Sick as your secrets

di N_faith
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 With second chance ***
Capitolo 2: *** #2 Lonely nights ***
Capitolo 3: *** #3 If you could see into my soul ***
Capitolo 4: *** #4 You’re only sick as your secrets ***
Capitolo 5: *** #5 Dawn of the fall ***



Capitolo 1
*** #1 With second chance ***


Sick as your secrets








#1 With second chance


Aveva gettato loro un’occhiata di pura indifferenza. La sua nuova vita lo avrebbe portato a condividerne degli esigui momenti al loro cospetto. Era la seconda chance offertagli dal fato.
Sposta lo sguardo sull’unica donna dell’Akatsuki. Ella, ormai giunta di fronte a lui, seppur a rispettosa distanza, lo squadra brevemente. L’espressione era altera, mista a imperturbabilità, quasi che volesse sondargli il suo vero io. Itachi si limita a guardarla, in attesa di un suo cenno, di una domanda, di un qualsiasi ordine.
Non mostra alcun cenno di sorpresa quando Konan gli tende la mano. Nel giro di mezzo secondo, l’estremità dell’arto si scompone in tanti foglietti bianchi. Che sia in procinto di attaccarlo…?
Quando gli viene offerto il mazzo di cartacei fiori, il ragazzino pensa distrattamente all’originalità, all’ironia di quell’accoglienza. Insomma, l’Akatsuki era una sorta di organizzazione di criminali dotati di abilità uniche, tutti mossi dall’oscurità. Non era perciò ironica l’abitudine di accogliere i nuovi membri con un bouquet che simboleggiava un recondito augurio di… speranza?
Qualche minuto dopo, seguendo la donna in un corridoio semi illuminato, l’Uchiha si accorge di avere le dita appiccicose. Senza parlare o richiamare l’attenzione di lei, solleva piano la mano che ancora stringeva l'origami a forma di bouquet.
Si era procurato due sottili taglietti a causa dei bordi affilati della carta. Rivoletti di sangue sembrano tracciare dei sentieri rossi lungo le dita, gocciolando sul pavimento.
E ciò significava che al mondo non esisteva alcuna parvenza di fede.







Boh, evidentemente il caldo mi sta veramente dando alla testa, ultimamente mi stanno venendo certe idee per certe fanfiction ._. 
Allora... Questa raccolta tratterà principalmente sulla coppia crack ItaKonan. Visto che propendo maggiormente a scrivere su di loro perché mi sento più a mio agio, stavolta scriverò delle piccole flash su certi momenti... Per esempio, la prima flash della raccolta vede l'ingresso di Itachi nell'Akatsuki. Ho immaginato l'accoglienza e il mazzo di carta offertogli da Konan in segno di benvenuto, e fin qui non c'è nulla di strano (mi pare di capire che il gesto di offrire i mazzi di carta ai nuovi arrivati sia stato confermato dalla novel recentemente uscita), cambia solo il mio modo di vedere il "dopo" (il dopo di cosa, direte voi?), ossia che, in un certo momento, l'Uchiha si accorge di essersi tagliato e paragona, quindi, il sangue appena versato all'amarezza che neanche in quel covo di "mostri" esisterà un labile ideale quale la speranza o la pace, perché equivale a immergersi 
nelle tenebre più profonde, dove non è possibile intravedere uno spiraglio di luce.
Spero che questa raccolta sia di vostro gradimento ^^ 

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Capitolo 2
*** #2 Lonely nights ***


#2 Lonely nights


Dita sottili e pallide che esplorano lentamente quel corpo pudicamente coperto con un candido lenzuolo. I polpastrelli scivolano giù, sempre giù, arrivando al bordo di quel telo stropicciato. Invece di abbassarlo, Konan solleva il capo, scrutando Itachi per alcuni secondi. 
Da quando entrambi si erano ritrovati come ingabbiati l’uno tra le braccia dell’altra al termine di un tumultuoso rapporto sessuale, il suo sottoposto non aveva spiccicato una parola, limitandosi a girarsi sulla schiena e fissare il soffitto, l’espressione vuota.
Due, tre notti trascorse in quel modo. Un amplesso vissuto a volte con languida abolizione dei sensi, a volte con un ardore che traspariva dai loro movimenti bruschi, quasi stizzosi.
Notti solitarie. Notti trascorse come schiacciati da quella sottospecie di segreto svago. Notti che hanno permesso loro di instaurare una breve ma piacevole – erano pur sempre due esseri umani – conoscenza carnale. Esigui momenti come cristallizzati nel tempo. Non avevano avuto modo né voglia di estendere la summenzionata conoscenza anche solo con delle banali chiacchiere. Semplicemente solevano rimanere stesi su quel solitario letto, poi uno dei due si alzava, si rivestiva e se ne andava, tutto senza aver sprecato una parola di commiato. 
La donna inclina appena la testa sulla spalla, abbassando le mani e ponendole contro le spalle di Itachi, che finalmente pare ritornare in sé e le appunta gli occhi addosso. Il proprio corpo come abbandonato, i lunghi capelli neri sciolti e scompigliati e i lineamenti facciali che mal dissimulavano un accenno di stanchezza, il ventunenne libera un flebile sospiro e avvolge un braccio attorno alla sottile vita di lei, consentendole di appoggiare la guancia contro la sua spalla.
Tra loro non esisteva amore, né comprensione. 
Ciò che li univa, sia in senso letterale che sessuale, non era altro che un sentito e ricambiato disprezzo.
« Che cosa ci fa pensare di essere l’uno, almeno in apparenza, l’immagine speculare ma confusa dell’altra? »
Lui, a quella domanda, chiude gli occhi, ruota appena la testa, le preme le labbra contro la tempia.
« Sono le nostre personali frustrazioni che ci hanno spinto là dove ci siamo smarriti. » bisbiglia in tono sommesso, le dita che le accarezzano il fianco. « Frustrazioni, risentimento, sensi di colpa, odio, dolore… Viviamo di tali sensazioni, stati d’animo. Vegetiamo in cerca della pace eterna, soltanto che ancora non abbiamo compreso dove essa sia. È qui, su questo maledetto pianeta? È nell’aldilà, dove la nostra amica Morte ancora ci nega l’accesso? Difficile, è difficile… »
Ora la mano stava risalendo lentamente lungo lo stomaco, saltando il generoso petto dell’affascinante Angelo Messaggero. 
Avverte una debole fitta di eccitazione nel proprio essere. Debole ma che gli dimostra di essere ancora umano. Non poteva vivere soltanto in funzione del fratello, prima o poi dovev…
« Allora che cosa ci inocula in corpo la forza di perseverare in questo limbo? »
Impaziente dal sopprimere quell’effimera sensazione di tenerezza, quasi furioso con lei per quelle domande, il ventunenne insinua un ginocchio tra quelle sottili e morbide gambe; arpionato l’interno del ginocchio con la mano, le schiude gli arti inferiori mentre si mette a sedere sul materasso. Una volta essersi fatto strada in lei senza un accenno di doverosi preliminari, avvicina la bocca al suo orecchio.
« Disprezzo. Inconscio desiderio di farla finita. Rassegnazione. » Le sfiora la schiena, i capelli, la guancia, con una carezza che racchiudeva un recondito moto di dolcezza, pallido spettro del suo vecchio io. 
« Nient’altro. »












Questa flashfic si collega inevitabilmente a una mia fanfiction, A hundred days have made me older, a thousand lies have made me colder
. Quindi la si può considerare una specie di "apripista" alle vicende narrate nella fanfiction qui linkata. Che cosa potrà mai unire Itachi e Konan in un contesto flagellato da continue guerre ed effimera pace? E ho provato a immaginare una risposta plausibile, un motivo del tutto logico dato il mondo cui essi appartengono. Se la loro similitudine è soltanto di facciata, potrà mai esserlo un loro comune desiderio, ossia la pace (non importa se cercata con discutibili mezzi)?
Ringrazio GreenJade09 per aver recensito e messo la raccolta tra le seguite, e GiuliaNeri97 per aver fatto altrettanto ^^ 
A presto!

 

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Capitolo 3
*** #3 If you could see into my soul ***


#3 If you could see into my soul
 

« Tenshi-sama… »
Era l’unico ad appellarla in tal modo.
« Perché si ostina a vivere come intrappolata tra vischiosi filamenti di sofferti ricordi? »
L’uno accanto all’altra, ritti in quel corridoio mal illuminato e dalle estremità totalmente immerse nel buio, quelle parole sembrano fluttuare con sadico diletto alle orecchie della donna. L’espressione solitamente impassibile sembra disintegrarsi a causa della venefica forza insidiata in quella mirata domanda. Ma si tratta di un secondo d’insperata reazione umana. Subito quel volto affascinante torna nel solito sguardo monotematico. Solo gli occhi ambrati sembrano rilucere di comprensibile stizza.
Konan potrebbe rispondere in maniera diplomatica. Oppure mentire e farla finire lì. Ora più calma, studia attentamente quel volto attraente, cercando qualsiasi segno riconducibile a doppi fini, ma vi trova solo un’educata curiosità.
Che cosa celavano, in realtà, quegli occhi nefasti di colore rosso fuoco? Inconsciamente sposta lo sguardo e ne rimane sorpresa. Che diamine, era una kunoichi esperta, perché...?
Perché non poteva nulla contro quel potere convenzionale ma allo stesso tempo pericoloso. Un abilissimo manipolatore della realtà può mostrarle anche la più placida menzogna, senza che lei se ne renda conto a una prima occhiata. Konan era sì capace di destreggiarsi con i genjutsu e saperne debellare qualcuno di debole fattura, ma la sua abilità in tal campo è ovviamente molto, molto inferiore al naturale talento del ventunenne. Per questo depone le armi e torna a voltarsi, pronta a ritornare da Pein, in quella soffocante stanzetta adibita a ufficio, ma desiste per un attimo. Per contro, si avvede dell’occhiata fredda e sardonica. Seppur al riparo da dietro il mantello, lei intuisce che egli sta sorridendo. 
Quegli occhi rossi sembrano risplendere di segreta soddisfazione. 
Poi, improvvisamente, Itachi le è davanti. « Se sono riuscito a leggerti nell’anima… tu, Konan… » Un roco sussurro, un rapido passaggio dal lei al tu. Lentamente solleva la mano, portandola contro la sua guancia. « Tu saresti capace di intravedere la mia, di anima, sotto strati e strati di menzogne e sotterfugi? »
Prima che una risposta possa sgorgarle dalle labbra, egli le passa accanto. La lascia lì, interdetta, avendo perso qualsiasi interesse nei suoi confronti, come appagato dai segreti carpiti nelle profondità di quegli occhi color ambra. Quasi sul punto di finire inghiottito dall’oscurità, l’Uchiha le rivolge un’altra frase, a mo’ di saluto.
« La smetta di donare ciò che resta della sua vita a quel naturale evento atmosferico che tutti noi conosciamo come pioggia. La pioggia non perdona, e soprattutto non le restituirà mai ciò che lei ha perso anni addietro… Qualsiasi cosa sia. »
Il sussulto che sembra frustarle velocemente il proprio corpo la spoglia di quell’impassibile, fragile maschera. Konan, che al passaggio del giovane uomo aveva finito col fissare la pioggia battente che imperversava al di là della finestra, china il capo, come per un'ineluttabile sconfitta. 
Sapeva che lui aveva ragione. Stava consumandosi in virtù della sciocca, puerile speranza di vedere risorgere, sotto quell’eterno scrosciare d’acqua, il suo primo e imperituro amore. Era pressoché impossibile, ma lei seguitava, egoisticamente e teneramente, ad alimentare quella sempre più debole fiammella.
La vetrata scorrevole emette un fioco suono nell’aria; ripresa la propria sovrumana facciata imperturbabile, la donna tende la mano all’esterno, il palmo rivolto in su.
Le gocce d’acqua le schiaffeggiano rabbiosamente la pelle, segno che il suo desiderio non avrebbe mai trovato pace.





Questi due sembrano così perfetti in un contesto del genere xD Mi sono divertita nel tratteggiare Itachi come una "molla", una specie di consigliere per Konan, al fine di sollecitarla a farla finita nel riporre il suo più grande desiderio e vivere per davvero. Sì, so perfettamente che è tutto frutto della mia immaginazione, ma è così bello prendere piccoli spunti offerti dalla realtà (come la pioggia, per esempio, tema portante di questa flash odierna), e pian piano costruirci sopra, come detto, la flashfic.
Al solito, ringrazio GreenJade09 per aver recensito <3 Non posso non citare anche GiuliaNeri97 per aver messo la raccolta tra le seguite.
Se avete qualcosa da dire sulla flashfic, non siate timidi xD

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Capitolo 4
*** #4 You’re only sick as your secrets ***


#4 You’re only sick as your secrets


Osservano con aria assente il soffitto, reso nero dal buio della notte. Sul piccolo comodino accanto al letto, una triste candela, sbilenca e quasi consumata, spargeva intorno una flebile fonte di luce giallognola. 
Stessa scena. Stesso letto disfatto, le coperte rimescolate alla confusa. Stessa atmosfera asfissiante, effimera.
I cuscini erano stati ammucchiati disordinatamente contro la testiera del letto.
Il corpo di Itachi era abbandonato contro i cuscini; il corpo di Konan, invece, contro quello del giovane. Entrambi non riescono a distogliere lo sguardo, tornare a registrare l’impercettibile presenza della realtà.
« Le finestre della nostra vita sono sempre chiuse. »
Le braccia dell’Uchiha aumentano di poco la stretta attorno alla vita sottile di lei.
« Non è che le tue finestre sono state chiuse apposta per non lasciar trapelare anche la più esile lama di luce? »
La donna inclina la testa contro la spalla di lui, sbirciandolo in volto, l’espressione indifferente.
Le labbra del ventunenne s’increspano leggermente. 
Non risponde. 
« Vorresti dire che tu lasci spontaneamente entrare un po’ di luce nella tua anima? » domanda Itachi qualche secondo dopo, il tono di voce che non cela il sarcasmo in esso recondito. Il suono della sua voce è più che mai simile a un’affilata lama.
« Non è luce. » replica lei, alzando le ginocchia. Aspetta di sentirsi chiedere il perché, invece capta la sua risatina beffarda, poi un colpo di tosse che suona attutito, forse a causa della mano pressata contro la bocca. « Sono segreti. » aggiunge senza neanche guardarlo. Insensibile al genere di risposta che verrà presto proferita; insensibile al calore dei loro corpi nudi; insensibile al dolore della sua anima mutilata.
« Segreti…? »
Lui le alza il mento con le dita, girandole la testa perché possa incrociare i suoi occhi.
« Tutti ne abbiamo… » sussurra la kunoichi, scrutando nelle profondità di quegli occhi ciechi dalla gelida impenetrabilità. « I segreti avvelenano l’anima perché non sono altro che luce mascherata da oscurità. Non possono essere rivelati, non possono convivere con chi se ne fa carico, perché annientano l’anima stessa. »
Il respiro sibilante di Itachi è appena percettibile alle proprie orecchie. 
« Tu sei malato a causa dei troppi segreti fusi nel tuo cuore. »







In questa flash ho usato il contesto del buio dell'anima. Per Itachi l'oscurità è sinonimo di segreti, seppur sia scettico a riguardo: lasciando aperto uno spiraglio, anche il più sottile, si rischia di vedere i propri segreti, i propri inconfessati desideri venire alla luce, esplorati da qualsiasi angolazione e infine giudicati a seconda del parametro di giudizio che ci viene inculcato nella testa fin dalla più tenera età. Per lui non esistono colori, vede tutto grigio, a volte bianco, nero quando il caso lo richiede. Konan, invece, crede che più l'anima viene oscurata, più uno o più segreti acquisiscono una spietata abnegazione verso la vita. Lei sembra non voler accettare delle simili confidenze per l'inespresso timore di perdere l'essenza della sua persona, lui ha accettato il segreto più gravoso di tutti per la ferma convinzione di essere nato per quel genere di "ruolo".
Ringrazio moltissimo GreenJade09 e Grovfannyle per aver recensito e Lory-Chan per aver inserito questa raccolta tra le Ricordate <3

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Capitolo 5
*** #5 Dawn of the fall ***


#5 Dawn of the fall

Il conciliabolo non era durato più di una ventina di minuti.
Lei gli aveva illustrato il prossimo obiettivo, fornendogli delle vaghe informazioni riguardante un piccolo villaggio di civili e il recupero di un certo rotolo contenente una tecnica che poteva fare al caso loro. Rigorosa, precisa, di poche parole. Non una volta aveva esternato la più piccola crepa di emozione sul volto, limitandosi a guardarlo negli occhi per assicurarsi, con severa rigidità, che l’Uchiha avesse capito tutto. Un breve cenno di assenso da parte del giovane le era bastato.
Sull’atto di voltargli le spalle e ritornare nella sua stanza, Itachi la ferma, appellandosi a lei con l’abituale onorifico quale Tenshi-sama.
« Tenshi-sama… Che cos’è, per lei, il sangue? »
« Il sangue è costituito da un tessuto cellulare in un liquido chiamato plasma. » risponde meccanicamente lei, la voce atona, gli occhi inespressivi.
Lui lascia passare un minuto di distaccata contemplazione, gli occhi ormai in procinto di perdere la luce ma conservando ancora quella gelida traccia d’impenetrabilità insita in quelle pozze nere destinate a una lenta caduta nelle tenebre. « Sa benissimo a cosa mi sto riferendo. » ribatte, la voce fattasi più bassa, quasi come per rimproverarla. 
La donna si limita a osservarlo, indifferente al suo giochetto, al sicuro dietro il colletto del mantello, al contrario dell’Uchiha che presentava il braccio sinistro appoggiato sull’apertura dello stesso, all’altezza del petto. Il volto altero e affascinante del diciottenne è alla distratta mercé dello sguardo spento dell’Angelo Messaggero. 
« D’accordo, allora… »
Una specie di fremito, un palpitare rossastro si agita in quegli occhi pericolosi. 
Poi la realtà muta forma, plasma quell’ambiente semibuio e di poche pretese nel giro di qualche secondo, divenendo poi un mondo pervaso dall’oscurità totale.
Lei solleva gli occhi per indagare sull’unica fonte di luce, e scopre che, proprio sopra la sua testa, una luna rossa campeggiava in cielo. Da essa colavano delle lacrime di sangue, le quali cadevano sul pavimento qua e là bagnato da alcune pozzanghere rosse. Lacrime rosse che lentamente la raggiungono: una manica del mantello viene insozzato dall’ematico liquido.
Senza mostrare alcun segno di turbamento o ansia, Konan si sposta più avanti. Fa per unire le mani nel sigillo che avrebbe portato allo scioglimento del genjutsu, quando la voce di Itachi la raggiunge, vicina, quasi fosse appostato alle sue spalle.
« Non lo faccia. »
Per sicurezza lei si guarda alle spalle, non trovando traccia alcuna della presenza del suo sottoposto. « Non ho tempo da perdere con i tuoi indovinelli, Uchiha… Mostrami la risposta, qualunque essa sia. » mormora, annoiata. Torna a guardare in avanti, in attesa.
« Lei sostiene che la pioggia eterna di Amegakure altro non sia che il sangue versato dalle vittime di un mondo crudele... Il pegno per riscattare la vita in cambio della pace inesistente. » La voce di Itachi le risuona all’orecchio, vicinissimo e quasi tangibile, dalla presenza pressoché certa. 
« È così. » afferma la kunoichi, sicura di sé.
« Ma non per voi, Konan… non per voi due… » Il suono si affievolisce, come perduto tra i dispettosi soffi di un vento estraneo a quel mondo.
Voi due…? Per caso egli si stava riferendo a Nagato?
Un silenzio martellante scende in quella specie di limbo.
« Da quel fatidico giorno Amegakure ha dovuto sottostare a un patto, uno scambio equo. » Improvvisamente l’Uchiha torna a parlarle all’orecchio, le mani che si posano, no… le afferrano con fermezza le braccia, da dietro. Quelle labbra sensuali, quasi mefistofeliche per via di alcune frasi proferite in certe circostanze, le sfiorano il contorno dell’orecchio, leggere come il saltellare di un incauto uccellino che cadrà preda di un furbo gatto. 
« Sangue di potenziali carnefici della società, di persone corrotte dalla violenza e quindi protette da un’omertà di uniforme ipocrisia e luciferina brama di conquista, di schiacciante potere sui più deboli… in cambio di una pioggia che, presto o tardi, vi restituirà quanto perduto. »
Lei inclina appena la testa sulla spalla, incerta se credergli. Capta il suono di quel ghigno beffardo palesarsi e infine disperdersi nell’aria immota di quel sogno. 
Lui la fa voltare di scatto verso di sé. « Arrendersi in una simile maniera alla violenza – di qualsiasi genere o etica morale – è giusto, secondo te? Pensi di riuscire a farti perdonare per migliaia e migliaia di sangue versato durante il breve regime sanguinario che il tuo amico ha finito con l’innescare tempo fa? Pensi che, affidandoti a un simile armistizio, la tua anima sia salva? »
La donna fa per aprire la bocca e difendersi con secche e concise parole, addirittura fa per scomporsi in tanti foglietti di carta, stufa della sua… arroganza, propensione nello scavare in una torbida palude, ma, così come si era manifestato, quel buio universo infelicemente beneficiato da una rossa luna piangente, sparisce.
Sia lei che Itachi si ritrovano l’uno di fronte all’altra, come se nulla fosse successo. Le iridi velate dallo Sharingan hanno un guizzo d’indecifrabile significato, poi lui, dopo un attimo di silenzio, la oltrepassa.
Konan sente qualcosa sgocciolare sul pavimento. Abbassa gli occhi: la manica del mantello presentava ancora la vivida traccia dell’esperienza di poc’anzi.
Capisce che, per il momento, l’illusione di vedere l’estinguersi del deprecabile debito era ben lungi dall’essersi tramutato in realtà.





Credo sia meglio cambiare il genere di fanfiction... altro che flashfic, questa è una One Shot quasi .-. Quindi, da questo momento, la raccolta comprenderà flasfic e one-shot a seconda del momento (e dell'ispirazione!)
Beh, allora... è semplice, Itachi ha giocato un po' con Konan, facendole capire, attraverso delle provocazioni disinteressate che quella specie di giustizia mascherata da equo giudizio dalle radici affondate in una terra di sangue non è altro che un misero tentativo di rivendicare tutto il dolore e le privazioni patite in passato. Ovviamente è un consiglio quanto mai spassionato, poiché sembra non smuoverla molto. Credete sia giusto ricorrere alla violenza, spesso basata sul terrore e sulla sofferenza, per trarne una momentanea pace dei sensi e sentirsi così ripagati da quanto perduto? Che il sangue sia un'onnipotente arma del giudizio per lavare l'onta dell'odio?
Al solito, concludo ringraziando i miei lettori, Lory-Chan, GiuliaNieri97 e GreenJade09 <3 Grazie mille!

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