Crack Pairings! – quando le solite coppie non bastano

di Generale Capo di Urano
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolci sorrisi (JapLiecht) ***
Capitolo 2: *** Fuochi d'artificio (HongTai) ***
Capitolo 3: *** Occhiali da vista (CanLat) ***
Capitolo 4: *** Inni (ItaPol) ***
Capitolo 5: *** Compleanni (TRNC x Wy) ***
Capitolo 6: *** Stalking (KorBela) ***



Capitolo 1
*** Dolci sorrisi (JapLiecht) ***


- Italia, smettila di correre! Guarda dove vai! Attento a quel vaso! Non urlare!
Camminavano tranquillamente lungo il corridoio, diretti alla biblioteca per una ricerca di psicologia; Kiku fissava con il suo solito sguardo inespressivo i suoi migliori amici, intenti nelle loro solite occupazioni: Feliciano a far danni, Ludwig a sgridarlo. Oramai era abituato alla stravaganza dei due e non ci faceva più caso.
Notò, con la coda dell’occhio, uno strano oggetto abbandonato per terra; nel raccoglierlo, si rese conto che si trattava di un nastrino blu di raso, probabilmente perso da qualcuno.
- Oh! Scusa... quello è mio!- non fece fatica a riconoscere i corti capelli biondi e gli occhioni verdi della ragazza che gli corse incontro.
Il sorriso che la dolce Lily gli rivolse avrebbe potuto benissimo sciogliere il cuore di chiunque; gli si avvicinò, con il volto illuminato da una gioia che il giapponese fece quasi fatica a comprendere.
- Grazie mille! Pensavo davvero di averlo perso!
La sorpresa sul volto del giovane mutò in fretta in un timido sorriso, stranamente simile a quello della ragazzina. – Figurati... è stato solo un caso...
Osservò per un attimo la sottile striscia di tessuto, indeciso sul da farsi; incrociò gli occhi confusi della piccola Nazione, che attendeva ansiosa che lui gli restituisse il suo piccolo tesoro.
Alzò, con fare impacciato, le braccia sulla sua testa, annodandole delicatamente il fiocco. Liechtenstein trasalì un attimo, ma lo lasciò fare, rossa in viso.

- Ohi, Liecht, hai trovato il tuo nas- ma che...?!
Giappone avrebbe potuto giurare di aver visto per un attimo un lampo assassino negli occhi dello svizzero, quando egli si avvicinò per recuperare l’amata sorellina; il nipponico rabbrividì sotto lo sguardo intimidatorio del biondo, il quale evidentemente aveva deciso che la distanza di sicurezza Essere Umano- Lily non era stata rispettata.
La ragazza, dal canto suo, continuava a sorridere rivolta al maggiore. – Guarda, fratellone! Il signor Giappone ha ritrovato il mio nastro!
- Bene, Liecht, sono contento- sibilò l’elvetico, lanciando un’ultima occhiata di fuoco alla Nazione del Sol Levante, prima di prendere per mano la sorella e portarla via.
Kiku fece appena in tempo a intravedere un altro splendido sorriso della ragazzina, quando si girò per salutarlo allegramente. Prese un profondo respiro, cercando di placare quello strano calore che per un attimo gli era sembrato di sentire.
- Ehi, Giappone, ti senti bene?
Si girò verso i suoi amici, che lo fissavano preoccupati, recuperando il suo solito contegno e il suo fare calmo e distaccato.
- Sto bene. Andiamo.






























Angolino dei biscotti

E ovviamente io mi metto a scrivere, perché in fondo non ho ancora una marea di compiti delle vacanze da finire!
Bonjour! No, bonsoir! Anzi, bonne nuit, praticamente!
Beh, credo non ci sia bisogno di spiegare per cosa sia questa raccolta^^ Essendo un'amante fanatica dei crack pairings, non potevo non iniziare una cosa del genere, prima o poi!
(Preparatevi, perché alcune delle mie coppie sono assurde forte).
Lo dico subito, gli aggiornamenti saranno irregolari. Molto irregolari. Molto ma molto ma molto irregolari (mi dispiace, ma l'ispirazione va e viene- più va che viene).
Moi moi!


 

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Capitolo 2
*** Fuochi d'artificio (HongTai) ***


Li Xiao non era tipo di molte parole, Taiwan questo lo sapeva bene; tuttavia avrebbe preferito che le parlasse almeno un po’, dato che era stato lui ad avere l’idea di vedersi in quello strano posto. Per cosa, poi?
Mei era una ragazza solare e allegra, ma non poté fare a meno di sentirsi un po’ in ansia, anche perché i loro compagni ancora non si erano fatti vivi, e il volto inespressivo di Hong Kong non la rassicurava di certo.
Ma dove l’aveva presa quell’aria apatica? Sicuramente era colpa di quello strano inglese dalle sopracciglia così antiestetiche.
- Tutto a posto?
La taiwanese si esibì in un sorrisino tirato, portandosi le braccia attorno al corpo nel tentativo di difendersi dall’aria notturna; annuì, puntando gli occhi in basso, verso le luci della città sottostante. – Certo, sto bene. La vista quassù e bellissima. Solo...- si girò verso il suo accompagnatore – mi chiedevo dove fossero finiti gli altri...
- Ah, quello...- il cinese non sembrò minimamente turbato –in realtà non ci sarà nessun altro.
Taiwan lo fissò disorientata. – Ma tu avevi detto...
- Lo so- era forse un sorrisetto, quello che sfiorò per un attimo il volto del giovane?
La prese per le spalle, voltandola e indicandole il cielo cittadino, scuro e privo di stelle. –Tre.
- Cos...?
- Due. Uno.
Dire che Mei rimase stupita è forse un eufemismo. Era sbalordita, impressionata, meravigliata. Osservava rapita le mille luci che esplodevano sul nero della notte, senza riuscire a staccare gli occhi da quell’incredibile spettacolo.
Non che non avesse mai visto dei fuochi d’artificio; ma quelli, oh, quelli non erano dei semplici fuochi!
Si libravano nell’aria, unendosi e creando migliaia di figure e immagini, colorando il firmamento come centinaia di arcobaleni.
- Ti piace?
- È... è stupendo...non solo, è meraviglioso, è...- non trovava le parole, ma in fondo Hong Kong sembrava aver capito.
Lasciò che la ragazza appoggiasse la testa contro il suo petto, mentre fissava i fuochi. Perlomeno, abbagliata com’era da quelle bellissime immagini, non avrebbe potuto notare il lieve sorriso spuntato spontaneamente sulle sue labbra sottili.

























Angolino degli orsetti gommosi
Wow, incredibile, una velocità record per i miei standard!
Una coppia non tanto assurda questa, in fondo. Non ho mai visto una fic su di loro, è un peccato, li trovo così carini e pucciosi! <3
Purtroppo non so bene come trattare con Hong Kong, perciò se vi pare troppo OOC (ma anche Taiwan) fatemelo sapere!^^
Per il suo nome ho usato quello che più mi piaceva tra i due che ho trovato su Hetalia Archives.
E nulla, spero che questo capitolo possa piacere come l'altro, e ringrazio tutti quelli che hanno recensito o solo seguono questa piccola raccolta!^^
Moi moi!

















 

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Capitolo 3
*** Occhiali da vista (CanLat) ***


La biblioteca era un posto tranquillo e silenzioso, colmo soltanto del profumo dei libri e dei fruscii delle pagine girate; Canada ci si trovava bene, innanzitutto perché era assolutamente certo che quella non fosse una zona in cui America avrebbe potuto irrompere per fare baccano, e inoltre lì poteva sentirsi quasi felice di essere ignorato: dopotutto non è certo un luogo dove si va per chiacchierare, altrimenti per cosa li avrebbero inventati, i bar?
Era seduto su un tavolo nell’area dedicata ai libri di storia; nessuno di loro passava di là, anche perché non ce ne sarebbe stato motivo, eppure trovava interessante leggere di come gli uomini riuscivano ad interpretare i vari fatti accaduti in epoche antecedenti alle loro, fatti che lui e i suoi compagni avevano vissuto sulla propria pelle. Chissà come avrebbe reagito Inghilterra, nel vederlo piegato su un capitolo riguardante l’indipendenza americana...

Stava leggendo tranquillamente, quando sentì il rumore di qualcuno che correva; sbuffò, seccato, e decise di andare ad avvertire quella persona che la biblioteca non era un posto per giocare, che c’era gente che studiava!
Si alzò, lo sguardo determinato, sicuro delle proprie ragioni e certo che quella volta non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da nessuno, chiunque fosse (beh, certo, trattandosi di Natalia magari avrebbe potuto passarci sopra, ma solo perché era una ragazza eh!).
Non fece in tempo ad affacciarsi sul corridoio principale che venne travolto da una figurina minuta, che gli cadde addosso al pari di un sacco di patate. Ruzzolò a terra, perdendo gli occhiali e gemendo per la botta, mentre il misterioso fuggiasco si rialzava con fatica e piagnucolando non faceva che ripetere migliaia di scuse, mentre la sua voce tremava, se di paura o di dispiacere non avrebbe saputo dirlo.
Tastò attorno con le mani, alla ricerca dei suoi occhiali; l’altro sembrò notare il suo disagio e l’aiutò a riprenderli, salvo poi rimettersi a piangere e a scusarsi una volta ridatoglieli. Passando le dita sulle lenti, Matthew si rese conto che erano rotte e sospirò, rimettendoseli comunque.
Riuscì a malapena a distinguere una zazzera di capelli biondo grano e due occhi azzurri colmi di lacrime, che sembravano supplicarlo di non far nulla di male a quel ragazzetto basso e indifeso.
- M-mi dispiace... Non volevo, non volevo, lo giuro!
- Ehi, tranquillo...- Canada cercò di sembrare sicuro di sé, ma la sua voce suonò come al solito sottile e quasi inudibile. – Non è successo nulla... Raivis, giusto?
Il piccolo baltico annuì, asciugandosi le lacrime con le maniche della camicia. – N-non volevo... Mi dispiace...
Il canadese cercò di calmarlo, posandogli una mano sulla testa; gli parlò dolcemente, perdendo tutta la determinazione accumulata all’inizio: - Non fa nulla, davvero... ma perché correvi così? Lo sai che in biblioteca non si corre, vero?
Lettonia continuò a singhiozzare, con il viso nascosto nel palmo delle mani.
- L-lo so... ma... avevo p-paura... c-c’era quel libro e-e p-poi sono caduto e... e Russia si è arrabbiato e R-Russia fa-a p-p-paura... e... e... e...
- Ho capito, ho capito, calmati- in realtà non aveva capito proprio nulla, ma non era questo l’importante al momento. Portò una mano a cingergli le spalle, nel tentativo di fermare i tremiti del ragazzo; non gli piaceva vedere qualcuno piangere, e poi quel ragazzino sembrava davvero dispiaciuto di averlo travolto. Di solito la gente neppure se ne accorgeva.

Raivis dopo un po’ sembrò calmarsi. Smise di piangere, strofinandosi un’ultima volta gli occhi. – Mi dispace...- ripeté di nuovo – S-se vuoi te li ripago...
Matthew sorrise, appoggiandosi alla libreria dietro di lui. – No, non importa. E poi...- si tolse le lenti, osservando il volto sfocato del lettone; rise, di una risata sottile e genuina, appena udibile – per una volta, sono io che non vedo qualcuno!
 
 
 

























Angolino dei pancake
CHIEDO SCUSAAAAAAAA!!! T^T
Lo so, sono in ritardo imperdonabile, non odiatemi vi prego ç.ç
Il fatto è che con l'ispirazione che va e viene e un contest in corso non so quando potrò aggiornare...beh, dai, guardiamo il lato positivo: essendo una raccolta non bisogna preoccuparsi di perdere il filo, giusto? Giusto? Sono solo scuse? Sì lo ammetto T^T
Va beh, dai, torno in grande: CANLAT!! Non sono pucciosi? Dai, non potete negarlo <3
Anche se probabilmente non lo leggerà mai (e grazie al cielo) dedico questo capitolo a mia moglie! Ciao moglie! *agita la manina*
D'accordo, la pianto con le stupidaggini e vi saluto.
Moi moi!

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Capitolo 4
*** Inni (ItaPol) ***


“Marsz, marsz, Dąbrowski,
Z ziemi włoskiej do Polski
Za twoim przewodem,
Złączym się z narodem!”


L’italiano sorrise nel vedere il biondo così impettito, lo sguardo fiero e le labbra rosee che seguivano svelte il ritmo del ritornello.
Il suo cuore balzava nel petto ogni volta che sentiva ripetere le parole “ziemi włoskiej”, mentre i suoi occhi si incrociavano con quelli dello slavo, e ogni volta si sentiva sempre più vicino a lui.

“Son giunchi che piegano le spade vendute
già l'aquila d'Austria le penne ha perdute 
il sangue d'Italia, il sangue polacco, 
bevé, col cosacco, ma il cor le bruciò.” 


Quante ne avevano passate assieme, quante?
Avevano combattuto, resistito, fino a che non avevano vinto e si erano ritrovati, finalmente, liberi.
Insieme.
Era raro vedere Polonia silenzioso, ma in quel momento nulla avrebbe impedito al biondino di ascoltare l’inno dell’amico, tanto simile a una simpatica marcetta.
Si sentiva, nelle loro canzoni, quel sentimento patriottico che li aveva guidati alla Vittoria, a ciò che da sempre avevano ambito, per cui avevano lottato.

Veneziano corse verso il biondino, un gigantesco sorriso stampato in volto. Si diedero il cinque, ridendo, fermandosi ad osservare le bande organizzarsi per risistemare tutto.
“Il tuo inno è, tipo, davvero carino lo sai?”
Il castano rise, passandosi un braccio dietro la nuca. “Il fratellone Francia dice che gli fa quasi tenerezza, dice che è proprio come me!”
Feliks lo fissò con quei suoi occhi verdi e brillanti, lo sguardo insolitamente serio. “Si sente tutto l’amore per la patria... questo è importante”. Veneziano arrossì appena, guardandolo per un attimo quasi perplesso. Poi sorrise.
“È vero” alzò lo sguardo ad ammirare le due bandiere sventolare mosse dal vento. “È anche per questo che il tuo inno mi piace molto.”
Lo slavo appoggiò la testa sulla sua spalla, in un gesto quasi naturale.
Tacquero entrambi, un silenzio carico di ricordi passati e di domande su ciò che sarebbe successo di lì in avanti.
Fu Polonia a interrompere quell’attimo di precaria riflessione, alzando il viso verso la sua bandiera.
“Tipo, ti sei mai accorto che se mescoli i due colori formi tipo, totalmente il rosa?”

















Angolino dei confetti 
Perché io se non sputtano le amicizie non sono contenta.
Sono tornata, e stavolta con questa dolce coppia che da un po' mi sta molto a cuore e che non considero neppure tanto crack, considerato anche la storia che questi due crossdresser hanno in comune.

Il capitolo si rifà al fatto che entrambi si nominano a vicenda nei rispettivi inni. A tal proposito, la traduzione del ritornello polacco sarebbe:
"Marcia, marcia Dabrowski
dalla terra italiana alla Polonia
Sotto il tuo comando

ci uniremo come popolo!"
E... nulla, ho finito.
Ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno messo la raccolta nelle preferite/ricordate/segiute e tutte quelle gentili anime che hanno recensito!^^ Sul serio, vi adoro.
Moi moi! :3
 

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Capitolo 5
*** Compleanni (TRNC x Wy) ***


Repubblica Turca di Cipro del Nord: Kemal Kourdakis (NB: non sapendo come chiamarlo ho optato per un nome turco e un cognome greco; ebbene sì, tesorino, ti becchi un cognome greco PERCHÉ SONO BASTARDA GENETICAMENTE)
Principato di Wy: Chloé Martin

 



La ragazzina posò con delicatezza il pennello, prendendone uno più piccolo, in modo da rifinire al meglio i dettagli; osservò concentrata la tela davanti a sé, strinse gli occhi e tirò fuori la lingua mentre si accingeva a sistemare gli ultimi ritocchi.
Una sottile linea nera andò a definire due ciglia sottili, lievemente aggrottate, sopra due splendidi occhi marroni. Chloé sorrise, soddisfatta, continuando la sua opera.
Eppure le sembrava di aver dimenticato qualcosa...
 
 

Kemal si guardò attorno, cercando di capire dove potesse trovarsi l’ingresso della grande casa davanti a cui si trovava; abbassò lo sguardo sul pezzo di baklava che teneva tra le mani, avvolto dalla carta stagnola.
I dubbi cominciarono ad assalirlo: e se non le fosse piaciuto?
Scosse la testa; che sciocchezza! Era un dolce di Turchia: qualsiasi cosa uscisse dalle mani di Sadiq era perfetto. Era impossibile che non piacesse a qualcuno!
In quel momento sentì un rumore soffocato provenire dal giardino retrostante alla villa; andò a controllare, per trovarci la piccola Wy intenta a raccogliere dei pennelli caduti a terra, borbottando sommessamente.
Che poi, “piccola”... era comunque più alta di lui.  
Il cipriota le si avvicinò lentamente, stringendo il dolce tra le mani. Improvvisamente non si sentì più tanto sicuro, ma non l’avrebbe mai dato a vedere.
- Ciao.
- Eh? Ah, cia-oh!
La ragazza si raddrizzò di scatto, piazzandosi davanti al quadro e nascondendolo alla sua vista. – C-ciao... Kemal, giusto? Qual buon vento ti porta qui?
L’altro la fissò, inclinando la testa di lato. Che tipa strana.
- Il coso biondo ha detto che oggi è anche il tuo compleanno- Wy fece una piccola smorfia, intuendo perfettamente chi fosse il “coso biondo” –e così ho pensato di portarti un pezzo di dolce. L’ha fatto Turchia, quindi puoi fidarti.
L’australiana si stupì, mentre il ragazzino le porgeva un piccolo pezzo di carta stagnola informe. – Oh, grazie, non-non dovevi...
Oh, ecco cosa aveva dimenticato, il suo compleanno! Ma...
- Aspetta un attimo, anche? È il compleanno di qualcun altro? Oh, aspetta, forse- ma allora...!- se possibile, avvampò ancora di più. – Ecco...auguri...ma io non ho niente da offrirti...- scartò con mani tremanti il baklava, cercando di non farlo cadere; diamine, non era abituata a questo genere di cose, la rendevano tremendamente nervosa!
Kemal scrollò le spalle, ostentando indifferenza. – Fa’ nulla.- la guardò mentre armeggiava con la carta stagnola. - E in effetti è solo un po’ di dolce avanzato...non è che valga molto.
Chloé scosse la testa, portandosi alla bocca il dolce e provando a dargli un morso. –Non dire così, è...- si bloccò, prendendo tempo per masticare. In poco tempo la sua espressione nervosa si trasformò in pura estasi. – Diamine, è fantastica!
Il mediterraneo si rilassò internamente. Grazie Sadiq...
Mentre Wy finiva il dolce, allungò il collo per tentare di vedere il quadro che la ragazza stava dipingendo fino a prima del suo arrivo. – Cosa stavi disegnando?  
La castana trasalì. – Io...- si piazzò velocemente davanti alla tela, nascondendola con il corpo. – Nulla! Cioè, no, non puoi vederlo, non è finito...e poi è uscito malissimo, dovrò buttarlo via, pensa un po’! Ehi, che fai...? No!
- Dai, perché non me lo fai vedere?
- Ho detto di no!- le guance di Chloé tornarono a farsi color porpora, ma il ragazzino riuscì a sporgersi appena oltre le sue spalle. – E-ehi, ma quello...!

 
 









Ok, soldiers, your General is back
Non sono morta! Non ancora, almeno.
Aspe', che significa "Oh no è tornata"?
Anyway, yay (lol), è il turno delle micronazioni! E chi se non quella tsunderella di Wy (Iggy rules, everywhere) e quel cucciolotto di Repubblica Turca di Cipro del Nord con-un-nome-tanto-lungo-che-si-muore-di-asma-prima-di-pronunciarlo-tutto potevano apparire in questa bella raccolta? (Anche se neppure Ladonia e il coso biondo mi dispiacciono -perché sì, Sealand è un "coso biondo" e non si discute).
Coooooomuuunque (allungare le vocali fa figo), il capitolo è basato sul fatto che, se non sbaglio, questi due amori compiono gli anni nello stesso giorno, il 15 novembre -e io sono sempre in ritardo, damn!
Purtroppo non conosco bene il carattere di Repubblica Turca di...DEL COSO, INSOMMA, per cui perdonatemi se è piuttosto OOC ^^"
Vi ringrazio comunque per la lettura, siete tutti bellisssssimi...tranne te *indica Norberto*
Torno a finire i compiti che è meglio.
Moi moi! 


 

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Capitolo 6
*** Stalking (KorBela) ***


Dedicato alla dolcissima (come un serpente nello stivale) Scottie che da mesi mi sta col fiato sul collo mi sostiene per farmi scrivere 'sta...cosa.



- Questo posto è un labirinto, diamine!
Il coreano poggiò nuovamente l’orecchio sul freddo metallo del condotto di areazione, cercando di riconoscere, tra le varie voci, quella familiare del suo Aniki, salvo poi ritrovarsi un’altra volta deluso.
Neanche il tempo di trovarli, che quella sottospecie di orso polare russo aveva trascinato suo fratello in un’altra stanza perché, a suo dire, in quella “faceva troppo caldo”.
Aveva solo rotto l’aria condizionata, insomma! Bastava che si togliesse quella stupida sciarpa, no?
Levò dalla manica della tunica una piantina dell’edificio –dove l’avesse recuperata, non è dato saperlo- nel tentativo di capire in quale zona si trovasse; passò mentalmente in rassegna le stanze in cui era già passato, per poi trascinarsi con i gomiti lungo il condotto.
Quel sovietico non avrebbe mai messo le mani sul suo Cina!
Se qualcuno l’avesse scoperto gironzolare a quel modo nel condotto, di soppiatto come un gatto che cerca di acchiappare un uccellino (un gatto piuttosto grasso, vista la goffaggine con cui si muoveva) l’avrebbe creduto un ladro o chissà cos’altro. Dal suo punto di vista invece si vedeva come una di quelle super-spie segrete dei film americani, che agiscono per un bene superiore e per questo possono anche trasgredire qualche regola.
“Il mio nome è Soo, Im Yong Soo”. Sì, suonava proprio bene!
Perso in queste ed altre fantasie, non stava più facendo attenzione a dove stava andando; non fece più di qualche metro che finì a scontrarsi contro qualcosa di morbido.
- Che diavolo è stat-
Non fece a tempo a finire la frase che un buon 39 di piede gli si spalmò in faccia facendolo inevitabilmente cercare di arretrare –con l’unico risultato di fargli sbattere la testa contro il duro metallo dello stretto condotto, lasciandolo agonizzante a gemere sofferente con una mano sul bernoccolo appena formato e l’altra sul naso crudelmente colpito.
Solo dopo qualche secondo riuscì ad alzare lo sguardo per vedere la causa di tutto il suo dolore: una ragazza bionda dallo sguardo decisamente poco incoraggiante stava carponi davanti a lui, dandogli le spalle, se così si poteva dire dato che da quell’angolazione il meglio che poteva vedere era una bella panoramica del fondoschiena della stessa, degna dei migliori hentai che gli fossero mai capitati sotto mano.
Decise però intelligentemente di cercare di ignorare quello spettacolo, concentrandosi invece sugli occhi viola e carichi d’odio della giovane, che in qualche modo aveva cercato di girare il capo per riuscire a vedere il pazzo che aveva osato finirle addosso.
- E tu chi saresti? Che stai facendo?- ringhiò; decisamente non era amichevole.
- Potrei farti la stessa domanda, sai...- Corea continuò a massaggiarsi il capo. – Comunque, Im Yong Soo, piacere.- le porse la mano, che quella ignorò bellamente. Si girò e riprese invece a percorrere il condotto. – Va bene, va bene. Non so cosa tu stia facendo, l’importante è che non mi intralci e che tu non abbia nulla a che fare con mio fratello...- si bloccò all’improvviso.
Girò di scatto la testa, e i suoi occhi gelidi lo fecero rabbrividire. Ma che era, indemoniata?
- Tu non hai niente a che fare con mio fratello, vero?
- E chi lo conosce, io devo solo liberare il mio Aniki dalle grinfie di quel russo!
L’altra lo squadrò, come per capire se potesse fidarsi di lui.
- Parli del tizio basso con gli occhi a mandorla e i tratti femminei?
- No! Cioè...forse.
La vide riflettere per qualche attimo e alzò un sopracciglio, perplesso; cominciava a non capirci più niente.
- Va bene- commentò alla fine. – Io voglio mio fratello, tu il tuo, e loro sono qui assieme da qualche parte. Quindi, la cosa più logica da fare sarebbe, uhm...collaborare.- disse l’ultima parola quasi con difficoltà, come se le costasse fatica. Riprese a fissarlo con insistenza.
- Io sono silenziosa e posso passare nei cunicoli più stretti. Tu che puoi fare?
Dopo un primo istante di perplessità, il coreano ghignò soddisfatto, estraendo dalla manica un foglietto stropicciato. – Io ho una cartina.
- Sai leggerla?
- Per chi mi hai preso? Le ho inventate io!

Dopo più di un quarto d’ora di girovagare, ancora non avevano trovato l’oggetto delle loro ricerche.
La ragazza –che Corea aveva appreso chiamarsi Natalia- stava cominciando a spazientirsi e qualcosa gli diceva che non era affatto un buon segno. Cercava di tenerla occupata riempiendola di domande, ma questa soluzione pareva solo renderla ancora più nervosa.
Intanto però aveva scoperto che sapeva lanciare coltelli, aveva un’altra sorella maggiore e soprattutto era spaventosamente ossessionata da Russia. E Cina osava lamentarsi che lui era troppo appiccicoso!
- E, dimmi, questa tua sorella...
- Sssshhh!
- Ehi, non zittirmi!
- Taci!- Bielorussia poggiò un orecchio sul freddo metallo, in ascolto. Im Yong la imitò e riuscì a distinguere un paio di voci che discutevano; dopo pochi secondi, un enorme sorriso gli si dipinse sul volto. – Sono loro!
Natalia gli fece cenno di tacere. – Dovremmo trovare un modo per scendere...- Le sue unghie graffiavano l’acciaio con un fastidioso stridio, e l’orientale pensò bene di allontanarsi appena, giusto per sicurezza.
- Dobbiamo sbrigarci! Devo tenere mio fratello lontano dalle grinfie di quel comunista, non permetterò che quell’abominevole uomo delle nevi converta mio fratello alle sue strane ideologie!
- Guarda che la Cina è già un Paese comunista...
- Non ti sento! Le tue parole non raggiungono il mio cuore!
- Zitto, idiota, o ci sentiranno!
Ma i due poveri uomini ignari sotto di loro non fecero in tempo ad accorgersi delle voci, che un rumore ben più inquietante si udì nella stanza. Il metallo del condotto stridette, cedendo sotto il peso degli altri due.
Sia Ivan che Yao strillarono ben poco virilmente, quando i pezzi d’acciaio caddero dal soffitto, seguiti subito dopo da un paio di persone che non erano esattamente felici di vedere. Il coreano allungò faticosamente un braccio, schiacciato sotto il peso di Natalia che gli era caduta addosso.
- Via, via, via!
Il tempo di rialzarsi, e i fratelli maggiori erano già fuggiti alla velocità della luce. Corea e Bielorussia si guardarono negli occhi.
- Vediamo chi li raggiunge prima?
- Credici, illuso.
E neanche quel giorno Cina e Russia se ne stettero in pace.






Angolino "don't kill me please I'm virgin"
Alla fine ce l'ho fatta davvero...anche se gnnnnn. Mi piacciono un sacco 'sti due ma sento che questa roba non mi convince. Scott ti voglio bene- non uccidermi. Non mandarmi contro Nessie c.c 
(e no, non ho abbandonato questa raccolta...forse.)

 

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