Ice and Darkness

di Jordan Hemingway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vincere la guerra ***
Capitolo 2: *** Diplomazia ***
Capitolo 3: *** World of midnight ***
Capitolo 4: *** Ombre notturne ***
Capitolo 5: *** Il fascino della notte ***
Capitolo 6: *** Missing Dark ***
Capitolo 7: *** You're my dream ***
Capitolo 8: *** Dark Kiss ***
Capitolo 9: *** Freddo e Oscurità ***
Capitolo 10: *** Questione di giudizio ***



Capitolo 1
*** Vincere la guerra ***


Storia scritta per il Drabble Event del gruppo FB We are out for prompts, su prompt di Klaudia (#Elsa/Pitch, “Essere buoni è noioso. Perché non provi ad essere cattiva? Ti sentirai più viva, te l’assicuro.”)
 
Pitch conosce il cuore di Elsa, potrebbe elencare ogni sogno e timore segreto della regina di Arendelle.
Facile, dato che lui è l’Uomo Nero, lo spauracchio, colui che i bambini temono nel buio. E invece Pitch Black questa volta non ha bisogno dei suoi poteri per leggere il cuore della giovane donna che gli sta davanti.
Dopotutto, si dice che le anime affini si comprendano al primo sguardo, giusto?
Certo, gli occhi di Elsa in questo momento non sembrano esprimere una particolare predilezione per l’ombra e la paura di cui Pitch si ammanta, anzi, ha appena minacciato di congelarlo, lui e i suoi cavalli denutriti.
Denigrare i suoi Fearlings così. E’ decisamente fatta di una pasta migliore di Jack.
Elsa è cristallo, affilato e splendente, un cuore puro venato di oscurità, il coraggio dei bambini unito alla determinazione della giovinezza.
All’Uomo Nero ricorda tanto se stesso, quando ancora il suo nome non era Pitch Black, ma Kozmotis Pitchiner, il baluardo contro quei Fearlings che oggi sono ai suoi ordini.
La stessa disperata tenacia nell’aggrapparsi a qualunque cosa, un ideale, una famiglia, per combattere la propria oscurità.
Peccato che le tenebre a volte abbiano la meglio. Peccato che sia dannatamente più divertente forgiare le Ombre che combatterle.
“Credimi, Elsa. Essere buoni è noioso.” Le spiega, con il migliore dei suoi sorrisi sghembi. “Vieni con me. Ti sentirai più viva.”
E avrebbe anche un paio di idee su come mettere in pratica questa promessa.
Idee che alla regina, nel profondo, non dispiacciono affatto.
E anche per sapere questo non ha bisogno dei suoi poteri, gli basta guardare il viso rosso di imbarazzo di Elsa per sapere che, anche se questa battaglia sarà persa, lui la guerra l’ha già vinta.
 

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Capitolo 2
*** Diplomazia ***


Storia scritta per il Drabble Event del gruppo FB We are out for prompts, su prompt di Kuma Cla (#Crossover, Elsa/Pitch, è meglio essere temuti che amati)
 
“Essere amati è sopravvalutato: per governare non c’è niente di meglio della paura.” Argomenta Pitch.
La regina di Arendelle inarca un sopracciglio. “Vedo. Anzi, non vedo un tuo regno: immagino però non sia rilevante.”
“Sono il Signore degli Incubi: il mio regno è la Paura.”
“Peccato che la Paura non abbia mai dovuto far fronte a trattati commerciali multilaterali.”
Pitch torna alla carica. “Se tu li minacciassi, non dico di molto, giusto quel poco che serve…”
“…Mi ritroverei blocchi doganali, spie e un principio di guerra internazionale.” Elsa sospira: perché deve essere sempre lei a far la parte della burocrate fredda e razionale? “Ti ho chiesto un aiuto con questi decreti, Uomo Nero…”
“Macchiavelli diceva…”
“…Non una lezione di storia della politica.” Che poi, come possa Pitch aver letto Il Principe, è un mistero su cui Elsa non ha intenzione di indagare. 

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Capitolo 3
*** World of midnight ***


Storia scritta per l'evento del gruppo FB We are out for prompts, su prompt di Kuma (#Where the darkness fill the air, where it’s icy and cold - Black Lagoon Ending)
 
Mezzanotte e il palazzo di Arendelle dorme sul fiordo ghiacciato. Le bandiere nere a mezz’asta ondeggiano sotto i colpi del vento autunnale.
Dormono i servitori, indifferenti al lutto purché il loro lavoro non ne sia influenzato. Dormono i dignitari e i consiglieri, sognando una reggenza facile e prospera. Dorme Anna, esausta per il pianto: il suo dolore non si può misurare a parole.
Solo Elsa veglia ancora: dai suoi occhi scendono lacrime di ghiaccio, ed è tutto quel che si concede di manifestare, nel timore che il suo potere prenda il sopravvento.
Come si può continuare a vivere dopo una perdita così crudele?
La ragazza abbassa le palpebre.
Si alza dal letto e posa la mano sulla maniglia della porta: frammenti di brina si espandono sul metallo. Scende le scale, lasciando dietro sé uno strascico di gelo, che il giorno dopo lascerà una traccia d’acqua, meravigliando le domestiche. L’aria che respira è rarefatta, il freddo invade la sala del trono immersa nell’oscurità.
Un’ombra si stacca dal fondo e avanza verso la principessa, le cui gambe vacillano mentre cerca di raggiungere il luogo dove ha salutato i genitori per l’ultima volta.
Quale incubo può essere peggiore di questa realtà?
“Non posso…” La voce di Elsa si rompe. Vorrebbe dire che non può dare sfogo ai suoi sentimenti, per paura di distruggere il castello, che non può lasciare fluire liberamente il potere che preme per manifestare il suo dolore, che è stanca di nascondersi e trattenere ogni emozione.
Le parole sono diventate un fardello.
L’Ombra tuttavia capisce.
“Puoi.” Appena un sussurro, un lieve allargarsi delle braccia: perché anche l’Uomo Nero sa che cosa significa perdere davvero una persona amata.
E accade: inciampando, Elsa stringe la tunica di Pitch e inizia a piangere. Mulinelli di neve si avventano contro i due, lame di ghiaccio si innalzano dal pavimento, una tormenta si scatena attorno a loro, prontamente fagocitati dalle tenebre che l’Uomo Nero alza come baluardo estremo, lasciando che il dolore della principessa si calmi.
Nel freddo mondo di mezzanotte, dove le tenebre e il ghiaccio riempiono l’aria, tra le braccia del Signore degli Incubi che tanto ha temuto da bambina, Elsa può finalmente riposare.


NdA: Salve! Se siete arrivati fin qui, vi ringrazio: questa sarà una raccolta di OS, Drabble e Flash-fic incentrata su Elsa/Pitch (ma va?), principalmente scritte durante gli eventi del gruppo We are out for prompts (fateci un giro^^), ma può essere che aggiunga cose non inerenti alle sfide del gruppo. Il background delle storie varierà a seconda dell'ispirazione (potrebbero esserci AU diversi, storyline diversi, etc) l'unico punto fisso è il pairing Black/Elsa, of course!^^ Alla prossima!
 

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Capitolo 4
*** Ombre notturne ***


Storia scritta per l'event del gruppo FB We are out for prompts, credits del prompt alla promptatrice (#Ombre che si allungano)
 
“Vattene, altrimenti ti congelo.” Pitch sa benissimo che Elsa intende ogni sillaba di quell’avvertimento. Ovviamente non ha nessuna intenzione di obbedire.
“Difficile congelare un’ombra, non credi?” Sorride beffardo. L’unica luce nella stanza è quella delle candele che la Regina di Arendelle ha acceso sulla scrivania, e basta appena a illuminare i fogli stesi sotto il suo naso. A Pitch riesce facile allungarsi in mille rivoli di tenebra, in attesa al confine con l’aura luminosa.
“Di che si tratta? Contabilità?”
Elsa sospira. “Diplomazia.” Lascia che la testa scenda a sbattere contro il piano del tavolo. “Inviti a cerimonie, richieste di trattati d’amicizia, reclami commerciali… Da quando hanno saputo di me, pare che tutti i regni del mondo vogliano aver a che fare con Arendelle.”
“Come dire, se non conosci la Regina delle Nevi non sei nessuno.” Un refolo d’ombra sfiora dolcemente la caviglia di Elsa.
“Esattamente.” La giovane donna posa il mento sugli avambracci, scrutando l’oscurità davanti a sé. “La mia mole di lavoro si è decuplicata: quindi vattene o proverò a scoprire se il ghiaccio ha effetto sulle ombre.”
Due scintille si accendono nel buio: stelle ingoiate da un’eclissi, soli inghiottiti dalle tenebre.
Prendendo forma, Pitch si avvicina alla scrivania. “Troppo lavoro e niente svago fanno della Regina una ragazza noiosa.” Enuncia sogghignando: la luce delle candele trema e si affievolisce mentre le ombre si infiltrano tra i documenti ufficiali e raggiungono il viso di Elsa.
La quale si limita ad alzare gli occhi in direzione del suo interlocutore. “Dovrei ridere o gridare di paura?” Domanda inarcando un sopracciglio, l’angolo della bocca piegato in un mezzo sorriso.
“Gridare mi va bene.” Con un guizzo, le ombre spengono le candele. “Ma non di paura, stanotte.”

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Capitolo 5
*** Il fascino della notte ***


Scritta per l'event del gruppo Fb We are out for prompts, su prompt di Donnie (#ElsaxPitch: lei non vorrebbe cedere alle sue proposte, non desidera affatto conoscere il suo lato oscuro... ma c'è qualcosa di estremamente affascinante in quel tipo.)
 
C’è stato un tempo, ricordi, in cui i giorni passavano uguali uno dopo l’altro, monotoni e silenziosi. Giornate trascorse a guardare fuori dalla finestra e notti insonni per le domande insolute.
Se qualcuno ti avesse detto che avresti rimpianto quei giorni così monotoni, gli avresti riso in faccia. Il fatto è che da quando hai rivelato al mondo (o meglio, a tua sorella, al suo fidanzato, al paese e alle nazioni alleate, ecc…) i tuoi poteri, pare che non sia più possibile vivere una vita tranquilla.
Il mese scorso erano i Druidi del Nord che ti reclamavano tra le loro schiere: hai dovuto scatenare quattro tormente nelle loro tende prima che tornassero sulle loro montagne.
Due settimane fa c’è stato il rapimento di Anna per mano dei regni alleati delle Isole del Sud (come dice Kristoff, l’unico Hans buono è quello congelato).
Non è che rimpiangi i giorni di paura e segregazione. E’ solo che non dovevi rischiare la vita e la famiglia continuamente, allora.
Quella di oggi è il fiocco di neve che fa crollare la slavina: non bastavano nemici vecchi e nuovi, pure il Signore degli Incubi ha deciso di “farti passare al lato oscuro della Forza”, qualunque cosa intenda con questa frase.
Siete vecchie conoscenze, tu e lui, nonostante lui non sia esattamente di carne e di sangue.
In realtà, fino a ieri pensavi a Pitch Black come allo spauracchio per bambini di cui Anna aveva tanta paura da piccola. Scoprire che è il responsabile delle tue urla di terrore infantili, in quelle notti dove sognavi di perdere la tua famiglia a causa del potere incontrollato che fluisce in te, non te lo ha reso più simpatico.
Lui ti lancia un sorriso storto, come se avesse capito i pensieri che ti stanno volando nella testa. Probabilmente è così.
“Pensaci su.” Ripete, girando attorno alle sculture di ghiaccio del tuo giardino personale, esaminandole con aria da intenditore. (Può un Signore degli Incubi interessarsi alle statue di ghiaccio?) “Conosci la paura, è parte di te. Sei nata per governare: insieme potremmo fare meraviglie.” Tende la mano. “E, detto tra noi, Jack Frost morirebbe di invidia per queste sculture. Non vorresti vedere la sua faccia?”
Capisci di essere nei guai quando senti il fortissimo impulso a ridere e prendere quella mano.

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Capitolo 6
*** Missing Dark ***


Scritta per l’event del gruppo FB We are out for prompt, credit del prompt alla promptatrice (#Elsa/Pitch, i fiocchi di neve che cadono vicino al suo viso rendono i suoi occhi ancora più luminosi.)
 
Si sono ritrovati di nuovo, la Regina delle Nevi e l’Uomo Nero, ma questa volta non più solo nel mondo dei sogni.
“Sei in ritardo.” E’ tutto quello che Elsa riesce a dire, dopo averlo creduto morto. Il vento che mugghiava così forte adesso è scomparso, e i fiocchi di neve cadono lentamente attorno ai due.
A volte, avere il potere di influenzare le tempeste con le proprie emozioni è frustrante: tutti capiscono quello che provi, anche prima di te.
Pitch invece si staglia nella neve, oscuro ed enigmatico come sempre: nel contrasto con la neve perfino i suoi occhi sembrano più luminosi, come se l’eclissi perenne stesse per abbandonarli.
“Hai sentito la mancanza dei tuoi incubi?” Sogghigna. “Saresti la prima.”
E la neo-regina di Arendelle avanza fino a colmare la distanza che c’è tra loro, per la prima volta nel mondo reale.
“Mi sei mancato tu.”
 

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Capitolo 7
*** You're my dream ***


Scritta per l’event del gruppo FB We are out for prompt, credit del prompt alla promptatrice (#Elsa/Pitch, "fai anche bei sogni la notte?")
 
“E dimmi,” Le mani di Pitch si allungano sulla schiena di Elsa, attirandola verso sé, “com’è finito l’incubo, altezza?”
La regina si sorprende sempre del fatto che, pur essendo il re delle ombre, Pitch Black possa avere un corpo e delle mani caldi e solidi come quelli di chiunque altro, all’occorrenza.
“E’ finito bene.” Non gli darà la soddisfazione di sentirsi dire che le sue visite nei sogni ormai non la riempiono più di paura, ma di ben altro. “Mi domandavo invece…” Gli passa una mano tra i capelli, onde di oscurità che le riempiono le mani. “… Anche l’Uomo Nero sogna, alla notte?”
“A volte.”
“Incubi o sogni?”
Gli abitanti di Arendelle credano pure che la loro regina sia intoccabile e trasparente come il ghiaccio: l’espressione che Pitch si ritrova a fissare ora, a pochi centimetri dal proprio viso, è tutto meno che innocente.
“Entrambe le cose.”
Lei è la sua forza e la sua debolezza, il suo sogno e il suo incubo, di cui non potrà più fare a meno.
 

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Capitolo 8
*** Dark Kiss ***


Scritta per l’event del gruppo FB We are out for prompt, credit del prompt alla promptatrice (#Elsa/Pitch e una litigata che finisce in un bacio. Gelido.)
 
“Avresti dovuto dirmelo.” Elsa strinse i pugni, cercando inutilmente di contenere la rabbia crescente. “Si tratta di Arendelle, del mio regno.”
“Ho pensato di farti una sorpresa.” Pitch sogghignò, godendosi l’espressione sul viso della regina.
“Hai deliberatamente provocato una guerra,” le mani di Elsa iniziarono a coprirsi di brina, “per poi spaventare a morte l’esercito confinante e annettere i loro territori.”
“La paura di un esercito è nutriente, sostanziosa.” Confermò l’Uomo Nero. “Certo, non come quella dei figli e delle mogli dei soldati, ma…”
Con un fruscio, Pitch svanì giusto un attimo prima di essere colpito da un fascio di ghiaccio e neve.
“Arendelle non è un mezzo per aumentare il tuo potere.” Elsa non era mai stata tanto arrabbiata in vita sua. “Hai rischiato le vite di persone innocenti per cosa? Vendetta? Avidità?”
Le sue braccia vennero immobilizzate da una coltre di oscurità apparsa dietro di lei. “Vorresti una giustificazione, Regina dei Ghiacci?” La voce di Pitch non era che un sussurro. “Un motivo? Non ci sarà: l’ho fatto perché potevo farlo, tutto qui.” Niente scuse nobili, solo la verità.
Le mani di Elsa si abbassarono mentre la stretta che le imprigionava si allentava. Pitch riapparve davanti a lei: “Non posso cambiare la mia natura.” La informò. “Sono e sarò sempre il Re degli Incubi.”
Sospirando, la regina si sedette alla scrivania. “Lo so.” Allungò una mano verso il viso dell’Uomo Nero. “E neppure lo vorrei.” Mormora, attirandolo a sé in un bacio gelido come la neve e oscuro come l’amore che prova per lui.
 
 

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Capitolo 9
*** Freddo e Oscurità ***


Scritta per l’event del gruppo FB We are out for prompt, credit del prompt alla promptatrice (#Elsa/Pitch: Freddo ed oscurità vanno sempre a braccetto)
 
“Non ci vedrà nessuno.”
Elsa gira la testa verso l’angolo più buio del giardino, nel tentativo di nascondere il rossore sul viso. “Preferisco rientrare, è notte e inizia a far freddo.”
Pitch la guarda con scetticismo. “Disse la Regina delle Nevi all’Uomo Nero.” Sbuffando, le prende il mento tra le dita per farla di nuovo voltare verso di lui. “Timida?”
“Non ho detto questo, è solo che…” L’Uomo Nero la zittisce attirandola a sé e baciandola.
Quando Elsa si riprende, lui è ancora lì, in attesa, e le porge il braccio. “Mi concede questa passeggiata notturna, maestà?” E non può fare altro che sorridere e allungare la mano verso il gomito di Pitch.
Dopotutto, freddo e oscurità vanno sempre a braccetto, letteralmente.
 
 

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Capitolo 10
*** Questione di giudizio ***


Scritta per l’event del gruppo FB We are out for prompt, credit del prompt alla promptatrice (#Elsa/Pitch: Modern!AU. Elsa è una studentessa universitaria e sta lavorando alla tesi. Il suo relatore è il professore più temuto della facoltà (a tua scelta), ovvero Pitch. Deve andare da lui a chiedere un consiglio. (Genere a tua scelta!)
 
Respira, espira, bussa alla porta. Respira, espira, bussa alla porta.
Elsa continuava a ripetere il mantra mentre saliva le scale verso l’ufficio del suo relatore, cercando di non pensare a quel che l’aspettava una volta varcata la soglia di quello stanzino scuro ed evitato (a ragione) da tutti gli studenti con un minimo di intelligenza.
“Non è come se fossi ancora in alto mare…” Tentò di consolarsi, aggrappandosi al corrimano per non inciampare sui gradini consumati.
Ricordava benissimo quel ragazzo dell’ultimo anno, Jack, anche lui in tesi con lo stesso docente, al quale il professor Pitchiner aveva gettato l’intera tesi dalla finestra del terzo piano a causa della bibliografia non perfettamente in ordine. E questo a soli tre giorni dalla discussione di laurea.
La ragazza sospirò: perché, tra tutti i docenti della facoltà di Medicina, l’unico ad occuparsi di psichiatria forense doveva essere proprio l’Uomo Nero? (Soprannome coniato innumerevoli anni prima da qualche matricola in vena di scherzi. Si sussurrava che Pitchiner avesse provveduto personalmente alla sua espulsione dal corso di laurea, come ringraziamento).
Eccola lì, la porta dell’ufficio. Ovviamente, nessun altro studente attendeva di essere ricevuto (la mancanza di anticamera in questo caso non era un vantaggio), quindi Elsa deglutì e strinse i pugni.
“Nascondi le tue emozioni.” Si ripeté mentalmente. “Non fargli sentire la tua paura.” Da quando si era iscritta a medicina, il consiglio datole dal padre le era sempre tornato utile durante gli esami. Tuttavia la ragazza aveva iniziato a sospettare che con Pitchiner la cosa non funzionasse come per gli altri. Sembrava quasi che il professore percepisse le sue insicurezze e si divertisse a ritorcergliele contro, giustificando il suo soprannome.
Il problema era che, più che paura, l’emozione dominante durante i loro colloqui era classificabile come “rabbia omicida”.
Perché aveva scelto un bastardo del genere come relatore? Si domandò per l’ennesima volta bussando alla porta.
“E’ aperto. Per cosa mi disturba questa volta, Elsa?” Non aveva nemmeno alzato la testa dal suo giornale: logico, dato che l’unica persona che si azzardava a spingersi fin lassù era lei.
“Ho una domanda sul caso studio in analisi, in relazione alla distinzione tra Durham rule e M’Naghten rule.”
“Ampiamente affrontate nel mio corso lo scorso semestre. Forse non era presente.”
Elsa strinse i denti: aveva frequentato quel corso (slot delle sette del mattino, semestre invernale) senza mancare mai a una lezione, sedendosi sempre in prima fila e rispondendo alle domande continue e assillanti che Pitchiner riteneva di dover somministrare a chiunque mostrasse abbastanza fegato da sedersi davanti alla cattedra.
“Il caso in esame presenta una valutazione basata sulla Durham. Secondo me si sarebbe dovuto utilizzare la M’Naghten.” Lo informò.
Pitchiner posò il giornale e la fissò: alla ragazza sembrò che gli occhi del professore assomigliassero a due eclissi, o meglio, a due buchi neri pronti a inghiottirla.
“Lei sa che sono stato io a fare quella valutazione.”
“Ne sono consapevole.” Se si doveva morire, tanto valeva farlo con onore. “Per questo vorrei chiederle il motivo, professore.”
“Non ho l’abitudine di discutere sul mio lavoro personale con i miei studenti.” Replicò Pitchiner e rimase un lungo momento in silenzio. “Tuttavia, nessuno studente ha mai avuto il coraggio di presentarsi e contestare il mio operato.” Aggiunse, sollevando l’angolo della bocca in quello che a Elsa sembrò davvero un ghigno soddisfatto. “Prenda una sedia.” Le ordinò, accartocciando il giornale e gettandoselo alle spalle. “Spero non avesse impegni per questo pomeriggio.”
Decisamente stava sogghignando. Elsa si affrettò ad agguantare una seggiola e ad aprire il plico dei documenti in analisi, cercando di ignorare l’impulso a saltellare di gioia.
Erano in momenti come questi che ricordava che, dopotutto, a lei l’Uomo Nero era sempre piaciuto.
 
 
NB. La Durham rule e la M’Naghten rule sono due principi della psichiatria forense relativi all’incapacità di intendere e volere di un imputato (informazioni prese da Wikipedia).
 

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