All for you, my love!

di b r i c i o l a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2.Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3.Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4.Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5.Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6.Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7.Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1. Capitolo ***


Sono una piccolo pazza, lo ammetto!!! L’ispirazione mi è venuta oggi mentre guardavo alcune immagini di Rosalie ed Emmett insieme. Non ho mai considerato molto questa coppia, e quindi è anche un modo per riscattarmi … spero vi piaccia!!!!

Baci

Scimmietta

All for you, my love!

Correvo per la foresta, distrutta. Perché non mi capiva? Perche per lui ero solo una stupida viziata? E mi faceva rabbia, perché me lo diceva così, senza problemi al riguardo, credendo che fossi un guscio vuoto, senza sentimenti. Ma io i miei sentimenti ce li avevo. Anche io ero in grado di amare, soffrire, odiare, nonostante fossi quello che ero.

Lo odiavo, non c’erano dubbi al riguardo, ma ero costretta a sopportarmelo, senza poter dire nulla, senza poter pensare nulla. Eh si, perché altrimenti mi avrebbe sentito, e allora apriti cielo!

Ad un tratto, sentii un profumo fortissimo  colpirmi il naso. La gola iniziò a bruciarmi, arsa. Sangue. Ecco il profumo. Lo volevo, era buonissimo. Mi diressi verso la direzione da cui veniva, e nella furia feci crollare tre o quattro alberi. Era fortissimo, segno che il suo proprietario doveva essersi ferito. Mi leccai le labbra e cercai di essere ancora più veloce. Disgustavo me stessa, ma me ne fregavo. Ero troppo presa da quel sapore, che mi entrava in bocca e mi bruciava, facendomi ringhiare.

Arrivai in una piccola radura, e lo sentii ancora più forte. Bene, la preda era vicina. Sapevo che se lo avessi bevuto, una volta tornata a casa avrei dovuto sentirmi le prediche da mio padre e da lui, ma in quel momento non ci pensai. Avevo sete, e solo un tipo di sangue poteva soddisfarmi in quel momento. Quello della mia preda ignara.

Ad un tratto sentii un ringhio. Non ero stata io a farlo, ma qualcos’altro. Era un ringhio animale. Mi guardai attorno, sperando di trovare un piccolo antipasto. Poi lo vidi. Era un orso, grande e grosso. Sentivo il veleno inondarmi la bocca, ma ero sicura al cento per cento che il profumo che avevo sentito prima, non era il suo. Gli animali, soprattutto gli orsi, avevano un odore forte e leggermente amaro. Quello che avevo sentito io era dolce e dissetante. Cercando di concentrarmi, riuscii a percepire un debole eco del cuore dell’orso. Inizialmente pensai che fosse una mamma orsa, e che aspettasse un cucciolo, ma data la sua mole era impossibile. Mi concentrai ancora di più, sforzandomi e riuscii a sentire il sangue che mi aveva fatto correre veloce come una furia fino lì.

Mi avvicinai lentamente all’orso, per non spaventarlo, e vicino a lui, vidi un corpo a terra, ricoperto di sangue. Ecco da dove veniva il mio profumo.

Con orrore mi accorsi che l’animale stava infierendo su di lui. Ringhiai, e l’orso mi guardò feroce. Sorrisi maliziosa e poi attaccai. Lo colpii allo stomaco con il pugno, e gli ruppi la cassa toracica. Fece un verso straziante, ma non mi feci prendere dalla pena. Attaccai più e più volte, strappandogli il pelo e la carne. Alla fine, lo lasciai in una massa sanguinante a terra, vicino al ruscello.

Soddisfatta della mia impresa, mi diressi verso il mio vero scopo. Il battito cardiaco era debole, e se volevo bere sangue caldo, dovevo sbrigarmi.

Girai il suo corpo di peso, per poter affondare meglio i miei denti nel suo collo. Ma quando lo guardai in faccia, rimasi pietrificata. Sembrava … sembrava Henry, il figlio della mia amica Vera. Gli stessi riccetti ribelli, e anche così, si poteva vedere la fossetta che aveva.

Improvvisamente, si fece largo in me un sentimento strano. Non potevo ucciderlo, dovevo salvarlo. Era così tenero e innocente quel ragazzino.

Cercando di non fargli del male, lo presi tra le braccia e iniziai a sfrecciare tra la vegetazione. Per tutto il tragitto, evitai di respirare, ma non ero sicura di riuscire a resistere. Arrivai a casa dopo pochi minuti, e trovai Esme ad aspettarmi sulla porta.

“Rosalie, Rosalie che hai fatto?” Mi sussurrò, coprendosi la bocca con la mano, dopo aver visto il corpo straziato che portavo tra le braccia. Cercai di rassicurarla con un sorriso, non volevo che pensasse di avere una figlia assassina.

“Dov’è Carlisle? Ti prego Esme, ho bisogno di parlargli!” Mi fece un cenno con la mano, ad indicare lo studio. Fortunatamente, non vedevo Edward in giro. Sfrecciai verso la porta, e vi trovai Carlisle che leggeva. Non appena mi vide, alzò il viso e mi guardò rammaricato.

“Rosalie cara, non sei riuscita a trattenerti?”

“No … no Carlisle, non è opera mia!” perché pensavano tutti che fossi una poco di buono?

“E allora cosa è successo?”

“Ero in giro per la foresta, quando ho sentito il suo profumo. Ho trovato un orso che lo attaccava, lo ho ucciso e sono corsa qui. Carlisle salvalo ti prego!” Avevo parlato in fretta. Più tenevo la bocca aperta, più potevo inspirare il suo odore, e avevo paura di perdere il controllo. Carlisle mi fece segno di poggiare il ragazzo sulla sua scrivania. Seguii i suoi ordini, e poi mi precipitai fuori.

Non potevo restare ancora a lungo a stretto contatto con il suo profumo, o avrei rischiato di ucciderlo.

 In un attimo, sentii un urlo agghiacciante perforarmi i timpani.

Carlisle lo aveva fatto. Aveva morso quel piccolo innocente, perchè a chiederglielo ero stata io. Io che mi ero sempre rifiutata di accettare la mia vita, io che avevo cercato in ogni modo di uccidermi, perché non riuscivo a guardarmi allo specchio la mattina e a non pensare che non fossi un mostro, gli avevo chiesto di far diventare come me un’altra persona. In quel momento ebbi la certezza che non me lo sarei mai perdonata. Sapevo che non appena il veleno avesse fatto la sua opera, e quel ragazzo si sarebbe svegliato, non avrei avuto il coraggio di guardarlo in faccia.

Sentii dei passi accanto a me. Era Esme, ma non avevo voglia di parlarle. Speravo che poi gli avrebbe spiegato tutto Carlisle. Nel frattempo, quest’ultimo uscii dallo studio.

“L’ho morso. Il veleno è entrato in circolo. Controllalo tu” Mi fece segno di entrare, e poi mi lasciarono sola.

Vidi il ragazzino sulla scrivania che si contorceva e urlava. Stando attenta, mi avvicinai al lavandino e riempii un secchio di acqua calda. Con uno straccio mi avvicinai alla scrivania, e inizia a toglierli il sangue. Esme, aveva lasciato vicino alla porta un cambio di abiti, e li usai per cambiare il ragazzo.

Le sue urla mi colpivano il cuore, e mi facevano sentire uno schifo. Ero stata io a fargli subire quella tortura, io da brava egoista. 

Passarono due giorni, e il ragazzo stava sempre peggio. Erano arrivato gli attimi cruciali. Da lì a qualche ora sarebbe stato uno di noi a tutti gli effetti.

Edward non era ancora tornato, e me ne rallegravo. Sapevo che non appena avesse saputo ciò che avevo fatto, mi avrebbe trattata ancora più male, e desideravo che quel momento non arrivasse mai. Sapevo che di essere diventata la Rosalie che lui mi aveva descritto, e all’idea, stavo ancora più male.

 

Poi, la mattina del terzo giorno, mi si presentò accanto.

“Rosalie, Carlisle mi ha detto ciò che hai fatto”

“Ora sei contento vero? Sono diventata davvero la Rosalie che tu odi!”

“Si sono contento, ma non per quello che pensi tu. Lo sono perché ti sei dimostrata la Rosalie che avrei sempre voluto che fossi!”

Girai la testa, incredula alle sue parole. Mi sorrideva, e io ricambiai il sorriso. Quella volta, dopo due anni che vivevamo a stretto contatto, e in cui ci eravamo odiati, Edward, mi abbracciò, come un vero fratello.

Improvvisamente, sentii dei gemiti accanto a me. Guardai la scrivania, e vidi che il ragazzo aveva aperto gli occhi. Il suo cuore non batteva più, e al posto del suo sangue, ora circolava veleno.

“Chi siete?” domandò, guardandoci in modo tranquillo.

“Ciao, io sono Rosalie Hale, e lui Edward Cullen!” la voce mi tremava, e sentivo da dietro, gli sguardi di Esme e Carlisle.

“Cosa mi è successo? Perché sono qui?”

Intuendo che non ce la facevo a rispondergli, Carlisle, si avvicinò, e fu lui a parlare. Io invece, mi limitai ad uscire fuori.

Passarono ore, ma non avevo ancora sentito nessun urlo, e il ragazzo non era ancora uscito fuori. Mi sembrava strano, eppure mio padre doveva averglielo detto.

Dietro di me, sentii dei passi, e il ragazzo, mi si avvicinò. Mi preparai a sentire i suoi insulti, la sua rabbia, ma ero pronta, e l’avrei fatto sfogare. Dopotutto era colpa mia se si ritrovava ad essere un vampiro.

“Sono Emmett, Emmett McCarty, anche se da oggi sono un Cullen! Tu sei Rosalie vero?”

“Si. Non sei turbato?” gli chiesi. Mi aveva sorpreso il suo sorriso, e non ero riuscita a trattenermi dal chiederglielo.

“Del fatto di essere un vampiro? Ma certo che no! A proposito, devo ringraziarti. Da quanto mi hanno detto sei stata tu a salvarmi!”

“Salvarti non è la parola giusta. Non so se te ne sei reso conto, ma io ti ho ucciso!”

“E come avresti fatto se io sono ancora qui?”

Rimasi spiazzata. Non mi aspettavo che potesse ringraziarmi, anzi, avevo quasi sperato che mi odiasse.

“Io … io credevo mi avresti odiata”

“Non potrei mai. Ti ho sentito quando mi stavi portando qui, e anche quando mi sei stata accanto per tutto la trasformazione. Hai fatto molto per me. Grazie!”

Quel ragazzo era strano ma mi fece sorridere. Non era lui a dover ringraziare me, ero io che dovevo ringraziare lui. Forse, da quel momento avrei potuto ritornare a vivere.

 

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Capitolo 2
*** 2.Capitolo ***


Eccomi … dopo un bel po’ di tempo, mi sono decisa a continuare questa storia, grazie anche alle vostre richieste. Sono felice che vi sia piaciuta, anche io l’ho sempre immaginata così.

Non  vorrei essere caduta nel banale continuandola in questo modo, spero comunque che continui a piacermi.

Ho cercato di dar fondo al lato dolce di Rosalie e Emmett, nonostante nei libri della Meyer non ci sia molto questo aspetto.

Ancora un grazie a chi ha commentato e chi l’ha messa nei preferiti.

Baci

Scimmietta  

 

Eryp92: sono felice che ti sia piaciuta. I dialoghi non sono proprio il mio forte, quindi non riesco mai a mettere le azioni, mi dispiace.

evelyn_cla:lietissima che sia piaciuta un sacco, spero che la continuerai a seguire.

Sandra92:eccoti accontenta! La continuo, anche perché contro qualsiasi mia aspettativa, con questa coppia mi sto trovando bene, e le parole prendono vita da sole.

 Maghetta25: so di essere ripetitiva, ma sono contenta che sia piaciuta anche a te. sapere che non sono male a scrivere è stupendo, e poi mi da ancora più voglia di scrivere.

Vale Pattz: ho seguito il vostro consiglio e l’ho continuata. Dopo il bell’inizio spero di non cadere nel banale, ma ci provo comunque a continuare. Grazie.

 

 

2.Capitolo

Erano passati otto giorni da quando avevo trasformato Emmett. La mia vita, aveva preso una piega inaspettata. Con Emmett accanto, mi sentivo felice, riempiva le mie giornate come nulla aveva mai fatto.

Gli avevamo spiegato tutto ciò che doveva sapere. Il fatto di essere “vegetariani”, di non dover rivelare a nessuno il nostro segreto. Gli raccontammo dei Volturi, e del potere di Edward. Alla scoperta di quest’ultimo, spalancò gli occhi dalla sorpresa.

“Si Emmett, conosco anche i tuoi più intimi segreti” disse Edward, ridacchiando sotto i baffi, molto probabilmente rispondendo ad una sua domanda mentale.

Chissà quali fossero i più intimi segreti di Emmett, quelli di cui era strettamente geloso.

In quel momento ero sdraiata sul letto della mia camera, ripensando a quei riccetti neri, che mi riscaldavano il cuore ormai morto e freddo.

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta.

“Avanti” dissi, sedendomi correttamente. Sulla soglia della camera, c’era la figura enorme di Emmett.

“Ciao Rose. Posso stare un po’ qui con te?” mi chiese, leggermente imbarazzato, e con una vocina bassa, che non feci fatica a sentire.

“Certo Emmett. Come mai? Non hai animali da sgozzare?” lo misi ancora di più a disagio, e me ne pentii all’istante. Lui era venuto qui, magari per passare un po’ di tempo con me, e io gli rispondevo così.

“Ecco, no … cioè si, ma non mi andava” entrò nella camera, ancora a testa bassa, e si sedette sul bordo del mio letto. Mi spostai verso il centro, per farlo sistemare più comodo, ma lui rimase dov’era, forse ancora scosso.

“Rose, senti, io volevo sapere come mai hai deciso di trasformarmi. Da quanto mi ha detto Edward tu odi la tua condizione” Ora mi guardava negli occhi, un po’ più audace di prima.

“Edward ti ha raccontato della mia vita prima di essere trasformata?”

“No. Ha detto che la decisione di raccontarmela doveva essere tua!” sorrise, e ancora una volta mi riscaldò il cuore. Era tenero, e sembrava un bambino troppo cresciuto.

Gli raccontai tutto, partendo dal principio. Gli dissi dei miei genitori, di ciò che si aspettavano da me. gli raccontai dei King, del corteggiamento, e di quella fatidica sera. Non gli risparmiai nessun orrore e nessun dettaglio. Sentivo di potermi aprire completamente con lui. In quel momento, la maschera da dura che mi ero creata, giaceva a terra, come se fosse invisibile.

Lo vidi agitarsi sul letto, quando gli dissi della violenza. Sembrava lottare contro le lacrime, nonostante non potesse versarne.

“Ecco, ora sai tutto di me” gli dissi, abbassando lo sguardo, per non farmi vedere in volto. Temevo che sarebbe fuggito a gambe levate dalla mia camera. Inaspettatamente, invece, me lo ritrovai ancora più vicino, e le sue braccia forti e muscolose mi strinsero in un caldo abbraccio.

“Oh Rose, mi dispiace. Non pensavo avessi sofferto così tanto” la sua voce, si ruppe per un istante, poi si allontanò da me, lasciandomi un bacio sulla guancia. Mille spilli mi punsero gli occhi. Odiai la mia condizione in quel momento. Condizione che non mi permetteva di sfogarmi come avrei voluto fare.

Emmett parve accorgersene, perché mi sorrise comprensivo e mi riabbracciò.

In quel momento bussarono alla porta. Di scatto ci allontanammo tutti e due, imbarazzati.

“Avanti” dissi, e sulla porta, si stanziarono le figure di Carlisle ed Esme.

“Rosalie cara, noi andiamo a caccia con Edward. Vi volete aggregare?” ci chiesero. Fu Emmett a rispondere, per tutti e due.

“No, grazie. Siamo a posto così!” si voltò a guardarmi, come se cercasse assenso. Feci un cenno affermativo, e gli altri, salutandoci se ne andarono.

“Ehm … Rosalie … io devo fare una cosa. Ti dispiace se vado?”

“No Emm. Vai. Non preoccuparti” gli sorrisi, e quando anche lui fu uscito dalla mia camera, mi avvicinai alla finestra.

Mi sentivo spossata mentalmente. La conversazione con il mio orso era stata più faticosa di quanto si potesse immaginare. Lo era sempre per me, quando rievocavo alla mente i ricordi del mio passato da umana, il dolore mi artigliava lo stomaco, e mi ci voleva sempre un po’ per riprendermi.

Mentre rimanevo lì, ad ammirare il mondo e a pensare, piano scese la notte, che mi abbracciò con le sue stelle luminose.

La notte era uno dei miei momenti preferiti. Quando il cielo diventava nero, mi sentivo sicura e forte. Dopotutto ero una vampira, e si sa, che la notte è il mondo dei vampiri.

Stavo andando in bagno, a fare una doccia, quando un rumore provenire da dietro la mia porta, mi incuriosii.

Mi avvicinai alla porta, e l’aprii.

Per terra, c’era un mazzo di fiori, con un biglietto. Le presi in mano, attenta a non rovinarle, e le poggiai sul mio letto.

Il bigliettino era attaccato alla carta con una spilla a fiore. La staccai delicatamente e lo lessi.

 

Mi dispiace che tu abbia dovuto patire tutte quelle cose crudeli di cui mi hai parlato oggi. Avrei voluto essere lì per difenderti, ma purtroppo non ti conoscevo ancora. Oggi posso dire di conoscerti un po’ meglio, e sono lieto che tu abbia deciso di rendermi partecipe dei tuoi sentimenti. Sei una ragazza dolce Rosalie, e non dovresti odiare la tua condizione, o meglio, la nostra. È un modo per andare avanti, per riscattarsi. So che può sembrare una frase fatta, ma quando vorrai sfogarti, io ci sarò sempre per te. Tuo Emmett

 

Se avessi potuto piangere in quel momento, la casa sarebbe diventata un piccolo lago salato.

Non meritavo tutta quella dolcezza, ma ero felice che fosse Emmett a darmela. Forse lui, mi aveva capita più di chiunque altro, più di quanto mi capissi io.

Non ero mai stata una persona brava ad esprimere i propri sentimenti verso chi le stava attorno, ed ora ancora più di prima, ma con lui forse ci sarei riuscita. Dovevo almeno provarci.

Forse non ero stata io a salvare lui, era lui che stava salvando me.

 

Gli occhi mi pungevano ancora, ma mi imposi di calmarmi. Presi un vaso e lo riempii d’acqua, poi ci misi i fiori dentro. Lo poggiai sul comodino. Come vampira, anche il sonno mi era stato tolto, ma vedere quei piccoli boccioli lì accanto al letto, mi avrebbe aiutata a tornare un po’ umana.

Mentre li ammiravo, qualcuno picchiettò alla finestra del balcone. Alzai gli occhi, e vidi mia madre fare segno di aprirmi. Le corsi incontro, e non appena fu dentro, mi diede uno dei suoi caldi abbracci.

“Rose tesoro …” mi disse, accarezzandomi i capelli e la guancia.

“Oh mamma … cos’è questa cosa che mi nasce nel petto?” le chiesi, rendendomi conto in quel momento di un dolore al petto, che si ingrandiva sempre più.

“Qui piccola mia?” Esme sfiorò il mio cuore con le dita, delicata. Annuii con la testa, e lei mi sorrise.

“Si chiama Amore, Rosalie, Amore con la A maiuscola …” disse, uscendo dalla porta.

Rimasi imbambolata.

Non riuscivo a crederci. Avevo provato quel sentimento, ma perché non ero riuscita a comprenderlo? Eppure sentivo che quello che Esme mi diceva era vero. Mi bastava pensare alla su felicità assieme a Carlisle, per capire che l’amore esisteva veramente.

Scesi in cucina, e lì trovai la mia famiglia.

Esme e Carlisle erano seduti sul divano, a lanciarsi sguardi carichi d’amore.

Edward era al piano, a suonare. Alzò la testa verso di me e sorrise. Uno dei sorrisi che mi regalava spesso ultimamente.

Lui, invece non c’era.

È in giardino. Ti sta aspettando” mi disse Edward, con un sussurro quasi impercettibile.

Uscii fuori, e al riparo dalla pioggia scrosciante, sotto un albero, lo trovai. Le gocce di pioggia che scorrevano lente sul suo volto sembravano lacrime.

Mi avvicinai. Lentamente. Non parve sentire i miei passi, soffocati dal manto d’erba.

Gli toccai la spalla, e si girò, fissando i suoi occhi rossi nei miei dorati. Erano belli, spaventosi ma belli.

“Sono felice che tu sia venuta …” sussurrò, accarezzandomi la guancia.

“Grazie per i fiori. Sono stupendi. E grazie per il biglietto …” dissi, mettendo una mia mano sulla sua.

“Ho semplicemente scritto quello che penso …”

“Mi sei stato di grande aiuto. Non merito tanta dolcezza”

“Si che la meriti piccola. Tu sei un angelo …”

Sorrisi a quelle parole … dette da lui sembravano quasi vere. Quasi, io ero un demone della notte.

“Emm, promettimi che per me ci sarai sempre … non voglio perderti …”

“Te lo prometto piccola. Ci sarò sempre …”

 

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Capitolo 3
*** 3.Capitolo ***


Wow … quante recensioni!!! Mi commovete davvero …

Scherzi a parte … beh almeno l’avete letta … forse non è come la immaginavate … ma mi piace pensare che sia così, e non ho rimpianti sui capitoli che sto scrivendo …

Non so ancora di preciso quanti capitoli saranno, ma sicuramente non supereranno i dieci … vi lascio alla lettura …

Baci

Scimmietta

 

 

 

Capitolo 3

 

La sua promessa, valeva più di tutto. Ero felice di sapere che qualcuno per me ci sarebbe stato sempre.

Se ero triste, se ero felice, se ero abbattuta, lui ci sarebbe stato per consolarmi o essere partecipe.

Ero seduta sul mio letto, a pensarlo, quando lui entrò.

“Rosalie, Esme vuole parlarti. Scendi?” mi chiese, osservando il mio viso.

“Certo. Scendo subito. Grazie Emm!” gli dissi, alzandomi e uscendo dalla porta.

Mi prese la mano, stringendola. Non forte, sapeva che era ancora neonato, e che la sua forza era superiore alla mia.

Lo guardai con la coda dell’occhio, e lo vidi sorridere, spensierato.

“Esme sono qui. Dimmi” dissi, mettendomi di fronte a lei.

“Tesoro … ti ho vista, con Emmett. Sei diventata un’altra. Sembri un’altra persona …” mi disse, avvicinandosi.

“Davvero?”

“Si … sei più felice, più luminosa!”

“Si … me ne sono resa conto anche io. Emmett mi fa felice. Quando mi sta vicino, quando sorride, il mio cuore sembra rinascere …”

“Oh piccola Rose … cosa ti fa provare l’Amore …”

L’abbracciai. Tutto quello che le avevo detto era vero.

“Esme” Carlisle la chiamò, ed io rimasi sola in cucina. Misi una mano sugli occhi. Speravo non mi avesse sentita.

“Si che ti ha sentita … ed è felice. Non dovrei dirtelo, ma …” Edward mi riscosse dai miei pensieri.

“Ma …” gli chiesi, incitandolo a continuare. Prese un biglietto dal ripiano della cucina e scrisse qualcosa. Poi me lo mostrò.

Ma lui prova i tuoi stessi sentimenti!

Ridacchiai a quello stratagemma per nn farsi sentire. Alzai la testa verso di lui, e annuì, per confermare i miei pensieri.

Ora il mio cuore aveva preso il volo, con le ali fatte di soffice piuma. Amore.

Edward mi fece l’occhiolino e mi lasciò sola.

Lui prese il suo posto. Si schiarì la voce.

“Hai sentito vero?” gli chiesi, guardandolo interrogativa.

“Si … pensi davvero quello che hai detto?”

“Ti direi una bugia se rispondessi di no … quindi si, penso, anzi no, provo davvero quello che ho detto ad Esme!”

“Ti capisco Rose … forse quel guastafeste di Eddino te l’avrà già detto, ma provo i tuoi stessi sentimenti …”

Ridacchiai. Aveva ragione, Edward a volte era davvero un guastafeste.

Mi alzai dalla sedia sulla quale ero seduta, e mi avvicinai al mio orso. Gli accarezzai un braccio, risalendo poi fino al suo viso.

Sembrò volere di più. Mi afferrò per la vita, e poi portò le mie braccia dietro la sua testa. Lo strinsi forte, felice di quel contatto tanto agognato.

Mi baciò il collo, dolcemente. Poi si spostò sulla mia guancia, e infine sulle mie labbra.

Le mordicchiò, e mi baciò passionalmente.

Era il bacio che avevo sempre sperato di avere.

Era il bacio che avevo visto scambiarsi tra Vera e suo marito.

Era il bacio che Royce non mi aveva mai concesso.

Ci staccammo. Mi guardava con occhi da pesce lesso, e non c’era bisogno di uno specchio per sapere che anche io avevo quello sguardo. Sorridemmo, e poi lo abbracciai.

“Emmett … ti amo …” gli sussurrai, nascondendo il viso nella sua maglietta.

“Oh piccola … speravo me lo dicessi … ti amo anch’io!” Prese il mio mento tra il pollice e l’indice, e si avvicinò ancora per baciarmi. Fu un bacio piccolo, casto, ma ugualmente dolce.

“Vado a cambiarmi” dissi, staccandomi.

“Ok … ti aspetto!”

Salii in camera, e decisi di farmi una doccia.

Dal mio armadio presi un abito, lungo, nero e verde. Raccolsi i capelli sulla nuca, con una pinza a forma di rosa. Era la mia preferita.

Scesi di nuovo giù, trovando tutti intorno alla porta. Mi avvicinai curiosa.

“Emmett ti aspetta al fiume,  Rosalie” mi disse Carlisle, facendomi un cenno con la mano.

“Ok … lo raggiungo!”

Mi sembrava di essere una bambina in cerca di coccole, quando correndo per il prato, arrivai al fiume e lo strinsi tra le mie braccia. Peccato che non riuscii a circondarlo tutto … era troppo grosso per me …

Si girò per rispondere al mio abbraccio.

“Ti aspettavo piccola”

“Lo so … dove andiamo?”

“In un posto speciale … tutto nostro!”

In un secondo fui sulla sua spalla  e senza neanche farmene rendere conto, aveva iniziato a correre.

“Emm guarda che anch’io corro veloce come te!” lo rimproverai, dandogli un colpetto sulla testa e baciandoli il collo.

Fu un attimo, ed entrambi ci ritrovammo a terra, dopo aver sbattuto contro un albero.

Lo guardai sconvolta mentre si massaggiava il punto in cui aveva sbattuto la testa, e scoppiai a ridere.

Mi guardò, un po’ offeso.

“Hey, perché ridi?” mi chiese, avvicinandosi pericoloso.

“Sei il primo vampiro della storia che va a sbattere contro un albero e si fa male!” gli dissi, cercando di trattenere un altro attacco di risa, inutilmente.

“Non è colpa mia se un angelo mi ha baciato e mi ha fatto deconcentrare!” esclamò, buttandosi sopra di me e incominciando a farmi il solletico.

Continuammo così per ore, fino a quando il tramonto non lasciò una meravigliosa luce rossastra intorno a noi.

Il crepuscolo, il momento più sicuro per noi creature della notte.

Emmett mi guardò, raggiante, e mi fece sdraiare accanto a lui.

In cerca di coccole appoggiai la mia testa sul suo petto, tracciando disegni invisibili con le dita.

Lui incominciò ad accarezzarmi i capelli, lentamente. Se fossi stata umana, mi sarei addormentata, per il lieve torpore che quelle carezze mi portavano.

È davvero un posto stupendo!” esclamai, continuando a guardare il bagliore rosato della luce.

“Si … l’ho trovato mentre cacciavo, e ho pensato subito a te!”

“Davvero?”

“Si piccola, ormai tu sei sempre nei miei pensieri!”

Si avvicinò al mio volto, e mi lasciò un bacio sulla fronte.

Sorrisi, con gli occhi pungenti, e lo ammirai mentre si alzava in piedi e mi dava la mano.

“Vieni, voglio fare una cosa” disse, e poi mi portò al centro del prato.

Appoggiò una mano sul mio fianco, e poi mi prese l’altra nella sua.

Iniziò a muoversi in circolo, ballando. Era bravissimo.

La musica non c’era, ma ben presto la sentii nascere in me.

Era una melodia dolce, magica e luminosa. Mi stregò e mi fece sognare che quel momento magico non finisse mai.

Mi sentivo protetta e leggera.

Emmett mi guardava, aspettandosi qualcosa.

“La senti la musica piccola?” mi chiese, fissandomi negli occhi.

“Si, ed è meravigliosa … tu la senti?” risposi, guardandolo sorridere.

“Si piccola, quella è la musica del nostro Amore. Amore con la A maiuscola!”

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I love you

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Capitolo 4
*** 4.Capitolo ***


Rieccomi!! Ringrazio di cuore liletta, Sandra92, SaraMasenCullen, _chocola_, per aver avuto il coraggio di inserire la storia tra i preferiti. Grazie di cuore davvero, spero che vi stia piacendo.

cougar: oh cara mi dispiace di averti fatto piangere, ma sono felice che ti piaccia! A dire il vero quella di scrivere la nascita del loro amore, è stata una scommessa con me stessa e per riscattarmi, ma ora mi ci sono affezionata anche io a questa coppia. Congratulazioni per il tuo bimbo in arrivo, e non preoccuparti, ti sopporto più che volentieri! Kiss

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Capitolo 4

Tornammo a casa. Era buio, e le stelle brillavano alte nel cielo.

Io e Emmett correvamo mano nella mano. Ogni tanto si girava a guardarmi, e poi sorrideva, raggiante.

Una volta a casa, non trovammo nessuno. Dovevano essere andati tutti a caccia.

“Rose, vado a cambiarmi. Aspettami” mi disse Emmett, accarezzandomi i capelli e salendo di sopra.

Anch’io decisi di andare nella mia camera, per aspettarlo.

Stavo salendo le scale, quando un piccolo rumore mi insospettì.

“Maledizione!” era la voce di Emmett che imprecava contro qualcosa. Cercai di trattenermi dal ridere, e mi avvicinai alla fonte del rumore. Mi sentì.

“Rosalie sei in corridoio e stai venendo qui, vero? Beh non farlo, non è un bello spettacolo. Stai ferma lì o vai nella tua camera!” urlò, nonostante avrei potuto sentirlo anche se avesse solo sussurrato.

“Ok … vado in camera allora” dissi, ridacchiando. Chissà cos’avesse combinato per non volermi con lui … forse aveva sbattuto contro l’armadio.

Una volta nella mia stanza, sul letto, trovai due buste. Una, in pergamena, elegante. L’altra su semplice foglio bianco.

Aprii la seconda, era da parte di Esme. Diceva che loro erano andati a caccia, e che sarebbero tornati l’indomani.

La prima non era firmata.

Scendi giù in giardino. Segui la scia di rose, mi troverai ad aspettarti alla fine del sentiero … ti aspetto piccola …

Sapevo da chi veniva, dal mio orso.

Feci come mi aveva detto. Scesi in giardino, e proprio accanto alla porta di ingresso trovai le rose. Erano petali, di tutti i colori di rose. C’erano quelli blu, quelli gialli, quelli bianchi, ma prediligevano quelli rossi e rosa. I miei due colori preferiti. Lo sapeva.

La scia si intensificava ad ogni passo. Poi, a cento metri dalla casa principale, iniziai a trovare delle luci.

Dopo altri cinquanta metri, sia i petali che le luci si interrompevano davanti ad una piccola casetta. Era rudimentale, in pietra e neanche tanto grande. Nel suo insieme però, era molto bella.

Sulla porta, qualcuno aveva attaccato un mazzo di rose, e un cartello.

 

Entra piccola

 

Tremante, entrai. Dall’ interno la casa era bella. I colori tenui, le luci soffuse rendevano tutto fiabesco.

Anche lì, c’era la scia di petali che si era interrotta all’esterno.

Sulla soglia di una seconda camera lo trovai, grande e bellissimo. Ma soprattutto, mio.

“Piaciuta la sorpresa piccola?” mi chiese, avvicinandosi e prendendo la mia mano.

“Oh Emmett … ma come hai fatto?” gli dissi, guardandolo con amore.

“L’Amore ti fa fare tante cose, e poi, per te questo è niente piccola”

Non riuscii a resistere. Gli buttai le braccia al collo e lo abbracciai forte.

Cercai le sue labbra e me ne appropriai. Da lì in avanti sarebbero state la mia droga.

Lui mi accarezzò la schiena, e mi strinse all’altezza della vita.

Il mio corpo era percosso da brividi che mi scuotevano tutta. Ero felice, ma non sapevo cosa sarebbe accaduto di lì a poco. O meglio, lo sapevo e ne avevo paura.

Sentivo i fantasmi del passato avvicinarsi, veloci e non riuscivo a cacciarli via.

Emmett mi prese in braccio e mi portò in camera, stendendomi sul letto.

Nel frattempo io ero divisa in due parti. Da un parte volevo amarlo con tutta me stessa, sconfiggendo le mie paure. Dall’altra, il mio passato continuava ad avanzare imperterrito, e non mi dava tregua.

Strinsi i denti e cercai di spingere via Emmett con tutta la mia forza. Non fece resistenza e si allontanò anche lui. Lo guardai, ringhiando, e poi corsi via.

Più veloce del vento, pensando a quello che avevo appena fatto.

Avevo spinto via l’unica persona che mi aveva capita veramente, e ora non avrebbe più voluto parlarmi. Il dolore per la perdita si impossessò di me, e mi ritrovai a singhiozzare, raggomitolata su me stessa.

Sarei rimasta lì per sempre, se alle prime luci dell’alba una voce mi riscosse, sovrastando i miei singhiozzi.

“Rosalie …” mi chiamò. Alzai la testa, e gli occhi di Edward mi guardarono. Non c’era pietà, né compassione, solo tristezza per me. Gli fui grata, perché non sarei riuscita a resistere se avrei visto pietà.

“Edward … cos’ho di sbagliato? Perché non sono riuscita a fidarmi del tutto?” gli chiesi, continuando a singhiozzare.

“Tu non hai nulla che non va Rose …” mi accarezzò i capelli “Hai solo paura, ed è normale averne dopo tutto quello che hai passato. Con Emm è ancora troppo presto, ha anche lui la sua parte di colpa in tutto questo” continuò.

“Oh Ed … io lo amo, ma non ci riesco … vorrei … ma quei vermi sono tutti lì ad aspettarmi, pronti ad assalirmi” le mie frasi erano sconnesse tra loro, ma mio fratello capì. Aveva visto più volte, nella mia testa tutto ciò che quei bastardi mi avevano fatto, e sapeva che era difficile per me andare avanti. Ero stata ad un passo dall’avere tutto: un amore, una bella casa, bambini. Poi per colpa di Royce e dei suoi amici tutto ciò in cui avevo sempre creduto era sfumato via. Ora come ora, sentivo che l’unica persona che mi era rimasta, era proprio quella che avevo respinto.

“Rosalie … vieni, torniamo a casa. Emmett non nutre rancore nei tuoi confronti” mi disse, porgendomi la mano e abbracciandomi.

Sapevo di essere orribile. I capelli erano in disordine, il vestito strappato, le scarpe rotte, ma non mi importava. Mi avevano visto peggio.

Tornammo a casa, e vidi Emmett distrutto, sul divano e con la testa fra le mani. Esme gli era vicina, una mano sulla spalla e cercava di consolarlo. Carlisle gli stava di fronte, preoccupato.

Appena sentì il rumore della porta, alzò il viso e si girò a guardarmi. Gli occhi neri, facevano sentire tutta la loro disperazione.

Non riuscii a guardarlo così depresso, e gli corsi incontro, con le braccia tese, per abbracciarlo.

Mi accolse caldo tra le sue braccia, stringendomi forte. Non c’erano bisogno di parole, il nostro amore si poteva sentire nell’aria.

Gli altri lasciarono la stanza, per permetterci quel piccolo momento di intimità, nella nostra bolla.

“Rosalie mi dispiace … avrei dovuto immaginarlo … sc …” cercò di dire, ma gli poggiai un dito sulle labbra per farlo smettere.

“Non è colpa tua Emm … sono io che non riesco a combattere il passato … potrai mai perdonarmi?” gli chiesi, affondando la testa nel suo petto.

“Non dirlo neanche per scherzo piccola … ti amo!”

“Ti amo anche io Emmett!”

Mi guardò sorridente, e mi accarezzò la guancia, dolcemente. Appoggiai una mano sulla sua, per godere appieno di quel contatto che avevo temuto di perdere.

Sentire Emmett così vicino, mi tranquillizzava, e mi sentivo sicura. Protetta.

“Rosalie … io non voglio mai più commettere uno sbaglio del genere, perciò non ci riproverò mai più, stai tranquilla …” sussurrò vicino al mio orecchio, facendomi poi sedere in braccio a lui.

“Emmett, io vorrei … ma ho paura …” gli risposi, accoccolandomi con la testa sulla sua spalla.

“Perché hai paura piccola?”

“Quando chiudo gli occhi, e so che non ci fermeremo ad un semplice bacio … mi riaffiorano in mente Royce, i suoi amici e quella sera. Sento il freddo entrarmi nelle ossa e il dolore avvolgermi. Non riesco a staccarmi da quelle sensazioni …”

Aveva chiuso gli occhi, e sembrava tremare sotto al mio corpo. Oh Emm, cosa ti ho fatto? Pensai, conscia che se stava così in quel momento era per colpa mia, del dolore che stavo riversando su di lui. Non avrei voluto farlo mai più, ma ormai, confidarmi con lui era di vitale importanza.

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Capitolo 5
*** 5.Capitolo ***


Ecco che aggiorno anche i due piccioncini. Mi ci è voluto un po’ per scrivere questo capitolo. Ho cercato di raccontare la nascita del soprannome che Rosalie affibbia ad Emmett, cioè il suo scimmione. Spero non mi linciate, ma l’ho immagino così.

Vi lascio a leggere

Ringrazio come sempre chi ha aggiunto la storia tra i preferiti, i seguiti e chi l’ha solo letta. Commentate però!

Baci

Scimmietta

P.S. per scrivere il capitolo mi sono lasciata ispirare da “Dream” e “Moonlight” di Yiruma. Se vi va ascoltatele mentre leggete.

 

 

cougar: ah non lo dire a me. non capisco come possano esistere sulla faccia della terra vermi del genere. Comunque, passando alla coppia, rosalie è stata davvero fortunata ad incontrare Emmett, sono perfetti insieme secondo me. non preoccuparti, nessuno saprà che Emmett è l’uomo ideale!! Kiss

Sandra92: grazie, sono felice che piaccia. Ormai è diventata anche lei una delle mie bimbe!!

 

Capitolo 5

Dopo quella sera, Emmett si era trasformato in una sottospecie di fratello maggiore. Mi stava accanto, mi consolava, mi coccolava, e da lì a poco avrebbe anche cominciato a darmi il sangue con il biberon. Non mi baciava quasi mai, se non ero io a chiedere il contatto.

Avevo paura di averlo perso. Mi stava accanto, ma qualcosa era cambiato. Avrei preferito soffrire in quel momento, che passare tutto il tempo così, come due semplici amici.

“Basta … vado in camera mia … il cuscino è più passionale!” sbottai ad un certo punto, non potendone più di solo abbracci. Ero irritata, tremendamente irritata.

Salii in camera tutta impettita, e sbattei la porta. Ero avvantaggiata però, potevo sentire se si dicevano qualcosa.

“Io Rose proprio non la capisco, ma che le prende?” disse Emmett ad Edward. Allora ora ero io il problema ora?

“Emm … guarda che non è lei, sei tu!” rispose mio fratello. Vai Eddy, difendimi tu!

“Io? cos’ho fatto?” sembrava stupito.

“Niente, ed è proprio questo il problema!” sentii rumore di sedie, qualcuno si era avvicinato.

“Che problema c’è, figliolo?” chiese la voce di Carlisle, che ora si univa alla conversazione. Bene, ora era diventata una cosa tra uomini.

Stufata mi buttai sul letto. Era dolce, si, ma a volte Emmett era proprio tonto.

“Sei depressa tesoro?” sobbalzai, ma era solo Esme.

“Uff … può darsi!” dissi, tornando poi a mettere la testa sotto al cuscino.

“Non ti dispiace se sto qui con te, vero? Giù i maschietti parlano e io mi annoiavo!”

“No, non mi dispiace mamma, mi serve proprio una chiacchierata tra donne!”

Esme ridacchiò, iniziando ad accarezzarmi la testa.

“Cosa c’è che non va, Rosalie?” mi chiese, facendomi voltare verso di lei.

“Emmett!” risposi semplicemente, mettendomi a pancia in su, come sul lettino di uno psicologo.

“Emmett … non ti piace più?”

“Mamma! Come puoi pensare una cosa del genere!” esclamai stupita.

“Non so piccola, tu non mi stai dicendo niente!”

“Ah … ok … scusa. È che, Emmett si sta comportando troppo da fratello maggiore e non mi piace. Non mi bacia più!” mi misi a sedere, sconsolata. Esme mi guardava con aria afflitta, cercando una soluzione.

“Cioè, non si comporta da amante, ma da fratello?” mi chiese, curiosa.

“Si … ed è irritante!”

“Oh … certo che quel ragazzone è proprio tonto!” esclamò, con una faccia buffissima. Non riuscii a trattenermi e incominciai a ridere, piegandomi in due. Credevo di non riuscire a smettere più.

Improvvisamente, sulla soglia della mia camera spuntò una figura. Alzai gli occhi, cercando di calmarmi, e lo vidi.

Emmett. Con un’espressione terrificante in volto, guardava male sia me che Esme, che nel frattempo mi si era avvicinata preoccupata.

“Chi sarebbe il tonto?” chiese, ringhiando.

“Tu!” risposi, infischiandomene se mi avesse attaccata.

“Rosalie è pur sempre un neonato!” sussurrò mia madre, stringendomi forte il braccio.

Non mi importava. Speravo che in un attacco di rabbia mi stringesse forte tra le sue braccia, fregandosene se mi faceva male. Lo volevo, a tutti i costi.

Passarono pochi secondi, e si calmò. Un’altra opportunità andata in fumo.

“Esme puoi lasciarci soli?” chiese a nostra madre, e lei, annuendo col capo abbandonò la mia stanza.

Come prima di conoscerlo, presi un cuscino tra le braccia e lo strinsi forte al mio petto, quasi pregando che fosse un bambino. Ecco un altro dei miei piccoli desideri irrealizzabili: non avrei mai potuto soddisfare il mio desiderio di essere chiamata mamma, da un piccolo batuffolo che correva e inciampava dappertutto.

“Quindi ti irrita il fatto che ti coccoli e basta?” mi chiese, avvicinandosi al letto e sedendosi ai miei piedi.

Io non risposi. Se l’avessi fatto mi sarei arrabbiata.

“Bene … rimani pure in silenzio, ma sappi che non si risolverà niente!” sbottò, mettendo una mano tra i riccioli.

Ancora una volta rimasi in silenzio, sbuffando però.

“Rosalie cazzo rispondimi!”

“Cosa vuoi che ti dica, Emmett? Si, mi irrita che tu mi tratti da bambini e mi coccoli solamente! Sono una donna!” ecco fatto, ero esplosa.

“E allora potevi tranquillamente parlarne con me!” disse, avvicinandosi.

“Non volevo offenderti”

“Offendermi? E perché mai?”

“Non lo so. Ho avuto paura, ecco tutto”

“Rose a volte sei strana sai?” ridacchiò. Io strana?

“Sarei io quella strana? E tu sai cosa sei?”

“No … cosa sono?”

“Uno scimmione, ecco cosa sei!” scoppiai a ridere, buttando le braccia al suo collo e stringendolo a me. Anche lui rideva, e quasi ad un mio richiamo, cercò le mie labbra.

Quando finalmente sentii le sue labbra premere dolci sulle mie, mi sciolsi. Avevo agognato per settimane quel contatto, e finalmente l’avevo ottenuto. Ero felice.

Si staccò, raggiante.

“Mi piace!” disse, prendendomi in braccio e facendomi accoccolare sul suo petto.

“Cosa?” chiesi,  ispirando il suo dolce profumo.

“Che io sia il tuo scimmione!” esclamò, come se fosse la cosa più evidente del mondo.

“Ok allora! Da oggi sarai sempre il mio scimmione!” ridacchiai, emozionata.

Rimanemmo così per qualche minuto, in silenzio. Dalla finestra potevamo sentire il cicaleccio delle cicale, e il vento far muovere le foglie degli alberi, creando una melodia romantica, che neanche Edward sarebbe mai stato in grado di riprodurre al suo pianoforte.

“Ehm … piccola … posso farti una domanda?” mi chiese ad un certo punto Emmett.

“Si certo, dimmi pure!” gli risposi, guardandolo in viso e notando una luce far brillare i suoi occhioni.

“Ok, però dovresti alzarti e metterti in piedi di fronte a me” mi prese la mano e mi fece scendere dalle sue ginocchia. Dopodiché mi accompagnò sul balcone, dove l’aria fresca della sera mi solleticò i capelli, che incominciarono a muoversi intorno al mio viso come tanti piccoli serpentelli dorati.

Emmett prese il mio volto fra le sue mani e mi spinse a guardare il cielo. La luna piena, grande come se fosse proprio sopra le nostre teste, rifulgeva argentata, schiarendo tutto ciò su cui si posavano i suoi deboli raggi. Era uno spettacolo meraviglioso stare lì a guardarla.

Due mani si posarono sui miei fianchi e mi girarono. Il mio scimmione si inginocchiò di fronte a me, lasciandomi a bocca aperta. Dalla tasca dei pantaloni estrasse una scatolina rossa, di velluto che aprì, rivelando ai miei occhi uno splendido anello. Era d’oro bianco, con una diamante al centro, che aveva riflessi blu.

“So che sono pochi mesi che sono entrato a fare parte della tua vita. So che molto probabilmente sono troppo tonto per te, ma ho da offrirti tutto il mio amore, Rosalie Hale, e spero che tu lo accetti. Vorresti diventare mia moglie per l’eternità?” disse, guardandomi negli occhi.

Sentii questi ultimi pungere come tanti spilli, e mi parve di sognare. Davanti a me c’era l’uomo che mi ero accorta di amare più della mia stessa vita, e mi stava chiedendo di trascorrere il resto della mia esistenza con lui. Il mio cuore parve riprendere vita.

Lo guardai negli occhi, cercando di trasmettergli tutto il mio amore solo con uno sguardo. Alzai una mano, e gli accarezzai i morbidi ricci, le guance e le labbra rosee.

“Si Emmett, voglio diventare tua moglie per l’eternità!” sussurrai, temendo di veder scomparire quel magico sogno. Non fu così. Anche dopo aver pronunciato quelle parole, il mio scimmione rimase lì a guardarmi e a sorridermi. Sembrava pietrificato dalla gioia.

Quando si riprese, estrasse il gioiello dalla scatolina e me lo infilò al dito. Poi, mi prese in braccio e mi fece volteggiare in aria.

Si, lo amava, e lo avrei sempre amato, più della mia stessa vita.

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Capitolo 6
*** 6.Capitolo ***


Con il solito ritardo ma ce l’ho fatta. Questo è il penultimo capitolo. Ok non so che altro dire, a parte che è dedicato a cougar con la speranza che si riprenda presto insieme ai suoi due bimbi.

Baci

Scimmietta

P.S. grazie agli 8 preferiti, all’1 seguito e a chi legge solamente. Solo una cosa, lasciate un commento, anche piccino.

 

 

Capitolo 6

Mi sembrava di essere diventata una Principessa, o meglio la regina che avevo sempre desiderato diventare. La differenza, però, era che io non ero regina di un regno magico, ma del cuore dell’uomo che amavo.

Dopo la sua proposta, i giorni mi parvero volare. Io ed Esme ci eravamo impegnate nell’organizzare il matrimonio, ed Emmett non faceva che starmi accanto quando avevo un minuto di pausa. Edward e i nostri genitori erano stati davvero felici alla notizia. Non mi era parso di vedere nulla negli occhi di mio fratello, se non una grande gioia per me e il mio scimmione.

“Rosalie, amore mio, mi manchi tanto!” mi girai stupita nel sentire il mio Emmett dire quelle parole.

“Cosa dici Emm? Guarda che io sono qui!”

“Lo so, però sei così occupata con il matrimonio che non stiamo insieme molto tempo!”

“Il mio scimmione! Prometto che cercherò di trascorrere più tempo con te!” dissi, avvicinandomi e scoccandoli un piccolo bacio sulla guancia.

“Promesso?” mi chiese, titubante.

“Certo! Ora però devo andare ad aiutare Esme con le decorazioni” cercai di sciogliere l’abbraccio me non me lo permise.

“Vedi? Hai appena promesso. Che se la cavi da sola! Tu ora stai con me!” urlò, e per un attimo ebbi davvero paura. Annuii spaventata, e lui ridacchio soddisfatto. Poi, mi prese in braccio e sfrecciammo nella sua camera. Il suo balcone era il più piccolo, ma dava sul fiume, e il panorama era stupendo.

Iniziò a farmi il solletico, e a mordermi ovunque. Io ridevo a più non posso e mi sentivo strana.

Mi piacevano quelle carezze, mi riscaldavano nel profondo. Completamente rilassata mi abbandonai al suo petto, accarezzando i suoi ricci ribelli.

Restammo così tutto il resto della giornata, coccolandoci, ma quel rompiscatole guastafeste di Edward venne a bussare verso la sera.

“Hey piccioncini! Un po’ di contegno!” esclamò ridacchiando, mentre entrava nella camera.

Non ti sopporto fratellino! Hai rovinato un momento stupendo! pensai, sapendo che poteva sentirmi.

“Oh mio Dio, ora siete uguali anche nei pensieri! Mi sa che vi abbiamo persi a tutti e due!” disse ancora, ridendo.

Anche il mio scimmione aveva pensato le mie stesse cose, forse lui con un linguaggio più colorito. Lo guardai, e gli accarezzai una guancia. Lui ricambiò, scompigliandomi però i capelli.

“Cosa accidenti vuoi Edward?” chiese poi, mettendosi a sedere e prendendomi in braccio.

“Da te proprio niente! Sono venuto a dire a Rose che nostra madre la cerca, per parlare del matrimonio”

Emmett gli lanciò un’occhiataccia, per poi tornare a guardarmi adorante.

“Ti dispiace se vado Emm?” gli chiesi io, cercando di fare i miei occhioni da cucciola.

“Va bene vai, però torna presto!” sbuffò, e mi lasciò scendere. Prima di uscire fuori dalla camera gli lanciai un bacetto volante, che lui fece finta di acchiappare, e se lo portò al cuore, facendo un’espressione tristissima.

Scesi giù in cucina da mia madre. Era seduta al tavolo della cucina, e stava sfogliando un catalogo di vestiti.

“Oh Rose! Credevo ti avessero rapita! Vieni qui, dobbiamo scegliere solo il vestito!” mi disse, invitandomi ad accomodarmi accanto a lei.

“Hai già fatto le altre cose?” le domandai incredula. È vero, eravamo vampiri superveloci, ma un matrimonio è comunque qualcosa di difficile da organizzare.

“Si tesoro! Ho ordinato la torta, il servizio di piatti, il reverendo e ho spedito gli inviti. Te l’ho detto, manca solo il vestito da scegliere!” sorrise.

Passammo ore a sfogliare cataloghi. Esme quando ci si metteva era davvero pesante. Oltre al catalogo che aveva lei in mano, ne aveva nascosti altri cento. Stava annotando tutto ciò che mi piaceva, perché se alla fine non avessimo trovato niente me ne avrebbe cucito uno lei.

Arrivò Carlisle da lavoro, ed eravamo ancora sedute al tavolo. Ero annoiata.

“Oh Carl! Finalmente. Ecco, Esme è tutta per te ora!” li salutai con la mano e mi fiondai nella mia camera.

Entrai, ma il mio scimmione non c’era. Mi rattristai. Vicino al letto c’era una busta. La presi in mano e l’aprii.

Mia piccola stella,

Edward mi ha convinto ad andare a caccia, non ho saputo resistere. Spero ti sia divertita con Esme, ma prometto che domani mattina, allo spuntar del sole sono di nuovo lì ad abbracciarti.

Ti amo mia dolce stellina

Tuo Scimmione.

Sorrisi. Quel soprannome gli piaceva davvero.

Non ero stanca, per noi vampiri era impossibile stancarsi, ma decisi di sdraiarmi sul letto. Chiusi gli occhi, pensando che un umano, fosse stato in quella posizione, si sarebbe addormentato, iniziando a sognare. Io non potevo più sognare, ma avrei tanto voluto poterlo fare.

Della mia vita da umana, ricordavo che i sognare mi piaceva. Avevo l’impressione di vedere il mondo con colori diversi che mi facevano felice. Poi la mia mamma naturale, quando ero ormai addormentata mi veniva vicino e mi baciava la fronte sussurrandomi che ero la più bella del mondo. Ed ero felice. Mi piaceva essere coccolata da lei e da papà.

Riaprii gli occhi, scacciando dalla mente quelle immagini dolorose, e mi accorsi che si era già fatta l’alba. Girai la testa e lui era lì. Aveva mantenuto la sua promessa.

“Buongiorno angelo mio! Cercavi di dormire? Guarda che mi hai fatto prendere uno spavento!” disse, ridacchiando e accarezzandomi la guancia.

“Scemo! Ricordavo come è sognare. Quando ero un’umana adoravo farlo” sorrisi tristemente, e dopo averli dato un leggero bacio sulle guancie, mi alzai da letto.

“Dove vai? Non avrai intenzione di scappare da me?” mi riacchiappò e mi buttò sopra di lui. Iniziò a farmi il solletico e scoppiai a ridere come una matta.

“No … no … Basta, Basta Emm … aiuto!” urlavo ma lui non si fermava. Alla fine, riuscii a ribellarmi e scappai dalla sua morsa. Corsi in balcone e saltai giù. Dopodiché presi a correre ancora più veloce, senza dar conto a dove stessi andando.

Lo sentivo che mi seguiva, cercando di essere silenzioso, in vano. Perfino un mammut aveva più grazia di lui!

Mi fermai, per permettergli di raggiungermi, e solo in quel momento mi resi conto di dove mi trovavo. Era la radura in cui l’avevo trovato.

Mi fu accanto in un secondo e prendendomi per la vita mi attirò a se.

“Me lo ricordo questo posto. Non bene, però mi sa di esserci già stato!” esclamò sedendosi sulla terra.

“Si … è qui che ti ho trovato …” dissi, sedendomi sulle sue ginocchia.

“Davvero? Beh allora è un posto magico!” lo guardai scettica.

“Posto magico? Amore mio stavi per essere sbranato da un orso!”

“Lo so … ma se non fosse stato per quell’orso non ti avrei mai incontrata!”

Sospirai, frustrata. Era inutile, lui era contenta di essere un vampiro e non avrebbe cambiato idea per nulla al mondo. Beato lui.

“Perché sei scappata?” mi chiese poi, guardandomi con la fronte aggrottata.

“Non ce la facevo più con tutto quel solletico!”

Rimase in silenzio, e mi girai per vedere se c’era ancora.

Anche lui mi guardava, dolce, sorridente.

“Sai che giorno è domani?” mi chiese, ridacchiando.

“Certo! Domani ci sposiamo!” esclamai, abbracciandolo.

“Già … saremo marito e moglie … non vedo l’ora!” sorrise, alzandosi in piedi e prendendomi in braccio.

“Si, ma noi non dovremmo stare insieme!” scesi dalle sue braccia e ricominciai a correre verso la villa.

Le tradizioni andavano rispettate.

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Sussurro

Mi dispiace

 

 

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Capitolo 7
*** 7.Capitolo ***


E dopo non so quanto, ritorno ad aggiornare la storia che era semplicemente partita come una one-shot. Scusatemi ancora per il mostruoso ritardo ma, consideratelo un capriccio, ho voluto aspettare il ritorno di Jessica, alias Cougar! Sper che vi piaccia

Baci

Scimmietta

P.S. il vestito di Rose lo trovate qui http://www.boutiquevelo.it/immagini/abiti-da-sposa/la-sposa-chic/2009/abiti-da-sposa-chic-1573.jpg

 

cougar: ciao tesoro … non  sai che piacere mi ha fatto oggi trovare la tua recensione e sapere che sei tornata e stai bene, mi hai tolto davvero un peso dal cuore! Nell fic Emmett è quello che ho immaginato fosse quando è innamorato, e anche io l’adoro … è chiaro che il tuo Jordan stia cercando di farsi perdonare … tutti i ragazzi innamorati e seriamente pentiti lo fanno, prendila dal lato buono, non ti farà arrabbiare per un bel po’ di tempo! Sono contro la violenza, ma io al ragazzino che si è presentato in ospedale non credo che mi sarei fermata ad un semplice cazzotto .. rimango dell’idea che chi fa cose del genere debba essere messo in gattabuia, ma hai ragione, siamo in Italia e questo non accade sempre. Sono felice per il tuo piccolino, JD, e non preoccuparti, anche il piccolino nella pancia ci rimarrà a lungo … ma qualunque cosa accada, stai tranquilla, sono sicura che sarà sano e bellissimo! Mi dispiace però non poterti aiutare con il nome … io sono completamente negata a sceglierli, non ci riuscivo neanche con le bambole da piccola! Fammi sapere quando nascerà, sono davvero curiosa e terrò le dita incrociate per te! bacioni tesoro!

 

 

Capitolo 7

 

Esme non aveva fatto altro che cucire tutta la notte, e non mi aveva permesso di avvicinarmi a lei.

Si era messa di impegno a preparare il mio vestito, e voleva assolutamente finirlo prima dell’alba, perché sapeva che ci sarebbe voluto un po’ di più per prepararmi.

Dal canto mio, ero agitatissima. Non sapevo cosa aspettarmi da quell’unione. Non mi ero mai sposata in vita e non vita!

Camminavo avanti e indietro per la mia camera, senza sapere cosa fare. Avevo la mente completamente in subbuglio, che se ci fosse stato Edward gli sarebbe venuto mal di testa.

Arrivò l’alba, magnifica, risplendente quasi più del tramonto.

“Tesoro, l’abito è pronto, vuoi vederlo?” mia madre entrò nella camera, con le mani giunte in grembo e un sorriso stupendo stampato sul volto.

“Certo mamma, ma sono sicura che sarà stupendo!” le sorrisi anche io e l’abbracciai forte, emozionata.

“Lo vado a prendere e torno. Spogliati”

Uscì fuori e seguii gli ordini. In meno di un secondo lei era già tornata, ed io già svestita.

L’abito che Esme mi mostrò era semplicemente stupendo.

Il colore era un beige tenue, ricamato con dei fiorellini. La gonna era a più strati, e il primo strato, liscio al tatto era raccolto su un lato con un fiocco. Il corpetto si allacciava dietro al collo ed era ricamato anch’esso. Una meraviglia.

“Oh grazie Esme! È stupendo!” dissi, prendendolo in mano, delicatamente, per paura di romperlo.

“Sono contenta che ti piaccia! Ho fatto del mio meglio tesoro” rispose lei. Poi si avvicinò per aiutarmi a indossarlo.

I capelli, li acconciai in morbidi ricci, che scendevano sulle mie spalle, e come la tradizione voleva, misi qualcosa di blu e vecchio: un paio di orecchini, appartenuti a mia nonna.

“Sei stupenda Rosalie! Emmett è molto fortunato” Esme mi abbracciò ancora, poi scese in giardino, dove nel frattempo si erano radunati gli altri ospiti.

Appena sentii le note del piano di Edward, iniziai a scendere dalla scala. Nessuno mi avrebbe accompagnata all’altare, era stato un mio desiderio. Non avevo voluto ferire Carlisle, però non me l’ero sentita di farmi accompagnare, al mio primo matrimonio, da colui che non era il mio vero padre.

Carlisle mi aveva capita, e quando gliel’avevo detto,  mi aveva sorriso tranquillo. Sapeva, forse lui più di tutti, quanto era difficile per me quella condizione.

La musica, dolcemente mi accompagnò fin sotto l’arco. Lì, bello come il sole, c’era il mio scimmione. Sorrideva felice, con i suoi occhioni dorati, che mi fecero rabbrividire.

Potei chiaramente sentire lo stupore dei presenti, mentre camminavo a testa alta lungo il tappeto.

Al fianco di Emm c’era nostro padre, Carlisle, che a musica finita venne affiancato anche da Edward. Esme, dal lato che sarebbe dovuto essere mio, nascondeva il volto in un fazzoletto, mentre singhiozzava senza lacrime per via della nostra natura.

Finalmente raggiunsi il mio posto, raggiante.

Emmett mi si avvicinò, e alzandomi il velo, mi baciò una guancia.

“Signori e Signore, siamo oggi qui riuniti per celebrare il matrimonio di Rosalie Lilian Hale e Emmett McCarty Cullen. Chi è contrario a quest’unione, parli ora o taccia per sempre” il reverendo si interruppe, guardando le sedie dov’era seduta la gente. Nessuno disse nulla, e la funzione riprese.

Emmett fu dolcissimo nella promessa d’amore eterno, e quando mi infilò l’anello, sembrava letteralmente star per esplodere dalla felicità, ed io con lui.

“ …  Con i poteri conferitomi dal Signore, vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa”

Il mio scimmione si avvicinò, cautamente e circondò le mie labbra con le sue, dolcemente e senza fretta, per farmi capire tutto l’amore che sentiva in quel momento. E quell’amore mi investì in pieno, perché non veniva solo da lui.

I presenti applaudirono, e noi sorridemmo alla folla.

“Oh Rosalie, fatti abbracciare piccola mia!” Esme mi strinse a sé, cullandomi. Poi fu il turno di Carlisle e di Edward. A tutti gli altri, preferii dare solo la mano, per non essere tentata, e poi vedendo che il mio povero amore stava soffrendo, Carlisle richiamò tutti sotto ad un patio per iniziare le danze e il banchetto.

Naturalmente i primi a ballare furono gli sposi.

“Amore mio sei stupenda!” mi sussurrò Emmett all’orecchio, lasciandomi un tenero bacio sulla tempia.

“Grazie! Anche tu!” ok Rosalie, torna in te!

“Sei un’adorabile bimba sai?”

Lo guardai male. Bimba io? ma se ero più vecchia di lui! Eh no Emmett, questo non lo dovevi proprio dire!

Mi staccai da lui, e con lo sguardo affilato, mi allontanai dalla pista, per andarmi a sedere al nostro tavolo.

Come previsto mi venne dietro.

“Eh dai stellina mia, non fare così! Stavo scherzando, tu non sei una bimba, anzi!” mi fermò per la vita e mi fece girare verso di lui.

“Bravo! Hai capito, tonto!” scoppia a ridere, e dopo averlo preso per mano, ci allontanammo dalle luci.

Ero emozionata, quel giorno la mia vita era cambiata per l’eternità.

“Rosalie, cosa ne dici di andare alla nostra radura?”mi chiese, accarezzandomi il dorso della mano.

“Si … è romantico!”

Iniziammo a correre veloci, lasciandoci la festa e gli invitati alle spalle.

Mi sentivo, ed ero sicura che anche per lui valeva la stessa cosa, libera. Felice. Emozionata. Leggera.

“Qui è iniziato tutto!” sorrise, lasciandomi la mano e andandosi a sedere al centro del prato.

“Già. Qui è ricominciata la mia vita” sospirai e mi andai a sistemare accanto a lui. Ci sdraiammo sulla morbida erbetta, con gli occhi volti al cielo splendente.

La notte era scesa, e non sapevo cosa aspettarmi. Dentro di me, mille pensieri si rincorrevano, si acchiappavano e si lasciavano andare. Tremavo, in senso metaforico, ma mi sentivo al sicuro.

Guardavo quella meraviglia che si trovava sulle nostre teste, e il mio scimmione mi prese in braccio facendomi accoccolare al suo petto. Poggiai la testa sulla sua spalla, baciandogli il collo e intrecciando le mie dita tra i suoi capelli. Rimanemmo così per un tempo infinito. A casa Cullen, sicuramente si stavano chiedendo dove fossimo finiti.

“Credo dovremmo tornare, ma non mi va. A te?” dissi, stringendolo più forte.

“E secondo te io andrei di mia spontanea volontà in un luogo affollato, quando posso stare tranquillamente qui con mia moglie?” ammiccò verso di me ed io scoppiai a ridere, baciandolo.

“Hai ragione … signor Cullen le ho mai detto quanto la amo?”

“Non ricordo … ma se vuole può ricordarmelo!”

“Ma davvero? Lo faccio con piacere! Emmett McCarty Cullen … Ti Amo!” urlai, urlai più forte che potei.

Non avevo mai detto parole più vere di quelle, e mi stavano riempiendo in una maniera straordinaria.

Emm mi strinse forte e mi baciò, poi, come prima, tornammo a sdraiarci.

Il tempo volò, come se avessero messo l’acceleratore. Non tornammo alla festa, avevamo altro nei pensieri.

Tutte le paure che fino ad allora mi avevano attanagliato lo stomaco, chiudendolo in una morsa e spesso lasciandomi boccheggiante, sparirono tutte quella notte, e diventai donna nel vero senso della parole.

Avevo raggiunto la completezza totale, e ne ero felice. mi ripromisi di non disperarmi più per la mia condizione di vampira, perché era stato proprio grazie alla mia trasformazione che tutto ciò che non avevo mai guardato attentamente, mi si era ripresentato agli occhi, meraviglioso.

Ora, mi, anzi ci, aspettavano anni, secoli, millenni per stare insieme, io e il mio scimmione, uniti dall’Amore. Ma non l’amore semplice, l’Amore quello con la A maiuscola.

 

Fine

 

 

Siamo arrivati alla fine, e vorrei semplicemente ringraziare i preferiti:

1 - aika89
2 - Ale Skywalker
3 - alistar125
4 - Lady_angel
5 - liletta
6 - mokky
7 - Sandra92
8 - SaraMasenCullen
9 - veliva
10 - _chocola_

E i seguiti:

1 - Ludo
2 - NiCoN

E come sempre, un ringraziamento speciale a chi ha letto e chia ha recensito, in particolar modo Cougar!

Grazie mille!!!

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