La Rosa e l'Ancora.

di Vir_Scrive_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo I ***
Capitolo 2: *** Prologo II ***



Capitolo 1
*** Prologo I ***


1... 2... 3... 4... 5... 10... 
Il tempo se ne andava, lentamente faceva la sua corsa verso l'infinito. Il rumore delle lancette dell'orologio si univa al totale silenzio in una sinfonia funebre.
Alexei stava sdraiato sul divano a pancia in su, gli occhi rivolti al soffitto e la mente persa tra le nuvole, o forse, in chissà quale abisso.
Erano le 15:31 del sedici luglio. Ma non aveva nessuna importanza, perché i secondi, i minuti, le ore, i giorni, trascorrevano tutti uguali.
Il televisore, sempre spento, era ricoperto da un grosso strato di polvere, il pavimento iniziava a incrostarsi di sporco, i vetri delle finestre erano ormai opachi. Da quanto tempo non faceva le pulizie? Dal Natale scorso? No, forse dall'ultima volta che papà era venuto a trovarli. Ma non si ricordava di preciso quando.
Alexei, in teoria, viveva con sua sorella Deborah e suo fratello Gabriel; suo padre Nathan non poteva esserci per via del lavoro, mentre la madre era morta circa due anni prima, di cancro. 
In realtà, però, viveva da solo: Deborah si era praticamente (ma non ufficialmente) trasferita a casa del suo ragazzo, e tornava soltanto quando c'era papà; mentre suo fratello non c'era quasi mai perché lui... Be', lui era sempre in giro a fare concerti con la sua band. Ogni tanto riceveva una telefonata da Gabriel che gli chiedeva come stava (cosa che Deborah non faceva) e a volte, quando poteva, tornava a casa per un po'. E, quando capitava, Alexei era felicissimo, adorava suo fratello.
Ma adesso non c'era. E questa sera sarebbe tornato papà. 
Era l'unico a occuparsi della casa e doveva sbrigarsi a renderla presentabile prima del suo arrivo.
Si alzò di scatto e la prima cosa che fece fu accendere il vecchio giradischi di suo padre: se doveva fare le pulizie, voleva farlo con la musica a tutto volume e sentirsi come Freddie Mercury mentre passava l'aspirapolvere nel video di I Want To Break Free. Gli mancavano solo due tette finte, ma pensò che per il momento l'immaginazione poteva bastare. Gli piaceva l'idea di ascoltare la musica utilizzando uno strumento vecchio, che ormai non usava più nessuno. Gli faceva pensare che, quando lui non era ancora nato, erano esistite persone che ascoltavano la musica esattamente come faceva lui e che magari si sentivano come si sentiva lui. Questo gli dava l'idea della musica che non muore mai anche attraverso il tempo.
Posizionò la puntina del giradischi su uno dei suoi dischi preferiti: Back To Earth di Cat Stevens.

~

Aveva incominciato lavando il pavimento della sala e adesso stava per passare alle finestre. Il primo lato del disco si era fermato, così si fermò a riposizionare il disco sul lato opposto. Quando ricominciò la musica, però, si bloccò ad ascoltare le parole di Last Love Song.
"if you don't love me 
please don't treat me this way
'cause i can't stand it
i see our love slipping away
did you think you could just put me down
like a worn out shoe
'cause if you don't want me
maybe i don't want you"
Si sentì esplodere le tempie, quelle parole le sentiva tremendamente sue. Appoggió le spalle al muro, intanto la canzone continuava...
"if you don't need me
don't leave me out in the cold
eyes drifting by me 
like somebody you don't know
did you think you could just walk away
anytime you wanted to
'cause if you don't love me
maybe i don't love you"
Si lasciò scivolare a terra con la schiena al muro, si mise le mani tra i capelli e la fronte appoggiata sulle ginocchia. Quelle parole muovevano i suoi sentimenti più intimi, le emozioni che teneva nascoste in un abisso cui nessuno poteva accedervi riemergevano una dopo l'altra, come fantasmi.
Quelle parole avrebbe voluto pronunciarle davanti a lei. Jade. La sostanza del suo amore. Lei che era la causa di tutte le lacrime versate ed i singhiozzi soffocati dalla musica a volume altissimo. Lei era il motivo per cui sprecava le sue giornate senza combinare niente, perché lui non viveva, ma semplicemente sopravviveva cercando di ammazzare il tempo leggendo libri o ascoltando musica. Cercava soltanto di distrarsi dallo sconforto e dalla tristezza che Jade gli provocava.
Alexei non si lasciava andare facilmente in romanticherie. Spesso, quando gli capitava di vedere qualche coppia tenersi per mano o baciarsi, sentiva provenire dal suo stomaco dei conati di vomito. 
Odiava l'amore. Eppure si era innamorato. Si sentiva stupido ed inutile, sapeva di essere un perfetto imbranato, ma, comunque, Jade non lo avrebbe mai voluto perché era innamorata di un altro ragazzo. 
Le ultime parole di Last Love Song suonarono con delicatezza, ma nella sua mente erano forti come colpi.
"if you came back again 
you know i'd give my loving to you"
Era vero. In qualsiasi momento lei avesse voluto, lui l'avrebbe amata con tutta l'anima.

~

Le 18:40, qualcuno aveva suonato il campanello. Alexei si precipitò ad aprire. Un uomo alto e ben vestito apparì all'entrata della porta.
<< Ale! >> gli disse aprendo le braccia.
<< Papà >> rispose in un mezzo sorriso, e si lasciò andare all'abbraccio di suo padre.

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Capitolo 2
*** Prologo II ***


Era mattina, quasi le dieci, e già faceva caldo. Troppo caldo. Ma Alexei aveva deciso di uscire perché sentiva il bisogno di muovere il corpo, così aveva preso il suo skateboard ed era uscito senza neanche fare colazione. Si stava dirigendo al campetto da basket che c'era poco lontano da casa sua; lì avrebbe potuto skateare quanto voleva.
Al campetto c'era un gruppetto di altri ragazzi tutti con lo skateboard, coetanei per lo più. Li conosceva tutti e ci andava abbastanza d'accordo; Josh, Teo, Manuel e Oli, così si chiamavano. Era felice di stare con loro, anche se spesso preferiva isolarsi perché non si sentiva capito. Quando li vide andò a salutarli, loro erano felici di vederlo. Poi si mise le cuffiette nelle orecchie e iniziò a skateare per conto suo; non sapeva fare molto con lo skate - aveva da poco imparato a fare ollie - ma voleva soltanto distrarsi un po'.
Mentalmente canticchiò il ritornello della canzone dei The Amity Affliction che stava ascoltando in quel momento.
"I'm not searching the sky, for a reason to live
Because I found beauty right here, and the passion to give
So let me give you my heart, let me give you my tears
Let me give you my life, let me give you my fears"
Quella canzone gli ricordava in modo fin troppo vivido Jade. Voleva evitare di crollare a terra e piangere come era successo ieri - come succedeva sempre - così si fermò a cercare nella sua playlist qualcosa di cattivo. Molto cattivo. Cerebral Bore, the Bald Cadaver. "Perfetto!"pensò.
Quando la canzone era quasi finita, la musica si bloccò di colpo, prima del dovuto. Una chiamata. Era suo padre.
<< Ciao papà, dimm.... >>
<< Alexei >> non lo lasciò neanche rispondere, sembrava che avesse una voce preoccupata << dove diavolo sei? Devi tornare subito a casa. >>
<< OK... Ma perché? >>
<< Tuo fratello ha fatto un incidente. Muoviti. >>
<< Arrivo >>
CLICK.
Per un attimo rimase immobile con i piedi fermi sullo skate. Era diventato pallido all'improvviso, sentiva freddo, nonostante facesse caldo da stare male. Aveva paura. Che cos'era successo a suo fratello?
Poi fu tutto un unico gesto, mettere via il telefono, darsi la spinta con lo skate, prendere la strada di casa a quanta più velocità riusciva ad andare. In meno di quattro minuti era a casa.
<< Sali in macchina >> disse suo padre quando lo vide arrivare; c'era anche Deborah. Si affrettò ad ubbidire, Nathan si era già seduto al volante. 
<< Dove andiamo? >> chiese timidamente.
<< In ospedale >> fu la risposta triste e secca. Avrebbe voluto chiedere cosa fosse successo, se Gabriel stava bene, ma aveva troppa paura di sapere quale sarebbe stata la risposta. Dall'espressione di suo padre era ovvio che Gabriel non stava per niente bene.
Alexei, Deborah e Nathan trascorsero il resto del viaggio in totale silenzio. Persino la radio era spenta. 

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