A million little pieces

di Danilibre
(/viewuser.php?uid=783132)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I nuovi arrivati ***
Capitolo 2: *** Eccoti ***
Capitolo 3: *** Il Primo Amico ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 : Significati ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 : SANGUE,DOLORE E BUIO. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 : Amore ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 : Addio? ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 : 10 anni dopo ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 : Gelosia ***
Capitolo 10: *** L'inizio della fine. ***
Capitolo 11: *** Luce ***
Capitolo 12: *** Ehi ***



Capitolo 1
*** I nuovi arrivati ***


Castiel era un ragazzo molto timido, educato e introverso. Spesso veniva preso in giro poiché se ne stava sempre in disparte col suo album da disegno in mano, nel quale scarabocchiava di tutto.
Castiel, Cas per quei pochi amici che aveva, cercava di non dare nell'occhio mentre passava per i corridoi delle superiori, ma puntualmente il bullo di turno lo sbatteva contro gli armadietti o peggio gli rubava l'album dalle mani per poi deriderlo davanti ai suoi compari.
La sua vita non era semplice, viveva insieme ai suoi fratelli da quando i loro genitori morirono in un incidente stradale pochi anni prima, ma per fortuna suo fratello maggiore Balthazar di 26 anni era abbastanza grande e economicamente stabile da permettersi di tenere la famiglia insieme, così Cas dovette trasferirsi in una piccola cittadina del Kansas insieme a suo fratello Gabriel di 23 anni. In casa regnava la pace visto che Balthazar lavorava dalla mattina presto fino a sera tardi, in un ufficio. Mentre Gabriel, quando non era di turno al bar, era sempre fuori casa con gli amici, o da qualche parte con qualche ragazzo.Gli unici momenti in cui Cas poteva sentirsi tranquillo era quando rientrava in casa o quando veniva a prenderlo uno dei due fratelli. Tutti in città sapevano che i suoi fratelli non avrebbero guardato in faccia a nessuno pur di proteggere il minore, come successo molte volte fuori da scuola, Gabriel dovette intervenire per fermare due ragazzi che stavano prendendo in giro il fratello terrorizzato.
Quel Giorno era Sabato e tutti erano presenti in casa, chi al computer per lavoro, chi davanti alla Tv e chi a fare i compiti. Cas era al sicuro nella sua camera, modesta, con poche cose e personali. Solo qualche foto erano attaccate ai muri nei loro quadretti, qualche foto con i genitori, alcune coi fratelli e solo una con tutta la famiglia al completo scattata poco prima che i genitori partissero per affari.<< Angioletto, scendi giù! >> la voce del fratello di mezzo era sempre squillante nonostante arrivasse dal piano di sotto.
Angioletto era il soprannome che Balthazar gli aveva affibbiato dopo la morte dei genitori, poiché nonostante la disgrazia Cas non aveva mai perso la retta via, non aveva mai causato nessun problema di alcun genere, perfino a scuola era un ottimo studente!  << Arrivo. >> rispose guardando la porta chiusa, come se Gabriel fosse lì.
Chiuse le pagine dei libri e ripose tutto nell'apposita libreria accanto al letto. Sistemò la sedia sotto la scrivania e guardò fuori dalla finestra, sotto cui era stata posizionata da lui stesso per poter sbirciare il parco che si intravedeva, ma come al solito era vuoto. Si avviò verso la porta e si sistemò i capelli allo specchio accanto per poi uscire dalla stanza, scendere le scale per poi trovarsi nel salotto. Si fermò accanto al divano su cui era spaparanzato Gabriel intento a seguire un programma di cucina, con i piedi sul tavolino che separava la Televisione dal sofà. << Vieni qui piccolino >> gli disse Gabriel facendo segno di sedersi accanto a lui, Cas non se lo fece ripetere due volte e si sedette al lato opposto del divano, il posto che occupava di solito poiché era più vicino alle scale. Gabriel gli si avvicino e lo cinse con un braccio, mentre con la mano chiusa a pugno gli scompigliava i capelli: odiava quel gesto, ma non durava mai abbastanza per potersi lamentare, infatti dopo pochissimo il fratello si staccò e ritorno ad appoggiarsi contro lo schienale senza togliere il braccio dalle spalle di Cas. << Domani sai che giorno è? >> gli chiese senza staccare gli occhi dal programma che stava guardando. Cas si giro abbastanza a guardare il calendario attaccato vicino alla porta, c'era una grossa X sulla data del 4 Ottobre, Il suo compleanno. << Oh. Domani è il mio compleanno. Non me ne ricordavo. >> si girò a guardare il fratello che lo stava fissando incredulo.
<< Come fai a dimenticarti il tuo 18'esimo compleanno? Nessuno se lo scorda! È un rito di passaggio! Organizziamo una festa al bar, offro io la birra! >> il fratello si stava agitando per l’entusiasmo della serata che Cas non voleva organizzare.
<< Non voglio nessuna festa, e poi chi chiameremo? Non ho amici. Ti prego, lascia stare: preferisco festeggiare qui con voi, siete gli unici di cui mi importa.>> la voce di Cas era tranquilla, ma gli occhi del fratello si inumidirono e l'abbracciò così forte da fargli perdere il respiro.
<< Ah - No- Non respiro! >> protestò, ma Gabriel non lo lasciò.
<< Sei un tesoro di ragazzino! >> disse continuando a stritolarlo, per fortuna in quel momento passò Balthazar e li separò per farsi spazio sul divano, mentre il Fratello di mezzo protestava e cercava di nuovo di attaccarsi a Cas.
<< Sono esausto. >> si lamentò Balt lasciandosi cadere contro lo schienale.
<< Lavori troppo fratellone. >> Cas gli porse la ciotola con dentro i lecca lecca che Balt adorava, ma era così stanco che non riuscì neanche a prenderne uno, mentre Gabriel si prese tutta la ciotola per poi aprirne uno e incominciare a mangiarlo.
<< Non ti pagherò il dentista questa volta, lo sai ? >> lo ammonì il maggiore.
<< Non ce n’è bisogno, ho una dentatura perfetta >> rispose Gabriel mostrandogli i denti perfettamente bianchi.
<< Allora, domani è il tuo compleanno Angioletto, cosa vuoi fare? >> Cas sapeva che i fratelli avrebbero acconsentito ad ogni richiesta del minore, ma comunque non voleva approfittare della troppa gentilezza.
<< Niente, ho molto da studiare, lunedì ho una verifica importante. >>
<< Sicuro ? Possiamo portarti da qualche parte, tipo allo Zoo. So che ti piace disegnare gli Animali, quindi... > propose il maggiore.
<< Tranquillo, ho davvero molto da studiare. >> lo rassicurò il minore.
<< Va bene, sarà per un'altra volta. >> Balt si girò verso l'enorme orologio attaccato in cucina, a cui davano le spalle.
< detto questo cercò di alzarsi a fatica, ma Cas lo precedette.
<< Tranquillo cucino io, riposati finchè hai tempo! >> disse avviandosi verso la cucina.
<< Oh, grazie Angioletto. Ehi ! non far fuori tutti i leccalecca ! Dannazione sei un bambino! Dammi quella ciotola!>> Balt stava litigando con Gabriel , ma Cas non gli diede molta importanza, si concentrò nella cucina per ricordare alcune delle ricette che la madre gli aveva insegnato anni addietro.

La serata passò tranquilla, tutti aiutarono a sistemare e quando Gabriel dovette andare a lavoro Cas gli diede un bacetto sulla guancia, come faceva sempre, e lui gli scompigliò di nuovo i capelli.
Non c'erano mai stati litigi seri tra i fratelli, ma il carattere di Gabriel si scontrava con quello di Balthazar e a volte Cas doveva farsi in quattro per sistemare tutto.
Verso le 22 Cas si rinchiuse in camera, non prima di aver salutato il maggiore, di nuovo al computer, per fortuna aveva il bagno in camera così da non dover sempre uscire dal suo piccolo rifugio. Dopo una doccia veloce si distese sul letto e la stanchezza prese subito il sopravvento, si addormentò all'istante.
L'indomani, visto che era Domenica, poteva permettersi di dormire un po’ di più, infatti si svegliò solamente quando il Balt bussò alla sua porta per avvisarlo che il pranzo sarebbe stato pronto a breve. Cas non si cambiò neanche, scese le scale ancora mezzo addormentato e per poco non si perse l'ultimo gradino, Gabriel che era sul divano vide la scena e si mise a ridere di gusto, provocando una risatina anche a lui.
Il pranzo passò velocemente, i tre fratelli erano ancora a tavola quando Balt si alzò per prendere qualcosa dal frigorifero. Una modesta torta con la panna, la preferita di Castiel. Sopra di essa vi erano due candele con i numeri 1 e 8.
Il minore fissò quella meraviglia, quasi affascinato quando un Flash lo fece tornare alla realtà. Gabriel aveva in mano una piccola macchina fotografica grigia, e la puntava ovunque per immortalare il momento.
<< Il nostro piccolino sta crescendo. >> la voce gli tremava di felicità. Per i loro 18'esimi compleanni entrambi i fratelli avevano organizzato delle enormi feste con tutti i parenti e amici, ma dalla morte dei genitori avevano perso tutti i contatti e per festeggiare anche solo il ringraziamento si  rifugiavano tra di loro.
Cas sorrise quando Gabriel gli puntò di nuovo la macchina fotografica addosso e un nuovo Flash lo colpì.
Balt si era avvicinato alla torta con l'accendino e stava accendendo le candele, quando un Flash colpì anche lui, ma non si fece prendere alla sprovvista, e fece una smorfia così da rovinargli la foto.
<<  Che cattivo che sei, non vuoi mai farti fare le foto. >> Gabriel mise il broncio.
<<  È solo perché nelle foto sembro più vecchio. > gli rispose piatto il maggiore.
<< Oh guarda, ti è spuntata un'altra ruga qui! >> indicò lo spazio in mezzo alle sopracciglia e scoppiò in una sonora risata, che fece ridere entrambi i fratelli.
<< Dai, spegni le candeline Angioletto.>> disse Balt.
Cas annui e prima di soffiare nella sua mente espresse questo desiderio :"Vi prego mamma e papà, vegliate su di noi, come facevate una volta col vostro abbraccio caldo e rassicurante. Fate che nessuno rovini tutto quello che abbiamo ora.” Una lacrima gli rigò il volto e aprì gli occhi per spegnere le candeline, sorridendo ai fratelli che stavano applaudendo.
Mangiarono metà della torta ridendo e scherzando dei colleghi di lavoro di Balt e Gabriel immortalava tutto con la sua nuova compagna di storia, la macchina fotografica, quando Balt si alzò e si avviò a prendere un pacco da dentro il mobile della televisione. Tornò al tavolo e lo porse a Cas.
<< Se non ti piace, prenditela con lui. Io volevo prenderti quelli più grandi! >> disse con un sorriso stampato in faccia.
Il minore scartò il regalo con un misto di confusione ed eccitazione, quando vide quello che gli avevano regalato non stava più nella pelle.
<< Non ci credo, ma sono costosissimi! come?! >> non riusciva a togliere gli occhi da quella enorme valigetta contenente tutto il necessario per la pittura,la colorazione a olio e il materiale per altre tecniche.
Non ebbe risposta se non con una scrollata di spalle dai fratelli.
<< Ometto, ero certo che ti piacevano >> gli fece l'occhiolino Gabriel.
Cas si alzò e aggirò il tavolo per andare ad abbracciarli. << Siete fantastici, lo sapete che vi voglio un mondo di bene, vero?! >> la voce tradiva l'emozione
<< Dai, su vai a provarli! Poi facci vedere qual è il risultato! >> disse il maggiore accarezzandogli la schiena.
Il minore non se lo fece ripetere due volte e scappò in camera sua posizionando una tela nuova sul cavalletto sopra la scrivania e si immerse nell'arte per tutto il resto della giornata.
Calata la sera i fratelli s'intrufolarono nella camera di Cas senza che neanche lui se ne rendesse conto e guardarono il piccolo mentre studiava tutti i colori, le tonalità e le fialette che li racchiudevano.
<< Ti piacciono? >> la voce di Gabriel lo fece tornare alla realtà e quando Cas si girò nella direzione della porta, li vide sulla soglia.
Balthazar aveva ancora gli occhiali sul naso e si teneva appoggiato con un braccio allo stipite, mentre il fratello in tuta era appoggiato di schiena, la macchina fotografica rigorosamente in mano.
<<  Certo che mi piacciono! Sono fantastici ! >> disse facendo un giro sullo sgabello.
I fratelli risero a quella scena, erano felici che il minore fosse contento del regalo, anche perché da quando i genitori non c'erano più avevano sempre avuto un po’ di problemi economici, fino a quando Gabriel non trovò un lavoro. Ora che potevano permettersi qualcosa di più per lui avrebbero cercato di farlo contento quanto potevano.
Il campanello riecheggiò nella casa e tutti si voltarono verso la porta.
Balt guardò il suo orologio da polso. Erano le 18: strano che qualcuno a quell'ora girasse per la via.
il campanello suonò un'altra volta e il maggiore si diresse verso la porta seguito a distanza da Cas e Gabriel. << Sì, arrivo arrivo! >> parlò con la porta mentre girava la chiave nella toppa.
Quando aprì la porta si trovo dinnanzi un ragazzone alto sul metro e ottanta seguito da un altro ragazzo un po’ più basso.
<<  Salve. >> disse Balthazar completamente a suo agio.
<<  Ehm, salve, ci siamo appena trasferiti in fondo alla via, e stiamo facendo un giro per salutare i vicini. Io sono Sam Winchester e lui e mio fratello Dean. > il ragazzone, Sam, si indicò e poi indicò il fratello che salutò con un cenno del capo.
<<  Piacere, io sono Balthazar. Prego entrate così vi presento i restanti, vi andrebbe una tazza di té ? o caffè ? > si spostò di lato per far passare i nuovi vicini.
<<  Un caffè andrà benissimo, grazie. > disse Sam entrando in casa, seguito a ruota dal fratello.
<< Cariiiiiiiiiiino. >> sussurrò Gabriel all'orecchio di Castiel.
<< Chi ? >> domando Cas
<<  Son carini entrambi, ma quello alto è mio. >> disse facendo l'occhiolino al minore per poi avviarsi in cucina con la sua migliore camminata sexy.
Castiel lo seguì intimidito, mentre Balt presentava ai nuovi arrivati il fratello di mezzo.
Il minore, stette in disparte fissando gli ospiti. Erano di bella presenza, le voci erano profonde, ma non potevano avere più di 25 anni. Il ragazzo più alto aveva i capelli lunghi, mentre l'altro li aveva molto corti e aveva le lentiggini.
Quando i loro sguardi si incontrarono, Cas perse un battito. Si perse in turbine di colori che i suoi occhi sfoggiavano, per non parlare del suo sorriso, perfetto.
Gabriel gli passò un braccio attorno alla vita e lo accompagnò vicino al tavolo alla quale tutti erano seduti.
<< Lui è il piccolino di casa. Castiel questi sono Sam e Dean. Sam, Dean lui è Castiel. >> si salutarono con un stretta di mano e quando la sua mano strinse quella di Dean le sue guance divennero rosse per tutto il tempo del contatto.
<< Diteci un po’, quanti anni avete? Come mai qui in questa cittadella sperduta ? Cosa fate nella vita? >> chiese Balt sorseggiando il suo Tè.
<< Oh, sì. Io ho 18 anni mentre lui ne ha 22. Sì, non sembra, lo so.>> si affrettò a rispondere non appena vide la faccia perplessa di Balt che passava dal viso di Sam a quello di Dean.
<< Il gene dell'altezza l'ha preso lui, ma io ho ben altre doti, tipo, so riparare una macchina in un giorno! >> la voce di Dean era mista con una risata e alle orecchie di Cas non c'era suono più dolce e melodioso.
Tutti risero e gli occhi di Dean si soffermarono un secondo di più in quelli di Cas e Gabriel attirò nuovamente la sua attenzione.
<< Quindi andrai a scuola in città ? >> gli chiese innocentemente.
<< Purtroppo no, ho smesso gli studi per poter lavorare, già da quando avevo 16 anni. >> rispose scuotendo le spalle come se fosse una cosa di poco conto.
<< E tu Sam ? >> chiese Balt anticipando il fratello.
<< Anche io lavoro, in uno studio veterinario nel paese vicino, mentre lui farà il meccanico nella rimessa davanti alla scuola. >> il fratello annuì.
<< Oh, magari qualche volta potrai venire a controllare il motore della mia auto, ogni tanto fa i capricci! >> rispose Balt allargando le braccia.
Tutti risero e Sam finì in un sorso il cafè.
<< Bene, mi dispiace lasciarvi, ma dobbiamo finire di scaricare le robe dalle auto. >> Sam fece per alzarsi, ma Gabriel gli fece un'ultima domanda prima dell'imminente arrivederci :
<< vivete da soli ? >> la domanda era innocente, ma la reazione che provocò in Sam fu una sorpresa.
contrasse la mascella e si portò una mano sugli occhi. A parlare fu il fratello.
<< Nostra madre è morta, quando avevo 4 anni, lui era appena nato. Invece nostro padre era una di quelle persone che stavano via per mesi e tornavano solo per una o due notti, per poi ripartire da chissà quale donna. Ci lasciava qualche soldo, quanto bastava per tirare avanti per qualche settimana. Ci siamo sempre arrangiati da soli. >> Dean si alzò e diede una pacca al fratello minore.
<<  Scusatelo, ma sulla questione è sempre un po’ suscettibile.>> sospirò il maggiore.
Gabriel annuì e si alzò per accompagnare gli ospiti alla porta, non prima di aver nuovamente stretto la mano a entrambi.
Appena i due ragazzoni si avviarono verso casa, Gabriel chiuse la porta e corse dai fratelli.
<< Ma avete visto che figo?! È altissimo, stupendo, e quei capelli! Oddio vorrei passarci dentro le dita tutti i giorni, devono essere morbidissimi, stanotte me lo sogno! eccome! >> continuava a muoversi da un lato all'altro della stanza, gesticolando.
Mentre Balthazar cercava di farlo tornare in se, Castiel provava le stesse cose che provava il fratello.
Da quel giorno le cose sarebbe cambiate: ma in meglio o in peggio?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Eccoti ***


La sveglia segnava le 6, ma come al solito Cas era già abbastanza sveglio da fermarla prima che potesse suonare. I suoi fratelli stavano ancora dormendo e non voleva svegliarli prima del previsto.
Si fece una doccia veloce per levarsi l'intorpidimento del sonno di dosso e si vestì scegliendo accuratamente i capi da indossare.
Quando l'immagine allo specchio lo ebbe soddisfatto prese lo zaino dalla sedia e si avviò verso la cucina.
Ormai erano le 7 e Balthazar era già in piedi, mezzo addormentato mentre si preparava il caffè. Il pantalone del pigiama abbassato fino a scoprire la V marcata del pube, il torso nudo lasciava in bella mostra i muscoli marmorei e i capelli arruffati sparati qua e la gli davano un pizzico di trasandatezza. Cas non ci pensava spesso, ma sperava che crescendo trovasse il tempo di affinare il fisico come quello del fratello.
Il minore prese un goccio di caffé dal maggiore e lo mise in un bicchiere con del latte.
<<  Quando te lo farai piacere il caffè?   >> chiese Balt soffiando nella tazza per raffreddare la bevanda.
<<  Quando mi piacerà   >> rispose sorridendo Cas mentre inzuppava una brioches nel latte.
<<   Il tovagliolo al collo! Sennò macchi la camicia.  >> gli lanciò un tovagliolo di stoffa blu che aveva a portata di mano e Cas lo prese al volo, infilò un angolo della stoffa tra la camicia e la canottiera e il restante avrebbe assorbito qualsiasi goccia.
<<  Gabriel ?  >> chiese il minore guardandosi intorno, strano che il fratello non avesse ancora fatto chiasso, di solito era la sua specialità.
<<  Sono vivo, arrivo arrivo. Come fate ad essere così... così... Presto un po’ di caffè!   >> neanche il tempo di scendere le scale e già la sua voce stridula riempiva la cucina.
Balthazar si girò e versò un po’ della bevanda in un'altra tazza e allungò il braccio verso il fratello che stava arrivando lento come un bradipo.
<<  Grazie.  >> disse prendendo la tazza e bevendone un sorsone.
<<  è inutile che ti rammenti che è bollente, vero?  >> lo rimproverò il maggiore.
Gabriel gli fece la linguaccia e si sedette al suo solito posto, di fronte a Cas.
<<  Vuoi che ti accompagni a scuola? >> gli chiese sbadigliando.
Il minore fece cenno di no e indicò Balt che era ancora in piedi appoggiato al mobile della cucina.
<<  Lo accompagno io, devo andare a lavorare prima, e passo di li.  >> disse posando la tazza nel lavandino.
<<  Sono già le 7 e 20: vi conviene muovervi.  >> disse Gabriel prendendo una delle brioches abbandonate sul tavolo.
<<   Mi ci vogliono 5 minuti a vestirmi. vado.  >> Balt si avviò velocemente verso le scale e quando Gabriel fu sicuro che non potesse sentire fissò Castiel.
<<  Cosa? Mi sono sporcato ?  >> chiese allarmato
<<   Ti ricordi i ragazzi di ieri sera? Sam e Dean ?  >> chiese mentre masticava l'ultimo boccone.
<<   certo.  >> come avrebbe potuto dimenticare il volto di Dean ? così perfetto.
<<  stavo pensando di andare a trovarli stasera, di portargli qualcosa visto che si sono appena trasferiti. Magari qualche pezzo di torta  >>
<<   mi pare che Balt abbia buttato i resti.   >> disse il minore bevendo il restante nel bicchiere
<<  beh, possiamo andare a prendere una crostata al supermercato, non è il massimo, ma è il pensiero che conta no? Ho voglia di rivedere Sam   >> rivelò sorridendo e facendogli l'occhiolino.
il minore sorrise imbarazzato .
<<  vogliamo andare?  >> chiese Balt già davanti alla porta, con le chiavi in mano.
Cas aggirò il tavolo e diede un bacio sulla guancia a Gabriel per poi rincorrere il maggiore già fuori di casa.
La giornata di scuola fu noiosa, il compito in classe fu spostato a causa di un compagno irascibile che aggrediva verbalmente l'insegnante.
La ricreazione la passò nel cortile della scuola, dove si aveva una bella visuale sul piazzale del meccanico difronte, ma di lui nessuna traccia.
Le ore seguenti furono altrettanto noiose, ma permisero a Cas di poter disegnare indisturbato, almeno se ignorava le palline di carta che lo colpivano di tanto in tanto.
All'uscita da scuola nessuno dei due fratelli era ancora arrivato, magari Gabriel si era scordato, capitava. Ma da li a 10 minuti di sicuro Balt sarebbe passato di li, e di sicuro sarebbe venuto a controllare.
Cas era seduto sui gradoni esterni alla scuola, mentre aspettava, puntò l'occhio dall'altro lato della strada, dove c'era il meccanico, e lo vide. Chino su un'auto intento a parlare con una bionda all'interno, uno straccio appoggiato sulla spalla, e la pelle sporca di olio.
Si immaginò di potergli stare così vicino da potergli contare le lentiggini sul viso, così vicino da sentire il suo respiro sulla pelle. Sarebbe bastato pochissimo per poter andare da lui con la semplice scusa di salutarlo, sarebbe bastato alzarsi e percorrere quei pochi metri che li separavano. Ma Dean  non diede segno di accorgersi di lui, era troppo preso dalla bionda al volante. Nel cuore di Cas si mosse qualcosa, perché aveva così voglia di vedere uno sconosciuto? Per quanto carino che fosse non poteva provare qualcosa per lui... non che non avesse messo in dubbio la sua sessualità già diverse volte, ma aveva appena compiuto 18'anni e lui ne aveva 22.
Fu risvegliato dai suoi pensieri quando Gabriel gli si avvicinò. Indossava la sua solita giacca di pelle e una maglia a tinta unita, i Jeans rotti sul ginocchio e gli anfibi. Come di consueto aveva in bocca un Lecca Lecca e indossava gli occhiali da sole, probabilmente per nascondere le occhiaie al pubblico.
Cas non si accorse che la maggior parte dei suoi coetanei si erano voltati a fissarlo, c'era chi tra di loro bisbigliava indicandolo e chi rimaneva a bocca aperta.
Come dargli torto era la prima volta che veniva a prenderlo a piedi a scuola, di solito non scendeva dalla macchina.
Gabriel gli porse la mano per aiutarlo a tirarsi su.
<<   Ti ho fatto aspettare tanto ? Non avevo voglia di prendere la macchina.  >>
Cas approfittò dell'aiuto e si tirò in piedi, per poi piegarsi e prendere lo zaino, che fu prontamente rubato dal fratello.
S'incamminarono verso casa, ma passarono sulle strisce pedonali, proprio davanti al meccanico.
" No,No ti prego... NO! " le guancie di Cas diventarono subito rosse quando si accorse che Dean stava guardando proprio loro.
<< Ehilà Dean!  >> saluto allegramente Gabriel avvicinandosi.
<<  Ehilà, è bello rivedervi.  >> si pulì le mani con lo strofinaccio e porse la mano sia al fratello che a Cas.
<<  Senti, stavamo pensando di vernivi a trovare questo pomeriggio, sempre se a voi va bene.  >> Gabriel sfoderò uno dei suoi sorrisi ammagliatori
<<  Certo,nessun problema. La casa è un po’ in disordine, ma se non vi fa niente venite pure!  >>  rispose sorridendo.
Cas lo fissò per tutto il tempo, era di poco più alto di lui, tutto quell'olio sulla sua pelle metteva in risalto i muscoli delle braccia, la canotta scollata lasciava intravedere un tatuaggio sul cuore.
<<  Nessun problema. Ci sarà anche tuo fratello ?  >> chiese netto Gabriel
Dean capì subito dove voleva arrivare e sorrise un po’ intimidito
<<  Se venite per le 18 dovrebbe essere a casa.  >>
<<  Perfetto allora! alle 18!  >> rispose entusiata il fratello.
<<  A più tardi!  >> disse Dean porgendo la mano a Gabriel e si avvicinò a Cas per strofinargli i capelli, per poi avviarsi all'interno dell'enorme garage.
In quel momento un Clackson attirò l'attenzione dei fratelli facendoli voltare verso la strada.
Balt era li ad aspettarli, la musica che fuori usciva dal finestrino abbassato.
<<  Dai andiamo.  >> urlò il maggiore per farsi sentire.
Gabriel salì al posto per passeggeri, davanti, mentre Cas si sedette ai posti dietro coprendosi la faccia con le mani. Sapeva che se il maggiore avesse visto il rossore avrebbe fatto delle domande, ma nessuno parlò finché non arrivarono nel vialetto di casa.
<<  Oggi ho solo 1 ora di pausa. >> disse Balt stiracchiandosi le braccia.
<<  Cucino io ?  >> propose Gabriel
<<  Per Dio no ! Non voglio stare male come l'ultima volta!  >> si affrettò a rispondere il maggiore
Tempo fa Balt era tornato a casa tardi e Cas era immerso nell'arte così Gabriel ne aveva approfittato cucinando le lasagne, non si seppe cosa avesse messo all'interno ma di fatto tutti stettero male per giorni. Da quel momento nessuno di loro lo fece avvicinare ai fornelli.
Entrarono in casa ed entrambi i fratelli si spaparanzarono sul divano presi dall' estasi del momento di riposo.
<<  se volete preparo qualcosa io.  >> Cas si stava già avviando verso la cucina quando udì i mugugnii felici provenire dal salotto.

Ormai era pomeriggio quando Gabriel andò a chiamare il fratello minore in camera.
<<  Non ti sarai scordato che dobbiamo andare dai Winchester dopo, vero?  >> chiese sulla soglia della cameretta
<<  No, quando vuoi andare a prendere la crostata?   >> chiese Cas senza spostare lo sguardo dai compiti di matematica.
Gabriel si spaparanzò sul letto guardando la camera troppo spoglia per un ragazzo di 18'anni.
<<  Tra poco. Che dici riesci a finire i compiti in tempo ?  >> domandò giocando col copriletto
<<  Li ho già finiti da un po’, questi sono solo per portarmi avanti.  >> Cas chiuse i libri e si girò verso il fratello.
<<  Perfetto   >> sorrisero entrambi
<<   Sai, stavo pensando... Magari potremmo modificare un po’ la camera, mettere qualcosa qui e la. Non mi piace, è troppo seria! sembra la stanza di Balt !   >> Gabriel gesticolava indicando diversi punti sulle pareti.
Castiel rise, il fratello aveva sempre cercato di rallegrare la stanza con qualche mobiletto, quadro o qualsivoglia soprammobile, ma a lui piaceva così.
<<  Non ti farò mai cambiare idea, vero?  >> Gabriel mise il broncio
<<  Magari più in là. Andiamo a prendere la crostata?  >>
Il fratello si tirò subito in piedi e puntò velocemente verso la porta della stanza tutto emozionato, quel Winchester gli piaceva proprio.
<< Dai. Dai. Dai !  >> saltellò sul posto per mettere fretta al minore.
Castiel sorrise e lo seguì fuori dalla stanza e infine fuori casa.
Non faceva ancora così fresco da dover usare il cappotto, ma un po’ di vento c'era, Così decisero di prendere la macchina di Gabriel invece che farsela a piedi, Dopotutto il negozietto si trovava a 15minuti da lì, camminare non sarebbe stato molto intelligente.

Presero la crostata e come da programma si diressero verso la casa dei nuovi arrivati.
La facciata esterna era identica a quelle della via, ma l'enorme Impala parcheggiata all'esterno del Garage faceva la sua figura.
I fratelli fecero attenzione a seguire il sentiero di mattonelle rovinate fino ad arrivare alla veranda in legno, nella quale era adagiata una sedia a dondolo vecchio stile.
Gabriel fece l'occhiolino al minore e diede la torta a lui così da poter mettere le chiavi in tasca mentre con l'altra mano suonava il campanello.
Restarono in attesa per pochi secondi quando Sam venne ad aprire.
<<  Che sorpresa! prego accomodatevi.  >> Il fratello minore dei Winchester era gentile come la sera precedente e fece spazio agli ospiti per passare in salotto.
Anche l'interno era identico alla loro, il salotto confinava con la cucina e le scale che conducevano al piano di sopra erano posizionate esattamente allo stesso posto. L'unica differenza erano gli enormi scatolini posizionati un po’ ovunque, pezzetti di carta sparpagliati qua e la, ma si incominciava ad intravedere un po’ dei mobilio con cui era stata arredata, Tutto in vecchio stile.
<<  Scusate il disordine, ma con il lavoro e tutto è difficile riuscire a trovare il tempo.  >> Sam rise grattandosi la nucca.
<<  Se vuoi posso darti una mano, mentre Cas porta la torta a Dean.  >> propose Gabriel con la sua voce ammaliatrice, non era solito sentire quella tonalità , La usava solo quando era a lavoro per avere più mance.
<<  Non vorrei approfittare!  >> la voce di Sam tradiva un po’ di emozione
<<  Oh, nessun problema.  >> gli fece l'occhiolino mentre si toglieva la giacca di pelle per posizionarla sull'attaccapanni accanto alla porta d'ingresso.
<<  Dean dovrebbe essere in Garage, in cucina e poi sulla destra, c'è la porta.  >> disse il minore dei Winchester indicando la cucina alle sue spalle.
Cas annui e si avviò con la torta in mano, forse avrebbe dovuto togliere quello stupido fiocchetto verde attaccato al centro della scatola.
Il garage era più in ordine del resto dal pian terreno, certo gli scatoloni ancora si vedevano, ma le pareti erano per la maggior parte sgombri a parte qualche pannello con le chiavi inglesi e altri aggeggi usati dai meccanici.
Intravide Dean di schiena piegato a frugare dentro un paio di scatoloni, il sedere in bella mostra stretto in un paio di Jeans che, di sicuro, non gli rendevano giustizia.
Cas arrossì all'istante e si copri gli occhi con la torta immobile finché non sentì una mano scompigliargli i capelli.
 << Buon giorno Cas.  >> la sua voce. La sua voce era un suono così meraviglioso, gli riscaldo subito il cuore.
<< G-giorno  >> balbettò in risposta
Cas alzò il volto e lo guardò, non si era accorto che Dean non indossava nulla dalla vita insù. Il tatuaggio in bella mostra: Era una stella in un cerchio appuntito. Chissà qual era il suo significato.
<<  Quella è per me ?  >> chiese Dean indicando la scatola che Cas aveva in mano
<<  S-sì  >> gliela porse abbassando lo sguardo
Dean rise a quella scena provocando una risatina anche a lui.
<<  beh grazie  >> rubò il fiocchetto verde e lo posò affianco agli occhi.
<<  Che dici mi dona? si intona ai miei occhi?  >> chiese facendo delle facce buffe.
Cas scoppiò in una sonora risata, Dean posò il fiocchetto nei capelli di 18'enne e lo fece girare su se stesso spingendolo verso la cucina.
Quando tornarono in salotto videro Gabriel intento a chiede consigli su dove sistemare le cose, ma non appena vide il minore si fece sfuggire una risata. Sam era di schiena e appena sentì ridere l'ospite si girò verso il fratello sorridendo a sua volta.
Cas aveva le braccia lungo i fianchi e le guancie rosse dall'imbarazzo, il fiocchetto risaltava nei capelli scuri, il braccio di Dean gli strette una spalla e si piegò per appoggiare il mento su quella libera.
<<  Lo  voglio per il compleanno, guardate quanto è carino!  >> di sfuggita gli diede un bacino sulla guancia e si tirò dritto per lasciarlo libero.
Cas si nascose il volto con la mano libera, nell'altra aveva ancora la torta, e corse verso il fratello abbracciandolo per nascondersi.
A tutti sfuggì una risatina. Sam schermì il fratello ammonendolo perché avesse spaventato l'ospite ma Gabriel si affrettò a difenderlo dicendo che era solo la timidezza.
<<  Visto che siete così in sintonia, ti andrebbe di venire a fargli da Babysitter giovedì sera?  >> domandò il maggiore guadagnandosi un pizzicotto da Cas
<< Certo perché no, sarà divertente!  >> rispose Dean entusiata.
<<  Perfetto! ora è meglio che andiamo Balt sarà di ritorno tra breve  >> Gabriel sfregò il palmo della mano sulla schiena di Cas per dargli incoraggiamento.
<<  Cas, lascia la torta  >> rise il maggiore.
Cas annui e si staccò dal fratello per avvicinarsi a Dean per passargli la torta, che fu prontamente accettata ricavandosi un altro bacino.
<< Ci si vede giovedì allora  >> gli fece l'occhiolino e gli rubò il fiocchetto che aveva tra i capelli.
<< Questo lo tengo io, se non ti dispiace.  >>
Il braccio del fratello lo salvò e lo portò in salvo fuori dalla casa, non prima di aver salutato adeguatamente i Fratelli winchester .
Giovedì sera... giovedì avrebbe passato la serata con Dean. Cas andò nel panico a quel pensiero a cena non prese boccone. appena potè corse nella sua camera, si raggomitolò sotto le coperte ed incominciò a piangere per la sfrustrazione.

Non si accorse di essersi addormentato finché non sentì la porta aprirsi.
Balthazar si sedette sul letto accanto a lui, ancora raggomitolato, la sveglia segnava le 6:30, probabilmente Balt si era svegliato a causa del rumore insistente.
<<  Mi spiace per la sveglia.  >> Cas si schiarì la voce ancora impastata dal sonno e si stropicciò gli occhi.
<<  Tranquillo ero già in piedi.  >> il fratello maggiore aveva gli occhiali appoggiati sul naso ed era pallido, forse aveva passato la nottata a lavorare.
<<  senti. forse c'è qualcosa di cui dovremmo parlare, di solito questo discorso lo dovrebbe fare un genitore quindi magari non sono il più indicato come tutore, ma...  >>
Blat fissava il pavimento e si torturava le mani, il discorso che voleva intraprendere lo metteva a disagio, ed erano poche le cose che lo facevano sentire così.
Cas lo fissava, non aveva la minima idea del discorso di cui il Fratello voleva discutere.
<<  Al diamine. Ti piace Dean winchester?  >>
Balt si girò abbastanza da poterlo guardare negli occhi.
<<  Non ti giudicherò, ma è solo per rendermene conto... lo sai che è più grande di te. Magari lui non ricambia i tuoi stessi sentimenti e se fosse così non vorrei che ti distruggesse mentalmente. non te lo meriteresti.  >>  gli occhi di Cas si inumidirono e lo abbracciò forte.
<<  Sono contento che ti piaccia qualcuno, ma non vorrei mai che questa cosa ti ferisse quindi... per favore stai attento. ok ?  >> gli diede un bacio tra i capelli.
Cas singhiozzava e bagnava la sua maglietta con le lacrime. Sapeva che la cotta che provava per Dean non l'avrebbe portato da nessuna parte eppure una parte di lui sperava costantemente che lui provasse anche un minimo di quello che provava.
<<  Dai, vai a lavarti. Ti preparo la colazione.  >> Balt gli diede un altro bacio per poi alzarsi dal letto per dirigersi verso le scale.
L'ultima cosa che avrebbe voluto fare era proprio abbandonare il suo nascondiglio, il suo luogo sicuro, per andare in pasto ai bulli della scuola.
Si fece forza e si avviò verso il bagno, la sua immagine allo specchio era un disastro.
I capelli sparati in alto, gli occhi gonfi e rossi, le labbra screpolate e le occhiaie risaltavano troppo sulla pelle pallida.
Aprì il rubinetto e si lavò la faccia evitando di specchiarsi. Avrebbe superato anche questo, infondo aveva superato cose peggiori, Cosa poteva fargli Dean Winchester che non avesse ancora provato?
Strinse con forza il bordo del lavandino. Ricordò tutte le volte che veniva preso in giro dai bulli, tutte quelle volte che tornò a casa con un occhio nero e le labbra sanguinanti. Si era sempre rialzato, aveva sempre combattuto e di sicuro non si sarebbe arreso ora.




 ------------------ -------------------------- -------------------- --------------------- ------------------- ---------------------- --------------------------
Anche il secondo capitolo è finito. Spero non vi abbia deluso!
Al prossimo aggiornamento!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il Primo Amico ***


Contro ogni voglia Cas si avviò verso la sua classe, si sedette al suo solito posto in prima fila e attese che l'insegnante entrasse, occupando il tempo a scarabocchiare nel suo Album.
Da quando aveva visto il tatuaggio sul petto di Dean, aveva incominciato a disegnarlo in tutte le maniere che gli balzavano in testa.
La professoressa di Italiano, di nome Naomi, entrò in classe con la sua solita camminata autoritaria, i capelli castani racchiusi in uno Chignon ed indossava uno dei suoi taglier Grigi. Questa volta l'insegnate non si sedette subito alla cattedra ma ne rimase in piedi davanti, come a voler comunicare qualcosa.
< Nonostante sia l'ultimo anno per voi, si spera. Vorrei introdurre un nuovo studente. Prego venga avanti. > girò il volto,leggermente truccato, verso la porta.
Un Nuovo studente? ora? che cosa strana.
Entrò una ragazza dai capelli rossi , leggermente mossi, lunghi fino alle spalle, il viso acqua e sapone, gli occhi chiari nascosti dagli occhiali. Indossava una camicia di Flanella aperta sotto cui si intravedeva una maglietta della famosa serie Tv " Doctor Who ".
Si fermò accanto all'insegnate e squadrò uno ad uno i volti dei nuovi compagni finché non arrivò al volto di Castiel. Si fissarono intensamente senza che nessuno dei due dicesse niente.
< Lei è Charlie Bradbury rimarrà con noi per il restante anno scolastico. Ora si sieda prego. > Naomi era sempre fredda con tutti, infatti la sua reazione non lo stupì.
la nuova arrivata si sedette all'unico posto libero, accanto a Cas. la lezione passò velocemente e mentre tutti i compagni si alzavano per andare alla lezione successiva Charlie si fermò accanto al banco di Castiel.
< Piacere, io mi chiamo Charlie > disse con voce tranquilla mentre porgeva la mano.
< P-Piacere io sono Castiel > rispose alla stretta di mano un pò titubante.
< Ti va se andiamo insieme alla prossima lezione? > La ragazza sorrise con un sorriso sghembo.
< Certo! > Era la prima volta che qualcuno gli proponeva di passare del tempo insieme, per quanto lunga potesse essere la distanza tra un'aula all'altra.
Uscirono insieme nel corridoio. Charlie bombardò di domande Castiel anche durante le ore successive, ridevano e scherzavano ricevendosi numerosi richiami dagli insegnanti.
Passarono insieme anche la ricreazione e si fermarono a parlare perfino nel cortile della scuola, al termine delle lezioni, finché Gabriel non arrivò per portarlo a casa, si salutarono abbracciandosi e le loro strade si divisero.
< Chi era? Non credo di averla mai vista > Domando il maggiore mentre masticava un Leccalecca a forma di cuore.
< Si chiama Charlie, è nuova! Dovresti vedere com'è simpatica, gli piacciono un sacco di cose che piacciono a me! Ha i capelli rossi, ROSSI! rimarrà con noi fino alla fine della scuola. Ci credi?! forse ho trovato un'amica! > Castiel era esaltato per la nuova conoscenza tanto da riempire il pranzo e la cena di racconti su di lei.
<  Dovremmo invitarla a cena qualche volta. > propose Balthazar finendo l'ultima forchettata di insalata.
< Oh si vi prego, posso?! > Gli occhi di Castiel si riempirono di felicità
< magari non domani sera ometto, ti ricordo che noi non ci siamo e Dean verrà a farti compagnia. > gli ricordò Gabriel
< Ah, è vero. > Ecco come distruggere la felicità di un 18'enne con una frase.
< se vuoi rimandiamo l'appuntamento se vuoi che rimaniamo a casa. > Balt gli prese la mano che era abbandonata sul tavolo.
Cas Fece segno di no sorridendo e continuando a raccontare di come il professor Zaccaria li volesse sbattere fuori dalla classe a furia di ridere.
L'ultima cosa che voleva e che i fratelli rinunciassero a quelle poche uscite che si potevano permettere, avevano dovuto annullare tantissimi appuntamenti da quando erano rimasti solo loro tre.
Quella sera Cas messaggiò tutto il tempo con Charlie, che nonostante avesse un coprifuoco non voleva assolutamente lasciare l'amico senza aggiornamenti sull'ultimo DvD che gli avevano comprato. Da quel semplice regalo partì una conversazione che li tenne occupati finché gli occhi di Castiel non cedettero.
Charlie riusciva a fargli dimenticare tutte le preoccupazioni con il suo sorriso sghembo e i suoi racconti su come avesse rubato le risposte del Test dell'ultima scuola che aveva frequentato. Ma neanche lei riusciva a impedire l'incubo che lo scosse quella notte: Sognò l'incidente stradale dei genitori. La macchina schiacciata da un camion, il sangue che fuoriusciva dalla carcassa imbrattando tutto l'asfalto, la mano del padre che penzolava schiacciata dalle lamiere. Vi fu un lampo di luce e il posto dei genitori fu sostituito con i fratelli. Il volto di Gabriel macchiato di sangue che colava dalle tempie, gli occhi vitrei. Balthazar,al posto del guidatore, aveva la testa abbandonata sul volante macchiato di rosso e il braccio adagiato sulla gamba del fratello. Il terrore prese il sopravvento svegliandolo di colpo, ansimante e sudato.
Il cuore gli martellava nel petto, aveva paura che da un momento all'altro gli esplodesse, tanto era veloce il battito.
Le lacrime scendevano silenziose bagnandogli le guance, si asciugò con il lenzuolo del letto e si avviò verso il bagno per bere un goccio d'acqua e per rinfrescarsi.
Il cuore aveva smesso di far male, ma l'ansia lo pervase e corse in corridoio. Voleva controllare i fratelli, sapere che respiravano ancora, che avrebbe potuto rivedere i loro sorrisi, ricevere i loro abbracci, i loro baci.
Apri piano la porta della camera di Balthazar trovandolo, a letto, disteso su un fianco con un libro in mano, profondamente addormentato.
Si avviò pian piano e tolse il tomo per poggiarlo sul comodino accanto, insieme agli occhiali.Si sporse un po' per dargli un bacino sulla guancia per poi avviarsi, senza far rumore, fino alla stanza di Gabriel.
Il fratello di mezzo era spaparanzato nel letto con mezza coperta a coprirgli il busto, con le braccia cingeva un cuscino russando appena. Castiel si avvicinò al letto e con attenzione tolse il guanciale dalla sua tortura, per farsi spazio.
si sdraiò accanto al fratello, lasciando che la sua morsa lo caturrasse. Sentiva il suo cuore, il suo respiro e il suo russare. Ora poteva lasciarsi abbandonare al pianto liberatorio. Si addormentò stringendo la maglietta del pigiama del fratello, come per non farlo scappare.
< Ehi ometto. Hai dormito qui tutta notte? > la voce di Gabriel era calda anche se era impastata dal sonno. le braccia del fratello lo stringeva ancora, la mano stringeva ancora la sua maglietta e con l'altra si stropicciò gli occhi.
< più o meno... >
< hai fatto un incubo? > il volto di Castiel si incastrava perfettamente nell'incavo del collo del fratello, il suo profumo, il suo abbraccio, la sua voce lo fecero sentire al sicuro.
Castiel annuì e il fratello lo strinse più forte contro il suo petto.
rimasero in quella posizione finché non si sentì la porta della camera di Balt chiudersi, era segno che dovevano alzarsi. Controvoglia Cas si lasciò scivolare giù dal letto, sapeva che il fratello non avesse bisogno di spiegazioni e di sicuro non avrebbe fatto domande.
Si ritrovarono tutti e tre in cucina, silenziosi consumarono la colazione e castiel fu abbandonato davanti alla scuola.
Ad aspettarlo c'era Charlie pimpante come il giorno prima, gli corse incontro e l'abbracciò.
< hai una faccia... stai bene? > domandò lei senza staccarsi
< S-si >
< ok... dai entriamo! > Charlie lo prese sotto braccio e si avviarono all'interno dell'istituto.
Cas non riusciva a togliersi la scena dei fratelli dalla testa. per poco non si mise a piangere in classe, La ragazza faceva del suo meglio per tirare su di morare l'amico ma alla fine delle lezioni lo rimproverò perché non gli diceva cosa era successo.
Non voleva condividere l'incubo con Charlie, così si concentrò sul suo secondo problema.
< ma niente... Stasera devo uscire con un... ragazzo... > Cas fissava i gradoni su cui erano seduti. Era la prima persona alla quale rivelava del suo orientamento.
< oh figo! cosa farete? com'è? > la ragazza non perse il suo entusiasmo, questa cosa lo colpi.
< hem, tecnicamente viene a casa a farmi da " BabySitter " stasera... è un ragazzo di 22 anni che vive nella mia via... > senza neanche rendersi conto aveva alzato lo sguardo fino al piazzale del meccanico
< domani voglio sapere ogni dettaglio! vieni a casa mia ? tanto domani non c'è scuola! >  Charlie sorrise
< certo. >
< ti mando l'indirizzo via sms domani > rispose mostrando il telefono.
< si > gli sorrise di rimando
< c'è tuo fratello > lo sguardò di Charlie si fermò a fissare l'auto con a bordo il fratello maggiore di Cas
< è meglio che vada.. > si alzò in piedi e gli diede un abbraccio
La ragazza ricambiò lasciandogli un bacio sulla guancia e trotterellò via verso le strisce pedonali.
si girò e corse verso la macchina del fratello che lo stava pazientemente aspettando.
tornarono a casa in silenzio, pranzarono con calma ascoltando i lamenti di Gabriel su quante poche mance avesse ricevuto la sera prima.
< Ma vi rendete conto? è pochissimo! > la voce del fratello aumentò di un'ottava
< stai perdendo colpi. stai invecchiando > lo schermi il maggiore, ricevendosi un'occhiataccia dal diretto interessato.
 Castiel rise a quella scena, i fratelli riuscivano quasi sempre a tirarlo su di morale.
Balthazar si avviò verso la porta per tornare a lavoro quando Cas lo rincorse e lo abbracciò stretto.
<  mica scappo. Non ti lascerei mai nelle sue mani. Ci vediamo alle 18  >
il minore annui e lo lasciò andare.
Anche quel pomeriggio passò velocemente tra compiti, sms e il disegno.
Era tormentato dall'ansia, Lo aspettava una serata impegnativa ma non ci voleva pensare.
Gabriel andò più volte a chiedergli consigli su quale tipo di cravatta dovesse usare,che tipo di scarpe e su come aggiustare i capelli.
in men che non si dica era già ora di andare, da li a poco sarebbe arrivato Dean...
il cuore di Cas fece un salto e si perse un battito a quel pensiero. Avrebbe passato la serata a casa con lui, a casa con lui...da soli.
Sapeva che non poteva succedere niente, ma quel pensiero lo metteva comunque in soggezione.
Balthazar non scese neanche dall'auto e aspettò il fratello parcheggiato nel vialetto.
Cas accompagnò Gabriel fino alla macchina e dopo parecchie raccomandazioni di fare il bravo e di non dare fuoco alla casa, i fratelli svanirono infondo alla via.
Il minore rimase li a guardare la strada, quando con la coda dell'occhio vide qualcosa muoversi e venire verso di lui.
Dean indossava un paio di Jeans striminziti, una camicia di flanella con sotto una maglia a tinta unita.
< Buona sera Cas > la voce calda, gli riscaldò il cuore.
< 'sera > balbettò in risposta
< cosa fai qui fuori ? > domandò non appena fu a pochi passi dal ragazzo.
< ho appena salutato Gabriel e Balt che sono partiti, han detto che torneranno per le 23 più o meno.. > rispose senza staccare gli occhi da quelli verdi del " Babysitter"
< perfetto, vogliamo entrare? > gli chiese indicando la porta
Cas annuì e si avviò all'interno per poi dirigersi verso la cucina.
< preparo qualcosa da mangiare, o hai già cenato? > gli domandò senza staccare gli occhi dal lavandino
< no. aspetta però ti do una mano. > i suoi passi riaccheggiarono nella mente di cas, ma cerco comunque di calmarsi, si era tolto la giacca ed era rimasto solo con la maglietta.
< o-ok. vuoi mangiare qualcosa di particolare? > balbettò in risposta
< no tranquillo, qualsiasi cosa andrà bene! da dove cominciamo? > Cas si girò a guardarlo e lo trovò a pochi centimetri da lui, non lo aveva sentito avvicinarsi tanto, rimase spiazzato .
Dean si avvicinò ancora, prendendo il mobile tra le mani. Cas si trovò imprigionato tra le sue braccia, il volto a pochi centimetri dal suo.
Il respiro del minore accelerò, la bocca semi aperta dallo stupore.
Il volto di Dean era tranquillo, anche se negli occhi si intravedeva una leggera luce. Sorrise e si allontanò prendendo la padella che era posizionata accanto al lavandino, lasciando cas libero.
< Facciamo gli Hamburger? ti va? > domandò allontanandosi fino a raggiungere il frigorifero.
< Trovati! > alzò il pacchetto contenente la carne, con fare trionfante. A cas sfuggì risolino.
    Quell'uomo era incredibile.
cucinarono parlando del più e del meno, Dean aiutò cas a lavare i piatti e a resettare e si spaparanzarono sul divano accendendo la tv.
Il braccio dell’ospite era adagiato sullo schienale del divano e con le dita giocava col colletto della camicia di Cas.
<  Cosa vuoi fare ora? > la voce era tranquilla ma non distolse gli occhi dal televisore
< Non saprei, sinceramente ho voglia di disegnare... > Cas fissava il pavimento, beandosi dei gesti lenti delle dita di Dean.
< bello! fammi vedere qualcosa! >
il minore annui e si avviò in camera per prendere l'album da disegno, ma appena si girò verso la porta lo trovò li sulla soglia.
Il suo primo pensiero andò al quadro che stava dipingendo quel pomeriggio, abbandonato sul cavalletto in bella mostra sulla scrivania.
Non voleva che lo vedesse, era troppo imbarazzante.
Fece un paio di passi per cercar di nasconderlo col suo corpo, ma lo sguardo di Dean era puntato li.
Cas sbiancò. Il viso del Winchester non lasciava trapelare nessuna emozione, si avvicinò piano verso di lui, ma continuava a fissare il quadro.
< N-Non guardarlo.. > balbettò castiel mentre faceva dei passi indietro.
Dean non sembrò neanche accorgersi che avesse parlato, fissava la tela.
Castiel continuò ad indietreggiare finché non sentì il tavolo contro la sua schiena, preso alla sprovvista posò la mano destra sul ripiano, ma accidentalmente la poso sulla tavolozza, imbrattandosi tutto il palmo.
l'ospite continuava ad avanzare lentamente verso di lui, preso dal panico il Minore cercò di bloccarlo andandogli incontro e posandogli le mani poco sotto le spalle, la testa china a non guardarlo in volto, il cuore che gli martellava.
< ma è bellissimo > disse con un filo di voce
Le braccia di Dean lo strinsero in un abbraccio e gli lasciò un bacio tra i capelli.
Gli occhi non lasciarono, neanche per un secondo, il dipinto.
Era spettacolare, certo, ma era anche esagerato.
Sapeva che il piccolo veniva soprannominato " Angioletto " ma non si sarebbe mai aspettato che si dipingesse con tanto di ali. Il dipinto racchiudeva Cas con la sua solita camicia bianca, leggermente sbottonata, circondato da ali, mentre le mani erano congiunte a mo di preghiera. Gli occhi lacrimanti sangue, imbrattavano la camicia e rigavano il volto. Alle spalle dell'angelo vi erano altre due figure, sempre con le ali, che sembravano assomigliare ai fratelli. Uno aveva il volto rivolto verso il basso e le ali tirate completamente verso l'alto. Dava l'impressione di star scendendo.  Ci volle un po’ per capire di quale fratello si trattasse, era quello di mezzo, Gabriel. Mentre l'altra figura, Balthazar, sembrava sospeso nel Limbo. Le Ali quasi completamente chiuse a coprire il corpo, lasciando intravedere del sangue che sgorgava dal fianco.
Dean era abbagliato, com'era possibile che un ragazzino di 18'anni riuscisse a racchiudere così bene tali sentimenti in un quadro?!
< Ti prego, non guardarlo è imbarazzante. > pregò in un sussurro Cas
< perché non dovrei? è meraviglioso. > lo abbracciò ancora più stretto
restarono in quella posizione per diversi minuti, godendosi il calore che l'altro emanava.
< Sai, quando ero piccolo mia madre mi diceva che un angelo vegliava su di me. > La sua voce calda, il suo respiro a pochi millimetri dal suo orecchio gli provocarono una scarica di pelle d'oca.
< forse ora ho capito cosa diceva. > continuò
< cosa? > Cas alzò il viso per guardarlo negli occhi
< Fin da quando ci siamo visti, ho avuto la sensazione di conoscerti da una vita. >
La sua mano calda si appoggiò sulla guancia di Castiel e lui riuscì a sentire il suo cuore mentre correva all'impazzata. Dean si stava lentamente piegando su di lui col volto a pochi millimetri dal suo. Sarebbe bastato pochissimo per annullare quella distanza che c'era.
< No. > La voce di Cas uscì piatta.
< No? > ripetè sconvolto Dean allontanandosi di poco
< No, non voglio > mentì a se stesso.
Restarono a guardarsi negli occhi, finché Dean non si allontanò di qualche passo.
< Ho capito, vado ad aspettare sul divano. > fece dietro Front e si chiuse la porta della camera alle spalle.

Cas rimase da solo, solo in quella camera che di punto in bianco sembrò essere troppo grande,troppo fredda.
Scoppiò in lacrime maledicendosi per essere così vigliacco, così stupido. Non era forse lui il primo a voler quel contatto? A volerlo avere così vicino? allora cosa gli era preso?!
Non uscì dalla camera nemmeno quando sentì i fratelli salire le cale, e si rannicchio a letto fingendo di dormire, mentre le lacrime non si fermavano.

  
------------------------ ------------------- -------------------------------- ------------------------------ ---------------------------- --------------------- ---------
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 : Significati ***


Aveva promesso a Charlie che sarebbe andato a casa sua quella mattina, così si preparò controvoglia e uscì di casa.
Aveva letto il messaggio con la via e il numero civico, viveva nella sua stessa via, ma Castiel  camminò come un autonomo mentre la sua mente ritornava alla sera precedente.
Alle braccia calde di Dean, al suo respiro contro le suo orecchio, al suo volto così vicino al suo.
venne pervaso da un senso di de-ja-vù quando si trovò sotto il portico dell'amica.
C'era una sedia a dondolo di legno. Gli ricordava qualcosa, ma non riuscì a mettere a fuoco dove l'avesse vista.
Suonò il campanello e dopo pochi istanti la ragazza venne ad aprire.
<  Cas!  > gli gettò le braccia al collo.
<  Ciao Charlie  > la salutò rispondendo all'abbraccio
<  Dai vieni, andiamo in camera mia! Devi raccontarmi molte cose!  > lo prese per mano e lo trascinò su per le scale fino alla sua camera.
La casa era deserta. L'unica cosa che sapeva di lei e che viveva con i suoi " fratellastri" , come li aveva chiamati. Non sapeva dove fossero i genitori, non voleva intromettersi troppo.
La camera era piena di Dvd, action figure e poster di svariate serie tv.
Il letto a baldacchino, posizionato contro la parete, era enorme.  La scrivania in ferro battuto era dal lato opposto, con sopra un computer di ultima generazione e qualche mensola qui e là.
Charlie si sedette sulla panca davanti al letto e Castiel la seguì a ruota. La ragazza gli prese le mani.
<  Allora, com'è andata ieri sera? raccontami tutto!   > chiese emozionata
Di norma Cas non ne avrebbe fatto parola con nessuno, ma in cuor suo sapeva che doveva sfogarsi. Gli raccontò tutto nei dettagli, senza omettere niente.
Charlie non disse nulla e non appena lui ebbe finito lo abbracciò.
<  Mi dispiace Cas. Mi dispiace tantissimo.  > restarono in quella posizione finchè la ragazza non decise che era tempo di farlo svagare un po’.
Si alzò e si diresse verso una delle mensole, prendendo in mano un Dvd.
Si girò con faccia beffarda tenendo in mano un cofanetto.
Castiel rise e annuì.
Si accomodarono sul letto mentre la sigla di Sherlock riecheggiava nella stanza.
passarono le restanti ore a commentare sulla stupidità di John nel non rivelare l'amore che provava per Sherlock. Castiel riuscì a concentrarsi sugli episodi commentando a sua volta. Riuscì perfino a scherzare sulle capacità del protagonista.
Le ore passarono e i ragazzi continuarono a ridere e scherzare finché la porta non si aprì.
<  Piccola?  > una voce dal piano di sotto attirò l'attenzione di Castiel.
<  No...  > sussurrò a se stesso
<  Charlie??  > la voce si faceva più nitida pian piano che si avvicinava alla stanza
<  In camera!  > Gridò la ragazza senza staccare gli occhi dallo schermo.
<  No...  > ripetè Cas ricevendosi un'occhiata da Charlie. Gli occhi si inumidirono subito.
La porta si aprì e Dean rimase sulla soglia. Si fissarono in silenzio, mentre la ragazza si alzò per andare in contro al Fratellastro.
<  Ciao piccola  > La salutò dandogli un bacio sulle tempie.
<  Questo è il mio amico...  >
<  Castiel...  > la interruppe Dean.
<  Vi conoscete?  > chiese guardando prima Cas e poi il fratello.
Dean annuì.
Castiel frustrato corse via dalla stanza, Charlie dovette fare un salto indietro per spostarsi in tempo. Quando arrivò alla porta d'entrata senti la voce di Dean che lo chiamava, ma non si fermò.
Come? Come aveva fatto a non notare che abitava con i Winchester?! la stessa veranda in legno, la stessa sedia, lo stesso vialetto rovinato.
<  Dannazione fermati!  > l'imprecazione di Dean, lo spaventò e lo fece inciampare.
<  Cas!  > Gli fu subito accanto, per aiutarlo ad alzarsi, ma scrollò via la sua mano dal braccio.
<  non mi toccare.  > sussurrò mentre cercava di rialzarsi, le braccia indolenzite, la testa piegata contro il petto per nascondere il viso.
<  Stai bene?  > La sua voce allarmata era come una pugnalata al petto.
Stava cercando di tirarlo su, ma Cas non collaborata.
<  Ho detto  > fremeva <  Non mi toccare!  > la sua voce salì di un'ottava e lo guardò negli occhi frustrato.
Dean ritirò subito le mani e fece un passo indietro, guardava il pavimento.
<  ti lascerò in pace d'ora in poi.  > rassegnato si alzò e si avviò verso casa sua.
No... No... l'immagine della sua schiena che pian piano si allontanava era un'agonia, non voleva che lo lasciasse. Aveva paura. L'unica persona che voleva era lui, lo capì solo in quel momento.
Fece un scattò e barcollando gli corse in contro abbracciando la sua schiena marmorea.
Dean fu preso alla sprovvista e si fermò di colpo, lo sentì singhiozzare contro la sua camicia.
<  No  > la sua voce era un sussurro nascosto tra i singhiozzi
<  Cas, è meglio così.  > la sua voce era piatta.
<  No!  > lo strinse più forte. <  Non voglio che te ne vada!   >
<  Ma-  >
<  Niente ma!  > lo interruppe <  Ti pregò  > lo supplicò, non voleva rinunciare a lui.
Dean riuscì a girarsi e lo abbracciò forte.
Con una mano gli alzò il volto mentre gli asciugava le lacrime, Avvicinò il suo viso a quello del ragazzo.
<  Ho paura.  > gli rivelò quando le loro labbra furono a pochi millimetri, riusciva a sentire il suo respiro accelerato.
Dean arretrò di poco, per poi scompigliarli i capelli sorridendo.
<  torniamo in casa? Cucino qualcosa.  > propose.
Cas annuì e lo prese per mano mentre si incamminarono in casa. La mano di Castiel era fatta per essere completata da quella di Dean. Lo sentiva nel cuore.

Charlie aveva assistito a tutta la scena, dalla veranda, e non appena i ragazzi se ne accorsero si lasciarono le mani imbarazzati.
<  Oh dai! eravate così carini!  > li rimproverò la ragazza mettendo il broncio.
Charlie era speciale, chiunque a una notizia del genere li avrebbe visti con disgusto. Mentre lei era completamente a suo agio.
<  Io e te dobbiamo fare un discorsetto!   > la riprese il fratellastro mentre la rincorreva
Alla ragazza scappò un gridolino e corse in casa ridendo <  Non mi prenderai !  >
Castiel li seguì chiudendosi la porta alle spalle.

Le ore passarono in fretta, Ridevano e scherzavano anche quando arrivò Sam, per nulla sorpreso di vedere l'ospite.

Castiel ricevette un messaggio da parte di Gabriel che gli ricordava il coprifuoco e a quel punto saluto tutti e si diresse verso la porta seguito da Dean.
Ormai era tardo pomeriggio ed il sole si stava abbassando all'orizzonte, colorando di arancio il cielo.
Si fermarono sotto la veranda e il maggiore dei Winchester gli circondò la vita col suo braccio.
Si guardarono negli occhi per un lasso di tempo che sembrò interminabile.
Tutto di lui gli piaceva, i capelli castani, gli occhi di quel colore così indescrivibile, le labbra così invitanti, perfino l'accenno di barba lo faceva impazzire.
Cas gli posò una mano sul petto proprio dov'era collocato il tatuaggio.
<  C'è una cosa che avrei voluto chiederti..  >
<  dimmi  > lo sguardo di Dean si perse sulla mano poggiata sul suo cuore.
<  come mai il tatuaggio? ha un significato..?  > Forse non doveva chiederlo, magari era una cosa troppo personale.
Dean fece un sospiro e si sedette sulla sedia a dondolo, mentre Cas si appoggiò alla ringhiera senza perderlo d'occhio.
<  Questo simbolo lo ha anche mio fratello, anche lui sul cuore. Per noi significa protezione, Nel senso che ci guarderemo le spalle finché l'altro vivrà. Ma puntiamo anche all'eternità, qualsiasi cosa ci sia dopo la morte io farò di tutto per vegliare su di lui. Forse è una stupidaggine, ma ci tengo troppo lui. E' l'unica famiglia che ho.  >
Cas annuì <  non è una stupidaggine, Io farei la stessa cosa per i miei fratelli. Capisco cosa si prova.  >
<  forse è una domanda troppo delicata, ma ... come sono deceduti i tuoi ?  >
Castiel fece un respiro e chiuse gli occhi, ma il Falshback dell'incubo lo tormentò come una pugnalata.
<  Stavano andando in viaggio per affari, in una città ad'un paio d'ore da qui. Poco prima di un tunnel  il camion che avevano davanti perse il controllo e sbandò, occupando tutte le corsie. I miei cercarono di frenare, ma gli andarono addosso lo stesso.  > non si era accorto di aver ancora gli occhi chiusi, finché le braccia di Dean non lo abbracciarono e le sue labbra gli lasciarono un bacio tra i capelli.
<  Sai, anche mio fratello, Gabriel, ha un tatuaggio. Forse è una cosa stupida, ma si è fatto tatuare sulla schiena un paio d'ali e su alcune piume staccate il nome dei nostri genitori. Lo invidio, ha sopportato il dolore dell'incidente senza lasciar trapelare neanche una lacrima. Eppure quando si è fatto il tatuaggio, mi aveva preso la mano e avrei giurato di vedere i suoi occhi rossi.  Lo vorrei anche io un tatuaggio così, non così grande però.  >
Dean lo sentì ridacchiare tra le sua braccia e si allontanò per guardarlo.
<  Non è una brutta idea, sai? Dovresti farlo.  >
Cas stava per ribattere, quando sentì la voce di Balthazar che lo chiamava.
Entrambi si girarono verso la strada e videro il Fratello maggiore in piedi, vicino alla cassetta delle lettere, con la braccia incrociate sul petto.
<  Mi dispiace rovinare questo momento, ma Cas dobbiamo andare.  >
Castiel annuì e Dean lo lasciò andare, si scambiarono un bacio sulla guancia per poi dividersi. Il maggiore dei winchester salutò il maggiore dei Novak con un sorriso ed'un cenno di testa, mentre si affrettava ad'entrare in casa, Mentre Cas trotterellava in contro al fratello per poi avviarsi per la via.
A circa metà strada la voce di Balthazar lo fece riprendere dai suoi pensieri.
<  Ti sei divertito? Come mai ti sei sporcato la camicia?  > chiese indicandogli il fianco
<  si!  hem.. sono caduto, ma non mi sono fatto niente. Tranquillo!  > lo rassicurò con un sorriso.
<  Sai, mi stavo chiedendo... sai quel tatuaggio che Gabriel vuole che facciamo? Quello di famiglia...   >
Balt si fermò poco prima di arrivare nel vialetto, e si girò a guardarlo.
<  pensavo.. perché no ?  > la voce di Cas si abbassò quando vide lo sguardo del fratello, pensava che lo stesse per sgridare o per vietarglielo categoricamente, invece la sua risposta lo sorprese.
< ci stavo pensando pure io qualche giorno fa. Tra poco sarà l'anniversario dell'incidente. >
<  Quindi è un si ?  > chiese entusiasto
<  è un forse!  > si affrettò a rispondere il maggiore.
Appena udì quelle parole Castiel corse in casa, in cerca di Gabriel.  Come al solito era spaparanzato sul divano,  appena lo vide entrare si allarmò.
< Balthazar ha detto che possiamo fare quel tatuaggio di famiglia! > Era fin troppo emozionato.
Gabriel si alzò dal divano, in fretta e furia, e lo abbracciò saltando sul posto.
< Ho detto forse! > li rimproverò la voce autoritaria del maggiore, ma i fratelli non lo ascoltarono e si misero subito a parlare di dove avrebbe potuto farlo cas, di che colore, e come.
Passarono il restante della giornata fermi su quell'argomento, e anche quando Cas era da solo in camera non smise per un minuto di pensarci.
Voleva farlo,era pronto.
Ma poi un pensierò puntò a Dean e  Sam, a quello che il loro tautaggio significava.
Era pronto a sopportare il dolore, voleva farlo per i suo genitori e per i fratelli.
Si addormentò con la sensazione di essere coccolato dalle braccia forti di Dean.
La sua presenza era così forte che si trovò ad'augurargli la buona notte, nonostante non fosse fisicamente li.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 : SANGUE,DOLORE E BUIO. ***


Erano passate settimane dalla riappacificazione con Dean e nonostante con lui andasse tutto bene a scuola le cose incominciavano a precipitare.
Cas Non era nuovo tornare a casa con qualche dolore o con un occhio nero, ma le cose stavano peggiorando.
I bulli di turno lo vedevano sempre correre tra le braccia di quel ragazzo più grande ogni singolo giorno dopo scuola, ed incominciarono ad insultarlo a pestarlo a causa del suo orientamento.
Perfino a casa, iniziarono i litigi tra i fratelli.
Balthazar voleva andare a parlare con i genitori di questi ragazzi, mentre Gabriel voleva farsi giustizia al posto del minore, che non voleva fare niente.
<  Dobbiamo fare qualcosa!  >  Si alterò Gabriel passando a Castiel del ghiaccio da mettere sul collo.
<  Cosa vuoi fare?! Andare li e picchiarli tu?! potrebbero ricorrere alla polizia! Non voglio ritrovarmi ad andare a trovarti ogni settimana in carcere!   >   Era difficile far arrabbiare il maggiore dei fratelli, ma quando gli toccavano il minore non ci vedeva più.
<   Vuoi renderti conto di quello che hanno fatto questa volta? Lo stavano strozzando! Se Charlie non avesse urlato non sarebbe accorso nessuno a salvarlo! vuoi perdere tuo fratello ? e così ? vuoi sbarazzarti di noi?  >   Gabriel urlava a Balthazar. Erano troppo agitati, questa volta non sarebbe finita bene.
Charlie. La poveretta aveva assistito a tutta la scena, certo non sarebbero mai arrivati a strozzarlo se lui non l'avesse protetta. La lingua lunga della ragazza lo aveva messo in pericolo, con i suoi commenti poco carini e molto coloriti. Ma ovviamente questo non lo aveva detto ai fratelli maggiori.
Castiel era sotto Shock, la gola gli bruciava ogni volta che deglutiva, aveva le nocche sanguinanti, nel tentativo di auto difesa era riuscito a tirare un paio di pugni, ma si fece più male di quanto avesse voluto provocare al suo aggressore.

<  Tu credi che io voglia sbarazzarmi di lui ? Come puoi pensare una cosa così immonda?!  >  sputò fuori le parole
Ad' ogni frase i due si avvicinavano l'un l'altro, sarebbe bastato un minimo gesto per far espodere una rissa.
<  Ba-  > la voce rauca di Castiel si fermò prima di arrivare a metà parola. Il dolore era lancinante, era come avere una lama bollente nella gola.
<  Mi sembra che sia quello che vuoi! DOBBIAMO fare qualcosa!  >  la voce di Gabriel era più squillante del solito.
<  Basta-  > Le lacrime incominciarono a bruciargli i tagli sul volto, ma nulla era calcolabile alla voce rotta dal dolore.
<  Non ho detto che non dobbiamo fare niente, ma non possiamo fare niente noi personalmente!  >  Balthazar sovrastaza Gabriel di almeno 10cm e di sicuro era anche molto più forte di lui.
La voce di Castiel non voleva collaborare quindi prese la prima cosa che aveva tra le mani, un bicchiere contenente dell'acqua, e lo lanciò per terra attirando l'attenzione dei fratelli.
<  Basta.  > La voce Roca era quasi un sussurro.
<  Cas...  > Balthazar si stava avvicinando e non appena fu ad'un passo dal minore si inginocchiò per guardargli il  viso.
<  vuoi che chiamo Dean?  >
Quel nome lo fece sussultare.
NO, non doveva vederlo così.
Sarebbe andato su tutte le furie, si sarebbe precipitato a scuola e avrebbe fatto casino.
Sarebbe perfino ricorso alle maniere forti per farsi dare l'indirizzo di casa dei bulli, Dio sa solo cosa avrebbe fatto in quel caso.
<  No  > riuscì a dire, nonostante la gola andasse in fiamme.
<  Tu stai a casa finché non sarai emotivamente pronto per tornare a scuola, ok ?!   >  Gabriel camminava avanti ed' indietro nella cucina mentre cercava di calmarsi.
<   Se non vuoi più andarci potremmo trovare una soluzione diversa  >  Il maggiore gli accarezzava il ginocchio, con gesto materno. Era lo stesso gesto che usava la loro madre quando uno dei fratelli si faceva male.
Annuii, ma in cuor suo sapeva che non poteva fare nient'altro. Sarebbe dovuto tornare a scuola e sopportare Crowley, il capo dei bulletti, ancora per un pò.

Per una settimana Castiel stette a casa, Charlie ogni tanto andava a trovarlo e a portagli i compiti e le novità scolastiche.
Ogni giorno Dean andava a casa sua per passare un po’ di tempo insieme, anche se la maggior parte delle volte lo guardava dipingere o seguivano qualche strano programma in Tv.
I bollenti spiriti tra i fratelli si erano pian piano raffreddati, e anche se sembrava un campo minato, nessuno dei due voleva rischiare un litigio.
Un giorno Balthazar lo portò con se in ufficio, e tutte le signore con cui lavorava volevano incontrarlo e parlargli.
Chissà quanto sapevano  della Famiglia disastrata dell'affascinante avvocato così promettente. A quanto pare sapevano pochissimo, solo che i genitori erano morti.
meglio così. Poco sapevano è meglio era.
La domenica Castiel si sentiva abbastanza bene, così bene da aver accettato di andare a casa dei Winchester per pranzo. Gabriel e Balthazar erano restii, ma accettarono comunque.
Si preparò ed uscì di casa. Aveva lo sguardo fisso sull'asfalto mentre la sua mente ripercorreva le giornate passate.
Se non sbagliava Charlie gli aveva anche accennato al ballo scolastico che si sarebbe tenuto la prossima settimana.
L'amica aveva già adocchiato la ragazza più carina della classe e avrebbe provato a invitare lei. Castiel avrebbe voluto invitare Dean, e al solo pensiero le guance arrossirono.
Se lo immaginò vestito con uno Smoking scuro e tanto bastò a far perdere un battito al suo cuore.
Stava fantasticando su loro due stretti in un abbraccio mentre ballavano davanti a tutti, quando una voce lo fece fermare di colpo.
<  Guarda. Guarda! Guardate chi abbiamo qui!  > La sua voce era inconfondibile.
Il Flashback del volto di Crowley sfocato a causa del poco ossigeno lo fece arretrare di un paio di passi.
Era pronto a scappare se solo le gambe avessero collaborato invece di starsene lì a tremare.
Crowley e la sua piccola banda si stava avvicinando.
<  sai stavamo andando a trovare la tua amichetta.  > Lo informò il bulletto.
I suoi tirapiedi risero osservando la faccia sconvolta di Castiel, ma prima che riuscisse a pronunciare la men che minima parola la voce di Crowley ritornò a catturare la sua attenzione.
<  Sai cosa ho scoperto? che il tuo amato ragazzo abita qui. Che coincidenze non credi?  > Le sue braccia si erano allargate per dare enfasi alla frase per poi unire le mani con uno schioppo. <  Com'è che si chiama? sì dai inizia con la D. Demon? no. Dean?  >  Appena vide la confusione sul volto di Castiel cambiare in rabbia si fece sfuggire una risatina.
<  Tranquillo, non lo toccheremo. Ma la tua amica mi ha offeso e questo non lo posso accettare.  >  Si avvicinava passo dopo passo.
<  Non la toccate. >  Si sentì un coro di voci rispondere " OHH " con finto spavento. <  Sennò cosa mi fai? Angioletto?  >
Non poteva accettarlo, no.
Prima minacciavano la sua unica amica e poi usava quel soprannome come insulto. Non poteva accettare che il nomignolo affibbiatogli da Balt venisse infangato e usato da una persona così sporca.
Preso dalla rabbia gli si avventò contro, gli tirò un pugno. Fu quasi sicuro di rompergli il naso, visto il flusso di sangue che gli colava.
Crowley dopo un attimo di smarrimento gli tirò un destro dritto allo stomaco, costringendolo a chinarsi in avanti con le mani sull'addome. Per poi tiragli un calcio in viso.
Castiel si accasciò a terra e la banda si accanì su di lui.
Pugni, calci perfino degli sputi. Sentì il dolore pervadergli tutto il corpo, incominciava a vedere tutto annebbiato.
Doveva resistere, non poteva cedere.
Con le poche forze rimaste si nascose la testa tra le braccia, ma i calci lo colpirono un paio di volte sulla nuca.
Stava perdendo, faticava a respirare, la testa gli pulsava, tutto il suo corpo lo stava abbandonando, La vista diventava sempre più sfocata.
<  EHI !  > non riuscì a mettere a fuoco la voce, il sangue colava perfino dalle orecchie, ed era difficile udire anche solo la rottura delle ossa.
Fu grato che il massacro finì, riuscì a vedere solo i ragazzi darsela a gambe mentre qualcuno si avvicinava a lui.
Guardare gli richiedeva troppe energie, e preferì concentrarsi sulla respirazione, spezzata dal dolore.
<  Cas!  > qualcuno gli tocco il braccio e il dolore si trasformò in un urlo.
<  SAM! chiama l'ambulanza! presto!  > la voce di Dean era così allarmata, eppure non volveva coinvolgerlo.
<  Cas concentrati sulla mia voce. Non lasciarti andare.  >
Era pronto a dirgli addio. Non sentiva nessun rimorso. Aveva avuto dei fratelli stupendi, forse troppo per un ragazzo come lui. Aveva un'amica speciale, e gli augurò tutto il bene che si possa mai provare.
E poi c'era Lui. Il ragazzo che più aveva risvegliato i suoi desideri adolescenziali.
Ci fu un lampo di Luce bianca, La voce di Dean andava pian piano sciamando e poi il nulla.
Era tutto nero.
Forse ora avrebbe potuto rivedere i genitori, Avrebbe vegliato sulle persone a lui care come l'angelo che Balt pensava che fosse.
Vide il suo corpo nudo circondato da ali, delle stupende e giganti ali Marrone scuro. Era sospeso a mezz'aria, nell'aria c'era l'eco della voce di Dean mista a quella di Charlie e dei fratelli.
Chissà come l'avrebbero presa... Chissà se Gabriel e Balthazar  sarebbero riusciti a superare anche questa.
 " Gabriel... Balthazar... vi prego, fate che questa cosa non vi segni per sempre. Siete forti, siete intelligenti, ve la caverete. “  Due Sagome gli stavano andando in contro: Erano i suoi genitori.
Provò un senso di sollievo nel vederli, ma i loro volti erano sconvolti.
<  Cosa ci fai tu qui?  > La voce rauca del padre lo raggiunse come un'eco.
<  Come...  > sussurrò Cas.
Un qualcosa di elettrico gli bruciò il petto, sobbalzò e vide qualcosa di bianco puntatogli addosso. Sembrava una lampada attaccata al soffitto.
Molte voci parlavano, davano ordini, tutt'intorno a lui.
Il dolore tornò più acuto di prima, le gambe, le braccia, la testa, Gli martellavano e pulsavano. Tutto si annebbiò di colpo e l’oscurità lo catturò come se lo aspettasse.
Le voci smisero di colpo, la lampada era svanita, non sentiva niente.
Ma un'eco riuscì a passare: <  Ti prego.  > Non era possibile. Stava piangendo? Stava imbrattando i suoi occhi così magnifici con delle insulse lacrime? Per lui? no...
"  Ti prego Dean, si felice per me. Ora potrò rivedere i miei genitori.  "
Vide le persone a lui care piangere davanti ad' una lapide col suo nome inciso.
Balthazar rigido con lo sguardo rivolto al terreno, mentre Gabriel era inginocchiato accanto alla bara, col Trench del fratello stretto tra le braccia. NO.
Non voleva tutto questo, non avrebbe fatto così male ai suoi fratelli, non voleva vederli in quelle condizioni.
Il cuore ricominciò a battere, lentamente.
Non aveva fatto ancora tante delle cose che avrebbe voluto provare : Non aveva ancora baciato Dean, voleva iscriversi al college, voleva riabbracciare i fratelli.
I suoi genitori potevano aspettare, c'erano cose più importanti che aveva lasciato in sospeso.
Cercò di muovere le ali, ma sembravano come incatenate ad un muro invisibile.
Ogni sforzo gli provocava dolore, ma tirò con tutte le sue forze.
Pian piano le piume incominciavano a cadere, più tirava e più il dolore si faceva lancinante.
Non voleva essere debole.
Le Ali incominciavano a muoversi, facendo dondolare le catene.
<  No !  > urlò a se stesso.
Riuscì a sollevarsi da terra, ma le ali faticavano a muoversi, La schiena gli bruciava, le piume coloravano l'oscurità.
<  Ti prego  > l'eco della voce di Dean si faceva sempre più nitida pian piano che prendeva quota. Allungò una mano come per raggiungerla ma il bruciore alla schiena si fece più acuto.
Si sentì un suono simile ad ‘uno strappo. Gli erano rimaste poche piume, vide le catene attaccate alla muscolatura delle ali. Doveva strapparsele.
Tirò con le ultime forze rimaste e cerco di concentrarsi sull'eco, mentre qualcosa di caldo gli bagnava il dorso. Ci stava riuscendo, nonostante il dolore, sentiva sempre di meno le catene.
 "  Ancora qualche sforzo...  " pensò
proprio mentre l'ultimo pezzo si staccò, qualcosa lo prese per il polso. Una mano calda lo tirò sostenendolo.
Castiel perse i sensi.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 : Amore ***


Erano giorni che Dean non si allontanava dal capezzale di Castiel: nonostante fosse incosciente, non voleva abbandonarlo.
Era sempre seduto sulla sedia accanto al suo letto, mano nella mano mentre disegnava cerchi immaginari sul suo palmo.
Balthazar e Gabriel andavano a trovarlo appena potevano, a volte dovevano tornare a casa per cambiarsi o anche solo per poter dormire in un letto comodo.
A Dean non importava. Le infermiere ormai non ci facevano più caso, quando entravano nella stanza e lo trovavano addormentato sulla sedia con la testa appoggiata sulle braccia sopra il letto.
Dean veniva cullato dal Bip del cuore di Castiel. Il viso del ragazzo era rovinato dai lividi, dai tagli e dal tubo del respiratore infilato in gola.
Era così debole che avevano dovuto collegarlo ad un respiratore, le braccia erano così tumefatte che avevano dovuto inserirgli la flebo sulla mano.
Le sua mani era modellate per creare arte, ma a vederle ora: Viola e rosse, nessuno avrebbe potuto credere che erano capaci di una tale delicatezza.
Gli sarebbero rimaste delle cicatrici, forse quella che lo preoccupava di più era un profondo taglio sul labbro.
Quelle labbra sarebbero rimaste così dolci e appetitose anche dopo che il rossore e il gonfiore fosse scomparso?
E se una volta dimesso il suo carattere fosse cambiato? E se non ce la dovesse fare? E se non avesse più potuto vedere l'azzurro dei suoi occhi, il suo sorriso?
Dean si stava torturando l'unghia del pollice quando Sam entrò nella stanza con un borsone a tracolla.
<  Ehi.  > disse la voce bassa del minore.
<  Ehi  > rispose in sussurro la sua, senza distogliere gli occhi dal volto di Castiel immobile.
<  Ti ho portato i cambi, ho messo dentro anche uno Shampoo e la lametta. Così magari ti dai una ripulita... Sicuro di non voler tornare a casa? Solo per lavarti...  > Domandò il minore posando la borsa accanto al bagno.
La stanza era minuscola, il bagno ancor più piccolo, le pareti erano azzurrino e l'unico sprizzo di colore era Castiel e le sue tonalità di rosso, viola e blu.
<  Tranquillo, i dottori hanno detto che non c'è problema se sto qui. Non voglio abbandonarlo.  >
<  Ok. Hai un aspetto orribile. Ti vado a prendere il caffè?  > Chiese il minore mettendo mano al portafoglio.
Dean annuì e Sam si piombò fuori dalla porta.
Si perse a guardare le gocce della flebo che scendevano finché un bicchierino non entrò nel suo campo visivo. Lo prese e ringraziò il fratello.
<  Sai, se non avessi insistito per invitarlo a pranzo non sarebbe qui ora.  > la sua voce era piatta, ma gli occhi lasciavano trapelare il panico.
<  Dean, non è colpa tua.  >
Non voleva ribattere, non ne avrebbe guadagnato nulla.

Quella sera, come le altre sere, rimase da solo col corpo quasi immobile del 18'enne,
se non fosse per il respiratore che alzava ed abbassava il suo petto.
<  Cas. Mi dispiace tantissimo, è solo colpa mia. Ti prego non puoi abbandonarmi.  > le lacrime gli bagnavano gli occhi. <  Sei-  > la voce gli cedette. Respirò una gran boccata d'aria.
<  Sei un membro della mia famiglia. Non te lo permetterò. Non puoi abbandonarmi ora.  > Gli strinse la mano con più forza, come se potesse trasferire un po’ della sua vitalità al minore.
<  Avevo, anzi, Ho Tanti progetti da fare con te. Voglio andarmene da quella città. Trasferiamoci e andiamo ovunque tu voglia, prendiamo una grande casa per tutti. Per te, me, Sam, Charlie, Gabriel e Balthazar. Vuoi rinunciare al tuo sogno di diventare un'artista?  > Fece una pausa per ascoltare l'eco del suo cuore. Bip Bip Bip. Regolare, troppo regolare.
<  Non puoi andartene. Ti verrò a prendere ovunque tu andrai. Ti proteggerò a costo della mia vita, perché non ho vissuto mai veramente fino al momento in cui ti ho visto. È come se ti avessi aspettato tutto il tempo, come se tu fossi quell'angelo di cui mia madre parlava da piccolo. No, ne sono sicuro. Tu sei quell'angelo. Un bellissimo angelo senz'ali.  > Gli stava confessando tutto, Tutto quello che pensava.
<  Io -  >
Bip Bip Bip
<  Io... Io ti amo Castiel. Ti prego. Non abbandonarmi.  >
Bip...Bip..............................................................................

Dean si allarmò e chiamò subito l'infermiera, gridando dal corridoio.
<  PRESTO, IL SUO CUORE NON BATTE!  >
Prontamente le infermiere entrarono nella stanza. Alcune cercavano di farlo uscire, mentre alte preparavano il defibrillatore con un gel, per poi posizionarlo sul suo cuore.
<  Libera.  > disse una delle donne.
Il corpo di Castiel sobbalzò, ma il cuore non riprese a battere.
<  Libera.  > ripeté la stessa donna.
Al secondo tentativo gli occhi azzurri si aprirono mostrandosi, ma erano spenti. Prima che il suo corpo toccò il materasso le palpebre si chiusero.
Il cuore riprese a battere e le donne riuscirono a chiudere la porta della stanza, lasciando Dean nel corridoio.
Era sotto shock, non riusciva a muoversi. Gli occhi puntati contro la porta come se potesse vedergli attraverso.
Era tutto completamente normale per loro, come se lo facessero tutti i giorni.
Come potevano sopportare una cosa del genere? e se si fossero ritrovate a doverlo fare con un loro familiare? sarebbero state così pronte?
Si riscosse dai suoi pensieri quando si ricordò che doveva avvisare i suoi fratelli.
Si avviò verso la sala d'attesa, semi vuota, e chiamò Balthazar. Erano le 2 di notte, ma poco gli importava. Era una cosa troppo urgente per aspettare mattina.
La comunicazione fu breve, si dissero il minimo indispensabile.
Balt sarebbe arrivato in neanche 5 minuti.
Dean si accasciò su una sedia e si prese la testa tra le mani.
Il panico lo fece singhiozzare, e le lacrime bagnarono il pavimento.
I suoi occhi erano così vuoti. L'azzurro era sovrastato da delle tonalità più scure.
La scena del suo corpo percorso dalla scossa lo tormentava, finché una mano non si posò sulla sua spalla.
Di scatto alzò la testa per guardare chi lo avesse degnato di un tale gesto e si vide Balthazar piegato su di lui.
<  Dean, cosa è successo?  > chiese con voce calma. Ma in cuor suo sapeva che provava la stessa cosa.
<  Il suo cuore.  > La voce gli si strozzò in gola.
<  Il suo cuore ha smesso di battere. Balthazar è stata una scena straziante. Le infermiere lo hanno fatto ripartire, ma ... avessi visto i suoi occhi.  > Le lacrime non smettevano di rigargli le guance.
Balt si sedette sulla sedia accanto al ragazzo.
Non dissero niente per un tempo che sembrava interminabile.
<  Non è la prima volta che rivedo questa scena.  > Dean si girò verso il maggiore dei Novak che stava parlando guardando il pavimento.
<  E' lo stesso ospedale in cui morirono i miei genitori. Furono portati qui dopo l'incidente, ma non superarono la prima ora.  >
<  Come fai ad essere così calmo? Io sto impazzendo.  > Era vero, se non avesse avuto paura di entrare nella stanza si sarebbe fatto strada anche a forza pur di vederlo.
<  Non sono calmo, ma finché le infermiere non ci fanno sapere niente non possiamo fare molto.  >
Dean non lo aveva notato prima ma gli occhi di Balt erano ansiosi. Si stava torturando le mani sotto stress.
Una voce femminile catturò l'attenzione dei ragazzi.
<  Novak?  > La donna era gracile, bassa e con i capelli color mogano.
Dean e Balt si alzarono e gli andarono in contro.
<  Io sono Balthazar, il fratello. Questo è Dean, il fidanzato. Sta bene?  > la voce lasciava trapelare la preoccupazione, ma il maggiore dei Winchester si sorprese di sentire quel termine. Fidanzato. Era così che lo consideravano? Il fidanzato di Castiel?
La ragazza guardò prima lui e poi Balthazar.
<  Il suo cuore ha smesso di battere per un minuto. Ora sta bene, ma ci vorrà del tempo prima che si rimetta.  >
<  Grazie. Possiamo andare da lui?  >
<  Certo. Se avete bisogno di qualcosa, io sono di turno fino a mezzogiorno, basta che chiediate di Meg.  > Balthazar la ringraziò e corse fino alla camera del minore.
Dean si perse nel vederlo correre, il cappotto nero svolazzava qui e là come un'ombra, lo raggiunse facendo uno scatto.
Balt era già al suo fianco quando entrò nella stanza, gli dava dei baci nei capelli mentre gli sussurrava qualcosa che non riuscì a percepire.
Si avvicinò al borsone e prese i cambi per poi entrare nel bagno, voleva lasciargli un momento da solo con Castiel.
Si lavò il viso e i denti, si fece la barba e si cambiò, ma quando appoggiò la mano sul pomello della porta sentì singhiozzare.
Balthazar stava piangendo.
Il maggiore dei Novak, quello più severo, la roccia della famiglia stava crollando.
Non voleva interrompere quel momento, magari si vergognava di farsi vedere così “normale” .
 <  Dean.  > la sua voce rotta dai singhiozzi lo spaventò.
<  Io, devo andare. Ho a casa Gabriel che aspetta novità. Domani ho da lavorare...  >
Dean uscì dal bagno.
<  Tranquillo, sto io qui. Se succede qualcosa ti chiamo.  >
Balt diede un ultimo bacio a Castiel e gli annuì per poi uscire dalla stanza.
Si lasciò cadere sulla sedia accanto al letto e da lì a poco si addormentò.

Si svegliò solamente quando l'infermiera, Meg, Andò a controllare il paziente prima di tornare a casa.
<  Direi che sta molto meglio. Oserei perfino togliergli il respiratore.  > disse senza staccare gli occhi dai monitor.
<  Staccare il respiratore?  > Era ancora un po’ rintontito dal sonno.
<  Sì. Adesso chiamo qualcuno che mi venga ad aiutare, però devi aspettare fuori.  > Disse lanciandogli uno sguardo, mentre premeva il bottone rosso attaccato al muro.
Appena altre due infermiere entrarono nella stanza, Dean si accomodò fuori, nel corridoio, in attesa.
Poco dopo le infermiere uscirono in fila, Meg si fermò sulla soglia.
<  Il mio turno è finito. Lui sta bene e respira tranquillamente, Ora si tratta solo di quanto tempo ci metterà a riprendere coscienza.  >
Dean annuì e riprese il suo posto accanto a Castiel.
 Ritornò a dormire preso dall'improvvisa sonnolenza, Ma si svegliò dopo qualche ora preso da un incubo: Castiel non c'era più.
Si alzò e corse a bagnarsi il viso. Sarebbe stato bene. Non doveva farsi prendere dal panico.
Prese dal borsone un contenitore e tornò dal minore.
Aveva i segni del nastro attorno alle guance, il rossore della labbra faceva risultare i punti che gli erano stati messi per il taglio.
Gli scostò i capelli e con una salviettina deumidificata gli lavò il volto, con attenzione.
Appoggiò la sua fronte su quella di Castiel e le lacrime caddero nell'incavo dei suoi occhi.
<  Mi dispiace. Mi dispiace tantissimo.  > singhiozzò senza staccarsi.
<  Io ti amo Castiel. Ogni giorno me ne rendo conto sempre di più. Ti prego.  >



Una mano gli accarezzò la nuca, e Dean fu preso alla sprovvista. Si scostò per guardare gli occhi di Castiel aperti mentre lo fissava.
Erano tornati del suo Azzurro naturale, il pallore del volto era scomparso.
Le labbra tirate in un sorriso accennato.
Lo abbracciò d'istinto e Castiel lo ricambiò incurante del dolore.
Le lacrime scendevano macchiando il camice del minore.
Era vivo e stava bene. La sua felicità era alle stelle.
<  Castiel. Io... Io ti amo. Castiel. Dio! Castiel!  > lo strinse più forte, non l'avrebbe lasciato andare mai più.
<  Anche io, Dean.  > Gli lasciò un bacio tra i capelli, come se fosse il maggiore ad aver bisogno di conforto.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 : Addio? ***


Il materasso dell'ospedale era scomodo, la flebo sulla mano prudeva e gli impediva la maggior parte dei movimenti. Il corpo gli bruciava e ogni volta che provava a muoversi una fitta lancinante lo bloccava, perfino per andare in bagno aveva bisogno dell'aiuto di Dean. Non lo lasciava mai solo, non che gli dispiacesse, ma era preoccupato per lui. Balthazar, Gabriel, Charlie e Sam andavano a trovarlo ogni giorno durante le ore di visita, ma solo il maggiore dei Winchester dormiva, si lavava e pranzava in quella stanza.
< Sei stato qui anche quando ero incosciente? > Domandò il minore cercando di alzarsi per sgranchirsi le gambe, ma una fitta allo stomaco lo fece piegare su se stesso.
< Ehi. Ehi, piano. > Dean era inginocchiato davanti a lui per prenderlo nel caso in cui cadesse.
< Sto Bene. > lo rassicurò con un sorriso.
< Sì. Sono stato qui tutto il tempo, non potevo lasciarti da solo. >
< Ma il lavoro? la tua vita?! > Cas lo guardò preoccupato. Aveva rinunciato alla sua quotidianità per lui. Il suo lavoro, i suoi amici, la sua famiglia... Come... non meritava tanto.
< Ho spiegato cosa è successo al mio capo e mi ha dato tutti i giorni di ferie di cui ho bisogno. Quando ti dimetteranno e tornerai a casa sarò più tranquillo. >
Castiel riuscì a scendere dal letto e con una mano appoggiata al carrellino della flebo e l'altra nella mano di Dean, riuscì ad arrivare di fronte alla enorme finestra che dava sul parcheggio. Il cielo era grigio, sulla finestra c'erano dei residui di pioggia e l'asfalto era bagnato.
< Non merito tanto, Dean. Puoi andare...Starò bene. > non distolse lo sguardo dal panorama su cui era puntata la sua camera, ma sentiva lo sguardo del maggiore su di lui.
< Non me ne andrò finché non mi caccerai via. > una mano si appoggiò sulla sua guancia e gli girò delicatamente il volto finché i suoi occhi non si fermarono su quel turbine di colore, su quel volto tanto bello da riempirgli il cuore di gioia. Castiel Annuì. Logico che non l'avrebbe mai cacciato, come avrebbe minimamente potuto buttarlo fuori dalla sua vita? Gli aveva salvato la vita, Se non fosse arrivato lui a quest'ora sarebbe morto in strada. Era il suo eroe.
< Mi hai salvato la vita. Non sarei mai in grado di rinunciare a te. Non so chi dei due possa definirsi l'angelo ora. > Dean sogghignò < Non credo di potermi definire in quel modo. Ho fatto tante cose di cui non vado fiero. Possiamo dire che sono un Demone che cerca di pulirsi la coscienza. >
< Un demone? > quella frase lo aveva sconvolto.
< Sì. Quando eravamo piccoli io e mio fratello siamo arrivati al punto di truffare le persone, rubare per poterci permettere di arrivare a fine giornata. Mi ricordo con chiarezza il giorno in cui nostro zio Bobby ci salvò da quell'inferno. > Castiel non si rese conto che avevano camminato fino a tornare al letto, ci si sedette sopra e Dean si accomodò sulla sua poltroncina.
< Ti va di raccontarmi la storia? Non so quasi niente del tuo passato. > un sorriso apparse sul suo volto, gli occhi erano circondati da occhiaie violacee e velati dalla stanchezza, eppure quel sorriso gli fece dimenticare dov'erano, che ore erano e tutti i dolori che provava.
< Io e Sam eravamo in una squallida room di un Motel, sai quelle in cui gli uomini in cerca di una scappatella ci portano le prostitute. Avevamo appena finito di cenare, sempre se una tazza di latte e delle patatine si possa chiamare cena, quando qualcuno bussò alla nostra porta. Presi il coltellino svizzero dalla tasca e mi avviai ad aprire. " Chi è? " > Dean imitò la sua voce stridula da adolescente, provocando un risolino ad entrambi.
< " Idioti aprite sono io " > La seconda imitazione era più roca e bassa.
< Aprì la porta e mi trovai l'amico di mio padre, mio zio adottato in pratica, ci prese con se portandoci nella sua casa di campagna. Una piccola casa con un mucchio di libri, tante birre nel frigo e poco cibo, Ma almeno avevamo un vero tetto sopra la testa. All'inizio fu difficile adattarsi a vivere con qualcun'altro, eravamo rimasti da soli per anni, ma poi le cose divennero più semplici. Da lui incominciammo ad andare a scuola, a imparare un lavoro e a relazionarci con le persone. Gli volevamo bene, anche se era veramente scorbutico e farlo arrabbiare era veramente divertente. Ormai erano passati anni da quando stavamo da lui, nessuna chiamata da parte di mio padre, nessun messaggio, neanche una cartolina. Ma un giorno si presentò alla porta pretendendo di volerci indietro, io e Sam eravamo in cucina mentre Bobby e John, mio padre, litigarono a lungo e pesantemente. Mi ricordo che Sammy pianse perché non voleva tornare con nostro padre. Come dargli torto? Lo abbracciai per tutto il litigio finché non udimmo la porta sbattere in preda alla furia e nostro zio apparse nella cucina avvisandoci che John non ci avrebbe più importunato. Abbiamo vissuto da lui fino al nostro arrivo in città, è stata dura abbandonarlo, ma io dovevo pensare a Sammy. Cosa avrebbe fatto in quel paesino di campagna? Non c'erano sbocchi per lui, io mi so arrangiare, ma lui ha bisogno di più opportunità. >
Castiel si immaginò il piccolo Dean abbracciato ad un piccolo Sam mentre due figure distinte discutevano.
< Ne hai passate tante, eppure hai continuato a lottare. Non sarei capace di una cosa del genere. Non puoi essere un Demone. >
< Non saprei. Cerco solo di guardare avanti, di pensare al bene di Sam e a quello di Charlie, il mio può passare al secondo posto. Finché li vedo sorridere e ridere so che tutti i sacrifici fatti in passato son valsi a qualcosa. >
< Capisco. Anche Balthazar ha sacrificato molto della sua vita per permettersi di poterci adottare legalmente. Quando i miei genitori morirono Gabriel aveva 18'anni, ma restò in casa famiglia con me, mentre Balt si trovò un lavoro. Sai non era sempre serio come sembra. Prima era molto simile a Gabriel e viceversa, ma credo che il loro comportamento sia cambiato a causa dell'incidente. Dovevi vederlo Balt mentre ballava e cantava con la spazzola in mano, esilarante! Oppure Gabriel mentre studiava o faceva ripetizioni! >
Scappò una risata ad entrambi, quando sentirono la porta aprirsi e i volti dei Novak fare capolino, le risate aumentarono fino a far lacrimare Castiel, ma non sapeva se stava piangendo a causa dell'ilarità del momento o per i dolori lancinanti.
< Noi veniamo a trovarlo e lui ride di noi. Balt credo stiano ridendo della tua maglietta. > Gabriel tolse il leccalecca dalla bocca e indicò la T-shirt del maggiore, ricevendo un'occhiataccia come risposta.
Pranzarono insieme, o meglio, tutti mangiarono tranne Castiel che dovette bere la brodaglia che l'infermiera gli aveva portato. Era qualcosa di verdognolo con dei crostini galleggianti. Balt aggiornò il minore sugli ultimi avvenimenti, su come gli avessero dato un aumento e una marea di biscotti da portare al paziente, ma che furono prontamente mangiati dal fratello di mezzo. Si raccontarono di tutti, di quello che avevano fatto in quei giorni a quante volte Dean lo avvisava anche solo quando i medici andavano a cambiargli la flebo.
Passarono le restanti ore presi nei discorsi quando gli occhi di Cas si fecero pesanti e le loro voci andavano via via scemando.
Non sognò nulla, il nero assoluto. Nessun suono, nessuna voce, nessun colore. Solo l'oscurità. Sentì qualcosa di bagnato passargli sul viso, ma non ci fece caso. Si stava svegliando, ma le palpebre non collaboravano, non volevano aprirsi. L'udito catturò diversi suoni, come un fruscio, un qualcosa veniva spostato, qualcosa appoggiato sul pavimento, ma sentì chiaramente la risatina di Dean. Era ancora li. Si sforzò per riuscire a guardare cosa stesse facendo e appena ci riuscì la sorpresa era enorme, si posò la mano libera sulle labbra. Il suo cavalletto era appoggiato alla finestra, per terra vi era la valigetta che gli avevano regalato per il compleanno, accanto c'erano almeno 3 tele bianche.
< Buon giorno Angioletto > la voce calda di Dean lo catturò e lo guardò.
< C-come.. > riuscì a balbettare.
< Visto che stai abbastanza bene abbiamo deciso di portare qualcosa per farti compagnia. > il suo sorriso. Il suo bellissimo sorriso fece capolino dalle labbra secche. una lacrima bagnò il volto di Cas e Dean gli si avvicinò allarmato.
< Non volevi ? >
< no, no è perfetto. Ora ho tutto quello che desidero. > Lo abbracciò fregandosene della sua schiena dolorante. Il suo volto si incastrava perfettamente nell'incavo del collo di Dean.
< Sono contento. > gli sussurrò al suo orecchio provocandogli una scarica di pelle d'oca. Si allontanò tanto bastava per permettergli di guardarlo in faccia. I loro volti erano a pochi centimetri, sentiva il respiro caldo sulla sua pelle. Riusciva a contargli le lentiggini.
< Sei magnifico > si lasciò sfuggire di fronte a quell’immagine della perfezione. Dean accentuò un sorriso e appoggio la sua mano sulla sua guancia, per poi avvicinarlo lentamente. Quando le loro labbra furono a pochi millimetri si fermò.
< Hai ancora paura? > sussurrò
< No > la voce di Castiel era decisa e sicura.
Dean annullò lo spazio tra le loro labbra e lo baciò con delicatezza. Era strano. Era il suo primo bacio, sentiva il corpo bramare un contatto più profondo mentre la sua mente era persa nella sicurezza di quel gesto. Se non fosse stato impossibile Avrebbe giurato di sentire i fatidici fuochi d'artificio, ma il corpo di Dean che saliva sul letto e lo guidava fino a fargli appoggiare la schiena sul materasso, non gli fece sentire nient'altro se non il calore delle sue mani. Il bacio stava diventando più profondo, quasi dolorante a causa dei punti, ma era pronto. Gli avrebbe regalato il suo corpo, tanto ormai il cuore gli apparteneva. Le sue mani bruciavano al contatto con la sua pelle, ma era un calore piacevole. I respiri si fecero più veloci, anche mentre le labbra di Dean si scostarono per segnare il contorno della mandibola e poi giù fino al collo. Istintivamente il braccio di Castiel si posò sulla sua schiena, come a tenerlo vicino, mentre i suoi occhi fissavano il soffitto senza neanche vederlo. Il cuore gli martellava nel petto, proprio dove la mano di Dean si era fermata. Sentiva il calore pervadergli il corpo e nell'impeto del momento cercò le sue labbra, erano create apposta per colmare il vuoto. Tutto di lui lo faceva sentire completo, ma quando Dean si spostò e scese dal letto la solitudine tornò a occupare la sua assenza. Il cuore galoppava ancora, ma il cervello si era spento. Non pensava a nient'altro se non al fatto che avesse sbagliato qualcosa, Magari lo aveva ferito o semplicemente non voleva questo. Il maggiore dei Winchester fissava il muro dall'altro lato della stanza, mentre una mano era incastrata tra i suoi capelli, le spalle si alzavano e abbassavano velocemente.
< Cosa. Ho sbagliato qualcosa? Ho fatto qualcosa che non dovevo? Parlami. > la sua voce era salita di un'ottava. La paura era troppa, ma lui non si girò.
< Dean! parlami! > riuscì a sedersi composto, mentre gli occhi si inumidivano. Si voltò lentamente, senza staccare la mano dai capelli. Il suo viso era rosso, gli occhi erano intrisi di una strana luce.
< Dean... > la voce di Castiel era un sussurrò
< Non voglio questo. Cioè, non voglio questo ora... Ti farei del male... e tu già stai male di tuo. > Si preoccupava di lui anche in questo momento? Non sapeva che la sua vicinanza gli faceva dimenticare tutto? come poteva non sentire le stesse cose?
< Dean, quando mi stai vicino mi dimentico del dolore, di dove siamo, di cosa stiamo facendo. Sento solo il tuo calore su di me, il tuo cuore battere all'unisono col mio e i nostri respiri intrecciati. >
< Cas... andiamoci piano, ok? > lasciò cadere la mano sul suo fianco mentre lentamente si avvicinava al ragazzo. Castiel annuì, forse era meglio così.

Si perse nella pittura tutto il pomeriggio, disegnando il corpo di Dean addormentato sulla sedia. Non si accorse che l'infermiera era entrata nella stanza finché la sua voce catturò la sua attenzione.
< Wow, sei bravissimo > gli sussurrò la signora.
< Ah, grazie. > rispose annuendo il piccolo.
< Sai anche mio figlio è un’artista, studia dall'altra parte del paese. E' la migliore scuola che esista! Con le tue capacità non avresti problemi, anzi. > La signora era chinata sul quadro e una collana fece capolino dal camice. Era un cuore contornato da Ali.
Castiel rimase sorpreso, Ali. Ormai le vedeva ovunque, a volte sembrava che perfino la sua ombra ne fosse circondata.
< Davvero? lo pensa davvero? > domandò senza staccare gli occhi dal ciondolo.
< Certo, dovrei avere un opuscolo dell'istituto in borsa. Se vuoi dopo te lo passo. > La signora si tirò su e tornò a controllare i monitor.
< Grazie, sarebbe molto bello. > La donna si dileguò con un sorriso e sparì nel corridoio.
Forse sarebbe potuto andarci, Dopotutto non è quello che avrebbe sempre sognato ? Di vivere d'arte? No, era un pensiero stupido. I suoi occhi si persero sul viso addormentato di Dean. Credeva davvero alle cose che aveva detto? avrebbero veramente potuto vivere insieme? oppure era stata una frase detta al momento? che sciocchezza. Non avrebbe mai potuto abbandonare Gabriel e Balthazar. Anche se... se fosse diventato così bravo da poter vendere le sue opere avrebbe potuto ripagare i fratelli, Sarebbe potuto diventare indipendente. Ormai mancava poco alla fine dell'anno scolastico, Avrebbe dovuto incominciare a decidere in che college entrare... e se fosse entrato in quello? No i soldi sarebbero stati troppi, le rette scolastiche sarebbero state troppo alte. Non avrebbe mai potuto permettersela. Doveva rinunciare.

Non si accorse di essersi addormentato finché non incominciò a sognare il vuoto. si sentiva vuoto, mancava qualcosa, ma un lampo di luce, debole, illuminò una sedia. Un uomo vi era seduto sopra, ma sembrava legato per i polsi e per le caviglie. La testa china nascondeva il volto, eppure conosceva quella corporatura, riconosceva le spalle, i capelli... Era Dean. Perché era legato ?! Sembrava che non respirasse neanche. Cercò di fare un passo verso di lui, ma appena ci provò dal pavimento si accese un cerchio di fuoco che lo imprigionò.
urlò verso la figura, Ma non ebbe risposta. Cerco di avvicinarsi al confine con le fiamme, ma quelle aumentarono in altezza. Gli arrivavano fino al busto, sentiva le sue ali chiuse sulla schiena, percepiva il calore che arrivava dalla barriera.
< Svegliati ! > urlo più a se stesso che al corpo esanime del suo amante.
Qualcosa catturò la sua attenzione.
Dean si stava svegliando, le spalle sussultarono, le mani si sgranchivano per poi tornare a pugno, Il volto si alzò lentamente finché Castiel non poté vedere i suoi occhi completamente neri. Gli faceva paura, le labbra erano tirate in un sogghigno, le maniche della camicia, rossa, erano alzate fino al gomito e sul braccio destro un simbolo luminoso faceva capolino illuminando il collo e lo zigomo di una tenue luce rossastra.
< Dean.. > la voce di Castiel era un sussurro
< Oh, Castiel. Finalmente ho l'onore di fare la tua conoscenza. > La sua voce non era quel suono melodioso di cui era pazzamente innamorato. No, quella era un suono basso e roco.
< Sai, la mente di Dean così... piena di te. Castiel qui, Castiel la. Non hai presente la noia che sono sottoposto tutti i giorni. > Perfino la sua risata era completamente diversa dal Dean che conosceva.
< Chi sei? >
< Oh, sono deluso che tu non l'abbia subito capito. Forse lui ti sopravvaluta. > Inclinò la testa di lato, e il rossore del tatuaggio illumino i suoi occhi scuri.
< Mi ha rinchiuso qui per anni. Non mi lascia sfogare, Ho una così bramosa voglia di ferire qualcuno che non ti immagini. Ma lui si è messo la coscienza a posto. > l'ultima frase fu accompagnato da un sonoro risolino.
< Chi sei? Cosa vuoi? > doveva sembrare minaccioso? non ci riuscì.
< Oh Dai Castiel. Io sono Dean. > alzò un sopracciglio.
< No, tu non sei lui. >
< Questo prova quanto poco vi conosciate. Non doveva salvarti quel giorno, Avrebbe dovuto lasciarti morire sull'asfalto, quello è il posto per gente come te. Senza un minimo di spina dorsale. Oh piangi? sembra che tu sia capace solo di far quello. Piangere. >
< Tu non mi conosci. > Le Ali di Castiel si mossero prima che lui poté dargli un comando, si avventò sul corpo incatenato del finto Dean, incurante di quanto bruciavano le fiamme sui suoi vestiti. Non si rese conto di avergli tirato un pugno finché non vide il sangue colargli dal naso, ma neanche quello sembrava scalfirlo, Il suo sorrisino era ancora li.
< Ti rendi conto di essere un peso per la tua famiglia? Pensi che Dean ti amerà per sempre? sei soltanto una cotta. >
< Stai zitto. > Gli tirò un altro pugno.
< Ahahahaha. Non è negli incubi che devi dimostrare la tua forza, ma se ti può far sentire meglio prendimi a pugni finché avrai forze, ma quando ti sveglierai sarai sempre il solito gracile e inutile Castiel. >
< silenzio > Gli tirò i capelli sulla fronte per alzargli il volto fino a guardarlo negli occhi.
< Tu non mi conosci! Sta zitto! > Stava per mollargli un altro pugno quando qualcosa lo afferrò per la vita e lo trascinò via.

Si svegliò con un sobbalzo, ansimante, sentiva la fronte scottare e gli occhi erano velati dalle lacrime. Sentiva il leggero russare di Dean ai suoi piedi, ma non voleva svegliarlo. Voleva star da solo, così piano si alzò incurante dei dolori e prese il suo carrellino della flebo per poi avviarsi nel corridoio. Era quasi deserto, c'erano solo poche persone che facevano avanti e indietro tra le varie stanze. Camminò finché non trovò una porta di sicurezza, l'aprì dall'enorme maniglia antipanico rossa e uscì sulle scale antincendio. Pioveva e faceva anche abbastanza freddo, ma non se ne curò, si sedette sul primo gradino fradicio. Si prese la testa fra le mani, era sfinito, era stanco di essere debole e codardo. si preoccupava veramente del suo futuro? Avrebbe vissuto con i fratelli fino alla sua morte? era quello che voleva? Voleva rinunciare a diventare un'artista a tutti gli effetti? voleva rinunciare ai suoi sogni? NO. Avrebbe combattuto anche se questo significasse trasferirsi, abbandonare Dean, Lasciare i fratelli e iniziare una nuova vita. Poteva farcela, doveva. Ogni sua vittoria l'avrebbe dedicata a loro.


                                                        ----------------------------------------------------------------------


Passarono in fretta i restanti mesi, finì la scuola con i massimi dei voti e fu preso al College con una borsa di studio. Si sarebbe trasferito nel dormitorio l'indomani e stava sistemando le ultime cose nelle valigie quando qualcuno bussò alla sua porta.
< Avanti. > non distolse lo sguardo dalla camicia che stava piegando finché la Sua voce non lo catturò.
< Questo è un addio? > La voce di Dean era bassa.
< Non lo so. > Non voleva guardarlo, se lo avesse visto triste non sarebbe mai riuscito a lasciarlo. Si sentì una brutta persona a lasciarlo dopo tutto quello che aveva fatto per lui, ma doveva pensare a se stesso.
< Capisco. > Quella parola lo stupì. Si girò a guardarlo ma in lui non c'era tristezza, forse un pizzico di delusione, ma sembrava abbastanza contento.
< C-come.. > sussurrò, senza staccare i suoi occhi da quel turbine di colori.
< Beh c'è una specie di motto che fa : " se ami qualcuno lascialo andare. " Non voglio essere io quello che ti tarperà le ali. > Si appoggiò allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto.
< Io... > Castiel si stava allarmando, cosa gli stava prendendo ?
< Tranquillo. Capisco la tua decisione e sono completamente favorevole, anche se questo consiste nel non vederti più. Hai la tua vita a cui pensare, te lo meriti. > Sbaglio o quelle erano lacrime quelle che vedeva rigargli il volto? Possibile che stesse soffrendo sotto quella maschera di cera che aveva imparato ad usare? Castiel annullò la distanza che c'era tra i due e lo abbracciò. Gli sarebbe mancato tutto il calore del suo corpo, gli sarebbero mancati i suoi occhi e le sue labbra.
< Vieni con me. > non era una domanda ma bensì un ordine, non voleva lasciarlo in quelle condizioni.
< Non posso. Ricorda che ti amo, ti aspetterò se tu vorrai tornare qui. > Gli lasciò un leggero bacio sulla fronte e si scostò avviandosi verso le scale.

L’immagine della sua schiena che si allontanava gli faceva paura, era come se avesse perso una delle persone più importanti della sua vita. Non lo rivide più. Il calore del suo corpo non fu mai sostituito, il suo cuore non batté mai all’unisono come faceva con lui, le sue mani non furono mai riempite come facevano le sue e il suo cuore non fu mai rapito, era sempre con Dean.


                                                                                        Ma era veramente un addio?

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo 8 : 10 anni dopo ***




Castiel si stava preparando per uscire. I suoi capelli, ancora un pò umidi, erano tirati indietro per fargli prendere la forma; l'asciugamano legato sulla vita lasciava in bella mostra i pettorali scolpiti e una leggera barba gli contornava il volto. Delle gocce d’acqua bagnavano l'enorme tatuaggio che aveva sulla schiena.  
Erano passati anni da quando aveva abbandonato il Kansas ed era andato a vivere nel campus scolastico, dall'altra parte del paese. Aveva abbandonato i suoi fratelli, Gabriel e Balthazar per inseguire il suo sogno di fare l'artista, e ci era riuscito! 
Aveva finito il college con il massimo dei voti, un famoso artista lo aveva preso sotto la sua ala e gli aveva insegnato molte cose in più, ma, l'ormai vecchio mentore, era morto da qualche mese. 
La sua prima mostra l'aveva dedicata a lui, quel vecchio burbero che gli tirava in testa i pennelli quando sbagliava un passaggio, ma che con amore e premura lo riempiva di complimenti quando il quadro era finito. 
Castiel si vestì più elegante del solito, non poteva andare alla galleria con la tuta. La sua camicia bianca, i suoi tipici pantaloni neri e il suo trech erano perfetti per l'occasione.
Il suo appartamento era minuscolo e pieno dei suoi quadri, di tele vuote e di colori sparsi quà e là. A malapena si intravedeva il bagno ed il piccolo divano su cui dormiva. Non poteva permettersi nulla di più con quelle poche opere che vendeva, eppure ne era soddisfatto. Era arrivato fin qui con le sue forze, non si sarebbe arreso così facilmente. 
Si vestì in fretta, non voleva arrivare in ritardo nonostante mancasse un'ora, ma New York era sempre piena di traffico; era prudente a partire con così largo anticipo. 
Si fermò accanto alla porta, dove aveva attaccato la foto di lui con i fratelli, scattata qualche giorno prima di partire. 
Nel guardarla si perse sui cambiamenti che aveva fatto da allora, era cresciuto in altezza, le spalle si erano allargate e gli addominali si erano affinati come era successo a Balthazar.
Lasciò l'appartamento e corse in strada a cercare un Taxi. Fu un'impresa trovarne di liberi, ma appena ci riuscì, si perse tra le incasinate strade e i numerosi grattacieli della grande mela. C'era di tutto in quella città, dai musicisti per strada ai personaggi che facevano propaganda sbraitando mentre nessuno li ascoltava. 
Ne era sempre più meravigliato, ogni giorno che passava ne era sempre più innamorato, non l'avrebbe mai lasciata. 
Arrivò davanti alla galleria d'arte affittata per l'occasione, pagò il taxista e si piombò all’entrata. 
Il titolare del locale lo accolse a braccia aperte, era un tipo strano, magro e alto quanto lui, ma i capelli marroni arruffati e la barba non curata lo facevano sembrare più vecchio nonostante avesse 5 anni in più di lui. 
<  Eccoti, e per di più in anticipo!  > la voce di Gath era stridula come sempre 
<  Si  > Invece il suono della voce di Castiel era più profonda rispetto a quando aveva 18'anni. 
Mancavano ancora 10 minuti prima che la mostra iniziasse e i due si sedettero per conversare finchè l'assistente del titolare non lo chiamò all'ordine per poter iniziare. 
Era stupendo vedere tutti i suoi quadri migliori appesi alle pareti bianche della sala. 
Erano ovunque, perfino nella piccola ala dedicata al rinfresco dove veniva servito del vino. 
Pian piano che la gente entrava si sentiva sempre più in soggezione e agitato. 
Chissà se i suoi fratelli sarebbero riusciti a venire almeno questa volta?! 
Molte persone si complimentavano con lui per la sua bravura e chiacchieravano amabilmente fino a quando si girò e vide due signori venirgli in contro. 
La sua emozione era al massimo, erano loro. C'erano riusciti! Erano riusciti a venire a vederlo. 
Gabriel con giacca e cravatta era strano, si vedeva che non era a suo agio con il nodo del cappio che aveva al collo, mentre Balthazar era stupendo, il completo gli calzava a pennello. 
Diverse signore si girarono a guardarli, come dargli torto erano stupendi tirati a lucido, avevano uno Charm da far impallidire perfino il più bravo dei modelli. 
Castiel gli andò in contro e li abbracciò uno ad'uno. 
<  C'e l'avete fatta! Che felicità vedervi!  > disse tutto d'un fiato. 
<  Non potevamo perdercelo!  > rispose il maggiore posandogli una mano sulla spalla. 
Gli erano mancati, negli ultimi 10'anni li aveva sempre sentiti via telefono, ma averli li era una gioia immensa. 
<  Siamo fieri di te, ci sei riuscito! Hai realizzato il tuo sogno, non c'è niente che ci riempia il cuore di felicità più di vederti fare quello che ami.  > La voce di Gabriel era moderata, non stridula come al solito; infatti voleva mantenere le apparenze, accanto al suo sorriso si incominciavano ad intravedere un paio di rughe. 
Castiel annuì e li abbracciò nuovamente. 
Gli fece fare il giro guidato della mostra, raccontandogli tutti i particolari e le emozioni che provava quando aveva dipinto i quadri e i fratelli furono molto colpiti di vedere il quadro che il piccolo aveva fatto molti anni prima: la tela che rappresentava loro come angeli al suo fianco. 
Castiel era diventato così sicuro di sè da riuscire a mostrarlo al pubblico. 
<  Quando ripartite?  > domando di punto in bianco Castiel mentre sorseggiava dell'acqua. 
<  Stasera.  > rispose Gabriel masticando un lecca lecca, quel vizio non lo aveva ancora perso. 
<  Già. > gli fece eco il maggiore, bevendo del vino. 
<  Come?! Di già?!  > Il minore si allarmò, sarebbero andati via subito... Era così contento di averli qui.
<  Già, ma domani si lavora. Ormai sono un pezzo grosso, devo esserci sempre  > rispose facendo spallucce il maggiore.
<  Idem  > disse il fratello di mezzo. 
<  Ma se sei sempre il solito barista palpa sederi!  > lo ammonì Balthazar. 
<  Non è colpa mia se le persone hanno dei sederi così appetibili.  > rispose Gabriel. Risero tutti e tre.
Ormai era pomeriggio inoltrato e i fratelli dovettero abbandonarlo per andare a prendere l'aereo. Si salutarono e si promisero che sarebbero venuti più spesso.
Garth lo tirò a sè per parlare con dei presunti acquirenti e le ore successive passarono molto lentamente. Erano rimaste poche persone e Cas aveva venduto 5 quadri, era stata una giornata perfetta, si sentiva pieno di vita. 
Anche le ultime persone uscirono facendo i complimenti all'artista, mentre un ragazzo era ancora fermo a guardare il quadro di lui e i fratelli in versione angeli.
<  Scusi, ma stiamo chiudendo.  > gli disse Castiel avvicinandosi 
<  Sa, io ho visto questo quadro quando era appena finito.  > Il ragazzo non si voltò, restava a dargli la schiena e il cappuccio della felpa era tirato sulla testa.
<  Mi sembra impossibile, l'ho dipinto tanti anni fa.  > La sua voce gli ricordava qualcosa ma non riusciva a mettere a fuoco di chi fosse.
<  Si. Vivevo nella stessa via del pittore.  > 
<  Come...  > 
Era impossibile, come faceva questo ragazzo ad averlo visto? Non era mai uscito di casa finché non l'aveva portato con sè al College. 
Poi d'un tratto le spalle, la schiena, il sedere e perfino le gambe gli ricordarono una persona... 
Ma non poteva essere LUI. 
<  L'artista era il migliore amico di mia sorella, io e la mia famiglia conosciamo lui e i suoi fratelli.  > 
NO, NO! Non era possibile... 
La sua mente si perse in una miriade di flashback: il volto di charlie, seguito da quello di Sam ed infine dal volto del suo grande amore, Dean. 
 <  Ciao Cas.  > Il ragazzo si girò e tirò giù il cappuccio della felpa. 
I suoi capelli, i suoi occhi, il suo volto. Non era cambiato di una virgola. 
<  Dean...  > la sua voce era un sussurro. 
<  E’ bello rivederti.  > la sua bocca così invitante si allargò in un sorriso tanto meraviglioso da rubargli un battito del cuore. 
<  A- Anche per me... ma cosa ci fai qui?  > Doveva darsi un pò di contegno! Non era più il 18'enne alle prime armi che lui aveva conosciuto. Ora era un uomo. 
<  Gabriel ha contattato Sam dicendogli che stavano venendo qui per vedere la tua mostra, così ne ho approfittato e sono venuto con loro.  > 
" Gabriel! " Castiel maledì mentalmente il fratello per non averlo avvertito. 
<   Oh   > riuscì a dire solo quello, preso alla sprovvista. 
<   Ehm... ti andrebbe di andare a mangiare qualcosa insieme?   > Chiese Dean indicando la porta. 
<  C-certo! Gath, io vado! > Avvisò il proprietario intento a parlare con l'assistente. 
<  Certo, ci sentiamo domani!  > Castiel non lo stava più ascoltando, era concentrato sulla figura al suo fianco mentre camminava oltre la porta d'uscita. 
Non dissero niente finchè non trovarono un ristorantino a pochi metri dalla galleria. 
Dean non era cambiato per niente, perfino la camminata era uguale. Lo metteva in soggezione,  aveva sempre avuto quel portamento da modello in carriera ma ora che ne aveva anche l'aspetto in confronto a lui sembrava uno sgorbio. 
Il cameriere li fece accomodare ad un tavolo appartato nell'ala più scura del locale. 
Il ristorante era molto anni 80, perfetto per Dean che amava quell'epoca. 
<  Allora, dimmi tutto. Cos'hai fatto in questi anni, oltre a diventare un'artista serio?  > la sua voce lo catturò appena si sedette sulla sedia. 
<  Beh... Ho fatto molti lavoretti per mantenermi... Ma parlami di te! Come stai? Charlie? Sam? Raccontami!  > Non voleva parlare degli anni in cui aveva fatto il fattorino per una pizzeria... Era quasi umiliante per lui. 
Dean rise. Il suono della sua risata gli mancava, se ne rese conto solo in quel momento. 
<  Beh, Sam fa ancora il veterinario, ma ora è diventato vice-direttore della clinica, mentre Charlie  lavora per un'azienda di computer, sai com'è fatta, gli aggeggi elettronici sono la sua passione…  > Castiel annuì 
<  Io invece ho continuato per un paio d'anni a fare il meccanico, ma poi mi hanno offerto un paio di lavori come modello. Domani ho un colloquio qui vicino.  > Guardava il tavolo mentre parlava, come se si aspettasse un commento negativo. 
<  Ho sempre pensato che fossi portato per quella carriera,cioè dai… Guardati! Sei un adone!  > Non si rese conto di quello che aveva detto finchè non gli fece sfuggire una risatina. 
Il cameriere arrivò a chiedere le ordinazioni togliendo Cas della situazione d'imbarazzo che si era scavato da solo. 
<  Per me una birra e un Hamburgher, grazie.  > 
<  Invece per me... Ehm... la pasta alla puttanesca e una Coca Cola, grazie.  > 
Il cameriere annuì e rubò i menù dal tavolo per poi avviarsi verso il bancone.
<  Ora che fai il modello, non dovresti mangiare cose più salutari?  > domando senza pensarci 
<  NAH! Lasciamo le cose salutari a Sammy, e poi il Ketchup è una verdura, no?  > Risero entrambi 
<  Direi proprio di no  > commentò il minore. 
Il cameriere tornò con le bevande e non appena si dileguò altrove gli occhi di Dean fissarono quelli di Castiel.
<   Mi sei mancato sai? Non sapevo come avresti reagito a vedermi qui.  > 
Gli mancava? Veramente? Com’è possibile... 
<  Ero molto, molto sorpreso. All'inizio non ti avevo riconosciuto, ma poi ho avuto come un flashback ed eccoti qui!  > prese un sorso di Coca Cola, la gola gli era diventata secca.
Mangiarono e parlarono del più e del meno per il restante della serata, si diressero verso casa sua senza neanche rendersene conto. 
Parlare di nuovo con lui gli faceva perdere la cognizione del tempo, era una cosa stupenda. 
<  I miei sentimenti per te non sono cambiati.  > se ne uscì di punto in bianco Dean. 
 Castiel si fermò in mezzo alla via, era stato preso alla sprovvista.
Il maggiore dei Winchester era a pochi passi da lui, sarebbe stato semplice avvicinarsi e azzerare lo spazio tra le loro bocche, ma era veramente quello che voleva? Provava ancora quelle cose per lui? 
Dean si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla guancia. 
<  provi le stesse cose anche te?  > la voce era un sussurrò, che se non fosse per la vicinanza di sicuro non avrebbe udito. 
 <  Dean... Io non... Non lo so...  > Si percepiva delusione nel suo sguardo, gli lasciò il volto e si allontanò di un paio di passi. 
<  Ok, ma non mi arrendo. Io ti amo Castiel, sei tu che voglio per il resto della mia vita.  > Non diede tempo al minore di rispondere e si avviò nella direzione da cui erano arrivati. 
Cas era in piedi davanti al portone del condominio, l'immagine della sua schiena che si allontavana gli ricordava quando era caduto da piccolo. A quel tempo le braccia di Dean sembravano l'unico rifugio segreto, l'unico posto a cui il suo corpo apparteneva. Si ricordò tutti i sacrifici che aveva fatto per lui. Veramente i suoi sentimenti erano cambiati ? Qualcosa nel suo cuore si mosse, ebbe l'impressione che più Dean si allontanava, più il suo petto moriva. 
Che fosse questo quello che intedeva Gabriel sul " Il vero amore" ? la persona senza la quale il tuo cuore non può esistere? La persona che ti completa? Che fosse lui? 
Ricordò le notti passate a parlare, a giocare a carte o semplicemente in silenzio sotto la veranda di casa sua. Ricordò le sue labbra riempire il vuoto delle sue e le sue mani abbandonargli calore ovunque si posassero. 
Si imbarazzò al solo pensiero. 
Come faceva a non provare più nulla per l'uomo che gli aveva fatto provare simili sentimenti?  Forse non era vero che non lo amava più, ma ora era solo, davanti all'enorme portone di casa sua. Lui se n'era andato, chissà quando lo avrebbe rivisto, chissà se lo avrebbe rivisto. 
Passò la notte a dipingere gli occhi magnifici di Dean, erano anni che non lo dipingeva più e sembrava che non riuscisse mai a trovare una tonalità di verde che gli rendesse giustizia. 
Frustrato andò a farsi una doccia, ma la sua immagine allo specchio sembrava incompleta. Come aveva fatto a sopravvivere così tanto senza di lui? Era stato con altri ragazzi, ma nessuno raggiungeva minimamente la sua presenza. Decise di dormirci sù, ma poco prima di riuscire a prendere sonno gli arrivò un messaggio : 
 " Questo è il suo nuovo numero : 341 XXX XXXX " 
Come? Com'era possibile che Gabriel avesse il suo numero? perché inviarglielo ora. 
Si ritrovò a maledirlo, ma si salvò il suo numero.
Magari avrebbe potuto scrivergli, invitarlo a cena per ricambiare la cortesia, oppure avrebbe potuto invitarlo a casa sua... Si imbarazzò a tali pensieri perversi. Eppure il suo cuore aveva incominciato a galoppare nel ricordare quella volta in ospedale. 
Come aveva minimamente pensato di non provare nulla per lui? 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 : Gelosia ***


Erano appena passate le 8 di mattina e Castiel era già in piedi, aveva appena finito la sua doccia mattutina e si stava preparando il suo Tè mentre sgranocchiava dei biscotti quando si ricordò del messaggio di Gabriel.
Il numero di Dean.
Forse avrebbe dovuto seriamente chiamarlo per invitarlo fuori a fare colazione. Si fece coraggio e gli mandò un Sms.

" Sono Castiel, Ti andrebbe di andare a fare colazione? "

Lanciò il telefono sul divano e finì di bere il liquido bollente nella tazza per poi posarla nel lavandino insieme al cucchiaino.
Era agitato, magari non gli avrebbe risposto, o magari gli avrebbe risposto con un ‘No’ secco...
Dall'agitazione si mise a pulire la stanza, sistemò accuratamente le tele vuote in un angolo mentre le altre erano posizionate una accanto all'altra ad asciugare. I colori vennero riposti accuratamente nel piccolo mobiletto di legno accanto alla porta del bagno, mentre i vestiti sporchi vennero gettati nella lavatrice con poca cura.
Si trovò a lavare la tazza due volte prima che il telefono squillò.
Corse a cercarlo tra le pieghe del divano e appena lo trovò lesse il messaggio che gli era arrivato.

" Ehi ciao, va bene. Tra 30 minuti ci troviamo al ristorante di ieri sera? Fanno dei Donuts da far smuovere perfino un morto! "

Rise nel leggere quella risposta.
" Certo. Ci vediamo lì
gli rispose senza smettere di sorridere come un'ebete.
" A dopo... "
Appena ricevette quel messaggio corse a vestirsi, non voleva arrivare in ritardo.

Le strade erano deserte e ci impiegò solo 10 minuti ad arrivare al ristorante eppure lui era lì ad aspettarlo.
Bello come al solito, la sua camicia verde a quadri faceva risaltare i suoi occhi e la sua carnagione e appena lo vide arrivare le sue labbra si aprirono in uno dei suoi sorrisi ammaliatori.
<  Buongiorno Angioletto !  > erano anni che non sentiva più quel soprannome, si fece sfuggire una risatina.
<  Buongiorno anche a te, Dean.  >
Si abbracciarono e si scambiarono due baci sulle giancie prima di entrare e sedersi al bancone.
Castiel sentì di nuovo la sensazione di completezza quando le braccia di Dean si strinsero attorno alla sua schiena.
Mangiarono in silenzio finchè Dean si girò a guardarlo. Cas incuriosito abbandonò il Donuts a mezz'aria, la bocca aperta e gli occhi fissi nei suoi.
<  Cos'hai da fare oggi?  > Domandò il maggiore.
<  Ehm, niente che io ricordi. Perché?  >
<  Ti andrebbe... Di venire ad un mio set fotografico? E’ la prima volta che ne faccio qui a New York e sono abbastanza in soggezione...  Se ci sei anche tu potrò concentrarmi su di te piuttosto che sul fotografo… Ti và?  > Si grattò la nuca.
Castiel era sorpreso, si sarebbe concentrato su di lui? cosa voleva dire?
<  C-certo. quando devi andare?  >
<  Tra 20 minuti devo essere lì... Andiamo?  >
Si alzarono e Dean lasciò una banconota da 20 dollari sul bancone facendo l'occhiolino alla ragazza che imbarazzata gli sorrise.
Presero un Taxi e arrivarono in una via che Cas non aveva mai visto, si fermarono davanti ad un enorme Sexy Shop colorato di un Rosa acceso.
<  Un... Sexy...Shop? DEAN? Cosa...  > la sua voce passò da un sussurro ad un ottava più alta; si girò a guardare il ragazzo che se la stava ridendo di gusto.
<  Tranquillo, è al piano di sopra, ma dobbiamo passare per il negozio comunque.  > Si avviò con il passo veloce all'interno ma si assicurò che Castiel lo seguì.
Si concentrò sul pavimento bianco e nero finché non raggiunsero delle scale, Dean era un paio di gradini sopra di lui.
Aveva il suo sedere a pochi centimetri dal suo viso, era impossibile non guardare quello splendore racchiuso in quei Jeans troppo attillati.
Le scale finirono e un'enorme sala bianca con due divanetti .
<  Sono Dean, c'è qualcuno? Chuck?  > Dean guardò Castiel alzando le sopracciglia e facendo un minuscolo gesto con le spalle quando una voce attirò la sua attenzione.
<  Sono qui . >
Non aveva notato che dietro un muro c'era una stanza, Un uomo sulla 40'ina uscì tenendo in mano un pacchetto. L'uomo aveva una fitta barba e parecchie rughe sulla fronte, gli occhi azzurri erano racchiusi in uno sguardo spento, i capelli castani sparati quà e là. Indossava una felpa comune e dei Jean. Era difficile pensare che fosse un fotografo se non fosse per la pesante macchina attaccata al collo.
<  Ciao Chuck.  > lo salutò sorridendo Dean
<  Dean. Lui è...?  > Annuì per poi indicare l'accompagnatore.
<  Castiel, un vecchio... amico.  >
Amico. Amico… Questa parola lo ferì, ma era così, erano amici tutto qui.
<  Ah ok. Allora devi andare a cambiarti e devi indossare questi.  > Gli lanciò il pacchetto che aveva in mano per poi tornare dentro il suo ufficio.
<  Aspettami qui, mi raccomando non toccare niente sennò ci uccide.  > rise mentre si avviava verso un angolo con la tenda nera attaccata al soffitto.
Castiel ne approfittò per guardarsi in giro, diversi sostegni con delle luci attaccate risaltavano sulle bianche pareti in quella stanza completamente spoglia.
Non si accorse che Chuck era a pochi passi dalla sua figura finché la sua voce non lo fece voltare verso di lui.
<  Dean, sei pronto?  > Aveva un'aria stanca, perfino la voce ne dava l'impressione.
Cas guardò nella direzione della quale il maggiore si era diretto, lo trovò completamente svestito, se non fosse per un misero paio di Boxer neri attillati.
Il tatuaggio sul petto risaltava sui suoi pettorali scolpiti.
Era stupendo.
Era convinto di essere diventato tutto rosso, ma nessuno dei due sembrava essersene accorto.
<  Sei sicuro che siano della mia taglia? Sento la riga tra le natiche!  > disse scherzando il maggiore.
<  Sempre il solito. Quando eravamo nel Kansas hai rotto perché la maglia prudeva, ora pure con i boxer devi stressare?  > il fotografo si lasciò sfuggire un risolino che contagiò Dean.
Gli occhi del maggiore dei Winchester si fermò in quelli di Castiel.
<  Allora, come sto?  >
Chuck rispose al posto suo esortandolo ad andare in posizione.
Il minore si accomodò su un divanetto senza togliere gli occhi dal corpo marmoreo del modello.
Voleva andare lì e toccarlo, voleva baciare ogni minimo pezzo di pelle scoperto, voleva sentire il calore delle sue mani a contatto con la sua pelle liscia.
Si vergognò di quei pensieri così poco casti.
Non si accorse che si stava torturando le labbra finché con i denti non trovò la vecchia cicatrice.
Perché sentiva così caldo? Sembrava che il suo trech fosse diventato più piccolo, la camicia troppo attillata e i pantaloni troppo stretti.
Cercò di concentrarsi su altro ma ogni volta il suo sguardo ricadeva sul suo sedere stretto dai Boxer.
< Oh, finalmente Felicia! Sei in ritardo!  > Chuck lo fece tornare alla realtà.

Una ragazza bionda era entrata nella stanza, indossava solo un completino nero di Pelle che gli copriva l'essenziale. Le labbra truccate di rosso facevano da contrasto con la pelle pallida.
Provò un attacco di gelosia quando la ragazza prese posto accanto a Dean.
Il suo braccio era attorno alla sua vita. Il suo pube attaccato alla sua anca, la mano di lei era posata sopra al tatuaggio come a nasconderlo, i volti a pochi centimetri di distanza.
Cambiarono posa, questa volta la ragazza gli dava le spalle, i capelli erano sparsi sul corpo marmoreo di Dean, un braccio alzato a sostenergli la testa mentre l'altro era posato sul suo sedere...
Non poteva stare lì seduto mentre una ragazza toccava quel corpo tanto bramato da lui, eppure gli occhi del maggiore erano sempre fissi sul volto di Castiel.
Non si accorse che il tempo era passato subito finché non sentì la voce di Chuck avvisare degli ultimi scatti.
Guardò il suo orologio da polso e notò che era già ora di pranzo.
Il tempo era volato così in fretta che pensava fossero passati solo pochi minuti, la ragazza si dileguò in fretta come era arrivata, mentre Dean era andato a cambiarsi ed il fotografo era sparito nel suo studio.
Come faceva ad essere così a suo agio mentre una donna lo toccava in quel modo? Che ci fosse abituato? Beh, non era difficile crederlo, chissà quante donne aveva fatto impazzire col suo corpo. Sentì la testa scoppiargli, come poteva pensare ad una cosa del genere? Cosa gli stava succedendo...Perché quell'uomo gli accendeva tutti i bollenti spiriti di colpo?
Si alzò ed andò ad aprire una delle finestre, aveva bisogno di una boccata d’aria.
Si perse nei suoi pensieri finché delle braccia non gli cinsero i fianchi ed' una testa si posò sulla sua spalla.

<  Allora, come sono andato?  > La sua voce calma non aiutava la situazione, il suo sospiro sul suo collo gli faceva venire la pelle d'oca.
Non resistette, si girò e lo baciò.
Al primo impatto Dean era perplesso, quasi titubante, costringendo Castiel ad annullare quel contatto, ma le sue braccia non lo lasciavano scappare via.
<  Lo prendo come un " Sei andato benissimo! "  > rise per poi tornare a baciarlo con più enfasi.

il cuore di Castiel batteva all'impazzata, le sue braccia gli bruciavano attorno alla vita, se non fossero stati in un luogo pubblico di sicuro gli avrebbe strappato i vestiti di dosso, ma una voce li fece tornare alla realtà.

<  Oh per favore, trovatevi un Motel!  > Chuck aveva una tazza in mano.
<  Scusami  > disse Dean grattandosi la nuca.
Chuck tornò nel suo ufficio e il maggiore dei Winchester lo prese per mano.
<  Andiamo a pranzo?  > i suoi occhi bramavano qualcosa di più di un semplice pranzo insieme e questa volta Castiel desiderava la stessa cosa.

Non arrivarono mai al ristorante, passarono la giornata nell'appartamento dell'artista, il divano aveva adempito al suo compito ed aveva raccolto una nuova esperienza.

Le mani di Dean avevano slacciato la camicia del minore senza mai interrompere il bacio con la quale avevano varcato la soglia della stanza, i loro respiri sincronizzati e frenetici non si interruppero mai fino alla fine. I loro cuori ballavano una danza a due, le gambe di Cas erano legate ai fianchi di Dean ed ogni spinta era accompagnata da un gemito. Le mani del maggiore erano allacciate sopra la testa di Cas, mentre la mano libera di quest’ultimo era immersa tra i capelli di Dean.

Dolore, ogni volta che le sue labbra smettevano di baciarlo.

Eccitazione, tutte le volte che la mano del maggiore si degnava la linea dei suoi pettorali.

Desiderio, quando i loro occhi si incontravano.

Felicità, stava facendo l'amore con l'uomo della sua vita.

Frenesia, i suoi movimenti erano sempre più frenetici, i respiri sempre più veloci e superflui, il sudore colorava la pelle arrossata.

Orgasmo, Il maggiore si accasciò sul corpo del minore e gli lasciò un bacio sulla guancia.

Felicità, gioia, entusiasmo. Non c'era termine per descrivere come si sentiva Castiel in quel momento. Si girò su un fianco per guardare il corpo del suo amante, gli occhi fissi nei suoi, le labbra desiderose di un nuovo contatto, le mani che trovavano completezza soltanto se erano posate sulla sua pelle, il cervello compretamente spento con il cuore che martellava.

<  Ehi  > sussurrò il maggiore con sguardo stanco.
<  Ehi  > gli sussurrò in rimando Cas.
<  Desideravo tutto questo da anni.  > Il maggiore posò la sua mano sinistra sulla guancia di Castiel.
Il minore si accoccolò più vicino contro il suo petto, sentiva il suo cuore, con la mano disegnava il contorno del suo tatuaggio.
<  Anche io  >  
<  Ti amo Castiel.  > gli lasciò un bacio tra i capelli sudati.
<  Ti amo Dean.  >  
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** L'inizio della fine. ***


Erano settimane che Dean e Castiel erano tornati a frequentarsi come una coppia, uscivano a pranzo, a cena, andavano insieme al cinema e facevano l'amore.
Avevano una relazione completa, piena di serenità e complicità, ma da qualche giorno Dean non stava bene. Era diventato pallido, il colore dei suoi occhi si era spento lentamente, si sentiva sempre stanco e mangiava poco.
Inutili erano i tentativi di Castiel di portarlo a farsi vedere da un medico, il maggiore lo persuadeva.
" Sto bene " ripeteva " Sarà solo un'influenza " sembrava che lo stesse dicendo più a se stesso che a lui.
Il minore cercava di fare il più possibile per stargli accanto, ma il modello non voleva rinunciare ai suoi appuntamenti di lavoro. Il massimo della sopportazione fu quando Dean vomitò sangue sul pavimento di Chuck.
Ci fu panico generale, ma lui sembrava completamente a suo agio. Si scusò ed andò a sciacquarsi in bagno mentre il fotografo sbraitava cercando di togliere quell'ammasso rosso dalle mattonelle. " Sarà stato qualcosa che ho mangiato " era la sua scusa.
Castiel non sopportava più la situazione, doveva andare a farsi vedere da un dottore al più presto.
Ormai anche quando camminavano per la città doveva sedersi sempre più spesso, accusava dolori alle articolazioni specialmente alle gambe e alle braccia, gli era difficile perfino aprire un vasetto.
Quel giorno erano a casa di Castiel e stavano rimodernando con alcuni nuovi mobili comprati il giorno prima.
<   Questo và qui?   > domandò il maggiore alzando una mensola sopra la testa appoggiandola al muro con una mano, mentre nell'altra teneva il trapano.
<  Si  > il minore stava riponendo i colori nel mobile di legno.
Dean iniziò a montare il pezzo di legno mentre Cas iniziò a pulire il bagno.
Era preso tra i pizzicori della candeggina, mentre sfregava la vasca, quando dal salotto si sentì un boato, corse per vedere cosa era successo e si trovò il maggiore svenuto sul pavimento, la mensola per terra accanto alla testa, il trapano abbandonato sul pavimento.
<   DEAN!   > Si inginocchiò accanto al suo corpo inerme.
 <   DEAN!!   > lo scosse, ma non ricevette risposta.
Prontamente prese il telefono e chiamò un'ambulanza. I paramedici arrivarono subito, con delicatezza e prontezza lo caricarono sulla barella e seguiti da Castiel salirono sul furgone attrezzato.
Non riusciva a guardarlo, i suoi occhi magnifici erano rinchiusi dalle palpebre, un livido rosso gli colorava una parte della fronte.
Riuscì a prenderlo per mano, per tutto il tragitto, ma guardarlo gli spezzava il cuore.
Arrivati all'ospedale più vicino i medici lo presero in cura, ma lui dovette aspettare nella sala d'attesa affollata.
Le gambe gli tremavano, il cuore gli martellava nel petto e non riusciva a smettere di piangere.
Aveva dovuto portarlo qui prima, aveva dovuto fargli fare un controllo, Avrebbe dovuto fare qualcosa!
Non riusciva a stare in piedi senza far niente, si diresse verso il bagno e si appoggiò al lavandino. La sua immagine riflessa era un disastro, la camicia stropicciata, i capelli arruffati, gli occhi rossi e gonfi dal pianto.
Doveva farsi coraggio ed aggiornare Sam, doveva fargli sapere cosa era successo.
Così prese il suo telefono e lo chiamò.
BIP, Bip, Bi-
<  Pronto ?  > La voce del minore dei Winchester lo sorprese, per un attimo pensò di aver sbagliato numero.
<  Sam?  >
<   Si, sono io. Chi parla?   > la sua voce era diventata più roca negli ultimi anni.
<   Sono Castiel... Ti chiamo a proposito di Dean...   > la sua voce tremava
<  Gli è successo qualcosa?!  > Era molto agitato.
<   Sono in ospedale. E' svenuto, ma già da tempo stava male...   >
<   Cos'ha??! Hai parlato con i medici?  >
<   No, siamo appena arrivati. Lo hanno portato via ora.  > le lacrime ricominciavano a rigargli le guancie.
<   Merda. Ehm, Fammi sapere appena sai qualcosa!   >
<  Sicuro...  > la mano libera si era andata ad appoggiare sulle palpebre chiuse.
<   Va bene. Aspetterò tue notizie, aggiornerò io Charlie, Gabriel e Balthazar.  >
<  Si.  > sussurrò alla cornetta.
<  Stammi bene Castiel, aggiornami in ogni momento.  >
<  Si, ciao.  > Non attese la sua risposta che già aveva abbandonato il telefono nella tasca del pantalone.
Si sciacquò il volto diverse volte e si asciugò con la manica della camicia per poi ritornare nella sala d'aspetto.
Si erano liberate alcune sedie e se ne appropriò di una.
Si torturava le mani, le grattava fino a graffiarsi. Non sapeva quanto tempo era lì fermo su quella sedia, ma appena un'infermiera entrò nella saletta gli occhi di tutti erano puntati su di lei. Forse era venuta per dargli informazioni sulla salute di Dean...  Aveva bisogno di sapere.
<  Curtney?  >  squittì la sua voce.
Un paio di persone si alzarono e le andarono in contro.
Avrebbe dovuto aspettare ancora, l'attesa lo faceva diventare matto.
Sempre la stessa donna entrò un paio di volte nell'arco della giornata, ma mai pronunciava il nome di Dean.
Erano le 17,00 e ancora non aveva sue notizie.
Si alzò per dirigersi verso la macchinetta posizionata dall'altro lato della sala, aveva bisogno di qualcosa per tenerlo sveglio. Non aveva mai amato il caffè, ma in quella situazione era la cosa migliore.
Il calore della bevanda gli rilassava i muscoli della gola secca, in poco tornò sveglio. Buttò il bicchierino di plastica nel contenitore e tornò a sedersi sulla stessa sedia che aveva abbandonato poco prima.
Ore 19,00 : Le gambe erano intorpidite, la schiena dolorante e il sonno tornò a torturarlo.
Ore 21,00 : Ancora niente, l'infermiera era stata sostituita da una donna sulla 40'ina, ma neanche lei portava " buone " Notizie.
Ore 22,00 : Il sonno ebbe la meglio e si addormentò.

Si svegliò quando una bambina gli tirò la camicia.
La guardò, i capelli marroni erano legati in due trecce chiuse da dei nastri rosa confetto, Il volto pallido era costellato da lentiggini, un occhio era coperto da una benda bianca mentre l'altro dava sfoggia di una tonalità azzurro simile alla sua. La donna al suo fianco stava leggendo un giornale, poco interessata alla figlia.
La voce della piccola era squillante.
<  Si è addormentato signore.  >  l'occhio buono era fisso sul volto di Castiel.
<  Si, grazie per avermi svegliato.  > Gli sorrise e la piccola si rallegrò.
<  Come mai è qui signore?!  > la voce stridula era troppo alta, ma nessuno ci fece caso.
La sua mente tornò a Dean. Che ore erano ? il suo orologio da polso segnava 01,00 di notte, possibile che non avesse ancora avuto sue notizie?
Si abbandonò sulla sedia con lo sguardo fisso al pavimento.
<  Un mio... Amico, è stato male.  > la voce era quasi un sussurrò
La bambina scese dalla sedia e si mise nel campo visivo del maggiore, sedendosi sul pavimento.
<  E tu come mai sei qui?  >
<  Abbiamo finito le dosi di insulina e siamo qui per prenderne altre, così dice la mamma.  > la piccola non smetteva di sorridere.
<   Cos'hai fatto all'occhio?  > forse non doveva intromettersi così, ma doveva concentrarsi su altro.
La bambina si rabbuiò per un secondo, ma poi tornò a sorridere mostrando i suoi denti bianchi.
<  Ho un occhio di un colore diverso! E' bellissimo! E' Blu! la mamma mi mette la benda perchè la gente ha paura.  > Si slacciò la benda ed aprì l'occhio.
Era magnifico, un occhio era color ghiaccio mentre l'altro era molto più scuro, come un cielo notturno.
Castiel si perse nei suoi occhi così diversi e allo stesso tempo così affascinanti.
<  La gente pensa che io sia un mostro.  > La bambina ricoprì l'occhio con la benda.
Gli ritornò in mente il discorso che aveva fatto con Dean molti anni prima.
" Possiamo dire che sono un Demone che cerca di pulirsi la coscienza. "

<  Non sei un mostro, sei un bellissimo Angelo, La gente è stupida se pensa quello.  >  Gli fregò una mano suoi capelli e la bambina rise.
<  Lei non è come gli altri, lei è gentile!  > Allungò le braccia come a voler ricevere un'abbraccio e il maggiore si spostò sedendogli accanto per poi abbracciarla.


Ore 02,30 : Un'altro bicchiere di caffè e uno di latte per la bambina erano stati svuotati e con i bicchierini stavano imparando la coreografia di " Cup song " senza successo. Ridevano e scherzavano sui tentativi falliti del maggiore.

Ore 04,00 : La bambina lo abbandonò per tornare a casa col suo contenitore di siringhe, la piccola era triste di lasciare il suo nuovo compagno di giochi, ma era anche sfinita dal sonno.

Ore 05,00 : L'infermiera entrò nella stanza.
<  Winchester?  > Castiel gli corse incontro. Aveva bisogno di risposte e forse ora le poteva avere.
<  Sta bene?  > Disse tutto di un fiato.
La signora controllò la cartelletta che aveva in mano e lo guardò con uno sguardo rassegnato.
<  Non ho buone notizie.  > la sua voce bassa era una pugnalata in pieno petto.
<  Ho bisogno di sapere, mi dica tutto! La prego!  >
La Signora restò in silenzio per un tempo che sembrava interminabile.
<  E' messo male, è da tempo che soffriva, probabilmente da anni. Ha una malattia che intacca i globuli rossi, ha bisogno di un trapianto di midollo osseo, ma potrebbe non arrivarci mai... Ora è sveglio se vuole andare da lui...  >
" E' da tempo che soffriva "  " Anni "  " Trapianto di midollo osseo "  
" Potrebbe non arrivarci mai "

Ogni parola, ogni suono emesso, più prendeva considerazione della frase e più il petto bruciava.
Avrebbe dovuto dirgli addio?
<  Quanto gli resta...?  > la sua voce era un sussurrò tra i singhiozzi del pianto.
<  Qualche giorno ormai, o troviamo un Donatore o...  > Non finì la frase, ma sapeva dove voleva andare a parare.

Dean stava morendo.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Luce ***


Era sveglio, il suo sorriso era spento, gli occhi socchiusi, la flebo attaccata al braccio e il rossore sulla fronte si era trasformato in un livido. Castiel aveva informato Sam, subito dopo aver ricevuto risposte dall'infermiera e credevano che il fratello fosse compatibile per il trapianto. Sarebbe arrivato col volo del pomeriggio. Si sedette sulla sedia accanto al letto e tenne lo sguardo fisso verso il pavimento.
< Ehi. > La voce intorpidita del maggiore lo spaventava. Tutto di quella situazione gli metteva paura. Paura di perdere l'amore della sua vita, paura che Sam non fosse arrivato in tempo, paura che non fosse compatibile. Non riusciva a guardarlo, non era così forte come Dean era stato con lui.
< Ehi > la sua voce era spaventata, ma Castiel non rispose. Cosa avrebbe dovuto fare? Far finta di niente?
< Da quanto lo sai...? > Stava sussurrando, le lacrime gli rigavano il volto e cadevano sulle mani chiuse sull'addome, Il volto basso. Sentì un sospiro pensante ed un fruscio di coperte che venivano spostate.
< Da almeno un anno. Mi sono rifiutato di riceve cure perché col mio stipendio da meccanico non avrei mai potuto pagarle, però quando mi hanno proposto di fare il modello ho accettato più per i soldi che per altro. Se fossi sopravvissuto abbastanza avrei potuto pagarmi le medicine, all'inizio era solo una leggera stanchezza e qualche dolore qui e là, ma come ben sai le cose sono peggiorate molto velocemente. > Rise < E pensare che all'inizio mi avevano dato solo qualche mese! Ho la pelle più dura di quanto mi immaginassi! > Come poteva ridere di una cosa del genere... A volte non lo capiva.
< Sam avrebbe potuto darti una mano con il suo stipendio... > Stava ancora sussurrando.
< No. Non lo sa neanche lui. L'ho tenuto nascosto, se lo avesse saputo avrebbe cercato di svenarsi pur di farmi star bene, non lo avrei accettato. >
" Cerco solo di guardare avanti, di pensare al bene di Sam e a quello di Charlie, il mio può passare al secondo posto. Finché li vedo sorridere e ridere so che tutti i sacrifici fatti in passato son valsi a qualcosa "
Gli tornarono in mente quelle parole pronunciate molti anni fa. Poteva arrivare a nascondergli perfino una cosa del genere? Tutto per il suo bene?
< Ehi, Castiel. Sto bene, guardami! > la sua voce aveva preso un pò di vivacità, questo lo fece rattristare ancor di più.
< Sam sta arrivando per fare le analisi, vuole vedere se sarà compatibile, e nel caso lo sia, vuole donarti un pò del suo midollo osseo. > non riusciva a smettere di sussurrare, come se in quella situazione parlare normalmente fosse una cosa immonda.
< Ah, quindi glielo hai detto... >
< Dovevo! Dean, dovevo farlo! Dovevo fare almeno questo! > Finalmente riuscì a guardarlo mentre la sua voce saliva di un ottava, agitato.
< Calmati, è tutto ok... Supererai anche questo. > il suo sguardo spento era una pugnalata.
" supererai anche questo "
Come se lui fosse certo di morire, come se lui fosse sicuro che sarebbe mai riuscito a rifarsi una vita senza di lui. Come poteva pensare una cosa del genere?!
< NO! >
Castiel si alzò di colpo, facendo cadere la sedia alle sue spalle. Le braccia tese sui fianchi, le mani strette a pugno. La rabbia trasformava il suo volto.
< NO, tu non morirai! TU NON MI LASCERAI DA SOLO, ME LO AVEVI PROMESSO. Io come faccio senza di te?! SPIEGAMELO. Per me sei tutto... >
Lo abbracciò, incurante dei dolori del maggiore.
< Ti amo Castiel. >
ricambiò l'abbraccio lasciandogli un bacio tra i capelli.
< Andrà tutto bene >  Disse più a se stesso che al minore tra le sue braccia.
Castiel annuì e si scostò per salvare la sedia abbandonata sul pavimento, ci si sedette sopra ed appoggiò la testa sul materassino, mentre la mano di Dean giocava con i suoi capelli. Si addormentò cullato da quei movimenti, l'odore del dopobarba del maggiore riempiva la stanza.

Fu svegliato da qualcuno che gli muoveva la spalla. Si stroppicciò gli occhi e guardò dietro di lui. Sam era diventato ancora più alto, i capelli lunghi arrivavano quasi alle spalle, gli faceva segno di stare in silenzio posandosi un dito sulle labbra mentre con l'altra mano indicava il corpo del maggiore profondamente addormentato. Si alzò in silenzio e lo seguì fino al corridoio. Guardò il suo orologio al polso, erano le 21.00. Aveva dormito per tutto il giorno, si maledì.
< Ho fatto le analisi... > La voce roca di Sam era bassa, gli occhi disperati e le spalle basse.
< E…? > Castiel lo esortò, sapeva che non erano buone notizie, ma doveva sapere!
< Non sono positivo... Cas, non so cosa possiamo fare... >
Eccola lì, riuscì a sentire il suo cuore andare in mille pezzi.
< Forse potrei provare io, vedere se sono compatibile... Magari... >  Era inutile illudersi, c'erano pochissime possibilità, ma fare un Test non gli costava nulla, anzi se fosse stato compatibile avrebbe potuto salvargli la vita.
< Proviamo... Ti dispiace se prendo il tuo posto accanto a Dean intanto? > 
Come avrebbe potuto negargli una cosa del genere? Non c'era neanche da chiedere! Cas annuì e si avviò alla ricerca di un'infermiera, appena la trovò gli spiegò la situazione e la signora lo scortò in una sala libera con all'interno un medico intento a scarabocchiare qualcosa seduto alla scrivania.
< Si accomodi. > lo esortò il medico indicando con la biro la sedia dall'altro lato del tavolo. Castiel ubbidì.
< Quindi, vuole donare il suo midollo osseo al paziente della stanza 14, giusto? > sembrava suscettibile ma Cas annuì con fermezza.
< Lo sa a cosa và in contro? > alzò un sopracciglio.
< No, ma non mi interessa. Se sono compatibile ed è l'unica speranza per Dean devo farlo. > lo guardò incuriosito, sembrava che volesse persuaderlo.
< Dovrà fare un prelievo per vedere se è compatibile e nel caso in cui lo fosse dovrà stare in ospedale per due giorni. L'operazione di per sè non è difficile, asportiamo da lei e doniamo a lui, niente sintomo Post-Operatorio, solo un pò di stanchezza per 4-5 giorni. Il difficile è vedere se lei è compatibile... Se è veramente pronto firmi questo modulo. >
Il dottore gli passò dei fogli uniti da una graffetta, sulle pagine c'erano delle freccette rosse che indicavano dove dovesse firmare. Cas prese una penna abbandonata sulla scrivania e firmò ovunque i segni indicavano, per poi ripassare il modulo al medico che non aveva mai smesso di fissarlo.
< Ok > Alzò le mani con fare rassegnato.
< Vada al Box dell'infermiere loro sanno cosa fare, il test dura pochi minuti è un semplice esame del sangue, i risultati saranno disponibili nelle prossime ore. > Tornò alle sue scartoffie, mentre Cas si alzò per ritornare nel corridoio.
Sapeva dov'erano le infermiere e appena la stessa donna di prima lo vide gli sorrise e gli fece segno di seguirlo. Pochi passi ed entrarono in una sala attrezzata con solo una sedia pieghevole al centro, qualche macchinario sparso attorno e un piccolo comodino dotato di rotelle.
< Per favore arrotoli la camicia oppure se la tolga. > La donna gli dava le spalle mentre preparava l'ago ed il contenitore. Castiel si sbottonò la camicia e la gettò a terra. Restò a petto nudo e si sdraio sulla poltrona.
Fu tutto alquanto normale, non era la prima volta che faceva un prelievo del sangue e quasi non sentì l'ago entrargli in vena se non fosse stato per il pizzicore ed il fastidio provocatogli dal laccio emostatico.
< Bene, la verrò a cercare appena avremo i risultati. > Squittì la donna. Cas annuì e si rivestì per poi correre nella stanza del maggiore.
Non voleva lasciarsi prendere dalla speranza, se non fosse stato compatibile... Non ci voleva pensare. Appena si trovò a pochi passi dalla porta n° 14 sentì ridere, uno era un suono basso, Probabilmente era Sam, mentre l'altro era più acuto quasi euforito, Dean. Si fece coraggio ed entrò, nessuno dei due sembrava essersi accorto della sua presenza finché il maggiore non lo guardò sorridente.
< Ehi Cas! Sammy ed io stavamo parlando dei vecchi tempi. Sammy ti ricordi la faccia di Bobby quando gli avevi detto che non ti piaceva la birra!? Sembrava che volesse diseredarti! Che ridere! > Scoppiò una risata generale, contagiò anche lui nonostante non lo avesse mai conosciuto.
Passarono le restanti ore persi nei racconti della loro infanzia; per quanto ne sapevano quelli potevano essere gli ultimi momenti che passavano con lui. Di sicuro non avrebbe voluto un piagnisteo unico, non era da lui. Si raccontarono di quando cadevano da piccoli e Dean era pronto a curare il minore, oppure di quando Cas aveva tirato una pallonata in faccia a Balthazar e non aveva fatto una piega... Passarono dai racconti infantili a quelli più recenti finchè i Fratelli Winchester non si addormentarono, solo Castiel era troppo in ansia per prendere sonno. Aspettava la donna e le sue informazioni, aspettava di sapere il verdetto, aspettava di andare al patibolo oppure di essere graziato da una vita di agonia.

Passarono diverse ore prima che un'infermiera fece capolino dalla porta, non disse nulla, si avvicinò e gli consegnò un foglio per poi trotterellare via veloce come era arrivata. Cas fù sorpreso da quel comportamento, pensava che una notizia così importante non potesse essere racchiusa in un misero foglio.

Lo lesse attentamente, all'inizio ci capì ben poco, ma dopo un paio di volte riuscì a comprendere il minimo essenziale.
Strinse il verdetto al petto e scoppiò in un pianto muto con lo sguardo fisso al soffitto.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Ehi ***


Dean si svegliò, la luce che entrava dalle finestre gli offuscava la vista, riuscì a mettere a fuoco le pareti azzurrine della stanza d'ospedale e il mobilio spoglio. Si guardò le mani, si toccò il volto e si tastò il petto. Sembrava che avesse preso colore, non sentiva dolori, a parte la schiena indolenzita.
Si guardò attorno e vide una tenda bianca/azzurrina tirata a coprire il letto accanto, era troppo lontava perché potesse sporgersi e scostarla per vedere oltre.
Udì delle voci, ma erano dei sussurri, come se non volessero fargli sentire il discorso.
<  Hai fatto la cosa giusta.  > disse una delle voci.
<  E' vero, sei stato molto coraggioso.  > un altro suono, più profondo.
<  Siamo orgogliosi di te!  > la prima voce era più squillante.
Era troppo stanco per continuare ad origliare la conversazione, preferì dormirci su. Avrebbe curiosato al suo risveglio.

Sognò casa sua, erano tutti in cucina. Charlie, Sammy, lui e Castiel. Gli scatoloni di pizza occupavano tutto il tavolo. C'era aria di festa, gioia e felicità. Ridevano e scherzavano come se niente e nessuno potesse rovinare quel momento.
Charlie aveva in mano un gioco fatto di carta e esortava Cas a farsi dire un numero, lui titubante gli disse " 2 " e la ragazza fece muovere il giochino, il minore indicò il lato destro e lei tirò su il lato leggendo quello che ci aveva scritto all'interno.
Doveva aspettarselo da lei, era una cosa sconcia. Tutti risero alla sua reazione imbarazzata.

I suoi occhi si fermarono sul volto di Sam, prese la sua birra e propose un brindisi a quel momento; il minore rispose con entusiasmo.
Era un sogno che non si sarebbe mai realizzato, lo sentiva.
Ci fu un lampo di luce e lo scenario cambiò.
Questa volta erano solo lui e Castiel, in una casa che non riconosceva, ma che lo faceva sentire bene. Il suo angelo aveva tra le braccia una piccola bambina bionda e quando i suoi occhi incontrarono i suoi scoppiò in un sorriso contagioso, Cas la lasciò andare e la piccola gli corse incontro.
<  Papà! Papà ! Papà ha cucinato le lasagne! Papà!  > saltellava sul posto presa dalla felicità, mentre il minore rideva.
 <  A tavola!  >  Cas alzò la teglia sopra la testa e trotterellò in modo buffo fino alla tavola, facendo ridere la bambina.
Il cuore di Dean si riempì di felicità. Aveva due angioletti in casa.
Si susseguirono molteplici scene di loro con la piccola, i Natali che avrebbero passato con Sammy, Gabriel e Balthazar. Il primo giorno di scuola, la perdita del primo dente, i primi compleanni. La piccola che rideva quando Gabriel tirò una torta in faccia a Balt. Castiel che aiutava la bambina a fare i compiti. Loro tre nel lettone mentre dormivano. Il disagio nel portarla a fare compere... Erano tutte esperienze che voleva provare. Voleva sentirsi un padre, era uno dei suoi desideri, sapeva che ne era in grado.

Si svegliò quando un tuono si battè nelle vicinanze.
Era sera, la pioggia bagnava le finestre, le cime degli alberi oscillavano a causa del vento.
La stanza era illuminata dalle lampade al neon, che gli davano fastidio poiché una era posizionata proprio lungo tutto il suo lettino. Si grattò la nuca e si guardò intorno, il viso sorridente di Sam lo catturò.
<  Ehi!  > lo salutò.
<  Ehi Sammy.  > la voce era impastata dal sonno.
<  Ti senti bene?  > Il minore non smetteva di sorridere.
<  Un pò rintronato. Che ore sono? Ho fame.  > sbadigliò
<  Sono le 21,00. Le infermiere hanno portato la cena, gli ho detto di lasciarla qui per quando ti fossi svegliato, ormai è fredda però. > il minore tirò il carrellino attaccato al letto fino al busto del maggiore. Dean prese il telecomando e con un tasto alzò lo schienale.
<  Carne con patate.  > Gli suggerì il minore quando tolse il tappo al vassoio.
Lo mangiò con gusto, emettendo versi di apprezzamento.
<  Ci vorrebbe solo una birra e sarei a posto!  > disse ingoiando il boccone che stava masticando.
Risero entrambi.
Stava bene.
Svuotò i piatti e soffocò un rutto. Si, stava decisamente bene.
<  Beh, che mi sono perso? Ricordo solo che avevano trovato un donatore e poi BAM il vuoto.  > Diede più enfasi alla frase gesticolando e sgranando gli occhi.
<  Si, sei stato incosciente per un giorno, a detta dei dottori era normale nella tua situazione.  > Il minore scrollò le spalle.
<  Oh, bene. > Il maggiore si guardò intorno. <  Dov'è Castiel?  > Non lo aveva ancora visto, ne prima e ne lo vedeva ora.
<  Sta bene, sta dormendo ora  > Sorrise.
<  Ah ok.  > Non voleva indagare oltre, l'importante e che stesse bene.
<  Ma... Come mai ho un vicino di letto?  >  Dean indicò la tenda ancora tirata a nascondere il restante della stanza.
<  E' il tuo donatore. Questa era l'unica stanza libera al momento e si sono attrezzati tirando una tenda. Sai le cose sulla Privacy ect.  >
Il maggiore cercò di sporgersi dal lettino per poter vedere attraverso, allungò un braccio per scostare la tenda, ma comunque non ci arrivava.
<  Dude. No.  > la voce di Sam lo fece arretrare e tornò a sdraiarsi contro il materasso.
Si sentì un risolino provenire dall'altra parte , una suono basso ma familiare.
Dean cercò di mettere a fuoco quel suono, perché gli ricordava qualcuno?
Il minore capì la sua intenzione e gli tirò la forchetta di plastica in testa, guadagnandosi un'occhiataccia dal maggiore.
Un'infermiera in quel momento entrò nel loro campo visivo.
La signora sorridente aveva i capelli rossi e lunghi fino a metà schiena.
<  Allora, il trapianto è andato benissimo. dobbiamo tenervi qui ancora per un giorno, ma poi potete tornare a casa. L'importante e che ogni tanto facciate una visita dal vostro medico, state a riposo una settimana e poi tornerete in forze come prima, anzi di più.  > Parlava ad alta voce, in modo da far sentire anche l'altro paziente.
Dean annuì e ricambiò il sorriso.
Appena la signora se ne fu andata, il minore dei Winchester aggiornò il maggiore su tutte le novità che erano successe nel Kansas.
Più il minore parlava e più sentiva nostalgia di casa, di Charlie e della sua baby.
Appena sarebbe stato meglio sarebbe ritornato con loro, nella sua casa, nella sua città, nel suo luogo sicuro. Ma poi un pensiero andò a Castiel. Cosa avrebbe fatto? Sarebbe tornato con lui o voleva rimanere a New York?
Si morse il labbro, era quasi certo che sarebbe rimasto a NY, dopotutto cosa tornava a fare nel Kansas? Non c'erano sbocchi per lui lì... Di colpo si sentì stanco e si addormentò subito.

Si svegliò di soprassalto quando sentì la porta sbattere, si guardò attorno in cerca del fratello ma sulla sua sedia trovò solo un biglietto. Si sedette sul bordo del letto e prese il foglio di carta.
" Sono a Pranzo con Gabriel. Torno per le 15... Chiama se hai bisogno"  
Lanciò la carta ai piedi del letto e si guardò intorno, era ancora stordito dal sonno, ma appena le parole gli entrarono in testa si tuffò alla ricerca del Post-tit rischiando rumorosamente di cadere.
Appena le sue mani lo trovarono lo rilesse.
" Con Gabriel. "
Lo lesse di nuovo
" CON GABRIEL. "
Sgranò gli occhi e la mandibola cascò aprendogli la bocca in una grande O
Cosa ci faceva Gabriel qui?!
Si ricompose, di sicuro era qui per far compagnia a Castiel... Sapeva che tra lui e Sammy scorreva un buon legame, ma non sapeva che uscivano insieme... Gli avrebbe dovuto fare un discorsetto appena sarebbe tornato.
Si alzò e prendendo il suo carrellino con la flebo si addentrò nel minuscolo bagno, si lavò i denti, si bagnò il volto e appena lo specchio riflettè un'immagine che lo soddisfava tornò nell'altra stanza.
La tenda che copriva l'altro letto era tirata anche davanti, non sapere chi fosse lo faceva diventare matto.
Tornò nel suo Box, ma decise di fare uno sgarro, tirò la tenda fino a mostargli l'altro ospite.
gli dava le spalle, i capelli scuri erano arruffati e sporchi, dal camice si intravedeva un tatuaggio sulla schiena.
Rimase a fissare l'inchiostro nero sulla sua pelle finché l'uomo non si girò mostrandogli il volto.
Quelle labbra, quel naso, la barba che incominciava a crescere attorno alla mascella... Quel volto gli fece perdere un battito del cuore.
Le gambe tremavano, si dovette appoggiare al suo letto, ma rumorosamente lo fece spostare, provocando un mugugno di risposta dall'altro paziente.
Le palpebre dell'uomo lentamente si alzarono mostrando degli occhi azzurri incantevoli.
Dean gli si inginocchiò accanto.
<  Ciao, Dean.  > La sua voce intorpidita dal sonno lo fece sorridere.
<  Ciao, Cas.  > Erano lacrime quelle che sentiva sulle guancie?
<  Perché piangi?  > il suono della sua voce era incantevole.
<  Perché sono felice.  > Il maggiore si asciugò le strisce bagnate dal suo volto.
La mano del minore si appoggiò tremolante sul lato sinistro del collo del maggiore.
<  Non piangere.  >
Dean gli prese la mano racchiudendola tra le sue lasciandogli dei baci.
<  Lo sapevo che eri un Angelo. Mi hai salvato la vita, di nuovo.  >
<  Dean...  > Non riuscì a finire la frase che si riaddormentò.
Il maggiore si tirò su e gli posò il braccio sul letto, si spostò col carrellino fino all'altro lato della sua branda e spinse con tutte le forze che aveva in corpo, riuscì ad annullare lo spazio che li separava e gli si stese accanto abbracciandolo, per quanto la flebo gli permetteva.
Si appisolò pure lui sentendo il respiro caldo del minore sul suo petto.
Quando Sam e Gabriel tornarono nella stanza li videro abbracciati, il minore dei Winchester sorrise come se fosse la cosa più bella del mondo, mentre il fratello di mezzo dei Novak tirò fuori il telefono e fece più foto che poteva. Queste le avrebbe stampate, ne era sicuro.


Furono dimessi e con il consenso di Castiel tornarono nel Kansas, con i soldi risparmiati da entrambi si poterono permettere una delle case in vendita nella stessa via dei familiari.
Dean tornò a fare il meccanico, con suo immenso piacere, mentre Cas trovò lavoro come insegnante d'arte in una scuola presso una città vicina.
Erano felici del loro nido d'amore e per quanto all'inizio era difficile convivere, l'affetto che provavano li fece superare qualsiasi altra difficoltà.

Adottarono una bambina e la chiamarono Claire, la piccola aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri. Era vivace e pestifera, ma Dean e Castiel si sentivano finalmente completi. Avevano tutto quello che avevano sempre desiderato, una casa, una famiglia, un lavoro e l'amore.
Ne avevano superate tante nella loro vita, ma erano sicuri che tutto ciò che avevano passato li avesse fortificati così tanto da potergli permettere di vivere il restante dei loro giorni felici e innamorati come il primo giorno.
E così fu.
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3207795