Serendipity

di Kaguya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo Stagista ***
Capitolo 2: *** Il primo giorno ***
Capitolo 3: *** Mancate Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** Lo Stagista ***


Serendipity
Capitolo 1 - Lo stagista

"Dunque, lei è il signor Stilinski..."

L'uomo si interruppe inarcando un sopracciglio, mentre gli occhi si spostavano dal foglio che aveva in mano al ragazzo piuttosto imbarazzato che gli stava di fronte, consapevole della difficoltà che avevano gli altri a leggere il suo nome. Non lo usava nemmeno lui dopotutto.

"...Stiles..."

Suggerì infatti, guadagnandosi un sorriso, mentre l'uomo riprendeva a camminare lungo il corridoio.

"La aspettavamo per le 10.30, ma è fortunato...l'appuntamento precedente è saltato..."

Stiles annuì con un mezzo sorriso all'informazione, mentre si guardava intorno. Gli avevano già fatto fare un giro della redazione, al piano inferiore, ma a questo piano non c'era praticamente nulla. Dall'ascensore si sbucava su quel lungo corridoio, alla fine del quale c'era una grossa porta di legno intagliato.

"Bene, eccoci qui...Aspetti un secondo per favore."

Gli disse il suo accompagnatore, prima di sparire al di là della porta.
Passarono solo pochi secondi prima che ricomparisse, ma sembrarono un'eternità.

"Prego, si accomodi...Il capo la sta aspettando."

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Vedendo l'ambiente piuttosto freddo e scarno della redazione, si era aspettato di entrare in un ufficio altrettanto freddo, magari con un arredamento super moderno, mobili bianchi e vetro e acciaio ovunque.
Invece la grande stanza in cui si ritrovò era piuttosto accogliente, con le pareti di mattoni nudi che davano calore all'ambiente e i pesanti mobili di legno scuro. Una delle pareti era occupata da una enorme libreria colma di volumi e un divano di pelle nera. Di fronte invece c'era una grossa scrivania semivuota. Oltre a un macbook, non c'erano oggetti personali che potessero fornire indizi sulla personalità del suo occupante. Il quale era in piedi davanti alla grande finestra che si stagliava proprio di fronte l'ingresso.
Era un uomo giovane, al massimo sulla trentina, con corti capelli neri e un'ombra di barba ben curata. Indossava un completo grigio scuro e i luminosi occhi verdi si posarono con circospezione sul nuovo arrivato, in jeans camicia bianca e giacca nera.

"Si accomodi."

Gli disse, sbrigativo e secco, indicando una delle poltroncine davanti la scrivania. Stiles ubbedì, mentre anche l'altro si posizionava di fronte a lui. Estrasse da un cassetto un plico e iniziò a dargli un'occhiata.

"Dunque signor Stilinski..."

"Stiles..."

Lo interruppe il ragazzo, guadagnandosi una gelida occhiata da sotto in su.

"Ha un curriculum di tutto rispetto...Si è laureato con ottimi voti, ha curato con successo il giornale accademico, e la sua lettera di presentazione è stata..." Si fermò come per trovare la parola più adatta. "...interessante..."

"Grazie..."

Rispose il più giovane con un sorriso, non ricambiato dall'altro che sembrava assorbito da quello che doveva essere il suo curriculum.

"Come sa, il gruppo ha deciso di inaugurare una nuova rubrica sui fenomeni inspiegabili che vengono talvolta denunciati qui a Beacon Hills. Può sembrare una sciocchezza, ma la gente adora queste cose e stiamo cercando una persona capace di trattare questo argomento con la massima professionalità."

Lo informò l'uomo, posando le scartoffie e alzando finalmente lo sguardo su di lui. Aveva l'espressione seria e contrita, la mascella rigida di chi non abbassa mai la guardia.

"Pensa di essere all'altezza?"

Chiese, con una certa intensità negli occhi che mise a disagio il ragazzo.

"...S-si...credo di si."

Rispose Stiles.

"Vedremo...si accomodi pure fuori, Mason le illustrerà i dettagli. Può cominciare domani."

Annunciò il moro senza scomporsi.
Stiles lo osservò con un misto di confusione e disagio, ma riuscì ad alzarsi e a tendergli una mano.

"Grazie signor Hale, farò del mio meglio!"

Annunciò, quasi sobbalzando quando l'altro gli strinse con decisione la mano.

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Uscito dall'ufficio, riprese finalmente a respirare. Doveva ammettere che Derek Hale era una di quelle persone la cui sola presenza riusciva a mandarlo in agitazione. Era già abbastanza soddisfatto di essere riuscito a non straparlare come faceva sempre quando era sotto pressione. Si chiese distrattamente se avrebbe dovuto affrontare quell'ansia ogni giorno. Ma l'uomo che lo aveva accompagnato, che doveva essere Mason, giunse prontamente a distoglierlo dai suoi pensieri e, congratulandosi, lo accompagnò nuovamente al piano di sotto per mostrargli quella che dal giorno seguente sarebbe stata la sua postazione.

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Note: Ok! Sono tipo anni che non scrivo una ff e mi ci rituffo provando a inventare un tempo alternativo a quello di teen wolf, in cui i nostri eroi non sono più teen, ma cercando di conservare il substrato sovrannaturale. Non so ancora come, ma l'obiettivo è quello. Incrociamo le dita ;)

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Capitolo 2
*** Il primo giorno ***


Serendipity
Capitolo 2 - il Primo Giorno


"Liam! Diamine...ti ho detto mille volte di non lasciare questi cosi in giro!!"

Strepitò Stiles, saltellando su un piede, mentre si teneva l'altro con le mani, dopo essere inciampato in un manubrio abbandonato in salotto dal suo coinquilino.

"Manubri Stilinski, non cosi...e ogni tanto potresti usarli anche tu..."

Suggerì sornione il ragazzo, comparendo dalla porta della cucina, con indosso solo un pantaloncino e un bicchiere di spremuta d'arancia in una mano.
Stiles gli gettò un'occhiata esasperata. Liam era una specie di riproduzione in scala del David di Michelangelo. Solo più pompato. Lui invece aveva l'addominale fermo al livello "bozza" e ogni tanto un pizzico di invidia andava a pungerlo.

"E' il mio primo giorno...vorrei arrivarci con i miei piedi...interi!"

Sbuffò, allungando una mano per prendere la giacca abbandonata sul divano.

"Allora, attento alla borsa che ho dimenticato all'ingresso...e buona giornata!"

Gli disse per tutta risposta Liam, sparendo di nuovo in cucina, perdendosi lo sguardo di disapprovazione del ragazzo. Facevano sempre le stesse storie, quasi come marito e moglie dopo 20 anni di matrimonio. Loro invece si erano conosciuti all'università solo pochi anni prima e convivevano da allora. Il loro era un rapporto conflittuale ma amichevole. Più o meno.

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Raccolse la ventiquattrore e il sacchetto di Starbucks con dentro la sua colazione e spalancò la portiera della macchina, pronto, prontissimo, ad affrontare il suo primo giorno.

'Sii proattivo Stiles' si era ripetuto per tutto il tragitto, con la radio di sottofondo a quella sorta di training autogeno.

Ma quando sentì il tonfo prodotto dalla portiera contro qualcosa il suo spirito scese un gradino del piedistallo mentale.
Alzò lo sguardo appena in tempo per vedere un uomo col viso nascosto dietro le mani, mentre si teneva il naso. Un mugolio di puro dolore attraversò quelle dita ben curate. Insieme a una imprecazione semi soffocata.

"Cavolo! Mi scusi...io non volevo...stavo uscendo e non l'avevo vista...e mi dispiace davvero tanto...si è rotto...?"

Chiese Stiles, pallido come un cencio, mentre richiudeva la portiera e istintivamente cercava di prendere le mani dello sconosciuto per scostargliele dal viso e controllare il suo naso.

"Non le sta uscendo sangue vero...? Io non sopporto la vista del sangue...Davvero...Sono mortificato...Come posso aiutarla...?"

"...Stia un attimo zitto, Stilnski!"

Sbottò l'uomo, scostando le mani dal viso e gelando con un'occhiataccia il più giovane. Che dal canto suo rimase con le mani a mezz'aria e la bocca spalancata. Il capo. Aveva appena piallato il viso di Derek Hale con la portiera della sua Jeep scassata. Non che se fosse stata una Porsche sarebbe stato meno imbarazzante.

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Raggiunsero l'ufficio in un religioso silenzio. Stiles se ne stava dietro il moro in silenzio, osservandolo di sottecchi di tanto in tanto. Aveva un'aria decisa e ferma anche con il naso ridotto come un pomodoro. Derek dal canto suo avanzava spedito verso il proprio ufficio consapevole degli occhi del ragazzo puntati sulla sua schiena. Passarono davanti alla scrivania di Mason che li osservò con aria interrogativa prima che sparissero nell'ufficio del Direttore.
Stiles non sapeva che fare: era agitato e avrebbe voluto scusars altre cento volte almeno, ma Derek gli aveva intimato di restare in silenzio...

"Stilinski...Stilinski..."

Lo richiamò il più grande, mentre si allentava il nodo della cravatta, mettendosi seduto alla propria scrivania. Lo fissava con le sopracciglia aggrottate, ancora stizzito per la portierata in faccia, ma anche con un che di interrogativo.

"Posso sapere che ci fai nel mio ufficio...?"

Chiese dopo un istante di esitazione.
Stiles sbattè un paio di volte le palpebre come se non avesse capito bene. Poi, resosi conto di dove si trovava, arrossì violentemente. Lo aveva seguito d'istinto, aspettandosi forse una ramanzina, o di essere licenziato.

"Ah...ehm...io pensavo..."

"Stilinski, smetti di fare lo stalker e torna alla tua scrivania..."

Gli ordinò Derek, con l'aria di uno già stanco, ma segretamente era un pò divertito da quel ragazzo...poteva tranquillamente leggergli in faccia tutta l'ansia e l'imbarazzo che stava provando. Ovviamente non aveva alcuna intenzione di rassicurarlo e mettere fine a quello spettacolo.

"Fatti accompagnare da Mason...ti presenterà Lydia...lavorerai con lei"

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Aprì la porta di casa sospirando. Era stata una giornata intensa. Però almeno rispetto a come era iniziata era andata migliorando...I colleghi si erano dimostrati tutti socievoli e la sua 'socia', Lydia, era una ragazza dall'aria civettuola ma intelligentissima.

"Bentornato...uff....sembri uno straccio..."

Lo accolse Liam, mentre faceva gli addominali sul tappeto del salotto, alternando le parole e la respirazione.
Stiles gli gettò un'occhiata scettica prima di scuotere la testa.

"Elimina il 'sembri'...Ho quasi piallato la faccia del capo stamattina e credo di essermi imbarcato in qualcosa di più grande di me..."

Si lamentò, gettando giacca e ventiquattrore sul divano, mentre slacciava i primi due bottoni della camicia.
Liam sospese l'esercizio per seguirlo in cucina.

"Piallato...? Sembra interessante..."

Provò a scherzare, mentre l'altro tirava fuori un paio di birre dal frigo.

"Ho dato la portiera della Jeep in faccia al mio capo...Interessantissimo!"

Ironizzò Stiles, spingendo una bottiglia verso l'altro.

"E mi hanno assegnato a una rubrica che ha dell'inverosimile...letteralmente! Dovrei indagare su casi strani e irrisolti che sembrano sovrannaturali..."

Iniziò a spiegare, parlando sempre più veloce, man mano che buttava fuori l'ansia e dentro la birra.
Liam si mise comodo su uno sgabello. Lo conosceva abbastanza da sapere che non era il momento di punzecchiarlo. Era meglio lasciarlo sfogare un pò prima.

"Come faccio a scrivere di cose che non esistono? E vedessi l'entusiasmo della mia collega, Lydia! E' davvero molto bella...ha dei capelli di un colore...biondo fragola..."

Liam iniziò a ridere.

"Se non fosse che ho la certezza che sei gay penserei che hai preso una cotta per questa Lydia..."

"Se fossi stato etero probabilmente mi sarei gettato ai suoi piedi..."

Ammise candidamente Stiles, prima di mettersi seduto a sua volta.

"Liam..."

"Si?"

"Secondo te è normale che il mio capo chiami tutti per nome, tranne me...?"

Liam non potè trattenere una calda risata. Come al solito Stiles andava a fissare dettagli che ad altri potevano sembrare trascurabili e li rendeva il centro delle sue ansie. Era sicuro però che in quel preciso momento fosse stata la birra a spingerlo a quel pensiero. Era sempre stato uno che reggeva poco l'alcol. Lo faceva sempre straparlare. Più del solito.

"Stiles...nemmeno tu usi il tuo nome...Perfino tuo padre..."

Gli ricordò con un sorrisetto sghembo. Stiles annuì e sollevò la bottiglia di birra come per brindare a quella semplice rivelazione.

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I colpi secchi e ritmici dei tacchi lungo il corridoio annunciarono l'arrivo della ragazza prima ancora che la sua figura minuta ed elegante potesse apparire sotto l'arco della porta in un turbine di onde color 'biondo fragola'. Sembrava furiosa. Probabilmente lo era. Aveva le labbra serrate in una linea dura, gli occhi sgranati e le braccia incrociate al petto mentre fissava alternativamente i due ragazzi nell'ufficio.

"Lydia..."

Iniziò il più giovane con cautela. Ma come prevedibile fu prontamente interrotto dalla ragazza.

"Non sa niente vero? COSA DIAMINE AVEVATE IN MENTE?"

Il tono si alzò cosi rapidamente che riuscì a far abbassare per un attimo lo sguardo persino a Derek, dall'altro lato della scrivania.

"Lydia..."

Provò anche lui, ma la rossa era un fiume in piena.

"No niente 'Lydia'...Oggi mi guardava come fossi pazza mentre gli mostravo qualche slide dei vecchi casi...E' un bravo ragazzo, ma è impreparato...Cosi si farà ammazzare..."

Si fermò un attimo, con un sospiro triste. Ma nessuno ebbe il coraggio di parlare stavolta. Si avvicinò quindi alla scrivania e si lasciò cadere nella poltroncina vuota.

"Scott...è il tuo migliore amico...dovrai dirglielo prima o poi...Ormai l'abbiamo coinvolto..."

Disse allora, con un tono quasi materno stavolta, prendendo la mano del moro che annuì con aria tetra.

"Stiles mi ucciderà..."

Considerò sottovoce. E nè Derek, nè Lydia si sentirono di contraddirlo.

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Secondo capitolo yuhuu!! Siamo ancora in una fase introduttiva, ma entreremo in azione nei prossimi capitoli. E finalmente ci sarà anche l'occasione di vedere un pò Stiles e Derek in un altro contesto :P Ora se vi ho incuriosito restate sintonizzati! Io intanto incrocio le dita che il modo in cui sto scrivendo, tipo 'a scene', non faccia schifo ;)

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Capitolo 3
*** Mancate Rivelazioni ***


Serendipity
Capitolo 3 - Mancate Rivelazioni


Scott aveva pensato a centinaia di modi possibili per dire al suo migliore amico la verità. Ma gli sembravano uno peggiore dell'altro. Seduto ai piedi del letto con le mani sul viso, si chiedeva come aveva fatto in quegli anni a nascondergli tutto. Stiles avrebbe sicuramente dato di matto. Nel migliore dei casi.

"Capirà vedrai..."

Cercò di rassicurarlo Allison, mentre gli si avvicinava, la voce ancora impastata di sonno. Gli accarezzò dolcemente una spalla prima di poggiarci la guancia. Scott sorrise.

"Alla fine si...ma prima avrà un attacco di panico, o una fase di rifiuto...o entrambe..."

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"Già sveglio? E' sabato, lo sai si?"

Lo prese in giro Liam, appena svegliatosi. Stiles roteò gli occhi al cielo, mentre gli indicava la sedia. Sul tavolo era in bella mostra il bricco col caffè accompagnato da una busta di biscotti.

"Ieri mi ha chiamato Scott...Andiamo a pranzo insieme..."

"Finalmente si sposano?"

Chiese Liam, versandosi una tazza di caffè e accogliendo l'invito del coinquilino ad accomodarsi. Stiles fece spallucce.

"Chissà...Sembrava un pò teso in effetti..."

Ammise, mentre gli sfuggiva un sorriso. Scott e Allison stavano insieme dai tempi del liceo. Ormai si aspettavano tutti l'annuncio da un giorno all'altro. Magari era effettivamente la volta buona.

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Era una giornata piuttosto mite, ma, mentre aspettava Stiles, seduto nella tavola calda dove si riunivano tutti al liceo, Scott si sentiva come fosse seduto sui carboni ardenti. La sua 'nuova' vita era iniziata l'estate del secondo anno di liceo. Da allora aveva dovuto trovare più di uno stratagemma per tenere l'amico all'oscuro di tutto. Per proteggerlo, si era detto all'inizio. Ma a conti fatti sapeva di aver sempre avuto paura della reazione dell'altro. Temeva di leggere negli occhi dell'amico di sempre, del fratello che si era scelto, il rifiuto. Peggio ancora, la diffidenza. E oggi avrebbe dovuto lanciargli addosso quella bomba e assistere all'esplosione. Sospirò affranto, cercando di non stringere troppo forte la tazza con il caffè che aveva ordinato nell'attesa. Fece per berne un sorso, ma rischiò di strozzarsi vedendo Stiles entrare accompagnato dal tintinnio della campanella sulla porta. Si chiese distrattamente se non fossero in realtà campane a morte, mentre si sforzava di sorridere.

"Sono in ritardo, lo so, scusa...la mia bambina ha fatto i capricci..."

Si giustificò Stiles, abbandonando la giacca sullo schienale della sedia per poi mettersi seduto.

"Tranquillo non sono qui da tanto..."

Lo rassicurò Scott, a un passo dall'infarto. 'I lupi mannari possono avere un infarto?' si chiese, annotando mentalmente di chiedere a Derek. Se mai fosse uscito vivo da lì.

"Tutto ok la convivenza con Liam?"

Chiese, tanto per alleggerire un pò l'ansia in chiacchiere, prima di arrivare al sodo.
Stiles fece spallucce, arricciando appena le labbra con aria contrariata.

"Sempre il solito scocciatore...non vedo l'ora che arrivi qualcuno a reclamarlo e a portarselo..."

Scherzò. Quando avevano annunciato la loro convivenza avevano tutti pensato che fra loro fosse nato del tenero. Anche grazie all'atteggiamento piuttosto espansivo di Liam. Però avevano subito chiarito tutto. Fra loro non c'era mai stato niente, e mai avrebbe potuto esserci. Sapevano troppo l'uno dell'altro.

"E tu? Con la tua signora?"

Chiese di rimando, ammiccante.

"Ho la netta sensazione che questa urgenza di vederci sia collegata ad Ali..."

Scott battè un paio di volte le palpebre, come inebetito. Era talmente preoccupato che ci mise un attimo a cogliere l'allusione dell'altro. Arrossi appena, mentre un sorrisone gli si stampava sulle labbra, arrivando fino agli occhi.

"Stiles! Ma che vai a pensare! Io e Allison stiamo benissimo...ma non siamo ancora a quel punto..."

Iniziò, per poi bloccarsi. Improvvisamente si rese conto che la sua era stata una pessima idea. Come poteva spiegare tutto a Stiles davanti a un toast e un caffè? Insomma, una volta raccontato tutto il suo amico avrebbe come minimo pensato che fosse impazzito. Avrebbe dovuto dargli una dimostrazione. Non aveva suggerito Stiles come 'investigatore' a Derek per nulla. Avrebbe voluto delle prove. 'Sei un fifone McCall' si sgridò mentalmente. E pur consapevole, fece l'errore fatale. Fissò negli occhi Stiles. Quegli occhi limpidi, fiduciosi, già traboccanti di gioia all'idea che lui avrebbe potuto coronare il suo sogno d'amore a breve. Ci volle un secondo a capitolare definitivamente, e addio ai buoni propositi.

"...o meglio...ci stavo pensando, ma vorrei organizzare qualcosa di speciale..."

Si corresse quindi, prendendo al balzo quella scappatoia. E quando vide Stiles sorridere entusiasta e battere un pugno sul tavolo al grido di 'lo sapevo' si sentì ancora più in trappola.

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"Tu...COSA???"

Urlò Lydia nella cornetta, mentre Scott le faceva un resoconto di ciò che era accaduto la mattina.

"Scott, davvero...questa situazione va risolta...Si, lo capisco che è difficile...NO! Non posso dirglielo io!!...Ma come perchè??...Sei assurdo!...McCALL!!! Diamine! Parlane con Derek allora!"

La rossa era sull'orlo di una crisi isterica. Si prese la radice del naso fra due dita, facendo una lieve pressione, mentre socchudeva gli occhi.

"Ok ciao..."

Salutò l'amico, improvvisamente stanca. Posò il cellulare sulla mensola accanto alla vasca da bagno e sospirò. Era stata dura...Capiva perfettamente cosa stava provando Scott. Un sorriso amaro le salì alle labbra, mentre si lasciava scivolare nell'acqua ormai tiepida. 'Non ce la faccio più...come faccio a essere sereno con te se ogni volta che usciamo finiamo per ritrovare cadaveri?' Così le aveva detto Jackson lasciandola. Sapeva. E ci aveva anche provato a gestire quella situazione. Non poteva certamente biasimarlo, ma non riusciva nemmeno a dimenticare quel dolore sordo. Era lieve ora, ma i segni rimanevano sotto la pelle. Un mostro. Ecco come si era sentita. Chiuse gli occhi, immergendosi del tutto. E l'acqua si richiuse sulla sua testa e sui suoi pensieri.

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Derek fissò lo schermo del cellulare senza che nessuna emozione trapelasse dal suo viso. Dopotutto se l'aspettava. Conosceva Scott abbastanza da sapere che, per quanto lui fosse il suo Alpha, nessun legame era più forte di quello che aveva con quel ragazzo dall'aria nervosa e impacciata. Si chiese velocemente se fosse stato corretto coinvolgerlo. Ma scacciò il dubbio altrettanto rapidamente. Non avevano tempo. Avrebbe dovuto risolvere la faccenda in prima persona.

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Quando Liam rientrò a casa quella sera trovò Stiles steso sul divano con un grosso tomo dall'aria molto vecchia fra le mani.

"Buonasera eh..."

Accennò posando il pesante borsone della palestra, cercando di distoglierlo dalla lettura. E ottenne l'effetto sperato. Stiles scostò dalla faccia il libro, sollevando appena il capo per guardare il coinquilino.

"Buonasera...mica sono tua moglie che devo accoglierti..."

Ironizzò, strappando un ghigno a Liam, che intanto si era avvicinato incuriosito. Non era cosa insolita trovarlo cosi assorbito da qualche lettura, quel piccolo cervellone. Però era sabato sera. Non aveva intenzione di lasciarlo lì a marcire.

"Alzati carA! Ti porto a ballare..."

Annunciò deciso, stando al gioco. Lo fissò per qualche istante prima di scuotere il capo rassegnato. Le gambe snelle fasciate nei pantaloni della tuta e una felpa rossa enorme addosso. Decisamente non sapeva come valorizzarsi quell'imbecille. Era un bel ragazzo e se ne stava buttato come un sacco di patate a fare le pulci su un insulso divano vecchio di 200 anni. Quanti anni erano che cercava di infondergli un pò di consapevolezza di sè e di autostima? Liam aveva perso il conto. Cosi con un gesto rapido e rude gli strappò il libro di mano, non avendo ricevuto risposta.

"Le origini di Beacon Hills..."

Lesse il titolo, mentre Stiles gridava un 'ehi!' piuttosto irritato.

"Basta studio per stasera signorina! Fila in camera tua, infila i jeans più attillati che hai, una camicia facile da farti stracciare di dosso e preparati a una lunga notte!!"

Ordinò tronfio. Per poi sciogliersi in un ghigno all'aria divertita e al tempo stesso imbarazzata di Stiles.

"La solita stronzetta...Obbedisco!"

Commentò l'altro prima di sollevarsi e dirigersi in camera sua. E Liam non si fece sfuggire l'occasione di mettere l'amico ulteriormente in imbarazzo. Cosi, mentre Stiles gli passò davanti allungò una mano dispettosa e gli diede un pizzicotto sul sedere.

"LIAM!!!!"

Ruggì Stiles avvampando e tirandogli una pantofola, mentre fuggiva via. Liam rise di gusto, lasciandosi cadere sul divano. Missione compiuta. Ora era sicuro che non avrebbe rivisto "dark Stiles" per il resto della serata. Era cosi pensieroso quando era arrivato...Guardò con sospetto il libro che ancora teneva fra le mani, prima di posarlo sul tavolino davanti a lui. Doveva prepararsi anche lui.

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Osservò i due ragazzi uscire dal portone. Quello inutile teneva un braccio attorno alle spalle del moro che protestava vivacemente per quella vicinanza, scatenando le risate del compagno. E fu solo un lampo di occhi blu nel buio, prima che la figura uscisse allo scoperto per seguire con passo calmo i due.

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Ed eccoci con il terzo capitolo. Vorrei iniziare i miei sproloqui finali con qualche numero per cui ringrazio di cuore i 16 utenti che seguono la storia, i 2 che l'hanno messa "da ricordare" e i 3 che l'hanno messa fra i preferiti (doppio grazie per la fiducia!), oltre ai 253 che hanno visitato il primo capitolo, e i 129 che sono rimasti anche per il secondo :) Per me è già una grossa soddisfazione vedere che c'è stato interesse per questa storia e vi ringrazio di aver dedicato parte del vostro tempo a leggerla! Ora faccio uno step ulteriore e oso chiedervi di farmi sapere che ne pensate...se avete due secondi anche per scrivermi "che schifo" mi farebbe un estremo piacere!! Mi scuso anche per la brevità dei capitoli però scrivo nel tempo che riesco a rubare al lavoro e allo studio, e non è troppo...Preferisco capitoli più brevi ma maggiore costanza nell'aggiornare :)

P.s. ho scritto il tutto ascoltando "No light no light" di Florence and the machine, che non rispecchia nemmeno troppo il contenuto del capitolo, però il testo mi ha ispirata per più di una scena (anche future eh)...indizi a caso :P

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