Il punto di rottura di alida (/viewuser.php?uid=62551)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo Spiraglio ***
Capitolo 2: *** Spiegazioni ***
Capitolo 3: *** Importanti differenze ***
Capitolo 4: *** Silente e Tom Riddle ***
Capitolo 5: *** La vecchia Genoveffa ***
Capitolo 6: *** La richiesta di Lily ***
Capitolo 7: *** Il molliccio e l'aiuto pozionista ***
Capitolo 8: *** La nobile arte dell'origliare ***
Capitolo 9: *** Incantesimi sconosciuti ***
Capitolo 10: *** Buon Natale ***
Capitolo 11: *** Patronus ed erbe ***
Capitolo 12: *** Bruciature e risate ***
Capitolo 13: *** Azkaban e il perdono ***
Capitolo 14: *** Tutto è bene quel che finisce bene ***
Capitolo 1 *** Lo Spiraglio ***
-E ti pareva. Per colpa di
quel Black dovevo finire dal
preside, maledetto. Arriverà il giorno che me la pagherai.
Altro che dal
preside. Io ti mando da Madama Chips. Grifondoro schifoso-.
-Non ci posso credere.
Quante volte glielo avrò detto di
lasciarlo in pace. Non stava facendo niente, c’era per forza
bisogno di
metterlo a testa in giù nel corridoio. Certo che poi Severus
ha reagito!-.
-Miseriaccia! Ma da dove
ne sono usciti la McGranitt e
Lumacorno! In ogni caso io non mi spavento, sarà Mocciosus a
farsela addosso.
Mi dispiace solo per Remus, dovrò farmi perdonare-.
Questi erano i pensieri di
Severus, Remus e Sirius mentre i
loro capicasa, li accompagnavano fino al gargoyle. 50 punti in meno a
Grifondoro e 50 punti in meno a Serpeverde. Adesso i Corvonero
guidavano la
classifica delle case con 130 punti e un distacco di 30 dalle serpi e
dai
grifoni. Non sarebbe stato facile recuperare ma niente era perso.
Davanti alla statua,
Lumacorno pronunciò la parola d’ordine:
-Fragola e pistacchio- . Si aprì una porticina che dava a
delle scalette fino
all’ufficio del preside. I tre ragazzi, in silenzio si fecero
portare fin su e
poi entrarono accompagnati dai professori.
Silente non sembrava
particolarmente adirato e iniziò in
modo insolito: -Però, ero sicuro che questo momento sarebbe
arrivato ma sono
stupito dall’assenza del signor Potter, non tanto di quella
del signor Minus a
dir la verità. Ma ditemi, per caso il signor Potter
è malato?-.
Fu Remus a rispondere:
-No, signor preside. E’agli
allenamenti di Quidditch-.
-Sapevo che ci doveva
esser un motivo valido per la sua
assenza a quest’ultimo scontro-.
A Sirius scappò
mezzo sorriso, mentre Severus si faceva
sempre più teso.
-Silente- disse la
McGranitt –Gli scherzi che questi ragazzi
si lanciano nei corridoi, nelle aule, al lago ed in qualsiasi luogo
s’incontrino, stanno esagerando.
Inoltre non sempre sono scherzi innocui. Il signor Piton è
finito due volte in
infermeria con bruciature e lividi. Il signor Potter, che casualmente
non è qui
in questo momento, non credo si sia rotto il braccio cadendo dalla
scopa da
solo. Un cercatore di Quidditch non cade dalla scopa da solo.
Inoltre…-
-Inoltre, e scusami
Minerva se t’interrompo- proseguì
Lumacorno - questi scherzi si ripercuotono anche
sull’andamento scolastico e
l’attenzione nelle ore di lezione. Come tu saprai, la pozione
restringente non
è esplosiva eppure durante l’ultima prova pratica
il signor Black si è trovato
ricoperto di una melma gialla che solo perché non era della
consistenza giusta
non lo ha rimpicciolito. Oppure vogliamo parlare di quando il mantello
del
signor Piton è stato pietrificato ricadendo sul povero
Deralan e rompendogli un
piede. E meno male che Madama Chips aggiusta le ossa come
niente…-.
-Ho capito- lo
fermò Silente fissando insistentemente i tre
ragazzi che ormai erano tutti e tre a capo chino. –Credo che
occorra
intervenire immediatamente in maniera congiunta. Ragazzi restate qui da
soli un
paio di minuti mentre io e i vostri professori, in privato, decidiamo
sul da
farsi. Mi raccomando non voglio sentir volare una mosca-.
Come gli adulti uscirono,
Sirius disse a voce alta: -Allora
sei stato tu, Mocciosus, a incantare la mia pozione
all’esame. Io credevo di
aver sbagliato il dosaggio dell’erba Stringina!-.
-Certo,
cos’altro potevi credere, sei talmente ignorante!-
rispose il serpeverde.
I maghetti non avevano con
loro le bacchette, che li erano
state sequestrate, e subito arrivarono alle mani mentre Remus cercava
di
mettersi in mezzo per dividerli. Sirius spinse Severus verso la
scrivania e
quest’ultimo graffio il viso del grifondoro, che cadendo di
schiena cercò di
aggrapparsi a qualcosa per proteggersi.
Riuscì a
mantenere un oggetto, Severus capì che aveva
intenzione di lanciarglielo contro e cercò di toglierlo
dalle mani
contemporaneamente a Remus preoccupato che non fossero rotti i
sopramobili di Silente.
L’oggetto in
questione era uno Spiraglio che
permetteva di andare
in una delle nostre vite
parallele, dove si stava svolgendo la stessa identica vita. In pratica
la
nostra vita si ripete uguale, centinaia forse migliaia di volte, solo
con
margini temporali di anni pari ad uno. Perciò ci sono luoghi
dove noi abbiamo
un anno, luoghi dove ne abbiamo due e così via.
Con
lo Spiraglio di
luce si andava nel proprio futuro con l’inconveniente che non
ci si rendeva
conto di esserci arrivati. Non si era in grado di riconoscersi, di
guardarsi e
dire:- Ecco come diventerò-. Tuttavia i maghi adulti si
sarebbero resi conto di
aver davanti, se stessi da piccoli.
I tre indiavolati tennero
stretti lo Spiraglio nello stesso
momento e questo si attivò portandoli ad Hogwarts, il giorno
in cui Harry
Potter iniziava il suo terzo anno di scuola.
Quando
Lumacorno con la
McGranitt e il preside entrarono nell’ufficio per assegnare
le punizioni,
videro lo Spiraglio attivato e capirono quello che era successo.
Minerva aveva
uno sguardo ansioso e cercava una soluzione negli occhi di Silente che
disse
semplicemente: -Tutto quello che succede, ha un suo scopo-.
I tre ragazzi erano
stupiti. Com’era potuto succedere di
trovarsi un attimo prima nell’ufficio del preside e subito
dopo nel corridoio.
–Che cosa hai combinato, Sirius?- chiese Remus.
-Io niente,
sarà stato Mocciosus- rispose quello.
-Non sono stato io. Forse
è magia accidentale-.
-Perché eri
forse spaventato, cuccioletto?- ghignò Sirius.
-Smettetela, è
per colpa vostra se ci troviamo in questa
situazione. Quando Silente scoprirà che non siamo nel suo
ufficio, sarà ancora
peggio- disse Remus.
-Forse ci siamo
smaterializzati- ritentò Sev e Sirius
condivise l’idea: -Questa mi sembra un’ alternativa
interessante-.
-Andiamo, dobbiamo
raggiungere subito il gargoyle e trovare
un modo per arrivare all’ufficio del preside senza farci
scoprire- li incitò
Remus. I tre presero a correre nei corridoi, stranamente il luogo
sembrava
deserto.
Arrivati al gargoyle,
Severus pronunciò la parola d’ordine:
-Fragola e pistacchio- ma non accadde niente. –Spostati
Mocciosus, faccio io-
disse Sirius spingendolo di lato. Il grifondoro ripeté la
frase, ma niente. Ci
provò anche Remus, ma nulla.
Non c’era che da
aspettare che il preside e i loro
professori li trovassero. Dopo cinque minuti di sosta davanti alla
statua, i
ragazzi sentirono dei passi e si trovarono di fronte Silente e la
McGranitt,
invecchiati naturalmente di vent’anni. Sirius li
osservò, era sicuro di aver
già incontrato quei due ma non sapeva dove, e disse:
-Buongiorno. Chiedo scusa,
vorremmo arrivare all’ufficio del preside-.
-E, di grazia, potremmo
conoscerne il motivo-, rispose
educatamente il vecchio preside.
-Credo che ci a-aspetti
una pu-punizione..- rispose Remus
che notava una strana somiglianza tra l’anziano e il suo
preside.
-Punizione per cosa.
E’ il primo giorno di scuola e sono già
state assegnate punizioni?- chiese curiosa la McGranitt.
-Come il primo giorno di
scuola?- domandò Severus. E mentre
gli occhi di Silente da sopra le mezze lune si posavano sugli occhi
neri e
profondi del giovane Severus, l’anziano riconobbe il suo
più grande amico.
-La parola
d’ordine è stata cambiata. Ora è
sorbetto al
limone. Entrate nell’ufficio e aspettate. Fra dieci minuti il
preside sarà da
voi-.
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Capitolo 2 *** Spiegazioni ***
Ciao a tutti! E' un
periodo in cui ho tante idee per la testa! Meglio così.
Spero che la storia vi piacia.
Voglio specificare che da
questo capitolo,
dal momento in cui gli adulti incontrano i ragazzi, gli
adulti
saranno chiamati: Piton, Black e Lupin. I ragazzi: Severus, Sirius e
Remus. Così non fate confusione, mi è sembrata la
scelta
più semplice i ragazzi per nome, gli adulti per cognome.
Attendo
i vostri commenti. Baci, Alida
-Avanti- disse Piton e
vedendo entrare Albus con Minerva
riprese : -A cosa devo questa visita. Ci sono già problemi
con gli studenti?-.
-No, Severus. O almeno non
con gli studenti cui ti riferisci
tu-rispose Silente.
-Vedo che, come sempre,
riesci a parlare molto chiaramente,
Albus-.
-Severus, abbiamo trovato
3 ragazzi che indossavano le
divise di Hogwarts davanti al gargoyle che porta all’ufficio
di Silente- iniziò
la McGranitt
-Che cosa
c’è di strano in questo, Minerva-.
-Niente
sennonché quelle divise, oltre avere lo stemma della
casa di appartenenza stampato sopra, riportano anche le iniziali degli
studenti-.
-E’ come saprai
è da sedici anni che non abbiamo quest’usanza-
specificò Silente.
-Mi state dicendo che
degli studenti gironzolano con le
divise dei loro genitori? Ed io che cosa dovrei fare secondo voi?-
domandò un
po’ confuso Piton.
-Severus, quei tre ragazzi
sono un serpeverde e due
grifondoro, hanno usato la parola d’ordine “Fragola
e pistacchio” e quando ci
siamo rivolti a loro, non hanno dato segno di riconoscerci- disse
lentamente
Silente.
Severus cominciava a
rendersi conto che qualcosa non andava bene,
ma non riusciva ad afferrare il punto.
-Studenti che non vi
riconoscono! Tutti gli studenti sanno
chi siete!-
-Tutti quelli del nostro
tempo. Sicuramente tutti quelli che
vivono la nostra vita!- disse Minerva.
Severus si tenne i polsini
della camicia con le dita e
disse, cominciando ad intuire qualcosa: -Perché lo state
dicendo a me?-.
-Vedi Severus, io ho
riconosciuto te in uno di quei
ragazzi!- gli disse Silente mettendogli una mano sulla spalla.
-Oh Merlino! Ma non
è possibile, io non ho mai avuto le
conoscenze tali da passare da una vita all’altra. Non so, in
tutta sincerità,
neanche se esista uno strumento magico che possa permettere una tale
azione. Le
nostre vite sono uguali in qualsiasi tempo noi le viviamo.
Com’è che io nella
mia vita non ho fatto questo salto e il ragazzo che voi dite essere io,
invece l’ha
fatto?-.
-Non lo sappiamo,
è ancora troppo presto per dirlo. Forse
riusciremmo a capire di più se andassimo a parlare con i 3
ragazzi- affermò
Minerva.
-Ah, Severus, volevo
dirti… so che tu hai un alto grado di
autocontrollo e sono felice per te. Spero che lo sappia mantenere anche
di
fronte ai ragazzi!-.
-Come sei gentile a
preoccuparti.- rispose Piton e poi con
un tono un poco scocciato disse: -E si potrebbe sapere
perché non dovrei
riuscire a controllarmi?-.
-Sai
com’è… ragazzo mio, gli altri due
giovani mi sono sembrati
Remus Lupin e Sirius Black- rispose Silente di fretta mentre con
Minerva, che
sogghignava, uscivano dallo studio del professore di pozioni.
A
Severus gli si ghiacciò il
sangue nelle sottili vene, non bastava la vita che aveva vissuto. No,
quei due
erano venuti pure da un’altra vita a tormentarlo.
L’ufficio di
Silente si aprì. Gli adulti si trovarono di
fronte i tre ragazzi: Severus da una parte e Remus con Sirius
dall’altra. La
situazione era delicata, bisognava procedere per gradi. Silente
guardò i tre
ragazzi e disse: -Potremmo conoscere i vostri nomi e sapere come mai
desiderate
parlare col preside?-
Sirius, spavaldo, si fece
avanti: -Mi chiamo Sirius Black e
non è che io voglia parlare col preside, e il preside che ci
ha fatto
convocare-. Silente lo guardò incuriosito.
-No, ci hanno portato dal
preside la professoressa McGranitt
e il professor Lumacorno. Oh, chiedo scusa, io mi chiamo Remus John Lupin-.
-John?- chiese ridendo
Sirius ma fu fulminato dal suo amico.
Si era ripromesso di non farlo più arrabbiare e ora che cosa
combinava! Cercò
di rimediare e seriamente disse: -Non lo sapevo, bel nome!-.
-Interessante-
proseguì la McGranitt, e rivolgendosi al
Serpeverde chiese : -E tu come ti chiami?-.
-Severus Piton, signora-.
Piton guardandolo si riconobbe
subito. Il ragazzo doveva avere sui tredici anni, era serio e non
poté fare a
meno di notare che già da giovane aveva un bel portamento.
-Severus- gli chiese
Silente –ci puoi spiegare meglio la
situazione?-
-Noi tre abbiamo avuto uno
scontro in corridoio e i nostri
capicasa ci hanno condotto dal preside, il quale ci ha lasciato un paio
di
minuti da soli nel suo ufficio per decidere di comune accordo con i
docenti la
punizione-.
-E poi cosa è
successo?- chiese la McGranitt con fare
indagatore.
-Ci siamo ritrovati qui-
tagliò corto Remus.
-All’improvviso?-
chiese con tono glaciale Piton.
I tre non sapevano cosa
rispondere ma Piton li fece
sciogliere, se così vogliamo dire, sottolineando:
-Poiché il Veritaserum è illegale,
forse basterebbe solo un po’ di Legillimanzia. Salvo che voi
non preferiate
diversamente-.
I giovani si spaventarono
e guardando la McGranitt e Silente
si accorsero che non era uno scherzo.
Severus iniziò
–Black mi ha provocato!-
-Tu mi hai offeso!-.
-Mi hai sbattuto sulla
scrivania di Silente-.
-E tu mi hai graffiato la
faccia-.
-Stavate distruggendo
l’ufficio del preside- intervenne
Remus.
-Volevi colpirmi con
quell’oggetto-
-E ti avrei colpito se
Remus non fosse intervenuto!-
-SIIILEEENZIOOOO!-
urlò Silente. –Di quale oggetto state
parlando, vedete quell’oggetto, ora, in questo ufficio?-.
I tre si guardarono
attorno mentre Piton li osservava con
attenzione: i tre si erano picchiati in corridoio, avevano continuato
nell’ufficio
del preside, a lui non era mai successa una cosa simile, qualcosa di
ignoto
stava modificando il corso degli eventi.
Severus ad un certo
puntò gridò: -Eccolo è quello-.
Silente
prese l’oggetto e guardando Piton e la McGranitt scosse la
testa come a dire di
no. Piton capì, Silente possedeva quell’oggetto da
anni ma non era mai riuscito
a capire a cosa potesse servire. La situazione era molto complicata.
Il preside si fece
spiegare per benino come si erano svolti
i fatti e poi fece un discorso ai giovanotti.
-Ragazzi, voi saprete di
sicuro cosa pensiamo noi maghi
sullo scorrere del tempo. Sulla vita che si ripete
all’infinito sempre nello
stesso identico modo con salti temporali di un anno. E’ mia
convinzione che
quest’oggetto vi abbia portato in un’altra vita.
Non so come sia accaduto, ma è
accaduto-.
-Cosa significa?-
domandò spaventato Remus –Che non
torneremmo più nella nostra vita, nel nostro tempo?-
-Non sappiamo ancora cosa
succederà, per ora starete in
questa scuola. Io sono la professoressa McGranitt, lui è il
Preside Albus
Silente, e…- voltandosi verso Piton disse : -E lui
è il professore di pozioni
Severus Piton-.
Severus e Piton si
guardarono in faccia, come studiandosi a
vicenda, mentre Sirius diceva : -Un professore, lo sapevo che finivi
così,
secchione!-. Ma ancora una volta Remus lo fulminò.
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Capitolo 3 *** Importanti differenze ***
Non c’era
assolutamente niente di più strano che pranzare
con un uomo che era quello che saresti diventato. Severus osservava
Piton, era
vestito di nero come lui, aveva i capelli lisci e neri, quando mangiava
non gli
cadeva niente fuori dal piatto. Tutto combaciava. Si fece coraggio e
chiese:
-Immagino che anche tu fossi un Serpeverde. Come si chiamava il
prefetto della
tua casa?-.
A Piton scappò
mezzo sorriso. Severus lo stava interrogando
per capire se veramente lui era quello che diceva di essere oppure si
trattava
solo di un caso di omonimia. –Si chiamava Lucius Malfoy, era
alto e aveva i
capelli biondissimi, quasi bianchi-.
Severus restò
un po’ in silenzio e poi chiese: -I tuoi
genitori sono purosangue?-.
-Lo sai anche tu che solo
nostra madre era una maga mentre
Tobias era un babbano!-.
E sì. Piton
rispondeva egregiamente alle sue domande. Allora
doveva essere vero. Quell’uomo davanti a se era lui da
grande. Dopo circa dieci
minuti arrivarono anche gli altri alla tavolata e Silente disse:
-Stasera
arriveranno gli studenti per iniziare il nuovo anno. Voi tre non sarete
smistati, ho deciso che andrete tutti assieme nella casa di
Grifondoro!-.
Sirius sembrava perplesso:
-A me non sembra che Severus abbia
le caratteristiche di un grifondoro-.
E Severus aggiunse:
-Perché non possono venire loro due tra
i Serpeverde?-.
-E’ meglio
così. Voi non conoscete il vostro futuro, ma
io sì e
credo che non sia saggio tenervi
separati. Per quanto riguarda te, Remus, vorrei parlarti in privato-.
-In privato,
perché. Le assicuro che non creerò nessun
problema! Non sono stato io a cominciare la lite. Mi trovavo
lì per caso-.
-Non
c’è motivo per cui ti debba agitare.
Sarà solo una
chiacchierata informale- rispose il preside.
-E allora
perché non parlare qui?- chiese Remus.
-Riguarda un tuo problema
personale- rispose Silente con uno
sguardo di complicità che però Remus non
riuscì ad interpretare.
-Quale
problema,
signore?- chiese confuso il ragazzo.
-Vuoi che ne parliamo in
pubblico. Sei sicuro?- non arrivò
nessuna risposta così Silente continuò
–Ogni mese il professor Piton ti
preparerà la pozione antilupo, per farti soffrire di meno
durante i periodi di
luna piena-.
-E a che cosa mi
servirebbe?- rispose Remus.
-Come, a cosa ti
servirebbe? Non sei un lupo mannaro?-
chiese Piton.
Severus restò
col cucchiaio a mezz’aria, molto più
elegantemente di Sirius che praticamente sputò la minestra.
-Ma cosa vi salta in
mente? Io non sono un lupo mannaro! E
non vado in giro per i boschi e le foreste con la luna piena a
morsicare il
collo degli altri!- rispose indignato Remus.
-Però Lily
aveva un succhiotto vicino all’orecchio, l’altra
sera- disse ridendo Sirius.
-Non sono stato io, ti
ripeto. Non è voluta uscire con me!
Non so con chi sia uscita…- e dicendolo, Remus,
notò che Severus stava perdendo
il suo pallore e diventava un pochino rosa in volto. Anche Sirius
notò il
cambiamento di Severus e imprecò: -Maledetto, come hai
osato!-.
-Io non bacio nessuno che
non lo voglia. E l’appuntamento lo
ha dato lei a me, non il contrario e poi comunque a te neanche ti
guarda!-
rispose Severus.
-Silenzio, per favore.
Cercate di mantenere un comportamento
dignitoso a tavola- disse la McGranitt.
“2000 punti a
Serpeverde” pensò Piton.
-E’ una bella
notizia sapere che non sei un licantropo,
Remus – disse Silente – In questa vita purtroppo lo
sei diventato da bambino.
Stasera conoscerai Lupin, sarà il vostro insegnante di
Difesa contro le Arti
Oscure-.
-Un
altro secchione. E io dove
sono. Che cosa faccio da grande. Dov’è il signor
Black?- chiese Sirius. Nessuno
gli rispose. Sirius non era un ragazzo stupido, se nessuno gli
rispondeva
poteva significare solo due cose: o era morto, o era meglio che lo
fosse stato.
I
ragazzi avevano
avuto l’obbligo di passare il loro tempo assieme. E
iniziarono così a
conoscersi.
-Non vedo l’ora
di conoscermi da grande per sapere come
sono- disse Remus.
-Fa un po’
impressione- fece sincero Severus.
-Sapete, mi chiedo come
è possibile che fra la nostra vita e
la loro ci siano tante differenze- disse Sirius.
-Che dici, non sono tante.
Eccetto per il fatto che io non
sono un licantropo quali altre differenze noti-.
-Il nostro Silente non
avrebbe mai tenuto nel suo ufficio un
oggetto di cui non conosceva l’uso. E’ sempre molto
prudente- affermò Severus,
confermando le parole di Sirius.
-Non avrebbe mai permesso
che un lupo mannaro frequentasse
la scuola o che insegnasse- continuò Sirius.
-Severus, tu cosa vorresti
fare da adulto?- domandò Remus.
-Io non lo so ancora bene.
Mi piacerebbe fare il pozionista
di professione, inventare nuove formule, magari fare prima un
po’ di
apprendistato presso un grande mago -.
-E tu, Sirius?-
-A me piacerebbe diventare
un Auror- disse lui sfoderando la
bacchetta e usandola a mo’ di spada.
-Nessuno di voi due
è diventato ciò che avrebbe voluto, mi
par di capire- concluse Remus.
-Noi veniamo da una vita
diversa, chi ci dice che non sia
questa, quella che stona nell’insieme?- chiese Severus.
-Se il nobile Serpeverde
parlasse in maniera più semplice,
forse anche noi potremmo capire- sbuffò Sirius.
-A me è
sembrato chiaro- gli rispose Remus – le vite
dovrebbero essere tutte uguali. Noi eravamo in una e poi ora in
un’altra. Come
possiamo essere sicuri che quella anomala sia quella da cui veniamo e
non
quella in cui siamo ora?-.
Non era un ragionamento
facile da seguire ma Sirius capì.
Nessuno però aveva una risposta.
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Capitolo 4 *** Silente e Tom Riddle ***
Il professor Lupin
arrivò in treno, con gli studenti.
Fortunatamente, i docenti non dovevano seguire il percorso degli
studenti e lui
poté andare nel suo ufficio prima di raggiungere la sala
grande. Lì incontrò
Piton, con Silente ai quali raccontò l’incursione
del dissennatore sul treno e
l’effetto che quest’ultimo aveva avuto su Harry.
Silente lo fece parlare e
subito dopo disse: -Grazie per l’informazione
ma siamo qui per parlarti di qualcosa che sicuramente ti
lascerà di stucco -. E
detto ciò, fu la sua volta. Raccontò
l’intera storia dei tre ragazzi fino a
quando Remus non lo interruppe dicendo: -Avete parlato con i ragazzi di
James,
di Peter, di Voldemort? Sirius Black è scappato da Azkaban,
Piton è un
ex-Mangiamorte, li avete preparati ad affrontare questo?-.
Piton rispose: -Per ora
non sono stati informati, anche se
forse sarebbe il caso di avvisare il giovane Sirius, per tutto il resto
dobbiamo prima capire qual è stato il punto di rottura tra
questa vita e la
loro-.
-In ogni caso ne parleremo
dopo cena- gli studenti stanno
aspettando.
I tre nuovi grifondoro si
sedettero alla loro tavolata,
Piton poteva vedere come Severus guardasse con nostalgia la tavolata
verde-oro.
Lupin si sentì addosso gli occhi di Remus per tutta la sera.
Silente non poté
fare a meno di accorgersi che Sirius era diventato molto silenzioso.
Dopo la
cena ci sarebbe stato un altro confronto tra i sei.
Ai tre ragazzi fu
assegnata una stanza in comune. Nessuno
dei tre manifestò entusiasmo, non era già troppo
che fossero nella stessa casa?
Perché era meglio che stessero insieme?
Sirius era sdraiato nel
suo letto e pensava a ciò che aveva
sentito durante la cena “Avete sentito, che Sirius Black
è scappato da Azkaban?”
. Ecco perché nessuno gli aveva detto niente. Non era
diventato un Auror ma un
delinquente!
Remus sfogliava il libro
di Trasfigurazione e Severus quello
di Pozioni. Stavano in silenzio fino a quando non sentirono bussare
alla porta.
TOC- TOC
-Chi è a
quest’ora dannazione!- si lagnò Severus.
-Sei un tipo cui piace la
compagnia, vero?- lo stuzzicò
Sirius.
-Se nessuno apre non
sapremmo mai chi c’è dietro la porta-
disse con calma Remus.
TOC-TOC
-Vai tu, serpe. Devi
pagare per l’ospitalità- fece Sirius.
-Non credo proprio che ti
farò da elfo domestico! – rispose
Severus.
-E io credo di
sì- ribatte Sirius.
TOC- TOC
-Siete due bambini- disse
Remus mentre si alzava per andare
ad aprire.
TOC –TOC
Remus aprì e si
trovò di fronte Silente, seguito da Piton e
Lupin. I tre entrarono con uno schiocco delle dita comparvero tre
sedie. Si
accomodarono e Silente iniziò: -Siamo qui per chiarirvi qual
è la situazione
del mondo magico in cui viviamo e vorremmo che voi ci faceste notare le
differenze che riscontrate rispetto al vostro-.
-Prima di tutto io non
sono un criminale, e non lo diventerò
mai!- iniziò Sirius.
Lupin riconobbe
l’impeto del suo amico e cercò di
tranquillizzarlo:
-Può darsi che tu abbia ragione, ma
ti
prego di lasciar parlare il preside-.
-Nel nostro mondo Piton
era amico di Lily Evans. Voi due
eravate amici di James Potter e Peter Minus. Nella vite del mondo
intero, entrò
un certo Tom Riddle, un mago che usava la magia oscura e che si faceva
chiamare
Voldemort e che disprezzava i nati dai babbani. Il preside della
scuola, io,
conoscevo Riddle e cercai in
tutti i
modi di ostacolarlo. Fino a qui c’è qualcosa che
non vi torna?-.
Severus aveva i pugni
chiusi e si morsicava le labbra, Remus
e Sirius ascoltavano con interesse e stupore. –Ragazzi
è veramente importante
che ci diciate se i fatti che vi abbiamo presentato corrispondono a
quelli che
avete vissuto- disse Lupin.
-Non corrispondono-
affermò Sirius.
-Il preside Silente non
ama i nati dai babbani, per loro ci
sono classi separate. Mentre noi purosangue siamo tutti insieme-
rispose Remus
e guardando con un fare disgustato Lupin aggiunse : -Inoltre non
avrebbe mai
permesso che una specie diversa dalla nostra insegnasse ad Hogwarts-.
Lupin subì un
gran colpo al cuore a sentire quelle parole.
Disprezzo, nausea e fastidio. Ecco cosa provava il giovane Remus
guardandolo.
-Tom Riddle non insegna le
arti oscure! E non ha nessun soprannome- iniziò Severus
–E non
è vero che disprezza i babbani. La sua mamma era babbana e
lui le voleva bene, le
è sempre stato vicino fino a quando è morta-.
-Certo perché
pensa di aver diritto alla magia poiché suo
padre era un mago, ma Silente lo dice sempre che solo i puri di sangue
hanno diritto
a tutte le conoscenze, mentre gli altri solo alle briciole-
urlò Sirius –e perciò
anche tu dovresti ringraziarci che ti permettiamo di frequentare la
scuola
invece non ti alzi neanche dal letto per aprire una porta-.
-Sei esagerato! A me basta
che non ci stai troppo vicino!-
sputò Remus.
Silente non credeva alle
sue orecchie, se le basi di
partenza erano così diverse, che cosa si sarebbe dovuto
aspettare per il
futuro?
Piton chiese: -Cosa sapete
dirci di Lily Evans, James Potter
e Peter Minus?-
Remus rispose :- I maschi
sono nostri amici, purosangue.
Lily è nata da babbani-.
Silente: -Mi era parso di
capire che tu le avessi chiesto di
uscire. Perché se è una “figlia di
babbani” e a te loro non piacciono-.
-Perché per lei
ha un interesse più materiale, vero Remus?-
affermò tra le risate Sirius.
-Sei un porco!- gli
urlò contro Severus puntandogli la
bacchetta al petto.
Silente si mise fra la
bacchetta e Sirius e disse: -Io non
ho le stesse idee del tuo preside, credo nella tua buona fede e ti
chiedo di
abbassare la bacchetta-. Severus lo guardò dritto negli
occhi, poi vide Piton
che sembrava appoggiare il professore, e Lupin.
Se Silente fosse stato
uguale al suo preside non avrebbe
assunto un licantropo e un mezzosangue. Ebbe fiducia e
abbassò la bacchetta. In
quel momento fu colpito in gola da un “Blocca
passaggio” lanciato da Remus.
La gola sembrava
restringersi e il ragazzo
soffocava,
diventava sempre più viola, gli occhi sempre più
aperti
cominciarono a
lacrimare.Si piegò sulle ginocchia e poi si
accasciò a
terra mentre Piton e Silente cercavano di aiutarlo ma non
sapevano come,
quello non era uno degli incantesimi che loro conoscevano.
Lupin puntò la
sua bacchetta su Sirius e lo pietrificò per
neutralizzarlo, poi su Remus e disse: -Legillimens- subito,
all’ingresso della
mente di Remus poté udire l’incantesimo e il
contro-incantesimo. Uscì dalla
mente del ragazzino e verso Severus gridò
“Arius”.
Silente i si
voltò verso Remus che, era ancora un po' stordito, e con
aggressività chiese :
-Chi ti ha autorizzato a fare una cosa simile?-.
-La legge lo consente,
quando un mezzosangue usa parole
offensive nei confronti di un purosangue, il purosangue ha un certo
margine d’azione
nel riportare l’ordine. Lo avevo già graziato
diverse volte oggi!- rispose
calmo il ragazzo.
-Ricordatevi sempre che
qui non è consentito. MAI!-.
Pian pianino Severus
cominciò a riprendersi e con un filo di
voce rivolgendosi a Silente disse: -La prego, farò tutto
quello che vuole, ma
mi permetta di restare in questa vita-. Silente lo guardò
negli occhi, neri,
sinceri, sofferenti. Poteva aiutare quegli occhi, dipendeva solo da
lui. E
senza pensare alle conseguenze disse di sì.
Si volto verso Piton, che
aveva ancora il suo braccio sotto
le esili spalle di Severus, e vide che i suoi occhi erano diventati
lucidi.
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Capitolo 5 *** La vecchia Genoveffa ***
Ci pensò
su’ tutta la notte. Quando era ancora una bambina
sua madre, le parlava sempre della vecchia Genoveffa. Una volta
l’aveva anche
vista. Era una maga un po’ fuori dal comune, alcuni dicevano
fosse pazza.
Pronunciava incantesimi che nessuno aveva mai sentito, e poi non
conosceva
quelli più banali.
Parlava sempre di una
serratura antica; una serratura senza
porta né chiave. Guardandoci dentro si poteva vedere alle
volte il buio, alle
volte la luce. Se andavi verso il buio, potevi tornare alla luce, ma se
ti
dirigevi verso la luce, non ti era consentito tornare al buio.
Lei aveva smesso di
guardarci dentro, quando era arrivata “in
quel mondo”. Sì, così Genoveffa
chiamava il mondo di Minerva: “quel mondo”,
come se ce ne potessero essere anche altri.
L’anziana
professoressa di
Trasfigurazione si alzò presto quella mattina, e si diresse
verso il suo
pensatoio personale. Le sue lezioni iniziavano alle 11:00, e prima di
parlare
con Silente e i suoi colleghi alla fine della giornata, c’era
un ricordo che
doveva assolutamente rivisitare.
La prima ora di lezione
era passata tra sfere di cristallo e
tazzine di tè. I tre ragazzi rimasero sorpresi nel costatare
che non c’erano
luoghi separati per i mezzosangue (è una brutta parola lo
so! Ma la Rowling li
chiama così.) e i purosangue.
Non li avevano sistemati
in un’unica stanza perché non c’era
più posto, ma perché, semplicemente, ad Hogwarts
in questo mondo non c’erano
distinzioni ufficiali tra studenti, se non quelle
dettate dallo smistamento e dalle simpatie
personali. Tutto era in comune, dormitori, aule, mensa, infermeria.
Sirius e Remus fecero
subito amicizia con Harry e Ron. Ad
Hermione quei due non erano molto simpatici, non le avevano mai rivolto
la
parola e la guardavano con un’aria di superiorità.
Lei simpatizzò con Severus.
Aveva capito che era un tipo cui piaceva studiare, di poche parole
certo ma
pazienza, lei parlava abbastanza per entrambi.
La Cooman che da diverse
tazzine non vedeva ad un palmo dal
naso, non si rese conto di avere nuovi alunni fin quasi alla fine della
lezione. A quel punto prese le tazzine di Sirius, Remus ed Harry
e…..orrore! In
tutte e tre venne fuori l’immagine del Gramo.
-Morte! Morte e sventura
arriveranno! Dovete stare attenti
ragazzi! Che peccato! Siete così giovani!- disse la
professoressa.
Harry si voltò
verso Hermione in cerca di un qualche
sostegno, e si sentì rispondere dalla ragazza: -Se crederai,
anche un solo
momento alle parole di quella pazza, la sventura ti arriverà
attraverso me,
sotto forma di una gomitata allo stomaco!-.
“Che sfacciata".
Avrebbe bisogno di una lezione!-
pensarono Remus e Sirius.
Suonò la
campanella e uscirono per dirigersi alla lezione di
Hagrid che insegnava “Cura delle creature magiche”.
Durante il tragitto Severus
si stupì nel trovarsi affianco Hermione :
-Come hai fatto ad essere
qui? Sei sparita alla fine di
Divinazione!-
e
lei rispose : -Ho
dovuto scappare via di corsa perché avevo da fare, scusa se
non ti ho
salutato!-.
-Non
c’è problema- rispose lui e poi disse: -Ti
è piaciuta
la lezione?-.
Lei, poco
gentilmente, gli rigirò la domanda: -A te?-.
Severus iniziò
a rispondere con un tono molto serio: -Io
ritengo, che tra le varie materie che la prestigiosa scuola di Hogwarts
insegni, questa sia da considerare senz’altro- e concluse
ridendo –la più
STUPIDA!!-.
-Condivido totalmente la
sua opinione, signore- rispose lei
facendogli il verso.
Nel frattempo, poco
più avanti, Remus e Sirius erano
informati da Harry e Ron sul fatto che Hagrid fosse un mezzogigante. I
due
parvero schifati e ad Harry non sfuggì la smorfia di
disgusto sul volto di
Sirius, perciò chiese: -Ci sono forse problemi?-.
Sirius rispose: -Non lo so
ancora. Che cosa intendi per “problema”?-.
Fu Ron a rispondere:
-Vogliamo sapere se vi dà fastidio che
Hagrid sia un mezzogigante-.
-Restate calmi- fece Remus
–del resto noi siamo tutti
purosangue. Eccetto quei due- e indicò Severus e Hermione.
Harry
stava per controbattere quando
fu interrotto dal vocione di Hagrid che con trepidazione stava
salutando la sua
classe e presentava a tutti Fierobecco. La lezione fu divertente, Harry
riuscì
a montare in groppa all’Ippogrifo e fece un bel giretto,
purtroppo alla fine
Draco Malfoy rovinò tutto col suo caratteraccio e fu portato
in infermeria per
essere curato da Madama Chips.
L’ora di
Trasfigurazione iniziò puntualmente alle 11:00. La
McGranitt aveva fisso in mente il suo prezioso ricordo:
La vecchia Genoveffa
sdraiata nel suo letto, morente, che
parlava con la signora McGranitt mentre la piccola Minerva sedeva in
una sedia
vicino alla sua mamma.
-Non avrei mai creduto di
morire in questo mondo-.
-E in quale mondo saresti
dovuta morire?- la assecondava la
donna.
-Nel mio mondo, nel mio
tempo. Ma sai io non sapevo che
andando verso la luce non sarei potuta tornare indietro-.
-Di quale
luce parli,
Genoveffa?-.
-Dello spiraglio di luce
che si vede dalla serratura. Il
vostro mondo è pieno di luce-. La vecchietta era contenta
che qualcuno la
stesse ascoltando, aveva sempre avuto il timore di essere considerata
solo una
pazza. Il timore che in suo sapere andasse perso per sempre.
-E
dov’è questa serratura di cui parli, amica mia-.
-L’ho buttata
via. Non voglio che qualcuno possa trovarla.-.
-Perché dici
così, non vuoi che qualcun altro vada verso la
luce?-.
-Non esiste un posto dove
ci sia più di luce di qui-.
-Cioè qui non
c’è il male e negli altri mondi sì-.
-Non voglio dire questo-
rispose Genoveffa – ma qui il bene
si mostra come bene, e il male come male. Quando le cose non sono come
appaiono, incomincia a diffondersi il buio-. E detto questo
morì.
----------------
Ringrazio chi
ha lasciato una recensione: Pervinca Potter 97
Aloysia Piton
Chi ha inserito
la ff tra i preferiti: Aloysia Piton
Marco121184
Mizar
E tutti coloro
che stanno leggendo la storia.
Aloysia, le
parole dell'anziana
Genoveffa dovrebbero aiutarti a capire "Come è potuto
accadere"
ciò che è accaduto.
Io sto scivendo
la storia di getto e non
so ancora cosa è successo, e perchè. Lascio che
siano i
personaggi a scegliere che vita vogliono vivere.
A presto.
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Capitolo 6 *** La richiesta di Lily ***
Piton aspettò
Severus fino alle 15:00. Si erano fissati
appuntamento per le 14:30, ma il ragazzo non arrivava. Il professore
era un
tantino preoccupato, dopo quello che aveva avuto modo di vedere la sera
prima. “La
legge dice che….” aveva esordito Remus per
scusarsi, ma non era dato di sapere
per il momento se fosse una legge in vigore nel mondo magico o
semplicemente
nella scuola.
Doveva sapere tutto il
necessario. Non solo per spiegare il
motivo del salto di vita, ma anche per spiegare a Severus le azioni che
ora non
doveva essere più costretto a subire. Doveva, inoltre,
raccontargli della sua
vita e delle sue scelte, sia di quelle giuste sia di quelle sbagliate.
Le 15:10, e ancora niente.
Piton decise di andare da Silente
e assieme si avviarono versa la camera dei ragazzi.
TOC – TOC
Nessuno aprì.
TOC – TOC
Ancora niente.
TOC – TOC
Niente, ma i due maghi
sentirono che dentro c’era del
movimento. Silente puntò la bacchetta :-Alohomora-. La porta
si aprì e dentro
trovarono Severus seduto sul letto che leggeva.
Piton domandò:
- Non hai sentito che qualcuno bussava?-.
-Si, ho sentito- rispose
il ragazzo.
-E allora
perché non hai aperto?- chiese Silente.
-Perché non ho
avuto il permesso-. Silente e Severus
rimasero spiazzati: -Spiegati meglio, Severus- lo incoraggiò
Piton.
- Remus e Sirius non mi
hanno concesso il permesso di far
entrare in camera ospiti quando loro non ci sono. Un mezzosangue non
può
decidere chi deve avvicinarsi alle proprietà di un
purosangue-.
-E perché non
sei uscito tu? Ti ricordi che avevamo un
appuntamento?- domandò Piton.
-Si, le chiedo scusa. Ma
non posso uscire senza aver
terminato e consegnato i compiti e i mezzosangue non possono consegnare
prima
dei purosangue. Remus e Sirius non hanno ancora svolto i loro esercizi
e così
io non posso consegnare i miei e …..-.
-E dunque non puoi uscire-
terminò Silente.
-Nella vostra scuola
aspettavate tutti che i purosangue
finissero, nessuno usciva dalla stanza prima dei purosangue?- chiese
Piton.
-Nella nostra scuola i
dormitori sono separati, perciò
possiamo uscire dalle stanze, ma dobbiamo restare nella sala comune del
nostro
dormitorio. Possiamo uscire all’aperto solo quando i
purosangue hanno terminato
i loro compiti e noi abbiamo consegnato i nostri-.
-Perché
è così importante la consegna dei compiti?-
domandò
Silente.
-Chi consegna prima e
svolge correttamente i
compiti prende punti per la casa di
appartenenza-.
-Ma se siete divisi
secondo il sangue cosa c’entra la casa
di appartenenza!- disse Piton.
-Serve a ricordarci che se siamo ubbidienti potremmo
rendere grande la
nostra casa, anche se il nostro sangue è sporco. Ma che
comunque non siamo mai
indispensabili. Se noi ci siamo, oppure no, non fa differenza. I nostri
punti
valgono un terzo di quello dei purosangue-.
Queste leggi in pratica
servivano per calpestare la dignità
dei mezzosangue, ridurli all’obbedienza e convincerli di non
avere valore, ma
di essere semplici strumenti che i purosangue potevano sfruttare.
-Che cosa si vince? Una
coppa?- volle sapere Silente.
-No, la
possibilità di approvare o abrogare una legge della
scuola!- disse con un tono di tristezza Severus –Io
m’impegno, sono bravo in
Pozioni, ma non
basta!-.
Perfetto. In questo modo
il gioco era fatto. I purosangue
vincenti, di qualsiasi casa fossero, non avrebbero mai abrogato queste
leggi ma
ne avrebbero emanate altre, volte ad appesantire la situazione dei loro
compagni.
-E se non rispettate
queste regole, che punizione vi
spetta?- domandò Piton.
Severus non rispose.
Stette seduto sul suo letto, in
silenzio. Lo sguardo fisso in avanti. Piton guardò Silente
come a volergli dire
di provare lui perché con i ragazzi ci sapeva fare. Silente
si voltò verso
Severus che si
teneva i polsini della
camicia con le dita, gesto che anche Piton notò.
Quando qualcosa lo
tormentava, ma non voleva darlo a vedere,
o quando aveva qualche dubbio, o ancora quando semplicemente cercava di
riordinare
i suoi pensieri, Piton compiva lo stesso gesto.
Silente gli sedette di
fronte e disse: -Parla liberamente,
non ti succederà nulla. Sei in questa vita e ti ho promesso
che non tornerai
nel tuo mondo, ma dobbiamo capire, altrimenti il vostro salto
sarà stato vano-.
Severus
realizzò in quel momento che non era stato un caso
se l’oggetto che avevano toccato li aveva portati
lì, c’era una precisa
motivazione. Prese coraggio e disse: -Silente, il nostro preside e la
sua vice,
la McGranitt, ci fanno mettere in cerchio. Poi uno alla volta ci
mandano al centro e
senza pronunciare nessun
incantesimo, riescono a farci star male, molto male-.
Piton ebbe un fremito
lungo la schiena, Severus stava
raccontando una classica riunione di Mangiamorte in cui qualcuno veniva
torturato. Silente invitò il ragazzo a continuare e quello
riprese: -Certe
volte gridiamo dal dolore, c’è chi si contorce.
Alle volte sveniamo, non sempre
riusciamo a restare svegli durante tutta la punizione, in questo caso
nessuno
può toccarci e restiamo lì a terra fino a quando
non ci svegliamo. Se invece
resistiamo, i nostri compagni, possono aiutarci-.
Silente
sospirò. Non ebbe il coraggio di posare i suoi occhi
su quelli di Piton. Non ne ebbe il coraggio. Chiese a Severus: -Chi ti
aiuta,
quando hai bisogno?-.
-Lily Evans- disse il
ragazzo.
-E non ti senti in colpa
per averla lasciata sola?- chiese
Piton.
-No, lei mi diceva sempre
che se un giorno avessi saltato in
un’altra vita, dovevo dimostrarle il mio affetto non
tornando. Perché era l’unico
modo di salvare me, lei e tante altre persone-.
-Lei?- gli chiese Silente
scuotendolo –Lei ti ha detto
queste parole?-.
Il ragazzo spaventato
dalla reazione del preside non
riusciva a parlare e annuiva col capo. Piton lo guardò e gli
disse: -E’ molto
importante che tu ci ripeta le parole precise che ti disse Lily.
E’ importante perché
vedi, io cioè te, in questa vita sono stato la causa
indiretta della morte di
Lily!-.
Severus era scioccato, non
si ricordava le parole precise.
Si ricordava il discorso in generale ma non le parole, c’era
un nome, un nome
strano di mezzo.
Chiuse
gli occhi e
ripensò a quel giorno e a voce alta ripercorse i momenti
più importanti: -Io e
Lily c’eravamo difesi
a vicenda dagli
attacchi di Sirius e James, Silente ci aveva ripreso e ci aveva punito.
Sirius
e James avrebbero pulito 50 calderoni a testa. Io e Lily saremmo stati
messi al
centro del cerchio. Lily aveva paura di non resistere. La settimana
prima Emis
non aveva resistito ed era morto.
Invece Lily fu davvero
molto forte e resistette, io la
soccorsi e poi la notte nella sala comune mi disse “Se un
giorno salterai in un’altra
vita non tornare indietro, perché così salverai
te stesso, me e tutto quello in
cui crediamo. Forse le cose non sono come sembrano, e se tu non
tornerai, io
saprò cosa fare, Genoveffa ha buttato via
la serratura ma la porta è ancora aperta. Chi
verrà con te dovrà chiuderla ed
io girerò la chiave-.
Severus era molto provato.
Lo erano anche Silente e Piton.
Si guardarono attorno, Remus e Sirius non gli avevano lasciato molto
spazio
nella camera. Avrebbero voluto portarlo via da lì ma si
rendevano conto che ora
più che mai era necessario che i tre si frequentassero.
-----------------
Non pensavate,
davvero, che avrei
postato solo un capitolo vero? Almeno due al giorno, se
riesco ne
scrivo anche un altro ma lo pubblichero verso le 22.30, credo. Prima si
ma dopo no.
Recensite in
tanti...
Alida
|
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Capitolo 7 *** Il molliccio e l'aiuto pozionista ***
Silente fu chiaro con
Remus e Sirius. Le regole del loro
mondo dovevano scomparire, Severus era libero come lo erano loro. I
punti di
merito o demerito, che si assegnavano
alle
case, avevano per
tutti lo stesso
valore. Purtroppo i due si dimostrarono difficili da trattare,
assolutamente
non avrebbero stretto nessun rapporto di amicizia con Severus. Potevano
accettare tutto il resto, ma non quello.
Silente lasciò
correre. In ogni caso era sempre un buon
punto di partenza.
Una mattina, durante la
lezione di Difesa contro le arti
oscure, gli studenti si trovarono di fronte un armadio con dentro
qualcosa di
indefinito, che si agitava terribilmente.
-Qualcuno di voi sa dirmi
che cosa potrebbe esserci dentro?-
chiese il professore.
-Un molliccio!-
azzardò Dean.
-Bravo. Chi mi sa dire che
forma assume un molliccio?-
-La forma di
ciò cui noi abbiamo più paura- disse Hermione
precedendo Draco, il quale imprecò, a bassa voce, contro la
ragazza definendola
“sporca mezzosangue”. Nella confusione
l’imprecazione passò inosservata ma
Remus riuscì a sentirla bene e assieme a Sirius si
avvicinarono al serpeverde
presentandosi.
Draco non fu molto
garbato: -Perché dovrei fare amicizia con
due grifondoro?- chiese squadrandoli.
-Perché anche a
noi da molto fastidio avere intorno sangue
poco pulito!- risposero i due.
Draco li
osservò bene, allungò la mano e gli altri due
gliela strinsero. Lupin intanto spiegò il modo per
sconfiggere il molliccio e
la classe pronunciò in coro :-Riddikulus!-. Tutti gli
studenti sembravano
entusiasti, Ron combattè contro un ragno, Calì
contro una banshee e poi spettò
a Remus.
Il molliccio gli
girò attorno e poi, inaspettatamente, prese
le sembianze di Silente. Lupin lo guardò stupito. Come era
possibile che questo
ragazzo avesse timore del suo preside ma ne seguisse le direttive? Non
riusciva
a spiegarselo, e l’intera classe, all’oscuro di
tutto rimase sbigottita.
Remus sollevò
la bacchetta e con un filo di voce disse:
-Ri-riddi-ku-lusss-. Ovviamente il molliccio non scomparve, anzi, la
figura di
Silente si avvicinava sempre più muovendo le labbra come a
bisbigliare un
ordine. Remus sembrava incapace di agire, allora intervenne Lupin che
disse
:-Riddikulus!- e ricacciando il mollicio nell’armadio
dichiarava terminata la
lezione.
Gli studenti uscirono ma
Lupin richiamò indietro Remus. –Vorrei
conoscere il motivo percui hai tanta paura di Silente. Immagino che tu
tema il
preside della tua scuola e non il nostro, considerato che non hai avuto
tanto
tempo per frequentarlo-.
Remus rispose: -Non so
perché è comparso Silente!-
-Il molliccio non si
sbaglia mai. Che cosa ti spaventa in
lui?- domadò il licantropo.
Lupin notò che
il ragazzo non sembrava particolarmente
aggressivo, rispondeva in modo sgarbato e aveva avuto comportamenti
violenti solo
davanti a Silente.
Provò ad aprire
il suo cuore a Remus e gli disse: -Quando
avevo otto anni fui morso da un lupo mannaro, e così lo
divenni anch’io.
Credevo che non avrei mai potuto frequentare la scuola…-
attese un attimo per
studiare le reazioni del giovane. Remus ascoltava, sembrava con un
misto di
tristezza e rassegnazione.
-Poi i miei genitori
incontrarono Silente-.
A quelle parole il ragazzo
cominciò a diventare sempre più
nervoso.
-Lui costruì un
posto, dove potevo trasformarmi senza far
del male a nessuno. Io mi odiavo, temevo di poter far soffrire
qualcuno-.
Gli occhi del ragazzo
divennero lucidi e prendendo coraggio
disse: -Anch’io ho paura di far…- ma si
bloccò come davanti al molliccio. Alle
sue spalle, aveva fatto ingresso nell’aula Silente. Remus lo
vide avanzare e
con disprezzo voltandosi verso Lupin gli tirò in faccia il
suo libro.
Silente fece per
riprenderlo ma Lupin lo trattenne e Remus
uscì dall’aula.
Fuori lo attendeva
Sirius che volle conoscere i fatti appena verificatisi. La situazione
si stava
facendo critica. Le differenze erano troppe e i due ragazzi non
sapevano di chi
fidarsi e di chi no.
Silente non aveva imposto
regole di diseguaglianza, a quanto
ne sapessero non aveva chiesto a nessuno di preparargli delle pozioni.
Quelle
che di solito, gli preparava Remus. Avevano avvicinato anche Draco, ma
lui non
sembrava essere tanto importante nel meccanismo. A chi avrebbero dovuto
far
riferimento?
Harry e Ron, due
purosangue avevano manifestato il loro
disappunto rispetto alle loro idee estremiste. Era difficile. Avrebbero
dovuto
esporsi per rendersi conto chi avrebbe potuto aiutarli.
Piton, Silente, Lupin e la
McGranitt si incontrarono per discutere
del problema, alla fine della settimana. Necessitavano di tempo per
osservare l’andamento
della situazione. Severus, relativamente libero, era riuscito ad
inserirsi bene
tra i grifondoro ed ora passava molto del suo tempo con Hermione, Ron
ed Harry.
Sirius e Remus si
muovevano sempre in coppia, se uno dei due
si doveva trattenere di più un un’aula,
l’altro lo aspettava fuori dalla
stanza, vicino alla porta. Remus reagiva in modo aggressivo solo quando
c’era
Silente, mentre Sirius in tutte le altre occasioni.
Il loro comportamento era
particolare e saltava all’occhio.
Trascorrevano molto tempo assieme a Draco Malfoy e ai loro amici, anche
se non
sembravano avere grandi interessi comuni. Inoltre passavano ore in
biblioteca a
consultare libri di pozioni. Ancora nessuno era riuscito ad ottenere la
loro
fiducia.
Lupin, dopo aver fatto un
profondo respiro, chiese a Piton:
-Hai detto che quello descritto da Severus è una riunione di
Mangiamorte-
-Esatto- rispose Piton.
-Intendi dire quando ci
sono vittime babbane oppure….- Lupin
avrebbe preferito non chiedere certe cose, però non poteva
farne a meno. Piton
non sembrò apprezzare.
-Perché vuoi
entrare nel gruppo? Non ti basta la luna?-
chiese acidamente.
Lupin sorvolò,
non era lì per discutere e probabilmente si
era espresso male, alquanto insolito per lui, però doveva
continuare: -Se quel
genere di punizioni non
fossero
riservate solo ai mezzosangue forse tutto comincerebbe ad avere un
senso!-.
“Aveva ragione.
Il lupacchiotto aveva ragione” pensò Piton,
ma si guardò bene dal dirlo.
-Allora è per
questo che Remus ha questo atteggiamento, perché
anche lui teme Silente, nonostante ne segua i principi-
affermò Minerva.
-Bisogna
stabilire ora, se li
segue per timore o perché li condivide- concluse Silente.
Quella
sera alla partita
di Quidditch, Harry fu assalito dai Dissennatori. La presenza di quelle
creature raggelò l’anima degli studenti. Remus e
Sirius corsero dritti in
camera, lasciando Severus fuori. Il
ragazzo era bagnato fradicio, decise di andare da Piton che con un
colpo di bacchetta
gli asciugò i vestiti.
Severus
ringraziò, e Piton gli disse: -Comunque ti consiglio
di andare da Madama Chips per farti dare una pozione per il
raffreddore, prima
che ti ammali seriamente-.
-Di solito mi preparo da
solo le pozioni. L’infermeria per
quelli come me non c’era a scuola-.
-Qui tutto è
diverso. L’infermeria è disponibile per
chiunque abbia necessità. Io stesso preparo le pozioni
più complicate per
Madama Chips-.
-Anche io preparavo le
pozioni per Tom Riddle. Mi piacerebbe
continuare ad aiutare qualcuno, se un giorno volesse….- e
lasciò la frase a
metà.
Piton teneva gli occhi
stretti, quali pozioni preparava il
ragazzo per Riddle? Senza farsi scrupoli gli pose la domanda e la
risposta lo
stupì : -Più che altro sono pozioni di pronta
guarigione, per medicare tagli,
bruciature, per far ricrescere le ossa. Quella è una delle
più difficili, ma
Riddle dice che sono bravo-.
-Non lo metto in dubbio-
rispose il professore che poi
continuò –Aiuti anche a Silente?-.
-No, se ne occupano i
purosangue. Io non so chi possa essere
il suo aiuto pozionista. Non mi era consentito chiedere-
affermò Severus.
-Perché i tuoi
compagni di stanza ti hanno lasciato fuori?-
domandò, cambiando discorso.
-Credo che abbiano avuto
paura delle anime nere- rispose
Severus.
-I dissennatori, intendi?
Quelle creature magiche che
volavano in cielo e hanno attaccato Harry?-specificò il
professore.
-Sì, loro. Le
anime nere ti prendono i ricordi felici e poi
non te li ridanno più. Ti rimane solo la tristezza. Se li
incontri molte volte,
possono portarti via la memoria e finisci per non sapere neanche chi
sei-.
-Non è proprio
così, in realtà!-.
-Qui non sarà
così. Però Remus e Sirius scappavano da
questo!-.
Piton congedò
Severus e poi chiudendosi nei suoi
appartamenti si tolse dalle tempie due fili argentati che
riversò nel
Pensatoio. Doveva consultare Silente per via dei dissennatori, dopo un
paio di
giorni ci sarebbe stata la luna piena e doveva preparare la pozione per
Lupin e di Sirius Black non c'era ancora traccia.
Quelle informazioni
avrebbero dovuto aspettare.
---------------------
Ecco a voi!
Ancora qualche pezzo del puzzle. Ci sentiamo domani sera. Alida
|
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Capitolo 8 *** La nobile arte dell'origliare ***
L’attacco dei
dissennatori era stato veloce, e
altrettanto rapida fu la reazione di
Silente. Non avrebbe più accettato l’imposizione
del ministro negli affari di
Hogwarts. Del resto Caramell si era ritrovato con le spalle al muro.
Gli Auror
non riuscivano a scovare il nascondiglio di Black e le guardie di
Azkaban non
potevano restare per sempre attorno alla scuola, e comunque il loro
attacco
durante la partita di Quidditch non lasciava alternativa: dovevano
andarsene.
Per un paio di giorni a
scuola ci fu molta confusione. Gli
studenti non uscivano dal castello se non nelle ore di lezione, facendo
bacano
nei corridoi. Poi lentamente ripresero coraggio e la situazione
tornò alla
normalità.
Silente e la McGranitt
erano decisi a far parlare Sirius e
Remus, ma i due, tutte le volte che venivano convocati dal preside o
semplicemente trovandosi di fronte la donna, si chiudevano in un
incomprensibile mutismo.
Comunque, Minerva
notò che all’inizio degli incontri i
ragazzi si comportavano come se aspettassero degli ordini o delle
richieste.
Tuttavia non ci fu modo di capire oltre.
Sarebbero dovuti
intervenire Lupin e Piton. Era già il 18
Dicembre e tutto sarebbe slittato all’inizio di Gennaio, dopo
pochi giorni,
infatti, ci sarebbe stata la luna piena e Lupin avrebbe avuto bisogno
di circa
due settimane per riprendersi appieno.
Inoltre il professore si
era impegnato a dare lezioni
private ad Harry per riuscire a contrastare i dissennatori.
Qualcosa, in ogni caso,
era destinata a risolversi anche in
sua assenza.
Con
Black in libertà, Harry fu obbligato a trascorrere le
vacanze di Natale a
scuola, con lui ci sarebbero stati anche i tre nuovi grifondoro. Ron ed
Hermione, invece, le avrebbero trascorse dai Weasley. Pensavano che,
origliando
le conversazioni degli adulti, sarebbero riusciti a scoprire qualcosa
su Black.
Remus e Sirius
gironzolavano per la scuola, quando videro
Piton che con una bottiglia in mano bussava alla porta di Lupin. Piton
entrò, e
loro si avvicinarono alla porta e tesero le orecchie.
-Entra pure, Piton- gli
disse gentilmente Lupin.
-Grazie, Lupin. Scusa se
non mi trattengo, ma ho impegni più
divertenti-.
-Oh- fece il licantropo
con un sorriso malizioso –Un
incontro galante?-.
-No. Devo correggere i
compiti degli studenti del primo
anno- rispose Piton con uno sguardo soddisfatto.
-Capisco-
ribatté l’altro senza prendersela a male. Ormai
aveva imparato che alcune battaglie non si potevano vincere, e tra lui
e il collega
c’era troppo rancore perché tutto potesse
aggiustarsi in un paio di mesi.
-Tuttavia, sono dovuto
passare. Considerato che un favore ad
un amico non si nega mai, sono stato obbligato da Silente a prepararti
questa
pozione. Ti farà bene, ricordati di berla tutte le sere.
Quando tornerai dalle
vacanze, te ne farò avere altra, così potrai
rinvigorirti. Con ciò è tutto-. Si
voltò e uscì, facendo finta, spudoratamente, di
non sentire il –Grazie- che
Lupin pronunciò a voce alta.
I due ragazzi, fuori dalla
porta, si spostarono di scatto e
si allontanarono, ma erano ancora troppo vicino all’ufficio
di Lupin perché a
Piton non sorgessero dei dubbi. “Possibile che stessero
origliando?” pensò il
pozionista.
Con molta discrezione, si
diresse verso la direzione presa
dai ragazzi, i quali girando l’angolo del corridoio si
scontrarono con Severus.
Adesso fu il turno di Piton per origliare.
-Che cosa fai in giro,
Mocciusus!- chiese Sirius.
Piton sentendo
l’appellativo usato, ebbe per un attimo il
desiderio di intervenire, ma doveva ascoltare lo scambio di battute.
-Sto andando da Harry-
rispose Severus sinceramente.
-Ti conviene fare
attenzione- lo redarguì Remus.
-Vi ho già
detto che vi sbagliate. Questo Silente è diverso
dal nostro. Lo vedete anche voi che la scuola è
diversa…-
-Sei troppo ingenuo.
Questa è solo una trappola, una prova
con la quale il nostro preside sta valutando la nostra
fedeltà- rispose Remus.
-Non
–metteremmo-a –rischio- la -vita -di -chi -amiamo-
disse Sirius scandendo le parole.
-Non vi sto chiedendo di
farlo- rispose Severus.
-Certo che lo stai
chiedendo, ogni volta che non ti
sottometti a noi, ci metti nella condizione di doverti punire o di
essere
puniti. Tu sai cosa succede a chi non rispetta le regole di Silente.
Non ti
basta il sangue che è già stato versato per te?-.
Severus era sconvolto, si
guardò a torno come a voler
cercare una mano di aiuto, ma era solo.
Sirius se ne accorse e
disse: -Ora sei da solo Mocciosus. E
quando Silente si mostrerà per quello che è,
sarai ugualmente da solo-.
-A-aspettate,
io….-
-Zitto, mezzosangue.
Nessuno ti ha concesso il permesso di parlare-
lo interruppe Remus.
-Devi entrare nel
magazzino di Piton e rubare queste erbe,
ci servono per la preparare una pozione per Silente- disse Sirius.
Severus non
parlò ma li guardò stupito, davvero Silente
aveva chiesto loro di preparargli una pozione?
Sirius capì e
spiegò: -Gliela preparavamo sempre, ogni due
mesi. Settembre, Novembre e ora spetta Gennaio. Ma occorrono almeno 3
settimane
per la preparazione-.
-No, io non
ruberò niente. Non lo farò…- rispose
con
coraggio Severus.
In un secondo, Severus
cadde a terra tenendosi il ginocchio
destro.
-Non parlare se non ti
è accordato il permesso. Portaci le
erbe. E’ un ordine- disse Remus prima di andarsene.
Sirius vide Remus che
velocemente proseguiva e a mezza voce
disse, rivolgendosi a Severus ancora dolorante : -E’
l’unico modo per salvare i
suoi genitori-.
-Silente li
avrà già uccisi! Non lascia in vita nessuno per
così
tanto tempo-.
-Forse non i mezzosangue,
ma i purosangue….-
-Anche mia madre era
purosangue ma questo non è bastato-
rispose Severus.
-Non è bastato
perché avere un figlio come te, l’ha
sporcata…-
e senza aspettare risposta se ne andò.
Severus si
spostò verso il muro e poggiandosi su esso, si
sollevò. Il ginocchio gli faceva male e zoppicava. I suoi
compagni di stanza
non avrebbero più tollerato che lui non rispettasse le
regole e lui non sapeva
come comportarsi. Voleva essere libero ma in questo modo avrebbe
“costretto”
Remus e Sirius a punirlo.
Si tenne ancora al muro e
svoltò per andare da Harry, invece
si trovò di fronte Piton che nel frattempo era stato
raggiunto da Lupin.
II professore finse di non
avere sentito nulla e gli chiese:
-Che cosa ti è successo Severus?-.
Come doveva comportarsi?
Doveva dire la verità e dimostrare
di avere fiducia in Silente oppure mentire e non mettere in discussione
la
teoria della trappola. Doveva rispettare le regole e non contraddire
mai un
purosangue oppure, oppure ….. gli sembrò strano
che ci potesse essere un oppure….
per tredici anni la
sua vita era andata
in un modo e ora che cosa gli dava il diritto di credere che tutto
potesse
cambiare.
-Severus?- disse Lupin
richiamando l’attenzione del ragazzo
che sembrava essersi smarrito nei suoi pensieri.
Trovò una via
di mezzo: -Ho avuto una fitta al ginocchio e
sono caduto-.
-Da cosa è
stata provocata la fitta?- continuò Piton.
Non cedevano, i professori
non avrebbero ceduto. A chi
doveva credere? Si guardò intorno come a cercare sostegno da
parte di qualcuno
ma era solo. Lupin, allora gli disse: -Lily non
c’è. Ma se non sbaglio ti ha
già suggerito come comportarti-.
Gli aveva detto
“sarai felice tu e lo sarò anch’io e
salveremmo molte vite”.
Severus
si lasciò andare ad un
pianto liberatorio mentre Piton e Lupin lo sostenevano e lo conducevano
in
infermeria.
-Hermione, ci metteremmo
nei guai. Se mia madre lo
scoprisse..-.
-Ron, non vorrai lagnarti
tutto il tempo? Lo sai anche tu
che sotto il mantello dell’invisibilità si diventa
invisibili!!- rispose la
ragazza.
-Ma non c’era un
altro modo? Indossare il mantello in una
stanza piena di adulti che ci hanno ordinato di
non avvicinarci neanche alla porta di
questa stanza-.
-Non fare rumore, non
lagnarti e se senti qualcosa di
sconvolgente non sospirare. Se puoi, non respirare neanche!-.
Dieci minuti e la stanza
si riempì.
-Caramell, è
possibile che non si sappia ancora nulla di
Black?-
-Mi dispiace Minerva, ma
nessuno sembra aver visto quell’uomo.
Sembra che si sia volatilizzato nel nulla-.
-E’ troppo
rischioso. Harry è in pericolo! Sirius Black ha
già ucciso Lily e James, se trovasse il ragazzo che cosa gli
impedirebbe di
portare a termine la sua missione?-.
-Niente. Forse non lo
fermerebbe neanche il fatto che Harry
è suo figlioccio- disse Arthur.
-Mi vengono i brividi solo
a pensarci- affermò Minerva
portandosi la mano sulle labbra.
-E’ meglio che
Harry resti ad Hogwarts. E’ un posto sicuro,
gli Auror cercano Black dappertutto. Lo troveranno. E' solo questione
di
tempo-.
La discussione fu
interrotta da un urlo che proveniva dall’andito.
Molly uscì preoccupata, lasciandosi la porta aperta e, senza
rendersene conto,
dando la possibilità a Ron ed Hermione di sgattaiolare fuori
dalla stanza, sazi
delle informazioni ricevute.
-Si può sapere
cosa diavolo sta succedendo!-.
-Fred mi ha lanciato un
incantesimo!-.
-Fred Weasley come hai
osato…-
-Mamma non è
come pensi! Ho visto Crosta uscire dalla stanza
in cui vi siete chiusi, e ho cercato di acchiapparlo con un
“Accio-topo” ma non
ha funzionato- si spiegò Fred.
Già
perché Ron aveva perso il suo fidato topolino il giorno
in cui aveva preso il treno per Hogwarts e non lo aveva più
ritrovato!
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Grazie a tutti coloro che
leggono, recensiscono e inviano la ff tra i preferiti.
Scappo così ho
tempo di scrivere un altro capitolo per stasera.
Alcuni di voi mi fanno i
complimenti e
restano stupiti per la velocità con cui aggiorno.
C'è una
spiegazione: ho molta fantasia e sono disoccupata perciò ho
tanto tempo per scrivere, scrivere e scrivere.
Spero che la situazioni si
ribalti al più presto ma nel frattempo continuo a scrivere,
scrivere e scrivere.
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Capitolo 9 *** Incantesimi sconosciuti ***
L’infermeria,
naturalmente, era deserta. Appena vide entrare
i professori con Severus dolorante, Madama Chips disse, alzando gli
occhi al
cielo: -Merlino, neanche il 22 Dicembre si può riposare!-.
-Scusaci tanto- fece Lupin
–ma ci basta un letto, per il
resto facciamo noi-.
-A se è
così, guardatevi attorno e scegliete il letto che
preferite- fece la donna.
Il primo letto, accanto
all’ingresso andò benissimo. Il ginocchio
del ragazzo era gonfio e lui non si lamentava. Dopo pochi minuti
arrivò Silente
che si accomodò in una sedia accanto al letto.
–Che cosa pensi di me, Severus?-
chiese il preside.
Severus non rispose.
Silente rimase un
po’ deluso, ma non si lasciò scoraggiare.
–Pensi
che ti farò del male? O che farò del male a Remus
e Sirius?-.
Ancora silenzio. Severus
non riusciva a sostenere lo sguardo
di Silente, abbassò gli occhi e si fissò le mani.
A quel punto Silente decise
di cambiare tattica. –Forse non lo sai, ma io sono un
purosangue e se non sbaglio,
devi sempre rispondere quando un purosangue ti fa una domanda!-.
Severus s‘irrigidì
sul letto e nascose le mani sotto il lenzuolo. Adesso doveva per forza
rispondere. Fosse giusto o sbagliato non aveva importanza, rispondere
era la
scelta giusta in entrambi i casi. Se aveva deciso di sottomettersi,
avrebbe
dovuto rispondere. Se avesse deciso di fidarsi del preside, avrebbe
dovuto
rispondere. Silente
era stato furbo.
-Io non so cosa pensare.
Io mi fido ma mi sono venuti dei
dubbi, non per questo smetterò di compiacerla-.
Il ragazzo aveva espresso
fiducia e sottomissione. “Era
furbo” pensò Silente.
-Vediamo un po’
cosa ti è successo al ginocchio- disse il
preside, sollevando il lenzuolo.
Lupin cominciò
a sentire un certo disagio, la pozione che
aveva bevuto era ben fatta, ma forse quel mese sarebbe stata
più dura delle
altre. Così, scusandosi, decise di congedarsi.
Piton guardò il
ginocchio: era gonfio certo, ma sembrava
molto più grosso dell’altro, grosso in maniera
spropositata. Silente provò a
sollevarlo lievemente ma Severus si lamentò, cominciava a
sudare dal dolore.
-Io credo che ti stiano
crescendo ossa in più, che
continuando così ti impediranno di piegare il ginocchio
rendendoti zoppo- disse
Silente.
-Ossa che crescono? Io
pensavo che fosse rotto?- ammise
Piton –Non ho mai sentito che le ossa potessero crescere
oltre il normale!-.
Silente gli sorrise, :-
Fortunatamente io sì, e ho anche
inventato un piccolo incantesimo per riportarle alla
normalità!-. Silente prese
la sua bacchetta e pronunciò : -Normalis Ossaturum!-. Il
ginocchio del ragazzo
si sistemò all’istante.
-No- disse Severus
–Non è possibile!-.
-Che cosa non è
possibile! Forse non lo sai ma io sono uno
dei più grandi maghi di tutti i tempi!- rispose Silente
guardandolo da sopra
gli occhiali e non potendo fare a meno di notare lo sguardo smielato e
tendente
al vomito di Piton.
-No- ripeté il
ragazzo –Questo incantesimo l’ha inventato
Tom Riddle. Me l’ha detto lui!-.
Silente lo
guardò serio e poi disse: -Parlami di Tom Riddle,
per favore-.
-Tom è una
persona buona- esordì con convinzione Severus – Il
suo papà era un babbano e sua madre una maga. Il suo
papà li lasciò prima che
Tom nascesse, la mamma non aveva la possibilità di tenerlo
con sé e lo portò in
un orfanotrofio. La gente dice che lì, Tom, fece tante cose
brutte e poi quando
compì 11 anni andò ad Hogwarts. Lì
finì tra i Serpeverde, era uno dei
migliori-.
-E rispettava le regole
del preside, le vostre regole, lui
era un mezzosangue…- lo interrupe Silente.
-A quei tempi non vigevano
ancora le nostre regole. Poi non
si sa con certezza cosa sia successo, sembra che Riddle odiasse quelli
che non
erano purosangue. Ma non può essere così,
perché avrebbe dovuto odiarli, lui
stesso era mezzosangue-.
-E poi cosa successe?-
disse Piton invitandolo a parlare.
-Poi
all’improvviso è cambiato. Disse che si era
accorto del
suo errore. Era cambiato davvero. Riprese ad andare dalla madre, non
parlò più
di sangue puro e roba del genere. Uscito dalla scuola, ha aperto un
centro culturale,
dove si cerca di trovare un punto d’accordo tra maghi puri e
gli altri.
Rifornisce molti centri di pozioni, le fa lui personalmente. E ha
scelto me
come aiuto-apprendista- concluse fieramente il ragazzo.
-Va bene, Severus. La tua
spiegazione è stata esauriente,
puoi andare- disse Silente, ma Piton lo interruppe.
-Visto che sei stato
apprendista di Riddle, cosa ne diresti
di essere anche il mio. Mi par di ricordare che tu stesso ti sia mezzo
proposto-.
Severus colse
l’occasione e accettò. Salvo poi ricordarsi
dell’ordine di rubare che aveva ricevuto da parte dei suoi
compagni di stanza.
Non poté farci niente, però. Piton e Silente
erano già spariti.
Si stava per alzare quando
lo raggiunse Harry.
-Madama Chips mi ha detto
che eri qui. Stai bene ora-.
-Si, Harry. Grazie-.
-Vieni, dai. Andiamo da
Hagrid, che ne dici-.
-Certo- rispose Severus,
in ogni caso Harry era un
purosangue.
Alla casetta, vicino alla
foresta proibita, trovarono un
Hagrid piangente. Il ministero aveva ordinato l’uccisione di
Fierobecco. –Non è
giusto. Non è stata colpa sua. E’ stato Draco a
provocarlo!- urlò Harry.
-Hanno detto che
Fierobecco è cattivo assai. Che io vi
imparo cose ingiuste. Vengono a ucci-ucci-ucciderlo il 25. Per Natale-
raccontò
tra le lacrime il mezzogigante.
-Non ti preoccupare- lo
consolò Severus –Io conosco un
incantesimo che lo salverà-.
Harry lo guardava
perplesso. Hagrid era contrariato :-Non
voglio che ti mettiate nel pasticcio per colpa mia-.
-Non
ti preoccupare- sorrise
Harry –Io e Severus, sappiamo difenderci bene. E detto questo
uscirono. Ormai
era tardi e dovevano ritirarsi nelle proprie stanze.
Severus tornò
alla sua camera, ma trovò la porta chiusa e
ricordò : -I mezzosangue devono rientrare prima dei
purosangue. In caso
contrario o vengono puniti o restano fuori fino al mattino seguente-
almeno
Remus e Sirius avevano optato per l’opzione meno dolorosa.
Non sapeva che fare ma
ripensò all’infermeria con tanti
letti vuoti e decise che, forse, avrebbe potuto usufruirne. A
metà strada però
vide qualcosa che lo spaventò tanto da fargli lanciare un
urlo disperato.
Minerva, che casualmente si trovava a poche decine di metri dal
ragazzo, fu la
prima a raggiungerlo.
L’urlo sveglio
anche Remus, Sirius ed Harry che si
precipitarono nel corridoio. –Signor Severus, spero che lei
abbia avuto un buon
motivo per urlare in questo modo disumano-.
-Ho visto, credo di aver
visto qualcosa di poco normale-
rispose Severus –Non avevo mai visto niente
così…-.
-Così come?-
chiese la donna.
-Non lo so- rispose lui.
-Fino a quando non lo
saprà vada a dormire, poi, magari
passerà a dirmelo- poi girandosi verso Sirius e Remus disse: -Voi due, subito
dal preside con me-.
I due
restarono di stucco ma la
McGranitt era già dieci metri avanti e perciò
decisero di andare.
Harry si
avvicinò a Severus e gli chiese: -Che cosa
hai visto?-.
-C’erano due
uomini- rispose lui – e un attimo dopo un cane
e un topo!-.
-Severus,
che cosa dici. Sei
sicuro di stare bene? Forse saresti dovuto restare in infermeria!-.
-Buonasera, ragazzi!-
iniziò Silente –Come sicuramente voi
saprete, Severus ha passato un’ora in infermeria. Purtroppo
ha sbattuto
violentemente il ginocchio che gli si era gonfiato. Il dolore era tale
che il
poveretto è svenuto. (Bugia!) Mentre cercavamo di
svegliarlo, gli è caduto
dalle mani questo foglietto con una lista di erbe. Voi ne sapete
qualcosa?-.
I due si guardarono.
Finalmente era arrivato il loro
momento. Remus avanzò verso il preside, si chinò
e gli baciò il bordo della
veste, poi si alzò e disse: -Signore, sono le erbe
necessarie per la
preparazione della sua pozione. Siccome non c’è
permesso uscire dai confini
della scuola abbiamo pensato di procurarceli dal magazzino del
professor
Piton-.
Minerva chiese: -Intendete
dire che volevate entrare nel
magazzino con l’intento di rubare?!?!-.
Remus cominciò
a tremare vistosamente, allora Sirius gli
corse in aiuto e specificò: -No, professoressa. Una bassezza
del genere non si
addice a dei purosangue, avevamo ordinato a Severus di farlo-.
-Ma lui si è
rifiutato e l’abbiamo punito- aggiunse Remus,
secondo lui per riparare la situazione.
-Non potevate chiederli a
me?- disse Silente.
-Non potremmo mai farle
delle richieste, signore. Sappiamo
bene qual è la gerarchia- rispose Sirius.
Silente era curioso di
sapere che pozione avrebbero dovuto
creare, il miscuglio di quelle erbe non avrebbe dato mai nessun
risultato. Lui
conosceva tutte le pozioni che esistevano al mondo. Almeno, tutte
quelle del suo
mondo, così gli assecondò.
:-Avete fatto bene.
Confido che la pozione sarà pronta
per….-lasciò
la frase in sospeso.
-Per il 15 Gennaio, come
sempre, signore- si affrettò a
concludere Sirius.
-Adesso, potete andare- li
disse la McGranitt aprendo la porta.
I ragazzi uscirono indietreggiando, senza mai dare le spalle agli
adulti.
------------------------------
Grazie a tutti, ancora una
volta vi sento vicini. Alida.
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Capitolo 10 *** Buon Natale ***
Ciao raga, scusate se ieri non ho potuto aggiornare, ma ho avuto un
problema con la ricarica automatica di Internet. Questo capitolo e il
prossimo sono quelli che avrei dovuto aggiungere ieri. Entro stasera o
stanotte al massimo, la storia sarà conclusa. Vi avviso che
questo capitolo è psicologicamente pesante, almeno mi pare
così. Inoltre più importante di tutto,vorrei che
con me
incrociaste le dita per David Holmes, la controfigura di Daniel
Radcliffe, che ha avuto un terribile incidente sul cast di "Harry
Potter e i doni della morte". Buona lettura, Alida.
E così, il
Natale arrivò anche quell’anno. Severus si era
svegliato alle 5:30 e non riusciva più a riprendere sonno.
Pensava a
Fierobecco, ad Hagrid e Harry. Era ingiusto che il povero animale
dovesse
pagare per la stupidità di Draco.
Hagrid ne avrebbe sofferto
perché, lui, era buono, aveva
sentimenti gentili verso tutti. Gli piaceva. Harry si stava dimostrando
più
simpatico dei primi giorni, certo non quanto Hermione, ma sicuramente
stava
cambiando atteggiamento nei suoi confronti.
Caramell sarebbe arrivato
alle 8:15, avrebbero ucciso
l’ippogrifo presto, per toglierselo di mezzo. Il giorno di
Natale c’era altro
cui pensare.
Alle 7 suonò la
sveglia di Remus, mezz’ora dopo, quella di
Sirius, ma nessuno dei due si alzò. Severus si vesti, e poi
aprì la porta, o
almeno ci provò, ma la maniglia non scendeva.
Riprovò ma ancora niente, sentì,
dunque la voce di Remus che, in piedi in mezzo alla stanza, diceva:
-Non puoi
uscire prima di noi. E a dir la verità non puoi uscire
neanche senza il nostro
permesso-.
Severus si fece coraggio e
rispose: -Qui non ci sono le
vostre regole, Harry mi sta aspettando. Verrà a cercarmi-.
-Primo: se ci siamo noi,
ci sono anche le nostre regole.
Secondo: quando Harry verrà, andrai. Adesso siediti e
aspetta-.
-Remus, è una
questione molto importante-.
-Se è
così importante, puoi sempre chiedermi il permesso
secondo le nostre usanze-.
A quelle parole, Sirius
tolse la testa da sotto le coperte e
incrociando le mani dietro la nuca, stette a guardare. Severus non
avrebbe
voluto cedere, ma Fierobecco era importante! Perciò
avanzò verso Remus, si
tolse le scarpe e si mise in ginocchio, con le mani dietro la schiena.
Abbassò
lo sguardo e recitò: -Signore, dal sangue purissimo e
dall’animo nobile, a lei
che liberamente può disporre di me, chiedo umilmente il
permesso di uscire
dalla camera in cui mi trovo-.
-Bravo, Mocciosus!-
applaudì Sirius.
Severus si sentiva
umiliato. Avrebbe voluto che la terra si
aprisse ai suoi piedi, e lo ingoiasse. Ma sua madre si era sacrificata
per lui
e Riddle gli diceva sempre di tenere duro che il male non sarebbe
durato per
sempre.
-La formula completa,
mezzosangue!- specificò Remus.
-Remus, io credo che possa
bastare!- intervenne Sirius –Ci
siamo divertiti abbastanza-.
-Non è per
divertimento, Sirius. Lo sai bene, devo fare il
possibile per salvare i miei genitori, e non si salveranno se non
rispetterò le
regole di Silente e non ne pretenderò il rispetto da parte
dei mezzosangue-.
Severus alzò lo
sguardo verso Remus e gli chiese: -Pensi che
i tuoi genitori sarebbero orgogliosi di te, se ti vedessero ora?-.
-Non m’importa,
per prima cosa devo salvarli. Voglio la
formula completa, cane!- urlò il ragazzo
e Severus riabbassò lo sguardo a terra e
riprese a recitare la formula:
-Mio signore, e mio
padrone, dal sangue purissimo e l’anima
nobile. A lei che liberamente, e sopra ogni cosa per il suo piacere,
può
disporre liberamente di me, chiedo umilmente di considerare la
possibilità di
concedermi il permesso di uscire dalla camera in cui mi trovo, per
ritornare poi
da lei più sottomesso di quanto lo fossi alla mia partenza.
Sempre pronto a
soddisfare le sue richieste, per il suo prestigio- non sapeva
perché, ma
aspettando la risposta cominciarono a venirgli brividi di freddo e
spasmi in
tutto il corpo.
Dopo qualche minuto, Remus
rispose: -Ti concedo due ore la
mattina e due il pomeriggio. E siccome siamo a Natale ti faccio un
regalo
extra-. Dal comodino di Remus uscì un pacchettino che si
posò ai piedi del
ragazzo.
Nel suo letto, Sirius
scuoteva la testa in segno di
disapprovazione e lanciava sguardi supplichevoli a Remus che
però non volle
sentire ragioni: -Aprilo, e per te-.
Severus aprì il
pacchetto. Dentro c’era un collare di pelle
con inciso “Mocciosus”. Gli occhi gli si gonfiarono
di lacrime ma lui le trattenne,
da tempo aveva imparato come fare, quando si trovava con qualche
purosangue. Ingoiare
e respirare a bocca
aperta, ingoiare e respirare a bocca aperta.
Remus lanciò
uno sguardo a Sirius che, controvoglia e a
bassa voce disse: -Da oggi lo indosserai sempre, così, per
ricordarti che sei
solo un animale col sangue per metà pulito, ma sempre un
animale e ….- si fermò
e guardò Remus che gli chiedeva appoggio –e tutti
gli animali hanno uno o più
padroni-.
-Ringrazia
come ti si addice,
poi esci, prima che cambi idea e scusa, mi dimenticavo, Buon Natale-
disse
Remus a Severus, il quale ancora tremante, si chinò e
baciò i piedi scalzi di
Remus. Poi sempre in ginocchio arrivò alla porta e
uscì.
-Sono sicuro, sicuro che
ci sarebbe potuta essere un’altra
alternativa. Sei sicuro che questo Silente non ci venga incontro? Non
possiamo
comportarci sempre così- disse Sirius.
-Ci stiamo comportando
come ci è stato ordinato!-
-Ci stiamo comportando
come la mia famiglia si è sempre
comportata, ma io non sono come i miei genitori, o come mio fratello!
Io non ce
la faccio più!-
-Avevi detto che mi
avresti aiutato e sostenuto fino a
quando i miei genitori non fossero stati liberati!- gli
ricordò Remus.
-E
infatti sono qui, al tuo
fianco. Sto solo dicendo che ….questa volta abbiamo superato
il limite, forse-.
Sirius era stanco di doversi comportare come aveva visto fare tante
volte dalla
sua famiglia. Però non poteva tirarsi indietro, Remus e
James erano i suoi
amici e in quel mondo Remus era l’unico che gli era rimasto.
Il
freddo e gli
spasmi non passavano, in più era uscito senza il suo
mantello e perciò,
effettivamente, il freddo aumentava. Erano le 8 e Harry non si vedeva
ancora.
Doveva essergli successo qualcosa. Così uscì dal
castello e da solo andò verso
la casetta di Hagrid.
Vide Caramell e Silente
entrare nella
capanna assieme ad un uomo
incappucciato. Mentre tutti erano dentro, Severus puntò la
sua bacchetta verso
l’ippogrifo e disse: -Rinvigori-zampe-. Fierobecco si accorse
che le sue gambe
erano più forti, e quasi presagendo quale sarebbe stato il
suo destino, diede
uno strattone alle catene con cui era stato legato e volò
via.
Di corsa Caramell
uscì dalla casetta e urlò: -L’animale
sta
scappando-. Ovviamente nessuno riuscì a riportarlo indietro
e da lontano, Severus,
vide Hagrid e Silente che sorridevano compiaciuti. “Buon
Natale, Hagrid” pensò
Severus.
Erano le 8:30, era uscito
dalla sua stanza, alle 8, perciò
fece il calcolo, aveva ancora 1:30 di libera uscita, di nascosto
rientrò al
castello. Il collare era stretto e il freddo intenso, gli spasmi non
passavano,
dovevano essere legati alla formula che Remus gli aveva fatto recitare.
Nel corridoio incontro
Minerva che per prima cosa gli disse
di andarsi a coprire e poi di andare da Piton che voleva parlargli.
Severus
andò dal professore che lo fece accomodare e vedendo lo
stato in cui il ragazzo
si era presentato, senza dire nulla, con un colpo di bacchetta,
riscaldò
l’aria.
Piton fece accomodare
Severus e gli spiegò in cosa
consisteva l’aiuto di cui aveva bisogno. L’aria era
diventata quasi estiva ma
il ragazzo tremava ancora e in più si toccava il collo con
le mani, quasi che
non respirasse bene.
Allora gli si
avvicinò e scendendogli un po’ il maglione a
collo alto disse: -Fammi vedere cos’hai nel collo-.
-No, la prego- disse il
ragazzo, ma fu inutile. Piton si
trovò davanti il collare con l’incisione, respiro
profondamente come a volere
prima assorbire tutta la malvagità che esisteva al mondo e
poi buttarla via
tutta insieme, per sempre, nell’aria.
Glielo levò e
disse: -Da oggi dividerai l’alloggio con
me. Buon Natale,
Severus-.
Il
ragazzo che per nascondere la
vergogna aveva voltato la faccia, per tutta risposta si
voltò e timidamente
abbracciò il professore, senza dire neanche una parola.
A pranzo, mangiarono tutti
allo stesso tavolo. Harry si
sedette vicino a Severus, si scusò infinitamente con lui per
non averlo potuto
raggiungere la mattina ma si era svegliato molto tardi, aveva fatto
tutto di
corsa e uscendo dal dormitorio proprio vicino al quadro della Signora
Grassa,
aveva investito in pieno Gazza che cadendo si era rotto un braccio.
Madama
Chips non c’era e aveva dovuto accompagnarlo da Silente che
lo aveva curato, ma
alla fine si erano fatte le 9.
In ogni caso gli fece i
complimenti per la geniale trovata.
Hagrid era al settimo cielo, felice di sapere che Fierobecco, in quel
momento,
stava volando libero e non era finito sgozzato nel suo orto. Piton fu
molto
silenzioso, Silente lo notò.
A fine pasto,quando
rimasero a tavola solo Silente, Piton e
Severus, Remus si alzò e indicando Sirius disse a Severus:
-Stiamo rientrando,
alzati e seguici-. Severus sgranò gli occhi verso Piton che
intervenne e
rispose: -Da oggi Severus starà nei miei alloggi-.
-Davvero?- chiese Silente
ignaro degli avvenimenti della
mattina.
-Si- rispose Piton e
buttando sul tavolo, davanti al
preside, il collare disse: -Questo è il regalo di natale che
quei due hanno
fatto a Severus-.
Silente mantenne il
controllo, doveva fare il gioco dei due
altrimenti non sarebbero riusciti a capire cosa stava succedendo nel
mondo dei
ragazzi. –Molto originale- fu ciò che fu in grado
di dire.
Piton si aspettava una
dura condanna del gesto, e rimase
stupefatto. Remus, allora, tolse dalla tasca della sua giacca un
guinzaglio e
gli disse: -Se lo tiene lei, allora questo è suo!- e lo
lasciò sul tavolo, andando
via con un sorriso indecifrabile sul viso.
Una volta che i due
uscirono dalla sala grande, con un colpo
di bacchetta, Silente bruciò il collare e il guinzaglio,
rassicurò Severus di
essere dalla sua parte e raccontò a Piton che i ragazzi
avevano bisogno di
alcune erbe per preparare una pozione che, solitamente, preparavano al
loro
preside.
Severus si alzò
di scatto e disse: -Io non le avrei mai
rubate, lo giuro!-.
-Ti crediamo- rispose il
preside –purtroppo da noi questo
miscuglio non porta a nessuna pozione conosciuta. Dovrai aiutarci tu, a
capire
di cosa si tratta-.
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Capitolo 11 *** Patronus ed erbe ***
La luna piena era passata,
e Lupin era tornato al castello.
Non si era ancora ripreso del tutto, ma nonostante questo non mancava
mai di
presentarsi per la colazione, il pranzo, la cena, per fare due
chiacchiere con
Harry. Si ricordava della promessa che gli aveva fatto, doveva
insegnarli ad
evocare un Patronus. Non era un incantesimo semplice, ci voleva molta
concentrazione e forza spirituale.
Silente lo
informò delle ultime novità, le erbe che non
producevano alcuna pozione, il tentativo di Remus e Sirius di
soddisfare le
“presunte” richieste del preside,
l’appoggio che quest’ultimo era costretto a
mostrarli per scoprire qualcosa di utile, le angherie subite dal
giovane
Severus e il suo cambio di stanza.
Lupin fu felice di sapere
che Severus aveva trovato qualcuno
che lo proteggesse pubblicamente. Anche a lui avrebbe fatto piacere che
la
gente non lo giudicasse e non lo maltrattasse, ghettizzandolo e
facendolo
sentire colpevole di essere solo ciò che era.
Pochi giorni prima del
ritorno degli studenti dalle vacanze,
Lupin convocò Harry nel suo ufficio per esercitarsi con il
Patronus. –Harry,
sei sicuro di volerci provare. Non sei obbligato, non mi aspetto che tu
riesca
al primo tentativo, è un incantesimo difficile-.
-Sono sicuro, professore-
aveva risposto il grifondoro.
-Allora iniziamo. Devi
riportare alla mente il ricordo più
felice che hai, e puntando la bacchetta contro il molliccio, che per te
sicuramente assumerà la forma di un dissennatore, devi
pronunciare EXPECTO
PATRONUM-. Pensi di riuscirci?-.
Harry fece cenno di
sì con la testa e pensò a qualcosa di felice,
la prima volta che aveva acchiappato un boccino, la volta che gli era
arrivata
la lettera di Hogwarts a Privet Drive…. era più
difficile di quanto
immaginasse.
Lupin si
avvicinò verso il baule, dentro il quale il
molliccio si dibatteva, e sollevò la parte superiore. Un
grande e nero
dissennatore si avvicinò ad Harry che
indietreggiò, ma poi si fece avanti e
pensando alla foto dei suoi genitori, che teneva sempre sul comodino,
urlò : -
Expecto Patronum!- .
Il molliccio
indietreggiò velocemente mentre dalla bacchetta
del ragazzo usciva uno scudo di luce. Lupin chiuse il baule con dentro
il finto
dissennatore, e subito andò a sorreggere Harry, che
barcollava dallo sforzo,
offrendogli un grosso pezzo di cioccolata.
-Non ci posso credere.
Harry, sei stato fenomenale! Non
conosco nessuno che sia riuscito a produrre un Patronus al primo
tentativo-.
Harry sorrideva,
chissà se sarebbe riuscito a fare
altrettanto trovandosi di fronte un dissennatore vero. –Bene,
per oggi può
bastare. Tieni ti do tutta la tavoletta di cioccolata, e mangiala,
altrimenti
sentirò i lamenti di Madama Chips fino a Pasqua-.
Felice come non mai, Harry
uscì e sorpresa! Con Severus
c’erano anche Hermione e Ron. Severus si scusò
doveva andare ad aiutare Piton a
stilare l’inventario delle pozioni presenti nel magazzino, e
così li lasciò
soli.
Hermione riferì
a Harry che avevano scoperto la parentela
che lo legava a Sirius Black e che inoltre Black aveva tradito la sua
amicizia
con James, in pratica, svendendola a Voldemort. Ron invece era triste.
Fred
aveva detto di essere sicuro che il topolino visto in casa fosse
Crosta, eppure
Ron non era riuscito a trovarlo da nessuna parte.
Finalmente
cominciava a
delinearsi un quadro dei fatti abbastanza chiaro, non fosse stato che,
come
naturale conseguenza della fuga di Black, c’era la
possibilità che il fuggiasco
volesse portare a termine la sua opera uccidendo Harry.
Nel magazzino di pozioni,
Severus e Piton procedevano con
l’inventario. Severus era molto sveglio, professionale,
tuttavia sembrava non
conoscere le pozioni più semplici. Piton non capiva il
perché e cominciò ad
investigare.
-Pensi di poter
riconoscere una pozione dal suo colore?-
-Credo di sì,
professore-.
-Dimmi il nome di queste
tre pozioni-.
Severus le
guardò, era facile e disse subito : -Pozione
restringente, Pozione blocca starnuti e Veritaserum-.
-Bravo. E
dall’odore? Pensi di saperle riconoscere
dall’odore?-.
-Credo di sì-
ripeté con fiducia, forte del precedente
successo.
Piton gli
avvicinò al naso due pozioni e, con soddisfazione
di entrambi,Severus rispose senza errori.
-Allora, adesso dimmi gli
ingredienti della pozione restringente-.
Severus ci
pensò un attimo e disse: -Vuole la ricetta
ufficiale?-
-Spiegati- fece Piton
–non credo di aver afferrato il senso
delle tue parole-.
-Desidera che le dia
l’elenco ufficiale degli ingredienti?
Quello che ci insegnano a scuola?-.
-Perché quanti
elenchi conosci?-.
-A scuola ci insegnavano a
chiamare le erbe con un nome,
però Riddle le chiamava con nomi diversi-.
-Vuoi dire che conosci due
nomi per ogni erba?-.
-Esattamente professore-.
-Ripetimi entrambe le
ricette, per favore-.
Severus iniziò:
-La ricetta scolastica prevede: una foglia
di cidrum, due foglie di aniser e uno spicchio di allum finemente
trittato. La
ricetta di Riddle prevede: una foglia di limone, due gocce di resina e
uno
spicchio di friol-.
-Molto strano, la ricetta
di Riddle è uguale alla nostra,
mentre quella ufficiale da noi non porta a niente-.
Severus rise sotto i
baffi, -Che cosa c’è da ridere!-. Il
ragazzo smise e voltò lo sguardo verso il pavimento. Piton
gli mise un dito
sotto il mento e gli fece sollevare il viso e disse: -Non abbassare,
mai, lo
sguardo. E’ segno di debolezza e inferiorità e tu
non sei inferiore a nessuno
né tanto meno debole. Adesso rispondimi-.
-Lei dice che la ricetta
non porta a niente e in effetti
neanche a scuola riuscivamo a vedere i risultati subito. Noi facevamo
le
pozioni ed erano sempre sbagliate, ma era un modo per verificare la
nostra
preparazione. Le erbe non si mischiavano, e le pozioni non uscivano mai
del
colore giusto. Poi la McGranitt, che insegnava pozioni, dava un colpo
di
bacchetta sul calderone e si capiva chi aveva eseguito correttamente il
compito
e chi invece no-.
-Ho
capito! Le erbe erano
giuste, ma vi insegnavano a chiamarle con nomi sbagliati, ecco
perché non
riusciamo a capire che pozione sia. Devi andare subito da Silente e
digli di
farti leggere l’elenco delle erbe che servono a Remus e
Sirius e poi
riferiscigli a cosa corrispondono nella vostra scuola. Io finisco di
ritirare
tutto e vi raggiungo-.
Ancora una
volta nel corridoio
risuonò un urlo. Lupin uscì dal suo ufficio a
bacchetta tratta ma si trovò
davanti solo Severus che affannava. –Che cosa ti è
successo-.
-Non lo
so, devo essere stanco.
Forse sono delle allucinazioni-.
-Dove
andavi?- chiese il
professore porgendo un po’ di cioccolata a Severus.
-Da
Silente-.
-Va
bene,
allora ti ci accompagno io-.
Arrivati
lì, ci trovarono anche la
McGranitt. Silente fece sedere Severus in una sedia e gli chiese se si
sentisse
bene. –Sì, o no. Non lo so, credo di avere
allucinazioni!-.
-Come
allucinazioni?- chiese il
preside.
-L’ho
trovato che urlava nel
corridoio!- spiegò Lupin –Stava venendo qui,
così l’ho accompagnato-.
-Hai fatto
bene Lupin, ma il
giovanotto non è nuovo ad urla nei corridoi- disse la
McGranitt.
-Cosa
intendi dire, Minerva-
chiese Silente.
-E’
capitato anche un’altra volta
che Severus abbia urlato nel corridoio senza saper dire che cosa lo
aveva
spaventato-.
-Non
è esatto- la interruppe il
ragazzo –e che mi sembrava troppo strano quello che avevo
visto, ma adesso ne
sono sicuro-
-E che cosa hai visto?-.
-Un uomo
che si trasformava in
cane, ma l’altra volta c’era anche un uomo che si
trasformava in topo-.
-Sciocchezze-
rispose la
McGranitt.
Lupin
cominciò a stringersi dentro
il mantello e disse: -Non è una sciocchezza. Severus, per
favore, potresti
uscire, io devo parlare in privato con i miei colleghi-.
Il
ragazzo uscì e Lupin raccontò ai due rimasti in
ufficio di come Black e Minus
fossero diventati degli Animagus e che quelli sarebbero potuti essere
loro. O
almeno Black, considerato che Minus era stato ucciso ma in
realtà nessuno ne
aveva mai trovato il cadavere.
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Capitolo 12 *** Bruciature e risate ***
I problemi
si sommavano e
diventano difficili da gestire. Remus e Sirius agivano in modo barbaro
con
l’intento di salvare i genitori del primo, e temevano
oltremodo Silente e la
McGranitt, che li assecondavano per guadagnarne la fiducia e capire
come agire
sia per riportarli nel loro mondo, sia per liberarli dal loro stesso
atteggiamento che chiaramente, era forzato dagli eventi.
Black e
Minus probabilmente erano
entrambi vivi e si aggiravano per Hogwarts sotto forma di cane e topo,
Harry
perciò era in pericolo. Tuttavia Lupin si chiedeva come mai
Minus fosse sparito
dalla circolazione dandosi per morto. Solo chi aveva qualcosa da temere
si
sarebbe nascosto, e non poté fare a meno di notare che
mentre Minus si era
nascosto, Black non aveva posto resistenza all’arresto e si
era sempre
dichiarato innocente.
Possibile
che il suo amico Black avesse passato tredici anni chiuso ad Azkaban
per un
reato che non aveva commesso? Non sapeva dire cosa sarebbe stato
peggiore, la
conferma che Sirius aveva ucciso Minus o
sapere che un innocente aveva trascorso tutto quel tempo tra i
dissennatori.
Era stanco, ma le mura del suo ufficio gli parvero troppo strette
perciò decise
di uscire a passeggiare all’aperto.
Silente camminava avanti e
indietro nel suo
ufficio, facendo venire mal di testa a Piton che lo seguiva con gli
occhi. Erbe
con nomi diversi dal consueto. –Piton è necessario
che tu conduca Severus alle
serre per vedere se riconosce qualcuna di quelle presenti nella lista-.
-Oggi,
Silente? Non sarebbe
possibile rinviare a domani. Per quanto, io stesso sia concorde con te
nel voler
risolvere al più presto, questa situazione, è
anche vero che la mia presenza è
stata richiesta altrove- e dicendo questo indicò il suo
braccio sinistro, dove
il Marchio si agitava.
-In tal
caso vai pure. Però,
permettimi di mandare Severus alle serre. Sicuramente non
sarà solo, e in caso
Remus e Sirius cercassero di punirlo per il cambio di alloggio si
dovranno
confrontare con Harry, Ron o Hermione, che come te stesso saprai, non
si
lasciano intimidire facilmente-.
-Va bene,
ma se gli dovesse
succedere qualcosa, non sarà ai questi che mi
rivolgerò per delle spiegazioni-
disse in tono poco amichevole il pozionista.
-Starò
attento, ragazzo mio. Fai attenzione anche te- rispose Silente con un
mezzo
sorriso.
Severus
raggiunse Hermione in
biblioteca e a voce bassa le chiese: -Hermione, scusa se ti disturbo.
Devo
andare alle serre a prendere delle erbe, mi faresti compagnia?-.
-Severus,
perché bisbigli? Ci
siamo solo noi in biblioteca-rispose la ragazza anche lei, senza
accorgersene,
bisbigliando.
-Non lo so
perché bisbiglio, tu
perché bisbigliavi?- chiese lui trattenendosi dal ridere. Ma
fu solo un attimo
perché poi risero talmente tanto che le gentildonne dei
quadri cominciarono a
sbuffare e a pretendere il silenzio. I due uscirono dalla biblioteca
ridendo e
si diressero alle serre.
-Quali erbe ti servono?- chiese
la ragazza.
-Queste-
rispose lui passandole il
biglietto.
-Che nomi
strani! Non so se le
abbiamo tutte-
-Sì,
ma può essere che i nomi
siano sbagliati. Non preoccuparti, io le saprò riconoscere-.
Quando
furono quasi arrivati,
videro Harry e Ron che correvano verso….verso il nulla. Ma
poi sentirono Ron
che urlava: -Crosta, fermati! Sono Ron. Non mi riconosci?-.
Severus
chiese: -Chi stanno
inseguendo? Non c’è nessuno-.
-Crosta.
E’ il topo di Ron. E’ da mesi che l’ha
perso, alle volte riesce a scovarlo ma
non è mai riuscito ad acchiapparlo-.
Ron ed
Harry raggiunsero,
affannando, il Platano picchiatore.
-Oh no.
E’ andato sotto il
platano, e adesso?- disse Ron.
-Adesso
dovremmo andarci anche
noi?- rispose Harry e da dietro le spalle sentirono qualcuno che rideva
di
cuore: Remus e Sirius.
-E’
da un po’ che vi seguiamo. Non
siete riusciti ad acchiappare quel topolino!- rise Sirius.
-Perché
i topolini sono molto
piccoli- si giustificò Harry, ben sapendo che come scusa non
era granché.
-Noi ci
saremmo riusciti- si vantò
Remus.
-Ah
sì. Perché non provate a
prenderlo adesso? E’ andato sotto l’albero- li
sfidò Ron.
Remus e
Sirius si guardarono negli
occhi, poi guardarono il platano. Era una sfida che potevano accettare,
a patto
che, dopo di loro, anche Ron e Harry li avrebbero raggiunti. Ai primi
due
spettarono un sacco di botte e frustate di rami, ma riuscirono ad
entrare.
Fortunatamente per i secondi, Sirius,
entrando, aveva toccato, senza accorgersene, un pulsante
magico alla
base della pianta, la quale aveva smesso di dibattersi.
I quattro
ragazzi si ritrovarono,
così, in un edificio rudimentale. C’erano dei
gradini che conducevano ad una
stanza, nella quale trovarono un cane che ringhiava contro qualcosa che
si
trovava in un angolino. –Crosta!- esclamò Ron.
Il cane
che mostrava i denti in
segno di rabbia, non si mosse. Fu quando, con la coda
dell’occhio, vide Harry
che si placò e si trasformò in un uomo: Sirius
Black. Il topolino cominciò a
correre ma Black lo centrò con un incantesimo e quello sotto
lo sguardo
sconvolto di Ron si trasformò in Peter Minus.
-Chi
siete?- chiese Remus.
Minus e
Black fissarono prima
Remus e poi Sirius, ma non ebbero il tempo di pensare nulla
perché Harry e Ron
li puntarono contro le loro bacchette, disarmandoli. Subito furono
disarmati
anche loro, si voltarono verso la porta e videro Lupin che notando come
il
platano fosse immobile, aveva immaginato che ci potesse essere qualcuno.
-Minus? Tu
non eri morto?-
chiese Lupin.
-No, che
non lo era. Ha fatto
finta. Ha tradito Lily e James e poi ha fatto ricadere la colpa su di
me-
affermò Black.
-Non lo
avrei mai fatto, ma non ho
avuto scelta. Il signore oscuro ha molti mezzi per convincerti a fare
ciò che
vuole lui!-.
-Allora ha
ragione Black! Sei tu
il traditore!- disse Lupin.
-Tu hai
fatto uccidere i miei
genitori!- disse Harry lanciandosi contro Minus.
-No- lo
trattenne Black –Non
sporcarti le mani con lui, ci penseranno le guardie di Azkaban! Si
divertiranno
con te come hanno fatto con me- e aprendosi la camicia
mostrò le orribili
bruciature sul petto.
Remus e
Sirius si avvicinarono ad
osservare meglio. Quelle bruciature riproducevano esattamente lo
“Spiraglio”.
-Ci devi
accompagnare ad Azkaban-
disse Remus.
-Voi siete
pazzi!! Non si va ad
Azkaban, è un luogo terribile. Ci si viene portati o si
scappa da quel luogo.
Nessuno sano di mente ci andrebbe-.
-Vi
porterò io- squittì Minus.
-L’unico
posto in cui tu andrai
ora è da Silente, con me e Black!- disse Lupin puntando la
sua bacchetta alla
gola di Minus.
-Allora ti
accompagnerò io- disse
Harry.
-No,
Harry. Ci sono troppi
dissennatori e tu non sei pronto!- lo rimproverò Lupin.
-Le anime
nere- sussultarono i
ragazzi.
-Io so
evocare un Patronus!-
affermò Harry.
-Allora
possiamo creare una bolla di protezione!- disse soddisfatto Sirius e
stringendo
una mano a Remus e una ad Harry, pronunciò: -AZKABAN!- e di
seguito scomparvero
dalla vista degli altri.
-Buongiorno,
mi ha chiamato
signore- esordì Piton avvicinandosi a Voldermort e
baciandogli l’orlo della
veste nera.
-Sì.
Ho saputo che ci sono tre
ragazzi ad Hogwarts che a quanto pare vengono da una vita diversa dalla
nostra.
Voglio sapere di loro-.
No. Piton
non avrebbe permesso che
dei ragazzi così giovani, poco più di bambini,
fossero coinvolti nelle azioni
di Voldemort. Doveva essere cauto.
-Che cosa
desidera conoscere, di
preciso-.
-I nomi
per incominciare-.
Piton
prese fiato e disse: -Sirius
Black, Remus Lupin e Severus Piton-.
Voldemort
fece un lungo respiro
prima di dire: -James e Lily Potter sono ancora nella loro vita,
perciò!-.
Incredibile,
pensò Piton, il mago
oscuro non aveva minimamente pensato che Piton potesse provare
preoccupazione o
affetto per il giovane Severus. Ancora una volta dimostrava interesse
solo per
il suo tornaconto.
-Cosa
riferiscono del loro mondo?-
-E’
un mondo dove Silente è il
male e dove To…..-.
Le risate
assatanate di Voldemort
riempirono l’aria.
-Non
esiste un mondo così! Sono
soddisfatto, puoi andare Piton-.
-E i
ragazzi, signore?- chiese il
professore.
-A me
interessa solo un ragazzo e
si chiama Harry Potter!-.
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Capitolo 13 *** Azkaban e il perdono ***
Remus,
Sirius e Harry si
materializzarono nell’isola, dove secoli prima era stata
costruita Azkaban. La
prigione era l’unico edificio del luogo, e per ¾
cadeva a picco sul mare. La
parte restante dava su una piccola spiaggetta nella quale si
ammucchiavano le
ossa dei morti nella prigione, che spesso nessuno andava a trovare.
-Non
è un bel posto, aveva ragione
Black- disse Sirius.
-Che cosa
cerchiamo di preciso?-
domandò Harry.
-I miei
genitori- rispose
tristemente Remus.
-Come i
tuoi genitor? Qui ci sono
solo criminali. I peggiori criminali che possano esistere- disse Harry.
-Forse non
ci sono solo quelli.
Vedi Harry, ora è una storia lunga da spiegare ma devi
sapere che noi veniamo
da un'altra vita, nel nostro mondo Silente non è molto
buono, e vorrebbe che,
noi studenti purosangue, riuscissimo
a
sopraffare i mezzosangue. I genitori non sono sempre favorevoli. La
mamma di
Severus si oppose e fu uccisa perché si era sposata con un
babbano e aveva
generato un mezzosangue. I miei genitori si opposero, ma erano entrambi
purosangue e per punizione furono portati ad Azkaban. Io devo trovarli,
prima
che le anime nere li portino via tutti i ricordi. E anche il ricordo di
me-.
-Ora
capisco tante cose- rispose
Harry –ma perché dovresti trovarli qui e non nel
tuo mondo?-.
-Perché
Silente, il nostro preside,
ci ha sempre detto che in qualsiasi mondo fossimo, i nostri genitori li
potevamo trovare qui ad Azkaban. Inoltre noi siamo arrivati qua
stringendo un
oggetto che poi è quello che Black ha raffigurato sul petto-.
-Va bene
da che parte cominciamo?-
chiese Harry.
-Io
di-di-direi da
qu-qu-quelli-fece Sirius indicando un gruppo di dissennatori che si
avvicinavano velocemente.
Harry
prese la bacchetta e
puntandola contro le guardie e disse : -EXPECTO PATRONUM- e dalla sua
bacchetta
uscì un bellissimo cervo che fece indietreggiare i
dissennatori, i quali erano
troppo numerosi per sconfitti da un unico patronus. A quel punto Remus
sollevando la bacchetta disse: -BOLLAM PATRONUS-
e il cervo di Harry si allargò fino a perdere
forma e diventare una bolla, al cui interno si muovevano i ragazzi.
I
dissennatori non riuscivano a
far scoppiare la bolla e così i tre raggiunsero il cancello
d’ingresso ed
entrarono. Le urla dei criminali erano assordanti e il rumore delle
catene era
difficile da sopportare, al loro passaggio tutti si zittirono stupiti.
Se
qualcuno per sbaglio fosse stato arrestato e portato lì,
difficilmente non
sarebbe impazzito.
Nelle
celle oltre i detenuti, aleggiavano
nell’aria i fantasmi delle vittime che sussurravano alle
orecchie dei loro
assassini, incessantemente, un continuo lamento. E non si capiva se i
detenuti
fossero entrati pazzi o lo fossero diventati in seguito a quel
bisbigliare.
Come il
loro silenzio aveva
coperto le urla delle vittime, così volevano coprire con le
loro urla i
sussurri dei fantasmi, ma la voce prima o poi veniva meno e i bisbigli
continuavano.
Remus
procedeva di cella in cella
ma non riusciva a trovare i suoi genitori, poi Sirius lo
fermò e gli disse:
-Eccoli-.
Subito il
ragazzo fece per
entrare, ma si bloccò sul posto. I suoi genitori
c’erano ma non erano
incarcerati, erano fantasmi e continuavano a bisbigliare nelle orecchie
di
Bellatrix Lestrange. Remus crollò al pavimento, in
ginocchio. E dunque era per
questo che aveva rispettato le regole e che le aveva fatte rispettare.
Per due
fantasmi. Lui era diventato ciò che i suoi genitori non
avrebbero mai voluto,
per cosa poi? Aveva perso, aveva perso tutto. Non aveva più
niente. Severus
glielo aveva detto che Silente, probabilmente, li aveva già
uccisi. Che il suo
comportamento non era quello che si aspettavano i suoi genitori. Lui
non l’aveva
ascoltato. Non poteva, finché gli rimaneva anche solo una
speranza, non poteva
non tentare, anche se questo significava perdere se stesso.
Si alzò e
osservò ancora i suoi genitori. Lo
stavano guardando e
con le mani gli
indicavano qualcosa sul pavimento. Harry aprì la cella ed
entrarono, sul
pavimento in terra battuta si vedeva una lastra di pietra di circa 40
cm per 25
cm. I ragazzi la raccolsero, era pesante.
I genitori
di Remus si
avvicinarono al figlio e all’orecchio gli sussurrarono: -Ti
abbiamo sempre
amato, ti perdoniamo per quello che hai fatto, ma da adesso metti via
la paura
e rendici orgogliosi di te. Fate ciò che è giusto
e i mondi saranno migliori-.
Sirius
guardò la lastra e disse:
-Sembra che siano due lastre unite al centro. Ma non ha niente di
speciale se
non questo buco al lato-.
Harry
era
stanco e sudava, la bolla non andava bene per contenere tre persone.
Sirius se
ne accorse e, dando una mano a Harry e una a Remus che rigava di dolore
il suo
viso, disse: -Ufficio di Silente-.
-Severus,
sei sicuro che Silente
voglia queste erbe. A che cosa dovrebbero servirgli?-.
-Hermione
non lo so- disse lui
senza guardarla.
-Non sai a
cosa servono queste
erbe oppure non sai perché Silente le voglia-.
-Perché
tutte queste domande?-
chiese spazientito Severus.
-Perché
eccetto quest’erba, che
non ho idea a cosa serva, so quale pozione si può produrre
con le altre-disse
soddisfatta la ragazza.
-Oh,
Hermione ti adoro!- disse lui prima di rendersi conto di ciò
che stava dicendo.
Diventò tutto rosso. Hermione rispose : -Tu sai a che cosa
serve l’erba che io
non conosco?- e lui fece cenno di sì col capo, al
ché lei rispose : -Allora ti
adoro anch’io- e tirandolo per un braccio disse: -In fretta, dobbiamo dirlo a Silente-.
L’ufficio
di Silente era affollatissimo.
Piton
riferì che Voldemort non era
interessato ai ragazzi, si era voluto assicurare che James e Lily
fossero
ancora nel loro mondo.
-Certamente
così quando sarà tempo,
potrà ucciderli e poi eliminare Harry. Perché
alla fine i punti principali
devono sempre tornare-disse il preside.
-Inoltre,
continuò è convinto che
in nessun mondo tu possa essere il male-.
I due
riflettevano sul significato
di questo, quando entrarono Lupin e Ron con Black e Minus. Silente e
Piton
erano sconcertati, Minus vivo e Black …. lui si era sempre
dichiarato innocente
e certamente era ormai palese che non avesse ucciso Minus, il quale
supplicava
pietà e perdono dichiarandosi in tal modo colpevole.
Black e
Piton si stavano
squadrando, quando si materializzarono Remus, Sirius e Harry. Remus
puntò la
bacchetta contro Silente e urlò :-Perché? Ho
fatto tutto quello che mi hai
chiesto, perché li hai fatti uccidere? Mi hai costretto a
comportarmi come un
animale! Si ero io l’animale non i mezzosangue-.
-Ti posso
assicurare che non è
come credi, adesso abbassa la bacchetta!- rispose il preside.
-Dimostracelo!-
disse Sirius-
dimostraci che non sei come il nostro preside-.
-Ve
l’abbiamo dimostrato tutti i
giorni- disse la McGranitt –che prove vi servono ancora?-.
C’e
n’era solo una, l’ultima e l’unica
prova possibile, i due ragazzi si sollevarono il maglione e la camicia
e
mostrarono il Marchio nero sulle loro esili braccia e Sirius disse
rivolgendosi
a Silente e alla McGranitt : -Mostrateci il vostro braccio-.
I due
anziani li accontentarono.
Le loro braccia erano nitide.
Piton si
avanzò e mostro loro il
suo braccio col marchio e disse: -Questa è opera di Tom
Riddle, l’oscuro
signore, siete sicuri che a voi lo abbia imposto Silente?-
-Sì,
certo..-
-Noi, non
se saremmo tanto sicuri-
dissero Hermione e Severus che poco prima erano entrati nella stanza.
-Abbiamo
scoperto qual è la
pozione che preparavate al vostro Silente- disse Hermione
–E’ la pozione
Polisucco con effetto riflettente e perdurante-.
-Quale?-
chiesero Sirius e Remus
che non conoscevano quella pozione.
-E’
la pozione Trasfigurumani speculum tempor- tradusse
Severus.
-C’è
qualcosa che mi è sfuggita?-
domandò Ron che era l’unico a non conoscere per
intero la storia.
Nessuno
gli rispose, parlò
Silente: -Tom Riddle bevette la pozione quando ancora era studente e
occupando
il posto del suo preside, impose le sue regole, aveva ottenuto il
potere cui
ambiva. Silente non poté opporsi perché nessuno
avrebbe creduto alla
trasformazione avvenuta. E perciò siccome dentro la scuola,
la battaglia era
persa, sta continuando a lavorare per l’armonia fuori dalla
scuola sotto le
vesti di Tom Riddle-.
-Perciò
io sono l’aiuto pozionista
di Silente e non di Riddle!- disse entusiasta e confuso Severus.
-E noi
invece, sottostiamo agli
ordini di Riddle- disse Sirius –mia madre e mio padre avevano
sempre parole di
lode per Silente-. Remus si voltò verso Severus e dissero:
-Ci dispiace per
tutto. Sapevamo di sbagliare ma dovevo fare il possibile per ritrovare
i miei
genitori. Invece ho scoperto che sono stati uccisi. Avevi ragione te.
Hai
sempre avuto ragione e noi abbiamo, sempre, avuto torto-.
Sirius
guardò Remus e disse:
-Glielo dobbiamo-. Remus si voltò a guardare Severus, e
assieme a Sirius si
misero in ginocchio davanti al ragazzo.
Severus
però era contrario a un
gesto simile e disse: -No, non dovete. Io vi perdono, ma non
dovete…-.
I due
ragazzi non lo ascoltarono e
recitarono la formula: -Signore, che sempre hai agito nel giusto, che
sempre
hai pensato nel giusto, mai
più potremmo
guardare negli occhi un’altra persona, mai più
camminare a testa alta senza il
tuo perdono, a te ci affidiamo e a dimostrazione del nostro cambiamento ti offriamo il nostro
sangue con il quale ti
riconosciamo nostro pari-. E detto questo con la bacchetta si
tagliarono il
palmo delle loro mani e versarono il loro sangue sulle mani di Severus.
Tra lo
stupore generale si
aggiunse un fatto inaspettato, la lastra di pietra si
sollevò da terra e si
piegò in due come fosse un libro che si chiudeva, ma
produsse un rumore come
quello di una porta che si chiude.
---------------
Ciao
a tutti. Questo è
il penultimo capitolo, questa notte pubblicherò il finale,
credo
verso le 10:30. Ho già in mente tutto, devo solo scriverlo
al
computer. Spero di aver chiarito abbastanza. Ci sentiamo più
tardi, Alida.
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Capitolo 14 *** Tutto è bene quel che finisce bene ***
Era ora di
pranzo nel mondo di
Lily e James, perciò tutti erano riuniti nella Sala grande a
mangiare, quando
si sentì un grosso rumore come di un portone che sbatteva.
Tutti si voltarono a
guardare il portone dell’ingresso, ma non era stato quello o
sbattere.
Poche
persone, lì dentro, seppero
interpretare correttamente il suono. Lily lo sapeva, Severus, Remus e
Sirius
erano riusciti a portare a termine il loro compito. Ora spettava a lei.
Velocemente tolse dalle sue tasche una vecchia chiave arrugginita e
gridando :
-Gira ed evapora- la lanciò in aria.
In quel
momento Tom Riddle e una
donna si materializzarono nella Sala mentre nella tavolata dei
professori
Silente e la McGranitt cominciavano a contorcersi, il loro viso
sembrava
trasformarsi contemporaneamente a quello di Riddle e della donna.
Al termine
della trasformazione in
mezzo alla sala stavano Silente e la McGranitt mentre al tavolo dei
professori
Riddle e Bellatrix, questi ultimi furono velocissimi e con le bacchette
lanciarono i loro : -Avada Kedavra-.
Ma la
chiave, producendo una
grande luce, si frappose tra il raggio di luce verde e Silente con la
McGranitt, rimbalzando e andando a colpire in pieno petto Riddle e
Bellatrix.
I due erano morti, Lily
pensò a Severus, James
pensò ai suoi amici, non li avrebbero visti mai
più, ma sapevano che stavano
bene. Non era possibile farli tornare e c’era troppo da fare
nel loro mondo per
andarsene, ognuno di loro avrebbe fatto grandi cose nei loro rispettivi
mondi.
Era giusto così. L’amicizia più grande
non è quella che ci vuole vicini ma
quella che ci lascia liberi di andare lontano.
Silente e
la McGranitt avrebbero
sistemato tutto.
La
chiave
a mezz’aria fece un giro e nella sala si udì una
serratura che scattava.
Il rumore
della serratura che
scattava risuonò nello studio di Silente, mentre il Marchio
nero scompariva
dalle braccia di Remus e Sirius. Tutto era finito.
Severus fu
invitato a tornare nella
camera di Sirius e Remus.
Peter
Minus fu trasferito ad
Azkaban.
Harry,
Sirius e Remus furono
affidati a Sirius Black, ormai pubblicamente riabilitato.
Severus
avrebbe voluto che Piton
lo prendesse in custodia, ma a causa del ruolo doppiogiochista del
professore,
ciò non fu possibile.
Tuttavia
Silente gli propose di
restare nel castello. Durante il periodo scolastico sarebbe stato nel
dormitorio dei Grifondoro, per il restante periodo gli avrebbe fornito
un
alloggio più ampio, con camera, cucina, soggiorno, bagno e
tutto ciò che
desiderava.
E
comunque, sotto controllo e con le dovute precauzioni, restava
sottointeso che
Spinner’s End fosse sempre aperta per lui.
La scuola
riniziò.
-Dai Sev,
sei pronto per il
compito in classe- diceva Harry.
-Remus,
almeno tu. Non puoi
venire?- continuava Sirius.
-Che cosa
vi costa? Hermione
diglielo che non saranno bocciati solo perché hanno
inseguito un boccino per
dieci minuti- la punzecchiava Ron.
-Ragazzi,
questi due non mi
sembrano molto portati per il Quidditch!- rispose Hermione indicando
Remus e
Severus.
-Ma cosa
c’è più bello del
Quidditch?-chiese Harry.
-Io non lo
so- rispose Remus –ma credo
che Sev ne abbia un’idea- e indicò Hermione.
-Ehi!
Sbruffone!- disse Severus
diventando rosso ma lanciando occhiate languide alla ragazza che gli si
era
seduta accanto.
-Altro che
Secchioni, da oggi
sarete i Bacinelloni!- disse Sirius andandosi a nascondere dietro Ron
per
timore di qualche incantesimo di risposta.
Sulla
torre di Astronomia si
potevano vedere quattro uomini e una donna, che osservavano dei ragazzi
sul prato
e ne ascoltavano i dialoghi.
-E’
magnifico come i giovani siano
così disposti al perdono- disse Silente.
-E come
riescano ad andare avanti
nonostante tutto- specificò la McGranitt.
-Mi chiedo
perché ho dovuto
passare 13 anni ad Azkaban e quel ragazzo laggiù no. Sono
felice intendiamoci,
ma resta la domanda-.
-E io mi
chiedo perché sono
costretto a temere la luna tutti i mesi e quel ragazzo no-.
Tutti si
voltarono verso Piton e
lui, intuendo cosa si aspettavano che dicesse, disse: -Che cosa mi
dovrei
chiedere io? Perché io non ho salvato Lily e lui
sì. Perché io porto il marchio
nero e lui no. Perché io non possa mostrarmi pubblicamente
per quello che sono
e lui sì. Guardateli. Li avete mai guardati?
Severus ha
subito e ha perdonato,
Remus e Sirius hanno sbagliato e hanno saputo chiedere scusa. Quando
mai ci
siamo riusciti noi? Loro hanno avuto una possibilità in
più semplicemente perché
se la meritavano. Avranno una vita migliore della nostra
perché si sono dimostrati
migliori di noi-.
I cinque
scesero le scale e
andarono ciascuno per la propria strada.
Severus
vide Silente e gli corse
incontrò e gli disse: -Vorrei ringraziarla per tutto, ma
soprattutto per aver
mantenuto la promessa che mi fece, di tenermi in questo mondo. Non ha
mai
provato a cercare un modo per mandarmi via. E se lei e lo stesso
Silente o
Riddle, insomma la stessa persona per cui facevo l’aiuto
pozionista, allora, so
che ne aveva le capacità e volendo avrebbe potuto rimandarmi
indietro-.
-Non mi
devi ringraziare, sto
pagando un debito- rispose l’anziano preside.
-Ma a me
non deve niente- disse il
ragazzo.
-No, a te
niente. Ma c’è un
Severus cui devo molto più di ciò che lui stesso
immagini- e detto questo si
voltarono a guardare la piccola macchia nera che entrava nel castello
di
Hogwarts.
--------------------
Allora
ne è valsa la
pena? Spero di sì. Credo di aver portato un po' di
felicità e un po' di giustizia sia nel mondo di Lily, sia
nel
mondo della Rowling.
Adesso
prima di mettermi a pensare che cosa posso scrivere di nuovo,
è arrivato il momento del
Reassunto
ufficiale dei ringraziamenti.
Ringrazio
tutti coloro che hanno letto la ff o che la leggeranno.
Tutti
coloro che hanno lasciato i loro pensieri, in pratica che hanno
recensito:
Aloysia
Piton
Pervinca
Potter 97
Mizar
LMP
BlueViper
Tutti
coloro che hanno inserito la ff tra i preferiti:
Aloysia
Piton
BlueViper
cartoon95
DANINO
LMP
marco121184
Mizar
Nihal93
Pervinca
Potter 97
Severu
T Snape
A
presto,un grosso bacio, Alida
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