LIKE A THUNDER

di fedetojen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


LIKE A THUNDER
 
“Le cose piu’ belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare.”
“Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione.”
"Vivere é come mantenere un segreto.. non é per tutti."

1
 
La Great Construction Industry, è una delle aziende di costruzioni multietnica più conosciuta al mondo, con più di 200 filiali in tutto il mondo. La sede centrale è situata a Tokio, e io sono la segretaria in prova del nuovo direttore che arriverà nel fine settimana, che guiderà il team di Innovazione 2.o, nome strano lo so, ma l’ha scelto il presidente.
Il nostro presidente è americano, come me. Io sono americana, e mi ci è voluto parecchio per ambientarmi all’interno dell’azienda.

“Mi raccomando, siate tutti gentili ed educati, il vostro nuovo direttore è di Seoul, non fate cilecca” ci raccomandò il segretario del presidente.

Ero seduta davanti alla scrivania, e guardando il calendario iniziai a pensare: oggi è giovedì e sabato arriverà in nostro direttore.
Mi sistemai la maglia e mi aggiustai sulla sedia. Guardai verso l’ufficio del direttore, vuoto, ma si sarebbe riempito subito.

Sorrisi al solo pensiero di come potesse essere il nuovo capo: magari brasiliano, oppure tailandese o chissà addirittura tedesco.
Scacciai questi pensieri poco utili e mi rimisi a lavoro.

Stampai il materiale che mi serviva e mi diressi verso l’ufficio del presidente.
Bussai e attesi una risposta.

“Avanti” sentii dire dall’altra parte. Aprii la porta, salutai e mi avvicinai alla scrivania poggiando i fogli.

“Questi sono i fogli del progetto di Incheon che mi aveva chiesto” dissi indicandoli. Alzò il capo e osservò i fogli sfogliandoli.

“Mmh, bene. Può andare signorina James, utile come sempre” disse liquidandomi con un sorriso. Salutai ed uscii dall’ufficio.

“Oh, segretaria James?” mi sentii chiamare. Mi voltai salutando il segretario del presidente.

“Domani alle 12 terremo una riunione per parlare dei direttori di ogni settore, ci sarà vero?” mi disse guardandomi fisso.

“Certo! Ci vediamo domani” dissi prima di andarmene.

“Noona!” mi sentii chiamare appena mi sedetti alla scrivania.

“Cho-Hee! Ho un nome! Smettila di chiamarmi n..no qualcosa!” dissi a braccia conserte. La ragazza coreana mi guardò delusa.

“Noi chiamiamo così le ragazze più grandi di noi! È anche un segno di educazione, sai?” mi chiese innocentemente con quei suoi occhi a mandorla.

“Sì, sì. Adesso vai a lavorare su!” dissi facendole segno di andare vicino alla scrivania.

“Nde, unni!” mi disse annuendo.

“E basta con questo coreano!” dissi facendo ridere tutti i miei colleghi intorno a me, che stavano fissando i monitor. La mattina seguente appena arrivai in ufficio, mi recai al bar a prendermi un bel caffè freddo. Per essere Luglio è veramente caldo, qui.

“Evelyn” mi sentii dire. Voltai il capo e salutai il direttore Cinese degli affari extracomunitari.

“Oggi ci sarà la riunione dei segretari, no?” mi chiese sorseggiando il suo tè al ginseng. Annuii portando la cannuccia vicino alle labbra, assaggiando così il mio caffè.

“Bè, buon lavoro” mi disse salutandomi e andando via. Presi il mio tesserino e mi diressi nella sala riunione.

“Bene, vorrei ringraziare tutti voi della vostra presenza qui. Domani, verrà il nuovo direttore del team Innovazione 2.0. Mmh, cosa sappiamo su di lui? Il suo nome è Lee Soo Hyuk, ha 27 anni e viene dalla Corea del sud. Ha lavorato con parecchie agenzie, dando loro grandi profitti e notorietà. Chiedo alla segretaria James di prendersi cura di lui, ne abbiamo di bisogno” mi disse in segretario del presidente inchinandosi.

Annuii imbarazzata, quello che odio di più è essere al centro dell’attenzione.
Fortunatamente quella riunione finì con quella sentenza e sabato arrivò in un batter d’occhio.

Come può iniziare il sabato mattina?
La sveglia non suona e tu sei in ritardo.
Prendo le prime cose che trovo sotto mano, un paio di scarpe a occhio e corro via fuori casa.

“E’ arrivato?” chiesi con il fiatone appena entrai e tutti mi guardarono.

“No, noona” mi disse Cho-Hee avvicinandosi e guardandomi.

“Noona…hai fatto a botte con l’armadio?” mi chiese soffocando una risata.

“Perché…?” chiesi, ma non fu necessaria una risposta. Mi guardai e non avevo azzeccato un colore.

“Merda” sibilai. Avevo una maglia nera a pois, con un pantalone verde e le scarpe aperte...un disatro.

“Ragazzi” mi sentii dire alle spalle, subito mi fiondai alla mia scrivania, cercando di coprire il danno già fatto, ciò l’intera me.

“Questo è il vostro direttore: Lee Soo Hyuk. Salutatelo” disse il segretario del presidente indicandocelo.

Ci inchinammo e dicemmo all’unisono buongiorno.
Dal suo sguardo freddo e deciso, avrei previsto una lunga e dura permanenza.
Si avviò dentro all’ufficio senza degnarci di uno sguardo.

Subito presi la mia agenda e ancora imbarazzata dei miei indumenti, mi feci coraggio ed entrai nella stanza: seduto alla scrivania, senza la giacca nera, leggeva qualche foglio.

Tossii per catturare la sua attenzione.
Appena alzò lo sguardo e mi guardò da capo a piedi, un sorriso tirato si formò sulle sue labbra, il suo sguardo duro rivolto verso di me.

“Sono-”

“Evelyn, giusto?” mi disse interrompendomi.

“Sì” dissi decisa.

“Mettiamo in chiaro alcune cose: primo, le mie segretarie devono venire vestite con gonna nera e camicia bianca; secondo, ogni mattina voglio caffè freddo sulla scrivania; terzo, devo essere aggiornato costantemente se ci sono dei cambiamenti. Sono stato chiaro?” mi disse unendo le mani.

Annuii velocemente, uscendo dall’ufficio.

“Non ho finito con te” mi disse. Mi venne la pelle d’oca. Così, chiusi la porta e mi voltai verso di lui.

“Dimmi il mio nome” mi disse, con un sorriso sul volto. Il suo nome? Diamine, non lo ricordo più! Che giornata da dimenticare!

“Allora? Se non ti ricordi nemmeno il nome del tuo direttore, non andrai da nessuna parte” mi disse.

“Sono arrivata qui, grazie alla mia capacità, non perché ricordo i nomi dei direttori” dissi rispondendo a tono.

“Lee Soo Hyuk. Era tanto difficile?” mi chiese alzandosi.

“Sì, direttore” dissi accentuando la parola. Si appoggiò alla scrivania, mettendo in vista la sua altezza.

“Ora, vado” dissi salutando e uscendo da quell’ufficio.

Da come era iniziata la giornata, non era per niente un bell’inizio.
La giornata da soleggiata che era, divenne per me nuvolosa e piena di lampi e tuoni.

ANGOLO SCRITTRICE: Ed eccomi con una fan fiction su Lee Soo Hyuk, se non sapete chi è vi metterò una foto qui sotto. Cosa ne pensate? Fatemelo sapere in una recensione :D

Lee Soo Hyuk

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Capitolo 2
*** 2 ***


LIKE A THUNDER
 
“Le cose piu’ belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare.”
“Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione.”
"Vivere é come mantenere un segreto.. non é per tutti."

2


 
Mi sedetti e mi guardai di nuovo: sono un completo disastro.
Presi la mia borsa e uscii dall’edificio recandomi direttamente in un negozio di abbigliamento.
Provai un sacco di gonne, ma alla fine ne scelsi una davvero semplice insieme ad alcune camicie bianche e a un paio di scarpe comode a decolté.
Mi cambiai e mi diressi di nuovo all’ufficio. Il telefono della mia scrivania squillava ininterrottamente.
Così corsi e risposi.

“Pronto, qui è la segretaria del-”

“Vieni nel mio ufficio” mi sentii dire.

Non potei non capire dal tono della voce che fosse il mio direttore.
Presi l’agenda e bussai prima di entrare.
Dopo aver ottenuto il permesso, entrai e mi parai di fronte a lui. Lo trovai a sfogliare una marea di carte, sommerso quasi da esse.

Alzò il capo, e mi guardò da capo a piedi: una volta osservatami con minuziosità, un sorriso comparve sul suo volto.
Mi guardò serio, quasi mi volesse leggere nella mente.

“Mi dica, direttore” dissi aprendo l’agenda, impugnando la penna, pronta a scrivere.

“Dov’è il mio caffè freddo?” disse irritato, unendo le mani sulle scartoffie.

“Non…non l’ho preso” dissi indecisa.

“Quando hai intenzione di portarmelo? Sto lavorando io qui, non vado in giro vestito come un pagliaccio”

Colpita e affondata. Era un’allusione al modo in cui ero vestita quella mattina? Se era così, avrei risposto a tono.

“Arriverà appena ho finito il mio lavoro” dissi chiudendo con rabbia la mia agenda. Mi voltai decisa, andando verso la porta.

“Ferma lì” mi disse facendomi fermare con la mano sulla maniglia della porta.

Staccai controvoglia la mano dalla maniglia e mi voltai a guardarlo: si alzò dalla sedia con una lentezza disarmante, si appoggiò alla scrivania e a braccia conserte continuava a fissarmi. Ora le maniche della sua giacca erano alzate fino al gomito, dando un’aria ancora più sexy al direttore difronte a me.
Strinsi a me l’agenda, quasi diventasse un tutt’uno con me.

Mi guardava con quei occhi scuri come il buio, come se volesse leggere i miei pensieri.
Deglutii a forza, irrigidendomi.

“Tranquilla, non ti mangio mica…forse” doveva essere una battuta? Se continua così me ne sarei andata senza avvisare.

“Comunque” disse guardandosi attorno, facendo una pausa.

“Questo colore lo odio” disse indicando i mobili, le pareti e i divani presenti nell’ufficio.

Cosa c’era tanto da odiare nel blu?
Secondo me, con i raggi del sole illuminavano la stanza.
Mi guardai attorno, senza trovare qualcosa che non andasse bene.

“Cambialo” mi disse come un comando.

“Come?” chiesi non avendo capito.

“Voglio il mio ufficio grigio. Grigio topo, con sedie in legno e un tavolino” mi disse ritornando alla scrivania, sedendosi.

“Non credo-”

“Non credo, cosa signorina Evelyn?” mi chiese interrompendomi.

“Sarà fatto, direttore” dissi uscendo senza dire altro.

Appena chiusi la porta dietro di me, sbuffai rumorosamente, catturando l’attenzione di tutti.
Scesi la piccola scaletta e mi buttai sulla sedia della mia scrivania buttando l’agenda sulla tastiera.
Imprecai mentalmente, e mi alzai dirigendomi al bar.

“Un caffè ghiacciato, grazie” dissi al barista.

“Lo vuole zuccherato?” vuoto più totale. Questo particolare non me lo ha detto.

“Me lo faccia dolcissimo” dissi sorridendo. Qualcosa di dolce gli serve, visto che è più acido di un lime.

“Grazie” dissi prendendolo. Mi fiondai in ufficio, e aprendo la porta entrai guardandolo.

“Non si bussa più?” mi rimproverò.

Senza rispondere, mi avvicinai e gli misi il caffè sulla scrivania.
Aspettai con le mani attaccate alla mia gonna per vedere la sua reazione.
Poggiò le labbra sulla cannuccia e appena lo assaggiò quasi si affogò.
Mi guardò con sguardo trucido.

“Vuoi farmi venire il diabete?” mi disse ruggendo. Scossi la testa, cercando di levarmi il sorriso dalle labbra.

“Senza zucchero. Lo bevo senza zucchero” mi disse buttandolo nella spazzatura.

“Bene” dissi prima di uscire.

“Noona” mi sentii richiamare.

“Cosa?” dissi con le mani sui fianchi.

“Perché ridi?” mi chiese sorridente.

“Oh, nulla” dissi sorridendo, mentre mi sedevo alla scrivania.

Mentre ero intenta a svolgere il mio lavoro al computer, una mano bussò sulla mia scrivania.
Mi voltai e guardai il direttore osservarmi.

“Vieni” mi disse con le dita. Perplessa, mi alzai e lo seguii con la borsa e l’agenda.

“Dove andiamo?” chiesi subito raggiungendolo. Si mise la giacca e uscì le chiavi della macchina.

“Ad un convegno” disse subito. Uscimmo dall’edificio e la sua auto era già lì.

“Entra” mi ordinò aprendo la sportella del passeggero. Scossi la testa.

“Mi metto dietro” dissi subito.

“Sono il tuo tassista? Sali” disse ancora, con un tono più duro questa volta. Mi sedetti senza fiatare, aspettando che anche lui salisse in macchina.

ANGOLO-SCRITTRICE: Ringrazio Temperina per la sua bellissima e divertentissima recensione al primo capitolo :D Spero che anche questo vi sia piaciuto e che possiate recensire per dirmi cosa ne pensate :) alla prossima!

Lee Soo Hyuk appena vide Evelyn vestita come dice lui *___*

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Bonus
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Capitolo 3
*** 3 ***


LIKE A THUNDER
 
“Le cose piu’ belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare.”
“Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione.”
"Vivere é come mantenere un segreto.. non é per tutti."

3


 
Il silenzio e il freddo regnavano in macchina, oltre al rumore del motore e del rombo della macchina, ogni qual volta che cambiava marcia.
Le mani poggiate saldamente sul volante, stringevano la presa mettendo in mostra le sue mani grandi e forti.

“Dove…”

“Seoul” disse subito, senza nemmeno farmi finire la frase.

Aprii il finestrino, perché mancava l’aria.
Subito si richiuse, guardai storta il mio direttore.
Lo riaprii, ma si richiuse di nuovo.

“Può smetterla?” dissi a braccia conserte guardandolo.

“C’è l’aria condizionata, non vede?” mi dice guardandomi per qualche secondo, ritornando con lo sguardo sulla strada.

Sbuffai rumorosamente, sbattendo la schiena sul sedile.
Appena arrivammo a Seoul, mi appiccicai al finestrino come una bambina piccola che osservava per la prima volta qualcosa di bellissimo.

“Si stacchi dal finestrino, lascerà tutte le stampe” mi disse irritato. Mi allontanai delusa, e mimai ciò che mi aveva appena detto.

“Scenda” mi disse prima di uscire della macchina.

Nemmeno mi ha aperto la portella, miserabile.
Appena uscii, una folata di vento fresca mi scompigliò i capelli.
Sorrisi per quel buon profumo di aria pulita e non quella condizionata della macchina.
Continuavo a guardarmi intorno, come una bambina alla sua prima uscita.

“Continuerai a guardarti attorno? Muoviti e seguimi” mi disse duro e freddo passandomi davanti.

Gli feci una smorfia uscendo la lingua, ricomponendomi poi.
Entrammo in questo enorme edificio fatto esternamente da specchi.
Nell’immensa hall, un sacco di persone di tutti i paesi, mi affrettai avvicinandomi al direttore non perdendomi tra tanta gente.

“Oh, il famoso Lee Soo Hyuk” sentii dire a qualcuno appena il direttore si fermò.

Mi misi di fianco a lui, guardando un ragazzo coreano davanti a lui, che gli sorrideva.

“Anche tu qui, vedo” disse guardandosi intorno il mio direttore. L’attenzione del ragazzo però, passò a me.

“Come siamo maleducati! Perché non mi presenti questa bellissima ragazza al tuo fianco?” chiese al direttore sorridendomi. Sorrisi anch’io.

Perché il suo sorriso era così contagioso?

“Sono-”

“Lei è la mia segretaria James. Lui è Park Bo-Gum, è il direttore degli affari a Seoul della nostra azienda” disse interrompendomi, come al solito.

“Come mai siete qui?” chiesi facendomi avanti.

“Il presidente mi ha chiesto di venire” mi rispose sorridendomi. Ora mi sciolgo davvero.

“Andiamo” mi disse il direttore attirando la mia attenzione.

Infastidita dal suo tono, salutai con il capo l’altro direttore difronte a me, e seguii il mio direttore.
Seguii il direttore in un’enorme sala con a muro un telo, una scrivania lunga con sedie e microfoni e al soffitto un proiettore.
Mi indicò la sedia posta dietro di lui appoggiata al muro. Annuii e mi sedetti.

Proprio difronte a lui, si sedette il direttore Park Bo-Gum, che con un cenno del capo e un sorriso mi salutò.
Feci lo stesso e appena alzai lo sguardi, trovai Lee Soo Hyuk a guardarmi severo con le braccia conserte.
Abbassai lo sguardo sulla mia agenda e la aprii per prendere appunti.

Parlavano, parlavano, ma io sinceramente non stavo capendo nulla.
Continuavo a fare dei disegni sulla mia agenda.

“James. James. Evelyn!” saltai dalla sedia appena sentii il mio nome, e guardai il direttore difronte a me, in piedi.

“Dobbiamo andare” mi disse prima di allontanarsi.

Chiusi l’agenda e mi avviai.
Ero stranamente stanca, non so per quale motivo.
Appena uscii dalla stanza, non mi ricordai di un’insignificante scalino e quasi caddi, se non fosse stato per due braccia che riuscirono a prendermi e a salvarmi.

“Mi spiace…mi spiac-” mi bloccai appena vidi il sorriso del direttore Park Bo-Gum. Subito mi staccai da lui ricomponendomi.

“Tutto bene?” mi chiese preoccupato. Annuii, imbarazzata, sentendo le guance andare a fuoco.

“Si muova, Evelyn” mi richiamò innervosito il direttore Lee Soo Hyuk.

“Ci vediamo, Evelyn” mi disse dolcemente il direttore Park Bo-Gum, riservandomi ancora uno dei suoi sorrisi dolci.

“A presto” risposi sorridendogli. Mi affrettai a raggiungere il direttore ma appena fui fuori, non c’era traccia di lui.

“Sei sempre così sbadata?” mi spaventai e girandomi vidi Lee Soo Hyuk guardarmi curioso. Non risposi e si allontanò dirigendosi verso la macchina.

“Dovrei ritornare in ufficio ho altre pratiche da svolgere” dissi guardando l’agenda.

“Spostale a domani. Abbiamo ancora da fare” mi disse con tono duro. Lo guardai, e chiusi violentemente l’agenda, buttandola sul cruscotto dell’auto.

“Yah! La macchina!” disse irritato.

“Oh, mi scusi” dissi fingendomi dispiaciuta.

“Non farti abbindolare” disse di punto in bianco.

“Come?” dissi guardandolo. Strinse di più la presa del volante, diventando cupo e distante.

“Sai a cosa mi riferisco” disse a denti stretti.

“Non mi servono i suoi consigli” dissi voltandomi dall’altra parte.

ANGOLO-SCRITTRICE:Salve genteee :D spero che anche questo capitolo vi piaccia e ringrazio come al solito Temperina per i suoi scleri xD Spero possiate lasciare una recensione e farmi sapere :)

Lee Soo Hyuk

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Park Bo-Gum
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Capitolo 4
*** 4 ***


LIKE A THUNDER
 
“Le cose piu’ belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare.”
“Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione.”
"Vivere é come mantenere un segreto.. non é per tutti."


4


 
E ora dove cavolo stiamo andando? Non ci stiamo spostando da Seoul, sarà un bene?

“Siamo arrivati” mi disse prima di uscire dalla macchina. Appena misi piede fuori dalla macchina lessi: La casa fatta su misura per te. Ma che diamine…?

“Direttore” dissi.

“Sì?” mi chiese fermandosi con le mani nelle tasche del pantalone.

“Perché siamo qui?” chiesi avvicinandomi all’entrata.

“Dobbiamo comprare i mobili e la pittura per il mio ufficio, ricordi?” mi disse entrando nel negozio.

“Ah, vero” dissi a bassa voce. Iniziammo a girare e vedendo l’indifferenza di Soo Hyuk, decisi di parlare.

“Che ne dice di questo?” chiesi indicando un mobile a muro di legno scuro.

“Mmh, non mi piace” disse voltandosi e continuando a camminare. Lo guardai di sottecchi mentre si allontanava.

“Questo?” chiesi ancora.

“No” disse freddo.

“E questo?” dissi ancora una volta.

“Troppo chiaro” disse. Maledizione, quest’uomo è peggio di una donna.

“Questo va bene” disse indicando un tavolino nero.

“Ma è quello che vi avevo detto prima!” dissi, per poi imprecare mentalmente appena fece spallucce.

Ti strozzerei con quella cravatta se potessi! Cercai di calmarmi, avevo già i nervi a fior di capello.
Presi l’agenda e guardai i mille impegni che avevo quel giorno.

“Qualche problema?” mi chiese il direttore. Lo guardai: il problema qui sei tu, caro mio!

“No, assolutamente” dissi chiudendo l’agenda.

“Quanto è in tutto?” chiesi alla cassa.

“Sono tre mila won” disse la cassiera.

“Come?” chiesi impietrita.

“Tenga” disse il direttore dando la sua carta platino alla cassiera, che l’accetto senza parlare.

Sbuffai e uscii dal negozio. Ho bisogno di qualcosa di freddo….Gelato! Mi diressi al primo chiosco dove vendevano il gelato.

“Uno al cioccolato” dissi al ragazzo che mi sorrise e mi diede il gelato. Me ne andai senza pagare e subito il ragazzo iniziò a gridare.

“Ajumma!” mi sentii dire.

Mi voltai e vidi subito il direttore chiedere un gelato e pagare.
A qualcosa serve allora portarselo dietro.
Aspettai il direttore, mentre cercavo di mangiare il gelato.

“Come mi ha chiamato quel ragazzo?” chiesi appena fu abbastanza vicino il direttore.

“Ajumma” disse.

“Sarebbe?” chiesi curiosa.

“Signora” rispose tranquillamente mangiando il suo gelato.

“Signora! Non sono nemmeno fidanzata!” dissi nervosa.

Vidi il direttore sorridere e quasi sporcarsi mentre cercava di soffocare la risata.
Fatto bene!

“Direttore…” dissi cercando di non ridere.

“Mmh?” chiese mentre mangiava.

“Si è sporcato la camicia” dissi indicandolo.

“Merda!” disse alterandosi.

“Devo andare ad una riunione oggi pomeriggio! È colpa sua, James” iniziò a dire scaricandomi le colpe addosso.

“Come?! Nessuno gli ha detto di comprarsi un gelato!” dissi alzando la voce, notando il suo sguardo intimidatorio e scrutatore.

Misi il broncio e iniziai a camminare.

“Si fermi” continuava a dirmi.

“Non mi segua, o verrebbe anche investito per colpa mia” dissi sarcasticamente mentre camminavo.

“Attenta!” sentii dire.

Mi voltai e vidi una macchina arrivarmi incontro.
Una mano mi afferra il braccio e mi sposta dalla strada, facendomi sbattere contro qualcosa.

Le mie mani erano sul petto di qualcuno, ancora con gli occhi chiusi.
Gli aprii lentamente alzando poi lo sguardo: Lee Soo Hyuk mi stava guardando con sguardo severo, mentre continuava a tenermi stretta.

Cos’è questa cosa? Perché il cuore corre all’impazzata?

“Le avevo detto di fermarsi” disse duro verso di me, continuando a guardarmi sicuro di sé. Abbassai il capo, più che imbarazzata stavo andando a fuoco.

“Ora viene con me” disse staccandomi da se e prendendomi per mano.

Sgranai gli occhi appena vidi la sua mano stringere la mia con una morsa quasi letale, ma che non faceva male stranamente.
Il suo passo era lungo e svelto, maledette gambe corte che ho!

Facevo davvero fatica a stargli dietro, tanto che lui camminava, io correvo per stare al suo passo.

“Può rallentare?” dissi con il fiatone.

“Siamo arrivati” disse fermandosi davanti alla macchina.

Finalmente! Avrei perso un polmone se avremmo continuato così.
Entrai subito in macchina, ancora con il fiatone.

“Direttore, può lasciarmi in ufficio?” chiesi appena accese la macchina e partimmo.

“Abbiamo altro da fare” disse con tono severo.

“La prego, mi lasci in ufficio” dissi insistentemente. Mi guardò.

“Insisto” dissi ancora. Annuì con il capo, finalmente una volta che mi da retta.

“Se non ci fossi stato io, sarebbe all’ospedale ora” disse con aria soddisfatta.

“E’ soddisfatto di questo?” chiesi curiosa.

“No, ovviamente” disse in sua difesa.

“Come no” dissi abbassando il capo, guardando fuori al finestrino.

Finalmente arrivammo a Tokio.
Uscii dalla macchina, e appena fui lontana il clacson della macchina mi fece voltare.

“Sia prudente” mi disse abbassando il finestrino prima di sparire.

“Prudente un cavolo!” dissi arrabbiata ritornando in ufficio.


ANGOLO SCRITTRICE: Salveeee :D ringrazio ancora Temperina per i suoi bellissimi scleri e spero di leggerne uno nuovo sotto questo capitolo! Spero che la storia vi stia piacendo :D lasciate una recensione così mi renderete felice intanto io vi lascio con Lee Soo Hyuk


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Capitolo 5
*** 5 ***


LIKE A THUNDER
 
“Le cose piu’ belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare.”
“Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione.”
"Vivere é come mantenere un segreto.. non é per tutti."

5

 
Salii in ufficio, più che scossa.
Quella giornata era da dimenticare, tranne per il direttore degli affari di Seoul: lui era proprio da ricordare.
Sorridente, attraversai numerosi corridoi pensando al direttore Park Bo-Gum.

“E’ felice?” mi sentii dire. Mi fermai e voltandomi mi ritrovai davanti il direttore Park Bo-Gum, sorpresa annuii. Si avvicinò sorridendomi.

“E’ successo qualcosa in particolare?” chiese curioso, con estrema dolcezza. Perché il mio direttore non poteva prendere un po’ di quella dolcezza?

“No, direttore” dissi scuotendo la testa, sorridente.

“Bene” disse allontanandosi. Ma subito si fermò.

“Ah, non scordarti ti sorridere sempre. Non permettere a nessuno di rovinarti la giornata” mi disse sorridendo, prima di andare.

Salutai inchinandomi per poi salire in ascensore.

“NOONA!” mi urlò Cho-Hee raggiungendomi appena fui dentro l’ufficio.

“Che c’è?” chiesi preoccupata dato il suo urlo.

“Il direttore sta arrivando!” mi disse in preda al panico.

“E quindi?” chiesi con le mani sui fianchi.

“Ci sono milioni di carte da far controllare!” mi disse con le mani nei capelli.

“Dalle a me, ci penso io, sono la sua segretaria, no?” dissi sorridendola.

Subito corse a prendere il mazzo di carte e me lo diede.
Nemmeno le presi in mano che la porta si aprì con violenza e vidi passare il direttore di fianco a me, spedito nel suo ufficio.

Sentii distintamente il direttore urlare e sbattere qualcosa a terra.
Subito lasciai le carte ed entrai nell’ufficio.
Appena mi voltai la situazione non era per niente bella: tutto ciò che era sulla sua scrivania era per terra.
Computer, penne, agenda e quant’altro.

“Direttore” dissi sconvolta, mentre lo vedevo con le mani nei capelli, infuriato nero.

“Direttore, cosa?” mi disse alzando la voce.

Vederlo così mi terrorizzava, anzi avrei voluto sparire davvero.
La fronte corrugata, le labbra serrate, gli occhi che quasi andavano a fuoco.
Con prepotenza batté le mani sulla scrivania, facendomi saltare.

“Dopo che ho lavorato settimane al progetto di Seoul, mi dice che c’è una falla?!” disse arrabbiato.

Buttò all’aria l’unica cosa rimasta in piedi sulla scrivania: il suo caffè.
Ancora scossa dalla sua reazione, mi avvicinai lentamente alla scrivania, mentre lui continuava ad essere agitato.

“Direttore…mi scusi” dissi quasi in un sussurro, ancora tremolante.

Alzò lo sguardo e mi guardò: faceva paura, occhi come due fessure, mascella contratta e il corpo rigido.
Si passò la mano sul volto e si sedette sprofondando nella sedia.

“Evelyn” mi disse.

Il modo in cui pronunciò il mio nome mi fece tremare ancora di più e la pelle d’oca si fece sentire.
Si portò l’indice sul nodo della cravatta e lo allentò con un gesto rapido.

“Ti faccio paura?” chiese guardandomi intensamente.

Cosa faccio? Rispondo o faccio scena muta?
Scossa da quella domanda, rimasi ferma davanti a lui, mentre stringevo a me la mia agenda.

Di colpo si alza e con un solo passo è davanti a me, con la spalla ricurva per mettere il suo volto all’altezza del mio.

“Sei evidentemente spaventata” disse in un sussurro, continuando a guardarmi con i suoi occhi neri.

Quella vicinanza, il suo sguardo, il suo naso che quasi sfiorava il mio, mi stavano massacrando.
Il cuore cercava in tutti i modi di uscire dal mio petto. Sospirò allontanandosi e appoggiandosi alla scrivania.

Imprecai mentalmente appena si torturò le labbra con il dito, perché il mio cuore reagiva così?
Così su due piedi, decisi di uscire dall’ufficio, l’aria era troppo poca lì dentro.
Appena mi chiusi la porta alle spalle, sospirai.
Mi diressi alla scrivania e mi sedetti lasciando l’agenda. Subito squillò il telefono vicino a me.

“Sono la segretaria-”

“Perché sei uscita?” mi chiese in tono freddo il direttore. Rimasi con gli occhi sbarrati, senza rispondere.

“Sposta tutti gli incontri di oggi a dopo domani. Domani dobbiamo fare altro, capito?” mi disse prima di chiudermi il telefono in faccia.

“Maleducato” dissi appena mi chiuse il telefono.

“Noona! Che è successo?” mi chiese Cho-Hee appoggiandosi al divisorio della scrivania.

“Che è un lunatico impressionante, cosa è successo!” dissi sbottando, sbattendo il telefono.

“Meno male che non sono la sua segretaria” disse divertita Cho-Hee sparendo.

Mi massaggiai le gambe: per colpa di quelle scarpe, avevo dolore alle gambe.
Maledizione a lui e a come vuole che si vesta una segretaria!

Nemmeno finii di imprecare contro di lui, che subito uscì dal suo ufficio, fermandosi a guardarmi per poi andarsene.

“Noona” mi disse sottovoce Cho-Hee comparendo dal nulla.

“Eh” dissi mentre continuavo a massaggiarmi i polpacci.

“C’è qualcosa nel suo sguardo quando ti guarda” mi disse come se fosse un investigatore privato.

“Smettila e vai a lavorare” dissi mandandola via.

“Nde!” disse andando via.

Sapete che la curiosità uccide, vero? Be, allora mi alzai e seguii il direttore.
Percorse parecchi corridoi, per poi fermarsi e rispondere al telefono.

Io volevo ascoltare cosa stava dicendo, ma ero troppo lontana, così con la mia agilità (se così si può chiamare) cercai di avvicinarmi ma non mi accorsi che il direttore si era voltato e mi aveva visto.

Subito batté la mano sul muro facendomi spaventare.

“Ti richiamo io” disse chiudendo la chiamata e mettendo il telefono in tasca. Non riuscivo a capire se era arrabbiato, sorpreso o infastidito.

“Perché mi seguivi?” mi chiese con freddezza, mentre mi scrutava con precisione.

“Ehm” che gli dico? Inventa…inventa!

“Ah, ha ricevuto una chiamata dal presidente. Vuole incontr-” mi bloccai appena si avvicinò ancora di più a me, posando anche l’altra mano alla desta della mia testa.

“Ti hanno mai detto che non sai mentire?” il suo tono era diventato…sexy? Ok, sto per impazzire.

“Come?” chiesi sbattendo più volte gli occhi, evidentemente sorpresa. Schioccò la lingua, come segno di disapprovazione scuotendo la testa.

“Hai capito benissimo” mi disse assottigliando ancora di più gli occhi.

Ma perché sembra che il mio cuore voglia andare da lui?
Vuole completamente abbandonare il mio corpo e andare da lui.

Che qualcuno mi salvi!

ANGOLO SCRITTRICE: Genteeee :D spero che anche questo capitolo vi piaccia :D vorrei che recensiste per farmi sapere cosa ne pensate e farvi vedere più attivi! Su su con le recensioni :)

Lee Soo Hyuk

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Capitolo 6
*** 6 ***


LIKE A THUNDER
 
“Le cose piu’ belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare.”
“Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione.”
"Vivere é come mantenere un segreto.. non é per tutti."

6


 
“E’ inutile resistermi” la sua voce così calda e sensuale mi trapassò i timpani, facendomi sussultare.
Spinsi ancora di più il mio corpo contro il muro, ma non avevo la possibilità di plasmarmi con esso e scappare da quell’inferno che erano i suoi occhi.
Abbassai lo sguardo, iniziando ad avere anche fatica nel respirare.
Ma maledizione, vuole spostarsi un po’?

“Evelyn, guardami” mi disse ancora.

Chiusi gli occhi con forza, cercando di calmare il mio cuore.
Mi sentii sfiorare con la punta dell’indice, il contorno del mio volto per poi fermarsi sotto il mento e alzarlo.
Mi ritrovai lo sguardo di Soo Hyuk su di me: mi paralizzava, mi sconvolgeva, mi rapiva.
Si inumidì le labbra schiudendo così la bocca.
Il dito rimase a sostenere dolcemente il mio mento, intrappolandolo.

“N-non…non è eticamente professionale” cosa? L’unica cosa che riesco a dire è questa? Mi sta facendo impazzire, non c’è dubbio. Mi guardò sorpreso, per poi soffocare una risata portando il volto in basso. Imbarazzata mi morsi un labbro, non appena il suo volto ritornò all’altezza del mio.

“Non è eticamente professionale?” ripeté sarcasticamente.
Annuii velocemente. Sorrise ancora, facendomi quasi cedere. Avevo le gambe molli e non so per quanto ancora posso resistere a questo tira e molla.

“Hai paura di quello che gli altri potrebbero pensare, vero?” mi chiese curioso.

“Come?” chiesi evidentemente sorpresa.
Sorrise ancora socchiudendo gli occhi, come a studiarmi.
Lentamente staccò le mani dalla parete, posizionandosi con il busto difronte a me.

Finalmente, pensai mentalmente, staccandomi dal muro e dirigendomi a passo svelto alla mia scrivania.

“Dove credi di andare?” la sua voce rimbombava nel corridoio come un avvertimento.

Subito mi fermai, su quei maledetti tacchi che mi stavano davvero dando noia.
Mi voltai lentamente, vedendolo con le mani nelle tasche del pantalone e la sua giacca aperta.
Sorrideva come se fosse l’unica cosa che poteva fare. Si avvicinò a me e prendendomi il polso mi trascinò via con sé.

“Dove diavolo stiamo andando ora!?” urlai in preda alla rabbia.

“Non vedi che è pomeriggio inoltrato? Andiamo a mangiare ovviamente” mi disse guardandomi storto.

Provai a liberarmi, ma più ci provavo più lui mi strattonava e mi stringeva la presa al polso.
Imbronciata e con le braccia conserte, rimasi seduta in macchina a guardare avanti.

“La smetta, su” disse partendo.

“Non la smetto, perché lei deve capire-”

“Devo capire cosa?” mi chiese interrompendomi e regalandomi un altro sorriso dei suoi.

“Le da fastidio quando qualcuno la interrompe?” chiesi curiosa a braccia conserte, spostando il mio corpo verso di lui.

“Ovvio” disse tranquillamente, continuando a guidare guardandomi ogni tanto.

“A me da parecchio fastidio. Deve capire che a tutto c’è un limite” dissi stizzita.

“Chi è il suo capo, segretaria James?” mi chiese.

“Lei, ma-”

“Ma, gli ordini li do io” disse poi, interrompendomi ancora.

Sbuffai rumorosamente ruotando il corpo e poggiando violentemente la spalla al sedile.
Lo vidi, chiaramente con la coda dell’occhio, sorridere.
Appena entrammo nel locale, troppa eleganza e sfarzo si scontrarono con il mio corpo.

“A me sarebbe bastato anche un po’ di ramen-” appena lo guardai, non finii la frase.

Mi fece ricordare con quello sguardo duro e severo, che lui era il capo.
Roteai gli occhi e lo seguii al tavolo. Si sedette, con un gesto estremamente elegante e sexy.
Io goffa com’ero, stavo quasi per cadere, ma dettagli.

Posizionò la giacca sulla sedia, mostrando così la sua camicia a pois, nera sullo sfondo e con mille mila pallini bianchi.
Si alzò la camicia fino ai gomiti, mostrando così al braccio destro un bracciale in argento, molto semplice.
Mentre una cameriera, riempiva i nostri bicchieri da vino, con vino rosso, lui estrasse dalla giacca il suo cellulare di ultima generazione e mentre scorreva le dita sul display, sorrise.

Devo dire che se fosse venuto da solo, sarebbe stato come adesso: praticamente sarei invisibile.

“Evelyn, la smetta di pensare di essere invisibile. Non lo è affatto” disse guardandomi di sottecchi.

Lo guardai a bocca aperta, nemmeno mi avesse letto nel pensiero.
Mi guardai intorno notando un volto fin troppo familiare: appena mi accorsi che l’uomo due tavoli più in là rispetto al nostro era Park Bo-Gum, sorrisi di gioia sentendomi meno sola del previsto.

Ero già pronta ad alzarmi ma fui bloccata.

“Non ci pensi nemmeno” mi disse Soo Hyuk guardandomi, e posando il telefono nella tasca.

“Signorina James, che bello rivederla!” disse sorridente Bo-Gum, vicino al nostro tavolo. Dopo si voltò verso Soo-Hyuk, che mi stava ancora fissando.

“Soo-Hyuk” disse, soltanto guardandolo. Soo-Hyuk spostò lo sguardo su di lui a forza, sforzandosi di sorridergli.

“Vuole unirsi a noi?” chiesi subito speranzosa.
Soo-Hyuk mi fulminò con lo sguardo, mentre io mi facevo sempre più piccola nella sedia incurvando le spalle in dentro.

“Mi spiace, ma stavo per andare via. La prossima volta rimarrò sicuramente, anzi! La prossima volta che ha la serata libera, la invito a cenare fuori, che ne
dice?” mi chiese sorridente, voltandosi verso di me.

“Ne sarei molto felice” dissi cercando di contenere la felicità.

“Bene! Allora ci vediamo” disse prima di andarsene.
Seguii la figura di Park Bo-Gum lasciare il locale, e a malincuore sospirai voltandomi per poi trovare Soo-Hyuk con le braccia conserte a osservarmi furioso.

“Cosa c’è?” chiesi posando le braccia ai lati del piatto.

“La metterei in punizione, ma credo che potrò punirla con qualcos’altro” disse sciogliendo poi le braccia.
La cameriera ci porse i piatti con bistecca piselli e insalata.
Lui, con sicurezza e nonchalance prese le forchette e iniziò a mangiare; io invece giocavo con i piselli, non chiedetemi perché la fame mi era passata.

“Evelyn, mangia” mi disse prima di addentrare un pezzo di bistecca.
Posai le posate ai lati del piatto e lo guardai cercando di attirare la sua attenzione. Non appena mi guardò, iniziai a palare.

“Detesto quando mi da degli ordini” dissi sincera.

“Lo faccio tutti i giorni, quindi le do sempre fastidio, giusto?” chiese continuando a mangiare tranquillamente.

“Mi da fastidio quando mi da questo tipo di ordini” dissi indicando con la testa il piatto. Posò le posate e con il tovagliolo si pulì le labbra.

“Evelyn” disse con sguardo sicuro.

“Sono seria, a volte mi tratta come una bambina” dissi irritata.

“Perché lo sei” disse divertito portandosi poi il bicchiere alle labbra e bevendo un sorso di vino.
Lo guardai scuotendo la testa, per poi prendere la borsa e uscire dal locale.

“Taxi! Taxi!” continuai ad urlare, anche con una certa insistenza, ma nulla.

Iniziai a camminare sperando che cambiando zona un taxi si sarebbe fermato.
Avevo i piedi doloranti e stavo maledicendo il mio capo quando ad un tratto qualcuno mi prende il polso, facendomi fermare di colpo.
Mi volto e guardo con sguardo deciso Soo Hyuk.

“Mi lasci” dissi subito. Scosse la testa in un no, prendendomi poi per i fianchi e spostandomi di peso vicino al muro.

“Soo Hyuk!” dissi urlandogli contro. Si avvicinò di scatto al mio volto, facendomi perdere un battito.

“Cosa fa?!?” chiesi in un sussurro.

“Questa è la tua punizione” disse con voce calda e determinata prima di baciarmi con passione.



ANGOLO SCRITTRICE: Salve gente! Per questo capitolo devo ringraziare Temperina per avermi fatto vedere una foto di Soo Hyuk e per questo anche l'idea xD Spero vi piaccia e spero recensiate.

Soo Hyuk al locale con Evelyn

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Capitolo 7
*** 7 ***


LIKE A THUNDER
 
“Le cose piu’ belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare.”
“Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione.”
"Vivere é come mantenere un segreto.. non é per tutti."


7

 
Non vi dico come sono ritornata a casa: avevo ancora gli occhi sbarrati, le labbra gonfie e il cuore a mille.
Non avevo nemmeno il coraggio di pensare che quel bacio era accaduto.
Le gambe erano deboli anche se ero seduta a guardare fisso il tavolino della mia cucina.
Scossi la testa più volte.

Il giorno dopo, ancora incerta, entrai nell’ufficio: indossava una maglia a maniche lunghe più grande di lui, un pantalone grigio e un paio di anfibi. Lo guardai sorpresa, rimanendo difronte a lui.

“Si prepari” mi disse guardandomi, per poi preparare alcuni fogli e uscire dall’ufficio.

“Aspetti!” dissi seguendolo.

“Dove sta andando?” chiesi correndogli dietro.

“Dove NOI, stiamo andando signorina James” mi disse osservandomi da capo a piedi.

“Quindi?” chiesi a braccia conserte.

“Andiamo all’appalto di Seoul dove stanno costruendo un nostro edificio” mi disse continuando a camminare.

“A fare cosa?” chiesi ancora.

“Aiutare” mi disse con sguardo truce. Deglutii a fatica, mentre lui entrava in macchina.

“Cosa fa? Rimane lì? Salga, su” mi disse spostandosi. Quella vicinanza, quel profumo e l’accaduto della sera precedente non aiutavano per niente.
Lui era tranquillo, mentre io dentro avevo una bufera.
Si provò i guanti da lavoro che erano posti in mezzo a noi.
Una volta levati, mi osservò con cura.

“Qualcosa la turba, Evelyn?” mi chiese accennando un sorriso. Giuro che ti cucio quella bocca!

“N-no, perché?” chiesi scuotendo la testa.

“Curiosità” disse sorridendo e guardando fuori al finestrino.
Appena mi accorsi che mi stava fissando attraverso il riflesso del finestrino, mi voltai per l’imbarazzo.
Appena misi piede fuori dalla macchina, il cantiere era pieno di giornalisti e fotografi.

“Ecco perchè” dissi ad alta voce.

“Cosa si fa per scavalcare qualcuno” disse affiancandosi a me, infilandosi poi i guanti.

Più in là, nel suo completo elegante, Park Bo-Gum, nella sua totale bellezza e serenità, parlava con un giornalista.
Nel frattempo, il mio capo, prese un aggeggio per spaccare muri, e iniziò a lavorare.
Quel giorno faceva particolarmente caldo, come se la fortuna ci stesse proprio aiutando.
Andai a prendere un po’ di acqua vista la secca che avevo.

“Grazie” dissi al ragazzo che sicuramente non mi aveva capito, ma che sorrise e annuì come se fosse niente.

“Il coreano è difficile” mi voltai e trovai Park Bo-Gum sorridermi. Che bell’apparizione, non credete?

“Beh, sì” dissi annuendo e sorseggiando l’acqua. Voltandomi, notai il capo più che infuriato, mentre mi lanciava sguardi e rompeva muri con forse troppa violenza.

“Meglio se vado” dissi dispiaciuta verso Bo-Gum. Per fortuna presi un altro bicchiere di acqua, e lo portai al capo.

“Desidera?” chiesi avvicinandomi con cautela, cercando di non cadere.

Si voltò a guardarmi, poggiando a terra il martello.
Prese il bicchiere e lo scolò in un nano secondo.
Portai il mio bicchiere alle labbra, ma lo rapì e bevve anche quel goccio d’acqua presente.

“Ma prego!” dissi stizzita. Mi guardò, per poi spostare lo sguardo oltre di me in una smorfia.
Mi voltai per capire chi stesse osservando: l’incriminato era Bo-Gum che parlava con giornalisti e fotografi.

“Venga” mi disse prendendomi per il polso. Uscii la mia agenda dalla borsa mentre aspettavo nella stanzetta che avevano messo a disposizione per cambiarsi.

“Gli impegni della settimana scorsa, sono stati spostati a questa: quindi domani avete una conferenza alle 10, riunione verso le 14 e-” appena alzai lo sguardo ritrovai Soo-Hyuk a petto nudo. Tranquillamente lui, era difronte a me che cercava di capire come infilarsi la maglia, senza rendersi conto che era alla rovescia.
Quel neurone che ancora mi funzionava, lo sentii scoppiare nella testa, per poi soffocare una risata per la scena.

“Non rida e mi aiuti” mi disse con tono scontroso. Poggiai la borsa e l’agenda e mi avvicinai a lui.

“Mi dia” dissi prendendo la maglietta. L’aggiustai e gliela diedi.

“Mi aiuti ad infilarla. Sono ancora sudato” disse avvicinandosi e alzando le braccia.

Infilate le braccia, feci scendere con cautela la maglia lungo il busto ritrovandomi poi a pochi centimetri dal suo volto.
Mi osservava con quegli occhi che sembravano disegnati, uno sguardo pesante, che non riuscivo a sopportare.
Abbassai il capo e indietreggiai, ma venni fermata dalla presa delle sue mani sui miei polsi.

“Sono per caso meglio di lui?” mi chiese cercando il mio sguardo.

“Lui, chi?” chiesi alzando leggermente il capo.

“Lo sai a chi mi riferisco” mi disse quasi ruggendo.

“E questo cosa centra?” chiesi irritata. Schioccò la lingua lasciando la presa. Rimase a guardarmi per qualche secondo per poi avvicinarsi al mio orecchio velocemente.

“Se crede di avere la possibilità di avere un appuntamento con lui, si sbaglia di grosso” mi disse per poi andarsene.

I brividi mi viaggiarono per tutto il corpo, mentre sentii un improvviso freddo invernale.
Ritornammo in silenzio all’ufficio: io seduta alla mia scrivania e lui nel suo ufficio.
Tutti mi fissavano, come se volessero sapere cosa fosse successo. Io volevo delle spiegazioni: perché non potevo frequentare Park Bo-Gum?

Così mi alzai e lentamente aprii la porta del suo ufficio: lo vidi con sguardo pensieroso, mentre con la mano si torturava il labbro inferiore.
Presi accidentalmente in pieno il tavolino, facendo spostare il suo sguardo su di me.
Subito da pensieroso, diventò serio e ostile. Mi feci forza e mi raddrizzai.

“Perché non posso frequentarlo. Me lo deve dire” dissi con voce sicura.

“Perché lo dico io” mi disse posando poi lo sguardo su alcune scartoffie davanti a se.

“E questa secondo lei è una risposta?” chiesi stizzita avvicinandomi alla scrivania.

“E’ quello che basta” disse guardandomi.

“E’ per caso un assassino? Uno psicopatico? Un maniaco?” chiesi ipotizzando mille altre idee.

“No” mi disse divertito.

“E allora qual è il problema?” chiesi quasi urlandogli contro.
Di scatto si alzò posando le mani con forza sulla scrivania, portando il busto in avanti.
Quasi i nostri nasi si toccavano, e il mio cuore quasi esplodeva.

“Quando dico no, è no” disse a denti stretti, tornando a sedere. È una sfida? Bene! Io amo le sfide!

“Evelyn, dove va?” odio quando mi chiama con quel tono da superiore.

“Prenda questo foglio e venga stasera appena ha finito il lavoro” lo presi e uscii.

Mi sedetti e continuai il mio lavoro. Erano le 22 e avevo appena finito il lavoro.
Ero rimasta l’unica nell’ufficio. Così presi il foglio e lo lessi. C’era un indirizzo e un codice.
Presi il primo taxi e mi recai all’indirizzo. Ero davanti alla porta, lentamente inserii il codice e così si aprì la porta.

“C’è nessuno?” chiesi guardandomi intorno.
Nessuno rispose, solo dei passi si sentirono. Mi ritrovai Soo Hyuk a petto nudo, con un asciugamano intorno ai fianchi.

“Credevo non arrivassi più” mi disse rimanendo fermo a strofinarsi i capelli bagnati con una piccola asciugamano.
Lui era tranquillo, mentre sfoggiava il suo corpo scolpito e palestrato, mentre io stavo per morire giovane. 


ANGOLO SCRITTRICE: Salve a voi e a questo nuovo capitolo! Spero che vi sia piaciuto e vi avviso di prepararvi per le immagini(Colpa di Temperina e i suoi video!)


Lee Soo Hyuk

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Capitolo 8
*** 8 ***


LIKE A THUNDER
 
“Le cose piu’ belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare.”
“Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione.”
"Vivere é come mantenere un segreto.. non é per tutti."


8

 
 
“Vieni” mi disse mentre mi accompagnava nel salotto con mobili bianchi, molto elegante.

Si sedette accavallando le gambe, mentre continuava a strofinarsi i capelli con l’asciugamano.
Io, intanto, cercavo di ricordarmi come si respirava. Mi sedetti difronte a lui, mentre posai lo sguardo sulle carte che avevo portato dall’ufficio.

“Signorina James, si rilassi” mi disse con voce affusolata.

Mi vennero i brividi per il tono in cui lo disse: ero un pezzo di ghiaccio, non riuscivo a essere a mio agio, come potevo?
Ero a casa sua, lui era mezzo nudo per colpa della doccia appena fatta: ma dico, ti sembra l’ora di farti una doccia?
Prendendo forza, alzai lo sguardo verso di lui: mi osservava a braccia conserte, mettendo in mostra il suo fisico e i suoi bicipiti, mentre intorno al collo c’era l’asciugamano.

“Come le stavo dicendo stamattina, tutti gli impegni sono stati spostati e ha tutte le giornate piene q-”

“Venga qui, non posso vedere da così lontano i miei impegni” disse interrompendomi, tastando il posto libero alla sua destra con la mano.

Avrei voluto tanto lanciargli i fogli e andarmene, davvero…
Ma, mi alzai e cercando di non rompere nulla sul tavolino in vetro davanti a noi, mi sedetti affianco a lui, a debita distanza.

“Domani avete una conferenza alle 10, riunione verso le 14, meeting sui siti commerciali in produzione…” mi fermai a parlare quando sentii una ventata del suo profumo e il suo corpo avvicinarsi al mio e sporsi per leggere i documenti.

Io ero in stallo: i miei polmoni non respiravano più, i miei occhi erano fissi sul volto del mio capo, le mani salde sulle carte e il corpo ormai diventato di marmo. Vedendo il mio silenzio, Soo Hyuk spostò lo sguardo su di me, guardandomi curioso.

“Evelyn?” mi chiese curioso, inclinando il capo.

“Può…coprirsi?” chiesi con un filo di voce abbassando il capo sulle carte.

“Le disturba il fatto che io sia appena uscito dalla doccia?” mi chiese appoggiandosi con la schiena al divano, provocando un rumore divertente.
Sorrisi, appena lo sentii, ritrovando un po’ di serenità.

“Se il signor Park Bo-Gum fosse stato al mio posto, non le avrebbe dato tanto fastidio” disse con tono severo. Chiusi gli occhi, respirando a pieni polmoni per poi guardarlo.

“Pensa solo a lui? Potrei organizzarle un appuntamento al buio con lui, se vuole” dissi sarcastica.
Un sorriso amaro spuntò sul suo volto, mentre i capelli bagnati ricoprivano la sua fronte.

“Magari lo vuole lei un appuntamento” disse vagando con gli occhi sulla mia figura.
Alzai gli occhi al cielo, sbuffando. Posai le carte sul tavolino vicino a noi, posando le mie mani poi sulle mie gambe.

“Ho capito che non le piace, ma questa è un’ossessione: è mai andato da uno psicologo per parlarne?” chiesi inclinando il capo.
Soffocò una risata, avvicinandosi poi velocemente al mio volto.

“E’ sicura che non serva a lei?” mi disse scrutandomi con precisione.

La tensione, quasi mi fece uscire il sangue dal labbro per quanto lo stavo tormentando.
Voltai velocemente il capo, chiudendo gli occhi e cercando di non pensare a quel bacio passionale all’uscita del locale.

“Forse il ruolo da segretaria non le si addice così tanto” disse tutto d’un tratto rompendo il silenzio.

“Sicuramente prima che arrivasse lei, lavoravo da dio” dissi stizzita con le braccia conserte.
Rise, portandosi la mano vicino al volto, coprendosi così la bocca.
Perché doveva essere così? Ero furiosa, riusciva a farmi arrabbiare in pochi minuti, anche grazie ai suoi sguardi poco normali.
Di scatto mi alzai, percorrendo il corridoio che dava alle altre stanze.

“Cerca il bagno, per caso?” mi disse con tono divertito. Non risposi, attendendo una sua affermazione, che arrivò poco dopo.

“Seconda porta a destra” mi disse e con passo spedito mi fiondai nel bagno, aprendo velocemente il rubinetto buttandomi in faccia l’acqua gelida.
Uscii dal bagno, ritrovandomelo difronte a osservarmi.
Mi diressi in cucina, per prendere un po’ di acqua.

“Posso?” dissi indicando il frigorifero.

“Faccia come a casa sua” disse sorridente.

Presi una bottiglia di acqua e iniziai a cercare per un bicchiere.
Aprii tutti i mobili sopra la cucina, finalmente dopo che li avevo aperti quasi tutti, vidi i bicchieri.
Mi alzai sulle punte, ma nulla, non riuscivo a prenderli. Ho capito che la cucina è a misura sua, però un po’ più bassi no?

Mentre stavo borbottando in mente qualsiasi cosa, sentii una mano sfiorarmi il braccio e prendere il bicchiere di vetro, poggiandolo sul ripiano della cucina. Sentivo il suo respiro sul mio collo e il suo corpo attaccato al mio.

“G-grazie” dissi a fatica versando l’acqua nel bicchiere, con mano tremante. Mi toccò il dorso della mano che era poggiata sulla cucina, e per poco non caddi a terra per le mie gambe molli e non mi bagnai con l’acqua che avevo nella mano tremante.

“Sei ancora dell’idea di uscire con Park Bo-Gum?” mi disse a fior di pelle all’orecchio, facendomi venire i brividi.
Con l’indice, continuava a passarlo sulla mia mano, come a stuzzicarmi.

“Sì” dissi cercando di essere credibile.

“Dillo con più sicurezza” mi disse, appoggiando le labbra sul mio collo.

Come riuscivo a dirlo con sicurezza se avevo le sue labbra sul mio collo?
Avevo l’affanno da parecchio tempo per colpa sua, adesso ero praticamente in iperventilazione.
Chiusi gli occhi e sospirai, cercando di calmarmi ma a peggiorare la situazione erano i baci gentili e lenti che salivano e scendevano per il mio collo.

“Quanto ti odio” dissi in un soffio.

“Come?” chiese fermandosi. Sapeva benissimo cosa avevo detto. Mise l’altra mano sul mio fianco, come ad incitarmi, scaturendo così una maggiore pressione.

“Ti odio” dissi con un filo di voce, ansimante.

“Mmh, lo dicono tutte” disse divertito.

“Tutte?” dissi scuotendo la testa. Non so dove trovai la forza, ma riuscii ad allontanarmi da lui abbastanza da guardarlo in faccia.

“Sì” disse a braccia conserte.

“Quindi non sono la prima?” dissi chiudendo le mani in pugni.

“Credevi di essere la prima?” mi disse divertito inclinando il capo, sorridendomi in modo davvero divertito. Quante segretarie avrà preso in giro?

“Tsk. Park Bo-Gum, è mille volte meglio di lei” dissi a denti stretti.

Appena finii la frase, divenne serio, mentre mi guardava fulminandomi con lo sguardo.
Presi la mia borsa e me ne andai, sbattendo con forza la porta.
Anzi, mi fermai di colpo suonando di nuovo il campanello e con mia sorpresa mi riaprì.

“Sa che le dico? Uscirò con Park-Bo Gum e lei non potrà farci nulla. A lavoro eviti di parlarmi, grazie” dissi voltandomi e andandomene a passo svelto.

Il mio capo sembrava quasi sorpreso della mia piccola sfuriata.
Guardai l’ora al mio telefono: mostrava le 23:30.

“Dio, quasi mezzanotte” dissi mentre camminavo per la strada.



ANGOLO SCRITTRICE: So di essere una brutta persona! Mi scuso immensamente per i miei lettori e lettrici, ma ho avuto da fare :( Spero che questo capitolo vi piaccia :D Aspetto con ansia vostre recensioni!!


Lee Soo-Hyuk

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