Diario di un Pirata - Il Comandante della Quarta Divisione Sora D. Aoi

di Sora_D_Aoi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Silversea Isle - Vecchi Legami e Nuovi Inizi ***
Capitolo 2: *** 1: Ritorno a Sabaody - Caos alla Locanda del Grove 17 ***
Capitolo 3: *** 2: La Ricomparsa di un'Ardente Minaccia! - Hiken no Ace torna in Scena! ***
Capitolo 4: *** 3: Il Ricongiungimento tanto Atteso - Acqua e Fuoco Finalmente Insieme! ***
Capitolo 5: *** 4: Nuovi Ostacoli prima della Partenza?! - La Difficile Fuga dei Due Fratelli D. ***
Capitolo 6: *** 5: Ecco l'Isola degli Uomini-Pesce! - Il Mermaid Café e le Previsioni di Madame Shirley ***
Capitolo 7: *** 6: Raggiunta la Foresta Marina! - La Calorosa Accoglienza della Prima Divisione ***
Capitolo 8: *** 7: Aoi Nuovo Comandante?! - L'Incontestabile Decisione di Marco la Fenice ***
Capitolo 9: *** 8: Aoi e Jinbē - Il Legame di un Maestro e della sua Allieva ***
Capitolo 10: *** 9: In Viaggio - Il Dono della Vecchia Nyon e le Riflessioni di Aoi ***
Capitolo 11: *** 10: Benvenuto, Comandante! - L’Ingresso di Aoi nella Ciurma di Barbabianca ***
Capitolo 12: *** 11: L'Obbiettivo è Aoi! - Oscure Presenze a Peace Island ***
Capitolo 13: *** 12: Degli Ospiti Inattesi - Arrivano i Rivoluzionari! ***
Capitolo 14: *** 13: Aoi e Sabo - Il Comandante di Barbabianca e il Braccio Destro di Dragon ***
Capitolo 15: *** 14: Aoi VS Koala?! - Grandi Rivelazioni e Nuove Mete ***
Capitolo 16: *** 15: Sulla Strada per Evergreen - Un Nuovo Membro e un'Importante Decisione ***
Capitolo 17: *** 16: Un'Affascinante Combattente - Karen, la 'Ballerina Rosso Sangue' ***
Capitolo 18: *** 17: Partenza - Il Simbolo e le Responsabilità di un Comandante ***



Capitolo 1
*** Prologo: Silversea Isle - Vecchi Legami e Nuovi Inizi ***


Note d'Autrice: il rating potrebbe cambiare da giallo ad arancione con il proseguire della storia a causa della violenza dei combattimenti (nella speranza di riuscire a descriverli accuratamente). La protagonista principale e anche altri personaggi tra cui i Cavalieri Fantasma, Sora D. Ao, ecc sono di mia invenzione e proprietà, mentre gli altri sono proprietà del maestro Eiichiro Oda. Alcuni nomi, titoli e appellativi sono stati lasciati in lingua originale e verranno opportunamente contrassegnati da degli * e spiegati in fondo ai capitoli, mentre per altri è stata scelta la traduzione italiana. I collegamenti con la trama originale prendono spunto dall'anime in lingua originale sottotitolata escludendo filler e film, pertanto non si considerano le possibili differenze rispetto al manga o i personaggi aventi poteri di Frutti del Diavolo comparsi unicamente negli stessi.
Con questa breve premessa spero che la storia sia di vostro gradimento.

      
PROLOGO – SILVERSEA ISLE
VECCHI LEGAMI E NUOVI INIZI

Rimase in silenzio, immergendosi totalmente in quell’atmosfera irreale data dall’ovattato scendere della neve, che cadeva copiosa ma delicata ricoprendo con la sua morbida e gelida coltre ogni cosa ci fosse sul suo cammino. I candidi fiocchi bianchi vorticavano tutti in una leggiadra danza prima di riunirsi ai loro fratelli sul terreno, rendendolo così un soffice tappeto immacolato e quasi accecante, mentre gli alberi imbiancati brillavano come diamanti a causa degli splendidi cristalli di ghiaccio che pendevano dai rami, appena piegati su loro stessi a causa dell’ingente peso da sostenere.

In quella pace ai limiti della realtà l’unico suono che si poteva udire era quello dell’oceano in lontananza, le cui onde frusciavano timidamente e ritmicamente, creando una sorta di piacevole ninnananna dalla quale lei si sarebbe lasciata cullare volentieri. In quel luogo ormai selvaggio e disabitato lo spazio e il tempo sembravano perdersi, parevano seppelliti anche loro sotto quel manto niveo e taciturno, tanto che lei stessa non sarebbe stata in grado di dire con certezza quanto tempo fosse passato dal suo arrivo, se solo qualche minuto oppure alcune ore.

Le pareva assurdo pensare che alla sua nascita quell’isola nel North Blue, Silversea Isle, fosse stata abitata da un discreto numero di persone, che ufficialmente l’avevano abbandonata in seguito a una catastrofe in cui sua madre aveva perso la vita e testimoniata dalle macerie degli edifici ormai vinte dalla natura, ai piedi della discreta altura verde e bianca su cui si era inoltrata. Da un lato era sollevata di non ricordare quel tragico giorno in cui lei, troppo piccola e non ancora dotata della capacità di registrare e catalogare gli eventi attorno a lei, aveva vissuto tutto in modo passivo senza soffrire più di quanto non avesse comunque fatto; dall’altro, però, non sapeva cos’avrebbe dato per scoprire i veri responsabili di quella che probabilmente era stata una carneficina e fargliela pagare per il male fatto a sua madre e a tutti gli altri cittadini. Non aveva dubbi sul fatto che gli oppressori della sua infanzia avessero strettamente a che fare con l’accaduto, ma lei voleva delle autentiche testimonianze di quel tragico giorno in modo da farla pagare ai diretti interessati. 

Nonostante quei pensieri negativi, in quel momento le sue morbide labbra rosee erano leggermente ricurve verso l’alto, e i suoi occhi del colore del cielo guardavano con affetto e nostalgia la piccola stele di pietra ai suoi piedi, anch’essa lattea e un poco scintillante per il ghiaccio e la neve. Nel cuore provava un vago senso di attesa, probabilmente la speranza che la proprietaria di quella lapide le mandasse anche un misero segno che le confermasse la sua presenza e le assicurasse che il suo spirito non aveva mai smesso, assieme a quello dei suoi ‘due padri’ e del suo amato fratello maggiore, di vegliare su di lei dall’alto di quel cielo plumbeo. Non conosceva l’identità di quell’anima caritatevole che le aveva concesso quella quantomeno dignitosa sepoltura, ma in cuor suo era certa che se mai l’avesse incontrata l’avrebbe capito subito e le sarebbe stata eternamente riconoscente.

Sentì un familiare pizzicore agli occhi, che era giunto in ritardo rispetto alle aspettative che si era fatta durante il viaggio. Aveva già deciso che non avrebbe impedito alle lacrime di scendere, perché per quanto forte fosse diventata sia fisicamente sia emotivamente nella sua vita ne aveva piante pochissime per la sua assenza, e per lei quella consapevolezza era una sorta di offesa nei confronti della donna che l’aveva portata in grembo per nove mesi e cresciuta con amore e onestà per due anni, dando poi la vita per proteggerla.

Chiuse gli occhi, avvertendo due piccoli rivoli caldi scivolarle timidamente sulle guance, lasciandole sulla pelle due sottili linee umide e fredde che si allungarono poi fino al mento, sfiorandole la bocca che poté assaporare, seppur scarsamente, quel gusto salato e pungente che le caratterizzava; due piccoli batuffoli di neve si posarono sulle gote umettate e intirizzite, sciogliendosi sulla pelle appena arrossata creando così altre due lacrime non sue, quasi a volerla rimproverare per quel pianto mancato.

Prese un profondo respiro, asciugandosi gli occhi con le pallide dita affusolate, per poi scandire le parole che non aveva ancora avuto occasione di pronunciare dal giorno della sua seconda fuga, ma che avrebbe voluto proferire molto tempo addietro: “... Sono a casa... mamma.”

Come si aspettò non arrivò alcuna risposta, né verbale né materiale, così, inspirando nuovamente, riprese: “Lo so che sarai come minimo furibonda per il fatto che sia venuta a trovarti solo ora, visto che è da sei anni e mezzo che sono riuscita a scappare... Ma, come credo che ti abbia detto mio fratello Sabo, sono stata impegnata a cercare il maggiore di noi quattro, il Comandante della Seconda Divisione di Barbabianca Hiken no Ace... Quell’idiota si era fatto catturare dalla Marina, e per poco non si faceva trafiggere come uno stupido da quel bastardo di un Ammiraglio...! Se non fosse stato per me, il nostro fratellino Rufy, le flotte del Babbo e tutti gli altri che ci hanno aiutati, a quest’ora sarebbe certamente lì con voi a farvi saltare i nervi, ne sono certa! Hai già papà da tenere a bada, visto che Nyon-baa mi ha detto che come me non hai mai avuto molta pazienza e che lui era un tipo abbastanza infantile e molesto, quando ci si metteva... Dovresti essermi grata!”

Stavolta la replica arrivò sotto forma di altro fiocco di neve, che si posò sulla punta del suo naso facendole trattenere a stento uno starnuto. Lo levò via con l’indice prima che potesse sciogliersi, tirando su col naso per impedire a una piccola candela di colare e congelarsi: “Va bene, scherzavo! Non c’è bisogno di farmi venire il raffreddore...! Tra poco partirò per il Nuovo Mondo, e laggiù ci saranno molti nemici e pericoli da affrontare...! Dovrò essere in piena forma!”

Attese nuovamente un segno, che come la prima volta non pervenne, e quando sentì dei passi goffi e familiari alle sue spalle sospirò ancora, proclamando: “Beh... Purtroppo pare che sia già ora di salutarci... Sai com’è, devo raggiungere quel Succo di Frutta di mio fratello sull’Arcipelago Sabaody, e da qui ci metteremo come minimo due giorni. In teoria mancherebbe ancora una settimana al giorno stabilito per la nostra riunione, ma ovviamente quella testa calda ha pensato bene di andarsene in anticipo senza preavviso, lasciando indietro il nostro fratellino e costringendomi a venire qui in fretta e furia per salutarti prima di andare nel Nuovo Mondo...!” spiegò non ricevendo alcun tipo di segnale che potesse sembrare una replica, facendola sentire un po’ stupida nell’illustrare il suo itinerario all’aria e alla neve.

Scosse appena la testa, decisa a terminare comunque quel particolare ‘dialogo’: “Mi sa che non tornerò qui molto presto, ma ti prometto che faremo ancora quattro chiacchiere! So che è sfacciato da parte mia, ma ti prego di vegliare sul mio viaggio e su quello dei miei fratelli assieme a papà, al Babbo e a Sabo, anche se magari l’avreste fatto anche se non ve l’avessi chiesto...”

Nel frattempo i passi si erano interrotti, indice che il suo accompagnatore era a pochi metri da lei, come poteva chiaramente percepire grazie ai suoi sensi ben sviluppati. Non aveva dubbi sul fatto di essere in ritardo rispetto alla sbrigativa tabella di marcia che avevano organizzato dopo l’accesa discussione avuta via Den-Den Mushi con il Comandante della Seconda Divisione, ed era anche certa che se avesse tardato quello stupido Succo di Frutta gliel’avrebbe rinfacciato più e più volte, nonostante quella disorganizzazione fosse stata causata solo e unicamente da lui. Lo stesso Marco, Comandante della Prima Divisione dei Pirati di Barbabianca, era stato colto alla sprovvista, ritrovandosi a dover organizzare in poche ore con la sua flotta una spedizione sull’Isola degli Uomini-Pesce in veste di ‘squadra di recupero post-allenamento’, mentre le altre divisioni avevano pensato bene di aspettarli sull’isola del Babbo nel Nuovo Mondo. Ormai mancava solo lei.

Per tale motivo, conscia della fretta che animava quel susseguirsi di eventi, la ragazza si chinò rapidamente ai piedi della tomba di sua madre, levando con la mano la neve che copriva lo spiazzo di terra davanti ad essa e piantandovi un fiore, un giglio di un inusuale indaco: “Prima di venire qui sono passata ad Amazon Lily per salutare Hancock-san, Nyon-baa e le altre Kuja... Nyon-baa mi ha dato questo giglio che sa adattarsi a ogni temperatura e che contrariamente alla norma prolifera meglio in posti dai climi rigidi. Mi pare che si chiami ‘Lacrima di Luna’ o qualcosa del genere... Mi ha detto che hai sempre adorato i gigli, e che è stato papà a portarti il primo esemplare da cui hai poi fatto nascere tutti quelli che ci sono là, così ho pensato che fosse il regalo perfetto. Spero ti piaccia...! Nyon-baa mi ha dato anche una scatola contenente tutte le cose che ti appartenevano e che avevi lasciato lì, ma non ho ancora avuto il tempo e soprattutto il coraggio di aprirla... Scusa. Prometto che lo farò presto.” 

Prima di pronunciare quelle dolorose parole sospirò nuovamente, rialzandosi nel frattempo da terra: “È proprio arrivato il momento dei saluti... So che sarebbe dovuta essere la prima cosa da dirti, ma come sai non sono per niente ferrata in queste cose... mi sa che ho preso da te...! Io... ti voglio bene, e non potrò mai ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto per me. Vorrei poter ricordare il tuo viso e la tua risata, il tuo profumo e il calore della tua mano, ma purtroppo non mi è possibile... Siamo state divise troppo presto...” mormorò appena, mentre una calda goccia salata le scivolò sulla guancia e una mano dalla forma particolare le venne posata sulla spalla “A-alla fine qualche lacrima è uscita, visto...? S-scusa... non voglio rattristarti... S-sono solo... felice di essere finalmente riuscita a venire qui... Era il minimo... ” tirò su col naso sfregandosi gli occhi col braccio “Allora a presto, mamma... Prenditi cura delle persone a me care che sono lì con te, e dammi la tua forza di guerriera anche da lassù... Ti voglio bene, e ti prometto che tornerò, un giorno... Ti prego, aspettami fino ad allora, e scusami per averti annoiata...” terminò trattenendo altre lacrime e singhiozzi, dando a fatica le spalle alla piccola stele e cercando di sottrarsi a quella mano palmata che le cinse la spalla nel tentativo di consolarla “S-sto bene, Jinbē... Non preoccuparti...”  

“Per quanti anni possano passare non cambi proprio mai... Non c’è nulla di male a dare sfogo ai propri sentimenti, sai? Se vuoi piangere puoi farlo...” la confortò l’ex Shichibukai e suo maestro nell’arte del Gyojin Karate, il Cavaliere del Mare Jinbē “Ci conosciamo da anni, ormai... non devi nascondermi le lacrime, non sono di certo queste a renderti meno forte di quanto tu sia. E poi si tratta della donna che ti ha messa al mondo e che ha dato la sua vita per permetterti di diventare quella che sei: è normale provare sentimenti così forti.”

“L-lo so... però già me la immagino mentre mi rimprovera di dover essere forte in quanto Kuja e allo stesso tempo trattiene i singulti... Nyon-baa mi ha detto che caratterialmente siamo quasi due gocce d’acqua...”

“Non ne dubito... Soltanto da una persona eccezionale ne può nascere un’altra altrettanto straordinaria, e come i tuoi fratelli hai dimostrato di esserlo più e più volte...!” le sorrise affettuoso l’uomo-pesce, facendole sparire le lacrime e comparire un conosciuto rossore sulle guance.

“R-risparmiati le lusinghe...! Su di me non funzionano...! Oltretutto siamo già in ritardo...!” borbottò lei incrociando le braccia al petto e aumentando il passo tra la selva imbiancata.

“E di chi credi che sia la colpa?” ridacchiò di rimando lui cercando vanamente di accelerare a causa del suo abbigliamento non proprio adatto al clima e soprattutto al terreno.

“P-pensa a chiamare uno dei tuoi amici cetacei, Jinbē!” ordinò perentoria la giovane arrivando sulla costa sabbiosa e deserta.

“Va bene, va bene! Ci metti proprio poco a cambiare umore, tu!”

“Non ti vantavi di conoscermi da anni? Dovresti sapere ormai che sono volubile!” lo stuzzicò lei con tono saccente.

“Non è proprio una cosa di cui vantarsi...” sospirò l’ex Shichibukai chiamando telepaticamente la piccola balenottera del nord con cui erano arrivati, che si avvicinò alla riva quel tanto che permettesse loro di salirle in groppa.

Una volta sul suo dorso la placida bestia iniziò a muoversi sotto le accurate indicazioni di Jinbē, la cui esperienza in quei mari era tale da non aver nemmeno bisogno di un Log Pose, che comunque lei, per qualsiasi evenienza, aveva pronto in una tasca della sua sacca.

La giovane guardò la costa della sua cara isola natia divenire una sagoma sempre più lontana e indefinita, triste ma allo stesso tempo felice di aver portato a termine anche quella missione per lei così importante. Era certa che nonostante tutto i suoi genitori avrebbero continuato a vegliare su di lei, e quel fiore sarebbe stato il segno indelebile della sua promessa; quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio nella prima parte della Grand Line, non aveva più nulla che le impedisse di proseguire.

Il suo unico e piccolo rammarico era di non essere potuta tornare a Rusukaina per salutare il suo fratellino, che contrariamente a quell’idiota infiammabile aveva deciso di attendere la data stabilita per riunirsi coi suoi compagni a Sabaody, utilizzando quell’ultima settimana per completare il suo lungo allenamento. Avrebbe voluto vedere i suoi progressi in quei nove mesi in cui erano stati lontani e conoscere e ringraziare i suoi compagni per non averlo mai abbandonato nonostante tutte le follie compiute nel corso del tempo, ma benché non fosse stata quella l’occasione per farlo era certa che avrebbe conosciuto i ‘Mugiwara no Ichimi’ molto presto. In fin dei conti era del suo spericolato e incosciente fratellino che stava parlando: non aveva nemmeno bisogno di scommettere che presto lei e quel Succo di Frutta sarebbero dovuti correre in suo soccorso per salvarlo e soprattutto prenderlo a calci per la sua attitudine a combinare macelli.

“Vedi di non combinare disastri troppo presto, Rufy: avrò già tuo fratello maggiore a cui badare, quindi evita di causarmi ulteriori preoccupazioni...!” raccomandò nella sua testa senza riuscire a trattenere un piccolo ghigno e calandosi il cappuccio della sua lunga mantella nera, rivelando così una chioma biondo cenere legata in una lunga treccia e due grandi occhi celesti che spiccavano sulla pelle bianca come la neve della sua patria.

I suoi pensieri divennero unicamente per il Comandante della Seconda Divisione, col quale avrebbe condiviso la vita che avevano sognato fin da piccoli, più liberi di chiunque altro. Non sarebbe più stato solamente suo fratello, ma anche un suo nakama, certamente quello a lei più caro, e riunirsi a lui avrebbe sancito il suo ingresso nel grande mondo della pirateria come pirata del grande Barbabianca; avrebbero affrontato innumerevoli nemici e superato ogni difficoltà, incidendo sempre più a fondo i loro nomi in quella Nuova Era inaugurata proprio dalla morte dell’uomo a cui dovevano il loro orgoglio di pirati.

Ormai il momento era giunto.

L’ex assassina con una taglia da duecentodieci milioni di Berry, la ‘Vendicatrice degli Abissi’ Sora D. Aoi, era finalmente pronta.

La sua grandissima ed emozionante avventura sarebbe finalmente cominciata.

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Capitolo 2
*** 1: Ritorno a Sabaody - Caos alla Locanda del Grove 17 ***


 - RITORNO A SABAODY
CAOS ALLA LOCANDA DEL GROVE 17

Era un giorno come tutti gli altri sull’Arcipelago Sabaody.

I Grove della zona turistica erano come al solito gremiti di turisti intenti a fare shopping e a provare le specialità culinarie del posto, mentre gli hotel della zona alberghiera avevano come sempre raggiunto il ‘tutto esaurito’ grazie a quegli stessi visitatori, i quali spesso decidevano di soggiornare più di un giorno su quel pittoresco agglomerato di isole nonostante esso fosse anche la tappa fondamentale per tutti i pirati che volevano raggiungere il Nuovo Mondo. Infatti, quello era l’unico posto in tutta la prima parte della Grand Line in cui le navi potessero ricevere un adeguato rivestimento per affrontare la lunga traversata sottomarina verso l’Isola degli Uomini-Pesce, corrispondente subacquea della Terra Sacra di Marijoa nella quale soltanto pochi eletti tra cui i Draghi Celesti e i maggiori rappresentanti del Governo Mondiale e della Marina potevano entrare e uscire liberamente.  

L’indiscussa attrazione del posto rimaneva comunque il celeberrimo Sabaody Park, un grande parco dei divertimenti dove adulti e piccini potevano trascorrere il tempo svagandosi tra le numerose giostre, dimenticando temporaneamente tutte le possibili minacce che gli abitanti e i visitatori dei cosiddetti Grove ‘senza legge’ avrebbero potuto costituire; a rafforzare quel senso di sicurezza era anche la presenza di una base della Marina, la quale poteva vantare un forte incremento bellico costituito dai Pacifista, cyborg potentissimi e quasi indistruttibili con le fattezze dello Shichibukai Bartholomew Kuma.  

Era proprio tra le vie del grande parco giochi che un particolare personaggio stava gironzolando con fare apparentemente annoiato, guardando con disinteresse il cielo azzurro e le bolle prodotte dalle mangrovie Yarukiman perso nei suoi pensieri.

Ad una prima occhiata pareva abbastanza alto e muscoloso, benché fosse difficile stabilirlo con certezza in quanto era quasi totalmente coperto da una lunga mantella di pelliccia color nocciola con tanto di cappuccio a coprirgli la testa; nonostante ciò sotto a quell’ultimo era comunque possibile intravedere qualche ciuffo mosso e corvino, che incorniciava un viso abbastanza squadrato ma ammorbidito sulle guance rosee da una spruzzata di lentiggini chiare, sopra le quali spiccava un paio di occhiali da sole neri dalla montatura triangolare ma arrotondata sugli angoli. Oltre a parte del viso, sotto lo strano soprabito era possibile distinguere un petto nudo e ben definito segnato da una relativamente piccola cicatrice e un paio di bermuda neri che gli arrivavano alle ginocchia, i quali erano sostenuti da un’eccentrica cintura arancione ornata da una fibbia azzurrina avente dipinta sopra una lettera A di colore rosso carminio. A completare lo strano abbigliamento vi erano un paio di stivali abbastanza alti di colore nero, un vistoso cappello da cowboy arancione con due strane spille azzurre a forma di smiley, una collana di perle rosse, un braccialetto rosso e bianco, un Log Pose, un paragomito arancio e un buffo nasone finto con tanto di baffoni neri tipici dei comici. In spalla teneva uno zaino verde dai motivi a zigzag, e agganciato alla cintura ma nascosto dal mantello per non spaventare i passanti aveva un pugnale, usato principalmente per tagliare la carne degli animali cacciati nei suoi viaggi solitari che non per uccidere una persona.

Insomma, nonostante il proposito di passare inosservato quel suo stravagante abbigliamento era tutto fuorché discreto.

Il giovane sbuffò, facendo vibrare appena il voluminoso paio di baffi neri dall’odore di plastica: “Capisco che Hancock non volesse che rischiassi di essere riconosciuto, ma questo travestimento mi pare eccessivo...! Insomma, si vede lontano un miglio che questi baffoni sono una presa per i fondelli! Se gli altri Comandanti mi vedessero mi sfotterebbero per chissà quante settimane, e se rincontrassi la mia sorellina conciato così...” ragionò prima di scuotere il capo rischiando di perdere il naso finto “Non posso fare una figura simile davanti a lei: sono pur sempre il suo fratellone! A stento mi porta rispetto, quella viperetta, figurarsi se mi vedesse in queste condizioni! Comincerebbe a chiamarmi ‘Succo di Frutta Baffone’ o cose simili...! Però glielo perdono, è talmente adorabile quando cerca di negare che mi vuole bene...” continuò a riflettere mentre un sorriso sornione si dipinse sulle sue labbra “Ah, chissà quanto tempo dovrò aspettare ancora prima di poterla riabbracciare e strapazzare un po’...! Mi è mancata così tanto in questi nove mesi...!”

A riportarlo alla realtà non fu altro che il suo stomaco gorgogliante, il quale gli ricordò che non aveva messo nulla sotto i denti da quando era arrivato sull’arcipelago quella stessa mattina dopo più di un giorno di navigazione a bordo della nave della Principessa Serpente Boa Hancock. Era anche passato per il Bar Tispenno gestito da Shakky, un’amica del vecchio Rayleigh che sembrava avere grande considerazione sia di lui che dei suoi fratellini, ma si era messo a parlare col suo ex maestro dei grandi miglioramenti di suo fratello e poi era scappato via per avere il tempo di provare tutte le attrazioni del Sabaody Park in attesa dell’arrivo di sua sorella, dimenticandosi così di una possibile pausa pranzo. Sia Rayleigh che Shakky l’avevano anche richiamato per non sapeva nemmeno quale motivo, ma quando se n’era reso conto era già salito di nascosto su una delle giostre per non dover pagare il biglietto.

Fu in quel momento che gli parve di ricordare qualcosa collegato a quella particolare caffetteria dettogli da sua sorella, forse una sorta di raccomandazione, ma i troppo intensi crampi per la fame gli impedirono di rammentare quali parole lei gli avesse letteralmente urlato nella ‘vivace’ conversazione avuta il giorno prima al Den-Den Mushi, quindi liquidò il tutto convincendosi che se fosse stato importante gli sarebbe tornato in mente poi, tralasciando il fatto che non ricordava per niente in quale Grove si trovasse il Tispenno e che aveva lasciato il Den-Den Mushi ad Hancock prima di sbarcare, non avendo perciò modo di contattare nessuno: “Ah... Morirei di fame ancora prima di trovarlo, quel dannato bar...” sospirò sconsolato, prima che un odorino alquanto invitante penetrasse sotto il grosso nasone baffuto solleticandogli le narici e facendogli venire un’immediata acquolina.  

Avrebbe riconosciuto quel profumo tra mille: forte, deciso e leggermente affumicato. I suoi occhi s’illuminarono, quasi commossi, mentre le sue labbra tremarono appena, pronunciando con immenso piacere una delle parole da lui più amate e pronunciate dopo i nomi dei suoi cari e dei suoi nemici: “C-ca... ca... CARNE!!!”

Quell’urlo disumano fece voltare quasi tutti i presenti nella sua direzione, ma tutto ciò che videro, o meglio sentirono, fu una fortissima folata di vento che fece volare via i cappelli dalle teste dei turisti e alzare le gonne delle donne lì vicine, oltre a tirare su un denso polverone che si diradò lentamente, mentre l’ignoto artefice di quel piccolo uragano era ormai divenuto una minuscola sagoma indefinita che continuava ad allontanarsi, fino a non poter essere più distinta ad occhio nudo.

In pochi avrebbero potuto immaginare che quel misterioso individuo, assieme ad un’altra persona altrettanto forte e pericolosa, avrebbe spazzato via la quiete e la tranquillità di quel normale giorno sull’Arcipelago Sabaody, attirando nuovamente su di sé gli sguardi della Marina e soprattutto di un’organizzazione molto forte e misteriosa rimasta fino a quel momento nell’ombra.
 
§

Varcò la soglia senza esitazione, facendo scricchiolare appena il vecchio legno delle ante e concentrare su di sé gli sguardi in parte curiosi e in parte sinistramente divertiti di tutti i clienti, probabilmente per il lungo mantello scuro che la copriva dalla testa ai piedi.

Senza badarci si avvicinò silenziosamente al bancone della piccola locanda che aveva scelto come sua tappa di ristoro e si guardò attorno con discrezione. Era un posto semplice e modesto, con piccoli segni di usura leggibili nelle pareti verdine leggermente scrostate, nei mobili scheggiati qua e là e anche nei bicchieri e nei boccali opachi in mano ai clienti, ma nonostante tutto gli aromi stuzzicanti delle varie pietanze e l’apparente discrezione del locandiere dietro al bancone suggerivano che si trattasse di un luogo più che idoneo per la consumazione di un buon pasto.

L’unica pecca di quella taverna era la constatazione che tutti i suoi frequentatori, i quali non si stavano certo contenendo dal fare baccano e commenti di ogni genere accompagnati da risate sguaiate e fetori stomachevoli, erano sicuramente pirati che molto probabilmente l’avrebbero direttamente o indirettamente importunata, impedendole così di godersi pienamente quella sosta tanto agognata; in fin dei conti quella era una locanda dei Grove ‘senza legge’, quindi trovare dei ricchi clienti riguardosi e dalle buone maniere sarebbe stato decisamente bizzarro e ironico vista la pessima fama di quella zona.

Aveva camminato per ore e ore tra gli isolotti di quello stramaledetto arcipelago, e l’infantile entusiasmo con cui aveva iniziato la sua ricerca era scemato lentamente e inesorabilmente, lasciando posto a un certo nervosismo che le aveva fatto desiderare soltanto di sedersi un attimo e mettere qualcosa nello stomaco; si stava ancora maledicendo per non aver pensato di mangiare qualcosa al Bar Tispenno di Shakky, risparmiandosi così tutto quel chiasso molesto e quegli odori nauseanti che coprivano quelli ben più appetitosi dei piatti della casa, ma di tornare indietro dopo tutta quella fatica non se ne parlava.

Per fortuna aveva detto a Jinbē che sarebbero tornati entro sera, perché contrariamente alle sue ottimistiche aspettative non aveva ancora trovato quella stupida faccia da schiaffi, nonostante nell’acceso dibattito avuto personalmente con lui al Den-Den Mushi gli avesse praticamente ordinato di non muoversi dal bar della cara Shakuyaku. Ovviamente, però, come sempre da due anni a quella parte, quell’idiota non le aveva dato retta ed era partito a razzo senza specificare la sua destinazione a nessuno e senza portarsi dietro alcun mezzo di comunicazione, costringendola perciò a cercarlo ovunque e attirando magari nel frattempo la sgradita attenzione della base della Marina del posto, distruggendo così la serenità che aveva respirato da quando era giunta.

Sospirò appena, sedendosi su uno degli alti sgabelli davanti al bancone e buttandosi a lato la modesta sacca violacea contenente i suoi pochi averi fino a quel momento tenuta in spalla, cercando di scacciare i suoi pessimistici pensieri. Magari si stava sbagliando completamente. Magari non era più così infantile e sconsiderato da attirare a sé orde di marines e cacciatori di taglie mostrando apertamente il vistoso tatuaggio del Babbo. Forse era semplicemente da qualche parte nel Sabaody Park a divertirsi come un turista qualunque senza dare noie a nessuno. Insomma, in fin dei conti aveva ormai ventidue anni, e aveva solcato i mari per tre anni prima di trascorrerne due assieme a lei e al loro fratellino per allenarsi con Rayleigh: un pizzico di maturità in più doveva averla acquisita in tutto quel tempo... no?

A interrompere le sue riflessioni fu il proprietario della locanda, un uomo di mezza età dall’aspetto molto calmo e pacato che nascondeva però una sorta d’inquietudine dovuta probabilmente al genere di clienti che era costretto a servire: “Vuole ordinare qualcosa, signore?”

“Eh? Ah, sì... Vorrei una fetta di torta della casa, per favore.” rispose lei dopo aver rapidamente consultato il grosso cartello appeso al muro elencante tutti i piatti della bettola, passando sopra al fatto che il barista si fosse rivolto a lei parlando al maschile giustificando quel malinteso con il mantello che la copriva totalmente. Una fetta di dolce era quello che le serviva per recuperare le energie e soprattutto un minimo di positività, senza considerare che aveva trattenuto la sua golosità anche per troppo tempo: già le mancavano gli squisiti dolci dell’Isola degli Uomini-Pesce.

“Ah... E-e da bere?” continuò l’uomo senza riuscire a nascondere un tono stupito sia per la voce femminile che per le parole pacate con cui si era sentito rispondere.

“Un bicchiere di latte freddo e un dito di caffè.”

Appena chiuse le labbra sentì alcuni uomini alle sue spalle ridacchiare, molto probabilmente per la bizzarra ordinazione appena fatta; d’altro canto era strano che in una locanda di un Grove ‘senza legge’ i cui clienti erano praticamente tutti pirati e delinquenti qualcuno ordinasse un dolce e un bicchiere di latte con caffè anziché una sostanziosa bistecca al sangue con un bel boccale di birra, ma i suoi gusti in fatto di cibo non erano mai cambiati molto e a lei non importava granché, soprattutto perché aveva il sentore che non avrebbe potuto comunque mangiare in pace.

“Per caso vuoi anche un biberon, poppante?!” chiese uno di loro suscitando le sguaiate risate dei suoi compagni, prima di lanciarle addosso una bottiglia di liquore vuota che lei evitò senza nemmeno girarsi, facendola frantumare violentemente contro il muro.

Gli uomini continuarono a ridere senza freni, mentre l’oste, avvertito il pericolo che si respirava nel suo locale, le servì rapido quanto ordinato per poi acquattarsi in un angolo a raccogliere i cocci di vetro a terra, nella speranza che quella giovane forestiera se ne andasse presto e non portasse ulteriore scompiglio tra i pirati.

Lei invece non si mosse dal suo sgabello e versò il dito di caffè nel latte, che subito acquisì un gradevole color nocciola, per poi inzuppare la punta della torta al cioccolato nel bicchiere, addentandola lentamente per godere della piacevole sensazione del morbido composto che si scioglieva in bocca. Masticò calma e moderata, assaporando il boccone in religioso silenzio, come se non avvertisse minimamente la tensione creatasi nel locale in seguito al suo arrivo; aveva solo intenzione di gustarsi il suo meritato spuntino, senza contare che in quel momento non era affatto di buon umore, per cui sperò di cuore che quei trogloditi se ne sarebbero stati buoni dopo aver provato a spaccarle quella bottiglia addosso.

Tuttavia, avendo come sempre la sorte contro di lei, quello che doveva essere il Capitano della ciurmaglia di ‘pirati’ che infestava il locale le si avvicinò terribilmente, tanto che il suo fetido alito le arrivò al viso: “Credo che tu non abbia capito l’antifona, marmocchio... Questo non è un parco giochi, ma una locanda del Grove 17, uno dei Grove ‘senza legge’! Tornatene a casa dalla mammina per fare merenda, se non vuoi che ti sgozzi il collo seduto stante!!!” ringhiò minaccioso con la sua voce roca e sgraziata, facendole allontanare il capo stomacata.

Lei si limitò a guardarlo di striscio da sotto il suo cappuccio, riconoscendo i tratti ‘tipici’ dei piratuncoli buoni a nulla che infestavano la prima parte della Grand Line da due anni a quella parte: era praticamente un grosso armadio pelato dalla pelle olivastra, con piccoli occhi porcini e un naso schiacciato che contribuiva a dargli l’aspetto di un cinghiale troppo cresciuto; i grossi bicipiti delle braccia pelose e l’ampio petto evidenziato da una sudicia casacca verde vomito le suggerirono che fosse specializzato nella lotta a mani nude, mentre le gambe tozze e sottili, sproporzionate rispetto al resto del corpo, la portarono a chiedersi come potessero reggere una simile stazza; a completare il tutto, una minacciosa sciabola pendeva dalla cinta dei pantaloni sbiaditi. Notò una vaga somiglianza con lo scagnozzo del pirata Bluejam che dodici anni prima aveva quasi ucciso lei e il suo fratellino a suon di cazzotti chiodati, Porscemo o come si chiamava, e il disgustoso puzzo che emanava e che le ricordò il Grey Terminal la convinse ulteriormente del paragone.

“Ascolterò le tue minacce quando ti sarai lavato i denti, scimmione.” asserì lei con voce del tutto indifferente, continuando a mangiare come se nulla fosse “Hai l’alito peggio di una fogna. Allontanati, prima che perda la già poca fame che mi è rimasta.”

Nel locale piombò il silenzio, e istintivamente sia il povero oste che i sottoposti del bestione si allontanarono da quell’ultimo, mentre un’evidente vena prese a pulsare convulsamente sulla sua tempia: “Credo di non aver sentito bene... Che cosa hai detto...?!”

“Forse oltre a puzzare come un facocero hai anche del cerume nelle orecchie che t’impedisce di sentire bene. Ho detto che ti puzza l’alito. Il tuo tanfo mi ricorda quello del Grey Terminal nell’East Blue.” ripeté lei esprimendo ad alta voce il confronto fatto poco prima nella sua mente, per nulla preoccupata delle conseguenze che quella sua sfacciata affermazione avrebbe potuto portare. Aveva promesso a Jinbē di non attaccare briga con i visitatori dei Grove ‘senza legge’, ma non di passare sopra alle provocazioni che peraltro lei avrebbe ignorato se non avesse avuto le palle girate di suo; oltretutto quella puzza le aveva fatto quasi passare l’appetito.

Il muso del pirata divenne lentamente rosso, mentre la bocca si contorse rapidamente in un digrigno assassino che mostrò apertamente i denti gialli e marci; le narici si dilatarono, e gli occhi si sgranarono iniettati di sangue: “HAI IDEA DI CHI HAI DI FRONTE A TE, BRUTTO MICROBO FIGLIO DI CAGNA?! Io sono il grande Oscar lo Spappolatore, con una taglia di ben settanta milioni di Berry!!! Col mio famosissimo ’Pugno d’Acciaio’ ho fracassato il cranio di centinaia di marines e pirati, e tutti nel South Blue mi conoscono e mi temono!!!” gridò teatrale avvicinando paurosamente la sua grande mano chiusa alla guancia della ragazza.

“Ah, wow. I miei più vivi complimenti.” commentò soltanto lei senza degnarlo di uno sguardo e continuando il suo pasto, decisa quanto mai a terminarlo il prima possibile per non dover più sopportare la presenza e soprattutto l’orribile olezzo di quel fetente montato. Una goccia di caffelatte le sfuggì dalle labbra, scivolandole velocemente giù per il mento per poi finire sul legno chiaro del bancone; lei la fissò intensamente, indecisa se raccoglierla o lasciarla lì.

A quella reazione per nulla terrorizzata come avrebbe desiderato il grosso faccione del corsaro divenne nel frattempo ancora più paonazzo, e la folle espressione che assunse spinse tutti i suoi compagni e anche il locandiere a prendere ulteriormente le distanze, i primi ben consapevoli di cosa sarebbe accaduto di lì a breve e già pronti ad assistere alla sanguinaria dimostrazione di forza del loro Capitano.

L’uomo alzò il grande pugno tenuto fino a poco prima vicino al viso della sua ignara vittima, riprendendo a urlare: “TI PENTIRAI DI ESSERTI MESSO CONTRO DI ME, LURIDO VERMICIATTOLO!!! MORIRAI PER MANO DEL FUTURO RE DEI PIRATI!!!”

Tutti eccetto il taverniere attesero con trepidazione gli schizzi di sangue e le urla agonizzanti della misera vittima, ma pochi secondi dopo si ritrovarono ad occhi sbarrati e a mascelle spalancate di fronte alla scena che si presentò loro: la piccola straniera aveva fermato il colpo del Capitano con il solo indice sinistro, trattenendolo senza la benché minima fatica, mentre con la mano destra si era messa l’ultimo pezzo di dolce in bocca, masticando con calma.

“M-ma come...”

“S-sto... sto sognando...?”

“D-ditemi che questo è un sogno...”

“H-ha fermato il famosissimo ‘Pugno d’Acciaio’ del Capitano...”

“Con un solo dito...?!”

Oscar lo Spappolatore impallidì di colpo, non riuscendo a capire cosa fosse esattamente successo. Il suo pugno era ancora lì, a pochi centimetri dal viso celato della sua impudente vittima, ma per quanta pressione stesse continuando ad esercitare con i suoi poderosi muscoli quell’esile ditino bianco lo stava trattenendo come si trattiene un bambino.

E la cosa spaventosa era che nel farlo quel gracile corpicino non si era spostato di un solo millimetro.

“T-tu... t-tu chi...”-

La ragazza incappucciata nel frattempo deglutì il dolce boccone, per poi sospirare e scoccare una gelida occhiataccia da sotto il mantello all’uomo, la cui grossa schiena venne percossa da un brivido di puro sgomento e confusione: “Ah... Se penso che dopo la Guerra dei Vertici i ‘pirati’ che infestano la prima parte della Grand Line sono tutti degli incompetenti rumorosi e montati come te mi piange il cuore... Siete tutti così dannatamente fastidiosi... Comunque sei fortunato, troglodita puzzolente... Ho promesso a Jinbē che non avrei combinato casini, e io mantengo sempre le promesse. Anche perché sono sicura che ci penserà già quello stupido Succo di Frutta ad attirare a sé la Marina...” ragionò ad alta voce, prima di raccogliere con l’indice della mano libera la goccia di caffelatte sul bancone e osservarla un’ultima volta “... Sì, questa è più che sufficiente.”

“Ma che”-

In un secondo la ragazza si alzò in piedi e si piegò istantaneamente sulle ginocchia, facendo così perdere l’equilibrio al pirata il cui pugno era ormai proteso nel vuoto. Subito sgusciò in avanti, quasi sotto alle gambe dell’uomo, e con la sua mira impeccabile schizzò con la piccola goccia dolciastra la parte sinistra di petto lasciata scoperta dalla casacca, abbastanza vicino al cuore.

Il pirata cercò di prenderla in contropiede e di stritolarla con le possenti braccia, ma prima ancora che lui e i suoi subordinati potessero rendersene conto il Capitano cadde a terra con un debole rantolo, rimanendo poi esanime in una piccola pozza di sangue, mentre la ragazza raggiunse l’angolo opposto del locale con un ampio ed elegante balzo, la sacca viola nuovamente in spalla e il cappuccio scuro ancora ben tirato sulla testa.

“CAPITANO!!!” gridarono in coro i bucanieri correndo in soccorso del loro leader, rimanendo agghiacciati quando videro che il sangue proveniva da una piccolissima ferita all’altezza del torace.

Nell’esatto punto in cui la forestiera gli aveva tirato la goccia di caffelatte.

Quell’ultima li guardò fugacemente con la coda dell’occhio, prima di tornare a passi lenti vero il bancone sfogliando nel frattempo un discreto mazzo di banconote da cento Berry: “Sono stata buona e ho volontariamente mancato il cuore, ma se mai dovesse esserci una prossima volta stai certo che non mancherò il bersaglio, scimmione. Ah, prima che me ne dimentichi... Il titolo di Re dei Pirati è già destinato al mio stupido e adorato fratellino, ti conviene rassegnarti.” spiegò tagliente prima di sfilare via dieci banconote dal fascio e di posarle sulla superficie di legno “La ringrazio per l’ospitalità, signor oste. La torta e il caffelatte erano squisiti. I soldi sono sul bancone. La pregherei di non contattare la Marina per questo innocente bisticcio. Arrivederci.”

Con quelle parole la misteriosa cliente girò i tacchi e se ne andò in silenzio, lasciando dietro di sé un’atmosfera di smarrimento e paura. Nessuno dei pirati ebbe il tempo o il modo di fare supposizioni sull’identità della piccola furia che aveva sconfitto in pochi secondi il loro Capitano dovendo concentrarsi a prestare a quell’ultimo le dovute cure, ma al taverniere non erano sfuggiti né il noto nome che la sconosciuta aveva pronunciato né il gelido sguardo celeste che aveva chiaramente visto sotto al suo cappuccio; tuttavia, troppo timoroso delle possibili conseguenze e soprattutto troppo attaccato alla sua incolumità già spesso a rischio a causa della clientela della sua taverna, decise di seguire il freddo invito della giovane e di non pensarci più. 

Solo venti minuti dopo, quando la ‘pace’ sembrò essere tornata nel locale, le ante d’ingresso della locanda cigolarono una seconda volta annunciando così l’arrivo di un altro cliente. Era anch’esso incappucciato e dall’aria tutto fuorché comune, con un paio di occhiali da sole a celare il suo sguardo e un buffo naso finto e baffuto a coprire parzialmente la bocca rivolta in un sorriso cordiale.

Un nuovo brivido d’inquietudine attraversò la schiena del povero locandiere quando lo vide occupare lo stesso posto scelto dall’inquietante forestiera meno di mezz’ora prima.  

Angolo Autrice:
Ehilà! Ecco qui il primo vero capitolo del mio tanto atteso sequel ^^! Come sempre non sono totalmente soddisfatta (chi mi conosce sin dalla mia prima FF sa che non lo sarò mai -//-"), soprattutto perché ho fatto un sacco di modifiche non previste che mi hanno portato via quasi tutto il pomeriggio -//-"...
Comunque, come ho già detto alle persone che hanno recensito il prologo volevo ribadire che non specificherò una data massima/minima per gli aggiornamenti come facevo nella mia prima FF, in parte per non dare false speranze alle anime caritatevoli che mi sostengono e in parte per non fare la figura di quella che non mantiene le promesse, cosa purtroppo successa più di una volta. Inoltre, devo purtroppo annunciare che gli aggiornamenti saranno con buona probabilità molto più lenti rispetto alla mia storia precedente in quanto non sono ancora riuscita a trovare il ritmo relativamente stabile che avevo assunto con la precedente, un po’ le troppe idee (che sono ancora tante, ma troppo confuse), un po’ i compiti da fare e un po’ la pessima qualità degli strumenti a mia disposizione, Internet in primis (non sono a casa mia e qui la connessione fa come vuole lei -_-"). Pertanto, chiedo a tutti i lettori (soprattutto a quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare a leggere fino a qui ^^") di avere tanta, tanta pazienza. Ci tengo davvero a questa storia e a vederla terminata, e come il nostro amato/odiato Oda-Sensei la porterò certamente a termine, dovesse volerci più di un anno (cosa probabile, in verità).
Detto questo, ringrazio tutti coloro che hanno letto e leggeranno il capitolo, e ancora di più chi dedicherà qualche minuto del suo tempo a lasciarmi una anche piccola recensione: ogni parere in più mi darà la carica che ho un po’ perso in quest’ultimo periodo e sicuramente anche qualche nuovo spunto. Siete tutti SUPER XD!
Alla prossima e buone vacanze ^^!
Sora_D_Aoi

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Capitolo 3
*** 2: La Ricomparsa di un'Ardente Minaccia! - Hiken no Ace torna in Scena! ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Sono ormai trascorsi due anni dalla fine della Guerra dei Vertici, l'epica battaglia svoltasi a Marineford che ha visto scontrarsi i più grandi esponenti della Marina Militare e tutte le flotte dell'Imperatore Bianco Edward Newgate, meglio conosciuto e temuto come Barbabianca, l'Uomo più Forte del Mondo.

Dopo aver temporaneamente abbandonato assieme a Rufy la pirateria per svolgere un allenamento che permettesse loro di affrontare con sicurezza i nemici e le insidie del Nuovo Mondo e dopo aver portato a termine gli ultimi preparativi, i due fratelli Portgas D. Ace e Sora D. Aoi hanno finalmente raggiunto l’Arcipelago Sabaody, tappa fondamentale per raggiungere la seconda parte della Grand Line; qui, però, a causa di alcune incomprensioni il loro ricongiungimento non è ancora avvenuto, e i due giovani si stanno cercando assiduamente per i Grove dell’arcipelago al fine di raggiungere assieme l’Isola degli Uomini-Pesce, dove la Prima Divisione dei Pirati di Barbabianca li sta ansiosamente aspettando.
 
 - LA RICOMPARSA DI UN’ARDENTE MINACCIA!
HIKEN NO ACE TORNA IN SCENA!
 
Entrò spedito nella locanda dalla quale poco prima aveva sentito arrivare un succulento odore di carne, già pregustando il delizioso pranzetto che si sarebbe fatto di lì a pochi minuti. Era da quella mattina che non mangiava qualcosa, e aveva il sentore che se non avesse messo qualcosa sotto i denti entro i successivi dieci minuti sarebbe crollato per la fame anziché per i suoi fastidiosi attacchi di narcolessia.

La bettola era un po’ buia e antiquata, ma tutto sommato gli parve di respirare un’atmosfera abbastanza rilassante; oltretutto, se la carne fosse stata buona quanto l’invitante profumino che l’aveva raggiunto, avrebbe accettato anche il posto più squallido dell’arcipelago.

“Salve! Una bistecca al sangue e un boccale di birra, per favore!” ordinò spensierato posando lo zaino a terra e accomodandosi su uno sgabello davanti al bancone sul quale, fino a non molto tempo prima e a sua insaputa, era stata seduta proprio la persona che stava cercando da quella mattina.

“S-subito, signore...!” balbettò l’oste stranamente scosso fuggendo in cucina, suscitando la sua perplessità. Fu solo in quel momento che un continuo brusio attirò la sua attenzione, e voltando il capo alla sua destra vide un discreto numero di persone acquattate in un angolo, intente in chissà quale attività con tanto di incoraggiamenti e imprecazioni.
 
Aguzzando la vista notò in mezzo alla piccola folla un grosso omone pelato, quasi sicuramente un pirata considerando la sinistra sciabola che aveva accanto a sé, privo di sensi e con una piccola ferita all’altezza del petto; da quell’ultima sgorgava un sottile rivolo di sangue che il gruppetto di uomini stava disperatamente cercando di fermare, particolare che gli fece intendere che probabilmente poco prima del suo arrivo in quella locanda doveva essersi tenuto uno scontro che aveva visto quel bestione come sconfitto.

“Coraggio, Capitano, si faccia forza...!” sentì dire uno degli uomini con tono preoccupato.           

“Non può abbandonarci! Abbiamo bisogno di lei...!” se ne aggiunse un altro con voce supplichevole.

“Quel maledetto...! Chi diamine era, poi! Ferire in modo così oltraggioso il nostro Capitano!” ringhiò un terzo pieno di rancore.

“Certo che però è stato un autentico uragano... Non soltanto ha fermato il ‘Pugno d’Acciaio’ del Capitano con un solo dito, ma l’ha steso in un lampo...!” ammise un quarto tra il sorpreso e lo spaventato “E non vorrei sbagliarmi, ma considerando la voce e quello che ha mangiato sono quasi certo che fosse una ragazza!”

“Già, lo credo anch’io! Anche se appena percettibile aveva davvero un buon profumo: solo le donne fanno sempre in modo di avere un buon odore!”

“Una ragazza...? Sarebbe stata una ragazza a mandare K.O. quel colosso...?” si chiese sorpreso prima che una splendida bistecca al sangue gli venisse messa cautamente sotto il naso dal locandiere assieme ad un fresco e spumoso boccale di birra “Oh! Sembra squisita! Grazie infinite, signore!” ringraziò entusiasta facendo sobbalzare il sensibile pover’uomo.

“D-di nulla...”

Il ragazzo prese a mangiare voracemente, cercando nel frattempo di carpire ulteriori informazioni dalla conversazione tra i pirati. La notizia che a sconfiggere il Capitano di quella ciurma fosse stata una ragazza lo aveva piuttosto incuriosito, in quanto nonostante i numerosi cambiamenti che si erano verificati dopo la Guerra dei Vertici non aveva sentito parlare troppo di donne-pirata o simili, senza contare che a suo parere quel gigante sarebbe stato molto difficile da abbattere per qualcuno di inesperto: maschio o femmina, chiunque fosse stato doveva sapere il fatto suo.

“Che trucco avrà usato, invece...?! Un buco simile lo potrebbe fare solo il proiettile di una pistola, ma non abbiamo sentito né rumori di spari né odore di polvere...” ragionò intanto uno dei corsari.

“Avete guardato bene che non ci siano pallottole per terra?” chiese un altro.

“Sì, l’abbiamo fatto... Ma dato che il colpo non ha attraversato completamente il corpo del Capitano forse il proiettile è ancora dentro la ferita...” ipotizzò un terzo.

“No, non c’è! Abbiamo controllato bene mentre lo medicavamo, e non abbiamo trovato nulla!” venne subito smentito.  

“E allora cosa può mai avergli fatto?!”

“Che avesse i poteri di un Frutto del Diavolo? Se così fosse, magari...”

“Diamine! Se solo non avesse avuto addosso quel mantello forse qualcuno di noi avrebbe potuto riconoscerla!”

A quell’affermazione il bizzarro cliente alzò di scatto il capo: “Mantello...? Quindi anche lei era in incognito come me...? Che fosse...?” meditò, prima di scuotere la testa quasi divertito “Nah! Lei non è il tipo da ferire il primo pirata che le capita a tiro, a meno che non avesse le palle girate...”

Un roco gemito di dolore interruppe le sue riflessioni e la conversazione degli uomini, che subito si concentrarono a prestare aiuto al loro leader il quale stava lentamente riprendendo i sensi: “OSCAR-SENCHŌ*!”

“Per fortuna ha ripreso conoscenza!”

“Menomale! Sapesse com’eravamo in pensiero!”

“A-ahhh... F-fa male... fa un male atroce...!”  si lamentò quello provando goffamente a mettersi seduto.

“Aspetti, l’aiu”-

“NON TOCCARMI, INCAPACE!” gridò con tutto il fiato che aveva in corpo spingendo bruscamente via il sottoposto che aveva cercato di aiutarlo, riuscendo finalmente a raggiungere la posizione desiderata e guardando con astio la piccola ferita “Quella piccola figlia di cagna...!”

“O-Oscar-Senchō...” lo richiamò timoroso uno dei suoi uomini, incontrando così il suo sguardo colmo d’ira.

“CHE VUOI?!” urlò in risposta il gigante, assordando sia i suoi uomini che il furtivo spettatore.

“A me non sembra affatto stare così male come dice...! Tra un po’ qui diventiamo tutti sordi!” brontolò nella sua mente il giovane mandando giù la birra in poche generose sorsate.

“E-ecco... Noi... noi non siamo ben riusciti a capire come abbia fatto quella ragazza a farle una simile ferita... È stata talmente veloce che a stento abbiamo capito che l’aveva colpita... Non siamo riusciti a spiegarcelo...  Lei che invece ha vissuto tutto in prima persona è riuscito a vedere che trucco abbia usato...?” osò domandare il sottoposto ritraendosi istintivamente.

Oscar lo Spappolatore a quella domanda parve calmarsi, in quanto prese un profondo respiro e puntò lo sguardo frustrato ed amareggiato a terra: “Onestamente non lo so bene nemmeno io... Ho chiaramente sentito il freddo della goccia di caffelatte che mi ha tirato addosso, ma è durato solo un millesimo di secondo prima di sostituirsi al dolore atroce che ho sentito dopo e che sto provando tutt’ora... è stato davvero come se un proiettile mi avesse trafitto, anche se non ho sentito alcuna pallottola affondarmi nella carne... Inoltre, i suoi occhi... i suoi occhi in quel momento erano a dir poco spaventosi, come quelli di una bestia mentre punta la sua preda...”

Quella dichiarazione fece nuovamente sobbalzare il ragazzo, che riconobbe chiaramente la descrizione di un attacco così veloce da non poter essere visto e soprattutto di uno sguardo talmente inquietante da poter essere paragonato a quello di una belva feroce; e il fatto che l’attentatore in questione fosse stato una ragazza non gli lasciò altri possibili dubbi: soltanto lei avrebbe potuto trasformare una misera goccia di un qualsiasi liquido in un proiettile, e sebbene fosse accaduto in due sole occasioni anche lui aveva visto nei suoi occhi l’espressione appena descritta. In entrambi i casi quello sguardo gelido e distaccato lo aveva reso certo del fatto che, anche se lei non lo dava a vedere, la terribile esperienza vissuta sotto il controllo di quei mercenari privi di scrupoli avesse lasciato in sua sorella dei segni molto più profondi di quanto avesse immaginato.

“Dannazione, quindi l’ho mancata di pochissimo...!” borbottò a bassa voce sputacchiando alcuni pezzetti dell’ultimo boccone di carne sul bancone, prima di rivolgersi al pallido taverniere ancora lì davanti a lui “Signore, un’altra bistecca e un’altra birra, per favore!”

“S-subito!” annuì quello correndo in cucina.

“Non so che diamine di trucco abbia usato quella piccola bastarda e se il suo sguardo fosse vero oppure solo un’allucinazione del momento, ma state pur certi che non gliela farò passare liscia, parola di Oscar lo Spappolatore!!!” giurò nel frattempo il minaccioso Capitano prima di notare lo sconosciuto individuo al bancone e di rimanere sorpreso dal fatto che, oltre ad essere seduto allo stesso posto della ragazzina che l’aveva ferito, indossasse anche lui un mantello assieme ad un paio di occhiali scuri e un ridicolo naso finto con tanto di baffi “E quel pagliaccio chi sarebbe? C’è per caso una festa in maschera da queste parti?!”

“Ehm... No, Capitano... Quello strano tipo è arrivato circa dieci minuti fa... Ma non gli abbiamo dato peso perché dovevamo farla rinvenire...” spiegò un corsaro leggermente intimidito dal tono dell’uomo.

Subito i denti gialli dello Spappolatore vennero scoperti in un sorriso crudele, mentre lo spaventoso gigante si rimise in piedi con estrema fatica ansimando appena per il dolore al petto: “Ottimo... Avevo giusto bisogno di un pidocchio su cui sfogare la mia frustrazione...!” affermò facendo scrocchiare le dita “Ehi, moscerino! Mi sa che oggi è il tuo giorno sfortunato! Sono di pessimo umore, e ho proprio bisogno di prendere a pugni qualcuno! Se fai il bravo e non opponi resistenza prometto di non farti soffrire troppo! Ah, ah, ah, ah, ah!”

Con sua enorme sorpresa e per la seconda volta in meno di un’ora la reazione della sua ‘vittima’ non fu affatto quella che aveva previsto: il forestiero non disse nulla, limitandosi a rimanere con la schiena leggermente ricurva in avanti e il capo chino sul piatto vuoto.

“Ehi, microbo!!! Parlo con te!!! Sei forse sordo o cosa?! Come osi ignorare il grande Oscar lo Spappolatore?!” cambiò subito tono il criminale avvicinandosi a pesanti passi verso il giovane incappucciato.

Quello rimase ancora in silenzio, immobile come una statua, e quel secondo segno d’indifferenza non fece altro che incrementare la rabbia repressa dell’uomo, il quale collegò subito quell’atteggiamento strafottente alla ragazza che l’aveva ferito sia nel corpo che soprattutto nell’orgoglio. Lui era diventato un pirata proprio per farla pagare a tutti coloro che durante la sua infanzia e la sua adolescenza avevano osato insultarlo e deriderlo, e dopo il trattamento ricevuto da quella ragazzina non avrebbe più permesso a nessuno di oltraggiarlo in modo tanto scandaloso; c’erano in gioco il nome e la crudele fama che si era costruito con tante fatiche nel South Blue, suo mare d’origine.

Esattamente come poco più di mezz’ora prima, una nuova vena prese a pulsare convulsamente sulla sua tempia: “Brutto moscerino insolente... NE HO ABBASTANZA DI ESSERE PRESO IN GIRO DA DEGLI INSETTI COME TE!!! ASSAGGERAI TUTTA LA POTENZA DEL MIO PUGNO D'ACCIAIO!!!” gridò al limite della sopportazione, colpendo lo sfortunato quanto ignaro nuovo cliente con un fortissimo pugno che lo scaraventò contro la parete del locale, distruggendola e producendo un frastuono tale che anche tutti i passanti al di fuori del locale si fermarono a guardare esterrefatti. L’oste, che nel frattempo era uscito dalla cucina con la nuova ordinazione, si nascose immediatamente dietro la porta da cui era appena passato per timore di diventare il prossimo bersaglio del pericoloso ricercato, pentendosi di non aver chiamato di nascosto la Marina quando quel gigante era ancora privo di sensi.

I sottoposti dello Spappolatore, al contrario, iniziarono a gioire entusiasti, nuovamente spettatori dell’ineguagliabile forza che li aveva spinti a diventare fedeli sottoposti del loro Capitano: “Finalmente! Ecco il ‘Pugno d’Acciaio’ del Capitano!”

“Ed era forte quanto gli altri nonostante la sua ferita!”

“Il nostro Capitano è il migliore, non c’è che dire!”

“Scommetto che lo sgorbio che ha appena tolto di mezzo era talmente paralizzato dalla paura che non ha reagito!”

“Ha avuto quel che si meritava! Nessuno ha il diritto di mangiare nella stessa locanda del Capitano senza il suo permesso! Lui è invincibile!!!”

“Già! Niente e nessuno può sconfiggerlo!”

Il diretto interessato gonfiò orgoglioso il petto, prima di scoppiare in una grossa risata: “AH, AH, AH, AH, AH!!! Avete detto bene, ragazzi: niente e nessuno può sconfiggermi! Prima mi sono distratto e ho permesso a quel moscerino di cogliermi di sorpresa con chissà quale trucchetto, ma non capiterà più! Grazie alla forza dei miei pugni sbaraglieremo tutti gli stolti che oseranno mettersi contro di noi nel Nuovo Mondo!!! Prima sconfiggerò uno dei Quattro Imperatori e gli prenderò il titolo, e poi eliminerò anche gli altri e diventerò Re dei Pirati!!! AH, AH, AH, AH, AH!!!”

“LUNGA VITA AL CAPITANO!” esultarono in coro tutti i suoi seguaci tornando ai tavoli su cui avevano abbandonato i propri alcolici per brindare al loro grande leader, mentre il locandiere fece per strisciare di soppiatto in cucina per prendere il suo Den-Den Mushi e chiamare aiuto; nel farlo, però, il piatto con l’ordinazione del povero cliente martoriato gli sfuggì di mano finendo rumorosamente in mille pezzi, attirando così l’attenzione dei criminali su di sé.

“Ehi, oste!” lo chiamò lo Spappolatore paralizzandolo all’istante “Portaci subito altri alcolici!!! E niente scherzi: se scopro che hai contattato la Marina farai una fine molto più tremenda di quella che ho fatto fare a quel microbo!!!” 

“S-sì!!!” annuì spaventato l’uomo ritornando in cucina ma con piani diversi da quelli pensati poco prima; fu in quel momento che si ritrovò a desiderare che quell’inquietante ragazza non avesse avuto pietà di quel vile.

D’un tratto, però, un bizzarro rumore interruppe i festeggiamenti facendo puntare gli occhi di tutti sul muro sfondato da Oscar pochi minuti addietro, e quando qualcuno fece per domandarsi cosa stesse accadendo davanti alla ciurma si presentò una scena incredibile, quasi quanto quella a cui avevano assistito meno di un’ora prima in presenza di quella ragazza: una mano spuntò dalle macerie, seguita poi da un braccio e un’altra mano, mentre una giovane voce maschile confusa e impastata si levò nell’aria: “Ahi, ahi, ahi... Che male alla testa... Ma che è successo...? E come sono finito qui...? Stavo aspettando l’altra bistecca e poi... Ah, sì! Devo essermi appisolato...! Certo che però è strano! Non ho mai distrutto un muro durante un attacco di narcolessia!” ragionò la voce quasi divertita, mentre il suo proprietario si levò a sedere senza la benché minima fatica sotto gli sguardi attoniti degli sventurati spettatori dei quali parve non accorgersi.

L’intero equipaggio rimase immobile, timoroso di essere notato, e addirittura il Capitano Oscar, che fino a poco prima si era sentito l’uomo più forte del mondo, in quel momento divenne pallido come un lenzuolo e iniziò a sudare freddo nel riconoscere l’uomo che aveva appena colpito, ormai privo dell’improbabile travestimento con cui era arrivato nella locanda. Eccetto per un rado pizzetto di cui non si ricordava avrebbe riconosciuto quei tratti ovunque: viso dai lineamenti abbastanza duri e dalla pelle rosea, capelli neri e mossi che ormai gli sfioravano le spalle, occhi d’ossidiana dallo sguardo vivo e gioviale, un grande sorriso smagliante e due spruzzate di lentiggini chiare sulle guance; la collana di perle rosse al collo, il cappello da cowboy arancione poggiato sulla schiena e soprattutto la piccola cicatrice appena sotto il petto e il tatuaggio con la scritta ASCE sul braccio sinistro gli tolsero qualunque possibile dubbio, tanto che trovò spaventosamente normale il fatto che il suo colpo non avesse sortito il benché minimo effetto su di lui, così come non si sorprese di sentirsi attraversare la schiena da un brivido.

Aveva davanti a sé uno dei pirati più pericolosi e temuti al mondo, che grazie alle sue abilità e agli incredibili  poteri derivanti dal suo Frutto del Diavolo era diventato, appena un anno dopo il suo debutto come pirata, il Comandante della Seconda Divisione dell’Imperatore Bianco Edward Newgate, passato alla storia come Barbabianca, l’Uomo più forte del Mondo.

Aveva davanti a sé l’origine del sanguinario scontro avvenuto due anni prima a Marineford, la celebre ‘Guerra dei Vertici’, che aveva visto affrontarsi l’intera Marina Militare e tutte le flotte di Barbabianca in una battaglia senza precedenti, nella quale lo stesso Imperatore Bianco aveva perso degnamente la vita.

Aveva davanti a sé l’uomo in cui scorreva il sangue del demonio, il bambino maledetto che la Marina aveva tanto temuto e cercato per diversi mesi anche dopo la morte di suo padre, fautore della Grande Era della Pirateria, Gol D. Roger. 

Portgas D. Ace, figlio del primo e unico Re dei Pirati e meglio conosciuto, in merito ai suoi spaventosi poteri, come ‘Hiken no Ace’. 

“A-ah...” farfugliò sperso uno dei pirati sbattendo più volte le palpebre.

“Q-quello...” balbettò un secondo con voce tremante.

“Q-quello è...” continuò un terzo senza però riuscire a terminare la frase.

“N-no... Non è possibile...” scosse la testa un quarto, non riuscendo a credere ai suoi occhi.

“Ditemi che sto sognando... Sì, non può che essere un sogno, un brutto, bruttissimo sogno!” concluse un ultimo sull’orlo delle lacrime.

La causa del loro incubo ad occhi aperti nel frattempo si alzò, spolverandosi i bermuda neri e osservando perplesso i resti del muro attorno a sé, non riuscendo proprio a spiegarsi come avesse potuto fare una cosa simile nel sonno: “Non riesco a capire... Prima ero lì e adesso... Sono almeno dodici metri! E poi con così tanta forza da abbattere una parete di cemento... Che oltre alla narcolessia adesso combatta pure nel sonno?! Certo, la mia sorellina mi ha rimproverato più volte dicendomi che russo come un trombone, ma non ha mai accennato a una cosa simile...” rifletté meditabondo corrugando le sopracciglia scure, prima di alzare il capo e notare che tutti, pirati e locandiere, lo stavano fissando come avessero visto un fantasma “Ah! Voi siete i tipi di prima! Vedo che il vostro Capitano è tornato in perfetta forma! Buon per voi! Mi perdoni per la parete, signor oste! Non so proprio spiegarmi cosa sia accaduto!”

Nessuno osò fiatare, tutti ancora troppo basiti dall’incredibile quanto spaventosa scoperta; mai come in quel momento il taverniere si pentì di non aver messo mano al Den-Den Mushi quando ne aveva avuto l’opportunità.

Hiken no Ace piegò la testa di lato e sbatté più volte gli occhi, incuriosito da quell’innaturale reazione: “Beh, che c’è? Avete per caso visto un fanta... AH! Il mio travestimento!!!” urlò tutto d’un tratto notando il petto scoperto e toccandosi più volte il viso.

“TE NE SEI ACCORTO ADESSO?!” gridarono in coro tutti i pirati esterrefatti da tanta ingenuità che nulla aveva a che fare con la spropositata taglia che pendeva sulla sua testa. A stento qualcuno avrebbe potuto pensare che un sempliciotto simile valesse più di cinquecento milioni di Berry.

Il moretto raccattò da terra il mantello di pelliccia, o meglio ciò che ne rimaneva, in quanto l’impatto con la parete l’aveva ridotto a brandelli, così come gli occhiali da sole ormai in mille pezzi: “Ah...! Con tutta la fatica che avevo fatto per mantenere l’anonimato, e adesso... l’unica cosa intatta è questo ridicolo naso baffuto! Presumo che dovrò accontentarmi...” sospirò sconsolato raccogliendo il buffo oggetto per poi indossarlo riluttante “Se Aoi venisse a saperlo... Ah! Non voglio pensarci! Mi darà dell’idiota e mi picchierà senza sentire ragione!”

A sentire quel nome gli occhi già sbarrati dei presenti si spalancarono ancora di più, quasi fino ad uscire loro dalle orbite: “H-ha...”

“H-ha detto...”

“... Aoi...?”

“I-intende... quella Aoi...?!”

“Q-quella... che ha combattuto quasi alla pari contro Akainu nella Guerra dei Vertici e che un tempo era un’assassina professionista? Quella da duecentodieci milioni di Berry...?”

“La Vendicatrice degli Abissi...?!”

“Q-quindi... quindi è anche lei qui da qualche parte nell’arcipelago?!”

“Oh... forse non avrei dovuto dirlo...!” ragionò lo zolfanello grattandosi la testa e sorridendo imbarazzato.

“GIÀ! NON AVRESTI DOVUTO!” gli fecero da coro i presunti possibili nemici.

Oscar lo Spappolatore si sentì istantaneamente mancare il fiato, e quando il dolore al petto si fece più acuto di prima una nuova quanto scioccante consapevolezza gli attraversò la mente come un fulmine a ciel sereno: era stata lei! Era stata lei a ferirlo! Tutto così avrebbe avuto senso! La sua ostentata indifferenza, la sua ineguagliabile potenza e soprattutto il brivido gelido che gli aveva attraversato la schiena quando il loro occhi si erano incrociati... Così ogni singolo particolare calzava a pennello!

Nello stesso istante anche un’altra persona arrivò alla stessa geniale conclusione, rischiando quasi di svenire al pensiero di aver avuto nel suo locale una simile ricercata. Se soltanto avesse avuto il suo Den-Den Mushi! Forse però, in quel momento, mentre gli altri erano così distratti...

“C-Capitano...? Capitano...?” chiamò preoccupato uno dei corsari vedendo l’espressione imbambolata dell’uomo “Capitano... si sente male...?”

“C-Capitano, che facciamo?” gli domandò spaventato un altro “Anche attaccandolo tutti insieme non so quante possibilità abbiamo di...”-

“Ah, no! Tranquilli! Io non voglio battermi con nessuno! Sono venuto qui solo perché avevo fame e perché stavo cercando Ao... una persona! Non di certo Aoi!” si corresse rapidamente il Comandante di Seconda agitando le mani in segno di diniego.

“E TI ASPETTI CHE TI CREDIAMO?!” replicarono all’unisono gli altri irritati da tanta stupidità.

“Comunque sia io non voglio problemi!” proclamò il moro rimettendosi lo zaino in spalla e avviandosi verso la porta “Ne avrò già abbastanza quando troverò quella certa persona che non è Aoi, quindi, con permesso, tolgo il distur”-

Ace con un gesto quasi invisibile bloccò tra l’indice e il medio la lama della grossa sciabola che gli venne lanciata contro, per poi levarsi il naso finto e rivolgere all’audace Capitano pirata uno sguardo serio e quasi minaccioso: “E questo cosa significa?”

Oscar lo Spappolatore rise sguaiatamente, nonostante il timore di quel giovane non l’avesse ancora abbandonato del tutto, facendo nuovamente scrocchiare le dita e anche il collo: “AH, AH, AH, AH, AH! Ma andiamo! Te ne sei rimasto nascosto per due anni e adesso te ne vuoi andare così, Pugno di Fuoco?! Io invece avrei proprio voglia di divertirmi un po’ con te, specie dopo aver visto il tuo vero sguardo!”

“M-ma Capitano...!”

“È-è forse impazzito...?! L-lui è Hiken no Ace...! Non abbiamo speranze contro...”-

“ZITTI! Voglio vedere di cos’è davvero capace il Comandante della Seconda Divisione di Barbabianca! Sarà anche il figlio del Re dei Pirati con un’altissima taglia sulla testa, ma a me finora è sembrato solo un povero inetto che non ha nemmeno capito chi sia stato a colpirlo! Voglio scoprire se la sua fama e la sua taglia siano davvero meritate o se più semplicemente il Governo e la Marina l’abbiano sopravvalutato in quanto figlio del Re dei Pirati! Molte cose sono cambiate dalla fine della Guerra dei Vertici, e i pirati di oggi sono molto più forti e preparati rispetto a quelli della Vecchia Era, me compreso! Oltretutto, se riuscissi a prendere la sua testa... non soltanto intascherei più di cinquecento milioni di Berry, ma sono certo che il Governo mi chiederebbe di diventare uno Shichibukai! Quando mai potrebbe ricapitarmi una simile occasione?!”

“Non ti conviene granché, amico. Non vorrai altre ferite da curare oltre a quella che hai già sul petto... E poi sono già di fretta: ho una sorellina da trovare.” replicò freddamente l’altro buttando a terra l’arma e dandogli le spalle per andarsene.

Di tutta risposta il bestione rise ancora più forte di prima, nuovamente sicuro di sé: “AH, AH, AH! E così quella figlia di cagna è la tua sorellina?!” chiese strafottente facendolo fermare all’istante “Che dire, voi ‘D.’ siete tutto fuorché umani! Ma come avrai capito esigo anche un risarcimento per quello che quello che mi ha fatto quella stronzetta! Non hai idea del male atroce che ho per col”-

Un dolore tanto intenso quanto quello al petto si manifestò nello stomaco dell’impudente gigante lasciando la sua frase a metà, senza lasciargli nemmeno il tempo di comprendere come e quando Ace gli avesse sferrato un pugno così potente da ridurre alcune ossa in polvere e alcuni organi interni in delle poltiglie molli e informi.

Lo Spappolatore cadde a terra, tenendosi a fatica la pancia in preda a spasmi incontrollabili e rigettando piccoli fiotti di sangue, per poi svenire con un tonfo secco sul legno già macchiato in precedenza dall’altra ferita.

Stavolta, però, nessuno era certo che si sarebbe ripreso.

I suoi compagni guardarono la scena immobili, ammutoliti da quello spettacolo tanto raccapricciante quanto stupefacente, mentre Hiken no Ace si calò il cappello arancione sul viso facendo tornare la mano potenziata col Busou-Shoku allo stato originario: “Ti avevo detto che non ti conveniva. Hai tirato decisamente troppo la corda. Puoi insultarmi quanto vuoi, darmi del vigliacco e anche picchiarmi mentre non sono cosciente, ma non permetto a nessuno, e ripeto, a nessuno, di insultare in quel modo la mia adorata sorellina. Sono certo che se ti ha colpito abbia avuto un motivo più che valido per farlo, pertanto non ti devo alcuna scusa. E ora, con permesso...”-

Un insieme di passi e di voci concitate lo interruppe, e in pochi attimi una sessantina di uomini con divise bianche e blu ed equipaggiati con ogni genere di arma invase rapidamente la taverna, puntando subito pistole e fucili sia contro il pirata in procinto di andarsene che contro la ciurma ormai senza Capitano: “Fermo dove sei, Portgas D. Ace! Tu e tutti i pirati qui presenti siete in arresto!”

“L-la Marina!”

“Chi diavolo sarà stato a chiamarla?!”

“C-Capitano! La prego, si riprenda! Ci serve il suo aiuto!!!”

“Merda, la Marina! Proprio quello che volevo evitare! Chi diavolo avrà fatto la spia?!” imprecò il Comandante di Seconda prima di notare nell’angolo il locandiere con in mano un Den-Den Mushi “Ah! Tu...!!!”

“FUOCO!” gridò un soldato dando ufficialmente il via all’attacco serrato.

Centinaia di proiettili sferzarono con sibili acuti l’aria, dirigendosi a tutta velocità verso il pericoloso ricercato. Ace però rimase immobile, mentre delle minacciose lingue di fuoco divamparono rapide dal suo corpo sciogliendo istantaneamente tutte le pallottole che avevano centrato il bersaglio. Il moro sbuffò, scocciato, avanzando rapido verso la fila di soldati che sbarrava l’ingresso e avvolgendo la mano chiusa in alte fiamme ardenti: “Se avete finito con lo spettacolo adesso leverei il disturbo! HIKEN (Pugno di Fuoco)!!!” urlò sferrando il colpo che l’aveva reso celebre.
 
Una potente fiammata dalla forma vagamente ricordante un pugno investì in pieno circa la metà dei nemici, che vennero letteralmente spazzati via assieme alla parete della locanda, mentre sia il resto dei soldati che gli sfortunati criminali furono costretti a chiudere gli occhi per la troppa luce.            

Quando un coraggioso marine osò riaprirli si trovò davanti un autentico scempio: i suoi compagni erano a terra, privi di sensi e completamente ustionati, e almeno trecento metri quadrati di terreno erano stati completamente carbonizzati assieme alla facciata frontale dell’osteria, della quale non rimaneva altro che un mucchietto di cenere emanante un denso fumo scuro. Molti passanti si erano fermati in preda allo shock, ma fortunatamente nessuno di essi sembrava essere stato coinvolto nel brutale attacco. 

Di Pugno di Fuoco, però, non era rimasta alcuna traccia.
 
§

Guardò inquietata la minacciosa torre di fumo nero proveniente dalla locanda che aveva lasciato un’ora addietro, con il presentimento che quello strano segnale e la sfilza di marines che aveva visto correre nella medesima direzione avessero a che fare con il suo incosciente fratello maggiore. Il suo sesto senso le suggerì di andare a dare un’occhiata, ma quando fece per ascoltare quel consiglio interiore innumerevoli voci attirarono la sua attenzione; una in particolare le parve stranamente nota: “FATE LARGO!!!”

“Fermati!!! Portgas D. Ace, ti dichiaro in arresto!!!”

“Come l’ha chiamato?!”

La giovane fece appena in tempo a scivolare di lato, prima che nientedimeno che quell’idiota di suo fratello maggiore Ace la superasse di corsa e divenisse un puntino in lontananza, inseguito a ruota da uno spropositato numero di marines.

“Ma quello era...” mormorò sbattendo le palpebre non sicura di aver visto e sentito bene, prima che qualcos’altro attirasse la sua attenzione facendole volgere lo sguardo per terra e successivamente sgranare gli occhi per lo stupore: c’era un cappello; e non un cappello qualunque, ma un cappello da cowboy arancione adornato da piccole perline rosse e due smile azzurri, uno triste e l’altro ghignante; e il fatto che il suo proprietario fosse scappato via inseguito da un’orda di marines non le lasciò dubbi: aveva visto e sentito benissimo. L’unico particolare che la lasciò perplessa fu il fatto che non si fosse minimamente accorto della perdita, benché da quanto ne sapesse lei fosse molto affezionato a quel vistoso copricapo.

“Finalmente l’ho trovato! Adesso mi sente, quello stupido Succo di Frutta senza cervello!!!”  sbraitò nella sua testa animata da una rabbia non indifferente, stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche.

Raccolse immediatamente l’oggetto ben noto e si mise il cappio che in teoria avrebbe dovuto impedire di perderlo al collo, per poi spiccare un grosso salto su una delle infinite mangrovie dell’arcipelago per cercare il suo bersaglio dall’alto senza essere vista: sicuramente avrebbe presto seminato i suoi inseguitori sfruttando l’ingente numero di alberi che popolavano le zone disabitate dell’isola, e probabilmente si sarebbe fermato de qualche parte per riprendere fiato. Lo conosceva bene: le sue modalità di fuga non erano mai cambiate da quando erano bambini.

Iniziò a saltare di ramo in ramo, facendosi condurre dal suo Kenbun-Shoku e soprattutto dal suo infallibile istinto di sorella minore che fin dalla sua infanzia non l’aveva mai delusa.

Gliene avrebbe dette quattro, otto e anche sedici per tutto quello che le aveva fatto passare e per soprattutto per essersi fatto riconoscere come un idiota, ma non poté impedire agli angoli della sua bocca di piegarsi verso l’alto.

Angolo Autrice (*):
Ehilà ^^! Prima di spiegare l'unico * presente nella storia volevo scusarmi per la staticità di questo capitolo. Come avrete letto in questa parte non è accaduto granché oltre alla ricomparsa del nostro fiammifero preferito e ad una piccola dimostrazione dei risultati del suo allenamento, ma originariamente avevo pensato di trattare la (assai lunga) parte della locanda come un breve flashback del nostro zolfanello, ma poi mi è sfuggita la mano e ho scritto... il suddetto capitolo, che ironicamente è anche più lungo del precendente ^^"... E (come al solito) anche per quanto riguarda la forma non sono pienamente soddisfatta... Chiedo scusa per la mancanza d'azione, ma spero di riuscire a farmi perdonare con il prossimo (già in cantiere) ;)!
Ora, prima che me dimentichi...
*: Senchō (
船長) significa semplicemente 'Capitano', e onestamente trovo che suoni molto meglio in giapponese quando è preceduto dal nome del Capitano stesso... voi che dite?
Ringrazio come sempre i SUPER lettori e i SUPER recensori, e auguro a tutti un lieto fine delle vacanze (eh, sì... purtroppo siamo già quasi a settembre ç_ç!) ^^!
Alla prossima!
Sora_D_Aoi

 
 

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Capitolo 4
*** 3: Il Ricongiungimento tanto Atteso - Acqua e Fuoco Finalmente Insieme! ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Dopo essere entrambi sbarcati sull’Arcipelago Sabaody al fine di dirigersi assieme sull’Isola degli Uomini-Pesce dove Marco e la sua flotta li stanno aspettando, il pirata Portgas D. Ace e l'ex assassina Sora D. Aoi s’impegnano in un’assidua ricerca per ritrovarsi e raggiungere così il Cavaliere del Mare Jinbē, il quale li accompagnerà a destinazione.

Durante la bizzarra caccia, i due fratelli finiscono con appena mezz’ora di distanza in una locanda del Grove 17, uno dei cosiddetti Grove ‘senza legge’, dove entrambi vengono importunati da un pirata chiamato ‘Oscar lo Spappolatore’, il quale però non riesce ad avere la meglio su nessuno dei due; tuttavia, mentre Aoi riesce a mantenere la sua identità anonima, nella confusione generale Ace perde il suo travestimento facendosi così scoprire dalla sfortunata ciurma e dal proprietario della locanda, che approfitta del caos per contattare la Marina.

Per sfuggire ai soldati e per punire il pirata che ha osato offendere sua sorella Pugno di Fuoco dà sfoggio delle sue leggendarie abilità e dei risultati dell’allenamento di Rayleigh, con le quali però si assicura anche un massiccio inseguimento da parte dei rinforzi della Giustizia.

Nel bel mezzo la fuga il ragazzo incrocia senza saperlo Aoi, la quale dopo averlo riconosciuto e dopo aver trovato per terra il suo prezioso cappello inizia a cercarlo dall’alto, intenzionata a riunirsi finalmente a lui e a rimproverarlo per il guaio combinato.
 
 - IL RICONGIUNGIMENTO TANTO ATTESO
ACQUA E FUOCO FINALMENTE INSIEME!

Sospirò sconsolato, poggiando stancamente la testa corvina sul tronco della mangrovia sotto la quale si era seduto per riposare, chiedendosi dove e quando il suo amato cappello gli fosse caduto dalla testa. Si augurò vivamente di non averlo perso alla locanda dove l’avevano riconosciuto, perché oltre a non aver pagato il conto e i danni che aveva fatto per scappare sicuramente alcuni di quei marines rompipalle erano ancora lì nei dintorni per chiedere ulteriori informazioni sul suo conto ai passanti, alla ciurma nella taverna e soprattutto all’oste traditore che li aveva contattati di nascosto; non aveva nemmeno capito in che modo i rinforzi di quegli scocciatori fossero riusciti a trovarlo, fatto stava che l’avevano fatto sudare non poco per riuscire a seminarli, e nonostante ce l’avesse fatta ci era andato di mezzo il suo prezioso cappello.

Tuttavia, un pensiero ben più cupo e spaventoso si fece rapidamente spazio nella sua mente: sicuramente la sua adorata sorellina l’avrebbe ucciso se e quando avesse scoperto quel piccolo ‘incidente di percorso’, e qualcosa gli suggerì che avrebbe fatto bene a recitare le sue ultime preghiere se voleva sperare di ricevere una benedizione che lo salvasse dalla sua furia.

“Speriamo che non lo venga a sapere...”-

“Cos’è che non dovrei venire a sapere, stupido leccapiatti infiammabile che non sei altro...?!” lo interruppe una voce femminile a lui ben nota con tono tutt’altro che allegro, facendolo sobbalzare dallo spavento “Non credi di aver dimenticato qualcosa? Credevo ci tenessi al tuo cappellino da cowboy.”

Subito Ace scattò in piedi, guardandosi ansiosamente attorno alla ricerca della proprietaria della voce, senza però vedere nessuno. Si grattò perplesso la testa, rimuginando a voce bassa: “F-forse me lo sono soltanto immaginato... Magari è perché ho mangiato solo una bistecca... A volte la fame e la stanchezza provocano brutte allucinazioni...”-

“Ma quali brutte allucinazioni?! Sono qui sopra, idiota!” lo apostrofò nuovamente quella voce tanto melodiosa quanto tagliente prima che qualcosa gli venisse letteralmente sbattuto in faccia con una forza non indifferente “Tieni, brutto ingrato che non sei altro! Se non ci fossi stata io chissà chi l’avrebbe raccolto!”

Pugno di Fuoco si portò reattivamente le mani al viso, afferrando saldamente quanto gli era stato lanciato e rimanendo sorpreso di percepire sotto le dita qualcosa a lui estremamente familiare: “M-ma che... Il mio cappello!” esclamò sorpreso riconoscendo il suo caro copricapo arancione decorato sulla corona da delle perline rosse simili a quelle della sua collana e da due smile azzurri “Ma come...”-

La sua voce si disperse, come trasportata via dalla delicata brezza che gli scompigliò leggermente la zazzera corvina e che si mise a cullare dolcemente le fronde delle mangrovie e a far volteggiare con grazia le bolle di resina da esse prodotte. I suoi occhi d’onice divennero quasi grandi il doppio nell’incontrare finalmente quelli della sua misteriosa interlocutrice, azzurri e cristallini così come li aveva lasciati l’ultima volta nove mesi addietro.

Era lì, appollaiata sul ramo più basso dell’albero sotto il quale era stato seduto fino a poco prima, avvolta nel suo immancabile mantello nero quasi più lungo di lei nonostante sembrasse aver guadagnato un paio di centimetri in più. Il grazioso visino candido e immacolato era come sempre incorniciato da graziosi ciuffetti della sua interminabile chioma biondo cenere, la quale era legata nell’assai nota treccia che le ricadeva lungo la schiena ma che sembrava ancora più lunga di quanto ricordasse. Il mantello gli impedì di osservare ogni singolo dettaglio, ma intravide sotto di esso un top a fascia nero che lasciava scoperte braccia, stomaco e pancia, evidenziando invece il modesto seno che pareva essere divenuto leggermente più prosperoso, così come i fianchi che si erano lievemente allargati donandole una forma più sinuosa e femminile; indossava poi un semplice paio di pantaloni scuri tenuti su da una vivace cintura a triangoli ocra e arancio chiaro, la cui fibbia raffigurava un piccolo teschio dall’aria minacciosa, e ai piedi il paio di stivaletti neri che ricordava esserle stati dati da Hancock. Aveva infine una bandana nera al collo e due polsini viola scuro a coprirle i polsi sottili.

Sora D. Aoi, la sua dolce e adorabile sorellina dai modi un po’ bruschi e impacciati, era finalmente di nuovo lì con lui dopo nove lunghi mesi di lontananza.

Ace rimase a fissarla a bocca aperta, meravigliato e quasi commosso nel constatare quanto quei mesi l’avessero resa, almeno ai suoi occhi, più grande e matura che mai. Caratterialmente Aoi era sempre stata un passo avanti a tutti, ma in quel momento gli parve di vedere in lei qualcosa che l’aveva resa ancora più adulta, più donna, nonostante fisicamente i cambiamenti fossero stati esigui; non aveva più dubbi sul fatto che qualche uomo si sarebbe potuto innamorare a prima vista della sua sorellina.

Dall’altra parte l’immancabile cipiglio serio e freddo della ragazza si ammorbidì appena, e le sue candide guance si colorarono come di consuetudine di un pallido rosso nel notare l’espressione attenta e critica dipintasi sul viso del fratello maggiore: “B-beh...?! Hai intenzione di stare lì imbambolato ancora per molto, Succo di Frutta?! Quella tua espressione ebete mi fa decisamente venire il ner”-

Fu tutto questione di pochi secondi: Aoi si sentì strattonare brutalmente e ritrovò stretta in un abbraccio caldo e soffocante, con una mano grande e bollente ad immergersi nella chioma chiara e quel profumo di cenere che tanto le era mancato avvolgerla teneramente. L’unica cosa che stonò in quella nostalgica e piacevole situazione fu il volume tonante della sua voce calda, che le rimbombò nelle orecchie come se avesse avuto un megafono: “SORELLINAAA!!! Mi sei mancata così tan”-

“NON STRILLARMI NELL’ORECCHIO, DEFICIENTE!!!” gridò in risposta lei colpendolo in pieno viso nonostante non avesse avuto modo di mirarlo con precisione, facendogli percorrere un centinaio di metri a rasoterra e facendo volare nuovamente il povero cappello che finì una seconda volta tra le sue mani, mentre il suo viso divenne vermiglio “Che diamine urli a due centimetri di distanza dal mio orecchio?! Volevi forse rompermi i timpani, idiota?! Hai la più pallida idea di quanto cazzo mi hai fatto girare per trovarti?! Ti avevo detto rimanere al bar di Shakky e di aspettarmi lì, e invece come al solito hai dovuto per forza fare di testa tua, col risultato di attirare l’attenzione e farti riconoscere dalla Marina! Ora hai idea di che casino c’è in giro?! Tutti i Grove sono zeppi di coglioni bianchi e blu e perfino di Pacifista che ti stanno dando la caccia, e ho addirittura sentito alcuni fare il mio nome, il che mi fa capire che come al solito quella tua boccaccia non si è risparmiata nello spiattellare dettagli importanti sulla nostra situazione!!! Quando ti dico di fare una cosa è perché so che è meglio per te, perché tu con quella nocciolina che hai nella testa pensi solo al cibo e a dove cercare Teach! Non mi ascolti mai, fai sempre come cazzo ti pare e poi aspetti che sia io a tirarti fuori dai tuoi disastri! E che diamine! Avrai anche ventidue anni ma a volte mi sembri peggio di Rufy!!! Vedi di crescere una buona volta, inutile Succo di Frutta con la faccia da schiaffi!!!”

Il Comandante di Seconda si fece piccolo piccolo, non provando nemmeno a ribattere o a giustificarsi, perché oltre a temere un’altra reazione violenta sapeva bene che sua sorella aveva perfettamente ragione: fin da piccolo la sua impulsività l’aveva sempre cacciato in guai enormi, e più di una volta Aoi era intervenuta e l’aveva salvato, così come aveva fatto anche con Rufy e Sabo in un paio di occasioni; la dimostrazione più lampante l’aveva ricevuta due anni prima, quando proprio la sua sorellina l’aveva salvato da morte certa senza farsi quasi un graffio, provando poi anche a proteggere il Babbo dando quasi la vita per la sua causa. Aveva tutto il diritto di essere furiosa con lui, anche se nel profondo il moro avrebbe tanto voluto una riunione pacifica e felice senza sentire quel male atroce al viso.

Dal canto suo Aoi osservò il fratello per qualche istante, per poi sospirare rassegnata: “C-comunque... vedo che per fortuna non ti sei fatto ferire come un babbeo... Sarebbe stata una grossa seccatura doverti anche medicare dopo tutto quello che hai combinato in questi giorni...!” balbettò cercando goffamente di nascondere il vero sollievo che aveva provato nel vederlo il perfetta forma.

Hiken no Ace a quell’affermazione sorrise sornione, riconoscendo chiaramente il tenero affetto che la biondina aveva sempre dimostrato dietro a quei modi fintamente sprezzanti: “Visto come sono stato bravo? Certo, se non mi avessi tirato quel cazzotto starei anche meglio...! Va bene che ho sbagliato e che ora per colpa mia la Marina ci sta cercando, ma esistono maniere più gentili e soprattutto più femminili per dire le cose...! E poi non ci vediamo da nove mesi... Speravo in una riunione più tranquilla e pacifica, magari con baci e abbracci anziché con un pugno spaccaossa! Per poco non mi hai disintegrato la mascella!” spiegò contrariato prima di togliersi i palmi dalla faccia rivelando così alla ragazza i tratti che nel profondo le erano tanto mancati ma che, allo stesso tempo, parevano presentare delle piccole differenze. Aoi infatti notò subito i capelli corvini più lunghi e la rada barbetta sul mento che sembravano dargli assieme al resto del viso un aspetto vagamente più maturo e ‘vissuto’, e qualcosa le disse che in quei nove mesi anche lui aveva guadagnato due o tre centimetri di altezza, rendendo così la sua disperata e misera crescita di statura totalmente vana.

Nonostante quei nuovi piccoli particolari e la guancia livida a causa sua, Hiken no Ace, Comandante della Seconda Divisione di Barbabianca nonché suo fratello maggiore, era rimasto quasi come se lo ricordava, e per quanto potesse cercare di nasconderlo Aoi non si sarebbe potuta sentire più felice se non in quel momento.

L’ex assassina si ritrovò ad arrossire ancora di più, imbarazzata per nemmeno lei sapeva cosa, gonfiando poi le guance come una bambina e girando offesa il capo dall’altra parte senza scordarsi di incrociare le braccia al petto. Si ricordò solo in quel momento di dovergli ancora rispondere: “C-come se io fossi una donnetta sentimentalista...! Quel cazzotto te lo sei solo meritato! Abbracciati da solo, idiota!” 

Notando la sua espressione ancora infastidita Ace si alzò da terra, lasciando che un sorriso intenerito gli si dipingesse sulle labbra, e senza darle modo di allontanarsi o di protestare la cinse in un abbraccio ermetico: “E adesso che c’è? Sono riuscito a offenderti dopo nemmeno due minuti che ci siamo visti?”

“Io non sono offesa...!” borbottò lei cercando di nascondere il suo impaccio, indecisa se ricambiare quel gesto nel profondo tanto agognato ma contrastante con il suo orgoglio “Sei tu che sei diventato uno stupido smielato, Ace...! E poi come hai potuto alzarti ancora di più?! Un conto sono i capelli e la barbetta, ma l’altezza non te la concedo! Ho fatto del mio meglio per guadagnare altri tre centimetri in questi mesi e tu osi crescere ancora?! Vai al diavolo!”

A quell’affermazione il pirata ridacchiò, divertito: “Anche tu mi sei mancata tanto, sorellina...! Adesso sei davvero una piccola donna a tutti gli effetti!”

“N-non ho detto quello, idiota!” balbettò lei ancora più rossa nascondendo come ultima risorsa la faccia nel suo petto “E-e poi risparmiati queste stucchevoli lusinghe! Ti ricordo che ho vent’anni, non quattordici! Queste moine mi fanno venire il latte alle ginocchia!”

“E ti aspetti che io ti creda...?!” sghignazzò malandrino il maggiore “Come faresti a stare senza il tuo fratellone che ti coccola e ti tratta come una principessa, Raperonzolo? Ci scommetterei il mio titolo di Comandante che in questo momento stai nascondendo un sorrisone che va da un orecchio all’altro!” continuò sentendo con piacere le gelide manine della biondina artigliargli gelosamente la schiena in un goffo tentativo di abbracciarlo “Comunque se può esserti di consolazione anch’io sono cresciuto di tre centimetri, quindi è come se non fosse cambiato nulla! Piuttosto che te ne pare dei capelli e della barba? Sembro un vecchio lupo di mare?”

“Vuoi proprio sapere cosa sembri?! Sembri un idiota che continua a fare affermazioni melense che tra un po’ mi faranno venire su la torta e il caffelatte che ho mangiato prima, anche se effettivamente tu sei davvero un idiota, quindi potrei considerare il tuo comportamento una cosa del tutto naturale!”

“Anch’io ti voglio bene, a parte per questi tuoi continui tentativi di offendermi!”

“L-la pianti di capire quello che vuoi, inutile Succo di Frutta raffermo?! Tutte queste sdolcinatezze sono a dir poco stomachevoli! E poi lasciami andare, rintronato!!!” strillò lei quasi viola tirandogli uno scappellotto sulla testa, riuscendo così a liberarsi dalla sua morsa.

“AHI! Mi hai fatto male!”

“Te la sei cercata, Succo di Frutta!”

“Sorellina ingrata... Dopo tutto quello che ho fatto per te...”

“Forse vorrai dire dopo tutto quello che io ho fatto per te, faccia da schiaffi!”

“Sempre a precisare...”

“Taci! E adesso muoviti: Jinbē ci sta aspettando per portarci sull’Isola degli Uomini-Pesce da quel Pennuto di Marco, e gli ho promesso che sarei tornata con te entro sera!” asserì lei incamminandosi rapidamente “Si sta facendo tardi, senza contare che dobbiamo sbrigarci prima che quegli inutili marines ci”-

Il rumore di uno sparo la interruppe, e Aoi non ebbe nemmeno bisogno di girarsi per afferrare al volo e sbriciolare con la mano istantaneamente diventata liquida il proiettile diretto verso di lei, sbuffando poi profondamente: “Ecco, appunto...! Non ho nemmeno avuto il tempo di finire la frase!”

“Pare che abbiamo compagnia, sorellina...” proclamò Ace sistemandosi il cappello sulla testa, mentre un centinaio di uomini con un’inconfondibile divisa bianca e blu provvisti di ogni genere di armi li accerchiò serratamente.

La Marina.

“Fermi dove siete!” gridò quello che sembrava essere un Viceammiraglio, un uomo alto almeno due metri e con una profonda cicatrice a solcargli la guancia sinistra “Pugno di Fuoco Portgas D. Ace, Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi! Siete in arresto! Arrendetevi!”

Aoi sospirò, sconsolata, rassegnandosi al fatto che ovunque c’entrassero i suoi fratelli non avrebbe mai conosciuto la tranquillità, e dopo aver a malincuore accettato quella spiacevole realtà lanciò all’aria il lungo mantello scuro e fece quello che aveva già fatto e che, ne era certa, avrebbe continuato a fare per il resto dei suoi giorni: colpì duramente Ace sulla testa, facendolo barcollare e strillare acutamente: “AHIA! Ma che fai?!”

“Ti prendo a pugni!!! Come credi abbiano fatto ad identificarmi subito, brutta testa di rapa infiammabile?! Quando imparerai a tenere chiusa quella boccaccia?!” sbraitò furibonda la minore puntandogli contro il dito.

“G-guarda che sei tu che ti sei abbassata il cappuccio e che adesso hai lanciato via il mantello! E poi non potremmo parlarne in un altro momento?!” domandò lui riacquistando l’equilibrio e massaggiandosi il capo, prima di notare sulle braccia della giovane due tatuaggi a forma di smile identici a quelli che aveva sul suo cappello “E quei tatuaggi...?!”

“N-non provare a cambiare discorso, deficiente!”

“FUOCO!” urlarono alcuni soldati, mentre molteplici palle di cannone vennero sparate verso di loro producendo dei fischi assordanti. 

“E voi smettetela di farci perdere tempo!” strillò la giovane girando su se stessa e liberando dalle punte delle dita molteplici goccioline d’acqua, dirigendole verso le cannonate “Uchimizu (Colpo d’Acqua)!!!”

Alcune gocce tagliarono con perfetta precisione tutti i grossi proiettili a metà per poi farli esplodere contro i mittenti, mentre altre li colpirono direttamente con la potenza di una pallottola, decimandoli.

“Però...! Bella mossa, sorellina! Ora però lascia fare a me!” intervenne Pugno di Fuoco allungando i palmi aperti verso i nemici e rilasciando verso di loro quelle che sembravano tante lucciole “Hotarubi: Hidaruma (Fuoco di Lucciole: Daruma Infuocato)!!!”

Istantaneamente le strane lucciole divennero incandescenti e scoppiarono in piccole fiammate contro i marines, riducendo ulteriormente il loro numero.

“Non te la tirare troppo, Succo di Frutta! Chiunque contro questi inetti potrebbe sembrare fortissimo!”

“Infatti non ho usato nemmeno il tre percento della mia forza!”

“Tsk! Io nemmeno il due!”

“Per te è la fine, mocciosa!!!” gridarono alcuni dei pochi nemici rimasti avventandosi contro di lei muniti di spade, mazze ferrate, pugnali e altre armi da taglio.

“Ma per favore!” ribatté scocciata divaricando le gambe e portando le braccia con le mani chiuse a pugno e rinforzate con l’Haki ai fianchi, prima di sferrare un forte montante in aria ed esclamare “Gyojin Karate: Karakusa Gawara Seiken (Karate degli Uomini-Pesce: Tecnica del Pugno Spaccategole)!”

Il colpo non percosse direttamente i marines, ma il vorticoso movimento d’aria e la pressione esercitata fu tale da mandarli ugualmente al tappeto lasciandone in piedi circa la metà.

“Fuoco! Fuoco!!!” gridò disperato qualche soldato, ignorando l’ammonimento del Viceammiraglio che continuò vanamente ad ordinare di non sparare.

Tutti i soldati rimasti presi dal panico iniziarono a fare fuoco con tutte le armi a loro rimaste, ma i proiettili e le cannonate finirono o bruciati dal fuoco del Comandante di Seconda o sbriciolati dalla forte pressione idrica esercitata dalla ex assassina.

“Ma quanto sono stupidi questi qui?!” ringhiò irritata Aoi mentre un altro colpo di pistola le bucò la fronte trasformata in acqua “Mi fanno veramente girare le palle!!!”

“Già! Non importa quante volte ci vedano in azione, non impareranno mai che su di noi le armi comuni non fanno assolutamente nulla!” sorrise Ace guardando divertito le sue fiamme che scioglievano le pallottole, per poi contrarre il viso in una smorfia “Comunque non dovresti parlare in modo così rozzo, sorellina! Anche perché tu sei una femmina, quindi è biologicamente impossibile che ti abbiano rotto le suddette!”

“Chiudi quella bocca, idiota! Io parlo come accidenti voglio!”

“Ah... Sembra che abbiano finito, comunque.” constatò il giovane pirata notando le espressioni di puro terrore apparse sui volti dei marines armati rimasti senza munizioni “Guarda che facce!”

“Sciocchi! Vi avevo detto di non sprecare a quel modo le armi, ma voi vi siete fatti prendere dalla paura come degli inetti!” li rimproverò il Viceammiraglio facendo roteare la sua grossa sciabola e indietreggiare i suoi sottoposti “Questi due possiedono i poteri dei Rogia, quindi era scontato che non gli avreste fatto un graffio! L’unico modo per abbatterli è usare l’Haki! Adesso ci penso io a sistemare questi due piccoli arroganti!”

“Non sei tu l’arrogante visto che confidi di catturarci entrambi nonostante i nostri poteri?” domandò retorico Pugno di Fuoco rivolgendo un sorriso quasi maligno all’ufficiale “E comunque non ti lascerò toccare la mia sorellina nemmeno con un dito!”

“Come se avessi bisogno di essere protetta da te, Succo di Frutta!” puntualizzò la diretta interessata sbuffando.

“Posso almeno fare la parte del fratello maggiore senza essere contestato?!” le chiese lui esasperato.

“Non atteggiatevi come se aveste già vinto, fecce che non siete altro! Non avete la benché minima speranza contro di”-

All’uomo non venne nemmeno dato il tempo di terminare la frase, in quanto un pugno incandescente gli sfondò lo stomaco e un calcio gelido e violento gli deformò dolorosamente il viso, facendolo cadere a terra privo di sensi.

I pochi soldati rimasti in piedi si pietrificarono dall’orrore nel vedere il loro leader ridotto in quello stato pietoso e quasi inquietante, mentre i due ricercati atterrarono impeccabilmente a terra, l’uno vicino all’altra: “Si può sapere perché gli hai tirato quel calcio?! Volevo essere io a mandarlo al tappeto e dimostrarti quanto sono diventato forte!” si lamentò Hiken no Ace storpiando la bocca in una smorfia contrariata.

“Tsk! Ma per favore! Oltre al fatto che so benissimo difendermi da sola facendo anche il culo ai miei nemici, non avrei mai lasciato il pezzo grosso tutto a te!” replicò seccata la biondina.

“Antipatica...! Piuttosto, che facciamo con quelli rima”-

Ace si bloccò e sbatté confuso le palpebre, non trovando più la sorellina accanto a sé ma a ben trenta metri di distanza, poco più avanti ai pochi sopravvissuti della battaglia che caddero a terra con dei rantoli soffocati uno dopo l’altro, con profonde ferite al petto simili a grossi colpi d’artiglio.

Aoi fece ritornare le mani allo stato solido e senza Busou-Shoku, pulendosi le dita insanguinate sui pantaloni: “Cosa stavi dicendo?”

“N-non... non mi sono nemmeno reso conto che si fosse spostata...! Ma quanto è diventata veloce...?!” rimase sconvolto il moro, scuotendo poi la testa e sforzando un debole sorriso “N-nulla, nulla...! Però... non potevi andarci più leggera...?”

“E lasciare che uno di questi idioti riprendesse i sensi dopo poco tempo per chiamare i rinforzi?! Non dire cretinate, Succo di Frutta! Ti ricordo che è solo ed unicamente colpa tua se ci hanno trovati, e in questa situazione la prudenza non è mai troppa!” esclamò lei frugando nelle tasche di tutti i soldati per sottrarre loro i Den-Den Mushi ed evitare così che potessero avvertire gli altri compagni in giro per i Grove “E comunque non sono così crudele: li ho lasciati in vita, e se muoiono sarà al massimo per colpa di un’infezione alle ferite, non di certo mia. Se li hanno addestrati bene dovrebbero riprendersi in tempo per tornare indietro e chiedere soccorso.” spiegò con disinteresse, alzandosi e incamminandosi nuovamente.

“Ah... Ecco...” mormorò lui neppure così sorpreso dalla freddezza con cui Aoi aveva agito “Non mi sorprende che quei mercenari senza scrupoli la volessero nella loro setta... È la prima volta che sono così felice che la mia sorellina sia dalla mia parte...”

La Vendicatrice degli Abissi si girò verso di lui, guardandolo di traverso: “Allora?! Vogliamo andare oppure vuoi aspettare qui come un beota che qualcun altro venga a rallentarci?! Questi erano scarsi, ma se ci capitasse quello strano tipo che controlla i Pacifista non ce la caveremmo mica così rapidamente! Non abbiamo altro tempo da perdere: Jinbē ci aspetta!”

“Sì, sì...!” annuì il Comandante di Seconda facendo una breve corsa fino ad affiancare la sorella “Non c’è bisogno di scaldarsi tanto!”

“Non ce ne sarebbe se non fossimo in questa situazione per colpa tua! Oltretutto non ho capito perché diamine tu non mi abbia aspettata al Tispenno come ti avevo detto di fare!”

“Ecco...” esordì il pirata mordendosi le labbra e girando il capo dall’altra parte.

“Sì...?!” lo incitò impaziente l’altra.

“... Forse me n’ero dimenticato...” ammise alla fine lo zolfanello grattandosi imbarazzato la testa.

“TE N’ERI DIMENTICATO?!” gridò furiosa Aoi incenerendolo con lo sguardo.

“B-beh, insomma, più o meno...! Mi ricordavo che mi avevi detto qualcosa a proposito, ma avevo fame... e-e mi ero allontanato tanto... E non ricordavo in che Grove fosse...” cercò di giustificarsi lui mettendosi istintivamente le mani davanti al viso, timoroso di ricevere l’ennesimo pugno che invece non arrivò.

Difatti Aoi si limitò a sospirare, incrociando le braccia al petto: “AH! Solo tu potevi dimenticarti di una cosa che ti avrò ripetuto almeno cinque volte! Sei davvero un impiastro!” riprese a rimbeccarlo scocciata “Per queste cose sei esattamente tale e quale a Rufy: tutti e due non potete pensare a qualcos’altro se avete lo stomaco vuoto! È una cosa che avete fin da quando eravate dei mocciosi! Solo Sabo sapeva darsi un po’ più di contegno!”

“Mi dispiace...” tentò di scusarsi lui tenendo il capo chino.

“Tsk! Come se le tue scuse risolvessero il problema! Comunque è inutile pensarci ora: quel che è fatto è fatto, e l’importante è che alla fine ci siamo ritrovati e che adesso raggiungeremo il Pennuto sull’Isola degli Uomini-Pesce! La prossima volta però vedi di darmi ascolto, testa di rapa!” lo ammonì lei agitando l’indice.

Ad Ace venne spontaneo sorridere, e con altrettanta spontaneità cinse affettuosamente le spalle della minore: “Agli ordini, Raperonzolo!”

“L-levami le mani di dosso, inutile Succo di Frutta!!!” iniziò subito a gridare lei facendosi nuovamente rossa in viso.

“Non posso! Sono così felice di averti qui con me, sorellina!!!” ribatté lui realmente entusiasta “E quei tatuaggi li hai fatti in mio onore, vero?! Ammettilo che non potresti stare senza di me!!!”

“Se non mi molli subito giuro che ti taglio il braccio, deficiente!!! E per la cronaca stavo mille volte meglio quando ero sola con Jinbē che ora con un rintronato del tuo calibro!!!”

“Certo, sorellina, certo... ♪!”

“Giuro che prima o poi ti ammazzo!!!”

Fu così che quel giorno, sull’Arcipelago Sabaody, il leggendario Comandante della Seconda Divisione Portgas D. Ace e l’ex assassina Sora D. Aoi fecero il loro grande e trionfale ritorno sulle scene della pirateria mondiale, anticipando così la riunione di una ciurma molto particolare e temuta che si sarebbe ricongiunta proprio in quel luogo una settimana dopo e risvegliando l’interesse dei loro alleati ma soprattutto dei loro nemici. 

Entrambi erano pronti a tutto.

 


Angolo Autrice:
Ehilà ^^! Ecco a voi il terzo capitolo, che descrive il momento che alcuni di voi (io per prima X3) stavate aspettando! Stavolta fortunatamente sono abbastanza soddisfatta del mio lavoro, anche se mi sarebbe piaciuto pubblicarlo un paio di giorni prima... Ma sapete com'è: siamo ormai alla fine delle vacanze, anche le ultime gite fuori casa sono terminate e i compiti mi chiamano a gran voce ç.ç...
Cooomunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho inserito (o cercato di inserire, dipende dai punti di vista :P) un po' di momenti comici, con un Ace morbosamente particolarmente affettuoso e un'Aoi che come sempre fa fatica ad esprimere i suoi reali sentimenti (un po' come me, del resto). Spero vi abbiano strappato un sorriso ;)!
Ora un chiarimento: alcuni di voi che avranno letto il capitolo precedente poco dopo la sua uscita potrebbero aver notato una discordanza nella descrizione fisica del nostro fiammifero. Ebbene, il motivo è il seguente: una dei miei adorati recensori mi ha chiesto di pubblicare un disegno con i nostri due fratellini dopo il time-skip, e siccome Ace nell'opera originale è morto prima di quest'ultimo ho "ideato" (non che sia stato poi così rivoluzionario -//-") un paio di cambiamenti fisici che lo rendessero diverso dall'originale e defunto fiammiferino e che sono presenti anche nel disegno sovrastante (spero che alla diretta interessata piaccia e soprattutto che lo sfondo non faccia male agli occhi ^^"). Ovviamente ho aggiunto questi due nuovi particolari anche nel capitolo precedente, in modo da far concordare le due versioni. Che ne dite? Vi piacciono oppure preferite il vostro zolfanello in versione 'tradizionale' X3?
Beh, non ho altro da dire (ci mancherebbe -//-"), se non ringraziarvi come sempre per il sostegno che mi date recensendo, inserendo la mia storia in qualche categoria o anche semplicemente leggendola! Siete SUPER X3!!!
Alla prossima!
Sora_D_Aoi

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Capitolo 5
*** 4: Nuovi Ostacoli prima della Partenza?! - La Difficile Fuga dei Due Fratelli D. ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE... 
 
Dopo aver rivelato involontariamente la propria identità ed essere stato costretto a scappare dalla Marina pronta a catturarlo, il Comandante della Seconda Flotta di Barbabianca Portgas D. Ace riesce a seminare i suoi inseguitori e a nascondersi in un Grove verso la costa, amareggiato dal fatto di aver perso il suo amato cappello e di essersi fatto scoprire dai nemici nonostante le raccomandazioni di sua sorella Aoi. 

Egli non sa però che proprio la perdita del suo adorato copricapo ha dato alla ragazza una pista certa per raggiungerlo, e sedutosi sotto una mangrovia a riposare, ad un certo punto...

“Speriamo che non lo venga a sapere...”-

“Cos’è che non dovrei venire a sapere, stupido leccapiatti infiammabile che non sei altro...?!”

“F-forse me lo sono soltanto immaginato... Magari è perché ho mangiato solo una bistecca... A volte la fame e la stanchezza provocano brutte allucinazioni...”-

“Ma quali brutte allucinazioni?! Sono qui sopra, idiota!”

Finalmente, seppur in maniera caotica, i due fratelli possono finalmente ricongiungersi; tuttavia ai giovani non è concesso di rilassarsi, in quanto vengono subito assaliti da un intero battaglione della Marina, sul quale però entrambi hanno vittoria facile grazie all’intenso allenamento a cui si sono sottoposti durante i due anni precedenti. Soprattutto Aoi, con le sue affinate doti di mercenaria, lascia tutti i soldati in fin di vita affinché essi non possano più intralciarli.

I due ‘fratelli D.’ si avviano così per raggiungere Jinbē, ansiosi di lasciare l’Arcipelago Sabaody per potersi finalmente riunire ai Pirati di Barbabianca e iniziare la loro nuova avventura nel Nuovo Mondo.  
 
- NUOVI OSTACOLI PRIMA DELLA PARTENZA?!
LA DIFFICILE FUGA DEI DUE FRATELLI D.

“Fermatevi!!! Siete in arresto!!!” urlò una delle tante voci indistinte alle loro spalle, mentre entrambi spiccarono un salto per evitare le innumerevoli palle di cannone che sfrecciarono con acuti sibili verso di loro per poi esplodere con un boato assordante, senza però centrare i bersagli.

Era da ormai venti minuti che i due ‘fratelli D.’, Portgas D. Ace e Sora D. Aoi, si erano messi in marcia per raggiungere l’isolata zona costiera dell’Arcipelago Sabaody in cui il Cavaliere del Mare Jinbē li stava aspettando, ma da quasi altrettanti si erano ritrovati a dover fare nuovamente i conti con i soldati della Marina, i quali nonostante le ingenti perdite subite in quel solo giorno erano decisi a portare a termine il proprio compito e ad arrestare i due pericolosi fuorilegge.  

Tuttavia, sebbene la superiorità numerica dei marines fosse nettamente contrastata dall’incredibile forza dei due pirati, l’ex assassina aveva stranamente optato per la fuga, dando così origine al classico inseguimento con tanto di cannonate e confusione generale. 

“Quanto sono monotoni e fastidiosi! Si può sapere perché dobbiamo fuggire quando basterebbero un paio di attacchi per levarci dai piedi quegli inetti?!” fu la spontanea quanto seccata domanda che il Comandante della Seconda Divisione di Barbabianca rivolse all’adorata sorella minore, faticando leggermente a mantenere il passo fulmineo con cui la giovane stava sfrecciando tra i nemici senza farsi nemmeno sfiorare.

“Te l’ho già detto! Quegli idioti sanno benissimo di non avere speranze contro di noi, ma vogliono indurci a combattere ugualmente per guadagnare tempo e permettere ai Pacifista e al tipo che li comanda, se non addirittura direttamente un Ammiraglio, di arrivare e dar loro manforte!” fu l’arguta spiegazione della biondina che non tradiva il minimo segno di stanchezza “È mai possibile che tutto quello che ti dico ti entri da un orecchio e poi ti esca dall’altro, Succo di Frutta?!”

“Però...!”-

“Niente ‘però’! È colpa tua se ci troviamo in questa situazione, quindi taci e pensa a correre! Non manca molto per raggiungere la zona costiera dove ho lasciato Jinbē, e conoscendolo sicuramente avrà già compreso la situazione e se la starà vedendo anche lui con qualcuno di questi scocciatori! Ormai abbiamo attirato troppo l’attenzione, e sai benissimo chi è l’unico responsabile qui!”  

“Ho capito, ho capito! Me lo rinfaccerai per sempre?!”

“Te lo rinfaccerò fino a quando non imparerai a contare fino a cento prima di fare la prima stronzata che ti salta in mente, idiota! Ti ho già detto che per certe cose sei come Rufy se non peggio, e questo dovrebbe farti capire la gravità della tua situazione, brutto leccapiatti infiammabile che non sei altro!”

“Certo che sei davvero diventata a...” perse la voce il pirata prima di chiudere gli occhi e di mettersi a russare rumorosamente nel bel mezzo della corsa.

“E ORA NON PROVARE AD ADDORMENTARTI, RINTRONATO!!!” strillò iraconda la ragazza colpendolo violentemente sulla testa “Ti sembra il momento di avere uno dei tuoi dannati attacchi narcolettici?!”

“AHIA!” gridò lo zolfanello risvegliandosi di soprassalto e rischiando quasi di inciampare, per poi massaggiarsi il grosso bernoccolo spuntatogli sul capo rivolgendole uno sguardo ferito “Non è colpa mia! È una cosa del tutto indipendente dalla mia volontà!”

“Piantala di lagnarti e accelera il passo! Non abbiamo tempo per queste cretinate!” tagliò corto la giovane ricercata agitando la mano come per scacciare una mosca.

“Sei davvero insensibile...!” l’accusò lui offeso facendole alzare gli occhi al cielo.

“E tu invece sei davvero...!”-

“Vi sembra il momento di bisticciare, voi due...?!” li interruppe una voce a loro ben nota con tono leggermente seccato. Entrambi puntarono lo sguardo davanti a loro, lasciando che un sorriso si dipingesse spontaneamente sulle loro labbra nel riconoscere Jinbē, il quale aveva appena spazzato via con un solo colpo del suo Gyojin Karate molteplici colpi di cannone e una cinquantina di soldati che gli si erano avventati contro.

“JINBĒ!” lo chiamarono in coro i due facendo uno scatto decisivo e raggiungendolo in pochi secondi, stendendo con due poderosi calci i marines muniti di sciabola e mazza ferrata che avevano provato ad attaccarli.

“Ce l’avete fatta ad arrivare, finalmente! Non riuscivo a capire come mai ci steste mettendo così tanto visto che vi eravate accordati di incontrarvi al Tispenno, ma quando ho visto tutti quei marines correre in giro per i Grove ho capito che qualcosa era andato storto...!”

“Se l’hai capito immagino che avrai capito anche chi è l’unico responsabile di tutto questo...!” calcò di risposta il tono l’ex assassina, guardando con la coda dell’occhio il maggiore.

Ace ridacchiò, a disagio, grattandosi la testa in cerca di una giustificazione: “B-beh, insomma... sai com’è...”-

“Ah... Sei proprio impossibile, Ace-san...!” sospirò l’uomo-pesce con tono rassegnato “Comunque ne parliamo dopo: adesso pensiamo ad andarcene da qui! Lo squalo-balena che ci porterà sulla mia isola è già qui, ma non è ancora riemerso a causa delle esplosioni!”

“Quindi tutto quello che dobbiamo fare è farli smettere!” concluse il moro con ovvietà sfoderando uno dei suoi ghigni maliziosi e battendo il pugno chiuso sul palmo dell’altra mano aperta “Ci penso io! Con un paio di ‘Hiken’ passerà loro la voglia di”-

“Ti ho già detto che il loro obbiettivo è proprio quello di trattenerci qui a combattere! Ma mi ascolti quando parlo?!” lo riprese subito la bionda guardandolo male.

“E allora cosa proponi di fare?! Chiedergli se per favore la smettono di bombardarci e di puntarci spade e fucili addosso?! Non mi sembrano molto propensi a lasciarci stare!” sbottò esasperato il giovane Comandante facendo esplodere con piccole lingue di fuoco altre palle di cannone.

“No, testa di rapa che non sei altro! Quello che ci serve è un diversivo, qualcosa che li colga di sorpresa e distolga la loro attenzione da noi per un tempo sufficiente...” meditò la Vendicatrice degli Abissi, sgranando poi gli occhi illuminata “... Ma certo! Ho trovato! Può funzionare!”

“Spiegaci cos’hai in mente, Aoi-san!” la esortò l’uomo-pesce, certo che indipendentemente da quale piano avesse escogitato la sua allieva li avrebbe tirati fuori da quella situazione.

“In realtà non è nulla di così eccezionale, ma per attuarlo ho bisogno della collaborazione di entrambi! Quindi ascoltami bene, Succo di Frutta!”

“Sto ascoltando, sto ascoltando...!” fu la replica infastidita del pirata, girato verso i nemici e seccato di non poter semplicemente carbonizzare quegli scocciatori della Marina con i suoi poteri. D’un tratto notò al di là della nuvola di polvere alzata dalle cannonate due strani bagliori, e dopo un attimo di perplessità qualcosa gli disse che non gli erano del tutto sconosciuti: “Ma dove potrei averli già visti...? Mh... Amazon Lily? No, non mi pare proprio... Forse a Impel Down... Nah! Laggiù era tutto buio! O magari era a... Oh, merda!” inveì nella sua testa dopo aver trovato la risposta che più si avvicinava e chiamando leggermente allarmato la sorella “Aoi...?!”

“Non adesso, Succo di Frutta!” fu la replica della giovane ricercata, la quale così come Jinbē non pareva essersi accorta del possibile pericolo “E a quel punto tu...”-

“ATTENTI!” la interruppe nuovamente Ace con un grido, permettendo sia a lei che a Jinbē di scansarsi appena un attimo prima di venire colpiti da due raggi di luce che disintegrarono con una potenza spaventosa due grosse mangrovie alle loro spalle.

“M-ma quell’attacco era...” farfugliò teso il Cavaliere del Mare.

“Merda...! Proprio quello che volevo evitare...!” ringhiò la bionda stringendo i pugni e rimettendosi subito in piedi.

“Mi dispiace deludervi, Portgas D. Ace e Sora D. Aoi, ma a prescindere da quale piano vogliate escogitare per scappare state pur certi che non lo porterete a termine...!” asserì seria una voce profonda, mentre i tre ricercati sentirono il terreno tremare leggermente sotto i piedi. Gli occhi di tutti si concentrarono verso la densa coltre di fumo causata dalle esplosioni, dove due gigantesche sagome dagli occhi sinistramente luminosi e una terza figura relativamente più piccola e tondeggiante si stavano facendo spazio.

“E così alla fine vi siete fatti vedere, Pugno di Fuoco e Vendicatrice degli Abissi... E vedo che a sostenervi c’è anche il Cavaliere del Mare Jinbē... Non c’è che dire, non mi sorprende che i nostri uomini non abbiano nemmeno avuto modo di sfiorarvi!” considerò la voce in un bizzarro misto di ostilità e rispetto, mentre la particolare figura divenne finalmente visibile. Aoi aveva riconosciuto immediatamente quella corporatura così tarchiata e inusuale, ma aveva sperato fino alla fine che si trattasse di un Viceammiraglio o di un altro Ufficiale.

Invece, il peculiare abbigliamento consistente in una sorta di canotta rossa con il simbolo di ‘paradiso’ e una spessa corda caratteristica dei lottatori di sumo, il viso dai tratti stranamente infantili sfregiati da una cicatrice che correva dall’occhio sinistro alla guancia dello stesso lato ma soprattutto l’enorme ascia bipenne che portava in spalla e i due giganteschi Pacifista alle sue spalle le tolsero ogni possibile dubbio.

L’uomo che vantava una difesa impenetrabile, nonché colui che fino a due anni prima era stato a capo della sezione scientifica della Marina e responsabile dei Pacifista, Sentomaru il Branditore d’Ascia, si era alla fine fatto vedere in tutta la sua imponenza e autorità, rafforzata dall’inconfondibile mantello della Marina poggiato sull’ampia schiena.

“Tu...!” iniziò Ace con tono serio e puntandogli contro il dito, prima di assumere un’espressione simile a quella di Rufy e grattarsi come suo solito la testa “Scusa, ma... Ti chiamavi...?”

Aoi non considerò nemmeno la stupida quanto scontata domanda del fratello e sorrise tirata, ammettendo con finto divertimento: “E io che ho sperato fino alla fine di poter lasciare questo dannato arcipelago senza dovermela vedere con te...! Non c’è una cosa che mi sia andata dritta da quando sono arrivata qui!”

L’uomo di tutta risposta sogghignò beffardo, impugnando saldamente l’ascia e facendola girare sul capo, per poi puntarla con violenza a terra creando una profonda crepa: “Mi sembra di capire che ti ricordi di me, l’uomo dalla difesa inespugnabile e un tempo al servizio del grande Vegapunk, Sentomaru il Branditore d’Ascia...!”

A quelle parole la biondina sgranò i grandi occhi celesti, ancora più inquietata di quanto già non fosse: “I-intendi... Intendi Vegapunk il grande scienziato...?! Una volta lavoravi per lui?!”

“Esatto! Ero la sua guardia del corpo, mentre ora sono un Ufficiale della Marina!” spiegò lui prima di rendersi conto di aver parlato troppo e di giustificarsi con un leggero impaccio “... Comunque ve l’ho detto perché volevo, non certo perché quel citrullo di Pugno di Fuoco me l’ha chiesto! E in ogni caso non hai nulla di cui preoccuparti, Sora D. Aoi: dopo che avremo arrestato te, tuo fratello e il Cavaliere del Mare non avrai più nulla a cui pensare se non alle tue ultime preghiere prima di essere giustiziata!”

“Come se ci facessimo catturare così facilmente! Venderemo cara la pelle, ciccione, stanne certo!” replicò deciso il Secondo Comandante di Barbabianca facendo ardere spalle e braccia e mettendosi in posizione di attacco, prima di sentirsi improvvisamente strattonare all’indietro “Ma cosa...?! Che diamine stai facendo, Aoi?!”

“T’impedisco di fare un’altra delle tue cazzate, ecco cosa sto facendo!” ringhiò furibonda l’ex assassina tirandolo per un braccio e rivolgendogli un’occhiataccia “Ti ho già detto che non devi combattere! È mai possibile che tu non capisca le cose se non con le maniere forti, stupido Succo di Frutta raffermo?!”

“Come puoi pensare di potertela dare a gambe anche in questa situazione?! Io voglio combattere! Lasciami andare, Aoi!!!” si ribellò il moro cercando di sottrarsi alla ferrea stretta potenziata con il Busou-Shoku della minore.

“E invece tu non combatterai, a prescindere che tu lo voglia o meno! Piantala di fare il marmocchio e obbedisci!!!” ordinò perentoria la giovane ricercata afferrandolo per entrambe le braccia e cercando di trascinarlo indietro.

“Scordatelo! Sei tu che dovresti smettere di fare i capricci e lasciarmi combattere! Sono più grande di te e sono un pirata da molto più tempo!!!”

“Che accidenti c’entra?! Se vogliamo metterla su questo piano allora ti ricordo che a salvarti il culo a Marineford è stata la sottoscritta, e che se non fosse stato per la tua immensa stupidità a quest’ora non ci troveremmo in questa situazione!!!”

“AH! La vuoi smettere di rinfacciarmelo ogni volta?!”

“Sei tu che hai cominciato!!!”

“SPOSTATEVI DA LÌ INVECE CHE LITIGARE, STUPIDI!!!” esplose Jinbē facendoli sobbalzare per la sorpresa “GUARDATE DAVANTI A VOI!!!”

Quando i due fuorilegge fecero quanto detto si ritrovarono davanti i due enormi cyborg, nelle cui bocche brillavano gli stessi laser che poco prima avevano incenerito due delle enormi mangrovie dietro di loro, con l’unica differenza che stavolta si trovavano ad un passo da loro e sembravano molto più intensi.

“ADESSO!” urlò con voce grave il Branditore d’Ascia “FUOCO!!!”

“Merda!” imprecò Ace colto di sorpresa attivando subito il suo Busou-Shoku.

“Non potremo evitarli da questa distanza!” ammise frustrata nella sua testa la Vendicatrice degli Abissi chiudendo accecata gli occhi e sentendo il fratello stringerla al petto per proteggerla dall’impatto, nonostante anche lei avesse prontamente potenziato l’intero busto con l’Haki per ridurre i danni E questo idiota pensa ancora solo a proteggermi!

Entrambi i fratelli attesero il colpo inevitabile, rimanendo invece sorpresi di non sentire nulla se non un acuto sibilo metallico e una voce profonda e bonaria affermare: “Attivi come sempre, figlioli! Avevo ragione a pensare che con voi due qui la tranquillità di Sabaody non sarebbe durata molto! Ho fatto bene a venire!”

“Ma quella voce...!”

Ace girò istantaneamente il capo, mentre Aoi riaprì gli occhi e guardò oltre le possenti spalle del Comandante di Seconda per appurare di non aver appena sognato, rimanendo così senza parole come il maggiore davanti a quell’inaspettato scenario: i laser erano stati deviati, finendo contro altre sfortunate piante ancora fumanti, e dei due Pacifista non erano rimasti nient’altro che i ‘cadaveri’ tagliati a metà dai quali si sprigionavano ancora deboli scintille bianche. Anche i marines rimasero immobili, istantaneamente pietrificati da quell’improvvisa e spaventosa comparsa.

Nessuno avrebbe mai potuto confondere quella robusta sagoma dalla chioma bianca e coperta da un’usurata mantella grigio chiaro, e l’incredibile abilità con cui si era sbarazzato con una semplice spada di ben due Pacifista tolse ogni possibile dubbio.

Lo stesso Sentomaru ringhiò appena e rivolse al nuovo arrivato uno sguardo truce, innervosito della perdita: “Tu...!!!”

L’oggetto della sua frustrazione però lo ignorò, lisciandosi come di sua abitudine la morbida barba nivea e avvicinandosi silenzioso ai tre fuorilegge, un sorriso paterno dipinto sulle labbra.

“Non avevo dubbi che foste stati voi la causa di tutto questo trambusto! Con voi due e Rufy-kun si ha la certezza di non annoiarsi mai, ragazzi miei!” proferì solo il Re Oscuro Silvers Rayleigh, ex braccio destro del Re dei Pirati nonché loro insegnante nel controllo e utilizzo dell’Haki.

“RAIYLEIGH!”

“Rayleigh-san!”

“Non ci avete messo molto a vivacizzare l’atmosfera dell’Arcipelago! Non sapete quanti marines ho visto venendo qui! Ci avete messo molto meno tempo di quanto avessi previsto!” ridacchiò l’ex pirata divertito, prima di spostare lo sguardo su Jinbē “È bello rivederti, Cavaliere del Mare! Spero che la mia allieva non ti abbia dato troppi grattacapi durante il suo allenamento!”

“A-anche per me è un piacere rivederla, Rayleigh-san...! Ecco...”-

“Chi sarebbe quella che dà grattacapi?! Mi hai forse presa per quel Moccioso di Gomma o per il Succo di Frutta qui presente?! Per tua informazione tutto questo macello è unicamente colpa sua!” puntualizzò la biondina separandosi dal maggiore con un brusco spintone e puntandogli contro un dito accusatore, il viso rosso dalla rabbia e dall’imbarazzo “Senza contare che se davvero avevi previsto che quest’idiota avrebbe combinato un’altra delle sue stronzate avresti potuto sforzarti un po’ di più e impedirgli di andarsene dal Tispenno!!! Per colpa tua ci ho impiegato tutta la mattinata e quasi metà pomeriggio per trovarlo!!!”

L’anziano si portò una mano alla folta chioma, sorridendo a disagio per quella reazione: “Come al solito non ti smentisci mai, eh...? Usare questi toni pure con il tuo maestro...”-

“Ehi, voi...” latrò ad un certo punto Sentomaru con tono minaccioso, interrompendo la loro discussione “Come osate ignorarci in questo modo?! Non cantate vittoria solo perché avete distrutto i miei due Pacifista!!!” urlò rabbiosamente prima di puntare gli occhi sanguinari sui marines ancora in piedi ma immobili “E voi che fate lì impalati?! Gli utilizzatori del Busou-Shoku vadano contro i due ‘fratelli D.’ e gli altri si concentrino sul Cavaliere del Mare! Muovetevi!!!” ordinò facendo roteare nuovamente la sua ascia e creando con essa una nuova spaccatura nel terreno “Al Re Oscuro ci penserò io fino a che non arriveranno Kizaru e altri Pacifista...!!! Questi non sono avversari da sottovalutare!!!”

“A-AGLI ORDINI!” annuirono in coro i soldati, prima di dividersi disordinatamente per combattere.

“Sbaglio o ha appena detto ‘Kizaru’...?!” domandò l’uomo-pesce rimettendosi in posizione di combattimento e respingendo prontamente gli ennesimi proiettili e cannonate diretti contro di lui.

“Merda! Perché tutto quello che dico succede veramente...?! Sono anche una veggente o cosa?!” imprecò Aoi ancor più nervosa sparando numerose gocce d’acqua simili a proiettili contro i suoi assalitori “Yarinami (Onda-Lancia)!”

“In casi normali il Branditore d’Ascia avrebbe fatto il possibile per sistemare da solo la situazione... Ma visto che stiamo parlando di un ex Shichibukai, del Comandante della Seconda Divisione di Barbabianca e di una ex assassina i provvedimenti consueti evidentemente non bastano!” spiegò l’ex braccio destro del Re dei Pirati senza riuscire a nascondere una sorta di orgoglio nel tono “Non mi aspettavo nulla di meno dai miei allievi!”

“Non c’è niente di cui essere felici, brutto vecchiaccio!!!” sbraitò invece inviperita la bionda “Se fosse stato per me mi sarei evitata tutto questo!!!” 

Ace non disse nulla e si limitò a far infiammare nuovamente i pugni spazzando via altri soldati con la mossa che l’aveva reso celebre, conscio del fatto che se soltanto fosse stato più cauto e avesse ascoltato con più attenzione le direttive di sua sorella non si sarebbero ritrovati in quella brutta situazione; non si erano nemmeno ricongiunti con Marco e gli altri nel Nuovo Mondo e già aveva causato a lei e Jinbē innumerevoli problemi...

“Dannazione... A cosa mi sono serviti questi due anni di allenamento...?! È stata solo colpa della mia sconsideratezza se il Babbo e tanti miei compagni ci hanno lasciati in quella maledetta guerra, e sempre a causa di ciò ho più volte messo le vite dei miei cari in pericolo... E adesso...?! Senza neanche essere tornati nel Nuovo Mondo ecco che si ripresenta la stessa identica situazione, in cui persone che non c’entrano e a cui io voglio immensamente bene vengono coinvolte nei miei disastri... Due anni fa mi ero ripromesso che non avrei mai più permesso alla mia irruenza di prendere il sopravvento trascinandovi dentro anche la mia famiglia, e invece... Dove e quando sarei cresciuto, in questi due anni?!”    

Una violenta pacca sulla schiena lo fece istantaneamente ritornare alla realtà, facendolo così voltare e specchiare nelle grandi iridi chiare di Aoi, la quale accennò ad un ghigno canzonatorio e fiducioso allo stesso tempo: “Beh?! Che è quella faccia disperata?! Non ti sarai già arreso, spero! Non hai detto tu che venderemo cara la pelle, Ace?”

Il moro sorrise appena nel sentirsi chiamare finalmente per nome, rivolgendole poi un’espressione colpevole: “Aoi... Io...”-

“Mi farai dopo le tue sentite scuse, stupido fiammifero lentigginoso! Ora vediamo di trovare un modo per darcela a gambe!” lo ammonì lei mutando le dita delle mani in grandi artigli liquidi e potenziando quegli ultimi con il Busou-Shoku “La mia avventura non è nemmeno iniziata, e di certo non ho intenzione di rinunciarci solo perché un ciccione, i suoi inutili cyborg e forse anche un dannato Ammiraglio vogliono metterci i bastoni fra le ruote! Che figura farei con Rufy, Sabo, il Babbo e tutti gli altri?”

Il sorriso del pirata si riaccese, fiero delle parole della sua sorellina e animato da un nuovo spirito di orgoglio, desiderio di libertà e altri sentimenti che non riuscì ad indentificare: “Hai ragione...! E io in quanto tuo nakama e soprattutto fratello maggiore ho il dovere di darti manforte, senza dimenticare che ho un onore di pirata e di Comandante di Barbabianca da difendere!”

“Ah, ah, ah! Questo è lo spirito, ragazzi!” si aggiunse anche Rayleigh facendo cozzare la sua spada con l’enorme scure dell’Ufficiale e trattenendolo senza problemi nonostante la differenza di stazza “Non avete più tempo da perdere qui! Ci penserò io a tenerli impegnati! Voi create un diversivo e andatevene!”

Pugno di Fuoco fece per replicare, contrariato, ma si zittì subito capendo che quella era l’unica alternativa per evitare ulteriori complicazioni in quel già rovinato piano di fuga: “Tanto stiamo parlando della spalla di quell’uomo inutile... Se dopo aver conquistato tutti i mari ha anche vissuto qui per così tanto tempo senza riportare ferite e senza essere catturato o ucciso da nessuno se la caverà senza problemi!”

“Giusto! Aoi-san, sbaglio o avevi pensato a un piano di fuga?!” chiese Jinbē con rinnovata fiducia.

“Sì...” annuì la sua pupilla squarciando selvaggiamente il petto di un nemico con un’artigliata “Solo che... come posso spiegarvelo in questa situazione...?! Oltretutto non lo definirei proprio un ‘piano’, vista la sua banalità... Niente garantisce che la sua riuscita ci dia il tempo sufficiente per scappare!”

“Un tentativo però non guasta, no?” ghignò ottimista il Comandante della Seconda Divisione sistemandosi il cappello “Sono qui ai tuoi ordini, sorellina!”

“Ben presto ti pentirai di queste parole, stupido Succo di Frutta casinista...!” affermò con tono fintamente sprezzante l’ex assassina felice del suo supporto “Allora d’accordo! Jinbē, chiama subito il tuo amico cetaceo e fallo emergere vicino a quegli scogli tra un minuto esatto, poi assieme ad Ace aiutami a spazzare via tutti i nemici più vicini! Dovremo essere perfettamente sincronizzati per far sì che il piano riesca!”

“Subito!”

“Non crediate che ve lo permetterò...! Non ve ne andrete vivi da quest’isola...!!!” replicò furibondo il Branditore d’Ascia applicando ulteriore pressione contro l’ex pirata, il quale portò indietro un piede per non lasciarsi sbilanciare.

“Mi dispiace contraddirti... ma non ti permetterò di ostacolare la partenza dei miei allievi! Si sono allenati proprio in vista di questo giorno, e pertanto meritano di riunirsi ai loro compagni. Tuttavia, se proprio vuoi fermarli... dovrai prima vedertela con me, e ti ci vorrà molto più impegno di quello che ci stai mettendo adesso per riuscirci!”

“Dannato vecchiaccio...!!!”

Intanto gli altri tre ricercati avevano scaraventato via con le loro tecniche una buona parte degli avversari rimasti, lasciando così attorno a loro un grande spiazzo vuoto e privo di ostacoli. Jinbē saltò rapidamente sugli scogli antistanti al mare e tirò subito fuori dal suo kimono un Baburī Sango, lo speciale corallo tipico della sua isola capace di creare bolle d’aria resistenti sott’acqua, mentre Aoi si allontanò di una trentina di metri dal fratello: “Ace! Lanciami contro il tuo ‘Hiken’! E che sia bello forte!”

“C-cosa?!” balbettò di rimando lo zolfanello colto di sorpresa dall’assurda richiesta.

“Fallo e basta!!!” gli ordinò perentoria lei senza dare spiegazioni.

“O-ok...! Allora vado...!” annuì il Comandante di Seconda ancora poco convinto, piegando l’arto infuocato all’indietro per poi scagliarlo in avanti generando un’enorme fiammata dalla forma vagamente simile a un pugno “HIKEN (Pugno di Fuoco)!!!”

La vampata si diresse velocissima verso la ragazza, la quale intanto divaricò le gambe alla larghezza delle spalle e inarcò di poco la schiena in avanti, unendo le dita eccetto il pollice della mano destra e piegandole tutte verso l’interno, formando la sagoma di una ‘bocca’ aperta. Quando le fiamme coprirono metà della distanza che li separava Aoi flesse indietro il braccio destro come aveva fatto il fratello poco prima, ed esattamente come lui anche l’ex mercenaria lanciò il suo attacco portandolo repentinamente in avanti, sprigionando un fortissimo getto d’acqua che parve assumere le sembianze di un serpente dalle grandi fauci spalancate: “Umihebi no Kama (Morso del Serpente Marino)!!!”   

“Ma che...?!”

“Che potenza...!”

“Quella è la mia allieva...!”

Le fiamme si scontrarono con violenza contro il grosso rettile liquido, il quale le inghiottì e si unì ad esse in una densissima coltre di vapore che fece perdere sia ai pochi soldati rimasti che ad un confuso Ace la sensazione spaziale: “Ma che diamine”-

All’improvviso una mano gelida tappò la bocca del pirata, mentre un’altra gli si avvinghiò al braccio facendolo di reazione divincolare per liberarsi, ma appena sentì una voce nell’orecchiò capì: “E smettila di agitarti...! Sono io...!” gli bisbigliò infatti Aoi facendo scendere la mano con cui gli aveva preso il bicipite fino al suo polso, afferrandolo saldamente “Non so per quanto la cortina di vapore durerà, quindi dobbiamo approfittarne immediatamente...!”

“M-mh...!” mugolò solo Pugno di Fuoco, sorpreso sia dall’immediatezza con cui la ragazza l’aveva trovato in quella densa nebbia sia per il perfetto tempismo con cui il piano stesso era stato diretto “La mia sorellina mi sorprende sempre di più!”  

“Una nube di vapore?! Quindi era questo il suo piano! Quella maledetta!!!” sentirono imprecare entrambi in una direzione per Ace imprecisata ma per Aoi molto chiara. Entrambi però continuarono a correre in silenzio verso la scogliera su cui l’uomo-pesce li stava aspettando, trovandolo così in groppa a un essere che in un primo momento Pugno di Fuoco faticò ad identificare, ma che poi riconobbe essere lo stesso giovane esemplare di squalo-balena che ai tempi li aveva riportati ad Amazon Lily dopo la loro visita alla tomba del Babbo.

D’un tratto, la voce del vecchio Rayleigh risuonò tonante nella foschia di vapore: “Dimostrate a tutti chi siete e fatevi valere anche nel Nuovo Mondo, figlioli!!!”

I giovani ricercati si fermarono per qualche istante, comprendendo che quello era il saluto che il loro maestro aveva voluto porgere loro prima della partenza, ed entrambi si sentirono subito leggermente amareggiati dal poco tempo che avevano trascorso con lui da quando erano sbarcati a Sabaody quello stesso giorno; nessuno dei due aveva pensato che avrebbero salutato il loro mentore in modo così frettoloso, senza avere nemmeno il tempo di ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per loro e per Rufy, e solo il destino avrebbe deciso se e quando farli rincontrare.

Nonostante quella spiacevole sensazione né Ace né Aoi ebbero dubbio che il tempo per indugiare fosse finito: quella era la loro ultima opportunità per lasciare quel dannato arcipelago senza causare ulteriori problemi a lui e a Shakky, pertanto entrambi alzarono le mani libere chiuse a pugno verso il cielo, certi che lui li avrebbe visti anche in mezzo a quella nebbia artificiale, rispondendo in coro un convinto: “SÌ!!!”

“Dannazione! Stanno scappando!!!” imprecò Sentomaru distraendosi e dando così modo al Re Oscuro di farlo indietreggiare di qualche passo.

“Non dovresti distrarti così, ragazzo. Il tuo avversario è ancora qui davanti a te!”

“Maledetto...!!!”

Una volta raggiunti gli scogli Aoi lanciò letteralmente il moro sul dorso del cetaceo e si buttò a sua volta sopra quell’ultimo, dando così modo a Jinbē di creare con il Baburī Sango una bolla d’aria sufficientemente grande e resistente, dopodiché diede all’uomo-pesce il permesso di partire. Il Cavaliere del Mare impartì telepaticamente all’animale le nuove istruzioni da seguire, e appena un attimo prima che la coltre di vapore si diradasse completamente la bestia s’immerse del tutto, lasciando rapidamente la terraferma e il caos generale presente su di essa.

“Quei dannati...!!! Se solo PX-8 e PX-9 non fossero stati distrutti avremmo potuto tentare un ultimo bombardamento sott’acqua... E invece...!!!”

“Mi spiace che ti sia andata male, Branditore D’Ascia... ma per nulla al mondo avrei permesso a qualcuno di ostacolare la partenza di quei due ragazzi! Hanno ancora tanto da dimostrare a questo mondo, e il loro cammino non poteva di certo terminare qui!” sorrise l’ex pirata con un bagliore di orgoglio e soddisfazione negli occhi “D’altronde sono i miei cari allievi!”

“Rayleigh...!!!” ringhiò soltanto l’Ufficiale soffocato dall’ira “E quel dannato vecchiaccio di Kizaru dove diamine è?! Sarebbe dovuto essere qui da un pezzo, ormai!!!”

“Finalmente potrete ricongiungervi ai Pirati di Barbabianca e tu potrai coronare il tuo sogno di diventare pirata, Aoi-chan... Però... presto arriverà il momento in cui dovrai affrontare l’enorme peso del tuo passato e le persone legate ad esso... È solo questione di tempo, ormai...” si disse il Re Oscuro alzando lo sguardo verso una mangrovia lontana, il sorriso leggermente affievolito.

Proprio su quella pianta, in quel momento, una misteriosa ombra lì appostata sparì nel nulla. 

Angolo dell’Autrice:
Cari lettrici e lettori,
vorrei porgervi le mie più sincere scuse per quest'assenza durata più di nove mesi. Ho deciso fin dal momento in cui ho ripreso in mano questa storia che non avrei cercato giustificazioni, perché per quanto per molti di voi esse possano sembrare comprensibili niente toglie il fatto che più volte, in momenti di totale libertà e addirittura di ‘noia’, io abbia preferito fingere di non pensare a quanto tempo fosse passato dal mio ultimo aggiornamento e abbia ovviato il ‘problema’ con un semplice ‘ci penserò domani o nei prossimi giorni’, lasciando così che i giorni diventassero settimane e che le settimane diventassero mesi. Nove mesi sono tanti, tantissimi, e se penso che me ne sono serviti così tanti per ultimare un singolo capitolo che ho iniziato ancora nel 2015 mi viene un nodo allo stomaco. Magari a chi sta leggendo questo 'angolo' (se non l'ha già chiuso) le mie sembreranno parole finte e di convenienza, ma, per quanto le parole scritte possano far trasparire i sentimenti di chi è dietro il monitor del computer, vi assicuro che non è così. Per chi mi conosce bene sa (o spero sappia) quanto io tenga a questo progetto, che è per me oltre che una forma di espressione anche una parte di me. Voglio davvero continuare e portare a termine questa storia, finire di creare un 'mondo' che faccia emozionare non solo me che lo creo ma soprattutto le persone che vogliono 'entrarci', e questo lo sa bene un mio carissimo amico nonché il mio unico 'Onii-chan' di EFP, 
Baris D Lawrence, che non ha mai smesso di credere in me e che ha continuato ad incoraggiarmi e a farmi dei doni che non sento ancora di meritare (grazie infinite, Onii-chan ç_ç!!!). 
Ci sarebbero ancora un po' di cose che vorrei dirvi, ma preferisco terminare qui questo decisamente patetico 'angolo delle scuse' per il quale probabilmente andrò in odio ad un po' di persone (io stessa detesto questi discorsi che sembrano fatti unicamente per ricevere compassione, ma mi sentivo davvero in dovere di scusarmi con tutti quelli che ho deluso, anche se solo in minima parte). Pertanto mi scuso ancora sinceramente per questo torto, nella speranza che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e che vogliate continuare a sostenermi in questa 'avventura' qual è la mia Fanfiction. 
Grazie infinite dell'attenzione e alla prossima.
Sora_D_Aoi

 

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Capitolo 6
*** 5: Ecco l'Isola degli Uomini-Pesce! - Il Mermaid Café e le Previsioni di Madame Shirley ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Dopo essersi finalmente ricongiunti sull’Arcipelago Sabaody, i fratelli Portgas D. Ace e Sora D. Aoi sono costretti ad affrontare alcuni soldati della Marina, che dopo un incidente in una locanda del Grove 17 avvenuto involontariamente per mano di Ace si sono messi al loro inseguimento. 

In seguito ad un combattimento dagli esiti largamente favorevoli Aoi decide di optare per la fuga, in quanto teme l’arrivo di Sentomaru e di un Ammiraglio che rappresenterebbero un ulteriore ostacolo alla loro già ritardata partenza.

Una volta raggiunto il Grove sulla costa dove Jinbē li stava aspettando, però, i tre fuorilegge sono costretti a respingere altri marines e due Pacifista comandati proprio dal Branditore d’Ascia, divenuto in quei due anni un Ufficiale della Marina.

Fortunatamente in loro soccorso arriva il Re Oscuro Silvers Rayleigh, il quale sconfigge facilmente i due cyborg e dà loro l’opportunità di mettere in atto il piano di fuga pensato da Aoi, ovvero una densa nube di vapore creata dall’unione di una sua tecnica con il ‘Pugno di Fuoco’ di Ace.

Sfruttando così la confusione generale, i due fratelli D. e il Cavaliere del Mare riescono finalmente a lasciarsi l’Arcipelago Sabaody alle spalle e si dirigono all’Isola degli Uomini-Pesce, dove la Prima Divisione di Barbabianca li attende.  


 - ECCO LISOLA DEGLI UOMINI-PESCE!
IL MERMAID CAFÉ E LE PREVISIONI DI MADAME SHIRLEY

*PROFONDITÀ MARINE, -7000 METRI CIRCA*

Si stiracchiò lentamente, sistemando meglio le mani sotto la nuca e piegando una gamba sopra l’altra, alla ricerca della posizione ideale per cadere in un dormiveglia ristoratore, cosa non facile vista la pelle ruvida e coriacea del loro ‘mezzo di trasporto’.

Dopo diversi tentativi trovò la postura a lei più congeniale per rilassarsi, ma fu proprio quando riuscì a lasciarsi andare che un ennesimo sbuffo seccato raggiunse le sue sensibili orecchie, facendole aprire pigramente un occhio per spiarne furtivamente la causa in quel momento girata di spalle.

Con grande pazienza riabbassò la palpebra e cercò di godersi il piacevole rumore provocato dalle incredibili varietà di pesci che nuotavano libere e aggraziate attorno a loro, fino a che un nuovo sospiro fin troppo pesante non richiamò ancora la sua attenzione, facendola sbuffare silenziosamente a sua volta.

“Uffa...! Ma i viaggi sott’acqua sono davvero così pallosi?! Non c’è niente da fare!” proruppe alla fine Hiken no Ace interrompendo definitivamente il silenzio creatosi poco dopo la partenza e giocherellando distrattamente con la punta infuocata dell’indice, unica fonte di luce nell’oscurità degli abissi “Morirò di noia prima ancora di arrivare, senza contare che comincio ad avere fame! Quanto manca, Jinbē?”

“Più o meno due ore, Ace-san... A causa delle numerose correnti ascensionali e discensionali lo squalo-balena non può andare alla sua massima velocità e nemmeno procedere in linea retta: se lo facesse ci sfracelleremmo contro qualche roccia o finiremmo in qualche vulcano sottomarino.” gli spiegò pazientemente l’uomo-pesce “Se avessimo avuto una nave avremmo potuto tentare di prendere delle correnti discensionali per accelerare, ma visto che non è così e che sia tu che Aoi-san avete i poteri di un Frutto del Diavolo sarebbe un guaio se qualcosa dovesse andare storto e la bolla del Baburī Sango si rompesse... Prenderemo una di quelle correnti quando saremo abbastanza vicini alla meta, in modo da non correre troppi rischi. Abbi ancora un po’ di pazienza.”

“Mh...” mugolò il Comandante di Seconda ancora poco convinto “Ma tu non puoi nuotare grazie ai tuoi poteri, sorellina?”

Aoi sbuffò di nuovo, scocciata per essere stata coinvolta in quella discussione secondo lei superflua: “No. I miei poteri mi permettono solo di spostarmi attraverso i flussi d’acqua, ma come ha detto Jinbē le correnti sottomarine sono fortemente instabili e violente, e se finissi anche per una sola goccia in un flusso troppo forte verrei letteralmente portata via e finirei chissà dove.” replicò annoiata riaprendo l’occhio chiuso poco prima “Oltretutto a causa della salinità dell’acqua marina posso mantenere la totale forma liquida solo per un limitato periodo di tempo, oltre il quale affogherei.”

“Capito... Uff...! Che noia...”

La biondina non disse altro e si mise seduta, rassegnatasi al fatto di aver perso sia il leggero sonno di poco prima sia la voglia di provare a dormicchiare nonostante fosse stanca e abbastanza di cattivo umore, un po’ per tutti gli imprevisti che avevano ritardato di parecchie ore la loro partenza e un po’ perché sotto sotto si sentiva tesa: non dubitava che Marco e gli altri l’avrebbero accolta a braccia aperte e avrebbero fatto il possibile per farla sentire subito a suo agio come nuovo membro dei Pirati di Barbabianca, ma non aveva idea di come e quanto la sua vita sarebbe cambiata dal loro ricongiungimento sull’Isola degli Uomini-Pesce, senza contare che tutti gli avvenimenti di quegli ultimi due anni avrebbero reso il loro viaggio per mare molto difficile.

Ormai le isole una volta sotto la protezione del Babbo erano finite nelle grinfie degli altri Imperatori o nel mirino dei pirati più ambiziosi, e anche la situazione all’interno della Marina era drasticamente cambiata, a cominciare dalla nomina di quel bastardo di magma a nuovo Grand’ammiraglio in seguito alle dimissioni di Sengoku e alla battaglia tra lui e Aokiji su Punk Hazard, dopo la quale l’Ammiraglio di ghiaccio pareva aver abbandonato il suo titolo; perfino la formazione degli Shichibukai si era modificata, e due dei tre posti liberatisi erano stati occupati da quel buffone di Bagy il Clown e da Trafalgar Law, la cui insolita scelta aveva lasciato la ragazza basita appena l’aveva saputo: non aveva idea del perché quel chirurgo da strapazzo avesse addirittura inviato cento cuori di pirati a Marineford pur di convincere il Governo a concedergli un posto in quel ristretto gruppo, ma il suo istinto l’aveva convinta che dietro ci fosse qualcos’altro, qualcosa di molto grande per il quale prima o poi si sarebbe sentita in dovere di intervenire.

I fattori che però la preoccupavano maggiormente erano altri due: il primo era rappresentato dal riconoscimento, avvenuto un anno prima, di quel bastardo di Barbanera come nuovo Imperatore, fatto di cui Ace sembrava essere all’oscuro, mentre il secondo era più una brutta sensazione, il presentimento che molto presto qualcosa di grande e pericoloso si sarebbe mosso e le avrebbe fatto rivivere momenti spiacevoli e dolorosi. Sapeva bene a cosa e a chi avrebbe potuto attribuire quella particolare preoccupazione, ma sperava in cuor suo di sbagliarsi.

“In fin dei conti, però, non mi dovrei sorprendere così tanto se succedesse davvero. Ora ho una taglia sulla testa, e il mio ufficiale ritorno in circolazione come Pirata di Barbabianca di certo non migliorerà le cose. E poi... so bene che presto o tardi dovrò affrontare i fantasmi del mio passato. Mi è già andata di lusso aver trascorso sei anni in quasi ‘tranquillità’, non posso sperare di non incontrarli almeno una volta nei miei futuri viaggi...”

Una mano calda e grande sulla spalla la riportò alla realtà, e il sorriso sincero ma leggermente perplesso di suo fratello la tranquillizzò un po’: “Tutto a posto...? Mi sembravi pensierosa...”

“Ah... Sì, sì... Non è niente. Non preoccuparti.” lo rassicurò lei con un tono però ben poco convinto “Mi stavo solo chiedendo quali e quanti cambiamenti mi aspetteranno una volta che ci saremo riuniti agli altri...”

A quell’affermazione il sorriso di Pugno di Fuoco si accese, e istintivamente cinse le spalle della minore con il braccio robusto, ottenendo così la sua piena attenzione: “Beh, sicuramente ti accoglieranno con una bella festa di benvenuto! Hai fatto tanto per me e per loro ancor prima che decidessi di unirti ufficialmente a noi, quindi vorranno certamente celebrarti! Sono quasi certo che ci saranno anche le ciurme nostre alleate desiderose di conoscerti meglio! Ormai sei una di famiglia, sorellina!”

“E io che speravo di potermi riposare una volta arrivata...” sospirò fintamente rassegnata la biondina, cercando di nascondere un debole ghigno di soddisfazione e felicità “Però... quale sarà il mio ruolo? Voglio dire, a parte voi Comandanti ricordo che quando sono stata sulla Moby Dick per la prima volta tutti facevano un po’ tutto, dandosi i turni e cose così... Non c’è una divisione dei compiti?”

Prima di risponderle Ace ci pensò su, alzando il capo e corrugando le sopracciglia nel tentativo di concentrarsi: “Beh... dipende dai casi... insomma, per quanto riguarda i cuochi, i medici e i navigatori ogni Divisione fa affidamento su compagni esperti in materia, mentre ad esempio per le riparazioni, le pulizie e la guardia si organizzano dei turni e ci si dà il cambio dopo un determinato periodo di tempo.” le illustrò “Ricorda che siamo una grande famiglia, quindi la cooperazione di tutti è fondamentale. Per quanto riguarda te... avevi in mente un compito o un ruolo che ti piacerebbe assumere?” le chiese poi senza perdere il sorriso.

A quel punto fu lei ad aggrottare le sottili sopracciglia chiare: “Mi stai dicendo che posso scegliere...? Non hai appena detto...”-

“Lascia perdere quello che ho detto! Non dimenticarti che sono un Comandante, quindi non ho dubbi che se chiederò io per te avrai la mansione che desideri! Sei la sorellina di un pezzo grosso, in fin dei conti!” si vantò Pugno di Fuoco battendosi orgoglioso il pugno sui solidi pettorali.

“Quanta modestia...!” commentò sarcasticamente la giovane ricercata, prima di prendersi il mento tra pollice e indice e riflettere: “Comunque... se davvero posso scegliere... Voglio fare il mozzo!” dichiarò convinta dopo qualche secondo, facendo cadere suo fratello a gambe all’aria per la sorpresa; anche il Cavaliere del Mare si girò di scatto a quell’affermazione, osservandola palesemente sorpreso ma anche leggermente divertito: ancora una volta la sua allieva era riuscito a sorprenderlo.

“C-come sarebbe a dire il mozzo?! Con le tue doti e la tua intelligenza pensavo volessi fare la vedetta o la navigatrice, o anche la cuoca o l’infermiera, non un lavoro così... umile!”

“Beh, che c’è di male a voler fare un lavoro umile? Anche i mozzi sono importanti in un equipaggio, cosa credi? E poi mi sembra giusto, visto che a conti fatti sono una novellina nel mondo della pirateria! Senza contare che addirittura quella Testa di Papavero di Shanks ha iniziato così la sua vita per mare, e guarda dov’è ora!”

“Questo lo so, ma...”-

“Niente ‘ma’! Sbaglio o mi hai detto tu che potevo scegliere? Ebbene, io voglio fare il mozzo! Discorso chiuso!” tagliò corto Aoi incrociando altezzosa le braccia al petto, facendo rilassare a sua insaputa sia Ace che Jinbē: sebbene entrambi non avessero detto niente il comportamento taciturno che la ragazza aveva assunto poco dopo la loro fuga li aveva impensieriti, e rivedere di nuovo in lei la sua solita grinta era un sollievo per tutti e due.

Il Comandante della Seconda Flotta di Barbabianca sospirò, per poi scompigliarle amorevolmente i capelli e asserire fintamente sconsolato: “Ah... se è proprio quello che vuoi... Sappi però che i nostri nakama non sono certo famosi per essere puliti ed ordinati, e anche quando ci provano il tutto dura al massimo mezza giornata! Avrai parecchio da lavorare!”

“Lo terrò a mente! E ora lasciami e smettila di toccarmi i capelli, Succo di Frutta!” ringhiò infastidita l’ex mercenaria scacciando il moro con una spinta che lo fece cadere a pancia in su sul dorso dello squalo-balena.

“Ingrata! L’ho fatto per farti sentire tutto il mio affe...” biascicò lamentoso lo zolfanello prima di cadere vittima di uno dei suoi soliti attacchi di narcolessia, riempiendo con il suo russare profondo e alcuni mugolii sconnessi la bolla che permetteva loro di respirare.

La Vendicatrice degli Abissi sospirò, lanciando al fratello addormentato uno sguardo a metà tra la sufficienza e la rassegnazione: “Sei proprio un caso senza speranze, Succo di Frutta... Non oso immaginare quanti problemi mi causerai...” mormorò tra sé e sé, prima che un sorriso quasi dolce le si dipingesse sulle labbra e un qualcosa che nemmeno lei seppe identificare la spingesse a sedersi a gambe incrociate vicino a lui.

La sua attenzione si fermò sulle guance costellate da quelle piccole e buffe lentiggini, le quali anche in quel volto più maturo e ‘vissuto’ erano sufficienti per conferirgli ancora quell’aria da bambino ribelle e attaccabrighe che aveva conosciuto dodici anni prima. Era così che quel fiammifero dallo stomaco senza fondo e l’assurda attitudine a cacciarsi nei guai le si era impresso al loro primo incontro, e rivedere in lui gli stessi particolari in qualche modo le faceva piacere: era un segno, seppur piccolo, che quel breve periodo di felicità nella sua disastrosa infanzia non era stato frutto della sua fantasia.

Fu il sentirsi addosso lo sguardo del suo maestro che le impedì di perdersi nei suoi ricordi e di pizzicare dispettosamente le gote del moro, e l’espressione intenerita che scorse sul suo viso appena alzò lo sguardo la fece arrossire appena: “... C-che diamine hai da guardarmi così, panzone...?!”

“Nulla... Sono solo felice che almeno uno dei desideri del Babbo si sia avverato.” replicò l’uomo-pesce piegando ulteriormente gli angoli della grande bocca verso l’alto “Inoltre mi fa piacere vederti finalmente rilassata dopo tanto tempo. Anche durante il tuo periodo di allenamento con me mi sembravi spesso tesa e pensierosa, e sebbene abbia avuto più volte l’istinto di chiederti che cosa ti tormentasse mi sono sforzato di desistere ogni volta, in parte perché non volevo farmi gli affari tuoi e in parte perché sapevo che non mi avresti detto nulla, se te l’avessi chiesto. Ormai ti conosco abbastanza da sapere che se ti volessi confidare lo faresti e basta.”

“Davvero sono così... chiusa...?” domandò la biondina leggermente sorpresa, oltre che ancora imbarazzata.

“Chiusa è diminutivo! Diciamo pure che sei ermetica!” cercò di sdrammatizzare l’ex Shichibukai beccandosi così un’occhiataccia da parte della sua allieva “Ma non ti posso biasimare per questo, affatto. Dopo un passato come il tuo chiunque assumerebbe un atteggiamento simile. Voglio però ricordarti una cosa, Aoi-san: tu non sei più sola, e non lo sarai mai più. Non mi riferisco solo a Ace-san e a Rufy-Kun, ma anche a me, a Rayleigh-san, ai Pirati di Barbabianca, alle Kuja e anche ad Akagami! So che dopo tutto quello che hai vissuto l’ultima cosa che vuoi è coinvolgere le persone a te care nei tuoi problemi, ma a lungo andare tenerti tutto dentro potrebbe essere nocivo non solo per te, ma anche per chi ti circonda.”

Aoi continuò a guardare il viso addormentato di Pugno di Fuoco, con una leggera malinconia che stava prepotentemente cercando di farsi spazio in lei; non disse nulla e continuò ad ascoltare quel pirata che di atrocità ne aveva viste tante nella sua vita, certa che se anche in quel momento le fossero parse incomprensibili, quelle parole le sarebbero state di aiuto nei momenti futuri.

Infatti il Cavaliere del Mare continuò, sicuro che la sua pupilla non avesse perso una sillaba: “Non ti sto chiedendo di ostentare al mondo intero i tuoi pensieri e le tue emozioni, ma solo di provare a confidarti almeno con chi è davvero degno della tua fiducia... Anche solo piccole cose... So che quando al nostro primo incontro mi raccontasti la tua storia omettesti le parti più dolorose, e anche se ai tempi non avevo il diritto di immettermi nella tua vita quel tuo sguardo triste e ferito mi fece pensare a molte cose, e non poter fare nulla per te in quel momento fu davvero frustrante... Per questo te lo chiedo, sia come tuo maestro che soprattutto come amico: non pensare più di dover combattere da sola. Hai tante persone che ti vogliono bene e che farebbero di tutto per te, quindi non tenerti tutto dentro e fidati di loro.”

Istintivamente le mani della ragazza si chiusero a pugno, facendo così tanta pressione che le nocche divennero bianche e solo per poco le unghie non le penetrarono nella carne; prese un profondo respiro, preda di un’ansia dalla causa a lei sconosciuta, mentre innumerevoli pensieri tornarono a vorticare in modo confusionario nella sua mente. Erano ricordi, ricordi della sua infanzia segnata perlopiù da dolore e solitudine e alleggerita soltanto dal breve periodo passato con i suoi fratelli: soltanto le immagini di quei volti infantili e sorridenti che conosceva a memoria le avevano permesso di non morire di tutti gli stenti e le torture a cui era stata sottoposta come apprendista dei Cavalieri Fantasma, e solo il disperato desiderio di rivederli almeno una volta l’aveva spinta ad uccidere per la prima volta a soli nove anni, rendendola allo stesso tempo partecipe del crudele ‘gioco’ della natura, in cui si è prede o predatori.

Uccidere per non venire uccisi: quella era stata la prima cosa che le avevano insegnato.

Deglutì a forza sentendosi la gola secca e quasi bruciante, e con dei profondi respiri si convinse a calmarsi e a tornare in sé. Non aveva senso a pensare a quei brutti momenti, e se Jinbē le aveva fatto quel discorso certamente non era stato per farla reagire così: doveva pensare alla nuova vita che le si sarebbe prospettata una volta raggiunti Marco e gli altri, e soprattutto alle grandi avventure che avrebbe vissuto dopo tutti quegli anni passati solo a desiderarle.

Si ricordò in quel momento che non aveva ancora risposto al suo maestro, il quale la stava osservando in silenzio con un’espressione leggermente tesa, conscio di averla probabilmente turbata. Aoi si sforzò allora di sorridere, guardando l’uomo-pesce dritto negli occhi e asserendo: “Credo di aver capito perché mi hai fatto questo discorso, Jinbē, e stai certo che mi ricorderò delle tue parole. Come hai detto tu è nella mia natura cavarmela da sola e tenere lontane le persone che amo dalle mie preoccupazioni, e attualmente non mi sento ancora pronta a confidare tutte le mie paure, nemmeno ad Ace... ma sapere che quando arriverà il momento avrò davvero qualcuno di cui fidarmi è rassicurante.” ammise sincera “So che dovrò affrontare molti ostacoli una volta arrivata nel Nuovo Mondo, e so anche che la completa fiducia nella mia nuova ciurma sarà indispensabile per poterli superare, quindi farò del mio meglio per aprirmi con i miei nakama il prima possibile.”

A quelle parole il Cavaliere del Mare si sentì un po’ più rincuorato e fiero di aver visto, almeno in parte, quella ragazza così forte e indipendente crescere accanto a lui: fin da quando gli si era presentata davanti in ginocchio per farsi insegnare le basi del Gyojin Karate Aoi ci aveva messo poco a diventare degna della sua fiducia e della sua amicizia, e anche se non gliel’avrebbe mai detto col passare degli anni Jinbē aveva sviluppato una sorta di istinto paterno nei suoi confronti. Aveva imparato a volerle un bene sincero, diverso da quello che aveva provato e provava ancora per la sua ciurma, per il vecchio Barbabianca e per quei due scapestrati di Ace e Rufy, e nel profondo quel sentimento gli aveva sempre fatto temere il giorno della sua partenza; sapeva bene che la sua allieva non l’avrebbe mai deluso e che anzi, con la sua forza e la sua abilità l’avrebbe reso ancor più orgoglioso di lei, ma quella consapevolezza non era sufficiente per placare del tutto le sue preoccupazioni.

Nonostante i sentimenti contrastanti l’uomo-pesce tornò a sorriderle, deciso ad evitare che i suoi dubbi potessero raggiungerla dopo che finalmente pareva aver ritrovato la calma, affermando: “Sono felice di sentirtelo dire, Aoi-san... So per certo che non mi deluderai! Piuttosto... ormai manca poco! Cerca di svegliare Ace-san, a breve ci saranno lievi turbolenze.”

“La fai facile! Comunque credo di avere un’idea.” sogghignò maligna l’ex mercenaria, mettendo una mano sotto la testa pesante del fratello e avvicinandola a sé. Irrigidì l’altra mano, e in pochi secondi scagliò un’autentica raffica di ceffoni sul viso dell’ignaro pirata, il quale si svegliò di soprassalto confuso e con le guance gonfie e doloranti.

“Aoi-san...!” la riprese il Cavaliere del Mare leggermente contrariato.

“Cosa? Mi hai detto tu di svegliarlo!”

“P-perché diamine l’hai fatto...?!” farfugliò Pugno di Fuoco con la voce ancora impastata e faticando a parlare per via delle gote tumide e quasi violacee.

“A breve ci saranno delle turbolenze e Jinbē mi ha chiesto di svegliarti.” replicò la giovane scrollando le spalle con indifferenza, come se non avesse fatto nulla di male.

“Esistono modi molto più umani per svegliare la gente!” replicò piccato lo zolfanello, massaggiandosi la pelle arrossata “Le mie povere guance...”

“Quanto sei lagnoso...” lo liquidò la bionda infilandosi poco finemente il mignolo nell’orecchio e tirandone fuori l’indesiderato contenuto, per poi aggrapparsi ad una delle escrescenze sul dorso del cetaceo “Pensa piuttosto ad aggrapparti, perché io non ho intenzione di venire a soccorrerti di nuovo.”

“Perché dovrei...”-

Il forte rumore di quella che sembrava una cascata lo interruppe, ma quando Ace si rese conto di che cosa stava per accadere era già troppo tardi.

§
 
*ISOLA DEGLI UOMINI-PESCE, UN’ORA E MEZZA DOPO*

Era un tranquillo fine pomeriggio sull’Isola degli Uomini-Pesce, e nonostante la giornata stesse giungendo al termine le innumerevoli varietà di creature che costituivano i suoi abitanti affollavano ancora le strade, creando un vivace e colorato andirivieni e donando al luogo un’atmosfera spensierata e sicura.

Tuttavia non ci volle molto perché due particolari individui divenissero l’attrazione della via principale, soprattutto per gli incomprensibili e quasi inquietanti mugugni provenienti da uno di loro. A renderli ancora più interessanti fu non solo la constatazione che entrambi fossero umani in carne ed ossa, ma anche il fatto che i loro volti fossero ben noti alla maggior parte dei presenti, fortunatamente entrambi in senso positivo.

Camminavano attaccati, il più piccolo reggendo faticosamente per le spalle l’altro e quell’ultimo con la faccia talmente pallida da sembrare trasparente, ma ciò che li accomunava era l’espressione stravolta dipinta sui loro visi; a dispetto della loro condizione però il più grande non aveva ancora smesso di brontolare con tono stanco cose incomprensibili, e fu evidente quasi a tutti che quel fattore stesse peggiorando il già cattivo umore del suo compagno.

Anzi, compagna.

“... E smettila di lagnarti!!!” proruppe difatti all’improvviso la Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi, facendo sobbalzare alcuni dei presenti “Se ti fossi tenuto saldamente come ti avevo detto non sarebbe successo! Mai una volta che mi ascolti, stupido Succo di Frutta raffermo! Dovresti già essermi grato di averti ripreso in tempo prima che finissi chissà dove negli abissi!”

“N... N-non è stata colpa mia...” si giustificò a fatica Hiken no Ace barcollando come un ubriaco “I-io... mi stavo tenendo... Ma poi... tutte quelle curve e quei movimenti bruschi mi hanno fatto venire la nausea... e ho allentato involontariamente la presa...”   

“Ma se la corrente era quasi tutta in rettilineo! E poi quando mai si è sentito di un pirata col mal di mare?! Ah...! Lasciamo perdere! Quantomeno finalmente siamo arrivati! Ecco il Mermaid Café!” affermò la giovane osservando attentamente la grande e pittoresca costruzione davanti a loro “Perché poi Jinbē abbia tanto insistito per farci passare da Madame Shirley anziché andare direttamente con lui alla Foresta Marina è un mistero! Capisco che sia un’ottima indovina e che avere una vaga idea di cosa ci aspetta nel Nuovo Mondo possa tornarci utile, ma ciò non toglie che siamo già in ritardo stratosferico! Quel panzone blu... Mi chiedo che cos’abbia... È da un po’ che si comporta stranamente...”

“Non ci credo, è proprio lei! Aoi-chin...!!!” chiamò una voce femminile con tono squillante, facendo voltare entrambi i pirati e sorridere subito la bionda.

“Kayme!” esclamò entusiasta la Vendicatrice degli Abissi mollando la presa su suo fratello malconcio facendolo così rovinare a terra, mentre una giovane donna si avvicinò a loro col sorriso sulle labbra, dando modo al povero pirata dolorante di osservarla.

Era una ragazza magra e formosa, con la pelle chiara e i capelli insolitamente verdi acconciati in un caschetto; i grandi occhi dal colore violaceo erano molto luminosi e avevano uno sguardo molto socievole ed espressivo, così come le labbra carnose in quel momento rivolte verso l’alto. Indossava una canotta nera firmata ‘Crimin’, marca divenuta molto nota in quell’ultimo periodo, una collanina di perle rosa-rosse e un semplice braccialetto azzurro chiaro al polso.

Ciò che però lasciò per un attimo Pugno di Fuoco senza parole fu la lunga e sgargiante coda di pesce rosa che la fanciulla aveva al posto delle gambe: sapeva che le sirene esistevano e che vivevano proprio sull’Isola degli Uomini-Pesce, ma sebbene non fosse la prima volta che vi metteva piede non ne aveva mai vista una da così vicino, motivo per cui ne rimase impressionato.

Intanto quella si era messa a chiacchierare animatamente con sua sorella, probabilmente senza essersi nemmeno accorta della sua presenza: “Per fortuna ti ho trovata! Temevo fossi già partita con la tua nuova ciurma... Mi sarebbe dispiaciuto molto non poterti salutare, ma fortunatamente ho fatto in tempo! Che cosa ti porta qui al Mermaid Café? Forse volevi un’ultima fetta della nostra torta prima di partire?”

“No, non proprio... Siamo venuti qui su insistenza di Jinbē: dice che le predizioni di Madame Shirley potrebbero esserci di supporto per il futuro, e così...”

“Davvero?! Sarò felice di accompagnarti, allora!” si offrì la graziosa creatura continuando a parlare al singolare, confermando al moro che non l’aveva per niente notato “Dovrebbe essere ancora dentro!”

“Ehm... Non vorrei intromettermi...” intervenne educatamente lui alzandosi a fatica avvicinandosi al duo “Ma non potresti fare le presentazioni, sorellina...? Sono leggermente confuso...”

“Ah, già...! Questa è Kayme, una sirena che ho conosciuto poco dopo che sono arrivata qui con Jinbē. Lavora proprio qui nel Mermaid Café! Kayme, lui è Portgas D. Ace, fratello mio e di Rufy e Comandante della Seconda Flotta di Barbabianca.” li presentò reciprocamente, mentre i due si strinsero la mano.

“E così tu sei Ace-chin! Aoi-chin mi ha tanto parlato di te! Sono felice di poterti conoscere di persona!” sorrise amichevole la sirena, prima di fare una faccia agghiacciante con gli occhi quasi fuori dalle orbite e la bocca spalancata “AH! Non ti avevo minimamente notato!!! Quanto sono stupida!!! SCUSAMI!!!”

“N-non preoccuparti! Non è nulla di grave!” cercò di calmarla lui, più che altro infastidito dalla voce troppo alta e da quell’espressione anormale “Il piacere è mio, comunque! Però aspetta... Kayme... Kayme... questo nome non mi è nuovo...” notò nuovamente perplesso “Eppure sono certo che questa sia la prima volta che ci incontriamo...”

“Probabilmente te ne ha parlato Rufy: lui e la sua ciurma l’hanno conosciuta a Sabaody due anni fa. Io ho capito chi era proprio perché me ne aveva parlato lui.” gli spiegò Aoi, facendogli illuminare gli occhi come ogni volta che si parlava del loro fratellino o di carne.

“Davvero?!”

“Già!” confermò la diretta interessata tornata ‘normale’ “Rufy-chin e i suoi amici hanno aiutato davvero tanto sia me che i miei amici Pappagu e Hacchi! Devo molto a tutti loro!”

“Capisco... Certo che il mio fratellino ne ha di conoscenze!”

“Che ne dite di entrare? Possiamo continuare a parlare dentro al Café, magari davanti ad una fetta di crostata di mozuku* e una tazza di tè!” propose allegra la giovane sirena “In realtà stavamo per chiudere, ma visto che siete miei amici non credo che Madame Shirley si arrabbierà se vi faccio entrare comunque!”

“Volentieri, grazie, anche se devo rifiutare la tua fetta di torta... Sai com’è, non ho molta fame e mi spiacerebbe avanzarla...” disse vaga la Vendicatrice degli Abissi, non avendo il coraggio di ammettere che la prima e ultima volta che aveva mangiato quella crostata le era venuto un atroce mal di stomaco che le era durato per quattro giorni “Mi basta una tazza di tè...!”

“Oh... d’accordo, allora! E tu, Ace-chin? Vuoi qualcosa da mangiare?” guardò allora Ace, mentre tutti e tre varcarono la soglia del locale deserto per via dell’ora tarda.

“Ehm... Non avresti della carne...?” chiese cortesemente lui, avendo intuito dalla faccia di sua sorella che i piatti tipici di quel bar non rispecchiassero proprio i loro gusti umani.

“Mi spiace, ma abbiamo solo dolci e frutta... Noi sirene non mangiamo né carne né pesce...” rispose leggermente imbarazzata Kayme “Scusa...”

“Non ti devi scusare, anzi! Mi va bene un po’ di frutta, allora! Qualunque tipo va bene!” affermò sorridente il moro accomodandosi con Aoi ad uno dei tavolini, sperando che almeno la frutta fosse la stessa che era abituato a mangiare in superficie.

“Perfetto! Datemi un paio di minuti e arrivo con le vostre ordinazioni!” esclamò la ragazza sparendo in un’altra stanza, probabilmente la cucina.

“Come mai sei ancora qui, Kayme? L’orario di chiusura è passato da un po’... Ah, vedo che qui c’è una vecchia conoscenza...!” s’intromise a un certo punto una voce femminile ma molto profonda, mentre da una delle porte che conducevano alle altre stanze del locale comparve una grossa e affascinante sirena.

Era palesemente molto più matura di Kayme, ma nonostante quello le sue forme erano ugualmente procaci ed attraenti; aveva un portamento rigido ma elegante, la pelle lattea e corti capelli neri, i quali le coprivano totalmente l’occhio destro. Il viso dai lineamenti sottili faceva spiccare sia le seducenti labbra tinte di rosso scuro sia l’unico occhio visibile, la cui ipnotica iride celeste, messa ulteriormente in risalto da un velo di ombretto, contribuiva nell’insieme a donarle un alone di fascino e mistero. Indossava un succinto abito viola con cappuccio, che lasciava scoperti l’incavo tra i seni e l’ombelico, e come la più giovane aveva anche lei una lunga coda, la quale sia per l’aspetto ‘affilato’ che per il colore blu scuro ricordava quella di uno squalo.

Aoi si alzò subito in piedi, facendo un piccolo inchino rispettosa: “È un piacere rivederla, Madame Shirley.”

“È un piacere anche per me, Aoi cara.” rispose lei sollevando appena le labbra “Pensavo che fossi partita per andare a riprendere tuo fratello maggiore così da poter iniziare il vostro viaggio nel Nuovo Mondo.”

“E-ecco... per una serie di eventi abbiamo deciso di anticipare la partenza...” ammise la Vendicatrice degli Abissi leggermente a disagio “A tal proposito, le presento mio fratello maggiore Ace. Lui è il Comandante della Seconda Divisione di Barbabianca.”

Nel sentirsi interpellato lo zolfanello scattò in piedi, imitando il gesto fatto poco prima dalla minore e salutando educatamente: “Molto lieto di conoscerla, signora.”

“E così tu sei Hiken no Ace... Speravo proprio di poter conoscere personalmente l’uomo che ha scatenato, suo malgrado, uno dei più grandi conflitti degli ultimi decenni, la Guerra dei Vertici...” asserì la donna con voce fredda “Sembri un ragazzo molto a modo, e da come tua sorella ci ha parlato di te immagino siate molto affiatati. Mi fa piacere.” aggiunse allargando appena il suo sorriso contenuto, mentre Kayme arrivò con un grosso vassoio con le tazze di tè e un piatto di frutta, bloccandosi appena vide la proprietaria.

“Ah, Madame Shirley! Mi scusi se ho fatto tutto senza chiederle il permesso! Il fatto è che ho incontrato questi due miei amici poco fa e siccome sembravano stanchi ho offerto loro una tazza di tè e qualcosa da mangiare... Mi prendo la piena responsabilità!” si scusò subito la verde, rischiando di far cadere quanto aveva in mano.

“Non ti preoccupare, Kayme: non hai fatto nulla di male.” la rassicurò Madame Shirley togliendole di mano il grosso vassoio e ponendolo personalmente sul loro tavolo “Naturalmente è un omaggio della casa.”

“GRAZIE MOLTE!” ringraziarono i due fratelli in coro sedendosi nuovamente insieme a Kayme e servendosi; Ace cercò addirittura di mangiare piano, sebbene gli sembrasse passato un secolo dall’ultima volta che aveva messo qualcosa sotto i denti, mentre Shirley si sistemò su un divanetto lì vicino, osservandoli.

Aoi notò lo sguardo attento della proprietaria, e pensando che avesse intuito il vero motivo della loro visita prese coraggio: “Madame Shirley...”-

“Non so se sia una buona idea, cara.” la interruppe la veggente, avendo già capito tutto “È da un po’ di tempo che sto pensando di lasciar perdere le mie predizioni.”

“Ha capito tutto senza nemmeno che Aoi finisse la frase?! Allora è davvero una veggente!” pensò esterrefatto Pugno di Fuoco rischiando di strozzarsi con una mela.

“Come mai, se posso chiedere?” domandò allora Aoi.

“Ho sempre predetto eventi funesti, fin dal giorno in cui ho scoperto questo mio ‘dono’. Sebbene io non possa controllare il destino delle persone e del mondo mi sento comunque responsabile quando un fatto negativo da me previsto si avvera... Non voglio insinuarti timori e preoccupazioni con le mie previsioni, cara... ma se proprio desideri sapere cosa ti riserva il futuro proverò a guardare nella mia sfera, a tuo rischio e pericolo.”

La Vendicatrice degli Abissi abbassò lo sguardo, intimorita dalle parole dalla donna ma allo stesso tempo desiderosa di sapere se davvero avrebbe dovuto affrontare i fantasmi del passato che tanto temeva; era quasi sicura che prima o poi ci avrebbe avuto a che fare, e averne la certezza l’avrebbe potuta aiutare a prepararsi psicologicamente, ma allo stesso tempo aveva paura: paura di vedere suo fratello e i suoi compagni coinvolti in una lotta in cui non c’entravano, paura di guardarli divenire vittime innocenti dei desideri di vendetta di quella setta senza scrupoli.

Paura di vederli freddi e senza vita in grosse pozze di sangue, come tutti gli apprendisti che lei stessa aveva dovuto uccidere.

Rifletté a lungo, e solo dopo alcuni minuti riuscì a decidere; sentì la mano di Ace sfiorarla, ma istintivamente lei la scansò e si alzò, sollevando lo sguardo e puntandolo in quello serio di Madame Shirley: “Sono pronta a correrne i rischi: voglio sapere che cosa mi riserva il futuro.”

La sirena fece un respiro profondo, sollevandosi e dirigendosi verso la stessa porta da cui era uscita: “Non so perché, ma ero sicura che avresti detto così. Bene, allora: seguimi.”

Prima di andare la giovane si girò verso il Comandante di Seconda, che annuì sforzando un sorriso d’incoraggiamento. Lei lo ringraziò tacitamente e seguì la donna nella stanza.

Angolo dell’Autrice (*):
Salve a tutti! Finalmente sono riuscita ad aggiornare... sento che sia l’ispirazione che la voglia di scrivere stanno finalmente tornando come un tempo, anche se devo ancora trovare un buon equilibrio e un ritmo di pubblicazione regolare -//-"... 
Mi scuso per il fatto che questo sia perlopiù un capitolo di ‘transizione’ e che il titolo possa ‘trarre in inganno’ facendo pensare a chissà quale catastrofe predetta da Madame Shirley quando in realtà la nostra affascinante veggente fa la sua comparsa solo verso la fine del capitolo... Il fatto è che non avevo grandi idee per il titolo ^^"...
Comunque ecco qui la spiegazione del * di questo capitolo:
*: La mozuku (
モズク水雲藻付海蘊海雲), scientificamente denominata Cladosiphon okamuranus, è un particolare tipo di alga commestibile del genere Cladosiphon, che cresce naturalmente ad Okinawa, la più meridionale delle prefetture giapponesi. Il suo uso è principalmente alimentare, ma da essa si può estrarre un particolare tipo di polisaccaride chiamato Fucoidan, utile come rimedio per il cancro e per la salute in generale.
Grazie come sempre a tutti coloro che hanno letto questo capitolo ^^!
Alla prossima!
Sora_D_Aoi


 

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Capitolo 7
*** 6: Raggiunta la Foresta Marina! - La Calorosa Accoglienza della Prima Divisione ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Dopo un difficoltoso ricongiungimento e una fuga altrettanto problematica, i due giovani pirati Portgas D. Ace e Sora D. Aoi riescono finalmente a lasciare, con l’aiuto di Jinbē e di Rayleigh, l’Arcipelago Sabaody.

In seguito ad un lungo ed estenuante viaggio di qualche ora nelle profondità marine, i fratelli raggiungono la patria del loro accompagnatore, l’Isola degli Uomini-Pesce, dove Marco e la sua Divisione li stanno aspettando per poter partire tutti assieme e ricongiungersi definitivamente a tutti gli altri Comandanti sull’Isola del Babbo.

A dispetto del ritardo, però, Jinbē insiste per far fare ai due una breve sosta al Mermaid Café, locale celebre per le splendide sirene che ci lavorano e per la sua proprietaria, la sirena di tipo squalo mako* Madame Shirley, che essendo un’abile indovina potrebbe secondo l’ex Shichibukai dare ai ragazzi delle utili dritte per il futuro. Una volta raggiunto il Café Ace e Aoi incontrano anche Kayme, allegra sirena amica della ragazza nonché di Rufy e la sua ciurma.

Madame Shirley, inizialmente riluttante a predire il futuro dell’ex mercenaria, alla fine decide di esaudire la sua richiesta e invita la giovane ricercata a seguirla in un’altra stanza, lasciando così Pugno di Fuoco assieme a Kayme e in un’attesa snervante.
 
 - RAGGIUNTA LA FORESTA MARINA!
LA CALOROSA ACCOGLIENZA DELLA PRIMA DIVISIONE
 
Era passata già mezz’ora da quando Ace e Aoi avevano rivolto i loro ultimi saluti a Kayme e a Madame Shirley per poi lasciarsi il Mermaid Café e Colle Corallo alle spalle.

Dal momento in cui avevano varcato l’uscita la Vendicatrice degli Abissi sembrava essersi persa nei suoi pensieri, cadendo in un pesante mutismo che minuto dopo minuto aveva reso l’aria attorno a loro incredibilmente tesa e aveva convinto Ace a maledirsi per averla lasciata andare da sola con quella strana sirena: non aveva dubbi che fosse stato l’esito delle sue previsioni a mutare in quel modo l’atteggiamento di sua sorella, e il fatto che proprio quell’ultima non volesse dirgli nulla lo stava facendo impazzire.

“Credi di poter risolvere qualcosa stando a rimuginarci su per ore...?!” tentò di nuovo il Comandante di Seconda con tono leggermente spazientito, mentre si dirigevano con passo regolare alla Foresta Marina dove Jinbē e la Prima Divisione al completo li stavano aspettando “Dimmi almeno se è qualcosa che accadrà a breve oppure tra un po’ di tempo!”

Per l’ennesima volta in quella mezz’ora il pirata con le lentiggini non ricevette risposta, ma per puntiglio rallentò la sua andatura e affiancò la ragazza, la quale per la prima volta era rimasta dietro di lui e con lo sguardo a terra, meditabonda come non mai; decise di non chiederle più nulla, curioso di vedere se e quando si sarebbe accorta della sua presenza e gli avrebbe finalmente rivolto la parola.
 
Avrebbe dovuto sapere quanto Aoi sapesse essere riflessiva e riservata in certe situazioni, ma il fatto di essere stato lì con lei e aver comunque permesso che le presunte predizioni di quella donna la turbassero lo frustrava: ancora una volta aveva lasciato che la sua sorellina affrontasse i suoi problemi da sola, nonostante ormai fossero finalmente insieme e stessero per diventare ufficialmente nakama.

Dal canto suo la biondina non si era minimamente accorta di come il suo comportamento avesse fatto cadere il fratello in paranoia, troppo concentrata com’era sulle criptiche parole che Madame Shirley le aveva rivolto poco tempo prima; avevano passato solo un quarto d’ora in quella stanza, ma quei pochi minuti erano stati più che sufficienti per aprire in lei nuovi dubbi e perplessità:

*MERMAID CAFÉ, QUARANTACINQUE MINUTI PRIMA*

“Sei davvero sicura, Aoi cara? Guarda che sei ancora in tempo a cambiare idea...” le domandò un’ultima volta Madame Shirley dopo che entrambe furono entrate nella stanza sul retro del Mermaid Café, luogo dove l’indovina stava per la maggior parte del tempo e dove custodiva la sua sfera di cristallo.

“Sì, sono sicura. Non posso negare di temere l’esito della sua profezia, Madame... ma sento che se non lo facessi prima o poi me ne pentirei. Sono consapevole che nel Nuovo Mondo ci saranno innumerevoli pericoli dietro ogni angolo, e anche che probabilmente sarò costretta ad affrontare le mie paure... per questo motivo, se venissi a conoscenza di almeno una delle tante cose che il destino ha in serbo per me farei il possibile per utilizzare quell’informazione a mio vantaggio, evitando colpi di testa che potrebbero mettere in pericolo me e i miei compagni. Anche Jinbē, conoscendomi, ha pensato di mandarmi qui nella speranza che lei potesse dare delle risposte ad alcune delle tante domande che mi assillano. So che probabilmente vedrà solo calamità, ma voglio comunque che lei predica ciò che può del mio futuro.” 

Nel frattempo la sirena veggente aveva preso tra le mani la sua sottile pipa rossa, e quando la ragazza terminò di parlare lei sospirò, facendo uscire una piccola nuvola di fumo dalla bocca e delle graziose bolle dalla testa argentata del particolare bastoncino: “Come al solito il tuo coraggio ha dell’incredibile, Aoi cara. Tanti al posto tuo metterebbero la loro incolumità davanti a quella dei loro cari, a prescindere dai forti sentimenti che li legano... Invece, la tua premura verso chi ti circonda ti spinge a stringere i denti e ad affrontare situazioni spiacevoli anche quando potresti evitarle.” spiegò con voce seria “Le persone come te sono divenute assai rare al giorno d’oggi, dove spesso l’egoismo è l’unica cosa che permette di non soccombere alle crudeltà di questo mondo... Hai il mio profondo rispetto.” concluse sorridendo pacata.

“La ringrazio, anche se non mi sento così speciale come dice lei... Tutte le persone a me care sono così, a cominciare proprio dai miei fratelli... È indubbiamente merito di tutti coloro che mi hanno sempre incoraggiata e che mi hanno voluto bene nonostante tutto, se non sono sprofondata completamente nelle ombre che mi circondano...” ammise chinando la testa, un sorriso amaro sulle labbra “Il minimo che io possa fare ora è essere pronta ad affrontare quella stessa oscurità che sento ancora presente alle mie spalle, e fare del mio meglio per proteggerli... Mai più permetterò al vero marcio di questo mondo di strapparmi via ciò che ho di più prezioso...” indurì la voce stringendo con rabbia i pugni, mentre le immagini di un bambino biondo dal dolce sorriso sdentato e di un imponente uomo dalla strana risata e i lunghi baffi a mezzaluna si fecero spazio nella sua mente “Anche a costo della mia vita.”

Shirley sgranò per un attimo gli occhi, sorpresa da quel giuramento così solenne: Jinbē le aveva detto che quella ragazza aveva avuto un’infanzia e un’adolescenza molto difficili, ma mai avrebbe pensato di leggere nei suoi occhi un simile odio per qualcuno, tantomeno di sentire parole così colme di disprezzo proprio dalla sua bocca.

Quanta oscurità si celava davvero dietro di lei? 

La sirena prese un’altra profonda boccata dalla sua amata pipa, per poi avvicinarsi alla giovane umana e intrecciare delicatamente la mano libera nella sua, più esile e gelida di quanto avesse pensato. La guardò negli occhi e sollevò appena le labbra verso l’alto, nella speranza di calmarla: “Non so se le mie previsioni saranno davvero all’altezza delle tue aspettative, ma farò del mio meglio per dirti il più accuratamente possibile ciò che vedrò nella mia sfera. Non ho dubbi che tu sia una persona speciale, e il fatto che addirittura il Cavaliere del Mare ti consideri quasi un membro della sua famiglia è la conferma che non sia solo una mia impressione.”

“Madame...”-

“E ora forza: ho una sfera di cristallo da interrogare.” affermò convinta, facendo nascere sul viso della giovane ricercata un debole sorriso.  

“La ringrazio, Madame Shirley.”

Aoi si accomodò sull’ampio divano di velluto viola, mentre l’indovina posò la pipa su un tavolino e si avvicinò alla sfera di cristallo dai riflessi indaco custodita in una grossa conchiglia, iniziando a muovere in maniera ipnotica le dita e le mani attorno ad essa come per praticare una magia. La bionda si aspettò di sentir pronunciare anche una qualche formula magica, ma con sua sorpresa la sirena non spiccicò nemmeno una parola, perdendosi invece con lo sguardo nella sfera che per un attimo le sembrò brillare.

Trascorsero cinque minuti di assoluto silenzio, prima che un sussulto mal trattenuto facesse alzare lo sguardo dell’ex assassina verso la proprietaria del locale, la quale si era allontanata di un paio di metri dalla grossa gemma sferica con le mani posate sul prosperoso petto come per trattene il respiro.

“... H-ha... ha visto qualcosa, Madame Shirley...?” osò chiedere la ragazza alzandosi in piedi, prima che la donna riportasse i magnetici occhi celesti su di lei ed espirasse profondamente ma in silenzio. Con sollievo la vide riprendere la sua solita calma e compostezza.

“Sì, ho visto...” confermò la mora facendo un altro respiro profondo “Non so quanto ciò che sto per rivelarti potrà esserti realmente utile per il futuro, ma... desideri ugualmente ascoltarmi?”

“Certamente. Come le ho già detto, a prescindere da cosa abbia visto voglio sapere.” confermò ancora una volta lei stringendo i pugni.

“E va bene...” sospirò Madame Shirley “Stranamente non era una visione molto nitida, ma come per tutte le mie altre previsioni non sono in grado di stimare tra quanto tempo i diversi eventi si verificheranno... Tutto quello che posso dirti è che durante il tuo viaggio farai numerose conoscenze e stringerai nuovi legami, ma solo alcuni di essi saranno davvero sinceri: potresti arrivare a dubitare di persone molto vicine a te e a fidarti di altre pronte invece a tradirti alla prima occasione. Tuttavia, a prescindere dalla natura benevola o malevola di questi individui, ogni incontro ti aiuterà a crescere e a migliorarti, e forse anche a scoprire qualcosa del tuo passato a te ancora ignoto... Ho inoltre l’impressione che alcune di queste conoscenze non ti saranno davvero sconosciute, ma anzi risveglieranno in te sentimenti molto contrastanti. Infine, mi duole affermare che ho visto anche diverse figure avvolte nell’oscurità di cui mi hai parlato prima, e una di loro in particolare mi ha trasmesso un forte senso di angoscia e inquietudine...”

La Vendicatrice degli Abissi non disse nulla, colta dall’ennesimo groppo che dallo stomaco era passato alla gola minacciando quasi di soffocarla. Il suo cervello aveva ripreso instancabilmente a lavorare, elaborando tutte le nuove informazioni che le erano appena state date e ponendosi per ognuna di esse nuovi interrogativi: a parte la conferma che prima o poi avrebbe per forza incontrato sulla sua strada i membri di quella maledetta setta, chi erano le conoscenze di cui le aveva appena parlato Madame Shirley? Sarebbe riuscita subito a catalogarle come amiche o nemiche oppure avrebbe dovuto studiarle a lungo per poi decidere se fidarsi o meno? E chi erano quei presunti individui che secondo l’indovina le sarebbero stati familiari e l’avrebbero aiutata a sapere di più del suo passato?

La giovane ricercata si prese stancamente il capo tra le mani, incapace di arrivare ad una soluzione soddisfacente: come aveva pessimisticamente ipotizzato le parole di quella donna le avevano creato più domande che risposte, lasciandola ancor più confusa e demoralizzata.

“Mi spiace molto... So bene che quanto ti ho detto probabilmente non ha risposto a nessuno dei tuoi quesiti e al contrario ne ha fatti nascere di nuovi...” si scusò l’indovina con voce bassa “È raro che non riesca ad avere un’idea chiara di quanto rivelato dalla sfera...”

“Si figuri, Madame Shirley...!” cercò di rassicurarla la bionda “Le sue parole mi sono comunque state d’aiuto: ho avuto la conferma che i brutti presagi che ho avuto ultimamente siano almeno in parte fondati, quindi so che dovrò stare attenta. È vero che ho ancora molte domande senza risposte, ma confido che riuscirò a trovare queste ultime una volta arrivata nel Nuovo Mondo. Le sono molto grata di avermi concesso il suo tempo nonostante volesse abbandonare le sue predizioni.” la ringraziò poi facendo un piccolo inchino.

“Non mi ringraziare, cara: se davvero ciò che ti ho detto si rivelerà utile per il tuo futuro sapere di averti aiutata sarà già abbastanza. Pregherò affinché tu possa dissipare ogni tuo dubbio.” concluse la sirena, prima di accompagnarla nuovamente nel locale principale dove e Ace e Kayme li stavano aspettando.

**

Nonostante la sua testa stesse lavorando senza sosta dal momento esatto in cui avevano lasciato il Mermaid Café, nemmeno una delle perplessità della ragazza aveva trovato una valida soluzione, e il pensiero di dover lasciar fare al tempo e al destino la faceva sentire impotente. Pur avendo ottenuto delle informazioni esse erano ancora troppo vaghe per poter essere concretamente sfruttate, senza contare che, come le aveva spiegato la donna, non poteva nemmeno sapere quando gli eventi da lei predetti sarebbero accaduti: la profezia si sarebbe potuta avverare di lì a pochi minuti, oppure sarebbero potute passare settimane, mesi o addirittura anni prima di un segno concreto.

“Possibile che nonostante tutto io sia già ad un punto morto? Diamine... se soltanto Madame Shirley avesse saputo descrivermi almeno una delle persone che ha visto...”-

Ad interrompere l’infinito flusso dei suoi pensieri fu il ritrovarsi a pochi millimetri dalla faccia il muso lentigginoso di Ace, il quale le si era piazzato davanti e si era chinato per un decisamente troppo ravvicinato contatto visivo, esclamando: “Terra chiama Aoi! Terra chiama Aoi! Rispondi, pa”-

“AH!” strillò lei colta alla sprovvista, tirandogli di riflesso un pugno che lo fece cadere a terra “Ma che accidenti fai...?! Volevi forse farmi venire un infarto, Succo di Frutta sottosviluppato che non sei altro?!” ringhiò poi innervosita.

“Ahia...!” gemette il moro coprendosi la guancia gonfia e arrossata “Ma perché devi sempre reagire in modo violento, tu...?!”

“Non l’avrei fatto se tu ti fossi risparmiato questo stupido scherzo! Perché diamine l’hai fatto, poi?!”

“E me lo chiedi?! È da quando abbiamo lasciato quel bar che non hai più spiccicato una parola!” affermò il Comandante di Seconda mettendo il broncio “A parte il fatto che non mi piace essere ignorato, quando ti chiudi in quel modo nei tuoi pensieri senza nemmeno spiegarmi cosa c’è che non va mi fai sentire inutile, perché so che c’è qualcosa che ti turba ma allo stesso tempo non so come aiutarti... Anche se so che sei sempre stata abituata a cavartela da sola mi piacerebbe che almeno ogni tanto mi confidassi cosa ti fa impensierire, soprattutto ora che oltre ad essere fratelli saremo anche nakama!” concluse guardandola intensamente e lasciandola sorpresa, in quanto subito trovò nelle sue parole molte somiglianze col discorso fattole prima da Jinbē.

Che in realtà prima avesse solo finto di dormire e avesse ascoltato la loro conversazione?

“Mh...” mugolò soltanto la bionda, sentendosi leggermente stupida a non essersi accorta di quante preoccupazioni avesse suscitato nel fratello “Anche Jinbē prima mi ha detto una cosa simile... Il fatto è... che non mi sono ancora abituata a non vedermi più sola, e probabilmente mi ci vorrà del tempo prima che io riesca a vedermi come membro ufficiale della ciurma. A parte il breve periodo passato insieme nella nostra infanzia e a quelli trascorsi con Rayleigh, Jinbē e anche Law... nella mia testa è sempre stata radicata l’idea di dovermela cavare da sola in qualunque situazione. Sono sempre stata abituata a contare unicamente sulle mie forze, e forse è per questo che non mi viene spontaneo confidarmi con gli altri, nemmeno con te e Rufy...” spiegò chinando per un attimo il capo, prima di rialzarlo e ricambiare l’occhiata dello zolfanello “Però mi sono già ripromessa di lavorare su questo mio punto debole, perché so bene che la fiducia è il tassello fondamentale tanto in una ciurma quanto soprattutto in una famiglia...! Non è che non ho fiducia in te, è solo che... non mi sento ancora pronta... Quindi ti chiedo di avere pazienza e di darmi tempo.”

Ace sgranò un poco gli occhi d’ossidiana, impreparato ad una simile rivelazione e stupito da quella richiesta così sincera; poche volte aveva sentito Aoi parlare in quel modo, e altrettanto raramente gli si era rivolta con un tono così serio e onesto.

Alla fine sul viso di Pugno di Fuoco si dipinse un sorriso felice, e come d’abitudine strattonò verso di sé la ragazza per arruffarle i capelli: “Certo, ti darò tutto il tempo che vuoi! Già quello che mi hai detto è una cosa importante che desideravo sentirti dire da tanto, sorellina! E non temere: io, Marco e anche gli altri Comandanti ti faremo da ciceroni alla vita quotidiana dei Pirati di Barbabianca! Ti abituerai in fretta!”

“Speriamo bene...” mormorò poco convinta la Vendicatrice degli Abissi, prima di scollarsi di dosso il fratello con una poderosa spinta e cercare di riordinare la chioma spettinata “E comunque ti ho già detto di smetterla di toccarmi i capelli! Lo sai che mi dà fastidio!”

“Ma sono il tuo fratellone...!”

“Che c’entra?! Anzi, proprio perché lo sei non toccarmi affatto! Mi fa senso!”

“Antipatica...!”

“Smettila di lagnarti e accelera il passo! Si farà notte se andiamo a questa velocità!”

§

Dopo un quarto d’ora di cammino i due fratelli raggiunsero finalmente la Foresta Marina, nota anche come ‘cimitero delle navi’ per via dei numerosi resti di imbarcazioni portate lì dalle correnti marine.

Subito gli occhi del maggiore s’illuminarono nel riconoscere in lontananza, tra alcuni vecchi relitti, la possente sagoma di una delle quattro navi a pale motrici che erano intervenute anche nella Guerra di Marineford, e a giudicare dalle sue buone condizioni non dovevano esserci state troppe complicazioni durante il viaggio per arrivare lì.

“Eccola, finalmente!” non si poté trattenere dall’esclamare il moro prima di mettersi a correre all’impazzata verso l’imponente imbarcazione “EHIII...! RAGAZZIII!”

“E ti pareva...! Almeno aspettami, stupido Succo di Frutta!” gli andò dietro Aoi senza riuscire a trattenere un ghigno soddisfatto. In fin dei conti suo fratello aveva tutte le ragioni di essere felice di rivedere la sua ciurma, soprattutto dopo che si erano lasciati in una circostanza tutt’altro che allegra.

Quando la giovane raggiunse la base della nave ne rimase meravigliata, sia per le notevoli dimensioni che soprattutto per la forte somiglianza con la vera Moby Dick: la polena a forma di balenottera era pressoché identica, se non per il colore blu oceano anziché bianco, e anche il resto si differenziava ben poco dall’originale. Non se ne intendeva granché di carpenteria e falegnameria, ma chiunque l’avesse costruita, sebbene fossero passati almeno due anni e mezzo dalla sua realizzazione, sapeva certamente il fatto suo; inoltre la ragazza notò anche il sottile rivestimento per i viaggi sottomarini, opera probabilmente di Den, l’esperto rivestitore dell’isola che le era stato presentato qualche tempo prima da Jinbē. 

Il suo sguardo si spostò sul Comandante della Seconda Divisone, che evidentemente troppo impaziente di ricongiungersi alla sua ciurma per poter attendere che qualcuno buttasse giù una scala aveva cominciato ad arrampicarsi come un primate sulle robuste funi del fianco, facendola sospirare e convincendola allo stesso tempo ad imitarlo.

“Ehi, ragazzi!!!” urlò subito il fiammifero appena giunto sulla spaziosa prua, trovandola stranamente deserta “Ma che... ragazzi...?!”

“Che succede?” gli chiese la sorella affiancandolo e comprendendo subito la sua perplessità “Dove sono quei trogloditi dei nostri compagni e il Pennuto con la testa ad ananas?”

“È quello che mi stavo domandando... Pensavo di ricevere un’accoglienza decisamente più calorosa, visto che non ci vediamo da due anni...!” s’imbronciò Pugno di Fuoco leggermente offeso.

“Già, questo sì che è davvero un oltraggio...” commentò sarcastica l’ex mercenaria, avvertendo numerose presenze attorno a loro ma fingendo di non essersene accorta per non rovinare la presunta ‘sorpresa’ “Mi sa che ci conviene dare un’occhiata sottocoper”-

Ci volle meno di un secondo perché un assordante boato si diffondesse sull’immenso ponte della nave un centinaio di pirati di ogni età, aspetto e corporatura li circondassero, per poi sollevarli entrambi di peso e cominciare a lanciarli ripetutamente in aria, esultando all’unisono: “ACE-TAICHŌ**!!! AOI-CHAN!!!”

“C-che accidenti state facendo, razza di cavernicoli ubriaconi?! Mettetemi giù!!!” iniziò subito a strillare la ragazza presa alla sprovvista.

“Ah, ah, ah, ah, ah!!! Questa sì che è una sorpresa degna di voi! Finalmente sono a casa, ragazzi!!! Sono felice di vedere che siete energici come sempre!!!” gridò Ace per sovrastare le urla di gioia dei suoi compagni.

“Ci sei mancato un sacco, Ace!!!” si sgolò qualche pirata quasi commosso.

“Tutto era più smorto senza di te a fare baldoria!!!” aggiunse qualcun altro divertito.

“Quella barbetta non ti si addice, Comandante!!!” continuarono altri corsari sinceramente felici.

“Ohi, ohi. Direi che è sufficiente, ragazzi. Anche perché i veri festeggiamenti li faremo quando avremo raggiunto gli altri sull’isola del Babbo.” intervenne una voce assai conosciuta, mettendo a tacere il numeroso equipaggio che si affrettò a mettere giù i due protagonisti della festa e facendosi da parte per permettere il passaggio ad un uomo alto e abbronzato dall’inconfondibile capigliatura bionda che gli dava l’aspetto di un ananas. Il tatuaggio blu visibile sul petto scoperto dall’eccentrica camicia viola tolse ogni possibile dubbio.

Ancora una volta dopo due anni il Comandante della Prima Divisione di Barbabianca, Marco la Fenice, era stato il primo dei potenti Ufficiali di Edward Newgate a riaccoglierli nella loro grande famiglia e, come constatarono subito i due fratelli, non era cambiato di una virgola.

“Marco! Sembra passata un’eternità, anche se non sei cambiato affatto!” sorrise Ace battendo il pugno contro quello dell’amico che gli concesse un sorriso sincero.

“Non si può dire lo stesso di voi, a quanto vedo. Sei strano coi capelli lunghi e il pizzetto, Ace.” commentò il biondo col suo solito tono flemmatico, prima di specchiare le sottili iridi nere in quelle celesti di Aoi e asserire semplicemente: “Ragazzina.”

“Pennuto.” replicò soltanto lei, seria.

Sulla nave cadde uno strano silenzio e tutti rimasero immobili eccetto Ace, che subito prese a spostare ripetutamente lo sguardo da Marco ad Aoi, confuso da quelle reazioni così fredde.

Alla fine fu Marco a fare il primo passo, tirandosi vicino la biondina e circondandola con un braccio in una goffa presa che venne sciolta poco dopo: “Sei cresciuta.” commentò sorridendole appena.

“Tu invece sei invecchiato, Testa d’Ananas. Tra un po’ inizieranno a spuntarti i capelli bianchi.” ghignò in risposta lei.

“Vedo che sei rimasta la solita simpaticona. Beh, benvenuta nella Ciurma di Barbabianca.” la accolse ufficialmente il Comandante della Prima Divisione stringendole la mano con pseudo-formalità.

“Grazie per l’entusiasmo, Pennuto, anche se fino al nostro ricongiungimento con tutte le altre Divisioni preferisco considerarmi ancora un’ospite!” puntualizzò lei senza nascondere un sorrisetto divertito e ricambiando la stretta; sia Ace che tutti i suoi compagni si rilassarono alla vista di quel gesto.

“Come preferisci... A questo proposito spero che Ace ti abbia già informata che assieme a lui sarai tu la protagonista della festa quando arriveremo sull’isola del Babbo. Confido che nel frattempo tu abbia imparato ad essere più paziente e a sopportare il fracasso tipico di noi pirati, perché altrimenti non ci reggerai per molto.” la stuzzicò la Fenice “Ah, e contrariamente a qualche anno fa non saremo così indulgenti sulla questione dell’alcool: non ti lasceremo andare a dormire fino a che non ti sarai scolata almeno cinque boccali di birra, e non varrà annacquarla con i tuoi poteri.”

“Sono appena salita e già volete costringermi a farmi fare cose irritanti come queste? Bel modo di trattare i nuovi arrivati!” brontolò l’ex assassina suscitando l’ilarità dell’intero equipaggio, che riprese a sogghignare allegro facendola arrossire appena “E-e voi che diamine avete da ridere, eh?! Badate bene a quello che dite e fate: sono pur sempre un’ex assassina professionista, e non mi ci vuole molto per trasformarvi in cibo per mostri marini!”

“Ah! La Vendicatrice degli Abissi è già passata alle minacce!”

“È una piccola donna ma ha le palle!”

“Che altro ci si poteva aspettare dalla sorellina di Ace?!”

“Sarà uno spasso averti tra di noi, Comandante Ao”-

Il diretto interessato che pronunciò quella frase venne prontamente zittito da delle forti gomitate di due suoi compagni nello stomaco, suscitando però nella bionda una leggera perplessità: “Che stava dicendo...? Comandante...?” ripeté infatti lei storcendo il naso.

“N-nulla, nulla! Non farci caso! A lui piace scherzare!” cercò di tagliare corto uno di loro tirando forzatamente le labbra verso l’alto.

“Lui chiama tutti con strani nomignoli! È il suo modo per fare amicizia!” aggiunse un altro con lo stesso tono; anche Marco ed Ace, quando vennero interpellati dallo sguardo indagatore della bionda, sforzarono un sorriso.

“Sarà... Sappiate però che vi tengo d’occhio! Anche perché io ho già in mente che ruolo voglio avere in questa ciurma, e di certo non è il Comandante!”

“Ah, ma davvero...? Allora poi me lo dirai, sono curioso...” replicò Marco leggermente divertito.

A sovrastare le voci fu poi un rumoroso brontolio, che fece sospirare sconsolati la Fenice e Aoi e ridere ancora più fragorosamente tutti gli altri, incluso il lentigginoso responsabile che si massaggiò gli addominali scolpiti asserendo: “Non vorrei sembrare fuori luogo, ma avrei una certa fame...!”

“E quando mai non ce l’hai?!” risero sguaiatamente tutti insieme.

“È bello vedere che certe cose non cambiano mai, Ace!!!”

“Sei il solito pozzo senza fondo, Comandante!!!”

“Sei senza speranza, Succo di Frutta!” sbuffò Aoi scuotendo lentamente il capo.

“Eh, eh, eh...!”

“Per nostra fortuna avevamo previsto anche questa... La cena dovrebbe essere pronta ormai, anche se non è nulla in confronto al banchetto che vi aspetterà quando ci saremo riuniti agli altri nel Nuovo Mondo. Ovviamente adesso sei il benvenuto anche tu... Jinbē.” sorrise appena il Comandante della Prima Flotta puntando lo sguardo sul lato del ponte, dove il Cavaliere del Mare pareva essersi materializzato dal nulla.

“Jinbē!” esclamarono in coro i due fratelli, essendosi totalmente dimenticati di lui.

“Dove diamine eri? Ero sicura che ci avessi preceduti!” aggiunse Aoi.

“Ero a... fare delle commissioni, Aoi-san.” rispose l’uomo-pesce leggermente a disagio “Comunque ti ringrazio molto dell’invito, Marco-san. Credo che mi unirò a voi visto che non ci vedremo per un po’.” accettò poi di buon grado ricambiando il sorriso.

Proprio in quel momento da sottocoperta iniziarono a salire alcuni corsari con in mano degli enormi vassoi colmi di cibarie fumanti, tra cui cosciotti di carne, mostri marini grigliati con verdure e risotti speziati capaci di far tornare in vita i morti. Addirittura Aoi, che fino a quel momento aveva avuto lo stomaco chiuso a causa delle sue incessabili preoccupazioni, si sentì venire l’acquolina in bocca.

“Finalmente si mangia!!!” esclamò entusiasta il Comandante di Seconda piombandosi subito sul vassoio della carne, facendo quasi temere al poveretto che lo stava reggendo di venire divorato assieme alla portata.

“Aspetta, Comandante!”

“Lascia qualcosa anche a noi!!!”

“Sbrighiamoci prima che si spazzoli tutto!!!”

In pochi minuti l’intero ponte venne trasformato in un enorme banchetto all’aperto, con le pietanze più disparate dai mille odori e sapori accompagnate da ogni tipo di bevande alcoliche e non. Tutti mangiavano, chiacchieravano, ridevano e cantavano e ballavano anche, guidati da una decina di pirati che avevano iniziato a suonare diversi strumenti.

Sebbene l’aria festosa che si respirava avesse subito contagiato tutti, perfino Marco e Jinbē, Aoi fece il possibile per mantenersi lucida, in parte non abituata a quel tipo di rumorosi festeggiamenti e in parte perché nonostante la calorosa accoglienza ricevuta continuava a sentirsi ancora leggermente fuori luogo in mezzo a quella che per Ace era parte della sua famiglia, sensazione aggravata dal fatto che in quel momento fosse presente una sola Divisione e che entrambi i Comandanti avessero ribadito più volte che quella non era una festa, ma la modalità standard con cui si svolgevano i pasti dei Pirati di Barbabianca: non osava immaginare in che genere di scempio sarebbe finita una volta che si fossero ricongiunti con le altre Divisioni sull’Isola del Babbo, se bastavano appena cento pirati per farle venire il mal di testa.

Ad un tratto si sentì stranamente osservata; girò rapida il capo alla sua destra e notò, seduto su una cassa di legno vicino alle scale che portavano sottocoperta, un giovane.

Non riuscì a studiarlo bene come avrebbe voluto a causa della distanza e della calca di pirati intenti a divertirsi, ma calcolò che fosse alto circa quanto Ace, seppur meno muscoloso. Aveva la pelle chiara ma non troppo, una folta massa di capelli biondo platino tutti scarmigliati, delle strane orecchie leggermente appuntite e due occhi sottili di un verde molto intenso, dallo sguardo vispo e amichevole. Il suo occhio scese allora sull’eccentrico abbigliamento, consistente in una giacca da motociclista in pelle nera e rossa senza maniche che lasciava totalmente scoperti i robusti addominali, dei pantaloni gialli con dei motivi tigrati dal gusto decisamente discutibile, una cintura rossa e arancione avente sulla fibbia il Jolly Roger secondario della ciurma e un paio di stivaloni neri con dei particolari rossi e tre assurde lame sulla punta. Alle mani portava dei guanti senza dita di colore carminio, e attorno alla fronte aveva legata una benda bianca; sull’orecchio sinistro un piccolo orecchino ricordante il simbolo dello yin dondolava appena.

Non aveva mai visto nessuno vestire in modo tanto assurdo dopo Ivankov. Era forse la rock star dell’equipaggio? 

“Che hai visto, sorellina?” le si avvicinò ad un certo punto Ace, notando poi anche lui lo strano individuo “E quello chi è...? Non l’ho mai visto...”

“Ah, lui è un nuovo arrivato entrato nella ciurma circa un anno fa, si chiama Rai***.” s’intromise Marco sorridendo, prima di rivolgersi proprio al diretto interessato “Ehi, Rai! Vieni qui a presentarti invece che stare lì a spiarli di nascosto!”

Nonostante il fracasso il ragazzo parve sentirlo, in quanto si alzò istantaneamente dalla cassa e dopo numerosi slalom tra i compagni già alticci si avvicinò al loro gruppetto, sorridendo gentile e mostrando due fila di denti appuntiti molto simili a quelli di Aoi: “Mi ha chiamato, Comandante Marco?”

“Non fare il finto tonto...!” lo riprese la Fenice senza perdere il sorriso “Saresti dovuto venire a presentarti al Comandante della Seconda Divisione e a sua sorella appena i due sono saliti a bordo... Come mai invece ho dovuto chiamarti io? Di solito non sei così maleducato...”

“È che... ero un po’ in soggezione...!” si giustificò il ragazzo affondando imbarazzato una mano nella folta chioma platinata “Anche se so bene che entrambi fanno parte della ciurma non è cosa da tutti i giorni ritrovarsi davanti Ace Pugno di Fuoco e la Vendicatrice degli Abissi...” continuò, sentendosi lo sguardo gelido di quell’ultima addosso “Comunque... Mi chiamo Rai, e sono l’aiuto-carpentiere della nave. Piacere di conoscerla, Ace-Taichō!” concluse porgendo al pirata la mano.

“Il piacere è mio, Rai! E dammi pure del ‘tu’: avremo sì e no la stessa età! Al contrario di Marco io sono ancora giovane!” ricambiò subito Ace entusiasta di avere un nuovo compagno.

“Ehi...!”

“Piacere di conoscerti, Aoi-chan...! Ho sentito molto parlare di te!” allungò la mano anche a lei, trovandosi a rabbrividire appena sia per la fredda stretta che per l’altrettanto raggelante occhiata che la ragazza gli riservò. 

“Ah, davvero...? Comunque ci terrei che mi chiamassi solo Aoi, grazie.” replicò soltanto l’ex mercenaria con tono quasi lapidario; notò solo in quel momento che sul braccio sinistro il ragazzo aveva un tatuaggio raffigurante due saette, una rossa ed una blu, incrociate tra di loro.

“Ok...!” annuì ancora più a disagio lui, prima di spostare lo sguardo su Marco “Posso andare, Comandante...?”

“Certo, ora che le presentazioni sono state fatte come si deve puoi andare.” acconsentì placido il Comandante della Prima Divisione.

“La ringrazio molto! Allora vado, con permesso...”

“A dopo, Rai!” lo salutò solo Ace.

La Fenice attese che il nuovo arrivato si fosse allontanato a sufficienza per affermare “Si sarà anche definito ‘aiuto-carpentiere’, ma buona parte delle modifiche apportate alla nostra nuova nave principale sono opera sua. Anche se è giovane quel ragazzo ha davvero la stoffa del carpentiere, e soprattutto è sempre entusiasta di quello che fa, anche quando deve fare una semplice riparazione. Ci ha aiutati molto.”

“Ora che ci penso, Den-san mi ha detto che uno dei membri della vostra ciurma l’ha aiutato a rivestire questa nave facendogli risparmiare un bel po’ di tempo...” rifletté il Cavaliere del Mare “Per caso era lui?”

“Sì, era proprio lui.”

“Però...! Avete fatto davvero un buon acquisto!” affermò soddisfatto Ace “E in quale Divisione è stato inserito?”

“Al momento non fa parte di alcuna Divisione in particolare: si limita a dare una mano dove c’è bisogno. Quando avremo raggiunto gli altri e ci saremo organizzati definitivamente decideremo dove metterlo.” spiegò il biondo “Piuttosto, Ace...”   

Aoi intanto aveva smesso di ascoltare e aveva riportato lo sguardo sul nuovo arrivato, che era tornato sulla sua cassa e stava chiacchierando allegramente con alcuni pirati della Prima Divisione. A parte l’aspetto bizzarro, c’era qualcosa in lui che le aveva fin da subito fatto storcere il naso: non era una sensazione totalmente negativa, ma il suo sesto senso le aveva subito suggerito che dietro il suo aspetto innocuo si celava un qualche tipo di segreto. Sapeva che non era bello dubitare di un nuovo compagno appena conosciuto, soprattutto quando lei stessa era l’indiscussa novellina dell’equipaggio, ma da quanto si ricordava il suo intuito ci aveva quasi sempre visto giusto, e quella sensazione sommata alle parole di Madame Shirley la portarono a ipotizzare che Rai potesse essere una possibile ‘conoscenza’ di cui dover diffidare.

Per il suo bene e soprattutto per quello dello stesso Rai, sperò vivamente che fosse solo una sensazione.

“Quindi, Aoi...” la interpellò la Fenice ridestandola dai suoi pensieri “Ace mi ha detto che tu vorresti fare il... mozzo, ho capito bene?”

“Sì, è così.” annuì lei “Dato che la mia avventura come pirata inizierà ufficialmente quando ci saremo riuniti con tutti gli altri Comandanti mi sembrava giusto iniziare con un incarico modesto, anche perché onestamente non so quanto sarei capace a svolgere altre mansioni... Ace mi ha già dato il suo consenso.” aggiunse, certa che con anche il ‘permesso’ di suo fratello Marco non le avrebbe mai negato un ruolo del genere: doveva essere la prima nell’intera Era della Pirateria a chiedere espressamente l’incarico di mozzo!

“Capisco, capisco...”  mormorò tra sé e sé il Comandante della Prima Flotta “Onestamente avevo scommesso che te ne saresti venuta fuori con una simile richiesta, visto che non ho mai visto in te particolare interesse per ruoli rilevanti e simili... Oltretutto, a meno che i diretti interessati non dimostrino fin da subito particolare abilità in campi specifici, è regola che i nuovi arrivati inizino proprio come tuttofare, e ciò vale sia in Marina che sulle navi pirata...” proseguì “Tuttavia, per quanto il tuo ragionamento abbia senso e la tua umiltà sia ammirevole devo purtroppo negarti il ruolo di mozzo.”

A quelle parole sulla nave calò nuovamente il silenzio, silenzio interrotto solamente dal debole singhiozzo di qualche corsaro ubriaco e di risatine mal soffocate; in molti, compresi stranamente anche Ace e Jinbē, sembravano non esserne sorpresi.

Aoi invece lo era eccome, tanto che sebbene l’ovvia domanda le fosse nata spontanea nella mente le ci volle comunque qualche secondo per riuscire ad esprimerla anche a parole: “... Perché...?”

“Semplice: io e gli altri Comandanti, in seguito all’ultima riunione tenutasi prima che io e la mia Divisione partissimo per venire qui a recuperarvi, abbiamo parlato proprio di quale ruolo fosse più consono alla tua esperienza e alle tue capacità, e la decisione è stata unanime e ben accolta anche da tutti gli altri membri della ciurma. Poco fa l’ho chiesto anche ad Ace e lui mi ha dato il suo consenso.”

La Vendicatrice si girò di scatto verso il Comandante di Seconda, che istintivamente si allontanò di qualche metro e la supplicò con lo sguardo di perdonarlo. Perché mai allora le aveva chiesto che ruolo volesse avere nei Pirati di Barbabianca se poi aveva acconsentito ad assegnarle quello deciso dagli altri Comandanti?!

Sapeva che in quanto nuova arrivata non avrebbe fatto una bella figura ad opporsi a qualunque fosse stata la loro decisione, e obbiettivamente il pensiero di non poter diventare il mozzo dei Pirati di Barbabianca non era poi la fine del mondo, visto che lei essenzialmente voleva solo essere trattata come tutti i suoi compagni ed essere utile alla sua nuova famiglia; tuttavia era non poco infastidita dal comportamento di Ace, che un attimo prima l’aveva illusa di avere il grande privilegio di poter scegliere e quello dopo le aveva voltato le spalle assecondando una scelta fatta da altri.

A dispetto dell’incazzatura, però, la ragazza si sforzò di mantenere la calma e di chiedere allora che incarico avessero deciso di assegnarle: “... Quindi... quale sarà la mia mansione nei Pirati di Barbabianca...?”

Alla fatidica domanda Marco si alzò in piedi e si stagliò davanti a lei, ancora seduta sul pavimento, proclamando con fare solenne: “Sora D. Aoi... A partire da domani, non appena farai il tuo ingresso sulla nostra nave, verrà ufficialmente riconosciuta la tua appartenenza ai Pirati di Barbabianca e, nello specifico... come Comandante della Quarta Divisione.”

Esattamente come un attimo prima la ragazza rimase di sasso, con l’unica differenza che in quell’occasione, a differenza della prima, il solo suono che fu in grado di uscire dalle sue labbra fu: "... EH...?!"

Angolo dell’Autrice (*):
Salve a tutti, care lettrici e cari lettori! Come al solito eccomi qui ad aggiornare ad orari improponibili -//-"... Tralasciando i diversi disguidi avuti in questi ultimi giorni, mi sarebbe davvero piaciuto pubblicare ancora nel mese di luglio, ma purtroppo quando la mezzanotte del primo agosto è arrivata io ero tipo... all’inizio di tutta la revisione ^^"? 
Che dire, sono abbastanza soddisfatta di questo capitolo, più che altro perché sono successe un po’ di cose e soprattutto finalmente i nostri fratellini preferiti si sono ricongiunti a quel Pollo di Marco e alla sua Divisione... Meglio tardi che mai u.u"! Inoltre altrettanto finalmente ha fatto la sua comparsa un nuovo personaggio, un mio OC al quale mi sono già affezionata, di cui vi lascio il disegno qui sotto (chiedo venia innanzitutto x lo sfondo bianco e poi x quelle mani orrende... Per quanto mi sforzi non sono capace a disegnarle >//< !) e di cui spiegherò brevemente il nome nell’ultimo dei *.
A tal proposito, prima che me ne dimentichi, passiamo subito ai ben 3 * di questo capitolo!
*: Lo squalo mako, il cui nome scientifico è Isurus oxyrinchus, è un grande squalo appartenente alla famiglia delle Lamnidae, e vive principalmente in acque tropicali e subtropicali. È presente anche nel Mediterraneo, ma è molto meno comune. Questo squalo sfrutta la sua imprevedibilità e la sua grande capacità di accelerare all’improvviso per catturare prede veloci come tonni e pesci azzurri, ed è inoltre in grado di effettuare il cosiddetto breaching, ovvero di saltare fuori dall’acqua: nel suo caso i salti possono raggiungere addirittura i 6 metri d’altezza dalla superficie.
**: Taichō (隊長) significa essenzialmente ‘Capitano’ (o almeno è quanto mi dice Google Traduttore) come Senchō (* del capitolo 2), ma qui e soprattutto nell’opera originale il termine viene inteso come ‘Comandante’. Esattamente come per il pirata del secondo capitolo ho usato questa parola unicamente perché la trovo foneticamente gradevole, ed è un’utile alternativa ai continui ‘Comandante’... Spero siate della stessa opininione ^^!
***: Magari a chi non è abituato a sentire nomi giapponesi (e magari anche a chi lo è, chissà X3), la prima cosa che sarà venuta in mente leggendo questo ‘buffo’ nome è la nostra cara Radiotelevisione Italiana, ma questo nome, ‘Rai’, non ha nulla a che vedere con la televisione... Esso infatti altro non è che una possibile lettura di questo carattere (雷), letto comunemente ‘Kaminari’, che significa ‘tuono’, ‘fulmine’ (basti pensare al Raikage di Naruto, oppure a Raichu e Raikou nei Pokémon, entrambi di tipo Elettro... tutti contengono questo nome e hanno a che fare con l’elettricità). Ho voluto sottolinearlo proprio con il tatuaggio delle due saette incrociate... Naturalmente tutti questi riferimenti all’elemento dell’elettricità non sono casuali (la mia mente malata non si fermerebbe mica a così poco u.u!), così come quei pantaloni di dubbio gusto e i colori scelti per il tatuaggio... Chissà se qualcuno di voi capirà a cosa è legato questo personaggio? Per il momento vi dico solo che avrà un ruolo rilevante nella trama (o almeno, spero di riuscire a darglielo -//-")...
Ed eccomi finalmente in fondo a questo papiro -//-"... Non so se c'è gente così paziente da leggersi DAVVERO tutta questa roba, ma in ogni caso vi ringrazio sempre dell’attenzione e spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento ^^! Vi lascio qui il disegno del nuovo personaggio... se volete fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima!
Sora_D_Aoi

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Capitolo 8
*** 7: Aoi Nuovo Comandante?! - L'Incontestabile Decisione di Marco la Fenice ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Dopo un lungo viaggio sottomarino assieme al Cavaliere del Mare Jinbē, Hiken no Ace e Sora D. Aoi sbarcano finalmente sull’Isola degli Uomini-Pesce. La loro meta è la Foresta Marina, nella quale Marco e la Prima Divisione nella Foresta Marina li stanno aspettando ansiosamente.

Prima di raggiungerli, però, sotto consiglio dell’ex Shichibukai i due fratelli fanno tappa al Mermaid Café di Madame Shirley, la quale accetta seppur con riluttanza di predire il futuro di Aoi. Le previsioni della sirena veggente si rivelano insolitamente vaghe, ma le sue parole sono sufficienti per insinuare nella ragazza nuovi dubbi e nuovi timori per il futuro.

Intanto lei e Ace raggiungono finalmente il cosiddetto ‘cimitero delle navi’, venendo calorosamente accolti dalla Fenice e dalla sua Flotta che organizza subito un allegro banchetto a cui prende parte anche Jinbē; durante la vivace festicciola entrambi fanno la conoscenza di Rai, aiuto-carpentiere unitosi alla ciurma durante la loro assenza e per il quale Aoi nutre fin da subito dei sospetti.

Il clima festoso viene però smorzato da una discussione tra Marco e Aoi circa il ruolo che quest’ultima avrà nella ciurma, che si conclude con una solenne dichiarazione della Fenice: la Vendicatrice degli Abissi, una volta raggiunta l’isola in cui è sepolto loro Capitano, entrerà a far parte dei Pirati di Barbabianca come Comandante della Quarta Divisione.
 
 - AOI NUOVO COMANDANTE?!
L’INCONTESTABILE DECISIONE DI MARCO LA FENICE

“... Puoi ripetere...?!” chiese dopo qualche secondo Aoi, sperando di aver capito male e tradendo un palese nervosismo nella voce.

“Certamente. A partire da domani, prima della festa in onore del tuo ingresso nella ciurma e del ritorno di Ace, sarai nominata ufficialmente Comandante della Quarta Divisione di Barbabianca.” replicò allora Marco la Fenice, senza scomporsi “Se proprio vuoi saperlo avevamo preso in considerazione questa possibilità già due anni fa, quando tu ed Ace siete venuti a porgere i vostri saluti alla tomba del Babbo prima di andare ad allenarvi con Rayleigh. Durante la nostra ultima riunione abbiamo nuovamente tirato fuori il discorso e alla fine il consenso è stato unanime.”

“M-ma perché io?!” domandò lei scattando in piedi e iniziando a calcare la voce su alcune parole, come aveva sempre fatto per rendere espliciti la sua agitazione o il suo disappunto “Quello che ho detto prima non conta?! I-io... io sono l’ultima arrivata, e che diamine! Come potete pensare di dare il posto di Comandante ad una novellina della pirateria come la sottoscritta?! Possibile che in questi due fottuti anni non vi siano venuti in mentre altri candidati con più esperienza e più validi di me?!”

“Ohi...! Intanto modera i termini...!” l’ammonì il Comandante della Prima Divisione “Non è che non abbiamo preso in considerazione altri candidati o che il tuo discorso non abbia un suo senso e un suo peso, ma dimentichi un fattore importante, ovvero che ancor prima della Guerra dei Vertici sia io che il Babbo e gli altri Comandanti avevamo potuto studiarti tramite il nostro scontro amichevole.”

“E quindi...?!”

“Il punto è che già allora ci avevi stupiti con le tue capacità combattive, e dopo averti vista salvare la testa calda qui presente per un pelo e fronteggiare in quel modo addirittura Akainu e Aokiji per proteggere il Babbo ci siamo convinti sempre di più che fossi tu l’unica a meritare davvero il posto di Comandante della Quarta Flotta.” spiegò il biondo dalla strana acconciatura “Perfino il Babbo poco dopo la tua partenza alla ricerca di Ace ha ribadito più volte che se avessi accettato di unirti a noi avresti rapidamente ‘fatto carriera’, e nelle sue parole mi è sembrato di leggere il suo implicito desiderio di dare a te quel ruolo nel caso ci avessi ripensato.”

“Però...!” cercò di opporsi l’ex mercenaria, zittendosi quando il suo interlocutore alzò la mano per poter continuare il discorso.

“Fammi finire, prima che tu fraintenda. Naturalmente non è solo per la tua forza e abilità in battaglia che abbiamo spesso pensato a te come nuovo Comandante, anzi, per noi queste cose sono sempre passate in secondo piano: ciò che fin da subito ci ha colpiti di te sono la tua maturità, la tua capacità di rimanere lucida in quasi ogni situazione e soprattutto la tua incrollabile volontà di combattere per proteggere chi ti sta a cuore.” ammise Marco ammorbidendo appena l’espressione “Sappiamo tutti bene che il legame che hai con Ace è e sarà sempre diverso da quello che costruirai con noi, ma la tua forza d’animo è stata fonte d’ispirazione a tutti i compagni che hanno rischiato di morire al termine della guerra... Molti di loro sono sopravvissuti unicamente ripensando al tuo coraggio e a quanto hai fatto per noi pur non essendo membro ufficiale del nostro equipaggio, e nessuno di noi Comandanti ha dubbi che anche lo stesso Satch sarebbe più che felice di cederti il suo posto... Siamo tutti sicuri che con te la sua volontà sarebbe portata avanti con orgoglio, Aoi.” concluse dedicandole un sorriso pacato ma sincero, che esprimeva appieno tutta la stima che lui aveva sempre riposto e avrebbe continuato a riporre in lei.

La bionda deglutì a fatica, sentendosi la gola secca e bruciante dall’ansia: nonostante in quel discorso avesse percepito pienamente la fiducia e il rispetto che il Comandante della Prima Divisione nutriva per lei, nella sua testa l’idea di doversi assumere una simile responsabilità dopo nemmeno un giorno dalla sua ufficiale partenza per mare era inconcepibile, senza contare che in quel momento a prevalere in lei era una certa irritazione dovuta all’impossibilità di controbattere.

Diventare Comandante significava essere responsabile del destino di altri uomini pronti ad eseguire qualunque ordine lei impartisse, e il pensiero che qualcuno di loro potesse anche solo ferirsi a causa della sua inettitudine le faceva venire il mal di stomaco; allo stesso modo, confidare sui loro anni di esperienza e decidere di lasciare loro la più assoluta libertà avrebbe comportato comunque dei rischi, oltre alla certezza che ciò l’avrebbe fatta sentire e sembrare una persona superficiale e irresponsabile: non aveva dubbi che almeno il novanta percento dell’intero equipaggio avesse come minimo tre o quattro anni di esperienza piratesca alle spalle, ma assumere quella carica significava ugualmente preoccuparsi della salute dei suoi sottoposti, essere certa che non combinassero troppi casini e soprattutto fare il possibile per aiutarli in caso di difficoltà.

Con Ace e Rufy ci era sempre riuscita, essendo l’unica testa correttamente funzionante tra loro, ma sarebbe stata in grado allo stesso modo con un’intera flotta? E se la Quarta Divisione fosse stata la più numerosa di tutte? Se già con la Prima intenta a festeggiare si era ritrovata con una leggera emicrania, se fossero stati anche di più...-

“Posso comprendere che questa notizia inaspettata si sia semplicemente aggiunta alla tua già lunga lista di pensieri, ma vorrei che ci pensassi seriamente.” parlò di nuovo Marco con voce comprensiva “I ragazzi della Quarta Divisione erano davvero entusiasti all’idea di averti come loro Comandante, e per quanto tu ti ritenga inesperta e sia timorosa di questa carica ti assicuro che hai tutte le carte in regola per poter tenere a bada quegli scalmanati. Oltretutto nessuno di noi potrebbe mai dubitare delle tue capacità o biasimarti in caso di errori: c’è un inizio per tutti, in fin dei conti.”

“Pensa che quando io sono diventato Comandante mi ci è voluto un mese per imparare i nomi di tutti i membri della mia Divisione, a parte quelli degli ex Pirati di Picche!” aggiunse suo fratello con una punta di orgoglio, come se confondere nomi e visi dei suoi stessi compagni fosse qualcosa di cui andare fieri.

“Senza contare che ancora adesso a volte ti vengono dei dubbi...” commentò l’amico offendendolo e facendo sghignazzare sottovoce alcuni membri della Prima Divisione “Comunque sia pensaci su. Ricordati che qui nessuno vuole metterti a disagio o farti fare ciò che non vuoi... Nel caso sorgessero problemi particolari me ne assumerò la piena responsabilità, va bene?”

La ragazza si limitò a soffiare profondamente dalle piccole narici, sforzandosi di sopprimere del tutto i resti dell’incazzatura e dell’ansia provocatele da quella situazione. Sapeva bene che infuriarsi e pestare i piedi avrebbe solo peggiorato il suo malessere facendole peraltro fare la figura di una bambina capricciosa, ma nascondere la sua contrarietà le sembrò impossibile in quella circostanza: vedersi obbligata a ricevere una simile responsabilità le pareva ingiusto e sconsiderato su tutti i fronti, e anche se non l’avrebbe detto esplicitamente in quanto doveva e voleva rispettare la volontà di un suo ormai superiore, nessuna rassicurazione in quel momento l’avrebbe potuta convincere ad accettare di buon grado quella condizione.

Volendo risparmiare parole acide alla Fenice, al fratello e a chiunque altro avesse voluto intromettersi nella conversazione Aoi optò per una ‘dignitosa’ ritirata, dirigendosi a rapide falcate verso la scala a poppa che portava sottocoperta ed evitando agilmente ogni persona che pensò anche solo a bloccarle il passaggio, primo fra tutti Ace.

“Aspetta, Aoi!” la richiamò infatti Pugno di Fuoco, venendo fermato a sua volta da Marco che l’afferrò per la spalla “Lasciami andare, Marco! È mia sorella, ho il diritto di andare a parlarci!”

“Questo lo so, ma ora come ora so anche che tutto quello che otterresti sarebbe un pugno nello stomaco e un calcio dove è meglio non riceverne.” ribatté il biondo, facendo rabbrividire un po’ tutti e portando il moro a coprirsi istintivamente la zona interessata sia per scaramanzia che per timore “È comprensibile che ora voglia starsene da sola, soprattutto perché anche se avesse voluto discutere io non avrei comunque cambiato idea, e lei lo sa. Sebbene continui a non considerarsi un membro ufficiale, Aoi probabilmente doveva aver già deciso che in quanto novellina avrebbe accettato qualunque nostra decisione senza opporsi, e per questo motivo ha preferito andarsene per evitare di venir meno a questa sua scelta. Nel profondo tua sorella non si sente ancora ‘degna’ di far parte della nostra famiglia, e vedersi costretta ad accettare questa grande responsabilità e soprattutto questa fiducia incondizionata da parte nostra deve averla spaventata... o almeno, così è come la vedo io.”

Il pirata con le lentiggini si calmò definitivamente, sorpreso da come l’amico avesse potuto leggere in sua sorella degli aspetti che lui non sarebbe neanche riuscito a immaginare: davvero la sua Aoi, ragazza tanto forte e risoluta, nascondeva dentro di sé un lato così insicuro e remissivo? E davvero lui era stato così cieco da non essersene mai accorto, mentre a Marco era bastato osservarla una volta per capirla?

Come fratello maggiore, pensò, aveva ancora molto da invidiare sia al suo maturo amico che al povero Sabo.

“Non ti sto dicendo di non andare, sia chiaro... ma se fossi in te aspetterei almeno una mezz’oretta, giusto per darle il tempo di calmarsi un po’; anche perché se danneggiaste la nave dovremmo ritardare ulteriormente la partenza, e mi sembra che abbiamo già fatto abbastanza i tuoi comodi.” gli fece notare il Comandante della Prima Flotta sorridendo appena, beffardo.

“Molto spiritoso, Pennuto...! Mi sembrava strano che non ti fossi ancora lamentato di qualcosa...!” lo stuzzicò di rimando il moro, fingendosi ancora offeso “Comunque... hai ragione, anche se mi secca ammetterlo...”

“Ovviamente ce l’ho.” annuì allora la Fenice con tono saccente “Adesso stai qui buono e aspetta che si calmi. Quanto a voi...” si rivolse ai suoi uomini “Vi conviene seguire lo stesso consiglio e stare lontani dalla sorella di Ace, visto il suo umore. Rai, tu invece dovresti raggiungerla sottocoperta per indicarle la sua cabina.”

“Agli ordini!” annuì energico il biondino platinato sparendo come un fulmine, apparentemente entusiasta dell’incarico e incurante del possibile pericolo.

“M-ma Comandante...!” obiettò qualcuno più adulto e consapevole, agitato.

“Quella lo ammazza...!” non si trattennero i più pessimisti, già pregando per il loro amico.

“Non siate stupidi...!” li ammonì Marco, seccato “Rai se la sa cavare e Aoi non farebbe mai nulla del genere!”

“Perché dicono così?” domandò Ace.

“Beh... il fatto è che Rai sa essere un pochino esuberante, a volte...” gli spiegò l’amico, sospirando “Di natura è un tipo molto socievole, e questo ogni tanto lo porta ad essere leggermente invadente... e fastidioso...” continuò sempre più a fatica, iniziando a dubitare della scelta appena presa “... Ma comunque sia starà bene! Ha la pelle dura!”

“Perché non mi sembri per niente convinto di quello che dici?”
 
§

Non erano passati nemmeno dieci minuti da quando qualcuno aveva preso a seguirla nei labirintici corridoi sottocoperta, e ad Aoi non era nemmeno servito usare il suo Haki per scoprire l’identità dello scocciatore in questione: i passi leggermente tintinnanti e un allegro fischiettare tutt’altro che gradito erano stati istintivamente collegati al giovane ed eccentrico aiuto-carpentiere conosciuto meno di un’ora prima, e assieme ad Ace sarebbe stato l’ultimo che avrebbe voluto tra i piedi in quel momento.

Che diamine poteva volere quel Rai da lei?

Fu con quella semplice domanda che la Vendicatrice degli Abissi si fermò di colpo, per poi girarsi non appena i passi furono abbastanza vicini a lei; se lo trovò davanti, sorridente come l’aveva conosciuto, con le mani nelle tasche della giacca in pelle e i sottili occhi verdi ad osservarla incuriositi.

La sua voce uscì più dura e sprezzante di quanto avrebbe voluto: “Beh? Che vuoi...?! Mi pareva di aver fatto intendere che volessi essere lasciata in pace!”

“Ordini del Comandante Marco, Aoi-chan... Mi ha chiesto di guidarti alla tua cabina, dato che aveva previsto che ti saresti ritrovata a gironzolare senza meta come effettivamente stai facendo!” sghignazzò di rimando lui mettendo volutamente enfasi sul nomignolo che lei gli aveva negato precedentemente, con l’unico evidente scopo di irritarla ancora di più.

Fece del suo meglio per contenersi, cosa non facile vista tutta la frustrazione accumulata in quella singola giornata: “Lo sai che ad un’altra parola sbagliata ti ritroverai in infermeria, vero...?!”

“E dai, non essere così scontrosa...! Io voglio fare amicizia!” non perse il sorriso lui, avvicinandosi ulteriormente senza distogliere nemmeno per un secondo lo sguardo dalla bionda, pronto ad intercettare qualunque sua mossa “Ho capito di non esserti simpatico, ma se mi dessi una possibilità sono certo che ti ricrederesti!”

“Al momento non ho alcun motivo di desiderare la tua amicizia, Orecchie a Punta, quindi fammi il favore di sparire: sono di pessimo umore.” lo liquidò la ragazza riprendendo a camminare rapida, voltandosi poi di nuovo quando lo sentì seguirla ancora “La vuoi smettere di seguirmi?!”

“No!” rispose baldanzoso Rai “Devo mostrarti la tua cabina e convincerti a diventare mia amica! Già il fatto che tu mi abbia dato un soprannome è un primo passo, anche se non è un nomignolo molto carino...!”

“Non puoi costringermi ad essere tua amica, e soprattutto non ho bisogno delle tue indicazioni! Saprò trovarla benissimo da sola!” asserì decisamente infastidita Aoi mettendosi a correre. Ghignò nel non sentire più i passi di quello scocciatore dietro di lei, ma quando sbatté contro qualcuno e alzò gli occhi per scusarsi un’espressione di totale smarrimento si dipinse sul suo viso “Ma che diamine...!”-

“Andavi da qualche parte, Aoi-chan?” sogghignò Rai come se nulla fosse.
 
Come accidenti l’aveva raggiunta?!

Prontamente la Vendicatrice degli Abissi lo spintonò con tanta forza da farlo rovinare a terra, per poi riprendere la sua folle corsa nella speranza che quello scherzo di pessimo gusto non si ripetesse più; corse alla massima velocità, zigzagando volutamente a caso per i corridoi al fine di disorientarlo, ma fu quando arrivò in un vicolo cieco e tirò un sospiro di sollievo certa di avercela fatta che un’ombra alle sue spalle la face sussultare: “M-ma come... come cazzo...?!”

“Mi spiace, ma non ti libererai di me così facilmente!” dichiarò soddisfatto il suo inseguitore, per nulla provato “Conosco questi corridoi e anche quelli della nave principale a memoria, comprese tutte le scorciatoie di cui tu non immagini nemmeno l’esistenza! Non potrai seminarmi in alcun modo, Aoi-chan!”

​La bionda si limitò ad ucciderlo con lo sguardo, suscitando in lui un’ulteriore risata. Anche se fosse stato davvero come aveva detto lui, ciò non spiegava come avesse potuto prima precederla e poi starle dietro senza mostrare la benché minima fatica! Fin da piccola lei era sempre stata la più veloce tra i suoi fratelli, e dopo il suo addestramento a Marijoa la sua rapidità era aumentata a tal punto che spesso le sue vittime non si erano nemmeno rese conto di cosa le avesse uccise; da quanto si ricordava, ai tempi pareva che fosse addirittura più veloce di alcuni membri ufficiali dei Cavalieri Fantasma.

Come poteva quindi quel novellino starle dietro senza farsi esplodere un polmone nel frattempo?!

“Non te la prendere, Aoi-chan! Col tempo anche tu imparerai ad orientarti qui sotto, e allora, forse, se giocheremo ancora a rincorrerci potresti uscirne vincitrice!” sorrise amichevole lo strano biondo sottraendola dai suoi confusissimi pensieri.

Lo sguardo dell’ex assassina s’assottigliò, glaciale, e poche parole mormorate con nervosismo uscirono debolissime dalle sue labbra: “Che cosa sei, tu...?!”

“Mh? Che cosa hai detto, Aoi-chan?” domandò il diretto interessato corrugando le sottili sopracciglia chiare “Hai parlato a voce così bassa che nemmeno col mio udito ti ho sentita bene... E-e poi non guardarmi così, per favore... fai leggermente paura...” la pregò indietreggiando di un passo, a disagio.

A quelle parole Aoi s’impose di calmarsi e di fare un respiro profondo: era stanca, troppo stanca, e quasi certamente era proprio la stanchezza che la stava facendo pensare troppo e le faceva vedere le cose più complicate di quanto non fossero; in fin dei conti aveva avuto una giornata assurda, e probabilmente quella serie di esperienze vissute una dietro l’altra senza interruzioni avevano compromesso la sua lucidità: magari, destabilizzata com’era in quel momento, aveva solo creduto di aver corso alla sua massima velocità e in realtà a Rai era servito ben poco sforzo per starle dietro.

Ma anche se così non fosse stato e quella velocità disumana fosse stata reale, che senso aveva pensarci in quel frangente? Oltre a non avere prove concrete che sostenessero che quel tipo nascondeva qualcosa, tutto quello che la ragazza voleva in quel momento era potersi buttare su una superficie non troppo dura e cadere in un sonno catalettico, profondo e senza sogni.

“Aoi-chan...! Aoi-chan!”

Soltanto nel sentire nuovamente il suo nome seguito da quello stonato suffisso l’ex mercenaria si risvegliò ancora una volta dalle sue infinite paranoie, ma contrariamente a poco prima si limitò a sospirare, rivolgendogli di nuovo uno sguardo minaccioso: “Giuro: chiamami ancora così e ti taglio la lingua, Orecchie a Punta...! Limitati a portarmi alla mia cabina e poi sparisci...!”

“Ok, ok...! Non è il caso di minacciarmi...! Comunque siamo già a destinazione: la porta alla tua sinistra è quella della tua cabina, ultima del terzo corridoio di destra!” sorrise amichevole l’aiuto-carpentiere indicandogliela.

“Ah...” rimase per un attimo perplessa la Vendicatrice degli Abissi, per poi impettirsi fieramente e asserire “Come volevasi dimostrare l’ho trovata da sola, senza aver bisogno delle tue indicazioni! E ora sciò, mi hai già stressato abbastanza stasera!” agitò la mano per mandarlo via come un insetto, prima di iniziare a combattere con la porta che non ne voleva sapere di aprirsi “Ma che diamine...! Perché non si apre?! Ehi, non è che mi hai preso in giro e questa in realtà non è la mia stanza?!”

“No! Non farei mai un simile scherzo ad una mia amica!” riprese i discorsi sull’amicizia il ragazzo “Solo... Forse ti serve questa.” ipotizzò porgendole una piccola chiave di metallo e cercando di trattenere un ghigno derisorio; si era dimenticato di averla avuta in tasca fino a che non aveva visto quella comica scena.

“Ci mancava anche la figura da idiota.” ringhiò invece nella sua testa Aoi arrossendo visibilmente, per poi strappargli di mano il piccolo oggetto luccicante “Potevi darmela prima, stupido Orecchie a Punta!”

“Ma così non ti avrei vista arrossire! Con quelle graziose guance rosse quasi non si direbbe che fino a poco fa stavi minacciando di mandarmi in infermeria!” ridacchiò Rai facendola diventare ancora più paonazza dalla rabbia e dall’imbarazzo “Dovresti lasciarti andare più spe... AHIA!” urlò, piegandosi sulle ginocchia dal male che il pugno in testa datole dalla ragazza gli fece “Perché l’hai fatto...?!”

“Te la sei cercata, idiota! Così la prossima volta impari a fare certe affermazioni!” sibilò indignata lei, cercando di scacciare via quel fastidioso rossore dal viso “E poi smettila con questo ‘Aoi-chan’ di qui e ‘Aoi-chan’ di là! Io per te e per tutti sono solo Aoi, chiaro?!”

“Cattiva...! Il mio era un complimento!” piagnucolò il novellino massaggiandosi il capo, sul quale era già spuntato un vistoso bernoccolo “Credevo che ormai fossimo diventati amici...”

“Ancora con questa storia?” sbuffò la neo-pirata facendosi seria “Ascoltami bene, Orecchie a Punta: io di natura non sono amichevole come mio fratello, e al momento tu sei nella lista di persone su cui nutro ancora dei dubbi.”

“Eh?! Ma non ti ho fatto niente di male!” protestò lui “Non è giusto...!”

“Comunque... magari conoscendoti potrei scoprire che non sei poi così male, anche se questo dipende unicamente da come ti comporterai in mia presenza. Per ora ti considero semplicemente un mio nuovo compagno di ciurma e quindi mi limito ad augurarti una notte tranquilla.” spiegò con tono calmo e impassibile, ignorando i suoi piagnistei e sperando che lui capisse.

“Ah, ecco... L’avevo capito che non ti sono simpatico...” sospirò affranto lo strano ragazzo, scoprendo poi i denti in un nuovo sorriso allegro che per un attimo le ricordò quello di Rufy “Allora vorrà dire che farò il possibile per convincerti che ti puoi fidare di me ed essere mia amica! Buonanotte anche a te, Aoi-chan!” la salutò infine aggiungendo volutamente un calcato -chan e scappando via.

“Razza di...! Ti informo che questo non è un buon inizio!” gli urlò allora lei da fondo del corridoio, sentendolo in risposta ridacchiare dietro l’angolo. Alla fine si arrese, sorridendo appena e scuotendo leggermente il capo “Che tipo... Magari faccio male ad essere così sospettosa nei suoi confronti...”

Non avrebbe mai saputo che, sulla strada per tornare da Marco e informarlo di aver portato a termine l’incarico assegnatogli, l’aiuto-carpentiere avesse mormorato tra sé: “Più sospettosa del previsto... Dovrò fare più attenzione, se voglio davvero guadagnarmi la sua fiducia... Devo assolutamente diventare suo amico...!”

§

“Ah! Basta, io adesso vado!” dichiarò deciso Hiken no Ace dirigendosi con larghe falcate verso le scale che portavano sottocoperta, dicendolo più a se stesso che agli unici due spettatori rimasti lì a poppa con lui.

Era passata circa un’ora da quando Aoi si era bruscamente congedata, e molti corsari tra cui anche Rai erano andati a coricarsi in vista del lungo viaggio che li avrebbe attesi il giorno successivo. Quelli invece ancora svegli e in clima di festa si erano spostati a prua, dalla quale provenivano alcune flebili note stonate di qualche canzone piratesca.

“Stavolta vai sul serio o è solo l’ennesima replica della scenetta che hai fatto da quando Aoi è andata giù? No, perché... questa è già la settima volta che lo dici, e sta diventando decisamente seccante sentirtelo dire e vederti tornare indietro con la coda tra le gambe.” commentò un Marco piuttosto annoiato, guardando il suo amico fermarsi appunto per la settima volta davanti alla scala e tornare ancora lentamente indietro, con la testa bassa e intento a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore per l’indecisione “Non capisco poi di cosa tu abbia paura! Prima ti ho dovuto trattenere con la forza per convincerti ad aspettare un po’, e adesso invece ti serve un calcio in culo per andare da lei? Sei proprio strano, Ace, lasciatelo dire...”

“Tu non puoi capire! Non puoi capire quanto la mia sorellina a volte possa essere davvero spaventosa!” si giustificò lo zolfanello con tono quasi melodrammatico “Già prima di andarsene mi ha rivolto uno sguardo da ‘io non ho più un fratello maggiore’, e anche se dovesse davvero accettare la carica di Comandante sono sicuro che non mi perdonerebbe il fatto di averla illusa e poi averle voltato le spalle dando il mio consenso alla tua decisione... Sicuramente se dicessi anche una sola parola sbagliata mi picchierebbe a sangue... AH! Perché solo con lei combino questi disastri?!” gridò esasperato prendendosi la testa tra le mani, facendo sospirare di nuovo la Fenice e sorridere comprensivo Jinbē, il quale era stato invitato dal primo a trascorrere la notte sulla loro nave per poter dare un ultimo saluto degno di tale nome la sua allieva il giorno successivo.

“Fidati: lei non è la prima vittima dei tuoi atti sconsiderati.” assicurò sarcastico il biondo “E poi te la sei cercata: perché le hai detto che avrebbe potuto scegliere il suo ruolo nella ciurma mettendo addirittura la tua carica come garanzia? Mi pareva di averti accennato le nostre intenzioni prima che tornaste da vostro fratello e dal Re Oscuro due anni fa, e mi pareva anche che tu al riguardo fossi stato favorevole già allora... Non te ne sarai dimenticato...!”

“Ecco...” si grattò la testa il pirata lentigginoso, volgendo lo sguardo altrove “Sai com’è... dovevo badare a Rufy, e l’allenamento era bello tosto...!”

“Te n’eri dimenticato.” concluse il Comandante della Prima Divisione, scuotendo la testa rassegnato “Se oltre ai muscoli in questi due anni avessi allenato anche la tua penosissima memoria sarebbe stato meglio! E dire che hai solo ventidue anni!” 

“Ah, ah, ah! Davvero molto spiritoso, Testa d’Ananas!” lo punzecchiò di rimando il fiammifero, offeso “Comunque cosa posso fare...?! Jinbē, tu che la conosci bene cosa mi consigli?” si rivolse poi speranzoso all’uomo-pesce, dal cui viso non era ancora scomparsa quell’espressione indulgente.

“Mi spiace ma non so cosa dirti, Ace-san... Per quanto io abbia imparato a conoscere Aoi-san, non avendo mai avuto fratelli o sorelle non sono pratico di queste cose...” si scusò lui “Anche se, ad essere sincero, non credo che lei ce l’abbia così tanto con te: quando prima si è congedata mi è sembrata solo molto stanca e confusa, soprattutto perché tutto si sarebbe aspettata tranne che sentirsi nominare Comandante, sebbene non ancora ufficialmente. Bisogna tenere conto che ha avuto una giornata davvero stancante, e una notizia del genere dev’essere stata il colpo di grazia!”

“Quindi... Secondo te non mi picchierà se vado da lei...?” osò domandare Pugno di Fuoco ancora timoroso.

“Questo non te lo so dire... Posso solo assicurarti che Aoi-san a volte cambia umore molto rapidamente, quindi chissà... potrebbe ancora essere arrabbiata e aver bisogno di sfogarsi come potrebbe invece essere serena e aver messo da parte la questione...” si tenne vago l’ex Shichibukai non volendo avere troppo a che fare con la questione; non l’avrebbe mai ammesso, ma un paio di volte anche lui aveva avuto timore della collera della sua allieva, sebbene quell’ultima non si fosse mai direttamente arrabbiata con lui.

“Non mi è di grande incoraggiamento, ma vada come vada devo assolutamente parlarle! Non voglio che mi tenga il muso anche domani durante la festa con gli altri!” concluse Ace con risolutezza, incamminandosi verso le scale che portavano alle cabine per poi fermarsi di nuovo davanti ad esse “... Se non dovessi tornare...”-

“Smettila e vai, pagliaccio!” lo spinse con forza Marco rischiando di farlo ruzzolare giù dai gradini “Se i ragazzi della tua Divisione ti vedessero aver paura di tua sorella minore ti prenderebbero in giro a vita! Va’ e comportati da uomo!”

“Vado, vado! Non c’è bisogno di spingere!” si lamentò il fiammifero scendendo rapido la lunga rampa e sparendo così dalla loro vista.

Marco e Jinbē si guardarono per un attimo, per poi sorridersi a vicenda divertiti. L’uomo-pesce cominciò: “Mi dispiace che Aoi-san abbia reagito in quel modo, ma credo non se l’aspettasse proprio. Onestamente io stesso pensavo che avresti aspettato che ci fossero anche tutti gli altri Comandanti, per darle una simile notizia.”

“In verità doveva essere così, gliel’avremmo dovuto comunicare al termine dei festeggiamenti... ma siccome avevo previsto che si sarebbe sentita a disagio semplicemente stando con la mia Divisione ho preferito dirglielo oggi, nella speranza che digerisca la notizia entro domani e possa godersi la festa senza avere altre sorprese... O meglio, altre sorprese da parte nostra.” precisò la Fenice assumendo un’espressione stranamente seria.

“Cosa intendi?” gli chiese l’azzurro corrugando appena le strane sopracciglia bionde.

“Stamattina ho ricevuto una chiamata da Vista, che mi ha detto che oggi all’alba hanno avvistato un’imbarcazione dalla quale sono scese quattro persone sospette, due delle quali sono state riconosciute quasi subito da alcuni dei nostri.” spiegò il Comandante “I ragazzi in questione hanno affermato di averli visti solo di sfuggita all’epoca, ma hanno assicurato che fossero proprio gli stessi individui si erano aggirati nei pressi della collina del Babbo... due anni fa.” rivelò dando una certa enfasi alle ultime tre parole; una leggera preoccupazione si era fatta visibile sul suo viso abbronzato.

“Due anni fa...?! Vuoi dire poco dopo la sua sepoltura...?!” rimase colpito il Cavaliere del Mare per poi sforzarsi subito di ricomporsi e incitarlo a continuare “E come hanno reagito gli altri Comandanti...?”

“Di comune accordo hanno aspettato ad agire per cercare di comprendere quali fossero le loro intenzioni, e quando i due individui già noti ai nostri si sono separati dai loro compagni e si sono diretti di nuovo alla tomba del Babbo Jaws e Vista hanno ordinato alle loro Divisioni di accerchiarli, nel timore che volessero profanarla.”

“Quindi hanno combattuto...?!”

“No, la loro reazione è stata tutt’altra! Non hanno né attaccato né provato a difendersi: si sono limitati ad alzare le mani in segno di resa dichiarando di voler semplicemente porgere i loro omaggi al Babbo e di essere in attesa di due nostri compagni. Non vedendo in loro intenzioni ostili Jaws e Vista hanno deciso di dar loro fiducia, anche se ancora adesso li stanno tenendo assiduamente d’occhio.”

“Mi fa piacere sentire che, almeno al momento, non si siano rivelati essere nemici... Ma avete scoperto qualcosa sulla loro identità o su chi stiano aspettando?”

“Non c’è stato bisogno di scoprire nulla: i due si sono presentati come membri dell’Armata Rivoluzionaria di Monkey D. Dragon, e le persone che stanno aspettando sono... Ace e Aoi.”

“Membri dei Rivoluzionari?!” l’ex Shichibukai perse quasi l’equilibrio dallo stupore “E che cosa potrebbero mai volere i Rivoluzionari proprio da Ace e Aoi-san...?!”

“Questo non hanno voluto dircelo, ma ci hanno assicurato che non torceranno un capello né a loro né ai nostri compagni. Hanno semplicemente definito il tutto come una ‘rimpatriata familiare’, anche se Ace non mi ha mai detto di avere conoscenze nell’Armata di Dragon... Aoi ti ha mai detto qualcosa a riguardo, Jinbē?”

“No... l’unico che abbia mai parlato dei Rivoluzionari è stato Rufy-kun, quando durante il nostro viaggio per salvare Ace-san ci ha rivelato che il loro legame non era di sangue in quanto lui era figlio di Dragon mentre Ace-san di Gol D. Roger... Poi c’erano Ivankov e Inazuma, membri ufficiali dell’Armata che erano stati portati ad Impel Down tempo prima, ma nessuno ha mai dato loro troppa importanza in quel frangente...”

“Capisco... Allora tutto quello che possiamo fare è attendere domani e vedere come si svilupperanno gli eventi. I Rivoluzionari non hanno mai creato problemi ai pirati, e le probabilità di conflitto dovrebbero essere abbastanza basse, ma in ogni caso continueremo terremo gli occhi aperti. Non ho voluto dire nulla né ad Ace né ad Aoi per non farli agitare ulteriormente, e ti pregherei di non farne parola con loro nemmeno tu, Jinbē.”

“Certamente, non dirò niente a nessuno dei due.” promise sincero il Cavaliere del Mare “Spero solo per entrambi che questo incontro non riserverà brutte sorprese...”
 
§

Si girò per l’ennesima volta nel letto, lanciando via le coperte per il caldo umido della stanza e supplicando diverse divinità e non perché le concedessero una volta per tutte quel sonno tanto agognato.

I suoi occhi si erano fatti pesanti come due macigni, e i muscoli si erano ormai rilassati quel tanto che bastava da rinfacciarle tutti gli sforzi che aveva chiesto loro quel giorno; inoltre i lunghissimi capelli sciolti si erano tutti arruffati e annodati a causa degli incessanti movimenti, mentre la larga maglia consumata e gli sformati pantaloni che usava come pigiama erano diventati umidi per via sudore, lo stesso che la faceva sentire lurida e appiccicaticcia.

Se fosse stato solo per il suo corpo quello si sarebbe lasciato andare già un’ora e mezza prima, ma il suo cervello al contrario non riusciva a spegnersi: immagini viste e frasi udite nell’arco di tutta la giornata continuavano ad accalcarsi e a contorcersi confusamente nella sua testa, lasciandola così in un fastidioso dormiveglia in cui non riusciva a distinguere i ricordi dai sogni.

E lei che avrebbe solo voluto un sonno nero che la ristorasse il necessario per poter affrontare degnamente il giorno successivo, visto e considerato anche il fatto che nei giorni antecedenti al suo arrivo a Sabaody raramente aveva chiuso occhio...

“È tutta colpa di quel Pennuto con la Testa ad Ananas...! Se avesse aspettato domani a dirmelo non sarei ridotta in queste condizioni...! E anche quello stupido Succo di Frutta... sporco traditore che non è altro! Io non mi sarei mai sognata di poter scegliere la mia mansione sulla nave, e invece lui prima mi ha illuso di avere libera scelta, e poi ha aspettato che fossi distratta per dare la sua approvazione alla decisione presa dagli altri Comandanti! Brutto infame doppiogiochista con la faccia da idiota...! Se solo l’avessi tra le mani...”-

Proprio in quel momento il suo udito ancora in allerta captò due leggerissimi rumori, uno dietro l’altro, e subito la ragazza li identificò come due delicati colpi alla sua porta. Solo una persona avrebbe potuto bussare a quell’ora certo che lei fosse ancora sveglia, e non le sembrò un caso che si trattasse proprio di colui contro cui stava inveendo in quell’esatto momento nella sua testa, a confermarlo anche il suo inconfondibile Haki.

Decise di non rispondere, curiosa di vedere se quell’idiota avrebbe davvero tentato la sorte bussando una seconda volta, e quando poco dopo il moro diede effettivamente altri due colpi leggermente più forti la ragazza sbuffò, per nulla intenzionata a parlare con lui.

“Sorellina...? So che sei sveglia, ti ho sentita sbuffare...” sentì la sua voce al di là della liscia superficie di legno “Mi fai entrare...? Volevo parlarti...”

“E di cosa? Di come mi hai fatto incazzare dando il tuo consenso al Pennuto dopo avermi fatto credere di poter avere il ruolo che volevo...?!” chiese sarcasticamente lei “Io non ho nulla da dirti, e in questo momento voglio solo dormire! Vattene!” tagliò corto girandosi per l’ennesima volta sul fianco destro, sfiorando con la fronte la fredda parete a cui era addossato il letto ma obbligandosi a non alzare le palpebre: era certa che se avesse aperto gli occhi avrebbe perso anche l’ultima speranza di potersi addormentare.

“Però...”-

“‘Però’ un bel niente! Se non ti dispiace è da una settimana che non dormo decentemente, e già prima che tu venissi a rompere le scatole bastavano i miei pensieri a infastidirmi! Hai idea di quanto sia frustrante essere stanchi morti ma non riuscire comunque a prendere sonno?! Immagino di no, visti tutti gli attacchi narcolettici che hai avuto da quando ci siamo ricongiunti!” esclamò acida, ormai completamente sveglia e più innervosita che mai “Ecco, adesso per colpa non riuscirò più ad addormentarmi, ne sono sicura!”

Dall’altra parte della porta non arrivò risposta, e per un attimo Aoi pensò che suo fratello avesse finalmente compreso e avesse girato i tacchi; a farle cambiare idea fu sentire la sua presenza ancora vicina a sé, alla quale si sommò ben presto un flebile e fastidioso cigolio che la fece sussultare: il rumore di una porta che veniva aperta...?!

Con uno scatto repentino si mise seduta e spalancò gli occhi appesantiti, mandando così al diavolo ogni possibilità di riposo, mentre una serie di espressioni si susseguirono sul suo viso pallido ed emaciato nel cogliere in flagrante Ace mentre sgattaiolava come un ladro nella sua stanza nonostante gli ammonimenti.

Non a caso l’ultima della sua lista di emozioni fu una rabbia nera come gli abissi più bui.

Iniziò a lanciargli tutto quello che le capitò a tiro, dal troppo morbido guanciale su cui fino a pochi istanti prima aveva riposato la testa ad una pietra abbastanza grande dalla dubbia utilità, probabilmente lasciata lì dal precedente occupatore della cabina al quale forse piaceva collezionare sassi; riservò però tutti gli insulti che le vennero in mente, sia per non svegliare i suoi vicini di camera con le sue grida sia perché nemmeno un demone avrebbe mai potuto usare improperi tanto coloriti, sostituendoli con un basso ringhio e lo stesso sguardo assassino che aveva rivolto prima a Rai.

Pugno di Fuoco si limitò a schivare, preso alla sprovvista, balbettando delle deboli scuse e cercando in ogni modo di avvicinarsi al suo letto. Non riuscì però a prevedere proprio il suddetto sasso, che lo colpì dritto in fronte facendolo cadere all’indietro e trattenere a stento un urlo di dolore. Se non altro la raffica di oggetti cessò: “Soddisfatta, adesso...?!”

“Ti piacerebbe, sottospecie di Succo di Frutta traditore che non sei altro! Chi ti mai ha detto che potevi entrare in camera mia?!” sbraitò inferocita la Vendicatrice degli Abissi, maledicendosi al tempo stesso per non aver chiuso a chiave la porta “Sparisci dalla mia vista!”

“Lo farò dopo averti detto tutto quello che devo dirti!” trovò straordinariamente coraggio lui, riservandole uno sguardo di rimprovero che raramente le aveva rivolto da quando si conoscevano “Mi spiace davvero di averti illusa di poter scegliere il tuo incarico come neo-Pirata di Barbabianca, mi ero dimenticato delle riflessioni degli altri Comandanti riferitemi da Marco e volevo solo renderti più facile il tuo ingresso nel nostro equipaggio...! Sai meglio di me che ho uno schifo di memoria, ma se me ne fossi ricordato prima ti giuro che non ti avrei mai tirato un simile colpo basso, credimi... Voglio solo che tu sia finalmente felice e che possa sentirti a casa, a tuo agio nella grande e incasinata famiglia che è la nostra ciurma...”

“Se davvero vuoi rendermi felice allora perché hai assentito alla decisione di farmi diventare Comandante...?!” ribatté frustrata la bionda guardandolo dritto negli occhi, lo sguardo stanco e languido accentuato da delle leggere occhiaie “Io non voglio una simile responsabilità appena arrivata...! Mi terrorizza l’idea che a causa mia alcuni dei nostri possano ferirsi o peggio ancora morire! Madame Shirley mi ha detto che nel Nuovo Mondo incontrerò diverse persone di cui alcune sono totalmente avvolte nell’oscurità, e non ho dubbi che si tratti dei Cavalieri Fantasma...! Mi daranno la caccia, Ace, mi daranno la caccia e non si faranno scrupoli ad usare le persone vicine a me per ottenere ciò che vogliono...! È solo questione di tempo e...”-

“E noi ti aiuteremo e combatteremo al tuo fianco! Non importa quali subdole tecniche adotteranno quei bastardi, ma sta’ pur sicura che nessuno di noi si piegherà ai loro trucchetti, Quarta Divisione inclusa...!” sbottò il Comandante di Seconda cingendole le spalle con una stretta ferrea e guardandola intensamente negli occhi, quasi arrabbiato “Essere Comandante non significa dover proteggere i propri uomini e preoccuparsi costantemente per loro, Aoi! Essere Comandante significa riporre nella propria flotta la stessa fiducia questa ti dà ogni giorno, nonché mantenere alto lo spirito e dare a tutti la certezza che se lo vogliono davvero possono fare qualunque cosa! I ragazzi della Quarta Divisione poi sono davvero in gamba, te lo posso assicurare! Certo, a volte sono un po’ degli scansafatiche e degli scalmanati, ma basta dare loro la giusta carica e stai pur sicura che non ti deluderanno...!” cercò di rassicurarla, ammorbidendo la voce e sorridendole gentile “Tra di loro ci sono persone estremamente responsabili, senza contare poi che ci siamo io e Marco, Jaws, Vista e tutti gli altri Comandanti, e nessuno di noi ti negherà dei consigli se ne avrai bisogno! Non devi pensare di dover imparare tutto da sola! Qui siamo tutti pronti a darti manforte!”

“Ma...”-

“‘Ma’ un accidente, se permetti! Non è da te gettare la spugna ancor prima di aver provato, sorellina! Sei sempre stata una persona combattiva e determinata, e basta guardare dove sei arrivata per rendersi conto di che pasta sei fatta: sei la ‘Vendicatrice degli Abissi’, con una taglia di duecentodieci milioni di Berry, allieva prediletta del Cavaliere del Mare e del Re Oscuro! Sei più che degna di succedere Satch come Comandante della Quarta Divisione di Barbabianca, ma questa tua mancanza di sicurezza è quasi un oltraggio a tutti gli sforzi e i sacrifici che hai fatto in questi due anni! Non ti pare...?”

L’ex assassina chinò il capo, mordendosi con forza le labbra e ricacciando indietro a fatica una piccola calda lacrima di commozione; suo malgrado quell’idiota di suo fratello si era fatto perdonare.

Ace aveva ragione su tutto: non aveva senso fasciarsi la testa ancor prima di essersela rotta, così come non aveva senso attendere nel terrore l’arrivo dei membri di quella maledetta setta. Si era impegnata al massimo per poter essere degna di far parte di quella ciurma, e farsi prendere dai dubbi proprio ad un passo dall’incoronazione del suo desiderio sarebbe stato ridicolo e controproducente. Oltretutto era voluta entrare nei Pirati di Barbabianca proprio perché loro non erano un semplice equipaggio, ma una grande famiglia che l’avrebbe accettata per come era e non l’avrebbe mai lasciata sola, a prescindere dai pericoli che avrebbe dovuto affrontare. Lo spirito del Babbo era ancora in vita su quella nave grazie all’indistruttibile senso di coesione presente in tutti i suoi ‘figli’, ed era stata proprio la fiducia che ogni pirata riponeva naturalmente nei suoi compagni ciò che aveva tenuto in piedi il loro orgoglio anche dopo la loro parziale sconfitta a Marineford.

Quindi, se lei avesse rifiutato quella fiducia datale dai suoi numerosi ‘nuovi fratelli’ come avrebbe potuto considerarsi un degno membro dei Pirati di Barbabianca?

“Oh, sorellina... Stai piangendo...” mormorò intenerito Pugno di Fuoco fermando con un dito una graziosa gocciolina sfuggita al suo controllo, facendola arrossire violentemente “Ti sei commossa...?”

“I-io non sto piangendo, scemo!” gli diede un pugno sul braccio lei, imbarazzata “Ho solo trattenuto uno sbadiglio...!”

“Ahia...! Ma quello che ti ho detto...”-

“Ho capito quello che volevi dire, cosa credi...?! Io... non so ancora come reagirò domani, men che meno se riuscirò ad accettare pienamente la decisione di Marco e degli altri... Tutto quello che so è che... mio malgrado hai ragione su molte cose, e il tuo discorso mi ha un po’ tranquillizzata...” ammise a fatica, girando la testa dall’altra parte e assumendo un’espressione fintamente indignata.

“Davvero...?!” s’illuminò il moro, entusiasta “Oh, sorelli”-

“Ma non ti montare la testa...! Hai solo avuto la fortuna di dire le parole giuste al momento giusto!” lo bloccò lei evitando prontamente il suo abbraccio “Oltretutto per colpa tua le probabilità che io ora riesca ad addormentarmi sono diminuite drasticamente, quindi se domani avrò delle occhiaie spaventose sarai tu a risponderne, stupido Succo di Frutta!”

“Quindi non mi hai ancora perdonato...?” si azzardò a domandarle il maggiore rivolgendole lo sguardo più supplice di cui era capace.

“In parte sì e in parte no... Diciamo che ti ho perdonato per metà, quindi fammi il favore di levarti dal muso quell’espressione da cane bastonato ed esci dalla mia stanza! Ho sonno e voglio provare a dormire!” replicò la bionda coprendosi con il lenzuolo stropicciato e girandosi di nuovo verso il muro.

“Ok...! Grazie di avermi ascoltato alla fine, sorellina...!” sorrise il fiammifero con riconoscenza, certo che lei lo vedesse anche se in quel momento gli dava le spalle.

“Sì, sì... Ora vattene una buona volta!” agitò la mano proprio come aveva fatto con il biondino dalle orecchie a punta due ore addietro. Non era bene che trattasse suo fratello e un quasi perfetto sconosciuto allo stesso identico modo...

“Buonanotte!” ebbe l’ultima battuta Ace accarezzandole appena una guancia, per poi sparire come un fulmine dalla stanza prima che lei potesse tirargli addosso qualcos’altro.

Aoi affondò il viso nel cuscino, nascondendo ad un ipotetico osservatore invisibile le sue guance quasi viola e iniziando già a meditare nuovi piani di vendetta contro quel Succo di Frutta smielato di suo fratello: “Giuro che te la farò pagare, idiota sdolcinato che non sei altro...!!!” 

Non avrebbe mai ammesso nemmeno a se stessa che forse furono proprio quel piccolo gesto d’affetto e quel rilassante odore di cenere rimasto nella stanza a farla addormentare.

Angolo dell’Autrice:
Ben ritrovati, cari lettori e lettrici! Per la prima volta da quando ho ripreso questa storia eccomi a pubblicare ad un orario dei comuni mortali... Non so se esserne felice o arrabbiata, visto che come al solito ho mancato la data che avevo scelto per la pubblicazione di due giorni T^T...! Tra l’altro questo è il primo (e anche ultimo, purtroppo c_ç) capitolo che pubblico dalla mia casa al mare in Liguria quindi chissà... sarà stata l’aria di mare a rendermi così difficile l’impresa ^^"?
Quanto al capitolo... onestamente ne sono abbastanza delusa. A parte l’immane fatica per decidere come concluderlo, essendo palesemente un altro capitolo di transito (già il secondo dei quattro che ho pubblicato dal mio ritorno, non so quanto sia bene...), non sono riuscita ad ‘armonizzare’ le diverse parti come avrei voluto, sebbene stavolta sia leggermente più lungo del solito... Forse ho concentrato troppe parti in una volta, ma siccome la vicenda sta procedendo decisamente a rilento ho pensato che un ‘agglomerato di eventi’ potesse velocizzare il tutto senza comunque stonare troppo...
Poi chissà, magari sono io che mi faccio troppe paranoie (un po’ come la nostra cara protagonista) ^^"...
Spero che nonostante tutto anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e soprattutto che non ci siano errori (è dalle tre che lo sto rivedendo e mi sta andando insieme la vista a forza di rileggerlo @.@), come sempre vi ringrazio infinitamente per l’attenzione che avete concesso anche stavolta alla mia storia e vi auguro delle buone vacanze, o meglio quel che ne rimane (c_ç)...
Alla prossima!
Sora_D_Aoi 

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Capitolo 9
*** 8: Aoi e Jinbē - Il Legame di un Maestro e della sua Allieva ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Dopo aver finalmente raggiunto la Foresta Marina sull’Isola degli Uomini-Pesce, luogo d’incontro stabilito per riunirsi ai Pirati di Barbabianca, i due fratelli D. Ace e Aoi vengono calorosamente accolti da Marco e la sua Divisione, la quale non perde l’occasione di organizzare un piccolo banchetto in loro onore e al quale viene invitato anche Jinbē.

Durante la festa non solo la Vendicatrice degli Abissi ha modo di conoscere Rai, una nuova recluta particolarmente socievole che fa presto nascere in lei qualche dubbio, ma viene anche a conoscenza del ruolo che è stato scelto per lei a sua insaputa: una volta raggiunto il Nuovo Mondo, verrà celebrato il suo ingresso nell’equipaggio come nuovo Comandante della Quarta Divisione.

Fortemente contraria all’irremovibile decisione di Marco, Aoi decide di ritirarsi nella sua cabina per evitare di entrare in contrasto con i suoi compagni, venendo prima importunata dal nuovo aiuto-carpentiere deciso a diventare suo amico e poi raggiunta contro la sua volontà da Ace, che fa il possibile per rassicurarla e sostenerla spiegandole qual è il vero compito di un Comandante.

Grazie ai suoi incoraggiamenti, la neo-pirata riesce almeno temporaneamente a calmarsi e a cadere nel sonno da lei tanto agognato, parzialmente pronta ad affrontare la sua nuova vita come Pirata di Barbabianca.

⑧ - AOI E JINBĒ
 IL LEGAME DI UN MAESTRO E DELLA SUA ALLIEVA

Fu un debole raggio di luce a far riaffiorare la sua coscienza dal torpore del sonno profondo ma fin troppo breve in cui era sprofondata.

Si rigirò pigramente sul fianco e si tirò il lenzuolo fin sopra il viso, desiderosa soltanto di qualche altro minuto di riposo, fino a che, nella confusione tipica delle persone più addormentate che sveglie, le venne naturale cercare di fare mente locale su dove si trovasse, che ore fossero e come fosse finita in quel posto a lei ben poco familiare. Gli odori, la temperatura e soprattutto il morbido materasso sul quale era comodamente distesa non avevano nulla a che vedere con gli umidi scogli della Baia delle Sirene o con i solidi pavimenti del Dojo del Karate degli Uomini-Pesce dove aveva sempre pernottato durante la sua permanenza sull’isola di Jinbē, e il leggerissimo profumo di cenere che aleggiava nella stanza le fece subito intuire che in qualche modo c’entrasse il suo stupido fratello maggiore.

“Ah, già... Quell’idiota si era perso a Sabaody, e poi...”

La sua materia grigia ci mise poco a riprendersi dallo smarrimento datole dal sonno, e nel rielaborare le numerose informazioni registrate nel suo cervello il giorno precedente Aoi si tirò bruscamente a sedere, come appena destata da un incubo, ricordando ogni singolo evento avvenuto prima di coricarsi e permettendo ad un solo e fondamentale ‘dettaglio’ di invadere prepotentemente i suoi pensieri: “Entro stasera sarò diventata il nuovo Comandante della Quarta Divisione.”

Un forte senso di nausea le attanagliò subito lo stomaco, e le servirono non pochi respiri profondi per impedire a quell’insensata ansia di prendere il sopravvento e di farle rigurgitare il già esiguo contenuto del suo stomaco direttamente sul pavimento; non si ricordava nemmeno se la sera prima avesse effettivamente mangiato qualcosa durante l’enorme banchetto preparato dalla Prima Divisione.

Alzò a fatica il capo per guardare il vecchio e silenzioso orologio appeso sulla porta: erano, come aveva immaginato, appena le sei e mezza, e facendo due rapidi calcoli e considerando la grande stanchezza che si sentiva ancora addosso doveva aver dormito al massimo cinque ore. Aveva smesso da anni di maledire il suo orologio biologico che salvo in casi estremi non le aveva mai permesso di dormire oltre l’alba, ma sebbene fosse abituata a riposare poche ore in quel momento non sapeva cosa avrebbe dato per potersi riaddormentare e svegliarsi direttamente il giorno successivo.  

Perché non aveva dubbi che quella sarebbe stata una lunga ed estenuante giornata, forse addirittura peggio della precedente. 

Con un gesto meccanico scostò da sé le leggere coperte disfatte e percorse a piedi nudi il breve tratto che divideva la piccola cabina spoglia dall’altrettanto modesto bagno ad essa annesso; ragionò solo in quel momento che probabilmente Marco le aveva assegnato quella stanza proprio per evitarle di dover usare gli stessi servizi frequentati da tutti gli altri pirati, essendo lei l’unico individuo di sesso femminile presente su quella nave e necessitando quindi di una certa privacy.

Subito si levò infastidita i vestiti, umidi dell’agitazione della notte precedente, e senza pensarci si buttò a capofitto sotto la piccola doccia a vetri, trattenendo un urlo quando venne colpita da un getto gelido che la fece svegliare definitivamente; tuttavia non imprecò nemmeno nella sua testa, troppo focalizzata sulla nuova realtà che le si sarebbe prospettata di lì a poche ore.

Attese pazientemente che l’acqua si scaldasse a sufficienza, dopodiché si insaponò da capo a piedi prestando particolare cura ai lunghi capelli biondo cenere, che a causa del lungo viaggio che aveva fatto in quella settimana erano in condizioni pietose: era certa che avere in testa un groviglio di serpenti le avrebbe dato la stessa identica sensazione.

Uscita dalla doccia si avvolse in un candido asciugamano bianco che era stato appositamente preparato per lei, mentre con un altro più piccolo si asciugò alla bell’e meglio la chioma divenuta pesante per via dell’acqua e dalla quale piccole goccioline si riversavano ritmicamente sul pavimento; nel mentre osservò il suo riflesso nello specchio appannato dal vapore, e non si sorprese nemmeno di ritrovarsi due occhiaie talmente profonde da poter fare invidia anche a quel chirurgo da strapazzo di Trafalgar. Si limitò a sbuffare, per poi ritornare in stanza e decidere che vestiti mettersi.

Non che avesse molta scelta, in verità: tutto ciò che aveva nella sua sacca erano tre top, tre paia di pantaloni, una felpa e cinque cambi di biancheria intima, e benché Pappagu, creatore della celebre marca di moda ‘Crimin’, vivesse su quell’isola e fosse anche amico stretto di Kayme, alla ragazza non era mai saltato in mente di approfittarne per allargare il suo misero guardaroba, vista anche la sua pessima intesa con la moda.

“Potevi pensarci una delle tante volte in cui sei passata nella zona turistica dell’Isola, razza di idiota!” disse a se stessa ancor più scocciata di quanto non fosse già.

Alla fine optò per il top azzurro leopardato regalatole da Hancock due anni prima e un paio di jeans scuri, infilandosi ai piedi i soliti stivali neri e al collo la solita bandana del medesimo colore. Con i suoi poteri si asciugò i capelli, concentrando l’acqua ancora presente al loro interno in una piccola sfera che poi fece scendere nel lavandino, dopodiché li pettinò frettolosamente con una spazzola e li legò in una provvisoria coda di cavallo, non avendo le braccia abbastanza lunghe da potersi fare autonomamente la sua abituale treccia. Qualcosa le disse che per un po’ avrebbe fatto a meno della sua solita acconciatura, visto che lei era l’unica eccezione su quella nave popolata esclusivamente da trogloditi con un senso dell’igiene e dell’ordine praticamente nullo.    

Alla fine prese senza nemmeno pensarci la sua vecchia sacca e aprì la porta, ‘pronta’ alla nuova vita che avrebbe intrapreso quel giorno, vita che iniziò con quello stramboide di Rai appena fuori dall’uscio con un sorriso esageratamente amichevole sul viso: “Aoi-chan! Ben svegliata! Dormito bene?!”

La Vendicatrice degli Abissi rimase paralizzata per qualche secondo, per poi ritrovare la sua solita lucidità e utilizzare la sua invidiabile agilità per sfuggire alle grinfie dell’aiuto-carpentiere, suscitando subito il suo disappunto: “E dai! Perché scappi?! Io voglio solo essere tuo amico!” si lagnò difatti il biondo mettendosi come la sera prima ad inseguirla per i corridoi.

“E io non voglio per amico uno stalker con le orecchie a punta che mi aspetta fuori dalla mia stanza come un depravato! La vuoi smettere di seguirmi?!” gli urlò contro l’ex assassina senza preoccuparsi di poter svegliare i pirati ancora dormienti e affrettando sempre di più il passo, fino a mettersi a correre abbastanza velocemente.

“No! Prima devi diventare mia amica!” ribatté lui accelerando l’andatura per starle dietro “Cosa ti costa?!”

“Te l’ho già spiegato ieri sera, brutto Elfo piantagrane che non sei altro! Non farmelo ripetere!”

“Cattiva! Non ti ho fatto niente per meritarmi tutta questa antipatia!”

“Perché aspettare l’unica ragazza dell’intera nave all’alba davanti alla sua porta come un aguzzino è ‘niente’?!”

“N-non erano quelle le mie intenzioni!”

“Non m’interessa! Lasciami in pace!!!”

“Mai!!!”

Quel comico inseguimento si prolungò fino a che Aoi non riuscì finalmente a trovare le scale che portavano sul ponte, e quasi la ragazza ringraziò qualunque ipotetica divinità nell’individuare repentinamente quel Pennuto di Marco apparentemente intento ad ammirare il panorama. Riacquistando il suo tipico contegno la giovane ricercata rallentò il passo e si avvicinò con indifferenza al biondo, sghignazzando nel notare con la coda dell’occhio che il suo inseguitore dall’assurdo look si era fermato proprio sull’ultimo scalino, probabilmente non volendo far capire al Comandante che l’aveva inseguita fin lì.

La Fenice però parve comunque intuire che cosa fosse accaduto prima che la nuova arrivata lo raggiungesse, in quanto con un irritante sorrisetto saccente le domandò: “Non è nemmeno passato un giorno e hai già fatto colpo sul nostro aiuto-carpentiere?”

“R-risparmiati queste battutine per te, Pennuto! Me l’hai accollato apposta per sfiancarmi ancor prima di raggiungere il Nuovo Mondo...?!” rispose lei con un’altra domanda decisamente seccata, appena rossa in viso “È da ieri sera che mi tormenta dicendo che vuole essere mio amico, e per quanto io gli abbia spiegato che per me l’amicizia non è un argomento così facile quello stupido Elfo continua ad insistere! Quando sono uscita dalla mia cabina me lo sono trovato davanti alla porta! Non mi piace affatto tutta questa invadenza!” spiegò esasperata incrociando le braccia al petto “Ho già i miei problemi a cui pensare senza che ci si metta di mezzo anche uno stalker con le orecchie a punta!”

“Beh, già il fatto che tu non l’abbia pestato a sangue e gli abbia anche trovato uno dei tuoi ‘simpatici’ soprannomi è positivo...” commentò la Fenice ritornando alla sua solita espressione di assoluta indifferenza “Comunque non ti preoccupare, ci parlerò io e gli raccomanderò di non esagerare. Non è la prima volta che si dimostra invadente con qualcuno perché vuole fare amicizia, ma tu devi piacergli particolarmente vista tutta quest’insistenza...”

“La cosa non mi fa piacere, se speravi di farmi cambiare opinione!” puntualizzò l’ex mercenaria scoprendo i candidi denti affilati in un’espressione contrariata; si chiese con impazienza quando suo fratello avrebbe finalmente deciso di mostrarsi: tirare un pugno su quella sua faccia da pesce lesso l’avrebbe certamente aiutata a distendere i nervi, senza contare che voleva qualcuno al di fuori del Comandante della Prima Divisione che le facesse la treccia, visto che chiederlo a quel Pennuto sarebbe stato un duro colpo per il suo orgoglio.  

Dal canto suo Marco sospirò: “Non so e non voglio sapere come tu abbia interpretato la mia affermazione, ma se puoi cerca di essere un po’ più paziente con Rai. Da quanto ne so non ha avuto un’infanzia e un’adolescenza molto felici, e quando un anno fa si è unito a noi non era così allegro, anzi, era quasi la tua versione maschile. Ci ha messo un bel po’ prima di ambientarsi, e magari desidera così tanto diventare tuo amico perché gli ricordi com’era lui stesso al suo ingresso nell’equipaggio.” rivelò lasciandola leggermente sorpresa “So che anche tu avrai bisogno del tuo tempo prima di poterti sentire un vero membro dei Pirati di Barbabianca, soprattutto dopo il ‘tiro mancino’ che ti abbiamo tirato io e gli altri assegnandoti il ruolo di Comandante della Quarta Flotta... ma cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto e di avere fiducia in noi, ok? Ormai la tua famiglia non è più composta solo da quegli scalmanati di Ace e Mugiwara, e qui noi tutti vogliamo solo il tuo bene.” le ricordò sorridendole appena e dandole due piccoli buffetti sul capo. 

“Mh...” mugugnò soltanto Aoi per via dei dubbi che ancora nutriva nei confronti di Rai, imbarazzandosi appena per il gesto inaspettato della Fenice “A proposito del mio ruolo...”-

“Non ci provare: il rifiuto non è accettabile.” la bloccò subito lui, glaciale.

“N-non mi hai neanche lasciato finire!” protestò lei “Come fai a sapere che volevo chiederti quello?!” 

“Intuito. Sai bene che la mia risposta non cambierà a meno che non si presentino dei problemi davvero così gravi da farmi avere dei ripensamenti.” asserì diplomatico il biondo dalla buffa capigliatura “Se vuoi sono anche disposto a scontrarmi fisicamente con te per la questione, ma sono certo che anche tu ricordi bene come fosse finito il nostro ‘incontro amichevole’ tre anni fa.”  

“Ovvio che me lo ricordo, non sono mica come i miei fratelli... Comunque non ti credevo così infame, brutta Testa d’Ananas di mezza età che non sei altro!” contestò comunque la giovane ricercata.

“Escluso il ‘Testa d’Ananas di mezza età’ prenderò la tua affermazione come un complimento.” ci passò su il maggiore.

“Infatti non voleva esserlo, brutto dittatore col crestino!!!”

“Non ti preoccupare, vedrai che diventerai un ottimo Comandante. L’autorevolezza e la capacità di prendere la decisione giusta al momento giusto non ti mancano, devi solo avere più fiducia in te stessa; oltretutto, come ti avrà già detto anche Ace, noi tutti saremo più che disponibili a darti consigli in caso di difficoltà.” concluse il Comandante ignorando l’altro insulto e avviandosi con passo svogliato verso le scale “A proposito, partiremo tra due ore al massimo: se hai ancora qualche affare da sbrigare sull’isola fai in fretta.”

Alla ragazza subito venne in mente il suo misero guardaroba, ma lo accantonò per una questione decisamente più importante: “E Jinbē...?”

“Ah, già. Mi ha detto che ti avrebbe aspettato alla tomba della Regina Otohime: credo voglia parlarti in privato da maestro ad allieva. Immagino tu sappia dove si trova, no?”

“Che domanda stupida...!” sputò soltanto lei sistemandosi meglio la sacca sulla spalla e salendo con un elegante balzo sul parapetto della nave “Nel caso la faccia da schiaffi voglia raggiungermi digli di venire a cercarmi nella zona commerciale dell’isola. Devo comprare delle cose, anche se non credo di metterci più di un’ora.”

“Sì, sì... Ah, Aoi.” la chiamò un’ultima volta Marco, la nuova chiamata ricevuta quella mattina da Vista ancora fresca nella sua mente.

“Che vuoi?” si girò lei piegando appena di lato la testa.

“... No, niente...” scosse la testa la Fenice in segno di diniego, decidendo di evitarle ulteriori preoccupazioni “Nulla di importante.”

“Mh... Ogni tanto sei davvero strano, Pennuto, lasciatelo dire. Meglio così, comunque: non vorrei che mi dessi altre fastidiose notizie.” alzò le spalle l’ex assassina “Se però dovessi scoprire che mi stai nascondendo qualcos’altro... stai certo che non avrò riguardi, nemmeno con il teorico ‘nuovo Capitano’.” lo avvertì con uno sguardo tutt’altro che amichevole, prima di lanciarsi giù dalla nave con un altro salto.

Rimasto solo sul ponte il Comandante della Prima Divisione sospirò, mormorando tra sé: “Dovrò prepararmi al peggio, allora... Sarà una festa molto più movimentata del previsto, e sono certo che questo non me lo perdonerà.”

§

Nonostante fosse piuttosto curiosa di scoprire che cosa dovesse dirle Jinbē in privato davanti alla tomba di Otohime, Aoi aveva comunque preferito pensare prima a quelle fastidiose compere, sia perché non essendo affatto un’amante dello shopping voleva levarsi subito l’impiccio sia perché confidava che a quell’ora i negozi non fossero già troppo pieni; davvero non capiva come potessero le altre ragazze trovare quell’attività così piacevole rilassante da arrivare addirittura a trascorrere intere giornate in un negozio, ma indagare sulla questione era l’ultimo dei suoi pensieri.

Fortunatamente per lei nell’abnorme negozio di Pappagu aveva trovato tutto quello di cui aveva bisogno, senza contare che l’eccentrica stella marina le aveva praticamente regalato una delle sue borse all’ultima moda per il semplice fatto che lei era amica di Kayme e soprattutto sorella del loro ‘salvatore’ Rufy. Almeno per una volta la fama del suo sciocco fratellino non aveva portato assurde calamità.

La biondina iniziò subito a ragionare su come avrebbe potuto stipare i suoi nuovi acquisti nel piccolo armadio della sua cabina fino al suo arrivo nel Nuovo Mondo, finché la voce di suo fratello non la raggiunse: “Sorellinaaa...!!!”

La Vendicatrice degli Abissi si girò di scatto, maledicendosi per l’infantile entusiasmo provato appena un attimo prima nel sentirsi chiamare, ma subito la sua espressione si indurì nel notare che Ace non era solo: “Per quale assurdo motivo ti sei portato dietro quell’Elfo piantagrane...?!” fu la sua unica domanda espressa in un ringhio minaccioso, al quale Rai reagì indietreggiando di un passo.

“Non essere scortese! Rai voleva semplicemente fare un ultimo giretto per l’isola prima di partire, e a me non dispiaceva un po’ di compagnia!” spiegò il Comandante della Seconda Divisione, mentre il biondino si era pericolosamente avvicinato a lei e aveva puntato lo sguardo sui suoi tre borsoni.

“Oh...! Che cos’hai comprato di bello, Aoi-chan?” chiese con tono bambinesco il pirata dalle strane orecchie, spostando con la punta del dito il lembo di un sacchetto per poterne sbirciare il contenuto.

“Ah! G-giù le mani, razza di depravato con le orecchie a punta!” lo scacciò via lei minacciandolo con un calcio, in quanto era proprio in quel sacchetto che aveva messo la nuova biancheria appena acquistata “Quello che ho comprato non sono affari tuoi!!!”

“E dai! Io voglio vedere!” piagnucolò lui come un bambino “Perché ti ostini a trattarmi così?!”

“È la terza volta che me lo chiedi, e io non ho più intenzione di spiegartelo, idiota!” tagliò corto la più giovane ancora più infastidita.

“Cattiva...!” fece soltanto l’aiuto-carpentiere, girandosi offeso dall’altra parte. Alla ragazza quasi dispiacque averlo trattato in modo così sprezzante, e la richiesta fattale da Marco appena un’ora prima non aiutò.  

“Su, su, cercate di andare d’accordo...! Piuttosto... Marco mi aveva detto che avevi in mente ti fare compere, ma non mi sarei mai aspettato di vederti con ben tre borse di vestiti...!” confessò Pugno di Fuoco sorridendo “Sono felice di sapere che un po’ al tuo aspetto ci tieni!”

A quell’affermazione la sua sorellina arrossì senza rendersene conto: “C-che cavolo stai insinuando?! O-ovvio che ci tengo a non andare in giro come una stracciona, stupido Succo di Frutta ignorante! Contrariamente a voi trogloditi che vi vestite sempre uguali per mesi io ho quel qualcosa chiamato igiene, senza contare che i vestiti che ho si sono ridotti a degli stracci a furia di lavarli ogni tre giorni! E-e poi anche se non sono per nulla interessata alla moda non mi dispiace l’idea di cambiare look una volta ogni tanto...” brontolò perdendo convinzione man mano che continuava il discorso.

“D’accordo, d’accordo...! Il mio era un complimento, Raperonzolo...!” ridacchiò lo zolfanello, notando solo in quel momento che quella mattina la ragazza non aveva la solita treccia che le era valsa il soprannome da lui coniato “Anche la coda di cavallo rientra nel tuo cambio di look?”

“C-certo che sì!” mentì lei prima di scaricargli due dei tre grossi sacchi di acquisti, desiderosa soltanto di andare da Jinbē per scoprire cosa volesse dirle “Piuttosto renditi utile e portami quelli! Come lo shopping, anche scaricare i pacchi ai propri accompagnatori è un atteggiamento da vere signore! Ce n’è uno anche per te, Elfo fastidioso!” aggiunse rivolta a Rai, che subito si illuminò di entusiasmo.

“Q-quindi ti fidi di me...?! Mi consideri tuo amico adesso?!” non perse subito occasione di domandarle appena ricevette il sacchetto, diverso da quello in cui aveva cercato di curiosare prima.

“Tu non vuoi davvero che io ti risponda.” affermò con gelida calma la neo-pirata rivolgendogli uno sguardo tutt’altro che rassicurante.

Il nuovo compagno si sentì percorrere la schiena da un interminabile brivido: “H-ho capito... scusa...”

“Mi spiace, Rai, ma la mia sorellina è fatta così! Le ci vorrà un po’ per abituarsi e socializzare, ma sono certo che quando succederà diventerete nakama molto affiatati! Non arrenderti!” lo incoraggiò bonario Ace.

“No di certo! Ci tengo davvero che Aoi-chan si senta presto parte della nostra ciurma e che arrivi a considerarmi un nakama affidabile!” ricambiò Rai sfoderando un sorriso ottimista.

“Non parlate come se non vi sentissi e muovetevi, voi due! La mia roba non arriverà mica per magia alla nave!” s’intromise la diretta interessata dirigendosi però nella direzione opposta a quella della nave.

“Guarda che stai andando dalla parte opposta, Aoi-chan...!” l’avvisò l’aiuto-carpentiere notando lo strano cambio di direzione.

“Lo so, genio! Io però ho un’altra commissione da sbrigare prima della partenza, quindi per risparmiare tempo mi dirigerò direttamente là!” spiegò frettolosamente lei senza fermarsi “Vi affido i miei acquisti! Guai a voi se dovessi trovarli rovinati o fuori dai loro sacchetti!” aggiunse rivolgendo ad entrambi uno sguardo minaccioso che li fece rabbrividire.

“M-ma...”-

“Niente ‘ma’ e fate quello che vi ho detto! E ricordate: la vostra vita dipende da come troverò quei sacchetti al mio ritorno!” rincarò la dose l’ex mercenaria prima di sparire rapidamente dalla loro vista.

“... Tua sorella è sempre così autoritaria, Ace-san...?” domandò l’eccentrico pirata rimasto solo col Comandante di Seconda.

“Purtroppo sì, anche se oggi si comporta davvero da primadonna...” ammise Pugno di Fuoco con un sospiro “Spero davvero che sia semplicemente stressata per la sua nomina di Comandante... e che questa sia l’ultima volta che ci scarica così le sue cose!”

§

Lo trovò proprio dove le aveva detto il Comandante della Prima Divisione circa un’ora e mezzo prima, seduto in silenzio a gambe incrociate sull’imponente scoglio che si trovava esattamente di fronte alla regale tomba di Otohime, defunta Regina degli Uomini-Pesce nonché grande promotrice di una possibile amicizia tra gli abitanti della sua isola ed esseri umani.

L’aveva visto sedersi su quella rupe in innumerevoli occasioni da quando le aveva mostrato per la prima volta quel luogo nove mesi prima, e la Vendicatrice degli Abissi aveva presto capito che per il suo maestro quel posto aveva un significato molto profondo e che fosse solito rifugiarsi lì quando era tormentato da brutti pensieri o semplicemente nelle rare occasioni in cui voleva starsene da solo. Non avrebbe mai potuto negare di capirlo pienamente, in quanto l’immagine di quella bambina dagli abiti logori e coperta di tagli e lividi accucciata in un angolo della grande stanza dei sotterranei di Marijoa non si sarebbe mai cancellata dalla sua memoria.

Si arrampicò agilmente sulla fredda e umida roccia e si sistemò accanto a lui, contemplando lo splendido edificio funebre certamente degno della grande sirena che aveva dato la vita pur di portare avanti la sua nobile causa. Le dispiaceva davvero sapere che la maggior parte degli esseri umani guardasse ancora gli uomini-pesce con timore e senso di superiorità, e allo stesso modo le sembrava strano pensare che il rapporto di fiducia e affetto che aveva col Cavaliere del Mare fosse una delle poche eccezioni tra le due razze, così come l’amicizia con Kayme; oltretutto lo stesso Jinbē le aveva raccomandato di stare alla larga dai cosiddetti Nuovi Pirati Uomini-Pesce, ovvero uomini-pesce che da sempre ostili agli esseri umani avevano iniziato ad attaccare sotto la guida di un certo Hody Jones tutte le navi che riuscivano a raggiungere l’isola e a far scomparire chissà dove i pochi sopravvissuti, rinnegando quindi del tutto gli sforzi fatti dalla loro Regina tempo addietro. 

Se soltanto avesse potuto fare qualcosa per sanare quel quasi eterno conflitto... Se soltanto la protezione dell’isola fosse stata ancora nelle mani di Marco e degli altri anziché in quelle dell’Imperatrice Big Mom, interessata solo ai dolci prodotti nella fabbrica appositamente costruita per lei, magari...-

La sua grande mano palmata timidamente poggiata sulla sua spalla la scosse riportandola alla realtà, e la sua voce profonda le domandò: “Come ti senti...?”

“Appena mi sono svegliata e mi sono ricordata che cosa mi aspetta mi è venuto da vomitare.” rispose calma lei sapendo perfettamente a cosa si riferisse, guardandosi le mani “Se ieri notte quell’idiota di Ace non fosse venuto a parlarmi probabilmente non avrei dormito nemmeno quelle cinque misere ore, ma anche così sono stanca morta e con un fastidiosissimo cerchio alla testa, senza ovviamente dimenticare questi due magnifici borsoni sotto gli occhi...” 

Vide con la coda dell’occhio Jinbē sorridere appena: “Mi spiace, non pensavo la prendessi così male...”

“Da quanto lo sapevi, brutto panzone traditore?” gli chiese a quel punto Aoi con una punta di fastidio nella voce: non le ci era voluto molto per capire che anche l’ex Shichibukai fosse stato messo al corrente della decisione dei Comandanti prima che questa le venisse comunicata da Marco.

“... Da quando ci siamo sentiti una settimana fa per organizzare il vostro recupero...” ammise a disagio l’azzurro “Mi dispiace di non averti detto nulla, ma non pensavo che tra tutti i ruoli possibili tu avessi categoricamente escluso quello di Comandante, e soprattutto non credevo che Marco te l’avrebbe detto in assenza degli altri vista l’importanza della notizia...” 

“Tsk...! Perché mai avrei dovuto volere il ruolo di Comandante...?!” sbuffò piccata l’ex assassina “È un’enorme responsabilità per la quale non mi sento per nulla pronta, senza contare che quello stupido Succo di Frutta mi aveva convinta che potessi assumere qualunque compito io volessi! Hai idea di come abbia sconvolto i miei piani...?!”

“Se devo essere sincero no, non sapevo nemmeno che avessi programmato la tua nuova vita da pirata, anche se ammetto che la mossa di Ace-san non è stata molto intelligente...” replicò il Cavaliere del Mare più tranquillo, certo che a prescindere dalla scenata che gli avrebbe fatto la sua allieva non se la sarebbe presa direttamente con lui.

“Non è un vero e proprio programma... Solo che pensavo e speravo di poter fare un passo per volta...! Come ho già detto, per quanto mi sia preparata per questo nuovo inizio io sono una novellina nel mondo della pirateria, e sicuramente ci sono molte cose che non so e che devo ancora scoprire sulla vita per mare. Il ruolo di mozzo mi sarebbe servito proprio a questo, visto che è la base delle basi... e invece guarda come mi sono ridotta! Non mi ricordo nemmeno tutti i nomi degli altri Comandanti e stasera siederò al loro tavolo come loro pari, per poi finire a capo di una divisione di cui non so praticamente niente! Certo, sia quel Pollo che quel Succo di Frutta mi hanno detto che potrò chiedere loro tutti i consigli di cui ho bisogno, ma so già che non lo farò perché sicuramente mi ritroverò in dubbio su cose ridicole! Riesci a immaginarti un Comandante chiedere l’orario dei pasti o la routine quotidiana? Io onestamente no, e anche se ci riuscissi so che sarebbe una scena patetica! Non voglio che quei trogloditi della mia Divisione mi prendano per i fondelli e mi ridano dietro...! Ho pur sempre un onore di Kuja da difendere...!” si fermò finalmente la giovane per riprendere fiato, tanto lungo era stato il suo discorso.  

“... Quindi alla fine hai accettato la loro decisione, se non ho capito male.” le sorrise vagamente intenerito il suo maestro incrociando le braccia al petto e attendendo una sua conferma.

Come si aspettò la sua pupilla arrossì appena e girò di scatto la testa dall’altra parte: “N-non farti strane idee...! Semplicemente quel maledetto tiranno con la testa ad ananas mi ha detto che non cambierà idea a meno che non succeda qualcosa di grave, e io mi ero ripromessa di non contestare le decisioni dei miei superiori! Non ho potuto fare altrimenti...!”

“Capisco... Tuttavia ti dirò, Aoi-san: io ne sono felice.” confessò Jinbē guardandola negli occhi “Per quanto tu sia forte, giudiziosa e responsabile tendi spesso a sottovalutarti e ad evitare qualunque situazione vagamente rischiosa a meno che non sia strettamente necessario, come nel caso di Marineford due anni fa. Prenderti una simile responsabilità ti farà solo capire di che pasta sei fatta e ti aiuterà ad avere più fiducia in te. Ricordati che gli imprevisti sono il pane quotidiano dei pirati.”

“Se lo dici tu...” commentò soltanto la giovane ricercata “Al momento ho ancora i miei dubbi, ma visto che non posso prevedere che cosa succederà e nemmeno fare qualcosa per cambiare questa situazione temo che dovrò lasciar fare al tempo e alla sorte... Ma in caso di problemi pretendo che tu ci raggiunga e difenda la tua allieva prediletta con ogni arma a tua disposizione!” aggiunse mettendosi a braccia conserte e rivolgendogli uno sguardo severo “Me lo devi per avermi tenuto nascosto che eri già a conoscenza delle intenzioni di quel Pennuto dittatore!”

“D’accordo, d’accordo...” acconsentì placido l’azzurro “Piuttosto... da quando saresti diventata la mia allieva prediletta?”

Di tutta risposta la biondina alzò altezzosamente il capo: “Che domande! Oltre al fatto che sono stata la tua unica allieva è palese che mi adori! Sarei la tua preferita in ogni caso!” asserì pienamente convinta con un tono che gli ricordò vagamente quello di Boa Hancock; nonostante quello però al Cavaliere del Mare fu evidente che la ragazza stesse recitando.

“M’imbarazza un po’ ammetterlo, ma hai ragione. Anche se in futuro dovessi allenare altri aspiranti utilizzatori del Gyojin Karate tu avresti sempre un posto speciale qui dentro, Aoi-san.” confessò lui poggiandosi una mano palmata sul cuore, per il semplice gusto di vedere la sua reazione.

Difatti Aoi non si aspettò proprio quelle parole, e subito un vivace rossore prese a bruciarle le guance pallide, mentre i suoi grandi occhi celesti prima si sgranarono per la sorpresa, e poi si assottigliarono in uno sguardo che voleva essere mortale: “L-l’hai detto apposta...?!”

“... Ah, ah, ah, ah! Speravo non lo capissi!” esplose in una sincera risata l’ex Shichibukai facendola così scattare in piedi e stringere indignata i piccoli ma letali pugni “Dovresti vedere la tua faccia in questo momento!”

“C-che ci trovi di divertente, brutto panzone infame?! Per un attimo avevo quasi creduto che fossi serio nel dire quelle smancerie!!!” gli sbraitò contro la Vendicatrice degli Abissi, indecisa se colpirlo in faccia o far crollare la roccia sotto di lui e assicurargli circa cinquanta metri di caduta. 

“Lo ero...!” assicurò Jinbē soffocando un ultimo ghigno e sorridendole “Anche se sono molto affezionato ai tuoi fratelli e ai Pirati di Barbabianca, ciò non toglie che tu sei stata la prima umana con cui abbia mai stretto un legame così profondo, Aoi-san. Ti ho vista arrabbiarti, piangere e ridere, e anche se in millesima parte ti ho anche vista crescere e diventare una donna forte e determinata. Nemmeno con la piccola Koala sono mai riuscito a creare un simile rapporto affettivo... Sapevo che ti saresti imbarazzata, ma volevo comunque ribadirti che per te e per i tuoi fratelli ci sarò sempre, e non smetterò mai di il tifo per voi.” giurò con voce sincera, senza smettere di guardarla paternamente “A proposito, ci sono un paio di cose che vorrei darti.”

“C-cosa...?!” balbettò Aoi, ancora a disagio per quell’inaspettata dichiarazione di affetto da parte del suo maestro; quel giorno tutti erano stranamente carini e gentili con lei...

Jinbē si alzò e si mise a cercare nel suo kimono, tirandone fuori un piccolo pezzo di carta e una sorta di bracciale con tre piccole ampolle, dentro le quali altrettanti aghi per metà bianchi e per metà rossi simili a quelli delle bussole si muovevano pigramente e in direzioni diverse. Subito li porse alla ragazza, serio.

“Questi sono...” mormorò la ragazza riconoscendoli immediatamente ma impiegando comunque qualche istante prima di decidersi ad accettarli.

“La mia Vivre Card e il Log Pose necessario per navigare nelle acque del Nuovo Mondo. Per la Vivre Card non ci sono stati problemi, ma per il Log Pose sono dovuto andare al Palazzo di Re Nettuno: sebbene non sia così difficile trovarli nei negozi, la Famiglia Reale vuole tenere sotto controllo gli arrivi dalla prima parte della Grand Line visti gli ultimi avvenimenti.”

“Ah... Quindi ieri eri sparito per...”-

“Sì. So che non è molto, ma il tuo Log Pose non è adatto al viaggio che stai per compiere, e non sapendo se Marco-san se ne fosse procurato uno da darti ho preferito pensarci io. Se non ho capito male Ace-san ne ha ricevuto uno dalla Prima Divisione.” 

L’ex mercenaria osservò il piccolo quadratino bianco spostarsi lentamente sul palmo della sua mano verso il suo vero proprietario, chiudendo a pugno le esili dita bianche quando il foglietto rischiò di scivolarle via. Alzò nuovamente gli occhi per incrociare quelli del suo maestro e sforzò un sorriso, in quanto sebbene gli fosse davvero grata per tutto quello che aveva fatto per lei in tutti quegli anni il pensiero di non rivederlo più per molto tempo le mise inesorabilmente addosso un leggero senso di tristezza e nostalgia: “Grazie, Jinbē...”

“Di nulla. Era il minimo che potessi fare per la mia allieva prediletta.” asserì lui cercando di sdrammatizzare e di alleggerire quell’atmosfera fattasi improvvisamente così malinconica; si era ripromesso di non farsi vedere triste per la sua partenza, perché era certo che se nella sua pupilla fossero nati altri ripensamenti e lei avesse rimandato ulteriormente l’inizio della sua avventura, poi non sarebbe più riuscita a raggiungere i suoi fratelli e a realizzare i suoi sogni.

E lui non avrebbe mai potuto permetterlo, non dopo tutta la fatica che quella giovane straordinaria aveva fatto per arrivare fin lì.

“V-vieni con noi...!” irruppe ad un certo punto la sua voce, seppur insicura e spezzata “Tu hai fatto tantissimo per i Pirati di Barbabianca durante la Guerra di Marineford, e non ho dubbi sul fatto che tutti ti accoglierebbero a braccia aperte...! Anche la tua ciurma sarebbe la benvenuta, quindi...”-

Lui la interruppe con un gesto della mano: “Mi spiace, Aoi-san, ma per quanto l’idea mi piaccia non posso proprio accettare. Dopo la dipartita del Babbo mi sono ripromesso di fare tutto ciò che è in mio potere per proteggere quest’isola: se me ne andassi ora la lascerei alle mire di Hody e al completo controllo di Big Mom, alla quale mio malgrado ho dovuto giurare fedeltà. Troppe volte sono stato incapace di proteggere le persone a cui tengo, ma ora sarà diverso. Se venissi rischierei di fare affidamento più su voi Comandanti che su me stesso...”

“Che cazzate vai sparando?! Evita di...!” s’impose di calmarsi la biondina, comprendendo quanto la sua richiesta fosse egoista e quanto invece il cuore del suo maestro fosse grande “... N-no, hai ragione... Quest’isola ha bisogno di te... Non avrei mai dovuto chiederti una cosa così egoista, soprattutto perché questa non sarà certo l’ultima volta che ci vedremo... Scusa...” chinò il capo leggermente abbattuta.

“Non ti preoccupare. Come ti ho già detto prima se dovesse accadere qualcosa a te o a Ace-san farò il possibile per mandarvi un aiuto, anche se sono certo che ve la caverete senza problemi. Siete figli di due grandi pirati, in fin dei conti!”

“Mh...!” annuì lei ritrovando un po’ di fiducia “Anche perché tra una settimana al massimo Rufy e la sua ciurma arriveranno qui, e ho il brutto presentimento che quell’idiota si farà un nome anche su quest’isola! Devi tenerlo d’occhio...!” aggiunse per convincersi ulteriormente che fosse meglio così “Adesso però è il caso che vada: anche se non ho più nulla da sbrigare qui e mancano ancora venti minuti all’orario previsto per la partenza preferisco essere in anticipo per poter aiutare...”-

“Aoi-chaaan...!” una voce ormai ben nota la interruppe, portandola ad imprecare interiormente in ogni lingua da lei conosciuta e facendo girare il capo all’ex Shichibukai alla ricerca della fonte.

“Giuro che lo ammazzo...! È già la terza volta oggi...!!!” ringhiò sottovoce la biondina, prima di sporgersi dal lato dello scoglio sotto il quale si trovava Rai e sbottare “Che diamine vuoi, brutta sottospecie di stalker con le orecchie a punta che non sei altro?! Possibile che da quando ci siamo conosciuti tu abbia come unico scopo nella vita quello di perseguitarmi?!”

Di tutta risposta l’aiuto-carpentiere alzò il capo verso di lei, sorridendo felice nell’incrociare i suoi occhi: “Ah! Aoi-chan! Eccoti lì! Ti stavo cercando!” esclamò allegramente, apparentemente ignaro delle imprecazioni che gli erano appena state rivolte.

“Non hai nemmeno sentito quello che ti ho detto?!” strillò Aoi esasperata. Dal canto suo Jinbē li osservò perplesso.

La neo-ricercata si lanciò giù dall’altura rocciosa, piombando agilmente in piedi accanto al ragazzo per poi sbraitare: “Si può sapere che vuoi, adesso?! Se non l’avessi capito io e il mio maestro stavamo parlando in privato!”

“S-scusa, scusa...! Non lo sapevo...!” alzò le mani in segno di resa lui “È stato il Comandante Marco a dirmi di venire ad avvisarti che i preparativi per la partenza sono stati ultimati...! Non volevo interrompervi...”

L’espressione della Vendicatrice degli Abissi mutò, ritornando afflitta e pensierosa come poco prima: “A-ah... quindi è già ora...”

Intanto il Cavaliere del Mare li aveva raggiunti a terra, e comprensivo posò nuovamente una mano sulla spalla della sua allieva: “Tanto stavi per andartene spontaneamente, no...?”

“Però...!”-

“Quello che dovevamo dirci ce lo siamo detto, ma devo ancora ringraziare Marco-san per l’ospitalità e salutare Ace-san, visto che non vedrò nemmeno lui per un bel po’, quindi...” ammise il pirata più anziano facendole capire che cosa intendesse.

Nel leggere tra le righe la bocca di Aoi si piegò spontaneamente in un sorriso, e senza dire nulla la ragazza s’incamminò a passo lento in direzione della nave, attendendo che l’uomo-pesce l’affiancasse per l’ultima volta. Forse per rispetto o forse per puro disinteresse Rai si tenne dietro di loro, e sia la giovane che il suo maestro lo ringraziarono tacitamente con una rapida occhiata.

Entrambi sapevano che non si sarebbero più detti una parola fino a che non avessero raggiunto la destinazione, ma andava bene così; avevano già parlato anche troppo.

Perché proprio in quel silenzio e in quella muta vicinanza erano contenuti non solo le speranze di una grande Regina del passato, ma soprattutto l’indistruttibile legame di un maestro e della sua allieva.

Angolo Autrice:
Come al solito mi vergogno a ripresentarmi qui dopo quasi tre mesi di silenzio e soprattutto con l’ennesimo capitolo di transizione, ma... ben ritrovati, care lettrici e cari lettori! Spero che il vostro ritorno alla routine di tutti i giorni sia stato meno traumatico del mio ^^"!
Sono davvero dispiaciuta di non essere riuscita a rispettare l’impegno che mi ero prefissata e di pubblicare almeno un capitolo al mese (non sto qui ad annoiarvi con stupide giustificazioni che però potete certamente immaginare), e allo stesso modo mi dispiace che anche questo capitolo non sia particolarmente dinamico, ma siccome per me le interazioni e i rapporti tra i personaggi sono molto importanti non avrei mai potuto far partire la nostra eroina senza lasciarle il tempo di parlare un’ultima volta a ‘tu per tu’ col suo caro maestro, soprattutto perché nemmeno io so se mai si rivedranno prima della fine dell’intera storia... 
Sono quantomeno sollevata di non aver perso, nonostante il peso degli impegni scolastici, l’entusiasmo di scrivere, e soprattutto di non essere di nuovo caduta nell’oblio in cui ero sprofondata l’anno scorso in questo periodo (chi mi conosce bene sa di cosa parlo ^^"...).
Confido che a prescindere da tutto anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e spero di riuscire a trovare un buon ritmo di pubblicazione... ;)!
Alla prossima!
Sora_D_Aoi

 

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Capitolo 10
*** 9: In Viaggio - Il Dono della Vecchia Nyon e le Riflessioni di Aoi ***


Angolo Autrice:
Eccoci.
Care lettrici e cari lettori,
non avrei mai pensato (o meglio, ho sperato che non accadesse ancora) che, esattamente come feci circa un anno fa, mi sarei ritrovata a riapparire dopo altri nove mesi d’assenza e che, esattamente come un anno fa, mi sarei sentita così a disagio nel ritornare su questo sito.
Stavolta però non voglio promettere che non ‘sparirò’ nel nulla come ho già fatto due volte, perché se poi non mantenessi questa promessa mi sentirei anche peggio. Posso solo scusarmi e ringraziare tutti quelli che hanno messo la mia storia in qualche categoria senza mai rimuoverla e che mi hanno recensito in precedenza, con la speranza che possano ritrovarla e avere nonostante tutto la curiosità di sapere come continuerà, dandomi i loro pareri e magari anche qualche consiglio.
Confido comunque che assicurarvi che, anche con pause inaspettate di mesi interi, io non mollerò questa storia (sono tornata qui con due nuovi capitoli per dimostrarlo, in fin dei conti) sia sufficiente per non farmi odiare. Con la fine definitiva (sia ringraziato il cielo) della scuola e la scelta di non frequentare l’università non ho idea di come sarà la mia vita nei prossimi mesi, ma confido che One Piece e la mia FF ritornino ad esserne una parte attiva.
Detto questo vi ringrazio dell’attenzione e spero che questo umile capitolo sia di vostro gradimento.
Sora_D_Aoi

 
NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
In seguito al ricongiungimento con la Prima Divisione dei Pirati di Barbabianca, la Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi viene a sapere dal loro Comandante, Marco la Fenice, che il ruolo scelto per lei all’interno dell’equipaggio del defunto ‘Uomo più forte del Mondo’ è quello di Comandante della Quarta Flotta.

La notizia sommata alle nefaste previsioni di Madame Shirley fa nascere in lei ulteriori dubbi e preoccupazioni, che vengono parzialmente risolti e accantonati grazie al sostegno di Ace, il quale le promette che, a prescindere dai pericoli che dovranno affrontare, la ciurma di Barbabianca le darà sempre il suo appoggio.

Dolceamaro si rivela poi essere il suo ultimo colloquio con Jinbē, che seppur onorato si veder costretto a rifiutare la sua richiesta di partire con loro verso il Nuovo Mondo, volendo proteggere la sua isola sia dall’Imperatrice Big Mom sia dalle mire di Hody Jones, Capitano dei Nuovi Pirati Uomini-Pesce da sempre avversi agli umani.

Camminando fianco a fianco verso la nave che la porterà nella seconda parte della Grand Line assieme a suo fratello e ai suoi nuovi nakama, maestro e allieva sono infine costretti a scambiarsi un silenzioso ma ottimistico ‘arrivederci’.
 
 - IN VIAGGIO
IL DONO DELLA VECCHIA NYON E LE RIFLESSIONI DI AOI
 
Si alzò di scatto dal letto che cigolò appena per via del movimento brusco e raggiunse in due passi il centro della sua piccola cabina, per poi bloccarsi altrettanto improvvisamente e scuotere la testa, rinunciando all’idea che le era appena venuta in mente. Sospirò e tornò a sedersi sulla branda, ancora più scontenta di prima.

Quanto tempo era passato dalla loro partenza? Tre ore? Forse quattro? Ad Aoi sembrava già trascorsa un’eternità da quando aveva sentito Marco dare l’ordine di levare l’ancora dalla Foresta Marina per dirigersi finalmente verso il Nuovo Mondo, e nonostante una parte di lei avesse aspettato per anni l’inizio ufficiale della sua avventura, in quel momento un’altra ben più incerta e infantile avrebbe solamente desiderato tornare indietro.  

Aveva preferito ritirarsi nella sua cabina appena lei, Jinbē e Rai avevano raggiunto la nave, e sebbene Ace avesse inizialmente tentato di fermarla nessuno aveva contrastato la sua scelta, né lei se n’era pentita. Era stato giusto così: lei e il suo maestro si erano detti tutto ciò che dovevano là, davanti alla tomba della Regina Otohime; qualunque altra parola, anche un semplice saluto sarebbero stati superflui e le sarebbero costati non poca fatica, perché nonostante fosse conscia che quello non sarebbe certo stato un addio e che la decisione del suo maestro fosse stata la migliore sotto ogni punto di vista, una piccola ma decisa vocina nella sua testa aveva continuato ad opporsi all’idea di allontanarsi in maniera così definitiva dall’uomo che le aveva insegnato così tanto, e non solo del Gyojin Karate.

Per fortuna la sua piccola voce interiore sembrava essersi finalmente arresa a quella realtà, sostituendosi però ad un vago senso di ansia dovuto alla consapevolezza che quella sera la sua vita sarebbe ufficialmente cambiata per sempre, e quella constatazione l’aveva portata ad un continuo alternarsi di scatti in piedi, giri in tondo per la stanza e sbuffi senza fine. Non aveva nemmeno raggiunto i suoi nuovi compagni per pranzo quando Marco in persona era venuto a chiamarla, visto anche l’enorme banchetto che le era stato promesso per il suo ingresso nella ciurma; non aveva chiuso la porta a chiave, ma era certa che nessuno sarebbe mai stato tanto sconsiderato da entrare senza il suo esplicito permesso.

La Vendicatrice degli Abissi non aveva idea di cosa fare per far passare quel tempo che sembrava essersi fermato nel momento esatto in cui si era chiusa nella sua cabina; sapeva solo che si sentiva come un animale chiuso in gabbia, e ricordi non proprio piacevoli l’avevano spinta ad odiare quella sensazione.   

La ragazza si prese il mento tra le mani alla disperata ricerca di un’idea, sempre più frustrata, mentre l’insano desiderio di prendere a pugni qualcosa si fece lentamente spazio nella sua psiche oppressa. Avrebbe potuto semplicemente andare fuori e chiedere a quel Pennuto se ci fosse qualcosa che potesse fare per aiutare la Prima Divisione, ma la bocciò subito in quanto non si sentiva ancora pronta a stare in mezzo ai suoi nuovi nakama con anche il rischio di confondersi e sbagliare i loro nomi: per quanto fosse riuscita a nasconderlo fino a quel momento, Aoi era allo stesso livello dei suoi fratelli in fatto di imparare diversi nomi e collegarli ai rispettivi visi; non poteva ancora permettersi di fare figuracce.

“Però cos’altro potrei fare...? Qui non c’è niente! Non ci sono libri, fogli per scarabocchiare o qualsiasi altra cosa per distrarmi... Di questo passo sarò un fascio di nervi quando arriveremo sull’Isola del Babbo... e per quanto ce l’abbia ancora con i Comandanti per la loro decisione non voglio che mi vedano tutti come una tiranna sclerata, soprattutto i membri della Quarta Divisione...”

Il suo sguardo stanco dalla notte lunga e agitata vagò nella stanza spoglia, finché qualcosa non attirò la sua attenzione. Il suo corpo si mosse istintivamente, ma con molta più calma e quasi con timore verso l’oggetto del suo interesse. Aveva rimandato quel suo ‘compito’ per colpa di quello stupido Succo di Frutta di Ace che aveva avuto la brillante idea di anticipare largamente la partenza, ma poi il caotico susseguirsi di eventi gliel’aveva fatto passare del tutto di mente.

Aprì con lentezza la sua logora sacca, della quale forse si sarebbe poi sbarazzata vista la splendida e soprattutto capiente borsa firmata Crimin piena di tasche e cerniere che le aveva regalato Pappagu, e da essa vi tirò fuori una scatola abbastanza larga e piatta di colore rosso, che era stata accuratamente legata con uno spesso spago per evitare che si aprisse e il suo contenuto si rovinasse. Il solo odore di carta datata che ne uscì le diede un breve ma sentito brivido lungo la schiena.

Aoi deglutì, osservando la scatola con attenzione, mentre il ricordo di quanto accaduto poco più di una settimana prima e la cara voce della vecchia Nyon si ripresentarono vividamente nella sua testa:

*AMAZON LILY, DIECI GIORNI PRIMA*

“Capisco... È un peccato che tu non possa trattenerti qui qualche giorno in più, cara... La tua presenza avrebbe certamente fatto bene alla nostra Principessa... Sai, la lontananza da Rufy l’ha resa di umore piuttosto instabile ultimamente!” spiegò la saggia Kuja mentre rovistava con ben poca discrezione all’interno di un cassetto nella stanza della stessa sovrana, l’Imperatrice di Amazon Lily nonché membro degli Shichibukai Boa Hancock.

Dopo aver saputo da Rayleigh che Ace aveva lasciato Rusukaina ben una settimana e mezzo prima rispetto al giorno stabilito, Aoi e Jinbē si erano subito messi in viaggio per raggiungerlo all’Arcipelago Sabaody e tornare tutti insieme sull’Isola degli Uomini-Pesce, dove Marco e la sua Divisione li avrebbero recuperati per poi partire finalmente alla volta del Nuovo Mondo.  

Tuttavia, calcolando i tempi la Vendicatrice degli Abissi si era resa conto che sarebbero bastati cinque giorni di navigazione per raggiungere Sabaody, e perciò aveva chiesto al suo maestro di fare prima tappa ad Amazon Lily per salutare Hancock e le Kuja, e poi nel North Blue per avere finalmente modo di vedere l’isola su cui era nata, Silversea Isle; inutile dire che la ragazza era stata accolta più che calorosamente dalle guerriere e dalla loro Principessa, la quale aveva provato non poca delusione nel venire a sapere che quella visita sarebbe durata non più di un paio di giorni.

“Spiace molto anche a me... Mi sarebbe piaciuto visitare ancora l’isola e passare un po’ di tempo con Hancock-San e le altre Kuja, ma purtroppo questo ‘imprevisto’ mi ha sconvolto i piani...” rispose l’ex assassina guardandosi attorno con un leggero disagio. Si sentiva un po’ una ladra a curiosare nella stanza della Principessa Serpente in assenza di quest’ultima, benché concretamente fosse la vecchia Nyon quella che stava frugando senza ritegno negli effetti personali dell’Imperatrice di Amazon Lily; ancora non aveva capito cosa stesse cercando e soprattutto perché la volesse lì con lei “Piuttosto... È davvero sicura di poter guardare così liberamente nei suoi cassetti...? Non rischia di farla arrabbiare?”

“Sciocchezze! Veglio su di lei fin da quando era ancora una bambina! Oltretutto molti anni fa questa stanza apparteneva a me!” affermò convinta la vecchia Nyon, continuando a cercare chissà cosa.

“C-come sarebbe a dire...?” domandò la ragazza confusa da quella asserzione. 

“Oh, cara figliola! Non ti avevo detto che in passato sono stata anch’io Imperatrice di Amazon Lily?” chiese con noncuranza l’anziana, come se si fosse semplicemente dimenticata di fare una commissione di poco conto.

“CHE?!” sbottò la giovane ricercata prima di tapparsi la bocca con le mani, per timore che Hancock arrivasse proprio in quel momento cogliendole in flagrante “Dice sul serio...?!” abbassò drasticamente la voce, ancora timorosa. Anche se non aveva motivo di temere la donna, essendo considerata da quell’ultima come una sorella acquisita, non poteva comunque evitare di sentirsi in colpa per essere ‘complice’ di una violazione di privacy, il che era ironico visto che aveva da quasi due anni una taglia sulla testa.

“Certamente! Per la precisione sono stata l’Imperatrice di tre generazioni fa, prima di tua nonna e tua zia. Divenni Imperatrice quando avevo all’incirca la tua età, e governai l’isola per quasi dodici anni... fino a che non ebbi un’esperienza simile a quella di tua madre, tua zia e Hancock...” il suo tono si fece più serio, quasi nostalgico.

“Intende dire che anche lei fu vittima del... ‘Mal d’Amore’...?” con non poca fatica Aoi usò il ridicolo appellativo che le Kuja avevano dato all’innamoramento, ma la curiosità che la vecchia Gloriosa aveva suscitato in lei le fece superare il fastidio.

“Già... Tuttavia, al contrario di tua madre che partì prima di diventare regnante e di tua zia e Hancock che ne soffrirono senza sapere cosa fare per curarlo, io abbandonai Amazon Lily dopo essere stata per più di un decennio Imperatrice... Questo causò non pochi problemi alle Kuja, che durante la mia lunga assenza elessero prima tua nonna Magnolia e in seguito tua zia Iris come nuove sovrane. Vissi per diverso tempo a Sabaody, dove conobbi Rayleigh e Shakky, per poi tornare qui con le sorelle Boa dopo che queste vennero liberate da Fisher Tiger... Sebbene le ragazze mi permettano di girare tranquillamente per il palazzo e per il villaggio, non posso comunque negare di averle tradite... Devo ringraziare tua nonna e tua zia che non hanno mai voluto cacciarmi dall’isola nonostante quello che ho fatto.” spiegò risentita la donna, tirando poi fuori dall’ultimo cassetto in basso dell’immenso comodino una scatola tutta impolverata e legata da uno spesso laccio bianco “Ma non voglio annoiarti ulteriormente con queste vecchie storie! Piuttosto, ecco qui il regalo che ti avevo promesso poco prima che partissi per l’allenamento con i tuoi fratelli e Rayleigh! Non è nulla di che, ma ci tenevo che l’avessi!” asserì sorridendo maternamente, porgendogliela.

“Oh... Grazie mille, ma non era necessario...!” ringraziò leggermente sorpresa la ragazza, accettando il misterioso contenitore e togliendo con la mano il sottile strato di polvere che si era formato su di esso “Se posso... che cosa contiene?” le venne spontaneo domandare, da un lato estremamente curiosa di aprirlo ma dall’altra incerta su cosa farne.

“Lì dentro io e tua nonna abbiamo raccolto tutte le lettere che tua madre ci inviò dopo la sua partenza! In verità sono più una sorta di diario che non delle fonti di informazioni, ma sono l’unico ricordo materiale che abbiamo di lei e ci sembrava giusto conservarle... Sono tue di diritto, cara!”

Aoi trattenne il fiato, presa alla sprovvista, e il suo sguardo si fissò istantaneamente sulla scatola dall’inaspettato contenuto; il giuramento fatto dodici anni prima sulla scogliera dell’Isola di Dawn le risuonò chiaro e profondo nella mente, ricordandole il motivo principale per cui aveva deciso di prendere il mare.

Forse quelle lettere avrebbero potuto aiutarla a scoprire chi era veramente.

 
**

Oltre a quella scatola Nyon-baa le aveva donato anche una ‘Lacrima di Luna’, particolare specie di giglio in grado di proliferare sotto i climi più rigidi, ma la ragazza aveva preferito piantarlo davanti alla tomba di sua madre dopo aver saputo che era stato proprio suo padre a regalarle il primo esemplare poco dopo che si erano conosciuti; certamente sarebbe stato meglio lì.

I pensieri che si scatenarono nella sua testa furono pressappoco gli stessi che l’avevano stravolta appena ricevuta la scatola: se da un lato stava morendo dalla voglia di venire a conoscenza del contenuto delle lettere al suo interno, dall’altro aveva quasi il timore che appena l’avesse aperta sarebbe stata colpita da una maledizione che l’avrebbe fatta invecchiare di colpo*.

Non ci volle molto, però, perché il suo desiderio di conoscere la verità sul suo passato la spingesse a sciogliere lo spesso nodo che la teneva chiusa; anche se le parole della vecchia Nyon avrebbero dovuto tenere a freno quella sete di informazioni, in cuor suo la giovane sperò ardentemente che vi fossero dettagli che l’anziana non era stata in grado di decifrare. 

Una volta tolto il coperchio venne subito inebriata dall’odore dell’inchiostro sulla vecchia carta ingiallita, mentre la vista delle innumerevoli lettere accuratamente riposte nelle loro buste la resero ancora più impaziente. Si sentiva quasi come una bambina la notte prima del suo compleanno.

Già... compleanno... Magari avrebbe finalmente scoperto il mese e il giorno esatto della sua nascita?

Si sedette alla scrivania e accese la piccola lampada sistemata sopra di essa, per poi disporre le lettere in ordine sulla ruvida superficie lignea e iniziare a controllare con pazienza le date riportate sopra le buste in modo da leggerle nel dovuto ordine; la più vecchia risaliva alla primavera di ventuno anni e mezzo fa, circa un anno e mezzo prima della sua presunta nascita.

La Vendicatrice degli Abissi deglutì, e con mano quasi tremante estrasse dalla busta il foglio ruvido ma sottile, riempito da una calligrafia piccola e fitta, vagamente simile alla sua ma decisamente più ordinata ed elegante.

Sospirò profondamente e iniziò a leggere.

§

“... Sorellina...? Svegliati, tra un quarto d’ora saremo arrivati...” la voce gentile di Ace le giunse ovattata alle orecchie, mentre le sue mani grandi e calde dal tocco ruvido ma delicato le cinsero le spalle leggermente infreddolite, facendola uscire dal sonno pesante nel quale era sprofondata senza nemmeno rendersene conto.

Aoi di risposta mugolò appena, per nulla intenzionata ad abbandonare il piacevole torpore a cui il suo corpo si era lasciato andare, ma il maggiore insisté, chiamandola una seconda volta e iniziando a scuoterla debolmente: “Ehi, Raperonzolo... È ora di svegliarsi... Siamo già riemersi, sai...? Non vorrai mica far aspettare tutti gli altri, spero...!” le parole risuonarono più vicine e chiare, vagamente divertite, mentre il suo inconfondibile odore di cenere andò a solleticare le narici della più giovane, rendendole così quel risveglio meno doloroso.

“... Chi...?” riuscì soltanto a biascicare lei, strofinandosi comunque di malavoglia gli occhi impastati dal sonno e sollevando le palpebre quel tanto che bastava da far filtrare la fin troppo chiara luce nella stanza; aveva dormito così profondamente da non riuscire nemmeno a ricordarsi dove si trovasse in quel momento, anche se la presenza del fratello la rassicurò.

“Come sarebbe a dire ‘chi’...?” fu l’ovvia reazione di Pugno di Fuoco, quasi intenerito dalla confusione che lesse nel faccino stanco della biondina “Non ti sarai mica dimenticata del grande evento di oggi...! E dire che sarai tu la star indiscussa della serata...!”

La Vendicatrice degli Abissi si sforzò di ragionare, ma il suo cervello ancora rintronato ci impiegò diversi secondi per ricominciare a carburare correttamente e permetterle di capire di cosa stesse parlando il Comandante della Seconda Divisione; poi, quasi di punto in bianco, la lunga serie di eventi che si erano susseguiti in meno di quarantotto ore le passò davanti agli occhi come una vecchia pellicola, facendola quindi trasalire come se si fosse appena risvegliata da un incubo e pronunciare la più eloquente ed incisiva delle esclamazioni possibili: “MERDA!”

In meno di un secondo Aoi calciò lo zolfanello fuori dalla sua stanza e chiuse la porta a chiave, per poi iniziare un ultimo disperato tentativo di rendersi quantomeno presentabile ai suoi nuovi nakama. Non che fosse poi di vitale importanza, visto e considerato che stava parlando di un migliaio di rozzi trogloditi sicuramente senza la men che minima conoscenza in fatto di igiene e che a lei di essere elegante, alla moda e tutte quelle altre cazzate era sempre importato meno di zero, ma tra avere un aspetto pulito e ordinato e sembrare reduce da un Buster Call c’era una gran bella differenza.

“Si può sapere che accidenti ti è preso?! Mi hai fatto male!” sentì lamentarsi Ace dal corridoio “Se me l’avessi chiesto sarei uscito da solo!”

“Taci!!! Non potevi venire prima a svegliarmi?! Non farò mai in tempo a darmi una sistemata degna di questo nome in soli quindici minuti!” si disperò lei cercando in ogni modo di snodare la sua lunga massa di capelli biondi che si era ingarbugliata senza un perché “Senza contare che ho anche bisogno di tempo per prepararmi psicologicamente! Non ne fai mai una giusta, Succo di Frutta!!!” aggiunse strillando verso la porta.

“Scusa tanto se, dopo tutte le notti che hai passato male, ho pensato di farti riposare fino all’ultimo per permetterti di recuperare un po’ le forze!” rispose indignato il moro “E poi da quando ti interessa essere tutta agghindata...?! Credevo che considerassi queste cose da femmina un’idiozia colossale!”

“I-infatti è così! Ma non posso presentarmi come una pezzente davanti a più di un migliaio di persone! Ho una certa figura da mantenere, soprattutto visto il ruolo che avete deciso di assegnarmi!” ribatté lei improvvisamente impacciata, colpita dall’affermazione fatta poco prima da lui “I-idiota... C-come se non potessi sopportare un po’ di sonno arretrato!” bofonchiò nella sua testa, cercando di negare a se stessa quanto gli fosse grata per quell’ennesima premura.

“Come se ci badassero! A loro importa di accoglierti nella ciurma e festeggiare, non certo di come sei vestita! Ti stai facendo troppi problemi, sorellina!” asserì il pirata lentigginoso che intanto si era comodamente seduto contro il muro, deciso ad attenderla e accompagnarla per provare almeno a infonderle un po’ di coraggio.

“Spero che tu abbia ragione...” mormorò lei leggermente più tranquilla, rovistando nei sacchetti degli acquisti di quella stessa mattina in cerca di una combinazione accettabile. Alla fine optò per la stessa identica tipologia di vestiti indossati fino a quel momento, ovvero un top a fascia indaco e un paio di jeans scuri, tenendo invece i suoi soliti stivaletti, i polsini viola, la cintura gialla e arancione e la sua immancabile bandana nera. La differenza la fecero però una felpa lilla con maniche a tre quarti e cerniera, quell’ultima lasciata totalmente aperta, e i capelli legati in una provvisoria treccia laterale.

Relativamente soddisfatta di quella soluzione la ragazza rimise le preziose missive della madre nella scatola rossa e poi aprì la porta, solo per vedere il Comandante della Seconda Divisione accasciato contro il muro in preda ad uno dei suoi attacchi narcolettici, con tanto di leggero russare e bavetta all’angolo della bocca.

La Vendicatrice degli Abissi sospirò, rassegnata all’idea che presto si sarebbe abituata a quelle scene e speranzosa che prima o poi le avrebbe potute trovare quasi piacevoli, e con la delicatezza che la caratterizzava tirò un brusco scappellotto sulla tempia di Pugno di Fuoco, facendolo cadere di lato e picchiare la testa contro il duro pavimento di legno: “AHIA!”

“Che diavolo stavi facendo messo lì?” si limitò a domandare lei guardandolo sia concretamente che metaforicamente dall’alto verso il basso, mentre lo zolfanello si affrettò ad alzarsi e a massaggiarsi il capo sul quale era spuntato un vistoso bernoccolo.

“Che domande, ti stavo aspettan... do...” perse la voce Ace, perdendosi inaspettatamente a guardarla: sebbene l’abbigliamento che aveva scelto non fosse poi così diverso da quello con cui l’aveva sempre vista da che si erano ricongiunti, quella treccia laterale le incorniciava il viso in maniera differente dal solito, dandole un aspetto più adulto ma allo stesso tempo più grazioso. Non sapeva esattamente come spiegarlo, non essendo lui un esperto di abbigliamento e men che meno di capelli, ma così Aoi gli sembrava più viva e anche un po’ più femminile.

Alla fine si ritrovò a sorridere come un beota: niente da fare, la sua sorellina era troppo adorabile. Avrebbe fatto meglio a tenere gli occhi bene aperti quella sera, se non voleva che troppi suoi nakama se ne innamorassero seduti stanti.

Dal canto suo Aoi si ritrovò ad arrossire appena come suo solito, messa a disagio dal ghigno sornione assunto dal maggiore: “S-si può sapere che hai da guardare...?! Se non sto bene puoi dirmelo in faccia, anche se non ti conviene!” lo minacciò goffamente puntandogli contro il dito, imbarazzata da quello sguardo così concentrato su di lei.

“Non è affatto per questo, anzi! Ho quasi paura per te, sorellina... Qualunque cosa ti possano dire i nostri nakama però non cedere alle loro avance, mi raccomando! Non sono ancora pronto per vederti con un ragazzo!” le raccomandò convinto mentre s’incamminarono verso le scale.

“Che diamine stai farneticando...?” osò chiedere lei sempre più confusa dall’atteggiamento del fiammifero, prima di scuotere la testa in segno di condiscendenza “Ah, ho capito, scusa... Immagino che la botta che hai appena preso abbia fatto tutto fuorché bene al tuo povero cervellino già compromesso... Me ne assumo la responsabilità.”

“Molto spiritosa! Guarda che parlo seriamente!” si offese lui.

“Sì, sì...” annuì la biondina come se stesse parlando con un bambino desideroso di avere ragione, prima che una considerazione improvvisa non la facesse riflettere seriamente: come mai il moro non le aveva chiesto nulla circa le lettere sulla sua scrivania? Era impossibile che non le avesse notate quando era venuto a svegliarla, e visto quanto era curioso le sembrò davvero strano che non le avesse fatto alcuna domanda a riguardo “Ace...”

“Cosa?” ribatté poco finemente lui, ancora indispettito per non essere stato preso sul serio.

“... Non hai nulla da chiedermi? Su quello che c’era sulla mia scrivania, intendo...” si fece improvvisamente insicura l’ex mercenaria, non più così certa di voler sapere se avesse semplicemente fatto il finto tonto o se davvero non ci avesse fatto caso.

“Ah...” mormorò lui, cambiando subito tono “Beh, non mi sembrava il caso... L’hai detto tu stessa che quando ti sentirai pronta ti confiderai con me, no...? Non voglio obbligarti a dirmi cosa ti turba o ti impensierisce se tu non vuoi. Anche se siamo fratelli e ora anche nakama hai il diritto di avere i tuoi segreti o di voler semplicemente tenerti dei pensieri per te; se e quando vorrai parlarmene, però, io sarò pronto ad ascoltarti!” le sorrise sincero, facendola ringraziare il cielo di avere un fratello come lui.

“Ho capito... Grazie...” lo ringraziò sincera piegando appena le labbra verso l’alto, mentre raggiunsero finalmente le scale che portavano al ponte.

“Figurati! Piuttosto vai pure su, io devo passare un attimo nella mia cabina a prendere delle cose. Ti raggiungo tra poco!” la informò Pugno di Fuoco prima di cambiare direzione e dirigersi verso l’altra zona dei corridoi.

“Va bene. Muoviti però!” raccomandò lei salendo decisa le scale e fermandosi in cima alle stesse. Si ritrovò in mezzo ad un’inaspettata quarantina di pirati della Prima Divisione intenti ad ultimare i preparativi per lo sbarco, ma ben pochi, forse perché concentrati nelle loro faccende o forse per via della sua capacità di non dare nell’occhio, la notarono e le rivolsero un saluto frettoloso, negandole peraltro in maniera categorica di aiutarli. 

Con un respiro profondo andò ad affacciarsi al parapetto della nave, per poter ammirare con gioia il suo amato mare e il suo adorato cielo tinti delle mille sfumature rosee e aranciate del tramonto; nella fretta di prepararsi non aveva fatto caso a quanto la sua cabina fosse stata decisamente più luminosa rispetto a quando si era addormentata qualche ora prima, e vedere tutte le tonalità calde del sole che si stava timidamente ritirando all’orizzonte la tranquillizzarono un poco.

Quel vago senso di calma venne tuttavia rovinato prima dal riconoscere in lontananza l’Isola del Babbo, indice che il momento fatidico era ormai alle porte, e poi nel ritrovarsi accanto quel guastafeste di Rai, che sfruttando l’andirivieni degli altri corsari le era spuntato in fianco come un dannato ninja e la stava osservando sorridente come suo solito: “Aoi-chan! Finalmente ti sei svegliata! Non ti ho più vista da stamattina e mi stavo preoccupando!”  

“A-ah! Ma sei scemo?! Come ti salta in mente di sbucarmi alle spalle in quel modo?! Mi hai fatto prendere un colpo, stupido Orecchie a Punta che non sei altro!” lo rimproverò subito la Vendicatrice degli Abissi prendendo le dovute distanze; intanto Ace finalmente li raggiunse, e Aoi non ci mise molto a comprendere che le ‘cose’ che il Comandante di Seconda era andato a prendere altro non erano che il suo amato cappello, la sua sacca azzurra e verde e il coltello che mai gli aveva visto usare.

“Oh, scusa... Di solito hai degli ottimi riflessi! Non pensavo di spaventarti!” si giustificò il biondino senza perdere la sua espressione raggiante “Piuttosto... sei pronta a fare baldoria?! Fidati, ti divertirai un mondo con noi, sia stasera che in futuro!”

“Taci! Al momento divertirmi è in fondo alla mia lista! Devo prima visitare la tomba del Babbo, ricordarmi i nomi degli altri Comandanti, pensare a qualcosa da dire se mai quel Pollo sadico mi costringesse a fare un discorso e poi... mi state ascoltando?!” sbraitò notando che l’aiuto-carpentiere si era messo a ridere e a scherzare con il fratello, già dimenticatosi della domanda appena fattale e quasi certamente anche del suo precedente incarico, qualunque esso fosse. 

“Ma sì, sì! Ti preoccupi troppo, Aoi-chan! Qui non siamo così formali!” sogghignò lui.

“Vero?! Gliel’ho detto anch’io, ma non vuole darmi retta!” l’appoggiò Pugno di Fuoco, per poi darle i due soliti buffetti affettuosi sul capo “Vedrai che andrà tutto bene! E poi ci sono io con te!”

“Sapessi che garanzia...!” brontolò lei scacciando rudemente la sua mano e cercando Marco con lo sguardo “Piuttosto, il Pennuto?”

“Se proprio devi darmi un nomignolo, piccolo demonietto acquatico, puoi chiamarmi ‘Fenice’ come fanno tutti.” intervenne la voce del diretto interessato facendo alzare a tutti e tre il capo verso l’albero maestro, su cui il Comandante della Prima Divisione, parzialmente trasformato nella bestia mitologica che gli era valsa il suo soprannome, li stava osservando.

“Ah, Marco! Eccoti!” lo salutò allegro il fiammifero, mentre l’amico planò elegantemente a terra per poi ritrasformare le sue possenti ali infuocate in normali braccia umane.

“Tsk! Per me in quella forma sei solo un grosso pollo blu intento ad arrostirsi da solo!” commentò seccata l’ex mercenaria, incrociando le braccia al petto “Piuttosto... dov’eri? E perché ti eri trasformato?”

“Quante domande... Ero andato a fare un giro di ricognizione nei pressi dell’isola, giusto per assicurarmi che non ci fossero navi sospette. Sapete com’è... anche se la Marina non ci ha mai trovati la prudenza non è mai troppa.”

“Ah, ecco... Su questo ti do ragione, soprattutto visti certi elementi che sono qui a bordo.” annuì la ragazza indicando in maniera volutamente indiscreta i due ragazzi accanto a lei.

“EHI!”

“Cambiando discorso, diavoletta... sei pronta? Ti aspetta una serata impegnativa.”

“Tsk! Non c’è bisogno che me lo dici, Testa ad Ananas, lo so da me! E ovviamente non sono pronta per niente, né credo che riuscirò mai ad esserlo! Anche se mi sono costretta ad accettare questo tuo sopruso, sappi che ce l’ho ancora a morte con te e con i tuoi colleghi!” puntualizzò la biondina lanciando una rapida occhiata verso lo zolfanello, che istintivamente si spostò di un paio di passi.  

“Forse volevi dire ‘i nostri colleghi’. Comunque sapevo che non sarebbe stato facile: quando ti ci metti diventi anche più intrattabile di Ace a stomaco vuoto.”

“Ehi!” si lamentò il diretto interessato “Non è vero!”

“Chi sarebbe intrattabile, sottospecie di Pennuto con la testa da scemo?! Non ho mica scelto io di diventare Comandante, mi sembra!” ringhiò la neo-pirata sempre più innervosita, rinfacciandogli per l’ennesima volta la questione.

“Comunque sia, preparatevi: ormai siamo arrivati.” li informò il Comandante della Prima Flotta ignorando il suo commento, mentre la sagoma della grande Isola del Babbo si fece sempre più chiara e nitida davanti a loro.

Aoi non poté evitare di deglutire profondamente e stringere con forza le mani a pugno, mentre la stessa tensione con cui si era svegliata quella stessa mattina si ripresentò, puntuale come un orologio, stritolandole lo stomaco in una morsa di ferro. Purtroppo a poco servì sentire la mano di Ace sulla sua spalla, anche se nel profondo la ragazza era sicura che senza quel supporto fisico e soprattutto emotivo lei sarebbe stata capace di saltare giù dalla nave e darsela a gambe in qualunque momento.

Non ricordava nemmeno l’ultima volta in cui si fosse sentita così tesa. Forse quando era salita sulla Moby Dick per la prima volta, ma ai tempi l’inesperienza, l’arroganza tipica dell’adolescenza e soprattutto l’immensa volontà di ritrovare il suo stupido fratellone le avevano fatto superare rapidamente ogni incertezza; ora invece era tutto diverso: era ben consapevole che sarebbe stato difficile abituarsi a quella nuova vita e ai suoi nuovi ritmi, e all’entusiasmo di avere dei compagni su cui poter contare e con cui condividere gioie e dolori si sommava inevitabilmente un’enorme paura per il futuro, soprattutto tenendo a mente le parole di Madame Shirley.

Alla fine, però, non poté far altro che prendere un profondo respiro e alzare lo sguardo verso l’isola che avrebbe rappresentato il vero punto di partenza della sua carriera da pirata. Sicuramente non sarebbe stato facile, ma avrebbe certamente trovato il coraggio di alzarsi e affrontare a testa alta tutte le esperienze che quella nuova vita le avrebbe offerto, buone o cattive che fossero. In fin dei conti la sua esistenza era stata quasi fin da subito una lotta contro il mondo.

Ma almeno, da quel momento in poi, non sarebbe stata più costretta a combatterlo da sola.

Angolo Autrice (*):
*: Visto quanto la scatola data dalla vecchia Nyon ad Aoi ha per quest’ultima un enorme valore, contenendo dei ricordi concreti di sua madre, mi sembrava carino fare riferimento al mito giapponese di Urashima Tarō, nel quale quest'ultimo, dopo aver salvato una tartaruga dai maltrattamenti di alcuni bambini, viene invitato da questa nel castello sottomarino della Regina Otohime, dove trascorre tre anni (che sulla terraferma risultano però essere trecento). Preso dalla nostalgia decide di tornare a casa, e riceve prima di partire uno scrigno (contenente la sua vera età) dalla sovrana, che gli fa promettere di non aprirlo mai, per nessun motivo. Alla fine però Tarō infrange la promessa e lo apre, invecchiando di colpo e morendo poco dopo (ovviamente lo stesso Oda ha preso spunto da quella leggenda sia per l'omonimo personaggio sia per lo 'scrigno fatato' in cui erano contenuti gli Energy Steroid, che come effetti collaterali hanno fatto proprio invecchiare di colpo Hody e i suoi uomini). In maniera analoga (ma ovviamente metaforica), Aoi ha quasi timore che, aprendo quella scatola che potrebbe darle informazioni importanti sul suo passato e sui suoi genitori, una forza più grande di lei possa punirla.

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Capitolo 11
*** 10: Benvenuto, Comandante! - L’Ingresso di Aoi nella Ciurma di Barbabianca ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
La scoperta di essere stata scelta come nuovo Comandante della Quarta Divisione di Barbabianca sconvolge ulteriormente la già turbata Sora D. Aoi, che nonostante le rassicurazioni di Marco la Fenice, Hiken no Ace e del Cavaliere del Mare Jinbē non si sente ancora pronta ad assumersi una simile responsabilità.

Dopo un ultimo toccante dialogo col suo maestro che rifiuta a malincuore di unirsi con i Pirati del Sole alla loro ciurma, la Vendicatrice degli Abissi decide di trascorrere il viaggio fino all’isola in cui le altre Divisioni di Barbabianca li stanno aspettando in solitudine nella sua cabina. È proprio in questo frangente che decide di aprire la scatola consegnatale dalla vecchia Gloriosa durante la sua breve visita ad Amazon Lily, nella quale sono contenute tutte le lettere che sua madre aveva spedito a sua nonna e a sua zia dopo essere partita per guarire il suo ‘Mal d’Amore’.

Durante l’intensa lettura delle prime missive, però, la stanchezza accumulata nei giorni precedenti prende il sopravvento e l’ex assassina si addormenta sulla sua scrivania, venendo in seguito svegliata da Ace appena un quarto d’ora prima dello sbarco sull’Isola del Babbo.

Nonostante l’inevitabile timore di non essere accettata dai suoi nuovi compagni e di non adempiere correttamente al ruolo che le è stato assegnato, Sora D. Aoi sa essere, questo, l’evento che la introdurrà ufficialmente nel mondo della pirateria.

- BENVENUTO, COMANDANTE!
L’INGRESSO DI AOI NELLA CIURMA DI BARBABIANCA

Osservò perplessa dal ponte della nave la spiaggia deserta al largo della quale Marco, appena cinque minuti prima, aveva dato ordine di attraccare, trovandovi qualcosa di vagamente familiare; era probabile che lei e Ace fossero sbarcati lì anche due anni addietro per porgere i loro saluti al Babbo, ma lo stato d’animo con cui aveva visitato quel luogo la prima volta aveva cancellato quasi ogni dettaglio inerente al viaggio di andata così come quello di ritorno.

Era una piccola baia ben nascosta nella zona sud-orientale dell’isola, protetta da un lato da una fitta foresta e dall’altro da una ripida scogliera sulla cui sommità si trovava lo splendido prato dove i Pirati di Barbabianca avevano deciso di seppellire il loro amato Capitano e padre. Dal punto di vista geografico era una zona decisamente tattica, in quanto poco illuminata dal sole per la maggior parte della giornata e visibile solamente da quel lato. Suo malgrado, Aoi dovette ammettere che il Comandante della Prima Divisione si era rivelato di nuovo un ottimo stratega, visto che anche la scelta del luogo di ritrovo sull’Isola degli Uomini-Pesce era stata molto accurata.

A lasciarla interdetta, però, fu la totale assenza di qualunque altra nave e soprattutto la lontananza non indifferente dalla spiaggia. Condivideva la premura della Fenice di fare il possibile per passare inosservati, ma addirittura gettare l’ancora da tutt’altra parte rispetto al luogo deciso per la riunione con le altre Flotte le sembrò esagerato, tutt’al più considerando che vedere un gruppo di più di cento uomini spostarsi da un capo all’altro dell’isola sarebbe stato decisamente sospetto anche per gli abitanti dell’unico, minuscolo paesino che aveva scorto in lontananza prima che la nave raggiungesse l’insenatura come richiesto dal Comandante della Prima Divisione; inoltre come avrebbero fatto a raggiungere la terraferma da quella distanza? Per lei e la Fenice non ci sarebbero stati problemi grazie ai loro poteri, ma per Ace e gli altri... A meno che non possedessero una cinquantina di scialuppe di salvataggio l’unica alternativa sarebbe stata buttarsi in mare e raggiungere la costa a nuoto, e non aveva molta voglia di dover salvare il suo sciocco fratello da un annegamento certo.

Prima che però potesse trasformare i suoi pensieri in parole Ace parlò, ponendo in sostanza le domande che lei si era limitata a pensare: “Non per mettere in dubbio le tue capacità organizzative, Marco, ma... sei proprio sicuro che sia questo il luogo d’incontro con gli altri? Non c’è anima viva, senza contare che non potremo mai scendere a riva se stiamo fermi qui in mezzo al mare...”

Di tutta risposta il biondo dalla testa ad ananas sospirò, limitandosi a rivolgergli uno sguardo a metà tra l’infastidito e il rassegnato: “Ace... davvero mi stai facendo una simile domanda dopo essere stato nostro nakama per tutto questo tempo? Capirei Aoi, che per quanto perspicace ai tempi arrivò a guerra già iniziata e quindi non poté vederci, ma tu...”

“Guerra? Intendi quella di Marineford?” chiese sempre più confuso il moro “Cosa c’entra adesso?”

“Proprio non ti ricordi come arrivammo alla baia di quel postaccio eludendo tutte le difese della Marina?” cercò di aiutarlo a ricordare il Pennuto, quasi esasperato “E dire che abbiamo fatto tutto quel macello per te!”

“Non cominciare anche tu con questa storia! Mi basta già la viperetta qui accanto a me che me lo rinfaccia ogni volta...!” si lagnò lo zolfanello ricevendo subito dalla vipera in questione una gomitata non proprio gentile sul fianco “AHI!”

“Te la sei cercata, stupido. Comunque, Testa ad Ananas, non tirarla troppo per le lunghe. Se speri che quest’idiota risolva il tuo indovinello si vede che non lo conosci ancora così bene. Per quanto mi riguarda questa pagliacciata non era necessaria, ma considerando che tra noi due il Succo di Frutta è quello più sentimentale... potrei quasi azzardarmi a dire che avete avuto un’idea carina.” commentò con un piccolo ghigno la Vendicatrice degli Abissi, che grazie al commento di Marco riguardante il loro arrivo nella Guerra di Marineford aveva capito tutto e si era data della sciocca per non averlo intuito subito.

E dire che si era sempre considerata una cosa sola con il mare, senza dimenticare che loro per arrivare lì avevano usato lo stesso identico metodo!

“Ah... Hai già capito tutto, demonietto? Peccato, speravamo di sorprendere soprattutto te... ma d’altronde ti sei sempre rivelata una ragazza molto perspicace.” sorrise invece il Comandante della Prima Divisione, mentre anche altri pirati tra cui Rai ridacchiarono bonariamente.

“Come ci si aspettava da Aoi-chan!”

“Con un Comandante così sveglio non avremo problemi!”

“Qualcuno mi vuole spiegare o no cosa sta succedendo?! Piantatela di fare i misteriosi!” insistette Pugno di Fuoco sempre più irritato “Sputa il rospo, Marco!”

“Ancora un attimo di pazienza e ti sarà tutto chiaro, Ace.” lo liquidò la Fenice con tono diplomatico “Piuttosto, aggrappatevi alla nave se non volete finire in mare.”

“Cosa intendi dire...?!” domandò ancora il pirata lentigginoso, prima che un rumore simile a quello dell’acqua in ebollizione e una leggera scossa sotto i piedi non lo facessero allarmare “M-ma che...?! Che diamine succede?! Ci sono dei nemici?!”

“Calmati, Succo di Frutta. Fa tutto parte del loro spettacolino.” sospirò invece Aoi afferrando saldamente il parapetto dell’imbarcazione e attendendo che la ‘sorpresa’ venisse rivelata “E dire che io avevo sperato in qualcosa di sobrio e tranquillo...”

“Siamo i Pirati di Barbabianca, piccoletta: le parole ‘sobrio’ e ‘tranquillo’ non fanno parte del nostro vocabolario.” le ricordò la Testa d’Ananas.

“Me ne sono accorta, purtroppo! Comincio a credere di aver fatto una pessima scelta nell’essermi unita a voi!” esclamò la biondina poco prima che la sua voce venisse sovrastata dal forte rumore e gli scossoni sempre più violenti non rischiassero di farla scivolare a terra nonostante il sostegno; nel frattempo, dal mare fino a poco prima calmo e piatto salirono numerose bolle d’aria, e contemporaneamente tre enormi ombre scure e una quarta ancora più gigantesca apparvero dagli abissi marini, circondando in pochi attimi la nave della Prima Divisione.

“M-ma quelle...!” incespicò il moro, mentre una scintilla d’entusiasmo si accese improvvisamente nei suoi occhi. Aoi sorrise nel constatare che finalmente anche quel babbeo aveva capito.

Fu questione di un attimo: tre navi perfettamente identiche alla loro apparvero ai lati e dietro la loro imbarcazione, causando imponenti onde e schizzi che nonostante il sole ormai basso produssero degli splendidi giochi di luce; a capeggiare era però un gigantesco galeone che ad occhio e croce doveva essere grande tre volte tanto sia in lunghezza che in altezza, il quale si posizionò esattamente di fronte a loro.

La grossa polena a forma di balenottera bianca e il Jolly Roger baffuto sovrastante, però, non fecero altro che far sorridere l’intera Divisione e rimanere a bocca aperta la Vendicatrice degli Abissi, che mai si sarebbe aspettata una simile apparizione.

Non era grande quanto la Moby Dick, ma certamente rendeva giustizia sia alla sua celebre predecessora sia ai Pirati di Barbabianca; il silenzio inverosimile, peraltro, contribuì a rendere quel momento ancora più solenne.

“... Q-quella... S-sto... sto sognando...?” sentì mormorare Ace, che a stento trattenne piccole lacrime di commozione “Q-quella...”

“No, non è affatto un sogno, Ace. Vi presento la nuova nave principale dei Pirati di Barbabianca: la ‘Moby Dick Jr.’. Immagino che non serva spiegarvi il perché di questo nome, vero?” ghignò il Comandante della Prima Divisione soddisfatto, mentre un’ampia e robusta scala di corde venne buttata giù dal parapetto dell’immensa nave per permettere al loro equipaggio di salire a bordo “Ci è voluto più di un anno per costruirla, ma ne è valsa la pena. Comunque ne riparleremo più tardi: pare che siano tutti ansiosi di rivedervi.” cambiò poi discorso puntando gli occhi su alcune sagome confuse che subito sparirono dalla loro vista, probabilmente per ultimare un’accoglienza a sorpresa.

“Non lo dire a me! Corro!” esclamò il fiammifero salendo istantaneamente sulla balaustra della nave, per poi spiccare un grande balzo e aggrapparsi prontamente alle corde “Vedete di sbrigarvi, o mi mangerò tutto io!!!” urlò a squarciagola in preda all’euforia iniziando ad arrampicarsi, suscitando subito allegria ed entusiasmo anche tra gli altri corsari.

“Tipico del nostro Ace!”

“Non cambierà mai!”

“Incredibile! Guardate com’è veloce! Sembra una scimmia!”

“Ci conviene davvero muoverci, o finisce che quello si mangia anche la nave!”

“ANDIAMO, RAGAZZI!!!”

“SÌÌÌ!!!”

In pochi minuti la nave si svuotò completamente di tutta la sua ciurma, che ispirata dal Comandante della Seconda Flotta e soprattutto intimorita dalla sua ‘minaccia’ salì con energia sulla grande rete dell’imbarcazione vicina. Soltanto Aoi, Marco e Rai rimasero sul ponte a guardare, la prima non ancora convinta e gli altri desiderosi di darle il loro supporto.

La Vendicatrice degli Abissi sospirò, affranta: “Certo che ce l’avete proprio messa tutta per rendermi le cose ancora più difficili... Vi aspettate davvero che io salga su quel mostro che avete il coraggio di chiamare ‘nave’ e festeggi con... quanti siete...?!” domandò con un certo nervosismo nella voce e un ghigno tirato.

“Rai.” asserì soltanto il Comandante della Prima Divisione, facendo sì che l’attenzione della biondina si spostasse sull’aiuto-carpentiere.

“Attualmente la nostra ciurma conta millequattrocentoventiquattro uomini!” rispose prontamente quell’ultimo con un sorrisone a trentadue denti “Comunque non concentrarti sul numero, Aoi-chan! Sono sicuro che ti ambienterai presto! E poi nel caso puoi sempre contare sul tuo migliore amico Rai!” si batté una mano sul petto, orgoglioso.

“Da quando saresti diventato il mio migliore amico, sottospecie di Elfo piantagrane che non sei altro?!” ringhiò lei “Tu sei l’ultima persona che chiamerei per avere del sostegno morale! Anzi, proprio perché dovrò già sopportare più di millequattrocento buzzurri che non conosco è meglio per te se mi stai alla larga per un po’!” rincarò la dose guardandolo male.

“S-sei proprio cattiva, Aoi-chan...” singhiozzò afflitto il capellone platinato appallottolandosi a terra in un alone di depressione “E dire che io volevo solo aiutarti...”

“Noto con piacere che nonostante vi conosciate da poco siete già affiatati... Sembrate quasi una coppia di comici...” commentò la Fenice prima di poggiare una mano sulla spalla dell’ex assassina “Quindi... vogliamo andare? La Quarta Divisione è ansiosa di celebrare il suo nuovo Comandante.”

“Se volevi tranquillizzarmi sappi che non ci sei riuscito per niente, stupido Pollo blu!” esclamò irritata la giovane, prima di prendere un altro profondo respiro e portarsi una mano sul petto “C-comunque... visto che mi tocca, tanto vale togliersi il pensiero... Dico bene?”

“Dici benissimo. Prego.” si scostò Marco allungando il braccio in direzione della nave con finti modi galanti “Prima le signore.”

“Non hai idea di quanto tu mi stia facendo venir voglia di prenderti a pugni, inutile Testa d’Ananas di mezza età che non sei altro...!” strinse il pugno Aoi saltando sul parapetto della nave “Spero davvero per te che non ci siano altre strane sorprese!”

§

Di tutto si sarebbe aspettata Aoi dopo aver preso il coraggio a due mani ed essere riuscita a salire su quella che sarebbe stata la sua nuova casa, ma di trovare Ace in lacrime, seppur intento ad abbuffarsi di cosciotti e altre prelibatezze, non se lo sarebbe nemmeno potuta immaginare.

Era lì, seduto a gambe incrociate sul ponte e circondato dalle centinaia di pirati che costituivano la famigerata Ciurma di Barbabianca, in costante rischio di soffocamento a causa della bocca troppo piena e del respiro irregolare per via dei singhiozzi, e sebbene continuasse ad asciugarsi gli occhi nascosti dall’ampio cappello arancione quei fastidiosi rivoli di acqua salata non accennavano a smettere di rigargli le guance; fu però subito chiaro alla ragazza che quello non fosse nient’altro che un pianto di gioia e commozione sincera per essersi finalmente ricongiunto ai suoi nakama, e quasi si lasciò trasportare anche lei nel notare che altri corsari intenti a ridere, cantare e ballare avevano i visi solcati dalle lacrime: probabilmente tutti, in quel momento, stavano ripensando alle sofferenze patite durante la guerra combattuta due anni addietro, al dolore dei compagni che vi avevano perso la vita e che non avevano potuto ricevere una degna sepoltura, all’ultima volontà del Babbo e alla gioia di poterla finalmente rispettare, riprendendo il mare e vivendo nuove avventure come una ciurma, una famiglia ancora più solida.

Si morse appena il labbro, chiedendosi se davvero avrebbe potuto anche lei far parte di quell’equipaggio così incredibile, se davvero quegli uomini così forti ma allo stesso tempo così uniti avrebbero mai potuto considerarla loro ‘sorella’.

“Ohi, ohi... Che combinate? Pensavo che avreste almeno aspettato l’ospite d’onore prima di lasciarvi andare ai piagnistei...! Accidenti a voi...” commentò Marco strofinandosi un occhio cercando di non sembrare colpito dalla scena.

“Non è stata mica colpa nostra! È questa testa calda che appena è arrivata si è messa a piangere come un bambino! Fa tanto lo spaccone, ma in realtà lo sappiamo tutti che ha un cuore tenero!” lo prese in giro quello che la Vendicatrice degli Abissi riconobbe come uno dei Comandanti, un omaccione corpulento e quasi pelato con grossi baffi neri e una sottile cicatrice che dal cranio gli arrivava fino alla fronte, circondando con il braccio muscoloso e tatuato le spalle del moro e strattonandolo a sé “Vero, Ace?!”

“L-lasciami andare, Fossa! Io non sto affatto piangendo!” si oppose Pugno di Fuoco spingendolo via e sopprimendo un singhiozzo “M-mi è solo andato qualcosa nell’occhio...!”

“Ma se sembri una fontana!” sghignazzò qualcuno in mezzo alla folla.

“Chi vuoi prendere in giro, Ace?!” ridacchiò qualcun altro.

“Non c’è nulla di male a lasciarsi un po’ andare!”

“Però se non rallenti finirai per strozzarti con il cibo!”

“Z-zitti! Io non sto piangendo! Fine del discorso!” si innervosì lo zolfanello prima di affondare i denti in un succulento prosciutto, tirando su col naso “Non sono tornato per farmi prendere in giro da voi!”

“Ah... La sua testardaggine non sembra affatto migliorata in questi due anni...!” sbuffò uno dei pochi ufficiali che la bionda ricordava bene, ovvero un uomo abbastanza alto che però indossava un kimono rosa e aveva dei tratti esageratamente femminei, accentuati dal rossetto sulle labbra e dall’acconciatura in stile geisha “Sembra ancora un bambino...!”

“Che ci vuoi fare, Izou? Il nostro Ace è fatto così!” sorrise un altro dei Comandanti, un castano piuttosto basso con sottili occhi blu, i capelli a caschetto e con indosso un abito del sedicesimo secolo verde chiaro.

“Piuttosto... Anch’io sono contento che il nostro focoso compagno sia finalmente tornato tra noi, ma non stiamo dimenticando chi è la vera diva della serata? Non le abbiamo ancora dato un saluto degno di tale nome, ed è inaccettabile considerando che si tratta di una donzella!” fece notare il muscoloso spadaccino che durante la guerra aveva tenuto testa allo Shichibukai Drakul Mihawk, pizzicandosi tra le dita gli eccentrici baffi neri rivolti all’insù.

“Mi hai tolto le parole di bocca, Vista. Forza, ragazzi! Accogliamo come si deve la nostra nuova compagna, la Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi!” li incitò festosamente un uomo di media altezza con lunghi capelli rasta castano chiaro e baffi neri quasi a punta diretti verso il basso “Diamo il via alla festa!”

“Ohi...! Dovrei essere io a dire queste cose, visto che sono il Comandante della Prima Flotta... Comunque ha ragione Rakuyou: date al nuovo Comandante della Quarta Divisione un caloroso benvenuto!” ufficializzò le cose Marco, facendo sì che gli sguardi di tutti i presenti si concentrassero su di lei; anche Pugno di Fuoco smise definitivamente di singhiozzare e si mise ad osservarla di sottecchi, con un ghigno divertito in viso.

Istintivamente Aoi si tese e arretrò di un passo, non avendo idea di cosa aspettarsi da quel migliaio di trogloditi rozzi e incivili: “C-che cosa avete da guardare in quel modo, brutti buzzurri...?! Non provate a fare cose strane o giuro che”-

In un attimo la biondina si ritrovò travolta dalla gigantesca folla, che urlando e strepitando la sollevò di peso e la lanciò ripetutamente in aria, esattamente come avevano fatto i pirati della Prima Flotta quando lei e Ace li avevano raggiunti alla Foresta Marina: “HIP HIP URRÀ PER IL NOSTRO NUOVO COMANDANTE!”  

“È TANTO PICCOLA E CARINA MA È UNA DELLE DONNE PIÙ FORTI IN CIRCOLAZIONE! SIAMO DAVVERO FORTUNATI!”  

“CON LEI AL NOSTRO FIANCO SAREMO INVINCIBILI!”

“LUNGA VITA AL NUOVO COMANDANTE DELLA QUARTA DIVISIONE NONCHÉ PRIMO COMANDANTE DONNA NELL’INTERA STORIA DELLA CIURMA DI BARBABIANCA!!!”

“KANPAIII*!!!”

“S-smette... M-mettetemi subito giù...!!!” si divincolò la festeggiata, rossa in viso per quelle frasi imbarazzanti ma soprattutto non avendo idea di come uscire da quella situazione “Basta! Mi state facendo venire il mal di mare...!!!”

“Coraggio, ragazzi! La mia sorellina è un tipo molto rigido! Fatela sciogliere un po’!!!”  fece il tifo Ace alzando un boccale di birra e brindando con gli altri Comandanti.

“Guarda che ti ho sentito, stupido Succo di Frutta! Appena mi libero te la faccio pagare!!!” lo minacciò lei puntandogli contro il dito prima di rivolgersi di nuovo ai suoi ‘aggressori’ “E voi volete farmi scendere o no?!”

“Resisti, Aoi-chan!” la incoraggiò da lontano Rai, ridendosela di gusto.

“Anziché pigliarmi per il culo falli smettere, inutile Elfo!!!” sbraitò l’ex mercenaria “Non eri il mio migliore amico?!”

“Però prima di salire mi hai detto di starti alla larga per un po’! Non posso fare entrambe le cose!” puntualizzò l’aiuto-carpentiere afferrando un pesce alla griglia per poi divorarlo in un sol boccone, tirandone fuori una lisca perfettamente spolpata “E poi non sei felice di essere così benvoluta?”

“Ben detto, Rai! Prendila sul ridere per una volta, Aoi! Questa festa è soprattutto per te!” gli diede ragione il Comandante della Seconda Flotta “Dimentica tutti i tuoi problemi e divertiti!”

Quelle affermazioni che avrebbero dovuto farla rilassare al contrario la innervosirono ancora di più, soprattutto perché lei non aveva mai chiesto quei festeggiamenti fin troppo esagerati e non aveva mai sopportato il caos, anche se ‘pacifico’: “Razza di...!!!” ringhiò spazientita prima di fare una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato: con un colpo di reni riuscì a sfuggire alla presa dei diversi pirati e a mettersi completamente in verticale, ma prima di rischiare di colpire alcuni dei corsari spiccò un salto in aria, calciando quest’ultima e iniziando a saltellare nel vuoto con estrema naturalezza “Adesso come la mettiamo, brutti trogloditi?! Provate ad assalirmi quassù, se ne siete capaci!” li sfidò con fare sprezzante incrociando le braccia al petto, guardandoli letteralmente dall’alto al basso.

Sulla nave piombò il silenzio, e la Vendicatrice degli Abissi godette non poco nel passare in rassegna le facce stupite dei suoi nuovi compagni, compresi anche i Comandanti che la stavano osservando ammirati.

Ben presto la quiete venne sostituita da un vociare sempre più crescente, che in pochi minuti sfociò in esclamazioni di pura sorpresa e apprezzamento: “M-ma quella...!”

“Non è mica una delle tecniche speciali che vengono insegnate ai marines più capaci?!”

“Sì! È una delle Rokushiki!!!”

“INCREDIBILEEE!!!” strillò Rai con occhi luccicanti “Come ci riesce?!”

“Questa mi mancava...” commentò la Fenice cercando di nascondere il suo disagio “Sapevo che quella ragazzina aveva una gamma di mosse piuttosto particolari, ma vederla addirittura usare una delle Rokushiki...”

“Non ci saremmo dovuti aspettare di meno dalla nostra piccola eroina!” si accarezzò i baffi Vista “È davvero eccezionale!”

“Averla con noi è rassicurante, soprattutto con tutti i pericoli che ci sono qui nel Nuovo Mondo.” confessò il minuto Comandante castano “Vero, Jaws?”

Il Comandante della Terza Flotta annuì silenzioso col capo, ricambiando un sorriso soddisfatto.

“Ah, ah, ah, ah! L’ho sempre detto che la sorellina di Ace ha la stoffa del vero pirata!” rise Rakuyou alzando festoso il suo bicchiere che era stato nuovamente riempito, probabilmente già mezzo ubriaco “D’altronde la nostra ciurma è composta solo da persone uniche!” 

“Sei davvero un portento, sorellina! Sono così fiero di te!!!” iniziò ad idolatrarla Pugno di Fuoco quasi commosso, alzandosi e allargando le braccia “Vieni qui e fatti abbraccia”-

Aoi lo interruppe con un calcio dritto in testa facendolo cadere di faccia sul ponte della nave, per poi atterrare con eleganza in mezzo al gruppo dei Comandanti e girarsi verso la folla che l’aveva festeggiata fino a poco prima: “Accidenti a voi... Capisco la vostra intenzione di mettermi a mio agio, ma sappiate che se c’è una cosa che non sopporto è essere presa in braccio, e odio ancora di più venire lanciata in quel modo! Tenetelo bene a mente soprattutto voi, pirati della Quarta Divisione!” ammonì, non sapendo però esattamente chi guardare a causa del numero esagerato di persone presenti “Anche se sono la più giovane tra tutti i Comandanti e non so esattamente come funzioni qui sappiate che sono molto più severa di quel babbeo di mio fratello, quindi vi pregherei di comportarvi come si deve...!” arrossì poi leggermente, provando un leggero disagio a parlare davanti a così tanta gente “N-non voglio essere un Comandante tiranno o cose del genere, però gradirei che mi lasciaste tempo per conoscervi e prendere la giusta confidenza... Desidero solo andare d’accordo con tutti voi...!”

“Oh, questa è la prima volta che ti sento parlare così umilmente, ragazzina.” la prese in giro Marco, in realtà quasi intenerito dal tono fin troppo educato con cui la sua nuova nakama si era rivolta ai suoi sottoposti.

“T-tu chiudi il becco, stupida Testa d’Ananas! È soprattutto per colpa tua che mi sento così tesa!” lo rimbeccò lei arrossendo ancora di più “Sappi che te la farò pagare come l’ho fatta pagare a quel leccapiatti infiammabile!” lo avvertì indicando il ‘leccapiatti’ in persona, che si era tirato su e si stava massaggiando il naso con espressione afflitta e dolorante, privato anche della forza di lamentarsi.

“Va bene, va bene...” annuì paziente la Fenice “Piuttosto, Quarta Divisione... Cosa ne pensate della vostra nuova guida?”

Di riflesso la biondina s’irrigidì per la seconda volta, in attesa di una reazione, ma non poté fare a meno di sobbalzare quando vide il massiccio gruppo che costituiva la Flotta a lei affidata esultare gioiosamente: “Che domande! Non potevamo sperare in una persona migliore, anche se sapevamo già che era ed è una forza della natura!” replicò con fierezza un omaccione nerboruto ma dall’aspetto pacifico.

“Da oggi in avanti ogni desiderio della nostra Signora sarà un ordine per noi!” aggiunse poi uno spilungone calvo e dal naso arrossato dall’alcool “Anche se siamo pirati conosciamo anche noi le buone maniere!”

“Tu sei l’ultimo che può parlare di buone maniere!” intervenne qualcun altro nella calca ridendo “In ogni caso non ti preoccupare, Aoi-chan! Abbiamo capito!”

“Se ce lo chiedi così gentilmente non possiamo proprio rifiutarci!”

“Promettiamo di lasciarti i tuoi spazi e i tuoi tempi e di comportarci bene!”

“TI VOGLIAMO BENE, COMANDANTE AOI!” gridarono infine all’unisono, facendola solo diventare quasi viola dall’imbarazzo.

“Q-questo potevate risparmiarvelo, stupidi...! N-non sono il tipo da smancerie, io! O-oltretutto come potete volermi già bene se mi conoscete appena?!” balbettò distogliendo subito lo sguardo e sentendosi addirittura gli occhi pizzicare per via di tutte le emozioni arrivate quasi all’improvviso in una volta sola “R-razza di...”

“Oh! Il Comandante Aoi si sta per commuovere!”

“Per fortuna! Temevo che non le piacessimo!”

“Siamo riusciti a far breccia nel suo cuore!”

“Diciamoglielo ancora, ragazzi!!!”

“TI VOGLIAMO BE”-

“AH! S-smettetela, idioti! Non voglio più sentirvi dire tutte queste cretinate! E per vostra informazione io non sto affatto per commuovermi!!!” li ammonì praticamente fumante dalla vergogna, suscitando soltanto l’ilarità dell’intero equipaggio “Perché diamine mi hai dato la Divisione più sdolcinata in assoluto, Marco?! Come credi che possa sopportarli?!”

“Non è affatto così, demonietto. La nostra ciurma è naturalmente espansiva visto il nostro tipo di legame...” rispose calma la Fenice “Anche se sì, a conti fatti la Quarta Divisione è particolarmente piena di persone smielate; ma averli intorno ti aiuterà a lasciarti un po’ andare.”

“Infatti, infatti!” annuirono entusiasti i diretti interessati.

“Noi vogliamo solo che tu ti diverta e possa rilassarti almeno per oggi, Aoi-chan!”

“Sei tu la vera star della serata!”

“Mangia qualcosa, Comandante! I cuochi di tutte le Flotte hanno lavorato duramente per preparare quanti più piatti possibili non conoscendo i tuoi gusti, e vorrebbero sapere che cosa ne pensi!”

“LASCIATI ANDARE E FESTEGGIA CON NOI, AOI-CHAN!”

“Ho capito, ho capito! Non c’è bisogno di assillarmi e di parlare in coro! Comunque sia non chiamatemi ‘Aoi-chan’! ‘Aoi’ e basta va benissimo! Inoltre v’informo che il mio stomaco è come quello di una persona normale, forse anche più piccolo, quindi non credo proprio che riuscirò ad assaggiare tutto... In ogni caso grazie per il pasto!” ringraziò alla fine concedendosi un sorriso e iniziando a degustare le diverse ed invitanti pietanze che le vennero messe davanti, incoraggiata da tutte le Flotte e dai loro rispettivi Comandanti, che subito ne approfittarono per allungarle boccali di birra e bicchieri di vino, rum e altri alcolici.

Senza rendersene conto, Sora D. Aoi era ufficialmente entrata a far parte dei famosi Pirati di Barbabianca nel ruolo di nuovo Comandante della Quarta Divisione, e non poté negare a se stessa di sentirsi già a casa.  
 
§

Seppur inizialmente contraria, alla fin fine anche Aoi si era fatta totalmente coinvolgere dal clima festoso ed accogliente che i suoi nuovi nakama le avevano riservato fin dal momento in cui aveva messo piede sulla loro nave, tanto che quando alla battuta di uno dei suoi nuovi sottoposti era scoppiata in una sincera e cristallina risata, l’intera ciurma si era ritrovata a guardarla, esterrefatta; persino Pugno di Fuoco e gli altri Comandanti erano rimasti piacevolmente sorpresi di udire un suono che, considerando il soggetto, probabilmente non avrebbero sentito tanto spesso.

Fortunatamente per lei era venuto spontaneo agli altri tredici ufficiali dei Pirati di Barbabianca presentarsi in maniera formale, e vista la loro unicità la ragazza era stata abbastanza sicura che non avrebbe rischiato di confondere nomi e visi. Oltre ad Ace e a Marco l’ex mercenaria aveva fin da subito trovato una particolare intesa con il Comandante dell’Ottava Divisione, l’uomo-pesce Namyuul, a cui aveva subito proposto di allenarsi insieme nel Gyojin Karate, e con quello della Dodicesima, Halta, che sia per il nome che soprattutto per la voce e il fisico minuto lei aveva sempre erroneamente creduto essere una ragazza. 

A prescindere dalle rassicurazioni sul fatto che sarebbe stata un ottimo Comandante e che avrebbe imparato quali fossero le sue responsabilità sul campo, la Vendicatrice degli Abissi non aveva comunque perso tempo e aveva immediatamente iniziato a tartassare i suoi colleghi con le domande più disparate riguardanti la pirateria, le abitudini della loro ciurma e le strategie da adottare in caso di attacco nemico, sfruttando il fatto che tutti gli altri pirati avessero in programma di festeggiare fino a notte fonda; i quindici Ufficiali si erano così appartati con lei nella zona meno caotica dell’enorme galeone, in modo da poter chiarire tutti i possibili dubbi della loro piccola e nuova compagna.

“Sceriamente...! Tu ti preoccupi troppo, Aoi...!” biascicò a fatica Ace, che fattosi trasportare dagli eventi e dagli altri suoi compagni era ormai completamente ubriaco “Qui ti stiamo tutti festeggiando e tu pensci solo alle responsabilità, ai nemici e a tutte queste cosce noiosce...! Pensa a divertirti per una volta...! Tanto mica ci devono attaccare adescio...!” brontolò accasciandosi sulla sua spalla.

“Scusami se sto già pensando a tutte le volte in cui dovrò porre rimedio alle cazzate che combinerai qui nel Nuovo Mondo, stupido Succo di Frutta! Guardati! Non sai nemmeno darti un limite! Sei completamente sbronzo!” lo rimproverò immancabilmente lei spingendolo via e guardandolo rovinare completamente sul ponte della nave senza nemmeno provare a mantenere l’equilibrio.

“Io non sono sbro...” il mugugno del pirata lentigginoso venne istantaneamente sostituito da un pesante russare, e né lei né gli altri Comandanti ebbero bisogno di scommettere che lo zolfanello non si sarebbe ripreso fino alla mattina successiva, complici anche il lungo viaggio che avevano affrontato per raggiungere il resto della ciurma e il turbinio di emozioni che doveva aver provato nel potersi finalmente ricongiungere alla sua grande famiglia.

“E ti pareva...” sbuffò lei infastidita.

“Io me l’ero aspettato.” sorrise appena Marco “Non ha mai retto bene l’alcool.”

“Abituatici, Aoi-chan! Tuo fratello non è mai riuscito a darsi un freno durante le feste, e dubito che ci riuscirà mai!” rise rumorosamente Fossa, Comandante della Quindicesima Flotta, prima di prendere un’altra boccata dal suo sigaro ormai quasi del tutto consumato.

“Guardate com’è rilassato, sembra proprio un marmocchio!” sogghignò divertito Speed Jil, a capo della Quattordicesima Divisione.

“Davvero, Aoi-chan... Anche da piccolo il nostro Ace era un tipo così problematico?” chiese fintamente sconsolato Izou della Sedicesima portandosi una mano sulla guancia “Chissà quante gatte ti avrà dato da pelare...”

“Meglio che non me lo ricordi... Piuttosto, il non usare il ‘-chan’ per chiamarmi vale anche per voi!” gli fece notare lei aggrottando appena le sottili sopracciglia “Ho già vent’anni, sapete?”

“Infatti, sei ancora una bambina! Potresti essere mia figlia!” la prese in giro Curiel della Decima Flotta “Non sei nemmeno riuscita a finire un boccale di birra senza rischiare di vomitare!”

“L’età non ha nulla a che vedere con il gradire o meno l’alcool, Testa d’Anguria!” replicò la nuova arrivata, per nulla intimorita dalla mole del bizzarro ufficiale ma piuttosto concentrata sul suo eccentrico elmetto che aveva proprio i colori e i motivi di un cocomero “E non dire mai più che potremmo essere imparentati! Il solo pensiero mi dà i brividi!”

Esattamente come prima l’unico risultato che riuscì ad ottenere fu suscitare le fragorose risate di tutti gli altri Comandanti, che per qualche motivo le ricordarono i pirati di Akagami no Shanks quando l’avevano trovata sulla loro nave ben dodici anni prima, ed esattamente come in quell’occasione una discreta irritazione si fece palese nella sua voce: “E ora che avete da ridere?! Io volevo parlare di cose serie e soprattutto non essere trattata come una mocciosa!”

“N-non ti stiamo trattando come una bambina, Aoi...” le assicurò gentile Halta mordendosi le labbra per non ridere nuovamente “È che...”

“Come puoi pretendere che non ridiamo dopo quello che hai detto...?!” si trattenne a fatica l’inquietante Bramenko, guida della Sesta Divisione.

“T-testa d’Anguria...” rantolò Izou spostando lo sguardo sul copricapo di Curiel “È-è proprio vero...! La forma e i colori sono proprio quelli...!!!”

“Non so se ridere anch’io o sentirmi offeso...” commentò soltanto il diretto interessato toccandosi l’amato cappello “Nessuno mi ha mai detto nulla di simile...”

“Non te la prendere, è sua abitudine trovare dei soprannomi alle sue conoscenze. Credo sia una forma d’affetto.” provò a rassicurarlo Marco “Io ne ho addirittura tre.”

“Ah, ah, ah, ah, ah!!! Sei un portento, ragazza!” Rakuyou non provò nemmeno a contenersi, seguito poi a ruota da Speed Jil, Atomos e Fossa “Davvero, l’ho sempre detto che se ti fossi unita a noi le risate non sarebbero mancate!!!”

“... Seriamente, se avete così voglia di farvi un bagno insieme ai mostri marini della zona non avete che da chiedere.” li avvertì gelidamente la Vendicatrice degli Abissi scoccando loro un’occhiata che li fece rabbrividire “Ora, per cortesia, potremmo parlare di cose serie?”

“Come desidera, Sua Eccellenza.” ironizzò tanto per cambiare il Comandante della Prima Flotta “Dopotutto sei tu la stella della serata.”

Per un attimo un pensiero tutt’altro che gradevole le balenò in testa, ma decise che era un argomento troppo pesante per essere trattato adeguatamente in piena notte, oltre che nocivo al clima gioioso e sereno che si poteva ancora respirare sulla grande imbarcazione.

La biondina optò quindi per un’altra strategia: “Non vorrei sembrarvi prepotente... ma se fosse possibile vorrei che si facesse una riunione tra soli Comandanti, come adesso ma in maniera più ufficiale, senza correre il rischio di essere uditi da altri.”

“Oh... Come mai questa richiesta, signorina?” le domandò galantemente Vista.

“Non voglio escludere i nostri nakama, però... Ho delle cose molto importanti da dirvi, e siccome non sono proprio argomenti piacevoli non vorrei turbarli.” spiegò sentendosi un nodo alla bocca dello stomaco: se solo parlarne in maniera vaga le provocava quel senso di inquietudine non aveva idea di come si sarebbe sentita una volta che avesse detto tutto quello che doveva dire ai suoi nuovi compagni “Anzi, se devo essere sincera non vorrei dirlo nemmeno a voi, ma so bene che prima o poi, volenti o nolenti, verrete tutti più o meno coinvolti, quindi è meglio che siate già preparati. Oltretutto ve lo devo, vista tutta la fiducia e il rispetto che mi avete sempre dato ancor prima della guerra... Se non riuscissi a credere nella mia stessa famiglia non potrei mai essere degna del ruolo di Comandante della Quarta Flotta di Barbabianca.” confessò arrossendo appena “Per questo...”- 

“Come vuoi, faremo questa riunione tra pezzi grossi.” le sorrise incoraggiante Marco, rassicurandola “Anche noi Comandanti dobbiamo informarvi di alcune novità, dato che sicuramente Rayleigh vi avrà impedito di rimanere informati su cosa è accaduto in questi ultimi due anni per non esserne influenzati e decidere magari di terminare in anticipo l’addestramento... dico bene?”

“Sì, è così... Anche quando ero sull’Isola degli Uomini-Pesce ad allenarmi con Jinbē mi sono tenuta volutamente alla larga da qualunque fonte di notizie, positive o negative che potessero essere. Se mi fossi lasciata turbare dagli avvenimenti della superficie sicuramente i risultati dei miei allenamenti ne avrebbero risentito.” confermò la più giovane “Quindi… quando potremmo farla?”

“Già domani sera, se lo desideri. Dato che sicuramente non torneremo su quest’isola per un bel po’ io e gli altri avremmo pensato di levare l’ancora tra due o tre giorni, anche per dare a te e ad Ace tempo e modo di salutare il Babbo.”

“Mi sembra perfetto. Grazie.” ringraziò con la stessa umiltà con cui si era rivolta al resto della ciurma poche ore prima “Invece ora vorrei qualche informazione sulla... Flotta che mi è stata assegnata.” scelse con cura le parole, non sentendosi ancora pronta a considerarla la ‘sua’ Divisione.  

“D’accordo. Allora, attualmente la Quarta Divisione conta un totale di settantadue uomini, risultando la più piccola di tutte le altre che invece ne contano almeno un centinaio ciascuna.” le illustrò paziente la Fenice “I suoi membri sono tutti molto diversi tra loro, ma nonostante a volte i loro caratteri quasi opposti li portino a litigare per delle sciocchezze sono un gruppo molto unito, pronto a tutto per il bene della ciurma. Le loro abilità in combattimento sono più che discrete, considerando anche che nessuno di loro ha ingerito un Frutto del Diavolo.”

“A questo proposito... Quanti dell’equipaggio possiedono i poteri derivanti da un Frutto del Diavolo?”

“Solo noi Comandanti delle prime quattro Divisioni e Bramenko. Anche se non si sa quanti Frutti esistano attualmente, questi sono sempre stati ritenuti tesori rarissimi e di grande valore, tanto che in più occasioni il Governo e la Marina sono arrivati ad offrire impensabili cifre di denaro addirittura a dei pirati pur di potersene impossessare ed evitare che i poteri da essi derivanti finissero in mani sbagliate.”

“Beh, è comprensibile... il mio stesso Frutto era considerato proibito e tenuto sotto stretta sorveglianza in una torre di Marijoa, e subito dopo averlo ingerito me la sono dovuta vedere con Akainu e Aokiji in persona...” meditò Aoi ricordando quasi con piacere le sensazioni provate nel trasformarsi in acqua per la prima volta “Oltretutto non si può dire che i vostri poteri siano delle bazzecole... Lo Zōn Mitologico della Fenice, il Rogia del fuoco, il Paramisha che trasforma il corpo in diamante e... Tu cos’è che sai fare?” domandò al diretto interessato.

“Sono una tasca umana...! Posso inserire ed estrarre qualunque oggetto dalle tasche che ho qui...!” sorrise il grosso omone indicando i due piccoli taschini che aveva sul mento “Vuoi vedere...?”

Per qualche motivo il pensiero di una dimostrazione pratica le fece venire i brividi: “N-non ce n’è bisogno, ti credo...! Comunque... Eravate già una bella combriccola ancor prima del mio arrivo! Direi che il detto ‘pochi ma buoni’ calza a pennello in questo caso!” ghignò poi con una certa soddisfazione.

“Sì, ma ora che abbiamo dalla nostra parte anche il leggendario Mizu-Mizu... dire che torneremo alla ribalta è dire poco!” sorrise compiaciuto Izou “Ovviamente però non lasceremo che siate solo voi giovani a prendervi tutta la luce dei riflettori! Anche noi altri Comandanti vogliamo la nostra dose di gloria!”

“Ben detto, Izou!” annuì l’ingombrante Atomos della Tredicesima Flotta.

“A dirla tutta più posso passare inosservata e meglio è. Non ho tutta questa voglia di avere anche la Marina alle calcagna!” ammise il nuovo Comandante della Quarta Divisione “D’altro canto, con questo Succo di Frutta in giro...”

“Ci troveranno subito.” assicurò lapidario Namyuul.

“Ohi! Frena l’ottimismo, Namyuul!” intervenne con sarcasmo il rude Kingdew, responsabile dell’Undicesima Divisione.

“Ancor prima che entrasse a far parte della nostra ciurma insieme ai Pirati di Picche Ace non è mai riuscito a ‘non fare rumore’... Dubito che possa riuscirci ora, soprattutto dopo il casino che ha combinato a Sabaody!” scosse il capo Blenheim della Nona Flotta, divertito.

“Rassegnati, Aoi-chan! Finché vorrai fargli da balia avrai sempre dei marines alle costole!” la voce di Rakuyou risuonò nuovamente per tutta la nave, preda di un’ilarità esagerata rispetto alla situazione.

“Però per noi è una fortuna! Da quel che abbiamo visto il più delle volte ti ascolta! Chissà che con te a tenerlo d’occhio non diventi un po’ più responsabile!” si augurò Izou con tono quasi insofferente.

“In fin dei conti Aoi è sua sorella minore... Credo che sia naturale.” la giustificò Halta piegando appena le labbra verso l’alto.   

“Fermi tutti! Chi ha mai detto che sono la sua balia?! Ora che ho addirittura settantadue uomini da gestire questo idiota sarà l’ultimo dei mei pensieri!” si difese la diretta interessata arrossendo appena “Ha una Flotta tutta sua, no?! Adesso ci penseranno loro!”

“CERTO, CERTO...” annuirono in coro tutti gli ufficiali con un sarcasmo tutt’altro che celato, facendola arrossire ancora di più.

“Tutti qui crediamo che farai finta di non vederlo non appena commetterà un passo falso e non lo riprenderai in ogni occasione...” specificò Speed Jil sogghignando.

“Ah! Andatevene al diavolo!” auspicò ben poco educatamente lei alzandosi in piedi “Se ora abbiamo finito andrei a dormire! Sono a pezzi!” aggiunse guardando Marco come per ricevere il suo permesso.

“A parte il fatto che sei stata tu a tartassarci di domande, non c’è bisogno che tu chieda il permesso per cose del genere. In fin dei conti hai avuto una giornata molto faticosa.” acconsentì implicitamente il Comandante della Prima Divisione allungandole una chiave che intuì subito essere quella della sua stanza “La tua cabina è, appena scese le scale, l’ultima del corridoio di sinistra. Nel caso avessi problemi a trovarla chiedi aiuto a Rai: sarà felice di aiutarti.”

“Non ho un senso dell’orientamento così disastroso da dover chiedere a quell’Elfo fastidioso! Anche se sono la sorella di questo babbeo non significa che condivida i suoi stessi difetti!” mise in chiaro l’ex assassina indicando lo zolfanello addormentato “A tal proposito... Che facciamo con quest’idiota?”

“Ci pensiamo noi a portarlo nella sua stanza, non te ne devi preoccupare. Cerca piuttosto di dormire bene, ne hai sicuramente bisogno.” le sorrise appena la Fenice.

Aoi si sentì stranamente in imbarazzo, impreparata a sentire una frase tanto familiare e rassicurante dall’ormai ex braccio destro di Barbabianca: “S-sì... Buonanotte, allora...”

“Buonanotte, Aoi.” le augurò gentile Halta.

“Dormi bene o la tua pelle ne risentirà!” raccomandò invece Izou ricordandole Hancock.

“BUONANOTTE, AOI!” la salutarono in coro tutti gli altri Comandanti, facendola istintivamente sorridere e pensare, con un ottimismo che non era da lei, che forse, dopo tanto tempo, quella sarebbe stata davvero una ‘buonanotte’.

Non aveva idea di quali sorprese le avrebbe riservato il suo primo giorno come Comandante della Quarta Divisione di Barbabianca.

Angolo Autrice (*):
*: kanpai (乾杯) altro non è che la versione giapponese del nostro cin cin, e naturalmente viene usato per festeggiare avvenimenti importanti, in questo caso l'ingresso della nostra eroina nella Ciurma di Barbabianca in qualità di Comandante della Quarta Divisione. 
 

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Capitolo 12
*** 11: L'Obbiettivo è Aoi! - Oscure Presenze a Peace Island ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Dopo un lungo viaggio, i due fratelli D. giungono assieme alla Prima Flotta di Barbabianca sull’isola del Nuovo Mondo dove il loro Capitano e padre è stato sepolto e dove il resto dell’equipaggio è rimasto ad attenderli, pronto a riaccogliere Hiken no Ace e soprattutto a celebrare l’ingresso di Sora D. Aoi in qualità di nuovo Comandante della Quarta Divisione.

In seguito al caloroso benvenuto a sorpresa con la nuova nave, la ‘Moby Dick Jr.’, i festeggiamenti dei Pirati di Barbabianca hanno subito inizio, e l’attenzione è rivolta soprattutto alla nuova arrivata, che seppur inizialmente stupita e imbarazzata dalla grande accoglienza riesce a farsi coinvolgere nel clima gioioso dei suoi nuovi nakama, accettando ufficialmente il ruolo che è stato scelto per lei.

Tuttavia, prima di ritirarsi nella sua stanza per riposare, Aoi chiede agli altri Comandanti di organizzare il prima possibile un’assemblea per spiegare la situazione attuale e discutere sul da farsi, in quanto intenzionata a rivelare loro tutti i dubbi che l’angosciano e soprattutto ad essere informata su tutti gli avvenimenti che hanno scosso il mondo dalla morte di Barbabianca e dalla fine della Guerra dei Vertici.

Ciò che però non sa è che i pericoli sono già dietro l’angolo, e che la resa dei conti sta già per avere inizio.
 
- LOBBIETTIVO È AOI!
OSCURE PRESENZE A PEACE ISLAND

Continuò a guardare lassù, a circa quattro metri di altezza, quasi sentisse la sua voce calda e un po’ burbera risuonare dalla cima della grande stele marmorea davanti a lei.

Sorrideva.

Strano ma vero si era ritrovata a sorridere, quando invece era stata certa che non sarebbe stata capace di trattenere qualche lacrima; non sapeva se doverlo reputare un buon segno o un cattivo presagio, ma in quel momento si sentiva davvero bene, a dispetto di tutti i dubbi e i dissidi emotivi che l’avevano tormentata fin da quando era partita con Jinbē verso Sabaody per recuperare Ace. Lì, sulla cima di quel promontorio verdeggiante e pacifico, tutti i suoi problemi parevano essere spariti, come cancellati dallo spirito dell’Uomo più Forte del Mondo che, ne era certa, non avrebbe mai smesso di vegliare né su di lei né su tutti gli altri suoi figli.

Prese un grande respiro, prima di proclamare con voce calma e serena: “Sono tornata, Babbo... come avevo promesso. Ok, so che ti avevamo garantito che saremmo tornati qui assieme, ma purtroppo non c’è stato verso di svegliare quello stupido Succo di Frutta... Sai com’è: con tutta la baldoria che lui e tutti gli altri hanno fatto ieri notte si era ridotto ad uno straccio! In ogni caso sono sicura che appena si sveglierà correrà subito qui a salutarti, abbi ancora un po’ di pazienza.”  

In risposta alle sue parole una lieve brezza marina scosse con dolcezza i rami di un grande albero poco lontano portando con sé tutti i profumi dell’isola, primo fra tutti il frizzante odore salmastro dell’immensa pozza cristallina che tanto amava. Il cielo era di un azzurro così intenso da sembrare irreale, mentre il sole già alto intiepidiva l’aria senza renderla eccessivamente umida, invitandola a sdraiarsi sull’erba verde e morbida e concedersi una piacevole pausa, nonostante la notte precedente le avesse finalmente concesso il tanto cercato e meritato riposo.

Non le sembrava poi così strano che il vero nome di quell’isola fosse Peace Island, e nemmeno sapere che nessuna nave della Marina aveva mai avuto motivo di attraccare: quel posto era una sorta di paradiso selvaggio e incontaminato; Shanks non avrebbe mai potuto scegliere luogo migliore da concedere al Babbo per poter riposare in pace.

Probabilmente sarebbe potuta rimanere immersa in quella quiete fiabesca per ore, se la smania di avventura tenuta a freno per oltre sei anni non si fosse fatta prepotentemente spazio in lei. Certo, molte delle sue insicurezze non l’avevano ancora abbandonata, ma la consapevolezza che la sua vita avesse già preso una piega del tutto diversa e che in ogni caso non avrebbe mai più dovuto combattere da sola era sufficiente a farle credere che alla fine tutto si sarebbe risolto per il meglio; lo stesso spirito con cui si era destata quella mattina era pressoché opposto a quello con cui aveva vissuto i precedenti, perciò le veniva ingenuamente facile pensare che sarebbero dovute trascorrere almeno alcune settimane prima di imbattersi in pericoli degni di quel nome.

Riempiendosi i polmoni di quell’aria fresca e pura Aoi riprese il suo monologo, sicura che lo spirito dell’anziano pirata fosse lì ancora lì, in attesa di ascoltarla: “Come hai potuto constatare alla fine sono entrata a far parte della tua ciurma... anche se in tutta onestà avrei fatto a meno di diventare il nuovo Comandante della tua Quarta Divisione! Non che non ne sia onorata, anzi, i suoi membri mi sembrano tutti tipi in gamba e mi hanno accolta in maniera fin troppo calorosa, solo che... per farla semplice, avrei voluto iniziare con qualche incarico più da novellina, visto che effettivamente io sono l’ultima arrivata...! Il tuo dannato vice però non ha voluto sentire ragioni, quindi... diciamo che farò del mio meglio per soddisfare le sue aspettative e soprattutto le tue e quelle di Satch, che purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscere. Confido di fare un buon lavoro.”

Il lieve venticello di poco prima sembrò aumentare, scompigliandole le ciocche di capelli che le incorniciavano il viso e producendo tra le fronde della stessa pianta lì vicina un fruscio vagamente simile ad un sussurro; a modo suo Aoi interpretò quel suono come una risposta, e il suo sorriso si allargò ulteriormente.

Ad un tratto, però, un istantaneo quanto acuto senso di inquietudine la fece tendere e rimanere immobile, in ascolto.

Nessun rumore oltre a quello del vento e delle onde in lontananza giunse alle sue orecchie ben allenate, eppure la certezza che fino a pochi istanti prima lì vi fosse stato qualcuno non l’abbandonò; non era soltanto il suo ormai affinato Kenbun-Shoku ad assicurarglielo, ma anche il suo sesto senso le stava suggerendo che qualcosa non andava.

In verità quella non era stata la prima volta che aveva avuto un simile sentore: nell’esatto istante in cui aveva messo piede sulla terraferma assieme ad altri pirati di diverse Divisioni, quella mattina, aveva percepito una specie di tensione nell’aria, che però era durata soltanto pochi istanti per poi scomparire senza lasciare più traccia. Ovviamente non ne aveva fatto parola con nessuno, soprattutto perché concretamente non aveva visto né sentito nulla di sospetto; tuttavia, il fatto di aver avuto quegli strani presentimenti già due volte in un solo giorno la inquietava non poco, soprattutto considerando che la sua preoccupazione più grande non era più sapere se loro sarebbero mai venuti a cercarla, bensì quando. Madame Shirley era stata chiara sulla natura delle sue previsioni: esse erano destinate a manifestarsi, ma la tempistica e anche la modalità con cui si sarebbero verificate erano inconoscibili anche per lei.

Una domanda sorse spontanea alla Vendicatrice degli Abissi: avrebbe fatto bene ad avvertire Marco e gli altri Comandanti? Era stata lei stessa a richiedere la sera prima una ‘riunione tra soli colleghi’ proprio per spiegare loro tutta la situazione e poter prendere le precauzioni necessarie, ma sarebbe stato saggio allarmarli dopo nemmeno un giorno dal suo ingresso nella ciurma solo perché aveva avuto due scatti di improvvisa tensione?

Istintivamente scosse la testa: no, sarebbe stato come gridare ‘al lupo, al lupo’ senza averne nemmeno intravisto la coda; eppure era certa di aver sentito qualcuno lì vicino, e il fatto che in entrambe le occasioni quel qualcuno si fosse volatilizzato subito dopo essere stato percepito rendeva abbastanza palese che il suo obiettivo fosse proprio lei.
 
Che stesse aspettando le circostanze più favorevoli per poterla attaccare?

“Se davvero avesse voluto attaccarmi senza correre il rischio di essere interrotto da Ace o da qualcun altro della ciurma questo sarebbe stato il momento più propizio... È vero anche che l’ho notato subito, e che quindi in caso di un’imboscata mi sarei certamente saputa difendere...” iniziò a meditare mettendosi nei panni del suo presunto nemico “Però... la regola fondamentale nell’assassinio di individui particolarmente forti è ‘attaccarli quando sono soli’, e anche se ovviamente sarebbe meglio che il bersaglio non si accorgesse di nulla la possibilità che si renda conto di essere braccato e cerchi di contrattaccare è sempre tenuta in considerazione, anche negli omicidi più semplici... In fin dei conti gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo... Perciò... o questa persona non ha cattive intenzioni nei miei confronti o, più probabilmente, vuole cogliere l’attimo perfetto per assicurarsi la riuscita della missione.”  concluse poi con un sospiro, il buonumore di quella mattina ormai divenuto un ricordo “Scusami, Babbo. Avrei voluto parlare ancora un po’ con te, ma come avrai intuito pare che sull’isola ci sia un ospite sgradito, e vorrei indagare sulla questione prima che possa coinvolgere anche gli altri. Tornerò sicuramente a salutarti prima di partire. Scusami ancora!”

§
 
Quando Aoi tornò alla Moby Dick Jr. si era già fatto pomeriggio, per cui non si sorprese di scoprire che nell’immensa sala sottocoperta adibita a mensa erano rimasti solo Marco, Ace, Izou e Halta più altri pochi pirati trattenutisi per bere qualcosa o per giocare a carte. Da un lato le dispiacque di essersi persa il primo pranzo con la sua nuova famiglia, ma dall’altro fu lieta di potersi godere un po’ di tranquillità, visto che anche la colazione assieme ai più mattinieri si era rivelata già piuttosto vivace; oltretutto non aveva per niente fame in quel momento.

“Bentornata, Aoi-chan!” l’accolse con un sorriso Izou mentre lei si accomodò al tavolo riservato a lei e ai suoi ‘colleghi’ in fianco ad Ace, il quale stranamente era accasciato sul ripiano di legno con la testa nascosta tra le braccia “Sei stata fuori parecchio! Speravamo di fare colazione insieme per vedere come sei la mattina, ma Marco ci ha detto che appena ti sei svegliata sei subito voluta scendere dalla nave assieme agli addetti alle commissioni... Che cosa avevi da fare di così importante?”

“Nulla di particolare... Semplicemente volevo andare a salutare il Babbo e anche dare un’occhiata al paese... Oggi pomeriggio invece credo che andrò ad esplorare la foresta e la spiaggia dell’isola.” spiegò la biondina prima di aggrottare la fronte “Comunque, sorvolando sull’ambiguo commento inerente al volermi vedere appena sveglia, cosa ho detto ieri a proposito di usare quel dannato -chan...?!”

“Su, non essere antipatica! Suona così bene!” si giustificò il Comandante della Sedicesima Divisione arricciando le labbra in un’espressione che forse avrebbe voluto essere supplice.

“Non m’interessa! Dacci un taglio o troverò il modo per costringerti a smetterla!” lo minacciò lei, prima di notare che Pugno di Fuoco non aveva ancora alzato il capo dalla tavola “E tu che hai, Succo di Frutta?”

In risposta la biondina udì soltanto un leggero grugnito, indice che la sua narcolessia cronica non l’aveva risparmiato nemmeno quel giorno: “Ovviamente. Non avrei nemmeno dovuto chiedere...”

“Dopo la sbornia i suoi attacchi narcolettici si acuiscono molto.” la informò Halta sorridendo appena “Oggi a pranzo è caduto con la faccia nel piatto per cinque volte. Credo che rimarrà fuori combattimento ancora per un po’!”

“Buono a sapersi!” commentò ironicamente lei “Piuttosto, Pennuto... Ci sono novità?” domandò poi al Comandante della Prima Divisione, fino a quel momento rimasto in silenzio leggendo un giornale che probabilmente gli era stato consegnato quella mattina da un News Coo.

“Novità riguardo a cosa?” chiese lui di rimando sbirciandola da dietro le grandi pagine inchiostrate.

“Non so... Magari sul mio fratellino o su qualcuno che conosco...” la buttò lì l’ex assassina, ancora indecisa se confessare loro i suoi presentimenti oppure attendere fino a quando non si fossero concretizzati in qualche modo.

Fino a poche ore prima Aoi aveva tentato in ogni modo di convincersi che non ci fosse nulla di cui allarmarsi e che le brutte sensazioni che aveva provato per pochi istanti fossero state il frutto della stanchezza arretrata, tuttavia il dubbio di essere seguita si era trasformato in realtà una volta lasciata la tomba del Babbo e raggiunto il microscopico centro abitato dell’isola: per tutto il tempo si era sentita pedinata, ma sebbene avesse provato prima a seminare e poi ad inseguire il suo presunto persecutore i suoi sforzi non avevano portato a nulla; forse era riuscita ad intravedere un’ombra scomparire in uno degli strettissimi vicoli che costituivano le strade del paesino collinare, ma non era sicura nemmeno di quello.

Sembrava quasi che, proprio nel momento del bisogno, i suoi sensi le stessero giocando dei brutti tiri.

“Beh, tuo fratello e la sua ciurma si erano accordati per riunirsi a Sabaody tra pochi giorni e partire per il Nuovo Mondo subito dopo, no? Credo tu sappia meglio di me che quando questo accadrà i giornali non parleranno d’altro, soprattutto visto che in molti attualmente li danno per morti...” un sorriso divertito si dipinse sulle labbra del biondo “Per quanto riguarda altre conoscenze... pare che Trafalgar Law sia diventato un nuovo membro degli Shichibukai, assieme a Bagy il Clown.”

“Ah, sì. Questo lo sapevo già, e la cosa mi puzza. Passi per quel pagliaccio incapace, ma sicuramente quello spocchioso chirurgo sadico ha qualcosa in mente e vuole approfittare di quella posizione per fare i suoi comodi. Non che lo possa biasimare: è proprio per questo che molti pirati ambiscono a quella carica e se la tengono stretta.”

“Sì, non hai tutti i torti... però il Chirurgo della Morte non era un tuo amico? È stata la prima persona che hai incontrato dopo aver mangiato il tuo Frutto del Diavolo ed essere fuggita da Marijoa, se non sbaglio... Invece da come ne parli...”-

Gli occhi del nuovo Comandante si accesero: “Non per questo è mio amico! È un depravato e un dittatore, che prima ti salva la vita senza che tu glielo chieda e poi ti costringe a sgobbare per una settimana intera sul suo sottomarino per farsi ripagare, continuando peraltro a molestarti sessualmente con la scusa di essere un dottore! E anche quando pensi che in fin dei conti sia una brava persona lui ti dà subito un buon motivo per ricrederti e farti desiderare di vederlo morto! Ecco chi è Trafalgar Law!” sputò acidamente battendo infine un pugno sul tavolo, mentre il viso del Capitano di Heart si fece prepotentemente spazio nella sua testa, con tanto di ghigno sadico e piccole corna da diavolo che magari aveva anche nella realtà nascoste sotto il cappello.

“Perché parli di quel chirurgo da strapazzo, sorellina...?” biascicò a fatica Ace, che si era svegliato a causa della piccola scossa che la ragazza aveva prodotto sulla tavola, prima di prendersi il capo dolorante tra le mani “Ahhh... La testa...!”

“Gli effetti della sbronza si fanno sentire, eh Succo di Frutta?” ghignò la minore “Ben ti sta, così ci penserai due volte prima di bere come una spugna!”

“Ma era per festeggiare il tuo ingresso nella ciurma...” si giustificò lo zolfanello imbronciandosi “Piuttosto... avresti potuto aspettarmi per andare dal Babbo...! Avevamo promesso che ci saremmo andati insieme!”

“Guarda che ho provato a svegliarti, cosa credi? Sono rimasta in camera tua per quasi venti minuti provando tutti gli stratagemmi possibili, ma anche colpendo quella tua zucca vuota e scaraventandoti fuori dal letto tu non hai battuto ciglio! Namyuul e Blenheim che passavano di lì ne sono testimoni! Prova a chiedere a loro!” incrociò le braccia al petto lei, seria.

A quell’affermazione lo sguardo di Pugno di Fuoco si fece vispo, colto da un’improvvisa rivelazione: “Ecco perché quando mi sono svegliato mi sono ritrovato per terra e con un bernoccolo in testa...! Possibile che per te ogni motivo sia buono per picchiarmi...?! Mi hai fatto male, senza contare che una signorina non dovrebbe essere così manesca!” si offese guardandola male.

“Non è colpa mia se tu e Rufy capite quasi tutto solo con le maniere forti! E poi ricordati che io sono un pirata e soprattutto una discendente della tribù delle Kuja, che a parte in rari casi sono completamente ostili agli uomini! In confronto a loro io sono un angioletto!”

“Su questo ho i miei dubbi...” mormorò a bassa voce Izou venendo istantaneamente fulminato con lo sguardo dalla diretta interessata “S-scherzavo! Scherzavo!”

“Comunque sia ho già detto al Babbo che saresti andato a salutarlo non appena ti fossi ripreso, e conto di passarci un’ultima volta prima di partire, quindi se proprio ci tieni ad andare insieme sarà prima di levare l’ancora! Ora se non vi spiace vorrei andare ad esplorare la foresta dell’isola prima che il sole inizi a calare: se aveste bisogno mi trovate lì.” concluse la Vendicatrice degli Abissi alzandosi e dirigendosi verso la porta.

“D’accordo. Se qualche animale ti attaccasse cerca di farlo scappare senza ucciderlo: gli abitanti dell’isola tengono particolarmente alla fauna e alla flora del posto.” l’avvertì la Fenice “Fai attenzione.”

“Sì, sì. A dopo!” li salutò frettolosamente lei uscendo dalla grande stanza ed evitando per poco di scontrarsi contro un corsaro che invece era arrivato lì quasi correndo.

Ace lo riconobbe subito come un ex membro dei Pirati di Picche: “Ehi, Saber! Che ti è successo?” gli chiese, mentre il castano con il cappello da cowboy bianco dovette prendere un paio di respiri profondi prima di poter rispondere.

“T-ti stavo cercando, Ace... Ecco... non so se Marco-san e gli altri te l’hanno detto, ma... Pochi giorni fa sull’isola sono arrivati quattro soldati dell’Armata Rivoluzionaria, e...”-

“Che?! A-Armata Rivoluzionaria...?! Intendi quella con a capo il padre di Rufy?!” lo interruppe il fiammifero profondamente sorpreso, prima di voltarsi verso il Comandante della Prima Divisione con espressione decisamente contrariata “Perché non ci avete detto nulla?!”

“Perché sapevamo che si sarebbero fatti vivi loro e soprattutto non volevamo mettere in agitazione Aoi, visto che questi ultimi giorni per lei sono stati snervanti e pieni di sorprese.” replicò paziente la Testa d’Ananas “Calmati: i Rivoluzionari sono nemici giurati del Governo, e oltretutto ti ricordo che due di loro hanno aiutato tuo fratello sia ad Impel Down che a Marineford per permettergli di salvarti. La Terza e la Quinta Divisione li hanno tenuti d’occhio per tutto il tempo, e fino ad ora non hanno fatto nulla di male. Credo che possiamo fidarci.”

Il pirata lentigginoso corrugò la fronte, evidentemente teso per quella notizia inaspettata, ma poi rilassò l’espressione e sospirò: “... Va bene, diciamo che mi fiderò. Quindi, che c’entro io con loro?” chiese comunque sospettoso al suo sottoposto.

“Uno di loro ha chiesto di parlare con te... Ha detto che probabilmente sarà una cosa lunga e che quindi vorrebbe discutere in privato.” spiegò Saber leggermente a disagio.

“Ah, ma davvero?” il tono dello zolfanello si fece sempre più scettico “E sentiamo, quale sarebbe il luogo scelto per questo ‘colloquio’?”

“... Davanti alla tomba del Babbo.” rivelò il pirata sudando freddo “Ho provato a dirgli che sarebbe stato meglio altrove, ma...”-

“No, non fa nulla. Grazie per essere venuto ad avvertirmi, Saber!” ghignò tiratamente il Comandante della Seconda Divisione scattando in piedi facendo scrocchiare le nocche “I Rivoluzionari potranno anche non essersi mai messi contro i pirati, ma avere il coraggio di volermi incontrare davanti alla lapide di nostro padre senza nemmeno essersi prima presentato adeguatamente per me è un motivo più che buono per andare ad insegnare loro le buone maniere!”

“Ohi, Ace...!” lo richiamò Izou preoccupato “Ci vuoi davvero andare...?! Da solo?!”

“Certamente! Andrò a questo ‘incontro’ e scoprirò che cosa vuole da me questo tizio. Non preoccupatevi, se arriveremo a combattere non sarà di certo lì: la scogliera dove riposa il Babbo è un luogo sacro.” promise Pugno di Fuoco sorridendo fiducioso “Posso, Marco?”

La Fenice sospirò pesantemente e gli rivolse uno sguardo per metà afflitto e per metà rassegnato: “Tanto anche se ti dicessi di no tu ci andresti lo stesso... Vai, ma vedi di ascoltare quello che ha da dirti prima di lanciarti in azioni insensate, intesi? Manda una fiammata al cielo e noi correremo ad aiutarti.”

“Non preoccuparti, non ce ne sarà bisogno!” assicurò il corvino prima di seguire l’esempio di sua sorella e lasciare a grandi falcate la sala mensa “Allora io vado! A dopo!”

“Sei sicuro che andrà tutto bene, Marco...?” non poté evitare di chiedere Halta.

“Oh, questo non lo so... Ho passato gli ultimi due giorni a scervellarmi per capire chi potessero essere quei due Rivoluzionari, e le conclusioni a cui sono arrivato, se fossero veritiere, credo che costituirebbero un duro colpo sia per Ace che per Aoi; tuttavia, proprio perché la faccenda esclusivamente loro noialtri non abbiamo il diritto di intrometterci più del dovuto, anche se siamo loro compagni: mio malgrado, credo che al momento stare a vedere come si evolveranno gli eventi sia la cosa migliore che possiamo fare. Dobbiamo avere fiducia in entrambi.”

§
 
*PEACE ISLAND, FORESTA - DIVERSE ORE DOPO*

Non avrebbe saputo dire con esattezza quanto tempo fosse trascorso da quando aveva nuovamente lasciato la nave per continuare l’esplorazione dell’isola. Sebbene l’abbassamento di temperatura indicasse che il sole stava probabilmente tramontando lasciando spazio alla sera, il fatto che gli alberi di quella foresta fossero così alti e fitti da non far filtrare nemmeno un raggio di luce dava quasi l’illusione che in quel luogo la distinzione tra giorno e notte non esistesse né fosse mai esistita.

Aoi era però sicura che fossero già passate alcune ore da quando si era inoltrata in quella selva, e il suo ‘spirito di avventura’, sfortunatamente, aveva già lasciato spazio ad un nervosismo non indifferente causato più che altro da un’amara constatazione: “Come diamine ho fatto a perdermi?!” 

Oggettivamente la ragazza non se la sarebbe presa più di tanto, soprattutto perché avrebbe potuto tranquillamente arrampicarsi in cima ad un albero per monitorare la zona dall’alto o ancora meglio usare il ‘Geppo’ per tornare alla nave spostandosi nel vuoto, ma il fatto che fino a quel momento non si fosse mai persa in vita sua rendeva quella situazione inconcepibile.

“È tutta colpa di quel Pennuto di Marco! Sicuramente lui conosce l’isola come le sue tasche, ma nonostante questo non mi ha detto che questa stupida foresta è una sorta di labirinto al buio! Giuro che appena torno alla nave...!”-

Il suo corpo s’irrigidì improvvisamente, d’istinto, in risposta ad un presentimento molto simile a quelli già avuti quel giorno ma allo stesso tempo diverso: qualcuno era lì, molto vicino a lei, ma non era la stessa persona che l’aveva pedinata quella mattina.

Subito aguzzò tutti i sensi, trattenendo il fiato quando il suo Kenbun-Shoku le rivelò un dettaglio preoccupante: “Non è uno solo... Sono almeno in due.”

Un brivido le corse lungo la schiena, e quella sensazione tanto negativa quanto familiare le tolse ogni possibile dubbio sulla loro identità, anche a distanza di anni: erano sicuramente loro, e probabilmente l’avevano osservata per tutto il tempo sfruttando il suo presunto disorientamento.

“Devo farvi i miei complimenti: non pensavo che mi avreste trovata così presto, soprattutto dopo che me ne sono stata nascosta per ben due anni... Oltretutto mi sembra evidente che non siate apprendisti in prova, bensì membri ufficiali... non credevo che avrei ricevuto fin da subito un trattamento tanto speciale!” esclamò stringendo i denti in un sorriso forzato.

“Sono cambiate molte cose nella nostra organizzazione da quando te ne sei andata, e comunque non è poi così speciale considerando che ci hai trovate quasi subito... C’era da aspettarselo viste le voci sul tuo conto, Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi-chan.” rispose calma una voce femminile, apparentemente divertita “Anche se il fatto che tu abbia girato in tondo per più di un’ora mi fa intuire che il mio trucchetto per disorientarti abbia funzionato.”

Il ghigno tirato dell’ex mercenaria si ampliò fino a diventare inquietante: “Ah, ora capisco...! Mi sembrava strano che mi fossi persa, visto che fino ad ora ho sempre potuto vantare un ottimo senso dell’orientamento... L’ammetto, anche se non ho ancora capito come me l’avete fatta.”

Un’altra voce femminile, così acuta da sembrare quella di una bambina, scoppiò in una particolare risata: “Ghih, ghih, ghih...! Non potevamo certo rischiare che scappassi o che qualcuno dei tuoi amichetti ti raggiungesse per aiutarti! Ora nessuno può entrare o uscire da questa foresta! Sei in trappola!”

“Però non temere, non siamo venute per tenerti bloccata qui. Infatti tu hai due opzioni tra cui scegliere per poter lasciare questa foresta.” l’informò la voce più adulta mantenendo la sua compostezza.

“Nonostante siano vicinissime non riesco ad individuare la loro posizione neppure con il Kenbun-Shoku... In fin dei conti stiamo parlando di due assassine scelte.” constatò con irritazione la bionda “Ah, sì...? E quali sarebbero?” chiese a quel punto, scrutando con attenzione gli alberi attorno a lei nel tentativo di localizzarle con la sua vista acuta.

“Molto semplice, mia cara. La prima, la più pratica, è seguirci senza opporre resistenza...”

“Seguirle...? Quindi non sono venute qui per farmi fuori? Immagino che il loro capo voglia fare quattro chiacchiere con me, considerando che ai tempi fu ‘grazie’ a lui che non tornai ad essere una schiava dei Draghi Celesti...” ragionò “E la seconda?”

“La seconda è la più divertente: romperti qualche osso e portarti via con la forza!” sghignazzò la voce infantile palesemente divertita “Ho sempre voluto vedere i poteri del Mizu-Mizu no Mi dal vivo: quale altra migliore occasione potrei avere?!”

“Capisco... Trovo entrambe le vostre proposte davvero allettanti, però... Io ne avrei una terza.” i suoi occhi, ormai del tutto abituatisi al buio, si concentrarono in un punto ben preciso, intravedendo su un ramo quelle che parevano essere due sagome incappucciate.

Le spille che tenevano chiusi i loro mantelli e che recavano l’inconfondibile disegno di tre teste di cane le provocarono un immediato senso di nausea. 

“Ah, ma davvero?” ridacchiò appena la donna “E quale sarebbe questa terza opzione?” 

Molto semplice, mia cara.” ripeté la stessa frase pronunciata poco prima da una delle sue nemiche, mentre il suo sguardo si illuminò di una luce folle e omicida come il suo bianchissimo sorriso “Vi ucciderò entrambeDark Step* (Passo Oscuro).”

In un battito di ciglia la Vendicatrice degli Abissi scomparve dal punto in cui era rimasta fino a quel momento, ma ancora prima che le sue avversarie potessero reagire ricomparve alle loro spalle, colpendole violentemente con due calci potenziati con l’Haki.

La figura più alta riuscì a parare il colpo per un pelo attivando il suo Busou-Shoku, per poi rimbalzare contro un tronco e trovare appiglio su un altro ramo, ma la più piccola non fu altrettanto reattiva, schiantandosi di conseguenza al suolo e creando con l’impatto un grosso cratere nel terreno e una nube di terra.

“Oh, no! Mefe!” la chiamò preoccupata la sua compagna, rendendosi conto troppo tardi che la loro ‘preda’ si era catapultata davanti a lei, con un pugno proteso davanti al suo stomaco.

“Non dovresti distrarti, assassina.” mormorò a voce bassa la neo-pirata di Barbabianca “Gyojin Karate: Karakusa-Gawara Seiken (Karate degli Uomini-Pesce: Tecnica del Pugno Spaccategole)!”

Una potentissima onda d’urto si sprigionò dalla sua mano, colpendo in pieno la giovane donna e scaraventandola via per centinaia di metri tra i rami.

“D-dannazione...!” imprecò a fatica mentre stava ancora volando, prima di allargare le braccia e muoverle in avanti con uno scatto, intrecciando tra loro le dita di entrambe le mani “Branch Web (Tela di Rami)!”

A quelle parole Aoi, nel frattempo scesa a terra per finire subito la ragazzina apparentemente svenuta, alzò gli occhi, rimanendo esterrefatta nel vedere che i rami di alcuni alberi si erano annodati tra loro formando una vera e propria rete che aveva interrotto il volo della donna: “M-ma quello...!”-

“Sbaglio o sei stata tu a dire di non distrarsi?!” esclamò la più giovane, che nel frattempo si era ripresa ed era scattata in piedi “Shigan!”

Colta di sorpresa l’ex mercenaria fece appena in tempo a spostarsi di lato per proteggere i punti vitali, venendo tuttavia perforata nel braccio sinistro dall’indice della ragazzina e indietreggiando di riflesso con un paio di balzi. Subito un dolore atroce accompagnato da un intenso formicolio si propagò per tutto l’arto, atrofizzandoglielo completamente: “C-che cosa mi hai fatto...?!”

“Ghih, ghih, ghih! Pensavi davvero che con te mi sarei limitata ad una normale Rokushiki? Io ho ingerito un Frutto del Diavolo, per la precisione il Para-Para** no Mi, grazie al quale posso ospitare e manipolare infinite specie di microrganismi parassiti!” spiegò soddisfatta la ragazzina alla quale nel frattempo era calato il cappuccio, rivelando così un viso fanciullesco incorniciato da un caschetto di capelli color pesca e nel quale spiccavano due grandi occhi rosa “In breve tempo i miei adorabili parassiti si moltiplicheranno e dal braccio si diffonderanno in tutto il tuo corpo, fino ad immobilizzarti completamente!”

“Ah, sì...? Molto interessante...!” sorrise la Vendicatrice degli Abissi senza perdere la calma “Peccato che non abbia più il braccio di cui parli!”

“E-eh...?! Che cosa stai dicendo...?!” s’innervosì leggermente la rosa, non potendo trattenere uno strillo quando la sua avversaria trasformò la mano sana in un artiglio d’acqua col quale tranciò di netto l’altro arto “Gyaaa!!!” T-t-t-tu sei pazza! Ti sei staccata il braccio senza la minima esitazione!!!”

“Un arto che non risponde più agli stimoli è inutile, dovresti saperlo. Comunque non è un problema: a me ricrescerà.” la provocò allora la biondina, spiccando subito un salto appena le radici sotto i suoi piedi iniziarono a muoversi cercando di stritolarla “Piuttosto... i vostri poteri sono davvero fastidiosi! Tu puoi manipolare le piante e gli alberi a tuo piacimento, immagino!” alzò la testa rivolgendosi all’altra.

“Esatto. I poteri del Frutto Shoku-Shoku*** mi permettono di manipolare la crescita e i movimenti di qualunque pianta! Questa foresta è il mio ambiente ideale, non hai possibilità di battermi!” dichiarò quella dall’alto ramo di un albero, agitando braccia e mani come un direttore d’orchestra.

Fronde e radici iniziarono ad agitarsi come impazzite, costringendola ad usare il ‘Geppo’ e a trasformare sia il braccio rimasto che le gambe in lame d’acqua per poterle tagliare prima di venire colpita. Tuttavia, era evidente che anche in quel modo non sarebbe mai riuscita a far cessare l’attacco: “Maledizione...!”

“Vai così, Miriam-nee! Falle vedere chi sei!” iniziò a tifare da terra la ragazzina, nel frattempo messasi al riparo dalla furia degli alberi.

“Non fai più tanto la sbruffona, eh? Sono certa che tu abbia già capito quale sarà l’esito di questo scontro, Vendicatrice degli Abissi! Ti conviene arrenderti!”

“Come se bastasse così poco per mettermi in difficoltà! Non ho trascorso gli ultimi due anni ad allenarmi per essere sconfitta al primo combattimento serio! Se perdessi ora sarebbe offensivo nei confronti della mia nuova ciurma, che mi ha addirittura scelta come nuovo Comandante della Quarta Flotta!” ruggì fieramente dando all’acqua che costituiva il suo braccio la forma di un enorme shuriken e lanciando quell’ultimo come un boomerang “Mizushuriken (Shuriken d’Acqua)!”

Le grosse lame d’acqua affettarono senza pietà una grande quantità di rami, ma anche così la Vendicatrice degli Abissi non poté comunque gioire, in quanto dai monconi vegetali ricrebbero subito nuove fronde che la colpirono in pieno: “Merda!”

“Niente male... ma come ti ho già detto il mio potere mi permette di controllare la crescita delle piante, e quindi anche la loro rigenerazione! Non importa quanti rami, radici o alberi interi tu possa abbattere: fino a che ci sarò io questi continueranno a ricrescere e ad attaccarti senza sosta!”

“Ha ragione, purtroppo questa foresta è l’ambiente più favorevole sia per lei che per la mocciosa dei parassiti... Oltretutto, anche se mozzare il braccio infetto è stata la soluzione migliore ho comunque perso una quantità di sangue non indifferente nel farlo, senza contare che non ho acqua a disposizione per rigenerarmi, visto che con i suoi poteri la ragazza che controlla le piante ha trasformato le cime degli alberi in un vero e proprio tetto privo di spiragli... Potrei anche provare a creare una breccia, ma oltre a consumare energie sarei comunque una preda facile, visto che anche loro sanno usare le Rokushiki compreso il ‘Geppo’... Che cosa posso fare...?!”

Ad un tratto un nuovo senso di tensione la pervase nel captare la stessa presenza che aveva avvertito più volte quella mattina: “Merda, ci mancava anche questa! Non potrò mai farcela contro tre nemici di questo livello contemporaneamente!”

“Hai abbassato di nuovo la guardia, Vendicatrice degli Abissi!” urlò l’altra assassina parandosi davanti a lei “Questa volta i miei parassiti non ti lasceranno scampo! Shigan!”

“Diamine! Non riuscirò a...”-

Prima che il colpo potesse trafiggerla Aoi vide la sua avventrice venire spazzata via da una potentissima onda d’urto, che oltre a sbalzarla lontano ridusse in polvere tutti gli alberi della zona circostante, rendendo finalmente visibile una piccola porzione di cielo nel frattempo copertosi di nubi plumbee: “Ma che...?!”

“Mefe!” chiamò agitata l’assassina più grande, interrompendo l’attacco e usando i suoi poteri per fermare la sua partner “Branch Web (Tela di Rami)!”

Come prima molteplici fronde s’intrecciarono tra loro creando una fitta tela che intercettò prontamente la rosa, ma fu subito evidente che nell’impatto la più piccola avesse davvero perso conoscenza.

“Maledetto... Come hai potuto fare questo a Mefe?!” urlò iraconda la giovane donna alla quale nella foga era calato il cappuccio, dando modo alla sua avversaria di vedere uno splendido viso niveo ornato da morbidi boccoli color melanzana e due occhi smeraldini dalle lunghe ciglia.

Il Comandante della Quarta Divisione rimase immobile su uno degli alberi che si erano salvati da quella sorta di tifone, rabbrividendo nell’individuare in mezzo al grande spiazzo che era stato creato una figura alta e robusta vestita di nero, chiaramente mascolina: “E adesso quello chi è...?! Mi ha salvato da un colpo che non avrei potuto evitare, però...”

Il misterioso personaggio sospirò, calandosi sul viso un cappello a cilindro vagamente familiare per poi proclamare: “Se avessi potuto l’avrei evitato volentieri, signorina. Non mi è mai piaciuto combattere contro le ragazze e i bambini, ma non mi avete lasciato altra scelta: stavate combattendo in due contro la Vendicatrice degli Abissi, che si dà il caso essere una delle due persone per cui sono venuto fin qui. Non potevo starmene lì a guardarvi mentre provavate a portarmela di nuovo via, soprattutto perché sicuramente questa volta non sarei mai stato perdonato né dai suoi fratelli né da me stesso.”

“Quindi questo qui è davvero lo stesso dannato che mi stava pedinando questa mattina! Non sembra avere cattive intenzioni nei miei confronti, però sa un po’ troppe cose su di me e sui miei fratelli, e la cosa non mi piace!” corrugò le sopracciglia lei “Ehi, bellimbusto! Chi accidenti ti credi di essere per parlare in questo modo della sottoscritta?! Per tua informazione me la sarei cavata benissimo da sola!”

“Potremmo rimandare a più tardi le discussioni, piccola? Nel caso non te ne fossi accorta siamo nel bel mezzo di un combattimento. Dopo avremo tutto il tempo per parlare con calma.” le rispose a tono il ‘bellimbusto’, facendola diventare paonazza per la rabbia e per l’imbarazzo.

P-piccola...?! MA COME TI PERMETTI, BRUTTO STALKER BASTARDO CHE NON SEI ALTRO?! IO NON HO NULLA DA SPARTIRE CON UNO COME TE!!!” gridò con tutto il fiato che aveva in gola, quasi dimenticandosi della battaglia in corso.

Lo sconosciuto ridacchiò, apparentemente per niente sorpreso dalla sua reazione: “Anche ‘Succo di Frutta’ ha detto la stessa cosa, ma alla fine abbiamo ‘chiacchierato’ per quasi tre ore! Fidati, avremo molto di cui parlare una volta terminato questo scontro!”

Aoi non poté non sgranare gli occhi nel sentire quel soprannome: “T-tu... C-come fai a conoscere quel...”-

“Basta, mi avete stancata!!! Non soltanto avete osato colpire Mefe, ma ora avete addirittura il coraggio di ignorarmi...?! Non vi perdonerò mai, soprattutto tu!!!” strillò la giovane donna muovendo di nuovo le braccia “Plant Spear (Pianta-Lancia)!!!”

Tutte le radici e i rami degli alberi limitrofi vennero indirizzati contro il ragazzo con l’evidente intenzione di trafiggerlo, e la Vendicatrice si ritrovò a chiamarlo preoccupata nel vedere che quell’ultimo non aveva la men che minima intenzione di spostarsi: “Ohi, bellimbusto! Spostati da lì o diventerai uno spiedino!!!”

“Non succederà! Mi sottovaluti, cara la mia Vendicatrice degli Abissi!” le assicurò lui senza perdere il sorriso, per poi divaricare le gambe e piegare le dita delle mani in un modo che la biondina non aveva mai visto, ovvero fino a formare tre uncini che avrebbero potuto somigliare alle zampe di un drago “Ryuusouken (Pugno dell’Artiglio di Drago****)...”

“MUORI!!!”

“Attento!!!”

Ryuu no... Kagitsume (Artiglio Uncinato del Drago****)!”

Le ‘lance’ vegetali si avventarono su di lui, ma sorprendentemente il misterioso personaggio le afferrò tutte insieme, stringendole con talmente tanta forza da bloccarne completamente i movimenti.

“... I-incredibile...” mormorò il nuovo Comandante della Quarta Divisione rimanendo esterrefatto “C-chi... chi accidenti è quel tipo...?”

“C-che cosa...?! Non è possibile!!!” inveì l’assassina cercando di riprendere il controllo delle fronde e rimanendo ancora più allibita nel rendersi conto che quella stretta era talmente salda da rendere i suoi sforzi del tutto vani “Dannazione... LASCIALE!!!”

“Speravo che prendessi la tua amica e te ne andassi, anziché rimanere qui e tentare questo misero attacco...” commentò quasi sconsolato il giovane continuando a stringere sempre più forte, fino a ridurre tutti i tralci in schegge di legno “Mi spiace, ma le mie dita possono frantumare anche l’acciaio e le ossa con la facilità di un uovo... per cui capirai che spezzare qualche ramoscello non sia affatto un problema, per me. Hai bruciato la tua unica opportunità di sopravvivenza.”

“N-non è possi...” perse la voce la giovane donna, rabbrividendo quando sentì una goccia di pioggia cadere dritta sul suo viso.

Subito alla prima goccia ne seguirono una seconda e una terza, e in pochi istanti un violento acquazzone si abbatté sul campo di battaglia, rendendo subito consapevole la giovane assassina che ormai, come aveva detto il ragazzo, non aveva più possibilità di scampo.

Infatti una mano piccola e gelida la strinse per la gola, sollevandola dal ramo su cui era rimasta fino a quel momento. Degli occhi azzurri e vuoti la scrutarono: “Prima regola dell’assassino: mai perdere la calma e la concentrazione durante una battaglia, anche contro il più debole dei nemici. Una qualunque distrazione potrebbe rivelarsi fatale.” mormorò solenne la Vendicatrice degli Abissi tramutando l’altro braccio rigeneratosi grazie alla pioggia in una falce “Addio.”

La ragazza dai boccoli viola chiuse gli occhi, rassegnata al suo triste destino, ma esattamente un istante prima che Aoi potesse infliggerle il colpo di grazia successe qualcosa di tanto improbabile quanto stupefacente: un enorme fulmine nero si abbatté con violenza proprio sull’albero su cui si trovavano, costringendo l’ex assassina a mollare la presa sulla giovane donna e a saltare per schivarlo.

La luce generata dall’assurdo fenomeno durò per qualche secondo, e quando il nuovo Comandante di Barbabianca e il suo misterioso alleato riaprirono gli occhi che avevano chiuso senza essersene nemmeno accorti tutto quello che trovarono fu l’enorme tronco in preda alle fiamme e in procinto di schiantarsi a terra.

Delle due assassine non c’era più traccia: avevano sfruttato quel momento per scappare senza lasciare traccia.

 “C-che... che diamine è stato...?” farfugliò confuso il giovane osservando la grossa pianta perdere il sostegno delle proprie radici e rovinare con un forte tonfo nel grande spiazzo, mentre la pioggia iniziava lentamente a spegnere il fuoco.

Il suo sguardo si spostò poi sulla ragazza, che aveva il capo rivolto al cielo e un’espressione frustrata in volto, le mani chiuse a pugno: “Maledizione... Se solo fossi stata più veloce...!”

“E-ehi, non te la prendere... Sei stata solo sfortuna”-

“Ma quale sfortuna?! È evidente che quel fulmine fosse opera di uno di loro!” sbottò lei guardandolo in cagnesco e intravedendo il suo viso sotto il cappello “Però io non ho sentito nessun’altra presenza...”

“Eri presa dal combattimento, per cui probabilmente non te ne sei accor”-

“Non scherzare! Il mio Kenbun-Shoku è così affinato che mi sono accorta di te ancor prima che attaccassi la mocciosa dei parassiti: non esiste che me lo sia lasciato sfuggire per ‘distrazione’!” strinse talmente i pugni da far divenire le nocche bianche “Chiunque sia deve avere un controllo del suo potere tale da poter attaccare anche da enormi distanze... Ah, dannazione! È mai possibile che non me ne vada bene una?! E dire che stamattina ero così serena...”

Il misterioso personaggio sospirò, portandosi una mano dietro la nuca in modo molto simile ad Ace: “Beh, se io non avessi procrastinato forse le cose sarebbero andate meglio... Scusa, sarei dovuto intervenire prima...”

“Che ti scusi a fare...? Io nemmeno l’ho chiesto il tuo aiuto, idiota...” mormorò afflitta la biondina agitando mogiamente una mano in segno di rassegnazione, prima di sgranare gli occhi e puntargli contro un dito accusatore “Giusto! Io non so nemmeno chi tu sia, bellimbusto! Prima parlavi come se sapessi tutto di noi, senza contare che stamattina mi hai pedinato per tutto il tempo in cui sono stata nel paesino di quest’isola, non provare a negarlo! Chi diamine sei, e come fai a sapere che il soprannome di Hiken no Ace è ‘Succo di Frutta’?! Sputa il rospo o ti costringerò a suon di pugni e calci dove non picchia il sole!”

Il giovane alzò le braccia in segno di resa, visibilmente teso: “N-non ce n’è bisogno! Ti avevo detto che finito il combattimento avremmo parlato, no...?! Ti assicuro che non ho intenzioni ostili!”

“Questo sarò io a deciderlo, sottospecie di stalker pervertito! Ora parla!” ordinò lei.

“Stalker pervertito...?” ripeté leggermente perplesso il suo interlocutore, prima di rabbrividire sotto il suo sguardo minaccioso “Ho capito, ho capito...! Saranno anche passati anni ma vedo che il tuo temperamento è rimasto lo stesso di quando eri una bambina... Aoi.” affermò accennando ad un sorriso e togliendosi il cappello a cilindro dalla testa, mostrandole così il suo volto “Forse così ti sarà più facile capire chi sono.”

Aoi corrugò la fronte, studiandolo dalla testa ai piedi.

Era alto all’incirca come Ace, e anche la sua corporatura era pressappoco la stessa. I capelli biondi e mossi gli arrivavano circa a metà collo, incorniciando un viso dai tratti mascolini ammorbiditi dal naso dritto e sottile e dai grandi occhi neri dallo sguardo gentile e quasi malinconico, così come le labbra sottili rivolte verso l’alto; a spiccare in quel volto era però una vistosa cicatrice, che dalla parte sinistra della fronte correva giù fino a alla guancia.

I suoi occhi attenti scesero poi al suo abbigliamento, costituito da una lunga giacca nera che gli arrivava fino alle ginocchia, una camicia blu, dei lunghi pantaloni azzurri, degli stivali neri e una semplice cintura del medesimo colore; al collo aveva legato un grosso foulard bianco, mentre le mani erano coperte da un paio di guanti marroni. Sulla schiena portava un insolito bastone di ferro usato probabilmente come arma, sebbene nel combattimento appena terminato non avesse avuto bisogno di usarlo.

Lo sconosciuto si lasciò osservare in silenzio, piegando appena la testa di lato quando i suoi occhi incrociarono nuovamente quelli dell’ex assassina. Il suo sorriso si ampliò ulteriormente, trasmettendole un’insolita dolcezza: “Allora, non ti ricordo proprio nessuno...?”

La Vendicatrice degli Abissi si sentì arrossire, non comprendendo come mai quello sconosciuto si stesse rivolgendo a lei in maniera tanto intima e quasi affettuosa; tuttavia non poté negare che il suo viso avesse qualcosa di vagamente familiare, così come il suo abbigliamento, il suo sorriso e la sua presunta arma.

Ad un tratto l’immagine di un bambino balenò nella sua testa, sovrapponendosi per un istante a quella dell’uomo davanti a lei; un bambino biondo dall’espressione amorevole e il sorriso sdentato, perennemente armato di un bastone di ferro, per il quale si era ripromessa, durante la sua seconda permanenza a Marijoa, di non dimenticare mai il calore insostituibile della famiglia e di poter un giorno viaggiare libera per i mari, portando avanti la sua volontà.

Il suo corpo iniziò a tremare, e il nome di quel bambino, senza che se ne accorgesse, sfuggì dalle sue labbra in un flebile sussurro: “... Sa... bo...”
 
Angolo Autrice (*):
Ben ritrovati, cari lettori! Come avrete letto in questa parte sono successe davvero molte cose, ma visto che nelle ultime non c’era stata molta azione ho voluto ‘sbilanciarmi’ e riempire questa pagina di eventi, dei quali il più importante è certamente l’arrivo di un ‘certo biondino Rivoluzionario’ che forse io stavo aspettando più di voi ^//^!
Questo è stato inoltre il primo capitolo dove i nemici principali della nostra eroina, i Cavalieri Fantasma, hanno fatto la loro apparizione, nonché il primo in cui ho descritto da zero un combattimento lasciando a ruota libera la mia fantasia (nei precedenti invece potevo ancora contare sulle ‘impostazioni’ date da Oda-sensei)... Spero di averlo reso abbastanza ‘alla One Piece’ e soprattutto comprensibile ^^”! Finalmente ecco qui la fanart delle due bellissime (?) assassine... Non era così che avevo pensato di farla, ma dato che il disegno digitale non è il mio forte e soprattutto costa molta fatica ai miei poveri occhi già miopi stavolta ho optato per il disegno interamente a mano e in bianco e nero, cercando di essere fedele ai disegni cartacei di Oda-sensei... è stato anche uno dei miei primi tentativi di inchiostrazione (con pennino, china e tutto il resto): spero perdonerete eventuali sbavature!






Senza indugiare oltre passiamo all’analisi dei *, che in questo capitolo sono ben quattro:
*: questa tecnica altro non è che l’interpretazione di Aoi della nota Rokushiki chiamata ‘Soru’ (
剃る), con la quale lutilizzatore sfrutta la forza delle gambe per muoversi ad una velocità impressionante, utile sia per schivare i colpi che per infliggerli. Tuttavia esiste una ‘variante’ più potente del ‘Dark Step’, a cui ho accennato nel lontano capitolo 3, ispirandomi invece al ‘Passo Felpato’ del Capitano Kuro: essa prevede appunto l’utilizzo del ‘Soru’ combinato alla trasformazione delle mani di Aoi in grossi artigli liquidi potenziati con il Busou-Shoku (Haki dell’Armatura), con i quali colpire i punti vitali dell’avversario o (sempre nel capitolo 3) ‘limitarsi’ ad infliggere loro profonde lacerazioni.
**: il nome di questo Frutto del Diavolo (pensato anche da altri fan oltre a me) deriva come si può intuire dal sostantivo inglese ‘parasite’, ovvero parassita. All’inizio avevo pensato di chiamarlo ‘Kise-Kise no Mi’, derivante dalla traduzione giapponese di ‘parassita’, Kiseichū (
寄生虫), ma alla fine ho trovato la traduzione dallinglese molto più orecchiabile (oltre al fatto che kise mi fa venire in mente lomonimo personaggio del manga/anime Kuroko no Basket -//-...)  
***: so che questo Frutto del Diavolo è stato usato da un personaggio del Film ‘Z’ con il nome di ‘Mosa-Mosa no Mi’, ma essendo i film non canonici e quindi non facenti parte della storia principale ho voluto inserirlo con un altro nome. Nello specifico esso prende il nome da Shokubutsu (植物), che significa appunto pianta. Direi non servono altre spiegazioni a riguardo.
****: ho deciso di dare una spiegazione unica per due termini, visto che rientrano entrambi nello stesso campo semantico. Onestamente ho avuto una leggera difficoltà a trovare una traduzione soddisfacente, in quanto nell’anime sottotitolato (da cui prendo spunto) essi non vengono tradotti, mentre nel sito dal quale mi informo di solito (
it.onepiecewiki.com) viene data una traduzione che  è giusta ma si riferisce allo stile di combattimento in generale anziché alla mossa, per cui ho cercato di adattarle rispettando il significato dei diversi caratteri e prendendo spunto dalla descrizione delle mosse dello stesso sito in inglese (onepiecewiki.com). ‘Ryuusouken’ (竜爪拳), è costituito dai kanji ryuu (drago), tsume (artiglio) e ken (pugno), quindi traducibile con Pugno dellArtiglio di Drago, mentre il termine ‘Kagitsume’ (鉤爪) usato nella mossa è costituito dal kanji di artiglio e da quello di gancio, quindi traducibile appunto con Artiglio Uncinato del Drago (con il quale il sito italiano si riferisce però allo stile di combattimento in generale e non alla tecnica)... Spero di essermi spiegata chiaramente e che i miei goffi tentativi di traduzione ‘amatoriale’ siano stati apprezzati -//-“...
Con questa lunga lista di chiarimenti vi lascio (per la vostra gioia), nella speranza che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che mi farete sapere il vostro parere con una recensione.
Alla prossima!
Sora_D_Aoi 

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Capitolo 13
*** 12: Degli Ospiti Inattesi - Arrivano i Rivoluzionari! ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

In seguito ai grandi festeggiamenti dei Pirati di Barbabianca per il ritorno di Ace e soprattutto per l’ingresso di Aoi nell’equipaggio, quest’ultima riesce finalmente ad accettare il suo ruolo di nuovo Comandante della Quarta Flotta.

Volendo mettere al corrente i suoi compagni del grande pericolo rappresentato dai Cavalieri Fantasma e allo stesso tempo venire aggiornata sui più grandi cambiamenti avvenuti nel Nuovo Mondo dopo la fine della guerra, la Vendicatrice degli Abissi richiede subito una riunione straordinaria tra soli Comandanti che le viene subito concessa.

Sfortunatamente il suo primo giorno come pirata prende subito una brutta piega: dopo aver avuto per l’intera mattinata la sensazione di essere seguita da qualcuno la ragazza viene attaccata nella foresta dell’isola da due Cavalieri Fantasma intenzionati a catturarla; lo scontro si rivela fin da subito impegnativo e senza esclusione di colpi, ma quando la battaglia sembra volgere a favore delle due assassine un aiuto inaspettato capovolge la situazione.

Soltanto a causa di un misterioso fulmine nero l’ex mercenaria non riesce a sferrare il colpo di grazia alle sue nemiche che ne approfittano per scappare, anche se ben presto la sua delusione viene sostituita da incredulità: il suo salvatore sembra essere tornato direttamente dall’aldilà.

⑫ - DEGLI OSPITI INATTESI
ARRIVANO I RIVOLUZIONARI!

Rimase lì, immobile, non riuscendo a concepire il fatto che il desiderio irrealizzabile che si era portata dietro per ben dodici anni si fosse avverato così, di punto in bianco; la pioggia nel frattempo cadeva senza sosta, lasciando, delle fiamme provocate dall’assurdo fulmine che aveva permesso alle due assassine di fuggire, solo una coltre di fumo che si sarebbe diradata in poco tempo.

Semplicemente non poteva crederci.

Sabo, il suo Sabo, era lì, di fronte a lei, non più come un ragazzino sdentato e desideroso di libertà ma come un giovane forte e impavido, che non si era fatto scrupoli ad intervenire nel suo combattimento nonostante tutti i rischi che avrebbe potuto correre, dimostrando una potenza e un’abilità fuori dal comune.

Aoi si strofinò gli occhi umidi e appannati, certa che si trattasse di un’allucinazione, ma quando li riaprì lo ritrovò nello stesso punto dove l’aveva lasciato, con lo stesso sorriso malinconico che gli si era dipinto sulle labbra non appena si era levato il cappello per farsi riconoscere.

Lui era lì.

Era davvero lì, vivo, davanti a lei.

La neo-pirata boccheggiò, cercando di dare voce a tutte le domande che le affollarono la mente, per poi deglutire a vuoto sentendosi la gola secca e quasi bruciante; la testa le girava e un nodo le si era inevitabilmente formato alla bocca dello stomaco, mentre un turbinio di emozioni tra loro contrastanti le rendevano impossibile qualunque reazione.

Era paralizzata, non c’erano altre parole per descrivere la sua condizione in quel momento.

Intanto la causa del suo nuovo e improvviso turbamento era rimasta lì, in silenzio, da sempre consapevole del caos emotivo che avrebbe suscitato nella giovane quando si fossero rincontrate ma ugualmente dispiaciuta di averla scossa a tal punto.

Nonostante la tensione palpabile nell’aria Sabo si schiarì la voce, in cerca delle parole più adatte: “Scusa, avrei preferito di gran lunga che questo momento arrivasse in circostanze migliori, magari all’asciutto e davanti a qualcosa di caldo... ma purtroppo non sono stato fortunato come con Ace...!” iniziò portandosi una mano ai capelli ormai zuppi “Però grazie alla pioggia hai potuto rigenerare il tuo braccio e anche le tue ferite, per cui in un certo senso è stato meglio così...”

La Vendicatrice degli Abissi non rispose, limitandosi a chinare il capo e a stringere nuovamente i piccoli pugni; la giostra impazzita di sentimenti dentro di lei stava finalmente iniziando a rallentare, permettendole di fare gradualmente ordine sia nel suo cuore che nella sua testa.

“Ad ogni modo sono davvero felice di averti finalmente potuta incontrare, Aoi... Ho sempre saputo che saresti diventata una ragazza forte e bella, come del resto sono sempre state tutte le guerriere della tribù da cui discendi... E ora sei addirittura diventata il nuovo Comandante della Quarta Divisione di Barbabianca! Sono sicuro che anche Rufy, quando verrà a saperlo, farà i salti di gioia per te...!” continuò nel frattempo il ragazzo, nonostante una vocina interiore gli stesse urlando di tacere per non peggiorare ulteriormente le cose; d’altro canto era più che consapevole che ormai fosse tardi per tirarsi indietro e avere dei ripensamenti: aveva aspettato troppo per potersi finalmente ricongiungere ai suoi amati fratelli, e sarebbe stato disposto a pagare qualunque prezzo anche solo per farsi picchiare e insultare da lei, che più di tutti aveva sofferto per la sua presunta scomparsa.

Le probabilità che Aoi non lo perdonasse erano alte, ma anche così Sabo non avrebbe mai rimpianto quel momento tanto atteso.

Dal canto suo la minore mantenne il silenzio, mordendosi così forte il labbro inferiore da arrivare a farlo sanguinare. Non voleva più sentirlo: in quel momento ad uscire vincitrice da quella lotta emotiva era una rabbia senza precedenti.

Non sapeva se e quanto sarebbe riuscita a trattenersi.

“Perché non torniamo alla vostra nave...? Almeno lì potrai riposarti e potremo parla”-

“Te l’ho già detto prima: io non ho niente da spartire con te.” lo interruppe lei con voce gelida e distante, senza nemmeno guardarlo negli occhi “Credevi forse che sarei scoppiata a piangere e sarei corsa ad abbracciarti, ringraziando il cielo per questo ‘miracolo’? Che aiutarmi in un combattimento che peraltro non ti riguardava con la scusa di essere mio ‘fratello maggiore’ sarebbe stato sufficiente per farmi chiudere un occhio su quello che hai fatto non solo a me, ma soprattutto ad Ace e a Rufy? Non prendermi in giro.”

Sabo percepì un lungo brivido percorrergli la schiena, stupito da quella reazione: si era aspettato urla e insulti accompagnati da pugni e calci in grado di cambiargli i connotati, invece quell’inaspettata apatia e distacco nei suoi confronti si era rivelata essere molto più dolorosa; la possibilità che si fosse guadagnato l’eterno odio della Vendicatrice degli Abissi sembrava già essere divenuta una certezza.

“Ora, se non ti spiace, i miei compagni stanno aspettando il mio ritorno.” concluse freddamente dandogli le spalle.

Solo nel vederla allontanarsi il ragazzo riuscì a tornare in sé, scattando in avanti per provare a fermarla: “A-aspe”-

Senza nemmeno comprendere come e quando Aoi avesse eliminato ogni distanza tra loro, Sabo si ritrovò a volare rasoterra per metri e metri, per poi schiantarsi dolorosamente contro la base di un albero che crollò quasi subito a causa del violento impatto, fortunatamente nella direzione opposta alla sua. Combattendo contro il dolore intenso alla testa il giovane si portò lentamente una mano alla guancia sinistra: bruciava, e sicuramente in poco tempo si sarebbe gonfiata e gli avrebbe fatto male per tutta la notte, se non anche di più.

Non osare seguirmi.” ordinò la sorella trafiggendolo con uno sguardo assassino “Quello era solo un avvertimento: riprovaci e rimpiangerai di essere venuto ad aiutarmi.”

Il biondo si sentì come schiacciato da quegli occhi colmi di una rabbia e di un rancore che mai aveva visto in qualcuno, ed ebbe l’istintiva certezza che, se avesse insistito ulteriormente, il pugno appena ricevuto gli sarebbe sembrato una dolce carezza al confronto: quella che aveva davanti era una bestia feroce che alla minima provocazione gli sarebbe saltata alla gola.

Con sua enorme frustrazione non poté fare altro che stare seduto lì, con la schiena addossata contro quel che rimaneva di quel povero tronco, a guardarla allontanarsi nella foresta fino a scomparire tra gli alberi, facendo perdere ogni traccia di sé. Chiuse gli occhi e sospirò, sollevando il capo verso il cielo e permettendo all’acqua e al vento di bagnargli e colpirgli il viso; un piccolo sorriso amaro gli si dipinse sulle labbra senza che se ne accorgesse: “Che pugno terribile... Deve avermi incrinato l’osso dello zigomo... È diventata proprio forte...”

Il piccolo Den-Den Mushi che teneva in una tasca della giacca iniziò a squillare, ma solo dopo averlo lasciato suonare per quasi un minuto il ragazzo decise di rispondere: “Cosa c’è, Koala... Sì, l’ho incontrata... un fallimento totale. Se me la sono cavata solo con un pugno in faccia è stato unicamente perché quando mi ha detto di non seguirla io da bravo le ho obbedito, altrimenti... Scusa tanto se l’idea di morire per mano di mia sorella non mi andava tanto a genio...! Adesso sta tornando alla nave. Sì, sì... io arriverò dopo. Non ditele che siete con me o potrebbe prendersela anche con voi. Riproverò a parlarle dopo la riunione tra i Comandanti di Barbabianca... Ovvio che non mollo: non m’importa se deciderà di non perdonarmi, ma voglio che almeno sappia che io... anzi, che noi ci siamo e ci saremo sempre per lei d’ora in avanti, visto che i suoi nemici sono anche i nostri. Non permetterò più a nessuno di toccare la mia famiglia, anche a costo di essere odiato da quest’ultima. Questa è la promessa che mi sono fatto due anni fa, e ho tutta l’intenzione di mantenerla.”

§

Nonostante sulla Moby Dick Jr. fosse quasi ora di cena, per la prima volta i pensieri di Hiken no Ace non erano per il cibo: la sua adorata sorellina era uscita da ormai quasi quattro ore e non era ancora tornata, e il fatto che poco prima avesse sentito un forte boato e visto del fumo provenire proprio dalla foresta che la ragazza aveva scelto di esplorare lo preoccupava.

Certo, oggettivamente stava parlando del nuovo Comandante della Quarta Divisione, un’ex assassina professionista con una prima taglia di più di duecento milioni di Berry, però... lui non avrebbe mai potuto non vederla come la sua adorata sorella minore, ancora in piena fase di ambientamento su quella nuova nave e in quel nuovo equipaggio!

“E se qualcuno le avesse sparato con un proiettile di agalmatolite e l’avesse catturata per consegnarla alla Marina?! O se invece l’avessero drogata con qualche strana sostanza per poi venderla al mercato nero o anche peggio...?!” a quei pensieri macabri Pugno di Fuoco sbiancò, scattando in piedi e attirando inevitabilmente l’attenzione degli altri Comandanti e di tutti i pirati che si erano già accomodati a tavola in attesa che il ricco pasto serale venisse servito “Basta! Non m’interessa cosa dite! Devo andare a cercare la mia sorellina!”

“La vuoi smettere di essere così apprensivo? Aoi è molto più in gamba di quanto lo fossi tu alla sua età, e contrariamente a te lei non si è mai cercata rogne. Sono sicuro che sta bene e che sta tornando.” cercò di tranquillizzarlo Marco, più che altro innervosito dalla paranoia in cui Ace cadeva ogni volta che c’erano di mezzo i suoi fratelli minori.

“Certo che quando si parla di lei tu diventi un’altra persona!” notò Speed Jil.

“Sì! Per la precisione una mamma che teme che la sua unica adorabile figlioletta frequenti compagnie poco raccomandabili!” precisò Izou sorridendo “Peccato che tra voi due quella davvero responsabile sia proprio lei, Ace!”

“Molto spiritoso, Izou! Vorrei vedere te al mio posto!” s’irritò ulteriormente Pugno di Fuoco “Dite pure quello che volete! Io vado a cercarla!”

Una voce femminile intervenne, tranquilla e vagamente divertita: “Non hai motivo di preoccuparti, Ace-kun... Ho appena sentito tuo fratello, che mi ha detto che Aoi-chan sta tornando alla nave. Sarà qui a minuti!”

A quella notizia lo zolfanello sgranò gli occhi, girandosi verso la proprietaria di quella voce: “Q-quindi si sono incontrati?! E-e lui...”-

“Ha detto che ci raggiungerà qui quando avrete terminato la riunione tra Comandanti! In questo momento sarà tornato al paesino dell’isola per medicarsi... Pare che Aoi-chan gli abbia fatto vedere i sorci verdi con un bel pugno!” spiegò per nulla turbata una dei due ‘ospiti’ che si erano presentati sulla loro nave un paio di ore prima: era una bella ragazza di poco più di vent’anni, alta poco più di Aoi ma dalle forme piuttosto procaci messe in risalto dall’abbigliamento, consistente in una camicetta rosa pastello ornata su collo e maniche da semplici pizzi, una corta gonna bordeaux, delle calze lunghe nere e un paio di stivali marroni con tacco. Nel bel viso candido, incorniciato da alcune ciocche dell’ordinato caschetto di capelli color carota, spiccavano due grandi occhi blu marino dallo sguardo gentile e amichevole, tanto quanto le morbide labbra piegate in un sorriso che voleva essere rassicurante.

Inutile dire che, ancor prima che Marco avesse concesso a lei e al suo compagno di salire a bordo, la misteriosa giovane avesse già fatto breccia nel cuore di molti Pirati di Barbabianca, e che quelli avessero perciò tirato fuori il loro lato più cavalleresco pur di attirare la sua attenzione, anche se con scarsi risultati.

Ace la guardò per qualche secondo prima di sospirare e rimettersi seduto, apparentemente più tranquillo: “Per quello che ci eravamo immaginati direi che gli è andata bene...! Io stesso gli ho tirato un paio di cazzotti nello stomaco prima di perdonarlo! Oltretutto... il giorno in cui lasciò l’isola e la sua barca venne affondata da un Drago Celeste Aoi era lì, e fu catturata proprio perché provò a vendicarsi di quel verme... Anche se non l’ha mai detto apertamente sono certo che si fosse assunta tutta la colpa e non se lo sia mai perdonato...”

“Sarebbe da lei... Quella ragazza ha la brutta abitudine di caricarsi di responsabilità e fardelli che non sono suoi. Ha fatto lo stesso anche per la scomparsa del Babbo.” commentò la Fenice accennando ad un sorriso “In ogni caso forse è meglio che non vi presentiate come amici di suo fratello, Koala-san. Conoscendo la nostra piccola pirata le ci vorrà un bel po’ prima di sbollire la rabbia!” aggiunse rivolgendosi proprio alla ragazza che aveva informato Ace della situazione.

L’arancione ridacchiò: “Sabo-kun mi ha detto la stessa identica cosa poco fa al Den-Den Mushi! Vorrà dire che ci presenteremo come semplici Rivoluzionari, visto che Aoi-chan gli ha impedito di spiegarle cosa gli sia accaduto in questi anni! Mi raccomando, Hack! Non farti sfuggire che Sabo-kun fa parte dei nostri!”

“Se è proprio necessario...” accettò poco convinto l’altro Rivoluzionario, ovvero un muscoloso uomo-pesce dalla pelle gialla, lunghi capelli e baffi grigiastri e con indosso una tenuta da karateka “Anche se onestamente io più che per Sabo mi preoccuperei per lui, considerando che se ne è andato chissà dove senza dirci nulla e non ci ha ancora contattati.”

“Beh, non è la prima volta che lo fa! Però al contrario di Sabo-kun lui non ha mai combinato disastri... o almeno, non che io sappia...” ragionò Koala perdendo parte della sua convinzione iniziale “P-però è un uomo adulto e maturo, no? Non mi sembra il caso di preoccuparsi!”

“Per essere un adulto è anche più vecchio di me... ma sul suo essere maturo ho dei seri dubbi...” replicò solo Hack mettendosi a braccia conserte.

“Di chi state parlando?” s’intromise a quel punto Pugno di Fuoco, non riuscendo a capire a chi si riferissero.

“Dell’altro compagno che è venuto con noi... Di solito è un tipo socievole e disinvolto, ma ultimamente ha preso il brutto vizio di sparire senza informare nessuno... Lo conoscerete presto, credo...”

“Ah... effettivamente mi avevano detto che eravate venuti qui in qua... AOI!” la voce di Ace si alzò all’improvviso nel veder passare l’adorata sorellina vicino all’uscio della mensa, bagnata dalla testa ai piedi e con gli stivali terribilmente sporchi di fango “Che ti è successo?!”

“Taci.” fu la risposta che la biondina gli diede lanciandogli un’occhiata minacciosa, proseguendo poi per il corridoio che conduceva alle cabine della nave “Vado a farmi un bagno. Chiunque oserà disturbarmi nel corso delle prossime due ore se la vedrà molto brutta.” aggiunse suscitando un brivido in tutti coloro che la sentirono; la serenità che aveva regnato fino a poco prima nella mensa scomparve, lasciando posto ad una tensione non indifferente.

“... E-e così quella è la famosa Aoi-chan, eh...? Ora capisco perché l’avete scelta come Comandante della vostra Quarta Divisione...” sorrise Koala a disagio, non riuscendo affatto a vedere in lei la tenera e premurosa bambina descrittale da Sabo tempo addietro.

Marco sospirò: “Già... Temo che ci attenderà una lunga riunione, dopo cena... Speriamo almeno che per quell’ora si sarà calmata, o potrebbe prendere a pugni anche noi.”

§

Si concesse un altro respiro, mentre i suoi occhi vagarono nuovamente su tutto il vestiario accuratamente sistemato nell’armadio e nei cassetti della sua nuova cabina senza davvero guardarlo; se fosse stato per lei avrebbe messo la maglia e i pantaloni che usava per dormire e si sarebbe distesa sul suo letto in attesa di addormentarsi, ma avendo chiesto lei quella riunione tra Comandanti ed essendo ormai trascorse più di due ore dal suo rientro sapeva che presto qualcuno sarebbe venuto a chiamarla, perciò doveva darsi una mossa e decidere cosa indossare.

Nonostante il lungo bagno caldo avesse lavato via anche gran parte della sua stanchezza e del suo nervosismo, in quel lasso di tempo Aoi non aveva fatto altro che pensare a quanto avvenuto nella foresta dell’isola e soprattutto a lui, e a come in preda alle emozioni avesse bruscamente concluso la loro conversazione.

Era consapevole di non avergli dato modo di spiegarsi su cosa fosse realmente accaduto dodici anni prima e su dove e come avesse vissuto fino a quel momento, ma d’altro canto il pensiero che fosse tornato solamente quel giorno dopo tutto quello che era successo due anni addietro l’aveva mandata subito in bestia.

Dov’era e cosa stava facendo quando Ace stava per essere decapitato a Marineford? E quando lei, Rufy, Jinbē, tutta la ciurma di Barbabianca e anche altri erano accorsi laggiù per salvarlo dando origine ad un conflitto che era passato alla storia?

E soprattutto dov’era quando, dopo la fine di quella guerra atroce, lei e i suoi fratelli erano stati salvati per miracolo e Ace aveva avuto un disperato bisogno di aiuto per rimettere insieme tutti i cocci, dopo aver visto l’uomo che era stato sia un Capitano che un padre per lui venire ucciso, così come molti dei suoi compagni?

Per quanto saperlo vivo avesse permesso ad una delle più profonde ferite nel suo cuore di iniziare a rimarginarsi, non era certa che avrebbe mai potuto del tutto perdonarlo per quella grave mancanza, non senza una buona motivazione.

Con uno sbuffo di frustrazione la Vendicatrice degli Abissi afferrò il primo paio di pantaloni e il primo top che le capitarono a tiro, indossando sopra a quell’ultimo una felpa con cerniera bordeaux. Si legò nuovamente i capelli ormai asciutti in un’alta coda di cavallo e, non avendo affatto voglia di pulire gli stivali ancora sporchi di fango, decise di inaugurare il nuovo paio che aveva comprato sull’Isola degli Uomini-Pesce: “Non me li ricordavo così larghi... beh, almeno i miei piedi respireranno un po’.”

Relativamente soddisfatta la biondina si apprestò ad uscire dalla camera, bloccandosi però di colpo nel percepire la presenza di una persona a lei estranea prima avvicinarsi e poi fermarsi esattamente davanti alla sua porta. Non sembrava ostile, ma quel giorno i suoi sensi erano stati messi alla prova così a lungo che avrebbe addirittura preferito vedere il brutto muso di Rai piuttosto dover nuovamente avere a che fare con degli sconosciuti; d’altro canto, il fatto che l’estraneo non sembrasse avere la benché minima intenzione di allontanarsi dal suo uscio non le lasciò altra scelta se non quella di aprire la porta e fronteggiarlo.

Si sorprese non poco nel ritrovarsi davanti l’avvenente ragazza che aveva intravisto al suo ritorno sulla nave assieme ad un uomo-pesce vestito da karateka, precisamente nella sala mensa addirittura seduta al tavolo dei Comandanti.

La giovane sconosciuta dal caschetto color di carota le sorrise amichevole, apparentemente per nulla intimorita: “Buonasera, Aoi-chan! Scusami se ti ho messa all’erta, ma siccome prenderò anch’io parte alla riunione che si terrà tra poco ho chiesto a Marco-san di poter essere io a chiamarti!”

Per qualche motivo l’affermazione della misteriosa interlocutrice, unita all’atteggiamento spensierato con cui le si era rivolta, la irritò non poco: “Ah, sì...? E tu saresti, di grazia...?!” le chiese difatti con malcelata acidità, sforzando di non palesare un’espressione omicida.

“Oh, scusa! Non mi sono presentata! Mi chiamo Koala, e faccio parte dell’Armata Rivoluzionaria. Immagino tu ne abbia sentito parlare, vero?” replicò l’arancione senza perdere il sorriso, lasciandola spiazzata e suscitando subito in lei molteplici domande.

Che cosa poteva volere da lei un membro del famoso esercito di ribelli guidato dal padre del suo stupido fratellino, Monkey D. Dragon?! E perché Marco, oltre ad aver permesso a quella che per lei era una perfetta estranea di salire sulla loro nave, sembrava aver addirittura acconsentito a farla partecipare alla riunione tra soli Comandanti che lei aveva richiesto proprio per evitare che informazioni importanti venissero udite dalle persone sbagliate?!

E poi... Koala... Perché le sembrava di aver già sentito più volte quel nome in passato? Era certa di non averla mai incontrata fino a quel momento, mentre lei... aveva l’aria di sapere molte cose sul suo conto, e questo non le piaceva.

Possibile che il suo primo giorno come Pirata di Barbabianca non potesse terminare senza ulteriori sorprese?

“Perdonami, non avrei mai voluto che il nostro primo incontro ti turbasse così! Ti assicuro però che non ho cattive intenzioni!” la informò la ragazza alzando entrambe le mani “Al contrario mi piacerebbe che riuscissimo ad andare d’accordo!”

“Mi spiace deluderti, signorina, ma per ottenere la mia fiducia e la mia amicizia assicurarmi di essere innocua non basta: già il fatto che tu sia una Rivoluzionaria è abbastanza per non farmi stare tranquilla.” la informò la Vendicatrice degli Abissi ritrovando la sua solita freddezza “Se però Marco e gli altri ti hanno fatta salire immagino che almeno per adesso tu non sia ritenuta un pericolo, quindi... mi limiterò a ricordare a quel Pennuto che la riunione di stasera sarebbe dovuta essere solo per noi Comandanti. Se vuoi seguirmi sentiti libera di farlo.” concluse chiudendo a chiave la porta della sua stanza e avviandosi verso la sala mensa. Con suo grande disappunto l’altra accettò il suo invito e la fiancheggiò, facendole involontariamente notare che curve a parte erano quasi alte uguali.

“Sei proprio impassibile e risoluta come mi avevano detto, Aoi-chan... Non mi stupisco che la decisione di promuoverti subito a Comandante della Quarta Flotta sia stata unanime!”

“Beh, io non condivido questa loro scelta, ma visto che mi ero ripromessa di rispettare le decisioni dei miei superiori non ho potuto far altro che accettare.”

“Davvero? E come mai? Mi sembri una ragazza molto responsabile per la tua età!”

Aoi sbuffò, fermandosi di colpo e voltandosi verso la sua interlocutrice: “Senti... Potresti smettere di parlare come se fossimo amiche? Ti ho già detto che non mi fido ancora di te, e provare ad ammorbidirmi con chiacchiere e sorrisi non funzionerà. Deciderò se darti fiducia solo quando mi verrà spiegato se e cosa hanno a che fare con me i Rivoluzionari. Fino a quel momento ti pregherei di non darmi tutta questa confidenza.”

Koala la guardò sorpresa per qualche istante, per poi ammorbidire di nuovo le labbra in un sorriso e annuire: “D’accordo, come vuoi. Marco-san mi aveva detto che non l’avrei avuta facile nemmeno essendo una ragazza... Però nella tua diffidenza sei comunque molto gentile con me, Aoi-chan!”

A quell’affermazione del tutto inaspettata il nuovo Comandante della Quarta Divisione arrossì: “C-che accidenti vorresti dire?! Avresti forse preferito che ti insultassi e ti prendessi a botte?! Volevo evitare di rovinare il tuo bel faccino, ma se ci tieni fatti pure avanti! Non sei la prima ragazza che mi ritrovo a picchiare oggi!”

Di tutta risposta la giovane Rivoluzionaria si ritrovò a dover trattenere delle sincere risate, ma l’espressione impacciata della più piccola le fece talmente tenerezza che alla fine non ce la fece e scoppiò a ridere, causando ovviamente ulteriore frustrazione nell’altra: “L-la smetti o no di ridere?! Mi stai prendendo per i fondelli per caso?!”

“N-no... no...! S-scusami, Aoi-chan... davvero... È che... sei così carina! Mi verrebbe voglia di strapazzarti!” esclamò sincera l’arancione sforzandosi per non far risuonare altre risa nel corridoio della nave.

“C-come ti permetti?! Allora mi stai davvero prendendo per i fondelli!!! I-io non sono affatto carina, e tu mi dai ufficialmente sui nervi!!! Non ti permetterò mai di partecipare alla mia riunione!!!” sbraitò Aoi al limite della sopportazione superandola con rapide falcate e raggiungendo finalmente la sala mensa, ormai completamente deserta eccezion fatta per gli altri quindici Comandanti già seduti al loro tavolo.

“Sorellina! Eccoti qui!” la salutò allegramente Ace, venendo istantaneamente folgorato dalla sua peggior occhiataccia.

“Oh, bentornato demonietto. Mi sembri di ottimo umore rispetto a prima.” l’accolse con ironia la Fenice seduta a capotavola, per nulla intimorita dal suo sguardo celeste ricolmo d’astio.

“Risparmiati le battute idiote, stupida Testa d’Ananas, e spiegami immediatamente perché hai permesso a questa qui di salire sulla nostra nave e addirittura di presenziare alla nostra riunione!!!” lo minacciò la giovane pirata puntando l’indice accusatore contro la ragazza “Dubito che tu l’abbia casualmente incontrata oggi e l’abbia invitata qui per rallegrare l’atmosfera! Sputa il rospo!!!”

Prima che il Comandante della Prima Divisione potesse spiegarle una profonda voce maschile intervenne, con un tono allegro che non fece altro che acuire ulteriormente il suo nervosismo: “Veramente ci saremmo anche noi due, signorina!”

La Vendicatrice degli Abissi si voltò con lentezza verso la fonte di quella nuova voce intrusa, trovando così, all’altro lato del tavolo, altri due individui di identità a lei ignota. Riconobbe il primo come l’uomo-pesce vestito da karateka che aveva notato di sfuggita insieme a Koala poco più di due ore prima, mentre il secondo si rivelò essere un completo estraneo dall’aria tutt’altro che affidabile: abbastanza alto e di corporatura robusta, l’unica parte del corpo lasciata scoperta dalla lunga mantella scura che indossava era il viso dalla pelle leggermente abbronzata e i tratti mascolini e vissuti, messi in risalto dalla folta e arruffata chioma biondastra legata in una coda bassa; una lunga cicatrice gli attraversava in diagonale il volto da sopra il sopracciglio destro fino al mento, ma nonostante ciò sia i sottili occhi color zaffiro che i candidi denti affilati scoperti in un sorriso emanavano un irritante entusiasmo del tutto fuori luogo in quel momento.

“Ah! A... H-Himin-san! Sei tornato, finalmente!” esclamò Koala per poi imbronciarsi “Si può sapere dov’eri andato a cacciarti?! Stavo iniziando a preoccuparmi!”

“Scusa, Koala-chan! Ero andato a sgranchirmi un po’! Non volevo farti stare in pensiero!” ghignò quello con spensieratezza.

“Uff... A volte proprio non ti capisco! Pur essendo il più anziano tra noi a volte ti comporti ancora come un bambino!”

“Scusa, scusa!”

“E loro due chi accidenti sarebbero?! Avete finito con questi irritanti colpi di scena o c’è ancora qualche ospite a sorpresa che dovete presentarmi?!” sbroccò a quel punto Aoi al limite della sopportazione.

“Abbiamo finito, direi... Comunque anche loro sono Rivoluzionari come Koala-san: i loro nomi sono Hack e... Scusa, hai detto che ti chiami?” chiese Marco rivolgendosi all’uomo dall’aria baldanzosa.

“Io? Potete chiamarmi Himin*! Piacere di conoscerti, signorina!” si presentò quello divertito sorridendo alla neo-pirata.

“’Piacere’ un corno!” soffiò lei come un gatto infastidito, suscitando soltanto una sua strana risata.

“Sah, ah, ah, ah, ah! Il vostro nuovo Comandante è proprio un peperino! Molto bene! Vi serve il giusto spirito per tornare alla ribalta dopo due anni di silenzio!”

“Spero davvero per te che ci sia un ottimo motivo per aver permesso a questi stramboidi di salire sulla nostra nave e di partecipare a quella che sarebbe dovuta essere un’importantissima assemblea riservata solo a noi Comandanti, Pennuto! Altrimenti non hai idea di quello che ho in serbo per te!” minacciò l’ex assassina accomodandosi tra il fratello e Halta e osservando Koala prendere posto vicino ai suoi due compagni.

“Tranquilla: dopo questa riunione sono sicuro che non guarderai più i nostri poveri ospiti con così tanto sospetto. Ci sono diversi argomenti di cui vorrei discutere con voi stasera, soprattutto ora che siamo finalmente al completo, ma visto che quest’assemblea è stata richiesta proprio dalla nostra nuova arrivata mi sembra giusto che sia lei a cominciare: quindi a te la parola, demonietto.”

Aoi prese un paio di respiri profondi, sentendosi addosso gli sguardi di tutti i presenti: il momento tanto temuto era finalmente arrivato, ma la consapevolezza di poter contare su persone pronte ad aiutarla e a sostenerla anche nei momenti peggiori le permise di non perdere la voce come aveva temuto e di riportare alla luce quei ricordi deprimenti senza farsi sopraffare dall’ansia e dalla paura: “... Come ben sapete, in seguito ad un ‘incidente’ che coinvolse me, Ace, Rufy e nostro fratello Sabo venni nuovamente catturata dal Nobile Mondiale che mi aveva tenuta in schiavitù fino all’età di otto anni; tuttavia, stranamente, anziché ritornare ad essere una sua proprietà o venire venduta a qualche altro disgustoso individuo venni scelta dal capo di un’organizzazione assassina, i Cavalieri Fantasma, come recluta per il loro addestramento speciale nei sotterranei di Marijoa. Non conosco le origini di questa setta di mercenari, ma so per certo che gran parte delle loro reclute in precedenza erano marines con grandi abilità in combattimento.”

“Perciò è un’organizzazione paragonabile al CP9?” domandò Speed Jil.

“Per certi aspetti sì, tuttavia contrariamente al CP9 i Cavalieri Fantasma sono completamente indipendenti dal Governo Mondiale... Li vedrei più simili agli Shichibukai.”

“Intendi dire che finché le loro azioni non minano in qualche modo la fama e la sicurezza del Governo Mondiale o della Marina Militare sono liberi di fare quello che vogliono... giusto?” chiese conferma Curiel.

“Esatto. Il legame che li unisce al Governo e alla Marina è molto particolare: in cambio della cattura o dell’eliminazione di individui ostili alla ‘Giustizia’ ma troppo sfuggenti per poter essere abbattuti con metodi tradizionali, ai Cavalieri Fantasma vengono forniti combattenti di valore che potrebbero un giorno entrare a far parte dell’organizzazione vera e propria, nonché la quasi completa libertà di movimento e di azione. Non so se e quanto le cose siano cambiate dalla mia fuga, ma sono quasi sicura che la nomina di quel botolo di magma a nuovo Grand’ammiraglio abbia ulteriormente giovato ai loro affari, visto il contorto concetto di ‘Giustizia’ di quel dannato...”

“Quindi quello che mi ha detto Rayleigh a Sabaody era la verità... Quel bastardo è davvero il nuovo Grand’ammiraglio della Marina...” commentò amareggiato Ace stringendo i pugni “Se solo fossimo riusciti a farlo fuori durante la guerra...!”

“Non sei l’unico a pensarla così, Ace, però concentriamoci su un problema alla volta. Vai pure avanti, Aoi.”

“Sì... Come potete immaginare le modalità di addestramento di questa setta erano traumatiche e disumane, tanto che ho visto molti miei ‘compagni’ cedere alla pazzia e suicidarsi pur di mettere fine alle loro sofferenze. Le strade per uscire da una simile agonia erano due: la morte o la completa apatia nei confronti di chiunque o qualunque cosa al di fuori di se stessi; se io sono divenuta la più grande eccezione mai esistita è stato unicamente perché non ho mai scordato i quattro idioti fissati con la Libertà e la pirateria, uno dei quali è proprio qui accanto a me.”

“E sono anche il tuo preferito, ammetti... AHI!” gemette il diretto interessato massaggiandosi la testa appena colpita.

“Ti concedo il fatto che sei quello che ho picchiato più spesso.” asserì la biondina riuscendo involontariamente a rendere per un istante l’atmosfera meno tesa “Comunque sia... capirete che la mia fuga almeno a livello teorico ha rappresentato un duro colpo per l’organizzazione, anche se non sono mai diventata un membro ufficiale. Se fossero riusciti ad imprimermi il loro marchio sulla schiena prima della mia fuga non ho dubbi sul fatto che sarei stata eliminata senza alcun ripensamento: i Cavalieri Fantasma ci tengono a rimanere nell’ombra più totale, e qualunque possibile tradimento viene punito con la morte; invece mi hanno ignorata per sei anni, lasciando che fosse la Marina a provare a catturarmi o ad uccidermi e non partecipando nemmeno alla Guerra di Marineford dove ho fatto la mia prima grande apparizione.”

“Perciò devi avere un valore speciale per loro, soprattutto perché eri stata scelta dal loro capo in persona.” notò Kingdew incrociando le braccia al petto muscoloso.

“Esattamente. Anche se da una parte ho sempre sperato di non dover più pensare a loro, dall’altra sono sempre stata consapevole che prima o poi avrei dovuto affrontarli... Anche l’indovina dell’Isola degli Uomini-Pesce, Madame Shirley, mi ha assicurato che nel corso del mio viaggio farò innumerevoli incontri, alcuni dei quali saranno avvolti dalle tenebre.”

“Ma allora se ti sei fatta predire il futuro da lei non abbiamo di che preoccuparci!” esclamò ottimista Rakuyou “Le sue previsioni ci azzeccano sempre!”

“Non è così semplice: le divinazioni di Madame Shirley sono famose per avverarsi sempre, certo... ma il loro più grande difetto è che nessuno può dire quando gli eventi predetti si verificheranno! Questi terribili assassini potrebbero attaccarci domani o tra dieci anni... chi può dirlo!” spiegò al posto suo Vista pizzicandosi come al solito i baffi.

“Il mio timore più grande era proprio il dover attendere nell’ansia di essere attaccata, soprattutto perché sospetto che tutti o quasi tutti i membri ufficiali posseggano i poteri di un Frutto del Diavolo... Comunque sia posso confermare che l’attesa non sarà così lunga.” dichiarò convinta Aoi prendendo un respiro profondo.

“Come fai ad esserne così sicura...?” osò chiedere Fossa “Abbiamo appena detto che...”-

Il Comandante della Quarta Divisione inspirò di nuovo, prima di rispondere: “... Oggi pomeriggio, nella foresta dell’isola... sono stata attaccata da due di loro. Ero anche quasi riuscita ad ucciderle, ma purtroppo alla fine mi sono sfuggite.”

“EEEH?!” fu la reazione di quasi tutti i presenti; soltanto i tre Rivoluzionari e Marco non si scomposero.

“C-come sarebbe a dire che sei stata attaccata?!”

“C-certo, quando prima sei tornata eri fradicia e sporca di fango, però...”

“Eravamo sicuri che fossi semplicemente scivolata nella foresta! Anche perché non avevi nemmeno un graffio!”

“Però visto quanto stava piovendo immagino che la signorina abbia potuto guarire eventuali ferite senza problemi...”

Ace scattò in piedi e guardò la sorella con un misto di apprensione e frustrazione: “Perché diamine non hai cercato di farci sapere che eri in pericolo?! Hai appena finito di dire quanto quei maledetti siano pericolosi e ora te ne esci così?!”

“Credi che non ci abbia pensato?! Una di quelle due bastarde poteva controllare le piante e mi aveva chiuso ogni via d’uscita! Cos’avrei dovuto fare?!” alzò subito la voce lei cercando di difendersi “Se avessi perso tempo provando a contattarvi avrei sicuramente dato loro la possibilità di farmi fuori, per cui ho preferito usare ogni energia per attaccare! So perfettamente come pensano quegli assassini, per cui sono sicura di aver fatto la scelta migliore!”

“Che razza di discorso è?! E se qualcosa fosse andato storto e”-

“STOP! Basta così, voi due. Non è il caso di mettersi a litigare.” cercò di placare gli animi Marco “Ace ha ragione ad essere arrabbiato perché hai preferito combattere da sola anziché cercare di chiedere aiuto, Aoi...”

“Infa”-

D’altro canto... le tue opzioni in quel momento erano limitate, e visto che conoscevi il modo di ragionare dei tuoi nemici immagino che alla fine la tua strategia si sia rivelata valida; senza dimenticare, e questa è la cosa più importante, che adesso sei qui e stai bene, almeno fisicamente.”

“Sah, ah, ah, ah, ah! Questo sì che è parlare, Marco la Fenice! Rimpiangere il passato e rimuginare su cosa sarebbe stato meglio è inutile! Meglio concentrarsi sul presente!” intervenne il Rivoluzionario chiamato Himin con un grande sorriso “Oltretutto sono sicuro che la signorina farà tesoro di questa esperienza e cercherà di non farvi più preoccupare in futuro! Dico bene?” si rivolse poi alla Vendicatrice degli Abissi con un’espressione particolarmente amichevole.

“O-ovvio che sì...!” bofonchiò quella arrossendo appena e incrociando le braccia al petto, girandosi dall’altra parte “Che accidenti vuole, questo qui...?!”

Ace sbuffò e si rimise seduto, evidentemente offeso per quanto accaduto e per il fatto che alla fine avessero dato ragione a lei: “Facile dire così...!”

“Quindi sei stata attaccata da ben due membri di quella setta di mercenari... Avevo intuito che ti fossi ritrovata in una situazione spiacevole, ma avevo sperato che la causa fosse stata un’altra...” ammise il Comandante della Prima Divisione lanciando un’occhiata fugace ai Rivoluzionari “Hai detto che una di loro ha il potere di manipolare alberi e piante a proprio piacimento, ma l’altra?”

“L’altra, almeno apparentemente, è una mocciosa di massimo dieci anni, e il Frutto del Diavolo che ha mangiato le permette di ospitare e manipolare ogni genere di microrganismo parassita. È riuscita a colpirmi con uno ‘Shigan’ e ad infettare direttamente la ferita con i suoi poteri, paralizzandomi istantaneamente il braccio; se non me lo fossi staccato in tempo i parassiti si sarebbero diffusi nel resto del corpo e sarei rimasta immobilizzata.”

“Un potere così spaventoso ad una bambina così piccola...?! Sono davvero dei mostri!” si stizzì Izou.

“Io non mi lascerei intenerire, Izou: può anche darsi che sembrasse così giovane grazie ai suoi poteri.” fece notare Halta “Chi può dire che non abbia controllato dei parassiti per bloccare la propria crescita?”

“Considerando di quali individui stiamo parlando non è un’ipotesi da scartare...” annuì cupo Bramenko.

“In ogni caso la loro caccia all’uomo sembrerebbe essere iniziata... Sei riuscita a raccogliere qualche informazione durante il vostro scontro?” le chiese la Fenice.

“Sì, un’informazione abbastanza importante c’è...” annuì il Comandante della Quarta Flotta leggermente teso “Quelle due avevano ricevuto il compito di catturarmi, non di uccidermi. Prima d’ora non è mai accaduto che un disertore venisse riportato indietro anziché eliminato del tutto, dato che come già detto per quei bastardi rimanere nell’ombra è una priorità... e dubito che l’essere fuggita prima di ricevere il loro ‘battesimo’ sia un motivo sufficiente per non considerarmi una traditrice.”

“Beh, sei pur sempre la ragazza che ha mangiato un Rogia considerato proibito e che due anni fa ha fatto parlare molto di sé. Il tuo potere ma soprattutto le tue abilità in combattimento farebbero gola a molte ciurme e organizzazioni criminali: non mi sorprende che quelli ti rivogliano indietro, anche perché eri una delle più giovani se non la più giovane recluta ad essere sopravvissuta al loro addestramento.” intuì la Fenice prima di sogghignare “Naturalmente, per averti dovranno prima passare sui nostri cadaveri.”

“Non c’era nemmeno bisogno di dirlo, Marco!” esclamò Atomos.

“Qui nessuno toccherà la nostra nuova sorellina!” ridacchiò Speed Jil.

“Quando li avremo sistemati allora sì che potranno chiamarsi Cavalieri Fantasma!” aggiunse Fossa con decisione.

A quelle affermazioni prive di qualsiasi timore Aoi arrossì appena, per poi concedersi un piccolo sorriso e scuotere la testa: “R-razza di stupidi...”

“Frenate un attimo!” intervenne Ace con espressione corrucciata “Certo, ormai Aoi è una nostra nakama a tutti gli effetti, quindi è giusto che le vogliate bene e desideriate difenderla con tutti voi stessi...”

“... Ma?” lo precedette Marco, sicuro che lo zolfanello avrebbe detto qualcosa che avrebbe fatto imbarazzare la minore.

“Lei è la mia sorellina, quindi se qui qualcuno deve farle da guardia del corpo quello sono io!” dichiarò infatti Pugno di Fuoco con assoluta convinzione, facendo aumentare il rossore sul viso della ragazza “Avete tutti detto di volerla proteggere, ma oggi l’unico veramente preoccupato ero io! Mi sembra il minimo!”

“Ma sentitelo!”

“Se avessimo saputo in che situazione era saremmo stati in pensiero anche noi, cosa credi?!”

“C’è differenza tra il preoccuparsi e il comportarsi come una mamma iperprotettiva!”

“Non m’interessa! E per la cronaca chiunque su questa nave dovesse finire per innamorarsi di lei dovrà prima fare i conti con”-

“ADESSO BASTA!” scattò la diretta interessata colpendolo in faccia e facendolo cadere dalla panca con un tonfo, quasi violacea in volto per la vergogna “Stai andando totalmente fuori tema, senza contare che mi stai facendo morire dall’imbarazzo, inutile Succo di Frutta raffermo!!! Chi frequento o dovessi frequentare in futuro non sono affari tuoi!!!”

“M-ma...!”-

“Niente ‘ma’! Posso aver sbagliato a volermela cavare da sola e per questo ti chiedo scusa, ma smetti di fare il paparino apprensivo e chiudi la bocca!” lo zittì l’ex assassina fulminandolo con lo sguardo, mentre gli altri Comandanti e anche i Rivoluzionari ospiti fecero il possibile per trattenere delle risatine inappropriate “Potremmo andare avanti, per favore?!”

“Sì, scusa...”

“S-se posso vorrei parlare io!” intervenne a sorpresa Koala “So che Aoi-chan non ci considera i benvenuti... ma spero che ascoltandomi possa iniziare a vederci come dei possibili alleati e non come nemici!”

“Certamente. Mi stavo proprio chiedendo quando avresti preso la parola, Koala-san.” acconsentì Marco a nome di tutti, mentre la Vendicatrice degli Abissi la scrutò con sospetto, in attesa di scoprire finalmente che cosa volessero da lei i Rivoluzionari.

“Grazie, Marco-san! Allora... come ha già detto Aoi-chan i Cavalieri Fantasma vengono solitamente ingaggiati per catturare o eliminare individui pericolosi e sfuggenti, e in questo noi Rivoluzionari possiamo considerarci tra i primi in classifica. Osservare da lontano la situazione e poi attaccare al momento giusto fa parte del nostro modo di agire, ed è per questo che quasi tutte le nostre iniziative sono andate a buon fine! Tuttavia... quella setta di mercenari è diventata, col passare del tempo, una spina del fianco quasi al pari del CP0!”

“Scusate l’ignoranza... ma cosa sarebbe questo CP0? È molto diverso dal CP9?” chiese Ace.

“Dovevo aspettarmelo...” sbuffò sua sorella prima di spiegare “Il CP9 si occupa dell’eliminazione di individui scomodi, e per questo i suoi membri vengono addestrati fin da piccoli a diventare degli abili assassini; il CP0 è invece è la migliore organizzazione di spionaggio di cui dispone il Governo Mondiale, e riceve ordini direttamente dai Draghi Celesti.”

“Ah... adesso ho capito! Grazie, sorellina!” ridacchiò lo zolfanello grattandosi il capo.

“Tsk! Impara ad informarti almeno sui tuoi nemici!” lo rimproverò lei, spostando poi gli occhi sulla bella Rivoluzionaria “Quindi hanno iniziato ad accanirsi anche contro di voi...”

“Sì... In passato gli attacchi da parte loro erano molto rari, dato che essendo indipendenti dal Governo ricevevano parecchie richieste anche da parte di privati... Invece negli ultimi due anni gli attentati ai nostri uomini sono aumentati notevolmente, e più di una volta abbiamo dovuto riorganizzarci proprio per causa loro!”

“Già, sono individui davvero forti e scaltri... una gran bella seccatura! Oltretutto a loro non importa minimamente se degli innocenti rimangono coinvolti nelle loro azioni, e né il Governo né la Marina sono mai intervenuti per impedire delle vere e proprie carneficine passate poi come ‘grandi incidenti’ di causa ignota... Immagino che per loro l’eliminazione di eventuali ‘pericoli mondiali’ giustifichi il sacrificio di centinaia di vite umane...!” sorrise amaramente Himin stringendo il pugno.

“Ogni volta che sento storie simili mi si rivolta lo stomaco!” sputò disgustato Blenheim.

“Non bastava che chiudessero gli occhi davanti alle azioni ignobili di quei nobili bastardi... adesso permettono anche dei massacri pur di avere la testa di qualche Rivoluzionario!” si aggiunse Curiel altrettanto nauseato.

“E poi saremmo noi il marcio del mondo?! Ridicolo!” disse solo Rakuyou.

“Sappiamo bene qual è la vera natura del Governo e della Marina... e visto che agli occhi del nuovo Grand’ammiraglio le loro azioni probabilmente sono la pura e semplice applicazione della sua tanto decantata ‘Giustizia Assoluta’, credo che d’ora in poi la situazione potrà solamente peggiorare.” confessò Marco.

Aoi tenne lo sguardo fisso sul tavolo, turbata da un collegamento che la sua testa aveva fatto involontariamente: non aveva mai avuto dubbi sul fatto che con Akainu a capo della Marina quegli assassini senza scrupoli avrebbero avuto ancora più libertà, però... se anche prima della sua nomina il Governo avesse nascosto agli occhi del mondo altri genocidi mascherandoli da ‘incidenti’? Se diciotto anni prima una certa isola nel North Blue fosse stata rasa al suolo proprio dai Cavalieri Fantasma, magari alla ricerca di un certo uomo, e la colpa fosse poi stata attribuita ad una grande ‘catastrofe naturale’? In fin dei conti, un sopravvissuto della ciurma più temuta al mondo sarebbe stato ritenuto pericoloso tanto quanto un Rivoluzionario...

“Purtroppo anche Dragon-san non è per niente ottimista al riguardo... La guerra di due anni fa ha inaugurato un’epoca dove non c’è spazio per i sentimenti e la moralità, soprattutto qui nel Nuovo Mondo... Per questo motivo però ha deciso di affidare a noi e ad altri il compito di monitorare, durante le nostre missioni, anche gli spostamenti dei Cavalieri Fantasma, in modo da poterli quantomeno contrastare!” rivelò Koala con uno sguardo particolarmente deciso “Ora capisci, Aoi-chan? I tuoi nemici sono anche i nostri, perciò vorremmo davvero collaborare con te e con i Pirati di Barbabianca! Sono sicura che insieme troveremo un modo per sconfiggere l’organizzazione! Che ne pensi...? Credi di poterti fidare di noi adesso...?” domandò a quel punto all’ex assassina con un piccolo sorriso speranzoso.

“Fidarsi è una parola grossa, però... sicuramente sapervi intenzionati a sconfiggere la setta che mi ha quasi rovinato la vita e che mi sta dando la caccia è rassicurante...” confessò la Vendicatrice degli Abissi con sincerità “Perciò... diciamo che ci proverò.”

I Comandanti sorrisero, felici che la loro nuova sorellina volesse cercare di avere più fiducia negli altri, mentre la giovane Rivoluzionaria si illuminò, e con uno scatto repentino saltò sul tavolo e le si buttò addosso in un abbraccio del tutto inaspettato: “Ah...! Grazie, Aoi-chan! Sapevo che alla fine avresti capito! Mi sarebbe davvero dispiaciuto se pur condividendo lo stesso obiettivo avessi rifiutato il nostro aiuto! Sono sicura che andremo d’accordissimo!”

“F-frena, frena! Non ho mai detto che saremmo state amiche! E-e poi lasciami, è imbarazzante!” arrossì di colpo l’ex mercenaria cercando di divincolarsi dalla stretta sorprendentemente salda dell’arancione, mentre tutti le guardavano in maniera piuttosto interessata “Lasciami, ho detto!!!”

“Sah, ah, ah, ah, ah! Cerca di capirla, signorina! Koala-chan è una delle ragazze più giovani tra noi Rivoluzionari, per questo sperava di trovarsi subito in sintonia con te!” le spiegò Himin sghignazzando.

“Oltretutto... due giovani ragazze avvinghiate in quel modo...” deglutì Rakuyou fissando le due con una certa insistenza e arrossendo appena.

“Evita i pensieri da depravato, Rakuyou!” lo riprese Izou.

“Potresti finire in cenere o negli abissi.” lo avvertì Halta.

“Come se voi non aveste pensato la stessa cosa! Ho visto come le guardavi, Jil!” si giustificò il pirata rasta puntando il dito contro il compagno di fronte a lui.

“Che?! Non è vero!” negò il Comandante della Quattordicesima Flotta.

“Che nessuno si permetta di immaginare quelle cose sulla mia sorellina, razza di pervertiti!” scattò subito Ace infiammando le spalle e le braccia con fare minaccioso, mentre la diretta interessata fece il possibile per non cedere alla forte tentazione di generare un’onda anomala nella sala mensa, al limite della sopportazione.

Marco picchiò con forza una mano sul tavolo, nel disperato tentativo di tornare all’ordine: “Potremmo smetterla di distrarci? Non siamo nemmeno a metà di questa riunione, e per quanto avere due belle signorine sulla nostra nave faccia felice anche me vorrei che finissimo prima di domani mattina.”

Alla fine l’intervento della Fenice parve dare i frutti sperati, in quanto Koala lasciò finalmente andare Aoi e ognuno si ricompose: “Bene, grazie. Direi che abbiamo capito tutti di cosa sono capaci quegli assassini e quanto sia importante sconfiggerli. Qualcuno ha qualche domanda in merito?”

“Io ne avrei una.” parlò Namyuul, che fino a quel momento aveva ascoltato tutto in silenzio “Non so se mi sono perso qualcosa, ma non mi è ben chiaro come alla fine quelle due ti siano sfuggite, Aoi. Hai detto che eri ad un passo dal farle fuori, però...”

“Giusto, stavo per dimenticarmene! Grazie.”

“Di nulla.”

“Purtroppo... quelle due bastarde mi sono sfuggite perché qualcuno le ha aiutate da lontano.”

“Aiutate da lontano...?”

“Esattamente: poco prima che potessi uccidere la donna delle piante un fulmine nero ha colpito proprio l’albero sul quale eravamo, e nella fretta di schivarlo ho mollato la presa e quella ne ha approfittato per recuperare l’altra e fuggire.” spiegò la biondina ricordando con fastidio come sia lei che lui si fossero lasciati cogliere impreparati “A meno che non mi diciate che tra le stranezze del Nuovo Mondo sono compresi anche i fulmini neri...”-

“Abbiamo navigato qui nel Nuovo Mondo per anni e non abbiamo mai assistito ad un simile fenomeno atmosferico: dev’essere stato un loro alleato.” confermò puntualmente i suoi dubbi il Comandante della Prima Divisione.

“Come pensavo... Il problema più grosso è che non ho avvertito alcuna presenza nelle vicinanze in quel momento, per cui chiunque abbia scagliato quel fulmine deve averlo fatto da lontano e deve quindi avere un perfetto controllo del suo potere, qualunque esso sia.”

“Certo che in quella setta sono uno più pericoloso dell’altro! Saranno sicuramente una bella gatta da pelare, quando li incontreremo!” si grattò il capo Atomos.

“Sicuramente non sarà facile, ma ricordatevi che siamo i Pirati di Barbabianca: un modo per sconfiggerli lo troveremo di sicuro.” cercò di incoraggiarli il Comandante della Prima Flotta per poi girarsi verso la biondina “Tu però vedi di accettare il nostro aiuto e di non strafare, d’accordo demonietto? So che te l’abbiamo già ripetuto molte volte, ma adesso fai parte della nostra famiglia e noi non permetteremo a nessuno di farti del male: ficcatelo in testa prima di diventare come il fiammifero piantagrane qui presente.”

“N-non c’è bisogno che tu me lo dica...! Ho capito!” gonfiò infantilmente le guance lei, offesa “Addirittura paragonarmi a quest’idiota infiammabile...”

“Ehi! Chi sarebbe il piantagrane?!” intervenne alterato l’idiota infiammabile in questione.

“TU!” gli risposero in coro tutti facendolo sentire in colpa.

“Q-quando smetterete di rinfacciarmi i miei sbagli...?! A tutti capita di avere dei piccoli incidenti di percorso...!”

“Chiamali ‘piccoli incidenti’...!”

“Ma se hai scatenato un putiferio ovunque tu sia passato da quando hai preso il mare!”

“La tua ultima performance a Sabaody poi è stata il massimo!”

“Chiudete il becco! Non è stata totalmente colpa mia!”

“Su, ora basta: potrete prendere in giro Ace dopo che la riunione sarà finita. Adesso che Aoi e Koala-san hanno finalmente chiarito la questione dei Cavalieri Fantasma direi di passare agli argomenti successivi... Purtroppo quella setta di assassini non è l’unico grande problema con cui avremo a che fare.”

Angolo Autrice (*):
*: il nome ‘corretto’ di questo nuovo personaggio sarebbe ‘Himinn’ con una ‘n’ in più, in quanto ‘himinn’ significa ‘cielo’ in islandese (e per chi ha già intuito la vera identità di questo spensierato Rivoluzionario sarà chiaro il motivo di questa scelta); tuttavia personalmente trovo più gradevole scriverlo e pronunciarlo con una sola ‘n’, per cui alla fine mi sono concessa questa piccola libertà. Trovate la sua fanart proprio qui sotto nello stesso stile che ho usato con quella delle due assassine nel capitolo precedente.


Spero possa essere di vostro gradimento!
Alla prossima!
Sora_D_Aoi

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Capitolo 14
*** 13: Aoi e Sabo - Il Comandante di Barbabianca e il Braccio Destro di Dragon ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
Successivamente alla grande festa in suo onore che le permette di guardare al futuro con ottimismo, la Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi si ritrova subito coinvolta in una serie di situazioni tanto inaspettate quanto stravolgenti, quali l’attacco da parte di due Cavalieri Fantasma e il repentino intervento di Sabo, che lei e i suoi fratelli avevano creduto morto in seguito alla sua tentata fuga dall'Isola di Dawn.

A sopraffare la gioia di quell’incontro quasi miracoloso è però una forte rabbia, che impedisce all’ex assassina di ascoltare le motivazioni del ragazzo e la spinge addirittura a tirargli un pugno, intimandogli di starle lontano e lasciandolo poi solo nella foresta.

Poco dopo, durante la riunione tra Comandanti da lei richiesta Aoi fa la conoscenza di tre membri dell’Esercito Rivoluzionario, Koala, Hack e Himin, che si rivelano essere intenzionati a contrastare proprio la pericolosa setta di assassini che le sta dando la caccia.

Con la promessa di provare a dar loro fiducia per il bene di una causa comune, il nuovo Comandante della Quarta Divisione di Barbabianca sta per venire a conoscenza di tutti gli altri grandi pericoli che minacciano l’avventura della sua ciurma.

 
⑬ - AOI E SABO
IL COMANDANTE DI BARBABIANCA E IL BRACCIO DESTRO DI DRAGON

“COSA?!” la voce di Ace risuonò per l’intera sala mensa, mentre il suo proprietario aveva gli occhi sgranati per l’incredulità e le mani chiuse in due pugni stretti “O-ohi, Marco... Se è questo è uno scherzo è davvero di pessimo gusto!”

“Non è uno scherzo, Ace. È comprensibile che tu non lo sapessi dato che Rayleigh ha voluto tenervi lontani da ogni fonte di informazione per non compromettere il vostro allenamento, anche se speravo che quel vecchio te l’avrebbe detto a Sabaody prima di salutarti... L’uomo che hai tanto cercato per vendicare Satch e per il quale hai seriamente rischiato di morire, Teach... è attualmente riconosciuto come uno dei Quattro Imperatori del Nuovo Mondo.” ripeté Marco serissimo in volto “In questi due anni ha reclutato diversi pirati e criminali senza scrupoli, dando ai suoi uomini più forti il titolo di Comandante, e pare che adesso abbia iniziato a dare la caccia a tutti i possessori dei Frutti del Diavolo per rubare loro i poteri come ha fatto col Babbo... Dalla sua infiltrazione ad Impel Down per liberare alcuni dei più forti prigionieri del Sesto Livello quel maledetto è diventato inarrestabile.”

A quella pesante dichiarazione il viso di Pugno di Fuoco si contrasse in una smorfia colma di frustrazione: se soltanto quel giorno sull’Isola di Banaro non l’avesse sottovalutato...! Per colpa della sua arroganza non soltanto il Babbo e molti dei loro compagni avevano perso la vita, ma quell’infame era addirittura riuscito a prendere il posto del loro amato Capitano come nuovo Imperatore...

Fino a dove l’avrebbero spinto la sua ambizione e la sua sete di potere? Quante vite avrebbe ancora calpestato prima di sentirsi soddisfatto...?!

“Però... adesso sono molto più forte, e anche Aoi...! Sono sicuro che insieme adesso potremmo...”-

“So già a cosa stai pensando... e mi spiace deluderti. Ora come ora uno scontro con Teach sarebbe fuori discussione per chiunque, esclusi forse gli altri Imperatori.” gli lesse quasi nel pensiero Marco “Non lo dico per frenare il tuo ottimismo, ma perché... qui tutti l’abbiamo sperimentato sulla nostra pelle.”

Per qualche ragione quelle parole gli suscitarono un grande disagio; deglutì a vuoto, sentendosi stringere lo stomaco: “... C-che cosa vorresti dire con questo...?”

Il silenzio che ne seguì non fece altro che appesantire l’atmosfera, tanto che anche Aoi ne rimase turbata: “Ehi... che vi prende...?! Smettetela di fare i misteriosi e sputate il rospo!”

Gli sguardi di tutti i Comandanti parvero spegnersi, mentre la Fenice si sforzò di trovare le parole più adatte per trattare quell’argomento tanto delicato: “So che entrambi vi arrabbierete, ma quando l’abbiamo deciso eravamo certi di potercela fare, soprattutto perché c’era in gioco l’onore di nostro padre e della nostra ciurma... oltre che il possesso dei territori da noi conquistati.”

Nonostante quella risposta non fosse stata totalmente esplicita i due fratelli ne compresero subito il vero significato, senza però riuscire davvero a crederci: “N-no...”

“N-non potete davvero...!”

“Invece sì: un anno fa ci siamo battuti contro di loro. La nostra doveva essere una ‘guerra per chiudere i conti’, per punire il suo tradimento e vendicare tutte le morti che ha provocato... ma alla fine non abbiamo fatto altro che farci indebolire ulteriormente e permettere a quell’infame di mettere le mani su molte delle isole che erano sotto la nostra protezione. Per fortuna siamo riusciti a soccorrere quasi tutti i feriti e le perdite sono state molte meno di quanto avessimo temuto, però... è stato proprio dopo aver avuto la meglio su di noi che Teach è stato riconosciuto come nuovo Imperatore.”

Il silenzio tornò di nuovo sovrano nella grande stanza, mentre ognuno dei presenti parve perdersi nei propri pensieri e nelle proprie riflessioni; Aoi guardò il fratello con preoccupazione, sicura che di lì a breve sarebbe esploso per quella pessima notizia.

Alla fine fu davvero Ace a parlare, anche se la sua voce uscì molto più bassa di quanto tutti si fossero aspettati: “... Perché...? Perché non ci avete chiamati...? Se ci fossimo stati anche io e Aoi sicuramente...”-

“Sareste stati i loro bersagli principali. Sai bene che quel bastardo adesso possiede anche i poteri del Babbo, e come ho già detto ha iniziato a dare la caccia a tutti i possessori di un Frutto del Diavolo per fare la stessa cosa che ha fatto con lui. Certo, forse avreste potuto dare un contributo significativo, però... non avremmo mai potuto permetterci di perdervi e soprattutto di dare a lui l’opportunità di”-

“NON M’INTERESSA! NON SOLO AVETE AGITO ALLE NOSTRE SPALLE, MA AVETE ANCHE AVUTO IL CORAGGIO DI COMPORTARVI COME SE NULLA FOSSE SUCCESSO!” scoppiò alla fine il Comandante della Seconda Divisione, mentre delle fiamme divamparono dalle spalle e dalle braccia per la rabbia “Non mi perdonerò mai per quello che è successo due anni fa, e mi porterò appresso il peso delle mie azioni sconsiderate per il resto della vita! Però... non posso credere che abbiate voluto escluderci da una cosa del genere unicamente per proteggerci!!! Non m’importa che ci siano stati pochi caduti in battaglia! Siamo nakama e fratelli, no?! Dovremmo condividere tutto, dolore e sofferenze compresi!!!”

Nessuno ebbe il coraggio di ribattere; anche Marco, che fino a quel momento aveva sempre ritenuto di aver fatto la scelta giusta tenendo lontani i due Comandanti più giovani da quel terribile scontro, si ritrovò a rimettere in discussione le sue decisioni.

“Se solo l’avessi ucciso quel giorno a Banaro... Se non fossi stato tanto arrogante da volerlo affrontare faccia a faccia per fargli chiedere perdono per il suo tradimento...!!!” strinse i denti Pugno di Fuoco, trattenendo a stento delle lacrime amare “Dannazione...!!!”

“Ace...”

Un piccolo scappellotto sul capo lo fece rinsavire e girare verso Aoi, la quale gli rivolse un’espressione inaspettatamente rassicurante: “Aoi...”

“Onestamente l’unica cosa che provo ora è un grande disappunto: avete sempre insistito tanto sul fatto che in questa ciurma tutti collaborano e nessuno lascia indietro nessuno, ma con la scusa che ci stavamo allenando con Rayleigh avete deciso di fare di testa vostra e di combattere quel bastardo senza di noi... a me più che un tentativo di protezione suona come una mancanza di fiducia.” dichiarò la Vendicatrice degli Abissi con una calma tanto invidiabile quanto inaspettata da parte sua “Comunque sia ormai è inutile stare qui a piangersi addosso, no? Per quanto mi riguarda basta che vi scusiate sinceramente per averci tagliati fuori e promettiate di non farlo più.”

Gli altri quindici pirati la fissarono con tanto d’occhi, per nulla preparati ad una simile reazione; Koala ed Hack accennarono ad un sorriso, mentre Himin parve trattenere un ghigno di soddisfazione, come se fosse fiero di quelle parole.

“D’accordo, in questi due anni quel bastardo ha preso il posto del Babbo come nuovo Imperatore ed è diventato ancora più forte... quindi? Ti sei allenato soprattutto per fargliela pagare o sbaglio, Ace?” sorrise poi la bionda al fratello, fiduciosa “Ho promesso di fidarmi pienamente di voi e di non combattere più da sola, quindi vedi di fare lo stesso e di non farti venire strane idee! Quando mostreremo l’inferno a quel maledetto di Teach, perché lo faremo sicuramente prima o poi, lo faremo insieme. Giusto, Pennuto?”

Marco sospirò e si massaggiò una tempia, per poi accennare ad un sorrisetto soddisfatto: “Rimproveri tanto il tuo fratellone di essere un attaccabrighe ma anche tu sei piuttosto bellicosa... Comunque sia è ovvio che quando quel giorno arriverà saremo tutti pronti a darci manforte a vicenda, anche se per adesso cercheremo di evitare qualsiasi confronto con loro. Scusateci per avervi lasciati fuori dalla questione... non avremmo dovuto agire nella paura che potesse accadervi il peggio. Anche se siete giovani siete comunque due Comandanti di Barbabianca, e qui nessuno dubita della vostra forza e capacità. D’ora in poi vi tratteremo come adulti come meritate.”

“Scusateci, ragazzi!”

“L’abbiamo fatto pensando unicamente al vostro bene, davvero!”

“PERDONATECI!” esclamarono all’unisono i quattordici Comandanti.

“Scuse accettate, almeno da parte mia. Tu che cosa vuoi fare, Succo di Frutta?”

Pugno di Fuoco passò lo spostò lo sguardo da un Comandante all’altro, leggendo nei sorrisi e soprattutto negli occhi di tutti un sincero desiderio di farsi perdonare. Alla fine sospirò: se era riuscito a perdonare Sabo che seppur involontariamente si era fatto credere morto per più di dodici anni, come poteva tenere il muso ai suoi compagni che avevano rischiato più volte la vita per lui e avevano agito credendo di fare unicamente il bene suo e di Aoi?

“Per stavolta vi perdono... Ma fatelo di nuovo e giuro che vi mostrerò i frutti del mio allenamento! D’ora in poi niente più segreti!”

“Niente più segreti, promesso.” promise il Comandante della Prima Divisione non riuscendo a non sollevare appena le labbra verso l’alto.

“PROMESSO!” gli fecero coro gli altri con dei grossi sorrisi.

“Sah, ah, ah, ah, ah! Immagino che il vecchio Barbabianca sarà felice di vedere che il ‘legame familiare’ che ha sempre caratterizzato la sua ciurma non si è minimamente affievolito! Buon per voi!” sghignazzò il Rivoluzionario sempre spensierato.

“Dunque... se nessuno ha ulteriori domande su Teach e i suoi vorrei passare agli ultimi due punti di quest’assemblea.” dichiarò la Fenice, proseguendo solo dopo essersi assicurato che tutti fossero d’accordo “Bene. Il primo riguarda Akainu, che come tutti sapete è diventato, dopo uno scontro con Aokiji sull’isola di Punk Hazard, il nuovo Grand’ammiraglio della Marina. Con la sua nomina i cambiamenti maggiori sono stati lo spostamento del Quartier Generale qui nel Nuovo Mondo, in modo da poter contrastare direttamente i Quattro Imperatori e i pirati più pericolosi, e le dimissioni di Aokiji, che non condividendo il suo ideale di ‘Giustizia Assoluta’ ha deciso di lasciare la Marina.”

“Quindi le voci sull’abbandono di Aokiji erano veritiere...” mormorò la Vendicatrice degli Abissi facendosi scappare un sorrisetto “D’altronde i loro stessi poteri riflettono i loro caratteri agli antipodi...! Non mi sorprende che dopo essere stato sconfitto quel ghiacciolo troppo cresciuto abbia preferito disertare, piuttosto che seguire gli ordini di quel montato!”

“Però con le sue dimissioni e con la promozione di quel bastardo l’unico Ammiraglio rimasto è Kizaru, dico bene?” domandò il Comandante della Seconda Divisione “Gli altri due posti sono ancora vacanti oppure sono già stati scelti i loro sostituti?”

“Figurati: dopo i fatti di Punk Hazard è stata fatta addirittura una selezione a livello mondiale per scegliere i sostituti dei due vecchi Ammiragli, e pare che la scelta sia stata incredibilmente rapida. Se non sbaglio sono stati soprannominati Fujitora e Ryokugyu, e ovviamente entrambi possiedono i poteri di un Frutto del Diavolo, anche se non avendo ancora avuto la sfortuna di incontrarli non sappiamo che cosa siano in grado di fare.”

“‘Tigre Viola’ e ‘Toro Verde’, eh? In tutta onestà preferirei non fare la loro conoscenza, anche se dubito che il mio desiderio verrà esaurito viste tutte le volte che la Fortuna mi ha voltato le spalle...” sospirò l’ex assassina già rassegnata a dover prima o poi avere a che fare anche con i pezzi grossi della Marina “E il secondo problema che ti affligge qual è, Testa d’Ananas?”

“L’ultimo uomo entrato a far parte degli Shichibukai, il pirata con una taglia di quattrocentottanta milioni di Berry... Edward Weeble.” rivelò Marco, mentre gli altri Ufficiali si rabbuiarono di colpo.

“Edward Weeble...? Mai sentito nominare!” asserì lo zolfanello.

“Neanche a me dice nulla, questo nome... che cosa ha fatto di tanto grave per aggiungersi alla lista di eventuali pericoli?” chiese Aoi notando il cambio di espressione dei compagni.

“... Pare che si sia presentato come l’unico figlio biologico del Babbo, e che si consideri il suo unico vero erede.”

“CHE?!” alzò la voce Ace, incredulo “Figlio biologico?! Il Babbo non ce ne ha mai parlato!”

“Infatti quasi tutti credono che se lo sia inventato solo per far parlare di sé... ma c’è anche la possibilità che nemmeno il Babbo sapesse di aver messo incinta una delle amanti avute in gioventù. Non sappiamo cosa pensare a riguardo.” scosse il capo il biondo dalla buffa acconciatura.

“Mi turba di più pensare che il Babbo avesse delle amanti che non sapere che potrebbe avere un figlio di sangue... però questo ancora non spiega perché vi preoccupi tanto.” insisté la biondina non capendo il problema.

“Beh... nemmeno a noi avrebbe creato problemi sapere che ci fosse qualcuno nelle cui vene scorre ancora il sangue del nostro amato padre, anzi, ne saremmo stati felici... ma il fatto è che per lui l’unico legame che conta è quello biologico, e per questo motivo sembra intenzionato a darci la caccia per rivendicare il suo posto di unico vero figlio di Barbabianca, oltre che tutte le grandi ricchezze che ci ha lasciato. Ha già sconfitto quindici delle nostre ciurme alleate e distrutto tutte le città e le isole in cui è stato.”

“Cosa?! Razza di bastardo! Se fosse davvero figlio del Babbo non avrebbe mai fatto una cosa simile!” sbroccò Pugno di Fuoco picchiando una mano sul tavolo.

“Effettivamente commettere un’azione simile non ha certo avvalorato le sue dichiarazioni... però se è riuscito a sconfiggere ben quindici ciurme nostre alleate non è un individuo da sottovalutare. Si sa se possiede i poteri di qualche Frutto del Diavolo?” chiese il Comandante della Quarta Flotta incrociando le braccia al petto.

“No, per ora ha solo dimostrato di avere un’enorme forza fisica che compensa una stupidità altrettanto immensa: tutti i sopravvissuti dei suoi attacchi hanno detto di averlo visto obbedire ciecamente agli ordini di sua madre, che pare essere la vera mente della sua ciurma.”

“Tsk! Quando mai si è sentito parlare di un pirata grande e grosso che si fa dare ordini dalla propria mammina?! È semplicemente ridicolo!” si scompose la Vendicatrice degli Abissi, non sapendo se essere divertita o meno per quell’informazione.

“Beh, anche la ciurma di Big Mom è composta da lei e dai suoi numerosi figli, per cui...”-

“Ma lei è uno dei Quattro Imperatori! Questo qui invece mi sembra solo la marionetta di una donna particolarmente ambiziosa!”

“In ogni caso prima o poi lo incontreremo, per cui ci conviene non abbassare la guardia.” raccomandò a tutti la Fenice “I Cavalieri Fantasma, la ciurma dell’Imperatore Barbanera, la nuova Marina guidata da Akainu ed Edward Weeble: questi saranno i nostri principali nemici. Non abbiamo ancora informazioni sufficienti per poter preparare un piano d’attacco, quindi per ora ci limiteremo a riprendere il nostro viaggio cercando di eliminare ogni possibile minaccia che ci troveremo davanti; salperemo tra un paio di giorni al massimo, dopo aver deciso la prossima destinazione e la rotta migliore da seguire. Se non ci sono domande o obiezioni direi che la riunione di stasera può considerarsi conclusa.” dichiarò infine, facendo alzare uno dopo l’altro i suoi compagni.

“Per quanto mi riguarda io sono a posto!” esclamò Speed Jil sogghignando.

“Ora mi sono chiare molte più cose.” annuì soddisfatto Halta.

“Sicuramente avremo un gran daffare in futuro!” si pizzicò i baffi Vista, apparentemente tranquillo.

“La cosa non mi preoccupa, anzi: ce ne siamo stati tranquilli per troppo tempo, secondo me!” si alzò l’imponente Kingdew serio come suo solito.

“A preoccupare me era non vedere la fine di questa riunione...! Era da tempo che non ne facevamo una così lunga!” si stiracchiò Rakuyou per poi sbadigliare “Yaaawn... ho un sonno!”

“Ho visto che ti stavi appisolando, Raku! Spero almeno che tu abbia ascoltato fino alla fine!” lo prese in giro Curiel.

“Certo che ho ascoltato, per chi mi hai preso?!”

“Possiamo andare, Marco?” domandò Namyuul vedendo gli altri dirigersi verso l’uscita della sala mensa.

“Se non avete domande certo, andate pure.” acconsentì il Comandante della Prima Flotta.

“Allora a domani, ragazzi!” salutò Fossa tirando fuori dalla tasca della sua giacca un sigaro.

“Buonanotte, Koala-chan!” sorrise Atomos alla bella Rivoluzionaria arrossendo appena, evidentemente vittima del suo fascino.

“Speriamo di rivederti presto!” si aggiunse immancabilmente il Comandante della Settima Divisione esibendo un’espressione altrettanto infatuata ed ebete.

“C-certo... Buonanotte...!” ricambiò l’arancione leggermente a disagio, fin quando Izou non prese entrambi per le orecchie e li trascinò via.

“Smettetela di fare i cascamorti con lei! Non vi filerebbe nemmeno di striscio!”

“Eh, eh, eh, eh, eh...! Sincero come al solito, Izou...!” sghignazzò Bramenko seguendoli.

“Ahia! Mi fai male, Izou!”

“E poi cosa ne sai?! Magari a Koala-chan piacciono gli uomini maturi!”

“Anche se fosse voi non sareste nemmeno la sua ultima scelta! Muovetevi!”

“Ignorali, sono del tutto innocui.” cercò di rassicurarla il grande e vecchio Blenheim prima di uscire anche lui dalla stanza “Buonanotte a tutti!”

“Buonanotte!” lo salutarono in coro i due Comandanti più giovani.

“Mh... Direi che è il caso che andiamo anche noi, ragazzi!” si alzò a sua volta Koala “Vi ringraziamo davvero per l’ospitalità, Marco-san! Sapevamo di poter contare su di voi!”

“Già! Grazie, Fenice!” sogghignò Himin.

“Sono sicuro che col vostro aiuto riusciremo a portare avanti la nostra causa.” affermò fiducioso il silenzioso Hack.

“Figuratevi, il piacere è stato nostro. Potete anche rimanere a dormire qui, se volete. Abbiamo spazio in abbondanza.” 

“Grazie dell’offerta, ma abbiamo già preso alloggio in una locanda del paese! Torneremo a farvi visita prima che partiate in modo da fornirvi eventuali aggiornamenti!” sorrise riconoscente la Rivoluzionaria, prima di spostare gli occhi sull’ex assassina “A presto, Aoi-chan! Spero che la prossima volta avremo modo di chiacchierare e di conoscerci un po’ meglio!”

“C-certo che sei insistente!” arrossì appena la diretta interessata, non riuscendo proprio a capire che cosa volesse da lei quella ragazza “Non sono così interessante come credi, sai?”

“Invece fidati, abbiamo molte più cose in comune di quanto pensi! Allora a presto e grazie ancora, Marco-san!”

“A presto.”

“Ciao anche a te, Ace-kun!”

“Buonanotte, Koala-chan!” ricambiò il saluto il fiammifero “Ciao anche a voi due!”

“Alla prossima.”

“Ci si vede, signorina!”

“Ma anche no...!”

“Sah, ah, ah, ah, ah! Come sei cattiva...!”

Alla fine i tre Rivoluzionari lasciarono la mensa, e dopo qualche istante di silenzio Ace decise che anche per lui era ora di coricarsi e lasciò il suo posto, stiracchiandosi “Beh, allora vado anch’io. Voi che fate?” domandò poi alla Fenice e alla sorella che invece non si erano ancora alzati.

“Io ho ancora un paio di cose da fare.” affermò Marco.

“A-anch’io...!” balbettò invece Aoi, sicura che non sarebbe riuscita a chiudere occhio se non avesse prima permesso ad un certo biondo traditore di spiegarsi e di chiarire una volta per tutte; in quel momento si ricordò delle sue parole e si rese conto di non sapere come avesse reagito Pugno di Fuoco nel ritrovarselo davanti dopo averlo creduto morto per più di dieci anni “Ace... Oggi ho incontrato...”-

Il corvino le accarezzò il capo e le sorrise, avendo capito immediatamente a chi stesse pensando in quel momento: “Lo so, anch’io: è venuto a cercare prima me perché pensava che sarei stato più ragionevole.” la informò indispettendola leggermente “Tranquilla, anch’io mi sono incazzato e l’ho preso a pugni prima di ascoltarlo! Però credo che anche senza sapere le sue motivazioni tu abbia già capito che se avesse potuto sarebbe intervenuto subito, due anni fa...”

“Però...”-

“Va’ a cercarlo e chiaritevi! È già preparato al peggio, quindi se sentirai il bisogno di rompergli qualche osso lui non ti fermerà!”

“È così che vi dimostrate affetto, voi quattro?” intervenne il Comandante della Prima Divisione alzando un sopracciglio.

“Non ti è bastato vedere tutte le volte in cui questa viperetta mi ha picchiato senza motivo...?! Se non è amore questo... AHIA!” gemette lo zolfanello massaggiandosi il braccio che era appena stato colpito.

“Se ti picchio è unicamente perché te lo meriti, stupido Succo di Frutta! Non c’è alcun significato melenso dietro!” si finse offesa la viperetta in questione nascondendo a fatica il rossore “A-allora vado...”

“Mi raccomando, fa’ attenzione.”

“Sì, sì... buonanotte, nel caso non ci vedessimo prima di domani.”
 
§

“Ti vuoi fermare o no?!” urlò alla sagoma che aveva individuato non appena era scesa dalla nave e che, colta in flagrante, si era messa a correre all’impazzata sulla piccola spiaggia dell’isola; sebbene la bella luna piena di quella sera fosse parzialmente coperta da alcune nuvole e quella persona fosse riuscita creare un distacco non indifferente, Aoi sapeva perfettamente di chi si trattava, per cui non riusciva a capire il motivo di quella fuga.

Era venuto apposta per lei, no? Esattamente come lei voleva chiarire e riappacificarsi, nonostante lei gli avesse intimato poche ore prima di starle lontana e di non seguirla... Quindi perché scappava? Proprio quando aveva deciso di dargli la possibilità di spiegarsi...

La pioggia nel frattempo era cessata, e anche se non l’avrebbe mai ammesso nemmeno a se stessa il pensiero di poter sentire dopo così tanto tempo quel profumo così diverso da quello di Ace ma ugualmente rassicurante le aveva fatto diventare gli occhi lucidi; non poté che giustificare quel fastidioso pizzicore come l’effetto del vento che le frustava il viso mentre correva.

“Ti ho detto di fermarti, Sabo!!!”

Nell’udire quel nome il ‘misterioso’ individuo parve perdere l’equilibrio rischiando di inciampare, e la Vendicatrice degli Abissi colse immediatamente quell’occasione: con due lunghi balzi eliminò definitivamente ogni distanza e gli si lanciò addosso, facendolo rovinare all’indietro nella sabbia e sedendosi sulla sua pancia per impedirgli di alzarsi; nell’impatto il suo cappello a cilindro nero gli volò via dalla testa e cadde ad una decina di metri da loro, fermandosi vicino a delle vecchie assi di legno abbandonate sulla spiaggia, forse resti di una piccola imbarcazione.

Il nuovo Comandante della Quarta Divisione cercò di riprendere fiato da quell’inaspettata corsa tanto breve quanto intensa, e sentendo il ragazzo ansimare leggermente sotto di sé capì che anche a lui doveva essere costato un piccolo sforzo.

“R-razza... di... idiota...! Speravi davvero di potermi seminare...?! Oppure volevi giocare a ‘vittima e carnefice’?!” gli chiese seccata l’ex mercenaria, mentre l’odore tanto cercato le raggiunse le narici facendola tornare indietro di dodici anni, quando involontariamente la notte si accoccolava vicino a lui per sentirsi al sicuro; per fortuna, nonostante tutto il tempo passato lontani, almeno quello era rimasto uguale.

“... S-si chiama ‘guardia e ladri’...” la corresse il maggiore girando la testa di lato e tenendo gli occhi chiusi, senza guardarla; intanto le nubi che avevano oscurato il luminoso satellite argenteo si diradarono, lasciando che la sua luce chiara e quasi mistica gli illuminasse il viso.

Aoi lo osservò, riconoscendo con sollievo quei tratti così diversi eppure così familiari; notò con dispiacere che la sua guancia sinistra era leggermente gonfia, sicuramente per il pugno che gli aveva dato quel pomeriggio nella foresta, anche se una parte di lei era ancora convinta che se lo fosse pienamente meritato: “Sei venuto qui per me, no...?”

“Sì... volevo aspettare il momento migliore per venire a parlarti, però... q-quando ti ho vista uscire mi ha preso il panico...” confessò il biondo lasciandosi scappare un tremolio nella voce “E-e poi quell’idiota di Ace...! Io non ho mai detto che mi sarei fatto massacrare in silenzio da te...!”

“Era questo che ti preoccupava...?! Che ti picchiassi a sangue...?!” sbottò innervosita l’ex assassina “Come diamine ha fatto a sentirlo, poi...?! Che si fosse nascosto sulla nave...?”

“A-anche... Ma più che altro... ho dimenticato tutto il bel discorso che mi ero preparato oggi pomeriggio... e quindi non so davvero da dove iniziare... Anzi, forse lo so: potresti scendere, per favore? Anche se sei leggera”-

“No.”

“G-guarda che non scappo più! Certo, mi fai ancora un po’ paura, però...”-

“E fai bene ad averne, Riccioli d’Oro! Ringrazia il cielo che non ti stia rompendo ossicino per ossicino come mi ha invitato a fare quel Succo di Frutta! Non hai la benché minima idea di quanto ce l’abbia con te in questo momento...!!!” sibilò inviperita la biondina, mentre tutta la frustrazione che aveva accumulato quel giorno ritornò lentamente a galla, facendole desiderare di cambiargli i connotati “E-e guardami in faccia mentre ti parlo, idiota...!!!”

“So che il torto che vi ho fatto è stato imperdonabile, però...” Sabo perse la voce, sentendo una goccia bagnargli la camicia e il corpo della minore tremare appena sul suo stomaco; aprì gli occhi e guardò finalmente la sorella in volto, provando un tuffo al cuore nel trovarla a mordersi con forza il labbro nel tentativo di non singhiozzare, mentre le lacrime avevano ormai prepotentemente preso il sopravvento rigandole copiosamente le guance “A-Aoi...”-

“ZITTO! Stai zitto!!! Non hai il diritto di dire niente, quindi stai zitto!!!” urlò lei con voce acuta, maledicendosi per essersi lasciata andare senza nemmeno rendersene conto; l’ultima volta in cui aveva perso il controllo a quel modo era stato due anni prima dopo aver scoperto della morte del Babbo, e anche se al contrario quelle erano lacrime di sollievo e felicità la sensazione degli occhi appannati, del viso accaldato e del naso gocciolante era ugualmente fastidiosa “T-tu... Tu...! T-tu sei un gigantesco idiota! S-sei... sei la persona più ignobile sulla faccia della Terra! Non ti perdonerò mai e poi mai!!!” dichiarò decisa, mentre ciò che la vocina nella sua testa stava urlando da quando l’aveva rivisto sembrava non voler uscire dalle sue labbra.

Il ragazzo più grande sospirò silenzioso e girò nuovamente la testa dall’altra parte, già preparato a quella decisione. Tra tutti la sua piccola Aoi era certamente quella che aveva ferito maggiormente con le sue azioni, per cui non avrebbe mai potuto pretendere di venire perdonato; nonostante ciò quelle parole facevano male, forse anche più male di quelle che gli aveva rivolto quel pomeriggio.

“... P-però...” singhiozzò la ragazza dopo qualche istante di silenzio, stringendo con forza il fazzoletto che aveva legato al collo e riuscendo finalmente a dare voce a quei sentimenti così intensi e sinceri “S-sono... sono così felice che tu stia bene...!!!”

Sabo sussultò e riportò gli occhi sgranati sul suo visino ancora bagnato e arrossato per quel grande pianto, ritrovandosi ben presto a mordersi anche lui le labbra per trattenere dei lucciconi ben poco virili; alzò lentamente un braccio e lo avvicinò alla sua guancia, non trovando però il coraggio di sfiorarla tanto le sembrava fragile.

“... P-per tutto questo tempo ho... sempre sperato che si fosse trattato solo di un incubo... N-non... è passato un giorno senza che mi sia maledetta per non essere riuscita a salvarti...!” gemette sofferente la giovane “I-io... io...!”-

Alla fine il biondo non ce la fece più: la sollevò per i fianchi per potersi mettere seduto e la strinse con forza a sé, sentendo le sue esili braccia avvolgerlo a loro volta in un abbraccio disperato; era morbida e calda, ancora incredibilmente piccola a distanza di dodici anni.

Nonostante tutto era rimasta la sua dolce e insostituibile sorellina, e Sabo non avrebbe mai ringraziato abbastanza il cielo per quello.

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, entrambi persi in quelle sensazioni che avevano sognato tante volte dalla loro separazione; i singulti di lei iniziarono a farsi sempre più flebili fino a cessare del tutto, così come le lacrime che avevano reso i suoi occhi gonfi e pesanti.

“...Ohi, Sabo...” lo chiamò piano Aoi, rimanendo con il viso nascosto nel suo petto “Hai detto di non sapere da dove iniziare il discorso, vero...?”

“S-sì... Ci sono così tante cose che devo e voglio dirti che non so proprio da dove partire...” confermò lui, quasi sorpreso di sentirla parlare normalmente: che alla fine contrariamente alle sue parole avesse davvero deciso di perdonarlo...?

“... Bene, allora te lo dico io.” asserì la Vendicatrice degli Abissi prima di alzare la testa e fulminarlo con il suo gelido sguardo celeste “Inizia giurando che non farai più una cosa del genere. Non m’importa quali siano state le tue ragioni, tu giurami che non sparirai più in questo modo facendoti credere morto. Fallo o morirai sul serio, e non per mano di un nemico.”

Sabo rabbrividì, sicuro che la ragazza stesse parlando seriamente. Sospirò sconsolato, consapevole che anche in caso di perdono la biondina non si sarebbe comunque trattenuta dal fargli pesare le sue azioni, per poi alzare una mano in segno di giuramento: “Va bene... prometto che non sparirò più facendomi credere morto da te, Ace o Rufy, pena la mia morte per mano tua.”

“Ottimo. Adesso promettimi che a prescindere da tutte le cazzate che combinerai in futuro tu non morirai, se non per mano mia in caso dovessi infrangere la tua prima promessa.” pretese il nuovo Comandante della Quarta Divisione separandosi definitivamente dall’abbraccio e incrociando le braccia al petto.

“Perché mai dovrei promette”-

“Fallo e basta, brutto traditore!!!” ordinò l’altra con voce minacciosa “L’ho fatto promettere a quello stupido Succo di Frutta dopo la fine della guerra e anche a quel Moccioso di Gomma prima che mi separassi da loro per completare il mio allenamento sull’Isola degli Uomini-Pesce! Ormai manchi solo tu!”

“Va bene, va bene...! Sei la solita prepotente...” sbuffò il più grande leggermente indispettito “Prometto di non morire a prescindere da tutti i casini che potrei combinare in futuro. Contenta adesso?”

“Certo, ma non pensare che questo basti a farti perdonare. Oltre al fatto che non mi hai ancora porto le tue più sincere scuse, ti ci vorranno almeno tanti anni quanti ne sono passati dalla tua scomparsa prima che io possa prendere in considerazione di accettarle. Questo è solo l’inizio, Riccioli d’Oro!”

“Potresti almeno non chiamarmi così...?! È imbarazzante!” la pregò il fratello già abbastanza esasperato dalle sue assurde condizioni.

“La smetterò tra dodici anni, Riccioli d’Oro! E poi tu eri l’unico al quale non ero ancora riuscita a trovare un buon soprannome! Ora che l’ho trovato mi sento soddisfatta!”

“Sei diventata ancora più impossibile, sai...?”

“Non m’interessa! Forza, adesso è ora che mi spieghi per filo e per segno dove sei stato e che cosa hai fatto da quando sei ‘morto’! Non tralasciare nemmeno il più piccolo dettaglio o il pugno che ti ho dato oggi ti sembrerà una coccola in confronto a quello che ti farò!”

“Agli ordini...” si arrese definitivamente Sabo, ritenendosi già abbastanza fortunato ad essere ancora intero dopo un secondo incontro ravvicinato con la sua sorellina “Sarà una storia lunga, per cui...”

“Tsk. Di tempo ne ho in abbondanza.”

Fu così che il ragazzo iniziò a raccontare di come, dopo la distruzione della barca che aveva rubato, fosse stato salvato nientedimeno che dal capo dell’Esercito Rivoluzionario Monkey D. Dragon, di come al suo risveglio avesse dimenticato tutto ciò che lo riguardava e di come, nel vedere le foto dei suoi tre amati fratelli e nel leggere della loro presunta morte sul giornale che parlava degli esiti della Guerra di Marineford, si fosse ricordato ogni cosa e avesse poi perso i sensi per ben tre giorni a causa dello shock.

Aoi ascoltò in silenzio, comprendendo che cosa avesse voluto dire Ace prima che lei andasse a cercarlo e sentendosi inevitabilmente in colpa per non avergli dato subito la possibilità di spiegarsi, trattandolo invece come un perfetto sconosciuto; quantomeno era felice di sapere che in tutto quel tempo lui non fosse mai stato solo e avesse trovato dei compagni fedeli su cui poter contare. Sicuramente, se mai avesse avuto l’occasione di conoscerlo di persona, avrebbe sinceramente ringraziato il padre di Rufy per essersi preso cura del suo amato fratellone e averlo aiutato a diventare un guerriero talmente forte e coraggioso da diventare il suo braccio destro, e allo stesso modo avrebbe guardato Koala con occhi diversi appena l’avesse rivista, dato che in quella storia l’arancione sembrava aver più volte ricoperto il ruolo di suo angelo custode.

“Se non ci fosse stata lei a quest’ora quest’idiota probabilmente sarebbe morto sul serio.” non poté evitare di scommettere l’ex mercenaria scuotendo appena la testa, rassegnata al fatto che tutti i suoi fratelli fossero a modo loro degli emeriti ed inguaribili incoscienti.

“E questo è quanto... Invece io mio malgrado so che cosa hai passato in tutti questi anni, Aoi... e anche se tra dodici anni tu volessi perdonarmi io credo che non riuscirò mai a fare lo stesso...” confessò il giovane Rivoluzionario chinando il capo e stringendo con forza i pugni “P-per colpa mia tu... hai vissuto un autentico inferno... Se non ce l’avessi fatta a scappare da quegli assassini e a sopravvivere alla guerra io non so cosa”-

Ad interromperlo fu un brutale pugno sul capo che lo mandò con la faccia nella sabbia e gli fece spuntare istantaneamente un bernoccolo grande quasi quanto il suo cappello. Si rimise seduto a fatica, rischiando di soffocare per tutti i granelli che gli erano finiti negli occhi, nel naso e in bocca e riuscendo a riprendersi solo dopo un paio di minuti: “P-perché accidenti l’hai”-

“Taci, idiota!” lo zittì la biondina puntandogli contro un dito accusatore, gli occhi azzurri colmi di fastidio “Se sono stata riportata a Marijoa e se ho rischiato di morire a Marineford è stato unicamente perché in entrambe le occasioni ero troppo debole rispetto ai miei nemici! Se fossi stata più forte probabilmente sarei riuscita a salvarti e quei bastardi non mi avrebbero catturata, e forse... forse avrei anche potuto salvare il Babbo, per quanto tutte le ferite riportate e gli acciacchi dovuti all’età avessero già fatto il grosso dei danni! L’unica cosa per cui ti devi scusare è non essere venuto subito da noi dopo aver recuperato la memoria credendoci addirittura morti, razza di demente! Anche se non abbiamo mai parlato di te dopo che ci siamo riuniti, sono sicura che anche Ace e Rufy abbiano sofferto moltissimo nel crederti morto, e dopo la fine di quella carneficina quel Succo di Frutta aveva bisogno di tutto il sostegno possibile per superare la scomparsa dell’uomo che gli ha fatto da padre e di molti suoi altri compagni! Se ci fossi stato tu sono sicura che entrambi si sarebbero ripresi molto prima... Questa è l’unica colpa che proprio non posso perdonarti!” concluse quasi sprezzante.

Sabo rimase in silenzio, sia perché sapeva perfettamente di non poter ribattere sia perché era sinceramente stupito del fatto che anche Ace gli avesse rimproverato la stessa identica cosa e nello stesso identico modo: sia lui che Aoi si erano esclusi dal proprio discorso, pensando l’uno al bene dei suoi fratellini e l’altra a quello del suo spericolato fratellino e del suo altrettanto incosciente fratello maggiore.

Entrambi non avevano voluto ammettere che, se davvero lui li avesse raggiunti dopo la fine della guerra, sicuramente anche loro sarebbero stati subito meglio nel rivederlo.

Che fosse quello il famoso ‘orgoglio da pirata’?

Istintivamente prese ad accarezzarle amorevolmente la testa, mentre le sue labbra si piegarono immancabilmente verso l’alto: “Quindi se io vi avessi raggiunti dopo la fine della guerra tu saresti rimasta del tutto indifferente alla cosa, dico bene?”

“E-esattamente! Non sono mica una donnetta sentimentalista, cosa credi?! Ti ricordo che sono il nuovo Comandante della Quarta Flotta di Barbabianca!” arrossì la più piccola contraddicendo tutte le sue precedenti affermazioni e scacciando rudemente la sua mano.

“Sì, sì... Ace mi ha detto tutto... anche se nella sua versione tu prima di accettare quel ruolo ti sei arrabbiata come una iena e hai tenuto il muso fino a che i tuoi compagni non ti hanno festeggiata.” non perse l’occasione di punzecchiarla il Rivoluzionario “Scommetto che non renderai la vita facile ai tuoi sottoposti...”

“Tu sei l’ultimo che può insinuare una cosa del genere, Riccioli d’Oro traditore! Per tua informazione io sarò un Comandante esemplare, deciso e dal polso fermo! Mica come quello stupido Succo di Frutta che a stento si ricorda i nomi dei suoi nakama o quel Moccioso di Gomma spericolato che ha fatto patire alla sua ciurma ogni tipo di angheria per semplice incoscienza! A questo proposito... non l’hai ancora incontrato, vero...?”

“No, non ancora... ma sono sicuro che presto mi si presenterà l’occasione. Noi Rivoluzionari andiamo dove il marcio di questo mondo è nascosto dalla ‘Giustizia’, e considerate tutte le sue azioni passate sono sicuro che anche Rufy finirà coinvolto o si farà coinvolgere in qualche situazione difficile, solo per il bene delle persone che lo circondano e che inevitabilmente gli si affezionano... È sempre stato questo a contraddistinguerlo!”

“Già, e a ogni notizia che lo riguardava io ho perso un anno di vita...! Mi va bene che abbia preso a pugni un Drago Celeste, sconfitto due membri degli Shichibukai e sfidato il Governo Mondiale e la Marina per salvare i suoi compagni e quell’idiota infiammabile... ma avrebbe potuto farlo con criterio, accidenti a lui! Non riflette mai prima di agire, e ogni volta rischia la pelle come se ci provasse gusto! Proprio non ci pensa a quanto mi faccia stare in pensiero!!!”

“Lo sai che è fatto così, e dubito fortemente che questi due anni siano bastati per renderlo abbastanza consapevole delle sue azioni... Sono sicuro che già quando si riunirà alla sua ciurma tra pochi giorni farà scalpore!”  

“Non è una cosa di cui rallegrarsi! Spero almeno che non combini un macello anche sull’Isola degli Uomini-Pesce... In quanto sua sorella e allieva di Jinbē mi sentirei in colpa verso quest’ultimo! D’altro canto, visto che ha scatenato un putiferio ovunque sia passato, le speranze che raggiunga in silenzio il Nuovo Mondo sono quasi nulle...” ragionò sconsolata l’ex mercenaria “Perché nessuno di voi crescendo è diventato un minimo responsabile...?! Fate tanto i cavalieri dall’armatura scintillante che vogliono proteggere la loro unica e adorata sorellina, ma poi quella che davvero vi salva il culo sono io! Sono sicura che prima o poi dovrò salvarlo anche a te, Rivoluzionario dei miei stivali!”

“Grazie tante per la fiducia...! Ho già Koala a rimproverarmi di essere un irresponsabile, non ho bisogno che ti ci metta anche tu!”

“Non m’interessa! Vedi di mantenere le due promesse che mi hai fatto e di non far morire di crepacuore quei poveracci dei tuoi compagni, o non avrò pietà!”

“Non credi di avere un po’ troppe pretese...?!”

“Sapevi che ottenere il mio perdono non sarebbe stato facile, no? Allora rimboccati le maniche e comincia a darti da fare, altrimenti anche tra dodici anni potrei decidere non voler accettare le tue scuse...”

“... Davvero non invidio la tua ciurma... Si ritroveranno sotto una dittatura senza vie di fuga...” mormorò flebilmente il biondo sinceramente dispiaciuto per la Quarta Divisione.

“Guarda che ti ho sentito!” scattò Aoi colpendolo apposta sul bernoccolo già presente sul suo capo.

“AHIA! La vuoi smettere di prendermi a pugni?!”

“Povero illuso! Sapessi quanti altri te ne darò d’ora in avanti! Questo è solo l’inizio!”

Alla fine quasi niente sembrava essere cambiato da quando si erano separati; lei poteva essere diventata il nuovo Comandante della Quarta Divisione di Barbabianca e lui il braccio destro dell’uomo considerato una delle più grandi minacce del mondo, ma quel legame saldo e inscindibile che avevano costruito dodici anni prima non si era minimamente indebolito, anzi: forse erano stati proprio il tempo e la distanza a renderlo ancora più forte e genuino, ed entrambi erano certi che niente e nessuno avrebbe mai potuto spezzarlo.

Pirati o Rivoluzionari, sarebbero rimasti fratelli per sempre.
 

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Capitolo 15
*** 14: Aoi VS Koala?! - Grandi Rivelazioni e Nuove Mete ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
In seguito all’attacco da parte dei due Cavalieri Fantasma e all’intervento inaspettato del fratello Sabo, il quale viene inizialmente rifiutato in malo modo, la Vendicatrice degli Abissi Sora D. Aoi si ritrova a fare la conoscenza di quattro membri dell’Esercito Rivoluzionario, intenzionati ad allearsi con lei e la sua ciurma per contrastare la minaccia costituita dalla setta di assassini.

Nella riunione tra Comandanti da lei precedentemente richiesta vengono chiariti diversi punti, e diventa presto chiaro che oltre al gruppo di mercenari gli altri nemici dei Pirati di Barbabianca sono il nuovo Imperatore Marshall D. Teach sopranominato Barbanera, la nuova Marina guidata da Akainu nel Nuovo Mondo e Edward Weeble, un misterioso individuo entrato negli Shichibukai che ha iniziato ad abbattere le ciurme fedeli a Barbabianca dichiarandosi figlio biologico di quest’ultimo.

Al termine dell’assemblea, con la promessa di avere fiducia nei nuovi alleati e la speranza di poter sconfiggere tutti gli avversari che si presenteranno in futuro, Aoi riesce finalmente a riappacificarsi col fratello, che si rivela essere il secondo in comando dei Rivoluzionari e quindi un altro compagno su cui poter contare.

⑭ - AOI VS KOALA?!
GRANDI RIVELAZIONI E NUOVE METE

 
Fortunatamente per tutti i Pirati di Barbabianca, la mattina successiva alla grande riunione dei Comandanti trascorse serenamente, anche se le novità non tardarono ad arrivare: subito dopo pranzo Marco si premurò di riunire l’intero equipaggio sul ponte della Moby Dick Jr., per riassumere quanto discusso la sera prima e per presentare ufficialmente i quattro membri dell’Esercito Rivoluzionario che in futuro li avrebbero aiutati a contrastare la minaccia costituita dai Cavalieri Fantasma, affinché nessuno potesse farsi cogliere impreparato.

Sebbene la notizia avesse suscitato un certo stupore, tutti si dimostrarono subito più che favorevoli a quell’alleanza: sapere di poter contare su nientedimeno che il braccio destro di Monkey D. Dragon e scoprire che egli era anche l’altro fratello di Ace e Aoi aveva ridato molto ottimismo, al quale si era poi aggiunto l’entusiasmo di poter godere della compagnia della bella Koala.

“Prima che vi facciate strane idee chiariamo una cosa: anche se sono graditi ospiti loro quattro non viaggeranno con noi, o almeno non sempre: in quanto Rivoluzionari hanno delle missioni da portare a termine e delle responsabilità a cui non possono sottrarsi; ci daranno il loro aiuto solo in situazioni strettamente legate ai Cavalieri Fantasma, mentre per il resto ognuno andrà per la propria strada. Avete capito?” domandò il Comandante della Prima Divisione passando lo sguardo su tutti i suoi nakama, leggendo negli occhi di molti una delusione e una tristezza apparentemente prive di senso ma la cui causa divenne presto chiara.

“Eeeh?!”

“Quindi Koala-chan non viaggerà con noi?!”

“Ma non è giusto...!”

“E io che ci avevo sperato così tanto...!”

“Sah, ah, ah, ah, ah! Pare tu abbia fatto proprio colpo, Koala-chan!” rise sguaiatamente Himin, mentre le guance dell’arancione presero un leggero rossore.

“Si può sapere che cosa hai fatto loro per farti idolatrare così?” domandò Sabo con tono vagamente seccato scrutando attentamente la sua amica.

“I-io non ho fatto proprio nulla! Mi sono solo presentata e poi ho chiesto di poter salire sulla nave!” assicurò la giovane Rivoluzionaria palesemente a disagio per tutte quelle attenzioni.

“Confermo: non è Koala-san il problema.” s’intromise diplomatica la Fenice.

“E allora quale sarebbe?” chiese ingenuamente il biondo.

“Davvero non ci arrivi, Sabo?” lo prese in giro Ace sogghignando “Semplicemente il nostro equipaggio conta pochissime donne, ed essendo piratesse non sono esattamente il ritratto della femminilità, sia fisicamente che caratterialmente parlando!”

“Questi sciocchi venderebbero l’anima per poter avere nella ciurma una bella ragazza che non rompa loro le ossa al primo commento inappropriato...” semplificò ancora di più il concetto Izou con uno sbuffo “Anche se speravo che con l’arrivo di Aoi-chan si sarebbero quantomeno sforzati di trattenersi...”

“Ah, ora capisco...”

“In ogni caso se dovessero importunarti dimmelo: so perfettamente come convincerli a darsi una regolata.” sorrise malignamente la Vendicatrice degli Abissi scrocchiandosi le dita e facendo venire i brividi sia ai Rivoluzionari che agli altri Comandanti.

“G-grazie del pensiero, Aoi-chan...” la ringraziò la Rivoluzionaria sforzando un sorriso “Piuttosto... So che ci siamo conosciute solo ieri e che mi avrai già etichettato come una persona insistente, però...”-

“Già, direi che il termine ‘insistente’ ti calza proprio a pennello, Koala-chan. Comunque dopo la chiacchierata che ho avuto ieri sera con lo stupido Riccioli d’Oro qui presente ho anch’io una cosa da dirti e anche qualche domanda da farti, quindi se Testa d’Ananas ha finito con gli annunci possiamo andare a parlare nella mia cabina: lì almeno potremo starcene in pace senza quest’opprimente presenza maschile...” acconsentì la biondina senza nemmeno farla finire, guardando poi con disgusto tutti i corsari che fino a quel momento non avevano smesso di contemplare adoranti l’arancione.

“O-oh...”

“Per quanto mi riguarda potete andare. Stasera dopo cena decideremo gli ultimi dettagli sulla nostra prossima destinazione, ma siccome partiremo dopodomani mattina abbiamo ancora tempo. Godetevi pure il vostro tempo fra ragazze.” acconsentì il diretto interessato prima di rivolgersi agli altri pirati “Per adesso le comunicazioni sono finite! Tornate pure a ciò che stavate facendo!”

“Grazie, Marco-san! Allora andiamo, Aoi-chan...?” chiese cauta Koala, decisamente sorpresa dal cambio di atteggiamento del nuovo Comandante della Quarta Divisione. Che cosa poteva mai averle detto Sabo per farle cambiare idea in quel modo?

“Sicuro, seguimi.” la invitò la più giovane obbligando i suoi nakama con gli occhi a forma di cuore a levarsi di torno “Volete togliervi dai piedi, brutti maiali?! Siete disgustosi! Sia ben chiaro che chiunque oserà avvicinarsi alla mia cabina se la vedrà molto brutta!”

“Sei ingiusta, Aoi-Taichō!”

“Perché vuoi tenerti Koala-chan tutta per te?!”

“N-non sarà che... anche a te piacciono le”-

“Non sparate cazzate! L’unico motivo per cui la sto portando via da qui siete voi! In quanto discendente di una Kuja è mio dovere proteggere le ragazze dalle bestie rivoltanti in circolazione! E ora tornate alle vostre faccende! Muovetevi!!!”

“Sembra quasi di sentir parlare la Principessa Serpente Boa Hancock...” notò Speed Jil rabbrividendo appena al ricordo della furia della sovrana di Amazon Lily durante lo scontro a Marineford.

“Beh, pare che dopo la guerra lei e Aoi siano diventate grandi amiche, per cui...” si grattò il capo Curiel anch’egli leggermente intimorito.

“Sah, ah, ah, ah, ah! Come dice il detto, buon sangue non mente!” rise soltanto il Rivoluzionario castano, suscitando un’occhiata perplessa da parte di Hack “Vorrà dire che l’aspetteremo qui... Tanto lasceremo l’isola domani! Non è un problema, vero Fenice?”

“Affatto. Se vi trovate a vostro agio siete i benvenuti.”

“C-comunque... ti ha trovato proprio un bel soprannome, Riccioli d’Oro...” soffocò a fatica le risate Pugno di Fuoco, avendo capito subito che il nuovo nomignolo fosse stato affibbiato a Sabo ed essendoselo perciò inevitabilmente immaginato con indosso un vestito da bambina e i capelli legati in due codini.

“Fa’ poco lo spiritoso, Succo di Frutta!” s’irritò il braccio destro di Dragon, ancora stizzito dalla scelta di quel nomignolo imbarazzante “Chissà cosa penserebbero gli altri miei compagni se venissero a saperlo...”

“Dovresti esserne contento...! Significa che hai qualche speranza di farti perdonare!” cercò di pensare positivo il fiammifero.

“Figurarsi...! Quella piccola strega mi ha detto che dovrò aspettare almeno dodici anni prima che possa prendere in considerazione le mie scuse e soprattutto smetterla di chiamarmi in quel modo ridicolo... Sapevo che con lei non sarebbe stato facile, però è ingiusta...” sospirò sconsolato il biondo.

“Almeno non ti ha rotto tutte le ossa come avevi temuto!”

“Forse volevi dire che non mi ha rotto tutte le ossa come tu l’avevi invitata a fare! Ho sentito che cosa le hai detto ieri prima che venisse a cercarmi, sai?!”

“Allora stavi davvero origliando! Avevo avuto l’impressione che ti stessi aggirando di nascosto sulla nave, anche se pensavo di essermi sbagliato...”

“Quindi l’hai fatto apposta?!”

“Sì, e te lo sei meritato! Non hai idea di che cosa io abbia passato dopo essermi ricongiunto con Aoi! Anche se la adoro quella viperetta non si fa scrupoli a sfogarsi su di me! Sai quanti pugni e calci mi ha dato da quando ci siamo rivisti?!”

“E questo cosa c’entra con me?!”

“C’entra! Sono stufo di essere solo io la vittima dei suoi attacchi d’ira! Se vuoi davvero che ti perdoni d’ora in poi dovrai essere il mio compagno di maltrattamenti!”

“E questa da dove l’hai tirata fuori?! Pensavo che almeno tu avessi accettato le mie scuse!”

“Inizialmente sì, però ripensandoci bene...”

“Razza di bastardo!!!”

“Chi sarebbe il bastardo, Riccioli d’Oro?!”

“Sah, ah, ah, ah, ah! Si vede proprio che quei due sono cresciuti insieme!” commentò divertito Himin mentre lui, Hack e Marco si erano sistemati in un angolo del ponte per timore di venire coinvolti in un’ipotetica zuffa tra i due “Da che ha riacquistato la memoria Sabo non ha aspettato altro che potersi ricongiungere ai suoi fratelli... Sono felice che alla fine quel giorno sia arrivato, anche se la vostra signorina l’ha fatto davvero penare!”

“Beh, in fin dei conti ne ha passate tante, e da quando è tornata a Sabaody per riunirsi a quella testa calda non ha quasi avuto un attimo di tregua... Credo che ritrovarsi davanti il fratello creduto morto per più di dodici anni sia stato il colpo di grazia.” la giustificò il Comandante della Prima Flotta “A questo proposito, Himin... Hai intenzione di andare avanti ancora per molto con questa farsa? Vedere come ha trattato Sabo dovrebbe esserti servito da esempio... più tarderai e più rischierai di guadagnarti unicamente la sua ostilità.” aggiunse guardando il Rivoluzionario dritto negli occhi, mentre l’uomo-pesce rimase in silenzio, ben consapevole di non avere alcuna voce in capitolo pur sapendo di cosa stessero parlando.

“Non so proprio di cosa tu stia parlando, Fenice! Io sono solo un umile Rivoluzionario intenzionato a contrastare una setta di mercenari molto pericolosi... Essere benvoluto o al contrario disprezzato da un qualunque membro della vostra ciurma è del tutto irrilevante per me, a meno che questa ostilità non vada a compromettere i miei compiti.” rispose il castano scoprendo i denti appuntiti in un ghigno.

“Quindi hai scelto il silenzio assoluto? Credi davvero che in futuro lei non inizierà a nutrire dei sospetti su di te? Puoi fingerti indifferente finché vuoi, ma sappiamo benissimo entrambi che se lei fosse in pericolo tu saresti il primo insieme ad Ace e a Sabo ad intervenire... Il legame che vi unisce è troppo forte perché tu possa davvero ignorarla.” 

“Può anche darsi... ma lei cosa ne otterrebbe? È cresciuta da sola, diventando una giovane donna forte e orgogliosa unicamente grazie all’affetto dei suoi fratelli e al sostegno di Akagami, di Rayleigh e del Cavaliere del Mare, senza ovviamente scordare il vostro Capitano... A che servirebbe distruggere la grande illusione che si è fatta delle due persone che l’hanno messa al mondo e che l’hanno spinta a scegliere una strada rischiosa ma anche emozionante e piena di soddisfazioni qual è quella della pirateria? Sua madre era senza dubbio una donna straordinaria, capace di qualunque cosa pur di raggiungere i propri obiettivi... ma suo padre era solo un vigliacco incapace: nonostante l’esperienza sulla nave del Re dei Pirati non è stato in grado di proteggere le due persone più importanti della sua vita, né di salvare la propria isola ormai ridotta in un cumulo di macerie... Non ha neppure pensato per un istante di mettersi alla sua ricerca come un genitore degno di questo nome avrebbe fatto... è semplicemente fuggito e si è fatto una nuova vita rinnegando se stesso, come un codardo... Che cosa se ne farebbe lei di un padre tanto inutile, soprattutto adesso che è diventata figlia del grande Barbabianca?” domandò al termine di quel lungo monologo Himin, mentre un sorriso amaro gli si dipinse sulle labbra “Sora D. Ao è morto diciotto anni fa, e questo è un dato di fatto.”

A quelle parole tanto dure la Fenice rimase in silenzio per qualche istante, per poi sospirare: “Se pensi che questo possa fare il suo bene d’accordo... Dopotutto pur essendo diventato un suo compagno io so ancora ben poco di quella ragazza, per cui non ho alcun diritto di fingermi onnisciente e dirle qualcosa che magari potrebbe compromettere le sue scelte e il suo modo di agire; allo stesso modo non posso obbligarti a parlare se ritieni che il silenzio sia la scelta migliore. Sappi soltanto che la nostra nuova sorellina ha deciso di prendere il mare proprio con lo scopo di scoprire le sue origini, e non credo ci sia bisogno di aggiungere che è una ragazza molto sveglia e attenta all’ambiente e alle persone che la circondano... Non ho dubbi sul fatto che prima o poi inizierà a sospettare qualcosa.”

“Sah, ah, ah, ah, ah! È molto premuroso da parte tua preoccuparti per me, Fenice, ma credo che me la caverò! In fin dei conti come hai detto tu prima le nostre strade si incroceranno solo quando i Cavalieri Fantasma si decideranno ad uscire allo scoperto... Una volta risolta la questione il nostro unico punto d’incontro sarà il legame che unisce Sabo ai vostri due giovani Comandanti! Noialtri Rivoluzionari diventeremo solo delle misere comparse!”

“Sei fiducioso a pensare che sarà così facile...”                                       

“Perdere la fiducia significa arrendersi, e ora come ora non posso proprio permettermi questo lusso! Non quando giovani come loro sono pronti a sacrificare ogni cosa per il bene delle persone a cui tengono!” dichiarò quasi solenne il castano osservando i due fratelli, che nel frattempo parevano essersi calmati e si erano seduti sulla grande polena della Moby Dick Jr. a ricordare alcuni episodi della loro infanzia “Questa ormai è la loro Era, per cui da bravo membro della ‘Vecchia Generazione’ mi limiterò a sostenerli nelle loro scelte senza rubar loro la scena... Sono sicuro che quei quattro ragazzi cresciuti come fratelli hanno ancora molto da dimostrare a questo mondo!”

§

“... Ecco perché ero sicura di aver già sentito il tuo nome più di una volta...! T-tu sei... proprio la Koala di cui mi ha parlato Jinbē, l’ex schiava che lui e la sua ciurma hanno riportato a casa dopo che Fisher Tiger assalì Marijoa liberando numerosi schiavi... Sei proprio tu...!” riuscì a dire Aoi quasi un minuto dopo che la sua ospite, con il pretesto di volerle mostrare una cosa, si era tolta la camicetta e le aveva dato le spalle; la Vendicatrice degli Abissi non aveva nemmeno fatto in tempo a domandarle cosa avesse in mente che la vista dell’inconfondibile Jolly Roger dei Pirati del Sole sulla schiena della Rivoluzionaria l’aveva paralizzata, impedendole di proferire parola per diversi secondi.

“In persona! Scusa per questa sorpresa inaspettata, Aoi-chan...! Inizialmente avevo pensato di raccontarti tutto, ma sapendo del tuo forte legame con Jinbē ed essendo sicura che lui ti avesse parlato di me ho pensato che mostrarti il mio marchio ti avrebbe chiarito all’istante molte cose e soprattutto ti avrebbe permesso di darmi un po’ più di fiducia!” confermò Koala, sorridendo dolcemente e riallacciandosi rapida il grazioso indumento “Spero di non averti turbata più del dovuto...!”

Il giovane Comandante della Quarta Flotta rimase in silenzio e ad occhi sbarrati per un’altra decina di secondi, per poi concedersi un sospiro sconsolato e buttarsi sul suo letto: “... No, non preoccuparti... Tanto ormai mi sono abituata a questo tipo di ‘sorprese’... e poi sospettavo che dovessimo avere un legame che andasse oltre l’essere entrambe affezionate a quello stupido Riccioli d’Oro, vista la tua insistenza nel volermi parlare in privato...”

“Scusa davvero...” ripeté la più grande guardandosi timidamente intorno per cercare dove potersi sedere “Ecco...”

“Oh... Mettiti pure dove vuoi. Per fortuna qui c’è un bel po’ di spazio...” capì subito il problema la biondina, mettendosi poi seduta a gambe incrociate e guardando la metà di materasso vuota “Se vuoi puoi sederti qui sul letto: ci stiamo tranquillamente in due.”

“Grazie dell’offerta, ma questa sedia va benissimo...!” rifiutò educatamente l’arancione accomodandosi sulla sedia della sua scrivania girandola in modo da essere di fronte alla sua interlocutrice “In verità ciò che mi premeva di più era mostrarti il simbolo sulla mia schiena e farti sapere chi fossi davvero, e adesso che l’ho fatto mi sento veramente soddisfatta... Tu invece cosa volevi dirmi? Sabo-kun non ti avrà detto delle cattiverie su di me, voglio sperare!”  

“No, no! Nulla del genere! Anzi... i-in verità m’imbarazza molto dirtelo dopo il modo in cui ti ho trattata ieri sera...” iniziò lei arrossendo leggermente e distogliendo lo sguardo “Ma dopo aver ascoltato tutta la sua storia e aver sentito di come tu gli sia sempre stata accanto, volevo sinceramente ringraziarti per esserti presa cura di Sabo per tutti questi anni...! Anche se abbiamo passato poco tempo insieme so com’è fatto, per cui non ho dubbi che ti abbia dato tanti grattacapi e ti abbia fatta preoccupare più di una volta... Grazie davvero per aver vegliato su di lui! Spero che continuerai a farlo anche in futuro!” confessò infine abbassando il capo in una sorta d’inchino, sinceramente grata alla giovane Rivoluzionaria; non aveva dubbi che, quando fosse arrivato quel giorno, avrebbe dovuto porgere gli stessi ringraziamenti anche alla ciurma del suo stupido fratellino.

“A-ah...” balbettò solo Koala decisamente sorpresa da quella dichiarazione, prima di iniziare ad agitare le mani con un leggero rossore sulle guance “M-ma figurati, Aoi-chan! Non hai nulla di cui ringraziarmi, davvero! Alla fine io e Sabo-kun siamo cresciuti insieme, e anche se è vero che mi ha fatto morire dentro più di una volta con le sue azioni sconsiderate mi ha anche salvata in più di un’occasione! È uno dei miei più cari amici e compagni, per cui... mi è venuto naturale imparare a tenerlo d’occhio e rimproverarlo quando serve...! Quindi alza la testa, per favore...!”

“D’accordo, ma... quindi sei solo una sua amica?” le chiese a bruciapelo Aoi senza nemmeno pensarci, avendo dato per scontato che la relazione tra lei e Sabo andasse ben oltre la semplice amicizia, sia per come avevano parlato l’uno dell’altra sia per il leggero fastidio che aveva notato nel fratello nel vedere come l’arancione avesse involontariamente conquistato i cuori di molti Pirati di Barbabianca “Ero sicura che fossi la sua”-

“N-NO!” la interruppe bruscamente la Rivoluzionaria diventando paonazza e rischiando di ruzzolare giù dalla sedia “C-come accidenti ti è venuta quest’idea?!”

“Beh, tu stessa mi hai detto che ti preoccupi costantemente per lui e che lo tieni d’occhio per evitare che faccia troppe cazzate... e se devo essere onesta credo che prima quello stupido Riccioli d’Oro fosse un po’ infastidito da tutte le attenzioni dei miei nakama nei tuoi confronti...” spiegò la Vendicatrice degli Abissi scoprendo i denti in un sogghigno malizioso “Guarda che per me va bene! Mi hai già dimostrato di poterlo tenere a bada e soprattutto di tenere a lui, e non avendo idea di quali donne girino per questi mari preferirei che la sua ‘dolce metà’ fosse una persona che conosco.”

“C-comunque sia non è così! Noi due siamo soltanto amici e compagni di squadra, niente di più e niente di meno!” tagliò corto l’arancione sperando che l’altra facesse cadere lì il discorso, sebbene il suo imbarazzo fosse palese e potesse suggerire un’altra versione dei fatti.

“Va bene, come vuoi tu, Koala-chan...” l’accontentò l’ex assassina chiaramente divertita dalla sua reazione esagerata “Piuttosto... Oltre a voi quattro quanti altri Rivoluzionari sono stati scelti per occuparsi dei Cavalieri Fantasma? Anche se non dubito delle vostre capacità vorrei essere preparata nel caso in futuro dovessi incontrarli...”

“Certo, capisco...! Beh, oltre a noi direi che soltanto altri due fanno parte della ‘divisione anti-mercenari’... Si chiamano Karen e Ryuu! La prima si sposta di isola in isola sotto copertura per raccogliere informazioni e segnalarci problemi eventualmente collegabili ai Cavalieri Fantasma, mentre il secondo come Sabo-kun è più un uomo d’azione, anche se contrariamente a lui è più riflessivo nonché un ottimo osservatore! Sono sicura che andreste molto d’accordo!”

“Ah, davvero? Beh, buono a sapersi...” sorrise appena la ragazza, sollevata di sapere che nel bene e nel male avrebbe avuto anche altre persone su cui contare oltre ai suoi fratelli e alla sua ciurma “Invece mi sono dimenticata di chiederlo direttamente a lui, ma... Sabo ha i poteri di un Frutto del Diavolo? Alla riunione non l’ho detto, però ieri mi ha aiutata contro i due Cavalieri Fantasma usando uno stile di combattimento davvero particolare... solo che quest’ultimo mi sembrava basato unicamente sull’utilizzo dell’Haki dell’Armatura e su una strana posizione delle dita della mano...”

“Si tratta del Ryuusouken, un’arte marziale molto particolare originaria del clan di Ryuu-kun! Come hai notato tu quelle tecniche non hanno nulla a che vedere con un Frutto del Diavolo, e attualmente Sabo-kun non ne ha ancora mangiato uno, anche se da qualche tempo sembra essersi fissato di volerne trovare uno che possa essergli utile...” accennò Koala imbronciandosi appena “Per il momento del nostro piccolo gruppetto solo Himin-san possiede i poteri derivanti da quei Frutti, precisamente della categoria Zōn!”

“Davvero? E in quale animale può trasformarsi?” venne naturale chiedere al giovane Comandante, sinceramente incuriosito da quello strano personaggio fin troppo esuberante.

“Beh... in tutta onestà preferirei che lo vedessi con i tuoi occhi! Tanto sono sicura che prima o poi avrai la possibilità di vederlo in azione, così come Ryuu-kun!” ridacchiò di risposta l’arancione.

“Insomma... non mi sembra un genere di sorprese che bisognerebbe riservare ai propri alleati, ma se proprio ci tieni non chiederò nulla... Spero solo che sia un’attesa meritata!” si arrese la più piccola, dandosi mentalmente della stupida per non aver dato subito più fiducia alla Rivoluzionaria: non soltanto anche lei era stata una schiava dei Nobili Mondiali e poteva quindi capire in parte che cosa avesse passato, ma si era anche presa cura di Sabo e le aveva offerto il suo aiuto nonostante fino alla sera precedente l’avesse conosciuta solo di fama e per i racconti di suo fratello, senza contare che in quel breve lasso di tempo era riuscita a metterla perfettamente a suo agio come se si fossero conosciute da sempre.

Non avrebbe mai potuto non fidarsi di lei, non dopo essersi rivista in lei per così tanti aspetti e soprattutto non quando un membro della sua famiglia era arrivato a considerarla una dei suoi compagni più cari e fedeli.

“Fidati, sono sicura che a modo loro entrambi ti sorprenderanno!” le assicurò la più grande facendole l’occhiolino “Invece non ti incuriosisce nemmeno un po’ sapere quale sia il mio stile di combattimento? Capisco che i poteri dei Frutti del Diavolo suscitino sempre molto entusiasmo, ma ti posso assicurare che anche le mie tecniche sono... interessanti, soprattutto se viste da un occhio esperto come il tuo!”

“Che cosa intendi con ‘occhio esperto’...?”

“Mh... credo che se mi permettessi di mostrarti le mosse capiresti subito che cosa intendo dire!”

“Che ragazza enigmatica...! Non puoi semplicemente dirmelo? Comunque se proprio ci tieni andiamo fuori... Non che abbia altro di meglio da fare...” acconsentì alla fine Aoi alzandosi dal suo letto con un sospiro “Anche se temo che una dimostrazione tra sole ragazze attirerà molti spettatori sgraditi...”

“Per me non è un problema, anzi: credo che dopo la mia piccola esibizione i tuoi compagni smetteranno di vedermi come una semplice Rivoluzionaria di bell’aspetto!” dichiarò convinta Koala sorridendo.

“Ora mi hai decisamente incuriosita...! Se a te va bene possiamo usare la spiaggia dell’isola: in questo modo non faremo danni.” propose la Vendicatrice degli Abissi, prima di guardare istintivamente verso la sua porta, perplessa “Che strano... per un attimo mi era sembrato di aver sentito dei passi in lontananza e anche un tintinnio vagamente familiare... Spero di essermelo immaginato.”
 
§
 
*UN QUARTO D’ORA DOPO CIRCA*

“Avete sentito?! Pare che il Comandante Aoi e Koala-chan stiano per sfidarsi a duello!”

“Che?! Non puoi essere serio!”

“Eppure quando prima se ne sono andate insieme sembravano andare così d’accordo...”

Alla fine, ancor prima che le due ragazze avessero avuto il tempo di scendere dalla nave, sul ponte di quest’ultima si erano accalcati numerosi membri dell’equipaggio, attirati dalla grande notizia di uno scontro ‘imperdibile’ che aveva fatto il giro dell’intera Moby Dick Jr. e anche delle altre quattro navi in meno di venti minuti; gli altri Comandanti e i tre Rivoluzionari si erano addirittura messi in prima fila per assistere allo spettacolo, con Ace e Sabo che spostavano continuamente lo sguardo dall’ex assassina alla giovane soldatessa in trepidante attesa.

Ma chi accidenti poteva aver fatto girare la voce?!

“E-ecco... Aoi-chan...” chiamò Koala leggermente imbarazzata “Quando ho detto di non avere problemi ad avere un pubblico non mi aspettavo certo una cosa del genere...!”

“Lo so, ma ti giuro che io non c’entro nulla...!” assicurò la biondina, prima che il pensiero di quei passi sentiti in lontananza e soprattutto di quel tintinnio le balenasse in testa e che i suoi gelidi occhi celesti trafiggessero un pirata in particolare “Ma credo di sapere chi sia stato a fare la spia... Preparati a ricevere una sonora punizione, inutile Elfo impiccione che non sei altro! Quando avrò finito perderai per sempre la voglia di origliare, te l’assicuro!!!” urlò irata puntandogli contro un dito e facendolo sobbalzare.

“P-perché dovrei essere stato io...?!” piagnucolò Rai, sebbene la sua espressione terrorizzata tradisse quantomeno il suo coinvolgimento nella faccenda.

“Perché solo tu indossi dei ridicoli stivali che fanno un suono tintinnante quando cammini, e con quelle tue ridicole orecchie a punta sono sicurissima che hai un udito fin troppo perfetto! E unendo questo al fatto che da quando ti ho conosciuto non hai fatto altro che perseguitarmi puoi essere stato solo tu! Mi era sembrato di sentire dei passi poco prima che uscissimo dalla mia cabina, e ora ho avuto la conferma che non è stata la mia immaginazione!!!” sbraitò lei ormai totalmente convinta della colpevolezza dell’aiuto-carpentiere.

“Questa è discriminazione! Non è colpa mia se sono nato così!” ribatté il biondino coprendosi le orecchie “E i miei stivali non tintinnano così tanto!”

“E allora dimmi chi è stato!!!”

A quell’ordine Rai assunse la stessa comica espressione di Rufy quando provava a mentire, con tanto di fischiettio fintamente disinteressato: “N-non vedo perché dovrei saperlo... ♪!”

“Quindi sei stato tu! Hai la stessa faccia che faceva Rufy quando mentiva, e lui è sempre stato un pessimo bugiardo!!!” s’irritò ancora di più Aoi stringendo i pugni.

“Ah, ah, ah! È vero, è quasi la stessa...!” ridacchiò Sabo notando una certa somiglianza tra la smorfia del pirata e quella del loro fratellino.

“N-non è vero...!”

“Rai... Piantala di negare. Lo sappiamo tutti che sei stato tu.” intervenne con un sospiro Marco “Ammettilo e basta. Non sei per niente bravo a mentire.”

“M-ma Comandante Marco...!” provò un’ultima volta il ragazzo, prima di imbronciarsi e chinare il capo “Va bene... Sono stato io... p-però stavo passando di lì per caso, te l’assicuro!” aggiunse subito nella speranza di ottenere clemenza da parte del nuovo ufficiale.

“Non ti credo neanche se mi dai lo One Piece!” sibilò velenosa la ragazza facendolo deprimere istantaneamente “Comunque a te penserò dopo! Scusa per questa perdita di tempo, Koala... Se vuoi possiamo iniziare! Siccome non possiedi i poteri di un Frutto del Diavolo non li userò nemmeno io, anche perché in fin dei conti questa è solo una dimostrazione. A te la prima mossa!” si rivolse poi all’arancione, che fino a quel momento aveva atteso paziente e anche leggermente divertita la fine di quell’inaspettato battibecco.

“Ti ringrazio per tutte queste gentilezze, Aoi-chan, ma non credere di poter abbassare la guardia solo perché non ho i poteri di un Frutto del Diavolo!” ribatté decisa la Rivoluzionaria, prima di eliminare con due rapidi salti la distanza che la divideva dalla sua avversaria e cercare di sferrarle un forte calcio dall’alto, il quale venne però bloccato dal braccio potenziato con l’Haki dell’ex assassina.

“Non male, lo riconosco! Ma per ora non è nulla di così eccezionale!” scoprì i denti in un ghigno il nuovo Comandante della Quarta Flotta afferrandole prontamente la gamba nel tentativo di ribaltarla.

“Infatti non hai ancora visto niente!” la avvertì Koala senza perdere la calma. Con una grande agilità e forza riuscì a liberarsi dalla presa ferrea presa della bionda, e dopo essere tornata a terra con una capriola all’indietro scattò verso di lei e allungò la mano destra fino a sfiorare il suo stomaco, senza però toccarlo.

“M-ma... quella posa...!” si agitò leggermente Aoi, rafforzando il busto con il Busou-Shoku un attimo prima di sentire una forte pressione e vedersi sbalzata all’indietro. Riuscì a fermarsi solo dopo qualche secondo, percependo un leggero dolore nella parte alta del ventre nonostante l’uso dell’Haki “N-non è possibile...”

“I-incredibile!”

“Koala-chan ha fatto indietreggiare il Comandante senza nemmeno sfiorarlo!”

“Che tecnica avrà mai usato?!”

“Tonti, dovreste sapere perfettamente che stile di combattimento ha usato considerando che mi avete visto combattere molte volte.” intervenne il solitamente silenzioso Namyuul leggermente seccato.

“C-che cosa intende dire, Comandante Namyuul?”

“Ace... per favore, dimmi che almeno tu sai di cosa sto parlando, visto che hai passato più di un anno ad allenarti con lei.” sospirò sconsolato l’uomo-pesce rivolgendosi allo zolfanello.

“S-se è quello che penso non capisco come sia possibile! Jinbē mi aveva detto che normalmente un comune essere umano non potrebbe impararlo!” sgranò gli occhi Pugno di Fuoco osservando con attenzione l’amica di Sabo, che nel frattempo aveva ripreso ad attaccare Aoi con pugni, calci e altre mosse di karate molto particolari che però lui aveva già visto.

“Sah, ah, ah, ah, ah! Cosa vi aspettavate?! La nostra Koala-chan non è mica diventata una Rivoluzionaria così per caso! Anche lei come tutti gli altri del nostro gruppo è una persona fuori dal comune!” rise sguaiatamente Himin incrociando le braccia al petto “Credo che la signorina abbia già capito perfettamente chi ha davanti! Non pensi anche tu, Hack?”

“Già... Sono curioso di vedere come risponderà l’allieva del Cavaliere del Mare.” annuì l’altro Rivoluzionario.

“... S-stiamo scherzando...?! Posso capire che come me anche tu sia molto legata agli uomini-pesce visto che ti hanno aiutata quand’eri piccola, ma... come accidenti è possibile che tu sappia addirittura usare il Gyojin Karate?!” domandò esterrefatta la diretta interessata dopo essere riuscita a sfuggire alla raffica di colpi della ragazza “Per un essere umano normale dovrebbe essere impossibile apprendere questo stile di combattimento, e anch’io pur avendolo potuto imparare grazie ai poteri del mio Frutto ho dovuto apportare diverse modifiche per renderlo efficace! Com’è possibile che tu possa utilizzarlo così, come se nulla fosse?!”

“L’unico motivo per cui tutti pensano che per un umano sia impossibile impararlo è perché nessuno a parte me, te e altri pochissimi individui al mondo ha mai provato davvero ad apprenderlo, Aoi-chan! Probabilmente tu avrai acquisito le basi in meno di un anno, sia per la propensione naturale legata al tuo Frutto sia perché avevi come insegnante nientedimeno che Jinbē, ma a me ci sono voluti anni interi per poter eseguire correttamente i movimenti principali, e molti altri per perfezionare le diverse tecniche e renderle mie! Alla fine però tutti i miei sforzi hanno dato dei grandi risultati: hai infatti davanti a te la vicemaestra del Karate degli Uomini-Pesce dell’Armata Rivoluzionaria!” dichiarò Koala con un sorriso fiero, che suscitò l’istantanea adorazione di molti corsari e una smorfia da parte di Sabo.

“Vai così, Koala-chan!”

“Sei un vero fenomeno!!!”

“Viva la vicemaestra del Gyojin Karate!!!”

“Sempre a vantarsi di quel titolo...” borbottò il biondo apparentemente infastidito.

“Cos’hai da lamentarti tu che sei il secondo in comando di tutti i Rivoluzionari...?” sogghignò Ace divertito dal suo broncio “Lascia un minimo di gloria anche a Koala-chan!”

“Ma se ha persino un fan club composto dai tuoi nakama!” si lamentò l’altro sinceramente irritato dalle continue urla esagitate dei Pirati di Barbabianca “Spero che Aoi la batta, anche se è solo una sfida amichevole...”

“Grrr...!!! Volete chiudere quelle fogne, brutti trogloditi?! Non riesco a concentrarmi se continuate a gridare come degli ossessi!!!” sbraitò la Vendicatrice degli Abissi zittendo all’istante l’intera nave “E poi dovreste fare il tifo per me, visto che sono una dei vostri ufficiali!!!”

“Infatti noi ti sosteniamo, sorellina!” le sorrise entusiasta il Comandante della Seconda Divisione “Anche Sabo ha detto che spera nella tua vittoria!”

“Ohi, Ace...! Chiudi il becco!” ringhiò il biondo sapendo perfettamente di essersi appena assicurato un paio di calci in posti poco piacevoli da parte dell’amica.

“Sabo-kun! Questa me la segno!” gli assicurò difatti l’arancione fulminandolo con lo sguardo.

“E comunque è il minimo che voi due tifiate per me, brutte teste vuote!” aggiunse l’ex assassina alzando altezzosamente il capo “Ora però basta distrazioni! Riprendiamo, Koala! Sono proprio curiosa di vedere chi tra noi due ha perfezionato meglio quest’arte marziale!”
 
§

Contro ogni previsione, lo scontro amichevole tra Aoi e Koala a colpi di Gyojin Karate andò avanti per quasi tre ore, tanto che al suo termine il cielo si era ormai tinto dei caldi colori del tramonto; nessuna delle due ragazze aveva dato segno di voler cedere, in parte perché entrambe desiderose di vincere e in parte perché sinceramente affascinate dai reciproci adattamenti delle diverse tecniche.

Anche i loro spettatori si erano lasciati catturare dai loro movimenti forti e leggiadri, finendo per perdere totalmente la cognizione del tempo: nonostante le loro lunghe carriere da pirati avevano assistito a ben pochi combattimenti tra sole donne, e se quelli che avevano visto prima di allora li avevano resi consapevoli della pericolosità dell’altro sesso, quello di cui erano stati partecipi quel giorno li aveva spinti ad adorare ancora di più la loro nuova sorella e la bella Rivoluzionaria, le quali erano riuscite a mantenere la loro grazia e la loro femminilità anche nella furia del combattimento.

Alla fine però l’allieva del Cavaliere del Mare ebbe la meglio, e dopo aver quasi spinto la sua avversaria in acqua con il suo ultimo colpo le porse la mano, sollevando appena le labbra verso l’alto: “Direi che possiamo finirla qui, che ne dici?”

Koala la guardò per qualche istante, per poi ricambiare il sorriso e annuire, afferrando la piccola mano nivea della più piccola: “D’accordo, anche perché inizio ad essere stanca... però mi sono divertita un sacco, sai? È stata la prima volta dopo tanto tempo che mi sono trovata così in difficoltà in uno scontro amichevole! La tua tecnica è davvero invidiabile, Aoi-chan! Si vede che è stato Jinbē ad allenarti!”

“M-ma smettila, non è nulla di così eccezionale! Comunque anche tu mi hai sorpresa... ti muovi davvero bene. Direi che il tuo titolo di vicemaestra del Gyojin Karate è più che meritato.” ammise la biondina arrossendo appena ma esibendo un’espressione rilassata e soddisfatta.

All’improvviso dei forti battiti di mani e dei fischi entusiasti le fecero girare verso la Moby Dick Jr., dove tutti, pirati e Rivoluzionari, avevano iniziato ad applaudire e ad esultare, ancora emozionati dall’incontro appena visto ma soprattutto felici per quella che sembrava la nascita di un’amicizia.

“Siete state eccezionali, ragazze!”

“Bellissime!!!”

“Finalmente abbiamo visto il Comandante Aoi all’opera! Che spettacolo!”

“Anche Koala-chan però non scherza! Come siamo fortunati ad averla come alleata!”

“Quelle sì che sono donne degne di solcare questi mari!!!”

“VIVA IL COMANDANTE AOI E KOALA-CHAN!!!”

A quelle grida esaltate entrambe le ragazze arrossirono, e come da copione fu la più giovane che cercò di riportare l’ordine: “P-piantatela, brutti trogloditi casinisti che non siete altro!!! Non dovevate per forza stare lì a guardarci per tutto il tempo, sapete?! E voi perché non li avete scacciati?!” si rivolse poi ai Comandanti, che parevano non essersi mai mossi da dove si erano sistemati prima dell’inizio del combattimento.

“Perché mai avremmo dovuto farlo?” domandò la Fenice “Siete voi che l’avete tirata per le lunghe, e a loro piace molto questo genere di intrattenimenti.”

“N-non farla sembrare una cosa da pervertiti, stupido Pennuto!”

“Cerca di capirli, sorellina! Volevano tutti vedere i progressi del tuo allenamento e soprattutto di che pasta fosse fatta Koala-chan!” spiegò Ace sorridendo “E poi siete state entrambe strepitose! Non ho ragione, Sabo?”

“Beh, per me la performance di Koala non è stata chissà quale novità... ma poter constatare di nuovo quanto sei diventata forte in questi anni mi ha reso ancora più fiero di te, Aoi!” annuì il biondo facendola sentire ancora più imbarazzata e suscitando al contempo il disappunto dell’arancione.

“È-è inutile che mi riempi di complimenti, stupido Riccioli d’Oro! Non ti perdonerò prima di dodici anni!”

“E poi sei davvero ingiusto, Sabo-kun! Anche se Aoi-chan è tua sorella avresti potuto tifare anche per me anziché sperare di vedermi sconfitta!”

“Guarda che non parlavo sul serio! È Ace che come al solito ha capito male e ha parlato a sproposito!” si difese il biondo.

“Perché adesso dai la colpa a me, scusa?! Sei stato tu a dire ‘Spero che Aoi la batta, anche se si tratta di un’amichevole.’! Non provare a girare la frittata come vuoi tu!” s’indispettì il fiammifero, prima che le sue stesse parole provocassero il forte gorgoglio del suo stomaco “A proposito di ‘frittata’... Quanto manca all’ora di cena? Dopo la lotta di oggi mi è venuta una certa fame...!” ammise accarezzandosi lo stomaco e suscitando come sempre l’ilarità di tutti i pirati ancora presenti.

“Ma se non eri nemmeno tu a combattere!”

“Sei proprio irrecuperabile, Ace!”

“Vedi di darti una regolata, o dovremo fare altri rifornimenti prima di partire!”

“Ma se c’è ancora un sacco di roba in dispensa e nel magazzino! E poi dovreste sapere che il mio corpo brucia letteralmente quello che mangio!” contestò lo zolfanello con il tono di chi è sicuro di avere ragione “Senza contare che non abbiamo ancora festeggiato la nostra alleanza con i Rivoluzionari! Vero?” sghignazzò dando una pacca sulla spalla al fratello “Vogliamo fare a gara a chi riesce a mangiare di più?!”

“Non ti conviene sfidarmi, Ace! Il mio appetito non ha mai avuto nulla da invidiare al tuo o a quello di Rufy! Posso tranquillamente tenerti testa in un’abbuffata!” ghignò lui sicuro di poterlo battere.

“Perfetto! Allora è”-

“Nemmeno per idea!!!” li interruppe brutalmente Aoi che intanto era risalita a bordo con Koala, colpendoli in contemporanea con due pugni “Non sprecherete le nostre provviste con una stupida gara! Già normalmente mangiate più di dieci giganti messi insieme! Se poi vi mettete a strafogarvi più del dovuto dovremo davvero ricomprare tutto! Mettetevi nei panni di chi ha portato tutto il cibo fino alla nave, brutti babbei!!!”

“Uffa... Ma è possibile che tu abbia sempre da contestare?! Pensavo che come me volessi festeggiare la nostra riunione fraterna!” si lamentò Pugno di Fuoco mettendo il broncio “Hai idea di quanti anni siano passati dall’ultima volta?!”

“Oltretutto io sono un ospite, e gli ospiti andrebbero trattati in tutt’altro modo!” si aggiunse il Rivoluzionario massaggiandosi la testa e rivolgendole un’occhiata offesa.

“Non m’interessa! Per la mia ciurma potrai anche essere un ospite, ma per me sei solo l’ingrato fratello maggiore che forse perdonerò tra dodici anni, Riccioli d’Oro! E tu non dimenticare che senza di me a quest’ora saresti sicuramente all’altro mondo, stupido Succo di Frutta!” puntò il dito la Vendicatrice degli Abissi “Osate contraddirmi e vi assicuro che né Dragon né il Pennuto e gli altri potranno salvarvi!”

“Sì, sì...” annuirono sconsolati i due scambiandosi un’occhiata afflitta.

“Sah, ah, ah, ah, ah! Non gliene lasci passare una, eh signorina?!” ridacchiò divertito Himin “A me però non dispiacerebbe fare un po’ di baldoria e gustarmi del buon sakè! Alla nostra base non festeggiamo spesso, nemmeno dopo aver portato a termine dei compiti importanti! Per voi pirati invece dovrebbe essere una cosa naturale, visto che siete casinisti di natura! Sbaglio, Fenice?” domandò rivolgendosi al Comandante della Prima Flotta.

“Diciamo che ci facciamo prendere la mano facilmente... ma visto che la notizia della nostra collaborazione è stata ben accolta e che sicuramente in futuro avremo altro a cui pensare direi che possiamo concederci un altro piccolo momento di svago.” concesse lui accennando ad un sorriso “Chi è ancora qui vada a dire ai cuochi di iniziare a preparare quanto più cibo possibile! Questa sarà probabilmente la nostra ultima festa per un bel po’ di tempo... Facciamo in modo di godercela.”
 
§

“Quindi è così che voi pirati fate sempre festa...?! Non mangiavo e non mi divertivo così da un sacco...!” esclamò soddisfatto Sabo posandosi una mano sulla pancia piena e oltremodo gonfia, mentre insieme ai suoi compagni, Ace, Aoi e Marco si dirigeva lentamente nella sala mensa della Moby Dick Jr., dove gli altri Comandanti li stavano aspettando “Quasi mi pento di essere rimasto con i Rivoluzionari...”

“Puoi ancora unirti a noi! Con Rufy sei l’unico degno rivale di abbuffate che ho, senza contare che non ti ho ancora visto all’opera... sarei proprio curioso di vedere quanto sei diventato forte!” sogghignò Ace altrettanto sazio e tondeggiante “Non hai i poteri di un Frutto del Diavolo, vero?”

Alla fine quella che sarebbe dovuta essere una festicciola improvvisata si era trasformata, com’era prevedibile, in una celebrazione molto simile a quella che era stata riservata ai due fratelli D. pochi giorni prima, con tanto di canti stonati, balli inguardabili e soprattutto così tanto cibo da poter sfamare, a detta di Koala, l’intera Armata Rivoluzionaria per un mese intero; inoltre, nonostante le precedenti minacce di Aoi, la festa aveva raggiunto il climax proprio con il duello tra il Comandante della Seconda Flotta e il braccio destro di Dragon, che in appena mezz’ora erano riusciti a fare piazza pulita di tutte le mastodontiche portate messe a disposizione, dimezzando le scorte fatte il giorno prima e finendo con un pareggio.

Anche se l’unico premio che avevano ricevuto era stato un calcio nello stomaco che per poco non li aveva fatti rimettere seguito da un rimprovero di quasi tre quarti d’ora da parte della loro sorellina, Ace e Sabo non si sarebbero potuti sentire più appagati, sia per tutte le pietanze ingurgitate che per quel ritorno al passato dove anche le sfide più stupide sembravano incredibilmente stimolanti.

“No, anche se mi piacerebbe trovarne uno che si adatti al mio stile di combattimento... Comunque anche senza Frutto sono quasi sicuro che potrei batterti anche adesso!”

“Ah, sì?! Non mi sottovalutare, Riccioli d’Oro!”

“Piantala di sfottermi usando quel soprannome, Succo di Frutta!”

“Vi volete spicciare?! Siete più lenti di un anziano e di una donna incinta messi insieme!” li riprese puntualmente la Vendicatrice degli Abissi una decina di metri più avanti, affiancata da Koala “Datevi una mossa!”

“Sì, sì...! Si può sapere cos’è tutta questa fretta? Visto che leveremo l’ancora dopodomani potremmo discutere della rotta anche domani in giornata...”

“Il punto è che noi invece partiremo domattina, Ace-kun, e siccome è probabile che avremo diverse tappe in comune preferiremmo sapere come intendete spostarvi.” gli ricordò gentile Koala.

“Ah, capisco... se questi sono i piani non c’è più molto tempo, allora.” annuì il moro.

“Se avete capito andiamo: prima iniziamo e prima finiamo.” asserì risoluta Aoi sentendosi nonostante tutto molto meno tesa e preoccupata della sera precedente.

Una volta che tutti si furono sistemati attorno al lungo tavolo Marco srotolò su quell’ultimo una cartina di medie dimensioni disegnata a mano, sulla quale oltre a Peace Island erano raffigurate altre quattro isole non molto più grandi, disposte a rombo: “Questa mappa fornitaci da Koala-san rappresenta l’isola su cui ci troviamo ora e quelle non molto distanti da essa. In verità uno dei tre aghi del Log Pose ne indicherebbe un’altra a nordest di qui, ma siccome è molto lontana e soprattutto è territorio di una ciurma subordinata ai Pirati delle Cento Bestie non sarebbe comunque rientrata tra le nostre mete.” illustrò, per poi picchiettare con l’indice il piccolo tratto di terra a nordovest, sul quale erano stati disegnati diversi pini stilizzati “Noi pensavamo di dirigerci qui, ad Evergreen*, e poi di dividerci in cinque gruppi seguendo le diverse rotte, dato che oltre alla Moby Dick Jr. abbiamo a disposizione altre quattro navi.”

“Capisco, ha senso: se un equipaggio grande come il vostro si muovesse tutto insieme rischiereste presto di attirare l’attenzione, e allo stesso tempo avreste la possibilità di monitorare la situazione di più isole contemporaneamente.” annuì Sabo osservando interessato la carta geografica “Noi invece ci incontreremo con altri compagni a Naranja*, dove negli ultimi due anni la dittatura del nuovo sovrano ha portato ad una sommossa che sta venendo soffocata nel sangue dall’esercito reale. Dopo che avremo risolto questa faccenda probabilmente ci dirigeremo sull’Isola di Haifa** in attesa di altre indicazioni.”

“A proposito di Haifa...!” intervenne Koala incupendosi all’improvviso “Prima durante la festa Karen-chan mi ha contattata e mi ha detto che ultimamente circolano diverse voci sinistre su quell’isola... Anche se non ci sono prove concrete sospetta che i Cavalieri Fantasma siano in qualche modo coinvolti. Ryuu-kun che era lì con lei ha deciso di andare ad indagare personalmente.”

“Davvero...?!” chiese conferma la Vendicatrice degli Abissi, irrigidendosi “Se davvero fossero loro significa che li rincontreremo molto prima di quanto pensassi... Anche se è logico che abbiano iniziato a muoversi ben prima dell’imboscata che mi hanno teso ieri, speravo che non fossero così vicini... Che abbiano preso il controllo delle isole limitrofe per essere pronti ad affrontarci in ogni momento...?!”

“Beh... non credo ci sia motivo di preoccuparsi troppo! Dopotutto Ryuu è molto forte e soprattutto attento: sono sicuro che anche in caso di pericolo se la caverà lo stesso! E poi non abbiamo la certezza che si tratti di loro!” sorrise fiducioso Sabo riportando senza saperlo sua sorella alla realtà “Piuttosto quali sarebbero queste voci sinistre?”

“Pare che tutte le navi che hanno attraccato là nel corso degli ultimi due mesi non abbiano mai lasciato il porto; inoltre sembra che tutti i bambini dell’unica città presente, Belthehem***, siano stati condotti nel monastero dell’isola, e che da allora non siano più tornati a casa.” spiegò la Rivoluzionaria “Non ci sono mai stata personalmente, ma come potete vedere dalla mappa la città si trova a circa cinquecento metri di altezza dal livello del mare, sulla montagna che occupa quasi interamente l’isola, mentre la chiesa è posta esattamente sulla sua cima, a circa tremila metri. L’unico modo per raggiungerla è seguendo un ripido percorso nella foresta che ricopre il monte fino a valle, il quale pur essendo praticabile a piedi è diventato molto pericoloso.”

“In che senso ‘è diventato’? Intendi dire che prima non lo era?” domandò Ace inarcando un sopracciglio.

“Già... Karen-chan mi ha detto che la chiesa inizialmente era il castello del sovrano dell’isola, e che in seguito alla sua morte e alla mancanza di eredi un sacerdote da sempre considerato un punto di riferimento da tutti gli abitanti di Belthehem è andato a viverci, ristrutturandolo quasi interamente da solo per renderlo un luogo di preghiera e ritiro. Sembra che con il suo animo caritatevole e misericordioso l’uomo fosse addirittura riuscito ad ammansire tutti gli animali feroci che vivevano nella foresta e a dissuaderli dall’aggredire gli uomini; da due mesi a questa parte, però, pare che le bestie siano tornate ad attaccare chiunque abbia provato ad attraversare il sentiero per la chiesa o a lasciare l’isola, dato che come già detto il bosco ricopre tutta la montagna e quindi circonda la città.”

“Fammi indovinare: anche l’ultima visita del sacerdote risale a otto settimane fa.” intuì Aoi incrociando le braccia al petto, disgustata al pensiero che quegli infami fossero arrivati non soltanto a profanare un luogo ritenuto importantissimo dai popolani dell’isola, ma addirittura a rapire dei bambini per chissà quali scopi.

“Esatto... Era solito scendere in città due o tre volte a settimana per fare arringhe religiose o per dare benedizioni e consigli a chiunque ne avesse bisogno, ma dopo essere ritornato al suo monastero due mesi fa non è più sceso dalla montagna.” confermò l’arancione “Nessuno ha più il coraggio di avventurarsi sull’isola temendo per la propria vita, quindi non siamo del tutto aggiornati sulla situazione attuale, ma queste notizie non promettono nulla di buono; per qualche motivo tra l’altro la Marina sembra non voler avere nulla a che fare con la faccenda.”

“Che storia inquietante...” commentò Speed Jil rabbrividendo appena.

“Io non ci voglio andare! Ho sempre avuto una pessima affinità con qualsiasi tipo di culto, e se qui ci sono di mezzo anche sparizioni misteriose allora preferisco affrontare faccia a faccia le Flotte di Barbanera o di Kaido!” esclamò contrariato Rakuyou.

“Ma ti senti...?! Sei ridicolo!” si seccò Kingdew per l’atteggiamento impaurito del compagno.

“Scusa tanto, ma si è appena parlato di navi che non hanno più lasciato il porto e di bambini che sono stati portati in una chiesa in cima a una montagna e non sono più tornati! Dubito che dei pirati come noi potrebbero andare e tornare come se nulla fosse!”

“Proprio perché siamo pirati non dovremmo temere cose come giudizi divini, maledizioni o altre idiozie simili! Noi siamo i Pirati di Barbabianca, l’hai dimenticato?!”

“Calmatevi, voi due. Anche se do ragione a Kingdew sul fatto che non possiamo permetterci di avere paura, mi sembra comunque evidente che i responsabili di questi strani avvenimenti non vogliano permettere a nessuno di lasciare l’isola.” intervenne la Fenice “Già le informazioni che la vostra amica ha raccolto sono davvero parecchie considerando la situazione.”

“Questo perché ha avuto la fortuna di incontrare due marinai che sono riusciti a lasciare Haifa... anche se purtroppo mi ha comunicato che entrambi sono morti per le gravi ferite riportate durante la fuga e il viaggio di ritorno...” ammise Koala chinando il capo, abbattuta.

“Ora come ora però il nostro gruppo deve concentrarsi sulla guerra intestina di Naranja: solo una volta portata a termine questa missione potremo pensare a risolvere i problemi che sono sorti sull’Isola di Haifa.” dichiarò serio il braccio destro di Dragon “Piuttosto, Koala, dove si trova Karen in questo momento?”

“Ha detto di essere ancora ad Evergreen in attesa del ritorno di Ryuu-kun.”

“Perfetto! In tal caso penso che sarebbe una buona cosa se voi ragazzi la incontraste. Da qui ad Evergreen sono circa cinque giorni di navigazione, per cui chissà che in questo lasso di tempo lei non raccolga altre informazioni utili.” consigliò risoluto il biondo “Karen è una delle nostre migliori informatrici, e siccome sia lei che Ryuu fanno parte del nostro gruppo anti-mercenari prima li conoscete e meglio è. Li abbiamo già aggiornati sul nostro incontro, perciò non esiteranno a darvi tutto l’aiuto necessario.”

“Questa è un’ottima notizia. Anche se non abbiamo ancora deciso come ci divideremo sono sicuro che il nostro nuovo Comandante non accetterebbe mai di non essere mandato laggiù... dico bene?” sorrise appena Marco osservando con la coda dell’occhio la loro ultima arrivata.

“Non fare domande ovvie, Pennuto. Poco importa se dovessi incontrare l’incarnazione di una divinità o un demone di qualche sorta: io andrò su quell’isola ed entrerò in quel monastero. Fine del discorso.” asserì l’ex assassina con un tono che non ammetteva repliche “Potete affiancarmi chiunque vogliate, non rifiuterò il vostro aiuto... ma questa volta non accetterò che contestiate la mia decisione: adesso sono una vostra pari ed intendo essere trattata come tale.” aggiunse stringendo con forza i pugni.

“... Naturalmente. Ve l’abbiamo detto alla riunione di ieri sera, no? D’ora in poi tu e Ace verrete trattati da Comandanti e soprattutto da adulti, e nessuno nasconderà più nulla a nessuno; ovviamente però anche voi sarete tenuti a rispettare questa promessa, e tu in particolare dovrai imparare a fare affidamento anche sugli altri oltre che sulle tue capacità.” le ricordò Marco senza scomporsi “Adesso hai pure il sostegno di Sabo e dei Rivoluzionari: non hai più scuse per voler fare tutto da sola.”

“Lo so, lo so...! Non hai fatto altro che ripetermelo da quando ci siamo riuniti, smettila di ripeterlo! Non sono mica ottusa come i miei fratelli!” s’innervosì la biondina suscitando una smorfia contrariata da parte dei due interessati.

“EHI!”

“Voglio solo essere sicuro che ti entri bene in testa, demonietto. Quando mi dimostrerai di aver imparato il concetto allora smetterò di ribadirlo.”

“Sei davvero insopportabile, sai?!” sbuffò il Comandante donna facendo ridacchiare un po’ tutti, per poi tornare seria e posare nuovamente lo sguardo sulla cartina “Evergreen... sarà la prima tappa del mio viaggio come Pirata di Barbabianca...”

“Hai paura?” le domandò Ace, intuendo però già la risposta dalla luce che scorse nei suoi occhi.

“Non scherzare! Gli unici che devono avere paura sono gli stolti che oseranno intralciarmi! Ero già consapevole del fatto che non sarebbe stato facile iniziare questa nuova vita... ma allo stesso tempo non ho mai dimenticato il giuramento che abbiamo fatto dodici anni fa, e so che questo viaggio sarà il modo migliore per conoscermi più a fondo e crearmi un’identità di cui essere fiera. I pericoli e le difficoltà che verranno faranno parte di questo percorso, ma visto che anche volendo d’ora in poi non sarò più sola sono sicura che riuscirò... anzi, riusciremo a superare tutti gli ostacoli che si presenteranno.”

A quella dichiarazione solenne tutti sorrisero, e Sabo non poté trattenersi dallo scompigliarle i capelli e affermare quasi commosso: “Non che non lo sapessi già... ma sentirti parlare così mi ha tranquillizzato, Aoi!”

“C-che accidenti vorresti dire...?!” s’imbarazzò subito la Vendicatrice degli Abissi cercando di scacciare la sua mano “E poi perché ce l’avete tutti coi miei capelli?! Piantala di arruffarmeli, idiota!”

“Intendo dire che so che te la caverai! Non fraintendere, non ho mai dubitato che fossi abbastanza forte sia fisicamente che soprattutto psicologicamente per intraprendere questo viaggio... ma in quanto fratello maggiore mi è venuto spontaneo preoccuparmi comunque un po’, soprattutto vista la tua brutta abitudine a rimuginare troppo su certe cose! Se fossi stata come Rufy probabilmente ti avrei lasciata partire all’avventura in attesa che le nostre strade si fossero incrociate, ma dato che non sei così ho preferito programmare il nostro incontro prima che le acque iniziassero a muoversi.” confessò il biondo allontanando il palmo e sorridendole affettuosamente “So che non mi hai ancora perdonato, ma sapere che accetterai il nostro aiuto e soprattutto che avrai Ace e degli ottimi compagni al tuo fianco mi permetterà di partire più tranquillo.”

Aoi rimase in silenzio, assumendo rapidamente un colorito paonazzo; si coprì il viso con le mani appena lo sentì diventare bollente dalla vergogna: “P-perché voi due idioti dovete sempre rendere tutto così smielato...?! Scommetto che è anche perché avete bevuto come delle spugne...! Non vi sopporto, accidenti a voi...!!!”

Il biondo piegò appena la testa di lato, perplesso: “Non mi sembra di aver detto nulla di così stucchevole, e poi non sono ubriaco! ... Sono stato sdolcinato, secondo voi?” domandò dopo qualche secondo.

“Un pochino, ma principalmente è lei che si imbarazza per quasi ogni frase gentile che le viene detta.” spiegò il Comandante della Prima Flotta “Credo sia più che altro il fatto che anche tu come Ace tendi ad essere molto più affettuoso di quanto lei possa normalmente tollerare.”

“Dovresti sapere che la nostra sorellina sopporta solo piccole dosi di affetto alla volta, Sabo!” aggiunse Pugno di Fuoco con un sogghigno.

“Ah... Già, anche da piccola era così!” annuì il Rivoluzionario ridacchiando.

“N-non parlare come se sapessi tutto, stupido Pollo!” sbottò lei puntando il dito contro la Fenice, offesa “E per la cronaca non ho bisogno che un Riccioli d’Oro traditore come te si preoccupi delle mie sorti! So perfettamente badare a me stessa!” aggiunse spostandolo verso il fratello, che alzò le mani in segno di resa.

“Va bene, va bene! Non mi preoccuperò più per te, d’accordo?”

“Sarà meglio, stupido!”

Pirati e Rivoluzionari risero divertiti, consapevoli che le tappe appena stabilite avrebbero ufficialmente segnato l’inizio delle avventure della Vendicatrice degli Abissi.

Prima grande meta: Evergreen.

Angolo Autrice (*):
*: in verità i nomi di queste due isole mi sono venuti in mente così, senza un motivo preciso o un riferimento... ‘evergreen’ significa (come tutti sapranno, del resto) ‘sempreverde’ in inglese, perciò mi sembrava il minimo che la sua caratteristica principale fosse proprio quella di essere ricoperta di pini, piante notoriamente verdi tutto l’anno; ‘naranja’ invece in spagnolo significa semplicemente ‘arancione’, anche se nella mia mente (non avendo studiato spagnolo) mi viene naturale pronunciarla esattamente come si legge (narangia, per intenderci), senza ‘aspirare’ la j come invece credo facciano gli spagnoli... vedetelo come una ‘licenza’ di scrittura; gli avvenimenti che la riguardano (guerra intestina e soppressione del popolo) NON SI RIFERISCONO AD ALCUNA SITUAZIONE REALE, per quanto verosimile essa possa essere.
**: in questo caso invece ho preso ispirazione dall’omonima città israeliana, nota per essere il secondo scalo marittimo per importanza dopo Ashdod e importante centro industriale.
***: credo sia abbastanza palese, ma come nel caso di Haifa anche per questa città ho preso spunto da un’altra realmente esistente, ovvero la celebre Betlemme della Palestina. In questo caso ho optato per una diversa disposizione delle lettere della pronuncia inglese (Bethlehem).
ATTENZIONE: c’è un motivo preciso dietro quest’ultima scelta, ma essa non vuole in ALCUN MODO essere offensiva o ridicolizzante nei confronti di popoli, religioni e via dicendo: semplicemente in maniera simile ad Oda-sensei mi piace inserire ogni tanto riferimenti vagamenti reali; lo stesso vale per gli avvenimenti descritti da Sabo nell’Isola di Naranja.
Inoltre è con mio grande piacere che comunico l'aggiunta della fanart delle due assassine Miriam e Mefe, a fine del capitolo 11. Premetto subito che stavolta ho deciso di semplificarmi la vita: la fanart è in bianco e nero in stile 'manga', disegnata ed inchiostrata a mano, poi scannerizzata e sistemata in piccoli punti in digitale. Mi spiace molto di non averla colorata, ma la colorazione a mano non è il mio forte e quella in digitale mi richiede sempre molto tempo e un grande sforzo per gli occhi (messi non proprio benissimo)... in ogni caso sono abbastanza soddisfatta del risultato, spero che lo sarete anche voi! Confido di aggiungere anche quella di Himin relativamente a breve.
Alla prossima!
Sora_D_Aoi 

 

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Capitolo 16
*** 15: Sulla Strada per Evergreen - Un Nuovo Membro e un'Importante Decisione ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Fatta la conoscenza durante l’assemblea tra Comandanti di alcuni soldati dell’Armata Rivoluzionaria, giunti a Peace Island con l’intenzione di formare un’alleanza per sconfiggere i Cavalieri Fantasma, Aoi riesce finalmente a riappacificarsi col fratello Sabo, creduto morto sia da lei che da Ace e Rufy per più di dodici anni e rivelatosi essere divenuto il braccio destro di Monkey D. Dragon in persona, con il titolo di Capo di Stato Maggiore.

Successivamente alla notizia data alla ciurma, il giorno successivo, dell’avvenuta coalizione tra pirati e Rivoluzionari, la Vendicatrice degli Abissi riconosce Koala come la piccola ex schiava aiutata in passato dai Pirati del Sole di cui le aveva parlato Jinbē, e questo fatto unito alla grande attenzione che la ragazza ha sempre avuto verso Sabo le permettono di vederla sotto una nuova luce e di inaugurare, dopo una lotta a colpi di Karate degli Uomini-Pesce, una prima e timida amicizia.

Una volta terminati gli ultimi festeggiamenti in onore del nuovo legame stretto tra le due fazioni, però, i Comandanti e i Rivoluzionari si riuniscono nuovamente per stabilire i prossimi spostamenti in modo da poter contrastare eventuali attacchi da parte dei temuti mercenari. Dopo che Koala informa tutti degli strani avvenimenti che si stanno verificando sull’Isola di Haifa la decisione è unanime: in seguito ad un preventivo incontro con l’informatrice Karen ad Evergreen, l’Isola Sempreverde, le sedici Flotte di Barbabianca prenderanno rotte diverse, e la Quarta Divisione si recherà proprio sulla misteriosa isola per fare luce sui misteri che la circondano.


⑮ - SULLA STRADA PER EVERGREEN
UN NUOVO MEMBRO E UN’IMPORTANTE DECISIONE

Il giorno previsto per lo sbarco sull’Isola di Evergreen giunse tranquillo e senza complicazioni, tanto che ad Aoi parve strano svegliarsi anche quella mattina in uno stato di quasi totale rilassamento.

I saluti con i Rivoluzionari, partiti subito il mattino successivo alla riunione riguardante le mete scelte dai due gruppi, erano stati sereni e quasi frettolosi, dato che le Divisioni che si sarebbero dirette ad Haifa li avrebbero sicuramente incontrati per risolvere insieme i misteri per cui la piccola isola si era resa nota negli ultimi tempi. Sabo e Pugno di Fuoco si erano scambiati le proprie Vivre Card, e quella del corvino avrebbe indicato sia la sua posizione che quella della sorella, in quanto egli aveva deciso che a prescindere dai gruppi in cui la ciurma si sarebbe ripartita, la Seconda Divisione avrebbe assolutamente viaggiato assieme alla Quarta.

Un lungo ed autentico omaggio era stato invece quello che i due giovani fratelli pirati avevano riservato al loro amato Babbo, recandosi per l’ultima volta alla sua lapide prima della grande partenza e trovandovi davanti innumerevoli doni sicuramente da parte dei loro compagni. Similmente a due anni prima sia lei che Ace avevano raccontato i numerosi avvenimenti che avevano riempito il lungo periodo di tempo trascorso dalla loro ultima visita, nonché quelli che avevano animato i giorni trascorsi a Peace Island, rinnovando poi con una bottiglia di sakè la promessa di tornare a fargli visita il prima possibile. Entrambi sapevano che probabilmente sarebbero trascorsi anni prima del loro prossimo ritorno, ma non avevano dubbi sul fatto che il loro Babbo avrebbe atteso con pazienza, vegliando sulle grandi avventure che loro e gli altri suoi figli avrebbero vissuto anche per lui.

Un piccolo sorriso nacque spontaneo sulle labbra dell’ex assassina al ricordo della semplicità e della naturalezza con cui il rapporto con Sabo sembrava quasi essere tornato quello di un tempo: certo, ce l’aveva ancora con lui per non averli raggiunti subito dopo aver recuperato la memoria, ma sapere che l’avrebbe rivisto spesso e che sarebbe stato una delle persone pronte a mettersi in prima linea per aiutarla contro i Cavalieri Fantasma non poteva che renderla più ottimista circa il suo prossimo futuro: “Oltretutto sapere che c’è Koala a tenerlo d’occhio mi tranquillizza... Senza di lei e la ciurma di Rufy sarei costantemente in pensiero per quei due idioti! Ho già quello stupido Succo di Frutta pronto a farmi dare di matto senza dovermi preoccupare anche per loro!”

Dopo essersi lavata e vestita la Vendicatrice degli Abissi uscì dalla propria stanza per dirigersi in sala mensa a fare colazione, obbligandosi ad ignorare quel rompiscatole invadente di Rai che, dopo averla illusa con cinque giorni di silenzio, si era nuovamente appostato davanti alla sua porta in attesa che lei uscisse per poi seguirla come un cagnolino scodinzolante lungo il corridoio.

“E dai, Aoi-chan! Guarda che lo so che mi vedi e mi senti! Smettila di ignorarmiii...!” lagnò il biondino rendendo il suo paragone con un cane in cerca di attenzioni sempre più calzante “Non puoi essere ancora arrabbiata con me! Ti giuro che stavo passando davanti alla tua cabina per caso, quel giorno...! E daiii!”

“Mi ero quasi dimenticata della sua esistenza... quanto sono ingenua.” alzò gli occhi al cielo il Comandante della Quarta Flotta, già esasperato “Vuoi chiudere quella bocca, inutile Elfo?! Ti ho già detto che non crederei ad una scusa simile nemmeno se ti presentassi da me con l’autentico One Piece! Taci prima che mi venga mal di testa!” ringhiò accelerando il passo “E smettila di seguirmi!”

“No!” s’impuntò l’altro velocizzandosi a sua volta per starle dietro.

“Stai osando contraddirmi?! Guarda che adesso io sono un tuo superiore!”

“Non m’interessa! Non ti lascerò in pace finché non acconsentirai ad una mia richiesta!”

“Se è di nuovo quella di diventare super amici o chissà cosa scordatelo! Preferirei impiccarmi piuttosto che dichiararmi amica tua!” giurò l’ex assassina già al limite della sopportazione.

“C-cattiva... Comunque no, non è questo che volevo chiederti!” la smentì lui suscitandole un vago senso di curiosità.

“E allora che cosa vuoi?” inarcò un sopracciglio la ragazza, scettica.

“Voglio entrare a far parte della Quarta Divisione!” esclamò deciso Rai piazzandosi davanti a lei fermando la sua avanzata.

“... Come, scusa...?!” chiese la Vendicatrice degli Abissi qualche secondo dopo, non certa di aver correttamente elaborato le parole pronunciate dal più grande.

“Il Comandante Marco ti ha detto che io attualmente non faccio parte di alcuna Flotta, no? Mi sono unito all’equipaggio subito dopo la fine della guerra contro Barbanera, ormai più di un anno fa, e siccome la priorità era riprendersi dallo scontro e ultimare la costruzione della Moby Dick Jr. la mia assegnazione ad una Divisione specifica è sempre stata rimandata!” spiegò l’aiuto-carpentiere con aria seria “Adesso che le cose si sono sistemate e che tu e Ace-san siete tornati ho chiesto al Comandante Marco se non potessi far parte della Quarta Flotta, ma lui ha detto che la decisione spetta solo a te, visto che sei l’ufficiale in questione! Quindi voglio che mi accetti nella tua Divisione!” concluse guardandola intensamente negli occhi.

Aoi sbatté confusa le palpebre, avendo sì compreso il ragionamento ma non il perché il biondino ci tenesse tanto a diventare un suo subordinato, visti tutti i categorici e a volte quasi crudeli rifiuti alle sue continue richieste di amicizia e fiducia. Si massaggiò le tempie e gli rivolse un’occhiata sospettosa, dando voce alla sua spontanea domanda: “Per quale assurda ragione vorresti entrare a far parte della mia Flotta? Credevo ti fosse chiaro il fatto che difficilmente noi due potremo mai andare d’accordo, vista la mia scarsa pazienza e la tua naturale inclinazione ad irritarmi con i tuoi modi invadenti! Oltretutto per me è ancora tutto nuovo, e credo di conoscermi abbastanza da sapere che in futuro sarò ancora più suscettibile e nervosa viste le diverse minacce che saremo costretti ad affrontare!”

“So che non sarà facile, ma io voglio essere un membro della Quarta Flotta! Non mi farai cambiare idea facilmente, Aoi-chan!” s’impuntò il ragazzo con le orecchie a punta facendosi scivolare addosso quella velata minaccia.

“Si può sapere perché ci tieni tanto...?! Da quel che ho visto vai molto più d’accordo con Ace! Stai rinunciando ad un trattamento di pura amicizia per uno in cui il tuo superiore non si farà scrupoli a far valere la propria carica per farti obbedire e non ti darà di certo tutte le attenzioni che desideri! È davvero questo quello che vuoi...?!” si spazientì l’ex assassina, consapevole di nutrire, seppur in maniera molto meno profonda rispetto all’inizio, ancora dei dubbi nei suoi confronti “Ti ho già detto che per me l’amicizia non è qualcosa di così facile da offrire!”

“Non m’importa, anzi, è proprio per questo che voglio entrare a far parte della tua Flotta! Voglio guadagnarmela, la tua amicizia, e non ho dubbi sul fatto che questo sia il modo migliore per riuscirci! Io... voglio aiutarti ad avere fiducia nel prossimo, perché anch’io ho passato anni a non fidarmi di nessuno e so cosa si prova!” dichiarò facendola sobbalzare appena “Il Comandante Marco ti ha detto anche questo, no...? Inizialmente il motivo per cui avevo deciso di entrare a far parte dei Pirati di Barbabianca era per poter vivere con la certezza che nel momento del bisogno anche chi non conoscevo di questo equipaggio mi avrebbe aiutato, in onore del legame che unisce tutti i membri di questa ciurma... ma poi ho lentamente capito quanto fossero meravigliose le persone di cui mi ero circondato, e giorno dopo giorno ho maturato la volontà di ripagarli per avermi accolto tra loro senza giudicarmi e senza chiedermi nulla del mio passato! È grazie a loro se ho ritrovato la fiducia nel prossimo, e quando ho saputo di quanto tu fossi simile a me mi sono posto come obbiettivo quello di diventare tuo amico! So che non ti affiderai mai a me come ti affideresti ai tuoi fratelli, a Marco-san e agli altri Comandanti... tuttavia nel mio piccolo voglio permetterti di pensare che anche senza di loro avrai comunque qualcuno su cui poter contare, e non ho dubbi che anche i ragazzi delle diverse Flotte la pensino allo stesso modo!”

La Vendicatrice degli Abissi rimase immobile e in silenzio, chinando il capo e sentendosi quasi in colpa per averlo sempre trattato male fino a quel momento: “Amicizia disinteressata...? Fino a sei anni fa non avrei nemmeno creduto che una cosa del genere potesse esistere... Però, se stesse dicendo sul serio... no, sta dicendo sul serio. Riconosco quello sguardo... è lo stesso di quel Moccioso di Gomma quando si impunta, e so bene che nemmeno la forza bruta e la cattiveria potrebbero spegnere quello sguardo. Forse... forse per una volta dovrei davvero accantonare tutti i miei dubbi e i miei sospetti... e provare a dargli un briciolo di quella fiducia che tanto agogna da me... Anche se non so cos’abbia passato... non deve aver avuto una vita facile, e questo è già qualcosa che abbiamo in comune.”

Un sorriso di comprensione si sarebbe dipinto sulle sue labbra, se la voce insistente dello stesso aiuto-carpentiere intento a chiamarla ripetutamente non le avesse ricordato che oltre allo sguardo determinato un altro tratto che condivideva con Rufy era sicuramente l’assurda capacità di esasperarla: “Aoi-chan! Aoi-chan!”

“Cosa?!” sbottò lei, già pentitasi della decisione che stava per prendere “Vedi?! È di questo che parlavo! Stavo pensando a quanto mi hai appena detto e mi stavo quasi dispiacendo per averti sempre trattato male, ma ecco che tu ricominci ad essere petulante e a farmi saltare i nervi! Sei quasi peggio di Rufy!”

“S-scusa...! È che temevo di averti offesa, visto che ti eri bloccata di colpo e avevi chinato la testa...” si grattò il capo il biondino, prima di illuminarsi “T-ti stavi dispiacendo per me?!”

“Ho detto quasi! Impara a dare alla gente i propri tempi e i propri spazi, dannazione! È normale che in discussioni serie come queste uno si conceda un momento per riflettere, no?!”

“Lo so, però...”-

“Taci! D’ora in poi non accetterò più di essere interrotta! Quando parlo io i miei sottoposti devono stare zitti e ascoltare, chiaro?! Vedi di ficcartelo in quella testaccia!” alzò altezzosamente il capo il Comandante della Quarta Divisione, superandolo e lasciandolo sbigottito: ciò che aveva appena sottinteso con quell’affermazione quasi non gli sembrò vero.

“... I-intendi dire...?!” scattò solo dopo qualche secondo Rai, raggiungendola e guardandola con occhi lucidi “A-Aoi-chan...!”

“F-fai sparire quell’espressione ebete dalla tua faccia, stupido Elfo! È imbarazzante!” arrossì appena l’ex mercenaria senza guardarlo in viso “Tanto anche se mi rifiutassi tu mi assilleresti fino ad averla vinta, no...?! Preferisco evitarmi questo strazio! Comunque non credere: il peggio deve ancora arrivare! Non ci metterei nulla ad appiopparti ad un’altra Divisione nel caso in cui continuassi a dimostrarti invadente o irrispettoso, quindi vedi di darti una regolata! Niente più appostamenti davanti alla mia porta e soprattutto niente più tormenti giornalieri, mi sono spiegata?!”

“Chiarissimo, Aoi-chan!”

“E-e smettila con questo ‘Aoi-chan’! Io per te adesso sono il Comandante Aoi!”

“Eh?! Ma Aoi-chan è più carino!”

“Sei diventato mio sottoposto da nemmeno un minuto e già osi contestarmi?!”

“Ma io ambisco a diventare il tuo migliore amico, e tra migliori amici non si usano le cariche!”

“T-tu... AH! Lo sapevo! Mi hai fregato con le tue storielle strappalacrime, dannazione!”

“Ormai è troppo tardi per rimangiarsi la parola, Comandante...!”

“Non usare la mia carica per sfottermi, stupido Orecchie a Punta!”

§

“E così alla fine ha accettato, eh? Sono felice per te, Rai.” sorrise appena Marco prima di mandare giù l’ultimo sorso di caffè nella sua tazza, in realtà non troppo sorpreso dall’entusiasta notizia appena ricevuta dall’aiuto-carpentiere.

“Già, congratulazioni! Non è da tutti convincere la mia sorellina senza prima beccarsi pugni o calci!” si congratulò anche Ace sinceramente felice per lui.

“Grazie! Vado a dirlo anche agli altri della Quarta Divisione! A dopo!” sorrise a trentadue denti il pirata dalle orecchie appuntite dirigendosi subito verso la lunga tavolata della Quarta Flotta, mentre un’Aoi stanca e apparentemente seccata si sedette come sempre tra il fratello e Namyuul e afferrò furtiva una fetta di pane e marmellata ancora nel piatto posto al centro del tavolo.

“Piuttosto... mi sorprende che tu gliel’abbia data vinta così facilmente, demonietto. Tutti qui eravamo convinti che l’avresti tenuto col fiato sospeso almeno fino a quando non avessimo lasciato Evergreen...” la stuzzicò la Fenice guadagnandosi subito un’occhiataccia.

“Fa’ poco lo spiritoso, Pennuto! L’unico motivo per cui ho deciso di accettare è perché quell’idiota sa essere insistente tanto quanto Rufy, e io non avevo la benché minima intenzione di dovermelo sorbire in eterno, visto che lo sbarco è previsto per oggi pomeriggio! Inoltre ho già chiarito che se non dovesse comportarsi come si deve lo rifilerò a uno di voi, quindi tenetevi pronti a quest’eventualità!” mise in chiaro la Vendicatrice degli Abissi dando un morso alla sua colazione, strappando un sorriso agli altri Comandanti.

“Non avevamo dubbi!” scosse il capo Blenheim, divertito.

“Povero Rai... non avrà vita facile...!” commentò Bramenko.

“Beh... è stato lui a decidere... credo che sappia cosa l’aspetta.” asserì il Comandante uomo-pesce serio come sempre.

“Proprio non capisco perché su sedici Divisioni abbia scelto proprio la Quarta...” meditò perplesso Atomos.

“Immagino che l’idea di avere un Comandante donna abbia un che di...” Rakuyou non finì nemmeno la frase che si sentì trafitto dallo sguardo assassino della diretta interessata.

“Bravo che ti sei fermato da solo, Rastaman. Farò finta di non aver sentito i vostri irritanti commenti, d’accordo?” domandò retoricamente la biondina sfoderando un inquietante sorriso che fece rabbrividire un po’ tutti, pulendosi poi con un dito gli angoli della bocca sporchi di confettura “Piuttosto... per che ora dovremmo arrivare a destinazione?”

“A meno che non si verifichino cambiamenti climatici dovremmo raggiungere Evergreen nel tardo pomeriggio.” rispose puntuale il Comandante della Prima Flotta “Stando a quanto ci ha detto Sabo la loro informatrice dovrebbe trovarsi nella taverna più rinomata di Pine*, la cittadina dove attraccheremo, mentre il Log Pose dovrebbe stabilizzarsi in due giorni. Se tutto va bene potremo lasciare l’isola in tre o quattro giorni al massimo, dopo aver fatto rifornimento e aver deciso i gruppi e le destinazioni.”

“A questo proposito... non potremmo già iniziare a pensare come dividerci? Siamo sedici Flotte su cinque navi, di cui una decisamente più grande delle altre... A meno che voi non le abbiate già visitate, non possiamo sapere che cosa troveremo sulle altre isole e nemmeno quando potremo riunirci tutti, perciò sarebbe opportuno organizzare dei gruppi equilibrati.” propose la ragazza cogliendo la palla al balzo “Non è necessario che siano già gli abbinamenti definitivi... ma siccome abbiamo già stabilito che io mi dirigerò ad Haifa con la mia Divisione vorrei sapere se, oltre a Succo di Frutta e ai suoi, c’è qualcun altro disposto a venire con me.”

Marco sollevò appena le labbra verso l’alto: “Sapevo che l’avresti detto. Siete tutti d’accordo a decidere già adesso come muoverci?” chiese agli altri ufficiali.

“Sicuro!”

“Non aspettavamo altro!”

“Almeno ci togliamo un pensiero.”

“Anche perché per adesso basta farci un’idea! Ultimeremo i preparativi dopo aver parlato con l’informatrice dei Rivoluzionari!”

“Però non sarebbe meglio chiedere agli altri di lasciare la mensa o spostarci noi da un’altra parte? Non che ci sia qualcosa da tenere segreto, ma così non avremo distrazioni.”

“Sì, forse hai ragione, Fossa... Aspettiamo che tutti abbiano finito di fare colazione.”

§

Passò circa mezz’ora prima che tutti gli altri pirati avessero terminato il proprio pasto, e dopo aver mandato via anche i più pigri intenzionati a prendersela con fin troppa calma, nella grande sala rimasero solo i sedici Comandanti.

“Allora, i punti da tenere in considerazione sono principalmente tre: il numero di Flotte da assegnare ad ogni nave, il numero di utilizzatori di Frutti del Diavolo presenti e l’importanza da attribuire ad ogni gruppo.” iniziò Marco “Come ha già fatto notare Aoi abbiamo a disposizione cinque navi, ma la principale, la Moby Dick Jr., è grande come tre delle altre messe insieme, per cui mi sembra evidente che qui dovranno rimanere più membri; allo stesso tempo però soltanto cinque** di noi possiedono i poteri di un Frutto del Diavolo, che nel bene o nel male fanno la differenza in battaglia.”

“Sarebbe quindi opportuno che su ognuna delle navi ci fosse almeno un possessore del Frutto del Diavolo, ho indovinato?” chiese Aoi.

“Esatto. Il caso vuole che cinque siano anche i gruppi in cui ci divideremo, ma visto che Ace ha già deciso di voler venire con te...”

“No, ho già capito dove vuoi andare a parare! Non se ne parla!” negò subito lo zolfanello, indispettito “Se ad Haifa ci fossero davvero dei Cavalieri Fantasma e le cose andassero per il peggio non mi perdonerei mai il fatto di non essere stato lì con lei! Ho già detto che sarò la sua guardia del corpo, fine del discorso!”

“‘Fine del discorso’ un accidente! Guarda che se non tu non venissi ci sarebbe comunque uno dei ragazzi con la sua Divisione a darmi manforte!” gli fece notare la sorella con uno sbuffo “Oltretutto abbiamo già concordato che una volta finita la loro missione Sabo e i suoi ci raggiungeranno là! Non sarei sola in alcun caso, senza contare che non sono così debole da aver bisogno di una guardia del corpo!”

“Non m’interessa! Io voglio venire con te!” rimase irremovibile il maggiore “Io sono il tuo fratellone, e in quanto tale ti devo proteggere! Anche Sabo mi ha fatto promettere di non perderti d’occhio nemmeno per un secondo!”

“Ed ecco che ci risiamo...! È mai possibile che tu debba sempre lamentarti?! Ti faccio presente che fino a questo momento sono io che ho tenuto d’occhio te, non il contrario!”

“... In verità avete entrambi frainteso.” riprese la parola la Fenice con un sospiro “Non è mai stata mia intenzione chiedere ad Ace di non accompagnarti, demonietto.”

“Come sarebbe a dire?! Hai detto tu che”-

“Lo so, ma è qui che entra in gioco il terzo punto di cui ho parlato poco fa, ovvero l’importanza da attribuire ad ogni gruppo. Anche se sarebbe opportuno che tutti e cinque fossero ben equilibrati in termini di forza, tra noi tu sei quella più a rischio, in quanto sei il bersaglio principale dei Cavalieri Fantasma che, nella peggiore delle ipotesi, da qui in avanti ti staranno sempre col fiato sul collo. Non sto insinuando che tu non sia forte, così come non sto insinuando che se fossero altre Divisioni ad accompagnarti verresti sicuramente catturata, ma non posso negare il fatto che Ace è diventato uno dei Comandanti più forti e che più di tutti noi farebbe ogni cosa in suo potere pur di proteggerti.” spiegò il biondo “Certo, così facendo metteremo a rischio l’incolumità della nave priva di possessori del Frutto del Diavolo, ma è necessario che la vostra potenza bellica sia maggiore in modo da poter contrastare la loro minaccia.”

“Vi preoccupate tutti troppo per me!” protestò l’ex mercenaria, prima di sbuffare e girare il capo dall’altra parte “... Ma tanto so che anche opponendomi non cambiereste idea... quindi fate quello che volete!”

“Sapevo che avresti capito, demonietto.” annuì Marco sopprimendo un sorrisetto.

“Perché ti sei offesa, adesso...?! Prima che se ne parlasse eri d’accordo che fossi io a venire con te!” si seccò Pugno di Fuoco notando il suo disappunto.

“Infatti non mi sono offesa! Semplicemente non mi sembra giusto per il gruppo che non avrà alcun possessore di un Frutto del Diavolo!”

“Sarà...”

“Quindi... Seconda e Quarta Divisione viaggeranno insieme proprio come voleva Ace, ma saranno solo loro due?” domandò Izou rivolto alla Testa d’Ananas “Se sulle altre quattro navi viaggiassero almeno tre Divisioni ne rimarrebbero quattro qui sulla Moby Dick Jr., che come volevi tu ne avrebbe una in più rispetto alle altre.”

“Il tuo ragionamento ha senso, Izou... ma è proprio così che volevo compensare questo disequilibrio: Seconda e Quarta Divisione viaggeranno da sole, mentre il gruppo senza Comandanti con Frutti del Diavolo avrà a sua disposizione una Flotta in più.”

“Sei sicuro che sia una buona idea, Marco?” chiese Vista non del tutto convinto “Certo, un centinaio di membri e un Comandante in più possono fare la differenza in certe situazioni... ma la disparità numerica tra il gruppo di Ace e quello composto da quattro Flotte anziché tre sarebbe troppa, considerando anche che la Quarta Divisione conta meno di ottanta uomini!”

“Dimentichi però che il loro equipaggio avrà a disposizione i poteri di due Rogia, e che possedendo poteri opposti ed avendo un’ottima affinità Ace e Aoi potrebbero sferrare attacchi combinati in grado di mettere fuori gioco centinaia di nemici in una sola volta.” gli fece notare calmo Halta.

“Vero! Io e la mia sorellina insieme siamo imbattibili!” asserì convinto Pugno di Fuoco “Non c’è nulla da temere, Vista!”

“Se permettete vorrei dire la mia a riguardo.” s’intromise la Vendicatrice degli Abissi “Apprezzo che vi preoccupiate per noi e soprattutto per tutte le Divisioni... ma credo che l’idea del Pennuto sia congeniale alla nostra situazione, sia per quanto ha detto Halta sia soprattutto perché, salvo remote eventualità, i Cavalieri Fantasma non dispongono di flotte o eserciti che possano contrastare i nostri uomini in termini numerici. È probabile che memori di quanto accaduto sei giorni fa e consapevoli del fatto che d’ora in poi non mi muoverò più da sola decidano di attaccare in due o in tre alla volta, ma anche in questo caso credo che io ed Ace riusciremmo a contrastarli, senza dimenticare che salvo complicazioni Sabo e il suo gruppo sarebbero pronti ad intervenire in qualsiasi momento.”

“Effettivamente i Rivoluzionari si sono alleati con noi proprio per aiutarci, e come Ace il braccio destro di Dragon non permetterebbe certo che ti capitasse qualcosa, essendo anche lui tuo fratello maggiore.” le diede ragione Kingdew incrociando le possenti braccia al petto.

“Infatti. Inoltre... so che risponderete che in quanto vostra nakama è normale che corriate grossi pericoli per aiutarmi, però... non voglio che a causa mia troppe persone rischino la pelle. Essendo io l’obbiettivo principale dei Cavalieri Fantasma non credo che questi ‘perderebbero tempo’ attaccando le nostre Divisioni o voialtri, ma c’è sempre la possibilità che lo facciano per tendermi una trappola... e non esiste che io vi lasci nelle loro grinfie senza fare nulla per aiutarvi. Come voi dareste la vita per salvarmi io farei altrettanto per voi: è così che funziona in questa famiglia, no?” domandò facendo involontariamente sorridere il fratello.

“... Sì, è così.” annuì la Fenice “È anche prevedendo questo tuo timore che avevo pensato a questa soluzione... in tal modo, anche nel peggiore dei casi le perdite sarebbero minori; se però qualcuno di voi è ancora contrario o poco convinto lo dica ora.”

Gli altri quattordici Comandanti rimasero in silenzio per qualche istante, prima che con un debole sospiro Namyuul attirasse l’attenzione su di sé: “Non sono dei discorsi molto piacevoli, ma penso che abbiate ragione... Io sono d’accordo con quello che ha detto Marco.”

“Anch’io!” si aggiunse Rakuyou “Mi dispiace... ma in nessun caso avrei mai accettato di andare su quell’isola!”

“Te la fai ancora sotto per la storia delle navi che non hanno più lasciato l’isola?!” lo prese in giro Speed Jil “Sei proprio un fifone, Raku!”

“Taci! Tutti abbiamo paura di qualcosa! E io ce l’ho dei fenomeni paranormali!” si giustificò il pirata rasta.

“Io sono favorevole.” acconsentì anche il Comandante della Dodicesima Flotta “Ho molta fiducia in Ace e Aoi, e non ho dubbi che se la caveranno.”

“Grazie della fiducia, Halta!” gli sorrise grato Ace.

“Di nulla!”

“Sì, basta con tutti questi dubbi e insicurezze! Questi due ragazzi sono forti e capacissimi di badare a loro stessi!” rise Fossa alzandosi e cingendo i due interessati con le robuste braccia, il solito sigaro acceso in bocca “Sono il nostro orgoglio!”

“Lasciami, sottospecie di camino ambulante! Non respiro!” si oppose la biondina trattenendo a fatica le lacrime causate dal fumo.

“A-abbi almeno la decenza di non fumarci in faccia, idiota!” tossì lo zolfanello cercando di liberarsi dalla sua presa.

“Che freddezza! E io che volevo trasmettervi tutto il mio affetto!”

“Intossicandoci con il fumo passivo?! Bel modo di farlo!”

“Ti sei convinto, Vista? Questi due sono in gamba, non hanno bisogno di trecento uomini a far loro da scudo.” asserì Curiel sollevando appena le labbra verso l’alto.

“Sì... non era certo quello che intendevo! Se loro due sono contenti di questa scelta chi sono io per oppormi?” confessò il Comandante della Quinta Flotta pizzicandosi come da abitudine i folti baffi neri “Avete la mia completa approvazione, ragazzi! Basta che stiate attenti e che non vi lanciate in azioni sconsiderate!”

“Grazie, Vista!”

“Tsk! Falle a Succo di Frutta queste raccomandazioni! Io sono prudente per natura!”

“Bene, allora direi che possiamo organizzare gli altri gruppi.” riprese Marco “Io e la mia Divisione rimarremo qui sulla Moby Dick Jr., e se non ci sono problemi vorrei che gli altri a restare qui fossero Vista, Fossa e Curiel con i loro uomini.”

“Ricevuto!” annuirono i tre pirati.

“Il prossimo gruppo sarà composto da... Jaws, Atomos e Speed Jil; Bramenko sarà supportato da Rakuyou e Kingdew mentre Namyuul, Halta, Blenheim e Izou con le loro Divisioni costituiranno l’altro equipaggio formato da quattro Flotte. Se non siete d’accordo con questa disposizione non fatevi problemi a dirlo. Domande?”

“Io ne avrei una, dato che salvo in rarissimi casi abbiamo sempre viaggiato tutti insieme... In quanto tutti Comandanti abbiamo la stessa autorità, ma come dovremmo risolvere eventuali dissidi interni? Se ad esempio venissimo attaccati e io e Izou volessimo fuggire ma al contrario Namyuul e Blenheim volessero combattere come sarebbe meglio agire?” chiese Halta “In circostanze normali sicuramente discuteremmo fino a trovare un accordo, ma in situazioni di pericolo che richiedono decisioni immediate...”

“Capisco dove vuoi arrivare, Halta. L’ideale sarebbe che in ogni gruppo ci fosse un leader temporaneo proprio per casi come quello che hai ipotizzato, ma non siete obbligati... è una decisione che spetta solo a voi.”

“A me non dispiace l’idea! Siamo compagni che hanno la fortuna di nutrire fiducia reciproca incondizionata... quindi sarebbe giusto eleggere una guida e fidarsi delle sue decisioni! Anche se non fossi d’accordo con la sua scelta la rispetterei ugualmente.” dichiarò Fossa.

“Hai ragione, Fossa! Anch’io penso sia meglio scegliere un rappresentante per ogni gruppo!” lo spalleggiò Speed Jil sorridendo “Nel nostro caso propongo Jaws, visto che è il più forte nonché quello con più esperienza! Sei d’accordo, Atomos?”

“Sono d’accordissimo, ma prima che a me deve andare bene a lui! Che dici, Jaws, ti va?”

Il bestione di diamante sbatté le palpebre un paio di volte, sorpreso, per poi accennare ad un sorriso: “Basta che poi non ve ne pentiate...!”

“Quindi... Bramenko, vuoi fare tu gli onori per noi?” domandò Kingdew osservando il suo inquietante compagno di squadra.

“No, la leadership non fa per me... Fallo tu, King...!” ghignò in risposta il Comandante della Sesta Flotta.

“Va bene.”

“Ehi, un secondo! Perché non mi avete minimamente considerato?!” chiese offeso Rakuyou.

“Perché non riusciremmo proprio a prenderti sul serio.” rispose glaciale il muscoloso pirata, lasciando di sasso il rasta e facendo ridacchiare sotto i baffi tutti gli altri presenti.

“... S-sapete essere davvero crudeli, sapete...?” singhiozzò l’uomo fingendo di asciugarsi una lacrima.

“Io per noi proporrei Blenheim... se voi siete d’accordo.” suggerì il Comandante uomo-pesce.

“Sì, mi sembra la decisione migliore.” annuì Halta “Izou?”

“Va bene! Siamo nelle tue mani, Blen ♪!” canticchiò il pirata vestito da geisha facendo l’occhiolino al diretto interessato.

“Grazie molte per avermi chiesto se volessi farlo...!” ironizzò l’energumeno con la treccia che si era ritrovato in mano la carica senza nemmeno essere stato interpellato “Comunque accetto, ma tu non farmi più l’occhiolino, Izou! È disgustoso!”

“Come sarebbe a dire ‘disgustoso’?! Sei cattivo!”

Un piccolo sorriso soddisfatto nacque sulle labbra del Comandante della Prima Flotta: “Ottimo, speravo proprio che avreste deciso così. Quanto a noi...”-

“Non devi nemmeno dirlo, Marco!” non lo fece neanche finire Fossa.

“È ovvio che sarai tu a comando...! Sei e rimarrai sempre il braccio destro del Babbo.” incrociò le braccia al petto Curiel scoprendo i denti in un sogghigno.

“Qui nessuno oserebbe mai mettere in dubbio le tue decisioni. Non ti sei mai sbagliato fino ad ora.” concluse Vista togliendosi il cilindro “Ci affidiamo a te.”

“... Beh, grazie. Immagino di esserne onorato. In tal caso direi che le persone scelte come guida possono anche occuparsi di fare rapporto di volta in volta.” decise il biondo prima di rivolgersi ai fratelli rimasti in disparte “Invece, tra voi due... credo sia chiaro chi si assumerà questa responsabilità.”

“Tsk, che domande!”

“Certo!”

“OVVIAMENTE LO FARÒ IO!” esclamarono in coro i due, per poi scambiarsi un’occhiata contrariata e lasciare perplessi gli altri Comandanti.

“Come sarebbe a dire che lo farai tu?! Sono io il più grande e con più esperienza, sorellina! Mi sembra logico avere questo incarico!” fece notare lo zolfanello sorpreso da quell’inaspettata divergenza di opinione.

“Non farmi ridere, Succo di Frutta! Se ci affidassimo a te chissà dove andremmo a finire! Anche se sono arrivata da poco ho sicuramente credenziali migliori!” gli rispose a tono la biondina alzando altezzosamente il capo.

“E in cosa saresti migliore di me...?!”

“Vuoi davvero che ti faccia la lista, babbeo?!”

“Brutta presuntuosa! Credevo che non ti piacesse avere troppe responsabilità!”

“Ma tra l’assumermi una responsabilità in più e andare incontro a morte certa lasciandola a te preferisco di gran lunga la prima opzione!”

“E chi dice che vi porterò alla morte?!”

“Quella che ti ha salvato il culo due anni fa a Marineford, brutta testa vuota!”

“Vuoi smetterla di rinfacciarmelo?! Mi sono già scusato un miliardo di volte con tutti!”

“Lo farò se e quando sarai tu a salvare me, zuccone!”

“Bene! Allora fatti rapire così ti vengo a salvare e la chiudiamo qui!!!”

“Ti piacerebbe!!!”

La Fenice sospirò, sconsolata: “Mi sembrava fosse stato tutto troppo facile... Non potete trovare un modo più maturo per risolvere la questione? Litigare non porterà a niente.”

“Sì, forse hai ragione... Giochiamocela a morra cinese!” suggerì a quel punto il fiammifero.

“E QUESTO TI SEMBRA UN MODO MATURO?!” gli fecero coro tutti gli altri Comandanti.

“Nemmeno per sogno! Lasciamo decidere a loro!” si oppose Aoi indicando i suoi compagni “Alzi la mano chi pensa che potrei gestire delle situazioni difficili e rischiose meglio di Succo di Frutta!”

Gli altri ufficiali si scambiarono un’occhiata perplessa, ma i numeri parlarono chiaro: esclusi Rakuyou e Atomos tutti alzarono istantaneamente il braccio, guardarono altrove con finta indifferenza.

“CHE?! State scherzando?! Quindi a parte Raku e Atomos mi credete tutti un incompetente?!” chiese esterrefatto Pugno di Fuoco, prima di rivolgere loro un’occhiata offesa “Begli amici che siete! Da alcuni di voi proprio non me l’aspettavo!”

“Non è che ti reputiamo un incompetente, Ace...”

“Solo che...”

“Crediamo che in situazioni critiche Aoi riuscirebbe a mantenere meglio di te il sangue freddo e a prendere la giusta decisione, soprattutto se ci fosse da scegliere tra la lotta e la fuga...”

“Insomma, in fin dei conti le devi la vita...”

“Accetta la realtà.”

“AH! Basta, non vi voglio più sentire! Me ne ricorderò, sappiatelo! Per adesso mi arrendo...” chinò il capo sul tavolo il moro, punto nell’orgoglio “Però almeno terrai in considerazione quello che ti dirò, vero sorellina...?!”

“Dipende... se mi dirai delle stupidaggini mi limiterò ad ignorarti!” replicò lei con insensibilità totale “Non preoccuparti: se tu e gli altri vi comporterete come si deve potrei anche non arrabbiarmi.”

“Non è rassicurante come credi, sai?!”

“Non rompere! Se non ti sta bene puoi sempre fare a cambio con un’altra Divisione!”

Alla fine la scaramuccia tra i due fratelli strappò un sorriso agli altri corsari e dissipò anche i dubbi rimasti, facendo sperare nel successo di tutti i gruppi.

Nel frattempo, la distanza dalla loro prima tappa dopo mesi e mesi di sosta si faceva sempre più ridotta.

§
 
*NEL FRATTEMPO, SULL’ISOLA DI HAIFA...*

Il profondo e melodioso suono di un organo riempiva l’immensa sala del vecchio castello adibita a chiesa, conferendo a quest’ultima una maestosità ancora maggiore; le note venivano scandite con precisione, creando così un’armonia in grado di suscitare sia grande devozione che sentito timore.

La splendida fanciulla artefice di quel brano continuò a far scorrere le esili dita nivee sulle diverse tastiere, i lunghi capelli di un azzurro pallido sciolti sulle spalle delicate e gli occhi fucsia dalle lunghe ciglia tenuti socchiusi, beandosi dell’unicità di quei suoni, frutto unicamente della perfezione di quello strumento e delle sue impeccabili doti musicali; il lungo vestito bianco senza maniche che indossava, sobrio ma elegante, contribuiva a darle un aspetto ancor più mistico.

Continuò e continuò a suonare, lasciando che i suoi pensieri si facessero guidare dalla melodia; avrebbe probabilmente continuato per ore e ore, se non avesse sentito le grandi porte d’ingresso venire aperte e una voce, maschile ma a lei soltanto vagamente nota, non l’avesse chiamata: “Angie-sama...! Angie-sama... le vostre ospiti si sono”-

La ragazza zittì l’indistinto servitore col cenno di una mano, asserendo limpida ma perentoria al tempo stesso: “Fammi finire la strofa.”

“A-agli ordini...!” annuì quello irrigidendosi, mentre le due suddette ospiti lo superarono e si diressero con grandi falcate verso la sua padrona, calpestando senza riguardo alcuno il lungo tappeto rosso che dalla porta arrivava fino all’imponente altare, al lato del quale si trovava proprio il già menzionato organo; attesero in silenzio che la giovane donna terminasse la sua improvvisazione musicale, sedendosi nel frattempo su due delle numerose panche, rispettivamente in prima e in seconda fila.

La fanciulla nota come Angie terminò il suo brano, e senza nemmeno voltarsi verso le due nuove arrivate sospirò appena, mormorando: “Mefe cara... se non l’avessi notato questo è un luogo sacro: esigerei pertanto che non poggiassi con cotanta indifferenza le tue scarpe sporche di fango sullo schienale della panca davanti a te.”

“Sai quanto m’interessa! Se non ti spiace sono di pessimo umore!” replicò piccata la ragazzina, per nulla intenzionata a cambiare posizione.

“Oh, invece sì che mi spiace.” fece la giovane donna teletrasportandosi letteralmente accanto a lei e trafiggendola con uno sguardo vuoto ma al contempo minaccioso “Questa è la mia chiesa, il mio regno, che Dio*** in persona ha voluto donarmi in segno di fiducia ma soprattutto di gratitudine per le azioni misericordiose da me compiute sempre in Suo nome. Non permetto a nessuno di mancargli di rispetto, men che meno di oltraggiare il grande omaggio che mi ha concesso, nemmeno ad una ragazzina incosciente come te.”

“E questa sarebbe misericordia?” pensò Miriam, rimasta fino a quel momento seduta composta e in silenzio in prima fila “Anche rinchiudere in cella il sacerdote che viveva qui lo era?”

“Gyaaa!” strillò acutamente la bambina scattando in piedi, spaventata “D-d’accordo, ho capito! Non lo faccio più! Ma non guardarmi in quel modo spaventoso...!”

Un sorriso dolce e angelico si dipinse sulle sensuali labbra dell’azzurra, che di tutta risposta accarezzò amorevolmente il capo della più piccola: “Così va meglio. Pregherò affinché tu possa crescere bella e in salute, mia cara.”

“Guarda che Mefe è così per via dei suoi poteri, Angie... Al momento avrebbe quasi diciassette anni.” le fece notare la viola massaggiandosi istintivamente l’esile collo coperto di bende bianche.

“Lo so bene, Miriam cara... proprio per questo ho detto così. A sedici anni si è ancora poco più che bambini, e che lei dimostri la sua età o che al contrario sia intrappolata in un corpo più piccolo e gracile non cambia la realtà dei fatti. I disegni di Dio sono sempre impeccabili, e le Sue disposizioni assolute: se ha deciso di donarle dei poteri tanto speciali in cambio dell’incapacità di crescere ulteriormente e di nuotare deve esserci un motivo.”

“Credevo tu fossi contro i poteri derivanti dai Frutti del Diavolo, a cominciare dal fatto che contengono la parola ‘Diavolo’ nel nome...”

“Sì, inizialmente lo ero... Per me dei poteri così innaturali non potevano che essere parte di qualche macchinazione diabolica... ma poi ho capito che anche questi sono parte integrante del grande piano celeste. A me Dio ha concesso poteri ultraterreni ancora prima che uscissi dal ventre della mia defunta madre, ma donarli anche ad altri avrebbe comportato dei rischi... pertanto ha deciso di fare omaggio all’umanità di altre doti sovrumane sotto forma di quegli stessi frutti, che donano a chi li mangia talenti unici in cambio dell’incapacità di galleggiare... Una grande punizione per un grande potere, ecco come li vedo adesso.”

“... Per caso sei giunta a questa conclusione dopo averne mangiato uno?” chiese ingenuamente Mefe, temendo subito dopo una reazione negativa “O-ovviamente non sto insinuando niente, eh!”

Angie si limitò a sorridere di nuovo, stavolta in maniera indecifrabile: “Chi lo sa... come ho detto, io seguo soltanto il volere dei cieli. Comunque sia, come mai siete venute qui? Ero certa che ve ne sareste andate non appena le vostre ferite si fossero rimarginate... Siete forse venute a ringraziarmi per avervi fornito asilo e le dovute cure?”

“S-sì... quello, ma anche per metterti in guardia dalla ragazza che il capo desidera... e che ci ha fatto questo.”

“Grrr! Non me lo ricordare! Se soltanto potessi tornerei indietro e la ucciderei con le mie mani!!!” ringhiò iraconda la rosa, prima di rabbrividire nel sentirsi di nuovo addosso lo sguardo inquisitore della padrona della chiesa.

“Mefe cara... ti pregherei di moderare il tuo linguaggio. Come ho già ribadito prima, questo è un luogo sacro.” la riprese infatti l’azzurra “Sora D. Aoi, eh...? Non pensavo che avreste rischiato la vita in questo modo per causa sua... anche se probabilmente si aspettava che l’avremmo attaccata non appena si fosse fatta di nuovo viva. In questi due anni deve aver affinato le sue doti di combattente che, da che ricordi, sono sempre state incredibili. Un grande omaggio di Dio, probabilmente.”

“Sicuramente... ma non è solo questo. Come temevamo adesso sembra essersi unita permanentemente ai Pirati di Barbabianca in qualità di nuovo Comandante della Quarta Divisione, anche se il tizio che è corso in suo aiuto durante la nostra battaglia non mi sembrava far parte della sua ciurma... in ogni caso anche lui era spaventosamente forte: ha fermato la mia ‘Plant Spear’ come se fosse un attacco da dilettante!” spiegò la ragazza dai capelli color melanzana stringendo con forza i pugni.

“Ah sì? Beh... non so chi sia esattamente costui... ma forse si tratta di un Rivoluzionario.” rivelò Angie con voce indifferente “Dico questo perché giusto un paio di giorni fa ne ho catturato uno. Un tipetto davvero particolare... è riuscito ad arrivare fin qui mettendo fuori gioco tutte le bestie feroci che l’hanno attaccato ed eludendo le guardie che ci sono qui a castello, facendosi scoprire soltanto all’ultimo minuto. Adesso si trova nelle segrete assieme al sacerdote.”

“Davvero...?! E sei riuscita anche a strappargli qualche informazione sui suoi compagni?!” chiese entusiasta la ragazzina.

“Purtroppo no... L’ho fatto sottoporre a diverse torture, ma non si è lasciato sfuggire una sola sillaba, e nemmeno con i miei poteri sono riuscita a soggiogarlo, per cui indubbiamente ha una grande forza di volontà. In ogni caso se questo fantomatico paladino fosse un suo compagno immagino che presto arriverà qui per riprenderselo.”

“Immagino di sì... Comunque, se come crediamo anche la Vendicatrice degli Abissi arriverà qui per via delle voci che circolano sull’isola, tu catturala e basta, d’accordo? Il capo la vuole viva e possibilmente in salute... se riuscissi anche ad ipnotizzarla sarebbe il massimo.”

“Ipnotizzarla...? Che brutta parola... Io preferisco dire ‘illuminare la via del prossimo’, così come Dio mi ha insegnato.”

“Chiamalo come preferisci, basta che rispetti i patti.” sospirò stancamente Miriam alzandosi dalla panca, suscitando la compagna a fare altrettanto.

“Certamente, io non vengo mai meno alla parola data. Fa parte dei grandi insegnamenti.” assicurò Angie sorridendo di nuovo “Dunque ve ne andate?”

“Sì... Dobbiamo tornare dal capo per aggiornarlo, senza contare che non siamo ancora del tutto guarite... Ora come ora quasi chiunque potrebbe batterci.” asserì la viola avviandosi verso l’ingresso.

“Ahia, il fianco...!” si lamentò Mefe portandosi una mano nel punto interessato “Dannazione...”

“Capisco... Buona convalescenza, allora. Che Dio conceda alle nostre strade di incrociarsi di nuovo.” le salutò lei guardandole lasciare la grande sala, alzando poi gli occhi all’alto soffitto “Sora D. Aoi... mi chiedo quale sia il disegno celeste a te riservato.”

Angolo Autrice (*):
*: siccome l'isola su cui i Pirati di Barbabianca sbarcheranno nel prossimo capitolo si chiama Evergreen mi sembrava inevitabile chiamare la città principale Pine (traduzione inglese di 'pino'), che è (almeno per me) la pianta 'simbolo' dei sempreverdi.
**: prima che pubblicassi l'ormai vecchio capitolo 12 avevo apportato delle piccole modifiche a tutti i capitoli precedentemente pubblicati, e durante questa correzione ho riflettuto sul fatto che, pur non essendoci state conferme esplicite, è abbastanza evidente che l'abilità di Bramenko (Comandante della Sesta Divisione di Barbabianca) di estrarre oggetti di vario tipo da quelle strane tasche che ha sotto il mento derivi dall'ingestione di un Frutto del Diavolo, pertanto il numero di Comandanti in possesso dei poteri dei Frutti sarebbe cinque e non quattro come avevo scritto inizialmente (nel capitolo in questione, il decimo, ho infatti modificato la parte in cui si discuteva proprio di questo); in verità sembrerebbe che anche l'arma posseduta da Rakuyou (a capo della Settima Flotta) abbia 'mangiato' un Frutto del Diavolo in quanto sembra muoversi da sola e ha occhi e bocca, ma siccome i casi di oggetti 'animati' dai Frutti sono stati pochissimi fino ad ora e non ci sono conferme in merito preferisco pensare che sia semplicemente un'arma con caratteristiche particolari. 
***: il dio a cui questa ragazza si riferisce è inteso come una divinità 'generica' (il semplice 'Kami-sama' a cui a volte alcuni personaggi dei manga/anime si rivolgono), se così si può dire, un essere superiore a cui si può scegliere di credere o meno; si può già però intuire che la concezione di 'fede' di questo personaggio sarà piuttosto contorta (similmente a Caribou 'Capelli Bagnati' che seppellisce vivi i suoi nemici in nome di Dio o alla più recente Madre Carmel, che pur avendo chiari riferimenti di tipo religioso si è poi rivelata essere una trafficante di orfani). In ogni caso ciò che seguirà nei capitoli a venire non vuole in alcun modo essere offensivo verso chi professa sinceramente una religione realmente esistente, qualunque essa sia.
Sono poi lieta di comunicare che a fondo del capitolo 12 ho inserito la fanart del Rivoluzionario OC Himin, utilizzando lo stesso stile che ho adoperato con quella delle due assassine nel capitolo immediatamente precedente (quindi in bianco e nero, inchiostrato e scannerizzato con pochissime rifiniture a computer), e che sto lavorando anche alla 'rielaborazione' grafica di Aoi e Rai, cercando anche in questo caso di avvicinarmi il più possibile allo stile grafico di Oda-sensei (spero che riuscirò anche a ridisegnare la fanart con anche Ace 'post time-skip' del capitolo 3).
Spero che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento e che mi farete sapere che cosa ne pensate con una recensione!
A presto e buone vacanze a tutti!
Sora_D_Aoi

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Capitolo 17
*** 16: Un'Affascinante Combattente - Karen, la 'Ballerina Rosso Sangue' ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...

Salutati i Rivoluzionari e Peace Island, i Pirati di Barbabianca riprendono finalmente la navigazione diretti all’Isola Sempreverde, Evergreen.

I cinque giorni necessari per raggiungere la meta trascorrono tranquillamente e senza complicazioni, anche se la mattina del quinto Aoi si trova a dover fronteggiare una richiesta inaspettata: difatti Rai, l’aiuto-carpentiere, desidera a tutti i costi diventare un membro della Quarta Divisione, al fine di guadagnarsi la fiducia e soprattutto l’amicizia della ragazza che ancora nutre dei dubbi nei suoi confronti. Dopo un iniziale rifiuto, la Vendicatrice degli Abissi si ritrova suo malgrado ad accettare il biondino tra le sue fila, vedendo in lui qualcosa e volendo accantonare i suoi sospetti apparentemente infondati.

In seguito, lei e gli altri Comandanti decidono come si distribuiranno le diverse Flotte, e per la gioia di Ace viene confermato che lui e la sua Divisione viaggeranno insieme alla sorella verso Haifa, con la promessa di mantenersi costantemente in contatto con gli altri gruppi.

Intanto, l’Isola di Evergreen e la Rivoluzionaria Karen si fanno sempre più vicine.

⑯ - UN’AFFASCINANTE COMBATTENTE
KAREN, LA ‘BALLERINA ROSSO SANGUE’

Da quando una decina di minuti prima i ragazzi in vedetta avevano comunicato di aver avvistato la loro destinazione, l’intero equipaggio dei Pirati di Barbabianca era piombato in uno stato di agitazione mista ad entusiasmo, in quanto era passato molto tempo dal loro ultimo sbarco su un’isola diversa da Peace Island, ed Evergreen, pur non essendo una meta del tutto nuova per molti di loro, avrebbe costituito un importante punto di riferimento.

Nel primo pomeriggio infatti i vari Comandanti avevano chiamato in disparte i propri uomini per comunicare loro le decisioni prese quella mattina e i gruppi ai quali ogni Divisione sarebbe appartenuta, e le reazioni questa volta erano state parecchio eterogenee: se da un lato c’era chi si era dimostrato entusiasta all’idea di viaggiare con determinate Flotte, dall’altro c’erano pirati di diverse Divisioni che tendevano spesso a discutere tra loro e che quindi non erano stati felici al pensiero di doversi incontrare spesso; in ogni caso quello sarebbe stato per un tempo indefinito l’ultimo sbarco collettivo, dopodiché ogni gruppo sarebbe andato per la propria strada, sebbene non tutte le mete fossero state decise.

Stranamente, tra le persone meno ansiose spiccava la figura di Aoi, la quale si era quietamente ritirata nella propria stanza per fare una stima di quanto spazio le sarebbe servito sull’altra nave per poter contenere comodamente tutti i nuovi vestiti che aveva acquistato sull’Isola degli Uomini-Pesce: nei giorni successivi, le Divisioni che non avrebbero più viaggiato sulla Moby Dick Jr. avrebbero dovuto spostare le proprie cose sulle altre quattro navi, in quanto nessuno poteva sapere quando la ciurma si sarebbe riunita e nessuno voleva rinunciare ai propri, seppur modesti, beni.

“Forse ho esagerato... eppure quando li avevo comprati mi sembrava di aver preso solo il minimo indispensabile...” mormorò perplessa osservando i numerosi capi d’abbigliamento accuratamente sistemati nel mobile, prima che due piccoli colpi sulla porta non la distraessero “Avanti...!”

“Allora eri qui...! Che stai facendo?” le chiese con un sorriso Ace, aggrottando poi le sopracciglia nel vederla fissare concentrata il suo armadio aperto “Stai guardando male i tuoi vestiti perché non ti piacciono più?”

“Ah, ah, ah! Molto spiritoso, Succo di Frutta!” rise meccanicamente lei, fingendosi offesa “Sto cercando di valutare quanto spazio avrò bisogno per tutta questa roba. Mi scoccia dover spostare di nuovo tutto, ma non ho intenzione di lasciare qui niente, visto che non sappiamo quando torneremo a viaggiare su questa nave...”

“Capisco... Comunque potrai pensarci poi! Ci tratterremo sull’isola almeno tre o quattro giorni, per cui avrai tutto il tempo di organizzarti!” provò a rassicurarla il fratello “Adesso andiamo, mancano pochi minuti prima di attraccare! Sono proprio curioso di vedere se in questi anni Evergreen è rimasta come me la ricordo!”

“Anche tu ci eri già stato?” domandò sorpresa la biondina chiudendo le ante del mobile chiaro e seguendo il corvino fuori dalla sua cabina.

“Sì, mi sembra sia stato poco prima del tradimento di Teach. Ai tempi l’isola non era nulla di eccezionale né aveva particolari attrazioni, ma ricordo il sempre presente profumo dei pini che la ricoprono quasi per intero! Era un posto davvero rilassante!”

“Ah, sì? Buono a sapersi.” sollevò appena le labbra la Vendicatrice degli Abissi “In questo caso però ti rammento che non avremo tutto questo tempo per rilassarci!”

“Lo so, lo so! Dovremo parlare con quell’amica di Sabo esperta nella raccolta di informazioni per farci dire qualcosa di più sull’Isola di Haifa... Kelly, giusto?”

“Si chiama Karen*, brutta testa vuota!” lo corresse l’ex mercenaria “Spero che l’aroma di pino non faccia smettere di funzionare i pochi neuroni sani che ti sono rimasti!”

“Sei la solita antipatica, sai?!”

“Sei tu che non sei nemmeno in grado di ricordarti un nome che ti hanno ripetuto in continuazione!”

“Non siamo ancora sbarcati e avete già ripreso a bisticciare? Come al solito fai sempre dare di matto Aoi-chan, vero Ace?” lo prese in giro Izou, che sembrava quasi essere sbucato fuori dal nulla in compagnia di Halta e Namyuul.

“Falso! È lei che si arrabbia per niente, quindi non prendermi in giro, Izou!” ribatté infastidito lo zolfanello “Piuttosto che fate tutti insieme?”

“Stavamo discutendo su alcuni aspetti della nuova organizzazione... Dato che le nostre Divisioni più quella di Blenheim costituiranno il gruppo più numeroso dopo quello di Marco e gli altri avremo diverse cose a cui pensare, soprattutto riguardo ai rifornimenti.” spiegò Halta “Inoltre stabiliremo le altre tappe della ciurma solo domani sera, quindi per adesso siamo un po’ nervosi...”

“Beati voi che sarete addirittura meno di duecento... Noi invece riusciremo a stento a respirare, stretti sulla nave che ci hanno assegnato!” si lamentò il Comandante della Sedicesima Flotta.

“Guarda che sulle altre navi ci possono stare fino a quattro Flotte esatte...” gli fece notare Namyuul, non condividendo il suo disagio “Oltretutto finora abbiamo sempre viaggiato in più di mille... non vedo dove sia il problema.”

“Il problema esiste eccome, Nam! Qui noi Comandanti abbiamo ognuno la propria cabina... mentre sulle altre navi dovremo per forza condividere la stanza! E siccome voi tre avete deciso che noi Comandanti dormiremo nella stessa camera io so già che non chiuderò occhio con quel trombone di Blen! Non avete idea di quanto russi! Sembra di avere vicino la stazione del treno acquatico di Water Seven!”

“Sei un pirata, no? Sono sacrifici di poco conto, quindi smettila di lamentarti.” tagliò corto l’uomo-pesce vagamente seccato, beccandosi una smorfia offesa da parte dell’uomo geisha e suscitando le risatine soffocate degli altri tre Comandanti.

“Sei davvero un uomo privo di tatto, Namyuul!”

“Forse perché sono un uomo-pesce.”

“Non usarla come scusa, brutto insensibile!”

“Ah... non si prospetta il migliore degli inizi...” sospirò sconsolato Halta.

Il quintetto salì e si separò a prua, dove nel frattempo si erano radunati molti corsari e dalla quale ormai la sagoma di Evergreen si era fatta ben visibile. La folta vegetazione verdeggiante ricopriva due terzi dell’isola di un ispido manto, mentre il profumo deciso dei pini si mescolava a quello salmastro del mare, creando una combinazione intensa ma non sgradevole; di fronte a loro, la tranquilla cittadina marittima di Pine si ergeva in tutto il suo pittoresco splendore.

“Non so perché, ma mi ricorda un po’ il Villaggio Foosha...” commentò Aoi sporgendosi dal parapetto e lasciando che la leggera brezza le accarezzasse il viso “Ora capisco perché hai detto che era un posto rilassante.”

“Vero?” sogghignò Pugno di Fuoco affiancandola “Senti... so che ti potrebbe suonare come un’emerita scemenza, però... cerca di goderti questi attimi di pace e tranquillità senza pensare troppo a quello che dovremo affrontare! Le avventure per mare non sono fatte solo di combattimenti, pericoli e doveri, ma anche di svago e di scoperte. Da che ricordo a te è sempre piaciuto esplorare ed informarti su costumi e usanze locali, perciò nei momenti vuoti anziché rimuginare sul dopo vai a farti un giro! Anche se non c’è la nostra bandiera siamo comunque noti agli abitanti di qui, per cui non corri alcun rischio!”

“Se lo dici tu... possiamo dire che ci proverò...” concesse la biondina “Tu però vedi di comportarti bene! Niente abbuffate e fughe nelle locande dell’isola, chiaro?”

“Sì, sì...!”

“Ah, voi due. Eccovi.” la voce di Marco li fece girare in contemporanea “Sbarcheremo tra cinque minuti al massimo, quindi tenetevi pronti. Essendo in tanti e avendo appresso ben cinque navi abbiamo deciso che solo noi prime quattro Divisioni ci recheremo in città, mentre le altre rimarranno qui a fare la guardia. Nei giorni a venire invece scenderemo a turni, in modo che tutti possano godersi un po’ la terraferma.”

“Capisco... Piuttosto, quant’è il tempo minimo perché il Log Pose si stabilizzi?” domandò Aoi indicando la bussola nuova di zecca al suo braccio “Dato che noi abbiamo già una destinazione non vorrei prolungare troppo la nostra sosta qui.”

“Per la stabilizzazione sono sufficienti due giorni, ma considerando che dovrete trasferirvi su una delle altre navi e organizzare tutto non credo che potrete partire prima di quattro giorni. Ad ogni modo sarete liberi di levare l’ancora non appena vi sentirete pronti: da adesso fino allo sbarco ad Haifa Seconda e Quarta Divisione saranno del tutto indipendenti dalle altre.”

“Anche per quanto riguarda i rifornimenti?” si accigliò il Comandante della Quarta Flotta non sicuro di poter gestire una simile spesa, soprattutto visto che ad accompagnarlo sarebbe stato un pozzo senza fondo.

“No, tranquilla: faremo un acquisto unico e poi ce lo suddivideremo a seconda delle necessità di ogni gruppo.” la tranquillizzò il biondo.

“Allora per noi dovrete prendere cinquanta, anzi no, cento chili di carne!” cercò subito di approfittarne Pugno di Fuoco. 

“Soltanto se li paghi di tasca tua, altrimenti ti accontenterai della quantità standard di cibo che abbiamo sempre assegnato alla tua Divisione.” spense subito il suo entusiasmo la Fenice “La tua Flotta è quella che ci costa sempre più delle altre per quanto riguarda il cibo, Ace.”

“Chissà perché...” fece finta di domandarsi l’ex assassina rivolgendo al fiammifero uno sguardo sconsolato.

“N-non è colpa mia se ho uno stomaco più grande della norma!”

“Comandante Marco! Abbiamo raggiunto il porto, possiamo buttare l’ancora e abbassare la scala?” chiese un pirata.

“Certamente, e dite anche ai membri delle prime quattro Divisioni di prepararsi a scendere.”

§

Lo sbarco dei circa quattrocento uomini che costituivano le prime quattro Flotte durò una ventina di minuti, il tutto sotto gli sguardi incuriositi ma pacifici di alcuni pescatori e di bambini arrivati al porto proprio per ammirare le cinque grandi navi pirata.

“Guardate, i pirati! Quelli veri!”

“Sono tantissimi! Almeno tre centinaia!”

“La mamma dice che i pirati sono pericolosi...”

“Ma quelle navi hanno il vessillo di Barbabianca, che in passato ha aiutato la gente dell’isola! Quindi questi sono pirati buoni!”

“Davvero?”

“Però... siete piuttosto famosi pur non essendoci la bandiera del Babbo.” commentò Aoi dopo essere scesa dall’imbarcazione.

“Questo perché qui tempo fa il Babbo scacciò una banda di pirati che aveva preso il controllo dell’isola. Da allora in questa zona abbiamo sempre goduto di una buona reputazione.” spiegò Marco.

“Oh, capisco.”

“Ah! I Comandanti!”

“Quello è il signore che sa diventare un uccello di fuoco!” esclamò uno dei ragazzini indicando Marco.

“Quello lì invece è enorme!” asserì un altro parlando di Jaws “Se non sbaglio può indurirsi e diventare tutto luccicante!”

“Mentre quello è il pirata che due anni fa hanno cercato di giustiziare!” se ne aggiunse un terzo riferendosi ad Ace.

“È vero! È quello che sa sparare fiamme dalle mani!” ricordò un altro bambino ancora con gli occhi luccicanti “Il figlio del Re dei Pirati!” continuò facendolo involontariamente irrigidire.

“Ohi... tutto a posto, Ace?” gli domandò Marco, sapendo quanto nonostante tutto il corvino fosse ancora molto sensibile su quell’argomento.

“S-sì, sì...! Lo so che non l’hanno detto con cattiveria... E poi ormai il mondo intero lo sa, quindi non c’è molto che io possa fare.” sforzò un sorriso il pirata con le lentiggini, limitandosi a ricambiare con un cenno della mano il saluto entusiasta che i bambini gli rivolsero.

Aoi invece dovette trattenersi per non fulminare con lo sguardo i quattro ragazzini, cosa non facile visti i commenti successivi rivolti a lei: “E quella ragazza chi è?”

“Non lo so, non l’ho mai vista!”

“Sarà un pirata anche lei?”

“L’aria cattiva ce l’ha! Magari è una piratessa pericolosa che è stata catturata!”

“E così avrei l’aria così cattiva da non poter essere nemmeno un membro della ciurma...?!” sibilò tra i denti la Vendicatrice degli Abissi stringendo con forza i pugni “Adesso gliela faccio vedere io a quei mocciosi...!!!”

“Su, su! Non farci caso! Sono solo dei ragazzini!” le cinse le spalle Pugno di Fuoco, timoroso che la ragazza potesse davvero scattare e far morire dallo spavento i quattro piccoli ingenui “Forse se ti sforzassi di sorridere o almeno di rilassare l’espressione non sembreresti tanto minacciosa ai loro occhi...”

“Taci! Io non sembro minacciosa!”

“Non urlare, o rischi di spaventarli.” le consigliò Jaws.

“Tu sei l’ultimo che può darmi consigli del genere, brutto gorillone di diamante!” replicò piccata lei facendolo sospirare e suscitando deboli risatine nei loro sottoposti.

“Su, basta. Allora, ascoltatemi tutti bene.” s’intromise la Fenice rivolta al numeroso equipaggio “Non importa chi, ma entro fine giornata è necessario che recuperiate tutto il cibo, l’acqua e la polvere da sparo necessari, intesi? Ogni nave dovrà avere a disposizione scorte per almeno una settimana di viaggio. Una volta acquistate tutte le cose che sono scritte sulle liste che vi ho dato potrete fare quello che volete, a patto che torniate sulla nave prima dell’alba. Se avete capito e non ci sono domande andate, in caso di bisogno ci troverete alla Scott’s Inn**, nella zona alta della città.”

“AGLI ORDINI!” annuirono in coro i quattrocento uomini sparpagliandosi rapidamente per le varie strade collegate al porto; tra loro Aoi intravide Rai, che sentendosi osservato si girò e la salutò con la mano, sorridente come al solito.

“La solita faccia da ebete...” pensò seccata lei facendogli cenno di andarsene con finto fare sprezzante. Ancora non riusciva a credere di averlo accettato come suo sottoposto.

Dopo circa venti minuti di cammino il particolare quartetto arrivò alla suddetta locanda, la Scott’s Inn, trovandola nonostante l’orario già gremita di persone. Si trattava perlopiù di abitanti dell’isola intenti a rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro al porto o nella foresta, ma c’era anche qualche pirata desideroso di concedersi una pausa con una buona birra e un buon piatto casereccio prima di ripartire per mare.

Non appena varcata la soglia Aoi poté sentire chiaramente gli sguardi di tutti concentrarsi su di loro, ma fu evidente che la loro fama li avesse immediatamente preceduti, in quanto poi i numerosi osservatori tornarono ai loro piatti e alle loro bevande, quasi intimoriti; l’unico ad andare loro incontro fu nientedimeno che il proprietario della bettola, che riconoscendo tre dei quattro nuovi ospiti non poté trattenere un grande sorriso: “Ehilà, ragazzi! Sono secoli che non ci si vede! Come va?!”

“Ah, Scott, che piacere. Direi che non ci possiamo lamentare.” salutò Marco scambiando con lui una stretta di mano “Spero che gli affari vadano bene.”

“Vanno più che bene! Da quando sempre più pirati hanno deciso di entrare qui nel Nuovo Mondo, almeno una ciurma al giorno viene qui in cerca di ristoro! Finalmente ho potuto alzare il livello del locale come sognavo di fare da tempo!”

“Sono felice di sentirtelo dire, amico!” sorrise Ace.

“Ace... sei proprio tu?! Quasi non ti riconoscevo con quella barbetta! Ti trovo in forma!” esclamò gioviale l’uomo dandogli due sonore pacche sulle spalle “E questa signorina chi è? La tua ragazza, forse?!” ridacchiò riferendosi alla Vendicatrice degli Abissi.

“Nemmeno per tutto l’oro del mondo!!!” urlò l'ex mercenaria diventando cremisi dalla vergogna.

“No, nulla del genere! È mia sorella minore, nonché il nuovo Comandante della nostra Quarta Divisione! Si chiama Sora D. Aoi!” la presentò lo zolfanello con fierezza.

“Sora D.... Ah, ma certo! Come ho fatto a dimenticarmene?! Tu sei la ragazza che ha fatto scalpore nella brutta faccenda di due anni fa! Sei stata tu a salvare questo scalmanato! Hai anche una bella taglia sulla testa, vero?!” ricordò Scott sbarrando gli occhi grigi.

“Non alta quanto vorrei, ma sì...!” replicò lei ancora offesa per l’insinuazione di poco prima, senza guardare in faccia l’uomo.

“Scusa! Non era mia intenzione metterti a disagio!” si scusò il locandiere capendo il suo imbarazzo “È che non sapevo che Ace avesse anche una sorellina! Sapevo solo di suo fratello, quel novellino spericolato col cappello di paglia che è tornato a fare faville!”

“Rufy?! Sono arrivate sue notizie?!” si agitò subito Pugno di Fuoco, sorpreso; anche Aoi s’irrigidì, spaesata.

“Ma come? Non lo sapevate? Ieri all’Arcipelago Sabaody ha scatenato un putiferio con tutta la sua ciurma! Pare abbiano addirittura abbattuto alcuni Pacifista della Marina!” spiegò l’uomo correndo al bancone per recuperare il giornale di quella mattina “Ecco, leggete! È scritto tutto qui!”

Ace glielo strappò quasi di mano e Aoi gli si avvicinò istantaneamente, iniziando a leggere: “‘Dopo due anni di silenzio la Ciurma di Cappello di Paglia è tornata alla ribalta, spazzando via all’improvviso la quiete dell’Arcipelago Sabaody ed infliggendo una sonora sconfitta al gruppo dei pirati di Demaro Black, spacciatosi per il loro Capitano Monkey D. Rufy al fine di reclutare nuovi membri... Non soddisfatto, l’equipaggio è anche riuscito ad abbattere alcuni Pacifista della Marina Militare prima di riuscire a scappare con la propria nave sott’acqua, grazie anche all’aiuto del Re Oscuro Silvers Rayleigh...’ Quel dannato Moccioso di Gomma spericolato! Non poteva andarsene senza far rumore come aveva promesso, accidenti a lui?!” sbottò la giovane stropicciando per il nervoso la pagina del quotidiano.

“Così la strappi! Vai avanti a leggere!” la incitò il fratello, sempre più emozionato.

“‘Attualmente Mugiwara no Rufy, figlio del Rivoluzionario Monkey D. Dragon, costituisce una seria minaccia per la sicurezza mondiale... C-con una taglia di quattrocento milioni di Berry, egli ha raso al suolo l’Isola Giudiziaria Enies Lobby per liberare la ‘Bambina Demoniaca’ Nico Robin, ha reso pubblico oltraggio ad un Drago Celeste e si è infine infiltrato prima al carcere sottomarino di Impel Down e poi al vecchio Quartier Generale della Marina a Marineford, prendendo parte alla grande guerra per salvare dalla decapitazione il fratello non di sangue e figlio del Re dei Pirati Portgas D. Ace, adesso in libertà. Non si può prevedere di quali altri reati si macchierà una volta arrivato nel Nuovo Mondo, ma le autorità sono certe che le sue azioni porteranno ulteriore scompiglio nei mari già scossi da altre minacce.’”

“Ah... La sua taglia è aumentata di altri cento milioni... ♪!!!” gongolò il fiammifero una volta terminata la lettura “Quando è successo?!”

“Immagino dopo il suo intervento nella guerra di Marineford... come al solito sa come far parlare di sé, quel ragazzino. A quest’ora sarà già arrivato sull’Isola degli Uomini-Pesce.” sogghignò Marco, divertito.

“Spero che lo incontreremo presto, allora! Qui ci sono facce che non ricordo di aver visto ad Alabasta! Sarei proprio curioso di conoscerli!” 

“Io invece non vedo l’ora di spaccargli il muso! Possibile che nessuno di voi conosca il significato della parola ‘discrezione’?! Capisco che siate pirati, ma accidenti! Spero solo che non combini qualche disastro sull’isola di Jinbē...” sperò con tutto il cuore la biondina, inconsapevole che la sua richiesta non sarebbe stata ascoltata.

“Ah, ah, ah! Che reazioni differenti! Anche voi però non dovrete essere da meno, ragazzi!” li incoraggiò Scott con un sorriso a trentadue denti.

“Certamente! Dacci ancora un po’ di tempo e anche noi ci faremo sentire!” assicurò il corvino.

“Magnifico! Piuttosto, non vi ho ancora chiesto come mai siete venuti qui! Siete soltanto in visita o...”-

“Giusto, con la storia di Rufy stavamo per dimenticarcene. Non è che per caso conosci una certa Karen? Dovremmo scambiare alcune chiacchiere con lei.” chiarì il Comandante della Prima Flotta.

“Ah, Karen-chan?! Eccome se la conosco! Da una settimana a questa parte ogni sera viene qui ad esibirsi! Sapeste quante entrate ho fatto negli ultimi giorni grazie ai suoi spettacoli! Dovreste vedere com’è passionale quando balla!”

“Immagino... Adesso si trova qui?”

“Purtroppo no... durante il giorno non la vedo praticamente mai... però le piace molto fare shopping, quindi dovreste avere maggiori probabilità di incontrarla nella zona commerciale dell’isola! Ha dei capelli magenta che le arrivano fino a metà schiena e si veste sempre alla moda! La riconoscerete subito!” spiegò gioviale l’oste “Altrimenti tornate qui stasera alle nove e la troverete di sicuro!”

“Perfetto...! Grazie molte dell’informazione, Scott. Sicuramente tra un po’ alcuni dei nostri nakama arriveranno qui per mangiare una delle tue squisite bistecche.”

“Ah, ah, ah! Non ho dubbi! I vostri compagni hanno sempre avuto una buona forchetta! Alla prossima, allora!”

“Aspetta! Hai detto bistecca?!” s’illuminò Pugno di Fuoco con già la bava alla bocca “Allora fermiamoci un attimo a”-

“Scordatelo! Tu vieni con noi!” lo zittì la sorella trascinandolo fuori per un orecchio.

“M-ma la mia bisteccaaa...!”

“Purtroppo non abbiamo avuto molta fortuna, ma almeno sappiamo che come ci aveva detto Koala la ragazza si trova ancora qui.” asserì Marco una volta che lui e gli altri tre Comandanti si furono allontanati dalla locanda.

“Quindi ora che si fa?” chiese Jaws.

“Potremmo aspettare stasera e tornare alla locanda, visto che Scott ha detto che Karen si esibisce sempre lì...” propose Ace, più che altro desideroso di tornare indietro e gustarsi la deliziosa bistecca che ricordava essere il piatto più gradito del locale.

“Oppure potremmo dividerci e provare a cercarla nella zona dei negozi.” suggerì invece la Fenice “Non abbiamo la certezza di riuscire a parlarle stasera, visto che sarà presa con il suo spettacolo. Anche se non è questione di vita o di morte incontrarla oggi vorrei comunque che ci affrettassimo a trovarla, anche per capire di che tipo si tratta.”

“Io sono d’accordo con il Pennuto! Propongo di riunirci alle sette di stasera sulla nave per aggiornare gli altri, e nel caso qualcuno riesca a trovarla in questo lasso di tempo è necessario che la convinca a concederci almeno mezz’ora per parlare in tranquillità.” consigliò l’ex mercenaria “Prima ci parliamo e meglio è.”

“Affare fatto. Allora ci vediamo davanti alla Moby Dick Jr. tra... un’ora e mezza circa.”

“D’accordo.”

“Tu vedi di non gironzolare a vuoto e di non finire chissà dove, mi sono spiegata?!”

“Sì, sì! Ma perché devi sempre farmi queste raccomandazioni?! Non sono mica un bambino!”

§

“Credo di essermi perso...” sospirò sconsolato Ace circa un’ora dopo essersi separato da sua sorella e dagli altri “Tutta colpa di quella vipera che me l’ha tirata...”

Fortunatamente per lui non era finito in una zona del tutto sperduta, bensì in quello che rimaneva del mercato di quel giorno, nel quale gli ultimi proprietari di carretti e bancarelle stavano iniziando a sgomberare il quartiere prima che la luce del sole calante svanisse del tutto; probabilmente era stato inconsciamente attirato lì dai deliziosi profumini che ancora impregnavano l’aria, riuscendo a coprire quasi del tutto l’onnipresente fragranza di pino che caratterizzava la città.

Tuttavia non era lì che avrebbe dovuto trovarsi, ed era sicuro che Aoi si sarebbe arrabbiata se avesse saputo che alla fine aveva davvero smarrito la strada; oltretutto il leggero languorino che gli era venuto un’ora prima si era trasformato in autentico appetito.

Perso nei suoi pensieri com’era non si rese conto di aver involontariamente urtato qualcuno, fin quando non sentì un debole gemito e un tonfo sordo davanti a sé.

Abbassò lo sguardo, trovandosi davanti una bella ragazza di media altezza e dalle forme procaci, messe in risalto dalla scollata canottiera lilla così corta da lasciare scoperto l’ombelico, dalla lunga gonna bianca con profondi spacchi sui fianchi e dalle scarpe rosse dai tacchi fin troppo alti; i morbidi capelli di un particolare rosso rosato incorniciavano un viso dai tratti delicati e sensuali, mettendo inoltre in risalto i grandi occhi ambrati dalle lunghe ciglia e le soffici labbra rosa arricciate in una smorfia di dolore.

Pugno di Fuoco si ritrovò a guardarla incantato per qualche secondo, per poi rinsavire e chinarsi subito verso di lei con un impaccio che non era da lui: “S-scusa, non ti avevo proprio vista! Stai bene?!”

“Sì, non preoccuparti... Neppure io mi ero accorta che mi stessi arrivando addosso! Sono altrettanto colpevole!” replicò lei accettando la mano che le venne porta e regalandogli in cambio un sorriso dolce “Grazie dell’aiuto!”

“Figurati...! Ah! Perdonami! Ti ho anche fatto cadere i sacchetti!” notò solo in quel momento lo zolfanello affrettandosi a tirare su da terra i diversi pacchetti contenenti probabilmente abiti appena comprati.

“Non ti preoccupare! I vestiti sono ancora integri, per cui non è un problema!” provò a tranquillizzarlo lei recuperando le borse “Grazie di nuovo, Hiken-kun!”

“Come...? Mi conosci?” si sorprese il corvino, sentendosi arrossire appena quando la ragazza lo guardò dritto negli occhi e il suo sorriso si fece vagamente malizioso.

“Come potrei non conoscerti? Sei molto famoso, senza contare che avevo sentito dire che cinque navi con il Jolly Roger di Barbabianca avevano da poco attraccato qui. Non potevi che essere tu! Anche se... devo ammettere che sei molto più gentile e carino di persona... ♥!” dichiarò la ragazza sfiorandogli delicatamente il petto con due dita.

“E-ehi! C-che accidenti fai?!” si allontanò il pirata diventato improvvisamente vergognoso “N-non dovresti fare certe cose ad una persona che hai appena conosciuto!”

“Ih, ih, ih...! Non credevo fossi un timidone, Hiken-kun! Adesso devo andare, è stato un piacere conoscerti...! Spero che ci incontreremo di nuovo ♥!” lo salutò la misteriosa fanciulla prima di girare i tacchi e lasciarlo lì.

Ace la guardò allontanarsi, ancora intontito da quell’incontro inaspettato, per poi ricordare la descrizione fornitagli da Scott e realizzare che probabilmente aveva appena trovato la persona che stava cercando: “A-aspetta! Tu sei...”

Purtroppo quando lo capì la ragazza era già sparita all’orizzonte, e solo in quel momento si accorse che il pugnale che portava sempre con sé era non era più nel suo fodero.
 
§

“Quindi non solo ti sei perso, ma avresti incontrato Karen e ti saresti pure fatto derubare da lei?! A parte il fatto che non c’è davvero limite alla tua inettitudine, perché accidenti non ce l’hai detto quando ci siamo riuniti sulla Moby Dick quasi due ore fa, Succo di Frutta?!” domandò sbraitando Aoi non appena Pugno di Fuoco, sulla strada per la Scott’s Inn, ebbe finito di rivelare a lei, Marco e Jaws ciò che gli era accaduto nella zona del mercato meno di due ore prima, dandogli un violento scappellotto sulla testa “E dire che hai viaggiato per più di tre anni!”

“Ahia...! Non è stata colpa mia! Ero affamato, e non sono nemmeno sicuro che fosse lei! Per questo motivo prima non ve l’ho detto!” si giustificò il corvino massaggiandosi il capo “E poi mi ha solo rubato il pugnale, non è una grave perdita...”

“Comunque sia ce lo faremo restituire! Anche se è un’amica di Sabo non può fare queste cose, soprattutto ad una delle persone che teoricamente dovrebbe aiutare!” replicò infastidita la bionda incrociando le braccia al petto “Spero fosse solo uno scherzo e nulla di più, altrimenti temo che, nostra alleata o meno, io non riuscirò ad andarci molto d’accordo!”

“L’importante è che abbia saputo del nostro arrivo e che adesso sia al locale. Ora non ci resta che attendere che finisca il suo spettacolo, così poi potremo parlarle.” asserì calma la Fenice.

Il quartetto entrò per la seconda volta nella locanda, che quasi non sembrava la stessa dal clima festoso che si respirava: numerose luci colorate illuminavano l’intero salone, concentrandosi su un grande palco di cui i quattro pirati quel pomeriggio non si erano neppure accorti; quasi tutti i clienti battevano a ritmo le mani accompagnando il suono di una chitarra e il colpo continuo di tacchi sul pavimento, mentre altri gridavano e fischiavano in preda all’entusiasmo.

Lo sguardo dei Comandanti si spostò subito sul palcoscenico, dove una bella ragazza sui ventidue anni si stava cimentando in un ballo concitato ma sensuale allo stesso tempo, simile al flamenco. La lunga e scosciata gonna bianca fluttuava e vorticava leggiadra attorno a lei, sembrando quasi un fiore intento a sbocciare, così come i capelli magenta medio-lunghi lasciati sciolti, mentre piccole gocce di sudore le imperlavano la fronte e le spalle brillando come gemme sotto i riflettori puntati su di lei, assieme agli orecchini e ai diversi braccialetti d’oro e d’argento che indossava.

Inutile dire che anche i quattro corsari si persero a guardarla ammirati, non aspettandosi dei movimenti così particolari e ipnotici; Ace in particolare smise quasi di sbattere le palpebre, rimanendo immobile a fissarla come aveva fatto poche ore prima.

La prima a riprendersi da quella contemplazione fu Aoi, che scrollando abbastanza violentemente il fratello si alzò sulle punte per chiedergli, cercando di sovrastare le urla e la musica: “È la ragazza che hai visto oggi pomeriggio, vero?”

Si sorprese abbastanza nel notare come il fratello si fosse limitato ad annuire con il capo senza spostare minimamente gli occhi dal palco, ma intuì che fosse l’effetto che il fascino e i movimenti di quella ragazza erano in grado di suscitare nell’altro sesso, visto che anche Marco e Jaws, i quali non sembravano i tipi da farsi abbindolare in quel modo da una donna, non avevano ancora distolto lo sguardo.

La frenetica esibizione durò un’altra decina di minuti, dopo i quali la ragazza, evidentemente stanca ma soddisfatta, non rivolse un profondo inchino al suo pubblico che, ammirante, iniziò ad applaudire, fischiare ancora e lanciarle miriadi di rose rosse che lei raccolse sfoggiando un sorriso leggermente malizioso.

“Karen-chaaan!”

“Ci fai impazzire!”

“Vogliamo il bis! Il bis!!!”

“Ti prego, sposami!!!”

“Direi che il suo è stato più di un successo...” commentò il Comandante della Prima Flotta, apparentemente tornato in sé. 

La voce profonda di Scott risuonò nel locale, amplificata da un microfono: “E questa, signori, era Karen, con il suo passionale flamenco caratteristico dell’Isola di Dressrosa***! Tornate anche domani se volete assistere ancora alla sua splendida performance! Sempre qui, alla stessa ora!”

Trascorsero circa altri dieci minuti prima che il pubblico si calmasse e smettesse di richiedere il bis, tempo durante il quale i corsari si accomodarono al bancone e il locandiere mise davanti a loro quattro birre ghiacciate per festeggiare il successo: “Vi stavo aspettando, ragazzi! Ho detto a Karen-chan che volete parlarle, per cui tra poco dovrebbe venire qui! Intanto bevete queste, offre la casa!”

“Grazie mille, Scott!” ringraziò entusiasta Ace accettando subito la gentile offerta.

“Già, grazie.” annuì il biondo Comandante seguito a sua volta da Jaws.

“Figuratevi! E tu, signorina? Bevi, è un regalo!” insistette l’uomo notando che l’ex mercenaria stava guardando con sospetto il grosso boccale spumeggiante.

“Ecco... no, grazie. Non avresti del succo o qualcosa di analcolico?” domandò la Vendicatrice degli Abissi allontanando lentamente da sé il grosso bicchiere, suscitando una grassa risata da parte dell’oste.

“Ah, ah, ah! Mai sentito di una piratessa astemia!” la prese in giro quello facendola arrossire.

“Infatti non lo sono! Semplicemente non mi piacciono gli alcolici! Qualche problema a riguardo...?!” s’indispettì lei guardandolo male “Potrei avere almeno dell’acqua o ti costa troppo aprire il rubinetto?!”

“Però, che caratterino! Scusami, non volevo farti arrabbiare!” ridacchiò di nuovo il proprietario spostando la birra e versandole subito un bicchiere di succo di mela “Tieni, per farmi perdonare!”

“Tsk... Diciamo che per adesso sei perdonato...!” chiuse lì il discorso il Comandante della Quarta Divisione mandando giù un paio di sorsi di quel dolce liquido rinfrescante.

“Certo che tua sorella fa paura quando si arrabbia!” disse sottovoce Scott allo zolfanello, che di tutta risposta sogghignò.

“Vero? Beh, dopotutto è un membro della nostra ciurma... è ovvio che sia tosta!”

“Guardate che vi sento!” li informò con un’occhiataccia la diretta interessata.

“E dai! Non abbiamo detto nulla di cattivo! E tu non essere taccagno, Scott! Dai a me la sua birra!”

“Ih, ih, ih...! Vedo che ti stai divertendo, Scotty ♥!” rise una voce femminile facendo girare la testa di lato sia al locandiere che al quartetto “Mi avevi detto di conoscerli, ma non pensavo ne fossi addirittura amico! E dire che a te di solito non piacciono i pirati...”

“Ah, Karen-chan! Beh, loro sono un’eccezione, essendo della ciurma di Barbabianca!” sorrise il proprietario della locanda “Ad ogni modo, anche stasera sei stata splendida!”

“Grazie, troppo gentile... ♥! C’eravate anche voi quattro pasticcini a guardarmi, vero? So che mi stavate cercando...” asserì la fucsia sfoggiando lo stesso sorriso furbetto che aveva rivolto prima al suo pubblico “Se avete finito forza, venite con me! Andiamo a parlare in privato ♥!” propose poi facendo loro cenno di seguirla.

“Perfetto. Andiamo, ragazzi?”

“Sì!”

“A dopo, Scott!”

“A dopo!”

Il gruppetto si diresse verso il palcoscenico, a lato del quale era presente una piccola porta con infisso sopra un segno di divieto e la scritta ‘riservato al personale’; Karen la aprì e vi entrò senza timore, invitando i suoi ospiti a fare altrettanto. I quattro pirati si ritrovarono in quello che sembrava in tutto e per tutto un camerino, con tanto di specchi al muro, tavoli pieni di cosmetici, parrucche e decine di appendiabiti addossati alle pareti colmi di vestiti particolari e appariscenti.

“Wow... è la prima volta che entro in un posto del genere!” esclamò Pugno di Fuoco guardandosi attorno.

“Quindi... questo è un camerino?” chiese perplesso Jaws, che non era mai stato in un simile ambiente.

“Scusate il disordine, ma questa è l’unica stanza riservata a noi artisti! Qui avremo la certezza di poter discutere in pace!” spiegò la rossa chiudendo la porta “Prego, accomodatevi dove preferite ♥!”

I Comandanti recuperarono cinque sedie, anche se fu subito evidente che fossero troppo piccole per la stazza di Jaws, per cui quell’ultimo decise di rinunciarvi e di sedersi per terra; nel frattempo Karen sgomberò uno dei tavoli e lo mise al centro della stanza, srotolandovi sopra una cartina precedentemente preparata e disponendovi poi attorno le stesse seggiole, ottenendo così una spoglia ‘zona riunioni’.

Una volta che tutti si furono accomodati la bella ragazza iniziò, sorridendo: “Allora... Prima di tutto le presentazioni: come saprete il mio nome è Karen, e sebbene Scotty mi abbia presentata come danzatrice in realtà faccio anch’io parte dell’Armata Rivoluzionaria! Nello specifico mi occupo della raccolta di dati inerenti ai Cavalieri Fantasma: quella di ballerina è solo una copertura che mi permette di ottenere buone informazioni dalle persone giuste, anche se non nego di essere originaria di Dressrosa ♥! Voi invece dovreste essere i Comandanti delle prime quattro Flotte di Barbabianca... Marco la Fenice, Hiken no Ace, Diamond Jaws e la Vendicatrice degli Abissi, Sora D. Aoi... ho detto bene?”

“Benissimo, siamo proprio noi.” confermò calma la Fenice.

“Perfetto! Spero che potremo andare d’accordo, pasticcini ♥!” fece l’occhiolino la Rivoluzionaria mettendo tutti leggermente a disagio.

“Mh... Vedo che sei molto... amichevole...”

“Perché non dovrei? Sabo-chan mi ha parlato a lungo di voi! Per me siamo già amici ♥!” spiegò baldanzosa la ballerina con voce esageratamente dolce “Bene, immagino vogliate sapere se ho raccolto altre informazioni a proposito di ciò che sta accadendo ad Haifa...”-

“Prima di quello avrei una cosa da chiederti.” la interruppe Aoi guardandola dritta negli occhi “Oggi pomeriggio... hai incontrato questo idiota qui, e guarda caso il pugnale che si porta sempre dietro è sparito insieme a te. Potresti ridarglielo?”

Karen la guardò sorpresa per qualche istante, per poi piegare nuovamente le morbide labbra in un sorriso malizioso: “Mi hai scoperta, eh? Non che mi aspettassi qualcosa di diverso da te, Aoi-chan... Sabo-chan mi ha detto che sei molto sveglia e intelligente.” ammise portando la mano destra allo spacco della gonna, tirandone fuori quasi per magia il coltello del corvino “Era già mia intenzione restituirvelo appena ci fossimo incontrati. Solo... volevo vederlo più da vicino! Sapete, oltre a ballare a volte mi esibisco anche come giocoliera, ma invece delle palline o dei birilli preferisco usare i coltelli... per cui mi sento attratta da questo tipo di oggetti... ♥! Scusa per questo scherzetto, Hiken-kun! Spero tu non te la sia presa!” si scusò poi unendo le mani a mo’ di preghiera.

“No, figurati...! Era più mia sorella a volere che lo recuperassi!” si grattò la testa lo zolfanello “E poi sei stata davvero eccezionale! Non mi sono reso conto che me l’avessi preso finché non ho posato per caso la mano sul fodero!”

“Ih, ih, ih! Trucchi del mestiere, Hiken-kun ♥!”

“Chiamami Ace, per favore...! ‘Hiken-kun’ suona strano!”

“D’accordo, Ace-kun ♥!”

“Ok, adesso però basta con i convenevoli! Non abbiamo tutta la notte, e non vogliamo nemmeno rubarti troppo tempo!” intervenne nuovamente la Vendicatrice degli Abissi, seccata dall’atteggiamento fin troppo amichevole del maggiore e di quello esageratamente stucchevole della rossa.

“Dritta al sodo, eh? Ah, immagino tu non sia molto paziente, Aoi-chan...” sospirò la Rivoluzionaria portandosi una mano sulla guancia, sconsolata “Comunque mi dispiace deludervi, ma non sono riuscita ad ottenere nessun’altra informazione riguardo a ciò che sta succedendo ad Haifa... Tutto quello che so l’ho già riferito a Koala-chan, che a sua volta ve l’ha comunicato mentre decidevate la rotta da seguire. L’unica ‘novità’, se così possiamo chiamarla... è che da quando è partito non ho più avuto notizie da Ryuu-chan.”

“Ryuu-chan...?”

“Intendi l’altro ragazzo che si occupa di contrastare i Cavalieri Fantasma, esatto?”

“Sì, proprio lui... Mi aveva detto che appena fosse riuscito a scoprire qualcosa mi avrebbe contattata, ma ormai è da più di una settimana che non lo sento... Non penso al peggio, perché è uno tra i ragazzi più forti e soprattutto più furtivi dell’intero Esercito, però... questo suo silenzio mi preoccupa.”

“Capisco, questo potrebbe essere un problema...” mormorò Marco prendendosi il mento tra pollice e indice.

“Ribadisco che Ryuu-chan sa davvero il fatto suo, ma... pur essendo un tipo calmo e riflessivo troppo spesso ha la brutta abitudine di voler fare tutto da solo per evitare che altri possano correre rischi... Ha proprio l’indole del cavaliere senza macchia e senza paura ♥!”

“Non so perché, ma questa descrizione mi è familiare...” commentò Jaws, rimasto in silenzio fino a quel momento.

“Mi sa che abbiamo trovato la tua copia maschile, sorellina!” sogghignò Pugno di Fuoco dando una leggera gomitata alla sorella, che di rimando lo colpì con forza al fianco “Ahia!”

“Così impari a prendere in giro, idiota. Comunque non preoccuparti, Cavalieri Fantasma o meno ci impegneremo a trovarlo. Ha qualche segno particolare che ci possa aiutare a riconoscerlo?”

“Direi proprio di sì! Sapete, lui viene dal Paese di Dào****, una nazione con caratteristiche simili a quella di Wa, con la sostanziale differenza che è affiliato al Governo Mondiale e che i rappresentanti del clan sovrano, il clan Mitsuyo*****, possono partecipare al Reverie. Ad ogni modo Ryuu-chan è molto legato agli usi e ai costumi della sua terra natia, per cui veste in maniera davvero particolare! Lo riconoscerete immediatamente!”

“Ottimo, almeno avrete qualcosa da cui partire una volta arrivati. Invece... sai nulla riguardo alla situazione di Sabo e gli altri a Naranja? Hanno detto che una volta risolta la questione là si sarebbero anche loro diretti ad Haifa per decidere il da farsi.” spiegò il Comandante della Prima Flotta osservando la mappa.

“So che l’infiltrazione sull’isola è avvenuta con successo circa un paio di giorni fa! Situazioni come queste sono molto delicate da gestire, ma in una decina di giorni al massimo dovrebbero riuscire a risolvere il grosso del problema! Se non sbaglio da qui voi vi dividere in cinque gruppi, giusto?”

“Sì, abbiamo già deciso che Seconda e Quarta Divisione, ovvero quelle di Ace e Aoi, si recheranno per l’appunto ad Haifa, visto che ci sono buone probabilità che dietro a tutti quei misteri si celino i Cavalieri Fantasma; noialtri invece ci recheremo prima a coppie su Crystal e Redhorn, ovvero le altre due isole raggiungibili da qui seguendo il Log Pose, dalle quali poi ogni nave andrà per la propria strada tenendo costantemente aggiornate le altre. Per ora non sappiamo quando ci riuniremo, e anche se da un lato questa strategia può risultare rischiosa per possibili attacchi nemici, dall’altro muoverci tutti insieme significherebbe farsi subito notare, soprattutto dalla Marina.” 

“Capisco, mi sembra un buon piano...! In questi due anni la Marina si è fatta molto vigile qui nel Nuovo Mondo, per cui un numero troppo elevato potrebbe costituire un ostacolo in caso di manovre di fuga... Comunque voi siete tutti ragazzi con esperienza: non ho dubbi che ve la caverete magnificamente ♥!”

“Grazie della fiducia, Karen. Ci ha fatto bene parlare con te.” ringraziò gentile il biondo dalla buffa acconciatura alzandosi, annunciando tacitamente la fine di quella riunione segreta.

“Ma figuratevi ♥! Per me è stato un piacere! Anch’io tra pochi giorni penso di partire per Crystal, quindi chissà, potremmo rivederci prima di quanto pensiamo ♥!” sorrise la giovane prima di alzarsi e recuperare da uno dei tavoli quello che sembrava proprio un Den-Den Mushi “Ecco, tenete! Vi lascio questo Den-Den Mushi anti-intercettazioni, così che possiate sempre rimanere aggiornati senza dover attendere che Koala-chan o chicchessia vi faccia da intermediario! Nel caso dovessi ottenere nuove informazioni su quei cattivoni non esiterò a contattarvi, d’accordo ♥?”

“Perfetto, grazie ancora.” sorrise appena la Fenice accettando la piccola lumachina magenta e dalle lunghe ciglia, simile alla sua padrona “Se siete d’accordo questa la terrei io: visto che i Cavalieri Fantasma sono il vostro obbiettivo comune penso che incontrerete il gruppo di Sabo molto spesso, perciò potrà pensarci lui ad aggiornarvi; noi invece non sappiamo se e quando li incontreremo di nuovo, per cui questo ci garantirà di non rimanere disinformati.”

“D’accordo, tienilo pure.” annuì seria Aoi “Tanto ci terremo costantemente in contatto per aggiornarci e per scambiarci informazioni.”

“Quindi adesso oltre a cercare di capire cosa sta succedendo ad Haifa dovremo anche impegnarci a trovare Ryuu, dico bene?” domandò Ace stiracchiandosi.

“Sì. Nella peggiore delle ipotesi potrebbe già essere troppo tardi... ma visto che sembra essere un tipo molto in gamba dovremmo fare ancora in tempo. Magari è stato semplicemente ferito e ha perso il Den-Den Mushi.”

“Spero sia così!” pregò la Rivoluzionaria con un’espressione vagamente preoccupata in viso.

“Ma sì, sono sicuro che sta bene. Lascia fare a noi, Karen-chan!”

“Ah! Grazie, Ace-kun! Sei così coraggioso ♥! Fatti abbracciare ♥!” si slanciò la ballerina stringendolo forte e facendolo diventare istantaneamente paonazzo.

“E-EH? N-no, aspe... L-lascia”-

In pochi secondi Karen si ritrovò ad abbracciare l’aria, e prima ancora che se ne potesse rendere conto vide la Vendicatrice degli Abissi strattonare il corvino verso l’uscita.

“Scusaci, ma dobbiamo andare! Grazie mille di tutto, eh! Alla prossima!” tagliò corto la bionda aprendo seccamente la porta e trascinandosi dietro il fratello ancora intontito.

“Oh...? Per caso ho fatto qualcosa di sbagliato?” chiese la ragazza osservando perplessa il Comandante della Quarta Flotta intento a rimproverare quello di Seconda, in realtà non molto distanti dal camerino.

“No, non preoccuparti. È il loro amore fraterno ad essere complicato.” la tranquillizzò Marco avviandosi assieme a Jaws verso il salone principale “Grazie ancora per tutto, spero ci rivedremo presto.”

“A presto.” salutò anche Jaws.

“Alla prossima, pasticcini ♥!” ridacchiò la rossa salutandoli con la mano.

“Aoi gelosa non l’avevo ancora vista.” commentò Diamond una volta che il quartetto ebbe salutato Scott e lasciato per la seconda volta la sua locanda, osservando perplesso Aoi che non aveva ancora finito di sgridare il fiammifero, entrambi una ventina di metri più avanti rispetto a loro.

“Già, questa mancava anche a me. In fin dei conti però si è abituata ad essere l’unica a ricevere le sue attenzioni, per cui immagino che vederlo così amichevole con un’altra ragazza l’abbia un po’ infastidita, soprattutto considerando che la ragazza in questione era piuttosto espansiva.” spiegò la Fenice con un sogghigno divertito “D’altronde il nostro fiammifero ha sempre avuto un certo successo con le signorine.”

“Lo capisci o no che nella setta ci sono anche delle donne?! Se ti lasciassi abbindolare come hai fatto con Karen moriresti senza nemmeno rendertene conto! Impara a tenere alta la guardia anche verso le ragazze, stupido Succo di Frutta!” urlò nel frattempo la diretta interessata, troppo presa a mortificare il corvino per sentirlo.

“T-ti ho già detto che prima mi ha solo colto di sorpresa!” si giustificò il fiammifero ancora a disagio.

“Certo, come no! Se non fossi intervenuta io saresti svenuto tra le sue braccia e con il sangue al naso, razza di pervertito! Ti ho visto come la stavi guardando imbambolato durante il suo spettacolo, sai?!”

“Questo non è affatto vero!”

“Invece sì che lo è!”

“R-ragazzi! Aspettate un momento, per favore!” la voce di Scott interruppe il diverbio fraterno e fece girare tutti e quattro i pirati: il locandiere li aveva effettivamente raggiunti di corsa, e la sua espressione stranamente tesa fece subito intendere che qualcosa non andava.

“Ehi, Scott...! Che è successo, ti sei dimenticato di dirci qualcosa?” gli chiese Ace inarcando un sopracciglio.

“K... K-Karen-chan...!” ansimò quello piegandosi sulle ginocchia nel tentativo di riprendere fiato “K-Karen-chan è...”

“È per caso successo qualcosa a Karen?”

“Un gruppo di cacciatori di taglie ha assaltato il mio locale e ha tentato di catturarla dicendo di volerla consegnare alla Marina, e lei per evitare che i clienti venissero feriti è scappata via in direzione della piazza centrale! Non so che cosa intendessero dire, ma deve esserci un errore! Karen-chan non è una criminale! Vi prego, aiutatela!”

I Comandanti si scambiarono delle rapide occhiate, avendo perfettamente compreso la situazione e sapendo di dover intervenire: “Abbiamo capito, Scott. Non preoccuparti, lascia fare a noi.”

“Essendo un’amica di Sabo non credo che abbia bisogno del nostro aiuto... ma per evitare rischi è meglio dirigerci là.”

“La salveremo, stai tranquillo!”

“Grazie, grazie infinite! Non avrei saputo a chi altro rivolgermi!”

“Coraggio, sbrighiamoci...!”

“Sì!”
 
§

Al quartetto ci vollero due minuti per raggiungere la piazza centrale della città, che nel frattempo si era interamente svuotata eccezion fatta per un gruppo di circa cinquanta individui armati fino ai denti, i quali avevano circondato la giovane Rivoluzionaria dai capelli magenta senza lasciarle alcuna via di fuga; tuttavia, nonostante la situazione apparentemente critica, Karen non sembrava per nulla preoccupata, tanto che sul suo viso c’era ancora l’ombra di un sorrisetto malizioso.

“Allora... potrei sapere che cosa volete da me, pasticcini? Se eravate venuti per il mio spettacolo v’informo che purtroppo siete arrivati tardi...” domandò lei fingendosi allarmata.

“Non fare la finta tonta, Karen ‘Ballerina Rosso Sangue’! Sappiamo benissimo che fai parte dell’Armata Rivoluzionaria in qualità di informatrice sotto copertura!” replicò ghignando uno dei cacciatori di taglie leccando la lama del proprio pugnale “Se ti catturassimo e ti consegnassimo alla Marina sicuramente riceveremmo una ricca ricompensa, se non addirittura qualche titolo prestigioso da parte del Governo! Quindi fai la brava e vieni con noi senza fare storie!”

“Ah...! Che paura!” gemette lei continuando la sua recita e portandosi una mano sulla guancia “Immagino di non avere altra scelta... Promettete di non farmi male, però...”

“Uh, uh, uh, uh...! Sei inaspettatamente collaborativa... D’accordo! Visto che non vuoi opporre resistenza cercheremo di essere gentili, bellezza!”

“Cosa...?! Vuole lasciarsi catturare così...?!” si agitò Pugno di Fuoco preparandosi subito ad intervenire “Ci penso io! Un paio di ‘Hiken’ dovrebbero bastare per”-

“Aspetta, Ace.” lo trattenne Marco totalmente impassibile.

“Ma cosa dici, Marco...?! Se non facciamo qualcosa subito quei bastardi”-

“Possibile che bastino un bel visino e una vocina innocente a farti perdere la testa...?! Guardala bene, Succo di Frutta!” lo riprese seccata la sorella, incrociando le braccia al petto “L’avevo detto io che il nostro intervento non era necessario...!”

Confuso e leggermente preoccupato il corvino riportò la sua attenzione sulla ragazza, alla quale nel frattempo si erano avvicinati diversi nemici pronti a legarla con delle manette ed una corda.

“Ferma così, dolcezza...! Un paio di minuti e sarà tutto finito...!”

“Non posso che darvi ragione, pasticcini... anche se forse non intendiamo la stessa cosa... ♥!” mormorò Karen leccandosi le labbra stranamente divertita.

Ancora prima che l’uomo davanti a lei potesse comprendere il significato di quelle parole un potentissimo calcio gli sfondò il cranio, facendolo finire a terra in una pozza di sangue.

“M-ma cosa...?!”

“Maledetta!!!”

“Ih, ih, ih! Dovreste ritenervi fortunati, tesori! State per avere l’onore di assistere alla danza più frenetica e passionale che ci sia, il flamenco di Dressrosa! Spero che lo spettacolo sia di vostro gradimento ♥!” augurò la rossa iniziando a muoversi a passi di danza, ripetendo la stessa performance con cui aveva incantato tutti i clienti della locanda poco prima e stregando allo stesso modo anche i suoi avversari, i quali per qualche istante non riuscirono a muoversi per la meraviglia.

“N-non prenderci in giro, dannata! Non credere che te la”- fu un’altra violentissima pedata ad interrompere le futili minacce del cacciatore di taglie, che come il suo compagno cadde esanime e con il viso deformato.

“Infatti non vi sto prendendo in giro, pasticcini! Conoscerete il mio soprannome, ma... sapete anche perché mi chiamano così?” chiese ridacchiando la Rivoluzionaria, mentre ad una sua sola giravolta una decina di assassini volò via per diversi metri, prima di schiantarsi al suolo priva di sensi; ad accomunarli tutti era la presenza sui loro corpi dell’impronta insanguinata della sua calzatura “Beh, semplicemente quando danzo con i miei nemici tendo a sporcarmi le scarpe con il loro sangue e lasciare involontariamente delle impronte sui loro corpi... ma in fin dei conti, c’è una danza più passionale di una tinta interamente di rosso ♥? Coraggio, fatevi avanti! Lo show è appena cominciato!” invitò poi con un sorriso angelico ma spaventoso al tempo stesso.

“I-incredibile...” balbettò Ace, non riuscendo a credere che la donna sanguinaria che aveva davanti e la gentile ragazza che aveva conosciuto quel pomeriggio fossero la stessa persona.

“Uno stile di combattimento piuttosto... aggressivo, direi.” commentò la Fenice cercando di nascondere il proprio stupore “Sapevo che le donne di Dressrosa sono molto passionali, ma... non avrei mai pensato di vederne una stendere dei cacciatori di taglie in questo modo. Quando l’apparenza inganna...”

“È davvero forte...” mormorò Jaws provando quasi timore nell’osservare la ragazza continuare il suo aggraziato sterminio a suon di calci.

“Tsk! Sapevo che stava nascondendo qualcosa dietro a tutte quelle moine! Non per niente è una Rivoluzionaria!” sbuffò Aoi alzando altezzosamente il capo, leggermente infastidita dalla meraviglia leggibile negli occhi dei suoi tre compagni “Comunque ho visto di meglio...!”

Nel frattempo i cacciatori di taglie riuscirono a superare la paura del momento e tentarono un goffo contrattacco con tutte le armi a loro disposizione, anche se fu subito evidente che nemmeno quello costituisse un problema per Karen: i suoi passi erano diventati così rapidi da essere quasi invisibili ad occhio nudo, ma allo stesso tempo sembravano aver acquisito una forza e uno slancio tali da permetterle di distruggere il pavimento di pietra sotto di lei e di fluttuare in aria con la sola potenza dei suoi calci.

In meno di tre minuti l’intero gruppo di mercenari finì definitivamente al tappeto e in un lago scarlatto, e terminato un ultimo volteggio la bella Rivoluzionaria cadde proprio al centro dell’improvvisato campo di battaglia, dirigendosi con un sorriso soddisfatto verso i quattro Comandanti: “Ah, pasticcini! Per caso avete dimenticato qualcosa ♥?” domandò con innocenza.

“In verità ci ha mandati qui il locandiere. Visto che eri scappata via inseguita da quei cacciatori di taglie credeva avessi bisogno di aiuto, ma come pensavo te la sei cavata da sola.” rispose Aoi quasi indifferente, notando con disappunto che il fratello sembrava ancora in trance.

“Ah... e così avete visto tutto, eh...? Spero che il mio stile di combattimento non vi abbia traumatizzati! Vi assicuro che ricorro ai miei letali passi di danza solo nei casi estremi! Non hai di che preoccuparti, Ace-kun ♥!” provò a tranquillizzarlo la fucsia notando la sua espressione vagamente timorosa “Non punterei mai i miei tacchi verso un amico ♥!”

“S-sì, certo...! Non ho dubbi in merito...!” replicò a fatica lo zolfanello grattandosi il capo “Piuttosto... a tirare calci del genere non rischi di farti male alle gambe? Voglio dire, hai sfondato il pavimento e rotto le ossa a cinquanta assassini...”

“Oh, come sei dolce a preoccuparti per me ♥! Comunque no, le mie gambe sono molto più forti e resistenti di quelle di normali esseri umani!” spiegò mostrando quasi con orgoglio i piedi ancora sporchi del sangue dei suoi ‘aguzzini’ “Sapete, il mio bisnonno faceva parte della tribù dei Gambelunghe, ma avendo prima mio nonno e successivamente mia madre sposato dei normali umani le caratteristiche gambe lunghe sono diventate una rarità nella mia generazione... nonostante questo io e le mie sorelle godiamo comunque di un’ottima forza e resistenza quasi paragonabile a quella dei veri Gambelunghe! Potrei ballare per ore e ore oppure calciare centinaia di nemici senza stancarmi ♥!”

“Ora capisco... Immagino che sia per questo che hai scelto uno stile di lotta basato su calci e passi di danza...”

“Proprio così, Marcuccio ♥! In ogni caso preferisco ballare che calciare i cattivoni!”

“Marcuccio...?”

“E quelle scarpe allora di che accidenti sono fatte...?!” venne spontaneo chiedere alla Vendicatrice degli Abissi “A quest’ora dovrebbero essersi disintegrate!”

“Ah, queste? Sono fatte di una lega di titanio e agalmatolite!” affermò la rossa con semplicità, facendo istantaneamente impallidire tutti e quattro i pirati.

“T-titanio e...”

“Agalmatolite...?!”

“Già! Sono un po’ pesanti, ma a dispetto di quel che sembrano sono davvero comode, nonché un ottimo modo per tenere in costante esercizio i muscoli delle gambe! Se vuoi posso chiedere al fabbro di Pine di confezionartene un paio simile, Aoi-chan ♥!” propose la Rivoluzionaria con entusiasmo.

“N-no, grazie! Ne faccio volentieri a meno...!” rifiutò lei rabbrividendo al pensiero di indossare simili macigni “Peseranno sì e no dieci chili l’una! E pensare che fino ad ora si è sempre mossa con una tale leggiadria... Possibile che tutti i Rivoluzionari debbano avere stili di combattimento tanto assurdi?!”

“C-comunque sia siamo felici che tu non ti sia fatta nulla, Karen... Mi raccomando, va’ a tranquillizzare Scott: era molto preoccupato per le tue sorti.” raccomandò il Comandante della Prima Flotta, deciso a ritornare alla nave per fare agli altri il riassunto della situazione.

“Immagino, povero Scotty...! Vorrà dire che correrò subito da lui! Voi ragazzi tornate alla vostra nave?”

“Sì, si sta facendo tardi e dobbiamo ancora aggiornare gli altri su quanto abbiamo discusso prima. Credo che ci rivedremo ancora, prima di partire... Per il momento a presto...!”

“D’accordo ♥! Alla prossima, pasticcini! Grazie per essere venuti a vedere se avevo bisogno di aiuto, l’ho molto apprezzato ♥!” salutò di nuovo Karen mandando loro dei ‘baci volanti’.

“Figurati, per gli amici è il minimo! Buonanotte e a presto!” sorrise di rimando Ace salutandola con il braccio.

“A presto.” asserì soltanto Aoi con freddezza, non certa che, a prescindere dalle sue buone intenzioni, sarebbe davvero riuscita ad andarci d’accordo visti i loro caratteri agli antipodi. Jaws si limitò ad un cenno del capo.

Fu così che i Comandanti delle prime quattro Divisioni di Barbabianca ebbero modo di scoprire la vera potenza della ‘Ballerina Rosso Sangue’, ancora inconsapevoli che, in un futuro non troppo lontano, due di loro avrebbero avuto un ruolo significativo negli eventi che avrebbero coinvolto proprio la patria di quest’ultima, Dressrosa.

Prima, però, un’importante missione li avrebbe attesi sull’Isola di Haifa.
 
Angolo Autrice (*):
*: anche se il nome Karen è relativamente comune non l'ho scelto a caso, ma pensando al suo stile di combattimento, in quanto Karen è anche il nome della protagonista della fiaba dello scrittore Hans Christian Andersen ‘Le Scarpette Rosse’, pubblicata per la prima volta nel 1845. Inizialmente povera e orfana, la giovane protagonista viene adottata da una ricca signora, e diventa una ragazzina bella ma viziata, che riesce a convincere la donna (anziana e con problemi di vista) a comprarle un paio di scarpette rosse uguali a quelle della principessa venuta in visita. La ragazzina è talmente presa dalle sue scarpette da farsele pulire da un soldato storpio, il quale commenta che sono proprio delle belle scarpette da ballo, e da non prestare alcuna attenzione alle funzioni religiose. All'uscita dalla chiesa il soldato fa di nuovo lo stesso commento, e improvvisamente Karen si ritrova a ballare senza controllo, faticando a togliersele; non avendo ancora imparato la lezione la ragazza, anziché prendersi cura della signora che l'ha accolta e che nel frattempo si è ammalata, si reca ad un ballo con indosso sempre le stesse scarpette, ma stavolta non riesce più a togliersele ed è costretta a danzare giorno e notte, fino a che giunge alla disperata soluzione di farsi tagliare i piedi con un'ascia. Il fatto che la ‘Karen Rivoluzionaria’ adori ballare e combatta quasi esclusivamente usando i calci sporcandosi i piedi con il sangue dei nemici vuole essere una rielaborazione di questa cruenta ma istruttiva storia.  
**: il nome della locanda vuole essere un gioco di parole tra il nome proprio Scott e ‘scots’, che significa 'scozzese' e che assieme a 'pine' è la traduzione inglese di pino silvestre (scots pine) detto appunto anche pino di Scozia.
***: come immagino si sarà intuito la danza di Karen è la stessa in cui si cimenta Viola (o Violet) durante la saga di Dressrosa, dato che sia il suo personaggio che il tema di sottofondo durante la scena in cui Sanji la vedeva ballare mi sono piaciute molto.
****: Dào (
, ovvero la ‘Via’ o il ‘Sentiero’) è la ‘traduzione’ cinese di ‘Tao’ inteso come concetto della filosofia cinese, che esprime il concetto di flusso e movimento e indica la forza eterna e fondamentale che scorre in tutto l’universo; siccome ho in progetto una ‘saga’ su un’isola ispirata all’Oriente e volevo dare al luogo un nome incisivo, ho pensato che il termine ‘Dào’ fosse adatto.
*****: composto dai kanji di ‘luce’ (
, hikari) e ‘notte’ (, yoru) e traducibile come ‘notte leggera’ (secondo Google Traduttore), ho scelto questo nome perché contiene due elementi in contrapposizione ma complementari, ovvero la luce e il buio; il motivo di questa scelta sarà chiaro tra diversi capitoli.
Confido di aggiungere presto in fondo a questo capitolo anche il disegno di Karen, anche se per il momento è ancora in fase di lavorazione.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi farete sapere i vostri pareri in merito con una recensione!
Alla prossima e buone vacanze!
Sora_D_Aoi

 

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Capitolo 18
*** 17: Partenza - Il Simbolo e le Responsabilità di un Comandante ***


NEL CAPITOLO PRECEDENTE...
 
In seguito a cinque giorni di navigazione che si concludono con l’inaspettato ingresso di Rai nella Quarta Divisione e la suddivisione di questa e delle altre in gruppi che prenderanno rotte diverse, i Pirati di Barbabianca giungono finalmente alla meta consigliata da Sabo, ovvero Evergreen, l’Isola Sempreverde, sulla quale la Rivoluzionaria Karen è rimasta in loro attesa.

Una volta sbarcati, i Comandanti delle prime quattro flotte decidono di dirigersi verso la locanda più famosa della città di Pine, la Scott’s Inn. Qui vengono a sapere dal proprietario e loro vecchio amico, Scott, che la ciurma di Mugiwara no Rufy si è riunita il giorno prima a Sabaody mettendo l’intero arcipelago in subbuglio, riuscendo poi a scappare con la propria nave negli abissi, diretta verso l’Isola degli Uomini-Pesce; vengono inoltre informati che Karen si trova effettivamente in città, spingendoli perciò a dividersi per trovarla.

Dopo una ricerca apparentemente fallimentare Ace incappa proprio in quella che sembra essere la ragazza descritta dal locandiere, e i suoi dubbi vengono confermati quella sera stessa, quando tornato alla locanda assieme ai suoi compagni la ammira danzare su un palcoscenico che fa andare in visibilio l’intero pubblico. Terminato lo spettacolo, Karen riesce finalmente a parlare in privato con i quattro Comandanti di Barbabianca, informandoli dell’inaspettata scomparsa del compagno Ryuu ad Haifa e consegnando a Marco un Den-Den Mushi, in modo da potergli fornire in futuro nuove informazioni sui Cavalieri Fantasma.

Mentre i pirati ritornano alla nave vengono fermati da Scott, che chiede loro di salvare la Rivoluzionaria dall’attacco di alcuni cacciatori di taglie. Giunti nella piazza dove Karen è stata circondata dal gruppo di assassini, però, assistono all’inaspettato massacro di questi ultimi da parte della stessa ragazza, che dimostrando una forza e un’agilità fuori dal comune riesce ad abbatterli tutti con la sola potenza dei suoi calci.

Confermata così l’abilità in combattimento della ‘Ballerina Rosso Sangue’, i Comandanti delle prime quattro Divisioni fanno ritorno alla Moby Dick Jr., consapevoli di aver trovato un’altra importante alleata.
 
⑰ - PARTENZA
IL SIMBOLO E LE RESPONSABILITÀ DI UN COMANDANTE

I quattro giorni presso l’Isola di Evergreen volarono veloci per la Seconda e la Quarta Divisione, che sia per comodità organizzative sia soprattutto per desiderio di una sempre più impaziente Aoi sarebbero state le prime a partire.

Il ‘trasloco’ su una delle altre quattro navi della ciurma era stato lungo e sfiancante, ma grazie alla relativa inferiorità numerica rispetto agli altri gruppi, tutti erano riusciti infine a trovare il proprio spazio e a creare un ambiente confortevole quasi quanto quello della Moby Dick Jr.; anche la Vendicatrice degli Abissi era rimasta soddisfatta della cabina che le era stata lasciata, soprattutto perché nonostante i numerosi vestiti stipati nell’armadio aveva ancora molto spazio a disposizione.

La partenza era stata fissata per il primo pomeriggio, in modo che l’equipaggio potesse godersi un ultimo pranzo tutti insieme, ma anche quel momento di comune allegria e serenità passò presto, tanto che il tempo dei saluti sembrò arrivare quasi all’improvviso. I due stessi Comandanti che si erano riuniti per ultimi alla ciurma si ritrovavano ad essere i primi a separarsi nuovamente da quest’ultima, e sebbene si trattasse di un semplice ‘arrivederci’, in molti ne sentivano già la mancanza.

Marco e gli altri tredici ufficiali decisero di accompagnarli fino alla nave, mentre gli altri membri furono costretti a salutarli prima per poter tornare ai preparativi sulle altre navi; nessuno di loro voleva ammettere il proprio dispiacere per quella temporanea ma probabilmente abbastanza lunga separazione, benché non fosse un mistero il fatto che tutti sarebbero un po’ mancati a tutti, soprattutto considerando che non si poteva sapere quando la ‘famiglia’ si sarebbe nuovamente riunita.

“Sicuri di aver preso tutto? La mia Vivre Card l’avete ancora, vero?” domandò la Fenice come un fratello maggiore ai propri fratellini “Mi raccomando, vedete di razionare bene le scorte. Da qui ad Haifa è quasi una settimana di viaggio, e non ci sono punti di sosta; inoltre state sempre all’erta durante il viaggio: pare che la zona attorno all’isola pulluli di mostri marini che potrebbero attaccarvi in qualsiasi momento.”

“Tsk! Con chi credi di parlare, Pennuto? Anche se non come pirata ho viaggiato molto per mare, e teoricamente anche questo idiota dovrebbe sapere il fatto suo!” sbuffò in risposta Aoi, che se da un lato era dispiaciuta di doversi già dividere dai suoi compagni dall’altro non capiva perché già dalla sera prima tutti si fossero comportati come se quello fosse il loro ultimo momento assieme.

“Tranquillo, Marco! Ce la caveremo!” sorrise fiducioso Ace scompigliando i capelli della sorella “Con lei a bordo neanche un Re del Mare oserebbe avvicinar... AHIA!”

“Così impari, stupido Succo di Frutta! E voi smettetela con quelle facce da funerale! Ci rivedremo prestissimo, ve lo dico io!”

“Ci piacerebbe avere il tuo ottimismo, Aoi...” sospirò Speed Jil sforzando un piccolo sorriso.

“Solo che questo mare è pieno di pericoli!” terminò per lui Izou.

“Anche se sappiamo quanto siete forti tenete sempre gli occhi aperti, mi raccomando.” si aggiunse anche Curiel sistemandosi meglio l’elmetto sul capo.

“E tenete il Den-Den Mushi a portata di mano!” raccomandò Halta “Noi faremo il possibile per essere sempre contattabili.”

“Ma sì, smettetela di preoccuparvi! Sappiamo badare a noi stessi!” ribadì Pugno di Fuoco non capendo il perché di tutta quell’apprensione.

“Da che pulpito!”

“Se l’avesse detto Aoi avrei anche potuto crederci...”

“Vedi di non attirare a te un’intera squadra della Marina come hai fatto a Sabaody, caro il nostro genio del travestimento!”

A quella frecciatina non soltanto i Comandanti, ma anche alcuni pirati intenti a trasportare alcune casse su una delle altre navi risero fragorosamente, suscitando un sonoro sbuffo da parte del corvino: “Spiritoso come sempre, Fossa!”

“Tranquilli, gli impedirò di farsi catturare come un cretino. In mia presenza sarà obbligato a rigare dritto.” assicurò la biondina facendo scrocchiare le nocche e congelando il fratello con lo sguardo.

“... C’è nessuno che vuole andare al posto mio...?! Credo di aver fatto un terribile errore a voler... Ahia! Per l’orecchio no!”

“Taci, brutta testa vuota!” intimò l’ex mercenaria tirandolo per l’orecchio “Non so davvero perché abbiate voluto rendere la nostra partenza un evento strappalacrime, ma io conto di rivedere almeno qualcuno di voi al massimo tra un paio di mesi, quindi basta musi lunghi! Anche voi fate attenzione e non esitate a chiamare nel caso aveste bisogno: anche se i Cavalieri Fantasma saranno la nostra priorità non significa che non cambieremo piani per venirvi eventualmente a dare una mano! Dopotutto aiutarsi a vicenda in qualunque situazione è la regola principale di questa ciurma, giusto Pennuto?”

“Sì...” annuì il biondo guardandola per un breve istante e sorridendo appena.

“Che hai da guardare?” chiese lei notando il suo sguardo.

“Nulla... pensavo solo che forse mi mancherà sentirmi chiamare ‘Pennuto’ o ‘Testa d’Ananas’.” confessò il maggiore facendola arrossire appena come suo solito.

“M-ma ti senti?! Vedi ti tornare in te, brutta Testa d’Ananas di mezza età che non sei altro! Possibile che pur essendo io l’unica donna del gruppo siate voi uomini a sparare simili sdolcinatezze?!”

“A me invece penso che mancherà il suo imbarazzarsi per niente!” ci si mise anche Rakuyou ridendo di gusto.

“Già, e le sue espressioni sono impagabili!” gli diede corda il grosso Atomos.

“V-volete che questo sia davvero il nostro ultimo saluto, brutti idioti?!” li minacciò la Vendicatrice degli Abissi allungando un pugno, palesemente imbarazzata.

“Ecco, l’avete fatta arrabbiare.”

“Forse ci mancherà anche il suo umore altalenante...”

“No, quello non credo...”

“La volete piantare sì o no?! Basta: adesso andiamo! Abbiamo già perso troppo tempo, senza contare che non ho intenzione di rimanere qui a farmi prendere in giro!” si offese definitivamente la giovane salendo rapida la passerella che conduceva al ponte della loro nave, per poi girarsi e far loro una linguaccia.

“Forse ci stiamo davvero preoccupando troppo, ragazzi...” fece notare Vista pizzicandosi come al solito i baffi.

“Credo anch’io...! Oltretutto lei sembra felice all’idea di non vederci più per un bel po’...!” commentò Bramenko con il solito ghigno stampato in faccia.

“Se non l’aveste presa in giro magari avrebbe reagito diversamente...” sospirò Marco, in realtà quasi sollevato che nonostante la nuova situazione in cui si sarebbe ritrovata di lì a breve Aoi avesse mantenuto il suo solito atteggiamento “Salgo un attimo anch’io, devo darle una cosa da parte degli altri.”

“Aspettami, vengo con te. Allora ci si vede, ragazzi! Sempre in gamba!” salutò Ace regalando ai suoi compagni un ultimo grande sorriso.

“Buona fortuna, Ace!”

“Fate attenzione, mi raccomando!”

“Niente colpi di testa stavolta!” 

“Ascolta cosa ti dice tua sorella, d’accordo?”

“Stacci bene!”

“Fatevi sentire spesso e teneteci aggiornati!”

“Spero ci rivedremo presto!”

“Sicuro! Alla prossima!”

Fu così che Pugno di Fuoco diede le spalle agli altri Comandanti e si avviò assieme a Marco sulla nave che avrebbe accompagnato lui e sua sorella in chissà quante e quali avventure, rimanendo di sasso nel ritrovare quest’ultima accucciata in un angolo del ponte con gli occhi leggermente umidi e intenta a tirare su col naso: “Sorellina...! Stai... piange”-

“No! È-è quest’odore di pino e salsedine che è troppo forte e mi fa lacrimare gli occhi!” lo zittì subito lei scattando in piedi e soffiandosi in uno straccio il naso gocciolante “P-piuttosto... che cosa vuoi ancora, Pennuto...?! Ho già dato ordine di levare l’ancora, sai?”

“Volevo solo darti un regalo da parte dei ragazzi delle altre Divisioni.” spiegò il Comandante della Prima Flotta allungandole quello che a prima vista sembrava un fazzoletto di stoffa nero piegato in quattro “In realtà un po’ tutti avevano insistito sul volerti dare qualcosa per celebrare il tuo ingresso ufficiale nella ciurma, ma visto che nemmeno Ace aveva idea di cosa potesse piacerti ci hanno messo un po’ prima di decidere quale fosse il dono più adatto. Aprilo.”

La ragazza spiegò perplessa lo strano telo, ma una volta del tutto disteso le fu chiaro di che cosa si trattasse, tanto che per poco non rischiò di lasciarsi sfuggire una lacrima: si trattava di una bandana identica a quella che indossava di solito, con l’unica differenza che nel centro vi era cucito in stoffa viola e bianca il Jolly Roger della loro ciurma, il teschio con gli inconfondibili baffoni del Babbo.

Con quella indosso sarebbe stata in tutto e per tutto un membro dei Pirati di Barbabianca, come aveva sempre desiderato.

“Ti piace, vero? A cucirlo ci ha pensato Wendy, una delle infermiere dell’equipaggio. L’idea è venuta loro quando hanno notato che a prescindere dai vestiti tu indossi sempre una bandana nera al collo... direi che ti si addice.”

“In effetti è davvero bella! Perché non te la provi, sorellina?” le propose il pirata lentigginoso, intenerito dall’espressione di pura meraviglia mista a commozione che lesse sul suo viso.

“A-adesso?” chiese spaesata la biondina, quasi come se le avessero appena chiesto di indossare un prezioso abito da sera o un vestito da sposa.

“E quando sennò? Dai, mettitela!” la incoraggiò il corvino ridacchiando del suo impaccio, osservandola insieme a Marco mentre con vago timore sciolse la sua solita bandana per poi annodare con delicatezza quella appena ricevuta.

Come i due primi Comandanti si aspettarono le calzava a pennello in ogni senso, donandole un’aria minacciosa ma affascinante al tempo stesso; il marchio del Babbo troneggiava ora incontrastato sulla sua figura, rendendo chiaro non solo che fosse della loro ciurma, ma anche che fosse un membro di spicco.

“È perfetta! Ti sta benissimo, Aoi!”

“È molto piratesca. Con quella indosso nessuno oserebbe importunarti senza un valido motivo.”  

“Confermo! Stai benissimo, Aoi-chan!” s’intromise Rai, che stava passando di lì con alcune assi e alcuni chiodi in mano “Degna del mio Comandante!”

“T-tu chiudi il becco e torna al lavoro, stupido Elfo! D-dannazione... Se me l’avessi data prima li avrei ringraziati come si deve...” mormorò con un cipiglio la Vendicatrice degli Abissi, cercando di nascondere la sua felicità.

“In realtà sono stati loro a chiedermi di dartela quando li avessi già salutati: hanno detto che non volevano metterti in imbarazzo o peggio ancora farti commuovere, e visti i lacrimoni di poco fa direi che hanno fatto bene.” spiegò la Fenice sogghignando.

“H-ho già detto che non stavo piangendo, stupido Pennuto! Ascoltami quando parlo!” obiettò lei lanciandogli un’occhiataccia “A-ad ogni modo... grazie...”

“Scusa, puoi ripetere l’ultima parola? Parlavi a voce così bassa che non ti ho sentito.”

“Invece sono sicura che hai sentito benissimo, inutile Testa d’Ananas! Ora scendi dalla mia nave prima che ti costringa io a suon di calci nel didietro!”

“Sapevo che l’avresti detto. Tranquilla, adesso che ho adempiuto al mio compito me ne vado.” sorrise il Comandante della Prima Divisione accarezzandole brevemente il capo “Mi raccomando, cerca di andare d’accordo con tutti e di non strafare. Fatevi vivi appena avrete risolto i problemi ad Haifa.”

“Sì, sì...! E smettila di fare il paparino apprensivo! Per quello c’è già Succo di Frutta!”

“E quando mai lo sarei stato?” inarcò il sopracciglio il corvino.

“Ma soprattutto cercate di non litigare, e tu non essere troppo dura con Ace: proprio perché lo conosci bene dovresti sapere che certe cose non le fa apposta.”

“Ehi! Smettetela di parlare come se non ci fossi!” si alterò il diretto interessato.

“Ho capito, ho capito! Adesso vai, Pollo smielato che non sei altro!” lo spinse via l’ex mercenaria nel timore di cedere a quel leggero pizzicore agli occhi.

“Va bene, non spingere...! A presto, Ace. Le raccomandazioni che ho fatto a lei valgono anche per te, ovviamente.”

“Non avevo dubbi in merito! Anche voi però fate attenzione e teneteci aggiornati su cosa succede sulle altre isole! Buona fortuna, amico!” augurò lo zolfanello battendo il pugno con il biondo, fiducioso che anche il loro viaggio sarebbe andato a gonfie vele.

“Anche a voi. Ci vediamo...!”  salutò per l’ultima volta Marco, prima di spiccare un salto e ricongiungersi agli altri Comandanti sulla terraferma.

Proprio in quel momento la nave che aveva già levato l’ancora da qualche minuto iniziò a muoversi, allontanandosi sempre di più dal porto di Pine. Non ancora soddisfatto Ace si affacciò al parapetto e agitò il braccio verso i compagni con i quali aveva già vissuto mille avventure e con cui sicuramente ne avrebbe vissute altrettante in futuro; Aoi l’affiancò ma non partecipò al saluto, limitandosi ad osservare con un timido sorriso le loro figure che nel frattempo si facevano sempre più piccole e indistinte, fino a che né loro né i contorni dell’Isola di Evergreen furono più visibili.

Un nuovo viaggio era iniziato per i Comandanti della Seconda e della Quarta Divisione, e anche se il suo sapore era dolceamaro e forse avrebbero corso molti pericoli entrambi non vedevano già l’ora di giungere alla prossima isola.

§

Ad Aoi quella giornata era già sembrata fin troppo piena di emozioni, tanto che quando ricevette una chiamata da nientedimeno che Jinbē le venne naturale domandarsi se poco dopo la loro partenza Marco non l’avesse contattato chiedendogli di tirarle su il morale; invece, a detta dell’uomo-pesce, la Fenice non c’entrava nulla.

Così, dopo nemmeno un’ora dalla loro partenza, la Vendicatrice degli Abissi si ritirò nella sua cabina per poter parlare in privato con il suo maestro, al quale aveva pensato spesso negli ultimi giorni dopo aver saputo che Rufy si era messo in viaggio per raggiungere la sua isola.

“Capisco. Anch’io trovo che sia stata un’ottima trovata... come ci si poteva aspettare dal braccio destro del Babbo, del resto.” annuì l’azzurro dall’altra parte della cornetta dopo aver appena saputo di come si erano organizzati “Mi spiace che i Cavalieri Fantasma ti abbiano già creato problemi, Aoi-san... ma per fortuna oltre al sostegno di Ace-san e dei vostri nakama avrai anche quello dell’altro tuo fratello e dei Rivoluzionari! Come ti avevo detto ormai non sarai più sola!”

“Già... Infatti una delle nostre priorità una volta raggiunta Haifa sarà proprio rintracciare un loro compagno, che dal suo arrivo sull’isola non ha più dato sue notizie. Mi hanno tutti assicurato che è un tipo in gamba, per cui sono fiduciosa.” spiegò l’ex mercenaria sorridendo appena “Invece... mi dispiace davvero per tutte le grane che ti ha dato Rufy! Quella brutta testa vuota non ascolta mai nessuno! Oltretutto... sfidare Big Mom in quel modo... già mi si accappona la pelle al pensiero di cosa combinerà una volta arrivato da questa parte! Spero di non dover correre da lui troppo presto!”

“Ah, non preoccuparti! Avrei dovuto saperlo, vista la sua condotta ad Impel Down e a Marineford... però senza il suo intervento temo che Hody e la sua banda avrebbero davvero avuto la meglio su quest’isola... Alla fine lui e i suoi amici ci hanno salvati, e adesso tutta l’isola li considera degli eroi! Oltretutto il suo allenamento con Rayleigh ha dato degli ottimi risultati...!” la rassicurò l’ex Shichibukai.

“Almeno una cosa l’ha fatta giusta, allora! Sono felice di sentirlo... Avrò già abbastanza a cui pensare anche senza preoccuparmi per lui!”

“Immagino...! Per il momento pensa solo ad arrivare sulla prossima isola, poi il resto verrà da sé. Un’ultima cosa, Aoi-san...” la voce dell’uomo-pesce si fece stranamente titubante, lasciandola perplessa.

“Che c’è? Non sarai anche tu preoccupato per noi, spero! Ci hanno già pensato gli altri Comandanti a farci una testa così a suon di raccomandazioni, grazie!”

“No, non è quello... riguarda ancora Rufy... Vedi, poco prima che lasciasse l’isola mi ha fatto la stessa proposta che mi avevi fatto tu prima di partire...” ammise Jinbē, palesando un leggero disagio che la lasciò sorpresa “Al momento ho rifiutato, poiché anche con la sconfitta di Hody ho ancora delle mansioni importanti da svolgere, primo tra tutti svincolarmi da Big Mom... tuttavia, una volta portati a termini i miei compiti...”-

“Ho capito, non c’è bisogno che tu dica altro.” lo interruppe lei con un sospiro.

“Te la sei presa...?”

“Un pochino, ma so che è solo egoismo. Anche se come hai detto tu non sono più sola, una parte di me vorrebbe avere al proprio fianco tutte le persone che mi hanno aiutata nel corso di questi anni, sia per ripagarle di quanto hanno fatto per me sia soprattutto per proteggerle... Tu, la ciurma di Rufy, Sabo e i suoi compagni, Hancock e le Kuja... addirittura quell’insopportabile chirurgo da strapazzo! Però so che è un desiderio impossibile e soprattutto egoista, perché così facendo finirei per privarvi delle vostre esperienze e dei vostri sogni... per questo motivo voglio ignorarlo e andare avanti per la mia strada.” spiegò lei mentre un sorriso un po’ amaro si dipinse sulle sue labbra “Non devi sentirti in colpa perché preferisci seguire quello stupido anziché venire con me... però devi promettermi che se e quando lo farai lo terrai d’occhio anche da parte mia. L’hai visto anche tu, no? È talmente incosciente e spensierato... finirebbe sicuramente per farsi ammazzare se non ci fossero i suoi nakama a contenerlo! Mi fido di te e delle tue decisioni, perciò... a questo punto conto di rivederti nell’equipaggio del futuro Re dei Pirati.”

Il suo maestro rimase in silenzio per quasi un minuto intero, per poi trattenere una risata e affermare: “Non sono passate nemmeno tre settimane da quando ci siamo salutati e sei già maturata un sacco...! Questo viaggio sarà un vero toccasana per te!”

“N-non prendermi in giro, brutto panzone! Se fossi lì con te non oseresti!” arrossì subito il Comandante della Quarta Divisione, sinceramente seccato.

“Scherzi a parte... ti ringrazio per la tua comprensione, Aoi-san. Le tue parole mi hanno davvero risollevato...! Quando arriverà il momento farò il possibile per ripagarti! Prima che quel giorno arrivi, però... sarò sicuramente diventato un membro dei Mugiwara no Ichimi, e darò qualunque cosa pur di condurre il mio nuovo Capitano fino al traguardo. Te lo prometto.”

“Allora ci conto, Jinbē. Mi ha fatto piacere sentirti e soprattutto sapere che quel Moccioso di Gomma sta finalmente per arrivare qui nel Nuovo Mondo. Spero che quando lo incontrerò tu sarai già diventato dei suoi...! Adesso devo andare, il viaggio è ancora lungo e voglio assicurarmi che tutto stia procedendo per il meglio. E poi...” si interruppe un attimo prima di alzare volontariamente la voce “Devo dare una lezione a due idioti che non sanno farsi gli affari propri e pensano di poter origliare davanti alla mia cabina senza che io me ne accorga!” asserì minacciosa, sentendo dei passi allontanarsi velocemente fuori dalla sua porta.

“Ace-san e quel biondino che trovi particolarmente assillante, immagino.” indovinò l’uomo-pesce ridacchiando “Non essere troppo dura con loro, mi raccomando...!”

“Figurati, sarò un angioletto!” promise la sua allieva facendo scrocchiare le dita “Allora ci sentiamo, Jinbē! Vedi di non farti uccidere da Big Mom quando andrai a parlarle!”

“Tranquilla, non succederà: ho la pellaccia dura! Tu invece fa’ attenzione con quegli assassini!”

“Naturalmente! A presto!”

Aoi riattaccò la cornetta al guscio della piccola lumachina, posando poi quell’ultima sulla sua scrivania e avviandosi a grandi passi fuori dalla stanza, un ghigno malvagio sul viso: “Venite fuori, brutti impiccioni che non siete altro! È ora della vostra punizione!!!”

§

“Quindi Rufy ha dato una lezione a quell’uomo-pesce che voleva distruggere la sua stessa isola e ora sta venendo qui nel Nuovo Mondo?!” domandò entusiasta Pugno di Fuoco cercando di ignorare il forte dolore alla testa, sulla quale era spuntato un enorme bernoccolo causato naturalmente da un pugno della sorella.

“Incredibile! Anche vostro fratello minore sembra un fenomeno!” si aggiunse Rai massaggiandosi la nuca, avendo ricevuto lo stesso trattamento del corvino.

“Non fate i finti tonti! Lo sapete benissimo: stavate origliando!” rimase impassibile la Vendicatrice degli Abissi sedendosi al tavolo della più modesta mensa e incrociando le braccia al petto “Sbaglio o ti avevo già dato una lezione per quello che avevi fatto a me e a Koala, razza di Elfo piantagrane? Non ti è bastata?! Guarda che se non la smetti di farti gli affari miei ti rispedisco via aerea ad Evergreen!” minacciò poi l’aiuto-carpentiere mostrandogli il pugno “Ora fila al lavoro!”

“Lo farei se ne avessi, Aoi-chan, però...”

“Mi stai dicendo che non hai nulla da fare?! Non ci credo! Sbaglio o sei un carpentiere?”

“Un aiuto-carpentiere, per la precisone, anche se effettivamente sono l’unico carpentiere di questa nave! Finché qualcuno non rompe o non mi chiede di costruire qualcosa sono del tutto libero, il che è il massimo perché così posso fare compagnia a te e a Ace-san!” spiegò il biondino con un enorme sorriso “Non sei felice, Aoi-chan?!”

“Nemmeno un po’! E poi ti ho detto e ripetuto di smetterla con quel ‘-chan’! Sei davvero insopportabile!” sbottò la ragazza fulminandolo con lo sguardo “Non m’interessa che non ci siano mansioni di tua competenza: alzati e vai a chiedere agli altri della nostra e della Seconda Divisione se hanno bisogno di una mano per qualcosa! Non tollero che i miei sottoposti e ne stiano in panciolle!”

“M-ma”-

“Fila!”

“E dai, sorellina! Non essere così dura con lui! Se non ha nulla da fare che si riposi e si diverta! Ti ho già detto che le avventure per mare non sono fatte solo di doveri! Rilassati!” cercò di calmarla Ace “Anche molti dei miei ragazzi in questo momento sono nelle loro stanze a giocare a carte o a dormire, ma va bene così! Quando ci saranno compiti da svolgere li porteranno a termine senza aver bisogno che io li comandi a bacchetta!”

“E-ecco, ascolta Ace-san! Oltretutto io voglio diventare tuo amico, e per farlo ho bisogno di passare più tempo possibile con te!” le ricordò l’aiuto-carpentiere “Se non lo facessi non potresti abituarti alla mia compagnia!”

“Non diventeremo mai amici se il tuo piano consiste nell’assillarmi in continuazione e invadere i miei spazi personali! A me piacciono le persone discrete e tranquille, mentre tu incarni l’esatto contrario, stupido Orecchie a Punta!”

A quell’affermazione Rai parve scoraggiarsi, tanto che le sue buffe orecchie appuntite sembrarono quasi abbassarsi come quelle di un cagnolino triste, ma si riprese subito e tirò fuori da una tasca della sua giacca un blocchetto per appunti e una matita, asserendo mentre scriveva: “Nota numero uno: ad Aoi-chan piacciono le persone tranquille e discrete...”

“Che accidenti stai facendo, idiota?!” scattò il suo Comandante cercando di colpirlo di nuovo sulla testa.

“Non di nuovo...!” supplicò lui schivando il colpo per un pelo, prima di rispondere “S-stavo prendendo appunti! Non posso diventare tuo amico se prima non imparo a conoscerti, no?! Con Ace-san è stato tutto molto più facile, abbiamo parlato parecchio e io so già molte più cose su di lui... ma con te è impossibile! Pure quando eravamo con tutte le altre Divisioni preferivi comunque startene per i fatti tuoi, dando retta esclusivamente agli altri Comandanti! E anche prima, quando ti sei chiusa nella tua cabina per parlare in privato con il tuo maestro al Den-Den Mushi...” sembrò quasi rattristarsi “Credo che anche gli altri ragazzi della Quarta Divisione vorrebbero sapere qualcosa in più sul loro nuovo Comandante, per quanto questo possa essere introverso e riservato di natura!”

Aoi lo guardò, sorpresa da quella dichiarazione, e realizzò solo in quel momento che effettivamente il ragazzo aveva ragione: i suoi nuovi sottoposti non sapevano nulla di lei, così come lei a stento sapeva collegare qualche nome a qualche viso... Anzi: il fatto che alla fine avessero deciso di regalarle una bandana dimostrava quanto a lungo l’avessero osservata per cercare di capire quale fosse il dono più adatto da farle, mentre lei... lei non sapeva niente di nessuno esclusi suo fratello e gli altri Comandanti; non poteva nemmeno dire di conoscere Rai, visto che neppure a lui aveva mai chiesto qualcosa di personale.

Fino ad un paio di ore prima si era sentita così fiera, così felice di avere una prova tangibile della sua appartenenza alla ciurma del Babbo... ma la verità era che non lo sarebbe mai stata veramente, se non si fosse prima impegnata ad imparare a conoscere quantomeno i membri della Flotta che le era stata assegnata; il suo era semplicemente un titolo: non sarebbe mai stata un Comandante del calibro di Marco o di suo fratello se prima non avesse almeno provato a dare la giusta importanza alla sua nuova famiglia.

Come aveva fatto a non rendersene conto prima?!

“Ah...! La conosco, quella faccia... è quella che fa quando si rende conto di aver fatto qualcosa di sbagliato e si sente la creatura peggiore di tutto il Creato.” affermò il corvino, avendo capito subito dalla sua espressione che in qualche modo il discorso dell’aiuto-carpentiere era riuscito a mortificarla “Ehi...! Non fare così! Rai non voleva farti sentire in colpa! Ti ha solo fatto notare una cosa...”

“S-sì! Non era affatto mia intenzione, Aoi-chan! Scusami, forse ho esagerato...”

“No...! Hai ragione... Io... non so niente dei miei sottoposti, e loro non sanno nulla di me... Ci sono delle cose che non mi sento ancora pronta a rivelare, ma ce ne sono altrettante che i miei nakama avrebbero il diritto di sapere sul mio conto! Come possono fidarsi di me se le uniche cose che sanno sono il mio nome, quali sono i poteri del mio Frutto del Diavolo e che sono la sorella del Comandante della Seconda Divisione?! Non è giusto...”

“Ehi... Non è nulla di irrimediabile...! Avrai tutto il tempo del mondo per imparare a conoscerli, così come loro ne avranno per conoscere te...!” cercò di rassicurarla il fratello posandole una mano sulla spalla e sorridendole affettuoso “Credi forse che io abbia imparato tutto e subito? Quando io e la mia ciurma ci siamo uniti al Babbo non hai idea di quante emicranie mi siano venute a forza di ficcarmi in testa nomi e visi! Una volta superato quel momento è arrivato quello di imparare a conoscerli a livello personale... ma ti dirò, a dispetto di ciò che si potrebbe pensare quella è stata la parte più facile: semplicemente vivendo giorno dopo giorno assieme viene naturale scoprire e voler scoprire aspetti del carattere e della personalità di ciascuno di loro ancora ignoti! Il passo più importante che devi compiere è quello di imparare ad aprirti con loro, senza aver paura di venire giudicata... vedrai che una volta fatto questo riuscirai a conoscerli tutti in pochissimo tempo e a fidarti di loro a tal punto da riuscire a parlare anche delle cose che ti spaventano!”

Forse fu perché l’aveva sentito quello stesso pomeriggio, ma quelle parole le riportarono alla mente il discorso che prima Jinbē e poi lo stesso Ace le avevano fatto sull’Isola degli Uomini-Pesce, poco più di due settimane addietro: “Sì... hai ragione... Anche perché l’avevo promesso sia a te che a Jinbē... Devo cercare di aprirmi sia con voi che con tutti gli altri nostri nakama, se voglio poter instaurare quel rapporto di fiducia incondizionata su cui si basa la nostra ciurma... Approfitterò di questi sei giorni di viaggio per imparare a dialogare di più con i miei uomini e per permettere loro di fare altrettanto, iniziando già da stasera...! Diventerò un Comandante serio ma affidabile del quale la mia Divisione possa fidarsi ciecamente.”

“Questo sì che è un bel proposito, sorellina!” si congratulò Pugno di Fuoco fiero di lei “E noi ti aiuteremo a sbloccarti, vero Rai?”

“Certamente! È questo l’obbiettivo principale che mi sono imposto!” annuì il biondino scoprendo i denti bianchissimi in un sorriso “Non temere, Aoi-chan!”

“Rai!” lo richiamò la stessa Aoi facendolo sobbalzare.

“S-sì...?”

Si sorprese non poco, l’aiuto-carpentiere, nel vedere il suo Comandante arrossire appena e girare il capo dall’altra parte: “M-mio malgrado... mi hai ricordato una promessa importante che avevo fatto a Succo di Frutta e al mio maestro, nonché un obbiettivo che mi ero prefissata... Grazie...”

Il giovane pirata rimase sbigottito, ma ci volle poco perché dei grossi lacrimoni per nulla virili minacciassero di scivolargli sulle guance e il suo naso si tappasse di muco: “A-Aoi-chan...! D-di niente, era il minimo che potessi fare per il mio Comandante...!” singhiozzò scattando verso di lei “Abbracc”-

“Scordatelo, stupido Elfo!” lo scacciò in malo modo lei tirandogli un ceffone “Anche se ti ho leggermente riconsiderato non significa che mi piaccia l’idea di farmi toccare da te! Farò del mio meglio per aprirmi con te e gli altri nostri compagni, ma il contatto fisico è precluso a tutti! Sono pur sempre una Kuja!”

“E-e io che ci avevo sperato...” si massaggiò la guancia il biondino, scoraggiato “Beh, pazienza... Scusami, Aoi-chan...”

“Aspetta un attimo... è precluso anche a me?!” si agitò subito Ace.

Soprattutto a te.” replicò lei con un ghigno “Magari questa è la volta buona che anche tu impari a rispettare i miei spazi privati e a smettere di usare ogni scusa buona per toccarmi i capelli.”

“M-ma io sono il tuo fratellone! Devo dimostrarti il mio affetto e”-

“Provaci, poi vediamo che succede!”

“S-sei davvero un piccolo demonio, sai?”

“Lo prendo come un complimento.”

“Nota numero due: ogni tanto Aoi-chan manifesta forme di violenza psicologica e verbale nei confronti di Ace-sa”-

“E tu smettila con quel quaderno! E poi che accidenti di appunto sarebbe quello?!”

§

Similmente al soggiorno ad Evergreen, anche i sei giorni di viaggio passarono rapidi e fortunatamente senza complicazioni, a parte il raro attacco di qualche mostro marino finito poi in padella.

Come si era ripromessa di fare, in quel lasso di tempo Aoi aveva imparato molte più cose sui suoi sottoposti di quanto non avesse fatto prima, e anche se con un po’ di difficoltà era riuscita anche a parlare loro di sé, tanto da sorprenderli con la sua inaspettata ‘loquacità’. Tutti i nakama della Quarta ma anche della Seconda Flotta erano venuti a conoscenza delle sue origini, delle numerose difficoltà che avevano caratterizzato la sua infanzia e la sua adolescenza e delle circostanze che le avevano permesso di trovare in Ace, Sabo e Rufy i primi autentici membri della sua famiglia; in cambio loro le avevano parlato a lungo di Satch, il suo sempre allegro e affidabile ‘predecessore’, ricordando con nostalgia tutti i bei momenti passati assieme. Quegli scambi di informazioni e soprattutto di memorie avevano permesso alla Quarta Divisione di consolidarsi ulteriormente, e la Vendicatrice degli Abissi non sarebbe potuta essere più felice di quel piccolo ma significativo risultato.

Intanto, il momento previsto per lo sbarco ad Haifa si stava facendo sempre più vicino, ma nonostante ciò sulla nave non c’era ancora tensione, il che se da un lato era positivo dall’altro avrebbe potuto essere pericoloso una volta raggiunta l’isola, sulla quale si era deciso che sarebbero sbarcati quasi tutti eccetto una ventina di persone incaricate di fare la guardia alla nave.

“È davvero sicura, Comandante? Koala-chan ha descritto quel monastero come un posto sinistro, soprattutto per tutte le bestie selvatiche che abitano nel bosco ad esso sottostante!” domandò timoroso uno dei pirati della Quarta Divisione dopo che Aoi ebbe richiamato tutti in sala mensa per illustrare il piano che avrebbero seguito una volta giunti a destinazione “Anche se lei e Ace siete molto forti forse sarebbe il caso di andare tutti...”-

“E far sapere al nemico che siamo arrivati? No, grazie! Solo io ed Ace raggiungeremo la cima della montagna: escluso chi rimarrà a guardia della nave, voialtri ci accompagnerete fino in città, e una volta lì vi limiterete a tenere d’occhio la situazione e a respingere le eventuali belve o nemici che potrebbero spingersi al suo interno!” ripeté la ragazza con un tono che non ammetteva repliche “E comunque ti ho già detto di non darmi del ‘lei’, Jean!”

“V-veramente mi chiamo John...” la corresse lui, facendola arrossire appena.

“... Giusto. Scusa, John.”

“Non fa niente...!”

“Ma cosa intendi con ‘tenere d’occhio la situazione’, Comandante?” chiese un altro perplesso.

“Intendo dire che dovrete osservare i movimenti e i comportamenti dei cittadini facendo però in modo di non sembrare loro ostili! Considerando quello che stanno passando non sappiamo che accoglienza ci riserveranno una volta arrivati, per cui è meglio procedere con cautela. Io ed Ace cercheremo di guadagnarci la loro fiducia, e una volta ottenute nuove informazioni vi organizzerete di conseguenza. Ad esempio, se secondo le fonti locali i proprietari delle navi che non sono più ripartite si fossero apparentemente smarriti nei boschi circostanti... sareste voi a dover indagare su che fine hanno fatto, visto che la nostra priorità sarà invece scoprire chi c’è dietro tutti questi strani avvenimenti e soprattutto ritrovare Ryuu. Rai... mi scoccia un po’, ma voglio che sia tu il loro capogruppo.”

“D-davvero...?!” volle conferma l’aiuto-carpentiere, sorpreso.

“Sì... volevi che ti dessi più fiducia, no? Questo sarà il tuo banco di prova dove potrai dimostrare le tue capacità. Spero non abbiate nulla in contrario, voialtri.”

“Figurati, Comandante!”

“È una tua decisione e noi non possiamo che accettarla! E poi Rai è in gamba!”

“Anche voi della Seconda Flotta siete d’accordo?”

“Sicuro!”

“Perfetto, allora. Vedi di non deludere nessuno, Orecchie a Punta.”  

“Non preoccuparti, Aoi-chan! Farò del mio meglio!” promise il biondo entusiasta.

“E per quanto riguarda i bambini scomparsi, invece?” domandò Pugno di Fuoco.

“Beh... visto che secondo le informazioni sono stati tutti condotti nel monastero è probabile che li troveremo là... tuttavia il loro ritrovamento va al secondo posto. Siamo pirati, e anche se non siamo senza cuore come lo sono altri non possiamo aiutare tutti: se li incontreremo sul nostro cammino li libereremo e li metteremo al sicuro, altrimenti mi spiace... ma lasceremo quest’incombenza a Sabo e agli altri quando arriveranno.”

“Non condivido del tutto questa scelta, ma immagino che per il nostro bene non possiamo fare altrimenti...” concesse il corvino non del tutto convinto.

“Non possiamo farci condizionare. I nostri obbiettivi devono essere chiari, se vogliamo che tutto vada per il meglio. Lo stesso vale per tutti voi!”

“SÌ!”

“Ace-Taichō! Aoi-Taichō!” s’intromise uno dei pirati che era stato esentato dalla riunione per rimanere in vedetta “Terra in vista! Dovremmo arrivare tra mezz’ora al massimo!”

“Caspita, è già ora?!”

“Tenetevi tutti pronti! Non sappiamo che cosa troveremo una volta sbarcati! Attenetevi al piano e andrà tutto per il meglio!”

“SÌÌÌ!!!”

“Eh, eh...! Sembri proprio un vero Comandante, sorellina!” cercò di sdrammatizzare Ace con un sorriso “Sono fiero di te!”

“P-piantala, idiota! Vedi piuttosto di non darmi problemi!” lo ammonì lei guardandolo di traverso “Mi aspetto la massima efficienza anche da te, stupido Succo di Frutta!”

“Sì, sì, non preoccuparti! Non sono mica partito ieri!”

“Quest’affermazione non mi consola per niente, viste tutte le pessime figure che hai fatto da quando ci siamo rivisti...”

“Pungente come al solito, eh? Sorella di poca fede...!”

Con uno sbuffo vagamente divertito la Vendicatrice degli Abissi uscì sul ponte a prua, identificando in lontananza una grossa montagna e un’imponente costruzione sulla sua cima; forse sarebbero bastati venti minuti per raggiungerla, anche se a lei quel lasso di tempo sembrava un’eternità.

Non aveva idea di che cosa avrebbe trovato una volta toccata terra, ma sapeva che con suo fratello e i suoi compagni non avrebbe avuto nulla da temere.

Un perverso e spaventoso nemico, però, li stava già aspettando.
 

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