Ragione e sentimento. E di quello che accade quando prevale la prima

di _joy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - I ***
Capitolo 2: *** I - II ***
Capitolo 3: *** I - III ***
Capitolo 4: *** I - IV ***
Capitolo 5: *** I - V ***
Capitolo 6: *** I - VI ***
Capitolo 7: *** I - VII ***
Capitolo 8: *** I - VIII ***
Capitolo 9: *** I - IX ***
Capitolo 10: *** I - X ***
Capitolo 11: *** I - XI ***
Capitolo 12: *** I - XII ***
Capitolo 13: *** I - XIII ***
Capitolo 14: *** I - XIV ***
Capitolo 15: *** I - XV ***
Capitolo 16: *** I - XVI ***
Capitolo 17: *** I - XVII ***
Capitolo 18: *** II - I ***
Capitolo 19: *** II - II ***
Capitolo 20: *** II - III ***
Capitolo 21: *** II - IV ***
Capitolo 22: *** II - V ***
Capitolo 23: *** II - VI ***
Capitolo 24: *** II - VII ***
Capitolo 25: *** II - VIII ***
Capitolo 26: *** II - IX ***
Capitolo 27: *** II - X ***
Capitolo 28: *** II - XI ***
Capitolo 29: *** II - XII ***
Capitolo 30: *** II - XIII ***
Capitolo 31: *** II - XIV ***
Capitolo 32: *** II - XV ***
Capitolo 33: *** II - XVI ***



Capitolo 1
*** I - I ***



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Di solito, il 1 di settembre, non appaio così.
 
Per prima cosa, dagli 11 ai 15 anni, ho sempre ostentato con orgoglio abiti nuovi e tagli di capelli ricercati, il 1 settembre.
Il mio baule era sempre pieno di vestiti acquistati a Parigi, dolci, trucchi e gioielli nuovi di zecca.
Arrivavo alla stazione di King’s Cross accompagnata dai miei genitori, in pompa magna, e in tantissimi venivano a salutare e omaggiare la potente famiglia dei Black, con grande compiacimento di noi tutti, ma soprattutto di mia madre.
 
E guardatemi quest’anno, invece.
Ho addosso dei jeans strappati e una t-shirt azzurra che ho portato praticamente tutta l’estate.
I miei capelli sono legati in una semplice coda di cavallo, che lascia scoperto il mio viso abbronzato e cosparso di lentiggini.
Il sole mi fa sempre questo effetto: ricordo che, a 13 anni, sono andata al mare con le mie migliori amiche, Mindy e Claire, e sono tornata piena di lentiggini.
A mia madre era quasi venuto un colpo.
“Sei bella candida come la neve, non con la faccia di una plebea piena di lentiggini”, mi diceva sempre.
 
Invece, questa estate ho preso tantissimo sole.
 
Io e Ben, il mio ragazzo, l’abbiamo trascorsa tra casa nostra e Montreal, dove lui ha girato un film.
Perché il mio ragazzo è un babbano, è parecchio più grande di me e di mestiere fa l’attore.
E viviamo insieme da quando ho avuto dei…ehm… contrasti…  con la mia famiglia.
 
Parlare di contrasti forse è un po’ riduttivo, ma comunque, in breve, mio padre è rinchiuso ad Azkaban, accusato ingiustamente di essere un Mangiamorte, e mia madre ha messo in chiaro che non vuole più vedermi.
 
Quindi, ad accompagnarmi a prendere il treno per Hogwarts quest’anno c’è Ben.
E, per inciso, Ben adora le mie lentiggini.
 
La luce del sole è ancora calda.
È insolito per Londra, ma oggi è una giornata bellissima.
Scarichiamo il mio baule dalla macchina di Ben e io mi sporgo per abbracciarlo.
«Fammi venire sul binario, per favore» mi prega lui.
Io scuoto il capo.
«Amore, lo sai che se venissi sul binario io poi non riuscirei a salire su quel treno»
«Dai, ti prego… non voglio salutarti qui, così…»
«Uffa» sbuffo «Io non voglio salutarti proprio…»
 
Ben sospira.
Lo so che lo sa.
Sa che oltre al fatto che davvero non riuscirei a separarmi da lui, non voglio che metta piede nel mondo magico, per non rischiare pericoli, o casini.
Ulteriori.
Perché ne abbiamo già combinati una bella dose, insieme.
 
Quando, alla fine dello scorso anno scolastico, hanno imprigionato mio padre e mia madre mi ha cacciata di casa, ho deciso che Ben starà lontano dalla magia (esclusa la sottoscritta, ovviamente) e starà al sicuro.
Meno il mio mondo lo sfiora e più io sono tranquilla.
Ho scoperto che senza la magia posso vivere, ma senza di lui è molto più difficile.
Non faccio incantesimi da luglio e sono sopravvissuta, no?
Mentre quando l’ho lasciato, lo scorso anno… bè, non voglio pensare a come mi ero ridotta.
 
Sistemo il colletto della sua giacca di pelle e poi gli poso le mani sul petto.
 «Fai il bravo» gli dico, categorica.
«Mika…»
«Ricordati di chiudere tutto, in casa, quando vai a girare il prossimo film»
«Ascolta…»
«E annaffia le piante»
Scoppia a ridere.
«Sì, mamma» mi dice «Ma credo che due giardinieri peggiori di noi non siano mai esistiti»
«Fa niente, a Miele piace giocarci»
 
Guardo la mia gattina, chiusa nella sua gabbia, e lei ci fissa con aria di sufficienza.
Secondo me fa solo finta di essere superiore, ma insieme le piacciamo un casino.
Ben le sorride e infila un dito tra le sbarre, che lei subito mordicchia.
«Ciao, gattina. Bada tu a Mika»
Io gli passo le braccia attorno alla vita e poso la testa sul suo petto.
Lui mi stringe e restiamo così, in silenzio, abbracciati.
Sono ancora sorpresa di constatare come con lui le parole spesso non servono nemmeno.
Poi, mentre le persone si muovono veloci attorno a noi, Ben si china a baciarmi la fronte, le palpebre, le guance e, infine, le labbra.
Le nostre bocche si fondono e le lingue si intrecciano dolcemente.
E dura poco, troppo poco, per i miei gusti.
 
Quando ci separiamo, mi impongo di sorridere.
Lui fa lo stesso.
Mi bacia una mano e dice soltanto:
«Ti amo»
«Ti amo anche io» rispondo, cercando di ingoiare il groppo che ho in gola.
 
Cammino all’indietro, tirando il mio baule sul quale è appoggiata la gabbia di Miele e tenendo gli occhi fissi nei suoi.
Le nostre braccia si tendono, le mani sempre allacciate, finché le dita non scivolano le une sulle altre in un’ultima carezza.
Vorrei che andasse perché non voglio essere io la prima a voltarmi, ma so che non lo farà.
Infatti tiene gli occhi fissi nei miei, e mi sorride.
«Ti amo!» gli grido ancora, prima di voltarmi per raggiungere il binario 9, spaventando una signora e due piccioni.
«Anche io!» urla lui in risposta, facendomi una linguaccia.
 
Poi un gruppo di persone passa tra noi e me lo nasconde alla vista.
Forza Mika.
Ora o mai più.
 
Mi volto risoluta e corro al binario 9, senza voltarmi indietro.
Lo supero e punto alla barriera che lo separa dal binario 10.
Mi guardo attorno, assicurandomi che nessuno mi stia guardando, e poi mi avvicino alla barriera con disinvoltura.
È un attimo.
Sono passata.
 
Sto tornando a Hogwarts.
 
Combatto l’impulso di tornare indietro e correre da Ben e ingoio il magone.
Scruto il binario, affollato di studenti, animali magici e genitori e inizio a camminare trascinando il baule.
Sto rimuginando che forse non ne vale davvero la pena e posso rimanere una strega ignorante e scappare ora, quando le vedo corrermi incontro: Mindy e Claire.



***
Buon pomeriggio!
Eccomi di nuovo qui... Sentivo la mancanza di due aggiornamenti settimanali, forse? 
In realtà, l'idea per questa seconda storia mi era venuta subito appena conclusa "Orgoglio e pregiudizio", perchè ho molto amato quella storia e il personaggio di Mika e ammetto di aver sentito la sua mancanza. Eppure, avevo lasciato cadere l'idea, scegliendo di dedicarmi alle storie che avevo lasciato incompiute.
Questa settimana, però, l'ispirazione è venuta a bussare alla mia porta... ed eccomi qui.
Il programma, a questo punto, diventa il seguente: lunedì "Le Cronache di Narnia e di Hogwarts" e venerdì "Ragione e sentimento".
Se volete leggere/rileggere "Orgoglio e pregiudizio", eccolo a voi: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1142418&i=1
Se mi perdessi nei meandri delle mie storie, mi trovate qui:
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/Joy10Efp
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Blog: http://dreamerjoy.blogspot.it/

Vi avviso immediatamente che questa storia sarà divisa in due parti, che saranno anche stilisticamente diverse.
Ho inserito nel banner (ho fatto un banner!!!!! Me orgogliosa!!!!) l'avvertimento "prima parte" ma se pensate non sia chiaro segnalatemelo, così provvedo diversamente.

Che altro?
Ah, sì.
Faccio schifo con i titoli. E anche con le introduzioni.

Buona lettura,
Joy
Spero di avervi con me anche durante questo percorso!

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Capitolo 2
*** I - II ***


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Il saluto di Mindy è in linea con il suo stile.

 
«Scommetto che stai pensando di scappare per tornare da Ben» dice, tutta allegra «Eh no, cara mia. Questo è il momento in cui subentrano le amiche»
Mi prende per un braccio, mentre Claire prende la gabbia di Miele e si dirige verso il treno.
«Esatto, Min ha ragione. Hai promesso che avresti passato l’estate con lui e che poi saresti tornata a scuola. Quindi…»
Carica la gabbia e poi si volta per prendere il baule.
In tre lo issiamo, mentre Mindy riprende a parlare:
«Quindi, è il momento di ributtarsi sui libri! Ma non dimentichiamo i pettegolezzi, le amiche, il Quidditch, i banchetti in Sala Grande, eccetera! Ricordati che non ti permetteremo di scappare da noi»
Sorrido a entrambe e loro spalancano le braccia e finiamo per stringerci davanti a uno sportello, intralciando tutti.
«Mi siete mancate» dico, sincera.
«Figuriamoci» borbotta Claire, però compiaciuta «Tu e Ben sarete stati appiccicati dalla mattina alla sera, non avrai avuto modo di sentire la nostra mancanza»
Io le strizzo l’occhio.
«Abbastanza, ma che c’entra? Siete le mie migliori amiche! Ogni tanto vi pensavo»
Loro mi spingono e si fingono offese.
Mentre ridiamo, vedo un paio di maghi e streghe osservarmi a bocca aperta.
«Che c’è?» chiedo.
Claire si fa improvvisamente seria e mi tende la mano per aiutarmi a salire.
«Vieni, non stiamo qui» mormora.
Saliamo e trasciniamo i bauli, mentre cerchiamo uno scompartimento.
Ma, anche sul treno, in tanti mi fissano.
Inizio a sentirmi a disagio quando incrociamo un gruppo di Serpeverde.
«Ciao» saluto, senza intenzione di fermarmi con loro.
Sono sempre sgradevoli con Mindy e Claire, ma ossequiosi con me.
Invece un paio di loro borbottano un saluto ma la maggior parte mi ignora.
Resto di sasso, tanto che mi fermo di botto.
«Mika, vieni» mi chiama Claire «Lasciali perdere»
Troviamo uno scompartimento vuoto e ci sistemiamo.
Guardo fuori e vedo altri maghi fissarmi come se avessi tre teste.
Mi volto verso le mie amiche, che mi guardano preoccupate.
«È per papà» esclamo, capendo all’improvviso.
 
Il bello, quando si tratta delle tue migliori amiche, che non c’è da perdere tempo con giri di parole e false cortesie.
«È anche perché sei scappata di casa» mormora Mindy «La Gazzetta del Profeta…»
Si volta verso Claire e lei prosegue.
«Ha scritto un sacco di calunnie e cose oltraggiose che non sto a riferirti»
Io scuoto il capo.
«Immagino. Ma non me ne frega niente. Non leggo un giornale da mesi…»
«Io mi sono abbonata al Cavillo!» dice Min, orgogliosa.
È la rivista che lo scorso anno ha pubblicato un’intervista a Harry sul ritorno di Voldemort, quando nessuno nel mondo magico voleva chiedergli.
Peccato che, a parte quell’intervista, pubblichi follie di vario grado.
«Bisogna tenersi informati su quello che succede nel mondo magico» le dice Claire, severa.
«Ma il Profeta pubblica un sacco di bugie»
«Ma è comunque il quotidiano ufficiale!»
«Ufficiale o no, non voglio saperne» intervengo.
«Mika….lo avranno letto tutti i nostri compagni. E hai visto cosa è successo a Harry lo scorso anno….»
«Ma è diverso! Harry parlava del ritorno di Voldemort! E ora tutti sanno che è vero che è tornato!»
«Sì. E questo rende i Mangiamorte ancora più odiati»
«Papà non è un Mangiamorte!»
«Lo so, Mika! Ma sto solo dicendo che qualcuno potrebbe non crederci!»
 
Ci rifletto su.
«Va bene, pazienza»
«Mika, ascolta! Dovrai stare attenta…»
«Ma sì, Claire, non preoccuparti. Che vuoi che mi succeda, a Hogwarts?»
«Mika, stai a sentire» l’espressione seria di Mindy è qualcosa di insolito «Claire ha ragione: non sei più protetta dalla tua posizione e dal tuo cognome!»
«Ragazze, guardatemi: cosa ho della potente erede dei potenti Black ora? Nulla. E sono sempre io. Sono migliore di prima. E sto benissimo! Sono felice!»
Claire stringe le labbra, ma poi mi prende la mano.
«Tua mamma?» chiede.
Scrollo il capo.
Non so come sta.
Non vuole vedermi.
«Il Profeta ha fatto mille illazioni sul fatto che non si fa più vedere in giro…»
Sospiro.
 
Ovvio che sono preoccupata per lei.
 
Ma, al momento, sembra che vedermi la faccia stare solo peggio.
«Non so che fare» mormoro «Ha detto che mi odia, che non vuole più vedermi…»
«Ma non è vero!» dice subito Mindy «Solo che forse…tra l’arresto di tuo padre e Ben…le serve un po’ di tempo…»
«Tempo che passerà da sola, soffrendo di più perché è una testarda!» esclamo, con rabbia «Se solo provasse ad ascoltare…»
«Mi ricorda qualcuno sai…» mi sorride Claire «Comunque, ora che torni a Hogwarts potresti provare a scriverle qualche lettera. Sapere che sei tornata a scuola contribuirà di sicuro a placarla un po’…»
«Ci penserò» sospiro.
 
In quel momento si apre la porta dello scompartimento e Neville Paciock e Luna Lovegood mettono dentro la testa.
«Ehi!» li saluta Mindy «Venite, c’è posto!»
Neville e Luna sembrano felici di vedermi e mi chiedono come sto e come ho passato l’estate.
Neville è molto discreto, mentre Luna, celebre per le sue stranezze, non va tanto per il sottile:
«Ho sentito dire che sei scappata di casa per sposare in segreto uno dei Cercatori del Puddlemore United!!»
Io scoppio a ridere.
«Non è vero, Luna! Tecnicamente…bè, sì, me ne sono andata di casa… Provvisoriamente, diciamo. Ma lui è un babbano, non un mago, e no: non siamo sposati»
Lei mi fissa con gli occhi sporgenti e la bocca spalancata.
«Ma allora è vero!»
Neville si muove a disagio sul sedile.
«Luna, lo sai che è vero, te l’ho raccontato. Ma lasciala in pace: non c’è mica niente di male!»
Sorrido a Neville, ma Luna annuisce frenetica.
«Wow! WOW! È ancora più eccitante della spedizione alla ricerca del Gorgosprizzo Viola!»
Claire cerca di non ridere.
«Ehm…grazie» dico io, debolmente.
«E lui com’è?» chiede lei, sognante, fissandomi come se fossi un Rapanello gigante, di quelli che usa per farsi le collane.
Io non posso fare a meno di sorridere rapita e temo di sembrare più folle di Luna, ma...
«Lui è meraviglioso. Unico. Incredibile.»
«Eeeeeeeeeh!» esclama Min «Va bene, è caruccio, ma insomma…»
«Caruccio?» ripeto, offesa «Ben non è “caruccio”!»
Claire alza gli occhi al cielo.
«Povera me!»
Neville le batte un colpetto su una spalla, solidale, poi tenta di distrarci dal parlare della bellezza virile del mio fidanzato.
«Quindi cosa hai fatto questa estate, Mika?»
«Siamo stati a Monteral perché lui ha girato un film lì»
 
Se avessi detto che ho fondato una società segreta gemella dell’Ordine della Fenice per andare a cercare il Gorgosprizzo Viola avrei creato meno scalpore.
 
Neville e Luna mi fissano ad occhi sgranati.
«Oh…wow!» dice lei «E…che roba è?»
«È il suo lavoro: è un attore. Recita…in storie che i babbani vedono al cinema o in tv»
«E che senso ha?»
«Ha molto senso!» interviene Mindy, offesa che Luna reputi strano qualcosa che viene dal suo mondo «Piuttosto… Com’è vederlo recitare con altre donne?»
«Orrendo!» ammetto, sinceramente «Ma Ben è molto professionale e fuori dal set non guarda nemmeno le altre donne… E oggettivamente mi dimostra in mille modi che non ho nulla da temere»
 
Sorrido, serena, assaporando quella forza che lui mi dà e che mi fa sentire speciale.
Oh, saranno dei mesi infiniti, da passare lontani.
 
«Ora va a Los Angeles» sospiro.
«Accidenti!» esclama Neville «Sembra una vita affascinante!»
Io arriccio il naso.
«Preferirei restasse a casa e si desse al giardinaggio, ma… sì. E poi lui adora il suo lavoro. Io ho Hogwarts… è giusto che entrambi manteniamo le nostre passioni, le nostre vite…»
«Accidenti» esclama Claire, sorridendo «Dov’è finita la streghetta viziata che stava con Zabini?»
«A me Mika piace molto di più com’è ora» interviene Luna, serena «Prima eri sempre sostenuta e guardavi tutti dall’alto in basso, ora sorridi molto di più e si vede che sei felice»
Resto per un secondo interdetta.
«Veramente io non pensavo di essere così…spocchiosa» obietto.
«Bè, non lo eri…per essere una Serpeverde» ribatte lei, imperturbabile, prima di affondare la faccia nell’ultimo numero del Cavillo.
Guardo Mindy e Claire, che mi sorridono con aria di scuse.
«Guarda che è un complimento» dice Claire.
 
Ci penso su.
Mmmm.
Forse è vero.



***
Buongiorno, carissimi lettori!
Sono in anticipo di due giorni, ma venerdì sarò via e non vorrei rischiare di non riuscire a postare il capitolo... Quindi eccomi! :)
Allora, è il momento solite raccomandazioni...
Mi trovate su Facebook, a questa pagina: https://www.facebook.com/Joy10Efp
Ma ho anche un profilo, quindi aggiungetemi! Eccolo: https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477
Inoltre, questo è il mio blog: http://dreamerjoy.blogspot.it/
Se siete amanti dei crossover vi segnalo l'altra storia che sto scrivendo, crossover Harry Potter/Narnia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2569037&i=1
Buona lettura!
Joy

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Capitolo 3
*** I - III ***


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Il viaggio sull’Espresso di Hogwarts procede tranquillo.
 
Però non posso fare a meno di notare che in pochi vengono a salutarmi.
Harry, Ron e Hermione sono quelli con cui passo più tempo.
Dean Thomas sta con Ginny Weasley, a quanto pare, ed evita accuratamente Claire.
 
Nessun Serpeverde viene a cercarmi.
Faccio finta di nulla, ma la cosa mi provoca un brivido di inquietudine.
A prescindere dal fatto che i miei amici siano studenti di altre case, io passo la stragrande parte del mio tempo con i Serpeverde.
Loro sono la mia Casa.
Dovrebbero essere la mia famiglia, a scuola.
 
Quando arriviamo a Hogsmeade è scesa la sera.
Scendiamo dal treno già in divisa, trascinando bauli e animali.
Saliamo sulle carrozze trainate da cavalli invisibili (i Therstral, mi dice Claire: li hanno usati a giugno, per volare al Ministero, la notte in cui morì Sirius) e saliamo verso il castello.
Le conversazioni scemano man mano che la sagoma della scuola incombe su di noi.
All’improvviso mi manca l’aria.
Non so perché.
Hogwarts è sempre stata una seconda casa per me, ma dopo tutto quello che è successo per la prima volta non mi sento completamente a mio agio.
Penso a Ben e un senso di solitudine mi grava già addosso, pesante come un macigno.
Quando scendiamo dalle carrozze, al portone, cerco di sorridere come se niente fosse, ma sono inquieta: ora non posso più rimandare.
Senza che ci sia bisogno di dire nulla, Claire e Mindy restano al mio fianco fino all’ingresso nella Sala Grande, ma lì dobbiamo separarci per forza.
Mi sorridono per incoraggiarmi e io non dico nulla, ma quando mi volto e prendo a camminare verso il tavolo di Serpeverde rallento inconsapevolmente il passo.
Sempre di più.
 
Percorro con gli occhi la tavolata che si va riempiendo e i primi occhi che incrocio sono – guarda caso – grigi come l’acciaio.
Blaise mi fissa con un’acredine che speravo ormai fosse passata.
Io resto impassibile e, dopo una manciata di secondi, lui distoglie a fatica lo sguardo e circonda con il braccio le spalle di Daphne Greengrass, una bionda volgare di famiglia blasonata che fino allo scorso anno si sarebbe tagliata un braccio pur di poter dire che era mia amica e che ora mi fissa con aria di sfida.
Per quel che me ne importa, cara, sii felice con Blaise.
 
Mi siedo ben lontana da loro.
Eppure, i miei vicini di posto non sembrano entusiasti di vedermi.
Persino Theodore Nott, che mi ha supplicato per mesi di uscire con lui e che ora allontana addirittura il bicchiere da me il più possibile.
Bene.
Le cose stanno così, allora?
Passo in rassegna l’intera tavolata con uno sguardo duro e orgoglioso.
C’è chi evita il mio sguardo, ma la maggior parte delle persone – quelle stesse persone che, fino a qualche mese fa sarebbero state pronte a baciare il pavimento sul quale cammino – risponde con occhiate di sfida e ghigni.
Fingo indifferenza totale, ma sento una stilettata al cuore: non si prospetta un felice anno scolastico.
 
La cena passa nel silenzio più totale, almeno per me.
Gli altri chiacchierano, ridono, si raccontano dell’estate trascorsa.
Pansy Parkinson sbava letteralmente addosso a Draco, che ha un’aria piena di sé oltre ogni dire.
I nuovi Serpeverde vengono proclamati dal Cappello Parlante e accolti con grida di giubilo.
Io mangio in silenzio.
Non ho fame, ma non sarò mai la prima ad alzarsi da qui.
Quando la cena finalmente finisce, lascio che si alzino i primi gruppi e poi con disinvoltura mi alzo anche io.
Mindy e Claire mi sono praticamente subito accanto.
Sorrido e loro si mettono al mio fianco.
«Com’è andata Mika?» chiede la Mindy, ansiosa «Sembravano più stronzi di come sono di solito»
Io scoppio a ridere.
«In effetti sì, ma fa niente: ne ho passate di peggio, dopotutto»
«Sì, ma…» obietta Claire.
«Ragazze, state tranquille» la interrompo «Io so chi sono i miei veri amici. E quelle sono solo persone che mi gironzolavano intorno perché speravano nel mio favore e in quello della mia famiglia. Bene: ora vediamo chi davvero tiene a me e chi no»
«Mi piace il tuo spirito combattivo» sorride Claire, ma vedo la ruga di preoccupazione che le increspa la fronte.
Buffo.
Ho sempre pensato di essere io il potente catalizzatore del nostro trio e vedere come invece le mie amiche si preoccupano per me, la forte della situazione, mi commuove molto.
«Se dopo tutto quello che abbiamo passato lo scorso anno non fossi combattiva, allora… Tutto quello che ho perso non sarebbe servito a nulla» mormoro, mentre il fantasma dei Corvonero ci affianca.
Claire annuisce, Mindy si affretta a spostare la conversazione su temi più allegri:
«E pensa a quello che hai guadagnato! Voglio dire… Direi che quel gran figo del tuo fidanzato non è male, messo sul piatto della bilancia!»
Claire sorride e aggiunge:
«Giusto! Quanti chili di figaggine saranno? 75?»
«Ah, bè, Mika…» fa Mindy «Non c’è niente da fare, la bilancia pende sempre dalla tua parte!»
Io sorrido e le assecondo, mentre cerco di cacciare i pensieri funesti che mi colgono.
 
Tornare nel mondo magico rende più drammatica la mia situazione.
A volte, con Ben, mi sembrava così lontano questo mondo, questa vita…
Ma ora che ci sono di nuovo immersa, per di più sola, sembra tutto più vivido.
E più drammatico.
Penso a mio padre e la familiare sensazione di gelo mi stringe il cuore.
 
Claire mi prende la mano.
«A che pensi?»
«Oh, niente…» mi impongo di sorridere.
Lei non insiste, ma mi fissa con uno sguardo penetrante.
Mindy invece torna alla carica:
«Allora, raccontaci qualcos’altro della tua estate! Mi sembra sia stata fantastica!»
Rispondo meccanicamente, ma sono distratta.
«Ragazze… penso che seguirò il vostro consiglio e scriverò a mamma»
Loro annuiscono.
«Tornare qui è come… una ferita che si riapre»
Mindy mi fissa allarmata.
«Ma non pensi di andartene, vero?»
«No» sospiro «Non posso. L’ho promesso a voi, a Silente… Lo avevo promesso a Sirius… Non posso, persino Ben vuole che io stia qui»
«E sappiamo tutti che se Ben dice qualcosa vale più di tutto il resto» mi prende bonariamente in giro Claire.
«Sì, infatti» ammicca Mindy «Chissà che potere di convincimento ha… Voglio dire, immagino che sappia essere parecchio persuasivo…»
Il mio improvviso sorriso malizioso le lascia a bocca aperta.
«Ah, potete giurarci!»
Entrambe si fermano in mezzo al corridoio e mi guardano a bocca aperta.
Io trattengo una risata.
«Ehm» fa Claire «In che senso? Cioè…»
Io sorrido di più.
«Per questo sei così…» interviene Min «Sembri così…euforica? Sulle nuvole?»
Si scambiano un’occhiata.
«Mika, non è che voi due…»
«Bè, credo che andrò…» mormoro, sorniona «Vado a scrivere una lettera a Ben… visto che è tutto quello che posso fare al momento, senza averlo vicino…»
«Perché, cosa faresti se lo avessi vicino?» chiede Mindy, fintamente angelica.
«Oh, ben altro…»
«Tipo?» insiste lei.
Io cerco di non ridere: del resto, abbiamo sempre immaginato che ci saremmo raccontate per filo e per segno ogni attimo di quel momento, mentre in realtà loro erano lontane e io… sulla luna.
 
Insomma… non è che potevo spedire un gufo, giusto?
 
«Mah… tipo un bagno caldo o… mmm… una cosa che adoro è quando, a letto, lui legge per me…»
«A letto?» chiede Claire con finta nochalance.
Stavolta non mi trattengo e scoppio a ridere.
«Perché, credevate che dormisse sul divano?»
Loro si scambiano un’occhiata.
«Eh…no… proprio sul divano no…» fa Mindy «Però ci chiedevamo se…»
«Se?»
«Se…insomma, lo sai…»
«Cosa?»
«Insomma, Mika!» sbotta lei «Lo sai cosa intendo!»
Io sorrido, radiosa.
«Sì che lo so!»
«E quindi??» chiedono entrambe, contemporaneamente.
Il mio sorriso si allarga e arrossisco.
Sui loro visi passano mille emozioni in un secondo.
«Voi…avete…?» azzarda Claire.
Io arrossisco di più, ma faccio un cenno affermativo con il capo.
«AAAAHHHH!!!!»
L’urlo di entrambe spaventa un paio di quadri del corridoio, mentre entrambe si precipitano ad abbracciarmi.
«Quando? Come?» urla Claire, dimenticato ogni contegno.
«Raccontaci tutto!» incalza Mindy.
«Ragazze, aiuto, soffoco, per Morgana!» strillo invece io.
Al che loro allentano la presa stritolante modello “Tranello del Diavolo” e io faccio un salto indietro e infilo la porta.
Loro strillano allegre e mi corrono dietro: attiriamo gli sguardi di tutti mentre corriamo per il corridoio, quindi per le scale travolgiamo un Prefetto di Tassorosso e Mindy inciampa nella veste da strega, rotolando per gli ultimi gradini e atterrando nell’atrio con un gran fracasso.
Lì sopraggiunge Vitious e ci spedisce in dormitorio, salvandoci da una punizione solo perché è la prima sera.
«Ma Professore!» ribatte Mindy, ancora dolorante «Noi volevamo…»
«Domani, signorina Chapman!» squittisce lui, scuotendo un dito con fare ammonitore.
«Sì, domani» concordo io, strizzando loro un occhio «Buonanotte!»
 
Mi avvio verso il dormitorio, con l’immagine dei loro sorrisi davanti agli occhi, e Hogwarts mi sembra di nuovo, per un attimo, casa mia.
 


***
Buongiorno!
Torniamo agli aggiornamenti regolari,cari lettori!
Se qualcuno di voi che legge è nuovo, vi ricordo che questa storia è il seguito di "Orgoglio e pregiudizio", che trovate a questo link: 
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Vi ricordo che per qualunque domanda mi trovate qui:
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Buona lettura!
Joy

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Capitolo 4
*** I - IV ***


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La mattina dopo me le trovo in piedi, accanto alle porte della Sala Grande, come due Auror severi.
 
Vedendole sorrido per la prima volta da che mi sono alzata.
Ieri sera, scesa in Sala Comune, nessuno mi ha rivolto la parola.
Le mie presunte amiche e sodali hanno finto di non vedermi, con i nasi affondati in Vanity Fair.
Blaise aveva raccolto attorno a sé un gruppetto di amici (anche miei ex amici) e si pavoneggiava con la Greengrass, che ovviamente crede di essere la nuova reginetta di Serpeverde.
Me ne sono andata senza battere ciglio, ed è meglio per lei perché me la mangerei con la facilità con cui Draco incanta Neville Paciock… comunque, Neville è più simpatico di Draco, per la cronaca.
Sono salita in dormitorio e ho trovato il baule disfatto: ho scelto una t-shirt di Ben, bianca, e me la sono infilata al posto del pigiama.
Mi stavo spazzolando i capelli quando è entrata una delle mie compagne di stanza – e non una qualunque, ma Astoria, sorella di Daphne – che ha squittito:
«Ooohhh e quella che cosa sarebbe? Oh, povera Mikayla, siete caduti troppo in basso persino perchè tu ti possa comprare una camicia da notte decente?»
E qualcosa si è risvegliato in me, qualcosa che somigliava molto allo spirito della vecchia Mikayla Black, tutta pregiudizi e snobismo.
Quella Mikayla che ho promesso a Ben che non vedrà più… Ma lui non era qui e ho pensato che lei potesse approfittarne per un’apparizione fugace.
Ho posato con lentezza la spazzola e mi sono girata a guardarla negli occhi.
Emanavo alterigia e freddezza alla buona, vecchia maniera, tanto che lei è indietreggiata di un passo.
«Per tua informazione» ho scandito «Neppure il tuo straccio migliore può minimamente rivaleggiare con la più semplice delle mie camicie da notte. Fattene una ragione. Per la mia maglietta…capirai quando qualche povero cieco si degnerà di guardarti come un uomo guarda una donna… Anzi, no, non capiterà mai, orrida come sei»
Detto questo, mi sono di nuovo seduta e ho ripreso in mano la spazzola.
Lei è impallidita: ho toccato il suo nervo scoperto, la rivalità con la sorella, che è parecchio più bella di lei.
«Sei una stronza…» ha ansimato «Ed è inutile che te la tiri tanto… Sappiamo tutti che tuo padre…»
«Sapete tutti che c’è più nobiltà nell’ultimo dei Black che in quella tua famiglia di commercianti plebei» ho tagliato corto io «Ora vattene: mi stai stancando»
Lei è uscita sbattendo la porta, per andare da sua sorella a piagnucolare, immagino.
Quanto a me, ho preso il beauty per cercare la crema e, dentro, ci ho trovato un bocciolo di rosa e un bigliettino.
L’ho aperto e il mio cuore ha fatto un triplo salto mortale: di Ben, ovviamente.
Questa estate ho letto un po’ di libri babbani e mi sono innamorata di uno dei poeti preferiti di Ben, John Donne.
Quelli che mi ha scritto erano suoi versi:
 
Mi chiedo in fede: che facemmo noi 
prima di amare? Divezzati ancora
non eravamo e allattati di rustici
piacere, come i bimbi? O russavamo
nella caverna dei Sette Dormenti?
Fu così. Ma non erano che ombre
di piaceri. Se mai vidi bellezza
e la volli e al ebbi,
non fu che sogno della tua bellezza.

E ora buongiorno alle nostre due anime
che si destano e senza alcun timore
si vegliano, ché amore ogni orizzonte
chiude all'amore e di una cameretta
fa un ognidove. Restino alle nuove
terre i navigatori, e mappe nuove
scoprano ad altri mondi sopra mondi:
si lasci un solo mondo a noi, che abbiamo
ciascuno un mondo ed è un mondo ciascuno.

Nel tuo occhio il mio volto, il tuo nel mio
si specchia e cuori semplici e fedeli
riposano nei nostri volti: dove
trovare due più limpidi emisferi
senza Nord affilato, Ovest caduco?
Equamente non fu mischiato ciò che muore,
se i nostri amori sono uno e tu
ed io così fratelli nell'amore
che né l'uno né l'altro può mancare o morire *.

 
Come una perfetta idiota, ho baciato il biglietto, l’ho messo sotto il cuscino e mi sono addormentata.
 
La mattinata ha portato sguardi truci dei Serpeverde e sovrana indifferenza da parte mia, che - con il biglietto in tasca, come se fosse un talismano - mi sono diretta spedita in Sala Grande.
 
Ma non ci sono mai arrivata, perché Mindy e Claire mi hanno sequestrata e trascinata in cortile.
Non siamo sole: in molti vogliono approfittare delle belle giornate, finché ne abbiamo ancora.
Comunque, scegliamo un angolo tranquillo e Claire distribuisce toast e succo di zucca, mentre Mindy mi guarda come se fossi una Puffola Pigmea particolarmente carina.
«Che c’è, Min?» rido.
«Come sarebbe? Lo sai! Dai dai dai: vogliamo sapere tutto!»
Sorrido.
Loro si protendono in avanti.
«Ma avete proprio…»
Io annuisco.
«E com’è?» chiede Mindy.
Io scuoto il capo.
«Meraviglioso…indescrivibile!»
Mindy sospira e Claire alza gli occhi al cielo.
«Insomma, vuoi farti pregare? Ci siamo sempre promesse che…»
«Lo so, lo so. Vi racconto. Lo so che abbiamo sempre pensato che ci saremmo raccontate ogni cosa passo per passo, ma… ho scoperto che a volte la vita non come pensavamo»
«Già» 
Claire sembra triste, ma mi prende la mano.
«Forza: spara!» mi esorta «Che alla prima ora ho Difesa contro le Arti Oscure…Non vedevo proprio l’ora di avere a che fare con Piton…»
«Già» faccio una smorfia di fronte alla novità di quest’anno «Chissà perché Silente gli ha dato quella cattedra. Insomma…»
«Che ce ne frega di Piton?» strilla Mindy «Io voglio sapere del sesso!»
 
Mezzo cortile si volta verso di noi e io la fulmino con gli occhi.
«Mindy! Mi ci manca solo questo!»
«In che senso?» chiede Claire.
«No, niente» faccio un gesto con la mano per liquidare la questione.
Non voglio che si preoccupino ancora per me: è bastato lo scorso anno, direi.
«Dunque» riprendo, ed entrambe si protendono verso di me «Sapete che avevamo deciso di non forzare i tempi»
Entrambe annuiscono, pronte.
«Però vivere insieme ha reso tutto davvero molto più difficile!»
«Com’è averlo sempre vicino?» chiede Mindy, curiosa.
«Fantastico» le sorrido con calore «Vi giuro, non c’è niente di lui che mi dia fastidio. Sapete che a casa mia abbiamo sempre avuto Elfi Domestici e ogni comodità… All’inizio ammetto che ero spaventata, temevo che le cose non sarebbero andate bene perché io praticamente non so nemmeno far bollire l’acqua per il thè… Ma è stato stupendo da subito. Con lui è tutto divertente, nuovo, intrigante! Non ho bisogno di uscire, o fare shopping, o vedere gente: mi basta lui. Se c’è lui io sono felice. E sono completa»
«Wow» mormora Mindy, con gli occhi luminosi «Anche io sogno che con Rob…»
«Mindy!» esplode Claire «Ma ti pare il momento?»
 
Secondo i gossip di questa estate, Robert Sheehan si frequenta con un’attrice emergente, molto bionda, molto alta e con molte tette.
E i gossip sono stati confermati dalle telefonate estatiche di Robert a Ben.
Io e Claire abbiamo temuto che Mindy facesse qualche gesto sconsiderato (tipo una Maledizione Senza Perdono contro la Babbana), ma lei ha reagito con insospettabile maturità, affermando che ha capito di aver sbagliato con lui e di volere solo il suo bene.
Dopo questo scatto di generosità, è tornata ad essere la piccola sognatrice di sempre e a pregare Ben di combinarle un appuntamento con “il suo Robbie”. Ma quando Ben ha chiamato Robert, l’unica cosa che gli ho sentito dire è che se non la smetteva di chiamarmi “belle gambe” prendeva un bel calcio nel sedere.
Ma questo non lo dirò a Mindy, ovviamente.
 
«Bè, sì, comunque…» cerco di evitare che degenerino «Ne abbiamo parlato più volte ed entrambi eravamo pronti e sicuri di noi. Poi, a dimostrazione del fatto che è inutile pianificare le cose… Siccome dovevamo partire per Montreal, per il suo film, Ben ha prenotato una suite incredibile nel più bell’albergo della città… Sapete, idromassaggio, terrazza panoramica… E io ho fatto shopping selvaggio di biancheria sexy… e invece cosa è successo?»
«Cosa è successo??» mi chiede Mindy, con gli occhi di fuori.
«Che la nostra prima volta è stata a casa, al tramonto di un giorno bellissimo che abbiamo passato a fare le valigie, quindi eravamo anche piuttosto stanchi e sudati e per di più io sfoggiavo una sensualissima T-shirt grigia anonima e dei pantaloncini da casa»
Tutte e due mi guardano a bocca aperta e io rido.
«Lo so, chi lo avrebbe mai detto? Eppure… è stato stupendo. Magico! Davvero… Non conta cosa indossate, o dove siete… Conta solo lui e come state con lui»
«E…?»
«E Ben è… bè, insomma. Però, sapete… Sono contenta che sia successo a casa nostra, nel nostro letto»
«Ah… niente performance in altre parti della casa?» fa Mindy con aria furbetta.
«Veramente abbiamo iniziato in bagno, se vuoi saperlo… Io mi stavo spogliando per fare una doccia… e poi… bè, sì. Le altre volte…»
«Le altre volte?» mi fa eco Claire.
«Quante volte?» chiede subito Mindy.
 
La campanella mi salva, misericordiosamente.
 
Due ore dopo non sono più così grata e preferirei raccontare attimo per attimo le mie attività sessuali che ascoltare un altro sermone sui G.U.F.O., le difficoltà dei G.U.F.O., la serietà con cui bisogna affrontare i G.U.F.O., quanto poco tempo manca ai G.U.F.O. e via dicendo.
Inoltre, la mia fuga da scuola dello scorso anno mi ha causato non pochi problemi in termini di lacune: ho perso due mesi e a quanto pare, in due mesi, i miei compagni hanno studiato cose parecchio serie.
E se loro ora sono in difficoltà con la valanga di compiti che ci vengono quotidianamente assegnati, figuratevi come sono messa io.
Sento nominare per la prima volta Incantesimi nuovi, che tutti padroneggiano, e che a me non riescono.
Quando me ne sono andata, ero l’unica della mia classe ad essere stata premiata da Vitious per il mio Incantesimo d’Appello.
Non parliamo di Trasfigurazione e Pozioni.
Per Antiche Rune e Aritmanzia me la cavo con varie notti in bianco consecutive, che passo in biblioteca e, quando la biblioteca chiude, in Sala Comune.
Sono stanchissima, ma devo studiare e recuperare, a tutti i costi.
E poi questo almeno mi dà modo di evitare Astoria, che è passata dai commenti acidi ai dispetti.
 
Eppure, malgrado l’impegno costante che ci metto, dopo tre settimane dal mio arrivo a Hogwarts sono costretta ad andare da Piton per chiedergli di cancellare due materie dal mio piano di studi.
La decisione mi è costata fatica, perché detesto ammettere di non riuscire a fare qualcosa.
Però sono consapevole che ho un carico eccessivo e che, così, non riuscirò a combinare nulla di buono neppure nelle materie più importanti che mi servono per il M.A.G.O..
Ho scritto a Ben per chiedergli consiglio e lui mi ha risposto di valutare bene i miei limiti: quanto riesco a fare, per poterlo fare veramente bene.
Ci ho riflettuto su e devo ammettere che è un consiglio saggio.
Così, dopo un mercoledì di fuoco, scendo nel sotterraneo di Piton per comunicargli che rinuncio a seguire Divinazione (che comunque mi sembra la cosa più inutile del mondo, anche se il nuovo insegnante sembra davvero figo. Sarà perché è un Centauro?) e Babbanologia.
Piton è notoriamente uno che se ne frega di entrambe le discipline, quindi tutto mi aspetto tranne una reazione furiosa da parte sua.
E invece…
Mi fissa per due minuti buoni in silenzio, ma sembra livido di rabbia.
Poi, a labbra serrate, esplode in una tirata furiosa, che inizia con:
«E questo cosa sarebbe?»
«Prego?» domando.
«No, chiedo: cosa sarebbe? L’inizio della fine?»
«Quale fine?» trasecolo.
«Della tua!» picchia un pugno sulla scrivania e mi fa sobbalzare «Da quando sei diventata una rammollita sciocchina che non riesce a portare avanti un normale carico di lavoro?»
«Veramente ho un carico più pesante di quello della maggior parte dei miei compagni e…»
«Quella Granger porta più materie di te!»
«Quella Granger, semmai, si chiama Hermione… e poi cosa c’entra?»
«C’entra, dal momento che non tollero che tu ti butti via, Mikayla. Lo scorso anno te la sei cavata senza danni, grazie a Silente, ma devi darti da fare: non voglio che uno dei miei migliori studenti si trasformi in una mammoletta!»
Lo fisso con occhi di fuoco.
«Le chiedo di rinunciare a due materie proprio per essere in grado di preparare meglio le altre»
«Che razza di filosofia sarebbe questa? Consigli spiccioli di sopravvivenza babbana?»
Lo fisso con occhi di fuoco e lui ghigna.
«Lo sapevo. Quindi il tuo babbano è un esperto di discipline magiche?»
«Lo lasci fuori dalle nostre discussioni! Lui…»
«Ascolta, Mikayla» mi zittisce «Perché parlo per te. Me ne sono accorto subito. Tu sei sempre stata una che non rinunciava a niente. Stai attenta, perché sei già in una posizione difficile per via di tuo padre, a scuola. Ricordati che la nostra Casa, in particolare, con i babbani non è tollerante. E ora vai»
Sfiora con la bacchetta il mio orario scolastico e subito scompaiono sia Divinazione che Babbanologia.
Mentre esco, lo sento mormorare:
«Babbanologia. Bha»
 
 
 
  
*John Donne, “Il buongiorno”


***
Buongiorno cari lettori!
Come anticipato, ho postato oggi il capitolo perchè domani sarò via...
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Buona lettura!
Joy

PS: Io ADORO John Donne!!

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Capitolo 5
*** I - V ***


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Tenere il passo a scuola risucchia ogni mia energia e ogni mio attimo, di giorno e di notte.
 
Sono sempre sfinita e, per la prima volta, devo rinunciare al sonno non inseguendo il divertimento ma lo studio.
Dopo un mese di studio disperato, recupero quasi del tutto Incantesimi, ma Trasfigurazione rimane un problema.
Claire studia con me e anche Hermione si offre di aiutarmi.
Sono molto grata a entrambe, finché non mi accorgo che questo mi rende ancor più bersaglio di attacchi dai Serpeverde.
 
I miei compagni di Casa mi ignorano totalmente.
Quando non mi ignorano è per rivolgermi battute acide o commenti odiosi, che prima non si sarebbero mai azzardati neppure a pensare.
E sono certa che tutto questa parte da Blaise.
Il mio ex fidanzato sembra deciso a farmela pagare.
E non so perché: voglio dire, mi sembra un’emozione troppo intensa per quel ghiacciolo.
So di averlo ferito, ma francamente credevo che avesse più a che fare con il senso di possesso che con l’amore.
Eravamo troppo piccoli per sapere cosa significa amare.
Le esperienze dello scorso anno mi hanno fatta maturare e mi hanno insegnato tanto e devo ammettere che la Mikayla che vedo con gli occhi di adesso era una bambina che si credeva un’adulta sofisticata.
E Blaise, preoccupato solo della bellezza e del prestigio sociale, è ben lontano dall’essere quell’uomo maturo che spera di diventare.
Ma non è una colpa: eravamo due ragazzini.
Io gli voglio ancora bene.
Solo che non lo amo.
 
Lui, invece, sembra detestarmi.
Non so come, ma ha scoperto che ho tolto due materie dal mio piano di studi e un paio di sere fa, quando sono scesa in Sala Comune, sono stata accolta da Astoria che mi ha chiesto, con finta premura, se penso che riuscirò ad essere promossa quest’anno… visto che ho mollato dopo nemmeno un mese due materie.
Non ho fatto in tempo a risponderle per le rime che è scoppiato un coro di applausi e fischi in suo sostegno.
Contro di me, che sono sempre stata la regina indiscussa di quella Sala.
L’episodio è valso a Nott una Fattura Orcovolante e ha ricordato ai Serpeverde che io non sono un’indifesa ragazzina che possono mettere all’angolo.
 
Ma, forse, il fatto che so difendermi li fa solo infuriare di più.
 
Ieri, Astoria mi ha spinta mentre uscivo dal dormitorio ed è un miracolo se non sono ruzzolata giù dalle scale, rischiando di farmi male seriamente.
Lei si è fatta male di sicuro, invece, dopo che l’ho Schiantata.
E quella pivellina di Daphne è corsa a lamentarsi da Piton, che mi ha messa in punizione.
Mi sono infuriata anche con lui, ma il professore si è limitato a fissarmi con occhi di ghiaccio e a chiedere:
«C’è qualcosa che vuoi dirmi, signorina Black?»
L’ipotesi di denunciare Astoria mi è balenata per la mente, per un attimo, ma l’ho allontanata perché non voglio sembrare una debole, che corre a nascondersi dietro i mantelli degli insegnanti.
Quindi mi sono morsa la lingua e mi sono beccata, come punizione, la lettura di tre tomi extra per Piton, più un riassunto dettagliato.
 
 
Sospiro, mentre sigillo la mia lettera per Ben.
 
Sono in biblioteca e Claire, Mindy, Hermione, Harry e Ron sono seduti al tavolo con me.
Ho chiuso il quaderno di Rune per scrivere al mio ragazzo, l’unico svago che ormai mi è rimasto.
Quanto mi manca.
Chiudo gli occhi e mi concedo di immaginare la nostra casetta, così piena d’amore.
Ben, con i suoi occhi scuri e il suo sorriso ammaliante, che mi prepara una strana colazione immangiabile, poi la butta e mi porta a mangiare fuori.
Sento una fitta di nostalgia così forte che quasi mi stordisce.
Riapro gli occhi perché sento Hermione chiamarmi e batto le palpebre un paio di volte.
Non voglio stare qui, voglio andare a casa.
 
Scaccio subito quel pensiero traditore.
L’ho promesso a Sirius.
L’ho promesso a Ben e a Silente.
Mio padre non vorrebbe una figlia ignorante, senza i suoi G.U.F.O., e mia madre… bè, mi odierebbe anche di più.
E, comunque, io non mi perdonerei mai di essere così debole.
 
Ce la farò.
Devo farcela.
 
Raddrizzo la schiena, mentre Hermione mi restituisce il mio compito di Trasfigurazione, che ha appena corretto.
«Va molto meglio, Mika» mi dice «Brava»
Io sorrido, ma so bene che “molto meglio” non è paragonabile a quelli che erano i miei risultati.
Lei, che è una studentessa eccellente, mi dà una pacca sul braccio con fare comprensivo.
«Non preoccuparti» aggiunge «Stai recuperando in fretta: vedrai che tra poco sarai in pari»
«Humpf» bofonchia Ron, emergendo da un volume di Pozioni «Il quinto anno è un incubo, non incoraggiarla troppo»
«Ronald!» esclama lei, seccata «Non abbiamo bisogno dei tuoi commenti, grazie. Il quinto anno non è nulla di troppo difficile, se si affronta con serietà»
Lui alza gli occhi al cielo, poi inizia a raccogliere i libri.
«Andiamo?» dice «La biblioteca sta per chiudere»
 
Cerco di reprimere un impeto di angoscia.
Non voglio tornare in Sala Comune.
 
Vedo Claire osservarmi e le sorrido, poi prendo un altro foglio di pergamena.
«Ne approfitto per scrivere a mia madre» dico «Voi andate pure»
Li saluto e poi mi accingo al milionesimo tentativo di cercare di fissare sul foglio le parole che vorrei essere capace di dire a mia madre.
 
Mamma,
non sai quanto tu e papà mi mancate.
La vostra assenza è un peso che sento ogni giorno, ad ogni passo.
La consapevolezza che papà è ad Azkaban, solo e ingiustamente rinchiuso in quelle mura di agonia, non mi fa dormire la notte.
Ripenso a quando ero piccola e avevo paura di qualcosa e tu mi dicevi che io ero la vostra principessa e non avrei mai dovuto preoccuparmi di nulla, perché ci sareste stati voi, i miei genitori, a proteggermi.
Forse, crescere significa renderti conto che i tuoi genitori non possono farti sempre da scudo.
Ma anche che io, per quanto poco, posso fare un po’ da scudo a te.
Posso aiutarti, se me lo permetti.
Mamma, so che ho un carattere testardo e che non sono brava a chiedere scusa, ma mi spiace infinitamente per il nostro distacco.
So che non approvi me, né la scelta che ho fatto con Ben.
Ma so solo potessi vederti, io…
 
 
«Si chiude!»
L’urlo furioso di Madama Pince mi fa fare un salto per la paura.
Raccolgo la mia lettera e, per un attimo, sono indecisa se strapparla come ho fatto con tutte le precedenti, ma, alla fine, la infilo insieme ai libri nella borsa e mi affretto verso l’uscita.
Attraverso il corridoio e imbocco le scale.
La strada è illuminata dalla luce delle candele, ma non c’è quasi più nessuno in giro.
Ma, quando svolto in un altro corridoio, finisco addosso a qualcuno.
E non è qualcuno di sconosciuto.
 
Blaise mi afferra per le braccia, sicuramente per un riflesso condizionato, ma quando si accorge che sono io mi scansa così bruscamente che la borsa mi cade a terra e il suo contenuto si rovescia sul pavimento.
«Ehi!» esclamo.
Sono furiosa e le emozioni represse in queste settimane mi battono nel petto a un ritmo assordante.
Ne ho abbastanza di lui e delle sue pretese di rivalsa.
Se vuole qualcosa lo dica, così chiudiamo questa storia.
«Guarda guarda» fa lui, sornione «La principessa Black non ha più uno stuolo di lacchè al suo servizio, pronti a raccogliere le sue cose e a baciare la terra su cui posa le sue scarpine. Dovrà chinarsi lei, ora»
Al suo fianco, Daphne ride come un’idiota, a comando.
Io raddrizzo la schiena.
«Se ben ricordi, il lacchè eri tu» ribatto, con voce flautata «E far finta di averlo dimenticato non depone a favore della tua intelligenza»
Blaise arrossisce furiosamente.
Sui suoi colori pallidi, il rossore non è una bella visione.
«Sei una maledetta, piccola vipera» dice, velenoso «Ma hai poco da atteggiarti a regina, ora. Tuo padre è ad Azkaban, tua madre è uscita di testa e tu non sei più nessuno
Lo schiaffo che gli tiro risuona nel corridoio deserto.
«Tu» scandisco, altrettanto furibonda «Come osi parlare così dei miei genitori? Tu, che sei stato trattato come un figlio a casa mia!»
Ha il buon gusto di mostrarsi vagamente imbarazzato, ma questo non mi frena.
«Mio padre è stato accusato ingiustamente!» continuo «Lui è un uomo onesto e con dei valori, quindi non osare paragonarlo a quella feccia di assassini e servi del Signore Oscuro! E non osare mai più riferirti a mia madre in quel modo!»
«Oh, certo, le normali regole non valgono per te, vero?» urla lui «Tuo padre era al Ministero della Magia, esattamente come Malfoy e gli altri! Ma tuo padre sarebbe diverso?»
«Mio padre è diverso!»
«Lo dici tu» ride, crudele «Credete di essere dei re, voi Black? Chissà se Bartholomeus ha ancora quella sua aria elegante tra le braccia dei Dissennatori!»
Non posso credere che Blaise – Blaise che è stato con me per anni, che mi adorava – possa scherzare su una cosa del genere.
L’ansia e la paura per mio padre mi chiudono la gola mentre faccio per tirargli un altro schiaffo, ma stavolta lui è pronto.
Mi afferra il polso e mi torce il braccio con cattiveria, facendomi urlare.
Una smorfia cattiva gli deforma il viso dai lineamenti classici.
«Non osare mai più!» ringhia «Tu non mi metterai mai più in imbarazzo, non ti permetterò mai più di farmi fare la figura dell’idiota!»
«Tu sei un idiota!» rispondo io «Lasciami subito!»
Ma, siccome, lui non accenna a liberarmi, gli mollo un calcio a uno stinco.
Blaise – che non è un tipo atletico, né tantomeno pronto – urla e geme come se lo avessi squartato.
E quella imbecille di Daphne strilla come una Banshee.
Estraggo la bacchetta e il mio Incantesimo Tacitante, se fatto in classe, mi varrebbe una E.
Lei si stringe le mani alla gola, ma non riesce più a parlare.
Mi volto verso Blaise e vedo un lampo di paura nei suoi occhi, mentre si raddrizza.
Sa benissimo di non essere abile quanto me e che lo metterei al tappeto in una frazione di secondo.
 
Peccato che non faccio in tempo, perché Piton piomba su di noi in quell’attimo.
«Cosa sta succedendo qui?» tuona, mentre i suoi occhi registrano la scena.
Io e Blaise restiamo in silenzio, lanciandoci occhiate di fuoco.
Daphne agita le braccia come una piovra impazzita.
«Signorina Greengrass, si può sapere cosa fai?» latra Piton, che scioglie il mio incantesimo con un colpo di bacchetta «Smettila di agitarti come se fossi un Vermicolo!»
Lei, per tutta risposta, scoppia a piangere.
Piton le volta le spalle con supremo disprezzo.
«Voi due» dice, minaccioso «Cosa state combinando?»
«È stata… è stata leiiii» geme Daphne, con fare teatrale «Mikayla ci ha…ci ha aggrediti…!»
L’occhiata che le rivolge Piton – di puro disgusto – mi farebbe quasi ridere, se non fossi furibonda.
«Signorina Greengrass, non sei stata interpellata quindi chiudi quella bocca. Zabini! Cosa succede?»
Blaise resta ostinatamente zitto: la chiara ammissione di una colpa.
Piton osserva i suoi zigomi rossi e poi i miei capelli in disordine e la roba a terra, quindi scatta:
«In punizione, tutti e tre! E ora raccogliete quelle cose. Subito!»
Il suo tono non lascia adito a quelle che sarebbero le conseguenze se ci opponessimo, quindi io e Blaise ci chiniamo a raccogliere le mie cose, mentre Daphne si dispera singhiozzando e gemendo e giurando che lei non c’entra e non ha fatto nulla.
Mi sforzo di reprimere la voglia di lanciarle una Maledizione quando vedo Blaise con in mano la lettera abbozzata per mia madre.
Gliela strappo di mano e mi affretto a riporla in borsa.
Lui mi lancia un’occhiata che non riesco a decifrare. Odio e… qualcos’altro?
Ci rialziamo e Piton ci scorta in Sala Comune, in silenzio.
Quando arriviamo, Blaise e Daphne raggiungono gli amici mentre io vado diretta in dormitorio.
Il mio stomaco brontola per la fame: ho saltato la cena anche oggi per studiare.
Lascio la mia borsa e vado a farmi una doccia.
 
Quando torno, trovo Astoria che sta leggendo la mia lettera.
Mi accoglie con un ghigno.
«Allora, caruccia» esclama «Chi è Ben? Il nuovo fidanzatino? Ma lo sa che ora sei una nullità? E ti vuole lo stesso?»
Di fronte alla mia espressione le si gela il sorriso in faccia.
Si alza, circospetta, ma io non prendo neppure la bacchetta.
Non mi serve la bacchetta contro questa piccola mentecatta.
La inchiodo con lo sguardo, in silenzio, finché lei non si dimena sul posto, nervosa.
Quindi tendo una mano.
«Dammi la mia lettera» dico, furiosa «Immediatamente»
Lei tergiversa.
«Ti dispiace che la tua mammina sia uscita di testa, eh?» dice poi.
Ma ha una voce stridula che smentisce il suo tentativo di fare la spaccona.
Faccio due passi in avanti e lei molla la lettera e corre verso la porta.
Io afferro la bacchetta dal comodino e le lancio un Incantesimo che la centra in pieno.
 
Il rumore che fa crollando a terra risuona nel silenzio.
 
 
 
 ***
Buon pomeriggio, carissimi!
L'arrivo di Ben su Facebook e Instagram (va bè....vediamo se poi è vero!) mi ha fatto perdere la testa e stavo dimenticando che oggi è venerdì... Andiamo bene!
Vi lascio ricordandovi che mi trovate su Facebook, qui:
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E questo è il mio blog: http://dreamerjoy.blogspot.it/
Buona lettura!
Joy

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Capitolo 6
*** I - VI ***


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Astoria si è rotta due costole nella caduta.
 
Non provo il minimo rimorso, ma l’incidente mi costa due settimane di punizione.
Piton mi ordina di recuperare, dalla Stanza delle Necessità, tutti i vecchi candelabri che trovo, ripulirli, sistemarli e portarli a Gazza perché possa illuminare meglio i corridoi.
Naturalmente, non posso usare la magia.
Conosco benissimo la Stanza delle Necessità, dopo il tempo che ci abbiamo trascorso l’anno passato, ma il pensiero non mi consola: è un lavoro potenzialmente infinito.
Quella Stanza raccoglie tutto il ciarpame del mondo magico, in pratica.
Dopo le prime due sere, Mindy e Claire si offrono di venire ad aiutarmi di nascosto, ma io rifiuto: se le scoprissero sarebbero guai.
La quarta sera, a sorpresa, compare Piton.
Io abbasso gli occhi su un candelabro che sto pulendo, ma che a mio parere sarebbe meglio buttare: non riuscirò mai a togliere lo sporco che lo incrosta.
Comunque, gratto con ostinazione con un panno, anche se mi fanno male i muscoli a forza di strofinare.
 
Con la coda dell’occhio, vedo Piton afferrare un candelabro e rigirarselo in mano.
«Chi lo avrebbe mai detto» commenta poi «Che ne saresti stata capace?»
Io non ribatto.
E così anche lui crede che io sia una principessina viziata capace solo di versare il thè?
Molto bene, che faccia pure.
Io lo so, che non è vero.
«Interessante vedere che ormai i compiti babbani non ti spaventano più» continua a provocarmi lui.
E, anche stavolta, non reagisco.
C’è stato un tempo in cui sarei scattata come una molla di fronte a quello che avrei considerato di certo un insulto, ma le cose sono ben diverse ora.
A parte che veramente ho vissuto come una babbana… Ma potrei mai offendermi a un’osservazione che coinvolge la cosa che mi è più cara al mondo?
Sì, un anno fa non avrei mai neppure concepito l’idea di potermi mescolare con un mondo che consideravo a tutti gli effetti inferiore.
E cosa ho capito?
Che la nascita non fa questa differenza. Che non rappresenta il nostro valore a priori, come mi era sempre stato insegnato.
Guardate il nostro mondo: quelli che venerano Voi-Sapete-Chi non sono forse dei fanatici pazzi omicidi?
E il fatto che sono Purosangue li rende forse migliori?
Migliore della mia amica Mindy, per dirne una, che è figlia di due babbani, non veste alla moda perché i suoi genitori non sono ricchi, non possiede diamanti e non fa vacanze di lusso, ma è la persona più buona e generosa del mondo?
Migliori di mio padre, che si è sacrificato per me e che non è più protetto dal suo cognome?
È questo che vale la nobiltà del lignaggio?
E vivere con Ben senza la magia farebbe di me una fallita?
Bene: allora che la mia vita sia un fallimento così, ogni giorno.
 
«Che ne pensi?» la voce di Piton mi riporta al presente «Le tue dubbie frequentazioni ti hanno resa migliore?»
Io alzo gli occhi.
«Assolutamente sì» rispondo con voce ferma «Mi hanno allontanata dal mondo di smidollati che frequentavo prima: non lo trova anche lei un successo?»
Piton arriccia le labbra.
«Sai, un altro insegnante aumenterebbe la tua punizione. Sei fortunata che sia io il Direttore di Serpeverde»
Gli rivolgo un sorriso falso.
«Ringrazio Merlino ogni giorno, infatti»
Suo malgrado, Piton sorride… e non è che l’effetto sia abbagliante.
«Sai, Mikayla, devo ammettere che non credevo ce l’avresti fatta… E mi sbagliavo. Sei più tenace di quanto mi aspettassi. Hai ancora quell’aria da regina, malgrado il tuo trono sia svanito nel nulla»
«Si sbaglia. E di grosso» rispondo, pacata «Le vere regine non hanno bisogno di un trono»
Lui mi osserva, pensieroso.
«Nel tuo caso, sono propenso a concordare» dice poi, sorprendendomi «Ma ora parliamo di cose serie. Sai perché ti ho messa in punizione?»
«Perché Astoria si è rotta le costole e non la testa?»
«Per allontanarti dai Serpeverde. Non credere che io non veda cosa sta succedendo»
Io abbasso gli occhi sullo straccio che ho in mano.
«Non sta succedendo nulla» ribatto, dura.
«Non essere sciocca» fa lui «E non sottovalutare l’odio di Blaise. Tu eri la regina di Serpeverde e la caduta delle divinità fa sempre molto rumore»
«Non sono affatto caduta!»
«Mikayla, non sei più protetta dal tuo status! Tuo padre è ad Azkaban, tua madre si è chiusa in casa e il Mondo Magico le parla alle spalle! E non fingere di non sapere che i Black stanno scontando l’odio e l’invidia che hanno sempre suscitato nei maghi! Finché tuo padre era potente tutti lo riverivano… Ma ora? Adesso è il momento delle ritorsioni e delle vendette. E tu non hai nessuno a proteggerti»
«Io mi proteggo da sola»
«Tu devi stare molto attenta. A te stessa, ma soprattutto a quel babbano»
Alzo gli occhi di scatto.
«Cosa c’entra Ben? È lontano da qui, non si avvicinerà mai più a Hogwarts!»
«Voglio ben sperarlo, dopo quello che ha combinato lo scorso anno. Ma ricordati che adesso i servitori del Signore Oscuro hanno agio di muoversi molto, molto più liberamente»
«Ma perché dovrebbero essere interessati a lui?»
«Perché colpendo lui colpiscono te, è chiaro. Non conosci nessuno che vorrebbe farti del male?»
Io osservo i suoi occhi neri, in silenzio.
 
Blaise. Astoria. Daphne. I Serpeverde.
 
Però scuoto il capo.
«Nessuno può volermi così tanto male. Lo so, sono gelosi di me, lo sempre stati. Li lasci godere di questi momenti in cui credono di essere più potenti di me… Non lo sono e vedremo come reagiranno quando mio padre tornerà a casa!»
Lui sembra sul punto di dire qualcosa, ma esita.
«Sei proprio una bambina, a volte» sospira.
«Non è vero!»
«Invece sì. Comunque sono venuto a dirti che Silente ti vuole vedere»
«Silente?» chiedo «E perché?»
«Per parlare dei tuoi genitori, ovviamente» ribatte, acido «Non vuoi sapere di tuo padre?»
 
Nella fretta di alzarmi, il candelabro mi cade di mano e rotolo lontano.
 
*
 
Una delle cose che più amo di Silente è che non si perde in convenevoli.
 
Dopo avermi salutata, mi ha chiesto come sta Ben e come abbiamo vissuto quest’estate lontani dal mondo magico.
Gli rispondo che sarebbe stato tutto perfetto… Non fosse che mio padre è in prigione, ingiustamente accusato, e mia madre mi odia a morte.
«Non ti odia, cara» dice lui, compassionevole «È solo che tua madre, purtroppo, non ha la…ehm… flessibilità necessaria a gestire la situazione»
«Vuol dire che non regge la condanna sociale» ribatto io, amaramente.
Silente si lascia sfuggire un sospiro.
«Tua madre non è cattiva, Mikayla, ma non ha la tempra di tuo padre né la tua forza di carattere… Sì, proprio così, non essere sorpresa. Sono molto fiero di come hai saputo affrontare tutto quello che è successo lo scorso anno, mia cara»
Nei suoi occhi passa un lampo di tristezza e so che sta pensando a Sirius.
Per quanto riguarda me, ho imparato a gestire il suo ricordo, senza che mi prenda la voglia di spaccare tutto quello che ho sotto mano.
E so che anche Harry sta attraversando la mia stessa situazione.
 
Vengo distratta da questi pensieri dalla vista di Silente che si passa una mano sulla fronte e trasalisce.
«Ahi» dice, borbottando, mentre si affretta a nascondere la mano sinistra sotto la veste.
 
Ma io l’ho vista.
 
Ed è…atroce.
È tutta nera, sembra morta.
E so anche cosa vuol dire: l’ha colpito una Maledizione, una di quelle irreversibili.
Cerco con gli occhi Piton, terrorizzata, ma lui sta fissando il pavimento.
Quando guardo nuovamente il Preside, con il cuore in gola, lo vedo che mi sorride tristemente.
«Non farne parola con nessuno, Mikayla… Te lo chiedo per favore» dice.
Io sono troppo sconvolta per fare altro che balbettare:
«Ma…ma… ma cosa… voglio dire, non potrebbe…»
Lui sorride e riesce a sembrare quasi allegro.
«No, cara, purtroppo non c’è soluzione a questo… Ma tu non preoccuparti, ho tutto sotto controllo. E, anzi: complimenti per aver capito subito»
Mi elogia come se avessi risolto un interessante problema in classe, mentre io lo fisso con gli occhi fuori dalle orbite.
Piton, nell’angolo, sbuffa come una Manticora.
 
Ci metto un po’ a risintonizzarmi sulla conversazione.
«Stavamo parlando della tua famiglia» dice Silente, di nuovo allegro.
 
Ma come fa?
Ma Silente sta davvero per… Per morire?
 
Oh, Merlino!
 
E noi cosa faremo?
Come facciamo?
 
Sento salire il panico, quando garbatamente il Preside mi richiama all’attenzione.
«Ho incontrato tuo padre ad Azkaban, Mika»
Sento lo stomaco aggrovigliarsi e ogni altro pensiero mi abbandona.
«Papà? E come sta?»
Lui fa una smorfia.
«Ecco… Non ti mentirò. Azkaban non è certo un luogo salubre. Ma tuo padre è lì con lo scopo di proteggerti e, come Sirius ha ampiamente dimostrato, avere uno scopo ti aiuta a non mollare, a restare lucido»
Deglutisco a vuoto.
«Come possiamo farlo uscire?»
Silente sospira.
«Mia cara… Sospettiamo da tempo che i Dissennatori non siano più fedeli al Ministero, ormai. Il problema è che il Mondo Magico è talmente sconvolto che aprire le porte di Azkaban porterebbe probabilmente a una rivolta, sebbene la prigione non garantisca più sicurezza»
«Ma se i Dissennatori non servono più il Ministero, allora…»
Silente scuote il capo.
«Non è nella natura di un Dissennatore avere pietà, Mikayla, nemmeno se serve un nuovo padrone. E tieni presente chi è, nello specifico, quel padrone: dubito che Voldemort voglia alleggerire la pena dei suoi seguaci che sono stati catturati. È molto deluso dal fallimento al Ministero»
Silente guarda Piton, che annuisce brevemente.
«Mio padre non è un suo seguace!» urlo.
«Noi tre lo sappiamo bene, cara, ma il resto del Mondo Magico no. E ti ricordo che tuo padre stesso ha nascosto il vero motivo per cui, in quella sfortunata notte, si trovava al Ministero della Magia»
Io mi copro gli occhi con le mani.
Certo che non lo ha ammesso: era lì per me.
E con noi c’era Ben, il che avrebbe significato ammettere con il Ministro della Magia che un babbano non solo era a conoscenza del nostro mondo, ma si era pure introdotto nel Ministero.
Mio padre ci ha protetti, riconoscendo alla fine il mio legame con Ben.
Se solo non gli fosse costato Azkaban, urlerei di gioia.
 
«E quindi?» domando, svuotata.
«Stiamo cercando di assicurarci che Batholomeus riceva assistenza, ma non è semplice. Ma ti manda a dire che assolutamente, per nulla al mondo, tu devi fare pazzie»
Guardo il Preside, muta.
Non è che non ci abbia pensato, è che non so come fare.
Se solo non fossi a conoscenza di cose che scatenerebbero una rivolta da fare invidia ai Goblin, sarei già corsa da Rufus Scrimgeour, il nuovo Ministro della Magia, a raccontargli tutto.
Ma tutto significa l’Ordine della Fenice, Sirius, mio padre. E Ben.
Lo ammetto, ho avuto paura.
È una cosa più grande di me, c’è in mezzo una guerra.
E io non so da che parte sceglierà di stare questo Ministro.
Voglio dire… ci ricordiamo tutti di come Caramell ha trattato Silente e Harry, lo scorso anno.
Certo, Caramell ha perso la poltrona e Silente è ancora qui, ma non si sa mai.
 
Annuisco.
Silente mi guarda, grave.
«Tuo padre dice, inoltre, che devi pensare tu a tua madre»
«Lo so, ma se volesse darmi dei consigli pratici ne sarei lieta» ribatto, secca «Mi ha cacciata di casa e abbiamo qualche problema di comunicazione, al momento»
Silente mi fissa da sopra i suoi occhiali a mezzaluna.
«Che ne pensi se l’Ordine della Fenice si incaricasse di proteggere tua madre?»
Io lo fisso a bocca aperta, presa in contropiede.
L’Ordine della Fenice?
«Mi faccia capire…» chiedo «Mi sta dicendo che mia madre è in pericolo?»
Lui fa un gesto vago con la mano sana.
«Siamo tutti in pericolo» dice «Ma lei… Non sta badando a se stessa, Mikayla. Se tu volessi aiutarci, potremmo almeno sollevare da questa preoccupazione tuo padre»
Io mi abbandono contro lo schienale della sedia.
«Mi dica cosa posso fare» rispondo, semplicemente.
 
*
 
Alla fine, accetto di recarmi da mia madre appena avremo una gita a Hogsmeade.
 
Silente mi saluta e Piton mi riaccompagna in dormitorio.
«Quanto…» mormoro piano, mentre attraversiamo un corridoio immerso nell’oscurità «Quanto tempo manca?»
Piton sospira.
«Non molto»
«Ma…. Non si potrebbe…»
«No» risponde, secco «Hai riconosciuto la Maledizione. Sai cosa significa»
 
Sembra furioso, tanto che non oso insistere.
Mi lascia davanti al muro d’accesso alla Sala Comune e gira sui tacchi senza salutarmi.
Io mormoro la parola d’ordine (Sangue puro) ed entro, ignorando i pochi ancora svegli che mi guardano male.
Salgo in dormitorio, dove per fortuna sono sola: Astoria è in infermeria (per sua fortuna).
Mi preparo per andare a letto e rifletto sulla quella sfumatura di asprezza nella voce di Piton.
Non era rabbia, capisco.
Era paura.
 
Mi sdraio tra le coperte cercando di non pensare a come potrà essere un mondo senza Albus Silente.
 
 
 

***
Buon pomeriggio!
Pensavate vi abbandonassi?! Giammai! ;)
Scusate il ritardo, ma avevo un incontro di lavoro... E mi ha lasciato addosso un sonno...!
Vi ricordo che mi trovate su Facebook qui: https://www.facebook.com/Joy10Efp
E qui se volete chiedermi l'amicizia: https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477
Inoltre, il mio blog: http://dreamerjoy.blogspot.it/
Ci sentiamo prima se passate all'altra mia storia, "Le Cronache di Narnia e di Hogwarts" (qui: ) ma se no....
BUON NATALE!!!!
Un abbraccio enorme,
Joy

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Capitolo 7
*** I - VII ***


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Il giorno dopo mi sveglio con la sensazione che un nuovo macigno sia stato posato sulle mie spalle.
 
Il desiderio di restare nascosta in dormitorio è quasi irresistibile.
Poi, come ogni mattina, penso a Ben e, sospirando, mi metto a sedere.
Forza, Mika.
Puoi farcela.
 
*
 
Non posso raccontare a nessuno della conversazione di ieri, visto che l’ho promesso a Silente.
E, siccome non oserei mai mentirgli, vuol dire che non posso dirlo neppure a Ben.
Le sue lettere sono l’unica cosa che, al momento, mi tiene a galla…
Io ho poco da raccontargli, mentre lui è in America per girare un film.
Sembra divertirsi e i suoi racconti buffi distraggono anche me.
Vorrei riuscire a scrivergli tanto quanto lo penso, ma sarebbe come pretendere di rivaleggiare in altezza con Hagrid.
 
 
Lo studio mi risucchia, ma non posso non notare gli sguardi cattivi e i commenti ingenerosi che mi sono rivolti.
In generale, non sono mai stata troppo simpatica alle altre Case.
A parte Mindy e Claire, fino allo scorso anno i miei amici erano i Serpeverde.
So di avere ora delle amicizie molto più sincere e affatto interessate, ma a volte il pensiero è ancora spiazzante.
Io stessa, sapendo che è la mia famiglia ad essere motivo di scandalo, mi chiudo a riccio e non offro appigli a nessuno per avvicinarmi: non voglio alimentare i pettegolezzi.
 
Ed è così che, focalizzandomi solo sullo studio e sui problemi della mia famiglia, ci metto un po’ a rendermi conto che qualcosa, decisamente, non va.
 
*
 
È sera e sto tornando al dormitorio.
 
Sono davvero affaticata dai miei ritmi di studio e, a tratti, tendo a scoraggiarmi.
Questo quinto anno è micidiale.
Però oggi ho ricevuto una bellissima lettera da Ben che mi racconta delle sue giornate e mi esorta a non mollare.
Ho cercato di glissare sulla fatica delle lezioni e sulla preoccupazione per i miei genitori, ma avrei dovuto immaginare che avrebbe capito cosa penso anche da quello che non gli scrivo.
Mi basta leggere una lettera scritta di suo pugno per avere una scarica di energia incredibile.
 
In Sala Comune non mi fermo a salutare nessuno e salgo in dormitorio.
Per mia sfortuna, Astoria è tornata.
Il lato positivo, però, è che si limita a lanciarmi occhiate velenose, senza però osare lanciare altre malignità.
Probabilmente ha capito che le è andata bene, visto che si è rotta solo due costole.
 
Mi faccio una doccia, mi metto a letto e rifletto un po’ amareggiata sulla mia solitudine.
Non è che io sia proprio sola: i miei amici li ho.
Davvero rimpiango quei quattro sfacciati servetti che mi ronzavano attorno?
No – decido – è che mi manca Ben.
E questo mi rende triste e scorbutica.
Se solo avessi qualche distrazione in più, io…
 
Un momento.
 
Scatto a sedere e allungo la mano verso la bacchetta.
Dov’è finita Miele?
Di solito è sempre qui, che gioca nella mia stanza.
Ma…
Rifletto freneticamente, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Quanto tempo è che non la vedo?
Oggi.
E di sicuro anche ieri.
Mentre l’altro ieri… Sì, ricordo di aver giocato un po’ con lei l’altra sera.
Spingo via le coperte e mi alzo in fretta.
Vedo Astoria lanciarmi un’occhiata e poi fingere di leggere un libro.
Guardo sotto il letto e dietro il baule.
«Miele!» la chiamo «Vieni qui piccola!»
Dove può essere finita?
Magari mi preoccupo troppo, ma…
 
Ma, all’improvviso, vedo Astoria che cerca di farsi piccola in un angolo, come se fosse a disagio.
Che sia solo una mia sensazione?
Siccome però non sono famosa per essere prudente, non ci penso due volte.
«Astoria!» esclamo, secca.
E lei sussulta, senza alzare gli occhi dal libro, che stringe convulsamente.
In due passi le sono davanti e le strappo il tomo di mano.
I nostri occhi si incrociano: i miei furiosi e i suoi spaventati.
E allora non ho più dubbi.
«Dov’è il mio gatto?»
Lei deglutisce, ma tenta comunque un tono fintamente annoiato, che non le riesce affatto.
«E io come faccio a saperlo?»
Assottiglio lo sguardo, lasciando che mi veda furiosa.
Cerca di distogliere gli occhi ma io le afferro una ciocca di capelli e la strattono forte.
«Ahi!» strilla lei «Lasciami!»
«Dopo che mi avrai detto dov’è il mio gatto!»
«Ahi… chiedilo a Zabini! Io non so niente!»
 
La lascio di scatto.
Zabini.
Non può essere.
 
Apro la porta del dormitorio e mi fiondo in Sala Comune.
La mia apparizione desta un certo scalpore, non ultimo – probabilmente – perché indosso solo la T-shirt di Ben e ho le gambe nude.
Vedo gli sguardi dei ragazzi fissarsi su di me, mentre quelli delle ragazze passano dallo sconcerto alla rabbia.
Io ignoro tutti e mi dirigo furiosa verso Blaise, sfoderando la bacchetta.
Vedo Daphne nascondersi dietro di lui, che si atteggia a una calma impassibile, anche se io noto il fremito degli occhi grigi.
Lo sa che, in un eventuale duello di magia, non ha speranze contro di me.
«Dov’è Miele?» lo apostrofo bruscamente.
«Cosa?» fa lui «Come faccio a saperlo?»
«Secondo Astoria, invece, mi stai dicendo una balla. E, se è vero, sai che te la faccio rimangiare»
Daphne geme e Blaise digrigna i denti.
«Credi di potermi minacciare, Mikayla?» urla «Dopo tutto quello che è successo, credi che te lo permetterò?»
Io assottiglio gli occhi.
«Blaise, non fare lo stronzo, non ti conviene. E dimmi che non sei così patetico e disperato da aver tentato una vendetta servendoti della mia gattina»
Il suo rossore è un’ammissione di colpa più che notevole.
«Vattene» mi dice, cercando di conservare un’aria da duro.
Estrae la bacchetta, ma non gli lascio il tempo di sollevarla: gli ho già inflitto un Petrificus prima che possa rendersene conto.
 
Che volete, non è che Harry Potter sia un maestro scarso.
Ho imparato più con lui all’ES che in anni di Difesa Contro le Arti Oscure in classe.
 
Mi volto verso Daphne con lentezza deliberata e lei arretra, terrorizzata.
Si guarda attorno, come per cercare aiuto, ma nessuno si fa avanti.
Tipico dei Serpeverde: la loro lealtà non va mai ai deboli.
Io le punto contro la bacchetta e lei sbianca.
«Ora, o rispondi a una semplice domanda» le dico «oppure ti appendo a testa in giù al lampadario. Che ne pensi?»
 
*
 
Non posso credere che Blaise sia stato così crudele.
 
Daphne mi ha accompagnata fino a uno stanzino dove Gazza tiene le scope e dentro - al freddo, senza luce né cibo – ho trovato una terrorizzata Miele.
Aveva paura persino a farsi prendere in braccio da me, povera micina.
Mi sono talmente infuriata a spaventata a vederla così debole e provata che mi sono persino dimenticata di infliggere a Daphne una bella vendetta esemplare.
Per due giorni la mia micina ha patito la fame e la sete, al punto che è così debole che schizzo da Madama Chips in infermeria perché non mi viene in mente altro posto dove andare.
Lei, però, continua a ripetermi che quella è un’infermeria e non una clinica veterinaria e, per giunta, mi minaccia di un castigo quando le urlo addosso.
Furibonda, faccio marcia indietro e mi dirigo verso il portone d’ingresso per andare da Hagrid.
A metà strada, mi ricordo che non sono vestita.
Imprecando contro tutti i maledetti Serpeverde, imbocco a tutta velocità un buio corridoio che conduce verso le cantine.
 
Quando Piton mi apre la porta del suo studio lo vedo restare senza parole.
La sua espressione passa dall’abituale gelo allo sconcerto.
«Signorina Black!» tuona «Ma che cosa stai combinando, per Merlino?»
«Blaise ha fatto del male alla mia gatta» rispondo, senza perdere tempo in giri di parole «La Chips non mi aiuta, quindi devo vedere Hagrid, ma il portone è chiuso e quindi sono qui a chiederle aiuto»
Piton guarda me, poi Miele.
I suoi occhi si fanno gelidi.
Si sfila il mantello e me lo mette sulle spalle senza dire una parola, poi imbocca il corridoio.
Camminiamo rapidi, in silenzio.
Io sono senza scarpe, ma piuttosto che abbandonare Miele adesso arriverei scalza a Nurmengard.
Piton apre bocca solo una volta, per chiedere:
«Blaise ha osato fare una cosa del genere?»
Io annuisco, senza perdermi in spiegazioni.
 
Quando arriviamo da Hagrid, la sua faccia si fa scura quando osserva Miele.
Mi dice che devo lasciarla da lui e io scoppio a piangere.
Piton mi redarguisce seccamente, Hagrid se la prende con lui.
Entrambi hanno la faccia scura.
«A Hogwarts non permettiamo a nessuno di maltrattare gli animali per fare un dispetto a un compagno» commenta Hagrid, serio.
Poi ci spedisce via, dicendo che deve occuparsi di Miele.
Ci allontaniamo nella notta buia e mi sembra di sentire i suoi miagolii deboli e disperati persino quando abbiamo ormai varcato il portone.
 
*
 
Con mia grande sorpresa, al rientro al castello Piton mi dirotta verso lo studio del Preside.
 
E poi mi lascia fuori dalla porta a fare anticamera.
Da dentro, sento provenire bisbigli concitati.
 
Quindi la porta si spalanca e un Silente in vestaglia color prugna ricamata di lustrini mi invita a entrare.
Avanzo circospetta.
«Mikayla» esordisce il Preside senza giri di parole «Quello che Severus mi riferisce è gravissimo. Mi spiace molto per la tua gattina, mia cara»
Io annuisco, in silenzio.
«Vedrai, Hagrid è un maestro nel curare gli animali» mi rassicura «Però, dopo quanto è accaduto stasera, per il momento ritengo sia meglio che tu occupi un’altra stanza»
«Cosa?» esclamo io «E perché?»
Silente e Piton si scambiano un’occhiata.
«Signorina Black» mi dice il Direttore della mia Casa «E dire che ti considero intelligente…»
Io gli rivolgo un’occhiata di fuoco e Silente un cenno seccato.
«Severus, per favore» lo zittisce «Ora, non voglio assolutamente creare allarmismi, ma la situazione di questa sera non deve ripetersi. È ovvio che abbiamo sottovalutato una certa… ehm… situazione»
«Situazione?» ripeto io «Quale situazione?»
«Quella del signor Zabini»
A sentire il nome di Blaise i miei occhi si infiammano.
«Quell’idiota! Quando gli metterò le mani addosso, io…»
«No, Mikayla» mi riprende Silente «A Blaise penserò io, non tu»
Mi ribello subito all’idea:
«Non ho bisogno del vostro aiuto!»
«E ti sbagli» risponde lui, serio «Questa guerra tra voi due deve finire. Se tu reagissi, lui farebbe poi un’altra mossa. Invece un intervento esterno - il mio intervento, per la precisione - chiuderà la questione. E ti prego, signorina, di mettere tutto nelle mie mani e di non tentare sciocche vendette»
I suoi occhi penetranti mi fissano.
Alla fine, di malavoglia, annuisco.
Silente fa un piccolo sorriso, senza gioia, e mi indica la porta.
 


***
Buongiorno carissimi lettori!
Scusatemi per il ritardo con cui aggiorno, ma (come al solito!) non ho portato il pc e reperirne uno tra un'abbuffata e l'altra è stato complicato :D
Come vanno le Feste? Avete ricevuto dei bei regali?! Io aspetto sempre che Babbo Natale mi porti Ben, ma finora... XD
So che sapete dove trovarmi, ma ve lo ricordo come sempre: questa la mia pagina  https://www.facebook.com/Joy10Efp   e questo il mio profilo https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477
Un abbraccio e tanti. tantissimi auguri!
Joy

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Capitolo 8
*** I - VIII ***


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Mi viene destinata una stanza carina in una torre dove gli studenti non hanno accesso.
 
In un altro momento mi sarei sentita privilegiata, all’idea di non dover dividere il mio spazio con altre persone: non per dire, ma casa mia è un maniero e io sono molto gelosa dei miei spazi.
E lo stare in un posto ristretto e dividere il bagno mi va bene solo se sono con Ben.
O con Mindy e Claire, al massimo.
Ma, adesso, questa situazione non fa che enfatizzare, ai miei occhi, il baratro che si è aperto tra me e i miei compagni.
Sono a Hogwarts da neppure due mesi: come farò a resistere per altri otto?
 
*
 
La mattina dopo racconto alle mie amiche l’accaduto e devo trattenere a forza Mindy dall’andare a picchiare Blaise.
Ho evitato il tavolo della colazione sapendo che io per prima non sarei riuscita a controllarmi e ora devo evitare che lei vada a picchiarlo.
Morgana, che ingiustizia.
Claire, invece, è più preoccupata che furibonda.
«Come ha osato fare una cosa del genere?» continua a ripetere, angosciata.
Io scrollo le spalle.
«Blaise è una persona molto orgogliosa» rispondo «Ed è molto viziato. Gli sarà sembrato intollerabile che io lo abbia lasciato… Anche se devo dire la verità: non mi sarei mai aspettata che facesse del male alla mia Miele…»
Mi trema la voce quando ripenso alla mia micina e allo stato in cui era ieri, quando l’ho trovata.
«Maledetto stupido idiota!» impreca Mindy, mentre tutte e tre ci dirigiamo a Trasfigurazione «Spero che Silente lo cacci da scuola!»
«Non è possibile» borbotto «Per quanto io lo odi… è una punizione eccessiva»
«Mika, ferire un animale volontariamente e con crudeltà è una colpa grave, secondo il regolamento della scuola» interviene Claire «Davvero, non mi stupirei se Silente lo punisse severamente»
 
E scopro presto che la mia amica ha ragione.
Mi giungono voci di un castigo che costringe Blaise a passare intere serate con Silente o con la McGranitt (che tra l’altro è un Animagus… e guarda caso si trasforma proprio in un gatto. Scommetto che Silente l’ha scelta apposta) e che lo tiene lontano dalla vita sociale.
Me lo racconta Hermione, che lo ha saputo da Lumacorno: il nuovo professore di Pozioni, a quanto pare, ha un debole per gli studenti più brillanti o influenti e li raccoglie attorno a sé come un collezionista fa con dei pezzi pregiati e rari.
Io sono stata esclusa dalla selezione.
Alla prima lezione di Pozioni, quando il mio nome è stato chiamato all’appello, Lumacorno ha alzato il viso dal registro e mi ha squadrata a lungo, senza proferire parola.
Poi ha abbassato gli occhi e non mi ha più degnata di uno sguardo.
«Oh, la piccola principessa non gli interessa» ha sussurrato dietro di me Astoria, velenosamente.
Cinque minuti dopo, Mindy le ha accidentalmente rovesciato addosso un siero infiammabile, bruciando il record di assegnazione di una punizione: nemmeno dieci minuti dopo il suono della campanella.
Lei ne è orgogliosa, io cerco invece di non mostrarmi innervosita dal comportamento dei mie compagni di Casa.
Claire continua ad osservarmi di nascosto, convinta che io non me ne accorga.
Comunque, non sono nel dream-team di Lumacorno, mentre Blaise sì… almeno, fino a quando la punizione di Silente lo blocca per settimane intere.
 
Io non gli chiedo nulla, né lo cerco, e deve solo ringraziarmi per la fiducia che ripongo nel Preside.
Daphne è chiaramente spaventata quando mi incrocia nei corridoi e corre a nascondersi dietro il mantello della sorella; se ci sono Serpeverde in giro Astoria si atteggia a sorella protettiva e smargiassa, ma se è sola si guarda bene dal pestarmi i piedi.
 
 
E, così, arriviamo al primo weekend a Hogsmeade.
Mi sembra di essere a scuola da anni, non da poco più di due mesi.
In ogni caso, mi vesto con cura nella mia prigione isolata (lo so che non devo chiamarla così, ma mi sembra una gabbia a tutti gli effetti) e mi preparo a incontrare mia madre per la prima volta da mesi.
Con mia sorpresa, è Piton ad accompagnarmi.
«Silente è impegnato» commenta, sbrigativo, di fronte alla mia aria perplessa «Andiamo!»
Ci Smaterializziamo nella campagna inglese, nei pressi di casa mia.
Piton mi accompagna al cancello, poi resta indietro mentre io attraverso il giardino per avvicinarmi alla porta di ingresso.
Lo stato di abbandono e di trascuratezza della casa mi causa una tristezza infinita.
Mi guardo attorno e ricordo la bellezza del prato, sempre curatissimo, su cui giocavo da piccola.
La casa sembra disabitata: le finestre sono sbarrate, non si scorgono movimenti.
Busso timidamente alla porta, senza successo.
Riprovo, ma mi risponde ancora il silenzio.
Allora sfioro la maniglia e la magia della casa mi riconosce.
La porta si apre sotto il mio tocco e io avanzo nell’ingresso buio.
Piton si avvicina, fermandosi sull’uscio.
Io avanzo nell’atrio buio e chiamo
«Abby!» chiamo, a bassa voce.
Dopo un attimo, qualcosa si muove nella penombra e trotterella verso di me.
La nostra Elfa Domestica si ripara gli occhi con la mano, come se si fosse disabituata a vedere la luce.
«Padroncina?» chiede con voce stridula «Tu tornata? Padrona non vuole vederti… Dice che… dice che tu non può entrare qui!»
«Abby» le rispondo «La porta si è aperta da sola, vedi? Lo sai che la magia della casa riconosce i Black»
Lei tace: sa che dico la verità.
La casa è praticamente inaccessibile per chi non è di famiglia.
Abby giocherella con il suo grembiule, sporco e sgualcito.
«Perché è tutto chiuso?» domando «Perché la casa è deserta?»
«Padrona non vuole vedere nessuno» risponde, categorica «Padrona dice a Abby di chiudere porte e finestre e di strepitare se non può pulire bene con finestre chiuse. Dice che non importa se Abby non fa la spesa e non le cucina più cose buone o se il giardino diventa brutto!»
Io sospiro.
«Importa a me» le dico, piano «Non voglio che si chiuda in se stessa e si dimentichi del mondo. Non lasciarglielo fare, Abby»
Lei sgrana gli occhioni: li vedo persino nella luce fioca.
«Cosa fa Abby, padroncina?»
«Il pranzo, per favore. Io salgo dalla mamma»
 
*
 
Avanzo lentamente nel corridoio buio e, se non fosse casa mia, penso che avrei paura.
 
È tutto silenzioso, nero e immobile.
Ben deve avermi fatto vedere troppi film babbani, perché adesso mi vengono strane idee… Tipo che qualcuno possa saltarmi addosso nel buio (nei film babbani succede sempre… Non ho mai capito perché nessuno accende la luce!)
E, in effetti…
Estraggo la bacchetta e mormoro:
«Lumos»
La luce bianca scaturisce dalla punta della mia bacchetta e proietta delle ombre allungate attorno a me.
Avanzo ancora, diretta alla camera dei miei genitori.
Questo posto non sembra più casa mia: è così cupo.
Così deserto.
I miei genitori hanno sempre preteso comportamenti educati e maniere impeccabili, ma questa casa non è mai sembrata una tomba.
 
Alzo una mano e busso piano a una porta.
Da dentro, nessuna risposta.
Entro e mi guardo attorno, cercando di distinguere qualcosa tra le ombre.
Anche qui è tutto buio.
Con un movimento del polso, lascio che l’intensità della luce aumenti fino a rischiarare la stanza.
 
E allora la vedo.
 
Mia madre, ferma contro una parete, che mi fissa immobile, con un’espressione di puro odio.
Deglutisco e la chiamo, piano:
«Mamma. Sono io…»
Lei, velocissima, afferra un oggetto da una cassettiera e me lo lancia contro.
Non mi centra, ma è solo fortuna, perché sono rimasta immobile, troppo sconvolta per cercare di spostarmi o proteggermi.
«Mamma!» grido «Ma cosa fai? Sei impazzita? Sono io, Mikayla!»
«Lo so chi sei, maledetta traditrice del tuo sangue!» urla lei come una forsennata «Stupida ragazzina che ci hai rovinati!»
Fa per lanciarmi contro un portagioie, al che io sollevo la bacchetta e grido:
«Accio!»
L’oggetto vola tra le mie mani e lei digrigna i denti.
Io lo getto sul letto.
«Mamma, sono venuta per parlarti…» dico «Non vuoi che chiariamo la situazione?»
Lei non risponde, si limita a guardarmi con gli occhi sbarrati.
Io deglutisco a vuoto.
«Mamma, mi sei mancata» mormoro «E mi manca tanto papà… E casa mia. Se solo potessimo parlare…»
«Ti manca casa tua?!» strepita lei «Come osi dire una cosa del genere dopo che ti sei rovinata? Dopo che hai rovinato tutti noi? Ah, avevamo tutto e tu… Tu ti sei buttata via con un babbano, un misero e inutile babbano!»
«Mamma!» urlo in risposta «Smettila! Lui non è misero né inutile! E se tu solo lo incontrassi lo capiresti! Come l’ha capito papà!»
«Tuo padre è ad Azkaban per colpa tua e di quel babbano!» strepita lei.
«Papà è andato volontariamente ad Azkaban per salvare me e Ben!» grido «Mi ha affidata a lui quando i Mangiamorte ci hanno attaccati e lui e Sirius…»
Mi interrompo bruscamente.
Papà ha salvato me e Ben, ma lui è finito ad Azkaban e Sirius è morto.
«Che cosa ti stai inventando, maledetta?» ringhia mia madre, insensibile al mio turbamento «Che bugie credi di propinarmi? Tuo padre, salvare il babbano che ti ha rovinata?»
«Sì» mormoro «Era prevenuto, come sei tu. Ma ci ha ascoltati e si è ricreduto su Ben. Te lo giuro, mamma»
Lei non mi fa nemmeno terminare la frase:
«E tu credi che io ascolti queste buffonate? Ma con chi pensi di parlare? Oh, vattene di qui! Non voglio vederti, non voglio più sapere nulla di te!»
Mi mordo un labbro, imponendomi di restare calma.
Non serve a nulla urlare o litigare.
«Mamma» tento di nuovo, avanzando verso di lei e tendendole una mano «Ti prego, parliamone con calma… Se solo volessi ascoltarmi…»
All’improvviso, mia madre si lancia contro di me e mi afferra per i capelli, strattonandomi con violenza.
È una cosa talmente inaspettata che non riesco a reagire in tempo e la bacchetta mi cade di mano.
Cado in avanti e picchio la guancia sinistra contro il comò.
Sento in bocca il sapore del sangue e il dolore mi paralizza: non riesco neppure a gridare, ma ansimo mentre mi accascio a terra.
Mia madre mi calpesta mentre sono riversa sul pavimento, per oltrepassarmi, poi, all’improvviso, sento una voce secca frustare l’aria:
«Basta!»
 
È Piton.
Ci metto un attimo a riprendermi e, quando rialzo la testa, vedo che ha preso mia madre per le braccia e la sta scuotendo.
Malgrado tutto, non posso permetterlo.
«Basta» ansimo «Basta!»
Piton mi getta un’occhiata veloce e vedo un’espressione sbalordita comparire sul suo viso.
Mi alzo con fatica e colgo il mio riflesso di sfuggita nel grande specchio della stanza.
Sussulto.
Ho i capelli aggrovigliati, il viso tumefatto e sanguinante.
C’è del sangue sui vestiti che avevo scelto con cura questa mattina.
Ho una gran voglia di piangere, ma batto furiosamente le palpebre per ricacciare indietro le lacrime.
Incrocio lo sguardo di mia madre: odio puro.
 
In quel momento Abby si affaccia sulla porta della stanza e annuncia con la sua vocetta squillante:
«Pranzo è servito!»


***
Imploro il vostro perdono!!
Non riuscivo a trovare un pc da cui postare... Scusate il ritardo!
Dal prossimo venerdì si torna a postare con regolarità perchè sarò in ufficio (orrore e raccapriccio!!), per cui niente più ritardi!
Intanto, corro ad aggiornare anche l'altro mio crossover (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2569037&i=1), di cui oggi posto l'ultimo capitolo (tragedia!!!!), ma prima vi ricordo che potete trovarmi su Facebook per qualsiasi domanda o informazione, più precisamente qui: https://www.facebook.com/Joy10Efp
Ho anche un profilo, aggiungetemi se volete... Ma il simpatico fb mi aveva bloccato l'accesso poco fa... -.-'
Ma soprattutto auguri per un meraviglioso 2015 da passare insieme!
Buona lettura,
Joy

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Capitolo 9
*** I - IX ***


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È il pranzo più assurdo cui abbia mai partecipato.

 
Si svolge in casa mia, ma siamo in cucina.
Noi non mangiamo mai in cucina: abbiamo più sale da pranzo, a seconda del rango degli ospiti che intratteniamo o della portata degli eventi che organizziamo.
Invece, oggi, Piton si è diretto verso la cucina seguendo Abby e si è rifiutato di uscirne.
La nostra Elfa era sconvolta.
«Padrona non mangia in cucina!» ripeteva, scandalizzata «Mai, mai, mai!»
«Oggi mangerà in cucina, invece» ha ribattuto lui, secco «L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è una sala di rappresentanza!»
Mia madre si è fatta scortare da Piton senza opporre resistenza e si è seduta al tavolo, apatica.
Mi chiedo di sfuggita se abbia mai davvero visto la cucina, che è il regno di Abby.
Quando entro, sta fissando il piano del tavolo con le labbra serrate.
Abby mi guarda e si copre la bocca con le manine.
«Padroncina!» strilla «Padroncina, tu ferita! Sangue, c’è sangue!»
«Non è nulla» mormoro, con difficoltà: mi si è gonfiata la guancia e parlo a fatica.
«Ma… Ma…» Abby balbetta «Ma ora Abby guarisce! Tu non deve essere sporca padroncina!»
«A cosa serve?» interviene a sorpresa mia madre, senza neppure guardarmi «A chi importa se è ancora bella e candida? Non serve più: si è buttata via con un babbano e ora la vergogna è su questa casa e io…»
«Non importa?» interviene Piton con voce mortifera «Non importa se sua figlia è tumefatta e ferita? E tutto questo perché ha fatto una scelta che lei non condivide?»
«Una scelta!» urla lei, stridula.
Ma la vista di Piton furioso sembra trattenerla dallo scattare in piedi: probabilmente sa che lui la acchiapperebbe al volo.
«Lei ha disonorato tutti noi!» grida però ancora.
«Per come la vedo io» risponde Piton, addentando un pezzo di quiche come se nulla fosse «In questo momento Mikayla è la vostra migliore speranza di riportare lustro al nome dei Black»
Io lo guardo, perplessa.
Non mi ha guarita, né ha permesso ad Abby di farlo: che voglia lasciare mia madre a contemplare il suo operato?
Se è così, devo dire che la cosa sembra avere scarso successo.
«Mikayla è brillante e sveglia» prosegue il professore «È tenace e determinata e, per quanto possa avere fatto delle scelte private discutibili, le va comunque riconosciuta una cosa: non è una che molla»
Non è il tipo di discorso che può far presa su mia madre, evidentemente, ma lui continua:
«Suo marito lo sapeva. Lo ha sempre saputo. E al Ministero ha protetto sua figlia. E quel babbano»
Le mani di mia madre artigliano la tovaglia.
«Lei può decidere che non le importa di questa storia e in parte la capisco» le dice lui «Ma deve pensare al suo futuro e a quello di suo marito. Noi possiamo pensare a Mikayla, ma lei deve prendere delle decisioni»
«A me stessa penso da sola» intervengo, dura.
Mia madre ride con scherno.
«Figuriamoci… Sei sempre stata una principessina viziata! E vorresti farmi credere che puoi pensare a te stessa? Non sei  niente senza di noi»
«Ti sbagli» ribatto, tranquilla «C’è tanto che devo imparare, ma io me la sto cavando da sola. E non si può dire lo stesso di te»
Mia madre digrigna i denti, ma Piton mi dà ragione:
«Ascolti… è un momento molto particolare e pericoloso. A causa di quello che è accaduto al Ministero, lei potrebbe essere in pericolo. I Mangiamorte…»
«Non ho paura di loro» ribatte lei, sprezzante «Non oserebbero venire qui a disturbare…»
«Mamma» gemo «Ma stai scherzando? Ma ti sembra gente con degli scrupoli, quella? Davvero credi che chiamarti Black ti protegga?»
«Noi siamo i Black, se per te questo ha ancora un significato» risponde, testarda «Per me ha ancora valore»
«Signora Black, mi ascolti» le dice Piton, severo «Sa che sono amico di suo marito, non ho motivo per mentirle…»
«No!» urla lei, rovesciando il bicchiere «Noi non abbiamo più amici!»
«Non avete più i cortigiani che vi riverivano quando eravate potenti, vuole dire. Sua figlia, a scuola, vive la stessa situazione, ma non l’ho vista gettare la spugna. Però a Hogwarts Mikayla è al sicuro, mentre lei qui non lo è: rischia che qualcuno venga a cercarla… e lei lo sa»
Mia madre rabbrividisce inconsapevolmente.
«Che vengano» dice però «Non mi importa»
«Invece dovrebbe, soprattutto perché noi possiamo aiutarla»
«Lei e quella piccola bastarda, dice?»
«No. L’Ordine della Fenice»
 
Stavolta anche Abby rovescia il bicchiere.
A casa mia non c’è mai stata una chiara posizione pro-Voldemort, ma le simpatie della famiglia sono sempre andate ai Purosangue.
Quando Voi-Sapete-Chi ha iniziato a mostrare il suo vero volto e la sua fazione a configurarsi come la sanguinaria ala di assassini che in realtà era, nella Prima Guerra Magica, tuttavia i Purosangue non hanno mai chiarito il rapporto con l’Ordine della Fenice.
Per la maggior parte di loro non erano eroi, erano… bè, dei pazzi che cercavano di opporsi stoltamente al più forte.
Che, certo, era un tiranno… ma cosa potevano fare, quei folli, contro di lui?
Eppure, malgrado le perdite e gli orrori, l’Ordine della Fenice resisteva.
Oggi, che grazie a Sirius ho conosciuto l’Ordine, io sposo la sua causa senza esitazione… Ma una parte di me ricorda la Mikayla cui Silente chiese un favore lo scorso anno: come ero convinta di sapere cosa dovevo fare! Come ero sicura che i Black fossero l’ago della bilancia della politica magica!
 
Capisco che mia madre, che non sa nulla di quello che ho passato lo scorso anno, sia ancora radicata nei vecchi pregiudizi.
«Co… Cosa?!» sbotta infatti «L’Ordine della Fenice? Come osa dirmi…»
«L’Ordine della Fenice è molto meglio organizzato, questa volta» la interrompe lui «C’è Silente a capo dell’Ordine e Silente è l’unico che può affrontare l’Oscuro Signore. E glielo dico io, che la scorsa volta militavo tra i Mangiamorte»
Quella confessione, così cinica e diretta, mi lascia senza parole, anche se ho sempre saputo che Piton aveva un passato oscuro: è risaputo in famiglia.
Eppure, sentirlo dire queste parole ha un effetto pesante persino sua mia madre, la quale comunque rifiuta categoricamente qualsiasi contatto con l’Ordine.
Piton non è esattamente uno che sa supplicare, ma insiste e minaccia e parla, parla, parla, ma non riusciamo a concludere nulla.
Mia madre non tocca cibo, io mangiucchio svogliatamente, Piton mangia senza nemmeno guardare cosa ha nel piatto.
Abby non mangia, perché non oserebbe farlo a tavola con noi, ma alla fine inizia a sparecchiare mestamente quando è chiaro che Piton ha terminato le argomentazioni.
Mia madre si alza da tavola senza guardarci.
«Andatevene e non tornate!» sibila, dirigendosi alla porta.
È quasi arrivata, quando Piton la Schianta con un Incantesimo Non Verbale.
 
*
 
Sia io che Abby gridiamo.
 
«Ha Schiantato mia madre!» urlo, furiosa in modo irragionevole dal momento che lo avrei fatto volentieri io stessa.
«Padrona! Padronaaaa!» strepita Abby, tirandosi le orecchie.
«Smettetela!» l’urlo di Piton ci riduce al silenzio «Non strepitate come due Banshee se non volete essere le prossime!»
«Come osa?» dico io, a fatica «Come osa fare una cosa del genere a mia madre? In casa sua, per di più?»
«La sto salvando, Mikayla» ribatte lui, secco «Vuoi lasciarla qui? Hai visto come vive! Non sa badare a se stessa… E tu te la senti di tornare a Hogwarts dopo aver visto in che stato è lei? In che stato è la casa?»
Mi passo una mano tra i capelli, esausta.
La testa mi pulsa dolorosamente.
Sento il viso bruciare dove sono ferita.
«Cosa propone?» bisbiglio, dopo un po’ «Dove vuole portarla?»
«Silente a predisposto una casa…»
«Dove?» lo interrompo «Dove?!»
«Smettila di comportarti come se volessi rapirla!» scandisce lui «Una casa in Francia. Andranno con lei due membri dell’Ordine… sarà al sicuro»
«E mio padre?» chiedo, esitando.
Piton scuote il capo.
«Quando uscirà da Azkaban andrà anche lui in Francia, da tua madre»
«E quando?» chiedo, disperata «Non sopporto di saperlo ad Azkaban!»
«Lo so e capisco che sei sconvolta… Ma devi tenere duro. Devi farlo per tua madre e per tuo padre, oltre che per te»
Io chino il capo, poi chiedo:
«E Abby? Può andare con la mamma?»
Lui scuote il capo.
«Sarebbe meglio di no»
Abby lancia un ululato di dolore, ma Piton le propone:
«Se vuoi, il professor Silente ti invita a venire a Hogwarts. Mikayla potrebbe avere bisogno di te»
L’Elfa si zittisce subito.
Guarda mia madre, poi me.
I suoi occhioni sgranati esprimono tutta la sua confusione.
«Ma… padrona cosa farà da sola?»
«Non sarà sola… Ma andrà in un luogo abitato da babbani. È una misura in più per garantire la sua sicurezza: sarà più difficile trovarla, lì. E se tu andassi con lei dovresti vivere nascosta e aumenteresti il rischio di farvi scoprire»
Gli occhi di Abby si riempiono di lacrime.
Mi inginocchio vicino a lei:
«Ascolta, Abby» le dico «Io sarei tranquilla se andassi con la mamma, perché so che nessuno la proteggerebbe come te. Però… Dobbiamo ascoltare i consigli di Silente e quindi, se vuoi, a me farebbe molto piacere averti con me a Hogwarts. Non è esattamente l’anno scolastico migliore per me e sono certa che con te sarei più felice»
Abby batte le palpebre.
«Tu non felice, padroncina?» mi chiede, ansiosa.
Io scuoto il capo.
«Abby viene con te!» dice subito lei «Abby viene e si prende cura di padroncina, come è giusto!»
La abbraccio, sorprendendola.
È incredibile come l’idea di lasciarla mi sembri intollerabile… Ma Abby simboleggia casa mia, al momento.
E sa Morgana quanto bisogno ho di casa.
Abby mi batte una manina sulla schiena, sorpresa.
«Su, su, padroncina!» esclama, come faceva quando ero piccola «Niente è troppo brutto se c’è Abby!»
 
Spero davvero possa avere ragione.



***
Buonasera cari lettori!
Malgrado siano finite le Feste (sigh&sob!) faccio ancora confusione con il calendario... Ma oggi è venerdì e quindi tocca a Mika!
*all'alba delle 15.57!*
Dunque, ho terminato il mio crossover "Le Cronache di Narnia e di Hogwarts" ma sto scrivendo varie cose, per cui se volete per restare aggiornati potete seguirmi su Facebook.
Qui: https://www.facebook.com/Joy10Efp  e qui:  https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477&fref=ts
Buona lettura!
Joy

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Capitolo 10
*** I - X ***


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Rientro a Hogwarts prima dei miei compagni e vado dritta nell’ufficio di Silente.

 
Il Preside mi spiega brevemente che il trasferimento di mia madre (avvenuto mediante una Passaporta non autorizzata, in modo da proteggerla da eventuali talpe interne al Ministero) ha avuto successo e ora lei è in Francia, al sicuro.
Non mi dà molti dettagli, esortandomi ad avere fiducia in lui, ma il problema è che, adesso che so della maledizione, sono consapevole del poco tempo a nostra disposizione.
Non posso rischiare che Silente se ne vada senza che io sappia come ritrovare mia madre.
Il Preside, però, come sempre sembra leggermi nella mente.
Con un sorriso, batte con la bacchetta su un cofanetto di legno intarsiato e poi me lo porge.
«Ecco qui» dice semplicemente «In caso arrivino tempi in cui dovrai cercare i tuoi genitori… E tu non abbia nessuno che possa aiutarti»
Rabbrividendo, allungo una mano e prendo il cofanetto.
Nessuno che possa aiutarmi?
Peggio che ora, cioè?
 
*
 
Claire e Mindy mi raggiungono nel pomeriggio, nella mia torre solitaria.
 
Ho accompagnato Abby nelle cucine, dove un Elfo Domestico di nome Dobby, che si è presentato come amico di Harry Potter, l’ha presa in carico entusiasta.
Gli occhi tristi di Abby sembravano rimproverarmi perché la lasciavo, ma non ho avuto scelta: non potevo restare laggiù.
Un’ora dopo, tuttavia, mi sono ritrovata in camera un vassoio dei miei biscotti preferiti, fatti con mandorle e miele, e ho avuto la certezza che la mia Elfa si stesse ambientando.
 
Quando sono arrivate le mie amiche io ero davanti allo specchio, a contemplare il mio viso deturpato con espressione tetra.
«Mika!» ha urlato Mindy, spaventata «Ma cosa ti è successo?»
Ho raccontato loro la storia per sommi capi, evitando qualsiasi riferimento alla Francia (non so perché ma mi sembra di sentire Sirius: meno cose si sanno in giro, meno probabilità ci saranno che le informazioni arrivino ad orecchie indesiderate … e rabbrividisco da sola al pensiero che sto nascondendo qualcosa alle mie amiche di sempre) e alla fine sono entrambe ammutolite.
Dopo un minuto di pesante silenzio, Claire alza la bacchetta e mi guarisce il viso.
Mi guardo allo specchio, ora che la mia pelle è di nuovo liscia e morbida, ma sono colta dalla sensazione che i pezzi di me che si stanno frantumando in questi giorni difficilmente andranno a posto con la stessa facilità.
«Vuoi che andiamo a trovare Miele?» mi propone Mindy, esitante.
Io crollo il capo.
«Va bene…»
Le mie amiche si scambiano uno sguardo ansioso.
«Ascolta» mi dice Claire, prendendomi una mano «Lo sappiamo che sei triste e che, anche se non vuoi ammetterlo, quest’anno non è iniziato bene. E sappiamo che vorresti vedere Ben, ma non sappiamo come fare per aiutarti…»
«No, per carità!» esclamo «Vi prego, non tentate di portarlo qui! L’ho promesso a Silente e…»
«Lo sappiamo, lo sappiamo!» mi interrompe la mia amica «Non faremo più follie… Sono bastate quelle dello scorso anno!»
Lancia un’occhiata ammonitrice a Mindy, che annuisce con scarso entusiasmo.
«Peccato, però» commenta «Ti farebbe bene vederlo»
Io annuisco, cercando di reprimere la delusione.
«Sì, ma sapevo che sarebbero stati dei lunghi mesi. Lo vedrò a Natale… Non è così male, dai. Gli porterò mille regali!»
Le mie amiche sorridono e, insieme, scendiamo nel parco per recarci da Hagrid.
 
*
 
Dopo due giorni, Hagrid mi riporta Miele.
 
La mia micina sta bene, si è ripresa perfettamente.
Sollevata segretamente all’idea che nessun Serpeverde potrà mettere le grinfie sul mio gatto, la porto nella torre e poi scendo nelle cucine a raccomandare ad Abby di controllarla ogni tanto.
«Cosa succede a gattina, padrona?» chiede lei, perplessa.
L’ho interrotta mentre impastava del pane ed è sporca di farina.
«Blaise l’ha rinchiusa in uno stanzino» rispondo, asciutta «Per due giorni è stata senza acqua né cibo, ma ora sta bene»
Lei sgrana gli occhi, incredula.
«Signorino Blaise fatto questo? Perché? È cattivo, padroncina!»
«Ce l’ha con me perché l’ho lasciato» rispondo «E per quanto al momento lo Maledirei volentieri… Lo conosci, Abby, e sai che non è cattivo. È solo molto arrabbiato»
Ma lei scuote il capo.
«No, padroncina, ricorda quando signorino Blaise veniva contraddetto e si arrabbiava? Lui puniva sempre suoi Elfi di casa in modo molto cattivo! E quando voi litigavate, da piccoli, lui faceva sempre brutti dispetti a te!»
«Cosa vuoi dire?» sono sinceramente stupita.
«Che signorino Blaise è cattivo e vendicativo e tu deve stare attenta!»
Mi dirigo in aula con quelle parole di avvertimento che mi risuonano nelle orecchie… Possibile che io non abbia davvero capito che persona fosse Blaise?
 
Lui è di un anno più grande di me, per cui non frequentiamo le stesse lezioni.
E, grazie alla severa punizione decisa da Silente, non mi capita di incrociarlo per giorni.
In realtà, se non avessi Mindy e Claire, sarei praticamente sola.
Ben presto il ritmo delle lezioni costringe tutti gli studenti a immergersi seriamente nello studio.
Io sto ancora cercando di recuperare le mie lacune, per cui studio e studio, ma non avrei comunque una vita sociale se non fosse per le ragazze e alcuni degli ex membri dell’Esercito di Silente.
Harry, Ron e Hermione sono tra questi: il primo, però, sembra sempre preoccupato e distante.
Anche Claire lo conferma: è una Grifondoro e quindi può vederli anche nella Sala Comune.
E per tutti e tre è il primo anno del M.A.G.O., quindi sono pieni di compiti.
Hermione, poi, è come sempre iscritta a quasi tutti i corsi e studia per tre.
Come la capisco!
Ginny Weasley, invece, è nelle nostre stesse condizioni, con i G.U.F.O., e così Luna Lovegood.
Iniziamo a riunirci con consuetudine per studiare insieme e, grazie a loro, mi sento meno sola.
Non pensavo che stare lontana dalla mia Casa mi pesasse così tanto… Ma a Hogwarts le Case sono come delle famiglie allargate ed essere una reietta fa sì che io mi senta come se non avessi una dimora.
Non è una questione di amicizie, ma proprio di radici.
Qui sei un Serpeverde o un Grifondoro o un Corvonero o un Tassorosso.
E stop. Non c’è altro.
Fino ad oggi, quando Mikayla Black, regina di Serpeverde, è diventata Mikayla Black e basta.
 
*
 
Pian piano, il mio rendimento scolastico migliora.
 
Con grande disappunto di Astoria, che non perde occasione per cercare di mettermi in difficoltà, le notti in bianco e lo studio furioso iniziano a dare dei risultati.
Se non sono di nuovo la migliore, finalmente riesco a seguire con sufficiente tranquillità le lezioni.
Quando la McGranitt mi restituisce un compito di Trasfigurazione su cui campeggia una O (Oltre Ogni Previsione) sono sul punto di piangere dalla gioia.
Lei mi concede uno dei suoi rari sorrisi.
Mi dispongo ad attendere Halloween con uno spirito un po’ più ottimista: sono sopravvissuta a due mesi, tra altri due vedrò Ben.
Mia madre è al sicuro, mio padre è riuscito a comunicare con Silente.
Silente è qui (per il momento, almeno) e la sua protezione ci tiene al sicuro.
Non va poi così male!
 
*
 
Ma perché l’ho detto, accidenti a Morgana?!
 
Avrei dovuto dare credito a quella storia che Abby mi raccontava quando ero piccola: se dici a voce troppo alta che qualcosa va bene, le Fate ti puniranno.
Solo che, nel mio caso, non sono state le Fate.
 
Oggi si è tenuto il consueto banchetto per Halloween.
La Sala Grande era addobbata magnificamente, peccato che i miei compagni di tavola non volessero festeggiare con me.
Se a volte riesco a defilarmi dal mio tavolo per mangiare con Mindy e Claire, questo non è certamente possibile oggi: le tavolate sono tirate a lustro e i Direttori delle quattro Case sono più vigili che mai.
Siedo composta su una delle panche, senza guardarmi attorno.
Ascolto il discorso del Preside, quindi mangio in silenzio, senza fretta: non darò certo modo a nessuno di dire che non sopporto di essere ignorata.
Attorno a me fioriscono chiacchiere e risate.
Pansy Parkinson cerca disperatamente di attirare l’attenzione di Malfoy, che rispetto all’inizio dell’anno mi sembra meno borioso: starà male?
È abbastanza silenzioso e mangia stizzito.
Accanto a lui, i soliti Tiger e Goyle.
Poco più in su siede Blaise, con Daphne al suo fianco e Astoria vicino alla sorella.
«Oh, finalmente sei dei nostri, Blaise!» gli dice Pansy, garrula «Certo che Silente ti ha punito per bene, eh? Ho sentito che nemmeno a Lumacorno piaci più così tanto!»
La Parkinson è chiaramente gelosa del fatto che lei non è stata ammessa nella cerchia dei più influenti.
Non guardo verso Blaise, ma sento comunque la sua risposta.
«Di Lumacorno non mi interessa nulla» sbotta, piccato «E per quanto riguarda Silente… Ha sempre avuto un debole per i derelitti, no? Per questo mi ha punito: ho toccato una derelitta che gli sta a cuore, tutto qui»
Io stringo la forchetta, imponendomi di non alzarmi.
Lo fa apposta, lo so.
Spera di provocarmi ora, in modo che lo attacchi davanti ai professori.
Continuo a mangiare, indifferente, e lui aggiunge:
«Del resto, nessun vero Serpeverde gode dei favori di quel Preside filobabbano… Ed è un vanto!»
Mormorii di approvazione accolgono le sue parole.
Ora che Voldemort è tornato, i Serpeverde si sono fatti più sfrontati: rivendicano con convinzione le loro posizioni, convinti di avere le spalle coperte.
«Invece la principessa dei falliti è passata con il nemico» continua ad irridermi Blaise «Bè, almeno adesso sappiamo come stanno le cose!»
Inaspettatamente, una voce si leva in mia difesa:
«Non la pensavi così mentre le strisciavi dietro…» commenta pigramente Malfoy «Eri il suo fedele cagnolino, ricordi Zabini?»
Tiger e Goyle ridono, servili, e subito Pansy li imita.
Io trattengo un sorrisetto di scherno, continuando a fingere di non sentire nulla.
Zabini però non la prende bene: sbatte il bicchiere sul tavolo, ma non fa in tempo a fare altro perché Piton piomba su di lui, svelto e nero come il simbolo di Corvonero.
«Qualche problema, Zabini?» chiede, secco.
Blaise è costretto alla resa.
«No, signore» risponde infatti, rigido.
«Bene. Un’altra bella azione come quella che hai recentemente commesso e la punizione con Silente ti sembrerà un simpatico passatempo… Sono stato chiaro?»
Si allontana, con quella minaccia che resta sospesa sulla tavola.
Eppure, paradossalmente, anche la colpa di questo ricade su di me.
«Certo che Mikayla è sempre la sua cocca» commenta infatti Daphne, piccata «È incredibile quanti favoritismi attira quella mocciosa viziata!»
Io addento una fetta di crostata al rabarbaro, sforzandomi di non dare in escandescenze.
Poco dopo, finalmente, Claire si avvicina a me e io mi alzo senza degnare di uno sguardo i miei compagni.
Malgrado io li disprezzi, tutto questo malanimo mi logora e ho poca voglia di chiacchierare con Claire, che commenta la bellezza delle decorazioni nel castello.
Rispondo a monosillabi e, presto, le auguro la buonanotte.
Quando salgo in camera, però, mi attende una brutta sorpresa: il contenuto del mio baule è rovesciato in giro.
L’armadio ha le ante aperte e i vestiti sono sparpagliati in giro. Ne vedo qualcuno strappato a brandelli.
Il mio cofanetto dei gioielli è rovesciato e i preziosi sono rotolati a terra.
Il letto è sfatto, le lenzuola sporche di qualcosa che sembra cenere;  le cortine del baldacchino sono strappate.
Le cornici contenenti le mie foto sono state distrutte: una mia, di Claire e Mindy al mare; un’altra al pranzo di Natale di due anni fa a casa (l’immagine di mia madre ha lasciato la foto, mio padre siede mesto a capotavola, scuotendo il capo).
I miei libri sono stati strappati e fatti a pezzi. Ne raccolgo uno da terra: è babbano, contiene i sonetti di Shakespeare. Frugo tra le sue pagine, alla ricerca della foto che vi custodisco.
È uno scatto di me e Ben, abbracciati e seduti sull’erba, mentre la luce del tramonto ci scalda.
È una foto che adoro… e non c’è.
Frugo tra la carta a brandelli, sposto le cose… Ma non la trovo.
Dopo un attimo, mi sovviene un pensiero e mi precipito a cercare, in quel caos, lo scrigno che mi ha dato Silente: lo trovo sotto il letto.
Me lo stringo al petto, mentre respiro affannosamente.
Lo so che non dovrei, Silente me lo ha spiegato… Ma non posso farci niente, è più forte di me.
Afferro la bacchetta e esco correndo dalla porta.
 
 

***
Buon pomeriggio cari lettori!
Che strano effetto l'aggiornare una storia sola... Mi sento sola senza Le Cronache!
Sto comunque scrivendo il terzo capitolo di quella saga più... Una nuova storia su Ben!
Non so che ne verrà fuori, vista l'ingombranza del personaggio di Gin... Ma cercherò di fare del mio meglio!
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Buona lettura!
Joy

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Capitolo 11
*** I - XI ***


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Compio correndo il tragitto fino ai sotterranei.

 
E mi sembra comunque troppo breve, se non altro per cambiare idea.
La parola d’ordine non è stata cambiata, per cui riesco a entrare con facilità.
La cena è finita da poco e la Sala Comune è ancora piena.
Quando irrompo all’interno, il chiacchiericcio sfuma quasi subito.
Io ignoro tutti e marcio decisa contro Blaise.
Ho la bacchetta in pugno, cosa che non lascia adito a dubbi.
Lui, però, è circondato da vari amici e sembra sentirsi sicuro.
Mi degna appena di un’occhiata e poi si volge verso Daphne come se nulla fosse.
Peccato che lei non sia altrettanto furba e fissi, come ipnotizzata, la mia bacchetta.
«Blaise!» sbotto, furiosa «Ora sistemiamo questa storia, una volta per tutte!»
Lui si gira, fingendosi sorpreso.
«Tu?» dice, ostentando alterigia «Cosa vuoi da me?»
«Lo sai benissimo cosa voglio, idiota!» ruggisco «Non ti permetterò mai più di fare del male al mio gatto o di distruggere le mie cose! Credi che io ti debba qualcosa? Benissimo: risolviamola adesso!»
Lui ha l’ardire di ridere.
«Oh, non hai nulla che valga la pena prendersi… Ho controllato prima, nella tua nuova stanza… A proposito, com’è stare in prigione?»
Io stringo gli occhi.
«Ridammi la mia fotografia» scandisco.
Lui scrolla le spalle, indifferente, ma io gli punto contro la bacchetta.
Blaise si irrigidisce, così Daphne.
«In piedi, Zabini» gli dico, gelida.
Lui non si muove.
«In piedi!» ripeto «Oppure ti Maledico lo stesso, ma farai vedere a tutti che razza di codardo sei!»
A quella parole scatta in piedi, rosso in viso.
«Come osi darmi del codardo?» ruggisce.
«Perché, come lo chiameresti uno che se la prende con un gatto? Che distrugge le mie cose mentre io sono a cena? Sei soltanto un vigliacco, ma ora sistemiamo la questione!»
 
Non può tirarsi indietro. E lo sa bene.
Attorno a noi si fa il vuoto: i Serpeverdi non sono generosi quando si tratta di aiutare gli altri.
È palese la differenza con i Grifondoro… Ma non è neppure una questione di Case, alla fine.
Io non lascerei mai un amico nei guai.
Ma, evidentemente, qui non la pensano come me.
Blaise estrae la bacchetta molto lentamente; credo che sia spaventato all’idea di battersi con me, malgrado sia più grande.
Io non gli lascio fare la prima mossa: la prima Fattura parte e lo centra in pieno.
Lui cade, ansima, si intreccia nella sua stessa veste.
Steso a terra muove la bacchetta, ma io ho già evocato un Sortilegio Scudo.
Nel silenzio irreale della Sala, gli dico:
«Ora che c’è? Vorresti il tempo per rialzarti? Vorresti un aiuto? Ma tu non meriti nulla, Blaise… Tu sei solo un codardo e io ai codardi non concedo pace!»
Le nostre bacchette si alzano contemporaneamente: due fasci di luce si scontrano mentre lui si rialza affannato.
Gli lancio un Petrificus, riesce a pararlo.
La mia Fattura Gambemolli, però, manda in pezzi il suo Scudo.
Finisce di nuovo a terra, senza riuscire a rialzarsi.
Io non sono minimamente soddisfatta: mi avvicino e, quando sono a un passo da lui, Blaise tenta di lanciarmi una Fattura.
La paro e lo disarmo.
A quel punto, lui resta a fissarmi da terra, contorcendosi come un verme e lanciandomi occhiate omicide.
«Non osare mai più avvicinarti a me o a qualcuno dei miei amici, sono stata chiara? Sappi che per ogni tuo scherzetto ci sarà una punizione… Hai capito?»
Alzo la bacchetta un’ultima volta.
Blaise urla e i Serpeverde esplodono in esclamazioni di stupore e di paura.
Daphne grida, isterica.
«La mia fotografia» dico invece io, gelida.
Tremando, Blaise si mette una mano in tasca e ne estrae due frammenti strappati: ha lacerato la foto, dividendo con furia me e Ben.
Mi farebbe pena, se non fossi ancora furibonda.
 
Mi volto e me ne vado senza guardarmi indietro.
 
*
 
La mattina dopo, a colazione, non c’è traccia di Blaise.
 
Daphne compare ad un certo punto, per prendere qualcosa dalla tavola e portarlo via.
Mi lancia un’occhiataccia, alla quale rispondo con un ghigno sfrontato.
Visti gli scarsi risultati, penso che abbandonerò la tattica della superiorità.
In effetti, noto che i Serpeverde mi fissano con sconcerto e timore.
Benissimo.
Quando ho finito mi alzo e raggiungo le mie amiche.
«Come va?» mi chiede Mindy, che ha in mano un tomo di Pozioni pieno di foglietti colorati su cui ha scritto vari appunti.
Io scrollo le spalle.
«Ieri Blaise è entrato in camera mia e ha distrutto la mia roba»
«Cosa?!» sbotta Claire.
«Non ho più nemmeno degli slip… In compenso, lui non può mostrare in giro la sua lurida faccia!»
«Ma… Mika!» fa lei, incredula «Devi denunciarlo a Silente!»
«No» ribatto, decisa «Per lui è quasi un vanto… Va in giro a dire che i veri Serpeverde si oppongono a Silente, come se essere punti da lui sia un onore! E continua a dire che io sono la cocca di Piton… Vediamo se, dopo ieri sera, se ne andrà ancora in giro ad affermare che non so difendermi da sola!»
«L’hai conciato male?» chiede Mindy, con aria sanguinaria.
Annuisco.
«Parecchio. Sono andata in Sala Comune e… Bè. Ammetto che volevo umiliarlo!»
«Cos’hai fatto?» domanda Claire, preoccupata «Fidati, vai da Silente! Ti aveva detto di non fare nulla in prima persona, perché rischiavi una reazione da parte sua. Mika… Non hai bisogno anche di una guerra con Blaise!»
«Sono già in guerra con Blaise» rispondo, piccata «Tanto vale vincere, no?»
Lei scuote il capo, ma Mindy si schiera dalla mia parte:
«Claire, ma le sue cose!» sbotta «E quello che ha fatto a Miele! Zabini è un tronfio egocentrico e si meritava una lezione!»
«È un errore!» insiste invece la mia amica, testarda «Lo hai provocato e ora vorrà fare una contromossa, vedrai!»
Le faccio cenno di abbassare la voce mentre entriamo in classe: è l’ora di Trasfigurazione.
Astoria si alza precipitosamente e cambia tavolo quando vede che ci avviciniamo.
Claire le rivolge un’occhiata furiosa, mentre Luna Lovegood si unisce a noi.
«Oggi fai paura ai Serpeverde, Mika?» mi chiede «Ho notato che a colazione erano tutti molto tesi»
Scuoto il capo.
«Sono degli stupidi… Comunque è tutta una questione tra me e Zabini!»
Lei si fa improvvisamente seria.
«Mi è dispiaciuto tanto sentire della tua gatta… Chi maltratta gli animali non ha un animo buono! Ora sta meglio?»
Annuisco.
«Sì, è vero Luna» si intromette Claire «Ma comunque ritengo sbagliato che Mika si abbassi al suo livello!»
«Claire!» rispondo, piccata «Ha distrutto le mie cose! I vestiti, i libri… tutto!»
«Oh, capita anche a me» mormora Luna, serafica «La gente prende le mie cose e le nasconde… Pensano che io sia strana, capisci, e per questo lo credono divertente… Ma nessuno potrebbe mai prendere te per una strana!»
Provo una fitta al cuore.
Davvero sono così cattivi con Luna?
Insomma… so che in molti la prendono in giro, ma non pensavo…
Ripenso alla sensazione di sgomento provata quando ho visto che qualcuno aveva messo mano nelle mie cose più intime e preziose e vengo nuovamente colta da una grande rabbia.
«Non è giusto!» le dico «Nessuno deve permettersi di fare una cosa del genere!»
«Bè, no, non dovrebbero… Ma non fa niente. Davvero»
Luna sorride e poi estrae un quaderno dalla borsa, preparando la piuma per scrivere.
In quel momento entra in classe la McGranitt e io e le mie amiche possiamo solo scambiarci un’occhiata sgomenta.
 
*
 
Tre giorni dopo vengo chiamata nell’ufficio di Piton.
 
Appena entrata capisco subito che ci sono guai in arrivo.
Dentro c’è Blaise, rigido e muto.
Piton mi guarda furioso; io non batto ciglio.
«Voleva vedermi?» chiedo.
Lui fa un gesto con la mano, indicando Zabini.
«Tu che dici?» ringhia.
Lentamente sposto lo sguardo su Blaise.
La sua pelle diafana è sfregiata da pustole rosse e infiammate.
Lo ammetto: l’idea di Hermione dello scorso anno mi era piaciuta tantissimo.
Aveva stregato la pergamena firmata dai membri dell’Esercito di Silente in modo che, se qualcuno avesse tradito il segreto, gli sarebbero comparse in viso pustole a formare la parola “spia”.
Quella che sfregia il viso di Blaise è però un’altra parola: codardo.
Sorrido serenamente a Piton.
«Non le sembra ben fatto?» domando, soave.
Lui mi rivolge un’occhiata di fuoco.
«Ti sembra una cosa su cui scherzare?»
«Preferirebbe che negassi? O che mi nascondessi? Sapevo, infliggendogliela, che sarebbe venuto fuori! Spero solo che lo abbiano visto in molti»
Blaise trema, in silenzio.
L’ira di Piton sembra saturare la stanza.
«Cosa, esattamente, non ti era chiaro nelle parole di Silente?»
«Era tutto chiaro. Ma si riferivano a Miele»
 
Una cosa va detta di Piton: non è stupido.
Si volta lentamente verso Blaise.
«C’è qualcosa che devo sapere, Zabini?»
Blaise si agita, a disagio.
«Zabini!» ringhia Piton, facendolo sussultare.
«Io…» inizia.
Ma non dice nulla.
Piton gli rivolge un’occhiata di disprezzo e si rivolge di nuovo a me:
«La verità, Black. Rapidamente»
Gli spiego cosa è accaduto ieri sera e lo sguardo del professore, se possibile, si fa ancora più cupo.
«Zabini» dice con voce mortifera appena io termino di parlare «Facciamo finta che tu non abbia finora capito quanto io e il Preside ti abbiamo detto. Sarò più chiaro: se succede un’altra volta, un’altra volta sola, farò in modo che non te lo dimentichi per tutta la vita. Hai capito bene?»
Dopo un attimo, Zabini annuisce.
«Bene» latra Piton «Sei in punizione per un mese. Niente gite a Hogsmeade, niente serate in Sala Comune, niente di niente. Presentati domani da me per sapere quale sarà la tua punizione. E ora vai a chiedere alla Granger se sarà così gentile da liberarti da quelle pustole… Se non lo sarà, domani ti presenterai comunque a lezione. Sono stato chiaro?»
Zabini gli rivolge uno sguardo oltraggiato, ma Piton ghigna.
«Non lo sapevi? Madama Chips non conosce un antidoto per quella fattura. La Granger, o te la tieni. Ora vai»
È quasi arrivato alla porta, quando Piton aggiunge:
«E… Zabini. Un’altra volta sola, ricorda, e rimpiangerai le punizioni scolastiche. Vattene!»
Quando la porta si chiude, Piton mi fissa.
«Perché non sei venuta da me?»
«Perché a Blaise sembra un merito venire punito dai professori: è come se amplificasse la sua gioia di farmi del male, capisce?»
«Zabini è vendicativo, Mikayla. Vorrà colpirti di nuovo»
«Lo so. Volevo ricordargli che io non sono una sventata che accusa in silenzio»
Il professore scuote il capo.
«È un errore!» batte un pugno sulla scrivania «Cerca di capire, non essere sempre così maledettamente testarda!»
Io resto in silenzio e lui, dopo un po’ chiede:
«Manca qualcosa delle tue cose?»
«No»
«I gioielli?»
«No. Aveva preso una foto mia e di Ben, ma l’ho recuperata»
Negli occhi di Piton passa un lampo.
«Cosa?»
Metto una mano in tasca ed estraggo i due pezzi di fotografia.
Piton li osserva in silenzio, poi, con un colpo di bacchetta, ripara la foto.
«Grazie» dico «Ma la tenevo così per ricordarmi di essere ancora debitamente furiosa»
«Mikayla, lo capisci che Blaise è pazzo di gelosia? Non lo vedi? E poi per quale motivo hai portato a scuola foto di quel babbano?!»
«Ma non lo sa nessuno che è un babbano!»
«Non essere sciocca! Ti ho già detto che questa relazione potrebbe portarti alla rovina!»
Dopo un attimo mi indica la porta.
«Che non accada più: non puoi farti giustizia da sola, o scatenerai una guerra! Vieni da me, se ti serve!»
 
Esco dal suo ufficio stringendo in mano la mia fotografia.



***
Buongiorno, adorati lettori!
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Buona lettura e a venerdì :)
Joy

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Capitolo 12
*** I - XII ***


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Purtroppo Hermione Granger è molto generosa e ha svelato a Zabini la Controfattura.

 
Però, a quanto mi ha detto poi, lo ha fatto penare prima di dargliela.
Magra soddisfazione… Ma, comunque, quel capitolo è chiuso.
Blaise mi ha attaccata e io l’ho distrutto.
Come è giusto che sia.
Nessuno può insultarmi e sperare di passarla liscia.
 
Credo che Piton abbia detto a Silente dell’accaduto, ma io non ho ricevuto convocazioni.
La mia torre, però, viene ulteriormente rafforzata da incantesimi di protezione e adesso anche io ho una Parola d’Ordine per entrare nella mia stanza: Vitious ha posto il quadro di quel cavaliere pazzo, tale Sir Cadogan, sul mio pianerottolo e lui minaccia chiunque gli passi davanti.
Cioè me, visto che qui ci sono solo io.
«Buongiorno, donzella!» mi saluta con voce tonante la mattina «E buongiorno a te, gatto!»
Mindy lo trova simpatico e quando viene a trovarmi di mette a chiacchierare con lui… Andiamo bene!
Claire, sempre preoccupatissima che i Serpeverde potessero giocarmi qualche altro tiro, inizia pian piano a rilassarsi.
È novembre: il gelo è sceso su Hogwarts, noi studiamo come delle pazze.
Mi sembra di essermi quasi abituata ai ritmi della scuola: mi sento sola, ma non è più un dolore struggente.
 
E, come sempre, è proprio quando ti senti al sicuro che accadono le cose più brutte.
 
*
 
Dopo una giornata molto pesante, in cui era in programma un compito di Incantesimi che mi preoccupava molto, decido di concedermi un bagno rilassante.
 
Per avere più tranquillità, mi attardo in biblioteca e aspetto che la maggior parte degli studenti vada a dormire.
Io sono Prefetto, per cui posso accedere a dei bagni molto più belli di quelli delle Sale Comuni (per non parlare di quello della mia torre solitaria) e questa sera sento particolarmente l’esigenza di prendermi del tempo per me stessa.
Quando raggiungo il bagno dei Prefetti ci sono solo due persone dentro.
Una è Hermione, per cui posso passare qualche minuto a chiacchierare.
«Che bei capelli hai» mi dice, gentile.
Una delle cose meravigliose di Hermione è che non è mai invidiosa degli altri.
«Grazie» rispondo, mentre li spazzolo e poi li appunto in cima alla testa.
Quando scendo nella vasca – è come una grande piscina piena di acqua saponata, per questo è fantastica! – mi lascio scivolare al suo fianco con un sospiro di sollievo.
Finalmente.
Sento la tensione sciogliersi grazie al calore dell’acqua, mentre chiacchiero con Hermione.
Lei esce dalla vasca molto prima di me: vuole fare un ultimo ripasso di Aritmanzia prima di dormire, per cui si asciuga velocemente, si alza e se ne va.
Resto sola dopo poco, ma non mi dispiace.
Galleggio nell’acqua, lasciando liberi i pensieri che si rincorrono pigri.
Quando alla fine esco, l’acqua è ormai quasi fredda.
Mi asciugo sommariamente e infilo solo dei jeans e una maglietta semplicissima, raccolgo la borsa ed esco nel corridoio oscuro.
Deve essere più tardi di quanto pensassi.
Inizio a cammino spedita, non volendo incorrere in Gazza e – quindi – in una punizione.
 
E non li sento arrivare.
 
All’improvviso, qualcuno mi afferra per un braccio e la borsa mi cade.
Non faccio in tempo a gridare che una mano grossa e viscida mi copre la bocca, mentre vengo sollevata di peso e imprigionata contro un corpo solido alle mie spalle.
Mi divincolo, cerco di tirare calci e vengo ricompensata da un gemito strozzato.
«Stai zitto, Mulciber!» esclama una voce.
È impossibile non riconoscerla.
Mi dimeno con più forza, ma vengo trascinata in un’aula vuota che si affaccia sul corridoio.
Mulciber continua a bloccarmi le braccia in una morsa ferrea.
Una bacchetta si accende e così posso guardarlo in viso.
«Blaise» dico, disgustata «Sei talmente codardo che per batterti con me vieni con i tuoi amici? Io ti ho affrontato da sola!»
«Stai zitta!» ringhia lui, tirandomi uno schiaffo.
Più che per il dolore, resto attonita per lo shock.
Dopo un secondo gli tiro un calcio e lui annaspa.
La bacchetta gli cade di mano e si spegne, ma se ne accende subito un’altra.
È Nott.
«In tre, addirittura» li derido, passandomi la lingua sulle labbra «Siete dei veri uomini»
Ma, all’improvviso, Mulciber mi strattona brutalmente per i capelli, facendomi gridare.
«Stai zitta, puttana!» mi dice, cattivo «Ora ti facciamo vedere noi se siamo veri uomini o no!»
E, per la prima volta, provo una fitta d’ansia.
«No!» urla Blaise «Non toccarla! Ci penso io!»
«Sì, ma dopo…» obietta quello.
«No!» ringhia Blaise «Te l’ho già detto! È mia!»
«Oh, senti, Zabini» interviene Nott «Abbiamo capito che vuoi essere il primo… Ma dopo ci siamo noi. Per cosa credi che ti abbiamo accompagnato? Per il tuo bel faccino?»
Alla luce spettrale della bacchetta vedo Blaise sorridere crudelmente.
«Come volete» risponde «Ma ora…»
 
Allunga le mani e mi strappa brutalmente la maglietta, scoprendomi il seno.
Io sgrano gli occhi, con la gola completamente secca.
«Zabini!» urlo «Ma se completamente impazzito, per Merlino? Ti ammazzerò!»
Lui ride, crudele.
«Credi che io non sia un uomo, Mikayla? Credi che non valga abbastanza per una Black? Credi di potermi offendere e passarla liscia? Ora vedrai… E quando non sarai più la pura reginetta… Allora che farai? Quando il mio marchio sarà su di te, come potrai mai cancellarlo?»
 
Il sangue mi pulsa violento nelle tempie.
La vista mi si appanna.
Non ho mai, mai avuto così paura in vita mia, perché non mi sono mai sentita così impotente e mortificata.
Lui torce tra le mani una ciocca dei miei capelli, facendomi gridare.
Ride e mi schiaffeggia di nuovo.
Sento in bocca il sapore del sangue.
Allunga la mano verso i miei jeans e, per quanto io mi divincoli e cerchi di liberarmi, Mulciber mi trattiene come se fossi una bambola di pezza.
«Pregami» ghigna Blaise «Voglio sentirti supplicare!»
Gli sputo in faccia e il manrovescio che mi arriva mi stordisce.
Oh, Morgana, quanto vorrei perdere davvero i sensi.
Non so cosa fare.
Mi sembra di impazzire.
Mi sfugge un singhiozzo terrorizzato quando sento le mani di Zabini sulla mia pelle e mi detesto per questa debolezza: dovrei essere almeno capace di tacere, per non dargli soddisfazione.
Come a rallentatore osservo il ghigno diabolico e vizioso sulla sua faccia e, in un lampo, mi vengono in mente le parole di Abby.
Come ho fatto a non capire?
Come ho fatto a non vederlo per quello che è realmente?
 
Non faccio in tempo a chiedermi altro perché una voce rompe il silenzio pesante e schifoso della stanza:
«Stupeficium!»
Un lampo rosso centra in pieno Blaise, Schiantandolo.
Nott e Mulciber si guardano attorno precipitosamente, notando la porta aperta.
Nott ha la bacchetta tesa, ma un secondo Schiantesimo velocissimo lo abbatte senza pietà.
Mulciber mi libera con uno spintone per poter afferrare la bacchetta.
Io mi accascio a terra, tremante e debole per la paura.
Sento delle grida e un tonfo e poi due mani mi afferrano per le ascelle e io grido.
Grido e grido, liberando la paura e l’orrore, e ci metto un po’ a capire che non è Mulciber quello davanti a me.
È Harry.
 
«Mika! Mika!» ripete, scuotendomi appena «Calmati, sono io!»
Mi copro la bocca con una mano tremante, ma non posso evitare che le lacrime sgorghino, pungenti.
Sono raggomitolata su me stessa e Harry troneggia su di me.
Ci metto un po’ prima di riuscire ad articolare una frase.
«Gra… Grazie» balbetto «Grazie, Harry…»
Non riesco a smettere di piangere e Harry, che era furioso, sembra ora sgomento davanti alle mie lacrime.
Mi abbraccia goffamente, ma mi lascia subito andare.
«Senti…» azzarda «Capisco se non te la senti, ma… Dobbiamo andare da Silente»
 
Stavolta non ci penso nemmeno a protestare.
Mi vergogno moltissimo, ma so bene che non è colpa mia.
Singhiozzo e Harry mi sostiene mentre mi alzo, quindi mi regge per il braccio.
E solo in quel momento noto che il suo braccio è forte, ma non lo vedo.
«Hai il Mantello dell’Invisibilità?» chiedo, balbettando «Perché?»
«Ero con Silente» risponde, sbrigativo «Stavo tornando in dormitorio quando ho sentito le urla. Su, vieni»
La luce della sua bacchetta illumina il pavimento per me e, con un brivido di orrore, vedo il corpo di Zabini steso a terra, ancora bloccato dall’Incantesimo.
Stringo forte la mano sul braccio di Harry, artigliandolo.
Lui, per tutta risposta, nello scavalcare Zabini gli molla un calcio sul naso.
Sento il rumore dell’osso che si spezza e vedo sgorgare il sangue, ma stranamente non sono contenta: provo solo repulsione.
«Ops» mi dice Harry, con un sorriso «Non volevo… Che distratto!»
Cerco di sorridergli in risposta, ma non ci riesco.
 
*
 
È tutto un incubo.
 
Non so bene come, ma guidata da Harry riesco a percorrere i corridoi e arrivare allo studio di Silente.
Quando entriamo nella stanza, dopo aver bussato, Silente ci fissa e la sua espressione passa dallo stupore alla furia nel giro di un secondo, non appena i suoi occhi si posano su di me.
Devo offrire davvero un misero spettacolo, perché non l’ho mai visto così furioso.
Si alza, troneggiando imponente su di noi, e persino la Fenice vola sul suo trespolo senza emettere un lamento.
Ma Silente è sorprendentemente gentile: viene a prendermi la mano e mi accompagna a una sedia, quindi fa apparire dal nulla una coperta che mi avvolge attorno alle spalle.
«Fanny» dice solo «Il Professor Piton»
La fenice sparisce in un’esplosione di fuoco.
 
Io fisso il pavimento, mentre sento Harry bisbigliare con il Preside.
Una mano di Silente – quella viva e calda – si posa brevemente sulla mia spalla, ma non mi chiede nulla.
Persino i quadri dei Presidi di Hogwarts sono in silenzio.
A turbare la quiete è l’arrivo di Piton.
Quando la porta si apre lui marcia dentro e io alzo gli occhi per un attimo.
I nostri sguardi si incrociano, quello del Professore si fa mortifero.
«Mikayla» dice, raggiungendomi in un attimo «Cosa succede?»
Io non rispondo, limitandomi a fissare le mie mani intrecciate in grembo.
Non ce la faccio.
Forse, se riuscissi a parlarne questo peso che sento – così oppressivo e violento sul mio petto – si allenterebbe.
Ma non so davvero come fare: parlare, al momento, sembra richiedere uno sforzo che non sono in grado di compiere.
Harry ripete velocemente a Piton la storia dal suo punto di vista.
«Stavo rientrando in dormitorio dopo l’incontro con il Professor Silente» spiega «Avevo il Mantello dell’Invisibilità e procedevo al buio… Poi, in un corridoio del quinto piano, ho sentito un grido, subito soffocato. Poi dei tonfi. Mi sono avvicinato: era un’aula chiusa. Sono entrato – la porta era chiusa a chiave e quelle delle aule non lo sono mai – e dentro…»
Si interrompe e mi lancia un’occhiata, poi prosegue:
«Era buio, ma una bacchetta emanava luce sufficiente per vedere la scena: era Nott a reggerla. Mulciber tratteneva Mikayla per le braccia e Zabini… Zabini le ha strappato i vestiti di dosso, letteralmente. L’ha insultata, schiaffeggiata. E poi…»
 
All’improvviso mi guardano tutti.
Devo essermi rimessa a singhiozzare.
Mi copro il viso con le mani e Silente, di nuovo, mi stringe affettuosamente la spalla.
«Mikayla» mormora dolcemente «Mi dispiace chiedertelo, davvero… Ma devi raccontarci cosa è successo»
Sembra prevenire le mie obiezioni, perché aggiunge:
«Può sembrarti una richiesta crudele, me ne rendo conto… Ma credimi: è meglio se ti liberi subito di questo veleno, così poi andrà meglio. Te lo prometto»
Alzo su di lui gli occhi e vedo la sua espressione dolce e comprensiva.
Deglutisco e poi faccio un cenno con il capo.
«Dopo aver studiato in biblioteca» inizio, incerta «Sono andata nel bagno dei Prefetti. Ho fatto un bagno, c’era anche Hermione, ma io sono rimasta più a lungo… Mi hanno presa quando sono uscita. Ero da sola. Mi hanno trascinata nell’aula, non ho visto né chi era né in quanti erano. Sentivo solo la forza di Mulciber che mi tratteneva. E poi…»
Esito e li vedo fissarmi attenti, in silenzio.
Harry è l’unico che mostra il disgusto chiaramente: ce l’ha stampato in viso.
«E poi…» proseguo «Zabini ha detto che me l’avrebbe fatta pagare. Che avrei visto che cosa succede a umiliarlo e… e gli altri hanno detto che volevano anche loro una parte, ma io non avevo ancora capito, finché…finché…»
Non riesco a proseguire, ma Silente mi stringe ancora, rassicurante, e Harry mi prende una mano tra le sue.
«Non ha osato…» interviene Piton, incerto «Non ha veramente…»
Scuoto il capo.
«No, ma… Solo grazie all’intervento di Harry»
Dopo un attimo, Silente dice con voce dura:
«Dove sono?»
«Nell’aula» risponde Harry «Li ho Schiantati»
«Grazie, Harry» ribatte lui «Davvero, non so dirti quanto apprezzo il fatto che ti trovi sempre dove non dovresti!»
 


***
Buongiorno, cari lettori!
Spero di non essere stata troppo dura con questo capitolo... Ho messo il rating arancione apposta.
Vi segnalo solo che ho iniziato a pubblicare una nuova storia, fandom Ben Barnes. La trovate qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3003709&i=1
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Buona lettura e buon weekend,
Joy

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Capitolo 13
*** I - XIII ***


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Alla fine si scopre, quando Piton scende a cercarli, che i tre si sono ripresi dagli Schiantesimi e sono scappati.
 
Ma non possono andare lontani.
Io resto nell’ufficio del Preside, che fa chiamare Mindy e Claire.
Arrivano entrambe assonnate e spaventate e, quando mi vedono e Harry spiega loro l’accaduto, iniziano a urlare come due Banshee.
Mindy andrebbe a cercare personalmente Zabini se Silente non la trattenesse.
Claire mi prende tra le braccia e io scoppio a piangere; piange anche lei e così fa Mindy, che ci raggiunge subito.
Quando riesco a riprendere fiato, Claire sta imprecando in modo così scurrile che alcuni dei Presidi nelle cornici sembrano imbarazzati e seccati; l’unico più furioso di lei è Phineas Nigellus, che sta dicendo a Silente da mezz’ora che un tale insulto alla rampolla dei Black è inaccettabile.
«Phineas» risponde Silente, grave «È inaccettabile nei confronti di chiunque, non solo di una Black»
«Infatti!» urla Claire, sorprendendo tutti «Se gente come lei e come quel porco di Zabini foste meno sicuri che il sangue rende un essere umano superiore a un altro e gli dà il diritto di fare quello che vuole, allora il Mondo Magico non sarebbe la fogna che a volte è!»
Si asciuga gli occhi, rabbiosamente, e nessuno osa contraddirla.
Nemmeno Nigellus, che apre e richiude la bocca, scioccato.
Silente sorride a Claire e poi, con la bacchetta, fa apparire una teiera e alcune tazze.
«Potremmo magari bere un thè caldo» dice «Penso ci farebbe bene»
Ma quando mi porge la tazza io scuoto il capo: non riuscirei a inghiottire un sorso, ho lo stomaco annodato per la tensione.
Mindy cerca di farmi bere, sostenendo che una bevanda calda può solo farmi bene, ma io rifiuto.
«Preside» sento Claire mormorare «Non potremmo accompagnarla in camera?»
«No, mia cara» risponde Silente «Lo so che per Mikayla è durissima, ma se non affronta ora questa cosa… Se la rimanda… Poi sarà peggio»
 
Capisco che, razionalmente, ha ragione.
Ma non so cosa darei per scappare di qui.
 
E presto, troppo presto per i miei gusti, la porta si apre di nuovo e Mindy e Claire schizzano ai miei lati, come un fido drappello di guardie armate.
Harry si mette alle mie spalle, Silente si sposta dietro la scrivania.
Mi costa ogni singola briciola di orgoglio e di forza che possiedo, ma alzo gli occhi e li pianto in faccia a Blaise Zabini.
 
*
 
Capisco bene perché si dice che Silente sia l’unico di cui Voldemort ha paura.
 
Malgrado sia filantropo, geniale, persino divertente, ora l’immagine del Preside bonario ha lasciato posto a quella di giudice inflessibile.
Zabini, Nott e Mulciber sono in piedi davanti a lui e tutti e tre sono chiaramente spaventati, malgrado cerchino di mantenere un’espressione spavalda.
«Stavamo solo scherzando» dice in quel momento Mulciber, tracotante «Uno scherzo innocente…»
Silente gli rivolge un’occhiata di tale disgusto da zittirlo.
«E così» scandisce «Questo secondo voi tre è uno scherzo… Immagino però che se vi appendessi per i piedi a testa in giù dalla Torre di Astronomia non lo trovereste divertente»
I tre si guardano, sgomenti.
Silente è, di norma, un mago estremamente generoso e mai incline a punizioni corporali: a Hogwarts il peggio che può capitare è di aiutare il custode nelle sue mansioni, o dover pulire o riordinare in giro.
«Lei… lei non può!» esclama Nott, inorridito.
«Io non posso» ripete Silente, a bassa voce.
È quasi peggio che sentirlo urlare.
«Invece, immagino che voi possiate fare quello che volete» prosegue «Senza conseguenze, per giunta. Posso sapere, signor Nott, chi vi credete di essere per pensare di poter osare un atto così vile ed esecrabile nella mia scuola, senza che noi lo veniamo a sapere e senza che ci siano delle conseguenze?»
Sotto i suoi occhi azzurri e glaciali, Nott trema.
«Noi…» balbetta «Io… Mio padre…»
«Tuo padre a scuola era una capra» lo informa Silente, con garbo «Ma nemmeno lui ha toccato simili bassezze. E se mai ti giustificasse, non mi farei problemi a definirlo un poco di buono»
Nott diventa rosso come un pomodoro.
«Come… come si permette?» dice, in un patetico tentativo di mostrarsi offeso.
«No, come voi vi permettete!» ribatte Silente, furioso «Come avete osato? Questa vile azione vi costerà molto, molto caro!»
«Ma non abbiamo fatto niente!» fa Mulciber, impaurito «Noi…»
«Signorina Black» lo interrompe Silente, senza smettere di fissarli disgustato «Hai avuto l’impressione che questi tre - non so come definirli… individui - scherzassero con te?»
«No» rispondo.
E, con orgoglio, ammetto che la mia voce non trema.
«Mi hanno chiamata puttana. E si sono offerti di dimostrarmi com’è un vero uomo» aggiungo.
Devo trattenere Mindy per un braccio, perché fa per saltare al collo di Blaise.
Lui è l’unico che è rimasto zitto.
«Bene» dice il Preside «Affinché possiate riflettere sulla vostra mascolinità con tutta calma, vi sospendo per un mese. Le vostre famiglie saranno avvisate e il fatto denunciato al Ministero della Magia, affinché resti come un vostro precedente»
«Cosa?» urla Mulciber, paonazzo «Non può farci questo!»
«Oh, sì che posso» risponde il Preside, disgustato «E lo farò, in modo che questo gesto osceno sia per voi una macchia indelebile, com’è indelebile la vergogna del vostro comportamento! E siccome non credo che sia sufficiente per voi, siete anche puniti con una sessione supplementare di esami e una macchia perpetua nel vostro curriculum scolastico. Tolgo a Serpeverde ogni singolo punto conquistato quest’anno da tutti i suoi studenti e vi obbligo a servizi utili alla scuola fino alla fine dell’anno»
 
Nott e Mulciber sembrano prostrati.
«Quanto a te, Zabini» aggiunge ancora il Preside «Le tue ore di debito con la scuola si estenderanno anche al prossimo anno. E lascia che ti dica un’altra cosa: avvicinati ancora a Mikayla Black, in qualsiasi modo, e non avrai occasione di rimpiangerlo. Sono stato chiaro?»
Zabini non lo guarda, ma Piton lo afferra per il colletto e quasi lo solleva da terra.
«La Sala Comune è interdetta a tutti voi» annuncia Piton «Dormirete nella Guferia… peccato per i poveri gufi!»
«Professore!» annaspa Nott, pallidissimo «La prego… è sporco e freddo e buio…»
«Una sistemazione di lusso, per voi» ribatte il Professore, disgustato «E ora, prima che ve ne andiate… Zabini»
Lui si volta a guardarlo, pallido.
«Scusati con Mikayla. Subito. E prometti immediatamente, sul tuo onore di Mago, che non oserai più avvicinarla»
Lui rimane in silenzio.
Nemmeno mi guarda, si fissa le scarpe ostentatamente.
 
Quando sono io a muovermi, nessuno dice nulla.
Mi paro davanti a Blaise e lo schiaffo che gli tiro risuona nel silenzio pesante della stanza.
Lui incassa con una smorfia e mi guarda.
Non vedo vergogna nei suoi occhi, solo rabbia e livore.
Cerca con gli occhi Piton, ma il professore lo fissa con disgusto.
«Non voglio le sue scuse» dico, secca «Non sarebbero sincere. E le bestie come lui meritano solo il mio schifo»
Silente annuisce.
Che strano… Non gli ho mai visto esprimere nulla che non fosse fiducia e tolleranza.
«Chiunque oserà sfiorare soltanto Mikayla lo rimpiangerà amaramente» aggiunge ancora «Avete la mia parola. E ora sparite dalla mia vista, immediatamente!»
I tre si dirigono alla porta, mesti.
Piton li spinge bruscamente fuori e noi restiamo soli.
Mi lascio scivolare sulla poltrona e mi copro il viso con le mani.
«Mika, cosa possiamo fare?» domanda Claire, angosciata «Professor Silente… Non potrebbe spostarla in Grifondoro?»
«No, cara» risponde lui «L’assegnazione delle Case è qualcosa che non può essere modificato, perché il Cappello Parlante legge in voi i talenti e le inclinazioni e Mikayla riassume in sé molte delle doti che Salazar Serpeverde ammirava. Serpeverde è stata la Casa di grandi maghi e streghe, talentuosi come Mikayla. Non giudicarli sulla base di tre mele marce»
«Le mele marce sono più di tre» interviene inaspettatamente Harry, serio «Lo sa anche lei, Professore»
«Harry» sospira lui «Non voglio parlarne ora. Sono però disposto a fare qualunque cosa – nei limiti della ragionevolezza – che possa far stare meglio Mikayla»
 
L’attenzione si sposta nuovamente su di me e io…
Io desidero una sola cosa.
«Voglio vedere Ben» bisbiglio, stanca.
Mindy annuisce vigorosamente, Silente invece sembra preoccupato.
«Cara, se è quello che desideri non voglio certo negartelo… Ma rifletti: sei sicura di volergli raccontare quello che è successo? Lo farai preoccupare da morire…»
«Peggio» lo interrompe Claire «Vorrà ammazzare Zabini e vorrà venire qui… E come sarebbe possibile?»
Ci rifletto su.
Se glielo dicessi, Ben impazzirebbe e io lo so.
E non voglio, assolutamente non voglio, che si metta in testa di fare una pazzia o si cacci in qualche guaio.
Ma riuscirei a non dirglielo?
Non ne sono affatto certa…
Non che l’idea di nascondergli qualcosa mi piaccia… Ma che alternative ho?
E l’idea di vederlo, di abbracciarlo al momento mi sembra l’unica cosa che mi evita di cadere in mille pezzi.
Eppure, dopo qualche minuto di riflessione, scuoto il capo.
Non posso metterlo in pericolo.
Ben viene prima di tutto, per me.
«No» dico, a bassa voce «Ha ragione, Preside. Non sarei capace di mentirgli… E Ben non sarebbe capace di non reagire. Odia essere separato da me e dal mondo magico… Se gli dicessi quello che è successo impazzirebbe. Non posso»
Silente annuisce.
 
Mi alzo e vacillo sulle gambe.
Claire e Mindy mi si affiancano e mi reggono per le braccia.
Stretta a loro, percorro la strada fino alla mia torre.
Senza che ci sia bisogno di parlare, Claire Evoca delle coperte e dei cuscini in più.
Organizzati due giacigli di fortuna, le mie amiche si sdraiano.
«Siamo qui, Mika» mi dice Mindy «Tu cerca di dormire»
 
Ma io non ci riesco.
Ogni volta che chiudo gli occhi mi sembra di sentire delle viscide mani che mi afferrano.
Mi sembra di sentire il rumore della stoffa dei miei abiti che si strappa e il tocco di mani rozze sulla mia pelle.
E l’idea di aver consapevolmente rifiutato di vedere Ben mi strazia.
So che ho fatto bene, razionalmente, ma mi sento lacerata.
Ho bisogno di lui.
Affondo il viso nel cuscino, per non svegliare Mindy e Claire, e piango tutte le mie lacrime.
 
 
 
***
Buongiorno, cari lettori?
Come state? State arrancando nella neve?!
Io sono seriamente preoccupata perchè stasera devo prendere un treno... Ce la farò? Mi abbandonerà per strada?!
Comunque... Vi segnalo che ho iniziato a scrivere una nuova storia, fandom Ben Barnes, che si intitola "Esprimi un desiderio" (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3003709&i=1).
Per qualsiasi domanda o per fare due chiacchiere mi trovate su Facebook!
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Buona lettura!
Joy

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Capitolo 14
*** I - XIV ***


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Piton non ha voluto che Madama Chips mi guarisse le contusioni al viso.
 
Ho dei grossi lividi violacei e un labbro spaccato, ma lui ha insistito.
Io mi sono ribellata, perché odio l’idea di sembrare una vittima.
Piton, invece, ha detto che dovevo essere abbastanza coraggiosa da mostrare quello che Zabini mi ha fatto.
Mindy lo ha insultato (e lui l’ha messa in punizione per due settimane), ma io, alla fine, ho ceduto.
E, devo dire, il peggio non sono le contusioni.
 
Riprendermi mi costa un notevole sforzo.
Sono spaventata.
Mi scopro ansiosa e impaurita se resto sola, specialmente quando scende la sera.
Nessuno mi avvicina più, ma io sono comunque terrorizzata.
Persino un abbraccio improvviso o un tocco inaspettato mi dà i brividi.
Razionalmente, il calore e l’affetto degli amici mi fa piacere.
Eppure, a tratti, ho delle reazioni che sorprendono anche me.
Con dolore, mi ripeto che ho fatto bene a non insistere per vedere Ben… Cosa avrei fatto se mi fosse capitato di irrigidirmi di fronte alle sue carezze?
Come avrei potuto spiegarglielo?
Mi sembra un’idea folle… Io lo desidero, io lo amo… Non potrebbe mai succedermi con lui!
Che c’entrano le sue mani dolci, il suo tocco tenero ed esperto con la rozzezza di Zabini?
Eppure, ieri Mindy mi ha abbracciata stretta e io mi sono sentita soffocare e ho provato l’impulso stringente di scappare via.
 
Cerco di dominarmi, per non offendere gli amici, ma non sapete che voglia avrei di scorticare Zabini a mani nude.
Per sua fortuna, non lo incrocio praticamente più.
Non è quasi mai presente in Sala Grande per i pasti.
Daphne c’è, ma è sempre piagnucolante di recente.
Claire mi racconta gli ultimi pettegolezzi del caso: saputo quello che Zabini ha tentato di farmi, persino la sciocca Daphne è rimasta sconvolta e lo ha lasciato.
Non mi fa pena: chi vorrebbe stare con un mostro del genere?
Eppure, Daphne sembra incolpare più me che Blaise: Astoria non mi risparmia frecciatine sul fatto che io “ho provocato” Zabini fino a spingerlo a fare quello che ha fatto e adesso, per colpa mia, sua sorella è infelice e disperata.
Non lo tollero.
La prima volta che me lo dice siamo in classe e, per evitare che questa vergogna giunga alle orecchie di tutti, mi domino.
La seconda volta, invece, siamo in biblioteca e io sono accovacciata a terra e sto leggendo i titoli dei polverosi volumi che si trovano più in basso nello scaffale.
All’improvviso, qualcuno mi urta e mi sbilancia.
«Ops!» trilla Astoria «Scusa, non ti avevo vista… Ma come avrà fatto Zabini a notarti se sei così invisibile?»
Ridacchia della sua battuta, ma solo per un attimo perché io mi alzo e la spingo contro lo scaffale.
Alcuni libri cadono a terra mentre estraggo la bacchetta e gliela punto contro.
Un paio di Tassorosso nelle vicinanze si volatilizzano immediatamente.
«Sai, Astoria» dico, quasi dolcemente «Per quanto io ti disprezzi, nemmeno a te augurerei una cosa come quella che ho passato io. Se Zabini ti sembra così affascinante forse hai qualcosa nel cervello che non funziona… Vorrei vedere se ti facesse trattenere a forza da due scagnozzi nerboruti mentre ti strappa i vestiti di dosso e ti picchia… Ti sembra divertente? Eh?!»
Astoria ha gli occhi sgranati, non so se per la paura o per il disgusto.
All’improvviso, una mano gentile si posa sul mio braccio.
Mi volto e vedo Claire e Ron fissarmi, molto seri.
Dietro di loro, con in mano una pila di libri, c’è Hermione, che sta fissando Astoria con uno sguardo omicida.
«Tu!» le dice «Brutta stupida oca! Sparisci, prima che ti Affatturiamo!»
Di fronte a quella minaccia, Astoria (che probabilmente ricorda bene la Fattura con cui ho sfigurato Blaise) scappa via.
Gli altri mi accompagnano al loro tavolo e, mentre mi siedo, non posso fare a meno di notare le occhiatine che mi vengono rivolte dagli altri studenti.
«Lo sanno tutti, eh?» mormoro, amareggiata.
«Non preoccuparti» mi tranquillizza Claire «Sai che le voci corrono, ma quello che ha fatto Zabini fa orrore a tutti, davvero. Nemmeno i Serpeverde possono appoggiare una cosa del genere»
«Ci sono alcuni di loro che credono sia legittimo» la corregge Ron, con un cipiglio notevole «Ma le mele marce esistono ovunque, Mika»
Io annuisco.
 
Eppure, un tarlo continua a rodermi la mente.
Mikayla, la figlia di un Black in rovina.
Mikayla, che è odiata da tutta la Casa di Serpeverde.
Che era tanto sicura di sé quanto ora è sola e abbandonata.
 
Lotto per non cadere in preda alla depressione: mi ricordo bene come ero diventata lo scorso anno.
Mi ero ripromessa che non sarebbe più successo e mi sforzo di tenermi occupata e di non cedere allo sconforto.
Eppure, dormo male e perdo l’appetito.
Nego con Claire e Mindy di non sentirmi bene, ma le lezioni non mi appassionano più e ogni singola giornata mi sembra infinitamente e insopportabilmente lunga.
 
Per la prima volta nella mia vita mi scopro a odiare Hogwarts.
 
*
 
Quando Draco viene a cercarmi non sono ovviamente entusiasta della cosa.
 
Non abbiamo più avuto contatti né rapporti di alcun tipo.
E dire che siamo parenti.
Io passo il tempo a fingere di non vedere i Serpeverde e loro, se poi davvero condannano Zabini, comunque non amano me.
E per quanto sia ingiusto anche io vengo incolpata per la perdita di punti e prestigio della Casa.
I Serpeverde sono sensibili al tema dell’onore.
Vai a spiegare loro che la colpa è di Blaise…
 
Dicevo: quando Draco viene a cercarmi io non la prendo bene.
All’improvviso, una sera, si siede al mio tavolo in biblioteca.
So che Harry e Hermione sono seduti a due tavoli di distanza e che è pieno di studenti, ma comunque afferro la bacchetta.
Draco, però, si limita a rivolgermi un’occhiata distratta e poi afferra un libro di Aritmanzia, mettendosi a sfogliarlo.
«Come stai?» chiede, dopo un po’.
Io non rispondo.
Lui sospira e posa il libro, intrecciando le braccia sul tavolo.
«Sai, mi piacevi di più quando eri altezzosa» commenta «Ora sembri un Basilisco pronto a uccidere qualcuno»
Resto ancora zitta e Draco giocherella con una delle mie Piume Autocorreggenti.
«Mi dispiace per quello che è successo» dice dopo un po’ «Zabini è un idiota, non doveva permettersi di farlo…»
«Ti dispiace» ripeto, atona «E come mai vieni a dirmelo? Cosa vuoi da me, Draco?»
Lui esita.
«Senti… Davvero, mi dispiace. Tu sei una che si attira ammirazione quanto odio, Mikayla, ma nessun odio potrebbe mai giustificare una cosa del genere»
Io pianto gli occhi nei suoi.
«Non mi fido di te» dico, arrabbiata «Né delle tue pretese di amicizia. Vattene!»
Ma Draco non si muove.
Mi lancia un’occhiata tormentata e apre la bocca, ma in quel momento Pansy lo chiama a gran voce dal suo tavolo.
Madama Pince, la bibliotecaria, le piomba addosso furibonda.
Intanto, Draco si alza lentamente.
Quando è in piedi, si china appena verso di me e mormora:
«Devi stare attenta. Zabini è ancora furioso. Ma stavolta…»
Si guarda velocemente attorno e poi completa, velocissimo:
«Stavolta sa che non può prendersela con te… Ma sta cercando lui»
«Lui?» ripeto.
«Il tuo ragazzo. Quello della fotografia. Quello che l’anno scorso si era introdotto a Hogwarts»
 
Lo so che dovrei mostrare un viso impassibile, lo so.
Ma il fatto è che proprio non me lo aspettavo.
Resto immobile, raggelata, a fissare Draco che si allontana solo dalla biblioteca, mentre il cuore mi martella nel petto.
 
Zabini sta cercando Ben?
 
*
 
Claire dice che non devo fidarmi di Malfoy.
 
E così dicono Mindy, Harry, Ron e Hermione.
Mi ripetono che è viscido e infido e che non è mio amico, quindi perché dovrebbe avvisarmi di un pericolo?
Eppure…
Io e Draco siamo parenti.
E Draco non è amico di Zabini, non in modo particolare.
Sì, non si è mai prodigato per me in questi mesi ma non sono stupita: i Serpeverde stimano e corteggiano solo il potere.
Le lotte interne sono poco interessanti, almeno finché non fanno emergere un leader.
Non mi aspettavo che Draco (o chiunque altro, per la verità) prendesse le mie parti mentre io e Zabini ci scambiavamo insulti e dispetti.
Quello che è successo dopo, ovviamente, è tutto un altro paio di maniche.
Ma, per quanto l’idea stessa mi faccia repulsione, sono propensa a concordare con Ron Weasley: in Serpeverde ci sono delle mele marce.
Ci sono dei depravati che magari non lo ammetterebbero ad alta voce (sono troppo pavidi per farlo) ma si sarebbero schierati con Zabini, in caso di un suo successo.
Ho visto come mi guardano alcuni amici di Nott e Mulciber, non sono stupida.
Ma la maggioranza dei Serpeverde - i veri Serpeverde, quelli che Salazar sceglieva come discepoli – sono furbi e amanti del potere, ma non sono farabutti.
Serpeverde è in gran parte con me, dopo quello che è successo; solo che l’appoggio qui non si identifica con l’affetto.
Non è che, avendo io subito un torto, improvvisamente scopro di avere nuovi amici.
Vengo lasciata in pace, questo sì: è il massimo che posso aspettarmi.
E, con una punta di rabbia, capisco come appaio a molti: quella che non solo ha perso lo status sociale, ma quasi perdeva anche la possibilità di mostrare la faccia in giro e contrarre un matrimonio vantaggioso, secondo gli standard dei Purosangue.
 
Oh sì, non crediate io ignorassi tutte le motivazioni di Zabini.
Certo, voleva umiliarmi e piegarmi.
Ma voleva anche arrecarmi un danno per il futuro: quale rampollo Purosangue avrebbe accettato in sposa della merce avariata?
Per fortuna mia, i matrimoni Purosangue sono quanto di più lontano potrei desiderare.
Ma per una come mia madre – per dirne una – sarebbe stata una tragedia senza rimedio.
Per la mia famiglia sarebbe stata una macchia indelebile, una macchia che avrebbe compromesso seriamente le mie possibilità di fare un buon matrimonio.
 
Respiro profondamente per calmarmi.
Non per il matrimonio Purosangue – figuriamoci! – ma per la fitta che mi coglie all’idea di Ben.
Ammazzerebbe Zabini, lo so.
E lo farebbe per le giuste ragioni: la violenza, l’orrore.
Non la purezza della stirpe.
Quella maledetta purezza della stirpe che per Serpeverde è un credo.
 
E il pensiero di Ben mi riporta al punto di partenza.
Cosa sa Draco?
Mi ha detto la verità?
 
 
 
***
Buongiorno cari lettori!
Finalmente è venerdì!! :)
Dunque, ho terminato di scrivere la prima parte: saranno 17 capitoli in totale, quindi manca poco a questo primo traguardo... E poi vi faccio rivedere Ben, promesso! :)
Intanto vi ricordo che Sua Altezza è (ovviamente) il protagonista della mia nuova storia Esprimi un desiderio: se desiderate leggerla, la trovate qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3018434&i=1 
Per qualsiasi domanda, invece, mi trovate su Facebook: 
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Se volete aggiungermi, ecco il mio profilo: https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477
Buona lettura!
Joy

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Capitolo 15
*** I - XV ***


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È notte e io sono sgusciata fuori in silenzio dalla mia torre.

 
Quel cavaliere del quadro, Sir Cadogan, è un ben misero guardiano: quando sono passata stava ronfando allegramente.
Mi avvolgo nel mantello scuro, nervosa.
Ho il cuore che batte furiosamente e dentro ogni ombra mi sembra si celi una minaccia.
Ma c’è qualcosa di più importante in ballo, qualcosa che mi fa dimenticare persino la paura.
 
Percorro silenziosamente il corridoio del quinto piano e sfodero la bacchetta.
Salgo le scale in silenzio e, quando sono in cima, vedo subito che la botola è aperta.
La attraverso e osservo il cielo scuro e trapuntato di stelle.
Sulla cima della Torre di Astronomia il vento mi accarezza pungente.
Sta arrivando l’inverno, ormai è chiaro.
Dietro di me, una voce dice:
«Potevi scegliere un luogo più caldo visto il tempo, no?»
Mi volto, lentamente.
Davanti a me Draco Malfoy abbassa il cappuccio che gli copre la testa.
 
Faccio un cenno con il capo.
«Un posto come un altro» commento.
«Per niente, si muore di freddo!» fa lui, piccato «Per Salazar! Credevo avresti scelto un luogo più protetto, visto quello che ti è successo!»
«L’ho scelto» ribatto, atona.
Draco sembra perplesso.
«Questo non è un luogo protetto! Siamo soli!»
«Appunto» commento, secca «Vedi di ricordartelo, se hai in mente qualche strano scherzo!»
Lui batte le palpebre un paio di volte.
L’espressione del suo viso passa dal dubbio allo sgomento.
«Mi hai portato qui per… Buttarmi di sotto?» domanda.
Scrollo le spalle.
«Se non serve, no»
«Ma… Ma sei matta?! Hai chiesto tu di vederci!»
«Sì, ma io non mi fido di te. E se le cose dovessero mettersi male… Bè, chi potrebbe biasimare una povera ragazza che si è solo difesa?»
Lo dico in tono di sfida e lo vedo rabbrividire.
Forse pensa che io sia impazzita.
«Ma io non voglio farti del male!» ansima lui.
«Ottima notizia. Ricordati, a tal proposito, che forse sei un Pozionista migliore di me… ma in un eventuale duello di magia io ti batto di sicuro, chiaro?»
Draco deglutisce, nervoso.
«Cosa vuoi?» chiede, piano.
«Voglio sapere cosa intendevi l’altro giorno, quando mi hai detto di Zabini»
Annuisce.
«Lo sapevo» mormora «Ho toccato un tasto dolente, eh?»
Impugno la bacchetta in modo che sia ben visibile.
«Pensi di minacciarmi?» fa lui, beffardo «Non sai che, per convincermi a parlare, dovresti piuttosto lusingarmi?»
«Ti avverto, Draco» rispondo io, secca «Parla ora o vado da Silente. E non me ne frega nulla se tutta Serpeverde pensa che io sia la sua cocca!»
 
Lui fa una smorfia.
Sa di non avere speranze.
«Riponi troppa fiducia in quel vecchio» dice tuttavia, sprezzante «Potrebbe non esserti più così utile, presto»
«Quel vecchio?» ripeto io, beffarda «Quel vecchio, come lo chiami tu, è stato una bella spina nel fianco per un caro amico di tuo padre, no?»
Gli occhi di Malfoy si assottigliano in due fessure minacciose.
«Ricordo male o anche il tuo, di padre, era al Ministero quella notte?»
«Draco, sai benissimo che le nostre madri sono amiche. So da che parte stanno i Malfoy. Parliamoci chiaro: tu lo sai che mio padre, al Ministero, non c’entrava nulla»
Dopo un attimo, lui annuisce.
«Sì» si limita a rispondere «Ma non capisco cosa ci faceva, di notte lì e, per giunta, con Sirius Black»
Scrollo il capo.
«Non lo so» mento «E non sai cosa darei per saperlo!»
Mi scruta a lungo, in silenzio.
Spero di essere stata convincente.
Mi sforzo di non evitare il contatto visivo e, all’improvviso, ricordo una cosa che mia madre mi raccontava da piccola: le sorelle Narcissa e Bellatrix erano due celebri Occlumanti.
Spero Narcissa non abbia trasmesso al figlio la sua sapienza.
Ma ora non ho scelta: non posso rivelargli la verità.
 
Il silenzio si protrae per lunghissimi minuti, quindi Draco commenta:
«In molti si chiedono cosa ci facesse Black al Ministero, quella notte. Sai… Non ci dispiacerebbe se volesse abbracciare la causa»
«Ci?» ripeto, in tono sdegnato «La causa?»
Lui annuisce, serio.
«Draco… è qualcosa di più grande di noi» dico.
So che è una frase che infastidisce noi ragazzi, lo so.
È snervante sentirsi dire “Oh, sei troppo giovane!”, lo so bene.
Ma cos’altro potrei fare?
Lo scorso anno ho visto il quartier generale dell’Ordine della Fenice.
So cosa sono disposti a rischiare.
So cosa mio padre ha rischiato per me.
E, se c’è una cosa che ho capito, è che per rispettare qualcosa del genere devi essere abbastanza maturo da riconoscere che non sei pronto a sostenere lo stesso peso.
Lui sbuffa.
«Potrei sorprenderti, Mikayla» dice «Potrei farlo davvero!»
 
Figuriamoci.
Il solito megalomane.
 
Tento un altro approccio:
«Mi spiace per tuo padre» bisbiglio «Non… Non posso condividere le sue scelte ma mi spiace davvero»
Draco aggrotta un sopracciglio.
«È questo che sei, allora? Una filobabbana? Aveva ragione Zabini, allora!»
Io sospiro.
«Io credo nei valori della Magia e nel Mondo Magico» gli rispondo «Ma non condivido gli estremismi che sono stati a volte raggiunti. E non dirmi che tu ci credi. Magari un’idea può sembrarti affascinante, può sembrarti giusta… Ma se stiamo parlando del Signore Oscuro, Draco, allora non venirmi a dire che sei d’accordo con ogni singola sua azione, perché io non ci credo! E non dirmi che non sai che quella fede nella causa è costata a tuo padre la prigionia ad Azkaban!»
Vedo un’emozione passare, violenta, nei suoi occhi.
Malfoy stringe i pugni, ma resta in silenzio.
«Io credo nel sangue puro» aggiungo «Ma non credo che un assassino efferato possa essere il nostro leader»
«Sembri conoscere bene il Lord» commenta lui, caustico.
Scrollo le spalle.
«Lo sai, le nostre famiglie sanno sempre tutto. Credi che non ne abbia mai sentito parlare?»
Lui annuisce.
Sembra accettare la mia spiegazione.
Muove un paio di passi, poi domanda:
«E a te non sembra una visione attraente?»
«No, non mi sembra» rispondo «Lo sai quello che ha fatto, no?»
Annuisce, lentamente.
«Lo so» mormora «E non sai quanto lo so bene»
 
All’improvviso si stringe convulsamente il braccio destro.
Muovo un passo verso di lui.
«Draco?» chiedo «Tutto bene?»
Lui mi ferma con un gesto.
«Senti, non siamo qui per parlare di questo… Ma in un certo senso è per questa situazione che ti ho voluta avvisare. Le nostre madri sono amiche e… A mia madre dispiace molto quello che è successo alla tua»
Lo studio in silenzio.
Draco è legatissimo a sua madre, lo so bene.
Per suo padre ha una venerazione sincera, ma Lucius non è mai stato un tipo affettuoso, che potesse incoraggiare una certa confidenza per il figlio.
Per lui la linea di successione significa un’educazione rigida e severa.
Ma Narcissa stravede per Draco e lui la ricambia in ugual modo.
Non direbbe mai una falsità su sua madre… Almeno, lo spero.
«Che c’entra mia madre?» rispondo «Che c’entra la tua?»
Lui sospira.
«Consideralo un favore in nome di quell’amicizia, se vuoi. Io lo faccio per questo»
«Fai cosa, esattamente?»
«Avvisarti» mi pianta gli occhi in faccia «Ascolta bene: Zabini sa di non poterti più toccare, perché Silente stavolta non sarebbe tollerante… Inoltre, sa bene di aver perso la faccia: ogni volta che vi siete scontrati lui ha avuto la peggio. Sai quanto è orgoglioso»
Annuisco, senza interromperlo.
«Bene» prosegue «L’ho sentito fare domande in giro e a quanto ho capito ha ideato un nuovo modo per punirti. Sta cercando il tuo nuovo fidanzato. È ossessionato da lui. Lo è dallo scorso anno, quando ha scoperto che stavi con qualcun altro»
Penso che di nuovo, dal mio viso, trapeli lo sconcerto.
Lui se ne accorge.
«Allora è vero che è una storia importante, eh?» commenta «Per questo Zabini è così furioso! Bè, per tua informazione… So che sta chiedendo in giro, ma nessuno sembra conoscere questo tuo misterioso cavaliere»
Tento un tono sprezzante:
«E perché dovrebbe essere strano? Non è un ragazzino come voi»
«Sì, ma come mai nessuno lo conosce?» ribatte Draco «Voglio dire… Frequentiamo tutti lo stesso ambiente, fuori di qui. So che Zabini ha chiesto molto in giro, ma stranamente nessuno specializzando in Magisprudenza corrisponde alla descrizione del ragazzo che lo scorso anno si è infiltrato qui a Hogwarts»
 
Non so cosa dire, per cui resto in silenzio, limitandomi a scrollare le spalle come se la notizia non mi toccasse.
«Tutto qui?» replico «La grande notizia è l’insuccesso di Zabini? Che novità…»
Malfoy mi rivolge un’occhiata dura.
«Mika, non prendermi per scemo per favore. Inizia a sembrare strano anche a me che nessuno conosca questo tizio… Blaise non ha chiesto solo a scuola. Ha chiesto ai fratelli e alle sorelle maggiori dei nostri amici e sai benissimo che molti di loro frequentano la Scuola Superiore per la Magisprudenza. E non ha ottenuto risultati. Il tuo fidanzato è più grande? Bene, benissimo. Ma è anche un po’ sospetto, a parere mio. Non è presente a nessuna delle nostre feste, a nessuno dei nostri incontri? E allora come vi siete conosciuti, scusa?»
Io resto in silenzio.
«E, oltre a questo…» prosegue lui «Ti informo che Zabini ricorre anche a dei canali… privilegiati, diciamo. Non solo gli amici e i conoscenti… Non so se mi spiego»
Io batto le palpebre.
«Veramente no» rispondo «A quali canali ti riferisci?»
Lui sbuffa.
«Per Salazar, Mikayla… Un tempo eri intelligente! Canali molto, molto ben informati su quello che succede in giro!»
 
Mi lancia un’occhiata di intesa, ma io davvero non capisco.
A chi allude?
Ma non riesco a tirargli fuori una parola di più.
Anzi, dopo qualche minuto, con un brusco cenno del capo, Draco se ne va.
L’unica cosa che mi dice ancora è:
«Io non ti ho detto nulla, sia chiaro»
«A chi vuoi che ne parli?» faccio io, piccata «Ai miei amichetti di Serpeverde?»
«Mi sembra che i tuoi cari amici non siano affatto dei Serpeverde. Stai attenta: siamo tutti osservati. Tutti»
Io aggrotto la fronte.
«Stai diventando paranoico?» chiedo «Cosa vorresti dire?»
Lui scrolla il capo e sparisce nella botola.
«Ricordatelo!» dice, andandosene «Silente non potrà più proteggerti, presto!»
 
Quando sono sola, mi volto a guardare la foresta immersa nella luce gelida della luna.
Dopo un attimo mi riscuoto e lascio anche io la Torre: non devo farmi trovare fuori dal dormitorio.
Mentre percorro i corridoi silenziosi continuo a interrogarmi su quella strana conversazione.
Draco ha notato la mano annerita di Silente?
Ha riconosciuto anche lui la Maledizione? Sa che al Preside manca poco da vivere?
E cosa significa quell’accenno ai contatti di Zabini?
Quali contatti potrà mai avere?
 
Vado a dormire con mille domande che mi ronzano in mente.



***
Buongiorno, cari lettori!
Rileggendo il capitolo mi è venuto questo dubbio: risulta oscuro?
Siamo al sesto anno di Harry, quindi Draco è diventato un Mangiamorte...
Forse non occorre che ve lo ricordi, ma spero i dialoghi risultino comprensibili!
Vi ricordo solo che sto scrivendo una nuova storia, fandom Ben Barnes. Eccola: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3003709&i=1
E, per qualsiasi domanda o per fare due chiacchiere, mi trovate su Facebook.
Pagina: https://www.facebook.com/Joy10Efp
Profilo: https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477
In ultimo, vi segnalo anche il mio blog: http://dreamerjoy.blogspot.it/2015/02/seventh-son.html
Buona lettura!
Joy

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Capitolo 16
*** I - XVI ***


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La mattina dopo ho preso una decisione.

 
So che, di norma, sono impulsiva e testarda, ma non sono una sciocca.
Ho scoperto sulla mia pelle che Silente aveva ragione: intestardendomi a lottare contro Zabini, da sola, ho inasprito la lotta e le conseguenze potevano essere devastanti.
Non posso fare tutto da sola.
Benissimo.
 
Affronto le prime quattro ore di lezione – due ore di Pozioni, Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure – e poi, al termine di quest’ultima, avvicino Piton.
«Professore, ho bisogno di parlarle» gli dico.
Lui sembra quasi stupito, ma si limita a rispondere seccamente:
«Nel mio studio, oggi pomeriggio»
 
A pranzo parlo di quello che è successo con Mindy, Claire, Harry, Ron e Hermione.
E il punto di vista di Harry mi lascia senza parole.
«Malfoy è un Mangiamorte» mi dice, di punto in bianco «È a questo che alludeva!»
A Mindy cade il bicchiere di mano e va a fracassarsi sul pavimento.
«Coooosa?» urla Claire, prima di coprirsi velocemente la bocca con una mano.
Hermione, invece, alza gli occhi al cielo.
«Harry» obietta, stancamente «Lo sai che non è vero»
«Io non lo so affatto, anzi!» si oppone lui, con l’aria di uno che ha già affrontato più volte il discorso.
Fra i tre amici parte una discussione animata e piena di dettagli a noi ignoti (un inseguimento da Magie Oscure Sinister, tra gli altri) e Harry esclama:
«Avete sentito cosa ha detto Mika! Si è stretto il braccio destro!»
«Ma sì, magari ha avuto un crampo» fa Ron, scettico «Insomma, Harry… Il Marchio Nero! A sedici anni!»
«Sì…» interviene Claire «Mi sembra eccessivo persino per Voldemort, no?»
«Come fai a sapere cosa è eccessivo per Voldemort, scusa?» ringhia Harry, esasperato.
E, inaspettatamente, è Mindy a venirgli in aiuto:
«In effetti» commenta «Un pazzo dovrebbe essere imprevedibile! E non mi sembra uno con tanti scrupoli, no? Guardate quanta gente ha ucciso… Che gli frega se uno ha solo sedici anni?»
Restiamo tutti in silenzio di fronte a quella logica.
«Mi sembra comunque folle» dice Hermione dopo un po’.
Harry si alza da tavola per primo, offeso.
Io e le mie amiche siamo senza parole, Hermione e Ron invece hanno l’aria di aver affrontato molte discussioni simili.
«Ma… Se fosse vero» bisbiglia Mindy mentre ci dirigiamo a lezione di Incantesimi «Se fosse vero… Piton te lo direbbe?»
Le rivolgo un’occhiata scettica.
«Non ne ho idea» rispondo.
 
*
 
Tutto sommato, non credo me lo direbbe.
 
Anzi, è una certezza visto che nella discussione l’argomento viene fuori.
Alle 16 mi reco nel suo studio e gli spiego brevemente di Draco e di quello che mi ha detto, in biblioteca e ieri notte sulla Torre di Astronomia.
E la reazione di Piton non è quella che mi aspettavo.
Prende chiaramente tempo, seguendo con il dito il profilo di un’elaborata ampolla posata sulla sua scrivania.
Lascio che il silenzio si protragga per qualche minuto, poi domando:
«Professore? Draco ha… Ha ragione?»
Lui scrolla le spalle.
«Cosa vuoi che ti dica?»
«Che domande!» mi agito «Voglio la verità!»
E Piton alza i suoi occhi neri per guardarmi.
«Sì» risponde «Zabini sta chiedendo in giro chi è quel giovane mago che lo scorso anno si è infiltrato a Hogwarts e che sta con te. Prevedibilmente, le sue ricerche non approdano da nessuna parte»
Io mi lascio andare contro lo schienale della sedia.
«Ma…» dico «E perché io non ne so nulla? Da quanto lo fa?»
«Lo fa da vari mesi e non ne sai nulla perché sei sparita nel mondo babbano, ricordi?»
Lo gratifico di un’occhiata di fuoco.
«E quindi?» domando.
«E quindi, per ora, non sa nulla, come dicevo poco fa»
Dopo una pausa, Piton ripete:
«Per ora, almeno»
Io mi passo una mano tra i capelli.
«E lei non pensa che questo stato di cose possa durare ancora per molto» commento.
Piton scrolla le spalle.
«La cerchia dei Purosangue non è così ampia» risponde «Prima o poi le cose si vengono a sapere. E questo giovane più grande, studioso di Magisprudenza e affascinante sta destando… una certa curiosità»
Reprimo un brivido.
«Perché non me lo ha detto?» chiedo.
«Cosa avresti potuto fare?» risponde «Al momento tu puoi solo fare una cosa: ignorare la situazione. Se ti agiti, se mostri che sei preoccupata, capiranno che c’è sotto qualcosa»
«Come faccio a stare calma?» mi inalbero «Stiamo parlando di Ben! Cosa faccio se Zabini scopre qualcosa?»
Piton si rimette a giocherellare con l’ampolla.
«Questa» risponde «È una domanda interessante»
Mi faccio forza per non rovesciargli la scrivania addosso.
«Interessante?» ripeto, sarcastica «Bè, a me non sembra proprio!»
Ma non ottengo altro, per cui chiedo:
«Cosa sono questi contatti misteriosi cui alludeva Draco?»
Piton mi lancia un’occhiata inespressiva.
«Lo ignoro» risponde, soave.
 
Decido di rischiare il tutto per tutto.
«Sono i Mangiamorte?» chiedo a bruciapelo.
Negli occhi di Piton passa un lampo di stupore.
Io tremo.
«Per Salazar Serpeverde» mormoro, affondando il viso tra le mani.
Dopo un minuto, Piton dice:
«Chi ti ha detto dei Mangiamorte?»
Io rispondo con un’altra domanda:
«Draco è un Mangiamorte?»
Stavolta è impossibile non notare il sobbalzo del professore.
«È così?» lo incalzo «Harry Potter ha ragione, allora?»
«Harry Potter!» ringhia lui «Ti pareva che queste folli idee non provenissero dal Prescelto visionario?»
«Draco dice che Silente non mi proteggerà a lungo» aggiungo «Cosa vuol dire?»
«Hai visto la sua mano, no?» risponde lui, secco «Credi di essere stata l’unica a capire?»
 
Stringo le labbra.
Va bene, forse ha ragione.
Forse la teoria del Mangiamorte è effettivamente un’esagerazione.
Torno al punto che mi sta davvero a cuore:
«Zabini ha contatti con i Mangiamorte?» chiedo «Ha chiesto anche a loro di cercare Ben?»
Con una certa esitazione, Piton risponde:
«Diciamo che… la famiglia di Zabini potrebbe essere in contatto con determinati… elementi… che hanno una conoscenza delle cose superiore a quella dei salotti di lusso. E diciamo anche che, se questa storia trapelasse…»
Non termina la frase.
Dopo un attimo, io dico:
«Se questa storia trapelasse, vorrebbe colpirmi attraverso Ben»
Un brivido mi percorre.
«Te lo dissi lo scorso anno, Mikayla» fa il professore «Una sangue puro e un babbano… Non è una buona idea, in certi ambienti»
«Non gli farebbero del male, vero?» mi trema la voce.
 
Piton si limita a fissarmi, in silenzio.
«Torna a lezione» dice poi «Sto monitorando io la cosa… Torna a lezione e cerca di non pensarci. Ricorda: non dare modo a Zabini di capire che lo temi, o persevererà nel suo intento. Per ora non sa nulla, non è neppure vicino alla soluzione»
Mi alzo e lascio lo studio senza nemmeno salutare.
 
Certo, facilissimo.
Perché dovrei mostrarmi preoccupata?
Zabini vuole mettere i Mangiamorte sulle tracce di Ben.
Non c’è proprio nulla di cui preoccuparsi.
 
*
 
Non ne ho parlato neppure con Mindy e Claire, sul momento.
Sono talmente sconvolta, talmente spaventata che rifuggo la sola idea.
Come se volessi convincermi che, non parlandone, non potrà mai succedere una cosa tanto brutta.
 
Ma le mie amiche mi conoscono e il mio silenzio le insospettisce: una sera me le trovo in camera, nella mia torre solitaria.
E io sono talmente angosciata che la storia mi viene fuori di getto, insieme alle lacrime.
Entrambe sono senza parole.
«Zabini è in contatto con i Mangiamorte?» ansima Claire «Ma che cosa mostruosa! Come può, della gente sana di mente, tenere i contatti con quei pazzi assassini?»
«Bè, se pensi a cosa ha fatto Zabini…» mormora Mindy «Non mi stupisce così tanto che sia in combutta con degli efferati criminali. Tutto quello che ha fatto a Mika… Non ti sembra il delirio di qualcuno che pensa di non poter essere punito?»
Claire sembra senza parole, ma Mindy aggiunge:
«Durante l’ultima Guerra Magica… I Mangiamorte facevano cose terribili ai babbani»
Lei è babbana di nascita: è normale che tema per la sua famiglia.
E nessuno, al momento, può capirla meglio di me.
In silenzio, ci stringiamo l’una all’altra.
«Bè, su, non siamo pessimiste!» fa Claire, in un forzato tentativo di riportare l’allegria «Lo ha detto anche Piton che non sanno nulla di Ben… E se l’Ordine controlla le cose dobbiamo solo fidarci di loro!»
«Ma se succedesse qualcosa, qualunque cosa…» dico io, angosciata.
«Non devi pensare a questo» risponde lei, stringendomi le mani «Devi essere fiduciosa e pensare positivo»
 
Certo, come se fosse facile.


***
Buongiorno, carissimi lettori!
Come state? Finalmente è venerdì, io sono cotta!!!
Ma veniamo alle cose serie...Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà l'ultimo della prima parte di questa storia... Idee su cosa accadrà?! ;)
Su Facebook anticiperò il banner della seconda parte della storia, se volete darci un'occhiata i miei contatti sono su pagina (https://www.facebook.com/Joy10Efp) e profilo (https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477).
Buon weekend!
Joy

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Capitolo 17
*** I - XVII ***


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I giorni seguenti passano avvolti in un’aura nera.
 
È come se aspettassi spasmodicamente una brutta notizia.
E non c’è nulla di più logorante dell’attesa, tanto che, quando vengo improvvisamente convocata nello studio del Preside a metà di una mattinata di lezioni, mi sento quasi sollevata.
Almeno saprò.
 
Volo nello studio di Silente e ci trovo Piton.
Non sono sorpresa.
Mi siedo davanti al Preside e attendo.
Silente non si perde in giri di parole:
«Mikayla, il professor Piton mi ha raccontato del vostro colloquio di qualche giorno fa, a seguito di quanto ti ha detto Draco Malfoy. Purtroppo non abbiamo buone notizie»
Stringo fra le mani il mantello, limitandomi ad ascoltare.
«Abbiamo appena saputo che un incidente ha inavvertitamente messo sulla strada giusta Zabini»
Esita e poi rivela:
«Davvero, è stato solo un caso, non avercela con lei. Non poteva sapere cosa c’è in ballo. Sto parlando di Hannah Abbott»
«Hannah?» chiedo, sorpresa.
«Hannah, lo scorso anno, frequentava con te Babbanologia, ricordi? A quanto pare, in una conversazione innocente con delle amiche ha nominato un attore babbano che aveva visto durante le lezioni e lo ha associato al tuo nome. È accaduto al termine di Divinazione, poco fa. Zabini aveva un turno di pulizie nell’aula, come punizione. E non possiamo escludere che faccia il collegamento»
«Mi faccia capire» dico, con il cuore in gola «Parliamo di qualcosa di ipotetico, giusto? Voglio dire… Non è detto che Zabini capisca che Ben sia quell’attore»
«No» sospira Silente «Non è detto. Ma, a forza di non trovare risposte tra i Maghi, diciamo che il dubbio potrebbe venirgli. E ricorda che Zabini e Ben si sono incontrati, Mikayla. Se vedesse il suo viso ci metterebbe un secondo a capire»
Annuisco.
«Caspisco. Cosa… cosa possiamo fare?»
«Mia cara, posso solo darti un consiglio, se lo vuoi» risponde il Preside «Posso dirti cosa farei io»
Faccio un cenno con il capo, subito.
Silente sospira, raccogliendo un fascio di fogli sulla sua scrivania e mettendoli in ordine.
«Ecco» dice «Io farei di tutto per mettere Ben al sicuro, se fossi in te»
«Questo mi sembra ovvio» ribatto «Mi dica come»
«Bè… Non so se la proposta incontrerà il tuo gradimento, ma visto che la priorità, al momento, è garantire la sua sicurezza… Io farei in modo che sparisse»
Batto le palpebre.
«Prego?» chiedo, debolmente.
Silente fa un gesto con la mano sana.
«Potremmo modificare la sua memoria, in modo che non ricordi nulla del mondo magico… E di te. E potremmo mandarlo lontano, fuori dall’Inghilterra, in modo che, se qualcuno lo seguisse, non potrebbe trovarlo facilmente»
 
Io resto senza parole.
Le implicazioni si rincorrono nella mia mente.
Non riesco a dire nulla.
Silente mi sorride, incoraggiante, e prosegue:
«Naturalmente, l’incantesimo è reversibile cara… Quando tutto sarà finito potremo sciogliere la magia e restituire a Ben i suoi ricordi»
«Quando tutto sarà finito» ripeto, piano «Vuole dire… se. Se finirà tutto bene, giusto?»
Silente sospira.
«Sì, lo so… è una possibilità quanto mai remota, al momento. E non ti nascondo che potremmo… potremmo anche non vincere la guerra. Ma Ben sarebbe al sicuro, in quel caso. Non tornerebbe a casa, ma sarebbe al sicuro»
Io mi copro il viso con le mani.
«Cosa devo fare?» bisbiglio.
«Non possiamo decidere per te, cara» dice il Preside «Il mio è solo un consiglio»
«Gli avevo promesso di non estrometterlo più da nessuna decisione magica… Che non avrei mai più fatto una cosa del genere dopo lo scorso anno!»
«Se glielo dici» interviene Piton «Lui non accetterà»
«Non potete nasconderlo, come avete fatto con mia madre?» chiedo.
«Potremmo. Ma immagino a lui non starà bene. Ha una vita, ha te… chi vorrebbe stare rinchiuso senza poter vivere la propria vita? Non possiamo dire quanto tempo occorrerà. Tua madre… si è lasciata andare, non usciva più di casa, lo sai. Ma Ben è giovane, dinamico e passionale… Accetterebbe, secondo te?»
Scuoto il capo.
So che non lo farebbe, nemmeno se glielo chiedessi io.
Direbbe che il suo posto è vicino a me e che sa cavarsela da solo.
Ma che speranze potrebbe avere contro i Mangiamorte?
Mi tornano in mente le parole di Mindy: quelli facevano cose terribili, ai babbani.
 
«E se… se dico di sì, cosa succederebbe? Anche se lo mandaste all’estero, Zabini non andrebbe a cercarlo? Ben è famoso, tra i babbani. Volete fargli dimenticare anche di essere un attore?»
Silente e Piton si scambiano un’occhiata.
«Non credo sarebbe necessario» dice il Preside «Al momento, Voldemort non intende lasciare l’Inghilterra. Anche durante la scorsa guerra è stato così: la sua base è qui. Se mandassimo Ben lontano, Zabini non potrebbe farci nulla. I Mangiamorte obbediscono a Voldemort, non certo a lui»
«Dove potremmo mandarlo?» chiede Piton.
«In America» rispondo, senza quasi pensare «Per gli attori è una meta, so che Ben ne sarebbe felice. Ma…»
«Lo so, è una scelta difficile» commenta il Preside «Se hai altre idee, cara…»
Ma è ovvio che non ne ho.
Al momento ho solo un terrore folle che mi attanaglia lo stomaco.
«Vuoi pensarci?» chiede Silente, gentile.
Scuoto il capo, contro ogni istinto che mi spingerebbe a prendere tempo.
«No» dico «Non voglio perdere tempo»
Piton annuisce con aria d’approvazione.
«Mi sembra saggio» commenta.
Io sospiro.
«Va bene» dico.
 
Guardo Piton e Silente e combatto la voglia di mettermi a piangere.
 
*
 
Alla fine ottengo di andare con Piton.
 
È una concessione straordinaria, me ne rendo conto.
Silente mi dice che sarà più difficile, se lo vedo.
Più difficile di così?
E poi non so quando e se potrò rivederlo e questo vale più di tutto.
Se è l’ultima volta in cui lo vedrò, ne ho bisogno.
 
Con una Passaporta arriviamo nella campagna inglese.
Ben è a casa, a casa nostra.
Mi fa anche più male.
Compariamo improvvisamente in giardino, al tramonto di un freddo martedì di dicembre.
Io mi nascondo tra i cespugli, mentre Piton bussa alla porta.
Spero, contro ogni buon senso, che lui non apra, ma dopo un secondo Ben compare alla porta.
 
Il mio cuore si spezza.
 
Lui sembra dapprima attonito nel vedersi sulla porta un mago che impugna una bacchetta, quindi spaventato.
«Chi è lei?» lo sento chiedere «Mika sta bene?»
Le lacrime iniziano a scorrere sul mio viso mentre vedo Piton muovere velocemente il braccio.
Ben barcolla, si copre il viso con una mano.
Sento Piton dire:
«Questo mondo non fa per te, ragazzo»
Quindi si volta e viene verso di me.
 
Sulla porta, Ben si raddrizza e chiude l’uscio.
Mi appoggio pesantemente contro un tronco di un albero.
 
Se bussassi ora, non mi riconoscerebbe.
Se bussassi ora, non saprebbe chi sono.
 
Singhiozzo, disperata.
Piton mi prende per un braccio e si gira su se stesso.
E il cerchio stringente della Materializzazione, il buio, sono solo il finale più logico per questo momento straziante.
 
 

 

Fine prima parte



***
Buongiorno cari lettori!
Siamo alla fine della prima parte di questa storia... Spero vi stia piacendo e spero di continuare a fare bene!
Per qualunque domanda, dubbio o altro, potete trovarmi su Facebook, dove ho già postato il banner della seconda parte della storia: vi è piaciuto?
Pagina: https://www.facebook.com/Joy10Efp
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Ci vediamo lunedì con Esprimi un desiderio:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3003709&i=1
Buon weekend!
Joy

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Capitolo 18
*** II - I ***


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[Ben]

 
Passo il borsone da una mano all’altra e consulto velocemente l’orologio.
 
Mezz’ora di ritardo.
Nulla di grave.
 
Cammino veloce, seguendo le indicazioni per l’uscita.
Sospiro involontariamente pensando al tempo che trascorro negli aeroporti.
Non che ci sia modo più veloce di viaggiare, ma i tempi morti sono davvero tanti.
Per quanto io abbia sempre con me il mio portatile, dei film da guardare e almeno un libro da leggere, non per questo è meno pesante.
Le attese, negli aeroporti, continuano a sembrarmi pezzi di vita sprecati.
 
Inoltre, ora ho molto da programmare.
Organizzare un trasferimento in un altro Paese, soprattutto se quel Paese è l’America, è complicato.
Sì, io trascorro a Los Angeles molti mesi in un anno, ma finora la mia base è sempre stata Londra.
E, davvero, non capisco perché.
Voglio dire, il mio agente ha ragione: se non ora, quando?
Quanto pensavo di aspettare prima di fare questo grande passo?
È impossibile voler sfondare a Hollywood senza dedicarsi davvero a questo sogno.
E Londra, per quanto la ami, stava diventando un peso.
Si può sempre prendere un aereo, è vero: quante volte l’ho fatto?
Ma, per quanto si dica “prendere un aereo al volo” si parla comunque di prenotazioni, bagagli, corse frenetiche, tempi morti.
Quanto tempo sprecato!
E Hollywood non aspetta, non ti aspetta.
Importanti registi e produttori non possono stare ad attendere che tu, attore inglese, ti degni di lasciare casa dei tuoi per andare a fare un provino.
E non so come mai non ci ho pensato prima, davvero.
 
Esco nel sole del Connecticut e mi guardo attorno, cercando con gli occhi l’auto che deve essere venuta a prendermi.
 
*
 
Caricati i bagagli, partiamo.
 
È una nuova avventura, una grande produzione.
Sento l’adrenalina scorrere nelle mie vene e cancellare la stanchezza.
Sto per iniziare un nuovo film e io adoro il senso di aspettativa, le possibilità, le scoperte che conseguono a questo momento.
Mi sistemo meglio sul sedile.
Forse dovrei riposare, immagino sarà una lunga giornata.
Ma non ce la faccio, sono troppo eccitato.
Tutte queste novità…
Un film con un cast straordinario, il trasferimento in America!
 
Faccio appena in tempo a pensarlo e il mio buonumore subisce immediatamente una piccola scossa.
Non per il film, certo: essere stato selezionato per The big wedding è stato davvero un bel colpo!
Il budget del film è molto importante e nel cast ci sono Robert De Niro, Robin Williams e Susan Sarandon.
Il mio agente era davvero soddisfatto: questa potrebbe essere la mia occasione di uscire dall’aura di Narnia che ancora ho attaccata addosso.
Devo tutto a quei film, ma ora basta.
È il momento di cambiare e di crescere.
 
No, non è la questione del film.
È il mio trasferimento.
Quando l’ho annunciato ai miei genitori mi è sembrato di vederli ingrigire in un colpo.
Certo, loro sono sempre diplomatici e sanno benissimo che sono un adulto, eppure…
Sento una fitta di senso di colpa mentre rivedo l’espressione ferita di mia madre di fronte al mio sorriso felice.
Non ha detto nulla, ma io mi sono sentito un mostro.
Come se, implicitamente, li accusassi di essermi di ostacolo per la carriera, di essere un peso.
Ho tentato subito di spiegare che non era certo per loro che volevo trasferirmi, ma che per un attore non esiste nulla di meglio che stare a Los Angeles.
Eppure, per quanto le motivazioni che esponevo mi sembravano (e continuano a sembrarmi) più che valide, mamma e papà erano sgomenti e ammutoliti.
E, per quanto mi aspettassi che non avrebbero fatto i salti di gioia, per quanto avessi previsto le parole pacate di mio padre che mi invitavano a riconsiderare la cosa, la cosa più strana è stata quella domanda.
«E…la tua ragazza?» ha chiesto mamma «Non puoi portarla con te… è troppo piccola!»
«È per… magari vuoi partire per qualcosa che è successo con lei?» ha aggiunto papà, guardingo.
Io sono rimasto di sasso.
Insomma, sì, lo so che sapevano che mi vedevo con Tamsin, ma io non gliene ho mai parlato!
Se fosse stata una storia importante qualcosa avrei pur detto a casa, giusto?
Ero a dir poco confuso.
«No, no» ho risposto, sulla difensiva «Come… Voglio dire, lo faccio per me… non c’entra nessun a ragazza!»
E la cosa più folle è stata che, sentendo quelle parole, loro sono sembrati ancora più attoniti.
 
Non ho avuto troppo tempo per sviscerare la questione, perché è arrivata la chiamata per il film e io ho fatto i bagagli in tempo record.
So che trasferirsi in America è un grande passo e che richiede molti preparativi, ho amici che si sono trasferiti lì e mi sono informato con loro.
Sospetto che se lasciassi la questione nelle mani dei miei, a casa, non precederebbe più.
Quindi ho zittito la mia coscienza e dato istruzioni al mio agente americano di procedere per i documenti.
L’agenzia americana è rapida ed efficiente per queste cose.
Dopo il film tornerò a casa e spero che i miei avranno metabolizzato la cosa.
 
Certo che è strano, però.
Chissà se pensavano che Tamsin avrebbe potuto convincermi a rimanere a Londra?
Figuriamoci…
Comunque, a stranezza si è aggiunta stranezza perché questa mattina, poco prima di imbarcarmi, ho ricevuto una telefonata da mio fratello.
«Ehi, fratello!» ha esordito, senza preamboli «Cos’è questa storia che te ne vai in America?»
«È solo per un po’, Jack» ho risposto «Solo per lavoro»
Sono legatissimo a mio fratello e l’idea di lasciarlo, di lasciare casa, mi ferisce.
Ma sento questo impulso urgente di andare, di staccarmi da loro e io non so resistere…
Torno bruscamente alla realtà quando mio fratello chiede:
«Ma scusa, e lei?»
«Lei chi?» ripeto, perplesso.
«Ma sei scemo, Ben?» la voce di Jack sale di un tono «Quella biondina mozzafiato!»
Anche lui?!
Ok, ho raccontato a Jack di Tamsin perché mio fratello sa bene come vanno certe cose…
Lei non è una ragazza che avrei presentato ai miei, perché non volevo si facessero illusioni (e anche perché mamma non avrebbe approvato, lo so), ma a mio fratello posso dire tutto.
«Jack, lo sai che con Tamsin è finita!» ho borbottato, stanco.
Ma la sua risposta mi ha lasciato senza parole.
«Ma che c’entra Tamsin?» ha ripetuto, incredulo «Chi se la ricordava più, Tamsin! Io parlo dell’altra!»
Ok, inizio a preoccuparmi seriamente.
«Quale altra?» ho chiesto, circospetto.
Che Jack fosse sbronzo?
Che la sera prima fosse andato a qualche festa folle, una delle sue?
Dal canto suo, mio fratello sembrava più perplesso di me.
«Mikayla, no?» ha ribattuto, come se fosse ovvio «Capelli biondi, gambe chilometriche e due occhi incredibili… Ma sei uscito di testa?»
Io sono rimasto senza parole.
Ma… di chi parlava?
Cosa stava dicendo?
«Jack… mi prendi in giro?» ho chiesto.
«No!» ha urlato lui «Tu prendi in giro me, semmai!»
 
In quel momento hanno chiamato il mio volo.
«Jack, devo andare» ho detto, rapido «Io non… Non so di chi parli…»
«Ben, ascoltami, Ben!» ha risposto lui, agitato «Vi siete lasciati? Parti per dimenticarla? Insomma… sparisci con lei per mesi e poi…»
 
La comunicazione è caduta all’improvviso.
Ho preso fiato, mentre un’ondata d’ansia mi si rovescia addosso.
Che cavolo sta dicendo quel coglione di mio fratello?
Quale bionda? Chi è sparito per mesi?
Io non conosco nessuna… nessuna…
Come l’ha chiamata?
 
L’ho dimenticato… che strano.
 
Ho battuto le palpebre e assecondato il desiderio pulsante di salire su quell’aereo e allontanarmi da lì.
 
Che cavolo sta succedendo alla mia famiglia?!
 
 

***
Buongiorno, cari lettori!
Ve l'avevo promesso: più Ben e un cambio di stile ;)
Spero di fare bene, è la prima volta che scrivo dal punto di vista di Ben... Ma a cosa serve scrivere se non si sperimentano strade nuove? :)
Per me è così!
Vi ricordo che sto scrivendo un'altra storia, Esprimi un desiderio, fandom Ben Barnes: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3003709&i=1
E, se volete fare due chiacchiere, mi trovate su Facebook!
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Buona lettura e buon weekend,
Joy

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Capitolo 19
*** II - II ***


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[Mika]

 
La cosa peggiore è che non posso nemmeno abbandonarmi alla disperazione.
 
Vorrei morire e invece devo far finta di essere felice, spensierata e innamorata.
Innamorata.
Lo sono, lo sono come non mai, ma al momento non è un motivo di gioia.
 
Non ho idea di dove sia Ben, né di cosa stia facendo.
E non posso cercare di scoprirlo o di contattarlo in alcun modo, perché potrei essere spiata.
So che Zabini lo cerca per vendicarsi di lui, che potrebbe addirittura trasformarlo in un bersaglio dei Mangiamorte…
E io sono qui, bloccata a scuola, a fingere di essere serena e soddisfatta della mia vita, mentre dentro la paura mi rode come un tarlo.
Mi forzo a mangiare ma, per riuscire a dormire, devo prendere la Bevanda della Pace che mi ha preparato Piton e che, per fortuna, mi fa piombare in uno stato d’incoscienza senza sogni che, vista l’agonia delle mie giornate, è il benvenuto.
Se si abusa di questa Bevanda si può provocare un sonno irreversibile e, nel peggiore dei casi, la morte: immagino sia per questo che Piton me la fornisce centellinata.
Forse pensa che potrei essere tentata di berne troppa e cadere addormentata senza dover temere il risveglio, come in quella favola babbana che Mindy mi ha raccontato, dove si parla di una principessa che dorme per cento anni.
Bè, non è il mio caso.
 
Io resterò sveglia e combatterò fino al momento in cui potrò restituire a Ben tutti i suoi ricordi.
 
*
 
Ho raccontato solo a Mindy e Claire quello che è successo.
 
All’inizio non volevo dirlo a nessuno, perché Blaise sa bene chi sono i miei amici e io non posso escludere che cerchi di arrivare a Ben attraverso loro.
Però so anche che siamo tutti in pericolo e che, se per qualsiasi motivo dovesse succedere qualcosa a me, qualcuno deve poter andare a salvare mia madre e Ben e spiegare loro tutto.
E chiedere scusa al mio posto, se io non potessi più farlo.
Presa questa decisione sono andata dal Preside, a chiedergli di insegnarmi la stessa magia che ha imposto al cofanetto di legno in mio possesso, quello che dovrebbe contenere tutte le risposte sul luogo in cui si trova mia madre.
E Silente ha compreso le mie paure e le mie richieste.
L’Incantesimo che mi serve è una variante dell’Incantesimo di Memoria e ha una formula semplice: Innesto.
Silente mi spiega come esercitarmi e mi dice di tornare da lui con un oggetto in cui trasfondere questa memoria.
«Ma non la perderò, se la trasferisco in un oggetto?» domando, ansiosa «Non dimenticherò quello che è successo a Ben?»
«No, cara» mi rassicura lui «Io non ho dimenticato dove è nascosta tua madre. Il ricordo viene doppiato, produce semplicemente un secondo se stesso che viene racchiuso nell’oggetto che sceglierai»
«Ho capito» annuisco «Posso tornare domani?»
«Purtroppo mi assenterò per qualche giorno» risponde lui, sbrigativo «Ci vediamo fra una settimana»
Una settimana?
Con tutto quello che sta succedendo?!
 
Ma non posso dire nulla, quindi ringrazio e mi dirigo alla porta.
«Mikayla» mi chiama lui quando sono quasi arrivata all’uscio «Come stai? Ti sei pentita?»
Scuoto il capo.
Non sono pentita di sapere che ho messo Ben al sicuro.
Il sorriso di Silente è molto comprensivo.
«Non è stata una decisione semplice, lo so» commenta.
«Sì. Io…» mi trema la voce «Spero solo che avrò la possibilità di scusarmi con lui»
«Ben non è uno stupido: capirà che lo hai fatto per lui»
«Ben è un impulsivo e si infurierà a morte… Ma mi va bene, purché io possa ritrovarlo sarà un prezzo lieve da pagare»
Silente annuisce.
«Capisco. Spero possa accadere presto, mia cara!»
«Ma lei non lo crede, vero?» chiedo, d’impulso.
Lui esita, poi commenta:
«Nessuno può prevedere il futuro, come sai… E a volte è un bene»
«Per me no» dico, cupa «Vorrei solo sapere se finirà presto, tutto questo. E se, be’…»
Altro sorriso del Preside.
«E se sopravviveremo?»
Annuisco.
C’è così tanto per cui vivere…
Il guaio è che te ne rendi davvero conto quando non hai vicine le persone che rendono la tua vita speciale.
 
*
 
Mindy e Claire sono rimaste senza parole.
 
Chiuse nella mia torre, con un Muffliato imposto alla porta in modo che nessuno possa eventualmente  spiarci, mi sfogo con le mie amiche e le vedo restare in silenzio, un silenzio attonito, mentre io vuoto il calderone.
«Per i quattro fondatori di Hogwart!» esclama poi Claire con voce debole «Per Merlino!»
Mindy scuote il capo, incredula.
«Sei stata coraggiosa, Mika» mormora, stringendomi una mano.
«O invece sono stata una grande egoista?» rispondo «Lo so che Ben odierebbe quello che ho fatto!»
«Lo hai fatto per lui!» dice la mia amica.
«O l’ho fatto per me? Per tranquillizzare le mie angosce e per trovare una soluzione che andasse bene a me
«Mika no, no!» Claire sembra sconvolta «Certo che non lo hai fatto per te!»
«Ho comunque fatto una cosa orribile!» gemo «Ho calpestato la sua possibilità di avere un’opinione, di fare le sue scelte… E questo è terribile!»
«Mika, ascolta!» Claire mi scuote leggermente «In teoria è vero, esiste il libero arbitrio e naturalmente va rispettato… Ma ogni situazione va calata nel suo contesto! Insomma, diciamocelo: che speranza può avere un babbano contro un mago? O peggio, contro un Mangiamorte? Magari Ben non avrebbe voluto allontanarsi da te e lasciare casa sua, ma questo cosa avrebbe significato? O vivere recluso (e non credo sarebbe stata la sua scelta) o rischiare di trovarsi Zabini – se non qualcuno di peggiore – sulla porta di casa… E allora cosa avrebbe fatto? Lo avrebbe respinto brandendo una scopa? Dai, siamo seri!»
«Mika» interviene Mindy «Magari lo scorso anno hai preso delle decisioni avventate e gli hai fatto inavvertitamente del male… Ma stavolta è diverso!»
Abbraccio le mie amiche, aggrappandomi alla speranza che le loro parole fanno nascere in me.
Non sono un mostro, allora?
 
Quando ci separiamo Mindy chiede:
«Mika, non so se ci avete pensato… Ma i genitori di Ben? Li hai incontrati, no? E se Zabini capisse chi è Ben e lo andasse a cercare… e trovasse loro?»
Annuisco, cupa.
«Silente ci ha pensato, ma sulla loro casa è ancora imposta la protezione che lui ha evocato lo scorso anno, dopo l’evasione dei Mangiamorte da Azkaban. E ha promesso che l’Ordine andrà a controllare spesso la zona, ma comunque dice che Zabini non avrà certo la possibilità di sguinzagliare i Mangiamorte a suo piacimento»
«E se ci andasse da solo?» chiede Claire, pensierosa.
«Per ora non può andare da nessuna parte» rispondo «Per le vacanze di Natale i suoi vanno sempre via, ma comunque le protezioni saranno raddoppiate. E comunque… lo immaginate Blaise nella Londra babbana, da solo? Non sarebbe capace nemmeno di orientarsi!»
Mindy arriccia il naso.
«Mi sembra comunque meglio stare attenti, considerando quello che Zabini sembra capace di fare»
 
Dopo un attimo, Claire prende la parola:
«Mindy ha ragione, è meglio essere previdenti. Pertanto vi proporrei di stringere il Voto Infrangibile»
Io sgrano gli occhi.
«Claire!» esclamo «Ma sei matta?»
Il Voto Infrangibile protegge qualunque segreto: le persone che lo stringono non possono rivelarlo, perché altrimenti morirebbero.
Con mia grande sorpresa, Mindy annuisce.
È pallida, ma comunque afferma:
«Hai ragione, Claire. Facciamolo!»
«Siete pazze» dico, debolmente «Io non ve lo chiederei mai!»
«Sbagli» dice Claire, secca «C’è in gioco la vita di una persona e questa persona per te è importantissima. Non è forse una ragione sufficiente?»
«E poi siamo in guerra, no?» sospira Mindy «Non penso sarà la cosa peggiore che capiterà, questo Voto Infrangibile»
 
Dopo un attimo di silenzio, Claire arrotola la manica della divisa e mi porge con decisione la mano.
La prendo, esitante, ma lei sorride.
Mindy è il nostro Sigillo, quindi Claire suggella il secondo Voto, mio e di Mindy.
Anche se sono le mie amiche, anche se le conosco meglio di chiunque altro, mi sembra che il nostro legame ora sia diventato persino più intenso.
Le abbraccio entrambe.
«Grazie» bisbiglio.
 
E vorrei essere capace di dire qualcosa di più, qualcosa di meglio.
Le mie amiche si sono appena offerte di dividere con me il peso della sicurezza di Ben.
 
 
 
***
Buon primo giorno di primavera, cari lettori!
Solo un minuto per ricordarvi l'altra mia storia, Esprimi un desiderio, che aggiorno ogni lunedì (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3003709&i=1) e per dirvi che sto scrivendo la terza storia su Hermione e Caspian... Poi riprenderò in mano Eternity per terminarla, promesso!
Per tutti gli aggiornamenti mi trovate su Facebook!
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Buona lettura e buona eclissi di sole!
Joy

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Capitolo 20
*** II - III ***


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[Ben]

 
La vita, sul set, scorre frenetica.
 
I primi giorni di adattamento sono volati: tra prove, costumi e trucco non è rimasto quasi tempo per fare amicizia con gli altri attori.
È una commedia contemporanea, per cui a differenza di altri miei precedenti film i costumi non sono particolarmente elaborati.
Però io interpreto un latinoamericano, per cui il trucco che mi viene messo è molto pesante e mi fa sembrare giallo.
La prima volta che me lo vedo in faccia ammetto che mi fa uno strano effetto: sembro malato, più che latino.
Ma non posso farci nulla, per cui mi accontento di poter indossare felpa e jeans.
 
Con i colleghi c’è un’ottima atmosfera.
Katherine Heigl ha fama di essere pedante e insopportabile, ma a me sembra simpatica per il momento. So che ha avuto problemi su altri set e con i media, ma spero qui non ne sorgano.
Con Topher Grace andiamo d’accordo e Amanda Seyfried la conoscevo già: ci hanno presentati proprio in occasione del provino per questo film e abbiamo preso un volo insieme.
Lei sembra essere bendisposta nei miei riguardi… Molto bendisposta, a dire il vero.
Appena sono arrivato mi è venuta a cercare miagolando qualche scusa su un’intervista che io nemmeno avevo letto, ma che lei dice essere stata molto imbarazzante.
A quanto pare, è venuta proprio fuori la questione del nostro volo insieme e lei sostiene che il giornalista ha scritto di sua iniziativa che lei mi trovava meravigliosamente affascinante e attraente.
Io ho riso, rassicurandola:
«Non preoccuparti, Amanda! So bene che i giornalisti si inventano le cose…»
«Mmmm…» ha fatto lei «Veramente non è proprio detto che se le inventino…»
E se ne è andata facendomi l’occhiolino.
 
Da quel giorno mi cerca spesso, mi fa battutine.
Devo dire che è molto simpatica, ma anche parecchio esplicita.
Sembra una ragazza che si sente molto sicura di sé.
Ma io non sono molto propenso a stringere storie sul set e, piuttosto, sono qui per lavorare con i grandi nomi che questo film ha scritturato.
Conoscere Robin Williams e Robert De Niro è davvero un’emozione.
Susan Sarandon, inoltre, è davvero gentile.
Non potrei essere più soddisfatto di così.
 
*
 
Come sempre mi immergo nel lavoro e tendo a dimenticare il mondo esterno.
 
So che questa non è la mia vera vita, ma mi piace venire assorbito dal set fino quasi a dimenticare che io sono Ben Barnes e non Alejandro Griffin.
Purtroppo, pur essendo un film su un matrimonio, il mio personaggio non ha un ruolo principale.
Il mio agente mi ha spinto ad accettare anche se le condizioni non sono ottimali: sapevo bene che sarebbe stata una parte minore rispetto a quella degli altri.
All’inizio ero perplesso, ma poi… quella voglia di andarmene via, lontano…
 
«Ben!»
Una voce che mi chiama con urgenza mi riporta bruscamente alla realtà.
Alzo gli occhi dal copione e vedo Amanda venirmi incontro.
«Ciao» dice, sedendosi accanto a me «Che fai?»
Le mostro il copione.
«Ripasso la mia prima scena» rispondo.
Devo recitare con Robin Williams, voglio che tutto sia perfetto.
Lei ride e scuote il capo.
«È un film divertente, sono contenta!» dice.
«Sì e c’è un bellissimo cast» commento.
«Oh» ridacchia «Io veramente l’ho scelto perché ci sei tu!»
Le lancio un’occhiata perplessa.
«Be’…» mormoro «Grazie, sono lusingato, ma so di non essere De Niro!»
Lei scuote di nuovo la testa.
«De Niro capita di incontrarlo in giro… Ma in questo film sarò tua moglie!»
Si alza, facendomi l’occhiolino.
«Ci vediamo in giro, Ben!»
Resto a guardarla mentre si allontana, ipnotizzato dal suo incedere.
 
Sì, è decisamente più esplicita di quanto credessi.
 
*
Recitare con Robin Williams è incredibile.
 
Insomma, so che ha talento ed esperienza, ma davvero non serve dirigerlo.
Ed è imprevedibile, ogni volta non so cosa farà o come imposterà la scena, per cui mi limito ad assecondare quello che vedo.
Amanda è allegra e contenta e mi afferra la mano con decisione.
«Siamo fidanzati!» dice «Dobbiamo essere affettuosi l’uno con l’altra, giusto?»
Annuisco, circospetto.
Temo che abbia in mente un’affettuosità ben marcata.
Ma scopro presto che girare con lei è facile: è molto impulsiva e divertente e rende il lavoro piacevole.
Tra noi attori più giovani si crea ben presto una buona armonia, mentre De Niro e Williams, pur essendo gentili e disponibili, restano più tra loro.
Lo capisco, fa parte del gioco.
Noi, invece, riusciamo a goderci qualche serata fuori tutti insieme e a divertirci.
Viene presto fuori la questione della vita privata: Katherine è sposata, Topher si vede con qualcuna.
Amanda ribadisce più volte, guardandomi, di non essere impegnata.
Katherine mi strappa un sorriso quando le chiede, perplessa, se non frequenta invece un attore noto.
Amanda nega con veemenza, poi mi chiede di me.
«No, non sto con nessuna» dico «Voglio dedicarmi alla carriera in questo momento»
Lei annuisce.
«Oh, sì, è molto meglio… E solo persone di questo ambiente possono capirti»
«Veramente non so» rispondo «I miei genitori non sono del settore e sono una coppia molto solida. Mentre nell’ambiente mi sembra difficile coniugare gli impegni importanti, le distanze…»
Katherine si dice d’accordo.
«Dipende tutto dall’altra persona» afferma «L’equilibrio di una coppia lo costruisce la coppia stessa, non le statistiche»
Faccio un cenno con il capo.
«Naturalmente» dico.
«E non hai nessuna storia seria alle spalle?» chiede ancora Amanda.
Scrollo il capo: detesto parlare della mia vita privata, non perché ci sia nulla da nascondere ma perché è – appunto – privata.
«Mi sto per trasferire in America» rispondo «Non volevo lasciarmi situazioni aperte alle spalle»
Amanda si illumina.
«Davvero? Che bello! È una cosa fantastica! Quando?»
«Presto, direi… dopo il film»
«Non ti eri ancora trasferito?» domanda Topher «Ah, ma prima o poi si deve farlo…»
Annuisco, grato per il nuovo argomento di conversazione.
«Sì» rispondo «In effetti era da un po’ che ci pensavo»
«Io passo molto tempo a Los Angeles!» fa Amanda «Per noi attori è imprescindibile! E poi ci si diverte da morire!»
«Lo so» le dico «Ho molti amici a Los Angeles»
«Be’, ricordati di farmi sapere quando ti trasferisci» fa lei, strizzandomi l’occhio.
Quando torniamo in albergo, Katherine mi prende da parte e mormora:
«Mi sembra che Amanda sia particolarmente… ispirata, no?»
 
Alzo gli occhi al cielo.
Iniziamo bene, davvero!
 


***
Buongiorno, carissimi!
Spero stiate tutti bene e spero che la primavera arrivi per tutti noi: qui c'è un sole meraviglioso e davvero aiuta l'umore, secondo me!
Vi ricordo che lunedì aggiornerò, come sempre, l'altra mia storia aperta: Esprimi un desiderio (fandom Ben Barnes) che potete trovare qui:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3003709&i=1
Per il resto, come sempre, vi ricordo i miei contatti Facebook:
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Buona lettura e buon venerdì,
Joy

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Capitolo 21
*** II - IV ***


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È il Natale più triste di sempre.

 
Lo passo da Claire e praticamente non usciamo quasi di casa.
La sua è una famiglia di maghi, ma nella precedente guerra Claire ha perso uno zio per colpa dei Mangiamorte e la sua famiglia, che non aveva mai superato davvero la perdita, ora ha subito il contraccolpo del ritorno di Voldemort.
Dire che sono allegri quanto Sibilla Cooman è un eufemismo.
 
Io, del resto, non ho voglia di festeggiare.
Per la prima volta sono davvero, davvero sola: i miei genitori non ci sono, Ben non c’è.
Sarei rimasta a Hogwarts se Claire non avesse insistito per avermi con lei.
Del resto, a casa non posso andarci.
E quando abbiamo lasciato Hogwarts il clima non era dei migliori: Ron Weasley sembra essersi messo con Lavanda Brown e questo ha fatto infuriare Hermione, che è cotta di lui.
Come si possa preferire Lavanda a Hermione è una cosa che va oltre le mie capacità di comprensione.
Mindy sostiene che Ron voleva dimostrare a tutti di poter avere una ragazza.
Che motivazione idiota, però.
Certo, al momento non è tra le mie principali preoccupazioni, anche se mi spiace davvero per Hermione… Era veramente triste, poverina.
Essendo al momento carica come uno Schiopodo Sparacoda ho evitato di dirle che c’è di peggio al mondo (solo per fare qualche esempio: il tuo fidanzato minacciato da Mangiamorte. Il tuo fidanzato senza alcun ricordo di te. Il tuo fidanzato chissà dove in America, a fare chissà cosa. Il tuo fidanzato che – nella utopistica speranza di un futuro insieme – vorrà ammazzarti. Ecco. Appunto.) e ho lasciato che Claire e Mindy – decisamente più empatiche di me al momento – le offrissero solidarietà femminile e una buona dose di disprezzo per Ron.
Comunque, Hermione non è andata con Ron e Harry a casa del primo, per Natale.
Mindy è andata dai suoi parenti e poi ha scritto una misteriosa lettera a me e Claire alludendo vagamente al fatto che lei e Neville si stanno scrivendo per farsi gli auguri.
Penso che vedere che la notizia non mi turba più di tanto sia un colpo pesante per Claire.
 
 
Eppure, qualcosa di buono c’è.
Silente ha fatto in modo che Abby venisse con me e, cosa ancora più importante, mi ha promesso che mi porterà ad Azkaban a incontrare papà, per Natale.
Non so se questo mi causa più gioia o più ansia.
Dopo la Vigilia più triste di sempre e il pranzo di Natale più triste di sempre (gli unici argomenti toccati a tavola sono stati il Signore Oscuro e la guerra, roba da farti andare di traverso anche la migliore Meringata di Abby), avverto il primo guizzo di vita mentre mi preparo per andare a trovare mio padre.
Ho ben presente dove stiamo per andare, quindi evito particolari stravaganze, ma so che mio padre tiene all’ordine e al modo in cui ci si presenta e per lui voglio fare uno sforzo.
È quasi strano: è da molto tempo che non mi curo con tutta questa attenzione.
A scuola indosso la divisa e a casa, con Ben, non ho problemi di sorta: a lui piaccio anche se indosso dei jeans o una tuta informe.
Ed è una cosa assolutamente nuova per me.
Lui sa farmi sentire bellissima indipendentemente dai gioielli, dagli abiti o dagli accessori.
Reprimo una fitta di dolore e prendo la borsa: mio padre mi aspetta.
 
*
 
Aspettare che Silente venga a prendermi è qualcosa di strano.
 
I parenti di Claire sono molto impressionati da questo favoritismo e non si sforzano di nasconderlo.
La mia amica sembra imbarazzata.
«Scusa» mi dice, quando siamo sole «Sai che a casa mia la questione politica è molto sentita… Be’, ora vedi quanto!»
Suo padre ha appena proposto di invitare Silente a discutere con loro i piani dell’Ordine della Fenice.
Per evitare a Claire più che a Silente stesso grossi momenti di imbarazzo, scatto in piedi appena si sente il campanello.
«Poteva venire con la Metropolvere» borbotta la madre di Claire «Che strano tipo!»
Apre la porta e saluta cortesemente il Preside, il quale però non accenna a entrare.
«Grazie, purtroppo sono di fretta» lo sento dire «Se Mikayla è pronta andrei subito…»
Corro all’ingresso, impedendo alla signora di trascinarlo in casa.
«Ci sono!» esclamo «Buongiorno, Preside. E buon Natale»
«Buon Natale, cara» mi sorride lui «E a voi, Amelia. Saluta Claire e tutti i parenti… Purtroppo dobbiamo noi andare!»
E, con un ultimo cenno del capo, il Preside mi conduce al cancello e, con la mano stretta nella mia, si Smaterializza.
 
*
 
Il vento gelido che mi sferza impietosamente è la prima cosa che avverto quando recupero pienamente la coscienza.
 
Detesto la Materializzazione.
È come infilarsi a forza in uno spazio angusto e insufficiente a contenerti, per poi venirne estratti di colpo: una sensazione che ti lascia frastornato e convinto di aver perso dei pezzi per strada.
Certo, i vantaggi sono indubbi.
Due secondi fa eravamo al cancello di casa di Claire e ora siamo in mezzo al Mare del Nord, su un’isoletta brulla che affiora appena dalle acque.
Il cielo è plumbeo e attraversato da lampi minacciosi, l’aria è gelida.
Mi stringo nel mantello e alzo gli occhi sulle mura oscure della prigione dei maghi.
 
 
Non pensavo che fosse così brutto, qui.
Ovvio, Azkaban evoca immagini di orrore nella mente di qualunque mago, ma soprattutto a causa dei Dissennatori che la governano.
Non mi ero mai soffermata a pensare a come, in realtà, potesse essere l’ambiente.
La costruzione è imponente e antica: le pietre che la compongono sono nere, smussate dagli agenti atmosferici.
Il sale impregna le pietre e l’odore salmastro permea l’aria, senza però evocare immagini di vacanze o di pace.
Tutto, qui, grida di dolore.
Il vento che muggisce negli anfratti, i lamenti dei prigionieri che si alzano fiochi, come se quei poveretti avessero perso anche la voglia di opporsi al loro triste destino.
E, anche se so che mio padre è vicino, irrazionalmente mi fermo e punto i piedi: non voglio entrare lì dentro.
Ho paura.
Silente sembra capirlo, perché la sua mano gentile mi sorregge.
«So che non è facile, cara» dice, sorridendo in modo gentile «Valuta tu se te la senti»
Combatto l’impulso di scappare via e raddrizzo la schiena.
Mio padre è lì dentro, sa che sto arrivando.
Probabilmente è l’unico barlume di luce in questi mesi tremendi.
Non potrei mai deluderlo.
Mi sforzo di non tremare mentre avanzo verso un cancello ostruito da una grata di metallo massiccio.
Il Preside mormora un incoraggiamento, ma non capisco neppure cosa sta dicendo perché, all’improvviso, li sento.
Non con l’udito o il tatto, no.
È una sensazione strisciante, che si insinua in te e sembra spalancare una voragine di buio nell’animo.
All’improvviso, gli orrori e le difficoltà di questi mesi mi si riversano addosso come un’onda poderosa.
Annaspo e cerco di combattere la visione di me, nel buio, che guardo impotente Zabini avventarsi su di me e strapparmi gli abiti.
Sento il rumore della stoffa che si lacera.
Vedo il viso di Ben prima dell’Incantesimo di Memoria di Piton.
Vedo Sirius al Ministero.
È come se tutto quello che ho vissuto in questi mesi prema per sfondarmi il cuore in un colpo solo.
 
Non mi accorgo neppure di essere caduta a terra finché Silente non mi rialza di peso.
Ho i palmi delle mani sanguinanti: lo noto di sfuggita mentre il Preside mi scuote con decisione.
Resto inerte, come un pupazzo che viene sbatacchiato.
Gli occhi azzurri di Silente mi trafiggono come ghiaccio.
«Mikayla!» esclama.
Faccio fatica a concentrarmi sulla sua voce, catturata come sono dagli echi nella mia mente.
Ma lui mi scuote ancora, mi obbliga ad ascoltare.
«Sei la nipote di Sirius: sai come tenere testa ai Dissennatori!» dice il Preside.
E forse è questo che mi dà la forza.
All’improvviso il viso di Sirius, la sua voce, esplodono nella mia mente e me la snebbiano.
Vedo Silente, il suo viso preoccupato.
Dietro di lui, le nere pareti di Azkaban si stagliano minacciose.
«Mikayla, sai cosa sono i Dissennatori» dice il Preside «Sai cosa fanno. Mi dispiace… purtroppo riportano a galla la paura e il dolore, perché se ne nutrono. Ma tu puoi combatterli, puoi resistere!»
 
All’improvviso, un’ondata di coraggio, come una vampata di calore benvenuto, si diffonde in me.
Combattere i Dissennatori diventa la soluzione a tutto il dolore che ho provato in questi mesi.
Non cederò.
Non cederò.
Mi sforzo di restare lucida, di resistere a quel vortice di buio che cerca di risucchiarmi.
Mi appoggio a Silente e con lui cammino verso l’ingresso.
Un passo alla volta, stringo i denti e lotto, a testa bassa.
 
Poi, quando superiamo l’ingresso, improvvisamente quella pressione svanisce.
Barcollo, stordita, e il Preside mi stringe il braccio.
«Sono fiero di te» dice.
Sorrido, rincuorata.
Posso farcela.
Non soccomberò al dolore.
Non io.
Silente torna subito serio e saluta brevemente due Auror di guardia alla prigione.
Uno dei due mi lancia un’occhiata distratta.
«Brutta roba, eh?» dice, rabbrividendo «Sono insaziabili… Non basta mai, per loro, il dolore»
«Ma voi come fate?» chiedo, attonita «Come potete stare di guardia qui tutto il giorno?»
«Noi siamo esenti, per accordo con il Ministero» risponde quello, sbrigativo «Anche se… Non sono creature che rispettano troppo i patti, quelle»
Rabbrividisce ancora e ci fa strada per un corridoio oscuro.
«I turni ad Azkaban sono brevi» mi informa Silente «Si cerca di bilanciare l’effetto dei Dissennatori con Pozioni della Felicità, ma capisci che l’effetto è quasi deleterio: è come chiamarli a nozze»
«Infatti!» bisbiglio, spaventata «Ma poi i Dissennatori non hanno ancora più fame?»
Silente sospira.
«Le Pozioni vengono distribuite alle fine dei turni e gli Auror cambiati in continuazione, perché smaltiscano l’effetto altrove. Ma sì, hai ragione… Non è nella natura di un Dissennatore accontentarsi o riconoscere degli alleati, Mikayla. Sanno che non devono nutrirsi delle guardie ma per loro è quasi impossibile, anche se la disperazione dei prigionieri costituisce un lauto banchetto per quelle creature»
All’improvviso l’idea di vedere mio padre, di scoprire come i Dissennatori stanno agendo su di lui mi causa una fitta d’ansia.
«Perché ci alleiamo con loro?» mormoro.
Lui scuote il capo.
«Non dovremmo, a mio parere. Sono dei mostri»
«I Dissennatori sono le guardie migliori» interviene a sorpresa l’Auror «Mai stanchi, mai in sciopero. Non vogliono fare altro che stare qui con i prigionieri… E nessuno può combatterli. Cosa dovremmo volere di più?»
«Non saprei» fa Silente, affabile «Delle condizioni umane per i prigionieri? Degli alleati che non siano mostri distruttori?»
L’Auror si volta per lanciarci un’occhiataccia.
«Di qua» dice poi, sgarbato «Bartholomeus Black»
E, all’improvviso, qualsiasi paura in me si annulla.
Quasi calpesto l’Auror nella fretta di passare e corro attraverso la porta che ha aperto, dritta nelle braccia di mio padre.
 
*
 
È molto più magro e più grigio di come io lo abbia mai visto.
 
Ma la sua determinazione e la sua fierezza restano intatte: lo vedo nello sguardo fiero degli occhi e nella postura regale, la solita di sempre.
Lo travolgo abbracciandolo e lui si stringe a me.
Restiamo stretti per un tempo infinito e mi accorgo di piangere solo quando distinguo il suo mormorio:
«Non piangere, principessa» mi sta dicendo.
Singhiozzo, stringendolo più forte.
Quanto mi è mancato, per Merlino!
 
Alla fine, l’Auror interviene staccandomi brutalmente da papà e dicendo:
«Il prigioniero dall’altra parte del tavolo!»
E, per quanto papà sia stanco, lacero e sporco, si erge fiero e ribatte con voce tonante:
«Come osi toccare mia figlia? Lasciala immediatamente!»
L’Auror lo guarda a bocca aperta e Silente interviene subito:
«Piacere di vederti, Bartholomeus. Scusi per la confusione, ora ci sediamo. Ecco…»
Muove la bacchetta, facendo comparire teiera e tazze.
«Vuole controllare il thè?» chiede all’Auror, garbato.
Quello lo guarda sospettando un tranello, poi scrolla il capo.
«Quindici minuti!» fa, sgarbato, prima di appostarsi nell’angolo, osservandoci attento.
Mi siedo di fronte a papà, vicino a Silente, e subito tendo una mano sul tavolo.
Mio padre la prende e vedo i suoi occhi inumidirsi.
Provo una stretta al cuore mentre valuto le condizioni igieniche di questo posto, l’odore sgradevole, le vesti misere.
Sento una fitta di panico.
Mio padre non è abituato a tutto questo!
E se si ammalasse?
Cosa succederebbe? Chi lo curerebbe?
Non mi sembra un’ipotesi così balzana, visto il freddo gelido che alberga in queste stanze.
Eppure, mentre lui cerca di riprendere il controllo, io cerco di non subissarlo con le mie ansie.
Mio padre sta lottando, da solo.
Non porrò un altro peso sulle sue spalle.
Odierebbe farsi vedere debole da me, lo so.
Posso solo immaginare quanto gli costi mostrarsi a sua figlia così lacero e trascurato, lui che è sempre stato fiero e regale.
 
Chiamo in aiuto ogni residuo di alterigia e di educazione Black e raddrizzo la schiena.
Appena in tempo: in quell’attimo papà alza gli occhi e mi sorride.
Sono scioccata nel vederlo così fragile.
«Allora» dice, esitante «Come sta la mia principessa?»
Accanto a me Silente si muove, a disagio.
Io deglutisco.
Cosa posso dirgli?
Che Blaise mi ha tormentata per mesi? Che a causa sua ho dovuto accettare che Piton e Silente cancellassero i ricordi di Ben e lo spedissero lontano da me, perché io sono quella che mette a repentaglio la sua vita?
Che quel Ben che mio padre stesso ha salvato ora non sa chi sono?
Che mia madre mi ha disconosciuta?
 
Sospiro e stringo la sua mano.
«Sto bene, papà» rispondo, cercando di sorridere «È solo che mi manchi tanto»
 
 

***
Buongiorno, carissimi lettori!
Questa volta sono in anticipo... Domani sarò in ferie e, non sapendo se riuscirò a connettermi per un tempo sufficientemente lungo per aggiornare, ho preferito non correre rischi!
Vi lascio un capitolo di questa storia e anche uno di Esprimi un desiderio, a scanso di ritardi/pc mancanti/connessioni che dabbo probelmi e altre sventure varie :)
(Eccola: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3003709&i=1)
Vi auguro una Pasqua felice!
Sorridete, mangiate e leggete tanto!
Vostra,
Joy

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Capitolo 22
*** II - V ***


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È stato un fantastico Natale*.
 
Niente ferma la produzione di un film, neppure le Feste per eccellenza come quelle natalizie.
Sì, ovviamente a Natale non si lavora: anche noi abbiamo qualche giorno libero.
Però i miei colleghi sono americani: per loro anche pochi giorni sono comunque un tempo sufficiente per festeggiare con le famiglie, ma per me la situazione è più complicata.
La mia famiglia è in Inghilterra e, tra viaggio di andata e ritorno, non avrei davvero il tempo di godermela.
Ma, ovviamente, non esiste che passiamo il Natale lontani: appena ho chiamato mia madre segnalandole che avrei avuto solo qualche giorno di pausa, ma lavorando sia prima che dopo Capodanno, lei è scattata in azione.
Ha comprato tre biglietti aerei (per lei, papà e Jack) e fatto le valigie.
Ne sono stato davvero felice: so che per colpa mia rinunciano al Natale a casa, ai parenti e a Londra… Ma avrei odiato l’idea di restare solo.
Il Natale è la mia festa preferita.
E l’idea di non essere con loro in quel giorno non era neppure da prendere in considerazione: non è mai successo e mai succederà.
 
*
 
I miei arrivano il 20 dicembre, mentre ancora stiamo lavorando.
 
Ottengo di andare a prenderli all’aeroporto, perché in questi giorni sto girando poco.
Il film è molto concentrato sul personaggio di Robert De Niro, è bellissimo osservarlo lavorare.
Ma si tratta della mia famiglia: non lo ammetterei ad alta voce, ma non vedo l’ora di vederli.
Sarà che mi sento anche in colpa per la questione del trasferimento in America, sarà che mi mancano sempre perché siamo molto legati…
Comunque, quando arriva il momento, sono euforico.
Sto andando a prendere la macchina quando incrocio Amanda.
«Ben!» mi saluta, allegra «Pranziamo insieme oggi?»
«Non posso, mi spiace» rispondo «Oggi arriva la mia famiglia, sto andando a prenderli»
«Oh, davvero? Non me lo avevi detto!»
«Non pensavo ti interessasse» sorrido «Sai, non riesco a tornare a casa per Natale, quindi sono venuti loro»
«Ah, che carini!» fa lei «Ma potevi benissimo venire da me per Natale!»
«Grazie, ma il Natale è la festa della famiglia… i miei ci tengono molto»
«Che teneri! Ma lo sanno che hanno un figlio famoso… è normale che tu voglia anche divertirti durante le vacanze…»
«Ci tengo anche io» dico, semplicemente «E passare le Feste con i miei non mi ha mai impedito di divertirmi»
Amanda scrolla il capo.
«Allora non dico altro… Se non che l’invito a venire da me è sempre valido!»
Batte le ciglia e poi mi butta le braccia al collo, dandomi un bacio sulla guancia.
Pericolosamente vicino alle labbra, devo dire.
«Allora ciao!» miagola «Io parto domani mattina… Ci salutiamo prima, vero?»
«Certo» le sorrido.
«Benissimo! Magari mi presenti i tuoi!»
Mi fa l’occhiolino e si allontana.
 
Io resto in silenzio: ho come l’impressione che mia madre non ne sarebbe affatto felice.
 
*
 
Non che io intenda parlargliene, ovvio.
 
I miei non sono tipi con i quali condivido cose del genere.
Se portassi una ragazza a casa, dovrebbe essere speciale.
Mi vedo già mia madre che pianifica le nozze… E non mi sembra proprio il caso con le ragazze che ho avuto finora!
Mi internerebbero, se gliele presentassi.
Del resto, sono figlio di una coppia solida e innamorata: sono cresciuto con il loro esempio davanti agli occhi e questo mi ha reso estremamente esigente.
Inoltre, ho ancora in mente la stranissima conversazione avvenuta prima della mia partenza per il set.
Mi sembra ancora folle l’idea che i miei possano sapere di Tamsin…
Che glielo abbia detto Jack?
Ma è impossibile… Io e lui ci raccontiamo tutto, ma stiamo bene attenti a quello che diciamo ai nostri genitori, visto che loro sono abituati a psicologizzare tutto.
Ci mancherebbe altro!
Ma devo ricordarmi di parlarne con Jack.
 
Al momento, però, sono concentrato sulla gioia di rivedere la mia famiglia, di averla qui.
Adoro condividere con loro il mio mondo lavorativo, soprattutto perché so che non lo hanno mai accettato fino in fondo.
Non è colpa loro, è che per me avrebbero voluto una carriera diversa, un lavoro solido.
Li capisco: per loro la vita di un’artista è fondamentalmente inconcepibile.
Ma tra noi c’è sempre stato un patto: se avessi fatto l’università, loro mi avrebbero lasciato provare a fare l’attore.
Adesso giurano di essere felici, ma secondo me sono sempre scettici e un po’ inquieti.
Essendo le persone che sono, comunque, si guardano ben dal mostrarlo.
 
In macchina, papà mi chiede del set e delle riprese, mamma dei colleghi.
Jack, spaparanzato dietro, chiede solo se ci sono attrici fighe.
«Jack!» sbuffa la mamma «Che non ti senta dire volgarità, capito?»
Lui fa una linguaccia.
«Scusa, mamma» dice, affatto pentito.
Io rido, ma tre secondi dopo vengo assalito dalla voglia di strangolarlo, visto che chiaramente papà aspettava solo una scusa per dirmi:
«Non credo sia opportuno… Ben starà ancora pensando a quella ragazza, no?»
 
Per poco non vado fuori strada.
Ancora?!
«Veramente no» dico, secco.
Mio padre riconosce il tono poco propenso alla discussione e tace, ma mia madre si sporge dal sedile posteriore.
«Ma era così carina!» esclama «E così dolce! Ben, non potresti…»
Carina?
Dolce?
Ma… come può essere Tamsin?!
Voglio dire, lei non è certo una ragazza che mia madre definirebbe in questo modo.
Mi schiarisco la voce e incrocio lo sguardo di mio fratello nello specchietto retrovisore.
Jack alza le spalle, poi però viene in mio aiuto:
«Mamma, che ne sai… L’hai vista una volta! Lascialo in pace, dai!»
«Ma io volevo solo…» fa lei.
«Mamma!» la interrompiamo insieme noi due.
Lei sbuffa, ma si zittisce.
 
Meno male.
Cos’è questo senso di panico che avverto?!
 
*
 
Alla fine riesco a parlarne con Jack, prima di cena.
 
Vado a bussare alla porta della sua stanza e lui mi apre in accappatoio.
«Entra» dice «Vado solo un attimo a vestirmi»
Mi siedo sul suo letto e, quando lui ricompare in jeans e maglietta, non perdo tempo in giri di parole:
«Jack» gli dico «Ma perché hai parlato a mamma e papà di Tamsin?»
Mio fratello, che si sta allacciando la cintura, si interrompe bruscamente e resta con le mani sospese in aria.
Alza le sopracciglia e mi fissa per un po’, in silenzio.
«Che c’è?» sbotto.
«Ma perché continui a nominarmi Tamsin?» domanda lui, lentamente.
Stavolta sono io a fissarlo guardingo.
«Perché mamma e papà continuano a chiedermi della mia ragazza… che io non ho! Quindi ho pensato che magari tu…»
«Io?» fa lui, incredulo «Ma che ne so io? Mamma mi ha chiesto se l’idea di trasferirti in America dipendesse da quella ragazza e io ho risposto che non ne avevo idea. Tutto qui»
Gli lancio un’occhiataccia.
«Va bene, ma chi ha detto loro di lei? Ti avevo detto che non è tipa di cui parlare a casa!»
Jack si gratta la testa.
Non riesco a decifrare la sua espressione.
Sembra… preoccupato?
Perplesso?
All’improvviso sospira e dice:
«Ma secondo te io parlo a mamma di queste cose? Non essere stupido, dai!»
 
Lo so, mio fratello è uno che mi regge il gioco: lo abbiamo sempre fatto, tra noi.
Jack viene a sedersi accanto a me e prende le scarpe.
«Ma tu come stai, Ben?» domanda all’improvviso.
«Benissimo!» gli sorrido.
Lui mi scruta.
«In effetti sembra di sì, a vederti… Ma… E l’America?»
«Jack, è un passo che devo fare» rispondo, cauto «Non sfonderò mai davvero se resto a Londra»
Lui storce il naso, riflettendo.
«Ok. Ma… Mamma e papà non l’hanno presa bene»
Mi mordo un labbro.
«Lo immaginavo» rispondo «E tu?»
Scrolla le spalle.
«Che vuoi che ti dica? Se ti rende felice, allora fallo»
Gli do una pacca sulla spalla.
«Grazie, fratellino»
Jack mi arruffa i capelli e all’improvviso non so più chi sia il maggiore tra noi, se io che fatico ad accettare di ferire la mia famiglia o lui che invece è più generoso di me nell’accettare questo stato di cose.
Comunque, scendo a cena con animo più sereno.
 
E va tutto benissimo, almeno finché dopo cena mi assento per andare un attimo in bagno.
Quando raggiungo la mia famiglia nel bar dell’hotel colgo uno stralcio di conversazione fra i tre.
«… Penso sia come dite voi» sta dicendo Jack «È in fase di negazione, o come cavolo si dice. Non parla di quella ragazza… come se non esistesse!»
Mio padre borbotta qualcosa, la mamma dice:
«Ma cosa sarà successo, per l’amor del Cielo! Erano così felici, così carini! Per avercela addirittura presentata, poi…»
In quel momento papà alza gli occhi e mi vede.
Si affretta a chiamarmi, zittendo gli altri due.
Io sorrido e vado a sedermi con loro, fingendo di non aver sentito nulla.
Allungo la mano per prendere il mio bicchiere e intanto penso, una volta di più, che sta succedendo qualcosa di veramente strano, a casa mia.
 
 

*In realtà, The big wedding è stato girato d’estate: Ben ha festeggiato i 30 anni su quel set. Però i tempi non si adattavano alla storia e quindi ho dovuto cambiarli. È invece vero il fatto che i Barnes si sono recati in America per festeggiare il figlio maggiore.
 
 


***
Buongiorno, carissimi lettori!
Come state? Finalmente è venerdì!!
Devo correre a lavorare, per cui vi ricordo solo che lunedì, come sempre, aggiornerò la mia storia Esprimi un desiderio (eccola: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3078602&i=1 ) e che per qualsiasi domanda o per due chiacchiere mi trovate su Facebook, alla pagina https://www.facebook.com/Joy10Efp  e al profilo https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477
Buona lettura e buon weekend!
Joy

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Capitolo 23
*** II - VI ***


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Vedere mio padre, ad Azkaban, è stata una prova tremenda per me.

 
Malgrado la gioia di poterlo riabbracciare, di vederlo con i miei occhi, visitare la Prigione dei Maghi mi ha scioccata.
Papà è rinchiuso lì da sei mesi.
Mi si stringe il cuore al solo pensiero.
 
Non me la sono sentita di gravarlo con i dettagli di quello che mi è successo nei primi mesi di scuola, quindi mi sono limitata a parlargli delle lezioni e a rassicurarlo sul fatto che studio molto per tornare in pari con il programma.
Silente ha elogiato i miei sforzi e i quindici minuti a nostra disposizione sono volati via come un battito di ciglia.
Ma il sorriso di mio padre, mentre ci salutavamo, è stato il più bel regalo di Natale che potessi ricevere.
 
*
 
Quando Silente mi ha condotta fuori da Azkaban, a sorpresa non mi ha portata subito a casa di Claire, ma si è Materializzato in un pub dall’aria trascurata nel loro villaggio.
«Dove siamo?» ho chiesto, perplessa.
Lui ha scrollato le spalle e si è limitato a spiegare che pensava mi servisse qualche minuto prima di tornare a casa della mia amica.
Ho annuito, grata.
Mi ha offerto una cioccolata calda e ha risposto a tutte le mie domande su Azkaban.
Non lo sapevo, ma Silente aveva informato papà del trasferimento forzoso di mamma a opera dell’Ordine della Fenice.
«Oh» commento «Allora avrei potuto parlargliene…»
«Meglio di no, cara» dice il Preside «Non si sa mai chi è in ascolto, in un posto come Azkaban… I prigionieri non hanno privacy o tutele. Ti sei comportata molto bene, invece. I miei complimenti»
Io sospiro.
«Come sta papà?» chiedo a bruciapelo.
«Peggio di come ti è apparso oggi, solitamente» è la schietta risposta «Ma sapere che tu stavi arrivando lo ha fortificato… Ha voluto mangiare, lavarsi e rendersi presentabile…»
Di fronte alla mia occhiata sgomenta il Preside tergiversa e sorseggia una tisana aromatizzata, quindi mormora:
«Sai, cara, la pressione continua che i Dissennatori operano sui prigionieri spesso diventa… troppo. Per loro non esistono i giorni, le ricorrenze, degli impegni. È tutto un vortice continuo in cui rivivono i loro peggiori ricordi. E molti… Non ce la fanno. E smettono di mangiare, perché non vogliono più vivere»
Sbatto la tazza della cioccolata sul tavolo, ma non faccio in tempo a parlare perché lui prosegue:
«Il caso di tuo padre è diverso, però. Innanzitutto Bartholomeus è un uomo forte e questo ha il suo peso in termini di resistenza ai Dissennatori. Poi, è innocente. E ha uno scopo: impedire al Ministero di scoprire di te e di Ben. E avere uno scopo – come già Sirius ha dimostrato – ti snebbia la mente. Ti rende lucido. E questa è l’unica arma per non lasciarsi andare al potere dei Dissennatori»
Mi tremano le mani.
«Capisco» dico «Ma anche così…»
Deglutisco.
«Ora… ora che Ben non si ricorda di me non potremmo… cercare di tirare fuori papà di lì?»
L’occhiata che mi rivolge Silente è piena di compassione.
«Cara… dopo sei mesi? Chi ci crederebbe? Mi sono offerto di aiutare Bartholomeus intercedendo per lui al Ministero, ma tuo padre sapeva il rischio: avrebbe dovuto spiegare cosa faceva lì quella notte… E come avrebbe potuto evitare di parlare di te e Ben?»
«Ma papà è molto potente» obietto «Forse…»
«Mikayla, i Mangiamorte catturati sono stati interrogati con il Veritaserum. Sai che è una pozione potentissima: non c’è modo di nascondere o omettere qualcosa se si è sotto il suo effetto!»
«Ma… allora conoscete i piani di… di Lei-Sa-Chi, se li avete interrogati!»
«Di Voldemort?» ammicca al mio sussulto «Sai, cara… questa paura di pronunciare il suo nome non fa che renderlo più minaccioso e potente… Ma dicevamo: no, purtroppo no. Voldemort non condivide i suoi piani con i Mangiamorte: loro sono un mero strumento, ma non sono a conoscenza dei suoi disegni»
«Non c’è proprio modo di aiutare papà, allora?»
«L’Ordine sa di lui, cara. Faremo il possibile… Ma per il momento no, non possiamo fare nulla purtroppo»
Forse per via della mia aria disperata, Silente aggiunge dopo poco:
«Non dovrei dirlo, ma… Pensiamo che i Dissennatori si stiano alleando con Voldemort»
Io faccio un salto sulla sedia per la paura.
Lui si limita ad annuire.
«Sì. E se fosse così… Be’, il loro effetto su Azkaban scemerà, anche se di poco. Perché ad Azkaban ci sono i Mangiamorte, come sai. Ti prego di non parlarne con nessuno… Ma speravo potesse esserti di conforto, anche se minimo»
Richiudo lentamente la bocca.
 
Bel conforto, per Merlino.
 
*
 
Il ritorno a Hogwarts mi lascia quasi indifferente.
E così anche i pettegolezzi che non tardano a ricominciare.
Ron e Lavanda.
Hermione che non ha digerito questa storia e che non parla più a Ron.
E, a sorpresa, Neville e Mindy.
Claire è entusiasta della cosa, perché Neville è un bravissimo ragazzo, a suo dire.
Io lo conosco per via della tragica vicenda dei suoi genitori: erano due Auror, molto noti fra i Maghi.
Dopo la caduta del Signore Oscuro, però, furono torturati alla follia da un gruppo di Mangiamorte ancora fedeli al padrone perduto, che li hanno resi folli.
Una di loro è la zia mia e di Draco, Bellatrix Lestrange.
Di Neville ho sempre sentito dire che non è brillante quanto i genitori.
Se però è un bravo ragazzo, allora sono felice per Mindy (e sono certa che, ovunque sia, lo è anche Robert Sheehan, che così è davvero al sicuro. Oh. Non ho pensato davvero di scriverlo a Ben… è che mi devo ancora abituare a questa situazione).
Sono molto teneri e goffi, da vedere insieme.
 
Ma la persona che davvero mi colpisce, al ritorno dalle vacanze, è Draco.
Non frequento praticamente Serpeverde, quindi ci metto un po’ a notarlo: Draco è pallido, sembra malaticcio.
Forse non è stato bene a Natale.
Ma, con il passare del tempo, non posso non notare che la sua condizione permane: è sempre nervoso, trasale per un nonnulla.
E sta spesso solo, mentre prima era un amante dell’attenzione e voleva sempre essere al centro del suo cerchio di amici.
Che strano.
 
Ma mi passa di mente, quando mi informano che la madre di Blaise ha fatto di tutto per cercare di far cancellare al figlio la punizione inflitta da Silente, compreso appellarsi al Consiglio della Scuola.
Uno dei seggi dei consiglieri era di mio padre e spero che gli altri abbiano votato per rispetto a lui contro di lei.
Il risultato, però, è stato che la signora si è messa a parlare male di me nei salotti dei Purosangue, sostenendo che a Hogwarts conduco una vita talmente dissoluta che hanno dovuto togliermi dal dormitorio di Serpeverde per potermi controllare meglio.
 
A volte mi chiedo se una vita sola mi basterà per tutte le vendette che vorrei portare a termine.
 
*
 
Incrocio Draco un paio di settimane dopo il ritorno a Hogwarts.
Sta ancora male?
Non sembra essere migliorato.
Siamo entrambi in cortile: io rientro dalle serre e lui vi si dirige per la lezione di Erbologia.
«Ehi» mi dice, esitante.
È una giornata piovosa: mi sistemo il cappuccio del mantello e rispondo con un cenno del capo.
«Come stai?» chiede.
«Benissimo» è la mia versione ufficiale «Tu?»
Fa un gesto sconsolato con il capo.
«Anche io»
Spero di sembrare più convincente di lui.
«Come è andato il Natale?» chiede.
Sto per rispondere di nuovo “benissimo” ma vedo la sua faccia tirata e le occhiaie scure e, di getto, mi sale alle labbra un’altra risposta:
«Uno schifo»
E Draco, inaspettatamente, sorride.
«Anche il mio» dice, avvicinandosi di un passo.
Sto per chiedergli come mai, quando Claire piomba su di noi come un falco e mi trascina via per il braccio.
 
Merlino.
Capisco che le mie amiche siano in ansia per me, ma a volte mi sembra davvero di essere in gabbia.
Ma siccome Harry – che a quanto pare ha sentito una conversazione tra Draco e Piton in cui quest’ultimo ha detto “il tuo signore”, rafforzando i dubbi del Prescelto su Malfoy* – non si fida di lui, Claire agisce di conseguenza.
Insomma.
Anche io mi fido di Harry… Ma anche di Piton.
E su questo io e lui non andremo mai d’accordo, lo so.
E per quanto i miei amici possano criticarmi, io mi fido anche di Draco: è grazie a lui se ho salvato Ben.
Gli devo davvero tantissimo.
 

 
*Harry Potter e il Principe Mezzosangue, capitolo 16
 
 


***
Buongiorno, carissimi lettori!
Oggi sono veramente di corsa, quindi vi dico telegraficamente che:
- lunedì (e anche martedì e mercoledì) sarà una giornata di fuoco e quindi anticiperò l'aggiornamento di Esprimi un desiderio tra oggi e domenica;
- ho iniziato a postare la terza storia Hermione-Caspian. Si chiama L'Erede di Narnia e per il momento aggiornerò ogni due settimane. La trovate qui:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3092907&i=1
- per tutto il resto c'è Facebook ;)
Pagina:  https://www.facebook.com/Joy10Efp
Profilo:  https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477
Buona lettura e buon weekend,
Joy

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Capitolo 24
*** II - VII ***


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[Ben]


Non ho capito questa cosa della fase di negazione.
 
Mi sembra di vivere in un gigantesco scherzo, di quelli folli che organizza mio fratello.
Tant’è che mi aspetto che Jack, ad un certo punto, scoppi a ridere, o mi prenda in giro.
Ma niente.
Non mi dice niente.
 
Anzi, è sospettosamente gentile con me.
I miei lo stesso.
Non che siano mai sgarbati, per carità: non li ho mai visti alterati o aggressivi in vita mia.
Ma mi sembra che mi osservino molto e che siano particolarmente attenti quando mi parlano.
 
O sto forse uscendo di testa?
Che sia la conseguenza di essere figlio di professionisti del loro campo?
Ho fatto di tutto per non seguire le loro orme e adesso…
Cosa significa tutto questo?
Che avrei dovuto studiare psicologia per capirci qualcosa?
 
*
 
Alla fine, la mia famiglia si ferma appena una settimana.
 
Robert De Niro ci invita a cena in uno dei suoi ristoranti e devo dire che la sua gentilezza mi stupisce davvero.
Sì, avevo detto sul set che tenevo molto alla visita della mia famiglia, ma non avrei immaginato che mi avrebbe prestato tanta attenzione.
Mangiamo benissimo, poi il giorno dopo li accompagno all’aeroporto.
Gli addii sono sempre tristi, sebbene io conduca una vita che mi soddisfa pienamente.
E, ancora, non posso non notare negli occhi di mia madre un turbamento cui non so dare nome.
Vorrei trattenere Jack, chiedergli spiegazioni…
Ma spiegazioni su cosa?
 
Ed è così che, malinconico, li lascio andare, restando a salutarli dalla zona che precede i controlli aeroportuali.
E, quando spariscono alla mia vita, sospiro e non vado subito a prendere la macchina, ma mi concedo un caffè.
Uno di quegli schifosi caffè da aeroporto, tiepido e cattivo.
Mi prendo qualche minuto e non so bene se la tristezza che sento dipende da me o da questa nota stonata che mi sembra di cogliere, senza però che io capisca…
 
Mi riscuoto quando il cellulare vibra nella mia tasca.
Lo prendo e leggo un sms di Susan Sarandon, che propone una festa per prepararci al ritorno sul set.
Io amo il set… Ma una festa non si rifiuta mai.
 
*
 
Le riprese ricominciano subito dopo Capodanno ed è chiaro che questo ha impedito a tutti noi di eccedere nei festeggiamenti.
 
«Sono felice che Susan abbia proposto una festa» cinguetta Amanda, al trucco «Davvero, è troppo brutto lavorare durante le vacanze!»
Katherine sorride e chiude una chiamata con il marito, poi mi chiede se il soggiorno dei miei è stato piacevole.
«Sì» rispondo «Certo»
Di nuovo quella piccola fitta d’ansia.
«Comunque, ci meritiamo un party» dice, decisa «I miei Natali, con le bambine, sono diventati davvero tranquilli»
«Bene!» Amanda salta in piedi, giuliva «Allora andiamo a lavorare, così stasera arriva prima!»
 
Alla fine, la prima giornata di riprese è molto tranquilla.
Io non ho scene, ma osservo De Niro e mi sento un privilegiato.
Quasi non mi accorgo del tempo che passa, quando il set si spegne.
Vado in hotel, faccio una doccia e poi prendo la macchina per raggiungere il locale che Susan ha prenotato.
Amanda è sulla porta, che si guarda intorno.
«Ben!» sorride, correndo ad abbracciarmi «Sono venuta in taxi, così posso bere senza problemi!»
Io le sorrido.
«Io invece preferisco avere la macchina, così sono più libero»
«Ne hai affittata una?»
Annuisco.
«Lo faccio sempre, quando mi fermo a lungo in un posto. Lo preferisco alle auto di servizio e ai taxi»
Lei mi prende sotto braccio.
«Che uomo metodico» ride «Dai, vieni a divertirti!»
 
La serata è piacevolissima.
Sono seduto vicino a Robert De Niro e lo ascolto raccontare di film in cui ha lavorato.
Bevo ogni singola parola.
Non ho sete, né mi alzerei per nulla al mondo.
Ma, all’improvviso, Amanda e Katherine piombano su di noi.
«Ehi!» fa la prima, ridendo «Questa è una festa, non un salotto per chiacchierare! Parliamo domani; balliamo stasera!»
La guardo: indossa un abitino corto e si è raccolta i capelli e tolta le scarpe per ballare.
Sembra una ragazzina imbucata a una festa.
Robert sorride e si alza.
«Non ho più l’età» geme «Dov’è Susan?»
Katherine ride e gli rivolge una battuta scherzosa.
Si allontanano, diretti verso il bar, e io e Amanda restiamo soli.
Lei fissa gli occhi nei miei e sorride.
Dopo un minuto le chiedo se vuole bere qualcosa.
«No» fa lei, prendendomi la mano «Andiamo a ballare!»
«Io non ballo» sorrido.
«Allora…» mi spinge indietro, contro il divano.
Mi siedo e lei si accomoda sulle mie ginocchia.
All’improvviso , il suo braccio è dietro il mio collo e il suo viso vicinissimo.
«Allora parla con me» mormora, seducente.
 
 
*
 
È simpatica.
Amanda è simpatica.
Divertente, provocante, un po’ sfacciata.
Stiamo parlando da un po’ e l’atmosfera ha assunto quei contorni di attesa che ben conosco.
Peccato che io non mescoli la vita priva con il lavoro.
Con un segreto sospiro di rammarico poso il bicchiere e mi alzo con decisione.
«Si è fatto tardi» dico, gentile ma fermo «Sarà meglio che vada»
Lei batte le palpebre.
«Da solo?» chiede poi, schietta.
Sorrido.
«Sì, Amanda»
«Perché? Non ti piaccio?»
Non è pressante, sembra solo curiosa.
«Mi piaci» rispondo «Ma siamo colleghi. Lavoriamo insieme e io ho delle regole»
«Oh, dai» dice lei, sbuffando «Non puoi essere serio!»
«Lo sono, mi spiace»
«Ma… vale per il lavoro? Per questo film? E poi basta?»
Esito.
«Non sto cercando una storia, Amanda»
Lei ride.
«Nemmeno io. Non è quello che volete sentirvi dire?»
«Non penso tu abbia problemi ad uscire con i ragazzi»
«No, infatti. E questo mi rende molto determinata»
Si alza e posa una mano sul mio petto.
«Molto» ripete.
Si alza sulle punte e mi bacia leggermente sulle labbra.
«E sono paziente» dice, prima di girarsi e dirigersi in pista.
 
Non si volta indietro, mentre io la guardo camminare.
Si butta nella mischia e, dopo un attimo, si sta muovendo e canta.
Sembra divertirsi.
 
Conto fino a cinque e mi dirigo alla porta.
 


***
Buongiorno, carissimi lettori!
Chiedo scusa per il ritardo, è stata davvero una settimana infernale!
Spero non ricapiti...
Vi lascio alla lettura, ma vi ricordo prima le altre due storie aperte che ho:
Esprimi un desiderio (fandom Ben Barnes): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3099829
L'Erede di Narnia (crossover Le Cronache di Narnia/Harry Potter): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3092907&i=1
Per qualunque cosa, mi trovate su Facebook!
Pagina: https://www.facebook.com/Joy10Efp
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Buona domenica e buona lettura,
Joy

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Capitolo 25
*** II - VIII ***


~~[Mika]

Come previsto, parlare con Draco non è così difficile.

Basta aspettare con pazienza di non avere gli occhi degli amici puntati addosso e, a colazione, scambiarsi qualche frase banale.
È da un paio di giorni che osservo Draco e i miei sospetti sono assolutamente confermati: sta sempre da solo.
Mangia poco.
A lezione è distratto e il suo rendimento, da sempre ottimo ne soffre. Lo so perché ho sentito Pansy Parkinson rinfacciarglielo.

Questa mattina, entrando in Sala Grande, ho osservato il tavolo di Serpeverde con studiata noncuranza e mi sono seduta quasi davanti a lui.
Ci siamo scambiati un’occhiata, quindi io ho aperto la borsa, preso un libro e mi sono messa a leggere.
Dopo un po’, man mano che le persone si alzavano, Draco si è avvicinato e mi si è seduto davanti.
Io ho finto di non accorgermene e, dopo qualche minuto, lui ha mormorato:
«Ehi»
Ho alzato gli occhi.
«Ehi» ho risposto, tornando poi ad abbassare gli occhi sul libro.
L’ho sentito trattenere una risata.
«Non fare la stronza, dai» ha detto.
Mi è scappato un sorriso.
E poi, dopo quello, è stato tutto facile.


Abbiamo evitato luoghi molto frequentati dove farci vedere e abbiamo optato per un’aula vuota nei sotterranei.
È un’ala della scuola congeniale a noi Serpi.
In teoria, eravamo al sicuro dai miei amici, ma non eravamo altrettanto sicuri dei suoi.
Che, in fin dei conti, sono i nostri compagni di Casa.
Per cui Draco ha insonorizzato la stanza e io ho sbarrato la porta.
Quindi, alla luce delle torce, lui mi ha fatto un cerimonioso inchino e ha scostato una sedia per me.
«Prego, mia signora» ha detto «Volete accomodarvi?»
Io mi sono seduta e l’ho osservato prendere una seconda sedia, per sé.
«E quindi?» ho chiesto, dopo un attimo «Come stai, Draco?»
Lui ha esitato visibilmente, occupato com’era a spolverare la sedia.
«Bene» ha risposto poi, alzando lo sguardo «E tu?»
Cosa potevo rispondere?
«Bene» ho detto, categorica.

Il silenzio si è dilatato fra noi.
Io, da parte mia, non ricordavo un momento in cui fossi stata meno bene e lui… beh, non sembrava al top della forma.
Ma nessuno di noi, evidentemente, voleva dare voce ai suoi pensieri.
«Perché tutto questo?» ho domandato dopo un po’ indicando con un gesto l’aula semibuia.
Draco ha scrollato le spalle.
«Pensavo volessi un po’ di respiro da quei Grifoni che ti stanno sempre addosso»
«Sono miei amici» dico, piano.
«Mika, ti conosco da sempre… E so bene che, fino a poco tempo fa, non erano tuoi amici. A parte quelle due tizie strambe, che non ho mai ben capito perché frequentavi»
Ho sospirato.
«Ah sì? Ma hai visto il comportamento dei miei suddetti “amici”, vero? È da un po’ che ho capito quanto mi fossero amici i Serpeverde»
Malfoy ha scosso il capo.
«Tu sei una Serpeverde» ha detto «E sai come funziona. Eri molto amata, troppo invidiata. Sì, ci sono stati quelli che hanno gioito quando hai perso tutto. Ma…»
«Proprio questo è il punto» lo interrompo, pacata «Io non ho perso nulla. Cosa mi manca, secondo te? L’amicizia falsa di quelli che mi stavano attorno perché sono una Black? Le adulazioni e i complimenti di chi mi ha voltato le spalle dopo quello che è accaduto a papà? O, magari, pensi che mi manchi Blaise?»
Malfoy arriccia il naso.
«Lo sai che funziona così, Mika. Ma tu resti una Serpe. Farti vedere con quei maledetti Grifoni…»
«No, ti sbagli!» alzo la voce «Non parlare così delle persone che mi sono state accanto quando voi – che siete la mia Casa! – mi avete lasciata sola!»
Lui sembra imbarazzato.
«Tu… tu non sei una che dà l’impressione di volere un aiuto. E diciamocelo… Se non ti fossi fatta rispettare, sfidando Blaise, non saresti tu. Ma ti giuro che, se avessi saputo cosa stava progettando, ti avrei avvisata»
«Perché?» chiedo «A cosa devo questa tua pretesa di amicizia?»
Lui sembra in difficoltà.
«Siamo parenti…»
«Non mi sembra che questo ti abbia reso un mio paladino»
Il gelo nella mia voce è palese e lui si agita sulla sedia.
«Ma se ti dico…»
«Draco, ascolta, le chiacchiere stanno a zero. Funziona così, in Serpeverde, e lo sappiamo entrambi. Ognuno per sé e tutti dietro al più forte»
Lui annuisce.
«Non credere che non lo sappia» bisbiglia.

Scende di nuovo il silenzio, lui non sembra interessato a romperlo.
Mi alzo, decisa.
«Sappi che a me non serve nulla: so cavarmela da sola. Ma, visto che sei stato tu a tirare in ballo l’argomento della nostra parentela, lascia che ti dica una cosa. Se c’è una cosa che non ti perdono è che non siete stati vicini a mia madre. Eravate sempre a casa nostra, tua madre e la mia sono amiche. Invece, dopo quello che è successo a papà…»
Draco salta in piedi, con una smorfia che gli deforma il viso.
«Sai che anche mio padre è ad Azkaban!»
«Ma la vostra famiglia non è stata bollata come la mia!» urlo «Tua madre non è stata derisa e lasciata sola e…»
Mi interrompo, ansimando.
Non gli dirò mai come ho visto mia madre, mai.
Lui muove le mani.
«Non è facile nemmeno per noi, cosa credi? Che mia madre sia in vacanza adesso?»
«Però è a casa sua, trattata come una regina dai suoi amici e…»
Lui fa un passo verso di me e io mi scanso bruscamente.
«Tieni le distanze!» esclamo, minacciosa.
Faccio per prendere la bacchetta ma lui alza le mani, mostrandomi di non avere cattive intenzioni.
«Sei una sciocca!» dice, torvo «Certo, mia madre riceve ancora e ha amici che vanno a trovarla in casa… E non indovini come mai? Non sai che amici sono?»
Esito, ma è impossibile fraintendere il suo tono disgustato.
«Ma…» tergiverso «Cosa vuoi dire? Che…»
Un brusco cenno d’assenso.
«Sì, le visite che riceviamo al Manor non sono esattamente visite di cortesia. E il motivo per cui tua madre non le ha ricevute è che noi sappiamo benissimo che tuo padre, che la tua famiglia non è nella nostra fazione»

Lo ha detto in un modo talmente chiaro che non potrei fingere di non aver capito.
«Mi stai dicendo che i contatti che tua madre mantiene sono con i Mangiamorte?»
Malgrado la stanza sia insonorizzata, lui si guarda attorno rapidamente.
Poi, apparentemente rassicurato, annuisce una sola volta.
«Credevi che l’aristocrazia magica passasse sopra alla detenzione ad Azkaban?» fa, beffardo.
Io mi mordo un labbro.
«Non so quanta aristocrazia magica sia coinvolta con…»
«Con l’Oscuro Signore? Puoi dirlo, avanti! Siamo molti… e non puoi non saperlo»
«Ti sbagli» dico, sincera «La mia famiglia non è filobabbana, ma so che papà e mamma non hanno nulla a che fare con…»
Inutile, non riesco a dirlo.
Non posso credere, invece, che a Draco sembri normale.
«Lo so» dice «Mio padre ha tentato più volte di coinvolgere il tuo, ma ha sempre incontrato resistenza. Non dico che non ci fosse una certa simpatia di idee… Ma non si è mai concretizzata»
«Mi stai dicendo che Lucius ha tentato di convincere papà a passare dalla parte di Tu-Sai-Chi?»
Un cenno affermativo.
«Perché sei sorpresa? Come credi che recluti proseliti? Andando a elemosinarli di porta in porta?»
«Non ci ho mai pensato, veramente…»
Mi siedo, passandomi una mano tra i capelli.
«Perché me lo hai detto?» domando poi.
«Perché, siccome so che tuo padre non è nelle nostre fila, volevo sapere cosa faceva al Ministero»
Io taccio.
«So che sei andata a trovarlo ad Azkaban, a Natale» aggiunge.
Sgrano gli occhi e lui ghigna.
«Non puoi sapere quante cose sappiamo, Mika…»

Devo avere un’espressione spaventata, ma mi sforzo di pensare lucidamente.
«Io non ne ho idea» dico, lentamente «Non so cosa stesse facendo papà e lui non vuole dirmelo… E nemmeno la mamma»
Ci fissiamo, in silenzio.
La stanza è illuminata solo dal fuoco delle torce, che proietta strane ombre oblunghe sulle pareti.
Mi sforzo di non mostrare la paura.
Raddrizzo la schiena e penso a cosa direbbe mio padre: mai farti mettere in un angolo, ma attaccare.
Per questo apro la bocca e domando a bruciapelo:
«E tu? Cosa significa quello che mi hai detto? È una confessione?»
Altro ghigno.
«Perché, pensi di denunciarmi?»
«Perché ho paura per te» dico.
Sono sincera, ma non credo se lo aspettasse.
Sgrana gli occhi e mi fissa attonito.
Proseguo velocemente:
«So dei trascorsi di Lucius… Ma sono assolutamente certa che tua madre non c’entri nulla. Non è il tipo di donna che potrebbe scendere a compromessi con…»
Lui scuote il capo.
«Mia madre sa qual è il suo dovere»
«Tua madre è indubbiamente fedele a suo marito, così come lo è la mia. Ma condividere quello che Tu-Sai-Chi fa a me sembra un’altra cosa»
Sul viso di Draco si rincorrono le ombre.
«Nessuno di noi ha scelta» mormora, dopo un po’.
«Si ha sempre una scelta» dico, decisa.
«Che ne sai?» il suo tono si fa velenoso «Tu non hai la minima idea di come sia…»
«Ah no?» alzo di nuovo la voce «Perché io non sono stata vittima di violenza? Perché io non avrei potuto chiedere aiuto a Piton, o a Silente? Non avrei potuto arrendermi? Invece non l’ho fatto!»
Draco mi guarda intensamente, poi scuote il capo.
«Non sempre è possibile» bisbiglia.

Penso a Ben, a mia madre.
Se il motivo per cui lotti è importante, puoi fare di tutto.
«E quindi?» chiedo «Perché mi dici queste cose?»
Ride, una risata amara.
«Forse perché sono solo come te? Forse perché cerco uno sfogo?»
Scrollo le spalle.
«Noi non siamo uguali» dico.
«Siamo due reietti» risponde lui, amaramente.
«Draco… ma che dici?» sono perplessa «Tu hai i tuoi amici, la tua vita. Cosa ti sta succedendo?»
Mi sembra di scorgere confusione sul suo viso.
Sembra lottare con se stesso, ma quando faccio un passo verso di lui bruscamente mi volta la schiena.

E, senza una parola, si dirige alla porta, la apre e sparisce in corridoio.

 



***
Buongiorno, carissimi lettori!
Perdonate il ritardo, ma ero senz pc... E ra ch ne ho trovato uno csa scopro?!
Che non mi fa formattare il testo, né inserire i link...
E' Efp che funziona male? E' incompatibile con Windows 8.1? E' la sfiga??
Comunque, vi chiedo scusa ma vi lascio senza nemmeno una nota... Ma ormai sapete che sono su Facebook e che tutte le mie storie le trovate qui su Efp, nella mia pagina!
Buona domenica,
Joy

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Capitolo 26
*** II - IX ***


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[Ben]

 
Le riprese procedono bene e, presto, arriva anche il mio turno.
 
Essendo un film su un matrimonio e interpretando io lo sposo, non è difficile immaginare come la sposa condivida con me quasi tutte le scene.
E questo significa che io e Amanda, improvvisamente, siamo sempre insieme.
Non che mi dispiaccia: lei è divertente e simpatica, seppure – un po’ troppo spesso per i miei gusti – un po’ sfacciata.
Malgrado il discorso che le ho fatto dopo Capodanno, sembra essersi intestardita nel darmi la caccia.
 
Proprio ieri, dopo la pausa pranzo, Katherine Heigl mi ha detto sostanzialmente la stessa cosa.
Stavo leggendo il copione e sorseggiavo un caffè, quando Katherine si è seduta al mio fianco e, dopo un attimo, ha chiesto allegramente:
«Come va, Ben?»
Ho abbassato il copione e le ho sorriso.
So che in molti giudicano negativamente Katherine: si dice che sul set sia capricciosa e incontentabile, ma con me è stata sempre molto gentile.
«Bene, grazie. Ho una scena in notturna»
«Lo so» ha risposto, strizzandomi l’occhio «Amanda me lo ha detto almeno cinque volte»
«Ah sì?» faccio, prudente.
L’ultima cosa che desidero sono pettegolezzi sul set.
Lei annuisce e poi abbassa la voce:
«Ho notato che Amanda ti sta molto dietro»
Non è una domanda, per cui mi limito a scrollare le spalle.
«Ci conosciamo appena» ribatto «Siamo colleghi…»
«Che gentleman!» mi prende in giro lei «Altri, al tuo posto, sarebbero meno delicati… Diciamocelo: Amanda non è esattamente un tipo discreto»
Sospiro.
«Katherine, cosa vuoi che ti dica? Non c’è nulla tra me e Amanda»
«Perché tu non vuoi!» sorride lei, furba «E non ti sto mica rimproverando! Dico solo che hai una grande ammiratrice… Se capisci cosa intendo»
 
Reprimo un sospiro di frustrazione.
Ho capito anche troppo bene.
«Sono certo che ti sbagli» dico, invece «Penso sia gentile e affettuosa con tutti»
Katherine mi lancia un’occhiata compassionevole.
«Non mi sembra proprio» ribatte, spassionatamente.
Oh, insomma.
Io apprezzo il suo essere schietta e diretta, ma cosa vuole che le dica?
Che Amanda mi insegue in continuazione?
Che io trovo questo atteggiamento poco femminile e molto fastidioso?
Non lo direi mai di una collega ad un’altra collega, per cui mi limito a una frase di circostanza e riprendo in mano il copione.
Katherine tace, ma mi resta seduta accanto.
Poco dopo arriva anche Topher Grace ma, per fortuna, lei non tira di nuovo fuori l’argomento.
Meno male.
Mi immergo nella lettura e mi isolo dal resto del set, come faccio sempre.
 
*
 
Più tardi, quella sera, siamo sul set per girare una scena mia e di Amanda.
 
Finora abbiamo guardato gli altri girare una scena in auto e si è fatto parecchio tardi.
Loro, però, erano in sei e quindi è toccato a noi aspettare.
A me non causa problemi, mi interesso sempre molto al lavoro di altri attori.
Guardare le loro scene è sempre un’occasione per imparare.
 
E, alla fine, tocca a noi.
Prendiamo posto in un’auto, mentre tutto attorno a noi la troupe dispone luci e macchinari per le riprese.
Amanda è seduta sul sedile accanto al mio e una truccatrice le sta dando gli ultimi ritocchi.
Nella scena che gireremo di qui a pochi minuti dovremo litigare. Quindi fare pace.
Il motivo del litigio è la bugia che ho chiesto ai miei genitori adottivi di raccontare alla mia madre biologica: devono fingere di essere ancora sposati perché lei è un’intransigente cattolica.
E quando Missy (cioè il personaggio che Amanda interpreta) lo scopre, monta su tutte le furie.
 
Quando la truccatrice finisce di sistemarla e si ritira, Amanda mi lancia un’occhiata trionfante e strizza l’occhio.
«Allora, sei pronto?» chiede con un sorriso.
«A litigare?» ribatto, scherzando «Certo!»
«Non mi piace litigare, preferisco fare altro…» ammicca lei.
«Beh, immagino che se il tuo fidanzato ti tirasse dentro una situazione paradossale come questa del film ti arrabbieresti, e molto»
«Non sono fidanzata» mi dice lei, senza molta logica apparente.
«Dicevo per dire» spiego.
«Sì, lo so, ma… Ben, davvero: non sono fidanzata. È vero che mi vedevo con uno, ma abbiamo chiuso»
«Ok, ok» dico, precipitosamente «Non importa. Voglio dire… Mi dispiace»
«A me no» mi strizza l’occhio e si sistema i capelli.
 
In quel momento Justin, il regista, si affaccia nell’auto per darci le ultime dritte prima del ciack.
Amanda sembra un gatto che si è mangiato il topo e, anche se faccio finta di niente, so bene perché: nella scena c’è un bacio appassionato.
Ma siamo entrambi due attori e sappiamo come funziona e cosa fare… giusto?
 
All’improvviso, lo spazio dell’abitacolo mi sembra minuscolo e un po’ opprimente.
 
 
 
Appena parte il ciack conto fino a tre nella mia mente e poi iniziamo a parlare.
Le frasi – le mie di scuse e le sue furiose – si intervallano con regolarità.
Mi sembra che, forse, ci stiamo mettendo poco mordente, ma tanto la ripeteremo per cui mi preoccupo solo di non perdere il filo.
È vero che abbiamo provato, ma alla fine il primo ciack è sempre un po’ un tentativo.
Direi che va benino, senza troppe sbavature…
Almeno fino al momento del bacio.
Lì la fredda Missy improvvisamente si risveglia e, con irruenza, mi stringe e mi bacia.
Intenzionalmente.
Non è un bacio di scena, questo.
Mi scosto appena ma non posso scansarla, perché la scena prevede un bacio passionale.
Inclino il capo e cerco di darle un bacio di quelli dei film, quelli finti, ma lei non ci sta: si agita tra le mie braccia e finisce che io mi tiro indietro piuttosto bruscamente, sbattendo contro il sedile.
«Ahia!» esclamo, seccato, mentre contemporaneamente il regista grida:
«Stop!!»
Nel silenzio che segue Amanda mi rivolge un sorrisetto compiaciuto.
 
Justin mette dentro la testa.
«Tutto ok, ragazzi?» chiede «Cosa succede, Ben?»
Trattengo una rispostaccia.
«Niente, tutto bene. Scusa»
«Nulla, nulla, la rifacciamo!» risponde lui «Ma metteteci un po’ di passione, mi raccomando! Siete fidanzati, vi sposate domani! Tu, Ben, stai pensando di portartela a letto: è Missy che si tira indietro! Tutto chiaro? Forza, riproviamo!»
Tutto chiaro un corno.
Qui recitiamo a parti invertite.
Come se mi avesse letto nel pensiero Amanda ridacchia e dice:
«Ha detto più passione, giusto? Ho capito bene?!»
Molto bene, allora.
Se crede di divertirsi solo lei, si sbaglia.
Non ho certo problemi a baciarla, io.
 
Infatti nel secondo ciack il bacio è indubbiamente vero e, nel terzo, ci aggiungiamo qualche palpatina in più.
Per fortuna non ce n’è un quarto, o non so dove arriveremmo.
Scendiamo dall’auto e Amanda mi passa accanto, sfiorandomi con una mano.
«Niente male, Ben» mormora «Niente male davvero!»
 
E, per la seconda volta in troppo poco tempo, resto a guardarla mentre si allontana ancheggiando verso la sua roulotte.
 

***
Buongiorno, carissimi!
Finalmente è venerdì: gaudio!! :D
Non so voi, ma io sono sempre stanchissima e assonnata... Ah, la primavera!
Vi ricordo le altre due mie storie aperte, se volete darci un'occhiata.
Esprimi un desiderio (sul mio amatissimo Ben Barnes): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3113784
L'Erede di Narnia (Caspian e Hermione sono tornati!!): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3092907&i=1
Inoltre, se volete, potete trovarmi anche su Whattpad con una vecchia storia, Nothing Else Matters: http://www.wattpad.com/story/39210033-nothing-else-matters
Per qualunque domanda o per fare due chiacchiere sono su Facebook!
Pagina: https://www.facebook.com/Joy10Efp
Profilo: https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477&fref=ts
Buona lettura e buon weekend,
Joy

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Capitolo 27
*** II - X ***


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[Mika]

Malgrado io non abbia capito molto di quella discussione con Draco, non ne parlo a Mindy e Claire.

 
La prima, del resto, è molto presa da Neville e parecchio distratta.
Sono davvero felice per lei: finalmente ha dimenticato Robert Sheehan per concentrarsi invece su un ragazzo vero, che le vuole bene e la vede per quella che è.
Ora, non che Robert non fosse vero, ma di certo non era stata vera la loro relazione, che si basava sostanzialmente sui sogni di Mindy e su un Filtro d’Amore.
Anche se, a ben pensarci, io le devo molto: se non ci avesse trascinate in quella pazzia non avrei mai conosciuto Ben.
Ma non mi metterò a pensare a Ben ora, altrimenti crollerò e scoppierò in lacrime, ma io non posso perché agli occhi di Zabini e dei suoi tirapiedi devo essere il ritratto della felicità.
Torniamo, pertanto, a Mindy e Neville.
Claire sostiene che sono due pasticcioni tali che si sono innamorati per questo, ma so che è felice per la nostra amica.
Neville è sempre molto timido e quando siamo tutte e tre insieme sembra decisamente a disagio, ma forse dipende dal grado di confidenza totale che c’è tra noi.
Non potrebbe essere diversamente, siamo amiche da anni e abbiamo condiviso così tanto.
 
Eppure, non riesco a mettere le mie amiche a parte di quello che mi ha detto Draco.
Dapprima sono stata tentata di liquidare il tutto come una vanteria da ragazzino, ma so che ci sono elementi inquietanti che depongono contro questa tesi.
Per prima cosa, Lucius, il padre di Draco: è stato un Mangiamorte nella vecchia guerra, lo so bene.
Poi, la questione di sua madre, Narcissa: sarà vero quello che mi ha detto Draco?
Che sua madre non ha subito lo stesso ostracismo della mia per via della protezione dei Mangiamorte?
E cosa intende Draco quando parla di se stesso come di un elemento operante tra le fila del Signore Oscuro?
 
So cosa razionalmente sarebbe meglio fare: andare dritta da Silente.
O, magari, da Piton.
So bene – perché papà me ne aveva parlato – che anche Piton ha un passato non proprio limpido, quindi magari potrebbe sapere o indovinare più cose di me.
Eppure…
Sono restia a farlo, lo ammetto.
Sento che c’è qualcosa di vero, ma non so quanto.
E se Silente la prendesse per una mia fantasticheria?
E se Piton non mi credesse?
A quanto pare, Harry Potter ha avanzato varie accuse nei confronti di Draco ma Silente non lo ha mai ascoltato: lo so perché ho sentito Harry parlarne, infuriato, con Ron e Hermione (separatamente, dato che quei due sono ancora in lite).
E se è così… Harry è il prediletto di Silente.
Se il Preside non ascolta lui, allora io che vado a fare?
 
Forse, la cosa migliore è aspettare di avere più elementi concreti in mano.
 
*
 
Non mi ero mai resa conto che Draco non giocasse più a Quidditch.
 
Lo razionalizzo quando, a lezione, sento Astoria ridere con altre compagne di classe.
Stanno parlando di Pansy Parkinson:
«… Quella povera illusa! Era tanto certa che Draco si sarebbe messo con lei… E invece! Ora non si azzarda più a mostrare la faccia in Sala Comune, da quando lui si è fatto quella piccola Corvonero! Ah, povera sfigata! Non la vuole proprio, malgrado lei abbia fatto di tutto per farsi notare…»
«Sì, ma Malfoy è cambiato, ve ne siete rese conto? Sta sempre per i fatti suoi e invece all’inizio dell’anno non faceva altro che dire di avere una missione per conto suo…» 
Astoria tronca bruscamente la conversazione.
«Silenzio! Non che io ci abbia mai creduto, comunque… Non me lo vedo capace di fare molto, oltre ad andare con ragazzine insulse… E non so quanto potrà durare, tra parentesi, ora che non gioca nemmeno più a Quidditch!»
L’ingresso in aula di Vitious zittisce i pettegolezzi.
Estraggo il libro dalla borsa, sentendomi perplessa.
 
 
La sera, a cena, mi siedo accanto a Draco.
Lui finge di non vedermi e io, servendomi le patate, mi chino in avanti e bisbiglio:
«Quindi te la fai con le Corvonero? Il tuo fan club è molto deluso»
Ottengo uno sbuffo, quindi Draco si volta e dice qualcosa a Goyle, che risponde con un grugnito.
Anche il loro terzetto non sembra più quello di una volta.
 
*
 
Incontro nuovamente Draco nelle serre, quando vado a cercare la Professoressa Sprite per un dubbio sulla verifica di Erbologia.
Lei, immersa fino ai guanti nel suo fertilizzante preferito (Concime di Drago), guarda sconsolata la mia pergamena e poi abbaia:
«Malfoy! Vieni qui!»
Lui, che stava potando un Cespuglio Ballerino, posa le cesoie e si avvicina circospetto.
«Sì, professoressa?» chiede, mantenendosi a una certa distanza dalla Sprite e dall’odore che emana.
«Per tutte le Mandragole con i brufoli, vieni qui!» fa lei, brusca come sempre.
Lui arriccia il naso ma non si azzarda a disobbedirle.
«Dai una mano tu alla signorina Balck con questo esercizio… Ah, ai miei tempi le classi superiori, nelle Case, aiutavano i compagni più giovani! Per Morgana, le nuove generazioni… Comunque, tu hai voti discreti in Erbologia, quindi aiuta la signorina Black mentre io penso a queste povere piante!»
Detto ciò, ci congeda bruscamente.
 
Io mi avvicino a un banco e poso la borsa.
Draco mi segue e, di malavoglia, si mette a sfogliare il mio compito.
«Usi medicinali delle Spore Magiche?» borbotta «Che palle!»
Lo osservo leggere, concentrato, e vedo alla luce del giorno che la sua palle pallida ha assunto dei toni verdastri.
«Draco» dico, di getto «Ma… Stai bene?»
Lui alza di scatto la testa.
«Certo che sì» dice, secco «Perché?»
«Perché non sembra proprio, a guardarti! Sei verde!»
Lui arriccia il naso.
«Fatti gli affari tuoi!»
Ovviamente, il mio caratteraccio si infiamma subito.
«Oh, be’, grazie tante! Voglio vedere se c’è qualcun altro, tra i tuoi presunti amici, che si preoccupa per te!»
All’improvviso, un’espressione di shock appare sul suo viso.
Si affretta a distogliere gli occhi dai miei, ma potrei giurare che sia rimasto colpito dalla mia osservazione.
«Sono pronto a scommettere» dice dopo un secondo «Che nemmeno a te importa a nulla»
«Ti sbagli» dico, calma «Non siamo indubbiamente amici, ma io non voglio il tuo male. Siamo parenti e per me questo conta… Credevo contasse anche per te, visti certi tuoi discorsetti…»
Solleva di nuovo gli occhi per incontrare i miei.
Sembra sospettoso.
«Certo che conta» dice, poi, quasi di malavoglia «Pensala come ti pare, ma per me la famiglia è importante. E ti ho già detto che mia madre è molto legata alla tua»
Annuisco.
«E si trattano così, i parenti?» chiedo, polemica.
Lui fa una smorfia.
«Anche tu sei simpatica quanto uno Schiopodo Sparacoda imbizzarrito… E comunque mi pare di essere stato generoso, no? Non sono stato forse io ad avvisarti che Zabini è sulle tracce del tuo fidanzato immaginario?»
 
A queste parole sento una fitta al cuore, ma mi sforzo di mostrarmi impassibile.
C’è una seconda ragione per cui ho cercato il contatto con Draco: fornirgli una versione completamente inventata su Ben, sperando che la riporti ai Serpeverde e che così arrivi a Zabini.
E questa è la mia occasione.
Scrollo le spalle e ribatto:
«Il mio fidanzato è tutto tranne che immaginario»
«A quello che so io, Zabini non lo ha ancora identificato»
«E questa sarebbe una prova del fatto che è un parente fantasma del Barone Sanguinario o magari del fatto che Zabini è un idiota?»
A Draco sfugge un mezzo sorriso.
«La seconda, direi. So che lo scorso anno si era introdotto a scuola, ho sentito Blaise raccontarlo a due amici»
Annuisco.
«Lui esiste e Zabini lo sa benissimo»
«Certo che lo sa, o non lo cercherebbe con tutto questo accanimento» commenta Draco «Ma allora… perché non lo trova?»
Io mi fingo indignata.
«E pensi che io ti aiuterei a mettere Zabini sulle sue tracce?»
«Ehi, ehi! Io non sono amico di Zabini, né suo complice. Quello che ti ha fatto… è indegno per un mago Purosangue. Insomma… Un conto sono le sgualdrine, un conto le Purosangue come te. Anche mia madre era scioccata, quando gliel’ho raccontato. E, malgrado quello che la madre di Blaise va dicendo in giro, l’aristocrazia magica non la vede troppo di buon occhio… Sai, con tutti i suoi trascorsi… Tutti quei mariti misteriosamente morti negli anni, che le hanno lasciato i soldi…»
Mi trattengo appena in tempo dal dire che anche Sirius era schifato dalla madre di Blaise.
Ribatto invece:
«Comunque sia, tutta questa storia dimostra solo quanto Zabini sia paranoico, perché si sente inadeguato»
«Tu lo hai umiliato»
«Si è umiliato da solo» ribatto, secca.
Malfoy annuisce.
«Quindi dove sta il tuo principe azzurro?»
«Sulle Alpi» rispondo, disinvolta.
Draco pare sorpreso.
«Cosa? Perché?»
«Per il tirocinio in Magisprudenza» mento, disinvolta «Dei suoi zii hanno uno studio avviato e lui sta pensando di fare pratica lì, per un po’»
«Ma scusa… e tu?»
Scrollo le spalle.
«Io sono bloccata a scuola fino a giugno… Sarà tornato, nel frattempo»
«Ah… Ma come fai a vederlo, scusa?»
«Ho passato lì parte delle vacanze» rispondo, incrociando le dita nella tasca del mantello.
Se Draco sa che sono stata ad Azkaban, le possibilità sono due: o è spiata la prigione, o lo sono io.
Spero vivamente sia la prima.
Lui, in effetti, sembra sorpreso.
«Non pensavo che tua madre lo avrebbe permesso»
Ah, certo.
La buona educazione dei Maghi.
«È venuta anche lei» rispondo, come se fosse ovvio «Ho la sua approvazione… Ne parlerebbe già a papà, ma non vogliamo dargli ora anche questo pensiero. Quando sarà scagionato, allora…»
«Come mai tuo padre è ad Azkaban?» mi interrompe Draco, secco.
Lo guardo con occhi di fuoco.
«Ancora? Ti ho detto che non lo so! E poi scusa… Non dicevi di essere informato dei fatti? Non c’è tuo padre in prigione per essersi introdotto al Ministero quella stessa notte?»
Lui mi afferra il braccio.
«Abbassa la voce!» sibila «Ti ho detto che so che tuo padre non è un Mangiamorte!»
«E allora che vuoi da me?»
«Nulla» mi lascia andare «È meglio se stai fuori da questa storia»
«Vale lo stesso per te» lo fisso intensamente «Davvero, Draco: è roba troppo grande, troppo più grande di noi»
Lui scrolla le spalle.
«Per me è troppo tardi» bisbiglia, così piano che quasi non lo sento.
«Che dici?» esclamo, improvvisamente agitata «Draco, non essere stupido… sei minorenne! Cosa pensi di poter fare? Ascolta, so quanto sei legato a tuo padre… Ma non puoi fare nulla per lui!»
Malfoy ride: una risata senza gioia.
«Non posso fare nulla, è vero! Ma non posso tirarmi indietro, ormai!»
«Draco, che dici… Draco!»
 
Ma lui si volta e, ignorando i miei richiami, scappa via da me.
 


***
Buona domenica, miei diletti lettori!
Vi chiedo scusa per il ritardo, ma è stata una settimana decisamente pesante sotto molti punti vista.
Vi anticipo già che venerdì prossimo non riuscirò ad aggiornare perchè sarò in trasferta e, in generale, per la prossima settimana non ho garanzie sul mio tempo libero, purtroppo.
Mi farò perdonare!
Intanto, oggi aggiornerò anche L'Erede di Narnia (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3092907&i=1) ed Esprimi un desiderio (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3003709&i=1), così proprio soli non vi lascio :)
Se volete venire a trovarmi su Facebook, mi trovate qui:
pagina  https://www.facebook.com/Joy10Efp
profilo  https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477&fref=ufi
Buon inizio settimana per domani!
Joy

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Capitolo 28
*** II - XI ***


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[Ben]

Non sarebbe dovuto accadere.
 
Quel bacio sul set, nella scena in notturna, ha scatenato una serie di complicazioni assolutamente impreviste.
Per prima cosa, Amanda ha reso le sue intenzioni ancora più palesi.
È sempre accanto a me.
Compare in ogni momento libero e, sul set, siamo sempre insieme per forza di cose.
Quello è lavoro e, malgrado le sue provocazioni, posso gestirlo.
Non è niente di preoccupante inscenare attrazione con una ragazza carina e abbastanza disinvolta.
Certo mi è capitato di peggio, girando un film.
 
I momenti liberi, invece, sono più complicati da gestire.
Non posso certo allontanare Amanda senza provocare pettegolezzi e malumori sul set, ma sono infastidito dalle sue continue allusioni e frecciatine.
Intendiamoci: sono capace di flirtare con una bella ragazza.
Solo che il lavoro non è il momento adatto per farlo e mi sembrava di averlo messo bene in chiaro.
 
Ma niente.
Lei fa finta di non capire.
L’altra sera, a cena, ha continuato a parlare di che tipo di ragazzo le piace e non ci voleva un genio per intendere che parlava di me.
Katherine ha alzato gli occhi al cielo più volte di quante io sia in grado di ricordare e Susan ha garbatamente nascosto qualche sorriso.
La spudoratezza mi infastidisce: la trovo insistente e priva di buon gusto.
Non mi piace essere al centro di allusioni del genere.
Per un momento mi è tornata in mente Tamsin e i nostri continui litigi a proposito del mio desiderio di non rendere pubblica la nostra storia: lei non lo sopportava e continuava a lanciare allusioni sui social e con i giornalisti.
Litigavamo, quindi mi supplicava di non lasciarla e prometteva che non lo avrebbe più fatto.
E poi niente: ricominciava.
Amanda non sembra molto diversa, in questo.
Mi sfiora il pensiero che non potrei mai presentare a mia madre una donna così.
 
Buffo.
Come mi è venuta in mente questa idea?
Non sto proprio pensando ad Amanda come a quel genere di ragazza.
Quella che porti a casa per presentarla ai tuoi.
È troppo spudorata per piacere ai miei genitori.
Deve essermi venuto in mente perché stamattina mia madre ha chiamato e, di nuovo, sono stato colto dalla sensazione che fosse sulla difensiva, come se… mi stesse studiando? Stesse aspettando qualcosa?
Ma cosa, esattamente?
 
Scrollo il capo, perplesso.
Non è proprio il momento di riflettere su questo.
 
 
Poi c’è stato l’inizio delle riprese del matrimonio.
E Amanda si è rivelata più scatenata che mai.
Sta sempre appena al mio braccio, o mi prende la mano, o mi si sfrega contro.
In parte siamo ovviamente costretti dal copione…
Ma c’è molto di più.
Lo so io e lo sa benissimo lei, naturalmente.
Ogni singola scusa è strumentale: ha l’abito lungo e inciampa, ha i tacchi alti e cammina a fatica…
Ce l’ho sempre incollata al fianco e ho le sue mani addosso in ogni occasione.
 
Per fortuna che su un set non si è mai soli.
Quasi quasi vorrei ringraziare tutti questi tecnici, assistenti e operatori che ci ronzano costantemente attorno.
Perché, purtroppo, devo constatare che Amanda ha ragione su una cosa: è insistente come poche.
Ho incontrato donne determinate, ma nessuna era così.
Lei è molto consapevole di sé e anche molto viziata, mi pare.
A quanto sembra, ha deciso che deve spuntarla lei.
Già solo questo mi toglie il gusto del corteggiamento, ma devo ammettere che resisterle sta diventando difficile.
E lei, probabilmente per il fatto che le riprese sono quasi al termine, sembra voler intensificare gli sforzi.
È una bella ragazza e lo sa benissimo.
È quel tipo di donna che fa della seduzione uno scopo.
Non è il genere che piace a me, ma – diavolo! – sono pur sempre un uomo.
È difficile rifiutare merce offerta così generosamente, dopotutto.
 
Giusto l’altro giorno, sul set, Topher – che stava leggendo il suo copione – ha assistito impassibile a una delle manovre di abbordaggio di Amanda, che mi ha supplicato e blandito per venti minuti affinché uscissimo a cena da soli.
Quando finalmente sono riuscito a sganciarmi il mio collega ha scosso il capo e commentato:
«Ben, scusa se mi intrometto ma… Che succede?»
Ho scrollato le spalle.
«Nulla di che» ho risposto «Solo che…»
«Solo che Amanda non vede l’ora che te la porti a letto?» ha ghignato lui «Non mi sembra così terribile, come prospettiva!»
E se ne è andato dandomi una pacca sulla spalla.
 
Questa è un’altra cosa che mi manda in bestia.
Probabilmente do l’impressione di uno sbarbatello che non sa gestire una donna… O, almeno, ho letto così l’occhiata di compassione che mi ha lanciato Topher.
Vorrei vedere lui, al mio posto!
O forse lui se la porterebbe a letto e basta…
Ma io non sono alla ricerca di situazioni del genere, tantomeno sul posto di lavoro.
Non sono situazioni che portano a sviluppi positivi.
 
 
E allora… perché, accidenti, non me lo sono ricordato?!
 
 
*
 
È questo il pensiero che mi affligge stamattina, al risveglio.
 
Mi siedo sul letto, la bocca asciutta.
Passo la lingua sulle labbra secche e rimpiango il whiskey bevuto ieri sera appena sento una fitta lancinante alle tempie.
Quanto ho bevuto?
Parecchio, credo…
Ricordo la cena, in uno dei ristoranti di De Niro.
E ricordo i primi brindisi, quasi un saluto anticipato del cast.
 
E poi…
Non so, forse è stato il liquore.
O il suo vestito scollatissimo e attillato.
 
Fatto sta che in hotel, in ascensore, io stavo parlando con Katherine…
Poi lei è scesa al suo piano, ma Amanda no.
È rimasta dentro la cabina, con me.
I secondi che ci sono voluti alle porte per chiudersi mi sono sembrati infiniti, di fronte al suo sguardo appassionato.
Poi, mentre il campanello di chiusura ha tintinnato, lei mi si è fatta incontro decisa.
In un attimo, le sue braccia erano attorno al mio collo e le sue labbra sulle mie.
 
E poi…
 
 
Volto il capo e osservo il corpo di Amanda adagiato tra le lenzuola, con un sorriso soddisfatto che ancora aleggia sulle sue labbra.
I capelli biondi sono sparsi sul cuscino e la pelle bianca, lattea, si intravede tra le coltri.
È nuda.
E lo sono anche io.
 
Dovrei sentirmi appagato? Soddisfatto?
 
Non so.
L’unica cosa che sento con chiarezza è una fitta d’angoscia.



***
Buongiorno!
Vi prego, non linciatemi... Ho avuto due settimane mooooolto pesanti e sapete che traspongo ogni singolo sentimento in quello che scrivo! :P
Mi defilo prima di ricevere delle pietre addosso, ma vi ricordo le altre mie due storie aperte:
Esprimi un desiderio 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3137036
L'Erede di Narnia  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3127098
e i contatti Facebook:
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Buona lettura e buon venerdì!
Vostra,
Joy

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Capitolo 29
*** II - XII ***


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Sta accadendo una cosa molto strana.
 
Malgrado la sua reticenza a darmi spiegazioni, è accaduto in un altro paio di occasioni che Draco mi cercasse.
Senza preavviso me lo trovo vicino a mensa, o a lezione, o nel bagno dei Prefetti.
Sempre più pallido, con un’aria malaticcia.
A tratti parla, dicendomi cose sconnesse che assomigliano a vaneggiamenti, ma molto più spesso si limita a stare in silenzio.
Mi fa domande generiche, vaghe, ma sembra che voglia solo ascoltarmi parlare, come se gli bastasse il suono della voce per calmarsi: sono pronta a giocarmi il mio set di Gobbiglie d’oro scommettendo che non ascolta mezza parola di quello che dico.
 
E io, sorprendendo anche me stessa, mi scopro preoccupata.
E protettiva.
Ho accennato a Mindy, Claire e Hermione che Draco mi sembra stare male, ma nessuna ha dato peso alla cosa.
La prima è tutta concentrata su Neville, le altre due – da fiere Grifondoro – lo snobbano.
 
Io, invece, sono sempre più sicura che c’è qualcosa che non va.
Il problema è che non so cosa.
 
Se cerco di indagare, di fare qualche domanda mirata, Draco scappa via e, per giorni interi (settimane, persino), non mi cerca più.
Ho notato che non parla volentieri di suo padre, ma sua madre è un argomento di conversazione tranquillo.
Lui la adora, lo so bene, ma ha sempre tenuto anche il padre in grande considerazione.
Invece ora… sembra astioso nei confronti di Lucius.
Non riesco però a capire cosa c’è sotto, perché cambia discorso più veloce di un Fuoco d’Artificio Weasley che esplode.
 
È sempre lui a cercarmi, senza una periodicità fissa o prevedibile.
Io proseguo nella mia vita di Serpeverde rinnegata e cerco al massimo delle mie possibilità di non angosciarmi per Ben, mia madre e mio padre.
Ma non sempre me la cavo bene.
Ho le mie amiche, certo…
Ma non voglio appannare la felicità che Mindy prova in questo periodo angosciandola con i miei tristi pensieri.
E non posso neanche riversare tutto su Claire.
Inoltre… cos’altro c’è da dire?
Non ho notizie da Ben, non so nulla di lui.
Silente e Piton hanno detto che è meglio così, per non cadere nella tentazione di cercarlo o di intervenire nella sua vita in qualsiasi modo.
E, per quanto io abbia protestato perché l’angoscia che provo all’idea di non sapere dove sia o cosa stia facendo è infinita, so bene che hanno ragione.
Lo scorso anno l’ho lasciato sperando di fare il suo bene, ma appena Mindy mi ha mostrato un giornale babbano in cui l’ho visto con un’altra sono uscita di testa, scappata da scuola e corsa a cercarlo.
E mi sono imbattuta nell’Ordine della Fenice, per giunta.
Per cui… sì.
C’è in gioco la sua salvezza e questo merita ogni briciolo di risolutezza e di energia che possiedo.
Non importa se ogni giorno mi sento come se mi strappassero le viscere a morsi.
Importa solo Ben.
Se non so dov’è non posso correre da lui… Istinto che mi coglie almeno cinque volte al giorno.
 
Resisto, studio, fingo di amare la mia vita.
Ma mi sembra di non essere più capace di sorridere davvero.
 
*
 
E, forse, è per questo che mi trovo bene con Draco.
 
L’ho capito ieri sera.
A cena mi si è avvicinato, in uno dei suoi imprevedibili slanci dettati da brama di… contatto umano?
Non lo so, ma siamo andati insieme nel bagno dei Prefetti e poi a mangiare di nascosto dei Tortelli al Miele Elfico in un’aula deserta del quarto piano e lì ho razionalizzato che mi sentivo a mio agio.
Davvero.
 
Non che con le mie amiche non mi senta a mio agio… Hanno persino stretto un Voto Infrangibile per me!
Solo che… Io mi sento come se non potessi mai più essere felice.
E loro, giustamente, si sentono dele studentesse del quinto anno di Hogwarts.
Sono preoccupate per i G.U.F.O., sono preoccupate per la guerra magica… Ma hanno sedici anni.
Io me ne sento mille sulle spalle.
 
 
Draco dà tutta l’impressione di sentirsi come me.
 
Lo osservo sbocconcellare distrattamente un angolo del suo dolce e poi abbandonarlo subito.
Dopo qualche secondo si volta di scatto e mi lancia un’occhiata di fuoco.
«Che vuoi?» dice, sgarbato «Cos’hai da fissarmi in quel modo? Pensi forse di usare la Legilimanzia su di me? Ti avverto: sono un ottimo Occlumante!»
Ha gli occhi dilatati, quasi folli.
Io mi irrigidisco all’istante.
«Ma datti una calmata, per Salazar!» esclamo «Che ti prende? Sei matto? Ma secondo te a me cosa importa cos’hai in testa, scusa?!»
Lui si rilassa impercettibilmente, anche se continua a fissarmi sospettoso.
«Nella mia mente c’è più di quanto una ragazzina come te dovrebbe sapere» dice, borioso.
Ma è una pallida imitazione della sua boria di un tempo.
Io sollevo un sopracciglio.
«Ha parlato mio cugino, dall’alto dei suoi nemmeno diciassette anni!» ribatto, piccata «Che uomo adulto!»
Lui, in uno dei suoi imprevedibili sbalzi di umore, sorride inaspettatamente.
«Ti ricordi quando, da piccoli, abbiamo preso quella Pozione Invecchiante e ci siamo trasformati in due nanerottoli con le rughe?»
Scoppio a ridere.
Che strano… quasi avevo dimenticato che effetto fa una risata.
«Morgana… Hai ragione!» ridacchio «Tu avevi una barba spettacolare!»
«E tu portavi ancora il pannolino! Tua madre è rimasta scioccata… Credeva ti fossi giocata ogni possibilità di diventare una splendida Purosangue da maritare!»
 
La risata mi si spegne in gola.
Già.
I grandi sogni di gloria di mia madre.
 
Draco mi osserva, quindi, improvvisamente, sporge una mano per farmi una lieve carezza.
«Tutto a posto?» chiede.
Annuisco, ma sento gli occhi pieni di lacrime.
Volto il capo per nasconderle, ma so che ne è accorto.
Mi afferra per il braccio, come se temesse di vermi scappare, ma non dice nulla.
Quando sento di aver riacquistato il controllo mi volto lentamente verso di lui.
Sto pensando affannosamente a una scusa plausibile, ma lui mi previene:
«Ti mancano i tuoi, eh?» mormora.
Fosse solo quello.
Ma non posso dirlo, per cui annuisco senza parlare.
Draco esita un secondo, quindi apre timidamente le braccia.
 
Che strano effetto mi fa abbracciarlo: non ci tocchiamo da quando siamo bambini.
Eppure è confortante, come se fosse un fratello maggiore.
Restiamo in silenzio per un po’, quindi mi dice all’improvviso:
«So che tuo padre non è un Mangiamorte… E per questo dovresti farlo uscire da Azkaban»
Mi scosto di scatto.
«Cosa? E come dovrei fare?»
«Mika, sei una Black. Non dirmi che tua madre non può fare nulla!»
Scuoto il capo.
«Ti ho detto che la mamma è una reietta!»
Lui fa un sospiro impaziente.
«Sì, ma… Insomma! Siete pur sempre dei Black! Avete contatti, conoscete tutti…»
«Non possiamo certo farlo scarcerare!»
«No, ma potreste fargli ottenere un trattamento più…morbido, diciamo»
Aggrotto la fronte.
«Tuo padre, deduco, gode di un trattamento migliore del mio?»
Scrolla le spalle.
«Diciamo così» ribatte.
«E questo è dovuto al buon nome dei Malfoy?» chiedo.
Lui esita prima di rispondere:
«Non solo»
«Non ho capito… Cosa vuoi dire?»
 
Ma lo vedo nei suoi occhi: ha di nuovo alzato quel muro di gelo che lo allontana di intere galassie da me.
Si alza in piedi, ma io gli afferro la veste da mago.
«Fermo!» esclamo «Ma perché continui a scappare? Mi cerchi, ma poi scappi? Io non sono una minaccia per te, Draco!»
Lui tenta di liberarsi, ma io non mollo la presa.
«Perché vieni a cercarmi se poi mi tratti così?» lo incalzo «Cosa vuoi da me?»
«Non voglio nulla!» ribatte, frustrato «Solo che tu… Tu sembri disperata. Proprio come me. E lo nasconderai anche bene… Ma io me ne accorgo!»
Restiamo a fissarci, in silenzio.
 
Poi, lui si volta e si allontana senza che io provi più a fermarlo.
 
 
 
***
Buongiorno!
Vengo da settimane convulse, ma ora dovrebbe essere tutto più tranquillo... Lo dico piano? Sì, forse è meglio!
Intanto, trovate aggiornate tutte le mie storie (era ora!!):
Esprimi un deisderio:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3144971
L'Erede di Narnia:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3145660
Vi ricordo che per fare due chiacchiere e per qualche commento o anticipazione mi trovate su Facebook:
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Buona lettura e buon weekend!
Joy

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Capitolo 30
*** II - XIII ***


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Si dice che il sesso complichi le cose.
 
Da un certo punto di vista non sono d’accordo.
Ora che siamo stati insieme, si è alleggerito quel pressing continuo cui ero sottoposto da parte di Amanda.
Mi accorgo solo adesso quanto mi pesasse davvero.
Io sono una persona molto riservata ed essere additato da tutti, anche se per una storia con una ragazza carina, mi infastidisce eccessivamente.
Invece ormai Amanda è soddisfatta e, di conseguenza, pacificata.
Ha ammesso che per lei era ormai diventata una sfida, quella di sedurmi.
Bene: è chiaro che si sente una che ha vinto, ormai.
 
E io?
Mah… Io mi ritrovo ad avere un legame che non avevo previsto e che non volevo.
Certo, capisco che sembro idiota a lamentarmi: in quanti si lamenterebbero di avere una storia con una collega carina e spigliata?
Eppure… Non so, non mi sento del tutto a mio agio.
 
Senza dire una parola, Amanda ha dato per scontato di potersi infilare nel mio letto ogni volta che ne ha voglia (e accade piuttosto spesso, a dir la verità).
La cosa vale anche per me, ovvio.
Ma è lei a prendere l’iniziativa la maggior parte delle volte.
Senza bisogno di dirci qualcosa, o di pianificare appuntamenti o altro, semplicemente accade.
Devo dire che questa formula disimpegnata mi trova favorevole.
Non ho testa per costruire una relazione, per impegnarmi con costanza a rendere felice l’altra persona.
E – devo dire – lei non me lo chiede.
Non sembra desiderare un corteggiamento, o delle promesse.
Sembra semplicemente desiderosa di avere un compagno di letto.
 
O, almeno, è quello che sembra nei primi giorni.
Arriva e sparisce senza preavviso.
Non mi propone neppure di fermarsi per tutta la notte, né di scendere insieme a colazione o fare cose “da coppie”.
È molto indipendente e non posso negare che questa qualità mi attragga.
Per il resto, non mi soffermo troppo a riflettere sulla questione.
Amanda è carina, è simpatica, è disinibita.
Non chiede nulla, non pone condizioni.
 
Che diavolo… ma sto seriamente facendo storie per un rapporto del genere?
 
*
 
La chimica sviluppatasi tra noi aiuta parecchio anche nelle riprese.
 
Io non ho problemi a fingere, con le attrici con le quali recito, ma questa circostanza è del tutto nuova per me.
Le battute, le frecciatine e gli scherzi ormai vengono in modo del tutto naturale tra noi due.
Non mi dispiace, in realtà.
La vita del set ti forza all’intimità con una persona che un mese prima magari nemmeno conoscevi.
Passi a frequentarla tredici ore al giorno, a fingere con lei amore, alchimia, desiderio.
A volte ti capita di desiderarla anche se non ti affezioni davvero.
E quando quel desiderio può tradursi in nottate di sesso sfrenato…
Be’, Topher aveva ragione.
Ho poco di cui lamentarmi.
 
 
Katherine sembra guardare con indulgenza la nuova situazione.
Io non ho detto nulla, naturalmente, ma Amanda non è certo una tipa discreta e si nota benissimo che tra noi c’è una rilassatezza del tutto nuova.
Non indulgiamo certo in scene romantiche, ma capita spesso che lei dica qualcosa di rivelatore, o che mi faccia una carezza quando ci sono parecchie colleghe donne presenti.
Non sono scemo: noto certi particolari.
E, per quello che capisco di Amanda, devo dire che sembra una che marca il territorio con una certa tenacia.
Il paradosso è che, quando siamo insieme, non chiede nulla.
All’inizio mi aspettavo pretese, o quanto meno quelli che vengono eufemisticamente definiti “chiarimenti” (li detesto, sono stato sul chi vive per giorni)… Ma nulla.
Non ha detto nulla.
Sembra semplicemente soddisfatta di averla spuntata.
 
L’altra notte, quando si è alzata dal letto e si è chinata a recuperare la sua biancheria, mi sono alzato sul gomito per osservarla e ho buttato lì:
«Non vuoi restare?»
Lei si è voltata a guardarmi sorridendo.
«Attento» ha risposto «Non innamorarti di me… Potresti farti del male»
«Non ne ho l’intenzione» ho ribattuto, sorridendo.
Lei allora ha fatto una smorfia.
Si è avvicinata al letto e mi si è accovacciata sopra.
«Se volessi» ha soffiato, con le labbra sulle mie «Se solo io volessi, tu ti innamoreresti eccome di me!»
Mi sono irrigidito all’istante, ma lei si è alzata, ha raccolto le sue cose ed è sgusciata via dalla porta senza dire una parola.
Mi sono adagiato tra le lenzuola, con ancora il suo odore addosso, poi mi sono alzato di scatto e sono andato a fare una doccia.
È così, dunque?
Crede che io sia un pupazzo da usare a suo piacimento?
 
La discussione mi ha lasciato con una certa dose di nervosismo addosso, che però non ho potuto sfogare in quanto Amanda, la mattina dopo, non è scesa a colazione e quando l’ho incrociata sul set mi ha completamente ignorato.
Non penso di sbagliare se dico che stava decisamente flirtando con Topher.
Lui sembra molto a suo agio e le dava decisamente corda.
Io mi sono seduto con Susan e ho fatto del mio meglio per ignorare le occhiate di compassione lanciate da Katherine a intervalli regolari.
 
Le scene della giornata, tutte sul set delle nozze, hanno visto una Amanda completamente distratta.
Sembrava non accorgersi neppure di me al suo fianco, mentre chiacchierava con tutti escluso il sottoscritto.
Io sono rimasto in silenzio.
È questo che voleva?
Dimostrarmi qualcosa?
Benissimo.
Non ci siamo praticamente parlati e, quella notte, non è venuta da me.
Io non sarei mai andato a cercarla, per cui ho dormito male e l’ho maledetta a ripetizione.
La mattina dopo, sul set, identica scena: una Amanda tutta presa da se stessa, dall’abito, dall’acconciatura, dalle chiacchiere.
Ma – quando ormai sentivo di averne abbastanza, a metà pomeriggio – me la sono ritrovata in camerino.
Ha chiuso la porta a chiave e ha cominciato a slacciarsi l’abito in un unico gesto.
«Amanda» le ho detto, secco «C’è gente che passa in corridoio, non so se hai notato»
«Meglio» ha ribattuto lei, lasciando cadere il vestito e dimostrando così di non indossare la biancheria al di sotto «Lo trovo molto più eccitante»
 
Avrei dovuto respingerla, lo so.
Ma aveva ragione: era eccitante.
La sfida di farla gridare, malgrado il buonsenso imponesse di andarci piano, era troppo grande.
 
Quando abbiamo finito, sudati e sconvolti e seduti sulla mia poltrona, lei mi ha baciato le labbra e ha detto:
«Mi sei mancato, ieri notte»
 Io sono rimasto in silenzio.
Lei ha fatto correre la lingua sul mio petto ma, prima che potessi afferrarla, è sgusciata via.
Ha afferrato il mio accappatoio e ha infilato la porta.
«Amanda!» l’ho chiamata «Il vestito!»
Ma quella che si è affacciata alla porta non era lei, ma un’assistente di scena.
La ragazza ha vistosamente fatto uno sforzo per non ridere di fronte alla mia aria sconvolta e imbarazzata: ha raccolto l’abito e se ne è andata in fretta.
Ho tergiversato il più possibile prima di uscire dal camerino, ma, comunque, appena sono comparso era tutto un bisbigliare di addetti ai lavori e colleghi.
 
Ho stretto le labbra e mi sono diretto all’uscita.
 
In che casino mi sono cacciato?


***
Buona domenica, miei diletti!
Quando si dice avere i capitoli pronti e non il tempo di postarli, sob! -.-
Ma ora ci sono e ne approfitto per ricordarvi che mi trovate su Facebook!
Qui: https://www.facebook.com/Joy10Efp
e qui: https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477&fref=ts
Buona lettura!
Joy

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Capitolo 31
*** II - XIV ***


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Tutto pensavo tranne che questa sera avrei visto una cosa del genere.
 
Stavo tornando dalla biblioteca, dopo una serata di studio con Hermione, quando sono passata davanti a un bagno dove nessuno va mai, perché è il bagno di Mirtilla Malcontenta.
Mirtilla è uno dei fantasmi di Hogwarts, ma uno dei meno divertenti in assoluto.
Non che il Barone Sanguinario sia spassoso, certamente, ma… Per Salazar!
Non si è mai visto un fantasma che frigna tutto il tempo come invece fa lei!
Inoltre Mindy sostiene che spesso si intrufola nel Bagno dei Prefetti per spiare i ragazzi.
Dipende tutto dal fatto che, a quanto si vede, non era per nulla carina, poveraccia.
Comunque, è una piattola.
E tutti la evitano, anche ora che è un fantasma.
Piuttosto si fa un piano di scale in più di corsa, ma non si va mai nel suo bagno.
 
Per questo mi sono parecchio stupita quando, passandoci davanti con la mia borsa carica di libri, ho sentito un parlottare fitto.
Non mi sarei comunque fermata (non è che i contatti di Mirtilla esercitino su di me un qualche fascino, anzi!), se non avessi riconosciuto la voce di Draco.
«… Tu non hai idea… Non hai idea!» stava dicendo.
Ma non è che parlasse… sembrava piuttosto ansimare.
 
Mi sono bloccata in mezzo al corridoio.
Non c’era nessuno, oltre a me, per cui ho posato la borsa e, silenziosamente, mi sono avvicinata alla porta.
Era socchiusa, per cui ho potuto sentire qualcosa.
«Ma se me lo dicessi…» questa era Mirtilla «Insomma, vieni sempre qui a parlarmi… E sai che non direi nulla, lo giuro!»
Figuriamoci – ho pensato – non diresti nulla perché non sapresti a chi dirlo!
«Non posso… Non posso!» ha quasi urlato Draco «Te l’ho detto: se parlo quello mi uccide!»
«Allora scappa!» ha trillato Mirtilla «Scappa da Hogwarts, subito!»
 
Uccidere?
Scappare da Hogwarts?
 
Ho spinto appena la porta.
Draco era seduto sul pavimento, con la faccia nascosta tra le mani.
Sembrava disperato.
Mirtilla svolazzava attorno a lui, evanescente.
«Non posso» ha risposto lui, piano «Ucciderà i miei genitori, se scappo!»
«Ma… Non puoi far scappare tua madre?»
«E come? È sua prigioniera! È prigioniera in casa nostra! Te l’ho detto: sono tutti lì. Non può andarsene. Già mio padre lo ha fatto infuriare… è un rischio troppo grande!»
Mirtilla ha svolazzato con più ardore.
«Be’, allora… Severus Piton…»
Draco ha emesso un gemito.
«Piton è uno dei suoi. Non mi fido di lui»
«Ma Silente…»
«Silente si sta sbagliando, su Piton. E questo sbaglio gli costerà molto caro!»
 
Faccio un passo indietro, rabbrividendo involontariamente.
Ma che cosa sta succedendo, per Salazar?
E, in quel momento, Mirtilla alza gli occhi e mi vede.
Non faccio in tempo a fare nulla che lei urla e Draco scatta in piedi.
Io non sono preparata – voglio dire, è Draco! Cosa dovrei fare? Difendermi? Attaccarlo? – ma quando noto i suoi occhi furiosi è troppo tardi.
Muovo qualche passo all’indietro ma lui si è già slanciato verso la porta.
Osservo il ghigno che gli distorce i lineamenti quasi ipnotizzata e, quando mi afferra per il braccio e mi trascina nel bagno, incespico nella veste.
Mi strattona brutalmente e crollo sul pavimento.
Lui torreggia sopra di me, con la bacchetta sguainata.
«Per Merlino, ma sei matto?» reagisco con qualche secondo di ritardo, tanto sono sconvolta «Mi hai fatto male!»
Ma lui non sembra quasi vedermi.
Ha gli occhi sbarrati, la mano che tiene la bacchetta trema.
«Non dovevi…» balbetta «Non dovevi… Cosa hai sentito?»
«Niente! Che ti prende?»
«COSA HAI SENTITO?!» urla e io sussulto.
Non faccio in tempo a muovermi che lui fa cadere la bacchetta e mi stringe le mani sulla gola.
Improvvisamente il panico mi snebbia la mente e cerco di oppormi, ma sono in una posizione di inferiorità, mezza accasciata a terra e con lui che mi incombe sopra.
Mi sembra assurdo, incredibile: una parte del mio cervello osserva con distacco la furia omicida sul volto di mio cugino, poi inizio a vedere delle macchie nere nel mio campo visivo.
Gemo, mi dibatto, cerco di graffiargli le mani.
Ma è inutile.
È più forte di me.
 
Mirtilla urla e urla, ma la sento sempre meno.
È come un ronzio si sottofondo.
Mi manca l’aria.
Non respiro.
E poi, all’improvviso, la presa si allenta e io mi accascio a terra.
Tossico e ansimo, con le mani sulla gola.
Quando riesco a riprendere fiato alzo gli occhi su Draco e lo vedo immobile, che si fissa i palmi delle mani e trema.
Cerco di mettermi in ginocchio e lui fa un paio di passi indietro, terrorizzato.
Mi guarda e gli tremano le labbra.
Credo che offriamo un ben misero spettacolo: io congestionata e lui sconvolto.
Mirtilla ci fissa con le mani sulla bocca, come se fosse a teatro a godersi un dramma.
Poi, improvvisamente, Draco scoppia a piangere.
Singhiozza, rabbiosamente, e infila la porta.
Io cerco di alzarmi, ma sono ancora debole.
La veste mi intralcia, mi ostacola nei movimenti.
Quando riesco a mettermi dritta, appoggiandomi a un lavandino che gocciola ritmicamente, fisso Mirtilla.
Lei mi restituisce l’occhiata.
«Non lo tradirò» dice, prima che io riesca ad articolare parola «Non lo tradirò mai!»
«Che cavolo dici?» gracchio, furiosa «Che sta succedendo?»
Ma lei si volta e si lancia in uno scarico.
 
Che schifo.
Mai vista un’uscita di scena più misera di questa.
 
*
 
La mattina dopo, prestissimo, mi piazzo fuori dal corridoio che porta alla Sala Comune di Serpeverde.
 
Quando cominciano ad apparire i primi studenti io li ignoro.
Resto ad aspettare, a braccia conserte e con una sciarpa legata al collo, e ignoro le domande e le frasi che mi vengono rivolte.
Molti di questi ragazzi sono miei ex amici.
Alcuni sono ancora amici di Blaise.
Ma, al momento, non me ne importa nulla.
Persino quando compare il mio ex non muovo un passo e non lo guardo nemmeno.
Lui si irrigidisce, ma di fronte a tanti testimoni non osa fare nulla.
Mi oltrepassa veloce, mentre Astoria e altre ragazze mi lanciano occhiate strane.
Non penseranno mica che io sia qui per lui?
Per Salazar, che imbecilli!
Pensavo che una delle doti necessarie per entrare in Serpeverde fosse il cervello.
In quel momento vedo passare Goyle e mi ricredo: forse mi sbaglio, dopotutto.
 
Alla fine, quando non c’è quasi più nessuno, Draco compare in corridoio.
Appena mi vede sembra voler scappare di nuovo in Sala Comune, ma io faccio due passi avanti e, con voce ben chiara, gli dico:
«Non osare, o sarà peggio per te»
Alle sue spalle c’è Tiger, che sembra perplesso.
Draco esita, ma poi fa un cenno con il capo e mi si avvicina.
Io mi volto e inizio a camminare: sono certa che mi segue.
Evito la Sala Grande ed esco nel freddo di questa mattina nebbiosa.
Sento i suoi passi dietro di me e devo sforzarmi di camminare con la schiena dritta e di non avere paura.
Raggiungo un angolo tranquillo e appartato del cortile e mi volto.
Ci fronteggiamo, in silenzio, finché lui non dice:
«Be’, cosa vuoi da me?»
Sempre in silenzio, alzo le mani per sciogliere il nodo della sciarpa e lo vedo sussultare.
Ho delle ecchimosi scure sul collo, ben visibili.
Draco le fissa come ipnotizzato, poi si mette a tremare.
Sembra, improvvisamente, sul punto di crollare, come ieri sera.
Mi avvicino e, quando siamo a un centimetro l’uno dall’altra, bisbiglio:
«Cosa stai facendo?»
Lui fa un passo indietro, spaventato, ma io lo gelo:
«Se te ne vai, corro da Silente»
Spalanca gli occhi, sembra terrorizzato.
«No…» pigola «No! Ti prego!»
«Allora dimmi cosa succede! Porco Merlino, mi hai quasi strangolata, ieri sera!»
Draco si copre gli occhi con le mani.
«Ti prego» bisbiglia «Non posso dirti nulla»
«Puoi parlare con Mirtilla Malcontenta e non con me?» la mia voce sale per l’indignazione e lui si affretta a tapparmi la bocca con una mano.
«Zitta!» ha di nuovo lo sguardo febbrile, stralunato «Sei impazzita? Non gridare!»
Gli mollo un calcio su uno stinco e lo sento gemere.
La sua mano lascia il mio viso.
«Non azzardarti più a toccarmi!» strillo, furiosa «Hai capito?»
Lui batte i denti.
Sembra incapace di parlare.
«Mi… mi dispiace» mugugna poi «Ho perso la testa. Quando ti ho vista lì…»
«Ma perché?»
«Cosa… cosa hai sentito?» chiede, con una certa difficoltà.
Lo fisso, muta.
«Dei vaneggiamenti» dico poi, secca «Su uccisioni e su… su Narcissa prigioniera. Draco, ma che stai facendo, per Morgana?»
Lui muove le labbra, pallidissimo, senza che ne esca alcun suono.
 
Ed è l’espressione di terrore che gli vedo dipinta in viso che mi convince che è tutto vero.
È per questo che non sono andata da Silente, o da Piton.
Ma mi sembra tutto così folle, così impossibile…
 
«Draco» bisbiglio, dopo un po’ «Ma chi è che ti fa questo?»
E lui, con gli occhi sbarrati, mormora:
«È lui. È il Signore Oscuro»
 


***
Buongiorno, miei carissimi lettori!
Perdonate l'immenso ritardo: la scorsa settimana mi sono goduta i miei genitori, che sono venuti a trovarmi.
Non ho scritto mezza riga, ma sono stata felicissima <3
Ma la vostra Joy non sparisce e quindi preparatevi perchè adesso aggiorno tutte le mie storie!
Ve le ricordo:
L'Erede di Narnia:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3145660
Esprimi un desiderio:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3157697

Per qualunque domanda o per due chiacchiere mi trovate su Facebook:
pagina  https://www.facebook.com/Joy10Efp
profilo  https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477&fref=ts
Buona lettura,
Joy

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Capitolo 32
*** II - XV ***


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[Ben]

 
Arriva la fine delle riprese e non è che la situazione sia migliorata.
 
Amanda continua a spiazzarmi con i suoi mutamenti d’umore improvvisi.
Un attimo è dolcissima, quello dopo fredda e distante.
Ci sono momenti in cui mi chiedo se magari non è una sua tattica appositamente studiata per mantenere vivo un rapporto.
C’è un suadente fascino in questa rincorsa, lo ammetto.
 
L’ultimo giorno sul set passa in un turbinio di lavoro e saluti.
Io, Amanda, Katherine e Topher andiamo a pranzo in un ristorante del centro e Amanda mi ignora puntualmente.
Tutta la sua attenzione è per il mio collega e l’unica cosa che mi dice, en passant, è:
«Ben, sai… dovresti pensare di farti crescere la barba. Così sembri un dodicenne»
Katherine alza gli occhi al cielo.
«Pensavo ti piacessero i dodicenni, Amanda» dice, in tono freddo.
L’altra alza le spalle.
«A me? Non davvero»
«So che senza barba sembro più giovane» rispondo «Del resto, me lo hanno chiesto per contratto»
«Ah, sì, ma ora si torna alla vita vera…» fa lei, svagata «A proposito, che programmi avete?»
Katherine tornerà dal marito e dalle loro bambine (sono due, adottate e deliziose entrambe), io sarò alle prese con un trasloco intercontinentale e Topher, a quanto pare, ha in programma una vacanza con una non meglio precisata ragazza.
Amanda mette il muso.
Che desideri farsi ogni uomo presente sul set?
 
 
Eppure, quella sera, dopo la tradizionale festa di saluto per gli addetti ai lavori, Amanda viene a cercarmi.
Io sono in camera, alle prese con la valigia quasi terminata.
Sento bussare alla porta e riconosco persino il suo tocco, imperioso come lei.
Vado ad aprire e Amanda, senza nemmeno dire una parola, mi prende per mano e muove un paio di passi all’indietro.
«Non posso» le dico «Devo finire di fare i bagagli…»
Lei ride.
Mi prende anche l’altra mano, io mi divincolo.
Non può averla sempre vinta, accidenti.
Ma Amanda ha un modo tutto suo di segnare il punto.
Con gli occhi fissi nei miei fa per sollevarsi la maglietta.
«Ferma!» sbotto, guardandomi attorno.
Ci manca solo che passi qualcuno, adesso…
Sospiro e faccio un passo indietro, invitandola a entrare, ma lei scuote il capo.
«Andiamo da me» bisbiglia, riprendendomi la mano.
So che, quando fa così, è inutile insistere.
Mi trascina in camera sua, chiude la porta e mi spinge sul letto.
Resto semidisteso, a guardarla mentre si spoglia.
È magra, ma una volta mi ha detto che se non si sottoponesse a diete costanti e non facesse sport sarebbe più in carne*.
A quanto pare le è costato molte parti in produzioni importanti.
Capisco il suo disappunto: Hollywood fissa dei modelli cui è davvero difficile adattarsi.
Per esempio, gli attori devono essere forti, muscolosi, prestanti.
Io, che fisicamente sono tutt’altro tipo, ho sempre puntato sulla mia diversità, sulla mia essenza molto inglese per emergere.
Ma sarà abbastanza, ora che mi trasferirò a Los Angeles?
 
Reprimo la familiare fitta d’ansia che mi coglie al pensiero quando Amanda allunga le mani sulla cintura dei miei pantaloni.
Faccio per aiutarla, ma lei mormora:
«Fermo!»
La assecondo: a letto è brava, disinibita.
Che faccia come preferisce, se vuole giocare.
È lei a spogliarmi e, quando ha finito, prende una sciarpa dalla toilette e domanda, con un sorriso provocante:
«Non ti spiace se ti lego, vero?»
Aggrotto la fronte.
In realtà l’idea non mi attira: preferisco la libertà di movimento e, in caso, so stare fermo se la mia partner lo chiede.
Ma figuriamoci se Amanda accetta un no come risposta.
In un attimo mi trovo i polsi assicurati alla testata del letto da un nodo stretto e Amanda a cavalcioni del mio bacino.
 
È la notte di sesso più memorabile da molti mesi a questa parte.
 
*
 
Stavolta, imprevedibilmente, Amanda mi chiede di restare con lei.
Io sono assonnato, pigro e questo letto è davvero comodo; inoltre so che è l’ultima volta per cui annuisco e lei si rannicchia tra le mie braccia.
Quando è così non sembra più né la ragazzina capricciosa e viziata che vuole comandarti a bacchetta, né la pantera scatenata di poco fa, ma una giovane donna dolce e intrigante.
«A che pensi?» chiede, dopo un po’.
Sorrido.
«È stato bello» rispondo.
Lei annuisce e si stiracchia al mio fianco.
«Oh, sì» sospira «Mi piace tantissimo stare con te, Ben»
Storco il naso.
«Ah sì?»
«Certo» la sua mano mi accarezza i peli del petto «Non ho forse fatto di tutto, per te?»
«Per portarmi a letto, vuoi dire» la correggo.
Lei mette il broncio.
«Eri talmente categorico con quella storia del coinvolgimento sul posto di lavoro…»
«Già, lo ero. Ma ormai è andata così»
«Sembra che ti dispiaccia, adesso…» mi punzecchia «Mentre mezz’ora fa…»
«Mi dà fastidio il clima a volte teso che si è creato sul set» rispondo «Non mi piace sbandierare i miei momenti privati»
Amanda sorride, niente affatto mortificata.
«Oh, invece a me piace… Mette pepe alla relazione, non trovi?»
«Non è il mio genere» ripeto «Ma è stato… bello»
Lei annuisce, il naso affondato nella mia pelle.
«Mi piace il tuo odore» mormora, per poi aggiungere:
«Quando ci rivediamo?»
Ci metto un attimo a razionalizzare la domanda.
«Pensi che ci vedremo anche ora che il film è terminato?»
Lei si alza sul gomito, stupita.
«Certo che lo penso! Perché, tu no?»
«Be’, veramente…» mi ha preso in contropiede «Io pensavo che per entrambi fosse un flirt»
Amanda sgrana gli occhi, sembra attonita.
«Ma perché? Non stiamo bene insieme?» domanda «Tu mi piaci tantissimo, Ben!»
«Ah sì?» chiedo, prima di riuscire a trattenermi «Hai uno strano modo di dimostrarlo!»
Improvvisamente, Amanda sorride sorniona.
«Sei geloso?» miagola «Ma ti sembra che potrei mai preferirti Topher?»
«Non sono geloso» nego nervosamente, afferrando il lenzuolo.
Capisco che, invece, ho fatto esattamente la figura dell’uomo geloso, che non sopprta di vederla guardare un altro.
È ridicolo: io non sono geloso di Amanda.
Certo, ammetto (ma solo con me stesso) che il suo atteggiamento mi dà ai nervi spesso…
Il guaio è che, se lo dicessi ad alta voce, passerei per uno che la accusa di flirtare con tutti gli uomini del set.
Quindi, a conti fatti, un geloso.
 
E lei, dannazione, lo sa.
 
«Ci sei solo tu» mormora, suadente, chinandosi a baciarmi il petto «E io non voglio stare con nessun altro»
«Amanda, te l’ho detto: non voglio una storia»
Lei si china sul mio addome.
«Lo so, Ben, lo so» bisbiglia tra i baci «Ma davvero mi piaci troppo… E so che anche io ti piaccio… Ed è troppo bello quando siamo insieme…»
La sua bocca scende più in basso e io perdo ogni interesse per la conversazione.
 
*
 
La mattina dopo mi sveglio e torno nella mia stanza.
 
Faccio una doccia, finisco al volo di fare la valigia.
Quando scendo per fare colazione trovo Amanda già in compagnia di Katherine e Susan.
Mi saluta con un bacio sulle labbra, di fronte alle colleghe, e mormora:
«Sarò a Los Angeles anche io… chiamami, mi raccomando!»



*
è vero, Amanda lo ha scritto su Twitter. Per saperne di più leggete qui: http://www.panorama.it/societa/gossip/amanda-seyfried-troppo-grassa-per-hollywood/




***
Miei diletti lettori... cosa ve lo dico a fare che venerdì è stata una giornataccia?!
Posso solo scusarmi e promettere che ci sarò sempre, ogni settimana, in un modo o nell'altro! :)
Siate clementi con Ben: l'incantesimo di Piton è troppo potente perchè lui ricordi Mika...
Se volete venirmi a trovare su Facebook, ecco dove!
Pagina: https://www.facebook.com/Joy10Efp
Profilo:  https://www.facebook.com/profile.php?id=100007339248477&fref=ts
Buona lettura,
Joy

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Capitolo 33
*** II - XVI ***


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A nefastia, talmente brava da essere senza paragoni:  
se non ti leggessi, non sarebbe mai nato questo Draco, né avrei sognato un'eroina Serpeverde






Non riesco a sapere da Draco molto altro.
 
Del Signore Oscuro non vuole parlare: è terrorizzato.
Le uniche cose che sono riuscita a capire sono che Draco teme per la vita dei suoi genitori e che tutto dipende da una missione che Voi-Sapete-Chi gli ha affidato.
Forse, con il senno di poi, non avrei dovuto attaccarlo su questa sedicente missione… Ma per Salazar!
Vengo a sapere che il Signore Oscuro gli ha affidato un compito e non dovrei perdere la testa?
Ovvio che ho cercato di farmi spiegare di cosa si tratta e, di fronte al suo silenzio ostinato, gli ho detto che per me è un folle senza speranza.
 
Insomma.
Voi-Sapete-Chi è un assassino.
Un perverso.
Un mostro.
 
Non vorrà mica che Draco uccida qualcuno, vero?
Non ne ho idea e Malfoy, al momento, si tiene alla larga da me e non mi rivolge la parola.
Ma insomma… c’entra Hogwarts, immagino, dato che Draco è qui.
E dato che, essendo Silente il Preside, di certo l’Oscuro Signore qui non verrebbe di persona: Silente è l’unico mago che teme.
Ci rifletto su per un paio di giorni, durante i quali assillo Mirtilla Malcontenta appena posso (vado in continuazione in bagno, per cercare di parlarle) e mi tengo alla larga dai miei amici.
Già non sopportano Draco… Se raccontassi loro una cosa del genere cosa succederebbe?
Se avessi visto Malfoy tracotante, o spavaldo… Allora sì, gliene avrei parlato.
Ma ogni volta che ci penso mi vengono in mente i suoi occhi terrorizzati, il suo colorito malsano.
No, non mi ha mentito.
Il punto è: che faccio io?
 
*
 
D’accordo, non vedo altre possibili opzioni.
 
Secondo me, Voi-Sapete-Chi ha incaricato Draco di uccidere Harry Potter.
Non voglio crederci, ma… Nient’altro ha senso.
Harry è già scampato varie volte al Signore Oscuro e tutti sanno che, quando aveva appena un anno, si è miracolosamente salvato dalla Maledizione che doveva ucciderlo e che aveva appena eliminato i suoi genitori.
È una cosa inspiegabile in termini di magia… Ci credo che a lui non stia bene.
E per quanto riguarda Draco, ha sempre detestato Harry: la rivalità tra loro è sempre stata altissima.
A scuola, a Quidditch, nella Coppa delle Case e nella vita in generale.
Non si sopportano… Ma da qui a dire che Draco si sia incaricato di ammazzarlo!
 
Eppure… Me lo vedo benissimo, mio cugino, che in uno stato di euforia inconsapevole promette di far fuori il Ragazzo Che È Sopravvissuto.
Sarebbe proprio tipico di Draco lasciare che l’antipatia per Harry gli ottenebri la mente e gli impedisca di vedere i rischi e gli orrori legati a una missione del genere.
Però io lo conosco e so che mio cugino – per quanto borioso, presuntuoso e convinto della superiorità dei Maghi sul resto del mondo e dei Purosangue in primis – non è un assassino.
E non riesco a spiegarmi questa sua folle paura se non con la consapevolezza che non riuscirà a portare a termine il suo folle piano.
 
E vorrei ben vedere.
Glielo impedirò io, a qualunque costo.
 
*
 
Non è così semplice, a dirla tutta.
 
Non posso passare ogni secondo appiccicata a Harry, anzi.
Siamo di due anni diversi, di due Case diverse.
Ciò significa che le uniche occasioni di vederlo sono a colazione, a pranzo e a cena, in Sala Grande.
Dove comunque Draco non potrebbe tentare nessuna folle mossa, perché è presente tutta la scuola, insegnanti compresi.
E quindi che faccio?
Un paio di sere mi sono unita a Harry, Ron e Hermione che studiavano in biblioteca.
Ma anche lì non è successo nulla, per forza di cose: troppa gente in giro.
Il panico sale dentro di me.
Devo avvertire Harry?
Non credo che Draco avrà mai il coraggio di tentare qualcosa… Ma se poi, per pura disperazione, ci provasse?
Potrei evitarlo?
Potrei prevenirlo?
 
Forse potrei avvertire Hermione dei miei sospetti… Ma esito.
Hermione lo direbbe a Harry e Ron e magari loro attaccherebbero Draco, forzandogli la mano.
 
Mi macero nei dubbi fino alla mattina in cui sento dire, al tavolo della colazione, che Harry Potter ha ferito mortalmente Draco Malfoy.
 
*
 
Schizzo alla ricerca di Piton alla velocità di una Smaterializzazione.
 
Non ho chiesto dettagli alle due Serpeverde al tavolo, perché tanto non sarebbe servito che a diffondere altri pettegolezzi.
Mi precipito nei sotterranei, busso freneticamente alla porta dello studio del professore ed entro prima di essere invitata.
Piton, che sta scrivendo su una lunga pergamena ingiallita, mi trafigge con un’occhiataccia.
«Signorina Black!» tuona «Dove credi di essere?»
«Ho sentito che Harry ha colpito Draco!» ansimo, tenendomi il fianco «Cosa… Come…»
Lui aggrotta un sopracciglio, quindi riprende a scrivere.
«Sì» dice «Ma Draco sta bene: si riprenderà»
«Perché?» chiedo «Perché ha cercato di ucciderlo?»
Piton mi lancia un’occhiataccia.
«Potter non ha cercato di ucciderlo: non sapeva cosa stava facendo. Non mi stupisco. La sua conoscenza della magia è talmente lacunosa che non capisco…»
«No» lo interrompo «Perché Draco ha cercato di uccidere Harry
Il professore alza gli occhi dalla pergamena e mi fissa in silenzio.
«Non è andata così» dice, lentamente «Potter ha attaccato Draco. Ci sono dei testimoni. Perché dici il contrario?»
«Perché se… Perché pensavo…»
Piton mi fissa, in silenzio, e io butto alle Mandragole la prudenza:
«Perché so che Draco sta cercando di uccidere Harry e quindi pensavo che lui si fosse solo difeso e…»
 
Piton balza in piedi, facendomi cenno di tacere.
Sigilla la porta con la magia, quindi si volta verso di me con espressione furiosa.
«Draco sta cercando di uccidere Potter?» ripete «Ma cosa vai blaterando, per Serpeverde?»
Io rifiuto di indietreggiare.
Dopotutto, so che posso fidarmi di Piton.
«Draco mi ha detto che il Signore Oscuro gli ha affidato un compito» bisbiglio, anche se di certo l’incantesimo di Piton ha Imperturbato la porta.
Gli occhi di Severus si spalancano, sembra terrorizzato.
«Cosa?» mormora, furioso «Quel piccolo idiota ti ha detto…»
«Non mi ha detto nulla di preciso!» esclamo «Ma l’ho beccato in un bagno, che piangeva davanti a Mirtilla Malcontenta, dicendo che Narcissa è prigioniera a Villa Malfoy e che lui gli ha affidato una missione e allora io… Io ho pensato che la missione fosse quella di uccidere Harry!»
«E per quale motivo?» fa Piton.
«Ma come!» esplodo «Mi sembra ovvio! Tutti sanno che il Signore Oscuro odia Harry!»
Piton fa una smorfia.
«E quindi la tua brillante deduzione ti ha portata a credere che il Signore Oscuro – il Signore Oscuro! – affiderebbe ad altri il compito di uccidere Potter? Potter è la sua ossessione, Mikayla… Vuole farlo personalmente»
 
Resto senza parole.
Il silenzio si dilata fra noi, fino alla prima domanda che mi sale alla labbra:
«E lei come lo sa?»
Piton fa un gesto brusco con la mano.
«Non sono fatti che ti riguardano. Lo so e basta»
«E come fa a sapere che Draco non…»
«Lo so e basta» ripete, a voce più alta «E ti proibisco di andartene in giro a diffondere queste voci senza senso!»
Lo guardo male.
«Crede che andrei a fare pettegolezzi su una cosa del genere?» mi indigno «Sta scherzando, vero?»
Ci fissiamo, furiosi, per un po’, quindi domando:
«Come sta Draco? Dico seriamente»
«Fuori pericolo» ribatte, secco «Potter ha usato un Incantesimo… pericoloso, ma il peggio è scongiurato»
«Narcissa verrà a trovare Draco?»
Piton scuote il capo.
«No» dice «Non ce n’è bisogno»
«Perché?»
«Non occorre!»
Non mi faccio intimidire dal suo tono adirato.
«Non vuole venire, forse?» chiedo, innocente «O non può?»
Piton assottiglia gli occhi.
«Stai fuori da questa faccenda, Mikayla. Se ti scopro a parlarne o a fare altro… peggio per te»
Sto per iniziare una tirata, ma lui mi previene:
«Non scontentarmi, ragazzina!» dice, mortifero «Ricordati che la sicurezza del tuo babbano dipende anche da me!»
 
Me ne vado sbattendo la porta.
 
*
 
Draco è in infermeria, ma Madama Chips non mi fa entrare per vederlo.
 
Per ordine di Piton è inavvicinabile.
Vado a trovare Harry e lo trovo abbattuto e depresso.
Quando gli chiedo notizie borbotta delle scuse, imbarazzato.
Ma dalla storia che mi sento raccontare appare chiaro che Draco ha rischiato grosso, ma se lo è anche meritato: ha lanciato contro Harry una Maledizione Senza Perdono.
Mi allontano sconvolta: mio cugino, il compagno della mia infanzia, si è arruolato nell’esercito di Voi-Sapete-Chi, ha una missione oscura da compiere e se ne va in giro lanciando Maledizioni Cruciatus contro i miei amici.
 
Ma, malgrado questo, non riesco a lasciar perdere.
Anzi.
Credo di essere l’unica, tra gli studenti, a sapere che nel calderone bolle qualcosa di molto, molto grosso.
L’incidente tra Harry e Draco viene bollato come il classico duello di magia fra i due antagonisti.
Piton punisce Harry, gli fa perdere la finale della Coppa di Quidditch, ma Grifondoro vince anche senza il suo capitano.
Harry Potter e Ginevra Weasley si mettono insieme; Hermione e Ron sono ormai riappacificati.
Mindy ha occhi solo per Neville, Claire solo per gli esami sempre più vicini.
 
Gli unici due in tutta la scuola che sono completamente disinteressati rispetto al Quidditch, al rendimento, agli esami e ai pettegolezzi siamo io e Malfoy.
Riesco a vederlo solo quando viene dimesso dall’infermeria.
Vado a trovarlo ma non mi dice una parola sull’accaduto, malgrado le mie insistenze.
È sempre pallido, spaventato e malaticcio, anche se è stato per giorni sotto le cure di Madama Chips.
Mi evita, io lo inseguo per giorni.
Le mie domande cadono nel vuoto.
 
Ci trasciniamo avanti così per settimane.
 

***
Buon pomeriggio, carissimi lettori!
Ormai sono in perenne ritardo, abbiate pazienza... Mi barcameno tra il lavoro, il lavoro, il lavoro e il poco tempo libero lo riservo agli amici.
Non vedo l'ora di essere in vacanza e spero di riuscire a dedicarmi con calma alla scrittura! Voi siete in vacanza? Vi state divertendo?
Per chi comunque usa Facebook, vi ricordo che potete trovarmi qui:
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Buona lettura!
Joy

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