Silent shout

di Cartoome_98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


A casa di Spagna sembrava brillare sempre il sole.
Per tutto il periodo in cui rimasi con lui, non piovve e non nevicò mai.

Erano già trascorsi diversi anni da quando ottenni l’Indipendenza.
Lasciai la Spagna e me ne andai.
Lui non batté ciglio, e io feci lo stesso.

Attendevo da tempo quel momento, ciò che mi spettava di diritto: la mia Indipendenza.
Dalla morte del nonno sono sempre stato vittima delle mire espansionistiche di altri Paesi: Austria, Francia, Turchia … Giusto per citarne alcuni.
Antonio era un’idiota e me la cavavo piuttosto bene senza di lui, ma quel giorno sentii qualcosa dentro di me, che mi spingeva a tornare indietro, a tornare in quella casa che per secoli mi aveva tenuto prigioniero.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Ero a cena con mio fratello, Feliciano.
Pasta, come al solito.
Ne presi un piatto e, sedutomi a tavola, mi misi a pensare, mentre giocavo attorcigliando gli spaghetti attorno alla forchetta. A dire il vero, non ci stavo nemmeno facendo troppo caso…
Sapete no? È una di quelle azioni che fai in automatico, quando sei sovrappensiero.

Era stata una giornata abbastanza stancante per entrambi, il meeting era stato turbolento. Come al solito quei due idioti di Inghilterra e America non riuscivano a mettersi d’accordo su niente e gli interventi di quel maniaco pervertito di Francia si rivelavano sempre più inutili ogni volta che apriva quella fogna al sapore di formaggio che si ritrova al posto della bocca.
Nemmeno a dirlo, spesso e volentieri le sue parole nascondevano “secondi fini” che non centravano nulla con il discorso generale, così da creare ancora più confusione e far arrabbiare il sopracciglio scorbutico.

Mh, Francis … Credo seriamente che quel tipo abbia qualcosa che non va.
Sono sicuro che abbia la tentazione di infilare il suo “arnese” anche nel buco della serratura di casa …

Ci prova con ogni essere vivente (e non) che lo circondi! Non gli interessa nulla del fatto che siamo quasi tutti uomini lì, anzi, sembra avere una sorta di predilezione per il genere maschile…! È rivoltante.

Quando ero ancora un bambino, ha cercato diverse volte di molestarmi, lo odio, fottuto bastardo, ero soltanto un bambino! Cazzo!

*Sospiro* Eppure … Mentirei se dicessi che avrei potuto cavarmela da solo.
Era Spagna che mi difendeva sempre dalle molestie di Francia e da quelle degli altri Paesi …

Spagna, bastardo, non ero altro che una colonia per lui.
Certo, non poteva mica  rischiare di rimanere con uno schiavo in meno!

Mi costringeva a lavorare e malgrado io mi impegnassi aveva sempre da rimproverarmi, non lo sopportavo.
Ero veramente contento di andare via da lui e dalla sua dannatissima casa … Davvero … Contento …

[…]

Ero perso nei miei pensieri quando Feli mi poggiò una mano sulla spalla.
Mi colse di sorpresa e sobbalzai.

-Ehy fratellone, tutto bene?
Me lo chiese con un’espressione irritante, la sua classica ingenuità mista a stupore che in quel momento mi sembrò come una chiara dimostrazione della sua estrema stupidità.
Non mi andava di parlare con lui, in quel momento ero molto nervoso.
Non avrebbe capito nulla o, nel migliore dei casi, avrebbe esordito con qualche frase fuori luogo, di quelle che era solito tirar fuori per farmi tornare su il morale, ma io non avevo voglia di ascoltare.

Non gli risposi.

Non mi ero reso conto di quanto tempo fosse effettivamente passato.
Feliciano aveva finito la sua porzione di pasta e lavato il suo piatto.
Ora mi fissava incuriosito dall’altra parte del tavolo, di fronte a me.
Ero stanco. Avevo solo voglia di dormire.
Era così dannatamente irritante...

Sbattei con forza le mani sul tavolo facendo tremare i bicchieri di vetro e l’acqua che questi ultimi contenevano. Mi alzai senza dire nulla.
Mi avviai verso la mia stanza quando Feli, che in quel momento si trovava alle mie spalle, richiamò la mia attenzione per poi avvisarmi dell’ovvio:

-Fratello! Non hai finito la tua pasta!

Mi voltai.
Lui manteneva la sua espressione precedente, da vero allocco.

Gli girai un’occhiataccia, gli risposi freddamente che non avevo fame, per poi proseguire per la mia strada. Questo doveva averlo fatto preoccupare, lo sentii sussurrare che l’avrebbe conservata in frigo per me.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Ricordo poco e niente di quella notte.
Ero stanco ma il mio cervello non la smetteva di pensare.
Non ricordo a cosa pensassi esattamente… ma sentivo un vuoto enorme nel petto.

Ero lì, sdraiato sul mio letto, rimuginando.
Credo che in verità io non stessi pensando direttamente a qualcosa, fu solo un turbinio di sensazioni…
Avete presente no?
Quando vi sentite tristi senza motivo e cercate di capire perché…
Ci si trova spaesati perché non si riesce a focalizzare nulla di materico nella mente, solo sensazioni, appunto… E così mi sentivo io.

Il petto mi faceva male, così male che i miei occhi divennero dapprima lucidi, e poi mi lasciai andare ad un pianto isterico.
Per cosa cazzo stavo piangendo?!
Non era vero dolore, era solo un’emozione! È ingiustificabile piangere per una cosa simile. I maschi non devono piangere mai. MAI.
Se mi avesse sentito qualcuno sarei divenuto lo zimbello di tutti.
Quale rispettabile e potente Nazione si comporterebbe così di fronte ad un problema? Piangere è da vigliacchi senza palle.
L’eventualità che la mia vita sarebbe potuta diventare un inferno ancor peggiore di quello che stavo già vivendo, mi spinse a tapparmi la bocca con la mano.
Provai e riprovai, più e più volte a fermare il mio pianto, poiché io stesso mi stavo maledicendo. Odio piangere, da sempre. È così poco… virile.

Mi sentivo come tornato bambino, quando mi ridestavo violentemente dal sonno dopo aver fatto un brutto incubo e mi lasciavo andare, piangendo per tutta la notte, o almeno, fin quando non arrivava Spagna a consolarmi e a coccolarmi, con quel suo sorriso gentile e i suoi occhi verdi brillante che riflettevano la luce della luna e che, per quanto possa sembrare stupido, da bambino mi era sempre sembrato mi indagassero dentro…

Mh… È normale farlo con i bambini, no? Sì, intendo... Il consolarli.
Ma a volte Spagna non arrivava… E le mie urla si facevano più forti.
Capitava quando lui non c’era, quando era occupato sul campo di battaglia.

Ma io non ero più un neonato.
Non avevo paura dei demoni o dei mostri sotto il letto.
Il mio disagio, quella sera, mi portò ad avere paura del motivo che si celava dietro tale dolore. Volevo davvero scoprirlo?

Poi improvvisamente, senza accorgermene, caddi addormentato.

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