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di giorgiadai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter I ***
Capitolo 2: *** Chapter II ***
Capitolo 3: *** Chapter III ***



Capitolo 1
*** Chapter I ***


Bip-bip. Bip-bip.

Erano le 7.00.

Mi stiracchiai un po’ su quell’orribile brandina sulla quale dormivo ormai da dieci anni –anche se era ancora scomoda come il primo giorno- ed aprii gli occhi. 
Un lampo di luce che proveniva dalla finestra, che mi ero dimenticata di chiudere la sera prima, mi accecò, così mi ributtai istintivamente sotto le coperte.

«E’ pronto il caffè!» urlò una voce che proveniva dalla stanza accanto.

Zitta Allison, la maledii mentalmente. 
Ma non le risposi, ormai ero abituata. 
Urlava le stesse parole ogni mattina sempre alla stessa ora. 
Mi girai verso l’orologio… 7.06 a.m. Sorrisi.

«Alzati, dormigliona!»

Okay, forse era arrivata veramente l’ora di lasciare questa accoglientissima brandina.
Presi i primi vestiti che trovai e andai in cucina dove mi stavano aspettando Allison, e due grandi tazze di caffè fumante. 
Che poi, caffè è un modo di dire, ancora non mi ero abituata a quella schifosa poltiglia newyorkese che era composta dal 99,9% di acqua.

«Buongiorno, Sole» disse lei con il suo solito sorriso a mille denti.

Aperta parentesi.

Piccola informazione, so che può sembrare un nomignolo estremamente dolce, ma Sole è veramente il mio nome. 
I miei genitori erano di un piccolo paesino della Valle d’Aosta, in Italia, ed è proprio lì che sono nata io.
Tra le alte montagne, la neve, le praterie… e tanta, tanta cacca di mucca.
Comunque, passando ad altro, vi starete chiedendo come sono arrivata ad abitare nella Grande Mela da un piccolo paesino. 
Beh, non sono diventata né un’attrice, né una modella, se state pensando a questo. 
Ho fatto solo un grandissimo errore, ma non mi piace pensare al passato.

Chiusa parentesi.

«’Giorno, Al» dissi girando lo zucchero nel mio caffè. 
Magari riuscivo a dargli un sapore.

Allison e io viviamo insieme da circa dieci anni, ed è la mia migliore amica. 
L’unica persona che mi è sempre rimasta accanto nonostante tutto. 
Inoltre, è una delle persone più solari che avessi mai conosciuto. 
E credetemi, ce ne vuole per trovare una persona sorridente alle 7.20 di lunedì mattina.

Oh, cazzo. E’ lunedì.
Mi girai verso il calendario.
13 Marzo 2023.
No no no no no no, pensai. 

Mi alzai di corsa  e presi il telefono, cercai sui promemoria. 
Proprio come pensavo. Cazzo.

Alle 8 avevo l’appuntamento per vendere il negozio.

Il "negozio", e’ un negozietto di elettrodomestici usati a pochi passi da China Town. 
E devo in tutti i modi cercare  di non venderlo, visto che è la nostra unica entrata.
Mi vestii cercando di arrivare per lo meno alla decenza.
Uscii di casa incamminandomi –correndo come una matta facendo lo slalom tra le persone- verso il negozio.




CIAO A TUTTIIIIIIII, 
mi chiamo Giorgia e questa è la mia prima "fan fiction" (capirete le virgolette più in là..)
*ta ta ta taaaaaaaaaaan*
Okay, no.
Sono molto imbarazzata, non sono una scrittrice e ancora non ho capito bene come usare questo coso...
Peeerciò se avete consigli, 
critiche, 
o mi volete semplicemente dire quanto sono negata a scrivere, 
qui sotto potete lasciare una piccoliiiissima recensione oppure potete scrivermi su Twitter (sono @giorgiadai) 
o su Instagram (sempre @giorgiadai... La fantasia è il mio forte lo so)

Detto ciò non voglio rubarvi altro tempo, 
spero vi piaccia, ho un milione di idee!
Al prossimo capitolo!
Un bacione.

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Capitolo 2
*** Chapter II ***


Dopo venti minuti circa, schivati più passanti possibili e fatti cadere circa 3 o 4 caffè, arrivai nel viottolo del negozio.
Oltre ad avere un negozio di elettrodomestici usati, che non viene filato da nessuno, deve essere posizionato anche in una vietta buia. Grazie.
L’unica cosa positiva di quel posto è che accanto aveva una caffetteria molto carina, certo, non era Starbucks, ma faceva i suoi onesti caffè. Così decisi di fermarmi e prenderne uno, visto che quella mattina il mio era finito sulla moquette del 122 di Bailey Street.
«Buongiorno, Elsa. Mi puoi fare un caffè, per favore? » mi sedetti al bancone, sorridendo.
Elsa era la cameriera del John’s Bar, e lavorava qui da quando io lavoravo al House Shop. Con il tempo eravamo diventate molto amiche.
«Buongiorno, tesoro. Ecco a te.»
Elsa è l’unica persona al mondo che mi chiami tesoro, ma non mi da fastidio, per niente.
La salutai e uscii di corsa visto che l’orologio segnava già le 8.07 e dalla vetrina vidi fuori i prossimi proprietari dell’House Shop.
«Buongiorno» dissi con il fiato corto e pulendomi la bocca con un fazzolettino preso al bar poco prima.
«Lei deve essere la signorina Forst» disse un signore allungandomi la mano. «Io sono l’avvocato White, ma può chiamarmi Sean. Sono qui con il signore e la signora Lauren» riprese aria. «Abbiamo controllato sui registri e risulta che lei non paga l’affitto del negozio da 6 mesi.»
Mi guardò aspettando una risposta. Che dire? Aveva ragione. Ma chi vogliamo prendere in giro, riesco a prendere solamente i soldi per l’affitto di quella baracchina.
Mi dispiaceva non pagare certo, ma non avevo veramente nessun’altra soluzione. Mi sentivo sola e debole. Mi limitai a mordermi il labbro.
Non ricevendo una risposta, l’avvocato continuò.
«Signorina Forst, mi dispiace dirglielo ma se non paga entro una settimana dovremo sequestrarle il negozio e non potrà piu venderlo.»
«Ma come faccio?» sbottai. Questa volta le parole uscirono chiare e tonde senza nemmeno pensarci.
«Mi dispiace molto, non dipende da me.»
Mi diedero la mano, e se ne andarono.
Certo a loro cosa importa, pensai. Calciai una lattina di birra che era lì probabilmente dalla sera prima.
Dovevo pensare a una soluzione, assolutamente.
Pensa, Sole. Cazzo pensa.
Rimasi in giro per qualche ora, guardando vetrine, cartelli e insegne stradali. Pensai di giocare alla lotteria, ma in tasca non avevo nemmeno cinque euro. Maledetto caffè.
Squillò il telefono. Lo aprii era un messaggio di Allison.
“Allora, come è andata?”
Non le risposi, non ne avevo voglia, volevo starmene un altro po’ da sola. Certo che da ragazze si fanno delle scelte orribili. Mannaggia a me e a quanto ho deciso di seguire quel coglione pezzo di m… Mi bloccai, o piu che altro… Inciampai sopra una scatola che non avevo notato. Lì per lì non pensai molto alla scatola, pensai più che altro al dolore che stavo provando e al sangue che usciva dal mio ginocchio.
Iniziai a cercare un fazzoletto nella mia borsa, anche se sapevo benissimo che avrebbe fatto prima ad arrivare un ambulanza dal brasile. Dopo qualche minuto lo trovai, mi pulii e disinfettai la ferita con un po’ di saliva. Mi girai per prendere il telefono che era volato a qualche passo da me, e notai che la scatola era aperta. Mi guardai attorno, ma tutti camminavano tranquilli presi dalla loro vita. Così, sbirciai dentro e trovai un braccialetto con dei numeri sopra e un foglio con scritto un numero e una via (164, West Street)
Sarà stata una consegna persa, pensai.
Decisi di fare una buona azione, tanto non avevo voglia di tornare a casa e soprattutto volevo comprare un cerotto in farmacia.
Dopo qualche sosta e essermi medicata la gamba arrivai nella via che indicava il foglio.
Era un’altra vietta di New York, abbastanza lontano dall’House Shop, e al numero civico corrispondeva un negozio di cambi automatici.
Aprii la porta che precedette il mio “Si può?” con un “driiin”.
«Prego prego!» disse un signore dall’altra parte del bancone. Era un uomo alto, sulla sessantina e mi accolse con un gran sorriso.
«Salve» mi avvicinai. «Ho trovato questa scatola indirizzata qui, perciò ho deciso di portargliela»
L’uomo si azzittì e restò fermo a guardarmi. Imbarazzante. Passò circa un minuto prima che mi rispose.
«Sole Forst» disse «Ti stavo aspettando»


Buon pomeriggio a tutti!
Ecco qui il chapter 2. I primi sono un po' cortini, lo so, ma prometto che andando avanti saranno più ricchi di avventura e più.. badaboom. Rendo l'idea? 
Okay, allora volevo dirvi due paroline. Cosa abbiamo letto in questi due capitoli? Vediamo, abbiamo capito tutti che sta succedendo qualcosa a Sole, ma che cosa? Cosa l'ha portata a vivere questa vita cosi.. orribile? A cosa si riferiva quando ha detto "un grandissimmo errore"? E come pensate che si risolva il tutto? Spero molto che vi piaccia, ho in serbo per voi tantissime cose, perciò se vi piace, o anche se vi fa schifo, fatemelo sapere per favore, ci tengo tanto. Al prossimo capitolo, baci!
Potete scrivermi anche su Twitter @giorgiadai, o su Instagram sempre @giorgiadai. 
Giorgia

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Capitolo 3
*** Chapter III ***


 
 
 


***

Okay, non so se la cosa più inquietante fosse che questo tizio di fronte a me conoscesse il mio nome, o che mi stesse aspettando. Ma poi, aspettando per cosa?
Mi uscì una risatina nervosa. 
«Credo che lei si stia sbagliando, sono capitata qui per caso. Non conoscevo questo posto fino a due minuti fa.»
«Ti sto osservando da tempo. Forse tu non conosci me, ma io conosco te, e voglio aiutarti.»
Lo guardai. Okay, dov’è la telecamera? O forse è un maniaco? Un assassino? E’ uno scherzo? Non so quale forza della natura mi convinse a restare lì e a non darmela a gambe.
«In che modo mi può aiutare?»
«Posso migliorare la tua vita»
«A meno che lei non abbia i soldi da darmi per 6 mesi d’affitto non pagati, è impossibile che possa riuscirci» dissi ridendo.
«E se io ti dicessi che puoi cambiare le cose, lo faresti? Se ti dessi la possibilità di scegliere per una volta.
Puoi fare in modo che tutto ciò non accadrà mai. Ora tocca a te.» 
Ora stavamo veramente sfiorando il ridicolo, allora: a) non avevo idea di chi fosse questo tipo, b) era un possibile drogato in preda alle allucinazioni e c) perché cavolo parlava come un venditore di televisioni?
Ma sorvolando la b e la c, chi era? E cosa voleva da me?
«Io nemmeno la conosco» feci un passo indietro per andarmene.
«Nella scatola c’è un braccialetto, vero?» disse, senza nemmeno calcolare ciò che avevo appena detto.
Mi girai. «Si, e allora?»
«Quel braccialetto ti riporterà esattamente nel luogo e nel tempo in cui tutto questo è iniziato, potrai cambiare tutto. Inizi a capire?» Mi guardò speranzoso.
«Inizio a capire che lei è uno squilibrato.» E prima che potesse dire altro, corsi fuori dal negozio e ancora una volta quel driiin precedette la mia uscita.
Una volta per strada, abbastanza lontano da quel covo di matti, iniziai a camminare più lentamente. Ormai erano le 11 e il sole splendeva su tutta New York. Faceva molto caldo, così decisi di togliermi la giacca.
Quel braccialetto ti riporterà esattamente nel luogo e nel tempo in cui tutto questo è iniziato, ripensai. Un nome mi passo per un secondo nella mente, Harry, ma lo scacciai subito. Non volevo ricominciare a pensare al passato, ormai ero andata avanti. Ormai esisteva solo il presente.
Dopo dieci minuti di camminata sotto il sole, mi ritrovai a casa. Allison era uscita molto probabilmente con il suo nuovo ragazzo. Si frequentavano ormai da qualche mese, quattro, penso, e John mi piaceva molto. Era un bravo ragazzo, se così di poteva chiamare visto che aveva 35 anni, dieci in più di noi.
Ero distrutta dopo la mattinata in giro e dopo aver corso da una parte all’altra, così mi sdraiai un po’ sul letto.
Solo dieci minuti, pensai.

Dopo due ore mi svegliai dal coma, erano le due del pomeriggio e non avevo ancora mangiato niente. Così decisi di avvicinarmi al frigo, ma ovviamente era vuoto. Cercai anche nella dispensa e nel forno a microonde, ma invano anche lì.
E’ possibile che in quella casa non c’era mai nulla? Sbuffai e chiamai Allison.
Era libero.
‘Sole?’ sentii dall’altra parte del telefono.
‘Allison! Io sono a casa, e sto morendo di fame. Come al solito in cucina non c’è niente a che ora torni tu?’
‘Frena, frena, frena. Ti ho mandato un messaggio ore fa, perché non mi hai risposto?’
Cazzo. ‘Non l’ho visto…’ cercai di svagare.
‘Sole.’ Urlò lei arrabbiata.
‘Okay okay okay. Ero un po’ giù di morale ma ti avrei risposto, poi sono successe un milione di cose e mi è passato di mente e…’ iniziai.
‘Okay, ho capito, chiudi il becco’ mi bloccò. E così feci. ‘Dovrei tornare tra un paio d’ore, ma conoscendoti so che non ce la farai ad aspettarmi. Ti tocca scendere e andare a comprare qualcosa’ disse ridendo.
‘Ma uffa’ piagnucolai io.
‘Mi dispiace, baby. Oh..’ disse lei come se fosse stata distratta da qualcosa. ‘..O-ora devo andare. A dopo Sole!’ e attaccò. Bleah, pensai.
Aprii la borsa per cercare qualche soldino per comprarmi per lo meno un pacco di patatine, ma la prima cosa che mi saltò all’occhio era un braccialetto fucsia con dei numeri sopra.
Come è finito qui? Pensai. Era tutto molto inquietante.
Che faccio lo butto? Non ce lo voglio dentro casa mia. E se quel depravato ci ha messo una telecamera? E se c’è una bomba? Oddio.
Ma cosa stai dicendo, Sole? Ti pare che c’è una bomba? E’ solamente un braccialetto innocentissimo. Dai, non fare la ragazzina.
Ecco, perfetto, ora parlavo anche da sola.
Va beh dai, lo metto, che sarà mai.
Lo osservai meglio e notai che i numeri scritti sopra erano 14062009.
Chissà che significato hanno. Ad ogni modo non sono affari miei, sorrisi, e lo infilai.
Ah, comunque, nella borsa, non c’era l’ombra nemmeno di un dollaro, così decisi di aspettare Allison.
Mi sedetti sul divano, per distrarmi un po’, magari in TV c’era qualcosa di carino.
Passò qualche minuto, quando, ad un tratto, iniziai a non sentirmi bene. Tutto intorno a me iniziò a girare velocemente, prima in un verso, poi in un altro, e, all’improvviso un lampo di luce bianca mi accecò. Caddi e sentii qualcosa di molto duro colpirmi la testa.
Appena riaprii gli occhi, capii subito di non trovarmi più a casa. Ero nel bel mezzo di una strada troppo piccola per essere una di New York e intorno a me c’erano tutti piccole casette che mi ricordavano quelle della Valle d’Aosta. Sorrisi.
Poi ad un certo punto capii, abbassai lo sguardo e lessi sull’orologio: 14 Giugno 2009.
Il giorno in cui lo incontrai.

***
                                                                         

Heeeeeeeeeeeeeeey, buongiorno!
Ecco a voi il terzo capitolo, l’ho fatto un po’ più lungo, per arrivare all’inizio vero e proprio della storia. Allora Sole è stata ‘catapultata’ nel passato, ma perché? Chi incontrerà? Cosa succederà? Lo scoprirete solo nel prossimo capitolooooo! Okay, basta.
Allora una ragazza mi ha chiesto di mettere delle foto dei personaggi quindi qui sopra ho messo Sole, a destra, e Allison, a sinistra. Andando avanti posterò anche i nuovi personaggi che usciranno fuori :)
Okay, vale sempre la regola degli altri capitoli, qualunque cosa vogliate dirmi, critiche, consigli, suggerimenti o semplicemente dirmi cosa pensiate della storia, potete farlo qui sotto, scrivendomi una recensione. O mi potete anche scrivere e seguire su Instagram @giorgiadai e Twitter @giorgiadai, ricambio il follow!
Ringrazio anche tutti coloro che leggono ma non recensiscono, e spero che la mia storia vi piaccia! Al prossimo capitolo, baci.

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