Il Dominio del Caos

di AngelsOnMyHeart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- A new Spirit's birth ***
Capitolo 2: *** Rosso di sera...non sempre è quel che si spera. ***
Capitolo 3: *** Problemi in vista (e non sempre di matematica). ***
Capitolo 4: *** Quando il Pooka va in vacanza. ***
Capitolo 5: *** Sulle tracce di uno spettro. ***
Capitolo 6: *** Le molteplici sfumature dell'animo. ***
Capitolo 7: *** Ricordi nascosti vengono alla luce. ***
Capitolo 8: *** Decifrando l'enigma. ***
Capitolo 9: *** Una (lunga) serie di sfortunati eventi. ***
Capitolo 10: *** (A)Enigma risolto, o quasi. ***
Capitolo 11: *** Un bicchierino di troppo. ***
Capitolo 12: *** Punto di partenza. ***
Capitolo 13: *** Piccoli passi verso il delirio. ***
Capitolo 14: *** Il Dominio del Caos. ***
Capitolo 15: *** La promessa. ***
Capitolo 16: *** Il vento del Cambiamento. ***
Capitolo 17: *** Epilogo- Dovunque e da nessuna parte. ***



Capitolo 1
*** Prologo- A new Spirit's birth ***


 

Prologo

A new Spirit's birth.

 

 

Una luce.
E' il mio primo ricordo, da allora.
Una luce potente, così luminosa e capace di riscaldare tutto ciò che avvolgeva, non lasciando spazio per alcun timore.
Ed io ero lì, al centro di quella luce, in qualche modo, ne facevo parte.
Ma poi...poi un terribile dolore ha soffocato la luce, intrappolandola dietro una coltre di Fumo.
Così denso, così impenetrabile.
E a quel punto, il Fumo, è penetrato sotto la mia pelle, nei miei polmoni, ha cominciato a defluire nelle mie vene, scorrendo come il sangue e giungendo fino alla mia mente.
Quel tenue tepore, dato dalla luce, si era trasformato in un incendio che ardeva dentro di me, bruciando tutto il mio corpo, fino a trasformarlo nella stessa materia che lo aveva posseduto: il Fumo
Ed ora sono consapevole di ogni paura, ma non le temo, le provoco.
Non sono a conoscenza del mio nome, non so se prima ne avessi.
E' stato il Fumo ad assegnarmene uno ed io l'ho accettato senza esitazione.
Mi chiamo Aenigma O. Smoke.
Forse il mio nome potrà non sembrarvi familiare ma, nelle vostre menti, io sono sempre presente.
Sono nata senza uno scopo.
In me arde solo il desiderio.
Un desiderio potente ed irrefrenabile.
Quello di far conoscere al mondo la sua vera natura:
la Follia.”
 

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Capitolo 2
*** Rosso di sera...non sempre è quel che si spera. ***


Capitolo I

Rosso di sera...non sempre è quel che si spera.




ASAHIKAWA-GIAPPONE (In un qualche giorno di Febbraio)
Jack Frost, il ridente Spirito del freddo e Guardiano del Divertimento, stava beatamente lasciando che un gelido vento lo trascinasse a Nord del Giappone, precisamente nella fredda isola di Hokkaido ad Asahikawa, sede del famoso Snowfestival, al quale non mancava mai di fare più di qualche visita ogni anno, per osservare entusiasta i magnifici lavori fatti con la neve.
Ah! Quante volte si era vantato con gli altri Guardiani, specie con Calmoniglio, dicendo di essere stato lui ad ispirare quel festival, tenendo spesso a precisare “accidentalmente”, dandosi delle arie.
Che fosse vero? I Guardiani in realtà ne dubitavano ma, per non farlo sentire in imbarazzo, lasciavano che lo Spirito continuasse a raccontare quella sua storiella, fingendo meraviglia ogni volta...tutti tranne Calmoniglio ovviamente.
Una volta raggiunta la sua destinazione, Frost si lanciò in picchiata verso la periferia della città, ammirando così, da vicino, le imponenti sculture e, perché no, aiutare, forse anche un po' troppo, gli scultori nel loro delicato lavoro.
Era alle prese con una piccola scultura rappresentante un drago con il suo cavaliere seduto sul dorso, al quale non era ancora stata completata una gamba, quando le risa di un gruppo di bambini giunsero alle sue orecchie, distraendolo e facendo cadere su di un pover'uomo una bel chilo di neve sul capo, facendogli dare il benvenuto ad un bel raffreddore.
I piccoli, avvolti nei loro pesanti cappotti colorati, erano intenti a rincorrersi e pronti ad intavolare una sanguinosa battaglia a palle di neve.
Come poteva rifiutare un invito così allettante?
Con un balzo li raggiunse, piantando il suo bastone ricurvo nella neve ed accucciandovisi sopra, con i suoi rossi piedi scalzi, per scrutare la situazione dall'alto.
La battaglia era iniziata!
La neve volava ovunque, colpendo, spesso e volentieri, qualche malcapitato passante, ma le risa dei piccoli scaldavano talmente tanto quell'aria invernale che nessuno si sentì di dir loro qualcosa.
Frost fu abbastanza soddisfatto.
Sembrava una delle sue tante spensierate giornate. Sembrava...
Poco lontano, vide un altro bambino, che fino a quel momento era rimasto in disparte, cominciare a farsi vicino.
:-Oh! Bene bene- commentò tra se e se- un altro prode guerriero è giunto per decidere le sorti della battaglia!-. Scherzò.
Era pronto a lanciare contro il piccolo una palla di neve, quando si accorse di qualcosa che non andava.
Sulla sua testa, infatti, stava aleggiando una strana essenza dalle sfumature rosso-violacee.
Non riuscì a comprendere di cose si trattasse fino a quando il bambino, seppure di una corporatura piuttosto piccola, non si avventò su un ragazzino più grosso, iniziando a colpirlo a suon di pugni sul viso. Allora capì che, qualunque cosa fosse, non era nulla di buono.
Fortunatamente la lite venne subito placata dal repentino intervento dei genitori.
Il bambino che aveva attaccato briga aveva il volto visibilmente distorto in una smorfia sconvolta mentre il ragazzino più grande piangeva, volgendo il capo verso l'alto. Alcune gocce di sangue macchiarono la candida neve.
Lo Spirito rimase ad osservare la scena in un silenzio tombale, le risa ormai erano cessate e nella sua testa stavano andando a crearsi domande alle quali, da solo, non sarebbe stato in grado di dare una risposta.
Motivo per cui, a malincuore, abbandonò la ridente città e lasciò che il vento lo trasportasse al Polo Nord dal suo caro amico North, ma voi lo conoscerete meglio come Santa Clause.

 
* * * *


LINCOLN- MISSOURI (Sempre Febbraio)
:-Joel?-.
Il giovane sobbalzò sulla sua sedia, lasciando cadere il suo cucchiaino nella tazza e facendo schizzare il suo latte e qualche cereale tutto attorno.
Sua madre, Karen, lo stava chiamando da circa un minuto, fissandolo dritto in volto con i suoi occhi neri.
:-Stai sognando ad occhi aperti?-. Gli chiese mentre si allungava, con una tovaglietta, ad asciugare la tavola.
Lui annuì distrattamente, distogliendo lo sguardo da davanti a se e tornando a concentrarsi sulla sua tazza di latte e cereali.
:-Sogni spesso ad occhi aperti di recente, hai niente da dirmi?-. Continuò a chiedergli mentre si alzava per versarsi un'altra tazza di caffè. Il ragazzo le rispose con una scrollata di spalle, scuotendo il capo, mentre cercava di mandare giù qualche cucchiaiata della sua colazione.
:-Magari c'entra qualche graziosa fanciulla?-. Aggiunse infine scherzando.
Joel mandò quasi di traverso il boccone a quella domanda.
:-No, no! Non si tratta assolutamente di questo!-. Esclamò arrossendo, facendo così scoppiare a ridere sua madre. Aveva una bella risata, al ragazzo piaceva ascoltarla.
:-Una ragazza con lo “Gnomo”? Ma non scherziamo!-. Esclamò Grace, sua sorella maggiore, annunciando il suo ingresso nella stanza ed andandosi a sedere proprio di fronte a lui.
Aveva la pelle abbronzata e degli occhi da cerbiatta, dal taglio orientaleggiante, su un sottilissimo viso ovale, incorniciato da un caschetto nero.
:-Il giorno in cui porterà a casa una ragazza preparatevi al peggio. La fine sarà vicina!-. Continuò, con tono teatrale e catastrofico, mentre si versava un bicchiere di succo d'arancia.
:A-ah! La solita spilungona spiritosa!-. Le rispose il fratello minore, facendole la linguaccia.
:-Suvvia non litigate voi due o finirete per perdere l'autobus-. Li riprese pacatamente il padre, distogliendo per un'istante l'attenzione dai suoi documenti e sfilando gli occhiali, rivelando due occhi grigio azzurri, un mento glabro e dei corti capelli brizzolati.
:-Non preoccuparti Tim, li accompagno io andando a lavoro-. Disse sua madre, baciando il marito sulla fronte mentre afferrava la sua ventiquattro ore.
:-Ci vediamo a pranzo?-. Gli chiese.
:-Certo che sì, ho in mente un pranzetto con i fiocchi!-. Rispose tornando a distrarsi sui fogli e cancellando, per la quindicesima volta, la stessa frase che stava scrivendo e riscrivendo dalla sera precedente.
Joel fissò in silenzio il suo quadretto familiare, per poi alzarsi da tavola per andare a mettere sciarpa e cappotto, soddisfatto di avere una così bella famiglia.
Certo, alle volte i “pranzetti” del padre erano un po' dei pacchi bomba ma ogni tanto qualcosa di buono ne usciva, specie se dovevano rimediare ordinando una bella pizza a domicilio.
:-Ehi ma non hai finito i tuoi cereali! Non sono i tuoi preferiti?-. Gli chiese sua madre, guardando la tazza del figlio.
Il ragazzo si girò verso il posto dove sedeva un attimo prima, il quale sarebbe dovuto essere vuoto ma, invece, sulla sedia stava quella figura.
La stessa che qualche istante prima contemplava in silenzio, proprio di fronte a lui, al posto dove ora sedeva la sorella, prima che sua madre lo chiamasse.
Le sembianze erano quelle di una donna ma non era umana.
Il suo corpo non era fatto ne di carne, ne di ossa ma bensì di una strana sostanza, densa e fumosa, che partiva da un bianco pallido, sul quella che sarebbe dovuta essere la sua pelle, l'unica parte di quel corpo a sembrare meno intangibile, per finire, infine, con delle sfumature che andavano su varie gradazioni di viola sia sui vestiti che sui capelli, i quali mutavano ogni volta.
Nessun altro in quella stanza sembrava essere in grado di vederla, escluso lui ovviamente.
La donna stava immobile, fissando il vuoto davanti a se, volgendosi infine, in maniera parecchio lenta ed inquietante, lasciando aleggiare la fluttuante massa di capelli lunghi per la stanza, verso il ragazzino, mostrando i suoi grandi occhi rossi.
Il suo volto pareva essere privo di qualsiasi espressione, salvo un sorriso che le si andò a formare ad un angolo delle sottili labbra, rendendo il tutto ancora più angosciante.
:-Lascia fare a me, li finisco io-. Disse il padre, allungando una mano sulla tanto discussa tazza e, così facendo, attraversando l'etereo corpo della donna che si dissolse in una sottile nebbiolina, svanendo nel nulla dal quale era venuta.
La madre dei due ragazzi stava per aggiungere qualcos'altro ma quando i suoi occhi caddero sul suo orologio da polso, si dimenticò di ogni cosa, afferrò un toast portandolo velocemente alla bocca e corse verso i figli, borbottando qualcosa, mentre masticava il boccone, che i ragazzi, oramai abituati a sentirla parlare il “mastichese”, lo interpretarono come un “Muoviamoci che siamo in ritardo!”
:-Io mi siedo davanti!-. Disse Grace, infilandosi il cappotto e seguendo la madre.
Joel si soffermò ancora un istante a guardare il posto, ora vuoto, prima di decidersi a uscire di casa.
Quella donna poteva essere anche sparita, vero, volendo sarebbe potuta non riapparire mai più. Ma in cuor suo, Joel lo sapeva, percepiva la sua presenza, nascosta in qualche angolo remoto della sua mente.

Seduto sul sedile posteriore dell'auto, Joel osservava distrattamente le poche goccioline di pioggia che scivolavano sul finestrino.
:-Ma quando la smetterà di piovere in questo modo?-. Si lamentò Karen, mentre si fermava ad un incrocio.
:-A me la pioggia piace!-. Le disse Grace, Joel si trovò d'accordo con la sorella, anche se, per lo più, aveva il sospetto che lo avesse detto solo per contraddire sua madre.
Mah! Chi li capiva gli adolescenti!
Il solo pensiero che presto anche lui avrebbe cominciato a fare parte di quel mondo un po' lo preoccupava. Il corpo che cambia, la crescita, i primi amori. Tutte cose che gli facevano desiderare ardentemente di non crescere mai.
Anche se, in quel momento, non era certamente quello il suo pensiero principale. Perché dalla sua mente non riusciva a scacciare l'immagine di quella giovane donna seduta alla loro tavola.
La madre gli aveva detto che ultimamente passava parecchio tempo a sognare ad occhi aperti, chiedendogli se la causa fosse una ragazza.
Beh...in parte poteva dirsi vera come cosa, solo che non lo era nel senso in cui lo intendeva lei.
Negli ultimi tempi passava parecchio tempo con l'aria assente, vero, ma questo non perché pensasse a qualche sua compagna di classe, dalle quali, sinceramente, non si sentiva ancora molto interessato, ma perché le sue attenzioni erano rivolte a quello Spirito dagli occhi rossi.
Non appariva sempre, anzi, alle volte passavano settimane, addirittura qualche mese, prima che riapparisse ma se prima aveva cominciato a percepire quella presenza, con la coda dell'occhio, come qualcosa di debole e molto lontano, ora la sentiva sempre più vicina e tangibile, senza contare che, negli ultimi tempi, le apparizioni avevano cominciato ad aumentare.
Ma non era tanto per la sua incolumità che temeva. Anche perché, pur mostrandosi ai suoi occhi, lo Spirito non aveva mai fatto nulla di male nei suoi confronti.
No, non aveva paura per se stesso ma per gli altri.
Perché lui lo poteva vedere, non sapeva come ci riuscisse ma vedeva chiaramente cosa facesse quella donna alla mente delle persone, ed era agghiacciante.
Per la maggior parte delle volte le immagini gli giungevano, come scene di un film, nel bel mezzo della notte, interrompendo i suoi bei sogni ma, per quanto queste visioni potessero essere terrificanti, non era esattamente un problema fino a quando non avvenivano nel bel mezzo di una cena o, peggio ancora, nel momento in cui un insegnante decideva di interrogarlo.
Perché si sa no?
Lo sappiamo tutti che gli insegnanti hanno quel loro radar che utilizzano proprio per queste situazioni. Meno il momento è propenso, più loro hanno un'irrefrenabile, incontenibile e prioritaria necessità di metterti in imbarazzo dinanzi a tutta la classe.
Per sua fortuna Joel era un ragazzino abbastanza sveglio ed in gamba, anche se quei suoi blackout sembravano voler dire il contrario, e con la sua irriverente simpatia, alla quale nemmeno gli insegnanti erano in grado di resistere senza farsi scappare almeno un sorriso, riusciva sempre a cavarsela per il rotto della cuffia.
Volendo, finché quella presenza non avesse cominciato ad entrare in contatto con lui, avrebbe continuato così senza problemi.
Solo che gli veniva, inevitabilmente, da chiedersi: sarebbe continuato veramente tutto così?
O quella donna si sarebbe stancata, cominciando a giocare con la sua testa come una pallina da ping pong, non accontentandosi più di apparire, ogni tanto, nella sua vita?
Molto presto e ad un alto prezzo, Joel avrebbe trovato la risposta a quel suo quesito.

 
* * * *


La donna se ne stava seduta su di una panchina, tenendo le gambe accavallate, al suo fianco stavano due gemelli.
Era intenta a tenerli d'occhio quando all'improvviso una strana sensazione le provocò un solletico sulla nuca, costringendola a voltarsi alla sua destra, non incontrando nient'altro che un vialetto vuoto.
Ancora quella sensazione, come se qualcuno la stesse osservando.
:-Basta!- esclamò all'improvviso- Non posso lavorare così!-. E si alzò, battendo con forza i tacchi a terra.
Stava per andarsene quando si ricordò del lavoro che aveva da svolgere e, battendo una mano sulla fronte, tornò sui suoi passi.
I bambini erano intenti a gustarsi un bel gelato, nel caldo pomeriggio di un Febbraio australiano.
:-E' il momento di tornare a casa!-. Esclamò allegramente chinandosi su di loro, poggiando le mani sulle ginocchia.
Dai bambini non seguì alcuna risposta.
Si fece quindi più vicina, mettendo le sue labbra esattamente tra le loro orecchie, sussurrandogli qualcosa che, questa volta, parvero capire.
I coni caddero, spappolandosi contro il terreno e mescolandosi con la terra.
I due gemelli si alzarono e, tenendosi per mano, se ne andarono chissà dove mentre sulle loro teste stava una strana sostanza violacea.
La donna li guardò allontanarsi e sorrise.
:-Finalmente un po' di tempo libero!-. Esclamò stiracchiandosi e sgranchendo le gambe che andarono a dissolversi in una coltre di fumo, facendo lentamente scomparire anche il resto del suo corpo in un vortice violaceo.
Della sua presenza, in quel posto, rimase solo la risata.

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Capitolo 3
*** Problemi in vista (e non sempre di matematica). ***


Capitolo II

Problemi in vista (e non sempre di matematica).





:-Nube viola tu dici uh?-. Chiese Santa Clause, pensieroso, mentre accarezzava la sua lunga barba bianca, al termine dell'episodio che Jack Frost gli aveva appena finito di raccontare.
:-Sì, cioè non esattamente come una nube da pioggia, sembrava più una specie di aura che aleggiava sulla testa del bambino-.
North pensò alle sue parole per qualche secondo, seduto alla sua scrivania.
:-Non sei primo che riferisce a me questa cosa-. Disse infine dirigendosi all'armadietto dove custodiva i suoi globi di neve.
:-Perché? A chi altro è successo?-. Domandò lo Spirito.
Il Guardiano delle Meraviglie prelevò due globi di neve dai loro scaffali e li mostrò a Frost: il primo rappresentava la capitale dell'Italia “Roma” :-Qui Sandman ha visto bambina alzarsi nel bel mezzo di notte e cominciare a tagliare capelli a lei e poi a suoi genitori-.
L'altro globo invece rappresentava la città australiana di “Sidney” :-Qui invece, Dentolina ha avuto a che fare con due gemelli che erano spariti di casa, senza valido motivo-.
Detto questo rimise i globi al loro posto :-In entrambi i casi, bambini portavano su loro testa fumo viola-. Concluse.
Jack cominciò a camminare avanti ed indietro, il bastone poggiato su di una spalla, aveva sperato che si trattasse di un caso isolato ed invece..
:-Che ci sia lo zampino di Pitch?-. Chiese infine, dopo aver riflettuto a lungo se chiederlo o meno, tenendo il capo abbassato.
North si incupì.
:-Sono passati due anni ma non credo che si tratti di Pitch-. Disse infine, per poi portare le mani sullo stomaco :-Non lo sento in mia pancia!-.
E se c'era una cosa di cui essere sicuri era proprio l'intuito della suo stomaco.

 
* * * *


ALCUNE SETTIMANE DOPO
Compito in classe di matematica a sorpresa quel giorno.
“Mai una sorpresa come si deve! Che ne so, qualcosa tipo Andiamo tutti a Dreamworks World!” Si lamentò Joel tra se e se ma tanto, alla fine, sapeva che se la sarebbe tranquillamente cavata. I voti scolastici non erano mai stati un problema per lui, tranne forse quelli in educazione fisica.
Qualcuno nella sua classe, ogni tanto, si divertiva ad additarlo chiamandolo “secchione” ma la cosa non l'aveva mai in alcun modo offeso. Perché sentirsi insultati se qualcuno gli faceva notare che era un ragazzino intelligente?
Gli altri potevano anche tentare di girare la cosa come un insulto ma lui avrebbe sempre e comunque risposto “Grazie!”, portandosi a casa il complimento e la loro invidia.
Si trovava alle prese con un'espressione quando alle sue spalle percepì qualcuno che lo stava osservando e credendo che si trattasse dell'insegnate, non si volse nemmeno per accertarsene.
:-Sembra complicata questa matematica! Deve sicuramente farti dare i numeri-. Commentò la presenza alle sue spalle, che non aveva assolutamente la voce gracchiante della sua insegnante che, non appena Joel alzò gli occhi dritti davanti a se, invece se ne stava beatamente seduta alla cattedra alle prese con il suo cellulare.
Non conosceva la voce che aveva appena sentito ma aveva già una vaga idea di chi si trattasse, anzi, lo sapeva perfettamente.
Lasciò scivolare lo sguardo alle sue spalle, cercando di individuare chi avesse appena parlato ma non vide nulla.
“Me lo sono immaginato?” Fece giusto in tempo a chiedersi, prima di sentirla di nuovo.
:-Sono qui!-. Stavolta veniva dalla sua sinistra.
La donna lo stava salutando, seduta su di un banco, la cui bambina che lo occupava stava continuando il suo compito come se nulla fosse.
Il fumo sul suo corpo andava disegnando una tuta attillata che variava, a seconda della luce, in diverse tonalità di viola, ed i suoi capelli, anziché seguire la legge della gravità, aleggiavano all'interno dell'aula, muovendosi sinuosi in diverse direzioni, nella mano impugnava uno scettro o un bastone da passeggio, non ne era sicuro.
Joel si guardò intorno, cercando di accertarsi se solo lui stesse assistendo a quello strano fenomeno e, come volevasi dimostrare, erano tutti ancora chini sui loro compiti, inconsapevoli di cosa stesse accadendo in quel momento.
:-E' inutile che controlli, loro non posso vedermi!-. Gli disse con una certa noncuranza mentre faceva ruotare il bastone tra le sue dita a mo' di majorette.
:-Ed è proprio per questo che sono qui oggi!-. Esclamò, stavolta quasi entusiasta, impugnando lo scettro e volgendolo verso lui, così da poter notare la testa di un serpente, dalle fauci spalancate, intagliata sulla sua cima, ed allargando le labbra in un sorriso, forse un po' troppo forzato.
:-Perché mi spii?-. Gli chiese.
Spiarla? Lui?
Joel per un attimo si trovò sul punto di risponderle ma poi si ricordò di essere in classe e forse, ma giusto un pochino, sarebbe risultato strano se si fosse messo a conversare con una presenza che solo lui sembrava riuscire a percepire.
Decise così di fare ciò che aveva sempre fatto in quel tipo di situazioni: tornò al proprio compito, ignorando lo Spirito, nella speranza che questo svanisse.
Ma purtroppo non fu così.
La donna scoppiò a ridere, in maniera talmente rumorosa da risultare imbarazzante.
:-Davvero? Secondo te avrei fatto tanta strada solo per lasciare che un moccioso come te mi ignorasse?-.
Nessuna risposta, ancora, solo il rumore delle penne che scorrevano sui fogli e l'irritante ticchettio del cellulare della professoressa.
:-E va bene!-. Disse lei alzandosi, le gambe calzavano dei lunghi stivali che le arrivavano sino alle cosce.
Joel sperò che stesse per andarsene.
:-Fingerò di essere paziente e te lo chiederò una seconda volta, okay?-. Stavolta la sua voce assunse un tono minaccioso mentre il suo color malva stava via via sfumando in un rosso rubino.
Quando il ragazzino la guardò di nuovo rabbrividì: adesso si trovava proprio dietro la sedia della ragazzina, il cui nome era Keira, ed aveva la mano proprio sopra la sua testa, intenta ad accarezzarle le treccine nere che le arrivavano sino alle spalle.
:-Tu sai cosa sto per fare vero?-. Domande su domande.
Stavolta il ragazzo si ritrovò costretto a fare un leggero cenno del capo, annuendo, per evitare di indispettirla ancora di più.
:-Non preoccuparti per la tua amica, non le farò nulla. Certo, questo ovviamente se tu rispondi alla mia domanda. Sei pronto?-.
Alcuni secondi di silenzio, il ragazzo annuì di nuovo.
:-Dimmi, quindi, perché tu sei in grado di vedermi?-.
Ancora silenzio ma stavolta non la ignorò, non poteva farlo.
Doveva trovare al più presto un modo per risponderle senza che tutta la classe pensasse fosse pazzo, o sapeva benissimo cosa sarebbe accaduto alla povera Keira.
:-Sto perdendo la pazienza!-. Cantilenò lei, incalzandolo.
Un lampo di genio lo colse giusto in tempo. Guardò il suo compito e, volgendolo verso la parte bianca, vi scrisse a caratteri cubitali “NON LO SO!” per poi mostrarlo velocemente alla donna, forse in maniera un po' troppo rumorosa, visto che due o tre dei suoi compagni iniziarono ad alzare la testa.
Lo Spirito lesse ciò che il ragazzino aveva scritto sul foglio, rileggendolo due o tre volte, muovendo le labbra come a pronunciarne le parole.
:-Non lo so-. Disse infine con tono amaro.
:-Cosa diamine vorrebbe dire che non lo sai?!-. Tuonò mentre il colore del fumo e, leggermente, anche quello della sua pelle andava velocemente a dipingersi di un rosso scarlatto.
Il ragazzino continuò a restare in silenzio, scrivendo sul secondo foglio della verifica “VAI VIA, TI PREGO!”
:-Andare via? E perché? Non ci stiamo forse divertendo? Non gradisci la mia presenza per caso? Dopo che ho attraversato mezzo mondo solo per trovare te, piccolo ingrato!-. Quindi si chinò sulla piccola.
:-Sai cosa succede agli ingrati, ragazzino?-.
:-No!- urlò allora Joel- Avevi detto che non l'avresti fatto!-.
Lo Spirito lo guardò con le sue grandi iridi, talmente rosse da sembrare iniettate di sangue :-Di', ti sembro per caso una tipa affidabile?-. Rise, prima di avvicinarsi all'orecchio di Keira, cominciando a sussurrarle qualcosa mentre la ragazzina, insieme a tutta la classe, nel frattempo si era voltata a guardare Joel.
:-Lasciala!-. Urlò ancora, stavolta alzandosi dal banco e correndo verso di lei per cercare di salvarla ma ormai era troppo tardi.
:-A proposito, io mi chiamo Aenigma, è stato un piacere-. Disse lo Spirito un istante prima di sparire mentre il Fumo penetrava nella testa di Keira, la quale cominciò a gridare all'improvviso, mandando l'intera classe in agitazione.
:-Ragazzi se è uno scherzo vi consiglio di finirla qui, prima che vi spedisca in presidenza!-. Li ammonì la professoressa, cercando di rimettere in riga i suoi due alunni, ma non si trattava affatto di uno scherzo di cattivo gusto.
Joel lo vide, negli occhi della sua compagna di classe, lo sguardo di chi è perso nell'oblio della propria mente, senza ritrovare la via della ragione.
Keira afferrò il proprio banco, lanciandolo avanti a se, colpendo di striscio il compagno che le sedeva davanti e sparpagliando tutto il suo materiale scolastico sul pavimento.
:-Adesso basta! Vado a chiamare il preside!-. Urlò l'insegnante uscendo velocemente dalla classe per andare in direzione.
Nel frattempo Joel tentava di fermare la ragazzina ma non vi era modo di avvicinarsi a lei senza rischiare di farsi molto male.
Poi alla fine Keira parve calmarsi, come se fosse la quiete dopo la tempesta ma si trattava solamente dell'occhio del ciclone e, se era vero ciò che si diceva, ciò che avveniva dopo, sarebbe stato molto peggio di ciò a cui avevano appena assistito.
La ragazzina quindi, come se si trovasse in uno stato di trance, camminò verso la finestra che le era più vicina, spalancandola, facendo irrompere il vento gelido e la pioggia nella classe.
La professoressa tornò accompagnata dal preside ma ormai era troppo tardi.
Keira era sul bordo della finestra, la schiena esposta al vuoto mentre i suoi occhi erano puntati sulla classe, immobilizzata dal terrore.
I due adulti iniziarono un'inutile corsa nel tentativo di fermarla.
:-A lei non piacciono gli ingrati. Non dovevi farla arrabbiare-. Disse indicando Joel, prima di lasciarsi cadere.
Le grida d'orrore dell'intera classe sovrastarono i tuoni, riempiendo l'edificio.

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Capitolo 4
*** Quando il Pooka va in vacanza. ***


Capitolo III

Quando il Pooka va in vacanza.




APRILE
Standosene beatamente seduta sul tetto di una casa, avvolta in un lungo mantello ametista, Aenigma si godeva un po' di solitario riposo, osservando le scure nuvole di pioggia che attraversavano il cielo notturno.
Questo finché le nuvole non decisero di dissiparsi, rivelando un disco argentato che risplendeva illuminando il buio: la luna.
Lo Spirito rivolse uno sguardo indispettito all'astro, sentendosi infastidita dalla sua presenza.
Non sapeva il perché ma, da qualche parte, sentiva come se la stesse osservando e la cosa non le piaceva per niente.
:-Che diamine hai da guardare eh?-. Sbottò, irritata, mentre si lasciava scivolare sul marciapiede più vicino, atterrando agilmente grazie all'ausilio del Fumo.
Volse un'ultima occhiata alla luna, accompagnata da un gesto della mano molto poco elegante, per poi tornarsene sui solitari suoi passi.
Cominciava a sentire il richiamo.
Difatti, poco più in là, si imbatté in un gruppo di tre adolescenti che se ne stava a spasso per le vie della città, facendo le ore piccole e parlando del più e del meno.
:-Avete sentito di quella ragazzina, nel Missouri? Pare che si sia risvegliata ma che non riesca a ricordare nulla di quello che è successo!-. Stava dicendo uno di loro.
Aenigma sorrise, decidendo quindi di seguirli ed origliare per un poco la loro conversazione.
:-Dici quella che si è lanciata dalla finestra di una scuola?-. Gli chiese la ragazza vicino a lui.
:-Cosa non si fa pur di trovare una scusa per saltare la lezione!-. Commentò il terzo ragazzo, palesemente ubriaco, mentre tracannava un sorso dalla sua bottiglia di birra, per poi scoppiare a ridere.
:-Idiota!- lo sgridò la ragazza, piantandogli una gomitata nello stomaco -Ti sembra una cosa divertente? Ha solo 12 anni!-.
“Per me un pochino lo è” Pensò lo Spirito nella sua macabra soddisfazione.
Aveva fatto proprio un bel lavoretto.
:-E l'altro ragazzino?- continuò a chiedere lei -Quello che dicono l'abbia spinta a buttarsi?-.
:-Non ne ho idea, non l'hanno menzionato-.
Beh..aveva ascoltato abbastanza.
Si avvicinò quindi al ragazzo con la bottiglia di birra, ormai vuota ma dalla quale lui continuava a credere di bere. Il suo alito emanava un tremendo puzzo d'alcool, gli occhi persi ed arrossati.
“Nah! Questo non ha bisogno del mio aiuto” Si disse quindi rivolgendosi agli altri due, notando che si tenevano per mano.
“Bingo”
Avvolse le braccia intorno alle loro spalle e, come di consuetudine, sussurrò qualcosa alle loro orecchie, per poi ritrarsi, pronta a godersi lo spettacolo.
“Se solo avessi una confezione di popcorn” si rammaricò.
Un rumore alle sue spalle la colse alla sprovvista, costringendola a voltarsi.
La sua espressione mutò repentinamente da un momentaneo stupore ad un'aria scocciata.
Alzò gli occhi al cielo e si portò una mano sul fianco destro.
:-Ancora tu?-.

 
* * * *


La Pasqua era ormai passata da alcuni giorni e, Calmoniglio, era alla ricerca di un po' di riposo prima di tornare a dipingere uova.
Non si fraintenda, amava il suo lavoro e quell'anno era stata davvero un'ottima Pasqua, specie perché Frost aveva deciso di farsi i fatti suoi, ma come ogni coniglio che si rispetti, ogni tanto, aveva bisogno di un po' di libertà.
Aveva quindi deciso di darsi ad una rilassante corsa sfrenata in una delle immense praterie del Nord America.
Di tanto in tanto, riusciva a scorgere qualche lepre che tentava di tenere il suo passo, correndogli dietro, ma sparivano presto dalla sua vista, mangiando la sua polvere.
Lo diceva sempre lui “Mai fare una corsa con un coniglio!”
:-Oh no!-. Esclamò però all'improvviso, interrompendo l'attività ed annusando l'aria.
:-Oh no, no no!- ripeté, stavolta drizzando le lunghe orecchie -Qualcosa non va!-.
Ed era così, impossibile che il suo infallibile olfatto potesse sbagliarsi.
Seguì quindi la pista che aveva appena fiutato, non aveva molta strada da fare, giusto 100 miglia ma, per far prima, decise di utilizzare una delle sue gallerie come scorciatoia e giungendo infine in una piccola cittadina dell'Iowa, più precisamente nei pressi di un piccolo parco.
A quell'ora di notte, effettivamente, un parco ospitava parecchie cose che puzzavano di guai, e Calmoniglio si augurò che tra queste non vi fosse un levriero a passeggio, ma una sopra a tutte gli invadeva le narici.
Il grido improvviso di un uomo, lo condusse infine alla fonte della traccia che stava seguendo.
Si trattava di una figura incappucciata, avvolta in un ampio mantello, se ne stava vicino ad un trio di ragazzi ma il Fumo viola che le aleggiava intorno, rendeva palese che non facesse parte della piccola combriccola.
Sapeva chi era.
Gli altri gliene avevano parlato ma lui, fino a quel momento, non vi aveva ancora avuto a che fare.
Diversi episodi gli erano stati descritti, in cui una nube viola appariva sulla testa dei bambini, spingendoli a compiere gesti al di là di ogni logica comprensione.
:-Ehi tu!-. Chiamò la figura Calmoniglio, portando le zampe al boomerang mentre si guardava intorno, dell'uomo che aveva sentito gridare non vi era traccia.
La figura si rivolse a lui con uno scatto del capo, il quale continuò a rimanere celato al di sotto del cappuccio, svelando solamente due iridi rosse.
:-Sei tu che te ne vai in giro a far impazzire i bambini?-. Le chiese continuando ad avvicinarsi.
Dalla figura continuò a non arrivare alcuna risposta, restandosene immobile fino al momento in cui lui non le fu abbastanza vicino. Allora cominciò a roteare su se stessa, avvolgendosi nel suo mantello e spandendo il fumo tutto attorno a se per poi scomparire, dissipandosi nell'aria.
Quando il Fumo entrò a contatto con gli occhi di Calmoniglio, la vista gli si annebbiò, mandandolo a sbattere contro gli alberi vicini, in preda ad assurde visioni che durarono pochissimi istanti, per poi sparire, lasciandogli solo un lieve capogiro.
Giusto in tempo per assistere al regalo che la figura incappucciata gli aveva lasciato.
Uno dei due ragazzi del gruppo e la ragazza, avevano cominciato ad inveirsi contro con fare violento, sputandosi contro parole colme di rabbia mentre il terzo li osservava inebetito, sorridendo.
Sulle teste dei due litiganti stava una nube violaceo rossastra. Una terribile visione di ciò che questo significava fece rabbrividire il Pooka, come non capitava da parecchio tempo, ormai.
Quello Spirito, non solo era in grado di plagiare le menti dei bambini ma aveva potere anche su quelle degli adolescenti! E questo lo rendeva senza dubbio un nuovo e temibile nemico.
Senza pensarci due volte, assicurandosi prima che qualcuno intervenisse, fermando la furiosa lite che si era scatenata, si lanciò nell'intreccio delle sue gallerie che si snodavano lungo tutto il sottosuolo, alla volta del Polo Nord.
:-Per mille carote!- si disse -Siamo nei guai! Guai grossissimi!-.

 
* * * *
 
Tic..tac..
L'orologio nella stanza scandiva i secondi, lentamente, facendoli sembrare interi minuti.
Tic..tac..
L'uomo era alla sua scrivania, intento a sfogliare diverse scartoffie, alle sue spalle stava appesa, in una brillante cornice, la sua laurea in psichiatria.
Tic..tac..
Parve passare un'ora intera, prima che finisse di consultare le sue carte ed alzare gli occhi su Joel, seduto su una poltrona proprio di fronte a lui, lo sguardo perso nell'osservare i pesci tropicali nell'acquario al suo fianco.
:-E bene Joel- esordì l'uomo- dove eravamo rimasti l'ultima volta?-.
Il ragazzino non lo guardò nemmeno, battendo leggermente un dito sul vetro di quella prigione acquatica.
:-La donna di fumo-. Rispose atono.
Che domanda stupida, erano rimasti a quel punto dal primo giorno in cui aveva messo piede in quello studio, ossia ben 5 sedute fa, dal giorno della sua prima seduta.
:-E' per il tuo bene-. Gli aveva spiegato la madre, stringendogli forte la mano.
Lui non ne dubitava e non si era opposto, nonostante fosse consapevole della totale perdita di tempo.
:-E dimmi, dal giorno dell'incidente, questa donna ti è più apparsa?-.
:-Ogni tanto-.
L'uomo annotò.
:-Ed ha più interagito con te?-.
:-Non più da quella volta-.
Ancora un'altra annotazione.
:-E questa, chiamiamola entità, veniva a trovarti anche prima dell'incidente nella tua vecchia scuola?-.
Il ragazzo annuì.
Altri lunghi istanti di silenzio che permisero a Joel di fare per l'ennesima volta, il punto della situazione.
Erano passati due mesi dall'incidente e, da quel giorno, la sua famiglia era stata completamente bersagliata dall'attenzione dei media. Le telecamere di tutti i telegiornali, locali e nazionali, erano rimaste puntate sulla loro casa per settimane. In un primo periodo sua madre era costretta a sgattaiolare di casa dal retro, chiedendo il passaggio ad una sua conoscente, per uscire ed andare al lavoro.
Per sua fortuna una promozione aveva dato alla sua famiglia l'opportunità di ricominciare, pronti a lasciarsi alle spalle quell'incubo.
Certo Bethesda, nel Maryland, non era esattamente dietro l'angolo ma la cosa per loro non poteva che andare benissimo.
:-Perché ci siamo dovuti trasferire qui? Qualcuno ha pensato a me ed al fatto che anche io avrei una vita!-. Forse non proprio per tutti.
Dal giorno del loro arrivo nella nuova casa, molto più bella ed ampia della precedente a onor del vero, Grace non aveva fatto altro che lamentarsi, con i suoi eccessivi vittimismi da adolescente, fino ad iniziare un vero e proprio sciopero della fame. I genitori ovviamente non le diedero corda, avendo ben altre cose più importanti a cui pensare invece dei suoi capricci e, oltretutto, era impossibile non sentire l'odore di pizza ai peperoni provenire dalla sua stanza, quando ci si rinchiudeva per fare “i compiti”, a detta sua.
Joel, dal canto suo, non aveva potuto fare a meno di darsi la colpa di tutto, nonostante i suoi genitori lo negassero.
Parte della sua allegria era andata pian piano scemando, si rinchiudeva spesso in se stesso, cosa più che normale dopo quel che era accaduto.
I suoi genitori non avevano mai creduto, nemmeno per un'istante, ad una sola parola delle malelingue che accusavano il figlio di aver spinto la povera Keira ma, in cuor loro, sentivano necessario intervenire prima che la sua mente potesse cadere in qualche limbo dal quale, andando avanti, sarebbe stato difficile uscire.
Ed infine, eccolo lì, una volta a settimana, due ore di sedute a ripetere le stesse identiche cose.
“E meno male che se le segna pure!” pensò il ragazzo.
:-Sai- disse infine l'uomo, rompendo il silenzio -ho come l'idea che questa donna possa rappresentare per te, l'idea che hai creato nel tuo subconscio, della madre che non hai mai conosciuto e che, credi, ti abbia abbandonato-.
Joel lo guardò senza dire nulla.
:-Ed il fumo che la riveste è l'intangibilità della sua presenza nella tua vita. Che dici? Credi che io sia sulla strada sbagliata?-.
:-Non dovrebbe dirmelo lei?-. Rispose il ragazzo con tono irriverente, mentre un sorrisetto spuntava all'angolo delle sue labbra rosee.
Lo psicoterapeuta sorrise.
A Joel sarebbe davvero piaciuto, credere nelle storie che lo psichiatra creava, cercando di venire a capo di un qualcosa che non c'era.
Purtroppo non vi era alcun trauma dietro alla base di tutti quegli eventi. Semplicemente, quella donna esisteva.
:-Tu credi fermamente nell'esistenza di quest'entità vero?-.
:-Io non lo credo, doc, io lo so!-. Affermò Joel con fermezza, per nulla intimorito, ormai, di poter passare per pazzo.
L'uomo allora si lasciò cadere contro lo schienale della sua poltrona, mentre ticchettava con la penna contro la superficie della scrivania.
:-Sai, mi fai tornare alla mente un vecchio caso che ho assistito qualche tempo fa, sarei tentato di raccontartelo, però tu devi promettermi che non uscirà da questa stanza-.
Il ragazzo annuì di nuovo senza proferire parola, pronto a sorbirsi lo stupido racconto di qualche ragazzino, che passava i suoi pomeriggi in compagnia di un amico immaginario e di come non ci fosse vergogna ad ammettere di essersene creato uno.
:-Vedi, la ragazza in questione era in cura da me, prima che mi trasferissi qui.- disse alzandosi e dirigendosi verso la finestra, che si trovava esattamente alle spalle di Joel -Certo, i suoi in realtà erano disturbi legati al sonno e che andavano poi a riversarsi nella vita di tutti i giorni. Credo anche avesse un lieve accenno di schizofrenia, anche se non ne sono mai stato propriamente certo. Comunque, sto divagando-. Disse, ridacchiando da solo della propria parlantina.
:-Sai, da piccola subì l'abbandono del padre e, esattamente da allora, ha cominciato ad essere perseguitata da questa presenza che spesso la spingeva a compiere gesti strani-.
Qualche istante di silenzio che, probabilmente voleva essere colmato da qualche domanda di falso interesse da parte di Joel.
:-Ed è riuscito a guarirla?-. Lo accontentò il ragazzo.
:-Nonostante il mio costante impegno e la continua disponibilità, non ho potuto fare nulla per lei- sospirò -Proprio come te, ed è questa la cosa che me l'ha fatta tornare alla mente a distanza di anni, era la sua fermezza nel credere in ciò che vedeva. Come te, lei lo sapeva-.
Ci era riuscito!
Adesso l'attenzione del ragazzo era tutta su di lui.
:-Mi duole ammetterlo ma, a differenza di tanti altri miei pazienti, riuscì quasi a convincere anche me-.
:-E cosa le è successo alla fine?-. Chiese Joel, stavolta con un entusiasmo che l'uomo non poter fare a meno di notare.
:-Per un po' di tempo smisi di averla in cura, diceva di stare bene ma, la mattina di un paio di anni fa, sua madre mi chiamò, dicendo che l'aveva vista vaneggiare nel sonno. Quello stesso giorno scomparve per poi riapparire un paio di giorni dopo di fronte casa sua, in stato di coma- fece una breve pausa, scuotendo il capo -nessuno sa cosa le fosse accaduto fatto sta che, qualche settimana più tardi, si risvegliò completamente diversa, priva di quell'insicurezza che l'aveva tormentata per anni, ed io sperai con tutto il cuore che si fosse liberata di quel demone che le aveva ghermito l'animo..-.
:-Ma non aveva detto che non era guarita?-.
Lo psichiatra lanciò un'occhiataccia al ragazzo, lasciandogli intendere che, prima di fare domande forse avrebbe dovuto fargli finire la storia.
Il ragazzo quindi fece il segno di cucirsi le labbra, lasciandolo proseguire.
:...ma, dopo una settimana dal suo risveglio, svanì nel nulla! Da allora non ho più avuto sue notizie-.
Il ragazzo sbarrò gli occhi.
:-WOW!-. Disse entusiasta mentre l'uomo tornava a sedersi alla sua scrivania.
Joel rimase silenzioso per alcuni secondi, pensando a tutti i particolari di quell'esaltante storia.
“Mh” pensò, forse troppo interessante per sembrare vera.
:-Non è che si è inventato questa storia di sana pianta?-. Chiese dubbioso, facendo scoppiare a ridere lo psicoterapeuta.
:-E perché mai sarei dovuta inventare una cosa simile?-.
:-Per attirare la mia attenzione, magari-. Gli rispose Joel, socchiudendo gli occhi, analizzando il volto dell'uomo, in cerca di qualche cenno che potesse fargli capire se stava mentendo.
Forse guardava un po' troppa tv.
:-Vuoi una prova?-. Gli chiese sussurrando, come se nella stanza fossero presenti delle cimici che potessero intercettare la loro conversazione.
:-Non mi dispiacerebbe-.
L'uomo scoppiò nuovamente a ridere, facendo quindi cenno al ragazzo di avvicinarsi, mentre apriva uno dei suoi cassetti, cercando tra vari documenti
:-Eccoti qui la tua prova!-. Esclamò infine, porgendo un foglio al ragazzo.
Si trattava di un volantino.
“Scomparsa” recitava in alto, subito sotto vi era una foto in bianco e nero.
Al ragazzo quasi non venne un colpo.
Quel volto, aveva potuto scorgerlo solo per pochi istanti in quella buia notte di due anni prima ma come avrebbe potuto dimenticarlo? Certo, i capelli erano corti e chiari, rispetto a quelli lunghi e neri che portava quando l'aveva incontrata ma non avrebbe potuto, in alcun modo, dimenticarsi di quella ragazza che lo aveva salvato dagli incubi, così come dei Guardiani che erano assieme a lei.
“Come ho fatto a non pensarci prima!” Si chiese il ragazzo, mentre un'idea, tanto assurda quanto geniale, aveva cominciato a svilupparsi nella sua mente ingegnosa.
:-Allora, mi credi ora?-. Gli chiese l'uomo mostrando un sorriso e togliendosi gli occhiali.
:-Ci credo!- rispose il ragazzo- Oh se ci credo!-.
Ridiede quindi il volantino al suo proprietario scorgendo, un'istante prima che sparisse dalla sua vista, il nome riportato proprio al di sotto della foto: Scarlett.

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Capitolo 5
*** Sulle tracce di uno spettro. ***


Capitolo IV

Sulle tracce di uno spettro.




I Guardiani avevano cominciato a radunarsi, uno ad uno, nella fabbrica di giocattoli.
Al suo arrivo, Calmoniglio, vi trovò già Dentolina, anche lei portatrice di cattive notizie.
Stava infatti elencando ben 6 casi riscontrati nella stessa città, con l'aggiunta di altri 9 sparsi un po' ovunque, nel giro di una sola notte.
E, se North sembrava già parecchio perplesso al racconto della fata, al termine della storia, avvenuta solo poche ore prima, di Calmoniglio, sentì cominciare a suonare un vero e proprio campanello di allarme che lo convinse a convocare i due restanti Guardiani, ossia Jack Frost, il quale giunse trascinato da un forte vento gelido, e Sandman, che arrivò per ultimo, sospeso su di un tappeto volante di sabbia dorata, la stessa sostanza di cui erano fatti i sogni e lui stesso.
Quando il Pooka raccontò anche a loro dell'accaduto, questi quasi non vollero crederci.
:-E questo Spirito riuscirebbe quindi ad espandere il proprio potere anche sugli adolescenti?-. Chiese la fata, sbattendo nervosamente le sue fragili ali.
:-E' quello che ho visto io-. Affermò Calmoniglio, incrociando le zampe attorno al suo morbido petto peloso.
:-Sì ma ne sei sicuro sicuro?- gli chiese Jack -Un attimo prima hai detto di essere entrato in contatto con quel fumo, che ti ha procurato delle visioni, non potresti, ecco, averlo immaginato?-.
Calmoniglio rifletté alcuni istanti su quella possibilità ma infine si trovò costretto a scuotere il capo.
:-No, sono sicuro. Durante le visioni la mia testa era come sul punto di esplodere e non avevo alcun controllo dei miei pensieri mentre, invece, quando ho visto quei ragazzi, escluso il capogiro, ero perfettamente lucido-.
Frost non aggiunse altro, sapeva benissimo che quando Calmoniglio era sicuro di una cosa, non poteva sbagliare.
Ma questo di certo non migliorava la situazione, anzi, la aggravava sempre di più.
:-Non possiamo starcene con le mani in mano- disse Dentolina -Dobbiamo fermare questo Spirito prima che possa fare ben peggio!-.
Sandman, per tutta risposta, formò con la sabbia una lente di ingrandimento sulla sua testa e delle tracce.
“Per prima cosa dobbiamo indagare a fondo” voleva dire.
E via con le indagini.
Non vi fu spazio, casa, comignolo, giardino o letto, in tutto il Globo, dove non guardarono in cerca di un indizio.
Nulla.
Ovunque andassero, trovavano solamente una lunga scia di ragazzi e bambini vittime di quella Follia collettiva, come se lo Spirito decidesse di scomparire un istante prima del loro arrivo, lasciando la sua firma, indelebile, in quelle menti che cadevano nell'oblio.
I giorni passavano, i casi aumentavano ma ancora non erano riusciti a scoprire nulla.
Il problema, però, si stava evolvendo. Alcuni telegiornali, anche se solo locali, avevano cominciato a parlare, seppure in maniera alquanto superficiale, dell'incremento di alcuni episodi, in cui bambini ed adolescenti figuravano come protagonisti di atti violenti, privi del lume della ragione: risse, atti vandalici e, spesso, anche casi di autolesionismo.
:-OVUNQUE!-. Esclamò Dentolina, lasciandosi cadere su di una poltrona, esausta -Abbiamo cercato ovunque!-.
Sandman le andò vicino e, creando tra le sue mani un ventaglio, iniziò a sventolarle il viso stanco.
:-Non c'è angolo del pianeta che non abbiamo perlustrato. Non ci è sfuggita nemmeno una tana-. Mormorò Calmoniglio, poggiandosi contro una parete ed iniziando a sgranocchiarsi una carota.
“Tana” si ripeté Jack tra se e se, grattandosi i bianchi capelli, dai quali cadde a terra un po' di brina (giuro, era brina!) che gli elfi di North non si mancarono certamente di andare subito a leccare, sotto lo sguardo disgustato di Sandman.
:-Ma si! Una tana!-. Esclamò all'improvviso, forse un po' troppo all'improvviso, visto che, inizialmente, i suoi compagni lo guardarono un poco perplessi. Che anche lui stesse iniziando a perdere qualche rotella?
:-Ma non capite?- chiese entusiasta – C'è ancora una tana che non abbiamo controllato!-.
Allora gli altri iniziarono a capire dove stava andando a parare Jack.
Si riferiva all'antro di Pitch Black, l'Uomo Nero.
* * * *

:-Ok..ok. Questa volta o la va, o la spacca!-. Si disse Joel, guardandosi allo specchio,mentre avvolgeva uno spago intorno al suo ultimo dente da latte.
Quello, nell'arco di alcuni giorni, si trattava del suo millesimo tentativo. Sì beh...forse non aveva fatto propriamente bene tutti i conti, ma era convinto di essere più o meno vicino a quella cifra.
Il dente, era già da un po' di tempo che aveva cominciato a tremolare, dando costanti segni di cedimenti ma, ora che aveva necessità di toglierlo a tutti i costi, sembrava aver rafforzato la sua radice, aggrappandosi alle gengive nella speranza di rimanere l'ultimo superstite dopo ben 19 caduti.
Il primo giorno aveva semplicemente cercato di toglierlo come sempre, afferrandolo con forza tra l'indice ed il pollice e tirando, ma non vi era stato alcun verso.
Aveva poi cercato di tirarlo via, applicando una leggera forza in più ma, ad ogni minima fitta di dolore, ritraeva immediatamente la mano.
Adesso, le scelte non erano rimaste che due: o lo avrebbe tolto, legandolo ad uno spago che avrebbe poi avvolto attorno alla maniglia della porta o, avrebbe dovuto scatenare le ire di sua sorella.
Saggiamente optò per la prima opzione, non desiderando di finire tra le mani di Grace in quel delicato momento in cui ce l'aveva con tutto il mondo.
Prendendo quindi un bel respiro profondo, avvolse lo spago attorno alla maniglia della porta aperta, allontanandosi il necessario e :-3..2..1...Ah!-.
SBAM!
Come la porta si chiuse lo spago scivolò via dalla sua bocca con uno strappo secco, portandosi dietro il suo bianco dente.
Andò subito a sciacquarsi la bocca dal sangue mentre, con l'orecchio drizzato, cercava di capire se suo padre, dallo studio, avesse sentito qualcosa.
Niente.
Fortuna volle che suo padre, nei momenti in cui era impegnato al romanzo, divenisse completamente sordo.
Rimirò il dente, stretto tra le sue dita, con entusiasmo: ora aveva tutto quel che gli serviva per mettere in atto il suo piano.
Quella notte, assieme al dente, sotto al suo cuscino, mise anche una lettera, sopra la quale era riportato “A TUTTI I GUARDIANI, CON ESTREMA URGENZA!”.
Erano rimasti la sua ultima speranza in quel momento in cui la sua mente stava iniziando a vacillare verso un oblio tinto da sfumature viola.
Si sistemò quindi sotto le sue calde coperte, abbandonandosi al sonno che lo accompagnò in un dorato mondo di sogni.
* * * *

Chi, più di un cattivo, poteva conoscere le mosse di un altro cattivo?
Per questo avevano bisogno di lui.
Per quanto la scelta di richiedere il suo aiuto potesse essere alquanto infelice da parte loro, non gli era rimasta molta scelta.
Se non Pitch Black, chi altri avrebbe potuto sapere cosa potesse passare per la testa di quella folle entità?
Jack agli inizi aveva proposto di andare da solo a cercare di parlare col Re degli Incubi ma North si era subito opposto, insistendo affinché Calmoniglio e Sandman lo accompagnassero.
Non potevano minimamente prevedere quale sarebbe stata la reazione dell'uomo al loro incontro dopo l'ultima volta, motivo per cui, andare in gruppo non poteva che essere la soluzione migliore.
Meglio non fare come nei film dell'orrore, dove i protagonisti finiscono sempre con il dividersi, per poi cadere prontamente tutti come mosche nel giro di pochi istanti.
Gli ingressi per il regno delle tenebre erano molteplici ma loro scelsero quello che gli era più conosciuto: a Burgess, in Pennsylvania.
I tre Guardiani osservarono il buco nero nel terreno boscoso.
:-Chi salta per primo?-. Chiese Frost, volgendo un'occhiata, forse un po' troppo palese a Calmoniglio.
:-Ehi! Siccome sono un coniglio credi che abbia sempre il bisogno di lanciarmi in ogni buca che mi ritrovi davanti?-. Si irritò il Pooka.
:-No, non intendevo questo- rispose lo Spirito grattandosi il capo -Solo che sai....Sandman! Diglielo tu!-.
Il Guardiano dei Sogni alzò gli occhi al cielo.
“E meno male che voleva andare da solo!” pensò, decidendo infine di essere lui il primo a scendere, fluttuando a mezz'aria, illuminando così il cammino agli altri due.
Erano passati due anni. Così pochi, così tanti.
Sarebbe stato possibile ragionare con lui? O sarebbe stato un approccio completamente inutile?
Molte furono le loro idee su come si sarebbe svolto l'incontro di lì a poco, molte delle quali fecero portar loro le mani alle armi, per sicurezza.
Certo non poterono definirsi che stupiti, quando si ritrovarono dinanzi quel triste spettacolo.
Quello che un tempo era stato il grande ed incontrastato Re degli Incubi, il terrore di tutti i piccini ed anche di qualche adulto, ora non era altri un semplice uomo, rannicchiato su stesso in un angolo, intento a mugugnare qualcosa tra se e se.
Sembrò non essersi accorto del loro arrivo.
:-Pitch?-. Frost tentò di avvicinarsi, tenendo il bastone prontamente parato dinanzi il petto.
L'uomo, nel sentir pronunciare il suo nome, scattò con la testa in avanti, fissando il vuoto.
:-Oh no-. Mormorò il Guardiano, iniziando ad indietreggiare, nell'accorgersi che sulla testa di Pitch danzava una nube violacea ma, stavolta, dai forti accenti scarlatti, lo stesso colore che adesso avevano assunto i suoi occhi, un tempo gialli.
Pitch inarcò la schiena, abbandonando la testa all'indietro, emettendo un urlo gutturale che fece rabbrividire tutti i presenti.
L'espressione era contratta in un ringhio e, con un balzo, si avventò su Jack, cominciando a sferrare potenti attacchi privi di alcuna precisione, quasi come una furia cieca avesse preso potere su di lui.
Non sapevano cosa quell'entità potesse volere dall'Uomo Nero ma, qualunque cosa fosse, era arrivata prima di loro, di nuovo.
:-Ok è arrivato il momento di passare al piano B!-. Disse Jack, abbassandosi con uno scatto per evitare un'ondata di sabbia nera che, altrimenti, lo avrebbe investito in pieno.
:-Perché hai un piano B?-. Gli chiese il Pooka, intento ad usare i suoi boomerang per cercare di fare breccia nelle difese dell'uomo.
:-No!-. Gli rispose Frost, tentando anche lui di scagliare, inutilmente, un'offensiva contro Pitch.
Non ci volle molto prima che i due Guardiani si ritrovassero con le spalle contro il muro, impossibilitati ad attaccare e costretti a tenersi sulla difensiva, in attesa di cogliere una falla tra gli attacchi senza sosta di Pitch.
E Sandman?
Beh..lui era riuscito a tenersi da parte e come sempre, o quasi, aveva la soluzione a portata di mano. Letteralmente.
Mentre Jack e Calmoniglio erano intenti, a loro insaputa, a distrarre Pitch, il Guardiano dei Sogni andò a creare, con la Sabbia, una padella dalle dimensioni enormi e....giù!
L'oggetto calò dritto sulla testa dell'uomo che cominciò a barcollare per alcuni istanti, con una puntina di soddisfazione da parte di Sandman, prima di cadere al suolo, portando con se un ultimo sussurro prima di perdere completamente i sensi.
:-Scarlett-.
L'esultanza del Guardiano dei Sogni sparì in un istante, nel sentir pronunciare quel nome, mentre gli occhi cominciare a pizzicare.
Quella notte di due anni fa, così lontana e così vicina, aveva lasciato parecchie ferite e, per quanto loro cercassero di non pensarci, molte non si erano ancora rimarginate.

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Capitolo 6
*** Le molteplici sfumature dell'animo. ***


Capitolo V

Le molteplici sfumature dell'animo.




I tre Guardiani osservarono l'Uomo Nero, disteso a terra, privo di sensi ed inerme.
Calmoniglio, fu il primo a decidersi ad avvicinarsi, tastando il terreno lentamente, annusando ed allungando una zampa verso il viso dell'uomo, per accertarsi che fosse ancora vivo e, al suo primo rantolo, si ritrasse con un balzo indietro.
:-Cosa facciamo ora?-. Chiese Jack, stringendo il labbro inferiore nel tentativo di soffocare la risata che la reazione di Calmoniglio gli aveva provocato.
:-Ed ora cosa facciamo?- gli chiese il Pooka con una nota di sorpresa nella voce- Ma non avevi un piano B, tu?-.
:-No! Quando lo avrei detto scusa?-.
“Conta fino a dieci. Conta fino a dieci” Cercò di rilassarsi Coniglio di Pasqua facendo dei gran bei respiri profondi per non finire a litigare con lo Spirito proprio in quel momento e cercando di pensare al da farsi.
Guardò Pitch, in quelle condizioni non gli era certamente utile a nulla e, certamente non potevano starsene lì ad aspettare che si riprendesse.
:-Dobbiamo portarlo dagli altri!-. Disse infine, prendendo la sua decisione ed andando a caricare l'uomo sulle sue larghe spalle.
:-E come faremo quando si risveglia?-.
Sandman si intromise nel discorso e, con un'occhiata che lasciava intendere chiaramente le sue “pacifiche” intenzioni, mostrò sulla sua testa un martello di sabbia dorata, come risposta.
* * * *

:-Cosa fa lui qui?-. Chiese North, non poco sorpreso, alla vista di Pitch privo di sensi, sulle spalle del Pooka.
:-Non lo avrete mica ucciso?-. Domandò invece Dentolina, svolazzandogli attorno, incuriosita.
I tre si ritrovarono quindi a raccontare cosa fosse avvenuto pochi istanti prima, descrivendo le condizioni in cui avevano ritrovato l'uomo, di come li avesse attaccati in preda ad una furia incontrollabile e di quale fosse l'unica parola che avesse pronunciato, un'istante prima di cadere al tappeto.
Ne seguì un istante di silenzio imbarazzato.
Il ricordo di quell'incidente era una ferita che ancora non sembrava accennare a rimarginarsi, simboleggiando ogni volta uno dei loro più grandi fallimenti.
:-Se vogliamo sapere qualcosa, per quanto poco possa essere, dobbiamo attendere che riprenda i sensi!-. Concluse infine Calmoniglio, adagiandolo su di un lettino in una delle tante stanze che la Fabbrica ospitava, mentre gli elfi cominciarono a radunarglisi tutti intorno, osservando curiosi lo strano ospite, saltellando intorno al materasso e facendo un fracasso con il “Din Don” dei campanellini sui loro cappelli.
Di certo non fu una cosa semplice.
Anzi, si può dire che per loro fu parecchio strano, prendersi cura di quello che era sempre stato il loro più grande nemico ma al momento era l'unico indizio che fossero riusciti a rintracciare dopo interi giorni di ricerche inconcludenti. E, comunque, a quanto sembrava, nemmeno questo nuovo Spirito pareva nutrire molta simpatia nei suoi confronti.
E così, alla fine, decisero di dividersi in turni, tenendo d'occhio uno alla volta, le condizioni di Pitch, in attesa del suo risveglio da quello stato confusionale, dal quale non era uscito altro che qualche borbottio o scatto, probabilmente dovuti a qualche incubo. Strana ironia della sorte eh?
Fu proprio durante uno di questi turni che Dentolina ricevette la visita di una delle sue fatine-colibrì, ossia Dente da Latte, la quale trasportava, tra le sue piccole manine, una grossa lettera bianca che consegnò in tutta fretta alla Fata del Dentino.
:- E questa cos'è?-. Chiese sbadigliando mentre la volgeva sul retro.
“A TUTTI I GUARDIANI- CON ESTREMA URGENZA!” riportava scritto in rosso stampatello.
“Non si può stare tranquilli un secondo!” pensò mentre si precipitava, in tutta fretta dai suoi compagni per mostrare loro cosa le era stato appena consegnato.
:-Che sia scherzo?-. Domandò North ma la fata scosse il suo capo piumato.
:-L'ha trovata Dente da Latte, durante il suo turno, mi sembra abbia detto nel Maryland, era sotto al cuscino di un bambino, assieme al suo dente-. Spiegò.
E così l'aprirono, con una certa titubanza, iniziando a leggerne insieme il contenuto.
Cari Guardiani,
il mio nome è Joel, forse non vi ricordate di me.
Ci siamo conosciuti in una buia notte di due anni fa, eravate insieme ad una ragazza di nome Scarlett e mi avete salvato dagli incubi più brutti di tutta la mia vita.
Ma non è certo per rievocare i vecchi tempi che vi ho scritto.
Da qualche tempo, ormai, una donna, avvolta da una nube di fumo violaceo, viene spesso a farmi visita, apparendomi in visioni in cui la vedo fare cose brutte alle menti delle persone.
La gente crede che io stia impazzendo ma io so che è vero, così come so che anche voi siete reali.
Per favore, venite ad aiutarmi.
Attendo vostre notizie,
Joel
P.S. Non per farvi sentire in colpa ma, se la lettera non vi ha convinto abbastanza, sappiate che mi sono dovuto far saltare un dente per far si che vi venisse consegnata!”

I Guardiani si fissarono l'un l'altro.
:-Ho bisogno di vodka!-. Commentò infine North, portandosi una mano alle tempie.
La situazione stava divenendo sempre più intricata ma, se non altro, adesso la prossima mossa era più che chiara.

 
* * * *

Joel rientrò in quel momento da scuola, la casa sembrava vuota e quel giorno, grazie al cielo, non aveva alcuna seduta.
Andò quindi a versarsi un bicchiere di succo per poi andare a ritirarsi in camera sua a fare i compiti o, per meglio dire, a giocare ai videogame come non ci fosse un domani ma, non appena aprì la porta della stanza, quasi non si rovesciò il liquido addosso dallo spavento.
:-Ma ciao tesoro!-. Esclamò la donna con uno sgargiante sorriso stampato sulle labbra pallide, seduta a gambe incrociate sul tappeto.
Il suo look era di nuovo cambiato: ora i suoi capelli erano raccolti in due grosse code che fuoriuscivano da un cappello a cilindro, sul quale era attaccato un orologio con le lancette che andavano al contrario. Indossava una salopette a pantaloncino nella quale era infilata una camicia ricca di fronzoli e merletti mentre, ai piedi, indossava due grossi scarponi, dalla suola altra, pieni di cinghie.
:-Cosa vuoi?-. Strinse i pugni il ragazzo.
:-Ah! Ma allora parli!-. Scherzò la donna, esclamando le parole con quell'esagerato tono enfatico.
In realtà Joel ricordava perfettamente di averle parlato l'ultima volta ma decise di sorvolare quel piccolo dettaglio, per cui tutti quanti credevano che avesse perso la testa, e rimase in silenzio, guardandola con astio.
:-Ancora non hai capito che non nutro gran simpatia per gli ingrati?- si indispettì- O la lezione dell'altra volta non ti è bastata?-. I colori del fumo stavano già iniziando ad alterarsi, mutando in un vivido color ciliegia.
Il ragazzo cercò di non farsi impressionare dalla minaccia ma cercò comunque di placare la sua rabbia, per evitare ulteriori problemi.
:-Ti avevo chiesto perché sei qui-. Chiese di nuovo, tentando di mantenere la calma ed allentando le strette dei pugni.
Il ciliegia si spense, sfumando in un piacevole ametista, il quale sembrava essere il suo colore “neutrale”.
:-Bravo!- gli sorrise di nuovo -Perché sono qui, eh? Mh-. Pensò alcuni istanti, borbottando prima tra se e se.
:-Sai, quando hai tanto lavoro da fare, ad un certo punto ti fermi e dici “Ehi! Devi staccare un po' la spina!” ed hai bisogno di passare un po' di tempo con qualcuno che sai, sappia sentirti e, visto che sei l'unico in grado di farlo, ho cercato di prendere la cosa per buono e...TA DAH! Ho deciso di venire a farti compagnia-. Nel tono di voce della donna, per un attimo gli parve di cogliere un accenno di malinconia ma non ci avrebbe di certo messo la mano sul fuoco e, comunque, la cosa non gli importava minimamente.
:-Ma quale onore!-. Mormorò Joel con sarcasmo, andando a posare lo zaino sul letto ed il bicchiere sul comodino.
:-Potrei aiutarti con i compiti. Tranne matematica...e storia. Già che ci siamo anche geografia. Forse prima dovresti insegnarmi tu a me, perché da quel che ho visto, non ci capisco nulla-.
:-Ma fai sul serio?-. Le sbraitò contro il ragazzo, divenendo paonazzo in volto.
:-Dopo quello che hai fatto a Keira? Dopo avermi fatto passare per pazzo e aver fatto tartassare la mia famiglia dai giornalisti per settimane? Tu, credi veramente che io possa, anche solo lontanamente, desiderare la tua compagnia? Minacciami pure quanto vuoi, non mi interessa!-. Finì sbattendo un libro sul letto.
Iniziò a sudare freddo ma al diavolo la pazienza. Tanto in quale modo sarebbe potuta andare peggio di come stava già andando?
Aenigma aspettò in silenzio che il ragazzo terminasse il suo sfogo ed infine si alzò, restando impassibile, avvicinandosi a lui.
Joel notò in quel momento che non era molto alta, era anche vero, però, che lui era molto più alto di qualsiasi altro ragazzino della sua età.
:-Ti sembro così cattiva?-.
Quella domanda lo colse in contro piede, specie perché nel tono della donna non vi era alcun accenno di scherzo e, dai suoi occhi, Joel si accorse che sembrava essere realmente in confusione. Incapace di comprendere quanto le sue azioni fossero sbagliate e, dinanzi a quella...chiamiamola “ingenuità, non si sentì di rispondere con altro astio.
:-Non sembri aver dimostrato il contrario fino ad ora-. Le spiegò pacatamente.
Lei rifletté alcuni istanti ma sembrò non riuscire a capire.
:-Ma tu, non ti rendi conto di quanto sia meraviglioso mostrarsi al mondo senza veli?- cominciò a dire lei, camminando avanti ed indietro per la stanza, con le braccia aperte, a sottolineare la sua enfasi -Non ti accorgi di che bella sensazione sia, lasciarsi andare ed abbandonare ogni limite imposto o paura, liberi dalla preoccupazione del giudizio che altri hanno su di te? Non è quello che hai appena fatto anche tu alla fine? Riversando su di me tutta la tua rabbia repressa e, dimmi la verità, ti senti meglio ora, vero?-. Nel mentre, il suo colorito, trascinato dalla passione che stava mettendo nelle proprie parole, aveva ripreso ad accendersi a delle sfumature tra il viola ed il rosso.
Joel si sentì per un attimo come se la donna lo avesse radiografato e gli venne spontaneo portarsi le braccia al petto, coprendosi.
La donna si accorse della sua esitazione e gli rivolse uno sguardo allusivo :-Ho ragione eh?-.
Sì, aveva ragione, si sentiva parecchio sollevato e, dicendola tutta, stava meglio con quel peso in meno, ma questo non poteva certo giustificarla.
:-Quel che tu desideri è una bella cosa- cominciò a dirle Joel -Tu vuoi un mondo privo delle convenzioni sociali e che sia in grado di accettare le persone per ciò che sono veramente e non per come le vorrebbero. Ed è una bella cosa, in un certo senso, anche io desidero un mondo così-.
Aenigma sorrise soddisfatta alle parole del ragazzo, cominciando a sentire giustificato tutto il suo operato.
:-Ma- continuò lui, spegnendole quel sorriso -non potrei mai realizzare questo sogno se a rimetterci sono altre persone. Proprio come hai fatto con Keira-.
La donna abbandonò entrambe le braccia lungo i fianchi :-Mi hai smorzato l'entusiasmo. Grazie mille!-. Scherzò per poi tornare subito seria.
:-Io non agisco sulla volontà delle persone, non vado ad intralciare alcun “libero arbitrio”, o come lo vuoi chiamare. Io sono solo il tramite tra il Fumo, che mi ha generata, e voi. Lascio che penetri nelle vostre menti, disinibendovi e dandovi quella spinta di cui necessitate- per la prima volta, da quando la conosceva, il suo colorito si spense in una tonalità bluastra -Ma l'animo umano è più corrotto di quanto credessi-. Concluse stringendosi nelle proprie braccia, come se sentisse freddo.
Stavolta Joel non si senti di dirle qualcosa.
:-Ti andrebbe- continuò -di aiutarmi ad utilizzare il mio potere senza che questo faccia del male alla gente?-. Il suo tono di voce era diventato molto più sensibile, pareva quasi di percepirvi un accenno di dolcezza ma, soprattutto, di sincerità.
Quasi non credette alle proprie orecchie. Quella donna stava realmente chiedendo il suo aiuto?
:-Dici sul serio?-. Cercò di accertarsi il ragazzo e lei annuì.
Alla fine cosa gli stava chiedendo di così sbagliato?
:-D'accordo-. Joel allungò la sua mano destra.
Aenigma rimase ferma alcuni istanti, osservando l'arto, in silenzio.
:-Devi stringerla per suggellare l'accordo. E' una specie di formalità-. Le spiegò, quasi divertito dall'espressione imbranata che aveva assunto.
:-Ah! Ok ok-. Esclamò allora, allungando la mano anche lei.
Erano sul punto di completare quel piccolo trattato di pace, finalmente. Bastava solo che le loro mani si stringessero.
:-TU!-.
“Oh no!” Pensò il ragazzo, non appena vide apparire le tre figure da un foro dimensionale appena formatosi nel muro. Anche perché avrebbe giurato che prima non ci fosse, ne era sicuro.
Si trattava di una fata, ricoperta da piume multicolori, ad aver parlato, accompagnata da un coniglio in piedi su due zampe, alto più o meno quanto suo padre se non di più, ed un grosso omone col viso ricoperto da una folta barba bianca, vestito di rosso....Santa Clause per farla breve.
Aenigma ritrasse la mano, guardandoli alcuni istanti, salvo poi ignorarli completamente rivolgendosi a Joel con uno sguardo perso, in cui cominciava a farsi strada la delusione.
:-E questo cosa significa?-.
Il ragazzo era sul punto di spiegare ma venne immediatamente interrotto da North :-Dobbiamo fare a te alcune domande-. Disse avvicinandosi velocemente, afferrandola per un polso ma lei non parve nemmeno accorgersene, continuando a fissare il ragazzino con i grandi occhi rossi.
:-Quindi è così che stanno le cose eh?-. La sua pelle e le vesti iniziarono a dipingersi di scarlatto.
“Oh no, non di nuovo!” pensò il ragazzo, restando in silenzio, non sapendo cosa dirle.
:-E sia. L'altra volta ti ho insegnato cosa accade agli ingrati, la prossima volta saprai cosa succede a chi fa la spia!-.
:-No no, signorina. Tu non farai alcunché-. La intimò Dentolina, afferrandole il polso libero.
:-Credete seriamente che ci voglia così poco per fermarmi?-. Domandò la donna, a capo chino, iniziando a far svanire il proprio corpo nel fumo che iniziò a spandersi tutto attorno.
:-Allontanatevi!-. Urlò Calmoniglio dietro di loro, per avvisarli di ciò che stava per accadere, ma ormai era troppo tardi.
Aenigma si dissolse, lasciando dietro di se la scia di fumo rosso che penetrò nei polmoni di Dentolina e North.

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Capitolo 7
*** Ricordi nascosti vengono alla luce. ***


Capitolo VI

Ricordi nascosti vengono alla luce.

 




Nell'attesa che gli altri tre rientrassero dalla loro missione, Jack e Sandman stavano di guardia al Polo, sia per evitare possibili attacchi esterni, sia per controllare Pitch.
:-Come è piccolo il mondo eh?-. Chiese Jack, passeggiando avanti ed indietro, di fronte al Globo pieno di luci splendenti: i bambini che credevano in loro.
Sandman annuì, ricordando chiaramente in quali circostanze avessero già conosciuto il ragazzo.
Già, il mondo stava cominciando ad essere decisamente poco spazioso ma, al tempo stesso, ricco di strane coincidenze.
Un lamento alle loro spalle, distrasse i due Guardiani dalle loro filosofiche riflessioni.
Pitch, il quale avevano poi sistemato nel grande corridoio che percorreva l'intero centro della Fabbrica, scorrendo dalle sua fondamenta, fino alla sua cima, dove si trovava lo studio di North, aveva cominciato a muoversi, mugugnando e, lentamente cominciò a riaprire gli occhi, ora tornati al loro giallo naturale.
:-Di nuovo-. Disse con la voce impastata dal sonno, iniziando a girare debolmente il capo per guardarsi intorno.
:-Dove mi trovo?-.
Frost volse un'occhiata allarmata a Sandman.
:-O-oh!-. Disse solamente.

 
* * * *

:-Era lei la donna di cui ci hai parlato nella lettera, tesoro?-. Dentolina, la quale si era ripresa da poco dalla crisi che il fumo aveva procurato a lei e North, facendoli cadere prede di orribili, quanto vicine, visioni per alcuni istanti, si sedette sul letto avvolgendo un braccio piumato intorno alle spalle di Joel, ponendo la domanda col suo solito tono materno, dal quale il ragazzo cominciò presto a provare conforto ma, nonostante questo, rimase in silenzio, annuendo alla domanda della fata.
:-Non devi preoccuparti, non le permetteremo più di farti ancora del male-. Tentò di rassicurarlo Calmoniglio, vedendo il turbamento sul viso di Joel.
:-Cosa avete intenzione di fare? Le darete la caccia?-. Domandò infine lui, con una nota di preoccupazione che i Guardiani non poterono fare a meno di notare.
North inarcò un sopracciglio :-Ti preoccupa cosa?-.
Joel si rinchiuse nuovamente nel suo silenzio, fissandosi le ginocchia.
:-C'è qualcosa che vuoi dirci?-.
:-E' difficile da spiegare-. Rispose, ed era così.
Come poteva spiegargli che, dopo aver chiesto il loro aiuto, ora cominciava a credere che quella donna non fosse in realtà il mostro che credeva?
“Dopo essermi fatto saltare un dente, per di più!”
:-Tu provaci-. Disse Calmoniglio.
Joel guardò i tre Guardiani, cominciando a sentirsi un po' sciocco.
:-Io, so che potrà sembrarvi strano, ma penso che lei non sia così cattiva come credevo- tentò di spiegare.
:-E perché dici questo?-. Cercò di capire North.
:-Non so ma credo che lei non sia in grado di distinguere il bene dal male. Come i bambini piccoli, ancora privi del giudizio, si lascia trasportare dalle proprie emozioni. Era proprio per questo che si trovava qui, voleva che io l'aiutassi-.
:-Ma perché chiedere l'aiuto ad un bambino?-. Si chiese fra se e se Dentolina.
:- Sono l'unico in grado di vederla, esclusi voi ovviamente ma non credo vi abbia molto in simpatia- tentò di spiegare -...e poi che ne posso sapere io di cosa le passa per la testa? Sono solo un ragazzino alla fine!-.
I Guardiani sentirono una certa empatia nei confronti di quello Spirito solitario, che fece ricordare loro Jack Frost ed il limbo di invisibilità in cui era rimasto intrappolato per secoli, finché i bambini non avevano iniziato a credere in lui. Questo però non poteva certamente giustificare ciò che la donna stava facendo nel mondo.
:-Se la trovate, cercate prima di farla ragionare, per quanto sia difficile e, fidatevi, lo è-.
:-Il vero problema qui è riuscire a trovarla- commentò Calmoniglio -riesce sempre a dissolversi un istante prima del nostro arrivo o..-.
:-..se la troviamo riesce comunque a scappare, lasciandoci preda delle visioni-. Concluse Dentolina, sentendo ancora la testa girare.
Era un bel grattacapo ma c'era una soluzioni e non vi era nemmeno motivo di cercarla tanto lontano, si trovava lì, sotto al loro naso.
:-Potreste usarmi come esca!-. Esclamò Joel con entusiasmo.
Sì, la soluzione c'era ma comportava troppi rischi e North dissentì, scuotendo vigorosamente il capo.
:-Non possiamo mettere a te in simile rischio, non possiamo permettere di nuovo che...- ma si interruppe per alcuni secondi -..non possiamo-. Concluse infine, senza completare la prima frase.
:-Lei non mi ha mai fatto direttamente del male- insistette il giovane -ha invece sempre colpito chi mi è vicino. Non so per quale motivo ma, se riesco a vederla è perché siamo collegati e credo che lei non sia in grado di farmi del male-. continuò a spiegare con un enfasi che cominciò a divertire i Guardiani.
:-Hai una bella parlantina eh?-. Gli chiese, sorridendo, la fata.
:-Andiamo! Ora è furiosa con me, cercherà sicuramente di vendicarsi, non avete molte altre possibilità!-.
North scoppiò a ridere, tenendosi forte la pancia :-Sai essere molto convincente, sai vero?-.
:-Sissignore!-. Rispose Joel, mentre sulle sue labbra faceva capolino quel suo adorabile sorrisetto da farabutto.
:-Diamine! Dopo una spiegazione così forbita non ci restano alternative!-. Scherzò il Pooka.
Joel non capì esattamente il significato della parola “forbito” ma, nel suo complesso, la frase gli suonava piuttosto bene.
:-E quindi mi portate con voi?-. Chiese con acceso entusiasmo, sperando di poter salire nuovamente sulla Slitta truccata di Santa Clause, come la notte di due anni fa, quando lo riportarono all'istituto che lo aveva in custodia prima dell'adozione.
:-Oh no! Non possiamo- gli spiegò Dentolina- Portarti con noi in questo momento sarebbe più rischioso, fidati. Ma non ti devi preoccupare, ti terremo noi d'occhio e, se lei riapparirà, sapremo subito tornare da te-.
Quando Dentolina finì di parlare, North sfilò da una delle sue tasche un piccolo globo di neve :-Ecco, con questo noi potremo vedere se sarai in pericolo. Portalo sempre e, se accadrà qualche cosa, sapremo quando arrivare-. Gli spiegò, porgendo l'oggetto al ragazzino.
Era grande poco più di una noce, quando lo scosse al suo interno vide la neve danzare intorno ad una piccola figura, la quale, stranamente, gli parve somigliargli ma, sicuramente, era solo una sua impressione. Anche se non se ne convinse del tutto.
Prese l'oggetto con orgoglio, anche se un po' deluso di non poter seguire i Guardiani nei loro magici mondi, descritti solo nelle fiabe.
“E pure male secondo me!” pensò.
:-Ora dobbiamo andare-.
La fata si alzò dal letto, senza mancare di scoccargli un bacio sulla fronte.
Stavano per lasciare la stanza, quando Joel ricordò una cosa importante.
:-Aspettate!-. Li fermò, precipitandosi a recuperare una cosa dal suo armadio, tirandone fuori almeno la metà, la quale si riversò sul pavimento, ed estraendone alla fine una lunga sciarpa nera un po' consunta.
Era un oggetto semplice, a prima vista, e di poco valore ma i Guardiani parvero riconoscere in esso qualcosa di un valore inestimabile.
Calmoniglio si avvicinò, facendo scivolare la zampa morbida sul tessuto.
:-Ma questa è..-.
:-Sciarpa che elfi hanno fatto per Scarlett-. Disse North a voce bassa mentre gli occhi di Joel si illuminarono, non accorgendosi della tristezza che aveva pervaso i Guardiani ma, si trattava pur sempre di un bambino ed era normale che si facesse prendere dall'emozione.
:-WOW!- disse- Questa l'hanno fatta gli elfi? Ed io che l'ho indossata tutto questo tempo senza saperlo. Che forza!-.
Osservò l'oggetto nelle sue mani altri istanti, quasi avesse acquisito dei poteri magici nello scoprirlo, poi si ricompose.
:-Comunque, non sapendo come rintracciarla, l'ho tenuta io da parte, aspettando di potergliela riconsegnare di persona un giorno ma, siccome nessuno sa dove si trovi a questo punto, non potreste riconsegnargliela voi per me?- fece una breve pausa -Ah! E non chiedetemi come faccio a saperlo, ho promesso al mio analista di non dire a nessuno di avermelo detto-.
:-Gliela faremo sicuramente avere-. Promise la fata, non sentendosi certamente di dire cosa fosse accaduto alla ragazza quella stessa notte in cui l'aveva conosciuta, e prendendo la sciarpa tra le mani.
:-Ehi scimmia! Mamma vuole sapere se vuoi la pizza per cena!-.
La voce di Grace annunciò il rientro della sua famiglia a casa.
:-E' meglio se andate ora- disse Joel con una nota di rassegnazione al caratteraccio della sorella -Le donne eh?-. Aggiunse, dirigendosi alla porta ma voltandosi un'ultima volta per salutare i Guardiani che stavano lasciando la stanza, attraversando il buco sulla parete e sparendo nel nulla dal quale erano arrivati.
Joel esitò un attimo, prima di uscire, stringendo tra le mani il piccolo globo, e poi sorrise.
:-Ce la faranno, sono delle Leggende!-.

* * * *

:-Lasciatemi!- tuonò l'Uomo Nero -Vi ordino di lasciarmi, brutti...mh! Mh!-.
Un bavaglio dorato si avvolse intorno alle sue labbra mentre continuava a scalciare seduto su di una sedia, sulla quale era stato legato, nello studio di North.
:-Ottimo lavoro Sandy!-. Esclamo Frost passandosi una mano sulla fronte imperlata da piccole gemme di neve.
Questa fu, più o meno, la scena a cui assistettero North, Calmoniglio e Dentolina al rientro dalla loro missione.
:-Non vi preoccupate- disse Jack col fiato corto -situazione completamente sotto controllo-. Ovviamente non fece in tempo a finire la frase che una pedata dell'uomo gli arrivò dritta sui suoi bianchi piedi scalzi.
Nel frattempo che Frost saltellava per la stanza su un solo piede, tenendo l'altro tra le mani, Pitch aveva ripreso a mugugnare cose al di sotto del bavaglio che, forse, per i Guardiani, fu un bene non sentire, dato che non si trattava di parole molto cortesi.
:-Che interrogatorio cominci-.
North scrocchiò le sue grandi dita, afferrando uno sgabello, passatogli da uno Yeti, e andò a sedersi proprio di fronte a Pitch.
Gli occhi azzurri scrutarono l'abisso di quegli occhi ambrati, infine, chiese a Sandman di togliere all'uomo il bavaglio.
:-Sai perché sei qui?-.
L'uomo rimase immobile, mantenendo la schiena eretta, lanciando a North uno sguardo ostile.
:-Questo dovreste dirmelo voi-. Sibilò lui a denti stretti.
Il Guardiano delle Meraviglie sospirò, effettivamente aveva ragione.
:-Allora, dimmi, cosa essere ultimo tuo ricordo prima di svegliarti qui?-.
Pitch scoppiò a ridere.
:-Cos'è uno scherzo per caso? Mi fate da balia, prendendovi cura del povero Uomo Nero?-. Continuò a ridere, anche se si percepiva quanto quella risata celasse un'amara falsità.
:-Tutt'altro- disse North, avvicinando il pugno al viso dell'uomo con fare minaccioso -E non esiterò a mollartene uno dritto se non ti deciderai a rispondere-.
:-Ho un deja-vu-. Commentò Jack.
:-Guardate!-. Esclamò invece Dentolina, indicando un fascio di luce che irruppe dalle finestre a vetrate, viaggiando da una parte all'altra della stanza, come alla ricerca di qualcosa che trovò quando si posò sulla fata.
:-I..io?-. Chiese lei battendo le ali agitata, di solito era con North che comunicava. Cosa aveva combinato?
:-La sciarpa?-. Continuò a chiedere confusa, senza che nessuna voce avesse parlato ma i Guardiani lo sapevano che stava realmente dialogando con qualcuno.
E quel qualcuno era l'Uomo nella Luna, colui che li aveva scelti e resi i Guardiani dell'infanzia.
:-Capisco- disse infine, poggiandosi l'oggetto contro il petto -ci proverò-.
Il fascio lunare si ritrasse, sparendo dietro il colorato vetro della finestra.
Sandman le si avvicinò, un dorato punto interrogativo sulla sua testa evidenziò la sua curiosità ma in realtà tutti volevano sapere cosa le avesse detto.
Pitch dal canto suo, aveva ripreso a blaterare qualcosa dietro di loro ma, al momento, non era la loro priorità, quindi non stettero ad ascoltarlo.
:-Mi ha chiesto di mostrarvi gli ultimi ricordi contenuti in questa sciarpa-.
:-Ma quella..non è la sciarpa di Scarlett quella?-. Domandò Frost con stupore.
Pitch si zittì improvvisamente, volgendo lo sguardo sulla sciarpa nera stretta tra le mani della fata che annuì.
:-Il bambino, Joel, deve averla trovata e l'ha tenuta con se per potergliela riconsegnare, un giorno-. Spiegò, cominciando a poggiare il tessuto sul pavimento.
:-Cavoli! Allora è proprio piccolo questo mondo!-. Si emozionò il Guardiano del Divertimento a quella notizia.
:-E' da un po' di tempo che non faccio questa cosa- disse lei con un poco di imbarazzo mentre si sedeva sulle ginocchia -Quindi, per la vostra incolumità, forse è meglio se vi fate un poco indietro-.
Gli altri non se lo fecero ripetere due volte e si allontanarono, forse un po' più del necessario, formando un semi cerchio
:-Ora non esagerate!-. Mise il broncio lei, notando l'eccessiva distanza messa dai suoi compagni.
Dietro di loro, Pitch, si allungava cercando di vedere oltre le figure dei Guardiani, i quali gli stavano coprendo la visuale.
La Guardiana dei Ricordi poggiò allora entrambe le mani sulla sciarpa e chiuse gli occhi concentrandosi e chinandosi su di essa, avvicinando le labbra al tessuto.
:-Mostrati-. Sussurrò all'indumento e, da questo, cominciarono a fuoriuscire delle luci, come fuochi d'artificio, che cominciarono a vorticare tutte intorno a lei, riunendosi infine, come una grossa sfera, delle dimensioni di un grosso schermo, su per giù.
Ed era infatti proprio quello, lo scopo della sfera, mostrare delle immagini, dei ricordi.
La prima ad apparire fu quella di una ragazza.
Stava correndo, sotto i suoi piedi non vi era il terreno ma una fitta nube nera.
Un viso ovale, guance arrossate dal freddo, grandi occhi neri, una mantella rossa e, eccola lì, la lunga sciarpa nera.
Chi poteva essere se non Scarlett?
Ma qualcosa parve andare storto ed il ricordo cominciò a retrocedere, riavvolgendosi come una videocassetta.
:-Sta tornando indietro!-. Fece notare Calmoniglio.
:-Ve lo avevo detto!-. Si giustificò Dentolina, asciugando un occhio con il dorso della mano e, mentre tentava di risolvere il problema, poterono assistere a tutte le peripezie a ritroso, capitate alla ragazza in quella notte.
La videro scalare delle spesse mura di sabbia nera e come le aveva, in precedenza, raggiunte, salendo goffamente un'infinita quantità di gradini per poi vederla distesa a terra, stremata sul pavimento di una cattedrale, giusto per poi scoprire che era stato a causa di un drago che l'aveva inseguita un attimo prima.
I Guardiani poterono vedere come poteva ridurli la mancanza di fede dei bambini nella loro esistenza: deboli, stremati, vecchi; mentre Pitch era al massimo dei suoi poteri, incontrastato e forte. Ma non parve gioirne.
Le immagini continuarono a retrocedere e Dentolina non sembrava essere in grado di fermarle.
Ora la ragazza aveva finito di percorrere le vie di una buia città, in preda ad una tempesta e stava consolando un piccolo Joel, incontrato per caso in mezzo alle strade, in preda agli incubi. Con loro stava anche uno Yeti, il cui nome era Phil.
Phil, il quale era uno degli Yeti più fidati di North, si trovava nello studio con loro e, non appena si vide nella sfera, cominciò ad indicarsi con stupure.
Ancora più indietro Scarlett si trovava al Polo Nord, in compagnia dello Yeti, con il quale stava frugando nella vasta collezione di globi che North usava per spostarsi quando non usava la Slitta.
Infine, l'immagine cominciò a rallentare, inquadrando la ragazza, accarezzata dalla calda luce della Luna.
Si soffermò su di lei alcuni istanti e, poi, riprese a scorrere con il triplo della velocità, ritornando a scorrere come un normalissimo nastro nel punto in cui era stato interrotto e, allora, una freccia dorata, scoccata erroneamente da Sandman, le trafisse il petto.
Il piccolo Guardiano si trovò costretto a distogliere lo sguardo, era troppo, portandosi una mano al cuore. Rivivere quelle immagini era veramente troppo.
Pitch invece continuò a guardare, seppure i suoi occhi non riuscissero a nascondere l'ondata di emozioni che quel ricordo gli provocava.
Scarlett cadde allora tra le braccia del Re degli Incubi, mentre questi la stringeva a se in lacrime, sfilandole la sciarpa ed usandola per tentare di fermarle l'emorragia.
:-Tu puoi cambiare-.
Furono le uniche parole che sentirono pronunciate dalle labbra di Scarlett, prima che l'immagine si spostasse nel cielo mattutino, mostrando la sciarpa nera che danzava nel freddo vento invernale.
Le luci, che formavano la sfera sul capo di Dentolina, esplosero illuminando la stanza ed infine scendendo come piccoli fiocchi di neve, i quali scomparvero ancora prima di toccare il pavimento.
I Guardiani iniziarono a rivolgersi silenziose occhiate perplesse.
:-E' stata...scelta?-. Chiese Calmoniglio ai suoi compagni, riferendosi all'istante in cui la luce aveva illuminato la ragazza.
:-Non è possibile!- esclamò Frost, abbastanza scosso -Se lei è stata scelta, allora vuol dire che...-. Ma si interruppe, cercando la risposta negli occhi di North, che annuì, dissipando ogni dubbio.
:-E' una di noi-.
:-Ora molte cose tornano-. Mormorò Pitch.

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Capitolo 8
*** Decifrando l'enigma. ***


Capitolo VII 
Decifrando l'enigma. 




:-E così, ha voluto fare il furbo con me eh?-. Parlò tra se e se Aenigma, passeggiando avanti ed indietro, tenendo le braccia avvolte sul petto. 
:-Ha cercato di ingannarmi, quel moccioso, voleva che cadessi nel suo stupido tranello!-. 
Il cappello che aveva si dissolse, lasciando che i capelli le si sciogliessero, discendendo sinuosi lungo la schiena, con una piccola rasatura sulla tempia sinistra.
L'abito elaborato si dissolse, lasciando che al suo posto apparisse un lungo abito attillato, privo di spalline. 
:-Oh Nexus! Tesoro mio-. Esclamò lei, mentre dal fumo si generava la figura di un rettile, un boa per la precisione, che le si andò ad avvolgere sulle spalle nude, avvicinando il suo muso al viso della donna. 
:-Hanno cercato di fare del male alla mamma- disse alla creatura, tenendole il broncio, mentre questa lasciava scivolare la lunga lingua sottile sul naso di lei. 
:-Ma non preoccuparti, piccolo mio. Questi stolti non sanno che, giocando con il fuoco, alla fine, sempre, tutto si riduce in cenere-. 

 
* * * * 
 
Pitch non proferì parola, mentre i Guardiani si erano radunati attorno a lui, in attesa che cominciasse a svuotare il sacco. 
:-Bene, bene. Volete che il caro vecchio Pitch vi racconti la fiaba della buonanotte, non è così? E sia- si schiarì la voce -C'era una volta, ma purtroppo anche adesso, un gruppo di ebeti che non sembrava essere in grado di fare nulla, esclusa la particolare dote di mettersi in mezzo agli affari altrui...-. 
:-Basta scherzare- gli disse pacatamente Dentolina, interrompendolo -vogliamo sapere cosa ne è stato di Scarlett-. 
:-Ma come? Vi siete già dimenticati? Eppure mi sembra che le immagini di poco fa abbiano mostrato chiaramente la freccia scagliata dal vostro amichetto-. Disse, rigirando il dito nella piaga, e fece male. Parecchio male. 
:-E' stato un errore- intervenne prontamente Jack, tentando di consolare Sandman -era evidente che la freccia non fosse destinata a lei-. 
:-Ma questo non ha certamente impedito che venisse colpita. Complimenti sacco di sabbia dorata, ottima mira!-. 
Sandman si ritrovò costretto a sedersi, non sopportando sulla sua minuta figura, il grave peso di quelle parole. 
Con sua sorpresa, venne prontamente accorso dagli elfi. Non erano così male, in fondo....ma li detestava comunque. 
:-Senti, schifosa ombra strisciante, vedi di farci sapere cosa ne è stato della ragazza, subito dopo che l'hai portata via, o ti posso giurare che stavolta nessun raggio lunare mi impedirà di farti assaggiare il mio pugno!-. Lo minacciò il Pooka, parandosi ad un centimetro dalla faccia di Pitch. 
:-Il coniglietto cerca di farmi paura ma che carino! Guarda, sto tremando-. Continuò a schernirlo, completamente incurante delle minacce che gli erano appena state rivolte. 
Era diverso dall'uomo che avevano conosciuto, lo si poteva notare lontano un miglio. Persino dal suo tono di voce, nelle sue risa, vi era celato un sentimento amaro o dagli occhi, spesso persi nel vuoto di chissà quali pensieri. 
Calmoniglio fu sul punto di colpirlo ma la piccola mano dorata che andò a toccargli una zampa, affondando nel morbido pelo, lo fermò proprio all'ultimo istante. 
Pitch guardò Sandman. 
:-Non ho bisogno della tua compassione-. Gli disse in tono sprezzante. 
Ma forse, anche se non voleva darlo a vedere, quel piccolo gesto smosse qualcosa nell'uomo, nonostante il suo smisurato odio naturale nei confronti del piccolo Sandman. 
:-Sono strette queste corde- cominciò a dire -magari sciogliendole potrei cominciare a ricordare qualcosa-. 
:-Tu parla e noi liberiamo te alla fine-. Gli promise North. 
L'Uomo Nero sbuffò, riversando la testa indietro, visibilmente scocciato. 
:-E sia- si arrese -chissà se, per qualche scherzo del destino, voi siate in grado di aiutarmi-. 
Calmoniglio dovette mettersi a zampe conserte per evitare di cedere alla voglia di prenderlo a cazzotti, dritto su quel naso schiacciato. 
:-Due anni fa, subito dopo averla portata via da voi, mi sono inizialmente ritrovato sul punto di lasciare il suo corpo nella stanza dell'ospedale che la ospitava, in modo che potesse tornare da sua madre ma, ad un tratto, quando eravamo quasi arrivati, ha improvvisamente cominciato a tossire ed allora mi sono accorto che, seppure fosse impercettibile, stava ancora respirando. 
Ho deciso quindi di tenerla con me, prendermene cura io stesso..-. 
:-Aspetta, aspetta! Ci stai dicendo quindi che è viva? Scarlett è viva?-. Esclamò Frost, esprimendo lo stupore e gioia di tutti i presenti lì dentro, specie ovviamente per Sandman, i cui occhi, per la prima volta in due anni, si inumidirono di lacrime di gioia nel sentire quel nome. 
:-Se mi lasci finire-. Gli ringhiò contro l'uomo. 
:-Dicevo...l'ho quindi portata con me, ho cercato in tutti i modi di curare la sua ferita, recuperando ciò che potevo dagli ospedali., 
:-Per quale motivo non l'hai lasciata nell'ospedale?-. Lo interruppe stavolta la fata. 
Pitch parve visibilmente scocciato, indugiando alcuni istanti sulla risposta. 
:-Mi sono chiesto come avrebbe potuto spiegare la situazione, una volta ripresa coscienza, se mai l'avesse ripresa. Ecco perché ho voluto occuparmene io, volevo lasciare a lei la possibilità di scegliere cosa fare, al suo risveglio. 
E stava reagendo bene alle mie cure e, anche se lentamente, la ferita sul suo petto aveva cominciato a rimarginarsi. Di tanto in tanto, mormorava frasi sconnesse nel sonno ed apriva gli occhi, per pochi istanti...-. Si perse un momento in quelle parole, scuotendo poi il capo. 
:-Comunque, avevo cominciato a notarlo, qualcosa nel suo corpo aveva cominciato a mutare. Era sempre lei ma, non so spiegarmi bene, era diversa, come se non fosse più umana. Ora finalmente comprendo cosa le stesse veramente accadendo-. Disse, riferendosi ai ricordi della ragazza, visti in precedenza. 
:-Ma non era quella la priorità, l'importante era che si stesse riprendendo, per il resto, cosa importava se in lei stesse cambiando qualcosa? 
:- Poi è arrivata lei, quella donna avvolta nel fumo- disse con disprezzo -Si fa chiamare Aenigma Oblio Smoke, nome originale non trovate? Ma, a questo punto, credo l'abbiate già conosciuta. 
:-E' comparsa dal nulla, all'improvviso, in quella maledetta nube tossica e si è portata via con se la ragazzina!-. 
Più lui spiegava, più la situazione andava via via intricandosi sempre di più. 
Dentolina portò le mani alle labbra con estremo stupore. 
:-E cosa può volere quella donna da Scarlett?-. 
:-Cosa diamine vuoi che ne sappia io?- esclamò Pitch -Quella tipa, non è normale. Un'istante prima ci si può ragionare, quello dopo tenta di pugnalarti senza nemmeno pensarci su due volte-.Detto ciò, allungò in avanti la spalla destra, facendo loro notare, in quel punto, una piccola cicatrice. 
:-E' da parecchio tempo ormai che le sto dietro, cercando di farmi ridare indietro la ragazzina ma ho perso il conto delle volte in cui mi sono risvegliato, dopo intere giornate a volte, senza sapere dove mi trovassi-. 
:-A-ah!-. Urlò Calmoniglio, come se avesse fatto la scoperta più importante degli ultimi secoli- Quindi eri tu l'uomo che ho sentito strillare- marcò parecchio la parola “strillare”- in un parco, quando ho incontrato quella donna, giorni fa-. 
:-Urlare?-. Domandò Pitch, con un filo d'indignazione. 
:-Come una donnetta-. Sogghignò il Pooka con una soddisfazione che non cercò nemmeno di celare. 
:-Pff...probabile-. Disse Pitch infine, facendo il vago. 
:-E perché non hai chiesto nostro aiuto?-. Gli chiese North. 
Pitch gli rivolse uno sguardo seccato. 
:-Se non mi aveste trovato privo di forze, legandomi e sottoponendomi ad un terzo grado, degno di un poliziesco di bassa lega, non sareste stati in grado di cavare nulla dalla mia bocca. Figuriamoci venire a chiedere il vostro aiuto. Fatemi il piacere-. 
Insopportabile, fino all'ultimo” Pensò Jack, poggiandosi al suo bastone. 
Ma, in quel momento, vi era qualcuno in quella stanza che sembrava non avercela con lui. 
Sandman gli si fece vicino, le mani incrociate sul petto, gli occhi ricolmi di una gioia incondizionata. 
:-Che vuoi tu ora?-. Gli chiese acidamente Pitch. 
Il Guardiano dei Sogni, lasciò che sulla sua testa si formasse la risposta, una sola e semplice parola dorata andò a comporsi: “Grazie” diceva. 
Senza dubbio stava facendo riferimento al fatto che Pitch si fosse preso cura di Scarlett. 
Era ormai ben noto a tutti che, per Sandman, quella ragazza era ormai quasi paragonabile ad una figlia. 
:-Non l'ho certo fatto per voi- sbuffò lui, soffiando via le lettere che componevano la parola, ma questo di certo non cambiò l'emozione del Guardiano. 
:-Ad ogni modo, non siete in grado di rintracciarla prima ancora che lei sparisca, non è vero?-. 
Alla domanda, seguì un piccolo istante di silenzio imbarazzato. 
:-Tu come fai a saperlo?-. Chiese North di rimando, rispondendo al tempo stesso alla domanda che gli era appena stata posta. 
:-Altrimenti per quale altro motivo sareste venuti a cercarmi? Siete sempre stati una prevedibile balbettante, bambocciona, banda di babbuini-. Rise, rivelando i suoi denti appuntiti. Dal suo risveglio sembrava essere la sua prima reale risata, simbolo che provava un gusto reale nell'insultare i Guardiani. 
Ma questo di certo non gli era di aiuto. 
:-Tu sai come trovarla?-. Gli chiese Jack, dondolandosi, palesemente annoiato. 
:-Certamente- gli rivelò -Ma non vi dirò come-. 
Forse non solo Jack stava iniziando a stancarsi di quei giochetti. 
:-Però, voglio proporvi un accordo-. 
Proposta curiosa. In quel momento cosa avrebbe potuto richiedere Pitch ai Guardiani e, soprattutto, cosa sarebbero stati disposti nuovamente ad accettare per un bene superiore? 
:-Vi rivelerò la posizione di Aenigma, solo se voi mi permettete di unirmi a voi, quando la catturerete, se mai ne sarete in grado-. 
Non poterono che rimanere visibilmente sorpresi da quella richiesta, vedendosi già pronti a contrattare per il Polo Nord. 
Si guardarono perplessi alcuni istanti, infine, come sempre, fu North la voce del gruppo. 
:-Ci stai offrendo tuo aiuto?-. 
:-Ehi! Evita tanto stupore, o finirò con l'offendermi!-. Gli rispose con sarcasmo. 
:-Allora...affare fatto?-. Sorrise Pitch, alzandosi ed allungando la mano destra verso il Guardiano delle Meraviglie, il quale la osservò per alcuni istanti....meravigliato. 
:-Come hai fatto a slegarti?-. 
:-Segreti del mestiere!-. Rise l'Uomo Nero, protendendo nuovamente la mano, la quale stavolta incontrò la salda stretta di North. 
:-Qual'è prossima mossa?-. 
Pitch iniziò a passeggiare, saltellando, in direzione di una poltrona. 
:-Attendiamo- disse stravaccandocisi sopra, iniziando a guardarsi intorno -Non avete delle liquirizie qui?-. 
I Guardiani cominciarono già a pentirsi della decisione presa. 

 
* * * * 
 
:-Sgorbio hai visto che ore sono? Ti giuro che se mi fai perdere l'autobus mi dovrai portare in spalle fino a scuola!-. Sbraitò Grace, irrompendo, senza bussare, nella stanza del fratello, intento a finire di riordinare la cartella, in evidente stato di caos. 
:-Faccio subito!-. Disse col fiato corto, ed i capelli ancora in disordine. 
Grace allora, godendo di quello spettacolo, perse tutta la fretta e si poggiò contro lo stipite della porta. Era sempre un piacere vedere il suo adorato fratellino in difficoltà. 
:-Non ti ha suonato la sveglia eh?-. 
Joel annuì, lanciandosi fuori dalla sua camera, con una fretta tale che quasi non investì la sorella. 
:-Ehi! Guarda dove diamine metti i piedi!-. Gli urlò, quasi sul punto di andare anche lei ma si fermò, catturata da qualcosa che stava sulla scrivania Joel. 
Si trattava di un piccolo oggetto di vetro, dalla forma sferica: un piccolo globo di neve. 
La ragazza si avvicinò, osservando il soprammobile ammaliata. Era proprio piccolo e, per quanto potesse capirne, di ottima fattura. 
:-E questo da dove spunta fuori?-. Si chiese, continuando ad esaminarlo, per poi stringersi nelle spalle, scuotendo i grossi orecchini a cerchio che indossava. 
Me lo prenderò come pegno per avermi fatto preoccupare di far tardi” Si giustificò mentre prendeva, di nascosto, l'oggetto che non le apparteneva, mettendolo in una delle tante tasche della cartella, precipitandosi infine nel vialetto di casa per prendere l'autobus.

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Capitolo 9
*** Una (lunga) serie di sfortunati eventi. ***


Capitolo VIII 
Una (lunga) serie di sfortunati eventi. 




:-Dove mi trovo?-. Chiese una voce avvolta dall'oscurità, seguita da alcuni colpi di tosse. 
:-La mia testa-. Si lamentò, gli occhi erano completamente velati da una fitta coltre di fumo. 
:-Cosa è successo?-. 
Nessuna risposta giunse in suo soccorso. 
Avrebbe dovuto indagare, tentare di capire per lo meno, ma la debolezza vinse su tutto. 
Così, tornò a dormire. 

 
* * * * 

A cosa mi sono ridotto?” Si chiese Pitch, spostando il suo alfiere nero in diagonale, di qualche casella più avanti, il quale scaraventò via una torre dorata, mangiandola. 
Fu abbastanza soddisfatto della propria mossa ma il sorriso gli morì sulle labbra quando Sandman spostò la sua Regina direttamente verso il Re nero, ricevendo uno scacco matto. 
Volentieri, molto volentieri, avrebbe scaraventato via l'intera scacchiera, se non avesse avuto bisogno, dopo tutti i suoi tentativi falliti, di quegli idioti per riuscire a ritrovarla. 
Ed eccola che giunse, quell'improvvisa sensazione nella sua testa, come se una voce lontana lo stesse chiamando. 
:-Adesso!-. Esclamò, alzandosi e facendo ribaltare, non del tutto casualmente, la scacchiera, che si dissolse in un miscuglio di sabbia nera e dorata. 

In poco tempo i Guardiani erano nuovamente radunati, pronti ad ascoltare cosa Pitch avesse da dir loro circa la posizione dello Spirito della Follia. 
:-So dove si trova!-. Si sfregò le mani con soddisfazione, avvicinandosi alla ringhiera che sporgeva sul Globo, illuminato da tante luci dorate, anche se al momento con qualcuna di meno, indicando un punto ben preciso sulla costa orientale degli Stati Uniti: Bethesda, ovvero il luogo in cui si trovava Joel. 
North rimase perplesso alcuni secondi :-Ma se sta tornando da ragazzo, perché lui non chiede aiuto a noi, con piccolo globo che gli ho lasciato?-. 
Pitch scrollò le spalle, altamente disinteressato all'argomento. 
:-Non è che sia la prima dimostrazione della vostra incompetenza- non riuscì a fare a meno di punzecchiarli -ma se non volete fidarvi, lasciate pure che il ragazzino finisca nelle mani di quella donna. Sono sicuro che non avrà in mente nulla di sgradevole per lui-. 
Nonostante il suo fastidioso modo di porsi nei loro confronti, non aveva tutti i torti. Se avevano anche una minima prova che Joel fosse in pericolo, era loro dovere accorrere in suo aiuto. 
E così, dopo alcuni veloci preparativi, scesero al livello più basso della Fabbrica, dove risiedeva la Slitta che North utilizzava per il suo giro del mondo in una sola notte, a Natale. 
Ma questa, come era capitato altre volte, purtroppo, era un'occasione speciale e avrebbe dovuto richiedere al suo gioiellino da corsa di fare un giretto extra, quell'anno. 
Erano ormai pronti alla partenza, quando Pitch si fermò improvvisamente, portando le mani alla testa, colpita da un'improvvisa fitta di dolore che lo costrinse, addirittura, a cadere sulle proprie ginocchia. 
:-Dannazione-. Si lamentò, amareggiato, non si era ancora del tutto ripreso dallo stato di trance che il fumo gli aveva provocato. 
:-Non puoi venire in queste condizioni-. Gli disse Frost, punzecchiandolo con il suo bastone sulla spalla dell'uomo, il quale lo scansò con un gesto della mano. 
:-Fai silenzio-. Lo minacciò Pitch, sempre se si possa definire minaccioso un uomo che non possiede nemmeno le forze per parlare. 
:-Ha ragione- si aggiunse Dentolina -voi andate per primi, penserò io a lui e, appena possibile, vi raggiungiamo-. 
:-Non se ne parla-. Continuò a dire Pitch, venendo nuovamente ignorato. 
Jack quindi si avvicinò a Dentolina, ponendole con delicatezza, entrambe le mani sulle sue spalle piumate, gli occhi fissi su quelli di lei :-Fai attenzione-. Si raccomandò infine. 
:-Non ci penso minimamente a restare qui nelle mani di Miss Belle Piumette! Avevamo un patto ed io vengo con voi!-. Urlò stavolta Pitch, riuscendo a rimettersi sulle proprie gambe, anche se con un po' di fatica. 
E come si poteva negarglielo dopo tanta determinazione? 
Peccato per il pugno che gli arrivò dritto nello stomaco, da parte di Calmoniglio, con una forza tale da fargli perdere i sensi in un batter d'occhio. 
:-Così non ci creerà altri problemi per un bel po'-. Disse il Pooka, sbattendo le zampe, come a pulirsele, lasciando Pitch alle cure di Dentolina, ricevendo delle occhiatacce da tutti gli altri, qualche elfo e Yeti che erano con loro compresi. 
:-Eh va bene- si ritrovò costretto ad ammettere -desideravo farlo da un po' ed ho approfittato dell'occasione! Ma non negate che, sotto sotto, lo desideravate anche voi-. 
:-In effetti..-. Pensò Frost. 
:-Bando a ciance ora- si intromise North, mettendosi alla guida della Slitta, impostando la destinazione del loro viaggio sul piccolo mappamondo dinanzi a lui ed invitando gli altri a salirvi sopra -Joel ha bisogno di noi-. 

 
* * * * 
 
Per come era iniziata quella giornata, non sarebbe potuta in alcun modo andare peggio. 
La sveglia non aveva suonato, aveva rischiato, per un millesimo di secondo, di perdere l'autobus, al compito di inglese aveva preso solamente una “A-” ed ora, al rientro in casa, non trovava più il piccolo globo di neve che, era certo, aveva lasciato sulla scrivania quella mattina ma, per via della fretta, l'aveva dimenticato lì sopra. 
Ed ora era rimasto senza alcuna possibilità di contattare i Guardiani, nel caso in cui Aenigma fosse tornata per lui. 
Ah! E doveva anche dirigersi nello studio dello psicanalista, accompagnato da Grace, perché sua madre e suo padre avevano delle commissioni da svolgere. 
Sarebbe potuta andare peggio di così in qualche modo? 
Ma che domande! 
Dopo che sua sorella lo aveva lasciato allo studio, per poi andarsene in giro con le sue amiche, “E meno male che le avevamo rovinato la vita con il trasferimento” pensò Joel, il ragazzo aveva cominciato la sua solita seduta che, nella noia, era finalmente quasi giunta al suo termine, solo una mezzora lo separava dal ritornarsene a casa e ripararsi sotto le sue morbide coperte, magari accompagnato da una bella cioccolata calda aromatizzata all'arancia, come piaceva a lui. 
:-Allora Joel, come è andata dalla settimana scorsa?-. 
:-Niente di particolare- rispose il ragazzo -ho giusto perso il mio ultimo dente da latte e, ovviamente, la Fata dei Denti è venuta a trovarmi, accompagnata dal Coniglio di Pasqua e Babbo Natale-. 
Lo psichiatra, togliendosi gli occhiali, squadrò il ragazzino per alcuni istanti, scoppiando infine a ridere, Joel insieme a lui, annotando :-Bene, bene direi-. Gli disse trattenendo a stento la risata. 
Gli era simpatico quel ragazzino e, nella sua irriverenza, con le sue storielle, le quali credeva auto ironiche, cominciava a vedere in lui un piccolo spiraglio verso la guarigione. 
Joel, dal canto suo, continuò a ridere, divertito particolarmente dal fatto che l'uomo credeva che lui stesse scherzando, non notando minimamente che gli aveva appena raccontato la verità, cosa che in realtà aveva sempre fatto fino a quel momento a dire il vero. 
E fin lì, le cose sembravano cominciare a prendere una buona piega. 
Dannato sia il fato che prima ti illude, quel tanto che basta per poi ridestarti con un bello schiaffo. 
Ed è questo che sembrò a Joel, quello di ricevere uno schiaffo dritto sulle sue belle guance, quando vide una piccola massa fumosa, dietro alla sedia del suo terapeuta, crescere ed iniziare a prendere forma. 
:-Ti sono mancata?-. Gli chiesero i grandi occhi rossi che aleggiavano all'interno del fumo ametista. 

 
* * * * 
 
Pitch si risvegliò di soprassalto, portando istintivamente le mani allo stomaco ancora dolente. 
Non gli ci volle molto a ricordare cosa fosse successo :-Inutile sacco di pulci-. Mugugnò fra se e se. 
:-L'ha fatto per te!-. 
Quasi non gli venne un infarto. 
Non l'aveva minimamente notata, Dentolina, eppure era difficile non farlo, con tutti quei colori sgargianti, seduta di fianco alla poltrona dove lo aveva lasciato a riposare. 
:-Anche il famigerato Re degli Incubi si spaventa alla fine-. Ridacchiò lei. 
L'uomo era pronto a controbattere l'insulto ricevuto con un altro ma un'altra fitta alla testa glielo impedì. 
:-Ti fa ancora male?-. 
:-Non fare il medico pietoso con me, adesso. Devo andare-. La ignorò lui, alzandosi in maniera imprecisa e, giusto un poco, barcollante. 
:-Non puoi andare in queste condizioni, saresti solo d'intralcio!-. Tentò di fermarlo lei, senza ricevere alcuna risposta di nuovo. 
Ne ho avuto abbastanza!” 
Le lame dei due pugnali andarono ad incrociarsi sulla gola dell'Uomo Nero, impedendogli di andare oltre quel punto. 
:-Stammi a sentire, tu- cominciò a dire lei, al limite dell'esasperazione -avrò, sì, l'aspetto di una graziosa fata ma non illuderti che non sia in grado di tenerti fermo qui, anche usando la forza, se solo lo volessi!-. 
Pitch inizialmente la guardò scettico ma, quando le lame andarono ad incrociarsi ancora di più, parve cominciare a credere alla minaccia della fata. 
:-Hai grinta fatina, te lo concedo, ma vedi, la situazione è questa: io adesso vado di là, nello studio del Grande Omone Rosso, prenderò il globo di neve che mi occorre ed andrò a fare quattro chiacchiere con quella psicopatica. 
:-Che tu voglia venire o meno non mi riguarda, semplicemente, non intralciarmi la strada-. 
Dentolina pigiò ancora di più i pugnali, scrutando gli occhi dell'uomo, trovando in essi una cosa che non si sarebbe minimamente aspettata. 
:-E quindi, anche tu ne sei in grado eh?-. Disse con un sorriso, ritraendo le armi. 
:-Non so di cosa parli-. Disse Pitch acidamente, dirigendosi allo scaffale dei globi di neve. 
Sto venendo a riprenderti” 

 
* * * * 
 
Questa volta erano guai, grossi guai. Senza il globo con se, come avrebbe potuto cavarsela questa volta? 
:-Qualcosa non va?-. 
Lo psichiatra scrutò il volto del suo paziente, notando da subito la sua espressione turbata ed il pallore che si era impossessato del suo viso. 
:-S..sì. Tutto a posto-. Mentì, sforzando un sorriso inquietante, al punto che avrebbe terrorizzato un cucciolo, e rivolgendo un'occhiata fugace all'orologio: solo dieci minuti. 
Sono sufficienti a far scatenare il finimondo” pensò. 
:-E così, stai cercando di ignorarmi di nuovo-. Disse Aenigma, lasciando scorrere un dito nell'acqua dei pesci tropicali, i quali nel giro di un attimo, iniziarono a prendersi a morsi l'un l'altro, mentre con l'altra mano accarezzava il serpente che riposava sulle sue spalle nude. 
E' quello che starei cercando di fare” 
:-E quella donna, ti è più riapparsa?-. 
Perché? Perché doveva toccare quell'argomento proprio in quel momento? Per una volta che non ne aveva parlato per l'intera seduta, troppo bello per essere vero. 
La donna volse uno sguardo entusiasta alla scrivania, dove sedeva l'uomo :-Gli hai parlato di me?- chiese -Hai sentito, Nexus? Il moccioso ha parlato di me con il suo strizzacervelli!-. La sua voce era così fastidiosamente melensa mentre congiungeva le mani vicino alla guancia con un'espressione intenerita. 
:-Ma non credere che questo ti salverà da ciò che ti spetta, puoi starne certo-. Mormorò infine, scoppiando a ridere. 
:-Ci crederebbe, se le dicessi, che in questo momento è qui con noi?-. Ammise il ragazzo, con stupore sia di Aenigma che dello psichiatra, il quale parve anche deluso. Credeva che il ragazzo avesse cominciato a fare dei passi avanti ed invece.. 
:-In questa stanza?-. Chiese. 
Joel annuì, mentre lo sguardo di Aenigma, senza un vero e proprio apparente motivo, cominciò a posarsi, come un cobra pronto ad attaccare, sull'uomo. 
:-E dove sarebbe?-. Continuò a chiedere lui, con evidente scetticismo. 
:-Proprio lì, davanti a lei-. Indicò il ragazzo, iniziando a sudare freddo, non capendo cosa, di quell'uomo, avesse attirato le attenzioni di Aenigma. 
:-Non la vedo-. Sentenziò quello infine. 
:-Non mi piacete, voi strizzacervelli, con le vostre chiacchiere, rovinate tutto il mio arduo lavoro-. Disse la donna, chinandosi sulla scrivania, ponendo il viso dritto di fronte a quello dello psichiatra, il quale la attraversò con lo sguardo, continuando a guardare Joel. 
:-Ma, tu in particolare, non mi piaci per niente-. 
:-Ce l'ha con lei- spiegò il ragazzo al suo psicanalista -dice che le rovina il lavoro-. 
L'uomo sorrise, portando un dito alla montatura dei suoi occhiali, sistemandoli :-E quale sarebbe il suo lavoro?-. 
:-QUESTO!-. Urlò lei mentre, con un ampio gesto del braccio, scaraventava tutto quel che era ordinatamente posto sulla scrivania, persino il computer, per terra, in un'accozzaglia di documenti, penne e pezzi di plastica andati in pezzi. 
:-Ma che diamine!-. Esclamò lui, alzandosi repentinamente dalla sedia, lasciando che essa a sbattesse contro l'archivio alle sue spalle. 
:-Io glielo avevo detto-. Gli disse Joel allarmato, mentre questi iniziava a scuotere la testa. 
:-No, non è possibile, è fuori da ogni logica-. 
:-Che essere patetico-. Commentò Aenigma con uno schioccò di dita, risvegliando così il boa che stava dormendo sulle sue spalle, il quale, in un attimo, strisciò ai piedi dello psichiatra, cominciando ad avvolgersi dalle caviglie fino al collo, paralizzandolo. 
:-Ti ho appena dato la prova della mia esistenza, eppure tu continui a cercarne una logica- disse lei, camminando sinuosamente per la stanza -Non vi è alcuna logica. Semplicemente: io esisto-. 
Lo psichiatra, ovviamente, non riuscì ad udire nulla delle parole appena fuoriuscite dalla bocca della donna, guardando oltre il suo corpo, invisibile ai suoi occhi spalancati e con le labbra paralizzate dal terrore. Anche se in realtà si trattava di Nexus, che aveva avvolto le sue spire anche intorno al volto dell'uomo, paralizzandone i muscoli facciali. 
:-Ed ora, facciamoci una chiacchierata noi due-. Tornò a rivolgersi nuovamente a Joel. 
Il ragazzo si alzò dalla sua poltrona, indietreggiando ma Aenigma gli fu subito addosso, afferrandolo per le spalle, nelle quali vi affondò le lunghe unghie, le quali bruciarono a contatto con la sua pelle, come se una nube tossica vi fosse entrata in contatto. 
:-Preparati ad un bell'assaggio di verità, piccolo bugiardo-. 
Joel iniziò a divincolarsi, cercando disperatamente di fuggire alla stretta della donna ma sapeva di non avere alcuna via di scampo. 
Quando Aenigma si avvicinò al suo orecchio, pronta a sussurrare l'incantesimo che lo avrebbe reso prigioniero della Follia, chiuse gli occhi con forza, desiderando come non mai l'abbraccio di sua madre. 
Passarono alcuni secondi. Nulla. 
La sua mente era ancora intatta, almeno così gli sembrava. 
Il ragazzo riaprì lentamente gli occhi, accorgendosi, solo in quel momento, che la donna non lo stava più trattenendo, troppo impegnata a tirarsi i capelli, in preda ad un conflitto interiore con se stessa. 
:-Non posso! Non posso!-. Delirò, vacillando e cominciando a sbattere contro ogni superficie che incontrò, compreso l'acquario, il quale, dopo alcuni attimi incerti, cadde sul pavimento riversandovi: acqua, cocci di vetro e gli sfortunati pesci multicolore che iniziarono a guizzare qua e là. 
Joel, in un primo istante, fu sul punto di scappare via ma indugiò, preso da un improvviso senso di pena nei confronti di quella creatura che si era rannicchiata in un angolo dello studio, mugugnando qualcosa fra se e se. 
I buoni sentimenti, purtroppo, non sono sempre la scelta migliore e, quando Joel le si fece vicino, allungando una mano verso la sua spalla, quella gliela afferrò, stritolandola nella sua, rivolgendogli un solo occhio, l'altro era coperto dalla massa di capelli, il cui sguardo era completamente distorto, formando, nel suo complesso, un quadro completamente agghiacciante. 
La donna si rimise in piedi. 
:-Piccolo momento di debolezza- sorrise, un sorriso talmente curvato da risultare innaturale, così come lo sguardo deformato -Ora non ci disturberà più ness...-. 
Ma scomparve all'improvviso, afferrata da una figura dorata che la trascinò, ad alta velocità, scaraventando entrambi fuori dalla finestra, mandandola in frantumi. 
Joel rimase immobile alcuni istanti, fissando il vuoto davanti a se, mentre il serpente, che immobilizzava lo psichiatra, si dissolse, lasciandolo nuovamente libero di muoversi. Chiunque avesse fatto il suo ingresso nella stanza, in quel momento, avrebbe creduto che vi fosse passato un tornado. 
Il ragazzo così, come in uno stato di trance, si diresse, lentamente, verso la porta. Allungò una mano alla maniglia ma, prima, si rivolse allo psichiatra, tornato a sedersi silenziosamente alla sua scrivania. 
:-Credo che la seduta sia terminata vero?-. 
L'uomo, intento ad auto prescriversi dei medicinali, alzò lo sguardo volgendolo prima all'orologio e poi al ragazzo :-S..sì-. Disse. 
Joel aprì la porta, finalmente sul punto di uscire da lì dentro. 
:-Ah Joel!- lo fermò lo psichiatra, giusto un istante prima che si chiudesse la porta alle spalle -Non tornare mai più!-. 
:-Senza dubbio-. Disse lui, chiudendo la porta con delicatezza, quasi si potesse rompere se l'avesse sbattuta troppo forte. 
Nella sala d'attesa non vi era nessuno e al ragazzo venne spontaneo chiedersi se non fossero scappati per il fracasso che avevano udito da lì dentro. 
Non essendovi traccia nemmeno di sua sorella, Joel decise di avviarsi da solo fuori dallo studio, incrociando, alla sua uscita, la segretaria che era appena rientrata da una pausa caffè. La donna guardò con aria perplessa il ragazzino, notando la sua faccia stravolta ma non gli chiese nulla, infine non era quello il suo lavoro, motivo per cui lo salutò gentilmente e tornò alla sua postazione di lavoro, completamente ignara del disastro che si trovava a pochi metri da lei. 
Una volta giunto alle scale con lo sguardo allampanato, completamente perso nel vuoto, quasi non rischiò di capitombolare giù per tutte le scale se, al primo gradino, una mano non gli avesse afferrato la spalla. 
:-Guarda dove metti i piedi marmocchio-. Era la voce di un uomo, non si trattava dello psichiatra ma, in qualche modo, gli era familiare. 
Quando si volse, incrociando il volto grigio, in cui erano scavati due occhi ambrati, si risvegliò dallo stato di shock in cui si trovava, urlando spaventato alla vista di quella figura. 
Facendo un passo indietro, il ragazzo finì con lo scivolare dai gradini ma la fortuna volle per lui, quel giorno, che Dentolina lo afferrasse al volo, prima che potesse sbattere la testa contro la ringhiera, depositandolo lentamente alla fine delle scale. 
:-Siete arrivati!-. Urlò di gioia il ragazzo, dimenticando la figura in cima alle scale ed abbracciando la fata, la quale ricambiò la stretta con dolcezza. 
:-Siamo qui tesoro, te lo avevamo promesso ricordi? Nessuno ti farà più del male-. 
:-Ma come avete fatto a trovarmi?- gli chiese -Il Globo di vetro, io l'ho perso, come avete fatto a capire che ero in pericolo?-. 
Dentolina, prese delicatamente il ragazzo per le spalle, facendolo volgere verso Pitch, il quale stava scendendo allegramente le scale. 
:-Ci ha indicato lui dove andare-. Gli spiegò la fata mentre il ragazzo lo scrutava attentamente. 
E quindi era a lui a cui doveva la propria sanità mentale? 
Sarà anche vero ma..” 
:-Non mi piace-. Disse infine Joel, avvicinandosi il più possibile alla Guardiana dei Ricordi quando l'Uomo Nero gli si parò davanti. 
:-Sai la novità-. Commentò Pitch con noncuranza, mentre Dentolina scoppiava a ridere.

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Capitolo 10
*** (A)Enigma risolto, o quasi. ***


Capitolo IX 
(A)Enigma risolto, o quasi. 




Distesa su di un asfalto ricoperto di vetri, Aenigma dovette impiegare alcuni secondi prima di metabolizzare l'accaduto, vista la velocità con cui si era svolto. 
Solo pochi istanti prima si trovava all'interno dell'edificio alle sue spalle, pronta a finire il lavoro per cui era giunta fin lì. 
Però, poi, qualcosa era andato storto. Non riusciva ancora ad inquadrare bene gli eventi ma era abbastanza sicura che qualcosa, che emanava una sgargiante luce dorata, l'avesse afferrata, trascinandola via con se verso la finestra chiusa per precipitare, di tre piani, verso l'asfalto. 
Ed eccola lì, nel bel mezzo di un parcheggio, circondata da un coniglio gigante, un omone vestito di rosso dalla barba bianca, un ragazzino dai capelli bianchi con indosso una felpa blu e, infine, un piccoletto il cui corpo era composto di sabbia dorata. Senza dubbio l'ultima figura era quella che l'aveva strattonata via. 
Sei sulla mia lista, nanerottolo” lo minacciò col pensiero e con lo sguardo. 
Comunque, non poteva di certo restare ancora lì, distesa a terra. 
Tentò quindi di alzarsi poggiando il peso sul gomito sinistro ma, al primo tentativo, ricadde a faccia in giù, sorpresa da una nuova sensazione che le stava appesantendo tutto il corpo, facendole male: si trattava del dolore fisico. 
:-Curioso-. Mormorò tra se e se quando, al secondo tentativo, riuscì a poggiarsi con fatica sul suo braccio. 
Il suo colorito era divenuto di un lilla malaticcio ed i capelli riuscivano appena a fluttuarle intorno, ricadendole con alcune ciocche sul volto pallido. 
I Guardiani non poterono che essere lieti della situazione in cui versava la donna, finalmente poterono avere un minimo di vantaggio su di lei. 
:-A quanto pare riusciremo a parlarci faccia a faccia, stavolta-. Le si avvicinò Calmoniglio, anche se non troppo. 
:-In quattro contro una, i miei complimenti, avete un gran bel coraggio...ahi!-. Si lamentò lei, portando una mano alla schiena dolorante. 
:-Non è la prima che vi trovo sulla mia strada, si può sapere cosa diamine volete da me?-. 
:-Fai sul serio?-. Le chiese Frost, irritato dalla domanda della donna e dal suo tono, quasi ingenuo -Te ne vai in giro a far impazzire tutti i bambini del pianeta e ti chiedi cosa vogliamo, noi, da te?-. 
:-Ah! Per questo-. Ridacchiò lei, come se le parole del ragazzo le avessero appena riportato alla mente una vecchia barzelletta, iniziando a trovare la forze per mettersi seduta. 
:-Siete venuti a farmi la ramanzina, non è così?-. 
:-Non esattamente. Siamo qui per parlare, civilmente, con te-. Le spiegò North. 
:-Parlare? E di cosa dovrei mai parlare con voi?-. 
:-Joel ha raccontato noi di difficoltà con tuoi poteri. Noi potremmo aiutare te, insegnarti differenza tra bene e male-. 
Aenigma, come prevedibile, scoppiò a ridere, anche se con un po' di fatica, mettendo così a repentaglio la tanta fatica che stava facendo per rimettersi in piedi.
:-Ora capisco. Avete parlato con quel piccolo spione. Certo, adesso avete la mia totale fiducia-. Disse con marcato sarcasmo mentre poggiava una mano sul ventre che le faceva male, non sapendo più se fosse per la botta presa o per il troppo ridere. 
:-Non ho bisogno di alcun aiuto, tanto meno il vostro. Cosa dovrebbe esserci,in me, nel mio potere, che non va. Sentiamo?- fece una breve pausa -Anzi no! Non voglio sentire le vostre sciocche giustificazioni. Come può una forza così pura che, al contrario delle vostre effimere illusioni,è in grado di mostrare la nuda e cruda verità, essere ingiusta e sbagliata? Cosa può esserci di più giusto a questo mondo che conoscere la verità?-. 
:-Non c'è alcuna giustizia nel sapere che una bambina di 12 anni ha perduto l'uso delle gambe-. Le ringhiò contro Calmoniglio, stringendo i pugni, cercando di non perdere nuovamente le staffe, iniziando a colpirla. 
:-Blah! Blah! Giustizia..responsabilità. Blah!...noioso!-. Borbottò lei, gesticolando con le mani, simulando con esse delle bocche intente a chiacchierare. 
I Guardiani si rivolsero occhiate perplesse: ciò che aveva detto loro Joel era vero. Parlare con quella donna si stava rivelando un'impresa che richiedeva più pazienza di quel che avessero previsto. 
Giusto pochi attimi prima era presa da un discorso, a modo suo, profondo e pieno di trasporto, ora invece rispondeva loro con smorfie e boccacce degne del più immaturo tra gli immaturi. 
Lo Spirito della Follia cercò appoggio su di un auto, la quale però si mise in moto proprio in quel momento, costringendola a spostarsi, tenendosi in piedi con le poche forze che stavano tornando e notando, con piacere, che il dolore stava iniziando ad affievolirsi. 
:-Sapete, se sono rimasta qui, ad ascoltarvi, è perché da qualche parte, nella mia insana mente, avevo l'impressione che dei tizi strani come voi- “Da quale pulpito!” si morse il labbro Frost -avessero qualcosa di interessante da dirmi. Ora invece mi rendo conto che non siete altro che una facciata, dietro cui non nascondete altro che un ammasso di regole noiose, ed avete completamente perduto il mio interesse-. 
Il colore del fumo, dal lilla pallido che l'urto le aveva provocato, stava tornando ad essere il solito ametista. 
:-Motivo per cui, è giunto per noi il momento di salutarci. Vi direi che è stato un piacere ma, ahimè, non lo è stato per niente-. 
Detto questo cominciò a dissolversi ma lentamente e, non essendo ancora abbastanza in forze da rendere il proprio corpo completamente intangibile, delle manette dorate le si avvolsero al polso sinistro, non permettendole di andare da nessuna parte. 
Aenigma osservò incuriosita l'oggetto che le aveva avvolto il polso, seguendo poi la catena che, partendo dalla manetta, finiva nelle mani del Guardiano dei Sogni. 
:-Non osare..-. Sibilò lei a denti stretti, strattonando la catena, senza il benché minimo successo, iniziando ad imporporarsi. 
:-Quello non era nostro unico motivo, per cui siamo venuti a parlare con te-. Disse North, assumendo questa volta un'aria cupa. 
Aenigma alzò le braccia, sventolando il polso sinistro mentre lo indicava con l'indice destro :-Hai tutta la mia attenzione-. 
North guardò gli altri, aveva bisogno del loro consenso per trattare quel lato delicato che stavano andando a toccare. Gli altri Guardiani annuirono, lasciando così la parola a North, che tornò a rivolgersi alla donna, la quale stava guardando sconcertata quel gruppo. 
:-E poi la strana sarei io-. Mormorò. 
:-Abbiamo bisogno di tua massima sincerità, questa volta-. Tastò il terreno North. 
:-Smetti di girarci intorno e parla-. Sbraitò la donna, annoiata. 
North guardò il cielo, promettendosi che al rientro nella Fabbrica, avrebbe offerto la sua riserva speciale di vodka a tutti. 
:-Dove hai nascosto ragazza?-. Le chiese infine. 
Lo Spirito rimase interdetto in un primo momento, portando l'indice alle sue labbra, con aria pensosa. 
:-Ah!-. Esclamò all'improvviso, alzando quindi l'indice verso il cielo, quasi avesse trovato la risposta ma poi scosse il capo, aggrottando le sopracciglia :-No-. 
Socchiuse quindi gli occhi in un'espressione incerta che volse verso il Guardiano delle Meraviglie. 
:-Quale ragazza?-.Si arrese infine. 
Avrebbero dovuto immaginarlo, si trovavano ad un vicolo cieco, tentare di parlare con lei si stava rivelando la loro ennesima perdita di tempo. 
Se.. 
:-Scarlett!-. 
Nel sentire quella voce, al di fuori del suo campo visivo, Aenigma volse di scatto il capo, portando lo sguardo al di là dei Guardiani, sgranando le grande iridi rosse e digrignando i denti, il tutto in un'espressione palesemente irata. 
Anche i Guardiani si volsero: Pitch e Dentolina, seguiti dal piccolo Joel, il quale si teneva stretto alle piume della fata, gli stavano correndo incontro. 
:-Ti sei ripreso vedo-. Lo prese in giro Calmoniglio, quando questi gli si fermò vicino. 
:-Splendidamente-. Gli rispose con tono altezzoso l'Uomo Nero. 
:-Cosa ci fa quello con voi?-. Chiese Aenigma e, nel sentire il tono acido con cui la donna aveva posto la domanda, Jack non riuscì a trattenere una chiassosa risata. 
:-Ti sei fatto riconoscere subito eh?-. Domandò lo Spirito del freddo tra un singhiozzo ed un altro e ricevendo, per tutta risposta, una gomitata dall'uomo, la quale però non gli impedì di continuare a sghignazzare come se non vi fosse un domani, portandosi le braccia allo stomaco. 
Pitch, decidendo di ignorarlo, iniziò ad avvicinarsi alla donna. 
:-Non ti avevo già avvertito in precedenza di girarmi alla larga?-. Gli chiese lei, iniziando ad indietreggiare. 
I Guardiani non ci avrebbero giurato ma gli parve quasi che la donna fosse intimorita dalla presenza dell'uomo. 
:-Ed io, mi sembra, ti ho fatto presente che non mi arrendo..- le rispose, afferrandole con forza i polsi, prima che lei potesse allontanarsi ancora di un passo -..mai!-. Sottolineò, mostrandole la sua intera ed appuntita dentatura. 
:-Sì, confermo-. Annuì North, seguito dagli altri. 
Aenigma si divincolò ma la stretta dell'uomo le parve quasi più salda delle manette. 
:-Lasciami-. Disse lei mentre Pitch, visibilmente più alto di lei, si chinò guardandola dritta negli occhi. 
:-Te ne puoi andare dove ti pare, a me non interessa, devi solo ridarmi indietro Scarlett-. La intimò. 
:-No..io non so di cosa tu stia parlando-. Disse lei, scuotendo convulsamente il capo ed evitando il suo sguardo, se solo Sandman non l'avesse rallentata. 
.-Scarlett- insistette Pitch, afferrandole le guance con le sue dita grige e parandole il viso proprio di fronte al suo, l'oblio della Follia si riflesse in un abisso nero in cui regnava la Paura -so che sei lì da qualche parte, Scarlett-. 
I Guardiani non poterono credere alle proprie orecchie non appena udirono le parole appena pronunciate da Pitch. 
:-Non può essere-. Si disse North, volgendo occhiate perplesse ai suoi compagni e 
Sandman, colpito in flagrante da quella rivelazione, fece dissolvere le manette dal polso della donna, indietreggiando sconvolto. 
Joel , più di tutti, venne completamente travolto dallo stupore, non capendo nulla di ciò che si stava svolgendo proprio dinanzi ai suoi occhi “Cosa diamine sta succedendo qui?”. 
Come poteva essere? 
:-Basta, smettila!-. Urlò lei in preda al panico -Te l'ho già detto, io non so chi sia questa Scarlett!-. 
Ma l'uomo parve non perdersi d'animo, continuando a chiamarla con quel nome, cercando in lei qualcosa che vi appartenesse. 
:-Scarlett...Scarlett...-. Ripeteva. 
Lasciami stare!” Urlò una voce dentro di lei, lasciando che il fumo si avvampò, esplodendo attorno a lei come in un incendio. Per un attimo parve che stesse bruciando e in effetti fu così, poiché Pitch si ritrovò costretto a ritrarre le mani, il cui palmo aveva cominciato ad ustionarsi. 
Finalmente era di nuovo libera. 
L'uomo tentò, inutilmente, di afferrarla ma lei si dissolse prima che riuscisse anche solo ad allungarsi. 
Riapparve quindi sopra di loro, circa a cinque metri dall'asfalto, inspirando l'aria a pieni polmoni, mentre il fumo intorno a lei continuava ad espandersi, come i suoi lunghi capelli, i quali sembravano ardere, così come tutto il resto del corpo. 
:-Avete voluto giocare con il fuoco- disse loro, mentre iniziava a plasmare, tra le sue mani, come se fosse argilla, una sfera scarlatta, poco più grande della sua testa -ebbene, è giunto per voi il momento di bruciare!-. Detto questo scagliò la sfera infuocata in direzione dei Guardiani e Joel. 
Velocemente i Guardiani si pararono in difesa del ragazzo, pronti ad incassare il colpo al posto suo ma, per loro fortuna, l'offensiva non arrivò nemmeno a sfiorarli poiché Pitch, portandosi dinanzi al gruppo, in una frazione di secondo, aveva innalzato dal terreno un muro, plasmato dalle più nere ombre, che rispedirono l'attacco al mittente. 
Aenigma non fece in tempo a parare il colpo ma la cosa non la danneggiò, bensì le ridiede nuova forza, poiché lo riassorbì, senza battere ciglio. Più la sua forza aumentava, più intorno a loro sembrava che l'aria si elettrizzasse. Joel cominciò a sudare come se fosse piena estate. 
:-Oh! Lasciami indovinare! Pitch Black, il grande e possente Uomo Nero, si è pentito delle proprio malefatte e vuole redimersi? E così? Che pena-. Lo schernì la donna, pronunciando quelle parole con estrema soddisfazione. 
Pitch non riuscì a ribattere, non ne fu in grado, cadde solamente sulle proprie ginocchia sfiancato, aveva superato il limite che la convalescenza gli stava imponendo con quell'attacco. 
Non ora, maledizione!” 
Le parole ormai avevano perso qualsiasi significato e, a malincuore, era giunto per i Guardiani, il momento di intervenire con la forza. 
Jack al suo solito, col suo animo impetuoso, fu il primo a portarsi avanti nella battaglia, gli altri alle sue spalle, arrivando a mezz'aria con un solo balzo per lanciarsi contro la donna, tentando di colpirla con una pioggia di schegge di ghiaccio ma lei, puntualmente, si dissolse giusto un istante prima che esse la colpissero. 
:-Non ho tempo da perdere con voi- disse evaporando per materializzarsi, nel giro di un secondo, alle spalle del Guardiano, tra le sue mani era apparso un affilato pugnale -Addio-. Gli sussurrò ad un orecchio, infilzando, senza il minimo ripensamento, la lama nella schiena del ragazzo che non aveva nemmeno fatto in tempo a voltarsi, sotto lo sguardo pietrificato dei suoi compagni, troppo distanti per poter intervenire in suo aiuto. 
Jack, dopo aver lanciato un agghiacciante grido di dolore, perse i sensi, ricadendo verso il terreno venendo prontamente afferrato da Calmoniglio, che lo depositò delicatamente a terra, mentre Dentolina scese in picchiata in una maniera talmente veloce che, quando i suoi piccoli piedi toccarono l'asfalto, inciampò diverse volte ma senza fermarsi, finché non si trovò vicino al Guardiano del Divertimento, poggiandogli la testa sulle sue gambe piumate. 
:-Jack!-. Urlò lei, andando immediatamente a constatare la profondità della ferita inflittagli, sembrava profonda. 
:-Cosa hai fatto?- chiese la fata in lacrime, alla donna. 
:-COSA HAI FATTO?-. Urlò questa volta. 
Aenigma, nell'udire quel grido disperato, fu come colta da un intenso tremore e, per una frazione di secondo, il suo volto si contrasse in una smorfia afflitta e combattuta :-Mi dispiace-. Sussurrò, in maniera impercettibile, un attimo prima di scuotere velocemente la testa, lasciando fluttuare i lunghi capelli e portandosi una mano alle tempie per poi 
Tornò infine a rivolgersi al gruppo, in particolare le sue attenzioni erano per Joel :-Spero sarai contento- disse -Guarda cosa è successo, tutto per causa tua-. 
Ed infine svanì, lasciando dietro di se la promessa che non era ancora finita, che sarebbe nuovamente tornata per lui. 
North si avvicinò a Pitch, visibilmente abbattuto, e posò una mano sulla sua ossuta spalla :-Hai molte cose da spiegarci-. Gli disse, nessuna minaccia era celata nella sua voce, vi era solo comprensione e gentilezza. 
Pitch si volse appena, mostrando uno sguardo stanco ed avvilito. 
Infine annuì.

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Capitolo 11
*** Un bicchierino di troppo. ***


Capitolo X

Un bicchierino di troppo.



Dentolina uscì dalla camera, lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle, riuscendo appena ad alzare il capo, talmente la stanchezza la stava sovrastando.
Quando finalmente trovò le forze necessarie ad alzare lo sguardo i suoi occhi ne incontrarono altre quattro paia: North, Sandman, Calmoniglio e Joel; che attendevano, colmi d'ansia, di sapere circa le condizioni di Jack Frost.
La fata sforzò un sorriso sul volto sfiancato :-Sembra che il peggio sia passato-.
Gli altri non poterono fare a meno di tirare un sospiro di sollievo alla notizia, subito dopo la quale North si diresse ad una poltrona, situata al centro del salotto che stavano occupando, abbandonandosi su di essa con un tonfo rumoroso, il quale non si curò minimamente di celare.
:-La ferita è profonda, non credo che si rimarginerà tanto presto- li avvisò prontamente lei -ma credo che, ormai, il peggio ce lo siamo sicuramente lasciato alle spalle. Ora possiamo solo attendere che si riprenda-.
:-Perfetto. Vediamo allora di riempire questo lasso di tempo con qualche chiarimento, che dite?-. Disse Calmoniglio, facendo cenno del capo verso l'angolo meno illuminato della stanza, dove stava Pitch nella sua solita posizione composta, con braccia incrociate dietro la schiena dritta, e lo sguardo rivolto sull'aurora boreale, al di là di una finestra.
Benché i suoi occhi non destassero il minimo interesse per il fenomeno atmosferico che si stava svolgendo dinanzi a lui.
:-Terra chiama Pitch!-. Insistette Calmoniglio, richiamando l'attenzione dell'uomo che si volse pigramente verso di lui, mostrando un volto visibilmente scocciato, per poi tornarsene con lo sguardo rivolto altrove.
:-Sappi che ti sento perfettamente-.
:-Se non sbaglio hai alcune cose da dirci- prese a parlare North, battendo le mani e richiamando così l'attenzione di tre elfi, due dei quali arrivarono prontamente al di sotto di uno sgabello di legno, forse ciliegio scuro, con dettagli elaborati che risalivano sulle quattro gambe sino al sedile, gonfio e morbido, rivestito di velluto rosso che andarono a posizionare dinanzi a Santa Clause.
L'altro, nel mentre, dopo aver rovistato nell'armadietto degli alcolici, giunse lentamente con una fila di sei bicchierini di cristallo, impilati l'uno sull'altro, in una mano e nell'altra, prestando particolare attenzione a non farla cadere, una bottiglia, contente un liquido trasparente, sopra cui era attaccata un'etichetta blu  “Riserva Speciale”, vi era scritto.
L'elfo sistemò, cautamente, gli oggetti su di un tavolino, anche esso di legno scuro come lo sgabello, sistemato a destra della poltrona su cui sedeva North, il quale stappò prontamente la bottiglia versandone il contenuto nei bicchierini, offrendone uno a tutti i presenti.
Joel prese il suo bicchiere, convinto che al suo interno non vi fosse altro che un goccio d'acqua ma, quando fece per portarlo alle labbra, l'odore pungente che investì le sue narici lo fece ricredere, allontanando prontamente il bicchierino da sotto il naso.
Quel lezzo aveva rimandato alla sua mente un piccolo, quanto spiacevole, ricordo di quando ancora viveva nella casa famiglia, dove una delle responsabili portava sempre con se una fiaschetta che emanava, così come il suo alito, lo stesso identico puzzo. Ricordava anche perfettamente come si riduceva ogni qual volta la fiaschetta si svuotava.
:-Ecco...io non credo...-. Cominciò a dire con un poco di impaccio, sentendosi un poco in imbarazzo a dover rifiutare ciò che North gli aveva appena offerto.
:-Oh tesoro, tu no!-. Esclamò Dentolina, togliendo il bicchiere di mano al ragazzo e poggiandolo di nuovo sul tavolino, accanto agli altri due bicchierini restanti.
North prese il suo e ne mandò giù il contenuto in un solo sorso, fatto questo batté una mano sul sedile dello sgabello, rivolgendosi a Pitch :-Perché non ti unisci a noi e ci racconti tutto?-. Gli chiese l'omone, offrendogli la sua “Riserva Speciale”.
:-Sto bene qui, grazie- Tagliò corto lui, infastidito da tutte quelle false moine e rifiutando il drink offertogli.
North alzò le spalle  e, senza pensarci due volte, mandò giù un secondo sorso senza battere ciglio.
:-Chiedete e vi sarà dato-. Aggiunse infine sospirando il Re degli Incubi.
:-Che ne dici allora di cominciare dal piccolo, quanto insignificante, dettaglio che hai dimenticato di menzionarci l'ultima volta?- iniziò a chiedergli Calmoniglio con un tono che definire sarcastico sarebbe stato un eufemismo -No, perché sai? Saremmo proprio curiosi di sapere, per quale diamine di motivo, non ci hai detto che Scarlett ed Aenigma sono la medesima persona?-.
:-Di' un po', coda di cotone, ti sembrano la stessa persona per caso?-. Chiese di rimando l'uomo, restando impassibile nella sua espressione, persa nel vuoto.
:-Perché allora hai chiamato quello Spirito col suo nome?-. Domandò la fata.
:-Perché Aenigma è Scarlett...-.
:-Io lo ammazzo!-. S'infuriò Calmoniglio, stritolando nella propria zampa il bicchiere che esplose in mille pezzi, riversandosi sul pavimento con tutto il suo contenuto.
:-La mia riserva speciale!-. Fu il gridolino che fuoriuscì dalle labbra di North nel vedere il liquido riversarsi sul tappeto mentre il Pooka già si stava avventando sull'Uomo Nero, trattenuto appena da Dentolina e Sandman.
:-... ma Scarlett non è Aenigma-. Concluse Pitch, voltandosi verso gli altri ed incontrando il pugno chiuso, ora fermo a mezz'aria, che Calmoniglio stava per stampargli dritto sullo spigoloso viso grigio.
:-Spiegati meglio- lo intimò allora il Guardiano della Speranza -Dicci con esattezza tutto quello che è successo, basta parlare per enigmi-.
:-Gioco di parole?-. Ridacchiò l'uomo mentre si avvicinava allo sgabello che gli avevano messo a disposizione poco prima, sedendosi su di esso.
Sapeva benissimo di stare giocando con il fuoco ogni qual volta che andava provocando quel “sacco di pulci”, soprattutto in un momento come quello, in cui si sentiva particolarmente debole, ma per lui era pressoché inevitabile resistere.
In quel mondo c'era chi non poteva vivere senza ossigeno, chi senza sogni da realizzare, chi senza amore; lui poteva fare a meno di tutto questo ma ciò a cui non poteva resistere era la tentazione di provocare, o infastidire, e questo nessuno avrebbe mai potuto cambiarlo, era la sua natura dopotutto, no?
:- Se è questo ciò a cui tenete, vi racconterò tutto per filo e per segno, ma non vi porterà da nessuna parte, anzi, ci farà solo perdere altro tempo-.
:-Ci dai tua parola?-. Gli domandò North, volgendogli un'occhiata curiosa ed incerta.
Le labbra di Pitch si piegarono in uno di quei suoi soliti sorrisi, quelli a cui persino il più ingenuo tra gli ingenui non avrebbe potuto abboccare :-Lo giuro sul mio onore-.
Detto questo, si schiarì la voce ed iniziò a raccontare.
:-Come vi avevo già detto in precedenza, non appena mi sono accorto che la freccia aveva solamente ferito la ragazza, senza ucciderla, ho deciso di portarla via con me, prendendomene cura io stesso...-.
:-Sono sicuro che non desiderasse altro che le cure dell'uomo che ha rovinato buona parte della sua esistenza-. Non si mancò di commentare Calmoniglio.
:-Non mi pare di essere stato io a ferirla, quasi mortalmente, con una freccia, comunque-. Lo punzecchiò Pitch.
:-BASTA VOI DUE!-. Tuonò North, ormai esasperato da quel continuo battibecco.
Urlò talmente forte che il povero Pooka, trovandosi con un udito più sensibile degli altri, si trovò costretto ad abbassare le orecchie all'indietro per evitare che l'urlo dell'omone gli facesse saltare in aria i timpani.
L'Uomo Nero si volse di scatto verso Santa Clause, con un impercettibile salto sullo sgabello, sbarrando gli occhi per un tempo brevissimo.
:-Tu- disse il Guardiano delle Meraviglie, indicando Calmoniglio -lascia finire lui di raccontare, senza interrompere. E tu- stavolta puntò il ditone dritto contro il naso schiacciato di Pitch -finisci di raccontare, senza giri di parole-.
Detto ciò si lasciò nuovamente cadere sulla poltrona, mandando giù un terzo bicchierino di vodka, quello che Joel era stato costretto a rifiutare, al che Sandman, allarmato dai troppi bicchierini che il suo amico aveva ingurgitato, bevve il suo in un solo sorso, pentendosene amaramente un secondo dopo non appena si sentì la gola andare a fuoco.
:-Dove ero rimasto? Ah sì, certo!-. Riprese a raccontare Pitch, tentando di celare, con un forzato tono disinteressato, lo spavento che North gli aveva fatto prendere un attimo prima.
:-Ho tenuto la ragazza con me. All'inizio ci vollero diversi giorni prima di riuscire a sentirle pronunciare una sola parola, per di più nel sonno ma, alla fine, dopo settimane e quando la ferita aveva quasi finito di rimarginarsi, ha ripreso i sensi.
In un primo momento teneva solamente gli occhi aperti, rivolti verso il soffitto, tant'è che credetti avesse subito un qualche trauma ma, nonostante questo, ho continuato a prendermene cura, attendendo che si riprendesse definitivamente-.
:-Nel mentre, come vi ho già detto in precedenza, ho iniziato a notare che qualcosa nel suo corpo stava cambiando, come se stesse subendo una specie di mutamento. Era come se dalla sua stessa pelle fuoriuscisse una nebbiolina candida che l'avvolgeva ma, con tutta franchezza, non me ne curai, era più che palese che c'era qualcosa di non più umano in lei. Voglio dire: chi sopravvive ad una freccia scoccata dritta nel cuore?-.
:-Dopo poco tempo cominciò finalmente a tornare, poco a poco, cosciente, rivolgendomi poche parole anche da sveglia ma comunque non ha mai parlato molto, non più di quanto facesse nel sonno almeno, per lo più mi chiedeva come fosse il tempo-.
L'uomo si fermò un attimo, quasi come se avesse riportato alla mente un ricordo legato a ciò che aveva appena detto.
:-Altre volte invece sembrava addirittura dimenticare completamente chi fosse..-.
:-Poi un giorno, quando ormai ero convinto si trovasse sulla via della guarigione, riuscendo anche a rimettersi in piedi alcune volte, ha improvvisamente cominciato ad urlare nel sonno. Ovviamente non si trattava di un incubo, me ne sarei senza dubbio reso conto, le sue non erano urla di terrore, bensì vere e proprie grida di dolore.
:-”Fa male, fa troppo male” Diceva. Ovviamente ho tentato di farla calmare, mi ci vollero diversi minuti che mi sono sembrati ore, o forse lo sono state davvero, comunque furono abbastanza per distrarmi il tempo necessario dall'accorgermi che la nebbia bianca aveva iniziato a macchiarsi, divenendo un denso fumo violaceo e quando, per un istante, le grida cessarono, credetti che finalmente fosse finita ma è stato quando ha aperto gli occhi, divenuti rossi, che mi sono accorto di un cambiamento definitivo.
:-Infine il suo corpo è stato completamente avvolto dalla nube ametista, dal quale è poi riemersa con l'attuale aspetto che voi tutti ora conoscete-.
:-Aenigma-. Mormorò North.
:-Precisamente. Mi ha detto che il suo nome era Aenigma e, quando le ho chiesto che fine avesse fatto la ragazza, lei mi ha semplicemente risposto “Sta dormendo”, per poi svanire come suo solito.
In quest'ultimo periodo non ho fatto altro che darle la caccia e, come il caro e vecchio Frost, mi sono beccato anche io una bella pugnalata ma non state a preoccuparvi per me, mi raccomando-.
:-Nel frattempo è come se Aenigma abbia completamente rimosso il ricordo di Scarlett. Più le chiedevo di lei, più entrava in confusione, rifiutandosi di ascoltarmi, non sapeva nemmeno chi fossi....questo ovviamente finché tu non hai iniziato ad interferire-. Pitch indicò Joel con lo sguardo.
Per il ragazzo fu come cadere dalle nuvole.
Già, con le poche informazioni che aveva, era stato abbastanza faticoso cercare di seguire il filo logico di quella storia surreale, ora che l'Uomo Nero lo stava mettendo proprio nel mezzo, rischiò nuovamente di non capirci nulla.
:-Io?-. Si indicò lui.
:-Hai un gemello per caso?-. Ribatté acidamente Pitch, provocando in Joel una maggiore antipatia nei suoi confronti.
:-Proprio tu-. Precisò infine.
:-La mia è solo una teoria ma, credo che, essendo una delle ultime persone che la ragazza ricorda e, conservandone lui stesso il suo ricordo, ha iniziato un qualche processo che sta facendo riaffiorare la mente di Scarlett ed i suoi ricordi, interferendo con il compito di Aenigma, qualunque esso sia-.
:-Aenigma e Scarlett sono la stessa persona?-. Fu Jack Frost, con la voce impastata dal sonno a porre la domanda.
:-Eccone un altro-. Scosse il capo Pitch, avvilito.
Lo Spirito si portò con fatica al centro della stanza, vicino agli altri, tenendo una mano posata sulla ferita mentre con l'altra si poggiava al suo inseparabile bastone.
:-Sei sveglio!-. Esclamò Dentolina, entusiasta, volandogli incontro ad ali spiegate.
 :-Ovvio che sono sveglio!- Esclamò lui -L'urlo di North mi ha fatto saltare sulle travi del soffitto!-.
Dentolina volse un'occhiataccia a Santa Clause, il quale si portò una mano dietro la testa, nella speranza che la fata non stesse pensando di fargli saltare qualche dente.
:-Quindi Aenigma starebbe tenendo Scarlett addormentata, per utilizzare il suo corpo?-. Chiese la Guardiana dei Ricordi, tentando di non perdere il filo del discorso.
:-Ah! Quindi qualcuno mi ascolta qui dentro-. Troppo difficile per Pitch rispondere, semplicemente, “Sì”.
:-Facendo quindi in modo che Scarlett si risvegli, tornerebbe nuovamente proprietaria del suo corpo?-. Chiese stavolta Calmoniglio.
Pitch gli rivolse uno sguardo meravigliato :-Incredibile! Persino tu sei stato in grado di prestare attenzione?-.
Calmoniglio stavolta ignorò la frecciatina, almeno si sforzò di farlo, legandosi comunque al dito la cosa.
“Ti faccio vedere io, come scherzerai, quando sarà tutto finito” Si disse.
:-Tuttavia, non credo sarà semplice come può sembrare- disse l'uomo -pare che solo le persone che ancora serbano il suo ricordo siano in grado di farla “svegliare” e, per quanto il ragazzino possa ricordarsi di lei, un incontro di pochi minuti non potrà mai essere sufficiente-.
:-Ci servono dei ricordi più forti-. Pensò Dentolina, portando una mano sotto il mento.
Il rumore di un sacchetto di monetine che viene scosso, portò l'attenzione di tutti su Sandman, che stava saltellando da una piede all'altro, indicando, con i suoi indici paffuti, un nome che aveva composto con la Sabbia sul suo capo: JAMIE.
:-Ma certo! Jamie Bennett!- Schioccò le dita la fata, in direzione dell'omino dei Sogni -Lui era un amico di Scarlett, sin dall'infanzia-.
:-Jamie?-. Chiese Jack confuso -E chi sarebbe?-.
I Guardiani, persino Pitch, guardarono lo Spirito del freddo esterrefatti.
:-Che ho detto?-. Domandò lui di nuovo.
:-Oh Jack! La ferita deve averti fatto davvero male se non riesci a ricordarti di lui!-. Gli disse Dentolina con apprensione, avvicinandosi a lui e poggiandogli una mano sulle spalle.
:-Non preoccuparti! Un bicchiere di mia “Riserva Speciale” e torna tutto a posto!-. Esclamò North, riempiendo un bicchierino con la vodka, per poi porgerlo a Jack Frost.
:-No grazie, già mi gira tutto-. Rifiutò lui, lasciando cadere un po' del suo peso tra le braccia della fata, esausto.
Il Guardiano delle Meraviglie guardò con tristezza il suo ennesimo bicchierino che stava per andare sprecato.
Passò alcuni istanti a contemplare il liquido trasparente, stringendosi infine nelle spalle ed avvicinandolo alle proprie labbra, pronto a mandarlo giù un'altra volta, senza batter ciglio.
:-NO!!-. Urlarono in coro Dentolina e Calmoniglio mentre, insieme a Sandman, si lanciavano verso di lui.

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Capitolo 12
*** Punto di partenza. ***


Capitolo XI

Punto di partenza.

 



Pitch lo aveva detto loro :-Non mi sembra una buona idea-.
Ed effettivamente, fare irruzione notturna in un college, non è quella che molti definirebbero un'idea brillante, per di più se accompagnati da un bambino di 11 anni che chiunque avrebbe visto girovagare da solo, mentre il resto di loro sarebbe rimasto pressoché invisibile.
Ma gli avevano dato ascolto?
Il fatto che Sandman si stesse intrufolando in una segreteria, per rovistare tra i documenti e trovare la stanza della loro vecchia conoscenza, la diceva lunga.
“Esiste un solo motivo per cui dovrebbero darti ascolto?” Si sorprese a chiedersi, iniziando realmente a stufarsi di quella sua vocina interiore, forse una qualche forma di coscienza, che tentava a tutti i costi di farlo sentire il colpa.
Se ci riusciva? Beh...
:-Jaime dovrebbe trovarsi in questo dormitorio- esclamò Dentolina, leggendo il foglio che Sandman le aveva dato, una volta uscito vittorioso dall'ufficio, indicando entusiasta un edificio di mattoni alla loro destra -Chissà come sarà sorpreso di vederci!-. Continuò entusiasta mentre svolazzava al suo interno, lasciando dietro gli altri.
:-Oh sì! Immagino farà i salti di gioia!-.Commento Calmoniglio con molta poca convinzione.
Era passato un po' di tempo dall'ultima volta che avevano incontrato il ragazzo a tu per tu e, a dirla tutta, non ne serbava un gran bel ricordo ma, al tempo stesso, in cuor suo non si sentì di demoralizzare la fata con i suoi dubbi, dopotutto era il Guardiano della Speranza, no? E poi non era detto che il ragazzo ce l'avesse ancora con loro.
“Non è stata certo nostra la colpa” Pensò il Pooka lanciando a Pitch uno sguardo torvo ma non era quello il tempo e il luogo per discutere, avevano una missione da svolgere e lui non l'avrebbe messa a repentaglio permettendo a vecchi rancori di distrarlo.
Erano 6 in tutto.
Jack aveva insistito per venire anche lui ma, sebbene si fosse rimesso più repentinamente di quanto credessero, non potevano essere certi che non potesse avere una ricaduta, inoltre i suoi presunti vuoti di memoria, che in realtà Calmoniglio credeva fossero solo degli scherzi di cattivo gusto per accaparrarsi le attenzioni di Dentolina, potevano creare loro altre grane e, in quel momento, non avevano certo bisogno di ulteriori problemi da portarsi dietro.
Motivo per cui il giovane Guardiano del Divertimento era rimasto al Polo a riposare, sotto le attente cure degli Yeti.
:-Voi restate qui-. Disse infine a Joel e Sandman mentre si avviava all'interno del college, seguendo Dentolina, accompagnato da North e Pitch.
Joel si volse al Guardiano e gli mostrò un sorriso a 32 denti, l'omino dei Sogni contraccambiò.
Erano arrivati lì tramite le Gallerie di Calmoniglio e per Joel, erano stati emozionanti, quasi come la volta che North lo aveva riportato all'istituto con la sua Slitta, un po' come andare su delle montagne russe al chiuso.
:-Sei forte, lo sai?-. Gli disse infine Joel, continuando a sorridergli col suo solito sguardo furbetto.
Il Guardiano, per tutta risposta, gli fece un inchino per ringraziare.
:-Cioè, non fraintendermi, siete tutti una forza ma tu...WOW! Ancora ho davanti agli occhi la scena di tu che afferri Aenigma, trascinandola con te fuori dalla finestra! Sei tosto!-. Continuò a complimentarsi il ragazzino con entusiasmo, le parole gli fuoriuscivano a fiumi, quante occasioni aveva qualcuno nella vita di essere salvato da un Guardiano? Lui era già alla seconda ed era troppo emozionato per questo.
Sandman accolse ben volentieri tutti i complimenti che il ragazzo gli rivolse, seppur sentendosi ancora piuttosto confuso.
Andava fiero di averlo salvato, su questo non vi era alcun dubbio, ma al tempo stesso non era in grado di negare la sensazione che gli stringeva lo stomaco in una morsa: il pensiero di aver nuovamente ferito quella ragazza.
Ma cosa avrebbe potuto fare altrimenti? Non aveva altra scelta e, col senno di poi, avrebbe ripetuto comunque la stessa scelta.
Questo si disse.
:-Sei uno che ci va giù pesante eh?-.
“Ci vai giù pesante eh?”
Poteva vederla ancora davanti ai suoi occhi, non aveva nemmeno bisogno di chiuderli, era come se si trovasse lì in quel momento: corti capelli biondi e la ricrescita nera che iniziava a spuntarle dalla radice, avvolta in una larga felpa grigia, la ragazza insicura, dal viso tondo e grandi occhi neri, che aveva promesso di proteggere e di far tornare a sognare, liberandola dagli incubi che la tormentavano.
La stessa ragazza che, nonostante le sue promesse, non era stato in grado di salvare.
Quanto avrebbe dato per tornare indietro e non aver mai scoccato quella freccia, chissà...forse anche lei sarebbe andata al college.
“Avresti comunque salvato il ragazzo!” Si ripeté.
Da una finestra del terzo piano le grandi braccia tatuate di North fecero capolino :-Siamo qui!-.


C'era da dire che la camera non era come si aspettassero di trovarla.
Dal caos che vi trovarono all'interno, furono sul punto di credere che Aenigma avesse nuovamente giocato d'anticipo su di loro.
Nulla si trovava dove sarebbe dovuto essere. Il pavimento era invaso da cartacce di ogni tipo: fogli accartocciati, bustine di snack e altro cibo preconfezionato, libri, riviste di dubbia provenienza, persino i vestiti.
Le uniche cose che sembravano trovarsi dove dovevano erano la scrivania, sopra cui era posizionato un computer portatile, ed i due letti messi su due pareti opposte: uno inutilizzato, privo di cuscini e lenzuola, mentre l'altro lo sembrava fin troppo. Probabilmente quelle coperte non venivano riordinate da settimane.
Non che loro avessero mai fatto molto caso a questo genere di cose, nel loro lavoro avevano incontrato molte più camere disordinate di quella, solo che non si sarebbero mai aspettati che un ragazzo attento come Jaime vivesse lì dentro.
Beh...non si sarebbero di certo aspettati tante cose a dire il vero, eppure erano accadute nel bene e nel male.
Al loro arrivo l'orologio segnava quasi la mezzanotte ma trovarono la stanza vuota, motivo per cui rimasero ad aspettare e, passata più di un'ora, si trovavano ancora lì, in attesa che il ragazzo si decidesse a rientrare nella sua camera.
Calmoniglio si era bellamente disteso sul letto inutilizzato, fino a quel momento, intento a lanciare il boomerang verso il soffitto riafferrandolo quando cadeva e ripetendo la medesima operazione all'infinito.
Pitch sfogliava, annoiato, una rivista raccolta da terra, North e Joel stavano giocando al computer, dopo che il Guardiano delle Meraviglie aveva hackerato la password. “Trucchi del mestiere” aveva detto con orgoglio al ragazzo che lo guardava con....meraviglia.
Sandman invece girava per la stanza, tentando di raccogliere quanto più poteva, posizionando i vestiti nell'armadio e la sporcizia dove era giusto che dovesse essere: nel cesto dell'immondizia, oramai stra bordante, che sembrava gridare pietà.
:-Screanzato!-. Gridò all'improvviso Dentolina, presa a svolazzare avanti ed indietro, agitata, tenendo le braccia conserte contro il petto.
:-Ma avete visto che ore sono? Non dovrebbe trovarsi a letto a quest'ora? O quanto meno a studiare!-. Insistette.
:-E' pur sempre un ragazzo, avrà anche altri interessi, non potrà mica studiare tutto il giorno, non trovi?-. Le disse Pitch, intento a leggere un sedicente articolo su una rivista dedita al paranormale e le leggende metropolitane, alta letteratura insomma.
La Guardiana si fermò a mezz'aria, gli occhi magenta, furenti, piantati sull'Uomo Nero :-Quali? Quali interessi terrebbero fuori un ragazzo fino a quest'ora?-.
Pitch distolse per la prima volta lo sguardo dalla rivista, volgendo un'occhiata perplessa agli altri :-Non vorrà mica che glielo spieghi seriamente, vero?-.
Per sua fortuna, il rumore della maniglia che scattava gli permise di sorvolare sull'imbarazzante situazione.
La porta si aprì lentamente e la testa di un ragazzo dai capelli castani fece capolino, mentre entrava di spalle. Nonostante fosse molto alto, davanti a lui riuscirono a scorgere un'altra persona, una ragazza per la precisione, dai lunghi capelli ricci e ramati che ridacchiava sottovoce, cercando di non farsi sentire.
Anche il ragazzo rideva insieme a lei e, ancora prima di entrare, si chinò su di lei, stampandole un bacio sulle labbra, per poi invitarla dentro.
:-Vedi, erano questi gli interessi di cui ti stavo parlando-. Disse Pitch a Dentolina, senza curarsi minimamente di abbassare la voce ma forse fu meglio così.
Il ragazzo di spalle sobbalzò nel sentire la voce e si rivolse velocemente all'interno della camera, i suoi occhi color nocciola si sbarrarono per un momento.
:-Sai...ehm!-. Disse impacciato alla bella ragazza davanti a lui, la quale non aveva sentito altro che il rumore del PC acceso.
:-Io, sai, in realtà dovrei dare una bella ripassata per...ehm l'esame di domani! Comunque splendida serata, veramente, ti richiamo ok?-.
La povera ragazza dai capelli rossi non ebbe nemmeno il tempo di controbattere che si ritrovò fuori scena, con la porta piantellata in faccia.
Jaime rimase alcuni secondi con la fronte poggiata contro il legno scuro delle porta, in silenzio, il retro della sua felpa riportava la scritta con il nome del campus.
:-Si può sapere cosa diamine ci fate qui?- Chiese allora, irritato ai Guardiani -Avvisare, una volta tanto, vi sembra una cosa così fuori luogo?-. Stavolta si volse verso le sei figure, mostrando il viso tondo pieno di lentiggini.
North, che aveva coperto gli occhi di Joel con le sue grandi mani, fu il primo a parlare :-Tempo fa avresti fatto salti di gioia, per nostra improvvisa visita-.
Il ragazzo allora abbandonò il fastidio, rilassando le spalle e concedendo un sorriso :-Avevo anche 8 anni, però-.
Andò quindi a sedersi sul proprio letto, facendo un cenno della testa verso Pitch :-Che ci fa lui qui?-. Chiese, visibilmente e giustamente infastidito dalla sua presenza.
:-Grazie per l'accoglienza, anche per me è un piacere rivederti-. Disse l'uomo, lanciando la rivista dove l'aveva trovata, ossia sul pavimento. Sandman la guardò sconsolato.
:-E' una storia un po' lunga- spiegò Dentolina -si tratta di Scarlett-.
:-Si tratta sempre di Scarlett-. Il ragazzo fissò un attimo il vuoto, quasi stesse rimembrando qualcosa legato a quel nome, infine scosse il capo assumendo un'espressione brusca :-Cosa dovete dirmi?-.
E così i Guardiani raccontarono a Jaime tutta la storia: gli parlarono dei bambini che compievano strane azioni, sempre accompagnati da quell'alone violaceo sulle loro teste; gli dissero di Joel e di come quello Spirito che si faceva chiamare Aenigma lo perseguitasse, del loro incontro con la donna e di cosa era avvenuto in seguito.
Passò un po' di tempo e l'orologio digitale andò a segnare le 2:30, nel mentre Jaime ascoltò in silenzio, il viso immobile in un' espressione indecifrabile.
Quando ebbero finito, la prima cosa che fece fu rivolgersi a Joel :-Non appena ti ho visto, ho subito immaginato di averti visto da qualche parte, infatti non mi sbagliavo, qualche mese fa sei apparso in qualche notiziario. Mi dispiace per la tua amica-.
Il giovane incontrò negli occhi del ragazzo più grande una velata malinconia.
:-Quindi Scarlett è viva-. Disse rivolgendosi agli altri, nella sua voce non sembrarono trovare il sollievo che si aspettavano.
Seguì un lungo silenzio, durante il quale Jaime non staccò lo sguardo dalle proprie scarpe.
:-Che stronza!-. Esclamò infine alzandosi con espressione furente, camminando avanti ed indietro per la stanza.
I presenti rimasero impietriti, non era certo quella la reazione che si aspettavano di ricevere, non da Jaime quanto meno!
Il ragazzo puntò un dito contro di loro :-Non aspettatevi il mio aiuto, non questa volta!-. Aggiunse.
:-Perché dici questo?- chiese sconvolta la fata -Era tua amica! Come puoi voltarle le spalle così, senza aiutarla?-.
:-Senza aiutarla?-. Le urlò contro il ragazzo, facendola ritrarre, spaventata dal suo improvviso scatto d'ira.
:-Per anni ho cercato di aiutare quella ragazza, le sono stato vicino ma voi credete che lei abbia mai ascoltato una sola parola di quel che le dicevo? NO! Lei ha preferito far preoccupare sua madre per anni, negandole di sapere cosa le stesse accadendo, tingersi i capelli di un colore diverso per fingersi una persona che non era e che non sarebbe mai stata!-.
:-Sai benissimo che non era sua colpa- disse North in tono grave, con un cenno a Pitch -aveva tenebre nel cuore-.
L'Uomo Nero abbassò il capo, eccola che tornava, quella sensazione che gli impediva anche solo di guardarli e di parlare.
:Questo è vero, e credevo anche io che la base di tutti i problemi fosse lui sai? Però allora dovete spiegarmi perché, per quale motivo, quando oramai si era tutto risolto e non aveva più alcun bisogno di immischiarsi in un affare che non la riguardava, quando aveva la possibilità di poter stare bene, ha deciso di scappare di nascosto? Abbandonando sua madre, proprio quando quella povera donna aveva, finalmente, cominciato a vedere un bagliore di luce alla fine di quel tunnel?
:-Ve lo dico io il perché. Perché era un'egoista, incapace di vivere senza crearsi e dare problemi! Non mi fraintendete, le ho voluto..- si fermò un secondo, sospirò e si passò una mano tra i capelli-..le voglio bene, non sto cercando di far ricadere tutte le colpe di ciò che è successo in seguito su di lei ma state chiedendo troppo, il ricordo di tutto questo è un peso che non riesco a sostenere. Mi dispiace-.
:-Sei diverso Jaime- disse North, lo scoraggiamento presente nella sua voce era più che percettibile -Non sei più bambino di un tempo. Sei cambiato ma noi non possiamo costringere te e se tua scelta è questa...-. L'omone sospirò, senza finire la frase, quale altra via avrebbero potuto prendere in quel momento?
:-Cosa è successo?-. Chiese Dentolina al ragazzo, volandogli di fronte.
:-Cosa intendi?-. Jaime parve colto di sorpresa.
:-Hai detto che non puoi darle le colpe di ciò che è successo in seguito, giusto?-.
Il ragazzo annuì gravemente, chiudendo gli occhi e tentando di trattenere le lacrime.
:-Cosa è successo, in seguito...Jaime?-. Chiese ancora la fata, stavolta con maggiore angoscia, mentre l'idea della risposta aveva cominciato a farsi strada dentro di lei, tant'è che tornò con i piedi a terra, poggiandosi con il busto alla scrivania.
:-Quindi voi non lo sapete vero?-.
Sandman rispose con un punto interrogativo.
Jaime alzò lo sguardo su Pitch, l'uomo tentò di sfuggirne ma bastò un attimo: lo sguardo afflitto dell'Uomo Nero tradì i suoi pensieri ed il ragazzo capì che lui sapeva.
:-Perché non glielo dici tu?-. Gli consigliò, senza preoccuparsi di mascherare il proprio disgusto nei suoi confronti, come non si preoccupava di fare nessuno in fin dei conti.
Calmoniglio prese un respiro profondo e lanciò uno sguardo omicida verso l'uomo :-Cos'altro ancora ci hai tenuto nascosto?-.
Mai tante domande furono poste in una sola volta.
Pitch si ritrovò con le spalle al muro, ormai tanto valeva dir loro la verità a riguardo.
:-La madre della ragazza....-iniziò a dire ma si bloccò, mentre un nodo gli stringeva alla gola, rendendolo incapace di pronunciare le parole esatte.
Anche se oramai era per tutti chiaro come il sole quel che Pitch stava cercando di dir loro.
:-...non è riuscita a sopportare il dolore-. Concluse Jaime, rendendo ciò che non riusciva ad essere detto in realtà.
Dentolina cadde in ginocchio sul pavimento, coprendo il viso tra le sue piccole mani delicate, scoppiando in lacrime.

 
* * * *

:-Qualcuno...mi sta chiamando-. Disse una voce stanca.
:-Torna a dormire-. Rispose seccamente la donna.
:-Ci sono così tanti volti nella mia testa, così tanti nomi...- continuò a dire la prima voce, anche se il fumo ne rendeva indistinte le forme, si riusciva a capire che si trattava di una ragazza -Jaime?-. Chiese di nuovo, gli occhi cominciarono a pizzicare e qualcosa di umido scivolò sulle sue guance sino alle labbra, il sapore salato delle lacrime sembrò svegliare in lei altri ricordi.
:-Scarlett..- disse stavolta -...è il mio nome, vero?-.
:-Torna a dormire- ripeté ancora una volta la donna, stavolta con tono delicato, mentre avvolgeva la ragazza in un abbraccio -nel sonno tutto quanto svanirà, non sentirai più nulla-. Le sussurrò in un orecchio, la nebbiolina violacea avvolse la lunga chioma nera.
:-No...non lo sentirò- affermò la ragazza, tornando a rannicchiarsi in posizione fetale, poggiando la testa sulle gambe della sua unica compagna in quel luogo lontano e desolato -Non farà più male-.
I suoi occhi si chiusero e tornò ancora a dormire.


* * * *
Ed eccoli lì, nuovamente al capolinea di quel dannato treno infernale che li aveva riportati al punto di partenza, l'unico souvenir di quel viaggio inutile era un nuovo senso di sconfitta.
Il rifiuto di Jaime era stato un colpo amaro da mandare giù ma riuscivano a comprendere perché non si sentisse in grado di aiutarli.
“Non è riuscita a sopportare il dolore”
Quanta gente avrebbe ancora dovuto soffrire, prima che loro fossero i grado di riparare al danno che era stato inferto?
Pitch, dal canto suo, non aveva più proferito parola da quando avevano lasciato la stanza, mantenendo costantemente il capo chinato, talmente triste e patetico che persino il Pooka non sentì più l'irrefrenabile voglia di spaccargli la faccia.
Finalmente di ritorno al Polo Nord, i Guardiani decisero che per Joel era ormai arrivato il momento di tornare a casa, ovviamente tenuto sotto stretta sorveglianza, nel caso Aenigma si fosse ripresentata.
Il giovane non si oppose, ora più che mai sentiva il bisogno di abbracciare i suoi genitori e di stampare un bacio sulla morbida guancia di sua madre. Non l'avrebbe mai detto a voce alta ma...per la miseria! Aveva persino voglia di rivedere quell'arpia di sua sorella.
Sandman si assunse il compito di riportarlo indietro.
Fu solo quando il Guardiano dei Sogni ed il ragazzo se ne furono andati che Dentolina tornò nello studio di North, con il fiatone.
:-Jack...-disse cercando di prendere fiato-..Jack è sparito!-.


* * * *
Non appena Joel arrivò nel vialetto di casa stava quasi arrivando l'alba.
Sua madre e suo padre erano sulla soglia, ad attendere il suo ritorno, ma non erano soli.
Parcheggiata, vicino al marciapiede, stava una volante della polizia, la luce blu mandava un'inquietante riflesso sull'abitazione.
:-Joel!-. Urlò sua madre correndogli incontro, cadendo sulle proprie ginocchia, per abbracciare il figlio stretto a se :-Buon dio ti ringrazio-. Disse stringendolo forte, impedendogli quasi di respirare ma il giovane non si oppose, bensì godé di quell'abbraccio per un buon momento.
:-Mamma mi dispiace, non volevo farvi preoccupare!-. Si scusò poi il giovane, che alla fine non aveva voluto fare nulla di male, in tutti quegli eventi che erano susseguiti non aveva avuto molta scelta.
La donna lo guardò negli occhi, scostandogli una ciocca di capelli biondi dal viso ed accarezzandogli una guancia :-Almeno tu stai bene, tesoro mio-.
:-Almeno io?-. Il ragazzo impallidì e solo allora, alzando lo sguardo al primo piano, vide una finestra infranta.
La donna non fece in tempo a dire qualcosa che il figlio era già corso all'interno della casa.
Aveva creduto che la polizia fosse lì per lui, solo per lui.
Salì velocemente le scale, inciampandovi più volte ma senza mai fermarsi, raggiungendo la stanza alla fine del corridoio, quella più isolata e grande. Quella che Grace aveva voluto a tutti i costi per se.
Quando si affacciò all'interno della camera ai suoi occhi si presentò uno scenario terrificante.
La finestra era in frantumi ed i vetri di varie dimensioni sparsi sulla moquette, i mobili non erano più al loro posto, persino il letto era rivoltato su di un fianco.
Ma, oltre alla camera completamente a soqquadro, Joel inorridì alla vista di qualcosa che non doveva trovarsi lì, qualcosa che non aveva alcun senso di esserci: si trattava delle stalattiti e stalagmiti di ghiaccio che spuntavano dalle pareti.
Sandman, il quale era stato al suo fianco per tutto il tempo gli posò una mano sulla sua spalla, altrettanto inorridito.
Solo un Guardiano avrebbe potuto lasciare segni simili ma ne lui, ne il ragazzo, riuscivano a capacitarsi del perché.
Perché? Perché di cosa alla fine...
Nulla sembrava avere più un senso, ormai.

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Capitolo 13
*** Piccoli passi verso il delirio. ***


Capitolo XII 
Piccoli passi verso il delirio. 




Quando riaprì gli occhi si sentì dolorante dalla testa ai piedi, le gambe erano anchilosate, la gola arida, la fronte pulsava terribilmente e, su di essa, percepiva la presenza di un grumo di sangue secco che scendeva in un piccolo rivolo sino al mento. 
Si portò una mano alla ferita, si era asciugata. 
Ho battuto la testa?” Si chiese intontita, mentre iniziava a mettersi seduta, guardandosi intorno, nel tentativo di capire dove si trovasse ma era tutto buio ed i suoi occhi, ancora stanchi, facevano fatica a distinguere la realtà dalla fantasia. 
Comunque, da quel che le sembrò di vedere, quel posto era completamente rivestito di marmo viola, le cui striature scure pulsavano, come le vene che pompano il sangue al cuore, risalendo sulle colonne che si ergevano dal pavimento, svettando sino ad un soffitto, apparentemente, senza fine. 
Pensa Grace, pensa” Sforzò di ricordarsi la ragazza, estraendo il cellulare dalla borsa. 
:-Niente campo. Mi pare ovvio-. Tentò di dire ma quel che fuoriuscì dalle sue labbra fu più che altro un rauco mormorio, probabilmente dovuto alla disidratazione, infatti le sue labbra erano secche, così come la sua gola. 
Intanto la sua mente stava iniziando a rievocare alcuni ricordi, per quanto questi le parvero confusi e sfocati. 
Stava andando a riprendere suo fratello, nel luogo che avevano concordato ma, di lui, non vi era stata alcuna traccia...doveva aver aspettato per diverso tempo,visto che ricordava il cielo farsi buio all'improvviso, mentre si incamminava verso casa chiamando i suoi genitori, era preoccupata. 
Una volta giunta a casa, aveva sperato di trovarvi suo fratello, per dargli un amorevole cazzotto sulla testa ma, purtroppo, lui non era nemmeno lì. 
Era quindi salita in camera sua, per attendere che i genitori facessero rientro ma, non aveva fatto in tempo a togliersi la borsa a tracolla, per lanciarla sul pavimento che la finestra si era infranta all'improvviso verso l'interno, colpita da una violente ondata di vento gelido che invase l'intera stanza, ululando e facendole fischiare le orecchie. 
Doveva aver urlato, ed anche parecchio forte, mentre si era lanciata verso la porta, tentando di fuggire ma la porta le si era serrata davanti e non era più stata in grado di riaprirla, schiacciata dalla forza del vento. 
Allora, nel girarsi, aveva evitato con un balzo l'enorme lastra di ghiaccio fuoriuscita, inspiegabilmente, dalla parete insieme ad altre che, velocemente, avevano reso la stanza una tagliente e fredda trappola. 
:-Cosa diamine sta succ..oh mio dio!-. Urlò, quando si trovò di fronte quel ragazzo. 
Da quanto si trovasse lì, non ne aveva la minima idea: era albino con gli occhi rossi ed aveva indosso una felpa blu con degli orribili pantaloni marroni. 
Sembrava essere parecchio più alto di lei ma questo perché i suoi piedi, arrossati alla punta delle dita, non toccavano terra. 
:-Puoi vedermi?-. Le aveva chiesto, notando lo stupore nei suoi occhi a mandorla ma era talmente spaventata da non essere riuscita a spiccicare mezza parola, se non qualche balbettio incomprensibile. 
L'albino, comunque, non attese risposte ed alzò il grande bastone ricurvo che impugnava nella destra. 
:-Non era te che cercavo- disse -ma andrai bene comunque-. 
Ricordava poi d'aver visto il bastone avvicinarsi velocemente verso la sua testa, un dolore lancinante, il buio e poi...” 
:-E poi mi sono risvegliata qui-. 
Quel ricordo, talmente assurdo, come poteva essere vero? Forse era stata la botta che aveva preso ad alterarlo. 
Restò seduta ancora per un poco, nel tentativo di far partire almeno una chiamata dal suo cellulare ma, alla fine, si trovò costretta ad alzarsi lentamente, nonostante il capogiro le provocasse un forte senso di nausea, iniziando così a vagare per la stanza, tenendo alto il cellulare. 
:-Solo una tacca, ti prego, solo una tacca-. Supplicò alla terza volta che ripercorreva l'intero perimetro della stanza ma niente, il cellulare era pressoché inutile.
:-MALEDIZIONE!-. Cominciò ad urlare, in preda al panico, prendendo a calci una delle tante colonne presenti nella stanza. 
Dal fondo della camera, il rumore di un chiavistello ed il cigolio di una porta attirarono la sua attenzione. 
Non ho visto porte” pensò mentre la luce finalmente illuminava quel posto, riversandosi lungo le pareti violacee. 
A fare il loro ingresso furono due figure: uno era il ragazzo che l'aveva colpita e l'altra invece era una donna, dall'aspetto ancora più bizzarro di quello dell'albino, la cui intera pelle biancastra sembrava emanare fumo ametista ed i capelli aleggiavano leggeri nell'aria, ignari della forza di gravità. 
Grace si schiacciò quanto poté contro la colonna, quando i due le si avvicinarono. 
La donna la squadrò attentamente con i suoi occhi rossi, da capo a piedi, esaminandola come della merce da acquistare. 
:-Chi diamine siete?-. Domandò la ragazza, terrorizzata. 
:-Aenigma, tanto piacere-. Le rispose con noncuranza la donna, senza prestarle attenzione e continuando ad esaminarla. 
:-Tu sai perché ti trovi qui?-. Le chiese infine guardandola dritta negli occhi. 
:-No-. Rispose Grace, abbassando lo sguardo, intimorita da quelle iridi. 
:-E' la stessa cosa che mi sto chiedendo io!-. Disse Aenigma, irata, rivolgendosi al ragazzo dietro di lei. 
:-Ti avevo chiesto il ragazzino- sibilò a denti stretti, vagando avanti ed indietro, il ticchettio dei suoi tacchi riecheggiava sino a perdersi nel vuoto -cosa diamine vuoi che me ne faccia di questa?-. 
Ragazzino? Che stia parlando di Joel?” Era per questo che non si era fatto vivo? 
:-Lui non era in casa, ho pensato che lei fosse meglio di niente-. Rispose il ragazzo, tenendo il capo chino, tentando di evitare anche lui lo sguardo furioso della donna. 
:-Hai pensato?-. 
Grace tentò di alzare appena la testa scorgendo, alle spalle dei due interlocutori, la porta da cui erano entrati, ancora aperta. 
Non era vicina ma nemmeno troppo lontana. 
Avrebbe potuto raggiungerla, forse, ma prima sarebbe dovuta passare davanti ai suoi due rapitori e la cosa era pressoché impossibile. 
:-Ti ho forse ordinato di pensare?- mentre urlava, Grace notò che il fumo alterava colore, tingendosi di porpora -Se avessi bisogno di qualcuno che pensi al posto mio, di certo non avrei fatto conto su di te!-. 
Il giovane indietreggiò di qualche passo, evitando i lunghi capelli della donna, i quali sembravano bruciare come le fiamme ardenti. 
:-Perdonami, mia signora-. Cadde lui sulle ginocchia, poggiandosi al suo bastone. 
Era quello il momento! 
Grace scattò in avanti, correndo in direzione dell'albino, chino a terra. 
In tutte le scuole che aveva frequentato, era sempre stata una delle prime della classe in educazione fisica e, si dava il caso, che la corsa ad ostacoli fosse uno dei suoi punti forti. 
Le bastò un semplice balzo, le gambe erano stanche ma doveva farsi forza. La testa bianca del ragazzo, il quale aveva ripreso ad alzarsi, allarmato, sfiorò la suola delle scarpe ma ormai lo aveva superato. 
Ce l'ho fatta!” 
Le punte dei piedi toccarono terra, adesso le sarebbe solo bastato un ultimo sprint verso la porta per poi chiudersela alle spalle, al resto avrebbe provveduto una volta uscita da lì dentro ma, senza nemmeno essersi resa conto di come fosse successo, si ritrovò sospesa in aria, la mano della donna stretta in una morsa soffocante attorno alla sua gola. 
:-Vuoi già lasciarci?-. 
Grace scalciò ma aveva bruciato le uniche forze che le erano rimaste anche se, probabilmente, non sarebbe stata in grado di contrastarla nemmeno se ne fosse stata al pieno. 
:-Cosa..- tentò di dire con grande fatica -cosa volete da mio fratello?-. 
Aenigma le mostrò un sorriso inquietante :-E così Joel è tuo fratello?-. 
Grace annuì appena, gli occhi stavano iniziando a lacrimarle per la mancanza di ossigeno. 
:-Bene, bene. Com'è che si dice? Se la vita ti da dei limoni- allentò la presa dalla gola della ragazza -tu fanne una limonata-. Detto ciò scaraventò, senza la minima fatica, la ragazza contro la parete al suo fianco, lasciandola cadere a terra in un forte tonfo secco. 
Grace perse nuovamente i sensi. L'impatto fu talmente forte che anche l'intero contenuto della borsa schizzò fuori riversandosi sul pavimento. Tra le varie cose, rotolò fuori un oggetto sferico di vetro, che viaggiò sulla superficie di marmo sino ai piedi di Jack Frost che lo colse, scrutandolo attentamente. Sapeva di cosa si trattava. 
:-Cosa diamine stai facendo?-. 
:-Mia signora- disse lui avvicinando il Globo di Neve ad Aenigma -credo tu abbia trovato il modo di far giungere loro il tuo messaggio-. 
La donna osservò l'oggetto per un istante, infine comprese e sogghignò. 
:-Miei cari Guardiani..-. 

 
* * * *
 
...credo che oramai abbiate notato che all'appello manca un vostro amico e, suppongo, avrete anche un'idea abbastanza chiara di come io sia entrata in possesso di questo delizioso oggetto ma permettetemi comunque di farvi il punto della situazione, specie per coloro, l'ombra strisciante che vi portate dietro per esempio, che potrebbero non avere intelletto a sufficienza da esserci arrivati. 
Il caro Frost ha capito che, per lui, era giunto il momento di unirsi al più forte, motivo per cui è venuto da me. 
Ovviamente non poteva presentarsi mani vuote, ha così deciso di portare con se un piccolo dono per la sottoscritta. 
Vedete lì? La giovane e bella addormentata? 
Ecco, mi duole dirlo ma non era esattamente ciò che desideravo e, visto che non so proprio cosa farmene di lei, vorrei proporvi un piccolo affare. 
Io vi lascerò libero accesso al mio dominio, vi concedo di trovarmi e, se sarete tanto stupidi, anche di affrontarmi. 
A due piccole, quanto insignificanti condizioni. 
La prima: 
dovrete portarmi il ragazzino, cosicché io possa scambiarlo con questa bella giovane. 
La seconda: 
non voglio vedere, nemmeno da lontano, quella viscida macchia nera di Pitch Black vagare per la mia dimora. E che non vi venga in mente di farmela sotto il naso, perché se sarà con voi, io lo saprò. 
Avrete tempo sino all'alba per decidere, scaduto questo termine, mi troverò costretta a disfarmi di questo bel faccino. Sarebbe un vero peccato. Non vi pare?” 
North poggiò il Globo sulla scrivania, massaggiandosi le tempie, stanco, dopo aver rivisto quel video per l'ennesima volta. 
Avevano passato diversi momenti bui, durante la loro missione di protettori dell'infanzia, ma non si erano mai ritrovati ad un simile punto morto, così facili da colpire e costretti a contrattare con un'entità che aveva reso un loro amico, un Guardiano Corrotto. 
Volse un'altra occhiata al viso pallido che lo stava fissando con i grandi occhi sanguigni ed un sorriso talmente folle da fare inquietudine persino a lui. 
:-Come può essere...-. Mormorò tra se e se. 
:-Non le somiglia per niente, vero?-. 
Santa Clause sbalzò dalla sua poltrona, volgendo uno sguardo furtivo verso l'angolo alla sua destra dove un'ombra dagli occhi gialli emerse lentamente. 
Non lo aveva sentito entrare ma, d'altronde, era proprio quello uno dei suoi doni. 
North studiò il volto della donna nel fermo immagine. 
Effettivamente Aenigma aveva un aspetto molto più maturo e dei tratti più pronunciati al contrario di quelli morbidi ed un poco infantili di Scarlett. E forse anche un poco più alta. 
Tant'è che i Guardiani non avrebbero mai immaginato chi si nascondesse dietro lo Spirito della Follia. 
:-Sono molto diverse-. Concordò infine con Pitch. 
Ma le differenze che riscontrava non erano solamente sul piano fisico, vi erano enormi discrepanze anche sul piano caratteriale. 
Se da un lato c'era Scarlett, una ragazza timida ed insicura, dall'altra vi era Aenigma che mostrava una totale mancanza di controllo da renderla pericolosamente dannosa, sfacciata e maliziosa. 
:-Scarlett era ragazza dolce e innocua, non avrebbe fatto del male a mosca-. 
:-Oh beh! Su questo non ci metterei la mano sul fuoco-. Disse Pitch, accomodandosi su di una sedia dinanzi a North. 
:-Ci terrei a farti notare che quell'innocua ragazzina, mi ha già aggredito, non una ma ben due volte. 
Alla prima ha tentato ripetutamente di colpirmi con una spranga di legno, lanciandomi insulti irripetibili, dalla quale sono, fortunatamente, uscito incolume. 
:-Ma è alla seconda che è riuscita a fare centro- allungò il braccio sinistro, scostando la manica nera che lo copriva e mostrando una cicatrice circolare -stampandomi la sua bella dentatura con un bel morso-. 
Santa Clause si alzò e prese il braccio ossuto dell'uomo tra le sue grandi mani, esaminandone la cicatrice attentamente. Infine tornò a sedersi, mantenendo il silenzio, poggiandosi contro lo schienale ed incrociando le braccia contro il petto, nel tentativo di mantenere un'espressione impassibile che venne ben presto tradita dalle sue labbra che si incresparono per un momento, sotto la folta barba bianca. 
:-Ridi pure se vuoi-. Gli concesse Pitch con rassegnazione, ritirando il braccio, così che North potesse far riecheggiare la sua sonora risata per tutta la stanza e, forse, per tutto il Polo. 
Rise talmente tanto da doversi tenere la pancia, in alcuni momenti, addirittura, quasi non gli mancò il respiro e, alla fine, anche Pitch si trovò a ridacchiare tra se e se all'affiorare di quei ricordi, scuotendo appena il capo. 
Ad ogni modo, me le sono meritate” si disse e, per un istante, gli parve di vederla con la coda dell'occhio, come spesso gli capitava ogni qual volta che ne rievocava il ricordo. 
:-Ragazza ha colpito te molto più di quanto sia riuscito Sandman-. Tentò di dire North, col volto ormai paonazzo, asciugandosi i grandi occhi azzurri. 
:-Già-. Rispose Pitch distratto, osservando nella direzione in cui l'aveva appena vista, era stato solo un battito di ciglia ma ne era sicuro... 
Oh! Quindi ora sei preoccupato per me?” 
S', lo aveva colpito, molto più profondamente di quanto l'omone intendesse e, forse, molto più di quanto lui avrebbe mai ammesso, persino a se stesso :-Quella ragazza è una spina nel fianco-. Commentò infine, convincendosi ancora una volta di averla immaginata. 
:-Però tu tieni a lei-. 
L'Uomo Nero ignorò l'affermazione, forse anche po' colto di sorpresa, cambiando l'argomento della conversazione-. 
:-Cosa avete deciso di fare, riguardo lo scambio?-. 
Il tempo delle chiacchiere frivolo era finito e, per un attimo, North si sorprese di stare dialogando con Pitch, quasi come stesse parlando con un vecchio amico. 
:-Abbiamo pensato tanto- rispose pensoso -ma nessuno è riuscito a trovare idea buona per salvare ragazza-. 
Il Globo di Neve si era illuminato nella notte e North aveva immediatamente chiamato a raccolta gli altri Guardiani che, nel loro piccolo, specialmente Sandman e Dentolina, tentavano di tornare alle loro mansioni quotidiane. Non potevano permettere che altre luci sul Globo iniziassero a spegnersi. 
Aveva chiesto le loro opinioni, discutendo solo fino a poche ore prima sul da farsi ma non erano riusciti a trovare alcuna soluzione senza che questa comportasse delle perdite. 
Se avessero ceduto, la vita del ragazzo sarebbe stata in pericolo. 
Se l'avessero ignorata, allora sarebbe stata la vita di sua sorella ad esserlo. 
Fu solo in quel momento che North si rese conto di aver chiesto l'opinione di tutti, forse pure a qualche Yeti, ma di aver dimenticato una persona. 
:-Tu hai idee?-. Gli chiese, rimediando alla sua mancanza. Se solo Calmoniglio lo avesse sentito pronunciare quelle parole, specie in quel momento, specie dopo tutto quel che era venuto a galla, gli sarebbe presa una sincope all'istante ma, per sua fortuna, il Pooka non era con loro in quel momento. 
Pitch finse un'espressione di stupore, inclinando il capo su di un lato :-Stai realmente chiedendo a me, il vostro più arcigno ed inaffidabile nemico, se ho un piano che vi possa salvare l'osso del collo?-. 
:-Non tirare troppo per lunghe- lo ammonì North -voglio solo provare a credere che, questa volta, noi possiamo fidarci di te-. 
L'Uomo Nero si alzò in modo brusco, al punto tale che la sedia cadde sul pavimento :-Non ho bisogno di dimostrarvi niente-. E, senza aggiungere altro, si diresse alla porta. 
Afferrò il pomello. 
:-Ma c'è qualcuno a cui vuoi dimostrare qualcosa, non è forse così?-. 
Colpito nel vivo, l'uomo rimase fermo, dando le spalle a North, tenendo la mano sul pomello mentre una domanda tornava a tormentare la sua mente. 
Cosa desidero?” 
Un leggero movimento percepito con la coda dell'occhio. Si volse e, stavolta, la vide. 
In piedi accanto a lui, avvolta in uno sgargiante vestito rosso che metteva in risalto le guance rosee, lunghi capelli neri che le scendevano giù, scivolandole lungo le spalle. 
Sembrava trovarsi sul punto di muoversi ma restava ferma a fissarlo con i grandi occhi neri, in attesa, forse, che fosse lui a fare qualcosa 
Tu puoi cambiare” 
Con un sospiro lasciò andare il pomello, arrendendosi a quell'evidenza. 
Mi hai messo di nuovo sotto scacco, piccola Scarlett” 
:-Avrei un'idea-. 

 
* * * *
 
:-Tesoro, è tutto a posto?-. 
Joel alzò gli occhi azzurri dai compiti, girandosi in direzione della madre, in piedi sulla soglia della porta: gli occhi, che non si preoccupavano di lasciar trapelare la preoccupazione, erano cerchiati da occhiaie scure e profonde, i capelli erano in disordine ed i vestiti, a cui aveva sempre prestato un'attenzione quasi maniacale, erano sciattati. 
:-Tranquilla mamma, tutto sotto controllo-. Le rispose lui, sforzando un triste sorriso. 
La donna annuì ma, non del tutto sicura, vagò per la stanza, come alla ricerca dei famosi mostri che vivono negli armadi, o di qualsiasi altra cosa che potesse ferire suo figlio. 
:-Ti serve qualcosa?-. Chiese ancora, avvolgendosi la vita nelle proprie braccia, aveva un aspetto talmente insicuro, lei che non aveva mai mostrato una debolezza, che sentì piangergli il cuore. 
:-No mamma. Finisco i compiti e poi mi metto a letto-. 
La madre non aggiunse altro ed uscì, socchiudendosi la porta alle spalle, senza chiuderla, come aveva sempre fatto. 
Dopo quel che era accaduto, quello era un rituale che la donna aveva ripetuto almeno una decina di volte. 
Joel tentò di tornare a concentrarsi sui capitoli da studiare ma gli era impossibile concentrarsi nello studio, quando sapeva che qualcuno che amava stava soffrendo. 
Chiuse il libro e si diresse pigramente verso il letto. 
Erano passati due giorni da quando Grace era sparita e, da allora, dai Guardiani non aveva saputo nulla, solo che c'era sempre uno di loro intento a fare la guardia, nel caso Aenigma o, per meglio dire, Jack avesse deciso di tornare di nuovo e trovare chi erano venuti a cercare. 
Si buttò sul letto, affondando la testa nel cuscino. 
Era colpa sua. 
Grace era stata rapita e questo perché Aenigma era lui che voleva. 
I suoi genitori si stavano struggendo dal dolore, ignari di dove la loro piccola si trovasse. 
Il trasferimento in un luogo dove nessuno voleva andare, lontano dalle amicizie a cui erano abituati. 
E le gambe della sua compagna di classe, paralizzate per sempre. 
Tutto, era accaduto tutto a causa sua e del ricordo che ancora serbava di una ragazza che gli era sembrata tanto gentile. 
Se non mi avessero mai adottato, forse nessuno adesso starebbe soffrendo a causa mia” pensò e per la prima volta, da quando quel putiferio aveva avuto inizio, pianse, bagnando il cuscino morbido di tutte le sue amare lacrime. 
Più volte aveva tentato di essere forte, affrontando i problemi che gli si paravano davanti a testa alta e, spesso, con lo scudo della sua ironia, ci riusciva ma stavolta era troppo da sopportare. 
Sono solo un bambino, diamine” iniziava realmente ad avere paura. 
E se quel che stava accadendo fosse al di fuori delle possibilità dei Guardiani? Se anche loro non fossero in grado di riportare sua sorella a casa, sana e salva? 
:-Oh tesoro-. La voce femminile che udì non era quella di sua madre ma, per lui, fu comunque un piacere ascoltarla. 
Alzò appena lo sguardo, incontrando i grandi occhi viola di Dentolina, contornati da lunghe ciglia magenta. 
Dietro di lei stavano gli altri Guardiani e Pitch, il qualche avrebbe preferito non vedere, a dire il vero. 
Joel si mise a sedere, cercando di asciugarsi le lacrime ma quelle non facevano altro che aumentare e, nel giro di pochi attimi, si ritrovò a singhiozzare come mai gli era capitato in tutta la sua vita. 
:-Voi andate fuori, ci penso io-. Disse dolcemente la fata agli altri, andando a prendere il piccolo tra le proprie braccia piumate e poggiandogli la fronte contro la spalla, lasciando che si sfogasse 
:-Risolveremo tutto, stai tranquillo-. Gli sussurrò in un orecchio mente gli altri uscivano.

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Capitolo 14
*** Il Dominio del Caos. ***


Capitolo XIII 
Il Dominio del Caos. 
 



:-Allora, statemi bene a sentire, perché non ho alcuna voglia di ripetervelo due volte-. disse Pitch, chinato sulla scrivania di Joel, intento nel trafficare con i vari oggetti disposti su di essa, disponendoli in modo strategico. Almeno per lui. 
:-Il piano è questo- prese una gomma da cancellare, sulla quale aveva applicato un adesivo con uno smile, di quelli che di solito vengono utilizzati nelle scuole elementari come “premio” nei compiti in classe, rappresentante una faccina sorridente, infilzandola con un chiodino blu sull'ipotetica testa -accetterete lo scambio. Sarà il vostro unico modo di entrare nel suo dominio, è chiaro ovviamente che non dovrete realmente “accettare lo scambio”-. Specificò mimando delle virgolette con le dita. 
:-Ma non mi dire-. Mormorò Dentolina ma l'uomo non la sentì, o la ignorò. 
:-Questo pretesto sarà necessario a distrarre quella donna- prese una seconda gomma da cancellare, sulla quale questa volta andò ad applicare un adesivo dall'espressione incattivita -affinché Sandman possa arrivarle alle spalle-. Si rivolse verso Sandman, che lo guardava dubbioso. 
:-Oh andiamo, non guardarmi così. Usa un po' di inventiva, sappiamo bene entrambi che sei bravo a sgattaiolare alle spalle altrui senza farti sentire-. E detto questo andò a prendere una scatolina contenente dei brillantini dorati che posizionò alle spalle della gomma malvagia. 
:-A questo punto sarà necessario colpirla, non mortalmente ma..sì dacci dentro. Dovrai renderle impossibile la possibilità di evaporare via. Nel mentre ovviamente dovrete occuparvi di Frost e, possibilmente, metterlo fuori combattimento, suppongo che al coniglio non dispiacerà questo arduo compito. Anche se credo che, come la potenza di Aenigma andrà ad affievolirsi, anche il vostro caro Jack tornerà ad avere sprazzi di lucidità...spero-. 
:-A quel punto sarà a vostro piacere decidere cosa fare ma, se volete sapere la mia, porterei i due ragazzi al sicuro e, in seguito, prendere Aenigma e portarla con voi ed, allora, ci occuperemo dell'altra faccenda-. 
Fissò con soddisfazione il suo piano strategico, illustrato da degli oggetti da ufficio, per poi voltarsi verso gli altri :-Avete domande?-. 
Non volò una mosca. I tre Guardiani che erano appena entrati a conoscenza del piano, North lo aveva ascoltato in precedenza, si scambiarono occhiate perplesse, finché non fu il Pooka a prendere parola. 
:-Di' un po', ci stai prendendo in giro?-. 
L'Uomo Nero si strinse nelle spalle :-Più serio di così si muore-. 
Non me ne dispiacerei” Pensò Calmoniglio. 
:-E tu gli dai anche ascolto?-. Chiese ancora lui, stavolta rivolgendosi a North. 
:-Calmoniglio, so che sembra assurdo ma è nostra unica possibilità-. Rispose l'altro Guardiano, in tono grave. 
:-Hai detto bene: assurdo! Devi aver inalato un bel po' di quel fumo se credi realmente che entrerò nella tana del nemico, credendo di uscirne incolume con un piano che se ideato da un bambino dell'asilo, avrebbe avuto meno buchi di uno scolapasta, al contrario di questo che sta facendo acqua da tutte le parti!-. 
:-Ehi così ferisci i miei sentimenti- ridacchiò Pitch -E quindi lasceresti che sia una ragazza di soli sedici anni a rimetterci, per la tua mancanza di coraggio?-. 
:-Brutto farabutto- gli si avventò contro Calmoniglio -come osi, proprio tu, farmi la predica. Tu che sei la causa principale di tutto questo casino!-. 
:-Calmoniglio, basta- gli disse pacatamente Dentolina, posando dolcemente la sua piccola mano sulla grigia spalla del Pooka -per quanto anche io abbia delle riserve, non sarà così che riusciremo a risolvere la situazione-. 
Il Guardiano prese un respiro profondo, inclinando il capo prima a destra e poi a sinistra, facendosi scrocchiare le ossa del collo :-Però una soddisfazione me la toglierei, quella sì-. 
:-Te la sei già tolta qualche giorno fa se ben ricordi e, comunque, non era nelle mie intenzioni farti alcuna predica- si spiegò Pitch -sono perfettamente consapevole delle mie colpe ed è proprio per questo che ti chiedo, Guardiano: sei disposto ad affrontare il prezzo del tuo rifiuto?-. 
Il Pooka abbassò lo sguardo alle proprie zampe, infine diede uno spintone all'uomo, in maniera volutamente violenta, che andò a sbattere contro la scrivania, facendola vacillare. 
Joel per un attimo trattenne il respiro, vero che in quel momento aveva ben altre preoccupazioni, ma quando vide la sua preziosa action figure di Michael Myers oscillare al bordo della scrivania, su cui poggiava, quasi avrebbe voluto lanciarsi sotto di essa per salvarla. Fortuna volle che la statuetta tornò al suo posto in pochi secondi, così che lui potette tirare un sospiro di sollievo. 
:-E' una missione suicida-. Sentenziò infine Calmoniglio, poggiandosi a zampe conserte contro la parete. 
:-E quale sarebbe il tuo ruolo, in tutto questo?-. Chiese Dentolina a Pitch. Tutti avevano visto il video nella sfera e, tutti, sapevano che la donna non aveva la minima intenzione di ritrovarselo al suo cospetto. Palese era il disprezzo che provava nei suoi confronti. 
Sarebbe difficile non provarne” pensò tra se e se la fata, per quanto, in cuor suo, credeva che dell'uomo che conoscevano fosse rimasta solamente una fastidiosa facciata. E non doveva essere l'unica a pensarla in questo modo, visto che North aveva deciso di dargli il beneficio del dubbio. 
:-Resterà di guardia in questa casa, controllando che genitori di Joel restino addormentati, dopo che Sandman avrà fatto suo dovere-. Spiegò North per lui. 
Joel sussultò. 
I suoi genitori, da soli, con quell'uomo? No. La cosa non gli piaceva per niente. 
:-Non ti preoccupare, non te li sfiorerò nemmeno con un dito-. Borbottò Pitch a Joel, il quale si sentì infastidito di come l'uomo potesse mettere così a nudo le sue paure, davanti a tutti peraltro. Beh...se era l'Uomo Nero, c'era un motivo. 
:-Quindi lasciami capire- intervenne di nuovo Calmoniglio, sempre più irritato -gli hai lasciato carta bianca, permettendogli di decidere la nostra prossima mossa, con un piano già fallito solamente a raccontarlo e, aggiungiamo il danno alla beffa, lui se ne starà qui comodo ad attendere la nostra disfatta una volta per tutte? Ma lo sentite anche voi di come questo suoni assurdo?-. Si rivolse infine verso Dentolina e Sandman. 
:-Mai mi sarei aspettato simili parole Calmoniglio- disse North, cupo -tu che sei Guardiano di Speranza. Chi, se non tu, dovrebbe credere nella nostra riuscita in questa impresa?-. 
Il Pooka lasciò scendere le orecchie sulla nuca, lasciando che l'espressione irata lasciasse il posto ad una triste e rassegnata :-Non ho perso la Speranza, è il piano che non ne ha alcuna. Non voglio perdere altri amici in quest'assurda guerra, mettendo a repentaglio la vita di tutti i bambini. Perché è anche delle loro vite che stiamo parlando, se l'impresa fallisce.- sospirò -Deve esserci un altro modo-. 
:-Tu cosa dici?- Chiese Dentolina a Joel, volandogli vicino -Te la senti di fare questa pazzia?-. 
Il ragazzo, in realtà, non si sarebbe mai aspettato che qualcuno lo tirasse in mezzo a quella discussione, nonostante questa trattasse proprio del suo futuro e di quello della sua famiglia, aveva immaginato che simili leggende affrontassero questo genere di situazioni con un semplice battito di ciglia ma, ora, si rendeva conto di quanto la sua idea fosse superficiale. 
Dal canto suo, comunque, aveva già preso la sua decisione e mai nessuno sarebbe stato in grado di fargli cambiare idea. 
:-Per mia sorella potrei smuovere mari e monti..-fece una pausa incerta -..voi però non diteglielo, ecco-. 
North sorrise con soddisfazione :-Sai che è piano rischioso, vero?-. 
Lo sapeva, perfettamente, ed era terrorizzato per questo :-Sì lo so ma non mi tirerò comunque indietro, e ritornerò a casa con Grace-. 
Pitch rise :-Mi piace il ragazzino, ha coraggio-. 
Il ragazzo guardò l'uomo con un filo di sorpresa negli occhi, chiedendosi il perché di un simile complimento quando, poi, si rese che...aveva ragione. 
Le sue ginocchia battevano dal terrore, eppure avrebbe corso qualsiasi rischio per il bene di Grace e chi, meglio di Pitch, avrebbe potuto comprendere quanto il suo sforzo di non cadere a terra, rintanandosi in un angolo, fosse grande? 
E stranamente, questa volta, si sentì gratificato dall'affermazione dell'uomo, al quale infine rivolse un sorriso un po' impacciato. 
North si rivolse agli altri due Guardiani che non avevano espresso alcuna opinione in merito :-E voi? Cosa farete?-. 
Sandman, senza esitazioni, allungò una mano in avanti. 
Era la Follia che andavano a combattere e con la Follia l'avrebbero affrontata, era giunto per lui il momento di mettere fine a quella storia e di far tornare le cose come erano prima o, forse no, forse migliori di come erano sempre state. 
Io ci sto” compose con la Sabbia sulla sua testa dorata. 
Dopo un istante seguì Dentolina, la quale sorrise agli altri due con la sua solita dolcezza ma anche con ferma decisione :-Siamo una squadra-. 
La sua mano rosata andò a posarsi su quella dorata dell'Omino dei Sogni. 
North si compiacque ed allungò a sua volta la grande mano che arrivò subito dopo la grigia zampa di Calmoniglio, il quale aveva raggiunto le mani degli altri due. 
Il Guardiano delle Meraviglie si volse con “meraviglia” verso il Guardiano della Speranza, il quale si strinse nelle spalle con un sorriso :-O tutti, o nessuno. Andiamo a riprenderci il ghiacciolo-. 
North rise e, dopo avergli dato una pacca amichevole sulla spalla, che quasi non si slogò, strinse tutte e tre le mani nella sua destra, in un'unica grande stretta.
:-Vi prego-. Si lamentò Pitch, assistendo alla scena. 

 
* * * * 
 
:-Continuano a chiamarmi-. La giovane si alzò, barcollando sulle proprie gambe. 
:-Il mio nome continua a rimbalzare nelle loro menti. Perché?- si chiese -Per quale motivo non vogliono che io possa riposare?-. 
:-Loro non sanno- le sussurrò Aenigma in un orecchio, cingendole le spalle da dietro e carezzandole la guancia con una scia di fumo. 
:-Anche io voglio non sapere-. Disse allora l'altra, voltandosi e poggiando la fronte sul petto dello Spirito che le accarezzò i lunghi capelli neri. 
:-Sono qui per questo- la rassicurò -e, presto, nessun ricordo verrà più a disturbare il tuo sonno-. 
La giovane alzò lo sguardo rivolgendolo negli occhi rossi della donna :-Devi proprio far loro del male?-. 
Aenigma le sorrise gentile :-E' necessario-. 
:-Necessario-. Ripeté tra se e se la ragazza, per poi lasciarsi cadere nella coltre di fumo che le annebbiava la mente, volgendo il capo al cielo ed inclinandolo da un lato. 
:-Sta per piovere-. Mormorò. 
:-Che le porte si aprano!-. Esclamò Aenigma. 

 
* * * * 
 
Un lampo illuminò a giorno il cielo notturno lasciando che un tuono assordante seguisse in pochi secondi. 
Le nuvole si squarciarono oscurando la luna, trasformando la notte in un oscuro ed indefinito lasso di tempo, in cui il sole sembrava non sarebbe mai più risorto. 
Dallo squarcio, che i cumulonembi erano andati a creare, un varco di luce viola apparve lasciandovi fuoriuscire diverse scie di fumo che, serpeggiando, disegnarono nel cielo i contorni di un palazzo. 
I contorni, che inizialmente sembravano quelli di un disegno, iniziarono ad inspessirsi, lasciando che l'edificio prendesse consistenza, divenendo reale. 
I Guardiani osservarono il tetro spettacolo dal cortile della casa di Joel. 
:-La teatralità non le manca, questo è sicuro-. Commentò Dentolina, dirigendosi alla Slitta accompagnata da North e Calmoniglio. 
Sandman e Joel si trovavano, invece, ancora al piano di sopra, nella camera dei genitori del ragazzo, che il Guardiano dei Sogni aveva già messo a riposare da qualche ora. 
Spolverò un'altra buona manciata di Sabbia sulle loro teste, tanta che per un attimo pensò di aver esagerato ma non voleva correre rischi, per poi rivolgersi a Joel, facendogli cenno col capo che lo avrebbe aspettato al piano di sotto, con gli altri. 
Non appena Sandman fu uscito dalla stanza, il piccolo si avvicinò al letto e diede un bacio sulle fronti del padre e della madre :-Non temete, tornerà tutto a posto e tutto questo non sarà altro che un brutto ricordo da lasciarsi alle spalle-. Sussurrò loro, tentando di convincere anche se stesso per poi dirigersi alla porta e, prima di chiudersela alle spalle, si volse un'altra volta verso di loro, guardandoli dormire serenamente, mentre i suoi occhi si facevano lucidi :-Ve lo prometto-. 

Non appena raggiunse gli altri, li trovò già pronti alla partenza verso il tetro palazzo apparso nel cielo. 
Salì a sua volta sulla Slitta, sedendo al fianco di Calmoniglio che stava già iniziando a dire le sue preghiere. Joel non era sicuro se il suo terrore fosse dato dall'altezza che il veicolo stesso raggiungeva in volo, o se fosse la guida spericolata di North a terrorizzarlo. Fatto stava che gli fu praticamente inevitabile farsi sfuggire un sorriso alla vista di quel forte Guardiano, tremare come un bambino. Non che la cosa facesse diminuire la stima nei suoi confronti, chiaramente. 
Ognuno si trovava al proprio posto, erano ormai prossimi alla partenza quando North puntò il suo indice verso Pitch, rimasto in piedi accanto alla Slitta :-Fa che non mi penta d'aver dato te mia fiducia, Pitch-. Lo avvertì, più minaccioso che mai. 
L'Uomo Nero sorrise sfacciatamente, mettendo ben in risalto la sua dentatura affilata :-Vi ho mai dato motivo di non fidarvi di me?-. 
North non distolse lo sguardo dagli occhi dorati dell'uomo, mantenendo un'espressione seria ed impassibile, per alcuni secondi. 
Infine prese le redini e, prima di scoccarle, volse un'occhiata alla luna, della quale non riuscì ad incontrare nemmeno un singolo raggio “Aiutaci tu, amico mio” pensò, mandando infine al galoppo le renne che, dopo aver percorso buona parte del rettilineo della strana, presero il volo con un gran balzo, trainando con loro la Slitta verso la loro ultima destinazione: Il Dominio del Caos. 

 
* * * * 
 
Come misero piede all'ingresso del palazzo, poterono subito percepire i fumi che lo costituivano ostruire i loro pori, penetrando nelle loro menti, seppur per pochi secondi, annebbiandoli. 
L'edificio non aveva un aspetto ben definito,vi erano infatti mescolati diversi stili strutturali. Le fondamenta erano scolpite nella roccia, la quale risaliva ruvida ed imprecisa verso l'alto, divenendo via via sempre più liscia e definita, assumendo un aspetto lineare e squadrato, il che diede al palazzo un che gotico, con la presenza di alte finestre ad arco ogivale e gargoyle, alcuni rivolti sotto sopra o in verticale, per terminare, infine, in cinque torri appuntite, le quali si disponevano in fila lungo la facciata principale, ed alla base di ognuna di esse, vi erano delle figure di forma indefinita, ed ognuna di esse sembrava essere in procinto di buttarsi giù, affrontando decine di metri di caduta. 
Per degli istanti, sembrò loro di percepire un leggero movimento dall'alto delle torri, non riuscendo a comprendere se si trattasse di creature reali dall'aspetto deforme o di semplici statue grottesche e di cattivo gusto. Infine si convinsero che fosse solamente il fumo attorno a loro a ricreare quelle sensazioni, facendogli perdere parte del senso della realtà, e decidendo così di proseguire oltre. 
Una volta giunti dinanzi al grande portone che avrebbe consentito loro l'accesso in quel luogo, North esitò allontanando la mano dalla maniglia d'ottone che pendeva dalle fauci spalancate di un serpente, mettendo in evidenza i lunghi denti grondanti veleno. 
Segui il piano” Si disse afferrandola ma, ancora prima che potesse usarla per bussare, il portone si aprì da se. Si trovarono così all'inizio di un corridoio, lungo le cui pareti erano schierate, in successione, diverse colonne di marmo viola le quali risalivano lisce sino al soffitto ad arco e, nelle varie interruzioni tra di esse, vi erano delle nicchie, ed in ogni nicchia si trovava una diversa scultura di marmo bianco, ognuna rappresentate un diverso stato della follia umana, e le sue conseguenze nella psiche e nel corpo. 
Tutte le figure rappresentate avevano una raccapricciante espressione compiaciuta, scolpita nei volti marmorei, mentre erano intenti nel compiere, in eterno, le loro folli azioni ai danni di se stessi e del prossimo. 
Inizialmente quel corridoio, alias piccolo teatrino degli orrori, parve loro di una lunghezza normale ma, man mano che lo percorrevano, si resero conto che la porta, sul fondo di esso, non aveva mai accennato ad avvicinarsi, nonostante i diversi minuti che vi avevano passato per attraversarlo, constatando tristemente invece che il portone che avevano lasciato alle loro spalle, sembrava essere lontano anni luce. 
:-Sta giocando con le nostri menti-. Borbottò Calmoniglio, per poi aggiungere :-Se ci ritroveremo tutti in punto di morte, non mancherò comunque di dirvi:ve l'avevo detto; fosse anche il mio ultimo respiro-. 
:-Smettila di lamentarti per una buona volta!-. Gli sbraitò contro Dentolina all'improvviso, il volto contorto da una rabbia repressa, mentre stringeva forte i pugni, spalancando infine gli occhi con stupore e portandosi velocemente le mani a coprirsi le labbra, sconvolta. 
:-Mi..mi dispiace. Io non volevo dirti..cioè, non era mia intenzione urlare in quel modo-. 
:-Non ti preoccupare- la rassicurò il Pooka -la colpa non è tua, è questo posto-. 
Continuarono così a camminare, per minuti, lunghe mezz'ore, ore addirittura o forse avevano perso la cognizione del tempo e dello spazio? 
Le statue, poste da entrambi i lati del corridoio, continuavano a proiettare folli sguardi sul gruppo che passava loro davanti, aumentando l'oppressione dei Guardiani e di Joel, mentre le pareti sembravano cominciare a chiudersi su di loro. 
Il ragazzo, ad un certo punto, si fermò dinanzi una statua in particolare che attirò la sua attenzione, nonostante avesse tentato per tutto il tempo di evitarle con lo sguardo, nonostante la curiosità gli facesse comunque buttare ogni tanto un'occhiata all'interno delle nicchie. 
La scultura in questione non poggiava come le altre sul pavimento, o su di un piedistallo. Stava invece sospesa in verticale grazie all'ausilio di una corda di marmo che si avvolgeva attorno al collo di una donna, la cui testa era innaturalmente piegata in avanti, con i lunghi capelli a coprirle il viso mentre i piedi ciondolavano tetramente. 
L'insegna che l'identificava diceva: SUICIDIO- La dolce fuga dai dolori terreni. 
Al piccolo Joel venne la pelle d'oca nell'osservarla ma, comunque, la curiosità lo spinse a fare alcuni passi avanti, curioso di svelare l'espressione celata della donna ma, prima che potesse allungare il capo sotto di essa, la mano di Sandman prese la sua, facendolo voltare. 
Il Guardiano dei Sogni scosse appena il capo, con occhi tristi ed allora il ragazzo decise di lasciar stare, alle volte c'erano cose che, nonostante la curiosità, era meglio non sapere, e tornò così a seguire il gruppo. 
:-Ma siete già qui miei cari Guardiani? Perdonatemi per l'attesa ma ero occupata con i preparativi-. La voce di Aenigma arrivò loro all'improvviso, sembrando quasi provenire da ogni direzione, mentre i Guardiani e Joel stavano passando dinanzi ad una scultura, rappresentante una donna intenta nella semplice azione di fare un bagno, ma il liquido in cui era immersa, però, non era acqua che proveniva dai rubinetti ma sangue fresco, proveniente dalla gola tagliata di una giovane ragazza, inginocchiata a bordo vasca, nel tentativo di coprire le ferita, avvolgendo le mani attorno al collo. 
L'insegna riportava: NARCISISMO- I capricci della vanità. 
Joel non poté fare a meno di inorridire questa volta, dinanzi all'orrore che aveva davanti agli occhi, voltando lo sguardo sul pavimento, trattenendo a stento la voglia di vomitare. 
:-Basta con scherzi, donna, vediamo di finirla con questa storia!-. Urlò North verso il soffitto. 
La risata isterica dello Spirito arrivò loro come uno stridio insopportabile, che rimbalzò da una parete all'altra, costringendoli a tapparsi le orecchie. 
:-Andate di fretta, vedo. Bene, allora, temevo di dover perdere tempo in stupidi convenevoli, cosa che comunque non avrei fatto-. Rise di nuovo e, stavolta, il pavimento iniziò a tremare mentre dal fondo la parete cominciò ad avvicinarsi a loro, ad una velocità pari a quella di una moto da corsa, fermandosi ad un palmo dal naso di North, a capo del gruppo. 
:-Accomodatevi pure-. 
Le porta si aprì su di un teatro, la cui platea era colma di poltrone vuote, il sipario sul palco era calato. 
:-Benvenuti nella mia sfarzosa dimora, è di vostro gradimento?-. Ridacchiò Aenigma e, stavolta, poterono percepire la sua posizione: proveniva dall'alto. 
Alzarono gli occhi, trovandola così su di una balconata alle loro spalle, la più grande e con la miglior vista sul palcoscenico. 
La donna stava poggiata sul parapetto, sporgendosi col busto verso di loro, molto di più di quanto un normale essere umano possa permettersi senza precipitare e rompersi l'osso del collo. 
Aveva indosso una veste attillata che Joel notò essere la stessa che il fumo le aveva disegnato addosso la prima volta che gli si era palesata, nel bel mezzo della classe. 
:-Non mi piacciono granché i teatri-. Le rispose Calmoniglio, tentando di tagliare corto con quella frivola conversazione. 
:-Oh- mormorò Aenigma con delusione, iniziando a sfumare in un freddo blu -che peccato-. 
E' realmente avvilita” Pensò il ragazzo, non appena si accorse del suo cambio di colore, che la sua sensibilità stesse aumentando in qualche modo? 
La donna scosse il capo, tornando nuovamente nel suo amato ametista, sorridendo infine verso i Guardiani, aveva lo stesso sorriso delle statue nel corridoio. 
:-Non siamo certo qui per parlare della mia casa e, d'altronde, vedo che mi avete portato il regalo che volevo. Che carini che siete....al contrario del vostro amico-. Disse accennando con la testa alla sua destra dove stava Jack Frost, sollevato in aria, gli occhi di ghiaccio sostituiti da iridi sanguigne. 
:-Oh Jack!- tentò di volargli incontro la fata -Cosa ti hanno fatto?-. 
Lo Spirito dell'Inverno si scansò velocemente alla presa della Guardiana, fissandola impassibile, come se...:-Non mi riconosci?-. 
:-Dai, detta così mi fai sembrare cattiva-. Commentò Aenigma, scocciata dal melenso comportamento della fata. 
:-Cosa credi di essere, una santa? Mh?- le domandò Dentolina, iniziando a volarle contro -Perché se è questo ciò che pensi, allora ho una gran brutta notizia da darti!-. Era quasi vicina alla balconata, quando Jack le si parò davanti e, allungando il braccio destro verso di lei, la scaraventò all'indietro con una folata di vento gelido, facendola cadere ai piedi degli altri che subito accorsero in suo aiuto. 
:-Bando alle ciance, Piume Multicolor- esclamò la donna -non ho alcun interesse nel parteggiare per il bene o per il male. L'unica cosa che voglio, adesso, è liberarmi di questo spinoso affare quanto prima possibile quindi...- Allungò una mano davanti a se, facendo schioccare le dita. 
A seguito di quel gesto, il parapetto della balconata si aprì, lasciando che una scia di fumo formasse una scalinata che arrivò dai suoi piedi sino a quelli dei Guardiani -...possiamo anche cominciare-. 
:-Grace!-. Urlò Joel, non appena vide sua sorella, poggiata con la testa lungo le gambe della donna, avvolgendole il braccio attorno al polpaccio. 
:-Cosa le hai fatto?-. Chiese il ragazzino con rabbia, stringendo i pugni lungo i fianchi, cercando di impedirsi di correre a gambe levate verso Grace. 
Lo Spirito abbassò lo sguardo sulla ragazza e, dopo aver scosso la gamba, notando che questa non si mosse di un centimetro, scosse il capo, stringendosi nelle spalle con assoluta noncuranza :-Deve essersi affezionata a me-. 
:-Se le hai fatto del male io...-. 
:-A-ah!- Esclamò Aenigma, scuotendo l'indice sinistro avanti a se -Tu non farai assolutamente un bel niente, mio caro guastafeste, hai già causato abbastanza problemi, non credi anche tu?-. 
Trattieniti!” Si rimproverò il ragazzo “O manderai all'aria tutto quanto se non ti controlli” 
Joel fece qualche passo indietro, volgendosi verso i Guardiani. 
:-Devo andare-. Disse loro. 
Dentolina gli strinse la mano, Calmoniglio gli scompigliò i capelli ed infine North poggiò le grandi mani sulle sue piccole spalle :-Abbi coraggio-. 
Joel annuì, volgendo poi lo sguardo a Sandman, il quale non si mosse. 
Li guardò infine un ultimo istante :-Io credo in voi-. Disse loro, avviandosi infine verso la scalinata che era divenuta anche essa di marmo viola. 
La salita gli parve interminabile, mai quanto l'attraversare il corridoio poco prima, ma al tempo stesso troppo breve. 
Alzò lo sguardo, incontrando la donna che ormai si trovava a pochi gradini di distanza da lui, quando percepì, alle spalle dello Spirito, uno scintillio dorato. 
Volse un'occhiata di sbieco alle proprie spalle, la sagome di Sandman era ancora nello stesso posto, immobile. 
Altri pochi passi e la donna avrebbe potuto finalmente potuto mettere le proprie grinfie su di lui. 
:-Ma ciao tesoro!-. Allargò le braccia la donna, accogliendolo. 
Sandman, alle sue spalle, iniziò a far roteare un lazo dorato, silenziosamente, mentre lo sguardo di Jack era concentrato sul gruppo al piano inferiore. 
Aveva approfittato del suo momento di distrazione con Dentolina per creare una propria copia e, così, sgattaiolare velocemente alle spalle della donna. 
Il lazo fece ancora un paio di giri, aumentando di diametro, non sarebbe potuta sfuggire. 
Era fatta ormai. 
:-Lo vuoi davvero?-. Domandò Aenigma, abbandonando quindi le braccia lungo i fianchi, fissando inizialmente un punto indefinito avanti a se, tant'è che Joel pensò stesse parlando con lui, per poi voltare lentamente il capo alle sue spalle, verso Sandman. 
:-Vuoi davvero che finisca di nuovo così?-. Gli chiese al Guardiano che, sbarrò gli occhi, quando il viso di lei mutò per un breve attimo in quello dai lineamenti delicati che ben conosceva :-Perché?-. Gli chiese ancora, il suo più grande tormento. 
Ti sei ripromesso che avresti pensato al ragazzo!” Si disse, scuotendo il capo, ma oramai aveva indugiato troppo a lungo e, quando il suo attacco fu sul punto di essere sferrato, qualcosa bloccò il suo braccio. 
:-Bravo il mio piccolo Nexus-. Esclamò entusiasta Aenigma, mentre il serpente stringeva le proprie spire attorno al piccolo corpo del Guardiano, paralizzandolo così come aveva già fatto in precedenza con il terapista di Joel. 
La situazione degenerò inesorabilmente. 
Joel rimase immobile, incapace di decidere se fuggire dai Guardiani o tentare di salvare sua sorella, con il solo risultato che Aenigma riuscì ad afferrarlo per un braccio, tirandolo a se. 
Gli altri tre Guardiani tentarono di avvicinarsi ma Frost si parò proprio dinanzi a loro, sugli scaloni, impedendo così il passaggio per arrivare ad Aenigma che stava tenendo, oltre a Grace, anche Joel e Sandman in ostaggio ora. 
:-Lasciaci passare- sibilò Calmoniglio al Guardiano Corrotto, il quale lo respinse col proprio bastone. 
:-Perdonami Jack-. Mormorò allora Dentolina, deviando il proprio percorso, facendo una curva alla sua sinistra, dirigendosi in volo verso la donna. 
Jack ovviamente si lanciò contro di lei, inseguendola. L'avrebbe anche colpita, probabilmente, se qualcosa non avesse colpito prima lui, sulla nuca per la precisione, facendolo svenire ma, prima che potesse toccare il pavimento, la fata lo afferrò, posandolo delicatamente sul marmo freddo. 
Il boomerang tornò nella zampa di Calmoniglio :-E' solo svenuto-. Le disse, per poi volgersi verso Aenigma, la quale continuava a sorridere. 
Avevano messo Jack fuori uso, era vero, ma lei aveva tra le mani i due ragazzi ed un Guardiano, un solo passo e tutto sarebbe potuto andare a rotoli in pochi istanti. 
Motivo per cui rimasero fermi, sulla scalinata. 
:-Eravate realmente convinti che un piano così..così...- rifletté alcuni istanti sulla parola esatta da utilizzare -..insulso! Ecco! Un piano così insulso, potesse ingannare me? Mi sarei aspettata di meglio da delle leggende, o come cavolo vi chiamano-. 
:-No, non proprio-. Le ringhiò contro il Pooka, volgendo a North uno sguardo truce, mentre l'altro rimase impassibile a guardare avanti a se, le scimitarre sfoderate in entrambe le mani, chino in avanti nella sua tipica posizione d'attacco. 
Aenigma rise, chinandosi vicino a Joel, sfiorandogli la guancia con la sua, mentre affondava le unghie della mano destra nella spalla del ragazzino, posando invece l'indice sinistro sulla sua tempia, indicandola e pigiandoci un po' troppo forte, facendogli male. 
:-Credevo di avervi chiaramente detto che sarei stata a conoscenza di qualsiasi vostro piano e, anche se vi foste presentati con un intero esercito, io avrei comunque giocato d'anticipo, tenendo sempre il coltello dalla parte del manico. Sapete perché?-. 
:-Riesci ad interferire con percezioni di ragazzo-. Rispose North per lei, ormai rassegnato. 
:-Precisamente- si rimise in piedi -A dire la verità, ero convinta che ci foste già arrivati ma, ahimè, devo ritrovarmi d'accordo con quella viscida macchia d'ombra, per una volta. Non siete altro che un branco di vecchi e patetici fenomeni da baraccone. 
:-Guardiani dell'Infanzia? Non fatemi ridere, non siete nemmeno in grado di proteggere un singolo bambino senza evitare che il mondo intero rischi di rimetterci ogni volta!-. 
Sollevò quindi, senza alcuna fatica, Grace afferrandola per un braccio e trascinando Joel, senza lasciargli un solo istante la spalla, continuando al tempo stesso a mantenere il suo sguardo malizioso sui Guardiani. 
Un solo passo e per loro è finita” dicevano i suoi occhi rossi. 
Spinse i due giovani contro una parete, dalla quale delle braccia apparvero, immobilizzandoli contro di essa. 
:-Comunque sapete, sono abbastanza sollevata della vostra slealtà ed incompetenza, questo renderà meno ingrato il mio piano iniziale di distruggervi ugualmente, una volta riavuto tra le mani il moccioso-. 
:-Infame bugiarda!- Le urlò contro Calmoniglio -Avevamo un accordo!-. 
:-Ci terrei a ricordarti, palla di peli,che siete stati voi i primi ad essere venuti meno alle condizioni che erano state stabilite. Non avevo ben specificato “niente trucchetti”? Eppure voi avete comunque tentato di farmi fessa! 
:-Ed io, comunque, non sto venendo meno a nulla. Vi avevo promesso che la ragazza sarebbe uscita di qui, fisicamente incolume, non che voi sareste sopravvissuti a questa nottata-. 
Gli occhi di Joel viaggiavano da una parte all'altra del teatro, mentre la testa gli vorticava, divenendo pesante iniziando a respirare con affanno. Allungò la mano quel poco che poté per stringere la mano della sorella, ancora priva di sensi, al suo fianco, mentre la sua paura aumentava in maniera esponenziale. 
:-Avevi detto di non parteggiare né per il bene né per il male- le disse Dentolina -se è così, quale beneficio trarresti dalla nostra...distruzione?-. 
:-Affari personali-. Rispose l'altra velocemente, avvicinandosi a Sandman. 
:-Adesso, permettetemi di far calare il sipario sulle vostre inutili vite-. 
Posò quindi una mano sulla testa del Guardiano dei Sogni, afferrandogli alcuni ciuffi dei suoi capelli, alzandogli il viso verso il suo :-Se non sbaglio io e te, abbiamo un piccolo conto in sospeso-. E, senza alcuna esitazione, colpì in volto il povero Sandman con un pugno. 
Dentolina urlò e, assieme a Calmoniglio e North, si lanciò all'attacco, quando un muro di fumo si alzò, in protezione dello Spirito, e quando vi passarono attraverso, caddero sulle proprie ginocchia, in preda ad orribili visioni. 
:-Questo è per l'altro giorno-. Disse la donna al Guardiano dei Sogni, quasi privo di sensi, agitando il polso con soddisfazione. 
Ti prego, non fargli del male” 
Presto sarà tutto finito” 
Infine si volse verso i tre restanti Guardiani: meraviglia, speranza e ricordi erano ridotti ad una misera manciata di polvere che avrebbe presto fatto volare via con un semplice soffio. 
:-Rassegnatevi, miei adorati, c'è un alba ed un tramonto per ogni cosa. Ed ora il sole sta calando su di voi, per poi risorgere in un glorioso mondo dove tutto sarà solo Follia ed Aenigma Oblio Smoke-. 
:-Non ne sarei così sicuro!-. 
Questa volta Aenigma non riuscì a reagire in tempo, rendendosi conto d'aver fatto un passo falso, quando una tempesta di sabbia nera le si scagliò contro, come una mandria di cavalli impazziti, travolgendola nel mezzo e trascinandola via con se. Mandandola a sbattere da una parete all'altra e verso il soffitto, mentre si agitava nel mezzo urlante, per essere infine scaraventata ad alta velocità sul palcoscenico dove, una volta dissolte le ombre, rimase a terra, zitta ed immobile, priva di sensi. 
Ogni forma di fumo sotto il suo controllo perse consistenza, così che Sandman ed i due giovani furono finalmente liberi. 
:-Il Re degli Incubi è tornato!-. Urlò vincente Pitch, apparendo al trotto di Onyx, il suo prediletto Incubo Purosangue. 
Calmoniglio, abbassò le orecchie, osservando la scena a bocca aperta. 
:-Come...come hai fatto a..-. 
:-A fare un'entrata spettacolare? Sono pur sempre un super cattivo, ricorda, è importante l'entrata in scena- fece una pausa -chiudi la bocca o ci entreranno le mosche-. 
Il Pooka volse un'occhiata a North, notando solo in quel momento che stava ridendo sotto i baffi. 
:-Tu! Tu lo sapevi?!-. 
Il Guardiano delle Meraviglie batté una mano sulla magra spalla dell'uomo, una volta che questi fu sceso da cavallo :-Il piano era distrazione, il vero piano era...- allargò le braccia – ...questo! Ho voluto credere di potermi fidare di lui-. Esclamò con gran soddisfazione, mentre Pitch spolverava la spalla su cui aveva appena ricevuto la pacca di North. 
:-Sì, sì..ora piantiamola con le moine- disse Pitch, voltandosi verso Aenigma, la quale stava iniziando a riprendere i sensi -vediamo di finirla una volta per tutte-.

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Capitolo 15
*** La promessa. ***


Capitolo XIV 
La promessa. 
 



:-Cosa credete di fare?-. Urlò loro Aenigma, rimettendosi in piedi con gran fatica, alzando un muro di fumo ai piedi del palcoscenico, impedendo così agli altri di proseguire oltre. 
:-Di giocare secondo le vostre stupide regole nel mio dominio?-. 
Sandman, con un occhio nero violaceo, North, Dentolina, Calmoniglio e Pitch si trovavano ai piedi del palco; Joel era stato fatto sistemare su una delle poltrone nella prima fila, accanto a sua sorella, la quale stava iniziando a riprendere i sensi, seppur lentamente, e Jack Frost, ancora svenuto e legato ai polsi ed alle caviglie, per precauzione. 
La donna avvolse il braccio destro attorno alla vita, andando a stringere con la mano il sinistro, che pendeva inerme. Tentò di muoverlo un paio di volte, procurandosi nient'altro che delle fitte dolorose, senza dubbio doveva essersi rotto. 
:-E' inutile che continui a blaterare- le disse l'Uomo Nero -arrenditi, Aenigma, è finita-. 
Lo Spirito lanciò un'occhiata carica di veleno verso Pitch. Se solo uno sguardo avesse avuto il potere uccidere, qualsiasi uomo avrebbe pregato di non essere lì in quel momento ma lui, ovviamente, non batté ciglio. 
:-Finita? Pensate veramente di avermi messa con le spalle al muro?- domandò loro, camminando avanti ed indietro, come un animale in gabbia -Guardatevi intorno! Questo posto è sotto il mio assoluto controllo. Provate anche a fuggire, se volete, non troverete mai alcuna via di uscita!-. 
Era vero quel che diceva, lo avevano potuto constatare poco prima, nel corridoio delle statue. 
Ma noi non fuggiremo” 
Dentolina iniziò a sbattere velocemente le sue sottili ali color magenta, staccando i piedi da terra, arrivando allo stesso livello di Aenigma, guardandola dritta in faccia :-Non ce ne andremo- le disse con convinzione -non scapperemo via. Abbiamo una missione da compiere-. 
La donna piegò la testa da un lato, socchiudendo gli occhi :-Quale missione?-. 
:-Liberare Scarlett dalla tua parassitaria presenza, sanguisuga!-. Le rispose Calmoniglio, nervoso. 
La donna era a pochi passi da loro, si poteva anche dire che avessero la vittoria in tasca ma- siano sempre maledetti i “ma” -non potevano raggiungerla in alcun modo, se non attraversando la parete di fumo che aveva innalzato come scudo, il che li avrebbe senza dubbio messi in ginocchio nel giro di un'istante. 
:-Sanguisuga...parassita?-. Rifletté la donna, confusa, prima di guardare Pitch di sbieco. 
:-Quindi è questo quel che vi ha raccontato?-. L'espressione disgustata che le si palesò in viso fu senza dubbio più evidente del pallido rossore che la sua pelle stava assumendo. 
:-E' quello che sei- le urlò contro Pitch -hai approfittato d'un momento di debolezza per prendere il suo corpo..-. 
:-TACI! Non ho alcuna intenzione di stare ad ascoltare i tuoi inutili farfugliamenti- lo zittì la donna, portandosi davanti a lui -loro potranno anche lasciarsi incantare dalle tue parole ma, io, so perfettamente chi sei-. Gli sibilò contro, a denti stretti, per poi riprendere a camminare avanti ed indietro, iniziando a blaterare sottovoce frasi che i Guardiani non riuscirono a comprendere. 
Mostra loro la verità” 
Lo Spirito si fermò all'improvviso, colta da un'idea illuminante, puntando il dito contro Dentolina :-Tu!- gridò -Tu sei in grado di mostrare i ricordi, non è cosi?-. 
La fata volse un paio di occhiate perplesse agli altri che, come lei, non compresero immediatamente il senso di quella domanda :-Sì, potrei farlo ma ho bisogno di un oggetto importante legato alla persona o, meglio ancora un dente ma io non capisco come...-. 
:-Sì sì sì, ho capito non ho bisogno di spiegazioni. Bastava un sì o un no-. La interruppe. 
Aenigma allungò il braccio destro avanti a se e, nella sua mano pallida, il fumo diede la forma di una pinza, di quelle da estrazione usate dai dentisti. 
I Guardiani quasi non credettero di stare assistendo ad una simile scena e Joel, dalla prima fila, distolse lo sguardo quando la donna portò la pinza alla bocca, afferrando saldamente il dente del giudizio con essa ed iniziando a dare degli strattoni. 
Uno, due...al terzo tirò quanto più forte poté e, con un gutturale urlo disumano, strappo via il dente dalla radice. 
L'urlo fu talmente forte che Grace, in stato di dormiveglia, sobbalzò sulla poltrona dove si trovava, guardandosi intorno sconvolta :-Dove mi trovo?-. Domandò debole. 
Aenigma allora lanciò il dente alla fata, sputando una manciata di sangue e saliva ai propri piedi :-Ecco tieni!-. 
Dentolina afferrò il dente al volo, osservandolo intontita per alcuni secondi, ancora incredula. 
:-Devo spiegarti io cosa fare per caso?- le fece pressione la donna -Datti una mossa, vi sto già concedendo fin troppo del mio tempo, prima di ridurvi in cenere-. Continuò a dire lei con voce grossa, sebbene la sua debolezza era percepibile dal pallore che la sua pelle andava sempre più assumendo ma non solo per questo. L'estrazione del dente doveva averla ancor più stremata, poiché alcune crepe andarono a crearsi in tutte le pareti del teatro, mentre alcune scosse facevano tremare l'intero palazzo. 
Joel si strinse a sua sorella e lei avvolse debolmente le braccia intorno alle sue spalle, accarezzandogli i capelli :-Se ti toccano, io li ammazzo-. Lo rassicurò e, sotto sotto, nonostante non avesse nemmeno le forze per alzarsi, le credette. 
I Guardiani e Pitch iniziarono ad allarmarsi: dovevano sbrigarsi, o presto tutto sarebbe crollato loro addosso. 
Dentolina si portò a mezz'aria, cosicché tutti potessero assistere, avvicinando il dente alle proprie labbra :-Mostrati-. Sussurrò. E così, come aveva fatto in precedenza con la sciarpa di Scarlett, dal dente iniziarono a fuoriuscire tante piccole luci. Queste iniziarono a danzarle intorno, vorticando sempre più velocemente man mano che aumentavano di numero, sino a portarsi sulla sua testa riunendosi tutte insieme nel formare un'enorme sfera bianca, dentro la quale dei ricordi vennero alla luce. 


Una ragazza, dalla carnagione pallida e lunghi capelli neri, si trovava distesa su di un letto, addormentata. Sul suo petto era ben visibile una bianca fasciatura che andava a coprirle i seni, il resto del corpo era avvolto da lenzuola nere. 
Pitch se ne stava seduto al suo fianco, senza far nulla, come in attesa, fino a quando lei non aprì gli occhi, cosa che lui notò immediatamente. 
:-Fissi ancora il soffitto oggi?-. Le chiese lui, con tono scherzoso ma lei non proferì parola. 
L'uomo non ne sembrò affatto sorpreso :-Come immaginavo-. Si rispose da solo, sporgendosi quindi su di lei, alzando appena la benda, andando a scoprirle leggermente la ferita :-Devo cambiarti la fasciatura-. Commentò infine, dopo aver ben esaminato le bende, alzandosi per andarne a prenderne di pulite. 
:-Sta piovendo?-. 
La sua voce risuonò debole, forse quasi impercettibile ma, in quel silenzio, l'uomo la percepì subito, voltandosi verso di lei, sorpreso. 
:-Hai parlato?-. 
La giovane spostò appena il capo verso il suo interlocutore ed annuì debolmente, ripetendo di nuovo :-Sta piovendo?-. 
:-No, non credo-. Rispose lui, tornando a sedersi vicino a lei e volgendo una fugace occhiata al soffitto. Il cambio delle bende avrebbe potuto attendere qualche attimo. 
:-Peccato-. Commentò lei, iniziando a guardarsi intorno. 
:-Comunque si sta annuvolando- si sbrigò a dire Pitch -è pur sempre febbraio, non mi stupirei se scendesse il diluvio universale, da un momento all'altro-. 
:-Febbraio- fece il pappagallo lei, riflettendo per qualche secondo sulla parola -sono qui da molto tempo, vero?-. 
:-Un po', sì-. 
Incrociarono gli occhi :-Ho sete-. Gli disse. 
L'Uomo Nero si alzò velocemente, aiutando la giovane a mettersi seduta, alzandole il cuscino e facendola poggiare contro lo schienale. 
Lei ebbe un leggero capogiro, costringendosi a chiudere gli occhi alcuni istanti mentre Pitch si precipitava a prenderle una bottiglietta d'acqua da una cassettiera nera, posta dinanzi al letto. 
Le porse l'acqua ma si accorse subito della sua fatica ad alzare le braccia, decidendo quindi di aiutarla lui, portandole la bottiglia alle labbra. 
Bevve avidamente, lasciando che qualche rivolo scivolasse giù, bagnandole il collo ed anche le fasce ma non se ne curò. Questo fino a quando un sorso non le andò di traverso, costringendola a tossire per riuscire a respirare. 
Ogni colpo di tosse fu per lei una fitta di dolore al petto, sul quale portò una mano, accorgendosi solo in quel momento delle fasciature che lo avvolgevano. 
Abbassò lo sguardo e restò a fissarle per alcuni istanti, incredula. 
:-Ti fa male?- le chiese l'uomo -Stavo per cambiartele...se vuoi-. 
:-Sandman-. La parola fuoriuscì dalle sue labbra come un tremolio, la mano che aveva sul petto le si strinse in un pugno mentre i suoi occhi iniziarono a diventare lucidi. 
Pitch esitò, il ricordo era ancora fresco e forse le faceva più male della ferita che le era stata inferta. 
:-Ora sei al sicuro-. Le disse, quando nell'arco di una frazione di secondo, l'espressione della ragazza passò da dolorante ad accigliata, prendendo quindi a guardarsi intorno, spaesata. 
:-Io ti conosco?-. Gli chiese infine, quando incontrò di nuovo gli occhi dorati dell'uomo. 
L'Uomo Nero rimase interdetto per un breve momento ma si riprese subito, era ben evidente che si trovava ancora in uno stato confusionale. Dopo tutto quel che le era successo poi, non c'era da stupirsene. 
:-Ho avuto questo piacere-. Le sorrise infine, aiutandola a sdraiarsi, per tornare di nuovo a riposare. 
:-Ed il mio nome...-. Rimase in silenzio alcuni secondi, tentando di ripescarlo nei propri ricordi. 
:-Scarlett-. Le ricordò lui, alzando le coperte sino alle sue spalle. 
:-Scarlett...-mormorò -..come la rosa?-. Domandò con forte stupore, il che provocò in Pitch una strana sensazione, che lo fece sorridere e, seppur non fosse esattamente certo a cosa lei facesse riferimento, decise di assecondarla :-Proprio così-. 
La ragazza chiuse gli occhi :-La senti anche tu?-. Chiese a quel punto, cambiando ancora discorso, mentre la sua mente e le immagini iniziavano a sbiadire. 
:-Di cosa parli?-. Le chiese Pitch, oramai divenuto una sfumatura nerastra. 
:-La voce-. Rispose lei, per poi addormentarsi. 

 
:-Quindi sei tu, la voce?-. 
Il luogo in cui si trovava era buio, privo della cognizione di spazio e tempo. 
La nube di fumo viola davanti a lei iniziò a vorticarle intorno. 
:-Dipende a quale voce ti riferisci-. Le rispose il fumo, nel quale aleggiavano due luci rosse: degli occhi. 
:-La voce che interferisce con quelle dei miei pensieri, sei tu-. Stavolta non era più una domanda. 
:-Se già conosci la risposta, non vedo il motivo di chiedere. E' da maleducati, lo sai?-. Continuò a dirle il fumo, aveva una voce suadente. 
:-Perché ti trovi qui?-. Continuò a chiedere la ragazza, tentando di mantenere un tono fermo e deciso. 
:-Conosci la risposta anche a questa domanda?-. Le domandò allora la voce nella nube che, notando il suo silenzio, ridacchiò :-No, non lo sai-. 
Il fumo si allontanò da lei, facendole fluttuare i lunghi capelli neri, iniziando lentamente ad assumere una forma, un suo riflesso in forma eterea, del quale erano solo percepibili i contorni 
:-Voglio aiutarti-. Disse il suo riflesso dagli occhi rossi. 
:-Aiutarmi...- pensò Scarlett, per poi scuotere il capo -..io ti ringrazio ma non ho bisogno del tuo aiuto. Pitch si sta prendendo cura di me, sto iniziando a guarire-. 
:-No, non adesso- le disse allora il riflesso, dandole le spalle -ma presto il dolore ti aprirà gli occhi, e lui non potrà salvarti da questo-. E svanì. 

 
 
La camera su cui si aprì il ricordo era quella appartenuta a Scarlett, un tempo. 
La ragazza, con indosso una camicia da notte bianca, stava distesa sul proprio letto, poggiando su di un fianco, alle spalle della madre dormiente, che stringeva al petto una sua fotografia. 
Strinse dolcemente la donna tra le proprie braccia, nascondendo la testa nell'incavo tra il collo e la spalla. La donna a quel puntò aprì gli occhi, percependo la presenza che le era accanto e tentando di voltarsi ma lei glielo impedì. 
:-Non guardarmi-. Sussurrò la figlia, beandosi di quel doloroso abbraccio ancora per poco. 
Faceva troppo male...dire addio. 
Posso portarti via da tutto questo, se lo vuoi” 
La ragazza si allungò sulla guancia della madre, posandovi dolcemente le labbra, baciandola. 
:-Ti voglio bene, mamma-. Disse poi, con voce sofferente mentre del fumo viola l'avvolgeva, portandola via con se, scomparendo un attimo prima che sua madre riuscisse a voltarsi, accendendo la luce. 
:-Scarlett?-. Ma, nella camera, non era rimasto altro che una sottile scia di fumo viola. 

 
 
:-Lasciami andare!-. Urlò Scarlett, ora sui suoi piedi, scalzi, e di nuovo in grado di camminare, anche se in maniera un poco goffa. 
Indossava una camicia da notte estiva, senza maniche, di colore grigio, che le arrivava alle ginocchia. 
:-Voglio andare da mia madre!-. Insistette lei, divincolandosi dalla presa di Pitch che le stringeva il polso nel tentativo di fermarla ma, alla fine, dopo i continui strattoni di lei, dovette cedere, lasciandola andare e cadere a terra, dopo l'ennesima strattonata. 
:-Non puoi-. Le disse lui, una velata supplica era celata nella sua negazione, quasi una speranza che lei non insistesse oltre. 
Ma come poteva smettere? 
:-Perché? Perché vuoi farmi questo?- continuò Scarlett, senza sentire ragioni, restando seduta sul pavimento- Ho bisogno di andare da lei, anche vederla pochi secondi dalla finestra, non chiedo più di questo. Non sparirò come l'altra volta!-. Già così, era parecchio diversa dal ricordo che molti serbavano di lei: insistente e quasi capricciosa. 
:-Non è possibile Scarlett, non insistere ancora-. Anche Pitch era alquanto diverso, ed era parecchio evidente, nel suo sguardo, che qualcosa lo turbasse. 
:-Vai a riposare adesso-. Cercò di chiudere il discorso, chinandosi su di lei e porgendole la mano, per aiutarla a rialzarsi ma lei la rifiutò, scacciandola via con il dorso della sua mano destra. 
:-Non puoi tenermi prigioniera, nelle ombre, per sempre- disse ancora lei, alzandosi per conto proprio, un poco barcollante e costretta a poggiarsi ad una parete -Se vuoi negarmi di vedere mia madre, devo almeno sapere il perché!-. 
:-Perché, perché, perché- sbraitò a quel punto lui, quasi urlandole contro -cosa vuoi che ti cambi saperlo? Non ci andrai comunque-. 
Scarlett trasalì nell'istante in cui Pitch prese ad urlarle contro ma non si fece impressionare ed, anzi, il suo comportamento non fece altro che mettere in moto una reazione che scatenò in lei solo più domande e dubbi. 
Devi sapere” 
:-Pitch- disse questa volta, con tono gelido , fissandolo con le sue grandi iridi nere, dritto negli occhi -che cosa è successo?-. 
L'Uomo Nero distolse lo sguardo, tentando di sfuggire agli occhi di lei che invece non si distaccarono, per un solo istante ,dal suo volto. 
Allora, alle voci, in maniera appena percettibile, iniziò ad aggiungersi un altro suono che, via via, iniziava a farsi sempre più forte. 
:-Non sei nelle condizioni, vai a riposare e ne parleremo più tardi-. 
Il suono, continuo e martellante, iniziò ad aumentare di intensità e velocità. 
:-Dimmelo- ripeté lei, impassibile -adesso-. 
Il ritmo di quel suono aumentò, rivelandosi il battito cardiaco della ragazza che, a quel punto, sovrastò completamente le loro voci. La stanza iniziò a vorticare, Pitch parlava, la voce coperta dal battito del cuore di Scarlett, il quale si interruppe all'improvviso, permettendo alle ultime parole pronunciate dall'uomo di essere udite :-..è morta-. 
A quel punto, si udì il rumore di qualcosa che si infrangeva per sempre, sparpagliandosi in tanti piccoli pezzi. 
Scarlett, portò repentinamente le mani al petto, colta da un dolore improvviso, iniziando ad indietreggiare. 
:-No- mormorò mentre la testa iniziava a vorticarle ed un'improvvisa nausea la colse, mentre a sprazzi il ricordo si annebbiava. 
:-Mamma...- disse -..MAMMA!-. Urlò questa volta, cadendo sulle proprie ginocchia e scoppiando in lacrime, portandosi la testa tra le mani. 
Pitch le si avvicinò, nel tentativo di aiutarla, quando lei alzò lo sguardo, gli occhi rossi e gonfi :-Perché?- chiese atona -Perché hai permesso che ciò accadesse?-. Ed, infine, crollò a terra, priva di sensi. 

 
 
:-Sei di nuovo qui-. Constatò il fumo, quando la ragazza apparve, aveva assunto la silhouette di una giovane donna di bell'aspetto. 
:-Fa male- singhiozzò la ragazza, mostrando allo Spirito la cicatrice che si era riaperta sul suo petto, dalla quale grondava un viscoso liquido nero -fa così male-.
La donna di fumo le si avvicinò, accarezzandole delicatamente una guancia umida per portarle via qualche lacrima :-Lo so-. 
:-Tu puoi portarmi via da tutto questo- disse Scarlett -avevi detto che potevi far sparire il dolore. Puoi farlo, vero?-. 
:-Potrei- le rispose la donna -se tu lo desideri-. 
:-Cosa devo fare? Vuoi qualcosa in cambio da me?-. 
Lo Spirito iniziò ad avvolgere il buio che le circondava, annebbiando col fumo la vista della ragazza, già offuscata dalle lacrime. 
:-Non è mio uso aiutare qualcuno, per poi richiedere qualcosa in cambio-. Le spiegò. 
La ragazza sembrò non comprendere. 
:-Ma chi sei tu? Per quale motivo mi staresti offrendo il tuo aiuto?-.Chiese ancora, incapace di fidarsi, non più. 
:-Sono stata chiamata Aenigma, mi ritrovai su questa terra, tanto tempo fa, talmente tanto da non ricordare più quanto sia il tempo che vi ho passato. 
Ce ne sono altri come me, siamo chiamati i Primi ma nessuno ha memoria di noi. Nati, scartati e lasciati a vagare qui, non so da chi, non so il perché-. 
Scarlett ascoltò confusa le parole della donna, mentre il dolore le lacerava l'animo. 
:-I miei fratelli sono più schivi di me ma, io, al contrario loro, ho sempre nutrito una certa curiosità per la razza umana e, spesso lo ammetto- ridacchiò -mi sono divertita ad influenzare le menti di uomini che però, non si sono mai dimostrati all'altezza-. 
:-E vorresti mettere anche me alla prova?-. Le chiese Scarlett, pigiandosi con le mani contro il petto, per impedire al liquido nero di continuare a riversarsi copioso. Ma questo prese solo a scorrerle tra le dita, scivolando sugli avambracci per poi gocciolare dai gomiti, sporcandole i piedi nudi. 
:-No- le rispose Aenigma -con te è diverso. Ho deciso di farti un dono. 
:-Voglio liberarti dai tuoi ricordi, donarti la pace dell'oblio e, se mi accetterai nel tuo corpo, io mi prenderò cura di te mentre dormirai, rinascendo entrambe con una forma di pura libertà e verità-. 
:-Non vuoi aiutarmi, allora-. Ridacchiò amaramente la ragazza, scuotendo il capo con delusione -Vuoi solo prenderti il mio corpo-. 
:-Non è così- insistette la donna, offesa -se volessi, potrei anche obbligarti ma, a te, sto concedendo una scelta preziosa. 
:-Mi chiedi il perché? Ho visto la tua sofferenza, la tua mente mi ha evocata più volte di quelle che tu possa anche solo immaginare, ogni qual volta essa si infrangeva in mille pezzi che tu tentavi inutilmente di ricomporre, io sono sempre stata lì. Ho visto cosa ti è stato fatto e, ora, voglio concederti la possibilità di dimenticare tutto, per sempre-. 
Il suo modo di parlare era così ammaliante che la ragazza iniziò a sentirsi attratta da ciò che la donna le stava proponendo. 
:-Tutti i miei ricordi-. Mormorò Scarlett tra se e se, esitando al pensiero di perdere quei cari e bei ricordi che aveva tanto faticato a recuperare. 
E' morta” 
Ma ora, erano solo diventati una lama affilata, che ricadeva più e più volte su di lei, dilaniandola, ed era troppo da sopportare. 
:-Aiutami-. Supplicò infine la giovane. 
Aenigma allora la strinse a se, cingendole le spalle ed avvicinando il proprio viso a quello rosso ed umido di Scarlett. 
Si chinò su di lei e la baciò, il fumo iniziò così ad insinuarsi nella pelle della ragazza, penetrando tramite i pori della sua pelle. 
:-E adesso?-. Chiese Scarlett, le ultime parole che la ragazza pronunciò, prima di abbandonare completamente i suoi ricordi, che si azzerarono, offuscati dalla nebbia. 
:-Non devi far altro che dormire-. 



:-Fa male- urlava la ragazza, scalciando nel sonno -Fa troppo male!-. 
La sua pelle scottava, iniziando ad emanare un fumo dalle sfumature rossastre. 
Pitch, al suo fianco, tentava di bagnarle la fronte ma, da questa, le gocce d'acqua evaporavano in pochi secondi. 
:-Calmati-. Disse Pitch, senza ben sapere se stesse parlando con Scarlett o con se stesso, scottandosi ripetutamente le mani, ogni qual volta la toccava, nel tentativo di tenerla ferma. 
Ma ogni sforzo si rivelò inutile: la ragazza continuava ad urlare e la sua pelle era ormai divenuta bollente. 
La cosa andò avanti così per interi minuti, questo finché all'improvviso, la ragazza non si fermò, per poi sussurrare un disperato :-Aiutami-. 
Pitch si avvicinò a lei :-Cosa diamine ti sta succedendo?-. Domandò alla ragazza, ancora priva di sensi ma che, ora, sembrava essersi calmata. 
Il silenzio che seguì, però, aveva qualcosa di strano. 
Esistono diversi tipi di silenzi: alcuni sono spesso benefici e rilassanti, di quelli in cui la mente si perde, trovandovi ristoro; ma vi erano anche silenzi inquietanti, carichi di suspense ed ansia, creandosi in uno spazio di tempo in cui si è ben consapevoli che, al termine del momento di falsa quiete, si verificherà qualcosa di sgradevole. 
E questo, purtroppo, faceva parte proprio della seconda categoria. 
Scarlett aprì gli occhi, i quali rivelarono due iridi rosse come tizzoni ardenti che erano andate a sostituire quelle nere. 
L'Uomo Nero indietreggiò alla vista di quegli occhi, ed una fitta coltre di fumo iniziò ad avvolgere la giovane, sollevandola a mezz'aria. 
La massa si scompose e ricompose più volte, rimescolandosi per poi, infine, modellarsi assumendo l'aspetto di una donna dalla pelle ed i capelli viola, con gli stessi occhi rossi che Pitch aveva visto, pochi istanti prima, in quelli di Scarlett. 
:-Chi saresti tu? -. Le ringhiò contro lui, facendo apparire dalle tenebre una falce nera, che impugnò nella mano destra. 
La donna si stiracchiò lentamente, ignorandolo. 
:-Cos'hai fatto alla ragazza?-. Le chiese di nuovo lui. 
La domanda parve attirare l'attenzione dello Spirito, che si volse verso di lui con occhi seducenti mentre un ghigno piegava le sue labbra, dandole un'espressione folle :-La domanda è: cosa le hai fatto tu?-. 
Pitch assestò il colpo, ma non permise che questo lo distraesse, bensì si chinò, poggiando il peso sulla gamba sinistra e portando dietro se il braccio con cui impugnava la falce :-Te lo ripeterò un'altra volta e poi passerò alle cattive- le disse ancora Pitch, adesso in posizione d'attacco -Chi sei e cos'hai fatto a Scarlett?-. 
La donna rise sguaiatamente :-Quale triste e patetica creatura sei, tu-. Mormorò lei, portando l'indice sotto il mento, osservandolo con uno sguardo misto tra la pietà e la tenerezza :-Ma ho ben altre cose da fare e non posso intrattenermi oltre qui con te, è stato un piacere- esclamò voltandosi, mentre del fumo iniziava ad avvolgerla -o forse no, chissà-. 
:-Non ci siamo capiti-. Le urlò allora Pitch che, con un solo balzo, le arrivò abbastanza vicino da riuscire a colpirla ma, non appena fece ruotare il busto per assestare l'attacco, quella scomparve, riapparendo proprio dinanzi a lui, vicinissima. Faccia a faccia. 
:-Scarlett sta dormendo-. Gli disse la donna con voce suadente, avvicinandosi con le labbra all'orecchio :-E vuole che tu riceva un messaggio-. 
Detto questo, una lama affilata, dall'aspetto rudimentale, forse addirittura primitiva, apparve nella mano della donna che, senza alcuna esitazione, andò ad affondare nella carne dell'uomo. 
Pitch gridò di dolore, mentre la falce che impugnava si dissolveva, portandosi la mano alla spalla ferita :-Maledetta...-. Mormorò lui, guardandola con odio. 
La donna iniziò a dissolversi, ridacchiando. 
:-Mi sembrano doverose le presentazioni, a questo punto- disse lei mentre del suo corpo non era rimasta altro che una traccia intangibile -Il mio nome è Aenigma Oblio Smoke, ricorda il mio nome perché, ogni qual volta che lo sentirai, dovrai pregare che sia io a non ricordare il tuo-. E, detto questo, scomparve, lasciando solo la sua malsana risata.” 


L'ultimo ricordo si interruppe e la sfera divenne nera, infrangendosi poi in tante scintille luminose che si depositarono a terra, come polvere di stelle. 
:-Vi è tutto chiaro adesso?- domandò Aenigma con uno spavaldo sorriso trionfante -Lei aveva bisogno di me! Ha chiesto il mio aiuto, ed io ero lì, per la prima volta, qualcuno ha allungato una mano verso di lei, le ho dato la salvezza ed una dolce via di fuga al dolore che lui, ed anche voi, le avete procurato-. 
Era giusto, tutto quel che aveva fatto era stato un bene, non vi era nulla di sbagliato. 
:-Salvarla?-. Le chiese North con grande disappunto :-Tu credere realmente di aiutare lei, cancellando suoi ricordi e causando- allargò le braccia, mettendo in evidenza la devastazione attorno a loro -...tutto questo?-. 
Aenigma quasi non credette alle proprie orecchie. Possibile che non riuscissero a capire? 
:-Il suo cuore è spezzato!-. Urlò, una nota di dolore, evidenziata dal tremolio nella sua voce, era ben evidente ed i suoi occhi divennero presto lucidi. I ricordi, stavano tornando a galla, risvegliando troppe cose...no, non lo avrebbe permesso. 
:-Come potete anche solo volere che quei ricordi tornino a tormentarla? Nel nome del bene che professate di volerle? Come...-. Ma si interruppe, scuotendo il capo e prendendo un bel respiro, era stanca -E' questo, il motivo per cui tutti voi dovete sparire, lo capite vero?-. Pose loro la domanda, con disperata rassegnazione, come se non esistessero altre vie possibili, esclusa quella che lei stava esponendo. 
I Guardiani esitarono, era ormai evidente che non sarebbero stati in grado di farla ragionare. Che l'unica via rimasta fosse quella di distruggerla? Se mai fosse esistito un modo di contrastarla? 
:-Se è così, allora sei un'egoista!-. La voce di Joel giunse dalla platea, il quale si alzò, nonostante la sorella tentasse inutilmente di farlo rimanere seduto al suo fianco, iniziando ad avvicinarsi al palco. 
:-Come dici?-. Gli chiese Aenigma a denti stretti. 
Joel avanzò ancora, non lasciandosi intimorire dallo sguardo della donna :-Sei disposta a sacrificare l'infanzia di migliaia di bambini in tutto il mondo, ruberesti i loro sogni, donando alle loro famiglie lo stesso dolore che ha sofferto tua madre. 
:-Saresti disposta a tutto questo per non affrontare i tuoi demoni? Allora sì, sei la persona più egoista che io conosca!-. 
Non era con Aenigma che stava parlando, aveva deciso di parlare direttamente con Scarlett. 
La donna iniziò a scuotere il capo in modo convulso :-Io...- indietreggiò verso il sipario calato -..voglio solo che questo dolore svanisca-. 
Delle lacrime le rigarono le guance pallide ed i capelli smisero di fluttuare, ricadendole lisci sul viso. 
Forse poteva non essere evidente ma, in quel momento, era Scarlett a parlare. 
:-Tutti noi facciamo conoscenza con il dolore, almeno una volta nella vita- le spiegò Joel -la nostra forza sta proprio nell'affrontarlo e scacciarlo via-. 
Lo Spirito alzò lo sguardo, confusa :-Posso...affrontarlo?-. Mormorò. 
:-Sì- le disse Joel -ma ci vorrà del tempo-. 
Del tempo...quanto tempo? Perché attendere quando tutto questo può svanire in un solo istante?” 
Il volto della donna si deformò nuovamente, tornando la solita maschera di follia :-IO NON VOGLIO!-. 
Il teatro ricevette un'altra scossa, la quale lo fece tremare più delle altre volte, mentre diverse parti dell'edificio crollavano sul pavimento. 
In particolare, una parte del controsoffitto, posta proprio sulla testa di Joel, andò a staccarsi, precipitando verso il ragazzo, il quale non si accorse di nulla, se non fino a quando non venne strattonato con forza, rotolando a terra. 
Joel guardò incredulo il pezzo di marmo, disintegrato a terra, rabbrividendo al solo pensiero che per una frazione di secondo, avrebbe potuto trovarsi in mezzo a quelle macerie. Volgendo poi un'occhiata ancora più incredula a Jack Frost, mentre questi si alzava, spolverando i suoi pantaloni marroni :-C'è mancato un pelo-. Sospirò lo Spirito dell'Inverno, i cui occhi erano tornati del colore del ghiaccio. 
I Guardiani erano accorsi, ed anche Grace che, una volta giunta dal fratello, lo aiutò a rimettersi in pedi, tenendosi però a debita distanza da Frost, guardandolo di sbieco. 
Pitch invece rimase dinanzi al palco, tenendo sottocchio lo Spirito delirante, che vagava per il palco tirandosi i capelli ed urlando frasi sconnesse, mentre il colore della sua pelle era oramai divenuto di un pallido rosso. 
:-Sei tornato tra noi-. Disse Calmoniglio a Jack, avvicinandosi a lui con cautela, poggiandogli poi una zampa sulla spalla -Ma come diamine hai fatto a liberarti?-. 
:-Giusto un piccolo blackout. Liberarmi da cos..-. 
:-JACK!-. Urlò Dentolina fiondandosi su di lui ed abbracciandolo, schioccandogli poi un bacio sulle labbra. 
:-Wow!- esclamò il ragazzo sorpreso -Attenta che mi sciolgo!-. La fata non disse nulla, rise soltanto e lo abbracciò di nuovo, ricambiata. 
Si sarebbe persa per sempre, in quell'abbraccio, se avesse potuto ma non era quello il momento ed il luogo per concedersi un simile lusso. 
:-Ma perché quella ragazza continua a guardarmi in quel modo?-. Domandò Jack, notando che Grace non staccava da lui i suoi occhi a mandorla, in uno sguardo misto tra il terrore e l'istinto omicida. 
:-Ecco..-. 
:-NON OSARE AVVICINARTI!- l'urlo della donna arrivò dal palco -VIA! VATTENE!-. Continuava ad urlare mentre Pitch, ignorando il muro di fumo che li divideva, aveva preso a salire i gradini che portavano al palcoscenico. 
:-Me ne andrò-. Le rispose lui, pacatamente, continuando comunque ad avvicinarsi a lei, ormai priva di forze per qualsiasi via di fuga. 
:-Mai più- rispose la donna, continuando a tirarsi i capelli, le voci che fuoriuscivano dalle sue labbra adesso erano due -mai più le tue parole avveleneranno il suo (mio) cuore-. 
:-Ascoltami solo un attimo, devo dirti una cosa-. continuò lui, come se il mondo attorno a loro non stesse cadendo a pezzi, come se il muro di fumo che aveva appena attraversato non avesse intaccato in alcun modo la sua mente e la sua pelle non stesse bruciando terribilmente per questo. 
:-Quando anni fa lasciai che quella piccola parte di oscurità germogliasse nel tuo cuore, non avrei mai lontanamente immaginato d'aver seminato qualcosa anche nel mio. 
:-Ma è stato così, ed ho atteso la bellezza di dieci anni. Ti rendi conto? Dieci anni. Ma sono sempre stato lì, presente in ogni singolo battito del cuore che io ho corrotto ma, nonostante questo..- fece una breve pausa -..nonostante questo, non hai permesso che ciò annullasse quella tua imprevedibile umanità che, lo ammetto, più volte mi ha colto di sorpresa: come il tuo umorismo, spesso o sempre fuori luogo, e quel tuo lato, forse un po' folle, che lasci trasparire quando ti trovi alle strette ma che, alla fine, ti rende la Scarlett che conosco e a cui, senza che nemmeno me ne accorgessi, ho iniziato ad abituarmi ed affezionarmi-. 
Il viso della donna, che aveva cominciato via via a farsi sempre più piccola, apparve indignato :-Conoscermi (la)? Cosa vuoi saperne tu di me (lei)?-. 
Pitch le si fece ancora più vicino e lei, con le poche forze rimaste, gli scagliò contro il suo diletto, Nexus, il quale si avvolse al busto di Pitch, affondandogli i denti nella carne. 
L'uomo non batté ciglio. 
:-Abbastanza da sapere che la vera Scarlett, la ragazza che ho visto crescere, non avrebbe mai desiderato far soffrire, volutamente, qualcuno. Qualunque potesse essere il motivo. 
Un secondo morso affondò nella sua spalla. 
:-Per questo sono qui, adesso, perché so che sei in grado di affrontarlo, anche se non lo credi. Abbandona questa follia!-. 
Lo Spirito abbandonò le braccia lungo i fianchi, guardando Pitch, ormai di fronte a lei, con occhi scavati e stanchi, ormai prossima alle lacrime :-E' solo a te che devo ciò che sono adesso- disse stavolta solo la voce di Scarlett, una voce debole ed amareggiata -Sei tu che hai aperto il varco che mi ha condotta a tutto questo. Cosa vuoi che possano fare le tue misere parole quando..- portò una mano al cuore, il quale aveva ripreso a fare male -..quando..-. 
:-Lo so-. Disse lui mentre il terzo morso del serpente andava stavolta ad affondarsi nella sua guancia. Fu allora che, stanco, lo afferrò, stritolandolo con forza nel proprio pugno, finché questi non smise di agitarsi, svanendo in una sottile scia di fumo, il veleno della follia iniziava a fare effetto su di lui ma, forse, era ancora in tempo. 
:-Non sono venuto fin qui per chiedere il tuo perdono. Non lo merito, lo so. Ciò che sono venuto a chiederti è di non dimenticare, anche se adesso è difficile, non abbandonare i tuoi ricordi. Perché, oltre al dolore, si celano proprio le memorie che ti aiuteranno ad affrontarlo. 
:-All'inizio farà male ma tu ci riuscirai, ci sei già riuscita. E, comunque, non sarai sola-. Si volse quindi, per un breve istante verso i Guardiani per poi tornare a guardare quella piccola donna, la quale aveva abbandonato completamente il suo aspetto spavaldo. Iniziava a sentire la sua paura 
:-Non permettere che le tue mani si sporchino ancora mentre la tua mente vaga nell'oblio. Ti ho già lasciata una volta in quel posto, non voglio che questo accada di nuovo-. 
:-Parole stucchevoli che per me non valgono nulla- disse la donna, ormai con poca convinzione -cosa vuoi che mi importi, di quel che vuoi tu?-. 
Lei indietreggiò ma lui le prese per tempo le spalle, la pelle bruciava, come nel ricordo che aveva portato alla luce poco prima, ma questa volta non mollò la presa :-Non devi toccarmi! Vattene! Non voglio vederti mai più!-. Riprese allora ad urlare lei, dimenandosi ma ormai troppo debole per riuscire ad allontanarlo. 
:-Ed io me ne andrò- le disse -Torna quella di un tempo, ed io svanirò per sempre dalla tua vita ed, allora, sarai libera di dimenticarmi. 
TU-TUM 
:- Ma, fino ad allora, io continuerò ad inseguirti, ti braccherò e non ti lascerò un attimo di pace, sino a quando non sarai tornata di nuovo ciò che sei sempre stata-. 
La vista gli si annebbiò, macchiandosi di rosso, il caos era ormai entrato in circolo nelle sue vene e la mente aveva ormai iniziato a cedere. 
Cadde quindi sulle proprie ginocchia ma non le permise comunque di allontanarsi, abbracciandola all'altezza della vita. 
:-Questa è la mia promessa, piccola Scarlett-. Disse infine, in un ultimo sprazzo di ragione...o di follia, forse. 
TU-TUM! 
Aenigma si allontanò da lui repentinamente, urlando mentre portava le mani al petto in cui il cuore, che fino a quel momento era stata in grado di tenere sotto controllo, aveva preso a battere talmente forte da spaventarla. 
TU-TUM! TU-TUM! TU-TUM 
Che stesse morendo? 
Il poco fumo rimasto prese a vorticarle intorno, avvolgendola e richiamando altre scie che la risucchiarono all'interno di una massa di nebbia viola ed informe.
Il silenzio scese nel teatro, in attesa del prossimo atto. 

 
* * * * 
 
:-Credo che, per me, sia ormai giunto il momento di finirla con questa storia-. Disse Scarlett, alzandosi per voltarsi verso Aenigma. 
:-Per quale motivo vorresti tornare lì? Dopo quel che hai subito da tutti loro, dopo quello che IO ho fatto per te? 
:-Non sei legata a loro in alcun modo, io posso proteggerti ancora. Se tornerai a dormire la mia forza aumenterà di nuovo-. La supplicò la donna. 
Scarlett scosse appena il capo :-E lasciare che il mondo continui a subire le conseguenze delle mie scelte? Ho dimostrato più volte il mio egoismo dinanzi a situazioni simili, sempre alla ricerca della più semplice via di fuga che mi tenesse alla larga dai miei problemi ma...non è questo quel che voglio, non più. 
:-Ora l'ho capito, ed è giunto per me il momento di crescere ed affrontare il mondo, camminando da sola sulle mie gambe, per quanto barcollanti queste possano essere-. 
Aenigma avvolse le braccia attorno al petto, un gesto che mise in evidenza la sua insicurezza. 
:-E quindi cosa resterà di me? Mh? Solo un flebile ricordo che svanirà presto nel tempo-. 
Scarlett le si avvicinò, e prese dolcemente le mani della donna, stringendole nelle sue. 
:-Sarai sempre presente, nei miei ricordi ma non sarà solo lì che tu ed io ci rivedremo. 
:-Ti ritroverò ancora, quando il dolore tornerà a bussare alla mia porta e sarai nelle lacrime che verserò quando dovrò affrontarlo ed il sorriso quando l'avrò vinto. Sei divenuta ormai una parte indissolubile del mio cambiamento, sarei un'ipocrita nel dire il contrario, non potrei mai dimenticarti-. 
Aenigma allontanò le mani da quelle della ragazza :-Un modo poetico per rendere meno amara la pillola ed il mio fallimento-. 
:-Ti sto solo raccontando quel che sarà 
:-Ti sarò grata in eterno, per aver cercato di proteggermi ma non posso più permettere che qualcuno...quei ragazzi e la loro famiglia, soffrano a causa mia e poi fingere che tutto vada bene. Riesci a capirlo?-. 
Lo Spirito, il quale aveva iniziato a divenire sempre più invisibile, sospirò, abbassando il capo e guardando dove fino a pochi attimi prima vi erano stati i suoi piedi :-Sì..credo di capirlo-. 
Si avvicinò quindi alla ragazza e prendendo il suo viso tra le mani, la baciò con affetto, per poi guardarla negli occhi. 
:-Stai facendo un grande errore, lo sai?-. 
Please don't be afraid
when the darkness fades away:
the dawn will break the silence
screaming in our hearts.”* 

 
Scarlett singhiozzò un istante, ricacciando indietro le lacrime, mentre il petto tornava a sanguinare ed annuì :-Sì, lo so', ma è la cosa giusta da fare-. 
 
(Can't fight it all away)
(Can't hope it all away)
Can't scream it all away,
ooh, it all away!
Ooh, it all away! “** 

Il viso di Aenigma iniziò lentamente a scomparire, al contrario dei ricordi che invece iniziarono a riaffiorare completamente, tornando, uno ad uno, al loro posto. 
 
But the imprint is always there.
Nothing is ever really forgotten.”*** 
 
* * * * 
 
:-Cosa starà accadendo lì dentro?-. Chiese Dentolina agli altri ma nessuno seppe darle una risposta. 
Erano diversi minuti che quella massa informe di fumo viola era andata a formarsi sul palco e, da allora, non era accaduto nulla. 
:-Che ci sia riuscito?-. Domandò ancora la fata, battendo nervosamente le ali. 
:-Solo tempo potrà dirci-. Le rispose North, continuando a guardare fermamente verso il palco. 
Pitch, ancora poggiato sulle proprie ginocchia, fissava in silenzio la nube tossica, nel mentre il veleno che gli era stato iniettato dal serpente, era andato via via dissolvendosi ed ora, escluso un po' di capogiro, non sentiva più nulla. 
Non era mai capitato prima, solitamente un solo morso gli era costato giorni di vagabondaggio, dei quali ricordava pressapoco nulla. 
Doveva pur significare qualcosa se il veleno si era dissolto tanto presto, senza lasciargli alcun danno, se non le cicatrici della pelle. 
Qualcosa stava accadendo lì dentro. 
Un lieve riflesso dorato, arrivò dalla sua destra, dove trovò Sandman, con un occhio ancora nero e gonfio, il quale era venuto a sedersi al suo fianco. 
:-Stai messo proprio male-. Fu l'unico commento “gentile” che l'uomo riuscì a rivolgergli. 
Il Guardiano dei Sogni sorrise scuotendo appena il capo, con divertita rassegnazione. 
Parla per te” rispose la sabbia sulla sua testa. 
:-Guardate!-. Esclamò Calmoniglio, indicando il palcoscenico dove tutti accorsero velocemente. 
La massa informe iniziò a sollevarsi, dissolvendosi lentamente, verso un soffitto che ormai non c'era più, rivelando un'alba decorata da sparpagliate nuvole da pioggia. 
Quando il fumo si disperse completamente, non rimase altro che il corpo di una ragazza, la cui pelle era talmente pallida che quasi risplendeva ai primi raggi del sole, i lunghi capelli neri le fluttuavano attorno. 
:-Scarlett-. Mormorò Pitch, riuscendo finalmente ad alzarsi e portandosi sotto di lei cosicché, quando cadde, poté afferrarla tra le proprie braccia. 
Il troppo peso lo fece nuovamente cadere ma tenne comunque la giovane stretta a se. 
Scarlett mugugnò, aprendo lentamente gli occhi, i quali non erano tornati completamente nero pece, come erano sempre stati, ma di un grigio perlato. 
:-Sono tornata-. Gli disse debolmente, sforzando un sorriso. 
:-Ce ne hai messo di tempo-. Le rispose lui con un sorriso, a bassa voce, mentre sparpagliate gocce di pioggia iniziavano a ricadere su di loro. 
:-Piove- disse lei con lieve entusiasmo, ancora confusa -mi piace la pioggia-. 
:-Lo so-. Le rispose l'uomo, sollevandola da terra e continuando a tenerla tra le proprie braccia. 
E' arrivato il momento” 
Quando si volse, trovò North, alle sue spalle e gli altri Guardiani che, accompagnati dai due ragazzi, avevano preso a raggrupparsi in cerchio attorno a loro. 
:-Prendetevi cura di lei-. Disse al Guardiano delle Meraviglie. North si tolse prontamente il grande cappotto, per avvolgervi la ragazza, coprendola dal freddo e dalla pioggia, prendendola tra le proprie braccia, quasi come una bimba in fasce. 
:-Potresti finire in lista di buoni quest'anno-. Gli disse l'omone, mentre Scarlett continuava a guardarsi intorno, spaesata. 
:-Saprò farmi perdonare-. Sorrise l'uomo, iniziando ad allontanarsi quando la voce fioca della ragazza lo costrinse a fermarsi :-Cosa fai?-. Chiese debole, i suoi occhi stavano tornando a chiudersi. 
Pitch le tornò vicino, osservò il viso di lei ancora un altro istante, il corpo iniziava a dissolversi nelle ombre :-Mantengo la mia promessa-. 
Scarlett tentò di allungare una mano verso di lui :-A..aspetta-. Sussurrò fievole, afferrando un lembo della veste nera dell'uomo -..aspetta-. Ripeté, la vista le si annebbiò. 
:-Addio-. Furono le ultime parole che riuscì ad udire, mentre la sensazione della stoffa tra le sue dita si dissolveva ed il viso annebbiato dell'uomo scompariva. 
Ed, infine, tornò a sognare. 



(*) (**) (***) Estratto dalla canzone Understanding degli Evanescence (Album: Origin/1999)

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Capitolo 16
*** Il vento del Cambiamento. ***


Capitolo XV 
Il vento del Cambiamento.

 


La camera era di forma ovale, scavata nel terreno, calda ed accogliente. I mobili che ne costituivano l'arredamento -letto, comodino, armadio con specchio ed una cassapanca- erano di betulla, nel legno erano intagliate sfarzose decorazioni dai richiami floreali e colorate uova di Pasqua. 
Una porta, anch'ella ovale, costituiva l'unica via d'uscita ed una finestrella, posta in alto sulla parete circolare, lasciava filtrate un sottile raggio di sole, fornendo così l'unica fonte di luce presente nella stanza, fatta eccezione per una piccola lampada sistemata su di un comodino di fianco al letto. Spenta in quel momento, per non disturbare il sereno sonno della ragazza che lo stava occupando. 
Scarlett dormiva beatamente, avvolta in morbide lenzuola verde pastello. 
Sandman, seduto su di una poltrona di vimini dall'alto schienale, vegliava silenziosamente su di lei, tenendole stretta la mano. 
Con il capo abbandonato in avanti, si trovava sul punto di addormentarsi, quando la sentì cominciare a muoversi da sotto le coperte, stirando le gambe. 
:-Dovrei smetterla di svegliarmi in questo modo, si sta facendo imbarazzante-. La sua voce era impastata dal sonno e gli occhi grigi semi aperti le conferivano un'espressione intontita ma...stava sorridendo. 
Il Guardiano dei Sogni rimase fermo a guardarla, con espressione incredula e felice mentre lei, con cautela, iniziava a mettersi seduta, poggiandosi contro la spalliera :-Ti ho tolto le parole di bocca eh?-. Scherzò, constatando poi che il braccio sinistro, rotto, le era stato immobilizzato con una stecca e poi bendato con una fascia che le girava dietro il collo. 
Sandman sorrise alla battuta della ragazza, annuendo. 
:-A giudicare dal fantasioso arredamento, direi che siamo nella tana di Calmoniglio, dico bene?-. Chiese lei, squadrando velocemente la camera. 
:-E' così palese la cosa?-. 
Scarlett trasalì per un attimo ed anche Sandman sobbalzò dalla poltrona, mettendocisi in piedi, per guardare oltre lo schienale. 
Non lo avevano proprio sentito entrare, Calmoniglio. 
:-No dai, non è così palese. Dopotutto in ogni casa è evidente l'accumulo ossessivo di oggetti, mobili e soprammobili di forma ovale ed uova pasquali, in ogni dove-. Rispose la ragazza alla domanda del Pooka, scoppiando poi a ridere. 
:-Ma tu senti, quanta sfacciataggine-. Si finse offeso il Pooka. 
Quando la debole risata di Scarlett sfumò, rimase una piccola frazione di silenzio, che venne presto colmata dalla curiosità della ragazza. 
:-Quanto tempo ho dormito?-.Domandò togliendosi le lenzuola di dosso, scoprendo così di avere indosso un pigiama con canotta e pantaloncini, su cui erano impresse delle stampe a forma di...indovinate che cosa? 
“Ok Houston! Abbiamo un problema!” 
:-Un paio d'anni, o quasi mi sembra-. 
:-QUANTO?-. Urlò lei, facendo pendere le gambe lungo il bordo del letto e rischiando quasi di cadere in avanti se non fosse intervenuto subito Sandman per sorreggerla. 
Calmoniglio tentò un'espressione seria ma fallì miseramente, non potendo trattenere la prorompente risata, rivelando subito lo scherzo. 
:-Scusami, avevo scommesso con il ghiacciolo se ci avresti creduto o meno e, a quanto pare, ho vinto. Hai dormito solo per cinque giorni-. 
:-Lo fai sembrare come se fosse comunque poco-. Sospirò Scarlett, portando la mano libera al cuore, dove andò a sfiorare la cicatrice, semi scoperta dalle bretelle della canottiera estiva. 
:-Si è rimarginata, ora-. Commentò, guardando poi Sandman. 
Il Guardiano allora si alzò in volo, levitandole all'altezza degli occhi, per fissarla dritta in volto. L'espressione contratta di profondo rammarico. 
Finalmente era giunta per lui l'opportunità che aveva desiderato quasi ogni giorno, negli ultimi due anni: chiederle perdono. 
Gli occhi di Scarlett si inumidirono un poco :-Oh! Era tutta colpa di quel cappotto rosso- gli disse, continuando a scherzare, con voce emozionata – è normale che ti abbia distratto ma, ora, non pensiamoci più. E' acqua passata-. 
E gli posò un bacio sulla fronte dorata. 
:-Ok, io non vorrei interrompervi ma..-disse loro Calmoniglio, grattandosi la nuca con fare imbarazzato -..gli altri non vedranno sicuramente l'ora di rivederti, se te la senti è ovvio. Nulla di ufficiale, sia chiaro, per i chiarimenti possiamo aspettare fino a quando non sarai pronta-. 
Scarlett sorrise mostrando tutti i denti e con gli occhi, colmi di gioia :-Io non posso nemmeno credere che vogliate ancora vedermi, e che vi stiate prendendo cura di me, dopo tutto quello che vi ho fatto passare-. 
:-Sh sh sh!- la zittì Calmoniglio, facendo a Sandman un cenno del capo, lasciando intendere che dovevano uscire -Tu non preoccuparti di niente! Nell'armadio troverai qualcosa da metterti-. Le disse infine congedandosi per poi dirigersi entrambi verso la porta ma... 
:-Ok..ma cosa? No..no no! NO! Ragazzi?-. Gridò Scarlett, richiamando l'attenzione dei due che, nel vedere la scena che si presentò ai loro occhi, non poterono fare a meno di scoppiare a ridere. 
:-Non ridete! E' una cosa seria, tiratemi giù!-. Gridò infine mentre ruotava nell'aria, iniziando a scivolare con la testa in giù. 
:-Ce ne sarà di lavoro da fare-.

1 SETTIMANA DOPO. 

:-Era questo,quindi, il motivo per cui Aenigma voleva...eliminarmi?-. Chiese Joel a Scarlett. 
Erano tutti riuniti, come sempre, alla Fabbrica di Giocattoli di North, sistemandosi in una grande sala circolare, munita di camino ed abbastanza poltrone per far sì che tutti potessero trovare posto per sedere. Inoltre un tavolino centrale, continuamente rifornito dagli elfi, era imbastito di qualsiasi tipo di leccornia si potesse desiderare. Ed il ragazzo, giustamente, se ne era riempito le tasche. 
:-Sono anche per Grace, visto che non è potuta venire-. Aveva spiegato loro ma ci credevano poco. 
:-Sì, credo sia così, almeno- rispose Scarlett, in piedi dinanzi al camino, intenta a scaldarsi la schiena, rivolgendo la sua attenzione agli altri -non sono pienamente certa della cosa. Però ci sono stati dei casi in cui il mio riposo veniva disturbato da delle interferenze, fatte di immagini e voci. Sentivo qualcuno chiamarmi o ne percepivo il ricordo e questo lei non poteva permettere che accadesse-. 
:-In quei momenti, tu vedere anche Pitch?-. 
Trasalì, percependo un brivido lungo la spina dorsale, nonostante fosse ben scaldata dal calore del camino, non appena sentì pronunciare quel nome. 
Della notte in cui lo aveva visto per l'ultima volta, aveva solo un ricordo vago e, da allora, era svanito nel nulla. 
:-Mantengo la mia promessa-. 
E, a quanto pareva, stavolta stava realmente tenendo fede alla parola data. 
:-Perché questa domanda?-. 
:-Pitch diceva di riuscire a percepire dove Aenigma si trovasse, solo in determinati momenti ma, a noi, non ha voluto rivelarci come ci riuscisse-. Spiegò Dentolina, sorseggiando una tazza di bollente tè indiano e Dente da Latte, sulla sua spalla, mordicchiava un biscotto allo zenzero. 
Scarlett pensò per alcuni istanti alla cosa, camminando avanti ed indietro dinanzi al camino :-Non saprei...non ricordo nulla del genere-. Ammise infine. 
:-Ve lo dico io come faceva- parlò Calmoniglio -aveva solo un gran c..-. 
:-A-EHM!-. Lo interruppe Dentolina, facendo cenno con il capo verso Joel, il quale stava addentando un gustoso muffin alla cannella. 
:-Non preoccupatevi per me! Ho sentito uscire molto di peggio dalla bocca di mia sorella, specie ultimamente se l'argomento è Jack Frost- e quindi si volse verso lo Spirito dell'Inverno, sorridendogli beffardo -A tal proposito, come va la testa?-. 
:-Non me ne parlare-. Borbottò quello, voltandosi dall'altra parte, visibilmente offeso. 
Eh sì. Perché l'indifesa Grace, una volta ritornata nel vialetto di casa, scortati dai Guardiani alle prime luci dell'alba, non si era mancata l'occasione di vendicarsi. Sfilando di mano il bastone a Jack, per poi batterglielo violentemente in testa. :-E ringrazia che non te lo abbia infilato da un'altra parte!-. Gli aveva urlato contro, dirigendosi infine, come se nulla fosse, verso casa.
L'intero gruppo non poté fare a meno di ridere al ricordo di quella scena, persino Scarlett, a cui era stato raccontato in seguito. 
:-Solo una cosa non ho bene afferrato- cercò di cambiare discorso il mal capitato -Aenigma ha abbandonato il tuo corpo ma non è...morta giusto?-. 
:-No, era solamente molto debole- Spiegò Scarlett, ripensando allo Spirito con malinconia -ma non preoccupatevi, non credo tornerà, non tanto presto per lo meno-. 
:-Ha detto di essere una di Primi- disse North pensoso, con la fronte aggrottata -ha detto altro a te? Riguardo questa cosa?-. 
La ragazza scosse il capo, dispiaciuta di non poter essere d'aiuto :-Quel che so io, è quel che avete appreso anche voi, dai miei ricordi-. 
L'espressione preoccupata di North, però, sembrava lasciare intendere che lui ne sapesse qualcosa in più. 
:-Perché è una cosa importante?-. 
Ridestato da chissà quali pensieri, North scosse il capo e si mise a ridere :-Ho solo ripensato a vecchie leggende di quando ero bambino, secoli e secoli fa. Nulla di cui preoccuparsi. E, comunque- si sfregò le mani emozionato -presto festeggeremo tua nomina a Guardiana!-. 
Scarlett rimase in silenzio, abbassando lo sguardo ai piedi scalzi che levitavano sulla moquette rossa. 
Avrebbe dovuto saltare di gioia, forse, o essere emozionata quanto meno. 
:-Non credo di essere pronta per un simile compito- ammise con dispiacere, non voleva rovinare a North l'entusiasmo -anzi, penso di non meritarlo per niente-. 
Dentolina allora posò la tazza sul tavolino e si alzò in volo verso di lei, posandole una mano tra i boccoli neri che le fluttuavano morbidi attorno :-Tesoro, non è tua la colpa- volle consolarla -E' stata Aenigma ad averti deviata, tu non pote...-. 
:-Sono perfettamente capace di riconoscere le mie colpe- la interruppe lei, con evidente irritazione, con un tono di voce decisamente alterato -Sarebbe bello potermi illudere con questa fiaba ma, sappiamo bene tutti quanti che la verità è ben altra-. Addolcì la voce, scusandosi con lo sguardo per averla alzata. 
:-E' vero, Aenigma ha agito in maniera dannosa e quasi irreparabile ma, ciò che ha fatto, si è verificato solo perché sono stata io a concederglielo. No, non merito affatto il dono di divenire Guardiana, non riesco nemmeno a capire per quale motivo io possa essere stata scelta! Basti pensare che, quando l'Uomo nella Luna posò il raggio lunare sulla mia testa, avevo appena concesso al Re degli Incubi il potere assoluto. Non posso essere adatta per questo ruolo-. Concluse. 
:-Sì ma tu avevi anche combattuto grande battaglia interiore, facendo ciò che nemmeno Pitch credeva possibile. Ti sei risvegliata, portando con te tuoi ricordi sepolti ed hai affrontato paura, nonostante fossi circondata da tenebre. Non è poca cosa, ragazza mia-. Le spiegò North. 
:-Io ho teoria. Tuo potere risiede in tuo grande, grandissimo cambiamento che, come vento, è giunto a persone che conoscevi, persino noi. Per questo motivo tu ha potere anche su adolescenti. Sei stata scelta per aiutare loro a cambiare, lasciandosi infanzia alle spalle e crescere-. 
Si rivolse quindi verso gli altri, trovando il loro assenso :-E' tuo centro-. 
Scarlett soppesò le parole. Erano convincenti, doveva ammetterlo. E l'offerta? Diamine se era allettante ma...c'erano ancora troppe faccende rimaste in sospeso. :-Posso pensarci?-. 
North sbuffò, pensando scocciato di dover rimandare di mesi il grande evento e la festa. E lui adorava le feste. 
:-Puoi-. Le concesse. 
:-Hai avuto fortuna- le disse Jack ridendo -io sono stato portato qui a forza dagli Yeti, dentro un sacco, per essere nominato Guardiano-. 
:-Ma avevi detto che adoravi essere trascinato dentro sacco da Yeti!-. Gli disse North, sorpreso. Il che sorprese Scarlett, che si chiese come North potesse essere convinto di una cosa simile. 
:-Era ironia North-. Gli disse Jack. 
:-Ah! Meno male- sospirò Santa Clause -avevo paura di avere capito male per tutti questi anni-. 
Il Guardiano del divertimento, demoralizzato, si portò una mano al viso, scuotendo il capo. 
E così passarono una lieta giornata, tra chiacchiere e scherzi, senza che alcuna preoccupazione incombesse più su di loro. 
Più o meno. 
Scarlett portò una mano sul cuore, gesto che le era rimasto da quando era ancora umana. 
“Ci vorrà del tempo” Si disse.
* * * *

Jaime Bennett sedeva alla propria scrivania, nella sua casa a Burgess, tornato per alcuni giorni di vacanza, finalmente libero dagli esami ma comunque impegnato nello studio. 
Il clima era caldo e, per far entrare un po' d'aria, aveva deciso di aprire la finestra, iniziando però a pentirsene quando il canto dei grilli, da fuori, cominciò col solito concerto pomeridiano. 
Una folata di vento, poco più forte delle altre, lo portò a guardare con la coda dell'occhio verso la finestra. Per un solo istante, il suo cuore perse un colpo ma continuò a comportarsi come se nulla fosse, restando sul proprio libro. 
:-Chi non muore si rivede eh?-. 
Chiese, apparentemente, a nessuno in quella camera. Chiunque avrebbe detto che vi erano solo lui ed una fervida immaginazione, probabilmente. 
:-Come hai fatto a sentirmi?-. Gli chiese Scarlett, passando in volo dalla finestra, con evidente stupore. 
:-Non avrai mica creduto di essere silenziosa, spero!?-. Sorrise lui, alzando lo sguardo. 
:-Wow- si lasciò sfuggire, non appena la vide -sembri una sposa-. 
Si stava riferendo al suo vestito. 
In realtà non era sfarzoso come quello che Scarlett immaginava indossassero le spose nel giorno delle nozze. 
Si trattava di una lunga veste bianca, il cui corsetto le stringeva appena sui fianchi, mettendo in evidenza il punto vita, con delle mezze maniche che le ricadevano giù dalle spalle e la gonna, forse un poco pomposa, partiva dai suoi fianchi e scendeva giù, morbida, sino ai piedi, dove svaniva come bianco vapore. 
Aveva scoperto, nei giorni a seguire il suo risveglio, di essere in grado di far apparire da se le proprie vesti, che al tatto erano di vero tessuto, così come poteva fare Aenigma, solo che il suo non era fumo ma una piacevole nebbiolina bianca. 
:-Oh tu dici? E' solo la prima cosa che ho trovato-. Scherzò lei, con leggero imbarazzo. 
:-Dite tutte così-. Controbatté lui, alzandosi. 
:-Sono felice di rivederti-. Disse infine la ragazza, smettendo di scherzare. 
E fu così, che ogni forma di diffidenza e rancore che il ragazzo ancora provava nei suoi confronti, si dissolse come per magia. Lanciandosi quindi verso di lei per abbracciarla. 
Scarlett ne fu sbalordita, sapeva che il ragazzo era stato parecchio arrabbiato con lei e non si sarebbe di certo aspettata una simile reazione da parte sua ma, comunque, ne fu felice, e si beò di quell'abbraccio. 
:-Mi sei mancata-. 

Approfittarono di quel caldo pomeriggio per ritornare indietro nel tempo, come se nulla fosse accaduto, come se i due adolescenti che passavano interi pomeriggi a studiare insieme- chiamasi anche giocare ai videogame -non se ne fossero mai andati. 
:-Sei cambiata molto-. Constatò Jaime, mentre se ne stavano entrambi seduti sul suo letto. 
:-Sì..me lo hanno detto-. Sorrise lei, sfuggendo lo sguardo ai disegni d'infanzia che il suo amico aveva lasciato sul muro. 
:-Sarebbe felice, di vedere come sei adesso e che, finalmente, sembri felice-. 
Era inevitabile, lo sapeva. 
Ma alla fine era proprio quello uno dei motivi per cui era voluta andare lì, a pochi passi dalla sua vecchia casa, dove il ricordo ardeva più intenso che mai. 
:-Se solo fossi rimasta vicino a lei, invece di agire in quel modo egoista- si rammaricò la ragazza -glielo avevo promesso, sai? Le avevo detto che non l'avrei mai lasciata...e non ho mantenuto la promessa-. 
Jaime le posò una mano sulla spalla, restando in silenzio. Non c'era niente che avrebbe potuto dirle, nulla poteva risanare ciò che era accaduto.
Però ebbe un'idea, forse la più semplice e scontata ma comunque giusta.
:-Se vuoi, puoi andare a parlargliene tu stessa-.
QUI GIACE HELEN SOLVERSON 
1975-2013 
DONNA DI BUON CUORE 
AMOREVOLE MADRE

Questo era inciso sulla grigia lapide che fuoriusciva tetramente dal terreno, circondata da erba verde tagliata da poco. 
Scarlett la osservò in silenzio, avvolgendosi nelle proprie braccia mentre una leggera brezza serale si alzava, spazzando via qualche foglia secca o petalo dalle altre tombe. 
Ai piedi della lapide vi erano dei fiori freschi, depositati a terra: erano dei tulipani gialli e arancioni.
:-Li hai portati tu?-. Chiese lei, inginocchiandosi, senza distogliere, per un solo istante, lo sguardo dalla foto di sua madre che era stata sistemata sulla lastra di pietra. 
:-No- ammise il ragazzo -Saranno state mia madre o mia sorella, forse-. 
Scarlett sentiva ciò che le stava dicendo ma già non lo ascoltava più :-Capisco-. Rispose distratta, accarezzando con l'indice il viso in bianco e nero. 
:-Potresti..?- si interruppe, volgendo appena il capo verso di lui, un poco vergognandosi ma il ragazzo afferrò al volo la sua richiesta, senza che continuasse. 
:-Ti aspetto fuori-. 
I suoi passi si fecero via via sempre più lontani e, si ritrovò presto in un pacifico silenzio, finalmente sole loro due. 
:-Ciao mamma- iniziò a dire -sono a casa, vedi? Sono tornata da te-. 
Prese un respiro profondo. 
Eccolo che stava tornando: le fitte al cuore, il nodo alla gola che le creava difficoltà a parlare, gli occhi che iniziavano a bruciare. 
Il dolore era alle porte ma lei non avrebbe finto di non esserci, scappando di nuovo. No. Lei avrebbe aperto quella porta, accogliendolo e poi lo avrebbe sradicato dal suo cuore, per affrontarlo. 
:-Ti ricordi- continuò a parlare con gran fatica, il viso già rigato da alcune lacrime -..ricordi quando da piccola avevo i miei soliti incubi? Io fin troppo bene ma sai, ricordo anche che tu venivi la notte, anche tutte se dovevi. Ti sedevi vicino a me ed iniziavi ad accarezzarmi i capelli, cantandomi una ninna nanna. Era sempre la stessa-.
Scarlett sorrise nostalgica a quel ricordo, poggiandosi con una guancia contro la lastra fredda. 
:-Tu, probabilmente credevi che io non lo sapessi ma in realtà, alcune volte, restavo sveglia di proposito, in attesa di sentirti aprire la porta della mia camera e sapere che tu eri lì, vicino a me per proteggermi dalle mie paure. E cantavi..
...Little child
Be not afraid
The storm clouds mask your beloved moon
And it's candlelight beams
Still keep pleasant dreams
I am here tonight

Little child
Be not afraid
The wind makes creatures of our trees
And the branches to hands
They're not real, understand
And I am here tonight 

And I hope that you'll know
That nature is so
This same rain that draws you near me
Falls on riv..*
-.

Un singhiozzo la costrinse ad interrompere, prendendo un respiro profondo. Rivolse lo sguardo al cielo arancio su di lei :-Faceva più o meno così, vero?-. 
Il dolore non bussò semplicemente alla sua porta, la sfondò invece, con tutta la prepotenza e crudeltà possibili.
Scoppiò in lacrime, buttandosi col viso contro il terreno ed il gran desiderio di iniziare a scavare a mani nude. Voleva raggiungerla, abbracciarla di nuovo. 
Perché il ricordo di quell'ultimo abbraccio sfuggente datole nell'ombra, era il suo peggior tormento. 
:-Mi dispiace- urlò tra i singhiozzi, affondando le dita nella terra -mi dispiace così tanto mamma!-. 
E, per la prima volta, tutta l'amarezza iniziò a scorrere via dal suo corpo e dal cuore, gridando con tutto il fiato che aveva e graffiandosi la gola nel farlo, finché non rimase altro che il vuoto. 
Si disse che era meglio così. Nasconderlo aveva solamente tardato ciò che era inevitabile, per quanto Aenigma ci avesse provato, quella era una cosa che nemmeno lei poteva controllare. 
Quando ogni lacrima fu versata, il cielo aveva iniziato a puntellarsi delle prime stelle. 
Lo Spirito passò il polso destro sugli occhi, asciugandoli. Era giunta ora di tornare a casa. 
:-Ora devo andare- disse a sua madre -devo ancora risolvere delle cose ma, quando sarà tutto finito, ti porterò altri fiori. Tanti, di tutti i colori e specie del mondo, e poi ti racconterò come se la cava questo disastro di tua figlia-. 
Fece per alzarsi ma poi si fermò, fissandosi la mano destra :-Intanto..-. 
Andò a posare l'intero palmo sul terreno e nel farlo chiuse gli occhi, meditando attentamente. Inspirò ed espirò e, per un momento, credette che del fuoco avesse iniziato a scorrere nelle vene del suo braccio. Lo ritrasse istintivamente ma quando aprì gli occhi, rimase incantata. 
Non era proprio quello il risultato che aveva plasmato nella propria mente ma come inizio poteva bastare. I suoi poteri dovevano ancora maturare, dopo tutto.
La lapide era ora incorniciata da piante rampicanti, con fiori a campanula dai colori delicati ed una nuova scritta era apparsa sotto l'incisione originale.
QUI GIACE HELEN SOLVERSON 
1975-2013 
DONNA DI BUON CUORE 
AMOREVOLE MADRE 

BUONANOTTE 
MA NON ADDIO.
 
* * * *
 
Diversi giorni erano passati ma, ancora una volta, non riusciva a togliersi quel chiodo fisso dalla testa. 
Camminava avanti indietro, attraversando il grande giardino, lo stomaco stretto in una morsa mentre mente e cuore tentavano di prendere una decisione. Questa cosa andava avanti da più di un'ora e non era nemmeno la prima volta che accadeva, specie in quegli ultimi giorni. 
“Vado o non vado? Ma è mai possibile che io non sia capace di fare le cose in maniera normale?” Pensava “E' anche vero che non ho alcun obbligo nei suoi confronti, alla fine se l'è cercata, non è così?” 
Sandman, il quale se ne stava seduto su di un uovo di pietra, era intento a plasmare la Sabbia tra le sue mani, per ingannare il tempo, tenendola d'occhio. 
L'Omino dei Sogni andava da lei, ogni qual volta il lavoro gli permetteva di allontanarsi, dirigendosi quindi alla Conigliera di Calmoniglio, dove la ragazza ancora alloggiava, in attesa di trovare una nuova sistemazione. 
Ma non era affatto facile e voleva esserle d'appoggio, ne aveva bisogno lui stesso, specie in quel momento delicato in cui i pezzi avevano appena ricominciato a mettersi insieme. 
:-Maledizione-. Borbottò lei, senza accennare ancora a fermarsi. 
Sandman cominciò a preoccuparsi che, di lì a poco, avrebbe scavato un fossa, lì nel punto dove stava marciando. 
“Se solo trovassi una risposta, o un singolo segno che mi dica VAI!”
Una sottile venticello le sfiorò le guance.
:-Oh!-. Esclamò fermandosi e guardando un punto indefinito davanti a se. La risposta era lì, sempre avuta a portata di mano. Cos'altro voleva attendere? 
:-Ho deciso!-. Gridò vittoriosa, cambiando il proprio percorso e dirigendosi verso il Guardiano, in volto l'espressione più seria che potesse sfoggiare :-Devi accompagnarmi in un posto!-. 

:-..come non detto. Ho cambiato idea, non posso farlo!-. Ripensò lei, una volta dinanzi il grande portone di ossidiana :-Andiamo a casa!-. 
Sandman alzò sconsolato gli occhi al cielo. 
Era già la terza volta che ripeteva quella stessa frase allontanandosi di qualche passo per poi bloccarsi rivolgendo un'occhiata perplessa al portone e, puntualmente, ritornarci davanti. Ma stavolta avrebbe spezzato quel circolo, senza permetterle di indugiare oltre. 
Non appena ripeté, per la quarta volta “Andiamo a casa!” lui le si piazzo davanti, le braccia incrociate sul petto ed un'espressione di rimprovero. 
Una freccia di sabbia sulla sua testa indicava la porta alle spalle di Scarlett. 
:-Ehi! Tu non dovresti invogliarmi ad andarmene e non il contrario?-. Gli chiese sorpresa. 
“Te ne pentirai” Le dissero gli occhi del Guardiano dei Sogni. 
Scarlett sospirò. 
Quando uno aveva ragione...era ormai giunto il momento di mettere un punto anche a quella faccenda, una volta per tutte. 
:-Quasi inizio ad odiarti quando mi sbatti in faccia la ragione in quel modo-. Sorrise infine, incamminandosi verso il portone, aprendolo :-Tu aspettami qui-. 

Dinanzi ad un grande specchio, Pitch controllava attentamente le proprie cicatrici. 
Bruciavano, cavolo se bruciavano ancora, ma almeno avevano ripreso a rimarginarsi. 
Una qualsiasi ferita, solitamente, avrebbe fatto presto a svanire dalla sua pelle ma quelle invece si erano impresse, marchiandolo. 
Un giorno ci avrebbe fatto l'abitudine forse, magari vantandosene anche, chissà, ma per il momento odiava anche solo guardarle. Cosa che comunque faceva, spinto da chissà quale istinto masochistico. 
Fortuna voleva che, per lo meno, gli era rimasta una discreta scorta di disinfettanti e bende di quando lei era ancora lì, da poter utilizzare. 
Dopo aver coperto le ferite, alzò per un istante lo sguardo sul proprio viso riflesso. 
:-Me ne andrò..svanirò per sempre dalla tua vita e sarai libera di dimenticarmi-. 
“Idiota” si disse, infastidito dal solo fatto si starci ancora pensando. 
Era una faccenda conclusa, ormai, la sua vita avrebbe ripreso perfettamente da dove l'aveva lasciata. 
Indossò la giacca nero pece, perso talmente nei propri pensieri da non essersi nemmeno accorto del piccolo fearling che era appena comparso dalle tenebre, tentando di richiamare la sua attenzione. 
“Sì ma dove l'ho lasciata, esattamente?” 
La piccola creatura iniziò a saltare, agitando in aria le braccia secche, urlando in maniera stridula e fastidiosa. 
:-Cosa vuoi?-. Gli sbraitò contro Pitch, accorgendosi, solo in quel momento che c'era qualcosa di diverso nell'aria. 
Ecco cosa la creatura era venuta a dirgli: degli intrusi! 
La sua amata falce apparve nella mano destra, che andò a stringere saldamente mentre scompariva nelle ombre, riapparendo in un turbine di sabbia nera, nella sala principale. 
:-Non si usa più bussare?-. 
L'intrusa, vestita di bianco, gli stava dando le spalle intenta nel curiosare in giro, sobbalzando non appena udì la sua voce, voltandosi sbalordita. 
Pitch esitò, l'arma stretta ancora nel proprio pugno. 
“Cosa ci fa qui?” 
:-Ehi-. Lo salutò timidamente lei con la mano destra, la sinistra era rotta e bloccata da delle fasciature, volgendo un'occhiata alla falce. Trasalì alla vista della lama nera sulla quale splendeva un tetro riflesso bluastro :-Forse è meglio che vada via-. 
:-NO!-. Esclamò l'Uomo Nero, pietrificandosi all'istante. Forse- ma forse eh?-lo aveva detto un po' troppo forte. 
La ragazza sorrise alla sua reazione, mentre lui tentava di darsi un contegno, dando un paio di colpi di tosse mentre la falce tornava nelle ombre. 
:-Come mai sei venuta fin qui? Non avevi detto di non volermi più vedere?-. 
“50 punti per il tatto Pitch Black, i miei complimenti” Si disse. 
Scarlett portò il braccio dietro la schiena, ciondolando appena sulle punte dei piedi :-In teoria, sì. E' quel che ho detto, credo. Ma in pratica...eccomi qui-. 
Solo in quel momento, Scarlett si accorse degli Incubi Purosangue che avevano iniziato ad affollare la sala. 
A primo acchito sentì le gambe tremare, alla loro vista ed al ricordo che essi portavano con se ma, nonostante questo, decise comunque di dirigersi verso uno di loro. 
:-Sai...mi hanno detto che dovrei essere nominata Guardiana, a breve-. 
:-Oh!- commentò apatico, non che la cosa fosse una novità per lui, di per se lo sapeva già. Eppure perché strinse talmente forte i pugni al punto tale da pungersi i palmi delle mani? 
La cosa bella era che ancora se lo stesse chiedendo: il perché. 
:-Però credo rifiuterò-. Continuò, avvicinandosi ad uno dei cavalli che, non appena vide la mano bianca di lei allungarsi incerta sul proprio muso, si trovò quasi sul punto di impennare. Solo quasi. Perché quando gli occhi della creatura incontrarono lo sguardo omicida del proprio padrone, questi decise volontariamente di chinarsi, permettendo allo Spirito di carezzargli il muso e la criniera. Non era poi così spiacevole il tocco di quella creatura che emanava luce bianca. 
:-E saresti venuta a raccontarmelo perché...-. Allungò di parecchio la “é”, attendendo che fosse lei a continuare la frase. 
:-..non sono pronta per un simile compito. Non per ora per lo meno- si spiegò Scarlett -Ho bisogno di tempo per imparare, non ci si può buttare in una simile impresa ad occhi chiusi. Ci sono così tante responsabilità e doveri ed io....-. 
Si interruppe per un momento, guardando Pitch dritto negli occhi, mentre si portava dietro le orecchie una ciocca fluttuante -...io mi stavo solamente chiedendo se, chissà, non potessimo provare ad imparare insieme-. 
“Ecco, l'ho detto. O la va o la spacca” 
Scarlett smise di accarezzare l'incubo che, infastidito dalla cosa, sbruffò per poi allontanarsi, seguito dagli altri. 
Nel mentre Pitch era rimasto a studiarla, silenzioso, il che non le creò altro che un grande disagio. 
:-Almeno dimmi qualcosa-. 
:-Avrei una domanda, in effetti-. Si decise a dire lui, infine, cominciando a fare alcuni passi verso di lei, le braccia incrociate dietro la schiena. 
Lo Spirito si risollevò, almeno non le aveva detto subito un secco “No!” :-Chiedi pure-. 
:-Soffri di una qualche variante della Sindrome di Stoccolma, per caso?-. 
La domanda colpì la ragazza che fissò allibita il proprio interlocutore per un breve istante, in cui ripassò la domanda nella propria mente più e più volte e, infine, scoppiò a ridere. 
Era una risata forte e forse un poco sguaiata ma, quanto meno, era vera, il che la rendeva piacevole. 
:-Chi può saperlo? Io ormai non me ne stupirei granché, non trovi?-. Continuò a ridere lei, chinandosi in avanti e tenendosi la pancia con il braccio libero. 
Pitch le sorrise a sua volta. 
:-Tornando alle cose serie- disse lei cominciando a fare alcuni passi verso l'uomo, il quale si accorse solo in quel momento, che gli occhi grigi della ragazza mutavano lievemente il proprio colore in base alle emozioni che stava provando. Ad esempio: ora erano verdi di Speranza. 
:-Mi hanno anche detto che, uno dei motivi per cui dovrei diventare Guardiana è perché porto il Cambiamento, con me. E sai una cosa? Comincio a credere che sia così. Perché posso sentirlo: nell'aria che mi circonda; o nella terra sotto i miei piedi; in questo preciso istante riesco a percepire che il cielo sta cambiando e... anche tu- lo guardò intensamente -non sei più lo spregevole uomo che ti vantavi tanto di essere, due anni fa. Non è così?-. 
Pitch abbassò lo sguardo al pavimento, amareggiato :-Credo che quel che tu mi stai proponendo sia al di fuori della mia portata, Scarlett. Sarai anche divenuta uno Spirito che risplende, forse un po' troppo, di luce propria, ma io...-si interruppe guardando le proprie mani, stringendole poi entrambe come due pugni -..io resterò sempre l'Uomo Nero e il mio ingrato compito sarà sempre quello di infondere la paura nei cuori dei bambini. Ci sono delle cose che, purtroppo, nemmeno tu puoi cambiare-. 
Scarlett si aspettava una simile risposta ma comunque, non si lasciò abbattere, sapendo perfettamente cosa doveva essere detto. 
:-Capisco quello che intendi ma prova, solo per un breve momento, a vederla da questa prospettiva: e se il ruolo che tu stesso ti sei imposto, non fosse quello a cui sei realmente destinato?-. 
L'uomo sorrise, stranamente incuriosito da quel che la ragazza stava cercando di spiegargli o forse, più semplicemente, non voleva vederla svanire così presto dalla sua vita. 
:-Spiegati meglio-. 
Negli occhi di Scarlett brillò una luce nuova. Una forza che portava con se e che, lentamente, trascinava tutto via. 
Che fosse quello? Il Vento del Cambiamento? 
:-Nessuno è predestinato per un singolo ruolo, a questo mondo. Noi tutti possiamo scegliere e, di conseguenza, sbagliare o cambiare ma restando pur sempre noi stessi. Possiamo chiedere scusa, perdonare ed essere perdonati. 
Non sono gli altri a definire il nostro “io”, quello spetta solamente a noi ed il nostro futuro dipende solamente da questo. 
:-Ora, tu puoi chiamarmi una sognatrice, oppure sono solamente una sciocca ma io credo che la paura non sia totalmente dannosa o sbagliata. Anzi, credo che sia da stupidi, vederla totalmente da quest'angolazione- “Ecco, ti sei pure beccato dello stupido” si disse Pitch -Perché è proprio la paura che a volte, con gli ostacoli che pone alla nostra mente e sul nostro cuore, ci aiuta a misurare il nostro reale valore. Perché gli eroi hanno paura ma agiscono comunque per un bene superiore; gli sciocchi, invece, sono incuranti del pericolo e vi si lanciano a braccia aperte, in cerca di gloria. Non trovi?-. 
Pitch si sorprese. Le parole che fuoriuscivano dalle sue labbra, come un fiume in piena, stavano iniziando a trascinarlo via con loro nella corrente :-Non mi sembra un ragionamento tanto sbagliato-. Ammise, portando una mano sotto al mento, assumendo una posa riflessiva. 
:-E poi, chissà, chi dice che la paura stessa non possa proteggerci?-. 
Questa volta però, risalì la corrente e le rivolse un'occhiata scettica, alzando un sopracciglio. 
:-Ok lo so cosa stai pensando- rise lei allo sguardo che l'uomo le rivolse -ma lasciami spiegare bene cosa intendo. 
:-Tu pensaci bene, senza la paura ad imporci dei limiti, bada che non sto parlando di vigliaccheria, non avremmo la lucidità di stabilire cosa è giusto o sbagliato, sia per noi stessi che per chi ci circonda. Un bambino privo della lucidità dettata dalla paura, potrebbe provare..che ne so..a lanciarsi in picchiata da un balcone, credendosi Superman, alla prima distrazione della madre-. 
:-Quello non è un bambino privo di paura ma un bambino stupido-. Puntualizzò Pitch. 
:-La paura non è l'errore- continuò lei, ignorando la sua risposta, benché questa l'avesse fatta sorridere -ma ciò di cui chiunque ha bisogno, così come un pizzico di follia ogni tanto, va solamente dosata-. Posò la mano sulla cicatrice che il vestito, con le spalline a metà spalla, lasciava intravedere :-Ma, alla fine, è necessaria-. 
Pitch sospirò, scuotendo il capo. 
Erano uno di fronte all'altra e Scarlett, sentendosi un poco in formato hobbit, decise di portarsi all'altezza dell'uomo, dandosi una lieve spinta con i piedi. 
:-Non pensi anche tu che sia così?-. 
L'Uomo Nero pensò a lungo, le parole della ragazza gli sembrarono così veritiere che forse, anche lui, avrebbe potuto crederci. Perché no? Forse per lui si sarebbe finalmente aperta un'altra via possibile da seguire, che non fosse il male che si era sempre trascinato dietro. 
D'altronde non aveva mentito a Jack Frost, più di dieci anni prima, quando, proponendogli di passare dalla sua parte, gli aveva fatto presente di desiderare anche lui una famiglia. 
Poi la guardò: il braccio rotto e fasciato, la cicatrice sul petto che ne celava tantissime altre, una mente che lui stesso aveva contribuito a fratturare. 
Come poteva anche solo guardarlo in quel modo? Col sorriso stampato sulle labbra e degli occhi colmi di speranza. 
No, non sentiva di poterlo meritare. 
:-Non potrò mai farmi perdonare per quel che ti ho fatto...ciò che ho lasciato accadesse. Lo sai vero?-. Le disse infine, distogliendo lo sguardo da lei. 
Questo Scarlett lo sapeva bene, come sapeva anche che se poteva essere lì, in quel momento, non lo doveva solamente ai Guardiani.
E, nonostante una parte di lei non riuscisse ancora bene a comprendere perché si trovasse lì, in quel momento, non si sarebbe comunque tirata indietro. 
:-Sei già sulla buona strada...- gli disse lei, posando delicatamente i polpastrelli sul cerotto bianco che l'uomo portava sulla guancia ferita, spingendolo a guardarla nuovamente negli occhi -..e poi hai tutta l'eternità per farti perdonare, se vorrai-. 
:-Io, comunque, non sono venuta da te per incolparti o per dispensarti il mio perdono- piantò i suoi occhi, che avevano iniziato a tingersi di magenta, in quelli dorati di Pitch -..se sono qui, adesso, oltre per i motivi che già ti ho illustrato, è perché la voce nella mia testa, ha deciso di assillarmi in questi giorni. Parlava, parlava e parlava...supplicandomi disperatamente di venire qui . Non mi ha dato tregua, nemmeno per un solo istante!-. 
:-E per quale motivo, la tua voce interiore, avrebbe voluto portarti proprio qui da me?-. 
Scarlett avvicinò il viso ad un centimetro da quello di Pitch, il naso a punta di lei sfiorava quello aquilino di lui, e gli sorrise. 
:-E' proprio questo che voglio scoprire-. 
Le labbra di Scarlett si posarono repentinamente su quelle dell'uomo. 
Pitch, dopo un primo istante incerto, si trovò sul punto di abbracciarla. Stava per avvolgerla tra le proprie braccia quando, colpito ancora una volta dai sensi di colpa, si ritrasse bruscamente, allontanandola. 
La ragazza lo guardò confusa e in seguito alla reazione dell'uomo, smise di fluttuare, così come i suoi capelli. Gli occhi le si dipinsero di un triste blu :-Devo aver fatto un passo più lungo della gamba-. Mormorò dandogli le spalle, allontanandosi verso l'uscita, e desiderando intensamente di non essersi mai data ascolto. 
“Ma cosa mi è passato per la testa?” 
Pitch la guardò andare via, immobile. 
“Se la lasci andare, questa volta, non tornerà più. Lo sai.” Disse la sua di voce. 
Strinse i pugni. 
Lo sapeva, così come era perfettamente conscio che quella era la cosa giusta da fare. Lo sapeva.
Solo pochi passi e lei se ne sarebbe andata, uscendo definitivamente uno dalla vita dell'altra. Perché era così doveva essere, sin dal principio. 
“E' proprio questo quel che desideri?” Si chiese. 
Volse uno sguardo veloce, mentre la vedeva svoltare l'angolo. 
:-No-. Si rispose in un sussurro. 
Senza che nemmeno se ne accorgesse, iniziò a correre verso di lei. Non appena la raggiunse le afferrò per il polso destro, tirandola a se. Forse un po' troppo precipitosamente, visto che la ragazza, che già di suo non era il massimo dell'agilità, gli inciampò contro. 
Scarlett con gli occhi gialli di stupore, aveva smesso di levitare, si trovava con i piedi in terra, al che l'uomo si trovò costretto ad abbassare il capo per guardarla in viso.
:-Sei sempre una spina nel fianco-. Le disse con finta esasperazione, mentre le cingeva i fianchi. 
-Sei sempre in tempo per mandarmi via, se vuoi-. Rispose la ragazza con un sorriso, iniziando a percepire del calore disperdersi sulle guance. 
L'uomo le portò la mano destra dietro la nuca, mentre con la sinistra andò a poggiarle l'indice sotto il mento, alzandole il viso. 
:-Non ci penso proprio-. Le sussurrò infine Pitch, baciandola e premendo a lungo le labbra su quelle di Scarlett, intanto che le avvolgeva la vita per stringerla di più a se. 
Ma quel loro piccolo lieto fine durò solo un breve momento... 
Giusto fino a quando il suono di un sacchetto di monetine scosso violentemente, che andava via via ad avvicinarsi, non li fece sussultare. 
:-Temo di essermi appena messo nei guai, vero?-. Le domandò Pitch rassegnato, iniziando ad intravedere la “minacciosa” figura di Sandman avvicinarsi, con tanto di martello che, gli parve, essere raddoppiato rispetto all'ultima volta. 
:-Forse un po'-. Rispose Scarlett, ridendo.
Il cuore aveva ripreso a batterle forte contro il petto ma, stavolta, non fece male. Non più. 


* Estratto dalla canzone “Lullaby for a stormy night” di Vienna Teng (album Walking Hour/2002)

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Capitolo 17
*** Epilogo- Dovunque e da nessuna parte. ***


Epilogo 
Dovunque e da nessuna parte. 




:-Ker è tornata. Ed ha portato novità con se, fratello-. 
Amser, seduto su di un pavimento d'argento, si rivolse all'uomo appena arrivato, distrattamente :-Ossia?-. 
:-Quel branco di babbei a cui piace intrattenersi con futili trucchetti, hanno nominato la ragazzina Guardiana, assieme a lei anche quell'altra melma immonda di Pitch Black. A quanto sembra, ora sono alleati-. 
Lo Spirito, dalle fattezze di un uomo dall'età indefinita -avrebbe potuto avere venticinque anni, come anche quaranta- era composto quasi interamente da oro colato. Si alzò, ruotando il busto e mostrando così un orologio, di cui erano ben visibili gli ingranaggi, incastonato nel petto, ticchettando :-Non mi interesso a queste faccende, come ben sai-. 
:-Noi dobbiamo vendicarla, Amser!-. Diede in escandescenze Enlil, non era la prima volta che l'argomento veniva toccato :-Quella...quella lurida mocciosetta, deve ciò che è diventata solo a nostra sorella! E guarda, cosa le ha fatto!-. Urlò lo Spirito, indicando un piccolo fagotto, disteso sul pavimento ove prima si trovava l'Uomo Dorato, avvolto da una sottile scia di fumo viola. 
:-La colpa è solamente sua- commentò Amser, continuando a mantenere la propria ed indissolubile calma -le abbiamo sempre detto di non accostarsi troppo a loro ma, lei, doveva divertirsi e smorzare la propria curiosità nei confronti del genere umano. Era perfettamente conscia delle proprie azioni, quando ha deciso di corrompere la propria divinità scendendo a patti con una ragazza e..- indicò il piccolo corpo che sembrava respirare appena -..quello che vedi, non è altro che il risultato delle sue azioni-. 
Enlil si chinò sulla sorella, stesa su di un fianco. Di lei non era rimasto altro che un corpo debole ed emaciato, i cui occhi rossi fissavano il vuoto, vacui. 
:-Si riprenderà, vero?-. 
Amser annuì. 
Il fratello minore carezzò il fumo pallido, lasciando che questo scorresse tra le proprie dita per poi stringerlo forte in un pugno, cosicché potesse scorrere dentro di lui, come era sempre stato solito fare, prima che lei decidesse di svanire. Allontanandosi da loro...e da lui. 
:-Come possiamo permettere che quelle misere creature la facciano franca, senza pagare lo scotto di ciò che le hanno fatto?- insistette il guerriero con ferma decisione -Se deciderai di non unirti alla mia causa, sappi che me la vedrò da solo!-. 
L'uomo dorato lo guardò con suadenti occhi blu il sinistro e viola il destro, senza lasciar trapelare alcuna emozione, Enlil riusciva quasi ad odiarlo per questo :-E Ker? L'altra nostra sorella, quella di cui non ti curi, cosa dice?-. 
:-E' delle mie stesse opinioni, desideriamo solo avere il tuo appoggio ma, in caso contrario, agiremo ugualmente-. Rispose Enlil. 
:-E sia-. Gli consentì infine il maggiore dopo un'attenta riflessione 
:-Per una buona volta ascolti la voce della ragione, fratello mio!-. Esclamò entusiasta il guerriero, già pronto ad avviarsi verso in battaglia, quando la mano di Amser, posata delicatamente sulla sua spalla, lo fermò. 
:-Non ho detto adesso-. 
Enlil gli volse dapprima un'occhiata perplessa, poi aggrottò le sopracciglia, stava iniziando ad irritarsi, non che solitamente fosse di carattere pacato, quello spettava a suo fratello :-Se non ora quando?-. 
:-Non fare le cose di fretta, Enlil- lo ammonì Amser -lasciamo loro il tempo di crogiolarsi in questa vanesia vittoria, attendiamo che si sentano al sicuro-. 
Alzò la mano destra avanti a se, gli avambracci delle braccia erano composti da due clessidre, una per braccio, al cui interno scorreva della sabbia argentata. Quella nel braccio destro iniziò a scendere, granello dopo granello. Segno del tempo che scorre inesorabile. 
:-La vendetta è un piatto che va servito freddo, fratello. Dai tempo al tempo, come ben sai, sono un esperto in materia-. Concluse infine, mostrando un agghiacciante e letale sorriso. 


 
FINE. 







NOTE DELL'AUTRICE : Non sono solita fare discorsi lunghissimi senza risultare inquietante ed impacciata, direi che sono pressoché incapace -ahimè- ma tenterò comunque di fare uno sforzo. Perché sì, ve lo devo. 
In primis, tengo a ringraziare chi ha avuto la pazienza e la voglia di seguire le vicende di questa storia da cuore di tenebra : Che tu abbia recensito o meno; che tu abbia solo letto i capitoli senza inserirla poi nelle preferite/ ricordate/ seguite; che tu abbia comunque avuto il coraggio di inserirmi in una delle categorie già menzionate...io ti dico GRAZIE. 
Ed in particolare, i miei ringraziamenti vanno a voi che mi avete lasciato affiorare un sorriso, ogni qual volta una vostra recensione apparisse sullo schermo. 
Grazie quindi (senza alcun ordine di importanza, sia ben inteso) a: Log1c1tà, Orma_, Mick Taylor, _Dracarys_ ed Enivelsa2000. 
Alcune forse non mi seguono più ma a me sembrava ugualmente doveroso inserirvi, visto che le vostre opinioni hanno significato tanto per questa fanfiction, davvero. 
Probabilmente mi sto dilungando pure troppo in eccessive smancerie, quindi credo mi fermerò qui. 
Anzi no...solo un'ultima cosa. 
Un grazie di tutto cuore va a te, che non vuoi dica il tuo nome, ma che sei stato importantissimo e la “spinta” necessaria affinché portassi a termine questo progetto. Anche se affermi il contrario, tu fidati, è così. 
Ok, giuro che questa volta ho finito. 
Passo e chiudo, 
AngelsOnMyHeart.

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