Hunting

di Sapphire_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avvistamento ***
Capitolo 2: *** Caccia ***
Capitolo 3: *** Cattura ***



Capitolo 1
*** Avvistamento ***


~Hunting

 

 

[First year]


~Avvistamento

 

Akashi Seijuro, nonostante avesse a malapena tredici anni, era un tipo che incuteva abbastanza timore.
Saranno stati i suoi occhi – bicromatici, uno rosso e l’altro dorato – oppure quell’aria di superiorità che sembrava intrinseca in lui.
Fatto sta che i suoi compagni non si esaltavano molto all’idea di starci assieme.
Ma non era mai solo: si trovava quasi sempre in compagnia di qualche compagno di scuola – popolare come lui – solitamente un senpai, ma che gli portava comunque un rispetto che si poteva definire esagerato. Sembrava che anche i professori si trovassero in soggezione in sua presenza, ma nessuno l’avrebbe mai ammesso.
In ogni caso, ad Akashi non importava di tutto quello.
A lui non importava essere simpatico a chiunque. Il suo unico obbiettivo era vincere. Ed era la cosa che gli riusciva meglio, oltretutto.
Da che avesse memoria, non aveva mai perso. In niente.

Lui amava così tanto vincere – un bisogno normale: vincere è come respirare era solito dire – che non poteva far altro che eccellere anche nello sport che più adorava: il basket.
Neppure in quello aveva mai perso: non erano passati neppure tanti mesi da quando aveva iniziato il primo anno delle medie, ma era già stato messo in prima squadra. Seppur in modo diverso, si poteva definire una vittoria anche quella.
Ed era consapevole che a breve sarebbe passato a capitano della squadra. Una conseguenza normale, pensava lui, ma non credeva che i senpai l’avrebbero vista di buon occhio. Ma a lui non importava.
Quella era solo l’ennesima vittoria.

[Alla fine, almeno una volta, perdono tutti.
Io ti ho avvertito.]

***

Quel periodo era piuttosto noioso, appurò Akashi, poggiato a un albero sul cortile della scuola, mentre beveva una bevanda energetica e si guardava distrattamente attorno.
Non c’era nessun nuovo stimolo, nessuna vittoria da reclamare e fare propria, niente di niente.
I suoi voti erano altissimi come al solito, così anche a basket: stava andando più che bene. Aveva dei compagni interessanti – Aomine era straordinariamente dotato, Midorima (nonostante la sua fissazione maniacale per gli oroscopi) faceva dei tiri da tre straordinari, Murasakibara era più che perfetto per giocare a basket data la sua altezza – ma li aveva giù studiati abbastanza.
Ora aveva bisogno di una nuova preda.
In fondo, ne era consapevole, aveva sempre avuto un po’ lo spirito del cacciatore.
In quel momento era in piena fase avvistamento, che però non riscuoteva molto successo.
I ragazzi di quella scuola erano talmente scialbi che per un attimo lo fecero pentire di essersi iscritto là, ma la sua insoddisfazione fu ben presto spenta sul nascere da un ragazzo seduto in un angolo del cortile, all’ombra, che sorseggiava un milk-shake alla vaniglia con aria pacata e disinteressata.
Quello che colpì maggiormente Akashi però non era la figura in sé, ma il fatto che nessuno lo vedesse. Sembrava invisibile: nessuno lo notava, gli si fermava accanto, gli parlava. Sembrava che fosse solo un’ombra.
Ancora prima che ne fosse consapevole, quel ragazzo era diventata la sua nuova preda.

[Quel ragazzo è una persona, non un animale.
Te ne renderai conto, Akashi-kun.]

***

Aveva fatto varie domande in giro, sempre mantenendo un basso profilo, ed era giunto a conoscenza che il ragazzo adocchiato pochi giorni prima si chiamava Kuroko Tetsuya ed era, come lui, del primo anno.
Doveva ammetterlo, era rimasto stupito quando aveva anche scoperto che il ragazzo giocasse già a basket, seppur in terza squadra – la più inferiore.
Ma quello gli facilitava unicamente il lavoro.
Aveva già in mente il perfetto utilizzo di quel ragazzo in una squadra di pallacanestro, ma…
Esatto, c’era un ma.
Non riusciva a spiegarselo, ma c’era qualcosa che lo bloccava dall’avvicinarsi a Tetsuya – già, nella sua mente lo chiamava già per nome e senza suffissi.
A dirla tutta, all’inizio gli era stato difficile persino notarlo quando era in giro, ma dopo poco ci aveva fatto l’abitudine: niente poteva sfuggire ai suoi occhi.
Però c’era qualcosa che gli impediva di avvicinarsi a lui, come un’aurea che lo proteggeva, uno scudo che non riusciva a scalfire. Ed era quello che più irritava Akashi, da sempre abituato a ottenere quello che voleva, subito e senza alcun dubbio.
Ma allo stesso tempo lo intrigava: perché, in fondo, che altro divertimento ci sarebbe stato in una caccia?
Per ora, pensava, avrebbe cercato di avvicinarsi a lui senza destargli sospetti, perché alla fine, quel Tetsuya, non era altro che un candido coniglietto in una zona di caccia.

[Idiota, pensi di farcela?
Non sai che i conigli sono estremamente abili a sfuggire ai pericoli?]

***

Quasi non ci credeva, pensava Akashi durante la noiosa lezione di storia giapponese.
Era passata solamente una settimana e mezzo, eppure l’occasione di avvicinarsi a Tetsuya si era già presentata, servendosi su un piatto d’argento.
Mentre scribacchiava qualche appunto sul foglio, ritornò mentalmente alla sera prima.
Insieme a Murasakibara e a Midorima si erano diretti alla ricerca di Aomine, il quale quelle ultime settimane sembrava essere scomparso dalla circolazione; e con chi l’avevano trovato?
La risposta era ovvia: nella palestra della terza squadra, insieme a Tetsuya.
Aveva mascherato la sua esultanza in una maschera di semplice curiosità e aveva addirittura finto di non sapere il suo nome. Ma era riuscito nel suo intento: da quel giorno sarebbe andato da lui e l’avrebbe allenato personalmente finché non fosse riuscito a sviluppare quel potenziale che nascondeva dentro di sé.
Perché, in fondo, diceva a se stesso: quel ragazzo mi interessa solo per il potenziale nascosto che si potrebbe utilizzare in partita.

[Questo è mentire a sé stessi,
sai Akashi-kun?]

***

Altre settimane erano passate e ormai Akashi aveva un solo chiodo fisso: Kuroko Tetsuya.
Ogni pomeriggio lo allenava senza sosta in un’unica cosa: i passaggi. Aveva capito che quelli erano il suo punto forte ed era deciso a sfruttarlo al meglio. Era riuscito anche a farlo entrare in prima squadra, ma di quello non aveva avuto dubbi.
In quel momento si trovava nella palestra della terza squadra, pratica poiché non c’era mai nessuno, ad attendere il ragazzino (lo definiva così nonostante avessero la stessa età) che quel giorno sembrava far tardi.
Quando finalmente intravide la chioma azzurrata di Tetsuya, non poté impedirsi un sorrisetto soddisfatto.
«Scusami, Akashi-kun. Il professore mi ha trattenuto per qualche minuto» si scusò Kuroko, un leggero fiatone data la corsa.
Il professore ti ha notato?, pensò Akashi, ma non glielo disse e fece un vago cenno con la testa.
«Muoviti a cambiarti» disse unicamente e Kuroko non replicò: s’infilò velocemente negli spogliatoi e ne uscì poco dopo con la tenuta da palestra.
Akashi si alzò dalla panchina, la palla che gli ruotava sull’indice, e si avvicinò all’altro.
Senza perdersi in chiacchiere inutili, iniziò a spiegargli i movimenti più corretti e più veloci per poter passare la palla ai suoi compagni; iniziò perciò allenamento.

Nella palestra si udiva soltanto lo scalpiccio delle scarpe da basket di Tetsuya, il tonfo del pallone e, di tanto in tanto, la voce di Akashi che gli spiegava nuovamente il movimento.
Non era passato tanto tempo, perlomeno per il rosso, fino a quando Kuroko era già fin troppo affaticato.
Bisogna lavorare di più sulla resistenza, pensò vagamente Akashi, appuntandosi nella mente questo dettaglio.
Ma in quel caso lo fece sedere per riposare un po’, passandogli una bottiglietta d’acqua e un asciugamano bianco.
Lo fissò con gli implacabili occhi bicromatici mentre vedeva le goccioline di sudore scivolargli dalla tempia e il ragazzino asciugarle con aria infastidita, mentre riprendeva fiato e beveva avidamente dalla bottiglietta.
Per qualche attimo il silenzio fu completo nella palestra, ma alla fine venne rotto da Akashi.
«Da quanto giochi a basket?» domandò. Kuroko lo guardò negli occhi con la solita espressione impassibile, poi scrollò le spalle.
«Da vari anni, non ricordo precisamente quanto. Ma lo definirei più un tentativo di giocarci che altro» rispose con tono basso.
Akashi annuì in silenzio, mentre un ghigno poco rassicurante si faceva strada sul suo viso.
Gli occhi gli scintillavano mentre fissava il petto dell’altro abbassarsi e alzarsi velocemente, il viso arrossato e i capelli umidi che erano diventati il chiodo fisso di Seijuro.
Inconsciamente, si passò la lingua sul labbro inferiore, poi spronò l’altro ad alzarsi e a continuare l’allenamento.

Be’, la fase di avvistamento era terminata, a quanto pare. Ora bisognava dare inizio alla caccia vera e propria.


[Ora darai inizio alla caccia, eh Akashi-kun?
Ma stai attento, questa “preda” sarà più difficile del previsto…
Come si suol dire: uomo avvisato, mezzo salvato.]




Angolo Autrice
Eccomi qui signori e signore!
Come accennato nella presentazione, questo è il primo capitolo di una mini long costituita da tre parti che costituiscono appunto i tre capitoli.
Il tema - mi sembra sia abbastanza chiaro - è quello della caccia. Non chiedetemi come mi è venuto in mente, ho scritto tutto ciò un anno fa, ma immagino vedessi molto bene Akashi nei panni di un cacciatore!
Adesso non mi sembra di aver molto da dire, tranne di perdonare e segnalare degli eventuali errori (l'ho riletta ma è possibile me ne siano sfuggiti) e chiedervi gentilmente di lasciare un commentino per sapere se vi è piaciuto il mio lavoro. Non credo che scrivere un piccolo pensiero vi rubi tanto tempo, anche se è per dirmi che la fanfiction è scritta a cavolo e dovrei ritirarmi.
A questo proposito, aggiungo che ovviamente accetto tutte le critiche, purché siano costruttive e/o motivate (della serie: non accetterò un "questa storia fa schifo cancellala perché sì")!
A questo punto posso anche lasciarvi, con la speranza di rivedervi al prossimo capitolo, che dovrei aggiornare tra una settimana.
Un abbraccio a tutti!

Sapphire_

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Capitolo 2
*** Caccia ***


~Hunting


[Second year]

~Caccia

Il tempo era passato in fretta, pensava Akashi, mentre si asciugava il sudore con un asciugamano e fissava distratto il campo da basket che si stava man mano svuotando.
Gli sembrava ieri la prima volta che aveva avvistato Kuroko e l’aveva fatto astutamente entrare nella prima squadra; ed era fiero del fatto che si fosse scoperta una scelta giusta: Tetsuya si era rivelato un abile esecutore di passaggi veloci e mirati, con la giusta potenza e invisibilità che lo portava a non essere notato dagli avversari.
In poche parole, Akashi era soddisfatto del proprio lavoro.
Si sedette in panchina, afferrando una bottiglietta d’acqua posta accanto a lui e sorseggiando il liquido rinfrescante.
Rimase così per quelli che gli parvero pochi istanti, ma furono invece più di dieci minuti; in quest’arco di tempo il campo si svuotò lasciando solo un’assordante silenzio.
Akashi si stupì nel constatare che ci fosse un’altra persona, oltre a lui, che non sembrava intenzionata ad andarsene: Kuroko Tetsuya, in un bagno di sudore, era intento a collezionare fallimenti mentre tentava di far entrare la palla nel canestro.
Akashi ridacchiò appurando che, nonostante la sua straordinaria abilità nei passaggi, rimaneva sempre un totale incapace nei semplici canestri, persino con un solo metro di distanza e senza avversari a fargli da blocco.
Il rosso rimase ancora seduto, facendo dondolare la bottiglietta tenendola dal tappo e fissando con occhi imperscrutabili il ragazzino che continuava a tentare senza sosta.
Si morse un labbro, concentrato su Kuroko.
Non aveva scordato la sua caccia. Continuava da un anno ormai perché, sebbene fosse riuscito nel proprio obbiettivo di farlo entrare nei titolari della prima squadra, era consapevole che il gioco non fosse ancora terminato.
Ma il fatto era che non voleva farlo finire perché si divertiva
un mondo.
Ridacchiò.
Come se non si fosse accorto che Tetsuya provasse un po’ di timore nei suoi confronti!
Doveva ammetterlo, ci aveva messo un po’ a notare questo particolare – quel moccioso era così indecifrabile, certe volte!
Ma alla fine l’aveva notata – sì, quella strana ombra che si faceva strada negli occhi di Kuroko quando Akashi gli si avvicinava e gli parlava.
E quanto si divertiva, in quei momenti. Amava metterlo in soggezione con un semplice sguardo dei suoi occhi differenti, con un semplice ghigno divertito o una frase lanciata per caso.
Stava giocando con la sua preda, ne era consapevole, ma era
così divertente!
Fece un sorriso poco rassicurante, poggiando la bottiglietta e alzandosi. Fissò ancora Kuroko tentare di centrare il canestro, guardandolo mentre teneva fra le mani la palla di cuoio, prendeva la mira e la lanciava – ed essa ruotò nel canestro, per poi cadere senza entrarci e rimbalzando sul parquet lucido.
Appena il tonfo riempì le orecchie di Akashi, decise però che per quella volta se ne sarebbe stato buono: quella sera era una piccola tregua, ma la caccia era ancora in corso e le trappole in ogni angolo.
Avrebbe aspettato il momento in cui Tetsuya fosse caduto in una di esse e in quel caso lui sarebbe stato lì, pronto a raccogliere il frutto dei suoi sforzi.

[Attento, Akashi-kun.
Accidentalmente, potresti finire in una delle tue stesse tagliole.]

***

La pausa pranzo era suonata da soli dieci minuti e Akashi si trovava in quel momento in compagnia dei suoi compagni di basket – Midorima, Murasakibara, Aomine, Kuroko e Kise.
Quest’ultimo era il nuovo acquisto di quell’anno: giocava da poco, eppure sembrava già straordinariamente portato per il basket: alto e veloce, imparava subito quello che gli veniva mostrato e questo l’aveva portato a essere ammesso ben presto in prima squadra, dove per il momento avrebbe fatto da riserva.
Ma Kise l’aveva distratto solo momentaneamente dalla sua preda e non gli aveva fatto scordare che la caccia era ancora aperta. E tutto poteva ancora succedere.

Fissava Kuroko chiacchierare e ridere con Aomine, mentre sorseggiava il suo solito milk-shake alla vaniglia; il suo preferito, aveva capito Akashi da ormai tanto tempo.
Ma non gli importava di certo la bevanda preferita del ragazzino: in quel momento stava covando rabbia al suo interno, mascherata con pacata indolenza; il suo obbiettivo era schiacciare sotto la sua scarpa quell’idiota di Aomine Daiki che altro non era che un ostacolo.
Ostacolo particolarmente ostico
, pensò Akashi, con un piccolo gioco di parole involontario.
Aveva notato – niente sfuggiva ai suoi occhi – la preferenza che Tetsuya provava per il giovane Aomine, la stella della squadra. E questo non aveva fatto altro che irritarlo e fargli triplicare la sessione di allenamenti di quei giorni. Una sorta di ripicca – già, si stava comportando come un bambino, notò.
Diede un morso al suo snack – non propriamente salutare, ma non gli importò – mentre fissava con aria pericolosa Aomine.
All’ennesima risata di Kuroko, fece la cosa più infantile e per cui, in seguito, si sarebbe dato del coglione da solo.
«Aomine, va’ a prendermi una bottiglietta d’acqua» la sua voce risuonò con una nota di fastidio.
Non era tipo da dare ordini continuamente ma voleva vederlo sparire per un po’, almeno il tempo di calmarsi ed evitare di ucciderlo con una limetta – Midorima ne aveva giusto una, in quel momento: era il portafortuna del giorno.
Gli unici che lo sentirono furono proprio Aomine e Kuroko, in quanto gli altri tre erano spostati un po’ più al lato parlando di tattiche di basket – perlomeno Midorima e Kise, dato che Murasakibara era troppo concentrato sui propri dolci.
«Eh?!» esclamò seccato Aomine, guardandolo con “non ho la minima intenzione di alzarti, vai e prenditela da solo l’acqua, idiota” stampato in faccia.
Ma la replica ebbe vita breve, poiché lo sguardo di Akashi – lo sguardo di un folle, avrebbe pensato qualcuno – fece morire la frase sul nascere. Aomine si alzò annoiato, sbuffando e, senza dire niente, andò a prendere l’acqua come gli era stato chiesto –
ordinato.
Senza Aomine, Kuroko sembrò come spegnersi e non fece fiato, dedicando la sua attenzione al milk-shake e non rivolgendo un solo sguardo al capitano.
Inconsciamente Akashi strinse la barretta, la quale si spezzò fra le sue dita, e socchiuse gli occhi, irritato.
Perché? Perché fa così?!
, pensava rabbioso.
«Tu e Daiki siete molto amici» disse con tono secco, attirando l’attenzione di Tetsuya.
«Già» fu il laconico commento dell’altro.
Senza preavviso, il rosso si alzò di scatto attirando anche l’attenzione degli altri compagni di squadra, i quali però, dopo la sua occhiata gelida, ritornarono alla propria conversazione.
Si avvicinò a Kuroko, allungando una mano e prendendogli fra le dite delle ciocche di capelli.
«Tieniti lontano da lui. È un ordine. E non ti conviene contraddirmi» disse con aria mortale, rivelando una parte delle proprie carte.
«Ti pregherei di allontanarti, Akashi-kun» rispose Kuroko, impassibile.
Il rosso fece una smorfia, afferrando per i capelli il ragazzino e chinandosi sul suo viso.
«Non permetto che altre persone tocchino la mia preda, hai capito?» lo spostò poi con malagrazia all’indietro, sollevandosi anche lui.
Poi se ne andò in silenzio, ignorando le occhiate incuriosite di Midorima, Murasakibara e Kise, ma desiderando quelle di Kuroko, il quale aveva abbassato lo sguardo con aria vuota.
Dimentico dell’acqua, dello snack e delle chiacchiere futili degli altri tre, si diresse in palestra, porto sicuro e di sfogo.

[Avanti Akashi-kun.
È come chiedere a un coniglio di stare lontano dalla sua tana.
Mi deludi, se pensi che lo farà.]

***

Il display al limite del campo segnava con caratteri luminosi che mancavano unicamente tre minuti alla fine dell'ultimo quarto, che avrebbe così determinato la fine della partita. Affianco al tempo vi erano i punteggi delle due squadre, completamente agli antipodi e che non facevano sorgere il minimo dubbio su chi sarebbe stato il vincitore.
Sotto il nome “Teikou” i caratteri allegri del numero 124 spiccavano a decreto dell’indiscussa vittoria della squadra di quella scuola, mentre il numero 43, sotto il nome “Waseda”, pareva invece quasi triste e meno brillante dell'altro.
Akashi si muoveva facilmente tra gli avversari, giungendo davanti al canestro e prendendo la palla passatagli da Murasakibara, saltando e aggiungendo così altri due punti al loro già alto punteggio.
Riprese fiato, non però particolarmente stanco o sudato, ma non aspettò più di qualche secondo e riprese a correre per il campo, tenendo d’occhio la palla che era stata presa dalla squadra avversaria.
Il ragazzo che l’aveva però si ritrovò improvvisamente a palleggiare il nulla, poiché la palla gli era sparita da sotto il naso; quando comprese chi fosse stato, era già tardi.
Kuroko, rapido e invisibile come al solito, aveva rubato la palla per poi passarla ad Aomine, che, senza tanti preamboli, aveva superato gli avversari e aveva fatto altri due punti.
Il display segnò gli ultimi sessanta secondi della partita mentre la palla veniva data a Midorima che terminava il gioco con un tiro da tre punti sulla sirena.
Il pubblico esplose in applausi mentre la squadra del Teikou esultava soddisfatta; Akashi sorrise compiaciuto, avvicinandosi al centro campo per il saluto finale.
Le parole “grazie per la bella partita” risuonavano tristi nelle bocche degli avversari, mentre l’altra squadra rideva per la vittoria.
Senza dire una parola, Murasakibara e Midorima si diressero verso gli spogliatoi, sorbendosi l’insoddisfazione di Kise che avrebbe voluto giocare anche l’ultimo quarto al posto di Kuroko; vennero seguiti da Aomine e Tetsuya che, sotto lo sguardo gelido di Akashi, si scambiavano un pugno amichevole – loro gesto fraterno che era diventato quasi un rito.
Il rosso, fino a poco prima soddisfatto per la vittoria, si smontò in pochi attimi, raggiungendo lo spogliatoio dietro ai due e limitandosi a sedere sulla panchina per riposarsi invece che correre a farsi una doccia.
Vide i compagni dirigersi verso i box, compreso Kuroko, ma Akashi lo trattenne.
«Tetsuya, aspetta un attimo»
Gli altri lo guardarono incuriositi, ma senza porsi troppe domande andarono nelle docce per levarsi il sudore di dosso; non si accorsero di aver appena lasciato un agnellino nella tana del lupo.
«Sì, Akashi-kun?» domandò Kuroko cortese, con la solita espressione indifferente che impediva agli altri di comprendere cosa stesse pensando.
«Hai giocato bene oggi. Bravo» disse Akashi a bassa voce. Kuroko sembrò rimanere per un attimo interdetto, ma si riprese subito.
«Grazie, Akashi-kun»
Seijuro rimase ancora zitto, facendo intendere all’altro di poter andare, ma appena Kuroko voltò le spalle Akashi riprese la parola.
«Scappi?» domandò con voce soffice. Tetsuya si immobilizzò, in silenzio; poi si girò, evitando lo sguardo del rosso, il quale ghignò: Kuroko fissava sempre le persone quando parlava e se non lo faceva era perché si trovava in difficoltà.
«No, Akashi-kun. Vorrei solo andare a farmi una doccia» rispose.
Seijuro si cullò nel suono del proprio nome pronunciato dall’altro: trovava carino che Kuroko ripetesse di continuo il suo nome, quando gli parlava.
«Perché non mi fai un po’ di compagnia? Aspettiamo che gli altri finiscano» disse con tono casuale, facendo cenno di sedersi affianco a lui. Senza proferire sillaba, Tetsuya fece come gli era stato ordinato.
Non era un tipo che veniva sottomesso facilmente, ma con Akashi sembrava diventare un pezzo di plastilina tra le sue mani.
Il silenzio intercorse ancora tra i due, venendo rotto di tanto in tanto solo dalle voci allegre dei compagni e dallo scrosciare dell’acqua. Era carico di tensione, almeno da parte di Kuroko che sedeva rigido sulla panca di legno.
«Perché?»
Il sussurro del sesto giocatore fu talmente basso che per un attimo Akashi pensò di esserselo immaginato. Ma come si girò e vide il compagno che lo guardava di sbieco, quasi incerto, aprì la bocca per parlare. Per un attimo nessun suono uscì dalla sua bocca, lasciando lo stesso Akashi spiazzato, ma poi deglutì e parlò.
«Perché è divertente. E tu sei la preda perfetta»
Lo disse con un tono secco, indifferente. Come se quello per lui fosse proprio solo un gioco.
Tetsuya, a quella risposta, sembrò spegnersi. Ma, allo stesso tempo, in lui si fece strada una sorta di luce nera, di rabbia e irritazione.
E in quel momento Akashi capì che mai frase più sbagliata uscì dalle proprie labbra.
«Ora, se non ti dispiace, vado a farmi la doccia»
Niente
Akashi-kun a solleticare dolcemente le orecchi di Seijuro, che osservò inerme il compagno alzarsi e sparire dalla sua visuale.

[E questa, Akashi-kun, cos’era?
Una maldestra trappola o una maldestra esca?
In ogni caso, hai fatto un passo falso. Il coniglietto sta per tirare fuori degli inaspettati artigli da volpe.]

Angolo Autrice
E rieccomi qui!
Prima di tutto voglio scusarmi se ho postato con un giorno di ritardo, ma purtroppo ieri non ho proprio avuto tempo di aggiungere il capitolo!
In ogni caso, spero che questo vi sia piaciuto!
Ormai siamo arrivati alla seconda fase, quella appunto della "caccia", e si può notare come ad Akashi piace giocare con Kuroko.
Vorrei inoltre precisare una cosa, che mi è parso di capire abbia suscitato un po' di confusione: le scritte laterali, quelle in corsivo, appartengono a una voce fuori campo che possiamo identificare come una sorta di "coscienza" di Akashi, che gli parla e fa le proprie considerazioni riguardo alla situazione. Mi premeva specificare perché alcune lettrici mi hanno appunto chiesto a chi appartenessero, ed effettivamente la cosa è poco chiara!
Vorrei inoltre mi deste un parere sul carattere dei personaggi: li trovate OOC? Se è così ditemelo perché in caso metto l'avviso, anche se mi sono impegnata per renderli simili agli originali più che potevo.
Beh, anche per questa volta vi lascio, al prossimo - e ultimo! - capitolo.

Sapphire_

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Capitolo 3
*** Cattura ***


~Hunting

[Third year]


~Cattura


Per Akashi era ovvio come sarebbe terminata la finale del torneo scolastico delle medie.
Non c’era neppure l’ombra di un dubbio: avrebbero vinto, punto e basta.
E così era stato.
Perciò non era stato sorpreso o particolarmente esaltato quando l’arbitro aveva annunciato la loro schiacciante vittoria sull’altra squadra – di cui il nome era poco importante, ormai.
Soltanto una piacevolissima sensazione di soddisfazione lo riempiva, niente di più e niente di meno.
Perché, per l’ennesima volta, aveva vinto.

[Non continuerai a vincere per sempre, te l’ho già detto.]

«Complimenti ragazzi! Anche per questa volta abbiamo vinto!» esclamò una Momoi esaltata che girovaga per lo spogliatoio tra i suoi amici.
Akashi rimase zitto mentre ascoltava i compagni trionfare e si passava un asciugamano tra i capelli rossi.
Guardò gli amici uno ad uno.
Kise rideva per lo spogliatoio lanciando in aria l’asciugamano e abbracciandosi con un Aomine che, non particolarmente entusiasta, sorrideva giusto per far compagnia all’amico. Murasakibara mangiava concentrato i suoi dolcetti, annoiato dall’ennesima vittoria facile; affianco a lui, Midorima sorrideva soddisfatto e giocherellava distrattamente con l’oggetto fortunato del giorno – una strana conchiglia dalla forma equivoca e di un tenue rosa.
Si voltò, alla ricerca di Kuroko.
«Dov’è Tetsu-kun?» la voce incuriosita di Momoi risuonò nello spogliatoio, pronunciando ciò che erano i pensieri di Akashi. I ragazzi si guardarono fra di loro, finché la voce annoiata di Atsushi parlò.
«L’ho visto uscire fuori dalla palestra con il suo borsone»
«Uscire?» ripeté Kise. Murasakibara annuì, dando un morso a un altro snack che aveva tirato fuori da non si sa dove.
Ma Akashi, ormai, aveva già spento la parte razionale del suo cervello.
Sta scappando.
Senza dire una parola, si alzò di scatto e corse fuori dalla stanza, sbattendo la porta e cogliendo tutti di sorpresa.

[Questa è la parte interessante.
Avanti, Akashi-kun, prendi la mira.
Farai centro o un buco nell’acqua?]

Appena uscì fuori dalla palestra, Akashi percepì il sudore ghiacciarsi al contatto con l’aria fredda e pungente di quella sera.
Ma la ignorò. Bensì si guardò intorno e iniziò a correre, cercando la familiare – e piacevole, doveva ammetterlo – figura di Kuroko.
Che sembrava essersi volatilizzato.
Si fermò, poggiando le mani sulle ginocchia e prendendo fiato.
«Maledizione» mormorò con voce spezzata.
«Maledizione cosa?»
La voce pacata attirò all’istante la sua attenzione, facendolo voltare; incontrò così lo sguardo di Kuroko che lo fissava indifferente.
«Dove diavolo eri finito?!» scattò nell’immediato Akashi, avanzando di colpo e spingendo all’indietro il compagno di squadra che lo fissò interdetto.

Devo calmarmi, fu l’ordine che si rivolse Seijuro.
«…Stavo andando a casa» fu la fredda e impersonale risposta.
Silenzio gelido.
«Senza nemmeno salutare?» chiese improvvisamente calmo Akashi. Kuroko, se fu sorpreso da quell’improvviso cambio di carattere, non lo diede a vedere.
«Sì»
Seijuro, dovette ammetterlo, fu spiazzato da quella risposta secca.
«Non ci vedremo più»
Le parole uscirono prima che potesse fare qualcosa per bloccarle.
«Già»
«E ti va bene?»
Quella domanda – Akashi se ne accorse – rivelava una sua debolezza.
Ma Kuroko non rispose.
«Perché?» e, appena Seijuro pronunciò quella parola, entrambi sentirono uno strano senso di dejà vu che riportava loro alla mente un istante dell’anno prima, mentre stavano seduti uno accanto all’altro.
«Perché vorrei dare un taglio con la mentalità di questa scuola. Sai, ho capito che vincere non è tutto»
Akashi però non colse quella che, in altri momenti, sarebbe suonata come un’eutanasia alle sue orecchie. Strinse i pugni e fissò ancora di più Kuroko che non l’aveva ancora guardato negli occhi.
«Perché?»
«Ti ho già det-»
«Sai bene a cosa mi riferisco» lo interruppe Akashi.
A quella frase, Kuroko alzò lo sguardo e puntò gli occhi azzurri su quelli bicolore del compagno. Akashi, per un istante, pensò che non l’aveva mai guardato così. E questo gli faceva terribilmente male.
«Perché mi tratti come un oggetto. E non lo sono»
«Mi stai dicendo che hai vinto tu?» quella frase suonava quasi strana in quel contesto. Kuroko sorrise fioco.
«No. Perché, vedi, non c’è stato nessun gioco. Nessuna battaglia. Dovresti smetterla di vedere tutto come tale»
«Stai zitto!» esclamò Akashi, avvicinandosi veloce e quasi sovrastando l’altro.
«Sai, Akashi-kun… - rimase zitto per qualche secondo – Mi piaci di più in questi momenti. Perché sembri più umano»
E, mentre sussurrava queste parole a pochi centimetri dal viso del suo interlocutore, alzò la mano e sfiorò una ciocca di capelli scarlatti.
«Sì, mi piaci molto di più»

[Non hai sparato, Akashi-kun.
Forse perché ti sei appena accorto di essere stato risparmiato da un tenero cacciatore?
Ritorna al sicuro, ora.
In questo gioco, sei sempre stata tu la preda.]

Seijuro non si accorse di quando Kuroko se ne andò.
Fatto sta che si ritrovò da solo, nel buio del campo della palestra in cui si trovava, con una sciarpa azzurra al collo che profumava di milk-shake alla vaniglia.
E, finalmente da solo, poté permettersi di chiudere gli occhi e assaporare il dolce amaro sapore della sconfitta.


***

«Ehi, capitano!» la voce di Hayama, il suo compagno di squadra, riportò Akashi alla realtà.
Il rosso alzò lo sguardo, fissando l’amico che lo chiamava e lasciando poi scivolare lo sguardo sulla maglietta della squadra, dove a caratteri cubitali spiccava
Rakuzan.
«Sto arrivando, vai pure» disse indifferente.
Attese che l’altro uscisse e poi si alzò in piedi, in procinto anche lui di uscire e andare in campo.
Ma, poco prima che superasse l’uscio, si girò e lanciò uno sguardo alla borsa semiaperta.
La sciarpa azzurra era sempre là, come ogni volta.
Inconsapevolmente sorrise. Poi, senza dire una parola, andò in campo.




Angolo Autrice
Ed eccomi qui per l'ultima volta!
A dire la verità avrei dovuto postare questo capitolo lunedì o martedì, ma oggi parto al mare e non avrò internet a disposizione, quindi ho preferito postarlo prima rispetto ad aspettare un paio di settimane.
Che dire, è stato breve! Sono solo tre piccoli capitoli, ma spero che comunque vi siano piaciuti, anche se è una fanfiction senza troppe pretese. Spero anche di essere riuscita a caratterizzare perlomeno decentemente Akashi e Kuroko, o comunque di non averli resi OOC.
Ringrazio di cuore a coloro che hanno commentato questa mini long e a chi l'ha inserita tra le preferite/seguite/ricordate: mi avete reso veramente felice!
Non so che altro aggiungere, tranne che potreste ritrovarmi a breve in questo fandom con una flashfic Himuro/Murasakibara, che in caso pubblicherò al mio ritorno.
Spero che anche quest'ultimo capitolo vi sia piaciuto, anche se rimane abbastanza vago, e che abbiate passato dei minuti piacevoli leggendola.
A un'eventuale prossima volta!

Sapphire_

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