Il punto di rottura

di alida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo Spiraglio ***
Capitolo 2: *** Spiegazioni ***
Capitolo 3: *** Importanti differenze ***
Capitolo 4: *** Silente e Tom Riddle ***
Capitolo 5: *** La vecchia Genoveffa ***
Capitolo 6: *** La richiesta di Lily ***
Capitolo 7: *** Il molliccio e l'aiuto pozionista ***
Capitolo 8: *** La nobile arte dell'origliare ***
Capitolo 9: *** Incantesimi sconosciuti ***
Capitolo 10: *** Buon Natale ***
Capitolo 11: *** Patronus ed erbe ***
Capitolo 12: *** Bruciature e risate ***
Capitolo 13: *** Azkaban e il perdono ***
Capitolo 14: *** Tutto è bene quel che finisce bene ***



Capitolo 1
*** Lo Spiraglio ***


 

-E ti pareva. Per colpa di quel Black dovevo finire dal preside, maledetto. Arriverà il giorno che me la pagherai. Altro che dal preside. Io ti mando da Madama Chips. Grifondoro schifoso-.

-Non ci posso credere. Quante volte glielo avrò detto di lasciarlo in pace. Non stava facendo niente, c’era per forza bisogno di metterlo a testa in giù nel corridoio. Certo che poi Severus ha reagito!-.

-Miseriaccia! Ma da dove ne sono usciti la McGranitt e Lumacorno! In ogni caso io non mi spavento, sarà Mocciosus a farsela addosso. Mi dispiace solo per Remus, dovrò farmi perdonare-.

Questi erano i pensieri di Severus, Remus e Sirius mentre i loro capicasa, li accompagnavano fino al gargoyle. 50 punti in meno a Grifondoro e 50 punti in meno a Serpeverde. Adesso i Corvonero guidavano la classifica delle case con 130 punti e un distacco di 30 dalle serpi e dai grifoni. Non sarebbe stato facile recuperare ma niente era perso.

Davanti alla statua, Lumacorno pronunciò la parola d’ordine: -Fragola e pistacchio- . Si aprì una porticina che dava a delle scalette fino all’ufficio del preside. I tre ragazzi, in silenzio si fecero portare fin su e poi entrarono accompagnati dai professori.

Silente non sembrava particolarmente adirato e iniziò in modo insolito: -Però, ero sicuro che questo momento sarebbe arrivato ma sono stupito dall’assenza del signor Potter, non tanto di quella del signor Minus a dir la verità. Ma ditemi, per caso il signor Potter è malato?-.

Fu Remus a rispondere: -No, signor preside. E’agli allenamenti di Quidditch-.

-Sapevo che ci doveva esser un motivo valido per la sua assenza a quest’ultimo scontro-.

A Sirius scappò mezzo sorriso, mentre Severus si faceva sempre più teso.

-Silente- disse la McGranitt –Gli scherzi che questi ragazzi si lanciano nei corridoi, nelle aule, al lago ed in qualsiasi  luogo s’incontrino, stanno esagerando. Inoltre non sempre sono scherzi innocui. Il signor Piton è finito due volte in infermeria con bruciature e lividi. Il signor Potter, che casualmente non è qui in questo momento, non credo si sia rotto il braccio cadendo dalla scopa da solo. Un cercatore di Quidditch non cade dalla scopa da solo. Inoltre…-

-Inoltre, e scusami Minerva se t’interrompo- proseguì Lumacorno - questi scherzi si ripercuotono anche sull’andamento scolastico e l’attenzione nelle ore di lezione. Come tu saprai, la pozione restringente non è esplosiva eppure durante l’ultima prova pratica il signor Black si è trovato ricoperto di una melma gialla che solo perché non era della consistenza giusta non lo ha rimpicciolito. Oppure vogliamo parlare di quando il mantello del signor Piton è stato pietrificato ricadendo sul povero Deralan e rompendogli un piede. E meno male che Madama Chips aggiusta le ossa come niente…-.

-Ho capito- lo fermò Silente fissando insistentemente i tre ragazzi che ormai erano tutti e tre a capo chino. –Credo che occorra intervenire immediatamente in maniera congiunta. Ragazzi restate qui da soli un paio di minuti mentre io e i vostri professori, in privato, decidiamo sul da farsi. Mi raccomando non voglio sentir volare una mosca-.

Come gli adulti uscirono, Sirius disse a voce alta: -Allora sei stato tu, Mocciosus, a incantare la mia pozione all’esame. Io credevo di aver sbagliato il dosaggio dell’erba Stringina!-.

-Certo, cos’altro potevi credere, sei talmente ignorante!- rispose il serpeverde.

I maghetti non avevano con loro le bacchette, che li erano state sequestrate, e subito arrivarono alle mani mentre Remus cercava di mettersi in mezzo per dividerli. Sirius spinse Severus verso la scrivania e quest’ultimo graffio il viso del grifondoro, che cadendo di schiena cercò di aggrapparsi a qualcosa per proteggersi.

Riuscì a mantenere un oggetto, Severus capì che aveva intenzione di lanciarglielo contro e cercò di toglierlo dalle mani contemporaneamente a Remus preoccupato che non fossero rotti   i sopramobili di Silente.

L’oggetto in questione era uno Spiraglio  che  permetteva di andare in una delle nostre vite parallele, dove si stava svolgendo la stessa identica vita. In pratica la nostra vita si ripete uguale, centinaia forse migliaia di volte, solo con margini temporali di anni pari ad uno. Perciò ci sono luoghi dove noi abbiamo un anno, luoghi dove ne abbiamo due e così via.

 Con lo Spiraglio di luce si andava nel proprio futuro con l’inconveniente che non ci si rendeva conto di esserci arrivati. Non si era in grado di riconoscersi, di guardarsi e dire:- Ecco come diventerò-. Tuttavia i maghi adulti si sarebbero resi conto di aver davanti, se stessi da piccoli.

I tre indiavolati tennero stretti lo Spiraglio nello stesso momento e questo si attivò portandoli ad Hogwarts, il giorno in cui Harry Potter iniziava il suo terzo anno di scuola.

Quando Lumacorno con la McGranitt e il preside entrarono nell’ufficio per assegnare le punizioni, videro lo Spiraglio attivato e capirono quello che era successo. Minerva aveva uno sguardo ansioso e cercava una soluzione negli occhi di Silente che disse semplicemente: -Tutto quello che succede, ha un suo scopo-.

 

I tre ragazzi erano stupiti. Com’era potuto succedere di trovarsi un attimo prima nell’ufficio del preside e subito dopo nel corridoio. –Che cosa hai combinato, Sirius?- chiese Remus.

-Io niente, sarà stato Mocciosus- rispose quello.

-Non sono stato io. Forse è magia accidentale-.

-Perché eri forse spaventato, cuccioletto?- ghignò Sirius.

-Smettetela, è per colpa vostra se ci troviamo in questa situazione. Quando Silente scoprirà che non siamo nel suo ufficio, sarà ancora peggio- disse Remus.

-Forse ci siamo smaterializzati- ritentò Sev e Sirius condivise l’idea: -Questa mi sembra un’ alternativa interessante-.

-Andiamo, dobbiamo raggiungere subito il gargoyle e trovare un modo per arrivare all’ufficio del preside senza farci scoprire- li incitò Remus. I tre presero a correre nei corridoi, stranamente il luogo sembrava deserto.

Arrivati al gargoyle, Severus pronunciò la parola d’ordine: -Fragola e pistacchio- ma non accadde niente. –Spostati Mocciosus, faccio io- disse Sirius spingendolo di lato. Il grifondoro ripeté la frase, ma niente. Ci provò anche Remus, ma nulla.

Non c’era che da aspettare che il preside e i loro professori li trovassero. Dopo cinque minuti di sosta davanti alla statua, i ragazzi sentirono dei passi e si trovarono di fronte Silente e la McGranitt, invecchiati naturalmente di vent’anni. Sirius li osservò, era sicuro di aver già incontrato quei due ma non sapeva dove, e disse: -Buongiorno. Chiedo scusa, vorremmo arrivare all’ufficio del preside-.

-E, di grazia, potremmo conoscerne il motivo-, rispose educatamente il vecchio preside.

-Credo che ci a-aspetti una pu-punizione..- rispose Remus che notava una strana somiglianza tra l’anziano e il suo preside.

-Punizione per cosa. E’ il primo giorno di scuola e sono già state assegnate punizioni?- chiese curiosa la McGranitt.

-Come il primo giorno di scuola?- domandò Severus. E mentre gli occhi di Silente da sopra le mezze lune si posavano sugli occhi neri e profondi del giovane Severus, l’anziano riconobbe il suo più grande amico.

-La parola d’ordine è stata cambiata. Ora è sorbetto al limone. Entrate nell’ufficio e aspettate. Fra dieci minuti il preside sarà da voi-.

 

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Capitolo 2
*** Spiegazioni ***


Ciao a tutti! E' un periodo in cui ho tante idee per la testa! Meglio così. Spero che la storia vi piacia.

Voglio specificare che da questo capitolo, dal momento in cui gli adulti incontrano i ragazzi,  gli adulti saranno chiamati: Piton, Black e Lupin. I ragazzi: Severus, Sirius e Remus. Così non fate confusione, mi è sembrata la scelta più semplice i ragazzi per nome, gli adulti per cognome. Attendo i vostri commenti. Baci, Alida

-Avanti- disse Piton e vedendo entrare Albus con Minerva riprese : -A cosa devo questa visita. Ci sono già problemi con gli studenti?-.

-No, Severus. O almeno non con gli studenti cui ti riferisci tu-rispose Silente.

-Vedo che, come sempre, riesci a parlare molto chiaramente, Albus-.

-Severus, abbiamo trovato 3 ragazzi che indossavano le divise di Hogwarts davanti al gargoyle che porta all’ufficio di Silente- iniziò la McGranitt

-Che cosa c’è di strano in questo,  Minerva-.

-Niente sennonché quelle divise, oltre avere lo stemma della casa di appartenenza stampato sopra, riportano anche le iniziali degli studenti-.

-E’ come saprai è da sedici anni che non abbiamo quest’usanza- specificò Silente.

-Mi state dicendo che degli studenti gironzolano con le divise dei loro genitori? Ed io che cosa dovrei fare secondo voi?- domandò un po’ confuso Piton.

-Severus, quei tre ragazzi sono un serpeverde e due grifondoro, hanno usato la parola d’ordine “Fragola e pistacchio” e quando ci siamo rivolti a loro, non hanno dato segno di riconoscerci- disse lentamente Silente.

Severus cominciava a rendersi conto che qualcosa non andava bene, ma non riusciva ad afferrare il punto.

-Studenti che non vi riconoscono! Tutti gli studenti sanno chi siete!-

-Tutti quelli del nostro tempo. Sicuramente tutti quelli che vivono la nostra vita!- disse Minerva.

Severus si tenne i polsini della camicia con le dita e disse, cominciando ad intuire qualcosa: -Perché lo state dicendo a me?-.

-Vedi Severus, io ho riconosciuto te in uno di quei ragazzi!- gli disse Silente mettendogli una mano sulla spalla.

-Oh Merlino! Ma non è possibile, io non ho mai avuto le conoscenze tali da passare da una vita all’altra. Non so, in tutta sincerità, neanche se esista uno strumento magico che possa permettere una tale azione. Le nostre vite sono uguali in qualsiasi tempo noi le viviamo. Com’è che io nella mia vita non ho fatto questo salto e il ragazzo che voi dite essere io, invece l’ha fatto?-.

-Non lo sappiamo, è ancora troppo presto per dirlo. Forse riusciremmo a capire di più se andassimo a parlare con i 3 ragazzi- affermò Minerva.

-Ah, Severus, volevo dirti… so che tu hai un alto grado di autocontrollo e sono felice per te. Spero che lo sappia mantenere anche di fronte ai ragazzi!-.

-Come sei gentile a preoccuparti.- rispose Piton e poi con un tono un poco scocciato disse: -E si potrebbe sapere perché non dovrei riuscire a controllarmi?-.

-Sai com’è… ragazzo mio, gli altri due giovani mi sono sembrati Remus Lupin e Sirius Black- rispose Silente di fretta mentre con Minerva, che sogghignava, uscivano dallo studio del professore di pozioni.

A Severus gli si ghiacciò il sangue nelle sottili vene, non bastava la vita che aveva vissuto. No, quei due erano venuti pure da un’altra vita a tormentarlo.

 

L’ufficio di Silente si aprì. Gli adulti si trovarono di fronte i tre ragazzi: Severus da una parte e Remus con Sirius dall’altra. La situazione era delicata, bisognava procedere per gradi. Silente guardò i tre ragazzi e disse: -Potremmo conoscere i vostri nomi e sapere come mai desiderate parlare col preside?-

Sirius, spavaldo, si fece avanti: -Mi chiamo Sirius Black e non è che io voglia parlare col preside, e il preside che ci ha fatto convocare-. Silente lo guardò incuriosito.

-No, ci hanno portato dal preside la professoressa McGranitt e il professor Lumacorno. Oh, chiedo scusa, io mi chiamo Remus John  Lupin-.

-John?- chiese ridendo Sirius ma fu fulminato dal suo amico. Si era ripromesso di non farlo più arrabbiare e ora che cosa combinava! Cercò di rimediare e seriamente disse: -Non lo sapevo, bel nome!-.

-Interessante- proseguì la McGranitt, e rivolgendosi al Serpeverde chiese : -E tu come ti chiami?-.

-Severus Piton, signora-. Piton guardandolo si riconobbe subito. Il ragazzo doveva avere sui tredici anni, era serio e non poté fare a meno di notare che già da giovane aveva un bel portamento.

-Severus- gli chiese Silente –ci puoi spiegare meglio la situazione?-

-Noi tre abbiamo avuto uno scontro in corridoio e i nostri capicasa ci hanno condotto dal preside, il quale ci ha lasciato un paio di minuti da soli nel suo ufficio per decidere di comune accordo con i docenti la punizione-.

-E poi cosa è successo?- chiese la McGranitt con fare indagatore.

-Ci siamo ritrovati qui- tagliò corto Remus.

-All’improvviso?- chiese con tono glaciale Piton.

I tre non sapevano cosa rispondere ma Piton li fece sciogliere, se così vogliamo dire, sottolineando: -Poiché il Veritaserum è illegale, forse basterebbe solo un po’ di Legillimanzia. Salvo che voi non preferiate diversamente-.

I giovani si spaventarono e guardando la McGranitt e Silente si accorsero che non era uno scherzo.

Severus iniziò –Black mi ha provocato!-

-Tu mi hai offeso!-.

-Mi hai sbattuto sulla scrivania di Silente-.

-E tu mi hai graffiato la faccia-.

-Stavate distruggendo l’ufficio del preside- intervenne Remus.

-Volevi colpirmi con quell’oggetto-

-E ti avrei colpito se Remus non fosse intervenuto!-

-SIIILEEENZIOOOO!- urlò Silente. –Di quale oggetto state parlando, vedete quell’oggetto, ora, in questo ufficio?-.

I tre si guardarono attorno mentre Piton li osservava con attenzione: i tre si erano picchiati in corridoio, avevano continuato nell’ufficio del preside, a lui non era mai successa una cosa simile, qualcosa di ignoto stava modificando il corso degli eventi.

Severus ad un certo puntò gridò: -Eccolo è quello-. Silente prese l’oggetto e guardando Piton e la McGranitt scosse la testa come a dire di no. Piton capì, Silente possedeva quell’oggetto da anni ma non era mai riuscito a capire a cosa potesse servire. La situazione era molto complicata.

Il preside si fece spiegare per benino come si erano svolti i fatti e poi fece un discorso ai giovanotti.

-Ragazzi, voi saprete di sicuro cosa pensiamo noi maghi sullo scorrere del tempo. Sulla vita che si ripete all’infinito sempre nello stesso identico modo con salti temporali di un anno. E’ mia convinzione che quest’oggetto vi abbia portato in un’altra vita. Non so come sia accaduto, ma è accaduto-.

-Cosa significa?- domandò spaventato Remus –Che non torneremmo più nella nostra vita, nel nostro tempo?-

-Non sappiamo ancora cosa succederà, per ora starete in questa scuola. Io sono la professoressa McGranitt, lui è il Preside Albus Silente, e…- voltandosi verso Piton disse : -E lui è il professore di pozioni Severus Piton-.

Severus e Piton si guardarono in faccia, come studiandosi a vicenda, mentre Sirius diceva : -Un professore, lo sapevo che finivi così, secchione!-. Ma ancora una volta Remus lo fulminò.

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Capitolo 3
*** Importanti differenze ***


Non c’era assolutamente niente di più strano che pranzare con un uomo che era quello che saresti diventato. Severus osservava Piton, era vestito di nero come lui, aveva i capelli lisci e neri, quando mangiava non gli cadeva niente fuori dal piatto. Tutto combaciava. Si fece coraggio e chiese: -Immagino che anche tu fossi un Serpeverde. Come si chiamava il prefetto della tua casa?-.

A Piton scappò mezzo sorriso. Severus lo stava interrogando per capire se veramente lui era quello che diceva di essere oppure si trattava solo di un caso di omonimia. –Si chiamava Lucius Malfoy, era alto e aveva i capelli biondissimi, quasi bianchi-.

Severus restò un po’ in silenzio e poi chiese: -I tuoi genitori sono purosangue?-.

-Lo sai anche tu che solo nostra madre era una maga mentre Tobias era un babbano!-.

E sì. Piton rispondeva egregiamente alle sue domande. Allora doveva essere vero. Quell’uomo davanti a se era lui da grande. Dopo circa dieci minuti arrivarono anche gli altri alla tavolata e Silente disse: -Stasera arriveranno gli studenti per iniziare il nuovo anno. Voi tre non sarete smistati, ho deciso che andrete tutti assieme nella casa di Grifondoro!-.

Sirius sembrava perplesso: -A me non sembra che Severus abbia le caratteristiche di un grifondoro-.

E Severus aggiunse: -Perché non possono venire loro due tra i Serpeverde?-.

-E’ meglio così. Voi non conoscete il vostro futuro, ma io  sì e credo che non sia saggio tenervi separati. Per quanto riguarda te, Remus, vorrei parlarti in privato-.

-In privato, perché. Le assicuro che non creerò nessun problema! Non sono stato io a cominciare la lite. Mi trovavo lì per caso-.

-Non c’è motivo per cui ti debba agitare. Sarà solo una chiacchierata informale- rispose il preside.

-E allora perché non parlare qui?- chiese Remus.

-Riguarda un tuo problema personale- rispose Silente con uno sguardo di complicità che però Remus non riuscì ad interpretare.

 -Quale problema, signore?- chiese confuso il ragazzo.

-Vuoi che ne parliamo in pubblico. Sei sicuro?- non arrivò nessuna risposta così Silente continuò –Ogni mese il professor Piton ti preparerà la pozione antilupo, per farti soffrire di meno durante i periodi di luna piena-.

-E a che cosa mi servirebbe?- rispose Remus.

-Come, a cosa ti servirebbe? Non sei un lupo mannaro?- chiese Piton.

Severus restò col cucchiaio a mezz’aria, molto più elegantemente di Sirius che praticamente sputò la minestra.

-Ma cosa vi salta in mente? Io non sono un lupo mannaro! E non vado in giro per i boschi e le foreste con la luna piena a morsicare il collo degli altri!- rispose indignato Remus.

-Però Lily aveva un succhiotto vicino all’orecchio, l’altra sera- disse ridendo Sirius.

-Non sono stato io, ti ripeto. Non è voluta uscire con me! Non so con chi sia uscita…- e dicendolo, Remus, notò che Severus stava perdendo il suo pallore e diventava un pochino rosa in volto. Anche Sirius notò il cambiamento di Severus e imprecò: -Maledetto, come hai osato!-.

-Io non bacio nessuno che non lo voglia. E l’appuntamento lo ha dato lei a me, non il contrario e poi comunque a te neanche ti guarda!- rispose Severus.

-Silenzio, per favore. Cercate di mantenere un comportamento dignitoso a tavola- disse la McGranitt.

“2000 punti a Serpeverde” pensò Piton.

-E’ una bella notizia sapere che non sei un licantropo, Remus – disse Silente – In questa vita purtroppo lo sei diventato da bambino. Stasera conoscerai Lupin, sarà il vostro insegnante di Difesa contro le Arti Oscure-.

-Un altro secchione. E io dove sono. Che cosa faccio da grande. Dov’è il signor Black?- chiese Sirius. Nessuno gli rispose. Sirius non era un ragazzo stupido, se nessuno gli rispondeva poteva significare solo due cose: o era morto, o era meglio che lo fosse stato.

 I ragazzi avevano avuto l’obbligo di passare il loro tempo assieme. E iniziarono così a conoscersi.

-Non vedo l’ora di conoscermi da grande per sapere come sono- disse Remus.

-Fa un po’ impressione- fece sincero Severus.

-Sapete, mi chiedo come è possibile che fra la nostra vita e la loro ci siano tante differenze- disse Sirius.

-Che dici, non sono tante. Eccetto per il fatto che io non sono un licantropo quali altre differenze noti-.

-Il nostro Silente non avrebbe mai tenuto nel suo ufficio un oggetto di cui non conosceva l’uso. E’ sempre molto prudente- affermò Severus, confermando le parole di Sirius.

-Non avrebbe mai permesso che un lupo mannaro frequentasse la scuola o che insegnasse- continuò Sirius.

-Severus, tu cosa vorresti fare da adulto?- domandò Remus.

-Io non lo so ancora bene. Mi piacerebbe fare il pozionista di professione, inventare nuove formule, magari fare prima un po’ di apprendistato presso un grande mago -.

-E tu, Sirius?-

-A me piacerebbe diventare un Auror- disse lui sfoderando la bacchetta e usandola a mo’ di spada.

-Nessuno di voi due è diventato ciò che avrebbe voluto, mi par di capire- concluse Remus.

-Noi veniamo da una vita diversa, chi ci dice che non sia questa, quella che stona nell’insieme?- chiese Severus.

-Se il nobile Serpeverde parlasse in maniera più semplice, forse anche noi potremmo capire- sbuffò Sirius.

-A me è sembrato chiaro- gli rispose Remus – le vite dovrebbero essere tutte uguali. Noi eravamo in una e poi ora in un’altra. Come possiamo essere sicuri che quella anomala sia quella da cui veniamo e non quella in cui siamo ora?-.

Non era un ragionamento facile da seguire ma Sirius capì. Nessuno però aveva una risposta.

 

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Capitolo 4
*** Silente e Tom Riddle ***


Il professor Lupin arrivò in treno, con gli studenti. Fortunatamente, i docenti non dovevano seguire il percorso degli studenti e lui poté andare nel suo ufficio prima di raggiungere la sala grande. Lì incontrò Piton, con Silente ai quali raccontò l’incursione del dissennatore sul treno e l’effetto che quest’ultimo aveva avuto su Harry.

Silente lo fece parlare e subito dopo disse: -Grazie per l’informazione ma siamo qui per parlarti di qualcosa che sicuramente ti lascerà di stucco -. E detto ciò, fu la sua volta. Raccontò l’intera storia dei tre ragazzi fino a quando Remus non lo interruppe dicendo: -Avete parlato con i ragazzi di James, di Peter, di Voldemort? Sirius Black è scappato da Azkaban, Piton è un ex-Mangiamorte, li avete preparati ad affrontare questo?-.

Piton rispose: -Per ora non sono stati informati, anche se forse sarebbe il caso di avvisare il giovane Sirius, per tutto il resto dobbiamo prima capire qual è stato il punto di rottura tra questa vita e la loro-.

-In ogni caso ne parleremo dopo cena- gli studenti stanno aspettando.

I tre nuovi grifondoro si sedettero alla loro tavolata, Piton poteva vedere come Severus guardasse con nostalgia la tavolata verde-oro. Lupin si sentì addosso gli occhi di Remus per tutta la sera. Silente non poté fare a meno di accorgersi che Sirius era diventato molto silenzioso. Dopo la cena ci sarebbe stato un altro confronto tra i sei.

Ai tre ragazzi fu assegnata una stanza in comune. Nessuno dei tre manifestò entusiasmo, non era già troppo che fossero nella stessa casa? Perché era meglio che stessero insieme?

Sirius era sdraiato nel suo letto e pensava a ciò che aveva sentito durante la cena “Avete sentito, che Sirius Black è scappato da Azkaban?” . Ecco perché nessuno gli aveva detto niente. Non era diventato un Auror ma un delinquente!

Remus sfogliava il libro di Trasfigurazione e Severus quello di Pozioni. Stavano in silenzio fino a quando non sentirono bussare alla porta.

TOC- TOC

-Chi è a quest’ora dannazione!- si lagnò Severus.

-Sei un tipo cui piace la compagnia, vero?- lo stuzzicò Sirius.

-Se nessuno apre non sapremmo mai chi c’è dietro la porta- disse con calma Remus.

TOC-TOC

-Vai tu, serpe. Devi pagare per l’ospitalità- fece Sirius.

-Non credo proprio che ti farò da elfo domestico! – rispose Severus.

-E io credo di sì- ribatte Sirius.

TOC- TOC

-Siete due bambini- disse Remus mentre si alzava per andare ad aprire.

TOC –TOC

Remus aprì e si trovò di fronte Silente, seguito da Piton e Lupin. I tre entrarono con uno schiocco delle dita comparvero tre sedie. Si accomodarono e Silente iniziò: -Siamo qui per chiarirvi qual è la situazione del mondo magico in cui viviamo e vorremmo che voi ci faceste notare le differenze che riscontrate rispetto al vostro-.

-Prima di tutto io non sono un criminale, e non lo diventerò mai!- iniziò Sirius.

Lupin riconobbe l’impeto del suo amico e cercò di tranquillizzarlo: -Può darsi che tu abbia ragione,  ma ti prego di lasciar parlare il preside-.

-Nel nostro mondo Piton era amico di Lily Evans. Voi due eravate amici di James Potter e Peter Minus. Nella vite del mondo intero, entrò un certo Tom Riddle, un mago che usava la magia oscura e che si faceva chiamare Voldemort e che disprezzava i nati dai babbani. Il preside della scuola, io, conoscevo Riddle e cercai  in tutti i modi di ostacolarlo. Fino a qui c’è qualcosa che non vi torna?-.

Severus aveva i pugni chiusi e si morsicava le labbra, Remus e Sirius ascoltavano con interesse e stupore. –Ragazzi è veramente importante che ci diciate se i fatti che vi abbiamo presentato corrispondono a quelli che avete vissuto- disse Lupin.

-Non corrispondono- affermò Sirius.

-Il preside Silente non ama i nati dai babbani, per loro ci sono classi separate. Mentre noi purosangue siamo tutti insieme- rispose Remus e guardando con un fare disgustato Lupin aggiunse : -Inoltre non avrebbe mai permesso che una specie diversa dalla nostra insegnasse ad Hogwarts-.

Lupin subì un gran colpo al cuore a sentire quelle parole. Disprezzo, nausea e fastidio. Ecco cosa provava il giovane Remus guardandolo.

-Tom Riddle non insegna le arti oscure! E non ha nessun soprannome- iniziò Severus –E non è vero che disprezza i babbani. La sua mamma era babbana e lui le voleva bene, le è sempre stato vicino fino a quando è morta-.

-Certo perché pensa di aver diritto alla magia poiché suo padre era un mago, ma Silente lo dice sempre che solo i puri di sangue hanno diritto a tutte le conoscenze, mentre gli altri solo alle briciole- urlò Sirius –e perciò anche tu dovresti ringraziarci che ti permettiamo di frequentare la scuola invece non ti alzi neanche dal letto per aprire una porta-.

-Sei esagerato! A me basta che non ci stai troppo vicino!- sputò Remus.

Silente non credeva alle sue orecchie, se le basi di partenza erano così diverse, che cosa si sarebbe dovuto aspettare per il futuro?

Piton chiese: -Cosa sapete dirci di Lily Evans, James Potter e Peter Minus?-

Remus rispose :- I maschi sono nostri amici, purosangue. Lily è nata da babbani-.

Silente: -Mi era parso di capire che tu le avessi chiesto di uscire. Perché se è una “figlia di babbani” e a te loro non piacciono-.

-Perché per lei ha un interesse più materiale, vero Remus?- affermò tra le risate Sirius.

-Sei un porco!- gli urlò contro Severus puntandogli la bacchetta al petto.

Silente si mise fra la bacchetta e Sirius e disse: -Io non ho le stesse idee del tuo preside, credo nella tua buona fede e ti chiedo di abbassare la bacchetta-. Severus lo guardò dritto negli occhi, poi vide Piton che sembrava appoggiare il professore, e Lupin.

Se Silente fosse stato uguale al suo preside non avrebbe assunto un licantropo e un mezzosangue. Ebbe fiducia e abbassò la bacchetta. In quel momento fu colpito in gola da un “Blocca passaggio” lanciato da Remus.

La gola sembrava restringersi e il ragazzo soffocava, diventava sempre più viola, gli occhi sempre più aperti cominciarono a lacrimare.Si piegò sulle ginocchia e poi si accasciò a terra mentre Piton e Silente cercavano di aiutarlo  ma non sapevano come, quello non era uno degli incantesimi che loro conoscevano.

Lupin puntò la sua bacchetta su Sirius e lo pietrificò per neutralizzarlo, poi su Remus e disse: -Legillimens- subito, all’ingresso della mente di Remus poté udire l’incantesimo e il contro-incantesimo. Uscì dalla mente del ragazzino e verso Severus gridò “Arius”.

Silente i si voltò verso Remus che, era ancora un po' stordito, e con aggressività chiese : -Chi ti ha autorizzato a fare una cosa simile?-.

-La legge lo consente, quando un mezzosangue usa parole offensive nei confronti di un purosangue, il purosangue ha un certo margine d’azione nel riportare l’ordine. Lo avevo già graziato diverse volte oggi!- rispose calmo il ragazzo.

-Ricordatevi sempre che qui non è consentito. MAI!-.

Pian pianino Severus cominciò a riprendersi e con un filo di voce rivolgendosi a Silente disse: -La prego, farò tutto quello che vuole, ma mi permetta di restare in questa vita-. Silente lo guardò negli occhi, neri, sinceri, sofferenti. Poteva aiutare quegli occhi, dipendeva solo da lui. E senza pensare alle conseguenze disse di sì.

Si volto verso Piton, che aveva ancora il suo braccio sotto le esili spalle di Severus, e vide che i suoi occhi erano diventati lucidi.

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Capitolo 5
*** La vecchia Genoveffa ***




Ci pensò su’ tutta la notte. Quando era ancora una bambina sua madre, le parlava sempre della vecchia Genoveffa. Una volta l’aveva anche vista. Era una maga un po’ fuori dal comune, alcuni dicevano fosse pazza. Pronunciava incantesimi che nessuno aveva mai sentito, e poi non conosceva quelli più banali.

Parlava sempre di una serratura antica; una serratura senza porta né chiave. Guardandoci dentro si poteva vedere alle volte il buio, alle volte la luce. Se andavi verso il buio, potevi tornare alla luce, ma se ti dirigevi verso la luce, non ti era consentito tornare al buio.

Lei aveva smesso di guardarci dentro, quando era arrivata “in quel mondo”. Sì, così Genoveffa chiamava il mondo di Minerva: “quel mondo”, come se ce ne potessero essere anche altri.

L’anziana professoressa di Trasfigurazione si alzò presto quella mattina, e si diresse verso il suo pensatoio personale. Le sue lezioni iniziavano alle 11:00, e prima di parlare con Silente e i suoi colleghi alla fine della giornata, c’era un ricordo che doveva assolutamente rivisitare.

 

La prima ora di lezione era passata tra sfere di cristallo e tazzine di tè. I tre ragazzi rimasero sorpresi nel costatare che non c’erano luoghi separati per i mezzosangue (è una brutta parola lo so! Ma la Rowling li chiama così.) e i purosangue.

Non li avevano sistemati in un’unica stanza perché non c’era più posto, ma perché, semplicemente, ad Hogwarts in questo mondo non c’erano distinzioni ufficiali tra studenti, se non quelle  dettate dallo smistamento e dalle simpatie personali. Tutto era in comune, dormitori, aule, mensa, infermeria.

Sirius e Remus fecero subito amicizia con Harry e Ron. Ad Hermione quei due non erano molto simpatici, non le avevano mai rivolto la parola e la guardavano con un’aria di superiorità. Lei simpatizzò con Severus. Aveva capito che era un tipo cui piaceva studiare, di poche parole certo ma pazienza, lei parlava abbastanza per entrambi.

La Cooman che da diverse tazzine non vedeva ad un palmo dal naso, non si rese conto di avere nuovi alunni fin quasi alla fine della lezione. A quel punto prese le tazzine di Sirius, Remus ed Harry e…..orrore! In tutte e tre venne fuori l’immagine del Gramo.

-Morte! Morte e sventura arriveranno! Dovete stare attenti ragazzi! Che peccato! Siete così giovani!- disse la professoressa.

Harry si voltò verso Hermione in cerca di un qualche sostegno, e si sentì rispondere dalla ragazza: -Se crederai, anche un solo momento alle parole di quella pazza, la sventura ti arriverà attraverso me, sotto forma di una gomitata allo stomaco!-.

“Che sfacciata". Avrebbe bisogno di una lezione!- pensarono Remus e Sirius.

Suonò la campanella e uscirono per dirigersi alla lezione di Hagrid che insegnava “Cura delle creature magiche”. Durante il tragitto Severus si stupì nel trovarsi affianco Hermione :

-Come hai fatto ad essere qui? Sei sparita alla fine di Divinazione!-

 e lei rispose : -Ho dovuto scappare via di corsa perché avevo da fare, scusa se non ti ho salutato!-.

-Non c’è problema- rispose lui e poi disse: -Ti è piaciuta la lezione?-.

Lei,  poco gentilmente, gli rigirò la domanda: -A te?-.

Severus iniziò a rispondere con un tono molto serio: -Io ritengo, che tra le varie materie che la prestigiosa scuola di Hogwarts insegni, questa sia da considerare senz’altro- e concluse ridendo –la più STUPIDA!!-.

-Condivido totalmente la sua opinione, signore- rispose lei facendogli il verso.

Nel frattempo, poco più avanti, Remus e Sirius erano informati da Harry e Ron sul fatto che Hagrid fosse un mezzogigante. I due parvero schifati e ad Harry non sfuggì la smorfia di disgusto sul volto di Sirius, perciò chiese: -Ci sono forse problemi?-.

Sirius rispose: -Non lo so ancora. Che cosa intendi per “problema”?-.

Fu Ron a rispondere: -Vogliamo sapere se vi dà fastidio che Hagrid sia un mezzogigante-.

-Restate calmi- fece Remus –del resto noi siamo tutti purosangue. Eccetto quei due- e indicò Severus e Hermione.

Harry stava per controbattere quando fu interrotto dal vocione di Hagrid che con trepidazione stava salutando la sua classe e presentava a tutti Fierobecco. La lezione fu divertente, Harry riuscì a montare in groppa all’Ippogrifo e fece un bel giretto, purtroppo alla fine Draco Malfoy rovinò tutto col suo caratteraccio e fu portato in infermeria per essere curato da Madama Chips.

 

L’ora di Trasfigurazione iniziò puntualmente alle 11:00. La McGranitt aveva fisso in mente il suo prezioso ricordo:

La vecchia Genoveffa sdraiata nel suo letto, morente, che parlava con la signora McGranitt mentre la piccola Minerva sedeva in una sedia vicino alla sua mamma.

-Non avrei mai creduto di morire in questo mondo-.

-E in quale mondo saresti dovuta morire?- la assecondava la donna.

-Nel mio mondo, nel mio tempo. Ma sai io non sapevo che andando verso la luce non sarei potuta tornare indietro-.

-Di quale  luce parli, Genoveffa?-.

-Dello spiraglio di luce che si vede dalla serratura. Il vostro mondo è pieno di luce-. La vecchietta era contenta che qualcuno la stesse ascoltando, aveva sempre avuto il timore di essere considerata solo una pazza. Il timore che in suo sapere andasse perso per sempre.

-E dov’è questa serratura di cui parli, amica mia-.

-L’ho buttata via. Non voglio che qualcuno possa trovarla.-.

-Perché dici così, non vuoi che qualcun altro vada verso la luce?-.

-Non esiste un posto dove ci sia più di luce di qui-.

-Cioè qui non c’è il male e negli altri mondi sì-.

-Non voglio dire questo- rispose Genoveffa – ma qui il bene si mostra come bene, e il male come male. Quando le cose non sono come appaiono, incomincia a diffondersi il buio-. E detto questo morì.

 

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Ringrazio chi ha lasciato una recensione: Pervinca Potter 97

                                                            Aloysia Piton

Chi ha inserito la ff tra i preferiti: Aloysia Piton 

                                                Marco121184

                                                Mizar

E tutti coloro che stanno leggendo la storia. 

Aloysia, le parole dell'anziana Genoveffa dovrebbero aiutarti a capire "Come è potuto accadere" ciò che è accaduto.

Io sto scivendo la storia di getto e non so ancora cosa è successo, e perchè. Lascio che siano i personaggi a scegliere che vita vogliono vivere.

A presto.

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Capitolo 6
*** La richiesta di Lily ***


Piton aspettò Severus fino alle 15:00. Si erano fissati appuntamento per le 14:30, ma il ragazzo non arrivava. Il professore era un tantino preoccupato, dopo quello che aveva avuto modo di vedere la sera prima. “La legge dice che….” aveva esordito Remus per scusarsi, ma non era dato di sapere per il momento se fosse una legge in vigore nel mondo magico o semplicemente nella scuola.

Doveva sapere tutto il necessario. Non solo per spiegare il motivo del salto di vita, ma anche per spiegare a Severus le azioni che ora non doveva essere più costretto a subire. Doveva, inoltre, raccontargli della sua vita e delle sue scelte, sia di quelle giuste sia di quelle sbagliate.

Le 15:10, e ancora niente. Piton decise di andare da Silente e assieme si avviarono versa la camera dei ragazzi.

TOC – TOC

Nessuno aprì.

TOC – TOC

Ancora niente.

TOC – TOC

Niente, ma i due maghi sentirono che dentro c’era del movimento. Silente puntò la bacchetta :-Alohomora-. La porta si aprì e dentro trovarono Severus seduto sul letto che leggeva.

Piton domandò: - Non hai sentito che qualcuno bussava?-.

-Si, ho sentito- rispose il ragazzo.

-E allora perché non hai aperto?- chiese Silente.

-Perché non ho avuto il permesso-. Silente e Severus rimasero spiazzati: -Spiegati meglio, Severus- lo incoraggiò Piton.

- Remus e Sirius non mi hanno concesso il permesso di far entrare in camera ospiti quando loro non ci sono. Un mezzosangue non può decidere chi deve avvicinarsi alle proprietà di un purosangue-.

-E perché non sei uscito tu? Ti ricordi che avevamo un appuntamento?- domandò Piton.

-Si, le chiedo scusa. Ma non posso uscire senza aver terminato e consegnato i compiti e i mezzosangue non possono consegnare prima dei purosangue. Remus e Sirius non hanno ancora svolto i loro esercizi e così io non posso consegnare i miei e …..-.

-E dunque non puoi uscire- terminò Silente.

-Nella vostra scuola aspettavate tutti che i purosangue finissero, nessuno usciva dalla stanza prima dei purosangue?- chiese Piton.

-Nella nostra scuola i dormitori sono separati, perciò possiamo uscire dalle stanze, ma dobbiamo restare nella sala comune del nostro dormitorio. Possiamo uscire all’aperto solo quando i purosangue hanno terminato i loro compiti e noi abbiamo consegnato i nostri-.

-Perché è così importante la consegna dei compiti?- domandò Silente.

-Chi consegna prima e svolge correttamente  i compiti prende punti per la casa di appartenenza-.

-Ma se siete divisi secondo il sangue cosa c’entra la casa di appartenenza!- disse Piton.

-Serve a ricordarci che  se siamo ubbidienti potremmo rendere grande la nostra casa, anche se il nostro sangue è sporco. Ma che comunque non siamo mai indispensabili. Se noi ci siamo, oppure no, non fa differenza. I nostri punti valgono un terzo di quello dei purosangue-.

Queste leggi in pratica servivano per calpestare la dignità dei mezzosangue, ridurli all’obbedienza e convincerli di non avere valore, ma di essere semplici strumenti che i purosangue potevano sfruttare.

-Che cosa si vince? Una coppa?- volle sapere Silente.

-No, la possibilità di approvare o abrogare una legge della scuola!- disse con un tono di tristezza Severus –Io m’impegno, sono bravo in Pozioni,  ma non basta!-.

Perfetto. In questo modo il gioco era fatto. I purosangue vincenti, di qualsiasi casa fossero, non avrebbero mai abrogato queste leggi ma ne avrebbero emanate altre, volte ad appesantire la situazione dei loro compagni.

-E se non rispettate queste regole, che punizione vi spetta?- domandò Piton.

Severus non rispose. Stette seduto sul suo letto, in silenzio. Lo sguardo fisso in avanti. Piton guardò Silente come a volergli dire di provare lui perché con i ragazzi ci sapeva fare. Silente si voltò verso Severus  che si teneva i polsini della camicia con le dita, gesto che anche Piton notò.

Quando qualcosa lo tormentava, ma non voleva darlo a vedere, o quando aveva qualche dubbio, o ancora quando semplicemente cercava di riordinare i suoi pensieri, Piton compiva lo stesso gesto.

Silente gli sedette di fronte e disse: -Parla liberamente, non ti succederà nulla. Sei in questa vita e ti ho promesso che non tornerai nel tuo mondo, ma dobbiamo capire, altrimenti il vostro salto sarà stato vano-.

Severus realizzò in quel momento che non era stato un caso se l’oggetto che avevano toccato li aveva portati lì, c’era una precisa motivazione. Prese coraggio e disse: -Silente, il nostro preside e la sua vice, la McGranitt, ci fanno mettere in cerchio. Poi uno alla volta ci mandano  al centro e senza pronunciare nessun incantesimo, riescono a farci star male, molto male-.

Piton ebbe un fremito lungo la schiena, Severus stava raccontando una classica riunione di Mangiamorte in cui qualcuno veniva torturato. Silente invitò il ragazzo a continuare e quello riprese: -Certe volte gridiamo dal dolore, c’è chi si contorce. Alle volte sveniamo, non sempre riusciamo a restare svegli durante tutta la punizione, in questo caso nessuno può toccarci e restiamo lì a terra fino a quando non ci svegliamo. Se invece resistiamo, i nostri compagni, possono aiutarci-.

Silente sospirò. Non ebbe il coraggio di posare i suoi occhi su quelli di Piton. Non ne ebbe il coraggio. Chiese a Severus: -Chi ti aiuta, quando hai bisogno?-.

-Lily Evans- disse il ragazzo.

-E non ti senti in colpa per averla lasciata sola?- chiese Piton.

-No, lei mi diceva sempre che se un giorno avessi saltato in un’altra vita, dovevo dimostrarle il mio affetto non tornando. Perché era l’unico modo di salvare me, lei e tante altre persone-.

-Lei?- gli chiese Silente scuotendolo –Lei ti ha detto queste parole?-.

Il ragazzo spaventato dalla reazione del preside non riusciva a parlare e annuiva col capo. Piton lo guardò e gli disse: -E’ molto importante che tu ci ripeta le parole precise che ti disse Lily. E’ importante perché vedi, io cioè te, in questa vita sono stato la causa indiretta della morte di Lily!-.

Severus era scioccato, non si ricordava le parole precise. Si ricordava il discorso in generale ma non le parole, c’era un nome, un nome strano di mezzo.

 Chiuse gli occhi e ripensò a quel giorno e a voce alta ripercorse i momenti più importanti: -Io e Lily c’eravamo  difesi a vicenda dagli attacchi di Sirius e James, Silente ci aveva ripreso e ci aveva punito. Sirius e James avrebbero pulito 50 calderoni a testa. Io e Lily saremmo stati messi al centro del cerchio. Lily aveva paura di non resistere. La settimana prima Emis non aveva resistito ed era morto.

Invece Lily fu davvero molto forte e resistette, io la soccorsi e poi la notte nella sala comune mi disse “Se un giorno salterai in un’altra vita non tornare indietro, perché così salverai te stesso, me e tutto quello in cui crediamo. Forse le cose non sono come sembrano, e se tu non tornerai,  io saprò cosa fare, Genoveffa ha buttato via la serratura ma la porta è ancora aperta. Chi verrà con te dovrà chiuderla ed io girerò la chiave-.

Severus era molto provato. Lo erano anche Silente e Piton. Si guardarono attorno, Remus e Sirius non gli avevano lasciato molto spazio nella camera. Avrebbero voluto portarlo via da lì ma si rendevano conto che ora più che mai era necessario che i tre si frequentassero.

 

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Non pensavate, davvero, che avrei postato solo un capitolo vero?  Almeno due al giorno, se riesco ne scrivo anche un altro ma lo pubblichero verso le 22.30, credo. Prima si ma dopo no.

Recensite in tanti...

Alida

 

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Capitolo 7
*** Il molliccio e l'aiuto pozionista ***


Silente fu chiaro con Remus e Sirius. Le regole del loro mondo dovevano scomparire, Severus era libero come lo erano loro. I punti di merito o demerito, che si  assegnavano alle case, avevano  per tutti lo stesso valore. Purtroppo i due si dimostrarono difficili da trattare, assolutamente non avrebbero stretto nessun rapporto di amicizia con Severus. Potevano accettare tutto il resto, ma non quello.

Silente lasciò correre. In ogni caso era sempre un buon punto di partenza.

Una mattina, durante la lezione di Difesa contro le arti oscure, gli studenti si trovarono di fronte un armadio con dentro qualcosa di indefinito, che si agitava terribilmente.

-Qualcuno di voi sa dirmi che cosa potrebbe esserci dentro?- chiese il professore.

-Un molliccio!- azzardò Dean.

-Bravo. Chi mi sa dire che forma assume un molliccio?-

-La forma di ciò cui noi abbiamo più paura- disse Hermione precedendo Draco, il quale imprecò, a bassa voce, contro la ragazza definendola “sporca mezzosangue”. Nella confusione l’imprecazione passò inosservata ma Remus riuscì a sentirla bene e assieme a Sirius si avvicinarono al serpeverde presentandosi.

Draco non fu molto garbato: -Perché dovrei fare amicizia con due grifondoro?- chiese squadrandoli.

-Perché anche a noi da molto fastidio avere intorno sangue poco pulito!- risposero i due.

Draco li osservò bene, allungò la mano e gli altri due gliela strinsero. Lupin intanto spiegò il modo per sconfiggere il molliccio e la classe pronunciò in coro :-Riddikulus!-. Tutti gli studenti sembravano entusiasti, Ron combattè contro un ragno, Calì contro una banshee e poi spettò a Remus.

Il molliccio gli girò attorno e poi, inaspettatamente, prese le sembianze di Silente. Lupin lo guardò stupito. Come era possibile che questo ragazzo avesse timore del suo preside ma ne seguisse le direttive? Non riusciva a spiegarselo, e l’intera classe, all’oscuro di tutto rimase sbigottita.

Remus sollevò la bacchetta e con un filo di voce disse: -Ri-riddi-ku-lusss-. Ovviamente il molliccio non scomparve, anzi, la figura di Silente si avvicinava sempre più muovendo le labbra come a bisbigliare un ordine. Remus sembrava incapace di agire, allora intervenne Lupin che disse :-Riddikulus!- e ricacciando il mollicio nell’armadio dichiarava terminata la lezione.

Gli studenti uscirono ma Lupin richiamò indietro Remus. –Vorrei conoscere il motivo percui hai tanta paura di Silente. Immagino che tu tema il preside della tua scuola e non il nostro, considerato che non hai avuto tanto tempo per frequentarlo-.

Remus rispose: -Non so perché è comparso Silente!-

-Il molliccio non si sbaglia mai. Che cosa ti spaventa in lui?- domadò il licantropo.

Lupin notò che il ragazzo non sembrava particolarmente aggressivo, rispondeva in modo sgarbato e aveva avuto comportamenti violenti solo davanti a Silente.

Provò ad aprire il suo cuore a Remus e gli disse: -Quando avevo otto anni fui morso da un lupo mannaro, e così lo divenni anch’io. Credevo che non avrei mai potuto frequentare la scuola…- attese un attimo per studiare le reazioni del giovane. Remus ascoltava, sembrava con un misto di tristezza e rassegnazione.

-Poi i miei genitori incontrarono Silente-.

A quelle parole il ragazzo cominciò a diventare sempre più nervoso.

-Lui costruì un posto, dove potevo trasformarmi senza far del male a nessuno. Io mi odiavo, temevo di poter far soffrire qualcuno-.

Gli occhi del ragazzo divennero lucidi e prendendo coraggio disse: -Anch’io ho paura di far…- ma si bloccò come davanti al molliccio. Alle sue spalle, aveva fatto ingresso nell’aula Silente. Remus lo vide avanzare e con disprezzo voltandosi verso Lupin gli tirò in faccia il suo libro.

Silente fece per riprenderlo ma Lupin lo trattenne e Remus uscì dall’aula.  Fuori lo attendeva Sirius che volle conoscere i fatti appena verificatisi. La situazione si stava facendo critica. Le differenze erano troppe e i due ragazzi non sapevano di chi fidarsi e di chi no.

Silente non aveva imposto regole di diseguaglianza, a quanto ne sapessero non aveva chiesto a nessuno di preparargli delle pozioni. Quelle che di solito, gli preparava Remus. Avevano avvicinato anche Draco, ma lui non sembrava essere tanto importante nel meccanismo. A chi avrebbero dovuto far riferimento?

Harry e Ron, due purosangue avevano manifestato il loro disappunto rispetto alle loro idee estremiste. Era difficile. Avrebbero dovuto esporsi per rendersi conto chi avrebbe potuto aiutarli.

Piton, Silente, Lupin e la McGranitt si incontrarono per discutere del problema, alla fine della settimana. Necessitavano di tempo per osservare l’andamento della situazione. Severus, relativamente libero, era riuscito ad inserirsi bene tra i grifondoro ed ora passava molto del suo tempo con Hermione, Ron ed Harry.

Sirius e Remus si muovevano sempre in coppia, se uno dei due si doveva trattenere di più un un’aula, l’altro lo aspettava fuori dalla stanza, vicino alla porta. Remus reagiva in modo aggressivo solo quando c’era Silente, mentre Sirius in tutte le altre occasioni.

Il loro comportamento era particolare e saltava all’occhio. Trascorrevano molto tempo assieme a Draco Malfoy e ai loro amici, anche se non sembravano avere grandi interessi comuni. Inoltre passavano ore in biblioteca a consultare libri di pozioni. Ancora nessuno era riuscito ad ottenere la loro fiducia.

Lupin, dopo aver fatto un profondo respiro, chiese a Piton: -Hai detto che quello descritto da Severus è una riunione di Mangiamorte-

-Esatto- rispose Piton.

-Intendi dire quando ci sono vittime babbane oppure….- Lupin avrebbe preferito non chiedere certe cose, però non poteva farne a meno. Piton non sembrò apprezzare.

-Perché vuoi entrare nel gruppo? Non ti basta la luna?- chiese acidamente.

Lupin sorvolò, non era lì per discutere e probabilmente si era espresso male, alquanto insolito per lui, però doveva continuare: -Se quel genere di punizioni  non fossero riservate solo ai mezzosangue forse tutto comincerebbe ad avere un senso!-.

“Aveva ragione. Il lupacchiotto aveva ragione” pensò Piton, ma si guardò bene dal dirlo.

-Allora è per questo che Remus ha questo atteggiamento, perché anche lui teme Silente, nonostante ne segua i principi- affermò Minerva.

-Bisogna stabilire ora, se li segue per timore o perché li condivide- concluse Silente.

 Quella sera alla partita di Quidditch, Harry fu assalito dai Dissennatori. La presenza di quelle creature raggelò l’anima degli studenti. Remus e Sirius corsero dritti in camera, lasciando Severus fuori.  Il ragazzo era bagnato fradicio, decise di andare da Piton che con un colpo di bacchetta gli asciugò i vestiti.

Severus ringraziò, e Piton gli disse: -Comunque ti consiglio di andare da Madama Chips per farti dare una pozione per il raffreddore, prima che ti ammali seriamente-.

-Di solito mi preparo da solo le pozioni. L’infermeria per quelli come me non c’era a scuola-.

-Qui tutto è diverso. L’infermeria è disponibile per chiunque abbia necessità. Io stesso preparo le pozioni più complicate per Madama Chips-.

-Anche io preparavo le pozioni per Tom Riddle. Mi piacerebbe continuare ad aiutare qualcuno, se un giorno volesse….- e lasciò la frase a metà.

Piton teneva gli occhi stretti, quali pozioni preparava il ragazzo per Riddle? Senza farsi scrupoli gli pose la domanda e la risposta lo stupì : -Più che altro sono pozioni di pronta guarigione, per medicare tagli, bruciature, per far ricrescere le ossa. Quella è una delle più difficili, ma Riddle dice che sono bravo-.

-Non lo metto in dubbio- rispose il professore che poi continuò –Aiuti anche a Silente?-.

-No, se ne occupano i purosangue. Io non so chi possa essere il suo aiuto pozionista. Non mi era consentito chiedere- affermò Severus.

-Perché i tuoi compagni di stanza ti hanno lasciato fuori?- domandò, cambiando discorso.

-Credo che abbiano avuto paura delle anime nere- rispose Severus.

-I dissennatori, intendi? Quelle creature magiche che volavano in cielo e hanno attaccato Harry?-specificò il professore.

-Sì, loro. Le anime nere ti prendono i ricordi felici e poi non te li ridanno più. Ti rimane solo la tristezza. Se li incontri molte volte, possono portarti via la memoria e finisci per non sapere neanche chi sei-.

-Non è proprio così, in realtà!-.

-Qui non sarà così. Però Remus e Sirius scappavano da questo!-.

Piton congedò Severus e poi chiudendosi nei suoi appartamenti si tolse dalle tempie due fili argentati che riversò nel Pensatoio. Doveva consultare Silente per via dei dissennatori, dopo un paio di giorni ci sarebbe stata la luna piena e doveva preparare la pozione per Lupin e di Sirius Black non c'era ancora traccia.

Quelle informazioni avrebbero dovuto aspettare.

 

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Ecco a voi! Ancora qualche pezzo del puzzle. Ci sentiamo domani sera. Alida

 

 

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Capitolo 8
*** La nobile arte dell'origliare ***


L’attacco dei dissennatori era stato veloce,  e altrettanto rapida fu la reazione di Silente. Non avrebbe più accettato l’imposizione del ministro negli affari di Hogwarts. Del resto Caramell si era ritrovato con le spalle al muro. Gli Auror non riuscivano a scovare il nascondiglio di Black e le guardie di Azkaban non potevano restare per sempre attorno alla scuola, e comunque il loro attacco durante la partita di Quidditch non lasciava alternativa: dovevano andarsene.

Per un paio di giorni a scuola ci fu molta confusione. Gli studenti non uscivano dal castello se non nelle ore di lezione, facendo bacano nei corridoi. Poi lentamente ripresero coraggio e la situazione tornò alla normalità.

Silente e la McGranitt erano decisi a far parlare Sirius e Remus, ma i due, tutte le volte che venivano convocati dal preside o semplicemente trovandosi di fronte la donna, si chiudevano in un incomprensibile mutismo.

Comunque, Minerva notò che all’inizio degli incontri i ragazzi si comportavano come se aspettassero degli ordini o delle richieste. Tuttavia non ci fu modo di capire oltre.

Sarebbero dovuti intervenire Lupin e Piton. Era già il 18 Dicembre e tutto sarebbe slittato all’inizio di Gennaio, dopo pochi giorni, infatti, ci sarebbe stata la luna piena e Lupin avrebbe avuto bisogno di circa due settimane per riprendersi appieno.

Inoltre il professore si era impegnato a dare lezioni private ad Harry per riuscire a contrastare i dissennatori.

Qualcosa, in ogni caso, era destinata a risolversi anche in sua assenza.

Con Black in libertà, Harry fu obbligato a trascorrere le vacanze di Natale a scuola, con lui ci sarebbero stati anche i tre nuovi grifondoro. Ron ed Hermione, invece, le avrebbero trascorse dai Weasley. Pensavano che, origliando le conversazioni degli adulti, sarebbero riusciti a scoprire qualcosa su Black.

Remus e Sirius gironzolavano per la scuola, quando videro Piton che con una bottiglia in mano bussava alla porta di Lupin. Piton entrò, e loro si avvicinarono alla porta e tesero le orecchie.

-Entra pure, Piton- gli disse gentilmente Lupin.

-Grazie, Lupin. Scusa se non mi trattengo, ma ho impegni più divertenti-.

-Oh- fece il licantropo con un sorriso malizioso –Un incontro galante?-.

-No. Devo correggere i compiti degli studenti del primo anno- rispose Piton con uno sguardo soddisfatto.

-Capisco- ribatté l’altro senza prendersela a male. Ormai aveva imparato che alcune battaglie non si potevano vincere, e tra lui e il collega c’era troppo rancore perché tutto potesse aggiustarsi in un paio di mesi.

-Tuttavia, sono dovuto passare. Considerato che un favore ad un amico non si nega mai, sono stato obbligato da Silente a prepararti questa pozione. Ti farà bene, ricordati di berla tutte le sere. Quando tornerai dalle vacanze, te ne farò avere altra, così potrai rinvigorirti. Con ciò è tutto-. Si voltò e uscì, facendo finta, spudoratamente, di non sentire il –Grazie- che Lupin pronunciò a voce alta.

I due ragazzi, fuori dalla porta, si spostarono di scatto e si allontanarono, ma erano ancora troppo vicino all’ufficio di Lupin perché a Piton non sorgessero dei dubbi. “Possibile che stessero origliando?” pensò il pozionista.

Con molta discrezione, si diresse verso la direzione presa dai ragazzi, i quali girando l’angolo del corridoio si scontrarono con Severus. Adesso fu il turno di Piton per origliare.

-Che cosa fai in giro, Mocciusus!- chiese Sirius.

Piton sentendo l’appellativo usato, ebbe per un attimo il desiderio di intervenire, ma doveva ascoltare lo scambio di battute.

-Sto andando da Harry- rispose Severus sinceramente.

-Ti conviene fare attenzione- lo redarguì Remus.

-Vi ho già detto che vi sbagliate. Questo Silente è diverso dal nostro. Lo vedete anche voi che la scuola è diversa…-

-Sei troppo ingenuo. Questa è solo una trappola, una prova con la quale il nostro preside sta valutando la nostra fedeltà- rispose Remus.

-Non –metteremmo-a –rischio- la -vita -di -chi -amiamo- disse Sirius scandendo le parole.

-Non vi sto chiedendo di farlo- rispose Severus.

-Certo che lo stai chiedendo, ogni volta che non ti sottometti a noi, ci metti nella condizione di doverti punire o di essere puniti. Tu sai cosa succede a chi non rispetta le regole di Silente. Non ti basta il sangue che è già stato versato per te?-.

Severus era sconvolto, si guardò a torno come a voler cercare una mano di aiuto, ma era solo.

Sirius se ne accorse e disse: -Ora sei da solo Mocciosus. E quando Silente si mostrerà per quello che è, sarai ugualmente da solo-.

-A-aspettate, io….-

-Zitto, mezzosangue. Nessuno ti ha concesso il permesso di parlare- lo interruppe Remus.

-Devi entrare nel magazzino di Piton e rubare queste erbe, ci servono per la preparare una pozione per Silente- disse Sirius.

Severus non parlò ma li guardò stupito, davvero Silente aveva chiesto loro di preparargli una pozione?

Sirius capì e spiegò: -Gliela preparavamo sempre, ogni due mesi. Settembre, Novembre e ora spetta Gennaio. Ma occorrono almeno 3 settimane per la preparazione-.

-No, io non ruberò niente. Non lo farò…- rispose con coraggio Severus.

In un secondo, Severus cadde a terra tenendosi il ginocchio destro.

-Non parlare se non ti è accordato il permesso. Portaci le erbe. E’ un ordine- disse Remus prima di andarsene.

Sirius vide Remus che velocemente proseguiva e a mezza voce disse, rivolgendosi a Severus ancora dolorante : -E’ l’unico modo per salvare i suoi genitori-.

-Silente li avrà già uccisi! Non lascia in vita nessuno per così tanto tempo-.

-Forse non i mezzosangue, ma i purosangue….-

-Anche mia madre era purosangue ma questo non è bastato- rispose Severus.

-Non è bastato perché avere un figlio come te, l’ha sporcata…- e senza aspettare risposta se ne andò.

Severus si spostò verso il muro e poggiandosi su esso, si sollevò. Il ginocchio gli faceva male e zoppicava. I suoi compagni di stanza non avrebbero più tollerato che lui non rispettasse le regole e lui non sapeva come comportarsi. Voleva essere libero ma in questo modo avrebbe “costretto” Remus e Sirius a punirlo.

Si tenne ancora al muro e svoltò per andare da Harry, invece si trovò di fronte Piton che nel frattempo era stato raggiunto da Lupin.

II professore finse di non avere sentito nulla e gli chiese: -Che cosa ti è successo Severus?-.

Come doveva comportarsi? Doveva dire la verità e dimostrare di avere fiducia in Silente oppure mentire e non mettere in discussione la teoria della trappola. Doveva rispettare le regole e non contraddire mai un purosangue oppure, oppure ….. gli sembrò strano che ci potesse essere un oppure…. per  tredici anni la sua vita era andata in un modo e ora che cosa gli dava il diritto di credere che tutto potesse cambiare.

-Severus?- disse Lupin richiamando l’attenzione del ragazzo che sembrava essersi smarrito nei suoi pensieri.

Trovò una via di mezzo: -Ho avuto una fitta al ginocchio e sono caduto-.

-Da cosa è stata provocata la fitta?- continuò Piton.

Non cedevano, i professori non avrebbero ceduto. A chi doveva credere? Si guardò intorno come a cercare sostegno da parte di qualcuno ma era solo. Lupin, allora gli disse: -Lily non c’è. Ma se non sbaglio ti ha già suggerito come comportarti-.

Gli aveva detto “sarai felice tu e lo sarò anch’io e salveremmo molte vite”.

Severus si lasciò andare ad un pianto liberatorio mentre Piton e Lupin lo sostenevano e lo conducevano in infermeria.

-Hermione, ci metteremmo nei guai. Se mia madre lo scoprisse..-.

-Ron, non vorrai lagnarti tutto il tempo? Lo sai anche tu che sotto il mantello dell’invisibilità si diventa invisibili!!- rispose la ragazza.

-Ma non c’era un altro modo? Indossare il mantello in una stanza piena di adulti che ci hanno ordinato  di non avvicinarci neanche alla porta di questa stanza-.

-Non fare rumore, non lagnarti e se senti qualcosa di sconvolgente non sospirare. Se puoi, non respirare neanche!-.

Dieci minuti e la stanza si riempì.

-Caramell, è possibile che non si sappia ancora nulla di Black?-

-Mi dispiace Minerva, ma nessuno sembra aver visto quell’uomo. Sembra che si sia volatilizzato nel nulla-.

-E’ troppo rischioso. Harry è in pericolo! Sirius Black ha già ucciso Lily e James, se trovasse il ragazzo che cosa gli impedirebbe di portare a termine la sua missione?-.

-Niente. Forse non lo fermerebbe neanche il fatto che Harry è suo figlioccio- disse Arthur.

-Mi vengono i brividi solo a pensarci- affermò Minerva portandosi la mano sulle labbra.

-E’ meglio che Harry resti ad Hogwarts. E’ un posto sicuro, gli Auror cercano Black dappertutto. Lo troveranno. E' solo questione di tempo-.

La discussione fu interrotta da un urlo che proveniva dall’andito. Molly uscì preoccupata, lasciandosi la porta aperta e, senza rendersene conto, dando la possibilità a Ron ed Hermione di sgattaiolare fuori dalla stanza, sazi delle informazioni ricevute.

-Si può sapere cosa diavolo sta succedendo!-.

-Fred mi ha lanciato un incantesimo!-.

-Fred Weasley come hai osato…-

-Mamma non è come pensi! Ho visto Crosta uscire dalla stanza in cui vi siete chiusi, e ho cercato di acchiapparlo con un “Accio-topo” ma non ha funzionato- si spiegò Fred.

Già perché Ron aveva perso il suo fidato topolino il giorno in cui aveva preso il treno per Hogwarts e non lo aveva più ritrovato!

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Grazie a tutti coloro che leggono, recensiscono e inviano la ff tra i preferiti.

Scappo così ho tempo di scrivere un altro capitolo per stasera.

Alcuni di voi mi fanno i complimenti e restano stupiti per la velocità con cui aggiorno. C'è una spiegazione: ho molta fantasia e sono disoccupata perciò ho tanto tempo per scrivere, scrivere e scrivere.

Spero che la situazioni si ribalti al più presto ma nel frattempo continuo a scrivere, scrivere e scrivere.

 

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Capitolo 9
*** Incantesimi sconosciuti ***


L’infermeria, naturalmente, era deserta. Appena vide entrare i professori con Severus dolorante, Madama Chips disse, alzando gli occhi al cielo: -Merlino, neanche il 22 Dicembre si può riposare!-.

-Scusaci tanto- fece Lupin –ma ci basta un letto, per il resto facciamo noi-.

-A se è così, guardatevi attorno e scegliete il letto che preferite- fece la donna.

Il primo letto, accanto all’ingresso andò benissimo. Il ginocchio del ragazzo era gonfio e lui non si lamentava. Dopo pochi minuti arrivò Silente che si accomodò in una sedia accanto al letto. –Che cosa pensi di me, Severus?- chiese il preside.

Severus non rispose.

Silente rimase un po’ deluso, ma non si lasciò scoraggiare. –Pensi che ti farò del male? O che farò del male a Remus e Sirius?-.

Ancora silenzio. Severus non riusciva a sostenere lo sguardo di Silente, abbassò gli occhi e si fissò le mani. A quel punto Silente decise di cambiare tattica. –Forse non lo sai, ma io sono un purosangue e se non sbaglio, devi sempre rispondere quando un purosangue ti fa una domanda!-.

Severus  s‘irrigidì sul letto e nascose le mani sotto il lenzuolo. Adesso doveva per forza rispondere. Fosse giusto o sbagliato non aveva importanza, rispondere era la scelta giusta in entrambi i casi. Se aveva deciso di sottomettersi, avrebbe dovuto rispondere. Se avesse deciso di fidarsi del preside, avrebbe dovuto rispondere.  Silente era stato furbo.

-Io non so cosa pensare. Io mi fido ma mi sono venuti dei dubbi, non per questo smetterò di compiacerla-.

Il ragazzo aveva espresso fiducia e sottomissione. “Era furbo” pensò Silente.

-Vediamo un po’ cosa ti è successo al ginocchio- disse il preside, sollevando il lenzuolo.

Lupin cominciò a sentire un certo disagio, la pozione che aveva bevuto era ben fatta, ma forse quel mese sarebbe stata più dura delle altre. Così, scusandosi, decise di congedarsi.

Piton guardò il ginocchio: era gonfio certo, ma sembrava molto più grosso dell’altro, grosso in maniera spropositata. Silente provò a sollevarlo lievemente ma Severus si lamentò, cominciava a sudare dal dolore.

-Io credo che ti stiano crescendo ossa in più, che continuando così ti impediranno di piegare il ginocchio rendendoti zoppo- disse Silente.

-Ossa che crescono? Io pensavo che fosse rotto?- ammise Piton –Non ho mai sentito che le ossa potessero crescere oltre il normale!-.

Silente gli sorrise, :- Fortunatamente io sì, e ho anche inventato un piccolo incantesimo per riportarle alla normalità!-. Silente prese la sua bacchetta e pronunciò : -Normalis Ossaturum!-. Il ginocchio del ragazzo si sistemò all’istante.

-No- disse Severus –Non è possibile!-.

-Che cosa non è possibile! Forse non lo sai ma io sono uno dei più grandi maghi di tutti i tempi!- rispose Silente guardandolo da sopra gli occhiali e non potendo fare a meno di notare lo sguardo smielato e tendente al vomito di Piton.

-No- ripeté il ragazzo –Questo incantesimo l’ha inventato Tom Riddle. Me l’ha detto lui!-.

Silente lo guardò serio e poi disse: -Parlami di Tom Riddle, per favore-.

-Tom è una persona buona- esordì con convinzione Severus – Il suo papà era un babbano e sua madre una maga. Il suo papà li lasciò prima che Tom nascesse, la mamma non aveva la possibilità di tenerlo con sé e lo portò in un orfanotrofio. La gente dice che lì, Tom, fece tante cose brutte e poi quando compì 11 anni andò ad Hogwarts. Lì finì tra i Serpeverde, era uno dei migliori-.

-E rispettava le regole del preside, le vostre regole, lui era un mezzosangue…- lo interrupe Silente.

-A quei tempi non vigevano ancora le nostre regole. Poi non si sa con certezza cosa sia successo, sembra che Riddle odiasse quelli che non erano purosangue. Ma non può essere così, perché avrebbe dovuto odiarli, lui stesso era mezzosangue-.

-E poi cosa successe?- disse Piton invitandolo a parlare.

-Poi all’improvviso è cambiato. Disse che si era accorto del suo errore. Era cambiato davvero. Riprese ad andare dalla madre, non parlò più di sangue puro e roba del genere. Uscito dalla scuola, ha aperto un centro culturale, dove si cerca di trovare un punto d’accordo tra maghi puri e gli altri. Rifornisce molti centri di pozioni, le fa lui personalmente. E ha scelto me come aiuto-apprendista- concluse fieramente il ragazzo.

-Va bene, Severus. La tua spiegazione è stata esauriente, puoi andare- disse Silente, ma Piton lo interruppe.

-Visto che sei stato apprendista di Riddle, cosa ne diresti di essere anche il mio. Mi par di ricordare che tu stesso ti sia mezzo proposto-.

Severus colse l’occasione e accettò. Salvo poi ricordarsi dell’ordine di rubare che aveva ricevuto da parte dei suoi compagni di stanza. Non poté farci niente, però. Piton e Silente erano già spariti.

Si stava per alzare quando lo raggiunse Harry.

-Madama Chips mi ha detto che eri qui. Stai bene ora-.

-Si, Harry. Grazie-.

-Vieni, dai. Andiamo da Hagrid, che ne dici-.

-Certo- rispose Severus, in ogni caso Harry era un purosangue.

Alla casetta, vicino alla foresta proibita, trovarono un Hagrid piangente. Il ministero aveva ordinato l’uccisione di Fierobecco. –Non è giusto. Non è stata colpa sua. E’ stato Draco a provocarlo!- urlò Harry.

-Hanno detto che Fierobecco è cattivo assai. Che io vi imparo cose ingiuste. Vengono a ucci-ucci-ucciderlo il 25. Per Natale- raccontò tra le lacrime il mezzogigante.

-Non ti preoccupare- lo consolò Severus –Io conosco un incantesimo che lo salverà-.

Harry lo guardava perplesso. Hagrid era contrariato :-Non voglio che ti mettiate nel pasticcio per colpa mia-.

-Non ti preoccupare- sorrise Harry –Io e Severus, sappiamo difenderci bene. E detto questo uscirono. Ormai era tardi e dovevano ritirarsi nelle proprie stanze.

Severus tornò alla sua camera, ma trovò la porta chiusa e ricordò : -I mezzosangue devono rientrare prima dei purosangue. In caso contrario o vengono puniti o restano fuori fino al mattino seguente- almeno Remus e Sirius avevano optato per l’opzione meno dolorosa.

Non sapeva che fare ma ripensò all’infermeria con tanti letti vuoti e decise che, forse, avrebbe potuto usufruirne. A metà strada però vide qualcosa che lo spaventò tanto da fargli lanciare un urlo disperato. Minerva, che casualmente si trovava a poche decine di metri dal ragazzo, fu la prima a raggiungerlo.

L’urlo sveglio anche Remus, Sirius ed Harry che si precipitarono nel corridoio. –Signor Severus, spero che lei abbia avuto un buon motivo per urlare in questo modo disumano-.

-Ho visto, credo di aver visto qualcosa di poco normale- rispose Severus –Non avevo mai visto niente così…-.

-Così come?- chiese la donna.

-Non lo so- rispose lui.

-Fino a quando non lo saprà vada a dormire, poi, magari passerà a dirmelo- poi girandosi verso Sirius e Remus  disse: -Voi due, subito dal preside con me-.

I due restarono di stucco ma la McGranitt era già dieci metri avanti e perciò decisero di andare.

Harry si avvicinò a Severus e gli chiese: -Che  cosa hai visto?-.

-C’erano due uomini- rispose lui – e un attimo dopo un cane e un topo!-.

-Severus, che cosa dici. Sei sicuro di stare bene? Forse saresti dovuto restare in infermeria!-.

-Buonasera, ragazzi!- iniziò Silente –Come sicuramente voi saprete, Severus ha passato un’ora in infermeria. Purtroppo ha sbattuto violentemente il ginocchio che gli si era gonfiato. Il dolore era tale che il poveretto è svenuto. (Bugia!) Mentre cercavamo di svegliarlo, gli è caduto dalle mani questo foglietto con una lista di erbe. Voi ne sapete qualcosa?-.

I due si guardarono. Finalmente era arrivato il loro momento. Remus avanzò verso il preside, si chinò e gli baciò il bordo della veste, poi si alzò e disse: -Signore, sono le erbe necessarie per la preparazione della sua pozione. Siccome non c’è permesso uscire dai confini della scuola abbiamo pensato di procurarceli dal magazzino del professor Piton-.

Minerva chiese: -Intendete dire che volevate entrare nel magazzino con l’intento di rubare?!?!-.

Remus cominciò a tremare vistosamente, allora Sirius gli corse in aiuto e specificò: -No, professoressa. Una bassezza del genere non si addice a dei purosangue, avevamo ordinato a Severus di farlo-.

-Ma lui si è rifiutato e l’abbiamo punito- aggiunse Remus, secondo lui per riparare la situazione.

-Non potevate chiederli a me?- disse Silente.

-Non potremmo mai farle delle richieste, signore. Sappiamo bene qual è la gerarchia- rispose Sirius.

Silente era curioso di sapere che pozione avrebbero dovuto creare, il miscuglio di quelle erbe non avrebbe dato mai nessun risultato. Lui conosceva tutte le pozioni che esistevano al mondo. Almeno, tutte quelle del suo mondo, così gli assecondò.

:-Avete fatto bene. Confido che la pozione sarà pronta per….-lasciò la frase in sospeso.

-Per il 15 Gennaio, come sempre, signore- si affrettò a concludere Sirius.

-Adesso, potete andare- li disse la McGranitt aprendo la porta. I ragazzi uscirono indietreggiando, senza mai dare le spalle agli adulti.

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Grazie a tutti, ancora una volta vi sento vicini. Alida.

 

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Capitolo 10
*** Buon Natale ***


Ciao raga, scusate se ieri non ho potuto aggiornare, ma ho avuto un problema con la ricarica automatica di Internet. Questo capitolo e il prossimo sono quelli che avrei dovuto aggiungere ieri. Entro stasera o stanotte al massimo, la storia sarà conclusa. Vi avviso che questo capitolo è psicologicamente pesante, almeno mi pare così. Inoltre più importante di tutto,vorrei che con me incrociaste le dita per David Holmes, la controfigura di Daniel Radcliffe, che ha avuto un terribile incidente sul cast di "Harry Potter e i doni della morte". Buona lettura, Alida.








E così, il Natale arrivò anche quell’anno. Severus si era svegliato alle 5:30 e non riusciva più a riprendere sonno. Pensava a Fierobecco, ad Hagrid e Harry. Era ingiusto che il povero animale dovesse pagare per la stupidità di Draco.

Hagrid ne avrebbe sofferto perché, lui, era buono, aveva sentimenti gentili verso tutti. Gli piaceva. Harry si stava dimostrando più simpatico dei primi giorni, certo non quanto Hermione, ma sicuramente stava cambiando atteggiamento nei suoi confronti.

Caramell sarebbe arrivato alle 8:15, avrebbero ucciso l’ippogrifo presto, per toglierselo di mezzo. Il giorno di Natale c’era altro cui pensare.

Alle 7 suonò la sveglia di Remus, mezz’ora dopo, quella di Sirius, ma nessuno dei due si alzò. Severus si vesti, e poi aprì la porta, o almeno ci provò, ma la maniglia non scendeva. Riprovò ma ancora niente, sentì, dunque la voce di Remus che, in piedi in mezzo alla stanza, diceva: -Non puoi uscire prima di noi. E a dir la verità non puoi uscire neanche senza il nostro permesso-.

Severus si fece coraggio e rispose: -Qui non ci sono le vostre regole, Harry mi sta aspettando. Verrà a cercarmi-.

-Primo: se ci siamo noi, ci sono anche le nostre regole. Secondo: quando Harry verrà, andrai. Adesso siediti e aspetta-.

-Remus, è una questione molto importante-.

-Se è così importante, puoi sempre chiedermi il permesso secondo le nostre usanze-.

A quelle parole, Sirius tolse la testa da sotto le coperte e incrociando le mani dietro la nuca, stette a guardare. Severus non avrebbe voluto cedere, ma Fierobecco era importante! Perciò avanzò verso Remus, si tolse le scarpe e si mise in ginocchio, con le mani dietro la schiena. Abbassò lo sguardo e recitò: -Signore, dal sangue purissimo e dall’animo nobile, a lei che liberamente può disporre di me, chiedo umilmente il permesso di uscire dalla camera in cui mi trovo-.

-Bravo, Mocciosus!- applaudì Sirius.

Severus si sentiva umiliato. Avrebbe voluto che la terra si aprisse ai suoi piedi, e lo ingoiasse. Ma sua madre si era sacrificata per lui e Riddle gli diceva sempre di tenere duro che il male non sarebbe durato per sempre.

-La formula completa, mezzosangue!- specificò Remus.

-Remus, io credo che possa bastare!- intervenne Sirius –Ci siamo divertiti abbastanza-.

-Non è per divertimento, Sirius. Lo sai bene, devo fare il possibile per salvare i miei genitori, e non si salveranno se non rispetterò le regole di Silente e non ne pretenderò il rispetto da parte dei mezzosangue-.

Severus alzò lo sguardo verso Remus e gli chiese: -Pensi che i tuoi genitori sarebbero orgogliosi di te, se ti vedessero ora?-.

-Non m’importa, per prima cosa devo salvarli. Voglio la formula completa, cane!- urlò il ragazzo  e Severus riabbassò lo sguardo a terra e riprese a recitare la formula:

-Mio signore, e mio padrone, dal sangue purissimo e l’anima nobile. A lei che liberamente, e sopra ogni cosa per il suo piacere, può disporre liberamente di me, chiedo umilmente di considerare la possibilità di concedermi il permesso di uscire dalla camera in cui mi trovo, per ritornare poi da lei più sottomesso di quanto lo fossi alla mia partenza. Sempre pronto a soddisfare le sue richieste, per il suo prestigio- non sapeva perché, ma aspettando la risposta cominciarono a venirgli brividi di freddo e spasmi in tutto il corpo.

Dopo qualche minuto, Remus rispose: -Ti concedo due ore la mattina e due il pomeriggio. E siccome siamo a Natale ti faccio un regalo extra-. Dal comodino di Remus uscì un pacchettino che si posò ai piedi del ragazzo.

Nel suo letto, Sirius scuoteva la testa in segno di disapprovazione e lanciava sguardi supplichevoli a Remus che però non volle sentire ragioni: -Aprilo, e per te-.

Severus aprì il pacchetto. Dentro c’era un collare di pelle con inciso “Mocciosus”. Gli occhi gli si gonfiarono di lacrime ma lui le trattenne, da tempo aveva imparato come fare, quando si trovava con qualche purosangue.  Ingoiare e respirare a bocca aperta, ingoiare e respirare a bocca aperta.

Remus lanciò uno sguardo a Sirius che, controvoglia e a bassa voce disse: -Da oggi lo indosserai sempre, così, per ricordarti che sei solo un animale col sangue per metà pulito, ma sempre un animale e ….- si fermò e guardò Remus che gli chiedeva appoggio –e tutti gli animali hanno uno o più padroni-.

-Ringrazia come ti si addice, poi esci, prima che cambi idea e scusa, mi dimenticavo, Buon Natale- disse Remus a Severus, il quale ancora tremante, si chinò e baciò i piedi scalzi di Remus. Poi sempre in ginocchio arrivò alla porta e uscì.

-Sono sicuro, sicuro che ci sarebbe potuta essere un’altra alternativa. Sei sicuro che questo Silente non ci venga incontro? Non possiamo comportarci sempre così- disse Sirius.

-Ci stiamo comportando come ci è stato ordinato!-

-Ci stiamo comportando come la mia famiglia si è sempre comportata, ma io non sono come i miei genitori, o come mio fratello! Io non ce la faccio più!-

-Avevi detto che mi avresti aiutato e sostenuto fino a quando i miei genitori non fossero stati liberati!- gli ricordò Remus.

-E infatti sono qui, al tuo fianco. Sto solo dicendo che ….questa volta abbiamo superato il limite, forse-. Sirius era stanco di doversi comportare come aveva visto fare tante volte dalla sua famiglia. Però non poteva tirarsi indietro, Remus e James erano i suoi amici e in quel mondo Remus era l’unico che gli era rimasto.

 Il freddo e gli spasmi non passavano, in più era uscito senza il suo mantello e perciò, effettivamente, il freddo aumentava. Erano le 8 e Harry non si vedeva ancora. Doveva essergli successo qualcosa. Così uscì dal castello e da solo andò verso la casetta di Hagrid.

Vide Caramell e Silente entrare  nella capanna assieme ad un uomo incappucciato. Mentre tutti erano dentro, Severus puntò la sua bacchetta verso l’ippogrifo e disse: -Rinvigori-zampe-. Fierobecco si accorse che le sue gambe erano più forti, e quasi presagendo quale sarebbe stato il suo destino, diede uno strattone alle catene con cui era stato legato e volò via.

Di corsa Caramell uscì dalla casetta e urlò: -L’animale sta scappando-. Ovviamente nessuno riuscì a riportarlo indietro e da lontano, Severus, vide Hagrid e Silente che sorridevano compiaciuti. “Buon Natale, Hagrid” pensò Severus.

Erano le 8:30, era uscito dalla sua stanza, alle 8, perciò fece il calcolo, aveva ancora 1:30 di libera uscita, di nascosto rientrò al castello. Il collare era stretto e il freddo intenso, gli spasmi non passavano, dovevano essere legati alla formula che Remus gli aveva fatto recitare.

Nel corridoio incontro Minerva che per prima cosa gli disse di andarsi a coprire e poi di andare da Piton che voleva parlargli. Severus andò dal professore che lo fece accomodare e vedendo lo stato in cui il ragazzo si era presentato, senza dire nulla, con un colpo di bacchetta, riscaldò l’aria.

Piton fece accomodare Severus e gli spiegò in cosa consisteva l’aiuto di cui aveva bisogno. L’aria era diventata quasi estiva ma il ragazzo tremava ancora e in più si toccava il collo con le mani, quasi che non respirasse bene.

Allora gli si avvicinò e scendendogli un po’ il maglione a collo alto disse: -Fammi vedere cos’hai nel collo-.

-No, la prego- disse il ragazzo, ma fu inutile. Piton si trovò davanti il collare con l’incisione, respiro profondamente come a volere prima assorbire tutta la malvagità che esisteva al mondo e poi buttarla via tutta insieme, per sempre, nell’aria.

Glielo levò e disse: -Da oggi dividerai l’alloggio con me.  Buon Natale, Severus-.

Il ragazzo che per nascondere la vergogna aveva voltato la faccia, per tutta risposta si voltò e timidamente abbracciò il professore, senza dire neanche una parola.

A pranzo, mangiarono tutti allo stesso tavolo. Harry si sedette vicino a Severus, si scusò infinitamente con lui per non averlo potuto raggiungere la mattina ma si era svegliato molto tardi, aveva fatto tutto di corsa e uscendo dal dormitorio proprio vicino al quadro della Signora Grassa, aveva investito in pieno Gazza che cadendo si era rotto un braccio. Madama Chips non c’era e aveva dovuto accompagnarlo da Silente che lo aveva curato, ma alla fine si erano fatte le 9.

In ogni caso gli fece i complimenti per la geniale trovata. Hagrid era al settimo cielo, felice di sapere che Fierobecco, in quel momento, stava volando libero e non era finito sgozzato nel suo orto. Piton fu molto silenzioso, Silente lo notò.

A fine pasto,quando rimasero a tavola solo Silente, Piton e Severus, Remus si alzò e indicando Sirius disse a Severus: -Stiamo rientrando, alzati e seguici-. Severus sgranò gli occhi verso Piton che intervenne e rispose: -Da oggi Severus starà nei miei alloggi-.

-Davvero?- chiese Silente ignaro degli avvenimenti della mattina.

-Si- rispose Piton e buttando sul tavolo, davanti al preside, il collare disse: -Questo è il regalo di natale che quei due hanno fatto a Severus-.

Silente mantenne il controllo, doveva fare il gioco dei due altrimenti non sarebbero riusciti a capire cosa stava succedendo nel mondo dei ragazzi. –Molto originale- fu ciò che fu in grado di dire.

Piton si aspettava una dura condanna del gesto, e rimase stupefatto. Remus, allora, tolse dalla tasca della sua giacca un guinzaglio e gli disse: -Se lo tiene lei, allora questo è suo!- e lo lasciò sul tavolo, andando via con un sorriso indecifrabile sul viso.

Una volta che i due uscirono dalla sala grande, con un colpo di bacchetta, Silente bruciò il collare e il guinzaglio, rassicurò Severus di essere dalla sua parte e raccontò a Piton che i ragazzi avevano bisogno di alcune erbe per preparare una pozione che, solitamente, preparavano al loro preside.

Severus si alzò di scatto e disse: -Io non le avrei mai rubate, lo giuro!-.

-Ti crediamo- rispose il preside –purtroppo da noi questo miscuglio non porta a nessuna pozione conosciuta. Dovrai aiutarci tu, a capire di cosa si tratta-.

 

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Capitolo 11
*** Patronus ed erbe ***


La luna piena era passata, e Lupin era tornato al castello. Non si era ancora ripreso del tutto, ma nonostante questo non mancava mai di presentarsi per la colazione, il pranzo, la cena, per fare due chiacchiere con Harry. Si ricordava della promessa che gli aveva fatto, doveva insegnarli ad evocare un Patronus. Non era un incantesimo semplice, ci voleva molta concentrazione e forza spirituale.

Silente lo informò delle ultime novità, le erbe che non producevano alcuna pozione, il tentativo di Remus e Sirius di soddisfare le “presunte” richieste del preside, l’appoggio che quest’ultimo era costretto a mostrarli per scoprire qualcosa di utile, le angherie subite dal giovane Severus e il suo cambio di stanza.

Lupin fu felice di sapere che Severus aveva trovato qualcuno che lo proteggesse pubblicamente. Anche a lui avrebbe fatto piacere che la gente non lo giudicasse e non lo maltrattasse, ghettizzandolo e facendolo sentire colpevole di essere solo ciò che era.

Pochi giorni prima del ritorno degli studenti dalle vacanze, Lupin convocò Harry nel suo ufficio per esercitarsi con il Patronus. –Harry, sei sicuro di volerci provare. Non sei obbligato, non mi aspetto che tu riesca al primo tentativo, è un incantesimo difficile-.

-Sono sicuro, professore- aveva risposto il grifondoro.

-Allora iniziamo. Devi riportare alla mente il ricordo più felice che hai, e puntando la bacchetta contro il molliccio, che per te sicuramente assumerà la forma di un dissennatore, devi pronunciare EXPECTO PATRONUM-. Pensi di riuscirci?-.

Harry fece cenno di sì con la testa e pensò a qualcosa di felice, la prima volta che aveva acchiappato un boccino, la volta che gli era arrivata la lettera di Hogwarts a Privet Drive…. era più difficile di quanto immaginasse.

Lupin si avvicinò verso il baule, dentro il quale il molliccio si dibatteva, e sollevò la parte superiore. Un grande e nero dissennatore si avvicinò ad Harry che indietreggiò, ma poi si fece avanti e pensando alla foto dei suoi genitori, che teneva sempre sul comodino, urlò : - Expecto Patronum!- .

Il molliccio indietreggiò velocemente mentre dalla bacchetta del ragazzo usciva uno scudo di luce. Lupin chiuse il baule con dentro il finto dissennatore, e subito andò a sorreggere Harry, che barcollava dallo sforzo, offrendogli un grosso pezzo di cioccolata.

-Non ci posso credere. Harry, sei stato fenomenale! Non conosco nessuno che sia riuscito a produrre un Patronus al primo tentativo-.

Harry sorrideva, chissà se sarebbe riuscito a fare altrettanto trovandosi di fronte un dissennatore vero. –Bene, per oggi può bastare. Tieni ti do tutta la tavoletta di cioccolata, e mangiala, altrimenti sentirò i lamenti di Madama Chips fino a Pasqua-.

Felice come non mai, Harry uscì e sorpresa! Con Severus c’erano anche Hermione e Ron. Severus si scusò doveva andare ad aiutare Piton a stilare l’inventario delle pozioni presenti nel magazzino, e così li lasciò soli.

Hermione riferì a Harry che avevano scoperto la parentela che lo legava a Sirius Black e che inoltre Black aveva tradito la sua amicizia con James, in pratica, svendendola a Voldemort. Ron invece era triste. Fred aveva detto di essere sicuro che il topolino visto in casa fosse Crosta, eppure Ron non era riuscito a trovarlo da nessuna parte.

Finalmente cominciava a delinearsi un quadro dei fatti abbastanza chiaro, non fosse stato che, come naturale conseguenza della fuga di Black, c’era la possibilità che il fuggiasco volesse portare a termine la sua opera uccidendo Harry.

Nel magazzino di pozioni, Severus e Piton procedevano con l’inventario. Severus era molto sveglio, professionale, tuttavia sembrava non conoscere le pozioni più semplici. Piton non capiva il perché e cominciò ad investigare.

-Pensi di poter riconoscere una pozione dal suo colore?-

-Credo di sì, professore-.

-Dimmi il nome di queste tre pozioni-.

Severus le guardò, era facile e disse subito : -Pozione restringente, Pozione blocca starnuti e Veritaserum-.

-Bravo. E dall’odore? Pensi di saperle riconoscere dall’odore?-.

-Credo di sì- ripeté con fiducia, forte del precedente successo.

Piton gli avvicinò al naso due pozioni e, con soddisfazione di entrambi,Severus rispose senza errori.

-Allora, adesso dimmi gli ingredienti della pozione restringente-.

Severus ci pensò un attimo e disse: -Vuole la ricetta ufficiale?-

-Spiegati- fece Piton –non credo di aver afferrato il senso delle tue parole-.

-Desidera che le dia l’elenco ufficiale degli ingredienti? Quello che ci insegnano a scuola?-.

-Perché quanti elenchi conosci?-.

-A scuola ci insegnavano a chiamare le erbe con un nome, però Riddle le chiamava con nomi diversi-.

-Vuoi dire che conosci due nomi per ogni erba?-.

-Esattamente professore-.

-Ripetimi entrambe le ricette, per favore-.

Severus iniziò: -La ricetta scolastica prevede: una foglia di cidrum, due foglie di aniser e uno spicchio di allum finemente trittato. La ricetta di Riddle prevede: una foglia di limone, due gocce di resina e uno spicchio di friol-.

-Molto strano, la ricetta di Riddle è uguale alla nostra, mentre quella ufficiale da noi non porta a niente-.

Severus rise sotto i baffi, -Che cosa c’è da ridere!-. Il ragazzo smise e voltò lo sguardo verso il pavimento. Piton gli mise un dito sotto il mento e gli fece sollevare il viso e disse: -Non abbassare, mai, lo sguardo. E’ segno di debolezza e inferiorità e tu non sei inferiore a nessuno né tanto meno debole. Adesso rispondimi-.

-Lei dice che la ricetta non porta a niente e in effetti neanche a scuola riuscivamo a vedere i risultati subito. Noi facevamo le pozioni ed erano sempre sbagliate, ma era un modo per verificare la nostra preparazione. Le erbe non si mischiavano, e le pozioni non uscivano mai del colore giusto. Poi la McGranitt, che insegnava pozioni, dava un colpo di bacchetta sul calderone e si capiva chi aveva eseguito correttamente il compito e chi invece no-.

-Ho capito! Le erbe erano giuste, ma vi insegnavano a chiamarle con nomi sbagliati, ecco perché non riusciamo a capire che pozione sia. Devi andare subito da Silente e digli di farti leggere l’elenco delle erbe che servono a Remus e Sirius e poi riferiscigli a cosa corrispondono nella vostra scuola. Io finisco di ritirare tutto e vi raggiungo-.

 

Ancora una volta nel corridoio risuonò un urlo. Lupin uscì dal suo ufficio a bacchetta tratta ma si trovò davanti solo Severus che affannava. –Che cosa ti è successo-.

-Non lo so, devo essere stanco. Forse sono delle allucinazioni-.

-Dove andavi?- chiese il professore porgendo un po’ di cioccolata a Severus.

-Da Silente-.

-Va bene, allora ti ci accompagno io-.

 

Arrivati lì, ci trovarono anche la McGranitt. Silente fece sedere Severus in una sedia e gli chiese se si sentisse bene. –Sì, o no. Non lo so, credo di avere allucinazioni!-.

-Come allucinazioni?- chiese il preside.

-L’ho trovato che urlava nel corridoio!- spiegò Lupin –Stava venendo qui, così l’ho accompagnato-.

-Hai fatto bene Lupin, ma il giovanotto non è nuovo ad urla nei corridoi- disse la McGranitt.

-Cosa intendi dire, Minerva- chiese Silente.

-E’ capitato anche un’altra volta che Severus abbia urlato nel corridoio senza saper dire che cosa lo aveva spaventato-.

-Non è esatto- la interruppe il ragazzo –e che mi sembrava troppo strano quello che avevo visto, ma adesso ne sono sicuro-

-E che  cosa hai visto?-.

-Un uomo che si trasformava in cane, ma l’altra volta c’era anche un uomo che si trasformava in topo-.

-Sciocchezze- rispose la McGranitt.

Lupin cominciò a stringersi dentro il mantello e disse: -Non è una sciocchezza. Severus, per favore, potresti uscire, io devo parlare in privato con i miei colleghi-.

Il ragazzo uscì e Lupin raccontò ai due rimasti in ufficio di come Black e Minus fossero diventati degli Animagus e che quelli sarebbero potuti essere loro. O almeno Black, considerato che Minus era stato ucciso ma in realtà nessuno ne aveva mai trovato il cadavere.

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Capitolo 12
*** Bruciature e risate ***


I problemi si sommavano e diventano difficili da gestire. Remus e Sirius agivano in modo barbaro con l’intento di salvare i genitori del primo, e temevano oltremodo Silente e la McGranitt, che li assecondavano per guadagnarne la fiducia e capire come agire sia per riportarli nel loro mondo, sia per liberarli dal loro stesso atteggiamento che chiaramente, era forzato dagli eventi.

Black e Minus probabilmente erano entrambi vivi e si aggiravano per Hogwarts sotto forma di cane e topo, Harry perciò era in pericolo. Tuttavia Lupin si chiedeva come mai Minus fosse sparito dalla circolazione dandosi per morto. Solo chi aveva qualcosa da temere si sarebbe nascosto, e non poté fare a meno di notare che mentre Minus si era nascosto, Black non aveva posto resistenza all’arresto e si era sempre dichiarato innocente.

Possibile che il suo amico Black avesse passato tredici anni chiuso ad Azkaban per un reato che non aveva commesso? Non sapeva dire cosa sarebbe stato peggiore,  la conferma che Sirius aveva ucciso Minus o sapere che un innocente aveva trascorso tutto quel tempo tra i dissennatori. Era stanco, ma le mura del suo ufficio gli parvero troppo strette perciò decise di uscire a passeggiare all’aperto.

 Silente camminava avanti e indietro nel suo ufficio, facendo venire mal di testa a Piton che lo seguiva con gli occhi. Erbe con nomi diversi dal consueto. –Piton è necessario che tu conduca Severus alle serre per vedere se riconosce qualcuna di quelle presenti nella lista-.

-Oggi, Silente? Non sarebbe possibile rinviare a domani. Per quanto, io stesso sia concorde con te nel voler risolvere al più presto, questa situazione, è anche vero che la mia presenza è stata richiesta altrove- e dicendo questo indicò il suo braccio sinistro, dove il Marchio si agitava.

-In tal caso vai pure. Però, permettimi di mandare Severus alle serre. Sicuramente non sarà solo, e in caso Remus e Sirius cercassero di punirlo per il cambio di alloggio si dovranno confrontare con Harry, Ron o Hermione, che come te stesso saprai, non si lasciano intimidire facilmente-.

-Va bene, ma se gli dovesse succedere qualcosa, non sarà ai questi che mi rivolgerò per delle spiegazioni- disse in tono poco amichevole il pozionista.

-Starò attento, ragazzo mio. Fai attenzione anche te- rispose Silente con un mezzo sorriso.

 

Severus raggiunse Hermione in biblioteca e a voce bassa le chiese: -Hermione, scusa se ti disturbo. Devo andare alle serre a prendere delle erbe, mi faresti compagnia?-.

-Severus, perché bisbigli? Ci siamo solo noi in biblioteca-rispose la ragazza anche lei, senza accorgersene, bisbigliando.

-Non lo so perché bisbiglio, tu perché bisbigliavi?- chiese lui trattenendosi dal ridere. Ma fu solo un attimo perché poi risero talmente tanto che le gentildonne dei quadri cominciarono a sbuffare e a pretendere il silenzio. I due uscirono dalla biblioteca ridendo e si diressero alle serre.

-Quali  erbe ti servono?- chiese la ragazza.

-Queste- rispose lui passandole il biglietto.

-Che nomi strani! Non so se le abbiamo tutte-

-Sì, ma può essere che i nomi siano sbagliati. Non preoccuparti, io le saprò riconoscere-.

Quando furono quasi arrivati, videro Harry e Ron che correvano verso….verso il nulla. Ma poi sentirono Ron che urlava: -Crosta, fermati! Sono Ron. Non mi riconosci?-.

Severus chiese: -Chi stanno inseguendo? Non c’è nessuno-.

-Crosta. E’ il topo di Ron. E’ da mesi che l’ha perso, alle volte riesce a scovarlo ma non è mai riuscito ad acchiapparlo-.

 

Ron ed Harry raggiunsero, affannando, il Platano picchiatore.

-Oh no. E’ andato sotto il platano, e adesso?- disse Ron.

-Adesso dovremmo andarci anche noi?- rispose Harry e da dietro le spalle sentirono qualcuno che rideva di cuore: Remus e Sirius.

-E’ da un po’ che vi seguiamo. Non siete riusciti ad acchiappare quel topolino!- rise Sirius.

-Perché i topolini sono molto piccoli- si giustificò Harry, ben sapendo che come scusa non era granché.

-Noi ci saremmo riusciti- si vantò Remus.

-Ah sì. Perché non provate a prenderlo adesso? E’ andato sotto l’albero- li sfidò Ron.

Remus e Sirius si guardarono negli occhi, poi guardarono il platano. Era una sfida che potevano accettare, a patto che, dopo di loro, anche Ron e Harry li avrebbero raggiunti. Ai primi due spettarono un sacco di botte e frustate di rami, ma riuscirono ad entrare. Fortunatamente per i secondi, Sirius,  entrando, aveva toccato, senza accorgersene, un pulsante magico alla base della pianta, la quale aveva smesso di dibattersi.

I quattro ragazzi si ritrovarono, così, in un edificio rudimentale. C’erano dei gradini che conducevano ad una stanza, nella quale trovarono un cane che ringhiava contro qualcosa che si trovava in un angolino. –Crosta!- esclamò Ron.

Il cane che mostrava i denti in segno di rabbia, non si mosse. Fu quando, con la coda dell’occhio, vide Harry che si placò e si trasformò in un uomo: Sirius Black. Il topolino cominciò a correre ma Black lo centrò con un incantesimo e quello sotto lo sguardo sconvolto di Ron si trasformò in Peter Minus.

-Chi siete?- chiese Remus.

Minus e Black fissarono prima Remus e poi Sirius, ma non ebbero il tempo di pensare nulla perché Harry e Ron li puntarono contro le loro bacchette, disarmandoli. Subito furono disarmati anche loro, si voltarono verso la porta e videro Lupin che notando come il platano fosse immobile, aveva immaginato che ci potesse essere qualcuno.

-Minus? Tu non  eri morto?- chiese Lupin.

-No, che non lo era. Ha fatto finta. Ha tradito Lily e James e poi ha fatto ricadere la colpa su di me- affermò Black.

-Non lo avrei mai fatto, ma non ho avuto scelta. Il signore oscuro ha molti mezzi per convincerti a fare ciò che vuole lui!-.

-Allora ha ragione Black! Sei tu il traditore!- disse Lupin.

-Tu hai fatto uccidere i miei genitori!- disse Harry lanciandosi contro Minus.

-No- lo trattenne Black –Non sporcarti le mani con lui, ci penseranno le guardie di Azkaban! Si divertiranno con te come hanno fatto con me- e aprendosi la camicia mostrò le orribili bruciature sul petto.

Remus e Sirius si avvicinarono ad osservare meglio. Quelle bruciature riproducevano esattamente lo “Spiraglio”.

-Ci devi accompagnare ad Azkaban- disse Remus.

-Voi siete pazzi!! Non si va ad Azkaban, è un luogo terribile. Ci si viene portati o si scappa da quel luogo. Nessuno sano di mente ci andrebbe-.

-Vi porterò io- squittì Minus.

-L’unico posto in cui tu andrai ora è da Silente, con me e Black!- disse Lupin puntando la sua bacchetta alla gola di Minus.

-Allora ti accompagnerò io- disse Harry.

-No, Harry. Ci sono troppi dissennatori e tu non sei pronto!- lo rimproverò Lupin.

-Le anime nere- sussultarono i ragazzi.

-Io so evocare un Patronus!- affermò Harry.

-Allora possiamo creare una bolla di protezione!- disse soddisfatto Sirius e stringendo una mano a Remus e una ad Harry, pronunciò: -AZKABAN!- e di seguito scomparvero dalla vista degli altri.

 

-Buongiorno, mi ha chiamato signore- esordì Piton avvicinandosi a Voldermort e baciandogli l’orlo della veste nera.

-Sì. Ho saputo che ci sono tre ragazzi ad Hogwarts che a quanto pare vengono da una vita diversa dalla nostra. Voglio sapere di loro-.

No. Piton non avrebbe permesso che dei ragazzi così giovani, poco più di bambini, fossero coinvolti nelle azioni di Voldemort. Doveva essere cauto.

-Che cosa desidera conoscere, di preciso-.

-I nomi per incominciare-.

Piton prese fiato e disse: -Sirius Black, Remus Lupin e Severus Piton-.

Voldemort fece un lungo respiro prima di dire: -James e Lily Potter sono ancora nella loro vita, perciò!-.

Incredibile, pensò Piton, il mago oscuro non aveva minimamente pensato che Piton potesse provare preoccupazione o affetto per il giovane Severus. Ancora una volta dimostrava interesse solo per il suo tornaconto.

-Cosa riferiscono del loro mondo?-

-E’ un mondo dove Silente è il male e dove To…..-.

Le risate assatanate di Voldemort riempirono l’aria.

-Non esiste un mondo così! Sono soddisfatto, puoi andare Piton-.

-E i ragazzi, signore?- chiese il professore.

-A me interessa solo un ragazzo e si chiama Harry Potter!-.

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Capitolo 13
*** Azkaban e il perdono ***


Remus, Sirius e Harry si materializzarono nell’isola, dove secoli prima era stata costruita Azkaban. La prigione era l’unico edificio del luogo, e per ¾ cadeva a picco sul mare. La parte restante dava su una piccola spiaggetta nella quale si ammucchiavano le ossa dei morti nella prigione, che spesso nessuno andava a trovare.

-Non è un bel posto, aveva ragione Black- disse Sirius.

-Che cosa cerchiamo di preciso?- domandò Harry.

-I miei genitori- rispose tristemente Remus.

-Come i tuoi genitor? Qui ci sono solo criminali. I peggiori criminali che possano esistere- disse Harry.

-Forse non ci sono solo quelli. Vedi Harry, ora è una storia lunga da spiegare ma devi sapere che noi veniamo da un'altra vita, nel nostro mondo Silente non è molto buono, e vorrebbe che, noi studenti purosangue,  riuscissimo a sopraffare i mezzosangue. I genitori non sono sempre favorevoli. La mamma di Severus si oppose e fu uccisa perché si era sposata con un babbano e aveva generato un mezzosangue. I miei genitori si opposero, ma erano entrambi purosangue e per punizione furono portati ad Azkaban. Io devo trovarli, prima che le anime nere li portino via tutti i ricordi. E anche il ricordo di me-.

-Ora capisco tante cose- rispose Harry –ma perché dovresti trovarli qui e non nel tuo mondo?-.

-Perché Silente, il nostro preside, ci ha sempre detto che in qualsiasi mondo fossimo, i nostri genitori li potevamo trovare qui ad Azkaban. Inoltre noi siamo arrivati qua stringendo un oggetto che poi è quello che Black ha raffigurato sul petto-.

-Va bene da che parte cominciamo?- chiese Harry.

-Io di-di-direi da qu-qu-quelli-fece Sirius indicando un gruppo di dissennatori che si avvicinavano velocemente.

Harry prese la bacchetta e puntandola contro le guardie e disse : -EXPECTO PATRONUM- e dalla sua bacchetta uscì un bellissimo cervo che fece indietreggiare i dissennatori, i quali erano troppo numerosi per sconfitti da un unico patronus. A quel punto Remus sollevando la bacchetta disse: -BOLLAM PATRONUS-  e il cervo di Harry si allargò fino a perdere forma e diventare una bolla, al cui interno si muovevano i ragazzi.

I dissennatori non riuscivano a far scoppiare la bolla e così i tre raggiunsero il cancello d’ingresso ed entrarono. Le urla dei criminali erano assordanti e il rumore delle catene era difficile da sopportare, al loro passaggio tutti si zittirono stupiti. Se qualcuno per sbaglio fosse stato arrestato e portato lì, difficilmente non sarebbe impazzito.

Nelle celle oltre i detenuti, aleggiavano nell’aria i fantasmi delle vittime che sussurravano alle orecchie dei loro assassini, incessantemente, un continuo lamento. E non si capiva se i detenuti fossero entrati pazzi o lo fossero diventati in seguito a quel bisbigliare.

Come il loro silenzio aveva coperto le urla delle vittime, così volevano coprire con le loro urla i sussurri dei fantasmi, ma la voce prima o poi veniva meno e i bisbigli continuavano.

Remus procedeva di cella in cella ma non riusciva a trovare i suoi genitori, poi Sirius lo fermò e gli disse: -Eccoli-.

Subito il ragazzo fece per entrare, ma si bloccò sul posto. I suoi genitori c’erano ma non erano incarcerati, erano fantasmi e continuavano a bisbigliare nelle orecchie di Bellatrix Lestrange. Remus crollò al pavimento, in ginocchio. E dunque era per questo che aveva rispettato le regole e che le aveva fatte rispettare. Per due fantasmi. Lui era diventato ciò che i suoi genitori non avrebbero mai voluto, per cosa poi? Aveva perso, aveva perso tutto. Non aveva più niente. Severus glielo aveva detto che Silente, probabilmente, li aveva già uccisi. Che il suo comportamento non era quello che si aspettavano i suoi genitori. Lui non l’aveva ascoltato. Non poteva, finché gli rimaneva anche solo una speranza, non poteva non tentare, anche se questo significava perdere se stesso.

 Si alzò e osservò ancora i suoi genitori. Lo stavano guardando  e con le mani gli indicavano qualcosa sul pavimento. Harry aprì la cella ed entrarono, sul pavimento in terra battuta si vedeva una lastra di pietra di circa 40 cm per 25 cm. I ragazzi la raccolsero, era pesante.

I genitori di Remus si avvicinarono al figlio e all’orecchio gli sussurrarono: -Ti abbiamo sempre amato, ti perdoniamo per quello che hai fatto, ma da adesso metti via la paura e rendici orgogliosi di te. Fate ciò che è giusto e i mondi saranno migliori-.

Sirius guardò la lastra e disse: -Sembra che siano due lastre unite al centro. Ma non ha niente di speciale se non questo buco al lato-.

Harry era stanco e sudava, la bolla non andava bene per contenere tre persone. Sirius se ne accorse e, dando una mano a Harry e una a Remus che rigava di dolore il suo viso, disse: -Ufficio di Silente-.

-Severus, sei sicuro che Silente voglia queste erbe. A che cosa dovrebbero servirgli?-.

-Hermione non lo so- disse lui senza guardarla.

-Non sai a cosa servono queste erbe oppure non sai perché Silente le voglia-.

-Perché tutte queste domande?- chiese spazientito Severus.

-Perché eccetto quest’erba, che non ho idea a cosa serva, so quale pozione si può produrre con le altre-disse soddisfatta la ragazza.

-Oh, Hermione ti adoro!- disse lui prima di rendersi conto di ciò che stava dicendo. Diventò tutto rosso. Hermione rispose : -Tu sai a che cosa serve l’erba che io non conosco?- e lui fece cenno di sì col capo, al ché lei rispose : -Allora ti adoro anch’io- e tirandolo per un braccio disse: -In fretta,  dobbiamo dirlo a Silente-.

L’ufficio di Silente era affollatissimo.

Piton riferì che Voldemort non era interessato ai ragazzi, si era voluto assicurare che James e Lily fossero ancora nel loro mondo.

-Certamente così quando sarà tempo, potrà ucciderli e poi eliminare Harry. Perché alla fine i punti principali devono sempre tornare-disse il preside.

-Inoltre, continuò è convinto che in nessun mondo tu possa essere il male-.

I due riflettevano sul significato di questo, quando entrarono Lupin e Ron con Black e Minus. Silente e Piton erano sconcertati, Minus vivo e Black …. lui si era sempre dichiarato innocente e certamente era ormai palese che non avesse ucciso Minus, il quale supplicava pietà e perdono dichiarandosi in tal modo colpevole.

Black e Piton si stavano squadrando, quando si materializzarono Remus, Sirius e Harry. Remus puntò la bacchetta contro Silente e urlò :-Perché? Ho fatto tutto quello che mi hai chiesto, perché li hai fatti uccidere? Mi hai costretto a comportarmi come un animale! Si ero io l’animale non i mezzosangue-.

-Ti posso assicurare che non è come credi, adesso abbassa la bacchetta!- rispose il preside.

-Dimostracelo!- disse Sirius- dimostraci che non sei come il nostro preside-.

-Ve l’abbiamo dimostrato tutti i giorni- disse la McGranitt –che prove vi servono ancora?-.

C’e n’era solo una, l’ultima e l’unica prova possibile, i due ragazzi si sollevarono il maglione e la camicia e mostrarono il Marchio nero sulle loro esili braccia e Sirius disse rivolgendosi a Silente e alla McGranitt : -Mostrateci il vostro braccio-.

I due anziani li accontentarono. Le loro braccia erano nitide.

Piton si avanzò e mostro loro il suo braccio col marchio e disse: -Questa è opera di Tom Riddle, l’oscuro signore, siete sicuri che a voi lo abbia imposto Silente?-

-Sì, certo..-

-Noi, non se saremmo tanto sicuri- dissero Hermione e Severus che poco prima erano entrati nella stanza.

-Abbiamo scoperto qual è la pozione che preparavate al vostro Silente- disse Hermione –E’ la pozione Polisucco con effetto riflettente e perdurante-.

-Quale?- chiesero Sirius e Remus che non conoscevano quella pozione.

-E’ la pozione Trasfigurumani   speculum tempor- tradusse Severus.

-C’è qualcosa che mi è sfuggita?- domandò Ron che era l’unico a non conoscere per intero la storia.

Nessuno gli rispose, parlò Silente: -Tom Riddle bevette la pozione quando ancora era studente e occupando il posto del suo preside, impose le sue regole, aveva ottenuto il potere cui ambiva. Silente non poté opporsi perché nessuno avrebbe creduto alla trasformazione avvenuta. E perciò siccome dentro la scuola, la battaglia era persa, sta continuando a lavorare per l’armonia fuori dalla scuola sotto le vesti di Tom Riddle-.

-Perciò io sono l’aiuto pozionista di Silente e non di Riddle!- disse entusiasta e confuso Severus.

-E noi invece, sottostiamo agli ordini di Riddle- disse Sirius –mia madre e mio padre avevano sempre parole di lode per Silente-. Remus si voltò verso Severus e dissero: -Ci dispiace per tutto. Sapevamo di sbagliare ma dovevo fare il possibile per ritrovare i miei genitori. Invece ho scoperto che sono stati uccisi. Avevi ragione te. Hai sempre avuto ragione e noi abbiamo, sempre, avuto torto-.

Sirius guardò Remus e disse: -Glielo dobbiamo-. Remus si voltò a guardare Severus, e assieme a Sirius si misero in ginocchio davanti al ragazzo.

Severus però era contrario a un gesto simile e disse: -No, non dovete. Io vi perdono, ma non dovete…-.

I due ragazzi non lo ascoltarono e recitarono la formula: -Signore, che sempre hai agito nel giusto, che sempre hai pensato nel giusto,  mai più potremmo guardare negli occhi un’altra persona, mai più camminare a testa alta senza il tuo perdono, a te ci affidiamo e a dimostrazione del nostro cambiamento  ti offriamo il nostro sangue con il quale ti riconosciamo nostro pari-. E detto questo con la bacchetta si tagliarono il palmo delle loro mani e versarono il loro sangue sulle mani di Severus.

Tra lo stupore generale si aggiunse un fatto inaspettato, la lastra di pietra si sollevò da terra e si piegò in due come fosse un libro che si chiudeva, ma produsse un rumore come quello di una porta che si chiude.

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Ciao a tutti. Questo è il penultimo capitolo, questa notte pubblicherò il finale, credo verso le 10:30. Ho già in mente tutto, devo solo scriverlo al computer. Spero di aver chiarito abbastanza. Ci sentiamo più tardi, Alida.

 

 

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Capitolo 14
*** Tutto è bene quel che finisce bene ***


Era ora di pranzo nel mondo di Lily e James, perciò tutti erano riuniti nella Sala grande a mangiare, quando si sentì un grosso rumore come di un portone che sbatteva. Tutti si voltarono a guardare il portone dell’ingresso, ma non era stato quello o sbattere.

Poche persone, lì dentro, seppero interpretare correttamente il suono. Lily lo sapeva, Severus, Remus e Sirius erano riusciti a portare a termine il loro compito. Ora spettava a lei. Velocemente tolse dalle sue tasche una vecchia chiave arrugginita e gridando : -Gira ed evapora- la lanciò in aria.

In quel momento Tom Riddle e una donna si materializzarono nella Sala mentre nella tavolata dei professori Silente e la McGranitt cominciavano a contorcersi, il loro viso sembrava trasformarsi contemporaneamente a quello di Riddle e della donna.

Al termine della trasformazione in mezzo alla sala stavano Silente e la McGranitt mentre al tavolo dei professori Riddle e Bellatrix, questi ultimi furono velocissimi e con le bacchette lanciarono i loro : -Avada Kedavra-.

Ma la chiave, producendo una grande luce, si frappose tra il raggio di luce verde e Silente con la McGranitt, rimbalzando e andando a colpire in pieno petto Riddle e Bellatrix.

 I due erano morti, Lily pensò a Severus, James pensò ai suoi amici, non li avrebbero visti mai più, ma sapevano che stavano bene. Non era possibile farli tornare e c’era troppo da fare nel loro mondo per andarsene, ognuno di loro avrebbe fatto grandi cose nei loro rispettivi mondi. Era giusto così. L’amicizia più grande non è quella che ci vuole vicini ma quella che ci lascia liberi di andare lontano.

Silente e la McGranitt avrebbero sistemato tutto.

La chiave a mezz’aria fece un giro e nella sala si udì una serratura che scattava.

Il rumore della serratura che scattava risuonò nello studio di Silente, mentre il Marchio nero scompariva dalle braccia di Remus e Sirius. Tutto era finito.

Severus fu invitato a tornare nella camera di Sirius e Remus.

Peter Minus fu trasferito ad Azkaban.

Harry, Sirius e Remus furono affidati a Sirius Black, ormai pubblicamente riabilitato.

Severus avrebbe voluto che Piton lo prendesse in custodia, ma a causa del ruolo doppiogiochista del professore, ciò non fu possibile.

Tuttavia Silente gli propose di restare nel castello. Durante il periodo scolastico sarebbe stato nel dormitorio dei Grifondoro, per il restante periodo gli avrebbe fornito un alloggio più ampio, con camera, cucina, soggiorno, bagno e tutto ciò che desiderava.

E comunque, sotto controllo e con le dovute precauzioni, restava sottointeso che Spinner’s End fosse sempre aperta per lui.

La scuola riniziò.

-Dai Sev, sei pronto per il compito in classe- diceva Harry.

-Remus, almeno tu. Non puoi venire?- continuava Sirius.

-Che cosa vi costa? Hermione diglielo che non saranno bocciati solo perché hanno inseguito un boccino per dieci minuti- la punzecchiava Ron.

-Ragazzi, questi due non mi sembrano molto portati per il Quidditch!- rispose Hermione indicando Remus e Severus.

-Ma cosa c’è più bello del Quidditch?-chiese Harry.

-Io non lo so- rispose Remus –ma credo che Sev ne abbia un’idea- e indicò Hermione.

-Ehi! Sbruffone!- disse Severus diventando rosso ma lanciando occhiate languide alla ragazza che gli si era seduta accanto.

-Altro che Secchioni, da oggi sarete i Bacinelloni!- disse Sirius andandosi a nascondere dietro Ron per timore di qualche incantesimo di risposta.

Sulla torre di Astronomia si potevano vedere quattro uomini e una donna, che osservavano dei ragazzi sul prato e ne ascoltavano i dialoghi.

-E’ magnifico come i giovani siano così disposti al perdono- disse Silente.

-E come riescano ad andare avanti nonostante tutto- specificò la McGranitt.

-Mi chiedo perché ho dovuto passare 13 anni ad Azkaban e quel ragazzo laggiù no. Sono felice intendiamoci, ma resta la domanda-.

-E io mi chiedo perché sono costretto a temere la luna tutti i mesi e quel ragazzo no-.

Tutti si voltarono verso Piton e lui, intuendo cosa si aspettavano che dicesse, disse: -Che cosa mi dovrei chiedere io? Perché io non ho salvato Lily e lui sì. Perché io porto il marchio nero e lui no. Perché io non possa mostrarmi pubblicamente per quello che sono e lui sì. Guardateli. Li avete mai guardati?

Severus ha subito e ha perdonato, Remus e Sirius hanno sbagliato e hanno saputo chiedere scusa. Quando mai ci siamo riusciti noi? Loro hanno avuto una possibilità in più semplicemente perché se la meritavano. Avranno una vita migliore della nostra perché si sono dimostrati migliori di noi-.

I cinque scesero le scale e andarono ciascuno per la propria strada.

Severus vide Silente e gli corse incontrò e gli disse: -Vorrei ringraziarla per tutto, ma soprattutto per aver mantenuto la promessa che mi fece, di tenermi in questo mondo. Non ha mai provato a cercare un modo per mandarmi via. E se lei e lo stesso Silente o Riddle, insomma la stessa persona per cui facevo l’aiuto pozionista, allora, so che ne aveva le capacità e volendo avrebbe potuto rimandarmi indietro-.

-Non mi devi ringraziare, sto pagando un debito- rispose l’anziano preside.

-Ma a me non deve niente- disse il ragazzo.

-No, a te niente. Ma c’è un Severus cui devo molto più di ciò che lui stesso immagini- e detto questo si voltarono a guardare la piccola macchia nera che entrava nel castello di Hogwarts.

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Allora ne è valsa la pena? Spero di sì. Credo di aver portato un po' di felicità e un po' di giustizia sia nel mondo di Lily, sia nel mondo della Rowling.

Adesso prima di mettermi a pensare che cosa posso scrivere di nuovo, è arrivato il momento del 

Reassunto ufficiale dei ringraziamenti.

Ringrazio tutti coloro che hanno letto la ff o che la leggeranno.

Tutti coloro che hanno lasciato i loro pensieri, in pratica che hanno recensito: 

Aloysia Piton

Pervinca Potter 97

Mizar

LMP

BlueViper

Tutti coloro che hanno inserito la ff tra i preferiti:

Aloysia Piton

BlueViper

cartoon95

DANINO

LMP

marco121184

Mizar

Nihal93

Pervinca Potter 97

Severu T Snape

A presto,un grosso bacio, Alida

 

 

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