ArtùXMerlin

di Chia_084
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la tristezza negli occhi blu ***
Capitolo 2: *** mi dispiace ***
Capitolo 3: *** i sentimenti di Artù Pendragon ***
Capitolo 4: *** il gioco di Morgana p.1 ***
Capitolo 5: *** il gioco di Morgana p.2 ***
Capitolo 6: *** tutto sta per cambiare ***
Capitolo 7: *** addio testa di fagiolo ***
Capitolo 8: *** tra i due litiganti il terzo... ***
Capitolo 9: *** Sangue di Idra ***
Capitolo 10: *** io ti salverò ***
Capitolo 11: *** torte di compleanno e uova di drago ***
Capitolo 12: *** la nascita dei draghi ***
Capitolo 13: *** la delegazione reale ***
Capitolo 14: *** Galvano principe di Nemeth ***
Capitolo 15: *** il ritorno di Morgana ***
Capitolo 16: *** The king is dead ***
Capitolo 17: *** fino alla fine ***



Capitolo 1
*** la tristezza negli occhi blu ***


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“ Ma che ore sono!? Merlino! Merlino! “ il biondo si alzò dal letto con tutte le intenzioni di trovare il suo servitore e dirgliene quattro, scese le scale e imboccò il corridoio che portava alla casa dove Merlino viveva insieme a Gaius, il vecchio medico di corte.
“ Salve Gaius, dov’è quel pigrone di Merlino!? “ disse spalancando la porta
“ Per favore sire non siate così duro con lui, non oggi.. “ disse il vecchio appoggiando una mano sulla spalla del principe.
“ voglio sapere dov’è! “ Artù sentì la rabbia montargli dentro, quella storia doveva finire, ormai erano 3 giorni che Merlino mancava i suoi compiti da servitore;
“ È di la… “ il medico indicò la porta della camera nella quale era solito dormire il ragazzo  , il principe partì a passo di carica e spalancò la porta, ciò che vide una volta entrato fu il suo servitore seduto  sul letto con la schiena contro il muro, i suoi occhi, solitamente di un blu acceso erano spenti e gonfi, probabilmente per le troppe lacrime che aveva versato,  i capelli corvini erano spettinati e sul pavimento giacevano i piatti intatti delle varie cene che il medico gli aveva portato.
“  Merlino “  il biondo si stupida di sentire la sua voce così tremante e nel vedere il suo servitore così triste il principe si vergognò del modo in cui entrato in quella casa.
“  non siete vestito “  disse il moro con una voce piatta e carica di tristezza
“ come potrei esserlo se il mio servitore sta ormai da tre giorni chiuso in casa poltrire ” disse il principe guardando il ragazzo.  Merlino abbasso lo sguardo, ad Artù per un mento sembra di scorgere una lacrima sulla  guancia del moro che però  fu troppo veloce a pulirla per dargli la certezza di averla vista sul serio.
 Quella scena colpi il principe come un pugno allo stomaco, Merlino sembrava così fragile e indifeso in quel momento  che ad Artù venne voglia di abbracciarlo.
 Si avvicinò di qualche passo al servitore poi si fermò di colpo e indietreggiò tornando sulla porta.
“ Sire “ disse Merlino puntandogli gli occhi blu addosso “ potrei avere il giorno libero fino a domani? Le prometto che poi lavorerò sodo” il biondo lo guardò per un po’ poi disse “ E va bene Merlino ma ad una condizione, stasera esci con me e andiamo alla locanda, non puoi stare sempre in quel letto! “  il moro lo guardò come sorpreso poi sulle sue labbra  si formò un sorriso e i suoi occhi tornarono un po’ più luminosi
“ Grazie Il principe sorrise e nel suo petto esplose una sensazione di felicità e calore,
“  possibile che vederlo felice mi faccia stare così bene?! No, non essere sciocco Artù, non è possibile...“ si disse uscendo dalla casa del medico.
 Una volta tornato nelle sue stanze Artù si rese conto di non aver chiesto a Merlino cosa lo avessi ridotto in quello stato.
 “ Non mi devo intromettere nella sua vita privata “ si disse, però voleva sapere e alla fine la tentazione fu più forte, così andò a chiedere all’unica persona che conoscesse il suo servitore più di chiunque altro.
 La serva era intenta a riordinare dei bellissimi fiori nei vasi sul davanzale e non sentì il principe entrare.
 “ Ginevra “ la servo si girò di scatto facendo cadere uno dei vasi che si frantumò sbattendo sul pavimento.
“ mio signore! Mi avete spaventato…“ disse facendo una riverenza  “ perdonami Gwen, ma ho bisogno del tuo aiuto  la ragazza arrossì  “ voi avete bisogno di me !?”
“ si, siete l’unica che può aiutarmi” il viso della ragazza avvampò nuovamente
“ sedetevi e raccontate, sarò lieta di aiutarvi” il biondo si sedette passandosi una mano tra i capelli color del grano,
“ Merlino “ disse solamente “ Merlino!? “  ripeté Ginevra confusa, “ si, sono tre giorni che quello scansafatiche non si alza dal letto! Oggi sono andato da lui per dirgliene quattro ma l’ho trovato in condizioni pietose, occhi gonfi e tristi, capelli spettinati ma soprattutto non aveva toccato cibo! Non è da lui, sai per caso cosa può averlo ridotto così!?”
La ragazza sorrise “ siete preoccupato per lui… “ Artù arrossì “ No, non essere sciocca, non sono preoccupato, voglio solo che il mio servitore torni al lavoro il più presto possibile “ Ginevra lo guardò teneramente “ quindi voi non sapete “
“ sapere cosa?” il principe assunse un’espressione preoccupata, la ragazza lo guardò poi distolse lo sguardo puntandolo fuori dalla finestra verso il lago che si intravedeva tra gli alberi
“ Avanti Ginevra parla! “ disse Artù spazientito  “ ci credo che sia distrutto povero Merlino, oggi è esattamente un anno…” disse facendo una pausa “ un anno da cosa!? “
“ ricordate la pantera alata che avete affrontato? “ ,“ si la rammento”  disse  Artù confuso
“ vi ricorderete anche che Merlino era parecchio strano in quel periodo… “ il principe si spazientì “ Ginevra arriva al sodo! “ “ bhe in realtà la belva era una ragazza, Freya, che a causa di una maledizione ogni notte si trasformava in essa. Merlino l’aveva liberata dai cacciatori di taglie e la tenne nascosta per tre giorni, anche dopo aver scoperto che era un mostro aveva continuato ad amarla, voleva fuggire con lei, dovevano scappare proprio la notte in cui voi l’avete affrontata ferendola mortalmente. Merlino la trovò in fin di vita e la portò fino alle sponde del lago che vedete la, li lei gli morì tra le braccia” la ragazza terminò il discorso e notò che sul viso di Artù si era dipinto un velo di tristezza “ in sostanza è colpa mia se lui sta così… “
il principe guardò la serva sperando in parole di conforto “ mi dispiace dirvelo Artù ma si, è così “ , il biondo si alzò e si diresse verso la porta “ grazie Gwen “ disse senza voltarsi, e anche se non lo vide la ragazza fu sicura che stesse piangendo. 

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Capitolo 2
*** mi dispiace ***


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La sera calò su Camelot lenta e silenziosa strisciando fino ad ubriacare il cielo di stelle, il principe camminava su e giù per le sue stanze senza trovare pace, si sentiva tremendamente in colpa e finalmente si rese conto che, anche se non lo avrebbe mai ammesso davanti al moro, lui gli voleva bene. 
Poco dopo…
“ Hai visto che bello Merlino? “ disse Artù, il moro gli rispose con un sospiro e tornò a fissare la strada scalciando di tanto in tanto qualche sassolino. “ Mi dispiace “ disse il principe fermandosi di colpo davanti alla porta della locanda “ per cosa?  “
 “ per Freya… “ il moro alzò lo sguardo di colpo “ Ma voi come!? “
“ non ha importanza, ora so”
“ Gwen… “ disse il mago  “ già, ma ora entriamo, e ricorda, qui non sei il mio servitore “
“ posso considerarmi un amico? “ il moro puntò i suoi occhioni addosso al principe
“ adesso non esagerare Merlino, sarai un contadino come tutti gli altri “ detto ciò girò la maniglia ed entrò.
Si sedettero al tavolo e dopo poco arrivò l cameriera, una donna sulla 40, bassa e paffuta
“ salve, cosa vi porto “ disse pulendo il tavolo con uno straccio “ due boccali di sidro “ disse Artù “ sai che sei molto crino “ disse la donna “ Grazie, non siete la prima a dirlo” disse il biondo vantandosi “ oh perdonatemi, io non dicevo con voi, ma con il vostro amico qui” disse indicando Merlino che finalmente sorrise, la cameriera gli fece l’occhiolino andandosene provocando nei due ragazzi una fragorosa risata. “ Era ora che sorridessi Merlino, sai sei insopportabili quando dici le tue sciocchezze, ma lo sei ancora di più quando stai zitto “ disse Artù tirandogli una pacca amichevole sulla spalla. 
Dopo qualche boccale nella taverna entrò un ragazzo, la folta chioma castana gli incorniciava il viso facendo risaltare i suoi occhi verdi, il tipo non fece neanche in tempo ad entrare che un energumeno al tavolo da gioco gli urlò
“ ehi tu! Tu mi devi ancora 30 monete! “ il ragazzo fece una battuta e da li a poco si ritrovarono tutti in una violenta lite.
I boccali cominciarono a volare infrangendosi rumorosamente al suolo e i tavoli si ribaltarono, due omoni partirono alla carica contro Merlino “ Aetslide bencpel! “ disse e i suoi occhi divennero dorati per un istante. Una panchina volò da un angolo della locanda finendo addosso ai due uomini facendoli cadere a terra, il moro scivolò sotto il bancone e prese una caraffa “ Caraffa! “ urlò il ragazzo dagli occhi verdi, Merlino gliela passò e lui bevve un sorso “ Grazie, piacere Galvano” detto ciò spaccò la caraffa sulla testa di un tizio che si era scagliato contro di lui.
Artù era impegnato a prendere a pugni un tipo quando qualcuno lanciò un pugnale contro di lui. Rumore di due lame che cozzano, un tonfo e un tintinnio, tutto fu così veloce che il biondo non se ne rese nemmeno conto, il ragazzo dagli occhi verdi lo aveva appena salvato
“Grazie “ disse il principe “ di nulla, piacere Galvano “ disse stringendo la mano ad Artù
 “ troverò il modo di ringraziarti “ il ragazzo sorrise amaramente “ si da il caso che solo il re può aiutarmi in qualcosa “
“allora sei fortunato, Artù Pendragon, figlio del re nonché principe ereditario di Camelot “ a parlare questa volta fu Merlino uscendo da sotto il bancone “ Come sempre ti sei nascosto Merlino, per fortuna c’era Galvano che mi ha salvato la vita, quando smetterai di essere una ragazza in gonnella!?” disse il biondo con tono di rimprovero
“ Artù mi dispiace io… “ il moro impallidì di colpo e il principe notò che sotto la mano premuta sulla maglietta azzurra del ragazzo si intravedeva una macchia di sangue.
Il mago cadde a terra con un tonfo sordo “ Merlino! “ urlò Artù senza sapere cosa fosse quella sensazione di terrore che gli avvinghiò il cuore nel vedere il suo servo disteso a terra privo di sensi.
Il principe si precipitò su di lui premendo con le mani sulla ferita mentre Galvano gli provò il battito “ È ancora vivo ma ha bisogno di cure, fatemi vedere la ferita” Artù si spostò per permettergli di esaminarla “ è profonda, e c’è anche una scheggia d’argilla bella grande “ disse
“ portiamolo dal medico di corte, lui saprà cosa fare “ disse il biondo.
“ No, portatemi al lago, vi prego “ la supplica del moro colpì il cuore del principe come una freccia.
Durante il cammino Artù incespicò più volte nel tentativo di seguire il giovane  che si muoveva con un’agilità impressionante.
 Dopo poco arrivarono al lago, uno specchio d’acqua cristallina sulla quale aleggiava uno strato di nebbia che rendeva il paesaggio surreale, quasi magico.
 Galvano posò il moro vicino all’acqua e lui con uno sforzo sovrumano riuscì a toccarla con la punta dell’indice.
 Subito sotto il suo tocco si sprigionò una luce azzurra che lo avvolse, facendolo volare fino ad una barca nella quale l’adagiò “  Ma questa è magia! “ disse Artù cercando di raggiungere Merlino “ sire, torni indietro, lasciate che accada”  il biondo si fermò guardando sbalordito Galvano, fece per ribattere ma qualcosa nel suo sguardo color degli alberi lo fece tornare alla riva.
“ Astyre “  disse il mago con un filo di voce, la barca si mosse fino ad arrivare al centro del lago dove, circondato da mille schizzi apparve la figura di una ragazza dalla pelle candida e dai lunghi capelli neri che indossava un vestito blu scuro ornato dei colori delle onde.
 La ragazza di stese la mano portandola sul cuore del mago “ gehalge “  disse e Merlino uscì volando dalla barca sprofondando in acqua.
 


 

Allora, grazie a chi ha recensito, spero che la storia vi stia piacendo, penso che se le cose andranno avanti così aggiornerò la ff ogni 2/3 giorni. Fatemi sapere cosa ne pensate
PS:le magie che ho citato sono quelle della serie tv... saluti Chia <3 

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Capitolo 3
*** i sentimenti di Artù Pendragon ***


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“ cosa gli stai facendo! “ urlò Artù dalla sponda del lago “ non temere giovane Pendragon, il tuo amico con me sarà sempre al sicuro con me “ detto ciò tornò a concentrarsi sul centro del lago, dove, tra mille spruzzi riemerse un Merlino guarito, l’acqua gli scendeva lungo il torace nudo, facendo risaltare la sua pelle bianca.
“ È bellissimo” pensò il principe, poi si riscosse, come poteva vedere Merlino come qualcosa di più di un servitore!? Non era possibile, non poteva essere, non doveva essere.
Il moro riaprì i suoi occhi che rifletterono la luce della luna sull’acqua splendendo come due zaffiri “ Freya “ disse guardandola “ Merlino “ i due si guardarono per un lungo istante poi si baciarono, una sensazione sgradevole colpì il cuore di Artù, gelosia, pura e forte.
Il principe capì che per quanto potesse negarlo il moro gli piaceva, gli era sempre piaciuto.
Fin dal loro primo incontro aveva provato qualcosa di speciale per quel ragazzino pallido e chiassoso, ma ciò non poteva succedere, già molti cortigiani parlavano del loro rapporto definendolo speciale, quindi doveva rimanere segreto.
I due si staccarono dal bacio guardandosi ancora negli occhi “ mi sei mancata “ disse il moro
“ anche tu, ma ora che mi sono finalmente sdebitata sono libera di andare” il mago la guardò confuso “ andare dove?” chiese “ devo raggiungere le altre sacerdotesse del lago, non ci rivedremo più Merlino… dovrai essere forte, per me “ dagli occhi del moro cominciarono a sgorgare copiose delle calde lacrime “ No Freya, no non mi abbandonare “ la ragazza gli asciugò le lacrime egli appoggio la mano sulla guancia “ mi dispiace Merlino, devo andare “ detto ciò si dissolse in un soffio di bolle di sapone, “FREYAAAA!!” il mago cadde a peso morto dentro l’acqua sprofondando nuovamente nelle profondità del lago.
Silenzio, tutto si mosse troppo lentamente, nella mente del biondo rimbombò martellante il nome di Merlino, provò a muoversi ma ogni muscolo si rifiutò di obbedire.
“ sta annegando! “ disse una vocina nella sua testa, un suono, qualcosa che cade in acqua, braccia che si agitano, un corpo bianco che riemerge sommerso da una coltre di capelli castani.
Artù si riprese, Galvano aveva appena salvato Merlino e ora lo stava riportando a riva, sano e salvo.  “ Razza di stupido! Cosa ti è saltato in mente! Potevi morire te ne rendi conto! Razza di babbeo quante volte devo ripetertelo che la magia è pericolosa!? “ disse il biondo scuotendo il moro ancora intontito “ Anche io sono contento di vedervi” disse il mago “ Che razza di stupido” detto ciò Artù lo abbracciò, Merlino, il suo Merlino era sano e salvo, si staccò dall’abbraccio e lo guardò fisso, avvicinando il suo viso a quello del moro.
Nei suo sguardo colse un guizzo di sorpresa, 5 centimetri, 4 centimetri, il biondo cominciò a sentire il respiro del mago sfiorargli le labbra, 3 centimetri “ cosa ti facendo allontanati!” gli urlò la vocina nella sua testa, la ignorò, 2 centimetri, poteva già percepirne il sapore, cannella…
“ scusate se disturbo” disse Galvano interrompendo il momento “ io starei sanguinando”
Artù alzò gli occhi al cielo mentre Merlino si precipitò a soccorrere l’amico strappando un pezzo del suo fazzoletto “ con questo si dovrebbe bloccare l’emorragia “ disse annodando il lembo di stoffa alla gamba ferita, il ragazzo sorrise “ Grazie Merlino” il moro lo guardò dolcemente e rispose “ grazie a te per avermi salvato, 2 volte” Artù sbuffò “ torniamo a casa, ormai è notte “ detto ciò spezzò un ramo, con la punta della spada lo affilò in modo che potesse fare da sostegno e lo passò violentemente a Galvano “ tieni, ti servirà per camminare “
Poi si avviò verso il sentiero lasciando dietro di se uno sbigottito Merlino “ gli ho per caso fatto qualcosa?” chiese il castano “ no, lascia perdere, quando fa così è un vero e proprio asino!” la voce di Artù arrivò tuonante “ Merlino! Ti sento!! Ti ricordo che io sono pur sempre un reale!” il mago gli rispose “ allora siete un asino reale!!” Galvano rise e il moro se lo caricò sulle spalle per aiutarlo a camminare.
I tre arrivarono alle stanze di Gaius ma poco prima di entrare il ragazzo svenì  “ Artù! Artù! Aiutatemi a portarlo dentro, ha perso conoscenza!” il biondo aiutò il moro e trasportò il corpo fino dentro la stanza del medico “ ma cosa!? Merlino! Cosa succede! Chi è questo ragazzo!? “ disse il vecchio sorpreso “ Non ho tempo per spiegare Gaius, devi aiutarlo “ il mago adagiò Galvano sul suo letto.
“Merlino portami dell’acqua fresca, un panno ago e filo di seta” “ e il miele! “ aggiunse il moro “ stai imparando “ il biondo lo guardò confuso
“aiuta per l’infezione” disse il medico mentre ripuliva la ferita. Dopo un’oretta la gamba di Galvano fu ben fasciata “ Bene adesso spiegatemi un po’ cosa è successo “ il mago spiegò tutto a Gaius aiutato di tanto in tanto dagli interventi del principe, “ va bene, ma ora sorge un problema, se quel ragazzo dorme nel tuo letto, dove dormirai tu!?” disse il medico “ non c’è problema, mi troverò un posticino vicino a lui in caso abbia bisogno di qualcosa” Artù si alzò di colpo, e le parole gli uscirono di bocca senza che potesse controllarle “ no! No! Tu non puoi dormire con lui! “ i due lo guardarono confusi
“ E dove dovrei dormire signor testa di fagiolo!? In questa casa se non lo avete notato ci sono solo 2 letti! “ Artù gli tirò una pacca sulla testa “ Stavo per offrirti una stanza del castello, ma siccome sei sempre così irriverente dormirai sul pavimento! Sul pavimento della mia stanza!”
Gaius rise e Merlino sbuffando andò a prendere un cuscino dal ripostiglio delle scope.
“ allora Merlino, scegli, preferisci la parte vicino al fuoco o la parte vicino alla finestra?!”
il mago sorrise amaramente “ qual è la parte che non è frequentata dai ratti!?” “ quella dalla finestra” il principe rise di gusto e si sdraiò nel letto, il mago invece prese posto sul tappeto vicino al letto.
Con il passare delle ore l’aria si fece più fredda e il moro cominciò a battere i denti “ Merlino… potresti smetterla!? Sei più fastidioso tu dei ratti!” il principe infilò la testa sotto il cuscino per non sentire il rumore “ s-s-scusat-te s-se m-m-mi sto con-g-g-gelando! È f-f-facile p-parlare per v-voi che dor-m-m-mite sot-t-to a de-de-delle calde c-coperte!” detto ciò si tirò su la copertina di iuta e continuò a battere i denti “ ti ricordo che sei stato tu a voler lasciare a tutti i costi Galvano a dormire nel tuo letto…” il moro si tirò a sedere “ dopo che ci ha salvato la vita per ben 3 volte avrei dovuto farlo dormire per terra!?” “ bhe….” Il moro si girò verso il principe e lo guardò con disprezzo, quello sguardo ferì il principe come una spada “sapete Artù Pendragon, voi siete un gran egoista! Pensate che vi sia tutto dovuto!” il moro si alzò in piedi e continuò “ Ma è normale, siete cresciuto nella comodità, sempre servito e riverito, non sapete com’è doversi guadagnare qualcosa! Mi dispiace dirvelo sire, voi non sapete nulla sulla gratitudine!” Merlino prese la sua roba e si diresse verso la porta “ e adesso dove vai!?” disse Artù mettendosi a sedere “ torno nelle mie stanze” il principe allora fece qualcosa d’inaspettato “Merlino, so di essere un grandissimo asino, ma è più forte di me… come hai detto tu sono stato educato così, comunque se vuoi restare ti cedo una parte del mio letto, così non dovrai più congelarti” il moro rimase sorpreso da questo gesto e rispose “ Grazie sire, ma sapete delle voci che girano nel castello, se qualcuno ci vedesse si scatenerebbe il finimondo e vostro padre mi farebbe impiccare di certo” “Merlino, non mi importa cosa diranno o cosa farà mio padre, tu ora torni qui e ti stendi sotto le coperte così potrò finalmente dormire! È quasi l’alba!” il principe si sdraiò nuovamente “ ma io veramente…” disse il moro “ è un ordine! “.
Il mago allora si riavvicinò al letto e si infilò sotto le coperte, e si sistemò spalle contro spalle con Artù “ allora buonanotte” disse il moro “ Buonanotte “ rispose il principe, detto ciò si addormentarono. 





Ciao di nuovo, oggi sono riuscita ad aggiornare prima * giubilo in tutto il regno * comunque a parte gli scherzi, sono veramente contenta perchè vedo che siete in tanti a leggere questa ff, ringazio quindi chi recensisce ogni mio capitolo ma anche chi legge silenziosamente. Un saluto, chia <3 

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Capitolo 4
*** il gioco di Morgana p.1 ***


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Il sole sorse su Camelot illuminando tutto il castello, già si potevano percepire i movimenti dei primi servitori intenti nelle proprie faccende. Il biondo aprì gli occhi e, con lo sguardo assonnato guardò il moro che dormiva beato affianco a lui, gli accarezzò i capelli e sorrise. Proprio in quel momento la porta si aprì ed entrò Ginevra che notando la scena si imbarazzò molto “ Ehm… mi perdoni, non intendevo disturbare… io ero solo venuta a vedere come mai non vi eravate ancora svegliato “ Artù si alzò in piedi “ No Gwen, non avete interrotto nulla, stavo solo cercando di capire cosa ci facesse Merlino nel mio letto!” disse cercando di dissimulare “MERLINO!!” urlò, il moro si svegliò di soprassalto e guardò il biondo “ cosa ci fai nel mio letto!” gli disse il principe “ Ehm.. io.. io… Merlino balbettò e le sue orecchie diventarono incredibilmente rosse, doveva trovare una scusa e anche in fretta, “ io… ero venuto a svegliarvi poi, siccome ieri sera siamo rientrati tardissimo mi sono addormentato… perdonatemi Artù disse alzandosi dal letto. Ginevra rise “sei sempre il solito Merlino “  disse uscendo ,il principe tirò un sospiro di sollievo “ Merlino, sei un pessimo bugiardo, non sapresti tenere un segreto nemmeno se ne andasse della tu vita il mago rise pensando al fatto che il principe non sapesse nulla della sua magia “ devo andare a vedere come sta Galvano! “ disse ad un certo punto E come dovrei vestirmi io!?” il moro gli fece l’occhiolino “ siete grande e grosso, potete vestirvi anche da solo “ detto ciò corse fuori dalla camera vi porterò la colazione! “ disse “ sarai tu la mia colazione! ruggì Artù dalla stanza.
Merlino entrò nelle stanze del medico “ Buon giorno Gaius, come sta Galvano?” “ penso si sia appena svegliato” disse il medico, il moro prese il vassoio con la colazione ed entrò nella camera Buongiorno” disse con un sorriso “ Cosa ci faccio in questo letto!?” disse il ragazzo tirandosi su “ eri ferito e io e Artù ti abbiamo portato qui e curato, appena starai meglio ti farò ottenere un’udienza con il re “ Galvano sorrise “ Grazie, sei un amico”. Merlino tornò da Artù “ come sta galvano “ disse il principe con noncuranza “ sta guarendo” rispose il moro. Il mago si avvicinò alla finestra e vide una ragazza entrare nella piazza su un cavallo bianco “ chi è?” chiese al biondo “ lady Sophie, è venuta qui con suo padre ser Alfred di Derien sono venuti qui per firmare un trattato con mio padre… lei è veramente carina” Merlino alzò gli occhi al cielo “ oh si, se vi piacciono le ragazze vuote ed insignificanti “ il principe si girò di scatto “ come osi parlare così di una lady, ma non mi aspetto che tu capisca la bellezza di una donna del suo calibro, non siete un nobile “ disse sorridendo “ oh beh preferisco essere un umile servitore piuttosto che una testa di fagiolo come voi” disse in tono scherzoso “ ah si eh…” Artù prese un calice dal suo tavolo e lo tirò a Merlino “ouch” disse il moro massaggiandosi il punto in cui era stato colpito “ adesso chi è la testa di fagiolo!?” il mago lo guardò malissimo e insieme uscirono dalla stanza per accogliere gli ospiti reali.
“ ser Alfred! “ esordì il re “ Uther! Amico mio “ rispose l’altro, Artù intanto aiutò lady Sophie a scendere da cavallo, “ Milady, benvenuta a Camelot” detto ciò si esibì in un perfetto baciamano “ permettete che vi presenti il mio servitore, Merlino” il moro si inchinò “ sai Merlino, hai dei bellissimi occhi” il servitore sorrise imbarazzato e la punta delle sue orecchie diventò color del fuoco “  il mio servitore è un ottimo lavoratore, se avete bisogno di qualcosa chiedete pure a lui” Artù diede una pacca sulla spalla al moro e accompagnò la ragazza fino alle stanze degli ospiti. “ oddio che sbadata! “ disse Sophie una volta arrivata nella stanza degli ospiti “ cosa succede?” chiese Artù preoccupato “ ho scordato nella carrozza il forziere con i gioielli! E il cocchiere è appena partito!” “Merlino svelto! Prendi un cavallo e insegui la carrozza!” il moro sorrise trionfante “ non penso ce ne sia il bisogno, immagino che il baule sia questo” disse indicando uno scrigno blu adagiato su un cuscinetto di velluto rosso “ ho avuto la premura di scaricarlo prima che il cocchiere ripartisse “ il principe lo guardò sbalordito “perché non sei così efficiente anche con me!?” “ perché voi siete una testa di fagiolo!” disse il moro facendo l’occhiolino alla ragazza che scoppiò a ridere. Artù allora fulminò con lo sguardo Merlino
“ ehm… scusate mia signora ma devo proprio andare “ detto ciò uscì velocemente dalla stanza “Non fate caso a ciò che dice, è un vero idiota…MERLINOOOO!!” disse uscendo dalla porta.
Il mago intanto aveva recuperato l’ultimo dei bauli della ragazza e si avviò verso le stanze di quest’ultima, era quasi arrivato quando sentì dei passi piccoli e veloci così si nascose dietro una tenda, gli ci volle poco a capire di chi si trattasse. “ Come procede? Artù sospetta qualcosa?” disse Morgana “No mia signora, tutto procede secondo i piani, questa sera al banchetto la mia Sophie lo bacerà e lui sarà per sempre piegato al nostro volere” disse ser Alfred “ nostro!?” tuonò la strega “No no no, mi scusi! Solo vostro mia signora, solo vostro
“ così va meglio, vedi di non fallire o vi riduco in polvere!” detto ciò si avviò verso la porta e Merlino che si era avvicinato per ascoltare meglio ciò che dicevano ebbe appena il tempo per balzare indietro. “Merlino! Cosa ci fai tu qui?” disse Morgana “io… io… stavo portando l’ultimo baule nelle stanze di Lady Sophie così come mi è stato ordinato da Artù in persona” il moro cercò di dissimulare il suo nervosismo“ va bene Merlino, continua a fare quello che stavi facendo”. Il servo finì di sistemare i bauli ignorando gli sguardi indagatori dei due nobili e sfinito tornò alle sue stanze.
“ Salve Gaius, Galvano “ disse entrando “ ti vedo stanco amico” disse il ragazzo prendendolo in giro affettuosamente “Non puoi immaginare quanto” rispose il moro “ Merlino” il viso di Galvano si fece improvvisamente serio “ tu sei un mago, vero?”  Il viso del mago sbiancò di colpo così come quello del medico “ questo conferma la mia teoria, è da quando ti ho incontrato alla locanda che lo sospettavo e stamattina ho trovato il tuo libro di incantesimi nascosto dietro il letto…”  il moro tentò di dire qualcosa ma tutto ciò che gli veniva in mente suonava così stupido che alla fine preferite restare in silenzio,  fu il medico il primo a parlare
“ avete ragione Galvani, Merlino è un mago, ma come sapete, la magia è bandita qui…
 Quindi ora che siete a conoscenza di questo segreto dovrete mantenerlo a costo della vita, qui non è in gioco solo il futuro di Merlino, ma quello di tutta Camelot” “ Gaius”
  esordi il moro
“ era solo questione di tempo prima o poi qualcuno mi avrebbe scoperto, sono felice che sia stato Galvano e non qualcun altro, di lui mi fido, ma ora non c’è tempo da perdere, i due nobili che sono appena arrivati non sono chi dicono di essere, sono due complici di Morgana  e stanotte al banchetto vogliono stregare Artù, dobbiamo fare qualcosa”
“ innanzitutto devo capire che tipo di creature sono quindi il tuo compito per stanotte è quello di tenere Artù il più lontano possibile da Sophie,  domani invece con l’aiuto di Galvano indagheremo.  Ma ora lavati che puzzi più di una capra andata male!” 
I due ragazzi risero e il moro andò a lavarsi e una volta pronto si avviò verso la porta “  Merlino aspetta” disse il castano prendendolo per un braccio “non puoi andare ad un banchetto reale con un fazzoletto tutto rotto”  il moro sorrise “purtroppo non ne ho altri Galvano “il ragazzo lo guardò “ne sei sicuro?” così dicendo sfilò dalla sua borsa un pacchetto e lo porse al mago che lo apri, dentro vi era un bellissimo fazzoletto in cotone tinto di rosso
“Ma Galvano ti sarà costato una fortuna” “in realtà la venditrice me l’ha regalato , tutto merito del mio fascino irresistibile e di una storia strappalacrime” Merlino scoppiò a ridere e abbracciò il ragazzo “grazie, sei un amico” “ora vai e guarda le spalle a quell’asino di Artù” disse il castano. 










ciao a tutti!! ecco un nuovo capitolo... ci tengo a sottolineare che questo capitolo e il prossimo li ho scritti durante lo stage e, come sapete, è quando la noia si fa sentire che nascono i capitoli più contorti... quindi spero vi piacciano... 



PS: voglio riattirare un momento la vostra attenzione su queste due immagini che ho visto oggi... ho sputato un polmone ve lo giuro!! XD 


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Capitolo 5
*** il gioco di Morgana p.2 ***


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 Il servo uscì dalle stanze del medico e si diresse verso la sala del trono tutta addobbata per il banchetto, ed eccolo là, in tutta la sua regalità Artù Pendragon con indosso la sua lucente armatura tutto intento a ridere e scherzare con lady Sophie.  Il moro si avvicinò e appena lo vide il viso del biondo s’illuminò “finalmente! “disse “scusate il ritardo mi stavo rendendo presentabile per i nostri ospiti” disse il mago facendo una riverenza alla ragazza.
 Il principe notò il fazzoletto del moro” e questo? “disse indicandolo “è un regalo di Galvano” disse il mago, sul viso di Artù comparve una smorfia di gelosia, com'era possibile che non ci avesse pensato lui per primo?! "O… È stato proprio un bel pensiero…” disse.  La serata trascorsa tranquilla, tutto si divertirono e, tra un bicchiere l’altro il biondo era un po’ brillo,  era il momento per lady Sophie  di attuare il piano.  “Artù, mi concedete questo ballo? “il principe la seguì in mezzo alla sala la musica cambio e si trasformò in un valzer lento e melodioso, i due volteggiavano leggeri come sospinti dall'aria, stava succedendo qualcosa di strano e Merlino percepì una stretta alla gola. La musica cessò e i due rimasero fermi a guardarsi per un lungo istante, poi la ragazza tentò di baciare il principe che, per fortuna o grazie al vino cadde a terra evitando così intanto pericoloso bacio. “ Sire lasci che vi aiuti” intervenne Merlino aiutando Artù alzarsi “sto bene, sto bene!” “No voi non state bene, è ora di tornare”   "No per favore, rimanete ancora un po”disse la ragazza "mi dispiace milady ma il principe non è in grado di rimanere un secondo di più, ha bisogno di un bagno gelido e un rimedio per la sbornia” rispose il moro “Merlino portami nelle mie stanze…” pregò il principe.
 Il mago si caricò un braccio di Artù sulle spalle e si avviò verso la porta.
 A metà della sala però fu fermato da Morgana “andiamo Merlino non fare il guastafeste, lascia che Artù si diverta con Sophie”  disse “mi dispiace mia signora ma il principe non è in grado di continuare, lui stesso mi ha ordinato di portarlo via” detto ciò il moro continuò a camminare verso la porta ma la strega ritornò all’attacco” permetti  almeno che lei gli è il bacio della buona notte "Merlino si girò guardandola negli occhi cercando di trovare un modo per uscire da quella situazione “cosa succede qui?!”  disse il re camminando verso di loro “padre” rantolò Artù “cosa gli è successo!? “chiese “il principe ha esagerato col vino, vorrei portarlo nelle sue stanze e metterlo a letto, così da non dare troppo spettacolo, ma lady Morgana sta insistendo perché lui rimanga qui a festeggiare" spiegò il moro" che Artù sia portato immediatamente nelle sue stanze" ordinò il re “ma Sire" tentò di dire Morgana “ niente ma Morgana, questo è un mio ordine" detto ciò tornò alla festa, la strega fulminò con lo sguardo il mago che le sorrise augurando a entrambe dame una buona notte.
 Merlino si trascinò Artù su per le scale fino ad arrivare davanti alla porta delle stanze reali, “adesso andate dentro e aspettatemi, io vado da Gaius a prendere un rimedio per la sbornia, voi non fate entrare nessuno che non sia io” detto ciò spinse il principe dentro la camera e corse fin dal medico" Gaius, che rimedio hai per il troppo vino?! "Il vecchio sorrise, e spulciò tra le boccette, ne prese una e la diede a Merlino, la bottiglia conteneva un liquido arancione acceso, il moro tornò così dal principe e lo trovò seduto ad aspettarlo.
“ finalmente Merlino… mi sei mancato” disse Artù avvicinandosi al mago “Sapete che siete più simpatico da ubriaco” rispose quest’ultimo “ ora vi preparo un bagno freddo che vi farà passare la sbornia” disse il moro avviandosi verso il catino per il bagno “ NO!” disse il principe afferrandolo per un braccio e tirandolo a se “ Artù non fate il bambino” Merlino si allontanò indietreggiando fino a finire con le spalle alla porta, allora Artù fece un balzo in avanti e l’intrappolò creando una barriera con le sue braccia” cosa state facendo, mi spaventate” il principe lo guardò negli occhi “ faccio qualcosa che ho sempre voluto fare ma non ne ho avuto mai il coraggio e so che se non lo faccio ora non lo farò mai più” “state farneticando sire, è meglio che io… “ il moro cominciò a parlare ma il biondo gli posò un dito sulle labbra “ssh… so che anche tu lo vuoi… lo vedo, lo sento” detto ciò lo baciò, fu un bacio delicato e dolce che lasciò il mago interdetto, poi si lasciò andare seguendo i movimenti di Artù, le braccia di quest’ultimo scivolarono lungo i fianchi del mago fino a sotto la maglietta, il contatto con la sua pelle provocò al principe un brivido lungo la schiena, le braccia del moro invece raggiunsero i capelli del biondo  e le mani cominciarono a giocarci. Finito il bacio, i due si guardarono intensamente “ Cannella” disse Artù “ cannella!? “ chiese l’altro “ si, le tue labbra, sanno di cannella… proprio come avevo sempre pensato” “ e le vostre di vaniglia” rispose.
“Merlino, sappi che domani non ricorderò nulla, e negherò tutto pensando che sia solo un sogno, questo perché come dici tu, sono una testa di fagiolo, non so accettare i miei sentimenti, non voglio deludere mio padre, non voglio deludere Camelot ma così deludo me stesso e mi condanno per sempre ad una vita senza la persona che amo veramente, tu, quindi voglio chiederti scusa già da ora per il dolore che ti provocherò” il moro si asciugò una lacrima, quell’asino, oh quell’asino reale gli aveva cambiato la vita fin dal primo momento
“Voi Artù non siete affatto un codardo, siete la persona più coraggiosa e nobile che conosce, un po’ arrogante, superficiale, spocchioso, vanitoso, egoista, asino e testa di fagiolo, ma vi amo perché siete così, sono sicuro che sarete un buon re e che con voi Camelot risorgerà come il regno che è destinato ad essere”. Dopo questa confessione Merlino mise a letto Artù e, con un sorriso a 32 denti tornò nelle sue stanze e si stese nel letto che Gaius aveva recuperato “Ehi amico! Cosa ti rende così felice?” chiese Galvano “ nulla, penso solo che questa sia una bellissima nottata” detto ciò si voltò su un fianco e si addormentò.
“ Buon giorno! Il sole splende ed è una bellissima giornata!” disse Merlino spalancando le tende nella stanza del principe “ non hai nulla di nuovo da dire!? dici tutte le mattine la stessa cosa! “ brontolo al biondo “ che ne dite di alzatevi pigra margheritina!?”
 Il biondo si mosse per tirargli un cuscino ma un dolore lancinante lo colpì alla testa “oh, la mia testa, maledetto vino "il moro gli si a vicinò "tenete la vostra colazione e un rimedio per il mal di testa "Artù si allungò per prendere il rimedio e così facendo sfiorò la mano di Merlino.
 Nell’istante in cui si toccarono nella mente del principe balenarono alcuni ricordi  di ciò che era successo la notte scorsa “  oddio! L’ho fatto sul serio? No, no, no!” pensò “ Merlino, cos’è successo ieri notte, ho dei ricordi molto vaghi” “Non ricordate nulla?” disse un po’ deluso il moro “ qualcosa, vagamente… mi ricordo il banchetto, di aver ballato con Sophie, di essere stato portato da te fino alle mie stanze, un’inspiegabile felicità e uno strano sapore di cannella, nient’altro” disse il biondo “ah ok…” Merlino si rattristò, com'era possibile che Artù si fosse dimenticato di tutto, era stato un momento così magico e perfetto… "Cos’hai Merlino? Non sembri solito idiota stamattina “ disse il principe, il mago fece un sorriso tirato “voi in compenso siete il solito asino, vado a prendervi la colazione” e detto ciò uscì in direzione delle cucine.
 Lungo la strada incontrò Galvano “buongiorno Merlino, come mai quel muso lungo?! Ieri sera eri così felice e adesso guardati, ti è per caso morto il gufo da compagnia?!” disse punzecchiandolo “gufo?!” chiese il moro “Ogni mago che si rispetti ha un gufo!” rispose l’altro come se ciò che stesse dicendo fosse la cosa più ovvia del mondo” devo recuperare il cibo per Artù, ti va di venire con me? Dopo che lo avremmo nutrito, possiamo cominciare le nostre indagini su Lady Sophie e ser Alfred “disse il moro, Galvano accettò e insieme recuperarono la colazione per il principe, un piatto fumante di prosciutto e uova.
 Durante il ritorno il due risero e scherzarono così a Merlino tornò il sorriso, “finalmente, stavo morendo di fame! Oh buongiorno Galvano, vedo che la tua gamba sta meglio” disse il biondo “Buongiorno sire, si sta molto meglio, tutto merito delle cure di Merlino e di Gaius” disse scompigliando i capelli del moro” Galvano! Galvano basta! Ahahahah!! Smettila ahahah! “ disse il moro tra le risate, quella scena creò una stretta alla gola di Artù, “come si permette quello di toccare Merlino?! Lui è mio, mio, mio, MIO!” pensò sentendo la rabbia montarli dentro” Galvano, non hai nulla da fare anziché importunare il mio servitore?! “disse acido "Potrebbe aiutarmi nelle mie mansioni, così farei molto prima" propose Merlino
"perfetto! "disse Galvano facendo l’occhiolino al moro che sorrise “Gli ha fatto l’occhiolino?! Sul serio!? Ah questo è troppo!” pensò il biondo "Non se ne parla Merlino! È il tuo lavoro non il suo e poi insieme fareste la metà delle cose!" disse "sire, le prometto che sarà tutto perfetto” disse Galvano "Ok, ok, va bene, comincerete con il pulire gli stivali… di tutto l'esercito! Buon lavoro" detto ciò sorrise e i due uscirono dalla stanza.
 “Merlino, io sono sempre più convinto che Artù mi odi” disse Galvano passando la spazzola sull’ennesimo paio di stivali "No, non ti odia, lui è così, spocchioso e arrogante, ma anche saggio e coraggioso, ha un cuore nobile, sono sicuro che un giorno diventerà un grande re” disse Merlino “Ti piace vero?” disse il castano, al moro cadde la spazzola dalle mani e si affrettò a raccoglierla “No, no, a me? Ahahah  no non mi piace, come potrebbe piacermi!?“ disse il mago in imbarazzo, Galvano lo guardò piegando la testa "Si vede così tanto?" chiese Merlino "è palese, sia da parte tua che da parte sua, sono convinto che mi tratti male solo perché è geloso marcio” disse l’altro “ieri sera mi ha baciato” disse ad un tratto il moro " ecco perché eri così felice ieri notte! E dal muso lungo di stamattina immagino che abbia negato di ricordarsi qualcosa” “Già…” disse il mago “ Ehi amico non ti disperare, se fa così, lui non ti merita “ disse il castano appoggiandogli una mano sulla spalla.
 I due finirono di lucidare gli stivali e passarono al compito successivo, rassettare la camera degli ospiti. “Allora Galvano, mentre puliamo cerchiamo di trovare qualcosa che ci aiuti a capire che tipo di creature sono “disse Merlino prima di bussare alla porta, nessuna risposta da dentro, i due entrarono e cominciarono a sistemare, guardarono nei cassetti e nei bauli finché a Merlino non viene in mente Il baule dei gioielli “Galvano!” esclamò “hai trovato qualcosa?” chiese il castano “Sì vieni a vedere” disse il moro.
 Il mago tiro fuori dallo scrigno un medaglione con incastonata una pietra trasparente di colore blu screziato di verde come le onde del lago “non ho mai visto nulla di simile” disse Galvano “posso percepirne la magia” aggiunse Merlino "Andiamo da Gaius "concluse l'altro.
I ragazzi fecero appena in tempo a sistemare il forziere che qualcuno entrò dalla porta "cosa state facendo voi due qui!? “ il moro si voltò di scatto “Ehmm… Stiamo riordinando” disse cercando di essere convincente” mmmm…”  mugugnò ser Alfred guardandolo, i suoi occhi  si fecero di un colore rosso acceso e Merlino ebbe un brivido lungo la schiena.  “Ora è tutto in ordine, sparite! “disse l’uomo continuando a guardarli.
I due uscirono e andarono di corsa da Gaius a raccontargli tutto “una strana pietra eh… i suoi occhi sono diventati rossi quindi!? “chiese per conferma il medico, i due annuirono confermando “allora non ho dubbi, si tratta degli Shii, folletti malvagi che si servono delle anime degli umani per diventare immortali” disse Gaius "Ma cosa c'entra tutto ciò con Morgana?" chiese il mago "se Artù dovesse morire lei diventerebbe la legittima erede al trono" disse il medico "Dobbiamo avvertirlo! "Merlino corse verso le stanze del principe e spalancò la porta ma, invece del biondo trovo Gwen intenta a sistemare “Ginevra dov’è Artù!?” chiese "lui e la mia signora sono andato da accompagnare gli ospiti fino al punto in cui li recupererà la carrozza, hanno anche già portato via i bagagli” rispose la serva.  Il moro sbiancò e corse verso le stalle ma, nella sua corsa andò a sbattere contro qualcuno che per fortuna lo afferrò prima che potesse cadere “Galvano!” esclamò “sembra che io arrivi sempre per salvarti la vita”  disse il castano “grazie, presto muoviamoci” detto ciò riprese a correre seguito a ruota dall’amico. Arrivati alle stalle preso due cavalli e si fiondarono all’inseguimento.
 Arrivati vicino alle sponde del lago di cui aveva parlato Gaius videro Morgana e ser Alfred sulla riva mentre Sophie era in mezzo al lago e davanti a lei galleggiava pelo d’acqua un incosciente Artù.
“dobbiamo fare qualcosa!” disse Galvano “ lo so, ma non posso permettere che Morgana mi riconosca “ detto ciò il mago frugò nella borsa e tirò fuori una boccetta, ne bevve il contenuto grigiastro e disse “ miht dagena bebecce me bisne gast min freondum ond min feondum” i suoi occhi si fecero dorati e si trasformò in un vecchio dalla tunica rossa con la barba e i capelli bianchi e lunghi “ ora sta nascosto e non farti vedere “ detto ciò si avviò verso il lago.
“tu chi sei vecchio!? Sparisci di qui!” urlò Alfred “ Og kelis!” disse il mago e l’uomo volò sbattendo violentemente contro un albero prima di disintegrarsi in tanti granelli di polvere
“Emrys! “ sbraitò la strega “ Morgana “ la salutò beffardo il vecchio “ Ablinne du, forlet du!” disse la maga, Merlino alzò una mano e creò una barriera magica per ripararsi dall’incantesimo. “ sei ancora troppo debole per battermi Morgana” detto ciò rialzò la mano e la puntò verso la strega “ Astrice” disse facendo partire una palla di fuoco che colpì la maga lasciandola svenuta a terra “ og kelis!” disse nuovamente, questa volta rivolto verso Sophie che si disintegrò come il padre.
Il vecchio si lanciò in acqua e tirò fuori Artù “ non finisce qui Emrys, prima o poi scoprirò chi sei e per te sarà la fine!” disse Morgana prima di scomparire in sella al suo cavallo. Merlino bevve da un’altra boccetta e tornò il solito ragazzino dai capelli corvini “ puoi uscire Galvano , dobbiamo riportare Artù a Camelot e, se qualcuno ce lo chiede noi eravamo a raccogliere erbe per Gaius e lo abbiamo trovato riverso a terra sulle sponde del lago con in mano un amuleto magico che abbiamo prontamente distrutto” “è stato fantastico!!” disse entusiasta il castano Merlino rise e insieme galopparono verso Camelot.
 
 
 
“finalmente la forza, il coraggio e la magia si sono incontrati, il momento è giunto” disse Kilgarrah osservandoli mentre si allontanavano. 







Salve nuovamente merliniani <3 allora,intanto vorrei ringraziare Miky_Holmes perchè recensisce tutti i miei capitoli,spero di non aver fatto molti errori gravi nel trascrivere perchè come ho già detto gli aggiornamenti li sto scrivendo su carta durante lo stage e nelle ore notturne li riscrivo a computer.
Mi dispiace non vedere molte recensioni, spero che le cose miglioreranno, vi sarei grata se mi faceste sapere cosa ne pensate, anche un solo "Questa storia fa schifo ritirati" oppure un "secondo me tu sei tutta matta"... spero di sentire un po' più di voi lettori silenziosi... ci rileggiamo al prossimo capitolo, vi lascio con un po' di Mertur e Merwaine




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Capitolo 6
*** tutto sta per cambiare ***


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“ Merlino… Merlino…” la voce del grande drago risuonò nella testa del mago “non ignorarmi giovane stregone, lo so che mi senti” insisté il lucertolone “cosa vuoi drago?” rispose il moro, “ solo metterti in guardia, una grande missione ti attende, dovrai fare attenzione, tutto sta per cambiare”.
 Il moro si mise a sedere “ quale missione!? Cosa intendi, cosa cambierà!?” silenzio “ Drago rispondi!” Kilgarrah non rispose, “tutto a posto Merlino?” chiese Galvano vedendo l’amico agitato “sì, sì, non c’è nulla” rispose il moro prima di rimettersi a dormire.
 Intanto nel castello Artù vagava per i corridoi non riuscendo a dormire, un pensiero lo torturava, un pensiero di nome Merlino…
 “Cosa starà facendo? È insieme a Galvano, ne sono certo, o andiamo Artù non puoi essere geloso di qualcuno che non è tuo… Ma lui è mio, non lo ammetterò mai ma lui è mio, mio M- I-O!  Com’è possibile, quando non è qui sento un freddo dentro… Ti manca… Non essere stupido… Ok mi manca” i pensieri gli affollarono la testa ”aaaaaah BASTA!”  sbraitò “sire! State bene!?” disse Ginevra preoccupata "no, non sto bene, non sto bene per niente!" Disse il biondo lasciandosi scivolare a terra lungo la parete “cosa avete?!” chiese la ragazza “ho un dolore qui” disse indicando il cuore, la serva sorrise “quello si chiama amore…” il principe si nascose la faccia tra le mani ”cosa prova Merlino per Galvano?” disse Artù senza pensare “oh beh… A me ha detto che è un ragazzo molto dolce che lo accetta per com’è, penso che un'po' gli piaccia… Secondo me se Galvano insiste un po', e la persona speciale di Merlino continua a comportarsi come un asino, finiranno insieme “concluse Gwen .
Il principe sentire il cuore riempirsi di piccole crepe “sai chi è quella persona speciale?” chiese per avere una conferma dei suoi presentimenti “so che recentemente si sono baciati, ma che alla mattina lui ha negato tutto, questa distrutto Merlino che, anche se tenta di non darlo a vedere, sta soffrendo ancora molto “ il cuore del principe si spezzò il tutto e scoppiò a piangere  “sono uno stupido Gwen, uno stupido! Per il mio stupido egoismo sto perdendo la persona più importante della mia vita… lo sto facendo soffrire, quando l’unica cosa che vorrei fare è stringerlo a me e non lasciarlo andare mai più” il principe si asciugò le lacrime “voi lo amate” disse la serva “sì Gwen io lo amo “Artù un po’ più leggero si rialzò in piedi, salutò la ragazza e si recò nelle sue stanze prendendo sonno solo all’alba.
“Buon giorno! Il sole è già alto stamattina!” disse allegro Merlino “voglio dormire” disse il principe “non c’è tempo per dormire!” detto ciò il moro tolse le coperte al principe che si lamentò “non puoi costringermi ad alzarmi se non voglio!”.
Il principe si girò dando le spalle a Merlino che si diresse verso il catino per il bagno riempendolo d’acqua gelata “non costringermi ad essere cattivo…” disse aggiungendo l’ennesimo secchio “tu non puoi essere cattivo… sei così dolce e carino, non riusciresti a farmi male”
“ah si eh…” il mago si caricò Artù sulle spalle e lo buttò nella tinozza.
Il principe si svegliò di colpo “ È gelida Merlino!” urlò “almeno così vi siete svegliato” concluse il moro.
Una volta asciutto il mago lo aiutò a vestirsi, poi scesero nella sala del trono.
“buon giorno figlio mio” disse Uther “oggi ho da affidarti una missione molto importante, una preparazione per la tua prima Cerca. Dovrai portarmi i tesori nascosti nella Torre Oscura, situata aldilà delle montagne nella terra del Grande Inverno” concluse il re “va bene padre, io e Merlino partiremo immediatamente” disse Artù “no figliolo, questa è una missione che dovrai portare a termine da solo” aggiunse il re.
Artù si recò nelle sue stanze dove si preparò per partire “Sire, cercate di tornare, e state attento, le terre del grande inverno sono molto pericolose” disse Merlino finendo di allacciargli l’armatura “se non ti conoscessi direi che ti stai preoccupando per me” disse Artù “si, lo sono, sono preoccupato per voi, se vi dovesse succedere qualcosa…” disse il moro rattristandosi “tornerò Merlino” disse il moro prima di abbracciarlo.
 “potrei venire con voi… nessuno mi noterebbe e…”
“no, devo farlo da solo” lo interruppe il principe.
I due uscirono dal castello e Artù partì al galoppo scomparendo dalla vista di tutti.
Erano passate ormai un paio d’ore da quando il principe era partito, il moro era intento nelle sue faccende, quando, passando vicino alle stanze di Morgana, non sentì qualcosa che lo costrinse a fermarsi ad ascoltare;
“cara sorella, siete certa di quello che dite?” chiese una voce femminile, Melino la riconobbe subito, Morgause “certo, è partito da poco, hai tutto il tempo di escogitare un piano, lo voglio morto!” disse Morgana “certo sorella, ho già in mente qualcosa, spero che al principe piacciano le viverne…” le due ragazze risero e il mago fece appena in tempo a nascondersi che le due streghe uscirono dalla porta.
“devo salvare Artù” si disse e senza neanche accorgersene si trovò a correre verso le sue stanze in cerca di aiuto “ Galvano! Dobbiamo salvare Artù, ti va di aiutarmi!?” chiese “e me lo chiedi anche!? Che cosa stiamo aspettando andiamo!”.
I due presero i cavalli e partirono per salvare il regale fondoschiena del principe.
Il biondo intanto stava attraversando il bosco quando un ometto piccolo, ma veramente piccolo, gli saltò sul cavallo costringendolo a fermarsi.
“e tu cosa sei!?” chiese il biondo “ non cosa, ma chi!” disse la creaturina “ io sono un folletto, guardiano di questo bosco e sono qui per dirti che senza la forza e la magia non porterai mai a termine questa missione” continuò “io non credo nella magia” rispose Artù “fai molto male, la magia ti ha già salvato varie volte, e ti salverà ancora e ancora!” detto ciò il folletto sparì lasciando il nobile interdetto.
Il principe si sistemò per la notte accampandosi e accendendo un fuoco, così fecero anche Galvano e Merlino a poca distanza da lui.
Baerne” disse il mago e dl mucchietto di legnetti accatastati si levò una fiamma “ Merlino, perché fai tutto questo?” chiese il castano “per aiutare un amico, e tu?”
“anch’io” rispose Galvano.
Il moro si sedette vicino a lui “Artù è fortunato ad averci” continuò “io non sto parlando di Artù”, il ragazzo guardò il mago negli occhi “grazie, anch’io farei lo stesso per te” disse Merlino “lo spero, sei l’unico amico che ho…” detto ciò il castano gli tirò una pacca sulla spalla e il moro per tutta risposta lo abbracciò. Erano ancora abbracciati quando un suono acuto squarciò il silenzio della notte “ che cos’è stato!?” chiese il moro preoccupato “ un fagiano” rispose l’altro, il verso riecheggiò nuovamente questa volta più forte  e più vicino “ un fagiano bello grosso…” concluse ribadendo il concetto.
Merlino si avvicinò al fuoco dal quale usciva uno stupendo fumo bianco “ vuoi vedere qualcosa di veramente incredibile?” chiese all’amico “certo!” rispose questo entusiasta. Il moro distese una mano verso il fuoco “Hors, Beride Tha Heofenan” disse e subito dal fumo si formò un maestoso cavallo bianco galoppante, “ è splendido” il castano ci passò una mano in mezzo e la figura svanì.
Il sole sorse illuminando il viso di Artù facendo sembrare i suoi capelli ancora più biondi e luminosi, il principe si alzò e dopo essersi rifocillato salì sul suo destriero e ricominciò il suo cammino, arrivando per primo ai piedi della torre, struttura di pietra, quasi completamente distrutta e ricoperta da vegetazione rampicante.
Lo stesso boato della notte precedente esplose nell’aria e da dietro le macerie della costruzione apparvero due viverne, Artù combatté con tutte le sue forze e riuscì ad infilarsi dentro l’edificio, dove però lo attendevano prontamente le guardie di Morgause che lo catturarono e lo chiusero in cella.
Poco dopo ai piedi della torre arrivarono anche Merlino e Galvano;
“che fine avrà fatto Artù!?” chiese Merlino “non ne ho idea” rispose Galvano “ vi piacerebbe scoprirlo?” disse una voce dietro di loro.
I due si girarono e videro la bionda guardarli con un ghigno malefico sul volto “Morgause” disse il moro con disprezzo “ciao Merlino” rispose beffarda “chi è il tuo amichetto qui… è molto carino…” disse avvicinandosi a Galvano e stringendogli le guance con la mano “ tanto bello quanto fastidioso” disse.
“lascialo stare!” urlò il mago “oh, oh, oh, cos’è quest’arroganza!? Voglio solo divertirmi un po’…” disse la ragazza avvicinando il suo viso a quello del castano “forb felonghe!” disse il moro, i suoi occhi divennero dorati e Morgause venne scaraventata al suolo.
Merlino corse da Galvano mentre la strega riuscì a rialzarsi “ guarda, guarda, chi lo avrebbe mai detto, una nullità, un insignificante ragazzino, un mago… e anche potente a quanto vedo!” disse la bionda.
 La ragazza alzò un braccio e lo distese puntando il palmo della mano contro il mago e il castano che volarono via sbattendo violentemente contro il muro alle loro spalle perdendo i sensi.
Buio, qualcuno che lo scuoteva chiamando il suo nome, Merlino aprì gli occhi e gli ci vollero alcuni minuti prima di mettere a fuoco il viso che lo guardava “Artù” disse con voce flebile.
Il biondo lo tirò a se, abbracciandolo come mai aveva fatto prima, lo guardò per un secondo poi gli diede un colpo in testa “sei un idiota quante volte devo dirtelo!? Questa missione la devo portare a termine da solo! E invece guarda qui… siete venuti entrambi! Ci sono anche Ginevra e Morgana con voi ?! ”lo rimproverò.
Il moro si allontanò e guardandolo storto si massaggiò la testa “dobbiamo trovare un modo per uscire di qui”
“pensi che non ci abbia già provato?! “rispose il principe, “oh la mia schiena…” mugugnò Galvano riprendendosi “Galvano sei vivo!!” il moro gli balzò addosso abbracciandolo.
La foga di Merlino fece perdere l’equilibrio al castano che cadde a terra con il mago sopra di lui “amico, non che non mi piaccia averti sopra di me, ma mi stai schiacciando!” disse ridendo “oh… ehm… scusa “il moro si rialzò e tese una mano all’amico per aiutarlo a rialzarsi.
Artù ribollì di gelosia, si sentiva così arrabbiato, così infastidito; non c’era modo di uscire di lì e, come se non bastasse quei due si divertivano a fare i piccioncini, non lo sopportava “questa maledettissima porta!” esclamò dando un pugno alle assi che sbarravano l’entrata.
Improvvisamente un boato squarciò l’aria, poi silenzio.
“cos’è stato?!” chiese Galvano “oh Artù la vostra mano!” Merlino corse ad aiutare l’amico che, per colpa del pugno, si era scorticato le nocche.
Il moro strappò un pezzo della sua maglia e lo avvolse alla mano di Artù “stai migliorando!” disse il biondo sorpreso “ragazzi…” cominciò Galvano, i due lo ignorarono continuando a guardarsi negli occhi “ ragazzi non vorrei insistere ma…” cercò di continuare ma venne interrotto dal biondo “ i muri si muovono!” disse “è quello che sto cercando di dire da 10 minuti!!” sbuffò il castano “ci schiacceranno! Dobbiamo uscire di qui!” puntualizzò il moro.
Artù prese la rincorsa e si fiondò più e più volte contro la porta, cercando di sfondarla
“è tutto inutile Artù” disse il castano “ci penso io…” disse il mago titubante “Merlino, come pensi di riuscirci, sei così…”Artù si ammutolì nel vedere il moro alzare una mano verso la porta “Torspringae” disse, i suoi occhi divennero dorati e la porta si aprì in un’esplosione di schegge di legno e chiodi.
Galvano uscì e dietro di lui anche il mago, Artù invece restò dentro, impietrito, Merlino fece appena in tempo a prenderlo per un braccio e tirarlo fuori.
“lasciami, non mi toccare! Tu... tu sei… un MAGO!!?” disse il principe scuotendosi di dosso la mano del ragazzo “Artù io…” il moro abbassò lo sguardo “come hai potuto tenermi nascosta una cosa simile!?” il biondo lo guardò con rimprovero “discuterete una volta tornati a Camelot, qui sta per crollare tutto!” Galvano prese in mano la situazione e trascinò i due fuori dalla torre prima che questa cadesse a pezzi.







ciao a tutti e scusate per la mia luuuunga assenza, ho scritto un sacco ultimamente ma non ho mai trovato il tempo di trascrivere tutto sul computer, quindi vi chiedo clemenza per il mio ritardo. 
Detto ciò vorrei ringraziare ZURY WATSON, MIKY_HOLMES e molti altri per aver recensito i capitoli,sono contenta che vi piaccia la mia storia... Adesso vi lascio qualche immaginina che ho incontrato in internet, vi dirò che per alcune cose ho veramente sputato un polmone XD... Alla prosima belli <3 chia

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Capitolo 7
*** addio testa di fagiolo ***



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Il viaggio di ritorno verso casa fu molto silenzioso e anche durante l’accampamento notturno Artù tenne le distanze dal moro.
Il principe si sentiva offeso, tradito, preso in giro, com’era possibile che una creatura tanto fragile e impacciata come Merlino essere un mago.
Tornati a Camelot Artù si recò da suo padre per spiegargli come mai non avesse portato a termine le missione, Merlino e Galvano invece tornarono da Gaius e gli raccontarono l’accaduto “ Artù avrà già raccontato tutto al re…” disse il castano, il moro si avviò triste verso la sua stanza “vengo con te Merlino” disse Galvano “no, voglio restare solo…” rispose il mago chiudendosi la porta alle spalle.
Una volta solo si lasciò scivolare nell’incavo tra il muro e l’armadio e pianse, pianse come mai aveva fatto prima “ho fallito, Albion non conoscerà mai il suo futuro… Artù non diventerà il re di un regno in cui la magia sarà libera… è tutta colpa mia…” pensò appoggiando la fronte alle ginocchia rannicchiandosi ancora di più in quello spazio angusto.
“MERLINO!” il moro sentì una voce chiamarlo dall’entrata, non rispose, non aveva nessuna intenzione di muoversi da quell’angolo così confortevole in cui si era rifugiato
“MERLINO!” di nuovo la stessa voce, il mago sapeva bene a chi apparteneva, le lacrime continuarono a sgorgare copiose dai suoi occhi ormai gonfi.
La porta si spalancò con un rumore secco, ed eccolo li, in tutta la sua regalità.
Artù entrò nella stanza e chiuse la porta “Merlino” disse, questa volta più pacatamente, per tutta risposta il moro tirò su col naso “come hai potuto… come hai potuto tenermelo nascosto!?” il biondo si avvicinò di più a quel fagotto di capelli scuri “non volevo mettervi davanti a una scelta” disse Merlino “ ho sempre usato la magia solo per voi, per proteggervi, per aiutarvi…” continuò il moro “dovevi dirmelo!” sbottò Artù “non volevo morire!” rispose l’altro puntando i suoi occhioni in quelli del biondo.
Rabbia, disprezzo, dolore, ecco ciò che vide il mago negli occhi del principe “ come averi potuto metterti a morte!? Pensavo che tu ti fidassi di me, pensavo che noi fossimo…” cominciò ma venne interrotto da Merlino che si alzò in piedi puntandogli in dito al petto “ che noi fossimo cosa!? Amici!? “ il biondo abbassò lo sguardo “Qualcosa di più” rispose
“mi avete baciato Artù e la mattina dopo avete negato tutto! Noi non siamo nulla! Non esiste e non esisterà mai un noi! Voi siete il principe e io il vostro servitore! Nulla di più, ne amici ne nient’alto avete capito!”
“ex servitore…” puntualizzò il principe “Merlino, con il potere conferitomi dal mio rango nobile io ti bandisco da Camelot!” detto ciò Artù uscì dalla stanza sbattendo la porta. Il mago tornò a rannicchiarsi nel suo angolo e continuò a piangere
“non può averlo fatto sul serio!” disse Galvano arrabbiato “ e adesso dove andrai?” chiese Gaius “ penso tornerò a Eldor, da mia madre” disse il moro.
La notte calò su Camelot, Merlino era già pronto per partire, salutò Gaius e Galvano facendosi promettere che sarebbero andati a trovarlo e si diresse verso le porte della città.
Arrivato alla piazza notò la luce ancora accesa nella camera del principe, ed eccolo, affacciato alla finestra che lo osservava, si guardarono per un istante che sembrò infinito poi il biondo chiuse la finestra “addio testa di fagiolo” disse il moro e continuò il suo viaggio a testa bassa inoltrandosi nel bosco.
“se ne è andato” pensò Artù steso sul letto con un braccio sugli occhi.
Qualcuno bussò alla porta, lui lo ignorò “Artù, ho appena salutato Merlino, come state?” disse Ginevra entrando “come vuoi che stia Gwen ho appena bandito l’unica persona che io abbia mai amato! Se fosse per me lo andrei a riprendere, anche ora, ma il mio orgoglio me lo impedisce… mi ha mentito ti rendi conto!? Era una cosa molto importante, non doveva farlo” la ragazza si sedette di fianco a lui e gli prese la mano “Artù non poteva dirvi di essere un mago” il principe tirò indietro il braccio “tu lo sapevi!? Tu e chi altro!?” disse scioccato “si, io Gaius e penso anche Galvano”
“ha preferito rivelarlo ad uno sconosciuto più che a me!?” la ragazza lo guardò “Artù, voi lo avete ferito, avete perso la sua fiducia, era spaventato da quello che poteva succedere… “ a queste parole il principe scoppiò a piangere e la serva lo abbracciò accarezzandogli i capelli.
Merlino intanto si era accampato nel bosco “guarda, guarda, ma chi si vede, il giovane mago…” il moro si alzò di scatto trovandosi faccia a faccia con Morgause “ cosa ci fai qui tutto solo senza Artù o il tuo amichetto carino!?” il mago non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo “oh… ti ha cacciato, non è vero? Ha scoperto che sei un mago e ti ha esiliato da Camelot come un qualsiasi criminale… povero piccolo Merlino”
“cosa vuoi Morgause!?” disse il moro “vederti morto!” rispose la bionda alzando una mano
Na mben sis”; Merlino volò contro un albero perdendo i sensi.
Quando si riprese era legato come un salame a penzoloni dal ramo di una pianta “bene,  bene, adesso capisco tutto la tua filosofia sulla magia…” disse Morgana apparendo da dietro una roccia “tutto ciò che ho fatto l’ho fatto per Camelot, anche quando vi ho avvelenata… non volevo farlo, potevamo essere amici noi due” sul volto della mora apparve un velo di tristezza “anche a me sarebbe piaciuto essere tua amica” disse “hai visto Morgana… questo ragazzino può tornarci utile… potremmo scucirgli qualche informazione importante…” il moro si dimenò “mai! Non vi dirò nulla!”
“oh oh che caratteraccio, vorrà dire che useremo le buone maniere Weorp untoworpenlic” il mago si contorse per il dolore , le catene che lo legavano si fecero incandescenti “non ti dirò nulla strega!” Morgause rise “non c’è problema abbiamo tutta la giornata davanti!”.
Il moro guardò Morgana supplicandola silenziosamente di aiutarlo, la maga però distolse lo sguardo “Akwele” disse la bionda e questa volta una palla di fuoco colpì Merlino più e più volte “oh ma che cattiva, l’ho scottato, vieni qui, lasciami soffiare un po’ sulla tua ferita
Ic her accigie anne windraes! Farbled waw! Windraes ungetermed - gehier! Ic de bebeod mid ealle strangesse daet du geblawest ond syrmest strange. Gespurn peos haegtesse! Ontend disne wyrm paet he licge unastyred a butan ende!” un tornado si levò da terra catturando il povero mago che venne sballottto a destra e a sinistra senza riuscire a liberarsi.
“adesso parla!” gli ordinò la strega “mai! Darei la mia vita per salare Camelot!”
“Artù ti ha cacciato! Non ti vuole, ti odia!” disse rabbiosa la ragazza
“e io lo amo, bello schifo vero!?”
“ come vuoi, allora per noi sei inutile, rimarrai qui, in pasto alle creature della foresta! Weorp untoworpenlic” il moro si contorse nuovamente per il dolore provocatogli da quell’incantesimo, non aveva più forze, i suoi occhi si fecero pesanti e svenne.
“Gaius, avete qualche notizia di Merlino?” chiese Galvano “no, ancora no, ma vedrai che presto ci farà avere sue notizie” rispose il medico “Merlino è in pericolo” disse una voce possente nella testa del castano “avete sentito anche voi!?” chiese rivolto al vecchio “ no Galvano io non ho sentito nulla…”
“c’è stata una voce, una voce che ha detto, Merlino è in pericolo…” disse il ragazzo passandosi una mano tra i capelli.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta “chi sarà mai a quest’ora della sera” si chiese Gaius, il castano andò ad aprire e si ritrovò davanti una signora, dai capelli corvini, legati in un crocchio sotto il suo fazzoletto, però furono i suoi occhi a colpirlo più di tutto, un blù impressionante, ne aveva visti solo un paio così in vita sua… “salve Gaius” esclamò la donna
“Hunith!” il vecchi l’abbracciò “Salve Gaius, Merlino è ancora qui?”
“no, è partito ieri notte, pensavamo fosse già arrivato!” rispose Galvano “non l’ho incontrato neanche sul sentiero… oh povera me, speriamo che non gli sia successo nulla” disse la donna trattenendo le lacrime “dobbiamo avvertire il principe lui invierà le guardie e…” il castano tacque di colpo notando lo sguardo del medico “non farà nulla Galvano, è stato lui a bandirlo, non lo riporterà di certo indietro”
“allora andrò io a cercarlo” disse Galvano.
Gaius si alzò dalla sedia in cui si era seduto “non se ne parla Galvano, è troppo pericoloso!” il castano prese la giacca e si diresse verso la porta “ lui è il mio unico amico, darei la mia vita per salvarlo” disse senza girarsi “grazie” disse la donna e il ragazzo uscì chiudendosi l porta alle spalle. 

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Capitolo 8
*** tra i due litiganti il terzo... ***


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Il mago intanto era ancora a penzoloni, i polsi gli facevano male a causa delle corde che premevano sulle scottature, quando improvvisamente da dietro un gruppo di rocce apparvero un branco di Serkets, giganteschi scorpioni dal veleno letale Abrecap benda” disse il moro con tutte le forze che riuscì a trovare, le catene vibrarono poi si infiammarono nuovamente ferendolo.
Le creature si avvicinarono a Merlino fendendo l’aria con i loro pungiglioni “hate pe tospringan” tentò nuovamente, ma il risultato fu lo stesso della volta precedente.
Un Serkets alzò il suo aculeo e colpì ripetutamente la schiena del giovane provocandogli un dolore lancinante “Awendap eft wansaeliga neatu!Forletap me a!” disse qualcuno alle sue spalle, il mago si contorse per riuscire a girarsi “ uspanne thas maegth”, il moro si ritrovò a terra, davanti a lui apparve Morgana “ho avuto pietà per te, per i bei momenti passati insieme, ma la prossima volta non sarò così tenera, vattene, se sarai fortunato il veleno farà effetto tra poco” disse la maga “ Grazie Morgana” disse il moro.
Merlino si alzò traballante, riuscì a camminare per qualche kilometro poi , allo stremo delle forze, arrivò vicino ad un ruscello, dove si accasciò contro una roccia ormai in preda agli spasmi del veleno “Fromum feohgiftum on faeder bearme” disse senza quasi più voce e una sfera di luce si alzò dalla sua mano inoltrandosi nel bosco. Improvvisamente intorno al mago spuntò una coltre di rovi, il ruscello si illuminò “per proteggerti amore mio” disse una voce “Freya… resta con me…” supplicò il moro “sono qui, non ti abbandono…”
“grazie Freya”.
“Merlino! Merlino dove sei! “ urlò Galvano cercando disperatamente il suo amico “non posso perdere un’altra persona importante per colpa di un nobile spocchioso e arrogante” si disse attraversando l’ennesimo tratto di bosco.
Improvvisamente una sfera di luce gli apparve davanti “Merlino sei tu!?” la palla luminosa gli girò intorno “dove sei amico!?” la lucetta partì davanti a lui, rallentando di tanto in tanto per farsi seguire.
“ dove mi stai portando!?” chiese il castano ritrovandosi davanti ad un muro di rovi, la sfera si inoltrò in mezzo a quei rami intricati e il castano estrasse la spada per farsi largo tra le spine.
Una volta abbattuto anche l’ultimo ostacolo Galvano lo vide, era là, riverso a terra, più bianco e indifeso del solito “oddio Merl!” esclamò il castano fiondandosi sull’amico.
Il ragazzo lo sollevò e lo appoggiò sulle sue gambe “dimmi che non sei morto ti prego, sei l’unico amico che ho, non mi puoi abbandonare” supplicò Galvano accarezzandogli i capelli
“non ti libererai tanto facilmente di me” disse il moro con un filo di voce “oh Merlino, come fai a scherzare anche in un momento simile” disse il castano con un sorriso ebete su volto e tirò a se il mago dandogli un bacio sulla fronte.
Il corpo di Merlino ebbe un fremito poi si accasciò nuovamente tra le braccia dell’amico che lo sollevò e lo portò fino a Camelot.
“Gaius! Gaius ho bisogno di aiuto! “ urlò il ragazzo passando per la piazza ancora deserta a quell’ora del mattino.
Artù si sveglio e allarmato da quelle urla si affacciò alla finestra, ciò che vide lo fece crollare, le gambe cominciarono a mancargli e dovette attaccarsi al muro per non cadere; la sua testa cominciò a pulsare e il respiro si fece affannoso e irregolare mentre nel piazzale sottostante il castano si accasciò stremato ed adagiò il  corpo del mago, ancora privo di sensi, a terra.
Il biondo scattò improvvisamente e cominciò a correre in direzione della città, nella sua corsa folle urtò un paio di servitori e scendendo le scale inciampò in un secchio facendo cadere tutta l’acqua al suo interno.
Normalmente si sarebbe scusato ma in quel momento aveva troppa fretta, il suo cuore pulsava talmente tanto per la fatica che al principe sembrò che dovesse uscirgli dal petto da un momento all’altro.
Affannato arrivò in piazza dove Gaius stava prestando le prime cure a Merlino.
“cosa gli è successo” chiese avvicinandosi, Galvano estrasse la spada e gliela puntò al petto “allontanatevi, è tutta colpa vostra se sta così, lo avete bandito, costretto ad addentrarsi nel bosco da solo, indifeso” il biondo lo guardò malissimo “ non sono affari tuoi, tu non sei nessuno per parlarmi in questo modo!” disse spingendo via la spada che cadde a terra “sono quel nessuno che ti rompe la faccia, razza di spocchioso principino!” disse il castano lanciandosi sul principe.
I due se le diedero di santa ragione, rotolandosi a terra e prendendosi a pugni, fino a quando il moro con un filo di voce non gli intimò di fermarsi “smettetela voi due… Galvano portami a casa…” detto ciò il suo respiro tornò affannoso e i suoi occhi si chiusero nuovamente “avete sentito!? Toglietevi dai piedi sire” disse il castano facendo una riverenza, poi si diresse verso il mago, lo caricò sulle spalle e lo portò fino alle stanze del medico.
Gaius si avvicinò al principe che era rimasto imbambolato con un rivolo di sangue che gli scendeva dal labbro “perdonatelo sire, è solo preoccupato” il biondo abbassò lo sguardo leccandosi il sangue al lato della bocca “ si riprenderà?” chiese “si, deve solo combattere il veleno, poi sarà salvo” rispose il medico andandosene.
“Gaius, non ho mai detto a mio padre dell’esilio di Merlino, quindi è libero di restare e, se mai accetterà quando si sarà ripreso potrà riprendere il suo vecchio lavoro…” disse Artù fermando il vecchio “ penso ne sarà felice… e sire?...”
“non ho detto nulla neanche sulla magia… e non penso lo farò” rispose il principe rientrando nel castello.
“voglio vederlo!” disse il biondo a Ginevra “Galvano non te lo permetterà…” rispose la ragazza “al diavolo quella sottospecie di cavallo ammaestrato! Io voglio vederlo!” il principe si lasciò cadere sulla sedia con le braccia incrociate “potrei presentarmi lì con le guardie e se lui non me lo lasciasse vedere potrei ordinare loro di prenderlo e metterlo alla gogna, o ancora meglio… in prigione!”
“sapete sire, mi sorprendete ogni giorno di più, prima lo bandite, poi lo rivolete al vostro fianco… decidetevi, insomma!” disse la serva scocciata “si, ma io voglio vederlo!” rispose Artù come un bambino che fa i capricci “e va bene, va bene, vi aiuterò” disse Gwen facendo un sorrisino, Artù la prese per i fianchi facendola girare a mezz’aria “forza andiamo!” disse il principe.
I due si diressero verso le stanze del medico “voi state nascosto qui dietro, appena usciamo voi entrate, non avrete molto tempo quindi fate in fretta” disse la ragazza
“grazie Gwen” il biondo le diede un bacio sulla guancia e si nascose dietro l’angolo, la serva si portò la mano sul volto accarezzando il punto in cui le labbra di Artù l’avevano sfiorata e sorrise.
Ginevra bussò alla porta “ avanti” sentì rispondere dall’interno “Galvano! Avrei bisogno di te, sono arrivati dei sacchi di farina dal mulino, da sola non riesco a spostarli, potresti aiutarmi!?”
il castano aprì la porta “ buon pomeriggio Ginevra, mi metto la giacca e arrivo” detto ciò afferrò un giubbotto e uscì dalla casa.
Artù si precipitò velocemente all’interno “salve Gaius… vorrei vederlo se è possibile…” disse “è di là con sua madre” rispose il medico.
Il biondo bussò alla porta “sire !” esclamò Hunith vedendolo entrare “potrei rimanere qualche minuto da solo con lui?” chiese Artù “non penso sia una buina idea…” rispose la donna guardandolo negli occhi con rimprovero.
Il principe abbassò lo sguardo “vi prego…” disse con voce rotta “solo 2 minuti sta dormendo e deve continuare a riposare” disse Hunith uscendo.
Il biondo si avvicinò al letto, appoggiò la sua mano sulla guancia del moro e lo baciò teneramente, le labbra del mago, calde per via della febbre ebbero un fremito, il principe si staccò e gli accarezzò lo zigomo “oh Merlino… è colpa mia, non dovevo bandirti, sono stato così orgoglioso, ero ferito, mi sono sentito tradito, ma non puoi morire, la mia vita senza di te è orribile. Svegliarmi alla mattina e non vedere la tua faccia sorridente, sempre allegra” Artù fece una pausa e accarezzò i capelli di Merlino “ non voglio vivere una vita senza di te idiota… tu sei mio amico, un consigliere, un servitore, sei l’altra parte della medaglia, sei tutto il mio mondo…” disse “ti devi riprendere hai capito? Ho bisogno di te, non so neanche vestirmi da solo! Poi per quanto riguarda il tuo segreto, lo custodiremo insieme, così come qualsiasi cosa che abbiamo fatto, il coraggio e la magia contro tutto e tutti…”.
Da fuori arrivarono le voci di Gwen e Galvano “ora devo andare, riprenditi, per me “ detto ciò il biondo lo baciò nuovamente e uscì dalla casa.
“aspettate sire” disse Hunith fermando il principe a metà del corridoio “ho sentito quello che avete detto a mio figlio, spero veramente che si riprenda perché il vostro rapporto è qualcosa di unico, si vede che vi volete bene” Artù sorrise e la donna lo guardò con amore posandogli una mano sulla guancia “ vi parlo da madre e sono sicura che anche la vostra da lassù vi direbbe le stesse cose…siete una bella persona e, se non vi lascerete guidare più dall’orgoglio, sarete anche un grande re un giorno…” detto ciò fece un inchino e tornò da suo figlio, lasciando il biondo impietrito nel corridoio che si asciugò una lacrima prima di ritornare ai suoi appartamenti.




e rieccomi qua con questo nuovo capitolo!! finalmente sono riuscita a trovare un po' di tempo per aggiornare, ma credetemi quando vi dico che ho già scritto manualmente almeno altri 3 capitoli...
chiedo clemenza per la lunga attesa ma in questi giorni mi sono dedicata alla creaziondi di un filmato molto Merthur che ha come base la canzone di Marco Mengoni "la neve prima che cada", vorrei un attimo la vostra attenzione per parlare di questa canzone; quando l'ho sentita per la prima volta non potevo crederci... sembrava la descrizione della morte di Artù vista dalla sua prospettiva... mi ha distrutta... adesso non so se riuscirò a mettere il video da qualche parte, ma se qualcuno di voi fosse curioso di vederlo mi puo scrivere una mail qui--->
chia_084efp@libero.it
un grazie anche a chi recensisce e alla prossima 

   

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Capitolo 9
*** Sangue di Idra ***


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“non doveva andare così sorella! Lui dovrebbe essere morto!” sbraitò Morgause “calmati, escogiteremo qualcosa” disse Morgana “ ma come è stato possibile! Come ha fatto a scappare!?” la bionda in un impeto di rabbia scaraventò per terra un calice contenente un liquido verdognolo “ non lo so sorella, quando sono arrivata io era già sparito e a terra ho trovato solo questo!” disse la corvina mostrandole un fazzoletto insanguinato “ ma lo hai visto anche tu! Il cristallo l’ha mostrato chiaramente, lui è ancora vivo e ora è a Camelot sotto le amorevoli cure di Gaius… Ho trovato! Renderemo a Merlino la guarigione impossibile! “ Morgause rise “vieni, aiutami, ci servirà una radice di Mandragora e sangue di Idra… “
“Idra!?” la mora si avvicinò alla sorella “ si, il suo sangue è estremamente tossico e non esiste nessuna cura medica ai suoi effetti… quell’impiccione morirà!”
“perché ce l’hai tanto con lui, è un mago da quattro soldi, un umile servo, un sempliciotto!” chiese Morgana “perché sono quasi sicura che quel ragazzo sia Emrys…”
“cosa!!” esclamò la corvina sbiancando “ andiamo sorella, riflettici; Emrys fa di tutto per salvare Artù, e chi è l’unica persona che farebbe di tutto per proteggerlo? Merlino! Come si spiegherebbe altrimenti il fatto che Emrys sappia sempre tutto quello che succede all’interno del castello!? Quindi è più che logico pensare che Merlino e Emrys siano la stessa persona!”
“sarebbe possibile” concordò la mora.
La bionda indossò la sua mantella “ora andiamo, dobbiamo recarci nella foresta di Ligthwood, lì troveremo la grotta dell’Idra”
“ma come faremo a prendere il suo sangue!?” Morgause sorrise alla sorella “semplice, tagliandole la testa!
Le due ragazze si infilarono i mantelli e partirono lungo il sentiero.
Il sole tramontò lasciando posto ad una pallida luna piena, le goccioline di condensa sul vetro si congelarono per la fredda temperatura notturna; Artù era seduto davanti al fuoco, le fiamme lanciavano strani bagliori sui suoi capelli facendoli sembrare quasi rossicci nella penombra della stanza.
Qualcuno bussò alla porta “avanti” disse il principe, dalla porta entrò un ragazzetto alto poco meno di lui, con degli improponibili capelli mori, le orecchie a sventola e al collo un fazzoletto blù, al biondo mancò un battito “Merlino!” esclamò alzandosi “no mio signore, il mio nome è Mortimer, vostro padre mi ha nominato vostro nuovo servitore, ora rimettetevi comodo, tra poco vi servirò la cena” disse il ragazzo sparendo dietro la porta.
Artù si lasciò cadere sulla sedia “io non voglio un altro servitore…” sussurrò al fuoco.
Intanto le due ragazze erano arrivate alla caverna dell’Idra .
“cosa facciamo adesso sorella?” chiese Morgana levandosi il cappuccio, l’aria fredda le aveva arrossato le gote e la luce della luna la rendeva ancora più pallida “semplice Morgana, entriamo” Morgause prese un ramo “Baeleonbryne” disse e questo prese fuoco diventando una torcia.
I loro passi risuonarono nelle gallerie della grotta, creando un eco che risuonò fino alle sue profondità “qui non c’è nulla sorella!” disse la mora “ le irithe Hydra, crèatur an dorochadais” a queste parole tutto cominciò a tremare e le due ragazze furono investite da una luce accecante.
“ecco la vostra cena sire, spero sia di vostro gradimento. Ora se permettete, sarei più che lieto di imboccarvi così che non dobbiate sforzarvi” il servo si avvicinò con un cucchiaio pieno di zuppa e Artù lo fermò con un gesto della mano “senti Mortimer, io ho già un servitore, e per quanto irritante, fastidioso, chiassoso, e idiota è lui quello che voglio. Quindi fino a quando non si sarà ripreso mi custodirò da solo! Buonanotte!” detto ciò il principe si alzò prese il servo per il fazzoletto e lo sbattè fuori dalla stanza.
“non sarà poi così difficile occuparsi di me!”.
“sembra sia finito” disse Morgause, un boato spezzò il silenzio, il suono somigliava molto ad una lama strisciata su un pezzo di metallo, uno stridio assordante, amplificato dagli anfratti della grotta.
“calma sìòs nò crèatur mills, nach bnfuil muidag irraid” disse la bionda, due occhi verdi si accasero nel buio e dopo di loro tanti altri.
“eoch bora!” urlò la mora, e tutte le torce della caverna si accesero.
Ciò che apparve davanti ai loro occhi fu qualcosa di terrificante, il cuore della maga prese a battere all’impazzata, un drago, nero, con il ventre verde acido, ma la cosa che suscitò in lei più terrore fu la testa, o meglio dire, le teste; dieci, ben dieci teste tutte dotate di denti affilati.
“ ora è il tuo momento Morgana” disse la bionda.
Morgana estrasse la spada e con un movimento fulmineo balzò su una sporgenza della roccia e tagliò una delle teste, la bestia lanciò un grido acuto e subito dopo altre due apparvero al posto di quella mozzata “ho fatto, adesso usciamo di qui prima che si riprenda!”.
Le due ragazze corsero fuori “oferbraedele ahreos” disse la bionda e subito dei massi si staccarono dalla grotta, chiudendo l’entrata.
“ci siamo riuscite sorella! “ esclamò la mora “si e ora prepariamo il filtro, Emrys non deve vedere il sorgere del sole” le due risero e si diressero alla loro residenza per creare il filtro mortale.
“non dovrebbe essere troppo difficile togliersi questa camicia di dosso” disse Artù mettendosi davanti allo specchio “ok, proviamoci” il principe prese la camicia e tentò di sfilarsela rimanendoci però incastrato dentro “ lasciami andare brutta creatura!” urlò e agitandosi fece cadere i piatti della cena provocando un gran fracasso.
Ginevra passò di li di ritorno dalle sue mansioni e attirata da quel frastuono entrò appena in tempo per vedere il principe prendere una spada e tagliare a metà la camicia.
La ragazza scoppiò a ridere “ oh Artù, la vostra camicia è distrutta! E vi siete anche tagliato!” la serva si avvicinò tamponandogli il sangue con un fazzoletto
Il ragazzo arrossì “ehm… avevo provato a svestirmi da solo ma sono rimasto incastrato… ho bisogno di Merlino”, la serva lo aiutò ad indossare i vestiti da notte, poi gli rimboccò la coperta “buonanotte sire” disse “buonanotte Ginevra” rispose il ragazzo baciandole la mano. Una volta fuori Gwen sorrise guardando portandosi il braccio sul cuore.
“vieni sorella, versa qui il contenuto del calice, il sangue deve bollire insieme alla radice di mandragora per divenire letale…” dalla pentola si levò il grido della Mandragora, il liquido si riempì di bolle e, una volta finito assunse un colore rosso scarlatto “ una goccia di questo veleno ed Emrys avrà le ore contate” Morgause rise, Morgana abbassò lo sguardo sulla fialetta che teneva tra le mani, veramente voleva fare questo a Merlino? Poi una strana paura si impadronì di lei, se lui era veramente Emrys doveva essere ucciso perché il suo destino era chiaro, o moriva lui, o moriva lei; così rialzò la testa stringendo la boccetta e insieme alla sorella si diresse a Camelot con un senso di colpa opprimente sul cuore.
Arrivata alla porta della città la bionda si posizionò sotto l’arco e, alzando una mano, disse “Codlata”, i suoi occhi divennero dorati e da terra si alzò una nebbia che fece sprofondare tutti in un sonno profondo “ muoviamoci sorella, non durerà molto”.
Le due streghe entrarono nelle stanze del medico e si diressero nella camera del moro
“ma guarda come dorme” disse avvicinandosi a Galvano “ho sempre avuto un debole per i bellocci addormentati”  un rantolo interruppe i suoi apprezzamenti “ma guarda come soffre… quasi mi dispiace facilitargli così il passaggio… svelta Morgana, versagli in bocca il filtro e andiamocene da qui, il mio incantesimo sta cominciando a svanire”.
La mora si avvicinò a Merlino “mi dispiace, mi dispiace veramente tanto, ma non dovevi metterti in mezzo ai nostri piani, poi anche tu hai fatto lo stesso un po’ di tempo fa, mi hai avvelenata per salvare le persone che ami e se devo scegliere tra morire e uccidere, lo sai come sono fatta, lotto con le unghie e con i denti per…” sussurrò quasi con le lacrime agli occhi “muoviti!” le intimò la sorella già sulla porta.
Morgana versò qualche goccia scarlatta nelle labbra del mago, la bionda le afferrò la manica e la tirò fuori da quella stanza “i sentimenti ti rendono debole sorella, non devi MAI lasciarti trasportare”.
Il sole si alzò pallido schiarendo il cielo che si colorò di azzurro e rosa, la cittadella cominciò a muoversi come ogni giorno, i mercanti prepararono i loro banconi e i contadini imbracciarono gli attrezzi e si diressero nei campi.
Il primo a svegliarsi fu Galvano, insospettito da un rantolo molto più acuto di Merlino, quest’ultimo, infatti, stava agonizzando in preda alle convulsioni; al castano ci vollero un paio di minuti prima di riuscire a capire cosa stesse succedendo, quando ci riuscì balzò addosso al moro appoggiandogli una mano al petto per tenerlo fermo.
Qualcosa di caldo e appiccicoso gli colò sulla mano, Galvano si girò di scatto e notò solo allora che dalla bocca del mago stava uscendo una sacco di sangue e che tutto il cuscino ne era pieno “Gaius! Gaius muoviti! Vieni qui!” urlò con tutta la voce che riuscì a trovare.
Il medico ancora in camicia da notte entrò correndo dalla porta seguito da Hunith, il castano fece un balzo verso di lei bloccandole il passaggio e la vista “è meglio se non entrate” disse appoggiandole una mano sul vestito macchiandolo di sangue “cosa sta succedendo! Perché sei sporco di sangue!?” disse preoccupata “ dovete essere forte Hunith” disse Galvano spingendola un po’ di più fuori dalla stanza “ voglio sapere cosa sta succedendo a mio figlio!” disse cercando di entrare, Galvano la fermò prendendola per le spalle, lei lottò un po’ colpendogli il petto ripetutamente con una mano poi ci si accoccolò piangendo a dirotto e il castano l’abbracciò “ aspettiamo che Gaius l’abbia visitato, venite, sediamoci qui”.
I due aspettarono che il medico finisse la visita, sembrarono passare minuti, ore poi finalmente Gaius riemerse dalla camera “allora!?” chiesero all’unisono “ sembra che il veleno sia aumentato nel suo corpo, provocandogli varie emorragie interne, ho preso un campione del suo sangue praticando un salasso, cercherò di capire se posso trovare una cura ma…
“ma?” chiese Hunith preoccupata “ma se non dovessi farcela Merlino morirebbe, ogni crisi può essere fatale” concluse il medico.
La donna scoppiò a piangere “ è tutta colpa di quell’idiota di Artù! Lo ucciderò con le mie mani!” detto ciò Galvano prese la porta a passo di carica e si diresse verso le stanze reali lasciandosi dietro i richiami del medico.
Il principe stava ancora dormendo beato quando la porta della sua camera si spalancò di colpo sbattendo “ma cosa!!” esclamò tirandosi a sedere sul letto “tu!” disse il castano puntandogli un dito contro “razza di asino idiota che non siete altro! È tutta colpa vostra!”
“cosa vuoi da me Galvano!?” rispose il biondo alzandosi in piedi pronto a fronteggiare l’altro
“romperti quel bel faccino che ti ritrovi!” disse Galvano sferrandogli un pugno che lo colpì agli zigomi.
I due cominciarono ad azzuffarsi, Artù colpì il castano al naso facendoglielo sanguinare e questo rispose sferrandogli un pugno in pancia. Delle guardie passarono di la e vennero attirate da tutto quel trambusto così entrarono e separarono i due ragazzi, “portatelo nelle prigioni, qualche ora al fresco gli farà passare i bollenti spiriti” disse il principe “lui sta peggiorando! Merlino sta morendo! Ed è tutta colpa tua!” gli urlò il castano mentre veniva trascinato via dalle guardie “fermatevi!” ordinò “Merlino sta morendo!?”
“si ed è tutta colpa vostra, lo avrete sulla coscienza, per sempre” il biondo fece segno di portarlo via e, una volta rimasto solo si lasciò scivolare lungo la parete sedendosi sul pavimento, con lo sguardo perso nel vuoto.  









ehilà! come va!? eccomi con un altro capitolo! 
Da dove cominciare, che ne dite da Galvano? Allora, devo dire che pensavo di usarlo come un personaggio di passaggio e invece sto addirittura scrivendo un capitolo interamente dedicato a lui e al suo passato, un po' diverso da quello che ha proposto la serie, ma ehi! secondo me gli calza a pennello. Poi cosa dire di lui in questo capitolo, semplicemente è il migliore amico che tutti desiderano. Per quanto riguarda Artù invece sta cominciando a deludermi...
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ok ok Bradley scusa, è solo che il tuo momento non è ancora arrivato, ma arriverà presto. 
per il resto mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e... ah già! tra una settimana parto e non mi sentirete per un po' quindi in questa settimana caricherò più capitoli e vi posso garantire che sono moolto più fluf di quelli che ho publicato fin ora... 
MERTHUR! MERTHUR!
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va bene la smetto e vi lascio in pace altrimenti sono sicura che mi prenderete per pazza. 
Buona notte da questo tenerissimo Colin <3 


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Capitolo 10
*** io ti salverò ***


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Ricordi e flash back si susseguirono nella mente di Artù;
“dai, andiamo, basta così, ti sei divertito amico mio “ gli disse il moro fermando il bersaglio che quello stupido del suo servitore aveva fatto cadere “ti conosco?”
“ ehm…sono Merlino”
“quindi non ti conosco”
“mmm, no”
“eppure mi hai chiamato amico…”
“quello è stato un mio errore”
“lo credo anch’io”
Quello era stato il loro primo incontro, quante cose erano successe da allora…
“da quando vi addestrate per essere un babbeo?!” un altro ricordo, la prima volta che Merlino gli aveva tenuto testa “non puoi rivolgerti a me così”
“oh scusate, da quando vi addestrate per essere un babbeo, mio signore?” disse il ragazzo ridendo beffardo.
Le immagini scorrevano l’una dietro l’altra, come un film;
il giorno in cui gli aveva fatto indossare quel cappello buffissimo con le piume, o ancora quando l’aveva trovato sotto il suo letto nel tentativo di nascondersi dalle guardie che lo cercavano, quando aveva rifiutato un suo abbraccio guardandolo malissimo, la sera a Eldor prima della battaglia per difendere il piccolo villaggio dai barbari, quando aveva bevuto dal calice avvelenato da Nimuhen solo per salvarlo e quando Merlino gli aveva giurato fedeltà fino al giorno della sua morte.
Quel ragazzo mingherlino dalle orecchie a sventola al quale era tanto affezionato stava morendo, ed era tutta colpa sua; quel pensiero si mischiò ai ricordi provocandogli una gran confusione in testa.
Senza sapere come Artù si ritrovò in piedi e cominciò a correre lungo il corridoio che collegava le stanze reali a quelle del medico di corte, quel breve tratto di strada gli sembrò infinito, non sentiva le gambe muoversi ne il cuore battere, gli sembrò di fluttuare nel vuoto.
“lui dov’è!?” chiese col fiatone spalancando la porta “ Sire!” esclamò il vecchio spaventato, il biondo entrò chiudendosi la porta alle spalle “è di la con Hunith”
“ ci deve essere un modo per salvarlo!” il medico abbassò lo sguardo “ avanti Gaius parlate!”
“c’è un modo, ma è troppo pericoloso”
“io posso farcela, sono un cavaliere, mi addestro fin da piccolo, ho la preparazione per qualsiasi impresa” affermò Artù “si dice che, nelle vicinanze del lago di Avalon, ad un giorno di marcia da qui, viva un serpente alato, il Cuèlebre. Sempre secondo le stesse voci, il fiato di questa bestia può generare una pietra magica in grado di guarire da tutti i mali.
L’unico ostacolo è che il Cuèlebre si nutre di carne umana e non esita ad attaccare chiunque tocchi i tesori che custodisce” spiegò Gaius “quindi come possiamo fare” chiese il principe
“mentre dorme dovete raccogliere il suo fiato dentro questa bottiglia e portarla da me, il prima possibile” concluse il vecchio.
“Gaius! Sta avendo un’altra crisi!” le urla della donna arrivarono da dentro la camera della stanza di Merlino.
Il medico accorse seguito da Artù, la scena che gli si presentò davanti fu scioccante; il moro, tremante a causa delle violente convulsioni e dalla sua bocca usciva del sangue, tanto sangue.
Il biondo si costrinse a distogliere lo sguardo, non riusciva vederlo soffrire in quel modo, così uscì e aspettò fuori.
 "Come sta?" chiese una volta che il medico e la donna uscirono dalla stanza "male, ma mentre agonizzava ha chiesto di voi … Penso sia meglio se andate da lui…”
 Artù entrò nella stanza di Merlino “Artù…” sussurrò il mago “sono qui Merlino” rispose il biondo tenendogli la mano, “Drakon, e male so ftengometta tesd'hup'anankes”  disse il moro con un filo di voce Artù non capì cosa stesse succedendo e strinse più forte la mano dell’amico.
 “Artù… nella radura… troverai… qualcuno… che ti aiuterà… non … non… avere… pa… paura”  detto ciò il corvino svenì nuovamente e il principe uscì dalla stanza.
“ figlio, non puoi partire, è troppo pericoloso!” disse il re "ma padre ne va della vita di Merlino!
" È un servitore! Di servitori è pieno il mondo, di figli invece ne ho solo uno e non permetterò che muoia per salvare un inutile ragazzino” sentenziò Uther “lui non è solo un servitore per me!” esclamò Artù.
 La sala si riempì del vociferare dei cortigiani, qua e là si sentivano commenti del tipo: “allora è vero che tra i due c’è qualcosa” oppure “avete visto che vi avevo detto “
 “Tutti fuori! “ordinò il re e la sala si svuotò velocemente.
 “Sai Artù delle voci che girano su te e Merlino, dopo la tua affermazione se ti permettesse di partire il tuo amore sarebbe sporcato, le voci sarebbero confermate e il buon nome della famiglia…”
 “padre, a me non interessa smentire le voci, voglio solo salvare la vita ad un mio amico!”  disse il biondo interrompendo il discorso del re” tu cosa?!” chiese Uther sconvolto
 “Io voglio bene a Merlino e lo salverò, con o senza il tuo permesso!” detto ciò Artù uscita dalla stanza, prese un cavallo e cavalcò più velocemente che poté verso la radura, una volta arrivato si guardò intorno alla ricerca di quel qualcuno di cui aveva parlato il moro.
 Improvvisamente il sole si oscuro come se una nuvola gli fosse passata davanti, il biondo alzo gli occhi appena in tempo per vedere un drago planare sulla radura.
 Il principe estrasse la spada e si preparò combattere “calma giovanePendragon, sono qui per aiutarti, il giovane mago mi ha chiamato e mi ha messo sotto il tuo controllo, parla dunque, cosa ti occorre “ disse Kilgharrah “devo arrivare al lago di Avalon il più in fretta possibile!” rispose Artù “Io non sono un cavallo!” brontolò il lucertolone “ne va della vita di Merlino, drago! “incalzò il biondo "e va a bene, ma solo per questa volta, sali " il drago si abbassò e il principe gli salì sulla groppa "tieniti forte" disse prima di spiccare il volo.
 I boschi e le montagne sembravano così piccoli mentre sfrecciava velocemente sotto di loro, Kilgharrah volava con una potenza incredibile e un giorno di cammino si ridusse ad un’ora di volo” perché lo fai drago?”
Perché credo nel regno che tu e il giovane mago creerete insieme, un regno dove la magia può tornare libera e usata per il bene “risposi lucertolone “perché hai attaccato Camelot!?”chiese nuovamente il principe  “perché vostro padre mi ha tenuto per anni segregato nei bassifondi del castello, facendomi visita di tanto in tanto solo per compiacersi della mia sofferenza e solitudine”
”ma è terribile ”esclamò il ragazzo “lo so giovane principe è per questo che ti chiederò un favore, nella caverna della creatura in mezzo ai tesori che custodisce sono nascosto le ultime uova di drago se tu potessi recuperarle ripagheresti il tuo debito e faresti un gran bel regalo al tuo Merlino” disse il drago sorridendo sornione “tu come lo sai!? “ chiese il biondo arrossendo “io so molte cose, ma eccoci arrivati, atterriamo “ il lucertolone piano a terra “io ti aspetterò qui, ora vai, la grotta è quella“ disse indicando con il muso  un anfratto nella roccia dalla quale di tanto in tanto uscivano buffetti di fumo. Artù entra nella grotta trovando subito faccia a faccia con il Cuèlebre, era una creatura con il corpo di serpente e le alti da drago, ricoperto di squame colore verde acceso e dalle sue narici uscivano di tanto in tanto alcune nuvolette di fiato che si cristallizzavano immediatamente a contatto con l’aria “a me serve molto di più che semplici soffi” disse il principe e, in quel momento la creatura  inspirò più profondamente, il biondo prese la bottiglia e catturò il vapore azzurrino che fuoriuscì dal naso tappando il contenitore nel quale cominciò a formarsi una pietra tonda di un colore blu intenso striato di bianco, “è stato facile e adesso pensiamo all’uovo”  disse superando il bestione che dormivo placidamente.
Artù si inoltrò nelle profondità della grotta, svoltò in alcune gallerie senza sapere di preciso dove stesse andando.
 Quelle gallerie si fecero sempre più strette e il principe si ritrovò davanti ad un vicolo cieco
”perfetto! e adesso?! “ si chiese.
 Un verso stridulo si fece eco nei cunicoli, la bestia si era svegliata e, dai suoni che si rimpallavano sulle pareti, doveva essere arrabbiata non che affamata.
 Il principe estrasse la spada e si appiattì contro il muro, i passi del Cuèlebre risuonarono sempre più vicini, improvvisamente da dietro l’angolo la bestia fece capolino puntando i suoi occhi rosso sangue in quelle ghiaccio del biondo.
 Artù mosso un piede verso sinistra, si sentì un clic e poi un boato, la parete aveva cominciato a girare, il principe vi si appoggiò e arrivò dall’altra parte un secondo prima che la bestia lo caricasse.
 Il biondo frugò nella borsa alla ricerca della pietra focaia per riaccendere la torcia, la trovò e cominciò sfregarle, qualche scintilla si sprigionò ma si spense velocemente “ma come fa  Merlino ad usare questi arnesi!” sbottò e improvvisamente le torce della stanza si accesero come per magia, illuminando tutto intorno.
 Artù non potè credere ai suoi occhi, scansie, piene di uova di drago di ogni forma, colore e dimensione, avrebbe voluto prenderle tutte ma era sicuro che non ci sarebbe riuscito.
 Improvvisamente il suo sguardo venne attirato da un uovo, ma non uno qualunque, era un ovetto bianco, con la punta azzurra, aveva un’eleganza unica.
Il biondo si avvicinò e sollevò quel piccolo oggettino sentendo il guscio fragile e poroso sotto le dita, voleva salvarne altre, non poteva lasciarli lì, così scelse altre due uova, una era rossa screziata di giallo con dei piccoli puntini dorati, non sapeva come mai, mai gli ricordava un sacco il vessillo di Camelot, l'altro ovetto invece era verde con delle scaglie blu iridescenti, questo gli ricordava gli occhi di Merlino e il biondo si ritrovò sorridere come un ebete.
 "uscite Artù, non c'è più molto tempo" sentire rimbombare nella sua testa "drago?" pensò cercando di indirizzare la voce verso il lucertolone “chi pensavi che fosse?!” chiese ironico “ora sbrigarti, a Merlino non rimane più molto tempo!”  Il principe si riconcentrò per rispondergli “sono intrappolato”
”Non è vero, guarda sopra di te”.
Artù alzò gli occhi e notò una piccola fessura in cima alla grotta, sistemo al meglio le uova e cominciò ad arrampicarsi.
Con molta fatica raggiunse la crepa, passò prima la borsa poi si infilò appoggiando i gomiti tra le due rocce per farsi leva.
Quando riuscì ad uscire con metà del corpo sentì qualcosa di umido strisciargli sulla faccia, i suoi occhi si abituano alla luce e si ritrovò faccia a faccia con il Cuèlebre  “Merda!” Pensò.
Il principe era in trappola, non poteva ritornare giù, si sarebbe fatto un volo di dieci metri e non poteva andare su perché si era incastrato "drago se vuoi fare qualcosa questo è il momento!" urlò sperando che lucertolone lo sentisse.
La bestia continuava l’ambirgli la faccia con la lingua "sono spiacente, ma non sei il mio tipo " ironizzo il biondo notando lombardo il drago sul terreno.
Un ruggito e una fiammata, la belva rimase ferita e si ritirò nuovamente nella grotta.
Kilgharrah  afferrò con le zampe Artù e lo tirò fuori “oh, ma che modi! “disse venendo sballottato "non lamentarti giovane Pendragon e muoviti, al mago normale più molto tempo " il biondo si rimise a cavalcioni sul drago "allora vola, vola più veloce che puoi” detto ciò partirono.
Intanto Gaius stava curando l’ennesima crisi di Merlino…
“su resisti ragazzo mio, Artù tornerà presto e tu sarai di nuovo fra noi” disse accarezzandogli la fronte sudata “G-Galvano” disse il moro “se le cose sono andate come credo, non lo rivedremo fino a domani” affermò il medico.
“ eccoci arrivati giovane principe”
“grazie” disse il biondo, il drago sorrise, assaporando il sapore di quella parola così rara sulle labbra del principe “forza vai!” gli intimò.
Artù salì a cavallo e galoppò il più veloce possibile verso Camelot, smontò in piazza e corse così veloce che sembrò che il cuore dovesse uscirgli dal petto per quanto martellava.
“Gaius!” urlò spalancando la porta “Artù…” il principe notò il medico intento a consolare Hunith in lacrime “ è troppo tardi sire, il suo cuore si è appena fermato”.
“no…no... NO!” il biondo si precipitò nella camera di Merlino, si avvicinò al corpo immobile del moro e gli prese una mano, era fredda, più fredda del solito, la sua pelle candida sembrava fatta di porcellana bianchissima così sottile e fragile che sembrava potesse romperlo solo toccandolo.
“no idiota, non dovevi farmi questo, passi che mi chiami testa di fagiolo, asino, zuccone, babbeo, passi anche la magia, ma non dovevi lasciarmi solo, non dopo che ho cavalcato un drago e quasi rischiato la pelle per portarti questa…” disse estraendo dalla tasca la pietra magica e con le lacrime agli occhi la sistemò sotto la maglia del moro, vicino al suo cuore “tieni, torna da me, non riesco a fare nulla senza di te… ti amo idiota!”.
Artù crollò e pianse su quel corpo senza vita, freddo come il marmo, rimase lì per un ora, fino a non avere più lacrime, poi uscì, si avviò per i corridoi e ordinò alle guardie di liberare Galvano per permettere anche a lui di salutare per l’ultima volta l’amico.
La notte calò e il biondo si sistemò nel letto sotto le coperte, aveva sprangato la porta, non voleva vedere nessuno… quella notte il cuore del principe era morto, morto insieme a quello di Merlino.
Questo è il modo in cui mi hai lasciato
Non sto fingendo, senza speranza
Senza amore, senza lieto fine.
Questo è il modo in cui ci amiamo
Come se fosse per sempre
Poi viviamo il resto della nostra vita
Ma non insieme
MIKA


 






Buona sera! rieccomi con un nuovo aggiornamento, inanzitutto sono felicissima di vedere tante recensioni!! 1 recensione= una me felice XD 
quindi vorrei ringraziare quelli che recensiscono,   quelli che hanno aggiunto la storia tra le preferite, le seguite ec... 
ma vorrei anche ringraziare quelli che leggono senza dire nulla, i lettori silenziosi. 
Ho però una brutta notizia da darvi, fino a sabato prossimo non aggiornerò nulla, mi aspeta una vacanza in montagna sperduta in mezzo ai greppi senza wifii T.T ne approfitterò quindi per copiare i capitoli che ho già scritto e perchè no, iniziare un'altra ff... per quanto riguarda le recensioni risponderò dal telefono quindi mi scuso già in anticipo per eventuali errori... speriamo che l'aria di montagna mi aiuti... mi mancherete <3 
vi lascio in compagnia delle giff che mostrano i ricordi che ho citato nel capitolo e di qualche altra immaginina carina che ho trovato in internet. Chia 

 
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concludo questo spazio lunghissimo con un Gif molto Brolin... they are real! 
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Capitolo 11
*** torte di compleanno e uova di drago ***


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La luce del sole filtrò dalla finestra della stanza del mago illuminò i suoi occhi azzurri spalancati.
Merlino si stiracchiò e notò che Gaius, Galvano, sua madre e Gwen avevano dormito lì, ancora vestiti a lutto per la veglia funebre.
“begli amici che siete, uno non può neanche schiacciare un pisolino che voi pensate subito al peggio!?” ironizzò il moro.
Il primo a svegliarsi fu Galvano “Merlino!” disse stampandogli un bacio sulla fronte “sei vivo!” esclamò “ma cosa…” bofonchiò Gaius svegliato dalle grida del castano “per la Dea! Merlino!” esclamò abbracciando il corvino “Merlino!?” chiese Gwen “no Ginevra, sono il suo fantasma! Buwwwh” disse alzandosi per abbracciarla, la ragazza rise “devo dirlo ad Artù!” esclamò
“no, voglio fargli una sorpresa” disse il mago “Figlio mio…” disse Hunith in lacrime “madre” i due si abbracciarono e la donna pianse, tanto da inzuppargli la camicia.
“la Dea non poteva farti regalo migliore per questo anniversario della tua nascita…” disse l donna baciandolo sulla guancia “auguri figliolo”
“grazie madre” rispose il corvino abbracciando nuovamente la donna.
“quindi oggi è il tuo compleanno!?” chiese Ginevra curiosa “si” il moro sorrise e le sue guance si colorarono di rosa.
“non ce l’hai mai detto!” esclamò Gaius “qui bisogna festeggiare, adesso qui hai molti amici, verrà fuori una festa coi fiocchi” disse Galvano dando una pacca forte sulla schiena “ohuc! Ehi ti ricordo che sono vivo per miracolo!”
“ Galvano guarda fuori… è già tutto addobbato a festa, oggi è il primo giorno di Gennaio, un nuovo anno è alle porte! Oh santo cielo, sta nevicando!” esclamò Gwen affacciata alla finestra, il castano le sorrise e le si avvicinò, il moro ne approfittò per sgattaiolare da Artù e si diresse nelle stanze del biondo, provò ad aprire la porta ma era chiusa dall’interno, il mago sorrise e ti guardò intorno.
“torspringae” disse e la porta si aprì con uno scricchiolio, camminò a passo spedito come era abituato a fare e appoggiò il vassoio sul tavolo della colazione, si avviò verso il catino per il bagno e lo riempì “ onhaet tha waeter” i suoi occhi si fecero dorati, “piacevolmente calda”.
Merlino sorrise dirigendosi verso le tende assaporando la faccia da pesce lesso che avrebbe fatto Artù nel vederlo.
“forza svegliatevi, il sole è già alto e ci sono un sacco di cose da fare” disse il moro aprendo le tende “mm… cosa vuoi, come sei entrato… la porta era chiusa” disse il biondo ancora addormentato “vi devo ricordare che sono un mago? Forza alzatevi brutto zuccone!” esclamò Merlino “non puoi rivolgerti a me in questo modo!” disse Artù infilando la testa sotto il cuscino “Forza alzatevi brutto zuccone reale!”.
Quella voce, il cuore del principe ebbe un sussulto e dovette stropicciarsi gli occhi un paio di volte prima di mettere a fuoco la figura che lo stava osservando.
“tu!? Ma come!?” il biondo non riuscì a capire se stesse ancora sognando oppure no “sai, stavo per morire poi qualcuno…” disse guardando Artù “mi ha dato questa pietra e…” il mago non riuscì a terminare la frase, il principe gli balzò addosso facendolo cader sul letto per poi baciarlo con trasporto.
Le sue labbra secche vibrarono a contatto con quelle del moro “mi sei mancato” disse mentre le lacrime cominciarono a rigargli le guance “non fare mai più una cosa simile!” lo rimproverò passando le mani sotto la camicia di Merlino “va bene, terrò a mente che non devo più morire” il mago intensificò il bacio stringendosi il più possibile al biondo che gli morse il labbro “Merlino! Cosa ti ho detto sul cercare di essere divertente!?” disse “ che non lo dovrei fare” rispose il moro.
La camicia di Merlino volò via insieme al suo fazzoletto lasciando ad Artù campo libero sul suo collo, il principe cominciò a baciarlo dolcemente poi prese un lembo di pelle e la morse, il moro mugugnò qualcosa prima di riconcentrarsi sulle labbra del biondo.
Passi veloci e spediti arrivarono dal corridoio.
“ Artù arriva qualcuno” lo avvertì Merlino tra un bacio e l’altro “e allora!?” rispose il biondo senza l’intenzione di smettere ciò che stava facendo “dovrei nascondermi” il principe scese nuovamente sul collo del moro, lasciandoci un altro segno rosso “dico sul serio!” .
i passi si fecero sempre più vicini “e va bene, ma sappi che non sono d’accordo” sbuffò Artù dandogli un altro bacio “ sotto il letto…” il mago afferrò la camicia, dimenticando il fazzoletto sul letto, e si nascose, appena pochi secondi prima che Ginevra entrasse nella stanza.
“mi scusi sire, non volevo disturbarvi” disse vedendo il principe senza maglia con le labbra arrossate e i capelli scompigliati “ma ho visto la porta aperta” la ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata e Merlino si rannicchiò per paura che potesse vederlo “non mi avete disturbato Ginevra, è sempre bello vedervi” la ragazza arrossì e il mago si lasciò scappare uno sbuffo di dissenso “ho visto che quell’idiota del mio servitore è tornato, quale disgrazia ce lo ha riportato?”
“smettetela di dire così, sappiamo tutti che voi siete il più felice di tutti per il suo ritorno” disse canzonandolo “in ogni modo, sono venuta qui per consegnarvi questo, è l’invito per il compleanno di Merlino, questa sera a casa di Gaius, se mai aveste voglia di venire”
“ci sarò”
“perfetto allora” detto ciò fece una riverenza e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Il mago uscì dal suo nascondiglio “perché non mi hai detto nulla del tuo compleanno!?” lo rimproverò il principe sorridente “non era importante” rispose l’altro, “non era importante!” il biondo gli si avvicinò prendendolo per i fianchi e appoggiando il viso nell’incavo di quel collo candido “non dire mai più una cosa simile!”
 “altrimenti?” chiese il moro.
Artù prese con i denti un pezzetto di pelle e la strinse leggermente “altrimenti ti mangio!” i due risero a quella battuta.
 Poi Merlino si staccò dal principe lo guardò negli occhi “domani negherete tutto?” gli chiese, il biondo si sedette sul letto e puntò gli occhi a terra senza dire nulla “come immaginavo” disse deluso il moro prendendo il suo fazzoletto dal tavolo“ Merlino” lo chiamò Artù “mmmm…”
“la tua camicia” disse indicando un mucchietto di panni vicino al letto, il corvino li prese e si rivestì, fece per andarsene ma il principe lo fermò prendendolo per un braccio “non voglio negare di provare qualcosa per te, ho solo paura di ciò che succederà, del giudizio di mio padre, di perderti ancora, delle voci che già girano, sono il futuro re di Camelot e ho un’immagine da mantenere... poi come se non bastasse se qualcuno dovesse scoprirci ti metterebbero al rogo per stregoneria e io non sopporterei di metterti in pericolo”.
Il viso del mago si raddolcì “ Artù, io per voi mi farei volentieri bruciare sul rogo, come vi ho già detto sarò felici di stare al vostro fianco fino al giorno della mia morte, per me ne vale la pena lottare per ciò che sento, ma se per voi non è lo stesso, è meglio finirla qui”
“no! Ne vale la pena!” a questa affermazione i due si guardarono negli occhi poi si sorrisero.
“sire è il momento del vostro bagno” disse il corvino, il principe sbuffò e si avvicinò al catino “è fredda!” esclamò toccando l’acqua “vado subito a scaldarne dell’altra” il biondo alzò il sopracciglio “Merlino…”
“si?”
“sei un idiota”
“grazie sire” il mago sorrise “sei un mago e, nonostante tutto, continui a faticare… perché!?” chiese Artù dandogli uno spintone amichevole “sarà la forza dell’abitudine” ripose Merlino sorridendo “alza quella mano e fai qualche magia, non ho voglia di aspettare dei secoli per farmi un bagno!”
come desiderate sire, onhaet tha waeter” disse, e l’acqua cominciò a fumare “perfetta” disse il principe entrando nel catino “godetevi il vostro bagno Artù, io ho delle mansioni da svolgere” disse in tono ironico il moro “Merlino, non dimentichi qualcosa!?” disse il biondo guardandolo malizioso “no sire, dobbiamo dissimulare” disse il mago facendo l’occhiolino “ah si eh… allora lì c’è la mia armatura che deve essere lucidata, gli stivali che vanno puliti, la spada da affilare, la cotta di maglia da riparare, il mantello da rattoppare e se ti dovesse avanzare tempo il pavimento ha bisogno di una pulitina” disse il principe “mah…” provò a dire Merlino  “dobbiamo dissimulare no?” Artù scoppiò a ridere e il corvino sbuffando raccattò la roba “io vi odio” disse uscendo “non è vero” rispose il nobile sorridendo sornione.
“Merlino! Mi hai spaventata” esclamò Ginevra voltandosi di scatto udendo il rumore della porta “scusami Gwen” rispose il mago, la ragazza lo guardò sospettosa “ quando sei entrato da Artù?” gli chiese “stamane, per portargli la colazione” rispose il corvino.
La serva alzò un sopraccigli ”strano, quando sono entrata stamattina la colazione era già sul tavolo”
“bhe non c’è nulla di strano, sono uscito subito prima che arrivassi tu” la mulatta però non sembrò convinta dalle sue parole “si possibile, però poi sono sempre stata qui e non ti ho visto rientrare”
“però io sono rientrato, e ora dovrei proprio andare, come vedi ho un sacco di mansioni da sbrigare” detto ciò si allontanò.
“eccoti Artù finalmente!” disse Uther abbracciando il figlio “buon giorno padre”
“figlio mio, ho una fantastica notizia da darti, domani farà visita al nostro regno la principessa Mithian di Nemeth, il regno che confina con noi dopo le montagne, è da molto tempo che abbiamo programmato il vostro matrimonio ed è venuto il momento che vi conosciate” sentenziò raggiante.
Artù spalancò la bocca “aspettate padre, matrimonio!? Io non voglio sposare una sconosciuta!” protestò il principe “non è una sconosciuta, da bambini giocavate spesso insieme per questi corridoi” il biondo si fermò a pensare e un ricordo prese forma nella sua mente;
Quattro bambini che giocavano a nascondino spensierati “ti ho trovato Artù!” esclamò una bambina dai capelli corvini e gli occhi verdi, Morgana, era giusto poco più grande di lui, già bellissima a 10 anni; “Mithian, Gerard! Vi ho visti!” disse puntando il dito contro la tenda.
Due bambini uscirono dai loro nascondigli, non ci voleva molto a capire perché il chiamassero i gemellini reali…
La bambina aveva i capelli castani raccolti in una bellissima treccia ornata di fiori, la pelle olivastra risaltava benissimo con gli occhi color ambra; il bambino aveva gli stessi lineamenti, capelli color mogano e gli occhi verdi “tocca a te adesso Gerard!” il bambino cominciò a contare e tutti corsero a nascondersi.
Il ricordo si dissolse lasciando Artù sorridente “ah si, ora ricordo, avevamo più o meno 9 anni l’ultima volta che lei e suo fratello sono venuti” Uther confermò con cenno del capo “daremo un ballo d’inverno, quini mi raccomando, di a quell’inutile essere del tuo servitore di non fare scherzi, mi sto cominciando a stufare di tutte le sue pantomime plateali… se ha intenzione di morire che lo faccia una volta per tutte e in silenzio!”
Il principe non credette alle sue orecchie, come poteva suo padre dire una cosa simile di Melino!
Una gran rabbia “non dire mai più una cosa simile!” disse “non puoi dire che non abbia ragione, ho ormai perso il conto di tutte le volte in cui lui era ad un passo dalla morte e tu l’hai salvato disubbidendo ai miei ordini!” esclamò il re.
“lui ha fatto lo stesso per me innumerevoli volte, se non sapete le cose padre, non parlate!” il biondo era furioso “non permetterti più di parlarmi così! Cosa credi che pensi il popolo vedendoti rischiare per un inutile servo!? Le voci girano Artù e sono sempre più numerose! Se dovessero arrivare ad orecchie indiscrete alla mia morte ci ritroveremo il regno sotto attacco!” ribatté Uther.
“non mi interessano le voci su me e Merlino, non sono fondate, sono solo chiacchiere, ma so per certo che tutti pensano che diventerò un grande re! Anche migliore di voi! Pensano che sarò un sovrano che si batterà per i diritti di tutti, indipendentemente dalla classe sociale a cui appartengono! Ora se non vi dispiace ho degli allenamenti da fare!” detto ciò Artù uscì sbattendo la porta.
“cosa stai facendo Galvano?” chiese Gaius prendendo una delle mele vicino al castano che scattò fulmineo riprendendosela prima che il vecchio l’addentasse “innanzitutto non toccare le mie mele!” esclamò “sto facendo una torta, la preferita di Merl… mele e cannella” Hunit scoppiò a ridere “Galvano, sei molto dolce, ma la torta preferita di Merlino è la crostata di frutti di bosco” il castano sorrise “ok, ok, la mia preferita”
“la preparo io la crostata” sentenziò la donna “per la Dea! Devo ancora comprargli un regalo!” disse Galvano schizzando fuori dalla stanza.
Merlino intanto aveva le mansioni che Artù gli aveva affidato, entrò nelle stanze del principe e appoggiò il vestiario sul tavolo.
Il corvino si guardò intorno e si avvicinò al letto, sistemando le coperte si fermò a pensare a quella mattina e sorrise.
Una volta uscito dalla stanza cominciò a spolverare i bauli con sopra i candelabri, così come gli avevano chiesto di fare quando, da dietro una tenda, spuntò una mano che lo afferrò tirandolo dentro.
Il moro provò ad urlare ma venne zittito da un paio di labbra che si posarono sulle sue “Artù” sussurrò sulle sue labbra riconoscendolo “mi mancavi” rispose il biondo stringendolo forte
“ehi testa di fagiolo! Potrebbero vederci!”
“hai ragione, vieni nelle mie stanze tra 10 minuti ti devo parlare” disse il principe prima di lasciargli un bacetto prima di sparire in una porta segreta.
Merlino uscì dalla tenda e si diresse all’armadio delle scope dove prese uno straccio e un secchio poi andò da Artù.
“Galvano calmati!” disse Ginevra mentre veniva sballottata a destra e a sinistra dal castano, alla ricerca di un regalo per il mago “si ma Gwen! È ormai pomeriggio e io non gli ho ancora preso un regalo!”
“va bene, ma cosa centro io!?” la mulatta faceva fatica a stare dietro a Galvano che si muoveva per i vari negozietti della piazza di Camelot “tu conosci bene Merl e sei qui per consigliarmi” disse “perché non gli prendi una borsa per raccogliere le erbe?” propose la ragazza
“è inutile! Ne ha già due e non le usa mai…”
“una camicia nuova?”
“l’ha già comprata Hunit”
“un nuovo fazzoletto! Ha una vera e propria fissazione per i fazzoletti, non gli bastano mai”
il castano si illumino e diede un bacio sulla guancia a Ginevra che arrossì
“sei un genio Gwen!” detto ciò corse verso la bancarella dei fazzoletti.
“veloce entra” Artù prese per un braccio Merlino e lo trascinò dentro “ti ha seguito qualcuno? Ma aspetta! Perché hai un secchio?!” esclamò il biondo “dissimulare ricordi!?” disse il corvino ridendo “Merlino devo parlarti…”
“dimmi” disse il mago diventando improvvisamente serio “mio padre ha invitato la mia promessa, verrà qui domani” disse il principe tutto d’un fiato “questo vuol dire che…” chiese Merlino piantando i suoi occhi in quelli di Artù “che presto dovrò sposarmi”
“fantastico!” disse il corvino cacciando lo staccio nel secchio con così tanta forza da farlo rovesciare “Merlino…” disse il biondo, il moro non lo ascoltò, continuò ad asciugare la pozza d’acqua con movimenti frenetici, il principe si inginocchiò vicino a lui e prese le mani di Merlino tra le sue “non dite nulla Artù, era ovvio che non poteva durare, speravo solo di avere più tempo…”
“Merlino io…” il mago lo zittì con un gesto della mano “se non vi dispiace io andare… mi aspettano ad una festa” detto ciò si alzò, raccattò le sue cose e uscì.
La piazza di Camelot si accese, decorata da tante piccole candele infiliate nella neve, a casa di Gaius tutto era pronto per festeggiare:
“dai madre, i miei capelli vanno bene così come sono!” protestò Merlino mentre Hunith insisteva nello spazzolargli la chioma scura “ma sono tutti in disordine! Un’altra spazzolata; ecco adesso sono perfetti, fatti guardare, sei uno splendore” disse la donna accarezzandogli la guancia.
Il moro indossava la nuova camicia blu che la madre gli aveva regalato e al collo aveva legato alla bell’è meglio il suo fazzoletto rosso, Hunith si avvicinò per sistemarglielo meglio, notò così i segni sul collo del figlio e si insospettì.
“cos’hai fatto al collo!? Sembrano… morsi!” chiese, il mago strabuzzò gli occhi e cercò di pensare velocemente ad una scusa da rifilarle “ehm… non sono morsi madre, sono i segni delle corde con cui mi hanno legato nel bosco” disse, sperando vivamente che la bugia fosse plausibile “mmm… ok” la donna non sembrò convinta ma decise di tacere.
Merlino e Hunith uscirono dalla camera ed entrarono nella sala dove, ad aspettarli, c’erano tutti gli amici del corvino: Gwen, Galvano, Gaius e persino Lancillotto “Lance!” esclamò il mago abbracciando l’amico “oh Merlino mi sei mancato!”.
C’erano tutti, ma Merlino notò un’assenza, un’assenza molto importante, se non la più importante: Artù.
“era logico che non venisse, dopotutto non ne avrebbe più il motivo, un principe non si presenta al compleanno del suo servo…” disse il moro cercando di non dare a vedere la sua delusione.
La porta si aprì cigolando “scusate il ritardo, problemi con mio padre, non mi lasciava più andare” disse una voce sulla porta “Artù!” esclamò Lancillotto “amico! Da quanto tempo, vedo che alla fine sei riuscito a diventare cavaliere!”
“si, sono diventato cavaliere del regno di Alican” rispose “ragazzi i regali!” esclamò Galvano tirando fuori da sotto il tavolo un pacchetto di carta “non dovevate regalarmi nulla!” disse Merlino diventando rosso fino alle orecchie “tu fai sempre tanto per noi, questo non è nulla in confronto, tieni, aprilo” disse il castano porgendogli il regalo.
Il corvino l’aprì, dentro vi era un fazzoletto verde scuro in morbido cotone, perfettamente ripiegato all’interno del cartoccio “grazie Galvano, è splendido” disse abbracciandolo, il biondo tossicchiò infastidito e, beccandosi un’occhiataccia dal festeggiato, si affrettò a dire “scusate, mi stavo strozzando con dell’acqua”
“questo invece è da parte mia e di Ginevra” disse Gaius sorridendo alla ragazza, il moro prese la scatola e tolse il coperchio lasciando in vista un libro al suo interno “pozioni ed erbe magiche” disse leggendo il titolo “è fantastico!” esclamò “così non hai più scuse per non aiutarmi” disse il medico dandogli un paio di pacche sulla spalla.
Poi fu il turno di Artù, tutti si girarono verso di lui e si sentì tremendamente in imbarazzo, reggeva in mano uno scrigno di legno rivestito di velluto rosso sul quale aveva riposto accuratamente le tre uova di drago, “questo è il mio…” disse porgendogli il cofanetto, le loro dita si sfiorarono e Merlino gli fece un sorriso tirato, poi aprì lo scrigno “ma come!?” chiese stupefatto “Kilgharrah mi ha chiesto di recuperarle durante la mia missione, diciamo pure che mi sono quasi fatto ammazzare!” il mago alzò gli occhi “venite qui testa di fagiolo!” esclamò abbracciandolo, il biondo rimase sorpreso ma, dopo poco, rispose all’abbraccio e senza farsi vedere gli sussurrò qualcosa all’orecchio con voce maliziosa “la seconda parte del regalo la vedrai più tardi, cerca di restare sveglio” il corvino divenne paonazzo “ehi! E la torta!?” chiese, tutti scoppiarono a ridere e Hunith uscì dallo sgabuzzino con una fantastica crostata di frutti  di bosco, decorata con tanti piccoli cerini luminosi “wow madre, la mia torta preferita!” esclamò Merlino dando un bacetto sulla guancia alla madre.
ragazzi, mi dispiace fare il guastafeste ma devo proprio andare” disse Artù già sulla porta “ma dovete ancora mangiare la crostata!” disse il mago con una punta di delusione nella voce “lo so ma ho ancora delle faccende da sbrigare prima di domani mattina” rispose “ah giusto, la delegazione reale…” terminò il corvino, soffiando sulle candeline, il biondo lo guardò negl’occhi e, notando il suo sguardo ferito, senza farse notare gli fece segno di guardare nella tasca della giacca ma il moro non capì e distolse lo sguardo  “perdonatemi ancora, divertitevi” detto ciò uscì lasciando tutti di stucco.
“si è scusato?!” chiese Lancillotto allibito “sai, da quando te ne sei andato sono cambiate un po’ di cose” gli rispose Gwen poggiandogli una mano sul braccio.
Merlino intanto continuava a fisare la crostata, cercando un modo di ravvivare un po’ la festa, nonché il suo spirito, voleva smettere di pensare a quell’asino e divertirsi un po’ con i suoi veri amici “allora! Mangiamo o no!?” chiese stampandosi un sorriso fintissimo sulle labbra “il festeggiato ha ragione, questa festa sembra un mortorio!” rispose Galvano afferrando una vecchia chitarra appoggiata alla parete “lasciate che vi mostri come si fa a ravvivare l’atmosfera nelle locande” continuò imbracciandola.
“ma quella dove l’hai presa!?” chiese il mago “quante volte devo dirtelo, ho i miei metodi Merl!” tutti scoppiarono a ridere e si lanciarono in una serie di balletti improvvisati.
“si è fatto tardi, è ora che vada” disse Gwen indossando la mantella “ti accompagno” si offrì Lancillotto “no grazie, posso andare anche da sola
“non è sicuro per una ragazza girare per la città a quest’ora della notte” insisté il ragazzo.
“va bene allora” rispose la mulatta prendendo la porta seguita a ruota dal Cavaliere che le offrì il braccio.
“cosa c’è tra quei due?” chiese Galvano  “è palese! Lancillotto le muore dietro ma lei non vuole cedere… penso le piaccia un altro, ma non ho ancora scoperto chi, non vuole dirmelo” rispose Merlino ingurgitando un sorso abbondante di idromele,
“sei proprio ceco amico! Si vede lontano un miglio che lei stravede per il nostro principino” al corvino andò di traverso la bevanda “impossibile” disse, mascherando con qualche colpo di tose la punta di gelosia percepibile nella sua voce “ma non vedi!? Ogni volta che lo vede arrossisce e non sai quanto ha insistito per essere lei a consegnargli l’invito! Poi dovevi veder il suo sorriso ogni volta che mi parla di lui. È proprio cotta… peccato che il principe le sia indifferente… tu ne sai qualcosa Merl!?” disse il castano mettendo molta enfasi nell’ultima parte del discorso “ehm… no! Non so proprio perché il principe non la guardi neppure di striscio, magari perché è una testa di fagiolo…” disse.
La porta si aprì e Lancillotto entrò dalla porta “eccomi” disse facendo scorrere il catenaccio “non ti chiederemo perché sei così felice perché immaginiamo la risposta, quindi è meglio se andiamo a dormire” il cavaliere arrossì e i due scoppiarono a ridere tirandogli qualche pacca sulle spalle.
 





e rieccomi dinuovo con voiii!!

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sono scesa dai monti e ho ritrovato la mia vecchia e cara connessione wifii <3 
allora, inanzitutto per farmi perdonare vi lascio questo capitolo un po' più lungo del solito e... una piccola anticipazione!! 



“mostrate le vostre intenzioni” la voce gli arrivò chiara e squillante alle spalle, i due si irrigidirono “siete sordi per caso?! Mostratevi!” la guardia spinse ancora di più con la punta della spada sulla schiena del biondo, strappandogli un gemito di dolore.


concludo col dire che ho scritto e ricopiato molto in questa vacanza quindi aggiornerò più spesso... ho anche pensato al finale... ma non vi rivelo nulla... buona lettura 
 

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Capitolo 12
*** la nascita dei draghi ***


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I ragazzi si erano appena addormentati quando Merlino sentì qualcuno bussargli alla finestra “chi sarà a quest’or!?” si chiese avvicinandosi al vetro “Merlino so che sei sveglio! Vieni all’ingresso” bisbigliò qualcuno da fuori.
Il mago riconobbe la voce e corse ad aprire la porta, cercando di non far scricchiolare i cardini per non svegliare gli altri “cosa ci fate qui!?” chiese al principe avvolto nella sua mantella “non hai letto il biglietto che ti ho lasciato nella tasca alla festa?” rispose il biondo “quale biglietto?”.
Artù si passò una mano sul viso “sei proprio un idiota, prendi lo scrigno con le uova e seguimi” Merlino obbedì, prese il cofanetto, indossò la mantella e uscì.
I due ragazzi proseguirono nella notte gelida, la città era così silenziosa avvolta nella nebbia da sembrare quasi deserta.
“mostrate le vostre intenzioni” la voce gli arrivò chiara e squillante alle spalle, i due si irrigidirono “siete sordi per caso?! Mostratevi!” la guardia spinse ancora di più con la punta della spada sulla schiena del biondo, strappandogli un gemito di dolore.
Il principe rimuginò sul da farsi, essere infilzato o essere scoperto e dover dare spiegazioni alla guardia? La voce di Merlino gli arrivò chiara in un bisbiglio “siete il principe razza di asino! Non dovete dare spiegazioni a nessuno! Quindi giratevi e fate qualcosa!” gli disse come se gli avesse letto nel pensiero, con lui era sempre stato così, per lui era un libro aperto, non poteva nascondergli nulla.
Artù si girò togliendosi il cappuccio “mio signore!” esclamò la guardia inginocchiandosi “perdonatemi, andate pure”
“il tuo errore ti sarà perdonato se non informerai mio padre della mia fuga notturna, in caso contrario ti aspetterà il patibolo!” il milite si rialzò da terra e annuì riprendendo la sua ronda notturna.
“forza, muoviamoci” il biondo prese la mano del corvino, il contatto tra loro provocò ad entrambi un brivido lungo la schiena, il mago benedì il buio e il cappuccio sopra la sua testa perché era sicuro di essere color del fuoco.
I due proseguirono mano nella mano fino ad uscire dalla città i inoltrarsi nel bosco “dove stiamo andando?” chiese il moro annaspando dietro al principe che lo strattonava “è una sorpresa Merlin…” rispose l’altro sottolineando con la voce i nuovo soprannome che aveva trovato per l’amico “mi piace!” esclamò il corvino, il biondo si fermò e lo guardò accigliato “il soprannome!” esclamò Merlino cercando di non avvampare nuovamente.
I rami si spezzarono sotto il loro peso e il vento ululava in maniera spettrale tra le foglie; faceva freddo, troppo freddo per i gusti del mago, che rabbrividì stringendosi nella mantella alla ricerca di un po’ di calore.
“eccoci arrivati” esclamò il principe lasciandogli la mano “la radura? Perché…” cominciò Merlino per poi capire il motivo della loro presenza in quella vasta distesa erbosa “le uova! Dobbiamo farle schiudere non è vero?” chiese, Artù annuì sorridendogli “io non so come fare…” continuò il corvino abbassando lo sguardo pensieroso, dopo poco lo rialzò puntando i suoi occhi in quelli del biondo e sorrise vittorioso “ma so a chi chiederlo! Vi conviene fare un passo indietro sire”.
Il principe obbedì e si spostò più lontano dal mago “Drakon, e male so ftengometta tesd'hup'anankes” disse con una voce che non gli apparteneva, facendo sembrare quelle parole quasi un ruggito, Artù sentì il suo cuore battere velocemente; era… spaventato!? “non essere codardo Artù, sei un Cavaliere e i Cavalieri non hanno paura di nulla!” si disse.
Un battito d’ali lo scosse dai suoi pensieri e si ritrovò davanti Kilgharrah  sorridente.
“salve giovane mago, vedo con piacere che hai ricevuto finalmente le uova di drago” disse il lucertolone “si, Artù me le ha consegnate sta sera stessa” rispose Merlino indicando in direzione dell’amico “oh salve giovane Pendragon!” il principe camminò in avanti ponendosi al fianco del mago che gli rivolse un sorriso di incoraggiamento “come possiamo fare per schiudere queste uova?”
“fin dall’era dei tempi i draghi venivano messi alla luce dalle parole dei signori dei draghi, e tu, come ultimo di loro, hai il potere di far nascere uno di noi”
“ma come!” insisté il corvino “devi dargli un nome” rispose il drago.
“un nome…” ripeté Merlino guardando le uova “ho trovato!” esclamò dopo qualche minuto facendo sobbalzare Artù ; prese poi il primo uovo, quello verde striato di blu e lo depose sul ceppo di un albero tagliato “Dawing” disse e i suoi occhi divennero dorati.
La superficie del guscio crepò, lasciando intravedere il muso di un piccolo draghetto verde con le squame dritte sulla schiena di un colore blu cobalto.
La creaturina finì di rompere l’uovo e lanciò un ruggito talmente acuto che i due ragazzi dovettero tapparsi le orecchie, il grande drago sorrise intenerito, con lo sguardo di un padre che vede per la prima volta suo figlio, “adesso non sei più l’ultimo della tua specie Kilgharrah “ gli disse il mago sorridente.
Il piccolo draghetto spiccò il volo e si appollaiò sulla testa del lucertolone strappando al principe un sorriso.
Merlino prese il secondo uovo, quello rosso, e lo posizionò nello stesso posto dell’altro “sceglietelo voi il nome” disse guardando Artù “Ridreh” disse dopo averci pensato un po’ “Ridreh” ripeté il corvino, il draghetto che venne alla luce questa volta era di un colore rosso scarlatto con alcune squame dorate, il ruggito che lanciò una volta uscito fu così forte e vigoroso che al mago tremarono le gambe.
“e ora giovane mago, l’ultimo uovo, il più raro e maestoso di tutti, scegli bene il suo nome” disse Kilgharrah  colpendolo col muso.
Merlino sollevò l’uovo e, tenendolo tra le mani chiuse gli occhi, cercando di percepire il nome giusto da dargli.
Una voce gli nacque dal petto e gli uscì come un ruggito “Atiusha” disse reclinando il capo all’indietro, il guscio si crepò e ne uscì un draghetto bianco dagli occhi azzurri come il ghiaccio.
La creatura si accoccolò tra le mani del moro lanciando un ruggito più simile al pianto di un neonato, il mago l’avvicinò al suo petto accarezzandola “non potevi scegliere un nome migliore giovane mago, Atiusha nella lingua dei draghi vuol dire sole che sorge, e lei sarà proprio il sole che sorgerà sulla nuova Albion che voi costruirete” detto ciò il drago spiccò il volo seguito subito da Dawing e Ridreh, Atiusha invece si strisciò sotto il volto del corvino come un gatto, poi volò dal biondo e gli fece un giro intorno, accarezzandolo con la coda prima di seguire gli altri.
“è stato meraviglioso” esclamò Artù avvicinandosi a Merlino “gia… la magia se usata per scopi buoni è meravigliosa” rispose il mago “dimostramelo” lo stuzzicò il principe sedendosi a terra.
Il moro si sedette vicino a lui avvicinando il suo viso a quello del biondo, fino a sfiorargli le labbra con le sue “cosa vuole vedere, sire…” gli chiese in un soffio, l’altro trasalì mordendosi il labbro “qualcosa di spettacolare” disse senza allontanarsi.
Merlino prese un sassolino, lo chiuse nella mano, i suoi occhi divennero dorati e luminosi, risaltando come fiammiferi nel buio della radura illuminata solo dalla luna.
Quando riaprì la mano il sasso volò in aria e lui lo rallentò con un secondo sguardo “plèascadh thine!” disse e l pietra esplose in tanti frammenti colorati che rimasero sospesi a mezz’aria “Drakon” disse nuovamente soffiando sulle lucine che presero la forma di un drago.
Artù era esterrefatto, non aveva mai visto nulla di più bello “fèileacàin” disse nuovamente il moro e l’immagine del drago sparì, lasciando liberi i frammenti che si trasformarono in tante farfalle, dai colori iridescenti e luminosi che svolazzarono intorno a loro illuminando l’area circostante come tante piccole candele.
Il biondo prese il corvino facendolo stendere con la testa sulle sue gambe e cominciò ad accarezzargli i capelli “non sai quanto mi costa dirlo, ma la magia usata bene è veramente meravigliosa”
“ve l’ho detto” sottolineò il mago aprendo gli occhi e puntandoli in quelli del principe, seguì un momento di silenzio “non voglio rinunciare a tutto questo Merlin…” disse quest’ultimo “è inevitabile, voi siete il futuro re, e per governare avete bisogno di una regina, non di un servo irriverente e impiccione” disse Merlino sorridendo amaramente.
“mio padre ha governato per anni senza una donna” sottolineò Artù “è diverso sire, lui aveva già voi come erede, e voi senza una moglie non potrete averne” puntualizzò il moro accarezzandogli una guancia “ma io voglio te!” si lagnò il biondo “non è possibile! Fatevene una ragione e non rendete le cose più difficili di quanto non lo siano già!” sbottò il mago irritato alzandosi in piedi “va bene Merlin, non litighiamo per favore, voglio godermi questo momento con te perché potrebbe essere l’ultimo” rispose il principe abbracciandolo da dietro “state tremando?” chiese Merlino “si, torniamo a casa, qui si muore di freddo” rispose Artù “tenetemi stretto, non vorrei perdervi da qualche parte” disse il corvino sorridente “ma cosa…” il biondo non fece neanche in tempo a finire la frase che una luce bianca lo costrinse a chiudere gli occhi, la sua presa sulla vita del moro aumentò e, quando li riaprì si ritrovò nella sua stanza “muovetevi piano sire, il primo tende ad intontire un po’ i sensi… “ disse il mago tenendolo per le spalle “io sono Artù Pendragon un viaggetto veloce non può…” dicendo ciò il principe mosse alcuni passi poi le gambe gli cedettero e cadde sul letto accompagnato dalle risate dell’altro.
Il biondo si rialzò e tirò per un braccio il moro, facendo cadere anche lui sul pavimento e sfregando con forza le nocche sulla sua testa “ehi! Ehi! Smettetela!” disse ridendo “shhh, sveglierai tutto il castello!”
“sire è tardi, deve andare a dormire” .
Merlino mosse una mano e Artù si ritrovò vestito e sotto le coperte “buonanotte” disse dandogli un bacio a fior di labbra “no te ne andare, rimani con me Merlin… solo questa notte” il biondo lo guardò supplichevole e il moro non riuscì a dirgli di no, si passò su una mano trasformando i suoi vestiti e si infilò sotto le coperte.
“così è perfetto” disse il principe abbracciandolo, il mago si abbandonò a quella stretta e si addormentò accarezzato dal respiro del suo principe.


ciaooo!!sono tornata!*urla di disperazione e sconforto* questo capitolo è un po' breve, doveva essere attaccato al precedente però alla fine ho deciso di farne uno a se stante. 
ringrazio moltissimo chi ha aggiunto la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate; 
un enorme grazie soprattuto a chi recensisce, siete ciò che mi da la forza per continuare a publicare questa pazzia,ma anche grazie a chi legge silenzio, siete veramente tanti, vi adoro <3
ci sentiamo alla prossima con un capitolo pieno di tenera gelosia e un colpo di scena incredibile, che mi ha dato lo spunto per cominciare uno
spin-off sul nostro amato Galvano... ci rileggiamo tra 2 giorni... chia <3 ah quasi dimenticavo, girando in internet ho trovato queste gif pucciose e non potevo non metterle...



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Capitolo 13
*** la delegazione reale ***


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Il sole sorse, troppo presto per i gusti di Artù, si rigirò nel letto osservando quell’ammasso di capelli scuri che dormiva di fianco a lui e sorrise, Merlino, il suo Merlino, quanto gli sarebbe mancato in quei giorni, ovviamente lo avrebbe visto ma non poterlo toccare lo mandava fuori di testa.
Gli accarezzò teneramente una guancia e questo si girò, puntando i suoi occhioni blu e assonnati in quelli del principe “siete già sveglio?” disse il corvino con la voce impastata “avevo un buon motivo per svegliarmi presto, mi piace guardarti dormire” il moro arrossì fino alla punta delle orecchie “ah quelle orecchie…” pensò il biondo, amava quelle orecchie a sventola, cominciò a baciarlo, prima sulla fronte poi sulla guancia, sulle labbra e infine scese verso il collo passando con la mano sotto la camicia del suo servitore.
Il mago s’irrigidì quando la mano del principe arrivò a sfiorargli il bordo dei pantaloni tirandolo un po’ più giù “sire…” balbettò, ma Artù lo zittì con un bacio, spostandosi su di lui.
Merlino si ritrovò così schiacciato tra lui e il materasso, i loro bacini si sfiorarono lanciando brividi al bassoventre, il biondo gli tolse la camicia e scese a baciargli il petto, soffermandosi sul centro dove gli lasciò un segno rosso più grande degli altri, il corvino reagì afferrando le sue spalle poderose per poi baciargli l’incavo dl collo, per fare ciò però aumentò la pressione tra il loro bacini provocando brividi ancora più forti che fecero scappare ad Artù un gemito di puro piacere.
Il principe gli morse il labbro afferrandolo per la schiena e tirandolo ancora più verso di se, ancora brividi sempre più forti, qualcosa si mosse lì infondo strappando a Merlino un versetto di eccitazione, sarebbe successo l’impensabile se, dalla piazza del castello, non fossero arrivati acuti e squillanti i suoni delle trombe che annunciavano l’arrivo imminente di ospiti importanti.
I due rimasero a fissarsi per un po’ poi Merlino ruppe il silenzio “dovreste prepararvi per ricevere la principessa…” disse rialzandosi e cambiandosi i vestiti con la magia “non voglio!” brontolò Artù imbronciandosi, il mago allora sorrise e con un gesto della mano il principe venne fatto apparire dentro il catino dell’acqua.
Una volta pronto il biondo prese il corvino per la nuca e lo baciò appassionatamente “ti prometto che questo non sarà l’ultimo” disse uscendo dalla stana seguito a ruota dal mago.
Che la principessa Mithian fosse bella era un dato di fatto, tutto del suo aspetto era perfetto, sarebbe stata il sogno di qualsiasi principe, ma non quello di Artù che la ricevette con un sorriso fintissimo sulle labbra “buon giorno principessa, spero che il viaggio da Nermeth” disse esibendosi in un perfetto baciamano “buon giorno a voi mio principe, il viaggio è stato piacevole”
“Merlino! Avviati alla carrozza e aiuta a scaricare i bauli, poi portali nelle stanze della principessa” gli ordinò con non molto garbo.
Il principe sentì lo sguardo del mago bucargli la mano con la quale teneva stretta Lady Mithian per aiutarla a fare le scale “ORA Merlino! Muoviti!” non voleva ferire l’amico, ma non sopportava il senso di colpa che, quello sguardo da cucciolo indifeso, gli provocava.
“come volete sire” rispose il corvino mentre il biondo gli voltava le spalle accompagnando la dama all’interno.
Dopo aver scaricato la carrozza Merlino cominciò a portare i bagagli nelle stanze degli ospiti, si sentiva male, perché Artù lo aveva trattato così!? Sentiva un nodo alla gola quasi soffocante, un cappio di tristezza che non lo lasciava respirare “perché Artù mi ha rattato così?! Possibile che non si renda conto che trattandomi male non farà altro che aumentare la mia sofferenza?  Si lo so che è normale che dia ordini in quel modo, dopo tuto è il principe, ma ci sono modi e modi… eh oh basta, per la Dea! Non voglio continuare a torturarmi” il mago era così preso dai suoi pensieri che non si accorse della ragazza che, perdendo l’equilibrio dalla sedia sulla quale era salita per sistemare i forzieri della principessa, gli precipitò tra le braccia “presa!” disse il corvino “scusatemi tanto, sono così maldestra… “ disse la ragazza arrossendo vistosamente “non ti preoccupare, io sono Merlino, il servitore di Artù, e voi chi siete?” chiese il moro porgendogli una mano “Clare, sono la serva della principessa”.
La ragazza sorrise e Merlino la guardò per la prima volta; aveva i capelli biondi, lasciati ricadere in morbide onde sulle spalle, la carnagione era chiara e gli occhi erano marroni tendente al verde “è molto carina” pensò il mago “ho portato i bauli, dove posso sistemarli?”
“puoi metterli vicino al letto, ci penserò io a sistemarli” Clare lo guardò dolcemente riprendendo le sue mansioni.
“non ho nulla di urgente da fare, ti aiuto” disse il corvino sorridendole.
I due sistemarono i bagagli e, tra una domanda e una battuta i due diventarono amici “Merlino, qui la magia è bandita vero?” chiese improvvisamente Clare guardando a terra
“si, Uther ne è terrorizzato, ma se sei bravo a nasconderla… perché me lo chiedi?” rispose il ragazzo.
La serva lo guardò cercando di capire se, veramente, poteva fidarsi di quel tipo mingherlino che aveva appena conosciuto poi, più per il bisogno di condividere il suo segreto con qualcuno che per altro, disse “perché io sono un folletto Merlino” le parole le uscirono così, senza controllo e per l’imbarazzo abbassò lo sguardo e si morse il labbro.
Il mago sgranò gli occhi e la ragazza si inquietò “ti prego, non mi uccidere, non fare la spia con il re…” disse lei inginocchiandosi in lacrime vicino a Merlino, che si sedette a terra vicino a lei e le prese le mani “ehi, non lo farei mai, guarda…” detto ciò le sorrise e riempì la stanza di un fumo azzurro che prese poi le sembianze di un cavallo che corse per tutta la stanza.
Con un gesto della mano la nebbia sparì, il corvino le asciugò una lacrima con il pollice e l’aiutò ad alzarsi dal pavimento ma, tirandola su con un po’ troppa forza, le fece perdere l’equilibrio e la ragazza, per non cadere, fu costretta ad appoggiarsi a lui che, istintivamente le cinse la vita con entrambe le mani, in quel momento la porta si aprì e a Merlino non servì guardare per capire chi fosse entrato.
Il mago sentì lo sguardo del principe passare da lui alla sue mani incrociate sulla vita della serva , “cosa sta facendo quell’idiota!” pensò Artù ribollendo di gelosia.
Il biondo tossicchiò per attirare l’attenzione dei due, che ancora si guardavano negl’occhi “scusate!” esclamò poi, notando ce i due non lo avevano calcolato minimamente “oh, sire!” disse Clare staccandosi dal moro e facendo un inchino arrossendo vistosamente per l’imbarazzo “Merlino!” sbraitò Artù indicando verso la porta con uno sguardo che non permetteva replica “a dopo Clare” disse Merlino salutando la ragazza con un bacio sulla guancia che, per quanto possibile, arrossì ancora di più “mia signora” disse poi facendo un inchino davanti a Mithian.
Il principe camminò davanti a lui senza dire una parola poi, una volta arrivato davanti alle sue stanze, prese il mago per un braccio e lo trascinò dentro sbattendolo violentemente contro il muro “aia!” si lamentò il moro “idiota!” disse il biondo prima di baciarlo con trasporto.
“e questo per cos’era?” chiese Merlino sorridendo sornione “uno perché morivo dalla voglia di riassaggiare le tue labbra, due per ricordarti a chi appartieni” disse Artù guardandolo male
“se non vi conoscessi, direi che siete geloso!” esclamò il mago con gli occhi che brillavano per l’emozione “io non sono geloso!” ribadì il principe “ah no?!”
“no!” il corvino sorrise diabolico, ah quanto si sarebbe divertito a far morire di gelosia quella testa di fagiolo “allora non vi dispiace se al ballo d’inverno verrò accompagnato da Clare” disse, il biondo si strozzò con il vino del pranzo e tossì rumorosamente
“si da il caso che voi siate dei servitori, dovrete lavorare quella sera…” rispose sorridendo vittorioso.
Merlino fece apparire sul tavolo il regolamento di balli per i fidanzamenti e matrimoni di Camelot “ma esiste veramente un libro del genere!?” si chiese il reale “pagina 340, colonna 3, paragrafo 7, riga 16: il compito dei servitori personali dei due festeggiati è quello di rendere confortevole l’ambiente per la celebrazione e sono tenuti a parteciparvi come coppia in vece di ospiti minori. Per quanto riguarda i matrimoni dopo la celebrazione, nell’atto della consumazione anche i servitori, se consenzienti, possono trascorrere la notte insieme, suggellando il patto di rispetto reciproco e verso i propri signori” lesse in tono solenne.
Artù ringhiò “come vuoi… ma se vuoi partecipare devi ancora pulire la mia giacca per questa sera, lucidare i miei stivali, rammendare la mia camicia e mi era sembrato di sentire che Gaius aveva bisogno di te per raccogliere delle erbe rarissime, quasi introvabili…”
“mi piace troppo vedervi geloso…” sussurrò il corvino all’orecchio del biondo che, senza preavviso, lo spinse sul letto “non sono geloso” disse baciandolo “ci tengo solo a far capire” un altro bacio “che ciò che è mio è mio” le mani del biondo si infilarono tra i capelli del moro che sorrise sulle sue labbra “si, siete geloso” concluse per poi portarsi sopra di lui e dargli un bacetto sul naso.
“ora devo andare, ho una stanza da decorare con una bellissima e dolcissima fanciulla!”
“a te non piacciono le fanciulle Merlin…” il mago sorrise malizioso “vi devo ricordare di Freya? C’è stata una prima volta, può essercene anche una seconda” detto ciò uscì, appena in tempo per non beccarsi un cuscino lanciato a tutta velocità dal principe.
“allora, sei pronta per usare un po’ di magia?” esclamò il mago guardando la ragazza “più che pronta” rispose Clare prendendogli la mano.
I due pronunciarono qualche parola magica e, dopo un paio d’ore, la sala era addobbata con arazzi bianchi, blu e argento, dal soffitto pendevano fiocchi di neve in vetro, la pista da ballo era color ghiaccio, i candelabri sembravano alberi innevati e negli angoli erano sistemati delle bellissime sculture di ghiaccio.
“sono impressionato” disse il re entrando improvvisamente nella sala “non so come avete fatto, siete due maghi per caso!?” a queste parole il moro sbiancò “no! No sire, qui la magia non centra io non sono un mago e certamente non lo è neanche Clare non ci sogneremo mai di usare la magia a Camelot sappiamo benissimo che è proibita e…”
“calmati ragazzo, prendi un rispiro o ti verrà un malore! Il mio era solo un modo di dire” esclamò Uther placando l’agitazione di Merlino.
Artù entrò nella stanza guardando tutto con sguardo meravigliato “oh figlio, Mithian, avete visto che meraviglia!? Mi piace l’influenza che questa ragazza ha sul tuo servitore Artù” disse il re.
Il principe fulminò con lo sguardo il mago che, con aria di sfida, prese la mano di Clare intrecciando le loro dita, per un attimo gli parve di scorgere una frase sulle labbra di quest’ultimo “siete geloso”
“padre, vorrei portare Mithian a fare una passeggiata da soli, se voi mi date il permesso” il biondo godé dell’espressione di gelosia che si dipinse sul volto del corvino quando il re gli diede via libera.
“Artù aspetta” disse Uther fermando il figlio già sulla porta “portatevi dietro anche i vostri servi, mi farete stare più tranquillo”.
I quattro partirono, i due reali davanti, ognuno sul proprio destriero e, non molto distanti da loro Merlino con Clare adagiata di lato sul davanti del suo cavallo.
“sai Merlino, non ho mai imparato a cavalcare, ho sempre avuto una paura folle di questi animali” la presa della ragazza aumentò sulle mani del moro che stringevano le redini, Artù si girò in tempo per vedere Merlino sorriderle dolcemente in maniera rassicurante,
“quell’idiota sta facendo di tutto per ingelosirmi! Non gli darò mai questa soddisfazione” si disse.
Arrivati alla radura vicino al lago i due servitori prepararono per i reali un posticino tutto per loro, vicino ad un cespuglio di gelsomino, stesero la tovaglia e l’imbandirono per la merenda e
una volta che tutto fu pronto, i due giovani si sistemarono sotto un salice piangente.
“ti ricordi Artù quando da bambini giocavamo a nascondino per il castello? Quelli si che erano giorni spensierati, non c’erano aspettative su di noi, nessuno che ti diceva cosa era consono o no fare, eravamo come loro” disse la principessa indicando Merlino e Clare che si schizzavano e spintonavano ridendo di gusto come dei bambini.
“sai, a volte mi piacerebbe mollare tutto, rinunciare al titolo e diventare una persona qualunque…” il principe fece una pausa continuando a guardare i due ragazzi che giocavano felici “ovviamente porterei Merlino con me…” disse sorridendo innamorato “ti piace vero?!” chiese Mithian appoggiandogli una mano sulla spalla, il biondo si riscosse “no! No non mi piace… emm… solo…. Si nota così tanto?” rispose sorpreso, puntando finalmente il suo sguardo in quello della ragazza “quando parli di lui ti brillano gli occhi e quando lo guardi sembri in pace col mondo, per non parlare poi dei vostri modi per farvi ingelosire a vicenda, siete troppo carini!” rispose lasciandosi scappare un risolino “poi ti devo confessare che nemmeno io voglio questo matrimonio… sai, sono innamorata, di un giovane di nobili origini e anche lui lo è di me, stiamo progettando di fuggire… dovresti vederlo, è così affascinante. Vorrei trovare il coraggio che ha avuto Gerard lasciando il castello per stare con Annabeth, la mia serva prima di Clare” concluse “tuo fratello ha fatto tutto ciò!?” chiese Artù meravigliato “si, ha avuto un grande coraggio” lei si rattristò “mi manca tanto, ma sono sicura che lui sta bene ed è felice”.
“sono contento di averti conosciuto Clare… fino ad ora ho avuto solo un’amica che possedeva la magia…” il moro volse uno sguardo malinconico verso il lago e accarezzò dolcemente l’acqua con un dito “l’amavi?” chiese la serva “si, molto” rispose il corvino “ti ha lasciato?” continuò la bionda con tono indagatore “è morta…” una lacrima scese sulla guancia candida del mago e il folletto si voltò per sciugargliela.
Il pomeriggio trascorse tranquillo e alla sera tutti si prepararono per il ballo.
“allora Clare, sono felice di vederti in sintonia con Merlino” disse Mithian mentre la sua serva l’aiutava a indossare il vestito “è un ragazzo molto dolce, mia signora” rispose la bionda arrossendo “tutto qui? Sai che con me puoi parlare”
“beh… un po’ mi piace, e penso di piacergli anch’io”
a queste parole la principessa la prese per una mano e l’invitò a sedersi vicino a lei “non ti illudere troppo Clare… lui è già occupato…”
“ma non mi ha mai parlato di nessuna ragazza!” insisté il folletto “forse perché non è una ragazza… mia cara, lui e Artù stanno insieme” la principessa accarezzò dolcemente la guancia della serva “oh… ora mi spiego un po’ di cose… i loro sguardi, le sgridate gratuite che il principe gli riserva solo per portarselo via… come ho fatto a non notarlo prima!”.
La sala era affollata e tutti gli invitati, stupiti dalle decorazioni, erano intenti a fare i complimenti ad Artù e Mithian salutandoli con inchini, riverenze e stette di mano.
“ Merlino! Eccoti finalmente” il mago si girò e si trovò davanti il folletto, vestita con un abito verde chiaro che le segnava benissimo le forme aggraziate “Clare!” la salutò con un rapido bacetto sulla guancia “sai… la mia signora mi ha detto di te e il principe… perché non mi hai detto nulla?” chiese la ragazza sorridendo dolcemente a Merlino che rispose “non l’ho fatto perché è un segreto! Ma ora che lo sai, vorrei scusarmi con te per come mi sono comportate, all’inizio volevo solo far ingelosire quella testa di fagiolo, ma adesso mi piaci, e sono sicuro che saremo grandi amici, sempre se ti va”
“ma certo che mi va!” disse la ragazza “questo ballo mi annoia, vieni, voglio presentarti un amico” detto ciò il mago prese per mano la serva trascinandola fino alle stanze del medico.
“salve Gaius, madre; vorrei presentarvi una mia amica, lei è Clare, e se ve lo state chiedendo, per la forma buffa delle sue orecchie, si, lei è una creatura magica” disse allungando una mano al folletto che salutò timidamente.
“ehi amico! Chi è questa bella ragazza, la tua fidanzata?” Galvano  entrò in casa dando una pacca amichevole sulla spalla al corvino “ahahah no Galvano , lei è Clare, è una mia amica del regno di Nemeth” il castano sbiancò di colpo “ Nemeth!? E sei qui da sola o hai accompagnato qualcuno”
“sono qui con la mia signora, la principessa Mithian” Galvano si passò una mano tra i capelli “ehi amico, ma stai bene? Mi sembri scosso” chiese Merlino “si Merl, sto bene… vorrei… potrei vederla?” la reazione dell’amico parve molto strana al moro che però, acconsentì senza fare ulteriori domande.
I due servitori tornarono al ballo dopo aver lasciato il castano ad aspettarli nella sala del trono.
“Artù, Mithian, ci dispiace disturbarvi, ma una persona ha chiesto di vedere la principessa!”
disse il mago “chi è questa persona!? Possiamo fidarci?” chiese il principe protettivo “si” rispose Merlino per poi trascinare Artù un po’ più lontano “si tratta di Galvano … quando Clare ha pronunciato il nome della principessa per poco non gli veniva un colpo… penso la conosca…”
“andiamo o no!” da lontano arrivò la voce di Clare e i quattro si diressero alla sala del trono.
Galvano camminava su e giù nervoso, da quanto non la vedeva, 5 anni, 5 lunghissimi anni.
La porta del salone si spalancò cigolando come suo solito; poi, tutto accadde a rallentatore, almeno per lui…
Il castano si girò e guardò la ragazza che, con portamento da vera principessa era entrata nella stanza al fianco del principe “Mithian!” disse passandosi una mano tra i capelli color mogano “G-Gerard!” balbettò lei.
Galvano osservò come sul volto della ragazza passarono espressioni di incredulità e felicità;
non seppe come accadde, ma dopo poco se la ritrovò abbracciata al petto e la stinse forte a se.
Le lacrime cominciarono a rigargli le guance e si mischiarono con quelle della principessa
“mi sei mancato così tanto” disse quest’ultima “anche tu principessina…” disse Galvano  posandole un bacio sulla testa “non mi lasciare più!” continuò Mithian “mai più, te lo prometto” 



ciao a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo!!
woo oooh ohh ohhh
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come state? mi dispiace non ricevere più le vostre recensioni... avevo una mezza idea di scrivere uno spin-off su Galvano collegato al prossimo capitolo ma  questo punto non so se porterò avanti questo pensiero... si vedrà.
La cosa sicura è che terminerò questa storia in altri 5/6 capitoli. 
A presto, spero di senitre qualcuno prima della fine... un bacio Chia
 

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Capitolo 14
*** Galvano principe di Nemeth ***


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“aspettate un attimo! Sono l’unico che non ci sta capendo nulla!?” disse Artù rompendo il momento “ovvio che non capite nulla… siete un asino!” borbottò Merlino tra i denti, Clare ridacchiò sotto i baffi “ti ho sentito Merlino! Poi facciamo i conti!” il principe si avvicinò a Galvano  e Mithian “gradirei delle spiegazioni…” disse in tono serio,“vedete sire, è una storia lunga…” tentò di svicolare il castano “oh sono sicuro che riuscirai a farla molto breve…” insisté il biondo “Artù in realtà è molto semplice, io e Gerard…”
“Mith, loro mi conoscono come Galvano …” la interruppe il ragazzo “oh… beh, io e Galvano siamo fratelli…” disse la principessa “cosa!?” esclamarono gli altri tre in coro “ragazzi, meglio se vi sedete… ho un po’ di cose da raccontarvi…” detto ciò Galvano  si sedette al tavolo, imitato poi dagl’altri e cominciò il suo racconto:
 
5 ANNI PRIMA…
a quel tempo vivevo ancora a palazzo con mio padre e mia sorella Mithian; lei aveva da poco perso la sua serva a causa di una bruttissima malattia e al suo posto le era stata assegnata una giovane ragazza, Annabeth.
Era una ragazza dolcissima, dai lunghi capelli mori raccolti sempre in una traccia laterale ornata di fiori, i suoi occhi erano verdi come due smeraldi e riflettevano tutti i colori della sua anima, profumava sempre di gelsomino e io me ne innamorai perdutamente.
Sfortunatamente lei non voleva saperne di me, era sicura che le mie intenzioni non erano concrete, pensava che cercassi solo qualcuno con cui divertirmi; io però non mi persi d’animo e dopo quasi un anno ci fidanzammo.
La nostra relazione clandestina iniziò un mese prima che mio padre mi annunciasse il mio matrimonio combinato con la figlia di un re nostro vicino.
Posso assicurarvi che mi cadde il mondo addosso, non volevo lasciare Annabeth, lei era l’amore della mia vita…
“potremmo scappare e andare lontano, dove nessuno ci conosce, potremmo avere una nuova vita, insieme” le proposi una sera mentre guardavamo le selle stesi nel giardinetto segreto del castello “tu sei il principe Ger, tuo padre smuoverebbe mari e monti per ritrovarti…” rispose lei baciandomi la punta del naso “e se non fossi più il principe ereditario? Se lasciassi il trono a mia sorella, rinunciando al titolo, tu saresti disposta a fuggire con me?” le chiesi “certo mio principe” mi sedetti e la guardai negl’occhi “tu mi ami?” lei sorrise “con tutto il mio cuore” disse e io la baciai.
L mattina seguente andai da mio padre con tutte le intenzioni di rinunciare al mio titolo;
“padre” esordii entrando nella sala del trono “io non voglio sposarmi per convenzione… voglio farlo per amore!” disse, lui rise “non essere stupido figliolo, un principe non si sposa mai per amore, col tempo imparerai ad amarla, come io ho fatto con tua madre, che la Dea l’abbia in gloria”
“allora non voglio più essere un principe, rinuncio a titolo, alla corona e al trono!” dissi dirigendomi verso la porta, mio padre si alzò in piedi adirato e prima che potessi uscire urlò “varca quella soglia e non sarai più mio figlio, non potrai più mettere piede a palazzo e sarai privato di tutti i privilegi”
“addio padre” dissi chiudendomi il portone alle spalle.
Annabeth e Mithian mi aspettavano nel bosco, non sai quanto mi è dispiaciuto lasciarti cara sorella, non è passato giorno in cui io non sentivo la tua mancanza.
Per qualche anno io e Ann vivemmo in un paesino poco distante dal centro di Nemeth, lei faceva la sarta e io avevo sfruttato le mie conoscenze aprendo una biblioteca, eravamo felici, avevamo una vita tutta nostra, più umile e più bella di quella che avevo a palazzo.
 Sembrava tutto perfetto, fino a quando un giorno di maggio, Felipe, il mio ex servo si presentò a casa mia, e mi avvertì che mio padre aveva organizzato una squadra di ricerca per riportarmi a palazzo.
 Grazie lui riuscimmo a scappare prima che si trovassero e ci trasferimmo nuovamente, questa volta al confine del territorio di Nemeth, dove ero sicuro che mio padre non ci avrebbe cercato.
Un anno dopo Annabeth mi rese l’uomo più felice del mondo “Galvano” era così che avevo cominciato a farmi chiamare per non essere riconosciuto “aspettiamo un bambino” mi disse e io mi illuminai, la mia vita era veramente completa, ma si sa che la cattiveria e l’egoismo umano non hanno limite; cinque mesi dopo le guardie di mio padre ci trovarono.
“verrò con voi! Ma lasciate andare mia moglie!” urlai loro nascondendo Annabeth dietro di me “gli ordini del re sono chiari, ha richiesto una punizione esemplare” detto ciò estrasse la spada “non azzardatevi a toccarla!” le nostre spade cozzarono, ero così preso dal combattimento che non mi accorsi della seconda guardia che, con un movimento svelto prese Ann e le piantò la spada nel cuore, urlai, urlai con tutta la voce che avevo in corpo, mi accasciai a terra e strisciai verso di lei.
“Ann… non mi lasciare ti prego!” le dissi accarezzando i capelli già sporchi di sangue “ti… ti amo…” mi disse con voce flebile “anch’io, con tutto il mio cuore” le risposi, da li a poco i suoi occhi si chiusero e la testa si piegò di lato, era morta, e con lei anche mio figlio.
Ero arrabbiato, furioso, triste e distrutto, portai il suo corpo al lago li vicino e, in una notte stellata le offrii il mio ultimo saluto; la depositai su una barca, circondata da fiori di gelsomino “addio amore mio, non amerò mai nessun’altra come te, non voglio amare nessun’altra che non sia tu” le dissi spingendo l’imbarcazione in acqua, la corrente la trasportò al centro del lago poi sempre più lontano, fino a farla scomparire nell’oscurità.
Dopo questi tragici eventi decisi di non fermarmi mai troppo a lungo in un posto per non rischiare di affezionarmi a nessuno, poi una sera, questi due si presentarono in una locanda dove, per colpa di una scommessa che avevo perso, scoppiò una lite e questo maghetto da quattro soldi rimase ferito.
 Vederlo lì a terra con una macchia di sangue addosso mi fece tornare alla mente Ann e decisi di aiutarlo, ci vuol poco ad immaginare che da lì a qualche giorno diventammo inseparabili, lui diventò il mio migliore amico, e adesso che ho nuovamente rivisto voi, sono finalmente felice.
 Galvano  concluso il suo racconto commovente, “nostro padre è un uomo malvagio, l’ho sempre sospettato, e ora ne ho la prova!” Affermò la principessa abbracciando il fratello
“il passato è passato sorella” disse il castano accarezzando la chioma della sorella.
“sai fratello, dopo che nostra madre morì, papà si risposò, Vivienne è molto dolce e hanno avuto un altro figlio, il principe ereditario, così vuole vedermi sposata con un nobile per non rinunciare alla corona, ma gli parlerò, io voglio vivere felice… ho incontrato un ragazzo… è un nobile, non un reale, ma abbastanza in alto nella scala sociale… parlerò con nostro padre e lo convincerò!” disse alzandosi “domani torneremo a casa, insieme, sempre se tu vorrai venire fratello mio…” detto ciò uscì, seguita da Clare che chiuse la porta lanciando uno sguardo triste a Merlino.
Artù notò lo scambio di occhiate e sbuffò rumorosamente “mi ritiro anch’io, questa novità mi ha spossato, Merlino ti aspetto tra 5 minuti per prepararmi, non fare tardi!” detto ciò uscì anche lui e il moro si avvicinò a Galvano  “così sei… siete… un nobile” disse “ Merl, dammi un’altra volta del voi e ti spedisco alla gogna” rispose l’altro ridendo “come vuoi” rispose il corvino con un sorriso “comunque non mi sento tale, ho visto come la nobiltà può rovinare le persone”
“ma tu non sei così, come dire… sgarbato, spocchioso... un asino!”
il castano rise amaramente e posò una mano sulla spalla dell’amico “lo so, perché non voglio esserlo, l’ho promesso a mia madre prima che morisse” abbassò lo sguardo “lei mi disse che la nobiltà non dipende da ciò che fai, ma da ciò che hai dentro”
“tua madre era molto saggia” disse il moro “si, era una grande regina” detto ciò Galvano  si alzò e uscì dalla sala del trono lasciando il mago da solo.
“sono preoccupato per Galvano…” disse Merlino rimboccando le coperte ad Artù “tu sei sempre preoccupato idiota”.
Il principe batté con la mano sul letto a suo fianco “non questa sera, preferisco restare con lui, lo vedo scosso, non mi va di lasciarlo solo. Poi Clare deve venire da me per salutarmi prima della partenza…” rispose il corvino con un sorrisetto “ti piace quella ragazza?!” chiese irritato il biondo “le voglio bene” rispose l’altro prima di uscire dalla stanza.
“Merlino, perdonami se non ti ho mai raccontato del mio passato…” disse Galvano  stendendosi nel suo letto di fianco al mago “è stato troppo doloroso e non volevo ricordare”
“Galvano , è tutto a posto, sono tuo amico e accetto le tue scelte e quando ti sentirai pronto per parlarne io sarò qui ad ascoltarti… ma a proposito, cosa farai? Tornerai a Nemeth con tua sorella?” disse il corvino voltandosi verso l’amico “non penso… quella è una vita passata non mi appartiene più… ma dimmi…” il castano si voltò verso il moro sorridendo maliziosamente “tra te e Clare, cosa c’è di preciso?” il mago per poco non si strozzò con la saliva diventando rosso come un peperone “ nulla, nulla, non c’è nulla, assolutamente nulla, niente, nada, nulla, niente di niente! Siamo solo amici!”
“mmmm… dalle occhiate che vi lancia un certo asino mi verrebbe da pensare che anche lui ha qualche dubbio…” disse Galvano  ridendo “diciamo che Clare non è il mio tipo… poi… sono impegnato” balbettò l’altro “oh… ma adesso è tutto più chiaro! Tu e il principe… poi arriva lei… diventate “amici”, lui è geloso marcio e, quando ne avete l’occasione bombate come ricci per non uccidervi a vicenda!” a queste parole il moro si infiammò nuovamente “noi non… intendo che non… bhe hai capito! Solo qualche bacio rubato, nulla di più”
“dallo stato del tuo collo non si direbbe”.
Merlino si portò istintivamente le mani al collo scoprendosi senza fazzoletto “accidenti a te Artù e alla tua mania di marcare il territorio!” pensò mentre il suo viso si imporporava nuovamente “dai amico, com’è!? Sono curioso, l’asino ci sa fare?” continuò Galvano  divertito “non ti dirò nulla Galvano!” esclamò il corvino “dai, siamo amici noi due!”
“no non ti riguarda”
“dai Merl!”
“no!”
“pensavo mi volessi bene!”
“Galvano …” improvvisamente qualcuno bussò alla porta e il mago ringraziò tutti gli Dei per averlo tolto da quella situazione, corse così ad aprire ritrovandosi davanti Clare che gli saltò al collo “mi mancherai un sacco Merlino” disse “vieni, facciamo due passi” il moro la prese per mano e insieme arrivarono alla piazza di Camelot e si sedettero su una panchina “anche tu mi mancherai Clare, sei una buona amica, mi è piaciuto stare con te ed essere me stesso usando la magia, come ti ho già detto mi è successo solo un’altra volta e non è finita bene…” disse guardandola negli occhi “anch’io mi sono sentita finalmente apprezzata e non sono più tanto spaventata dal mio potere” disse la ragazza.
Quelle chiacchiere svegliarono Artù che, guarda caso, dormiva proprio nella camera sopra di loro; il biondo si affacciò alla finestra maledicendo subito la sua curiosità.
“vorrei togliermi uno sfizio…” disse Clare avvicinandosi di più a Merlino “cosa stai facendo?” chiese il corvino, il principe si domandò se il mago fosse veramente così idiota da non capire le intenzioni della serva “sssh… rimani solo fermo così” gli disse prima di baciarlo “no!” esclamò Artù per poi abbassarsi per non essere visto, piano piano si rialzò e notò che Merlino non stava rispondendo al bacio “Bravo Merlin! Così si…” il suo entusiasmo si spense quando il moro passò una mano alla vita della ragazza e una dietro la nuca accarezzando i capelli.
 Quando i due si staccarono il primo a parlare fu il mago “Claire, io…”
“No, no non ti preoccupare, era una cosa che volevo fare da un po’”risposi lei sorridendogli "lo so che tu ami Artù …" a queste parole il principe si riscosse "perdonami Claire…" disse il corvino abbassando a testa tristemente.
 La ragazza gli prese il mento con due dita sollevando del capo “ehi… Non è colpa tua… Sono io che mi sono innamorata di te, e se tu ami un altro non ci posso fare nulla, tranne che farmene una ragione.  Poi siete così carini insieme” disse scoccando un’occhiata verso la finestra alla quale era affacciato il reale asino.
Merlino voltò la testa e Artù fu troppo lento, i loro sguardi si incontrarono, la domanda era chiara negli occhi del moro e la risposta lo era altrettanto in quelli del biondo, aveva visto tutto e sentito tutto, ma non sembrava arrabbiato, anzi sembrava quasi contento.
Il principe si vergognò di quella situazione e chiuse la finestra, i due ragazzi di sotto risero “Comincia a fare freddo, è meglio rientrare, ti accompagno” disse Merlino e riaccompagnò il folletto nelle sue stanze.
 La mattina arrivo e con lei anche l’ora dei saluti;
”ciao cara sorella, fatevi sentire di tanto in tanto” disse Galvano abbracciando Mithian “certo fratello lo farò, ora che ti ho ritrovato non ti perderò di nuovo”
“fate buon viaggio principessa “la saluto Artù baciandole delicatamente il dorso della mano.
 Salutata la principessa lo sguardo il biondo volò sul moro intento a salutare Claire “blotsma”  disse chiudendo le mani attorno ad un sassolino bianco, quando le riaprì apparve una margherita che sistemo tra i nodi della treccia bionda della ragazza “questo fiore non appassirà, giudicano un regalo di addio” 
“grazie, tu prendi questo “disse Claire porgendogli un medaglione con un ciondolo in pietra scura intagliato a forma di cuore ”si chiama il bacio del folletto, è un amuleto portafortuna, adesso lo attivo” detto ciò gli diede un bacio al lato della bocca “fatto”.
“ Claire andiamo!" la principessa chiamo la sua serva e insieme partirono verso casa.
Una volta che le ragazze furono lontane il principe tirò uno scappellotto al mago “non provare mai più ad abbracciare qualcuno che non sia io se non lo avessi capito, i segni sul tuo collo indicano che sei mio, mio soltanto" gli sussurrò "io bacio chi voglio fino a quando non dite di essere geloso” il moro sorrise vittorioso “io non sono geloso!” esclamò il biondo “allora sono libero di fare ciò che voglio…” continuò Merlino “no! Tu sei mio e basta!” rispose Artù.
Galvano  scoppiò a ridere “ma guardatevi, non state neanche insieme ufficialmente e già litigate come una coppia sposata da anni!” i due si voltarono rivolgendogli uno sguardo assassino, il castano smise di ridere e cominciò a correre inseguito dal principe e dal mago che gli balzarono addosso atterrandolo “sarei onorato di fare una cosa a tre, ma non siete i miei tipi e non mi sembra questo il posto” disse Galvano .
Tutti scoppiarono a rialzandosi e spolverandosi i vestiti “Sono lusingata di vedervi così felici per il mio ritorno” disse qualcuno, i tre si girarono “Morgana!” esclamò Artù "Lady Morgana" disse Merlino cercando di nascondere la sua preoccupazione "M.-Merlino!?” la ragazza sbiancò nel vedere il mago ancora vivo “tutto bene Morgana?” chiese Galvano  “S-sì, sono solo un po’ stanca tutto qui, un bagno mi tirerà su “detto ciò entrò nel castello scoccando occhiata terrorizzata al corvino.
 




salve a tutti! oggi sono rientrata ufficialmente a scuola... questa 4 superiore già mi disturba...per fortuna riesco a scribacchiare qualcosa durante alcune ore particolarmente "interessanti" domani interrogazione aiuto!! a voi com'è andato il ritorno? 
comunque ho finalmente aggiornato la ff, mi sembrava un secolo che non publicavo qualcosa... Ah ho anche una nuova news... siccome la mia fangerlaggine non ha limite, ho preso due conigliette e indovinate come le ho chiamate... Aithusa( quella marroncina) e Nimueh "quella bianca e grigia) 
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va beh, forse non interessava a nessuno ma fa lo stesso... spero di sentirvi in qualche recensione(me ne mancano 5 per arrivare a 30, aiutatemi)!! a presto chia <3

 

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Capitolo 15
*** il ritorno di Morgana ***


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“Mia signora!” esclamò Ginevra  abbracciando Morgana “Gwen, mi sei mancata”
 “Come stato il viaggio?” chiese la selva curiosa “ah, l’Italia è splendida, un po’ più cupa di Camelot, ma veramente meravigliosa” risposerà corvina mentre alcuni servitori cominciarono a portare in camera i bauli "e a voi?  a casa è successo qualcosa di interessante mentre ero via?” chiese “mah, il solito mia signora, Artù ha scoperto una cosa su Merlino, lo ha bandito, Galvano  l’ha riportato mezzo morto, le sue condizioni sono peggiorate, Artù ha rischiato la vita per salvarlo disubbidendo al Re, è arrivata la principessa Mithian, promessa di vostro fratello ma innamorata di un nobile, abbiamo scoperto che Galvano in realtà è ser Gerard ex principale ereditario di Nemeth, che ha rinunciato al trono per amore… ah e abbiamo festeggiato il compleanno di Merlino…”
 “tutto nella norma insomma” disse la principessa ridendo “vi ho preparato il catino per il bagno, vi lascio sola, sarete stanca” detto ciò Gwen fece una riverenza e uscì.
 Rimasta sola Morgana contattò Morgause per riferirle la mancata dipartita del mago.
 “è come ti ho detto sorella, non è morto, Artù l’ha salvato”
“No! Non può essere! Mi inventerò qualcosa, quel maghetto mi ha stufata, si sta mettendo troppe volte tra me e la corono di Camelot, se voglio diventare regina dovrò ucciderlo definitivamente!” detto ciò la bionda concluse il discorso e disattivò il cristallo.
“ehi! Sono io l’erede di Uther! Quindi salirò io al trono! Hai capito Morgause! Ehi! Hai capito!?” la mora scagliò con rabbia il pezzo di quarzo magico sul pavimento.
 “non mi sembri contento del ritorno di Morgana…” disse Artù accarezzando i capelli di Merlino steso con la testa sulle sue gambe” dov’è stata fino ad ora?” chiese fingendosi interessato, non poteva dirgli di averla incontrata nel bosco in compagnia di Morgause, non poteva, non dopo che Morgana lo aveva liberato dalla trappola della bionda. 
“in Italia, da alcuni parenti della sua defunta madre, almeno così ha detto lei"
"tu ti fidi di lei, non la trovi cambiata?" chiese il corvino intrecciando le sue dita a quelle del biondo “sì mi fido” rispose.
 Qualcuno bussò alla porta e il mago corse a nascondersi dietro il paravento che il principe usavo per cambiarsi.
“avanti” disse Artù sistemandosi al meglio, la chioma riccioluta di ser Leon la fece capolino da dietro la porta "mio signore, i cavalieri la stanno già aspettando per l’allenamento” disse facendo un inchino “per la dea! Scusatemi, il tempo mi è passato… non so perché quel buon a nulla di Merlino non mi abbia chiamato" rispose "vi aspettiamo Sire” detto ciò uscì.
Dopo poco i due scesero nel giardino interno, dove i Cavalieri erano soliti allenarsi…
“lasciatemi combattere come Merlino” disse il biondo canzonando l’amato.
Ser Parsifal fece roteare la spada ridendo “no vi prego! Non fatemi del male!” continuò il principe per poi ricomporsi e sorridere in maniera disarmante al mago, quest’ultimo gli sorrise di rimando assaporando la sua vendetta.
A metà del combattimento Artù sembrava avere la meglio su quell’ammasso di muscoli che era il Cavaliere, Merlino si guardò intorno e, sperando di non essere visto mosse la mano pronunciando qualche parola magica; in men che non si dica il principe venne spedito al tappeto da un colpo nello stomaco, il mago rise per poi guardare vittorioso lo sconfitto che lo fulminò con gli occhi.
“non è valido! Hai usato la magia!” si lamentò il biondo mentre il corvino gli lavava la schiena “voi mi avete costretto”
“sei un idiota!” gli disse nuovamente Artù “cosa, la tinozza è troppo vuota?!” disse Merlino facendo il finto sordo “vi accontento subito” detto ciò prese il secchio che aveva lasciato sulla finestra, l’acqua era talmente fredda che sulla superficie si era formato uno strato di ghiaccio, il mago sorrise e lo rovesciò sulla testa del principe “è gelida!” gridò questo appena si riprese “oh, povero il mio principino, vi riscaldo subito l’acqua”
“non osare!” sbraitò il biondo tirandolo a se per il fazzoletto “onhaet tha…”
“fermati immediatamente!”
“water” gli occhi del corvino divennero dorati e l’acqua in cui Artù era a bagno diventò gradualmente bollente “scotta! Scotta! Scotta!” disse uscendo dal catino e correndo ad avvolgersi nell’asciugamano.
“ti farò giustiziare per questo!”
“no, non lo farete” disse Merlino sorridendo sornione ad un centimetro dalle labbra del suo ragazzo “questa tua irriverenza è così…” balbettò Artù “sexy!?” chiese il mago malizioso, il principe lo tirò a se “stavo per dire fastidiosa, ma anche questa definizione mi piace”.
Il biondo gli morse il labbro e il moro passò più volte la mano sulla sua schiena delineando il contorno delle sue spalle possenti.
Piano, piano Artù spinse Merlino suo letto immobilizzandolo sotto di lui “Artù…” sussurrò il corvino, il biondo gli cinse la vita con entrambe le mani, si girò su un fianco e se lo avvicinò affondando la sua faccia nel suo collo candido “in quanti modi ti chiamano tutti… Merlino… Merlin… Emrys…”
“il tuo idiota” gli rispose il mago “cosa?” chiese confuso il principe “il tuo idiota, è così che mi piacerebbe che mi chiamassero”.
“Morgana, ben tornata, spero che il tuo viaggio in Italia sia andato bene” disse Uther abbracciando la ragazza “si sire, è stato meraviglioso”
Improvvisamente una tromba d’aria apparve nella sala facendo svolazzare gli arazzi con lo stemma della famiglia reale.
 Quando il vento si calmò lasciò il suo posto una ragazza vestita di rosso con i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle “Morgause!” esclamò il re “Uther , vi vedo bene” rispose la ragazza “vattene strega!”
 “ma che modi… adesso sono arrabbiata!” disse la bionda ”guardie!” chiamò il re  “Non avvicinatevi!“ tuono la maga, respingendo con la magia le guardie che volare a terra ”e ora sua maestà… è il vostro turno!” detto ciò gli puntò la mano contro e il re si trovò privo di sensi.
 “qual è il tuo piano sorella” domandò Morgana “Le creature della morte risorgeranno e tutti quanti in questa città deperiranno!” rispose la strega e ridendo fece per andarsene “non mi porti con te?! “ esclamò la corvina “questo incantesimo richiede un sacrificio cara sorella, se vuoi che la magia ritorni a Camelot ci vuole una regina potente e chi è più potente di… Me!” detto ciò scomparve così com’era arrivata.
 Il castello, nonché tutta Camelot, cominciò a tremare e versi lunghi e strazianti si liberano dalle profondità della città.
 “Cos’è stato?!” Chiese Galvano a Gaius, le campane d’allarme cominciarono a suonare, e ben presto tutti si ritrovarono nella sala del trono in un’adunata d’emergenza.
 Uther sedeva sul trono con un’espressione severa come suo solito, il re tamburellò per un po’ con le dita sul bordo della sedia poi si convinse e cominciò a parlare “la strega Morgause ci ha lanciato un maleficio!” mormorii di sconforto, paura e rabbia si levarono da tutti presenti  “Calmatevi, i servitori che non vogliono restare qui sono liberi di recarsi ai propri alloggi, avvertite tutti di restare in casa.
I membri del consiglio rimangano qui e le gurdie organizzino con i Cavalieri delle ronde per capire cosa sta succedendo e quali creature si aggirino per Cmelot! Andate!” tutti si mossero adempiendo ai propri doveri, la piazza si svuotò rapidamente e tutti si chiusero in casa.
Galvano e Lancillotto presero due spade e scortarono Gaius fino alle sue stanze, un medico sempre a disposizione avrebbe fatto comodo “state attenti” gli intimò Merlino e questi annuirono per tranquillizzarlo.
Ginevra si avvicinò alla finestra e guardò verso la piazza “Oh Dea!” esclamò allontanandosi spaventata dal verto “che succede Gwen?!” chiese Merlino avvicinandosi alla ragazza.
Delle figure scure strisciarono per la strada, i loro corpi sembravano fatti di muco nero e dalle loro teste fuoriuscivano degli spuntoni color chermisi, uno di loro si girò puntando i suoi occhi rosso sangue in quelli della serva “Merlino, sento freddo…”
“Gwen, smetti di guardarlo” rispose preoccupato il mago “non posso, non riesco a smettere” rispose lei, il principe prese la rincorsa e afferrò la ragazza trascinandola a terra per poi ricaderci sopra avendo cura di puntare le mani per non schiacciarla.
“state bene Ginevra?” chiese il biondo “si mio signore, grazie a voi” rispose la mulatta “venite sire, vi aiuto ad alzarvi” Merlino corse ad aiutare Artù e gli scoccò un’occhiata di pura gelosia.
Improvvisamente alcuni Cavalieri entrarono spalancando la porta “sire, l’intera Camelot è sotto attacco, quelle creature sono ovunque! Stanno invadendo il castello, questa è la parte più facile da difendere quindi ci accamperemo qui”.
La notte calò prima del solito e la temperatura si abbassò velocemente sotto lo zero, le brande erano sistemate sparse vicino al camino.
Artù era seduto con le spalle contro il muro e vicino a lui Merlino tremava di freddo avvolto nella sua coperta “non avrei mai pensato di poter dormire con te sotto gli occhi di mio padre” sussurrò il principe “teoricamente abbiamo solo i materassi vicini, non c’è nulla di sconveniente in questo” puntualizzò il mago allungando una mano, nascosta dalla coperta, e afferrando quella del principe.
“le scorte di legna sono quasi finite” disse Leon allarmato “non arriveremo a domani” concluse Parsifal.
Il re scrutò nell’oscurità e il suo sguardo si fermò sul corvino “ragazzo! Va e recupera altra legna” gli ordinò “non potete mandarlo la fuori da solo!” esclamò il biondo; il re alzò una mano facendogli segno di tacere.
Merlino si avvicinò alla porta, guardò per l’ultima volta i suoi amici poi abbassò la testa ed uscì.
“aspetta, vengo con te!” Morgana si alzò e fece per seguirlo, “non se ne parla” tuonò Artù “sono molto più abile di te con la spada, so difendermi, lascia che vada” rispose la corvina, il principe annuì e la maga uscì.
“Morgana!” esclamò il moro spaventato “ehi, sembra che tu abbia visto un fantasma”
 “tu centri qualcosa con tutto questo, ne sono certo!” disse il mago puntandole un dito contro “mi dispiace deluderti, ma la mia cara sorella ha tradito anche me, vuole la corona Merlino, non le è mai importato veramente di me, solo adesso l’ho capito, mi ha sempre e solo usato come una pedina nel suo folle gioco di potere” rispose la mora mentre alcune lacrime le rigavano il volto, com’era possibile che nessuno le volesse bene veramente, tutti le avevano sempre mentito, tutti l’avevano sempre e solo usata.
“ehi, mi dispiace Morgana”
“è passato, andiamo, ho della legna nelle mie stanze” disse la ragazza “e ce ne sarà sicuramente tanta anche in cucina” rispose Merlino.
“ma quanto ci mettono!” esclamò Artù girando su e giù per la stanza con aria preoccupata “se non la smettete sire creerete un solco nel pavimento” disse Ser Leon “ma se gli fosse successo qualcosa!?” lasciandosi cadere sulla sua branda “Morgana è furba figliolo, non le succederà nulla” cercò di rassicurarlo Uther mascherando la sua palese preoccupazione.
“non sono preoccupato per Morgana…” sussurrò tra se e se il biondo, Ginevra percepì la sua preoccupazione e gli si avvicinò “Merlino se la caverà, devo ricordarvi che è un mago?” gli disse, Artù le sorrise “grazie Ginevra “ detto ciò fece scivolare involontariamente la sua mano vicino a quella della serva che gliela prese intrecciando le loro dita.
“Morgana! Come puoi pensare di cambiarti in un momento simile!?” sbuffò il corvino controllando nuovamente il corridoio “tu non capisci, questo corsetto è così scomodo! Se devo combattere voglio essere agile nei movimenti, intanto tu fa qualcosa di utile, recupera la mia spada da sotto il letto” rispose la mora da dietro il paravento.
Un’ombra si stagliò sulla parete poco distante dalla porta, Merlino sussultò “non hai ancora finito!?” chiese allarmato “un attimo di pazienza per la Dea!” rispose irritata la maga “ecco fatto” disse uscendo dal separé; indossava un pio di pantaloni marroni che le valorizzavano le gambe slanciate, e una giacca di pelle chiusa sul davanti.
La ragazza si avvicinò alla porta senza notare la creatura che fece capolino dietro l’angolo del corridoio, il moro sgranò gli occhi e, con uno scatto fulmineo afferrò Morgana tirandola verso di se e appiattendosi il più possibile verso la parete.
“Merlino che fai!” disse la mora imbarazzata trovandosi schiacciata tra il ragazzo e il muro “sssh” disse e Merlino quasi sulle labbra della ragazza, il suo fiato odorava di cannella “chissà se le sue labbra hanno lo stesso sapore “si chiese per poi arrossire imbarazzata dai suoi pensieri.
 La creatura si stagliò sulla porta annusando l’aria, un tonfo assurdo e soffocante riempi la stanza, la bestia si girò verso di loro, la corvina abbraccio il mago tremando come una foglia e nasconde il viso nell’incavo del suo collo “andrà tutto bene te lo prometto” le sussurrò il moro l’orecchio.
 Passarono un paio di minuti che parvero interminabili, la creatura lanciò un verso simile a un lamento poi se ne andò, Morgana si lasciò scappare un sospiro di sollievo che strappò a Merlino un sorriso ”muoviamoci” disse quest'ultimo lasciandola un pochino indietro, solo allora la ragazza si accorse di quanto forte battesse il suo cuore “è per lo spavento“ si disse, non credendo lei stessa a quella scusa.
 Avevano raccolto pochissima legna e arrivare alle cucine non fu così semplice come avevano pensato, a metà del cammino avevano incontrato un paio di Palagal, così aveva detto che si chiamavano Morgana, quindi dovettero raggiungerla attraverso alcuni passaggi segreti che gli fecero perdere un sacco di tempo.
 “Ok, con questo dovremmo essere a posto per un po’” disse il corvino caricando l’ultimo pezzetto di legna sulle braccia di Morgana “torniamo dagli altri” disse lei precedendolo lungo il corridoio.
 Un verso acuto ruppe il ritmo cadente e regolare dei loro passi facendoli sussultare, Merlino si girò, appena in tempo per ritrovarsi faccia a faccia con una delle creature, il suo cuore si fermò per un istante, il respiro effetto della bestia di riempì i polmoni “scappa!” si ordinò, ma le sue gambe si rifiutarono di obbedirgli, era paralizzato, sentiva la vita abbandonarlo, risucchiato da quegli occhi rosso vivo, si trovò improvvisamente inginocchiato incapace di distogliere lo sguardo da quel mostro infernale.
 Un verso, un tonfo e qualcosa di caldo e appiccicoso che gli scivolò sulla pelle furono le prime cose che sentì prima di tornare alla normalità “cos’è successo?“ chiese a Morgana in piedi davanti a lui.
La ragazza estrasse la spada dal corpo del mostro "ti stava risucchiando l'energia vitale, è quello di cui i Palagal si nutrono, sei fortunato ad essere una creatura magica, un umano qualunque sarebbe già morto” disse con una calma che lasciò basito il povero Merlino.
 Un altro verso spezzò il silenzio ”vieni svelto!” disse la corvina trascinando il moro lungo il corridoio, improvvisamente dietro di loro apparve un altro mostro che cominciò a rincorrerli “dannazione!” esclamò Morgana fermandosi per riprendere fiato "non riusciremo a seminarlo, dobbiamo nasconderci" propose Merlino infilandosi in quella che doveva essere lavanderia seguito dalla maga "sbarriamo la porta!" esclamò quest'ultima prima di pronunciare qualche parola magica per rendere l'ingresso più esistente ”questo non lo fermerà, ma ci darà più tempo”.
 “Sire! Sono qui fuori! Ci stanno attaccando!“ disse ser Leon rientrando come una furia nella sala del trono “barricate la porta! Non devono entrare!” ordino Uther alzandosi dalla sedia "Cavalieri rientrate! Penseremo ad un piano di difesa!" questa volta parlare fu Artù che si alzò raggiungendo i suoi Cavalieri al tavolo posto in un lato della sala.
 “Mi dispiace Merlino” disse Morgana sedendosi vicino a lui in un angolo della lavanderia “per cosa?” chiese il moro guardandola confuso "tutto, è colpa mia se siamo in questo disastro, è colpa mia se sei quasi morto, ma ho fatto tutto questo perché ero spaventata… Da te… Tu sei grande e potente Emrys, la causa della mia morte” disse la corvina “non è colpa tua, sai se le cose fossero diverse, se non fossimo destinati ad essere nemici, sono sicuro che andremo d'accordo, e mi dispiace perché è anche colpa mia se le cose sono andate così, dovevo starti vicino quando hai scoperto i tuoi poteri, invece ti ho lasciata sola permettendo a Morgause di usarti come una pedina del suo stupido gioco di potere”.
“Io ti ho quasi ucciso Merlino!”
“Anch’io… Avverti avvelenato è il mio più grande rimpianto, ti volevo bene, ti voglio bene” i rumori fuori dalla porta si intensificarono "non reggerà per molto" Morgana afferrò la mano di Merlino e la strinse "andrà tutto bene, ho un piano…”.
 La porta cedette del tutto e la creatura entrò nella stanza dirigendosi verso la corvina “Merlino!” esclamò “ehi bestione! Sono qui!” disse il mago lanciando una pallina fatta di calzini contro il mostro.
Il Palagal lanciò un grido e si lanciò su Merlino sovrastandolo, il povero mango non riuscire a agire rimanendo incantato da quegli occhi color chermisi che gli risucchiarono tutta l’ energia vitale.
 Una volta sazia la creatura si ritirò lasciando il corpo inerme del mago sul pavimento “no! No! Merlino! Merlino svegliati, sei il più grande mago che abbia mai camminato su questa terra! Non puoi morire così!” Morgana scosse più volte il corvino e non diede segni di vita.
 L’urlo della strega risuonò per tutto il corridoio arrivando perfino alle stanze del medico “cos’è stato?!” Chiese Lancillotto “non lo so amico, ma mi sembra il caso di andare a controllare” rispose Galvano .
“Morgana… distruggi... lo sce-scettro… l’ho visto, è-è nei sott-soterranei” Merlino esalò il suo respiro finale prima di perdere nuovamente i sensi.
La corvina accarezzò dolcemente la guancia candida del mago “non ti preoccupare Merlino, risolverò la situazione”
“Cos’è successo qui?! Oddio Merl!” Galvano  attraversò di corsa la sala fiondandosi sul corpo dell’amico seguito da Lancillotto “è stato attaccato da un Palagal, gli si è lanciato contro per salvarmi” risposi Morgana "portiamolo via di qui, non è sicuro!" disse il castano sollevando il corpo del corvino con l'aiuto del Cavaliere;
“tornate alla sala del trono Lady Morgana” le intimò Lancillotto caricandosi un braccio di Merlino sulle spalle.
Morgana annuì allontanandosi ma, arrivata davanti al bivio che portava nei sotterranei del castello, percepì un’energia potente che le arrivò fin dentro le ossa e la costrinse a scendere per le scale.
Scalino dopo scalino, la luce diventava sempre più flebile e la temperatura sempre più fredda facendo rabbrividire la ragazza “Baernè” disse, e una piccola fiamma si liberò dalle sue mani e volò al suo fianco seguendo la come un’ombra “così va meglio” si disse la corvina continuando ascendere.
 Un verso stridulo squarciò l’oscurità davanti alla maga facendola indietreggiare “forza Morgana, delle persone hanno bisogno di te” si disse continuando la sua marcia nel buio della scalinata.
 Intanto nella sala del trono Cavalieri e i Cavalieri tentavano di reprimere l’orda di mostri che cercava di irrompere all’interno della sala.
“Per Camelot!” gridò il principe spalancando la porta e lanciandosi in mezzo alle creature ”per Camelot!” risposero i militi in coro seguendolo.
Le lame trafissero molti esseri, suoni orribili e sofferenti si liberarono dai corpi esanimi dei Palagal che dopo poco furono fatti tutti a pezzi, “è stato facile” disse il biondo.
I cadaveri vibrarono e strisciando si ricomposero partendo nuovamente all’attacco “Cavalieri ritirata!” a questo comando tutti corsero all’interno della sala del trono ribarricandosi dentro.
“sorella! Non mi aspettavo di vederti qui” Morgana balzò indietro quando le torce dei sotterranei si accesero tutte contemporaneamente lasciando intravedere una figura al centro della stanza “ Morgause” sibilò “questa è opera tua!?”
“sei sorpresa sorellina? Voglio la corona, e niente e nessuno potrà fermarmi” disse la bionda passando una mano sullo scettro infilato nel pavimento “non mi lasci altra scelta Morgause, Cumen Theoden!” esclamò la maga mentre i suoi occhi diventavano dorati, Morgause volò contro una colonna sbattendoci violentemente.
“sire! Non resisteremo ancora per molto! Sono tornati alla carica e stanno scardinando la porta” esclamò Leon, qualcuno bussò freneticamente alla porta “fateci entrare vi prego!” pregò Galvano mentre Lancillotto combatteva disperatamente contro le creature.
Con un movimento fulmineo la porta fu aperta e richiusa immediatamente alle loro spalle “Merlino!” Artù si fiondò sul corpo del giovane che, grazie alla sua magia stava già cominciando a riprendersi “sto bene Artù, Morgana è qui?” chiese il corvino accasciandosi sulla sua branda “no, pensavo fosse con te”.
“arrenditi Morgana, non sei abbastanza forte per sconfiggermi! La corona di Camelot sarà mia!” con un gesto della mano la bionda fece crollare sulla mora un pezzo di soffitto, quest’ultima però fu più veloce e riuscì a scansarlo lanciando sulla sorella una palla di fuoco che la spedì a terra lasciandola quasi priva di sensi e con ferite molto profonde “non finirà qui!” esclamò la bionda prima di sparire in un vortice di vento.
Morgana balzò sullo scettro e lo afferrò con forza estraendolo dal pavimento, un’onda d’urto magica la investì in pieno.
“cosa faremo Artù, la porta sta cedendo!” Ginevra prese una manica di Artù e cominciò a strattonarla per attirare la sua attenzione ancora rivolta verso Merlino “lo so Ginevra , ci sto pensando” così dicendo il principe tornò a dedicarsi al mago che lo guardò con un’espressione seria “ Artù, dovremmo fronteggiarli, e tu lo sai che una creatura magica può essere uccisa solo con la magia…” gli sussurrò “non starai mica pensando di… no! Non se ne parla! Se ti vedesse mio padre ti ucciderebbe, non sopporterei di perderti”
“morire per salvarti sarebbe un buon modo per andarmene” detto ciò il corvino gli lanciò uno sguardo ricco di significato “presto! Entrate tutti nel passaggio segreto dietro l’arazzo!” ordinò il biondo, i servitori e buona parte del consiglio non se lo fecero ripetere due volte “io non abbandonerò il mio regno Artù! Prima di entrare qui dentro quelle creature dovranno passare sul mio cadavere!” Uther si alzò dal suo trono e sguainò la spada “mio signore…” cominciò Ginevra “dimmi Gwen” Artù non fece in tempo a girarsi che le labbra della serva e le sue si scontrarono in un bacio che racchiudeva tutto l’amore che la ragazza provava per lui “scusatemi, ma solo gli dei sanno se e quando vi rivedrò ancora” il mago si mise a sedere sulla sua branda, mentre il principe, senza pensare, prese la mulatta per un braccio e la ritirò a se.
Il moro sgranò gli occhi, non poteva credere a ciò che stava succedendo… doveva essere un’allucinazione… invece era vero, il suo Artù stava baciando Ginevra , perché il destino gli era così avverso? Perché ogni volta che trovava un po’ di felicità c’era sempre qualcuno pronto a portargliela via? I suoi occhi si riempirono di lacrime, sentì il suo cuore spezzarsi e il suo corpo cominciare a tremare.
Il corvino percepì la sua magia scorrergli nelle vene forte e incontrollabile, puntò entrambe le mani sulla porta che, in quel momento si spalancò, sotto i colpi dei Palagal, in un’esplosione di schegge e chiodi “Baernè!” urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Davanti all’entrata si formò un muro di fuoco magico che uccise la prima linea delle creature, il biondo si staccò dalla ragazza e realizzò l’enorme cavolata che aveva fatto, guardò il moro e nel suo sguardo, in mezzo al bagliore dorato riuscì a scorgere solo rabbia, dolore e disgusto.
“stregoneria!” urlò Uther puntando un dito sul petto di Merlino che, ormai dominato dalla magia non fece altro che spostarlo e passargli oltre.
Si susseguì una serie d’incantesimi potentissimi, i Cavalieri si ritirarono per non essere colpiti mentre il corvino continuava ad uccidere le creature con una facilità disarmante.
Quando anche l’ultimo Palagal fu ucciso, il moro aveva già sbollito tutta la sua rabbia e la magia tornò sotto il suo controllo, stava per andarsene quando una creatura uscì dal suo nascondiglio balzando addosso al re.








ciao, sono tornata finalmente, scusate la mia lunga assenza ma con l'inizio della scuola e di altri mille impegni non riesco sempre ad aggiornare frequentemente... 
allora, ormai siamo agli sgoccioli, se tutto va com previsto questo è il terz'ultimo capitolo.
Che dire, Artù è un asino coi fiocchi, combina un casino dietro l'altro, ma vi assicure che saprà come rimediare anche se dovrà faticare e non poco...
per quanto riguarda il prossimo capitolo, è quasi terminato, ieri durante le due ore di viaggio per arrivae al concerto di MIKA (lo adoro, è il mio cantante preferito) mi sono venute in mente molte cose carine quindi ora non mi resta che scriverle...
per chi ama MIKA vi lascio una foto del concerto di ieri sera giusto per farvi capire la mia distanza dal palco ^.^ un abbraccio Chia 


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Capitolo 16
*** The king is dead ***


COSE INIZIALI
ciao a tutti, dopo giorni, secoli, anni sono finalmente tornata con questo capitolo che è nientepocodimeno che il penultimo della ff... premetto che da scrivere è stato veramnete un parto... ma per il finale ho già un sacco d'idee, solo un consiglio per affrontarlo: preparate i fazzoletti.
PS: sto odiando i doppiatori italiani per come hanno doppiato la serie tv su Italia2 >.<

 
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“padre!” gridò Artù lanciandosi sul corpo agonizzante di Uther “no! No! Padre, non lasciatemi! Troveremo una cura! Merlino fa qualcosa!” il biondo sollevò il re e lo adagiò sulle sue gambe e accarezzandogli la fronte si guardò intorno, non c’era traccia del moro.
“figlio mio, guida il regno come ti ho insegnato… sono fiero di te” detto ciò il sovrano piegò la testa ed esalò l’ultimo respiro.
Passarono vari istanti interminabili e la certezza di essere rimasto orfano si fece piano piano strada nel cuore del principe.
Alcune guardie sollevarono la salma e la portarono fino alle stanze reali dove i servitori la prepararono per la veglia privata.
Merlino si chiuse la porta della sua stanza alle spalle, si buttò sul letto e chiuse gli occhi cercando, con scarso risultato, di ignorare il tumulto di emozioni che provava.
Il re era morto, era morto ed era tutta colpa sua, come aveva potuto lasciarsi scappare quel Palagal! Non doveva lasciare che la frustrazione per quell’asino di Artù lo distraesse…
Artù, quel nome lo colpì il cuore come una pugnalata, quello stupido aveva baciato Ginevra  sotto i suoi occhi.
Il moro si ritirò a sedere e si passò le mani tra i capelli, per quanto potesse far male il biondo era il suo principe e doveva lasciare da parte il suo dolore per stargli vicino e servirlo al meglio.
Artù si diresse nelle sue stanze quasi all’alba, aveva vegliato per tutta la notte sulla salma del padre, si lasciò cadere sulla sedia e l’armatura produsse un suono metallico “dov’è quell’idiota di Merlino quando serve!?” .
Merlino… la consapevolezza delle sue azioni gli provocò una fitta allo stomaco, aveva baciato Ginevra … certo, la ragazza gli piaceva, ma ciò che provava per lei non era nulla in confronto ai suoi sentimenti per il moro.
Un paio di colpi alla porta lo riportarono alla realtà “avanti” disse con una punta di speranza nella voce “mio signore” Gwen entrò nelle stanze del principe e si avvicinò al biondo “come state?” disse dolcemente
“come vuoi che stia, sono distrutto”
“ lasciate che vi aiuti con l’armatura” Ginevra cominciò a svestire il principe lasciandolo con i pantaloni e una camicia allacciata da un codoncino su davanti, una volta finito lo avvolse in un abbraccio e gli accarezzò la chioma color del grano per dargli un po’ di conforto.
In quel momento Merlino si affacciò alla porta “Artù…” cominciò ma la sua voce s’incrinò alla vista dei due, lo sguardo gli si annebbiò riempendosi di lacrime che ricacciò indietro, la stava abbracciando, la stava abbracciando nella sua stanza, al buio e con la porta chiusa…
“Merlin” disse Artù notando la chioma corvina del mago “scusate sire, avrei dovuto bussare, avevo pensato che avreste avuto bisogno di me, ma vedo che avete già tutto l’aiuto di cui avete bisogno”
“Merlino, aspetta io…”il principe mosse alcuni passi verso di lui “buonanotte sire“ disse il moro scappando via, non poteva resistere un momento di più, sentì le lacrime scendergli copiose rigandogli gli zigomi spigolosi, dietro di lui il principe continuava a chiamarlo ma lui non aveva nessuna intenzione di starlo a sentire.
Corse fino alle stanze di Gaius ma, davanti alla porta si fermò “non posso fermarmi qui, mi troverebbe subito, e io non ho nessuna voglia di ascoltare le sue scuse” si disse “ Merlino! Merlin! Aspetta!” la voce di Artù gli arrivò alle orecchie, lo aveva raggiunto.
Merlino si voltò e lo fissò negli occhi “Merlin, quello che è successo…”
“non mi interessa Artù, non voglio altre scuse, ti sei già divertito abbastanza a spezzarmi il cuore in tutte le maniere possibili…” lo interruppe; detto ciò si voltò e sparì in un turbinio di vento lasciando cadere il suo fazzoletto a terra.
Il principe lo raccolse e inspirò avidamente il profumo del mago, aveva combinato un disastro e doveva rimediar in qualche modo.
“per la Dea!” esclamò Galvano  quando una tromba d’aria prese forma nel salotto della casa dove aveva preso residenza da poco, “ sono io Galvano ” disse Merlino apparendo magicamente “santo cielo Merl! Avevo appena finito di sistemare” disse il castano per prenderlo in giro “ scusa”
“si può sapere che cosa ti è successo “ gli chiese poi vedendolo triste “ Artù… Ginevra … li ho visti insieme… abbracciati, prima si sono anche baciati… non ce la faccio Gwain” rispose il moro scoppiando a piangere.
Fu un pianto liberatorio, lungo e straziante, Galvano lo abbracciò e lo tenne stretto a se per tutto il tempo sussurrandogli parole di conforto fino a quando non si addormentò.
Prima del sorgere del sole le campane suonarono a lutto, in tutta la città si accesero delle torce come era uso in questi casi, il suono cupo e rimbombante svegliò Merlino ricatapultandolo nuovamente nella realtà.
Mentre dormiva aveva avuto modo di pensare, proteggere Artù era il suo destino e non poteva mandare tutto all’aria, si sarebbe però comportato in maniera diversa, sarebbe stato più freddo e distaccato.
Erano appena le 5 del mattino perciò il mago decise di recarsi alle sale deve era certo che i servitori avessero già sistemato la salma di Uther, difatti, secondo la tradizione, la veglia pubblica aveva inizio alle 4 e tutti coloro che volevano salutare per l’ultima volta il re potevano farlo fino al momento della cerimonia funebre, solo il principe doveva presenziare dall’inizio alla fine, per ricevere le condoglianze dei sudditi.
Senza sapere come si ritrovò seduto contro il muro del corridoio che si affacciava alla sala del trono, la voce di Artù risuonava dietro l pesante porta di mogano, risistemata abilmente dai falegnami di corte, provocandogli brividi di freddo, era così difficile tenergli il muso in un momento simile, ma ogni volta che provava a pensare di perdonarlo gli tornava alla mente quel bacio.
Merlino chiuse gli occhi per scacciare il pensiero e li tenne chiusi a lungo, finendo per addormentarsi.
“sei stato qui tutta la mattina!?” una voce riscosse il mago dal suo sonno, davanti a lui in tutta la sua asinina regalità e bellezza si stagliò la figura del principe “non volevo vi sentiste solo” rispose il corvino senza pensare, il biondo si sedette vicino a lui “Merlin… quello che è successo”
“non mi interessa” la risposta spiazzò Artù che si sporse verso di lui per baciarlo, Merlino si scostò “sono il vostro servitore e lo sarò fino al giorno della mia morte, ma non sarò nulla di più, anche se ciò vorrà dire lasciare che il mio cuore si sgretoli lentamente, pezzo per pezzo” detto ciò si alzò e si diresse verso le stanze reali “ vi preparo un bagno caldo e vi farò trovare i vestiti per il lutto sul letto” terminata la frase senza voltarsi percorse le scale fino in cima e scomparve dietro un angolo del corridoio.
L’ora della cerimonia funebre arrivò velocemente il principe si allacciò il lungo mantello rosso scarlatto con lo stemma d’oro dei Pendragon cucito sopra, si sistemò la corona e passando davanti allo specchio si fermò ad osservare la sua figura.
Era incredibile come il destino gli fosse avverso, nel giro di poche ore aveva perso le due persone più importanti della sua vita; suo padre era morto e Merlino lo evitava come la peste… Merlino… per tutto il pomeriggio Artù aveva cercato un contatto con lui, una carezza, un gesto dolce, un sorriso, nulla, il moro gli era sempre sfuggito, e anche in quei brevi momenti nei quali lo aiutava a vestirsi le sue mani si muovevano veloci, con movimenti professionali e mai azzardati.
“non posso continuare così” si disse, per suo padre non poteva fare nulla, ma con il mago… “ dopo la cerimonia farò qualcosa per riprendermi il ragazzo che amo!”.
Una guardia bussò alla porta e, secondo la tradizione, scortò il principe fino alla pira dov’era già stato preparato il corpo del re.
Il biondo si avvicinò e si inginocchio, così fecero anche tutti i sudditi “il re è morto! Lunga vita al principe Artù” gridò Ser Leon “lunga vita al principe Artù” rispose il popolo.
Il principe si voltò e solo allora si rese conto che la piccola piazza, sottostante al palazzo, era gremita di gente; l’intera Camelot era li per dare un ultimo saluto al suo re.
Artù scrutò velocemente con lo sguardo le prime tre file di persone alla ricerca della chioma corvina di Merlino, ed eccolo li, in piedi vicino a Gaius, diritto come era consono in queste occasioni.
Il biondo mosse alcuni passi scendendo verso di lui e gli si sistemò affianco.
Un Cavaliere prese una fiaccola, con un movimento solenne, diede fuoco all’ammasso di legna che divampò immediatamente.
Le lacrime inumidirono gli occhi del principe che fece scorrere la sua mano nella tasca del mago intrecciando le loro dita alla ricerca di un po’ di conforto, con sua grande sorpresa quest’ultimo non si ritirò, ma anzi, ricambiò la stretta, conscio del bisogno di conforto dell’altro.
Insieme osservarono il funerale vichingo concesso al re, le fiamme emanavano un caldo tepore che accarezzava le guance di Artù, il fuoco sembrava sussurrargli un “addio” ogni qual volta scoppiettava.
La piazza piano piano si svuotò e tutti tornarono alle proprie mansioni “Merlino, raggiungimi questa sera nella sala del trono, ho un annuncio importante da fare” disse il biondo asciugandosi le lacrime “ ci sarò sire” rispose il moro prima di tornare ai suoi impegni.
 La sera arrivo e Merlino si preparò per recarsi nella sala del trono “io esco Gaius”
“va bene Merlino ma rientra prima del coprifuoco“ si raccomandò il medico.
 Giunto alla sala si sedette sul pavimento, vicino alla colonna e attese l’arrivo del principe “Artù, sono felice che mi abbiate chiesto di vedervi “Ginevra entro nella stanza e notò il mago”  ciao Merl, cosa ci fai tu qui” disse la ragazza con una punta di irritazione nella voce “potrei farti la stessa domanda “sputò acido il corvino.
Le porte si aprirono nuovamente lasciando entrare Galvano  e Lancillotto “Galvano ! Lance!? Cosa ci fate anche voi qui?”
 “Artù ci ha detto che deve fare un annuncio importante” disse Lancillotto “siete già tutti qui?!” Morgana entro da uno degli ingressi laterali, la sua figura esile e slanciata ci stagliò sulla piccola scalinata davanti al trono di legno decorato.
 Dopo poco tempo Artù si presento nella stanza "buona sera, vi riuniti qui perché ho una cosa, anzi due cose, molto importanti da riferirvi" Merlino guardo Artù e un sorriso divertito gli si formò sul volto cercò di trattenersi, ma con scarsi risultati e una risatina gli uscì di bocca. “Cosa c’è di tanto divertente e Merlino?!” il principe enfatizzò l’ultima parola sottolineandola con la voce, il mago gli si avvicinò “avete allacciato il mantello al contrario“.
 Con un movimento rapido il corvino gli slacciò il laccetto rigirando il lungo mantello con lo stemma dei Pendragon “Mi mancava avverti a questa distanza” gli sussurrò il biondo Quasi sulle labbra “Ecco fatto” rispose il moro in maniera formale per poi allontanarsi velocemente e tornare al suo posto.
“Galvano, Lancillotto avvicinatevi” disse Artù con tono solenne, i due obbedirono “inginocchiatevi” il principe estrasse la spada e la brandì due volte sulle spalle di Galvano “alzatevi Ser Galvano, Cavaliere di Camelot” il castano si alzò con lo sguardo lucido “grazie mille sire, non sapete quanto ne sia onorato” detto ciò gli rivolse il saluto dei Cavalieri e tornò al suo posto ricevendo un abbraccio da Merlino.
il biondo si rivolse poi al Lancillotto “ Ser Lancillotto, so che avete giurato di difendere il regno di Alican, ma se me lo permettete parlerò personalmente con il vostro re spiegandogli quanto sia importante per me avervi nella mia legione”
“ne sarei onorato” rispose il Cavaliere.
In quel momento dalla porta i servi cominciarono a portare la cena “ che ne dite di accomodarci?” propose Morgana “certo, accomodatevi amici, tu Merlino siederai alla mia destra”.
Per tutto il tempo Merlino cercò di ignorare gli sguardi che Ginevra lanciava ad Artù, si sentiva in mezzo ad una pioggia di dardi infuocati, non ne poteva più, doveva trovare il modo per andarsene di li “ sire, mi dispiace ma io dovrei proprio andare, è quasi il coprifuoco e Gaius potrebbe preoccuparsi…” disse il corvino nella maniera più formale che conosceva “non se ne parla Merlino, ho ancora una cosa da dire quindi ora siedi e finisci il tuo dolce in silenzio
“asino” sbuffò sotto voce il moro, il biondo lo sentì e sorrise; era da molto che non lo chiamava così, per la Dea quanto gli mancavano quelle labbra, era passato poco più di un giorno da quando il mago lo aveva allontanato, ma a lui sembravano secoli, doveva riprenderselo, subito!
Artù si alzò in piedi e cominciò a declamare il discorso che si era preparato sperando che sortisse l’effetto previsto “amici, vi ho riunito qui anche per dirvi che tra voi, c’è la persona più importante per me, il mio centro di gravità, tra voi c’è la ragione del mio sorriso” dicendo questo cominciò a girare intorno alla grande tavola con passo lento e cadente.
Arrivato all’altro capo puntò gli occhi sul mago “non sono mai stato bravo con le parole, ma volevo che questa persona sapesse quant’è importante per me” gli occhi del corvino si riempirono di lacrime e il suo cuore perse un colpo, “è fatta, il discorso gli è piaciuto” si disse il biondo dirigendosi a lunghe falcate verso il moro.
Improvvisamente Gwen si alzò e si buttò tra le braccia di Artù, a Merlino non gli ci volle molto a mettere insieme le cose, quell’asino lo aveva chiamato li per fargli capire che per loro non c’era più un futuro e che diventando re di Camelot aveva bisogno di una donna al suo fianco, e chi meglio di Ginevra !? che stupido era stato, lo sapeva benissimo che comportandosi in maniera così fredda lo avrebbe allontanato per sempre, ma sperava solo che ci avrebbe messo più tempo a finire tra le braccia di qualcun altro.
Tutto ciò era troppo, il mago si alzò e uscì di corsa sbattendo la porta, percorse un po’ il corridoio, le lacrime erano troppe, gli annebbiavano la vista, inciampò su un tappeto e cadde a terra, non aveva la forza di rialzarsi così strisciò fino ad un angolo e vi si rannicchiò nascondendo la testa tra le braccia.
Il principe allontanò la serva “mi dispiace Gwen, devi aver frainteso, non stavo parlando di te, sei una ragazza molto dolce, ma non sei la persona giusta per me, sono sicuro che qualcun altro ti farà molto più felice” dicendo ciò lasciò scivolare lo sguardo su Lancillotto che gli si avvicinò prendendo Ginevra  tra le sue braccia “ va da lui Artù”.
Il biondo corse per tutto il castello, non c’era traccia del moro da nessuna parte, aveva ormai perso le speranze quando un rumore lo attirò verso un punto buio del corridoio “Merlin…” disse in tono dolce “vattene, torna dal tuo amore!”
“ci sono già” Merlino alzò lo sguardo “sei veramente così idiota? Come hai fatto a non capire che stavo parlando di te” Artù gli si sedette di fianco “sei tu la mia persona speciale, volevo che tutti lo sapessero, e se non posso dirlo a tutta Camelot almeno ai nostri amici dovevo dirlo”
“sei una testa di fagiolo” il mago si allungò e gli diede un bacio a fior di labbra “e tu un idiota” il principe lo abbracciò “mi sei mancato Merlin”
“anche tu Artù”.
I due rimasero per molto tempo abbracciati nella penombra del corridoio “torniamo dagli alti?” chiese ad un tratto Merlino “sei pronto ad affrontare la loro reazione… di tutti loro?”
“con te al mio fianco non ho paura di nulla” gli rispose il mago intrecciando le loro mani.
Si alzarono in silenzio, e camminarono l’uno al fianco dell’alto tenendosi per mano, una volta arrivati davanti al portone si guardarono negli occhi e lo spalancarono.
Galvano sorrise furbescamente “beh io lo sapevo già!“ disse sollevando il mago e facendolo girare a mezz’aria “sono felice per te Merl”
“Galvano… Galvano! Mi stai stritolando!”
“bhe devo dire che mi avete sorpreso” cominciò Lancillotto “ho sempre pensato che tra di voi ci fosse qualcosa, ma credevo che fosse solo una mia fantasticheria… comunque complimenti” concluse, rivolgendo ad Artù il saluto dei Cavalieri e scompigliano i capelli a Merlino,
“fratellino, sono così felice per voi, non potevi trovare una persona migliore” disse Morgana sorridendo.
Ginevra si alzò dagli scalini e si diresse verso di loro, il mago lasciò la mano del principe e le andò in contro “Gwen…mi…mi…”
“non dirlo Merl, non dire che ti dispiace” cominciò la ragazza con tono dolce poggiandogli una mano color caffè-latte sulla guancia candida “a me dispiace, avevo capito che tra voi c’era qualcosa, ma i miei sentimenti m’impedivano di vedere la verità, voi due vi amate, ed è una cosa bellissima, vi completate  vicenda, siete due facce della stessa medaglia, quindi perdonami se ti ho fatto soffrire” il corvino la tirò a se e la strinse forte “non hai nulla da farti perdonare Ginevra, sei la mia migliore amica e lo sarai per sempre, vedrai che anche tu troverai la tua metà complementare è solo questione di tempo”.
I due piansero per un po’ “ti riaccompagno a casa Gwen, sempre se ti va ovvio” si propose Lancillotto, la mulatta gli sorrise e dopo aver salutato tutti prese il braccio che il Cavaliere le aveva offerto e uscì.
“anche per me è ora di andare” disse lady Morgana avvicinandosi verso la porta “aspettate mia signora, vi accompagno” Galvano si avvicinò a Merlino e Artù per salutarli “voi due fate i bravi, non ho intenzione di restare sveglio tutta la notte per colpa dei vostri versi” disse ridendo.
Il mago arrossì fino alla punta delle orecchie e il principe quasi soffocò mascherando il tutto con un sonoro colpo di tosse; il neo Cavaliere rise ancora di più chiudendosi la porta alle spalle.
“andiamo?” propose il biondo dopo un momento d’ imbarazzo, il moro annuì e insieme si diressero verso le stanze reali.
“Merlino! non mi hai ancora rimboccato le coperte” si lagnò Artù mentre Merlino si accingeva a tornare nelle sue stanze.
Il mago sbuffando, fintamente scocciato, si avvicinò al letto e il principe, con un movimento fulmineo, lo afferrò tirandolo sul materasso e circondandolo con le braccia “buonanotte Merlin” disse sorridendo sornione.
Il corvino si voltò accoccolandosi contro il corpo caldo del biondo “buonanotte Sire” disse e cullato dal suo respiro si addormentò.
 
 

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Capitolo 17
*** fino alla fine ***


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L’aria fresca del mattino entrò dalla finestra lasciata semi aperta, Merlino rabbrividì stringendosi di più contro Artù alla ricerca di un po’ di calore.
“mmmm… Merlino… fa freddo” mugugnò il biondo appoggiando la sua testa contro la schiena del moro “perché non vi alzate voi?!”
“perché sei tu il servitore” rispose il principe spostandolo delicatamente verso il bordo del letto “ieri notte non eravate di quest’idea…” rispose il servo con tono malizioso.
Artù sbuffò e, con poca grazia, spinse Merlino che cadde sul pavimento “ahi!” disse “bene, visto che sei in piedi chiudi la finestra”.
Il moro non fece nemmeno in tempo a rialzarsi dal pavimento che le campane di Camelot suonarono 9 rintocchi “Artù! Per diamine sono le 9!” , il biondo si mise a sedere e con lo sguardo assonnato lo guardò confuso “ e quindi?! È ancora presto, torna a letto”
“ ma cosa dici! Leon sarà qui a momenti e se ci trovasse così non saprei che scusa inventare!” il servo cominciò a strattonare il principe “potresti dirgli che abbiamo avuto caldo, la primavera non è lontana ormai…”.
Dopo vari tentativi e qualche strattone in più del solito Merlino riuscì a tirare giù dal letto l’asino reale “ ecco qua, adesso siete pronto” disse mentre gli allacciava il mantello “grazie cucciolotto” rispose Artù posandogli un bacetto sul naso, il moro arrossì guadagnandosi un sorrisetto compiaciuto da parte dell’amato.
“dove avrò messo il mio fazzoletto?” si chiese il mago guardando sotto il letto “intendi questo?” chiese il principe mettendosi il fazzoletto di Merlino al collo scimmiottandolo “sono Merlino, e solo talmente idiota che non capisco quando la gente mi ama!!”
“ehi! Ridammelo!”.
I due cominciarono a rincorrersi giocosamente fino a finire abbracciati, il corvino fece scivolare le mai sulle spalle del biondo che gli cinse la vita con le sue braccia “ti amo asino, non mi stancherò mai di dirtelo ”
“ti amo anch’io idiota, e non mi stuferò mai di sentirtelo dire”.
Dei passi nel corridoio li fecero sussultare “sire, siete pronto?” chiese ser Leon
“si si entra pure” rispose Artù da dentro.
Il Cavaliere entrò e notò subito il fazzoletto del mago attorno al collo del principe “ehm… sire, se… se è pronto la stiamo aspettando”
“perfetto, andiamo” rispose il biondo precedendo ser Leon fuori dalla porta.
 “ehm… sire… volete indossare anche quello?” chiese il Cavaliere indicando il fazzoletto rosso “Artù! Devi smetterla di rubarmi le cose! disse il corvino correndo a recuperare il suo amato pezzo di stoffa.
La sala del trono era gremita di gente, da dietro il pesante portone si potevano percepire i sudditi chiacchierare amabilmente tra loro, tutti erano in fermento e in attesa del loro futuro re.
Leon entrò per primo e prese posto sul punto rialzato accanto a Geoffrey di Monmouth, bibliotecario di corte, e si preparò ad annunciare l’entrata del principe.
“pronto Artù?” chiese Merlino ancora dietro la porta “si, sono sempre stato pronto per questo, ho solo bisogno di una cosa” detto ciò Artù si piegò in avanti posando le sue labbra su quelle del moro, in quel momento le trombe squillarono e le ante del portone si spalancarono.
Il biondo attraversò la navata centrale a grandi passi, tutti i sudditi e i Cavalieri s’inchinarono al suo passaggio, creando una specie di onda.
Una volta arrivato davanti al mastro cerimoniere s’inginocchiò, un raggio di luce irruppe dalla vetrata del salone e illuminò la figura di Artù dandogli un aspetto etereo, Merlino rimase incantato da quella visione e provò il desiderio di correre da lui e baciarlo.
Geoffrey di Monmouth sollevò la grande corona d’oro dal morbido cuscino di velluto rosso e la posò sul capo del principe “lunga vita al re!” gridò Leon con voce possente “lunga vita al re!” gridarono i Cavalieri poi seguiti da tutti i sudditi presenti in sala, il mago esitò un attimo , abbagliato dalla bellezza del suo amato poi si unì al coro “lunga vita al re!”.
 
 
Le campane di Camelot suonarono a festa, la città aveva finalmente un nuovo re e tutti, maghi, druidi e comuni cittadini speravano in un regno diverso da quello del defunto monarca.
“Artù! Se continuate ad abbuffarvi così dovrò fare altri buchi alla cintura!” esclamò Merlino passando vicino ad Artù e rubandogli la pagnotta che stava per addentare, “ehi! Molla l’osso Merlin!” il nuovo re si alzò e corse dietro al suo servitore.
I Cavalieri scoppiarono a ridere divertiti dalla scena “scusate ragazzi, ma io sono l’unico ad aver notato che fra loro due sembra esserci qualcosa?” chiese ad un tratto Elyan “no amico, anch’io l’ho notato… pensa che stamane quando sono entrato nella sua stanza, Artù stava indossando il fazzoletto di Merlino…” disse Ser Leon.
 Galvano e Lancillotto si scambiarono uno sguardo d’intesa “voi due sapete qualcosa e non volete dircelo!” esclamò Parcifal puntando un dito contro i due Cavalieri “noi!? No no non sappiamo assolutamente nulla!” esclamò il castano sulla difensiva “ pensate quello che volete, noi non vi diremo nulla” concluse il moro.
I 5 Cavalieri si guardarono per un po’ negl’occhi poi Galvano scoppiò a ridere “ Lance, ti giuro non ce la faccio! Loro lo devono sapere!”
“ma Galvano! Abbiamo promesso!” protestò Lancillotto “dai non fare sempre il perfettino, prima o poi tanto lo dirà anche a loro…”
“ uf… e va bene!” sulla faccia dei Cavalieri che ancora non sapevano nulla si dipinse un’espressione d’attesa “dai Galvano! Non abbiamo tutto il giorno!” sbottò alla fine Elyan “ok, ok ve lo dico… quei due… ecco… vedere… stanno insieme!” il castano vide mutare l’espressione dei suoi amici “non è possibile, ma ne sei sicuro?” chiese Leon allibito “si, a me e Lancillotto lo hanno detto ieri sera… non è vero?” Lancillotto annuì per confermare le parole di Galvano “per la dea! Questa si che è una notizia!” disse Parcifal e tutti scoppiarono a ridere.
“dove ti sei nascosto piccolo ladruncolo da quattro soldi!” la voce di Artù rimbombò per tutto il corridoio, avrebbe trovato Merlino e gliel’avrebbe fatta pagare, ovviamente a modo suo, “dai lo so che sei qui da qualche parte! Vieni fuori, non ti faccio nulla!”.
Merlino intanto era nascosto dietro uno degli araldi del corridoio secondario che portava alle camere dei servitori “non mi troverà mai qui” disse fra se e se lasciandosi scappare una risatina.
Improvvisamente il pezzo di stoffa fu spostato violentemente e due occhi azzurro cielo fecero capolino da dietro di esso “trovato!”
“non mi fare del male ti prego!” disse il corvino scherzosamente “non ti farò del male, una giornata intera alla gogna ti farà passare la voglia di fare lo spiritoso!”
“no la prego mio signore! Non lo farò più” il mago si buttò in ginocchio fingendosi veramente pentito “potrei essere clemente per questa volta, ma tu cosa mi offriresti in cambio della mia bontà” dicendo ciò il re prese con due dita il mento del servitore e lo alzò fino a sfiorarlo con le sue labbra “non ho nulla da darvi in cambio, avete già il mio cuore e il mio corpo, di più non possiedo” il corvino si alzò tirato su dal biondo che lo avvolse con le braccia coprendo quel poco spazio che li separava.
Artù prese tra i denti il labbro inferiore di Merlino “non permetterti mai più di dire che sono grasso hai capito!?” ringhiò il biondo “non è forse la verità?” Scherzò nuovamente il moro “non costringermi ad essere cattivo…”
“voi siete sempre cattivo, sire” a queste parole il re strinse il mago ancora di più a lui e lo baciò.
“puoi stare zitto adesso Merlino?” chiese affannato Artù “mmm… potrei pensarci in futuro…” disse Merlino con un ghigno compiaciuto sulla faccia.
“sire! Sire!” la voce di Lancillotto riecheggiò per il corridoio “ssshhh… rimani nascosto qui” sussurrò il re lasciando un ultimo bacio sulle labbra del mago “sono qui Lancillotto ”
“mio signore, delle sentinelle ci hanno riferito che un gruppo di Sassoni si sta radunando sulla collina difronte a Camelot, sono guidati da una donna con un mantello blu… penso di sapere chi è, e anche voi potete immaginarlo” .
Il biondo digrignò i denti “Morgause…”
“cosa!? Morgause è tornata!?” la voce del corvino arrivò chiara e squillante da dietro l’araldo “Merlino!!” sbraitò Artù prendendolo per un orecchio e tirandolo fuori dal nascondiglio, “ti avevo detto di restare nascosto” gli sussurrò all’orecchio “ufa!” Merlino mise il broncio e incrociò le braccia “ma che problema c’è! È solo Lance, lui sa già tutto di noi! Per fortuna che volevi farlo sapere a tutti... Vado da Gaius, magari ha bisogno di me…” disse prima di avviarsi per il corridoio.
“ehi principessa! Ho visto Merl andarsene e mi sembrava piuttosto arrabbiato” disse Galvano sbucando da dietro l’angolo “Galvano! Non rompere o ti metto alla gogna! Adesso ho altro a cui pensare! Chiamate a raduno tutti gli altri Cavalieri e raggiungetemi ai 10 rintocchi nella sala del trono”.
I due militi partirono per radunare il resto dell’esercito, il biondo si diresse verso il corridoio che portava all’armeria ma, arrivato a metà di quest’ultimo, si fermò per qualche istante indeciso sul da farsi, poi svoltò improvvisamente nella direzione che conduceva alle stanze del medico.
Quando spalancò la porta, facendola sbattere nel muro come suo solito “ehi ma che!?” esclamò il corvino sobbalzando “Artù! Per fortuna Gaius è appena uscito altrimenti gli sarebbe venuto un infarto! Ma come ti salta in mente di entrare così!? E poi perché ti sto parlando, io sono arrabbiato con te, arrabbiato, deluso e…” il re azzerò la distanza tra loro con poche rapide falcate e si tirò contro il mago facendo incontrare le loro labbra “tu parli troppo idiota”
“e tu sei una testa di fagiolo”,
“perdonato?” chiese Artù strofinando il suo naso contro quello di Merlino “mmmm… si…” rispose quest’ultimo sorridendo.
L’orologio della torre di Camelot batté dieci rintocchi e, con un suono di pesanti armature che cozzano tra loro, i Cavalieri si sistemarono sotto il balcone dal quale il re avrebbe parlato da li a poco “Cavalieri di Camelot!” esordì “come ben sapete Morgause ha radunato un esercito di Mori e, se i nostri calcoli non sono errati, attaccheranno questa notte. Per vincere questa battaglia dobbiamo spingerli fino a Camlann, li potremmo attaccarli su due fronti, sarà uno scontro duro e non nego che ci saranno molte perdite, ma combatteremo con coraggio, per Camelot!”
“per Camelot!” risposero tutti i Cavalieri in coro.
La notte scese e l’esercito si preparò a partire, lo scalpitio dei cavalli sulla piazza riempiva ogni via di Camelot, così come i pianti e gli addii delle donne che vedevano partire i propri uomini, senza avere la certezza che li avrebbero rivisti al ritorno.
“pronto Merlin?” chiese Artù affiancando il suo destriero bianco a quello nero di Merlino “si Artù, promettimi solo una cosa, fallo per me, non morire” a quelle parole il re non riuscì a non reagire, prese il viso del mago tra le mani e lo baciò con trasporto sotto gli occhi sconcertati del suo gruppo di Cavalieri “non è possibile!” esclamò Elyan sgranando gli occhi “noi te l’avevamo detto! “ esclamò Galvano soddisfatto “e io lo sospettavo” concluse Leon passandosi una mano tra i ricci biondi.
“Artù… i Cavalieri!” il corvino sulle labbra dell’amato “per la Dea!” esclamò il biondo voltandosi  verso il piccolo gruppo di militi che li osservavano come si osserva un dolce, il viso gli si imporporò e cercò di dire qualcosa ma Parcifal lo fermò “non abbiamo bisogno ne di spiegazioni ne di altro sire, voi siete felice e noi non vi giudicheremo, ne ora ne mai”
il re sorrise compiaciuto e anche il mago si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo.
L’esercito si mosse uscendo in silenzio da Camelot, inoltrandosi nel folto del bosco, aiutati dalle tenebre, Merlino e Artù occupavano le prime file e dietro di loro tutti i Cavalieri si muovevano in piccoli gruppi cercando di fare meno rumore possibile.
 Arrivati vicino a Camlann lo schieramento si divise in due gruppi, Artù, Merlino, Galvano, Lancillotto, Parcifal, Elyan, Leon ed altri Cavalieri avrebbero attaccato frontalmente mentre gli altri sarebbero arrivati da dietro.
“per Camelot!” dicendo ciò i Camelottiani si lanciarono all’attacco dei Mori.
Le lame cozzarono, rumori di armature che venivano squarciate, l’odore acre del sangue si mischiò a quello acido del sudore, Artù uccise dieci, venti e più uomini, sempre coperto dalla potente magia di Merlino.
Improvvisamente un urlo squarciò l’aria e il povero mago si voltò verso la fonte di questo suono e vide Lancillotto cadere, prima sulle ginocchia, poi a terra, uno dei Mori estrasse la sua spada dal ventre del Cavaliere facendo gocciolare il sangue sul terreno polveroso.
“Lancillotto!” esclamò Merlino correndo verso il suo amico, un Moro fece per attaccarlo ma, con un gesto della mano volò via sbattendo violentemente contro una roccia, il mago si inginocchiò al fianco del Cavaliere “Lancillotto, no, no amico mio “
“m-Merlino” Lancillotto alzò una mano verso il mago sporcandogli la guancia di sangue “gehalge”
“è in-inutile Merlino, non puoi fare più nulla nemmeno tu, di-di a Gwen che l’ho amat-a sem-sempre” con queste parole le ultime forze abbandonarono il Cavaliere e i suoi occhi si chiusero.
Il corvino si piegò sul cadavere di Lancillotto e percepì la magia crescergli sempre di più sotto la pelle, era una sensazione forte, quasi incontrollabile; “nooo!” gridò alzando di scatto la testa e un’onda d’urto si propagò per tutto il campo di battaglia spedendo a terra tutti i nemici.
Una mano si poggiò sulla spalla di Merlino “Artù…” disse piangendo, Artù lo abbracciò stringendolo forte tra le proprie braccia “Lancillotto era un caro amico e un Cavaliere valoroso” disse accarezzandogli i capelli corvini “era il mio migliore amico…”
“lo so amore mio”.
Un fruscio quasi impercettibile alle spalle del re fece alzare la testa al mago, e fu allora che la vide “Artù attento!” così dicendo spinse di lato il biondo, appena prima che una grossa lancia gli si conficcasse tra le scapole.
 “Merlin! Tutto bene!?” Artù si rialzò cominciando a riavvicinarsi a Merlino, che con un tonfo sordo cadde sulla schiena e, solo all’ora il reggente notò la lancia infilata nello stomaco del mago fino a un quarto dell’asta.
“oddio! No! No! No!” il biondo si precipitò sul corpo del moro che, scosso da qualche convulsione giaceva a terra “fai qualcosa stupido idiota! Curati! Sei un mago per la Dea!” disse con le lacrime che già gli rigavano le guance “M-M-orgause” tentò di dire il corvino.
Artù si voltò verso l’insenatura di roccia dalla quale era partita l’arma e notò un bagliore provenire da un punto vicino a loro “vieni fuori codarda!” gridò estraendo Exalibur dal suo fodero “quanto coraggio e che aggressività” disse la bionda apparendo dal nulla “cosa pensi di fare con quella, sono immortale e nessuna spada può sconfiggermi, solo la magia può e, a quanto pare, l’unica vostra possibilità sta morendo soffocata nel suo stesso sangue…” la maga rise di gusto godendo dell’espressione sconfitta del giovane re.
Improvvisamente una calda luce si sollevò dal corpo di Merlino avvolgendo la spada di Artù rendendola splendente, il biondo si preparò a sferrare il colpo finale e affondò la lama nel petto di Morgause che, con un rantolo si inginocchiò a terra “come è possibi…possi…bi…le “ balbettò cadendo sulle ginocchia, la luce allora abbandonò la spada e prese le sembianze del corvino “hai fatto male a sfidarci nuovamente, potrai anche aver ucciso il mio corpo, ma la mia vera essenza, la magia è immortale e imbattibile” 
“ti odio Emrys” con queste parole la strega chiuse gli occhi e morì, la magia del mago poi si avvicinò al re posandogli un delicato bacio a fior di labbra “addio amore” e, detto ciò sparì.
“no! Idiota non fare così, non mi puoi abbandonare!” Artù si lanciò nuovamente sul corpo di Merlino, che a malapena riusciva a respirare “ci dev’essere un modo!”
“Drak…on, e male… so ftengo…metta tes..d'hup'a…a…nankes” disse questo con un filo di voce prima di chiudere gli occhi.
La luce della luna ebbe un fremito e il suono di un battito d’ali si levò sopra la pianura “ci si rivede giovane re, cosa succede?”
“Kilgarrah, Merlino… lui, lui sta morendo” disse il biondo tra le lacrime “ormai non posso fare più nulla… devi lasciarlo andare”
“no! Non posso perderlo, io lo amo!” .
il lucertolone chinò il capo in segno di riverenza “non c’è speranza per lui Artù, deve essere portato ad Avalon, il lago è impregnato di magia, li potrà riposare in pace” Artù si asciugò gli occhi strofinandoseli con il dorso della mano “voglio restare con lui” disse serio “puoi farlo kilgarrah? Puoi fare in modo che i nostri corpi rimangano insieme?”
“un modo c’è… ma non sarà molto piacevole… le leggende narrano che, quando il mondo avrà di nuovo bisogno di lui, il grande Emrys risorgerà dalle acque del lago… la vostra unica possibilità è quella di giacere con lui sul fondo del lago per dieci, cento, mille anni se è necessario, siete disposto a fare tutto ciò?” .
sul volto del biondo si formò un accenno di sorriso “si, sono pronto, io lo amo e lo aspetterei anche tutta l’eternità se fosse necessario”  
“bene allora, non perdiamo tempo” dicendo ciò il drago si caricò il re sulle spalle e, con una delicatezza impressionante prese il corpo freddo del mago e, insieme volarono verso il lago.
Arrivati sulle sponde cristalline di Avalon il lucertolone li depositò entrambi a terra “pronto sire?” Artù annuì e si sistemò abbracciato al corpo di Merlino “non temere amore, presto saremo di nuovo insieme”
“codladh go deo” disse il drago prima di soffiare un velo di fuoco azzurro attorno ai due ragazzi.
Una luce si sprigionò dai corpi a contatto tuffandosi nel lago “la storia di cui abbiamo fatto parte verrà ricordata per sempre dagli uomini, e non temete, quando Albione ne avrà nuovamente bisogno, Merlino e Artù risorgeranno”
 
 
FINE

 




dopo secoli, anni, di attesa eccomi con il tanto atteso capitolo finale di questa ff... premetto che da scivere è stato un parto e, più volte ho dovuto chiudere perchè mentre scrivevo mi veniva da piangere... (gente che tira pomodori) comunque ringrazio tutti quelli che, nonosante la mia lentezza nello scrivere sono arrivati fino qui e vi do appuntamento, sempre si vi va, alla nuova storia originale che pubblicherò più avanti. un bacio Chia 
 
 

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