[LIVING LA VIDA LOCA!]

di Fujiko_Matsui97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La calma stupefacente di Robin ***
Capitolo 3: *** Segni premonitori ***
Capitolo 4: *** Volontà scomode ***
Capitolo 5: *** Un destino impiccioso ***
Capitolo 6: *** Il ballo [pt. 1] ***
Capitolo 7: *** Il ballo [pt.2] ***
Capitolo 8: *** Piacevoli imprevisti ***
Capitolo 9: *** Sorelle ***
Capitolo 10: *** Reazione chimica ***
Capitolo 11: *** Interruzioni ***
Capitolo 12: *** Distanze ***
Capitolo 13: *** Responsabilità ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

 

 

Era davvero magnifica.

Questo pensava Robin mentre, in piedi davanti all'altare, osservava la sua futura sposa avanzare lentamente verso di lui, il volto coperto dal velo.

Manca poco...” pensò il ragazzo, rispondendo ai sorrisi che gli invitati, in chiesa, gli rivolgevano: si torse le mani per il nervosismo, il busto rigido.

Con un ultimo passo lei lo raggiunse, e tutti gli invitati tacquero i loro brusii mentre Robin, con le dita tremanti dall'aspettativa, si avvicinava di più alla fidanzata per scoprirne il volto.

Afferrò un lembo di pizzo bianco, alzandolo lentamente, il collo di lei ora scoperto e...

 

DRIIIINNNN! DRIIIIIIINN!

 

Il sogno di Robin si sgretolò di botto, rimandandolo alla fredda realtà dell'ufficio: stava di nuovo sognando ad occhi aperti...

Dapprima stralunato, osservò con odio il cellulare che squillava accanto a lui, causa di tutto quel fracasso, per poi prenderlo e rispondere con un sospiro:

-Pronto?-

-Parlo forse con l'ex secchione del liceo e prossimo alle nozze? Sai, quello sfigato che verrà imprigionato nella gabbia di sicurezza del matrimonio dalla sua dolce mogliettina?-

-Molto divertente.- tagliò corto il moro con un sorrisetto divertito davanti a quella voce squillante che avrebbe riconosciuto fra mille: -E io parlo forse con quello che a quest'ora dovrebbe essere a lavoro invece che sfottere i vecchi amici..?-

-Sei sempre il solito precisino.- sbuffò l'amico dall'altro capo del telefono, appoggiato svogliatamente alla parete. Robin riuscì a sentire il rumore potente del trapano: -Per tua informazione sono al lavoro, guastafeste. Volevo solo sapere come ti senti e a che ora dobbiamo passare a prenderti domani.-

-Ma dobbiamo proprio partire..?- mugolò Robin, stiracchiandosi sulla sedia girevole con fare seccato: era da due mesi che avevano organizzato per lui due settimane da passare nella ricchissima e disinibita New York come regalo di addio al celibato, ma al moro davvero non andava.

Già era nervoso per il matrimonio con Kitten e, per giunta, non era davvero tipo da folli viaggi cosa che, invece, Cyborg e Beastboy adoravano.

Infatti, quest'ultimo reagì esattamente come il moro si aspettava, ovvero: impulsivamente, anche troppo.

-Dico, ma sei pazzo amico?!- passò la chiave inglese al collega, facendogli segno con la mano che avrebbe interrotto la telefonata a momenti: -Ne abbiamo già parlato, è il tuo matrimonio ed è d'obbligo divertirsi un po' prima di ritrovarti nella grande gabbia di Kitten!-

-Il matrimonio non è così male, Beastboy.- roteò divertito gli occhi al cielo l'altro, ben sapendo che l'amico non lo potesse vedere:

-No, certo, è un posto meraviglioso dove nascono unicorni sotto l'arcobaleno. Quando riuscirai a convincermi a sposarmi vorrà dire che non mi chiamerò più Beastboy.- ridacchiò sarcastico prima di chiudere la chiamata: -Ne abbiamo già parlato, verrai con noi e ci divertiremo da matti. Il volo per New York è alle dieci, io e Cyborg passeremo a prenderti alle nove e mezza... Ah, dimenticavo, porta dei costumi da bagno per le piscine, le pollastre amano le piscine. A presto, amico!-

-Hey, BB, aspet..!-

Tu-tu-tu-tu...

Robin osservò perplesso lo schermo della chiamata interrotta. Infilandosi la giacca per tornare, finalmente, a casa, si ritrovò a sperare di potersi fidare di quei due pazzi e che andasse tutto bene, perchè già sperava che quell'esperienza fosse vissuta e finita.

 

 

L'indomani mattina, purtroppo per lui, non c'era alcun diluvio a bloccare i voli in partenza, anzi: c'era un sole che spaccava le pietre, beffardamente alto nel cielo e contro il quale Robin si ritrovò ad imprecare, e appena uscì di casa i suoi amici d'infanzia erano già là: Cyborg con un cappello a visiera per proteggersi dal sole e Beastboy coi piedi poggiati sul cruscotto e improponibili occhiali da sole, gli sorridevano come se non ci fosse un domani, attendendolo nella decappotabile rossa.

Dopo interminabili minuti riuscirono a staccarlo da Kitten e a trascinarlo di peso nell'auto, intimandogli di muovere il culo o avrebbero fatto tardi. Beastboy entrò fischiettando coi bagagli e, dopo aver sussurrato una serie di complimenti poco veri alla hostess mentre chiedeva informazioni, quest'ultima arrossì sorridente:

-Prego signori, accomodatevi in pista Vi farò subito prendere le valige dal nostro assistente.-

-Quanto vorresti per assistere me..?- sorrise malizioso il ragazzo, sporgendosi sui gomiti di più verso la ragazza dietro al bancone, facendola arrossire ancora di più.

-Ok, Bibi, piantala.-tagliò corto Robin, trascinandolo imbarazzato via da lì mentre Cyborg rideva come un pazzo, assecondando il comportamento dell'amico: -Grazie mille, signorina, e buona giornata!-

Beastboy quasi cadde, scorrazzato da Robin per tutto l'enorme corridoio senza grazia: -Ehy amico, perchè l'hai fatto? Stavo quasi per avere il suo numero!- si lamentò con fare infantile, un broncio simile a quello di un cane bastonato sul volto.

-Non eravamo forse in ritardo?- rispose l'altro, trovando finalmente la loro pista: -Ecco, siamo arrivati.-

Aspettarono con calma il loro turno della fila e, fatti controllare i documenti, proseguirono con l'imbarco: i loro posti a sedere erano comodi e panoramici, e per la prima volta Robin si sentì quasi contento di quell'esperienza; da quando aveva iniziato la carriera di avvocato non aveva quasi mai tempo per passare bei momenti coi suoi migliori amici come al liceo, e forse quell'esperienza sarebbe stata l'occasione di rendere il loro rapporto ancora più forte e fraterno.

Dopotutto, che male c'era nell'innocente divertirsi un po'?

Fu con questi rosei pensieri che, dopo aver chiacchierato e scherzato per un po' con quei due, approfittò del loro delirare riguardo a future avventure (gli sembrò di sentire il deserto del Sahara ma sperò di aver capito male) per scivolare, finalmente, nel sonno con un sospiro, rilassandosi finalmente per la prima volta in quei mesi frenetici.

Non seppe quanto dormì esattamente, davanti a loro c'erano molte ore di viaggio, ma fu un sonno ristoratore e senza incubi, che lo fece risvegliare intontito e stupito del fatto che quei due fossero ancora vispi e chiacchieroni l'uno con l'altro.

-Oh, ben svegliato, principessa, russi davvero come un trombone, sai?- lo schernì Cyborg mentre addentava un panino con gusto. L'altro ridacchiò impercettibilmente, stropicciandosi gli occhi.

-Hai dormito un sacco di tempo, sicuro di stare bene?-

-Uhm... si, credo... ma dove siamo?-

-Non ne ho idea.- ammise Beastboy dopo aver scambiato una rapida e neutra occhiata con l'amico, rassicurante: -Ma, secondo le mie previsioni, dovremmo essere quasi arrivati.-

-Ora provo a chiedere.- Robin si raddrizzò sul sedile e, dopo aver individuato un'hostess che stava servendo dei passeggeri, la chiamò educatamente.

-Mi dica tutto.- sorrise lei, piegandosi leggermente verso di lui per evitare che si alzasse:

-Mi può dire quanto manca al decollo?-

-Uhm...- si portò un paio di dita a reggersi il mento, pensierosa: -Il tempo esatto non credo sia possibile saperlo...- Sorrise poi, luminosa:

-Ma non si preoccupi, sarete a Barcellona fra meno di un'ora, sicuro!- fece per allontanarsi dopo quella sentenza, e Robin sorrise radioso: -Ah, perfetto, che bello gra... ehy, ma aspetta un attimo!-

Realizzò all'ultimo quello che la donna gli aveva detto, come un fulmine a ciel sereno e, sconvolto, la afferrò per un braccio per attirarla di nuovo a sé.

-Mi scusi... può ripetere quello che ha detto? Penso di non aver capito bene...- ridacchiò nervoso, e la donna lo fissò, preoccupata per quell'atteggiamento di disagiato mentale: -Ehm... si, certo: ho detto che i signori arriveranno sicuro in meno di un'ora a Barcellona.-

-Bar...- Robin le sorrise isterico, Beastboy e Cyborg che la guardavano sconvolti: -Mi scusi, ma questo volo non si ferma a New York?!-

-Ma no!- sorrise lei divertita: -Quello per New York era la pista V1, questo è il volo diretto per la Spagna, A1. Eravate così eccitati dal viaggio da non sapere nemmeno la vostra meta?- rise sincera per la battuta, e Robin la seguì quasi a singhiozzo, non riuscendo a frenare il nervoso.

Appena fu lontana, si voltò verso gli altri due, che lo fissavano con la testa fra le nuvole:

-Bello scherzo, non è vero?! Dovrebbero...- rise, non interrompendosi un istante: -... assumere sempre personale così divertente sugli aerei, non credete?-

Gli altri due lo fissavano perplessi, e Cyborg si morse un labbro, nervoso.

Robin lentamente s'interruppe del tutto, assumendo un'aria torva mentre deglutiva: -Perchè scherzava, non è vero? Insomma... è assurdo... tutte le prenotazioni che abbiamo fatto a nome mio...-

Silenzio tombale, stessa reazione.

-Chi... chi era incaricato di comprare i biglietti?-

Cyborg si voltò di scatto verso Beastboy, che abbassò nervoso il capo, grattandosi perplesso la nuca.

-Beastboy.- Robin ordinò imperioso, tendendo la mano: -Fammi vedere i biglietti, subito!-

Cyborg gli sussurrò qualcosa per calmarlo, ma il moro non lo ascoltò, afferrando i pezzi di carta con una violenza inaudita.

BB, già compreso da qualche secondo l'errore madornale che aveva fatto, sperava solo che l'amico non si arrabbiasse così tanto come prevedeva, ma purtroppo per lui le sue speranze furono tutte spazzate via in un istante:

-Scalo a Barcellona...- mormorò assente Robin, le dita tremanti per il nervoso: -Cosa significa?! Pretendo delle spiegazioni e le pretendo subito!- gridò, fissando furibondo i due che, preoccupati, sorrisero nervosi in segno di scusa agli altri passeggeri che si erano voltati a guardarli per quelle urla.

-Robin, ascolta, mi dispiace ma...-

-Mi dispiace?- mormorò prima di riprendere a gridare come un pazzo: -Mi dispiace è tutto quello che sai dire?! Cosa diamine sta succedendo!-

-Evidentemente ho confuso le piste quando ho chiesto alla hostess, ma ora non mi sembra il caso di allarma...-

-Ah, certo! Già immagino come hai domandato seriamente alla tua cara “hostess”... un occhio sul biglietto e l'altro sulle sue tette!-

-Ehy, Robin, vacci piano!- intervenne deciso Cyborg, le mani avanti come per frenare l'amico: -Va bene essere arrabbiati, ma lo sai bene che Beastboy è sempre stato dislessico, anche alle medie!-

-Io so bene, invece, che come uno stupido non dovevo fidarmi di voi! È andato tutto a puttane, Kitten sarà furibonda!-

 

Gentili passeggeri, avvisiamo che il decollo avverrà fra venti minuti. Prego allacciare le cinture di sicurezza.”

 

-Oh, fantastico!- esclamò esasperato Robin con gli occhi al cielo, una mano fra la cresta nera, prima che Beastboy gli posasse una mano sulla spalla:

-Ascolta, datti una calmata. Sono sicuro che troveremo una soluzione: dopotutto ci basta prendere da Barcellona il volo per New York e abbiamo risolto tutto, perderemmo solo un giorno di vacanza ma ne vale la pena, no?-

-Ovvio che sì.- stabilì Robin, staccandosi nervoso da lui, ancora furioso: -Questo è ovvio, non pensate nemmeno per un istante che io rimanga in questa città piena di ladruncoli, locali poco raccomandabili e venditori ambulanti. Domani sarò in quel magnifico hotel a cinque stelle di New York, costi quel che costi!-

Evitò lo sguardo rassicurante dei suoi amici, raddrizzandosi di più sullo schienale con fare inquieto, pronto a dirgliene quattro al pilota ma, soprattutto, pronto a strozzare il suo migliore amico una volta atterrati.

Ma soprattutto... Ora come diamine l'avrebbe detto a Kitten?!

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Io avrei un esame T.T che ci faccio quiiiii *piange disperata*

Molto piacere, sono Fujiko e sono nuova in questo fandom :3 Mi sono (ri)appassionata ai TT da poco e questa trama mi è venuta in mente come un fulmine a ciel sereno dopo aver visto un AMV con l'omonima canzone di Ricky Martin u.u

Vi confesso che non mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo per il semplice fatto che non vedo l'ora che arrivi il prossimo, più lungo e con molti più eventi: avremo la conoscenza con la prima fantastica girl assieme alla sua complicata personalità e l'inizio della vera avventura dei nostri eroi!

Come avrete notato, questa storia è un AU, quindi nessuno di loro ha poteri: Robin non indossa la maschera, Cyborg ha semplicemente una protesi e Jinx non avrà i capelli a cornuta (XD).

Beastboy, invece, a causa di un evento doloroso del passato rimarrà verde, per il semplice fatto che non riesco ad immaginarmelo diversamente ^^''... ho voulto fare qualcosa di diverso perchè ho visto che sono molte le storie qui che seguono le originali caratteristiche dei superpoteri, e spero che questa diversità non risulti sgradita :3

In ogni caso, spero di non risultare troppo OOC anche se per alcuni eventi è necessario e, dato che per l'aspetto mi sono ispirata in alcuni casi al fumetto e in altri al cartone, descriverò abbondantemente ogni personaggio con relativa storia, quindi non preoccupatevi u.u

Che dire? Non conosco bene il fandom e spero di avere modo di leggere le storie di tutti ^^ Nel frattempo, spero di ricevere dei pareri, anche critici perchè voglio imparare... mi dispiacerebbe interrompere la storia, si sa che senza recensioni l'ispirazione vene meno :(

Piacere di conoscervi ancora e un abbraccio bacioso :P

 

 

 

-FM.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** La calma stupefacente di Robin ***


 

 

 

 

 

-Cosa vuol dire che non è possibile andare a New York?!-

Robin, i palmi pressati sul bancone del reparto informazioni, aveva la testa sporta in avanti e un ringhio poco rassicurante dipinto sul volto: erano decollati da più di un'ora ed era ormai buio pesto, ma a lui sembrava non importare, anche se i suoi due amici dormivano in piedi a dir poco.

La signorina addetta lo osservava perplessa, tentando di svignarsela da quella scomoda situazione:

-Mi dispiace, signore, ma come le ho già detto per stasera i voli sono conclusi: le piste chiudono alle dieci e mezza di sera e sono le undici passate...-

-Non è nemmeno possibile affittare un jet privato? Pagherò qualunque cifra, i soldi non sono un problema per me.- sottolineò, ben sapendo che chiunque capitolava con la promessa di abbondante denaro: era la legge numero uno per chi viveva costantemente nel mondo degli affari.

Lei scosse il capo con un sorriso afflitto: -Mi dispiace, ma al momento ne siamo privi.-

-Possibile che siate così poco attrezzati! Dannazione...- esclamò, fuori di sé, in un grugnito.

-Robin?- Cyborg lo chiamò esasperato e anche un po' arrendevole. Le dita gli erano diventate rosse a furia di mantenere i bagagli:

-Non vorrei sembrare un guastafeste, ma potremo pensare a dormire adesso? Non sappiamo in che hotel andare senza prenotazione, e BB mi sta sbavando sulla spalla!- indicò l'amico che, distrutto e addormentato, si manteneva a lui peggio di una piovra, la bocca spalancata in un russare soddisfatto.

Mai come quel momento Robin provò il forte istinto di annegarlo nel bagno dell'areoporto.

-E va bene!- esclamò, voltandosi verso la ragazza nuovamente, che ora aveva ripreso le sue faccende lavorative: -Potete almeno procurarci un posto dove dormire?-

-Certamente, non si preoccupi.- sorrise confortante: -Sarà difficile a quest'ora della notte, ma farò del mio meglio.-

 

 

L'hotel li accolse rapidamente, mostrando loro la stanza dove avrebbero soggiornato: Robin aveva insistito perchè non fosse inferiore alle cinque stelle e la signorina, non con poche difficoltà, si era attaccata al telefono e dopo lunghissimi minuti era riuscita a trovare un soggiorno che lo accontentasse, dato che per Cyborg bastava ci fosse un letto che non avesse la morbidezza di un sasso. Certo, era in periferia con strade completamente immerse nel buio, ma dopotutto non ci sarebbero restati a lungo: erano al corrente che in Spagna vi erano più stranieri che effettivi spagnoli, e per questo motivo avevano richiesto un hotel nel quartiere americano per evitare di trovarsi in difficoltà nel chiedere informazioni.

Giusto il tempo di trovare il modo di tornare a New York... la pista era momentaneamente chiusa, ma l'indomani sarebbe riaperta e loro si sarebbero fiondati sull'aereo a tutti i costi!

-Aah... finalmente...- dopo aver sistemato alla bell'e meglio Beastboy sotto le coperte, Cyborg si lanciò sul letto, togliendosi le scarpe con il solo ausilio dei piedi, tant'era stremato: si rilassò in un sospiro, chiudendo gli occhi mentre Robin si avviava verso il bagno per sciacquarsi il viso:

-CAZZO!-

Tempo qualche minuto che era in bagno, un sonoro splash e poi urlo scosse le pareti, assieme ad un veloce risciacquo: -Non ci credo!- imprecò il moro, sollevando disgustato le mani da dentro gabinetto per mostrare quel simpatico spettacolo del suo telefonino ricoperto di acqua e... non volle sapere di cos'altro.

Corse verso il phon automatico, ma non ci fu niente da fare: il display si accendeva e si rispegneva e non riusciva certo ad asciugarsi del tutto in così poco tempo. Avrebbe dovuto chiedere a Cyborg di aggiustarlo una volta ssorbita tutta l'acqua e, borbottando imprecazioni riguardo la sfiga che era solito avere, spalancò la porta del bagno:

-Cy, mi è morto il telefono, mentre si asciuga mi presteresti il tuo per chiamare Kitten?-

Un silenzio tombale seguì alla sua domanda, e Robin sospirò nervoso alla vista dell'amico profondamente addormentato, il respiro pesante dal leggero russare:

-Cyborg, svegliati.- ordinò quasi una volta andato verso di lui, ma nulla lo mosse: -Oh, andiamo, non puoi farmi questo..!- esclamò disperato mentre lo agitava poco delicatamente per una spalla.

Il movimento del corpo lo fece trasalire, ma non svegliare, e Robin si ritrovò a rivolgergli uno spettacolare medio mentre usciva dalla stanza prendendone le chiavi:

-L'unica mia speranza è trovare una cabina telefonica...-

 

 

 

 

-Mi chiedo cosa abbia mai fatto per meritarmi questo...-

Si ritrovò a riflettere, per la millionesima volta in quella giornata di merda, mentre camminava per le strade di quella città sconosciuta. Non aveva di certo paura del buio, ma doveva ammettere che per strada non c'era davvero nessuno e questo, unito al fatto che era uscito per cercare una cabina, non migliorava le cose: non solo vedeva poco e nulla in quelle traverse, ma non c'era nemmeno qualcuno a cui potesse chiedere informazioni.

Dopo minuti che camminava, finalmente si ritrovò in una piazza discretamente illuminata e non solo: sentiva nei timpani il suono bombardante di musica house tipica delle discoteche e si guardò intorno fino a visualizzarne la provenienza.

Un edificio freddo e pieno di graffiti, dalla cui porta semichiusa si intravedevano fasci accecanti di luce colorata, fucsia e violacea: si avvicinò speranzoso di poter chiedere a qualche adolescente indicazioni, quasi ringhiando contro un gatto che gli soffiava contro, spaventato.

-Ma tu guarda questa bestia pulciosa..!- si voltò a guardarlo trotterellare via, sibilando ostile, ma non fece in tempo a voltare la testa dall'altra parte, svoltato l'angolo che una testa rossa, veloce come un razzo, gli finì addosso, travolgendolo completamente e facendogli perdere l'equilibrio.

In un attimo si ritrovò col sedere per terra, dolorante:

-Accidenti!- sbottò: -Guarda un po' dove metti i piedi!- alzò lo sguardo, vedendo una lunga chioma rossa a nascondere parte del volto; si alzò velocemente e tese la mano alla figura, preoccupato:

-Ehy, va tutto bene..?- domandò non appena l'ebbe risollevata, e la visione che ebbe subito dopo lo lasciò senza respiro per qualche istante. La ragazza sollevò il capo di botto, mostrando un'espressione supplicante e gli occhi più grandi che aveva mai visto, verdi come smeraldi e umidi di calde lacrime.

Robin restò con le labbra semichiuse, sbigottito dalla particolarità di quei colori: la chioma era ardente come fuoco e la pelle scura come se si fossero trovati in piena estate, il fisico magro e poco formoso che segnalava come la ragazza si fosse trovata nel pieno dell'adolescenza.

La musica si fece più potente all'improvviso, segno che qualcuno aveva aperto la porta del locale:

-Starfire! Torna subito qui!- l'urlo maschile, così potente, costrinse Robin a staccare di malavoglia lo sguardo dalla ragazza fra le sue braccia per rivolgerlo, assieme a lei, all'individuo.

Ma non ebbe il tempo di aggiungere altro, poiché in un istante lei si staccò, lasciandolo con un senso di vuoto nel petto anche se non ne percepiva assolutamente il perchè, fuggendo via alla vista di quell'uomo.

-Scusami tanto!- gridò a Robin con voce strozzata prima di precipitarsi fuori dal vicolo e svoltare, in fuga. Rimase a guardarla interdetto per qualche secondo, e sollevò un sopracciglio quando quell'uomo gli rivolse un'occhiataccia nel passargli accanto nella corsa, tentando di riacciuffare quella ragazza che ora aveva ripreso a chiamare a gran voce.

Così velocemente come era arrivata, la bufera passò, e Robin si ritrovò di nuovo immerso nel suono ovattato della musica; tuttavia, si ritrovò a non essere per nulla calmo: cosa voleva quel tipo dalla ragazza? Era evidente che lei stava tentando di sfuggirgli, o forse era solo una lite futile?

Avvertì una sorta di fastidio al pensiero che potesse essere fidanzata, ma fu così rapido che a stento se ne accorse, scacciando via quello stupido e assurdo pensiero.

Il pensiero che quell'adolescente potesse essere in pericolo gli fece muovere istintivamente i piedi, preoccupato, portandolo a svoltare l'angolo e a proseguire in sua ricerca: se era tutto un suo film mentale, avrebbe girato i tacchi e se ne sarebbe andato via, veloce come era arrivato e senza problemi.

Tuttavia, capì di aver avuto ragione quando udì un grido infastidito di lei provenire da dentro un vicolo: -Ti ho detto di lasciarmi stare! Non voglio più rivederti, Slade!-

-Oh, andiamo, smettila di fare l'idiota, Star! È stato solo un bacio!-

-Solo un bacio?! Solo un bacio, ma ti ascolti quando parli?-

-Senti, non mi importa, ok? Non ho intenzione di parlare di certe stronzate con te, quindi ora tu torni dentro e chiedi scusa per la scenata!- il giovane, immerso in parte nel buio, la afferrò rudemente per il polso e provò a trascinarla con sé, ma senza successo: Starfire ringhiò infastidita e, con un gesto secco, se ne liberò, schiaffeggiandogli la mano colpevole.

-Sparisci, Slade!- sibilò infuriata, e Robin intravide i suoi occhi pericolosi come fiamme, l'espressione determinata nonostante le lacrime che avevano ricominciato a rigarle le guance.

Il tale Slade, dopo un paio di secondi di stupore dinanzi a quella reazione inaspettata, ringhiò e, bollendo di rabbia, le si fiondò addosso, immobilizzandola col suo corpo contro il muro e tentando di baciarla.

Robin notò il suo isterico dimenarsi fra le urla, la presa delle sue dita ferrea sulle guance morbide della ragazza e non riuscì a trattenersi dalla rabbia;

-Ehy, tu!- corse verso i due, afferrando malamente Slade e scaraventandolo dall'altra parte del vicolo: -Lasciala stare, ti ha detto che non gradisce o sbaglio?!-

Slade ricorse a tutta la sua forza per non rischiare di cadere all'indietro e, sconvolto e furioso per l'interruzione, avanzò verso il guastafeste con aria minacciosa:

-E tu chi cazzo sei, eh?! È la mia ragazza, non osare metterti in mezzo!-

-Ex.- precisò Starfire con odio, ormai riacquisita un po' di lucidità, e Robin davanti a lei non potè fare a meno di farsi sfuggire un sorrisetto dinanzi a quelle parole:

-Per quanto mi riguarda può essere anche tua madre.- gli rispose il moro, disgustato dal suo comportamento: -Ma non cambia il fatto che le donne non si toccano e soprattutto non si infastidiscono, per cui ti conviene andartene prima che perda la pazienza!-

-Ma tu chi credi di spaventare, eh!- sbottò su di giri l'altro a quelle parole, scaraventandosi addosso a lui e sollevandolo per il colletto della camicia: era davvero molto muscoloso nonostante fosse così giovane, ma Robin era più agile e, nonostante non avesse mai partecipato ad una rissa, gli risultò abbastanza facile superare la prima sorpresa e sgusciare via dalla sua presa appena in tempo per sferrargli un sonoro destro in pieno volto.

La testa gli era diventata improvvisamente leggera e pulsante di rabbia, così tanto che a stento avvertiva le urla preoccupate di Starfire dinanzi a tutti quei colpi, ricevuti e dati, che altro non facevano che caricarlo ancora di più di energia da sfogare prontamente su quel bellimbusto.

Fu solo all'ennesimo pugno che Slade, mugugnando dal dolore per un probabile dente rotto e caduto a terra, si rialzò goffamente e, in un'ultima occhiataccia rivolta ai due, si volatilizzò, correndo via come il vento.

Robin ansimò per la fatica e sorrise cinico, prima di accasciarsi a terra in un gemito: Starfire gridò e corse preoccupata a sorreggerlo, osservando preoccupata il suo volto. Era davvero bello e, nonostante i lividi e i graffi a sangue, aveva uno sguardo magnetico e profondo, capace di farla tremare per i brividi di piacere.

-Non dovevi arrivare a tanto, se Slade ti dovesse ritrovare...-

-... sarò pronto a spaccargli il muso ancora una volta.- terminò lui, sorridendole appena per rassicurarla: -L'importante è che tu stia...- ebbe modo di sussurrare dolorosamente, prima di chiudere gli occhi per il troppo capogiro, persi i sensi.

-Oh, no!- gridò lei, scuotendolo con poca delicatezza: -Svegliati! Oh mio Dio, no, no...- sussurrò fra le lacrime, reggendo il suo capo fra le braccia, sollevando il suo con gli occhi pieni di lacrime.

-VI PREGO! CHE QUALCUNO CI AIUTI!-

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Ok, non chiedetemi il perchè del titolo del capitolo XD ma mi sembrava azzeccato, invece che mettere le solite cose 'un incontro improvviso' o cose così u.u

Per quanto riguarda il fatto della multietnia in Spagna... è vero, stanno tantissimi stranieri, molto più degli spagnoli!

Sta di fatto, comunque, che Robin è un vero paladino, oltre che molto calmo... ma penso lo avessimo già capito :D ecco a voi come promesso l'incontro con la prima girl, avremo modo di conoscere molto di lei più avanti! Che ne pensate di quest'idea? Essì, Slade fidanzato è davvero un amore, SMUACK! XD

Alla prossima, fatevi sentire per essere avvisati degli aggiornamenti! :3

 

 

 

 

 

 

-FM.

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Segni premonitori ***


 

 

Quel tremore così familiare... quel momento che gli mandava il cuore in estasi...

era ciò che aveva sempre sognato. Era di nuovo lì, in piedi e rigido come sempre, ad attendere colei con cui avrebbe trascorso il resto della sua vita: un uomo come tanti, emozionato come pochi.

Cosa l'aveva spinta a scegliere proprio lui come compagno di vita, lui con i suoi drammi e i troppi caffè, con la sua boriosità e la sua sveglia al mattino presto?

Avrebbe voluto chiederglielo, sentiva che non c'era molto tempo.

Eppure... eppure quando vide quella figura in bianco vestita dirigersi dolce ma determinata verso di lui, le parole gli morirono in gola, lasciando che fosse il cuore e solo esso a mandare avanti quel discorso da troppo tempo interrotto.

Avvicinò le dita al velo, sollevandolo cauto ma impaziente, e uno strano calore si impossessò del suo cervello nello scorgere una ciocca mossa color rosso sangue farne capolino con prepotenza.

 

 

 

Quando Robin si svegliò di botto, la prima cosa di cui ebbe la percezione era che non si trovava affatto in hotel... la seconda, quelle maledette luci al neon che lo stavano accecando senza troppi complimenti.

Grugnì infastidito, rivolgendo lo sguardo altrove, gli occhi ancora cisposi per il sonno mentre tentava di capire dove si trovasse: complici le pareti bianco gesso e il bip insistente delle apparecchiature, non gli ci volle molto per comprendere che si trovava in ospedale.

Si osservò il braccio con la flebo e ricordò immediatamente, tempo una manciata di secondi, cos'era accaduto: sollevò il capo di botto nella speranza di vedere il volto di Starfire che, sorridente, magari mentre leggeva nell'attesa, lo guardava, oppure preoccupata ed in lacrime per le sue condizioni... ma tutto quello che vide fu una sedia vuota, e la sala spoglia.

Non con poca fatica ed una smorfia sul volto si sollevò sui gomiti fino ad afferrare la corda che avrebbe richiamato i medici, avvertendoli del suo risveglio: tempo pochi secondi, infatti, e una sorridente infermiera fece capolino da dietro la porta, una cartella retta fra le mani:

-Richard Grayson?-

-Sono io.- borbottò lui, riconoscendo il forte accento spagnolo nonostante il linguaggio americano. Mugolò mentre si massaggiava la testa in fiamme, attendendo che si avvicinasse a lui: -Come si sente?-

-Un po' intontito, credo.-

-Non si preoccupi, adesso le faremo subito delle analisi per vedere se ha...-

 

-Insomma, dove è finito il mio amico?!-

-Questo ospedale è immenso, potrebbero farci un locale a luci rosse!-

 

Robin, riconoscendo all'istante quelle voci provenienti dal corridoio, diventò paonazzo dall'imbarazzo, mentre la signorina lo osservava perplessa, intuito che il suo paziente conosceva quegli individui... discutibili.

Non si sbagliava. Con un entrata degna di un gangster (fortuna che le porte erano automatiche) Beastboy attraversò l'uscio seguito da un Cyborg su di giri: il primo allargò le braccia con un sorrisone, quegli occhiali da sole osceni ancora sul viso.

-ROOOBIN!-

-Finalmente ti abbiamo trovato, amico! Eravamo preoccupatissimi, come ti senti?-

Seguì un silenzio perplesso di qualche secondo, prima che BB notasse la giovane e promettente infermiera china sul suo amico per sorreggerlo, entrambi immobili e che li osservavano stupiti.

-Oh.- commentò Beastboy, e Robin ebbe paura del sorriso innaturale che si allargò sul suo volto a dismisura, mentre con due dita si abbassava gli occhiali da sole quel poco che bastava per rivolgergli un'occhiata maliziosa: -Noto con piacere che non te la cavi affatto male!-

Sollevò un paio di volte le sopracciglia, rivolgendogli uno sguardo talmente eloquente che il moro arrossì fino alla punta dei capelli per l'imbarazzo, battendosi una mano sul volto e imprecando a voce bassa per gli amici che si era scelto.

-Ehm... si, penso che il signor Grayson sia pronto a dimettersi. Per averne la sicurezza gli faremo delle analisi, prego si accomodi nella stanza accanto.- l'infermiera gli indicò con un sorriso ancora inquietato la strada, precedendolo. Robin la seguì disperato, e quando passò accanto ai due rivolse loro un'occhiata talmente minacciosa che Beastboy, che stava per sganciare un'altra battutaccia perversa delle sue, convenne che era meglio tacere.

Le analisi durarono poco più che venti minuti, lasciandolo tuttavia senza forze: quando uscì dalla sala già con il cappotto, i due compresero che aveva avuto il permesso di dimettersi.

Ne aveva già fin sopra ai capelli di quel posto, motivo per cui pagò in fretta il servizio, ma fu riportato duramente alla realtà dalle parole gentili di colei che lo aveva assistito:

-Signor Grayson? Quasi dimenticavo di dirle che chi l'ha portata qui ha lasciato un biglietto per lei.-

Robin sgranò gli occhi, il cuore che iniziava a battere più del necessario quando afferrò quel biglietto scritto in tutta fretta, la carta strappata e rosa.

 

 

 

Spero tu ti rimetta presto...

Perdonami :(

 

Starfire

 

Si soffermò sulla scrittura un po' rotondeggiante e su quell'emoticon aggiunta in modo infantile, come se si fosse trattato tutto di un gioco. Peccato che così non era, e Robin rigirò fra le mani quel preziosissimo foglietto notando, non con poca sorpresa, un nome battuto a macchina: James H. High School... una scuola? La sua?

Era certo che non l'avesse fatto apposta, ma Robin si sentì agitato al solo pensiero di poterla rivedere; infilò con cautela il bigliettino nella tasca dei pantaloni, stando ben attento a non sgualcirlo, e rivolse un sorriso stranamente radioso ai due che lo attendevano impazienti:

-Andiamo?-

 

 

 

 

-Insomma, adesso ci vuoi spiegare che ti è successo?-

-Già, alla reception dell'hotel hanno spiegato che si trattava di aggressione!-

Robin, la mano destra nella tasca, si reggeva con l'altra alla maniglia della metropolitana, osservando i suoi due amici di fronte a lui:

-Non è esattamente così... diciamo che mi sono ritrovato coinvolto in una rissa.- spiegò, seccato del fatto che lo avessero fatto passare per la povera vittima sfortunata.

Dopotutto, era pur sempre vero che era stato lui ad intervenire per bloccare le azioni sconsiderate di quel folle.

Sbuffò seccato quando, invece di uno sguardo preoccupato, si ritrovò a far fronte all'espressione perplessa e dubbiosa dei due: -E ora che c'è?!-

-Vuoi davvero dirmi che ti sei messo a prendere a pugni qualcuno? Tu... che non hai nemmeno raccontato alla maestra che c'era quel Johnny che ti rubava ogni giorno le merendine?!- Beastboy sollevò un sopracciglio, frenando il sorrisetto divertito che stava iniziando a prendere posto sul suo viso. Ci pensò Cyborg a mostrarlo, ridendo come se non ci fosse un domani mentre ricordava quei momenti: -Oddio, è vero! Me l'ero quasi dimenticato, che pena farsi sottomettere così!-

-È stato tanto tempo fa!- commentò seccato il moro, evidentemente imbarazzato: -E poi Johnny Miller era ad un passo dall'espulsione, se avessi anche raccontato quella bravata sarebbe stato di sicuro cacciato!-

-Quindi hai mantenuto il segreto? Che angelo che sei..!- rispose sarcastico BB, non bevendosi nemmeno per un istante tutte quelle scuse che Robin stava campando per aria; quest'ultimo gli rivolse un'occhiata in tralice prima di riprendere il discorso:

-E comunque sono stato costretto quasi ad intervenire, dato che stava molestando una ragazza!-

Cyborg si sporse in avanti, incuriosito: -Ma tu che ci facevi vicino ad una discoteca a quell'ora?-

-Beh, ero uscito a cercare una cabina telefonica per chiamare Kitten, dato che non ero riuscito a sentirla, il mio cellulare era morto e voi dormivate come neonati! A proposito, appena arriviamo in hotel dacci un'occhiata, per favore... comprarne un altro è una seccatura.-

Non volle nominare Starfire, cercò quasi di non pensarci per il momento: tutto quello che voleva fare era riflettere su quell'incontro e sperare di sentire la sua futura mogliettina il più presto possibile.

-Ci penso io, tranquillo.- gli fece l'occhiolino Cyborg e, realizzato assieme agli altri che la loro fermata era giunta, si staccò con loro dai sostegni: -Dacci torto, col sonno che avevamo..!- rise Beastboy, ravvivandosi la cresta con una mano e avviandosi al fianco dei due.

La metropolitana pullulava di gente che sembrava uscire da ogni angolo, e il ragazzo si perse nella bellezza di quei graffiti sulle mura e soggetti astratti, posando gli occhi meravigliati su quel largo corridoio, cercando di non perdere di vista gli altri due.

Fu nel girarsi di poco al suo fianco, però, che vide qualcosa che non gli piacque affatto: uno strano individuo che, il cappuccio grigio della felpa calcato sulla fronte a nascondere il viso, camminava da un bel po' dietro di loro, vicinissimo alla figura di Robin, che stava ridacchiando con loro.

-Ehy Robin.- lo chiamò serio, senza farsi notare: -Ascolta, stai atten...-

L'amico non ebbe nemmeno il tempo di girarsi per ascoltarlo che, rapida come una gazza ladra, la mano si fiondò sulla tasca posteriore dei pantaloni di Robin, con così tanta grazia che nemmeno se ne accorse.

-Cazzo!- esclamò Beastboy mentre l'individuo come un razzo sfrecciava oltre la folla, fuggendo col portafoglio. Robin comprese dopo una frazione di secondo, tastandosi la tasca oramai vuota e impallidendo, tremante dalla rabbia: -AL LADRO!-

La folla non sembrò quasi scomporsi, a parte qualche espressione stupita qua e là in quel corridoio sotterraneo: evidentemente, i furti in certe zone dovevano essere d'abitudine.

Beastboy lanciò velocemente la giacca a Robin per fargliela reggere, sfrecciando nella stessa direzione del ladro: -Ci penso io, voi seguitemi in taxi!- ordinò e, prima che i due potessero dargli qualunque risposta, fu via, a sfrecciare per il corridoio.

Corse lungo il sotterraneo, con il fischio assordante dei treni in arrivo e guardandosi attorno febbrile, e finalmente lo individuò, con quell'anonima felpa grigio chiaro e i pantaloni della tuta.

-Brutto bastardo..!- sibilò fra i denti, furibondo: non solo Robin si trovava lì per un loro sbaglio, ma adesso, con quel furto improvviso, anche ogni possibilità che avevano di riscattare sè stessi nonchè il buon nome di quella città si stava dissolvendo come neve al sole... e lui odiava dover dare ragione a Robin!

-EHY! FERMO LÌ, STRONZO CHE NON SEI ALTRO!- gridò fuori di sé, accelerando la corsa ulteriormente: l'individuo sobbalzò spaventato, voltatosi appena dietro di sé e dando modo al ragazzo di scorgere una sciarpa scura avvolta attorno alla bocca, prima di voltarsi e ricominciare a correre: -Non mi sfuggirai!-

Quasi si arrampicò per le scale mobili, spintonando passanti e ricevendo ben più di un insulto dagli anziani: rimase enormemente stupito quando vide il ladro saltare oltre la ringhiera metallica con nonchalance per poi atterrare con le ginocchia semipiegate, ricominciando a correre verso l'uscita di emergenza.

-Tsk!- fu il commento aspro di BB mentre lo seguiva a ruota imitandone i gesti, non lasciandosi pedinare e spalancando di botto la porta d'uscita per ritrovarsi a socchiudere gli occhi per la luce giornaliera e naturale dell'esterno. Lo individuò poco vicino ad una statua e, con le gambe che sembrava quasi avessero volontà propria, scattò in avanti, avvertendo il suo respiro affannato dalla corsa sempre più vicino, ghermendolo per la spalla destra e gettandolo malamente a terra quando riuscì ad afferrarlo.

-Preso!- gridò quasi, la voce strozzata ma esultante mentre, nel tirarlo verso di sé, il cappuccio cadeva inevitabilmente dalla testa: Beastboy spalancò gli occhi chiari quando vide una cascata di capelli neri e ricchi di sfumature vellutate sprigionarsi da quella presa per ricadere sulle spalle sottili, e un volto allarmato girarsi verso di lui.

Beastboy si specchiò in quegli occhi talmente blu da fare invidia alle profondità marine, notandone lo stupore e poi, improvviso come una tempesta, l'odio atroce con cui quella ragazza lo fissò:

-Nei tuoi sogni.-

Beastboy, nella frazione di secondo in cui udì quella sentenza beffarda e dalla voce roca strinse involontariamente la presa sulla spalla per mantenerla a terra, ma invano: con un gesto secco e velocissimo, la ragazza balzò in avanti e, lasciando scivolare le braccia magre lungo la felpa le liberò, sfrecciando via e lasciando Beastboy con il capo d'abbigliamento vuoto.

-NO! Aspetta!- le gridò dietro, una volta ripresosi da quel momento, ma fu tutto inutile: dopo averla rincorsa per un altro po', seguendo la sua chioma corvina, la vide saltare sulla moto più incredibile che avesse visto, nera metallizzata, e inserire un casco lucido per poi sfrecciare via per le strade.

-Merda!- esclamò frustrato Beastboy, dopo aver cercato invano di leggere la targa: -Questi occhiali non fanno vedere niente!- sbottò sfilandosi le lenti scure non graduate per gettarle a terra: si ruppero all'impatto con l'asfalto.

Probabilmente sarebbe stato inutile prendere la targa, sicuramente un tale gioiello non poteva che essere rubato, si ritrovò a riflettere il ragazzo emntre, come un fulmine a ciel sereno, i suoi occhi incapparono in una visione che non poteva essere ignorata: la canotta della ladra si sollevò appena nello svoltare l'angolo, rivelando un tatuaggio nero all'altezza dell'osso sacro.

Sembrava... un volatile?

Beastboy socchiuse gli occhi furibondo mentre lasciava che il respiro gli tornasse regolare, le mani arpionate alle ginocchia per mantenersi: il rumore di una frenata brusca lo distolse dai suoi pensieri.

-Allora?! Sei riuscito ad acciuffarlo?- Robin e Cyborg scesero dal taxi quasi in simultanea, correndogli incontro: -C'ero riuscito, ma quella si è sfilata la felpa ed è scappata!-

-QuellA?- domandò curioso Robin, sconvolto che una donna potesse essere così agile nella fuga.

-Non male...- commentò invece Cyborg, sollevando ammirato le sopracciglia:

-Andiamo in hotel, su.- sospirò BB, non prima di avergli rivolto un'occhiataccia che, evidentemente, lui non raccolse.

-Ho davvero bisogno di una doccia per rilassarmi.-

 

 

 

 

 

 

 

Nel frattempo, una decina di minuti dopo, con un rombo una moto nera metallizzata frenò nel sentiero addetto all'entrata, e una figura longilinea scese elegantemente dal mezzo, sfilandosi il casco e liberando la chioma mossa al vento con un sospiro.

Si ravvivò i capelli scuri mentre si avviava verso la balconata della villa e, afferrato un gancio arrugginito, si sollevò abbastanza da afferrarsi alla sua ringhiera per saltare dentro.

Camminò rapidamente verso la vetrata e aprì con le chiavi di riserva l'ingresso alla sua stanza; spalancò lo sguardo a quel bussare leggero: appena in tempo!

-Raven..?- chiamò con nonchalance l'uomo da dietro la porta, rivelando la figlia stesa sulle coperte con una rivista di gossip in mano: -Volevo solo dirti che fra un'ora è pronta la cena.-

-Si, papà.- rispose ubbidiente lei, non staccando lo sguardo da quelle pagine, mentre dondolava la gamba su e giù, poggiata in bilico sull'altra.

Con un sospiro l'uomo richiuse la porta, lasciandola in pace e, quando udì i passi farsi sempre più lontani, si abbandonò anche lei ad un sospiro e, gettando un'occhiata disgustata a quelle schifezze pubblicitarie lo lanciò via con noncuranza, soffermandosi sui bottini di quella giornata: l'ultimo furto era stato davvero un'impresa, mai le era capitato di ottenere una resistenza così ardua così come era successo con quel ragazzo dalla pelle stranamente verde.

Sbuffò seccata, prima che un sorriso sarcastico si dipingesse sul suo volto dai tratti angelici davanti a tutti quegli oggetti rubati:

-Turisti... così ingenui.-

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Eccoci qua, il momento che forse stavate aspettando *^* Che ne pensate della mia idea su Rae? Una cosa è certa, ne vedremo delle belle! Scappo a fare lezione, e ancora grazie a chi è arrivato fin qui! :D

 

 

 

-FM.

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Capitolo 4
*** Volontà scomode ***


 

 

-Mi chiamo Garfield Logan, e vorrei fare una denuncia.-

Lo squillo insistente del telefono e le voci soffuse della segreteria fecero da sfondo a quell'esordio del ragazzo che, sguardo determinato, osservò l'agente sollevare lo sguardo dalle sue carte per osservarlo interessato:

-Per..?- domandò con voce monocorde, masticando il suo chewing gum con disinteresse; Beastboy sembrò pensarci su giusto per un istante, magari per un ripensamento, ma la voce gli uscì poi più decisa che mai al pensiero di quell'evento stressante del giorno prima.

-Furto.- rispose, cacciando da dietro la schiena la felpa che era riuscito a strappare a quella strana tipa, mostrandola all'agente: -Siamo in vacanza, e ad un mio amico è stato rubato il portafoglio con tanto di documenti dentro. Sono riuscito a togliere questa felpa al ladro, ma non a prenderlo: pensate vi possa essere utile per identificarlo?-

L'altro tese la mano per afferrarla, rigirandosela fra le mani interessato: -Beh, non è necessario tenerlo come reperto, ma potremo trovarci tracce di DNA che ci ricondurrebbero a lui, perciò...-

-Lei.- precisò Beastboy, così rapidamente che a stento se ne accorse. Aveva le braccia conserte, e l'altro si voltò a guardarlo perplesso: -Mi scusi..?-

-Intendo... non identificarlo, ma identificarla. È una ragazza.- si grattò la nuca, imbarazzato per aver ricordato a sé stesso e fatto notare alla polizia di Barcellona che si era fatto fregare da una donna, e squilibrata, per giunta!

-Ah...- si limitò a rispondere quello, sollevando perplesso un sopracciglio: -In ogni caso, se mi lascia per un'oretta la felpa possiamo procedere con l'analizzarla, poi gliela ridaremo. Nel frattempo mi può specificare altri dettagli, che ne pensa?-

-Mi sembra perfetto.- sospirò arrendevole Beastboy che, per la prima volta da quando erano arrivati nella città del divertimento, davvero non vedeva l'ora di ritornare a casa.

 

 

 

 

 

 

Robin aprì cauto un occhio, avvertendo tutti i muscoli intorpiditi per la scomoda posizione: si ricordò di essere crollato sul letto mentre Cyborg, occhiali da vista inforcati sul naso, procedeva con l'aggiustare il suo cellulare, ma lui era purtroppo crollato prima di averne ammirato la gloria e non aveva avuto modo di ammirare il lavoro svolto dall'amico: aveva persino ricoperto il retro con della brillante lacca rossa, il suo colore preferito.

Il moro fece una smorfia intontita quando lo notò appisolato accanto a lui, sollevandosi col busto e passandosi le dita fra i capelli a dir poco osceni, in quel momento: si trascinò fino al bagno, sciacquandosi il viso con dell'acqua ghiacciata per svegliarsi. Con la vista semicoperta dall'asciugamano, si osservò con disappunto allo specchio: le costole sporgenti stonavano col suo solito fisico asciutto, e delle tristi occhiaie formavano una mezzaluna sotto gli occhi solitamente vispi e professionali.

Sospirò, collegando subito il tutto alla sua vita troppo faticosa e ai turni a dir poco sfiancanti lavorativi: da quant'è che non si rilassava, che si godeva il panorama notturno o che mangiava semplicemente un boccone coi suoi amici di sempre?

Il successo valeva davvero la pena per quella situazione?

L'asciugamano posata sul capo ad asciugare le poche goccioline che erano finite sui capelli scuri, il suo sguardo cadde sulla sua tasca destra e le dita, come mosse da una volontà propria, ne ripescarono il bigliettino rosa a cui non riusciva a smettere di pensare.

Il suo cervello rifiutava di assecondare quella pazzia e Robin, colto dalla disperazione, si ritrovò a pensare che Starfire si era preoccupata di portarlo in ospedale e meritava di certo un ringraziamento fatto di persona.

Ripensò a quel “Perdonami”: molto probabilmente, adesso si era addossata l'intera colpa della faccenda e, al solo pensiero, Robin sentiva in petto un dolore non facilmente ignorabile, seguito da una tenerezza che solitamente non gli si addiceva, specialmente dato il suo carattere scorbutico.

Assottigliò le labbra e, ben sapendo che poi si sarebbe pentito di una decisione così affrettata e avrebbe rimpianto quelle quattro mura della camera d'hotel, si infilò velocemente una camicia, afferrò gli occhiali da sole e uscì chiudendosi la porta alle spalle, decidendo di non ascoltare il suo acido cervello, per una volta.

 

 

Arrivò davanti all'istituto nell'orario prestabilito, riuscendo così a tirare un sospiro di sollievo. Osservò l'immensa struttura davanti a sé, coi cancelli di vernice verde e le pareti colme di dichiarazioni d'amore e graffiti che ne stabilivano il possesso: la campanella doveva essere suonata da pochi secondi perchè il caos era indescrivibile, con sghignazzi e pettegolezzi che giungevano da ogni angolo, così come borse all'ultimo grido o zaini portati su una sola spalla.

Chiunque gli passava accanto gli rivolgeva occhiate strane e, a volte, qualche risatina a stento trattenuta, e Robin si imbarazzò non poco nel constatare che, in effetti, il tempo del college era passato da un bel po' e per un momento si domandò anche cosa ci facesse lì, a deridersi ed essere deriso da squallidi e viziati teenagers che della vita sapevano ben poco, a differenza dell'incoscienza.

Fu quasi tentato di andarsene a gambe levate ma, non appena fece dietrofront per allontanarsi, incappò in una visione che in un solo istante fu capace di spalancargli il cuore; non la chiamò, non ne ebbe la forza, o forse il coraggio: sapeva solo che Starfire era lì, nella sua divisa con la gonna scozzese e cravattino, che rideva con alcune compagne appena uscite dalla scuola e che, nel momento in cui le sue iridi verdi si posarono sorprese su Robin, questi credette davvero di morire.

La ragazza aprì e chiuse le palpebre un paio di volte per accertarsi di non essersi sbagliata e, quando realizzò la visita inaspettata, gli sorrise felice e si congedò dalle compagne per raggiungerlo:

-Ciao!- la buttò lì, le guance rosate per il sole.

-... Ciao.- espirò tutto d'un fiato Robin con tono serio, diventando rosso appena si accorse della strana voce che gli era uscita, che lo faceva sembrare più simile ad una trombetta sfiatata che ad un cavaliere su un destriero bianco. Tuttavia, lei sembrò non accorgersene, o perlomeno se se ne era accorta non lo diede a vedere, dato che faceva di tutto per metterlo a suo agio: si avvicinò ulteriormente e lo abbracciò con entusiasmo, facendolo irrigidire dalla sorpresa.

-Sono contenta che tu stia meglio...- gli sussurrò sincera, staccandosi poi per esaminargli un cerotto sulla guancia sinistra: -Cavoli, sei messo davvero male! Ma vedrai che quello stronzo di Slade non la passerà liscia!-

-Ehm... non è niente.- ridacchiò nervoso Robin, sfiorandole le dita con le sue per accompagnare la sua mano via dalla sua guancia: -Ti va di fare due passi? Qui c'è troppo... ecco...-

-... Bordello.-

-...Rumore.-

Conclusero nello stesso istante, prima di guardarsi perplessi per qualche secondo: entrambi scoppiarono a ridere, azione quasi liberatoria che spinse Robin a pensare a come era raro trovare qualcuno di così genuino, e Starfire a sorridere intenerita nel vedere quanto quel tipo fosse precisino. Le fece strada con il braccio educatamente, osservandola camminare per qualche istante prima di raggiungerla di fianco: era vivace nei movimenti e, da vera teenager, un occhio era sulla strada e uno al cellulare in attesa di messaggi, e Robin non potè fare a meno di sentirsi un po' geloso nel pensare di non avere del tutto le sue attenzioni in quel raro e primo momento assieme.

-Mi dispiace per l'improvvisata, Starfire, spero di non averti infastidita. Ho trovato un rifermento su quel tuo biglietto e... sai... Sono solo venuto a ringraziarti come si deve per esserti preoccupata per me.- esordì, dopo essersi schiarito distintamente la voce: temette una risposta noncurante, ma ogni sua preoccupazione fu spazzata in un momento quando lei si girò a guardarlo preoccupata.

-Ma scherzi? Lo sai che non c'era bisogno di scomodarti, era il minimo che potessi fare dopo che tu mi hai salvato da Slade! E poi...- si fermò lungo il sentiero che portava al parco, stringendosi nelle braccia timidamente: -... sono io che devo scusarmi con te perchè sei stato ingiustamente coinvolto, e anche per essermene scappata dall'ospedale peggio di una ladra... è solo che pensavo sarebbe stato meglio che tu non mi avessi vista, dato l'odio che provi per me.- confessò tristemente, lasciandolo a dir poco perplesso.

-Chi ti ha detto che ti odio?!- domandò, quasi arrabbiato per quell'idea che aveva avuto su di lui, facendo un passo verso di lei: -E poi sono io che sono voluto intervenire e colpire quel tipo, la responsabilità è mia e sappi che non me ne pento!-

Starfire si lasciò andare ad un sorrisetto, e Robin subito frenò i suoi bollenti spiriti per ammirarlo: lentiggini quasi invisibili le adornavano a sprazzi la carnagione scura al sole, e il moro si domandò per un attimo come potesse esistere qualcuno che fosse come lei così infantile, eppure seducente senza averne la minima intenzione: -Quindi cosa avevi in mente quando sei venuto qui?-

Dinanzi a quel tono divertito, lui stesso si abbandonò ad un sorriso sollevato: -Beh, ammetto che non conosco nulla dei tuoi interessi... ma scommetto che nessuno sa dire di no ad un bel gelato con questo caldo, dico bene? Solo che non conosco bene la zona... da dove cominciamo?-

-... Dal nome.- tagliò corto Starfire con un sorriso cordiale: -Non so ancora il tuo nome, mio salvatore.-

-Grayson.- rispose, sentendo improvvisamente un po' troppo caldo: -Richard... O se vuoi Dick... Robin.-

-Robin...- ripetè lei, posando due dita sul mente per riflettere, apparentemente soddisfatta: -È figo, mi ricorda il supereroe aiutante di Batman!- si voltò con un sorriso radioso verso di lui, dirigendosi verso una strada più affollata:

-Allora, vogliamo andare, Robin?-

 

 

-Quindi sei qui in vacanza con amici?-

Il moro non aveva la certezza di quanto tempo fosse passato da quando era sceso dall'hotel: con lei il tempo sembrava non finire mai, così come la sua parlantina vivace.

Era bello avere qualcuno che si contrapponesse a qualche suo momento di silenzio, ed era bella lei che, con le gambe abbrustolite al sole, sbocconcellava con gusto il gelato tentando di non sporcarsi troppo:

-Esatto.- seduto con lei sull'erba, la osservò divertito attentare alla crema alla fragola.

-E come mai non stai apprezzando la permanenza?-

-Non è questo...- indugiò Robin, riflettendoci sopra per un po': -Non nego che sia une bella città e tutto, è solo che... non trovo sia fatta per me, ecco. Troppo caos, troppe persone... troppi imprevisti.-

-Quindi il divertimento non fa per te?- gli domandò con una punta divertita nella voce, finendo di mangiare anche il cono, soddisfatta del pasto.

Il moro sollevò un sopracciglio, pronto a risponderle per le rime, ma Starfire lo bloccò prima che potesse proferire parola:

-E io? Sono un imprevisto per te, Robin..?-

Il ragazzo si irrigidì completamente, smettendo di respirare all'udire quella domanda: osservò la rossa al suo fianco, scalza per comodità che, le braccia a stringere le ginocchia, aveva posato languidamente la testa su di esse.

Lo guardava sorridente eppure con una consapevolezza disarmante, e il moro si ritrovò a deglutire per i battiti incessanti del suo cuore, talmente forti che parevano volerlo far balzare via dal petto: si soffermò sulla sua figura socchiudendo gli occhi, e Star lasciò che il sorriso sul suo volto sparisse, avvertendo i brividi sulla pelle per quello sguardo così... diverso, da quello che solitamente aveva chiunque la guardasse.

Robin poteva quasi avvertire il suo respiro profumato sulla pelle.

Era vicina, così vicina...

 

DRIIIN! DRIIIN!

 

Robin sbattè un paio di volte le palpebre come risvegliato da un sogno, bruscamente, e subito il nervosismo per quella interruzione si sovrappose alla confusione per i pensieri compiuti qualche secondo prima.

-Oh? Non è il tuo telefonino?- gli domandò lei, sorridendo cordiale mentre si sistemava una ciocca rossa dietro l'orecchio, riprendendosi da quel raro momento.

-Ehm... si. Scusami.- si limitò a borbottare lui, afferrando l'aggeggio da dentro la tasca e rispondendo senza nemmeno leggere il nome sul display: -Pronto..?-

-RICHARD! Ma che cavolo di fine hai fatto?!- sbottò una voce a dir poco furiosa dall'altro capo del telefono, e il moro subito la riconobbe, tornando alla dura realtà del suo pre-matrimonio:

-H-hey... da quanto tempo!-

-Non ti sei fatto vivo per ben due giorni e l'unica cosa che mi sai dire è “da quanto tempo”?!-

-Mi dispiace, ma ho avuto dei problemi, il cellulare mi si era rotto e...-

-Quale problema può essere talmente grosso da non farti telefonare alla tua futura sposa? Insomma, avresti anche potuto chiedere a Garfield e Victor di prestartelo! Quei due non sono buoni a far nulla, per una volta che potevano essere utili..!-

-Pronto? Pronto..? Non ti sento bene...- mentì Robin, osservando di sottecchi il viso di Starfire attenderlo con pazienza: in realtà la linea era solo un po' disturbata, e comunque riusciva a distinguere le parole di Kitten perfettamente. Non seppe perchè aveva pronunciato impulsivamente quelle quattro parole, forse perchè era talmente stordito che necessitava di pensare, soprattutto con Starfire lì accanto a lui: -Ti richiamo appena posso, ok?-

-COME?! Richard Grayson, tu non..!-

Chiuse secco la chiamata, sospirando impercettibilmente e mettendo via il cellulare, preoccupato: Kitten era a dir poco furibonda, e non la biasimava... ma in quel momento proprio non se la sentiva di subire quelle urla... l'avrebbe richiamata con calma, appena fatto un po' ordine nel suo cervello. Starfire lo osservò nei suoi movimenti sorridendo dolcemente, prima di parlare: -Ti andrebbe di venire ad una festa domani sera?-

-Come?- domandò lui guardandola sorpreso e facendola arrossire appena nella consapevolezza che gliel'aveva chiesto davvero.

-Ogni anno si organizza un grande bello per accogliere la primavera, e domani si terrà in una villa antica vicino al molo... e si, insomma, mi chiedevo se, dato che non hai ancora avuto modo di divertirti qui a Barcellona, ti andasse di partecipare.- fece una pausa, sentendo il cuore battere un po' forte quando incrociò il suo sguardo curioso.

-Potresti portare anche i tuoi amici, vedrai che si divertirebbero! E poi, io ho bisogno di un accompagnatore, perciò... ehm...- lasciò in sospeso la frase, il rossore sulla guance che tradiva quanto, nonostante tutta la sua solita sicurezza, si sentisse non poco imbarazzata.

Si voltò cauta verso di lui, estremamente sollevata quando lo vide sorridere radioso e tenderle la mano per aiutarla ad alzarsi:

-Sarà un vero onore per me accompagnarti, Star.-

 

 

 

 

 

Raven rientrò silenziosamente in casa, seguendo la solita routine dei movimenti con un sospiro.

Si sfilò la borsa dalla spalla, gettandola sul letto per togliervi tutti i furti di quella giornata: smistò le cose attentamente e, ricordandosi di dove aveva messo i portafogli del giorno prima, girò attorno al letto e cacciò una mano sotto a quest'ultimo, rivelando i misfatti.

Li unì a quelli della giornata, gettandoli sulla coperta senza particolare attenzione: si fermò all'improvviso quando ne ebbe posato uno in pelle nera. Lo adocchiò, ricordandosi a chi appartenesse, prima di sporgersi in avanti per riafferrarlo, carezzandone le rifiniture con le dita affusolate; aperto il portafoglio, quasi spalancò gli occhi alla vista di tante banconote tutte insieme: eppure, credeva che fosse raro vedere qualcuno di così ricco, anche se lei di certo non aveva di che lamentarsi.

Per un istante si ricordò di perchè aveva iniziato a rubare e, quando andò ad aprire il documento di quel tale Richard, una foto in miniatura, una di quelle fatte con le macchine spposite nelle gallerie, catturò la sua attenzione: quel tipo era al centro, con un volto apparentemente serio, e Raven subito storse le labbra alla vista di quel tale verde che l'aveva inseguita che gli si era sistemato di lato per la foto, una linguaccia ben definita mentre con la mano gli faceva le corna.

Allora aveva visto bene, quel tipo rompiscatole non era un buon samaritano, era suo amico, così come pure quell'altro soggetto della foto con la pelle scura, che era sicura di aver visto camminare assieme a loro! Si stupì di quanto potessero essere ricchi, ma evidentemente erano quei tipi di persone che si fingevano eleganti e distinti solo per celare i più vergognosi e disinibiti divertimenti.

Stava quasi per approfondire la sua ricerca, quando un bussare secco la allarmò e, veloce come un fulmine, gettò tutti quei tesori sotto l'armadio, al sicuro e pochi secondi prima che la porta si spalancasse.

-Rachel, sei qui?- il respiro le si regolarizzò alla vista del padre, facendola grugnire appena per la presenza della... sorella, accanto a lui.

-Uh... si.-

-Disturbo?- proseguì il padre, entrando carezzando rapidamente quella testa bionda accanto a lui, che si limitò a sorridere furbescamente a Raven. Quest'ultima alzò gli occhi al cielo, seccata:

-Che c'è?-

-Tua madre vuole sapere se hai già il vestito per domani.- le rispose, preoccupato per quella figlia che stava sempre chiusa nella sua stanza e rifiutava ogni divertimento che si rispettasse per un adolescente comune, anche se era ormai fuori dal college.

-Domani?- sollevò un sopracciglio la mora, scattando in piedi: -Ma di cosa parli?-

-Te ne ho parlato una settimana fa, e tutta Barcellona ne è al corrente, Rachel.- sospirò nervosamente il padre: -Domani sera c'è il Ballo di Primavera, e non ho intenzione di far vedere ai miei colleghi che le mie figlie mancheranno.-

-E io ti ho già risposto che non ho intenzione di andare!- sbottò la ragazza come da previsione, avvicinandosi ai due con aria di sfida: -Detesto i balli, e non capisco perchè anche io debba andarci! Tanto c'è sempre Terra che ti fa fare bella figura, no?!- indicò platealmente la sorella con una nota amara nella voce che, però, il padre non colse, come sempre.

La bionda, i capelli ordinatamente legati e un sorrisetto irritante dipinto sul volto, si strinse di più al padre che la abbracciava, come a volerla escludere da quell' “idilliaco” quadretto familiare:

-Oh, andiamo, Raven, sarà divertente... è da tempo che non passo un po' di tempo assieme alla mia adorata sorellona.- ghignò, ben sapendo che la sorella conosceva eccome la vera natura delle sue parole: la mora infatti si chiese, fumante di rabbia, come facesse l'uomo a non accorgersi delle palesi menzogne nelle sue parole.

Ma tanto, purtroppo, quella era una delle cose che non sarebbero mai cambiate nella loro famiglia, se così si poteva chiamare quella tortura quotidiana.

-Mi dispiace, Rachel, ma ne abbiamo già parlato e non transigo; tua madre ti aiuterà a prepararti e andrai con Terra a quel ballo, costi quel che costi. Non voglio che i nostri conoscenti vedano che non ho una famiglia unita, non per i tuoi fastidiosi capricci!- concluse Trigon, uscendo seccato dalla stanza e sbattendosi la porta alle spalle.

-Come se te ne fosse mai importato...- borbottò Raven non appena fu uscito, furiosa come non mai mentre riprendeva le sue faccende, aprendo l'armadio pigramente per scegliere un probabile vestito, desiderando solo di dare fuoco al suo guardaroba... e al sorriso fastidioso di Terra, che la fissava soddisfatta della discussione seduta sopra al suo letto, dondolando le gambe sottili.

-Non dovresti essere così dura con paparino, Raven...- esordì assumendo un finto broncio che subito l'altra le cancellò dal viso: -Senti, fatti i cazzi tuoi ed esci dalla mia stanza prima che perda la pazienza! Non sei ancora soddisfatta del tuo piccolo show?!-

L'altra rimase in silenzio per qualche secondo, pregustando il divertimento che avrebbe avuto l'indomani nel vedere sua sorella pregare per poter ritornare a casa.

Raven era brillante, Terra divertente; Raven intelligente, Terra crudele; Raven era insofferente alle regole... e Terra era la figlia e amica perfetta che chiunque avrebbe voluto, che con quegli adorabili occhioni azzurri incantava chiunque con belle parole prive di significato.

E, soprattutto, che amava mettere in difficoltà la sorella maggiore, ricordandole costantemente di chi fosse la migliore.

-Uffa, come sei volgare...- sbuffò appena, alzandosi in piedi per poi stiracchiarsi: -E va bene, me ne vado, ma solo perchè mi va così! E comunque domani indosserò il vestito viola.-

-Sai che me ne impor...- alzò gli occhi al cielo l'altra, prima di aggrottare la fronte e voltarsi a quelle parole: -Aspetta, ma tu non hai un vestito viola!-

-Infatti intendevo il tuo.- sottolineò Terra, lasciando che un sorriso si allargasse sulle labbra sottili mentre la osservava con aria di sfida: -So bene che è il tuo preferito...- si avvicinò al suo orecchio, sussurrando divertita -...ma sta molto meglio a me, non trovi?-

Si allontanò ridacchiando, uscendo dalla porta e lasciando l'altra rossa di rabbia a sbattere frustrata l'anta dell'armadio. Sospirò cercando di mantenere la calma, poggiando la fronte sul legno fresco, ben sapendo che non aveva possibilità di scampare a quel ballo:

-Ma perchè diavolo capitano tutte a me..?-

 

 

 

 

 

 

Un rumore tintinnante di chiavi riscosse l'attenzione dei due ragazzi, che si voltarono verso la porta aperta per vedere il loro amico rientrare in stanza: -Ciao!-

Robin li osservò per qualche secondo, gettati pigramente sul divano: Cyborg aveva montato la playstation sulla tv satellite, e adesso stava giocando con Beastboy a Call of Duty.

-Ehilà Rob.- il primo chinò il capo per avere una visuale maggiore, muovendo freneticamente le dita sul joystick e sperando di battere finalmente l'altro: -Come butta?-

Robin non potè fare a meno di notare il tono stanco e annoiato con cui pronunciò la domanda e subito si sentì in colpa per aver trascurato (e maltrattato) i suoi amici così da quando erano entrati in quella nuova città. Sospirò, dirigendosi a passo spedito e in silenzio verso la tv: era ora di ritornare ai vecchi tempi.

-Ehi! Ma che fai?!- sbottò BB quando la spense di botto: e dire che stava quasi per fare il culo a Cyborg!

-Vi chiedo scusa, ragazzi.-

-Ah?- domandò Cyborg, colto di sorpresa: da quando in qua Robin chiedeva scusa?!

Il moro prese un lungo sospiro, davanti alla tv con le mani sui fianchi: -Sono stato davvero viziato e insopportabile in questi giorni, rovinando a tutti voi questi giorni di vacanza.-

-E qual è la novità..?- chiese Cyborg a bruciapelo, non tradendo però un'occhiata divertita che l'altro subito colse, sorridendogli a sua volta e senza offendersi:

-Motivo per cui voglio rimediare: ho conosciuto un'amica che mi ha invitato ad un ballo che si terrà domani sera vicino al molo. Che ne pensate di accompagnarmi?-

-Ci saranno pollastre?- domandò Beastboy serio, socchiudendo gli occhi indagatore: oramai, si era totalmente dimenticato del gioco. Robin trattenne una risata mentre alzava gli occhi al cielo: possibile che quel ragazzo non cambiasse mai?!

-Si, Beastboy, la villa sarà gremita di ragazze.-

-Sai già la mia risposta, allora.- sorrise malizioso, già pregustando il momento in cui si sarebbe ritrovato a collezionare appuntamenti: -Ma pretendo che mi presti una camicia da secchione delle tue. Sai che le donne amano i damerini...-

-Ci sto.- rispose Robin, per poi rivolgersi a Cyborg: -E tu, Cy?-

Il ragazzo muscoloso sorrise, contento che Robin fosse tornato quello di sempre: chissà cos'era accaduto per renderlo così di buonumore... ma dovette ammettere che non gli interessava, era solo felice di poter passare del tempo coi suoi migliori amici:

-Come potrei mancare?-

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Tra un esame e l'altro -stranamente, aggiungo- eccomi qua! :P

Pare proprio che la storia si stia complicando, eh... ;) che pensate di quello che sta accadendo?

Approfitto per ringraziare chiunque stia seguendo questa storia, chi l'ha inserita addirittura (piango) fra le preferite e chi tra le ricordate! Sono commossa, non mi aspettavo potesse piacere la mia idea! *^* Inoltre, un bacio tamariano ai magnifici BlackRaven, Starfire, Majo e Carnarox che stanno recensendo con immane pazienza i capitoli di questa folle autrice!

Dal prossimo chappy vorrei provare ad inserire degli angolini dell'autrice con dialoghi divertenti della sottoscritta con i personaggi, che ne pensate? :3

Un bacione azzeccus (?),

 

 

 

 

-FM.

 

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Capitolo 5
*** Un destino impiccioso ***


 

 

 

-Siete sicuri che così vada bene?-

Cyborg, in piedi e rigido come un salame legato ripetutamente, si osservava perplesso dal busto ai piedi, focalizzando la sua attenzione sul papillon argenteo. I suoi amici avevano insistito per togliergli quei soliti jeans sdruciti che lo facevano sembrare un uomo di mezza età (più di quanto non facesse già la sua immensa statura) per imbottirlo di litri di colonia e un elegantissimo smocking panna ma lui, nonostante la loro soddisfazione, non sembrava ancora convinto del suo aspetto.

-Ti ho detto già almeno un miliardo di volte che sei perfetto, amico!- commentò Beastboy, uscendo saltellando su un piede solo dal bagno mentre tentava di infilarsi una scarpa senza successo.

-Robin, come cavolo va messa questa roba?!- si spazientì, quasi lanciando quest'ultima nel gabinetto per la frustrazione: lui era fatto per le giacche di pelle e gli anfibi, non per le camice aderenti e per squallidi mocassini!

Ma, in fondo, per le ragazze del party si poteva anche fare un sacrificio... no?

Robin gli si avvicinò, già pronto mentre alzava gli occhi al cielo:

-Cravatta, Beastboy. Il suo nome è cravatta.- armeggiò con la stoffa attorno al suo collo con pazienza, ma non gli ci volle molto prima di riuscire a fare un nodo perfetto dato che, per fortuna, l'amico era rimasto immobile e in attesa senza mettergli i bastoni fra le ruote. Gli diede un paio di pacche leggere sulla spalla per informarlo che aveva terminato, sorridendo divertito:

-Sembro quasi tua moglie...-

L'altro sollevò un sopracciglio quasi disgustato mentre indossava la giacca nera e dava un'ultima occhiata alla sua camicia fucsia per chiudere gli ultimi bottoni: -Non farti strane idee.-

Robin rise, emozionato come non mai all'idea di rivedere Starfire mentre seguiva Cyborg verso l'ascensore dell'hotel: -Forza, andiamo o faremo tardi.-

 

 

 

 

Un bussare leggero scosse Raven dai suoi pensieri, distogliendo subito lo sguardo dal suo riflesso nello specchio: -Avanti.-

Aveva riconosciuto il tocco elegante e delicato della madre, suo unico riferimento in quella famiglia che davvero non faceva per lei, e non si sbagliava: con andamento timido eppure aristocratico, la donna entrò sorridendo dolcemente alla figlia, uno sguardo che celava anche una profonda malinconia. A Raven, che non aveva mai amato particolarmente i suoi tratti così come la pelle olivastra, sarebbe piaciuto enormemente avere una luce negli occhi troppo blu così interessante.

-Sei pronta?-

La ragazza annuì, abbassando gli occhi: la madre le sollevò il viso gentilmente ma fermamente, portandola a guardare la sua figura e accostandosi alle sue spalle, avvicinando il viso alla sua guancia: -Sei davvero splendida, Raven.-

-Certo, come no..!- sbuffò lei, arrossendo leggermente nel vedere luccichii di commozione nello sguardo della madre, per poi sedersi sul letto retrostante;

-Ho visto che Terra ha messo il tuo vestito viola... gliel'hai prestato?-

-Si, prestato è proprio la parola giusta.- commentò Raven, sollevando un sopracciglio sarcastica.

Arella sospirò nel sedersi accanto alla figlia, raccogliendole le mani fra le sue con fare comprensivo: -Qual è il problema?-

Attese qualche secondo, come da previsione, prima che Raven raccogliesse i suoi pensieri e le rispondesse: -Questa festa è il problema. Perchè devo andarci? Io odio le feste, e soprattutto detesto quelle di famiglia.- la buttò lì, ben sapendo che la mamma avrebbe compreso quello che intendeva, anche se ancora non riusciva a capire come la bionda figlia minore potesse essere tanto tremenda come invece Raven la descriveva.

-Tesoro, sai che non posso farci niente, sono decisioni di tuo padre...- sorrise amara la donna, alzandosi di scatto con un sorriso raggiante: -Ma vedrai, ti divertirai! Chissà che tu non faccia anche incontri piacevoli stasera!-

Raven si limitò a sbuffare all'occhiolino della madre: ammesso che avesse ragione, chi mai poteva incontrare se già conosceva tutti?!

-Su, è ora di andare adesso.- la madre andò verso la porta, reggendola aperta per la figlia che, alzandosi dal materasso, lanciò un'ultima occhiata alla sua immagine fin troppo elegante nello specchio, mormorando atona:

-Coraggio, Raven, passerà anche questa...-

 

 

 

 

 

-Mi scusi, ma non è che si potrebbe muovere?-

domandò con tono quasi acuto dai nervi Robin, facendo alzare gli occhi al cielo a Beastboy che, affondato nel sedile, aveva le braccia conserte in attesa che la bufera passasse. Da quando erano entrati in quel maledetto taxi l'amico non aveva fatto altro che sbracciarsi, girarsi intorno e guardare il rolex mordendosi preoccupato un labbro... era talmente rompiscatole che aveva finito per angosciare anche gli altri due, facendo quasi venir loro voglia di buttarlo giù dal finestrino lungo la corsia.

Inoltre, ebbe modo di capire che il desiderio era condiviso anche dall'autista quando quest'ultimo di voltò verso di lui masticando assente il suo chewing gum, sotto lo sfondo di migliaia di fari di macchine nel traffico e suoni insopportabili di clacson, data la fila completamente bloccata:

-La prossima volta farebbe bene ad affittarsi un tappeto volante, señor.-

Dinanzi a quel sarcasmo, Cyborg decise che era ora che l'amico si desse una calmata prima che l'autista li cacciasse fuori a calci dal mezzo: -Rob, non preoccuparti, la festa è iniziata solo da una decina di minuti! Quasi nessuno sarà già arrivato.-

-Si, ma Starfire..!- fece per rispondere il moro, tacendosi all'improvviso rendendosi conto di quello che aveva detto. Arrossì a disagio sperando che Cyborg non lo avesse sentito, ma si sbagliava di grosso:

-Starfire è l'amica che ci ha invitato, giusto? Che c'entra lei adesso?- domandò, sollevando indagatore un sopracciglio.

-Uh... nulla, è solo che...- riflettè per una manciata di secondi, torturandosi ansioso le mani senza darlo a vedere: -...eravamo rimasti che sarei andato a prenderla. Insomma, non mi sembra molto educato ritardare ad un appuntamento, e poi è stata così gentile ad invitarci tutti!- mentì, messo alle strette.

Tirò un impercettibile sospiro di sollievo, non accorgendosi dello sguardo dubbioso che gli rivolse Cyborg, girandosi poi verso il finestrino e restando in silenzio per il resto del tragitto:

-Oh. Capisco...-

Beastboy alzò gli occhi al cielo a quelle parole e, lottando con il bisogno di ingurgitare qualcosa di commestibile, si girò anch'egli annoiato alla sua sinistra, ammirando la strada spagnola illuminata a festa e posizionando il viso su una mano per guardare meglio. Non avrebbe mai capito come fosse possibile sprecare tante risorse de energie a fare il cavaliere con una donna: possibile che le ragazze volessero sempre il principe azzurro che, come un povero sfigato, cavalcava un destriero bianco e non una moto bella rombante?

Oppure forse c'era davvero qualcosa in lui, al di là del modo di pensare, che sembrava allontanarlo da qualsiasi principio volesse capelli ordinati sotto gel oppure sorrisi smaglianti e pose ordinate.

Nonostante le sue passioni non da bravo ragazzo riusciva a conquistare tutte grazie al proprio carisma, eppure... sentiva che nessuna di quelle 'tutte' era mai riuscita ad interessarlo davvero, a farlo sentire vivo come in un favoloso giro del mondo sulle montagne russe.

Forse pretendeva troppo? O forse quella dello scarso interesse era solo un'impressione..?

Sbattè le palpebre quando realizzò che erano arrivati, riprendendosi dai suoi pensieri come dopo una secchiata di acqua gelida: pagato il tassista si fiondarono fuori dall'auto, salendo le scale a due a due. La strada dinanzi alla villa era immensa e affollata di invitati in completi eleganti o, nel caso di alcuni, fin troppo originali; di una cosa erano certi, però: nessuno di essi aveva speso poco per prepararsi a quell'evento.

-Allora, com'è questa ragazza?- domandò BB con nonchalance, seguendo gli altri due e sorridendo per distrarsi: sentiva che si sarebbe divertito anche se, nel caso suo e quello di Cy, non è che fosse poi tanto difficile.

-Beh, lei è...- provò a riflettere il moro, pensando che di aggettivi calzanti non gliene veniva in mente nemmeno uno, e non ne capiva il perchè. Il suo sguardo fu catturato da una figura che stava per varcare la soglia d'ingresso, e i suoi occhi si illuminarono con un sorriso: -...proprio là! STAR!- la chiamò, e la ragazza si voltò accigliata, per poi sorridergli e salutarlo gioiosa con la mano.

-Non male!- commentò Beastboy sincero, corrugando la fronte e Robin non potè fare a meno di provare una punta di fastidio anche se non ce n'era, apparentemente, alcun motivo.

Senza sapere che Cyborg lo avrebbe osservato di sottecchi per tutta la serata, assalito da un dubbio.

-Ciao ragazzi!- li raggiunse la tipa dai lunghi capelli rossi e dalla carnagione stranamente scura, un mix di colori che quasi fece sorridere gli altri due: sembrava davvero simpatica e poi, come convennero con un'occhiata complice BB e Cyborg, per riuscire a sopportare Robin doveva essere come minimo una santa, nonchè una santa con un meraviglioso carattere..!

-Hey, Star.- le rispose il moro voltandosi per le presentazioni: -Questi sono Victor e Garfield. Ragazzi, lei è Starfire!-

-Puoi chiamarmi Cyborg.- sorrise, stringendole cordiale la mano; Beastboy avanzò, baciandole la mano in un gesto galante:

-Puoi chiamarmi “superfigo”... ma se preferisci Beastboy non fare complimenti!- le strizzò l'occhio sorridendo divertito, facendola ridere mentre abozzava un leggero inchino:

-Wow! Ma a me la scelta è ancora più vasta della tua... pensa che a me va bene Starfire, Starfire oppure... c'è anche Starfire!-

-Dove la nascondevi questa perla, Rob? Riuscirebbe ad essere più simpatica di te anche quando scivoli fuori alla doccia!- ridacchiò Beastboy assieme alla ragazza, divertito dalla sua battuta. Il moro alzò gli occhi al cielo, sorridendole imbarazzato: -È molto che aspetti? Il traffico era bestiale, sono desolato...-

La rossa posò le mani sui fianchi, scuotendo decisa il capo: -Non devi preoccuparti, l'avevo immaginato! Piuttosto... vogliamo entrare? Credo che le danze siano già state aperte!-

I tre annuirono e, seguendola fino all'ingresso, non poterono fare a meno di sollevare meravigliati lo sguardo una volta che, entrati in sala, una potente ed elegante luce si sprigionò in ogni angolo: la villa aveva l'aspetto di un hotel di lusso, la stanza spaziosa e il buffet ricchissimo; fu da quest'ultimo che Beastboy fu richiamato come il suono del pifferaio magico, mentre Robin osservava ammirato il sontuoso lampadario in cristallo.

-Scusate, ma necessito di nutrirmi.- si congedò, quasi correndo alla tavolata imbandita: -Verdure, verdure...- riflettè nella ricerca di qualcosa che non contenesse carne. Una volta trovato quello che cercava, iniziò a masticare con gusto, guardando se c'era qualche panorama interessante all'orizzonte.

 

 

 

-Iniziate a scendere, signore, parcheggio la limousine.- comunicò l'autista e Trigon, con un cenno cel capo, aiutò a scendere le sue figlie, agevolandole per i tacchi alti. Le accompagnò con calma ed eleganza, a braccetto, fino in cima alla scalinata, fermandosi davanti alle loro figure:

-Io devo risolvere alcuni affari stasera. Credo non ci sia bisogno di ricordarvi di comportarvi decorosamente: dico bene... Raven?- rivolse un'occhiata severa alla figlia maggiore che, a braccia conserte, alzò gli occhi annoiata prima di rivolgergli un finto sorriso a trentadue denti:

-Sarò un angelo come sempre, papà.-

Terra sorrise allo scuotere del capo del padre: -È proprio il “come sempre” che mi preoccupa.- osservò, lanciando un'ultima occhiata alle figlie: -Divertitevi!-

Una volta congedatosi, le due ragazze si guardarono in cagnesco prima di entrare, in simultanea, dal portone d'ingresso. Osservarono, chi soddisfatta e chi senza emozione, gli addobbi e gli invitati, molti dei quali si soffermarono a salutarle, prima che la bionda si voltasse sarcastica verso l'altra:

-Che dici, mi offri l'onore di questo ballo, Rae?-

-Senti, fammi il piacere, adattati al mio piano di stasera: io a stare in santa pace, e tu... tu a fare quello che devi fare, ma lontano da me, ok? Allora sì che sarebbe davvero una serata perfetta!- ribattè, piccata, evitando di guardarla in faccia. La bionda scrollò le spalle, individuando dei ragazzi che conosceva:

-Come vuoi... ti lascio a meditare sulla tua vita, allora! Non che sia poi così interessante... Ci becchiamo in giro.-

Si allontanò, e Raven rimase a fissare ancora furiosa la sua figura con indosso il vestito viola che tanto amava e che costituiva per lei fonte di grandi ricordi.

(se volete vederlo eccolo qui: http://www.ebay.it/itm/Abito-elegante-da-donna-lungo-damigella-cerimonia-vestito-party-festa-ballo-sera-/251496350374?pt=LH_DefaultDomain_101&var=&hash=item3a8e59c2a6, il modello viola, ovviamente XD)

Sembrava quasi che Terra avesse già iniziato a danzare apposta per lei, per evidenziare ai suoi occhi quell'abito, ben sapendo che avrebbe voluto averlo lei indosso. Raven fece una smorfia disgustata prima di avviarsi, lanciando vari cenni per rispondere ai saluti, al piano bar, sedendosi accavallando le gambe sul sediolino rotabile:

-Una vodka alla fragola... e bella forte!-

 

 

Beastboy agguantò un bicchiere di vino, ringraziando il cameriere con un occhiolino: nonostante tutto, doveva ammettere che i consigli di Robin e il suo aiuto sull'abbigliamento avevano funzionato; era davvero un figurino, e qualunque ragazza passasse al suo fianco gli rivolgeva un sorriso, spesso anche intimidito. Adesso doveva solo rimboccarsi le maniche e scegliere da quale preda cominciare... aveva tutta la serata davanti per divertirsi!

Si portò il bicchiere alle labbra con un sorriso riguardando la sala gremita di fanciulle, tentando di scegliere, anche se era così difficile! Bionde, brune, more o ancora... i suoi occhi incontrarono la zona bar, e ci mancò poco che sputasse l'anima, assieme al vino.

-Ehm... signore... sta bene?- domandò perplesso il cameriere, venendo l'altro in preda ad una forte tosse post-soffocamento che si batteva il pugno sul petto ad occhi sbarrati, tentando di riprendersi:

-TU!- gridò con voce strozzata, indicando quella ragazza che era stata la sua rovina.

Raven, un po' per spavento, un po' per curiosità di capire chi era stato ad urlare così ad una festa di gran classe, si voltò di riflesso, e ci mancò poco che cadesse dal sedile, mostrando a Beastboy la grande prospettiva dei suoi occhi sbarrati nonchè della sua espressione perplessa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Ho finalmente finito gli scritti yeeeehh! Ora ci manca solo l'orale e sono libera e, in questo pieno mood felice, eccovi qui un altro capitolo! Il prossimo vi piacerà molto, fidatevi :'') Chiedo scusa se questo assieme al precedente sembrano un po' di transizione, ma purtroppo escono lunghetti e non posso farci niente^^'' Spero comunque che vi piaccia! Secondo voi cosa succederà adesso?

-Beastboy si suicida

  • decide di fare una partita a scacchi col cameriere

  • porta un mazzo di fiori a Raven - oppure nessuno di questi perchè sono un'autrice diabolica che non spoilera XD E Rob? Cy? Che fine faranno? Chiamate il 911 per esprimere il vostro parere!

    Povero cameriere comunque... a me fa pena XD Saludos! :D

 

 

 

-FM.

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Capitolo 6
*** Il ballo [pt. 1] ***


 

 

Raven non ci aveva messo poi molto a riconoscerlo, giusto il tempo di mettere a fuoco la figura che, a pochi metri da lei, la indicava con un'espressione furibonda e il dito puntato dritto verso il suo viso... anche perchè non è che poi fosse tanto comune vedere qualcuno dalla pelle verde.

Ricordandosi improvvisamente del perchè fosse tanto arrabbiato con lei, si impose di mantenere la calma e di non farsi prendere dal panico: cambiò subito la sua espressione da sconvolta a perplessa per depistarlo ricordandosi che, effettivamente, quel tipo non era riuscito a vederla bene in volto se non per qualche istante... non sarebbe stato poi difficile convincerlo del fatto che stava attaccando la persona sbagliata.

-Eh?- domandò innocente, sbattendo le ciglia nerissime: si maledisse mentalmente quando lo vide mantenere stoicamente la sua rabbia, non cascando minimamente in quella trappola improvvisata. Si diresse verso di lei dopo essersi ripreso dall'attacco di tosse, muovendosi a falcate:

-Così ci rincontriamo...- strinse gli occhi a due fessure, studiandole il viso in maniera maniacale -...ladruncola da quattro soldi che non sei altro!-

Raven trattenne il respiro dinanzi alle sue iridi verdi che la studiavano con odio e sperò di non aver sgranato gli occhi dalla troppa sorpresa: i suoi sospetti erano stati confermati, quello strano ragazzo l'aveva riconosciuta eccome! Doveva assolutamente fare in modo di convincerlo del contrario:

-Non so di cosa parli.- concluse voltandosi davanti a sé e continuando a bere il suo drink come se niente fosse.

Beastboy la osservò per qualche istante, estremamente sconvolto: come era possibile per un essere umano fingere tanta indifferenza dinanzi ad un pericolo?

-Ah, non lo sai, eh?!- domandò con sarcasmo, il tono sprezzante: -Beh, lascia che ti rinfreschi la memoria: due giorni fa nella metropolitana centrale hai rubato il portafogli del mio migliore amico! E, per inciso, ti avevo anche catturato...- pronunciò le ultime parole borbottando a braccia conserte, lo sguardo basso per la vergogna ancora bruciante nell'essersi fatto fregare da una donna, prima di voltarsi di nuovo verso di lei con determinazione: -... ma adesso non la farai franca!-

Raven ascoltò il discorso estremamente perplessa e con grande interesse e, pregando di uscire libera e non in prigione da quella situazione, si abbandonò finalmente ad una risata frivola che di certo non apparteneva al suo modo di essere. Gli sorrise compassionevole da perfetta attrice, sistemandosi poi una ciocca di capelli dietro l'orecchio con nonchalance:

-Senti, mi dispiace molto per il tuo amico... ma davvero credo che tu abbia sbagliato persona. Io sono solo qui per godermi la festa, ok?-

-Anche io lo ero, perlomeno prima di incontrare una bugiarda come te!- rimbrottò l'altro con i nervi a fior di pelle ma lei decise di non raccogliere quella provocazione e, limitandosi ad alzare gli occhi al cielo, riprese a bere il suo drink con una tranquillità disarmante.

Beastboy la osservò in quei gesti delicati, l'attenzione fissa su di lei e lo sguardo che, quasi come ossessionato, ne studiava i movimenti mentre la sua frustrazione non faceva che crescere vertiginosamente dinanzi al suo silenzio. Improvvisamente, capendo che non c'era più nulla da fare, anche perchè la tipa continuava ad ignorarlo, sospirò nel prendere la decisione più adulta.

-Perfetto. Ti chiedo scusa per averti disturbata, allora.- sibilò fra i denti, tradendo i suoi istinti omicidi mentre, con un'ultima occhiata a lei rivolta, faceva dietrofront e si allontanava, diretto nuovamente al centro della pista.

Strinse i pugni, chiedendosi come fosse finito in quella situazione: eppure era certo che fosse lei la ragazza di quel giorno, ricordava benissimo i suoi capelli così scuri, così come gli occhi di un blu talmente profondo da far invidia alla notte... ma cosa poteva fare?

Un semplice ricordo, pur se nitido, non poteva di certo provare la sua colpevolezza: servivano prove concrete, e lui non ne aveva... non... ne...

Beastboy si fermò all'improvviso al centro della stanza come folgorato, gli occhi sgranati dinanzi a quell'idea geniale: i suoi tratti, dopo qualche secondo, si distesero in un ghigno soddisfatto mentre la bocca si apriva quasi di sua volontà, non riuscendo ad aspettare.

-Mi faresti l'onore di questo ballo?-

Raven quasi sobbalzò, colta decisamente di sorpresa e, sollevando un sopracciglio, si convinse di aver capito male: -Come, scusa..?!-

Si voltò verso di lui, in tempo per vederlo allargare quel sorrisetto che non la rasserenava per niente: -Sono stato decisamente scortese poco fa.- ammise Beastboy, a braccia conserte: -Permettimi di rimediare.-

Gli allarmi nel corpo e nella mente della ragazza risuonarono tutti assieme il segnale del pericolo; non aveva idea di cosa avesse in mente quel tipo, ma una cosa era certa: qualunque fosse il suo piano, di certo non era a suo favore. Accavallò le gambe sotto il vestito lungo, sorridendo falsamente cordiale: -Non ce n'è alcun bisogno, ti ringrazio. È tutto apposto!-

-Insisto.- continuò l'altro, generando nella mora istinti ben poco pacifisti: -E poi, non per vantarmi ma sono un ottimo ballerino.-

Ma che pallone gonfiato...” si ritrovò a pensare Raven, digrignando i denti dalla rabbia mentre si sforzava di sorridere a trentadue denti: -Io non ballo.-

-C'è sempre una prima volta.- ricambiò il sorriso angelico con la stessa intensità mentre una coppietta li osservò preoccupata nel passare loro accanto, notando la tempesta di neve e ipocrisia che sembrava aleggiare tutt'intorno nel momento in cui lei aveva riso nervosa, desiderando ardentemente di strozzarlo.

Raven si guardò intorno, accorgendosi che forse aveva alzato un po' troppo la voce: mezza sala li stava osservando perplessi, e il sorriso compiaciuto del tipo verde la stava mandando al manicomio.

Si sentì come circondata, e capì di non avere scampo quando lui le tese la mano fiducioso, lo sguardo particolarmente ammiccante: -Oh, avanti... non vorrai rifiutare, qui davanti a tutti?-

Il suo carattere misterioso e schivo le impediva geneticamente di attirare l'attenzione della gente e, rabbiosa, Raven capì di essere in trappola. Scese con un sospiro dal sediolino rotabile, avanzando verso di lui e, forse, afferrandogli la mano con un po' troppa foga... ma se gli aveva fatto male tanto meglio!

-Forza, guidami in questo ballo e facciamola finita..!- sibilò, contrita, mentre lo trascinava letteralmente per il colletto della camicia sulla pista:

-Uoh, uoh, calma! Non ti facevo così impaziente, piccola!- ridacchiò l'altro e, ignorando l'occhiata assassina che gli rivolse, mosse le dita sul suo fianco destro e le prese con delicatezza la mano nella sua, iniziando a seguire il ritmo della musica spagnola in sottofondo. Ormai la folla era ritornata alle sue attività e la sala era gremita di tutte le coppie danzanti della serata, che pensavano già a pregustare la loro romantica nottata a lume di candela e sugellata da mazzi di fiori o una passeggiatina al chiaro di luna... beh, eccetto per una.

Beastboy e Raven si osservavano con aria di sfida, cercando di prevenire non solo la mossa dell'altro, ma anche le possibili conseguenze di queste ultime; la mora si soffermò sul volto del ragazzo, rabbrividendo quasi per il modo in cui la scrutava, cosa che le donò una rara sensazione: non sapeva, tuttavia, se questa fosse del tutto disgustosa... o meravigliosa. Socchiuse gli occhi sull'attenti, allontanando il pensiero per concentrarsi e non perdersi nemmeno una sua mossa.

Si lasciò guidare dai movimenti abili del ragazzo che, allentando la presa, la fece allontanare e volteggiare solo per stringerla ancora di più a sé una volta terminato lo stacco musicale favorevole: quando poi le sue mani le accarezzarono la schiena per reggerla durante un improvviso casquè, Raven ebbe giusto il tempo di osservare per qualche secondo la luce soffusa proveniente dal soffitto prima di ritrovarsi, in un attimo e in uno scatto, col viso a pochi millimetri dal suo, la cascata di capelli mori che le abbracciava le guance accaldate.

Si ritrovò col respiro spezzato, senza fiato nel sentire quello affaticato del ragazzo carezzarle la pelle e, quando lui involontariamente scese con lo sguardo fino alle sue labbra, si allontanò di pochi passi: -Avevi ragione, non sei così tremendo a ballare.- ammise con una smorfia per distrarsi da quel momento imbarazzante che era stato capace di metterla in agitazione.

-Le mie parole erano un po' diverse...- ammiccò l'altro, sorridendole sornione: -... Ma grazie, nemmeno tu lo sei.-

Raven alzò gli occhi al cielo e, scuotendo il capo, fece per rispondere sarcastica quando lui sembrò riprendersi da quell'istante di esitazione e, afferrata la sua mano, avanzò i primi passi, deciso a concludere il suo piano prima della fine del ballo: aggrottò la fronte, chiedendosi perplesso cosa diamine gli fosse successo per distrarsi così... adocchiò il pesante tendaggio rosso alla sua sinistra, sorridendo appena nell'aspettativa.

Con abile maestria la fece volteggiare, osservando con attenzione il vestito blu della ragazza ricamato nei minimi dettagli ( http://www.ebay.it/itm/Vestito-da-donna-lungo-abito-vestitino-damigella-cerimonia-party-ballo-sera-/261927102307?pt=LH_DefaultDomain_101&var=&hash=item3cfc126763 ): la schiena, osservò, era scoperta, quindi non sarebbe risultato difficile trovare quello che cercava... bastava solo una rapida mossa.

Fu così che Raven, volteggiante per qualche altro minuto per la sala assieme al suo "cavaliere", nonostante la maniacale attenzione nel smascherare le sue vere intenzioni, non si accorse minimamente che i passi da ballo del ragazzo la stavano conducendo sempre più vicino all'estremo sinistro della sala, nè dello scatto che, improvvisamente, la spinse all'interno del tendaggio quando tutti erano troppo distratti per accorgersene.

Raven lanciò un urlo strozzato dalla sorpresa quando avvertì la stoffa pesante della tenda sulla pelle e, ritrovandosi con le mani aggrappate alla parete per non inciampare, aprì gli occhi sconvolta per trovarsi in una stanza simile ad un mini salotto, al di là della tenda che la separava dalla festa.

Beastboy con sguardo determinato e senza alcuna esitazione ghermì la stoffa del vestito sulla sua schiena e la tirò verso il basso: lo strappo che si udì fu l'inizio di tutte le rovine.

-Lo sapevo che eri tu!- urlò il ragazzo, indicando furiosamente quel punto sul suo osso sacro, reggendo ancora fra le dita la stoffa blu malamente strappata: fu spinto con forza da lei, rischiando quasi di cadere all'indietro;

-Ma che fai, sei forse impazzito?!- gridò a pieni polmoni la mora, stringendo i pugni e toccandosi tremante la parte del vestito distrutta: e ora che cavolo avrebbe detto a suo padre?!

Beastboy la ignorò, avendo finalmente in pugno la prova della sua colpevolezza mentre indicava deciso il tatuaggio del volatile sul suo osso sacro: -Non puoi più nasconderti, adesso. Questa è la prova schiacciante...- avanzò verso di lei, i loro visi furiosi a pochi centimetri di distanza

-...che c'eri tu su quella metro quel giorno, tu e nessun'altra!-

-E cosa pensi di fare adesso, eh? Farmi la predica come un nonnetto, o sbattermi in prigione? Ti ricordo che solo tu hai visto il mio tatuaggio, e la polizia non ha uno straccio di prova per arrestarmi!- ribattè lei con forza, digrignando i denti mentre lo affrontava a muso duro.

-Questo lo dici tu!- Beastboy sogghignò, crudele, non distogliendo lo sguardo dal suo, stupito; -Grazie alla felpa che mi hai lasciato la polizia ha il tuo DNA e credimi, non ci vorrà molto prima che scoprano la tua vera identità. Così magari capirai una volta per tutte...- le soffiò sprezzante sulle labbra e, avvicinandosi ancora di più a lei, potè godersi il suo respiro affannoso dalla rabbia: -... che le ricche e viziate figlie di papà come te dovrebbero stare a casa a giocare con le bambole e non a derubare i turisti!-

Raven non ci vide più: tremò furiosamente dinanzi a quelle parole e, senza riuscirsi a trattenere, sollevò violenta il palmo della mano, pronta a mollargli un ceffone. Si fermò appena in tempo, come folgorata, osservando sconvolta l'espressione sprezzante del ragazzo, prima di far ricadere la mano stretta al suo petto, ascoltandone i battiti agitati.

Ma che le succedeva..?

Colpire uno sconosciuto che l'aveva in pugno...

Doveva assolutamente calmarsi e controllare le sue emozioni prima che la situazione degenerasse ancora di più: doveva scappare... ecco cosa doveva fare, darsela alla fuga prima che quel tipo la facesse finire seriamente nei guai.

Non le era mai successo, in tanti anni di silenzi, di liti con il padre, con Terra e con chi la circondava, di perdere il controllo, di vedere tutto sfocato e pulsante per un rabbioso attimo... eppure a quel ragazzo mai visto, che nemmeno aveva il suo rispetto e le sue attenzioni, erano bastate poche e nette parole perchè questo succedesse.

Aveva ancora molto da imparare se voleva davvero rimanere indifferente alla vita.

-Cosa c'è, ti sei forse offesa..?-

Con un'ultima occhiata furiosa per quel sarcasmo fuori luogo gli passò accanto e si allontanò a testa alta, proseguendo verso l'uscita della villa senza una parola di più. Beastboy la osservò andarsene senza che riuscisse a proferire parola; abbassò le braccia, prima conserte, lungo i fianchi, perplesso: come mai non aveva risposto?

L'iniziale rabbia e desiderio di fargliela pagare andarono scemando lentamente, lasciando il ragazzo nella più profonda angoscia nel ripensare alle parole che gli erano letteralmente sfuggite da bocca: forse aveva davvero esagerato, non la biasimava per aver reagito così drasticamente.

Provò tristezza, ma anche una profonda vergogna nell'ammettere a sé stesso che, fra i due, lei era stata decisamente la più matura nel non rispondergli e nel far cadere il discorso: l'aveva spiazzato e disorientato, e Beastboy, nonostante non fosse stato il primo ad iniziare quella battaglia, aveva decisamente intenzione di alleggerire il suo senso di colpa.

Aveva ancora molto da imparare se voleva davvero diventare, un giorno, l'uomo che aveva sempre sognato di essere.

 

 

 

 

 

Robin sorrise nel vedere Beastboy che veniva trascinato in pista da una ragazza sconosciuta; scosse il capo, finalmente rilassato nel vedere i suoi amici divertirsi:

-E così ce l'ha finalmente fatta, uh?- mormorò divertito fra sé e sè. Probabilmente era troppo distratto per accorgersi dell'effettiva patina di odio e vendette che aleggiava attorno all'amico e alla sua “principessa” di quella serata, ma anche in seguito non ebbe molta occasione di pensarci.

-Hai detto qualcosa?- domandò stupita Starfire, che si era incantata nell'osservare le decorazioni in cristallo:

-Io? Oh, niente.- tagliò corto il moro, voltandosi poi a sorriderle. Le tese la mano con un inchino abozzato, sentendo improvvisamente un po' troppo caldo: -Mi concedi l'onore di questo ballo, Star?-

La ragazza dai lunghi capelli rossi osservò stupita la sua figura e, sbattendo confusa le palpebre, si ritrovò a sorridere intenerita nel vedere le guance di Robin rosse dall'imbarazzo:

-Con enorme piacere, mio principe!- gli afferrò la mano e, emozionata, si allontanò con lui verso il centro della pista. Robin si voltò appena verso Cyborg, preoccupato:

-Permetti, Cy?-

-Oh, certo, fate pure.- sorrise lui scuotendo il capo e agitando una mano davanti a sè per rassicurarlo: incrociando le braccia si appoggiò alla parete retrostante, osservando la folla che gli fluiva davanti come un fiume.

Il moro faceva volteggiare la ragazza, rilassato come non mai: da quando l'aveva incontrata, non era mai successo nemmeno una volta di annoiarsi o di non essere felice; perlopiù, era splendida avvolta in quel fucsia ( http://www.ebay.it/itm/Abito-da-donna-corto-damigella-cerimonia-monospalla-party-festa-ballo-sera-sposa-/251606667352?pt=LH_DefaultDomain_101&var=&hash=item3a94ed1058 , ovviamente quello fucsia XD), che altro non faceva che risaltare i suoi capelli dalle sfumature così particolari. Lei rideva come stesse in un infinito girotondo, come se stesse ritornando bambina, dove le responsabilità non esistevano, così come i cuori spezzati: era solo grazie a Robin se stava riacquisendo un po' della fiducia in sé stessa, persa a causa degli avvenimenti trascorsi in famiglia... dover incontrare Blackfire tutti i giorni, ormai, era diventato insostenibile.

Si rabbuiò nel ricordare l'accaduto quando, come una secchiata d'acqua gelida, vide una figura familiare in lontananza, che chiacchierava con altri ospiti con nonchalance: di getto nascose il capo nel petto di Robin, tremante:

-Ehi, Star, che succede?- domandò l'altro preoccupato e, dinanzi al suo silenzio, con le dita le sollevò il capo, delicatamente come fosse una bambola di porcellana, solo per vedere il suo sguardo perso nel vuoto, ;

-C'è Slade... andiamo via, Robin...-

Il moro dinanzi a quella frase spalancò gli occhi, lasciando subito che la rabbia prendesse il sopravvento su tutto il resto: come si permetteva quel bulletto di spaventare ancora Starfire? Adesso avrebbe risolto la questione una volta per tutte: sollevò di scatto lo sguardo fino a notare Slade, scostando con delicatezza l'altra per passare.

-Non preoccuparti, adesso risolveremo questa storia una volta per tutte... non può continuare a tormentarti!-

-NO!- quasi urlò lei, abbracciandolo per farlo fermare: Robin rimase accigliato e la sfiorò appena, avvertendo il calore e i tremiti del suo corpo; inclinò il capo per osservare meglio il suo sguardo, quasi invisibile dato il capo piegato:

-Andiamo via Robin, adesso..!-

-Ma... Star...- provò a ribattere con dolcezza in un mormorio ma la rossa, sollevato il capo di scatto, mostrò le sue gemme verdi ricoperte di amare lacrime, gli occhi gonfi mentre si mordeva il labbro per non scoppiare in un pianto sommesso. Il moro ne rimase sconvolto: cosa mai poteva aver fatto quel bastardo per ridurla così?

-Ti prego...-

Robin rimase senza fiato per qualche istante, prima di annuire con il capo e condurla agli estremi della sala, laddove nessuno li avrebbe trovati:

-D'accordo.-

 

 

Nel frattempo, Cyborg aveva osservato attentamente il comportamento di Robin con quella nuova e simpatica ragazza.

Non voleva intromettersi nelle faccende del suo amico ma c'era qualcosa, qualche elemento scomodo, che lo insospettiva come un chiodo fisso; da quando erano arrivati a quel ballo, l'amico non aveva avuto occhi che per lei: l'aveva riempita di complimenti, cercato di sfuggire a lui e BB, era rigido e teso nel comportamento, come se temesse in qualche modo di deluderla.

Sollevò un sopracciglio, perplesso: la faccenda non gli piaceva, non gli piaceva affatto. Quella che doveva essere solo una vacanza si stava trasformando in un mare di novità e, addirittura, in uno stile di vita: in poco più di una settimana si sarebbe celebrato il matrimonio che Robin stava aspettando da una vita, ma adesso?

Era vero che Kitten non gli era mai andata tanto a genio, ma qui si trattava di una questione ben più grossa che la semplice simpatia... si trattava del suo migliore amico.

Scosse il capo all'improvviso, come per scacciare certi pensieri assurdi in un sorrisetto amaro: lo stoico, responsabile, orgoglioso Richard Grayson che si abbandonava a qualcosa di tanto folle come un tradimento? No, impossibile.

Però... riaprì le palpebre, agitato: come guardava quella Starfire in pista e come lei ricambiava quello stesso sguardo, uno sguardo che mai aveva visto rivolto alla sua promessa sposa, pieno di languidità, dolcezza e...

Sgranò gli occhi nel percepire un dettaglio fondamentale: Robin aveva annunciato durante il tragitto in auto che era agitato per il ritardo perchè le aveva detto che sarebbe passato a prenderla... ma la destinazione era la villa del ballo, e non casa della ragazza!

...Amore.

-Ok, Robin.- si alzò in piedi con determinazione, stringendo i pugni con lo sguardo fisso sul proprio obiettivo: -... fine dei giochi.-

Doveva fermare il suo amico prima che facesse la cazzata più grande della sua vita.

 

 

 

 

-Ehy! Aspetta!-

Raven alzò gli occhi al cielo, continuando a camminare come se non avesse sentito niente: era stata troppo ottimista nello sperare di essersi liberata di quel tipo, pensò, mentre al ricordo delle parole che le aveva rivolto poco fa la rabbia tornava subito a bruciare nel suo petto.

-Ti sto dicendo ti fermarti, dannazione!-

-E io di sparire dalla mia vista, quale di noi due sarà accontentato secondo te?!- si fermò voltandosi a braccia conserte dietro di sé: il ragazzo interruppe la sua corsa e si fermò a qualche metro di distanza da lei, poggiando i palmi sulle ginocchia piegate per riprendere fiato.

-A quanto pare io, visto che ti sei fermata...- osservò con un sorrisetto, lasciando che si portasse esausta una mano sulla fronte: -Insomma, si può sapere cosa vuoi da me?!-

-Ascolta...- Beastboy sospirò, guardandola dritto negli occhi:

-... mi dispiace per poco fa, sono stato davvero offensivo. È che tu eri lì, e...- lasciò la frase in sospeso, osservando l'espressione seria della ragazza: era incredbile come potesse metterlo a disagio solo con la sua presenza.

-Insomma, rubare è sbagliato e tutto il resto, ma sicuramente avrai avuto le tue buone ragioni. Vorrei solo poterti aiutare, se così è...- si avvicinò a lei lentamente e con cautela, come se si trovasse dinanzi ad un animale fuori dalla gabbia, che avrebbe potuto attaccarlo da un momento all'altro.

-Non ho bisogno di una baby-sitter, se è quello che ti stai domandando.- ribattè lei sarcastica, sbuffando e rivolgendo altrove lo sguardo, sprezzante:

-Baby-sitter?- domandò curioso Beastboy, sollevando un sopracciglio per poi scuotere rassicurante il capo in un sorriso: -Non c'è pericolo, sono una frana con i bambini.-

Raven chinò il capo in un “tsk” e, per un momento, Beastboy giurò di aver scorto nelle ombre della notte un leggero sorriso per quella battuta: -La mia intenzione è solo di parlare civilmente.- continuò, soddisfatto e un po' contento di quella reazione:

-Non mi piace parlare.- ammise la mora, sollevando di nuovo il viso: era tornata la statua di ghiaccio di sempre ma Beastboy era sicuro che, spegnendo tutti quei condizionatori, il ghiaccio si sarebbe senza dubbio sciolto.

-Allora parlerò io...- le tese la mano con serenità, e Raven per la prima volta da quando l'aveva visto non vide nei suoi occhi nemmeno una traccia di scherzo o divertimento, ma solo di sicurezza:

-... ma permettimi di rimediare.-

Dinanzi al suo sollevare un sopracciglio perplessa, sorrise divertito ricordandosi della bugia detta al ballo: -Questa volta, per davvero.-

Attese in silenzio i suoi tempi, osservando con attenzione i suoi capelli lunghi muoversi al vento fresco di quella notte un po' diversa, deglutendo nell'incrociare i suoi occhi blu fissi sulla sua figura.

Ed ecco che la statua sembrò respirare per qualche secondo, addolcendo i tratti ma senza alcun segno di tenerezza, semplicemente era rassicurata e, magari, non più rigida con lui.

Adocchiando la sua mano tesa verso di lei, chiuse gli occhi indifferente per passargli accanto ed ignorarla, le braccia ancora pungentemente conserte: -D'accordo.-

Beastboy sbattè le palpebre accigliato e, guardandosi la mano tesa vuota, sorrise divertito per poi voltarsi e seguirla.

Avrebbe potuto distogliere lo sguardo dalla sua figura che si muoveva fluida dandogli le spalle, ma semplicemente non poteva... o, forse, non voleva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

L'ESAME È FINITOOOO *spara i botti ballando la macarena con i soprammobili e cantando 'we are the champions'*

Avrei voluto scrivere molto di piùùù T^T uffa, ma altrimenti diventava troppo lungo XD in ogni caso, spero di avervi regalato un bel capitolo per la mia assenza, mi siete mancati un casino e vorrei abbracciarvi tutti *^*

Ringrazio chi ha continuato a seguirmi anche durante la mia assenza e, per le nuove recensrici (???) grazie mille! Non pensavo che questa storia sarebbe arrivata a tanto! Ovviamente, come fino ad ora, avviserò degli aggiornamenti chi mi segue attivamente^^

E chiedo scusa per il ritardo nel recensire le storie che stavo seguendo, ma ho dovuto interrompere tutto per gli studi! Da domani il mio motto sarà:

Una recensione al giorno toglie Fujiko di torno” XD quindi siate fiduciosi!

Ahia ahia... che avrà in mente Cyborg? E Raven, si starà davvero iniziando a fidare di Beastboy?

La povera Star avrà un valido paladino al suo fianco?

Fatemi sapere cosa ne pensate e le vostre impressioni, dal prossimo chappy ci saranno anche gli angolini comici coi personaggi! Bye bye chuu :*

 

 

P.S.: e come regalo ecco a voi una scena inedita che ho tolto per poter mettere il punto di vista di Raven XD

 

-Si, sto... cough... ehm, un amore!- quasi rise Beastboy dal nervoso, ma tutto quello che uscì fu una voce sfiatata a causa della gola chiusa, che non fece altro che far preoccupare di più il cameriere.

Rivolse di nuovo lo sguardo prepotentemente verso quel punto e no, non era una visione, purtroppo: seduta tranquillamente al bar c'era la stessa ragazza che aveva quasi catturato qualche giorno prima, la stessa che aveva rubato il borsellino a Robin!

 

A prestissimo!

 

 

 

-FM.

 

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Capitolo 7
*** Il ballo [pt.2] ***


 

 

 

Starfire si sedette sul piccolo divano, abbandonandosi sui cuscini con un sospiro affranto, lo sguardo fisso sui candelabri e i quadri appesi alle pareti.

Robin, silenzioso e discreto per non farla agitare, chiuse la tenda per coprirli alla visione degli invitati, e subito l'oscurità avvolse la stanza. Avanzò verso di lei, preoccupato:

-Ti senti meglio..?-

La rossa annuì impercettibilmente, osservandosi contrita le mani sul grembo: un altro e lungo silenzio si impossessò di loro.

-Ascolta, Star...- cominciò il moro, tirandosi appena la stoffa dei pantaloni alle ginocchia per potersi sedere senza essere scomodo:

-... so che probabilmente non vuoi parlarne, ma perchè non mi racconti meglio questa storia di Slade?-

Attese i suoi tempi osservandola attentamente e, quando la vide muoversi appena sul posto, le palpebre chiuse che tremavano, comprese che stava per iniziare a raccontare: -Il mio vero problema non è Slade...- si voltò verso di lui, fulminandolo con i suoi occhi seri, che per la prima volta non lasciavano presagire alcuna dolcezza: -... ma mia sorella Blackfire.-

 

 

 

 

Beastboy si osservò intorno meravigliato, prima di ricominciare a camminare velocemente per non perdere il passo con la ragazza: non si aspettava che il panorama di notte potesse essere così suggestivo. I viali erano ricoperti di palme e la brezza notturna gli impediva di sudare per il caldo: ormai l'estate era alle porte, e si stupì di come potesse trovarsi una spiaggia così bella vicino ad una villa per ricevimenti.

-Wow...- commentò, rapito dalla visione di un chiosco sulla spiaggia, chiuso per la stagione non ancora favorevole ad accogliere i turisti: -Mai sentito parlare di Barceloneta?- domandò, stupendolo, la mora, voltandosi verso di lui, le mani poggiate sui fianchi.

Al suo scuotere il capo riprese a camminare: -È considerata la prima nonché migliore spiaggia di Barcellona. Mare pulito, aria frizzante, poca folla se non ci vieni in piena estate.-

Beastboy sollevò un sopracciglio, perplesso: -Ma se non vieni in piena estate non è chiusa?-

Raven sorrise, inconsapevolmente seducente, e il ragazzo avvertì una scossa elettrica all'altezza del petto che lo lasciò senza fiato. La vide sfilarsi i tacchi scomodi e osservare il cancello di ferro prima di appoggiarsi ad una delle sbarre, tirarsi su ed arrampicarsi svelta: si fermò una volta seduta sopra il punto più alto, un attimo prima di scivolare giù, sulla sabbia:

-Credi che questo costituisca un problema?-

Beastboy la ammirò mentre balzava giù e atterrava senza un graffio: -No, non particolarmente.- le rispose sornione scuotendo il capo. Raven gli sorrise divertita prima di voltarsi e iniziare a dirigersi verso la riva mentre il ragazzo imitava il suo stesso percorso, dopo essersi arrotolato le maniche della camicia fino ai gomiti ed aver lasciato anche lui le scomode scarpe fuori dall'area privata.

-Ti piace proprio questo posto, uh?- le domandò una volta che, raggiunta, la vide inspirare a pieni polmoni l'aria salmastra. Fece spallucce per poi accomodarsi seduta sulla sabbia, stringendo le ginocchia al petto con l'aiuto della braccia: -Vengo sempre qui quando sento il bisogno di pensare.-

-Pensare è noioso.- ribattè lui ridacchiando, seguendola e appoggiando i gomiti dietro di sé, semisteso sulla sabbia: -Fammi indovinare...- domandò sarcastica lei, guardando dritta davanti a sé ed ignorandolo:

-... è per questo che sei verde? Avrai combinato sicuramente un disastro dei tuoi, mi sembri proprio il tipo.-

-Veramente...- cominciò lui, smettendo per un istante di sorridere: -Non è stata esattamente colpa mia.-

 

 

 

 

 

Robin aveva ascoltato tutto senza un commento, esprimendo solo con lo sguardo il suo stupore.

Blackfire era la sorella maggiore di Star. Erano nate con due anni di differenza ma nello stesso peridodo, sotto un fresco sole di primavera ma, quello che era sembrato fino dall'inizio un legame tessuto dal destino, si era subito rivelato per quello che era: Blackfire era brillante ed egoista, invidiosa della sorella fin da bambina per quella dolcezza che le riusciva così facile mostrare e per l'ingenuità con cui si faceva amici ogni giorno.

Nonostante il grande affetto che la rossa nutriva per lei, nulla era cambiato nella mora nel corso del tempo: la casualità della data di nascita e anche della scelta dei nomi, data dai genitori perchè si ricordassero sempre del “fuoco” o “fire” che li aveva fatti incontrare (il loro padre aveva infatti salvato da giovane la mamma in un incendio e si erano innamorati col tempo), non aveva addolcito il cuore di Black, decisa a rovinare la vita alla sorella.

Aveva sedotto Slade, fidanzato storico di Starfire, e baciato davanti alla sorella durante la famosa festa da cui ella scappò, incontrando Robin, e se Star era pronta a cambiare pagina, la vista continua non tanto di Slade, che era sicura di non amare più, ma della sorella, la portava all'esaurimento.

-Fino a poco tempo fa avrei dato per scontato che fosse stato tutto un errore, che lei si fosse davvero innamorata di Slade...- concluse la rossa, osservandosi le mani sul grembo: -... ma ho visto Blackfire e so che ha smesso anche di sentirlo, quindi potrebbe darsi che l'abbia fatto solo per farmi soffrire. Io... non lo so, sono confusa e triste, l'unica cosa che so è che non me la sento di perdonarla.-

-Ma lei ti ha chiesto scusa..?- le chiese Robin, studiandone i tratti gentili e desiderando tanto di stringerla a sé per confortarla: -Si, ma... non erano sincere, ne sono sicura. Ormai riconosco quando mia sorella finge, ho imparato il suo modo d'essere. Sono stanca di vivere in questo modo... Robin.- asserì sospirando, voltandosi speranzosa verso di lui:

-Cosa posso fare? Ti prego, aiutami!-

Il moro rimase in silenzio, sfiorandosi con le dita il mento, pensieroso mentre studiave le sue iridi bisognose: raccogliendo i dati nel cervello, nessuna soluzione sembrava essere efficace per una ragazza che come Blackfire amava tormentare la sorella senza nessun altro scopo se non quello di umilarla. Improvvisamente, un'idea gli venne in mente e, con un sorriso divertito, si battè il pugno su un palmo divertito, voltandosi con un sorriso furbo:

-Mai sentito parlare di “occhio per occhio”?-

La rossa sollevò un sopracciglio perplessa, scuotendo il capo incuriosita: -Solitamente prevede una violenta vendetta fisica ma tutto quello di cui abbiamo bisogno è molto più innocente: si tratta di una semplice... rivincita psicologica.-

-Rivincita..?-

-Esatto.- Robin si spostò verso di lei, gesticolando appena: -Lei ti vuole fuori dal suo universo, tu non farai altro che entrarci e darle una lezione. Le toglierai tutte quelle cose a cui lei tiene davvero, o che semplicemente migliorano la sua ambizione... tutte quelle cose che fa per essere superiore a sua sorella... a te, Star.-

La ragazza si voltò davanti a sé, mordicchiandosi le labbra pensierosa: effettivamente non era una cattiva idea, lei stessa avave confidato a Robin che si trattava di un emergenza, di una soluzione estrema. Fino a quando non fosse stato nulla di esagerato, che problemi ci potevano essere?

Era l'ora che tutti scoprissero la vera natura di Blackfire!

-Mi hai convinta, Robin.- sussurrò, e le sue labbra si aprirono in un sorriso che rese felice il ragazzo. Posò le mani sulle sue, delicatamente: -Posso contare sul tuo aiuto, vero?-

-Ma cer...- non fece in tempo a concludere la frase, rassicurante, che, con sua enorme sorpresa, la luce li colpì in pieno viso, disabituandoli all'oscurità di quel posto, e una figura fece capolino da dietro la tenda, studiando quel gesto sul grembo di Starfire:

-Robin.- asserì Cyborg, facendo aggrottare la fronte all'amico per il tono serio e quasi freddo che stava usando: -Posso parlarti un secondo? In privato.- concluse, e Robin, compreso che si doveva trattare di qualcosa di importante, non potè fare a meno di preoccuparsi.

-Ehm... si, certo. Star, scusaci un secondo.-

Una volta usciti e rientrati alla festa, il moro seguì l'amico all'esterno della villa, dove una leggera brezza lo colpì e lo fece sospirare:

-Allora, Robin...- domandò Cyborg, voltandosi verso di lui con determinazione, cogliendolo di sorpresa: -... mi faresti l'onore di spiegarmi che sta succedendo qui?!-

 

 

 

 

 

Raven si voltò accigliata verso di lui, muovendo appena il profilo per non darlo a vedere: studiò la sua espressione persa nel vuoto e il suo sorrisetto amaro dipinto sul volto, sentendo una strana agitazione prendere possesso di sè: -Quando ero molto piccolo ero di salute cagionevole, mi risultava difficile fare qualunque cosa, persino giocare con gli altri bambini mi stancava. Avevo più o meno otto anni quando mia madre si rese conto che non ero normale.-

Si sollevò appena, grattandosi la nuca imbarazzato: -Fu il padre del mio migliore amico Cyborg a visitarmi: è un rinomato medico che si sposta di città in città per seguire i pazienti più in difficoltà e la mia famiglia si fidava molto di lui. Dopo alcune analisi lo trovò: qualcosa, che partiva proprio qui...- si indicò il cervello, picchiettando leggermente con l'indice: -... che si diramava in tutto il corpo per il contatto coi nervi principali. Insomma, un bel problema che mi impediva di svolgere i principali movimenti corporei e che a lungo andare mi avrebbe portato ad un coma irreversibile.-

Raven si sporse verso di lui involontariamente, sgranando gli occhi nell'aspettativa di quel racconto; per poter ascoltare meglio posò i palmi sulla sabbia: -E poi che è successo?-

-Beh...- il ragazzo la buttò lì, gesticolando un poco e volgendo altrove lo sguardo: -Il dottore ha lavorato giorno e notte per trovare l'unica speranza che avevo di salvarmi: assieme ai suoi collaboratori ha generato un antidoto che non alleviasse solo i sintomi, ma li eliminasse del tutto. Tuttavia erano possibili degli effetti collaterali molto stravaganti, e i miei non volevano assolutamente rischiare: continuarono così con la cura contro il malessere che già stavo mandando avanti da tempo, fino a quando, un giorno, iniziai ad avere difficoltà a respirare.-

Beastboy finalmente scese con lo sguardo verso di lei, scorgendo come un luccichio di partecipazione che lo fece sorridere involontariamente, dimenticando per qualche istante quei brutti ricordi:

-Il mio petto era come in fiamme, e il semplice attacco d'asma che avevo almeno una volta al mese si trasformò in un incubo: la mia vista non rispondeva, non riuscivano a farmi rivenire e quell'antidoto era l'unico modo per evitare che morissi. Quando mi sono svegliato...- si osservò i palmi delle mani con lo sguardo perso nel vuoto: -... la mia pelle era già di questo colore. Mi dissero che era un effetto collaterale non previsto ma che, per fortuna, la mia salute era diventata più forte che mai e che niente poteva più crearmi problemi. Beh...- alzò le spalle, quasi ridendo, anche se Raven comprese che era solo finzione: -... non che ce ne potessero essere altri più gravi, in ogni caso!-

Tirò un lungo sospiro ad occhi chiusi, godendosi il silenzio e il vento fresco sulla pelle, prima di riaprirli e trovare una Raven che ancora tentava di metabolizzare, colpita, l'accaduto:

-Oh. Beh, sapevo di fare quest'effetto alle ragazze...- indicò la sua espressione semi-imbambolata e lo sguardo fisso su di lui, ridacchiando divertito. Era tornato lo stesso di sempre: -... ma di certo non mi aspettavo valesse anche per te!-

La mora si riprese e, sbattendo un paio di volte le palpebre, con una smorfia volse altrove lo sguardo, imbarazzata: -Ah, ah. Molto divertente.- commentò seccata, le braccia conserte:

-Non immaginavo ci fosse dietro una simile storia, deve essere stato difficile per... si, insomma...- ammise, sentendosi un po' in imbarazzo per aver risvegliato certi ricordi.

Va bene l'odio trascendentale che provava per quel tipo e le minacce reciproche, ma era pur sempre un essere umano... un ragazzo di cuore e carne, proprio come lei.

-È tutto ok.- la rassicurò lui prima ancora che chiedesse scusa, allontanando il discorso con un gesto della mano, prima di sorridere a trentadue denti: -E poi, è anche grazie a questa mia particolarità se sono diventato il figo che sono.-

In seguito ad un borbottio simile ad un “si, come no..!” Beastboy sorrise divertito, studiandola poi senza che lei se ne accorgesse: si soffermò sul naso sottile, le ciglia lunghissime e i capelli corposi neri, ma comunque lisci e che seguivano la via del vento. La sentenza gli uscì spontanea quando notò la sua lingua rosea accarezzare il labbro superiore per puro caso, facendolo tremare:

-In tutto questo, credo ci sia qualcosa che ci è sfuggito.- dinanzi alla sua espressione interrogativa, le tese la mano destra amichevolmente, ricordandosi che ancora non si erano presentati: -Io sono Garfield Mark Logan, ma GML non mi piace come soprannome, mi ricorda una marca di omogeneizzati. Se ti va, puoi chiamarmi Beastboy. E tu sei..?-

La mora si sforzò di non sorridere troppo a quella battuta così causale, scostandosi i capelli dal volto per lasciarli ricadere sulla schiena. Si zittì solo un istante, chiedendosi se fosse davvero il caso di rivelargli la sua identità... ma, dopotutto, quello non era il suo vero nome, solo un diminutivo: -Raven.-

-Raven...- ripetè lui quasi senza accorgersene, gustandone il sapore sulla lingua e catturando la sua attenzione. Sembrò comprendere che quello non era il vero nome della ragazza, e questa se ne accorse dall'espressione un po' interrogativa che le rivolse: -Il tuo nome è misterioso quanto te, mia cara ladra.-

Quest'ultimo riferimento avrebbe potuto essere offensivo da parte di chiunque, ma la ragazza si stupì di come non ci fosse alcuna ombra di malizia nella sua voce, così come di cattiveria. Sollevò un sopracciglio a quel pensiero: -Io? Misteriosa..?-

Beastboy annuì, sistemandosi più vicino a lei e facendola scostare di riflesso, agitata:

-Ti muovi come se fossi sempre sicura di ogni cosa, ma... c'è un fattore che tradisce la tua debolezza.-

 

 

 

 

 

Il tempo sembrò passare velocemente, troppo velocemente per Robin il quale, perplesso, osservava il suo migliore amico dopo la sentenza: inizialmente credeva lo stesse prendendo in giro ma, visti i suoi occhi che severi lo studiavano, come un padre deluso da un figlio prediletto, dovette ricredersi:

-Eh? Cosa intendi? Lo sai che non mi piacciono le frasi a metà, Cyborg!- reagì, a braccia conserte mentre sbuffava. L'altro non ebbe alcuna pietà:

-Non mi sembra il momento di fare il perfettino, Robin.- scosse il capo, avvicinandosi a lui a grosse falcate: -Data la tua precisione maniacale in tutto, non c'è bisogno di ricordarti che fra meno di due settimane hai un matrimonio, vero?! E che sei lo sposo, non quello che distribuirà i confetti a fine cerimonia... dico bene?-

-Ah. Ah. Molto... divertente.- asserì il moro dopo qualche attimo di esitazione involontaria che, però, non sfuggì a Cyborg: -Certo che me lo ricordo, Cyborg, è da anni che progetto di sposare Kitten e presto ritorneremo a casa... non capisco di cosa tu vada blaterando.-

-Oh, io penso tu lo sappia molto bene, invece!- avvertì, con un pizzico di dolore, il dito grosso dell'amico premere sul suo petto in segno di sfida: -Il nome “Starfire” ti dice nulla?!-

Robin tremò, realizzando quanto fosse stato stupido a pensare che i suoi amici, insieme a lui da anni, non si sarebbero accorti del tornado che stava scuotendo il suo cuore in quei giorni. Per un istante, in puro panico, desiderò che ci fosse lì BB a distrarre con una delle sue battute stupide Cyborg, in modo da indurlo a cambiare discorso, ma purtroppo non era così... e Robin non era capace di abbandonare a metà una discussione: -Cyborg, come già ti ho detto, non ti seguo.-

L'amico rise esasperato, trascinandosi la mano fino al volto, scuotendo il capo con un sorriso amaro:

-Scommetto che nemmeno le hai detto che ti stai per sposare!-

-In realtà... il discorso non è mai uscito fuori, e così...-

-Non è mai uscito fuori, ma sentitelo!- allargò le braccia a voce alta, e un paio di passanti si voltarono a fissarli, incuriositi. Robin avvertiva la tensione aumentare, ma non riuscì a ribattere in tempo prima che Cyborg si voltasse minaccioso verso di lui:

-Questi non sono discorsi che “devono uscire fuori” per poterli affrontare, Robin. Non mi piace il gioco a cui stai giocando, non mi piace affatto, quindi sappi questo...- strinse gli occhi un'ultima volta in collera, osservando lo sguardo seccato dell'amico senza fare una piega:

-... o tu riveli tutto a Starfire e ci dai un taglio con queste sciocchezze, oppure glielo dirò io.-

Si allontanò con un'ultima occhiata delusa, cammiando lontano da quel posto e Robin, appena svoltò l'angolo, si prese la testa fra le mani, agitato: cosa poteva fare? Adesso ci mancava solo Cyborg con i suoi colpi di testa a peggiorare la situazione!

Con un sospiro affranto rientrò nella villa, ben consapevole che l'amico non gli avrebbe rivolto la parola fino a quando non avrebbe agito da persona matura: ma quanto gli sarebbe costato esserlo?

Superò decine di invitati e, scostata la tenda, la rossa era lì che lo aspettava con un sorriso incuriosito, facendogli spalancare il cuore ancora una volta. Per un istante si era quasi dimenticato quanto fosse bella quella sera:

-Tutto bene, Robin?- le domandò con una vena di preoccupazione che lo fece annuire controvoglia:

-Allora? Sei convinta di quello che stai per fare?-

-Mai stata più sicura di qualcosa in vita mia.-

La ragazza sorrise maliziosa per la prima volta mentre, a braccia conserte, si alzava per andare verso di lui: -E tu?-

Pensando a quante cose divertenti avrebbe potuto portare avanti, la soddisfazione la avvolse quasi involontariamente: che la vendetta avesse inzio, finalmente.

-Pronto a divertirti stanotte?-

 

 

 

 

[CONSIGLIO: ascoltate questa canzone durante questa scena, potreste impazzire ;D la metto assolutamente come BBRae's song di questa storia ! https://www.youtube.com/watch?v=VKQo9aYF22E ]

 

 

 

-Giochiamo allo psicologo, divertente...- commentò Raven, sollevando al cielo le iridi con sarcasmo mentre tentava di imporsi la calma: cosa intendeva dire quel ragazzo con quella frase?

Era forse impazzito? Nessuno si permetteva mai di parlarle in quel modo, come se la conoscesse da sempre... probabilmente anche a causa del suo carattere freddo e sarcastico, nessuno poteva affermare di conoscerla per davvero.

Era stato sempre anche questo ad attirare i ragazzi come api sul miele, durante tutta la sua vita.

-Credo sia colpa dei tuoi occhi.- affermò convinto senza alcun segnale di volersi arrendere, sfiorando senza successo la sua tempia e i contorni delle ciglia; ritirandosi come una tararuga nel guscio, Raven era scappata ancora dalle sue dita, toccandosi confusa le palpebre. Beastboy ridacchiò a quell'azione così improvvisa, dando sempre più adito alla sua tesi:

-Celano una tristezza che non ho mai visto in nessuna. E che, stranamente, non riesco a comprendere...-

Sfiorò di nuovo la guancia di Raven, stavolta riuscendoci e godendosi la pelle fresca sotto quel tocco, a cui lei non si sottrasse.

La mora lo studiò attentamente mentre il suo cervello lavorava febbrile per tutte quelle notizie acquisite: quel ragazzo era davvero folle e senza pudore e sicuramente altro non voleva che divertirsi un po' con lei.

Probabilmente era anche il tipo di persona che si sarebbe allontanata una volta ottenuto ciò che voleva da lei; allo stesso tempo, lui l'aveva anche in pugno... allora cosa fare?

Gli nascose un sorrisetto, colta da un improvviso colpo di genio mentre si sistemava meglio nella sua direzione; la situazione era assolutamente in suo favore: avrebbe sfruttato l'attrazione di Beastboy per lei per liberarsene.

Si ricordava benissimo tutti quei soldi nel borsellino di quel Richard suo amico, così come identificò subito la giacca di Armani che stava indossando: senza dubbio era anche lui un riccone e, passando la notte con lui, avrebbe aspettato che si addormentasse per fuggire. Magari, anche sfilandogli quel borsellino così invitante che aveva nella tasca dei pantaloni, giusto per farsi odiare un po' in più.

Finchè quel tale non sapeva nulla di lei tutto sarebbe proceduto secondo i piani... e, per quanto riguardava la denuncia, avrebbe trovato un modo per cavarsela, come aveva sempre fatto fino a quel momento.

Non era minimamente agitata al pensiero di sedurlo, non era la prima volta che ricorreva a mezzi del genere per confondere le sue vittime.

-Che, ci stai provando?- sorrise divertita Raven, subito cambiando atteggiamento per dare una svolta a quella nuova situazione. Lo vide ridacchiare e abbassare per qualche istante il capo, non togliendo la mano dalla sua guancia; mosse anzi il pollice con delicatezza per aumentare la dolcezza di quei gesti: le sue mani erano ruvide e sicure, quasi stonavano con la tenerezza di quel momento.

Quando rialzò il capo per guardarla negli occhi smise di ridere, limitandosi ad un sorriso determinato che ebbe il potere di farla rabbrividire, ma si convinse fosse per il freddo.

-Puoi forse biasimarmi..?- le rispose in un mormorio, ma quel gioco intrigante di domande senza risposta svanì quando lo vide leccarsi appena il labbro superiore nell'aspettativa, le iridi verdi che erano fisse sulle sue labbra.

Lo avvertì sempre più vicino al suo viso, lento ma deciso, sicuro eppure delicato, come stesse trattando con un tesoro di cristallo: la sistemò meglio fra le sue braccia, permettendole di avvertire il suo calore e lei non oppose resistenza, tutto andava come previsto... a parte quella agitazione perenne in lei.

Doveva assolutamente smetterla o avrebbe buttato tutta quella situazione all'aria prima ancora di poterla sfruttare a suo favore!

Quando riconobbe il suo respiro calmo lambirle le labbra, però, decise di agire un'ultima volta: l'unico modo per metterla a suo agio e aumentare la posta in palio era intrigarlo così tanto da essere sfacciata.

-Tu non hai caldo?- domandò all'improvviso eppure con nonchalance ma, appena vide il ragazzo frenare il suo avvicinamento per sbattere confuso le palpebre, si abbandonò ad un sorrisetto malizioso prima che potesse impedirselo. Sotto il suo sguardo meravigliato si alzò in piedi e, mantenendo le iridi blu fisse nelle sue, avvicinò le dita alla zip laterale del vestito e, con una lentezza estenuante per far arrivare a mille la sua eccitazione, la tirò giù in un rumore delicato.

Abbassata del tutto, il vestito aderente le scivolò dal corpo per atterrare con delicatezza sulla sabbia fine e tiepida per l'aria notturna: sollevando appena il mento soddisfatta, si inginocchiò appena, giusto il necessario per avvicinarsi a Beastboy, desideroso come non mai di averla tutta per sé, e, avvicinandosi alle sue labbra impazienti fino a notare che aveva persino chiuso gli occhi per baciarla, cambiare con un sorrisetto traiettoria fino ad arrivare alla sua guancia.

Il ragazzo avvertì le sue labbra tiepide posarsi languide e fugaci sulla sua pelle e aprì di nuovo gli occhi per incontrarne lo sguardo: avrebbe potuto essere nervoso, seccato e innervosito per quell'atteggiamento di sfida che altro non faceva che umiliarlo, ma tutto ciò a cui riusciva a pensare era quella ragazza che, con la sua pelle così chiara come la luna che quella notte mancava in cielo e i suoi capelli d'ebano che gli accarezzavano il viso, lo stava provocando in una maniera tale che non sarebbe resistito ancora a lungo.

Ragiona, Beastboy!” si impose nella sua mente, tentando di riacquisire un po' di lucidità, invano: “A stento la conosci, ha derubato il tuo migliore amico e quasi rovinato la serata.”

La vide sorridere compiaciuta per il suo respiro affannoso e, sollevandosi in piedi, si diresse ancheggiante verso l'acqua marina, dopo avergli rivolto un'ultima occhiata seducente, le stelle che accarezzavano la sua pelle nuda.

Devi seguire il tuo buon senso, amico... il tuo...

Le onde si infransero delicatamente sulle sue gambe mentre procedeva il suo cammino e, quando ne fu avvolta fino in vita, si tuffò in un unico e fluido movimento, riemergendo appena un metro più avanti: le palpebre chiuse e rilassate e le labbra semi-aperte per riacquisire il ritmo del respiro, migliaia di gocce scendevano dalla sua pelle e dai suoi capelli ancora più scuri da bagnati, come in un percorso ad ostacoli, e nel seguirle con lo sguardo Beastboy avvertì che qualcosa si era spezzato nel suo cervello, quella ragazza l'aveva completamente annientato, era in suo potere e l'aveva lasciato solo con un sospiro, in estasi.

-Beh, che fai?- gli domandò Raven che, di spalle, voltò appena il profilo con un sorriso seducente, le dita che si accarezzavano i capelli lunghi, le spalle e poi il corpo dalle curve perfette, raccogliendone le gocce con le dita: -Non dirmi che sei troppo perfettino per un bagno di mezzanotte...-

-'Fanculo il buon senso..!- asserì infine Beastboy in un mormorio e, sorridendo sornione e felice, spense il cervello definitivamente, almeno per quella notte.

Si sfilò rapido la camicia e i pantaloni e li lanciò nella sabbia senza cura, correndo verso di lei e bagnandosi tutti i boxer: dagli scogli di lato fuoriusciva acqua marina come in una fontana e, sollevandosi i capelli verdi bagnati dopo l'immersione, afferrò il volto di Raven senza poter più aspettare, abbandonandosi ad un sospiro appagato quando catturò con desiderio le sue labbra salate; le dita che le stringevano i capelli sulla nuca e la mano sinistra a carezzarle la schiena per percorrere i tratti di quel tatuaggio che era stato l'inizio di tutto, Beastboy si godette le braccia di lei allacciate al suo collo e quello scorrere d'acqua fredda che sembrava andare a ritmo con la sua lingua esperta.

Ebbe modo di avvertire i suoi tremiti ancora e ancora mentre con le labbra mascoline indugiava sulla sua pelle olivastra, desiderando soltanto che la notte durasse abbastanza... almeno il necessario per farla sua fino all'alba.

 

 

 

 

 

Cyborg avanzava furibondo per le strade deserte, lasciando che fosse la fatica a farlo calmare: in tanti anni che conosceva Robin, mai aveva agito in modo così irresponsabile... non solo per Kitten, ma anche per quella povera ragazza che, forse, riponeva in lui delle speranze.

Non ce l'aveva con Starfire, era Robin quello con delle responsabilità da rispettare, non certo lei!

-Ma tu guarda che rompipalle che mi tocca essere...- mormorò a denti stretti, allentandosi il nodo di quel papillon che lo stava facendo impazzire:

-E ora che? Mi sono perso?- aggiunse perplesso, notando la strada scura e mai vista, di sicuro un postaccio, con la spazzatura in un vicolo poco distante e macchine inesistenti: che fosse davvero così tardi?

Osservò il display del suo telefono tentando di chiamare Beastboy per farsi venire a prendere ma, ovviamente, il segnale era inesistente:

-Fantastico, ci mancava giusto questa.-

Nel sollevare gli occhi al cielo sarcastico per quella barra sul telefonino scorse l'unica sottile luce in lontananza, seguita da risate e chiacchiere in spagnolo: si sporse con lo sguardo dentro al vicolo, notando una struttura banale eppure abbastanza curata, come nascosta nell'ombra:

-”Divas Club”...- lesse, quasi senza accorgersene, ad alta voce sull'insegna e, alzando le spalle, si diresse verso l'entrata, sentendo la musica e le voci sempre più vicine a lui man mano che arrivava all'ingresso: avrebbe chiesto un drink per dimenticare la brutta faccenda con Robin e poi avrebbe usufruito di una cabina telefonica.

Afferrata con decisione la maniglia della porta in acciaio, la tirò verso di sé, e quello che vide lo lasciò enormemente stupito: decine e decine di clienti sedevano su comodi divanetti in pelle e l'atmosfera gotica alla Moulin Rouge di certo dava all'ambiente un tocco antico, eppure diverso da qualunque cosa Cyborg avesse mai visto: si diresse titubante verso il bar curato nei minimi dettagli e, accomodatosi sul divanetto, attese che arrivasse la sua ordinazione.

Bevve il Martini tutto d'un fiato, guardandosi intorno ma, soprattutto, osservando davanti a sé il pesante tendaggio che, probabilmente, copriva un'area riservata agli occhi dei clienti: come se lo avessero letto nel pensiero, un uomo dal forte accento spagnolo prese il microfono poggiato sulle scale in legno, agitando in aria la sua bottiglia di Vodka:

-Buenos tardes, signori miei! Penso che tutti voi sappiate che ore sono, dico bene?!-

-L'ORA DELLO SHOW! DELLO SHOW! DELLO SHOW!-

L'intera sala si riempì di urla emozionate e concitate, sotto lo sguardo stupito di Cyborg che, compreso tutto, alzò gli occhi al cielo: oh, bene, adesso era tutto chiaro... doveva essere finito in uno di quei localucci notturni che avevano tanto successo fra i ragazzi bisognosi di divertirsi... probabilmente, pensò con ironia, a BB sarebbe piaciuto essere lì con lui.

Si preparò ad una serata noiosa e, giocando col proprio bicchiere, tentò di riflettere sull'accaduto di poco prima, tentando di giustificare in qualche modo le azioni di Robin. Tuttavia, quando l'uomo riprese a parlare, non potè evitare di rivolgere di nuovo su di lui il suo sguardo:

-Iniziamo bene la serata, vi va?! Per una notte coi fiocchi e senza fine, ecco a voi la mitica, enigmatica...-

Le tende si spalancarono e Cyborg, socchiudendo gli occhi per la forte luce rosa che gli impediva di scorgere i tratti della figura, intravide solo una zip che scendeva fino a far cadere il lungo vestito che portava:

-Jinx..!-

Il pubblico applaudì in delirio, lasciando che la figura emergesse da tutta quella luce, un corsetto nero allacciato al corpo. Cyborg rimase senza fiato quando si voltò, rivelando due occhi dalle sfumature rosee, misteriosi come quelli di un serpente, e un sorrisetto sicuro di sé sulle labbra piene di rossetto mentre, afferratasi al palo al centro del palco, iniziava ad arrampicarcisi.

Osservò i suoi capelli rosa, lunghi fino alle spalle, tirati in parte su da mollette scure, e le palpebre ricoperte di nero, che stonavano con la sua pelle così bianca. Lo scomodo costume non sembrava impedirle di muoversi con agilità eppure femminilità e, quando arrivò dove desiderato, si godette il calore del pubblico, muovendosi fluida e mettendo in mostra il suo fisico magro eppure provocante:

-Jinx...- si ritrovò a sussurrare Cyborg, come ipnotizzato dai suoi movimenti.

 

 

One, one 
"Would you be mine, would you be my baby tonight 
could be kissing my fruit punch lips in the bright sunshine 
cause I like you quite a lot, everything you got don't you know 
it's you that I adore, though I make the boys fall like dominoes!" 

 

 

Dinanzi a quella voce così cristallina Cyborg sospirò in estasi, non riuscendo a staccare gli occhi da quella figura che batteva i tacchi, allungava le mani verso il pubblico e rideva dinanzi al calore dell'alcool, sorridendo come mai in vita sua... ma era un sorriso finto e provato, e Cyborg ne riconobbe l'ipocrisia per gli occhi gonfi di angoscia.

 

 

"I could be yours, I could be your baby tonight
topple you down from your sky forty stories high 
shining like a god, cant believe I got you inside 
look at what I bought, not a second thought, oh romeo!"

 

 

Scese con agilità dal palo e, le mani sui fianchi, indicò ad uno ad uno i volti noti del bar notturno, ammiccando ai suoi clienti fissi, provocando in Cyborg non solo meraviglia ma una sensazione forte e disturbante in petto, mai provata prima: si voltò verso di lui e i loro sguardi si incrociarono con la potenza di una collisione fra stelle. Il ragazzo dischiuse le labbra e tremò appena, vedendola sorridere e avviarsi verso di lui con decisione, non sapendo cosa aspettarsi da una ragazza così.

Giunta alla sua altezza, gli carezzò il volto con le dita fredde e, spingendolo con delicatezza all'indietro, gli si sedette a cavalcioni, afferrandogli la mano per portarla ad accarezzarle le gambe ormai piegate, lasciandolo godere della loro morbidezza.

 

 

"I want my cake and I want to eat it too 
I want to have fun and be in love with you 
I know that I'm a mess with my long hair and my suntan, short dress, bare feet 
I don't care what they say about me, what they say about me 
because I know that it's L.O.V.E. 
you make me happy, you make me happy 
and I never listen to anyone..." 

 

Concluse con un sospiro e, dopo aver fatto scoppiare una bubblegum con malizia, si sporse in avanti veloce come il vento, le braccia deitro la sua nuca, catturando le labbra incredule e secche di Cyborg in un improvviso bacio.

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

Tan tan taaaann! Wow wow Jinx, che audiacia! *^*

Jinx: non mi piace questo ruolo -.- perchè devo essere sempre sfruttata per i tuoi subdoli piani?!

Perchè non mi paghi abbastanza u.ù ti ricordo che hai ancora l'affitto arretrato signorina, sofrza sgobba!

Jinx: Non recensite questo capitolo o porto sfiga a tutti! °^^°

Seh seh... dicevamo cari lettori, la canzone utilizzata nell'ultima parte è “Lolita” di Lana del Rey, per chiunque voglia saperlo! Inoltre, questo è il vestito di Jinx nell'ultima scena: http://www.ebay.it/itm/Burlesque-Moulin-Rouge-gotico-nero-del-corsetto-gonna-Vampire-Fancy-dress-abito-/370844866541?pt=LH_DefaultDomain_101&var=&hash=item56581397ed sexy, neh? **

Per rispondere alle domande delle recensioni, Raven ha i capelli lunghi come in quella puntata dove lotta contro Trigon ed è vestita di bianco, ricordate? Ho voluto farli assomigliare il più possibile al fumetto e spero che l'idea piaccia u.ù Sono costretta a chiudere qui e risponderò in privato ad altre domande perchè ora devo scappare, un saluto a tutti, vi voglio bene e grazie sempre del supporto!<3

 

 

 

-FM.

 

 

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Capitolo 8
*** Piacevoli imprevisti ***


 

 

Piccola nota: Mi sono accorta che non vi ho ancora informati per bene dell'età dei nostri protagonisti... quindi ecco qua!

 

 

Robin: 22

Raven: 20

Starfire: 17

Beastboy: 20

Cyborg: 24 [La maggiore età in Spagna si raggiunge a 18

Jinx: 16 anni, in America a 16 ^^]

Terra: 17

Blackfire: 20

Kitten: 21

Slade: 18

 

Canzone consigliata dato che non la smetto mai di scocciarvi... u.ù [ https://www.youtube.com/watch?v=TbfSGFvb1vg ]

Buona lettura! :D

 

 

 

****************************************

 

 

 

-Questa è casa tua?-

Robin si fermò stupito davanti alla struttura, lasciando che Starfire procedesse per qualche secondo senza di lui.

Era ovvio che quella della ragazza doveva essere una famiglia stravagante: i muri a mattoni chiari stonavano con il resto delle case circostanti, ricoperte invece di sobrio intonaco, e il tetto era di uno sfavillante rosso che sembrava sovrastare su qualunque altra abitazione.

Era uno stile che sembrava... alieno rispetto al resto del mondo, quasi isolato e campagnolo, ma Robin non osò fare commenti.

-Bella, vero?- annuì la ragazza che, consapevole dell'ora, fece segno al moro di seguirla sul retro della casa: -Blackfire è al ballo... ma i miei staranno dormendo, quindi non fare rumore.-

-Che hai in mente?- sussurrò lui, facendole intendere che aveva capito:

-È da tempo che aspetto questo momento.- sorrise radiosa lei, tirando fuori da sotto lo zerbino la chiave di emergenza e aprendo delicatamente la porta a vetri, facendolo entrare.

Immersi nel buio, la rossa afferrò la sua mano, facendolo sussultare, perlomeno fino a quando tastando sulle pareti non trovò l'interruttore: la luce delicata quasi lo accecò, facendo scivolare via le dita di Starfire dalle sue, e la magia finì.

-Perdonami se non ti faccio fare il giro della casa, ma...-

-... non credo che sarebbe il momento più adatto!- terminò lui al posto suo, ridacchiando e facendole passare l'imbarazzo quando si unì alla risata: -Forza, andiamo.-

La casa, anche se con le luci spente dato che Star non voleva rischiare, era semplice e con arredamenti originali che Robin, nella sua lussuosa dimora inglese, non aveva mai visto: un pendolo a forma di gufo, vasi in terracotta che reggevano fiori freschi e mensole in legno antico con servizi in porcellana. Per un istante si domandò cos'altro aveva ancora quella ragazza da rivelargli.

Salirono cauti la scala a chiocciola, tentando di non inciampare e, una volta giunti di sopra, Starfire gli fece segno di tacere arrivati davanti alla stanza da letto chiusa dei suoi; fortuna che nulla li disturbò quando riuscirono, finalmente, ad entrare nella stanza della rossa.

Accese la luce chiudendosi la porta alle spalle con un lungo sospiro, e Robin sorrise intenerito alla vista di tutti quei peluches impilati in ordine di grandezza vicino alla scrivania, e uno scacciapensieri sulla testiera del letto. Le coperte, ovviamente, erano rigorosamente a fiori.

-Ti piacciono molto queste cose, eh?- domandò quando, preso uno fra le dita, si ritrovò a dover far fronte al musetto dolce di un piccolo vermicello paffuto e con un sorrisone stampato sul volto.

-Quello è un vecchio regalo di infanzia.- arrossì lei, vergognandosi un po' di quella passione mentre gli andava incontro: -Blackfire me l'aveva rotto ma con un po' di pazienza sono riuscita a ricucirlo.-

Lo prese fra le mani, stringendolo un po':

-Si... si chiama Silkie.- ammise, titubante mentre sperava che Robin non la prendesse per stupida; abbassò imbarazzata lo sguardo malinconico verso il pupazzo, stringendolo al petto e, con sua grande sorpresa, i suoi occhi si spalancarono quando avvertì un piacevole contatto sulla guancia.

Alzò lo sguardo stupita, la mano di Robin su quest'ultima: il moro le sorrideva dolcemente, come fosse una bambina da proteggere, non essendo riuscito a resistere al suo sguardo triste.

Avrebbe tanto voluto essere un supereroe per proteggerla da tutto ciò che non la faceva sorridere.

Starfire lo fissava ad occhi sgranati, l'espressione smarrita, e quando sbattè le palpebre Robin sembrò riprendersi all'improvviso, scostandosi velocemente da lei, il volto rosso:

-Ehm... scusa, no... è che...- tossì di sbieco, grattandosi imbarazzato la nuca ma, mentre cercava una scusa plausibile da utilizzare, sentì delle scartoffie che venivano scostate, e la rossa di nuovo al lavoro ad aprire cassetti e spostare cianfrusaglie.

-Che... che fai?- le domandò, grato che non l'avesse messo ulteriormente in difficoltà con scomode domande, e lei sorrise mentre afferrava quello che aveva iniziato a cercare pochi secondi prima.

-Era un po' che la conservavo.- gli mostrò soddisfatta una bomboletta di vernice fluo ancora nuova, una mano sul fianco: -Inizialmente doveva servirmi per decorare le mura della mia stanza come volevo, ma i miei non me l'hanno mai permesso. Allora, andiamo?-

Robin rimase a bocca semiaperta mentre lei si apprestava ad uscire dalla stanza, perplesso mentre la seguiva: -... Andiamo dove?-

-Ma è ovvio, no?- si voltò con un sorriso sornione, agitando appena il tesoro fra le sue mani con un rumore secco mentre con l'altra mano teneva la porta aperta al suo passaggio:

-A rovinare la macchina di mia sorella!-

 

 

Evidentemente gli adolescenti non conoscono mezze misure.

Questo Robin si ritrovò a pensare perplesso quando, un po' guastafeste, aveva domandato a Starfire se fosse il caso di arrivare a tanto:

-Non conosco molto di mia sorella...- ammise lei, armeggiando con le chiavi per aprire la portiera dell'auto;

-... ma da quello che ricordo non mi ha mai permesso di mettere piede nella sua preziosissima auto... ha dovuto aspettare un bel po' prima che i miei gliela regalassero. Accidenti a questa chiave, malediciòn!- esclamò seccata in uno sbuffo, ricordando a Robin ancora una volta che si ritrovava in una città straniera con una minorenne che stava cercando di scassinare un'auto.

-Oh, finalmente!- sorrise quando udì il clack dell'apertura, lanciando e riafferrando i pezzi di metallo: -Che ne dici di un giro? Sarebbe un peccato rovinarla definitivamente senza prima farci scarrozzare.-

Il moro, perplesso, fece spallucce e la seguì, ricordandosi di tenerla d'occhio per evitare che superasse il limite, nell'auto, sprofondando nei sedili ed indossando da bravo guidatore la cintura di sicurezza: fu quando la vide osservare con un broncio spaesato tutte quelle leve e pulsanti che temette seriamente per la sua vita.

-Sai come si guida?- le domandò timoroso mentre con la mano girava la chiave per mettere in moto, ma se ne pentì subito quando gli rivolse il suo miglior sorriso, seguito da una frase che era tutto fuorchè felice: -Che c'è da sapere?-

Il forte rumore del suo tacco schiacciato con forza sull'acceleratore lo costrinse ad addossarsi al sedile, pregando di non essere sbalzato via mentre si allentava la cravatta, pronto ad usarla come un cappio al collo:

-Ok, questa sì che è una risposta rassicurante!- ridacchiò nervoso, imponendosi di restare calmo; in fondo era solo una ragazza, che danni poteva mai fare?

La rossa rise a quella che credeva essere una battuta, non immaginando quanto invece corrispondesse alla realtà, svoltando l'angolo con forza e facendo saltare Robin sul sedile per la fossa che presero, portandolo a sbattere sul tettuccio con la testa. Mugolò di dolore, facendo sbuffare Starfire che, nel frattempo, si divertiva come se non ci fosse un domani:

-Rilassati!- gli gridò, il forte rombo del motore che faceva da sfondo: -Era solo un sassolino, non c'è bisogno di agitarsi!- ridacchiò scuotendo il capo e facendo sollevare gli occhi a Robin.

-Rilassarmi, come no...- borbottò, stringendo i denti in panico mentre pregava di non morire così giovane non appena lei rischiò di finire dritta dritta nella vetrina di un negozio: -Solo un sassolino?! Ma tu guarda questa pazza scatenata..!-

-Hai detto qualcosa?- gli urlò di nuovo la rossa, il motore ancora nelle orecchie;

-NO!- rispose con forza, ghermendo il sedile con le unghie ad un nuovo sobbalzo mentre voltava il viso della ragazza verso la direzione giusta: sembrava di avere il mal di mare.

-La strada, Starfire... GUARDA LA STRADA!-

 

 

Parcheggiarono su una salita semidesolata e, finalmente, quei fari maledetti si spensero.

Starfire uscì piena di vita e pimpante corse ad indicare all'altro la città notturna, che dal panorama si poteva osservare benissimo; Robin scese traballante dall'auto, reggendosi alla portiera e ispirando a pieni polmoni per riprendersi, gli occhi sgranati: era stato a dir poco orribile, e non c'era elemento del paesaggio, naturale o artificiale, che Starfire non avesse preso in pieno durante la guida.

Il gatto del vicino, un palo della luce, un contenitore dell'immondizia e una povera vecchietta che era viva per miracolo, minacciandoli in spagnolo sotto le risate della rossa.

Si stupì che la polizia non li avesse fermati per rinchiuderli a vita in manicomio o in prigione (a scelta) ma, evidentemente, era troppo tardi anche per trovare delle pattuglie disponibili.

Avanzò con una pessima cera fino a lei e si buttò sull'erba del prato, prendendosi il volto fra le mani e ringraziando di essere ancora vivo, pur se con qualche anno in meno dallo shock.

La notte era silenziosa, e i capelli fuoco della ragazza si muovevano al vento mentre osservava serena il panorama notturno: erano poche le luci della città ancora accese ma questo, oltre all'assenza della luna in cielo, rendeva il tutto ancora più magico.

-Robin...-

-S-si..?- domandò con voce rauca il ragazzo tremante, temendo che volesse coinvolgerlo in qualche altra pazzia. Quando alzò lo sguardo lei lo fissava con un sorriso colmo di gratitudine:

-Grazie per non avermi fermato.-

Dinanzi al suo sguardo interrogativo, oltre che a qualche segno di concreta ripresa, continuò divertita: -Non credere che non me ne sia accorta... che sei un perfettino, intendo. Deve essere stata dura per te lasciarmi fare senza controbattere, quindi grazie per averlo fatto.-

Il moro sollevò un sopracciglio, offeso ma, quando lei scoppiò a ridere, si dimenticò del perchè stava per prendersela, sorridendo a sua volta contagiato dalla sua felicità: si vollevò in piedi con qualche difficoltà per avvicinarsi a lei e guardare il panorama... anche se non era quello cittadino che lo interessava, ma il suo volto sereno e i suoi occhi che da soli sembravano illuminare l'intera notte.

-Che ne dici? Panorama sulla spiaggia all'alba?-

-Mi sembra un'ottima idea.- sorrise Robin, una mano sul fianco e l'altra appoggiata alla ringhiera per guardarla meglio: -Ma perchè all'alba e non adesso?-

Starfire si voltò sorniona verso di lui, facendogli l'occhiolino per confermare i suoi piani, stiracchiandosi sulla fresca ringhiera:

-Perchè dobbiamo prima rompere la macchina, mi sembra ovvio!-

 

 

 

 

 

-Non hai freddo con quel costume?-

La voce, senza giri di parole e decisamente mascolina, colpì Jinx dietro la schiena mentre, terminato il suo show, si apprestava ad uscire dal locale notturno. Si voltò con estrema calma, affatto stupita di quel richiamo: non era insolito che qualche cliente, finito il numero, la implorasse di un bis o, quantomeno, di riservargli alcune coccole, ma quella frase con cui questo l'aveva fermata... quello si che era insolito.

-Oh.- sussurrò, e la sua voce fulminò Cyborg dritto al cuore: -Tu sei quel cliente di prima... allora, piaciuto il numero?- domandò serafica, un sorrisetto che le increspava le labbra sottili.

Il ventiquattrenne osservò il suo fisico sottile e le dita affusolate poggiate sul fianco destro, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a dimenticare quel bacio: le labbra della ragazza sapevano di fragola, e forse di qualche altra essenza che usava per profumare il corpo, e nonostante fossero sottili avevano lambito le sue estremamente morbide e così esperte che Cyborg ebbe quasi timore di muovere anche un solo muscolo.

-Dovresti coprirti.- ammise quando incontrò i suoi occhi felini, rabbrividendo: -Pensavo che le ballerine, una volta finito il proprio lavoro, per tornare a casa si vestissero normalmente.-

La ragazza mise su un broncio perplesso a quelle parole, le braccia conserte: -Lo indosso anche fuori perchè mi piace: che hai contro il mio costume? E comunque...- ritornò a sorridere appena:

-... Non ho bisogno di una guardia del corpo.-

Il ragazzo si sentì stupido ad ammettere a sé stesso che quel costume a dir poco indecente e quasi inguinale non lo faceva stare affatto tranquillo, oltre che provocargli un moto insaziabile di gelosia: avrebbe voluto accompagnarla a casa per accertarsi che nessuno la infastidisse o, peggio, che le facesse qualcosa di sgradito, ma sapeva che l'avrebbe deriso e probabilmente ammazzato se si fosse azzardato a farlo, quindi decise almeno di salvare il suo orgoglio, depistandola con un gesto neutro.

Si avvicinò a lei con cautela e, gli occhi fissi nei suoi, si sfilò la giacca per posargliela sul capo e coprirla: arrossì appena quando lei ricambiò smarrita il contatto visivo, sbattendo perplessa le palpebre come a cercare da lui una spiegazione di quel gesto.

Abbassò adorabilmente lo sguardo per osservare la stoffa, sfiorandola con le dita, e il ragazzo ne approfittò per parlare: -Così non prenderai freddo.- spiegò, imbarazzato.

Jinx necessitò di qualche secondo per superare la sopresa di quella frase e, sollevando lo sguardo, notò in quello del ragazzo le conseguenze delle sue esibizioni, ammirazione e quasi adorazione... ma poteva anche vederne una luce particolare, di emozione, che non le era capitato spesso di incontrare.

Sorrise divertita e, voltandosi senza una parola, prese a camminare verso il buio della strada spagnola piccola e malfamata: Cyborg la seguì con lo sguardo, il corpo per metà nascosto dalla sua giacca, perlomeno fino a quando non se la sfilò con un gesto fluido e, lasciata penzolante per qualche istante fra le dita della mano destra, la fece scivolare fino a terra.

-A presto rivederci, straniero.-

Non si era voltata, così come non aveva fatto intuire l'ombra di un sorriso e il ragazzo, colpito da quel gesto, avanzò per raccogliere da terra la sua giacca che aveva tentato inutilmente di proteggerla, osservandola mentre spariva sicura nella notte.

 

 

 

 

Probabilmente fu un pizzicorìo fastidioso a svegliare Raven.

La testa che le girava maledettamente, corrugò seccata la fronte prima di strizzare gli occhi e aprirli titubante: avvertiva il corpo come addormentato e fastidiosamente attaccaticcio, probabilmente a causa della sabbia e del sale marino sulla pelle.

Fu la luce rosata dell'alba a darle il bensvegliata ma, assieme a quella, i ricordi della notte precedente riaffiorarono tutti assieme prima che Raven potesse riordinarli concretamente: lo sguardo, infatti, nei suoi interrogativi si era posato sul volto di quel Beastboy, ancora addormentato e con le labbra semiaperte per farne fuoriuscire il leggero respiro.

Non potè impedirsi di scattare all'indietro, a stento trattenendosi dall'urlare, quando ricordò l'accaduto, complici anche le sue dita sul petto nudo del ragazzo e la stretta del suo braccio attorno alla sua vita, oltre all'innegabile “dettaglio” dell'essere in intimo: avvertito il suo arto essere scostato all'improvviso, il ragazzo corrugò la fronte nel sonno e, leccandosi appena le labbra impastate dal sonno, si voltò dall'altro lato senza grazia, le mani sotto la testa a mo' di cuscino.

Raven, ancora con la mano sulla bocca per frenare il suo precedente urlo strozzato, si lasciò andare ad un sospiro liberatorio appena realizzò che non l'aveva svegliato: non era sicura, infatti, di gestire l'intera situazione con quello sveglio.

Osservandosi perplessa il corpo seminudo, si rivestì in silenzio e adocchiando di tanto in tanto l'altro per essere sicura di non ricevere qualche sgradita sorpresa: si maledisse mentalmente per essersi addormentata, dato che doveva solo distrarlo per poi liberarsi di lui una volta per tutte.

Il piano era filato alla grande ma, non con poco imbarazzo, dovette ammettere che non aveva calcolato la sua stanchezza successiva, dato che fino a quel momento non le aveva mai creato problemi: complice la stretta calda del giovane e i baci rassicuranti sulla sua fronte, era scivolata nel sonno senza nemmeno accorgersene, proprio come una bambina.

Era la sua età che avanzava o semplicemente era quel ragazzo ad essere... bravo?

Ricordandosi che in fondo aveva solo vent'anni rabbrividì nel ricordare il suo sorriso narcisista e, in un moto d'odio, si impose di scacciare quei pensieri, spostando lo sguardo sui pantaloni di Beastboy, malamente gettati nella sabbia la notte prima: per fortuna si era alzata prima che lui si svegliasse, pensò mentre si avvicinava a quattro zampe a quella stoffa, afferrandola e frugando nelle tasche... gli avrebbe preso il portafoglio e sarebbe scappata, niente di più facile.

Se era fortunata, poi, poteva anche togliergli il biglietto dei contatti della polizia, ma quella sarebbe stata la ciliegina sulla torta.

Cercò attentamente e, quando incappò in dei numeri di telefono preceduti da nomi femminili, quasi ringhiò furibonda: ricordatasi che la sua posizione attuale prevedeva le gambe rivolte verso il suo viso, si trattenne a stento dal mollargli un calcio in faccia. Si costrinse a rimettere a posto i foglietti e, dopo qualche altro istante di ricerca, afferrò nelle tasche posteriori il portafogli in pelle nera.

Sorrise vittoriosa, già pregustando le miliardi di banconote che poteva trovarsi: non si era dimenticata di quella foto nel portafogli di quel Richard, che le aveva fatto capire che anche Beastboy doveva essere molto ricco. Non poteva capitarle preda migliore!

-... o peggiore..?!- si ritrovò a sibilare fra i denti quando, aprendolo, ebbe una brutta sorpresa: un unico, lineare e per niente speciale biglietto da visita che, oltre alle pochissime e quasi sbiadite banconote, confermava i peggiori incubi di Raven.

-Un meccanico...- annunciò esasperata, schiacciandosi la mano sul viso con disperazione mentre avvertiva la rabbia crescere: certo che quel Richard del cavolo poteva anche scegliersi un amico migliore!

-Un costruttore di moto... maledizione!- urlò con rabbia, alzandosi e scaraventando a terra il portafogli: l'averlo cercato di depistare, l'aver passato la notte con lui per farlo innamorare e convincerlo a non denunciarla... era stato tutto inutile, tutta una perdita di tempo, un giochino stupido in cui l'unico ad averci guadagnato era proprio il ragazzo!

Giunto l'urlo alle sue orecchie, Beastboy, dal canto suo, si svegliò infastidito, grattandosi la nuca assonnato mentre la sua vista si abituava alla luce del sole che iniziava a fare capolino dal mare: alzati gli occhi sopra di sé, notò Raven che si avviava lontano da lì a grandi falcate, già rivestita, e la sua espressione omicida, così come i pugni stretti lungo i fianchi, non promettevano nulla di buono.

-Raven..?- domandò confuso, scuotendo la testa che gli girava per poi alzarsi dalla sabbia: nel farlo, lo sguardo gli cadde involontariamente sul suo portafogli aperto e gettato malamente per terra:

-Stavi per derubarmi?- le domandò, affatto ferito ma solo perplesso, e la domanda che venne subito dopo fu l'inizio di tutto: -Tu... aggiusti moto?!- domandò furibonda, voltatasi verso di lui, che subito sorrise divertito da quei ricordi, prima di sollevare fiero il capo.

-Non solo questo, dolcezza. Io le progetto e costruisco... e credimi che nessuna moto è migliore di quella con il mio brevetto!-

-Capisco. Quindi sei ricco?- gli domandò senza giri di parole, vedendolo dapprima perplesso, poi imbarazzato e infine in crisi, stupendosi di come un umore potesse passare dall'uno all'altro estremo in così poco tempo: fu quando lo vide sollevare l'indice per parlare, la bocca aperta nel ricercare parole che non trovò e poi richiuderla facendo cadere anche le dita fino alle labbra, perplesso, che si abbandonò ad una sentenza sarcastica.

-Oh, fantastico..!- alzò gli occhi al cielo, esasperata, prima di prendersela con lui: -Dovevi dirmelo prima... sai, magari fra una lacrimuccia e l'altra della tua tragica storia!-

-Ehi, non pensavo fosse così importante..!- si difese ingenuamente l'altro, le braccia conserte e una smorfia infantile sul volto: -E poi sono solo... ehm... in una situazione di stallo, ecco, ma le cose cambieranno presto!- sorrise fiducioso per riprendersi dall'imbarazzo, a trentadue denti.

-È importante per me!- annunciò la mora, senza dare segni di voler più nascondere le sue vere intenzioni:

-Mi hai reso impossibile la serata, strappato il vestito, mi hai baciato, mi ti sono concessa e non sei nemmeno ricco... cavoli, ho perso solo tempo con te..!- si lamentò, prendendosi la testa fra le mani e camminando nervosamente in tondo.

-Oh andiamo, non dirmi che non sono bravo a letto perchè saresti la prima.- annunciò interrogativo, sorridendo poi maliziosamente e facendola arrossire furiosamente, lo sguardo allucinato:

-Ma la smetti di prendermi in giro, si o no?!- ringhiò furiosa, facendolo fare spallucce perplesso, tentando di difendersi con le mani avanti:

-Ma è la verità!-

-Basta, io me ne vado! Sei... sei... un idiota!- lo insultò con l'unico vero aggettivo calzante in quella situazione, arrossendo ancora di più e voltandosi per nasconderlo, avanzando decisa verso l'uscita della spiaggia.

-No, dai... aspetta..!- piagnucolò lui, correndole dietro mentre si infilava in fretta e furia i pantaloni dello smocking, quasi rischiando di cadere faccia a terra.

 

 

 

-Mi dispiace, Robin, pensavo fosse aperta...-

Il moro la osservò mentre perplessa si riferiva al cancello che permetteva di entrare sulla spiaggia: si era proprio dimenticata che nella stagione non estiva rimaneva chiusa, e questo era il risultato... si dispiacque solo di non essere rimasta più a lungo a godersi il panorama su quella stradina in alto di Barcellona.

-Non preoccuparti, Star, e poi possiamo goderci il panorama anche da qui!- la rassicurò lui, facendole segno di seguirla lungo la strada per poi appoggiarsi al muretto in pietra: lei sorrise, contanta che non gliel'avesse fatto pesare. Entrambi si ritrovarono a sospirare, appagati di quella nottata: -È stato... divertente. Dovremmo rifarlo qualche volta.-

-Magari senza atti incivili ma... si, ammetto che sono stato benissimo.- ridacchiò il moro, prima di tornare a guardare il sole che sorgeva, il fresco rumore delle onde che si infrangevano a fare da sfondo. Adocchiò Starfire, serena e con il viso colpito da una tenue luce e, lentamente e col respiro teso, avvicinò le dita alle sue, gradualmente, desideroso di prenderle la mano... ma prima che potesse anche solo sfiorarla, delle voci concitate seguirono ad un secco rumore metallico.

 

 

-Ma non capisco... pensavo di piacerti! Io piaccio a tutte, com'è possibile?!- le domandò, infilandosi le scarpe fra un saltello e l'altro, cercando di non farla scappare:

-Beh, come mi hai detto tu al ballo c'è sempre una prima volta, no?- ringhiò Raven, arrossendo nel ripensare a certi attimi piuttosto... intimi passati con lui. Mai più usare metodi del genere!

-Sono stata una vera stupida a non averti chiesto informazioni salienti prima di stare con te!-

-Eeeh?! E questo che dovrebbe significare?! Guarda che io..!-

-Beastboy?-

Il ragazzo si voltò seccato dinanzi a quella voce, ma rilassò una volta scorto Robin con la rossa che aveva conosciuto al ballo: -Oh... ciao, Rob.-

Il moro lo osservò perplesso per un istante nel vederlo in compagnia e senza camicia, prima che la sua accompagnatrice sgranasse gli occhi sorpresa nel vedere chi aveva appena scavalcato il cancello per uscire da lì: -Raven..?-

La mora, con loro grande sorpresa, atterrò fluida e si voltò impassibile verso la voce, sgranando poi gli occhi: -Oh. Ciao.- arrossì vistosamente nel ricordarsi che il vestito aveva ancora la zip aperta e che se lo stava reggendo con le dita per evitare che si vedesse il reggiseno. Nel notare tutti e tre i paia di sguardi su di lei, seguirono secondi di imbarazzato silenzio, nel quale Star si chiedeva che ci facesse lei lì e per di più in quello stato, Robin come mai Beastboy stava uscendo da un'area privata come se nulla fosse, quest'ultimo perchè la mora si ostinava a negare quello che era successo fra loro e Raven cosa avesse fatto di male nella vita per meritarsi tutti quegli imprevisti.

-Devo davvero andare.- tagliò corto questa, precedendo Starfire che stava per domandarle che stesse combinando e, leggermente impacciata nei movimenti a causa del vestito, corse via.

-Ehy, Raven, aspetta!- la seguì l'altro, e i due rimasero perplessi ad osservare la scena.

-Wow... il tuo amico è davvero cotto.- commentò la rossa dopo qualche secondo di silenzio stupito, ma l'altro quasi scoppiò a ridere:

-Chi, Beastboy? No, impossibile, si stancherà presto, vedrai.- scosse il capo, sicuro delle sue parole, prima di voltarsi verso di lei, interrogativo: -Piuttosto, chi è quella ragazza? L'hai salutata...-

-Una conoscenza di famiglia.- ammise lei, facendo spallucce: -Era la migliore amica di Blackfire, ma è da più di un anno che non si parlano. Hanno litigato, ma nessuno sa il motivo. Piuttosto, aveva un atteggiamento strano...-

-Accidenti, l'ho persa..!- ansimò Beastboy, interrompendo i suoi pensieri per arrivare loro incontro, trafelato dopo la corsa: -Quella ragazza ha dei razzi al posto delle gambe... o almeno così penserei se non le avesse così belle.- tossicchiò, sorridendo malizioso nel ricordarle nell'acqua di mare ma, prima che gli altri si potessero scandalizzare, cambiò discorso.

-Piuttosto, Star...- la chiamò, fissandola implorante: -Tu che l'hai salutata, perchè non mi dai il suo numero? Ho bisogno di parlarle, è importante!-

La rossa lo osservò pensierosa, grattandosi la nuca in difficoltà: -Non siamo amiche, purtroppo non ho il suo numero... è sempre stata una ragazza inafferrabile e misteriosa, in un certo senso. Però...- sorrise radiosa: -... era la migliore amica di mia sorella, quindi so dove abita.-

-Perfetto!- la ringraziò BB una volta sentito l'indirizzo e, con gli occhi che gli brillavano dalla felicità, corse via per cercare di raggiungerla.

Starfire lo studiò divertita, non notando Robin che si reggeva pensieroso il mento: -Star, hai detto che Raven era la migliore amica di Blackfire... non pensi che ti possa aiutare con la tua vendetta?-

La rossa sembrò, dopo un primo momento di perplessità, pensare seriamente a quella proposta, le braccia conserte e lo sguardo concentrato:

-Però...- si voltò verso il moro, interrogativa: -...Io e lei non siamo amiche, perchè dovrebbe aiutarmi?-

-Hai detto che hanno litigato e che non hanno più chiarito...- le spiegò, sorridendole: -Nessun litigio dura tanto, specialmente fra due migliori amiche. Deve essersi trattato di qualcosa di grave, non credi? Magari Blackfire ha fatto qualcosa di sgradevole anche a lei... potreste avere lo stesso obiettivo.-

-Effettivamente...- riflettè la rossa, con un panorama decisamente più chiaro davanti a sé: Robin faceva sempre sembrare tutto così semplice, era incredibile!

-Poi, Raven non mi sembra una che si fa mettere i piedi in testa facilmente... non credo sia tanto adatta a stare vicino a mia sorella.-

-Pensaci su.- sorrise il moro, soddisfatto di quella risposta mentre le tendeva il braccio per farla appoggiare a lui: -Nel frattempo ti riaccompagno a casa prima che i tuoi si sveglino, ti va?-

 

 

 

 

Raven aveva scavalcato, tremante, il balcone di casa sua per entrare e, una volta superato il vetro, si era appoggiata su di esso fino a scivolare a terra, un lungo sospiro che le usciva dalle labbra semiaperte: che diamine le era venuto in mente?

Non si aspettava che le cose sarebbero finite in quel modo, non le era mai capitato di incontrare qualcuno di così ostinato... e così abile con le parole.

Scacciò a forza quest'ultimo pensiero, maledicendosi da sola, prima di alzarsi e andare a farsi una doccia, sperando di scacciare così i ricordi di quell'esperienza.

L'acqua scorreva tiepida sulla sua pelle, rigenerante e fresca, lasciandola abbandonare al flusso delle sue riflessioni: si passò le dita sulle braccia insaponate, pensando alla sua stretta possessiva e alle sue labbra che cercavano le sue in un modo che non credeva possibile fosse umano.

Si morse un labbro, sentendosi improvvisamente accaldata: pensare all'accaduto era una stupidaggine, di certo quel tipo l'avrebbe dimenticata presto ora che non si sarebbero visti, così come lei... anzi, sentiva di averlo già rimosso dalla mente, l'aver pensato ancora alla sensazione del calore del suo corpo sopra al suo, così come quella delle sue iridi verde foresta che la osservavano con desiderio, era totalmente irrilevante... solo una conseguenza naturale dell'aver passato una notte eccitante con uno sconosciuto.

Sospirò e, sentendo un dolorino al basso ventre per colpa di quel tipo, mormorò qualche insulto a lui rivolto che solo lei poteva sentire e, chiuso il getto d'acqua, afferrò l'asciugamano per avvolgerlo attorno al seno, coprendosi fino alle caviglie. Si agitò i capelli umidi, gli occhi chiusi tentando di rilassarsi, e quando aprì la porta del bagno quasi si prese un infarto:

-Leggi riviste motociclistiche e non me l'hai detto?-

-AAAAHHHHHH!- la mora balzò all'indietro in un urlo agghiacciante, quasi scivolando per l'acqua per terra, una mano sul cuore mentre il ragazzo dalla pelle verde sedeva tranquillamente sul suo letto, fissandola ora perplesso.

-Che... che... CHE CI FAI TU QUI?!- cacciò fuori in un urlo strozzato, gli occhi quasi fuori dalle orbite mentre tentava di riprendere il battito regolare del cuore. Beastboy sollevò un sopracciglio dinanzi a quel dito indice puntato, in un modo che pareva a dir poco minaccioso, verso di lui.

-Dovevo parlarti, e Star mi ha dato il suo indirizzo.- le sorrise sornione:

-Come diamine sei entrato?!- lo ignorò lei, ancora sconvolta per l'accaduto mentre meditava di uccidere la rossa anche se non erabo amiche appena l'avesse incontrata per strada: ma con chi cavolo aveva a che fare?! Un alieno, forse? Dopotutto la pelle verde era già un incentivo più che sufficiente...

-Hai lasciato il balcone aperto.- ammise l'altro con nonchalance, indicandolo con un gesto del pollice prima di studiarla malizioso, dalla testa ai piedi: -A volte mi chiedo se tutte le ragazze da bagnate siano così sexy o se sei solo tu a farmi quest'effetto...-

-Beastboy!- sibilò lei, arrossendo fino alle orecchie, imbarazzata da certi complimenti:

-Che c'è?- domandò lui perplesso, prima di ricordarsi quello per cui era venuto lì, notando la sua espressione furibonda: -Ah, già: volevo proporti una sfida.-

-Una sfida?-

-Esattamente.- sorrise lui, soddisfatto di aver catturato la sua attenzione: -Tu hai un bel gioiellino di moto, che adesso ho la conferma che non sia rubata, e io conosco un posto dove si possono affittare. Ti propongo una corsa di moto: colui che taglierà prima il traguardo vincerà: se lo farai tu, io ti lascerò in pace per sempre... ma, se vincerò io, tu dovrai venire ad un appuntamento con me. Per davvero, stavolta.-

-Ha!- sbottò la mora, sorridendo cinica mentre si metteva a braccia conserte: -Sei davvero un ingenuo. Non sai a cosa vai incontro... sono anni che guido le moto, non hanno segreti per me.-

-Meglio per te, allora.- le sorrise sornione il ragazzo, avvicinandosi a lei: -Ma sappi che anche io me la cavo. Allora, ci stai?-

Raven alzò lo sguardo verso i suoi occhi, osservando poi titubante la sua mano tesa: quel ragazzo, così sicuro di sé, non la convinceva, e una parte di lei anche piuttosto ampia la intimava di non accettare; ma cosa sarebbe cambiato se non l'avesse fatto? Avrebbe continuato a seguirla senza alcun compromesso, mentre se avesse vinto la sua vita sarebbe ritornata quella di prima, senza seccature né imprevisti... né parole e gesti che la confondevano.

Afferrò la sua mano, alzando il mento con fierezza mentre gliela stringeva in segno di accettazione:

-Non perderò.- lo informò, e si ritrovò a tremare quando nel sorriso del ragazzo non vide alcun segno di burla, ma solo di determinazione:

-Nemmeno io.-

Le lasciò la mano, lasciando che inconsapevolmente le dita sfiorassero quelle sottili della ragazze, prima di voltarsi e farle un cenno con la mano: -Ci vediamo domani sera al circolo Ruiz, dieci in punto. Non fare tardi, i veri campioni amano la puntalità.-

Le fece l'occhiolino quando alzò gli occhi al cielo seccata e, prima che potesse rispondergli per le rime, afferrò la pietra del balcone per balzare giù, allotanandosi fischiettando fuori dal suo viale.

Raven uscì all'aperto e rimase a guardarlo per un po' prima di rientrare nella stanza una volta che il suo profilo fu sparito all'orizzonte.

Sospirò, esausta: era arrivato il momento di mettere la parola fine a quella storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

È mezzanotte passata e io sono qui a pubblicare il seguito... me tapina (?) XD

Robin: vai a dormire che poi ti lamenti che non combini niente... non avevi la palestra domani?

Io: No, io lì non ci torno, lasciami in pace!

Robin: E perchè mai? Hai fatto solo una lezione!

Io: *piange* È un posto malvagio, gli attrezzi ti attaccano e ipnotizzano il tuo corpo e gli istruttori sono belli e dannati! TT^TT

Robin: -.-... mi sa che hai visto troppe puntate di “Adventure Time”

Io: lo ignora Anyway, sperando che lo posti, voglio farvi vedere Jinx in questa storia, dato che per renderla realistica ho dovuto toglierle i capelli a cornuta (??) i codini mi sembravano gli unici simili! Se posso vorrei pubblicare anche altri disegni, ma sappiate che detesto colorare e per me è stata un'agonia... perciò spero lo apprezzerete XD Nel prossimo capitolo ci sarà un disegno splendido della meravigliosa BlackRaven! Buonanotte e grazie a tutti<3

 

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FM.

 

 

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Capitolo 9
*** Sorelle ***


 

 

Fu un raggio di sole che trapelava dalla persiana a svegliare Starfire dal suo sonno ristoratore.

Dischiuse gli occhi come un delicato bocciolo di rosa e, dopo aver strofinato infastidita la guancia contro il cuscino, si fece forza e si sollevò con l'ausilio delle mani premute contro il materasso.

Una volta seduta si stiracchiò fino alle punte dei piedi, lasciando che il top che utilizzava come pigiama si stirasse fin sopra la pancia piatta e scura: scese con un sorriso dal letto, felice con il mondo e, una volta alzate le tapparelle facendo sì che la luce invadesse la stanza, ancora assonata si sedette di fronte allo specchio dai contorni rosa: sospirando si legò i capelli in due codini bassi e si godette il silenzio del mattino presto che, però, non durò a lungo.

Sollevò infatti un sopracciglio quando un urlo rabbioso e prolungato arrivò alle sue orecchie da fuori la finestra; si alzò da lì e si avvicinò al vetro, poggiandone sopra il palmo della mano:

-LA MIA MACCHINA!-

La rossa si morse un labbro per non scoppiare a ridere ma, quando si portò la mano alle labbra, non potè evitare che un largo sorriso divertito prendesse posto sul suo volto: Blackfire era nel viale della casa, sbraitando qualcosa nei confronti delle decorazioni floreali che Star aveva dipinto (e non era mai stata una cima in arte) la notte prima sulla sua auto. Si nascose dietro la tenda, ridendo sottovoce, quando la mora rischiò di vederla dal ciglio della strada e, riprendendosi, si impose di non sorridere mentre scendeva le scale fino alla cucina.

-Buongiorno tesoro.- la salutò il padre che, con un gesto fin troppo delicato per la sua immensa statura, le cinse il capo con la mano per baciarla sulla guancia mentre la figlia si sedeva al tavolo, sbadigliando:

-'Giorno papà. La mamma?-

-È scesa per sbrigare delle commissioni. Toast o focaccia?-

-Toast.- le rispose lei, afferrando il burro con un sorriso e iniziando delicatamente a spargerlo col coltello sulla fetta che il padre le aveva avvicinato:

-Cerca di essere paziente oggi con tua sorella, Star. Non credo sia una bella giornata, per lei.- sospirò l'uomo, adocchiando la figlia che, masticando rumorosamente il pane, dondolava un piede lungo lo sgabello: -Peffè? Fe fuffede oggi?- tentò di parlare, nascondendo il moto di agitazione a quelle parole mentre uno strano senso di colpa si faceva strada dentro di lei.

-Non parlare con la bocca piena, Star!- la ammonì l'uomo con un'occhiata severa e, al suo 'Sfufa' goloso, riprese a sospirare: -Doveva uscire con amici e ha trovato la sua auto completamente rovinata: un gruppo di delinquenti deve essere passato qui sotto stanotte.-

-Oh.- ingoiò a forza la rossa, grattandosi la nuca: -Capisco. D'accordo, non le darò fastidio.-

“Non che io l'abbia mai fatto, in ogni caso...” commentò nella sua mente, sarcastica.

-Avevo detto a quella ragazza di prendersi le sue responsabilità, e adesso...- l'uomo dai capelli rossi, come la figlia minore, si bloccò non appena sentì la portiera sbattere e grandi falcate farsi sempre più vicine, asciugandosi i baffi sporchi di caffè con il tovagliolo: -Oh, eccola che arriva.-

La rossa stava per aprire la bocca per dire qualcosa, quando un forte rumore di vetro che sbatteva la fece saltare dalla sorpresa, precedendo l'entrata della sorella maggiore nell'ampio salotto, separato solo in parte dalla cucina:

-TU!- la indicò furibonda con le dita smaltate, fermandosi a pochi metri da lei, reggendo in una mano una pompa, con la quale evidentemente aveva cercato di lavare via la vernice: Starfire si morse un labbro per non ridere dinanzi ai suoi capelli bagnati e arricciati dall'umido, la sua pelle abbronzata ora completamente bagnata, così come il completino estivo che metteva in bella mostra il piercing all'ombelico fatto due anni prima.

-Buongiorno, Blackfire, come...-

-BUONGIORNO UN CORNO!- sbraitò, un ghigno che le deformava i tratti perfetti mentre i suoi occhi allungati come quelli di un felino sembravano ancora più sottili per la fronte corrugata; si avvicinò al tavolo dove stava mangiando, sbattendo con forza il palmo su di esso e facendola sussultare perplessa: -Dove hai messo le bombolette?! Avanti, dimmelo!-

-... Eh?- commentò la rossa interrogativa, mentre dentro di lei l'ansia cresceva di secondo in secondo, prima di alleviarsi quando comprese, dalla furia ceca dell'altra, che la sorella non sapeva nulla di quei colori nascosti e stava solo cercando un modo per incolparla, come sempre. A quel punto l'uomo si alzò in piedi, mettendo una mano sulla spalla della figlia minore e rivolgendo un'occhiata seria alla mora:

-Blackfire, adesso calmati. Capisco quello che è successo, ma non è una ragione valida per incolpare tua sorella.-

L'altra soffiò sprezzante dalle labbra e, incrociando lo sguardo del padre, assottigliò il suo, a braccia conserte: -Come ti pare.- avvicinò il suo viso a quello innocente della sorellina, rabbiosa:

-Ma sappi che per me non finisce qui!-

Si allontanò ancheggiante, sbattendo rabbiosa la pompa sulla pietra del porticato, andando verso l'auto: la rossa scambiò uno sguardo smarrito con il padre, prima di alzarsi da lì e, dispiaciuta per l'accaduto, seguirla all'esterno. Il sole ormai caldo le colpì il viso e, riparatasi da esso con una mano sulla fronte, notò la mora che armeggiava con il bagagliaio:

-Ehm... sorella.- tossicchiò, fermandosi a pochi passi da lei: -Posso... posso aiutarti in qualche modo?-

Un colpo secco che segnava la chiusura del bagagliaio fu la risposta, e Blackfire ne uscì furibonda, controluce mentre le passava accanto: -So che sei stata tu, Starfire. Tu mi hai sempre reso la vita impossibile, mi hai sempre odiata! Tu... tu sei una strega!-

Dinanzi a quelle parole, l'intero senso di colpa della sorellina provato fino a quel momento, che albergava nel suo petto come codensato, parve rompersi in mille pezzi come vetro infranto, e le sue guance si fecero colorite dalla rabbia mentre stringeva forte i pugni lungo i fianchi:

-Scusa?! Parliamo di me o di te? Sei tu che non fai altro che allontanarmi da te, non importa quanto io provi ad essere gentile e a giustificarti! Che stupida che sono ad essere venuta qui nonostante quello che mi hai fatto con Slade! Ma sai che ti dico?-

Cercò di ricacciare indietro le lacrime mentre la sorella, superato il primo istante di puro stupore per quella reazione non timida ma decisa e furente, ora la osservava sarcastica, le braccia conserte in un'aria annoiata: non doveva sembrare debole, non adesso.

-I tempi in cui ti volevo bene e accettavo tutto da te sono finiti! La Starfire buona e ingenua... dimenticatela. Non puoi più farmi del male...- sbraitò, la voce tremante e, intuendo che stava per esplodere, strinse un'ultima volta le labbra con gli occhi lucidi, facendo dietrofront e fuggendo in casa. La mora rimase ad osservarla senza espressione e, sollevando un sopracciglio dinanzi alla sua strana reazione, sbuffò per quella perdita di tempo, aprendo la portiera e salendo al posto di guida.

Mise in moto per partire nonostante tutto ma, dopo un paio di sbuffi e tremiti, l'auto cedette con un tonfo, le ruote oramai distrutte: il suo urlo rabbioso arrivò fino al piano di sopra, ma la rossa non se ne curò e, salite le ultime scale con foga, sbattè la porta della sua stanza, gettandosi sul morbido letto ancora disfatto.

Le lacrime iniziarono a scendere copiose, finalmente, dai suoi occhi verdi così luminosi e sempre gioiosi e, tirando su col naso, trascinò il viso fino al cuscino, sfregando la guancia contro la stoffa ruvida e facendola arrossare ancora di più; restò per un po' in quella posizione, nascondendo il viso nelle pieghe della stoffa.

-Sono davvero una povera stupida...- gemette piano una volta che le lacrime si furono arrestate; la sua voce era impastata, simile ad un miagolìo.

-Robin aveva ragione...- sussurrò chiudendo gli occhi ma, dinanzi a quel nome, li riaprì sbattendo le ciglia. Allungò le dita verso il cellulare sul comodino e, fissando il display, andò in rubrica fino al suo nome.

Si issò seduta e, premendo il tasto verde della chiamata, si mordicchiò il labbro, asciugandosi il volto rigato di lacrime: aveva solo bisogno di qualcuno che la ascoltasse, di un vero amico che non la giudicasse, una spalla su cui piangere e con cui affrontare i problemi quotidiani.

Siamo spiacenti, ma l'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di richiamare più tardi...

Sbuffò esasperata dinanzi alla voce metallica della segreteria, lanciando via quell'affare e rigettandosi indietro, stesa: voleva evadere da lì, ma non le andava di vedere i suoi amici che l'avrebbero solo stressata con mille domande. Robin, l'unico che poteva capirla, non sapeva dove fosse, e questo l'aveva fatta crollare nuovamente.

Allora che fare..?

Si rialzò dopo qualche secondo come illuminata dalle parole di un genio, sforzandosi di ritornare serena.

Ricordandosi delle parole del moro, afferrò il telefono e una comoda borsetta, sgattaiolando fuori per mandare avanti il piano che ormai era sicura di voler portare fino in fondo: doveva assolutamente andare da quella Raven.

 

 

 

La villa era molto più grande di come se la ricordava.

Questo pensò la rossa mentre, le braccia nascoste dietro la schiena, osservava spaesata quell'immenso giardino che incorniciava il viale su cui si stava incamminando: socchiuse gli occhi per il troppo sole mentre, indecisa, arrivava fino alla maestosa porta a vetri e legno dell'ingresso.

Si fermò per qualche istante, meditando sulla situazione: forse quello che stava facendo era una sciocchezza ed era necessario fermarsi e riflettere prima.

Andare da qualcuno che nemmeno conosceva e pretendere che l'aiutasse... era davvero assurdo, anche se il pensiero che Black avesse ferito anche Raven era persistente nel suo cervello e necessitava di una conferma valida. Sospirò a lungo, indecisa sul da farsi, fino a quando un clack non la distolse dai suoi dubbi esistenziali, e la porta d'ingresso si aprì.

Raven la guardava perplessa, chiedendosi che ci facesse lì la sorella della sua ex migliore amica che, con sua grande sorpresa, si trovava con il dito a mezz'aria davanti alla sua porta di casa, probabilmente stava per suonare il campanello. Aveva deciso di andare, seccata, ad aprire non appena dalla cucina aveva visto un'ombra sostare per parecchio tempo davanti all'ingresso: timorosa che fosse ancora quel tipo verde venuto a renderle la vita un inferno, aveva deciso di andare ad aprire per precedere suo padre o, peggio, sua sorella... ma di certo si aspettava tutto tranne che quello.

E poi, avvertiva ancora gli istinti omicidi verso di lei per aver rivelato a Beastboy dove abitava.

-Che ci fai qui?- domandò senza giri di parole dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante, mentre la rossa la osservava con gli occhi sgranati e l'espressione da pesce lesso:

-Ehm... buongiorno, amica Raven!- ridacchiò lei con le guance rosse e lo sguardo basso ma, prima che la mora potesse chiedersi da quando le aveva dato tutta quella confidenza, il suo sguardo innocente si fece triste e lei subito capì che non era il momento di risvegliare battute sarcastiche.

-Vorrei tanto parlarti, se ti è possibile. Anche per poco, insomma, capisco che ti posso infastidire o...-

-Entra.- annunciò perentoria la ragazza, lasciando l'uscio aperto e recandosi dentro, dandole le spalle mentre la rossa annuiva stupita e la seguiva, richiudendosi la porta alle spalle: aveva capito che si doveva trattare di una faccenda importante, tantopiù se era proveniente da qualcuno di non sfacciato e non voleva mettere in difficoltà Starfire, anche se non l'avrebbe mai ammesso;

-Gradisci una tazza di tè?- le chiese atona, indicando con un cenno del capo la tavola imbandita dove stava facendo colazione prima che lei arrivasse:

-Beh... sarebbe l'ideale, grazie. Sono uscita di casa in tutta fretta e non ho nemmeno finito di fare colazione.- sorrise l'altra, accomodandosi di fronte a lei e sfilando la borsa a tracolla da sopra la testa. Osservò di sottecchi Raven che, rilassata, imburrava una fetta biscottata: i suoi gesti erano delicati e talmente perfetti da sembrare studiati, eppure dava l'impressione di essere tutto tranne che un'ipocrita; ancora una volta si chiese come facesse ad essere così amica di Blackfire.

-Di che si tratta?- la domanda la colpì al cervello, e sbattè le palpebre confusa, ritornando nella propria dimensione: -... C-Come?-

-Perchè sei qui?- rigirò la domanda la mora, mordendo piano la fetta e scambiando con lei un'occhiata fugace, facendola sorridere a disagio: -Oh. Si, scusami. Ecco, non so proprio da dove iniziare...-

-Puoi cominciare dal principio, no? È semplice.- le suggerì la mora, sorridendole leggermente e facendola respirare a fondo: è facile, no?

Abbassò lo sguardo, concentrata chiuse gli occhi: -So che tu eri la migliore amica di Blackfire, Raven. Non so molto altro, a parte che mia sorella mi odia ed è da quando eravamo piccole che mi rovina l'esistenza: ha baciato il mio fidanzato solo per farmi soffrire, e io sono stanca di essere considerata una perdente... avete litigato, è vero, ma lei ti rispettava e io voglio solo che faccia lo stesso, non mi importa più di avere il suo affetto. Ho incontrato un ragazzo meraviglioso...- trattenne il fiato, arrossendo appena: -... che mi tratta come se fossi l'unica cosa che conta a questo mondo. È la prima volta... che mi succede e non voglio che lui se ne vada. Non voglio più avere paura di Blackfire, che mi porti via le persone a cui tengo di più. Io so poco e nulla di lei, quindi per favore, aiutami: qual è la cosa a cui mia sorella tiene di più al mondo?-

L'altra ascoltò il tutto senza una parola, osservandola sorpresa da quella confessione: la rossa aveva mantenuto lo sguardo basso, timorosa della sua reazione, sentendo che qualunque altra frase o respiro avrebbe potuto spezzare quel pericoloso limbo. Raven socchiuse gli occhi con malinconia, pensando a quanto fosse fortunata ad aver trovato qualcuno di così speciale che la proteggesse qualunque errore avesse fatto.

Si chiese se anche per lei fosse possibile... non la felicità, ma l'equilibrio di due braccia che ti sostengono e ti cullano.

-Blackfire non ha una personalità complessa.- iniziò, rompendo quell'atmosfera surreale e catturando l'attenzione dell'altra su di sé: -Il punto è questo: non importa quanto sia legata a te, prova anche solo ad avere l'attenzione su di te e pur di riaverla proverà a toglierti di mezzo.-

La rossa la osservò scendere dalla sedia per andare a togliere l'acqua bollente dal fuoco:

-Con te ha fatto così..?-

-Più o meno.- ammise Raven, risedendosi e versando la bustina nella teiera, attendendo con pazienza: -Avevo dei grossi problemi in famiglia in quel periodo e quando vinsi il titolo di Reginetta di Primavera al College, catturando l'attenzione del ragazzo che le piaceva, lei espose le pagine del mio diario segreto in tutta la scuola.-

Starfire sgranò gli occhi, le dita sulle labbra in puro shock: -Ma è terribile!-

-Già, non è una bella storia.- commentò la mora, girando l'acqua oramai colorata e versandone in entrambe le tazze: -Tutti i miei segreti furono esposti in pubblica piazza e venni etichettata come la strana, catturando l'odio di miei nemici, principali soggetti dei miei sfoghi, e la compassione dei miei amici. Era l'ultimo anno e presto sarei uscita dal college: cambiare liceo era inutile, è vero... ma diciamo che non me l'ha fatto passare esattamente nel migliore dei modi.-

Starfire posò le dita sulla sua mano, onestamente provata:

-Raven, io... mi dispiace tanto. Vorrei tanto...-

-So cosa vorresti.- la interruppe bruscamente l'altra, mentre decisa sfilava la sua mano, lasciandola ad accarezzare l'aria: i ricordi nella sua mente delle risate degli altri e della sua solitudine svanirono ad una sua imposizione a non lasciarsene sopraffare:

-Ma sto bene ora, e l'unica cosa importante adesso è che tu le dimostri chi sei e di cosa sei capace prima che sia troppo tardi... prima che usi anche te senza che tu te ne accorga.-

Starfire sorrise radiosa, annuendo felice per aver ottenuto l'aiuto che desiderava... e, forse, anche una nuova ed incredibile amica.

-Da cosa iniziamo?- domandò entusiasta, e l'altra la osservò seria, sorseggiando il suo tè:

-Magari iniziamo da una promessa.- propose e, quando l'altra la fissò interrogativa e spaesata, il suo sguardo rabbioso fu contornato da una vena particolarmente pulsante ed infastidita sulla fronte:

-Non dare più mie informazioni private a Beastboy, ti va..?-

Forse fu la sua espressione particolarmente disgustata, o forse fu l'atmosfera confidenziale che si era creata fra loro, ma di una cosa Starfire ne era certa: quella risata che le era uscita in quel momento era assolutamente ed irrimediabilmente sincera, capace di far rilassare e sorridere appena anche l'altra.

-Si, mia signora!-

 

 

 

 

 

-Terra?-

La mora aveva selezionato il numero con nonchalance, desiderosa di divertirsi un po' senza pensare a quella svitata di sua sorella: -Si, sono io. Che palle... la macchina mi si è scassata.-

Che è successo?” gracchiò la voce sottile dall'altra parte del telefono, e la mora s'immaginò l'amica stesa sul letto a pancia in su, le gambe sollevate contro il muro a mettersi lo smalto per unghie, come suo solito: -Ma niente, quella stronza di mia sorella ha di nuovo fatto la santarellina.-

Pensi che sia stata lei a rovinartela?” domandò la bionda con un sorriso mellifluo, sollevandosi curiosa fino a mettersi seduta, i capelli lisci ad avvolgerle la schiena;

-Ma si, figurati. Anche se lei è troppo codarda anche per bere il latte direttamente dal cartone.- entrambe risero ciniche, prima che la mora si sporgesse dal finestrino della sua auto rotta:

-Mi passi a prendere con il motorino? Voglio fumarmi una sigaretta... e divertirmi un po'. Questa giornata è iniziata una merda.- commentò, giocherellando con le chiavi ancora infilate nella serratura.

Mi devi un favore, dopo.” le rispose Terra, afferrando la sua borsa in pelle mentre reggeva il cellulare fra la spalla e la guancia destra, correndo giù per le scale. Sentì l'amica emettere uno sbuffo divertito:

-Al massimo ti devo un caffè.-

 

La bionda arrivò al piano di sotto e, chiudendo con un sorriso il telefono, passò con nonchalance per il salotto, sollevando un sopracciglio quando scorse la sorella seduta con una... massa di capelli rossi.

Starfire?! Si maledisse per aver corso tanto e, quindi, per essere già stata notata da Raven: se fosse stata più cauta, probabilmente avrebbe potuto origliare la conversazione.

Sentendo i passi, la sorella continuò a bere il suo tè dopo una rapida occhiata, mentre la rossa si voltò incuriosita dietro di sé, scorgendo la sua figura che, in pantaloncini corti e camicetta, si apprestava ad uscire.

-Buongiorno, Starfire.- le sorrise ipocrita, mettendo in mostra i suoi tratti angelici, facendola sorridere onesta e scendere dalla sedia, correre verso di lei. Non fece in tempo a sollevare un sopracciglio, perplessa, che se la ritrovò addosso in modo ben poco delicato, facendola quasi cadere sul pavimento:

-TERRA!- gridò entusiasta, prendendole le mani per farla girare assieme a lei, sotto il suo sguardo spaventato: erano forse amiche e lei non lo sapeva?

-Da quanto tempo che non ti vedo, mi sei mancata! E sei anche cresciuta, a quanto vedo! E scommetto anche...- le si avvicinò maliziosa, sollevando e riabbassando le sopracciglia velocemente mentre la sgomitava affettuosamente: -... che fai anche un mare di conquiste! Dico bene?!-

Raven si portò una mano sul viso, grugnendo su quanto fosse stupida ed ingenua la rossa, mentre la sorella, notato questo, sorrise sorniona e ricambiò l'abbraccio:

-È sempre un piacere anche per me, Starfire. Mi dispiace solo che devo scappare, ma ho un impegno importante... e comunque si, effettivamente non sono messa male.- scambiò un'occhiata furba con la sorella maggiore, che assottigliò nervosa lo sguardo, prima di agitare la mano e scappare fuori: -Ci vediamo presto!-

Starfire la salutò entusiasta, prima di ritornare seduta dove era anche Raven:

-Che carina che è, vero?- sorrise gioiosa, e per un istante alla mora quasi dispiacque di dover spezzare quel suo mondo idilliaco:

-Per niente. Anzi, è una vipera, perchè le dai corda? Ha bisogno di tutto tranne che di attenzioni.- si portò un dito sul mento, alzando pensierosa gli occhi al cielo: -Di un cervello, magari...-

La rossa aggrottò la fronte, stupita:

-Non ti sembra di essere un po' troppo cattiva? Voglio dire... in fondo è sempre tua sorella...-

-Purtroppo si. Ma penso che proprio oggi tu non possa biasimarmi, dico bene?- le sorrise appena, facendole capire che non vi era malizia nelle sue parole ma solo un'attenta e precisa osservazione dei fatti: -Altro tè?-

-Già. Effettivamente...- la rossa ridacchiò amara, un po' imbarazzata per quella gaffe mentre avvicinava la tazza alla teiera che la mora aveva sollevato per versare il liquido caldo e confortante:

-... penso che, proprio oggi, farei meglio a tacere.-

 

 

 

 

Cyborg rialzò le palpebre per la millesima volta in quella nottata, nervoso: da quando era riuscito a tornare in hotel non era riuscito a chiudere occhio, e anche il suo solito buonumore era andato a farsi benedire. Si grattò la testa lucida, pensieroso mentre con lo sguardo percorreva la stanza, adocchiando Beastboy che rischiava di cadere dal letto in quella scomoda posizione, il suo leggero russare che adesso sembrava non sfiorare nemmeno la sua attenzione.

Aveva sentito Robin scendere a fare colazione poco più di mezz'ora prima ma aveva finto di essere addormentato: da quando avevano litigato non si erano ancora rivolti la parola, anche se l'uomo aveva sentito chiaramente l'amico sostare davanti al suo letto per qualche secondo prima di uscire.

Si spostò su un fianco, tirando su col naso, le labbra impastate della nottata: l'immagine di Jinx sembrava riempirgli ogni angolo esistente del suo corpo, e gli pareva di assaporare ancora il gusto della sua gomma da masticare.

Chissà se era riuscita a tornare a casa? Se le era successo qualcosa? Qual era il suo vero nome?

Miliardi di interrogativi gli invadevano la mente, così come la sensazione inebriante di quel bacio così improvviso, che gli aveva completamente svuotato la mente: si leccò involontariamente le labbra, chiedendosi da quand'era che era diventato così... passionale, e anche così insofferente.

Probabilmente perchè era la prima volta che incontrava qualcuno che lo sconvolgeva così tanto, che spazzava via ogni sua certezza, proprio come un uragano.

L'unica che aveva, infatti, era che voleva rivederla, anzi, doveva. Era diventato un bisogno fisico, pensò adombrandosi, e quella sera sarebbe tornato in quel posto dimenticato da Dio e dagli uomini anche solo per osservarla. Non si aspettava altro da una come lei, lui era stato solo uno dei tanti, una marionetta e un espediente per raggiungere il successo del suo piccolo show.

Il flusso dei suoi pensieri scomodi si interruppe quando lo scatto della chiave presagiva l'entrata di Robin: di getto chiuse gli occhi rilassato, riprendendo la finzione, ma stavolta non gli andò bene.

L'amico sospirò e si accostò al letto, le braccia conserte:

-Andiamo, Cyborg piantala... so che sei sveglio.- ammise, e l'altro aprì piano gli occhi, l'espressione decisa. Evidentemente non aveva ancora cambiato opinione sull'argomento; Cyborg, assieme a Beastboy, era una delle persone più folli che avesse mai incontrato, ma su una cosa il moro non aveva mai avuto dubbi: quando si metteva una cosa in testa, non lo smuovevano nemmeno le cannonate.

-Ho pensato di portarti qualcosa da sgranocchiare, dato che la cucina dell'hotel stava chiudendo.- continuò, lanciandogli un pacchetto caldo sulla coperta: -È una briosche.-

Cyborg lo osservò sospetto prima di agguantarlo: effettivamente, ormai erano quasi le undici del mattino.

-Non mi comprerai col cibo.- sollevò un sopracciglio, facendogli alzare gli occhi al cielo:

-Lo so.- si sedette sul letto, facendo cigolare appena le molle del materasso: -Ma non credi che dovremmo risolvere la questione da persone civili?-

-Ma se io..!- fece per alzare la voce ma, ricordandosi che Beastboy dormiva come un angioletto, riprese a sussurrare, stizzito: -Civilmente? Robin, non mi sembra di aver ricorso alle mani. Il problema qui è che tu ti stai destreggiando fra due fuochi, e credimi che con o senza di me la situazione finirà male, fidati! Sei più riuscito a parlare con Kitten?-

-Solo tramite messaggi.- rispose il moro, rivolgendo altrove lo sguardo, a disagio: durante tutto il tempo non aveva fatto altro che cercare scuse per non parlarle; l'idea di sentire la sua voce e di fingere lo metteva a disagio.

-E cosa aspetti a chiamarla?!- sibilò l'altro, mentre sconvolto gli posava una mano sulla spalla, prima di rigettarsi sulla testiera del letto con uno sbuffo:

-Io davvero non ti capisco, Robin, credimi.-

-Nemmeno io mi sto capendo!- commentò esasperato lui, passandosi il palmo di una mano sul viso, distorcendone i tratti: -Ma sappi che non sto facendo alcun doppio gioc...-

In quell'istante uno squillo prolungato quasi lo fece saltare dalla sorpresa e, riuscendo ad afferrare il cellulare fra le mani, lo aprì quando vide Beastboy emettere un rantolo infastidito nel sonno:

-Pronto? Oh, ciao Star.-

A quelle parole pronunciate senza pensarci l'amico alzò gli occhi al cielo e, scuotendo il capo, si gettò letteralmente fuori dal letto, ghermita con furia la briosche. Robin lo osservò a disagio passargli accanto a grandi falcate e, balbettando, si morse un labbro:

-St-Star, dammi solo... Cyborg, aspetta, per favore! Non è come...- non fece in tempo a finire la frase che, senza nemmeno guardarlo in faccia, l'amico aveva sbattuto la porta dietro di sé con veemenza.

Il moro sospirò afflitto e, togliendo le dita da sopra al microfono, riavvicinò l'affare all'orecchio con un sorriso forzato:

-Pronto, Star? Si scusami... ah, sei riuscita a parlarle? Ottimo! Si, ci vediamo tra poco. Ciao!-

Chiuse con un bip la chiamata ma, prima che potesse imprecare per quella situazione, uno sbadiglio nervoso lo bloccò:

-Cacchio, ragazzi, come siete rumorosi quando...- Beastboy lasciò in sospeso la frase, aprendo un occhio a fatica per guardare il moro, i suoi capelli che avevano preso una forma ultraterrena:

-... Naw, mi correggo, ora che ci penso siete sempre rumorosi, qualunque cosa facciate.- concluse deciso, sollevando il cuscino per ficcarci sotto il capo, grugnendo soddisfatto.

Robin sollevò un sopracciglio: -Hai sentito quello che ci siamo detti?-

-Mmh, no... ero troppo occupato a godermela qua sotto. Questi letti sono fantastici, ci dovrei davvero portare qualcuna. E comunque qualunque programma tu abbia in mente sappi che io non mi muovo di qui fino a stasera.- ammise, ricacciando la testa fuori come una tartaruga:

-Eh? E perchè mai? Che succede stasera?- domandò curioso il moro, cancellando dalla lista l'opzione che l'amico lo aiutasse a ritrovare Cyborg.

-Ho una gara da vincere.- sorrise, riuscendo finalmente ad aprire entrambi gli occhi e a guardarlo, seppur con fatica:

-Se vinco io, ed è quello che succederà, uscirò con la bomba più sexy di Barcellona. Un vero spettacolo, credimi... capelli color pece, occhi magnetici e gambe da far paura.- commentò mentre si stiracchiava senza pudore, in estasi: -Dovrò far uso di tutti i miei trucchi migliori per farla mia.-

-C'entra per caso quella ragazza che abbiamo incontrato davanti alla spiaggia, Raven?- domandò pensieroso Robin, associando le informazioni dell'amico alla realtà;

-Bingo.- ridacchiò l'amico, girandosi su un fianco sornione: -Proprio lei. Bella, vero? Non devo assolutamente fare passi falsi.-

-Capisco.- indagò Robin mentre si infilava una giacca leggera, sconvolto da tutti quei complimenti: -Non dirmi che è una cosa seria...- ammiccò, le sopracciglia che quasi arrivarono a toccare l'attaccatura dei capelli, ma la reazione dell'amico non si fece attendere.

Il ragazzo dalla pelle verde, infatti, sbuffò a ridere, voltandosi dall'altro lato, comodamente, con un sorrisetto divertito:

-Io? Una cosa seria? Ma non scherziamo... mi conosci, no? Mi divertirò con lei per un po' e poi... puff! Andata! Sparita! Ciao, ciao! Adiòs!- terminò, imitando il gesto del saluto mentre dava le spalle all'amico, l'uso della lingua spagnola per confermare la sua tesi.

Robin si morse un labbro per non ridere, fortuna che almeno Beastboy, a differenza di Cyborg, era sempre lo stesso! Annuì convinto, godendosi la successiva reazione:

-Ottimo... io allora esco.- fece per uscire, infilatosi le scarpe da ginnastica:

-Dove vai?- domandò pigramente l'altro, grattandosi un fianco e senza voltarsi.

-Beh...- la buttò lì il moro, tentando di non ridere nell'aspettativa: -Starfire oggi sarebbe andata a casa di Raven, doveva parlarle di una cosa importante, e ora vado a vedere come procedono le cose. Ma tu rilassati pure, qui.-

-Cosacosacosa?!- Beastboy aveva sgranato gli occhi d'un tratto, litigando con le lenzuola per sollevare il busto fino a renderlo semidritto e voltarsi sconvolto verso l'amico: -Tu vuoi morire... stavi andando a casa della mia bomba sexy senza dirmi niente?!-

Robin si morse un labbro, ridacchiando, il corpo scosso dai tremiti: -Non capisco perchè ti agiti tanto, mi hai detto che non era una cosa seria o sbaglio?-

-Infatti non lo è!- esclamò tronfio l'altro, le mani pressate sui fianchi e il mento alto, in un atteggiamento talmente serio sa risultare, invece, comico:

-Aspetta, aspetta... hai detto “'mia' bomba sexy”, per caso?- osservò stupito l'altro, accorgendosene solo dopo, studiandolo perplesso mentre un vago rossore gli imporporava le guance e lui si alzava dal letto, a disagio:

-Uffa e piantala di fare il secchione laureato, era per dire..!- lo insultò, e l'altro nascose un sorriso nel voltarsi verso la porta:

-Capisco. Comunque non preoccuparti, Starfire doveva solo parlarle di una cosa importante... niente di che.-

-Ma io amo le cose importanti.- asserì lui superconvinto, annuendo determinato sollevando le sopracciglia, e un breve silenzio imbarazzato riempì la stanza: -Fai sul serio o sei stupido?- domandò onestamente Robin, fissandolo perplesso, e l'altro alzò gli occhi al cielo esasperato:

-Oh, andiamo amico, ci sta Raven, portami con te!-

-Non esiste! Star...-

-Forse non hai capito.- ringhiò lui afferrandolo per il colletto della camicia, gli occhi del moro sgranati dalla sorpresa: -Non era una richiesta, ma un'affermazione. Per questo tu ora mi porterai con te, non importa a quante scaramucce con Starfire dovrai rinunciare per la mia presenza.-

Robin osservò impaurito Beastboy e i suoi lineamenti contratti, lo sguardo sottile come quello di un serpente pronto ad attaccare con una buona dose di veleno e improvvisamente rise nervoso:

-O-Ok... ehe... andiamo, ti va...?-

Il viso gli si distese in un sorriso soddisfatto e, mentre lasciava la presa dalla camicia dell'amico, con un ghigno lo girò verso la porta d'uscita, una pacca ben assestata sulle spalle e una carezza sulla testa come fosse un neonato, prima di aggiustarsi la maglietta spiegazzata:

-Bravo bambino. A proposito, come sto?-

 

 

 

 

 

 

 

Cyborg pagò il tassista e, ignorando il suo sguardo disgustato per quell'indirizzo, scese dal mezzo, osservando dritto davanti a sé e ispirando il profumo mattutino dell'aria Barcellonese.

L'insegna era la stessa, anche se doveva ammettere che quel posto appariva completamente diverso quando era colpito dal sole: tremò appena, agitato mentre sentiva il suo cuore battere all'impazzata; per un momento ebbe la tentazione di fare dietrofront e andarsene, ma poi si ricordò del pensiero che aveva occupato tutta la sua notte e l'esitazione sparì così come era arrivata.

Il cancello era in legno, rovinato probabilmente da qualche merlo, e la tristezza invase Cyborg alla vista di quei colori e spenti e l'atmosfera solitaria: si aprì al suo passaggio con un cigolìo, facendolo entrare in un giardino poco curato; non ebbe molto tempo per cercare di capire se la porta dell'edificio fosse aperta, dato che una voce lo bloccò, facendolo quasi spaventare:

-Desidera?-

Si voltò cauto, e la figura di un uomo dalla statura minuta lo squadrava dalla testa ai piedi, riluttante: era calvo, e indossava una tuta poco adatta a quella stagione: -Buongiorno. C'è Jinx?-

Quello sembrò infastidito dalla richiesta e parve pensarci su per qualche istante, dopotutto il locale era chiuso, ma poi ci ripensò e gli fece un cenno col capo rivolto verso il retro dell'edificio:

-È lì fuori.-

Cyborg lo ringraziò con un sorriso abozzato e, cercando di trattenere la sua impazienza, strinse i pugni sudati, immaginando di avvertira sulla pelle quella morbida e fresca della ragazza. Svoltò l'angolo, trattenendo il respiro a quella visione, avvertendo il sangue fluire prepotente nelle vene.

Jinx era lì, su una vecchia amaca e con degli assurdi occhiali da sole a forma di cuore sul naso: si dondolava lenta e seducente, il piede piccolo che sfiorava l'erba senza arrivare a toccarla.

La osservò leccare con gusto un cono gelato, insofferente a tutto quel caldo, ed ebbe la tentazione di nascondersi pur di osservarla ancora in tutta la sua naturalezza.

Purtroppo, però, il momento svanì presto.

-Gizmo, che vuo...- iniziò con voce scocciata, prima di alzare lo sguardo e incontrare gli occhi scuri di Cyborg. Si abbassò gli occhiali per mettere a fuoco la figura, sorridendo maliziosa e abbandonando l'atteggiamento scostante: -Oh, sei tu. Che ci fai qui?-

Dinanzi al silenzio imbarazzato dell'altro, scese leggera dal suo giaciglio e si recò verso di lui, ancheggiante: Cyborg non si era mai reso conto di quanto il suo fisico fosse minuto, e gracile.

Si osservarono per qualche istante, e anche se avesse voluto dire qualcosa avvertiva la lingua impastata, e la difficoltà prendere possesso di lui.

Tuttavia lei sembrò capire come nessun'altra e, dopo avergli rivolto uno sguardo ammiccante e gettato a terra il pezzo di cono che non avrebbe finito, incurante della spazzatura che si accumulava, gli sfiorò casualmente il polso mentre si avviava verso l'ingresso dell'edificio, facendolo rabbrividire come se fosse soggetto ad una scarica elettrica.

-Forza, entra.-

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

Hello bella gente! Come state? È una bellissima giornata e il sole splende in cieeelll! :D canticchia

Ho appena finito di vedere Teen Titans GO e, dato che già ieri volevo aggiornare, ecco qui un altro capitoluccio in regalo per voi! Ho deciso inoltre di inaugurare le QOTD ovvero "Question of the Day", che ho conosciuto su instagram! (a proposito io ce l'ho, se qualcuna di voi vuole aggiungermi mi avvisa che mi fa piacerissimo!)

Terra: sempre belle idee tu, eh? -.-

Io: Si, hai qualcosa da aggiungere? Tanto lo so che le trovi geniali u.u

Terra: Seh, tanto quanto il picchiarmi da sola con una roccia...

Io: Beh, e che aspetti scusa? >.>

Terra: ..!!! °/\/\/\°

Io: Anyway XD ecco la domanda del giorno:

 

Qual'è il vostro personaggio preferito in questa storia?

 

Quello che raccoglierà la maggioranza di preferenze sarà concretizzato in un disegno nel prossimo capitolo, assieme alla mia risposta :D

Grazie sempre di tutto, e vi lascio a questosplendido disegno di BlackRaven, che con questo regalo mi ha fatto davvero commuovere e penso proprio ricambierò il favore, appena mi viene in mente qualcosa di muhahahah! *.* Ti voglio bene ciccia<3

 

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-FM.

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Capitolo 10
*** Reazione chimica ***


 

 

 

 

Camminavano un po' assonnati eppure allegri, fianco a fianco come ai vecchi tempi.

Robin aveva sentito la mancanza dei suoi amici da quando avevano iniziato quella folle vacanza, con tutti i relativi problemi che ne erano insorti: adocchiò il volto colmo di energia di Beastboy e, per un attimo, gli venne in mente quando l'aveva conosciuto, scapestrato e burlone, ai tempi delle medie. Lui e Cyborg si conoscevano, grazie alle relative famiglie, fin da piccoli ma, nonostante Robin fosse solo una novità per loro, nemmeno per un istante l'avevano fatto sentire un escluso.

Anche quando avevano intrapreso strade lavorative ed esistenziali diverse, mai avevano rinunciato alla birretta del venerdì per raccontarsi come se la passavano e quanto sarebbe stato bello tornare indietro nel tempo... solo per dare una lezione a chi non aveva mai creduto in loro e nella loro amicizia.

Il sorriso soddisfatto che aveva mostrato a quei pensieri si dissolse quando il volto di Cyborg prese posto nella sua mente: quando era diventato un famoso avvocato con l'agenda ricca di impegni il loro rapporto, con grandi sacrifici, era riuscito a non cambiare, ma ora... quell'avventura li stava forse dividendo?

-Che ci fa Starfire qui?-

La voce interrogativa di Beastboy lo risvegliò dai suoi pensieri e, sollevando il capo, vide in lontananza la figura della ragazza che armeggiava nella borsa, camminando spedita in loro direzione: non sembrava averli notati, non ancora.

-Ehi, Star!- la chiamò, agitando sorridente la mano e, dopo qualche secondo di confusione, anche lei lo guardò negli occhi, arrossendo appena mentre lo salutava, correndo verso i due:

-Ma non dovevi essere a casa di Raven? Ti stavamo raggiungendo!-

-In realtà ho già finito di parlarle e quindi sto andando via. A saperlo vi avrei aspettato!-

-A saperlo ci avrebbe aspettato.- ripetè nervoso l'amico, mentre rivolgeva uno sguardo velenoso a Robin, le braccia conserte, sbuffando. Robin ridacchiò imbarazzato, scusandosi con lui con gli occhi, prima di rivolgere il capo al bar all'angolo della strada:

-Sediamoci così ci racconti tutto, ti va?-

Una leggera brezza si frantumava sui tavolini esterni e la ragazza, dopo aver ordinato in spagnolo al cameriere, si accomodò vicino alle piante del locale, godendo dell'ombra che creavano. Respirò a fondo ad occhi chiusi, ma quando li riaprì il silenzio durò poco:

-Cheerleading.- rivolse un sorriso sornione al moro, godendosi la sua espressione perplessa prima di iniziare a spiegare;

-Avevi ragione, anche Raven è stata vittima di Blackfire in passato e da quel momento la loro amicizia ha raggiunto il segnale di stop. Mi ha raccontato che si iscrissero al club di cheerleading e che, anche se lei non lo amava, per Blackfire era diventato una vera droga.-

Agitò il cucchiaino davanti al viso, riflessiva: -È un interesse recente, di poco prima che litigassero: Raven era la migliore e quando lasciò quello sport Blackfire rimase a potenziare le sua abilità sempre di più per poter finalmente essere l'unica ad avere l'attenzione del ragazzo a cui mirava, che invece sembrava nutrire interesse per Raven...-

-... e che, per inciso, io non biasimo affatto.- asserì convinto Beastboy, annuendo deciso a braccia conserte, prima che un'occhiata severa di Robin lo convincesse a tornare alla sua coppa gelato:

-È questo il motivo per cui litigarono?- domandò il moro, incitandola a continuare con lo sguardo; lei scrollò le spalle, avvicinando le labbra alla cannuccia della bibita analcolica:

-Più o meno. In realtà è tutto partito da un gesto infimo di mia sorella... ma non credo sia saggio parlarne con voi, non penso che Raven voglia farlo sapere in giro. Il punto è...- appoggiò il viso sul palmo della mano, pensierosa:

-... che ho scoperto cos'è la cosa a cui Blackfire tiene di più. Ma non so proprio da dove iniziare!-

-Giusto...- riflettè Beastboy, rivolgendole poi un sorriso a trentadue denti, l'indice sollevato per quell'ideona che gli era venuta in mente:

-... ed è per questo che dovremmo andare a chiedere a Raven cosa ne pensa. Su, andiamo!- incitò con voce gioiosa ma, appena il tempo di alzarsi dalla sedia e fare un passo avanti che la mano di un Robin furioso lo afferrò da dietro per la maglia, scaraventandolo di nuovo sulla sedia del bar come se non si fosse mai mosso.

-Piantala.- gli sussurrò stizzito Robin, cercando di controllare il nervosismo: -Sei peggio di un bambino che vuole correre al negozio di caramelle!-

-E tu finalmente fai una metafora azzeccata.- gli rispose l'altro, sibilando con le iridi colme di sopportazione, i tratti imbronciati: -Te l'ho mai detto quanto ti odio?!-

Si lanciarono un'ultima occhiata velenosa prima di voltarsi, contemporaneamente, di nuovo verso Starfire, due sorrisoni angelici dipinti sul volto... e Robin che mugolava dal dolore senza annullare il sorriso per il calcio che l'amico gli aveva sferrato di nascosto sulla gamba.

Lei li osservò per qualche istante, perplessa, prima di grattarsi la nuca con un sorriso teso:

-In realtà gliel'ho già chiesto.- informò, sorridendo soddisfatta e facendo sbuffare il ragazzo dalla pelle verde in un “Accidenti!”:

-Raven mi ha detto che c'era una palestra in periferia dove lei si allenava sempre. È un posto pulito e, dato che è abbandonata, è ottimo per non perdere la concentrazione.-

-Potrei aiutarti, se vuoi.- propose il moro, abbassando lo sguardo imbarazzato: in realtà, proprio non gli andava che la rossa si allenasse tutta sola in un posto abbandonato; sarebbe potuto essere pericoloso, e non aveva intenzione di abbandonarla alla sua vendetta.

-Davvero lo faresti?- le si illuminarono gli occhi e, prima che riuscisse a contenere la gioia, si lanciò ad abbracciarlo, aggirando il tavolino: -Oh, grazie Robin! Di sicuro riusciremo a far andare quest'impresa per il meglio, vedrai! Che bello, ho una guida!-

Il moro si era goduto quel piacevole calore al cuore mentre cullava i suoi sensi nelle sue ciocche profumate e, lasciandola andare, un leggero rossore aveva invaso le sue guance mentre le sorrideva, intenerito dai suoi saltelli:

-Non avrei mai potuto lasciarti sola.- sussurrò, ma non a voce abbastanza alta perchè lei lo udisse, mentre Beastboy lo osservava con la coda nell'occhio senza che lui se ne accorgesse, sollevando indagatore un sopracciglio.

 

 

 

 

-Non sei un tipo di molte parole, eh?- sorrise divertita Jinx, facendogli strada nella cucina in pietra, aprendo il frigo con aria indecisa: -Vuoi qualcosa da mettere sotto i denti?Io ho ancora fame...-

Cyborg si sedette su una delle sedie disponibili, osservando perplesso le sue movenze e quanto fosse magra: possibile che avesse ancora appetito dopo un intero gelato?

-No, grazie, ho lo stomaco chiuso.-

Ma non per i motivi che pensi tu...” si ritrovò a pensare arrendevole, sospirando di fronte alla sua bellezza infantile che gli faceva aggrovigliare l'intero stomaco: i capelli rosa, sicuramente tinti, erano ancora legati in due codini alti che la facevano assomigliare più giovane di quanto probabilmente non fosse già ma il viso, a differenza della sera precedente, era struccato da quel pesante e gotico trucco nero e metteva in evidenza la sua pelle ancora più pallida perchè stanca, tirata.

Nonostante tutto quel velo di ipocrisia tolto col trucco e le occhiaie gonfie sotto gli occhi, manteneva perfettamente il fascino che aveva colpito Cyborg la prima volta, anche se gli faceva notare dettagli mai visti prima: continuò a guardarla anche quando richiuse il frigo con un calcetto, trasportando una busta di latte e... sottaceti?! Sollevò sconvolto un sopracciglio, prima di riprendersi e tossicchiare appena, tornando al suo viso un po' troppo smagrito.

-In realtà non mi capita spesso.- ammise, rispondendo all'altra sua precedente affermazione e lei, accomodatasi con una gamba sotto al sedere e l'altra penzolante sulla sedia, si sporgeva sul bancone con i gomiti: -Che il gatto ti mangi la lingua, intendi?- bevve un lungo sorso di latte direttamente dal cartone, riuscendo a non sporcarsi nemmeno un po', sotto lo sguardo stupito dell'altro.

-Già. Anzi, solitamente sono abbastanza insopportabile con la mia parlantina.- commentò sorridendole per la prima volta e lei, staccando un pezzo di fetta di pane con i denti, ricambiò il sorriso una volta masticatolo per bene e ingoiato.

Per un istante Cyborg ebbe come l'impressione che si fosse sporta ancora di più verso di lui sul tavolo, e agitato osservò quanti pochi centimetri li separassero l'uno dall'altro: -Dici davvero?-

Si alzò fino a sedersi sul ripiano, la gonna del vestitino a pois che indossava che si alzava di poco ad ogni movimento:

-S... si.- rispose lui in un filo di voce, e lo sguardo cadde sulle unghie sottili dei piedi nudi e sul latte che rischiava di rovesciarsi quando lei roteò leggermente su sé stessa per voltarsi verso di lui e iniziare a gattonargli incontro. La schiena si incurvava mentre compiva quei pochi passi che la separavano da lui, facendogli mozzare il respiro in gola ad ogni nuovo tocco del palmo sulla superficie fredda del tavolo in marmo, fino a quando non lo raggiunse; Cyborg era così intontito che a stento si accorse del suo movimento fluido, che le permise di scivolare sul suo grembo, le gambe che pressavano e si stringevano, all'esterno delle sue.

-Quindi devo dedurre di essere io a farti quest'effetto..?- avvertendo il suo sussurro seducente dritto sulle labbra Cyborg alzò lo sguardo dalle sue gambe fino al suo viso, trovandolo a pochi millimetri dal suo e facendo battere il suo cuore come un tamburo tribale. Jinx gli sorrideva maliziosa, spostando le dita leggere e sottili sul suo viso sbarbato, accarezzandolo come se si fosse trattato di quello di un neonato. Eppure, nonostante il paragone insolito sia per la sua statura che per la sua età, era proprio così che Cyborg si sentiva: emozionato come un bambino, completamente in balìa degli eventi e senza possibilità di remarvi contro.

Avvertiva l'odore delicato del latte anche sulla sua pelle tiepida, e le dita dei piedi piccoli della ragazza che strusciavano piano contro le sue ginocchia stanche di quel viaggio, di quell'esperienza e di quell'incontro inaspettato e, forse, terribile.

La carezza languida di Jinx non si arrestò nemmeno quando strofinò le labbra su quelle di lui, come a voler cercare l'angolazione migliore del capo per lasciarlo senza respiro: tuttavia, quando Cyborg a quel contatto di un secondo perse la testa e fu lui stesso a inclinare il capo, impaziente, con un sorrisetto soddisfatto la bocca di Jinx tornò sulla sua, facendolo sospirare estasiato per quelle labbra brucianti. La sua mano vagò sulla schiena della ragazza, stringendo leggermente la stoffa del vestito leggero come se servisse a non farla fuggire ancora, mentre quella della ragazza scese fino alla spalla e poi al suo braccio coperto da una manica lunga, sfiorandone i muscoli sottostanti.

L'universo intero sembrò esplodere nella bocca di Cyborg, con il suo aroma di pesca e forse menta, fino al sapore cristallino e unico della sua lingua quando lui chiese l'accesso con la sua, viaggiando per sensazioni più inebrianti. Lei aveva gli occhi socchiusi e il respiro tranquillo, come stesse ascoltando una ninna nanna oppure si stesse godendo un film, e quando giunse ad un rialzo particolare della pelle del braccio di lui aggrottò la fronte, incuriosita vi ripassò più e più volte in punta di dita per non disturbarlo:

-Cosa..?- mormorò con difficoltà, le labbra di lui che continuavano a cercare le sue, gli sembrava di stare in paradiso e di non poterlo ottenere mai del tutto.

Lei cercò di staccarsi invano, con grazia, fino a quando non spostò, decisa, il capo di lato, in modo che le sue labbra non trovassero ciò che cercavano: -Cos'è questo?-

-... C-come..?- rispose in un sospiro Cyborg, la sua domanda incuriosita che gli rimbalzava in testa mentre, con lo sguardo languido, tornava indietro fino allo schienale, seguendo con gli occhi il punto che Jinx gli indicava: tossì di sbieco per riprendersi, il rossore che svaniva momentaneamente dalle sue guance mentre si adombrava per un istante a quella visione. Sollevò il braccio, mostrando al lato parallelo del gomito la striscia bianca e rialzata: -È una cicatrice. Segna l'inizio della protesi.-

-Tu hai una protesi?- Jinx aveva sgranato gli occhi, sorpresa, mentre con lo sguardo percorreva quella pelle apparentemente umana e perfetta, chiedendosi come diamine aveva fatto a non accorgersene prima:

-Dal gomito fino alla fine delle dita della mano destra.- annuì lui, chiudendo e riaprendo queste ultime per mostrargli la pelle scura. Con sua grande sorpresa, la ragazza sollevò le sue per posarle sul suo palmo aperto, avvertendo la ruvidità della sua pelle e osservando la differenza di grandezza delle due mani, stupita: -Cosa ti è successo?-

-Quando avevo diciotto anni mi arruolai come soldato e, durante un attacco nemico, una bomba esplose sul terreno vicino.- spiegò, con voce pacata per non farla impaurire e far allontanare quella mano così piccola dalla sua:

-Fui fortunato, molti miei compagni persero la vista, le gambe oppure la vita. Mi riportarono a casa e mio padre, un rinomato medico e ricercatore, decise di aiutarmi.- le sorrise, soddsfatto: -In un anno riuscì a costruire una protesi che servisse alle mie esigenze e che assomigliasse in tutto e per tutto ad un braccio umano... trovare lavoro, se menomato, era impossibile, o quantomeno diventare il carabiniere che volevo essere. Però, con questa, me la cavai con una leggera cicatrice che non mi penalizzò per l'assunzione, e da allora sono sempre al servizio della sicurezza americana.-

Restarono per qualche istante così, fronte contro fronte, con Cyborg che osservava ad occhi socchiusi le sue ciglia chiare e le sue iridi sottili fissare quella cicatrice con estremo interesse e sorpresa, carezzandola ancora e ancora in punta di dita: era una piramide di sguardi che lei stessa interruppe, lasciandolo con un vuoto al cuore quando si staccò col corpo da lui:

-Perchè non resti anche stasera a vedermi?- gli domandò sulle labbra, facendolo sorridere sereno e cullandola leggermente, le dita dietro la sua schiena: -Se ti fa piacere, certamente.-

Jinx gli sorrise soddisfatta e, leccandosi appena le labbra per catturare il suo sapore caldo, con un agile balzo si tolse da sopra alle sue gambe, afferrandogli la mano per trascinarlo via con sé:

-Vieni, ti faccio vedere il locale quando è ancora vuoto.-

 

 

 

 

 

-Come sta Raven?-

Blackfire era in auto, bevendo una pepsi raccolta al distributore automatico, le gambe sottili di Terra che spingevano verso le sue, scherzose:

-Sta alla Raven, direi. Solita storia.- le tirò una patatina addosso, facendola ridacchiare, mentre era appoggiata allo sportello della macchina: -Anche se ultimamente la vedo strana.-

-Strana come?- le domandò curiosa la mora, osservando il suo broncio pensieroso che evidenziava ancora di più i grandi occhi azzurri:

-Non saprei spiegarti con esattezza...- si sollevò di scatto a sedere, il braccio sotto la guancia per reggersi; -... ma è diventata ancora più pensierosa del solito... e a volte quando la prendo in giro nemmeno mi risponde, come se avesse costantemente la testa fra le nuvole. Chissà a cosa pensa...-

-Forse è innamorata...- sbattè le ciglia ripetutamente Blackfire, unendo le mani fra loro con un sorrisone da ebete, facendola scoppiare a ridere per quell'imitazione gratuita: -Stupida, è di mia sorella che stiamo parlando.-

Le rivolse uno sguardo mellifluo, fingendone poi uno circospetto e pauroso: -Ricordi? Il suo interiore è buuuuio..!-

-Già. Per un attimo l'avevo dimenticato. Impossibile.- concluse l'altra, dopo essersi trattenuta a stento dal ridere, poco prima di aprire la portiera e scendere con nonchalance, tendendole la mano smaltata: -Forza, accompagnami all'allenamento di cheerleading di oggi.-

La bionda scese rapida dall'auto, lasciando la bibita e il cibo nella busta della spesa mentre le afferrava la mano: -Quando ti sei iscritta due anni fa non pensavo ti avrebbe preso così tanto... ormai se non hai il tuo allenamento quotidiano non esci da quella palestra!- notò, sorridendole sorpresa, e la mora si lisciò i capelli prendendo a camminare, svelta, verso la direzione giusta:

-Solo perchè sei tu ti permetto di assistere. Tra poco ci saranno le regionali, e ho assolutamente intenzione di vincere.-

Socchiuse le iridi nero lucente per il troppo sole, i pugni stretti: doveva vincere, era necessaria concentrazione e sangue freddo, ma soprattutto attenzione che nessuno le mettesse i bastoni fra le ruote. Finalmente, aveva la possibilità di prevalere e di essere la migliore.

Con un sorriso soddisfatto prese Terra sottobraccio, contenta di avere una spalla fidata come lei al suo fianco; sentiva che col suo aiuto e la sua vicinanza, non solo aveva trovato qualcuno con la sua stessa mentalità e obiettivi, ma anche una persona vincente, scaltra e che le lasciava i suoi spazi, non costringendola, come con Raven, a dover condividere o peggio cedere i suoi successi.

-Sappi che non ti applauderò solo perchè mi hai offerto il pranzo.- scherzò la bionda, stringendosi di più all'amica ridendo, attirando le maliziose attenzioni dei passanti per il loro abbigliamento fin troppo estivo per essere ancora in primavera: Blackfire le scompigliò i capelli lucenti, fingendosi offesa mentre metteva in mostra le sue gambe ben più formose rispetto a quelle dell'altra, più giovani e magre, in parte per l'età, come quelle di una modella:

-Lo farai comunque, credimi.-

 

 

 

 

 

 

-Che ne pensi?-

La voce di Starfire rimbombò sulle pareti bianche di quel posto, pulito a parte dei granelli di polvere qua e là sulle assi di legno del pavimento, nonché sulle sbarre di allenamento; Robin si guardò intorno, seguendola al centro della stanza con interesse: avevano salutato Beastboy più di un'ora fa e, vedendo il sole che stava iniziando a sparire all'orizzonte, avevano deciso di andare a vedere l'edificio di cui Raven aveva tanto parlato alla rossa. Quando il taxi si era fermato, il moro era rimasto perplesso da quello che sembrava un giardino abbandonato, con fili di erba molto alti e poco posto per parcheggiare decentemente ma, sceso dall'auto ed esaminato l'esterno, dovette ammettere che sembrava abbastanza accogliente.

-Non è male...- ammise scuotendo appena il capo, le braccia conserte: -E anche il posto, non è tremendo come pensavo.-

-Raven aveva ragione.- sorrise la rossa, posando le mani sui fianchi, soddisfatta: -Qua faremo grandi cose! Hai visto, ci sono anche degli specchi lunghi, le sbarre per allenarsi, uno stereo...-

Robin osservò quest'ultimo, in buone condizioni e pronto ad essere usato, e fece una smorfia seccata: -Però non abbiamo nessun CD...- borbottò, facendole scrollare le spalle per riscaldarsi.

-La prossima volta ci attrezzeremo meglio! Intanto...- cacciò fuori dalla tasca il suo telefonino, avvicinandolo alla presa dello stereo: -... possiamo arraggiarci con questo!-

-Ottima idea.- le sorrise, accomodandosi su una sedia per osservarla nei suoi progressi: -Da dove cominciamo?-

-Io direi dallo scegliere una traccia su cui lavorare sopra.- rispose lei dopo qualche istante, il dito sul mento con aria pensierosa mentre metteva in funzione l'apparecchio, scorrendo sulle musiche salvate: la sua espressione variava da semi-delusa a poco convinta mano a mano che avvertiva ritmi orecchiabili ma poco adatti ad un numero così ritmato come quello di una cheerleader. Sbuffò appena, chiedendosi se fosse davvero il caso di mandare avanti il piano, quando un suono quasi esotico giunse inaspettato alle sue orecchie, e gli occhi le si illuminarono ascoltata la prima strofa (https://www.youtube.com/watch?v=gk04Et0mcwc) :

-Questa è perfetta!- si alzò di scatto in piedi, facendosi vedere da lui mentre si annodava la camicia sotto al seno, lasciando scoperta la pancia, e si sfilava le scomode ballerine, pronta a muoversi.

-Ho trovato qualcosa che potrebbe interessarci.- la chiamò Robin, sforzandosi di non guardarla troppo mentre, le dita che tentavano di raccogliersi i capelli in una coda di cavallo, abozzava una corsetta verso di lui. Le indicò lo schermo del telefono, connesso nonostante il poco campo:

-Sono video guida per coreografie. Sembra che se ne trovino parecchie su Youtube.- le spiegò, e la sua allegria non si fece attendere nemmeno mentre aveva le labbra impegnate a reggere delle forcine, pronta a inserirle nei capelli per addomesticare ciuffi ribelli:

-È perfetto, Robin!-

Tu sei perfetta.” si ritrovò a riflettere il moro, arrossendo quando le sue labbra si posarono sulla sua guancia, prima che lei volasse via col suo telefono in mano, sfuggendo ancora da lui, il corpo magro e abbronzato che iniziava a muoversi al centro della stanza, tentando di imitare dei passi:

-Qua si deve fare una ruota.- riflettè perplessa e, posato il telefono sullo schienale di una sedia in modo da poterne osservare lo schermo, mise le mani avanti, tentando di ribaltarsi con grazia.

In un gridolino strozzato finì faccia a terra e, se non fosse stata per la sua espressione omicida e il broncio infantile, Robin sarebbe di sicuro accorso preoccupato e non avrebbe soffocato una risatina intenerita:

-Non ti abbattere, riproviamo.- la incitò, aiutandola a rialzarsi dopo averla vista strisciare senza alcuna preoccupazione lungo il pavimento semi-impolverato: sollevata in piedi, rimise le mani nella stessa posizione, e il tocco gentile di Robin la fece quasi saltare dalla sorpresa, il cuore che le iniziava a battere leggero e rapido come le ali di un colibrì.

-Aspetta, ti aiuto.- con la mano libera il moro si sollevò appena l'orlo dei pantaloni formali, rivolgendo poi la sua attenzione alla rossa e invitandola a provare a cambiare l'angolazione dei palmi delle mani, in modo da riuscire a farle ruotare appena la schiena durante la ruota.

Il viso accanto al suo e il corpo alle sue spalle, la rossa gli sorrise senza che lui se ne accorgesse, perdendo di vista il senso delle parole e concentrandosi invece sulla dolcezza che le procurava il suo sguardo determinato e i tratti aristocratici, ora distesi e ora morbidamente rilassati mentre le labbra pronunciavano sentenze che mai si sarebbe stancata di sentire.

E assieme a quello ebbe la certezza, non con poca ansia e batticuore, che non c'era null'altro che contasse più del non farlo andare via da lei e dal sentimento strano che aveva scoperto di provare.

 

 

 

 

 

-Sembra quasi un comune locale visto senza luci, non è vero?-

Jinx roteava il suo corpo per la stanza buia, le sedie ancora appoggiate con lo schienale sui tavoli rotondi e il bancone ancora pulito e lucido, dal legno caldo. Cyborg annuì sorridente a braccia conserte, osservando quel piccolo mondo della ragazza che, dovette ammettere, gli era mancato non poco durante quella notte:

-Come fai a essere così serena quando ti esibisci? Voglio dire...- la buttò lì, curioso della risposta mentre avanzava verso di lei: -... non dai segni di nervosismo, o di preoccupazione.-

La ragazza dai capelli rosa gli sorrise melliflua: -Esibirsi è un'arte, e in quanto arte è necessario che sia divertimento, ma anche scoperta.- con un balzo fu sulle scale che conducevano al palco, inchinandosi in un gesto teatrale.

-La finzione è divertente, ti permette di essere chi vuoi e quando vuoi, nonché di ammaliare il pubblico. Dipende tutto dalla recitazione e dal trucco: ad esempio, con un atteggiamento più serio e provato dal tempo posso fingere di avere almeno vent'anni in più... magari essere una madre amorevole.- gli diede veloce le spalle e, sciolti rapidamente i codini e ravvivati i capelli morbidi, si passò le dita sul viso, voltandosi.

Cyborg strabuzzò lo sguardo: i tratti si erano induriti per il dolore, gli occhi erano vitrei e privi di ogni serenità mentre lei scivolava a terra, tremante, e calde lacrime solcavano le sue guance:

-Oh, no... piccolo mio..!- gemette fra i singhiozzi e l'uomo, dopo qualche attimo di sorpresa, battè le mani in un sentito applauso, ridacchiando nervoso:

-Wow... i miei complimenti..!-

Dinanzi al suo tono ammirevole, la ragazza tirò su col naso, asciugandosi le finte lacrime e riemergendo dal palco con un sorriso seducente: -Non pensavo si potessero attuare cambiamenti così drastici solo recitando...- ammise, avvicinandosi al palco mentre lei si rialzava, scuotendo con le mani il vestito per togliervi i residui polverosi.

-Abitudine.- si limitò a rispondergli in un sorriso: -Forza, balla con me.- gli prese la mano che aveva allungato per aiutarla a scendere e, invece di seguirla, la tirò verso l'alto, spingendolo a raggiungerla sul palco.

Con una risata bassa si strinse a lui, stiracchiandosi sul suo corpo muscoloso, mentre afferrava il telecomando delle casse e accendeva la musica di quella sera, un sound spagnolo dal ritmo malinconico: -Jinx...-

Cyborg scese con le labbra fino ai suoi capelli, sfiorandoli e perdendosi nel loro profumo mandorlato: le loro mani erano intrecciate con scomodità, ma lui sembrò non badarci, lasciando che dondolasse sul suo corpo e anche che salisse coi piedi nudi sulle sue scarpe, scherzando:

-Mh?- gli rispose lei, gli occhi chiusi mentre affondava di più nel suo petto coperto dalla felpa. Lo sentì raggiungere il suo mento con le dita, sollevandoglielo, e la sua espressione seria gliene fece assumere una accigliata: -Tu hai detto che esibendoti puoi essere sempre chi vuoi...-

Non si fermarono dalla lenta danza, non ce ne fu bisogno, e la sentenza di Cyborg fu rapida:

-... ma tutta questa finzione non ti farà dimenticare chi sei veramente?-

 

 

 

 

 

 

 

Raven guardò l'orologio, in perfetto orario.

La scalinata era lunga ma comoda, e l'odore del mare le arrivava fino alle narici, il vento che le scoompigliava i capelli: il circolo Ruiz era la pista motociclistica più nota di Barcellona e, anche se un po' lontana, niente sembrava far pentire della scampagnata i turisti e i suoi abitanti, con quelle strade cementate e lucide in qualunque stagione dell'anno.

Una volta giunta al termine delle scale aspettò che arrivasse il proprietario dietro di lei con la sua moto lungo la discesa e alzò lo sguardo, sperando di essere la prima: assottigliò le iridi, ostile, quando notò Beastboy che, intento a lucidare un casco, la stava aspettando seduto su una moto rosso fiamma.

-Oh. Eccoti qui.- la vide, sollevato lo sguardo ma, con grande stupore di Raven, il suo atteggiamento era composto e determinato e non scherzoso, seppur con la solita ironia da buontempone: -Splendida come sempre... vogliamo iniziare?- le domandò, sorridendole malizioso e con la mano tesa verso di lei.

La mora sollevò un sopracciglio, seccata e, avanzando verso di lui, afferrò il suo casco invece delle sue dita, facendolo ridacchiare divertito:

-Niente distrazioni, niente complimenti, niente imbrogli. Un solo giro di corsa, tre minuti di cronometro. Tu starai sulla pista 2 e io sulla 1, per evitare scontri. Richieste?-

-Le tue regole non sono valide.- protestò l'altro, inclinando di poco il capo con un sorriso malizioso: -Se davvero volevi che si rispettasse il “niente distrazioni” e “niente complimenti” dovevi evitare di indossare pantaloncini così corti.-

-Questo perchè avevo sempre la speranza di avere a che fare con un essere umano e non con un maiale.- sbuffò lei sarcastica, nascondendo coi lunghi capelli il suo rossore sulle guance, le dita premute sulla frizione: -Sei pronto?-

-Buona fortuna, principessa delle tenebre. Ne avrai bisogno.- sussurrò lui per non farsi sentire mentre si infilava il casco con precisione, seguendola e ponendo le dita sulla frizione:

-Sono sempre pronto.-

-Scott.- chiamò la mora, rivolgendosi al proprietario che, berretto in testa, annuì mettendosi fra di loro, qualche metro più avanti: -Pronti a partire, tre...-

Sollevò il braccio in alto, gli occhi dei concorrenti fissi su quella striscia del terreno che avrebbe segnato il traguardo.

-... due...-

Beastboy rilassò i tratti del volto, respirando a fondo mentre l'odore salmastro gli portò alla mente le labbra della ragazza che non aveva fatto altro che voler baciare da quella notte maledetta.

Era diventata una questione di principio, ormai: se avesse tolto quella dannata ossessione dalla testa, uscendo con lei e togliendosi lo sfizio del momento, la sua vita sarebbe potuta ritornare quella di sempre, e Raven non sarebbe stata più niente se non un giocattolino vecchio da accantonare fino alla prossima occasione.

Strinse le dita sulla moto, concentrato: quella ragazza era l'unica che lo avesse mai battuto in tutta la sua vita, e lui non poteva assolutamente permettersi un'altra sconfitta.

-...uno...-

Raven si mordicchiò il labbro, tentando di calmare le sue emozioni come aveva sempre fatto: era solo una stupida corsa ma, per lei, era diventata un vero e proprio incubo da quando aveva incontrato quel ragazzo dalla pelle verde. Si sentiva soffocare per la soppressione non tanto della sua libertà fisica, ma emotiva: quando lui era nei paraggi le cellule del suo corpo e della sua mente sembravano voler avere volontà propria, col risultato di farla sentire più agitata che mai per quelle nuove sensazioni mai provate prima.

Abbandonando alle spalle il pensiero del respiro caldo di Beastboy che si confondeva col suo quella notte al ballo, strinse le dita sulla moto, concentrata: quel ragazzo era l'unico che avesse mai messo in dubbio la sua indipendenza, e lei non poteva assolutamente permettersi un'altra sconfitta.

-VIA!-

Un'ondata di polvere seguì alla partenza concitata e perfettamente sincronizzata delle moto, gli occhi metodici del proprietario sulla sfida, il rombo dei motori, i capelli al vento.

Il panorama sfrecciava in girotondi distorti attorno ai due ragazzi, che non si erano mai sentiti tanto vivi e combattenti per un obiettivo: Raven si piegò sulla moto, non permettendo nemmeno una distrazione, e i loro mezzi si alternavano l'uno dinanzi all'altro, non dando mai occasione all'uno di superare completamente l'altro.

La mora sorrise cinica quando Beastboy, cauto nei confronti una curva particolarmente spigolosa, aveva ridotto la pressione sulla frizione, rallentando il mezzo di poco, ma abbastanza perchè la moto di Raven gli sfrecciasse davanti, superandolo di qualche centimetro: il fuoco nello sguardo e il cuore che pompava a mille il sangue nelle vene, l'adrenalina entrò in circolo in ogni sua cellula, e aumentò la velocità ancora e ancora.

Sgranò gli occhi e si mordicchiò le labbra con foga alla vista del segno del traguardo: era vicino... così vicino...

Un singulto le uscì dal petto, improvviso, quando avvertì la moto inclinarsi senza alcun comando e, gli occhi sgranati, le ruote che scivolavano su una striscia di benzina fluida, perse il controllo della moto.

-RAVEN!-

Raven socchiuse gli occhi con malinconia, pensando a quanto Starfire fosse fortunata ad aver trovato qualcuno di così speciale che la proteggesse qualunque errore avesse fatto.

Si chiese se anche per lei fosse possibile... non la felicità, ma l'equilibrio di due braccia che ti sostengono e ti cullano.” *

Si sentì sbalzare via dal sedile, le dita che annaspando cercavano di riafferrare il manubrio, senza successo: la voce ovattata di Beastboy le arrivò alle orecchie e, un urlo soffocato, perse il respiro per un istante nell'avvertire un paio di braccia avvolgerle il corpo con urgenza.

Rotolò nella polvere, il rombo delle moto ancora ben udibile mentre avvertiva il tonfo duro eppure con qualcosa di morbido sotto la sua pelle a preservarla, che strinse senza pensarci.

Gli occhi serrati dalla paura in quell'immobilità, fu un colpo di tosse a scuoterle la testa e riaprendoli cauta e tremante, osservò le sue dita stringere una maglietta ormai macchiata di benzina:

-Beastboy..!- sgranò gli occhi quando si accorse delle sue dita che le cingevano il capo come a volerla proteggere, il suo corpo disteso sopra al suo, di schiena nel terreno. Il ragazzo doveva essere saltato dalla moto per afferrarla, facendole scudo nella caduta con il suo corpo: era stato tutto così improvviso e traumatico che a stento riusciva a ragionare su un pensiero coerente, l'unica cosa che sembrava scuoterle l'intero cervello era l'immagine del ragazzo che, gli occhi chiusi e le labbra semiaperte, come uno sciocco era saltato dal suo sicuro mezzo, impulsivamente.

-Perchè..?- sussurrò in un un filo di voce, un groppo in gola che bloccò sul nascere la sua domanda.

Si sollevò per non pesargli, le lacrime che minacciavano di uscire a momenti dai suoi occhi mentre, afferratagli la mano stanca, tremante avvicinò le dita al suo viso colmo di terreno, facendogli strizzare gli occhi in un grugnito scomodo.

Dinanzi a quel gesto riprese a respirare, sollevata che fosse vivo e vegeto, le dita che ancora non lasciavano le sue: -Raven..?- la chiamò, aprendo un occhio e, vedendo la preoccupazione dipinta sul suo volto, le sorrise spavaldo, felice che stesse bene.

-Sono qui.- le rispose dolcemente, riproponendosi di fargliela pagare cara per lo spavento che le aveva fatto prendere, mentre il suo respiro tornava meno affannato, la sua mano che stringeva quella di lei, così fresca e morbida.

Restarono in silenzio per qualche istante come colpiti da una reazione chimica, una scossa... fissandosi negli occhi limpidi, chi di emozione chi di paura, incapaci di proferire parola, l'uno troppo confuso e l'altra troppo spaventata, miliardi di interrogativi che adombravano le loro menti... e il cenno rassicurante di Raven al proprietario, a telefono con l'ambulanza.

-Raven?-

-Si..?- si voltò verso di lui, stringendogli la mano, avvicinandosi per capire cosa stesse dicendo, per tradurre quello sguardo pensieroso e preoccupato: -Mi dispiace che sia accaduto.-

-Sei stato davvero uno sciocco...- mormorò lei, respirando a fondo per calmarsi e distogliendo lo sguardo per non fargli percepire il rossore che aveva preso ad imporporarle le guance: -Insomma, mettere a repentaglio la tua vita in questo mod..!-

-Non intendevo quello.-

Raven si voltò a guardarlo nuovamente, sollevando il sopracciglio perplessa e, quando il suo sguardo si tramutò in uno malizioso, un sorrisone dipinto sul volto sporco di terra, si voltò dove anche lui guardava, colta un brutto presentimento: sgranò gli occhi, non riuscendo a credere alla sua vista.

Beastboy si era fatto forza e, rotolando di fianco il capo, alla sua sinistra, aveva messo a fuoco con le iridi verdi il traguardo, per poi ritornare a guardare la ragazza: la sua moto era caduta così come quella di Raven, ma giaceva distante dalla sua, esattamente... qualche millimetro oltre la linea di conclusione della pista.

-Sembra proprio che io abbia vinto...-

Dinanzi al suo ghigno soddisfatto Raven tremò, lasciandogli la mano come scottata all'improvviso e, stringendo le labbra, guardò ad occhi sgranati il ragazzo sotto di sé, la rabbia che prendeva possesso di ogni fibra del suo corpo e il cervello che, febbrile, meditava su quanti modi diversi potesse ucciderlo prima che arrivasse l'ambulanza.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

 

*[capitolo 9], dialogo fra Raven e Star, ricordate? Non è carino? *^*

 

 

Bentrovati, cari amici Tamariani :D Che ne pensate di questo capitolo? Di Jinx? (della serie non si vede che amo Lolita XD) Della sfida? Vi ho sorpresi? Io spero di si!

Questa volta i siparietti comici li lascio da parte per la prossima volta perchè sono esausta e voglio dormire ^^'' Ma intanto proseguiamo con le QOTD di questo capitolo!

La scorsa volta avete votato ma sono stata parecchio in difficoltà in quanto c'erano delle parità per i personaggi di Beastboy, Raven e Robin (hanno votato anche due miei amici che seguono la mia storia) e, poiché non volevo intervenire nei voti perchè non mi sembrava giusto, ho fatto il tocco (WTF?) e mi è uscito...

rullo di tamburi

… il magnifico e serioso ROBIN! spara i botti e la musica con la trombetta le stona le orecchie

Spero davvero non sia venuto male, sto meditando seriamente di cambiare pennarelli -.-' ho voluto inserire nel disegno due elementi che lo ricollegassero alla sua scelta ardua che muove l'intera storia: uno a Kitten (il bouquet delle nozze) e l'altro a Star (Silkie)! Spero che l'idea vi piaccia!^^ Ovviamente dato che è un AU la maschera non la ha, e l'ho voluto immaginare con gli occhi azzurri, anche per distinguerlo dai colori degli altri due!'

In ogni caso, il mio voto anche se solitamente preferisco Raven va per Beastboy! È talmente mitico che mi fa venire voglia di sposarlo, come si fa a non amarlo? X''D

 

QOTD: Qual è la vostra coppia preferita in questa storia e perchè?

 

Se posso la disegnerò anche, ma stavolta c'è una novità :D Potrebbe vincere la risposta più esaustiva e non la maggioranza di voti :) quindi convincetemi yukyukyuk occhiolino e pervface su -ON

 

Alla prossima e grazie, vi voglio bene!<3

 

 

 

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-FM.

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Capitolo 11
*** Interruzioni ***


 

 

 

 

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L'atmosfera si era di colpo fatta gelida e sprezzante, e il respiro caldo di Cyborg sul suo viso quasi da bambina era l'unica cosa che richiamava Jinx ad affrontare la realtà delle parole:

-Cosa..?-

Il suo era poco più di un sussurro, le dita ancora aggrovigliate fra quelle di lui, in quel timido tepore, gli occhi fissi l'uno sull'altra non bastarono a non interrompere quel momento. Un forte cigolio, infatti, distolse la loro attenzione dalla questione, facendoli voltare verso l'uscio:

-Jinx, ho chiamato un'altra ragazza per sostituirti al numero di stasera, come avevamo concordato.- la voce di Gizmo era tagliente e le sue iridi pece erano fisse sulla ragazza, senza rivolgere la minima attenzione all'ospite improvviso. Cyborg osservò stupito il lampo di furia che attraversò le pupille della ballerina, prima che un ringhio ne distorcesse i tratti:

-Scusaci un secondo, Cyborg.- gli mormorò vaga, prima di dirigersi verso il suo datore di lavoro, tentando di assumere una camminata calma. L'altro se ne accorse e la vide trasportare l'altro fuori dalla porta, prendendogli la mano con decisione.

 

-Che stai combinando?- asserì in un sibilo lei, sprezzante: -Non abbiamo concordato proprio nulla, e tu utilizzi il trucchetto delle notizie in pubblico per fregarmi?!-

-Jinx, ti sto dicendo in tutti i modi che devi smetterla di esibirti.- rispose lui, cingendole le spalle con le mani per mostrarle il suo sguardo preoccupato, tagliato in due dal filo di luce che arrivava in corridoio: -Può essere dannoso per la tua situazione, lo capisci? Io non sono capace di... far fronte a questa cosa.-

-E io ti sto dicendo che tu non capisci.- mormorò lei, l'atteggiamento più composto mentre si scrollava di dosso le sue mani, abbassando lo sguardo e stringendosi le mani sulle braccia come se avesse freddo: -Io non posso smettere, non lo farò. E... a questa cosa posso far fronte anche da sola, come ho sempre fatto.-

-Questa non è una situazione comune come le altre volte, Jinx. Non puoi sempre contare su te stessa! Permettimi di decidere io cos'è giusto per te...- aveva abbassato i toni nell'ultima sentenza, che sembrava quasi implorata ma, notando il silenzio carico di ostilità della ragazza, s'indurì, stringendo i pugni lungo i fianchi.

-Lui continua a chiamarti qui, lo sai? E io non so più che dirgli per giustificare la tua assenza.-

Jinx sembrò tremare a quelle parole, ma il suo atteggiamento smarrito durò il tempo di qualche secondo: come una statua nuovamente i suoi tratti si fecero assenti e privi di emozione, e si era già voltata dandogli le spalle per nascondergli il viso, i pugni lungo i fianchi.

-Puoi dirgli che non voglio più avere niente a che fare con lui. Da oggi in poi sarò solo io a badare a me stessa.-

Gizmo non fece in tempo a risponderle che Jinx aveva già varcato la soglia della porta, ritornando sorridente da quel cliente, come se niente fosse: strinse gli occhi e scosse il capo, abbattuto per quell'atteggiamento infantile. Ma, dopotutto, con Jinx non si sapeva mai cosa aspettarsi.

Cyborg notò la ragazza che si avvicinava a lui con un sorriso fiducioso e, se poco prima aveva osservato interrogativo e anche preoccupato il suo gesticolare e la sua rabbia per l'uomo, chiedendosi cosa ci fosse sotto, quel volto sereno spazzò via ogni suo pensiero scomodo.

-Ora devo andare ad aiutare per lo show di stasera. È troppo se ti chiedo di tornare più tardi?- gli si avvicinò maggiormente, sussurrandogli sarcastica per non farsi sentire dall'altro: -Gizmo mi sta rompendo le scatole, non permette ai clienti di stare qui fuori orario di apertura.-

Cyborg la fissò stupito, prima di lasciare il suo sguardo a posarsi su quello dell'uomo dietro la porta aperta e ridacchiare, ritornando a lei: -Non c'è problema... ci vediamo stasera, allora.- mormorò e, sollevata una mano, indugiò per farla posare sui capelli ancora sciolti e corposi; la abbassò senza nemmeno sfiorarla, preferendo invece allontanarsi per non infastidirla.

Notando il suo imbarazzo, il sorriso di lei si allargò, da gatta, e mentre si stava allontanando gli prese la mano da dietro.

Cyborg si voltò a guardarla, sorpreso, mentre lei la sollevava fino a posarla sulla sua guancia e stringerla lì con l'ausilio delle piccole dita: l'uomo arrossì appena, sorridendole mentre il cuore aumentava i suoi battiti e le dita si muovevano per carezzarle appena la pelle morbida.

-A stasera.- ripetè lei dolcemente, come una musa incantatrice e lui, annuendo, staccò da lì la mano a malincuore, ricambiando il cenno di saluto fino ad uscire dal locale, le mani nelle tasche per preservare quel tocco precedente.

Jinx rimase a salutare con la mano fino a quando fu fuori col sorriso sulle labbra e, una volta uscito, quest'ultimo sparì dal suo viso, venendo sostituito da una smorfia sofferente che precedette il suo appoggiarsi tremante ad uno dei tavoli con le dita.

Emise un gemito strozzato mentre si accasciava in ginocchio, le forti fitte al ventre e Gizmo, ancora dietro la porta per essere pronto a cantargliene quattro, con un ringhio disperato le corse incontro, afferrandola fra le braccia decise: “Bugiarda.” imprecò in mente, il respiro di lei inquieto e lamentoso, che soffiava furibondo per non far uscire le lacrime dagli occhi pallidi.

Il dolore era insopportabile.

-Che ti dicevo?! Tu sei davvero..!- non fece in tempo a finire quella frase urlata che lei gli sferrò sul un braccio un pugno per fargli mollare la presa dal suo busto, riacquisendo per un attimo la sua postura. Gizmo poteva vedere le stille di sudore sulla fronte mentre le sue iridi erano talmente sottili dalla furia che erano riuscite a paralizzarlo: -Ti ho detto che è tutto a posto. Che, sei sordo per caso?!-

Si scostò una ciocca rosa dal viso, posizionandola dietro l'orecchio mentre abbassava lo sguardo, riprendendo la sua umanità: -È solo un colpo di calore, nulla di che. Torna dietro le quinte, due secondi e ti raggiungo.-

Gizmo si rialzò cauto da terra, non distogliendo lo sguardo da lei per coglierne la più minima esistazione, costringendola ad ammettere ciò che era palese ai suoi occhi. Tuttavia, questo non successe.

Jinx era come di pietra, eterea come una bambola, sofferente come un vecchio antiquario mentre se la vede portare via. Scosse il capo ancora, e in un sospiro stanco se ne andò, lasciandola in ginocchio come lei gli aveva ordinato.

La ragazza si godette lo scricchiolio dei passi sulle assi di legno di quel posto che era ormai la sua casa da più di due anni, le dita che tremanti sfioravano il pavimento: quasi senza accorgersene una grossa goccia d'acqua cadde davanti a lei, scurendo il materiale già bruno. O forse era una lacrima?

Maledisse lei e la stupidità, il giorno in cui aveva incontrato lui, il giorno che era stato l'inizio di tutto. Avvertiva l'odio nelle ossa, le dita a scacciare via il sale bagnato sulle guance ormai sempre pallide e scarne, quei problemi così evidenti.

Lo stomaco si tese per un istante mentre lei afferrava le labbra per reprimere un conato di vomito e, l'acido nella gola, respirò a fondo in un sussurro stizzito, prima di alzarsi traballante e riprendere il controllo del suo corpo e dei suoi ricordi.

Trascinò i piedi ancora nudi fino alla porta da cui Gizmo era uscito, chiudendo le luci e immergendosi nell'oscurità dei corridoi per raggiungerlo e ricominciare la recita.

Esibirsi era la sua vita, e nessuno gliel'avrebbe portata via.

 

 

 

 

-Ok, portami da qualche parte e facciamola finita in fretta.-

Raven camminava furibonda per la strada, le braccia conserte mentre rimuginava su quanto potesse essere stata stupida a finire così nella trappola di quel tipo: l'ambulanza li aveva prelevati dopo qualche minuto di attesa e, in ospedale, erano bastati pochi controlli. Fortunatamente Beastboy non era ferito gravemente e, dopo qualche raccomandazione di assoluto riposo e una fasciatura all'altezza del polpaccio destro, gli avevano permesso di tornare a casa.

O almeno, questo era quello che avrebbe dovuto fare, con le preghiere e speranze di Raven di rinviare quel momento: tuttavia, l'esito della sfida di un paio di orette prima era ben vivido nella mente del ragazzo che, sornione, aveva ribadito che stava benissimo e pronto a scarrozzarla per la Barcellona notturna, nonostante i pensieri omicidi della mora.

-Dato che ti devo fare da cavaliere, permettimi almeno di comportarmi da gentiluomo...- sorrise lui divertito, approfittando del suo voltarsi interrogativa per prenderle gentilmente la mano e abozzare un buffo inchino, portandosela alle labbra: -... dove vuole andare stasera, signorina?-

Raven arrossì, mostrandogli un broncio infantile che lo fece ridacchiare e, sfilando subito la mano dalla presa calda del ragazzo, rivolse altrove lo sguardo: -Come sei teatrale..!- commentò, nascondendo però l'ombra di un sorriso che l'altro non esitò a notare.

-Forse.- scrollò le spalle, le mani in tasca mentre un ghigno sghembo faceva capolino sul suo viso:

-Ma solitamente funziona. E poi, ti ricordo che io ti ho raccontato qualcosa di me, ma io di te non so niente... non ti conosco abbastanza da capire quali posti preferisci frequentare.-

-Le spiagge no di sicuro.- ammise lei fra i denti, seccata, mentre il ricordo di quell'avventura le compariva in mente prima che potesse scacciarlo, con grande piacere per Beastboy, che le strizzò l'occhio fingendo di non capire la frecciatina a lui rivolta:

-Oh? Pensavo ti piacessero. Vedi? Sei una sorpresa continua...- la superò, iniziando ad incamminarsi, un sorriso determinato che precedeva un lieve sussurro per non farsi udire da lei.

-... ma imparerò a starti dietro.-

Si voltò, invitandola a raggiungerlo, il volto serio e cordiale che incontrava il suo, ostile eppure un po' più fiducioso, quegli occhi scuri come le notti d'inverno: -Vogliamo andare..?-

 

 

 

 

-Vorrei partecipare alle selezioni delle cheerleaders per la partita dei Bàsquet Manresa.-

Era ormai buio per le strade ma, per fortuna, dopo tante ore di allenamento Starfire aveva realizzato che il suo piano era fattibile eccome e, anche se mancava meno di una settimana al torneo e al suo numero di apertura, i suoi progressi, grazie all'aiuto di Robin, erano stati rapidi e incredibili.

Il moro, attendendola poco più dietro, osservò interessato l'interno del college, le mani nelle tasche: si trovavano nella stanza della segreteria, e nonostante non ospitasse la direttrice dell'istituto le pareti erano piene di attestati e la scrivania ricoperta di premi e coppe sportive.

Inizialmente aveva mostrato la sua perplessità nel pensare che avrebbero trovato la scuola aperta a quell'ora, ma la rossa gli aveva assicurato che, essendoci anche lezioni serali, non vi era nulla di cui preoccuparsi.

-Sai che mancano sei giorni alla partita, vero?- domandò la segretaria sollevando le sopracciglia e mettendo in mostra la sua montatura che incorniciava lenti doppie: era evidentemente infastidita da quei mocciosi che pensavano di poter fare il comodo loro quando volevano loro... le iscrizioni, poi, erano già chiuse da almeno due settimane!

-Si, è solo che... cioè...- Robin notò Star in difficoltà, che sollevava gli occhi al cielo pensierosa per poi portarsi una ciocca sangue dietro l'orecchio, leccandosi appena il labbro superiore, tesa: -Mi dispiace per il ritardo, solo che non ero... non ero sicura di potercela fare.-

-Non eri sicura, dici?- la cinquantenne sollevò il mento stizzita, una leggera smorfia sul volto: -Vorrei ricordarti che quelli del Manresa sono i giocatori più importanti che abbiamo mai ospitato nella nostra palestra fin da quando ho memoria. Non è assolutamente consentito accettare collaboratori “insicuri” del proprio operato.-

La rossa si mordicchiò il labbro e si avvicinò un po' in più, pronta a ritirare tutto ma, prima che potesse aprire bocca, una presa salda e sicura le avvolse il polso, facendola voltare sorpresa. Robin l'aveva fermata dal suo gesticolare per giustificarsi e, un sorriso cordiale rivolto alla donna, avanzò fino a porsi davanti a Starfire, coprendola col suo corpo:

-Ascolti, signora.- posò i palmi sulla scrivania, aumentando il contatto visivo: -Mancano ancora sei giorni, credo che possiamo arrivare ad un compromesso.-

-Io rispetto le regole, signorino...- ribattè lei, piccata, sporgendosi sui gomiti verso di lui, le dita sotto il mento: -... e le regole di quest'istituto stabiliscono che la data delle selezioni è già lontana da un pezzo.-

-Guardi per un secondo la mia accompagnatrice.- mostrò il profilo per far sì che lo sguardo della donna venisse catturato dalla figura di Starfire, stupita, mentre si accarezzava le mani l'una con l'altra in uno stato di indecisione;

-Stai dritta con la schiena.- le sussurrò velocemente per poi ritornare a parlare ad alta voce, facendola raddrizzare in un istante, le iridi spalancate: ma che stava combinando Robin?!

-Alta, fin troppo per la sua età, fisico magro e asciutto, spalle larghe al punto giusto e aspetto particolare e gradevole...- annunciò con professionalità, indicandola con gesti delicati delle mani mentre lei lo osservava con la coda nell'occhio, arrossendo un po' in più ad ogni complimento:

-... e movenze, le assicuro, atletiche e precise. Dubito che un soggetto così non possa tornarvi utile, dico bene?-

Seguì un silenzio carico di tensione alle parole del moro, nel quale quest'ultimo rivolgeva alla segretaria un'espressione serena ma determinata, e quest'ultima squadrava la rossa dalla testa ai piedi, il cuore della ragazza che batteva forte dall'agitazione. Le iridi scure della cinquantenne andavano dal basso verso l'alto con una calma irritante e, finalmente, dopo qualche secondo si sfilò gli occhiali, agitandone le stecche con un sospiro affranto:

-... Effettivamente non posso darle torto.-

Dinanzi a quelle parole, entrambi i giovani lasciarono fuoriuscire, chi rumorosamente e chi un po' meno, tutta la tensione accumulata fino a quel momento sotto forma di un sospiro lieve. Tuttavia, la gioia non durò a lungo:

-... Ma non c'è comunque tempo perchè la signorina possa ritornare per nuove selezioni. Ho già valutato le alunne durante lo stage, e la partita si terrà a breve.-

Ho valutato”, aveva detto? Allora era lei ad aver deciso i membri della squadra!

Colpito al cervello da quell'uso della prima persona, la voce di Robin uscì immediata e sorridente, fin troppo, mentre appoggiava i palmi sulla scrivania nuovamente, fiducioso:

-Allora la valuti adesso.-

 

 

 

 

-Scelta interessante.- ammise Beastboy divertito, la mano poggiata su un fianco mentre pensava che, effettivamente, qualunque cosa di lei lo era, irrimediabilmente.

Studiò sorridendo l'esterno di quel locale, ricoperto di legno scuro e grosse vetrate che permettevano di osservare i tavoli disposti all'interno, i clienti seduti a mangiare con gusto e ridere, il tintinnio delle posate udilbile fin da fuori. Erano visibili i fumi leggeri dei narghilè, così come le stoffe arabe colorate appese alle pareti come fossero arazzi:

-Adoro la multietnia, e in questo Barcellona non credo sia superabile da nessuna città. Avanti, entriamo.- aprì la porta a vetri, venendo poi sostituita dalla presa ferrea di Beastboy, il polso ornato da bracciali fascianti in pelle, e un profumo di cous cous e carne invase le loro narici, assieme ad un leggero calore dato dall'assenza di brezza notturna.

-Raven?!- il ragazzo alla cassa, le lentiggini sulle guance scure come chiazze nere e la penna sistemata dietro l'orecchio, corse loro incontro dopo averli notati entrare, gioioso;

-Aamir!- rispose lei, sorpresa, e i loro palmi si schiacciarono in segno di saluto quando furono l'uno dinanzi all'altro: -È da molto che non ci vediamo... e il tuo amico qui chi è?-

-Conoscente, prego. Non mettergli altre idee strane in testa.- fulminò con lo sguardo il diretto interessato dietro di lei tentando di nascondere il suo imbarazzo quando, per tutta risposta, egli si limitò a sorridergli malizioso: -Lui è Beastboy.-

-Io sono Aamir e... gran bel soprannome, amico!- ammise il ragazzo con stupore, stringendogli la mano per presentarsi: -Ti ringrazio.- rispose l'altro, sciogliendo la presa per sorridergli gentile, ritornando dietro Raven per posarle una mano sulla spalla e raccogliere una ciocca scura fra le dita, morbidamente;

-Vorrei offrire la cena a questa splendida creatura stasera... potresti indicarci un tavolo adatto all'occasione?- la mora arrossì, borbottando qualche insulto in spagnolo che l'altro non udì, troppo occupato a sorridere angelicamente al cameriere che, ridacchiando, annuì:

-Si... credo proprio di potervi aiutare!- fece loro strada fino al centro della sala, indicando loro un tavolo vuoto per due, rotondo e coperto da colorate stoffe violacee:

-Grazie, Aamir. Inizia a portarci due drink.- sorrise leggermente la mora sedendosi al suo posto. Beastboy la seguì immediatamente dopo, osservandola assorto mentre chinava il capo per sistemare la borsa sullo schienale della sedia, i capelli che le accarezzavano le spalle sottili.

-Hai detto che ami le multietnie...- si sporse avanti sui gomiti, le mani che si carezzavano il labbro sorridente: -... e scommetto che quello è uno dei tuoi gadget che lo testimoniano.- indicò la piccolissima pietra che portava sulla fronte, di un rosso brillante e dalla forma rombica. Raven se la sfiorò automaticamente con le dita, incrociando lo sguardo con il suo per breve tempo:

-Quasi. Questo è un simbolo delle lezioni di meditazione che iniziai a frequentare durante il mio viaggio-studio in India. È l'unico ricordo che ho di quella terra... beh, ovviamente oltre alla perfetta conoscenza della lingua.- sorrise sorniona, poggiando il viso sul palmo della mano, le gambe accavallate con morbidezza: -So parlare cinque lingue diverse.-

-Beh, ammetto che l'idea di sentirmi dire che sei pazza di me in cinque diverse lingue non è che mi faccia schifo...- commentò lui, superato il primo stupore per quella confessione, con un sorriso sornione, prima di trattenere una risata nel vederla arrossire e alzare gli occhi al cielo, sarcastica: -Fattela odiare, allora, perchè dubito che accadrà mai.-

Si era sporta avanti con i gomiti, i loro sguardi di finta innocenza mentre non interrompevano il contatto visivo, e Beastboy ebbe quasi la tentazione di raggiungere il suo viso con la mano destra, occupata a reggersi il mento, per carezzarle ancora una volta le lisce ciocche corvine.

-Ah, si? Staremo a vedere...- mormorò lui in un sorriso malizioso, prima di tornare con la schiena sul sedile, seguito quasi subito dalla mora, nel vedere che Aamir aveva accostato al loro tavolo, posando i rispettivi alcolici davanti a loro:

-Siete fortunati, questa sera c'è la notte del “Paso Doble”, con musiche tipiche della nostra terra e spagnole. Avete qualche numero da richiedere per le nostre ballerine del ventre?-

-Grazie Aamir, ma noi andiamo davvero di fretta e...-

-Oh, andiamo, Raven, non essere gelosa delle loro danzatrici...- la bloccò Beastboy, un ghigno divertito sul volto quando notò la sua espressione perplessa:

-... tanto lo sanno tutti che non sai ballare.-

Raven lo fulminò con lo sguardo, osservandolo nella sua posa morbida, il gomito sopra lo schienale della sedia e il divertimento dipinto sul volto. Strinse gli occhi fino a ridurli a due fessure:

-Mi stai forse sfidando..?-

-Io..?- domandò falsamente stupito l'altro, corrugando la fronte prima di bere rilassato il suo drink al cocco: -Non mi permetterei mai...-

Forse fu il sorrisetto innocente che le rivolse, o forse il suo sguardo seducente rivolto solo a lei ma Raven, la rabbia che montava nel petto, pensò che sarebbe stato molto meglio tornare qualche minuto dopo a casa e salvare il suo orgoglio piuttosto che permettere a quel ragazzo di batterla... ancora.

-Aamir?- si scostò i capelli dal collo con un gesto fluido, le braccia conserte mentre annunciava il crollo di Beastboy e dei suoi discutibili metodi di divertirsi. Lo mormorò fra i denti con decisione, non notando il sorrisetto divertito sul volto del cameriere:

-Preparami un costume. Mi unirò alla danza.-

 

 

 

 

 

-Cosa?- domandò stupita la donna, flebile nel rispondere, un sopracciglio che scattava verso l'alto.

-COSA?!- ripetè Starfire con un po' più di impeto, la voce strozzata e l'espressione terrorizzata mentre la sua mente sperava di aver percepito male dei dati;

-Ho detto: la valuti adesso.- ripetè l'altro con sicurezza, serio mentre evitava lo sguardo allucinato della rossa, che ancora non riusciva a credere ai suoi occhi... e alle sue orecchie.

-Ma, mi scusi...- si permise di intervenire la donna, perplessa mentre si grattava leggermente una guancia: -... sicuramente lei non sa quello che sta dicendo.-

-Si, infatti, Robin non sa proprio cosa sta dicendo..!- incalzò Starfire con voce incredibilmente acuta, ridacchiando nervosa e ponendosi, disperata, davanti al moro nella speranza di farle dimenticare tutto. Purtroppo, però, da cavaliere qual era, questi la spostò gentilmente, ritornando in primo piano:

-Lo so benissimo invece. La mia amica è pronta: abbiamo provato tutto il pomeriggio e sono sicuro non sarà una perdita di tempo.-

Il labbro della rossa tremava dalla tensione mentre la donna lo fissava sorpresa: non sapeva cosa sperare ma tutto quello che voleva, in quel momento, era scomparire dalla faccia della terra, magari nascondersi in un tombino, il più presto possibile pur di non affrontare quella furia scatenata della segretaria e umiliarsi maggiormente.

-E va bene.- annunciò lei, alzandosi in piedi velocemente e superando i due, aprendo la porta e rivolgendo loro una breve occhiata: -Vi mostro la palestra, e mi auguro che la signorina abbia una traccia per esibirsi.-

-Ovviamente.- le rispose Robin, sorridente, mentre tronfio usciva dall'ufficio dopo di lei, soddisfatto del suo potere persuasivo: essere avvocato di certo serviva a qualcosa, come aveva sempre sperato.

-Sei forse impazzito?!- lo raggiunse agitata Starfire, sussurrandogli impaurita nell'orecchio: -Robin, non sono per niente sicura che sia una buona idea!-

-Rilassati.- la adocchiò lui, per niente scomposto mentre le sorrideva, ricordandole la sua stessa frase di quando era lei a commettere la pazzia di guidare senza patente: -Hai provato per tutto il giorno, e non c'è passo che tu riesca a riprodurre alla perfezione. Andrà tutto bene.-

-Ma se la coreografia non era nemmeno finita..!- rispose lei ed esasperata si passò una mano sul volto prima di fissarlo furiosa, ben attenta che la donna, di spalle, non li stesse ascoltando: -La traccia musicale dura almeno quattro minuti, Robin. E io ne so riprodurre solo due!-

-Se non fai nessun errore e ti dimostri sicura di te la valutazione terminerà prima.- ribattè lui velocemente, voltandosi di nuovo a fissarla, le dita che andarono a stringere le sue, facendola sussultare e arrossire dalla sopresa:

-Chiunque giudichi vuole sempre dimostrarsi professionale ed esperto, che lo sia davvero o meno, ed è per questo che dovrebbe notare subito la bravura di un allievo, almeno all'apparenza.- sorrise sornione, abbassando ancora di più il tono della voce, mormorii che giunsero ad accarezzare le sue labbra strette fra loro: -Tu comportati come se non ci fosse alcun pezzo mancante nel tuo numero e fai sfoggio delle tue capacità migliori, senza sembrare tesa. Sorridi. Ti assicuro che ti fermerà prima... e se non lo dovesse fare, sappi che non mi chiamerò più Richard Grayson.-

-Mi auguro che un opzione del genere non sia nemmeno contemplabile.- ribattè lei, alzando gli occhi al cielo in un sospiro tremante mentre raggiungevano la porta d'ingresso alla palestra, accostandosi alla segretaria: -Mi fido di te, Robin. E spero non troppo da pentirmene.-

-Siamo arrivati.- annunciò la donna atona, illuminando la struttura e indicando con l'indice il grosso stereo accostato alla parete: -Puoi cominciare quando vuoi.-

Starfire si staccò di malavoglia dal moro dopo che lui le rivolse un ultimo occhiolino rassicurante e, le dita tremanti, si avvicinò all'apparecchio, piegandosi sulle ginocchia per non cadere. Infilò il cavo del suo cellulare e, dopo aver notato che purtroppo non stava per abbandonarla ma era carico come il sole, biascicò insulti, stizzita, e si preparò a selezionare la traccia musicale col piccolo telecomando.

Tenendo d'occhio i due, che si erano seduti sulle panche del pubblico, si posizionò al centro della sala, respirando profondamente e sfilandosi il giacchino rosa con grazia. Robin appoggiò i gomiti sulle ginocchia e portò le dita in preghiera davanti al viso, contemplativo, sperando che tutto andasse per il meglio e sentendo il nervosismo prendere il sopravvento quando Starfire, in un sospiro appena accennato, selezionò play.

I tremiti non erano visibili mentre si muoveva fluida per il palco, gli occhi socchiusi e le labbra che si muovevano canticchiando la canzone che aveva sentito per tutta quella giornata, ancora e ancora.

I piedi a stento si appoggiavano sul duro parquet, le braccia che accompagnavano rapide ogni movimento, la gola del moro secca per l'emozione. La musica sembrava quasi meno precisa dei movimenti che lei esponeva per accompagnarla e, il tempo che pareva non passare mai, Robin adocchiò il volto della segretaria, un'espressione assorta, le iridi aguzze.

Starfire si piegò all'indietro senza difficoltà, posando le dita sul pavimento per darsi la spinta in una capriola all'indietro, le gambe sottili sincronizzate, mentre il cuore prendeva a battere più rapido al pensiero che, di lì a poco, non avrebbe più saputo che passi compiere.

Robin sembrò leggerle in quegli occhi di giada e, tossicchiando leggermente, si appoggiò sghembo allo schienale della panca, le gambe accavallate mentre apriva bocca, per poi interrompersi qualche istante: stava per domandarle “cosa ne pensasse” ma, se avesse mostrato insicurezza per la coreografia della rossa, poteva sorgere un atteggiamento di sfida e un invito a continuare.

Doveva assolutamente ricorrere a tutte le sue armi retoriche per prevedere le mosse della donna.

-È brava, non è vero?- buttò lì, con nonchalance e soddisfazione, mentre si posizionava sereno a braccia conserte, un sorrisetto soddisfatto sul volto. Ghignò sollevato quando l'altra, da previsione, si risvegliò dalla sua trance, sbattendo le palpebre:

-Ehm... si, certo, devo ammettere che...- balbettò tossendo appena, chiudendo i fogli informativi nella cartella e agitando la mano verso la rossa per farla fermare, con suo grande sollievo:

-Puoi fermare la musica, è abbastanza.-

-Ne è sicura?- domandò innocente Robin, sporgendosi verso di lei con atteggiamento disponibile: -Voglio dire, se vuole può anche terminare, lei può...-

-Ho detto che va bene così.- si ritrovò a nascondere un ghigno divertito quando lei mostrò una smorfia piccata, alzandosi in piedi per uscire dalla palestra a passi lenti: -La direttrice in persona ha affidato a me questo arduo compito, e ne va il buon nome dell'istituto. Sta forse insinuando che non saprei riconoscere un talento in poco tempo?-

-Non mi permetterei mai.- sottolineò il moro con un leggero cenno del capo a mo' di scusa, per poi strizzare l'occhio a Starfire, felice e affaticata e ancora al centro della stanza, quando lei gli diede le spalle:

-Lei è ufficialmente dentro. Raccolga le sue cose ed esca di qui, le farò sapere notizie al più presto.-

-V... va bene! Grazie mille!- rispose su di giri, il sorriso radioso che non accennò a scomparire quando l'altra se ne fu andata, lasciandoli soli nella palestra:

-Oh, Robin! È fantastico!- quasi gridò, correndogli incontro impulsivamente per saltargli addosso in un abbraccio che mai avrebbe voluto che finisse: -Tu sei fantastica.- le rispose il moro, emozionato, staccandola da lui solo per poterla guardare negli occhi, le mani che le cingevano le spalle.

-Sei stata grandiosa, sicura di te e, soprattutto, ti sei divertita.- sospirò, accarezzandole con le dita la guancia rosea e calda per la fatica, morbida come quella di una bambina.

-Te l'avevo detto che ce l'avresti fatta.-

-È solo grazie a te.- le rispose lei, sorridendogli dolcemente e tornando ad affondare il capo nel suo petto sicuro e confortevole, accarezzando la stoffa ruvida della camicia fra le dita, inspirando serena il suo profumo inebriante di acqua di colonia:

-Tu mi hai dato la forza... mi sei stato vicino, nonostante tutto. Avanti...- si allontanò da lui gioiosa, afferrandolo per il polso e trascinandolo con lei al centro della sala, i riflettori che le illuminavano il viso sottile: -... prova con me!-

-Con enorme piacere.- ridacchiò lui, osservandola di sottecchi in tutta la sua bellezza mentre lei riaccendeva la musica pronta a partire, riproducendo quei passi ancora e ancora.

 

[Consiglio: inserite questa canzone durante questa scena^^ avrei preferito la versione instrumental... ma dato che non sono riuscita a trovarla su internet ecco qua quella cantata! https://www.youtube.com/watch?v=cyOqIKGbYkg ]

 

Robin la accompagnava afferrandola per la vita magra e abbronzata, ammirando sotto le palpebre socchiuse per il respiro corto le sue curve graziose e l'epressione rilassata, talvolta ad occhi chiusi, che assumeva mentre piroettava fra le sue braccia: era incredibile come potesse stregarlo solo distendendo le labbra a forma di rosa, e come lo rendesse una misera marionetta ogni qualvolta avvertiva la sua pelle fresca a contatto con la sua, bollente di desiderio.

Sorrise intenerito alla vista dei suoi capelli corposi che sembravano avvolgerle la schiena ad ogni movimento, la sua risata contagiosa e, quando inciampò sui suoi pedi una volta riafferratala dopo una giravolta, quasi non avvertì il dolore dato il suo corpo leggero.

Un rumore sordo seguì ad un imprecazione e a degli occhi verdi sgranati, prima che il moro d'impulso la sorreggesse per evitare che cadesse: la sentiva lì, fra le sue braccia, la schiena a contatto diretto con la sua spalla, le sue dita sulla nuca accaldata.

Starfire sollevò smarrita lo sguardo quando sentì il respiro di Robin sulla guancia, fulminandolo con le iridi color dell'erba al mattino: probabilmente il moro avrebbe dovuto lasciare la presa ma in quel momento, con il corpo di lei nelle sue mani come quello di una bambina in cerca di protezione, fu certo che non ne sarebbe stato in grado nemmeno volendo. La rossa socchiuse le palpebre, arrossendo leggermente mentre le sue dita raggiungevano la guancia di Robin, sfiorandola esitante: i loro cuori palpitavano all'unisono, e il moro era così vicino al suo viso che credette di svenire; percorse con lo sguardo una ciocca sangue isolata dal resto, riccia e che le accarezzava dolcemente la spalla e, respirando piano per non far rumore, dischiuse le labbra quando vide quelle di Starfire avvicinarsi sempre di più alle sue.

Robin socchiuse gli occhi, estasiato quando avvertì il suo respiro profumato lambirgli la pelle: si sentiva come in una bolla di sapone, poter vedere l'arcobaleno dei colori di lei e sentirsi isolato da qualunque problema, convinto che con lei al suo fianco nessuna questione sarebbe sembrata davvero importante.

Le loro labbra si sfiorarono con la morbidezza di un petalo di fiore, con l'impazienza di due amanti.

Amanti...

Una scossa arrivò al cervello di Robin e, quando la ragazza strusciò i piedi sul parquet per incastrare finalmente le loro labbra come pezzi di un puzzle perfetto, l'aria vuota avvolse il suo viso.

-De... devo andare adesso.- la rossa riaprì gli occhi, il cuore tanto potente da farle male in petto, lo sguardo smarrito mentre per poco non cadeva per le braccia di lui che avevano lasciato il suo corpo: il moro si era allontanato da lei in un tempo tanto breve da sembrare un soffio, dandole duramente le spalle per non affrontare quel suo sguardo così carico di sincerità... quella onestà che tanto era mancata nel suo cuore.

-Robin... ma cosa..?-

-Purtroppo gli altri mi stanno aspettando.- annunciò senza pause il moro, voltandosi appena verso di lei in un doloroso bagliore di preoccupazione: -Mi dispiace. Tu ce la fai a tornare da sola?-

Starfire era lì, ancora scossa per quell'atteggiamento, lo sguardo stupito e le mani che si toccavano flebili: -Io... si, certo. Non preoccuparti.-

Non aggiunse altro e, in un sospiro e sotto lo sguardo preoccupato della rossa, uscì velocemente dalla palestra, lasciandola con un vuoto incolmabile nel petto: che gli era preso?

 

-Ma che mi è preso...- mormorò Robin fra i denti qualche minuto dopo, furibondo mentre, uscito in fretta dalla struttura, si ritrovava a fare i conti col suo comportamento disgustoso. In un moto di rabbia mollò un calcio esasperato al vaso dell'ingresso, il terriccio scomposto per terra: si passò le mani sul viso come per lavare via i problemi, il sangue che pompava veloce nelle vene.

Era un verme... nient'altro che un verme.

Doveva fermare quella maledizione, impedire che Starfire avesse al suo fianco un disgustoso bugiardo, recuperare la sua vita.

E c'era solo una cosa che potesse aiutarlo a recuperare quell'obiettivo e l'esistenza perfetta che gli stava sfuggendo dalle mani.

Cacciò fuori il cellulare dalla tasca e, tremante, compose un numero. Un numero che aveva sempre saputo a memoria, l'emblema dello scorrere delle giornate, la routine di cui per qualche giorno aveva avuto l'illusione di dimenticarsi:

-Pronto, Kitten?- anche durante gli squilli di attesa il petto gli doleva terribilmente, e in un sospiro basso si costrinse ad ignorarlo: doveva farlo per lui... doveva farlo per Starfire.

-Si, sono io. Scusami per averti fatto penare in questi giorni... mi farò perdonare. Volevo avvisarti di non spostarti da casa domani...- riaprì gli occhi con lentezza, il viso tornato quello professionale e freddo di un tempo:

-... torno in America.-

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Buonasera miei dolcissimi Tamariani! :3 Come state? Io penso che sposerò presto il ventilatore, spero solo che accettino l'unione matrimoniale con un oggetto inanimato (insomma, lo fanno persino con Kitten...)

Spero tanto di avervi sorpreso con questo capitolo! La canzone inserita nel mezzo è una cover -di cui non apprezzo molto la voce, onestamente- della canzone dei Goo Goo Dolls che io amo perché è mia e del mio ragazzo che approfitto per salutare (lui mi tradisce con Raven -.- XD) Ad ogni modo... cosa nasconderà Jinx, come reagirà BB e soprattutto Robin combinerà qualche guaio?!

Raven: Piantala di fare domande a cui solo tu sai rispondere... sta diventando snervante. E poi, io sto cercando di leggere, quindi fate silenzio! >.>

Beastboy: Hai interrotto il capitolo sul più bello -.- Io volevo vedere Rae che ballava la danza del ventre per me, non è giusto!

Io: Beeh... non è esattamente per te ma... lasciamo perdere ^^''

Beastboy: Tsk... sei solo gelosa u.ù

Io: …..... si, forse è vero XD

Raven: Prego?

Io: In ogni caso, inizialmente il capitolo doveva contenere molti più eventi (come sempre nella mia testa, poi... vi è mai capitato di avere tante prospettive e poi riuscire a realizzarne la metà perchè ci impiegate troppe parole?! XD): di fatto doveva esserci tutto l'appuntamento della Dark Girl e del nostro Playboy preferito ma non avevo considerato che la scena di Robin e Star sarebbe venuta tanto lunga, motivo per cui sperando che l'abbiate apprezzata continuerò il tutto nel prossimo capitolo! *^*

Il disegno iniziale è in bianco e nero e l'ho fatto perchè, dato che non ho ancora avuto modo di disegnare alcuna coppia dello scorso sondaggio, ho voluto inserire una specie di pic rappresentativa del capitolo^^ Non ne sono soddisfattissima (ci sono molti disegni di gran lunga migliori della BBRae che ho fatto) ma comunque spero vi piaccia! :3

E ora giungiamo alla QOTD del giorno!

 

QOTD: “Se doveste essere l'amata di uno dei nostri boys in questa storia, quale scegliereste come vostro partner e dove vorreste che vi portasse ad un primo appuntamento?

 

L'idea più sfiziosa e romantica, ma soprattutto che saprà cogliere nell'idea le personalità diverse dei nostri ragazzi, potrebbe essere selezionata e disegnata nella situazione con il ragazzo in questione e... la ragazza che mi convincerà come girl, ovviamente contattata in privato e domandato l'aspetto fisico :D

Alla domanda precedente della coppia io rispondo la BBRae perchè riescono sempre a sorprendermi qualunque cosa facciano, e sono così diversi da essere perfetti a dir poco assieme!^^

A prestissimo, e buenas noches, vi voglio bene!<3

 

 

 

 

-FM.

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Capitolo 12
*** Distanze ***


 

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L'aveva osservata divertito alzarsi fluida dalla sedia, quasi trascinare di peso il cameriere dietro l'esotico tendaggio per far sì che le fornisse un completo con cui esibirsi.

In realtà Beastboy non aveva previsto una reazione così drastica da parte della ragazza, anche se aveva cercato di non darlo a vedere per non darle ancora la soddisfazione di averlo stupito: si sarebbe aspettato un'ennesima battuta sarcastica, oppure che gli avesse lanciato il drink in faccia, mal che fosse andata.

Appoggiò svogliatamente un gomito sul tavolo, poggiando la guancia destra sul palmo per sorreggersi, perso nei suoi pensieri: si chiedeva se nei suoi occhi blu vi era davvero tutto quell'odio che sembrava esserci, oppure era solo una copertura per non farlo entrare nella sua mente?

Aggrottò la fronte, scosso, mentre iniziava a giocherellare col suo bicchiere semivuoto, il liquido giallastro che bagnava piano la superficie in vetro: e adesso perchè si metteva a riflettere su quelle questioni così filosofiche?

Per quanto interessante e particolare potesse essere quella ragazza, per Beastboy quella era solo un'avventura che sarebbe rimasta nell'area privata di Barcellona... niente che coinvolgesse il suo quotidiano, solo un viaggetto di svago dopo il quale si sarebbe sentito rigenerato.

Sorrise sornione pensando alla divertente reazione di Raven quando si era sentita punta sul vivo, trasformando con faciltà quella provocazione in una sfida coi controfiocchi. Sperava di colpirlo, evidentemente, ma Beastboy aveva visto nei locali fior di ballerine e di certo, per quanto la mora fosse avvenente, nulla poteva... sorprenderlo più...

Sollevò lo sguardo quando il sentore di una musica dal ritmo arabo arrivò alle sue orecchie, e in un istante il cuore sembrò fermarsi nel petto: Raven era lì, le dita sottili che mantenevano aperta la tenda, le iridi basse come in cerca di qualcosa che nessuno, lì fra il pubblico, poteva darle... alzò il capo, il blu che si mescolava nello smeraldo degli occhi del ragazzo, e fu fuoco, e fiamme.

 

[Musica ballata da Rae... dopo quest'ennesima canzone penso abbiate capito che amo le cover XDD https://www.youtube.com/watch?v=D1LG9bSNNZU]

 

Avanzò ancheggiando piano verso il centro del locale, liberato dai tavoli per far spazio alle ballerine, non distogliendo l'attenzione da lui e dalle sue reazioni mentre la musica diventava più forte, e le altre si posizionavano vicine, lasciandole il posto centrale.

Allungò le braccia di lato, morbidamente e, i bracciali che tintinnavano preziosi, lo stomaco piatto e scoperto iniziò a contrarsi. Beastboy osservò la fascia nera che copriva il seno e lasciava scoperte le spalle, avvolgendo aderente le braccia che ora si dimenavano per seguire lo scomodo ritmo; sospirò quasi dolorosamente nel seguire il movimento rotatorio del busto, la gonna ampia e ornata di pietre preziose che volteggiava per la sala, le caviglie nude e danzanti coperte di gioielli.

Strinse il pugno, istintivamente, quando nel girarsi gli nascose un sorrisetto soddisfatto, facendolo assottigliare lo sguardo con rabbia.

Maledetta...

Lo stava sfidando ancora, come spingendolo ad implorarla di giungere al suo tavolo, di piegarsi su di lui e lambire le sue labbra con passione, la stessa con cui aveva corrisposto i suoi baci languidi quella notte in spiaggia. Beastboy si sporse più avanti col busto istintivamente, osservando rapito il profilo aristocratico e il bel nasino all'insu, le palpebre truccate di nero semichiuse, quasi romantiche, conseguenza del suo concentrarsi sui passi: si ritrovò a sorridere intenerito solo per un istante, sgranando appena gli occhi quando la vide dirigersi verso i clienti, come se gli avesse letto nella mente.

Le ballerine la seguivano in sincrono mentre i capelli lisci giocavano sulla sua nuca, accompagnando ogni suo volteggiare, l'aspetto sicuro di sé e delle proprie capacità: la coreografia fu continuata fra il pubblico adorante, e ad uno ad uno le ragazze sorridevano cordiali, coinvolgendo i clienti ed invitandoli, suadenti, a ballare assieme a loro.

Beastboy non si vergognò, neanche in seguito, ad ammettere che quella notte stellata aveva occhi solo per Raven: la sua pelle olivastra sembrava catturare ogni più piccolo raggio di luna, i suoi occhi profondi davano al ragazzo l'impressione di poter annegare in tutto quel blu, trovarsi senza respiro e ad un passo dalla morte solo per essere salvato da lei e dal suo sorriso.

La mora passava fra i tavoli continuando a specchiare quelle perle scure nei suoi occhi, l'aumento di ritmo e il tintinnìo dei pendenti che avvolgevano la vita della ragazza sembravano rimbombare nei suoi timpani, dietro di lei un uomo si sollevò in piedi con un sorriso carico di aspettativa nel poter danzare con lei e non riuscì più a trattenersi.

L'uomo sollevò un sopracciglio, brillo, sentendo una presa ferrea sul polso, bloccandogli le dita che stavano per toccare la spalla della mora, richiamando la sua attenzione:

-Chiedo scusa...- sollevò il capo, intontito, fino ad incontrare il volto di uno strano ragazzo dalla pelle verde: la danzatrice mora si era girata interrogativa e, dinanzi a quella scena, aveva dischiuso le labbra stupita; fece per aprire bocca, interrogativo, ma un sorriso pacato del giovane spazzò via ogni sua intenzione di protestare.

-... ma l'ho vista prima io.-

Raven sgranò gli occhi, il cuore che prendeva a battere velocemente e, prima ancora che potesse anche solo realizzare l'accaduto, le sue dita furono prese da quelle forti di Beastboy, in una giravolta veloce quanto il vento sentì la sua schiena essere protetta dalla sua presa possessiva: sollevò lo sguardo, senza fiato, incontrando le sue iridi serie, il sorriso scomparso dal suo volto. Le dita mantenevano il suo corpo contro il suo, i toraci che aderivano l'un l'altro, il respiro profumato sulla pelle, la sua agitazione: -Cosa..?-

Beastboy le sorrise di nuovo, spalancando il suo mondo, dinanzi a quell'insicurezza nel timbro di voce: -Ok, ammetto che sei decente a ballare...- lei alzò gli occhi al cielo, sarcastica e quasi divertita nel ricordare la stessa frase che gli aveva detto quando l'aveva rivisto a quel ballo, prima che lui scendesse col viso fino al suo orecchio, aiutandosi con le dita per scoprirlo leggermente dalle ciocche scure, sistemandogliele dietro di esso.

-... anzi, lo sei fin troppo. Hai attirato l'attenzione di tutti qui dentro, e la cosa mi dà parecchio fastidio.- ammise in un sussurro, il suo fiato bollente che si infranse sulla sua pelle, provocandole innumerevoli brividi lungo la spina dorsale mentre il ragazzo, allontanatosi di nuovo da lei, strinse gli occhi fino a ridurli a due fessure quando notò gli sguardi carichi di desiderio degli altri clienti, percorrenti la figura di Raven in ogni sua sfaccettatura.

-Tu sei pazzo.- lo insultò, rossa in volto e a labbra serrate, facendolo ridacchiare:

-Forse. Ma almeno io, a differenza di queste mummie ingessate, so fare da cavaliere ad un ballo...- le prese le dita fra le sue, portandosele alle labbra e baciandole piano. Quando dinanzi a quel gesto il rossore di lei aumentò le sorrise sornione, le palpebre che si aprivano con lentezza sul suo viso.

-... e mi sembra di avertelo già dimostrato quando ci siamo rivisti al Ballo di Primavera, dico bene?-

-Tu dici? Non mi sembra di ricordarlo...- gli rispose lei, sorridendogli con aria di sfida, e un lampo nelle sue iridi verdi le comunicò che aveva accolto quest'ultima alla grande:

-Lascia che ti rinfreschi la memoria, allora...-

Non riuscì a protestare, trovandosi improvvisamente lontana da lui, le dita intrecciate l'unica cosa che li manteneva assieme quella notte; la fece girare velocemente, facendola sospirare quando il suo busto aderì al petto muscoloso, l'altra mano che scendeva ad avvolgerle la vita mentre la sollevava da terra con delicatezza, la gonna volteggiante in un altro giro sulla ruota panoramica.

Raven ebbe molta difficoltà ad ammettere che il panorama in questione, quella volta, non erano le stoffe pregiate tutt'attorno a lei, né i clienti che entusiasti scendevano a ballare o applaudivano concitati, e neppure lo sguardo sorpreso di Aamir e degli altri gestori del locale. L'unico punto fermo in tutto quel movimento, in quel tornado di emozioni, erano le iridi smeraldo di Beastboy fisse su di lei, le pagliuzze dorate che giocavano attorno alla sua pupilla mentre lei girava come su un'eterna giostra.

Sorrise suadente, assecondando le sue prese e le sue azioni, riprendendo la coreografia e passandogli le dita sulle braccia in parte coperte dalla maglietta scura, non osando distogliere lo sguardo: se lui poteva farlo, anche lei poteva. In un respiro strozzato si ritrovò, il bacino che ancora ondeggiava nella danza araba, a poggiare la nuca sulla sua spalla, le mani che salivano ad avvolgerle il mento, le sue labbra sulla sua guancia, languide mentre il ragazzo abbassava il capo per lambirle anche il collo, provocandole scosse elettriche lungo l'intero corpo.

Raven abbandonò il capo all'indietro, socchiudendo gli occhi dinanzi a quei tremiti, le dita della mano libera dalla sua che salivano ad accarezzargli il volto e i capelli verdi, facendolo ridacchiare e muovere il capo verso la sua mano come un cucciolo che va incontro ai movimenti del padrone, bisognoso di affetto.

Ebbe appena il tempo di avvertire la pelle calda sotto le sue dita che fu di nuovo rigirata verso di lui, pronta a ricominciare a ballare: la pausa musicale era finita, e il ritmo riprendeva incalzante e rimbombava nelle loro menti con quei suoni così particolari che sembravano quasi offuscare la voce del cantante del locale.

Come la coda arcobaleno di un pavone la gonna viola di Raven avvolgeva lo spazio in cui si muoveva, i piedi nudi ornati da cavigliere che risplendevano al centro della sala, la testa che avvertiva così leggera... talmente tanto che si chiese se quel drink alla menta non stesse già avendo effetto. Il violino suonò un'ultima volta mentre l'intera sala finiva di compiere i passi finali, le risate dei clienti non erano più udibili e Raven, il cuore che batteva all'impazzata, fu allontanata un'ultima volta da Beastboy, le dita che si staccavano e arrivavano solo a sfiorarsi... prima di sentire di nuovo la presa ferrea di lui, che mai l'avrebbe lasciata andare, afferrarla e tirarla a sé, i loro nasi che si toccavano.

Il silenzio durò pochi secondi, intervallato solo dal respiro affannoso dei due ragazzi, i loro sguardi seri fissi l'uno sull'altra, le iridi di Beastboy fisse sui suoi tratti, un sospiro sulle labbra morbide e dischiuse di Raven. Quest'ultima lo vide a stento socchiudere gli occhi e poggiare la fronte sulla sua con delicatezza quando, facendola saltare quasi dalla sorpresa, un forte scroscio di applausi interruppe quel momento raro, facendo loro sgranare gli occhi e staccare appena, girandosi verso il pubblico: i clienti fischiavano entusiasti e gridavano complimenti, persino l'uomo fermato poco prima da Beastboy... persino Aamir che, scuotendo divertito la testa, approfittò della confusione per fare l'occhiolino alla mora, aumentando la mole di applausi.

Raven invece di arrossire semplicemente sbuffò in un sorriso, voltandosi verso Beastboy per trovarlo, sorridente, che ancora la manteneva, come un prezioso tesoro, fra le dita.

Lo osservò divertita ridacchiare appena in una risata stanca, mentre non accennava a separarsi da lei e, per la prima volta, gli strinse le dita ancora di più, sentendosi veramente di ricambiare quel sorriso radioso.

 

 

 

 

 

-Secondo me l'assassino è l'insegnante.-

Cyborg sbattè le palpebre un paio di volte, mettendo a fuoco nuovamente la pellicola le cui immagini scorrevano davanti a lui: la voce di Jinx era arrivata immediata al suo cervello, facendolo voltare leggermente verso di lei.

Il suo numero di quella sera era stato meraviglioso come la prima volta che la vide e, dopo che lei gli permise di aspettare che si cambiasse nel camerino, era uscita con lo stesso vestito estivo di quando era andato a trovarla e cercarla la mattina, un sorrisone sul volto. Voleva andare al cinema a vedere un film horror, e l'uomo, felice di poterle stare accanto, non aveva mostrato alcuna resistenza: alla fine avevano optato per una pellicola thriller data la mancanza di altro che non fossero commedie e la ragazza, concentrata, si cacciava fra le labbra un popcorn dopo l'altro, i piedi nudi poggiati con nonchalance contro il sedile della poltroncina davanti a lei.

-Tu dici? Mi sembra troppo innocente per uccidere qualcuno...-

In realtà Cyborg non si interessava molto del giudizio altrui, prova era il suo ignorare facilmente le occhiate perplesse e quasi disgustate del resto del pubblico dinanzi alla posa della ragazza ma, scendendo con lo sguardo fino alle sue scarpette, malamente abbandonate per terra assieme alla lattina di coca vuota, dovette ammettere che, per il fisico minuto di Jinx e la sua statura immensa, sembravano più zio e nipote che due ragazzi ad un primo appuntamento.

-Appunto!- affermò lei decisa, totalmente presa dagli eventi di quella proiezione: -Sono sempre i più buoni all'apparenza che poi ti fregano.-

Inizialmente il ragazzo, perplesso, pensò quasi fosse una frecciatina a lui rivolta ma, quando si voltò e la vide troppo distratta dal film anche solo per guardarlo, le iridi feline sgranate e la fronte contratta dalla concentrazione, sorrise intenerito, avvolgendole la testa con una mano per portarla verso di sé e baciarla piano sui capelli sciolti che le cadevano morbidamente sulle spalle magre.

-Tu sai che da me non avrai mai fregature, non è vero..?- le sussurrò, lo sguardo fisso sul film come lei, divertito nell'usare il suo stesso linguaggio adolescenziale. Jinx si dimenò fino a liberarsi dalla sua presa, sbuffando: -Che, fai il romantico? Mi hai fatto venire voglia di fare pipì.- si piegò in avanti velocemente, afferrando le scarpette per infilarle alla bell'e meglio, i lacci ancora sciolti.

-Ricordati la prossima volta che le mie feci sono collegate alle tue paroline smielate.- ridacchiò, facendogli alzare gli occhi al cielo con uno sbuffo mentre abbandonava quell'approccio e, carezzandole rapidamente la schiena un'ultima volta, la lasciava sollevare spedita nel buio, dirigendosi in cerca del bagno velocemente e rischiando di sbattere contro altri sedili, occupati o meno.

Notando e scarpe slacciate e la sua andatura troppo rapida, si mise una mano sul viso, esausto ma divertito in quel sussurrare preoccupato: -Attenta a non cadere!-

 

Gli occhi gli iniziarono a divenire cisposi, e il rumore degli spari nella pellicola divenivano sempre più forti, mantenendolo sveglio. Cyborg si reggeva il viso con una mano, adocchiando ogni tanto l'entrata lontana del bagno; Jinx era lì dentro da più di venti minuti, riflettè osservando l'ora sul quadrante al polso, che avesse avuto qualcosa contro la forma del gabinetto?

Ridacchiò al pensiero della ragazza che picchiava quel pezzo di ceramica e, scuotendo la testa, si sollevò in piedi per andare a controllare, prendendo la giacca per evitare di prendere freddo con tutta quell'aria condizionata. Camminò quasi a tentoni, chiedendosi come aveva fatto la ragazza ad andarci così spedita, abbassando spesso il capo per non disturbare la visione ad altri clienti.

Arrivato davanti al bagno, abbassò la maniglia per vedere le due porte di maschi e femmine, divise da un lavandino abbastanza igienizzato;

-Jinx..?- chiamò interrogativo, bussando educatamente alla sua porta: -È tutto a posto lì dentro?-

Non ci fu nessuna risposta, e l'uomo alzò un sopracciglio, bussando nuovamente e chiamandola di nuovo.

-Perchè non mi rispondi? Ce l'hai con me, forse? Andiamo, se esci prometto che ti compro anche l'hot dog che volevi.-

Promise con un sorriso e aspettandosi che la ragazza si fiondasse fuori dal bagno a reclamare quel cibo ma, dinanzi al silenzio interrotto solo dal fracasso del film nella sala accanto, esso sparì dal suo volto, e Cyborg avvicinò preoccupato l'orecchio alla porta, cercando di distinguerne qualche suono utile: -J... Jinx..?-

Un rumore sottile e udibile a stento di un soffocamento giunse inaspettato alle sue orecchie, e Cyborg sgranò gli occhi, il cuore che iniziava a martellare nel petto e il sangue a pompare nelle vene, procurandogli un giramento di testa, agitato: -Jinx! JINX! Stai bene?! Apri la porta!- le urlò, battendo con potenza i pugni su quest'ultima, un groppo in gola.

Cosa stava succedendo?

Il cervello sembrava esplodergli al pensiero che stesse male e che lui non fosse lì a proteggerla, come si era prefissato da quando l'aveva vista esibirsi la prima volta, così fragile, così annientatrice.

Stringendo i denti fra loro con rabbia e con la vista offuscata dal timore, si allontanò di poco per correre e sbattere la spalla e il corpo contro quell'ostacolo, riuscendo finalmente ad abbassare la maniglia, e la porta si aprì con un potente cigolìo, rivelando lo spettacolo.

 

 

 

 

 

-Ci deve essere qualcosa che non va.-

Raven si voltò appena verso di lui interrogativa, continuando a camminare per fargli strada nella notte: -Che intendi?-

-Intendo che prima di questa sera non avresti mai accettato che io ti accompagnassi a casa. Di fatto, mi avresti tenuto lontano da te di almeno cinquanta metri.- scrollò le spalle il ragazzo, sinceramente stupito, le mani nelle tasche con nonchalance mentre la seguiva a passo lento, prima di fermarsi del tutto ad occhi sgranati all'improvviso. Questo, unito all'espressione perversa che assunse, complice un sorrisone di prima categoria, bastò a comunicare a Raven che avrebbe fatto meglio a lasciarlo su un'autostrada.

-Quindi, se leggo bene fra le righe due sono le soluzioni...- ghignò, tronfio, battendosi una mano sul petto con l'espressione del gatto che ha appena divorato il topo: -... o sei cotta di me oppure sei follemente innamorata di me. Entrambi i casi, comunque, erano prevedibili fin dall'inizio.- ammise a palpebre chiuse, scuotendo il capo e facendole alzare gli occhi al cielo con un ringhio basso ed imbarazzato.

Si era fermata, una volta arrivata dinanzi al balcone cui era solita arrampicarsi e, senza alcuna esitazione, aveva afferrato la pietra per sollevarsi, riuscendoci senza fatica:

-Sai, non voglio sempre fare la parte dell'antipatica...- annunciò in un sospiro perplesso, aggirando una delle sbarre che la separava dalla balconata; -... quindi dimmi tu che risposta preferisci fra le due verità: che sarebbe stato inutile non permettertelo dato che già sapevi dove abito oppure che tanto mi avresti comunque seguita da maniaco stalker quale sei?-

Lo aveva domandato con un sorrisone ipocrita, la mano tesa verso il basso, dove ancora lui si trovava, una volta arrivata alla meta. Beastboy sbuffò in un'espressione sarcastica, fulminandola con lo sguardo mentre le afferrava la mano per issarsi su: erano entrambe risposte acide, non vi era alcun progresso, anzi!

-Tra le due mi sa che preferisco il silenzio. È molto più eloquente delle parole, non credi?- le strizzò l'occhio, facendole scuotere il capo mentre si apprestava a spalancare l'entrata a vetri:

-Nel caso tuo entrambi i metodi sono vani.-

-Scusa, ma non riesco a sentire quello che dici sotto il suono di quanto mi ami.- concluse con un sorrisetto, osservandosi intorno in quella stanza dalle pareti viola dove già era stato: -Oh, sbaglio o è più disordinata della scorsa volta?- lasciò cadere l'interrogativo con nonchalance, fermandola dal suo rispondergli per le rime e facendola borbottare seccata.

Effettivamente non era una bugia, vi erano alcuni vestiti quotidiani per terra e il letto ancora disfatto, oltre che pile di libri accostati al comodino... il suo sguardo si posò involontariamente su un gruppetto di borsellini sul tappeto ovale e, riconoscendo fra quelli quello di Robin, sollevò un sopracciglio perplesso.

Raven notò quella reazione e, seguendolo nell'osservazione, sgranò appena gli occhi a quella vista, quasi scattando in avanti: -Ehm... scusa, a volte dimentico di mettere in ordine dato che ho le chiavi della stanza.- si affrettò a piegarsi per spingere con le dita i due portafogli sotto all'armadio, dove solitamente li impilava, e il ragazzo avanzò verso di lei preoccupato:

-Non hai ancora smesso di rubare..?-

-Non credo siano fatti che ti riguardano.- sbottò lei, sulla difensiva, lo sguardo lontano dal suo viso e lo scudo di nuovo eretto, contro di lui e in difesa del suo cuore. Ma questa volta Beastboy non avrebbe lasciato perdere, congelando il tutto e assecondando il suo distacco:

-Non ti sto giudicando, Rae...- pronunciò quel nomignolo con un tono così dolce, sussurrato, da farle alzare gli occhi sul suo volto comprensivo, impulsivamente: -... voglio solo capire.-

La mora abbassò lo sguardo, colpevole, trattenendo il respiro mentre lui si avvicinava a piccoli passi, per non spaventarla: le sue dita ruvide le sfiorarono con delicatezza una guancia, facendole sgranare gli occhi dalla sopresa e incontrare le sue iridi verdi, intrise di una tenerezza che non aveva mai visto da quando l'aveva conosciuto. Sembrava che il Beastboy giocoso e sempre superficiale fosse stato temporanemanete messo da parte per quella occasione e, per un istante, Raven si domandò, spiazzata, con chi aveva a che fare veramente.

Eppure, aveva davvero importanza?

Chiunque fosse quel ragazzo e qualunque scopo egli avesse, era lì in quel momento, davanti a lei, e la stava guardando come nessuno l'aveva mai guardata prima; la stava comprendendo... come nessuno l'aveva mai compresa prima. E stava riuscendo a scalfire il ghiaccio attorno al suo cuore come nessuno aveva mai fatto, non arrendendosi come tutti davanti all'oscurità del suo animo in tempesta.

Beastboy sollevò un sopracciglio, perplesso, quando la vide superarlo senza una parola e, dopo aver spento la luce e lasciata la stanza in penombra, dirigersi verso il letto, stendendosi di profilo come se nulla fosse: le sue iridi blu lo fissavano curiose, ammaliandolo;

-Beh? Non vieni?- la sua domanda gli arrivò al cervello con la potenza di una scossa ma, qualunque pensiero lo rimandasse al ricordo della notte passata con lei sulla spiaggia quella notte, fu costretto ad allontanarlo quando, dinanzi alla sua espressione imbambolata e al leggero rossore che gli si dipinse sulle guance, lei trattenne una risata: -Credevo volessi parlare.-

Il ragazzo sbattè le ciglia un paio di volte, riprendendo il controllo di sé stesso con un sorriso divertito dinanzi a quella spiegazione:

-Non intendevo farlo con te stesa sopra ad un invitante letto. Sai, non ho il controllo così perfetto dei miei ormoni.- scherzò a braccia conserte, e lei si morse un labbro per non ridere, osservando sopra di sé sorniona.

-Mettiamola così...- si sistemò con le dita sotto il cuscino, stringendolo assonnata:

-... non mi piace espormi, e ho bisogno di un giaciglio per nascondermi quando non me la sento di continuare. Tu considera solo che, se per caso ti venisse in mente anche solo di tentare un approccio, c'è un balcone appena dietro di noi, e che spingerti di sotto non mi costerebbe nulla.- si godette la sua espressione seccata, gli occhi al cielo, e gli sorrise angelica: -Ma tanto sono sicura che non ti era passata nemmeno per la mente un'idea del genere, dico bene?-

-Come hai fatto ad indovinare?- mentì lui con un sorriso innocente e sollevando le spalle con convinzione, facendola ridacchiare e scuotere il capo, giudiziosa. Rise anche lui, sollevato, quando una vibrazione nella tasca lo distrasse e, comprendendone la fonte, prese il telefonino che vibrava per la chiamata, osservando il display.

Aggrottò la fronte: Robin?

-Devi andare..?- la voce incerta di Raven richiamò la sua attenzione, seria e con lo sguardo appena illuminato dalla luna alta nel cielo. Beastboy le sorrise dopo qualche attimo di sorpresa, scuotendo il capo e rifiutando la chiamata in arrivo, dirigendosi verso di lei: non era raro per lui ricevere telefonate dall'amico e, nonostante l'ora tarda, aveva dato per scontato che non fosse nulla di urgente e che ne avrebbe potuto riparlare con lui in hotel l'indomani.

Non voleva perdere Raven e quella occasione di starle accanto, non adesso che finalmente la ragazza stava iniziando ad aprirsi con lui, a fargli conoscere chi era davvero:

-Nulla di importante.-

 

 

 

 

 

Robin, maledicendo tutta quella situazione, sbattè con forza il cellulare sul materasso disfatto, chiudendo la chiamata.

Lanciò un'occhiata al display ancora luminoso, camminando nervoso avanti ed indietro, le dita nei capelli ancora pieni di gel: era più di un'ora che provava a chiamare, senza successo, Beastboy e Cyborg, ma nessuno dei due aveva risposto, l'uno chiusa in anticipo la chiamata e l'altro costantemente non raggiungibile. Si fermò davanti alla valigia piena nuovamente, lo sguardo serio mentre si chiedeva, accasciandosi seduto sul letto e per l'ennesima volta, se stesse facendo la cosa giusta.

Aveva lasciato per troppo tempo che il suo cuore prendesse il sopravvento sulla sua mente, e tutto aveva rischiato di venire distrutto: la sua moralità, le sue promesse... il suo matrimonio.

Sobbalzò quando il materasso tremò sotto di lui e, voltandosi verso il cellulare che vibrava, strinse le labbra, il cuore in gola per il rimpianto.

Starfire... l'aveva lasciata lì da sola, senza una spiegazione, senza permetterle semplicemente di capire. Preso l'aggeggio fra le mani, rifiutò quell'ennesima chiamata da parte sua in poche ore, sperando così di farsi odiare... di farsi dimenticare, perchè lei meritava ben altro che un bugiardo come lui.

Aprì la sezione messaggi e scrisse un breve testo ad i suoi amici per informarli della sua partenza, le dita tremanti mentre, chiudendo finalmente il bagaglio e trascinandolo fuori dalla sua stanza, si richiuse la porta alle spalle, pronto a decollare su quell'aereo che l'avrebbe riportato a casa.

 

 

 

 

Beastboy respirò a fondo quando le prime luci dell'alba colpirono il viso chiaro di Raven.

I capelli le scendevano fluidi lungo le spalle ancora coperte dalla maglia a collo alto nera, e lei aveva socchiuso gli occhi stanchi, non allontanandolo da lei quando, durante il suo racconto, si era sistemato su un fianco reggendosi la testa con una mano e, il gomito pressato sul materasso, aveva avvicinato le sue dita alla sua guancia, posandole sopra e carezzandole calmo, come per farla addormentare.

Eppure, questo non era successo: i loro respiri erano stati tranquilli per tutta la notte insonne e la mora, dopo aver sussultato appena dinanzi a quelle attenzioni, aveva semplicemente distolto lo sguardo da lui, imbarazzata, e continuato a parlare, facendogli ascoltare ancora la sua voce melodiosa.

Raven era una disgrazia.

A causa del suo carattere ribelle e deciso, non incline alle regole, aveva trascorso la sua vita in quella famiglia come la pecora nera di quella casa, specialmente da quando era nata sua sorella Terra, la gioia del padre. Quest'ultimo, mentre quando lei era piccola le dava le attenzioni necessarie, pur mantenendo il suo carattere severo di sempre, aveva rinunciato a gestire la mora dopo la crescita delle due ragazze e, dinanzi alle ingiustizie della sorellina che altro non faceva che invidiarla e nascondere alla famiglia il suo vero carattere, nascondendosi dietro la facciata della brillante figlia minore, Raven era giunta ad una decisione: sarebbe stata la figlia che ogni padre detesta avere, e da quel momento in poi avrebbe rifiutato qualunque cosa la sua famiglia le avrebbe offerto... la stabilità di un nucleo familiare e di una dimora, il prestigio, la ricchezza.

Fu così che si distaccò da qualunque rapporto non strettamente necessario in casa, imparò a trascorrere le sue giornate lontano dalla sua abitazione, perseguendo le sue volontà, e collezionò scelte sbagliate dinanzi agli occhi delusi del padre e preoccupati della madre, desiderando solo stare tranquilla e vivere la vita per conto suo.

 

È stato circa un paio di anni fa che ho iniziato a rubare.” aveva ammesso durante quella notte, il viso rivolto verso il basso e lo sguardo concentrato mentre si sforzava di ricordare: “Mia madre si dovette allontanare per lavoro da Barcellona, lasciando me e mio padre da soli con mia sorella a badare a noi stessi per sei mesi. La situazione era diventata insostenibile già dopo una settimana: urla, litigi e gli abbracci di papà solo a Terra.”

Aveva sospirato, ignorando lo sguardo preoccupato del ragazzo: “Mi serviva qualcosa per allontanarmi dalla realtà, per avvertire l'adrenalina nelle vene e per scendere fino in fondo nella mia colpa. Le mie corse folli in moto non erano più abbastanza... così iniziai a rubare, prima raramente, poi sempre più spesso, fino ad arrivare al punto di non tornare a casa senza un rolex oppure un portafogli in pelle.”

Avvertiva le dita protettive di Beastboy sopra la pelle e, rabbrividendo leggermente, quasi si era spinta per assecondare quelle carezze con il viso: “Era meraviglioso... il vento fra i capelli, la paura di essere beccata ma, soprattutto, la certezza che se mio padre lo fosse mai venuto a sapere sarei stata finalmente per mia volontà una vera delusione per lui. Non desideravo lo scoprisse, certo, ma almeno con quello stavo a posto con la mia coscienza.”

Aveva sollevato le palpebre con un sorriso malizioso, le sue iridi blu che carezzavano la pelle del ragazzo:

Per la polizia locale, durante i miei furti gravi, mi sono fatta conoscere come Bad Blood.”

 

Bad Blood...

Tradotto rancore, cattivo sangue. L'emblema della sua vita come diversa, come specchio distorto della sorella, come indipendente da qualunque legame affettivo che imprigionasse i suoi ideali.

Beastboy aveva avvertito l'eccitazione scorrere dritta nelle vene nella consapevolezza di quel segreto, che rendeva la mora ai suoi occhi più affascinante di quanto già non fosse: il pensiero di quel segreto rivelato a lui e a lui solo, le iridi feline di lei che adesso scrutavano il cielo di un leggero arancio attraverso il vetro.

-Ti rendi conto che abbiamo parlato per tutta la notte?- gli domandò, stiracchiandosi appena e facendogli abbandonare quella dimensione riflessiva in cui era, involontariamente, sprofondato:

-Sei stanca..?-

Aveva smesso di carezzarle il volto già da un po' e Raven, sentendo la sua voce quasi per la prima volta da quando aveva iniziato a parlare, si leccò le labbra appena nel sentire la mancanza di quel contatto così protettivo e delicato sulla pelle. Sembrava incredibile come quel ragazzo, così sfacciato da sembrare quasi logorroico, l'avesse ascoltata così a lungo, studiandone semplicemente i tratti senza giudicarla mai.

Scosse il capo in segno di negazione, scendendo dal letto con un movimento fluido e dirigendosi verso il balcone, aprendolo piano per non far rumore:

-Penso che sia meglio che tu vada ora, prima che mio padre ti becchi qui.-

Beastboy, dopo averla osservata muoversi con attenzione ad occhi socchiusi, annuì e si sollevò anch'egli da quel giaciglio, camminando letamente per far riprendere le gambe da quel piacevole torpore: la superò mentre era ferma a mantenere aperto il vetro e, non notando il suo sguardo, si diresse verso la fine del terrazzo, pronto a saltare giù abilmente fino al giardino.

-Grazie.-

Beastboy sgranò gli occhi, non riuscendo a credere alle proprie orecchie quando quella voce bassa gli arrivò fino al corpo, facendolo rabbrividire: Raven lo stava davvero ringraziando per quello che aveva fatto? Sicuramente era tutta una sua illusione da psicopatico.

Si voltò cauto, sorpreso, e quando incontrò le iridi blu della mora si osservarono per qualche secondo, senza respiro, prima che lei uscisse da dentro la sua stanza, abbassando imbarazzata lo sguardo:

-Non mi aspettavo che un pervertito come te sapesse ascoltare senza giudicare, perciò... ti ringrazio.- ammise, sforzandosi di non balbettare e, quando avvertì un'ombra che copriva la sua vista al sole appena accennato in cielo, alzò gli occhi di nuovo, vedendolo avvicinarsi a lei con un sorriso sornione: -Chi ti ha detto che non ti giudico..?-

La mora aggrottò la fronte, ferita, e la rabbia montò nel suo petto nel pensare che si era messa a nudo con un ragazzo che, come tutti, era troppo accecato dal suo ego per anche solo potersi interessare a qualcun altro: strinse i pugni, lo sguardo basso e seccato, mentre il ragazzo la raggiungeva e si abbassava appena verso di lei, le labbra vicine al suo orecchio:

-Hai soffocato i tuoi istinti per molto tempo, incamerando tutti i lati oscuri della tua famiglia e poi, finalmente, hai deciso di reagire nel migliore dei modi. Tu sei la prova perfetta che ascoltare non è poi così noioso ma agire... agire è molto più divertente.-

Raven soffocò un respiro, gli occhi sgranati a quelle parole che la smentivano ancora una volta e, sollevando lo sguardo verso di lui, trovò il suo sorriso malizioso, le dita che avanzavano fino a cingerle i fianchi, il suo respiro impaziente sulle labbra. Il cuore prese a battere più forte mentre un palmo di Beastboy saliva a carezzarle la guancia, scostandole gentilmente una ciocca di capelli dal volto, accarezzandone il passaggio lungo la schiena: si stava avvicinando sempre di più a lei, poteva avvertire il suo calore, ricordare il sapore che aveva avvertito sulla lingua la prima volta che aveva violato le sue labbra, dolce e deciso come un fiore velenoso.

Socchiuse gli occhi involontariamente vedendo lui fare lo stesso, i tratti ora seri e determinati nel voler sentire ancora i tremiti di lei fra le braccia, ben consapevole che, quella volta, con quella presa così possessiva e colma di desiderio di lui, il cuore che sembrava voler quasi uscire dal suo petto e la testa che, vorticando, annullava ogni pensiero coerente, non sarebbe riuscita a impedirglielo.

Riuscì solo ad avvertire le sue labbra sfiorare piano le sue, dolcemente, prima che una voce ben conosciuta le rimbombasse nel cervello da dietro di sé, come una notizia inaspettata:

 

-Ma tu guarda un po' che sorpresa...-

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice

 

Salve amici Tamariani^^ Come state? Spero bene!

Starfire: io mica tanto... mi hai avvisato solo adesso che partiamo e mi hai lasciato da sola ad occuparmi di tutti questi bagagliii >.< non so che mettermi!

Io: O.o ma chi ti ha detto che potevi partire con me?

In ogni caso si, avete capito bene, finalmente parto anche ioooo spara i botti in lontananza per non ferire nessuno e, prima di allontanarmi volevo postare questo capitolo per augurarvi buone vacanze, anche se non so quando tornerò quindi è probabile che ci sentiremo più presto di quanto crediate XD

Inoltre questa volta non posto il disegno della QOTD dello scorso capitolo in quanto noto che, probabilmente, alcune/i di voi sono già partite/i e quindi volevo aspettare un altro capitolo per dare la possibilità a tutte di scegliere il proprio boy e il perfetto appuntamento! :D In ogni caso, dato che ho deciso di accontentare tutte (avete delle idee carinissime*^*) se potete scrivere il vostro aspetto fisico in modo che al prossimo capitolo ci sia il disegno allora yay, anche se ho un'ideuzza in mente... pervface

La risposta dello scorso capitolo è difficile da immaginare per me questa volta ma uhm... penso che il mio sogno sia quello di essere portata a cena da Beastboy sotto un gazebo, uno di quegli ambienti un po' fatati e bloccati in un certo senso dal tempo, a goderci il panorama notturno e a ridere a scherzare... ma credo che queste cose in città non esistano! >.<''

Anyway, cosa sarà successo a Jinx? (muhahaha) Cosa farà la povera Star ma soprattutto chi è la voce misteriosa che ha bloccato i due piccioncini? Lasciatemi le vostre considerazioni :P

“Bad Blood” vi piace come nome? Mi sembrava azzeccatissimo per la condizione di vita di Raven e devo ammettere che questo personaggio mi è venuto per bene in mente ascoltando la canzone che adoro (si, sogno ad occhi aperti con la musica) di Taylor Swift, Bad blood per l'appunto! **

 

QOTD: Se poteste essere un personaggio di questa storia, chi scegliereste e quale sarebbe la prima cosa che fareste?

 

A prestissimo (spero), good sun e un mare di baci alieni! :D

 

 

 

 

-FM.

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Capitolo 13
*** Responsabilità ***


 

 

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Jinx avvertiva il corpo incredibilmente leggero mentre sognava, forse come mai l'aveva sentito in vita sua.

Per la prima volta, quello spazio immaginario e vuoto, dalla forma di un palco, era tutto per lei, per i suoi passi leggeri e decisi che colpivano ritmicamente il pavimento; un volteggiare, e poi un altro, un pianoforte che suonava da solo, ma non le importava.

Tutto ciò che voleva fare, in quel momento e per tutta la vita, era inseguire il suo sogno, continuare quella vita sregolata che, se da un lato l'aveva condannata a tanti amori sbagliati, dall'altro era stata in grado di offrirle una possibilità in tutto quel marciume.

Le braccia che si muovevano morbide e sinuose, gli occhi socchiusi e la testa che vorticava mentre girava, girava ancora ed ancora... poi, in quel tornado di emozioni, ecco che lo vide, sfocato eppure dal sorriso dolce e cordiale, che svettava proprio come una maledizione.

Il volto dell'amore più sbagliato, quello più meraviglioso, che aveva condannato la sua esistenza per sempre.

 

Jinx aprì gli occhi con grande fatica, il cuore in tumulto per quell'incubo che era stato in grado di risvegliare i più dolorosi ricordi: la testa che le girava dalla fatica, restò estremamente sorpresa quando, invece che incontrare la luce del locale in cui si esibiva, notò la penombra ancora notturna di quella stanza sconosciuta.

Il ticchettìo dell'orologio a pendolo giunse alle sue orecchie quando, scostando appena le coperte, iniziò a guardarsi attorno curiosa, riuscendo a riconoscere i lineamenti di un comò antico, il divano in pelle di fronte a sé, soprammobili intagliati in legno.

-Sei sveglia.-

Sussultò appena davanti a quella voce maschile ben conosciuta, alzando il capo per incrociare il suo sguardo preoccupato che adesso, dal buio della stanza, stava avanzando con un panno umido verso di lei:

-Come ti senti..?- le domandò a bassa voce, come per paura di svegliarla davvero, sedendosi davanti alle sue gambe avvolte dalla coperta: la sua pelle era, se possibile, ancora più pallida, una leggera patina di sudore che era apparsa sulla fronte.

Che avesse avuto un brutto sogno..?

Cyborg le porse la salvietta fresca, tamponandole con cura la fronte, ammirando i suoi lineamenti tristi e malinconici, perdendosi in quello sguardo felino che aveva come l'impressione che lo stesse evitando:

-Sto bene.- mentì lei, portandosi le ginocchia al petto per posarvi sopra il capo languidamente, i capelli sciolti che scivolarono lungo le braccia conserte:

-Dove mi hai portata? Guarda che se volevi stare un po' da solo con me potevi anche dirmelo...- la buttò lì con malizia, tentando di sviare quel discorso scomodo seducendolo; l'altro sospirò, leggermente sollevato: perlomeno, il suo caratterino rimaneva lo stesso, nonostante la sua salute traballante.

-Quando ti ho trovata svenuta nel bagno del cinema ho tentato di riportarti al locale o al mio hotel, ma non ho potuto.- spiegò, imbevendo la salvietta nel catino con acqua pulita accanto a sé: -La tempesta era aumentata, e non c'era nessun mezzo pubblico disponibile... così, nel cercare un riparo, sono arrivato al porto. Per fortuna c'era il proprietario di questo yacht, che stava tornando a casa: l'ho pagato perchè ce lo prestasse finchè la tempesta non si fosse calmata. Avevi bisogno di calore e riposo.-

Jinx ascoltò quelle parole in silenzio, stupendosi dei suoi gesti talmente devoti da risultare quasi disperati: non riusciva a credere che avesse passato una notte insonne, al freddo e al gelo solo per lei. Un forte imbarazzo la colpì non appena avvertì il suo palmo leggermente ruvido sfiorarle la guancia, facendola tremare.

L'amore l'aveva sempre colta impreparata, e quella volta non sarebbe stato diverso: i suoi gesti, così premurosi, sembravano rivolti ad una bambina per quanto erano innocenti.

Forse fu proprio quella dolcezza ad insinuarle il senso di colpa: egli non era come tutti i clienti con cui aveva avuto a che fare, la rispettava e probabilmente la amava... poteva leggerlo, scoprirlo, in quegli occhi profondi che la studiavano con attenzione, imprimendo nella sua mente ogni tremolìo, ogni movimento delle sue labbra che adesso erano arrivate a posarsi sulle sue.

Anche lei lo amava, o era soltanto una risposta al suo bisogno di amore, dopo tanto tempo?

Ricambiò il bacio, muovendo decisa le labbra contro le sue, avvertendo gli occhi pizzicare pericolosamente mentre le scintille del fuoco nel camino si riflettevano contro la sua pelle nivea:

-Jinx...- sussurrò Cyborg, preoccupato nel gustare il sale delle lacrime sulle sue labbra, quando queste scesero lungo le guance scavate.

-Jennifer.- lo corresse lei, mettendo la sua anima a nudo, sentendo di volerlo: afferrò il collo della sua felpa, trascinandolo a sé dolcemente, succhiandogli dolcemente il labbro inferiore che sapeva di menta: -Mi chiamo Jennifer Hunt.-

Il ragazzo rimase estremamente sorpreso da quella confessione, improvvisa come un secchio di acqua gelida sulla testa: non aveva mai saputo nulla di lei e adesso, senza alcuna ragione, Jinx lo stava informando di un pezzo del suo passato.

Quella ragazza non smetteva mai di stupirlo, nel bene e nel male.

-Jennifer... ascolta.- ripetè dolcemente, tentando di sottrarsi di poco ai suoi baci caldi e meravigliosi: -Perchè mi menti? Lo sai che a me puoi dire ogni cosa, ed è evidente che non stai bene e...-

-Basta.-

L'altro sollevò un sopracciglio davanti al suo tono severo; il corpo rigido, gli occhi felini e glaciali: era di nuovo la Jinx misteriosa di sempre che lo voleva fuori dalla sua vita, nuovamente sé stessa in una delle sue mille sfaccettature.

-Come..?-

Rimase ammutolito e confuso, giudicato da quella reazione inspiegabile.

Poi, improvvisamente, i tratti della ragazza si rilassarono, e dalle sue labbra fini uscì un sospiro affranto: -Per favore, Cyborg, non rendermi le cose ancora più difficili.-

Si alzò dal divano a braccia conserte, come a ripararsi dal freddo, la maglia lunga di Cyborg addosso che la riscaldava mentre gli dava le spalle, camminando verso l'oblò, dove la pioggia rumorosa era ancora visibile.

Lo yacht tremava appena, facendole venire un nodo allo stomaco.

-Io voglio solo aiutarti, perchè non me lo permetti?- ribattè lui, più convinto e nervoso.

Faceva male vederla così, tanto fragile da potersi spezzare sotto le sue dita.

-Perchè nemmeno io lo permetto a me stessa.-

Quella sentenza era stata dura, eppure veritiera; fu quando ella si voltò verso di lui, ed egli riconobbe lo scintillare lento delle lacrime che avevano ricominciato a rigarle le guance, che apprezzò il suo essere sincera, forse per la prima volta.

Jinx era una contraddizione continua, eppure sentiva che non sarebbe stato in grado di amare nessun'altra allo stesso modo.

-Quindi ti prego...- sussurrò pacata, vedendolo alzarsi dal divano per raggiungerla, a passi lenti: -... un giorno saprai tutto. Ma adesso...-

Nonostante il camminare dell'altro, fu lei a corrergli quasi incontro, allacciando con urgenza le mani alla sua nuca e affondando nelle sue labbra, baciandolo con foga fino a lasciarlo senza respiro: Cyborg, dopo i primi istanti di sorpresa, avvertì il desiderio prendere il sopravvento, portandolo a carezzare velocemente le onde morbide che erano i suoi capelli, assaporando quella lingua che sapeva di lacrime e pesca, quella pelle più profumata di un campo di rose.

-... voglio soltanto dimenticare.- concluse con la voce rotta dal pianto, respirando affannata da quel contatto.

Il ragazzo posò la fronte sulla sua, ben deciso a non aggiungere altro, desiderando soltanto di amarla in silenzio, sentirla più vicina e parte di lui. Forse era un'illusione, eppure sentiva che non gli importava.

La prese in braccio come una principessa, sospirando al contatto delle sue labbra fresche sul collo, intente a baciare la sua pelle, a morderla e succhiarla lenta, come se avesse a che fare con una caramella e volesse prolungarne il gusto sulla lingua il più possibile: -Torna in America con me...-

-Co... cosa?- sussurrò sorpresa lei, il suo fiato bollente sul lobo e le sue mani delicate che percorrevano la sua gamba nuda, carezzandola con devozione.

-Non so cosa sia che ti impedisce di ballare ed esibirti...- continuò lui, sforzandosi di mantenere la lucidità mentre lei gli faceva sollevare le braccia per sfilargli la felpa; a torace nudo tornò sul suo corpo minuto ed incredibilmente seducente, tremando quando le sue gambe si allacciarono al suo bacino.

-... ma quello che fai qui è illegale. In Spagna sei minorenne, ma se tornerai con me a casa verrai considerata della maggiore età e nessuno potrà fermare il tuo debutto.- spiegò, buttando fuori tutto ciò che aveva sempre saputo, essendo un carabiniere, ma che aveva taciuto per paura di terrorizzarla. La ragazza avvertì il cuore più leggero a quella notizia, e un immenso portone delle possibilità le si aprì davanti agli occhi.

Sorrise fra le lacrime, finalmente felice, mentre permetteva al ragazzo di spogliarla con calma e fra i sospiri impazienti, lasciando che baciasse cauto il petto ancora fasciato dal reggiseno di pizzo nero, le dita che febbrili ricercavano il gancetto sulla schiena: -Lo farò.-

Cyborg sgranò gli occhi, senza fiato, quando la vide sorridere in quel modo, con una gioia e una malinconia che non aveva mai avuto modo di vedere dipinte sul suo viso:

-Verrò in America con te.-

Il cuore aumentò i suoi battiti, la passione e la felicità di averla fra le braccia che ora poteva finalmente rivelare: sospirò sollevato, sorridendole sulle labbra quando riuscì a sentire il suo seno piccolo e morbido sul petto, le loro emozioni a contatto mentre, impaziente, si spingeva in lei.

Continuò a baciarla fra i gemiti e i sospiri, sentendo il suo dolce respiro sulle labbra, il suo fisico provato e magro fra le sue braccia, che tanto la faceva sembrare una bambola di porcellana pronta a rompersi sotto il minimo tocco.

Era piccola... talmente tanto che Cyborg ebbe paura di farle del male senza volerlo, amandola semplicemente.

Non si era mai sentito così, come fosse in paradiso, sospeso fra le sue labbra e i suoi capelli morbidi e profumati, fra quella pelle che non poteva fare a meno di accarezzare ad ogni spinta.

-Ti amo, Jinx.- sussurrò col cuore a mille prima di venire dentro di lei, facendola sospirare un'ultima volta sul suo viso. Non c'era bisogno di chiamarla per nome, sentiva di dover utilizzare quello stesso soprannome che rivelava la sua vera identità, il suo essere misteriosa che tanto l'aveva conquistato.

Lei non rispose e, le lacrime che piano cessavano di scendere lungo le guance, si limitò a stringersi al suo petto, nascondendo il viso sulla sua pelle accaldata mentre scivolava fra le braccia di Morfeo.

 

 

 

////

 

 

-Ma tu guarda un po' che sorpresa...-

Raven e Beastboy, colti decisamente alla sprovvista, si irrigidirono di botto a quel richiamo mellifluo, staccandosi di poco l'uno dall'altro. La mora si voltò stupita, sbattendo un paio di volte le palpebre per quella visione: sua sorella Tara era apparsa sull'uscio del balcone, appoggiata al vetro con il solito ed irritante sorrisetto dipinto sul volto.

-Terra...- la chiamò seccata sotto lo sguardo confuso del ragazzo: -... che diamine ci fai qui, si può sapere?!-

-Veramente, dovrei chiederlo io a te...- ribattè l'altra, ridacchiando appena mentre si staccava da lì per andare loro incontro: -Non sono io quella che è fuori al balcone, all'alba e con un ragazzo sconosciuto in casa.-

Squadrò attentamente Beastboy, e una luce di compiacimento attraversò le sue iridi color cielo nel notare il suo aspetto prestante, così come la sua aria decisamente sicura di sé, sotto lo sguardo infastidito di Raven, che ben sapeva, conoscendola, dove volesse andare a parare:

-Però... devo ammettere che come sempre hai buon gusto, sorellona.- ammise senza alcuna timidezza, facendola bruciare di rabbia:

-Tsk. Sciocchezze, hai frainteso tutto come sempre! E adesso...- le posò senza riguardo le mani sulle spalle, facendo per girarla e mandarla via: -... smamma di qui, questa è la mia stanza!-

Beastboy non osò dire una parola, perplesso da ciò che vedeva: non aveva mai incontrato la sorellina di Raven, quest'ultima gliene aveva parlato solo la notte prima, ma doveva ammettere che, come la mora, la sua bellezza era senza dubbio degna di nota.

Non lo attirava, non scorgeva in lei la presenza di misteri come come Raven ma forse, a colpirlo, fu la consapevolezza che sembravano l'uno l'opposto dell'altra, quasi come due passanti scontrate per caso e non due sorelle.

-Oh andiamo, come sei acida, perchè non fai accomodare il nostro ospite all'interno? Non sapevo di doverti insegnare anche le buone maniere...- ridacchiò invece la bionda, sgusciando via dalla sua stretta per dirigersi ancheggiante verso Beastboy, tendendogli una mano con un sorriso.

-Io mi chiamo Terra, molto piacere.-

-Accidenti, che caratterino... degno di tua sorella.- commentò lui divertito, per nulla imbarazzato mentre ricambiava quella stretta cordiale, ignorando il “Come, scusa?!” di Raven:

-Io sono Garfield, ma tutti mi chiamano Beastboy.-

Seguirono degli istanti di silenzio, Terra che gli sorrideva in modo incredibilmente seducente e soddisfatto mentre ancora non lasciava la sua mano ma, proprio quando stava per aprire bocca nuovamente, un'altra voce giunse inaspettata da dietro le loro spalle, e stavolta fu severa e seccata.

-Qualche spiegazione sarebbe gradita anche a me.-

Il ragazzo si voltò per incontrare la figura di un uomo di mezza età ancora in vestaglia, lo sguardo serio e indagatore; notò come Raven distolse lo sguardo, a disagio.

-Papà!- trillò la bionda, correndo fra le sue braccia a salutarlo:

-Non c'è molto da dire, ma sembra proprio che Rachel abbia preso l'abitudine di aprire la porta agli sconosciuti...- commentò sarcastica, un sorrisetto dipinto sul volto.

-Chi avrebbe preso cosa, prego?!-

-E così ti chiami Rachel, eh..?- sorrise Beastboy maliziosamente, piegandosi appena verso di lei per sussurrarle quelle parole all'orecchio: di lei aveva sempre saputo solo il soprannome, ed era soddisfatto di stare scoprendo sempre di più sull'oggetto dei suoi interessi.

-È un nome davvero bello, non capisco proprio perchè tu non me l'abbia detto prima.- sghignazzò, ben sapendo che l'unico motivo per cui ella non voleva dirlo era per non dargli altri dati, essendo la colpevole del furto fatto a Robin.

La mora si passò le mani sul viso, esausta, una smorfia esasperata dipinta sul volto:

-Ti giuro che se non taci all'istante una bella gita di sola andata giù dal balcone non te la leverà nessuno.- lo minacciò stizzita, ed entrambi si studiarono attentamente, l'una irritata e l'altro divertito, prima che Beastboy si voltasse verso i suoi familiari.

-Chiedo perdono per la sgradita sorpresa...- Raven tremava appena dal freddo e, non importandosene di quello che stava accadendo, lui la strinse con un braccio per riscaldarla, facendola arrossire leggermente. Non era mai stato timido in quelle situazioni, e di certo quella non sarebbe stata un'eccezione.

-... ma sono venuto qui solo per riportare a Raven la sua...- adocchiò la figura della ragazza, cercando una scusa:

-... sciarpa. Non volevo disturbare, e sono sicuro che non lo voleva nemmeno sua figlia, signore. La colpa di tutto è mia, e le chiedo gentilmente di dimenticare l'accaduto.-

Si lasciò andare ad un sorriso sincero, stupendo la mora, che di certo non si aspettava da lui una simile educazione, nonché una prontezza di parole.

Carezzò i capelli lisci di Raven in segno di saluto, voltandosi per scavalcare il balcone e scendere da lì:

-Non si disturbi ad accompagnarmi alla porta.- scherzò appena, posando una gamba dall'altro lato per scendere: tuttavia, proprio mentre stava per calarsi, la voce dell'uomo lo interruppe nuovamente.

-Non so che rapporto tu abbia con mia figlia...- gli comunicò, studiando la sua figura simpatica e ribelle, decisamente originale: -... ma i suoi amici sono anche miei amici. Stiamo per fare colazione, che ne pensi di unirti a noi?-

Raven fissò il padre ad occhi sgranati, chiedendosi cosa stesse nascondendo sotto quel sorriso apparentemente cordiale: non si era mai comportato in modo così gentile neppure con lei e, nello scorgere l'aria soddisfatta di Terra, quasi sperò che Beastboy rifiutasse quell'invito improvviso, uscendo dalla sua casa così com'era apparso.

-Ma che bell'idea!- annunciò la bionda, andando verso di lui per afferrargli le mani, trascinandolo verso l'interno della balconata: -Se scendiamo per tempo avremo anche i croissants caldi.-

Beastboy rimase enormemente stupito da quell'invito ma, non trovandoci nulla di male, pensò che non sarebbe stato affatto un male scoprire ancora di più di quella famiglia che Raven tanto detestava e rifiutava, nonché stare ancora accanto a lei.

Sorrise malizioso, annuendo con educazione e soddisfazione:

-Sarebbe per me un grande onore.-

 

 

La colazione proseguì in parte in silenzio, come Beastboy si era aspettato: dopotutto, da qualcuno Raven doveva aver pur preso..!

La mora era seduta dinanzi a lui, il nervosismo nelle ossa mentre tagliava col coltello il cornetto in piccoli pezzi, attendendo per tuffarlo nel suo immancabile thè: le differenze fra lei e Terra, seduta accanto a lui, erano palesi anche nel mangiare.

Lei era spontanea e allegra, incurante delle regole e spesso dell'educazione, divorava letteralmente tutto ciò che prendeva dalla tavola, senza tuttavia risultare sgradevole.

Raven, invece, sembrava sprofondare sempre nel suo silenzio, mangiava lenta e delicata, quasi come se fosse costretta a farlo.

-Allora, hai detto che ti occupi di progettare e costruire moto? Sembra davvero interessante!- commentò soddisfatta Terra, sporgendosi verso di lui con interesse, facendolo annuire, contento che a qualcuno interessassero i suoi sogni:

-Lo è, mi piace molto come lavoro!-

-Sembri davvero un ragazzo per bene...- sorrise dolcemente la madre, Arella, porgendogli cordialmente un altro biscotto: -... sono contenta che tu sia amico di mia figlia. Sai, Raven ha sempre avuto un po' di difficoltà a fidarsi delle persone.-

-Esattamente quando abbiamo spostato l'asse dell'attenzione su di me..?- commentò seccata la diretta interessata, e la madre si pulì divertita le labbra sul tovagliolo:

-Beh, ma tesoro, qualche volta dovremo pur farlo, non credi?- commentò divertita, e la mora sentì il disagio crescere nel suo petto, cercando di sfuggire allo sguardo indagatore di Beastboy, adesso serio come poche volte l'aveva visto.

Le guance divennero calde e il respiro teso, facendole desiderare solo di fuggire da lì per rincorrere la sua libertà che tanto affannosamente ricercava: -Dopotutto, sei nostra figlia anche tu e...-

-“Anche” io? Beh, allora dovreste ricordarvelo sempre, e non solo quando fa comodo a voi!!- sbottò lei all'improvviso, sbattendo i palmi sulla tavola imbandita con rabbia.

Le labbra strette fra loro con astio, le iridi blu roventi di furia mentre squadravano per pochi istanti tutta la sua famiglia, notando lo sguardo preoccupato di Arella, quello soddisfatto di Terra e quello serio del padre.

Nel momento in cui incrociò le iridi verdi di Beastboy, però, si voltò di scatto ed uscì dalla stanza, timorosa di sbottare ancora: -Ho bisogno di un po' d'aria.-

Si congedò, e il silenzio regnò nel salone ancora per qualche istante, prima che Terra si limitasse a sospirare: -Sempre la solita esibizionista...-

Beastboy sorrise cordiale, pulendosi col tovagliolo prima di sollevarsi dalla sedia, sotto lo sguardo perplesso della bionda: -Vado a vedere come sta. Con permesso.-

Si allontanò in tutta fretta, seguendola, e il signor Roth lo osservò attentamente, chiedendosi se quel ragazzo potesse essere un problema non previsto per i piani che aveva per la figlia maggiore.

Terra, invece, assottigliò lo sguardo, infastidita: non sopportava quando la sorella otteneva più di lei senza il minimo sforzo, e si chiese dove avesse trovato un ragazzo così interessante.

Probabilmente Beastboy non le interessava nemmeno così tanto, era il senso di invidia e rivalsa nei confronti della sorella a muoverla, proprio come i fili di una marionetta.

Un sorrisetto dipinto sul volto, decise che avrebbe fatto di tutto perchè non si avvicinassero ulteriormente e perchè lui cadesse fra le sue braccia... a qualunque costo.

 

 

-Ehi, aspetta!-

La voce profonda di Beastboy la arrestò dal suo camminare rapido, i piedi ora fermi sul vialetto della sua villa: sperava che non l'avrebbe seguita ma, ovviamente, egli faceva sempre tutto il contrario di ciò che sentiva essere meglio per lei e per il controllo di sé stessa.

-Cosa vuoi?- domandò scocciata e, con sua grande sorpresa, sentì un tocco leggero e delicato afferrare la sua mano e, in meno di un secondo, si ritrovò a voltare le spalle in una giravolta, trovandosi con il volto premuto sul suo collo.

Strinse le labbra fra loro, senza respiro quando avvertì la sua voce sussurrata e divertita sulla bocca:

-Fai sempre l'opposto di ciò che mi aspetto che tu faccia...- le sorrise divertito, carezzandole leggermente la guancia sinistra, facendola tremare: -... dì un po', per caso sei una maga?-

Raven sollevò perplessa un sopracciglio quando dalle sue labbra uscirono quelle parole, esattamente le stesse che lei aveva pensato di lui solo un secondo prima.

-Ma cosa..? Leggi nel pensiero?- borbottò nervosa, e l'altro corrugò confuso la fronte:

-Come, prego?-

-Lascia perdere.- sbuffò la mora, staccandosi dal suo torace per ritrovare la sua sanità mentale, facendolo sospirare, preoccupato dalla sua reazione: l'aveva sempre vista calma e controllata, e vederla sbottare in quel modo l'aveva sorpreso non poco, mostrandole un'altra sfaccettatura della sua complicata personalità.

-Senti, capisco che la mia incantevole presenza ti possa mandare in confusione, ma perchè non provi almeno a parlare con loro?-

-Incantevole un corno.- rispose lei con un sorriso omicida, limitandosi poi a sbuffare nel riprendere il discorso: -Senti, se sei venuto qui per questo puoi anche andartene, non ho bisogno di una balia.-

-Non hai bisogno di una balia, Raven, ma di un amico... ed è ciò che sto tentando di essere.-

Si avvicinò a lei a piccoli passi, colmando la distanza che vi era fra loro; le loro labbra erano così vicine che solo un soffio di vento avrebbe potuto tentarli.

-Non sai quante volte ci ho provato.- ammise lei, socchiudendo gli occhi per il battito del suo cuore, che avvertiva forte fin alle orecchie: -Ma non c'è altro modo, devo solo ignorarli e tutto andrà bene.-

Non l'aveva allontanato né come amico né fisicamente, e l'altro non potè fare a meno di sorridere sulle sue labbra, avvolgendo la sua schiena con un braccio.

Avrebbe trovato il modo di aiutarla con quella famiglia impossibile... tuttavia, in quel momento, c'era altro che voleva fare, e da tempo.

-Bene.- sogghignò, scostandole i lunghi capelli dalla guancia: -Perchè non voglio che la mia Raven diventi un'esaurita... perlomeno, non ancora di più di quanto già è.-

-“Tua”..?- sibilò seccata l'altra, tentando invano di scostarsi: la sua presa era ferrea, le sue labbra posate delicatamente sulla sua fronte:

-Ti conviene scappare prima che io ti stacchi la lingua a morsi.-

Beastboy scoppiò a ridere sinceramente, staccando dalla fronte le sue labbra per dirigerle altrove: -Dopo la nottata passata assieme credo che un gesto del genere non convenga nemmeno a te...-

Dinanzi a quelle parole e tono maliziosi, l'altra lo fissò con rabbia, non riuscendo ad allontanarlo davvero quando il suo sguardo divenne serio e determinato, spostando le labbra verso le sue.

Raven si abbandonò senza volerlo fra le sue braccia, bramando un contatto maggiore e tremando nell'ammetterlo, chiedendosi come diamine le stesse succedendo.

-RAAAVEEENN!-

Entrambi si risvegliarono come da un sogno nel sentire quella voce potente e spezzata dalle lacrime a poca distanza da loro, facendoli sobbalzare dalla sorpresa: nuovamente, proprio mentre stavano per baciarsi dopo tanto tempo, qualcuno li aveva interrotti, facendo ghignare divertito Beastboy sulle sue labbra.

-Sembra proprio che non abbiamo pace, io e te...-

Si staccò da lei facendole l'occhiolino ma, proprio mentre lei stava per rispondergli per le rime, incredibilmente a disagio, un tornado rosso la catturò nel suo folle abbraccio, facendola quasi cadere a terra dalla foga.

-RAVEN, TI PREGO, DEVI AIUTARMI!-

In quella matassa di capelli rossi in cui rischiò di soffocare, la mora riconobbe il volto rigato di lacrime di Starfire, la sua stretta disperata:

-Sta... Starfire?!- biascicò, priva di aria, quando finalmente riuscì a cingerle le spalle e rimetterla in piedi davanti a lei, perplessa: -Ma cos..?!-

-È finita! È tutto finito, Raven!- singhiozzò, affondando il viso nella sua maglia, facendo sì che guardasse Beastboy preoccupata:

-Robin è scomparso!-

 

 

 

Il signor Roth era appoggiato alla finestra della cucina, le tende scostate per guardare fisso nel suo giardino, riconoscendo le figure della figlia e di quel ragazzo che aveva fatto colazione con loro.

Il telefono appoggiato all'orecchio, attendeva impaziente che gli squilli si esaurissero, e che l'interlocutore rispondesse:

-Buongiorno, sono io, Roth... scusa per l'orario.- sorrise poi quando questo accadde, riconoscendo il suo amico di vecchia data, facendo ricadere il pesante tendaggio al suo posto: era ora che sua figlia si prendesse le sue responsabilità per la famiglia, prima che subentrassero in lei nuovi e scomodi sentimenti:

-Volevo confermarti l'invito di stasera a cena, sai che la mia casa è sempre aperta per te...- sorrise soddisfatto, già pregustando quello che sarebbe accaduto: -... non vedo davvero l'ora che Raven conosca tuo figlio, Aqualad.-

 

 

 

Robin suonò il campanello, trattenendo il respiro nel rivedere tutti quei dettagli che sembravano appartenenti ad una vita passata... il viale della sua villa, il traffico americano, l'attesa nel rivederla.

Tuttavia, adesso, tutto ciò che provava quando vide la porta davanti a sé aprirsi, non fu aspettativa, amore... bensì tensione, preoccupazione.

-Ciao, Richard...- Kitten sorrise melliflua, avvolta nella sua tuta elegante rosa, soddisfatta nel rivedere finalmente il suo promesso sposo: -... ne è passato di tempo.-

 

 

 

 

Note dell'Autrice

Salve amici tamariani, come state? :')

*modalità nostalgia su -ON*

Come vedete si, non è un miraggio, sono davvero ritornata, e mi dispiace tanto di essere sparita, ma non ho avuto un periodo molto semplice, e l'inizio dell'università e di un nuovo mondo di certo non mi ha aiutata ^^''

Tuttavia non cercherò altre scuse, dato che perlopiù era mancanza di ispirazione... ma ora eccomi qui e, anche se a rilento, ho intenzione assolutamente di finire questa storia perchè ci tengo molto :3

Jinx e Cy sono dolcissimiii, riusciranno ad essere felici? *-* Rae avrà non pochi problemi così come Robin!

Il prossimo capitolo sarà molto particolare e spero vi sorprenderà!

(e ovviamente riprenderemo anche le QOTD e risponderò appena possibile alle recensioni passate u.u)

A presto e un mare di baci alieni!<3

 

 

 

 

-FM.

 

 

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