Il dolore del ricordo

di AlessiaPerni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Non ne avrò mai abbastanza ***
Capitolo 3: *** Sono Spacciato ***
Capitolo 4: *** Flashbacks and echos ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


"Signore e signori, sono lieto di presentarvi il ragazzo del pane! ancora quì con noi, Peeta Mellark!"

Riesco a sentire il pubblico che rimane col fiato sospeso. Sento le mie scarpe di pelle lucide fare rumore dietro le quinte. Non sono mai stato
molto agile e questo vestito di seta blu notte non aiuta i miei moviementi.

Incespico per cercare di salire gli scalini. Tra poco sarò sul palco,dopo così tanto tempo.

Flashback. Vedo Katniss davanti a me, con il suo vestito rosso fiammante, sto aspettando che tocchi a me. Sono l'ultimo tributo a parlare, devo per forza fare bella figura se voglio sperare di vivere quel poco di più. Ma poi cosa cambierebbe? tanto sono spacciato lo stesso.

Cerco di calmarmi, è inutile iniziare la serata con il piede spagliato. Il segnale acustico mi riporta alla realtà.
Le luci mi brillano negli occhi. Vedo Caesar, il suo sorriso capace di mettere a proprio agio anche il più diffidente dei tributi non era invecchiato di una virgola.

"Peeta, Peeta!"
"Caesar! che piacere vederti!" accenno un sorriso e mi accomodo sulle grandi poltrone di camoscio blu in centro al palco. assomiglia così tanto a quello
dell'edizione della memoria ma cerco di concentrarmi sul presente anche se credo che questa serata sia fatta apposta per ricordare il mio passato.
Sono passati 20 anni dalla morte del presidente e dalla liberazione del paese,così Caesar mi ha chiesto di essere ospite per un'intervista esclusiva.

Ho accettato, lui in fondo è sempre stato dalla parte dei tributi e dei ribelli. Ho lasciato Katniss a casa,i bambini hanno bisogno di lei e non avrei voluto
vederla soffrire inutilmente. 
Mi faccio coraggio. Ricordare sarà difficile ma voglio che tutti sappiano la verità sulla ribellione e su Panem.

"Peeta, sei in forma vedo! Sono molto lieto di averti quì oggi. E' un bellissimo gesto quello che hai fatto per la popolazione di Panem"
Accenno un sorriso, io e Caesar abbiamo sempre avuto un certo feeling già dalla prima intervista durante i 74 esimi hunger games.

Parte un filmato sullo schermo alla nostra destra. 
Si vedono le immagini della mietitura, La parata dei tributi, L'arena dei 74 esimi giochi.
Poi ad un tratto i filmati della festa di snow, del finto matrimonio, delle interviste.
Mi costringo a non guardare,per ora. So che dovrò fare alla mente molti ricordi dolorosi. 

Quasi ci penso a quel giorno.. quando il nome Peeta Mellark fu estratto alla mietitura. Pensavo di essere spacciato e invece la mia vita è cambiata per sempre.   Non so se ringraziarlo il destino,in fondo.

Il filmato finisce e Caesar comincia a parlare degli Hunger games, dei tributi,dei martiri e degli scenari devastanti dei giochi.
"Peeta posso capire quanto sia doloroso per te ricordare tutti questi momenti e queste esperienze della tua vita che, immagino, l'hanno cambiata.
Ma per prima cosa vogliamo che ci racconti quel giorno, il giorno in cui tutto cambiò e divenni tributo per gli Hunger games"

Faccio un respiro, più che altro per riordinare le idee prima di parlare.




 

-Me la ricordo quella mattina. Era una tiepida giornata di primavera, il sole splendeva alto e le primule fiorivano nei pochi ma bellissimi prati del distretto.
Ricordo che mi madre mi venne a svegliare presto. Era il giorno della mietitura. Ammetto che ero un po teso, come ogni anno speravo di non essere chiamato, ma di solito i nomi che venivano estratti erano quelli dei ragazzi del giacimento,quindi potevo ritenermi.. tranquillo? no,forse solo meno preoccupato di loro.
Mangiai una fetta di pane e salutai tutti per andare da Delly.
Mi incamminai nella strada sterrata che porta dalla panetteria fino a casa sua. Guardai tutte le faccie dei bambini che incontrai e sperai davvero che nessuno di loro potesse essere estratto. Sono tutti così piccoli e indifesi, sarebbe come andare in contro alla morte.
Arrivai da Delly in ritardo ma ci incamminammo per una passeggiata, mancava poco all'inizio della mietitura.
Non ricordo come mai, ma mi parlò di quanto io fossi importante per lei e che se anche avevamo quasi rovinato tutto, la nostra amicizia era salda come prima.
Si.. ecco, Io volevo molto bene a Delly ma non sapevamo se tra noi c'era qualcosa di più. Avevamo cercato di evolvere il nostro rapporto in qualcosa di nuovo,ma  c'era sempre qualcosa che ci fermava. O meglio, mi fermava.
Quella bellissima bambina del giacimento da cui ero da sempre innamorato ma con cui non avevo mai avuto il coraggio di parlare : Katniss Everdeen.
Le treccie scure e gli occhi grigi, il canto idilliaco e quel carattere sfuggente l'avevano resa un sogno perduto. Sapevo che lei era molto amica di un'altro ragazzo del giacimento,un certo Gale. Uno bello e alto, tanto amato dalle ragazze, credo pure da Delly.
Insomma, non volevo parlare di questo. Io amavo Delly, certo, ma non sapevo bene in che modo.
Durante il tragitto per arrivare alla piazza del distretto, dissi a Delly che io l'amavo, ma quel tipo di amore diverso. amavo anche Katniss anche se quello era un amore davvero inspiegabile. Quel genere di amore che esiste solo nei libri, quello che provavo per lei era qualcosa di bellissimo ma al tempo stesso logorante. Dissi a Delly che non doveva preoccuparsi, che io sarei stato sempre lì per lei, era la mia migliore amica.
Arrivati ci smistarono tra una folla di ragazzi, davanti al palazzo di giustizia. Delly era dall'altra parte della piazza, l'avrei ritrovata dopo davanti alla 
panetteria dopo la mietitura come d'accordo. Ormai ero quasi convinto che saremmo tornati a casa entrambi.
Arrivò Effie trinket, ci fecero vedere il solito filmato, il solito discorso di ogni anno. Poi, Effie trinket vestita di tutto punto allungò la mano dentro la
palla di vetro con tutti i nomi e pronunciò allegoricamente il contenuto del biglietto: Primrose Everdeen.
Primrose everdeen. Era la sorella di Katniss! Una povera bambina del giacimento costretta ai giochi. Ero scosso. sarebbe morta di sicuro.
L'unico lato positivo era che Delly per lo meno era salva.
Ad un tratto sentii un rumore di passi dal fondo della piazza, spintoni, grida. Katniss Everdeen si era appena offerta volontaria per salvare la sua sorellina.
Katniss Everdeen, la bambina del giacimento di cui anni fa mi innamorai perdutamente, è appena diventata un tributo.
Ero ancora scosso per quello che era appena successo, avrei potuto non riverderla mai più. Nella confusione del momento, mi girai per cercare di scorgere qualcuno, quando sentii il mio nome spargersi nelle orecchie di tutta la piazza.
Effie trinket aveva appena pronuciato il mio nome.
Sarò un tributo dei 74 esimi hunger games con la ragazza di cui sono innamorato. Morirò per la ragazza di cui sono innamorato.
Mi trascinano velocemente in una stanzina ben arredata all'interno del palazzo di giustizia, per ricevere i miei ultimi saluti. 
Sapevo già che mia madre non sarebbe venuta. Non voleva rischiare di fare finti pianti per un figlio che valeva quanto un'altro. 
Forse mio padre, in fondo lui ci teneva a me.
Delly, l'unica che volevo veramente vedere era Delly.
La porta si aprì, mio padre entrò. Aveva in mano un po di biscotti, me li porse. Cercai di non piangere e di tenere le lacrime dentro. Dovevo essere forte. Dopo un po di esitazione lo abbracciai, per la prima volta dopo così tanti anni. Gli dissi che c'era qualcuno che aveva bisogno di quesi biscotti più di me. Ricordo le sue ultime parole prima di uscire dalla stanza "Non sei una loro proprietà, Io credo in te figliolo. Ah,e la mamma dice che il distretto 12 quest'anno potrebbe avere un vincitore".
Capii che non stava parlando di me, ma apprezzai il gesto e rimasi a fissare il vuoto per qualche minuto.
La porta si aprì lentamente per la seconda volta, e fui colto alla sprovvista da un'abbraccio caldo e profumato. La strinsi ancora più forte,
volevo che non finisse mai.
Sapevo che sarebbe stata l'ultima volta che avrei abbracciato Delly, La guardai un'ultima volta con gli occhi ormai pieni di lacrime. Non importa se quello che provavoper Katniss era inspiegabile,forte e tutto il resto.
Delly era la persona più importante che avevo e non potevo permettermi di dirle addio così.
Fu in quel momento che la baciai davvero. Non quei baci che si danno alle ragazze per divertimento sulle scorie delle miniere per vantarsi poi con gli amici.
No. Uno di quei baci che ti rimane nella mente per sempre. Lei si tolse dalla mia presa. "Peeta,Peeta.. Non farlo. Io resto quì. Katniss no. Non sprecare questa opportunità, tu la ami davvero,lo so."
Delly mi capiva,voleva sul serio qualcosa tra me e Katniss.
 L'ultimo saluto a Delly fu speciale, e quando la porta si richiuse tra le nostre lacrime di addio,capii che quello che aveva detto mio padre era vero,
 non ero una pedina dei loro giochi. e dovevo dimostrarlo.-

 

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Capitolo 2
*** Non ne avrò mai abbastanza ***


Gli applausi e le lacrime del pubblico mi riportarono alla realtà.
Le mie parole mi catapultarono a quel giorno lontano, quando tutto questo iniziò.
Vedo le signore con il fazzoletto sotto gli occhi e Caesar pronto per una frase ad effetto. 
Non so in che modo ho elaborato il discorso, ma in qualsiasi caso credo di aver colpito nel segno.


"Peeta, grazie delle tue parole. Credo che per la prima volta Capitol city ha potuto ascoltare davvero un tributo. senza 
filtri e senza censure. Ti ringrazio." disse Caesar.

Sorrido lentamente, alzando i lembi delle labbra in uno sorriso cristallino. Di gratitudine. Di compassione.

"Ora, vorrei che parlassi a tutti noi di qualcosa di davvero importante, che ha permesso la nostra liberazione. Katniss."

Un brivido. Il fatto di sentire il suo nome pronunciato proprio qui è qualcosa di insipegabile. 
Vorrei urlare, sbraitare, scappare e dire a tutti che lei non è un ibrido. NON E' UN IBRIDO.
Respiro, devo stare calmo. Mi trattengo e penso lentamente a lei, alla mia Katniss.
Caesar capisce la difficoltà in cui mi trovo, grazie a anni e anni di esperienza con i tributi.


"Signori, voglio che capiate la difficoltà di questi ricordi.
Ho avuto modo di parlare con una persona molto speciale che ha vissuto questa guerra da vicino" Dice voltandosi verso di me
con un sorriso rassicurante.
"Per la popolazione di Capitol è difficile concepire tale difficoltà, ma sono sicuro che qualsiasi abitante dei distretti
sa cosa significa passare momenti del genere"

Sembra così strano sentir dire queste parole, da Caesar poi. Era l'emblema della bellezza di capitol city, tutta chirurgia
e estetica ma non mi ero mai accorto che lui era umano, che in fondo lui ha un cuore e che forse è sempre stato dalla mia parte.



Squadro il viso di qualche persona tra il pubblico, guardo le loro espressioni e penso a come riordinare le idee.

Cosa mi fa venire in mente il suo nome? Parto dall'inizio.


Vedo gli occhi grigi di una bambina di 9 anni,
le treccie more ben pettinate, il canto idilliaco di una ghiandaia imitatrice,
lo sguardo sfuggente, un dente di leone giallo brillante, i boschi innevati, il pane che rotola sulla strada sterrata, un arco
teso, una fredda stretta di mano, 
la sofferenza, il fuoco dentro di noi, un vestito rosso tempestato di perline, il countdown,
lo sparo di un cannone, le lacrime, le urla nel buio, la caverna fredda, un coltello sul viso, i paracaduti argentati, 
i respiri nelle notti buie, le labbra calde, una corona d'oro, le mani stette tra loro, 
la finzione, la rassegnazione,
gli occhi pieni di niente, i sussurri, le urla, gli incubi, gli abbracci, il treno, gli abbracci e i baci infiniti,
la perla, il medaglione dorato, la spillatrice, il buio, la confusione, gli ibridi, ancora incubi, la tristezza,
la voglia di scappare, 
la verità, la finzione, la voglia di ricordare, i ricordi, l'amore. 
I capelli marrone scuro, il venticello di primavera.
un campo di fiori, i denti di leone, due bambini che sfogliano un libro, il suo sorriso. tutto reale.


Mi manca il respiro e una lacrima scende, lì davanti a tutta la folla. Ma non mi importa.
Non riesco ad emettere una parola, e per la prima volta nella vita mi rendo conto di cosa ho passato, di cosa abbiamo passato
e di cosa ancora devo provare per rendermi conto che non ne avrò mai abbastanza. Di lei. Di tutte le cose belle che mi sono 
successe. E ad un tratto mi rendo conto che non sarei quello che sono senza di lei. Per dimenticare tutto il male
in un "Buongiorno Amore" e abbandonarmi a quei baci che ho sempre sperato di ricevere.

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Capitolo 3
*** Sono Spacciato ***


scoppio in una risata intervallata da lacrime, i pensieri fanno a gara per sovrastare l'uno sull'altro.
Inizio a sorridere anche se le lacrime scendono incontrollate.
 
Caesar mi guarda e mi incoraggia a continuare.
Il suo sguardo è comprensivo e muta in un sorriso sincero, ma attento.
Non sono venuto qua per parlare delle solite cose, dei momenti che tutti si aspettano che io racconti. 
Sono deciso a stupire il pubblico, come quando ho ammesso davanti a tutta Panem di essere innamorato di lei, o quando 
ho rivelato una finta gravidanza.
Faccio un piccolo respiro di incoraggiamento, anche se so esattamente di quale momento voglio parlare.
E' stampato nella mia mente. Chiaro e pronto ad essere condiviso attraverso le mie parole.
 
I finti baci per Capitol City, la commedia degli innamorati sventurati era cominciata di nuovo. Ricordo che da un lato ero 
davvero felice, essendo molto più vicino a lei. Dall'altro invece sapevo che era solo un gioco per Capitol City e a lei non
importava nulla di me. Mi fingevo arrabbiato e distaccato, ma in realtà avrei solo voluto dirle quanto l'amavo, senza 
rischiare di ricadere in un pianto. Durante il nostro primo bacio per le telecamente sentivo il calore delle sue labbra, lì
davanti a me, bruciare di passione. Al contrario del suo cuore, freddo come sempre. "che bella interpretazione".
Era inevitabile, la notte le lacrime bagnavano puntualmente il mio cuscino. Ero entrato nella rete del ragno
e non ero più in grado di uscirne, aspettando che qualcuno venisse a liberarmi. Aspettando di morire, forse.
Ricordo che Gale era stato picchiato il giorno prima, avevo lasciato Katniss a badare a lui, vista la sua insistenza.
Fu circa in quei giorni che mi resi conto di quanto ero un peso nella sua vita. Lei amava Gale, e avrebbe voluto davvero stare
con lui. Se non fosse per me, per i giochi e per la messa in scena degli innamorati sventurati.
Passavo le notti a pensare che forse sarebbe stato meglio morire lì. Sapevo di amarla, ma quando dicono "se ami qualcuno, lascialo
andare" hanno ragione. Sarei dovuto morire nell'arena e non le avrei complicato la vita.
Mi ero alzato all'alba e scesi subito da Katniss per vedere come stava Gale e per lasciarla riposare un po.
E' vero, Gale sarebbe dovuto essere mio rivale, ma non ho mai smesso di dispiacermi per lui, e invidiarlo perchè ha sempre
avuto ciò che io non avrò mai : il fascino, il carisma e il fuoco dentro. 
Sapevo come stavano andando le cose e avevo deciso di non illudermi più. L'amavo, certo. Ma cosa potevo fare? Sarebbe stata
lei a decidere.
 
Aprii la porta lentamente, senza fare troppo rumore. Katniss era appoggiata al braccio di Gale, disteso sul tavolo.
Avanzai lentamente, mentre Katniss si svegliò e mi salutò gentilmente.
Sapevo la verità, sapevo anche cosa aspettarmi ma vederla davanti ai miei occhi era una cosa diversa. Lei avvinghiata a Gale.
Lei amava Gale, l'unica cosa che sono certo di sapere su di lei, apparte che sa usare l'arco in maniera magristrale.
Si alzò per infilarsi gli scarponi di pelle marrone che credo fossero appartenuti a suo padre. 
Mi disse qualcosa che non riuscii a capire. Forse, "mi dispiace" ma non ne sono troppo sicuro. Per cosa avrebbe dovuto 
dispiacersi? Del fatto che il mio cuore era in frantumi già da giorni? Cercavo di pensarci meno possibile.
Mi voltai verso la porta, Katniss stava uscendo. Il suo passo felpato degno di una grande cacciatrice, i capelli marroni,
lunghi e leggermente mossi le cadevano sulle spalle come delle onde marine, distese e limpide come quelle che
avevamo ammirato al distretto quattro. 
 
Sono spacciato, pensai. Ancora più spacciato di quando la mia gamba sanguinante rischiava di uccidermi. anche più di quando rischiai
di affogare nell'arena. No. Questa volta sono davvero spacciato. Perchè nemmeno la morte potrà salvarmi, nemmeno la morte
riuscirà a farmi dimenticare.
Perchè non siamo in grado di dimenticare l'amore. E' una cosa che ti rimane dentro per sempre. E katniss Everdeen
mi ha appena ucciso, anzi, mi ha appena condannato per l'eternità. Da un male che non può guarire, da un'amore che non 
potrà mai scomparire.

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Capitolo 4
*** Flashbacks and echos ***


 Nota iniziale  : cari lettori mi scuso tantissimo per il ritardo clamoroso, ma vi faccio sapere che sono ancora viva e vegeta e se il tempo me lo permettera' continuero' ad aggiornare con nuovi capitoli. Per il fatto che non sto usando le lettere con l'accento ma solo con l'apostrofo e' dovuto al fatto che mi trovo negli stati uniti e non ho idea di come scrivere gli accenti su questa tastiera!! siate clementi :)
 
 
- Calmatevi vi prego, calmatevi! - Un turbinio di grida proviene dalla platea. Vedo le loro faccie contrariate, con una punta di sorpresa amara. Sento la voce di Caesar sopra tutte le altre,  anche se mi sembra di essere dentro una bolla di sapone, rumori ovattati, figure distorte.
Quando finalmente la folla si placa, la mia "bolla" scompare e riesco a scacciare gli incubi, evitando di scoppiare di fronte a tutta Panem. Forse pero' non mi avrebbero biasimato : avevo appena raccontato loro delle atrocita' di Snow e di come molti di noi ce l'avevano fatta, mentre molti altri no. Fu in quel momento che la folla scoppio'.
 
Non so se e' perche' non era a conoscenza di pratiche quali il depistaggio o l'elettroshock, oppure perche' semplicemente aveva fatto finta di niente per molti anni. Dal tronde si sta parlando di quello stesso popolo che incitava la morte di decine di ragazzi negli Hunger Games.
Dopo qualche minuto la sala piombo' in un silenzio quasi surreale, tanto che chiunque li dentro, e forse anche chi si trovava al dila' dello schermo, riusciva a sentire il mio respiro.
 
- Quello che stai facendo, Peeta, e' sinonimo di grandissimo coraggio.-   Accenno un leggero sorriso.   -Tutta Panem te ne e' grata : per questo immagino che tutti, qui..-    Dice sorridendo in camera, con lo sguardo ammiccante che da sempre lo contraddistingue.   -Comprendono la ragione del tuo dolore.-  Dice Caesar, mentre tra il pubblico c'e' gente che applaude, che annuisce, che mi guarda come si guarda un cucciolo ferito. In un attimo vengo trasportato nei meandri piu' profondi della mia mente, anche se questa volta non e' un incubo. Vedo le mani di Katniss intrecciate tra loro, un tracciato di sassi, delle rotaie, e capisco subito dove mi trovo.
"Se la smettessi di trattarmi come un cucciolo ferito, forse non mi ci sentirei". Poi imporvvisamente vedo un verde brillare davanti ai miei occhi, e subito dopo flash di arancione nelle sue tonalita' piu' accese. 
 
La voce di Caesar mi riporta alla realta' : -Come accennato da Peeta poco fa, e dalla nostra adorabile Johanna Mason nella puntata di ieri, il regime ha portato la nostra popolazione a condurre una vita sempre peggiore all'interno dei distretti. Ieri abbiamo visto come nel distretto 7 anche i bambini erano esposti a rischi e pericoli nei boschi, e sappiamo bene quante perdite ha avuto il distetto 12 nelle miniere. Oggi, signori miei, voglio cercare di mettere da parte tutte le atrocita' del nostro passato. Per questo.. Peeta, vorresti raccontarci il tuo ricordo migliore del distretto 12? - Chiede Caesar, e cosi' tutti gli occhi si posano su di me.
Ci rifletto attentamente, forse perche' dopo tutte le altrocita' che ho subito ho qualche problema a ricordare.
 
Senza volerlo qualcosa mi riaffiora in mente ma non e' un immagine. E' un profumo : sento l'odore dei Pini che arrivavano dal Prato, L'odore del pane appena sfornato, i fiori che sbocciavano in primavera, la marmellata della mamma di Delly che profumava come un frutto appena colto. Sento l'odore del sangue quando mi sbucciavo le ginocchia correndo nel giacimento sperando di vedere delle treccie castane correre nel vento. Sento quel profumo di liberta' che ogni volta che vedevo quella ragazzina del giacimento riuscivo a sentire.
Ad un tratto vedo i volti delle persone tra il pubblico, li vedo tutti in lacrime, in lacrime per cio' che gli avevo appena raccontato. Katniss mi ha sempre detto che ero molto bravo con le parole.
 
Mentre il pubblico mi applaude, sgrano gli occhi per capire chi sono quelle persone che hanno varcato la soglia della sala. Guardo bene,strizzo le palpebre per mettere a fuoco e quando ci riesco, non posso credere a cio' che vedono i miei occhi. In un primo momento penso sia una visione, ma e' tutto cosi' reale.. niente luccichii. Sono loro. Vero o Falso? 
In un attimo capisco che lo e'. E' tutto vero questa volta.
(to be continued) 



Nota dell'autore : mi scuso se nel mezzo mentre Peeta viene catapultato nel suo flashback uso una citazione del film, ma avendo letto i libri quasi due anni fa non mi ricordo esattamente che cosa dice. inoltre avendoli lasciati a casa non posso nemmeno controllare. perdonatemi!

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