La ballata dell'amore Cieco di Sayumi (/viewuser.php?uid=2443)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** C'era una volta... ***
Capitolo 3: *** Michela, la palla bianca e la prima umiliazione ***
Capitolo 4: *** Il biglietto sbagliato, nelle mani sbagliate ***
Capitolo 5: *** Due mondi ***
Capitolo 6: *** Chi meno ama è il più forte ***
Capitolo 7: *** fuga da un mondo non suo ***
Capitolo 8: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
prologo
Eccomi con una nuova
storia, un racconto per la precisione. Non ci troverete molti dialoghi,
se vi aspettate la solita commedia romantica questa allora non
è la storia che fa per voi. Non ci saranno nemmeno battutine
"botta-e-risposta".
Non scrivo questo per
far piacere a nessuno, lo scrivo solo per una promessa personale che
feci anni orsono, ma che vi rivelerò solo alla fine dei
capitoli che seguiranno.
Partirò da un
prologo e finirò con un epilogo... non sarà una
storia molto lunga, sebbene si svolgerà nell'arco del ciclo
delle scuole medie.
Personaggi, avvenimenti
e dialoghi sono tutti accaduti realmente. Per mantenere la privacy i
nomi saranno TUTTI fittizzi, non inserirò riferimenti
espliciti al luogo dove sono avvenuti questi fatti nè tanto
meno gli anni. Questo per tutelare la privacy.
Il rating è
rosso, gli argomenti trattati saranno comunque censurati per quel tanto
che sarà possibile. Nel caso in cui ci dovessero essere
problemi non esitate a contattarmi, non sarà un problema
modificare o eventualmente cancellare la storia.
Il titolo potrebbe
ingannare, come già detto non sarà una commedia
romantica (sebbene una nota di romanticismo nella storia ci
sarà comunque, altrimenti il titolo avrebbe poco senso)
bensì un modo per denunciare uno spiacevole avvenimento che
troppo spesso si verifica nelle scuole italiane, ovvero quello del
bullismo. Se per qualsiasi motivo l'argomento da me trattato non vi
è gradito allora vi invito a NON proseguire nella lettura.
Quello che mi limito a fare è una semplice esposizione dei
fatti, se per qualcuno la cosa non va bene, nessuno vi obbliga a
leggere.
Per eventuali critiche,
problematiche o altro, non esitate a contattarmi, la mia mail la
troverete nel profilo, per msn chiedete al suddetto indirizzo.
Vi lascio alla storia.
La
ballata dell'amore Cieco
Prologo
-Racconto
di un passato cancellato-
Questa non è una storia come tutte le altre.
Forse non è nemmeno giusto definirla storia.
Non vi troverete le parole di una ragazza innamorata del suo amor
perfetto, non troverete un lieto fine, anzi, a dire il vero non esiste
ancora la parola "Fine" per quello che sto per narrare.
Per cui, tu, lettore che ti appresti ad immergerti in questa avventura,
non illuderti, come invece fece la protagonista.
Basta già lei come illusa, sono sicura che non vorrebbe che
nessun'altro commetta il suo stesso errore.
Quale? Chiederete voi. Beh un errore che tutti possiamo commettere
quando si è ancora troppo piccoli per pensare da soli, un
errore che, in verità, commettono anche molti adulti.
Ma può da quell'errore nascere qualcosa di nuovo? Qualcosa
di positivo?
La nostra protagonista lo sa, ma il prezzo che le è toccato
pagare è stato molto alto...
Questa storia vi parlerà di orgoglio, di vanità,
di amore ancora troppo giovane per poter sbocciare, di come, alle
volte, basti poco per cambiare le cose.
Ma come ogni storia, i protagonisti sono più d'uno.
Io posso solo narrarvi uno dei tanti punti di vista della storia, un
punto che mi fu raccontato così come io, ora, lo racconto a
voi.
E' questa la storia di un amore cieco.
Della stupida ingenuità di una ragazzina, che da uno sbaglio
farà nascere qualcosa di molto importante...
Un uomo onesto, un uomo probo,
tralalalalla
tralallaleru
s'innamorò
perdutamente
d'una che non lo amava
niente.
Gli disse portami
domani,
tralalalalla
tralallaleru
gli disse portami domani
il cuore di tua madre
per i miei cani.
Lui dalla madre
andò e l'uccise,
tralalalalla
tralallaleru
dal petto il cuore le
strappò
e dal suo amore
ritornò.
Non era il cuore, non
era il cuore,
tralalalalla
tralallaleru
non le bastava
quell'orrore,
voleva un'altra prova
del suo cieco amore.
Gli disse amor se mi
vuoi bene,
tralalalalla
tralallaleru
gli disse amor se mi
vuoi bene,
tagliati dei polsi le
quattro vene.
Le vene ai polsi lui si
tagliò,
tralalalalla
tralallaleru
e come il sangue ne
sgorgò,
correndo come un pazzo
da lei tornò.
Gli disse lei ridendo
forte,
tralalalalla
tralallaleru
gli disse lei ridendo
forte,
l'ultima tua prova
sarà la morte.
E mentre il sangue lento
usciva,
e ormai cambiava il suo
colore,
la vanità
fredda gioiva,
un uomo s'era ucciso per
il suo amore.
Fuori soffiava dolce il
vento
tralalalalla
tralallaleru
ma lei fu presa da
sgomento,
quando lo vide morir
contento.
Morir contento e
innamorato,
quando a lei niente era
restato,
non il suo amore, non il
suo bene,
ma solo il sangue secco
delle sue vene. (*)
(*) La ballata dell'amore cieco, Fabrizio de Andrè (tutti i
diritti sono riservati all'autore)
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Capitolo 2 *** C'era una volta... ***
Partiamo con
l'annunciare che ho pensato di cambiare Rating, il rosso mi sembrava
decisamente eccessivo... Se comunque dovessero esserci altri problemi
non esitate a contattarmi, ci mettò dieci minuti a sistemare
la cosa...
Aggiorno velocemente non avendo moltissimo tempo a disposizione...
Grazie a coloro che hanno letto e grazie mille a Nausicaa212 per il tuo
commento XD Probabilmente sarai l'unica che commenterà la
storia XD anche se non è poi quel gran che di speciale...
è solo una storia come tante alla fine :P
Vi lascio al primo "Capitolo" ... ciauuuu
La
ballata dell'amore Cieco
Capitolo
1
-C'era
una volta...-
I bambini sono ciò che di più semplice e puro
esiste al mondo.
Eppure, nella loro piccola e giovane età esiste un mondo che
noi adulti spesso e volentieri ignoriamo.
Noi che, chi più e chi meno, abbiamo passato diversi momenti
difficili. Noi che abbiamo imparato a crescere e a sorreggerci con le
nostre gambe, troppo spesso dimentichiamo che agli inizi, quando ancora
non puoi farcela semplicemente da solo... ecco, proprio in quei
momenti, la vita ha un aspetto completamente diverso.
Ed è proprio qui che inizia il racconto.
Con un mondo, il mondo di una bambina nata in una famiglia diversa da
tutte le altre, un mondo che ora non esiste più, cambiato
dallo scorrere del tempo, ma con delle costanti che variano a seconda
dei mutamenti che si susseguono.
Per quanto banale e sciocco in quel posto che non c'è tanti
anni fa nacque qualcosa, forse la prima scintilla di un sentimento
destinato a ripresentarsi in futuro.
E Sara non poteva certo immaginare che quella scintilla avrebbe colpito
proprio lei.
Lei che ha solo la mamma il papà e un fratellino appena nato.
Lei che non ha amici.
Lei che è presa in giro dai bambini identici a lei.
Lei che ha gli occhi troppo grossi, il viso troppo tondo e la lacrima
un po' troppo facile.
E poi c'è lui. Mirko.
Lui che invece è adorabile.
Lui dal sorriso incantevole.
Lui che di amici ne ha sempre di nuovi.
Lui che sin da piccolo ha il vizio di fare dispetti.
Ovviamente due bambini così, se messi vicino possono
scatenare reazioni imprevedibili.
Ed infatti, entrambi erano lì. L'uno nascosto dietro il
tronco di un albero. Lei, perennemente in lacrime, con le ginocchia
rosse per il troppo disinfettante e una suora, avvolta dall'abito
bianco e grigio che consola la piccola e le sussurra di smetterla di
fare i capricci.
Un broncio, uno sguardo per nulla pentito sempre nascosto nella
penombra e una promessa. La promessa di una bambina determinata e
carica di un orgoglio troppo smisurato per un'anima così
giovane.
Ed è così che inizia veramente la loro storia,
quella di due persone diverse, ma destinate ad essere legate da
qualcosa troppo grande per loro.
-No! Non è possibile!- la ragazza dai corti capelli biondi
puntò i piedi per terra.
Gli occhi marrone scuro si puntarono in quelli grigi della madre che la
guardò scocciata. -Smettila di fare i capricci!-
minacciò la figlia spingendola verso l'entrata della scuola
media.
-Ma io non voglio finire in classe con quello!- Di nuovo il broncio si
insinuò negli occhi della piccola, che fulminò la
madre.
-Avanti! Non ha più quattro anni! Sarà maturato
pure lui!- insistette la madre, sistemando il bottone della camicia
bianca della figlia e lisciando delle pieghe sul vestitino blu
elettrico. Nei modi era decisamente eccentrica per avere solo undici
anni, eppure qualcosa nell'espressione di quella ragazzina lasciava
intravedere un animo più grande racchiuso in un corpo di
bambina.
-Non dirmi bugie! Non ci credi nemmeno tu!- si
lamentò , decidendosi ad avanzare e voltando le
spalle alla madre.
Senza nemmeno salutare la piccola raggiunse le vecchie compagne
d'infanzia e insieme si avviarono tutte verso l'aula che era segnata
sotto "1A".
Sara era arrabbiata, non perchè la sua, o almeno quella che
credeva tale, migliore amica aveva scelto di iscriversi in un'altra
scuola, ma per i nuovi compagni che erano finiti in classe con lei.
In particolare perchè non sopportava di stare in classe con
Lui. Mirko.
Era sempre stato il suo incubo ricorrente da che aveva avuto la
sfortuna di averlo nella stessa classe alla scuola materna.
Nel crescere non aveva dimenticato tutto quello che le era toccato
sopportare da quel pulcino che si atteggiava a galletto e le elementari
non erano bastate a smorzare il suo pessimo carattere.
Si, perchè è giusto precisare che a quei tempi,
Sara, non era esattamente quel che si definisce "una bambina adorabile".
Famosa per il suo muso "chilometrico", così lo definiva sua
madre, era capricciosa, testarda e presuntuosa a livelli assurdi per la
sua minuscola età. Ovviamente dietro ad un comportamento
simile c'era una famiglia decisamente opprimente, dei nonni assenti,
degli zii sufficientemente perfidi da far invidia alla matrigna di
biancaneve e la totale assenza di amici. Quelli soprattutto, mancavano
nella vita di Sara, che, costretta a stare da sola e badare
al fratellino più piccolo, veniva isolata e presa in giro da
chiunque avesse bisogno di un capro espiatorio su cui puntare.
Si guardò intorno nell'aula piena di gente, la professoressa
stava invitando tutti a presentarsi elencando le solite domande: Come
ti chiami, qual'è la tua materia preferita e cosa ti
piacerebbe diventare da grande.
Tutte domande stupide, quando ci pensi poi... in fin dei conti cosa ne
possono sapere dei ragazzini di undici anni della loro vita? Avere una
materia preferita può forse influire sul tuo futuro?
Quando però arrivò il turno di Mirko il veloce
corso dei pensieri di Sara si arrestò per un momento, forse
troppo tardi per afferrare le sue risposte, ma non era difficile
immaginare quale fosse la sua materia preferita. Anche adesso Sara
sarebbe stata pronta a scommettere che la risposta fosse "Educazione
fisica". Perchè tanta sicurezza? Perchè era
quella che odiava lei e loro erano come il Polo Sud e il Polo Nord,
completamente opposti e con oceani e monti a separarli.
Dopo le varie presentazioni cominciarono con le solite trovate degli
insegnanti delle medie, ovvero monotoni temi sul migliore amico,
l'animale preferito, le vacanze estive appena trascorse, ecc...
Ovviamente della classe conosceva già certi elementi. Uno
fra tutti, Enrico, era quello alla quale doveva stare più
attenta.
Famoso per il suo comportamento aggressivo era già stato
sospeso alle elementari per aver rotto il braccio ad una maestra.
Si, avete capito bene.
Non è una sciocca leggenda metropolitana.
Se vi state chiedendo come è possibile che un bambino di
otto anni riesca a rompere il braccio di un'adulta, la risposta va
accompagnata dalla descrizione del suddetto alunno: un colosso di
sessanta chili suonati per un metro e cinquantacinque, ad otto anni,
non so voi, ma non è di certo definibile come "piccolo". La
maestra era stata scaraventata a terra violentemente e nel cadere si
era spezzata un braccio.
Tenero non trovate?
Per loro che hanno dovuto sopportarlo per anni, credetemi, ancora
adesso lo ricordano come un momento "da dimenticare".
Nessuno di loro ama parlarne, ma non l'hanno dimenticato.
Specialmente per quello che successe una settimana dopo....
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Capitolo 3 *** Michela, la palla bianca e la prima umiliazione ***
Capitolo 1
Eccomi! Perdonate il
ritardo con cui aggiorno, ma sono abbastanza occupata a trovare
occupazione, studiare, cristonare contro il prof di storia dell'arte e
preparare le cose per la mostra fotografica... e il gattino appena
adottato che mi distrugge casa... U_U
Abbiate pazienza! (Non credo che morirà nessuno per questa
storia, anche se si aspetta un po' XD)
Tra un impegno e l'altro sto pensando a nuove idee per nuove storie,
chi lo sa, magari presto riuscirò a trovare il tempo per
scrivere! (Certo per i prossimi 2 fine settimana ne dubito, ma giuro
che prima o poi mi dedicherò a qualcosa XD)
Ora vi lascio alla storia! Alla prossima!
(p.s. Nau! Grazie per l'avviso dello scorso capitolo! Alla fine l'ho
corretto^^ Ciauuu)
SaYu
La
ballata dell'amore Cieco
Capitolo
2
-Michela,
la palla bianca e la prima umiliazione-
Michela era una delle ragazze che si erano aggiunte alla classe
precedente che aveva, da sempre, conosciuto la nostra Lei. Era bionda,
gracilina con gli occhi azzurri e sfortunatamente troppo carina per
poter rimanere a lungo in quella classe.
Sì perchè nella 1B non era una fortuna essere
troppo carine, Mara e Betta lo avrebbero scoperto successivamente,
Michela fu solo la prima dell'elenco.
La scuola media era iniziata da appena una settimana, Mirko era ben
attento a non rivolgere la parola a Sara e a lei, andava bene
così, la sua, attenzione fu presto attirata da Raul, il
quale ovviamente non vedeva nemmeno lontanamente la nostra protagonista.
Mentre le varie ragazze della classe facevano comunella, ognuno si
sceglieva il proprio banco e incominciava a capire la differenza dalle
scuole elementari.
Nacquero in quell'anno le tipiche figuracce degli studenti, quelle in
cui non ti ricordi mai di dover chiamare "Professore" l'insegnante e
inevitabilmente si incappa nell'imbarazzante sbaglio del dire "mamma"
alla prof d'italiano o di matematica.
Ma a parte questi piccoli incidenti, l'atmosfera era tranquilla e tutti
speravano durasse un po' di più...
Enrico non era il tipo di bambino che seguiva le regole per troppo
tempo. Tant'è che più lo obbligavi più
si ribellava.
Ma come tutti i bambini, a quell'età si incomincia con le
prime cotte e a Michela capitò il primo posto.
All'inizio Enrico cominciò con il toccare ciò che
non si dovrebbe.
Poi iniziò a tirare i capelli.
Poi arrivarono le sberle.
Ed infine le lacrime.
Era una tecnica di tortura lenta e fastidiosa, come una mosca, non
insisteva mai più di tanto, ma con il passare del tempo si
faceva più frequente e ti mandava in bestia.
All'inizio ti puoi limitare a scacciarla con qualche gesto, ma poi non
ce la fai più.
Era l'ultima ora. Faceva ancora caldo e fuori c'era un sole cocente.
Settembre non era ancora terminato.
Uscirono tutti dalle aule al suono della campanella, quel giorno non ci
sarebbe stato rietro e qualcuno osava rimanere qualche minuto a
scambiarsi qualche figurina o qualche bigliettino.
La 1B era tutta lì, ferma, davanti all'uscita. Qualcuno
delle classi più grandi si stava avviando alle biciclette e
ai motorini.
Michela fu la prima ad avviarsi e le altre compagne la
salutarono, nessuno fece in tempo a fermare Enrico.
Si avvicinò alla macchina, una Fiat grigia. Il padre era
seduto al volante e aveva appena aperto la portiera per far sedere la
figlia.
Mentre Michela si infilava sul sedile, liberandosi della cartella,
Enrico arrivò, la prese per i capelli e fermando tutto il
traffico, sotto gli occhi di un vigile sconvolto la spinse a terra.
E furono strilli, urla, lacrime.
Tutti i ragazzini pensarono fosse il momento migliore per avviarsi a
casa.
Il giorno dopo Michela cambiò scuola e fu chiaro per tutti
che l'incubo era appena cominciato.
Dopo l'incidente i professori furono tentati di provvedere, tuttavia,
essendosi svolto fuori dalle mura scolastiche, l'episodio non poteva
essere punito con una sospensione.
Ma gli altri restavano. E loro cominciarono ad avere paura.
Iniziò così, prima Michela, poi, dopo di lei a
turno tutte venivano prese e colpite dall'incontenibile violenza di
Enrico. Con il passare dei giorni la speranza che le acque si
calmassero saliva a dismisura e puntualmente veniva smorzata da qualche
episodio spiacevole.
C'era chi veniva preso in giro e insultato, Sara tra questi, chi le
cantava canzoncine perfide, chi la chiamava Sarabbrutta, chi la mirava
con le palle da basket.
Ma ad altri non era riservato trattamento migliore. C'era chi ritornava
a casa con i jeans strappati, chi invece tornava a casa senza, chi
riceveva qualche bernoccolo, chi, invece, aveva lividi.
E la cosa non si limitava solo alla classe, ma anche in tutto il
corridoio l'aria che si respirava era di paura.
Ogni qual volta compariva Enrico tutti cominciavano a scappare, i pi
fortunati si aggrappavano alle sottane di qualche professore, meglio se
maschio, altri venivano presi per i capelli e letteralmente torturati.
Ma ben presto dietro all'irruenta azione di Enrico, qualcun'altro
cominciò ad agire.
Mirko, Claudio e Luca, i tre ragazzi più ambiti dalle
ragazzine della scuola, avevano capito che la via era libera fino a che
Enrico avesse continuato la sua opera.
E Lui, Mirko, non stette più in silenzio.
Dalla mattina, fino al termine dell'orario scolastico aveva deciso di
torturare un unico obiettivo. Lei, Sara. Gli altri non gli importavano
più di tanto.
E anche se li prendeva in giro, non ci metteva lo stesso impegno che
metteva con lei.
Poi, avvenne un episodio imbarazzante.
Educazione fisica. Lei odiava educazione fisica. Perchè? Un
po' perchè era la Sua materia preferita, un po' per la sua
avversione agli sport e al basket in particolare.
Sara odiava dover seguire gli schemi e le cose che le venivano
imposte, di conseguenza quella volta scelse di fare qualcosa di
incredibilmente inutile e stupido.
Erano nella palestra, avevano tutti la loro tuta, con le scarpe da
tennis, quelle che ora non si usano più, bianche con la
gomma che dopo un po' si stacca inevitabilmente.
L'insegnante, fissata con il basket, da anni aveva tentato
inevitabilmente di far piacere la materia a Lei, ma ovviamente non
c'era mai riuscita.
-Bene! Ora, mettetevi su due file, maschi da una parte e femmine
dall'altra! Chiudete gli occhi e lasciate andare la palla, quando
fischio voglio che vi giriate, vi alziate e portiate palleggiando la
palla dall'altro lato del campo- la voce della prof risuonò
nella palestra.
Poco dopo si sentì un sonoro "PRRROOOTTT".
Ci fu uno scoppio di risa. Tutti si voltarono verso Sara e la
additarono ridendo.
-N...no... ma ... io....- farfugliava mentre diventava rossa. Si era
seduta sulla palla e questa, sfregando contro la plastica delle scarpe
da tenniss aveva prodotto un rumore che potete ben immaginare a cosa
assomigli.
Lei si voltò, viola in volto dalla vergogna, nessuno la
ascoltava, chiese aiuto alla prof, lei aveva visto, aveva gli occhi
aperti e sapeva. Speranzosa supplicò di essere aiutata.
L'insegnante semplicemente scosse la testa dicendo "No".
L'eco delle risate risuonò nella testa di Sara. Nessuno la
ascoltava, tutti ridevano e la chiamavano "Renzona".
Non l'aveva fatto apposta, però nessuno era disposto a
capirlo, persino l'unica persona che conosceva la verità si
era voltata da un'altra parte.
Pianse, di vergogna, di imbarazzo, di tristezza.
Era sola, mentre ripetevano l'esercizio. Si alzò, prese la
palla, e palleggiò, davanti a tutte le risate dei compagni,
davanti al mezzo sorriso divertito dell'insegnante.
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Capitolo 4 *** Il biglietto sbagliato, nelle mani sbagliate ***
capitolo 1
La
ballata dell'amore Cieco
Capitolo
3
-Il
biglietto sbagliato, nelle mani sbagliate-
Dopo l'episodio della palla bianca nessuno la chiamava più
con il suo vero nome.
Nessuno tranne Mirko. Per qualche assurdo motivo lui la chiamava
Saretta.
Per tutti gli altri era Saràbrutta o Renzona. Ogni giorno,
ogni
intervallo, ogni piccola allusione e tutti scoppiavano a ridere in
faccia a lei. E puntualmente gli insegnanti si voltavano dall'altra
parte.
Ma dopo mesi e mesi, passati a sentirsi offendere, prendere a pallonate
in faccia durante educazione fisica, spinta per terra, sgambetti quando
usciva per le interrogazioni, la sofferenza prese il posto
all'abitudine, le sue compagne, avevano smesso di prenderla in giro e a
stento le rivolgevano la parola.
Alcune di loro le rivolgevano occhiate astiose per motivi che lei
stessa non capiva, in momenti in cui lei era rimasta in totale silenzio
senza muovere un muscolo.
Si sentiva odiata da loro e non capiva il perchè.
Qualcuna di loro, tuttavia, si dimostrò più
gentile e decise di tentare un dialogo.
Con Elisa parlava più spesso, ogni tanto si trovavano anche
a
fare i compiti, poi, in seguito alle ricerche assegnate anche Mara
divenne più comprensibile verso colei che ormai era
etichettata
come la "sfigata" della scuola.
-A te Sara piace qualcuno?- le chiese Mara un giorno, erano
all'intervallo e se ne erano rimaste in classe, evitando Enrico, che
come al solito era uscito per cercare qualche vittima.
Sara arrossì fino alla punta dei capelli. -S...Si, ma non
voglio che lo sappia!- sussurrò imbarazzata.
L'altra sorrise e si girò nel banco davanti al suo,
scarabocchiò su un foglio la frase "Me lo scrivi qui? Non lo
dico a nessuno promesso!"
Titubante Lei, scrisse le iniziali di Raul sul foglietto e lo
consegnò alla ragazza. Lei sorrise comprensiva e
buttò,
il biglietto strappandolo in diversi pezzettini, come promesso non
volle rivelare il segreto.
Tuttavia, il caso giocava contro la nostra protagonista.
Era una lezione particolarmente noiosa quella che seguì. In
matematica Sara era brava, quindi aveva finito il problema tra i primi.
Mara, davanti a lei si girò con un foglietto, per poi
girarsi di nuovo ad un cenno della prof.
Sul foglietto c'era scritto "Posso dire chi ti piace a Mirko?"
Lei rimase per un attimo perplessa. Alzò lo
sguardò e lo
incrociò con Lui che aveva un'espressione da "Dai, cosa ti
costa?" e sfortunatamente sul suo viso angelico aveva anche
dannatamente effetto.
Fu in quel momento che il dubbio cominciò a nascerle.
Perchè voleva saperlo? Cosa poteva importargli?
Si voltò verso la finestra a pensare, guardare gli alberi
fuori l'aiutava a trovare le risposte.
Dopo l'ennesima occhiata dolce, da cagnolino bastonato cedette
scrivendo "Si, ma solo a lui, non deve saperlo nessun'altro!" e lo
inviò a Mara che allungando il braccio alle sue spalle
afferrò il pezzo di carta.
Ne scrisse immediatamente uno nuovo.
La prof di matematica si girò e notò il
bigliettino,
proprio in quel momento il suddetto oggetto cadde dalle mani della
ragazzina e finì a terra.
Mirko allungò la mano per afferrarlo, ma qualcuno fu
più veloce di lui.
Tutti e tre, Sara, Mirko e Mara, sbiancarono nello stesso istante. Mara
fu la prima a reagire e tentò di riappropiarsi del
biglietto, ma
ormai era finito nelle mani di Enrico.
-AH! A SARA PIACE RAUL!-
Nel silenzio della lezione l'insegnante rimase con il gessetto sospeso
a mezz'aria, ci fu una lunga pausa, durante la quale le mani di Sara
salirono alla faccia, un'espressione inorridita arrivò alle
labbra di Mirko e una terribilmente dispiaciuta sul volto di Mara.
-Scusami, non volevo- sussurrò la ragazza.
Il resto della classe scoppiò a ridere, tutti meno che loro
tre
e l'insegnante che spazientita e dispiaciuta richiamò il
silenzio.
Raul, incrociato lo sguardo con Lei scosse la testa e
mormorò al
suo compagno di banco -No, che schifo! Mi viene da vomitare-
Ed anche quella volta, per sfortuna o forse sbadataggine, ci furono
risate e lacrime...
Fortunatamente l'anno era quasi finito e ben presto Lei si sarebbe
potuta nascondere nella sua casa, dove nessuno l'avrebbe offesa o
umiliata o derisa.
Arrivò giugno e come ogni anno qualcuno compiva gli anni e
organizzava una festa.
Da tempo Sara si era rassegnata pure agli inviti. Ne aveva ricevuto uno
solo in vita sua e non aveva potuto partecipare per via della varicella.
Il più delle volte, quando sapeva che c'erano feste, le
altre
compagne si passavano gli inviti nei pomeriggi passati a fare i
compiti, quindi scopriva solo dopo del compleanno e tutto sommato
andava bene così.
Ma quell'anno accadde qualcosa di diverso.
Era stata spostata di banco, odiava essere sbattuta a destra e a
sinistra, amava stare in fondo all'aula, così da poter
scarabocchiare sui suoi quaderni a piacimento, senza che nessuno la
disturbasse. Davanti a lei, Giulia stava frugando con il suo diario dal
volume eccessivo dovuto a centinaia di figurine, foto ed adesivi
appiccicati tra le varie pagine.
Estrasse un bigliettino giallo e sorridente, mentre la professoressa
correggeva i compiti, lo passò a Sara.
Lei si illuminò quasi speranzosa, ma ben presto fu delusa.
-Dallo a Betta per favore-
Si girò e consegnò il bigliettino. La scena si
ripetè per altre due compagne dietro di loro, ma per Lei,
nessun
biglietto di invito.
L'aveva fatto apposta, lo sapeva, il problema era che non capiva il
perchè.
***************************************
Ok Dopo secoli mi decido
ad
aggiornare... abbiate pazienza di sopportarmi ma sono in un gravissimo
blocco ispirativo e non ho il tempo di scrivere nulla (anche se ho
qualche idea, non c'è ancora nulla di concreto che mi
convinca,
mi spiace, ma le mie manie di perfezionismo mi vietano di scrivere
schifezze XD, anche se nella mia vita privata gli stimoli non mancano
XD Vedrò se riuscirò a scrivervi qualcosina
prossimamente!)
Perdonate, ma sono di
fretta anche in questo aggiornamento...
Grazie comunque a chi
legge e a Nausica che non sento da una vita ma che continua a
commentare^^
Fuggo veloce, alla
prossima!
|
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Capitolo 5 *** Due mondi ***
cap 4
La
ballata dell'amore Cieco
Capitolo
4
-Due
mondi-
L'estate spesso riesce a sciogliere tutto, con il suo caldo ti fa
dimenticare nozioni scolastiche e spiacevoli ricordi.
Il primo anno era terminato, cosa aveva avuto Lei da quel primo anno?
Niente di buono, questo era certo.
Ma sua madre aveva in serbo per lei una sorpresa spiacevole dal nome Oratorio Feriale.
Non so come fossero gli oratori feriali dalle altre parti, ma nel
piccolo paesino dove si è svolta la nostra storia, quello
presente era gestito dalle suore e per di più esclusivamente
femminile. Considerando che l'unica giornata divertente era quella in
cui si andava in piscina, almeno per la maggior parte dei frequentanti
di quel luogo, Sara, al contrario odiava l'acqua, quindi riusciva a
risparmiarsi almeno quella seccatura rimanendo a casa.
Ma non erano le solite preghiere o le attività ricreative
che lei odiava, no, la cosa peggiore erano gli animatori... non so se
avete presente l'animatore solare e allegro...? Beh quelli non erano
nè simpatici nè allegri. Se dovevano trascinarti
a ballare "la bella lavanderina" in mezzo ad un campo asfaltato lo
facevano anche a costo di sollevarti di peso o prenderti per i capelli.
Il balletto annuale non era un modo per divertirsi, la suddivisione in
squadre non era per partecipare. Lì si andava per vincere e
il motto non era del genere "Sole cuore amore" ma bensì "Il
fine giustifica i mezzi".
Del resto era pur sempre un oratorio esclusivamente femminile...
Comunque, oratorio a parte, quell'estate la passò divisa da
tutto il resto del mondo. Cominciava a capire che la vita non era solo
nella scuola e questa, forse, era l'unica ragione per cui continuava a
sopportare l'idea di quella classe tanto terribile. Sapeva che prima o
poi il tempo in "libertà" sarebbe finito, che presto
sarebbero ricominciate le lezioni, ma a lei bastava divertirsi con
quella piccola banda di ragazzini del quartiere in cui era cresciuta.
Quei ragazzini capaci di un'amicizia che solo i bambini sanno dare,
indifferente a qualsiasi problema, sincera, semplice e spensierata.
Con loro sapeva di essere al sicuro, poteva essere s'è
stessa, semplicemente Sara, niente di più, niente di meno.
Poteva rovesciare un intero tubetto di dentifricio sul cofano di una
macchina e sapeva di poterla passare liscia, o quasi. Poteva giocare a
nascondino in mezzo alla strada, giocare a pallavolo con la vicina,
usando la ringhiera come rete "improvvisata".
Ma come ogni bella cosa, l'estate sapeva essere perfidamente breve e
anche il secondo anno iniziò.
Questa volta non servì nemmeno qualche giorno per
ambientarsi, da subito ripresero le prese in giro cominciarono,
fortunatamente meno pesanti di prima.
Del resto anche a quei bulletti serviva qualcosa di nuovo, il motivetto
dell'anno precedente era trapassato... Sara l'aveva intuito e quindi
stava altamente cauta a tutto quello che faceva o diceva, anzi, se
poteva evitava pure quello: di parlare.
Ma una sorpresa era stata riservata alla 2A, quell'anno si aggiunse
alla classe Ester, una ragazza portoghese che di italiano non sapeva
che due parole.
Non fu facile all'inizio riuscire a comunicare, però Sara ed
Elisa (l'unica che ogni tanto, oltre a Mara, le rivolgeva la parola
senza ridere di lei e della sua goffaggine) piano piano, con gesti e un
dizionario riuscirono a trovare qualche sistema per parlare, col
risultato che Ester imparava l'italiano, mentre loro arricchivano il
loro vocabolario con insulti portoghesi...
Ovviamente, la nuova arrivata, nonostante tutte le fatiche dei
professori di farla ambientare a dovere, imparò in fretta
l'andazzo della classe.
Potrei raccontarvi una sfilza di avvenimenti che susseguirono ai primi
mesi, tra cui il tentativo, da parte di Enrico, di buttare un compagno
giù dalla finestra del primo piano, oppure potrei
raccontarvi delle sberle e i pugni che prese Carlo o ancora di quando,
sempre Enrico, decise di uscire dalla scuola (su brillante consiglio di
Mirko) con pantaloni e mutande calati... ma questa era diventata una
"normale" routine e nessuno ci faceva troppo caso...
L'episodio più grave avvenne con una ragazza di terza media.
Era l'intervallo, non tutti assistettero alla scena vera e propria,
molti videro semplicemente l'ambulanza arrivare e una ragazzina portata
via. Quella volta Enrico aveva davvero esagerato, eludendo la
sorveglianza costante dei professori, era riuscito ad entrare nel bagno
delle ragazze, ma lì, una di loro non riuscì a
scappare e cercò di reagire a quel ragazzino più
"picccolo" (d'età si intente), con il risultato che la sua
faccia fu sbattuta violentemente contro la maniglia di una delle porte
dei servizi.
Ovviamente lui fu sospeso per una settimana con tanto di denuncia, lei
finì in ospedale.
Ma, episodio a parte, la protagonista della storia dov'era?
Quando quella cosa successe, il suo mondo fu scosso dall'entrata
prepotente in scena di Mirko, che occupava tutti i suoi pensieri.
E del resto anche Lui, era troppo impegnato a pensare a lei, per
interessarsi minimamente a quello che succedeva nella piccola scuola.
Lo scontro era stato voluto dal destino, o, forse, da una professoressa
sufficientemente audace da voler far nascere un'amicizia tra due
persone incompatibili.
La scusa ufficiale fu
"Dovete imparare a collaborare con tutti i vostri compagni, che vi
siano simpatici o meno. Per cui d'ora in poi ogni mese i vostri posti
ruoteranno secondo il mio volere"
E fu così, che per volere di quella prof che le due persone
più opposte al mondo furono costrette a convivere.
Sara, tuttavia restata una cocciuta musona, mentre Mirko un adorabile
testa di.... beh, avete capito.
Furono messi ai primi due banchi, ma la maggior parte del tempo la
passavano a guardarsi in faccia, questo perchè ad ogni
minima scusa Mirko era girato verso di lei. Era un po' come un
cagnolino scodinzolante, il resto del mondo era sparito ed esisteva
solo la ragazza del banco dietro al suo.
Prima la scusa era quella del -Non capisco questo problema- poi
diventò -La mia penna non scrive- poi il -Che cosa stai
disegnando-
Lui dal canto suo era diventato un adoratore verso la sua personale
divinità del momento, mentre lei soffriva di crisi isteriche
continue, visto che non riusciva più a concentrarsi su
niente, tutto il suo mondo era stato invaso da un ospite rumoroso e
insistente.
Risultato? Nel giro di una settimana la sua media scolastica (quella di
Lei) crollò miseramente e urgeva l'unica soluzione possibile.
-La prego, la scongiuro, non riesco a seguire una parola di quello che
dice-
Sara stava in ginocchio. Quell'operazione era alquanto umiliante per
una testarda orgoliosa come lei, ma sapeva che non aveva altra
soluzione.
-Se lo faccio con te mi toccherà farlo con tutti...- si
lamentò l'insegnante, decisamente lontana da cedere alle
suppliche.
-La prego, qualsiasi posto, basta che non sia dietro di lui, anche in
castigo se preferisce- le mancavano le lacrime e avrebbe potuto vincere
l'oscar...
Mirko osservò immusonito la scena, non disse una parola e
accusò di buon grado la decisione della professoressa di
fare quello "strappo".
-Va bene, ma solo perchè nell'ultima verifica hai preso non
sufficiente...-
E fu così che vennero allontanati... almeno dal punto di
vista fisico.
Quello che successe dopo rasentava il ridicolo.
Nel corridoio Sara se ne stava spesso con Elisa e Valentina, una
ragazza di terza che in seguito sarebbe diventata la sua migliore
amica. O meglio sarebbe giusto dire che prima di riuscire ad uscire
dalla porta doveva staccarsi dagli abbracci soffocanti di Mirko che la
braccava con le braccia spalancate ogni volta che spostava il piede per
alzarsi dal banco; se era fortunata e metteva piede fuori, si rifugiava
vicino alla cattedra, a metà corridoio, dove di solito stava
la bidella, giusto il tempo di un saluto, poi, il più delle
volte Valentina veniva guardata in cagnesco da Mirko, fino a che non
suonava la campanella e iniziava il vero e proprio inseguimento.
Lui prendeva la rincorsa, con il suo ottimo con lode in educazione
fisica e la rincorreva chiamandola "Amore", il tutto urlato con una
voce effemminata... per farvi un paragone più pratico: avete
presente Pepè la puzzola della Warner Bros che insegue
sempre la gatta? Se ce li avete presente allora potete immaginare alla
perfezione la scena che si verificava puntualmente ogni intervallo.
Ovviamente non si limitava solo agli "inseguimenti", saltava anche sui
banchi, si schiantava contro il muro per attirare la sua attenzione,
l'abbracciava di sorpresa, le prendeva la mano o si offriva di darle
una mano se serviva, se aveva bisogno di una penna interrompeva la
lezione per alzarsi attraversare la classe e chiederla a lei davanti a
tutti.
Da un certo punto di vista faceva di tutto, dall'altro, ovvero da
quello di Sara, sembrava più un giullare che la prendeva per
il C**o.
*************
Non
uccidetemi! Chiedo perdono per il ritardo, ma ho avuto decisamente
troppi problemi per aggiornare!
Questa
volta, o almeno spero, dovrei riprendere gli aggiornamenti... questa
sera conto di riprendere a scrivere anche "Parlami d'amore" per cui se
non avrò altri intoppi potrei tornare con qualcosina...
Ringrazio,
comunque, coloro che leggono questa storia e l'hanno aggiunta tra i
preferiti. So che non è molto e che sicuramente ho fatto di
meglio, ma questa storia ha un valore più simbolico che
altro.
Alla
prossima E scusate ancora!
by
Sayu
|
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Capitolo 6 *** Chi meno ama è il più forte ***
cap 4
La
ballata dell'amore Cieco
Capitolo
5
-Chi
meno ama è il più forte...-
"E stai sicuro che ti
lascerà,
chi é troppo amato amore non dà.
E stai sicuro che ti lascerà,
chi meno ama é più forte si sa."
E venne Natale, o quasi. Era forse l'ultima giornata prima delle
vacanze. Per gentile concessione dell'insegnante alle ragazze era stato
permesso di unire i banchi al centro dell'aula, mentre lei interrogava
alla cattedra.
Sara uscì per prima, come sempre, ripeteva la melodia, che
segretamente aveva imparato a memoria studiandola per quattro giorni di
fila, poi tornava al suo posto.
E dopo di lei Mirko. Era diventata un'abitudine, lui usciva, impiegava
dieci minuti buoni per montare il flauto semi-disintegrato,
strimpellava due note acutissime e veniva rispedito a posto con un "non
classificabile" ormai perenne lungo la sua colonna di voti.
Non c'era niente di nuovo in quella lezione di musica, se non l'idea
folle di un ragazzino innamorato... ma troppo timido per attuarla di
persona.
"Mirko vuole sapere se vuoi metterti con lui"
Silenzio.
Betta guardava Sara, Sara guardava Mirko.
Il resto della classe era in tacita attesa, solo il suono del flauto
interrogato e l'orecchio attento dell'insegnante erano ignari di quello
che stava succedendo dietro quella muraglia innalzata per nascondere
una pazzia.
"Ma neanche... morta!"
Una vendetta, un sorriso speciale da parte di lei. Una delusione e una
smorfia per lui.
"Visto, te l'avevo detto" una voce spezzò il silenzio, Betta
parlò per prima, qualche sorriso estasiato tra le compagne,
Mirko che mormorava qualcosa come "Non mi arrendo".
Ma Sara, nessuno la vedeva, nessuno notò l'espressione
glaciale che le si dipinse sul volto. Cosa ci fosse nella sua testa
nessuno lo sa, confusione e stupore forse, per qualcosa che di certo
non si sarebbe mai aspettata. Lei che per quanto lusingata non era
considerata all'altezza. I sorrisi felici sui volti delle sue compagne
ne erano un chiaro esempio.
Anche volendo era chiaro a tutti che non potevano stare assieme. Lei
capiva perchè, lui si ostinava a negarlo, sperava forse che
una persona tanto opposta a lui avrebbe potuto integrarsi nel suo
mondo? Ma un gatto selvatico lo si può davvero addomesticare?
Passarono le vacanze di Natale... e lui non cedeva, insisteva, ci
provava in tutti i modi, mentre gli altri cercavano di inculcargli in
testa una cosa chiara a tutti.
"E allora si vedrai che t'
amerà,
chi é meno
amato più amore ti dà.
E allora si vedrai che
t'amerà
chi é meno
amato é più forte si sa."
Se per un breve momento, la classe fu d'accordo con Sara,
bastò un cambiamento d'umore per far tornare tutti da una
sola ed unica parte, quella del bullo.
E la cantava lui, a quella ragazza che l'aveva rifiutato, cantava "Teorema" un giorno
si e uno no, tra una presa in giro e l'altra.
L'offendeva, con cattiveria, con rabbia cercando disperatamente quello
sguardo che non smetteva mai di seguirlo in ogni movimento.
Faceva il buffone, strisciava per terra, voleva farla ridere. Ogni
battuta era per lei, non le vedeva nemmeno di striscio le altre sei che
adoranti pendevano dalle loro labbra.
Ma non tutte si limitavano ad adorarlo, Betta no, lei voleva
distruggere quella ragazzina goffa e imbranata, indegna di un amore che
voleva per lei.
E sfortunatamente aveva visto meglio di Mirko nel carattere della
compagna, aveva capito quali tasti puntare per farla arrabbiare, quando
e come schizzare d'acqua quella gatta randagia e capricciosa.
Questo perchè Betta li guardava, li osservava mentre loro
erano occupati a fissarsi per ore negli occhi. Per lei era facile
agire, le bastava semplicemente premere nei loro punti deboli e
sarebbero crollati come castelli di carte, dopo di che, consolare il
cuore spezzato di Mirko sarebbe stato un giochetto.... o forse no?
"No caro amico, non sono
d'accordo,
tu parli da uomo ferito.
Pezzo di pane lei se ne
é andata
e tu non hai resistito.
Non esistono leggi in
amore,
basta essere quello che
sei.
Lascia aperta la porta
del cuore
vedrai che una donna
é
già in cerca di te."
E l'estate tornò, col suo caldo e la nebbia che schiaccia la
cultura scolastica e gli amori più facili...
Sara quell'estate non andò all'oratorio feriale. No,
quell'anno aveva trovato un'amica.
Con lei e i vicini di casa passarono quella stagione a ridere e
scherzare, ma qualcosa turbava la solita tranquillità,
qualcosa che quegli amici non riuscivano a vedere nonostante le
giornate trascorse a vagare per le viottole del paese. Forse, se ne
erano accorti, forse lo ignorarono... alcuni di loro forse non l'hanno
mai scoperto.
Sara era davvero lontana dagli ultimi avvenimenti?
"Sa! Oggi ho saputo da mia cugina che le Gemelle si sono messe con i
due del Trio!" Le gemelle Alice e Veronica erano di un anno
più piccole di lei, non le conosceva bene, ma le aveva viste
a catechismo o all'oratorio l'anno precedente... altre ragazze che la
prendevano in giro, sebbene attente a non farsi sentire. Mentre il
Trio... beh erano Mirko, Claudio e Luca. Inseparabili o quasi.
"E chi? Del Trio intendo..."
"Mirko e Claudio, chi altri? Era una vita che Claudio ci provava con
una delle due..." Valentina la guardò come se fosse appena
scesa dal pero.
"Ah, beh fatti loro" fu il semplice e glaciare commento di
Sara.
**************
Parto con il dire che la
canzone inserita in questo capitolo è, come già
citato nel testo, Teorema di Marco Ferradini.
Riguardo ai commenti ringrazio Costanza, che mi sopporta su msn :P e
ladystorm94 che ha commentato tutti i capitoli...
Riguardo a questo mi spiace di essere stata decisamente veloce, ma del
secondo anno delle medie solo una scena era veramente importante ai
fini della storia. Informo che mancano due capitoli alla fine ci tengo
a ribadire c'è un motivo ben preciso per cui ho scritto
questa storia, mi limito a raccontare dei fatti accaduti, non voglio
inserire nessuna fantasia personale ...
Vorrei potermi soffermare a descrivere la tortura psicologica che Sara
è costretta a sopportare, ma temo che molte di quelle cose
siano andate perse nei labirinti della memoria, altre, invece non sono
semplici da spiegare.
Non voglio svelare altro vi lascerò alla mia ballata
dell'amore cieco...
Ringrazio, comunque tutti coloro che leggono questo racconto^^
Al prossimo aggiornamento!!
by Sayu
|
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Capitolo 7 *** fuga da un mondo non suo ***
cap 4
La
ballata dell'amore Cieco
Capitolo
6
-Fuga
da un mondo non suo-
E Settembre tornò, con i suoi colori, le giornate
più corte, la scuola, i banchi e le scritte degli
studenti... alcune sbiadite, altre incise con la forbice a formare le
iniziali di un nome, un nome che resterà impresso e che
nuove generazioni guarderano chiedendosi a chi appartengano.
Settembre, con i suoi problemi, le sofferenze e i dolori.
L'estate, in fondo, piò annebbiare il cervello di uno
studente, ma non può cancellare tutto.
E quella che prima era delusione, per Mirko divenne Rabbia.
Non ci volle molto. Betta al suo fianco, alta, bella e... bionda. Oltre
alla pelle abbronzata era tornata con Quel colore. Non uno qualsiasi,
ma Quello.
Sara si toccò distrattamente una ciocca color cenere. Erano
simili...
Si gettò nel vortice scolastico per non pensare, per non
sentire e per non piangere.
Se gli anni precedenti erano un continuo sfottere e subire sgambetti
quello era diventato ancora peggio.
La scuola doveva sopportare Enrico, uno per duecento persone. Mentre
con Mirko erano solo loro due, due paia di occhi scuri e due caratteri
cocciuti e lunatici.
Le loro conversazioni al posto dei verbi contenevano insulti, al posto
delle congiunzioni volavano sberle, mentre agli articoli venivano
sostituite le lacrime.
Era tornata ad essere "Sarabbrutta" non per tutti, ma solo per lui...
in alternativa qualsiasi offesa o ingiuria andava bene, l'importante
era farla piangere.
E succedeva, non c'era giorno che non ne versasse, se era fortunata
qualcuno prendeva il suo posto.
Eppure non si staccavano gli occhi di dosso. Mirko era sempre girato,
lei persa a fissarlo in silenzio, trattenendo tutto, mentre lui
meditava anche l'ultima disperata speranza di prendersela.
"Mirko! Avanti, sei un
bel ragazzetto, ci sarà qualcuna che ti piace!"
in quattro attorno ad un tavolo, una settimana in cui tutta la classe
era a casa con l'influenza. La prof di Francese aveva deciso di non
fare lezione per quella volta...
"Si qualcuna
c'è" occhi, come sempre incrociati, poi lui si
voltò a fissare la parete dietro l'insegnante. "Mi piace Betta"
freddo, gelido, senza sorridere, un po' come Lei.
"Ma lei ci sta?"
chiese maliziosa la prof.
La risposta che seguì Sara non riuscì a sentirla,
la sua faccia era diventata impassibile, mentre fissava un punto non
ben definito nel vuoto, in realtà la sua vista si era
annullata ed era diventato tutto completamente nero.
"E tu Saretta? Chi ti
piace?" la voce comprensiva e gentile dell'insegnante la
riscosse dai suoi pensieri, non abbastanza in fretta, però,
dal rispondere.
"A lei piace Raul! Ma
ovviamente non è ricambiata!" un sorriso
diabolico, qualche risata da parte degli altri, tra cui Raul che la
fissa schifato.
"Mi spiace deluderti, ma
ti sbagli, non mi piace più" acida la risposta,
mentre colui chiamato in appello tirava un sospiro di sollievo.
"E allora chi?"
sibilò Mirko acido a sua volta.
"Nessuno e comunque non
ti riguarda" un muso, braccia incrociate.
"Mirko sei proprio
sicuro che ti piaccia Betta?" la prof si intromise e li
guardò per qualche istante. Entrambi si voltarono dall'altra
parte e una nevicata improvvisa distolse tutti dalla discussione che
cadde nel vuoto.
Ora che l'aveva detto, Mirko poteva forse trattenersi dal mantenere
fede alle sue parole? Per quel Natale Lui e Betta si misero assieme...
E di nuovo il tempo che scorre.
Ma non più come prima, non veloce e crudele, ma spietato e
carico di scelte importanti.
Le ricerche per l'esame di fine anno, la scelta della scuola e la
recita scolastica.
Fu proprio con l'inizio del secondo quadrimestre che le cose
cambiarono. Per la prima volta le sue compagne cercarono un dialogo con
Lei, un po' perchè una "secchiona" faceva comodo, un po'
perchè l'oggetto delle invidie divenne qualcun'altro. Adesso
non era più Sara la "nemica comune" adesso toccava a Betta
quel titolo.
Mirko per quanto insistette a prenderla in giro si era accorto che non
aveva più l'appoggio di prima, così decise di
dedicarsi alla sua nuova ragazza, la baciava e la coccolava ogni volta
che Sara era nei paraggi, ma ovviamente non riusciva a scucirle nessuna
parola e nessuno commento.
Forse fu proprio dopo quel cambiamento che la nostra Lei decise la
scuola da frequentare l'anno successivo. Era rimasta per mesi in
dubbio, ma alla fine giunse all'unica condizione che riteneva
possibile: andarsene lontano da tutte quelle persone che l'avevano
perseguitata per tutti quegli anni. Ricominciare da capo era la sua
scelta.
"Ma non hai paura? Non
conoscerai nessuno, poi dicono che in quella scuola sono pericolosi!"
Elisa, l'unica che amasse l'arte quanto lei aveva scelto una scuola di
lingue.
"No, anzi, non vedo
l'ora di imparare cose nuove!"
"Ma potevi scegliere un
altro liceo"
"Non c'è
grafica dalle altre parti. E poi i miei sono d'accordo"
"Se lo dici tu...
Comunque non smettete mai di litigare tu e Mirko?" Elisa
cambiò argomento, ormai era troppo tardi per farle cambiare
idea. Le altre, alle prese con delle vecchie cartine da sistemare e i
pannelli per la recita scolastica si voltarono all'unisono.
"Quello è
solo uno stronzo!" Sibilò Sara in risposta.
"Secondo me sotto sotto
ti piace!" un sorriso malizioso, le altre la
accerchiarono, tranne Betta che cominciò a sbattere con
forza le cartine geografiche in uno scatolone. "Guarda che se vuoi ti facciamo
mettere assieme".
"Ma non sta con Betta?"
Lei scattò sulla difensiva e guardo la compagna. "E poi non lo voglio!"
aggiunse isterica.
"Per me puoi anche
tenertelo quello stronzo" Betta si intromise nella
discussione e gettò via qualcosa che finì a
terra, poi corse fuori dall'aula seguita da un paio di compagne.
"Ma che le è
preso?" chiese Sara, evidentemente era stato omesso
qualche discorso...
"Niente"
rispose Elisa sorridente, cambiando argomento.
Dopo quell'episodio nessuno ebbe più il tempo di cadere in
quella discussione.
Gli esami e la recita scolastica avevano riempito i pensieri di tutti.
I primi trascorsero tranquilli, senza troppi intoppi e senza
bocciati...
La recita passò altrettanto in fretta, tra pomeriggi di
prove e repliche la sera per compagni e genitori. Era l'ultimo ostacolo
che la tratteneva con quelle persone, eppure fu proprio quello stare
assieme che le fece quasi venire la voglia di non finire le scuole
medie.... Quasi però!
Le prove furono tranquille, ad alcuni furono date delle parti
più importanti, ad altri secondarie, o superficiali.
L'emozione sul palco, sebbene durasse per pochi minuti li fece sentire
una classe, tutti i dolori, le lacrime, i lividi lasciati dalle
difficoltà scomparvero dalle loro menti.
"Sara veloce, va a cambiarti per la prossima scena!" la professoressa
di matematica sussurrò indicazioni da dietro il palco, Lei
corse lungo i pannelli del retroscena diretta al cambio. Sulla scena la
musica assordante teneva occupati gli spettatori.
"Ciao Bellissima" un sorriso, due paia di occhi scuri che si
incrociano. Lui.
E un addio inespresso ma che entrambi sapevano inevitabile...
***
Ecco
la fine della parte narrativa della storia... il prossimo
sarà l'epilogo dove scoprirete alcune cose sui capitoli
trascorsi e saprete cosa succederà definitivamente ai
personaggi....
Non
aggiungo altro, vi lascio al prossimo aggiornamento e chissà
forse in futuro qualche nuova storia :P
Ah e ovviamente... grazie a tutti quelli che hanno commentato e seguito
fino ad ora :P (lascerò saluti più precisi per la
prossima volta ^^)
bye
bye
by
Sayu
|
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Capitolo 8 *** Epilogo ***
epilogo
La
ballata dell'amore Cieco
Capitolo
7
-Epilogo-
Ed eccoci arrivati alla fine di questa storia, una cosa che avrei
dovuto scrivere da tempo, ma che ha dovuto aspettare.
Si, perchè prima di poterla scrivere ho dovuto attendere che
le ferite si rimarginassero.
Col senno di poi mi rendo conto che ho giocato con i sentimenti di una
persona che mi amava a causa del mio orgoglio ed ora sono consapevole
del mio errore.
Ora ho capito che se fossi stata un po' più gentile, se ne
avessi parlato, forse le sofferenze di diverse persone si sarebbero
evitate, almeno in parte.
Sì perchè di questa storia non ci sono solo io ad
esserne la protagonista. Ognuno dei personaggi di questa storia
può essere il protagonista, basta solo vedere la cosa da un
punto di vista diverso.
In questo caso è bastato un rifiuto per far nascere rabbia e
dar luogo a manifestazioni di bullismo e violenza.
Quello che passammo io e i miei compagni durante quel periodo ha
segnato le nostre vite, ad alcuni un po' di più ad altri un
po' meno.
Ma alla fine, ne valeva davvero la pena?
E' servito a qualcosa quello che è successo?
All'inizio dell'estate seguente all'esame uno dei vari compagni che in
prima mi aveva chiamato in modo offensivo mi disse "Comunque, sapevamo tutti che
era stata la palla a fare quel rumore, volevamo solo divertirci".
Quell'affermazione mi fece capire che a tutti ci fu data la
possibilità di scegliere, io avrei potuto partecipare al
gioco, prendermela meno e farci su una bella risata, loro avrebbero
potuto ridere quel tanto che bastava e fermarsi una volta capito che ci
ero rimasta male.
Eppure non l'abbiamo fatto.
Ogni volta che un insegnante vedeva che un bambino veniva picchiato da
Enrico, si voltavano dall'altra parte. Loro avevano
l'autorità per fermarlo.
Eppure non l'hanno fatto.
Ogni volta che NOI vedevamo che Enrico metteva le mani addosso a
qualcuno, scappavamo o facevamo finta di non vedere. Se per ogni livido
con cui sono tornata a casa ci fossimo uniti per difenderci dalle sue
botte, forse molta meno gente sarebbe tornata a casa in lacrime o con
qualcosa di rotto (e sfortunatamente non mi riferisco solo agli
oggetti).
Eppure non abbiamo fatto nemmeno questo.
Se si ha la possibilità di fermare la violenza, l'unione
può fare la forza. E se qualcuno piange, allora è
il caso di capire che il "gioco" non è per niente
divertente...
Ed ora... come nei migliori film, due parole per dirvi che fine hanno
fatto i personaggi citati...
Raul frequenta l'università e non è cambiato di
una virgola...
Elisa, l'ultima volta che l'ho vista era impegnata a salvare vite umane
con la croce rossa.
Mara ha smesso di studiare e ora lavora.
Molti hanno continuato gli studi... altri lavorano tranquillamente.
Enrico è finito in carcere per tentato omicidio...
Mirko lavora, ha terminato le superiori e a quanto ne so sta ancora con
Betta... (fino a qualche tempo fa continuavano a mollarsi per colpa di
una misteriosa "Bionda")
E Sara... beh lei studia restauro, non ha più i capelli
biondi, non parla con Mirko da sette anni e mezzo ed è cotta
di un altro ragazzo... ma questa è tutta un'altra faccenda!
Tratto da una storia vera
Fine
***
Come avete notato questo
capitolo finale è scritto direttamente dal punto di vista di
Sara...
Chi è Sara ormai mi pare ovvio. Lascerò a voi gli
insulti vari e commenti d'ogni genere e sorta...
So per certo che anche gli insulti sono meritati (XD)
A parte questo, chiedo scusa per aver aggiornato con tanto ritardo, ma,
causa un guasto tecnico, sono rimasta senza computer (ahimè
il mio fedele compagno ha deciso di andare in pensione e ci
vorrà del tempo prima che ne prenda uno nuovo)... qualcuno
sa bene che ho dovuto faticare per recuperare questo capitolo XD
fortunatamente salvato prima dell'addio su dvd (fortuna che sono
maniaca con i salvataggi)...
Il "Tratto da una storia vera" l'ho messo solo per sfizio personale XD
Sebbene sia veramente una storia vera.... (che brutto giro di parole
O_O)
Ad ogni modo... sto preparando qualche nuova storia, quindi
mi rileggerete prossimamente...
bye bye
SaYuMi
|
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