

Il ragazzo sospira guardandola sparire e torna a guardare Hikari: “Sei sicura di non esserti fatta male? Vuoi che chiami un’ambulanza?” 

“La giovane si guarda istintivamente l’intero corpo e sussurra: “No… niente di rotto… per fortuna ho frenato…”

“Già… sei spuntata all’improvviso! Se non avessi sentito la frenata non me en sarei accorto!” Ridacchia Genzo alzando le spalle.

“Eh già!” Gli fa eco Hikari con un sorriso tirato. La giovane lancia un’occhiata alle spalle del ragazzo e inarca un sopracciglio, incrociando le braccia con una piccola smorfia di dolore: “Però, ho come l’impressione che dovresti rivedere le regole stradali!”

“Come?”

Mikami allunga un braccio indicando la striscia bianca a terra e la scritta “STOP”.

Wakabayashi fa spallucce sospirando: “Andavi molto piano così ho pensato che sarei riuscito a passare.”

“Ah sì?” La ragazza sposta lo sguardo dall’auto del ragazzo alla sua: il muso è completamente distrutto: “Lo sai che potevamo farci male?” Chiede con una nota di rimprovero.

Genzo la guarda e sorride: “Non è colpa mia se qualcuno ha deciso di accelerare all’ultimo secondo!” E apre le braccia in un gesto eloquente. Si volta a guardare la strada e vede le due auto ferme.

La radio della sua BMW è ancora accesa: il sistema HIFI è davvero da urlo; ben tredici altoparlanti che diffondono nell’abitacolo un suono di qualità surround, un vero piacere per l’udito. Ha pagato una bella cifra per quell’auto, ma ne è valsa la pena: navigatore satellitare, bluetooth, cambio automatico a sei marce, climatizzatore automatizzato. È orgoglioso del suo nuovo acquisto: è davvero fantastica la sua BMW nuova…

Il sorriso del ragazzo gli muore sul viso mentre realizza il danno che ha subito il suo mezzo: la fiancata destra è completamente distrutta.

L’auto di Hikari ha centrato lo sportello. Distruggendo lo specchietto retrovisore, il faro e facendo saltare il paraurti.

Del fumo bianco è cominciato ad uscire dal mezzo e sotto i piedi si sentono scricchiolare i pezzi saltati via dalle due auto.

Genzo stringe i pugni e cerca di respirare lentamente con il vano tentativi di calmarsi e di non pensare alla scena che ha davanti agli occhi…

“La… la mia macchina!”

 

 

 

 

Ecco qui il secondo capitolo di “Lui, la macchina… e lei” Penso che ora sia un po’ più chiaro il perché del titolo^^.

Spero che vi sia piaciuto! A presto, spero^^

Baci baci

 

 

 

 

per hikarisan: ehm, si, in effetti erano un trio di fantastici single, ma perché non rallegrare la vita di uno dei tre con una bella famigliola?^^ Mi fa piacere che l’idea non ti abbia sconvolta troppo! Alla prossima! Baci!

 

 

per kari87: ma prego!^^ Spero non ti venga un colpo per come farò evolvere la situazione!^___^ Baci!

 

 

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Capitolo 3
*** La contestazione amichevole ***


Nuova pagina 1

CAPITOLO 3-  La contestazione amichevole

 

“La mia macchina…” Sussurra Genzo con un filo di voce non riuscendo a distogliere lo sguardo dall’asfalto pieno di vetri.

“Hm?” Hikari si volta a guardare le vetture e alza le spalle: “Lo vedi cosa succede a non rispettare gli stop?!”

Wakabayashi si gira di scatto a guardare la ragazza e sibila: “Che cosa?” 

Mikami lo fissa con aria innocente: “Ho solo detto la verità!” Mette la mani sui fianchi e si acciglia, divaricando di poco le gambe.

“Ma se andavi come una lumaca!” Sbotta Genzo alzando di poco la voce e cominciando a scaldarsi.

“Come? Ma se ho visto che ero in ritardo ed ho accelerato molto prima dell’incrocio! Sei tu che avresti dovuto fermarti!” Risponde piccata la ragazza facendo un passo in avanti.

“Non dire stupidaggini! Alla velocità a cui stavi andando, non saresti mai arrivata!”

“Tu, piuttosto, evita di parlare a vanvera! Avevi lo stop e basta!” La voce di Hikari si alza di un tono.

Genzo si irrigidisce: “Allora proprio non vuoi capire!” Sibila il ragazzo: “Non avrei mai fatto… beh, quello che ho fatto se tu non…”

“Sì, sì, ho capito, smettila!” La giovane sbuffa, esasperata: “Vorrei tanto sapere chi ti ha dato la patente!”

“Ah, questa è bella… piuttosto, questo vorrei saperlo io! Quanti anni hai, diciotto e un giorno?” Domanda Wakabayashi in tono sarcastico.

“Guarda, portiere dei miei stivali, che fra tre mesi ne compio venti!”

“Ah!” Il ragazzo batte il pugno sulla mano: “Allora siamo a cavallo!” Scuote la testa e comincia ad avvicinarsi alla sua vettura mentre qualcosa di caldo comincia a scendergli sulla guancia. Si passa il dorso della mano sul viso e lo vede macchiarsi leggermente di sangue. “Bingo!” Esclama con aria tetra.

“Pensi che il fatto di avere tre anni più di me ti rende più saggio?” Domanda all’improvviso la giovane Mikami con voce alterata.

Il portiere chiude gli occhi e apre e chiude le mani prima di sbottare: “Decisamente!” Fa un passo in avanti e si ferma, voltandosi di scatto: “E tu che ne sai di quanti anni ho?”

La ragazza sbuffa: “Sei un giocatore di calcio, i tuoi dati sono su quasi tutti i giornali sportivi… o non lo sapevi? Pensavi che avessi contattato l’FBI?”

GEnzo apre la bocca e arrossisce leggermente, imbarazzato: “Sì, certo che lo so, cosa credi…” Il giovane si scuote, accigliandosi: “Ma questo non c’entra nulla col fatto che mi hai praticamente distrutto la macchina… non aveva neppure una settimana!”

“E allora? Sai quanto me ne importa? Anche la mia è fuori uso!” Indica con un dito il mezzo e fissa il ragazzo: “Come la mettiamo?”

“Chiamiamo la polizia… se la vedranno lei e la tua assicurazione!” Genzo si volta per raggiungere l’auto.

“La mia assicurazione? Fino a prova contraria sei tu ad aver sbagliato!”

“Questo lo decideranno loro!” Il ragazzo sorride con finta allegria e Hikari stinge i pugni: “Presuntuoso!” Sibila prima di gettasi nella sua auto e afferrare il cellulare nella borsa.

“Vedo che hai cambiato idea!” Wakabayashi fa spallucce e rimane a fissarla, compiaciuto, mentre parla al telefono gesticolando vistosamente.

Quando la chiamata termina, la ragazza preme il pulsante rosso sul cellulare e lancia un’occhiata al portiere mentre un ghigno le compare in viso. Incrocia le braccia al petto, seduta sul sedile anteriore rimane in attesa.

Poco più di cinque minuti e si vede arrivare un’auto che si ferma a poca distanza.

Hikari esca fuori e aspetta che la persona si avvicini per alzare un braccio e agitarlo: “Papà! Sono qui! Hai fatto in fretta!”

“Papà?” Le fa eco Genzo: “Ma allora non hai chiamato la polizia?”

La giovane gli lancia una rapida occhiata: “Non è mai stata mia intenzione farlo!”

Wakabayashi stringe i denti.

“Hikari, ma si può sapere che hai combinato? Oddio, la macchina, ma… Genzo!” L’uomo spalanca gli occhi e si porta una mano alla testa.

“Buonasera!” Esclama di malavoglia l’altro.

“Ma… cos’è successo? Come…” Mikami guarda alternativamente le auto e poi i due ragazzi: “Voi come state? Vi siete fatti ma…” Si blocca notando il sangue che dalla fronte di Genzo è quasi arrivato al mento: “Genzo!” Esclama avvicinandosi al giovane e afferrandogli la testa.

“No… no, mister, va tutto bene!” Il ragazzo sorride, ma l’uomo non lo lascia andare.

“Sicuro? Non ti muovere, chiamo un’ambulanza!” Mikami lo lascia e prende il cellulare in tasca.

“Papà!?” Sbotta Hikari con aria offesa, mettendo le mani sui fianchi. L’altro le lancia uno sguardo e alza un dito mentre comincia a parlare al telefono allontanandosi di qualche passo.

La ragazza fissa il padre per spostare poi lo sguardo su Wakabayashi quando lo sente sghignazzare. “Stai… zitto!” Sibila mentre l’altro fa spallucce scuotendo la testa.

“Bene, fra poco l’ambulanza sarà qui!” Esclama Mikami afferrando Genzo per un braccio: “Vai a sederti, va bene?”

Il giovane annuisce con un lieve sorrido mentre Hikari borbotta: “ Ma di chi è il padre quello lì?” cominciando a camminare in tondo sospirando e borbottando mentre in lontananza già si avverte il suono di una sirena: “Hanno fatto in fretta!” Pensa la ragazza respirando a fondo e raggiungendo la sua auto per sedersi  all’interno.

I medici scendono dal mezzo e visitano Genzo non riscontrando nulla eccetto il taglio alla tempia che viene subito medicato. Il ragazzo sfiora il grande cerotto e chiude gli occhi cercando di dimenticare il gran mal di testa che gli è venuto. Dolore che però aumenta di colpo quando si volta a guardare la sua auto. Con una smorfia si volta verso Mikami: “Signor Mikami… ehm, forse sarebbe il caso di chiamare la polizia!”

“Hm?” L’uomo lo fissa con aria perplessa.

“Sì, dobbiamo risolvere la questione! Sua figlia mi è venuta addosso ed ha distrutto la mia macchina!” Esclama, accigliandosi, il portiere.

“Cosa?” Urla Hikari dall’interno della sua auto: “Ma guarda tu…” Scende dall’abitacolo avvicinandosi con fare minaccioso a Wakabayashi.

“Ti ho già detto che non è mia la colpa, sei tu che non hai rispettato lo…” 

“Ed io ti ripeto che se non avessi accelerato di colpo, io non…” Comincia Genzo alzando un dito con aria minacciosa verso la ragazza.

“Calma, calma!” Mikami si frappone fra i due alzando le mani: “Non c’è bisogno di litigare… basta una contestazione amichevole e tutto si risolve!” Esclama con tono pacato.

“Ma…” Genzo fa per replicare quando Hikari esclama, sovrastando le sue parole: “Ma certo! Perché non ci abbiamo pensato prima?!” Sorride con aria falsa e continua: “Certo, non che la colpa sia miaio so chi è che ha sbagliato, ma non ne posso più di stare qui fuori!” Incrocia le braccia al petto e rimane a fissare l’altro che socchiude la labbra: “A dire il v…”

“Bene, allora lasciamo perdere per ora. Sistemeremo le carte domani, ora siamo tutti stanchi, vero?”

Il portiere lancia un’occhiataccia ai due Mikami e borbotta qualcosa fra sé prima di esclamare, con una smorfia: “Già, non vedo l’ora che quest’incubo finisca!”

 

“Ehi, Genzo! Ma che fine hai fatto?” Schneider raggiunge il giovane che in quel momento sta percorrendo il vialetto privato.

Wakabayashi si limita a scuotere la testa gettando un’occhiata ai vestiti stropicciati.

Karl gli si avvicina notando il cerotto sul viso “Ehi, ma che ti è successo?” Chiede con aria preoccupata.

L’altro alza un braccio con aria supplichevole: “Non farmelo ricordare!”

“Ma…”

“Karl!”

Il biondino alza la testa e vede sopraggiungere Hikari.

“Ma perché sono venuto qui ugualmente?” Sibila fra sé il portiere riprendendo a camminare con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni.

Schneider lo segue con lo sguardo, con aria sempre più perplessa, per poi ritornare a guardare la cugina che l’ha quasi raggiunto: “Hikari, ma che…”

“Oh, niente, ho solo distrutto la ragione di vita del tuo amico!”

 

 

 

 

Note:… ok, non so cosa dire a mia discolpa! (esami, università, tesi e laurea a parte XD).

Sono dieci mesi che non aggiorno… me tapina! Spero solo di riuscire a mantenere la promessa fatta a me stessa e pubblicare più in fretta i prossimi capitoli! Ce la metterò tutta! Mi scuso ancora!

Prue

 

 

 

 

per hikarisan: ciao!!! Accidenti sono secoli che non ci si sente, vero?^^;;; Gomen, tutta colpa mia! Eheh… già, non si direbbe, ma anche il grande portiere a volte sorvola sul codice stradale XD! E stavolta ha dovuto gettare la spugna contro i due Mikami… staremo a vedere!^^ Baci!

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Capitolo 4
*** La festa ci mette lo zampino ***


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 CAPITOLO 4- La festa ci mette lo zampino

 

Villa Schwarz è illuminata a giorno. Il viale privato è stato riempito, per tutta la sua lunghezza, da fiaccole che accompagnano gli ospiti fino alla scalinata che precede l’ingresso e un allegro chiacchiericcio si spande tutt’intorno; questo però non impedisce al giovane alto e bruno di continuare imperterrito ad avanzare a passo spedito e con aria imbronciata mentre si accinge a raggiungere l’entrata.

“Genzo! Ehi, Genzo, aspetta! È vero quello che ha detto Hikari? Avete sul serio avuto un incidente?”  Chiede Karl, tenendo il passo del compagno di squadra e scrutandolo in volto con aria leggermente scettica.

“Certo!” Si limita a grugnire l’altro non accennando a rallentare l’andatura. “Ma non voglio parlarne o ti ritroverai con una cugina in meno!” aggiunge con fare decisamente irritato.

Schneider si blocca lasciando che l’altro continui la sua marcia solitaria e inarca un sopracciglio.

“Ma che sta dicendo?” riesce a chiedersi prima di essere raggiunto dalla giovane Mikami.

“Non ascoltarlo, Karl!” Suggerisce pacatamente Hikari, scuotendo la testa con aria rassegnata. “È alterato perché, per un suo errore, la sua splendida auto è fuori uso mentre la mia è riuscita a portarmi fin qui! Gli passerà!” Conclude con un sorriso compiaciuto dando una sonora pacca sulle spalle del biondino che riesce solo a lanciarle un’occhiata dubbiosa prima che l’altra esclami“Andiamo a goderci la festa!”

 

“Hikari, noi andiamo a casa!”

La voce di Tatsuo Mikami interrompe la conversazione della ragazza che si volta verso i genitori, già in procinto di andar via.

È da poco passata la mezzanotte, ma il salone è ancora pieno di gente che chiacchiera allegramente, ignorando beatamene l’orario.

Hikari annuisce alle parole del padre “Ok, pà! Io mi trattengo ancora un po’ e poi andrò a casa. Ci sentiamo domani!” agita una mano in segno di saluto, aggiungendo, con un sorriso divertito “Fate attenzione sulla strada!”

“Questo dovrei dirlo io a te!” Esclama la signora Mikami scuotendo la testa prima di allontanarsi.

La giovane solleva le sopracciglia mentre in viso le compare un’espressione sorpresa “Io sono molto prudente, no?” Chiede rivolgendosi alle due ragazze in piedi accanto a lei che socchiudono le labbra senza però riuscire a dir nulla perché l’altra aggiunge, con un gesto disinvolto della mano “Non ci posso fare nulla se gli altri non rispettano il codice stradale!”  

 

“Gen, noi andiamo, si è fatto tardi!”

Il SGGK guarda sorpreso i tre compagni seduti al suo stesso tavolo

“Dai, ragazzi” Protesta il giovane con aria contrariata “Domani abbiamo allenamento nel pomeriggio!” incalza nel tentativo di convincere gli amici che si sono già alzati e sono in procinto di allontanarsi.

“Questo è vero, ma io sono distrutto!” esclama Meier

“Idem!” gli fa eco Schester stiracchiando le braccia

“Siete proprio dei guastafeste!” Borbotta Genzo incrociando le braccia.

Gli altri si limitano a scambiarsi un’occhiata mentre il giovane sussurra con aria assorta “Forse Karl è ancora qui...”

Wakabayashi scrolla le spalle alzando anche lui “Non importa, ci vediamo domani!” Alza una mano in segno di saluto mentre pensa tra sé “Ora devo solo trovare Mikami in questo delirio!”

 

“Ma quello non è Genzo Wakabayashi?” domanda la ragazza bionda affianco alla giovane Mikami, socchiudendo gli occhi per una migliore messa a fuoco “Sì, è lui…” sussurra leggermente prima di domandare, poggiando una mano sul braccio dell’amica.

Vai ad aiutarlo, no?” Esclama ridacchiando leggermente notando il calciatore che gironzola per la stanza guardandosi intorno “Ehi, Hikari, perché non vai a parlargli? Sembra  stia cercando qualcuno!” Esclama ammiccando ad Hikari e all’altra ragazza che è con loro e che a quella frase porta una mano alle labbra per nascondere un sorriso sornione “Infatti, perché non vai ad aiutarlo?”

La giovane Mikami incrocia le braccia al petto “Aiutare quel pallone gonfiato? Ma fatemi il piacere!”

“Ma non eri tu quella che gli moriva dietro?” La rimbecca l’altra.

“Beh, le cose cambiano!” Esclama la giovane con un’alzata di spalle “Ed ora, per favore…” volta lo sguardo altrove “Allora, stavamo dicendo? Alla fine cos’hai deciso di comprare?”

“Ehi, Hikari, ma non eri tu…?” Domanda sorpresa la moretta inarcando un sopracciglio, fissandola con aria indagatrice.

“Uff…” sbuffa nuovamente Hikari “Se non la piantano me ne vado… non è serata!” Pensa tra sé battendo ritmicamente un piede a terra “Tutto può cambiare…”

Non è stato un cambiamento troppo repentino?” Incalza la ragazza bionda con aria scettica.
“Beh…”

“Sta venendo qui!” quasi urla l’altra, mentre le si illumina il viso Sì, credo proprio che…”

Hikari si gira di scatto solo per vedere il giovane puntare verso di loro con un’espressione per niente soddisfatta in volto.

“Vai via, vai via..” Ripete fra sé stringendo le dita della mano, ma è perfettamente inutile.

“Sto cercando tuo padre, sai dov’è?” Sbotta il SGGK senza preamboli.

La giovane si irrigidisce leggermente “È andato a casa circa mezz’ora fa…” e tornando a guardare le sue amiche, continua “Non morirai se parlerai con lui quando sarà giorno!”

Genzo inspira profondamente “No, certo che no, peccato, però, che si sia dimenticato un piccolo particolare: grazie a sua figlia sono rimasto a piedi!”

Hikari fa una smorfia “E allora? Chiedi ai tuoi amici di portarti a casa!”

“Oh, per Bacco!” La voce del ragazzo di fa stridula “Chissà perché non ci ho pensato prima!” conclude con tono è palesemente sarcastico.

“Beh, il fatto che tu sia rimasto a piedi non mi riguarda!” Risponde la giovane Mikami con un lieve sorriso. “Dovevi pensarci prima di infrangere il codice stradale!” Lancia una rapida occhiata al portiere e deve mordersi un labbro per non ridere alla vista del giovane che stringe convulsamente i pugni per costringersi a restare in silenzio.

“Bene! È ora che impari un po’ di umiltà e poi forse…”

“Ehm… Hikari, scusa, ma… potresti accompagnarlo tu a casa, no?” suggerisce a mezza voce una delle due ragazze, con fare cauto, interrompendo i suoi pensieri, mentre l’altra sbotta di colpo: “Sarebbe un’ottima occasione! Tu e il portiere da soli… una bella dichiarazione sotto il cielo stel… ahi!” Esclama facendo un passo indietro e lanciando un’occhiataccia al piede di Mikami che ha assunto uno strano colorito “Non mettetevi in testa strane idee…” La giovane respira a fondo cacciando via l’imbarazzo improvviso e, dopo un piccolo colpo di tosse, si rivolge nuovamente a Genzo “Sicuro che i ragazzi della squadra siano già andati tutti via? Potresti non aver cercato abbastanza… il salone è grande, sai?!”  

L’altro mette le mani sui fianchi, sospirando “Pensi che sarei venuto a cercare te se non avessi controllato bene?”

“Hm… sì, ok!” Hikari agita una mano davanti agli occhi con fare indifferente, ma inarca un sopracciglio quando si sente picchiettare un dito sulla spalla “Che cosa vorranno ancora?” Si chiede con crescente nervosismo. “Se è un’altra delle loro sparate giuro che le sbrano!”

“Dai Hika! Non fare tanto la preziosa! Fino a ieri avresti fatto carte false per…”

“Va bene, va bene, ho capito! Avete vinto! Contenti?!” Quasi strilla la giovane muovendo un passo verso le sue amiche con l’aria di volerle aggredire “Accompagnerò io il signor Wakabayashi a casa!” Borbotta agitando la borsetta nera che ha fra le mani e mordendo nervosamente il labbro inferiore prima di sibilare “Ci vediamo! Buonanotte!” rivolta alle sue amiche che si beccano l’ennesima occhiataccia prima che Hikari cominci a marciare con foga verso l’uscita.

Genzo la fissa attonito per qualche secondo, lanciando una rapida occhiata alle due ragazze lì vicino che si limitano a sorridere con fare innocente.

“Ha davvero intenzione di portarmi a casa?” Si chiede prima di decidersi a seguirla.

 

“Ancora non ho capito per quale motivo dovrei accompagnarlo proprio io, accidenti!” Hikari fa una smorfia e accelera il passo avanzando lungo il viale illuminato, seguita a poca distanza da Genzo, che guarda davanti a sé con espressione impassibile e rimane a poca distanza a fissare la giovane che con uno strattone toglie la borsetta dal braccio e comincia a rovistavi all’interno alla ricerca delle chiavi mentre sibila vaghe imprecazioni.

Hikari sale sul mezzo richiudendo violentemente lo sportello e fissa qualche secondo lo sterzo prima di lasciare la borsetta sui sedili posteriori “Cerchiamo di rendere il tragitto breve e indolore!” Pensa tra sé mentre il calciatore si accomoda sul sedile del passeggero.

La giovane Mikami gli lancia un’occhiata obliqua; nota i capelli color ebano che  scendono leggermente sugli occhi lasciando intravedere un cerotto bianco sulla tempia e, con aria affranta, si lascia sfuggire un sospiro “Se solo non ci fossimo scontrati… se fossi partita qualche minuto prima non sarebbe successo nulla, entrambi ci saremmo goduti la festa e poi, magari…” Gli occhi le si illuminano per qualche secondo prima che la giovane si riprenda “Oh, al diavolo, accidenti!” Scuote la testa ed accende la radio con un gesto brusco. “Andiamo!”

 

Genzo fissa con sguardo vacuo il paesaggio scuro che sfreccia fuori dall’auto, le sopracciglia che si incurvano sempre più mentre Hikari canticchia un motivetto orecchiabile di musica classica, con la voce che le diventa sempre più acuta con il passare dei secondi.

“Sarebbe anche piacevole se la smettesse con questo sottofondo osceno!” Si lamenta fra se il giovane portiere, lasciando andare un sospiro mentre appoggia la testa su una mano.

Stanno percorrendo una strada illuminata da radi lampioni, poco trafficata, e il lieve ronzio dell’auto somiglia quasi ad una blanda ninna nanna.

Mikami intuisce il disappunto del suo compagno di viaggio e gli scocca un’unica occhiata divertita, smettendo all’istante di seguire il motivo con la voce prima di cambiare stazione e accelerare in modo impercettibile.

“Perché hai cambiato? Mi piaceva!” Genzo protesta con poca convinzione continuando a fissare fuori dall’abitacolo mentre l’altra gli risponde con un’alzata di spalle e dopo qualche secondo attacca a canticchiare la canzone che si spande all’interno dell’auto.

Come risposta arriva uno sbuffo “Piantala! O rimarrò talmente traumatizzato da non poter più giocare!” La voce di Wakabayashi risulta leggermente irritata.

“Stai insinuando che faccio schifo come cantante?” Domanda l’altra senza scomporsi, continuando a fissare la strada e lanciando un’occhiata dubbiosa al quadro dei comandi.

“Non lo sto insinuando, è un dato di fat..”

“Accidenti!” strilla la ragazza stringendo il volante fra le mani, digrignando i denti.

L’esclamazione di Hikari blocca le parole del SGGK che si volta a guardarla con uno scatto.

“Che hai ora?” Il giovane la fissa in tralice per poi ritornare a poggiare la schiena al sedile. “Non mi sembra che abbia investito qualcuno, quindi non vedo il motivo di tutto questo fracasso! Maledizione, voglio uscire al più presto da qui dentro, questa tipa non ha tutte le rotelle al loro posto!” Asserisce fra sé, scuotendo la testa.

Mikami si acciglia notevolmente continuando a fissare la spia rossa che non accenna a spegnersi.

“Ho paura che dovremo fermarci… se non vogliamo rimanere a piedi!” Sibila con aria tetra.

“Che cosa?” Questa volta è il giapponese ad urlare “Che vuoi dire con dobbiamo fermarci? Non ho intenzione di fare deviazioni o roba del genere, capito?”

“Calmati… campione! Guarda tu stesso, stiamo rimanendo senza benzina! Me ne sono accorta solo ora, ma non so da quanto tempo è accesa quella spia! Anche se è davvero strano! Ho fatto il pieno solo l’altro giorno…” Finisce col bisbigliare la ragazza, sovrappensiero “A meno che, lo scontro di questa sera non abbia danneggiato in qualche modo il serbatoio…” Hikari sgrana gli occhi, improvvisamente spaventata “Ma no, che idee mi vengono in mente…” Scuote la testa, rilassando i muscoli “Se così fosse stato saremmo già saltati in aria da un bel pezzo… eheh!” Ridacchia in modo rigido e deglutisce, schiarendosi la voce “Comunque, io a piedi di notte non ci rimango, quindi ci fermeremo al primo distributore di benzina!” Fa spallucce e preme il piede sull’acceleratore.

“Splendido, perdiamo un altro po’ di tempo…“ Sospira Genzo chiudendo gli occhi “La prossima volta che questa tipa mi si para davanti la strangolo direttamente, così il discorso potrà definirsi chiuso!”

 

 

 

 

Note: perdono! Perdono! Perdono! È praticamente un anno che sono in ballo con questo capitolo, ma davvero non riuscivo a scriverlo! Mancanza di ispirazione poi mancanza di tempo e di calma necessaria per farlo andare avanti… spero che per il prossimo non succeda la stessa cosa. Alla prossima (spero a che sia a breve!)

Baci baci Prue

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Capitolo 5
*** Il pallone gonfiato e la ragazzina ***


Nuova pagina 1

CAPITOLO 5- Il pallone gonfiato e la ragazzina

 

 

L’auto si ferma bruscamente vicino la stazione di servizio e un tonfo sordo proveniente dai sedili posteriori fa sospirare Hikari che allunga una mano indietro, afferrando la borsa laccata.

“Questa serata sta durando troppo per i miei gusti!” Pensa massaggiandosi gli occhi con una mano prima di togliere le chiavi e porgerle a Genzo con fare stanco.

L’altro rimane a fissare l’oggetto con aria dubbiosa “Cosa dovrei farci?” Biascica irritato.

“Mi sembra ovvio, no, fai l’uomo, e riempi il serbatoio… per favore!” Aggiunge un po’ riluttante la giovane mentre estrae dalla borsa il portafogli.

“Ma…” Genzo la fissa con aria contraria, aggrottando le sopracciglia.

 “Cosa? Non sei capace?” Domanda subito Hikari, sgranando un po’ gli occhi.

 “Ma fammi il piacere…” Sibila il portiere slacciando la cintura di sicurezza e afferrando con uno scatto nervoso la banconota che gli porge la giovane, che esclama, con sorriso furbo “Non lamentarmi Wakabayashi, e per una volta sii gentiluomo, ok? È tardi e non mi va di puzzare di benzina per il resto del viaggio fino a casa!” Fa spallucce ed apre la portiera con uno scatto improvviso.

“Sì, sì, certo, come no…” Bofonchia l’altro mentre toglie il cellulare dalla tasca, poggiandolo sul cruscotto, e scende dal mezzo, imitato dalla ragazza.

L’aria fresca strappa ad Hikari un sospiro mentre i suoi occhi scrutano per qualche istante il buio dalla strada appena percorsa. “Non vedo l’ora di ritrovarmi nel mio letto!” Bisbiglia voltandosi a fissare il portiere che armeggia poco distante; curva le labbra in una smorfia non definita prima di scuotersi e raggiungere Genzo, strappandogli con poca grazia le chiavi che ha in mano.

 “Ehi! Cos’è, hai cambiato idea?”  Incrocia le braccia al petto e con un ghigno aggiunge “O non ti fidi?”

“Ma no, figurati…” risponde con un sorriso amabile la giovane “Devo allontanarmi un secondo, quindi…” Hikari fa scattare la chiusura dell’auto ed apre il portellino per la benzina “Prego, è tutta tua ora!” Con un ghisgno si avvicina al portiere, sorpassandolo.

L’altro scuote la testa, rassegnato “Allora dillo che non ti fidi… ragazzina!” Sbuffa e con calma si accinge a rifornire, mentre vede l’altra allontanarsi di qualche passo

 

“Accidenti!” Sbuffa Mikami frugando nella borsa “Ma dove accidenti è il cellulare?... Uffa!” Con un gesto stizzito alza lo sguardo e socchiude di poco gli occhi, prima di illuminarsi “Ma certo, deve essermi caduto quando ho frenato!” Scuote la testa e fa per tornare indietro; la sagoma del giovane portiere la fa restare immobile per qualche istante “Forse sarebbe il caso di scusarsi? Ma poi per cosa? Non è colpa mia se…” Hikari massaggia la tempia con aria stanca, avvicinandosi a Genzo “Ehm… Wak…”

“Che c’è?” La interrompe brusco lui, con aria corrucciata. A rispondergli è solo un’occhiataccia da parte della ragazza che impiega qualche secondo per ribattere un secco “Sempre gentile, eh?” Mikami si morde con forza un labbro, e fa qualche passo in direzione dell’auto, ma lo sbuffo irritato di Wakabayashi la fa fermare.

“Sono in mezzo al nulla, a quest’ora, a fare benzina… non è colpa mia se…” Il ragazzo blocca la frase come se stesse riflettendo su qualcosa, prima di continuare, sforzandosi di mantenere la calma “Non posso farci niente se… oh, lasciamo perdere!” Sbotta infine, sopraffatto dalla sua stessa irritazione. Continua a mugugnare tra sé maledicendo il giorno in cui ha incontrato quella tipa assurda fin quando qualcosa non lo fa voltare. Inarca marcatamente le sopracciglia nel notare lo sguardo per nulla simpatico che è fisso su di sé e a sua volta inizia a fissare l’altra, nel tentativo di farla smettere.

“Cos’hai da guardare?” Sbotta Hikari, portando le mani sui fianchi.

Il giovane si scuote e muove le spalle, con fare indifferente “Niente!”

“So a cosa stai pensando, ma ti sbagli di grosso se pensi che la colpa sia mia se siamo qui!” La giovane sbuffa e si volta, facendo per andare verso la portiera dell’autista.

“Ah! Ora hai anche la capacità di decidere quali siano i miei pensieri? Questa sì che è bella!” Esclama sarcastico il portiere, tirando fuori il boccale del rifornimento e rimettendolo al suo posto. 

“Non sei ancora arrivato a casa tua quindi evita di farmi innervosire!” Il mezzo ghigno che ha messo su Mikami sembra tutto fuorché allegro. La ragazza rimane ferma in attesa di un’eventuale replica, che tarda ad arrivare “Sembra che sia riuscita a zittirlo!” Borbotta con uno sbuffo più stanco che altro ma, dopo qualche istante di assoluto silenzio, un sibilo la fa ricredere.

“Come vuoi, non mi va di discutere con una ragazzina!” Genzo si annusa la mani ed arriccia leggermente il naso. 

“Chi sarebbe la ragazzina? Pallone gonfiato che non sei altro?” La voce piccata della giovane fa alzare di scatto lo sguardo a Wakabayashi che si trova all’improvviso le chiavi dell’auto a pochi centimetri dal viso. Reagendo d’istinto allontana la mano di Hikari con un colpo secco, facendo cadere l’oggetto che sta stringendo.

La ragazza socchiude le labbra, come se volesse insultare l’altro, ma invece di farlo si china a terra per recuperare ciò che ha perso.

“Dove accidenti…?” Mugugna tastando il terreno; la ricerca è resa difficoltosa dalla quasi totale oscurità e la giovane rimane accoccolata per qualche minuto prima di sbuffare “Dannazione, Wakabayashi! Non riesco a trovarle, potresti almeno aiutarmi!” Urla esasperata.

“Ci mancava solo questa, questa serata non vuol proprio finire!” Borbotta l’altro, del tutto rassegnato, prima di cominciare a sua volta a scrutare il nulla a terra. 

 

“Non ci voleva, non ci voleva, non ci voleva, le chiavi della MIA macchina!!!” Esclama per l’ennesima volta Hikari, con aria sconsolata.

“Se la piantassi di lamentarti e cominciassi a darti sul serio da fare…” La gela il ragazzo continuando a spostarsi in cerchio.

“Se qualcuno non mi avesse colpito la ma… basta! Hikari, calmati!” Si impone alzando gli occhi al cielo color pece.

“Forse hai detto la prima cosa giusta da qui ad un’ora!”

Mikami ignora la frecciatina del portiere e si alza di scatto “Basta! Non riusciamo a trovarle, è troppo buio!”

“Perfetto e allora come pensi di procedere? Ti ricordo che siamo in mezzo al nulla e con i cellulari chiusi in macchina, caro il mio genio!” Pronuncia laconicamente Genzo stofinando stancamente gli occhi. Con un sospiro si alza e massaggia la schiena prima di rimanere immobile a fissare la ragazza a poca distanza, in attesa di una risposta che spera possa illuminare quella situazione decisamente oscura.

“Allora…” Comincia Hikari portando una mano alla fronte e socchiudendo gli occhi “Se restiamo qui rischiamo solo di far mattino e sinceramente non mi ispira molto l’idea di passare la notte a terra, cercando qualcosa che non siamo ancora riusciti a trovare, quindi proporrei di…”

“Perché non spacchiamo semplicemente il vetro della macchina e chiamiamo qualcuno?” Domanda di scatto Wakabayashi, il volto illuminato dall’improvvisa idea e la mano che già gli prude all’idea di poter fracassare qualcosa. La sua espressione, però, cambia rapidamente quando vede il viso dell’altra passare dal bianco al rosso fino a raggiungere sfumature violacee “Non se ne parla neppure: la mia macchina non si tocca! Non metterti strane idee in testa!” urla Hikari prima di scuotersi e abbassare di colpo il tono “Ora… ora vediamo di trovare soluzioni meno traumatiche…” finisce quasi per sussurrare nel sentire il sospiro esasperato dell’altro “Sentiamo questa splendida idea o non ne usciamo più!”  

 

Il continuo abbaiare dei cani sembra essere l’unica costante in quel paesaggio quasi sconosciuto… l’abbaiare dei cani e il buio pesto.

Hikari e Genzo camminano lungo il bordo di una strada comunale priva di illuminazione ma questo non sembra minimamente turbare la ragazza che, procede spedita e con un’aria soddisfatta in volto.

“Noto con un certo disappunto che l’idea di passare la notte in un hotel fantasma ti mette di buonumore!” Il portiere incrocia le braccia al petto, esasperato.

“Uomo di poca fede! Ti ho detto che conosco il posto, ci sono passa davanti un milione di volte, quindi smettila di lamentarti e fidati una buona volta!” La giovane aumenta l’andatura seguita da uno sbuffante Wakabayashi e la cosa le strappa un ghigno divertito.

“Ho commesso questo errore più di una volta nelle ultime ore e vedi dove sono finito?”

Hikari fa il verso al ragazzo a pochi passi da lei e con una mano soffoca un sbadiglio prepotente. 

Un rombo violento fa voltare contemporaneamente i giovani che fanno in tempo a vedere due scooter zigzagare vistosamente sulla carreggiata.

“Certa gente non sa proprio come divertirsi!” Sibila Mikami con una smorfia contrariata finendo per accigliarsi quando i mezzi rallentano bruscamente alla loro vista e finiscono per accostare e fermarsi poco più avanti.

“Avranno capito che rischiavano di travolgerci!” Esclama distrattamente Hikari sotto lo sguardo dubbioso di Genzo che si limita a far spallucce, voltando lo sguardo verso la stradina immersa nel buio.  

“Ehi, stai attento, così mi rovini la carrozzeria!” L’urlo attira l’attenzione dei due ragazzi che rimangono a fissare i motociclisti.

“Oh, scu… scusa, non l’ho fatto a… a…” Una risata isterica interrompere la frase e i due scendono dai veicoli, togliendo i caschi.

“Solo due ubriachi ci mancavano!” Genzo inspira profondamente lanciano un’occhiata ad Hikari che dopo un attimo di esitazione riprende a camminare attirando quasi subito l’attenzione dei due uomini. Quello che sta ancora ridacchiando muove qualche passo malfermo e socchiude gli occhi, cercando di mettere a fuoco. Con aria stralunata si avvicina a Wakabayashi che storce il naso e fa per sorpassarlo quando l’altro lo blocca appoggiandogli una mano sulla spalla “Io ti conosco!” Sentenzia spalancando di colpo di occhi e fissandoli in quelli del giocatore che, con un sospiro esausto sibila “Ma non mi dire…”

 

 

 

 

Note: ok, ormai ci rinuncio ai buoni propositi… più ne faccio e più la situazione “aggiornamento” peggiora, quindi stavolta adotterò la tattica inversa, magari funziona XD : si aprono le scommesse, chi si avvicina di più alla data in cui ci sarà il prossimo capitolo vincerà… un bell’applauso virtuale! XD

Scherzi a parte, mi spiace per il ritardo colossale, ma sembra che ultimamente qualcosa nel mio cervello mi navighi contro! ^^;

Alla prossima

Prue 

 

 

per benji79: sì, direi che Hikari fa un po’ l’antipatica… ma devo ammettere che la maggior parte dei miei pg originali sono schizzati XD quindi non è colpa sua ma della creatrice ^^ … ehhhh chi lo sa che il povero portiere riuscirà a vedere finalmente la porta di casa XD Baci!

 

 

per kari87: che dici, dopo gli ultimi avvenimenti Gen riuscirà a trovare più simpatica Hikari??? XDD io ne dubito, ma non si sa mai XDDD … e speriamo che il portiere dimentichi la strada per la caverna XDD Baci!

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Capitolo 6
*** Decisioni istintive ***


Nuova pagina 1

CAPITOLO 6- Decisioni istintive

 

 

“Ti conosco.” Ripete l’uomo, gli occhi spalancati e lucidi. “Ehi, amico, dov’è che ti ho già visto?” Domanda avvicinandosi ulteriormente a Genzo che storce il naso all’odore alcolico che lo raggiunge.

“Dubito nei miei sogni…” sibila il giovane, sventolando una mano davanti al viso “Dubito nei miei sogni…”

L’altro rimane fermo a fissarlo prima di scoppiare a ridere sguaiatamente, tirando una pacca al moro.

“Sei simpatico, amico… ma dov’è che ci siamo conosciuti?”

Wakabayashi stringe le labbra, in una smorfia irritata.

“Erich, stupido idiota, cha diavolo stai facendo?”

L’altro uomo su avvicina agitando un braccio verso l’amico “Lasciali in pace, non vedi che… stanno facendo…” Strizza gli occhi, annuendo “Stanno facendo una passeggiata romantica.”

Hikari spalanca la bocca “Ehi…” sibila inarcando un sopracciglio “Noi non stiamo…”

L’occhiataccia di Genzo le gela le parole in bocca e la giovane si costringe al silenzio, spostando lo sguardo e rivolgendo al terreno una smorfia poco carina.

“Su, Erich, lasciamo i piccioncini da soli… così potranno…” L’uomo chiude le labbra facendole schioccare rumorosamente, nell’imitazione di un bacio.

“Sì, e magari dopo…”

Erich scoppia a ridere, coprendo il seguito della frase. Annuisce e muove un passo verso Hikari che ha nuovamente alzato lo sguardo, fissando i due con disappunto.

“Allora, si-signorina…” Biascica alzando una mano verso la giovane Mikami “Auguri per stan…” L’uomo si blocca quando Genzo si frappone fra lui ed Hikari.

“Ehi, Richard, questo qui è…” Inarca un sopracciglio, come nel tentativo di ricordare qualcosa “Ah, sì, è geloso… e po-possessivo.” Ridacchia.

“E anche incazzato.” Prosegue Richard notando l’espressione dura di Wakabayashi e trascinando Erich per un braccio, mentre ancora sghignazza.

I due uomini ritornano lentamente sugli scooter, scambiandosi battute oscene, prima di allontanarsi in una cacofonia rumorosa.

Pochi istanti e la strada ritorna silenziosa.

“La gente non sa come divertirsi, vero?” Mormora Hikari con aria perplessa, inclinando la testa di lato, in attesa di una risposta che non arriva.

Rimane a fissare la schiena di Genzo; il giovane ha ancora le spalle rigide e non accenna a muoversi.

“Ehi, Wak…”

“Andiamo!” Sbotta il giovane, afferrando Mikami per una mano e cominciando a camminare a passo spedito.

“Che gli sarà preso?” Si domanda Hikari, accantonando per un attimo il fatto che l’altro la stia quasi trascinando nonostante non conosca la loro destinazione.

“Quel tipo era ubriaco, certo, ma in fondo non sembrava avere cattive intenzioni…” La giovane si stringe nelle spalle, incespicando sul terreno.

“Cavoli…” mormora fulminando Genzo con lo sguardo “Non so se te ne sei accorto, ma le mie gambe sono quasi la metà delle tue… rallenta!” Si lamenta cercando di tenere il passo.

“Piantala e cammina!” Borbotta Wakabayashi, facendo sbuffare Hikari che, però, rimane in silenzio.

“Cretino!” Pensa tra sé stringendo i denti e cercando di pensare ad altro “Come se non fossi capace di difendermi da sola…” Rimugina mentre le ritorna davanti agli occhi l’immagine del ragazzo che le fa da scudo “Un gesto davvero coraggioso dal momento che nessuno aveva intenzione di farmi nulla…” La giovane fa una smorfia “E anche fosse stato il contrario… sono stata costretta da mio padre a frequentare tutti quegli anni di karate mentre avrei preferito praticare danza… sarò anche un po’ arrugginita, ma qualche cosa sarei riuscita a farla.” Hikari sorride con fare trionfante prima di guardare nuovamente in cagnesco la schiena del giovane.

“Non lo facevo così sbruffone… pensa di impressionarmi facendo il figo? … già, il figo…” Mikami si morde un labbro, avvertendo un lieve imbarazzo, conscia del calore della mano di Genzo e manda giù a fatica il groppo che le si è formato in gola.

“Maledetto stop mancato… scemo di un portiere, avresti dovuto fermarti!” Pensa con un certo nervosismo, abbassando gli occhi sui suoi piedi.

“Se non ci fossimo scontrati questa sarebbe potuta essere una romantica pa…” Hikari scuote la testa, aumentando di poco l’andatura “Idiota, a cosa diavolo pensi? Se non ci fossimo scontrati non saremmo neppure qui.” Mikami sospira piano ed alza lo sguardo

“Oh!” Esclama scuotendosi “Siamo quasi arrivati.”

 

I due giovani si avvicinano alla piccola struttura sulla quale spicca la scritta Motel.

“Che posto squallido.” Borbotta Genzo seguendo la ragazza oltre la vetrata d’ingresso.

Hikari si guarda intorno, prima di notare il bancone sulla destra; il giovane uomo che vi è dietro li sta squadrando con aria annoiata.

“Salve.” Dice allontanandosi dallo schermo del computer “Posso aiutarvi?”

“Salve.” Gli sorride Hikari, avvicinandosi “La nostra auto è rimasta… senza benzina.” Bisbiglia facendo spallucce “Sarebbe possibile fare una telefonata?” Domanda continuando a sorridere.

L’altro inarca un sopracciglio “Beh, credo di sì.” Risponde lentamente, lo sguardo che si sposta dalla ragazza a Genzo. “Il telefono è da quella parte.” Continua indicando con aria distratta l’apparecchio su un tavolino a qualche metro di distanza.

“Grazie mille.” Hikari lancia un’occhiata riconoscente all’uomo che però è intento a scrutare Wakabayashi, ancora vicino all’ingresso a braccia incrociate. Solo il gemito sconsolato, che arriva poco dopo, riesce a scuotere il portiere facendolo avvicinare alla ragazza.

“Che c’è ora?” Domanda seccato.

“Non risponde nessuno.” Piagnucola Hikari con ancora la cornetta vicino all’orecchio “Ho chiamato a casa dei miei e sui loro cellulari, ma niente…” Si lamenta riagganciando con stizza.

“E non c’è qualcun altro che puoi contattare?”

Hikari ridacchia con aria tetra “Hai idea di che ore sono?”  La ragazza abbandona le braccia lungo i fianchi “Tutti i numeri dei miei amici sono sulla rubrica del cellulare.” Mormora prima di raddrizzarsi e fissare il giovane “Tu puoi chiamare qualcuno?”

Wakabayashi stringe le labbra prima di borbottare “L’unico numero che ricordo a memoria è quello di tuo padre… a meno che tu non abbia voglia di parlare con i miei genitori in Giappone.”

“Ah… perfetto…”

Genzo sospira “Beh, se ancora non vuoi rompere il vetro della tua auto non ci rimare che prendere delle stanze e passare la notte qui.” Il giovane fissa Mikami, che ha assunto un’aria battagliera, e aggiunge “Già, immaginavo.” Prendendo il portafogli dalla tasca posteriore dei pantaloni e avvicinandosi alla reception.

“Mi scusi, vorremmo prenotare.”

L’uomo annuisce, assorto, prima di sussurrare “Ma… lei non è Wakabayashi?”

Genzo massaggia piano una tempia “Esatto.” Risponde solamente, con aria esausta, poggiando la carta d’identità sul bancone.

“Capisco…” mormora ancora l’uomo, fissando il documento con aria incredula “Uhm… oh, sì!” Dice, scuotendosi “Avrei bisogno anche di un documento della signora.” 

Hikari sobbalza e comincia a guardarsi intorno “Ecco… la mia borsa è in…”

“Ah, dannazione, sei davvero un impiastro!” Sibila Wakabayashi.

“Tappati la bocca, non è colpa mia se…” Mikami inspira profondamente “Lasciamo perdere!” 

“Sagge parole!” Genzo si volta verso il giovane uomo che gli rivolge un’occhiata confusa.

“Mi scusi, quella ti… cioè, la mia amica ha lasciato la borsa in macchina ed è piuttosto lontano da qui…” poggia un braccio sul bancone fissando l’altro che sbatte più volte le palpebre.

“La registrazione dei clienti è d’obbligo e…” 

“Potrebbe fare un’eccezione, per questa volta?”

L’uomo rimane a fissare il sorriso forzato di Wakabayashi, spalancando piano gli occhi “Ah… quindi...? Oh, mi scusi signore, non avevo…” Scuote la testa “Per questa volta chiuderò un occhio.” Sussurra voltandosi in fretta verso il computer e cominciando a trascrivere i dati di Genzo che lo fissa con aria accigliata.

“Allora, i signori prendono…?” 

“Due singole!”

L’uomo digita qualcosa e massaggia la nuca “Hm… sono spiacente, signore, è rimasta solo una tripla.”

Hikari fissa automaticamente Genzo “Ora urla.” Pensa la ragazza non riuscendo a trattenere un ghigno e rimanendo delusa quando l’altro si limita ad annuire rigidamente.

“Va bene, la prendiamo.”

La giovane Mikami avverte un brivido attraversarle il corpo “Scema, non c’è niente per cui essere esaltata, datti un po’ di contegno!” Morde il labbro inferiore non perdendo di vista il ragazzo mentre prende le chiavi della stanza e senza protestare acconsente alla richiesta di firmare un autografo all’uomo.

“Maledizione, domani avrò due occhiaie spaventose.” Pensa Hikari irrazionalmente prima di scuotersi e seguire Genzo che è già vicino all’ascensore aperto e che le sta lanciando un’occhiata furiosa facendole piombare un peso sullo stomaco.

 

 

 

 

Note: come si dice: “chi non muore si rivede”… e in questo caso “si rilegge” ^^;  Finalmente, dopo un lungo letargo, sono riuscita a scrivere il nuovo capitolo di questa sfortunata fanfic… speriamo bene.

Prue

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Capitolo 7
*** La lunga notte ***


Nuova pagina 1

CAPITOLO 7- La lunga notte

 

 

“Dove vuoi dormire?” Chiede Genzo, chiudendosi la porta alle spalle.

Hikari fissa per un attimo la stanza, composta da un letto matrimoniale e da uno singolo, sistemato contro il muro in fondo, e fa spallucce “Il singolo va benissimo, così se qualcuno cercherà di entrare a caccia di autografi ti troverà subito!”

Genzo scuote la testa “Come vuoi… buonanotte!” Borbotta lasciandosi cadere sul letto.

La giovane Mikami rimane a fissarlo, avvertendo una morsa allo stomaco, e un crescente disagio. Stringe i pugni e distoglie lo sguardo “Che ci fai qui immobile? Muoviti! Sei stanca, ti fanno male le gambe, accidenti!”

Hikari guarda il letto a pochi metri da lei e fa un passo, prima di girarsi all’improvviso e chiudersi in bagno.

“Uff…” sospira guardandosi allo specchio “Che faccia terribile che ho… se penso a tutto il tempo che ho perso per truccarmi… che perdita di tempo…” borbotta aprendo l’acqua: guarda ancora qualche istante il suo viso e sospira, mettendo mano al sapone.

Quanto esce ritrova Genzo con la testa nascosta fra i cuscini.

Spegne la luce e si sdraia anche lei; la tensione scivola via poco alla volta, la testa le diventa piacevolmente pesante.

Che spreco…

Il pensiero improvviso le fa spalancare gli occhi; la stanza è quasi buia e l’unico rumore che sente è il respiro regolare di Wakabayashi.

Hikari sorride appena, fissando il soffitto “Una fan incallita pagherebbe oro per trovarsi in una situazione come questa… e probabilmente, prima di stasera, l’avrei fatto anch’io…” Sospira piano e rimane a guardare le strisce chiare che la luce esterna proietta sopra di lei.

“Che stupidaggini… come se quello che è successo stasera possa cambiare qualcosa… beh, un pochino, forse…” fa spallucce “Ho scoperto che è un antipatico pallone gonfiato, e allora?” Nella testa della ragazza ritorna l’immagine del giocatore che si frappone fra lei e i tre sconosciuti e non riesce a trattenere un sorriso “Accidenti, se solo…” Scuote la testa “Basta ripensarci! Tanto non serve a nulla!” Hikari sbuffa nervosamente “E ora mi è anche passato il sonno, perfetto!”

Con uno scatto improvviso si gira di lato; nella penombra riesce a distinguere il ragazzo disteso a qualche metro da lei.

“Wakabayashi?” sussurra.

“Cavoli.” Si dice mentre le pulsazioni le aumentano di colpo “Che mi prende? Perché l’ho chiamato?” Si chiede allarmata “Spero non abbia sentito.” Hikari serra gli occhi e trattiene il respiro, le orecchie pronte a percepire anche il più piccolo suono. Ma i secondi passano e il silenzio diventa opprimente. 

“Dorme… peggio dei bambini!” Hikari riapre gli occhi e, solo per un attimo, si sente in colpa per quello che ha pensato “Io non riesco a dormire, ed è colpa sua se…” Inspira profondamente “Wakabayashi.” Dice con tono più alto, rimanendo in attesa.

Nessuna risposta.

Solleva la testa dal cuscino “Genzo.” Sibila più forte.

Il giovane si agita sul letto “Hm… che c’è?” Biascica piano “Hai paura del buio?”.

Hikari stringe le labbra, trattenendo il respiro “No… è solo che… ecco…” Si irrigidisce, cercando freneticamente qualcosa di sensato da dire “Vedi, il fatto è che…” Mikami stringe i pugni “Ecco, la verità è che, tutta questa faccenda, noi due bloccati qui, è tutto così surreale e…” Hikari apre e chiude la bocca, muovendo le gambe avanti e indietro, a disagio “A quest’ora dovremmo essere a casa nostra e invece…” Ridacchia, stropicciando il lenzuolo tra le mani “In realtà non era questo che volevo dire…” mormora “Già, io… oh, maledizione!” Sbotta dando un pugno al cuscino “Scusa… non so neppure io dove voglio andare a finire… e probabilmente nel frattempo ti sarai riaddormentato.” Sussurra piano, avvertendo un nodo alla gola.

“E come faccio a dormire con te che blateri?” Domanda Genzo con voce impastata.

La ragazza abbozza un sorriso “Scusa, è solo che…” Respira profondamente “Lo sai, sono una tua fan e quello che sta succedendo, anche se al momento sembra difficile, non cambia l’ammirazione che ho per te… o meglio…” Hikari ridacchia nervosamente “Non è ammirazione… sai, no, come sono queste cose.”

“No, non lo so.” Dice Wakabayashi, atono.

“Beh… perché, di solito, una ragazza farebbe pazzie per un calciatore?” Domanda Mikami avvertendo il volto andarle in fiamme.

“Perché le piace il calcio?”

“Ma che?” pensa Hikari sospirando “Forse vuol solo rendere la cosa più imbarazzante.” Stringe le labbra, indecisa su cosa rispondere “Non so come fa, ma ha la capacità di farmi innervosire anche quando non si impegna!” rimugina fra sé la giovane “Forse… questa volta è anche un po’ colpa del sonno.” Mikami viene sopraffatta da uno sbadiglio. “Meglio lasciar stare… questa serata assurda è durata fin troppo!”

Hikari sistema meglio il cuscino sotto la testa e con un sospiro soddisfatto chiude gli occhi, riaprendoli immediatamente.

“Hm… Wakabayashi?”

Dall’altro lato arriva un mugugno indistinto.

“Hm… senti, non è che… hm… io… ecco, posso chiamarti Genzo?”

“Fa’ come ti pare e dormi!”

Hikari spalanca gli occhi e sorride; con qualche difficoltà trattiene l’entusiasmo “Sì… ok, certo, sì, hai ragione… dormo, certo!” Respira profondamente più volte “Sì, scusa, ti lascio dormire.”

Il sospiro di Genzo fa solo allargare il sorriso della ragazza “Cerca di riposare… per quale che puoi.” Borbotta il giovane.

Hikari annuisce vivacemente “Certo… buonanotte!”

A risponderle è solo un grugnito, poi nella stanza ritorna il silenzio.

“Certo, ora dormo!” dice Mikami fra sé, girandosi da un lato all’altro per un tempo indefinito, finché il sonno non riesce ad avere la meglio.

 

 

“Genzo? Dai, aspettami!” Hikari aumenta il passo per raggiungere il ragazzo, che sta camminando davanti a lei “Lo fai di proposito o sei davvero così antipatico?” Domanda la ragazza raggiungendo l’altro.

Wakabayashi si limita ad alzare le spalle, lo sguardo fisso davanti a sé.

“Potresti almeno rispondere.” Borbotta Mikami “So di non esserti simpatica, però a volte esageri…” La giovane abbassa lo sguardo sui suoi piedi.

“Ascolta, Mikami… non è vero che mi sei antipatica, solo…” Genzo si ferma di colpo e sospira pesantemente, facendo voltare Hikari “Non ho mai detto che non mi piaci, anzi…” Wakabayashi distoglie lo sguardo dalla ragazza “In realtà ti trovo piacevole; non sei la solita mocciosa urlante e svenevole e… beh, sei anche una bella ragazza.”

Hikari apre la bocca, senza riuscire a farne uscire suono. Si sente completamente rigida e il cuore le batte all’impazzata.

Respira a fondo e deglutisce prima di riuscire a dire “Stai parlando sul serio?” la voce le esce fuori strozzata.

L’altro annuisce, avvicinandosi di un passo “Ascolta, Mikami!” Esclama poggiandole una mano sulla spalla “È da ieri sera che volevo dirti una cosa.”

Hikari sussulta e spalanca gli occhi, non riuscendo a distoglierli da quelli di Genzo.

“Mikami, io… Mikami…”

 

 

“Mikami… ehi, Mikami, sveglia!” 

Hikari sobbalza e si rende conto di essere sveglia “Un sogno” piagnucola fra sé mentre la piacevole sensazione del mondo onirico si allontana velocemente.

“Allora, mi senti?”

“Hm… che c’è?” Sbotta Hikari con gli occhi ancora chiusi. 

“Dobbiamo andare!” 

La ragazza si muove lentamente, mettendosi supina, e socchiude gli occhi: la luce del giorno glieli fa richiudere “È già mattina…” biascica stiracchiandosi.

“Già, e sei ancora a ronfare!”

Hikari fa una smorfia irritata ed apre gli occhi; Genzo è seduto sul suo letto e la fissa con aria divertita.

“Idiota.” pensa, prima che il ricordo del sogno la faccia arrossire “Oddio… Wakabayashi mi sta fissando…” si rende conto all’improvviso “Mi sono appena svegliata: sarò uno spettacolo orribile! Oddio!” Con uno scatto tira il lenzuolo fin sopra ai capelli.

“Su, non fare la mocciosa, alzati!” Esclama l’altro.

“Prima allontanati!”

“Eh?”

“Allontanati, ho detto! Esci dalla stanza!”

“Ma che diavolo ti prende? Tu non sei normale!” Sbotta Genzo alzandosi dal letto.

Hikari scopre il viso “Scusa…” Borbotta la giovane “Sono appena sveglia e… avrò un’aria da…”

“Da pazza furiosa?” Domanda Wakabayashi incrociando le braccia, con un ghigno. “Non che mi importi, comunque tranquilla, quella ce l’hai già normalmente.”

Mikami si rabbuia “Il solito antipatico.” Si tira a sedere e stropiccia gli occhi “Sei un mago a far svegliare di cattivo umore le persone.” Mormora, abbassando lo sguardo.

“Non è colpa mia se…” Genzo si blocca, di fronte all’espressione della ragazza, e respira profondamente “Dai, torniamo alla macchina!”

 

 

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