Hunting di Sapphire_ (/viewuser.php?uid=57477)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avvistamento ***
Capitolo 2: *** Caccia ***
Capitolo 3: *** Cattura ***
Capitolo 1 *** Avvistamento ***
~Hunting
[First year]
~Avvistamento
Akashi Seijuro, nonostante avesse a malapena tredici anni, era un tipo che incuteva abbastanza timore.
Saranno stati i suoi occhi – bicromatici, uno rosso e l’altro dorato – oppure quell’aria di superiorità che sembrava intrinseca in lui. Fatto sta che i suoi compagni non si esaltavano molto all’idea di starci assieme.
Ma non era mai solo: si trovava quasi sempre in compagnia di qualche compagno di scuola – popolare come lui – solitamente un senpai, ma che gli portava comunque un rispetto che si poteva definire esagerato. Sembrava che anche i professori si trovassero in soggezione in sua presenza, ma nessuno l’avrebbe mai ammesso.
In ogni caso, ad Akashi non importava di tutto quello.
A lui non importava essere simpatico a chiunque. Il suo unico obbiettivo era vincere. Ed era la cosa che gli riusciva meglio, oltretutto.
Da che avesse memoria, non aveva mai perso. In niente.
Lui amava così tanto vincere – un bisogno normale: vincere è come respirare era solito dire – che non poteva far altro che eccellere anche nello sport che più adorava: il basket.
Neppure in quello aveva mai perso: non erano passati neppure tanti mesi da quando aveva iniziato il primo anno delle medie, ma era già stato messo in prima squadra. Seppur in modo diverso, si poteva definire una vittoria anche quella.
Ed era consapevole che a breve sarebbe passato a capitano della squadra. Una conseguenza normale, pensava lui, ma non credeva che i senpai l’avrebbero vista di buon occhio. Ma a lui non importava.
Quella era solo l’ennesima vittoria.
[Alla fine, almeno una volta, perdono tutti.
Io ti ho avvertito.]
***
Quel periodo era piuttosto noioso, appurò Akashi, poggiato a un albero sul cortile della scuola, mentre beveva una bevanda energetica e si guardava distrattamente attorno.
Non c’era nessun nuovo stimolo, nessuna vittoria da reclamare e fare propria, niente di niente.
I suoi voti erano altissimi come al solito, così anche a basket: stava andando più che bene. Aveva dei compagni interessanti – Aomine era straordinariamente dotato, Midorima (nonostante la sua fissazione maniacale per gli oroscopi) faceva dei tiri da tre straordinari, Murasakibara era più che perfetto per giocare a basket data la sua altezza – ma li aveva giù studiati abbastanza.
Ora aveva bisogno di una nuova preda.
In fondo, ne era consapevole, aveva sempre avuto un po’ lo spirito del cacciatore.
In quel momento era in piena fase avvistamento, che però non riscuoteva molto successo.
I ragazzi di quella scuola erano talmente scialbi che per un attimo lo fecero pentire di essersi iscritto là, ma la sua insoddisfazione fu ben presto spenta sul nascere da un ragazzo seduto in un angolo del cortile, all’ombra, che sorseggiava un milk-shake alla vaniglia con aria pacata e disinteressata.
Quello che colpì maggiormente Akashi però non era la figura in sé, ma il fatto che nessuno lo vedesse. Sembrava invisibile: nessuno lo notava, gli si fermava accanto, gli parlava. Sembrava che fosse solo un’ombra.
Ancora prima che ne fosse consapevole, quel ragazzo era diventata la sua nuova preda.
[Quel ragazzo è una persona, non un animale.
Te ne renderai conto, Akashi-kun.]
***
Aveva fatto varie domande in giro, sempre mantenendo un basso profilo, ed era giunto a conoscenza che il ragazzo adocchiato pochi giorni prima si chiamava Kuroko Tetsuya ed era, come lui, del primo anno.
Doveva ammetterlo, era rimasto stupito quando aveva anche scoperto che il ragazzo giocasse già a basket, seppur in terza squadra – la più inferiore.
Ma quello gli facilitava unicamente il lavoro.
Aveva già in mente il perfetto utilizzo di quel ragazzo in una squadra di pallacanestro, ma…
Esatto, c’era un ma.
Non riusciva a spiegarselo, ma c’era qualcosa che lo bloccava dall’avvicinarsi a Tetsuya – già, nella sua mente lo chiamava già per nome e senza suffissi.
A dirla tutta, all’inizio gli era stato difficile persino notarlo quando era in giro, ma dopo poco ci aveva fatto l’abitudine: niente poteva sfuggire ai suoi occhi.
Però c’era qualcosa che gli impediva di avvicinarsi a lui, come un’aurea che lo proteggeva, uno scudo che non riusciva a scalfire. Ed era quello che più irritava Akashi, da sempre abituato a ottenere quello che voleva, subito e senza alcun dubbio.
Ma allo stesso tempo lo intrigava: perché, in fondo, che altro divertimento ci sarebbe stato in una caccia?
Per ora, pensava, avrebbe cercato di avvicinarsi a lui senza destargli sospetti, perché alla fine, quel Tetsuya, non era altro che un candido coniglietto in una zona di caccia.
[Idiota, pensi di farcela?
Non sai che i conigli sono estremamente abili a sfuggire ai pericoli?]
***
Quasi non ci credeva, pensava Akashi durante la noiosa lezione di storia giapponese.
Era passata solamente una settimana e mezzo, eppure l’occasione di avvicinarsi a Tetsuya si era già presentata, servendosi su un piatto d’argento.
Mentre scribacchiava qualche appunto sul foglio, ritornò mentalmente alla sera prima.
Insieme a Murasakibara e a Midorima si erano diretti alla ricerca di Aomine, il quale quelle ultime settimane sembrava essere scomparso dalla circolazione; e con chi l’avevano trovato?
La risposta era ovvia: nella palestra della terza squadra, insieme a Tetsuya.
Aveva mascherato la sua esultanza in una maschera di semplice curiosità e aveva addirittura finto di non sapere il suo nome. Ma era riuscito nel suo intento: da quel giorno sarebbe andato da lui e l’avrebbe allenato personalmente finché non fosse riuscito a sviluppare quel potenziale che nascondeva dentro di sé.
Perché, in fondo, diceva a se stesso: quel ragazzo mi interessa solo per il potenziale nascosto che si potrebbe utilizzare in partita.
[Questo è mentire a sé stessi,
sai Akashi-kun?]
***
Altre settimane erano passate e ormai Akashi aveva un solo chiodo fisso: Kuroko Tetsuya.
Ogni pomeriggio lo allenava senza sosta in un’unica cosa: i passaggi. Aveva capito che quelli erano il suo punto forte ed era deciso a sfruttarlo al meglio. Era riuscito anche a farlo entrare in prima squadra, ma di quello non aveva avuto dubbi.
In quel momento si trovava nella palestra della terza squadra, pratica poiché non c’era mai nessuno, ad attendere il ragazzino (lo definiva così nonostante avessero la stessa età) che quel giorno sembrava far tardi.
Quando finalmente intravide la chioma azzurrata di Tetsuya, non poté impedirsi un sorrisetto soddisfatto.
«Scusami, Akashi-kun. Il professore mi ha trattenuto per qualche minuto» si scusò Kuroko, un leggero fiatone data la corsa.
Il professore ti ha notato?, pensò Akashi, ma non glielo disse e fece un vago cenno con la testa.
«Muoviti a cambiarti» disse unicamente e Kuroko non replicò: s’infilò velocemente negli spogliatoi e ne uscì poco dopo con la tenuta da palestra.
Akashi si alzò dalla panchina, la palla che gli ruotava sull’indice, e si avvicinò all’altro.
Senza perdersi in chiacchiere inutili, iniziò a spiegargli i movimenti più corretti e più veloci per poter passare la palla ai suoi compagni; iniziò perciò allenamento.
Nella palestra si udiva soltanto lo scalpiccio delle scarpe da basket di Tetsuya, il tonfo del pallone e, di tanto in tanto, la voce di Akashi che gli spiegava nuovamente il movimento.
Non era passato tanto tempo, perlomeno per il rosso, fino a quando Kuroko era già fin troppo affaticato.
Bisogna lavorare di più sulla resistenza, pensò vagamente Akashi, appuntandosi nella mente questo dettaglio.
Ma in quel caso lo fece sedere per riposare un po’, passandogli una bottiglietta d’acqua e un asciugamano bianco.
Lo fissò con gli implacabili occhi bicromatici mentre vedeva le goccioline di sudore scivolargli dalla tempia e il ragazzino asciugarle con aria infastidita, mentre riprendeva fiato e beveva avidamente dalla bottiglietta.
Per qualche attimo il silenzio fu completo nella palestra, ma alla fine venne rotto da Akashi.
«Da quanto giochi a basket?» domandò. Kuroko lo guardò negli occhi con la solita espressione impassibile, poi scrollò le spalle.
«Da vari anni, non ricordo precisamente quanto. Ma lo definirei più un tentativo di giocarci che altro» rispose con tono basso.
Akashi annuì in silenzio, mentre un ghigno poco rassicurante si faceva strada sul suo viso.
Gli occhi gli scintillavano mentre fissava il petto dell’altro abbassarsi e alzarsi velocemente, il viso arrossato e i capelli umidi che erano diventati il chiodo fisso di Seijuro.
Inconsciamente, si passò la lingua sul labbro inferiore, poi spronò l’altro ad alzarsi e a continuare l’allenamento.
Be’, la fase di avvistamento era terminata, a quanto pare. Ora bisognava dare inizio alla caccia vera e propria.
[Ora darai inizio alla caccia, eh Akashi-kun?
Ma stai attento, questa “preda” sarà più difficile del previsto…
Come si suol dire: uomo avvisato, mezzo salvato.]
Angolo Autrice
Eccomi qui signori e signore!
Come accennato nella presentazione, questo è il primo capitolo di una mini long costituita da tre parti che costituiscono appunto i tre capitoli.
Il tema - mi sembra sia abbastanza chiaro - è quello della caccia. Non chiedetemi come mi è venuto in mente, ho scritto tutto ciò un anno fa, ma immagino vedessi molto bene Akashi nei panni di un cacciatore!
Adesso non mi sembra di aver molto da dire, tranne di perdonare e segnalare degli eventuali errori (l'ho riletta ma è possibile me ne siano sfuggiti) e chiedervi gentilmente di lasciare un commentino per sapere se vi è piaciuto il mio lavoro. Non credo che scrivere un piccolo pensiero vi rubi tanto tempo, anche se è per dirmi che la fanfiction è scritta a cavolo e dovrei ritirarmi.
A questo proposito, aggiungo che ovviamente accetto tutte le critiche, purché siano costruttive e/o motivate (della serie: non accetterò un "questa storia fa schifo cancellala perché sì")!
A questo punto posso anche lasciarvi, con la speranza di rivedervi al prossimo capitolo, che dovrei aggiornare tra una settimana.
Un abbraccio a tutti!
Sapphire_
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Capitolo 2 *** Caccia ***
~Hunting
[Second
year]
~Caccia
Il
tempo era passato in fretta, pensava Akashi, mentre si asciugava il
sudore con un asciugamano e fissava distratto il campo da basket che
si stava man mano svuotando.
Gli
sembrava ieri la prima volta che aveva avvistato Kuroko e
l’aveva
fatto astutamente entrare nella prima squadra; ed era fiero del fatto
che si fosse scoperta una scelta giusta: Tetsuya si era rivelato un
abile esecutore di passaggi veloci e mirati, con la giusta potenza e
invisibilità che lo portava a non essere notato dagli
avversari.
In
poche parole, Akashi era soddisfatto del proprio lavoro.
Si
sedette in panchina, afferrando una bottiglietta d’acqua
posta
accanto a lui e sorseggiando il liquido rinfrescante.
Rimase
così per quelli che gli parvero pochi istanti, ma furono
invece più
di dieci minuti; in quest’arco di tempo il campo si
svuotò
lasciando solo un’assordante silenzio.
Akashi
si stupì nel constatare che ci fosse un’altra
persona, oltre a
lui, che non sembrava intenzionata ad andarsene: Kuroko Tetsuya, in
un bagno di sudore, era intento a collezionare fallimenti mentre
tentava di far entrare la palla nel canestro.
Akashi
ridacchiò appurando che, nonostante la sua straordinaria
abilità
nei passaggi, rimaneva sempre un totale incapace nei semplici
canestri, persino con un solo metro di distanza e senza avversari a
fargli da blocco.
Il
rosso rimase ancora seduto, facendo dondolare la bottiglietta
tenendola dal tappo e fissando con occhi imperscrutabili il ragazzino
che continuava a tentare senza sosta.
Si
morse un labbro, concentrato su Kuroko.
Non
aveva scordato la sua caccia. Continuava da un anno ormai
perché,
sebbene fosse riuscito nel proprio obbiettivo di farlo entrare nei
titolari della prima squadra, era consapevole che il gioco non fosse
ancora terminato.
Ma
il fatto era che non voleva farlo finire perché si divertiva
un
mondo.
Ridacchiò.
Come
se non si fosse accorto che Tetsuya provasse un po’ di timore
nei
suoi confronti!
Doveva
ammetterlo, ci aveva messo un po’ a notare questo particolare
–
quel moccioso era così indecifrabile, certe volte!
Ma
alla fine l’aveva notata – sì, quella
strana ombra che si faceva
strada negli occhi di Kuroko quando Akashi gli si avvicinava e gli
parlava.
E
quanto si divertiva, in quei momenti. Amava metterlo in soggezione
con un semplice sguardo dei suoi occhi differenti, con un semplice
ghigno divertito o una frase lanciata per caso.
Stava
giocando con la sua preda, ne era consapevole, ma era così
divertente!
Fece
un sorriso poco rassicurante, poggiando la bottiglietta e alzandosi.
Fissò ancora Kuroko tentare di centrare il canestro,
guardandolo
mentre teneva fra le mani la palla di cuoio, prendeva la mira e la
lanciava – ed essa ruotò nel canestro, per poi
cadere senza
entrarci e rimbalzando sul parquet lucido.
Appena
il tonfo riempì le orecchie di Akashi, decise
però che per quella
volta se ne sarebbe stato buono: quella sera era una piccola tregua,
ma la caccia era ancora in corso e le trappole in ogni angolo.
Avrebbe
aspettato il momento in cui Tetsuya fosse caduto in una di esse e in
quel caso lui sarebbe stato lì, pronto a raccogliere il
frutto dei
suoi sforzi.
[Attento,
Akashi-kun.
Accidentalmente,
potresti finire in una delle tue stesse tagliole.]
***
La
pausa pranzo era suonata da soli dieci minuti e Akashi si trovava in
quel momento in compagnia dei suoi compagni di basket –
Midorima,
Murasakibara, Aomine, Kuroko e Kise.
Quest’ultimo
era il nuovo acquisto di quell’anno: giocava da poco, eppure
sembrava già straordinariamente portato per il basket: alto
e
veloce, imparava subito quello che gli veniva mostrato e questo
l’aveva portato a essere ammesso ben presto in prima squadra,
dove
per il momento avrebbe fatto da riserva.
Ma
Kise l’aveva distratto solo momentaneamente dalla sua preda e
non
gli aveva fatto scordare che la caccia era ancora aperta. E tutto
poteva ancora succedere.
Fissava
Kuroko chiacchierare e ridere con Aomine, mentre sorseggiava il suo
solito milk-shake alla vaniglia; il suo preferito, aveva capito
Akashi da ormai tanto tempo.
Ma
non gli importava di certo la bevanda preferita del ragazzino: in
quel momento stava covando rabbia al suo interno, mascherata con
pacata indolenza; il suo obbiettivo era schiacciare sotto la sua
scarpa quell’idiota di Aomine Daiki che altro non era che un
ostacolo.
Ostacolo
particolarmente ostico,
pensò Akashi, con un piccolo gioco di parole involontario.
Aveva
notato – niente sfuggiva ai suoi occhi – la
preferenza che
Tetsuya provava per il giovane Aomine, la stella della squadra. E
questo non aveva fatto altro che irritarlo e fargli triplicare la
sessione di allenamenti di quei giorni. Una sorta di ripicca
– già,
si stava comportando come un bambino, notò.
Diede
un morso al suo snack – non propriamente salutare, ma non gli
importò – mentre fissava con aria pericolosa
Aomine.
All’ennesima
risata di Kuroko, fece la cosa più infantile e per cui, in
seguito,
si sarebbe dato del coglione da solo.
«Aomine,
va’ a prendermi una bottiglietta d’acqua»
la sua voce risuonò
con una nota di fastidio.
Non
era tipo da dare ordini continuamente ma voleva vederlo sparire per
un po’, almeno il tempo di calmarsi ed evitare di ucciderlo
con una
limetta – Midorima ne aveva giusto una, in quel momento: era
il
portafortuna del giorno.
Gli
unici che lo sentirono furono proprio Aomine e Kuroko, in quanto gli
altri tre erano spostati un po’ più al lato
parlando di tattiche
di basket – perlomeno Midorima e Kise, dato che Murasakibara
era
troppo concentrato sui propri dolci.
«Eh?!»
esclamò seccato Aomine, guardandolo con “non ho la
minima
intenzione di alzarti, vai e prenditela da solo l’acqua,
idiota”
stampato in faccia.
Ma
la replica ebbe vita breve, poiché lo sguardo di Akashi
– lo
sguardo di un folle, avrebbe pensato qualcuno – fece morire
la
frase sul nascere. Aomine si alzò annoiato, sbuffando e,
senza dire
niente, andò a prendere l’acqua come gli era stato
chiesto –
ordinato.
Senza
Aomine, Kuroko sembrò come spegnersi e non fece fiato,
dedicando la
sua attenzione al milk-shake e non rivolgendo un solo sguardo al
capitano.
Inconsciamente
Akashi strinse la barretta, la quale si spezzò fra le sue
dita, e
socchiuse gli occhi, irritato.
Perché?
Perché fa così?!,
pensava rabbioso.
«Tu
e Daiki siete molto amici» disse con tono secco, attirando
l’attenzione di Tetsuya.
«Già»
fu il laconico commento dell’altro.
Senza
preavviso, il rosso si alzò di scatto attirando anche
l’attenzione
degli altri compagni di squadra, i quali però, dopo la sua
occhiata
gelida, ritornarono alla propria conversazione.
Si
avvicinò a Kuroko, allungando una mano e prendendogli fra le
dite
delle ciocche di capelli.
«Tieniti
lontano da lui. È un ordine. E non ti conviene
contraddirmi» disse
con aria mortale, rivelando una parte delle proprie carte.
«Ti
pregherei di allontanarti, Akashi-kun» rispose Kuroko,
impassibile.
Il
rosso fece una smorfia, afferrando per i capelli il ragazzino e
chinandosi sul suo viso.
«Non
permetto che altre persone tocchino la mia preda, hai
capito?» lo
spostò poi con malagrazia all’indietro,
sollevandosi anche lui.
Poi
se ne andò in silenzio, ignorando le occhiate incuriosite di
Midorima, Murasakibara e Kise, ma desiderando quelle di Kuroko, il
quale aveva abbassato lo sguardo con aria vuota.
Dimentico
dell’acqua, dello snack e delle chiacchiere futili degli
altri tre,
si diresse in palestra, porto sicuro e di sfogo.
[Avanti
Akashi-kun.
È
come chiedere a un coniglio di stare lontano dalla sua tana.
Mi
deludi, se pensi che lo farà.]
***
Il
display al limite del campo segnava con caratteri luminosi che
mancavano unicamente tre minuti alla fine dell'ultimo quarto, che
avrebbe così determinato la fine della partita. Affianco al
tempo vi
erano i punteggi delle due squadre, completamente agli antipodi e che
non facevano sorgere il minimo dubbio su chi sarebbe stato il
vincitore.
Sotto
il nome “Teikou” i caratteri allegri del numero 124
spiccavano a
decreto dell’indiscussa vittoria della squadra di quella
scuola,
mentre il numero 43, sotto il nome “Waseda”, pareva
invece quasi
triste e meno brillante dell'altro.
Akashi
si muoveva facilmente tra gli avversari, giungendo davanti al
canestro e prendendo la palla passatagli da Murasakibara, saltando e
aggiungendo così altri due punti al loro già alto
punteggio.
Riprese
fiato, non però particolarmente stanco o sudato, ma non
aspettò più
di qualche secondo e riprese a correre per il campo, tenendo
d’occhio
la palla che era stata presa dalla squadra avversaria.
Il
ragazzo che l’aveva però si ritrovò
improvvisamente a palleggiare
il nulla, poiché la palla gli era sparita da sotto il naso;
quando
comprese chi fosse stato, era già tardi.
Kuroko,
rapido e invisibile come al solito, aveva rubato la palla per poi
passarla ad Aomine, che, senza tanti preamboli, aveva superato gli
avversari e aveva fatto altri due punti.
Il
display segnò gli ultimi sessanta secondi della partita
mentre la
palla veniva data a Midorima che terminava il gioco con un tiro da
tre punti sulla sirena.
Il
pubblico esplose in applausi mentre la squadra del Teikou esultava
soddisfatta; Akashi sorrise compiaciuto, avvicinandosi al centro
campo per il saluto finale.
Le
parole “grazie per la bella partita” risuonavano
tristi nelle
bocche degli avversari, mentre l’altra squadra rideva per la
vittoria.
Senza
dire una parola, Murasakibara e Midorima si diressero verso gli
spogliatoi, sorbendosi l’insoddisfazione di Kise che avrebbe
voluto
giocare anche l’ultimo quarto al posto di Kuroko; vennero
seguiti
da Aomine e Tetsuya che, sotto lo sguardo gelido di Akashi, si
scambiavano un pugno amichevole – loro gesto fraterno che era
diventato quasi un rito.
Il
rosso, fino a poco prima soddisfatto per la vittoria, si
smontò in
pochi attimi, raggiungendo lo spogliatoio dietro ai due e limitandosi
a sedere sulla panchina per riposarsi invece che correre a farsi una
doccia.
Vide
i compagni dirigersi verso i box, compreso Kuroko, ma Akashi lo
trattenne.
«Tetsuya,
aspetta un attimo»
Gli
altri lo guardarono incuriositi, ma senza porsi troppe domande
andarono nelle docce per levarsi il sudore di dosso; non si accorsero
di aver appena lasciato un agnellino nella tana del lupo.
«Sì,
Akashi-kun?» domandò Kuroko cortese, con la solita
espressione
indifferente che impediva agli altri di comprendere cosa stesse
pensando.
«Hai
giocato bene oggi. Bravo» disse Akashi a bassa voce. Kuroko
sembrò
rimanere per un attimo interdetto, ma si riprese subito.
«Grazie,
Akashi-kun»
Seijuro
rimase ancora zitto, facendo intendere all’altro di poter
andare,
ma appena Kuroko voltò le spalle Akashi riprese la parola.
«Scappi?»
domandò con voce soffice. Tetsuya si immobilizzò,
in silenzio; poi
si girò, evitando lo sguardo del rosso, il quale
ghignò: Kuroko
fissava sempre le persone quando parlava e se non lo faceva era
perché si trovava in difficoltà.
«No,
Akashi-kun. Vorrei solo andare a farmi una doccia» rispose.
Seijuro
si cullò nel suono del proprio nome pronunciato
dall’altro:
trovava carino che Kuroko ripetesse di continuo il suo nome, quando
gli parlava.
«Perché
non mi fai un po’ di compagnia? Aspettiamo che gli altri
finiscano»
disse con tono casuale, facendo cenno di sedersi affianco a lui.
Senza proferire sillaba, Tetsuya fece come gli era stato ordinato.
Non
era un tipo che veniva sottomesso facilmente, ma con Akashi sembrava
diventare un pezzo di plastilina tra le sue mani.
Il
silenzio intercorse ancora tra i due, venendo rotto di tanto in tanto
solo dalle voci allegre dei compagni e dallo scrosciare
dell’acqua.
Era carico di tensione, almeno da parte di Kuroko che sedeva rigido
sulla panca di legno.
«Perché?»
Il
sussurro del sesto giocatore fu talmente basso che per un attimo
Akashi pensò di esserselo immaginato. Ma come si
girò e vide il
compagno che lo guardava di sbieco, quasi incerto, aprì la
bocca per
parlare. Per un attimo nessun suono uscì dalla sua bocca,
lasciando
lo stesso Akashi spiazzato, ma poi deglutì e
parlò.
«Perché
è divertente. E tu sei la preda perfetta»
Lo
disse con un tono secco, indifferente. Come se quello per lui fosse
proprio solo un gioco.
Tetsuya,
a quella risposta, sembrò spegnersi. Ma, allo stesso tempo,
in lui
si fece strada una sorta di luce nera, di rabbia e irritazione.
E
in quel momento Akashi capì che mai frase più
sbagliata uscì dalle
proprie labbra.
«Ora,
se non ti dispiace, vado a farmi la doccia»
Niente
Akashi-kun
a solleticare dolcemente le orecchi di Seijuro, che osservò
inerme
il compagno alzarsi e sparire dalla sua visuale.
[E
questa, Akashi-kun, cos’era?
Una
maldestra trappola o una maldestra esca?
In
ogni caso, hai fatto un passo falso. Il coniglietto sta per tirare
fuori degli inaspettati artigli da volpe.]
Angolo Autrice
E rieccomi qui!
Prima di tutto voglio scusarmi se ho postato con un giorno di ritardo,
ma purtroppo ieri non ho proprio avuto tempo di aggiungere il capitolo!
In ogni caso, spero che questo vi sia piaciuto!
Ormai siamo arrivati alla seconda fase, quella appunto della "caccia",
e si può notare come ad Akashi piace giocare con Kuroko.
Vorrei inoltre precisare una cosa, che mi è parso di capire
abbia suscitato un po' di confusione: le scritte laterali, quelle in
corsivo, appartengono a una voce fuori campo che possiamo identificare
come una sorta di "coscienza" di Akashi, che gli parla e fa le proprie
considerazioni riguardo alla situazione. Mi premeva specificare
perché alcune lettrici mi hanno appunto chiesto a chi
appartenessero, ed effettivamente la cosa è poco chiara!
Vorrei inoltre mi deste un parere sul carattere dei personaggi: li
trovate OOC? Se è così ditemelo perché
in caso metto l'avviso, anche se mi sono impegnata per renderli simili
agli originali più che potevo.
Beh, anche per questa volta vi lascio, al prossimo - e ultimo! -
capitolo.
Sapphire_
|
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Capitolo 3 *** Cattura ***
~Hunting
[Third
year]
~Cattura
Per
Akashi era ovvio come sarebbe terminata la finale del torneo
scolastico delle medie.
Non
c’era neppure l’ombra di un dubbio: avrebbero
vinto, punto e
basta.
E
così era stato.
Perciò
non era stato sorpreso o particolarmente esaltato quando
l’arbitro
aveva annunciato la loro schiacciante vittoria sull’altra
squadra –
di cui il nome era poco importante, ormai.
Soltanto
una piacevolissima sensazione di soddisfazione lo riempiva, niente di
più e niente di meno.
Perché,
per l’ennesima volta, aveva vinto.
[Non
continuerai a vincere per sempre, te l’ho già
detto.]
«Complimenti
ragazzi! Anche per questa volta abbiamo vinto!»
esclamò una Momoi
esaltata che girovaga per lo spogliatoio tra i suoi amici.
Akashi
rimase zitto mentre ascoltava i compagni trionfare e si passava un
asciugamano tra i capelli rossi.
Guardò
gli amici uno ad uno.
Kise
rideva per lo spogliatoio lanciando in aria l’asciugamano e
abbracciandosi con un Aomine che, non particolarmente entusiasta,
sorrideva giusto per far compagnia all’amico. Murasakibara
mangiava
concentrato i suoi dolcetti, annoiato dall’ennesima vittoria
facile; affianco a lui, Midorima sorrideva soddisfatto e
giocherellava distrattamente con l’oggetto fortunato del
giorno –
una strana conchiglia dalla forma equivoca e di un tenue rosa.
Si
voltò, alla ricerca di Kuroko.
«Dov’è
Tetsu-kun?» la voce incuriosita di Momoi risuonò
nello spogliatoio,
pronunciando ciò che erano i pensieri di Akashi. I ragazzi
si
guardarono fra di loro, finché la voce annoiata di Atsushi
parlò.
«L’ho
visto uscire fuori dalla palestra con il suo borsone»
«Uscire?»
ripeté Kise. Murasakibara annuì, dando un morso a
un altro snack
che aveva tirato fuori da non si sa dove.
Ma
Akashi, ormai, aveva già spento la parte razionale del suo
cervello.
Sta
scappando.
Senza
dire una parola, si alzò di scatto e corse fuori dalla
stanza,
sbattendo la porta e cogliendo tutti di sorpresa.
[Questa
è la parte interessante.
Avanti,
Akashi-kun, prendi la mira.
Farai
centro o un buco nell’acqua?]
Appena
uscì fuori dalla palestra, Akashi percepì il
sudore ghiacciarsi al
contatto con l’aria fredda e pungente di quella sera.
Ma
la ignorò. Bensì si guardò intorno e
iniziò a correre, cercando
la familiare – e piacevole, doveva ammetterlo –
figura di Kuroko.
Che
sembrava essersi volatilizzato.
Si
fermò, poggiando le mani sulle ginocchia e prendendo fiato.
«Maledizione»
mormorò con voce spezzata.
«Maledizione
cosa?»
La
voce pacata attirò all’istante la sua attenzione,
facendolo
voltare; incontrò così lo sguardo di Kuroko che
lo fissava
indifferente.
«Dove
diavolo eri finito?!» scattò
nell’immediato Akashi, avanzando di
colpo e spingendo all’indietro il compagno di squadra che lo
fissò
interdetto.
…Devo
calmarmi,
fu l’ordine che si rivolse Seijuro.
«…Stavo
andando a casa» fu la fredda e impersonale risposta.
Silenzio
gelido.
«Senza
nemmeno salutare?» chiese improvvisamente calmo Akashi.
Kuroko, se
fu sorpreso da quell’improvviso cambio di carattere, non lo
diede a
vedere.
«Sì»
Seijuro,
dovette ammetterlo, fu spiazzato da quella risposta secca.
«Non
ci vedremo più»
Le
parole uscirono prima che potesse fare qualcosa per bloccarle.
«Già»
«E
ti va bene?»
Quella
domanda – Akashi se ne accorse – rivelava una sua
debolezza.
Ma
Kuroko non rispose.
«Perché?»
e, appena Seijuro pronunciò quella parola, entrambi
sentirono uno
strano senso di dejà vu che riportava loro alla mente un
istante
dell’anno prima, mentre stavano seduti uno accanto
all’altro.
«Perché
vorrei dare un taglio con la mentalità di questa scuola.
Sai, ho
capito che vincere non è tutto»
Akashi
però non colse quella che, in altri momenti, sarebbe suonata
come
un’eutanasia alle sue orecchie. Strinse i pugni e
fissò ancora di
più Kuroko che non l’aveva ancora guardato negli
occhi.
«Perché?»
«Ti
ho già det-»
«Sai
bene a cosa mi riferisco» lo interruppe Akashi.
A
quella frase, Kuroko alzò lo sguardo e puntò gli
occhi azzurri su
quelli bicolore del compagno. Akashi, per un istante, pensò
che non
l’aveva mai guardato così. E questo gli faceva
terribilmente male.
«Perché
mi tratti come un oggetto. E non lo sono»
«Mi
stai dicendo che hai vinto tu?» quella frase suonava quasi
strana in
quel contesto. Kuroko sorrise fioco.
«No.
Perché, vedi, non c’è stato nessun
gioco. Nessuna battaglia.
Dovresti smetterla di vedere tutto come tale»
«Stai
zitto!» esclamò Akashi, avvicinandosi veloce e
quasi sovrastando
l’altro.
«Sai,
Akashi-kun… - rimase zitto per qualche secondo –
Mi piaci di più
in questi momenti. Perché sembri più
umano»
E,
mentre sussurrava queste parole a pochi centimetri dal viso del suo
interlocutore, alzò la mano e sfiorò una ciocca
di capelli
scarlatti.
«Sì,
mi piaci molto di più»
[Non
hai sparato, Akashi-kun.
Forse
perché ti sei appena accorto di essere stato risparmiato da
un
tenero cacciatore?
Ritorna
al sicuro, ora.
In
questo gioco, sei sempre stata tu la preda.]
Seijuro
non si accorse di quando Kuroko se ne andò.
Fatto
sta che si ritrovò da solo, nel buio del campo della
palestra in cui
si trovava, con una sciarpa azzurra al collo che profumava di
milk-shake alla vaniglia.
E,
finalmente da solo, poté permettersi di chiudere gli occhi e
assaporare il dolce amaro sapore della sconfitta.
***
«Ehi,
capitano!» la voce di Hayama, il suo compagno di squadra,
riportò
Akashi alla realtà.
Il
rosso alzò lo sguardo, fissando l’amico che lo
chiamava e
lasciando poi scivolare lo sguardo sulla maglietta della squadra,
dove a caratteri cubitali spiccava Rakuzan.
«Sto
arrivando, vai pure» disse indifferente.
Attese
che l’altro uscisse e poi si alzò in piedi, in
procinto anche lui
di uscire e andare in campo.
Ma,
poco prima che superasse l’uscio, si girò e
lanciò uno sguardo
alla borsa semiaperta.
La
sciarpa azzurra era sempre là, come ogni volta.
Inconsapevolmente
sorrise. Poi, senza dire una parola, andò in campo.
Angolo Autrice
Ed eccomi qui per l'ultima volta!
A dire la
verità avrei dovuto postare questo capitolo
lunedì o martedì, ma oggi parto al mare e non
avrò internet a disposizione, quindi ho preferito postarlo
prima rispetto ad aspettare un paio di settimane.
Che dire, è stato breve! Sono solo tre piccoli capitoli, ma
spero che comunque vi siano piaciuti, anche se è una
fanfiction senza troppe pretese. Spero anche di essere riuscita a
caratterizzare perlomeno decentemente Akashi e Kuroko, o comunque di
non averli resi OOC.
Ringrazio di cuore a coloro che hanno commentato questa mini long e a
chi l'ha inserita tra le preferite/seguite/ricordate: mi avete reso
veramente felice!
Non so che altro aggiungere, tranne che potreste ritrovarmi a breve in
questo fandom con una flashfic Himuro/Murasakibara, che in caso
pubblicherò al mio ritorno.
Spero che anche quest'ultimo capitolo vi sia piaciuto, anche se rimane
abbastanza vago, e che abbiate passato dei minuti piacevoli leggendola.
A un'eventuale prossima volta!
Sapphire_
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