Crystal Children

di yasterday
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1• The Truth ***
Capitolo 2: *** 2• Darkness ***



Capitolo 1
*** 1• The Truth ***


Questa storia, oltre a dedicarla alla mia Delilah,
la dedicherò anche a Giulia, che mi ha tartassata per tutto il tempo con « oddio ti prego, continuala, fallo per me »
con l'altra storia e che mi ha aiutata a scegliere il nome “Crystal Children”, una delle cose più belle che abbia mai scoperto via internet.




Crystal Children




Un ragazzo dall'occhio di vetro si incamminava lungo il vasto e fresco corridoio che lo avrebbe condotto direttamente a scoprire la propria verità.
Ciò per cui era predestinato, finalmente si stava per presentare dinanzi a sé.
Il motivo per cui era nato, per cui era lì, era arrivato.

Tutto in quel luogo ispirava calma e un'apparente fiducia, a partire dal marmo bianco del pavimento, su cui rimbombavano i suoi passi - in scarpe nerissime, lucide e col tacchetto - e finendo con gli altissimi soffitti, adornati di affreschi e ricami a rose.
Affreschi raffiguranti angeli, cascate e sorgenti d'acqua, come se fosse uno scorcio sulla natura, e sulla sua purezza.

Naturalmente, prevaleva il colore indaco.

Sembrava quasi un posto religioso, magari un grande monastero, o un convento per monache appartenenti a famiglie a dir poco prestigiose, che – come in passato – venivano spedite lì, senza se e senza ma, per proteggere il patrimonio paterno, che doveva essere affidato necessariamente ad un figlio maschio.
Quel luogo però non aveva niente a che fare con tutto ciò, anzi, era in esso che albergavano le peggiori sofferenze, patite da giovani, adulti e bambini scelti in base a diversi criteri, che osteggiavano in stanzine dalle porte in legno a più strati, che a volte non erano in grado di soffocare, o perlomeno ovattare quegli strazianti lamenti che quotidianamente perivano.
Non che provassero dolore fisico, ma non riuscivano a sopportare il peso di essere rinchiusi lì - per giunta per anni - solo a causa della loro natura.

In quel posto si trovavano i Crystal Children – a volte conosciuti come "ragazzi cristallo/indaco", simili a delle guardie angeliche, e soprattutto dalla psiche angelica.
Si diceva che il colore della loro aurea fosse indaco.
Essi avevano una grande sensibilità e emotività. Erano creature indipendenti e incapaci di sottostare alle regole, - ecco il perché del loro dolore - dalla mente svelta ed allenata per ogni evenienza, dal fisico agile, e con una conoscenza in particolari campi in cui erano predisposti, oltre ad alcuni poteri paranormali utili nella loro missione, tra cui la chiaroveggenza: proteggere gli uomini per cui erano al servizio, a costo della loro stessa vita.

Molti si erano rifiutati di far parte di quell'associazione, ed erano stati puniti, molto, molto severamente.
Bastava solo la visione di un amuleto, un misterioso amuleto a farli schiantare al suolo e far perdere loro conoscenza, memoria e forza.
Sarebbe stato un vantaggio perdere queste caratteristiche e condurre una normale vita, ma, purtroppo, la forza col passare del tempo diminuiva sempre di più, e nel giro di pochi anni questi angeli senz’ali si trovavano in fin di vita.
Amuleto che possedeva solo Lord Brian, il ricco padrone che investiva su di loro.
Altri invece, muniti di più paura che coraggio, avevano scelto di intraprendere quello stile di vita, solo per poter vivere un giorno di più, inconsapevoli del fatto che lì avrebbero sofferto maggiormente.
Coloro che sceglievano di lavorare per Brian, nella sua struttura, venivano classificati a seconda di ciò in cui erano predisposti, e il nostro protagonista, un giovane sui vent'anni, coi capelli corvini, un occhio verde e l'altro in vetro, era predestinato verso l'arte.
Difatti, era proprio un talento, poiché a circa 5 anni sapeva già suonare la maggior parte degli strumenti a corda, benché nessuno glielo avesse insegnato.

Suo padre, Jim McCartney, era un musicista, ma per volere di sua moglie – che definiva quelli della sua ‘razza’, perdigiorno e infedeli – era stato costretto a non dover toccare un solo strumento in casa sua.
Se non fosse stato per il fatto che, un giorno, suo figlio Paul, fosse sceso in cantina e con dispiacere di sua madre avesse trovato tutti i vecchi strumenti del padre, fra cui una vecchia chitarra, che era anche riuscito ad accordare da solo.
Fu da quel momento che i suoi genitori capirono che non avevano un figlio come gli altri.
O che avesse qualche serio problema che non poteva essere affrontato.

Ma non è questo ciò che contraddistingue il nostro protagonista, bensì la storia nascosta nel suo occhio cristallo.
La verità che lo differenziava dagli altri, e che solo in pochi conoscevano.

• • •


Quella mattina Sir John, un ricco e giovane gentiluomo sulla ventina, si rese conto di non aver chiuso occhio.
Non che la cosa non fosse strana, dato che era da circa tre mesi che questa storia andava avanti, ma ciò che lo turbava quella notte era ben diverso.

Aveva difatti ricevuto una lettera da Lord Brian, che lo informava del fatto che finalmente avessero trovato il suo Indigo, il ragazzo che lo avrebbe protetto e che avrebbe messo fine a quei suoi mesi di incubi e sofferenze.


Illustrissimo Sir J. Lennon,
Lord B. Epstein è orgoglioso e alquanto lieto di presentarle uno dei suoi Crystal Children, come aveva richiesto in data 16 Aprile 1965.
L'incontro è fissato nel giorno di domani, 6 luglio, presso la nostra sede.
Ci scusiamo per il ritardo.
Cordiali saluti,
Lord Brian Epstein.



Poteva ben dirsi soddisfatto, dato che la sua fama come Sir aveva fatto sì che Brian gli concedesse il ragazzo indaco gratuitamente, ma tutto ciò lo avrebbe davvero salvato dall'abisso oscuro in cui stava precipitando da così poco tempo?
Quell'abisso che gli impediva di gioire, di essere felice, di tornare a fare sogni tranquilli, e soprattutto, di poter riavere la sua vita.
C'era solo un modo per saperlo.
John si sarebbe diretto lì e avrebbe scoperto la verità.




——— Angolino dell'autrice:
wowo, finalmente sono riuscita a scrivere questa... cosa.
L'idea mi è venuta oggi in sogno perché ho sognato di essere uno di questi ragazzi indaco e dover salvare una ragazza.
Però stavolta era la ragazza da salvare ad avere l'occhio di vetro..
un po' confuso, ma va bene così, giusto?
Nella vecchia ff non ho avuto recensioni ma mi è bastato il bel numeretto di visualizzazioni *mi si scalda il cuoricino*
Nulla, spero che stavolta mi lasciate almeno un commentino, dato che mi sento sola (no, non è vero, voglio solo sapere come e se continuare a scrivere) ...
Spero di non avervi annoiati
Ci si risente!
p.s.: vi consiglio davvero di informarvi di più sui Crystal Children, io ne sono rimasta veramente meravigliata!
- ℜ

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Capitolo 2
*** 2• Darkness ***


“Falla di merda questa volta.”
– Delilah dopo averle comunicato che qualcuno si è complimentato con me per il vecchio capitolo.



Capitolo 2• Darkness




Immaginate di avere dinanzi a voi due porte.
Una delle due vi condurrà direttamente alla libertà, l'altra invece vi porterà in un buio paragonabile ad un abisso senza fondo, e, se doveste decidere di entrarci, non avrete alcuna via di scampo.
Immaginate ora che queste due porte siano aperte, e voi possiate vividamente vedere ciò che potrebbe spettarvi.
Potete distinguere la vostra sorte.
Potete scegliere il vostro destino e vedere con i vostri occhi ciò che vi attende.
Ora, però, immaginate di avere una benda che vi offusca la vista, e vi fosse, quindi, impedito di potervi orientare.
Dov'è la porta per la salvezza?
E dov'è quella per la prigionia?
Avete la possibilità di scegliere la porta, ma senza poter sfruttare la vista.
Come vi sentite di definirvi in questo istante?
Prigionieri o finalmente liberi?



Paul si trovava in piedi al centro di una strana stanza, e l'unica cosa che ricordava era di aver ricevuto una visita da Richard Starkey, detto anche Ringo, – come recitava il cartellino identificativo che portava sulla giacca – uno dei controllori al servizio di Brian, che gli aveva detto:
« oggi è il tuo giorno. »
Egli lo aveva invitato a seguirlo, dopo di che ricordava solo di aver percorso un lungo, lunghissimo corridoio.

Poi il buio.

E ora era in quella stanza, bendato, con due estranei che lo reggevano per le braccia, e con le gambe che, invece, si divertivano a prendersi gioco di lui tremando.
Sapeva perché era stato bendato: alcuni dei ragazzi indaco, infatti, avevano la capacità di leggere frammentariamente il pensiero degli umani.
Ai ragazzi indaco era proibito provare a leggere nei pensieri dei ‘clienti’, poiché dovevano essere questi ultimi a decidere quando – e soprattutto se – divulgare il proprio segreto, ovvero il peccato che avevano commesso.
Se il peccato fosse stato parecchio grave, infatti, gli indigos si sarebbero spaventati e avrebbero rifiutato di lavorare per un determinato cliente.
E per Brian tutto ciò non contava.
Il volere del cliente superava quello delle sue creature angeliche.

Non che il Lord fosse un tipo spietato, ma aveva un eccessivo attaccamento al denaro, e tutto ciò lo accecava.
In quel momento, però, Paul era ancora più cieco e a disagio.
Avvertiva da sempre una certa paura nei confronti dell'ignoto, ma non l'aveva mai dimostrata.
O almeno, non così tanto.
Adesso provava un vuoto enorme all'altezza dello stomaco, come se si trovasse a migliaia di metri da terra e soffrisse di vertigini.

« Bene, Ringo, fai pure entrare Sir Lennon. »
Una voce familiare e femminile, lo destò dai suoi pensieri.
Si trattava da Jane, l'assistente dell'uomo per cui il nostro protagonista lavorava.
Il suo interlocutore si limitò a rispondere a bassa voce un « subito », e sempre con estrema lentezza aveva trascinato i suoi piedi fino a quello che doveva essere l'ingresso della stanza, che, dato il tempo che ci aveva messo, doveva essere sicuramente molto ampia.
Probabilmente, Jane, la ragazza dai lunghi e morbidi capelli rossi – che sembrava sempre molto dolce e amichevole, mentre adesso aveva adottato un tono più duro e serio – aveva avuto l'ordine di mostrare Paul a qualcuno, e quel qualcuno si doveva trattare sicuramente dell'individuo per cui sarebbe stato al servizio.
Come lo aveva chiamato?
Un certo.. signor Lennon.
Sir. Lennon.
Aveva già sentito questo nome, ma non ricordava dove.
Magari lo aveva letto da qualche parte.
Dopotutto Brian aveva dato il permesso di distribuire i giornali ai ragazzi indaco solamente un giorno a settimana, poiché – a suo parere – i suoi ‘ospiti’ non dovevano essere del tutto informati sulla realtà circostante, e anzi, dovevano pian piano esternarsi da essa per poter avere come unico punto di riferimento solo quella immensa struttura in cui, ormai, erano diventati circa un centinaio.

« Prego, si accomodi » riprese la voce di prima, dopo il suono dell'appena accennato scricchiolio della porta.
Poi un breve rumore di passi che fu interrotto da un prevedibile silenzio.
Il nuovo arrivato sembrava essersi seduto e..
Ecco.
Ora Paul sentiva di avere tutti gli occhi dei presenti puntati su di sé, nonostante non potesse vederli.
Le possenti braccia che fino a un momento prima lo avevano trattenuto, fecero sedere anche lui su una rigidissima sedia in legno.
Era scomodissima, ma era tutto meglio di continuare a sopportare quell'irrefrenabile tremolio delle sue gambe.
Sir John aveva avuto il tempo di osservare con calma quell'angelica creatura che aveva davanti a sé.
Aveva dei lineamenti delicatissimi, quasi femminei, la pelle bianco latte e le labbra rosse.
Che fosse anche nell'aspetto la magia di quei ragazzi?
Avrebbe tanto voluto studiare anche i suoi occhi.
Chissà che spettacolo erano.
Ma sapeva di non poterlo fare.

« E così.. ehm » qualcuno aveva preso la parola, e si era schiarito la voce con dei leggeri colpetti di tosse. « È lui il ragazzo che Lord Brian voleva presentarmi? »
« Sì, esattamente. » aveva detto in risposta la voce determinata e sicura di quella che ormai aveva identificato come Jane.
« Bene. E Lord Brian sarà qui fra quanto tempo precisam-- »
« Eccomi! » urlò un altro, prima che potesse finire la frase.
La porta sbatté bruscamente.
« Mi scusi per il ritardo, Sir Lennon.
Sa, un Lord come me ha parecchi impegni e poco tempo a disposizione.. »
Fece una pausa per riprendere fiato.
Evidentemente aveva corso per arrivare fin lì.
« ..Ma veniamo al dunque. »
Un rumore di fogli di carta.
« Ecco, questi sono i documenti del ragazzo che ha di fronte ai suoi occhi. Si chiama Paul e-oh, ammetto che è un gran dispiacere dover rinunciare a un ragazzo del genere... È un ragazzo straordinario, sa? Forse il migliore che abbiamo. Ma non si preoccupi, sono.. sono disposto a cederglielo. »
Ammise, quasi dispiaciuto. Il resto dei presenti rimase in silenzio per qualche minuto.
Quello che presumibilmente si trattava di Lord Brian, riprese a parlare.
Si avvicinò all'altro uomo.
« Potrei chiederle una cosa, Sir? » chiese a bassissima voce.
L’altro gli rivolse uno sguardo indagatorio.
« Ma certo. »
« Per quale motivo ha bisogno di uno dei miei ragazzi, se mi è concesso chiederglielo? »
Il silenzio ripiombò.
Il Lord sapeva che non avrebbe dovuto fare una domanda del genere, o almeno, non in presenza del giovane ragazzo cristallo.
Ma la curiosità era troppa e.. e..
Forse era leggermente preoccupato per la sorte del suo angioletto preferito. Sapeva che era stato un grandissimo errore sceglierlo come dono per Sir Lennon, ma sapeva anche che a grandi doni potevano corrispondere grandi ricompense..
E quale ricompensa maggiore se non quella di entrare nelle grazie di un tale nobiluomo?
Un colpo di tosse.
« Mi dispiace ma.. ecco, vede, non le è concesso. »
Ancora alcuni secondi di maledettissimo silenzio.
« Oh.. i-io capisco, mi perdoni, non dovevo, mi scusi. » rispose un Brian evidentemente costernato.
« C'è altro? »
« Eh? Oh, sì, giusto. Per qualsiasi problema, signore, di qualsiasi natura, non esiti a contattarmi. »
Si udì uno schiocco di dita, dopo di che gli uomini di prima risollevarono Paul e lo portarono fuori dalla stanza.
Brian rimase con John, probabilmente per discutere con lui su tutto ciò che ci fosse da sapere.
Piccole avvertenze cui Lennon avrebbe dovuto assolutamente prestare attenzione.
Nel frattempo, il nostro – ancora bendato – protagonista, era stato portato fino all'uscita.
Lì una prestigiosa auto lo avrebbe atteso e successivamente trainato sino alla dimora di quel misterioso uomo.
La sua prigionia sarebbe finita?




———Angolino dell’autrice:
E anche stavolta il mio cervello-sparamilleideealminuto è intervenuto e mi ha dato il materiale necessario per continuare questa storiella.
La me scrittrice ci tiene a precisare che la frase in corsivo scritta a inizio capitolo (quella sulla prigionia e la libertà) è di mia invenzione – non una citazione – e vorrebbe davvero tanto che non fosse spacciata o scopiazzata. (grazie prego ciao)
Btw, so bene che vi sto uccidendo di ansia e sto girando attorno all'intro da giorni, ma mi piace dare quest’aria di “preparatevi al peggio” e voglio descrivere minuziosamente (ok, forse non proprio – ma almeno in modo abbastanza dettagliato – le sensazioni dei miei due dolci protagonisti, specie durante l’incontro. E poi, beh, Paul, scusa ma sei adorabile quando hai paura *cuoricino per te*).
Spero di non avervi annoiato e di ricevere recensioni carine come quelle sotto al precedente capitolo.
Recensioni per cui mi sono scioltaoltaolta.
Non mi resta che salutarvi,
vi prometto che manderò la storia un po' più avanti nel prossimo capitolo (o forse no, EHEHEHEH)
Tanti biscottini alle mele per voi.
- ℜ

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