Il flautista di alida (/viewuser.php?uid=62551)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I mostri non esistono ***
Capitolo 2: *** Serata al circo magico ***
Capitolo 3: *** Patto di amicizia ***
Capitolo 4: *** Immagini tra i rami ***
Capitolo 5: *** Pozione liberatoria ***
Capitolo 1 *** I mostri non esistono ***
Erano quasi le cinque del
pomeriggio, quando il signor Lupin
entrò nella camera del figlio e lo trovò
addormentato nel suo letto. Remus non
era abituato a fare la pennichella pomeridiana, non era più
un bambino piccolo.
Tuttavia, quell’estate, il caldo si era fatto sentire
parecchio, e nel
pomeriggio la spossatezza e l’afa si combattevano solo con un
riposino.
Il signor Lupin
guardò suo figlio, il suo unico figlio. I
capelli castani chiari, gli occhi verdi, la pelle bianca, il mento
appuntito, e
pensò che gli somigliasse, sebbene i parenti dicessero che
era la copia della
mamma. Lo guardò con aria trasognata, poi dolcemente
cominciò a scuoterlo per
svegliarlo.
Il bambino, che aveva
già otto anni, incominciò a lamentarsi
e poi stiracchiandosi e strofinandosi gli occhi con le mani strette a
pugno,
aprì gli occhi e mise a fuoco l’immagine davanti a
se. Il suo papà gli
sorrideva, tenendo in mano tre biglietti per “Il circo
magico”.
Remus lanciò un
gridolino di gioia e abbraccio forte il suo
papà mentre gridava: “Sì, che bello. Il
circo magico. Ci saranno un sacco di
creature fantastiche. Papà, come hai fatto a procurarti i
biglietti? E’ da
giorni che dicono che c’è il tutto
esaurito!”.
L’uomo fu
entusiasta della reazione del figlio, in un certo
senso se lo aspettava. Da quando era piccolissimo, a Remus avevano
sempre
affascinato le creature fantastiche e anche se non frequentava ancora
la
scuola, si era fatto comprare i libri che riguardavano
l’argomento in
questione. Passava le ore a leggere, e desiderava conoscere sempre di
più.
Il signor Lupin prese
fiato e rispose: “Semplice, li avevo
prenotati da due mesi! Lo spettacolo è alle sette,
perciò alzati, vestiti e poi
vieni al piano di sotto. Dobbiamo uscire per le sei, perché
ci vorrà una mezzora
per raggiungere la passaporta, e poi dobbiamo avere il tempo di
sistemarci con
comodo una volta arrivati alla “Spianata rosa”.
La “Spianata
rosa” era una pianura in cui di solito erano
organizzati grandi spettacoli. Alle volte, i gruppi teatrali itineranti
montavano il loro palco lì, altre volte si potevano trovare
i musicisti, si
organizzavano partite di Quidditch
per i
tornei estivi degli anatroccoli, che erano le squadre dei bimbi tra i
cinque e
i sette anni. Quell’estate la Spianata ospitò il
circo!
Remus si stava vestendo,
quando una leggera musica lo
distrasse. Cercò di capire da dove partisse la musica.
Guardò se nella camera
fosse entrato qualcuno, ma non vide nessuno. Guardò sotto il
letto, dentro
l’armadio ma ancora niente. La musica intanto continuava. Era
una musica lieve
ma che incuteva un po’ di ansia, un certo timore. Era la
musica di un flauto
che penetrava nella testa e faceva vibrare il corpo.
Remus cominciò
a spaventarsi sempre più e ancora mezzo
vestito, scese di corsa al piano inferiore e andò dalla
mamma. –Aiuto, mamma.
Aiuto-.
La
donna lo accolse
tra le braccia e vedendo il bambino spaventato chiese:-Cosa
è successo, Remus-.
–C’è un mostro in camera mia!-.
-Un mostro?- rispose lei
–E che mostro sarebbe? Sei sicuro
che vuoi andare al circo? Non è che ti spaventerai a vedere
quelle creature?-.
-No, mamma. Non ho paura
del circo. Ti dico che c’è un
mostro in camera mia!-
-E che aspetto avrebbe
questo mostro?-
-Non lo so! Non
l’ho visto!-
-Come sarebbe a dire, come
fai a dire che c’è un mostro se
non lo hai visto!-
-L’ho sentito,
mamma. Suonava. Vieni su. Dai mamma, vieni in
camera, ho paura!-.
La donna poco convinta, si
alzò e col figlio salì le scale
per ritrovarsi nella cameretta di Remus. Tutto era in ordine, il letto
era
stato rifatto, sulla scrivania c’erano dei libri e qualche
giocattolo, gli
armadi erano chiusi. Per tranquillizzare il figlio, la signora diede
un’occhiata
anche sotto il letto, ma non trovò nulla. Remus teneva le
orecchie ben aperte
ma nessuna musica invase la stanza.
La mamma lo
rassicurò e poi gli disse: -Finisci di vestirti,
altrimenti non faremmo in tempo! E ricordati che i mostri non esistono.
Esistono creature magiche, forse un po’ mostruose ma nessuna
di queste si mette
a suonare nelle camere dei bambini!-. Diede un bacio al figlio e
uscì dalla
stanza.
Remus riprese a vestirsi,
quando d’un tratto la musica
tornò. Lieve, angosciante. Il bambino prese a vestirsi
sempre più velocemente.
Non doveva aver paura i mostri non suonavano nelle camere dei bambini.
Non
doveva aver paura. Si girò verso l’armadio per
prendere un giubbotto e lo vide.
Non era un mostro, era un
signore vestito di viola, con i
capelli lunghi e teneva in mano un flauto. Se ne stava in piedi accanto
all’armadio
e sorrideva. Poi con un sussurro chiese a Remus: -Vuoi vedere il
futuro,
piccolo Remus?-.
Il maghetto
pensò alla passaporta, al circo, agli amici,
alle caramelle che avrebbero comprato nelle bancarelle lungo il
sentiero che
portava alla Spianata e rispose:-Si, fammi vedere-.
Il flautista, per tutta
risposta, cominciò a suonare. La
stanza divenne un grande spartito, dove le note si rincorrevano
nell’aria su un
pentagramma che ondeggiava tra il letto e il soffitto. Comparvero i
fantasmi di
strane creature a sette zampe, di creature con due teste, di piccoli
animaletti
urlanti, animali con artigli, e creature che sembravano quasi umane
ricoperte
di peli lunghissimi. Poi tutto si fece buio e le note scemarono su una
palla
tra il giallo e il bianco su cui si riflettevano due piccoli puntini
verdi.
Poi ci fu una luce
fortissima che costrinse Remus a
ripararsi gli occhi con le mani. Quando levò le mani, Remus,
non vide più
nessuno. Il flautista non c’era più e la stanza
era tornata com’era sempre.
Allora prese la sua roba e con i suoi genitori andarono verso la
passaporta.
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Capitolo 2 *** Serata al circo magico ***
L’eccitazione si
faceva sempre più forte, ad ogni passo che
lo avvicinava alla passaporta, Remus, si sentiva sempre più
elettrizzato.
Finalmente avrebbe visto con i suoi occhi le creature dei libri di
scuola.
Pensava, con orgoglio, che quando dopo due mesi sarebbe entrato ad
Hogwarts
avrebbe potuto raccontare a tutti di essere stato al circo magico, dove
aveva
potuto vedere animali di cui sapeva già tutto. I suoi
compagni lo avrebbero ascoltato
con stupore e ammirazione.
Alle sei e un quarto
raggiunsero una vecchia scatola di
metallo, che prima doveva essere stata usata per contenere biscotti, e
capì che
quella era la loro passaporta. Strinse le mani dei genitori e con un
salto
attraversarono un tunnel d’aria colorata, dove tutto ruotava
velocemente. Alla
fine del passaggio, atterrarono in un boschetto. I tre seguirono il
percorso
tracciato. C’erano indicazioni ogni cento metri circa,
cartelli che apparivano
al loro passaggio per poi scomparire, pietre che si illuminavano per
segnare il
sentiero e alberi che, quando qualcuno sbagliava la strada, abbassavano
i rami
per bloccare il passaggio.
-Stai molto attento,
Remus- lo istruiva il padre –La natura
è nostra amica ma se la contraddici, anche solo una volta,
può diventare molto
crudele-.
Remus aveva letto diverse
storie sulle foreste, sapeva che
alcune erano molto pericolose e percorrerle poteva portare a perdere la
ragione, altre erano abitate da creature cattive che mangiavano i
bambini
piccoli e lasciavano le loro ossa come monito ai maghi e alle streghe
che,
incautamente, attraversavano le loro case. Durante le notti di luna
piena si
poteva anche incontrare i lupi mannari e il loro morso condannava le
vittime ad
una vita dannata.
Finalmente giunsero alla
Spianata rosa. Quanta gente! C’erano
tanti bambini accompagnati dai genitori, le creature erano dentro a
delle gabbie
e non si poteva avvicinarsi troppo perché si correva il
rischio di agitare le
bestie. I guardiani stavano attenti che tutto fosse in regola.
Remus ebbe il suo gelato,
le sue cioccorane, le sue
caramelle tutti i gusti+1, era al settimo cielo. Quando davanti a se,
incredibile, ecco 2 grandissimi draghi! Wow, tutto era perfetto. Era un
continuo susseguirsi di:-Mamma, guarda qui-.
–Papà, guarda là-.
Erano le nove. La serata
era andata per il meglio. Il signor
Lupin si rivolse alla moglie e disse:-Che ne dici se torniamo a casa,
Remus
sembra soddisfatto-.
-No, papà dai!
Voglio andare di nuovo dai draghi-.
-Facciamo così-
risposero i genitori –Noi ti aspettiamo qui.
Tu vai ma solo cinque minuti poi ritorna-.
Remus
incominciò a correre verso i draghi, che bella serata,
continuava a ripetersi. I draghi erano grandissimi, le ali aperte
raggiungevano
quasi i dieci metri e sputavano fuoco come a dare spettacolo. Ecco di
nuovo,
che il piccolo Remus, sentì la musica di un flauto. Fu colto
un po’ alla
sprovvista da queste note, aveva immaginato che l’uomo
vestito di viola si
sarebbe presentato solo in camera sua. Invece lo sentiva anche
lì e girandosi
riuscì a vederlo.
Sedeva per terra con le
gambe incrociate, e suonava ancora
quel flauto. Le note erano spente, non tintinnavano nell’aria
e non producevano
nessun divertimento. Nessuno sembrava accorgersi del flautista.
Remus lo guardava
incuriosito, lo vide alzarsi e dirigersi
verso il boschetto e decise di seguirlo. Quel signore lo affascinava
parecchio.
Però doveva anche tornare indietro, i suoi genitori lo
stavano aspettando. –Solo
cinque minuti- gli avevano detto.
Il bambino si
fermò, fece per voltarsi quando il mago parlò:
-Non hai visto ancora tutto quello che ti avevo mostrato. Vuoi
proseguire o
no?-.
Il flautista aveva
ragione, c’era la palla gialla con i puntini
verdi. Remus non l’aveva vista in nessuno dei libri che
possedeva a casa sua. I
genitori non gli avevano mai parlato di una creatura simile. Doveva
essere un
pesce, pensava il bambino. Era un’occasione unica!
Andò avanti ancora un po’.
La musica del mago vibrava nell’aria, gli alberi sembravano
incantati, non si
muovevano più. Le pietre smisero di brillare.
Si faceva sempre
più tardi, e della creatura non c’era
l’ombra.
Si era stancato di aspettare e decise di tornare indietro. Si
voltò e fu un
attimo. Un essere che sembrava un cane ma molto più grande,
alto come un uomo, peloso
con i denti appuntiti e gli artigli al posto delle unghie si
lanciò su di lui.
Gli artigli della bestia
affondarono nella carne del
bambino, che con gli occhi e la bocca spalancati non riusciva
né a muoversi né
a gridare. Il sangue cominciò a sgorgare dal fragile petto e
la bestia addentò
la spalla del maghetto.
I genitori di Remus erano
preoccupati. Il loro figlio non li
aveva mai disubbiditi, forse si era perso, pensarono. Il signor Lupin
cominciò
a cercare il bambino, chiese a tutti i passanti e per ultimo si rivolse
ai
guardiani. Alcuni dissero di aver visto un bimbo dirigersi verso il
boschetto.
Un vecchietto fermò il signor Lupin e gli disse: -Io ho
visto il bambino e al
suo passaggio ho sentito una musica angosciante. Gli antichi maghi
dicevano
sempre che non si deve ballare al ritmo del flauto che canta per la
luna!-.
Un pugnale ghiacciato che
gli sventrò l’anima. Questo sentì
il signor Lupin, quando trovò il suo unico figlio sopra le
foglie bagnate di
sangue nel boschetto. Remus aveva gli occhi aperti, il volto bagnato
dalle
lacrime, volto verso la luna.
Una luna piena ora gialla,
ora bianca, dove si riflettevano
gli occhi verdi del piccolo mago.
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Capitolo 3 *** Patto di amicizia ***
Cap 3
Albus Silente aveva
organizzato tutto. Il bambino avrebbe
potuto frequentare la scuola. Non c’era alcun pericolo.
Nessuno si sarebbe
fatto male. Remus non era sicuro di voler andare a scuola. Lui non era
un
bambino normale, era una brutta creatura magica. L’avevo
letto in un libro
nuovo, il terzo capitolo era intitolato “Lupi
mannari”. Lui era diventato
questo.
Non avrebbe parlato con i
suoi nuovi amici del circo magico.
Aveva voglia di dimenticare. Non ne poteva più neanche di
sentire parlare della
luna. Non voleva vederla. Voleva notti senza luna e senza stelle.
Voleva
qualcosa per sconfiggere il suo male.
I medici al San Mungo
avevano detto ai suoi genitori che non
esisteva una cura per la sua malattia, anche se si stavano studiando
delle
nuove pozioni con le quali i malcapitati avrebbero sofferto di meno. I
genitori
gli erano stati vicino, eppure Remus sentiva che qualcosa si era rotto
per
sempre.
Il binario 9 e
¾ fu semplice da trovare e attraversare.
Salutò i genitori e salì in treno. In uno
scomparto c’erano tre ragazzi che chiacchieravano,
a Remus diedero l’impressione di conoscersi già e
così lui non ebbe il coraggio
di entrare. Nello scomparto successivo c’erano una bambina e
un bambino, due
posti erano liberi. Si fece coraggio e disse: -E’ libero?-
-Si, certo. Entra pure-
fece la bambina dai capelli rossi.
Remus si
accomodò e si presentò: -Piacere, io mi chiamo
Remus Lupin-.
-Io sono Lily Evans- fece
la bambina con un sorriso.
-Io mi chiamo Severus
Piton- si presentò il bambino.
-Anche voi siete del primo
anno?- domandò Remus.
-Si, finalmente a scuola
non vedo l’ora che ci smistino. I
miei genitori sono babbani e nelle scuole babbane non esiste lo
smistamento.
Però so tutto perché me l’ha raccontato
Sev. Tu, dove vorresti andare?- chiese
Lily.
Remus si rese conto che i
due si conoscevano già e rispose:
-A mi piacerebbe andare tra i Grifondoro, ma scusate se sono entrato in
questo scompartimento,
non credevo vi conosceste e non vorrei essere di troppo-.
-Non sei di troppo, non
preoccuparti- fece Severus –I tuoi
genitori sono maghi?-
-Si, entrambi- risposte
Remus – E i tuoi?-
-Solo mia madre, mio padre
è un babbano. Io credo che andrò
tra i Serpeverde. La maggior parte dei parenti di mia madre
è serpeverde, anche
se qualcuno è andato fra i Tassorosso -.
I tre continuarono a
parlare. Si trovavano simpatici e
decisero che in qualsiasi casa fossero stati smistati, sarebbero
rimasti amici.
E così fu. Due
grifondoro e un serpeverde divennero amici,
inseparabili. Remus spesso stava male e questo non passava inosservato
né a Sev
né a Lily. Un giorno Sev aspettò Rem
all’uscita dell’aula dopo la lezione di
trasfigurazione. Voleva chiarimenti dall’amico.
-Ciao Rem, senti ti devo
parlare-
-Va bene Sev. Dai andiamo
fuori, tanto abbiamo un’ora buca-
-Lo so che forse non siamo
così amici. Almeno per me sei un
amico e spero di esserlo anch’io per te…-
-Certo che sei mio amico,
Sev. Cosa ti fa pensare il
contrario?-
-Ci sono cose che tu non
mi dici. Che cosa hai? Stai male? Soffri
di qualche malattia di cui non mi vuoi parlare? Rem lo sai che io
resterò
sempre tuo amico vero?-
Remus rimase in silenzio.
Non sapeva cosa dire, voleva
confessare all’amico il suo problema ma non sapeva da che
parte cominciare.
Inoltre non era proprio sicuro della reazione che avrebbe avuto Sev.
Forse, non
lo avrebbe più voluto avere vicino. Era comprensibile, del
resto lui era un
lupo mannaro! Cercava di riordinare i suoi pensieri, quando Severus gli
venne
incontro dicendo: -Ho notato che manchi sempre durante i periodi di
luna piena-
Remus si sentì
in trappola: -Cosa significa. Mi spiavi per
caso. Allora sappi che anch’io ho notato che mi nascondi
qualcosa. Perché i
tuoi genitori non ti scrivono? Perché non parli mai di loro?-
Severus abbassò
gli occhi a terra poi con rabbia rispose:
-Non ti si può chiedere niente! Io pensavo che fossi mio
amico e che potessimo
parlare di tutto!-
-Si, siamo amici,
però se parlerò io, dovrai parlare anche
tu-.
I due bambini si
guardarono negli occhi. Occhi neri che
sembravano aver
conosciuto l’abisso.
Occhi verdi che sembravano sbiaditi dalla sofferenza. I due si
sedettero e si
confidarono. La solitudine del primo, due genitori sempre pronti a
litigare e
un padre che svalutava suo figlio in ogni momento, davanti a tutti. La
sofferenza del secondo, la sensazione di sentirsi un mostro, il timore
di
essere respinto.
Due anime che si trovarono
e che strinsero un patto di
amicizia: -Qualsiasi strada avessero intrapreso nel futuro, ciascuno
dei due
avrebbe fatto il possibile per far star meglio l’altro-.
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Capitolo 4 *** Immagini tra i rami ***
Il tempo trascorreva
lento. Le ore di lezione sembravano non
finissero mai. Remus, Severus e Lily erano dei bravi studenti. Grazie a
loro,
spesso le case di appartenenza guadagnavano preziosi punti. Remus amava
la
Trasfigurazione, Lily e Severus eccellevano in Pozioni.
Tutti e tre passavano
molte ore in biblioteca. Nessuno di
loro era un patito di Quidditch e così durante le partite
preferivano andare al
lago nero oppure ai margini della foresta proibita. Un pomeriggio,
mentre si
giocava Serpeverde contro Corvonero, i tre andarono sulla Torre di
Astronomia.
Severus era pensieroso e
guardava il cielo come a cercare il
coraggio di parlare. Lily se ne accorse e chiese: -Allora, non mi dirai che ci vuole in Grifondoro
per trovare il
coraggio di parlare tra amici-.
Il Serpeverde la
guardò e disse: -Non si tratta di coraggio.
Promettetemi che non mi giudicherete? Promettetemelo!-.
Remus e Lily fecero un
cenno di assenso. E Severus cominciò
a parlare: -Ho conosciuto un mago, che apprezza le mie doti di
pozionista e
vorrebbe che io lavorassi per lui-.
-E’ fantastico-
esclamò Remus –Sev, sei molto giovane. Non
mi vorrai dire che hai intenzione di lasciare la scuola?-.
-Non è questo
il problema-
-E qual è?-
domando Lily
-Quel mago pratica la
magia nera e vuole insegnarla anche a
me. Dice che potrei diventare un grande mago-.
Lily e Remus sembrarono
impensieriti. –Non mettiamo in
dubbio le tue qualità ma Sev la magia nera è
pericolosa. Non bisogna
praticarla, mai-.
-Quel mago ti
trascinerà nei guai-.
-Voi non capite. Non
è come pensate. Non esistono la magia
nera e la magia bianca. Non esistono la magia buona e la magia cattiva.
Esistono solo maghi buoni e maghi cattivi che usano la magia a loro
piacimento-.
-Non è
così- insistevano i Grifondoro –la magia nera non
può
portare a niente di buono-.
-Voi credete davvero, che
Silente non conosca la magia nera?
Certo che la conosce, ma è un mago buono e non la usa per
fare del male. Se non
conoscessimo la magia nera come faremmo a combatterla?- si difendeva
Severus.
-Silente è uno
dei più grandi maghi della storia della
magia. Non puoi paragonarti a lui. E poi come si chiamerebbe questo
mago-.
-Tom Riddle-
-Cosa? Quel Tom Riddle che
parla sempre male dei babbani e
che definisce le persone che non sono nate da maghi come
“Sporchi
Mezzosangue”?-.
-Si è lui. Lo
so, è sbagliato quello che dice ma mi
insegnerà…-
-Ti insegnerà a
odiarmi!- disse Lily, scossa dalle parole
dell’amico.
-No, questo non
succederà mai. Remus, diglielo tu. La magia
nera ci può essere utile…-.
-No, la magia nera mi ha
trasformato in un mostro. Come puoi
pensare che io sia d’accordo con la tua scelta-.
-Rem, non puoi dire
questo. Io non ho che te-.
-Allora lascia Riddle,
ritorna in te. Se e quando tornerai,
io ci sarò-.
-Aspettate….Lily…Rem….-.
Severus continuò a chiamarli ma i
suoi amici non si voltarono. Severus aveva voglia di piangere, non
credeva che
se ne fossero andati così. Perché non avevano
avuto fiducia in lui. Lui non si
sarebbe mai lasciato trascinare in questioni poco pulite, ed era sicuro
che
prima o poi Riddle avrebbe rivisto la sua posizione nei confronti dei
babbani.
Iniziò a
camminare, non sapeva bene dove sarebbe andato.
Aveva solo voglia di camminare, come se quell’azione lo
potesse allontanare
dall’abbandono degli amici. Era sconvolto, si sentiva agitato
ed ebbe l’impressione
che qualcuno lo seguisse. –Rem, Lily? Siete voi?- chiese con
voce spaventata.
Nessuno rispose. In
sottofondo cominciò a diffondersi una
leggera musica. Severus non era tipo da farsi impressionare facilmente,
però
quella melodia cominciava a diventare straziante. –Chi
è? C’è qualcuno?-. Dei
rami si mossero e lì in piedi accanto ad un albero comparve
un mago vestito di
viola che suonava il flauto.
–Vuoi
conoscere il
futuro, giovane Severus?- gli chiese il mago.
Severus pensò a
Remus, a Lily, a Riddle, alla magia bianca e
nera e si chiese se quel mago fosse un mago buono o cattivo.
Pensò a cosa ne
sarebbe stato di lui e con sicurezza, rispose di sì.
La musica si fece
più intensa e i rami degli alberi si
fecero fitti, le foglie si unirono e crearono un grande cartellone
verde, dove
passarono delle immagini: Riddle con uno sguardo minaccioso, delle
maschere
argentate e un tatuaggio nelle braccia dei maghi che lo seguivano,
Severus che
preparava pozioni, e poi Remus inginocchiato e piangente davanti alla
luna
piena.
Finite le immagini, il
sole si fece intenso e Severus fu costretto a
chiudere gli occhi per poi riaprirli e constatare che il flautista non
c’era più.
----------------
Ringrazio tutti
coloro che stanno leggendo la ff.
In particolare
Mizar che ha lasciato una recensione e ha inserito la ff tra i
preferiti.
La storia non
prevede scene d'azione. Lo stesso flautista non è un
personaggio che analizzerò nei suoi comportamenti e
sentimenti. Non sarà determinante nella storia. Rappresenta
il futuro in quanto tale. Cosa succederebbe se noi conoscessimo il
nostro futuro? Potremmo non essere in grado di interpretarlo oppure
potremmo credere che sia il frutto diretto delle nostre scelte. O forse
potremmo decidere di cambiarlo. Tuttavia la figura del flautista non da
spazio a quest'ultima opzione. Il futuro è quello che
è, quello che ci viene mostrato. Il flautista
perciò non è nè buono nè
cattivo perchè tra ciò che mostra e
ciò che si realizza non ci sono discrepanze. In
realtà l'unico modo che abbiamo per creare il nostro futuro
è vivere il quotidiano. Chi si fa dire da un altra persona
quale sarà il suo futuro ha già deciso di non
crearsene uno suo, perchè ha ceduto ha un'altra persona
questo privilegio.
Stasera
pubblicherò l'ultimo capitolo, che sto rifinendo. Spero di
fare cosa gradita. Alida
|
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Capitolo 5 *** Pozione liberatoria ***
Remus e Lily si chiedevano
spesso come stesse Severus. Lo
incontravano a lezione, in biblioteca, nei corridoi ma non avevano il
coraggio
di rivolgergli la parola. Si sentivano in colpa per averlo lasciato
solo in un
momento in cui, forse, avrebbe avuto bisogno di qualcuno che gli stesse
vicino
e lo aiutasse a capire che Riddle voleva solo usarlo.
Da canto suo Severus non
sembrava cambiare idea. Ogni giorno
si tuffava nello studio di nuove pozioni, di nuovi incantesimi, sempre
più
potenti, sempre più pericolosi. Riddle, che ormai si faceva
chiamare il signore
oscuro, non si accontentava dei soliti incantesimi, ne voleva sempre
più e
sempre più precisi e che facessero sempre più
male. Severus continuava il suo
lavoro. Alle volte si sentiva in colpa ma andava avanti
perché far parte di un
gruppo ampio, gli dava un senso di sicurezza. Quella sensazione
l’aveva sentita
solo nei primi anni di Hogwarts, quando lui e Remus erano ancora amici.
Il serpeverde sapeva che
più in là si sarebbe spinto, più
conoscenza avrebbe acquisito e più risultati avrebbe
ottenuto. Anche se per il
momento il vantaggio era esclusivamente per l’oscuro signore.
Le riunioni dei
mangiamorte erano terribili ma la sua causa era nobile.
Essere
marchiati era stato
doloroso e la maschera che doveva indossare era molto fastidiosa. Sia
per
l’anima sia per il corpo. Con le maschere nessuno aveva
più un’identità, erano
senza volto, senza espressione, tutti uguali, senza nessuna differenza.
Il
corpo, in questo caso il braccio, era legato al signore oscuro.
Attraverso il
marchio erano richiamati all’ordine, alla sudditanza.
La scuola
terminò. Lo studio delle pozioni e della magia
nera proseguiva. Anche senza scuola, Severus continuava a cercare nuovi
libri,
sempre più antichi, per scovare un altro ingrediente, un
dosaggio più
specifico, un’antica leggenda.
A forza di cercare, una
sera finalmente, trovò quello che da
anni cercava. Comprò gli ingredienti, li mischiò
pazientemente e pronunciò
l’incantesimo. Una nuvola azzurra si sollevò dal
calderone, la pozione era
riuscita. La versò dentro un’ampolla e se la mise
in tasca.
Quando arrivò a
casa dei Lupin, chiese di Remus. Stranamente
il licantropo si trovava a casa ma non invitò
l’amico ad entrare. Uscì e vedendo
Severus chiese:
-Sei tornato. Suppongo che
abbia deciso di cambiare e
tornare ad essere quello che eri?-
-No, mi dispiace Rem. Ho
già fatto la mia scelta anni fa-.
Remus non riusciva a
comprendere: -Allora che cosa ci fai
qua-.
-Credo che la guerra stia
per iniziare e sono venuto a
salutare un amico che ho sempre tenuto nel cuore. Un amico cui feci una
promessa e che non ho mai tradito. La guerra ci vedrà su
posizioni opposte ma
sappi che spero di poterti ritrovare, anche solo per un attimo, quando
la pace
ritornerà-.
Remus con gli occhi un
po’ lucidi chiese: -Ne è valsa la
pena?-.
E Severus porgendogli
l’ampolla rispose: -Sì, ne è valsa la
pena-.
Il serpeverde
chinò la testa e voltandosi si allontanò
lentamente. La notte era buia e le stelle brillavano in cielo, sempre
più
luminose. Severus avvolto nel suo mantello nero, camminava per Notturn
Alley
quando in un angolo vide una figura muoversi
nell’oscurità. Strinse gli occhi e
vide il musicista di anni prima che suonava un flauto da cui non
uscivano note
ma solo vibrazioni mute.
Il flautista chiese: -Non
hai visto ancora tutto ciò che ti
avevo mostrato. Vuoi vedere?-
Severus rispose di
sì. Davanti a lui
si formò una bolla
d’aria in cui dentro corsero delle immagini: Remus
che
usciva di casa e si dirigeva verso il bosco, in un posto isolato, dove
non c’era nessuno cui poter
fare del male, nessuno da ferire.
La
luna non era
ancora comparsa in tutta la sua pienezza e Remus era abbastanza
tranquillo. Si
sedette sopra un masso ed aspettò che il momento della
trasformazione
giungesse. Prese l’ampolla che Severus gli aveva portato e
lesse: Pozione della
felicità. Gli scappò un sorriso. Severus gli
aveva dato un’ampolla di Felix
Felicis, l’ultimo regalo del suo ex-amico era un
po’ di felicità. Aprì
l’ampolla
e mandò giù il contenuto.
Quella notte sarebbe stato
un lupo felice. Alzò lo sguardo
al cielo e si tenne pronto, la luna uscì da dietro una
nuvola in tutta la sua
pienezza ma Remus Lupin non tremò, non gli si strapparono i
vestiti, non gli si
allungarono le pupille.
Rimase
Remus Lupin,
semplicemente l’uomo, il mago, che la luna gli aveva impedito
di essere. E
guardando l’ampolla vuota si rese conto che, davvero, Sev
aveva mantenuto la sua
promessa e pensando a come lui, invece, l’aveva infranta, si
lasciò cadere
sull’erba e pianse lacrime amare.
Quando la bolla
d’aria scoppiò,
Severus si ritrovò solo,
ancora una volta il flautista era scomparso. Agli occhi del servo di
Voldemort, le lacrime di Rem sarebbero servite a ripulire tutti i suoi
errori. E mentre andava all’ennesima
riunione maledetta, pensava sinceramente che davvero ne fosse valsa la pena.
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Allora cosa ne dite? Vi
è piaciuta?
E' una storia un po'
insolita. Rileggendola
mi sembra completa. Ho lasciato il flautista in ombra, l'ho voluto
presentare sfuggevole come la sua musica.
Questa idea del flautista
mi è venuta
sabato sera, quando sono andata alla presentazione di un libro sulle
"creature magiche in Sardegna". Alle letture del testo si alternava la
musica di un flautista e devo dire che le sue melodie erano proprio
irreali, poi, a me, il flauto traverso è sempre piaciuto! Mi
sembra uno strumento da sogno!!
Ringrazio coloro che hanno
letto e che
leggeranno. Coloro che hanno lasciato un commentino (fri rapace,
Mizar). Coloro che hanno
inserito la ff tra i preferiti (Mizar, kagome994) e tutte le persone
che commenteranno.
p.s. Colgo l'occasione per
informarvi che la
mia ff Canzoni e personaggi, è stata cancellata dal sito
perchè non conforme al regolamento. In pratica i testi delle
canzoni (non mie) non possono superare il 30% del testo
complessivo. Sono sconsolata, non mi rendevo conto di violare qualche
regola, vi chiedo scusa e vi mando un grosso bacio.
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